Denuncio al mondo ed ai posteri con i miei libri tutte le illegalità tacitate ed impunite compiute dai poteri forti (tutte le mafie). Lo faccio con professionalità, senza pregiudizi od ideologie. Per non essere tacciato di mitomania, pazzia, calunnia, diffamazione, partigianeria, o di scrivere Fake News, riporto, in contraddittorio, la Cronaca e la faccio diventare storia. Quella Storia che nessun editore vuol pubblicare. Quelli editori che ormai nessuno più legge.

Gli editori ed i distributori censori si avvalgono dell'accusa di plagio, per cessare il rapporto. Plagio mai sollevato da alcuno in sede penale o civile, ma tanto basta per loro per censurarmi.

I miei contenuti non sono propalazioni o convinzioni personali. Mi avvalgo solo di fonti autorevoli e credibili, le quali sono doverosamente citate.

Io sono un sociologo storico: racconto la contemporaneità ad i posteri, senza censura od omertà, per uso di critica o di discussione, per ricerca e studio personale o a scopo culturale o didattico. A norma dell'art. 70, comma 1 della Legge sul diritto d'autore: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali."

L’autore ha il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l’opera in ogni forma e modo (art. 12 comma 2 Legge sul Diritto d’Autore). La legge stessa però fissa alcuni limiti al contenuto patrimoniale del diritto d’autore per esigenze di pubblica informazione, di libera discussione delle idee, di diffusione della cultura e di studio. Si tratta di limitazioni all’esercizio del diritto di autore, giustificate da un interesse generale che prevale sull’interesse personale dell’autore.

L'art. 10 della Convenzione di Unione di Berna (resa esecutiva con L. n. 399 del 1978) Atto di Parigi del 1971, ratificata o presa ad esempio dalla maggioranza degli ordinamenti internazionali, prevede il diritto di citazione con le seguenti regole: 1) Sono lecite le citazioni tratte da un'opera già resa lecitamente accessibile al pubblico, nonché le citazioni di articoli di giornali e riviste periodiche nella forma di rassegne di stampe, a condizione che dette citazioni siano fatte conformemente ai buoni usi e nella misura giustificata dallo scopo.

Ai sensi dell’art. 101 della legge 633/1941: La riproduzione di informazioni e notizie è lecita purché non sia effettuata con l’impiego di atti contrari agli usi onesti in materia giornalistica e purché se ne citi la fonte. Appare chiaro in quest'ipotesi che oltre alla violazione del diritto d'autore è apprezzabile un'ulteriore violazione e cioè quella della concorrenza (il cosiddetto parassitismo giornalistico). Quindi in questo caso non si fa concorrenza illecita al giornale e al testo ma anzi dà un valore aggiunto al brano originale inserito in un contesto più ampio di discussione e di critica.

Ed ancora: "La libertà ex art. 70 comma I, legge sul diritto di autore, di riassumere citare o anche riprodurre brani di opere, per scopi di critica, discussione o insegnamento è ammessa e si giustifica se l'opera di critica o didattica abbia finalità autonome e distinte da quelle dell'opera citata e perciò i frammenti riprodotti non creino neppure una potenziale concorrenza con i diritti di utilizzazione economica spettanti all'autore dell'opera parzialmente riprodotta" (Cassazione Civile 07/03/1997 nr. 2089).

Per questi motivi Dichiaro di essere l’esclusivo autore del libro in oggetto e di tutti i libri pubblicati sul mio portale e le opere citate ai sensi di legge contengono l’autore e la fonte. Ai sensi di legge non ho bisogno di autorizzazione alla pubblicazione essendo opere pubbliche.

Promuovo in video tutto il territorio nazionale ingiustamente maltrattato e censurato. Ascolto e Consiglio le vittime discriminate ed inascoltate. Ogni giorno da tutto il mondo sui miei siti istituzionali, sui miei blog d'informazione personali e sui miei canali video sono seguito ed apprezzato da centinaia di migliaia di navigatori web. Per quello che faccio, per quello che dico e per quello che scrivo i media mi censurano e le istituzioni mi perseguitano. Le letture e le visioni delle mie opere sono gratuite. Anche l'uso è gratuito, basta indicare la fonte. Nessuno mi sovvenziona per le spese che sostengo e mi impediscono di lavorare per potermi mantenere. Non vivo solo di aria: Sostienimi o mi faranno cessare e vinceranno loro. 

Dr Antonio Giangrande  

NOTA BENE

NESSUN EDITORE VUOL PUBBLICARE I  MIEI LIBRI, COMPRESO AMAZON, LULU E STREETLIB

SOSTIENI UNA VOCE VERAMENTE LIBERA CHE DELLA CRONACA, IN CONTRADDITTORIO, FA STORIA

NOTA BENE PER IL DIRITTO D'AUTORE

 

NOTA LEGALE: USO LEGITTIMO DI MATERIALE ALTRUI PER IL CONTRADDITTORIO

LA SOMMA, CON CAUSALE SOSTEGNO, VA VERSATA CON:

SCEGLI IL LIBRO

80x80 PRESENTAZIONE SU GOOGLE LIBRI

presidente@controtuttelemafie.it

workstation_office_chair_spinning_md_wht.gif (13581 bytes) Via Piave, 127, 74020 Avetrana (Ta)3289163996ne2.gif (8525 bytes)business_fax_machine_output_receiving_md_wht.gif (5668 bytes) 0999708396

INCHIESTE VIDEO YOUTUBE: CONTROTUTTELEMAFIE - MALAGIUSTIZIA  - TELEWEBITALIA

FACEBOOK: (personale) ANTONIO GIANGRANDE

(gruppi) ASSOCIAZIONE CONTRO TUTTE LE MAFIE - TELE WEB ITALIA -

ABOLIZIONE DEI CONCORSI TRUCCATI E LIBERALIZZAZIONE DELLE PROFESSIONI

(pagine) GIANGRANDE LIBRI

WEB TV: TELE WEB ITALIA

108x36 NEWS: RASSEGNA STAMPA - CONTROVOCE - NOTIZIE VERE DAL POPOLO - NOTIZIE SENZA CENSURA

 

 

L’ITALIA ALLO SPECCHIO

IL DNA DEGLI ITALIANI

 

ANNO 2023

L’ACCOGLIENZA

SECONDA PARTE

L’ATTACCO

VENTIDUESIMO MESE


 

DI ANTONIO GIANGRANDE


 


 

L’APOTEOSI

DI UN POPOLO DIFETTATO


 

Questo saggio è un aggiornamento temporale, pluritematico e pluriterritoriale, riferito al 2023, consequenziale a quello del 2022. Gli argomenti ed i territori trattati nei saggi periodici sono completati ed approfonditi in centinaia di saggi analitici specificatamente dedicati e già pubblicati negli stessi canali in forma Book o E-book, con raccolta di materiale riferito al periodo antecedente. Opere oggetto di studio e fonti propedeutiche a tesi di laurea ed inchieste giornalistiche.

Si troveranno delle recensioni deliranti e degradanti di queste opere. Il mio intento non è soggiogare l'assenso parlando del nulla, ma dimostrare che siamo un popolo difettato. In questo modo è ovvio che l'offeso si ribelli con la denigrazione del palesato.


 

IL GOVERNO


 

UNA BALLATA PER L’ITALIA (di Antonio Giangrande). L’ITALIA CHE SIAMO.

UNA BALLATA PER AVETRANA (di Antonio Giangrande). L’AVETRANA CHE SIAMO.

PRESENTAZIONE DELL’AUTORE.

LA SOLITA INVASIONE BARBARICA SABAUDA.

LA SOLITA ITALIOPOLI.

SOLITA LADRONIA.

SOLITO GOVERNOPOLI. MALGOVERNO ESEMPIO DI MORALITA’.

SOLITA APPALTOPOLI.

SOLITA CONCORSOPOLI ED ESAMOPOLI. I CONCORSI ED ESAMI DI STATO TRUCCATI.

ESAME DI AVVOCATO. LOBBY FORENSE, ABILITAZIONE TRUCCATA.

SOLITO SPRECOPOLI.

SOLITA SPECULOPOLI. L’ITALIA DELLE SPECULAZIONI.


 

L’AMMINISTRAZIONE


 

SOLITO DISSERVIZIOPOLI. LA DITTATURA DEI BUROCRATI.

SOLITA UGUAGLIANZIOPOLI.

IL COGLIONAVIRUS.

SANITA’: ROBA NOSTRA. UN’INCHIESTA DA NON FARE. I MARCUCCI.


 

L’ACCOGLIENZA


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA.

SOLITI PROFUGHI E FOIBE.

SOLITO PROFUGOPOLI. VITTIME E CARNEFICI.


 

GLI STATISTI


 

IL SOLITO AFFAIRE ALDO MORO.

IL SOLITO GIULIO ANDREOTTI. IL DIVO RE.

SOLITA TANGENTOPOLI. DA CRAXI A BERLUSCONI. LE MANI SPORCHE DI MANI PULITE.

SOLITO BERLUSCONI. L'ITALIANO PER ANTONOMASIA.

IL SOLITO COMUNISTA BENITO MUSSOLINI.


 

I PARTITI


 

SOLITI 5 STELLE… CADENTI.

SOLITA LEGOPOLI. LA LEGA DA LEGARE.

SOLITI COMUNISTI. CHI LI CONOSCE LI EVITA.

IL SOLITO AMICO TERRORISTA.

1968 TRAGICA ILLUSIONE IDEOLOGICA.


 

LA GIUSTIZIA


 

SOLITO STEFANO CUCCHI & COMPANY.

LA SOLITA SARAH SCAZZI. IL DELITTO DI AVETRANA.

LA SOLITA YARA GAMBIRASIO. IL DELITTO DI BREMBATE.

SOLITO DELITTO DI PERUGIA.

SOLITA ABUSOPOLI.

SOLITA MALAGIUSTIZIOPOLI.

SOLITA GIUSTIZIOPOLI.

SOLITA MANETTOPOLI.

SOLITA IMPUNITOPOLI. L’ITALIA DELL’IMPUNITA’.

I SOLITI MISTERI ITALIANI.

BOLOGNA: UNA STRAGE PARTIGIANA.


 

LA MAFIOSITA’


 

SOLITA MAFIOPOLI.

SOLITE MAFIE IN ITALIA.

SOLITA MAFIA DELL’ANTIMAFIA.

SOLITO RIINA. LA COLPA DEI PADRI RICADE SUI FIGLI.

SOLITO CAPORALATO. IPOCRISIA E SPECULAZIONE.

LA SOLITA USUROPOLI E FALLIMENTOPOLI.

SOLITA CASTOPOLI.

LA SOLITA MASSONERIOPOLI.

CONTRO TUTTE LE MAFIE.


 

LA CULTURA ED I MEDIA


 

LA SCIENZA E’ UN’OPINIONE.

SOLITO CONTROLLO E MANIPOLAZIONE MENTALE.

SOLITA SCUOLOPOLI ED IGNORANTOPOLI.

SOLITA CULTUROPOLI. DISCULTURA ED OSCURANTISMO.

SOLITO MEDIOPOLI. CENSURA, DISINFORMAZIONE, OMERTA'.


 

LO SPETTACOLO E LO SPORT


 

SOLITO SPETTACOLOPOLI.

SOLITO SANREMO.

SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO.


 

LA SOCIETA’


 

AUSPICI, RICORDI ED ANNIVERSARI.

I MORTI FAMOSI.

ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI.

MEGLIO UN GIORNO DA LEONI O CENTO DA AGNELLI?


 

L’AMBIENTE


 

LA SOLITA AGROFRODOPOLI.

SOLITO ANIMALOPOLI.

IL SOLITO TERREMOTO E…

IL SOLITO AMBIENTOPOLI.


 

IL TERRITORIO


 

SOLITO TRENTINO ALTO ADIGE.

SOLITO FRIULI VENEZIA GIULIA.

SOLITA VENEZIA ED IL VENETO.

SOLITA MILANO E LA LOMBARDIA.

SOLITO TORINO ED IL PIEMONTE E LA VAL D’AOSTA.

SOLITA GENOVA E LA LIGURIA.

SOLITA BOLOGNA, PARMA ED EMILIA ROMAGNA.

SOLITA FIRENZE E LA TOSCANA.

SOLITA SIENA.

SOLITA SARDEGNA.

SOLITE MARCHE.

SOLITA PERUGIA E L’UMBRIA.

SOLITA ROMA ED IL LAZIO.

SOLITO ABRUZZO.

SOLITO MOLISE.

SOLITA NAPOLI E LA CAMPANIA.

SOLITA BARI.

SOLITA FOGGIA.

SOLITA TARANTO.

SOLITA BRINDISI.

SOLITA LECCE.

SOLITA POTENZA E LA BASILICATA.

SOLITA REGGIO E LA CALABRIA.

SOLITA PALERMO, MESSINA E LA SICILIA.


 

LE RELIGIONI


 

SOLITO GESU’ CONTRO MAOMETTO.


 

FEMMINE E LGBTI


 

SOLITO CHI COMANDA IL MONDO: FEMMINE E LGBTI.

 


 

L’ACCOGLIENZA

INDICE PRIMA PARTE


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

GLI EUROPEI

Confini e Frontiere.

Quei razzisti come gli italiani.

Quei razzisti come i serbi.

Quei razzisti come i greci.

Quei razzisti come gli austriaci.

Quei razzisti come i croati.

Quei razzisti come i kosovari.

Quei razzisti come i rumeni.

Quei razzisti come i portoghesi.

Quei razzisti come gli spagnoli.

Quei razzisti come i francesi.

Quei razzisti come gli svizzeri.

Quei razzisti come i tedeschi.

Quei razzisti come i polacchi.

Quei razzisti come i slovacchi.

Quei razzisti come i belgi.

Quei razzisti come gli olandesi.

Quei razzisti come i danesi.

Quei razzisti come i finlandesi.

Quei razzisti come gli svedesi.

Quei razzisti come i norvegesi.

Quei razzisti come gli inglesi.


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

GLI AFRO-ASIATICI


 

Quei razzisti come i Sudafricani.

Quei razzisti come i nigerini.

Quei razzisti come i zambiani.

Quei razzisti come i zimbabwesi.

Quei razzisti come i ghanesi.

Quei razzisti come i sudanesi.

Quei razzisti come i gabonesi.

Quei razzisti come i ciadiani.

Quei razzisti come i marocchini.

Quei razzisti come i tunisini.

Quei razzisti come gli egiziani.

Quei razzisti come i siriani.

Quei razzisti come i libanesi.

Quei razzisti come i giordani.

Quei razzisti come i turchi.

Quei razzisti come gli iracheni.

Quei razzisti come gli iraniani.

Quei razzisti come gli arabi sauditi.

Quei razzisti come i qatarioti.

Quei razzisti come gli yemeniti.

Quei razzisti come i somali.

Quei razzisti come gli afghani.

Quei razzisti come i pakistani.

Quei razzisti come gli indiani.

Quei razzisti come i thailandesi.

Quei razzisti come gli indonesiani.

Quei razzisti come i birmani.

Quei razzisti come i bielorussi.

Quei razzisti come i russi.

Quei razzisti come gli azeri – azerbaigiani.

Quei razzisti come i kazaki.

Quei razzisti come i nord coreani.

Quei razzisti come i cinesi.

Quei razzisti come i giapponesi.


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

GLI OCEAN-AMERICANI


 

Quei razzisti come gli statunitensi.

Quei razzisti come i salvadoregni.

Quei razzisti come gli ecuadoregni.

Quei razzisti come i messicani.

Quei razzisti come i cubani.

Quei razzisti come i venezuelani.

Quei razzisti come i colombiani.

Quei razzisti come i brasiliani.

Quei razzisti come i boliviani.

Quei razzisti come i peruviani.

Quei razzisti come i cileni.

Quei razzisti come gli argentini.

Quei razzisti come i canadesi.

Quei razzisti come gli australiani.

Quei razzisti come i neozelandesi.


 

INDICE SECONDA PARTE


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

L’Altra Guerra.


 

INDICE SECONDA PARTE


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. UNDICESIMO MESE


 

INDICE SECONDA PARTE


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. DODICESIMO MESE


 

INDICE SECONDA PARTE


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. TREDICESIMO MESE. UN ANNO DI AGGRESSIONE


 

INDICE SECONDA PARTE


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. QUATTORDICESIMO MESE


 

INDICE SECONDA PARTE


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. QUINDICESIMO MESE


 

INDICE SECONDA PARTE


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. SEDICESIMO MESE


 

INDICE SECONDA PARTE


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. DICIASSETTESIMO MESE


 

INDICE SECONDA PARTE


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. DICIOTTESIMO MESE


 

INDICE SECONDA PARTE


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. DICIANNOVESIMO MESE


 

INDICE SECONDA PARTE


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. VENTESIMO MESE


 

INDICE SECONDA PARTE


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. VENTUNESIMO MESE


 

INDICE SECONDA PARTE


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. VENTIDUESIMO MESE


 

INDICE TERZA PARTE


 

SOLITI PROFUGHI E FOIBE. (Ho scritto un saggio dedicato)

Il Giorno del Ricordo.

SOLITO PROFUGOPOLI. VITTIME E CARNEFICI. (Ho scritto un saggio dedicato)

I Migranti.

I Rimpatri.

Gli affari dei Buonisti.

Quelli che…porti aperti.

Quelli che…porti chiusi.

Cosa succede in Libia.

Cosa succede in Africa.

Gli ostaggi liberati a spese nostre.

Il Caso dei Marò & C.


 

ANNO 2023

L’ACCOGLIENZA

SECONDA PARTE

L’ATTACCO

VENTIDUESIMO MESE


 

DI ANTONIO GIANGRANDE


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA. (Ho scritto un saggio dedicato)

La Guerra Calda.

L’ATTACCO. VENTIDUESIMO MESE

Guerra Ucraina - Russia, le news del 24 novembre.

Ucraina Russia, le notizie sulla guerra di oggi. Mosca progetta un tunnel sottomarino per collegare la Crimea alla Russia (contro i raid ucraini). Marta Serafini, inviata, e Redazione Online su Il Corriere della Sera venerdì 24 novembre 2023.

Le notizie sulla guerra in Ucraina di venerdì 24 novembre, in diretta. La Bild: «Piano di Biden e Scholz per spingere Zelensky a trattare»

• Nebbie e teste di ponte, così Kiev avanza sulla riva Est del Dnipro.

• Kiev: «Mosca ha lanciato la terza ondata di attacchi su Avdiivka».

• Il giornalista russo Maksudov ferito a Zaporizhzhia è morto.

• 007 britannici: «Mosca verso la riabilitazione di membri della Wagner».

Ore 01:09 - Michel lunedì in Ungheria da Orban per l’adesione di Kiev all’Ue

Il presidente del Consiglio europeo Charles Michel sarà lunedì in Ungheria, per allentare le tensioni con il primo ministro Viktor Orban che minaccia di bloccare le decisioni chiave sull’Ucraina in occasione del vertice Ue di metà dicembre. «Michel si recherà lunedì in Ungheria a un incontro bilaterale con Orban per preparare il Consiglio europeo» del 14 e 15 dicembre, ha annunciato ieri sera in un messaggio su X la portavoce del presidente dell’organismo Ue, Ecaterina Casinge. Il premier ungherese è accusato di aver esercitato il diritto di veto contro gli aiuti europei all’Ucraina per ottenere lo svincolo dei fondi Ue destinati al suo Paese. Orban ha scritto la settimana scorsa a Michel per chiedere una «discussione urgente» sulla strategia europea nei confronti del Paese attaccato dalla Russia. In difficoltà sul fronte militare, l’Ucraina attende nuove forniture di armi e fondi ma anche l’apertura dei negoziati di adesione all’Ue.

Ore 01:10 - Finlandia vuole aumentare budget spese militare per aiutare l’Ucraina

Il governo della Finlandia ha presentato una proposta di modifica al progetto di bilancio 2024 che include un limite di spesa più elevato per gli aiuti all’Ucraina, ha dichiarato ieri sera il Ministero delle Finanze del Paese nordeuropeo. La soglia massima della spesa per la Difesa per il periodo 2024-2028 verrebbe aumentata di quasi 96 milioni di euro, per coprire i costi del diciannovesimo pacchetto di aiuti a Kiev precedentemente annunciato. Le spese per il 2024 aumenterebbero di 20,7 milioni di euro. Helsinki ha inoltre proposto di fornire altri 25 milioni di euro in spese di investimento e prestito in Ucraina, per facilitare la partecipazione delle aziende finlandesi agli sforzi di ricostruzione nel Paese attaccato dalla Russia.

Ore 01:18 - Lettonia, approvata la proroga degli aiuti ai rifugiati ucraini

Il parlamento della Lettonia ha approvato la proroga degli aiuti ai rifugiati ucraini, fino alla fine del 2024, ha riferito ieri sera l’emittente nazionale Lsm. Lo stesso disegno di legge consentirà anche il trasferimento di beni mobili di proprietà del Parlamento a titolo di assistenza a Kiev, come le automobili. Permetterà inoltre ad altri enti ufficiali di trasferire gratuitamente beni in Ucraina, previa approvazione del governo lettone. Da febbraio in Lettonia la legge consente allo Stato di inviare in Ucraina le auto confiscate ai guidatori trovati ubriachi alla guida. Il Paese nordeuropeo ha anche vietato i veicoli con immatricolazione russa, stabilendo che qualsiasi auto del genere verrà confiscata e consegnata a Kiev.

Ore 05:29 - Mosca: abbattuti nella notte 16 droni ucraini lanciati contro la Crimea

Il ministero russo della Difesa ha dichiarato che nella notte le forze di Mosca hanno abbattuto 16 droni ucraini lanciati contro la Crimea.

Ore 09:09 - Kiev: i russi bombardano 8 villaggi nella regione di Sumy

Le forze russe hanno bombardato otto comunità nella regione di Sumy. Lo riporta il Kiev Independent, citando fonti dell'amministrazione militare locale. Nelle ultime 24 ore sono state registrate almeno 86 esplosioni, con l'esercito russo che ha preso di mira le comunità di Krasnopillia, Bilopillia, Myropillia, Khotin, Yunakivka, Velyka Pysarivka, Shalyhyne e Znob-Novhorodske. Non sono state segnalate vittime o danni alle infrastrutture civili.

Ore 06:57 - Incendio in una sottostazione elettrica a Mosca, ignote le cause

Un incendio divampato nella notte nella sottostazione elettrica Chaginskaja, nell’area sud orientale di Mosca, è stato domato poco dopo l’alba. Lo ha detto a «Ria Novosti» un rappresentante dei servizi di emergenza. In precedenza era stato riferito di un incendio in un trasformatore nella sottostazione Chaginskaja che non ha causato vittime. Successivamente, la direzione principale del ministero per le Situazioni di emergenza della capitale ha annunciato la localizzazione dell’incendio, sottolineando che il rogo nel trasformatore non ha influito sull’approvvigionamento energetico della città’. «L’incendio e’ stato spento, si era esteso in un’area di 200 metri quadrati», ha detto la fonte dell’agenzia. Ancora ignote le cause del rogo.

Ore 10:31 - Neve in Ucraina

In Ucraina è già pieno inverno. Su Kiev è scesa la prima neve: le case e i tetti della capitale sono imbiancati.

Ore 10:39 - Continua la protesta dei camionisti al confine, un uomo morto di freddp

(di Marta Serafini, inviata a Odessa) Morto di freddo dopo aver atteso ore con il suo tir al confine. Non si ferma la protesta dei camionisti polacchi al confine tra Polonia e Ucraina, iniziata ai primi di novembre. Ieri l’ambasciata ucraina in Polonia ha fatto appello a Varsavia per porre fine al blocco dopo il decesso di un secondo autotrasportatore per cause naturali. L’uomo sulla 50ina, aveva aspettato fermo per ore al gelo mentre su entrambi i lati del confine si formavano code lunghe fino a 25 chilometri.

Qualche settimana fa, la morte sempre in circostanze simile di un altro autotrasportatore. Secondo i media locali, più di 1.000 camion ucraini erano già in coda a Medyka principale varco di frontiera. Ad essere autorizzati al passaggio sono solo i veicoli passeggeri e i camion che trasportano attrezzature militari o aiuti umanitari, tutto il resto viene bloccato. I manifestanti polacchi hanno bloccato la circolazione dei veicoli merci con l’Ucraina dall’inizio di novembre, in segno di protesta contro la liberalizzazione delle regole di trasporto dell’Ue per i camion ucraini. Finora sono stati bloccati quattro passaggi sul confine tra Ucraina e Polonia.

E una protesta simile è stata lanciata dagli autotrasportatori slovacchi al border di Vysne Nemecke-Uzhhorod all’inizio di questa settimana. Gli agricoltori polacchi che si sono uniti al blocco hanno detto che intendono andare avanti con la protesta fino all’inizio di gennaio. I funzionari ucraini criticano l’escalation della protesta. Taras Kachka, viceministro dell’Economia e del Commercio, ha affermato che la controversia dovrebbe essere risolta «al tavolo dei negoziati. . . ma non sulle strade durante l’inverno dove si danneggiano non solo le economie ma anche la salute e la vita degli automobilisti bloccati».

«C’è neve e temperature gelide sulle strade, con persone bloccate senza accesso a condizioni sanitarie adeguate», ha detto giovedì Kachka alla televisione ucraina. L’associazione ucraina dei camionisti del trasporto merci su strada avverte che a causa del blocco sono andati perduti 400 milioni di euro di entrate. L’ambasciatore ucraino in Polonia ha definito la protesta «una pugnalata alle spalle dell’Ucraina» e il governo di Varsavia ha esortato gli automobilisti a revocare il blocco. Secondo i media ucraini, dietro ci sono gruppi di estrema destra filo russi. Ma il governo uscente guidato dal partito di destra Diritto e Giustizia (PiS), che ha bloccato il ritorno al potere di Donald Tusk come primo ministro, sta evitando uno scontro diretto con i camionisti chiave di volta dell’economia polacca. La Polonia ha la più grande flotta di camion dell’UE e le lamentele dei suoi autisti sono viste anche come un presagio dei difficili negoziati commerciali che attendono l’Ucraina prima che possa aderire all’UE.

Le esportazioni dell’Ucraina verso l’Europa su gomma sono aumentate dopo l’inizio dell’invasione russa e il blocco del Mar Nero. Il blocco polacco danneggia soprattutto le esportazioni ucraine di legno e mobili, componenti di automobili e oli vegetali. Ciò mette in pericolo anche un quarto delle forniture di carburante importate che l’Ucraina trasporta su strada attraverso la Polonia. Il blocco inoltre rende più acuta la disputa commerciale tra Varsavia e Kiev dopo che le importazioni di grano ucraino sono state vietate per proteggere gli agricoltori polacchi, nonostante tale misura violi la politica commerciale comune dell’UE. I porti ucraini sul Mar Nero nella regione di Odessa continuano a funzionare nonostante gli attacchi russi, rendendo la Polonia meno importante per le esportazioni di grano ucraine.

Ore 10:42 - Un tunnel sottomarino tra Russia e Crimea contro i raid ucraini

(di Marta Serafini, inviata a Odessa) Un tunnel sottomarino per collegare Russia e Crimea evitando così i raid ucraini. Secondo quanto rivela il Washington Post, manager russi e cinesi si sono incontrati per avviare il progetto. La preoccupazione di Mosca è infatti che il ponte di Kerch, ora utilizzato per la logistica e rifornimenti dell’esercito russo nelle regioni meridionali dell’Ucraina sia troppo esposto. Già diverse volte il ponte è stato colpito dai raid di Kiev a partire dall’ottobre dell’anno scorso. Si tratta di una rivelazione che fa comprendere quanto per Mosca sia vitale mantenere il controllo della Crimea, annessa illegalmente nel 2014, e una notizia che conferma la crescente dipendenza di Mosca dalla Cina, sottolinea il Washington Post.

Il progetto però richiederà anni e svariati miliardi di dollari per essere realizzato ed è paragonabile in termini di dimensioni al tunnel in costruzione da otto anni tra Danimarca e Germania il cui costo è stimato a più di 8,7 miliardi di dollari. La costruzione del tunnel di Crimea comporterebbe anche rischi politici e finanziari per la Cina, che non ha mai riconosciuto ufficialmente l’annessione della Crimea da parte della Russia, e le cui aziende potrebbero rimanere intrappolate nella rete di sanzioni economiche che gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno imposto a Mosca. Tuttavia, le e-mail intercettate dal quotidiano statunitense indicano che una delle più grandi società di costruzioni cinesi abbia già dato la propria disponibilità a partecipare al progetto, tra queste la Chinese Railway Construction Corporation, CRCC. I messaggi sono stati girati al Washington Post da funzionari ucraini. Il progetto di costruire il tunnel arriva mentre la Russia sta portando avanti altri progetti infrastrutturali nei territori che ha occupato dal 2014 o sequestrato dopo l’invasione dello scorso anno. Recenti immagini satellitari mostrano nuovi tratti ferroviari lungo la costa del Mar d’Azov.

Ore 10:55 - Kiev: terzo attacco delle forze russe sulla città di Avdiivka

Per la terza volta le forze russe stanno attaccando la città ucraina orientale di Avdiivka e bombarda sistematicamente il centro del polo industriale, ha dichiarato Vitaly Barabash, governatore ucraino della città. La città, quasi circondata, vicino alla roccaforte regionale di Donetsk, in mano ai russi, ha affrontato un feroce attacco per più di un mese. «È iniziata la terza ondata di assalti. Stanno attaccando da tutte le direzioni, dai fianchi del sud e del nord, come hanno fatto in precedenza. Stanno attaccando la zona industriale», ha dichiarato Barabash. Avdiivka è in prima linea dal 2014 e fa parte della regione di Donetsk, che il Cremlino ha dichiarato di aver annesso insieme ad altre tre regioni.

Ore 11:45 - Mosca: l’idea Nato di una Schengen militare aumenta le tensioni

L’idea ventilata da un generale della Nato di creare una sorta di zona «Schengen militare» in Europa «non è altro che una crescente tensione in Europa, che ha le sue conseguenze»: lo ha dichiarato il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, Dmitri Peskov, ripreso dall’agenzia Interfax. «Non ci stiamo muovendo verso le infrastrutture della Nato. La Nato si sta muovendo verso di noi. Ciò non può che causare la nostra preoccupazione e non può che portare a misure di risposta per garantire la nostra sicurezza», ha detto Peskov.

In un’intervista pubblicata ieri sul sito web della Reuters, il generale Alexander Sollfrank, capo del comando logistico del gruppo Jsce della Nato, ha detto che vorrebbe vedere una «Schengen militare», cioè un’area di libero passaggio militare simile all’area Schengen che consenta la libera circolazione all’interno della maggior parte dell’Ue. «Ciò che non realizziamo in tempo di pace non sarà pronto in caso di crisi o di guerra», ha detto il generale alla Reuters. Le sue parole arrivano in un momento in cui l’invasione dell’Ucraina da parte delle truppe russe ha deteriorato i rapporti tra Mosca e Occidente.

Ore 12:19 - Mosca: «Verso una nuova cortina di ferro? Speriamo di no»

Il Cremlino, commentando la chiusura di alcuni valichi di frontiera e la possibile chiusura di altri punti di passaggio al confine tra la Russia e i Paesi occidentali, ha detto di sperare che non si arrivi a una nuova Cortina di ferro. Lo riportano le agenzie di stampa russe Tass e Interfax. «Probabilmente è troppo presto per parlare di questo, stiamo vedendo molta differente retorica aggressiva dall’altra parte, ma speriamo che non si arrivi a questo», ha dichiarato il portavoce di Putin, Dmitri Peskov. I rapporti tra Mosca e Occidente si sono deteriorati dopo che le truppe russe hanno invaso l’Ucraina.

Ore 12:25 - Attacchi russi a Kherson, 3 morti e 11 feriti tra cui bambini

Gli attacchi russi di stamattina nell’oblast di Kherson hanno ucciso tre persone e ne hanno ferite 11, tra cui 3 bambini, oltre ad aver danneggiato una biblioteca. Lo ha riferito il governatore Oleksandr Prokudin. Le forze russe hanno utilizzato una varietà di armi, tra cui artiglieria, carri armati, mortai, sistemi missilistici a lancio multiplo, aerei e droni.

Ore 12:39 - Parigi conta sulla Cina per evitare sostegni alla Russia

Il ministro degli Esteri francese Catherine Colonna ha detto di contare sulla «vigilanza delle autorità cinesi» per evitare qualsiasi sostegno allo sforzo bellico della Russia in Ucraina. «Contiamo sulla vigilanza delle autorità cinesi per garantire che nessuna struttura in Cina, in particolare quelle private, contribuiscano direttamente o indirettamente allo sforzo bellico illegale della Russia», ha dichiarato in una conferenza stampa congiunta con il suo omologo Wang Yi.

Ore 13:20 - Scholz e Meloni a Putin: se vuoi la pace, ritira le truppe

Durante il meeting virtuale G20 sia il cancelliere tedesco Olaf Scholz sia la premier italiana Giorgia Meloni, che era quel giorno a Berlino, hanno detto a Putin che «se vuole la pace, nessun problema», «ritira le tue truppe, smetti di bombardare l’Ucraina e abbiamo subito la pace», questa è «stata un po’ la reazione del momento». Lo ha riassunto così oggi il portavoce del governo tedesco, Steffen Hebestreit, rispondendo a una domanda durante la conferenza stampa di governo a Berlino.

Ore 14:02 - Difesa Mosca, 405 ucraini eliminati in una settimana in Kherson

Le forze ucraine hanno perduto 405 soldati nell’ultima settimana nella regione di Kherson, dove affermano di essere avanzate lungo la sponda orientale del fiume Dnipro, occupata dai russi. Lo afferma il ministero della Difesa di Mosca nel suo bollettino settimanale. Il ministero, citato dall’agenzia Tass, aggiunge che altri 435 militari di Kiev sono stati eliminati nella settimana nei combattimenti nella regione di Zaporizhzhia e 625 nel sud di quella di Donetsk.

Ore 14:49 - Putin: inaccettabile il monopolio dell’Occidente su IA

Il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato «pericoloso e inaccettabile» quello che definisce «il dominio monopolistico» dei sistemi tecnologici occidentali in Russia nella sfera dell’intelligenza artificiale. Lo riporta la Tass. «È imperativo utilizzare soluzioni russe nel campo della creazione di sistemi di intelligenza artificiale affidabili e trasparenti che siano sicure anche per l’uomo», ha detto Putin secondo la Tass sostenendo che «il mondo tecnologico del futuro debba essere multipolare».

Ore 16:13 - Zelensky sente Rutte: focus su assistenza militare e finanziaria

«Durante la nostra telefonata, col premier uscente dei Paesi Bassi Mark Rutte, abbiamo discusso degli sforzi per mantenere l’unità europea. Abbiamo inoltre discusso dell’importanza di continuare l’assistenza militare e finanziaria all’Ucraina nella sua lotta contro l’aggressione russa». Lo scrive su X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «A questo proposito, la recente decisione dei Paesi Bassi di fornire all’Ucraina altri 2 miliardi di euro per il 2024 è il miglior segnale per gli altri partner - prosegue Zelensky -. Sono grato ai Paesi Bassi per tutta la loro assistenza, così come per il sostegno Formula di pace ucraina e all’iniziativa sui cereali». Rutte da parte sua ha aggiunto nella «telefonata con Zelensky si è parlato della situazione attuale in Ucraina e del prossimo inverno. I Paesi Bassi sono al fianco del popolo ucraino e sostengono l’Ucraina nella sua lotta contro l’aggressione russa».

Ore 16:58 - Kiev: rafforzare nostra industria militare è un investimento globale

«Il rafforzamento dell'industria militare ucraina è un investimento per la sicurezza europea e globale, non solo per quella ucraina. Il nostro Stato è un partner affidabile nel garantire la stabilità». Lo ha scritto su X il capo dell'ufficio presidenziale ucraino Andry Yermak.

Ore 17:25 - La milizia del Donetsk mostra raid russi con bombe a frammentazione

Delle immagini pubblicate il 22 novembre dalla Milizia popolare della Repubblica del Donestsk, fazione militare originaria della regione ucraina che la Russia ha annesso unilteralmente, mostrerebbero dei raid con bombe a frammentazione dell’esercito russo contro le forze militari ucraine, nei pressi della città di Avdiivka, nell’est del Paese. Il video è stato diffuso mentre il sindaco di Avdiivka, Vitali Barabach, ha annunciato una terza ondata di attacchi russi che «arrivano da tutte le direzioni» contro la città, divenuta centro dell’offensiva russa e oggetto di bombardamenti da oltre un mese.

Ore 18:34 - Bild: «Piano di Biden e Scholz per spingere Zelensky a trattare»

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz condividerebbe un piano con il presidente Usa Joe Biden per portare il presidente ucraino Volodymyr Zelensky a trattare con Putin. Lo riferisce la Bild. Biden e Scholz non vorrebbero indicare «direttamente» a Zelensky come regolare eventuali trattative, ma fare in modo di «fornire a Kiev le giuste quantità di armi per garantire che l'esercito ucraino possa tenere il fronte attuale, ma non sia in grado di riconquistare militarmente i territori occupati», scrive il tabloid tedesco. Rispondendo al giornale, la cancelleria tedesca ha però smentito che la Germania persegua obiettivi propri con il suo sostegno all'Ucraina, ribadendo che Berlino «è fermamente al fianco dell'Ucraina» e la sosterrà «per tutto il tempo necessario a difendersi dall'attacco russo». «Spetta all'Ucraina determinare gli obiettivi militari e politici della sua difesa dall'aggressione russa», ha dichiarato la cancelleria. Secondo la ricostruzione di Bild, un «insider del governo» tedesco avrebbe invece spiegato che «Zelensky dovrebbe arrivare da solo alla consapevolezza che le cose non possono andare avanti così», che questo dovrebbe accadere «senza alcuna sollecitazione dall'esterno» e Zelensky «dovrebbe rivolgersi alla sua nazione di sua spontanea volontà e spiegare che è necessario trattare». Ci sarebbe poi anche un piano B alternativo nelle «capitali occidentali», cioè mantenere «un conflitto congelato senza un accordo tra le parti», dice sempre la fonte citata da Bild.

Ore 19:20 - Il presidente lettone in Ucraina: «Il vostro posto è nell'Ue»

«Il posto dell'Ucraina è nell'Unione europea. Il Paese ha compiuto progressi significativi nell'attuazione delle riforme, nonostante le difficoltà e la guerra contro la Russia. Proprio per questa ragione, la Lettonia auspica il rapido avvio dei negoziati per l'adesione dell'Ucraina all'Unione europea». Lo ha affermato il presidente della Lettonia, Edgars Rinkevics, al termine dell'incontro, avvenuto oggi a Kiev, con il suo omologo ucraino, Volodymyr Zelensky. Nel corso del colloquio, il politico lettone ha ribadito il pieno e convinto sostegno economico, finanziario, militare, politico e umanitario della Lettonia all'Ucraina fino al conseguimento della vittoria contro la Russia, ritenuta l'unica possibile precondizione per una pace sicura e duratura. Rinkevics ha, inoltre, sottolineato l'impegno del suo Paese a sostegno della ricostruzione dell'Ucraina e, in particolar modo, della regione di Cherigov. «La Lettonia - ha detto RInkevics - ha già investito nella ricostruzione dell'Ucraina più di cinque milioni di euro e prevede investimenti di analoga portata nei prossimi anni». Nel corso della giornata, il presidente della Lettonia si è recato anche nella regione di Chernigov, dove ha incontrato il capo dell'amministrazione militare regionale, Vyacheslav Chaus, con il quale ha visitato alcuni dei principali luoghi danneggiati dall'occupazione russa.

Ore 19:41 - Paesi Baltici: «Contrastare la stanchezza per la guerra in Ucraina»

«La stanchezza per la guerra è un fenomeno comune alle società che vivono in pace. Se la stanchezza per la guerra in Ucraina prendesse il sopravvento, l'Ucraina cesserebbe di esistere. Dobbiamo combatterlo: l'Occidente ha abbastanza forza per dare all'Ucraina il sostegno necessario per ottenere la vittoria». Lo ha affermato il ministro degli Esteri della Lituania, Gabrielius Landsbergis, nel corso del suo intervento alla XXIX sessione plenaria del Consiglio baltico, tenutosi oggi a Tallinn, in Estonia. Landsbergis ha, inoltre, sottolineato l'importanza che gli Stati baltici facciano sentire la propria voce nella costruzione della nuova architettura della difesa dello spazio euro-atlantico. «Dobbiamo essere uniti e farci intendere - ha detto il politico lituano - perché potremmo essere noi i primi a dover affrontare la Russia in futuro». «La vittoria dell'Ucraina - ha continuato Landsbergis - è una questione esistenziale non solo per gli Stati baltici, ma anche per l'Occidente, e il nostro sostegno all'Ucraina in difficoltà deve essere la principale priorità del prossimo futuro». Analoghi i toni sono stati utilizzati nel suo intervento dal ministro degli Esteri dell'Estonia, Margus Tsahkna, che ha posto tuttavia l'accento sulla necessità di una maggior pressione sui partner europei per un ulteriore inasprimento delle sanzioni nei confronti della Russia, compreso un'embargo sul commercio. Tsahkna ha anche ribadito la necessità di stimolare l'Unione europea a creare gli strumenti giuridici necessario all'utilizzo dei beni russi congelati per la ricostruzione dell'Ucraina. Il ministro degli Esteri della Lettonia, Krisjanis Karins, ha aggiunto che, nell'attuale situazione geopolitica, la cooperazione tra gli Stati baltici negli affari interni è estremamente importante. In particolare, Karins ha auspicato un'ancora più stretta collaborazione nella lotta all'immigrazione clandestina, utilizzata come uno strumento di guerra ibrida dalla Russia con lo scopo di aumentare le tensioni nella regione baltica.

Ore 00:51 - Medici Senza Frontiere: due ospedali colpiti nel Donetsk e Kherson

In Ucraina, due ospedali supportati da Medici Senza Frontiere nelle regioni di Donetsk e Kherson sono stati colpiti da attacchi nel giro di una settimana, causando la morte di quattro persone. MSF, costretta a sospendere temporaneamente le sue attività nelle due strutture per motivi di sicurezza, condanna questi attacchi e chiede ancora una volta la protezione degli ospedali. L’ospedale di Selydove, in Donetsk, dove lavora un team di MSF, è stato colpito da due missili lunedì scorso. Tre persone sono morte dopo un crollo causato dall’impatto, otto sono rimaste ferite, tra cui due membri del personale del ministero della salute, mentre cinque membri dello staff. «Tutte le luci dell’ospedale si sono spente. Abbiamo soccorso i feriti con bende di fortuna alla luce delle torce e dei cellulari» spiega il dott. Yevheniia Mitiaieva, medico di MSF. A causa dell’insicurezza e degli ingenti danni agli edifici, MSF è costretta a sospendere temporaneamente la sua presenza all’interno di questi due ospedali. Tuttavia, MSF continua a lavorare al pronto soccorso e a fornire assistenza chirurgica in altri ospedali nelle regioni di Donetsk e Kherson, a fornire supporto con le ambulanze e a lavorare con cliniche mobili nelle aree vicine al fronte.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 25 novembre.

Le notizie sulla guerra in Ucraina del 25 novembre. Marta Serafini, inviata, e Redazione Online, sul Il Corriere della Sera sabato 25 novembre 2023.

• Nebbie e teste di ponte, così Kiev avanza sulla riva Est del Dnipro.

• Nella notte il più potente attacco con droni kamikaze su Kiev dall'inizio della guerra.

Ore 06:45 - Attacco su Kiev di droni esplosivi russi, ferite almeno due persone

Sabato all’alba a Kiev è stato effettuato un grave attacco da parte di droni esplosivi russi, che ha provocato il ferimento di almeno due persone, secondo le autorità ucraine. «Al momento ci sono due vittime nel distretto di Solomyansky. Entrambi hanno ricevuto assistenza medica sul posto», ha scritto su Telegram il sindaco di Kiev Vitali Klitschko. Secondo lui, un condominio in questo quartiere è stato danneggiato dalla caduta di detriti e i soccorritori stavano lavorando per estrarre due donne dalle macerie. Nello stesso quartiere sono stati segnalati diversi incendi, tra cui uno in un asilo nido, ha aggiunto il sindaco della capitale. Sul distretto di Pechersky sono caduti anche i detriti dei droni abbattuti dalla difesa antiaerea ucraina. Si tratta di droni esplosivi «Shahed» di fabbricazione iraniana, secondo le autorità locali che non hanno fornito una stima del numero di proiettili che hanno preso di mira la capitale.

Ore 07:41 - Il più potente attacco su Kiev

Durante la notte l’esercito russo ha lanciato un vasto attacco contro Kiev e il distretto della capitale ucraina, la contraerea ha distrutto più di 40 bersagli aerei, ha dichiarato il capo dell’amministrazione militare della città Mykhailo Shamanov. «Questo è il quarto attacco con droni Shahed contro Kiev in un mese. Quello della scorsa notte è il più massiccio dall’inizio dell’invasione russa», ha detto Shamanov. Il sindaco Vitaliy Klitschko ha scritto su Telegram che nel quartiere Dniprovskyi i rottami di un drone hanno colpito un condominio, come pure a Solomianskyi, dove si lavora per estrarre due donne da sotto le macerie.

Ore 08:12 - Il capo militare di Kiev: «Sulla capitale l'attacco di droni più pesante»

Quello che sta subendo Kiev da «sei ore» è «il peggior attacco condotto dai militari russi con droni iraniani sulla capitale dell'Ucraina da quando è iniziata l'invasione su larga scala della Russia». Lo ha dichiarato su Telegram Mykhailo Shamanov, capo dell'amministrazione militare della capitale ucraina.

Ore 08:40 - Numero record di droni kamikaze su Kiev, il sindaco: «Oggi data tragica per gli ucraini»

(di Marta Serafini, inviata a Odessa) La Russia ha lanciato un numero record di droni kamikaze su Kiev in un attacco di sei ore a poche ore dall’ anniversario dell'Holodomor Memorial Day.

Secondo l'amministrazione militare della città di Kiev, «questo è stato il più grande attacco di droni dall'inizio della guerra». Come risultato dell'attacco, almeno due vittime sono rimaste ferite e diversi edifici residenziali e non residenziali sono stati danneggiati in tutta la città. L'amministrazione militare della città di Kiev ha riferito che in alcune zone è stata staccata la corrente in via preventiva e di conseguenza, 77 edifici residenziali e 120 edifici amministrativi nella parte centrale della città sono stati lasciati senza elettricità.

Il sindaco di Kiev Vitalii Klitschko ha evidenziato la gravità dell'attacco durante l’Holodomor, la grande carestia provocata dall'Unione Sovietica negli anni '30 che ha ucciso milioni di ucraini. «Oggi è una data tragica per gli ucraini», si legge nel post del sindaco su Telegram. «Più di 10 milioni di ucraini sono fatti morire di fame dalla Russia totalitaria... Oggi, la Russia cerca di distruggere gli ucraini con missili e droni, di lasciarli senza calore e luce in inverno e di distruggere le nostre città e villaggi. Sta ancora una volta commettendo un genocidio contro il popolo ucraino».

Ore 08:46 - Zelensky: «La leadership russa è orgogliosa di poter uccidere»

«Più di 70 Shahed sono stati lanciati contro l«Ucraina nella notte del genocidio dell'Holodomor. Terrore consapevole. In questo momento particolare. La leadership russa è orgogliosa di poter uccidere», lo ha scritto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dopo il massiccio attacco russo durante la notte su Kiev e altre regioni del Paese. «I nostri soldati hanno abbattuto la maggior parte dei droni. Purtroppo non tutti». Intanto lo stato maggiore ucraino ha reso noto che nella notte l'esercito del Cremlino ha lanciato 75 droni sull'Ucraina, le forze di difesa aerea ne hanno abbattuti 71.

Ore 09:48 - «Su Kiev abbattuti 71 droni, 5 persone ferite»

L'aeronautica militare ucraina ha abbattuto 71 dei 75 droni kamikaze iraniani lanciati dalle forze armate russe sulla capitale Kiev nelle prime ore di oggi. Lo hanno reso noto le forze armate ucraine. Cinque le persone rimaste ferite nell'attacco, tra cui un bambino di undici anni. Diversi i danni causati nell'attacco russo su Kiev, tra cui un parco giochi distrutto.

Ore 10:01 - Zelensky: «Impossibile perdonare il genocidio dell'Holodomor»

«È impossibile dimenticare, comprendere e soprattutto perdonare gli orribili crimini di genocidio che il popolo ucraino ha vissuto nel XX secolo». Lo ha dichiarato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un discorso in occasione del Giorno della Memoria dell'Holodomor. «Siamo grati a tutti i Paesi che hanno scelto la giustizia» riconoscendo l'Holodomor come genocidio, ha detto Zelensky. «Il mondo deve unirsi e condannare i crimini del passato» e «deve unirsi e fermare i crimini di oggi», ha aggiunto. «Il male non è stato fermato. Lo stiamo fermando proprio adesso. L'Ucraina resisterà».

Ore 10:44 - Mosca inserisce l'ex premier Kasyanov tra gli agenti stranieri, accusato di essersi «opposto all'operazione speciale in Ucraina»

Il ministero della Giustizia russo ha inserito l'ex primo ministro Mikhail Kasyanov nella lista degli «agenti stranieri», accusandolo di essersi «opposto all'operazione militare speciale in Ucraina». «Kasyanov ha preso parte alla creazione e alla diffusione ad un numero indefinito di rapporti e materiali di agenti stranieri, ha diffuso false informazioni sulle decisioni prese dagli organi pubblici russi e sulle loro politiche», sono le accuse del ministero contro Kasyanov, che ha lasciato la Russia l'anno scorso. L'ex premier è inoltre «membro del Comitato contro la guerra della Russia, un'associazione il cui lavoro mira a screditare la politica estera e interna della Russia», ha affermato il ministero citato da Interfax. Kasyanov è stato il primo ministro di Vladimir Putin durante i suoi primi anni al potere, dal 2000 al 2004, ma poi è diventato molto critico nei confronti del presidente russo. Nel giugno 2022 ha annunciato di aver lasciato la Russia.

Ore 12:28 - Il sindaco di Kiev: «Tra i feriti dell'attacco con droni anche un 11enne»

«In totale, a seguito dell'attacco russo alla capitale, 5 persone sono rimaste ferite, tra cui un bambino di 11 anni. Tutti hanno ricevuto assistenza medica sul posto o nel centro traumatologico, senza ulteriore ricovero ospedaliero». Lo scrive su Telegram il sindaco di Kiev Vitaly Klitschko in un aggiornamento sul raid russo di questa notte sulla città ucraina.

Ore 12:37 - Kiev: «Ripristinata tutta l'elettricità nella capitale»

«Le squadre di riparazione della Dtek si sono immediatamente recate sul luogo dell'incidente e hanno ripristinato l'alimentazione elettrica il più rapidamente possibile. Attualmente tutti i residenti della capitale hanno di nuovo l'elettricità. Non ci sono blackout di emergenza a Kiev». Lo riferisce l'amministrazione militare della città di Kiev su Telegram, dopo che a seguito dell'attacco di stanotte sulla capitale ucraina, decine di edifici erano rimasti senza energia elettrica.

Ore 12:45 - L'intelligence britannica: «Problemi con i missili da crociera per le forze russe»

La flotta russa nel Mar Nero (Bsf) sta affrontando problemi nel ricaricare le proprie navi con missili da crociera. Lo ha riferito l'intelligence del ministero della Difesa britannico nel suo report sulla guerra in Ucraina, come riporta il Guardian. «Tradizionalmente, la Bsf ha ricaricato i missili da crociera a Sebastopoli in Crimea. Con tale struttura sempre più a rischio a causa degli attacchi a lungo raggio ucraini, la Russia molto probabilmente vedrà Novorossiysk come il miglior sito alternativo. Tuttavia, il trasferimento e il ricaricamento dei missili richiederebbero nuovi processi di consegna, stoccaggio, movimentazione e caricamento», si legge nel report. Il 13 novembre 2023, l'esercito ucraino ha affermato che la Russia ha sospeso il lancio di missili da crociera marittimi a causa di «problemi logistici» a Novorossiysk. La Russia, ha affermato il ministero della Difesa, dovrà superare tali problemi «in tempo affinché i missili da crociera marittimi siano inclusi in qualsiasi campagna invernale di attacchi contro l'Ucraina».

Ore 12:50 - «I droni russi sono neri e in carbonio per eludere i radar»

I droni utilizzati dai russi per attaccare di notte l'Ucraina hanno un insolito colore nero e contengono un materiale che assorbe il segnale radar. Lo ha riferito il portavoce dell'aeronautica militare ucraina Yuriy Ignat, come riporta Ukrinform. «Ora possiamo vedere che hanno usato il carbonio, che è un materiale assorbente per il segnale radar, e il colore nero... questo complicherà il lavoro della difesa aerea», ha spiegato Ignat, aggiungendo che questo non ha impedito alle forze di difesa ucraine di distruggere quasi tutti i droni lanciati dalle forze russe sull'Ucraina durante la notte. Le forze di difesa aerea ucraine hanno riferito di aver distrutto 74 dei 75 droni kamikaze `Shahed´ lanciati dai russi la scorsa notte.

Ore 13:58 - Attacco di droni su Kiev: 5 feriti, detriti nei quartieri, l'incendio in un edificio

(di Marta Serafini, inviata a Odessa) Il numero di persone ferite nell'attacco russo di questa notte, che ha preso di mira principalmente Kiev ed è stato - secondo le autorità ucraine il - più grande attacco di droni contro l'Ucraina dall'inizio della guerra su vasta scala, è salito a cinque persone, incluso un bambino di 11 anni. Secondo il sindaco di Kiev Vitaly Klitschko, tutti i feriti nell'attacco hanno ricevuto cure mediche sul posto. E non sono in gravi condizioni. La contraerea ha abbattuto 71 dei 75 droni lanciati dalla Russia. I detriti dei droni sono caduti in cinque dei quartieri della città, causando un incendio in edificio che ospita un asilo la cui riapertura era prevista per lunedì, secondo quanto si apprende dalle autorità ucraine. Due donne rimaste intrappolate in un edificio sono state tratte in salvo dai soccorritori.

Ore 14:30 - Il premier finlandese: «Nessuna discussione politica con la Russia»

Le autorità finlandesi non intendono intrattenere discussioni politiche con la Russia sulla crisi migratoria in corso alla frontiera, ha detto il primo ministro finlandese Petteri Orpo: «Siamo pronti per una discussione a livello diplomatico... Non ci sono discussioni politiche con la Russia», ha detto Orpo all'emittente finlandese Yle. La scorsa settimana il governo finlandese ha iniziato a chiudere i posti di blocco al confine con la Russia, citando il deterioramento della situazione migratoria. Mercoledì il governo finlandese ha dichiarato che chiuderà tutti i valichi di frontiera con la Russia, ad eccezione del posto di controllo più settentrionale di Raja-Jooseppi, fino al 23 dicembre. Il ministero degli Esteri russo ha presentato una protesta all'ambasciatore finlandese Antti Helantera contro la decisione di Helsinki, affermando che è stata presa senza alcuna consultazione con Mosca.

Ore 15:05 - La Gran Bretagna ribadisce il suo sostegno a Kiev

Il segretario alla Difesa del Regno Unito, Grant Shapps, ha ribadito il suo sostegno all'Ucraina dopo l'attacco con droni che ha preso di mira Kiev per oltre sei ore. «L'attacco insensibile di oggi nella capitale ucraina dimostra che la guerra illegale di Putin in Ucraina continua», ha scritto su X, l'ex Twitter, l'esponente di Londra, «Queste esplosioni riecheggeranno in tutto il mondo per ricordare che non accetteremo mai che l'Ucraina sia invasa dalla Russia». «Mi impegno affinché il Regno Unito e il mondo intero rimangano saldamente al fianco della difesa dell'Ucraina», ha concluso Shapps.

Ore 15:23 - Meloni: «Italia sempre al fianco del popolo ucraino»

«L'Italia è e sarà al vostro fianco finché sarà necessario. Perché il futuro dell'Ucraina è un futuro di pace, è un futuro di libertà, è un futuro europeo. Il popolo ucraino può contare sull'Italia. Ci siamo sempre stati, e ci saremo sempre». Lo ribadisce la premier Giorgia Meloni in un videomessaggio al vertice «Grain from Ukraine».

Ore 15:48 - Podolyak: smettere di pensare di poter parlare con la Russia

Bisogna «smettere anche di pensare che sia necessario e possibile parlare con la Russia». Lo ha affermato Mykhailo Podolyak, consigliere del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, dopo il vasto attacco con droni da parte delle forze russe, nel giorno dell’anniversaro dell’Holodomor, il genocidio russi ai danni degli ucraini negli anni ‘30. «La Russia ha sempre odiato l’Ucraina e ha sempre cercato, per un lungo periodo storico, di distruggerla, di ridurla in rovina, di impadronirsi dei territori, di popolare i territori con i suoi emarginati e i suoi svantaggi, di cancellare l’identità ucraina», ha scritto Podolyak su X, evidenziando che «oggi, nel giorno del ricordo di 7 milioni di vittime dell’Holodomor, il genocidio russo degli anni ‘30, la Russia ha condotto un massiccio attacco di 74 droni contro l’Ucraina , attaccando principalmente il cuore dell’Ucraina, Kiev». «E la Russia lo ha fatto deliberatamente, simbolicamente, cercando di umiliare la nostra memoria, mirando esclusivamente a obiettivi civili», ha scritto ancora il consigliere presidenziale.

Ore 21:00 - Kiev; mantenute le posizioni sulla riva sinistra del Dnipro

L'esercito ucraino rivendica di «continuare a mantenere le posizioni sulla riva sinistra del fiume Dnipro, dove continuano a infliggere perdite alle truppe nemiche». Lo riferisce lo stato maggiore ucraino su Facebook, aggiungendo di aver respinto anche 17 assalti russi sul fronte di Avdiivka.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 26 novembre.

Ucraina Russia, le notizie sulla guerra del 26 novembre. Kiev: «Distrutti otto droni lanciati dalla Russia». Marta Serafini, inviata, e Redazione Online su Il Corriere della Sera domenica 26 novembre 2023.

• Vasto attacco con droni su Kiev, almeno 5 feriti.

• Zelensky: «Avremo navi da guerra per la sicurezza dei corridoi del grano».

• Gli ucraini mantengono le posizioni sulla riva sinistra del Dnipro.

Ore 04:07 - Ucraina, il premier Shmyhal: Russia ha rubato grano per 1 mld dlr

La Russia ha rubato ed esportato grano ucraino per un valore di 1 miliardo di dollari sui mercati mondiali delle materie prime. Lo ha detto lo scorso venerdì, come riporta il sito web «The Kyiv Independent», il primo ministro ucraino Denys Shmyhal durante un forum sul mercato del grano a Kiev. «Gli occupanti hanno preparato i mezzi tecnici per rubare e portare via 12.000 tonnellate di grano dai territori catturati ogni giorno», ha detto. Kiev ha perso il controllo operativo su vaste aree agricole nel sud e nell’est dell’Ucraina. «Sono riusciti solo in parte, perché l’eroica resistenza degli ucraini ha costretto il nemico a ritirarsi — ha aggiunto — ma il volume dei beni rubati è impressionante: si tratta di milioni di tonnellate di grano per un valore di circa 1 miliardo di dollari. La rapina della Russia ai danni dell’Ucraina continua anche adesso». Quest’anno l’Ucraina dovrebbe raccogliere 79 milioni di tonnellate di grano, il 10% in più rispetto all’anno scorso. Circa il 25% della produzione di grano viene consumato all’interno, mentre il resto è destinato all’esportazione. «Ad oggi, 30 Paesi e organizzazioni internazionali hanno aderito al programma “Grain from Ukraine” avviato dal presidente Volodymyr Zelenskyy, raccogliendo 180 milioni di dollari per acquistare il grano ucraino. Abbiamo inviato 170.000 tonnellate di cibo in Etiopia, Somalia e Kenya. Stiamo per inviare altre 25.000 tonnellate in Nigeria», ha concluso.

Ore 04:49 - Kiev, nostri droni verso Mosca; stop voli in due scali

Gli aeroporti internazionali Domodedovo e Vnukovo nella provincia (oblast) di Mosca hanno sospeso le operazioni dopo che dei droni si sono avvicinati alla capitale russa nelle prime ore dei oggi. Lo scrive il sito online ucraino «The Kyiv Independent» secondo cui i dati di Flightradar — sito web che offre servizi di tracciamento di voli in tempo reale — indicano che i voli in partenza sono stati bloccati. I media russi affermano che undici droni ucraini sono stati abbattuti dalla difesa aerea, mentre è stato colpito un edificio nella città di Tula.

Ore 07:41 - Donetsk, gli occupanti russi parlano di un attacco ucraino nella notte che avrebbe danneggiato la rete elettrica

L’auto dichiarato leader della nuova repubblica del Donetsk ha dichiarato che nella notte le truppe ucraine avrebbero attaccato e danneggiato la rete elettrica della zona.

Ore 08:53 - Due civili ucraini uccisi dagli attacchi russi nel Donetsk

Negli attacchi russi effettuati nella giornata di ieri, sabato 25 novembre, sulla regione di Donetsk, sono stati uccisi due civili ed un altro è rimasto ferito. Lo ha riferito il capo dell'amministrazione militare della regione, Ihor Moroz, come riporta Ukrinform. «Il 25 novembre, i russi hanno ucciso 2 residenti della regione di Donetsk - a Voskresenka. Un'altra persona nella regione è rimasta ferita», ha scritto Moroz su Facebook. Secondo le autorità ucraine, dall'inizio della guerra nella regione di Donetsk, escluse Mariupol e Volnovakha, sono morte 1.780 persone e 4.330 sono rimaste ferite.

Ore 09:36 - Mosca: «Abbattuti 24 droni lanciati da Kiev»

I sistemi di difesa aerea russi hanno intercettato e abbattuto 24 droni durante quello che è stato definito come «un massiccio attacco» effettuato dalle forze ucraine. Lo ha riferito il ministero della Difesa russo, come riporta Tass. Il ministero ha comunicato che quattro droni sono stati nelle regioni di Bryansk, Smolensk e Tula. «Il 26 novembre, verso le 09:30 ora di Mosca, è stato fermato un tentativo da parte del regime di Kiev di effettuare un attacco terroristico da parte di un Uav di tipo aereo sul territorio della Federazione Russa. I sistemi di difesa aerea in servizio sono stati distrutti quattro veicoli aerei ucraini senza pilota sul territorio delle regioni di Bryansk, Smolensk e Tula», ha riferito il ministero. In precedenza, la Difesa russa aveva riportato di 11 droni abbattuti nella notte sul territorio di quattro regioni del Distretto Federale Centrale (Cfd) - regioni di Mosca, Tula, Kaluga e Bryansk, e di circa nove droni abbattuti al mattino il territorio delle regioni di Mosca, Tula, Kaluga e Bryansk. Il sindaco di Mosca, Sergei Sobyanin, come riporta Ria Novosti, ha riferito che alcuni dei droni abbattuti stavano volando verso la capitale russa. Successivamente ha aggiunto che un altro drone è stato distrutto a Podolsk vicino a Mosca. Secondo i dati preliminari non ci sono state vittime o danni gravi dopo la caduta dei detriti.

Ore 10:32 - Il Cremlino a von der Leyen: «Maydan un colpo di Stato, non una festa»

Il Cremlino ha espresso rammarico per le dichiarazioni della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen che, in occasione del decimo anniversario di "Euromaidan", ha affermato che le proteste filo-europee in Ucraina iniziate nel novembre 2013 hanno segnato il desiderio di libertà del popolo ucraino. Secondo Dmitry Peskov, portavoce del Cremlino, quelle di Maidan sono state «un colpo di Stato violento, non una festa». «È un vero peccato, perché forse mai nella storia moderna dell'Europa un colpo di Stato violento è stato percepito come una festa. È stato un colpo di Stato, è stato rovesciato un potere legittimo, ed è stato rovesciato nonostante le garanzie firmate dagli stessi Stati europei», ha detto Peskov, come riporta Tass. Le proteste «hanno portato in Ucraina il fiorire di sentimenti prima ultranazionalisti e poi apertamente nazisti. Inoltre, ha portato alla nascita di un regime a Kiev, che si è rivelato pericoloso per noi, che si è rivelato pericoloso per una parte del suo popolo, cioè i russi, e, purtroppo, ha portato le tragedie che vediamo ogni giorno in Ucraina», ha detto ancora Peskov, secondo cui, è difficilmente immaginabile che le autorità statunitensi ed europee si rallegrino per i colpi di Stato nei loro Paesi. «È improbabile che si rallegrino. Ma questo populismo leggero negli affari internazionali, purtroppo, è ora di moda in Europa. Non porta nulla di buono», ha concluso il portavoce del Cremlino.

Ore 10:54 - Mosca: «Abbattuti due missili ucraini sul Mar d'Azov»

La Russia ha affermato di aver abbattuto due missili ucraini sul Mar d'Azov, diretti verso il suo territorio, poco dopo aver segnalato attacchi di droni ucraini in tre regioni russe. «La difesa aerea russa ha localizzato e distrutto due missili ucraini sopra l'area del Mar d'Azov», secondo una dichiarazione del Ministero della Difesa russo.

Ore 12:38 - Zuppi: «Una pace giusta e sicura attraverso il dialogo»

«Le posizioni del magistero della chiesa, da Papa Benedetto XV fino a Papa Francesco, sono chiarissime di condanna della guerra come metodo per risolvere i conflitti. Il problema della `pace giusta´ è che se la pace è possibile solo attraverso le armi non c'è altra via». Così il cardinale Matteo Maria Zuppi, intervenendo in videocollegamento al Linkiesta Festival, in corso al teatro Franco Parenti di Milano. «Questo è anche invito e l'insistenza con cui Papa Francesco ha chiesto il dialogo, che per qualcuno può apparire come debolezza o cedimento. Invece dobbiamo credere che il dialogo vuol dire vincere non con le armi ma con il diritto. Quando c'è un'invasione - ha aggiunto - il diritto sembra una cosa fuori dal mondo, ma ci deve essere il coinvolgimento della comunità internazionale e attraverso il dialogo arrivare alla risoluzione del conflitto che è la pace giusta e aggiungerei sicura». Quest'ultimo aggettivo, secondo il cardinale, è fondamentale perché il rischio è che si faccia «una dichiarazione di pace che poi non può essere applicata» come gli accordi di Minsk del 2014, «che dovevano risolvere il problema e invece non lo hanno risolto».

Ore 13:25 - Kiev: «Abbiamo distrutto 8 dei 9 droni lanciati dalla Russia»

L'aeronautica ucraina afferma di aver distrutto otto dei nove droni d'attacco lanciati durante la notte dalla Russia. Non ci sono notizie immediate di danni o di dove abbia colpito il drone rimanente. Lo riferisce il Guardian. L'attacco, che secondo l'aeronautica militare è stato lanciato da sud-est, è avvenuto il giorno dopo quello che secondo i funzionari ucraini è stato il più grande attacco di droni della Russia durante la guerra. L'Ucraina ha avvertito nelle ultime settimane che la Russia prenderà di mira le infrastrutture critiche in una campagna aerea invernale, come ha fatto l'anno scorso.

Ore 14:45 - Kiev lancia l'allarme: «I russi tentano di occupare Kupyansk un'altra volta»

L'esercito ucraino lancia l'allarme sul pericolo che la Russia possa cercare di occupare di nuovo Kupyansk nella regione di Kharkiv. «Gli occupanti russi non hanno rinunciato alle loro intenzioni di attaccare la città, la vogliono occupare di nuovo», ha dichiarato il portavoce dell'esercito Volodymyr Fityo intervistato oggi in tv. Nell'ambito della nuova offensiva lanciata dai russi nelle ultime settimane nel nord est dell'Ucraina, al momento sono in corso combattimenti nei pressi del villaggio di Synkivka, a pochi chilometri a nord est di Kupyansk, ha aggiunto Fityo spiegando che le forze ucraine hanno respinto quattro attacchi dei russi nell'area.

Ore 16:32 - La Russia prosegue le operazioni per controllare Avdiivka

Secondo le informazioni fornite dallo Stato maggiore ucraino, nelle ultime 24 ore le forze di Kiev hanno respinto 23 attacchi russi a nord-est, ovest e sud-ovest di Avdiivka. Negli ultimi giorni la Russia ha condotto attacchi aerei a sostegno delle operazioni di terra volte a circondare la città alla periferia di Donetsk.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 27 novembre.

Le notizie di lunedì 27 novembre sulla guerra tra Russia e Ucraina. Marta Serafini, inviata, e Redazione Online su Il Corriere della Sera lunedì 27 novembre 2023

• La Russia prosegue le operazioni per controllare Avdiivka e intensifica i bombardamenti su Kiev.

• Mosca abbatte due missili ucraini sul Mar D’Azov.

Ore 02:09 - Usa, i Dem al Senato provano ad accelerare per nuovi aiuti a Kiev

«Ho intenzione di presentare il pacchetto supplementare di aiuti all’Ucraina del presidente Joe Biden già nella settimana del 4 dicembre»: è l’annuncio del leader della maggioranza al Senato Usa, Chuck Schumer.

Ore 02:11 - Centrale di Zaporizhzhia, è di nuovo allarme per un black out

Nuovo allarme per la centrale nucleare di Zaporizhzhia, occupata dai russi. Secondo quanto riferito dai media ucraini, un guasto alla linea elettrica a un centinaio di chilometri dall’impianto avrebbe causato un calo di tensione nella centrale, situazione pericolosa per la sicurezza del sito. I media citano come fonte i lavoratori dell’impianto. Non ci sono per adesso conferme ufficiali.

Ore 06:41 - Attacchi russi nel territorio di Sumy

Le forze russe hanno attaccato sei insediamenti nel territorio ucraino di Sumy. Lo ha riferito l’amministrazione militare locale. Negli attacchi si sono registrate 142 esplosioni. L’esercito russo ha preso di mira le comunità di Khotin, Seredyna-Buda, Bilopillia, Velyka Pysarivka, Yunakivka e Myropillia, sparando al confine con varie armi, compresi i droni. Non sono state segnalate vittime o danni alle infrastrutture civili.Ore 09:34 - Kiev, in regione Donetsk circa 80% delle perdite russe

La Russia subisce nella regione di Donetsk, situata nell’Ucraina orientale, circa l’80% delle perdite totali sull’intero fronte, come ha spiegato su Telegram il capo del gruppo strategico-operativo Tavria dell’esercito ucraino, Oleksandr Tarnavsky. Secondo Tarnavksy, la Russia continua a i supi tentativi di accerchiare la cittadina di Avdivka, vicino a Donetsk, capitale dell’omonima regione, con insistenti attacchi via terra e via aerea, ma le truppe ucraine continuano a mantenere le loro posizioni. Secondo l’ultimo rapporto dello Stato maggiore ucraino, Avdivka rimane la zona più calda del fronte. Nei dintorni di questi comuni, il giorno scorso le truppe ucraine hanno respinto una trentina di attacchi russi. «I soldati ucraini mantengono le loro posizioni e infliggono ingenti perdite agli occupanti», spiega anche il rapporto.

Ore 08:41 - Pavel, le incertezze degli alleati danneggiano l’Ucraina

«Oggi nel mio ruolo devo vedere la situazione non solo dal punto di vista del campo di battaglia, ma piuttosto da quello dei principi. E noi non abbiamo altra scelta che dare all’Ucraina tutto ciò di cui ha bisogno per poter ripristinare la sua sovranità e il controllo dei suoi confini». Lo dichiara al Corriere della Sera il presidente della Repubblica Ceca Petr Pavel, ex dirigente Nato.

Ore 08:54 - Kiev: uccisi 325.580 soldati russi dall’inizio della guerra

La Russia ha perso 325.580 soldati in Ucraina dall’inizio della sua invasione su vasta scala il 24 febbraio 2022. Lo ha riferito lo Stato maggiore delle forze armate ucraine il 27 novembre. Il numero include 750 vittime subite dalle forze russe nell’ultimo giorno. Secondo il rapporto, la Russia ha perso anche 5.520 carri armati, 10.282 veicoli corazzati da combattimento, 10.299 veicoli e serbatoi di carburante, 7.875 sistemi di artiglieria, 907 sistemi di razzi a lancio multiplo, 597 sistemi di difesa aerea, 323 aerei, 324 elicotteri, 5.905 droni, 22 imbarcazioni e un sottomarino.

Ore 11:29 - Kiev: colpita dai russi centrale termoelettrica in prima linea

Le truppe russe hanno bombardato nella notte una delle centrali termoelettriche della Dtek nella regione di prima linea del fronte in Ucraina, senza provocare vittime, anche se la struttura è rimasta duramente danneggiata. Lo segnala la società, come riporta Ukrinform. A seguito del bombardamento, i residenti di uno degli insediamenti vicini all'impianto sono rimasti senza elettricità e l'azienda fa sapere che sta facendo tutti gli sforzi per ripristinare al più presto l'erogazione elettrica e «per mantenere il funzionamento affidabile del sistema energetico ucraino» ha affermato Dtek. Nell'ultimo mese, questo è il quinto attacco a una delle centrali termoelettriche in prima linea della Dtek.

Ore 11:51 - Putin: Occidente ha innescato escalation del conflitto israelo-palestinese

Un noto gruppo di Paesi, abituato a dominare gli affari mondiali, non si fermerà davanti a nulla pur di preservare la propria influenza in declino, utilizzando ricatti e tattiche di pressione violenta, sostituendo al contempo il diritto internazionale con una sorta di ordine basato su regole. Una linea politica così destabilizzante ha innescato sia la crisi in Ucraina e sia la tragica escalation del conflitto israelo-palestinese". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin in un discorso ai partecipanti e agli ospiti del forum internazionale «Letture di Primakov» in corso a Mosca. «Il tema del forum di quest'anno è piuttosto attuale: `Orizzonti della post-globalizzazione´. Chiaramente, il modello di globalizzazione che è stato creato in gran parte dai Paesi occidentali nel perseguimento dei propri interessi è, naturalmente, diventato obsoleto e sta attraversando una crisi profonda. Sta emergendo un nuovo sistema di relazioni internazionali, più giusto e più democratico, che soddisferà meglio le esigenze della maggioranza mondiale», ha sottolineato Putin.

Ore 11:59 - Gb, nelle ultime 6 settimane le maggiori perdite russe

Nelle ultime sei settimane, le perdite delle forze russe sono state le più alte dall'inizio dell'invasione in Ucraina e questo in seguito all'offensiva su Avdiivka nel Donetsk.Lo sostiene l'intelligence del Ministero della Difesa britannico nel suo report quotidiano. L'intelligence britannica cita i dati dello stato maggiore ucraino, secondo i quali nel mese di novembre la perdita media giornaliera delle truppe russe è di 931 soldati al giorno.

Ore 12:16 - 2 milioni al buio per uragano in Russia e Ucraina occupata

Sono 1,9 milioni le persone rimaste senza elettricità nel sud della Russia, in Crimea e nelle regioni ucraine occupate a causa di un uragano che le ha colpite nelle ultime ore. Lo ha reso noto il ministero dell'Energia citato dall'agenzia Tass. Il bilancio, ancora provvisorio, è di due morti e 10 feriti, secondo i servizi di emergenza.

«Il maltempo ha causato interruzioni di corrente in più di 2.000 città e villaggi in 16 regioni dell'Ucraina e ha bloccato anche il traffico stradale», ha riferito il presidente ucraino Volodymyr Zelensky pubblicando su X alcune immagini che mostrano le conseguenze del maltempo che si è abbattuto sul Paese. «Sono grato a tutti i soccorritori, agli operatori dei servizi pubblici, alla Polizia nazionale, alle autorità locali e agli ingegneri che lavorano 24 ore su 24 per aiutare le persone», ha aggiunto.

Ore 12:35 - Stoltenberg: «Ripreso il 50% del territorio; grande vittoria»

Le forze ucraine «quest'anno stanno continuando a infliggere sconfitte pesanti alla Russia. L'Ucraina ha riconquistato il 50% del territorio che la Russia aveva preso. Ha prevalso come nazione sovrana indipendente: questa è una grande vittoria per l'Ucraina. Nel frattempo la Russia è debole economicamente, politicamente e militarmente». Lo ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nella conferenza stampa prima della riunione dei ministri degli Esteri di domani e mercoledì.

Ore 13:04 - Zelensky: Odessa sarà protetta da ulteriori sistemi di difesa aerea

Per garantire una partenza sicura dei prodotti cerealicoli nel Mar Nero, Odessa e la regione saranno protette da ulteriori sistemi di difesa aerea. Lo ha detto il presidente dell'Ucraina Volodymyr Zelensky, citato dall'agenzia di stampa «Rbc», nel corso della conferenza stampa del vertice internazionale sul grano dall'Ucraina. «Il corridoio (del grano) e' importante, cosi' come lo sono le persone della regione», ha affermato Zelensky, assicurando che la volonta' e' quella di aumentare la sicurezza nell'area.

Ore 13:05 - Ue: «Se Lavrov vola al vertice Osce a Skopje non viola sanzioni»

«Il ministro degli esteri russo Sergej Lavrov è sanzionato ma le misure hanno un'eccezione legata alla partecipazione ai forum diplomatici, come l'Onu o l'Osce. L'Osce è un forum cruciale per la risoluzione del conflitto scaturito dall'invasione russa dell'Ucraina, per questo motivo non sarebbe una violazione delle sanzioni se un Paese dell'Ue concedesse lo spazio aereo per il transito del ministro degli esteri russo». Lo ha detto il portavoce Servizio Esterno dell'Unione Europea, Peter Stano, nel briefing con la stampa, rispondendo ad una domanda in merito alla possibile presenza di Lavrov al vertice Osce previsto questa settimana a Skopje. Per quel che riguarda il possibile coinvolgimento in presenza di Lavrov al summit, Stano ha risposto che «come Ue siamo sempre pronti a confrontarci faccia faccia per evidenziare le loro falsità». «Non siamo tuttavia in grado di essere sicuri della presenza dell'Alto rappresentate Josep Borrell a Skopje, a causa della fitta agenda internazionale ma la sua presenza è per ora programmata», ha concluso.

Ore 13:16 - Russia: «Abbiamo le prove che gli Usa forniscono sostanze chimiche a Kiev»

Il viceministro russo dell'Industria e del Commercio, Kirill Lysogorsky, che guida la delegazione russa presso l'Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche sostiene di avere prove innegabili della partecipazione degli Stati Uniti nella fornitura di sostanze chimiche tossiche all'Ucraina. Intervenendo alla 28esima sessione dell'OPCW all'Aia, Lysogorsky ha informato i partecipanti che la Russia ha prove innegabili della partecipazione degli Stati Uniti e dei suoi alleati della NATO nella fornitura di sostanze chimiche tossiche elencate e non, nonché dei loro mezzi di trasporto, all'Ucraina. La Russia dispone anche di informazioni sull'uso di sostanze chimiche tossiche da parte degli agenti dei servizi speciali ucraini contro la leadership delle nuove regioni russe, ha aggiunto.

Ore 13:24 - Lavrov: «La Russia non ha piani espansionistici in Europa»

Lavrov ha assicurato che Mosca non ha piani aggressivi o «espansionistici» in Europa. «La Russia non ha e non ha avuto intenzioni aggressive o piani espansionistici in Europa», ha detto Lavrov parlando al forum di discussione Primakov Readings a Mosca. Il capo della diplomazia russa ha così reagito alle parole del segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, che in precedenza aveva assicurato che la Russia «non si fermerà se conquisterà l'Ucraina». Mosca, ha aggiunto, non dovrebbe pensare adesso a come migliorare i suoi legami con l'Europa, ma allo stesso tempo «non chiude la porta» agli «attori sensibili» del Vecchio Continente. Lavrov ha affermato che la Russia continuerà a «lottare per la verità e la giustizia, affinché la voce di tutti i Paesi sia ascoltata, indipendentemente dalle loro dimensioni, dalla struttura governativa o dal livello di sviluppo economico».

Ore 13:41 - Cremlino: «L'Ucraina si destabilizza da sola, noi non c'entriamo»

In Ucraina ci sono «molti punti di vista diversi» e c'è chi «è in grado di ragionare in modo lucido». Lo ha detto oggi il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, respingendo le accuse di Kiev a Mosca di cercare di destabilizzare la situazione nella società ucraina. «La società in Ucraina si sta destabilizzando da sola. Ci sono molti punti di vista diversi - ha sottolineato Peskov, citato dall'agenzia Ria Novosti - e ci sono coloro che capiscono l'essenza di quanto sta succedendo, ci sono coloro che hanno mantenuto la capacità di pensare in modo lucido». «Questi sono processi interni che avvengono nell'ambito della stessa società», ha insistito il portavoce. Peskov commentava dichiarazioni del segretario del Consiglio di Sicurezza e di Difesa nazionale ucraino, Alexei Danilov, secondo il quale ci sono agenti del Cremlino che cercano di destabilizzare la società ucraina. Accuse seguite alle apparenti divisioni sorte a Kiev tra il presidente Volodymyr Zelensky e suoi collaboratori, tra cui il capo delle forze armate Valery Zaluzhny, sull'andamento del conflitto.

Ore 13:42 - Stoltenberg: «Mai sottovalutare la Russia, ha l'industria bellica e la volontà di sacrificare i suoi uomini»

«Abbiamo visto che un sostanzioso sostegno militare da parte degli alleati Nato non è riuscito» ad aiutare gli ucraini a «spostare la linea del fronte: questo riflette il fatto che non dovremmo mai sottovalutare la Russia». Lo sottolinea il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg, a Bruxelles in conferenza stampa, alla vigilia della ministeriale Esteri. «La loro industria militare è in modalità bellica - continua Stoltenberg - sono in grado di rifornire le loro forze con munizioni e capacità», hanno ricevuto «una quantità notevole di munizioni dalla Corea del Nord, hanno la volontà di sacrificare persone in questa operazione, il che rende anche difficile per gli ucraini raggiungere i progressi sul territorio» cui mirano, conclude.

Ore 13:49 - Mosca: «Abbiamo abbattuto missili S-200 sul Mare d'Azov»

Nelle ultime 24 ore, i sistemi di difesa aerea russi hanno abbattuto due missili guidati S-200 del sistema missilistico antiaereo (Sam) convertiti per colpire obiettivi terrestri sulla parte meridionale del Mar d'Azov. Lo ha riferito il ministero della Difesa russo. Lo riporta la Tass. «I sistemi di difesa aerea sulla parte meridionale del Mar d'Azov hanno abbattuto due missili guidati antiaerei S-200 convertiti per colpire bersagli terrestri», si legge nella nota. Lo stesso dicastero russo ha aggiunto che 21 droni ucraini sono stati distrutti nelle regioni di Donetsk e Zaporirzhzhia.

Ore 13:55 - Melitopol, esplosa un'auto con a bordo combattenti ceceni

Gli ucraini hanno fatto esplodere un'auto a bordo della quale si trovavano combattenti ceceni vicino a Melitopol. Lo ha reso noto il sindaco in esilio della città Ivan Fedorov, citando residenti locali che hanno riferito di spari vicino al villaggio di Myrne, situato pochi chilometri a nord di Melitopol, nella parte occupata dell'oblast di Zaporizhzhia. «C'è stato uno scontro tra i combattenti ceceni fedeli al dittatore Ramzan Kadyrov e i partigiani ucraini», ha detto il sindaco in esilio. «Mentre i ceceni aspettavano assistenza nella loro macchina, il veicolo è esploso ed è andato a fuoco». Il numero delle persone uccise nell'attacco non è stato ancora confermato, ha aggiunto Fedorov.

Ore 13:58 - Le forze militari russe avanzano ad Avdiivka

Le forze militari russe hanno registrato lo scorso fine settimana passi avanti sul fronte aperto di Avdiivka, la città dell'est dell'Ucraina, nella regione di Donetsk, a soli dieci chilometri da Donetsk, assediata in cui si concentrano i combattimenti fra i due schieramenti, oltre che a Robotyne, a sud, dove invece nelle ultime settimane gli scontri sono scemati. I militari ucraini sono stati costretti a ritirarsi dalle zone a sud est della cittadina industriale e anche a nord ovest, all'altezza del villaggio di Stepove. Rimane ora agli ucraini uno stretto corridoio di meno di sette chilometri per il trasferimento dei rifornimenti ad Avdiivka alla guarnigione che la presiede. L'Institute for the Study of War ha confermato i progressi.

Ore 14:01 - | La tempesta di Odessa (di Marta Serafini, inviata a Odessa) Le «intense ostilità» fra eserciti russo e ucraino continuano nell’Est e nel Sud del Paese invaso: lo ha detto il presidente Volodymyr Zelensky nel suo discorso serale. «Le intense ostilità non si fermano neanche per un’ora nelle direzioni di Donetsk e nella regione di Kharkiv - in direzione di Kupyansk. I nostri guerrieri mantengono le loro posizioni anche nel sud del Paese: La regione di Zaporizhzhia, la nostra regione di Kherson». Zelensky ieri sera però anche parlato del maltempo: una tempesta di neve e ghiaccio ha investito tutta la regione di Odessa e del Mar Nero, in quella che alcuni ucraini hanno già definito la peggiore tempesta degli ultimi cento anni.

Le autostrade verso Mykolaiv e Kiev questa mattina sono chiuse, molti mezzi di trasporto sono fermi, la circolazione è complicata, ci sono stati numerosi blackout in città e in tutta la regione, secondo i servizi di sicurezza ucraini fuori dalla città è cadut un metro e mezzo di neve. E Odessa, ricoperta dalla neve e dal ghiaccio, resta isolata dal resto del mondo nella sua infinita bellezza.

Ore 14:41 - Mosca condanna Israele per il nuovo attacco all'aeroporto di Damasco

Mosca condanna con fermezza l'ultimo attacco «provocatorio» compiuto stamane da Israele sull'aeroporto internazionale di Damasco, chiedendo che venga messa a fine a tali azioni militari. È quanto afferma la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova. «Consideriamo i continui attacchi al territorio della Repubblica araba di Siria come una flagrante violazione della sovranità di questo Stato e delle norme basilari della legge internazionale», ha detto la portavoce, citata dall'agenzia Tass. «Condanniamo con fermezza - ha aggiunto - un altro attacco provocatorio da parte di Israele su una importante infrastruttura civile siriana. Chiediamo che sia messa fine a queste azioni irresponsabili che mettono in pericolo le vite di persone innocenti».

Ore 15:23 - Stoltenberg: «Nonostante il nostro aiuto l'Ucraina non riesce ad avanzare»

Stoltenberg, segretario generale della Nato, sostiene che l'Ucraina non è riuscita a spostare la prima linea nel conflitto con la Russia nell'ultimo anno, nonostante il sostegno «significativo» che le viene dato . «Anche con questo sostegno militare sostanziale e significativo da parte degli alleati della Nato, loro [gli ucraini] non sono stati in grado nell'ultimo anno di spostare la linea del fronte, e questo riflette semplicemente il fatto che non dovremmo mai sottovalutare la Russia. La loro industria della difesa è sul piede di guerra, sono in grado di rifornire le loro forze con munizioni e nuove capacità».

Ore 15:43 - Mosca: «Nessuno sviluppo sul rilancio del patto sul grano. Il problema è l'Occidente»

Nonostante gli sforzi da parte delle Nazioni Unite non ci sono ancora sviluppi riguardo al rilancio dell'accordo sul grano trovato nell'estate del 2022 tra Russia e Ucraina, con la mediazione della Turchia e dell'Onu, ma conclusosi a luglio a causa dell'uscita di Mosca dal patto. Lo ha affermato l'ambasciatore russo in Turchia, Aleksei Erkhov, in un'intervista al quotidiano turco Daily Sabah. «La nostra parte del pacchetto è a livello zero. Le Nazioni Unite stanno compiendo sforzi ma sono infruttuosi. Il problema sta nel fatto che l'Occidente continua a imporre e mantenere sanzioni su cibo e fertilizzanti provenienti dalla Russia», ha affermato Erkhov. L'ambasciatore russo ha affermato che nel frattempo Mosca ha proposto un'iniziativa per inviare grano gratuitamente ai Paesi africani più poveri. «Ci aspettiamo che entro la fine dell'anno verranno inviate circa 200mila tonnellate di grano, due imbarcazioni sono già partite nei giorni scorsi e sono dirette in Somalia e Burkina Faso», ha spiegato Erkhov. In luglio, la Russia ha deciso di uscire dall'accordo, lamentando l'impossibilità di potere esportare anche i propri prodotti attraverso il corridoio sicuro nel Mar Nero. In agosto, l'Ucraina ha lanciato un «corridoio per le esportazioni temporaneo», arrivando ad esportare finora oltre 5,6 tonnellate di grano e altri prodotti. L'accordo dello scorso anno aveva portato all'esportazione in totale di 32,9 milioni di tonnellate di grano e altri prodotti alimentari. I cinque Paesi che hanno ricevuto le quantità maggiori di grano quando l'accordo era valido sono la Cina (8 milioni di tonnellate), la Spagna (6 milioni di tonnellate), la Turchia (3,2 milioni di tonnellate), l'Italia (2,1 milioni di tonnellate) e l'Olanda (2 milioni di tonnellate).

Ore 15:44 - L'allargamento degli aiuti Ue all'Ucraina è il tema del bilaterale Michel-Orban

Il primo ministro ungherese Viktor Orban ha avuto un incontro nel proprio ufficio a Budapest con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel, cui ha partecipato anche Janos Boka, il ministro degli Affari europei. Lo ha annunciato il portavoce personale di Orban, Bertalan Havasi, aggiungendo che non è prevista alcuna conferenza stampa. L'ufficio di Orban si trova nell'ex convento dei carmelitani, nel Castello di Buda, edificio inavvicinabile perché circondato da transenne in modo permanente. «Le trattative si svolgono in vista del prossimo vertice Ue al fine di preparare per un successo del Consiglio europeo», ha sostenuto Havasi. Tra i temi prioritari del vertice ci sono stati l'allargamento dell'Unione e gli aiuti supplementari da inviare all'Ucraina nell'ambito della revisione del bilancio, viene ricordato a Budapest. Orban, in una lettera inviata a Michel, su entrambi i punti aveva annunciato la contrarietà dell'Ungheria finché l'Ue non ridisegna, in una «discussione strategica», i propri piani riguardo alla guerra in Ucraina. Il premier ungherese, in una sua intervista settimanale alla radio pubblica, ultimamente ha espresso forti dubbi circa una sconfitta della Russia nella guerra e quindi sull'utilità degli aiuti inviati a Kiev.

Ore 15:47 - Il portavoce di Meta (Facebook) inserito da Mosca nella lista dei ricercati

Il portavoce della società tecnologica statunitense Meta, proprietaria di Facebook e Instagram, Andy Stone, è stato aggiunto a una lista di ricercati, dal ministero degli Interni russo. A riferirlo è la rete Abc, che cita come fonte l'agenzia statale russa Tass e il quotidiano indipendente Mediazona. Le autorità russe in ottobre avevano classificato Meta come un'organizzazione «terrorista ed estremista», aprendo la strada a possibili procedimenti penali contro i dirigenti, ma anche contro i russi che utilizzano le due piattaforme social. Sul database del ministero degli Interni, il nome di Stone è collegato ad una serie di accuse penali. All'inizio di novembre un tribunale russo ha spiccato un mandato di arresto contro Stone, con l'accusa di «facilitazione del terrorismo». Nel marzo di quest'anno, un comitato investigativo federale aveva aperto un'indagine penale su Meta, poiché incitava alla violenza contro i russi, dopo l'invasione dell'Ucraina. Nell'aprile 2022, la Russia ha formalmente vietato l'ingresso nel paese al Ceo di Meta, Mark Zuckerberg.

Ore 16:29 - Il leader del Senato americano presenta una nuova legge per gli aiuti a Israele e Ucraina

Il leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer ha dichiarato domenica in una lettera ai suoi colleghi democratici che a breve presenterà in aula la proposta per un nuovo pacchetto di finanziamenti che comprenda sia gli aiuti a Israele che quelli all'Ucraina. Lo riporta la Cnn. «Uno dei compiti più importanti che dobbiamo portare a termine è approvare un disegno di legge che garantisca che noi, così come i nostri amici e partner in Ucraina, Israele e nella regione dell'Indo-Pacifico, abbiamo le capacità militari necessarie per affrontare e scoraggiare avversari e nemici», ha scritto Schumer nella lettera. L'idea di unire i finanziamenti a Israele e Ucraina è un modo per aggirare l'opposizione dei repubblicani a ulteriori aiuti a Kiev. Il leader della minoranza al Senato Mitch McConnell e lo speaker della Camera Mike Johnson hanno ribadito che il sostegno del Grand old party per nuovi fondi all'Ucraina è condizionato all'inasprimento delle leggi sull'immigrazione. Schumer ha esortato i democratici a collaborare con i repubblicani «ad un percorso bipartisan nelle prossime settimane». Anche se la misura passasse al Senato, troverebbe diverse difficoltà alla Camera, dove i repubblicani hanno la maggioranza.

Ore 16:50 - «Usa e Germania non vogliono spingere Kiev a negoziare con Mosca»

Le notizie dei media secondo cui Stati Uniti e Germania stanno spingendo l'Ucraina a negoziare con la Russia sono «intriganti» ma non vere, ha detto lunedì il sottosegretario di Stato americano per gli affari europei ed eurasiatici James O'Brien. «La storia della Bild era intrigante ma non vera, non esiste una simile politica statunitense. Abbiamo sempre detto che spetta all'Ucraina decidere. Non decidiamo nulla sull'Ucraina senza l'Ucraina», ha detto O'Brien durante un briefing. Venerdì la Bild ha riferito, citando una fonte del governo tedesco, che Washington e Berlino intendono spingere l'Ucraina a negoziare con la Russia limitando la quantità e la qualità delle armi fornite a Kiev.

Ore 16:58 - Ungheria: «Sanzioni Ue contro la Russia sono fallite»

«L'economia dell'Ue sta cadendo a causa di politiche ideologiche ed emotive, mentre è ormai chiaro che le sanzioni contro la Russia sono fallite. Stiamo negoziando il 12esimo pacchetto di sanzioni senza sapere quale danno economico causato all'Europa i precedenti pacchetti». Lo ha affermato il ministro degli Esteri ungherese, Pe'ter Szijjarto, secondo quanto riportato dal portavoce del Governo, Zoltan Kovacs.

Ore 17:13 - Blinken vola al vertice Nato: focus su Ucraina e Balcani

Il capo della diplomazia americana Antony Blinken è partito oggi per Bruxelles, dove parteciperà alla ministeriale dell'Alleanza Atlantica, compresa la prima riunione del Consiglio Nato-Ucraina. Il segretario di stato Usa «metterà in risalto il fermo impegno della Nato nei confronti dell'Ucraina nella sua lotta contro l'aggressione della Russia, sottolineerà il nostro sostegno alla democrazia e alla stabilità regionale nei Balcani occidentali e discuterà le priorità per il vertice (Nato, ndr) di Washington del luglio 2024», ha reso noto il dipartimento di stato. Ma durante il suo viaggio in Europa Blinken potrebbe anche partecipare in Macedonia del Nord ad un incontro dell'Osce sul sostegno a Kiev, come ha anticipato James O'Brien, il diplomatico Usa incaricato degli affari europei. In questa occasione potrebbe incontrare il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, che ha chiesto di esserci ma attende l'ok della Bulgaria per sorvolare il suo spazio aereo. L'anno scorso la Polonia - che aveva organizzato l'incontro dell'Osce - rifiutò la presenza del capo della diplomazia russa, suscitando forti proteste da parte di Mosca. A Bruxelles il segretario di stato Usa discuterà degli aiuti americani all'Ucraina nei prossimi mesi, in un momento in cui Kiev è impegnata in una controffensiva sempre più stagnante e l'attenzione mondiale è rivolta al Medio Oriente. Joe Biden sta cercando di convincere l'opposizione repubblicana ad approvare un piano di aiuti da 61 miliardi di dollari per l'Ucraina, legandolo agli aiuti per Israele e Taiwan.

Ore 17:32 - I filorussi: «Due persone uccise dai missili ucraini nella regione di Zaporizhzhia»

Due civili sono stati uccisi e quattro feriti oggi da un bombardamento con missili effettuato dalle forze ucraine su Pologi, località della regione di Zaporizhzhia sotto il controllo dei russi. Lo ha detto un membro dei servizi d'emergenza regionali dell'autorità filorussa, citato dall'agenzia Interfax. Secondo la fonte, le vittime sono due dipendenti di una compagnia attiva nel settore del gas. I servizi d'emergenza precisano che le testate dei missili, sei in tutto, sono esplose vicino agli uffici amministrativi e che anche tre case private sono state danneggiate.

Ore 17:48 - Domani Borrell riceve il ministro degli Esteri ucraino Kuleba

L'Alto rappresentante dell'Ue per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, riceverà domani a Bruxelles Dmytro Kuleba, ministro degli Affari esteri dell'Ucraina. «L'incontro sarà l'occasione per l'Alto rappresentante di scambiare con il ministro degli Affari esteri informazioni sullo stato di avanzamento della guerra illegale di aggressione della Russia contro l'Ucraina e sugli ultimi sviluppi sul campo. Discuteranno inoltre delle relazioni Ue-Ucraina, del continuo sostegno dell'UE all'Ucraina e delle iniziative in relazione alla crisi mediorientale», ha annunciato il Servizio europeo per l'azione esterna (Seae). Dopo la riunione, si terrà una conferenza stampa congiunta, alle 14.50 circa, al Seae.

Ore 18:13 - Ue: «Presto una riunione sui camion bloccati tra Polonia e Ucraina»

«La Commissione europea ha chiesto una riunione tecnica questa settimana per valutare la situazione sul campo e l'attuazione di azioni operative per facilitare l'attraversamento transfrontaliero dei camion» ai valichi di frontiera tra Polonia e Ucraina. Lo ha detto il vicepresidente dell'esecutivo Ue, Valdis Dombrovskis, in conferenza stampa, rispondendo a una domanda sui blocchi attuati dai camionisti polacchi in segno di protesta contro l'allentamento dei permessi d'ingresso nell'Ue per le aziende e gli autotrasportatori ucraini. Bruxelles «sta facilitando la discussione tra Ucraina e Polonia su come affrontare al meglio i potenziali problemi affrontati dai camionisti polacchi per cercare soluzioni che possano garantire il libero flusso di merci attraverso il confine, in linea con gli accordi dell'Ue con l'Ucraina» sui corridoi di solidarietà, ha spiegato Dombrovskis, precisando che la disputa legata alla concorrenza nella fornitura di merci e servizi percepita come sleale in Polonia affligge «anche altri Paesi dell'Ue come i Baltici».

Ore 19:07 - Zelensky parla con von der Leyen in vista del vertice Ue

Zelensky ha avuto oggi «un'importante conversazione» con la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen «in vista della riunione del Consiglio europeo di dicembre». Come si legge sul profilo Telegram del leader di Kiev, «le parti hanno discusso dei progressi dell'Ucraina nell'attuazione delle raccomandazioni della Commissione europea per l'avvio dei negoziati di adesione all'UE». Zelensky, prosegue la nota, «ha assicurato che l'Ucraina attuerà tutte le raccomandazioni entro la riunione di dicembre del Consiglio europeo, comprese quelle relative ai diritti delle minoranze nazionali e al rafforzamento delle istituzioni anticorruzione».

Ore 19:18 - Gentiloni: «Zelensky il più vicino a un modello di leader»

«Non c'è un vero modello» da seguire per chi vuole diventare leader, ma oggi «quello che si avvicina di più alla leadership è Zelensky», che non nasce leader ma «è diventato quello che è con l'invasione russa». Lo ha detto il commissario Ue all'Economia, Paolo Gentiloni, alla presentazione di `Leader per forza´, il libro di Antonio Funiciello, ex capo di gabinetto di Draghi e dello stesso Gentiloni, organizzata dalla Luiss. Oggi, ha detto il commissario, è «molto difficile avere leadership politiche e aziendali lungimiranti, che guardano oltre il domani». Molti i motivi, dalla fragilità della struttura democratica ai meccanismi dei mercati finanziari. «Siamo malatissimi - ha detto Gentiloni - guardiamo alle nostre democrazie e chiediamoci perché ad esempio in Africa sta succedendo che alcuni modelli come quello cinese si rafforzano al di là degli investimenti». Il motivo è che esprimono un «modello attraente perché propone un esercizio della decisione politica che manca» altrove.

Ore 19:38 - «I Paesi democratici rafforzino la cooperazione»

«La cooperazione tra Unione europea e Stati uniti deve essere ancora più efficace, poiché nel contesto delle attuali sfide geopolitiche, unire le forze è essenziale per rafforzare la nostra sicurezza economica e mobilitare il sostegno all'Ucraina». Lo ha affermato la viceministra degli Esteri lituana, Jovita Neliupsiene, nel corso del Consiglio esteri dell'Ue sul Commercio, svoltosi oggi a Bruxelles. Neliupsiene ha sottolineato che la cooperazione deve avere, tra i suoi principali obiettivi, l'ottimizzazione delle sanzioni nei confronti della Russia e la lotta contro la loro elusione. Il segretario parlamentare del ministero degli Esteri della Lettonia, Reinis Brusbardis, ha a sua volta posto in evidenza che la cooperazione economica internazionale deve avere come obiettivo la diversificare delle catene di approvvigionamento e la creazione di nuove opportunità di esportazione, aiutando così l'Ue tutta a far fronte a una situazione geo politicamente difficile ed economicamente impegnativa. «L'Ue - ha puntualizzato Brusbardis - deve costruire e rafforzare i partenariati con Paesi che condividono gli stessi principi attraverso accordi di libero scambio. Ciò permetterà ai nostri imprenditori di superare le sfide poste dai cambiamenti nell'ordine commerciale globale».

Ore 19:41 - Von der Leyen a Zelensky: «Al fianco di Kiev per un futuro nella Ue»

«Ottimo scambio con il presidente Volodymyr Zelensky in vista delle discussioni cruciali al Consiglio europeo di dicembre. L'Ucraina è concentrata sull'attuazione delle 7 fasi e delle riforme legate al sostegno finanziario dell'Ue. La Commissione Ue è fermamente al fianco dell'Ucraina nella preparazione del suo futuro nell'Unione»: Lo scrive su X la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 28 novembre.

Le notizie di martedì 28 novembre sul conflitto in Ucraina. Marta Serafini, inviata, e Redazione Online su Il Corriere della Sera martedì 28 novembre 2023.

• Stoltenberg: «Prepararsi a maggiori scontri in Ucraina».

• Cremlino: «La Nato vuole contenere la Russia sacrificando gli ucraini».

• Ungheria: «Le sanzioni Ue contro la Russia sono fallite».

Ore 03:52 - Mosca, eliminati 110 soldati Kiev in zona Donetsk

Mosca afferma che il gruppo tattico russo Sud ha sconfitto due brigate ucraine vicino agli insediamenti di Kleshcheyevka e Kurdyumovka nella zona di Donetsk, eliminando fino a 110 militari nemici. «Il gruppo tattico Sud che operava in collaborazione con l’aviazione e l’artiglieria ha colpito il personale e l’equipaggiamento della 24ma e della 93ma brigata meccanizzata ucraine: in totale il nemico ha perse fino a 110 militari e mezzi da combattimento di fanteria», spiega il portavoce militare Vadim Astafiyev citato dall’agenzia russa Tass.

Ore 05:42 - Mar Nero, nonostante tempesta altra lanciamissili russa

Il 27 novembre, nonostante una forte tempesta, la Russia ha messo la nave da guerra Admiral Makarov in servizio attivo di combattimento nel Mar Nero, ha riferito la Southern Defense Forces via Telegram citata dal «Kyiv Independent». La nave è in grado di trasportare fino a otto missili da crociera Kalibr e di attaccare obiettivi a terra.

Ore 07:09 - «Usa interessati a discutere con la Russia le questioni nucleari»

L’amministrazione Usa è interessata a discutere le questioni nucleari con la Russia e presume che Mosca conosca la posizione di Washington, ha detto la sottosegretaria di Stato americana per il Controllo degli armamenti e la sicurezza internazionale Bonnie Jenkins citata dall’agenzia Tass. Commentando la dichiarazione del viceministro degli Esteri russo Sergej Ryabkov secondo cui il dialogo sulla stabilità strategica tra Usa e Russia difficilmente riprenderà nella sua forma precedente nel prossimo futuro, la Jenkins ha affermato: «Come ha detto il consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan, restiamo interessati a parlare di questioni nucleari. Penso che sappiano - ha sottolineato riferendosi a Mosca - a che punto siamo a questo proposito, quindi la situazione non è cambiata».

Ore 07:24 - Gruppi Telegram, fiumi a nuoto e foreste a piedi: così in 20 mila hanno lasciato l’Ucraina per non combattere

(di Marta Serafini, inviata a Odessa) Ivan Marmaroshsky, 40 anni di Dnipro, ha rischiato di morire congelato sul monte Pop sui Carpazi al confine tra Ucraina e Romania pur di non rischiare di andare a combattere. In un video diffuso su Telegram dall’ex vice ministro degli Interni Gerashenko, uomo della potente macchina di propaganda di Kiev, Marmaroshsky è stato trovato dalle guardie di frontiera ucraine e dai soccorritori alle 4 del mattino del 26 novembre, in mezzo alla neve, con indosso solo un paio di jeans e di scarpe da ginnastica. Quando l’hanno trovato Ivan non era contento: sperava che lo trovassero i rumeni e lo aiutassero ad attraversare il confine. Come Marmaroshsky, quasi 20.000 uomini sono fuggiti dall’Ucraina dall’inizio della guerra per evitare di essere arruolati. (…)

Ore 07:29 - Attacco russo sul villaggio di Kivsharivka con una bomba pre-guidata

Il villaggio ucraino di Kivsharivka, nel distretto di Kupyan, è stato attaccato ieri sera dalla forza armata russa con una bomba aerea pre-guidata. Sono stati registrati colpi tra edifici residenziali. Le facciate degli edifici, le finestre e l’area circostante sono state danneggiate ma non si registrano vittime. Durante il giorno erano andati avanti i bombardamenti russi sugli insediamenti dei distretti di Chuguyiv e Kupyan. In particolare, Staritsa e Tyche del distretto di Chuguyiv, Synkivka, Ivanivka, Kislivka, Kotlyarivka, Tabaivka, Krokhmalne e Stroivka del distretto di Kupyan sono stati sotto attacco nemico. Nella direzione di Kupyansk, i difensori ucraini hanno respinto 3 attacchi nemici nelle aree di Sinkivka e Petropavlivka.

Ore 08:18 - Gershkovich resta in carcere fino al 30 gennaio

Il giornalista statunitense Evan Gershkovich, detenuto in Russia, resterà in carcere fino al 30 gennaio. Lo ha stabilito un tribunale di Mosca. È stata così prolungata di due mesi la custodia cautelare del giornalista arrestato a fine marzo in Russia per «spionaggio», accusa che lui respinge.

Ore 09:11 - Stoltenberg: «Ucraina più vicina che mai alla Nato»

Stoltenberg, segretario generale della Nato, ha dichiarato ai media ungheresi che «l’Ucraina è più vicina che mai e continueremo a sostenerla nell’attuazione delle riforme necessarie nel suo percorso verso l’adesione».

«Il futuro dell’Ucraina è nella Nato» ha ribadito in un colloquio con l’ungherese Index. «Al vertice Nato di quest’anno a Vilnius, gli alleati hanno concordato un programma di aiuti pluriennale per l’Ucraina per garantire la transizione dall’era sovietica alle attrezzature e agli standard Nato, nonché all’interoperabilità degli eserciti». Per poi aggiungere: «Gli alleati hanno finora stanziato 500 milioni di euro per far fronte a necessità critiche, tra cui carburante, attrezzature mediche, attrezzature per lo sminamento e ponti di barche».

Ore 09:19 - Almeno 10 morti in Ucraina a causa della tempesta

Dieci persone sono morte e 23 sono rimaste ferite in una violenta tempesta che ha colpito l’Ucraina, secondo un nuovo bilancio annunciato dal ministro degli Interni. «In totale, dieci persone sono morte» nelle regioni di Odessa e Mykolaiv (sud), quella di Kharkiv (est) e nella città di Kiev (nord)”, ha detto su Telegram il ministro Igor Klymenko. Il rapporto precedente di lunedì sera riportava cinque morti.

Ore 09:28 - «Ankara esporta beni che vengono usati dall’Esercito russo»

Sono in crescita le esportazioni, tramite Paesi terzi, da parte della Turchia verso la Russia di beni che vengono utilizzati dall’Esercito di Mosca. Lo rivela un’inchiesta del Financial Times (Ft), pubblicata sul suo sito, che cita 45 prodotti soggetti a controlli sulle esportazioni da parte di Usa, Unione Europea (Ue), Giappone e Gran Bretagna volti a impedirne l’ingresso in Russia. Secondo il Ft, questi controlli possono essere aggirati dalle aziende che utilizzano strutture intermediarie per camuffare le loro destinazioni finali. Il quotidiano cita una crescita del 60% nelle importazioni di questi prodotti - che comprendono microchip, apparecchi per le comunicazioni e mirini telescopici - dai Paesi del G7 alla Turchia nei primi 9 mesi dell’anno rispetto allo stesso periodo tra il 2015 e il 2021. Mentre le esportazioni, da gennaio ad oggi, degli stessi prodotti dalla Turchia verso la Russia e altri cinque Paesi - Azerbaigian, Georgia, Kazakhstan, Kyrgyzstan e Uzbekistan - sono tre volte maggiori rispetto a quelle dello stesso periodo nel 2022. Ft sottolinea come la Turchia abbia dichiarato alti livelli di esportazioni di questi prodotti nelle cinque ex repubbliche sovietiche ma gli istituti di statistica di questi Paesi non hanno registrato un analogo aumento delle importazioni, portando alcuni analisti a sospettare che la marce dopo essere arrivata Azerbaigian, Georgia, Kazakhstan, Kyrgyzstan e Uzbekistan prosegua poi verso la Russia. Nelle scorse settimane, un fornitore di prodotti elettronici con sede a Istanbul, Azint Elektronik, è stato sanzionato dagli Usa per presunte spedizioni verso Mosca di alcuni prodotti, come circuiti elettronici integrati.

Ore 10:42 - WSJ: la detenzione del nostro reporter è attacco a libertà di stampa

La detenzione da parte della Russia del reporter americano Evan Gershkovich è un «attacco sfrontato e oltraggioso» alla libertà di stampa. Lo dice il Wall Street Journal, che chiede il rilascio immediato del suo giornalista. Oggi un tribunale russo ha dichiarato di aver prolungato la custodia cautelare di Gershkovich, accusato di spionaggio, di due mesi fino al 30 gennaio.

Ore 10:32 - Scholz: il sostegno all’Ucraina è esistenziale per la Germania

Il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha affermato che il «sostegno» all’Ucraina sotto attacco della Russia ha un «significato esistenziale» per la Germania.

Ore 10:49 - Maltempo in Ucraina: 400 località in 11 regioni senza luce, anche in Crimea

Più di 400 località in 11 regioni in Ucraina restano senza elettricità a causa del maltempo e otto autostrade sono ancora bloccate, mentre la rete energetica e i servizi di emergenza del Paese sono messi a dura prova dalla prolungata invasione russa da febbraio 2022. Lo ha scritto il ministro dell’Interno ucraino Igor Klymenko su Telegram.

Ore 11:20 - «Avvelenata la moglie del capo degli 007 di Kiev Budanov»

(di Marta Serafini, inviata a Dnipro) Marianna Budanova, la moglie di Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence della Difesa ucraina (DIU), è stata avvelenata con metalli pesanti. È sopravvissuta e si è sottoposta ad una prima fase di cure mediche. Ad affermarlo sono fonti di sicurezza ad Ukrainska Pravda. Le stesse fonti hanno spiegato che la moglie di Budanov è stata «molto probabilmente avvelenata dal cibo». La donna avrebbe sviluppato rapidamente i sintomi. Nel giugno 2023, Andrii Yusov, un rappresentante della DIU, aveva dichiarato a Ukrainska Pravda che Kyrylo Budanov era sopravvissuto a oltre 10 tentativi di assassinio. In una precedente intervista a Radio Svoboda (Liberty) Budanov aveva dichiarato che sua moglie Marianna vive con lui nel suo ufficio e che la coppia è insieme 24 ore su 24, 7 giorni su 7 per motivi di sicurezza. Marianna insegna presso il Dipartimento di Psicologia Legale dell’Accademia Nazionale degli Affari Interni. «Vivere insieme non è un problema per lei», aveva dichiarato il capo degli 007 ucraini.

Ore 11:24 - Peskov: la Nato vuole contenere la Russia sacrificando gli ucraini

«La Nato resta impegnata a contenere la Russia, sacrificando il popolo ucraino come vittima nella battaglia contro la Russia». Lo ha dichiarato oggi Dimitry Peskov, il portavoce del presidente russo Vladimir Putin, ripreso dalla Tass. Secondo Peskov, «la Nato considera la Russia un avversario». Ed «è un’alleanza che è stata creata come strumento di confronto. È stata concepita così». «La sua architettura - ha detto il portavoce del Cremlino in un briefing - è stata costruita in modo tale da essere, di fatto, un elemento di confronto e uno strumento di contenimento della nostra paese in un modo o nell’altro». Pertanto, a suo avviso, «qualunque cosa venga inventata lì, qualsiasi dichiarazione possa essere fatta, lo scopo principale dell’Alleanza resta proprio questo». Per il portavoce del Cremlino, «l’Alleanza sta analizzando la situazione» .«Per ora, non abbandona i suoi piani per contenere la Russia e, di fatto, di usare il popolo ucraino come agnello sacrificale nella lotta contro Russia», ha sottolineato Peskov.

Ore 11:26 - Stoltenberg: «Prepararsi a maggiori scontri in Ucraina»

«In Ucraina vediamo intensi combattimenti al fronte e attacchi coi droni alle città: dobbiamo prepararci a nuovi attacchi di questo tipo a maggiori combattimenti». Lo ha detto il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg aprendo la ministeriale Esteri a Bruxelles sottolineando di aspettarsi che gli alleati ribadiscano il loro «sostegno» a Kiev. Aggiungendo: «È nostro obbligo fornire le armi all’Ucraina perché vincano, la sfida ora è mantenere il livello di aiuto: sono fiducioso che gli Usa continuino a fare la loro parte perché è ciò che abbiamo concordato ed è nel loro interesse».

Ore 11:42 - Kiev: avviati i negoziati con l’Italia sulle garanzie di sicurezza

Kiev ha avviato negoziati con l’Italia sulle garanzie di sicurezza per l’Ucraina. Lo ha riferito l’ufficio del presidente ucraino Vladimir Zelensky sul suo sito web. «È iniziato il primo ciclo di consultazioni con la Repubblica italiana per la conclusione di un accordo bilaterale sulle garanzie di sicurezza, come previsto dalla Dichiarazione congiunta del G7 sul sostegno per l’Ucraina», viene spiegato. «Sarà l’Italia a presiedere il Gruppo dei Sette l’anno prossimo. Apprezziamo il contributo significativo dei nostri amici italiani alla difesa dell’Ucraina e l’avvicinarsi della vittoria congiunta», si aggiunge.

La squadra negoziale ucraina era guidata dal vice capo dell’ufficio del presidente Zelensky, Ihor Zhovkva, secondo Kiev. «L’Ucraina ha già avviato consultazioni bilaterali con tutti i paesi del G7, compresa l’Italia. La fornitura da parte dell’Italia delle garanzie di sicurezza all’Ucraina sarà un passo importante verso l’adesione del nostro Paese all’UE e alla Nato», ha sottolineato Zhovkva.

Ore 12:20 - Kadyrov: «Altri 3000 ceceni saranno inviati in Ucraina»

Altri 3.000 combattenti ceceni verranno inviati in Ucraina, secondo il loro leader Ramzan Kadyrov, faranno parte di nuove unità del ministero della Difesa russo e delle forze della Guardia nazionale russa. Lo scrive l’emittente britannica Sky News. Kadyrov, che si è spesso descritto come il «soldato di fanteria» di Vladimir Putin e che è stato a tratti molto critico della performance della Russia nel conflitto, ha dichiarato su Telegram: «I nostri combattenti hanno le migliori attrezzature e armi moderne. Inoltre, i ragazzi sono molto combattivi e molto motivati a raggiungere risultati».

Ore 12:36 - L’Ue propone la proroga di un anno del price cap sul gas

La Commissione europea ha proposto una proroga di un anno delle misure di emergenza energetiche, tra cui il tetto al prezzo del gas, introdotte lo scorso anno in risposta alla crisi energetica innescata dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. «Anche se quest’anno l’Ue si trova in una posizione molto migliore e gli strumenti di gestione della crisi si sono dimostrati efficaci per calmare i mercati e garantire forniture stabili, la proroga di altri 12 mesi fornirà un’ulteriore tutela poiché i mercati energetici globali rimangono tesi», evidenzia Bruxelles. La proposta ora dovrà essere approvata dai Paesi membri.

Ore 12:56 - I Paesi baltici disertano Osce a Skopje per l’arrivo di Lavrov

«I ministri degli Esteri di Estonia, Lettonia e Lituania condannano fermamente la decisione di consentire la partecipazione del ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov al Consiglio ministeriale dell’Osce a Skopje e pertanto hanno deciso di non partecipare». Lo fanno sapere i Paesi Baltici in una nota congiunta. «La decisione di permettere a Serghei Lavrov di partecipare alla Conferenza ministeriale dell’Osce rischia di legittimare lo Stato aggressore della Russia come membro legittimo della nostra comunità di nazioni libere».

Ore 13:10 - Ministro Skopje: la presenza di Lavrov serve a preservare l’Osce

«La Russia con la sua aggressione dell’Ucraina ha violato i principi dell’Osce, ai quali abbiamo aderito volontariamente 50 anni fa, e lo dirò al ministro Lavrov, che incontrerò non da ministro degli Esteri della Nord Macedonia ma da presidente dell’Osce». Lo ha detto Bujar Osmani, arrivando alla Nato a Bruxelles. «Lavrov non sta venendo a Skopje ma alla ministeriale dell’Osce, così come all’Onu a New York: l’organizzazione ha servito la regione per promuovere i valori democratici e ne avremo bisogno sempre di più in futuro, dobbiamo preservarla».

Ore 13:18 - Anche Kiev boicotta la riunione Osce per la presenza di Lavrov

Come i Paesi baltici, anche l’Ucraina ha annunciato che non parteciperà alla riunione ministeriale dell’Osce per la presenza all’incontro della delegazione russa guidata dal ministro degli Esteri Serghei Lavrov. «Dovremmo concentrare i nostri sforzi comuni su come salvare l’Osce dalla Russia e non inviare messaggi sulla possibilità di un ritorno alle forme di cooperazione esistenti prima del febbraio 2022 allo Stato che ha scatenato la più grande aggressione armata in Europa dalla fine del della Seconda Guerra Mondiale», si legge in una nota del ministero degli Esteri. «Per questo motivo la delegazione dell’Ucraina non parteciperà alla riunione dell’Osce».

Ore 14:27 - Kiev: con la moglie di Budanov avvelenati altri membri dell’intelligence

Il portavoce dell’intelligence della Difesa ucraina, Andriy Yusov, ha confermato ufficialmente l’avvelenamento di Marianna Budanova, moglie del capo dell’intelligence della Difesa ucraina, Kyrylo Budanov, e ha affermato che diversi altri membri dell’intelligence di Kiev sono stati avvelenati con metalli pesanti. Lo riporta Unian. Yusov ha aggiunto che Budanova ha ricevuto le cure necessarie e rimarrà sotto osservazione per le prossime settimane.

Ore 14:58 - Putin: «L’Occidente vuole smembrare e saccheggiare la Russia»

Obiettivo dell’Occidente è quello di «smembrare e saccheggiare la Russia». Lo ha detto il presidente Vladimir Putin parlando in videoconferenza al Consiglio mondiale del popolo russo. Lo riferisce l’agenzia Tass.

«Oggi la russofobia e altre forme di razzismo e neonazismo sono diventate praticamente l'ideologia ufficiale delle élite dominanti occidentali», ha sottolineato Putin. Secondo lui, questo atteggiamento «non è diretto solo contro i russi, ma anche contro tutti i popoli della Russia: tatari, ceceni, avari, tuvini, bashkiri, buriati, yakuti, osseti, ebrei, ingusci, mari, altaici».

Per il presidente russo«senza una Russia sovrana e forte non è possibile un ordine mondiale duraturo e stabile».

Ore 15:05 - La Finlandia è pronta a chiudere l’ultimo varco con la Russia

La Finlandia sarebbe pronta a chiudere l’ultimo passaggio di confine con la Russia, lo riporta il quotidiano finlandese Helsingin Sanomat. Secondo due fonti vicine al governo che hanno parlato con il giornale, la chiusura del varco permetterebbe soltanto il transito di merci ed una decisione in merito dovrebbe essere presa in merito dal governo a Helsinki questo pomeriggio.

Ore 15:12 - Mattarella: «La solidarietà a Kiev non esclude la ricerca della pace»

«La piena e totale solidarietà a Zelensky e al popolo ucraino non esclude la ricerca di vie di dialogo e di pace. Una pace le cui condizioni devono essere ovviamente condivise innanzitutto dall’Ucraina». Lo ha ribadito il presidente Sergio Mattarella nel suo colloquio odierno al Quirinale con il presidente ceco Petr Pavel.

Ore 15:16 - Borrell a Kuleba: «Gaza non ci distrae dal sostegno all’Ucraina»

«Il Conflitto a Gaza è alto in agenda ma volevo assicurare al ministro Kuleba che non ci distrae dal nostro sostegno fermo e inequivocabile all’Ucraina. Ieri ero a Barcellona con i colleghi arabi, certamente abbiamo prestato attenzione a Gaza ma non dimentichiamo quello che sta succedendo in Ucraina». Lo ha dichiarato l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrell, in un punto stampa con il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, a Bruxelles.

«Oggi sono 649 giorni da quando la Russia ha lanciato la sua guerra illegale contro l’Ucraina. E cerca di sfruttare la tragedia a Gaza per infliggere più distruzione e sofferenza all’Ucraina sperando che l’attenzione mondiale sia su altro, deviata verso un’altra tragedia. Come hanno fatto l’altro giorno con l’attacco di massa a Kiev. Il più grande attacco aereo dall’inizio della guerra, se non erro», ha aggiunto. «Ho espresso a Kuleba il nostro forte impegno a continuare a sostenere l’ucraina e aiutare a respingere l’aggressore. Per questo in termini concreti, il 12esimo pacchetto di sanzioni viene finalizzato. L’ho presentato ai ministri. Lo stanno discutendo gli ambasciatori. Spero venga approvato presto per portarlo al Consiglio Esteri di dicembre», ha aggiunto.

Ore 15:44 - «Putin aspetterà un altro anno prima di sedersi al tavolo della pace». La coalizione rischia di crollare?

(di Francesca Basso e Viviana Mazza) Per la prima volta in questi giorni a Bruxelles i ministri degli Esteri si riuniscono nel Consiglio Nato-Ucraina. «Un passo molto significativo perché mostra l’appoggio politico per ciò che l’Ucraina sta costruendo con la Nato. Fa parte del processo perché Kiev trovi il suo posto nell’Alleanza, l’abbiamo sempre detto: questo è il futuro dell’Ucraina», dice ai giornalisti James O’Brien, assistente segretario di Stato per gli Affari europei.

O’Brien smentisce la notizia della Bild che gli Stati Uniti stiano spingendo gli ucraini a dialogare con Mosca. «Secondo noi, Putin aspetterà per almeno un altro anno o anche di più, prima di contemplare negoziati di pace veri e sostanziali. Non avrebbe senso adesso avere una discussione sul lato ucraino: non sarebbe un dialogo, ma un monologo per la resa».

Ore 16:18 - Mosca, verso stop all'intesa con Tokyo per ridurre armi nucleari

Il ministero degli Esteri russo afferma di aver notificato al Giappone la sua intenzione di risolvere l'accordo bilaterale del 1993 sulla cooperazione per «l'eliminazione delle armi nucleari soggette a riduzione nella Federazione Russa»: lo riporta l'agenzia di stampa statale russa Ria Novosti. L'accordo - secondo Mosca - terminerà il 21 maggio del prossimo anno.

Ore 16:25 - «Tre morti in un attacco russo su Sumy, anche una bambina»

Tre persone sono morte, tra cui una bambina di 7 anni, e due sono rimaste ferite in un attacco delle forze russe contro la città di Seredyna-Budy, nella regione settentrionale ucraina di Sumy. Lo ha riferito la procura della regione su Telegram. I russi «hanno sparato contro le infrastrutture civili della città con missili antiaerei», ha scritto la procura. In seguito all'attacco «almeno 5 case private sono state distrutte e tra le macerie sono stati recuperati i corpi di due donne morte, insieme a due feriti. Anche un civile e la sua figliastra di 7 anni sono stati colpiti nella loro stessa auto. Più tardi, la bambina è morta in ospedale», ha riferito.

Nell'attacco russo a Nikopol, nella regione di Dnipropetrovsk, invece è stato ucciso un uomo e due persone sono state ferite.

Ore 16:55 - Mosca: «La chiusura dei confini della Finlandia è irrazionale»

La decisione della Finlandia di chiudere l'ultimo valico di frontiera con la Russia è «irrazionale»: lo ha affermato il vice ministro degli Esteri di Mosca, Alexander Grushko. «Possiamo commentare alcune decisioni razionali — ha detto Grushko, citato dall'agenzia Tass — e possiamo cercarne la logica. Ma la decisione (della Finlandia) è irrazionale». Helsinki ha annunciato oggi che nella notte tra mercoledì e giovedì, e fino al 13 dicembre, chiuderà il suo ultimo valico rimasto finora aperto con la Federazione Russa a seguito di un afflusso di migranti che la Finlandia sostiene sia un attacco ibrido orchestrato da Mosca.

Ore 17:31 - Vicedirettore generale Unicef in Ucraina: gravi violazioni dei diritti dei bambini

Il vicedirettore generale dell'Unicef per l'azione umanitaria e le operazioni di approvvigionamento, Ted Chaiban, ha concluso una visita di una settimana in Ucraina, sottolineando l'urgente necessità di una risposta umanitaria costante nelle aree colpite dal conflitto e che i bambini siano in prima linea negli sforzi di recupero e ricostruzione. «I bambini in Ucraina hanno sopportato 21 mesi di violenze, sfollamenti, sofferenze e perdite dall'escalation della guerra nel febbraio 2022. Questa guerra sta strappando a milioni di bambini la loro infanzia, privandoli del diritto all'istruzione, alla salute, allo sviluppo, alla protezione e alla sicurezza», ha dichiarato Chaiban.

Le gravi violazioni dei diritti dei bambini in Ucraina continuano, con 1.781 segnalati come uccisi o feriti dal febbraio 2022. Nel frattempo, i continui combattimenti e il rischio diffuso di mine e ordigni esplosivi espongono la sicurezza dei bambini ad un rischio elevato. Scuole e ospedali continuano a essere danneggiati dagli attacchi, interrompendo l'accesso a un apprendimento sicuro e a servizi vitali, tra cui le infrastrutture sanitarie e idriche.

Ore 17:39 - Kiev sospetta che Mosca abbia avvelenato moglie di Budanov

L'Ucraina sospetta che ci sia la Russia dietro l'avvelenamento della moglie del capo dell'intelligence militare ucraina (Gur), Kyrylo Budanov. Lo ha detto all'Afp il portavoce dei servizi, Andrii Yusov. «Questa è l'ipotesi principale», ha affermato il funzionario, assicurando che si è trattato di un avvelenamento deliberato da metalli pesanti e non di un incidente. Il Cremlino non commenta.

Secondo Kiev, i russi avrebbero provato a uccidere Budanov almeno una decina di volte senza riuscirci. I servizi segreto non hanno voluto comunicare la natura dei metalli utilizzati per l'avvelenamento. Probabilmente il Gur rilascerà una dichiarazione ufficiale con maggiori dettagli appena avrà maggiori informazioni.

Ore 18:52 - Estonia: «Il seggio di Lavrov è al Tribunale speciale per i crimini commessi dalla Russia in Ucraina»

«Il seggio di Lavrov è al Tribunale speciale per i crimini commessi dalla Russia in Ucraina, non al tavolo dell’Osce». Lo ha affermato oggi in conferenza stampa il ministro degli Esteri estone, Margus Tsahkna, commentando la decisione degli Stati baltici di non partecipare al vertice Osce di Skopje, presa dopo l’annuncio della partecipazione di ministro degli Esteri della Federazione russa, Serghej Lavrov. «La Russia - ha continuato Tsahkna - sta usando questa opportunità per diffondere la sua propaganda e indebolire l’unità occidentale». Il ministro ha puntualizzato che la partecipazione di Lavrov minimizza gli atroci crimini che la Russia continua a commettere, disconoscendo i valori in cui l’Estonia crede e difende.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 29 novembre.

Le notizie di mercoledì 29 novembre sul conflitto in Ucraina. Marta Serafini, inviata, e Redazione Online su Il Corriere della Sera mercoledì 29 novembre 2023.

• Stoltenberg: «Prepararsi a maggiori scontri in Ucraina».

• Avvelenata con metalli pesanti la moglie del capo degli 007 ucraini e altri membri dell’intelligence.

Ore 00:31 - Fonti Usa: Putin non accetterà la pace prima delle elezioni americane

Il presidente russo Vladimir Putin non farà la pace in Ucraina prima di conoscere i risultati delle elezioni americane del 2024. Lo ha detto un alto funzionario del Dipartimento di Stato americano in relazione ai timori che una possibile vittoria dell’ex presidente Donald Trump possa mettere in crisi il sostegno occidentale a Kiev. Trump, il principale candidato alla nomination presidenziale repubblicana, ha criticato aspramente il sostegno degli Stati Uniti a Kiev. L’alto funzionario che ha informato i giornalisti dopo una riunione dei ministri degli Esteri della Nato a Bruxelles ha detto che l’alleanza ha ribadito il suo sostegno all’Ucraina sapendo che un accordo di pace nel prossimo anno è improbabile. «Mi aspetto che Putin non faccia una pace o una pace significativa prima di vedere il risultato delle nostre elezioni», ha detto il funzionario, che ha parlato a condizione di anonimato. Alla domanda se stessero esprimendo un’opinione personale o quella del governo statunitense, il funzionario ha risposto che si trattava di una «premessa ampiamente condivisa».

Ore 02:00 - Allarme di Kiev: due sottomarini russi lanciamissili nel Mar Nero

Due sottomarini russi in grado di lanciare missili da crociera Kalibr rimangono in servizio attivo nel Mar Nero, riferiscono le Forze armate dell’Ucraina in un messaggio su Telegram. Le cattive condizioni meteorologiche derivanti da un ciclone invernale hanno costretto Mosca a ritirare alcune risorse navali negli ultimi giorni, ricordano i media ucraini. I militari di Kiev affermano che il livello di minaccia missilistica nella zona rimane tuttora «alto».

Ore 02:49 - La Russia non parteciperà all’Expo 2025 di Osaka

La Russia ha annunciato il proprio ritiro dall’Expo 2025 di Osaka. La decisione è stata comunicata dal rappresentante di Mosca durante l’assemblea generale del Bureau international des expositions (Bie) a Parigi, spiegando che il proprio Paese ha deciso di astenersi dalla partecipazione «a causa della mancanza di una adeguata comunicazione con il comitato organizzatore», senza fornire ulteriori dettagli sulla ragione del ritiro. La scorsa settimana il governo giapponese aveva menzionato la possibilità che la Russia non partecipasse all’Expo se non avverranno dei cambiamenti nella congiuntura attuale con la guerra in Ucraina. La ministra responsabile dell’Expo, Hanako Jimi, aveva detto ai media locali che l’attuale corso degli eventi è in conflitto con il tema del prossimo Expo: «Progettare la società futura per le nostre vite». L’annuncio di Mosca segue la decisione del Messico e dell’Estonia di non partecipare all’evento nel 2025 per ragioni economiche.

Ore 05:57 - «Ex marine Usa detenuto a Mosca picchiato in carcere»

L'ex marine americano Paul Whelan, imprigionato in Russia con l'accusa di spionaggio, è stato aggredito da un compagno di cella, ha detto la sua famiglia aggiungendo di temere che l'uomo sia un bersaglio a causa della sua nazionalità. Il 53enne è dietro le sbarre dal 2018 e sta scontando una pena di 16 anni che secondo il governo degli Stati Uniti è immotivata. Martedì pomeriggio è stato «colpito in faccia» da un nuovo prigioniero che gli ha rotto gli occhiali, ha detto suo fratello David Whelan spiegando che l'incidente è avvenuto in un laboratorio di abbigliamento nella colonia penale di Mordovia, nella Russia centrale. Le guardie non entrano in quella parte della prigione e alla fine altri detenuti sono accorsi in aiuto di Whelan, ha aggiunto il familiare. «Paul è un bersaglio perché è americano e il sentimento antiamericano non è raro tra gli altri prigionieri», ha detto. L'ambasciata americana a Mosca, che è stata in contatto telefonico con Whelan, ha appreso che l'ex marine sta ricevendo cure mediche in seguito all'incidente, ha detto un portavoce del Dipartimento di Stato esortando il governo russo a tenerlo al sicuro e tornando a chiedere il rilascio di Whelan. L'ex marine lavorava nella sicurezza per un'azienda statunitense di componenti per veicoli quando fu arrestato a Mosca nel 2018 e ha sempre affermato che le prove contro di lui erano falsificate.

Ore 06:05 - Mosca: abbattuto un drone ucraino nel distretto di Podolsk

I sistemi di difesa aerea russi hanno abbattuto un drone ucraino nel distretto urbano di Podolsk, nella regione di Mosca. Lo ha riferito mercoledì l'ufficio stampa del ministero della Difesa russo: «Il 29 novembre alle 7.30 ora di Mosca (le 5:30 in Italia) è stato sventato un tentativo da parte del regime di Kiev di effettuare un attacco terroristico utilizzando un velivolo senza pilota. Le forze di difesa aerea in servizio hanno distrutto il drone ucraino nel territorio del distretto urbano di Podolsk, nella regione di Mosca».

Ore 06:50 - Mosca: colpiti 4 siti ucraini con missili Kalibr lanciati dal Mar Nero

Una fregata della flotta russa del Mar Nero ha lanciato quattro missili da crociera Kalibr contro strutture delle forze armate ucraine, ha detto oggi il ministero della Difesa russo citato dall'agenzia Tass. «Durante una missione nel Mar Nero l'equipaggio di una fregata ha ricevuto l'obiettivo urgente di colpire le infrastrutture militari nemiche con missili da crociera Kalibr nel più breve tempo possibile», ha affermato il dicastero specificando che il lancio della salva ha «avuto successo» e gli obiettivi designati sono stati colpiti

Ore 07:28 - Kiev: distrutti nella notte 21 droni e due missili russi

Kiev ha reso noto di aver distrutto nella notte «tutti» i 21 droni Shahed e «due missili» su tre lanciati dalle truppe russe. Lo riporta Ukrainska Pravda. «L’obiettivo principale dell’attacco era la regione di Khmelnitsky nel Sud del Paese», ha spiegato su Telegram l’aviazione ucraina.

Ore 09:05 - Kuleba: «L’Ucraina non mollerà, serve continuare a lottare»

«Il messaggio che voglio portare è che dobbiamo continuare, dobbiamo combattere, l’Ucraina non mollerà, vogliamo riconquistare i territori sul confine riconosciuto del 1991». Lo ha detto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, arrivando a Bruxelles per il primo consiglio Nato-Ucraina al livello ministeriale. Per quanto riguarda il campo di battaglia, Kuleba ha negato che ci sia alcuno «stallo». Sulla delicata questione dei negoziati il ministro ha detto: «È sempre facile consigliare altri di mollare e fare concessioni. Prima dovrebbero farlo loro».

Ore 09:11 - La moglie del capo dei servizi militari ucraini, avvelenata con metalli pesanti. L’ombra di un complotto di Mosca

(di Marta Serafini, inviata a Dnipro) In un’intervista rilasciata all’edizione ucraina di Elle, un anno fa, Marianna Budanova spiegava: «Nei momenti in cui tentano di ucciderti, di rapirti, di farti saltare in aria la macchina o di tirare giù la porta di casa tua, è il caso che inizi a preoccuparti dei tuoi cari». Parole più che profetiche, dato che ieri i media ucraini hanno diffuso la notizia che la moglie di Kyrylo Budanov, capo dell’intelligence militare ucraina, è sopravvissuta a un tentativo di avvelenamento con metalli pesanti.

Ore 10:12 - Baerbock: fornire a Kiev uno «scudo di protezione» per l’inverno

«Invito ancora una volta il mondo a fare tutto il possibile per mettere insieme uno “scudo di protezione” invernale per l’Ucraina». Lo ha detto la ministra degli Esteri tedesca, Annalena Baerbock, prima della riunione dei ministri degli Esteri della Nato a Bruxelles, come riporta Tagesschau. Come già un anno fa, la Russia attacca deliberatamente le infrastrutture dell’Ucraina per tagliare l’approvvigionamento di elettricità e acqua calda, ha dichiarato Baerbock, spiegando che occorre quindi predisporre uno «scudo di protezione» per l’inverno, per il quale la Germania ha già fornito a Kiev generatori e sistemi antiaerei Patriot.

Ore 10:32 - «Sventato un attentato alla stazione ferroviaria di Mosca»

Un attentato terroristico è stato sventato a Mosca, capitale della Russia. Lo riporta Ria Novosti. Secondo quanto spiegato un uomo avrebbe pianificato un esplosione in una stazione ferroviaria. Il sospettato — nato nel 1983 — è stato arrestato. Secondo gli investigatori, la persona arrestata ha «ricevuto un incarico da un complice non identificato» e ha accettato «denaro di pianificare un tentativo di far saltare in aria un serbatoio di carburante». La versione delle autorità russe non è verificabile in modo indipendente.

Ore 10:58 - Cremlino: «Niente e nessuno minaccia la Finlandia»

«Niente e nessuno minaccia la Finlandia», ma a causa della concentrazione di personale militare al confine potrebbero sorgere tensioni. Lo ha affermato il portavoce della presidenza russa Dmitry Peskov, rispondendo alla domanda se esiste il rischio reale di un’escalation del conflitto e come ha reagito il Cremlino alla notizia della chiusura dell’ultimo varco tra Russia e Finlandia, annunciato ieri da Helsinki.

Ore 11:11 - «Colpito un edificio nel Kherson, uccisi 5 funzionari russi»

Un edificio dove funzionari russi stavano tenendo una riunione è stato colpito nel villaggio temporaneamente occupato di Yuvileine nella regione di Kherson. Ne ha dato notizia il Centro nazionale della resistenza ucraina su Telegram, riferisce Ukrinform. Si ritiene che almeno 5 dei funzionari russi riuniti siano rimasti uccisi. «Il 28 novembre un edificio dove gli occupanti stavano tenendo una riunione è stato colpito nel villaggio temporaneamente occupato di Yuvileine, nella regione di Kherson», segnala il rapporto.

Ore 11:13 - Kiev: i russi intensificano gli attacchi su Avdiivka

Le forze russe stanno intensificando i loro attacchi sulla cittadina industriale di Avdiivka, nel Donetsk, e l’hanno quasi circondata, secondo quanto rende noto l’Ucraina in un bollettino militare. «Il nemico negli ultimi giorni ha incrementato in modo significativo la sua attività e sta usando veicoli corazzati», ha dichiarato Oleksandr Tarnavsky, il comandante militare ucraino responsabile per la zona, aggiungendo tuttavia che le forze ucraine «stanno tenendo la linea sul fronte». La cittadina di Avdiivka, che aveva circa 30 mila abitanti, è da mesi uno dei punti di spinta dell’offensiva russa nel Donbass: uno sforzo che è cresciuto d’intensità nelle ultime settimane, con lenti guadagni territoriali, pagati dai russi a caro prezzo di uomini e mezzi, secondo Kiev.

Ore 12:01 - Nato: «Per l’adesione, Kiev faccia riforme sulla corruzione e sullo stato di diritto»

«Abbiamo discusso il percorso dell’Ucraina per l’adesione alla Nato. Gli Alleati concordano che l’Ucraina diventerà membro della Nato. Abbiamo fornito ora raccommandazioni sulle riforme prioritarie ucraine. Compresa la lotta alla corruzione, il rafforzamento dello Stato di diritto e il sostegno dei diritti umani e delle minoranze». Lo ha dichiarato il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, nella conferenza stampa al termine della riunione dei ministri degli Esteri dell’Alleanza. «L’Ucraina è vicina alla Nato come mai e continueremo a sostenere il suo percorso per l’adesione e la sua battaglia per la libertà».

Ore 12:09 - Odessa, Zelensky incontra i militari che difendono il sud del Paese

Il presidente ucraino Zelensky ha incontrato a Odessa i militari che difendono il sud dell'Ucraina. «Abbiamo iniziato con i rapporti militari e un incontro sulla protezione della regione - ha scritto su Telegram il presidente ucraino - Molte domande importanti. La situazione operativa e le ostilità. La situazione nel Mar Nero, le contromisure antimine e la messa in sicurezza del "corridoio del grano". Il lavoro delle forze di difesa aerea di Odessa, che proteggono la regione dall'alto».

La regione di Odessa, in particolare le sue infrastrutture portuali, è regolarmente sottoposta ai bombardamenti russi. Le truppe della Federazione Russa attaccano costantemente gli insediamenti ucraini con vari tipi di armi: con Uav, missili e Mlrs. Nonostante le prove e le testimonianze, Mosca ha negato attacchi mirati contro i civili dall'inizio dell'invasione su vasta scala .

Ore 12:15 - Nato: «Mosca ha accumulato una grande riserva di missili»

Stoltenberg, il segretario generale della Nato, ha segnalato oggi che Mosca ha accumulato una grande riserva di missili in attesa dell'inverno. Lo ha detto durante una conferenza stampa presso il quartier generale di Bruxelles dell'Alleanza.

Ore 12:19 - Peskov (Russia): «Le truppe polacche al confine con la Finlandia aumenteranno la tensione»

La decisione della Polonia di inviare truppe al confine tra la Russia e la Finlandia aumenterà il livello di tensione. Lo ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov nel corso di una conferenza stampa, parlando di «misura ridondante» perché «lì non c'è alcuna tensione e nessuna minaccia per la sicurezza». Anzi, ha aggiunto Peskov, «potrebbero sorgere tensioni durante la concentrazione di altre truppe al nostro confine, perché i finlandesi devono essere chiaramente consapevoli che ciò rappresenterà una minaccia per noi: un aumento della concentrazione di unità militari ai nostri confini».

Ore 12:26 - Fonti Nato: improbabile che Kiev cacci i russi nel 2024

Gli ucraini «continueranno inevitabilmente a condurre» la loro controffensiva, magari cercando di organizzare le operazioni «in maniera diversa», ma è «improbabile» che potranno cacciare i russi «da tutti i territori occupati già nel 2024». È l’analisi di un alto funzionario della Nato che ha accesso ai report dell’intelligence. La fonte, pur giudicando «straordinari» i successi raggiunti sinora dalle forze ucraine, reputa che l’approccio «debba cambiare» poiché, in caso contrario, «ciò che abbiamo visto a Bakhmut o ad Avdiivka diventerà la norma».

Ore 13:10 - Tajani: «Ritardi nell’invio di armi ma il sostegno a Kiev è totale»

«Possono esserci stati, rispetto alle richieste ucraine, dei ritardi» nell’invio di armi, «però l’impegno è totale e siamo tutti uniti in difesa dell’indipendenza e della libertà dell’Ucraina». Lo ha dichiarato il ministro degli Affari esteri, Antonio Tajani, incontrando i cronisti al termine della riunione dei ministri degli Esteri della Nato. Il ritardo «è un problema anche dell’industria europea, un problema che riguarda la produzione europea, ma noi abbiamo detto che continuiamo a sostenere l’Ucraina in tutti i modi, sia a livello europeo, che bilaterale. È una questione anche di tempi di capacità produttive», ha sottolineato.

Ore 13:34 - La Russia rivendica la conquista di un villaggio vicino Bakhmut

La Russia ha dichiarato che le sue forze armate hanno preso il controllo di Khromove, un piccolo villaggio alla periferia di Bakhmut, nella regione orientale di Donetsk in Ucraina. «Le truppe, supportate dal fuoco dell’aviazione e dell’artiglieria, hanno migliorato le loro posizioni lungo la linea del fronte e hanno liberato il villaggio di Artemovskoye», ha detto il ministero della Difesa russo in un briefing quotidiano, riferendosi al villaggio con una versione precedente del suo nome.

Ore 13:44 - Budanova è stata avvelenata con arsenico e mercurio

Marianna Budanova, la moglie del capo dell’intelligence militare ucraina, è stata avvelenata con arsenico e mercurio. Lo hanno riferito fonti di intelligence a Ukrainska Pravda, dopo che ieri è emersa la notizia dell’avvelenamento della moglie di Kyrylo Budanov, che è sopravvissuta ed è stata curata. L’avvelenamento sarebbe avvenuto con del cibo.

Ore 14:36 - L’Ue contro Varsavia per le proteste al confine con l’Ucraina

«La situazione al confine tra Polonia e Ucraina è assolutamente inaccettabile: non c’è buona fede nel cercare una soluzione». Lo ha detto la commissaria europea ai Trasporti, Adina Valean, in conferenza stampa, puntando il dito contro la «mancanza di coinvolgimento» delle autorità polacche nel risolvere il blocco causato dalle proteste, in corso da settimane, al confine con l’Ucraina degli autotrasportatori polacchi. «Pur sostenendo il diritto a manifestare dei cittadini, l’Europa e l’Ucraina, un Paese in guerra, non possono essere prese in ostaggio bloccando le nostre frontiere esterne», ha aggiunto la commissaria che ha minacciato di aprire una procedura d’infrazione contro Varsavia. I manifestanti contestano l’abolizione del sistema di permessi d’ingresso voluta dall’Ue dopo l’invasione russa dell’Ucraina, sostenendo che questa mossa li abbia messi nella condizione di non poter competere con le aziende ucraine, che hanno costi operativi inferiori.

Ore 14:45 - Cremlino: «Budanova? Le solite accuse alla Russia»

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha bollato come le «solite accuse» i sospetti sul governo russo per l’avvelenamento di Marianna Budanova, moglie del capo dell’intelligence militare ucraina Kirilo Budanov, e diversi agenti dei servizi di sicurezza. «L’Ucraina accusa di tutto la Russia. L’Ucraina accusa la Russia persino della sua esistenza. Sono le solite accuse», ha detto Peskov in dichiarazioni riportate dall’agenzia Interfax.

Ore 15:08 - L'ex marine americano Whelan aggredito in prigione in Russia

L'ex marine americano Paul Whelan, detenuto in Russia con l'accusa di spionaggio, è stato aggredito da un compagno di cella, secondo quanto riferito dalla famiglia, la quale ha espresso il timore che l'uomo possa essere preso di mira per la sua nazionalità. Il 53enne è dietro le sbarre dal 2018 e sta scontando una pena di 16 anni che secondo il governo degli Stati Uniti è ingiustificata. Ieri pomeriggio, Whelan è stato «colpito in faccia» da un nuovo prigioniero, che gli ha rotto gli occhiali, ha detto in una nota suo fratello David Whelan. L'incidente è avvenuto in un laboratorio di abbigliamento nella colonia penale di Mordovia, nella Russia centrale. Le guardie non entrano in quella parte della prigione e alla fine altri detenuti sono accorsi in aiuto di Whelan, ha detto suo fratello. «Paul è un bersaglio perché è americano e il sentimento antiamericano non è raro tra gli altri prigionieri», ha aggiunto. «Paul dice di credere che l'amministrazione penitenziaria stia prendendo sul serio l'aggressione». L'ambasciata americana a Mosca, che è stata in contatto telefonico con Whelan, ha appreso che sta ricevendo cure mediche in seguito all'incidente, ha detto un portavoce del dipartimento di Stato che ha chiesto a Mosca di garantire l'incolumità del suo cittadino. Whelan lavorava nella sicurezza per un'azienda statunitense di componenti per veicoli quando fu arrestato a Mosca nel 2018 e ha sempre affermato che le prove contro di lui fossero falsificate. La Russia e gli Stati Uniti si accusano a vicenda di detenere i rispettivi cittadini per scopi politici.

Ore 15:19 - Bce: «Contrati a usare i beni russi congelati»

Una decisione della sola Unione Europea, e non dell'intero G7, sull'utilizzo dei beni russi congelati (secondo alcune stime pari a 200 miliardi di euro) per ricostruire l'Ucraina, «danneggerebbe la reputazione dell'euro come valuta ». Lo afferma il vicepresidente della Bce Luis De Guindos in una intervista a due quotidiani belgi (De Standaard e La Libre Belgique) dicendosi favorevole all'utilizzo «dei dividendi e interessi provenienti dagli attivi di Mosca» sotto sequestro ma avvisando che una decisione più dura come una tassazione o una loro alienazione, opzioni al vaglio nella ue, «avrebbe implicazioni negative sull'euro come valuta sicura». «Credo che ci siano altre strade per finanziarie la ricostruzione dell'Ucraina» ha aggiunto.

Ore 15:29 - IL PUNTO DEL CORRIERE | La Finlandia chiude tutti i valichi di confine con la Russia

(di Giulia Zamponi) Anche l’unico posto di frontiera rimasto finora aperto, il valico Raja-Jooseppi, tra la Finlandia e la Russia, sarà definitivamente chiuso. Il Paese scandinavo chiuderà così l’intero confine con la Russia per le prossime due settimane per fermare il flusso dei migranti che arrivano alla frontiere. Helsinki crede che questa sia una mossa orchestrata da Mosca, che sta incanalando le persone verso il confine come ritorsione per la sua decisione di aumentare la cooperazione con gli Stati Uniti e soprattutto di aver aderito alla Nato dallo scorso aprile.

Questo mese sono stati circa 900 i richiedenti asilo provenienti da Kenya, Marocco, Pakistan, Somalia, Siria e Yemen che si sono presentati alle porte della Finlandia, passando dalla Russia. Il governo ha definito la mossa «un’operazione di influenza» e una strumentalizzazione dei migranti per un «attacco ibrido» volto a destabilizzare il Paese dopo l’ingresso nell’Alleanza atlantica. La Finlandia lo scorso aprile ha infatti posto fine a decenni di non allineamento militare, in risposta all’invasione russa dell’Ucraina. Il Cremlino ovviamente nega le accuse.

Helsinki aveva già chiuso sette dei suoi otto posti di blocco sul tratto di 1.340 chilometri di confine terrestre che condivide con la Russia. Adesso i profughi saranno limitati a richiedere protezione ai «valichi di frontiera aperti per il traffico aereo e marittimo», cioè porti e aeroporti. Solo un passaggio a livello rimarrebbe aperto, ma per il traffico merci. Il difensore civico finlandese per la non discriminazione ha dichiarato di essere allarmato per la decisione di mettere a repentaglio la possibilità di chiedere asilo ai sensi del diritto internazionale.

Ore 15:33 - Il taccuino militare ucraino

(di Guido Olimpio) La tempesta che ha sconvolto alcune zone della Crimea ha avuto un impatto anche sulle difese create dalla Russia. In particolare — secondo le fonti satellitari — ci sono stati danni agli sbarramenti eretti a protezione dell’ingresso della base di Sebastopoli. Erano stati piazzati per prevenire le incursioni dei droni-kamikaze ucraini.

Sono spariti anche i «recinti» galleggianti che ospitavano i delfini addestrati dai russi a intercettare eventuali subacquei. I mammiferi sono probabilmente fuggiti. Sempre in base alle immagini non si vedono più gli ostacoli disposti attorno al ponte di Kherch: non è chiaro se siano rimossi o spazzati via. Kiev, che ha sempre dimostrato di avere grandi capacità in Mar Nero, sfrutterà questi varchi? Intanto Mosca, quasi a voler rispondere, ha usato la flotta per lanciare missili cruise.

Ore 15:44 - Mosca ordina l'arresto in contumacia della popstar ucraina Jamala

Un tribunale di Mosca avrebbe ordinato l'arresto in contumacia della cantante ucraina Jamala accusandola di «false informazioni» sull'esercito russo, ovvero sulla base della legge che in Russia vieta di fatto di criticare l'invasione dell'Ucraina sotto la minaccia di lunghe pene detentive: lo riferisce la Tass citando la procura della capitale russa. «Una misura preventiva sotto forma di detenzione è stata scelta in contumacia contro Jamaladinova. Il procedimento penale sarà inviato al tribunale distrettuale Basmanny di Mosca per un esame nel merito in assenza dell'imputata, che è sulla lista dei ricercati internazionali», ha detto alla Tass il servizio stampa della procura di Mosca. Jamala, al secolo Susana Jamaladinova, ha vinto Eurovision nel 2016 con una canzone che denunciava la drammatica deportazione dei tatari di Crimea sotto Stalin. In questi mesi, la popstar ha più volte denunciato l'aggressione militare contro l'Ucraina da parte delle truppe russe.

Ore 15:49 - Lavrov vola al summit Osce e spacca l’Europa. Ira dell’Ucraina, Mosca: «In molti ci chiedono incontri bilaterali»

(di Paolo Valentino) «Tutti mi chiedono, tutti mi vogliono». Come il Figaro del Barbiere di Siviglia, Sergei Lavrov fa sapere che sono in molti a volerlo incontrare al vertice dell’Osce che si apre domani in Nord Macedonia. «Posso confermare che abbiamo un sacco di richieste di incontri bilaterali», dice la sua portavoce, Maria Zakharova.

Il ministro degli Esteri russo arriva oggi a Skopje, per un summit dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, che rischia di fotografare una grave spaccatura tra i Paesi europei. La partecipazione di Lavrov, la prima a un consesso internazionale in Europa dall’inizio della guerra in Ucraina, ha infatti spinto Kiev e i tre Paesi baltici ad annunciare che i loro ministri degli Esteri boicotteranno l’appuntamento.

Ore 16:05 - La battaglia di Kiev contro gli oligarchi

(di Marta Serafini, inviata a Dnipro) Quando Igor Kolomoisky, uno degli oligarchi più potenti dell’Ucraina, è stato arrestato quest’autunno con l’accusa di appropriazione indebita, la notizia è stata trattata in un breve servizio su 1+1, uno dei canali televisivi più popolari e influenti del Paese. Niente di strano se si pensa che Kolomoisky è il proprietario di 1+1. Gli oligarchi ucraini un tempo dominavano l’economia, con il monopolio sull’energia e sulle materie prime e con l’aiuto di alleati all’interno della politica e della magistratura, ma secondo l’analisi del Financial Times gli effetti combinati della guerra, della crisi economica e della legge marziale che ha concentrato più poteri hanno ridimensionato la loro influenza. (…)

Ore 16:12 - Blinken ribadisce il sostegno Usa all'Ucraina nonostante la diminuzione di forniture militari

(di Marta Serafini, inviata in Ucraina) Il segretario di Stato americano Antony J. Blinken ha ribadito il sostegno all’Ucraina e al suo tentativo di aderire alla Nato, nonostante la diminuzione delle forniture militari. Le osservazioni di Blinken sono arrivate alla fine di una riunione ministeriale della Natoa Bruxelles, dove lui e altri diplomatici occidentali hanno cercato di dissipare i dubbi sulla determinazione occidentale di aiutare Kiev contro i russi. «Alcuni si chiedono se gli Stati Uniti e gli altri alleati della Nato debbano continuare a stare al fianco dell'Ucraina mentre entriamo nel secondo inverno della brutalità di Putin», ha detto Blinken in conferenza stampa a Bruxelles.

«Ma la risposta qui oggi alla Nato è chiara ed incrollabile. Dobbiamo e continueremo a sostenere affinché la guerra di aggressione della Russia rimanga un fallimento strategico». Ha aggiunto che si aspetta che la richiesta del presidente Biden di 61,4 miliardi di dollari di ulteriore sostegno militare ed economico per l'Ucraina venga approvata dal Congresso. «Quello che continuo a vedere, quello che continuo a sentire, è un forte sostegno bipartisan in entrambe le camere del Congresso per l’Ucraina», ha detto Blinken.

Ore 16:36 - Kherson, ufficiali russi uccisi dall'esplosione di una mina

Confermata la morte di alcuni ufficiali russi dell'esercito e della polizia nell'area occupata della regione meridionale ucraina di Kherson. Media di stato russi hanno riferito della morte di almeno quattro ufficiali di polizia e del ferimento di altri 18 agenti in un attacco avvenuto ieri nella località di Yuvileine. I militari ucraini e canali Telegram indipendenti russi hanno confermato un attacco durante una riunione a Yuvileine, circa 65 chilometri a sudest di Kherson. A Kiev si parlava di cinque morti. Sempre ieri, inoltre, un generale russo sarebbe morto per l'esplosione di una mina.

Inizialmente i media ucraini, citando un ufficiale ucraino, riferivano di notizie da confermare sulla morte del generale Vladimir Zavadsky. Secondo rapporti di stampa l'ultimo incarico di Zavadsky è stato da vice comandante del 14esimo Corpo d'armata e sue immagini erano state usate dalla propaganda militare russa per attirare nuove reclute. Oggi il Conflict Intelligence Team (Cit) russo ha confermato la morte del generale, citando sue fonti tra i militari russi. Mosca non ha ancora confermato la morte di Zavadsky. Dal 24 febbraio 2022, dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, sono morti nel Paese sei generali russi, secondo le notizie ufficiali diffuse dai militari russi. Stando a fonti ucraine, tuttavia, la Russia avrebbe perso una decina di generali. Ma si tratta di informazioni che non possono essere verificate in modo indipendente.

Ore 16:39 - Mosca: «Abbattuto un drone ucraino sulla regione russa di Rostov»

Il ministero della Difesa russo sostiene che le sue forze armate abbiano abbattuto «un velivolo senza pilota ucraino» nella regione russa di Rostov. Lo riporta l'agenzia Interfax.

Ore 16:40 - Russia, dieci giorni di arresto per aver scritto "no alla guerra" sulla neve: accusato di discredito delle forze militari

Condannato a dieci giorni di carcere un uomo che aveva scritto con il dito "no alla guerra" sulla neve che copriva un tornello all'uscita di una pista di ghiaccio di Mosca. L'uomo è stato identificato come Dmitry Fyodorov. E la sua azione, che ha portato all'accusa di discredito delle forze militari, risale allo scorso 23 novembre.

Ore 17:08 - I militari russi rivendicano l'avanzata nel Donetsk

I militari russi affermano di aver conquistato un'altra località nel Donetsk, nell'Ucraina orientale. Artyomovskoye, Khromove per gli ucraini, è interamente sotto controllo russo, secondo gli annunci del ministero della Difesa di Mosca. La località si trova a ovest di Bakhmut. Le notizie non possono essere verificate in modo indipendente e non ci sono per ora commenti da parte di Kiev, ma se confermata la conquista russa di questa località sarebbe una battuta d'arresto per le forze armate ucraine impegnate nella controffensiva nell'est del Paese per liberare i territori occupati dai russi dall'invasione iniziata il 24 febbraio del 2022. Di recente le truppe russe sono state anche protagoniste di un'avanzata verso la località contesa di Avdiivka, nell'est del Paese.

Ore 17:37 - Kuleba: «Nella Nato nessuna stanchezza della guerra»

L'Ucraina non vede alcun segno di stanchezza fra gli alleati nel sostegno militare a Kiev: lo ha dichiarato il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, a Bruxelles dove ha partecipato al vertice ministeriale della Nato. «Ho ascoltato un chiaro "no" ad ogni riferimento alla stanchezza, e un chiaro "sì" per un aumentato sostegno all'Ucraina: gli alleati capiscono che per non finire in una situazione in cui la Nato sia costretta a combattere, l'Ucraina deve vincere questa guerra» ha concluso Kuleba, le cui dichiarazioni sono state riportate dal quotidiano The Guardian.

Ore 18:11 - I reperti archeologici della discordia di nuovo in Ucraina

(di Marta Serafini, inviata a Dnipro) «Sono parte della nostra Storia». Con queste parole le autorità ucraine hanno accolto domenica l’arrivo alla Pechersk Lavra, il monastero delle Grotte di Kiev, di alcuni manufatti d’oro massiccio dell’epoca scita, provenienti dalla Crimea. Nelle casse di legno, 565 oggetti, compresi una collana e un elmo d’oro massiccio dell’epoca scita, prestati da quattro musei della Crimea all’Olanda per una mostra nel 2013. Dopo che Vladimir Putin ha annesso unilateralmente la penisola alla Russia, quegli oggetti non sono mai stati restituiti né agli ucraini né ai russi, fino a domenica scorsa. A giugno la Corte suprema olandese ha stabilito che gli oggetti appartenevano all’Ucraina. 

Il Museo Allard Pierson di Amsterdam li ha rimossi dal deposito e li ha spediti a Kiev con un camion. «Abbiamo riportato a casa non solo gli oggetti di valore portati via dalla Crimea nel 2013, ma una parte della nostra Storia», ha dichiarato Vasyl Malyuk, capo dell’agenzia di intelligence ucraina Sbu, che ha coordinato la spedizione. «Per noi, così come per il nostro Paese in generale, questo caso è simbolico. Ciò dimostra che l’Ucraina non rinuncia mai a ciò che le appartiene per legge», ha aggiunto. Gli sciti erano guerrieri della steppa vissuti tra il VII e il III secolo a.C. nella regione del Mar Nero, abili per la lavorazione dei metalli preziosi. Lo storico Erodoto li descrisse come cavalieri e agricoltori, residenti ai margini del mondo greco, in quella che oggi è l’Ucraina meridionale. Ma non tutti sono d’accordo con la scelta della corte suprema olandese. Lunedì il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, citato dalla Tass, ha detto che i manufatti «appartengono alla Crimea e dovrebbero essere lì».

Ore 18:14 - Blinken incontra Kuleba: focus sulle forniture militari a Kiev

Il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken ha incontrato a Bruxelles il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. È stato «un incontro produttivo», commenta Blinken in un post su X. «Abbiamo discusso degli aggiornamenti sul campo di battaglia e degli sforzi bilaterali volti ad aiutare l'Ucraina ad aumentare la produzione delle forniture militari di cui ha bisogno per difendere il suo territorio e la sua popolazione».

Ore 18:24 - Kuleba a Tajani: «Grato all'Italia per il sostegno forte e incrollabile»

«Sono grato all'Italia per la sua leadership e al ministro Tajani per aver ribadito che il sostegno dell'Italia all'Ucraina rimane forte e incrollabile». Così sul social X il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba a margine dell'incontro con l'omologo italiano Antonio Tajani, a margine della ministeriale della Nato a Bruxelles. «Io e il mio collega italiano Antonio Tajani abbiamo coordinato i passi verso il vertice del Consiglio Europeo di dicembre. Con l'Italia che si prepara a guidare il G7 nel 2024, è stato importante sentire che l'Ucraina sarà una delle sue priorità. Ringrazio anche l'Italia per aver lavorato insieme a noi per mettere in atto il piano di pace del presidente Volodymyr Zelensky», si legge nel post.

Ore 19:02 - «Imporsi come nazione è già una vittoria»

La Nato ribadisce, quasi due anni dopo l'inizio dell'invasione dell'Ucraina da parte della Russia, l'impegno a sostenere Kiev nella difesa contro Mosca, ma la narrativa inizia a cambiare, adattandosi all'evolversi della situazione lungo il fronte nell'est del Paese, lungo 1.200 km. Tutti gli alleati riuniti a Bruxelles per la ministeriale Esteri, ha spiegato il segretario di Stato Usa Antony Blinken, «hanno espresso un forte impegno ad un sostegno durevole dell'Ucraina» di fronte all'invasione russa. Kiev, ha aggiunto il segretario generale Jens Stoltenberg, «è più vicina alla Nato che mai. Continueremo a sostenerli nel percorso verso l'adesione. E continueremo a sostenere la loro lotta per la libertà». Il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, venuto a Bruxelles per partecipare al Consiglio Nato-Ucraina, ha notato che oramai l'esercito del suo Paese è praticamente un'armata Nato, dati i progressi fatti nella transizione verso gli standard atlantici (Stoltenberg ha detto che Kiev beneficerà di un programma di sostegno pluriennale dedicato).

Il socialdemocratico norvegese, che sintetizza la linea politica dell'Alleanza, ha inserito una considerazione nuova nel suo discorso sull'Ucraina: ha notato che Kiev ha «liberato il 50%» del territorio invaso dai russi e che ha «prevalso come nazione indipendente, libera e sovrana», cosa che costituisce già «una grande vittoria». A cosa porterà questa considerazione apparsa nella narrazione della Nato, ripetuta per tre volte dal segretario generale, è presto per dirlo e dipenderà probabilmente dall'evoluzione della situazione sul campo di battaglia. Stoltenberg ha poi ammesso, in pratica, che la guerra tra Ucraina e Russia è arrivata ad una situazione di stallo, cosa che Kuleba ha recisamente negato: «Non c'è nessuno stallo», ha detto il ministro. Per il politico scandinavo, invece, non si sono osservati «cambiamenti significativi in prima linea negli ultimi mesi», anche se «sono in corso intensi combattimenti» e i progressi militari si possono misurare «in modi diversi», non solo in «chilometri quadrati» conquistati. Conta anche «il fatto che siano stati in grado di effettuare attacchi profondi, distruggendo le principali capacità russe, inclusi aerei da combattimento, bombardieri pesanti ed elicotteri», ha detto.

Ore 19:20 - Anche la Polonia boicotta il vertice Osce a causa della presenza di Lavrov

La Polonia si aggiunge ai Paesi baltici che con l'Ucraina hanno deciso di boicottare il vertice Osce in programma questa settimana in seguito all'annuncio che il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov sarà presente. Il ministro degli esteri polacco, Szymon Szynkowski vel Sek, ha annunciato che non parteciperà alla riunione in agenda a Skopje spiegando che è «inaccettabile» che Lavrov, in quanto rappresentante dello Stato aggressore nella guerra in Ucraina, responsabile di crimini di guerra, partecipi ad armi pari a un incontro che mira a rafforzare la pace e la sicurezza. Ha inoltre aggiunto che la sua decisione è stata influenzata da altri comportamenti russi in seno all'Osce, tra cui il sabotaggio del bilancio e l'ostacolo ai cambiamenti pianificati del personale nell'organizzazione. A suo avviso, la presenza della Russia all'incontro offrirà al Paese l'opportunità di diffondere la sua propaganda sulla guerra contro l'Ucraina e servirà a legittimare la Russia come membro della comunità dei paesi dell'Osce.

Quanto ai Paesi baltici, i ministri degli Esteri di Estonia, Lettonia e Lituania avevano annunciato ieri di aver «deciso di non partecipare» per non «legittimare un Paese aggressore, la Russia, come membro a pieno titolo della nostra comunità di nazioni libere», si legge in una nota congiunta. Quello in programma per il 30 novembre e il primo dicembre nella capitale della Macedonia del Nord è il 30esimo Consiglio ministeriale dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa: un incontro annuale dei ministri degli Esteri dei 57 Paesi che fanno parte dell'Osce. Padrone di casa sarà il ministro degli Affari esteri della Macedonia del Nord Bujar Osmani. Due giorni fa la Bulgaria ha concesso, in deroga alle sanzioni Ue contro la Russia, il diritto all'aereo del ministro Lavrov di sorvolare il suo spazio aereo per poter arrivare a Skopje.

Ore 19:30 - Due donne russe liberate da Hamas come «tributo a Putin»

Le due donne ostaggio con nazionalità russa liberate oggi da Hamas come «tributo» al presidente russo Vladimir Putin sono la 50enne Elena Trupanov e la madre Irena Tatti, 73. Lo riferisce Haaretz. Trupanov e Tatti sono state rapite dal Kibbutz Nir Oz assieme al figlio di Elena, Sasha e la sua fidanzata Sapir Cohen. Il marito di Elena Trupanov, Vitaly, è stato ucciso da Hamas durante l'attacco del 7 ottobre.

Ore 19:41 - Kadyrov affida il comando del battaglione Mansur al figlio 16enne

Il leader ceceno, Ramzan Kadyrov, ha nominato suo figlio Adam, 16 anni, al comando del battaglione Mansur inquadrato nelle forze militari russe. Lo ha confermato su Telegram, Adam Delimkhanov, deputato della Duma di Stato russa e cugino dello stesso leader ceceno, parlando di Adam come del suo «caro nipote». «Questa nomina è il risultato naturale degli importanti servizi resi da Adam nella difesa dei valori religiosi, familiari e culturali del nostro popolo», ha sottolineato Delimkhanov, che elogia i risultati ottenuti dal giovane ceceno.

«È un giovane energico, coraggioso, tenace e responsabile, un degno rappresentante delle giovani generazioni. Nonostante la sua giovane età, Adam agisce e pensa come un uomo. Il mio caro nipote è un guerriero nato con eccellenti doti di leadership». Adam Kadyrov è stato insignito dell'onorificenza della Stella di Mansur, diventando così la seconda persona, dopo suo padre, a ricevere l'onorificenza del battaglione, creato nel 2014 su iniziativa dello stesso leader ceceno e attivo nella guerra del Donbass fino al 2019.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 30 novembre.

Ucraina Russia, le notizie sulla guerra di oggi. Ucciso il generale russo Zavadsky. Fonti Nato: improbabile che gli ucraini caccino i russi nel 2024. Marta Serafini, inviata, e Redazione Online su Il Corriere della Sera giovedì 30 novembre 2023.

Le notizie sulla guerra in Ucraina di giovedì 30 novembre. Kuleba: «Kiev non mollerà, serve continuare a lottare». Sventato un attentato a una stazione ferroviaria di Mosca: un uomo è stato arrestato

• Blinken incontra Kuleba: focus sulle forniture militari a Kiev

• I militari russi rivendicano l’avanzata nel Donetsk

• Kuleba a Tajani: «Grato all’Italia per il sostegno forte e incrollabile»

• Kherson, ufficiali russi uccisi dall’esplosione di una mina

• Avvelenata con metalli pesanti la moglie del capo degli 007 ucraini e altri membri dell’intelligence.

Ore 00:25 - Kherson, ufficiali russi uccisi dall'esplosione di una mina

Confermata la morte di alcuni ufficiali russi dell'esercito e della polizia nell'area occupata della regione meridionale ucraina di Kherson. Media di stato russi hanno riferito della morte di almeno quattro ufficiali di polizia e del ferimento di altri 18 agenti in un attacco avvenuto ieri nella località di Yuvileine. I militari ucraini e canali Telegram indipendenti russi hanno confermato un attacco durante una riunione a Yuvileine, circa 65 chilometri a sudest di Kherson. A Kiev si parlava di cinque morti. Sempre ieri, inoltre, un generale russo sarebbe morto per l'esplosione di una mina.

Inizialmente i media ucraini, citando un ufficiale ucraino, riferivano di notizie da confermare sulla morte del generale Vladimir Zavadsky. Secondo rapporti di stampa l'ultimo incarico di Zavadsky è stato da vice comandante del 14esimo Corpo d'armata e sue immagini erano state usate dalla propaganda militare russa per attirare nuove reclute. Oggi il Conflict Intelligence Team (Cit) russo ha confermato la morte del generale, citando sue fonti tra i militari russi. Mosca non ha ancora confermato la morte di Zavadsky. Dal 24 febbraio 2022, dall'inizio dell'invasione russa dell'Ucraina, sono morti nel Paese sei generali russi, secondo le notizie ufficiali diffuse dai militari russi. Stando a fonti ucraine, tuttavia, la Russia avrebbe perso una decina di generali. Ma si tratta di informazioni che non possono essere verificate in modo indipendente.

Ore 01:06 - «Sventato un attentato alla stazione ferroviaria di Mosca»

Un attentato terroristico è stato sventato a Mosca, capitale della Russia. Lo riporta Ria Novosti. Secondo quanto spiegato un uomo avrebbe pianificato un esplosione in una stazione ferroviaria. Il sospettato — nato nel 1983 — è stato arrestato. Secondo gli investigatori, la persona arrestata ha «ricevuto un incarico da un complice non identificato» e ha accettato «denaro di pianificare un tentativo di far saltare in aria un serbatoio di carburante». La versione delle autorità russe non è verificabile in modo indipendente.

Ore 01:40 - Kuleba: «L’Ucraina non mollerà, serve continuare a lottare»

«Il messaggio che voglio portare è che dobbiamo continuare, dobbiamo combattere, l’Ucraina non mollerà, vogliamo riconquistare i territori sul confine riconosciuto del 1991». Lo ha detto il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, arrivando a Bruxelles per il primo consiglio Nato-Ucraina al livello ministeriale. Per quanto riguarda il campo di battaglia, Kuleba ha negato che ci sia alcuno «stallo». Sulla delicata questione dei negoziati il ministro ha detto: «È sempre facile consigliare altri di mollare e fare concessioni. Prima dovrebbero farlo loro».

Ore 02:01 - Lavrov vola al summit Osce e spacca l’Europa. Ira dell’Ucraina, Mosca: «In molti ci chiedono incontri bilaterali»

(di Paolo Valentino) «Tutti mi chiedono, tutti mi vogliono». Come il Figaro del Barbiere di Siviglia, Sergei Lavrov fa sapere che sono in molti a volerlo incontrare al vertice dell’Osce che si apre domani in Nord Macedonia. «Posso confermare che abbiamo un sacco di richieste di incontri bilaterali», dice la sua portavoce, Maria Zakharova.

Il ministro degli Esteri russo arriva oggi a Skopje, per un summit dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa, che rischia di fotografare una grave spaccatura tra i Paesi europei. La partecipazione di Lavrov, la prima a un consesso internazionale in Europa dall’inizio della guerra in Ucraina, ha infatti spinto Kiev e i tre Paesi baltici ad annunciare che i loro ministri degli Esteri boicotteranno l’appuntamento. (…)

Ore 02:22 - Kuleba a Tajani: «Grato all'Italia per il sostegno forte e incrollabile»

«Sono grato all'Italia per la sua leadership e al ministro Tajani per aver ribadito che il sostegno dell'Italia all'Ucraina rimane forte e incrollabile». Così sul social X il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba a margine dell'incontro con l'omologo italiano Antonio Tajani, a margine della ministeriale della Nato a Bruxelles. «Io e il mio collega italiano Antonio Tajani abbiamo coordinato i passi verso il vertice del Consiglio Europeo di dicembre. Con l'Italia che si prepara a guidare il G7 nel 2024, è stato importante sentire che l'Ucraina sarà una delle sue priorità. Ringrazio anche l'Italia per aver lavorato insieme a noi per mettere in atto il piano di pace del presidente Volodymyr Zelensky», si legge nel post.

Ore 03:03 - I militari russi rivendicano l'avanzata nel Donetsk

I militari russi affermano di aver conquistato un'altra località nel Donetsk, nell'Ucraina orientale. Artyomovskoye, Khromove per gli ucraini, è interamente sotto controllo russo, secondo gli annunci del ministero della Difesa di Mosca. La località si trova a ovest di Bakhmut. Le notizie non possono essere verificate in modo indipendente e non ci sono per ora commenti da parte di Kiev, ma se confermata la conquista russa di questa località sarebbe una battuta d'arresto per le forze armate ucraine impegnate nella controffensiva nell'est del Paese per liberare i territori occupati dai russi dall'invasione iniziata il 24 febbraio del 2022. Di recente le truppe russe sono state anche protagoniste di un'avanzata verso la località contesa di Avdiivka, nell'est del Paese.

Ore 03:36 - Blinken incontra Kuleba: focus sulle forniture militari a Kiev

Il segretario di Stato statunitense, Antony Blinken ha incontrato a Bruxelles il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba. È stato «un incontro produttivo», commenta Blinken in un post su X. «Abbiamo discusso degli aggiornamenti sul campo di battaglia e degli sforzi bilaterali volti ad aiutare l'Ucraina ad aumentare la produzione delle forniture militari di cui ha bisogno per difendere il suo territorio e la sua popolazione».

Ore 04:07 - Fonti Nato: improbabile che Kiev cacci i russi nel 2024

Gli ucraini «continueranno inevitabilmente a condurre» la loro controffensiva, magari cercando di organizzare le operazioni «in maniera diversa», ma è «improbabile» che potranno cacciare i russi «da tutti i territori occupati già nel 2024». È l’analisi di un alto funzionario della Nato che ha accesso ai report dell’intelligence. La fonte, pur giudicando «straordinari» i successi raggiunti sinora dalle forze ucraine, reputa che l’approccio «debba cambiare» poiché, in caso contrario, «ciò che abbiamo visto a Bakhmut o ad Avdiivka diventerà la norma».

Ore 05:45 - Allarme antiaereo in sette regioni

L’allarme antiaereo è scattato questa notte in sette regioni dell’Ucraina: Kiev, Dnipropetrovsk, Zhytomyr, Cherkasy, Kirovohrad e Mykolaiv. Lo riportano i media locali.

Ore 06:10 - Mosca: «Un drone di Kiev abbattuto su regione russa Belgorod»

Un drone ucraino è stato abbattuto stanotte sulla regione russa di Belgorod, ha detto il ministero della Difesa di Mosca citato dall’agenzia Tass.

Ore 07:01 - Allarme Aiea, esplosioni vicino centrale Khmelnitsky

L’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea) afferma che nella notte tra martedì e mercoledì una sua squadra che monitora la situazione presso la centrale nucleare ucraina di Khmelnitsky ha riferito di aver sentito «diverse esplosioni nelle immediate vicinanze per un periodo di 20 minuti» L’impianto non è stato direttamente colpito, ma «l’incidente ha dimostrato che tutte le centrali nucleari dell’Ucraina rimarranno a rischio finché la guerra continuerà», ha osservato il direttore generale Rafael Mariano Grossi in un comunicato pubblicato sul sito web dell’Aiea.

«Gran parte dell’attenzione del mondo è giustamente focalizzata sui pericoli reali che affliggono la centrale di Zaporizhzhia, che desta particolare preoccupazione trovandosi in prima linea. Ma l’evento dell’altra notte ci ricorda che non dobbiamo dimenticare gli altri siti nucleari in Ucraina, che sono anch’essi potenzialmente esposti a missili e altri attacchi», ha detto Grossi.

Ore 07:18 - Kiev: nella notte distrutti 14 droni russi

Le Forze armate russe hanno attaccato nella notte il territorio dell’Ucraina con missili guidati antiaerei S-300 e droni kamikaze. Lo riporta il canale Telegram dell’Aeronautica delle Forze armate ucraine. «Nella notte del 30 novembre, il nemico ha lanciato 20 droni d’attacco di tipo Shahed da due direzioni: la Crimea e il distretto di Primorsko-Okhtarsk, nella Federazione Russa». Inoltre, le forze russe «hanno attaccato la regione di Donetsk con otto missili antiaerei S-300», si legge nel messaggio dell’Aeronautica. È stato riferito che gruppi combattenti, reparti missilistici antiaerei e unità mobili dell’Ucraina hanno contrastato l’attacco aereo. Grazie al loro operato, 14 droni sono stati abbattuti.

Ore 08:17 - L’uccisione del generale russo Zavadsky

(di Marta Serafini, inviata a Dnipro) Il generale russo Vladimir Zavadsky è stato ucciso in Ucraina, secondo quanto riferisce il giornale pro-Cremlino Lenta. Zavadsky, che era il vice comandante del 14° Corpo d’Armata delle Forze Armate Russe, sarebbe stato ucciso da un’esplosione di una mina. Anche se Lenta ha scritto che Zavadsky è stato ucciso vicino a Izium, nell’Oblast’ di Kharkiv, il luogo della sua morte potrebbe essere diverso. Izium, liberata lo scorso settembre, ora si trova a decine di chilometri dalla linea del fronte. Il media indipendente russo Mediazona ha confermato i nomi di cinque generali maggiori russi che sono stati uccisi. A parte la morte di Zavadsky, almeno cinque alti funzionari russi sono stati uccisi in un attacco al villaggio occupato dalla Russia di Yuvileine nell’Oblast’ di Kherson, ha riferito anche il Centro di Resistenza Nazionale dell’Ucraina il 29 novembre. Secondo il rapporto, il raid è avvenuto all’inizio del 28 novembre. Le fotografie pubblicate dal centro mostrano quello che sembra essere un edificio amministrativo danneggiato su cui sventola una bandiera russa.

Ore 08:39 - Missili russi contro tre città nel Donetsk, colpite abitazioni: bambini feriti, si cercano persone sotto le macerie

«Durante le natte l’esercito russo ha lanciato un massiccio attacco contro tre città della regione di Donetsk, Pokrovsk, Myrnograd e Novogradivka, sono state colpite abitazioni private, ci sono feriti, compresi bambini, potrebbero esserci ancora persone sotto le macerie». Lo ha riferito il ministro degli Interni ucraino Igor Klymenko.«Pokrovsk, Novogrodivka e Myrnograd sono state bombardate. A causa dei missili sono rimaste ferite 10 persone, tra cui 4 bambini . I soccorritori stanno cercando cinque persone sotto le macerie », ha scritto il ministro su Telegram aggiungendo che sono stati lanciati 6 missili S-300.

Ore 08:42 - La Bulgaria nega il permesso, Lavrov a Skopje sorvolando la Grecia

Il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov è arrivato oggi a Skopje, per partecipare a una riunione dell’Osce, con un aereo che ha sorvolato la Grecia e non la Bulgaria, come previsto in un primo momento, dopo che le autorità di Sofia hanno negato l’autorizzazione perché a bordo si trovava la portavoce Maria Zakharova, oggetto di sanzioni della Ue. Lo ha detto un membro della delegazione russa citato dall’agenzia Interfax.

Ore 10:11 - Conferenza stampa di fine anno di Putin il 14 dicembre

La conferenza stampa annuale del presidente russo Vladimir Putin e la una sessione annuale di domande e risposte, si svolgeranno il 14 dicembre. «Il 14 dicembre, Vladimir Putin riassumerà i risultati dell’anno... — ha detto il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov in conferenza stampa —. E questo sarà un formato combinato di “direct line” con la conferenza stampa finale del presidente». All’evento saranno invitati i giornalisti regionali e federali russi, nonché i dipendenti dei media stranieri accreditati, aggiungendo che le domande saranno raccolte a partire dal 1° dicembre.

Ore 10:21 - Cremlino: bando della Bulgaria all’aereo di Lavrov assurdo e stupido

Il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ha definito «assurda e stupida» la decisione della Bulgaria di chiudere il proprio spazio aereo al velivolo con cui il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov ha raggiunto oggi Skopje per partecipare a una riunione dell’Osce. Lo riferisce l’agenzia Interfax. La motivazione di Sofia, ha riferito Mosca, è stata che a bordo c’era la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, colpita dalle sanzioni della Ue.

Ore 11:03 - Osce: l’invasione russa in Ucraina è un insulto ai nostri valori

«La guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina è un insulto» ai valori dell’Osce (Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa), ha dichiarato il suo presidente in carica, il ministro degli Esteri della Macedonia settentrionale, Bujar Osmani, all’apertura della riunione annuale del Consiglio dell’organizzazione. Questa guerra «mina la fiducia, il dialogo e la nostra capacità di agire», ha aggiunto, di fronte al suo omologo russo, Sergei Lavrov, la cui presenza aveva spinto l’Ucraina, la Polonia e gli Stati baltici a boicottare la riunione.

Ore 11:46 - Michel: serve Ue della Difesa con un suo mercato unico

«È giunto il momento di creare un’Unione della Difesa, abbinata a un mercato unico della Difesa. Dovremmo concentrarci su due obiettivi. Primo, continuare a sostenere militarmente il popolo ucraino: la sicurezza dell’Ucraina è la nostra sicurezza. In secondo luogo, dobbiamo rendere più forte la nostra difesa europea. Ora, domani e in futuro». Lo ha detto il presidente del Consiglio Europeo Charles Michel alla European Defence Agency (EDA). Secondo Michel il Fondo europeo per la pace (EPF) «deve evolversi verso un maggior numero di acquisizioni e appalti e verso un maggiore sostegno all’industria europea della difesa».

Ore 11:53 - Zelensky visita la linea del fronte a Kupyansk

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha visitato il posto di comando avanzato sulla linea del fronte a Kupyansk, nella regione di Kharkiv. Lo scrive lo stesso Capo di Stato su Facebook. Zelensky ha avuto un incontro con i militari che difendono l’est dell’Ucraina. Un video postato sui social mostra il comandante del gruppo militare orientale Oleksandr Syrsky mentre riferisce al presidente la situazione della prima linea.

Ore 11:54 - Zakharova: anche la Polonia boicotta il vertice Osce

Anche la Polonia, dopo Ucraina e i tre Paesi baltici di Lituania, Estonia e Lettonia, ha deciso di boicottare il vertice Osce di Skopje, al quale è presente il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov. Lo ha detto la portavoce del ministero degli esteri di Mosca Maria Zakharova, presente a Skopje, come riferito dalla Tass.

Ore 12:29 - Von der Leyen: «Con difficoltà più sostegno a Kiev, non meno»

«La Russia sta rafforzando le sue posizioni, provando a riprendere l'iniziativa. E questo significa che la situazione sul campo di battaglia resta molto impegnativa. Ma questo non è un'argomentazione contro il sostegno, al contrario è un motivo per più supporto». Lo ha dichiarato la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, alla Conferenza annuale dell'Agenzia europea della difesa (Eda).

Ore 13:00 - Esplosione nel tunnel ferroviario della Buriazia in Russia

I media russi riferiscono di un'esplosione nel tunnel di Severomuysk in Buriazia, il più lungo della Russia (oltre 15 km). Lo riporta su X il consigliere ucraino Anton Gerashchenko. «Qui c'è l'unica ferrovia seria che collega Russia e Cina. E ora questa tratta, che la Russia utilizza anche per i rifornimenti militari, è paralizzata», scrivono i media russi. Alcuni canali Telegram russi affermano che l'esplosione è stata un'operazione dei servizi di sicurezza ucraini. Non c'è stata alcuna conferma da parte delle autorità russe.

Ore 13:12 - Kiev accusa la Russia di bloccare lo scambio di prigionieri

Il commissario ucraino per i diritti umani del parlamento ucraino ha accusato la Russia di bloccare qualsiasi scambio di prigionieri di guerra tra i due Paesi: «Gli scambi non hanno avuto luogo giacché la Russia non lo vuole», ha scritto su Telegram Dmytro Loubinets.Ore 13:19 - La Russia mette al bando il movimento Lgbt internazionale

La Corte Suprema russa ha accolto la richiesta del ministero della Giustizia di mettere fuori legge nel Paese il movimento internazionale Lgbt, definendolo «estremista». Lo riferisce l'agenzia Ria Novosti.

Ore 14:16 - Lavrov: «Dall'Occidente una guerra ibrida contro la Russia»

Il ministro degli esteri russo, Serghiei Lavrov, parlando oggi al vertice Osce a Skopje, ha accusato l'Occidente di condurre una «guerra ibrida» contro la Russia, affermando che l'Unione europea è diventata un «progetto politico aggressivo». Citato dai media serbi, Lavrov ha detto che la Moldavia sarà la prossima «vittima» di questa guerra ibrida scatenata dall'Occidente contro la Russia. Le sanzioni imposte da Stati Uniti e Paesi europei contro la Mosca - ha aggiunto - hanno messo un punto finale sulla collaborazione fra Oriente e Occidente.

Ore 14:52 - Zelensky ringrazia Sunak per il sostegno politico e di difesa

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, ha ringraziato il premier britannico, Rishi Sunak «per il continuo sostegno politico e di difesa del Regno Unito. Dopo le mie visite in prima linea, ho informato il primo ministro sulle priorità della difesa dell'Ucraina per rafforzare i nostri soldati e il nostro scudo nel cielo». Zelensky annuncia su X si avere «discusso di un ulteriore sostegno macro finanziario per l'Ucraina e di misure coordinate in vista di importanti eventi internazionali. Abbiamo affrontato in modo specifico l'integrazione euro-atlantica dell'Ucraina e abbiamo discusso di come realizzare la formula di pace discussa a ottobre a Malta».

Ore 15:10 - Finlandia, raddoppiate le barriere al confine con la Russia

La guardia di frontiera finlandese ha installato doppie barriere al confine con la Russia, lo scrive l’agenzia di stampa russa Ria Novosti. «Sono state installate doppie barriere al confine. Ora i posti di frontiera sono chiusi. Sono state installate barriere al confine di stato, così come all’interno del Paese. Se le persone arrivano, le manderemo dove possono entrare legalmente in Finlandia», ha detto il vice comandante della guardia di frontiera della Finlandia sudorientale, Jukki Lukkari.

Ore 15:18 - Vertice Osce, in tanti lasciano la sala quando prende la parola Lavrov

Diversi ministri e delegati presenti al vertice Osce di Skopje hanno lasciato la sala dei lavori al momento dell’intervento in plenaria del capo della diplomazia russa Serghiei Lavrov. Il ministro degli esteri russo, con parole dure, ha accusato l’Occidente di condurre una guerra ibrida contro la Russia, denunciando al tempo stesso una deriva sostanziale della stessa Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa che, a suo dire, si sta trasformando in una «appendice di Nato e Ue».

Ore 16:26 - Zelensky: «Con Scholz discusso ulteriore cooperazione su difesa»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha annunciato di avere avuto una telefonata con il cancelliere tedesco Olaf Scholz e di avere «discusso dell’ulteriore cooperazione in materia di difesa. Sono grato per il potente pacchetto di difesa invernale della Germania, comprendente 4 sistemi Iris-T, e per il programma pluriennale di assistenza finanziaria della Germania. Questi sono i migliori segnali del sostegno instancabile della Germania». Il leader ucraino ha poi «apprezzato molto che tutti i nostri accordi siano stati rispettati» e ha sottolineato che nella telefonata si è anche «discusso della situazione sul campo di battaglia» e «della situazione nel Mar Nero, del funzionamento del corridoio sui cereali e degli sforzi necessari per proteggere ulteriormente la navigazione civile». Zelensky ha infine «ringraziato la Germania per la sua partecipazione all’attuazione della Formula della Pace» e ha poi «sottolineato l’importanza di garantire l’unità all’interno dell’Unione europea nella questione dell’approvazione dei negoziati di adesione dell’Ucraina».

Ore 18:51 - Ucraina, stop a elezioni fino alla fine della guerra

«Non ci saranno elezioni in Ucraina fino alla fine della guerra: sia presidenziali che parlamentari, i rappresentanti di tutte le fazioni e gruppi della Rada (il parlamento ucraino) hanno firmato un memorandum». Lo rendono noto i media ucraini. I rappresentanti di tutte le fazioni della Verkhovna Rada dell’Ucraina hanno firmato un memorandum sull’inammissibilità del voto fino alla fine della legge marziale. Inoltre, gli eletti hanno deciso che non ci sarebbero state elezioni per almeno sei mesi dopo la guerra.

Ore 19:44 - «Raid russo nel Donetsk: un morto»

«Stasera i russi hanno effettuato un attacco aereo su Toretsk, nella regione del Donetsk e una persona è rimasta uccisa». Lo ha reso noto Il servizio statale dell'Ucraina per le emergenze, riporta l'Ukrainska Pravda.«Una persona è morta. Il servizio statale di emergenza e la polizia nazionale hanno salvato due persone dalle macerie, mentre un totale di 3 persone sono rimaste ferite», si legge nella nota.

Ore 20:22 - Conclusa a Skopje la prima giornata del vertice Osce

A Skopje si è chiusa la prima giornata di lavori del vertice dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), segnata fortemente dalla presenza del ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov e dalle critiche a Mosca per il suo intervento militare in Ucraina. Il capo della diplomazia del Cremlino, a dispetto di chi lo voleva isolato e ignorato, è intervenuto in plenaria con accuse aperte all'Occidente attirando su di sè l'attenzione di giornalisti e osservatori. E ha avuto diversi incontri bilaterali, fra gli altri con i colleghi di Macedonia del Nord, Malta (rispettivamente presidenza uscente e prossima dell'Osce), Austria, Ungheria. Armenia, Kazakhstan. Per domani è annunciata una sua conferenza stampa. Nella seconda e conclusiva giornata del vertice sono in programma alcuni eventi dedicati ai giovani e società civile, al pluralisno e alla sicurezza dei giornalisti. A chiudere i lavori saranno in conferenza stampa i ministri degli esteri macedone e maltese.

Ore 20:35 - Kiev: «I nostri 007 hanno diffuso in Crimea un messaggio di Zelensky»

L'intelligence militare ucraina (Hur) ha orchestrato un attacco hacker ai canali televisivi in Crimea per trasmettere un discorso del presidente Volodymyr Zelensky del 24 ottobre nella serata di ieri. Lo riportano diversi media ucraini tra cui il Kyiv Independent. Nel suo discorso serale del 24 ottobre, Zelensky si rivolse a «tutto il nostro popolo in Crimea. Tutti voi ritenete che la presenza russa sulla nostra terra non sia permanente. Lo so. L'Ucraina reclamerà il suo territorio e la sua gente. Non lasceremo nessuno agli occupanti». Il leader ucraino infine affermò che «l'Ucraina avrà presto capacità di controllo sulla Crimea occupata dai russi». Un portavoce delle autorità filorusse installate in Crimea - continua il sito web di informazione ucraino - ha anche affermato che anche alcuni provider Internet della penisola sarebbero stati hackerati. I media ucraini Suspilne e Ukrainska Pravda hanno affermato che l'attacco informatico televisivo faceva parte di un'operazione a lungo termine contro l'occupazione russa della Crimea, citando fonti anonime dell'intelligence.

Ore 20:42 - Gerashenko: «Secondo i media russi ci sarebbe stata una esplosione nel tunnel Severomuysk, il più lungo della Russia e l'unico collegamento con la Cina. Nessuna conferma dalle autorità russe»

Ore 21:30 - Esplosioni in tunnel ferroviario tra la Russia e la Cina. Fonti ucraine: «Nostra operazione d’intelligence»

(di Marta Serafini, inviata a Dnipro) Il tunnel di Severomuysky è quello che collega la Russia alla Cina ed è una delle più importanti linea ferroviarie che transita attraverso la Buriazia, l’Estremo oriente russo al confine con la Mongolia. Mentre l’esplosione che lo ha colpito sarebbe il risultato di un’operazione del servizio di sicurezza ucraino (Sbu). A sostenerlo è l’Ukrainska Pravda, che cita una fonte anonima del servizio di sicurezza ucraino. A confermare la notizia è anche la Reuters sempre sulla base di una fonte anonima delle Sbu, secondo cui «quattro ordigni esplosivi sono stati fatti esplodere durante la notte tra mercoledì e giovedì su un treno merci che si stava muovendo attraverso il tunnel nella regione della Buriazia, che confina con la Mongolia». (…)

Ore 22:07 - Bettel all'Osce: «Con Putin avevo scambi di idee, ora sono triste»

Il ministro degli esteri del Lussemburgo Xavier Bettel, in un intervento dai toni appassionati e molto personali oggi al vertice Osce a Skopje, ha fatto appello alla dirigenza russa a porre fine alla guerra in Ucraina, che è stata a suo dire un «grosso errore». «Vorrei dire qualcosa alla nostra delegazione russa. Io sono ministro degli esteri del Lussemburgo, sono stato premier per dieci anni. Mia nonna era russa ed era ortodossa. Uno dei miei nonni era un ebreo polacco, l'altro era un cittadino del Lussemburgo, di religione cattolica, la nonna francese, atea. Porto in me tutte queste diverse nazionalità, culture, fedi e tolleranza. E io sono sposato con un belga, e sono pertanto gay, ciò significa che nel vostro Paese non avrei alcun diritto», ha detto Bettel, sottolineando di avere radici russe e di aver avuto «buoni rapporti» con il presidente russo Vladimir Putin. «Forse qualcuno di voi rimarrà scioccato, ma ho avuto buoni rapporti con Vladimir Putin. Lo chiamavo e con lui avevo scambi di idee. E all'inizio della guerra chiamai anche Volodymyr Zelensky», ha affermato il ministro lussemburghese, come riferito dai media serbi. Bettel ha aggiunto di aver capito che Putin «non aveva voglia di trovare una soluzione» dopo quello che si seppe sulle brutalità russe a Bucha. «Potete essere scioccati, potete essere delusi. Io sono triste. Col vostro comportamento avete distrutto tutto. Tutto quello che avevamo costruito - rapporti culturali, politici, economici. E io sono profondamente triste per il fatto che non possiamo neanche scambiarci delle idee. E parlando con il presidente Putin gli ho detto di considerare il fatto che ora i suoi amici più vicini sono Pyongyang, la Corea del nord, la Siria, l'Eritrea» - ha concluso Bettel.

Ore 22:38 - Zelensky: «Espandere le fortificazioni sulla linea del fronte»

Volodymyr Zelensky ha annunciato che intende accelerare la costruzione di rifugi e fortificazioni lungo tutta la linea del fronte. «La priorità è ovvia», ha detto il presidente ucraino nel suo discorso serale, spiegando che la costruzione di queste strutture è stata discussa con il ministro della difesa ed i vertici militari.

Guerra Ucraina - Russia, le news dell’1 dicembre.

Ucraina Russia, le notizie sulla guerra di oggi. Lavrov: «Avevamo un accordo con l'Ucraina, ma Boris Johnson disse no». Marta Serafini, inviata, e Redazione Online su Il Corriere della Sera venerdì 1 dicembre 2023.

Le notizie sulla guerra in Ucraina di venerdì 1 dicembre, in diretta. Putin aumenta il numero dei militari del 15%. Arrestato un italo-russo accusato di aver fatto deragliare un treno in Russia

• Blinken incontra Kuleba: focus sulle forniture militari a Kiev

• I militari russi rivendicano l’avanzata nel Donetsk

• Kuleba a Tajani: «Grato all’Italia per il sostegno forte e incrollabile»

• Kherson, ufficiali russi uccisi dall’esplosione di una mina

• Avvelenata con metalli pesanti la moglie del capo degli 007 ucraini e altri membri dell’intelligence.

Ore 05:54 - Zelensky, «nessun accordo senza ritiro completo della Russia»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha ribadito che il suo Paese non accetterà alcun accordo di cessazione delle ostilità con la Russia, a meno che quest’ultima non ritiri completamente le proprie truppe dal territorio ucraino. Nel corso di una intervista concessa a diversi media internazionali, tra cui l’agenzia di stampa «Kyodo», Zelensky ha ammesso di essere preoccupato per il progressivo calo dell’attenzione internazionale nei confronti del conflitto in Ucraina, complice anche la crisi in Medio Oriente. «Vi sarà pace e sicurezza in futuro solo se le truppe russe non saranno sul nostro territorio», ha detto il leader ucraino, aggiungendo che in caso contrario una interruzione dei combattimenti equivarrebbe solo a un conflitto «congelato», e darebbe a Mosca il tempo di prepararsi a riprendere le ostilità. Zelensky ha affermato anche di attendere con interesse la conferenza sulla ricostruzione dell’Ucraina che si terrà a Tokyo a febbraio, e auspicando cooperazione bilaterale nella digitalizzazione, nell’energia verde e nelle infrastrutture.

«Stiamo lottando per ciò che è nostro perché non crediamo che la Russia voglia la pace», ha detto il presidente, contestando apertamente le sollecitazioni giunte dall’Occidente ad accettare una cessazione delle ostilità sulla base di concessioni territoriali: «Sarebbe come chiederci di staccarci le mani e cederle a un’altra persona», ha detto il presidente ucraino, ribadendo che Kiev non intende smuoversi dalla propria proposta di pace in dieci punti. A questo proposito, Zelensky ha anticipato un quarto incontro in Svizzera a gennaio, seguito da discussioni a livello di leader per redigere un «documento» nell’arco dei successivi sei mesi. Il leader ucraino ha ribadito che Kiev necessita del sostegno non solo dell’Occidente ma anche della Cina, che ha profondi legami con la Russia, nonché dei Paesi in via di sviluppo ed emergenti, il cosiddetto «Sud globale».

Definendo il presidente russo Vladimir Putin «vorace» e «costantemente affamato», Zelensky ha nuovamente sostenuto che se l’Ucraina perdesse il conflitto, altri Paesi subirebbero una minaccia analoga. «(Putin) ha un obiettivo ambizioso e malato: riportare tutto ai tempi dell’Unione Sovietica», ha detto il capo dello Stato ucraino. Quanto alla situazione sul campo, il presidente ha ammesso che un’offensiva lanciata quest’estate nei territori occupati dalla Russia ha incontrato difficoltà, perché le truppe russe avevano già avuto modo di realizzare imponenti linee difensive. «La totale supremazia della Russia nei cieli» ha complicato ulteriormente l’operazione, ha detto Zelensky, aggiungendo di aver discusso con il primo ministro giapponese Fumio Kishida il supporto per i sistemi di difesa aerea del Paese. 

La Russia ha invaso l’Ucraina nel febbraio 2022 per timore di una crescente cooperazione militare tra Kiev e gli Stati Uniti. Attualmente circa il 20 per cento del territorio ucraino è sotto occupazione russa, e il conflitto ha causato centinaia di migliaia di morti e feriti su entrambi i fronti. Nel frattempo, uno spostamento dell’attenzione internazionale sulla guerra tra Israele e il gruppo islamista palestinese Hamas a Gaza ha giocato a favore della Russia, secondo Zelensky: «Tutti capiscono che hanno dimenticato l’Ucraina e si sono concentrati sulla situazione in Medio Oriente», ha detto il presidente ucraino riferendosi alla comunità internazionale. «Credo che questo sia esattamente ciò che la Federazione Russa stava cercando di ottenere, e mi dispiace dire che hanno ottenuto il risultato che volevano».

Ore 06:09 - Zelensky: «Accelerare costruzione nuove fortificazioni»

Dopo aver visitato l'intero arco del fronte da sud a nord-est, il presidente ucraino Volodymir Zelensky ha chiesto, nel suo discorso alla nazione, di intensificare al più presto la costruzione di nuove fortificazioni per contrastare le offensive russe. «In tutte le aree principali dobbiamo intensificare e accelerare la costruzione di nuove strutture», ha detto Zelensky nel suo discorso. Con misure di questo tipo, l'Ucraina sta cercando di prepararsi a un inverno difficile in cui le truppe di Mosca sperano di riprendere l'iniziativa.

Ore 08:32 - Kiev: «Attacco russo nella notte sul sud e l'est dell'Ucraina»

L'esercito russo ha lanciato nella notte 25 droni di produzione iraniana, razzi e un missile teleguidato sul sud e l'est del territorio ucraino. Lo riferisce su Telegram l'aeronautica militare, citata da Rbc-Ucraina. La contraerea ucraina ha distrutto 18 droni e un missile guidato Kh-59.

Ore 09:03 - Tajani: «Non vedo le condizioni per una tregua, continueremo a sostenere l'Ucraina»

«L'Italia è un Paese che vuole la pace e così come aiutiamo i civili di Gaza che non c'entrano nulla con Hamas, lo stesso faremo con i civili dell'Ucraina. Purtroppo, in questo momento non vedo condizioni per una tregua tra Kiev e Russia ma bisogna continuare a lavorare con la diplomazia. L'Italia continuerà a sostenere l'Ucraina nella sua battaglia a difesa del diritto internazionale e dell'integrità territoriale». Lo ha detto il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, parlando a '24 Mattino' su Radio24.

Ore 09:14 - Orban: «Stop all'adesione di Kiev all'Ue, è a rischio l'unità europea»

«L'adesione dell'Ucraina all'Ue non coincide con gli interessi nazionali dell'Ungheria. Si può prevedere che non ci sarà un accordo e allora andrà in frantumi l'unità europea». Così il premier ungherese, Viktor Orban, in un'intervista a Kossuth Radio. «L'unità può essere difesa evitando di mettere all'ordine del giorno le questioni su cui non c'è accordo» ha spiegato il premier suggerendo di stralciare dall'agenda del vertice dei leader europei del 14-15 dicembre la discussione sull'avvio dei negoziati all'Ue di Kiev.

Ore 09:36 - Regione del Kherson attaccata dai russi 91 volte in 24 ore: tre morti

L'esercito russo ha attaccato la regione di Kherson, in Ucraina meridionale, per 91 volte nelle ultime 24 ore: tre civili sono rimasti uccisi e altri otto feriti. Lo ha riferito su Telegram il capo dell'Amministrazione militare regionale Oleksandr Prokudin citato da Ukrinform. In totale, l'esercito russo ha sparato sulla regione di Kherson 528 proiettili da mortai, artiglieria, lanciarazzi multipli Grad, carri armati, aerei e droni contro la regione, sette dei quali erano droni kamikaze Shahed. Le truppe russe hanno colpito le aree residenziali degli insediamenti della regione, il territorio delle fabbriche e delle imprese di e una casa della cultura del distretto.

Ore 10:17 - Orban: «Nessun veto all'adesione di Kiev all'Ue, non siamo favorevoli nemmeno a metterla in agenda»

L'Ungheria non porrà il veto all'adesione di Kiev all'Ue perché non è favorevole nemmeno a metterla in agenda, ha spiegato Orban, specificando che il Paese non può essere membro dell'Ue perché «non sappiamo nemmeno quanto sia grande il suo territorio e quante persone ci vivono», né esistono «informazioni su quanti soldi riceverebbe l'Ucraina, da dove e da chi». Il premier ungherese ha indicato come possibile compromesso la conclusione di un accordo di partenariato strategico con Kiev. Questo accordo, ha aggiunto, «potrebbe durare fino a 5-10 anni, in modo da avvicinarli visto che il divario ora è troppo ampio».

Ore 09:51 - «L'Ue crei un fondo finanziario ad hoc per l'Ucraina»

Orban ha ribadito l'opposizione di Budapest alla revisione di bilancio proposta dalla Commissione europea, che prevede, tra le altre cose, 50 miliardi di euro destinati a Kiev. Orban ha suggerito la creazione di «un fondo finanziario separato, al di fuori del bilancio dell'Ue, basato su un accordo intergovernativo» con contributi degli Stati membri su base volontaria. «Ciascuno - ha spiegato - dovrebbe mettere i soldi che vuole per l'Ucraina» in questo fondo ad hoc. Il dossier verrà discusso al vertice dei leader europei del 14-15 dicembre.

Ore 10:07 - Russia, prolungata la detenzione della giornalista russo-americana Kurmasheva

Un tribunale russo ha prolungato oggi la detenzione della giornalista russo-americana Alsu Kurmasheva fino al 5 febbraio. Lo ha reso noto Radio Free Europe/Radio Liberty, l'emittente per la quale lavora la reporter. La giornalista è accusata di non essersi registrata come "agente straniero" in Russia. In carcere in Russia rimane anche Evan Gershkovich, giornalista americano del Wall Street Journalist, arrestato nel marzo scorso con l'accusa di spionaggio.

Ore 11:01 - Lavrov: «Borrell e Blinken sono dei codardi, sono fuggiti da Skopje»

Il ministro degli Esteri russo, Serghei Lavrov, ha accusato oggi l'Alto rappresentante per la politica estera della Ue Josep Borrell e il segretario di Stato americano Antony Blinken di essere dei «codardi» per essere «fuggiti» da Skopje senza incontrarlo in occasione della riunione dei ministri degli Esteri dell'Osce. «Sono solo dei codardi, hanno paura di qualsiasi conversazione onesta con i fatti alla mano», ha affermato Lavrov in una conferenza stampa dopo la fine dei lavori. Lo riferisce la Tass.

Ore 11:25 - Mosca sostiene che Kiev abbia perso 125 mila soldati dall'inizio della guerra

Il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha affermato che dall'inizio della controffensiva, nel giugno scorso, gli ucraini hanno perso oltre 125 mila soldati. Le capacità di combattimento delle truppe ucraine sono state notevolmente ridotte e le truppe russe stanno «ampliando i territori sotto il loro controllo in tutta l'area dell'operazione militare speciale», ha aggiunto Shoigu durante una teleconferenza con i comandanti militari. Lo riferisce l'agenzia Interfax.

Ore 11:36 - Lavrov sull'Ucraina: «Né da Kiev né dall'Occidente un segnale positivo»

Mosca non vede da parte di Kiev nè da parte dei suoi sostenitori occidentali nessun segnale di disponibilità a una soluzione politica del conflitto. Lo ha detto il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov. «Finora non abbiamo visto alcun segnale nè da parte di Kiev nè da parte dei suoi padroni sulla loro disponibilità a una qualche soluzione politica», del conflitto in Ucraina, ha detto Lavrov in una conferenza a Skopje, dove partecipa ai lavori del vertice Osce. Lo ha reso noto la Tass.

Ore 11:50 - Navalny: «Un nuovo procedimento penale contro di me»

Alexey Navalny denuncia che le autorità russe hanno annunciato l'apertura di un nuovo procedimento penale contro di lui. L'oppositore, in carcere per motivi ritenuti di matrice politica, afferma su Telegram di aver ricevuto una lettera in cui gli investigatori gli notificano un'inchiesta nei suoi confronti in base al «comma 2 dell'art. 214 del codice penale». «Non ho idea di cosa sia l'art. 214 e non posso cercarlo da nessuna parte. Lo scoprirete tutti prima di me», scrive. Secondo Meduza e altre testate russe che hanno dato la notizia, l'articolo riguarda il reato di «vandalismo», punito con la reclusione fino a tre anni.

Ore 11:55 - Lavrov sull'Ucraina: «Una soluzione solo in due, come nel tango»

Per il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov, un processo politico per la soluzione della crisi ucraina potrà cominciare solo con la partecipazione di entrambe le parti, «come nel tango», ma dall'altra parte sembra che ballino la "breakdance". «Per consentire a un processo politico di prendere il via servono due parti, come nel tango, tuttavia i ragazzi da quella parte non ballano il tango ma la breakdance», ha detto Lavrov in una conferenza stampa a Skopje, a margine del vertice Osce. Ne ha dato notizia la Tass.

Ore 11:57 - I servizi segreti russi: «Fermato un italo-russo per atti di sabotaggio ai treni»

Un uomo di 35 anni con cittadinanza russa e italiana, residente a Ryazan, è stato fermato dai servizi di sicurezza russi con l'accusa di avere compiuto un sabotaggio facendo deragliare un treno e avere organizzato un attacco con droni contro una base militare. Lo ha reso noto il servizio d'intelligence interna, Fsb, citato dall'agenzia Interfax.

Secondo il sito del quotidiano Moskovsky Komsomolets, il fermato per i due sabotaggi si chiama Ruslan Sidiki. Il giornale, tuttavia, non fa riferimento ad una doppia cittadinanza italiana e russa dell'uomo. Il Comitato investigativo russo, organismo che conduce le indagini sui reati più gravi, ha detto che il fermato ha ammesso la colpevolezza in merito alle accuse che gli sono state mosse: avere organizzato un attacco con droni carichi di esplosivo contro la base militare di Dyagilevo, nella regione di Ryazan, nel luglio scorso, e avere compiuto un attentato esplosivo a una ferrovia nella stessa regione l'11 novembre scorso che ha provocato il deragliamento di un treno merci. Azioni che secondo i servizi di sicurezza russi sarebbero state compiute su ordine dell'intelligence militare ucraina (Gur), che avrebbero reclutato l'uomo nel febbraio scorso a Istanbul. Le stesse fonti affermano che il fermato è stato addestrato a compiere attentati con l'impiego di esplosivo in Lettonia, «con la partecipazione diretta dei servizi speciali lettoni».

Ore 12:26 - Ambasciatore Starace lascia Mosca: «C'è bisogno di voci di pace»

Alla vigilia della sua partenza per l'Italia, l'ambasciatore Giorgio Starace ha salutato la comunità dei connazionali a Mosca e i rappresentanti delle imprese italiane attive in Russia, nel contesto di un briefing organizzato dalla rappresentanza diplomatica per fare il punto sulle prospettive economiche del Paese e gli sviluppi normativi, anche alla luce delle sanzioni. A seguire, l'ambasciatore si è avvalso dell'occasione per salutare i rappresentanti del corpo diplomatico accreditato in Russia, delle imprese stesse e della società civile russa. Nel suo intervento, l'ambasciatore ha richiamato l'impegno a sostegno della comunità italiana in Russia, che, ha assicurato, proseguirà a 360 gradi, così come le iniziative volte a favorire il dialogo con la società civile russa che, nonostante tutto, continua a guardare all'Italia come ad un punto di riferimento culturale, e agli italiani e alle italiane come un popolo amico. «Nessuno - ha sottolineato Starace - può comprendere realmente una guerra dissennata, che tanti problemi ha generato e ha causato tante vittime innocenti. I russi e le russe hanno bisogno di voci che presentino percorsi di pace e non altri inutili spargimenti di sangue». L'ambasciatore ha presentato gli sforzi profusi per esprimere la posizione dell'Italia, Paese che con la Russia ha una lunga storia di profondi contatti, e per favorire la prosecuzione del dialogo fra popoli.

Ore 12:36 - Lavrov: «C'era un accordo con l'Ucraina, ma Boris Johnson venne e disse di no»

Per il ministro degli esteri russo Serghiei Lavrov, c'era un accordo con l'Ucraina per porre fine alla guerra, ma Boris Johnson non fu d'accordo e chiese la continuazione delle ostilità. «C'era un accordo e lui era lì, a Istanbul, alla fine di maggio (del 2022), dopo diversi turni di trattative. Tre sessioni in Bielorussia, e l'ultimo a Istanbul. E l'accordo era stato raggiunto, come ha confermato uno dei partecipanti al negoziato, del gruppo di Zelensky, David Rahamja, componente della delegazione a Istanbul. Ma Boris Johnson venne e disse: «no, dovreste continuare la guerra», ha detto Lavrov in conferenza stampa oggi a Skopje, come riferito dalla Tass.

Ore 12:45 - Zelensky: «Con l'inverno siamo in una nuova fase della guerra»

La guerra in Ucraina «è in una nuova fase» con l'inverno che promette di complicare i combattimenti, dopo una controffensiva estiva che non è riuscita a produrre i risultati desiderati a causa della persistente carenza di armi e forze di terra. Ad affermarlo è il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un'intervista all'Ap pubblicata sul suo sito web, sottolineando che nonostante gli insuccessi l'Ucraina «non si arrenderà». «Abbiamo una nuova fase di guerra, e questo è un dato di fatto», ha detto Zelensky. «L'inverno nel suo insieme è una nuova fase della guerra». A una domanda sulla sua soddisfazione per i risultati la controffensiva ucraina, Zelensky ha risposto che «non ci stiamo ritirando, sono soddisfatto», tuttavia «stiamo perdendo persone, e di questo non sono soddisfatto. Non abbiamo avuto tutte le armi che volevamo, non posso essere soddisfatto, ma non posso nemmeno lamentarmi troppo». «Volevamo risultati più rapidi e da questo punto di vista, purtroppo, non abbiamo ottenuto i risultati desiderati. E questo è un dato di fatto», ha ammesso poi il leader ucraino. Zelensky si è quindi mostrato preoccupato che la guerra tra Israele e Hamas possa minacciare di oscurare il conflitto in Ucraina. «Stiamo già vedendo le conseguenze del cambiamento di orientamento della comunità internazionale a causa della tragedia in Medio Oriente. Solo i ciechi non se ne accorgono», ha detto il presidente. «L'attenzione equivale ad aiuto. Mancanza di attenzione significherà mancanza di aiuto. Combattiamo per ogni piccola attenzione», ha sottolineato. «Senza attenzione, potrebbe esserci debolezza nel Congresso (degli Stati Uniti)».

Ore 12:48 - Lavrov: «I problemi nei Balcani vengono dall'Occidente, non dalla Russia»

Lavrov ha detto di ritenere che tutti i problemi dei Balcani siano colpa delle potenze occidentali e non della Russia, e ciò sin dai tempi della disgregazione della ex Jugoslavia. A margine del vertice Osce, Lavorv ha detto che l'Occidente ha sempre avuto interesse ad aizzare le varie nazioni le une contro le altre. «Sono convinto che i popoli della regione balcanica abbiano attraversato difficili transazioni storiche, che abbiano un codice comune e che non debbano permettere all'Occidente di mettere i Paesi della regione l'uno contro l'altro», ha affermato Lavrov. «Non esistono stati e nazioni ostili, esistono governi ostili. Sono i governi a prendere decisioni più o meno amichevoli», ha aggiunto il ministro russo, sottolineando i suoi sentimenti amichevoli verso il popolo macedone. «Da molti anni vado a Ohrid, una città fantastica e dove mi sento bene. Sono qui a Skopje da due giorni, vedo la vostra gente per strada, in albergo, sento il loro calore, ma anche il nostro nei vostri confronti», ha osservato Lavrov, che ha lanciato un appello alla convivenza pacifica nei Balcani e alla eliminazione di ogni ambizione nazionalistica. E li ha esortati a non aderire alle sanzioni contro la Russia solo e soltanto - ha detto - per soddisfare alcune ambizioni occidentali.

Ore 12:51 - Berlino chiude il consolato generale in Russia, Mosca: «Vuole la rottura dei rapporti»

«Berlino chiude il consolato generale tedesco nella Federazione russa in conformità con la politica volta a rompere l'intero complesso di rapporti bilaterali». Lo afferma il ministero degli Esteri russo in una nota in seguito alla decisione della Germania. «Berlino complica di proposito i servizi consolari per centinaia di migliaia di russi residenti in Germania, Mosca ha adottato misure di risposta» si aggiunge.

Ore 13:12 - «Putin aveva pianificato il collasso energetico della Germania»

Poco dopo l'invasione dell'Ucraina nel febbraio 2022, il presidente russo Putin avrebbe pianificato di gettare la Germania nel caos chiudendo la filiale tedesca di Gazprom, così da fermare l'approvvigionamento del gas russo e provocare il «collasso energetico» del Paese. Lo riporta un'inchiesta di Handelsblatt, che ripercorre i giorni cruciali prima del piano per «spegnere la Germania» da parte di Putin, documentato dai colloqui con rappresentanti del governo, dirigenti e addetti ai lavori. L'inchiesta rivela che la Germania è stata minacciata da diffuse interruzioni di corrente nella primavera del 2022 e che l'approvvigionamento energetico di intere regioni tedesche è stato per breve tempo nelle mani di un «uomo di paglia» scelto da Mosca per figurare come nuovo rappresentante della neo-nata società Jsc Palmary, che avrebbe rilevato Gazprom Germania, con l'obiettivo di tagliare centinaia di servizi municipali in Germania dalla fornitura di gas russo. I nuovi proprietari di Gazprom Germania avrebbero apertamente ammesso di voler causare con la loro campagna «il maggior danno economico possibile» nella Repubblica federale tedesca, ha riferito ad Handelsblatt una persona informata, aggiungendo che «i russi avrebbero preferito che la fornitura di gas in Germania fosse crollata e la gente fosse scesa in piazza».

A evitare la realizzazione del piano sarebbero stati due manager russi che hanno tempestivamente avvertito i funzionari tedeschi ed il governo di Berlino che, a sua volta, ha immediatamente allestito una «unità di crisi» per studiare le possibili soluzioni. Di conseguenza, Gazprom Germania è stata prima posta sotto amministrazione fiduciaria e poi nazionalizzata, un processo unico nella storia economica tedesca, sottolinea ancora il quotidiano tedesco. Handelsblatt evidenzia però che Berlino non sembra aver imparato la lezione sulle conseguenze che si verificano quando uno Stato diventa troppo dipendente economicamente da una dittatura. La Germania, scrive ancora il quotidiano, si è legata economicamente alla Cina ancora più strettamente di quanto lo fosse in passato alla Russia. L'azienda cinese Huawei, ad esempio, è il più importante fornitore di componenti 5G nella rete mobile tedesca.

Ore 13:28 - IL PUNTO DEL CORRIERE | La gastro-diplomazia al Cremlino

(di Matteo Castellucci) Un vecchio adagio sull’epoca colonialista parla di confini tracciati «con squadra e compasso». Ma anche con coltello e forchetta, nel caso dell’Unione sovietica. L’ultimo libro dello scrittore polacco Witold Szablowski racconta la gastro-diplomazia del Cremlino, dall’età degli Zar a Putin. Tra gli esempi: a Yalta, nel 1945, Stalin convince gli alleati a colpi di caviale e champagne e, in patria, i suoi ricevimenti erano progettati per mettere in soggezione gli ospiti.

L’età aurea delle cene di Stato si tocca sotto Leonid Breznev e nel 1986, a un convivio con Gorbaciov, l’ex presidente Nixon è così impressionato far fotografare ogni portata. I cuochi dei leader sovietici erano parte del Kgb: tra loro il nonno di Putin. Gli chef sono anche le persone più vicine ai vertici del potere, si scopre così la predilezione per il gelato dell’attuale capo di Stato. Szablowski investiga anche il significato del cibo per le persone comuni: dall’Holodomor perpetrato da Mosca nel 1932-33 all’assedio dell’Azovstal nella guerra di oggi, passando per Chernobyl. «What’s Cooking in the Kremlin» al momento è uscito in inglese, ma sarà pubblicato in Italia da Keller, come le altre opere di Szablowski.

Ore 13:41 - La denuncia di Lavrov: «Piani di Usa e Gran Bretagna per installare basi militari nel Mar Nero e nel Mare d'Azov»

Lavrov ha denunciato i piani dell'Occidente di installare una base militare americana nel Mar Nero e un'altra britannica nel Mar d'Azov, e questo dopo la conclusione degli accordi di Minsk. «I piani erano di creare una base militare Usa nel Mar Nero e una britannica nel Mar d'Azov. Se guardate la mappa, potrete capire che si tratta di una cosa inaccettabile (per la Russia) in nessuna circostanza», ha detto Lavrov nel corso di una conferenza stampa oggi a Skopje, a margine del vertice Osce al quale partecipa. Ne ha dato notizia la Tass. A suo dire, si tratta di tentativi del'Occidente di creare una minaccia diretta per la Russia proveniente dal territorio ucraino, con gli accordi di Minsk ancora in vigore.

Ore 15:22 - Vucic vede Lukashenko a Dubai: focus sullo sviluppo dei rapporti e sull'Ucraina

Il presidente serbo Aleksandar Vucic ha avuto a Dubai, dove si trova per il vertice sul clima, un breve colloquio con il leader bielorusso Aleksandr Lukashenko, con il quale ha parlato dello sviluppo dei rapporti bilaterali e della situazione in Ucraina. «Ho detto che dopo le elezioni (del 17 dicembre in Serbia) nel corso del prossimo anno troveremo una data per un nostro incontro», ha detto Vucic parlando con i giornalisti. Definendo amichevoli i rapporti tra Serbia e Bielorussia, Vucic ha osservato di aver voluto apprendere da Lukashenko qualche elemento in più sulla situazione in Ucraina, essendo lui molto più vicino all'area di crisi e più informato sui fatti. Ai giornalisti Vucic ha annunciato inoltre per gennaio una visita a Belgrado del presidente turco Redzep Tayyip Erdogan, che ha visto ugualmente a Dubai. A margine del vertice sul clima, Vucic ha avuto brevi incontri anche con il presidente del Consiglio Ue Charles Michel, con il premier indiano Narendra Modi e con i presidenti di Polonia, Ungheria e Cuba, oltre a vari leader africani e dei Balcani occidentali.

Ore 15:44 - I servizi di sicurezza ucraini hanno rivendicato l'attacco a un treno russo carico di carburante

I servizi di sicurezza ucraini hanno rivendicato di aver fatto esplodere un secondo treno carico di carburante nella remota regione russa della Buriazia, nella Siberia centro meridionale. Lo scrive Ukrainska Pravda, citando fonti dei servizi di sicurezza ucraini (Ssu). L'esplosione, viene spiegato, è la seconda fase di un'operazione speciale condotta dall'Ssu per mettere fuori uso la linea ferroviaria Baikal-Amur, importante per la logistica russa. Un primo treno merci era stato fatto esplodere nel tunnel di Severomuysky. I russi hanno deciso allora di deviare il traffico ferroviario attraverso il ponte del Diavolo. Ma i servizi ucraini, che lo avevano previsto, hanno fatto allora saltare il ponte, alto 35 metri, mentre passava un treno. Secondo diversi canali Telegram russi, ben sei vagoni carichi di carburante hanno preso fuoco. «I servizi speciali russi devono abituarsi al fatto che la nostra gente è ovunque. Anche nella lontana Buriazia», concludono i servizi di Kiev.

Ore 16:05 - Gli Stati Uniti puntano a dimezzare i ricavi russi derivanti da gas e petrolio entro il 2030

Gli Stati Uniti puntano a dimezzare i ricavi della Russia da petrolio e gas entro la fine del decennio. Lo afferma Geoffrey Pyatt, ex ambasciatore americano in Ucraina, con il Financial Times. Secondo Pyatt, le sanzioni occidentali su Mosca dovranno essere mantenute per anni così da assicurare che la Russia non possa più lanciare un attacco contro uno dei Paesi vicini.

Ore 16:49 - L'amico di Putin Gergiev nominato nuovo direttore Teatro Bolshoi

Lo storico Teatro Bolshoi di Mosca ha un nuovo direttore generale. Dopo le dimissioni di Vladimir Urin, critico verso l'operato del governo nella guerra in Ucraina, a prendere il suo posto è stato nominato il 70enne Valery Gergiev, amico stretto del presidente russo Vladimir Putin. Lo ha annunciato a Mosca il primo ministro Mikhail Mishustin. Gergiev, già direttore del Teatro Mariinsky di San Pietroburgo e organizzatore di diversi festival, è stato nominato direttore generale del più grande teatro statale russo per un periodo di cinque anni. A pochi giorni dall'inizio dell'invasione dell'Ucraina, Gergiev aveva perso il posto di direttore principale del teatro di Monaco poiché si era rifiutato di prender le distanze dall'operazione russa. Urin, direttore del Bolshoi dal 2013, sarebbe stato sollevato dall'incarico su sua richiesta. I media russi hanno recentemente riferito che Putin in prima persona avesse insistito per il licenziamento di Urin, ma la linea ufficiale è che sia stato l'ex direttore a dimettersi. «Oggi vi dico addio, perché oggi è il mio ultimo giorno di lavoro al Teatro Bolshoi», ha detto il 76enne al personale in un video che ha iniziato a circolare sui social giovedì. Urin era stato tra le figure culturali russe a chiedere la fine dei combattimenti in Ucraina in una lettera aperta pubblicata lo scorso anno. Anche altri artisti del Bolshoi hanno terminato la loro collaborazione con il teatro, di propria iniziativa o forzatamente, a causa della guerra e delle conseguenti sanzioni occidentali.

Ore 17:08 - Concluso il vertice Osce di Skopje, a Malta la prossima edizione

La 30esima Conferenza ministeriale dell'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce), al termine della presidenza della Macedonia del Nord, si è conclusa oggi a Skopje con l'annuncio ufficiale della nuova presidenza di turno, che nel 2024 sarà affidata a Malta.

Come ha detto in conferenza stampa il presidente uscente, il ministro degli Esteri macedone Bujar Osmani, la decisione al riguardo è stata raggiunta per consenso, unitamente a quelle sulla proroga del mandato dei quattro responsabili esecutivi dell'organizzazione - la segretaria generale Helga Schmid, l'Alto commissario per le minoranze nazionali Kairat Abdrakhmanov, la rappresentante per la libertà dei media Teresa Ribeiro, e il responsabile di Odihr (Ufficio per le istituzioni democratiche e i diritti umani dell'Osce) Matteo Mecacci. Osmani, congratulandosi con Malta per l'assunzione della presidenza, ha espresso l'auspicio che durante la nuova presidenza maltese il prossimo anno potrà cessare l'aggressione militare russa contro l'Ucraina.

«Dobbiamo concentrarci sulla cessazione delle guerre e dei conflitti, l'aggressione russa all'Ucraina deve finire», ha detto da parte sua il ministro degli Esteri maltese Ian Borg, che ha sottolineato l'importanza di rispettare e consolidare le basi fondamentali sulle quali poggia l'Osce. La segretaria generale Schmid ha insistito sulla necessità di continuare a sostenere la stabilità, i diritti umani e la libertà dei media nello spazio Osce, ribadendo l'impegno nella lotta contro la criminalità organizzata, nel monitoraggio dei processi elettorali, nel sostegno alla sicurezza dei giornalisti. Rispondendo ai cronisti, il ministro Osmani ha lamentato che il nuovo bilancio dell'organizzazione non viene approvato dal 2021 a causa del blocco operato dalla Russia. Ciò, ha osservato, impedisce l'apertura di nuovi posti e incarichi e l'invio di nuove missioni sul territorio Osce e in zone di conflitti.

«Chiedo alla Federazione russa di raggiungere un consenso sul nuovo bilancio», ha affermato Osmani. L'attenzione nei due giorni di lavori al vertice di Skopje si è concentrata sulla presenza del ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov, che non si è incrociato con il segretario di Stato Usa Antony Blinken, giunto nella capitale macedone nel pomeriggio del 29 novembre e ripartito dopo poche ore subito dopo la cena informale con gli altri delegati. I dibattiti si sono incentrati per larga parte sul conflitto russo-ucraino e sulla condanna di Mosca. Accuse che il ministro Lavrov ha regolarmente respinto nel corso di un'affollata conferenza stampa oggi a margine del summit.

Ore 17:29 - «Nel 2022 Putin voleva lasciare la Germania senza gas ma fallì»

Putin voleva creare il caos energetico in Germania poco dopo l'invasione dell'Ucraina nel 2022, chiudendo la filiale tedesca di Gazprom e lasciando i tedeschi senza gas. Solo la rivelazione a Berlino del piano, da parte di due manager russi, permise di rispondere all'operazione. Lo sostiene oggi una lunga inchiesta di Handelsblatt. Un «uomo di paglia» di Mosca avrebbe agito nella primavera del 2022 in Germania, con suoi rappresentanti, in nome della neonata società Jsc Palmary, il cui solo scopo era rilevare Gazprom Germania e tagliare l'approvvigionamento sul territorio tedesco. I russi volevano scatenare così una reazione di piazza tra i tedeschi e sabotare il sostegno a Kiev. Due manager russi hanno però avvertito Berlino del piano. Ancora oggi queste due persone «devono temere per la loro vita» a causa della loro scelta, riporta il giornale. L'operazione su Gazprom da parte russa aveva diverse debolezze, ma a inizio aprile Berlino ha dovuto ugualmente trovare subito una soluzione e rispondere al pericolo. Gazprom Germania è stata così messa sotto amministrazione fiduciaria e poi nazionalizzata dallo Stato tedesco.

Ore 17:45 - Kiev: la situazione al confine con la Polonia è catastrofica

La situazione alla frontiera tra Ucraina e Polonia, bloccata dai camionisti polacchi e dove sono fermi migliaia di tir, «è catastrofica». Lo ha dichiarato il commissario ucraino responsabile per i diritti umani, Dmytro Lubinets. «Gli autisti ucraini sono in una situazione così terribile che stanno pianificando di iniziare uno sciopero della fame se le cose non migliorano», ha scritto Lubinets su Telegram.

Ore 19:36 - Putin ordina l’aumento del numero dei militari del 15%

Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto - con effetto immediato - per aumentare il numero dei militari nelle forze armate russe di quasi 170mila persone, pari a circa il 15%. «L’aumento dell’organico a tempo pieno dell’esercito è dovuto alle crescenti minacce al nostro Paese legate all’operazione militare speciale e alla continua espansione della Nato», si legge nel decreto. Secondo quanto precisato dal ministero della Difesa, non è tuttavia prevista la mobilitazione in relazione a questo decreto.

Ore 19:45 - La moglie di Zelensky non vuole che si ricandidi

La first lady ucraina Olena Zelenska non vuole che suo marito, il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, si ricandidi. Ad affermarlo secondo quanto riferisce Ukrainska Pravda, è la stessa moglie del presidente in un podcast dell’Economist. «Non voglio che sia presidente per il prossimo mandato o per i prossimi due mandati», sottolinea la moglie di Zelensky che pensa che il marito debba trovare qualcosa di nuovo nella sua vita. I giornalisti dell’Economist hanno chiesto a Zelenska come vede il futuro dopo la guerra per se stessa e la sua famiglia. «La nostra famiglia sarà di nuovo insieme. Vivremo insieme, con mio marito e i miei figli. Sempre. Prendiamoci una vacanza e andiamo da qualche parte, non so nemmeno dove, ma stiamo insieme, tutti e quattro. E questa vacanza sarà lunga, un mese intero. Dopodiché penseremo a cosa fare dopo, io e lui», spiega la moglie del presidente ucraino.

Ore 21:13 - Kiev: colpiti 5 depositi di munizioni russi

Le forze armate ucraine hanno colpito con missili tre aree di concentrazione di personale, armi e attrezzature militari, nonché cinque depositi di munizioni russe. Lo riferisce lo Stato maggiore ucraino secondo quanto riferisce Ukrainska Pravda. Secondo le fonti di Ukrainska Pravda i russi sono diventati significativamente più attivi sul fronte di Marinka, nell'oblast di Donetsk. Le forze russe stanno prendendo d'assalto le posizioni ucraine da più lati contemporaneamente, sia a Mariinka che nelle aree limitrofe.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 2 dicembre.

Ucraina Russia, le notizie sulla guerra di sabato 2 dicembre. Kiev: «Stanotte rischiato incidente nucleare a Zaporizhzhia». Olena Zelenska: «Non voglio che mio marito si ricandidi». Marta Serafini, inviata, e Redazione Online su Il Corriere della Sera sabato 2 dicembre 2023.

• Nonostante il gelo, proseguono i combattimenti su vari fronti, Kiev rivendica la distruzione di 5 siti militari russi, fra depositi di munizioni e altre infrastrutture

• Putin si prepara a una nuova fase della guerra e ordina l’aumento del 15% del numero dei militari.

• Notizie contrastanti dal Donetsk, dove le battaglie sono sempre più aspre. Mosca rivendica avanzamenti sul terreno, secondo Kiev invece le forze ucraine mantengono le posizioni.

Ore 01:43 - Italo-russo fermato dai servizi a Mosca: «Sabotatore di Kiev»

di Marta Serafini, nostra inviata a Dnipro

A reclutarlo sarebbe stata l’intelligence ucraina a Istanbul lo scorso febbraio. Poi l’addestramento in Lettonia. Ruslan Sidiki, 35 anni, passaporto italo-russo, è stato arrestato dall’Fsb di Mosca con l’accusa di aver compiuto azioni di sabotaggio. Ultima operazione a novembre, il deragliamento di un treno merci vicino a Ryazan, a Sud-Est di Mosca, con 15 vagoni ribaltati. Il 20 luglio scorso, su istruzioni dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino, avrebbe fabbricato ordigni esplosivi con i quali «ha equipaggiato quattro droni e li ha utilizzati per effettuare un attacco all’aeroporto militare di Dyaghilevo», hanno riferito i servizi russi.

Ore 01:41 - Amnesty: l’invasione russa ha isolato disabili e anziani

Gli anziani, le persone con disabilità, sono le prime vittime della guerra tra Russia ed Ucraina. Perché non riescono ad ottenere cure e alloggi adeguati. La situazione è denunciata da Amnesty International in un nuovo rapporto reso pubblico in vista della Giornata internazionale delle persone con disabilità del 3 dicembre. L’invasione russa su larga scala dell’Ucraina ha messo in crisi il già sovraccarico sistema sanitario ucraino - si spiega - Di conseguenza molte persone anziane, comprese quelle con disabilità, sono rimaste separate dalle loro famiglie in una condizione di segregazione e isolamento. I costanti attacchi indiscriminati della Russia, molti dei quali costituiscono crimini di guerra, hanno costretto milioni di civili ucraini ad abbandonare le loro abitazioni

Ore 01:46 - Kiev: la Russia ha gia perso 300 mila uomini nella guerra

I russi potrebbero aver già perso più di trecentomila uomini, nella guerra in Ucraina, fra soldi e miliziani della compagnia Wagner (praticamente uscita di scena in questa fase del conflitto): è la stima di analisti militari ucraini e occidentali, riportata dal sito The Kyiv Independent.

Ore 06:43 - Nuovo attacco ucraino sulla rete ferroviaria russa in Siberia

Il servizio ucraino di sicurezza (Sbu) avrebbe provocato due esplosioni consecutive in Siberia, lungo la linea ferroviaria Baikal-Amur strategica per il commercio tra Russia e Cina. Nell’operazione sarebbero stati fatti saltare in aria due treni carichi di carburante. Lo riportano Ukraniska Pravda e altri organi di informazione ucraini, citando fonti anonime delle forze dell’ordine di Kiev. La prima esplosione ha coinvolto, questa mattina, un treno cisterna che transitava nel tunnel Severonomuisky della Buriazia (il più lungo delle Russia con i suoi 15,3 chilometri), provocando un incendio che ha richiesto ore per essere spento secondo i media russi. Una seconda esplosione, alcune ore dopo, ha colpito un altro treno che trasportava carburante, mentre attraversava un ponte alto 35 metri. Le ferrovie russe hanno confermato l’esplosione del tunnel ma non hanno specificato le cause. Investigatori citati dal Kommersant sostengono che l’ordigno sia stato posizionato sotto una delle carrozze del treno. La seconda deflagrazione non è stata, invece, confermata.

Ore 10:34 - Kiev: «Abbattuti nella notte 10 droni russi su 11 e un missile»

La scorsa notte l’Ucraina è stata attaccata da 11 droni kamikaze russi «Shahed» di fabbricazione iraniana” lanciati dalla Crimea, 10 dei quali sono stati abbattuti dalla contraerea nella regione di Odessa, e da un missile di crociera Kh-59 nella regione di Dnipropetrovsk, anch’esso abbattuto. Lo scrive l’aeronautica militare di Kiev citata da Ukrinform, che non fornisce altri dettagli.

Ore 10:50 - Kiev potrebbe riaprire presto il suo aeroporto internazionale

L’Ucraina potrebbe riaprire presto l’aeroporto di Kiev. Lo ha promesso il capo dello staff di Volodymyr Zelensky, Andriy Yermak, in un incontro con i nello scalo internazionale di Boryspil, fuori dalla capitale. «L’Ucraina è diventata progressivamente più forte nell’ultimo anno e sarà presto in grado di riaprire l’aeroporto internazionale di Kiev», ha detto Yermak sottolineando - riporta il Guardian - che «ora siamo in grado di garantire la sicurezza di questo sito. Grazie alle nostre forze di difesa e ai nostri amici, i vostri Paesi: sono certo che le carte d’imbarco simboliche che ti sono state consegnate oggi al vostro arrivo diventeranno presto carte vere». L’aeroporto è stato il primo grande sito in Ucraina ad essere chiuso dopo l’invasione delle truppe russe nel febbraio 2022.

Ore 11:25 - Ministero della difesa britannico: «Mosca cerca di sedare il malcontento delle mogli dei soldati»

Le autorità russe stanno tentando di sedare il dissenso delle mogli dei soldati dispiegati in Ucraina. Lo sottolinea il ministero della Difesa britannico nel suo briefing quotidiano di intelligence. Le ricerche dei media indipendenti russi e i commenti delle stesse mogli che protestavano suggeriscono che, nelle ultime settimane, le autorità hanno probabilmente offerto maggiori pagamenti in contanti alle famiglie in cambio dell’astensione dalla protesta. Il 27 novembre 2023 - ricorda il Guardian - un importante gruppo online di mogli di soldati ha pubblicato un manifesto contro la «mobilitazione indefinita».

Ore 12:43 - Kiev: «Stanotte rischiato incidente nucleare a Zaporizhzhia»

Secondo il presidente dell’agenzia atomica ucraina Energoatom, Petro Kotin, la centrale nucleare di Zaporizhzhia è stata «sull’orlo di un incidente nucleare e radioattivo» stanotte a causa di un blackout completo dell’impianto, risolto questa mattina. «Gli occupanti (russi) non sono interessati alla sicurezza della centrale» e «continueranno a creare situazioni pericolose, ricattando il mondo intero con incidenti nucleari e radioattivi », ha affermato Kotin.

Ore 15:19 - Olena Zelenska: «Non voglio che mio marito si ricandidi»

La first lady ucraina Olena Zelenska non vuole che suo marito, il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, si ricandidi. Ad affermarlo secondo quanto riferisce `Ukrainska Pravda´, è la stessa moglie del presidente in un podcast dell’Economist. «Non voglio che sia presidente per il prossimo mandato o per i prossimi due mandati», sottolinea la moglie di Zelensky che pensa che il marito debba trovare qualcosa di nuovo nella sua vita. 

I giornalisti dell’Economist hanno chiesto a Zelenska come vede il futuro dopo la guerra per sé stessa e la sua famiglia. «La nostra famiglia sarà di nuovo insieme. Vivremo insieme, con mio marito e i miei figli. Sempre. Prendiamoci una vacanza e andiamo da qualche parte, non so nemmeno dove, ma stiamo insieme, tutti e quattro. E questa vacanza sarà lunga, un mese intero. Dopodiché penseremo a cosa fare dopo, io e lui», spiega la moglie del presidente ucraino.

Ore 16:03 - Kiev, un civile morto in attacco russo nel Donetsk

L ‘artiglieria russa ha distrutto due abitazioni e ucciso un civile nella cittadina ucraina di Chasiv Yar, nel Donetsk, a soli cinque chilometri dalla città martire di Bakhmut, dove si continua a combattere da mesi. Lo fa sapere il ministero dell’Interno ucraino. Nella stessa regione continuano feroci i combattimenti attorno ad Avdiivka, dove da mesi le forze russe cercano di sfondare.

Ore 17:13 - Rimpatrio minore da Russia, Kiev ringrazia Zuppi

Il capo dell'Ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Andriy Yermak, ha avuto un colloquio telefonico con il cardinale Matteo Zuppi, inviato di papa Francesco per la missione di pace in Ucraina e in Russia. Nell'occasione Yermak ha ringraziato il card. Zuppi per la sua partecipazione diretta al processo del ritorno in patria del giovane ucraino Bohdan Yermokhin, già deportato in Russia. Lo riferisce su X l'Ambasciata ucraina presso la Santa Sede.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 3 dicembre.

Ucraina Russia, le notizie sulla guerra di oggi. Lukashenko in visita a Pechino per incontrare Xi Jinping. Marta Serafini, inviata, e Redazione Online su Il Corriere della Sera domenica 3 dicembre 2023.

Le notizie sulla guerra in Ucraina di domenica 3 dicembre, in diretta. Kiev, un civile morto in attacco russo nel Donetsk

• Agenzia atomica, rischiato incidente nucleare a Zaporizhzhia

• Olena Zelenska, ha confidato di non volere che il marito, Volodymyr Zelensky, si candidi per un nuovo mandato come presidente

• Ministero della difesa britannico: «Mosca cerca di sedare il malcontento delle mogli dei soldati»

Ore 00:47 - Rimpatrio minore da Russia, Kiev ringrazia Zuppi

Il capo dell'Ufficio del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Andriy Yermak, ha avuto un colloquio telefonico con il cardinale Matteo Zuppi, inviato di papa Francesco per la missione di pace in Ucraina e in Russia. Nell'occasione Yermak ha ringraziato il card. Zuppi per la sua partecipazione diretta al processo del ritorno in patria del giovane ucraino Bohdan Yermokhin, già deportato in Russia. Lo riferisce su X l'Ambasciata ucraina presso la Santa Sede.

Ore 01:40 - Kiev, un civile morto in attacco russo nel Donetsk

L’artiglieria russa ha distrutto due abitazioni e ucciso un civile nella cittadina ucraina di Chasiv Yar, nel Donetsk, a soli cinque chilometri dalla città martire di Bakhmut, dove si continua a combattere da mesi. Lo fa sapere il ministero dell’Interno ucraino. Nella stessa regione continuano feroci i combattimenti attorno ad Avdiivka, dove da mesi le forze russe cercano di sfondare.

Ore 02:51 - Olena Zelenska: «Non voglio che mio marito si ricandidi»

La first lady ucraina Olena Zelenska non vuole che suo marito, il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, si ricandidi. Ad affermarlo secondo quanto riferisce `Ukrainska Pravda´, è la stessa moglie del presidente in un podcast dell’Economist. «Non voglio che sia presidente per il prossimo mandato o per i prossimi due mandati», sottolinea la moglie di Zelensky che pensa che il marito debba trovare qualcosa di nuovo nella sua vita. 

I giornalisti dell’Economist hanno chiesto a Zelenska come vede il futuro dopo la guerra per sé stessa e la sua famiglia. «La nostra famiglia sarà di nuovo insieme. Vivremo insieme, con mio marito e i miei figli. Sempre. Prendiamoci una vacanza e andiamo da qualche parte, non so nemmeno dove, ma stiamo insieme, tutti e quattro. E questa vacanza sarà lunga, un mese intero. Dopodiché penseremo a cosa fare dopo, io e lui», spiega la moglie del presidente ucraino.

Ore 03:20 - Kiev: «Stanotte rischiato incidente nucleare a Zaporizhzhia»

Secondo il presidente dell’agenzia atomica ucraina Energoatom, Petro Kotin, la centrale nucleare di Zaporizhzhia è stata «sull’orlo di un incidente nucleare e radioattivo» la notte scorsa a causa di un blackout completo dell’impianto, risolto questa mattina. «Gli occupanti (russi) non sono interessati alla sicurezza della centrale» e «continueranno a creare situazioni pericolose, ricattando il mondo intero con incidenti nucleari e radioattivi », ha affermato Kotin.

Ore 03:41 - Zelensky: «Settimana produttiva sul sostegno alla difesa ucraina»

«Questa settimana è stata produttiva per il nostro stato e i nostri obiettivi. La Russia ha perso influenza in due istituzioni internazionali: l’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche e l’Organizzazione marittima internazionale, uno dei principali organismi responsabili della sicurezza. In effetti, lì non c’è posto per i terroristi». Lo scrive su X il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che si è detto «particolarmente grato alla Germania per il suo sostegno alla nostra difesa e alle nostre azioni. Sono lieto che i nostri accordi volti a rafforzare lo scudo aereo dell’Ucraina vengano attuati. Ciò salva migliaia di vite ucraine. Un forte risultato della nostra collaborazione bilaterale con il cancelliere Scholz e tutti coloro che in Germania sostengono la tutela della vita e del diritto internazionale. Abbiamo un ulteriore pacchetto di difesa, che include colpi di artiglieria essenziali da 155 mm».

Zelensky nel suo consueto messaggio serale ha poi parlato degli Stati Uniti che «questa settimana hanno imposto nuove sanzioni contro le entità russe che sostengono l’economia dell’aggressione. Coloro che aiutano nella violazione del tetto del prezzo del petrolio, così come coloro che nelle strutture iraniane contribuiscono alla destabilizzazione».

Ore 06:41 - Raid russo con 12 droni nel sud dell’Ucraina

Nuovi attacchi nella notte nel sud dell’Ucraina con 12 droni. I raid hanno riguardato soprattutto la regione di Mykolaiv. I sistemi di difesa aerea di Kiev hanno distrutto 10 droni prima che raggiungessero i loro obiettivi. Lo ha reso noto l’aeronautica militare ucraina, senza fornire dettagli sui due sfuggiti alla barriera difensiva.

Ore 07:39 - Putin sta vincendo la guerra in Ucraina?

(Marco Imarisio) «Guardate che ve lo ha detto Lui in persona…». Sono giorni di buon umore, per Sergey Markov. L’ex consigliere speciale di Vladimir Putin, falco a ventiquattro carati, sostiene che ci siamo persi qualcosa. A suo parere, hanno sbagliato i media occidentali nel prestare poca attenzione al discorso del presidente tenuto 4 giorni fa al Consiglio mondiale dei popoli russi, organismo guidato dal patriarca ortodosso Kirill e ampiamente finanziato da Kostantin Malofeev, il miliardario sovranista, nostalgico dell’Impero zarista, fondatore del canale televisivo ultranazionalista Tsargrad.

Ore 08:44 - Lukashenko in visita a Pechino per incontrare Xi Jinping

Il presidente della Bielorussia, Aleksandr Lukashenko, fedele alleato di Vladimir Putin, oggi e domani va in visita a Pechino, dove incontrerà il presidente cinese, Xi Jinping. Lo fa sapere la presidenza bielorussa, senza precisare se Lukashenko sia già arrivato nella capitale cinese, ma spiegando che all’ordine del giorno dell’incontro ci sono questioni di «commercio, economia, investimenti e cooperazione internazionale». Si tratta delle seconda visita del leader di Minsk in Cina quest’anno, dopo quella dello scorso inverno.

Ore 09:18 - Kiev: «La Russia ha perso 332.040 soldati dall’inizio della guerra»

La Russia ha perso 332.040 soldati in Ucraina dall’inizio della sua invasione su vasta scala il 24 febbraio 2022. Lo ha riferito lo Stato maggiore delle forze armate ucraine. Questo numero comprende 930 vittime delle forze russe subite lo scorso giorno. L’esercito ha anche affermato che la Russia ha perso 5.575 carri armati, 10.396 veicoli corazzati da combattimento, 10.432 veicoli e serbatoi di carburante, 7.949 sistemi di artiglieria, 913 sistemi di razzi a lancio multiplo, 602 sistemi di difesa aerea, 323 aeroplani, 324 elicotteri, 5.995 droni, 22 imbarcazioni e un sottomarino.

Ore 10:22 - Kiev: «I russi hanno ucciso i soldati ucraini che si arrendevano»

Un video che circola sui social nel quale si vedono quelli che sembrano soldati ucraini che si arrendono, disarmati e con le mani in alto, che vengono uccisi a sangue freddo da soldati russi è da ieri oggetto di indagine da parte della giustizia in Ucraina, che accusa la Russia di un nuovo «crimine di guerra». Il video, che circola su Telegram, non ha data ma viene collocato nella zona di Avdiivka, nel Donetsk, dove da mesi i russi stanno tentando uno sfondamento con un elevato numero di perdite. La sua autenticità non può al momento essere verificata, aggiunge l’Afp. In esso due soldati ucraini tengono le mani alzate in segno di resa e vengono fatti stendere a terra da militari russi, che poi sembrano sparare loro contro, subito prima che il filmato s’interrompa bruscamente. «La Russia di nuovo ha violato le leggi e le usanze di guerra oltre alle norme del diritto internazionale (...) sparando, ancora una volta a tradimento, su soldati disarmati», si legge in una nota diramata dal centro di comunicazione strategica delle forze armate di Kiev, che afferma di basare le proprie affermazioni su «informazioni confermate». Il commissario ucraino per i diritti umani, Dmytro Lubinets, ha evocato anch’egli «crimini di guerra» da parte delle forze di Mosca.

Ore 11:17 - Impedito a Poroshenko di lasciare Paese: «Doveva incontrare Orban»

All’ex presidente ucraino Petro Poroshenko è stato negato il permesso di lasciare l’Ucraina per un incontro programmato con il premier ungherese Viktor Orban. Lo ha riferito il servizio di sicurezza ucraino. Poroshenko aveva riferito venerdì di essere stato respinto alla frontiera nonostante avesse precedentemente ricevuto il permesso dal Parlamento di lasciare il Paese. In base alla legge marziale, gli uomini ucraini di età compresa tra i 18 e i 60 anni non possono lasciare il Paese senza un’autorizzazione speciale. Il 58enne, ha dichiarato di avere in programma incontri con il presidente della Camera degli Stati Uniti Mike Johnson e con il Parlamento polacco. Ma i funzionari della sicurezza hanno affermato che Poroshenko ha accettato di incontrare anche Orban, che in passato ha elogiato il presidente russo Vladimir Putin e si è rifiutato di sostenere l’adesione di Kiev all’Ue. In una dichiarazione sui social media, hanno affermato che tali colloqui avrebbero reso Poroshenko uno «strumento nelle mani dei servizi russi».

Ore 16:01 - Kiev accusa forze russe: hanno sparato a soldati che si erano arresi

I funzionari ucraini hanno accusato le forze armate russe di aver ucciso soldati ucraini che si erano arresi. Un fatto che, se confermato, costituisce un crimine di guerra. L’accusa è arrivata dopo che è circolato sui social un filmato in cui si vedono due uomini in uniforme che vengono colpiti a distanza ravvicinata. La clip mostra i militari, uno dei quali con le mani alzate, mentre escono da un riparo sotto la minaccia delle armi e si sdraiano a terra prima che un gruppo di truppe russe apra il fuoco. Associated Press specifica che non è stato possibile verificare immediatamente l’autenticità del video o le circostanze in cui è stato girato. La Procura generale ucraina ha avviato oggi un’indagine penale, poche ore dopo che l’ufficio stampa dell’esercito ucraino ha dichiarato che il filmato era autentico.

Ore 16:10 - Meloni: pieno sostegno Kiev per garantire libertà

«Abbiamo parlato della guerra di aggressione russa all’Ucraina. Conoscete la posizione italiana. Continuiamo a sostenere a 360 gradi l’Ucraina per garantire la sua libertà e sovranità». Lo ha detto la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, nelle dichiarazioni congiunte a Belgrado dopo l’incontro con il presidente serbo Aleksandar Vucic.

Ore 19:00 - Klitschko critica Zelensky: meno popolare perchè paga errori

La popolarità di Volodymyr Zelensky è in calo perché «le persone vedono chi è efficace e chi no. E le aspettative erano e sono tante e Zelensky sta pagando per gli errori commessi». Ad affermarlo è il sindaco di Kiev Vitaly Klitschko, che in un’intervista al quotidiano svizzero 20 Minuten è tornato a criticare il presidente ucraino. «La gente si chiede come mai non eravamo meglio preparati per questa guerra, come mai Zelensky abbia negato fino alla fine che ciò sarebbe accaduto, o perché i russi siano riusciti a raggiungere Kiev così rapidamente. C’erano troppe informazioni che non corrispondevano alla realtà», ha affermato il sindaco. «Il presidente oggi ha una funzione importante e dobbiamo sostenerlo fino alla fine della guerra. Ma alla fine di questa guerra ogni politico pagherà per i suoi successi o i suoi fallimenti», ha aggiunto. In merito alle sue ambizioni politiche per la presidenza ucraina, Klitschko ha in ogni caso sottolineato che «sarebbe stupido pensarci oggi», quando «l’unica domanda è se l’Ucraina continuerà ad esistere» e «lottiamo per la nostra libertà e indipendenza». In merito alla situazione al fronte, il sindaco ha affermato che il comandante delle forze armate ucraine Valery Zaluzhny «ha detto la verità» quando in una controversa intervista ha definito la guerra in una situazione di stallo. «Naturalmente possiamo mentire euforicamente alla nostra gente e ai nostri partner. Ma non possiamo farlo per sempre».

Ore 21:44 - Zelensky: risponderemo al terrore, noi rispondiamo sempre

«Ci stiamo già preparando per la prossima settimana, che senza dubbio rafforzerà il nostro Paese, soprattutto le capacità del nostro complesso militare-industriale. Stiamo lavorando con i nostri partner su nuovi pacchetti di aiuti militari e ci stiamo preparando a rafforzare ulteriormente la nostra difesa aerea, che rimane la nostra priorità immutata. E risponderemo anche al terrore degli occupanti contro il nostro popolo. Noi rispondiamo sempre». Lo afferma il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, su X, l’ex Twitter, nel suo messaggio quotidiano.

Kiev, bufera Poroshenko. "Non può lasciare il Paese". Storia di Redazione su Il Giornale il 4 dicembre 2023. 

Nuove grane per il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, costretto ieri ad ammettere che gli obiettivi della guerra per il 2024 sono stati rivisti. «Il conflitto è entrato in una nuova fase», ha detto il presidente, che aveva attaccato il capo delle Forze armate, Valery Zaluzhny, per aver parlato di situazione di stallo sul campo circa un mese fa. È un'ammissione evidentemente reputata indispensabile dal presidente, dopo il fallimento parziale della controffensiva. Un altro tassello che complica il futuro politico di Zelensky. Dopo che la moglie ha dichiarato al settimanale Economist di non voler vedere suo marito candidato alla presidenza per il prossimo mandato, il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, ha attaccato il leader ucraino, chiedendogli di essere onesto e ammettere i propri errori strategici nel conflitto. E non è tutto. A dominare gli eventi politici della giornata è stata la notizia di una mossa inattesa del servizio di sicurezza ucraino, lo Sbu, che ha bloccato alla frontiera l'ex presidente Petro Poroshenko, vietandogli di viaggiare all'estero, con la spiegazione di avere informazioni secondo cui l'ex presidente intendeva incontrare il primo ministro ungherese Viktor Orban, che in un rapporto dell'intelligence è stato definito «amico» di Vladimir Putin. A Poroshenko, che fu al potere a Kiev dal 2014 al 2019, è stato annullato anche il permesso già rilasciato per un viaggio d'affari negli Stati Uniti. La Sbu ritiene che Mosca intenda sfruttare i possibili incontri dei politici ucraini con esponenti stranieri per promuovere narrazioni «sulla necessità di un processo negoziale con la Russia» e ha chiesto di prendere in considerazione un possibile incontro con Orban, che «esprime sistematicamente una posizione antiucraina», è un «amico di Putin e chiede la revoca delle sanzioni contro la Russia». Il partito Solidarietà Europea di Poroshenko ha respinto le accuse, sottolineando che aveva programmato visite in Polonia e negli Stati Uniti, e non a Budapest. Oltre a Poroshenko, è stato vietato anche a tre deputate del partito di lasciare il Paese.

È un momento complicato per Kiev e per Zelensky. «La gente si chiede perché non fossimo meglio preparati per questa guerra. Perché Zelensky ha negato fino alla fine che si sarebbe arrivati a questo», ha detto il sindaco della capitale, Klitschko. «C'erano troppe informazioni che non corrispondevano alla realtà», ha aggiunto l'ex campione mondiale di boxe, accusando il presidente di «errori» e chiedendo onestà riguardo alla situazione. «Zelensky sta pagando per gli errori che ha commesso. Possiamo mentire al nostro popolo e ai nostri partner, ma non si può farlo per sempre», ha concluso Klitschko.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 4 dicembre.

Ucraina Russia, le notizie sulla guerra del 4 dicembre. Il Corriere della Sera lunedì 4 dicembre 2023.

• Kiev accusa forze russe: hanno sparato a soldati che si erano arresi

• Stoltenberg: prepararsi anche a cattive notizie dall’Ucraina

• Kiev: Russia ha perso 332.040 soldati da inizio guerra

Ore 08:16 - «Financial Times»: disaccordi nell’Ue, a rischio pacchetto aiuto da 50 miliardi

L’Ucraina potrebbe non ricevere un pacchetto di assistenza finanziaria di 50 miliardi di euro dai Paesi dell’Ue a causa di una serie di disaccordi interni al blocco comunitario. Lo riportano fonti del quotidiano britannico «Financial Times» secondo cui le controversie all’interno dell’Ue riguardo allo stanziamento di fondi all’Ucraina mettono a repentaglio le importanti promesse fatte a Kiev alcuni mesi fa, proprio quando il flusso di sostegno finanziario e militare da parte degli Stati Uniti si e’ effettivamente interrotto a causa del protrarsi dei dibattiti al Congresso. Diverse fonti del «Financial Times» riferiscono che gli Stati membri dell’Unione europea sono lontani dal raggiungere un un accordo sullo stanziamento di 50 miliardi di euro a favore dell’Ucraina. Gli sforzi dell’Ue per raggiungere un compromesso sullo stanziamento degli aiuti sono complicati dalla vittoria alle elezioni nei Paesi Bassi del Partito per la libertà di Gert Wilders e dalla recente decisione della Corte costituzionale tedesca di limitare l’indebitamento pubblico. Le fonti sottolineano inoltre che le discussioni in merito continueranno prima e durante il Consiglio europeo, che si svolgerà il 14 e 15 dicembre a Bruxelles.

Ore 08:18 - Xi riceve Lukashenko, è la seconda volta in un anno

I presidenti della Cina, Xi Jinping, e della Bielorussia, Aleksander Lukashenko, hanno tenuto un incontro a Pechino, il secondo quest’anno dopo la visita del leader bielorusso in Cina a marzo. Lo riferisce l’emittente statale Cctv. Xi ha sottolineato che Cina e Bielorussia sono «partner strategici a tutto tondo» che «si sostengono a vicenda e si oppongono alle interferenze esterne» e ha espresso il suo sostegno alla sua controparte affinché la Bielorussia ««persegua un percorso di sviluppo in linea con le sue condizioni nazionali», riferisce l’agenzia ufficiale cinese Xinhua. Il leader di Pechino ha assicurato che, dopo la precedente visita di Lukashenko in Cina, «la fiducia politica reciproca tra i due Paesi si è consolidata e la collaborazione internazionale si è rafforzata». Secondo il presidente cinese, Cina e Bielorussia sono «forze importanti coinvolte nella riforma e nella costruzione del sistema di governance globale». Da parte sua, Lukashenko ha espresso la volontà di «rafforzare il coordinamento e la collaborazione» con la Cina negli affari internazionali e multilaterale. «La Bielorussia spera sinceramente che la Cina continui a svilupparsi e a diventare più forte, il che servirà alla causa della pace e del progresso in tutto il mondo», ha affermato Lukashenko aggiungendo che il suo Paese è «fermamente impegnato nello sviluppo di relazioni amichevoli» con la Cina». I due presidenti si sono scambiati anche opinioni sul conflitto in Ucraina, senza che i media statali cinesi fornissero ulteriori dettagli in merito. Secondo l’agenzia ufficiale bielorussa Belta, la visita di Lukashenko in Cina, che si concluderà oggi, comprende «questioni di commercio, economia, investimenti e cooperazione internazionale».

Ore 08:22 - Mosca lancia un attacco con droni in Crimea

Le forze russe hanno lanciato 23 droni Shahed in Ucraina dalla Crimea durante le prime ore di oggi. Lo ha riferito l’aeronautica ucraina su Telegram. «Il nemico ha attaccato con 23 droni d’attacco Shahed-136/131 da Capo Chauda, nella Crimea occupata, e con un missile guidato dallo spazio aereo della regione occupata di Kherson», si legge nel post. Secondo il post, 18 droni e il missile guidato Kh-59 sono stati distrutti dalla difesa aerea ucraina. Per respingere l’attacco sono stati utilizzati aerei da combattimento, unità missilistiche antiaeree e gruppi di fuoco mobili.

Ore 08:37 - Mosca bombarda 4 comunità nella regione di Sumy

Durante la notte l’esercito russo ha attaccato l’Ucraina con 23 droni Shahed e un missile teleguidato, 18 droni e il missile sono stati abbattuti, ha reso noto su telegram l’Aeronautica militare. I lanci sono avvenuti dalla Crimea e dalla parte occupata della regione di Kherson.

Ore 09:07 - Kiev, abbattuti nella notte 18 droni e un missile russi

L’aeronautica ucraina ha annunciato di aver abbattuto 18 dei 23 droni Shahed di fabbricazione iraniana e un missile che la Russia ha lanciato durante la notte contro il suo territorio. «Come risultato delle operazioni di combattimento, 18 droni d’attacco e un missile guidato X-59 sono stati distrutti», ha scritto l’aeronautica militare in un post sui social media.

Ore 09:29 - Raid russi uccidono 3 persone e ne feriscono 11 nel Donetsk

La Russia ha effettuato attacchi contro 10 oblast dell’Ucraina, uccidendo almeno tre persone e ferendone 11. Lo hanno riferito funzionari regionali. Nella regione di Donetsk, una persona è stata uccisa e un’altra ferita nel corso di raid contro Kostiantynivka, ha detto l’amministrazione militare dell’oblast. Un’altra persona è stata ferita a Toretsk e un’altra ad Avdiivka. Le forze russe hanno lanciato 117 attacchi contro Kherson, uccidendo due persone e ferendone otto, ha riferito il governatore Oleksandr Prokudin. Anche le oblast di Chernihiv, Dnipropetrovsk, Kharkiv, Khmelnytskyi, Luhansk, Mykolaiv, Sumy e Zaporizhzhia sono stati attaccati, senza causare vittime.

Ore 09:36 - Kiev, truppe russe hanno bersagliato la regione di Zaporizhzhia

Nell’ultima giornata, le truppe russe hanno colpito per 158 volte la regione di Zaporizhzhia bersagliando 22 insediamenti: ha dichiarato su Facebook Yuriy Malashko, capo dell’amministrazione militare regionale, citato da Ukrinform. «Gli occupanti hanno colpito Novodarivka con un proiettile d’aereo, hanno sparato su Malynivka con Mlrs e hanno attaccato Zaliznychne, Hulyaipole, Robotyne, Malynivka, Novopavlivka, Novodarivka, Charivne, Chervone, Mala Tokmachka, Bilohirya e Mali Shcherbaky con 30 droni», ha dichiarato. Ci sono stati 126 colpi di artiglieria contro villaggi in prima linea, tra cui Robotyne, Levadne, Poltavka, Novoandriivka, Malynivka, Shcherbaky, Pyatykhatky, Kamianske, Stepove e Plavni. Sono state segnalate distruzioni di due edifici residenziali e infrastrutture. Nessun civile è rimasto ferito.

Ore 10:15 - Tajani: la Russia sia consapevole dei delitti gravissimi commessi

«La nostra attenzione è massima sui diritti umani: in particolare la Russia deve rendersi conto delle conseguenze della guerra di aggressione contro l’Ucraina, ci sono stati delitti gravissimi commessi e anche il tema del risarcimento dei danni provocati è una precondizione per una pace giusta». Così il ministro degli Esteri Antonio Tajani in apertura dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa, in corso a Montecitorio. «L’Ucraina non può essere piegata - ha aggiunto il vicepremier - neanche con l’arrivo del generale inverno e infatti ci siamo attivati proprio per aiutare la popolazione civile per evitare che morissero a causa del freddo». «Siamo - ha concluso Tajani - in prima linea per la ricostruzione dell’Ucraina che continueremo a sostenere in tema militare e civile».

Ore 10:59 - Reynders: assicurarsi che Mosca paghi per crimini

«Discuteremo con i ministri della Giustizia sul nostro supporto all’Ucraina per fare in modo che i responsabili dei crimini internazionali, compreso quello di aggressione, siano consegnati alla giustizia, e che la Russia paghi per il risarcimento dei danni». Lo ha detto il commissario europeo alla Giustizia, Didier Reynders, al suo arrivo al Consiglio Ue Giustizia. «Discuteremo dei diritti delle vittime e sarà l’occasione per discutere della situazione di tutte le vittime di tutti i crimini, per essere sicuri che sia possibile dare loro un risarcimento reale e per chiedere il sostegno degli Stati membri su come dare un risarcimento, anche per quanto riguarda i bambini vulnerabili, su cui chiediamo misure specifiche», ha aggiunto.

Ore 11:04 - Confermata morte generale russo Zavadsky

La morte sul campo in Ucraina del generale russo Vladimir Zavadsky è stata confermata dal governatore della regione russa di Voronezh, dopo che la notizia era circolata sui media nei giorni scorsi. Si tratta dell’ultima figura militare russa di alto rango a morire durante l’offensiva che va avanti da 21 mesi. «Un dolore lancinante. Il maggiore generale Vladimir Zavadsky, vice comandante del 14 corpo d’armata della flotta del Nord, è morto mentre prestava servizio nell’operazione militare speciale», ha scritto su Telegram il governatore di Voronezh Aleksander Gusev, usando il termine russo per la sua offensiva.

Ore 11:12 - Mosca: un generale della Flotta del nord ucciso in Ucraina

Un generale russo di alto rango della Flotta del Nord è stato ucciso nei giorni scorsi nei combattimenti in Ucraina: lo ha annunciato il governatore della regione russa di Voronezh nel sud-ovest, dove l’ufficiale aveva prestato servizio. «Il generale di brigata Vladimir Zavadski, vice comandante del 14° Corpo della Flotta del Nord, è morto in una postazione di combattimento nell’area dell’operazione speciale» in Ucraina, ha dichiarato il governatore Alexander Gusev su Telegram, senza fornire alcun dettaglio sulle circostanze della sua morte.

Ore 11:54 - Casa Bianca: Usa stanno esaurendo tempo e denaro per aiutare Ucraina

Gli Stati Uniti stanno esaurendo il tempo e il denaro per aiutare l’Ucraina a combattere la guerra con la Russia. È il monito lanciato dalla Casa Bianca. La direttrice del bilancio della Casa Bianca, Shalanda Young, ha lanciato questo monito in una lettera al presidente repubblicano della Camera, Mike Johnson, e ad altri leader del Congresso. «Voglio essere chiara», ha scritto Young nella lettera,«senza un’azione del Congresso, entro la fine dell’anno non avremo più risorse per acquistare altre armi ed equipaggiamenti per l’Ucraina e per fornire equipaggiamenti dalle scorte militari statunitensi. Non ci sono fondi magici disponibili per far fronte a questo momento. Siamo senza soldi e quasi senza tempo».

Ore 11:55 - Metsola: aggressione russa ad Ucraina minaccia nostra democrazia

«Fin dal primo giorno del conflitto russo-ucraino, il Parlamento europeo ha guidato il sostegno all’Ucraina e la forte reazione dell’Europa all’aggressione russa perché è una minaccia al nostro modello democratico, alla nostra sicurezza e ai nostri valori». Lo ha detto la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, che oggi è in visita a Lecce.

Ore 12:22 - Orban contro l’Ue, togliere adesione Ucraina da agenda vertice

«È chiaro che la proposta della Commissione europea» sull’adesione dell’Ucraina all’Ue «è infondata e mal preparata. Non c’è posto per questo» tema «nell’agenda del Consiglio europeo di dicembre». Lo scrive in un tweet il premier ungherese, Viktor Orban, riportando un estratto dell’intervista a kossuth Radio in cui ha indicato come possibile compromesso la conclusione di un accordo di partenariato strategico con Kiev, della durata di 5-10 anni. «La Commissione ha proposto di avviare i negoziati sull’adesione dell’Ucraina all’Ue, ma ciò non coincide con gli interessi di molti Stati membri, di certo non con quelli dell’Ungheria» spiega il primo ministro, suggerendo di non inserire il dossier all’ordine del giorno del vertice dei leader europei del 14-15 dicembre. «La Commissione - attacca - dovrebbe capire che è sua responsabilità il fatto che la riunione sia stata preparata male, ritirare» la proposta, «prepararla in modo adeguato e tornare quando sarà stato raggiunto un accordo».

Ore 12:29 - La Russia conferma la morte di un suo generale

La Russia conferma la morte in Ucraina di un generale, che era il vice comandante del 14esimo Corpo d’armata. Dopo le indiscrezioni circolate nei giorni scorsi, la notizia del decesso del generale Vladimir Zavadsky è stata confermata via Telegram dal governatore della regione russa di Voronezh, Alexander Gusev. Nel post Gusev scrive che il generale è morto «in una postazione di combattimento nella zona dell’operazione speciale», in Ucraina. La scorsa settimana erano circolate notizie di un generale russo morto per l’esplosione di una mina, ma non era chiaro dove fosse avvenuto l’incidente anche se si riteneva che l’unità in questione si trovasse in quel momento nella regione di Kherson. Secondo rapporti di stampa, immagini di Zavadsky, morto all’età di 45 anni, erano state usate dalla propaganda militare russa per attirare nuove reclute. Stando alla Bbc si ritiene che in Ucraina, dall’invasione russa iniziata il 24 febbraio 2022, siano morti almeno sette generali russi.

Ore 12:44 - Ucraina: 6,5 milioni dalla Svezia all’ Unesco per danni scuole

La Svezia ha destinato 6,5 milioni di dollari al programma di assistenza di emergenza dell’Unesco per l’Ucraina per sostenere la riabilitazione e il rinnovamento delle infrastrutture scolastiche danneggiate dalla guerra e dotare in particolare gli asili nido di rifugi. Secondo gli ultimi dati del Ministero dell’Istruzione e della Scienza dell’Ucraina sono 3.428 le istituzioni scolastiche danneggiate e 365 quelle completamente distrutte. Inoltre, 1.275 asili sono stati colpiti, portando a un ulteriore calo del tasso di iscrizione all’istruzione pre-primaria. L’obiettivo dell’Unesco, in collaborazione con la Svezia e altri partner, è contribuire alla piena ripresa di questo settore, dotare le aule degli arredi e delle strutture necessarie per garantirne l’accessibilità, nonché la fornitura di acqua, servizi igienico-sanitari; costruire o aggiornare i rifugi per garantire che soddisfino gli standard di sicurezza e siano adatti alle condizioni invernali; creare spazi inclusivi in cui studenti e insegnanti possano beneficiare di servizi di salute mentale e supporto psicosociale. Alla fine di settembre, solo il 45% degli studenti dell’istruzione secondaria studiava in presenza. Affinché un maggior numero di studenti possa tornare a scuola in sicurezza, è essenziale fornire un riparo sicuro negli istituti. I dati attuali mostrano che il 67 per cento degli asili, il 75 per cento delle scuole primarie e secondarie e l’85 per cento delle scuole professionali sono dotati di rifugi. Aumentare il numero dei rifugi e migliorare quelli esistenti è essenziale, secondo l’Unesco, per garantire un ambiente di apprendimento sicuro e inclusivo.

Ore 12:48 - Tra Varsavia e Kiev cresce la tensione sull’autotrasporto

Le pratiche ucraine che ostacolano il rientro degli autotrasportatori polacchi che si recano in Ucraina sono concorrenza sleale. È l’accusa lanciata dal vice ministro delle infrastrutture polacco Weber al suo arrivo alla riunione dei ministri dei Trasporti Ue in cui verrà discussa la richiesta di Varsavia affinché la Commissione europea esamini gli effetti dell’accordo tra Ue e Ucraina per il trasporto delle merci su strada che tra le altre cose ha abolito il sistema di permessi d’ingresso, provocando le proteste dei camionisti polacchi al confine con l’Ucraina. Weber, citato dall’agenzia di stampa polacca (Pap) ha lamentato «un impatto molto forte» dell’intesa, voluta all’indomani dell’invasione russa dell’Ucraina, sul mercato dei trasporti in Ue, in particolare quello polacco, slovacco e ungherese. Durante la riunione, il ministro chiederà, in linea con quanto previsto dall’accordo, la convocazione di una commissione mista perché effettui «un’analisi rapida e urgente» sui permessi dei vettori ucraini per il trasporto commerciale. Il viceministro polacco ha quindi lamentato il mal funzionamento del sistema attuale, sostenendo che gli autisti polacchi devono aspettare «12-14 giorni» per tornare in Polonia dall’Ucraina. «Ciò chiaramente non è redditizio - ha spiegato - si tratta di concorrenza sleale».

Ore 13:06 - Casa Bianca: senza ok Congresso a rischio aiuti Kiev

Le autorità statunitensi finiranno i soldi per sostenere l’Ucraina entro la fine di quest’anno, a meno che il Congresso non approvi finanziamenti aggiuntivi, ha detto Shalanda Young, direttrice dell’Ufficio di gestione e bilancio dell’amministrazione americana. «Voglio essere chiara: senza un’azione del Congresso, entro la fine dell’anno esauriremo le risorse per procurare più armi ed equipaggiamenti per l’Ucraina e per fornire attrezzature dalle scorte militari statunitensi. Non esiste una riserva magica di finanziamenti disponibile per soddisfare» tale necessità. «In questo momento. Siamo senza soldi e quasi senza tempo», ha riferito The Hill citando la lettera di Young ai leader del Congresso. «Abbiamo finito i soldi per sostenere l’Ucraina in questa guerra», ha detto. La lettera era indirizzata in particolare al presidente della Camera Mike Johnson, al leader della minoranza alla Camera Hakeem Jeffries, al leader della maggioranza democratica al Senato Chuck Schumer e al leader della minoranza repubblicana al Senato Mitch McConnell.

Ore 13:11 - La Russia apre nuovi fronti nella battaglia di Avdiivka

Le forze russe stanno attaccando la città industriale di Avdiivka, nell’Ucraina orientale, da due nuove direzioni, hanno detto i funzionari ucraini, mentre Mosca ha ampliato il suo tentativo di catturare la città quasi circondata. Mosca ha cercato per quasi due mesi di impadronirsi di Avdiivka, una città industriale nella regione orientale di Donetsk che è diventata il punto critico più feroce della tentacolare linea del fronte. «L’attuale terza ondata di assalti nemici differisce dalle due precedenti in quanto ha aperto condizionatamente due nuove direzioni», ha detto Vitaliy Barabash, capo dell’amministrazione militare della città. «Il lancio di nuove direzioni dimostra che al nemico è stato dato l’ordine di catturare la città ad ogni costo», ha spiegato ai media statali. Barabash ha detto che le nuove spinte delle forze russe erano un tentativo di distrarre le difese ucraine e colmare un varco a ovest della città che la vedrebbe interamente circondata. Analisti militari indipendenti hanno affermato che le forze russe stanno ottenendo guadagni incrementali attorno ad Avdiivka, ma a un costo estremamente elevato. Barabash ha detto che sono rimasti circa 1.300 civili nella città, che un tempo ospitava circa 30.000 persone. Avdiivka si trova nella regione di Donetsk, parzialmente controllata dai separatisti sostenuti dal Cremlino dal 2014 e una delle quattro regioni ucraine che Mosca ha affermato di aver annesso l’anno scorso.

Ore 13:40 - Xi a Lukashenko: tra Cina e Bielorussia legami più forti

Xi, che con Lukashenko ha «avuto uno scambio di opinioni anche sulla crisi in Ucraina», ha sottolineato che oltre 150 Paesi hanno firmato i documenti di cooperazione dell’iniziativa Belt and Road Initiative (Bri), un decennio dopo aver lanciato il piano infrastrutturale, aggiungendo che «la Cina accoglie con favore la Bielorussia affinché continui la sua partecipazione attiva e tragga opportunità di sviluppo più tangibili». Per questo, il leader cinese ha invitato a realizzare progetti come il Parco industriale Cina-Bielorussia, «a spingere per ottenere maggiori risultati nella cooperazione industriale e a facilitare ulteriormente i trasporti transfrontalieri per promuovere gli scambi commerciali e tra persone». Entrambe le parti, inoltre, «dovrebbero espandere la cooperazione nell’istruzione, nella sanità, nello sport e nel turismo, sostenendo gli scambi e la cooperazione tra i giovani e rafforzando la comprensione e l’amicizia tra i due popoli». Xi, nel resoconto dei media di Pechino, ha anche sollecitato il coordinamento e la cooperazione con la Bielorussia all’interno di meccanismi multilaterali come le Nazioni Unite e l’Organizzazione per la cooperazione di Shanghai (Sco), nonché la promozione di Global Development Initiative, Global Security Initiative e Global Civilization Initiative - i tre pilastri del Dragone per un nuovo ordine post-Usa e Occidentale - e la costruzione di una comunità con un futuro condiviso per l’umanità.

Ore 14:00 - Parenti militari chiedono smobilitazione dopo 18 mesi

Un gruppo di parenti dei militari ucraini hanno raccolto firme e hanno inviato un appello al quartier generale del presidente Volodymyr Zelensky per chiedere la smobilitazione dei loro cari al fronte. A causa della stanchezza critica dei soldati, i loro parenti pretendono il diritto alla smobilitazione dopo 18 mesi di servizio. Una protesta con cartelli e numerosi manifestanti si è tenuta sulla Maidan, documentata dai media di Kiev. I pareri nell’opinione pubblica ucraina sono contrastanti. Ad alcuni, in condizioni di guerra, le richieste di smobilitazione dopo un anno e mezzo di servizio sembrano irrealistiche, mentre altri percepiscono le proteste come una provocazione. Zelensky vuole un piano globale e il Governo sta preparando un ampio progetto di legge che si occuperà sia della mobilitazione che della smobilitazione. Intanto in diverse città continuano le proteste dei parenti dei militari in guerra.

Ore 14:12 - Casa Bianca: fondi per l’Ucraina finiranno entro fine anno

Gli Stati Uniti finiranno i fondi per aiutare l’Ucraina entro le fine dell’anno e se il Congresso non approverà nuovi aiuti il rischio è quello di mettere in ginocchio Kiev. È l’avvertimento lanciato dalla Casa Bianca in una lettera inviata ai leader del Congresso. «Senza un’azione entro la fine dell’anno finiremo le risorse per le armi e le apparecchiature all’Ucraina», ha scritto Shalanda Young, la direttrice del budget della Casa Bianca.

Ore 15:10 - Gb: forze russe hanno perso 320mila militari

Sarebbero 320.000 le vittime totali dei combattenti russi in Ucraina. Secondo un rapporto di intelligence britannico, «tra il 24 febbraio 2022 e il novembre 2023, le forze ufficiali del ministero della Difesa russo hanno probabilmente subito tra 180.000 e 240.000 feriti e circa 50.000 uccisi. I mercenari del Gruppo Wagner probabilmente hanno avuto circa 40.000 feriti e 20.000 uccisi. Pertanto, nel complesso, la parte russa ha probabilmente subito circa 220.000-280.000 feriti e circa 70.000 uccisi. Ciò fornisce una stima compresa tra 290.000 e 350.000 vittime totali di combattenti russi». Secondo il conteggio del ministero della Difesa di Londra, dunque, «la media della stima è di 320.000 vittime totali fra i combattenti russi».

Ore 15:19 - Kiev: morti soldati russi che hanno ucciso prigionieri di guerra ucraini

Il gruppo di soldati russi, che sono stati registrati mentre giustiziavano due prigionieri di guerra ucraini nell'oblast di Donetsk, è stato ucciso. Lo ha confermato Oleksandr Shtupun, portavoce del gruppo di forze ucraine di Tavria. «Posso confermare che nel corso delle ostilità il gruppo di occupanti russi che ha commesso questo crimine ha cessato di vivere», ha detto Shtupun. Un filmato pubblicato il 2 dicembre dal canale ucraino DeepState Telegram sembrava mostrare un gruppo di soldati russi che uccideva due soldati ucraini che emergevano da una trincea. Uno dei due aveva le mani dietro la testa. La Procura dell'Oblast di Donetsk ha avviato un'indagine per violazione delle regole e dei costumi di guerra. L'uccisione di prigionieri di guerra viola la Convenzione di Ginevra e costituisce un crimine di guerra.

Ore 15:48 - Putin: «Se siamo uniti, siamo invincibili»

«Finché siamo uniti, siamo invincibili». Lo ha affermato il presidente russo Vladimir Putin visitando la mostra "Russia" a Mosca. Putin ha consegnato il premio Volontario dell'Anno a una ragazza e alla sua famiglia. «Il concorso si chiamava "Siamo uniti", e fino a quando siamo uniti, siamo invincibili», ha commentato il presidente, citato dall'agenzia Tass.

Ore 15:54 - Podolyak: «Cambiamo tattica, difesa efficace in alcune aree«

L'Ucraina sta lavorando per cambiare le sue tattiche di guerra, passando alla difesa in alcune aree e continuando le operazioni offensive in altre. Lo ha dichiarato il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak su X, aggiungendo che l'inverno e «l'analisi» delle capacità di risorse dell'Ucraina e della Russia necessitano di «aggiustamenti nella tattica». «In prima linea e nelle città ci stiamo già muovendo verso una diversa tattica di guerra: difesa efficace in alcune aree, continuazione delle operazioni offensive in altre aree, operazioni strategiche speciali nella penisola di Crimea e nelle acque del Mar Nero e una significativa difesa missilistica riformata delle infrastrutture critiche», ha scritto Podolyak. «Quest'anno vediamo che il nemico ha posto maggiormente l'accento sui droni. L'inverno non sarà facile» ma «gli ucraini sono preparati», ha aggiunto. «La fase della guerra è chiara, i bisogni sono evidenti, si stanno apportando aggiustamenti ottimali alla tattica e le trattative con i partner sono attive», ha concluso.

Ore 17:51 - Putin: «Pronti a relazioni costruttive con tutti»

La Russia «non ha intenzioni ostili verso nessuno» ed è «aperta ad una partnership costruttiva con tutti i Paesi», che abbiano un simile atteggiamento reciproco verso Mosca. Lo ha affermato il presidente Vladimir Putin ricevendo al Cremlino gli ambasciatori di 21 Paesi per la presentazione delle credenziali, tra cui quelli di Gran Bretagna, Germania, Svezia e Grecia. Putin, citato dalle agenzie russe, ha sottolineato in particolare che «l'attuale congelamento delle relazioni» tra Russia e Germania «non è vantaggioso» per nessuna delle due parti, ma «soprattutto per la Germania». Il presidente ha anche detto che l'attuale stato delle relazioni fra i due Paesi non è stato voluto da Mosca.

Ore 18:14 - Media, Putin questa settimana in Arabia Saudita ed Emirati

Il presidente russo Vladimir Putin si recherà questa settimana in visita in Arabia Saudita e negli Emirati arabi uniti. Lo afferma il canale Telegram russo Shot citando il consigliere presidenziale per la politica estera Yuri Ushakov. La notizia è ripresa da vari media di Mosca.

Ore 18:38 - Bulgaria, il veto del presidente alle donazioni per i blindati destinati all’Ucraina

Il presidente della Bulgaria Rumen Radev ha posto oggi il veto sulla fornitura gratuita di oltre cento mezzi blindati all’Ucraina, decisa dalla cosiddetta «maggioranza euroatlantica» del parlamento bulgaro. Si tratta dei mezzi corazzati Btr di produzione sovietica a disposizione del ministero dell’Interno, definiti «ormai obsoleti» dalla maggioranza parlamentare che ha approvato la donazione all’Ucraina il 22 novembre scorso. La donazione comprende anche i rispettivi armamenti e pezzi di ricambio. Nelle motivazioni del veto si rileva che i parlamentari non sono stati informati in maniera approfondita circa i parametri concreti della donazione per poter valutare oggettivamente se i mezzi blindati fossero veramente «obsoleti». Secondo il presidente Radev, i Btr potrebbero essere assai utili per proteggere i confini della Bulgaria dalle ondate di migranti clandestini, nonché per la protezione civile in casi di calamità naturali. «Non vale la pena commentare il veto del presidente in quanto sarà sicuramente superato in parlamento», ha detto il premier Nikolay Denkov. Secondo la Costituzione della Bulgaria, quando un veto del presidente viene respinto dai deputati, la maggioranza approva nuovamente e definitivamente la decisione contestata.

Ore 19:09 - «La vendita delle armi occidentali ostacolata da problemi di produzione»

Molte aziende occidentali di armi non sono riuscite ad aumentare la produzione nel 2022 nonostante un forte aumento della domanda di armi e attrezzature militari. Lo ha rivelato il gruppo Stockholm International Peace Research, come riportato dai media Usa, aggiungendo che la carenza di manodopera, l’aumento dei costi e le interruzioni della catena di approvvigionamento sono stati esacerbati dall’invasione russa dell’Ucraina. Il gruppo ha spiegato che le entrate derivanti dalle armi delle più grandi società produttrici di armi e di servizi militari del mondo lo scorso anno sono state pari a 597 miliardi di dollari, un calo del 3,5% rispetto al 2021. «Molte aziende produttrici di armi hanno dovuto affrontare ostacoli nell’adattarsi alla produzione per la guerra», ha affermato Lucie Beraud-Sudreau, direttrice del Programma di spesa militare e di produzione di armi dell’istituto indipendente. Lo Stockholm International Peace Research ha affermato che i ricavi delle 42 società statunitensi nell’elenco - che rappresentano il 51% delle vendite totali di armi - sono diminuiti del 7,9% a 302 miliardi di dollari nel 2022.

Ore 19:30 - Il ministro degli Esteri estone incontra l’omologo Cameron a Londra: Ucraine e cooperazione alla difesa

Il ministro degli Esteri estone, Margus Tsahkna, si è recato oggi a Londra dove ha incontrato il suo omologo britannico, David Cameron. All’ordine del giorno del colloquio ci sono stati l’assistenza all’Ucraina e la necessità di aumentare il costo della guerra per la Russia. Tsahkna ha sottolineato che l’isolamento internazionale della Russia deve continuare e ha invitato gli alleati a seguire l’esempio di Tallinn e adottare concreti strumenti legali per utilizzare i beni russi congelati per la ricostruzione dell’Ucraina. I due ministri hanno, inoltre, discusso dello sviluppo delle relazioni economiche bilaterali, con particolare riferimento allo sviluppo di un’industria europea della difesa. Domani, nel corso della seconda giornata del suo soggiorno londinese, Tsahkna incontrerà i membri della Commissione Esteri della Camera dei Comuni, Tim Barrow.

Ore 19:31 - Ucraina, Lula: «Arresto Putin al G20? Forse sì o forse no, decideranno i giudici»

Luiz Inácio Lula da Silva non esclude che Vladimir Putin possa essere arrestato, sulla base del mandato d’arresto della Corte penale internazionale per i crimini di guerra in Ucraina, nel caso partecipasse al G20 che si svolgerà il prossimo novembre a Rio de Jainero. «Sarà arrestato al suo arrivo? Forse, forse no, questo sarà deciso dai giudici», ha detto il presidente brasiliano rispondendo ad una domanda durante la sua visita a Berlino. Durante il G20 dello scorso settembre in India, avevano fatto scalpore le parole di Lula che aveva invitato Putin - che ha dovuto rinunciare al vertice di Nuova Delhi e l’anno prima a quello di Bali - garantendogli che in Brasile non sarebbe stato arrestato. Nel giro di 24 ore però, il presidente brasiliano aveva dovuto fare marcia indietro con una dichiarazione simile a quella rilasciata oggi a Berlino: «non so se in Brasile verrebbe arrestato, la decisione compete alla magistratura».

Ore 20:55 - «Senza i fondi all'Ucraina vincerà Putin»

«Senza un'azione del Congresso, gli Stati Uniti finiranno i fondi per gli aiuti militari all'Ucraina entro la fine dell'anno e Vladimir Putin prevarrà». Lo ha ribadito il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan in un briefing con la stampa. «Il Congresso deve decidere se continuare la battaglia per la libertà in Ucraina; Non esiste una riserva magica di fondi disponibile per affrontarla», ha sottolineato.

Ore 20:25 - IL PUNTO DEL CORRIERE | Lo spettro di uno stallo in Ucraina (mentre l’Occidente è distratto)

(di Elena Tebano) Una delle conseguenze della guerra tra Israele e Hamas è che ha quasi del tutto oscurato quella tra Russia e Ucraina, che per oltre un anno e mezzo aveva catturato l’attenzione dei media occidentali. Ma la guerra c’è ancora e l’Ucraina è in un momento difficile. E la “distrazione” dell’Occidente non l’aiuta, perché rischia di avere conseguenze anche sul sostegno militare. Oggi il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak ha ammesso che Kiev sta cambiando le sue tattiche di guerra, passando alla difesa in alcune aree e continuando le operazioni offensive in altre. E ha dichiarato che il governo si sta concentrando sull’aumento della produzione interna di armi e sull’accelerazione dei colloqui con i partner per incrementare le forniture militari all’Ucraina.

Sempre oggi l’amministrazione del presidente Joe Biden ha lanciato l’allarme sui finanziamenti a sostegno di Kiev. La direttrice del bilancio della Casa Bianca, Shalanda Young, ha scritto in una lettera al presidente repubblicano della Camera Mike Johnson e ad altri leader del Congresso che gli Stati Uniti stanno esaurendo il tempo e il denaro per aiutare l’Ucraina a combattere la guerra con la Russia. In ottobre Biden aveva chiesto al Congresso quasi 106 miliardi di dollari per finanziare il sostegno militare di Ucraina e Israele e la sicurezza dei confini statunitensi. I repubblicani controllano la Camera dei Rappresentanti con una maggioranza risicata e l’ala destra del partito si oppone a finanziare ulteriormente l’Ucraina. Nella lettera Young ha affermato che l’interruzione dei finanziamenti e del flusso di armi verso l’Ucraina aumenterebbe la probabilità di vittorie russe. È una valutazione su cui tutti gli analisti concordano.

La situazione è già difficile per l’Ucraina. Kiev aveva passato l’inizio dell’anno a prepararsi per la tanto attesa controffensiva che doveva permetterle di recuperare porzioni significative dei territori occupati dalla Russia e possibilmente di arrivare fino alla Crimea. Ma altrettanto hanno fatto i russi. E l’operazione, iniziata a giugno, non ha portato i risultati che l’Ucraina attendeva: Kiev è riuscita a avanzare solo di pochi chilometri, senza ottenere conquiste davvero significative.

«Siamo in quella che viene chiamata guerra di posizione, in contrapposizione alla guerra di manovra», ha dichiarato a Nbc News Frank Ledwidge, ex ufficiale dell’intelligence militare britannica e docente di studi bellici dell’Università di Portsmouth in Inghilterra. «Fondamentalmente, ci troviamo nella situazione della Prima Guerra Mondiale, dove ci sono due eserciti trincerati, nessuno dei quali sarà in grado di battere l’altro». È lo stesso paragone fatto un mese fa in un’intervista all’Economist dal più importante generale ucraino, Valery Zaluzhny, che ha parlato apertamente di «stallo» della guerra (ne ha scritto in questa Rassegna Massimo Nava).

«L’Ucraina non ha raggiunto il suo obiettivo militare e ora deve mettersi sulla difensiva», ha detto al settimanale tedesco Spiegel Franz-Stefan Gady, analista militare dell’Istituto internazionale di studi strategici con sede a Londra. Al fallimento della controffensiva hanno contribuito alcune scelte strategiche sbagliate del governo ucraino, secondo lo Spiegel. «Una decisione presa da Kiev mesi prima della campagna estiva è stata criticata dagli esperti militari (e a porte chiuse da alcuni ufficiali ucraini) fin dall’inizio: invece di ordinare la ritirata da Bakhmut, il presidente Volodymyr Zelensky ha fatto difendere la città da alcune delle sue unità più esperte per tutto l’inverno. I russi hanno conquistato comunque la città mineraria del Donbass. In una delle battaglie più sanguinose della guerra, il Cremlino ha sacrificato più di 20 mila soldati. Tuttavia, molti di loro erano ex detenuti, inesperti, poco addestrati e sacrificabili per i loro comandanti. L’Ucraina, invece, ha perso alcune delle sue truppe migliori nella campagna di difesa. Queste unità sono state poi assenti durante la grande controffensiva dell’estate. Kiev ha inviato sul campo di battaglia unità nuove. Sebbene fossero equipaggiate con armi moderne della Nato, erano in gran parte composte da soldati inesperti».

Altri errori sono stati fatti dai vertici militari che, come ha detto sempre allo Spiegel un ufficiale ucraino che ha partecipato alla controffensiva estiva, «seguono la vecchia dottrina sovietica» e non hanno saputo coordinare tra loro le maggiori unità di combattimento. «Questo ha reso impossibili gli attacchi su larga scala strettamente coordinati che sarebbero stati necessari per sfondare le difese russe» conclude il settimanale tedesco. Il terzo errore è stato dell’Occidente che «ha consegnato troppo tardi carri armati, trasporti di truppe e missili da crociera» e ha permesso ai russi di riorganizzare le proprie linee difensive.

Oggi sono due i teatri principali dello scontro: la cittadina di Avdiivka, nel Donbass, e la sponda orientale del Dnipro, a Sud, nella regione di Kherson. Ad Avdiivka, racconta ancora lo Spiegel, i russi stanno lentamente avanzando, gli ucraini sono in difficoltà e potrebbero presto cedere il controllo della cittadina: «I russi hanno un equipaggiamento dieci volte superiore al nostro e un numero di proiettili 20, se non 30 volte superiore» ha detto allo Spiegel il comandante ucraino «Som» (un nome di battaglia che significa «Pescegatto»). Il problema è la mancanza di munizioni per i mortai e i cannoni e anche di truppe, decimate dagli attacchi russi. «Spesso non possiamo rispondere al fuoco». Sulla sponda orientale del Dnipro gli ucraini hanno invece guadagnato posizioni, conquistando per esempio Robotyne, un minuscolo villaggio con un centinaio di abitanti ora ridotto a campi bruciati. Ma a un prezzo molto alto, di vite e munizioni. «I progressi sono stati estenuanti e lenti. In alcune settimane, le truppe si sono mosse solo per pochi metri alla volta lungo questa linea di avanzata» ha scritto il New York Times. Se le forze ucraine riuscissero a controllare la sponda est del Dnipro potrebbero minacciare le via di transito e rifornimento alla Crimea. Espandersi ancora però è difficile perché richiederebbe di trasportare un numero ingente di truppe e mezzi al di là del fiume. «L’attraversamento di un fiume sotto il fuoco nemico è una delle operazioni più difficili nella guerra terrestre» spiega al New York Times John D. Hosler, professore di storia militare presso il Command and General Staff College di Fort Leavenworth, nel Kansas. «Immaginate una clessidra, in cui la sabbia scorre da un grande contenitore attraverso uno stretto canale in un altro: gli attraversamenti fluviali sono l’espressione orizzontale della stessa cosa».

Per superare questo stallo l’Occidente — secondo gli esperti militari — dovrebbe ancora sostenere massicciamente l’Ucraina con armi, droni, sistema di combattimento elettronici (in particolare per proteggere i propri droni e mettere fuori uso quelli avversari, visto che sono diventati fondamentali in questa fase della guerra) e addestramento. La Russia altrimenti, visto che può contare su un’industria bellica più forte di quella ucraina e una riserva di truppe molto più grande, potrebbe avere la meglio. Lo stallo attuale, in altre parole, avvantaggia Mosca.

Ed è per questo che la guerra tra Israele e Hamas è un problema per l’Ucraina: oggi è quella che preoccupa di più le opinioni pubbliche occidentali. Che non hanno più come priorità sostenere l’Ucraina. Intanto il presidente Zelensky sta perdendo consensi anche in patria, in particolare dopo aver segnalato di voler rimandare le elezioni presidenziali del prossimo anno. Il sindaco di Kiev Vitali Klitschko ha persino paventato derive autoritarie: «A un certo punto non saremo più diversi dalla Russia» ha detto.

Rimane da capire se tutto questo possa rendere l’Ucraina più incline a fare concessioni che finora ha sempre rifiutato in cambio di una soluzione diplomatica della guerra (per esempio sulla Crimea). Sempre che la Russia sia interessata.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 5 dicembre.

Le notizie sulla guerra in Ucraina del 5 dicembre. Marta Serafini, inviata, e Redazione Online su Il Corriere della Sera martedì 5 dicembre 2023.

• Kiev accusa forze russe: hanno sparato a soldati che si erano arresi

• Stoltenberg: prepararsi anche a cattive notizie dall’Ucraina

• Kiev: Russia ha perso oltre 330 mila soldati dall' inizio della guerra

• Usa: «I fondi per l’Ucraina fineranno entro la chiusura dell’anno»

• Lukashenko incontra Xi Jinping in Cina per la seconda volta nel 2023

Ore 05:02 - Mosca: abbattuti 22 droni ucraini nella notte

Il Ministero della Difesa russo afferma che le sue unità di difesa aerea hanno distrutto stanotte 22 droni ucraini e ne hanno intercettati altri 13 sul Mar d’Azov e nello spazio aereo sopra la Crimea. Lo riporta l’agenzia Tass.

Ore Ore 03:43 - IL PUNTO DEL CORRIERE | Lo spettro di uno stallo in Ucraina (mentre l’Occidente è distratto) (di Elena Tebano) Una delle conseguenze della guerra tra Israele e Hamas è che ha quasi del tutto oscurato quella tra Russia e Ucraina, che per oltre un anno e mezzo aveva catturato l’attenzione dei media occidentali. Ma la guerra c’è ancora e l’Ucraina è in un momento difficile. E la “distrazione” dell’Occidente non l’aiuta, perché rischia di avere conseguenze anche sul sostegno militare. Oggi il consigliere presidenziale ucraino Mykhailo Podolyak ha ammesso che Kiev sta cambiando le sue tattiche di guerra, passando alla difesa in alcune aree e continuando le operazioni offensive in altre. E ha dichiarato che il governo si sta concentrando sull’aumento della produzione interna di armi e sull’accelerazione dei colloqui con i partner per incrementare le forniture militari all’Ucraina.

Sempre oggi l’amministrazione del presidente Joe Biden ha lanciato l’allarme sui finanziamenti a sostegno di Kiev. La direttrice del bilancio della Casa Bianca, Shalanda Young, ha scritto in una lettera al presidente repubblicano della Camera Mike Johnson e ad altri leader del Congresso che gli Stati Uniti stanno esaurendo il tempo e il denaro per aiutare l’Ucraina a combattere la guerra con la Russia. In ottobre Biden aveva chiesto al Congresso quasi 106 miliardi di dollari per finanziare il sostegno militare di Ucraina e Israele e la sicurezza dei confini statunitensi. I repubblicani controllano la Camera dei Rappresentanti con una maggioranza risicata e l’ala destra del partito si oppone a finanziare ulteriormente l’Ucraina. Nella lettera Young ha affermato che l’interruzione dei finanziamenti e del flusso di armi verso l’Ucraina aumenterebbe la probabilità di vittorie russe. È una valutazione su cui tutti gli analisti concordano.

La situazione è già difficile per l’Ucraina. Kiev aveva passato l’inizio dell’anno a prepararsi per la tanto attesa controffensiva che doveva permetterle di recuperare porzioni significative dei territori occupati dalla Russia e possibilmente di arrivare fino alla Crimea. Ma altrettanto hanno fatto i russi. E l’operazione, iniziata a giugno, non ha portato i risultati che l’Ucraina attendeva: Kiev è riuscita a avanzare solo di pochi chilometri, senza ottenere conquiste davvero significative.

«Siamo in quella che viene chiamata guerra di posizione, in contrapposizione alla guerra di manovra», ha dichiarato a Nbc News Frank Ledwidge, ex ufficiale dell’intelligence militare britannica e docente di studi bellici dell’Università di Portsmouth in Inghilterra. «Fondamentalmente, ci troviamo nella situazione della Prima Guerra Mondiale, dove ci sono due eserciti trincerati, nessuno dei quali sarà in grado di battere l’altro». È lo stesso paragone fatto un mese fa in un’intervista all’Economist dal più importante generale ucraino, Valery Zaluzhny, che ha parlato apertamente di «stallo» della guerra (ne ha scritto in questa Rassegna Massimo Nava).

«L’Ucraina non ha raggiunto il suo obiettivo militare e ora deve mettersi sulla difensiva», ha detto al settimanale tedesco Spiegel Franz-Stefan Gady, analista militare dell’Istituto internazionale di studi strategici con sede a Londra. Al fallimento della controffensiva hanno contribuito alcune scelte strategiche sbagliate del governo ucraino, secondo lo Spiegel. «Una decisione presa da Kiev mesi prima della campagna estiva è stata criticata dagli esperti militari (e a porte chiuse da alcuni ufficiali ucraini) fin dall’inizio: invece di ordinare la ritirata da Bakhmut, il presidente Volodymyr Zelensky ha fatto difendere la città da alcune delle sue unità più esperte per tutto l’inverno. I russi hanno conquistato comunque la città mineraria del Donbass. In una delle battaglie più sanguinose della guerra, il Cremlino ha sacrificato più di 20 mila soldati. Tuttavia, molti di loro erano ex detenuti, inesperti, poco addestrati e sacrificabili per i loro comandanti. L’Ucraina, invece, ha perso alcune delle sue truppe migliori nella campagna di difesa. Queste unità sono state poi assenti durante la grande controffensiva dell’estate. Kiev ha inviato sul campo di battaglia unità nuove. Sebbene fossero equipaggiate con armi moderne della Nato, erano in gran parte composte da soldati inesperti».

Altri errori sono stati fatti dai vertici militari che, come ha detto sempre allo Spiegel un ufficiale ucraino che ha partecipato alla controffensiva estiva, «seguono la vecchia dottrina sovietica» e non hanno saputo coordinare tra loro le maggiori unità di combattimento. «Questo ha reso impossibili gli attacchi su larga scala strettamente coordinati che sarebbero stati necessari per sfondare le difese russe» conclude il settimanale tedesco. Il terzo errore è stato dell’Occidente che «ha consegnato troppo tardi carri armati, trasporti di truppe e missili da crociera» e ha permesso ai russi di riorganizzare le proprie linee difensive.

Oggi sono due i teatri principali dello scontro: la cittadina di Avdiivka, nel Donbass, e la sponda orientale del Dnipro, a Sud, nella regione di Kherson. Ad Avdiivka, racconta ancora lo Spiegel, i russi stanno lentamente avanzando, gli ucraini sono in difficoltà e potrebbero presto cedere il controllo della cittadina: «I russi hanno un equipaggiamento dieci volte superiore al nostro e un numero di proiettili 20, se non 30 volte superiore» ha detto allo Spiegel il comandante ucraino «Som» (un nome di battaglia che significa «Pescegatto»). Il problema è la mancanza di munizioni per i mortai e i cannoni e anche di truppe, decimate dagli attacchi russi. «Spesso non possiamo rispondere al fuoco». Sulla sponda orientale del Dnipro gli ucraini hanno invece guadagnato posizioni, conquistando per esempio Robotyne, un minuscolo villaggio con un centinaio di abitanti ora ridotto a campi bruciati. Ma a un prezzo molto alto, di vite e munizioni. «I progressi sono stati estenuanti e lenti. In alcune settimane, le truppe si sono mosse solo per pochi metri alla volta lungo questa linea di avanzata» ha scritto il New York Times. Se le forze ucraine riuscissero a controllare la sponda est del Dnipro potrebbero minacciare le via di transito e rifornimento alla Crimea. Espandersi ancora però è difficile perché richiederebbe di trasportare un numero ingente di truppe e mezzi al di là del fiume. «L’attraversamento di un fiume sotto il fuoco nemico è una delle operazioni più difficili nella guerra terrestre» spiega al New York Times John D. Hosler, professore di storia militare presso il Command and General Staff College di Fort Leavenworth, nel Kansas. «Immaginate una clessidra, in cui la sabbia scorre da un grande contenitore attraverso uno stretto canale in un altro: gli attraversamenti fluviali sono l’espressione orizzontale della stessa cosa».

Per superare questo stallo l’Occidente — secondo gli esperti militari — dovrebbe ancora sostenere massicciamente l’Ucraina con armi, droni, sistema di combattimento elettronici (in particolare per proteggere i propri droni e mettere fuori uso quelli avversari, visto che sono diventati fondamentali in questa fase della guerra) e addestramento. La Russia altrimenti, visto che può contare su un’industria bellica più forte di quella ucraina e una riserva di truppe molto più grande, potrebbe avere la meglio. Lo stallo attuale, in altre parole, avvantaggia Mosca.

Ed è per questo che la guerra tra Israele e Hamas è un problema per l’Ucraina: oggi è quella che preoccupa di più le opinioni pubbliche occidentali. Che non hanno più come priorità sostenere l’Ucraina. Intanto il presidente Zelensky sta perdendo consensi anche in patria, in particolare dopo aver segnalato di voler rimandare le elezioni presidenziali del prossimo anno. Il sindaco di Kiev Vitali Klitschko ha persino paventato derive autoritarie: «A un certo punto non saremo più diversi dalla Russia» ha detto.

Rimane da capire se tutto questo possa rendere l’Ucraina più incline a fare concessioni che finora ha sempre rifiutato in cambio di una soluzione diplomatica della guerra (per esempio sulla Crimea). Sempre che la Russia sia interessata.

Ore 05:03 - Segnalate esplosioni in Crimea nei pressi di Kerch e Feodosia

Segnalate esplosioni in Crimea. Secondo diversi canali di monitoraggio di Telegram, nella notte si sono udite diverse esplosioni vicino alle città di Kerch e Feodosia, nella Crimea occupata dai russi. Lo riferisce The Kyev Independent.

Ore 08:47 - L’indice Pmi della Russia scende a 52,2 punti in novembre

L’indice Pmi composito della Russia è sceso da 53,6 a 52,2 punti nel mese di novembre, portandosi ai livelli più bassi dallo scorso mese di gennaio. Nel novembre del 2022 l’indice si era attestato a 48,3 punti.

Ore 10:52 - Cremlino conferma: Putin domani a Riad e Emirati

Il Cremlino ha confermato che il presidente Vladimir Putin si recherà domani in visita in Arabia Saudita e negli Emirati arabi uniti. Al centro dei colloqui, tra l’altro, il conflitto israelo-palestinese e il mercato del petrolio. Lo riferiscono le agenzie russe.

Ore 10:53 - Forti esplosioni in mattinata a Sebastopoli in Crimea

Forti esplosioni sono state udite questa mattina nel centro di Sebastopoli, nella Crimea occupata: lo riporta Rbc-Ucraina, che cita media locali. Ieri sera, intanto, un civile è rimasto ferito nella regione di Kharkiv, nell’Ucraina nord-orientale, a causa di un attacco russo con due droni, che hanno colpito la città di Chuguyiv, danneggiando alcune case. Intorno alle 4:00 di questa mattina, inoltre, i russi hanno attaccato con tre droni un’infrastruttura nella regione di Leopoli, provocando lievi danni ma nessun ferito o vittima, ha reso noto il capo dell’amministrazione militare regionale, Maksym Kozytskyi, riporta sempre Rbc-Ucraina.

Ore 10:58 - Peskov: «Putin possibile “persona dell’anno” del Time? Non importante»

Essere stato inserito tra i nove personaggi (o gruppi) che potrebbero essere nominati «Persona dell’anno» dalla rivista americana Time non ha un significato particolare per il presidente russo Vladimir Putin: lo ha affermato il suo portavoce, Dmitri Peskov, ripreso dalle agenzie di stampa russe. Il Time nominò Putin «persona dell’anno» nel 2007. «Il Time non è l’unica rivista che fa tali nomination. Ciò che è chiaro è che Putin svolge un ruolo straordinario nel mondo», ha detto il portavoce del Cremlino secondo Interfax.

Ore 11:06 - Mosca: respinti attacchi di 35 droni su Crimea e Mar d’Azov

Il ministero della Difesa di Mosca ha affermato che i sistemi contraerei russi hanno respinto tentativi di attacco compiuti con 35 droni da parte dell’Ucraina sul Mar d’Azov e sul territori della Crimea. «Ventidue velivoli senza pilota ucraini sono stati distrutti dai sistemi di difesa aerea e altri 13 sono stati intercettati sul Mar d’Azov e sul territorio della Repubblica di Crimea», ha affermato il ministero in una nota, citata dall’agenzia Interfax. La Crimea, penisola annessa da Mosca nel 2014, ospita la base della flotta russa del Mar Nero e attraverso di essa passano i rifornimenti indispensabili per le forze russe di stanza in Ucraina. Il suo territorio è quindi preso regolarmente di mira dalle forze ucraine.

Ore 11:16 - 007 Gb: Mosca avanza a Marinka, punta ancora a tutto il Donetsk

Le forze russe ora controllano probabilmente la maggior parte delle aree edificate della città di Marinka, in una regione - il Donetsk (est) - che rimane uno degli obiettivi principali della guerra di Mosca: lo scrive il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento di intelligence. Nelle ultime settimane sono avanzati tra le rovine di Marinka, si legge nel rapporto pubblicato su X, tuttavia le forze ucraine mantengono il controllo di sacche di territorio all’estremità occidentale della città, che prima dell’invasione aveva una popolazione di 9.000 abitanti ed è attualmente completamente in rovina. «I rinnovati sforzi della Russia contro Marinka fanno parte dell’offensiva autunnale della Russia che dà priorità all’estensione del suo controllo sulle restanti parti della regione di Donetsk, che molto probabilmente è ancora uno degli obiettivi principali della guerra del Cremlino», conclude il rapporto.

Ore 12:37 - La Russia intende annettere anche il Mar d'Azov

Alla Duma di Stato è stato presentato un disegno di legge per conferire al Mar d'Azov lo status di mare interno della Federazione Russa, «che non è più soggetto alle azioni e ai principi della legislazione internazionale». «Storicamente, la giustizia ha trionfato e l'Ucraina ha perso il suo status di stato costiero», ha affermato Mikhail Sheremet, un deputato della Crimea occupata dai russi. La legge dovrebbe essere adottata quest'anno. La Russia ha riconosciuto il Mar d'Azov come proprio da quando ha iniziato ad occupare parti delle regioni di Kherson e Zaporizhia.

Ore 12:45 - Kiev: oltre 330mila soldati russi uccisi dall'inizio della guerra

Sono oltre 330.000 i soldati russi uccisi dalle forze ucraine dall'inizio dell'invasione del Paese da parte di Mosca: lo annuncia lo Stato Maggiore delle Forze Armate ucraine, come riporta Ukrinform. Dal 24 febbraio 2022 sono morti 333.840 uomini, inclusi 1.030 nella giornata di ieri.

Ore 13:00 - Pe: fondi Ue all'Ucraina non adeguatamente monitorati

I fondi Ue all'Ucraina «non sono adeguatamente monitorati e controllati», in particolare gli eurodeputati sono preoccupati per «il picco di irregolarità che riguardano lo strumento di assistenza pre-adesione». Questo è quanto emerge dalla relazione annuale antifrode approvata dalla commissione per il controllo dei bilanci dell'Eurocamera. Nel testo, passato lunedì con 17 voti a favore, nessuno contrario e 2 astensioni, la commissione dell'Eurocamera sottolinea che uno dei grandi rischi per gli interessi finanziari dell'Ue è rappresentato dal «nepotismo nell'acquisizione dei fondi comunitari».

Ore 13:51 - Russia libera altri 6 bambini ucraini grazie a mediazione Qatar

La Russia ha accettato di liberare altri sei bambini ucraini e di consentire loro di ricongiungersi con le loro famiglie in Ucraina grazie alla mediazione del Qatar. Ad annunciarlo è Lolwah Al-Khater, ministro di Stato del Qatar agli Affari esteri. I bambini sono tra le migliaia che, secondo l'Ucraina, sono stati trasferiti con la forza in Russia o intrappolati nel territorio ucraino occupato dai russi. Il gruppo di sei persone dovrebbe lasciare Mosca oggi e viaggiare attraverso la Bielorussia fino all'Ucraina, secondo un funzionario informato dell'operazione.

Ore 14:38 - Media: la Russia sarebbe pronta a negoziati con Kiev in Ungheria

La Russia sarebbe pronta a negoziati con l'Ucraina da tenersi anche in un Paese occidentale, ma non membro della Nato, come l'Ungheria. Lo riporta il quotidiano russo Izvestia citando una «fonte di alto rango». In precedenza il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjártó aveva affermato che Budapest potrebbe ancora fungere da mediatore tra Mosca e Kiev in merito alla risoluzione del conflitto. Tuttavia, il Ministero degli Esteri russo Lavrov ha sottolineato che oggi l'Ucraina e i suoi partner occidentali non dimostrano la disponibilità a negoziare.

Ore 16:17 - Media Usa: Putin ha reclutato 100mila detenuti per il fronte

La Russia ha reclutato oltre 100.000 detenuti dalle colonie penali per combattere in Ucraina dall'inizio della guerra nel febbraio 2022: lo scrive Newsweek, citando cifre fornite dal dissidente russo in esilio Vladimir Osechkin, che è a capo del progetto anti-corruzione Gulagu.net (un gruppo per i diritti dei prigionieri) e che si ritiene abbia una vasta rete di informatori all'interno del sistema carcerario russo. Osechkin ha condiviso con Newsweek un elenco di alcuni dei prigionieri reclutati, che sostiene di aver ottenuto da una fonte del Servizio penitenziario federale russo (Fsin), nonché immagini di filmati di sicurezza all'interno di una prigione. Le cifre complessive sono state confermate dal capo di un altro gruppo che difende i diritti dei prigionieri in Russia. La portata del reclutamento di prigionieri evidenzia la grave carenza di soldati che il Cremlino sta affrontando, secondo alcuni esperti. Ciò dimostra anche la preferenza di Putin per il personale «usa e getta» piuttosto che per la mobilitazione della popolazione giovane e urbana, che potrebbe comportare ripercussioni politiche. I prigionieri reclutati includono assassini e persino un satanista condannato per l'uccisione rituale di quattro adolescenti.

Ore 16:42 - Taglia Usa da 7 milioni su Artiom Uss, evase da Milano

Il dipartimento di Stato Usa ha messo una taglia sino a 7 milioni di dollari per chi fornisca informazioni utili all'arresto e/o alla condanna di Artiom Uss, l'imprenditore russo figlio di un oligarca molto vicino a Vladimir Putin, evaso dai domiciliari a Milano dopo essere stato arrestato su mandato Usa con l'accusa di aver orchestrato varie attività criminali transnazionali. Tra queste figurano il riciclaggio, l'import in Russia di tecnologie militari americane - in violazione delle sanzioni Usa - e il contrabbando di milioni di barili di greggio dal Venezuela.

Ore 16:49 - Cameron: da Gb non ci sarà riduzione di aiuti a Kiev il prossimo anno

Il ministro degli Esteri britannico David Cameron assicura che il prossimo anno Londra non ridurrà gli aiuti nel settore della difesa per l'Ucraina. Nel suo intervento alla Camera dei Lord, dove è appena stato ammesso come ex Premier, Cameron non ha voluto precisare la cifra, ma ha sottolineato che l'importo degli stanziamenti sarà dello stesso ordine del passato, o oltre. La Gran Bretagna si concentrerà su quello di cui ha bisogno l'Ucraina.

Ore 17:17 - Zelensky farà appello al Senato Usa per sbloccare gli aiuti

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky farà appello direttamente ai senatori statunitensi per chiedere che venga approvato lo stanziamento che permetterebbe alla Casa Bianca di continuare a sostenere lo sforzo bellico dell'Ucraina. Zelensky apparirà tramite videolink durante un briefing riservato sul conflitto, un giorno prima che il Senato voti il pacchetto di aiuti di emergenza che comprende più di 60 miliardi di dollari per Kiev. Il discorso del leader ucraino arriva dopo che la Casa Bianca ha avvertito il Congresso che gli aiuti saranno esauriti entro la fine dell'anno e che il presidente russo Vladimir Putin potrebbe vincere la guerra se il Campidoglio non riuscirà a risolvere una disputa sulla politica interna che ha bloccato i finanziamenti.

Ore 17:24 - Metsola: «Fermi nel sostegno a Kiev contro l'aggressione»

«Noi dobbiamo restare fermi verso il sostegno all'Ucraina e contro la forte aggressione. Questo impegno è la spina dorsale dell'Europa». Così la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola, parlando all'Università di Palermo nel corso della cerimonia di inaugurazione dell'anno accademico 2023-2024 dell'ateneo.

Ore 18:00 - Putin: «Mosca pronta a riprendere il dialogo con la Slovenia»

La Russia è pronta a rinnovare il dialogo con la Slovenia: lo ha detto il presidente Vladimir Putin al nuovo ambasciatore sloveno a Mosca, Darja Bavdaž Kuret. Durante la cerimonia al Cremlino per la presentazione delle credenziali di diversi ambasciatori - tra cui anche Germania, Svezia, Regno Unito, Grecia, Turchia e Australia -, nel corso di un breve colloquio con l'ambasciatore sloveno, Putin ha spiegato che il dialogo bilaterale è in una fase di stallo, ma allo stesso tempo la Russia è pronta a riprenderlo qualora la Slovenia lo volesse. Secondo quanto riferisce il portale dell'ente radio-televisivo pubblico sloveno, lo stesso concetto è stato espresso da Putin anche nei colloqui con altri rappresentanti diplomatici dei Paesi occidentali. La Slovenia è stata inserita dal Cremlino nella lista dei paesi ostili, che comprende la maggior parte dei Paesi europei, oltre a Unione europea, Stati Uniti, Regno Unito e diversi altri Paesi che si oppongono all'aggressione russa in Ucraina e hanno imposto sanzioni contro Mosca.

Ore 18:17 - Artem Uss, 6 arresti per l'evasione dell'imprenditore russo da Milano. Gli Usa: taglia di 7 milioni per trovarlo

(di Luigi Ferrarella) Un italiano di origine bosniaca e 5 stranieri localizzati all'estero sono destinatari di misure cautelari in carcere del gip del Tribunale di Milano per procurata evasione, con l'aggravante del reato transnazionale, del cittadino russo Artem Aleksandrovich Uss (pure destinatario della medesima misura): cioè dell’uomo d’affari scappato lo scorso 2 marzo dagli arresti domiciliari con braccialetto elettronico a Basiglio (Milano) mentre era in attesa del provvedimento di estradizione verso gli Stati Uniti. L'uomo era stato arrestato il precedente 17 ottobre 2022 all'aeroporto di Milano-Malpensa, in esecuzione del mandato di arresto emesso il 26 settembre dal Dipartimento di Giustizia americano, per associazione criminale per frode ai danni dello Stato, associazione criminale per violazione dell'International Economic Power Act, associazione criminale per la commissione di frode bancaria, associazione in riciclaggio di denaro. (…)

Ore 18:25 - Incontro tra la ministra degli Esteri slovena e l'omologa tedesca: al centro del colloquio l'allargamento dell'Ue ai Balcani

La necessità di un rapido allargamento della Ue ai Balcani occidentali è stato sottolineato nel colloquio che la ministra degli esteri slovena Tanja Fajon ha avuto oggi a Lubiana con la sua omologa tedesca Annalena Baerbock. È importante, ha detto Fajon, non dimenticare i Paesi della regione balcanica dove i rischi sono aumentati con l'aggressione russa all'Ucraina, e dove i giovani, senza una visione del futuro, emigrano in massa. Al riguardo, le due ministre hanno detto di avere in programma una visita congiunta in Bosnia-Erzegovina, e di lavorare a una proposta per accelerare il processo di allargamento dell'Unione. Sul conflitto armato tra Israele e Hamas, Fajon e Baerbock hanno sostenuto la soluzione dei due Stati, per la quale, a loro avviso, è necessario anche il sostegno dei paesi arabi. Durante una conferenza stampa congiunta con Baerbock, Fajon ha d'altra parte criticato le autorità israeliane per l'intensificazione delle operazioni armate in Cisgiordania e per l'annuncio di un'ulteriore espansione degli insediamenti ebraici che, a suo avviso, non contribuiranno né alla pace né alla distruzione di Hamas. Secondo Baerbock Israele ha la responsabilità umanitaria di garantire che i civili non soffrano, motivo per il quale la diplomazia internazionale è impegnata per raggiungere un cessate il fuoco immediato.

Ore 18:51 - Lettonia: «Rafforzeremo la collaborazione economica con la Cina»

«Apprezziamo molto la cooperazione economica esistente tra la Lettonia e la Cina e saremo lieti di avere più ampie opportunità di esportazione verso questo paese». Lo ha dichiarato la presidente del Parlamento lettone (Saeima), Daiga Mierina, al termine dell'incontro, avvenuto oggi a Riga, con l'ambasciatore della Repubblica popolare cinese nella capitale baltica, Tang Songgen. Durante il colloquio, Mierina si è detta soddisfatta dei rapporti tra Lettonia e Cina e ha sottolineato che la Cina rappresenta uno sbocco importante per gli imprenditori lettoni auspicando l'implementazione della cooperazione economica bilaterale e la riduzione delle barriere al libero commercio tra i due paesi. Nel corso del colloquio, non sono mancati i riferimenti alla guerra in Ucraina. Mierina ha ribadito l'importanza del sostegno della comunità internazionale alla lotta dell'Ucraina contro l'aggressione russa e ai valori democratici, invitando anche la Cina a sostenere attivamente gli sforzi congiunti contro il tentativo della Russia di sovvertire l'ordine giuridico internazionale. Mierina e Songgen hanno, per concludere, convenuto sulla possibilità di promuovere la cooperazione parlamentare tra la Lettonia e la Cina, evidenziando, al contempo, le opportunità di cooperazione culturale tra i due paesi.

Ore 19:01 - Sanzioni americane al capo della Croce Rossa di Minsk per la deportazione e il trasferimento di bambini ucraini

Gli Usa hanno annunciato sanzioni contro 19 persone ed entità che generano entrate per il regime di Lukashenko, operano nel settore della difesa bielorusso e facilitano la guerra di aggressione della Russia contro l'Ucraina. «Stiamo intraprendendo queste azioni per aumentare i costi a carico del regime di Lukashenko per la sua brutale repressione del movimento democratico e della società civile in Bielorussia, per l'arricchimento finanziario corrotto della famiglia Lukashenko e per la complicità nella guerra ingiustificata della Russia contro l'Ucraina», ha dichiarato il portavoce del dipartimento di stato Usa Matthew Miller. Nella blacklist del tesoro Usa sono finiti invece 11 entità e otto individui.

Tra loro Dzmitry Shautsou, capo della Croce Rossa bielorussa, accusato di essere complice nella deportazione di bambini ucraini in Russia, collaborando con la commissaria presidenziale russa per i diritti dei bambini, Maria Lvova-Belova. Quest'ultima è oggetto di un recente mandato d'arresto da parte della Corte penale internazionale per «crimine di guerra», ossia per la deportazione e il trasferimento illegali di bambini dall'Ucraina alla Russia. La Croce rossa bielorussa è stata sospesa dalla Croce Rossa internazionale per non aver sospeso Shautsou.

Ore 19:19 - Delegazione dei Paesi Baltici negli Usa: «Rafforzare l'impegno per l'Ucraina»

I presidenti delle Commissioni esteri dei Parlamenti estone, Marko Mihkelson, e lettone, Rihards Kohls, sono giunti oggi negli Stati uniti per una visita di lavoro. «Durante gli incontri dei prossimi giorni - ha detto Mikhelson - riaffermiamo il nostro impegno a mantenere e sviluppare buone relazioni con gli Stati uniti, nonché la necessità di rafforzare il nostro comune impegno in favore dell'Ucraina». Nel corso del loro soggiorno americano, i due politici baltici incontreranno varie personalità del Congresso degli Stati uniti e delle istituzioni americane.

Ore 19:47 - La Russia ha rifiutato la proposta Usa per il rilascio di Whelan e Gershkovich

La Russia ha rifiutato una proposta degli Stati Uniti per il rilascio dei due americani detenuti a Mosca, Paul Whelan e il reporter del Wall Street Journal Evan Gershkovich. Lo ha detto il portavoce del dipartimento di Stato Usa, Matthew Miller, precisando di «non poter fornire altri dettagli» sull'offerta.

Ore 21:13 - Zelensky non partecipa a briefing con senatori Usa

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky non parteciperà più al briefing riservato con i senatori Usa, a causa di una questione “dell`ultimo minuto”. Lo ha detto il leader della maggioranza al Senato, il democratico Chuck Schumer, citato dalla Cnn. Zelensky avrebbe dovuto informare i senatori sugli sviluppi del conflitto in Ucraina e sulla necessità di altri aiuti in vista del voto del Senato americano sul pacchetto da 106 miliardi di dollari presentato lo scorso ottobre dall’amministrazione Biden, comprendente più di 61 miliardi di dollari destinati a Kiev.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 6 dicembre.

Le notizie di mercoledì 6 dicembre sul conflitto in Ucraina. Redazione Online su Il Corriere della Sera mercoledì 6 dicembre 2023.

• Mosca rifiuta la proposta Usa per il rilascio di Whelan e Gershkovich.

• Zelensky non si presenta alla riunione con il Senato: frenata sui nuovi finanziamenti Usa a Kiev. Biden: «Mancato sostegno all'Ucraina è folle».

• «Dalla Russia 50 droni, 41 sono stati abbattuti».

• Cameron (Gb) negli Usa: «Per l’Ucraina 46 milioni di sterline in aiuti umanitari».

• Blitz di Putin in Arabia ed Emirati per la guerra e il petrolio.

Ore 01:46 - Yermak, il consigliere di Zelensky: «Rischio sconfitta senza gli aiuti Usa»

Il capo di gabinetto del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, Andriy Yermak, ha avvertito che l’Ucraina corre il rischio di perdere la guerra contro la Russia se non arriveranno ulteriori aiuti militari dagli Stati Uniti. Esiste un «grande rischio» di sconfitta senza il continuo sostegno degli Stati Uniti: «Sarà difficile mantenere le stesse posizioni e far sì che le persone sopravvivano davvero», ha detto durante un discorso all’Istituto americano per la pace a Washington.

Ore 01:48 - Zelensky annulla a sorpresa l’incontro con il Senato Usa

Volodymr Zelensky ha annullato a sorpresa la sua partecipazione a un incontro virtuale con i senatori americani per perorare la causa degli aiuti all’Ucraina. «È successo qualcosa all’ultimo minuto», ha confermato il leader della maggioranza democratica al Senato Chuck Schumer, lo stesso che aveva annunciato il ritorno a Washington, se pure in video, del presidente ucraino. Zelensky avrebbe dovuto informare i senatori sugli sviluppi del conflitto in Ucraina e sulla necessità di altri aiuti in vista del voto del Senato americano sul pacchetto da 106 miliardi di dollari presentato lo scorso ottobre dall’amministrazione Biden, comprendente più di 61 miliardi di dollari destinati a Kiev.

Il forfait di Zelensky può essere dovuto a un’emergenza sul campo o alla riflessione che, con lo stallo nei negoziati a Capitol Hill sul nuovo pacchetto di aiuti chiesto da Biden, non era il momento giusto per esporsi in prima linea con un nuovo appello. Solo un anno fa il presidente ucraino era venuto di persona a Washington, accolto con tutti gli onori alla Casa Bianca e al Congresso. Ma in questi 12 mesi lo scenario è cambiato: la guerra a Gaza ha messo in ombra quella in Ucraina, la Camera Usa è in mano ai repubblicani ostili agli «assegni in bianco» a Kiev e, con le elezioni presidenziali che si avvicinano, Biden ha meno margini di manovra dello scorso anno.

Ore 03:43 - Zelensky parteciperà a vertice in video del G7

Il primo ministro del Giappone Fumio Kishida ospiterà oggi pomeriggio un vertice online del G7 che segnerà la chiusura effettiva della presidenza giapponese del gruppo. All’incontro online parteciperà anche il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky, che si trova a Washington per sollecitare l’approvazione di nuovi aiuti militari al suo Paese. Il portavoce capo del governo giapponese, Hirokazu Matsuno, ha dichiarato in una conferenza stampa che è previsto che i leader del G7 discutano della guerra della Russia contro l’Ucraina e del conflitto tra Israele e il gruppo militante palestinese di Hamas. Kishida ha già ospitato un vertice dei leader del G7 in presenza a Hiroshima lo scorso maggio, cui ha preso parte anche Zelensky.

Ore 04:47 - Usa, la segretaria del Tesoro Yellen: «America responsabile della sconfitta dell’Ucraina se fallissero gli aiuti al Congresso»

Per Janet Yellen, segretaria del Tesoro americano, «gli Usa sarebbero responsabili della sconfitta dell’Ucraina se la richiesta di finanziamento di Biden per aiutare Kiev e fornire armi e fondi non riuscirà a ottenere l’approvazione del Congresso». Con la maggioranza in mano ai repubblicani alla Camera non sono stati più approvati pacchetti di aiuti all’Ucraina.

Ore 06:37 - «Politico»: alcuni Paesi Ue contrari alla proposta della Spagna di aiutare Kiev con i fondi congelati russi

Diversi Paesi dell’Ue si sono espressi contro la proposta della Spagna di utilizzare i profitti dei beni congelati della Federazione Russa per aiutare l’Ucraina. Lo riferisce il portale web «Politico» citando sue fonti. La proposta della presidenza spagnola del Consiglio dell’Unione europea è stata discussa durante una riunione del Comitato dei rappresentanti permanenti dell’Ue. Secondo le stime di Madrid, i profitti delle riserve della Banca centrale russa potrebbero raggiungere i 15-17 miliardi di euro entro il 2027.

«Diversi Paesi hanno riferito che la proposta della Spagna non soddisfa la priorità dell’Ue di sostenere l’Ucraina perché a Kiev ci vorranno mesi, forse anche anni, per ottenere questi fondi», hanno riferito le fonti di «Politico». I rappresentanti dei Paesi contrari alla proposta, peraltro, non sono riusciti a capire da dove il governo di Madrid abbia ottenuto tali dati, secondo quanto si legge sul sito. Alcune fonti diplomatiche hanno affermato che il progetto proposto della Spagna non corrisponde al punto di vista delle autorità di altri Paesi, ed è stato redatto ignorando lo stato d’animo nell’Ue. Altre fonti diplomatiche ritengono che in questo modo le autorità di Madrid volessero ottenere il reindirizzo dei fondi destinati a Kiev verso altre aree.

Ore 06:44 - L’aeronautica ucraina: attacco di 48 droni russi nella notte

La Russia ha lanciato 48 droni contro l’Ucraina durante la notte. Lo ha confermato l’areonautica di Kiev, aggiungendo che i suoi sistemi di difesa ne hanno distrutti 41 prima che raggiungessero gli obiettivi. Tutti i droni d’attacco erano droni Shahed kamikaze di fabbricazione iraniana.

Ore 08:16 - Il blitz di Putin in Arabia Saudita e negli Emirati per le guerre e il petrolio

(di Fabrizio Dragosei) Ritornato sulla scena internazionale, Vladimir Putin punta ora le sue carte sul Medio Oriente: visita-blitz in Arabia Saudita e negli Emirati oltre che un incontro a Mosca con il presidente iraniano. Non a caso, Vladimir Vladimirovich è tra i «finalisti» del settimanale Time per il titolo di uomo dell’anno. Anche se non dovesse essere scelto, è chiaro che in questo periodo sembra proprio che non gliene vada una storta. Assieme a Riad ha praticamente assunto la guida dell’Opec+, il tradizionale cartello dei produttori di petrolio. In Ucraina la situazione è stabile e, anzi, i russi sono convinti di essere in vantaggio. (…)

Ore 08:51 - Kiev: «Dalla Russia quasi 50 droni, 41 li abbiamo abbattuti»

Le Forze di difesa ucraine hanno abbattuto la notte scorsa 41 droni kamikaze russi su un totale di 48 lanciati contro il Paese: lo ha reso noto l’Aeronautica militare di Kiev, come riporta Rbc-Ucraina. I russi hanno attaccato il territorio ucraino da due direzioni, ha precisato l’Aeronautica: dalla Crimea occupata e dalla regione russa di Kursk. L’attacco è stato respinto anche con l’aiuto di aerei da combattimento e sistemi missilistici terra-aria.

Ore 08:59 - Cameron vola negli Usa: «Dalla Gran Bretagna 46 milioni di aiuti umanitari per l’Ucraina»

La Gran Bretagna consegnerà all’Ucraina un pacchetto di aiuti umanitari dal valore di 46 milioni di dollari, mentre il Congresso Usa frena sui fondi a Kiev. Lo ha riferito l’ufficio stampa del ministero degli Esteri britannico, spiegando che il capo della diplomazia David Cameron annuncerà lo stanziamento di altri 9,8 milioni di dollari in aiuti per l’Ucraina in vista dell’inverno. Oggi Cameron partirà per Washington per quello che è il suo primo viaggio negli Stati Uniti da quando ha assunto l’incarico di ministro degli Esteri il 13 novembre. Qui Cameron «terrà un intenso ciclo di colloqui diplomatici» con il segretario di Stato americano Antony Blinken per sottolineare l’importanza del sostegno internazionale all’Ucraina. «Se permettiamo che l’aggressione di Putin abbia successo, ciò incoraggerà coloro che sfidano la democrazia e minacciano il nostro modo di vivere. Non possiamo lasciare che prevalgano», ha detto Cameron. Il pacchetto di aiuti fa parte di un fondo complessivo di 160 milioni di dollari di sostegno umanitario che il Regno Unito ha promesso alla Conferenza sulla ripresa dell’Ucraina nel giugno 2023. L’ex premier britannico Cameron ha visitato Kiev lo scorso 16 novembre nel suo primo viaggio ufficiale dopo essere stato nominato ministro degli Esteri.

Ore 09:02 - Yermak: «Senza aiuti dagli Usa c’è il rischio di perdere la guerra»

Andriy Yermak, capo dell’ufficio del presidente ucraino Zelensky, ha affermato che senza l’aiuto degli Stati Uniti d’America, l’Ucraina potrebbe perdere la guerra. Lo riporta Unian. Yermak, durante una visita a Washington, ha esortato il Congresso ad approvare finanziamenti aggiuntivi per Kiev. «Se gli aiuti attualmente in discussione al Congresso verranno ritardati - non dico non accettati - è impossibile continuare la liberazione dei territori e questo creerà un grande rischio di perdere la guerra», ha spiegato.

Ore 09:05 - Zelensky cancella la riunione al Senato degli Usa: stallo sui finanziamenti americani per la guerra in Ucraina

Zelensky ha annullato all’ultimo momento la riunione al Senato Usa a causa del punto morto sulla futura assistenza finanziaria degli Stati Uniti per la guerra in Ucraina.

In realtà, i dettagli dell’assenza del presidente ucraino non sono mai stati illustrati, né dal leader della maggioranza democratica al Senato, Chuck Schumer, il quale ha addotto una importante questione “last minute” alla sua mancata partecipazione, né dall’ambasciata ucraina.

Tuttavia il capo di gabinetto di Zelensky, Andriy Yermak, aveva già dichiarato nel pomeriggio di martedì che ci fosse un «elevato rischio» di perdere la guerra senza il continuo sostegno degli Stati Uniti. «Sarà difficile mantenere le stesse posizioni, e per le persone sopravvivere», aveva detto, in un discorso presso l’Istituto per la pace degli Stati Uniti a Washington. Una grave valutazione che Yermak aveva espresso poche ore prima che Zelensky si ritirasse dalla videoconferenza programmata con i senatori statunitensi per informarli sullo sforzo bellico.

Ciò avviene in seguito a un nuovo tentativo della Casa Bianca di ottenere ulteriore supporto per l’Ucraina. Dall'inizio della guerra, il Congresso americano ha approvato oltre 110 miliardi di dollari in aiuti militari e umanitari, ma da mesi l'amministrazione Biden avverte che quei soldi sono già stati distribuiti, e ora il Congresso è lontano dall'approvare un nuovo pacchetto per rifinanziare l'impegno militare. «Abbiamo finito i soldi, e siamo quasi senza tempo», scrive Shalanda Young, direttore del bilancio della Casa Bianca, in una lettera ai leader repubblicani e democratici pubblicata lunedì, nella quale avverte che il fallimento del Congresso nell’approvare ulteriori aiuti militari all’Ucraina entro la fine dell’anno «paralizzerà» la nazione nella sua lotta contro la Russia: «N on c’è più «una pentola magica di finanziamenti dalla quale attingere».

Lunedì, il presidente repubblicano della Camera, Mike Johnson, sembrava poco interessato agli ultimi appelli per fornire altre decine di miliardi di dollari di finanziamenti all’Ucraina. «L’amministrazione Biden non è riuscita a rispondere sostanzialmente a nessuna delle legittime preoccupazioni della mia conferenza riguardo alla mancanza di una chiara strategia in Ucraina, un percorso per risolvere il conflitto o un piano per garantire adeguatamente la responsabilità per gli aiuti forniti dai contribuenti americani», scrive sui social media Johnson.

L’impasse finanziaria si verifica mentre i combattimenti sulla linea del fronte sembrano aver raggiunto uno stallo pratico. La tanto attesa controffensiva dell’Ucraina nel sud sembra aver rallentato, le forze di Kiev faticano a mantenere anche la posizione che avevano stabilito sulla riva orientale del vasto fiume Dnipro.

L'attuale controffensiva contro la Russia sta subendo un ridimensionamento a causa dei ritardi nei rifornimenti che stanno avendo conseguenze pesanti sul campo di battaglia, sostiene Frederick Kagan, direttore del Critical Threats Project dell'American Enterprise Institute e ex professore all'Accademia Militare degli Stati Uniti, intervistato dalla Bbc, e sono in dubbio le future operazioni per riconquistare territori persi. «Gli ucraini devono fare una scelta difficile. Se non sono sicuri di ricevere altro dagli Stati Uniti, devono conservare ciò che hanno». Quello di cui l'esercito ucraino ha bisogno, dice Kagan, sono carri armati, veicoli blindati, aerei da combattimento, droni e armi a lungo raggio - e gli Stati Uniti sono l'unico paese in grado di fornire rapidamente questo equipaggiamento e nelle quantità necessarie per l'Ucraina.

Ore 09:38 - Orban vola a Parigi per incontrare Macron, focus sull'Ucraina

Il premier ungherese, Viktor Orban, sarà ricevuto giovedì dal presidente francese Emmanuel Macron, per una cena di lavoro all'Eliseo. I due leader, secondo diversi media europei, discuteranno del sostegno all'Ucraina e del dossier dell'apertura dei negoziati per l'adesione di Kiev nell'Ue, sul quale l'Ungheria ha da tempo annunciato di essere contraria.

Ore 09:49 - Biden: «Il mancato sostegno all'Ucraina è folle»

Il presidente Joe Biden si infuria contro lo stallo al Congresso sui finanziamenti all'Ucraina. «Il mancato sostegno all'Ucraina è assolutamente folle, è contro gli interessi degli Stati Uniti», ha detto il presidente Usa ai giornalisti, come riporta il New York Times, assicurando il suo impegno per rifinanziare il fondo. La promessa di Biden è minacciata dalle profonde divisioni del Congresso su questo tema: i Repubblicani, maggioritari alla Camera dei Rappresentanti, condizionano l'aiuto all'Ucraina a una netta riduzione della politica migratoria americana alla frontiera messicana, cosa che i Democratici rifiutano.

Ore 10:02 - Yellen: «Senza fondi gli Usa saranno responsabili della sconfitta di Kiev»

Il segretario al Tesoro Janet Yellen ha affermato ieri, durante un viaggio a Città del Messico, come riporta Reuters sul suo sito, che gli Stati Uniti sarebbero «responsabili della sconfitta dell'Ucraina» se il Congresso non riuscisse ad approvare l'ultima richiesta di finanziamenti miliardari dell'amministrazione Biden. Yellen ha detto ai giornalisti che il finanziamento, in particolare per il sostegno al bilancio del governo dell'Ucraina, è «assolutamente essenziale» e una precondizione per mantenere il flusso di sostegno del Fondo monetario internazionale verso l'Ucraina.

Ore 10:03 - I russi prendono di mira una centrale termoelettrica

Le forze russe hanno preso di mira la notte scorsa un'altra centrale termoelettrica ucraina in prima linea, danneggiando l'impianto ma senza provocare vittime: lo ha reso noto su Telegram il più grande operatore energetico commerciale del Paese, Dtek, proprietario del sito, senza precisare il luogo della struttura. Come riportato questa mattina dall'Aeronautica militare, nella notte i russi hanno lanciato sull'Ucraina quasi 50 droni kamikaze, 41 dei quali sono stati abbattuti dalle forze di difesa ucraine. Nella regione di Kharkiv, nel nord-est dell'Ucraina, sono state danneggiate un'infrastruttura critica e un'abitazione nel villaggio di Lypka, ha riferito il capo dell'amministrazione militare regionale, Oleg Sinegubov, come riporta Rbc-Ucraina. Inoltre, in seguito alla caduta di detriti di uno dei droni abbattuti a Ochakiv, nella regione di Mykolaiv (sud), è scoppiato un incendio in un magazzino sul terreno del centro ricreativo. E nel distretto di Bashtanka, a Snigurivka, sempre nella regione di Mykolaiv, sono scoppiati incendi in una stazione di servizio e una fabbrica di pneumatici a causa della caduta di detriti di un drone abbattuto. «Anche le proprietà private sono state danneggiate. Non ci sono state vittime», ha commentato il capo dell'amministrazione militare regionale, Vitaliy Kim.

Ore 10:43 - Tass: «Putin è arrivato ad Abu Dhabi»

L’aereo con a bordo il presidente russo Vladimir Putin è atterrato ad Abu Dhabi, negli Emirati arabi uniti, prima tappa di una missione lampo nella regione che in giornata lo porterà anche in Arabia Saudita. Lo riferiscono le agenzie russe.

Ore 11:32 - Zelensky parteciperà al vertice del G7 in videocollegamento

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky parteciperà al vertice in videocollegamento con i leader del G7. La riunione è in calendario oggi. Lo ha detto il primo ministro del Giappone, Fumio Kishida, che ospiterà il vertice televisivo. Zelensky parteciperà alla prima parte dell'incontro, ha poi precisato il portavoce del governo giapponese, Hirokazu Matsuno.

Ore 11:39 - Cremlino: «Seguiremo con attenzione vertice G7 con Zelensky»

La Russia «osserverà con attenzione» il vertice del G7 in programma oggi in teleconferenza con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Lo ha detto il portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, da Abu Dhabi, dove è al seguito del presidente Vladimir Putin. L'Ucraina si trova attualmente «in una situazione complessa» e «non facile» in merito alla continuazione degli aiuti da parte degli occidentali, ha detto ancora il portavoce, citato dall'agenzia Tass, aggiungendo tuttavia che ciò non ha finora favorito l'apertura di negoziati con Kiev. «Lo ripeto ancora una volta: la cosa importante per noi - ha affermato Peskov - è arrivare ai nostri obiettivi. Ovviamente è preferibile raggiungere questi obiettivi con i mezzi politici e diplomatici. Ma quando l'Occidente e gli ucraini respingono tali metodi, allora l'operazione militare speciale continua».

Ore 11:49 - Gb, Mosca rafforza flotta droni con velivoli prodotti in casa

«La Russia ha quasi certamente affiancato, dalla metà di quest'anno, le forniture iraniane di droni kamikaze Shahed con simili velivoli senza pilota prodotti in casa»: lo scrive il ministero della Difesa britannico nel suo aggiornamento di intelligence. 

Attualmente, Mosca sta quasi certamente tentando di migliorare questi droni sulla base della sua esperienza sul campo di battaglia, si legge nel rapporto pubblicato su X. Alla fine di novembre, ricordano infatti gli analisti di Londra, all'interno di un drone russo abbattuto sono stati trovati una scheda SIM ucraina e un modem 4G. Secondo l'intelligence di Londra, si tratta probabilmente di una modifica improvvisata dai russi per migliorare la guida in tempo reale utilizzando le antenne telefonia mobile ucraine in modo ridurre la dipendenza dalla navigazione satellitare. Mosca sta impiegando un numero crescente di droni nei suoi attacchi nel tentativo di sopraffare le difese aeree ucraine, conclude il rapporto: tuttavia, Kiev continua a neutralizzare con successo la maggior parte di questi velivoli.

Ore 13:08 - In Ucraina Natale sarà il 25 dicembre, addio al calendario ortodosso

Natale in Ucraina da quest'anno sarà festeggiato il 25 dicembre in linea con il cristianesimo cattolico. La decisione di cambiare la data — gesto simbolico per smarcarsi ancora di più dal paese invasore, la Russia — è stata presa ufficialmente lo scorso luglio dalle autorità ucraine e dal presidente Zelensky. L'Ucraina nel 2023 festeggerà così due Natali. Il primo è stato lo scorso 7 gennaio, secondo la tradizione cristiano ortodossa, il secondo sarà quello istituito con la nuova legge. In Ucraina il cristianesimo è la principale religione, seguita dall'85% della popolazione in base alle stime del 2015 dell'Association of Religion Data Archives. La maggior parte di questa percentuale è composta da fedeli ortodossi – la cui Chiesa è la seconda cristiana più grande del mondo.

Ore 13:16 - Putin: relazioni con Emirati a livelli senza precedenti»

Le relazioni tra la Russia e gli Emirati arabi uniti hanno «raggiunto un alto livello senza precedenti» e gli Emirati sono diventati il maggiore investitore nell'economia russa tra i Paesi del Medio Oriente. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, citato dall'agenzia Tass, incontrando ad Abu Dhabi il presidente emiratino Mohamed bin Zayed al Nahyan. Il presidente degli Emirati ha sottolineato che lo scorso anno gli investimenti del suo Paese nei settori non petroliferi russi sono più che raddoppiati rispetto all'anno precedente. Putin ha detto che al centro del colloquio tra lui e Mohamed al Nahyan figurano il conflitto israelo-palestinese e «la situazione della crisi ucraina».

Ore 13:28 - L'aereo di Putin scortato dai caccia russi fino ad Abu Dhabi

L'aereo del presidente russo Vladimir Putin è stato scortato da quattro caccia Su-35C durante il volo che lo ha portato negli Emirati Arabi Uniti. Lo ha reso noto il Cremlino, che ha diffuso anche un video dei caccia in volo. «Durante il volo e fino all'atterraggio dell'aereo presidenziale ad Abu Dhabi, il capo dello Stato è stato scortato da quattro caccia Su-35 C dell'aeronautica russa», ha riferito ai giornalisti il portavoce del Cremlino Dmitri Peskov. Poi, con un gesto che ha pochi precedenti, dato che il Cremlino di solito non rende noto questi dettagli, Peskov ha precisato che gli aerei erano equipaggiati «con armi di diverso tipo».

Ore 13:38 - Londra: nuova tornata di sanzioni contro la Russia

Londra ha annunciato mercoledì nuove sanzioni contro 46 persone ed entità che «forniscono e finanziano» la «macchina da guerra» russa in Ucraina. Sono state annunciate in occasione della visita del ministro degli Esteri britannico David Cameron negli Stati Uniti per discutere del sostegno all'Ucraina con il suo omologo americano Antony Blinken. Queste nuove misure «interromperanno la capacità di Putin di equipaggiare il suo esercito attraverso le catene di approvvigionamento in Bielorussia, Cina, Serbia, Turchia, Emirati Arabi Uniti e Uzbekistan», privando l'esercito russo di «componenti e tecnologie chiave occidentali», afferma la diplomazia britannica in un comunicato stampa. «Colpiranno Putin dove fa più male, minando i sistemi di difesa russi e attaccando la catena di approvvigionamento illegale che sostiene la macchina da guerra russa», ha dichiarato il Segretario di Stato per le Sanzioni, Anne-Marie Trevelyan.

Ore 15:16 - Media: 4 anni a 2 ufficiali russi, «non riuscirono a fermare i raid»

Un tribunale militare di Mosca avrebbe condannato due ufficiali russi a quattro anni di reclusione in un processo a porte chiuse accusandoli di non essere riusciti a respingere un attacco missilistico delle truppe ucraine contro un deposito di munizioni in Russia meridionale nell'aprile dello scorso anno: lo riporta il quotidiano Kommersant. Secondo i media russi, nell'attacco sarebbero morti sette soldati. Il giornale afferma che i due ufficiali si sono dichiarati innocenti e non sono stati privati del grado, per cui potranno tornare nell'esercito russo non appena saranno rilasciati. La condanna è stata inflitta in primo grado e i militari intendono impugnarla in appello. Sempre secondo Kommersant, i due ufficiali potrebbero essere presto posti in libertà provvisoria. Il quotidiano sostiene che si tratti della prima condanna inflitta in Russia per «mancato respingimento di un attacco».

Ore 15:40 - Capo dello staff di Zelensky incontra lo speaker della Camera Usa: «Andiamo incontro alla sconfitta senza gli aiuti Usa»

Il capo dello staff della presidenza ucraina Andriy Yermak insieme al ministro della Difesa Rustem Umerov e al presidente della Verkhovna Rada Ruslan Stefanchuk hanno incontrato lo speaker della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti Mike Johnson nel mezzo di uno scontro al Congresso sul rinnovo dei fondi a Kiev. «Un incontro significativo con il presidente della Camera dei rappresentanti degli Stati Uniti Mike Johnson. L'ho ringraziato per il sostegno del Congresso: è vitale per l'Ucraina e lo apprezziamo molto», ha sottolineato Yermak su X.

Secondo Yermak, l'Ucraina va incontro ad una potenziale sconfitta nel caso di un esaurimento dei fondi americani alla fine dell'anno.

Ore 15:58 - Deputato filorusso ucciso da un'autobomba nel Lugansk

Un deputato dell'autoproclamata repubblica separatista di Lugansk, nell'Ucraina orientale occupata dalle truppe russe, sarebbe morto in seguito all'esplosione di un'auto a Lugansk, «vicino allo stadio Avangard»: lo afferma l'agenzia di stampa statale russa Ria Novosti citando un altro deputato separatista, Yuri Yurov.

Ore 16:15 - Usa: «Putin non si fermerà all'Ucraina, attaccherà la Nato»

Joe Biden al G7 ribadirà «il sostegno degli Stati Uniti all'Ucraina, soprattutto in questi mesi invernali». Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing con la stampa estera. «Gli Usa e l'Europa non possono permettersi la vittoria di Vladimir Putin. Dopo l'Ucraina potrebbe non fermarsi e minacciare i nostri alleati della Nato», ha sottolineato il funzionario della Casa Bianca.

Se la situazione al Congresso americano sui fondi all'Ucraina non si sblocca «entro la fine del mese» è «un grande regalo di Natale a Putin», ha aggiunto Kirby. «È un momento delicato non solo nel calendario del Capitol Hill ma anche in Ucraina, con l'inverno che avanza».

Ore 16:28 - «L'architetto di Putin» verserà 20 milioni al fisco italiano

È di 20 milioni di euro il conto che Lanfranco Cirillo, noto come «l'architetto di Putin», dovrà versare al fisco italiano in virtù di un accordo con l'Agenzia delle Entrate. Stando alla ricostruzione degli inquirenti Cirillo, sotto processo per reati fiscali, avrebbe dovuto versare imposte per 33 milioni di euro. Una precisazione che arriva da ambienti giudiziari il giorno dopo l'udienza a Brescia. Due terzi dell'importo delle tasse evase da Cirillo saranno comunque pagati dall'imprenditore che vive a Mosca come cittadino russo e che punta ora al patteggiamento nell'ambito del processo in corso a Brescia. Nell'accordo potrebbero rientrare ulteriori confische di denaro.

Ore 16:52 - Politico ucraino filorusso trovato morto a Mosca, ucciso dagli 007 di Kiev

Illia Kyva, un politico ucraino filorusso è stato ucciso a Mosca, come riportano le agenzie di stampa russe. Il suo corpo è stato trovato nel distretto di Odintsovo, vicino Mosca, con una ferita alla testa. I servizi di sicurezza ucraini (Sbu) hanno rivendicato l'omicidio e hanno affermato di aver «liquidato» Kyva con l'utilizzo di «armi leggere». Lo riporta l'agenzia Afp.

Ore 17:00 - Minatrici e operaie, così le ucraine prendono il posto degli uomini che sono al fronte

A causa del conflitto aumenta la manodopera femminile per l’estrazione del carbone e la lavorazione del metallo nelle acciaierie.

Ore 17:02 - Putin è arrivato a Riad per incontrare Mohammad bin Salman

Il presidente russo Vladimir Putin è arrivato a Riad, seconda e ultima tappa della sua missione lampo di un giorno che prima lo aveva portato negli Emirati arabi uniti. Putin ha in programma un incontro con il principe ereditario e leader di fatto dell'Arabia Saudita, Mohammad bin Salman. Lo riferisce la Tass.

Ore 17:43 - Gli Usa accusano 4 soldati filorussi di crimini di guerra

Il dipartimento di Giustizia Usa ha presentato accuse per crimini di guerra contro quattro militari russi, accusati di avere sequestrato e torturato un cittadino statunitense durante l'invasione dell'Ucraina. Si tratta della prima incriminazione contro dei russi in relazione alle atrocità commesse durante la guerra in Ucraina e del primo caso per crimini di guerra che coinvolge come vittima un cittadino statunitense. «Il dipartimento di Giustizia e il popolo americano hanno la memoria lunga. Non dimenticheremo le atrocità in Ucraina e non smetteremo mai di lavorare per portare i responsabili davanti alla giustizia», ha affermato l'attorney general Merrick Garland. I quattro militari russi sono stati identificati come membri delle forze armate russe o delle milizie alleate. Due di loro sono ufficiali di alto grado. Nessuno dei quattro accusati è in carcere. I quattro militari avrebbero sequestrato il cittadino Usa dalla sua abitazione in un villaggio ucraino nel 2022. L'uomo venne trattenuto per 10 giorni e picchiato e interrogato, prima di essere poi evacuato insieme alla moglie, che è una cittadina ucraina.

L'atto d'accusa identifica i quattro soldati russi come Suren Seiranovich Mkrtchyan e Dmitry Budnik, oltre a due di cui è stato fornito solo il nome: Valerii e Nazar. L'identità del cittadino statunitense non è stata resa nota.

Ore 17:45 - A breve appello Biden a Congresso per nuovi aiuti a Kiev

Alle 12 (le 18 in Italia) il presidente Joe Biden farà un appello al Congresso affinché venga approvata la richiesta di fondi aggiuntivi per la sicurezza nazionale, compresi nuovi aiuti a sostegno dell'Ucraina. Lo riferisce la Casa Bianca in un aggiornamento del programma ufficiale della giornata del presidente Usa.

Ore 18:32 - Meloni al G7: convinto sostegno a Kiev in ogni ambito

La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha partecipato oggi pomeriggio alla videoconferenza conclusiva della Presidenza giapponese del G7. Al centro dei colloqui la guerra di aggressione all’Ucraina e il conflitto a Gaza. Meloni, comunica Palazzo Chigi, ha ribadito il «continuo e convinto sostegno del governo italiano in ogni ambito alle autorità ucraine». La premier «ha inoltre ribadito il diritto di Israele a difendersi, l’importanza del rilascio degli ostaggi e la necessità di proteggere i civili e di fornire aiuti umanitari alla popolazione di Gaza».

Ore 18:58 - Biden: non possiamo permettere che Putin vinca

«Ho parlato con i nostri alleati europei al G7. Sono con noi al fianco dell’Ucraina». Lo ha detto Joe Biden alla Casa Bianca. «Non possiamo permettere che vinca Putin», ha sottolineato ribadendo che «sta commettendo crimini contro l’umanità». Secondo Biden, «se Putin conquista l’Ucraina non si fermerà lì» .La Russia finirà per attaccare un alleato della Nato e a quel punto, ha detto il presidente, «avremo qualcosa che non vogliamo: truppe americane che dovranno combattere contro le truppe russe».

«Se gli Stati Uniti non sostengono l’Ucraina, chi lo farà? Cosa succederà alla Nato? al G7? Se noi molliamo, come faranno i nostri amici europei ad aiutare Kiev?», ha aggiunto il presidente Usa. «Il mondo ci guarda», ha detto.

Ore 19:30 - Zelensky: Putin conta su crollo appoggio Occidente

Il presidente russo Vladimir Putin conta sul «crollo» del sostegno occidentale all’Ucraina, l’ha detto Volodymyr Zelensky ai leader del G7, riferendo che l’esercito russo ha «aumentato significativamente la pressione» sul fronte. «La Russia spera solo una cosa: che l’unità del mondo libero crolli l’anno prossimo. La Russia crede che l’America e l’Europa mostreranno debolezza e non manterranno il loro sostegno all’Ucraina al livello appropriato», ha affermato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante una teleconferenza tra i leader dei Paesi del G7.

Pur ammettendo che le forze russe sono all’offensiva sul fronte, Zelensky ha assicurato che i soldati ucraini stanno «resistendo agli attacchi». «Manteniamo importanti teste di ponte in diverse direzioni lungo la linea del fronte e ci stiamo preparando per i prossimi passi», ha dichiarato. Dopo il fallimento della grande controffensiva estiva dell’esercito ucraino per sfondare le difese russe, le truppe di Mosca hanno ripreso l’iniziativa, in particolare ad Advivka, una città industriale nell’est che stanno cercando di accerchiare. Gli aiuti militari e finanziari dell’Occidente all’Ucraina, cruciali per lo sforzo bellico di Kiev, sono sempre più spesso messi in discussione e sono oggetto di dispute politiche sia negli Stati Uniti che in Europa. Zelensky ha dichiarato che il suo Paese deve «vincere la battaglia della motivazione» in patria e all’estero. «Il mondo libero ha un bisogno vitale di mantenere la sua unità», ha detto davanti al G7. Il presidente ucraino ha inoltre espresso la speranza che l’Unione Europea «mantenga la sua promessa all’Ucraina», il cui desiderio di aderire all’UE sarà discusso in un vertice a metà dicembre. Con grande sorpresa, Volodymyr Zelensky ha cancellato il discorso previsto per ieri sera al Congresso degli Stati Uniti, dove sono in corso negoziati sulla continuazione degli aiuti all’Ucraina.

Ore 20:43 - Norvegia e Gb annunciano una nuova coalizione per l’Ucraina

Il governo norvegese ha annunciato il lancio di una coalizione a guida britannico-norvegese per il sostegno all`Ucraina. Si terrà a Londra lunedì. Non vengono forniti altri particolari relativi al tipo di coalizione. Al lancio londinese parteciperanno il ministro della Difesa britannico Grant Shapps e il collega norvegese Bjorn Arild Gram. Maggiori informazioni verranno fornite per venerdì, prima dell’annuncio.

Ore 21:30 - G7 introdurrà restrizioni all'import di diamanti russi

I leader del G7 hanno concordato di limitare le importazioni di diamanti russi a partire dal prossimo anno in un inasprimento delle sanzioni per l'invasione dell'Ucraina da parte di Mosca. È quanto si legge in una dichiarazione rilasciata dopo un incontro virtuale di oggi. «Introdurremo restrizioni all'importazione di diamanti non industriali, estratti, lavorati o prodotti in Russia, entro il 1° gennaio 2024», hanno affermato i leader dopo un vertice virtuale con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky.

Ore 00:16 - Senato Usa, i repubblicani bloccano (per ora) il piano di aiuti a Israele, Ucraina e Taiwan

I repubblicani al Senato Usa hanno bloccato la proposta di legge con gli aiuti per Israele, Ucraina, Taiwan. Si tratta di cento milioni di dollari del piano di aiuti proposto da Joe Biden, al momento stoppato da una votazione (49-51) che non ha raggiunto, riferisce `Politico.com´, la soglia dei 60 voti a favore necessari per proseguire la discussione.

Ore 01:07 - Biden: «Non possiamo lasciare la vittoria a Putin». Ma il Senato Usa frena sugli aiuti a Kiev (ma anche a Israele e Taiwan) di Massimo Gaggi

«Non possiamo lasciare la vittoria a Putin. Se prende l’Ucraina non si fermerà lì. E se attacca un Paese della Nato avremo soldati americani che combattono contro soldati russi». È un appello forte e anche sorprendente quello teletrasmesso da Joe Biden dopo un’improvvisa riunione in videoconferenza del G7, a cui ha partecipato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, convocata per confermare la coesione e l’impegno dell’Occidente a sostegno dell’Ucraina a poche ore da un drammatico voto del Congresso: i senatori — spaccati proprio sulla legge che stanzia 110 miliardi di dollari di aiuti militari ed economici al Paese aggredito dalla Russia, a Israele e ai civili di Gaza — per ora hanno bocciato l’intervento. La Casa Bianca ha annunciato un pacchetto da 175 milioni, l’ultimo dal budget che il presidente può spendere senza passare dal Parlamento.

Ore 01:10 - Il blitz di Putin in Arabia Saudita e negli Emirati per le guerre e il petrolio di Fabrizio Dragosei

Ritornato sulla scena internazionale, Vladimir Putin punta ora le sue carte sul Medio Oriente: visita-blitz in Arabia Saudita e negli Emirati oltre che un incontro a Mosca con il presidente iraniano. Non a caso, Vladimir Vladimirovich è tra i «finalisti» del settimanale Time per il titolo di uomo dell’anno. Anche se non dovesse essere scelto, è chiaro che in questo periodo sembra proprio che non gliene vada una storta. Assieme a Riad ha praticamente assunto la guida dell’Opec+, il tradizionale cartello dei produttori di petrolio. In Ucraina la situazione è stabile e, anzi, i russi sono convinti di essere in vantaggio.

Nel conflitto in corso tra Israele e Hamas, Putin ha diversi assi in mano. Gerusalemme è scontenta dei suoi rapporti con Hamas, ma non può far nulla perché ha bisogno della Russia in Siria e per tenere a bada l’Iran. Il presidente russo però ora punta molto di più sull’amicizia con i Paesi arabi e con la stessa Hamas. In questi giorni ha ottenuto la liberazione unilaterale di ostaggi con passaporto russo e la promessa che altri seguiranno presto. Tramite il Qatar, è stato appena concluso il ritorno di altri bambini in Ucraina.

Ore 02:05 - Casa Bianca: aiuti a Israele e Ucraina sono priorità bipartisan

Per la Casa Bianca gli aiuti a Israele e Ucraina e il rafforzamento della sicurezza al confine col Messico «sono priorità bipartisan che meritano sostegno bipartisan» e «il voto di oggi non cambia il fatto che il Congresso deve agire per rispondere a queste urgenti necessità, anche fornendo i finanziamenti urgentemente necessari per l’Ucraina entro la fine di quest’anno». Lo afferma il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan dopo che i repubblicani al Senato hanno bloccato in un voto procedurale la proposta di legge con il sostegno per Israele e l’Ucraina. «C’è un’ampia maggioranza bipartisan al Congresso - prosegue - che sostiene l’Ucraina. Ciò era vero il giorno in cui Putin lanciò questa guerra brutale, e rimane vero anche oggi. Con i fondi per armare l’Ucraina quasi esauriti, ci troviamo ora di fronte a un momento cruciale di verità: gli Stati Uniti continueranno a sostenere l’Ucraina nella sua lotta per la libertà, o ignoreremo le lezioni della storia e lasceremo che Putin e l’autocrazia prevalgano?». «La posta in gioco - aggiunge Sullivan - è troppo alta e le conseguenze troppo gravi per consentire a una minoranza del Congresso di tenere in ostaggio i finanziamenti all’Ucraina per qualsiasi questione non correlata. Il mondo ci guarda e la storia ci giudicherà. Se ce ne andiamo e Putin prende l’Ucraina, non si fermerà qui. È tempo che il Congresso finanzi le nostre priorità critiche per la sicurezza nazionale».

Guerra Ucraina - Russia, le news del 7 dicembre.

Ucraina Russia, le notizie sulla guerra di giovedì 7 dicembre. Londra accusa Mosca di cyberattacchi e convoca l'ambasciatore. Kiev: «Non rinunceremo a un solo pezzo della nostra terra». Marta Serafini, inviata, Paolo Foschi e Redazione Online su Il Corriere delle Sera giovedì 7 dicembre 2023.

Mosca intensifica gli attacchi contro centrali elettriche e impianti energetici

• Il Senato Usa blocca gli aiuti a Kiev. Biden: «Putin non si fermerà».

• Zelensky : «Mosca spera nel crollo dell'unità dell'Occidente».

• Ex deputato ucraino trovato morto in albergo nella regione di Mosca.

• Accuse Usa per crimini di guerra contro 4 militari russi.

Ore 00:18 - Senato Usa, i repubblicani bloccano (per ora) il piano di aiuti a Israele, Ucraina e Taiwan

I repubblicani al Senato Usa hanno bloccato la proposta di legge con gli aiuti per Israele, Ucraina, Taiwan. Si tratta di cento milioni di dollari del piano di aiuti proposto da Joe Biden, al momento stoppato da una votazione (49-51) che non ha raggiunto, riferisce `Politico.com´, la soglia dei 60 voti a favore necessari per proseguire la discussione.

Ore 01:05 - Biden: «Non possiamo lasciare la vittoria a Putin». Ma il Senato Usa frena sugli aiuti a Kiev (ma anche a Israele e Taiwan)

(di Massimo Gaggi) «Non possiamo lasciare la vittoria a Putin. Se prende l’Ucraina non si fermerà lì. E se attacca un Paese della Nato avremo soldati americani che combattono contro soldati russi». È un appello forte e anche sorprendente quello teletrasmesso da Joe Biden dopo un’improvvisa riunione in videoconferenza del G7, a cui ha partecipato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, convocata per confermare la coesione e l’impegno dell’Occidente a sostegno dell’Ucraina a poche ore da un drammatico voto del Congresso: i senatori — spaccati proprio sulla legge che stanzia 110 miliardi di dollari di aiuti militari ed economici al Paese aggredito dalla Russia, a Israele e ai civili di Gaza — per ora hanno bocciato l’intervento. La Casa Bianca ha annunciato un pacchetto da 175 milioni, l’ultimo dal budget che il presidente può spendere senza passare dal Parlamento.

Ore 01:14 - Il blitz di Putin in Arabia Saudita e negli Emirati per le guerre e il petrolio

(di Fabrizio Dragosei) Ritornato sulla scena internazionale, Vladimir Putin punta ora le sue carte sul Medio Oriente: visita-blitz in Arabia Saudita e negli Emirati oltre che un incontro a Mosca con il presidente iraniano. Non a caso, Vladimir Vladimirovich è tra i «finalisti» del settimanale Time per il titolo di uomo dell’anno. Anche se non dovesse essere scelto, è chiaro che in questo periodo sembra proprio che non gliene vada una storta. Assieme a Riad ha praticamente assunto la guida dell’Opec+, il tradizionale cartello dei produttori di petrolio. In Ucraina la situazione è stabile e, anzi, i russi sono convinti di essere in vantaggio.

Nel conflitto in corso tra Israele e Hamas, Putin ha diversi assi in mano. Gerusalemme è scontenta dei suoi rapporti con Hamas, ma non può far nulla perché ha bisogno della Russia in Siria e per tenere a bada l’Iran. Il presidente russo però ora punta molto di più sull’amicizia con i Paesi arabi e con la stessa Hamas. In questi giorni ha ottenuto la liberazione unilaterale di ostaggi con passaporto russo e la promessa che altri seguiranno presto. Tramite il Qatar, è stato appena concluso il ritorno di altri bambini in Ucraina.

Ore 02:03 - Casa Bianca: aiuti a Israele e Ucraina sono priorità bipartisan

Per la Casa Bianca gli aiuti a Israele e Ucraina e il rafforzamento della sicurezza al confine col Messico «sono priorità bipartisan che meritano sostegno bipartisan» e «il voto di oggi non cambia il fatto che il Congresso deve agire per rispondere a queste urgenti necessità, anche fornendo i finanziamenti urgentemente necessari per l’Ucraina entro la fine di quest’anno». Lo afferma il consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan dopo che i repubblicani al Senato hanno bloccato in un voto procedurale la proposta di legge con il sostegno per Israele e l’Ucraina. «C’è un’ampia maggioranza bipartisan al Congresso - prosegue - che sostiene l’Ucraina. Ciò era vero il giorno in cui Putin lanciò questa guerra brutale, e rimane vero anche oggi. Con i fondi per armare l’Ucraina quasi esauriti, ci troviamo ora di fronte a un momento cruciale di verità: gli Stati Uniti continueranno a sostenere l’Ucraina nella sua lotta per la libertà, o ignoreremo le lezioni della storia e lasceremo che Putin e l’autocrazia prevalgano?». «La posta in gioco - aggiunge Sullivan - è troppo alta e le conseguenze troppo gravi per consentire a una minoranza del Congresso di tenere in ostaggio i finanziamenti all’Ucraina per qualsiasi questione non correlata. Il mondo ci guarda e la storia ci giudicherà. Se ce ne andiamo e Putin prende l’Ucraina, non si fermerà qui. È tempo che il Congresso finanzi le nostre priorità critiche per la sicurezza nazionale».

Ore 02:36 - Kiev: acceso l’albero di Natale davanti alla Cattedrale di Santa Sofia

Gli abitanti di Kiev si sono riuniti davanti alla Cattedrale di Santa Sofia per festeggiare l’accensione dell’albero di Natale, secondo la tradizione occidentale. Gli applausi si sono scatenati quando sono state accese le candele, mentre la gente si è goduta frittelle e vin brulè dalle bancarelle circostanti. L’illuminazione dell’albero di Natale di quest’anno ha avuto luogo in una data diversa rispetto al passato, poiché gli ucraini sono passati a festeggiare il Natale il 25 dicembre. In precedenza si celebrava a gennaio, ma la chiesa ha cambiato il calendario per prendere le distanze dalla pratica russa.

Ore 06:14 - La Russia intensifica gli attacchi contro le strutture energetiche

La Russia intensifica gli attacchi alle strutture energetiche dell’Ucraina, peggiorando le condizioni umanitarie della popolazione. Funzionari delle Nazioni Unite affermano che la nuova ondata di attacchi contro le centrali elettriche e gli impianti energetici rischia di creare una catastrofe sul piano umanitario nel Paese, dove sono già arrivate forti nevicate e temperature gelide.

Ore 07:13 - Podolyak: «Effetti fatali per tutti se calano le forniture in Ucraina. Negoziare con i russi? Un inganno»

(di Lorenzo Cremonesi) Non sono tempi facili per l’Ucraina. Mykhailo Podolyak, capo consigliere del presidente Zelensky, ha accettato di rispondere alle nostre domande.

Come mai Zelensky all’ultimo minuto ha cancellato la sua videoconferenza al Senato americano due giorni fa: un altro segnale di crisi con l’amministrazione Biden?

«Non c’è la minima crisi. Entrambi i partiti e l’amministrazione di Biden comprendono perfettamente la natura della guerra e l’importanza di sostenere l’Ucraina. Zelensky è in costante contatto con loro. Si rendono anche conto del fatto che gli investimenti militari in Ucraina sono, prima di tutto, investimenti per la propria sicurezza e per la propria leadership globale».

Teme le conseguenze per la riduzione degli aiuti militari?

«Bella domanda con una risposta assolutamente ovvia: le conseguenze saranno fatali per la democrazia globale, per il diritto internazionale, per l’inviolabilità dei territori. La Russia aumenterà fortemente il suo potenziale di attacco, lavorerà sui suoi errori strategici, modernizzerà il suo esercito e la sua produzione militare, riunirà sotto la sua guida molti regimi aggressivi, trasformerà il Paese in un’enclave militarista e aumenterà fortemente la pressione soprattutto sull’Europa. Ciò avrà conseguenze disastrose anche per l’Ucraina. La Russia dispone di un numero molto maggiore di equipaggiamenti militari e di munizioni, il che significa che sarà di nuovo in grado di ottenere un vantaggio parziale e di aumentare l’assassinio dei cittadini ucraini. A mio avviso, è proprio questo il problema, dalla cui errata soluzione dipende sia l’esistenza sovrana dell’Ucraina sia la forte espansione russa. Alcuni ritardi nella consegna delle armi da parte degli alleati hanno già avuto conseguenze negative».

Ore 07:48 - Kiev: «Nella notte abbattuti 15 droni russi su 18»

Le Forze di difesa aerea ucraine hanno abbattuto nella notte 15 droni kamikaze russi Shahed-136/131 su un totale di 18 lanciati da Mosca contro il Paese: lo ha reso noto l’Aeronautica militare di Kiev, come riporta Ukrinform. «I principali obiettivi dell’attacco erano Khmelnytskyi e Odessa», si legge nella nota dell’Aeronautica.

Ore 08:40 - Si svolgeranno il 17 marzo le elezioni presidenziali russe

Il Consiglio della Federazione russa, la camera alta del Parlamento, ha fissato ufficialmente per il 17 marzo 2024 le elezioni presidenziali. Lo riferiscono le agenzie russe.

Ore 10:32 - Kiev: «Serve più sostegno alla difesa aerea in vista dell’inverno»

Il ministero della Difesa ucraino ha lanciato oggi un appello ai partner internazionali per un maggiore sostegno, soprattutto per quanto riguarda la difesa aerea, in vista del grande freddo invernale. «La Russia mantiene alcune capacità per produrre vari tipi di armi. Si tratta di una sfida seria per le forze di sicurezza e difesa dell’Ucraina e per la coalizione filo-ucraina. Abbiamo bisogno di più sostegno. La parte più dura dell’inverno è alle porte. Ciò significa la necessità di rafforzare i sistemi di difesa aerea dell’Ucraina», ha detto al canale United News il rappresentante della direzione principale dell’intelligence presso il ministero della Difesa ucraino, Andrii Yusov, come riporta Ukrinform. Attualmente, le scorte missilistiche russe sono molto più basse rispetto allo scorso anno e all’inizio dell’invasione, ha aggiunto Yusov, sottolineando tuttavia che la minaccia di attacchi nemici alle infrastrutture civili ed energetiche ucraine persiste.

Ore 10:58 - Ue: difficoltà su adesione di Kiev, insite in decisioni importanti

«L'allargamento è tornato» in agenda e «le difficoltà di cui tutti parlano in vista del Consiglio europeo della prossima settimana sono le difficoltà insite nelle decisioni davvero importanti». Lo ha detto il direttore generale per la politica di vicinato e i negoziati di allargamento dell'Unione europea, Gert Jan Koopman, intervenendo a un evento organizzato dal think tank Friends of Europe. «Si tratta di decisioni davvero rivoluzionarie che devono essere prese per quanto riguarda l'Ucraina», ha spiegato. «Non abbiamo mai aperto i negoziati per l'allargamento con un Paese in guerra», inoltre «stiamo parlando di uno strumento da 50 miliardi di euro, il più grande mai stanziato per un Paese terzo e ovviamente anche le decisioni che devono prendere i leader degli altri Paesi con cui stiamo discutendo l'allargamento sono davvero significative» ha aggiunto, riferendosi in particolare al possibile avvio dei negoziati di adesione all'Ue con la Bosnia-Erzegovina «a patto che venga rispettato il necessario grado di conformità con le condizioni».

Ore 11:05 - Michel a Xi: d'accordo sulla pace, ma la Russia attacca l'Ucraina

Nel contesto attuale, «siamo d'accordo sul fatto che l'Ue e la Cina hanno la responsabilità di lavorare per la pace e la stabilità sulla base dei principi sanciti nella Carta dell'Onu. Mentre parliamo, la Russia continua ad attaccare l'Ucraina e a violare gravemente la Carta e l'integrità territoriale e la sovranità dell'Ucraina». È quanto ha detto il presidente del Consiglio Ue Charles Michel nell'incontro con il presidente Xi Jinping, in base al testo del suo intervento. «Vorremmo discutere su come risolvere al meglio questa situazione e sostenere i principi del diritto internazionale», ha aggiunto Michel.

Ore 11:35 - Zelensky a società di difesa Usa: «Collaborate con noi»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha invitato le società americane della difesa a collaborare con l'Ucraina. Lo riporta Ukrinform. «Invito tutte le società di difesa americane a cooperare con l'Ucraina. Sono fiducioso che insieme potremo creare un nuovo e potente arsenale della libertà che sarà un assistente affidabile per tutte le nazioni libere del mondo. Un arsenale che, per il semplice fatto della sua esistenza, potrà garantire ai nostri figli - i bambini dell'Europa, i bambini dell'America, i bambini del mondo intero - che nessun proiettile russo distruggerà mai più la nostra vita pacifica», ha detto Zelensky intervenendo alla Conferenza delle industrie della difesa ucraino-americane. Il presidente ucraino ha sottolineato che il Paese è interessato alla produzione congiunta dell'intera gamma di armi, nonché alla cooperazione nella riparazione e manutenzione delle attrezzature. «Possiamo fare molto di più insieme di quanto ciascuno di noi possa fare da solo! Quindi continuiamo a lavorare insieme. Per amore del maggior potere della libertà. La nostra squadra è a Washington e presenterà prospettive e opportunità concrete», ha aggiunto.

Ore 11:52 - Caccia Nato intercettano jet russi sul Baltico

«Primo scramble: gli F-16 begli e i Mirage 2000 francesi, attualmente in missione di controllo aereo della Nato nei Paesi Baltici, e i JAS 39 Gripen svedesi, hanno effettuato un decollo di emergenza quando i caccia russi si sono avvicinati allo spazio aereo alleato. L'intercettazione è stata coordinata dal controllo aereo della Nato e della Svezia». Lo fa sapere il comando aereo alleato su X.

Ore 12:21 - Peskov: il Cremlino spera nel blocco dei fondi Usa per Kiev

Il Cremlino «spera» che il Congresso americano blocchi i nuovi finanziamenti all'Ucraina. Lo ha detto il portavoce, Dmitry Peskov.

Ore 12:29 - Mosca: arrestato un bielorusso per gli attentati ai treni in Siberia

I servizi di sicurezza interni russi, Fsb, hanno detto di avere fermato nella regione di Omsk, in Siberia, un cittadino bielorusso accusato di avere compiuto su ordine dei servizi ucraini sabotaggi ai vagoni cisterna di treni che trasportavano carburanti sulla linea Baikal-Amur. L'uomo, di 52 anni, è accusato di avere provocato il 29 e il 30 novembre esplosioni che hanno colpito convogli che viaggiavano nella Repubblica di Buriazia, ha precisato l'Fsb, citata dall'agenzia Interfax.

Ore 12:46 - Kiev: «Non rinunceremo a un solo pezzo della nostra terra»

L'Ucraina non abbandonerà la difesa di un solo pezzo di terra, indipendentemente da come gli altri Paesi voteranno le proposte a sostegno dell'Ucraina, ha scritto su X Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa dell'Ucraina. «Calma e fermezza. Indipendentemente da chi, dove e come hanno votato in qualsiasi Paese del mondo, non smetteremo di difendere il nostro Paese, non rinunceremo a un solo pezzo della nostra terra e non perdoneremo per nessuno ucciso o ferito. Ci concentreremo, trarremo conclusioni, ricaricheremo le nostre armi e continueremo a distruggere il mostro russo», ha scritto Danilov.

Ore 12:53 - Gb accusa Mosca: cyber interferenze. E convoca l'ambasciatore

Il governo britannico ha denunciato piani di cyber interferenza russi condotti «senza successo» contro politici di primo piano del Regno Unito, giornalisti, alti funzionari e ong, annunciando di aver sanzionato due individui legati a una struttura che farebbe capo all'Fsb, i servizi segreti interni di Mosca eredi di parte delle competenze del Kgb. Lo si legge in una nota del Foreign Office, nella quale si precisa che l'ambasciatore della Russia a Londra è stato convocato oggi per ricevere una nota di protesta.

Ore 13:52 - Von der Leyen: il ruolo della Cina sulla Russia definirà i legami con l'Ue

«Siamo stati molto chiari fin dall'inizio: come si posizionerà la Cina nei confronti dell'aggressione della Russia all'Ucraina sarà importante per definire le relazioni» tra Bruxelles e Pechino. È la posizione della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen, illustrata negli incontri avuti con il presidente Xi Jinping. «È evidente - ha osservato il presidente del Consiglio Ue Charles Michel - che si tratta di un'azione in violazione della Carta dell'Onu e delle regole internazionali».

Ore 14:33 - La lotta politica negli Usa e il destino dell’Ucraina

(di Giuseppe Sarcina) Il destino dell’Ucraina dipende, in buona parte, da come finirà lo scontro politico nel Congresso degli Stati Uniti. Non è una sfida sui grandi valori, tra i favorevoli e i contrari all’uso della forza, come accadde ai tempi dell’Iraq. È, invece, una rissa caotica, nel Paese già immerso in un’altra tossica campagna elettorale. Alla Camera e al Senato Usa esiste una solida maggioranza bipartisan che considera «criminale» l’aggressione putiniana. Ma Donald Trump ha già preparato gli spot televisivi per le primarie di gennaio, nell’Iowa: Joe Biden ha dimenticato «la vera emergenza, l’invasione dei migranti». (…)

Ore 14:40 - Gb accusa Mosca: cyber interferenze. Convoca ambasciatore

Il governo britannico ha denunciato piani di cyber interferenza russi condotti «senza successo» contro politici di primo piano del Regno Unito, giornalisti, alti funzionari e ong, annunciando di aver sanzionato due individui legati a una struttura che farebbe capo all’Fsb, i servizi segreti interni di Mosca eredi di parte delle competenze del Kgb. Lo si legge in una nota del Foreign Office, nella quale si precisa che l’ambasciatore della Russia a Londra è stato convocato oggi per ricevere una nota di protesta.

La vicenda è stata illustrata in una dichiarazione al Parlamento dal sottosegretario agli Esteri per gli affari europei, Leo Docherty, il quale ha evocato «tentativi insistiti» russi di «interferire nella politica e nei processi democratici» britannici attraverso nuove operazioni di cyber spionaggio. Operazioni attribuite a un gruppo denominato Star Blizzard, dietro il quale - secondo gli analisti dellp UK’s National Cyber Security Centre (Ncsc), branca del Gchq, agenzia d’intelligence omologa alla Nsa americana - vi sarebbe il Centro 18, unità additata come addetta allo spionaggio digitale in seno all’Fsb di Mosca. Nel dettaglio, stando al Foreign Office, le spie informatiche di Mosca avrebbero cercato di agganciare parlamentari di vari partiti, di maggioranza e opposizione, dal 2015 al 2023; di mettere le mani su documenti prodotti da think tank come l’Institute for Statecraft (in seno al quale l’account personale del fondatore Christopher Donnelly risulta essere stato in effetti compromesso nel 2018); d’insinuarsi nelle comunicazioni online di università, reporter, media e importanti associazioni. Alla struttura sarebbe inoltre riconducibile l’hackeraggio e la diffusione di documenti riservati sui negoziati commerciali post Brexit fra Usa e Regno Unito, citati poi inconsapevolmente dall’allora leader dell’opposizione laburista, Jeremy Corbyn, durante la campagna elettorale britannica del 2019 per denunciare presunti piani del rivale conservatore Boris Johnson di aprire la sanità pubblica del Regno (Nhs) a interessi privati americani. I due individui sanzionati da Londra sono Ruslan Peretyatko, indicato come un ufficiale dell’Fsb sotto copertura, e Andrei Korinets, presunto hacker che avrebbe usato talora il falso nome di Alexey Doguzhiev.

Ore 14:44 - Sanchez a Orban, Kiev in Ue è un investimento nella pace

«Ho parlato con il Primo Ministro ungherese, Viktor Orban, sui progressi verso l’adesione dell’Ucraina all’Ue, in vista del Consiglio europeo della prossima settimana. L’allargamento è un investimento nella pace, nella sicurezza, nella stabilità e nella prosperità per l’Europa». Lo scrive su X il premier spagnolo Pedro Sanchez. «Dalla presidenza di turno del Consiglio Ue, la Spagna farà tutto il possibile per raggiungere il consenso tra i 27 e mantenere il sostegno finanziario e militare all’Ucraina di fronte all’invasione russa. La difesa di un ordine internazionale basato su regole è uno dei valori fondamentali dell’Unione europea».

Ore 14:48 - Ucraina in pieno inverno, al via campagna winter di Unhcr

Con quasi 4 milioni di sfollati interni e 6,3 milioni di persone fuggite e registrate come rifugiate in altri Paesi, l’Ucraina è piombata nel suo secondo inverno di guerra. Il crollo delle temperature e le forti nevicate verificatesi la scorsa settimana hanno reso ancora più grave una situazione già disastrosa, causando vittime tra i civili, interruzioni di corrente ed esponendo a rischi ulteriori le persone più vulnerabili. UNHCR ha in programma di assistere nel Paese 900 mila persone che hanno bisogno di aiuti urgenti per l’inverno. Fra queste, tantissime famiglie le cui case sono state danneggiate o distrutte da attacchi. Lo staff UNHCR nel Paese lavora, tra le altre cose, anche alla riparazione e isolamento termico delle strutture più colpite dai bombardamenti. 

«Dopo 1 anno e 10 mesi di guerra, la situazione umanitaria nel Paese resta critica e l’inverno rappresenta un’emergenza nell’emergenza. Sono purtroppo moltissime le famiglie che vivono in case danneggiate ed esposte a temperature che si fanno ogni giorno più rigide, come abbiamo visto durante le nevicate della scorsa settimana - commenta Anastasiia Stryzhevska, Assistant Shelter Officer di UNHCR Ucraina- Una parte importante del nostro lavoro, durante i mesi invernali, consiste nel fornire alle famiglie colpite dalla guerra dei Kit Termici Rapidi che possono facilmente utilizzare per isolare le loro case e tenere lontano il freddo. Finora, 2300 famiglie hanno ricevuto questi kit, altre hanno ricevuto delle stufe, ma purtroppo sono ancora molte quelle che hanno bisogno di aiuto. Per questo facciamo appello alla generosità di tutti».

Ore 15:06 - Dombrovskis: è ora di decidere su sostegno finanziario

«Discuteremo nella riunione dell’Ecofin di domani della situazione economica in Ucraina. Penso che la cosa importante è che i Paesi membri finalizzino la discussione sulla Ukraine Facility (lo Strumento per l’Ucraina) e prendano la decisione perché è tardi, siamo già a dicembre e l’Ucraina ha bisogno dei finanziamenti all’inizio del prossimo anno. Quindi è davvero tempo di prendere una decisione». Lo ha dichiarato il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, al suo arrivo all’Eurogruppo.

Ore 15:58 - Il presidente Putin in Arabia Saudita

Mercoledì il presidente russo Vladimir Putin ha iniziato un viaggio in Arabia Saudita e negli Emirati Arabi Uniti, sperando di ottenere il sostegno in Medio Oriente da due importanti produttori di petrolio alleati degli Stati Uniti. Putin è atterrato ad Abu Dhabi, la capitale degli Emirati, una federazione di sette sceiccati che ora ospita i colloqui sul clima della COP28 delle Nazioni Unite. È il suo primo viaggio nella regione da prima della pandemia di coronavirus e della guerra, e mentre deve affrontare un mandato di arresto da parte della Corte penale internazionale per la guerra in Ucraina.

Ore 16:27 - Raid russi a Kherson, 3 feriti e perdita di ammoniaca in una fabbrica

Gli attacchi russi hanno ferito tre persone e causato una perdita di ammoniaca in una fabbrica nella città di Kherson, segnalata come di lieve entità e sotto controllo, hanno detto le autorità locali. Le forze armate ucraine hanno liberato Kherson e altri insediamenti regionali a ovest del fiume Dnipro nella controffensiva dell’autunno 2022. Le forze russe sono state spinte a est del fiume, da dove hanno continuato a sparare contro i territori liberati, provocando regolarmente morti e feriti tra i civili. Roman Mrochko, capo dell’amministrazione militare della città di Kherson, ha riferito che gli attacchi russi hanno danneggiato il collegamento a un’unità di refrigerazione in una fabbrica alimentare industriale, provocando una perdita di ammoniaca.

Ore 18:05 - Kiev: «Colpita centrale termica nella zona del fronte»

Due unità elettriche di una centrale termica nella zona del fronte si sono fermate a causa dei bombardamenti russi. Lo riferisce il ministero dell’Energia ucraino su Facebook chiedendo ai cittadini della zona di «consumare elettricità in modo ragionevole ed economico, soprattutto durante le ore di picco del carico». «Questo pomeriggio il nemico ha colpito una delle centrali termiche nella zona del fronte» danneggiandola gravemente. «Due unità elettriche hanno smesso di funzionare», ha detto il ministero spiegando che «si è registrata una temporanea carenza di elettricità». È il primo raid di questo tipo durante questo inverno.

Ore 18:06 - Architetto Putin, accordo solo per rispetto per le istituzioni

«La cifra che il Fisco ipotizzava era di molte volte superiore rispetto a quella di 20 milioni pattuita alla fine... I 33 milioni, infatti, sono solo la parte penale del mio caso, per cui tra l’altro non c’è nessuna prova». Lo dichiara all’Ansa Lanfranco Cirillo, l’architetto di Putin che ha trovato l’accordo con il Fisco per il pagamento di 20 milioni di euro sui 33 di tasse evase. «Ho accettato l’accordo con l’Agenzia delle entrate senza ammettere nulla. Unicamente per rispetto delle istituzioni e del mio Paese di origine e per non diventare io stesso un ostacolo alla potenziale ripresa delle relazioni tra Italia e Russia» spiega Cirillo che aggiunge: «Come finalmente si vede, l’indagine a mio carico altro non era che una pura indagine fiscale. Invece, nei miei confronti sono state utilizzate forme di pressione spropositate e sono stati usati metodi che ritengo non degni di un paese democratico». 

Cirillo è sotto processo a Brescia per reati fiscali e ora, dopo l’accordo con l’Agenzia delle Entrate, dovrebbe patteggiare. «L’indagine contro di me ha un profilo chiaramente politico e oggi, mentre rapidamente mutano la situazione politica e le sorti della guerra in Ucraina, esiste da parte delle istituzioni un diffuso interesse a chiudere una vicenda che comporta un notevole imbarazzo diplomatico. Io - conclude - sono assolutamente innocente e non ho mai avuto un reddito e anche un solo cliente in Italia. Per questo l’Agenzia delle Entrate ha accettato di buon grado la cifra concordata».

Ore 19:19 - Kiev: «28mila civili ucraini sono prigionieri in Russia»

Sono 28 mila i civili ucraini tenuti prigionieri dalla Russia. Lo ha dichiarato il commissario ucraino per i diritti umani Dmytro Lubinets, come riporta Ukrinform. «Gli ostaggi civili sono, a mio avviso, un nuovo sistema di soppressione della popolazione civile nel territorio temporaneamente occupato. Ad oggi, 28.000 cittadini ucraini confermati sono tenuti prigionieri dalla Federazione Russa», ha dichiarato Lubinets. 

«Tra questi 28.000 vi sono 2.000 cittadini ucraini di età superiore ai 65 anni. Ci sono casi in cui ucraini di oltre 80-85 anni vengono catturati solo per le loro dichiarazioni filo-ucraine. E anche in questo caso, non possiamo fare nulla», ha spiegato il commissario ucraino. Secondo Lubinets, inoltre, Kiev ha già assicurato il rilascio di 522 bambini rapiti dai russi, di cui 387 deportati in Russia. «Tenendo conto dell’ultimo ritorno dei nostri bambini, avvenuto ieri, siamo riusciti a garantire il ritorno di 522 bambini ucraini, di cui 387 erano stati illegalmente deportati in Russia», ha informato Lubinets.

Ore 19:48 - Anche Zelensky all'insediamento di Milei in Argentina

Zelensky parteciperà alla cerimonia di insediamento a Buenos Aires di Javier Milei come nuovo presidente. Lo rende noto la tv argentina Tn. Dal ministero degli Esteri ucraino hanno dichiarato che non possono «né negare né affermare» le informazioni per motivi di sicurezza. La visita del presidente è un forte gesto politico nei confronti della regione: è la prima volta che Zelenski si reca in America Latina da quando è iniziata l'invasione dell'Ucraina da parte della Russia nel febbraio dello scorso anno. L'invito a Zelenski, scrive Tn, è anche un chiaro gesto di Milei nei confronti dell'Ucraina, poiché significa un cambiamento nella posizione neutrale adottata dall'ex leader Alberto Ferna'ndez. Milei aveva invitato Zelensky durante una telefonata dopo aver vinto le elezioni e aveva addirittura proposto l'Argentina come sede di un possibile vertice regionale sul conflitto. Tra i presenti alla cerimonia di domenica ci sarà anche il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen. Milei ha già annunciato che uno dei primi paesi che visiterà sarà Israele e in campagna elettorale ha promesso di spostare l'ambasciata argentina a Gerusalemme invece di tenerla a Tel Aviv, cosa che gli è valsa l'appellativo di «vero amico degli ebrei».

Ore 02:30 - Cameron esorta il Congresso Usa ad approvare aiuti all’Ucraina

Il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha esortato il Congresso Usa ad approvare i nuovi aiuti all’Ucraina per contribuire a finanziare la battaglia di Kiev contro le forze russe. «Non sono preoccupato per la forza, l’unità, il consenso e il coraggio del popolo ucraino. Sono preoccupato che non faremo ciò che dobbiamo fare», ha detto Cameron all’Aspen Security Forum a Washington.

«Dobbiamo assicurarci di dare loro le armi, il sostegno economico, il sostegno morale, il sostegno diplomatico, ma, soprattutto, quel sostegno militare che può fare la differenza». L’ex primo ministro britannico, ha poi ribadito il concetto in una conferenza stampa con il segretario di Stato americano Antony Blinken. «Negli anni Trenta il mondo ha reagito in ritardo all’ascesa del nazismo, e tutti sappiamo come è andata a finire», ha dichiarato il ministro degli Esteri nella sua prima visita ufficiale negli Stati Uniti.

Guerra Ucraina - Russia, le news dell’8 dicembre.

Ucraina Russia, le notizie sulla guerra di oggi. Cio: sì a russi e bielorussi alle Olimpiadi con bandiera neutrale. Putin si ricandida alle presidenziali del 2024. Marta Serafini, inviata, e Redazione Online su Il Corriere della Sera venerdì 8 dicembre 2023.

• Il Senato Usa blocca gli aiuti a Kiev. Biden: «Putin non si fermerà».

• La lotta politica negli Stati Uniti e il destino dell’Ucraina.

• Il governo britannico accusa Mosca: cyber interferenze. E convoca l’ambasciatore.

• Mosca: arrestato un bielorusso per gli attentati ai treni in Siberia.

Ore 00:25 - Mosca: arrestato un bielorusso per gli attentati ai treni in Siberia

I servizi di sicurezza interni russi, Fsb, hanno detto di avere fermato nella regione di Omsk, in Siberia, un cittadino bielorusso accusato di avere compiuto su ordine dei servizi ucraini sabotaggi ai vagoni cisterna di treni che trasportavano carburanti sulla linea Baikal-Amur. L'uomo, di 52 anni, è accusato di avere provocato il 29 e il 30 novembre esplosioni che hanno colpito convogli che viaggiavano nella Repubblica di Buriazia, ha precisato l'Fsb, citata dall'agenzia Interfax.

Ore 00:56 - Senato Usa, i repubblicani bloccano (per ora) il piano di aiuti a Israele, Ucraina e Taiwan

I repubblicani al Senato Usa hanno bloccato la proposta di legge con gli aiuti per Israele, Ucraina, Taiwan. Si tratta di cento milioni di dollari del piano di aiuti proposto da Joe Biden, al momento stoppato da una votazione (49-51) che non ha raggiunto, riferisce `Politico.com´, la soglia dei 60 voti a favore necessari per proseguire la discussione.

Ore 01:35 - Gb accusa Mosca: cyber interferenze. Convocato l’ambasciatore

Il governo britannico ha denunciato piani di cyber interferenza russi condotti «senza successo» contro politici di primo piano del Regno Unito, giornalisti, alti funzionari e ong, annunciando di aver sanzionato due individui legati a una struttura che farebbe capo all’Fsb, i servizi segreti interni di Mosca eredi di parte delle competenze del Kgb. Lo si legge in una nota del Foreign Office, nella quale si precisa che l’ambasciatore della Russia a Londra è stato convocato oggi per ricevere una nota di protesta.

La vicenda è stata illustrata in una dichiarazione al Parlamento dal sottosegretario agli Esteri per gli affari europei, Leo Docherty, il quale ha evocato «tentativi insistiti» russi di «interferire nella politica e nei processi democratici» britannici attraverso nuove operazioni di cyber spionaggio. Operazioni attribuite a un gruppo denominato Star Blizzard, dietro il quale - secondo gli analisti dellp UK’s National Cyber Security Centre (Ncsc), branca del Gchq, agenzia d’intelligence omologa alla Nsa americana - vi sarebbe il Centro 18, unità additata come addetta allo spionaggio digitale in seno all’Fsb di Mosca. Nel dettaglio, stando al Foreign Office, le spie informatiche di Mosca avrebbero cercato di agganciare parlamentari di vari partiti, di maggioranza e opposizione, dal 2015 al 2023; di mettere le mani su documenti prodotti da think tank come l’Institute for Statecraft (in seno al quale l’account personale del fondatore Christopher Donnelly risulta essere stato in effetti compromesso nel 2018); d’insinuarsi nelle comunicazioni online di università, reporter, media e importanti associazioni. Alla struttura sarebbe inoltre riconducibile l’hackeraggio e la diffusione di documenti riservati sui negoziati commerciali post Brexit fra Usa e Regno Unito, citati poi inconsapevolmente dall’allora leader dell’opposizione laburista, Jeremy Corbyn, durante la campagna elettorale britannica del 2019 per denunciare presunti piani del rivale conservatore Boris Johnson di aprire la sanità pubblica del Regno (Nhs) a interessi privati americani. I due individui sanzionati da Londra sono Ruslan Peretyatko, indicato come un ufficiale dell’Fsb sotto copertura, e Andrei Korinets, presunto hacker che avrebbe usato talora il falso nome di Alexey Doguzhiev.

Ore 02:25 - Il crollo degli aiuti all’Ucraina: Stati Uniti fermi ai valori di agosto, sorpasso dell’Ue sulle armi pesanti

(di Giuseppe Sarcina) Negli ultimi mesi, dal primo agosto al 31 ottobre, gli aiuti militari e finanziari all’Ucraina sono crollati dell’87% rispetto allo stesso periodo del 2022. È il punto più basso da quando è cominciata l’aggressione putiniana, il 24 febbraio 2022. La frenata più netta è quella degli Stati Uniti. Tanto che i Paesi europei hanno sorpassato l’America nella consegna di armi pesanti: aerei da combattimento, artiglieria, carri armati, blindati, sistemi di difesa aerea, batterie di missili.

Ore 02:49 - Kiev: «28mila civili ucraini sono prigionieri in Russia»

Sono 28 mila i civili ucraini tenuti prigionieri dalla Russia. Lo ha dichiarato il commissario ucraino per i diritti umani Dmytro Lubinets, come riporta Ukrinform. «Gli ostaggi civili sono, a mio avviso, un nuovo sistema di soppressione della popolazione civile nel territorio temporaneamente occupato. Ad oggi, 28.000 cittadini ucraini confermati sono tenuti prigionieri dalla Federazione Russa», ha dichiarato Lubinets. 

«Tra questi 28.000 vi sono 2.000 cittadini ucraini di età superiore ai 65 anni. Ci sono casi in cui ucraini di oltre 80-85 anni vengono catturati solo per le loro dichiarazioni filo-ucraine. E anche in questo caso, non possiamo fare nulla», ha spiegato il commissario ucraino. Secondo Lubinets, inoltre, Kiev ha già assicurato il rilascio di 522 bambini rapiti dai russi, di cui 387 deportati in Russia. «Tenendo conto dell’ultimo ritorno dei nostri bambini, avvenuto ieri, siamo riusciti a garantire il ritorno di 522 bambini ucraini, di cui 387 erano stati illegalmente deportati in Russia», ha informato Lubinets.

Ore 03:10 - Kiev: «Non rinunceremo a un solo pezzo della nostra terra»

L'Ucraina non abbandonerà la difesa di un solo pezzo di terra, indipendentemente da come gli altri Paesi voteranno le proposte a sostegno dell'Ucraina, ha scritto su X Oleksiy Danilov, segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa dell'Ucraina. «Calma e fermezza. Indipendentemente da chi, dove e come hanno votato in qualsiasi Paese del mondo, non smetteremo di difendere il nostro Paese, non rinunceremo a un solo pezzo della nostra terra e non perdoneremo per nessuno ucciso o ferito. Ci concentreremo, trarremo conclusioni, ricaricheremo le nostre armi e continueremo a distruggere il mostro russo», ha scritto Danilov.

Ore 03:51 - Cameron esorta il Congresso Usa ad approvare aiuti all’Ucraina

Il ministro degli Esteri britannico David Cameron ha esortato il Congresso Usa ad approvare i nuovi aiuti all’Ucraina per contribuire a finanziare la battaglia di Kiev contro le forze russe. «Non sono preoccupato per la forza, l’unità, il consenso e il coraggio del popolo ucraino. Sono preoccupato che non faremo ciò che dobbiamo fare», ha detto Cameron all’Aspen Security Forum a Washington.

«Dobbiamo assicurarci di dare loro le armi, il sostegno economico, il sostegno morale, il sostegno diplomatico, ma, soprattutto, quel sostegno militare che può fare la differenza». L’ex primo ministro britannico, ha poi ribadito il concetto in una conferenza stampa con il segretario di Stato americano Antony Blinken. «Negli anni Trenta il mondo ha reagito in ritardo all’ascesa del nazismo, e tutti sappiamo come è andata a finire», ha dichiarato il ministro degli Esteri nella sua prima visita ufficiale negli Stati Uniti.

Ore 04:58 - Kharkiv colpita da missili russi, almeno un ferito

La città di Kharkiv, nell’Ucraina orientale, è stata colpita da diversi missili russi. Lo hanno annunciato le autorità. Ci sarebbe un ferito. «Gli occupanti hanno colpito Kharkiv sei volte», ha scritto su Telegram il capo dell’amministrazione militare regionale, Oleg Synegubov, precisando che un ferito è stato curato sul posto.

«Sono stati colpiti i quartieri di Kholodnohirskyi e Shevchenkivskyi», ha aggiunto, spiegando che, secondo le prime informazioni, si trattava di missili S-300. Synegubov ha anche detto che sono stati

Ore 08:35 - Kiev: potente attacco di missili russi sulla capitale

L’esercito russo ha attaccato Kiev questa mattina con missili lanciati da un aereo strategico Tu-95MS, l’antiaerea ucraina li ha distrutti tutti prima che cadessero sulla capitale. Lo riferisce il capo militare della città Sergy Popko, citato da Unian. Al momento non ci sono dettagli su eventuali feriti e edifici distrutti.

danneggiati edifici residenziali.

Ore 09:13 - Il ritorno dal fronte ucraino degli ex detenuti graziati: l’impennata di crimini ora spaventa Mosca

(di Fabrizio Dragosei) Non è frequente che la Duma critichi quello che è stato deciso in alto e indichi ciò che invece bisognerebbe fare. Probabilmente per questo Nina Ostanina, presidente della Commissione per la famiglia, le donne e i minorenni, è stata particolarmente cauta: «Nessuno ha abolito il controllo su questi cittadini… non vedo nulla di grave nel fatto che gli organismi di pubblica sicurezza siano chiamati a verificare periodicamente questi ragazzi». I «ragazzi» sono tanti, decine di migliaia di criminali tornati dalla «Operazione speciale» in Ucraina dopo aver ottenuto la grazia. E in molti villaggi e cittadine della Russia non si parla che di questi individui che si aggirano spavaldi atteggiandosi a eroi e terrorizzando la popolazione.

Ore 09:17 - Kiev: abbattuti nella notte 14 su 19 missili da crociera russi

Kiev ha dichiarato che la Russia ha lanciato più di una dozzina di missili da crociera contro l’Ucraina durante la notte, nell’ultimo bombardamento aereo di Mosca in quasi due anni di guerra. «Sono stati lanciati diciannove missili da crociera X101/X555. E le nostre difese aeree hanno ottenuto un risultato niente male: 14 missili da crociera distrutti», ha dichiarato ai media statali Yuriy Ignat, portavoce delle forze aeree ucraine.

Ore 11:44 - Cremlino: «Non negozieremo alle condizioni di Kiev»

I negoziati Russia-Ucraina alle condizioni di Kiev sono uno scenario del tutto irrealistico, ha dichiarato il portavoce del Cremlino Dmitry Peskov. I giornalisti hanno chiesto a Peskov di commentare le dichiarazioni provenienti da Washington, che sostengono che Mosca dovrebbe iniziare i negoziati con Kiev nel 2024 alle condizioni dell'Ucraina. «È un'affermazione assolutamente irrealistica», ha risposto Peskov.

Gli è stato anche chiesto di commentare una dichiarazione del ministro degli Esteri britannico David Cameron, che ha affermato che la Russia potrebbe cercare di ottenere di più a meno che non venga fermata in Ucraina e che rappresenta una minaccia per la sicurezza sia europea che statunitense. «Questi discorsi sono abbondanti. Ricorrono a ogni sorta di trucco solo per convincere i loro parlamentari a votare per un ulteriore stanziamento di denaro. Pertanto, ci sono già state molte dichiarazioni di questo tipo e continueranno», ha detto Peskov.

Ore 12:38 - Putin si ricandiderà alle presidenziali del marzo 2024

Il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato, a margine di una cerimonia, che si ricandiderà alle elezioni presidenziali del marzo 2024, come hanno riferito le tre principali agenzie di stampa del Paese. Putin ha comunicato al tenente colonnello Artyom Zhoga, un ufficiale dell’esercito russo, la sua decisione di candidarsi alle prossime elezioni dopo una cerimonia di premiazione del personale militare al Cremlino.

Ore 14:12 - Putin e l'annuncio ufficiale della sua candidatura alla presidenza

(di Marco Imarisio) L’annuncio ufficiale è arrivato solo oggi, 8 dicembre 2023: a poco più di tre mesi dall’apertura delle urne. In ritardo: ma in fondo, non è che ce ne fosse questo gran bisogno. Vladimir Putin — già da settimane impegnato in una campagna elettorale che non ha molta ragion d’essere — ha ufficializzato oggi la sua ricandidatura alla presidenza della Russia nelle elezioni del 17 marzo prossimo. Dando corpo allo slogan — informale — che circolava già da qualche settimana: «Orgoglio. Speranza. Fiducia».

Ore 14:47 - Dombrovskis: prossima settimana proposta per uso di beni russi

«Abbiamo intenzione di presentare la nostra proposta» sull'utilizzo dei beni russi congelati «la settimana prossima. Abbiamo avuto delle discussioni sull'impatto di questa proposta, incluso sulla stabilità finanziaria. Ma è già stato fatto il passo maggiore, decidendo di bloccare i beni russi, cosa che non ha avuto un impatto sostanziale sulla nostra stabilità finanziaria. Quindi, calibrando i prossimi passi e facendo una proposta solida dal punto di vista giuridico possiamo mitigare i rischi». Lo ha dichiarato il vice presidente della Commissione europea, Valdis Dombrovskis, nella conferenza stampa al termine dell'Ecofin, rispondendo a una domanda sugli allarmi per l'impatto che l'uso dei profitti generati da questi beni, in particolare sulla stabilità finanziaria.

Ore 15:39 - Cio: sì a russi e bielorussi alle Olimpiadi con bandiera neutrale

Il Comitato olimpico internazionale ha autorizzato la partecipazione ai Giochi di Parigi 2024 di atleti russi e bielorussi sotto una bandiera neutrale. Sono esclusi gli eventi a squadre e coloro che avessero sostenuto attivamente l'invasione russa dell'Ucraina. Finora, ha reso noto il Cio, si sono qualificati per la competizione solo undici «atleti individuali neutrali», otto russi e tre bielorussi rispetto a una sessantina di atleti ucraini.

Ore 16:06 - Fonti Ue: non c'è un piano B sull'Ucraina, avanti con gli aiuti

Il pacchetto per l'Ucraina, che prevede il sì ai negoziati per l'allargamento, i 50 miliardi di aiuti finanziari, un aumento da 5 miliardi del Fondo Europeo per la pace dedicato al sostegno militare e l'approvazione del 12esimo giro di sanzioni, sarà portato al vertice dei 27 della prossima settimana. Lo sostiene un alto funzionario europeo. «Non c'è un piano B: vediamo come va e poi reagiremo di conseguenza», spiega sottolineando che per l'Ucraina questo è un momento «critico».

Ore 16:18 - Il Papa: il nostro destino è la pace, non la guerra

Il Papa nella preghiera alla Madonna, a Piazza di Spagna, dice: «Abbiamo bisogno di te, Madre» perché «la tua persona, il fatto stesso che tu esisti ci ricorda che il male non ha né la prima né l'ultima parola; che il nostro destino non è la morte ma la vita, non è l'odio ma la fraternità, non è il conflitto ma l'armonia, non è la guerra ma la pace». Il Papa chiede alla Madonna «misericordia su tutti i popoli oppressi dall'ingiustizia e dalla povertà, provati dalla guerra; guarda al martoriato popolo ucraino, al popolo palestinese e al popolo israeliano, ripiombati nella spirale della violenza». «Mostraci ancora, o Madre, la via della conversione - prosegue il Papa nella sua preghiera -, perché non c'è pace senza perdono e non c'è perdono senza pentimento. Il mondo cambia se i cuori cambiano; e ognuno deve dire: a partire dal mio».

Ore 16:58 - Bloccato sito Navalny, chiedeva di votare contro Putin

Il sito web del team del leader dell'opposizione russa, Aleksei Navalny, che aveva pubblicato un appello a votare contro Vladimir Putin nelle presidenziali di marzo 2024, è stato bloccato dalle autorità russe. Secondo quanto denunciato dai sostenitori di Navalny, il sito è stato bloccato dall'ente regolatore delle comunicazioni Roskomnadzor, senza che quest'ultimo per il momento abbia confermato la notizia. In questo senso, gli oppositori hanno chiesto ai propri follower di utilizzare servizi Vpn, comunemente utilizzati dagli internauti per aggirare il divieto di accesso ad alcune pagine e social network. Ieri, Navalny dal carcere ha lanciato un appello a votare alle elezioni di marzo per qualsiasi candidato, tranne che per l'attuale capo del Cremlino che oggi ha annunciato ufficialmente la sua candidatura.

Guerra Ucraina - Russia, le news del 9 dicembre.

Ucraina Russia, le notizie sulla guerra di sabato 9 dicembre. Olena Zelenska: «Se il mondo si stanca di aiutarci moriremo». Schloz: «Pronti ad aumentare gli aiuti a Kiev se mancano da altri». Redazione Online su Il Corriere della Sera sabato 9 dicembre 2023.

Mosca: «Pace se Kiev accetta la nuova realtà territoriale»

• La lotta politica negli Stati Uniti e il destino dell’Ucraina.

• Cio: sì a russi e bielorussi alle Olimpiadi con bandiera neutrale.

• Putin annuncia la sua candidatura alla presidenza.

Ore 01:40 - Parlamento bulgaro bocca il veto del presidente all'invio di 100 blindati a Kiev

Il parlamento bulgaro ha respinto oggi il veto posto dal presidente Rumen Radev sulla fornitura gratuita di oltre cento mezzi bilndati all'Ucraina. Ne danno notizia i media regionali. Una decisione quella sui blindati a Kiev adottata dalla maggioranza parlamentare nelle scorse settimane. Secondo il presidente Radev, tali mezzi militari - di fabbricazione sovietica e definiti obsoleti dai favorevoli alla fornitura all'Ucraina - potrebbero essere invece assai utili per proteggere i confini della Bulgaria dalle ondate di migranti illegali, nonché per la protezione civile in casi di calamità naturali. In base alla costituzione bulgara, quando un veto del presidente viene respinto dai deputati, la maggioranza approva nuovamente e definitivamente il provvedimento contestato

Ore 01:47 - Putin si ricandida alla presidenza e cerca un (inutile) plebiscito

(di Marco Imarisio) L’annuncio ufficiale è arrivato solo oggi, 8 dicembre 2023: a poco più di tre mesi dall’apertura delle urne. In ritardo: ma in fondo, non è che ce ne fosse questo gran bisogno. Vladimir Putin — già da settimane impegnato in una campagna elettorale che non ha molta ragion d’essere — ha ufficializzato oggi la sua ricandidatura alla presidenza della Russia nelle elezioni del 17 marzo prossimo. Dando corpo allo slogan — informale — che circolava già da qualche settimana: «Orgoglio. Speranza. Fiducia».

I primi «retroscena» sulla ricandidatura erano apparsi a inizio novembre, quando una «breaking news» aveva scoperto l’acqua calda: secondo fonti del Cremlino l’uomo che comanda la Russia ormai da 23 anni, contando anche quelli trascorsi da capo del governo, aveva deciso di ripresentarsi.

Ore 01:50 - Il crollo degli aiuti all’Ucraina: Stati Uniti fermi ai valori di agosto, sorpasso dell’Ue sulle armi pesanti

(di Giuseppe Sarcina) Negli ultimi mesi, dal primo agosto al 31 ottobre, gli aiuti militari e finanziari all’Ucraina sono crollati dell’87% rispetto allo stesso periodo del 2022. È il punto più basso da quando è cominciata l’aggressione putiniana, il 24 febbraio 2022. La frenata più netta è quella degli Stati Uniti. Tanto che i Paesi europei hanno sorpassato l’America nella consegna di armi pesanti: aerei da combattimento, artiglieria, carri armati, blindati, sistemi di difesa aerea, batterie di missili.

La sindrome di abbandono vissuta dagli ucraini si riflette nelle statistiche elaborate dal Kiel Institute for the world economy (Ifw), un importante centro studi tedesco che tiene la contabilità della guerra, prendendo nota di quali Paesi o istituzioni abbiano inviato strumenti bellici oppure denaro all’Ucraina. Mercoledì 7 dicembre, l’Ifw Kiel ha pubblicato l’ultimo aggiornamento.

Ore 09:38 - Olena Zelenska: «Se il mondo si stanca di aiutarci moriremo»

«Se il mondo si stanca di aiutarci, ci lascerà semplicemente morire. Per noi è una questione vitale»: lo ha detto la first lady ucraina Olena Zelenska in una intervista alla Bbc che andrà in onda domani esprimendo forte preoccupazione per il ritardo degli aiuti dopo che i senatori repubblicani negli Stati Uniti hanno bloccato un disegno di legge che prevedeva ulteriori 60 miliardi di dollari all’Ucraina. «Abbiamo davvero bisogno di aiuto. Non possiamo stancarci, perché se lo facciamo, moriamo. Ci fa molto male vedere segnali che l’appassionata disponibilità può affievolirsi. Per noi è vitale. Fa male vedere ciò che sta succedendo».

Ore 15:05 - Mosca: «Pace se Kiev accetta nuova realtà territoriale della Russia»

Il Ministero degli Esteri russo ha affermato che una pace duratura in Ucraina è possibile solo se «l’Occidente smetterà di inviare armi e se Kiev accetterà le “nuove realtà territoriali”», Lo riporta Ria Novosti. Zakharova ha sottolineato anche che la Russia è aperta ai negoziati, ma ha aggiunto che per il momento Mosca non vede né a Kiev né in Occidente la volontà politica di portarli avanti.

Ore 16:22 - Kiev smantella la statua dedicata al comandante bolscevico

Continua la campagna dell’Ucraina per rimuovere i monumenti dell’era sovietica: le autorità di Kiev hanno smantellato oggi da un viale centrale della capitale la statua di Mykola Shchors, comandante dell’Armata Rossa e comunista ucraino che lottò contro l’indipendenza ucraina dopo la rivoluzione bolscevica. La struttura occupava da 70 anni una posizione prominente su via Taras Shevchenko, arteria centrale della città dedicata al poeta nazionale ucraino. Spettatori si sono fermati a guardare e fotografare il momento in cui una gru ha smontato la statua a cavallo. «Dobbiamo educare i nostri giovani in modo che conoscano la nostra storia», ha detto Zoya Kobyliukova, 82 anni, che ha descritto il comunismo come una «utopia» che ha portato alla morte di molte persone. «Stanno facendo la cosa giusta abbattendolo». Il consigliere comunale di Kiev Leonid Yemets ha detto che la statua sarà spostata in un museo.

Le autorità del porto ucraino di Odessa, sul Mar Nero, hanno smantellato un’importante statua di Caterina la Grande l’anno scorso, dopo una campagna durata mesi da parte degli attivisti. 

Ore 17:27 - Scholz: «Pronti ad aumentare gli aiuti a Kiev se mancano da altri»

La Germania dovrebbe essere pronta ad aumentare il sostegno all’Ucraina se da altri Paesi dovesse venire meno. Lo ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz alla conferenza del Partito socialdemocratico, come riporta la Deutsche Welle. Il cancelliere ha aggiunto che «questa guerra probabilmente non finirà presto» ed è quindi importante «essere in grado di fare ciò che è necessario per il lungo termine», ossia «continuare a sostenere l’Ucraina nella sua lotta difensiva».

Ore 17:36 - Kiev: le perdite russe ad Avdiivka 25% in più di quelle a Bakhmut

Le perdite russe nella zona di Avdiivka, la città del Donetsk presa da assalto da Mosca da metà ottobre, sono superiori del 25% rispetto a quelle registrate durante l’assalto a Bakhmut. Lo ha riferito Oleksiy Hetman, maggiore della Guardia nazionale ucraina e veterano della guerra russo-ucraina, come riporta Unian.

Hetman ha specificato che almeno 40 mila truppe russe sono ora concentrate nei pressi della città ucraina. «Su Avdiivka si limitano a fare assalti, e non ci sono istruttori come ce n’erano nella Wagner». Le perdite medie giornaliere durante l’assalto a Bakhmut «erano di 776 militari russi, ora - nella direzione di Avdiivka - di 931». Si tratta del 25% in più, e «non hanno ancora raggiunto il successo». «Anche se ci riusciranno, non ci saranno cambiamenti fondamentali e significativi sulla linea del fronte», ha spiegato il maggiore ucraino.

Ore 21:21 - Zelensky sta andando in Argentina e sarà presente alla cerimonia di giuramento di Milei

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky sta andando in Argentina per partecipare alla cerimonia di giuramento del neo presidente Milei, lo ha comunicato l'ufficio del presidente ucraino. Ma prima ha incontrato il primo ministro di Capo Verde. Lo ha scritto lo stesso Zelensky su X postando una foto con il premier Ulisses Correia e Silva. «Sulla strada per l'Argentina ho incontrato il Primo Ministro di Capo Verde. Il primo incontro di leader nella storia delle nostre relazioni bilaterali. La voce di Capo Verde è di democrazia e sostegno per noi all'Onu. Ho ringraziato il primo ministro per aver sostenuto l'iniziativa umanitaria "Grano dall'Ucraina" e ho invitato Capo Verde a partecipare all'attuazione dell'iniziativa ucraina per la pace».

Guerra Ucraina - Russia, le news del 10 dicembre.

Le notizie sulla guerra tra Ucraina e Russia del 10 dicembre. Redazione Online su Il Corriere della Sera domenica 10 dicembre 2023.

• La moglie del presidente Zelensky: «Se il mondo non ci aiuta, moriremo».

• La lotta politica negli Stati Uniti e il destino dell’Ucraina.

• Scholz: «Se gli altri vacillano, pronti ad aumentare gli aiuti a Kiev».

• Mosca: «Pace se Kiev accetta la nuova realtà territoriale russa».

Ore 00:57 - Kiev: le perdite russe ad Avdiivka 25% in più di quelle a Bakhmut

Le perdite russe nella zona di Avdiivka, la città del Donetsk presa da assalto da Mosca da metà ottobre, sono superiori del 25% rispetto a quelle registrate durante l’assalto a Bakhmut. Lo ha riferito Oleksiy Hetman, maggiore della Guardia nazionale ucraina e veterano della guerra russo-ucraina, come riporta Unian.

Hetman ha specificato che almeno 40 mila truppe russe sono ora concentrate nei pressi della città ucraina. «Su Avdiivka si limitano a fare assalti, e non ci sono istruttori come ce n’erano nella Wagner». Le perdite medie giornaliere durante l’assalto a Bakhmut «erano di 776 militari russi, ora - nella direzione di Avdiivka - di 931». Si tratta del 25% in più, e «non hanno ancora raggiunto il successo». «Anche se ci riusciranno, non ci saranno cambiamenti fondamentali e significativi sulla linea del fronte», ha spiegato il maggiore ucraino.

Ore 01:56 - Mosca: «Pace se Kiev accetta nuova realtà territoriale della Russia»

Il Ministero degli Esteri russo ha affermato che una pace duratura in Ucraina è possibile solo se «l’Occidente smetterà di inviare armi e se Kiev accetterà le “nuove realtà territoriali”», Lo riporta Ria Novosti. Zakharova ha sottolineato anche che la Russia è aperta ai negoziati, ma ha aggiunto che per il momento Mosca non vede né a Kiev né in Occidente la volontà politica di portarli avanti.

Ore 02:17 - La scossa di Zelenska al mondo: «Se vi stancate dell’Ucraina, ci lasciate morire»

(di Matteo Castellucci) «Se il mondo si stanca, ci lascerà semplicemente morire». Olena Zelenska è più di una first lady: incarna, insieme al marito, l’immagine internazionale dell’Ucraina che resiste. Intervistata dalla Bbc, Zelenska ricorda «in parole povere» qual è il prezzo che paga il suo Paese per la distrazione globale.

Ore 02:33 - Kiev: le perdite russe ad Avdiivka 25% in più di quelle a Bakhmut

Le perdite russe nella zona di Avdiivka, la città del Donetsk presa da assalto da Mosca da metà ottobre, sono superiori del 25% rispetto a quelle registrate durante l’assalto a Bakhmut. Lo ha riferito Oleksiy Hetman, maggiore della Guardia nazionale ucraina e veterano della guerra russo-ucraina, come riporta Unian.

Hetman ha specificato che almeno 40 mila truppe russe sono ora concentrate nei pressi della città ucraina. «Su Avdiivka si limitano a fare assalti, e non ci sono istruttori come ce n’erano nella Wagner». Le perdite medie giornaliere durante l’assalto a Bakhmut «erano di 776 militari russi, ora - nella direzione di Avdiivka - di 931». Si tratta del 25% in più, e «non hanno ancora raggiunto il successo». «Anche se ci riusciranno, non ci saranno cambiamenti fondamentali e significativi sulla linea del fronte», ha spiegato il maggiore ucraino.

Ore 03:24 - Scholz: «Pronti ad aumentare gli aiuti a Kiev se mancano da altri»

La Germania dovrebbe essere pronta ad aumentare il sostegno all’Ucraina se da altri Paesi dovesse venire meno. Lo ha detto il cancelliere tedesco Olaf Scholz alla conferenza del Partito socialdemocratico, come riporta la Deutsche Welle. Il cancelliere ha aggiunto che «questa guerra probabilmente non finirà presto» ed è quindi importante «essere in grado di fare ciò che è necessario per il lungo termine», ossia «continuare a sostenere l’Ucraina nella sua lotta difensiva».

Ore 03:50 - Zelensky sarà presente alla cerimonia di giuramento di Milei in Argentina

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha deciso di partecipare alla cerimonia di giuramento del neo presidente Milei in Argentina, lo ha comunicato l'ufficio del presidente ucraino. Ma prima ha incontrato il primo ministro di Capo Verde. Lo ha scritto lo stesso Zelensky su X postando una foto con il premier Ulisses Correia e Silva.

Ore 07:06 - Zelensky, scalo a Brasilia prima dell’arrivo a Buenos Aires

L’aereo che trasporta il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, verso Buenos Aires per assistere all’insediamento del presidente eletto Javier Milei, ha fatto scalo in Brasile nella notte. Lo riferiscono media locali precisando che l’aereo è atterrato alla base aerea dell’aeronautica brasiliana di Brasilia alle 20:15 (ora locale). La sosta è stata definita di tipo «tecnico» e dettata dall’esigenza di rifornire di carburante il velivolo che, alle 22:15, è nuovamente decollato verso la capitale argentina. L’aereo era partito da Capo Verde, dove Zelensky ha incontrato il primo ministro Ulisses Correia e Silva. «Sulla strada per l'Argentina ho incontrato il primo ministro di Capo Verde. Il primo incontro di leader nella storia delle nostre relazioni bilaterali. La voce di Capo Verde è di democrazia e sostegno per noi all'Onu. Ho ringraziato il primo ministro per aver sostenuto l'iniziativa umanitaria "Grano dall'Ucraina" e ho invitato Capo Verde a partecipare all'attuazione dell'iniziativa ucraina per la pace».

Ore 08:24 - Trump replica a Biden, è lui minaccia a democrazia, io la salverò

Biden «è la vera minaccia alla democrazia», è stata la replica di Trump. E ancora: «Ci credete? Questa è la loro nuova linea, sapete. Ci risiamo - `Russia, Russia, Russia´, `Mueller, Mueller, Mueller´, `Ucraina, Ucraina, Ucraina´. Una bufala dopo l’altra». Secondo quanto affermato da Trump, gli attacchi di Biden sarebbero un «disperato e spudorato tentativo di distrarre dai mostruosi abusi di potere che la sinistra sta commettendo sotto i vostri occhi».

Ore 11:27 - Kiev: russi attaccano Avdiivka in Donetsk 24 ore su 24

«Nonostante le condizioni meteo pessime, le truppe russe attaccano 24 ore su 24 Avdiivka, nel Donetsk, in media lanciano 30-40 bombardamenti massicci al giorno cercando di conquistarla in tutti i modi», ha detto il capo militare della città Vitaliy Barabash, citato da Unian. «Lungo l’intera linea di difesa della città, il nemico conduce operazioni di assalto accompagnate da uso di cannoni e razzi d’artiglieria, bombardamenti di mortaio, attacchi di carri armati e dal lavoro degli aerei», ha detto alla tv pubblica ucraina. Secondo il think tank Usa Isw Putin ha dato l’ordine di prendere Avdiivka prima delle elezioni di marzo.

Ore 11:31 - Putin: «Il futuro della Russia dipende da soldati operazione speciale»

Il futuro della Russia dipende dai soldati che combattono nell’operazione speciale in Ucraina. È quanto ha detto il presidente russo, Vladimir Putin durante un incontro con i soldati russi al Cremlino in occasione della Giornata degli eroi della patria, che si celebra in Russia il 9 dicembre. Lo riportano le agenzie di stampa russe Ria Novosti e Tass, spiegando che un frammento della conversazione è stato pubblicato sul suo account Telegram dal giornalista Pavel Zarubin, della televisione Rossiya-1. «Molto del futuro della Russia dipende dal vostro lavoro di combattimento, questo è ovvio», ha detto Putin.

Ore 12:34 - Più di 100 medici scrivono a Putin sollecitando cure per oppositore Gorinov in carcere

Più di cento medici russi hanno scritto una lettera aperta a Vladimir Putin in cui sollecitano cure per l’oppositore Aleksei Gorinov, in carcere malato, per problemi cronici polmonari e una bronchite acuta. «Non ha neanche la forza di stare seduto o di parlare. Continua a cadere», ha denunciato uno dei suoi avvocati. I medici sottolineano che negare cure mediche a chi ne ha bisogno è una violazione della Costituzione. Gorinov è stato condannato a sette anni di carcere nel luglio dello scorso anno per aver diffuso `notizie false´ sulle forze militari russe, per aver espresso parere contrario a una gara di arte per bambini subito dopo l’inizio dell’invasione, in una riunione, a marzo del 2022, del consiglio della circoscrizione Krasnoselsky di Mosca in cui era consigliere. «Di che competizione d’arte state parlando quando i bambini muoiono ogni giorno», aveva detto, parlando dell’operazione militare speciale come di una «guerra». E’ stata, la sua, la prima condanna a nome dell’articolo del codice penale 207.3 sulle notizie false sulle forze militari introdotto pochi giorni dopo l’inizio della guerra in Ucraina.

Ore 12:59 - Le parole di Lavrov: «Il dominio dell’Occidente sta per finire»

«Il dominio dell’Occidente, durato 500 anni, sta per finire». A dirlo è stato il ministro degli Esteri della Federazione Russa, Sergei Lavrov, che è anche tornato ad attaccare la risposta di Israele all’attentato del 7 ottobre: «Non è accettabile utilizzare quell’evento», ha detto, «per giustificare una punizione collettiva del popolo palestinese». Secondo Lavrov, ci dovrebbe essere una presenza di forze internazionali, sul campo, a Gaza: «Abbiamo detto a Israele, da anni, che il fattore più pericoloso per la stabilità del Medio Oriente è l’irrisolta questione palestinese». «Io non sono un ipocrita», ha concluso Lavrov, «né lo è la Russia».

Ore 13:04 - La sfida dell’ambasciatore tedesco in Russia, e l’ira di Mosca

L’ambasciatore tedesco in Russia, Alexander Graf Lambsdorff, ha ricordato le vittime delle guerre, sottolineandone la «non inevitabilità», e appellandosi alla pace in un intervento di fronte a centinaia di persone nella Cattedrale della concezione della Beata Vergine Maria a Mosca, ieri, in occasione del tradizionale concerto di Natale.

L’intervento ha fatto infuriare la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, che ha deplorato il fatto che il diplomatico «si è dimenticato di ringraziare il suo governo per i trasferimenti regolari di armi al territorio del conflitto in Ucraina». «Nella Cattedrale della concezione della Beata Vergine Maria dovrebbe pregare, non commettere atti di blasfemia», ha aggiunto. 

Le festività, aveva detto l’ambasciatore, sono una occasione per ricordare le vittime delle guerre, «in Medio Oriente e in Ucraina, indipendentemente dalla loro nazionalità o dalla loro fede. Le genti e le nazioni possono anche raggiungere accordi di pace su questioni difficili se ne hanno la volontà. La guerra non è inevitabile, come sappiamo. Possiamo e dobbiamo trovare una soluzione di pace insieme, malgrado tutte le differenze di interessi e convinzioni», ha sottolineato.

Ore 15:24 - Orban e Zelensky in Argentina

Nella giornata di oggi, sia il presidente ucraino Voodymyr Zelensky sia quello ungherese Viktor Orban saranno all’inaugurazione della presidenza di Milei, in Argentina.



 

I media ucraini, nei giorni scorsi, hanno speculato sulla possibilità che, a margine dell’evento, i due leader europei possano incontrarsi per tentare di risolvere le differenze sul possibile ingresso di Kiev nell’Unione europea — una questione che sarà discussa a un summit europeo la prossima settimana. 

La Commissione europea ha offerto la sua raccomandazione all’ingresso dell’Ucraina nell’Unione, ma la decisione deve essere presa all’unanimità dagli Stati membri, e Orban ha più volte espresso la sua contrarietà. 

Il capo dello staff di Zelensky, Andriy Yermak, ha spiegato di essere al lavoro per trovare un momento per un possibile incontro tra i due leader.

Ore 15:50 - Il presidente del Paraguay incontra Zelensky a Buenos Aires

Il presidente del Paraguay, Santiago Peña, ha incontrato oggi Zelensky a Buenos Aires al margine della cerimonia di insediamento del presidente eletto dell’Argentina, Javier Milei. «Ho conversato con il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelensky, al quale ho dato tutto il nostro sostegno. Il Paraguay riafferma il suo impegno per la pace e il rispetto della sovranità dei popoli», ha scritto Peña su X al termine dell’incontro.

Ore 15:54 - Il sostegno di Macron all’ingresso di Kiev nell’Ue

Prima di arrivare in Argentina, Zelensky ha contattato il presidente francese Emmanuel Macron, che gli ha ribadito il «sostegno della Francia» all’apertura dei negoziati di adesione dell’Ucraina all’Unione europea, attualmente bloccati dall’Ungheria. 

Macron si è rallegrato per l’adozione da parte del Parlamento ucraino, l’8 e 9 dicembre, «di numerosi testi giuridici decisivi, riguardanti in particolare i diritti delle minoranze nazionali, la riforma della giustizia e la lotta contro la corruzione», si legge in un comunicato dell’Eliseo. «L’Ucraina dimostra così la sua determinazione a rispondere immediatamente alle raccomandazioni formulate dalla Commissione europea». 

Orban ha incontrato giovedì Macron all’Eliseo, senza lasciare però molto spazio alla possibilità di un sì ungherese all’ingresso di Kiev: «L’Ucraina è nota per essere uno dei paesi più corrotti al mondo», ha detto.

Ore 20:49 - Von der Leyen: il sostegno a Kiev deve restare incrollabile

«Una vittoria russa in Ucraina comporterebbe minacce per i suoi vicini europei». È quanto ha sottolineato la presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen in un'intervista al quotidiano francese Le Parisien. «Il sostegno a Kiev - ha aggiunto - deve restare incrollabile». Gli aiuti finanziari all'Ucraina e l'apertura dei negoziati per l'ingresso di Kiev nell'Ue saranno due temi cruciali del prossimo Consiglio europeo, previsto giovedì e venerdì prossimo. Su entrambi i punti pesa, al momento, il veto dell'Ungheria.

Ore 21:10 - Biden ha invitato Zelensky alla Casa Bianca martedì

Joe Biden ha invitato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky alla Casa Bianca per un incontro il 12 dicembre «per sottolineare l'incrollabile impegno degli Stati Uniti a sostenere il popolo ucraino mentre si difende dalla brutale invasione della Russia». Lo rende noto la Casa Bianca in una nota. «Mentre la Russia intensifica gli attacchi missilistici e con droni contro l'Ucraina, i leader discuteranno delle necessità urgenti dell'Ucraina e dell'importanza vitale del continuo sostegno degli Stati Uniti in questo momento critico», prosegue la nota.

Ore 22:36 - Zelensky a Washington vedrà lo speaker della Camera per gli aiuti

Il presidente ucraino Volodymyr Zelenskyj, invitato martedì alla Casa Bianca da Joe Biden, incontrerà nello stesso giorno anche lo speaker della Camera Mike Johnson, in Campidoglio. Lo ha reso noto l'ufficio dello stesso Johnson. Potrebbe essere un faccia a faccia chiave sullo sfondo delle richieste dei repubblicani, che pretendono concessioni significative sulla politica migratoria in cambio del loro voto per nuovi aiuti a Kiev.

Guerra Ucraina - Russia, le news dell’11 dicembre.

Ucraina Russia, le notizie sulla guerra di oggi. Zelensky a Washington: «La guerra di Putin è contro tutta l'Europa libera, noi l'ultima frontiera a Est». Redazione Online su Il Corriere della Sera lunedì 11 dicembre 2023.

Gli Usa annunciano un pacchetto di aiuti per l'Ucraina entro la fine del mese. Dalla Svezia 124 milioni in aiuti umanitari per Kiev

• Biden ha invitato Zelensky alla Casa Bianca martedì. Il presidente ucraino è stato in Argentina per il giuramento di Milei: «Sorprenderà il mondo».

• Lavrov: «Il dominio dell’Occidente durato 500 anni sta per finire»

• Von der Leyen: il sostegno a Kiev deve restare incrollabile.

• Kiev: russi attaccano Avdiivka in Donetsk 24 ore su 24.

Ore 05:05 - Ucraina: esercito, abbattuti 8 missili russi diretti a Kiev

L’Ucraina ha abbattuto otto missili russi che volavano verso Kiev lunedì mattina, ha detto l’esercito ucraino, mentre le autorità locali hanno riferito di feriti. «Secondo le prime informazioni, intorno alle 4:00», la Russia «ha iniziato un attacco missilistico contro la regione di Kiev. In totale, la difesa aerea ha distrutto otto bersagli aerei che volavano in direzione della capitale secondo una traiettoria balistica», hanno detto le forze aeree ucraine su Telegram. Ci sono persone ferite nel distretto di Darnytskyi, ha riferito l’amministrazione militare di Kiev sullo stesso social network.

Ore 06:06 - Zelensky: dare di più all’Ucraina, più opportunità e protezione

«Ogni giorno, ogni ora ci impegniamo per dare di più all’Ucraina, al nostro popolo — più opportunità, più protezione, più forza. Ringrazio tutti coloro che ci aiutano! Ringrazio tutti coloro che lottano e lavorano per gli interessi del nostro Paese, della nostra società, della nostra libertà e della nostra vittoria!». Lo ha scritto nella notte il presidente ucraino Volodymyr Zelensky su Telegram. «La giornata di oggi (ieri, ndr) è stata ricca di incontri e negoziati in Argentina. Inoltre, altri Paesi dell’America Latina hanno ascoltato la voce dell’Ucraina qui oggi. Domani e dopodomani sarò a Washington con il mio team: abbiamo in programma incontri e negoziati. Il Presidente Biden, il Congresso. Questioni importanti», ha concluso Zelensky.

Ore 06:38 - Zelensky a Washington per colloqui con Biden

Il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, incontrerà oggi a Washington lo speaker della Camera, Mike Johnson, al Campidoglio. Lo riportano i media americani. La notizia arriva subito dopo che l’amministrazione Biden ha annunciato che il presidente americano ha invitato Zelensky per un incontro alla Casa Bianca martedì.

Ore 06:39 - Kiev, 4 feriti in nuovo attacco russo, abbattuti 8 missili e 74 droni

Un attacco missilistico russo avvenuto nelle prime ore di lunedì ha ferito quattro persone nel quartiere Darnytskyi della città di Kiev. Lo rendono noto le autorità ucraine, come riportato dal Kiev Independent. Secondo l’aeronautica ucraina, la difesa antiaerea ha distrutto otto missili e 74 dei 75 droni Shahed di fabbricazione iraniana lanciati dai russi contro la capitale. Le esplosioni di lunedì sono avvenute poco dopo le 4 del mattino mentre la città era sotto il coprifuoco notturno. Sempre a Darnytskyi, a causa della caduta di un frammento di razzo, sarebbe scoppiato un incendio in un edificio residenziale incompiuto. Un altro detrito è caduto su un prato della contrada, ma si registrano danni alle case vicine.

Ore 06:46 - Ucraina: «Financial Times», dopo dichiarazioni Zaluzhny in Occidente ci si è chiesti se negoziati siano diventati una priorità

La franchezza del comandante in capo delle forze armate ucraine Valery Zaluzhny sulla situazione al fronte ha sorpreso molti, e alcuni leader occidentali hanno addirittura interpellato Kiev per ricevere dei chiarimenti. È quanto riferisce una fonte anonima del quotidiano britannico «Financial Times», secondo cui i leader occidentali si sono interrogati sulla possibilità che i negoziati fossero diventati una priorità per Kiev. «La franchezza di Zaluzhny ha sorpreso molti ucraini, e alcuni leader occidentali hanno persino chiamato le controparti di Kiev per chiedere cosa significassero tali dichiarazioni e se i negoziati (con la Russia) siano ora diventati una priorità», ha detto la fonte di Telegram.

n precedenza, Zaluzhny, in un’intervista al settimanale britannico «The Economist», ha riconosciuto la situazione di stallo nel conflitto e affermato che «molto probabilmente non ci sarà una svolta di rilievo». Secondo Zaluzhny, in base alle previsioni «della Nato», le Forze armate ucraine a questo punto avrebbero già dovuto «combattere la guerra» in Crimea. Successivamente, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, in una conferenza stampa congiunta con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen, ha smentito tali dichiarazioni, affermando che la controffensiva ucraina non versa in «una situazione di stallo». Le posizioni contrapposte espresse fa Zaluzhny e Zelensky hanno alimentato le indiscrezioni in merito a uno scontro sempre più acceso fra i due, determinato, a quanto si apprende, dal crescente sostegno popolare a favore del capo di Stato maggiore ucraino.

Ore 07:42 - Kiev, nella notte 8 missili e 18 droni russi, tutti abbattuti

Le forze di difesa aerea ucraine hanno abbattuto la notte scorsa tutti i missili balistici e i droni kamikaze lanciati dalla Russia sul Paese: lo ha reso noto su Telegram l’Aeronautica militare di Kiev, precisando che Mosca ha lanciato otto missili balistici sulla regione di Kiev e un totale di 18 droni Shahed-136/131 di fabbricazione iraniana. I missili provenivano da nord, presumibilmente dalla regione russa di Bryansk, e sono stati lanciati introno alle 4:00 ora locale (le 3:00 in Italia), si legge in un comunicato. I droni, invece, sono stati lanciati dai distretti di Chauda e Belbek della Crimea occupata e sono stati intercettati dalle unità di difesa aerea ucraine all’interno dell’area di controllo del Comando aereo meridionale: la maggior parte di loro è stata abbattuta sulla regione di Mykolaiv. Nelle prime ore del mattino sono state udite esplosioni a Kiev e poco dopo l’Aeronautica militare ucraina ha avvertito della minaccia missilistica nella regione, riporta Rbc-Ucraina.

Ore 08:05 - Sondaggio, per metà statunitensi Biden spende troppo

Quasi la metà degli elettori americani ritiene che gli Stati Uniti stiano spendendo troppo per gli aiuti all’Ucraina: lo rileva un sondaggio pubblicato dal Financial Times, reso noto mentre a Washington si attende il presidente ucraino Volodymyr Zelensky proprio per ottenere maggiori finanziamenti. Il sondaggio FT-Michigan Ross rileva che il 48% degli statunitensi ritiene che gli Stati Uniti stiano spendendo «troppo» in aiuti militari e finanziari per sostenere lo sforzo bellico di Kiev contro la Russia, mentre il 27% è convinto che Washington stia spendendo la «giusta quantità» e solo l’11% che non stiano spendendo abbastanza. L’opposizione ai finanziamenti a Kiev è particolarmente pronunciata tra i repubblicani. I dati accompagnano un momento particolarmente difficile per Biden che sta faticando a convincere il Congresso ad approvare un pacchetto di spesa per la sicurezza pari a 111 miliardi di dollari, soldi che andrebbero quasi per metà a Kiev (60 miliardi), il resto a Israele e Taiwan.

Ore 08:26 - Borrell: è il momento del massimo sostegno Ue a Kiev

La Russia ha aumentato i suoi attacchi. Kiev ha subito, un paio di giorni fa, la più grande ondata di droni dall’inizio della guerra, quindi gli attacchi contro le città ucraine sono continuati ma allo stesso tempo continuano a crescere le vittime dell’esercito russo. Questo è il momento di mettere tutta la nostra capacità a sostegno dell’Ucraina». Lo ha dichiarato l’Alto rappresentante dell’Ue per la Politica estera, Josep Borrel, al suo arrivo al Consiglio Affari esteri. «I ministri dovranno darmi indicazioni per presentare al Consiglio europeo la proposta sugli impegni di sicurezza che mirano principalmente ad aumentare le capacità delle strutture e a coordinare gli accordi bilaterali tra gli Stati membri e Ucraina, e cosa facciamo a livello di Unione europea», ha aggiunto.

Ore 09:19 - Ministro Lituania: l’Ungheria è contro l’Europa

«L’unico modo in cui posso interpretare la posizione ungherese, non solo sull’Ucraina, ma su tante altre questioni è che sono contro l’Europa e tutto ciò per cui l’Europa si batte». Lo ha dichiarato il ministro degli Esteri lituano, Gabrielius Landsbergis, al suo arrivo al Consiglio Esteri a Bruxelles.

Ore 09:38 - Kuleba sferza l’Europa: «Abbiamo fatto quanto richiesto, se Ue non apre ad adesione sarà un errore devastante»

Il ministro degli Esteri ucraino, Dmytro Kuleba, è arrivato al Consiglio Esteri a Bruxelles «con un messaggio chiaro dell’impegno dell’Ucraina a fare la propria parte, per aprire i negoziati e andare avanti verso l’adesione all’Ue».

«Qualche settimana fa - ha ricordato - la Commissione europea ha prodotto un rapporto con la raccomandazione al Consiglio europeo di aprire i negoziati di adesione con l’Ucraina e chiedendo all’Ucraina di fare entro marzo quattro leggi e mostrare progressi nella lotta alla corruzione. Io vengo a Bruxelles con risultati specifici: delle quattro leggi raccomandate dalla Commissione per marzo tre sono state adottate dal Parlamento e firmate dal presidente. Queste tre sono le più importanti: sul procuratore nazionale anti-corruzione; l’ufficio anticorruzione e l’uso delle lingue per le minoranze nazionali. Questo porta la legislazione nazionale a livello dell’Ue e dovrebbe eliminare le preoccupazioni espresse dall’Ungheria nelle discussioni. La quarta legge, quella sul lobbying, è stata calendarizzata al Parlamento e sarà adottato». In cambio, nello spirito di «partnership e mutuo interesse», l’Ucraina si aspetta che l’Ue faccia una decisione di apprezzamento per lo sforzo fatto e apra i negoziati», ha aggiunto. Per Kuleba il prossimo Consiglio europeo «dovrà prendere la madre delle decisioni, quella più importante» sull’apertura dei negoziati di adesione dell’Ucraina all’Ue.

«Abbiamo fatto i compiti a casa e ora ci aspettiamo che sia l’Ue a rispettare gli impegni- ha concluso- in caso contrario sarebbe devastante per l’Ucraina e per l’Unione Europea, perché lancerebbe il messaggio che l’Unione non è in grado di prendere decisioni storiche».

Ore 10:37 - Londra invia due navi cacciamine per sicurezza Mar Nero

Il ministero britannico della Difesa ha annunciato l’invio, da parte del Regno Unito, di due navi cacciamine Sandown all’Ucraina per rafforzare la sicurezza nel Mar Nero. «Questi cacciamine forniranno capacità vitali all’Ucraina, che contribuiranno a salvare vite umane in mare e ad aprire rotte di esportazione vitali, che sono state gravemente limitate da quando Putin ha lanciato la sua invasione illegale su vasta scala», ha affermato il segretario britannico alla Difesa, Grant Shapps. La Gran Bretagna ha annunciato per la prima volta un accordo per la vendita delle due navi cacciamine all’Ucraina nel giugno 2021, prima dell’invasione russa. I soldati ucraini hanno iniziato l’addestramento su queste navi l’anno scorso in Scozia.

Ore 10:40 - Gb stanzia oltre 4 milioni di euro per indagini su crimini guerra

Il governo del Regno Unito ha annunciato un pacchetto da 3,7 milioni di sterline (oltre 4 milioni di euro) per sostenere le indagini e il perseguimento dei crimini di guerra commessi dalla Russia in Ucraina. La guerra della Russi contro l’Ucraina sarebbe stata accompagnata da numerosi crimini di guerra e atrocità, con i pubblici ministeri ucraini che fino ad oggi hanno registrato più di 110.000 casi di crimini di guerra.

Ore 11:26 - Fsb: arrestate 18 spie di Kiev in Crimea

Il Servizio di sicurezza federale russo (Fsb) ha affermato di aver scoperto una «estesa rete dei servizi segreti ucraini» in Crimea e di aver arrestato, nell’ultimo anno, 18 «agenti di Kiev» nella regione. Mosca ha annesso la Crimea nel 2014 e le agenzie di intelligence ucraine hanno segnalato un attivo movimento di resistenza anti-russo nella penisola. L’Fsb sostiene che le attività della presunta rete sarebbero state coordinate dall’agenzia di intelligence militare ucraina (Hur) e dal servizio di sicurezza ucraino (Sbu) sotto la guida di «operatori occidentali». L’Fsb ha affermato che «agenti e complici dei servizi segreti ucraini» sono stati incaricati di svolgere attività di sabotaggio e hanno pianificato attacchi contro rappresentanti di alto profilo delle autorità di occupazione russe, come il capo della Crimea installato dalla Russia, Sergey Aksyonov.

Ore 11:30 - Budapest: è la settimana ucraina, non cederemo ai ricatti

«Il dibattito di questa settimana sarà dominato dall’Ucraina. Un gran numero di politici europei vuole prendere decisioni di grande importanza completamente impreparati e privi di un consenso strategico sul futuro dell’Europa: continueremo a prendere le nostre decisioni nell’interesse europeo e nazionale e non cederemo a nessuna pressione, indipendentemente da chi provenga, da cosa ricatti o da cosa prometta». Lo scrive su Facebook Péter Futsal Szijjártó postando immagini del Consiglio Affari Esteri in corso a Bruxelles.

Ore 12:06 - Kiev, due morti in raid russo su capitale

È di due morti e quattro feriti il bilancio di un attacco missilistico russo che ha preso di mira il quartiere Darnytskyi di Kiev. Lo scrive su Telegram il sindaco della capitale ucraina, Vitaly Klitschko. «Ci sono due vittime nel distretto di Darnytskyi: un uomo e una donna», ha affermato Klitschko, secondo cui i quattro feriti «sono tutti adulti». Il frammento di un razzo, ha proseguito il sindaco, «ha danneggiato un edificio in costruzione nel distretto di Darnytsia, provocando un incendio che è stato prontamente domato».

Ore 12:23 - Mosca: presidenziali anche in regioni annesse

Per le prossime elezioni presidenziali russe si voterà anche nelle quattro regioni dell’Ucraina annesse da Mosca a seguito dei contestati referendum del settembre 2022: Donetsk, Luhansk, Zaporizhzhia e Kherson. Lo riporta la Tass. Lo ha annunciato la Commissione elettorale centrale russa dopo aver sentito il ministero della Difesa e il servizio russo di sicurezza, Fsb. La decisione è arrivata a seguito di una riunione della commissione che, secondo il vicepresidente Nikolai Bulaev, l’ha «approvata all’unanimità».

Ore 12:59 - Isw: Mosca non vuole negoziati seri, ma solo la resa di Kiev

Secondo gli analisti del think tank Usa Isw, la Russia non intende impegnarsi in negoziati seri con l’Ucraina ed eventuali trattative alle condizioni della Russia equivalgono alla completa resa di Kiev e dell’Occidente che la sostiene. L’Institute for the study of war nel suo ultimo report cita l’intervista all’Afp di due giorni fa della portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, secondo la quale «una soluzione globale, sostenibile ed equa» in Ucraina può avvenire solo se l’Occidente smette di «rifornire di armi le forze armate ucraine» e se l’Ucraina si arrende e «ritira le sue truppe» dal territorio ucraino che la Russia ha annesso. «La smilitarizzazione lascerebbe ovviamente l’Ucraina permanentemente alla mercé della Russia», commenta l’Isw. «Le dichiarazioni di Zakharova evidenziano chiaramente il fatto che gli obiettivi iniziali dell’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, come stabilito dal presidente russo Vladimir Putin il 24 febbraio 2022, non sono cambiati, e che Putin non intende porre fine alla guerra a meno che i suoi obiettivi di massima non siano stati raggiunti», si legge nel rapporto.

Ore 13:12 - Tajani: Kiev entri nell’Ue, più rapidi su Bosnia e Balcani

«Abbiamo dato parere favorevole all’avvio dei negoziati con l’Ucraina per l’adesione all’Ue e abbiamo notato la decisione di Kiev di dare nuove norme per la minoranza ungherese, cosa che chiedevo da quando ero presidente del Parlamento Europeo». Lo ha detto il ministro degli Esteri Antonio Tajani a margine del Consiglio Ue. «Allo stesso tempo chiediamo che si lavori per l’adesione in tempi più rapidi per i Paesi dei Balcani e della Bosnia», ha sottolineato il titolare della Farnesina.

Ore 14:01 - Kuleba: colloqui di adesione Ucraina in interesse Ue

Dmytro Kuleba, ministro degli Esteri ucraino, ha incontrato il suo omologo lettone, Krisjanis Karins: i due «hanno concordato», secondo Kuleba, che «l’apertura dei colloqui di adesione con l’Ucraina è nell’interesse dell’Unione Europea». «Ho incontrato Krisjanis Karins per ringraziare la Lettonia per la sua solidarietà e il suo incrollabile sostegno all’Ucraina», ha scritto Kuleba su X, l’ex Twitter. «Abbiamo convenuto che l’apertura dei colloqui di adesione con l’Ucraina è nell’interesse dell’Ue». «Ci siamo inoltre concentrati sulle esigenze militari dell’Ucraina, tra cui munizioni e droni FPV», ha aggiunto il capo della diplomazia di Kiev.

Ore 14:17 - Protesta camionisti, sbloccato valico con Polonia

Il governo ucraino ha annunciato lo sblocco del più grande valico di frontiera usato per il passaggio di tir al confine con la Polonia, dopo più di un mese di proteste da parte dei camionisti polacchi. «Il blocco del valico di Yagodyn-Dorohusk è terminato. Il traffico stabile dei camion è ripreso alle 14:00 ora locale», ha scritto su Facebook il ministro delle Infrastrutture Oleksandr Koubrakov.

Ore 14:57 - Zelensky: Kiev supererà lo stallo degli aiuti americani

L'Ucraina riuscirà a superare lo stallo negli aiuti da parte degli Usa causato dalle divergenze al Congresso», lo ha detto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky in un'intervista ai media latino-americani ripresa da Rbc-Ucraina. «Se sono arrabbiato? No, perché non ho perso questa battaglia. Non siamo il tipo di persone che si arrendono di fronte alle difficoltà. Qualcuno inizia a farsi prendere dal panico e non crede nella vittoria, quindi dobbiamo unirci e muoverci», ha affermato il presidente ucraino, «lavoreremo per superare questa pausa negli aiuti Usa. Supereremo questo e non solo questo. Supereremo tutto», ha detto.

Ore 15:00 - Putin inaugura due nuovi sottomarini nucleari

Il presidente russo Vladimir Putin ha inaugurato due sottomarini a propulsione nucleare, il «Krasnoyarsk» e l'«Imperatore Alessandro III», nel cantiere Sevmash a Severodvinsk. Il «Krasnoyarsk» è il secondo dei sottomarini nucleari multiuso (Nps) del progetto Yasen-M. Appartiene alla quarta generazione di sottomarini a propulsione nucleare e, rispetto ai suoi predecessori, è dotato di armi elettroniche migliorate, materiali e attrezzature modernizzati. Il sottomarino nucleare «Imperatore Alessandro III» fa parte del progetto «Borey-A». Appartiene alla quarta generazione di navi a propulsione nucleare. È dotato di moderni complessi di armi missilistiche e siluri, navigazione, ingegneria radio e armi idroacustiche. Ha elevate caratteristiche di manovrabilità e invisibilità acustica.

Ore 15:11 - Navalny scomparso, la sua portavoce: «Il carcere dice che è stato trasferito»

La portavoce di Alexey Navalny ha dichiarato sui social media che i funzionari della colonia penale numero 6 di Melekhovo hanno detto all'avvocato dell'oppositore russo che questi «non è più negli elenchi» del centro detentivo, ma «si rifiutano di dire dove è stato trasferito»: lo riporta la testata online Meduza. Dopo la condanna a 19 anni inflittagli ad agosto con accuse di «estremismo» ritenute di ovvia matrice politica, ci si aspetta che Navalny sia trasferito in un carcere di massima sicurezza.

Ore 15:15 - Zelensky: «Supereremo la pausa degli aiuti dagli Usa»

L'Ucraina supererà la pausa negli aiuti dagli Stati Uniti, causata dalle divergenze all'interno del Congresso. È quanto ha detto il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky, in un'intervista rilasciata a diversi media latino-americani fra cui la testata argentina Clarìn, rilanciata dall'emittente ucraina Rbc-Ukraine. «Non sono arrabbiato, perché non ho perso questa battaglia», ha risposto Zelensky a chi gli chiedeva se sia arrabbiato per il fatto che gli Usa possono fornire meno aiuti a Kiev.

«Non siamo il tipo di persone che si arrendono di fronte alle difficoltà. Qualcuno inizia a farsi prendere dal panico e non crede nella vittoria, quindi dobbiamo farci forza e andare avanti», ha detto ancora il leader ucraino. «Lavoreremo per superare questa pausa negli aiuti statunitensi all'Ucraina. Supereremo questo e non solo questo. Supereremo tutto», ha concluso Zelensky. Il presidente ucraino, che ieri ha partecipato a Buenos Aires alla cerimonia di insediamento di Javier Milei alla presidenza dell'Argentina, martedì 12 dicembre incontrerà il presidente Usa Joe Biden alla Casa Bianca a Washington.

Ore 15:20 - FT: per metà degli elettori americani Biden spende troppo per aiutare Kiev

(di Federico Thoman) Quasi cinque elettori americani su 10 ritengono che gli Stati Uniti stiano spendendo troppe risorse militari ed economiche per aiutare l’Ucraina, impegnata da ormai 20 mesi in una guerra con la Russia di Putin dopo essere stata invasa d quest’ultima il 24 febbbraio 2022. Questo dato allarmante del 48%, soprattutto per i presidenti Biden e Zelensky, è riportato da un sondaggio del Financial Times con cui il celebre quotidiano finanziario britannico apre l’edizione odierna. Soltanto il 27% ritiene che Washington stia spendendo «il giusto» ed è ancora meno (l’11%) la fetta di ritiene insufficiente l’impegno. Tutto questo un giorno prima della visita, l’ennesima, del presidente ucraino a Washington.

Il presidente americano ha non pochi problemi: con un Congresso fortemente diviso e combattivo la sua amministrazione sta facendo grande fatica per far approvare un corposo pacchetto di misure di sicurezza da 111 miliardi di dollari in cui la voce più corposa (e divisiva) è proprio l’aiuto a Kiev da ben 60 miliardi. I grattacapi per Biden aumentano andando a scomporre ulteriormente i dati emersi dal sondaggio del FT: tra i Repubblicani intervistati ben il 65% ritiene esagerata la spesa in soccorso di Kiev, ma all’attuale inquilino della Casa Bianca dovrebbe far riflettere soprattutto che quasi un terzo dei democratici (il 32%) è scontento dell’eccessivo sforzo in favore di Zelensky e del suo popolo.

Ore 15:31 - L’agenda europea della settimana: il Consiglio Ue decisivo sul possibile ingresso dell’Ucraina

(di Francesca Basso) Per Zelensky i fronti, oltre a quello militare, sono diversi. È questa la settimana del Consiglio europeo che metterà profondamente alla prova la tenuta dell’Ue sull’Ucraina. Oggi invece i ministri degli Esteri dei 27 si riuniscono a Bruxelles: sul tavolo il sostegno all’Ucraina, osteggiato da Budapest, il dodicesimo pacchetto di sanzioni contro la Russia ma anche l’ipotesi di sanzioni per i coloni violenti della Cisgiordania attraverso il blocco della concessione dei visti. Sempre questo lunedì il premier polacco uscente Morawiecki, incaricato dal presidente Duda di formare il nuovo governo, presenta la sua squadra in Parlamento a due mesi dalle elezioni del 15 ottobre, cui seguirà un voto di fiducia. Poiché Morawiecki, esponente del Pis, non ha i numeri per passare, il compito di scegliere un nuovo primo ministro spetterà al Parlamento, che quasi certamente incaricherà Donald Tusk, leader di Piattaforma Civica e della coalizione pro-europeista che ha sconfitto gli ultra conservatori nazionalisti di Diritto e Giustizia. Domani Tusk dovrebbe presentare la sua squadra di governo e mercoledì ottenere la fiducia. (…)

Ore 15:33 - «L'attore ucraino Andrii Pavlenko ucciso in combattimento»

L'attore ucraino Andrii Pavlenko è rimasto ucciso in combattimento nel corso del conflitto con la Russia. Lo ha annunciato la moglie Daria Oriekhova, come riporta l'Ukrainska Pravda. «La guerra non ha pietà di nessuno, si prende le nostre persone più care e amate! La guerra si è presa Andrii Pavlenko», ha detto Oriekhova. Pavlenko era un attore con oltre cinquanta serie tv e film al suo attivo. Anche la comunità teatrale ucraina ha commentato la sua scomparsa. Oles Katsion, un attore del Wild Theatre, lo ha definito «un amico, un attore di talento, un regista di documentari, un militare delle forze armate ucraine, un padre amorevole e un vero patriota dell'Ucraina».

Ore 15:43 - Zelensky: «Nessuno perdonerà la Russia di Putin, ha ucciso troppe persone»

«Nessuno vuole perdonare la Russia. Nessuno la perdonerà. I russi non potranno occupare l'Ucraina, perché ogni giorno verranno dati alle fiamme nelle nostre case, se ci andranno. Questo é sicuramente un momento di non ritorno, perché hanno ucciso così tante persone e ogni famiglia ha una perdita», ha dichiarato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky intervistato dai media latino-americani dopo aver preso parte ieri alla cerimonia di insediamento del neo presidente argentino Javier Milei a Buenos Aires.

Ore 15:55 - «Non ho perso la battaglia dei fondi Usa»

«Non ho perso la battaglia dei fondi Usa», sostiene il presidente ucraino Zelensky dalle pagine del Clarin al quale ha rilasciato un'intervista durante la sua visita in Argentina per l'insediamento del neopresidente Milei. «Andremo a lottare perché questa pausa negli aiuti e nel finanziamento cambi», ha aggiunto. E che poi alla domanda se sia disposto a cedere qualcosa in eventuali negoziati di pace per mettere fine alla guerra che compirà due anni febbraio, ha risposto: «a Putin non interessa la pace, desideriamo mettere fine alla guerra, l'Ucraina vuole recuperare la sua terra e il suo territorio. Putin - ha continuano - non intende mettere fine alla guerra, tutto quello che fa è mentire».

Ore 15:57 - Scholz: «Dobbiamo dare all'Ucraina il segnale che può contare sul nostro aiuto a lungo termine»

I sostenitori occidentali dell'Ucraina devono inviare un chiaro segnale di disponibilità a far arrivare a lungo termine gli aiuti militari contro l'invasione russa. A dichiararlo è stato il cancelliere tedesco Olaf Scholz. «È importante, soprattutto in questa situazione, segnalare all'Ucraina che può contare sul nostro aiuto», ha dichiarato nel corso di una conferenza stampa congiunta a Berlino con il primo ministro olandese uscente Mark Rutte. Per Scholz un simile segnale invierebbe anche un importante messaggio di risolutezza al presidente russo Vladimir Putin. La guerra in Ucraina probabilmente si protrarrà per molto tempo, ha aggiunto Scholz: «Per questo motivo è importante anche formulare una prospettiva a lungo termine, assicurare che siamo pronti a sostenere l'Ucraina per tutto il tempo necessario - e nella misura necessaria». Putin conta sulla riduzione del sostegno occidentale all'Ucraina come parte della sua strategia di invasione, ha affermato il cancelliere. «Sarebbe un messaggio importante se gli dicessimo: "Non ci contare, siamo pronti a fare ciò che è necessario per tutto il tempo necessario"».

Ore 16:34 - Navalny è sparito nel nulla da 6 giorni: «Dicono sia stato trasferito, ma nessuno sa dove»

(di Redazione Esteri) Svanito nel nulla. Alexei Navalny, uno dei più noti tra gli oppositori di Putin, non risulta più tra gli «ospiti» della colonia penale numero 6 di Melekhovo, dove si trovava fino a una settimana fa: e i funzionari della struttura «si rifiutano di dire dove sia stato trasferito».

Dopo la condanna a 19 anni inflittagli ad agosto con accuse di «estremismo» ritenute di ovvia matrice politica, ci si aspetta che Navalny sia trasferito in un carcere di massima sicurezza, i più duri del regime detentivo russo. «Venerdì e per tutta la giornata di oggi, né» la colonia penale «IK-6 né l’IK-7 hanno risposto» agli avvocati, ha scritto ancora la portavoce di Navalny. «Ovviamente il comando ormai è stato dato. Dove sia Alexey è ancora ignoto». Navalny è stato condannato, in due diversi processi, a 19 e 11 anni e mezzo di carcere. (…)

Ore 16:40 - Meloni: «Giusto continuare a sostenere Kiev. Capisco le difficoltà, ma i passi indietro sono un errore»

«È giusto continuare a sostenere l'Ucraina, banalmente perché se consentiamo che saltino le regole del diritto internazionale gli scenari di crisi si moltiplicheranno». Lo ha detto la presidente del consiglio, Giorgia Meloni, alla presentazione di PhotoAnsa 2023, al museo Maxxi di Roma.

«Capisco le difficoltà, ma sarebbe un errore fare un passo indietro, la condizione base per arrivare a qualsiasi forma di soluzione di questo conflitto sia consentire all'Ucraina di essere competitiva se non c'è equilibrio fra le forze in campo - e non ci sarebbe stato se non avessimo dato il contributo che abbiamo dato - non c'è alcuna ragione di sedersi a un tavolo per trovare una soluzione».

Ore 16:40 - Il Pentagono: «Zelensky è già a Washington, oggi il discorso»

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è già oggi a Washington per tenere un discorso, nel quale si prevede che faccia un ultimo disperato appello per gli aiuti statunitensi prima che finiscano quest'anno. Lo ha reso noto il Pentagono in una nota in cui afferma che Zelensky dovrebbe tenere un discorso alle 12:00 locali (le 18 in Italia) alla National Defense University di Washington, dopo un'introduzione del segretario alla Difesa americano Lloyd Austin.

Ore 16:59 - «Putin fa la predica a Netanyahu mentre commette il genocidio degli ucraini»

«Putin fa la predica a Netanyahu sulla "catastrofica situazione umanitaria nella Striscia di Gaza" e afferma che "è importante affrontare il terrorismo senza conseguenze gravi per la popolazione civile": questo dopo che lui stesso ha condotto un genocidio contro cittadini ucraini innocenti». Lo ha dichiarato l'ambasciatore ucraino in Israele Yevgen Korniychuk commentando il teso colloquio telefonico di ieri tra il premier Benyamin Netanyahu e il presidente russo Vladimir Putin, riporta Haaretz. «Israele e l'Ucraina sono ora in prima linea nella guerra contro l'asse del male guidato da Russia e Iran», ha detto Korniychuk, «chiediamo al governo di Israele di cooperare più strettamente con l'Ucraina, per combattere insieme questa alleanza terroristica». E ha aggiunto: «Quando il primo ministro di Israele parla con il presidente della Russia, è una conversazione tra il capo di uno Stato democratico e la testa del serpente che rappresenta un pericolo chiaro e tangibile per tutto il mondo libero».

Ore 17:07 - Meloni: «Mai negata la stanchezza dell'opinione pubblica»

«Penso che dobbiamo essere riconoscenti al popolo ucraino e dobbiamo essere fieri del lavoro fatto, ma anche consapevoli della stanchezza che c'è nelle nostre opinioni pubbliche e che nessuno ha mai negato. E questa è la ragione per cui mentre sosteniamo l'Ucraina, dobbiamo essere efficaci nella capacità di dare risposte alle nostre società sulle conseguenze del conflitto».

Ore 17:31 - Usa: «Un nuovo pacchetto di aiuti per l'Ucraina entro la fine del mese»

È stato Joe Biden ad invitar Volodymr Zelensky a Washington. Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing con la stampa a borde dell'Air Force One annunciando che gli Usa annunceranno un nuovo pacchetto di aiuti a Kiev entro la fine del mese.

Ore 17:37 - Gli Usa chiedono il rilascio immediato di Navanly

«Navalny non doveva essere proprio arrestato e comunque deve essere rilasciato subito». Lo ha detto il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, John Kirby, in un briefing con la stampa a borde dell'Air Force One spiegando che l'ambasciata americana a Mosca sta lavorando per raccogliere più informazioni possibile sulle sorti dell'oppositore di Vladimir Putin.

Ore 17:49 - «Dalla Svezia 124 milioni di euro in aiuti umanitari per l'Ucraina»

La Svezia donerà 1,4 miliardi di corone svedesi all'Ucraina (circa 124 milioni di euro) per sostenere la popolazione del Paese in vista dell'inverno. Il nuovo pacchetto di aiuti è stato presentato dal primo ministro Ulf Kristersson e dal ministro dello Sviluppo Johan Forssell, come riporta il media svedese Svt. «Si tratta del più grande sostegno finora erogato nell'ambito degli aiuti bilaterali della Svezia all'Ucraina», ha dichiarato Kristersson durante la conferenza stampa. La maggior parte del denaro, 900 milioni di corone svedesi, sarà destinato al Fondo per la ricostruzione dell'Ucraina della Banca Mondiale. Il fondo sostiene le infrastrutture chiave dell'Ucraina nei settori dell'energia, degli alloggi, della sanità e dei trasporti e sarà utilizzato per acquistare attrezzature per il riscaldamento e la capacità di trasmissione della rete elettrica ucraina. Forssell ha accusato la Russia di condurre una sorta di «terrorismo energetico» contro l'Ucraina. «La Russia sta deliberatamente attaccando le infrastrutture civili. Con questo pacchetto vogliamo aiutare l'Ucraina a ricostruire e riparare ciò che è stato distrutto», ha dichiarato il ministro dello Sviluppo. Il primo ministro Kristersson ha anche messo in guardia l'Unione europea dalle possibili conseguenze se i Paesi dell'Ue non riusciranno a trovare un accordo su un bilancio a lungo termine al vertice di questa settimana a Bruxelles.

Ore 18:12 - Zelensky a Washington anche per un incontro al Fondo monetario internazionale

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha in programma un incontro oggi al Fondo monetario internazionale a Washington, lo stesso giorno in cui si prevede che l'Fmi approvi un nuovo esborso di 900 milioni di dollari di prestito al suo Paese. Un portavoce del Fondo monetario internazionale ha confermato l'incontro con la managing director Kristalina Georgieva. Zelensky è arrivato nella capitale Usa oggi per lanciare un ennesimo appello a favore dei circa 60 miliardi di dollari in aiuti militari bloccati dai parlamentari repubblicani.

Ore 18:32 - Previsti colloqui a Davos sulla guerra in Ucraina

Una riunione sulla guerra in Ucraina dovrebbe svolgersi in gennaio a Davos, nelle Alpi svizzere. L'incontro evocato dal presidente Zelensky con un post sui social è stato confermato all'agenzia di stampa elvetica Keystone-ATS dal Dipartimento federale degli Affari Esteri (Dfae, ministero degli Esteri svizzero). L'incontro, organizzato in maniera congiunta dalla Svizzera e dalla stessa Ucraina, sarà consacrato alla formula della pace in dieci punti di Volodymyr Zelensky.

La riunione si terrà alla vigilia dell'apertura del Forum economico mondiale (Wef), scrive Keystone-ATS. «I preparativi (...) sono in corso. Gli inviti verranno inviati. Maggiore precisione sarà data a tempo debito, in particolare per quel che riguarda la lista dei partecipanti», ha detto a Keystone-ATS il Dipartimento federale degli Affari Esteri . Si tratterà della quarta sessione dopo gli incontri sul'Ucraina di Gedda, Copenaghen e Malta, precisa Keystone-ATS. In un messaggio su X (ex Twitter) ripreso in mattinata dalla stampa elvetica in lingua tedesca del gruppo Tamedia, Zelensky aveva annunciato che il prossimo ciclo di incontri si sarebbe tenuto in Svizzera, senza altri dettagli. Al momento non è noto se Zelensky si recherà personalmente a Davos e se ne approfitterà per assistere all'apertura del Wef.

Ore 18:36 - Incontro a Washington tra gli alleati di Orban ed esponenti del partito repubblicano americano

C'è un tentativo di saldatura tra le due sponde dell'Atlantico tra chi rema contro nuovi aiuti a Kiev. Alcuni alleati del premier ungherese di estrema destra Viktor Orban tengono oggi un incontro a porte chiuse con esponenti repubblicani a Washington, con l'obiettivo di mettere fine al sostegno militare statunitense all'Ucraina, scrive il Guardian. Promotori dell'evento di due giorni, ospitato dal think tank conservatore della Heritage Foundation, sono membri dell'Hungarian Institute of International Affairs e personale dell'ambasciata ungherese a Washington.

Ore 18:37 - Austin: «Zelensky e l'Ucraina sono esempi di patriottismo, la lotta di Kiev per la libertà è la grande causa dei nostri tempi»

«Zelensky e L'Ucraina sono esempio vivente di patriottismo e della lotta di un Paese per la sua libertà'». Lo ha detto il segretario alla Difesa Usa, Lloyd Austin, nel suo intervento alla National Defense University prima del discorso del presidente ucraino Volodymyr Zelensky. «La battaglia dell'Ucraina per la libertà è una delle grandi cause del nostro tempo». Poi, rivolto direttamente al presidente ucraino, Austin ha detto «lei è la prova vivente di come la leadership di una persona possa ispirare il mondo libero e cambiare il corso della storia».

Ore 18:43 - Zelensky: «La guerra di Putin è contro tutta l'Europa libera»

«La guerra della Russia contro l'Ucraina è in realtà una guerra contro tutta l'Europa libera». Lo ha detto Zelensky a Washington sottolineando che «Putin vuole dividere l'Europa per la prima volta dalla caduta del muro di Berlino».

«Putin deve perdere», così che tutti i suoi possibili emuli ricevano «un messaggio forte e chiaro».

Ore 18:50 - Colloquio tra Kuleba e il ministro degli Esteri ungherese: «Il dialogo continua, futuro europeo comune»

«Abbiamo avuto una conversazione franca con il mio omologo ungherese Péter Szijjártó a Bruxelles. L'ho informato delle recenti modifiche alla legislazione ucraina sulle minoranze nazionali. Abbiamo discusso in dettaglio la questione dell'apertura dei colloqui di adesione dell'Ucraina all'Ue. Ho sottolineato che la decisione politica in materia è ben motivata e tempestiva. L'Ucraina e l'Ungheria condividono un futuro europeo comune. Continueremo il nostro dialogo in vista del vertice del Consiglio europeo che si terrà questa settimana». Lo scrive su X Dmytro Kuleba.

Ore 18:53 - Zelensky a Washington: «L'Ucraina non crollerà, siamo l'ultima frontiera a est»

«L'Ucraina non crollerà e così l'Europa non crollerà, siamo l'ultima frontiera ad est», ha sottolineato il presidente ucraino, ammonendo che lo zar «deve essere fermato all'inizio», prima che minacci altri Paesi, come i Baltici. «Il mondo ci guarda», ha sottolineato.

Ore 18:55 - Zelensky: «I ritardi a Capitol Hill fanno il gioco di Putin»

«I ritardi a Capitol Hill sono quello che vuole Vladimir Putin. Quei ritardi gli fanno credere che la liberta e la democrazia siano al collasso», così Zelensky sottolineando che il leader del Cremlino «sta cercando alleati all'estero e anche negli Usa, con la disinformazione».

Per Putin i ritardi negli aiuti militari sono «sogni che diventano realtà», sostiene Zelensky. «Potete contare sull'Ucraina per sconfiggere», il leader del Cremlino e «speriamo altrettanto di poter contare su di voi», ha detto ancora il presidente ucraino.

Ore 18:57 - «Abbiamo riconquistato il 50% dei territori»

«Abbiamo riconquistato il 50% dei territori catturati dalla Russia all'inizio della guerra. L'Ucraina ha vinto nel Mar Nero - continua Zelensky - la flotta russa è parzialmente distrutta» così ha potuto riprendere l'export di grano.

Ore 19:00 - «Lavoro con Biden anche per produrre munizioni insieme»

«Stiamo lavorando col presidente Joe Biden, che ringrazio, anche per produrre insieme munizioni».

Ore 19:07 - «Domani dirò a Biden e al Congresso i nostri obiettivi del 2024»

Zelensky si è detto «fiducioso come all'inizio della guerra che la libertà prevarrà» e ha promesso che domani dirà a Joe Biden e al Congresso «quali risultati otterremo nel 2024».

Ore 19:26 - Budapest a Kuleba: «L'Ue non è pronta per l'ingresso di Kiev»

Nel corso dell'incontro con il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba, l'omologo ungherese Péter Szijjártó ha sottolineato che per Budapest «non si tratta di una questione tattica, ma di una decisione di importanza storica per l'intero futuro dell'Unione Europea» e ha criticato la mancanza di preparazione da parte della Commissione Europea riguardo al potenziale impatto dell'adesione dell'Ucraina all'Ue. Lo rende noto il portavoce del governo ungherese Zoltan Kovacs sottolineando come Szijjártó abbia «sottolineato la necessità di prepararsi adeguatamente per negoziati reciprocamente vantaggiosi con l'Ucraina».

Ore 19:31 - Zelensky si congratula con Tusk per l'elezione a premier polacco: «Insieme per sconfiggere il nemico comune»

«Il futuro dell'Ucraina e della Polonia poggia sull'unità, sull'assistenza reciproca e sul partenariato strategico per sconfiggere il nostro nemico comune. Quando restiamo uniti, la libertà di entrambe le nostre nazioni è imbattibile». Lo ha dichiarato sul social X il presidente ucraino, Volodymyr Zelensky congratulandosi con Donald Tusk per la sua elezione a primo ministro della Polonia da parte del Sejm. «Apprezziamo il sostegno della Polonia. Insieme, valorizziamo i nostri Paesi e l'intera Europa. Sono certo che l'Ucraina e la Polonia rimarranno impegnate nella causa della difesa della libertà globale», ha aggiunto Zelensky.

Ore 19:53 - Il Consiglio Supremo di Difesa: «Dall'Italia pieno sostegno all'Ucraina»

Il Consiglio Supremo di Difesa ha «esaminato la situazione della guerra in Ucraina e ha ribadito la ferma condanna dell'aggressione operata dalla Federazione Russa e il pieno sostegno dell'Italia all'Ucraina nella sua difesa contro l'invasore. Il Consiglio ha convenuto sulla ricerca, in stretto accordo tra i partner europei e atlantici, di prospettive che permettano di giungere a una pace che sia giusta e duratura, in conformità al diritto internazionale, e per l'avvio di un piano di ricostruzione dell'Ucraina». Lo si legge in una nota del Quirinale al termine del Consiglio Supremo di Difesa.

Ore 19:54 - Kiev: «Ancora bloccato dai camion il valico con la Polonia»

Dopo essere stato riaperto alle 14 (ora locale) il valico di Iagodyn-Dorohusk alla frontiera tra Ucraina e Polonia è stato nuovamente bloccato. Nelle immagini condivise dai trasportatori ucraini e pubblicate da Ukrainska Pravda si vede un camion in posizione orizzontale che blocca la strada. Secondo i polacchi si tratterebbe soltanto di un veicolo in panne, ma la posizione e le proteste portate avanti dal 6 novembre dai trasportatori di Varsavia farebbero pensare a qualcosa di voluto. Il portavoce del Servizio di frontiera statale Andriy Demchenko ha confermato a Ukrainska Pravda che dalle ore 20 è effettivamente presente un camion sull'autostrada dal lato del valico polacco, che rende impossibile il trasporto di merci attraverso il confine verso l'Ucraina. Le guardie di frontiera ucraine non sanno cosa abbia causato la comparsa del camion sulla strada, che ha portato al blocco del traffico di camion.

(Agenzia Nova lunedì 11 dicembre 2023) - Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha avuto una conversazione "sincera" con l'omologo ungherese Viktor Orban a margine della cerimonia di insediamento del presidente dell'Argentina, Javier Milei, svoltasi ieri. Lo ha detto lo stesso Zelensky nel suo videomessaggio serale. "Abbiamo parlato con massima sincerità e chiarezze sui nostri affari europei", ha affermato il leader ucraino.

Estratto dell’articolo di Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera” lunedì 11 dicembre 2023.

[…] Questa settimana ci si appresta a un tornante decisivo: il vertice a Bruxelles dell’Unione europea che deve dare il via all’adesione di Kiev alla Ue e sbloccare 50 miliardi di fondi per il sostegno alla causa ucraina. Ma a mettersi di traverso è proprio l’Ungheria, che da settimane minaccia il veto: «È chiaro che la proposta della Commissione europea per l’accesso dell’Ucraina alla Ue è infondata e mal preparata», ha tuonato su X (Twitter) il primo ministro di Budapest, Viktor Orbán. 

Lui è visto da più parti come la quinta colonna in Europa della Russia putiniana: ma dietro la posizione ungherese si cela un groviglio di ragioni storiche, economiche e psicologiche che occorre provare a sbrogliare se si vuole evitare il fallimento di un summit che vorrebbe essere di portata epocale.

Già la relazione di Budapest con Kiev è complessa: storicamente buoni dopo l’indipendenza dell’Ucraina, i rapporti si sono guastati a causa della questione della minoranza ungherese, forte di almeno 100 mila persone. Il governo di Orbán accusa le autorità ucraine di aver conculcato i diritti della comunità magiara, che loro considerano parte integrante della nazione e che non vuole finire assimilata. Dunque il conflitto russo-ucraino è visto innanzitutto attraverso questo prisma: «Tocca le nostre vite più che una semplice guerra in un Paese vicino», spiega il vice-ministro degli Esteri di Budapest, Levente Magyar.

Ma c’è di più: «L’Ucraina non è pronta per i colloqui di adesione — aggiunge Magyar —: è un Paese in guerra, in crisi, il momento non è maturo». «A Kiev non c’è una democrazia funzionante — rincara la dose Janos Boka, ministro per gli Affari europei — hanno rinviato le elezioni, non hanno una stampa libera». «L’Ucraina non soddisfa nessuno dei criteri della Ue», sintetizza lapidario Zoltan Kovacs, segretario per le Relazioni internazionali del governo. Ma soprattutto, conclude Boka, «l’ingresso di Kiev nella Ue non porterà stabilità, porterà invece la guerra in Europa».

Dietro le ragioni pratiche e politiche, si scorge però la questione inaggirabile del legame con la Russia. I rapporti fra Budapest e Mosca non sono mai stati semplici, la memoria dell’invasione sovietica del 1956 è più che viva nella coscienza collettiva […] l’Ungheria quasi totalmente dipendente dalle forniture di gas e petrolio da Mosca […] Per questo Orbán è accusato di essere il burattino di Putin, così da incontrarlo in maniera tanto calorosa quanto controversa due mesi fa a Pechino. […]

Eppure è tutto il giudizio sul conflitto russo-ucraino a essere assai diverso da quello […] che prevale in Polonia o nei Paesi baltici: gli ungheresi non lo percepiscono come una minaccia diretta ed esistenziale, lo vedono come un conflitto locale […] a Budapest danno voce esplicitamente a quella stanchezza che comincia ormai a serpeggiare anche in Occidente […] Per gli ungheresi occorre trovare una soluzione al più presto per fermare il bagno di sangue, perché secondo loro «non esiste una soluzione militare al conflitto»

[…] «Chiediamo negoziati senza precondizioni — indica Levente Magyar — perché ogni accordo è meglio della guerra: anche noi in passato abbiamo rinunciato a parte dei nostri territori», come accadde alla fine della Prima guerra mondiale, quando l’Ungheria venne amputata dei due terzi. […]

La Controffensiva.

Perché Biden rischia di perdere l'Ucraina (e quel precedente di Roosevelt). Storia di Federico Rampini su Il Corriere delle Sera giovedì 7 dicembre 2023.

O aiutiamo l’Ucraina a difendere la propria libertà, integrità territoriale e sovranità, oppure saremo costretti a combattere noi. Se Putin vince, se riesce a mettere il mondo davanti al fatto compiuto, se incassa l’annessione di una parte del territorio ucraino, i suoi appetiti di espansione imperiale non si fermeranno. Presto toccherà ad altri paesi subire la sorte dell’Ucraina. Alcuni membri della Nato, a cominciare dai Paesi Baltici, sono i prossimi candidati designati per la ricostruzione dell’impero russo-sovietico in Europa dell’Est. Quindi la guerra finirà per coinvolgere direttamente la Nato stessa e l’America. In questo senso aiutare l'Ucraina è il modo meno costoso per proteggere noi stessi.

Quello che avete letto finora è il ragionamento con cui Joe Biden ha cercato – finora senza riuscirci – di far passare al Congresso l’ultima rata di aiuti americani all’Ucraina. È una manovra da 110,5 miliardi di dollari di cui ben oltre la metà sono destinati a Kiev (tra armi e aiuti economici e umanitari), 14 miliardi sono per Israele. Tornerò sui dettagli della mancata approvazione.

È utile ricordare che quell’analisi e quel monito di Biden hanno delle analogie con la posizione del presidente democratico Franklin Delano Roosevelt all’epoca in cui Adolf Hitler cominciò la sua avanzata militare in Europa, partendo dall’aggressione della Cecoslovacchia nel 1938 a cui seguì l’invasione della Polonia concordata con l’Urss di Stalin. L’analogia va manovrata con molta cautela. Lungi dal nobilitare la posizione di Biden, il precedente di Roosevelt è poco rassicurante. In realtà quel presidente – abbreviato con la sigla FDR – non riuscì a convincere gli americani che Hitler fosse una minaccia per gli interessi vitali della nazione, cioè che dopo aver invaso mezza Europa avrebbe finito per attentare alla sicurezza degli Stati Uniti. Non solo la destra isolazionista (forte già allora) ma anche pezzi di elettorato democratico non credettero a quella tesi. Hitler invase la Polonia d’accordo con Stalin il primo settembre 1939. L’America entrò in guerra più di due anni dopo, e solo per effetto dell’attacco giapponese contro la sua base militare a Pearl Harbor il 7 dicembre 1941. Nel frattempo la Germania di Hitler aveva occupato o soggiogato buona parte dell’Europa, Francia inclusa. FDR, dall’alto di un prestigio immensamente superiore a quello di Biden e con una maggioranza parlamentare assai robusta, non era stato capace di convincere gli americani che l’espansionismo nazista li minacciava. Ci riuscì solo dopo un attacco a tradimento perpetrato con una strage di militari americani e in uno degli Stati Usa, le Hawaii.

L’ultima votazione al Senato di Washington, che ha visto la bocciatura degli aiuti all’Ucraina da parte dei repubblicani, fotografa una situazione per certi versi analoga. La spaccatura nella classe politica è solo una parte del problema. I repubblicani del Congresso in realtà non sono tutti isolazionisti né sono tutti pregiudizialmente contrari a continuare gli aiuti all’Ucraina. Le sfumature sono tante. Anzitutto, la leadership repubblicana al Senato ha chiesto a Biden e al suo partito un compromesso: via libera alla nuova tranche di finanziamenti per l’Ucraina, in cambio di restrizioni a quell’immigrazione clandestina che per l’elettorato di destra è una delle emergenze nazionali. Il rifiuto dei democratici di fare concessioni adeguate su questo fronte riflette una spaccatura nel partito di Biden, spesso ostaggio della sua ala sinistra che non vuole limiti sull’immigrazione (un problema che si riproporrà in campagna elettorale). Un altro segnale che i problemi non sono solo a destra è venuto dal voto contrario di Bernie Sanders, senatore socialista del Vermont, già candidato alla nomination presidenziale, una delle figure più amate dalla sinistra e dai giovani. Sanders ha votato con i repubblicani non perché ostile all’Ucraina ma perché contrario agli aiuti a Israele.

Dentro il partito repubblicano non mancano le divisioni. Via via che la campagna elettorale si scalda, si accentuano le differenze tra l’ala trumpiana dichiaratamente isolazionista, e una fetta di establishment che include la candidata Nikki Haley, allineata sulla tradizione atlantista, ostile alla Russia e alla Cina.

Concentrarsi solo sulle votazioni parlamentari e sulle prese di posizione dei politici, fa perdere di vista ciò che si muove dentro la società civile. L’idea che nella guerra ucraina l’America fronteggi una minaccia vitale alla propria sicurezza nazionale, ha sempre fatto fatica a conquistare l’elettorato di destra ma è lungi dal fare l’unanimità anche a sinistra. È più facile semmai costruire un consenso bipartisan sulla minaccia economica cinese e i suoi danni per i lavoratori Usa: non a caso sul terreno del protezionismo contro Pechino c’è una vera continuità bipartisan Trump-Biden. La tragedia di Gaza ha aperto un nuovo focolaio di diatribe e divergenze all’interno del partito democratico. Questo rende ancora più difficile per Biden far digerire alla sua ala sinistra delle concessioni sulla politica migratoria.

In campagna elettorale risuonerà sempre più spesso un’accusa trumpiana che cattura consensi ben oltre le truppe dei suoi fedelissimi: se non siamo capaci di far rispettare i nostri confini, se non sappiamo difendere le nostre frontiere nazionali da un’invasione illegale, che vantaggio ricaviamo dalla difesa dei confini ucraini? Secondo tutti i sondaggi la questione migratoria figura in testa alle preoccupazioni degli elettori americani e avrà un ruolo importante nella campagna del 2024, mentre la politica estera è meno sentita.

Articolo del "Washington Post" mercoledì 6 dicembre 2023. Traduzione di Marco Zonetti

Il 15 giugno, in una sala conferenze nella sede della NATO a Bruxelles, il segretario della Difesa americano, Lloyd Austin, fiancheggiato dal fior fiore dei comandanti statunitensi, sedeva al tavolo con il suo omologo ucraino, accompagnato dagli assistenti militari di Kiev. 

Con voce baritonale, Austin domandò al ministro della Difesa ucraino Oleksii Reznikov delucidazioni sul processo decisionale nei primi giorni della tanto attesa controffensiva, chiedendogli espressamente come mai le sue forze militari non stessero impiegando le attrezzature di sminamento fornite dall'Occidente, così da sferrare un attacco più ampio e automatizzato, o perché non utilizzassero il fumo per occultare la loro avanzata. Malgrado le linee difensive russe fossero serrate, diceva Austin, le truppe del Cremlino non erano invincibili.

Reznikov, un avvocato calvo e occhialuto, rispose che tali decisioni spettavano solo ai comandanti ucraini. Ma fece notare che i mezzi blindati ucraini venivano distrutti dagli elicotteri, dai droni e dall'artiglieria dei russi a ogni loro tentativo di avanzare. Senza il supporto aereo, diceva, l'unica soluzione era impiegare l'artiglieria per bombardare le linee russe, quindi scendere dai mezzi bersagliati e procedere a piedi. 

"Non abbiamo spazio di manovra a causa della densità delle mine di terra e delle imboscate dei carri armati", avrebbe detto Reznikov, secondo un ufficiale presente alla riunione.

La riunione di Bruxelles, tenutasi meno di due settimane dopo l'inizio della campagna militare, illustra come una controffensiva nata nell'ottimismo generale sia poi fallita, generando frizioni e ripensamenti tra Washington e Kiev e sollevando ulteriori dubbi sulle capacità dell'Ucraina di riconquistare territori quantitativamente decisivi. 

All'avvicinarsi dell'inverno, mentre le linee del fronte si congelano, la gran parte degli alti papaveri militari riconosce ufficialmente che la guerra è giunta a uno stallo, a un punto morto.

La seguente disamina degli eventi che portarono alla controffensiva ucraina si basa su una serie di colloqui con oltre trenta alti ufficiali ucraini, statunitensi e dei Paesi dell'Ue. Tale disamina fornisce nuove informazioni utili e una serie di dettagli finora mai resi pubblici sul profondo coinvolgimento americano nella pianificazione militare della controffensiva e sui fattori che contribuirono ai suoi insuccessi. 

La seconda parte di questo resoconto esamina come si è combattuta l'offensiva di terra durante l'estate e l'autunno, e le sempre più ampie spaccature tra Washington e Kiev. 

Ecco alcuni elementi chiave che hanno plasmato la controffensiva e il suo esito iniziale:

- Le forze armate ucraine, americane e inglesi effettuarono otto simulazioni di operazioni militari per pianificare la campagna. Ma Washington sbagliò a valutare fino a che punto le forze ucraine potessero essere trasformate in una forza di combattimento "in stile occidentale" nel breve periodo – soprattutto senza fornire a Kiev una potenza aerea fondamentale per gli eserciti moderni. 

- Gli ufficiali americani e ucraini erano talora in forte disaccordo su strategie, tattiche e tempistiche. Il Pentagono voleva che l'attacco avesse inizio a metà aprile per impedire alla Russia di continuare a rafforzare le proprie linee. Gli ucraini, dal canto loro, esitavano, insistendo di non essere pronti senza ulteriori armi e addestramenti.

- Le forze armate americane erano sicure che un attacco frontale automatizzato alle linee russe fosse fattibile con i soldati e le armi in possesso dell'Ucraina. Le simulazioni concludevano che le forze di Kiev, nella migliore delle ipotesi, potessero raggiungere il Mar d'Azov e tagliare fuori l'esercito russo a sud in un periodo di tempo compreso fra i sessanta e i novanta giorni. 

- Gli Stati Uniti si dicevano a favore di un attacco concentrato lungo l'asse meridionale, mentre la leadership ucraina riteneva che le sue forze dovessero attaccare in tre diversi punti lungo il fronte di 600 miglia, in direzione sud verso Melitopol e Berdyansk sul Mar d'Azov e in direzione est verso la città di Bakhmut.  

- La comunità dell'intelligence statunitense aveva una visione più negativa rispetto a quella delle forze armate americane, e stimava che l'offensiva avesse solo il cinquanta per cento di possibilità di riuscita, a causa delle robuste e variegate difese che la Russia aveva approntato durante l'inverno e la primavera. 

 - In Ucraina e in Occidente erano in molti a sottovalutare la capacità della Russia di riprendersi dai disastri sul campo di battaglia e di fare ricorso alle sue forze: uomini, mine e volontà di sacrificare vita umane a un livello che pochi altri Paesi possono permettersi.

- All'avvicinarsi dell'atteso lancio dell'offensiva, gli ufficiali ucraini temevano di subire perdite catastrofiche – mentre quelli americani ritenevano che il bilancio sarebbe stato in ultima analisi più negativo senza un attacco decisivo. 

L'anno è iniziato con la determinazione occidentale alle stelle, le forze ucraine estremamente sicure e la previsione del presidente Volodymyr Zelensky di una vittoria certa. 

Mentre adesso vi è incertezza su tutti i fronti. Il morale in Ucraina sta declinando sempre più, l'attenzione internazionale è ormai rivolta al Medio Oriente. Perfino tra i sostenitori dell'Ucraina aumenta sempre più la riluttanza politica a contribuire ulteriormente a una causa precaria. In quasi tutti i punti del fronte, aspettative e risultati sono sempre più divergenti mentre le forze ucraine sono costrette ad abbandonare i mezzi e procedere lentamente a piedi riconquistando solo piccoli frammenti di territori.

"Volevamo risultati più rapidi" ha detto Zelensky in un'intervista all'Associated Press la settimana scorsa. "Da quel punto di vista, non abbiamo ottenuto gli esiti desiderati. E questo è un fatto." 

Complessivamente, tutti questi fattori rendono una vittoria dell'Ucraina assai meno plausibile rispetto ad anni di guerra e distruzione. 

Gli inconcludenti e scoraggianti primi mesi di campagna militare suscitano nei sostenitori occidentali di Kiev interrogativi sul futuro, mentre Zelensky – sostenuto dalla stragrande maggioranza degli ucraini – giura di combattere fin quando l'Ucraina ripristinerà i confini stabiliti nel 1991 con l'indipendenza dall'Unione Sovietica.

"Ci vorranno anni e un bagno di sangue", ha dichiarato un ufficiale della sicurezza britannica. "L'Ucraina è disposta a tutto questo? Quali saranno le conseguenze per quanto riguarda le vite umane? E le conseguenze economiche? E quelle per il sostegno occidentale?" 

Adesso, l'anno si appresta a concludersi con il presidente russo Vladimir Putin più sicuro che mai di poter attendere più a lungo del volubile Occidente e di assorbire completamente il territorio ucraino già occupato dalle sue forze armate.

Simulazioni del piano di battaglia

In una conference call tenutasi nell'autunno inoltrato del 2022, dopo che Kiev aveva riconquistato territori nel nord e nel sud del Paese, il segretario della Difesa Lloyd Austin domandò al generale Valery Zaluzhny, comandante in capo delle forze armate ucraine, di cosa avesse bisogno per un'offensiva primaverile. Zaluzhny rispose di aver bisogno di cento mezzi corazzati e di altre nove brigate militari addestrate in Germania e pronte a combattere. 

"Deglutii a fatica" disse più tardi Austin, secondo un ufficiale informato della conference call. "È pressoché impossibile" disse ai colleghi. 

Nei primi mesi del 2023, le forze armate britanniche, ucraine e USA portarono a termine una serie di simulazioni nella base militare americana di Wiesbaden, in Germania, dove gli ufficiali ucraini erano integrati in un comando costituito ad hoc e responsabile del sostegno alla guerra di Kiev. 

La sequenza di otto simulazioni ad altissimo livello costituiva l'ossatura dell'impegno americano volto a perfezionare un piano dettagliato e fattibile per la campagna militare, e per determinare quali nazioni occidentali avrebbero dovuto contribuire, e con quali mezzi, per condurlo a un esito positivo.

"Radunammo tutti gli alleati e i partner e li sprememmo nel vero senso della parola per ottenere ulteriori mezzi automatizzati" dichiarò un alto papavero della Difesa USA. 

Durante le simulazioni, che durarono diversi giorni ciascuna, i partecipanti interpretavano il ruolo delle forze russe – le informazioni sulle cui capacità e linee di condotta erano fornite dall'intelligence ucraina e dei Paesi alleati – o il ruolo dell'esercito e dei comandanti ucraini, la cui prestazione era vincolata alla realtà che avrebbero dovuto subire gravi restrizioni per quanto riguardava uomini e munizioni.    

La Russia teneva prigionieri quei minorenni ucraini. La loro testimonianza poteva essere usata contro Putin.

Le esercitazioni venivano condotte utilizzando un software apposito per le simulazioni e fogli di calcolo Excel – e, talvolta, limitandosi a spostare i vari pezzi su una mappa. Le simulazioni comprendevano delle esercitazioni con componenti più piccoli focalizzati ciascuno su un preciso elemento della battaglia – operazioni offensive o logistiche.

A diverse simulazioni parteciparono alcuni alti ufficiali, fra cui il generale Mark A. Milley, all'epoca Capo di stato maggiore congiunto delle forze armate USA, e il colonnello generale Oleksandr Syrsky, comandante delle forze di terra ucraine, i quali venivano informati via via dei risultati. 

Durante una visita a Wiesbaden, Milley parlò con i soldati delle operazioni speciali ucraine – che stavano lavorando con i Berretti Verdi americani – sperando di ispirarli anzitempo riguardo alle operazioni nelle zone controllate dal nemico.

"Non dovrà esserci un solo russo che vada a dormire senza domandarsi se gli taglieranno la gola in piena notte" disse Milley, secondo un ufficiale informato dei fatti. "Dovete tornare laggiù e fare campagna militare dietro le linee." 

Gli ufficiali ucraini auspicavano che l'offensiva potesse rinverdire il successo dell'autunno del 2022, quando avevano riconquistato alcune zone della regione del Kharkiv nel nord est del Paese e la città di Kherson nel sud, in una campagna militare che sorprese perfino i più grandi sostenitori dell'Ucraina. 

Ma, a detta degli ufficiali occidentali, le simulazioni militari confermavano la loro valutazione secondo cui l'Ucraina avrebbe fatto meglio a concentrare le forze su un solo obiettivo strategico – un attacco massiccio attraverso le zone occupate dalla Russia verso il Mar d'Azov, tagliando fuori la via di terra del Cremlino dalla Russia alla Crimea, cruciale linea di rifornimento.

Come asserì un ex ufficiale americano, le simulazioni offrirono agli USA l'opportunità di dire, in diversi momenti, agli ucraini: "Lo so che volete tanto, ma tanto tanto, fare questa cosa, ma non funzionerà". 

In fin dei conti, però, sarebbero stati Zelensky, Zaluzhny e gli altri leader ucraini a decidere, notò lo stesso ex ufficiale. 

I militari provarono a valutare le probabilità dei più diversi scenari, fra cui l'ipotesi di una resa dei russi – giudicata "ben poco plausibile" – o quella di un'importante battuta d'arresto per gli ucraini che avrebbe aperto uno spiraglio per un altrettanto importante contrattacco russo – anch'essa una probabilità piuttosto esile.

"Dopodiché capita che la realtà stia nel mezzo, con gli esiti più vari", disse un ufficiale britannico. 

L'ipotesi più ottimistica per tagliare fuori il ponte di terra era dai sessanta ai novanta giorni. Le esercitazioni preconizzavano anche una battaglia difficile e sanguinosa, con perdite di soldati ed equipaggiamenti addirittura del 30-40%, secondo gli ufficiali USA. 

Gli ufficiali americani avevano testimoniato, nelle più importanti battaglie in Iraq e in Afghanistan, un numero ben più ridotto di vittime rispetto a quanto stimato. E reputavano le stime un punto di partenza per pianificare le cure mediche e l'evacuazione dai campi di battaglia sicché le perdite non raggiungevano mai le cifre previste.

I numeri "possono essere un motivo di riflessione", disse l'alto ufficiale della Difesa USA. "Ma non sono mai alti come le previsioni, perché sappiamo di doverci impegnare per far sì che non lo siano." 

Gli ufficiali americani ritenevano anche che, nel caso in cui Kiev non fosse riuscita a sferrare un attacco decisivo, sarebbero rimasti uccisi altri soldati ucraini e che il conflitto si sarebbe trasformato in una prolungata guerra di logoramento. Ma si sentivano a disagio a suggerire una strategia che avrebbe comportato perdite significative, a prescindere dall'esito finale.

"Per noi era facile dire loro durante una simulazione: 'D'accordo, basta che vi concentriate su un punto e attaccate a tutta forza'" dichiarò un alto ufficiale USA. "Avrebbero perduto un mucchio di uomini e avrebbero perduto un mucchio di mezzi". Tali scelte tuttavia, disse l'alto ufficiale, diventavano "ben più difficili sul campo di battaglia". 

Su questo concordava un ex ufficiale ucraino che, con il senno di poi, ammise: "Le simulazioni militari "non funzionano". In parte per via delle nuove tecnologie che stavano trasformando i campi di battaglia. I soldati ucraini stavano combattendo una guerra diversa da tutte quelle combattute fino ad allora dalle forze NATO: un vasto conflitto tradizionale, con le trincee in stile Prima Guerra Mondiale sovrastate da onnipresenti droni e da altri strumenti futuristici – e senza la superiorità aerea che è stata appannaggio dell'esercito americano in ogni conflitto moderno che abbia combattuto. 

"Tutti questi metodi… può prenderli e buttarli via, sa?" disse l'alto ufficiale ucraino riguardo alle simulazioni militari. "Può buttarli via perché ormai non funziona più così." 

Dissensi sugli schieramenti 

Gli americani avevano a lungo eccepito sulla saggezza delle decisioni di Kiev di mantenere le forze nei dintorni della città assediata di Bakhmut, nella parte orientale del Paese.

Gli ucraini erano di diverso parere. "Bakhmut resiste" era diventato sinonimo dell'orgoglio che provavano per la strenua resistenza dei loro soldati contro un nemico più grande. Per mesi e mesi, l'artiglieria russa e quella ucraina avevano polverizzato la città. Migliaia di soldati si uccidevano e ferivano a vicenda per guadagnare ulteriori spazi, che spesso si limitavano a meri isolati urbani. 

Infine, a maggio, la città cadde nelle mani dei russi. 

Spalleggiato dal suo comandante in capo, Zelensky rimase tetragono sulla necessità di mantenere un'importante presenza nei dintorni di Bakhmut e, lì, colpire le forze russe come parte della controffensiva. A tale scopo, Zaluzhny mantenne ulteriori forze nei dintorni di  Bakhmut di quanto invece non fece a sud, comprese le unità più esperte e addestrate del Paese, come osservarono con un certo sconforto i militari americani.

Gli ufficiali ucraini obiettavano che avevano bisogno di sostenere una pesante battaglia nella zona di Bakhmut perché altrimenti la Russia avrebbe cercato di occupare nuovamente parti della regione del Kharkiv e di avanzare nel Donetsk — un obiettivo chiave per Putin, che vuole impadronirsi dell'intera regione. 

Come rivelò un alto ufficiale ucraino: "Dicemmo agli americani: 'se foste al posto dei nostri generali, vedreste che se noi non facciamo di Bakhmut l'oggetto del contendere, lo farebbero i russi. E non possiamo permetterlo".

Inoltre, secondo un alto ufficiale britannico, Zaluzhny meditava di rendere la formidabile distesa di seicento miglia del fronte un problema per i russi. Il generale ucraino voleva infatti indurre la forza occupante russa – molto più vasta, e che già aveva difficoltà con il morale dei soldati e con gli aspetti logistici – ad allungarsi ulteriormente così da diluire la sua potenza di combattimento.   

Gli ufficiali occidentali trovavano problematico quell'approccio, che avrebbe ridotto anche la potenza di fuoco dell'esercito ucraino sotto ogni punto di vista offensivo. La dottrina militare occidentale imponeva un'offensiva concentrata verso un singolo obiettivo.

E tuttavia, gli americani cedettero. 

"Gli ucraini conoscono il territorio. Conoscono i russi", dichiarò un alto ufficiale USA. "Non è la nostra guerra. E noi fummo obbligati a soprassedere in quel senso." 

Le armi di cui Kiev aveva bisogno 

Il 3 febbraio, Jake Sullivan, consulente del Presidente per la sicurezza nazionale, radunò i più alti ufficiali della sicurezza nazionale per esaminare assieme i piani della controffensiva. 

La Situation Room sotterranea della Casa Bianca era in ristrutturazione, quindi i vertici dello Stato, della Difesa e del Tesoro, assieme a quelli del CIA, si riunirono in una sala conferenze sicura in una palazzina adiacente, l'Eisenhower Executive Office Building.

La gran parte degli astanti era a conoscenza della strategia ucraina del "tridente". Obiettivo dei consulenti di Biden era quello di scambiarsi assensi o riserve al riguardo e cercare di raggiungere il consenso sulla loro consulenza congiunta al presidente. 

Le questioni poste da Sullivan erano semplici, disse uno dei partecipanti. Per prima cosa, Washington e i suoi alleati erano in grado di preparare l'Ucraina a fare breccia attraverso le oltremodo fortificate difese russe? 

E inoltre, se anche gli ucraini fossero stati preparati, "erano effettivamente in grado di farlo?"

Miley, sempre pronto con le sue mappe dell'Ucraina, spiegò i potenziali assi dell'offensiva e il dislocamento delle forze ucraine e russe. Lui e Austin illustrarono la loro conclusione secondo cui "l'Ucraina, per avere successo, doveva combattere in maniera diversa", come ricordò un ufficiale amministrativo strettamente coinvolto nella pianificazione. 

L'esercito ucraino, dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica, era diventato una forza difensiva. 

Sin dal 2014, si era focalizzato su un conflitto logorante, ma a basso livello, contro le forze appoggiate dai russi nella regione orientale del Donbas. Orchestrare un'avanzata in larga scala avrebbe richiesto un cambiamento significativo nella struttura e nelle tattiche della sua forza militare.

La pianificazione imponeva un migliore e più ampio addestramento occidentale, che fino a quel punto si era limitato a insegnare a piccoli gruppi e a singoli individui a utilizzare le armi fornite dall'Occidente. Migliaia di soldati venivano addestrati in Germania in vaste formazioni e in manovre militari "all'americana", i cui principi risalivano alla Seconda Guerra Mondiale. Ai soldati americani, addestrarsi in quelle che erano note come operazioni "pluriarmate" richiedeva spesso più di un anno. Il piano ucraino proponeva di condensare il tutto in pochi mesi.

Anziché fare fuoco d'artiglieria, quindi effettuare "lenti progressi" e poi sparare di nuovo, gli ucraini avrebbero "sparato avanzando al tempo stesso", con brigate di recente addestramento che procedevano con mezzi corazzati e il supporto dell'artiglieria "come in una sinfonia", disse l'alto ufficiale amministrativo. 

Ai primi di gennaio, l'amministrazione Biden annunciò che avrebbe inviato dei mezzi da combattimento Bradley; la Gran Bretagna accettò di trasferire quattordici carri armati Challenger. Quello stesso mese, dopo un riluttante annuncio da parte degli USA secondo cui, per l'autunno, avrebbero fornito dei carri armati Abrams M1 di prima scelta, la Germania e altri Paesi NATO promisero centinaia di carri armati Leopard di fattura tedesca in tempo per la controffensiva.

Problema ben più grande era la fornitura delle munizioni 155 mm, che avrebbero permesso all'Ucraina di competere con il vasto arsenale dell'artiglieria russa. Il Pentagono calcolò che ogni mese Kiev avrebbe avuto bisogno di novantamila di esse, o anche più. Benché la produzione americana fosse in crescita, ve n'era appena più di un decimo. 

"La matematica non è un'opinione" disse l'ex alto ufficiale. "A un certo punto, non saremmo stati più in grado di fornirle".

Sullivan illustrò a quel punto varie soluzioni. La Corea del Sud disponeva di massicce quantità di munizioni fornite dagli USA, ma le sue leggi vietavano l'invio di armi nelle zone di guerra. 

Il Pentagono calcolò che, nel giro di 41 giorni, potevano essere trasferite per via aerea circa 330mila munizioni 155 mm, se si fosse riusciti a convincere Seoul.

Gli alti ufficiali amministrativi avevano parlato con i loro omologhi di Seul, che erano aperti all'idea, purché la fornitura fosse stata indiretta. All'inizio dell'anno le munizioni iniziarono ad arrivare in massa, e la Corea del Sud divenne il più vasto fornitore di munizioni d'artiglieria all'Ucraina rispetto a tutte le altre nazioni europee messe assieme. 

L'alternativa più immediata sarebbe stata quella di attingere all'arsenale di 155 mm dell'esercito americano fra le quali, a differenza della variante sudcoreana, abbondavano le munizioni a grappolo. Il Pentagono ne possedeva a migliaia, lì a prender polvere da anni. Ma il segretario di Stato Antony Blinken si oppose categoricamente.

La testata di tali armi a grappolo, ufficialmente note come Dual-Purpose Improved Conventional Munitions, o DPICM, ospitava dozzine di bombe più piccole che si disperdevano in una vasta area. Alcune inevitabilmente non esplodevano, rappresentando così un rischio perpetuo per i civili, e 120 Paesi – compresa gran parte degli alleati degli USA, ma non l'Ucraina e la Russia – avevano firmato un trattato per bandirle. Inviare quelle munizioni sarebbe costato parecchio agli Stati Uniti in materia di etica militare. 

A fronte delle forti obiezioni di Blinken, Sullivan rinviò le valutazioni sulle DPICM. Non sarebbero state sottoposte all'approvazione di Biden, almeno per il momento. 

Può vincere l'Ucraina?

Concordando gli astanti che gli Stati Uniti e i loro alleati potessero fornire quelli che ritenevano le forniture e gli addestramenti di cui l'Ucraina necessitava, Sullivan affrontò la seconda parte dell'equazione: l'Ucraina poteva farcela? 

In occasione del primo anniversario della guerra, a febbraio, Zelensky si era vantato che il 2023 sarebbe stato "l'anno della vittoria". Il capo della sua intelligence aveva decretato che, presto, gli ucraini sarebbero andati in vacanza in Crimea, la penisola che la Russia aveva illecitamente annesso al suo territorio nel 2014. Ma in seno al Governo USA, qualcuno non era altrettanto sicuro.

Secondo gli ufficiali dell'intelligence americana, scettici nei confronti dell'entusiasmo del Pentagono, le probabilità di successo non superavano il cinquanta per cento. Tale stima deprimeva gli omologhi del dipartimento della Difesa, specie quelli del Comando Europeo USA che ricordavano l'errata previsione delle "spie" nei giorni antecedenti all'invasione del 2002, previsione secondo la quale Kiev sarebbe caduta in mano ai russi nel giro di pochi giorni. 

Alcuni ufficiali della Difesa osservarono causticamente che l'ottimismo non era nel DNA degli ufficiali dell'intelligence – come disse l'alto ufficiale, erano i "menagrami" del Governo, ed era sempre più comodo scommettere sul fallimento.

"In parte era solo per l'effettivo peso della forza militare russa", rifletté più tardi in un'intervista il direttore della CIA William J. Burns. "Malgrado tutta l'incompetenza dimostrata nel primo anno di guerra, i russi erano comunque riusciti a lanciare una caotica mobilitazione per riempire parecchie lacune sul fronte. A Zaporizhzhia” – la linea cruciale della controffensiva se il ponte di terra fosse stato tagliato fuori – "li vedevamo costruire difese piuttosto formidabili, difficili da penetrare, e assai costose, assai sanguinose per gli ucraini." 

Forse più di ogni altro alto ufficiale, Burns, già ambasciatore in Russia, si era recato molte volte a Kiev l'anno precedente, talvolta in segreto, per incontrare il suo omologo russo assieme a Zelensky e ai suoi alti ufficiali dell'esercito. Apprezzava l'arma più potente degli ucraini – la loro volontà di combattere una minaccia esistenziale. Ma sapeva bene che, secondo l'intelligence americana, sarebbe stata un'impresa titanica.

Due mesi dopo che Sullivan e gli altri ebbero aggiornato il presidente, un rapporto top-secret dell'intelligence con gli ultimi sviluppi sulla situazione stimò che, per quanto riguardava l'Ucraina, l'impegno profuso per fare incetta di soldati, munizioni, mezzi ed equipaggiamenti sarebbe stato probabilmente "molto inferiore" agli obiettivi della controffensiva ucraina. 

L'Occidente aveva fino ad allora rifiutato di accondiscendere alla richiesta ucraina di aerei da caccia e di Army Tactical Missile System, o ATACM, in grado di raggiungere bersagli situati ben oltre le linee russe, e di cui gli ucraini dicevano di aver bisogno per colpire siti chiave del comando e dei rifornimenti Russi. 

"Una forza militare appena nata, e con eredità post-sovietiche, non diventa dalla sera alla mattina come l'esercito americano del 2023" osservò un alto ufficiale dell'intelligence occidentale. "È una follia aspettarsi di poter dare qualcosa agli ucraini e che basti questo a cambiare la loro maniera di combattere."

Le forze armate americane non obiettavano che sarebbe stato uno scontro sanguinoso. All'inizio del 2023, sapevano che ben 130mila soldati ucraini erano rimasti feriti o uccisi in guerra, compresi molti dei migliori militari del Paese.  Alcuni comandanti ucraini stavano già avanzando dubbi sulla campagna imminente, citando il numero dei soldati privi di esperienza sul campo di battaglia. 

Pure, il Pentagono aveva anche lavorato a stretto contatto con le forze ucraine. Gli ufficiali le avevano osservate battersi coraggiosamente e avevano supervisionato gli sforzi di rifornirle con ingenti quantità di armi sofisticate. I militari americani obiettavano sulle stime dell'intelligence, che a loro avviso non riuscivano a tenere conto della potenza di fuoco degli armamenti forniti di fresco, né della volontà di vincere degli ucraini.

"Il piano che stavano portando avanti era del tutto fattibile con la forza di cui disponevano, secondo le tempistiche che avevamo pianificato" disse un alto ufficiale USA. 

Austin sapeva che un ulteriore periodo di tempo per addestrarsi nelle nuove tattiche e con i nuovi equipaggiamenti sarebbe stato tanto di guadagnato ma che l'Ucraina non poteva permettersi quel lusso. 

"In un mondo perfetto, una scelta ce l'hai. Continui a dire: 'Voglio prendermi ancora sei mesi per addestrarmi e per prendere dimestichezza con questo o con quello'" disse in un'intervista. "La mia opinione è che loro non avessero scelta. Stavano combattendo per la loro vita." 

La Russia si prepara

A marzo, la Russia stava preparando già da molti mesi le proprie difese, costruendo miglia e miglia di barriere, trincee e altri ostacoli da una parte all'altra del fronte in vista dell'offensiva ucraina. 

Dopo sconfitte cocenti nella regione di  Kharkiv e di Kherson nell'autunno 2022, la Russia parve giungere a una svolta. Putin designò il generale Sergei Surovikin — noto come “Generale Armageddon” per le sue spietate tattiche in Siria — alla guida delle operazioni di combattimento russe in Ucraina, concentrandosi sul mantenimento dei territori anziché sulla conquista di altri. 

Nei mesi successivi all'invasione del 2022, le trincee russe erano minimali – delle fosse diritte e suscettibili alle inondazioni soprannominate "linee cadavere", secondo Ruslan Leviev, analista e co-fondatore del Conflict Intelligence Team, che ha seguito passo passo l'attività militare russa in Ucraina fin dal 2014.

Ma al proseguire della guerra, la Russia si adattò, scavando trincee più asciutte e a zig zag che proteggevano meglio i soldati dai bombardamenti. Oltre a farsi più sofisticate, disse Leviev, le trincee si aprirono altresì all'interno delle foreste per agevolare la ritirata ai difensori. I russi costruirono delle gallerie fra le varie postazioni, aggiunse l'analista, per rispondere all'impiego diffuso dei droni da parte dell'Ucraina. 

Le trincee facevano parte delle variegate difese che comprendevano campi minati, piramidi di cemento note come "denti di drago", e fossati anti-carro. Se i campi venivano sminati, le forze russe disponevano di sistemi veicolati da razzi per riseminarli diffusamente di ordigni esplosivi. 

A differenza delle operazioni offensive russe delle prime fasi della guerra, tali difese seguivano testualmente i parametri sovietici. "Questo è un caso in cui hanno messo in atto la loro dottrina" dichiarò un alto ufficiale dell'intelligence. 

Konstantin Yefremov, già ufficiale della 42ma divisione fucilieri motorizzati russa di stanza a Zaporizhzhia nel 2022, rammentò che la Russia disponeva dell'equipaggiamento e degli uomini necessari a costruire un solido muro per contrastare l'attacco. 

F-16 TURCHI

"L'esercito putiniano sta soffrendo per la carenza di varie armi, ma può letteralmente nuotare nelle mine", disse Yefremov in un'intervista dopo essere fuggito a Occidente. "Ne hanno milioni, sia anticarro sia antiuomo.” 

Povertà, disperazione e paura rendono poi le decine di migliaia di soldati russi coscritti una forza lavoro ideale. "Forza lavoro da schiavizzare, non serve altro" disse. "E a maggior ragione, i soldati semplici russi sanno che stanno costruendo le trincee e le altre difese per sé, per salvare la pelle."

Inoltre, secondo una tattica impiegata sia nella prima sia nella seconda guerra mondiale, Surovkin schierava delle unità dietro ai soldati russi, per bloccarli e impedire loro di battere in ritirata, a volte sotto pena di morte. 

Le opzioni a loro disposizione erano "morire uccisi dalle nostre unità o dalle loro", disse il colonnello Oleksandr Netrebko, comandante di una brigata di polizia recentemente costituita che combatteva nei dintorni di Bakhmut. 

Pure, malgrado la Russia disponesse di molti più soldati, di un arsenale militare più nutrito e di quella che un ufficiale USA definì "la pura e semplice disponibilità a sopportare perdite oltremodo drammatiche", gli ufficiali americani sapevano che aveva anche dei punti deboli piuttosto seri.

All'inizio del 2023, come stimavano le agenzie d'intelligence USA, circa duecentomila soldati russi erano rimasti uccisi o feriti, fra i quali una miriade di commando estremamente addestrati. I soldati inviati in fretta e furia in Ucraina in sostituzione dei caduti erano inesperti. Il turnover dei comandanti sul campo aveva danneggiato il comando e il controllo. Quanto agli equipaggiamenti, le perdite erano altrettanto sconcertanti: più di duemila carri armati, circa quattromila mezzi da combattimento corazzati e almeno 75 velivoli, secondo un documento del Pentagono trapelato in una chat della piattaforma Discord in primavera.

Si valutava che la forza russa non bastasse a proteggere tutte le linee del conflitto. Ma a meno che l'Ucraina non si fosse messa in movimento al più presto, il Cremlino avrebbe potuto rimediare alle proprie mancanze nel giro di un anno, o anche meno se avesse ricevuto aiuti da Paesi amici come l'Iran e la Corea del Nord. 

Era imperativo, discutevano gli ufficiali USA, che l'Ucraina lanciasse l'offensiva.

Più soldati, più armi 

A fine aprile il segretario generale della NATO fece un viaggio non annunciato a Kiev per vedere Zelensky. Stoltenberg, ex primo ministro norvegese, si recò nella capitale ucraina per discutere delle preparazioni del summit della NATO di luglio, oltre che del desiderio di Kiev di entrare a far parte dell'alleanza atlantica. 

Ma in occasione di un pranzo di lavoro con una manciata di ministri e di assistenti, la conversazione si trasformò nella preparazione della controffensiva – come stavano andando le cose e quanto c'era ancora da fare. 

Secondo due persone informate del colloquio, Stoltenberg — che era atteso il giorno successivo in Germania per un riunione del Gruppo di Contatto della Difesa Ucraina, un consorzio di circa cinquanta Paesi che forniscono armi e altri mezzi di sostegno a Kiev— chiese informazioni sull'impegno per equipaggiare e addestrare le brigate ucraine per la fine di aprile.

Secondo le persone di cui sopra, Zelensky riferì che l'esercito ucraino si aspettava che le brigate fossero all'80-85% per la fine del mese. Cifre che sembravano in conflitto con le aspettative americane secondo cui l'Ucraina dovesse essere già pronta a lanciare l'offensiva. 

Secondo le due persone succitate, il leader ucraino sottolineò altresì che i suoi soldati dovevano mantenere il controllo della parte orientale del Paese per impedire alla Russia di spostare le sue forze bloccando così la controffensiva meridionale di Kiev. 

Per difendere la parte orientale e al tempo stesso avanzare verso Sud, disse Zelensky, l'Ucraina aveva bisogno di ulteriori brigate.

Gli ufficiali ucraini continuavano anche a insistere che un arsenale allargato era cruciale per poter conseguire la vittoria. Solo a maggio, alla vigilia della battaglia, la Gran Bretagna annunciò che avrebbe fornito dei missili Storm Shadow dalla gittata più lunga. Ma un altro tormentone dell'Ucraina era che le veniva chiesto di combattere come nessun Paese della NATO avrebbe mai pensato di fare – senza un'effettiva forza aerea. 

Come puntualizzò un ex ufficiale ucraino, i vecchi aerei da caccia MiG-29 in dotazione al suo Paese potevano individuare i bersagli entro un raggio di quaranta miglia e sparare entro un raggio di venti. I Su-35 russi, dal canto loro, potevano identificare bersagli da più di novanta miglia di distanza e abbatterli da settantacinque. 

"Immaginate un MiG e un Su-35 in cielo. Noi non li vediamo mentre loro vedono noi. Noi non possiamo raggiungerli mentre loro possono raggiungere noi" disse l'ufficiale. "Ecco perché ci battiamo così tanto per avere gli F-16."

Gli ufficiali americani puntualizzarono che anche solo una manciata di velivoli da sessanta milioni di dollari avrebbe consumato i fondi che potevano essere usati per acquistare ulteriori veicoli, difese aeree o munizioni. Oltretutto, asserivano gli ufficiali, i jet non avrebbero garantito agli ucraini la superiorità aerea da loro tanto agognata. 

"Se riusciste ad addestrare un gruppo di piloti di F-16 in tre mesi, verrebbero abbattuti il primo giorno, perché le difese aeree russe in Ucraina sono molto solide e molto capaci" disse un alto ufficiale della Difesa.

A maggio, infine, Biden cedette e garantì ai Paesi europei il permesso richiesto per donare all'Ucraina i loro F-16 made in USA. 

Ma l'addestramento dei piloti e la consegna dei jet avrebbero richiesto un anno o anche oltre, un periodo di tempo troppo lungo per fare la differenza nella battaglia imminente. 

Kiev esita 

A maggio, in seno all'amministrazione Biden e fra gli alleati sostenitori dell'Ucraina, cresceva la preoccupazione. Secondo i piani, l'Ucraina doveva già aver lanciato le sue operazioni. Per quanto riguardava l'esercito USA, la finestra di opportunità si stava riducendo alla svelta. Durante l'inverno, l'intelligence aveva evidenziato che le difese russe erano relativamente deboli e perlopiù senza equipaggio, e che fra i soldati russi il morale era in picchiata dopo le perdite nel Kharkiv e nel Kherson. Secondo l'intelligence USA, gli alti ufficiali russi sentivano che le prospettive erano fosche.

Ma quella valutazione stava cambiando rapidamente. L'obiettivo era quello di colpire prima che Mosca fosse pronta, e fin da metà aprile le forze armate USA avevano provato a convincere gli ucraini a muoversi. 

"Ci davano date. Ci davano molte date" dichiarò un alto ufficiale del Governo americano. "Avevamo aprile tal dei tali, maggio pinco pallino, giugno vattelapesca, e così via. Si continuava a rimandare."

Nel frattempo le difese nemiche si stavano ingrossando. I militari americani erano sgomenti nel vedere che le forze russe sfruttavano quelle settimane di aprile e maggio per seminare ulteriori quantità significative di mine, uno sviluppo che secondo gli ufficiali avrebbe reso sostanzialmente più difficile l'avanzata delle truppe ucraine. 

Washington era anche sempre più preoccupata che gli ucraini stessero consumando troppe munizioni di artiglieria, principalmente nei dintorni di Bakhmut, munizioni che invece erano necessarie alla controffensiva.  

Mentre maggio si trascinava, agli americani pareva che Kiev, estremamente efficiente durante le simulazioni e l'addestramento, avesse bruscamente rallentato – che fosse in atto "una sorta di cambiamento psicologico", che arrivassero sul punto di agire "e poi tutto d'un tratto pensassero: 'Bene, controlliamo tre volte, assicuriamoci di essere a nostro agio", raccontò un ufficiale amministrativo che aveva preso parte alla pianificazione. "Eppure da quasi un mese ci dicevano… 'Stiamo per andare. Stiamo per andare'."

Alcuni ufficiali americani ritenevano che non vi fossero prove inconfutabili che la procrastinazione avrebbe alterato le probabilità di successo dell'Ucraina. Altri scorgevano chiari indizi che il Cremlino avesse sfruttato con successo quell'intervallo di tempo lungo quelle che erano ritenute le linee dell'offensiva di Kiev. 

In Ucraina, poi, stava montando una frustrazione di tutt'altro genere. "Quando avevamo calcolato la tempistica, sì, il piano era quello di dare il via alle operazioni a maggio", dichiarò un ex ufficiale ucraino profondamente coinvolto nelle pianificazioni militari. "E tuttavia accaddero molte cose." 

L'equipaggiamento promesso fu consegnato in ritardo o giunse inadeguato al combattimento, dissero gli ucraini. "Parecchie armi che stanno arrivando adesso, erano utili l'anno scorso" commentò l'ex alto ufficiale ucraino, "non per le battaglie high-tech a venire". In maniera determinante, disse il militare, avevano ricevuto solo il 15% delle attrezzature – come gli MCLC – necessarie a mettere in atto il loro piano di ricavare, da remoto, dei passaggi attraverso i campi minati.

E tuttavia, ricordava l'alto ufficiale ucraino, gli americani si lamentavano della partenza rinviata e si lagnavano ancora di quanti soldati l'Ucraina stesse impiegando a Bakhmut. 

Gli ufficiali USA negavano categoricamente che gli ucraini non stessero ricevendo tutti gli armamenti che gli erano stati promessi. La wish list degli ucraini poteva anche essere stata ben più nutrita, questo gli americani lo riconoscevano, ma quando l'offensiva prese il via, avevano ricevuto quasi due dozzine di MCLC, più di quaranta veicoli tattici di sminamento ed escavatori, mille siluri Bangalore, e più di ottantamila granate fumogene. Zaluzhny aveva richiesto mille mezzi corazzati; il Pentagono in ultima analisi ne consegnò millecinquecento.

"Ricevettero tutto ciò che gli era stato promesso, e in tempo", disse un alto ufficiale USA. In certi casi, dichiarò l'ufficiale, l'Ucraina non è riuscita a dislocare l'equipaggiamento fondamentale per l'offensiva, tenendolo di riserva o assegnandolo alle unità che non prendevano parte all'attacco." 

Poi c'erano le condizioni atmosferiche. La neve che si scioglieva e le piogge torrenziali che, in primavera, trasformano alcune zone dell'Ucraina in una pesante melma fangosa erano arrivate in ritardo durando più a lungo del solito.  

A metà del 2022, quando s'iniziò a pensare a una controffensiva, "nessuno conosceva le previsioni del tempo" disse l'ex alto ufficiale ucraino. 

Ciò significava che non era chiaro quando le pianure e la ricca terra nera della regione sudorientale dell'Ucraina, che poteva attaccarsi come colla agli anfibi dei soldati e agli pneumatici dei mezzi, si sarebbero seccate per l'estate. Gli ucraini capivano bene l'incertezza della situazione perché loro, a differenza degli americani, lì ci vivevano, 

Mentre le preparazioni acceleravano, i timori degli ufficiali ucraini si facevano sempre più intensi, timori che vennero alla luce durante una riunione alla Base Aerea di Ramstein in Germania, quando il vice di Zaluzhny, Mykhailo Zabrodskyi, si profuse in un'accorata richiesta di aiuto.

"Perdonateci, ma alcuni mezzi che abbiamo ricevuto sono inadeguati al combattimento", disse Zabrodskyi ad Austin ai suoi assistenti, almeno secondo un ex alto ufficiale ucraino. Disse che i Bradley e i Leopard erano rotti o senza cingoli. I Marder tedeschi erano sprovvisti di radio; non erano nient'altro che scatole di ferro cingolate – del tutto inutili se non potevano comunicare con le loro unità, disse l'uomo. Gli ufficiali ucraini rivelarono a loro volta che alle unità per la controffensiva mancava un numero sufficiente di veicoli per lo sminamento e per l'evacuazione.  

Austin guardò il generale Christopher Cavoli, al vertice del comando per l'Europa, e il tenente generale Antonio Aguto, capo del Security Assistance Group per l'Ucraina, seduti accanto a lui. I due dissero che avrebbero effettuato un controllo.

Il Pentagono concluse che le forze ucraine non riuscivano a gestire e a mantenere adeguatamente tutti gli equipaggiamenti dopo averli ricevuti. Austin incaricò Aguto di lavorare più alacremente alla manutenzione con i suoi omologhi ucraini. 

"Anche se consegni 1300 mezzi che funzionano bene, in quel lasso di tempo che separa il momento in cui li piazzi a terra e il momento in cui entrano in combattimento ce ne sarà sempre qualcuno che si rompe" disse un alto ufficiale della Difesa.

Il primo giugno, i vertici del Comando Europeo USA e il Pentagono erano scoraggiati e si sentivano tenuti ad avere delle risposte. Forse gli ucraini erano intimoriti dalle potenziali vittime? Forse erano nati dei dissapori politici in seno alla leadership ucraina, o dei problemi nella catena di comando? 

Finalmente la controffensiva prese timidamente il via ai primi di giugno. Alcune unità ucraine strapparono rapidamente delle piccole vittorie, riconquistando nella regione di Zaporizhzhia alcuni villaggi a sud di Velyka Novosilka, distanti ottanta miglia dalla costa di Azov, Ma altrove, neanche le armi e l'addestramento occidentali riuscivano a proteggere del tutto le forze ucraine dalla potenza di fuoco russa.

Quando i soldati della 37ma Brigata di Ricognizione tentarono un'avanzata, loro, come le unità dislocate altrove, sentirono immediatamente la potenza delle tattiche russe. Fin dai primi minuti dell'attacco delle forze di Putin, gli ucraini furono sopraffatti dal fuoco dei mortai che penetrava i loro mezzi corazzati francesi AMX-10 RC. Il fuoco della propria artiglieria non si materializzò come si aspettavano. I soldati strisciarono fuori dai mezzi in fiamme. In seno a un'unità, ne furono catturati, feriti o uccisi trenta su cinquanta. In quei primi giorni le perdite ucraine per quanto riguarda gli equipaggiamenti ammontarono a venti mezzi da combattimento Bradley e a sei carri armati Leopard di fattura tedesca.

Quei primi scontri piombarono come un fulmine al ciel sereno tra gli ufficiali nel centro di comando di Zaluzhny, incidendo a lettere di fuoco un interrogativo nella loro mente: la strategia era forse segnata?

La seconda parte dell’inchiesta del “Washington Post” sul fallimento della controffensiva ucraina. Traduzione di Marco Zonetti venerdì 8 dicembre 2023. 

I soldati della 47ma Brigata Meccanizzata attesero – tesi ma fiduciosi –  il calar della notte per ammassarsi nei loro mezzi da combattimento Bradley forniti dagli USA. Era il 7 giugno e la tanto attesa controffensiva ucraina stava per iniziare. 

Scopo delle prime ventiquattr'ore era quello di avanzare per circa nove miglia, raggiungendo così il villaggio di Robotyne – un'offensiva iniziale a sud in vista del più ampio obiettivo di riprendersi Melitopol, città nelle vicinanze del Mar d'Azov, e d'interrompere le linee di rifornimento russe. 

Nulla andò secondo i piani.

Le truppe ucraine si aspettavano i campi minati ma furono colti alla sprovvista dalla densità degli ordigni. Il suolo era tappezzato di esplosivi, così tanti e tali che in alcuni casi erano stati sepolti a cataste. I soldati erano stati addestrati a guidare i Bradley all'interno di una base in Germania, sul terreno spianato. E invece, sul terreno molle della regione di Zaporizhzhia, nell'assordante rumore della battaglia, faticavano a manovrarli tra gli angusti sentieri sminati dai reparti in avanzata.  

I russi, appostati più in alto, aprirono istantaneamente il fuoco con i missili anticarro. Alcuni mezzi furono colpiti, obbligando gli altri alle loro spalle a deviare dal percorso, finendo a loro volta per esplodere sulle mine e ostruendo ulteriormente il convoglio. A quel punto gli elicotteri e i droni russi piombarono già dal cielo ad attaccare i mezzi ucraini tamponatisi a catena.

I soldati, che in alcuni casi vivevano per la prima volta il trauma del combattimento, si ritirarono per riorganizzarsi – solo per continuare nei giorni successivi ad attaccare e a battere in ritirata, e così via, con gli stessi esiti sanguinosi. 

"Era un inferno" ha dichiarato Oleh Sentsov, comandante di plotone nella 47ma. Il quarto giorno, il generale Valery Zaluzhny al vertice del comando ucraino, aveva visto abbastanza. Il campo di battaglia era disseminato di armamenti occidentali – Bradley americani, carri armati Leopard tedeschi, dragamine. Il numero dei morti e dei feriti fiaccava il morale. 

Come ha rivelato un alto ufficiale di Kiev, Zaluzhny disse alle sue truppe d'interrompere gli attacchi prima che fossero distrutti ulteriori armamenti ucraini, già limitati.

Anziché provare a sfondare le difese russe con un massiccio attacco automatizzato e il supporto del fuoco di artiglieria, come avevano consigliato i suoi omologhi americani, Zaluzhny decise che i soldati ucraini si sarebbero mossi a piedi in gruppetti di circa dieci persone – un'avanzata che avrebbe salvato equipaggiamenti e vite umane ma che sarebbe stata molto più lenta. 

In quel quarto giorno furono scartati mesi e mesi di pianificazione con gli Stati Uniti, e la già prorogata controffensiva, studiata per raggiungere il Mar d'Azov nel giro di sessanta-novanta giorni, rallentò fin quasi a fermarsi. Anziché effettuare l'exploit di nove miglia il primo giorno, nei quasi sei mesi a partire da giugno gli ucraini erano avanzati di circa dodici miglia liberando una manciata di villaggi. Melitopol era ancora fuori portata, e anche parecchio.

Il seguente resoconto di come si dipanò la controffensiva è la seconda e ultima puntata della disamina e mette in luce i tentativi violenti e spesso futili di sfondare le linee russe, oltre alle sempre più ampie divergenze tra comandanti ucraini e americani riguardo a tattiche e strategie. 

Nel primo articolo è stata sviscerata la pianificazione ucraina e statunitense che fu introdotta nell'operazione. Questa seconda parte si basa invece sulle interviste rilasciate da oltre trenta ufficiali ucraini e americani, oltre che da più di due dozzine di ufficiali dell'esercito e soldati al fronte. In alcuni casi, ufficiali e soldati hanno descritto le operazioni militari protetti dall'anonimato. 

Dai rapporti sulla campagna apprendiamo, fra le altre cose, che:

- Il settanta per cento dei soldati di una delle brigate che guidavano la controffensiva, equipaggiati con le armi occidentali più all'avanguardia, andarono in battaglia senza alcuna esperienza di combattimento. 

- Le battute d'arresto degli ucraini sul campo di battaglia portarono a screzi con gli Stati Uniti riguardo alla più efficace linea di condotta finalizzata ad aprire un varco nelle difese russe. 

- Per settimane, nella prima parte della campagna, il comandante delle forze americane in Europa non riuscì a mettersi in contatto con il vertice del comando ucraino, in un clima di tensioni dovute ai ripensamenti americani relativi alle decisioni prese sul campo di battaglia.

- Ciascuna fazione incolpava l'altra per i vari passi falsi o errori di valutazione. I militari americani conclusero che l'Ucraina non era all'altezza nelle tattiche militari essenziali, comprese le perlustrazioni del terreno per determinare la densità dei campi minati. Gli ufficiali ucraini, dal canto loro, sostenevano che gli americani non sembravano comprendere che i droni e tutti gli altri strumenti tecnologici avevano trasformato il campo di battaglia.  

- Complessivamente, l'Ucraina ha riconquistato soltanto circa 518 km quadrati di territorio (equivalente a una manciata di quartieri romani, ndt), al prezzo di migliaia di morti e feriti e di miliardi in aiuti militari occidentali nel solo 2023. 

Circa sei mesi dopo l'inizio della controffensiva, la campagna era diventata una guerra di "conquiste incrementali". L'Ucraina orientale e meridionale sono striate di umide trincee stile Prima Guerra Mondiale mentre i cieli pullulano di droni spia e d'assalto. Mosca lancia missili per colpire bersagli umani nelle città ucraine, mentre Kiev utilizza sia i missili occidentali sia la tecnologia ucraina per colpire dietro le linee del fronte – a Mosca, in Crimea e sul Mar Nero. 

E tuttavia, le linee territoriali del giugno 2023 sono cambiate a malapena. E il presidente russo Vladimir Putin – in netto contrasto con il silenzio che ha spesso mantenuto nel primo anno di guerra – approfitta di ogni occasione per strombazzare il fallimento della controffensiva. La quale, come ha dichiarato lo stesso Putin a ottobre, "è in sedicente fase di stallo, ma in realtà fallita su tutta la linea".  

Addestrarsi alla battaglia

Il 16 gennaio, cinque mesi prima dell'inizio della controffensiva ucraina, il generale Mark A. Milley, allora capo di Stato Maggiore congiunto, fece visita ai soldati della 47ma, pochi giorni dopo l'arrivo dell'unità nella base di addestramento di Grafenwoehr in Germania. 

Seguito a ruota dagli assistenti e dagli alti ufficiali di stanza in Europa, Milley attraversò a zig zag un poligono di tiro fangoso e gelido, chiacchierando con i soldati ucraini e osservandoli sparare a bersagli immobili con fucili e mitragliatrici M240B.

L'impianto era stato utilizzato per addestrare piccoli gruppi di soldati ucraini fin dal 2014, quando la Russia aveva invaso e annesso illegalmente al proprio territorio la penisola di Crimea. In vista della controffensiva, l'asticella si alzò a uno o più battaglioni di circa seicento soldati ucraini per volta che attraversavano ciclicamente il poligono. 

In una tenda da campo bianca, Milley si riunì con i soldati americani che sovrintendevano all'addestramento, e quelli gli dissero che stavano cercando di replicare le tattiche russe e di costruire alcune trincee e altri ostacoli che gli ucraini si sarebbero trovati di fronte in battaglia.

"Per vincere con i russi… tutto sta che riescano a sparare e a muoversi" disse Milley, descrivendo in termini essenziali il nocciolo della strategia "pluriarmata" della controffensiva, che richiedeva di manovrare una forza immane di fanti, carri armati, mezzi corazzati, genieri e artiglieri. Se si fosse trattato degli Stati Uniti o della NATO, l'operazione avrebbe previsto anche una potenza area devastante per indebolire il nemico e proteggere le truppe, cosa di cui gli ucraini avrebbero invece dovuto fare, quasi o del tutto, a meno. 

La 47ma era stata selezionata per essere una "forza di sfondamento" in punta alla controffensiva e per essere equipaggiata con armi occidentali. Ma mentre Milley continuava il suo giro di conversazioni con i soldati ucraini – che andavano dai giovani sui vent'anni alle reclute di mezz'età – molti gli dissero di aver lasciato solo recentemente la vita civile e di non avere alcuna esperienza di combattimento. 

Milley tacque. Ma più tardi, in riunione con gli addestratori USA, egli parve riconoscere la portata della sfida che li attendeva. "Date loro tutto ciò che avete qui" disse.

La 47ma era una neonata unità chiamata ad addestrarsi in Germania. La leadership militare ucraina aveva deciso che le brigate più esperte avrebbero tenuto a bada i russi durante l'inverno, mentre i soldati più freschi avrebbero formato nuove brigate, addestrandosi all'estero per poi condurre la battaglia in primavera e in estate. Oltre un anno di guerra – con fino a 130mila soldati morti o feriti, secondo le stime occidentali – era costato carissimo alle forze armate ucraine. Perfino le brigate più combattive erano ormai largamente composte di sostituti chiamati alle armi. 

Secondo un comandante della brigata, circa il 70% dei soldati della 47ma non aveva alcuna esperienza sul campo di battaglia, 

La stessa leadership della 47ma era sorprendentemente giovane – il suo comandante, seppur estremamente combattivo, aveva solo 28 anni e il suo vice 25. La loro giovinezza era giudicata un vantaggio; gli ufficiali giovani avrebbero assimilato le tattiche della NATO senza essere influenzati dalla tradizione militare sovietica che ancora in parte permeava l'esercito ucraino.

A parere di alcuni soldati ucraini, gli addestratori americani non afferravano la portata del conflitto contro un nemico più potente. 

"La presenza massiccia di droni, fortificazioni, campi minati e così via non era presa in considerazione", ha dichiarato un soldato della 47ma dal nome in codice Joker. I soldati ucraini portarono i loro droni per impratichirsi ulteriormente, ha raccontato Joker, ma all'inizio gli addestratori respinsero con forza l'offerta d'integrare gli apparecchi nel training perché i programmi di addestramento erano già prestabiliti. L'utilizzo dei droni fu aggiunto in seguito seguendo i feedback ucraini, dichiarò un ufficiale USA.

Il programma USA aveva i suoi vantaggi, ha osservato Joker, i soldati erano perfino sottoposti a un addestramento avanzato per i climi freddi e veniva loro insegnato a regolare il fuoco di artiglieria. Ma molto di ciò che avevano appreso fu scartato non appena volarono i proiettili veri. "Fummo costretti a perfezionare le tattiche durante la battaglia stessa" ha ammesso Joker. "Non potevamo metterle in pratica come ci avevano insegnato". 

A detta degli ufficiali USA e ucraini, non si erano mai aspettati che, in due mesi di addestramento, questi soldati si sarebbero trasformati in una forza analoga alla NATO. L'intenzione era invece quella d'istruirli a utilizzare adeguatamente i loro nuovi carri armati e i mezzi da combattimento occidentali e, come ha dichiarato un alto ufficiale americano, "insegnargli le tecniche essenziali per fare fuoco in movimento". 

Nessun ordine di attaccare

Quando, in primavera, I soldati della 47ma tornarono in Ucraina, si aspettavano che la controffensiva iniziasse quasi immediatamente. 

Ai primi di maggio, la brigata si trasferì più vicino alla linea del fronte, nascondendo i Bradley e gli altri equipaggiamenti occidentali al limitare dei boschi nelle campagne di Zaporizhzhia. Le mostrine della 47ma sui mezzi furono coperte nel caso in cui gli abitanti filorussi della zona potessero rivelarne la posizione. 

Ma passavano le settimane e gli ordini di attaccare non arrivavano. In seno all'unità, erano in molti a ritenere che si fosse perduto l'elemento sorpresa. La leadership politica "non avrebbe dovuto annunciare la nostra controffensiva per quasi un anno", ha commentato il comandante di un'unità della 47ma. "Il nemico sapeva da dove saremmo arrivati".

Milley e altri alti ufficiali USA coinvolti nella pianificazione dell'offensiva erano dell'idea che le forze ucraine dovessero convergere in un punto chiave di Zaporizhzhia, così da prevalere sulle robuste difese russe e garantirsi il successo nell'incursione verso Melitopol e il Mar d'Azov. 

Il piano ucraino, invece, era quello di portare avanti un'offensiva su tre assi – a sud lungo due itinerari distinti verso il Mar d'Azov, nonché nell'Ucraina orientale nei dintorni della città assediata di Bakhmut, caduta nelle mani dei russi in primavera dopo una battaglia durata quasi un anno. 

I leader militari ucraini si convinsero che impegnare troppi soldati in un solo punto a sud avrebbe reso vulnerabili le forze a est mettendo così in condizione i russi di conquistare territori in quella zona e, potenzialmente, a Kharkiv a nordest. 

Per spaccare le forze russe a Zaporizhzhia, le brigate marine ucraine al margine occidentale della vicina regione del Donetsk avrebbero effettuato un'offensiva a sud verso la città costiera di Berdyansk. Lasciando così alla 47ma e ad altre brigate, parte di quella che l'Ucraina chiama la Nona Armata, il compito di attaccare lungo l'asse principale della controffensiva, verso Melitopol.

Il piano richiedeva alla 47ma e alla Nona Armata di sfondare la prima linea di difesa russa e d'impadronirsi di Robotyne. Dopodiché la Decima Armata, composta di parà ucraini, si sarebbe unita alla battaglia in una seconda ondata facendosi strada verso sud. 

"Pensavamo che prendere Robotyne sarebbe stata questione di due giorni soltanto" ha ammesso il comandante di un mezzo da combattimento Bradley dal nome in codice Frenchman, "il francese". 

Minare tutti gli accessi 

Qualche giorno dopo il lancio della controffensiva, Oleksandr Sak, allora comandante della 47ma, fece visita a una postazione russa conquistata dalle sue truppe. In mezzo ad altro materiale abbandonato, notò dei cannoni anti-drone, dei visori termici e dei piccoli droni da sorveglianza. "Mi resi conto che il nemico si era preparato" ha dichiarato. "Non li avevamo colti alla sprovvista; sapevano che stavamo arrivando." 

Erano inoltre stati lasciati indietro dei manifesti di propaganda russa. Uno recava l'immagine di due uomini che si baciavano in pubblico con sopra una "X" rossa, accanto all'immagine di un uomo e una donna con due bambini. "Combattiamo per le famiglie tradizionali" diceva il manifesto.

Sak trovò anche una mappa utilizzata dai russi per contrassegnare i loro campi minati. Per una sola parte del fronte – lunga circa quattro miglia e profonda altrettanto – erano riportate più di ventimila mine. 

"Non direi che non ce l'aspettavamo, ma avevamo sottovalutato quell'aspetto" ha ammesso Sak. "Effettuammo delle perlustrazioni con il genio militare e con ricognizioni aeree, ma molte mine erano camuffate o sepolte. Oltre a quelle in prossimità del fronte, vi erano delle mine nelle profondità delle postazioni nemiche. Oltrepassavamo le postazioni nemiche e c'imbattevamo in ulteriori mine laddove pensavamo che non ve ne fossero più." 

Un sergente maggiore della 47ma, esperto di droni, ha riferito che solo a piedi trovavano le trappole a detonazione remota, descrivendo la loro scoperta come una "sorpresa".

Gli ufficiali USA ritenevano che l'Ucraina avrebbe potuto effettuare un'avanzata ben più significativa ricorrendo a un più ampio utilizzo di unità di perlustrazione del territorio e affidandosi in misura minore alle immagini trasmesse dai droni, che non erano in grado d'individuare mine sepolte, fili d'inciampo o trappole esplosive. 

La regione di Zaporizhzhia è perlopiù caratterizzata da pianure e campi aperti, e i russi avevano scelto ogni altura a disposizione nella zona per costruirvi delle difese chiave. Da quei punti privilegiati, come hanno riferito soldati e ufficiali, le unità russe armate di missili anticarro attendevano i convogli dei mezzi da combattimento Bradley e dei carri armati Leopard tedeschi. Di norma in testa al gruppo c'era un dragamine – ed era il primo a essere bersagliato con l'aiuto dei droni di ricognizione. 

"Affrontavamo costantemente il fuoco anticarro e distruggevamo fino a dieci sistemi missilistici guidati anticarro al giorno" ha dichiarato Sak. Ma, aggiunse, "di giorno in giorno ne tiravano fuori altri".

Secondo un alto ufficiale della Difesa di Kiev, circa il 60% dell'attrezzatura di sminamento ucraina rimase danneggiata o distrutta nei primi giorni. "La fiducia che i nostri alleati riponevano nelle manovre con i mezzi corazzati e in una svolta significativa non dava i suoi frutti" ha riferito l'ufficiale. "Dovevamo cambiare tattica." 

Entro una settimana dall'inizio della controffensiva, le squadre di sminatori lavoravano al crepuscolo, quando avevano a disposizione luce sufficiente per riuscire a sminare ma non eccessiva da poter essere individuati dai russi. Una volta messo in sicurezza un piccolo sentiero, seguiva la fanteria – una lenta ed estenuante avanzata. 

Spesso, quando i soldati ucraini raggiungevano un avamposto russo, scoprivano che anche quello era stato tappezzato di mine o di trappole esplosive. E anziché ritirarsi, le forze russe mantenevano le proprie postazioni anche sotto un pesante bombardamento di artiglieria, costringendo così gli ucraini a ingaggiare un combattimento ravvicinato con armi leggere per poter avanzare.

In tutta la regione di Zaporizhzhia, i russi avevano dislocato nuove unità chiamate "Storm Z", composte da combattenti reclutati dalle prigioni. Gli ex detenuti attaccavano a ondate umane chiamate "carne da macello" e venivano utilizzati per preservare le forze più elitarie. Nei dintorni di Robotyne – il villaggio che si supponeva dovesse essere raggiunto dalla 47ma il primo giorno della controffensiva – erano mischiati con la 810ma Brigata di Fanteria Marina russa e con altre formazioni militari regolari. 

"Robotyne fu una delle nostre missioni più difficili" ha raccontato un geniere della 810ma unità in un'intervista rilasciata a un blogger russo favorevole alla guerra. "Dovemmo impegnarci al massimo per impedire al nemico di fare breccia. Da sminatori e genieri quali eravamo, fummo costretti a minare tutti gli accessi sia per la fanteria sia per i loro mezzi.

"I famosi Leopard stanno bruciando, e abbiamo fatto del nostro meglio perché brucino a dovere." 

Flotte di droni 

Nei primi momenti dell'attacco a Robotyne, un covo di mitragliatrici russe ricavato in un edificio impedì l'avanzata della fanteria ucraina. Una compagnia della 47ma fece partire due droni da corsa modificati e imbottiti di esplosivi. Uno dei due entrò da una finestra ed esplose. Il secondo, guidato da un pilota dal nome in codice Sapsan, penetrò in un'altra stanza e, come ha raccontato l'uomo, fece detonare le munizioni all'interno uccidendo anche diversi soldati nemici. 

Quello fu il primo momento clou nell'utilizzo di piccoli droni come artiglieria ad altissima precisione. Gli operatori – provvisti di visori che ricevevano immagini in tempo reale trasmesse dall'apparecchio – andavano a caccia di mezzi corazzati usando i droni con visuale in prima persona, noti come FPV. A detta degli operatori, gli FPV sono così precisi e veloci da poter bersagliare le parti deboli dei veicoli, come il vano motore e i cingoli.

E tuttavia, anche la Russia sta impiegando flotte di quegli stessi droni d'assalto realizzati a mano, che costano meno di mille dollari ciascuno e che sono in grado di mettere fuori uso un carro armato da molti milioni di dollari. A differenza delle munizioni di artiglieria che rappresentano una risorsa preziosa sia per la Russia sia per l'Ucraina, gli economici FPV usa e getta possono essere impiegati per colpire piccole formazioni di fanteria – pilotandoli direttamente nelle trincee o fra i soldati in movimento. 

Anche l'evacuazione dei feriti o il trasporto di nuovi rifornimenti al fronte divennero compiti strazianti e potenzialmente letali, spesso riservati alle ore notturne a causa della minaccia dei droni. 

"All'inizio il nostro problema erano le mine. Adesso sono i droni FPV" ha osservato Sentsov, comandante di plotone della 47ma. "Colpiscono il bersaglio con precisione causando gravi danni. Sono in grado di mettere fuori uso un Bradley e, potenzialmente, anche di farlo saltare in aria. Non si tratta di un'esplosione diretta, ma riescono a colpirlo in modo da fargli prendere fuoco – non fermano soltanto il mezzo, ma lo distruggono."

Gli ufficiali USA, attingendo alla loro dottrina, richiesero che l'artiglieria fosse impiegata per sopprimere il fuoco nemico mentre le forze automatizzate di terra avanzavano verso il proprio obiettivo. 

"Bisogna muoversi mentre l'artiglieria spara" ha osservato un alto ufficiale americano. "Detta così, sembra una cosa basilare, e lo è, ma è così che si deve combattere. Altrimenti non si può sostenere la quantità di artiglieria e di munizioni necessarie." 

Ma, a parere degli ufficiali ucraini, il fattore più determinante che ha impedito per mesi agli ucraini o ai russi di guadagnare territori significativi sono state l'ubiquità e la letalità delle diverse tipologie di droni da ambedue le parti del fronte. 

"A causa dello sviluppo tecnologico, è tutto finito a un punto morto", ha commentato un altissimo ufficiale ucraino. "Gli equipaggiamenti che compaiono sul campo di battaglia hanno perlopiù un minuto di vita."

Caos sul campo di battaglia 

La 47ma rivendicò la liberazione di Robotyne il 28 agosto. A quel punto, in seno ala Decima Armata ucraina, subentrarono delle unità d'assalto aereo, che però non sono state in grado di liberare altri villaggi. 

Anche il fronte è divenuto sempre più statico lungo la linea d'incursione parallela a sud, dove i marines ucraini hanno guidato l'avanzata verso la città di Berdyansk sul Mar d'Azov. Dopo aver riacquisito i villaggi di Staromaiorske e Urozhaine a luglio e agosto, non vi sono state ulteriori conquiste, e le forze ucraine sono rimaste distanti sia da Berdyansk sia da Melitopol. 

Per tutta l'estate, entro le poche miglia quadrate al di fuori della città orientale di Bakhmut, lungo il terzo asse della controffensiva, hanno avuto luogo alcuni fra gli scontri più feroci. Secondo gli ucraini, riconquistare il controllo del minuscolo villaggio di Klishchiivka era la chiave per conseguire la superiorità di fuoco nei dintorni dei margini meridionali della città e interrompere così le vie di rifornimento russe.

A luglio, nella zona sono stati dislocati gli agenti di polizia appartenenti alla neonata Brigata Lyut, o "Furia" – una delle brigate create lo scorso inverno in anticipo sulla controffensiva. Alla suddetta brigata, composta da un miscuglio di poliziotti esperti e di reclute, fu assegnato il compito di prendere d'assalto le postazioni russe a Klishchiivka, facendo largo uso di armi da fuoco e granate. 

Un video che documenta le operazioni della Brigata Lyut pervenuto al Washington Post, e le interviste agli ufficiali che presero parte allo scontro, rivelano la violenza e le condizioni a tratti caotiche del campo di battaglia.

In un video di settembre realizzato con la bodycam, i soldati entrano ed escono dalle case distrutte mentre tutt'attorno a loro infuriano i bombardamenti. Spostandosi da una casa bombardata all'altra, le forze ucraine setacciano le rovine in cerca di eventuali soldati russi rimasti – urlando loro di arrendersi, per poi lanciare granate negli scantinati. 

Qualche giorno più tardi, il 17 settembre, l'Ucraina annunciò di aver riconquistato Klishchiivka. Ma da allora la sua riconquista non ha cambiato significativamente la situazione al fronte nei dintorni di Bakhmut. 

"Al momento, Klishchiivka è di fatto un cimitero di armamenti e soldati russi" ha dichiarato il comandante della Brigata Lyut, il colonnello della polizia Oleksandr Netrebko. Ma ha anche ammesso: "Ogni metro quadro di terra liberata è bagnato del sangue dei nostri uomini".

Cresce lo sconforto 

In assenza di svolte significative, durante l'estate, gli ufficiali USA erano sempre più preoccupati che l'Ucraina non stesse impegnando un numero sufficiente di forze in uno degli assi meridionali, malgrado il valore strategico che esso aveva secondo gli americani. 

A nord e a est, il generale Oleksandr Syrsky controllava metà delle brigate ucraine, da Kharkiv a tutta Bakhmut e giù fino a Donetsk. Mentre, nel frattempo, l'altra metà delle brigate attive che combattevano lungo I due assi principali a sud era controllata dal generale Oleksandr Tarnavsky. 

Per i militari USA era un errore dividere quasi a metà le forze ucraine, e volevano che ne fosse trasferito un numero superiore a sud. "Naturalmente il nemico proverà a distruggere i nostri dragamine" ha dichiarato l'alto ufficiale americano, aggiungendo che esistevano dei metodi per camuffarle, fra cui l'utilizzo del fumo.

Ma valutare la linea di condotta di Kiev e sollecitare dei cambiamenti era un'impresa delicata. A farlo fu il generale Christopher Cavoli, che – da capo del Comando Europeo USA qual era – sovrintendeva a gran parte dell'impegno del Pentagono per addestrare ed equipaggiare l'esercito ucraino. Milley, al contrario, usava spesso un tono più ottimistico e incoraggiante.  

Tuttavia come hanno dichiarato tre persone al corrente dei fatti, per parte dell'estate, una fase critica della controffensiva, Cavoli non riuscì a mettersi in contatto con Zaluzhny. Cavoli evitò di commentare in merito. Un alto ufficiale ucraino ha fatto notare che, per tutta la campagna, Zaluzhny parlò con Milley, la sua diretta controparte. 

Ad agosto, però, anche Milley aveva incominciato a manifestare un certo sconforto. Come ha riferito un alto ufficiale dell'amministrazione Biden, Milley "iniziò a dire a Zaluzhny: ‘Che cosa state facendo?’”.

Gli ucraini, dal canto loro, insistevano che l'Occidente non stesse garantendo loro la potenza aerea e le altre armi necessarie alla riuscita di una strategia pluriarmata. "Volete che procediamo con la controffensiva, volete che mostriamo brillanti avanzate sul fronte" disse Olha Stefanishyna, vice primo ministro per l'integrazione europea ed euro-atlantica dell'Ucraina. "Ma noi non abbiamo gli aerei da caccia, e quindi voi volete che mandiamo i nostri soldati allo sbaraglio accettando il fatto di non poterli proteggere.” 

Quando gli alleati risposero picche, la donna osservò: "Fu come se ci avessero detto: "A noi va benissimo che i vostri soldati muoiano senza supporto aereo"".

In una videoconferenza di agosto, presto seguita da un meeting di persona nei pressi del confine tra Polonia e Ucraina, gli ufficiali USA ribadirono la propria posizione. Dissero di comprendere la logica di tenere impegnate le forze russe in differenti punti del fronte, ma obiettarono che non vi sarebbero stati significativi passi avanti a meno che gli ucraini non avessero ammassato ulteriori forze in un singolo punto per muoversi in fretta e in maniera decisiva. 

Zaluzhny, a tutta risposta, illustrò le problematiche con brutale sincerità: nessuna copertura aerea, un numero maggiore di mine rispetto a quanto si pensasse, e una forza russa sbalorditivamente trincerata e in grado di spostare le sue riserve in maniera efficace per colmare gli spazi spresidiati. 

A luglio, mentre l'Ucraina si trovava sempre più a corto di munizioni di artiglieria e la controffensiva vacillava, l'amministrazione Biden cambiò la sua posizione in merito alla fornitura di munizioni a grappolo all'Ucraina. Il presidente, di fatto, respingeva al mittente i timori del Dipartimento di Stato che i rischi per il buon nome dell'amministrazione fossero troppo alti visti i tanti civili uccisi e feriti in passato da quell'arma. La decisione chiave e definitiva sul trasferimento delle armi giunse a settembre, quando l'amministrazione accettò di fornire una variante dell'Army Tactical Missile System, meglio noto come ATACMS. I missili non erano la potentissima variante richiesta da Kiev, perché gli Stati Uniti optarono per un'arma a raggio più corto che rilasciasse submunizioni a grappolo.

Benché utili, come dissero gli ufficiali ucraini, né i lanciamissili ATACMS né le armi a grappolo hanno spezzato lo stallo sul campo di battaglia. 

Né l'hanno fatto altre strategie. Per tutta la controffensiva, l'Ucraina ha continuato a colpire nelle lontane retrovie delle linee nemiche con l'intento d'indebolire le forze russe e di seminare il panico nella società civile russa. A Kiev non è consentito l'utilizzo delle armi occidentali per colpire la Russia, quindi è stata invece impiegata una flotta di droni. Alcuni di essi sono riusciti a raggiungere dei bersagli a Mosca, mentre altri hanno danneggiato depositi petroliferi russi sul Mar Nero. Droni marini sono riusciti anche a colpire delle navi appartenenti alla Flotta del Mar Nero russa. 

Poco tempo fa l'Ucraina ha guadagnato terreno nella regione meridionale del Kherson, stabilendo postazioni militari sulla sponda orientale del fiume Dnepr, ma non è chiaro quali e quanti armamenti – in particolar modo l'artiglieria – siano stati trasferiti dall'altra parte del fiume per minacciare le linee di rifornimento russe provenienti dalla Crimea. 

L'Ucraina ha smesso di chiedere ulteriori carri armati e mezzi da combattimento, malgrado per tutto il primo anno di guerra abbia fortemente insistito per averli. 

"Gran parte delle armi" ha dichiarato un altissimo ufficiale ucraino, "erano importanti lo scorso anno." 

Fronte bloccato

A settembre inoltrato, durante un meeting con il segretario generale della NATO Jens Stoltenberg, al presidente ucraino Volodymyr Zelensky fu chiesto come mai il suo esercito continuasse a impegnare così tante forze a est anziché a sud. Zelensky, secondo una persona informata della conversazione, rispose che, se i russi avessero perduto la parte orientale, avrebbero perso la guerra. 

Sempre secondo la stessa persona, Zelensky riconosceva una disparità di vedute tra alcuni suoi comandanti. Ma la gran parte degli alti ufficiali ucraini continuava a ritenere che lo schieramento di ulteriori soldati in una parte del fronte non avrebbe portato a una svolta significativa. 

Poi, a metà ottobre, i russi tentarono di fare esattamente questo in un attacco feroce alla città orientale ucraina di Avdiivka, sita in una posizione geograficamente strategica nelle vicinanze della città di Donetsk occupata dai russi. Adesso erano i russi a scatenare l'offensiva, con quattro brigate che si spostavano con colonne di carri armati e veicoli da trasporto truppe, discendendo su una stretta striscia del fronte. 

A guidare l'assalto erano i mezzi del genio con i dragamine. Proprio come gli ucraini avevano iniziato la loro controffensiva. E in maniera simile, i russi subirono gravi perdite – gli ufficiali ucraini hanno asserito che, nelle prime tre settimane dell'attacco, rimasero uccisi più di quattromila soldati – prima di passare, esattamente come avevano fatto gli ucraini, ad attaccare a piedi.

Ai primi di ottobre, dopo una breve tregua dal combattimento, fu di nuovo il turno della 47ma Brigata di prender parte alla controffensiva. Zelensky aveva giurato pubblicamente che l'Ucraina avrebbe continuato la sua avanzata durante l'inverno, quando le condizioni climatiche avrebbero reso ancor più difficile ogni progresso. 

A fine ottobre, tuttavia, le truppe della 47ma furono all'improvviso spostate a est, per difendere il fianco settentrionale di Avdiivka. Le armi occidentali della brigata – carri armati Leopard tedeschi e mezzi da combattimento Bradley americani— andarono con loro.

Il trasferimento ad Avdiivka fu una sorpresa per la brigata, ma fu anche il segnale che l'operazione a Zaporizhzhia si era bloccata lungo linee ampiamente fissate. E dietro le proprie linee, secondo le immagini satellitari, i russi avevano continuato in estate e in autunno a costruire fortificazioni difensive. Nei dintorni del villaggio di Romanivske, a sud est di Robotyne, triple file di fossati e di piramidi di cemento anticarro smorzavano ogni ulteriore tentativo di avanzare da parte degli ucraini. 

Il primo novembre, in un'intervista all'Economist, Zaluzhny ammise quel che fino a poco prima era indicibile – la guerra aveva raggiunto "una fase di stallo". 

"È alquanto plausibile" disse, "che non potrà esservi una svolta significativa né positiva." 

I Combattenti.

La scossa di Zelenska al mondo: «Se vi stancate dell'Ucraina, ci lasciate morire». Matteo Castellucci su Il Corriere della Sera sabato 9 dicembre 2023.

La first lady ucraina intervistata dalla Bbc parla degli aiuti alleati: «Sono vitali»

«Se il mondo si stanca, ci lascerà semplicemente morire». Olena Zelenska è più di una first lady: incarna, insieme al marito, l’immagine internazionale dell’Ucraina che resiste. Intervistata dalla Bbc, Zelenska ricorda «in parole povere» qual è il prezzo che paga il suo Paese per la distrazione globale.

Esiste un «pericolo mortale», spiega nell’anticipazione del colloquio con la tv britannica, in onda domenica alle 10 italiane. «Abbiamo davvero bisogno di aiuto. Non possiamo stancarci di questa situazione perché, se lo facciamo, moriremo — dice Zelenska —. Fa enormemente male vedere i segnali che la volontà appassionata di aiutarci potrebbe svanire. È una questione di vita o di morte per noi, per questo fa male vederlo».

L’intervista è stata registrata poche ore dopo gli ennesimi attacchi missilistici russi e all’indomani della prima bocciatura, al Senato americano, del pacchetto di aiuti che per Kiev vale 61 miliardi di dollari. Dopo il presidente Joe Biden (invano), l’invito a non fare un «regalo a Putin» è stato ripetuto dal ministro degli Esteri britannico, David Cameron, in visita a Washington.

Gli Stati Uniti restano, per distacco, i primi finanziatori dell’Ucraina in termini di armi, per un valore di 44 miliardi di euro. Sugli armamenti pesanti, sono stati superati dall’Unione Europea, trainata dalla Germania, ma dentro una tendenza generale di rallentamento degli impegni di spesa: sempre di meno, sempre meno sostanziosi. I dati del think tank tedesco Kiel Institute registrano un -87 per cento sul 2022 nel periodo tra agosto e fine ottobre.

Tra i Paesi occidentali c’è inquietudine per il possibile — o futuribile, negli ultimi sondaggi — ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. I repubblicani fanno ostruzionismo al Congresso per assecondare la sua dottrina «Borders first», declinazione dell’«America first» che sul piano internazionale fa temere un ridimensionamento dell’impegno nella Nato, se non l’uscita già paventata durante il primo mandato.

Eppure, una ricerca citata dal Washington Post ha calcolato che resta in America il 90 per cento dei fondi destinati a Kiev. È l’indotto per le fabbriche, 117 in almeno 31 Stati, dove vengono prodotte le armi. Sia Volodymyr Zelensky sia Biden hanno parlato degli aiuti, finanziari e militari, come di «un investimento». Lo sono, in senso letterale, per l’economia. Lo sono per la «sicurezza globale», il presidente democratico non si stanca di ripetere.

In altre interviste, come quella all’Economist , Zelenska ha scisso il «personaggio storico» dal «padre» che manca ai figli. Spera che non si ricandidi: «dopo» si faranno una lunga vacanza. «Dopo», come per tutti gli ucraini, significa però: quando avremo vinto la guerra. Da qui l’attivismo, perché l’assistenza degli alleati non si interrompa. Perché quel futuro resti possibile.

Il ritorno dal fronte ucraino degli ex detenuti graziati: l’impennata di crimini ora spaventa Mosca. Fabrizio Dragosei su Il Corriere delle Sera giovedì 7 dicembre 2023.

Sono decine di migliaia. Molti di loro tornano in patria e commettono nuovi crimini. La Duma chiede di controllarli di più

Non è frequente che la Duma critichi quello che è stato deciso in alto e indichi ciò che invece bisognerebbe fare. Probabilmente per questo Nina Ostanina, presidente della Commissione per la famiglia, le donne e i minorenni, è stata particolarmente cauta: «Nessuno ha abolito il controllo su questi cittadini… non vedo nulla di grave nel fatto che gli organismi di pubblica sicurezza siano chiamati a verificare periodicamente questi ragazzi».

I «ragazzi» sono tanti, decine di migliaia di criminali tornati dalla «Operazione speciale» in Ucraina dopo aver ottenuto la grazia. E in molti villaggi e cittadine della Russia non si parla che di questi individui che si aggirano spavaldi atteggiandosi a eroi e terrorizzando la popolazione. Igor Safonov, che era in carcere per traffico di droga, ha combattuto sei mesi e poi è ricomparso nel villaggio di Derevyannoye in Karelia dove adesso è stato nuovamente arrestato con l’accusa di aver ucciso e mutilato sei persone in due case alle quali ha poi dato fuoco. Sergej Rudenko, tirato fuori dal carcere dove scontava una condanna per omicidio, è stato arrestato dopo il suo arrivo a Rostov dove avrebbe strangolato una donna con la quale aveva avuto una discussione sull’affitto di casa. Un altro «ragazzo» ha stuprato due minorenni appena rimesso piede a Volgograd, la ex Stalingrado. Un assassino seriale, Oleg Grechko, in carcere per tre omicidi, è stato rimpatriato nella regione di Nizhnij Novgorod e ha subito dato fuoco alla sorella. In un villaggio della regione di Kirov, gli abitanti sono terrorizzati: «È impossibile dormire la notte», ha detto ai giornali locali Galina Sapozhnikova. Ivan Rossomakhin, un altro assassino liberato per poter andare in Ucraina e sopravvissuto alla guerra, vagava per le strade con un’ascia e un coltello, gridando «ammazzo tutti!».

I numeri sono impressionanti, secondo i dati forniti dagli stessi reclutatori. Evgenij Prigozhin, l’ex capo della Wagner morto dopo una breve rivolta contro Putin, aveva detto di aver arruolato nella sua compagnia 49 mila carcerati. Secondo lui, avrebbero superato i sei mesi di combattimenti in 32 mila. Dopo la Wagner, anche l’Esercito ha iniziato a pescare nelle prigioni per rinfoltire le sue schiere. Altre migliaia di uomini inquadrati nei gruppi Storm-Z e usati quasi sempre come carne da cannone. Mandati avanti anche semplicemente per attirare il fuoco nemico così che i comandanti potessero individuare i nascondigli delle truppe ucraine. Forse chi aveva avuto la brillante idea di ricorrere a questa manodopera a basso costo aveva pensato che ben pochi sarebbero sopravvissuti. Ma non è stato così e adesso, in patria, i «ragazzi» continuano a comportarsi come probabilmente facevano quando erano in mezzo alla popolazione nemica, almeno stando agli innumerevoli resoconti delle atrocità commesse dalle truppe d’occupazione.

La deputata Ostanina ricorda che all’inizio si era deciso di escludere i reclusi per i reati più gravi, ma è chiaro che poi le cose sono andate diversamente. Così adesso lei chiede che questi «eroi» vengano almeno sottoposti ai normali controlli previsti per chi è in libertà provvisoria. Visite settimanali o mensili in commissariato e non l’assoluta licenza di fare quello che vogliono.

Le proteste dei familiari dei soldati si stanno diffondendo in Ucraina. Giorgia Audiello su L'Indipendente il 6 Dicembre 2023

In Ucraina stanno aumentando le proteste dei familiari dei soldati al fronte che chiedono la loro smobilitazione dopo 18 o più mesi di servizio: cresce il malcontento generale e si fa sempre più sentire la stanchezza per un conflitto che si trascina ormai da quasi due anni senza significativi risultati sul campo. Negli ultimi giorni, manifestazioni si sono svolte in diverse regioni ucraine per chiedere l’abolizione del servizio militare a tempo indeterminato. Il 2 dicembre, dozzine di donne ucraine hanno manifestato nella città di Zaporizhzhya reclamando la smobilitazione per i loro mariti e figli e scandendo slogan come «l’esercito non è schiavitù» e «è giunto il momento per gli altri», riferendosi al fatto che altri uomini andrebbero mobilitati, secondo quanto riferito da Radio Free Europe. Anche a Kiev, in piazza Maidan, un gruppo di persone si è riunito per chiedere il rilascio dei combattenti del gruppo Azov e manifestazioni simili si sono tenute anche a Leopoli, Odessa e Sumy.

Non sono comunque le prime manifestazioni di protesta per chiedere un limite di 18 mesi al servizio militare obbligatorio e la rotazione delle reclute. Già a fine ottobre, decine di manifestanti avevano protestato in molte città dell’Ucraina per chiedere una pausa per i soldati che erano sul campo di battaglia da 18 mesi o più. Il New York Times ha riferito che si sono svolte anche diverse manifestazioni per i soldati dispersi e che alcune famiglie presenti alle manifestazioni del 16 ottobre hanno affermato di aver cercato per più di un anno notizie dei loro cari scomparsi. Il numero degli ucraini dispersi nella guerra ammonta a 26.000: all’inizio di ottobre risultavano dispersi 15.000 soldati e 11.000 civili, secondo il ministero dell’Interno ucraino.

Oltre alle proteste dei parenti, il 5 settembre è stata lanciata anche una petizione sul sito web del presidente Zelensky in cui si chiedono modifiche alle regole per la mobilitazione. Più di 25000 persone hanno aderito chiedendo “condizioni uniformi per tutti i cittadini” e la mobilitazione di deputati e funzionari. Non è un caso, dunque, che Zelensky abbia recentemente annunciato che a breve inizierà una discussione parlamentare su una possibile riforma di mobilitazione che dovrà essere allineata agli obiettivi militari del 2024: attualmente, qualsiasi uomo ucraino di età compresa tra i 27 e i 60 anni può essere mobilitato nell’esercito. Il presidente ucraino ha anticipato che la riforma «non riguarderà solo il numero di persone da mobilitare, ma anche il tempo che servirà a congedare coloro che sono attualmente in servizio e a richiamare le nuove reclute». Già lo scorso 5 novembre il ministro della Difesa ucraino Rusten Umerov aveva annunciato un’importante riforma in ambito militare che dovrebbe comprendere il passaggio dal servizio di leva al reclutamento, il servizio militare a contratto e l’introduzione di attività di addestramento intensivo per i cittadini in età di leva, oltre alla necessità di garantire pari opportunità a uomini e donne. Secondo il ministero della Difesa, circa 43000 donne prestano attualmente servizio nelle Forze armate ucraine, in aumento di circa il 40 per cento rispetto al 2021.

Se i contenuti della riforma della mobilitazione sono ancora incerti, ciò che è certo, invece, è che le autorità di Kiev devono fronteggiare una grave carenza di risorse umane da impiegare al fronte. Il tutto, peraltro dovendosi confrontare con la Russia, un Paese che all’inizio del conflitto contava una popolazione di 145 milioni di persone, oltre tre volte superiore a quella dell’Ucraina, pari a circa 43 milioni. Oltre ai numeri significativamente inferiori della popolazione ucraina, un serio problema per Kiev è la difficoltà ad arruolare nuovi soldati: il capo di Stato maggiore delle Forze armate ucraine, Valery Zaluzhny, ha riconosciuto il fatto che l’addestramento e il reclutamento delle truppe stanno diventando un problema per l’Ucraina. «La natura prolungata della guerra, le limitate opportunità di rotazione dei militari schierati lungo la linea di contatto, le lacune legislative che sembrano eludere la mobilitazione, riducono significativamente la motivazione dei cittadini a prestare il servizio militare», ha riconosciuto il generale, aggiungendo che l’Ucraina ha bisogno di più personale militare, e ne ha bisogno subito.

Molti cittadini ucraini hanno abbandonato il Paese proprio per non arruolarsi: secondo i dati di Eurostat, dall’inizio della guerra 650.000 uomini in età di leva avrebbero lasciato il Paese. Al contempo, il presidente russo ha firmato pochi giorni fa un decreto che aumenta l’esercito di 170.000 unità, ma secondo alcuni dati dell’intelligence ucraina, il numero dei nuovi mobilitati in Russia potrebbe variare fra le 400 e le 700 mila unità: si tratta di numeri destinati a mettere ancora più in difficolta le forze armate ucraine e che difficilmente consentiranno di concretizzare ciò che richiedono a gran voce i parenti dei soldati, ossia la fine della mobilitazione a tempo indeterminato. [di Giorgia Audiello]

Mosca-Kiev, i soldati non bastano mai. Putin e Zelensky vogliono nuovi coscritti. Lo Zar firma il decreto che aumenta i militari del 15%: coinvolti 170mila russi Il leader ucraino: "In gioco il nostro futuro". Zaporizhzhia, allarme atomico. Luigi Guelpa il 3 Dicembre 2023 su Il Giornale.

La narrazione che rimbalza da Mosca a Kiev finisce per scontrarsi con i dati oggettivi che nessuno vorrebbe emergessero: dall'inizio dell'Operazione Speciale a oggi sono morti circa 190mila soldati tra russi (120mila) e ucraini (70mila). Sono cifre spaventose, soprattutto se si considera che, come sostiene il segretario della Nato Stoltenberg, appare difficile se non impossibile che il conflitto si concluda prima del 2025. Putin e Zelensky sono al corrente della situazione e non possono fare altro che forzare la mobilitazione di uomini. Il presidente ucraino ritiene necessario rafforzare i ranghi per dare vita a una svolta strategica incentrata sulla difesa, a seguito di una controffensiva poco brillante un po' in tutto il Paese. Non dimentichiamo che dall'inizio delle ostilità 650mila ucraini in età da combattimento sono fuggiti e hanno ottenuto la residenza in Europa. «Tutti comprendono che sono necessari miglioramenti in questo settore. In gioco c'è la sopravvivenza della nostra nazione», avverte Zelensky, il cui mandato presidenziale scade tra 4 mesi. La futura catena di comando potrebbe non essere più la stessa, almeno secondo la first lady Olena Zelenska, che ha dichiarato all'Economist di essere contraria alla ricandidatura del marito. «Prima di tutto c'è la famiglia, vorrei sperimentare qualcosa di nuovo nella vita».

Sul fronte russo, Putin ha ordinato proprio venerdì di portare l'esercito a oltre 1,3 milioni di soldati, accrescendo gli effettivi di circa 170mila unità. La decisione sarebbe maturata, almeno così sostiene il ministero della Difesa, come risposta all'aumento delle minacce provenienti dall'Ucraina e dall'espansione della Nato. In realtà Putin deve far fronte alle forti perdite subite in 647 giorni di combattimenti. Mosca ha reso noto che il numero dei militari sarà aumentato gradualmente, attraverso reclutamenti volontari e non con coscrizione obbligatoria. Non è da escludere, dopo gli accordi sottoscritti tra Putin e Kim Jong-un lo scorso 13 settembre a Vostochny, che la Russia possa disporre a breve anche di qualche battaglione da Pyongyang.

Nel frattempo, secondo il ministro dell'Energia di Kiev Galushchenko, la centrale di Zaporizhzhia sarebbe stata sull'orlo di un incidente nucleare e radioattivo a causa di un blackout dell'impianto provocato da un raid aereo di Mosca. «Le azioni dei russi richiedono una risposta più dura da parte del mondo. Venerdì notte si è rischiata un'altra Fukushima», ha dichiarato. La Germania ha fornito all'Ucraina un nuovo pacchetto di aiuti militari, tra i quali sistemi di rilevamento dei droni e fucili di precisione. Durante la giornata di ieri, le forze ucraine hanno respinto 54 attacchi nemici nelle direzioni di Kupyansk, Lyman, Bakhmut e Avdiivka. In serata i russi hanno respinto un attacco aereo su Krasnodar, liquidando due missili S-200.

Un italo-russo fermato dai servizi a Mosca: «Sabotatore di Kiev». Storia di Marta Serafini su Il Corriere della Sera venerdì 1 dicembre 2023.

A reclutarlo sarebbe stata l’intelligence ucraina a Istanbul lo scorso febbraio. Poi l’addestramento in Lettonia. Ruslan Sidiki, 35 anni, passaporto italo-russo, è stato arrestato dall’Fsb di Mosca con l’accusa di aver compiuto azioni di sabotaggio. Ultima operazione a novembre, il deragliamento di un treno merci vicino a Ryazan, a Sud-Est di Mosca, con 15 vagoni ribaltati. Il 20 luglio scorso, su istruzioni dell’intelligence del ministero della Difesa ucraino, avrebbe fabbricato ordigni esplosivi con i quali «ha equipaggiato quattro droni e li ha utilizzati per effettuare un attacco all’aeroporto militare di Dyaghilevo», hanno riferito i servizi russi.

Nel corso dell’indagine, sono stati sequestrati al sospettato componenti per la fabbricazione di esplosivi e ordigni, apparecchiature di comunicazione e supporti elettronici «contenenti foto e video dei crimini commessi». Da quanto si evince dai suoi profili social, Sidiki si sarebbe recato più volte nella zona di Chernobyl. Secondo i media russi, non avrebbe precedenti penali. Indagato per «atto terroristico» e «acquisizione, trasferimento, deposito, trasporto, spedizione o trasporto illegale di esplosivi o ordigni esplosivi», l’uomo rischia in totale fino a 32 anni di carcere. Sempre secondo i media russi è stato arrestato all’aeroporto di Mosca Vnukovo mentre la Farnesina fa sapere di star seguendo il caso.

È invece l’intelligence ucraina stessa a riferire a diverse testate giornalistiche, tra cui Ukrainska Pravdae Reuters, di un’operazione condotta in Siberia lungo la linea ferroviaria Baikal-Amur strategica per il commercio tra Russia e Cina, sulla quale sarebbero stati fatti saltare in aria due treni carichi di carburante. La prima esplosione ha coinvolto, all’alba di giovedì, un treno cisterna che transitava nel tunnel Severonomuisky della Buriazia (il più lungo della Russia con i suoi 15,3 chilometri), provocando un incendio che ha richiesto ore per essere spento. Una successiva esplosione, poco tempo dopo, ha colpito un altro treno che trasportava carburante mentre percorreva un ponte alto 35 metri. Le ferrovie russe hanno confermato l’esplosione del tunnel ma non hanno specificato le cause. Investigatori citati dal Kommersant sostengono che l’ordigno sia stato posizionato sotto una delle carrozze del treno. La seconda deflagrazione non è stata, invece, confermata.

La regione si trova a quasi a 5.000 chilometri dall’Ucraina. Dunque l’operazione di sabotaggio sarebbe una dimostrazione lampante della capacità di Kiev di penetrare in territorio russo, anche quello più profondo. Ben oltre il ponte di Kerch che collega la Russia alla Crimea, colpito più volte, ben oltre gli omicidi mirati come nel caso della figlia di Dugin, Daria, uccisa da un’autobomba alle porte di Mosca e molto oltre le operazioni nella regione di Belgorod al confine con l’Ucraina e infine ancora più in là dei droni lanciati sul Cremlino. Con un ulteriore dato: in questo caso a essere coinvolta non sarebbe solo la Russia ma anche la Cina, accusata da Kiev di rifornire di armi l’esercito di Mosca.

In questo crescere di tensioni, il ministro degli Esteri russo Sergei Lavrov ha denunciato i piani dell’Occidente di installare una base militare americana nel Mar Nero e un’altra britannica nel Mar d’Azov, dopo la conclusione degli accordi di Minsk. «Se guardate la mappa, potrete capire che si tratta di una cosa inaccettabile per la Russia», ha detto Lavrov nel corso di una conferenza stampa ieri a Skopje, a margine del vertice Osce al quale ha preso parte tra le polemiche. E sempre Lavrov ha accusato l’allora premier britannico Boris Johnson di aver bloccato un accordo tra Mosca e Kiev per porre fine alla guerra nel maggio 2022.

"Saltato in aria per una mina russa": Mosca perde un altro generale in Ucraina. Storia di Federico Giuliani su Il Giornale giovedì 30 novembre 2023.

La Russia ha perso un altro generale nella guerra in Ucraina. L'ultima vittima del conflitto risponde al nome di Volodymyr Zavadsky, vice comandante del 14 Corpo d'Armata della Federazione Russa, saltato in aria dopo aver calpestato una mina. La sua morte è stata segnalata per la prima volta sul social network Vkonatke dall'organizzazione degli ex studenti della Scuola superiore di comando militare di Mosca "Cremlino", e confermata sia dalla Pravda ucraina che dalla testata russa Vazhne Istorii su Telegram.

La morte di un altro generale russo

L'intera vicenda è ancora avvolta nella nebbia. Non risulta che Zavadsky sia stato ucciso in azione. Secondo il canale Telegram VChK-OGPU, che sostiene di avere legami con i servizi di sicurezza russi, il generale sarebbe morto in un'esplosione causata da una mina piazzata dai suoi stessi compagni con l'intenzione di colpire i gruppi di ricognizione ucraini.

"L'indagine sta considerando la possibilità di un'esplosione di una mina precedentemente installata da un'unità vicina per combattere (l'unità di sabotaggio e ricognizione) del nemico", ha affermato lo stesso canale. "Si sta tentando anche di attribuire la morte del generale Zavadsky ad un attacco di artiglieria delle forze armate ucraine", ha aggiunto The Daily Beast.

L’incidente sarebbe avvenuto durante un non meglio specificato ridispiegamento delle forze russe lontano dalla linea del fronte, anche se ci sono rapporti contrastanti su dove sia avvenuta esattamente la deflagrazione della mina. Il quotidiano Lenta afferma che Zavadsky è stato ucciso vicino a Izium, nell’oblast di Kharkiv, nonostante il fatto che la città sia stata ripresa dall’Ucraina nel settembre 2022, e che si trovi ad alcune decine di chilometri dalla linea del fronte all’interno del territorio controllato da Kiev.

I precedenti

In ogni caso, la morte di Zavadsky sarebbe l'ultima di una lunga serie che, soltanto questa settimana, ha riguardato importanti ufficiali russi. Almeno altri cinque ufficiali di alto rango sarebbero stati uccisi in seguito ad un attacco aereo ucraino sul villaggio di Yuvileine, controllato dalla Russia, nell'oblast di Kherson. Il blitz di Kiev è avvenuto lunedì, e ha preso di mira un edificio dove le autorità russe avrebbero dovuto riunirsi per un incontro, ha fatto sapere il Kyiv Independent. Le foto condivise dal Centro di resistenza nazionale ucraino mostrano l'edificio, appartenente ad un "servizio delle forze dell'ordine" russo, danneggiato, così come danneggiate risultano le auto parcheggiate nelle vicinanze della struttura.

In totale, le perdite sul campo hanno portato il bilancio complessivo delle vittime degli ufficiali militari russi di alto rango almeno a quota 12, in una guerra lunga (al momento) 22 mesi. È tuttavia difficile stilare numeri esatti, visto che i dati cambiano a seconda della fonte. I funzionari ucraini, ad esempio, sostengono che finora nel conflitto siano morti 16 generali di Mosca, mentre la Russia parla di sei uccisioni. Diversi media russi hanno pianto la "tragica morte" di Zavadsky, mentre il ministero della Difesa russo non ha ancora commentato la notizia. Vedremo se nelle prossime ore emergeranno ulteriori prove per determinare l'esatta dinamica della scomparsa del militare.

Gli avvelenamenti nell’intelligence ucraina rischiano di riaprire la guerra delle spie. DAVIDE MARIA DE LUCA su Il Domani il 29 novembre 2023

La moglie del celebre capo del Gur, Kyrylo Budanov, è fuori pericolo così come gli altri ufficiali coinvolti. Ora Kyiv ha una giustificazione per una rappresaglia. Ma alcuni dubitano della versione ufficiale

Ci sono ancora poche conferme e ancora meno dettagli sull’avvelenamento della moglie del capo dell’intelligence militare ucraina e di diversi altri ufficiali. Secondo un portavoce dell’intelligence militare, Marianna Budanova, moglie del tenente generale Kyrylo Budanov, il capo dell’agenzia nota con la sigla Gur, avrebbe iniziato a sentirsi male pochi giorni fa e sarebbe al momento fuori pericolo in un ospedale ucraino. Le altre persone coinvolte, di cui non è stato diffuso né il numero né l’identità, si sarebbero a malapena accorte dei sintomi. Per qualche ragione, forse per via del peso inferiore, la dose di veleno avrebbe causato problemi soltanto a Budanova. L’avvelenamento sarebbe stato causato da arsenico ingerito tramite alimenti.

Anche se nessuno a Kiev ha parlato esplicitamente del coinvolgimento della Russia, né del fatto che Budanov fosse il vero bersaglio dell’operazione, le speculazioni sul ruolo dei servizi segreti russi abbondano. «Budanov è l’ultima persona che il Cremlino doveva far arrabbiare», ha scritto un utente su X, il social prima conosciuto come Twitter.

Ora l’episodio potrebbe fornire a Kiev la giustificazione per riprendere la sua campagna di assassini mirati di personalità e funzionari russi, una campagna che era stata fermata dopo le crescenti pressioni della diplomazia e dell’intelligence degli Stati Uniti e degli altri arrivati, preoccupati dell’apertura di un nuovo fronte in cui la Russia rischia di avere la meglio.

SUCCESSI

Dopo il presidente Volodymyr Zelensky e il comandante delle forze armate Valery Zaluzhny, il 37enne generale Kyrylo Budanov è uno dei personaggi al momento più popolari in Ucraina. Ex membro delle forze speciali coinvolto in missioni segrete nei territori occupati dopo il 2014, ha avuto un’ascesa meteorica durante la presidenza Zelensky. Ripetutamente promosso, è diventato il più giovane generale delle forze armate ucraine.

Budanov ha conquistato il pubblico ucraino grazie alle operazioni di sabotaggio condotte dalla sua agenzia. Il Gur è responsabile degli attacchi con droni a lungo raggio contro Mosca, si ritiene che sia dietro l’esplosione che nel luglio 2022 ha danneggiato il ponte di Crimea e, insieme alla sua controparte civile, l’Sbu, è sospettato di una dozzina di assassini mirati, il più controverso dei quali, quello di Daria Dugina, figlia del filosofo Alexander Dugin, ha causato le proteste da parte delle intelligence occidentali che hanno portato prima al rallentamento e poi allo stop di questo tipo di operazioni.

E RIVALITÀ

Questa estate, il portavoce del Gur aveva detto che, per via dei suoi successi, Budanov era stato bersaglio di almeno dieci tentativi di assassinio da parte dei servizi di sicurezza russi. In pochi dubitano che quello di questi giorni sia un nuovo tentativo di liberarsi di uno scomodo e abile ufficiale. A porte chiuse, funzionari e diplomatici europei sostengono da tempo che il numero di infiltrati e simpatizzanti russi nell’intelligence ucraina è una delle ragioni che spingono la Nato a non affrettare l’ingresso del paese nell’alleanza.

Tra i pochi a dubitare della teoria dell’avvelenamento russo c’è Viktor Yahun, ex vice direttore del servizio di intelligence civile, Sbu, che, al New York Times, ha detto che è improbabile che la Russia abbia infiltrati in posizioni così in alto da essere in grado di avvelenare il cibo del capo dell’intelligence militare.

Sbu e Gru sono due organizzazioni tradizionalmente rivali la cui competizione si è acuita durante la guerra. Mentre il primo è una vasta organizzazione con direttorati in tutte le regioni del paese, la seconda è più piccola e agile e ha ricevuto finanziamenti e addestramento dalle agenzie di intelligence occidentali. Nei primi giorni del conflitto, la loro rivalità era divenuta di dominio pubblico con l’uccisione durante un tentativo di arresto da parte del Sbu di Denis Kireev, un banchiere e negoziatore ucraino. Successivamente, lo stesso Budanov aveva detto che Kireev lavorava per il Gru e il banchiere ha ricevuto una decorazione militare postuma.

DAVIDE MARIA DE LUCA.  Giornalista politico ed economico, ha lavorato per otto anni al Post, con la Rai e con il sito di factchecking Pagella Politica.

Estratto da ilfattoquotidiano.it martedì 28 novembre 2023.

Marianna Budanova, moglie del capo dell’intelligence militare ucraina (Gur) Kyrylo Budanov, è stata avvelenata con metalli pesanti. È quanto riferiscono le fonti del ministero della Difesa di Kiev ai media locali, che aggiungono che la donna è attualmente ricoverata e ha completato la prima fase delle cure.  Oltre alla moglie del capo del Gur, nelle ultime ore è emerso che anche diversi funzionari dell’intelligence militare ucraina sono stati avvelenati. […] 

Gli esami a cui è stata sottoposta Marianna Budanova, che dovrà rimanere in osservazione per qualche settimana, hanno portato a ipotizzare si sia trattato di un avvelenamento tramite il cibo.

“Queste sostanze non vengono utilizzate in alcun modo nella vita quotidiana e negli affari militari. La loro presenza può indicare un tentativo intenzionale di avvelenare una persona specifica”, hanno inoltre affermato le fonti. 

Budanova, 30 anni, è la seconda moglie di Kyrylo Budanov: sono sposati da dieci anni. Con una laurea in Psicologia, dal 2015 al 2017 ha lavorato come volontaria presso l’Ospedale militare di Kiev. Nel 2020 si è candidata come deputata del partito Udar di Vitaliy Klitschko, sindaco della capitale ucraina. Nel 2021 è stata suo consigliere per la lotta alla corruzione. 

“La mia felicità è sempre con me, perché mia moglie vive con me nel mio ufficio, 24 ore su 24, 7 giorni su 7″, ha raccontato nei mesi scorsi Budanov […]. Lei stessa […] aveva rivelato che in nessun caso avrebbe accettato di allontanarsi, nonostante la situazione politica: “La sera del 23 febbraio 2022 mio marito mi ha detto che un’invasione su vasta scala sarebbe iniziata alle 5 del mattino. Ci siamo riuniti e siamo andati nella sua sede di lavoro, e da allora non siamo più tornati a casa nostra. Personalmente non intendo andare da nessuna parte lontano dalla mia famiglia. Resto a Kiev“, ha affermato. […]

Marianna Budanova: chi è la moglie avvelenata di Kyrylo Budanov capo degli 007 ucraini. Molto probabilmente la 30enne consorte del capo dell'intelligence di Kiev è stata intossicata con il cibo. Le sue condizioni di salute sono già migliorate. È la seconda moglie di Budanov. La coppia è sposata da dieci anni. Redazione Web su L'Unità il 28 Novembre 2023

Marianna Budanova, la moglie del capo dell’intelligence militare ucraina Kyrylo Budanov, è stata avvelenata. Lo scrivono i media ucraini citando fonti del ministero della Difesa di Kiev. Alla donna è stato diagnosticato un avvelenamento da metalli pesanti. “Queste sostanze non vengono utilizzate in alcun modo nella vita quotidiana e negli affari militari. La loro presenza può indicare un tentativo intenzionale di avvelenare una persona specifica“, hanno detto alcune fonti. Budanova è ricoverata in ospedale. È stata “molto probabilmente avvelenata con il cibo e sta già meglio“, hanno aggiunto. Marianna, 30 anni, è la seconda moglie di Budanov, sono sposati da dieci anni, scrive Rbc-Ucraina.

Marianna Budanova: chi è la moglie avvelenata di Kyrylo Budanov

Con una laurea in psicologia, dal 2015 al 2017 ha lavorato come volontaria presso l’Ospedale militare di Kiev. Nel 2020 si è candidata come deputata del partito Udar di Vitaliy Klitschko, sindaco della capitale ucraina. Nel 2021 è stata suo consigliere per la lotta alla corruzione. “La mia felicità è sempre con me, perché mia moglie vive con me nel mio ufficio, 24 ore su 24, 7 giorni su 7. Prima andavo al lavoro e tornavo a casa, ma ora…“, ha detto nei mesi scorsi il capo dell’intelligence militare parlando della moglie in una intervista con Radio Liberty. Lei stessa rispondendo alle domande dei giornalisti aveva detto che in nessun caso avrebbe accettato di andare all’estero:

Marianna Budanova su Instagram

“La sera del 23 febbraio 2022 mio marito mi ha detto che un’invasione su vasta scala sarebbe iniziata alle 5 del mattino. Ci siamo riuniti e siamo andati al suo posto di lavoro, e da allora non siamo più stati a casa nostra. Personalmente non intendo andare da nessuna parte lontano dalla mia famiglia. Resto a Kiev“, ha affermato. “Mio marito è una persona estremamente professionale. Non parliamo di questioni del suo lavoro coperte dal segreto. Non interferisco mai, ma se ha bisogno del mio aiuto o consiglio su qualche questione, sono sempre disponibile. Capita che io sia una delle prime a sapere dell’esito positivo di una operazione, ma solo dopo che è stata portata a termine“.

Kyrylo Budanov su Twitter: chi è il capo dell’intelligence di Kiev

Per la Budanova c’è anche un profilo Instagram (marianna_budanova_udar) che però risulta essere privato e con soli tre post pubblicati. Vi è, però, il rimando al sito internet di Klitschko, ex pugile e primo cittadino di Kiev nonché membro del partito Udar (Alleanza democratica ucraina per le riforme). Il consorte Budanov ha 37 anni ed è nato a Kiev. Dal 5 agosto 2020 ricopre il ruolo di Capo della Direzione principale dell’intelligence. Completati gli studi presso l’Accademia militare di Odessa, ha preso parte ai diversi conflitti tra Ucraina e Russia. Nel 2019 è scampato a un attentato: la sua automobile è stata fatta esplodere. Per l’agguato è stato arrestato un uomo con passaporto kirghiso. Secondo i media e le fonti governative di Kiev l’attacco era stato pianificato come risposta ad un raid ucraino in Crimea del 2016. Redazione Web 28 Novembre 2023

I Disertori.

I ragazzi dell’ostello Putin: viaggio nei dormitori dell’ex repubbliche sovietiche dell’Asia. Clara Valenzani su Il Corriere della Sera il 12 dicembre 2023.

Tra i giovani fuggiti dalla chiamata alle armi: i nomadi che non credono più nella Russia

«Lunedì mi sono laureato, martedì sono fuggito». Anatolij ha accantonato la corona di alloro, infilato i suoi vestiti in una valigia e preso in fretta un volo di sola andata. Quella valigia si trova ora al Wanderlust Hostel Riverside di Almaty, Kazakistan, in un dormitorio misto da dieci persone in cui la sera fa caldo, ed entra anche qualche zanzara. Quando inizia a raccontare la sua storia Anatolij è in sala, su una poltroncina di velluto color antracite, il viso inaspettatamente sereno.

«Da studente, non potevo essere reclutato. Per questo sono partito quando ho terminato la facoltà di informatica». Il reclutamento di cui parla è la mobilitazione parziale indetta da Putin il 21 settembre 2022: tutti i cittadini tra i 18 e i 60 anni che hanno prestato servizio militare devono andare in Ucraina, a combattere. Un decreto vago, che sommato allo scoppio della guerra ha generato il più grande esodo russo dai tempi della Rivoluzione d’Ottobre: da 200 mila a forse un milione di espatriati, solitamente sotto i 40 anni.

La maggior parte si è diretta nei Paesi russofoni dell’ex Urss, riempiendo gli ostelli per settimane, mesi: gli appartamenti costano troppo, o vengono chieste garanzie. Si è costretti a convivere con coinquilini che non si scelgono, a condividere le cucine, a bussare prima di entrare nei bagni. Tra questi ragazzi, Anatolij, partito senza il supporto del padre.

«Per lui non era necessario: diceva che la guerra non è una gran cosa». I genitori vivono ancora a Uchta, nel nord della Russia. Dietro casa loro c’è un cimitero di prigionieri tedeschi: la città ospitò un gulag sotto Stalin; ora è tenuta in vita da un sottosuolo nelle cui arterie scorre metano. «Diventerà un paese fantasma: le condutture sono state bombardate, nessuno verrà più a lavorarci». Al Wanderlust c’è anche Vladimir: alto 1.90, biondo, due occhi così azzurri che mettono quasi soggezione. Sorride poco e parla ancora meno: lo stereotipo del moscovita. Eppure, ogni sera prepara il tè per tutti, premuroso. «Per me no, grazie, fa troppo caldo», esclama qualcuno. Vova lo gela con un’occhiata e gli piazza una tazza fumante tra le mani: impossibile rifiutare. Ha portato le bustine da Mosca, dove è rimasta la famiglia.

«Ti manca, vero?» Fa spallucce: «I miei non capivano perché volessi partire, ma io non approvo quello che sta succedendo». Tra poco scadranno i suoi primi tre mesi in Kazakistan; dopodiché, se sarà ancora senza lavoro e senza visto, dovrà tornare in Russia per 90 giorni: una misura introdotta a gennaio 2023 per regolarizzare i numerosi ingressi in un Paese che condivide 6.800 km di confine, sei volte l’Italia, con l’ingombrante vicino.

Il Kirghizistan è invece più permissivo: visto richiedibile ogni sei mesi, a 3 euro. Dmitry c’era già stato in vacanza, con la sensazione che sarebbe tornato: «Voglio andarmene da San Pietroburgo da tanto: la vita in Russia non è mai stata una passeggiata», dice quando lo incontriamo la prima volta nell’agosto 2022, al SilkRoad Hostel della capitale Bishkek. Fuori dall’ostello, bazar vocianti e cani randagi; dentro, letti a castello come testimoni del suo racconto, e un libro di Gabriel Garcia Marquez in cirillico sul comodino.

A un anno di distanza Dmitry vive in Kirghizistan, fuggito dopo aver ricevuto la cartolina di reclutamento a casa dei genitori. «Il cambiamento è stato stressante, ma non troppo doloroso: lavoro da remoto come programmatore, e i kirghizi sono adorabili. Sento sempre la famiglia e gli amici: l’80 per cento di loro ha lasciato la Russia».

Alcuni potrebbero essere vicini di casa di Artiom: giocatore professionista di beach volley, si sta ricostruendo una vita dall’altra parte del Mar Caspio, in Azerbaijan. In attesa di ricongiungersi con la moglie e i due figli piccoli si racconta dalla sala comune del Travel Inn Hostel di Baku, un pomeriggio in cui i 36° rendono impossibile stare all’aperto. Intorno, nessuno gli presta attenzione, tutti chini su MacBook e cellulari. «Io non odio Putin. Odio la sua scelta di entrare in guerra. Vengo dal lago Chanka, vicino Vladivostok, al confine con la Cina. Quando ero piccolo e il presidente era Eltsin una volta siamo rimasti sei mesi senza stipendio. Putin ha migliorato molte cose, ma ora non voglio rimanere e contribuire all’economia del mio Paese». E quelli che invece restano? C’è chi non ha un passaporto internazionale, chi ha motivazioni economiche, familiari, o non parla inglese. Tanti sono lobotomizzati dalla propaganda, concordano i ragazzi. E, aggiunge Artiom, «I russi sono come Ivan Durak (lo scemo protagonista di una fiaba di Tolstoj, ndr.) Non si fanno problemi. Quando sono arrivati i droni sul Cremlino la gente non era nemmeno preoccupata».

Lui, mentre lo ricorda, solleva il braccio e mostra la pelle d’oca. Aleksandr invece fa vedere la sua macchina fotografica, maneggiandola con mani delicate, da professionista. Ha una cicatrice sul lato sinistro della bocca e lo sguardo dolce. In totale, ha passato sei mesi in ostelli come il Fabrika Hostel di Tbilisi, Georgia: un edificio postindustriale alla moda, da 400 posti letto. In una tavola calda della capitale offre a tutti i kinkali prima di addentarli; il sugo gocciola sul piatto. «Mi sento come un pellegrino senza punto di appoggio: tutto ciò che possiedo sta in una valigia, e la porto sempre con me. Mi ripeto: va tutto bene, non è l’Ucraina, non cadono le bombe». Ma forse bisogna avere pazienza, forse quando Putin non ci sarà più potrai tornare in Russia, Aleksandr. «No. È un paese malato, non voglio più farne parte».

Oggi, la mobilitazione è ancora ufficialmente in corso. Un milione di esistenze sospese, compresse in valigie trascinate in giro per il centrasia: fuggiaschi lungo la Via della Seta, là dove un tempo c’erano mercanti e carovane.

Ucraina: in 20mila scappati per non combattere, i disertori e la controffensiva fallita. Sui gruppi Telegram le fughe e le informazioni: dall'aggiunta di bambini allo stato di famiglia a certificati di esenzione medica. La controffensiva impantanata, alta tensione a Kiev tra governo e militari. Redazione Web su L'Unità il 28 Novembre 2023

La BBC ha pubblicato nei giorni scorsi un’inchiesta in cui riporta che quasi 200mila uomini sono fuggiti dall’Ucraina dopo l’invasione da parte della Russia per evitare di essere arruolati. Alcuni hanno attraversato fiumi, altri sono scappati di notte, quasi 20mila sono entrati illegalmente in Romania, Moldavia, Polonia, Ungheria e Slovacchia tra il febbraio del 2022 e il 31 agosto del 2023. Oltre 21mila uomini hanno tentato la fuga ma sono stati catturati dalle autorità ucraine.

La maggior parte dei disertori hanno lasciato il paese attraversando il confine a piedi o a nuoto, altri hanno presentato documenti con false esenzioni mediche. Dall’arruolamento sono esclusi uomini con problemi di salute, responsabilità di assistenza e padri di tre o più figli. Le esenzioni per malattia dal servizio militare sono decuplicate dal febbraio del 2022. Il Presidente Volodymyr Zelensky ha denunciato lo scorso agosto le “decisioni corrotte” delle commissioni medico-militari dell’Ucraina, ha rimosso i funzionari regionali responsabili della coscrizione e fatto mettere sotto indagine trenta persone.

La controffensiva fallita

Il momento è delicato per la guerra in Ucraina, surclassata sui media dal conflitto in Medio Oriente tra Israele e Hamas. Funzionari statunitensi hanno stimato lo scorso agosto che il bilancio dei caduti ucraini si aggiri intorno alle settantamila unità. La controffensiva ucraina nell’est del Paese annunciata in primavera non ha portato ai risultati sperati. Il governo di Kiev, secondo retroscena pubblicati dal quotidiano tedesco Bild, è fortemente criticato dai militari. I soldati denunciano la penuria di mezzi d’assalto e di equipaggiamento. “La Russia investe tutto nella guerra, noi dobbiamo fare da soli”, il virgolettato riportato. La situazione è tesa ormai da tempo.

“Ogni brigata combatte da sé, ignora completamente quello che fanno le altre alla propria destra e alla propria sinistra o opera in competizione con loro”. Il risultato è che “non vi è comunicazione tra le unità”, anche se “schierate a pochi chilometri le une dalle altre”. Sotto accusa anche il Presidente Volodymyr Zelensky, di cui il Times pubblicava poco tempo fa un ritratto da cui si percepiva la sua solitudine e frustrazione al comando. Soltanto lo scorso fine settimana Mosca ha lanciato su Kiev il più duro attacco con droni dall’inizio della guerra. 75 di cui 71 intercettati dalla difesa aerea ucraina. Particolarmente colpiti diversi quartieri residenziali di Kiev: Solomyansky, Pechersky, Podilsk, Dnipro e Holosiivskyi.

Il prossimo 14 e 15 dicembre a Bruxelles si riunirà il Consiglio Europeo. Il primo ministro Ungherese Viktor Orban ha già annunciato la sua opposizione a un nuovo sostegno militare all’Ucraina. Presumibile il sostegno a questa linea del primo ministro della Slovacchia Robert Fico. Quest’ultimo, in visita a Praga, ha detto di non credere in una soluzione militare in un conflitto che, per lui, potrebbe durare fino al 2030 e causare mezzo milione di morti in più.

Le diserzioni sui gruppi Telegram

L’inchiesta della BBC ha scoperto almeno sei gruppi Telegram che raccolgono da qualche centinaio a miglia di persone che offrirebbero migliaia di servizi per lasciare il Paese: dall’aggiunta di bambini allo stato di famiglia a certificati di esenzione medica. Il “biglietto bianco” che permette di uscire dall’Ucraina e di tornare in qualsiasi momento costa intorno a 4.200 euro, inclusa la tangente per il funzionario che firma il certificato. Su Telegram circolano anche i video di fughe rocambolesche e pericolose. Chi viene catturato dalle autorità ucraine rischia una multa e una pena detentiva fino a otto anni. Redazione Web 28 Novembre 2023

I Pacifondai.

Niccolò Carratelli per “La Stampa” - Estratti lunedì 11 dicembre 2023.  

 Un cessate il fuoco immediato a Gaza. E il riconoscimento della Palestina come Stato. Ecco le richieste che si alzano dal corteo pacifista, mentre sale verso la rocca di Assisi.

Una marcia della pace straordinaria, organizzata in occasione del 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti umani, ma in formato ridotto. Non solo per il percorso di pochi km (la partenza non da Perugia, ma dalla vicina basilica di Santa Maria degli Angeli), ma anche per la scarsa partecipazione: circa un migliaio di persone 

(...) 

Elly Schlein arriva mentre all'inizio, accompagnata dalla fedelissima Marta Bonafoni, coordinatrice della segreteria Pd, e dai dirigenti umbri del partito. «Siamo qui per ribadire la necessità di un cessate il fuoco umanitario immediato a Gaza, dove si è già passato il segno – dice la leader dem –. Le vittime civili sono un numero inaccettabile, incredibile». Il punto è che «per ricostruire un percorso di pace, bisogna trovare gli interlocutori giusti – avverte Schlein – che non possono essere né i terroristi di Hamas né il governo di Netanyahu, che comprende esponenti di estrema destra che nemmeno riconoscono la causa palestinese».

La segretaria si muove lungo il corteo, fa un pezzo di strada a braccetto con Nicola Fratoianni, il leader di Sinistra italiana, convinto che il punto di partenza debba essere «un cessate il fuoco duraturo, per fermare la carneficina senza fine in corso a Gaza». Poi incontra don Luigi Ciotti, il fondatore di Libera, che si infervora indicando «l'unica strada possibile» per sbloccare la situazione: «Cominci l'Europa a riconoscere subito i due Stati, Israele e Palestina». 

Schlein non incrocia, invece, Giuseppe Conte, perché il presidente dei 5 Stelle non c'è. Ufficialmente è costretto a casa da «una brutta influenza». A fine ottobre era stato lui il protagonista della fiaccolata pacifista in piazza Esquilino a Roma, mentre Schlein era impegnata altrove. Oggi ha lasciato la scena alla leader Pd (il M5S è rappresentato da una delegazione umbra). «Dobbiamo raccogliere il grido di aiuto che si leva dalla popolazione civile palestinese – scrive l'ex premier sui social –. Il veto posto dagli Stati Uniti al Consiglio di sicurezza Onu a una risoluzione che chiedeva un immediato cessate il fuoco umanitario è una decisione pericolosa e ingiustificabile», di fronte a «un'operazione militare che sta assumendo i contorni di una indiscriminata rappresaglia collettiva». Schlein sorride quando le fanno notare l'assenza del leader M5s, mentre Bonafoni si fa scappare una battuta: «L'altra volta la manifestazione era a Roma e lui era a Perugia, oggi il corteo è ad Assisi e lui è a Roma».

Il riferimento è alla grande manifestazione contro la violenza di genere e i femminicidi, che due settimane fa ha riempito il Circo Massimo a Roma, e il confronto numerico è oggettivamente impietoso. «Non faccio confronti – dice la segretaria –, noi eravamo in quella piazza e siamo in questo corteo, perché per noi sono tutte sfide intrecciate: la pace, i diritti, la giustizia sociale e climatica». A poca distanza c'è l'attore Alessandro Bergonzoni, che saluta Schlein e commenta questa marcia a ranghi ridotti: «È una questione emotiva, sulla violenza contro le donne c'è stata una reazione forte e molto bella – spiega –; mi piacerebbe vedere la stessa partecipazione in nome della pace, del resto anche in guerra ci sono donne violentate e uccise, o no? ». C'è anche un problema di scarsa unità, di prospettive diverse, fa notare qualcuno, proponendo a Schlein una contrapposizione tra questa manifestazione e quella di martedì scorso a piazza del Popolo a Roma contro l'antisemitismo, dove la leader dem era andata e dove prevalevano le bandiere israeliane.

(...) Nonostante non ci sia una gran ressa, Schlein stavolta manca l'abbraccio con Maurizio Landini, che non completa il percorso fin sotto la basilica di San Francesco, ma è l'unico a ricordare che «dobbiamo batterci per un cessate il fuoco tra israeliani e palestinesi, ma pure in Ucraina». Al tramonto, mentre il corteo entra nella piazza francescana, si alzano cartelli neri con scritto "cessate il fuoco", Schlein dribbla altre domande. Dal palco conclude Flavio Lotti, storico organizzatore della Perugia-Assisi: «Esortiamo l'Assemblea generale dell'Onu a fare ciò che il Consiglio di sicurezza non è riuscito a fare, cioè approvare una risoluzione che richieda il cessate il fuoco. Abbiamo bisogno che l'Italia si assuma le sue responsabilità insieme all'Ue, che qualcuno dica basta».

 Bandiere ammainate. Sulle battaglie più importanti (Ucraina e Israele), la sinistra è ferma agli slogan. Mario Lavia su L'Inkiesta il 12 Dicembre 2023

Il fronte teoricamente progressista Pd-Cgil-Arci-Acli-Anpi è stanco di guerra e anche di lotta alla guerra. Una rassegnazione scolorita che porta solo a chiedere la pace e il cessate il fuoco, dimenticando che Kyjiv e il popolo ebraico sono ancora sotto attacco, ogni giorno

Alla marcia straordinaria per la pace che si è svolta domenica a Perugia non c’era molta gente. Forse il freddo. Forse perché già è arrivato il clima di vacanze natalizie. O forse anche perché ’sta guerra tra Israele e Hamas, per non dire della “vecchia” guerra in Ucraina, non mobilita più di tanto nemmeno i pacifisti di professione – nell’occasione schierati con “il popolo palestinese” e contro Israele.

Fatto sta che la sinistra pacifista Pd-Cgil-Arci-Acli-Anpi eccetera è stanca di guerra e anche di lotta alla guerra. Non sa bene che fare, e si capisce. Pace subito, cessate il fuoco: slogan. Li ha gridati anche Elly Schlein a Perugia, dove c’era anche l’instancabile Maurizio Landini, mentre Giuseppe Conte, il terzo lato del triangolo, era a casa malato («Avrei tanto voluto esserci»).

Sembra di assistere a un pacifismo militante che trascolora in rassegnazione. Ed è proprio per contrastare la frustrazione di non poter fare niente che si rafforza la vecchia critica delle armi: perché le armi della critica non portano da nessuna parte, in questo contesto.

Di certo, la sinistra, e in parte il Partito democratico, ha mollato Israele. Come ha notato Walter Vecellio su HuffPost, a Perugia non c’era una sola bandiera israeliana, erano tutte palestinesi o arcobaleno, come si era visto anche alla manifestazione del Partito democratico di piazza del Popolo a Roma. «Cessate il fuoco umanitario e stop ai bombardamenti», chiede Schlein mentre i soldati israeliani danno la caccia nel sottosuolo di Gaza ai capi di Hamas, che intanto continua a lanciare razzi, saccheggiare le scorte e detenere gli ostaggi. Mica chiede ai tagliagole di arrendersi, il socialismo europeo, che sarebbe l’unica via per salvare subito vite umane. Anzi, come detto, cresce l’ostilità per gli israeliani che non si fermano finché non avranno vinto, come accade in tutte le guerre. Purtroppo questa è la situazione.

Ora, invocare la pace prescindendo dalla realtà è un modo buono per tranquillizzare le coscienze, ma non è politica. Di qui l’impasse e la crescente insofferenza del pacifismo. E più o meno lo stesso discorso vale per la “vecchia” guerra, quella che insanguina da quasi due anni l’Ucraina. Paolo Mieli ha scritto sul Corriere della Sera parole preoccupate sulla «mutazione di linea» del Partito democratico sull’Ucraina, auspicando un chiarimento.

Alcuni dirigenti, come Lorenzo Guerini, ex ministro della Difesa che è stato ed è in prima linea nel sostegno a Kyjiv, ha ribadito il suo «Slava Ukraini!». Gianni Cuperlo, chiamato in causa da Mieli, dice a Linkiesta: «Nessuna sconfessione delle scelte fatte. Il tema è come recuperiamo un’iniziativa politica che non archivi il concetto di una pace possibile in contesti dove ora dominano solamente altre logiche e interessi». Però la guerra continua: l’invasore russo è sempre lì. E dunque non sfugge a nessuno che il cuore del “popolo del Pd” non si scalda più per la bandiera gialloblu, e anche i dirigenti, se non l’hanno proprio ammainata, per stanchezza o chissà per che cos’altro, sembra proprio che abbiano smesso di sventolarla.

Quelli che però la Nato. Il tetro, insanabile, vociare dei cacadubbi filo Putin e il Porcaio Unico Televisivo. Iuri Maria Prado su L'Inkiesta l'11 Dicembre 2023

Gli agitatori del pacifismo collaborazionista sembrano godere del momento di stanchezza delle coscienze europee. E di fronte all'inverno ucraino e alla richiesta di aiuti militari inneggiano alla complicità delle inerzie

Il mondo libero e democratico che assiste alla propria stanchezza e vi si abitua mentre l’Ucraina affronta un altro inverno di guerra – forse l’ultimo, forse preludio di un assestamento che comprometterà l’integrità di quel Paese aggredito – deve rimproverarsi di aver ceduto troppo alle titubanze, quando non al vero e proprio boicottaggio, dei troppi che nel seno confortevole delle proprie società impigrite credevano che fosse per loro indolore e senza conseguenze lasciare che l’operazione speciale avesse corso incontrastato.

Ragioni pratiche ed egoistiche, non solo democratiche e umanitarie, non solo di giustizia internazionale, avrebbero dovuto suggerire non solo al pacifismo collaborazionista, ma anche alla tiepida miopia dei più, che i programmi di annientamento dell’Ucraina costituivano una versione solo aggiornata, e assai debolmente arginata dai settant’anni di pace, dei movimenti primonovecenteschi che pezzo per pezzo distruggevano la vita libera e il destino dell’Europa delle complicità e delle inerzie.

Addirittura il contorno verbale di quell’iniziativa usurpatrice, addirittura le retoriche finalistico-pacificatrici cui faceva ricorso l’aggressore, erano identiche: e ancora identico era il nucleo di opposizione fattiva a quei propositi di sopraffazione, il nocciolo anglosassone, mentre l’Europa, pregna della propria inemendabile e ottusa irresolutezza, garantiva agli aggrediti un aiuto puntualmente indebolito e confuso dalle voci recalcitranti.

Nessun leader europeo, dopo Mario Draghi e salva qualche intermittente resipiscenza tedesca, ha mostrato di ripudiare come sarebbe stato necessario la diffusa istanza demagogica che metteva sul piatto contrapposto della bilancia le bollette rincarate, l’escalation, l’allargamento del conflitto, insomma le conseguenze che gli europei avrebbero amaramente pagato restando subordinati alle sbrigliatezze guerrafondaie degli Stati Uniti. Gli europei insensatamente aggrappati al potere dilagante e provocatorio della Nato, incapaci di capire che i torti e le ragioni stanno sia da una parte sia dall’altra e che, in ogni caso, un conto era rifornire gli ucraini di democratici giubbotti antiproiettile, e un altro conto era dargli armi che temibilmente avrebbero potuto irritare i russi.

Dopo un anno e mezzo qualche buontempone, ottimamente accreditato all’accademia del Porcaio Unico Televisivo, viene a spiegare che le difficoltà ucraine sul campo di guerra non sono la prova che bisognava dare più armi agli aggrediti, ma che non bisognava proprio dargliene. La prova che l’Europa sarebbe stata tanto migliore, così più sé stessa, se quelli che oggi più aiutano l’Ucraina non avessero imperdonabilmente deciso di scendere dalla Normandia e di risalire l’Italia per impiantare il loro sporco dominio.

Sinistra e Ucraina: scoprirsi (adesso) pacifisti. Paolo Mieli su Il Corriere della Sera domenica 10 dicembre 2023.

Stati Uniti ed Europa, entrambe in un anno elettorale, lesinano armi e fondi. «Se il mondo si stanca di sostenerci», ha dichiarato alla Bbc la first lady Olena, «ci lascerà semplicemente morire»

Da settimane, ormai, le cose si sono messe male per Zelensky. Kiev viene bombardata con una certa regolarità, i soldati ucraini hanno perso Marinka, sono prossime a cadere anche Avdiivka e Kupiansk compromettendo definitivamente l’offensiva militare del generale Zaluzny. Stati Uniti ed Europa, entrambe in un anno elettorale, lesinano armi e fondi. «Se il mondo si stanca di sostenerci», ha dichiarato alla Bbc la first lady Olena, «ci lascerà semplicemente morire». E molti nella parte più stolta dell’Occidente si compiacciono di questa prospettiva. Sostengono che si sarebbe dovuto aprire subito un tavolo negoziale (in realtà fu fatto anche questo, in una villa lungo la sponda del fiume Pripyay in Bielorussia). La loro ricetta è che ad un’aggressione deve seguire una «contestualizzazione» (cioè, un riconoscimento delle ragioni dell’assalitore), seguita da un «negoziato tempestivo» destinato inevitabilmente a concludersi con la consegna all’aggressore di quel che pretende. Quantomeno parziale. In ogni caso mai aiuti, tantomeno in armi, a chi subisce l’aggressione.

Nella vita pubblica italiana a non aver cambiato idea sono rimasti ovviamente quelli che fin dall’inizio erano di quest’idea — i pacifisti assieme a Giuseppe Conte — e, sul versante di una solidarietà esplicita a Zelensky, Mattarella, Draghi e la Meloni. Solo il Pd sembra aver optato per una mutazione di linea. Graduale, certo. Ma pur sempre un cambiamento.

Un convegno organizzato a Milano da Gianni Cuperlo dal titolo «La parola Pace. L’utopia che deve rasi realtà» è stato dedicato all’antico rito dell’autocritica. Cuperlo ha espresso l’esigenza di «recuperare un terreno» (quello della pace) che il Pd non ha «saputo calpestare nel modo giusto». Elly Schlein, presente, ha affermato il dovere di rimettere «con forza» la parola pace nel «linguaggio» nonché nelle «rivendicazioni» del suo partito. E fin qui… Giuseppe Provenzano si è spinto più in là sostenendo che nei mesi passati c’è stata da parte del Pd una «criminalizzazione di molti pacifisti autentici» i quali «meritavano dialogo e non accuse di putinismo». Anche Lorenzo Guerini ha pronunciato parole di sofferto pentimento: «Da mesi assegniamo patenti che non dovremmo assegnare». Ha poi tenuto a precisare che due esponenti della comunità di Sant’Egidio, Andrea Riccardi e Mario Giro, (con i quali — par di capire — all’epoca in cui era ministro della Difesa, ebbe qualche dissenso) non avrebbero dovuto essere «arruolati tra gli amici di Putin». Pierfrancesco Majorino ha proposto di ridiscutere l’obiettivo del 2% del Pil in spese militari. E Romano Prodi, in videoconferenza, ha (forse) concordato con Majorino sostenendo che c’è «una terribile rincorsa agli armamenti che non serve a niente».

Qualche giorno dopo sul «Fatto quotidiano» una pacifista della prim’ora, Donatella Di Cesare, ha sbeffeggiato i convegnisti del Pd definendoli «acrobati» («troppo facile cavarsela con l’ammissione di un piccolo grande errore»). A sua volta — sempre sul «Fatto» — Cuperlo è tornato sul tema riconoscendo «un fondo di verità» nelle critiche rivolte al Pd da Alessandro Orsini e Andrea Scanzi.

Vien da dire che, se il nuovo Partito democratico intende rimettere in discussione l’atteggiamento che per quasi due anni ha tenuto nei confronti dell’aggressione russa all’Ucraina, dovrebbe farlo in un modo forse più approfondito e organico. L’occasione verrà in questo fine settimana quando Prodi, Paolo Gentiloni ed Enrico Letta parteciperanno ad un dibattito organizzato dalla Schlein. Prodi e Gentiloni sicuramente non prenderanno di petto il problema e, a modo loro, se la caveranno parlando d’altro. Ma da Letta — che dopo il 24 febbraio 2022 pronunciò sull’Ucraina parole di inequivocabile nettezza a seguito delle quali fu contestato in molte manifestazioni della sinistra — ci aspettiamo qualcosa di più impegnativo. A maggior ragione per il fatto che, a seguito della débâcle elettorale del settembre 2022, non ha più preso la parola in pubblico.

Curiosamente negli stessi giorni in cui il Pd procedeva sulla via dell’autodafé, «Avvenire», il quotidiano della Conferenza episcopale italiana (che in tema di pacifismo non deve prender lezioni da nessuno), ha pubblicato un interessante editoriale di Andrea Lavazza. Lavazza, con un’invidiabile ricchezza argomentativa, giunge alla conclusione secondo cui «darla vinta a Putin» non sarebbe «un buon esercizio di cinismo e Realpolitik». Anzi sarebbe frutto di un «calcolo miope». C’è da guadagnare, s’è chiesto l’editorialista del giornale dei vescovi, «risparmiando sugli invii di armamenti e prestiti?». «Un po’ oggi, non domani». «Dimenticare Kiev e chiudere gli occhi davanti alle insidie provenienti dalla Russia è una tentazione pericolosa», ha concluso Lavazza. «Sia sul piano umanitario (sui campi di battaglia e nelle città ucraine si continua a morire), sia sul piano geostrategico rimane vitale tenere accesi i riflettori sulla crisi e cercare soluzioni praticabili di lungo periodo che siano in linea con i nostri valori e i nostri interessi». Parole che a noi paiono sante. E non solo in ragione del giornale su cui sono state pubblicate.

Estratto dell'articolo di Jori Diego Cherubini per corriere.it martedì 28 novembre 2023.

Forse memore di passate polemiche Enzo Ghinazzi, in arte Pupo, è volato in Russia senza renderlo noto ai più. Invitato sabato scorso dalla trasmissione moscovita «Le leggende di Retro FM», dove si è esibito davanti a un pubblico plaudente.

 […]

Eppure, dopo il bailamme dello scorso maggio - quando il musicista avrebbe dovuto presenziare nella trasmissione Road Yalta, sorta di Festival di Sanremo in salsa sovietica, salvo cambiare idea in seguito al recapito di alcune minacce - aveva detto che avrebbe rinunciato a esibirsi in Russia per proteggere la sua famiglia e le persone con cui lavorava. 

Panico tra i pacifisti. La Russia considera la comunità Lgbt movimento estremista internazionale. Francesco Lepore su L'Inkiesta l'1 Dicembre 2023

La Corte Suprema della Federazione ha preso una decisione liberticida, con termini che potenzialmente colpiscono di opposizione e di attivismo per i diritti. Un altro tentativo criminale di dare una copertura ideologica alla guerra imperialista contro l’Occidente. Se ne accorgeranno, adesso, quelli che invocano la trattativa con Putin?

Riconosciuta la natura estremista del “movimento internazionale Lgbt+ (sic!) e delle sue filiali”. Vietate le relative attività sul territorio della Federazione Russa e le stesse perseguite con pene carcerarie e pecuniarie. Immediata, infine, entrata in vigore della norma. È quanto, in sintesi, ha deciso ieri la Corte Suprema russa al termine di un’udienza, che, durata cinque ore, si è tenuta a porte chiuse e alla sola presenza di un rappresentante del ministero della Giustizia.

Era stato d’altra parte proprio il guardasigilli Konstantin Čujčenko a chiedere, il 17 novembre scorso, che l’alta magistratura federale classificasse il non meglio specificato movimento internazionale Lgbt – in Russia, infatti, non esiste ente alcuno sotto tale denominazione – come organizzazione estremista e ne confermasse il divieto di attività.

A leggere la sentenza è il giudice Oleg Nefedov, che aveva poco prima ammesso la stampa ad ascoltarne il testo. Tutto da copione, verrebbe da dire, se non fosse per il tenore e la portata di una decisione, che è a dir poco preoccupante. Finora persone e associazioni Lgbt+ avevano dovuto subire il calvario di procedimenti giudiziari con condanne a multe pesanti grazie alla legge contro la cosiddetta propaganda omosessuale, fortemente voluta dal Cremlino, promulgata da Vladimir Putin il 30 giugno 2013 e ulteriormente inasprita nel novembre dello scorso anno. Ma non, di fatto, la reclusione. E poi quell’accusa di estremismo, così vaga e così pericolosa, che potrebbe essere appioppata ad libitum a chiunque e che è stata finora utilizzata per ridurre al silenzio oppositori politici e a movimenti loro legati. Aleksej Navalny docet.

«La definizione di estremismo – osserva Riccardo Noury, portavoce di Amnesty International Italia, a Linkiesta – è così ampia e generica che colpisce potenzialmente ogni forma non solo di opposizione ma anche di attivismo per i diritti. È questo il caso della sentenza della Corte suprema. Potrebbe essere l’ultimo atto persecutorio estremo nei confronti della comunità Lgbt+ in Russia, che svolge, così come in ogni altro Paese importante, sia un ruolo di promozione e sensibilizzazione sia un lavoro per i diritti, che non ha nulla di estremista e di estremo». È questa «una persecuzione che viene da lontano».

Ma Noury è ben consapevole che «con la guerra di aggressione russa in Ucraina ogni forma di dissenso e di attivismo per i diritti umani è stata perseguitata ancor più. È evidente che dopo il 24 febbraio 2022 la narrazione russa si è estremizzata con l’accentuazione del tema della decadenza dell’Occidente declinato in riferimento all’orientamento omosessuale e all’identità di genere».

Gli fa eco Franco Grillini, presidente onorario di Arcigay, che ricorda al nostro giornale come «il concetto dell’omosessualità quale vizio borghese e occidentale trionfasse nell’ex impero (omofobo) zarista con l’avvento dello stalinismo: ne è una riprova il famigerato articolo, scritto nel 1934 da Maxim Gorkij per la Pravda». Dopo aver osservato che «dobbiamo a Eltsin la cancellazione dell’articolo 121 del Codice penale (che condannava gli omosessuali ma che veniva utilizzato, come in tutti i regimi autoritari, per colpire i dissidenti)», lo storico leader del movimento Lgbt+ italiano afferma senza giri di parole: «Con l’inizio della guerra in Ucraina, la Russia ha sposato l’ultra-conservatorismo con il tentativo di dare una copertura ideologica del conflitto dell’Oriente contro l’Occidente, della tradizione contro la decadenza. Ovviamente a farne le spese sono le persone Lgbt+, che sono state colpite, in quest’ultimo anno e mezzo, da una grandinata di leggi omotransfobiche. La criminalizzazione del movimento quale organizzazione estremista è un po’ la goccia che fa traboccare il vaso: oramai non c’è più alcuna differenza tra Russia e Paesi islamici, tranne forse per il carcere e, in alcuni casi, la pena di morte per i rapporti tra persone dello stesso sesso».

Che il conflitto russo-ucraino abbia aggravato la situazione delle persone Lgbt+ in Russia ne è convinto anche Luca Trentini. Per il componente dell’Assemblea nazionale di Sinistra italiana, nonché attivista per i diritti civili, la sentenza della Corte Suprema è «l’ennesima tappa della corsa folle di Putin verso un estremismo, questo sì reale e pericoloso, che, agitando la bandiera ideologico-identitaria di Dio, patria, famiglia, contrappone sempre di più Oriente a Occidente. Il tutto, ovviamente, a discapito di ha costruito sulla laicità e sulla libertà le proprie condizioni di vita a partire dalle persone Lgbt+».

È a loro che va la sua solidarietà al pari di quella di Natascia Maesi, presidente nazionale di Arcigay, che parla a Linkiesta di «ossessione dai tratti di persecuzione senza precedenti». Considerando la sentenza «un’ulteriore stretta per mettere al bando e criminalizzare l’attività delle associazioni Lgbt+ russe» ed esprimendo a loro «pieno sostegno», l’attivista transfemminista si chiede: «Quale sarà il prossimo passo di questo piano repressivo? Cosa dobbiamo aspettarci? Che venga introdotto il reato di omosessualità e transgenderismo? Chiediamo che l’Europa e il Governo Meloni intervengano subito contro questa deriva con una presa di distanza netta. Noi continueremo a fare la nostra parte sostenendo il lavoro delle persone attiviste russe e supportando le tante persone che stanno fuggendo dalla Russia. Un problema questo a cui è necessario dare risposte subito».

Non sono mancate, per quanto esigue, le prese di posizione da parte di esponenti della classe politica. Se per il segretario di +Europa, Riccardo Magi, «di estremista, fascista, neocolonialista, omofobo, razzista e invasore di paesi liberi abbiamo conosciuto finora solo Putin», tanto che la sentenza della Corte suprema è l’ennesima conferma della necessità di un sostegno all’Ucraina «ancora più forte, deciso e determinato», per il senatore di Italia Viva, Ivan Scalfarotto, la Russia di Putin è ormai «sempre più preda del delirio del dittatore e della sua cricca. Decisioni di questo genere, prese sfidando drammaticamente il ridicolo davanti agli occhi del mondo, dimostrano che si tratta di un Paese gestito da gente pericolosa e priva di qualsiasi forma di normale equilibrio». Si è detta invece sconvolta al nostro giornale Alessandra Maiorino, senatrice e coordinatrice del Comitato politiche di genere e diritti civili del Movimento 5 Stelle, che parla di una Russia – per quanto «grande e influente sul piano economico e politico a livello mondiale» – dal «sistema oppressivo e discriminatorio», dove le persone Lgbt+, a seguito della sentenza di ieri, saranno di fatto «esposte a ogni tipo di compressione della propria libertà, senza possibilità di difesa. Ma soprattutto lascia sgomenti l’equiparazione del movimento a gruppi estremisti. Questo apre a scenari agghiaccianti di possibili persecuzioni a norma di legge. D’altra parte, tutte le più grandi persecuzioni sono sempre avvenute a norma di legge».

A fare con noi il punto della situazione su questi scenari agghiaccianti è Yuri Guaiana, senior campaign manager di All Out, che parla di nuovi «gravi rischi» per la comunità arcobaleno in Russia, «tra cui procedimenti penali, multe e il divieto di svolgere qualsiasi attività legata al movimento, come organizzare eventi, esporre simboli o accedere a risorse informative. Gli individui indicati come estremisti dovranno affrontare notevoli difficoltà finanziarie, tra cui il congelamento dei conti bancari e le difficoltà nelle transazioni finanziarie di routine. Inoltre, il coinvolgimento in attività di organizzazioni estremiste impedirà agli individui di essere eletti a cariche pubbliche per un massimo di cinque anni. La sentenza proibisce anche le donazioni alle cause Lgbt+, intensificando le difficoltà della comunità. Ma gli effetti di questa decisione vano anche oltre i cittadini russi Lgbt+ e ha l’effetto di rafforzare l’atmosfera di paura per tutti i cittadini russi e mettere la museruola ai critici del regime». Per il celebre attivista è perciò «fondamentale, in questo difficile momento, il sostegno internazionale. Per questo invito tutti i lettori e le lettrici de Linkiesta di firmare la petizione avviata dall’associazione Lgbt+ russa Fondazione Sphere per chiedere agli Stati firmatari delle convenzioni internazionali sui diritti umani, sia in Europa che nel mondo, di garantire alle persone Lgbt+ russe e ai difensori dei diritti Lgbt+ una più ampia possibilità di ottenere visti o altri documenti di viaggio per lasciare la Russia».

La Russia dichiara il movimento internazionale Lgbt "un'organizzazione estremista". Ma nessuno sa cosa vuol dire. La Corte suprema di Mosca usa questa formula generica per bandire dal Paese chi si occupa di diritti. Aprendo alla totale discrezione delle forze di sicurezza su chi va perseguito. «È uno stratagemma per mettere ancora più all'angolo la comunità arcobaleno.» Simone Alliva su L'Espresso il 30 novembre 2023

Vietare qualcosa che concretamente non esiste, non è strutturato giuridicamente, impalpabile e ineffabile. È possibile nella Russia di Putin dove la Corte Suprema russa ha dichiarato il "movimento internazionale Lgbt" come "organizzazione estremista", bandendolo dal Paese con effetto immediato. La decisione è stata presa in una udienza a porte chiuse e i giornalisti sono stati fatti entrare solo quando il giudice Oleg Nefedov ha letto il dispositivo. È stato lo stesso ministero della Giustizia a intentare una causa contro il movimento Lgbt. Come riferito in passato dal Ministero, nelle attività del movimento Lgbt sul territorio della Federazione Russa: «Sono stati identificati vari segnali e manifestazioni di un orientamento estremista, compreso l'incitamento all'odio sociale e religioso», era la motivazione. Per l'incitazione all'odio sociale e religioso la legge russa prevede severe sanzioni e la reclusione. 

«La Corte», spiegano a L'Espresso gli attivisti lgbt di Crisis Group “Nc Sos”, organizzazione per i diritti umani inserita nel registro degli “agenti stranieri”: «non pubblicherà le motivazioni. Ciò significa che le persone minacciate da un procedimento penale non saranno in grado di proteggersi. Potrebbe colpire le organizzazioni o il singolo, non esistono criteri pubblicamente disponibili che classificano il "movimento LGBT", la valutazione di ogni caso sarà effettuata a discrezione delle forze di sicurezza». Ed è proprio la discrezione delle forze di sicurezza che fa crollare sulla comunità russa Lgbt qualsiasi incubo. «Un danno per la comunità. Le persone gay in Russia hanno bisogno di avvocati, sostegno sanitario, spesso hanno bisogno di qualcuno che li aiuti a lasciare le zone a rischio (pensiamo alla Cecenia), per salvarsi possono rivolgersi solo alle organizzazioni Lgbt. Rendere il nostro lavoro illegale vuol dire rendere le persone Lgbt ancora più indifese. Le parole non bastano a spiegare il danno di questa decisione sulla vita delle persone Lgbt». 

«La Russia è il paese dove tutto è già successo contro la comunità Lgbt. Possono farlo perché lo hanno già fatto in passato ed è uno stratagemma per mettere ancora più all'angolo la comunità arcobaleno. Con questa decisione sarà possibile chiamare separatamente organizzazioni, attivisti e cittadini». Non è una novità. In passato l'accusa di estremismo è stata rivolta a molte organizzazioni, attivisti e oppositori in Russia per bloccarne il lavoro, specie dall'inizio del conflitto in Ucraina. Tra i personaggi colpiti Alexei Navalny, in carcere fin dal 2021. Lo scontro fra l'Occidente e la Russia (che tra l'altro durante l'Unione Sovietica introdusse l'uso del 'fraterno bacio socialista' sulle labbra tra leader comunisti di sesso maschile) non si disputa solo sui campi di battaglia dell'Ucraina.  

Per chiamare a raccolta il popolo russo nella sfida con gli Stati Uniti e l'Europa, Vladimir Putin sottolinea regolarmente la necessità di difendersi da quelli che vede anche come gli attacchi culturali dell'Occidente alle tradizioni. In particolare la famiglia, ma anche il patriottismo e la religione, come dimostra la partecipazione del presidente alle principali cerimonie liturgiche, le cui immagini sono regolarmente diffuse dalla televisione di Stato. Su questa linea tradizionalista, capace di far presa anche su un pubblico occidentale più ostile alle trasformazioni in campo sessuale, si erano inserite in passato altre iniziative che avevano preso di mira le comunità Lgbt. In particolare una legge varata un anno fa contro la cosiddetta «propaganda delle relazioni non tradizionali». 

Una normativa che non contempla sanzioni penali ma amministrative contro i trasgressori, prevedendo pesanti multe per chi, attraverso siti, media, libri o film, è giudicato colpevole di volere diffondere la "cultura gay". Poche settimane prima, durante un discorso al Cremlino per la cerimonia di annessione alla Federazione di quattro regioni ucraine, Putin aveva battuto anche su questo tasto. «Vogliamo che in Russia ci siano il genitore 1 e il genitore 2 invece di mamma e papà? - si era chiesto -. Siamo completamente impazziti?». «Qui seguiamo un altro cammino», aveva detto da parte sua il presidente della Duma, Vyacheslav Volodin, uno dei promotori del disegno di legge insieme a centinaia di deputati: «Dobbiamo pensare ai nostri bambini, alle nostre famiglie e al nostro Paese per preservare e proteggere i valori che i nostri genitori ci hanno trasmesso». 

La Tregua.

Hamas-Putin connection: Il legame tra le due guerre. Ernesto Ferrante su L'Identità il 30 Novembre 2023

Moussa Abu Marzouk, dirigente di Hamas, ha annunciato che l’organizzazione palestinese rilascerà due ostaggi russi come gesto di “apprezzamento” per la posizione adottata dal presidente Vladimir Putin sulla guerra a Gaza. A riportare la notizia è stata l’emittente israeliana Kan, senza precisare se i due abbiano anche cittadinanza israeliana. In tanti peraltro hanno notato che l’operazione di Hamas contro Israele è scattata nel giorno del compleanno dello Zar.

Le autorità russe attribuiscono a Washington ha la piena responsabilità del conflitto israelo-palestinese. Lo scontro a distanza tra Russia e Stati Uniti costituisce una sorta di “collegamento” con il teatro di guerra ucraino. Non è un mistero, inoltre, il fastidio del Cremlino per la “vicinanza”, palesatasi in diverse circostanze, tra Tel Aviv e Kiev. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova a Radio Sputnik, ha spiegato che “l’intero collasso attuale sul territorio della Striscia di Gaza, dove si è verificata una colossale tragedia legata allo scontro israelo-palestinese, è completamente e pienamente responsabilità degli Stati Uniti, o, piuttosto, dovrei dire, la causa della tragedia dipende dall’irresponsabilità degli Stati Uniti”.

L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha adottato una risoluzione, redatta da un gruppo di nazioni di cui fanno parte Algeria, Venezuela, Egitto, Giordania, Iraq, Qatar, Corea del Nord, Cuba, Kuwait, Libano, Mauritania, Emirati Arabi Uniti, Siria e Tunisia, che invita Israele a ritirarsi dalle alture del Golan occupate. In totale, 91 paesi hanno votato a favore del documento, tra cui Russia, Brasile, India, Cina e Arabia Saudita. Otto, Stati Uniti e Regno Unito in primis, si sono espressi in senso contrario. Gli astenuti sono stati 62. Si “chiede ancora una volta che Israele si ritiri da tutto il Golan siriano occupato fino alla linea del 4 giugno 1967, in attuazione delle pertinenti risoluzioni del Consiglio di Sicurezza”. Si stabilisce inoltre che “la continua occupazione del Golan siriano e la sua annessione di fatto costituiscono un ostacolo al raggiungimento di una pace giusta, globale e duratura nella regione”. Le Nazioni Unite hanno chiesto alla comunità internazionale di fare passi in avanti verso una “soluzione a due Stati”, affermando che Gerusalemme dovrebbe fungere da capitale di entrambi. “È ormai giunto il momento di procedere in modo deciso e irreversibile verso una soluzione a due Stati, sulla base delle risoluzioni delle Nazioni Unite e del diritto internazionale. Ciò significherebbe, per Israele e Palestina, vivere fianco a fianco in pace e sicurezza”, ha detto Tatiana Valovaya, direttrice generale dell’ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, leggendo, in occasione della Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese delle Nazioni Unite, un discorso scritto dal segretario generale Antonio Guterres

Con quasi 15mila palestinesi morti, il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, “ha commesso una delle più grandi atrocità del secolo e passerà alla storia come il macellaio di Gaza”. Così il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan, intervenendo ad una riunione del suo partito, l’Akp. Ankara “intensificherà gli sforzi diplomatici per il rilascio degli ostaggi” e per un “cessate il fuoco permanente a Gaza”.

Teheran attacca il nemico di sempre. “I piani degli Stati Uniti per la creazione di un ‘nuovo Medio Oriente’ sono falliti: avevano pianificato di eliminare Hezbollah, ma ora è 10 volte più forte. Non sono riusciti a divorare Iraq e Siria, e non sono riusciti a risolvere la contesa palestinese a vantaggio del regime usurpatore utilizzando la subdola soluzione dei due Stati”, ha tuonato la Guida Suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei. La mappa geopolitica nella regione “è cambiata a favore della resistenza. La resistenza è la vincitrice. La caratteristica principale di questa nuova mappa che si sta gradualmente affermando è la de-americanizzazione, che significa il rifiuto dell’egemonia americana nella regione”, ha concluso.

Perché c'è tregua a Gaza e in Ucraina no. Stefano Piazza su Panorama il 28 Novembre 2023.

Gli Usa, definiti da alcuni dei «guerrafondai» per le armi a Kiev, sono gli artefici della pace momentanea a Gaza. Ci hanno provato anche con Putin, ma... Nonostante le molte difficoltà ieri Israele e Hamas hanno prolungato di ulteriori due giorni la tregua e il relativo scambio di ostaggi israeliani con criminali palestinesi. Per Israele questa è una prova durissima perché per riavere degli innocenti deve liberare persone che nella maggioranza dei casi sono organici ad Hamas. Come abbiamo già raccontato in un precedente approfondimento, gli Stati Uniti per raggiungere l'obiettivo hanno lavorato molto coinvolgendo l’Egitto e mettendo alle strette il Qatar, protettore e finanziatore dei gruppi jihadisti palestinesi è protagonista delle trattative in questa fase. Ma nessuno si illuda, a Doha non hanno certo intenzione di scaricare Hamas (almeno per il momento), tanto che stamane il primo ministro del Qatar, lo sceicco Mohammed bin Abdulrahman Al Thani intervistato dal Financial Times, ha dichiarato: «C’è una grande delusione nella regione per la reazione dell’Occidente. Sì, siamo d’accordo che quello accaduto il 7 ottobre è stato un attacco orribile e condanniamo l’uccisione di civili. Ma ci aspettavamo che l’uccisione del popolo palestinese fosse qualcosa che l’Occidente avrebbe condannato. Le vite delle persone sono le vite degli esseri umani, siano essi palestinesi, israeliani, ucraini o russi, o chiunque altro. Quello che ci aspettiamo almeno è che l’Occidente si attenga agli stessi standard, agli stessi principi a cui si è opposto in altre guerre». Un supporto incrollabile quello di Doha alla Fratellanza musulmana alla quale appartengono i gruppi terroristici coinvolti in questa guerra voluta dall’Iran sciita, a sua volta finanziatore e ispiratore di Hamas e della Jihad islamica. Gli Stati Uniti per espressa volontà del presidente Joe Biden e del Segretario di Stato Antony Blinken hanno messo in campo tutta la loro capacità diplomatica prima per evitare l’allargamento del conflitto ad altri Paesi arabi -l’Arabia Saudita del principe Mohammed Bin Salman ha giocato un ruolo fondamentale- e poi per obbligare le parti a trovare l’intesa almeno per una tregua. Come e quando finirà questa guerra oggi è difficile prevederlo; tuttavia, c’è la certezza che gli israeliani non si fermeranno fino a quando i gruppi jihadisti della Striscia di Gaza non verranno completamente distrutti e su questo gli Stati Uniti concordano. La guerra scoppiata in Medio Oriente dopo gli attacchi del 7 ottobre 2023 ha mostrato come gli Stati Uniti abbiano cambiato postura di fronte alle crisi internazionali facendo pesare più la loro capacità diplomatica piuttosto che le armi e gli uomini sul terreno. Una tendenza iniziata con Donald Trump che aldilà delle molte stranezze e degli errori commessi durante il mandato presidenziale (e dopo) ha legato il proprio nome ai Patti di Abramo del 2020 ai quali poco prima dell’attacco del 7 ottobre stava per aderire anche l’Arabia Saudita. Come sappiamo un Medio Oriente pacificato è l’incubo degli ayatollah di Teheran che preferiscono a questo scenario il caos e le guerre e da qui l’ordine alle milizie jihadiste di Gaza di entrare in azione. L’America quindi se occorre sa anche trattare, cosa che i cinesi non hanno voluto fare dato che sulla partita ucraina hanno scelto di supportare anche indirettamente i russi con il loro «ragazzaccio» Kim Jong-un. Discorso diverso invece per gli iraniani coinvolti direttamente nel conflitto a fianco dei russi che riforniscono di droni (con componenti cinesi) e munizioni. La guerra di Gaza è arrivata dopo la guerra scoppiata con l’invasione russa dell’Ucraina che ormai dura da due anni nella quale la diplomazia ha completamente fallito. Ci hanno provato più volte gli americani (in tal senso non si contano più le missioni segrete), l’Unione Europea, l’Onu (per quanto screditato sia), ma i russi non intendono fermare l’invasione ritirandosi, così come gli ucraini (ovviamente) non intendono rinunciare alla difesa del Paese e al contrattacco. Ma perché qui il conflitto si è cristallizzato tanto che non si vede la fine? Innanzitutto perché l’invasore, la Russia di Vladimir Putin, non accetta che le proprie ed inaccettabili condizioni ovvero tenersi tutto ciò che ha rubato agli ucraini, vengano accettate dalla comunità internazionale come «conquiste legittime». Impossibile giunti fin qui discutere o pensare di poter trattare con un uomo come Vladimir Putin che non accetta certo di rivedere una sua decisione anche perché attorniato da uomini che con lui hanno saccheggiato le risorse nazionali e che gli devono tutto. Il patto si sintetizza così: «Voi rubate con me e grazie a me e diventate ricchi mentre io faccio quello che voglio e voi obbedite». Nessuna mediazione e chi sgarra prima o poi muore come visto con la vicenda del capo della Compagnia militare privata Wagner Yevgheny Prigozhin, morto lo scorso 23 agosto a seguito di un’esplosione a bordo del suo aereo. Cercare altre spiegazioni è del tutto inutile anche perché tutte le strutture dello Stato russo sono costruite sulla corruzione, sulla violenza, sull’abuso di potere e sulla negazione di qualsiasi libertà. Putin comanda e gli altri eseguono e dentro questo ci si arricchisce mentre la popolazione sta sempre peggio. Non ci sono corpi intermedi dello Stato che possono cambiare la situazione perché la Russia di Putin è stata plasmata così e, a meno di una morte improvvisa di Putin, nulla cambierà. Inutili anche i ragionamenti che terminano con «però anche Zelensky dovrebbe trattare». Su cosa? Una mattina ti bombardano il Paese, per due anni ti entrano in casa, ti stuprano moglie e figli li ammazzano e li buttano in una fossa comune, infine ti rubano tutto quello che hai e tu devi fare la pace e accettare che le tue terre diventino di chi te le ha rubate? È questo quello che vogliono i cosiddetti «pacifinti», una serie di personaggi cinici, giornalisti falliti, comici in declino, biechi opportunisti che campeggiano da anni sulle tv nazionali e purtroppo anche nel dibattito politico e che non a caso oggi stanno con i jihadisti di Hamas - vedi i cosiddetti «rosso-bruni», un coacervo di vecchi politici in disarmo e con qualche condanna da scontare, accompagnati da qualche saltimbanco, che oggi provano a riemergere dall’oblio dove erano stati giustamente confinati. Dicevamo di Russia e Ucraina e chiediamo un parere al Generale di Corpo d’Armata Giorgio Battisti che ci ha accompagnato più volte durante le varie crisi. Perché Russia e Ucraina in quasi due anni di guerra non hanno mai concordato una tregua? «Sia il Presidente Zelensky sia il Presidente Putin in questi 20 mesi di sanguinoso conflitto hanno più volte proposto un ‘cessate il fuoco’ che dovrebbe (o doveva) essere ottenuto con l’accoglimento delle rispettive pre-condizioni completamente opposte e divergenti. Zelensky esige(va) il ritiro di Mosca da tutto il territorio ucraino (Crimea compresa), il ritorno dei civili ‘portati’ forzosamente in Russia e l’incriminazione di Putin per crimini di guerra. Putin, a sua volta, pretende(va) il riconoscimento internazionale dell’annessione della Crimea e dell’intero Donbass, oltre all’assicurazione che Kiev non sarebbe mai entrata nella NATO, assumendo lo status di Paese neutrale. In sostanza due posizioni che allo stato attuale non offrono minimi spunti per una soluzione diplomatica del conflitto». A che punto è la guerra in Ucraina? «Il conflitto, come lo scorso anno, ha subito un rallentamento nei ritmi delle operazioni dovuto all’arrivo dell’inverno con abbondanti piogge e con le prime nevicate che rendono difficoltoso il movimento fuori strada dei mezzi da combattimento, specialmente quelli ruotati di cui sono equipaggiate le unità ucraine. Le condizioni meteo, tuttavia, non hanno fermato del tutto l'attività militare che si caratterizza dall’iniziativa di Mosca in diversi settori della lunga linea del fronte (oltre 1.000 km). Le forze russe continuano a condurre operazioni offensive lungo la linea KupyanskSvatove-Kreminna ad est, nei settori di Bakhmut e di Avdiivka a nord-est, nella zona di confine tra Donetsk e Zaporizhia e nell'Oblast di Zaporizhia occidentale a sud, senza aver ottenuto peraltro, stando a diverse fonti, significativi progressi. Questa ripresa delle azioni offensive di Mosca conferma, tuttavia, l’arresto dell’offensiva generale ucraina, iniziata a giugno scorso, che ha portato a limitati guadagni territoriali sia per le munite linee difensive avversarie sia, soprattutto, per la mancanza di supporto aereo e della difesa contraerea dei reparti attaccanti (fattore fondamentale e decisivo in ogni campagna militare). Una impasse operativa evidenziata dallo stesso Capo di Stato Maggiore della Difesa Ucraina, Valerij Fedorovyč Zalužnyj, in un contestato (dallo stesso Zelensky) documento (Modern positional warfare and how to win in it) pubblicato per The Economist il 1° novembre scorso, dove l’alto Ufficiale ha affermato che il conflitto è entrato in una fase di logoramento».

Le Spie.

Estratto dell’articolo di Massimo Pisa per repubblica.it martedì 5 dicembre 2023.

Erano in cinque, su quattro auto diverse. E si muovevano in colonna, come un convoglio militare o di intelligence. Rapidi, precisi, coordinati, dai sopralluoghi intorno a Borgo Vione al passaggio tra il confine di Gorizia e la Slovenia. E da lì Serbia, Ungheria, a nord verso la Bielorussia e infine direzione Mosca. 

È stato completamente identificato il commando che il 22 marzo scorso esfiltrò Artem Aleksandrovich Uss, il 41enne imprenditore russo accusato dagli Stati Uniti di contrabbando di petrolio dal Venezuela e di spionaggio industriale e militare verso la Russia, dai suoi arresti domiciliari in una cascina ristrutturata di Basiglio.

Sono tutti ormai da tempo all’estero. Soprattutto il figlio dell’oligarca siberiano Alexander: proprio il giorno prima della beffa il Tribunale di Milano aveva dato il via libera all’estradizione verso New York, da dove erano partite diverse segnalazioni sul pericolo di fuga. Ed è il dipartimento di Stato Usa che ora ha messo una taglia sino a 7 milioni di dollari per chi fornirà informazioni utili all'arresto e/o alla condanna di Uss. 

Il gip Anna Magelli ha firmato sei ordinanze di custodia cautelare: oltre a Uss, accusato di evasione, il provvedimento colpisce Vladimir e Boris Jovancic – il padre bosniaco 52enne, il figlio 25enne nato a Negrar nel veronese, e ancora lo sloveno 39enne Matej Janezic e i serbi Srdjan Lolic (52 anni) e Nebojsa Ilic (47) – tutti accusati di procurata evasione. Rigettata la richiesta del pm Giovanni Tarzia per una sesta presunta complice, una 35enne albanese custode e titolare del contratto di assicurazione di una delle auto del convoglio. […]

Uno dei ricercati, come riferisce il Washington Post, sarebbe già stato arrestato in Croazia. Si tratta di Vladimir Jovancic, come confermato a Repubblica da fonti qualificate. 

Per identificare il quintetto, i carabinieri del Nucleo investigativo di Milano – guidati dai colonnelli Antonio Coppola e Fabio Rufino – hanno setacciato contatarghe e telecamere comunali per mesi. Fino a isolare le sequenze utili. 

Quelle dei cinque sopralluoghi eseguiti, tra il 16 febbraio e il 12 marzo e sempre in compagnia, da Vladimir Jovancic, il responsabile dell’operazione di sottrazione di Uss alla giustizia. E quella del pranzo del 22 marzo 2023 ai tavolini all’esterno della Trattoria Peppone di Lacchiarella, l’ultimo briefing prima del prelievo del fuggitivo, liberato con un jammer dalla cavigliera elettronica che ne doveva segnalare la posizione [...]

L’allarme scattò qualche minuto dopo le 14 quando il convoglio era già in fuga verso l’autostrada A4. In testa la Fiat Bravo con a bordo gli Jovancic ed era stato papà Vladimir a prelevare Uss e a portarlo via sotto braccio alle 13.43, lasciando però una traccia fondamentale: una busta della Conad di Lacchiarella, lì dove aveva fatto la spesa (ripreso dagli occhi elettronici) per i viveri necessari dopo aver completato il pranzo alla Trattoria Peppone. Dietro la Bravo, a fare da staffette, una Volvo V60, una Volvo S80 con targa slovena e un’Audi A8 concessa in leasing da un hotel belgradese del quale Lolic è direttore commerciale. 

La carovana si era divisa alle 17.30 a Desenzano del Garda, dove si sganciava proprio la Bravo guidata da Boris Jovancic, così come ricostruito dai carabinieri da una certosina analisi dei passaggi delle auto sotto le telecamere pubbliche e dei loro tabulati telefonici. Uss, già trasbordato, proseguirà la sua corsa fino a valico dell’A34 verso San Pietro.

(ANSA mercoledì 6 dicembre 2023) - Nell'evasione e nella fuga di Artem Uss, l'imprenditore russo sparito il 22 marzo scorso da Basiglio (Milano) quando era ai domiciliari e dopo che i giudici milanesi avevano dato il via libera all'estradizione negli Usa, c'è il "potenziale coinvolgimento di altre persone", oltre alle cinque destinatarie ieri di ordinanza cautelare, "alcune delle quali individuate, altre no", ma "non abbiamo evidenza allo stato" del coinvolgimento di servizi segreti russi. Lo ha spiegato il procuratore di Milano Marcello Viola in conferenza stampa in relazione all'operazione che ha portato per ora a due arresti eseguiti tra Brescia e la Croazia. 

Estratto dell’articolo di Luigi Ferrarella per il “Corriere della Sera” mercoledì 6 dicembre 2023.

Il direttore commerciale dell’Hotel Putnik di Belgrado, Srdan Lolic, e il suo autista Nebojsa Ilic, poi lo sloveno Matej Janezic, e — come loro appoggio in Italia — padre e figlio bosniaci ma radicati a Desenzano del Garda, dove il figlio Boris Jovancic lavora in una ditta di patatine e il padre Vladimir commercia vestiti, affittando una Fiat Bravo dalla titolare albanese di una piadineria di Soiano del Lago (Brescia), Emirada Ibo: è questa la mezza dozzina di manovalanza spicciola che ha aiutato a scappare in Russia (via Gorizia, Slovenia e Serbia) Artem Uss, l’uomo d’affari evaso il 2 marzo 2023 dagli arresti domiciliari con braccialetto elettronico a Basiglio (Milano) mentre era in attesa dell’estradizione chiesta dagli Usa (che ora hanno messo una taglia da 7 milioni) dopo l’arresto il 17 ottobre 2022 a Malpensa per frodi finanziarie nel commercio di materiale a uso duale civile-bellico.

Evasione che ha poco di cinematografico nella faticosa ricostruzione della Procura: perché la pur scenografica scena delle ore di vigilia (e cioè il convergere sul piazzale del centro commerciale Conad a Lacchiarella di un corteo di 4 vetture all’appuntamento con la Fiat dei due bosniaci «italiani»), scivola subito in commedia, con il commando che, un paio d’ore prima di dare il fuggitivo passaggio a Uss, carbura con una mangiata alla trattoria «Peppone» a pochi minuti da casa sua a Basiglio. 

Il puzzle del pm Giovanni Tarzia è pressoché completo dopo che con i carabinieri — nonostante le bizze di 38 falsi allarmi del braccialetto — ha incrociato i volti (ripresi dalle telecamere a Lacchiarella e Basiglio) e le utenze telefoniche che si coagulavano in quei momenti così come in precedenti 5 sopralluoghi a Basiglio.

[…] ieri erano stati fermati solo 2 dei 5 ricercati: a Desenzano il figlio Jovanovic, alla frontiera con la Croazia il padre che risulterebbe avere avuto (prima della fuga) un incontro con la moglie di Uss in un hotel milanese, e (dopo la fuga) 40.000 euro da Uss. 

In serata mancavano all’appello i tre slavi per i quali la gip Anna Magelli aveva pure firmato l’arresto per «procurata evasione» aggravata dalla transnazionalità: misura cautelare estesa anche al fuggitivo Uss, e non invece all’albanese di cui per il gip non era certa la consapevolezza dell’uso della Fiat che stava affittando. [...] 

Dagospia mercoledì 6 dicembre 2023. MA QUANTO CI VUOLE AI MAGISTRATI ITALIANI PER DIRE CHE SONO STATI I RUSSI A FAR SCAPPARE ARTEM USS DA MILANO? – IL PM CHE PORTA AVANTI L'INCHIESTA SUI CINQUE SLAVI RESPONSABILI DELL'EVASIONE DELL'IMPRENDITORE RUSSO, FA SAPERE DI NON AVERE “EVIDENZA” DELL'INTERVENTO DEI SERVIZI SEGRETI DI MOSCA – ALLO STESSO TEMPO, SCRIVE CHE È "PRESSOCHÉ CERTO CHE VI SIA STATO L'INTERVENTO DI ALTRI SOGGETTI CHE HANNO MEDIATO. E' DEL TUTTO PLAUSIBILE CHE IL GRUPPO SIA STATO BEN REMUNERATO PER LA COMMISSIONE DEL REATO” – E CHI LI AVREBBE PAGATI PER TIRARE FUORI UN CITTADINO RUSSO DESTINATO A ESSERE ESTRADATO NEGLI STATI UNITI?

(ANSA mercoledì 6 dicembre 2023) - E' "pressoché certo che vi sia stato, nell'organizzazione dell'evasione, l'intervento di altri soggetti che hanno mediato, ovvero hanno identificato, incaricato e messo in contatto il gruppo 'esecutivo' con l'evaso". Al momento, però, "non sono ancora stati identificati i soggetti che hanno messo in contatto Uss Artem con gli Jovancic e i loro sodali, ovvero i soggetti che hanno organizzato l'evasione". 

Lo scrive il pm di Milano Giovanni Tarzia nella richiesta di custodia cautelare in carcere che, nelle indagini coordinate anche dal procuratore Marcello Viola e condotte dai carabinieri del Nucleo investigativo milanese, ha portato all'ordinanza a carico, oltre che dell'imprenditore russo evaso dai domiciliari il 22 marzo, di cinque presunti complici (due arrestati finora) che l'avrebbero aiutato materialmente nel piano di fuga.

E' del tutto "plausibile", scrive la Procura, "che il gruppo sia stato ben remunerato per la commissione del reato, non risultando alcun pregresso rapporto con l'evaso", ossia con Uss, "che possa far ritenere sussistente una ragione, diversa da quella economica, che possa aver indotto gli indagati a commettere ili reato". 

Uss e i presunti complici, inoltre, stando alle indagini, godono di "appoggi in Stati esteri quali la Croazia, la Slovenia, la Germania, la Bosnia Erzegovina, la Serbia e la Repubblica federale Russa". Dall'analisi dei tabulati del telefono di Uss "durante la detenzione" non è emerso "alcun contatto con nessuna delle utenze in uso a coloro che hanno materialmente effettuato l'esfiltrazione" e, dunque, l'operazione sarebbe stata organizzata da altri che hanno, poi, ingaggiato i cinque, alcuni con precedenti penali.

Artem Uss, ecco come è evaso prima dell'estradizione negli Usa. Individuati i complici: due arresti, tre sono ricercati. Luigi Ferrarella martedì 5 dicembre 2023.

L'uomo d'affari russo fuggito da Basiglio (Milano) dove era agli arresti domiciliari. Fermati due dei cinque uomini del commando: sono Vladimir e Boris Jovancic, padre e figlio bosniaci ma radicati a Desenzano del Garda

Il direttore commerciale dell’Hotel Putnik di Belgrado, Srdan Lolic, e il suo autista Nebojsa Ilic, poi lo sloveno Matej Janezic, e — come loro appoggio in Italia — padre e figlio bosniaci ma radicati a Desenzano del Garda, dove il figlio Boris Jovancic lavora in una ditta di patatine e il padre Vladimir commercia vestiti, affittando una Fiat Bravo dalla titolare albanese di una piadineria di Soiano del Lago (Brescia), Emirada Ibo: è questa la mezza dozzina di manovalanza spicciola che ha aiutato a scappare in Russia (via Gorizia, Slovenia e Serbia) Artem Uss, l’uomo d’affari evaso il 2 marzo 2023 dagli arresti domiciliari con braccialetto elettronico a Basiglio (Milano) mentre era in attesa dell’estradizione chiesta dagli Usa (che ora hanno messo una taglia da 7 milioni) dopo l’arresto il 17 ottobre 2022 a Malpensa per frodi finanziarie nel commercio di materiale a uso duale civile-bellico. 

Evasione che ha poco di cinematografico nella faticosa ricostruzione della Procura: perché la pur scenografica scena delle ore di vigilia (e cioè il convergere sul piazzale del centro commerciale Conad a Lacchiarella di un corteo di 4 vetture all’appuntamento con la Fiat dei due bosniaci «italiani»), scivola subito in commedia, con il commando che, un paio d’ore prima di dare il fuggitivo passaggio a Uss, carbura con una mangiata alla trattoria «Peppone» a pochi minuti da casa sua a Basiglio. Il puzzle del pm Giovanni Tarzia è pressoché completo dopo che con i carabinieri — nonostante le bizze di 38 falsi allarmi del braccialetto — ha incrociato i volti (ripresi dalle telecamere a Lacchiarella e Basiglio) e le utenze telefoniche che si coagulavano in quei momenti così come in precedenti 5 sopralluoghi a Basiglio.

Peccato solo che, a causa della difficile convivenza e forse anche dei non perfettamente coincidenti interessi delle varie agenzie investigative coinvolte in Italia e all’estero, un disallineamento nella tempistica del programmato giubilo comunicativo abbia messo in circolazione la notizia quando ieri erano stati fermati solo 2 dei 5 ricercati: a Desenzano il figlio Jovancic, alla frontiera con la Croazia il padre che risulterebbe avere avuto (prima della fuga) un incontro con la moglie di Uss in un hotel milanese, e (dopo la fuga) 40.000 euro da Uss. In serata mancavano all’appello i tre slavi per i quali la gip Anna Magelli aveva pure firmato l’arresto per «procurata evasione» aggravata dalla transnazionalità: misura cautelare estesa anche al fuggitivo Uss, e non invece all’albanese di cui per il gip non era certa la consapevolezza dell’uso della Fiat che stava affittando. Su chi fornì l’altra principale fra le auto usate, una Volvo, c’è invece certezza perché proprio Janezic, intercettato il 24 aprile scorso, l’ha buffamente «confessato» nel vantarsi di conoscere bene le regole antinquinamento in città: «Io sono stato a Milano con la Volvo!».

Artem Uss, identificati i complici nell’evasione dell’imprenditore russo: gli Stati Uniti mettono una taglia da 7 milioni. Lo scorso marzo l’imprenditore russo Artem Uss era evaso dai domiciliari nel Milanese ed era sparito dalla circolazione per poi spuntare fuori in Russia. Luca Sebastiani su Il Riformista il 5 Dicembre 2023

Artem Uss è stato aiutato da cinque complici a uscire dall’Italia lo scorso marzo. Sono stati infatti identificati i responsabili materiale dell’evasione dell’imprenditore russo, finito ai domiciliari nel Milanese per l’accusa di contrabbando di petrolio e di spionaggio industriale.

Il commando dei complici identificati

I carabinieri di Milano con Eurojust e le autorità americane hanno eseguito in provincia di Brescia e all’estero (tra Slovenia e Croazia) un’ordinanza di custodia cautelare in carcere proprio per il 41enne Artem Uss e per altre cinque persone. I reati contestati dalla procura di Milano sono evasione e procurata evasione. Uno dei complici è già stato arrestato in Croazia, secondo quanto riportato dal Washington Post.

Il suo nome è Vladimir Jovancic, 52enne bosniaco, mentre gli altri sono il figlio 25enne di Jovancic Boris, che è nato in Italia, Matteo Janezic, 39enne sloveno, i serbi Srdjan Lolic, 52 anni, e Nebojsa Ilic, di 47 anni.

Secondo il Washington Post, che cita autorità americane, Jovancic ha iniziato a fingere di consegnare la spesa a Uss nella sua casa di Basiglio, nel Milanese. In quei frangenti hanno cominciato a progettare la fuga.

Il giorno dell’evasione, il bosniaco “ha scortato Uss in macchina e gli ha fornito delle tronchesi, con cui Uss ha rimosso il suo monitor elettronico dalla caviglia, gettandolo fuori dal finestrino” riporta il giornale statunitense. Repubblica parla di “quattro auto diverse” che “si muovevano in colonna, come un convoglio militare o di intelligence”.

Da Basiglio, Artem Uss è stato poi portato in Slovenia, poi il passaggio in Croazia, Bosnia-Erzegovina prima di entrare in Serbia. Da lì poi Uss ha raggiunto Bielorussia e poi Russia. Secondo la ricostruzione, per tutto il lavoro il solo Jovancic ha ricevuto una somma di circa 50mila euro.

Chi è Artem Uss, l’imprenditore russo scappato dai domiciliari

Artem Aleksandrovich Uss è un imprenditore russo, figlio del governatore di Krasmojarsk, Alexander Uss. Il padre è infatti uno stretto alleato del presidente Vladimir Putin. Non a caso, dopo la fuga di Artem, l’ex governatore ha ringraziato pubblicamente il capo del Cremlino.

Artem Uss è stato accusato di aver gestito un’organizzazione per violare le sanzioni alla Russia. È stato incriminato dalle autorità giudiziarie statunitensi per l’export illegale dagli Usa alla Federazione russa di tecnologie sensibili e apparecchiature informatiche per scopi militari. Tanto che alcune di queste attrezzature sono state ritrovate sui sistemi d’arma russi nel fronte in Ucraina. Inoltre, il 41enne avrebbe anche gestito un traffico illegale e un contrabbando di milioni di barili di petrolio dal Venezuela.

Dopo il mandato di cattura internazionale, Artem Uss era stato arrestato a Milano il 17 ottobre del 2022, prima di riuscire a tornare in Russia. Dopo cinque mesi ai domiciliari era arrivato il via libera per la sua estradizione dall’Italia, ma il giorno successivo l’imprenditore è sparito, scappando dalla sua abitazione.

Dopo qualche giorno, il 4 aprile era comparso in un video in cui ha annunciato il suo ritorno in patria. “Sono in Russia! In questi pochi giorni particolarmente drammatici, persone forti e affidabili mi sono state accanto. Le ringrazio” aveva affermato, accusando poi la magistratura italiana di “parzialità politica” e di essersi piegata “alle pressioni delle autorità statunitensi”.

La taglia annunciata dagli Stati Uniti

Intanto, il dipartimento di Stato Usa ha annunciato una taglia da 7 milioni di dollari per chiunque possa fornire informazioni riguardo Artem Uss che portino al suo arresto o alla cattura.

Nel comunicato, infatti, si sottolinea come la somma offerta sia legata a “informazioni che possano portare all’arresto e alla condanna per aver partecipato ad attività criminali organizzate transnazionali”. Luca Sebastiani

Criminale di Guerra.

Lavrov proclama la fine dell'Occidente. Il ministro degli Esteri russo: "Stop a 500 anni di egemonia". Ma è la solita balla colossale. Roberto Fabbri su Il Giornale l'11 Dicembre 2023

«Cinquecento anni di egemonia occidentale che stanno per finire». «La guerra voluta dall'Occidente contro la Russia attraverso l'Ucraina». «La Russia aggredita che ciononostante diventa più forte come insegna la Storia nei casi di Napoleone e di Hitler».

Ascoltare Serghei Lavrov, volto azzimato e con uso di mondo di un regime brutale e violento, è sempre un'esperienza: e anche nel caso di queste ultime dichiarazioni rilasciate ieri al Forum di Doha, in Qatar, non si sa se rimanere più colpiti dalla sfacciataggine delle sue bugie o dalla rozzezza, solo in apparenza elaborata, della propaganda che esprime in nome e per conto del suo boss Vladimir Putin.

Una cosa è certa: la surreale campagna elettorale per le presidenziali russe è cominciata e il ministro degli Esteri si è messo a disposizione di Vladimir Putin. Surreale, ovviamente, perché l'intero processo elettorale non è che una farsa offensiva per il popolo russo, essendo tutto già ampiamente deciso in anticipo. Ma siccome il regime di Putin si regge ormai solo alimentando uno stato di guerra continuo, le presidenziali altro non diventano se non un referendum (truccato, come quelli imposti da Mosca nelle regioni occupate dell'Ucraina) su una guerra che non si riesce a vincere.

Ed ecco spiegata la ratio delle fandonie di Lavrov: che sono per metà rivolte a un pubblico russo da galvanizzare e indottrinare, e per metà al resto del mondo.

La seconda metà è la più interessante. Perché ci ricorda (le chiacchiere vuote sull'Occidente alla frutta) che la Russia da sola non può fare proprio niente, mentre le minacce che ci rivolge hanno un peso soltanto tenendo presente che Mosca si è alleata (da junior partner) con la Cina comunista per guidare un Asse mondiale di autocrazie liberticide, tra le quali spiccano per protervia e aggressività l'Iran e la Corea del Nord.

Ma ci ricorda anche che regimi come quello di Putin, per restare in piedi, devono mentire, mentire sempre: la verità li esporrebbe nudi al giudizio dell'opinione pubblica, motivo per cui chi in Russia cerca di raccontarla fa quasi sempre una brutta fine.

Come mentitore Lavrov è un maestro, ed è per questo che mantiene il suo posto da un'eternità. La balla colossale della povera Russia aggredita dall'Occidente tramite i cosiddetti nazisti ucraini è un esempio di continuità con le menzogne d'epoca sovietica: anche allora, quando si aggredivano i vicini, si pretendeva contro ogni evidenza che fosse vero il contrario. Chissà se Lavrov, snocciolando le sue bugie millenaristiche all'uditorio in Qatar, si è reso conto di star ricalcando le orme di un leader russo fallito del Novecento. Quel Nikita Krusciov che sessant'anni fa andava cianciando dell'imminente sorpasso dell'Unione Sovietica ai danni del decadente Occidente in tutti i campi, economico, sociale e scientifico.

Sappiamo com'è andata a finire: buona rincorsa, Serghei.

L’oro di Mosca. Come far pagare a Putin la guerra imperialista all’Ucraina. Christian Rocca su L'Inkiesta l'11 Dicembre 2023

Il mondo libero ha sequestrato beni e asset russi per oltre 300 miliardi di dollari. È arrivato il momento di usare subito quei soldi per aiutare Kyjiv a cacciare l’invasore e a ricostruire il Paese

La Russia ha invaso illegalmente l’Ucraina e ha commesso crimini contro l’umanità, nessuno può negare questi drammatici fatti, tranne che in Corea del Nord, tra gli ayatollah sciiti che uccidono le donne colpevoli di sciogliersi i capelli e nei talk show italiani che fanno una grottesca parodia del discorso pubblico.

Tutto il mondo civile ha aiutato l’Ucraina, chi tanto e subito, chi poco e male, chi con entusiasmo e chi con ritardo, ma è altrettanto innegabile che il Nord America, l’Europa e l’Asia democratica si siano schierati in difesa del diritto internazionale e della resistenza del popolo ucraino, dimostrando una solidarietà senza precedenti e riscoprendo una capacità che sembrava perduta di risollevarsi di fronte alle difficoltà.

Grazie anche a questo contribuito dei paesi democratici e civili, e in totale assenza di quell’ente inutile, se non dannoso, che si chiama Nazioni Unite, l’Ucraina è riuscita a sopravvivere, a respingere l’invasore, a liberare intere regioni del suo sterminato territorio dagli oppressori russi e ora combatte chilometro dopo chilometro per avanzare nelle zone che gli imperialisti russi avevano occupato illegalmente nel 2014 nel disinteresse, allora, generale.

Agli ucraini adesso mancano munizioni e armi, soprattutto mancano gli aerei promessi e non ancora consegnati, senza i quali lo svantaggio numerico di uomini e di mezzi rispetto alla Russia rischia di fare il gioco del Cremlino, in dolce attesa che a Washington, il prossimo novembre, accada l’indicibile, ovvero che ritorni al potere il primo presidente antiamericano degli Stati Uniti.

Al governo di Kyjiv oggi mancano anche soldi, tanti soldi, per garantire i servizi minimi necessari alla popolazione di un paese il cui prodotto interno lordo, a causa dell’invasione russa, è in forte calo.

L’Europa, gli Stati Uniti e gli altri stanno aiutando, ma con maggiori difficoltà e lentezze di prima, intanto perché l’attenzione geopolitica del mondo si è spostata sul quadrante mediorientale, dove gli alleati di Putin – Iran e Hamas – hanno organizzato una caccia agli ebrei che non si vedeva dai tempi dei loro precursori nazisti («loro» qui è inteso come di Iran, di Hamas e anche di Putin).

Un’altra difficoltà è dovuta alle opinioni pubbliche occidentali che si sentono stanche, anche se non si capisce bene di che cosa, forse di cercare nuove serie tv su Netflix mentre stanno comodamente sdraiate sul divano.

Certo i soldi non si fabbricano industrialmente né si trovano sugli alberi, ma l’Europa che vuole aiutare la democrazia ucraina dovrà prima o poi risolvere la questione del veto di Orbán, così come gli americani dovranno liberarsi della rete di menzogne ripetute dagli amici del Cremlino secondo cui i denari destinati a Kyjiv andranno prima spesi per rispondere alle esigenze dei cittadini americani.

Questa è una menzogna, perché i miliardi di dollari che Washington spende da due anni per mandare armi agli ucraini in realtà sono al novanta per cento impiegati in commesse industriali a favore di imprese e di lavoratori americani, contribuendo così alla crescita del PIL statunitense e ad abbassare il tasso di disoccupazione in tutto il paese.

Tutto questo per dire che i soldi per aiutare adeguatamente l’Ucraina a difendere sé stessa, l’Europa e la democrazia liberale ci sono, ma anche che se ne possono trovare altri, tanti altri, diciamo così, a costo zero.

Sono i soldi russi che si trovano già nelle mani dei paesi occidentali, in particolare in Europa e in Belgio, grazie alla decisione internazionale di sequestrare i fondi esteri della Banca centrale russa (un’idea tecnica di Mario Draghi) e di alcuni oligarchi russi.

Stiamo parlando di circa 300 miliardi di dollari, che per il solo fatto di essere stati sequestrati e congelati hanno prodotto tre miliardi di interessi l’anno, quindi siamo già a quasi sei miliardi dall’invasione del 24 febbraio 2022, che ovviamente non sono stati distribuiti come dividendi agli ex titolari, né mai lo saranno.

La presidenza spagnola del semestre europeo ha già proposto di usare questi 300 miliardi per aiutare l’Ucraina, mentre il nuovo ministro degli Esteri britannico David Cameron ha appena detto che è doveroso farlo e che non ci sono impedimenti giuridici o morali sufficienti a sostenere il contrario.

La Renew Democracy Initiative di Gary Kasparov ha affidato a una commissione di esperti guidata dal principale costituzionalista americano, il professore emerito di Harvard Lawrence Tribe, il compito di studiare come risolvere le questioni legali legate alla confisca dei beni, all’utilizzo dei fondi e a come far pagare i costi della guerra a Putin (il rapporto si trova qui: Making Putin Pay).

Germania e Francia hanno qualche dubbio su quest’approccio, l’Italia chissà, Orbán come al solito è contrario, Putin minaccia ritorsioni, ma a quasi due anni dall’invasione, e alla vigilia della decisione del 14-15 dicembre di avviare i colloqui formali per far aderire l’Ucraina all’Unione europea, siamo arrivati al dunque e adesso è necessaria una mobilitazione dei governi e delle opinioni pubbliche internazionali: l’Ucraina va aiutata a sconfiggere la Russia e a difendere la società aperta europea, e va aiutata proprio con i soldi russi che l’Europa ha già in mano. Quei fondi sequestrati vanno scongelati e impiegati immediatamente per la difesa e la ricostruzione dell’Ucraina.

L’imperialismo russo va fermato, i lacché del Cremlino vanno estromessi dal consesso europeo se continuano a fare il gioco dei fomentatori del caos, e la Russia deve pagare i danni causati in Ucraina. Trecento miliardi di dollari non basteranno, ma sono certamente un buon inizio. Gli altri si troveranno, a Mosca, a nemico scappato, vinto, e battuto.

Obiettivo 80% dei consensi. Vladimir Putin si ricandida alla presidenza della Russia: lo Zar vuole superare anche Stalin in un voto-farsa. Redazione su L'Unità l'8 Dicembre 2023

Con una decisione per nulla sorprendente, il presidente russo Vladimir Putin ha annunciato durante una cerimonia per i soldati impegnati nella guerra in Ucraina che si candiderà alle prossime elezioni presidenziali nel Paese, che guida in maniera autoritaria da ormai oltre un ventennio.

Giovedì i membri del Consiglio federale, la camera alta del parlamento russo, avevano votato all’unanimità per scegliere i giorni dal 15 al 17 marzo del 2024 come date per il voto nel Paese.

Putin, che ha 71 anni, non ha praticamente rivali avendo incarcerato i suoi principali oppositori, mentre altri sono ormai costretti a vivere in esilio fuori dalla Russia: in caso di nuova elezioni, lo ‘Zar’ resterà al potere fino al 2030, quando avrà 77 anni.

Le presidenze di Putin

L’inizio del dominio di Putin sulla politica russa ha inizio infatti nel lontano 2020, quando fu eletto per due mandati consecutivi (fino al 2008, quando la dura dei mandati era di 4 anni) presidente della Federazione Russa. Impossibilitato a candidarsi per una terza volta consecutiva, di fatto lasciò il potere “formale” al suo fedelissimo Dmitrij Medvedev, con Putin primo ministro.

Dal 2012 ad oggi Putin è tornato nuovamente alla guida del Paese, venendo eletto altre due volte per mandati questa volta della durata di sei anni: ha poi fatto approvare nel 2020 una riforma costituzionale per potersi candidare di nuovo con l’obiettivo di rimanere presidente fino al 2036. Nel caso in cui riuscisse davvero a farsi eleggere presidente per altre due volte, Putin supererà Josip Stalin in quanto a permanenza al potere in Russia.

Gli sfidanti alle presidenziali

Sulla scheda elettorale gli unici due veri sfidanti di Putin dorerebbero essere, salvo colpi di scena, Grigory Yavlinsky e Boris Nadezhdin. Il primo è il leader di Yabloko, unica forza di opposizione liberale a cui è ancora consentito accesso alla vita del Paese; il secondo è un ex deputato della Duma ed ex esponente della disciolta Unione delle Forze di Destra: entrambi hanno contestato la cosiddetta “operazione militare speciale” in Ucraina.

In realtà la vera sfida per Putin sarà l’affluenza al voto e la percentuale di voti che incasserà presentandosi tecnicamente come candidato indipendente ma col sostegno di Russia Unita, il suo partito personale, e da Russia Giusta.

L’obiettivo, secondo indiscrezioni, sarebbe quello di ottenere l’ottanta per cento dei consensi con una affluenza intorno a questa cifra.  Redazione - 8 Dicembre 2023

Gli Oligarchi.

Estratto dell'articoli di Floriana Bulfon per repubblica.it domenica 3 dicembre 2023. 

Pochi giorni fa un molo vuoto fotografato dai satelliti a Marina di Carrara ha diffuso il sospetto nei social di tutto il mondo: il superyacht sequestrato a Vladimir Putin sembrava fuggito in alto mare. In realtà Repubblica ha ricostruito che è stato solo trasferito in un cantiere per la manutenzione periodica: lavori molto cari, che sono tutti a carico dello Stato italiano. 

Sì, per mantenere il panfilo del nuovo Zar i contribuenti hanno già speso oltre quattro milioni di euro. Quasi una beffa, perché sembra molto difficile recuperare questi esborsi e il conto continua a crescere: più passa il tempo e più l’esigenza di interventi a bordo aumenta.

Lo Scheherazade è stata la preda più importante nella caccia ai tesori degli oligarchi russi scatenata dalle autorità europee come risposta all’invasione dell’Ucraina. 140 metri di lunghezza e ogni lusso immaginabile: 22 cabine per accogliere quaranta vacanzieri vip, sauna, bagno turco, sala di crioterapia, cinema, pista da ballo con tetto apribile, due piazzole per l’atterraggio di elicotteri. Design esterno curato dall’archistar Espen Oeino e interni firmati dall’altrettanto famoso François Zuretti.

Ci sono quattro suite, che prevedono anche un piano a coda: il top sono i due appartamenti presidenziali sul ponte panoramico, riservati all’ospite più importante, con bagni in marmo e ampie cabine armadio. L’equipaggio conta 93 dipendenti, tra marinai, addetti al servizio e personale della sicurezza che si occupa pure dei sistemi speciali per impedire l’avvicinamento dei droni. [...] 

Questa reggia navigante è stata consegnata dai cantieri tedeschi Lurssen nel giugno 2020: il prezzo ufficiale è di 583 milioni di euro, ma con le apparecchiature extra si sarebbero sfiorati i 700 milioni. Come spesso accade in questi casi, è difficile risalire alla proprietà reale. [...]

Secondo le intelligence occidentali è destinato all’uso personale di Vladimir Putin: un’indicazione confermata dalle indagini del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria delle Fiamme Gialle. Per questo il 6 maggio 2022 è stato “congelato” per decisione dell’allora ministro delle Finanze Daniele Franco. Una condizione giuridica particolare, che obbliga lo Stato italiano a garantire che resti in condizioni perfette con un impegno gravoso. 

La gestione è in mano all’Agenzia del Demanio, che lo ha affidato in custodia a Giovanni Costantino, titolare dell’Italian Sea Group, una delle aziende leader del settore. Subito è emerso il problema della manutenzione. C’era infatti da saldare la fattura dei lavori già effettuati a Marina di Carrara: all’inizio è stata girata al titolare formale, Eduard Khudaynatov, perché non era sottoposto alle sanzioni. Ma nel giugno 2022 sono scattati provvedimenti anche contro di lui, bloccandogli anche due immobili di grande prestigio: Villa Altachiara a Portofino e Villa Serena nel cuore di Roma.

Da quel momento, tocca allo Stato farsi carico dello yacht di Putin. Oltre al conto in sospeso di sei milioni mandato all’oligarca del petrolio, lo Stato ha già sborsato altri quattro milioni. E molti altri ne occorreranno, perché un gioiello del genere anche se rimane all’ancora richiede attenzioni ad alto costo da parte di tecnici qualificati e artigiani specializzati. Come si recupereranno tutti i soldi spesi per mantenere efficiente l’ammiraglia di Putin? Difficile prevederlo: se un giorno dovesse cadere l’embargo, si potrebbe chiederne il pagamento prima di sbloccare lo Scheherazade. […]

Aeroporti, ville e terreni: le mani (e i soldi) dei russi in Maremma. L'inchiesta internazionale Icij fa luce su una misteriosa donna russa che possiede lo scalo di Grosseto, incastonato in uno dei più importanti plessi militari italiani. E, nonostante le sanzioni, gli oligarchi continuano a comprare proprietà.  Paolo Biondani, Gloria Riva e Leo Sisti su L'Espresso il 28 novembre 2023

Sul fianco dei moderni Eurofighter Typhoon campeggia il cavallino rampante, che fu il simbolo dell’asso dell’aviazione italiana nella prima guerra mondiale, Francesco Baracca. Sono i caccia del Quarto Stormo dell’Aeronautica militare, schierati in quiete apparente nel piazzale dell’aeroporto di Grosseto: da qui i super jet decollano e atterrano in continuazione per monitorare lo spazio aereo italiano. Si tratta di un centro nevralgico per la difesa del nostro Paese in tempi di crisi: gli aerei da guerra di stanza a Grosseto devono essere pronti a decollare in qualsiasi momento per difendere il territorio italiano. 

All’interno dello scalo militare, però, nell’aeroporto intitolato all’aviatore Corrado Baccarini c’è anche una pista civile, inaugurata negli anni ’70. Un piccolo scalo a misura di vip, con un traffico di circa duemila aerei privati solo nella stagione estiva, aperto dal 2018 a qualche volo di linea. Lo usano ricchi turisti che amano le coste della Toscana, tra cui spiccano diversi milionari russi. Da anni l’intera Maremma è meta ambita dagli oligarchi. Ora, con l’inchiesta Cyprus Confidential, L’Espresso ha scoperto che la proprietà dell’aeroporto civile di Grosseto è cambiata. E questo è successo meno di un mese dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Come primo azionista c’è una compagnia di Cipro che ha un nuovo titolare: una misteriosa donna di Mosca, che non compare in nessuno degli atti pubblici italiani. E che risulta proprietaria anche di ville da favola e tenute agrituristiche vista mare. 

A gestire lo scalo civile incastonato dentro quello militare è la Seam (Società esercizio aeroporto Maremma). Il maggiore azionista, con il 35,26 per cento, è una società toscana, Ilca srl, che però porta a Mosca. Nell’aprile 2022 un’inchiesta di Report ha evidenziato che faceva capo a una signora russa, Sofia Trotsenko. Che è la moglie di un oligarca, Roman Trotsenko, collegato alla cerchia degli uomini d’affari più vicini a Vladimir Putin. Quel magnate russo era arrivato in Maremma ufficialmente, otto anni prima, comprando quote dell’aeroporto da enti pubblici locali. Il sindaco di Grosseto, Antonfrancesco Vivarelli Colonna, intervistato dal giornalista Giulio Valesini, lo aveva elogiato: «Per noi è un benefattore, un mecenate, si occupa di arte, cultura e bonifiche del territorio».

La storia completa di questo investimento russo in Italia è raccontata nelle carte riservate di Cipro, condivise con L’Espresso dal consorzio Icij e da Paper Trail Media. Ne risulta che l’aeroporto di Grosseto entra nell’orbita di Roman Trotsenko nel 2014: attraverso una sua compagnia cipriota, denominata Powercrown Limited, il magnate acquisisce la società italiana Ilca da due aziende fiorentine, che si occupavano di turismo e trasporti locali, ma erano entrate in crisi. In quel periodo la capofila di Cipro fa capo direttamente a Trotsenko. Dopo l’annessione russa della Crimea, a partire dal luglio 2014, scattano le prime sanzioni internazionali. Trotsenko non ne viene colpito, ma sembra seguire l’esempio di altri oligarchi, che per prudenza iniziano a intestare il patrimonio ai familiari o ad altre persone fidate. Fatto sta che nel 2015 il magnate russo cede il controllo della società italiana a un’altra compagnia di Cipro, Plutoworld Limited, che appartiene a sua moglie Sofia. 

La Ilca rastrella le azioni dell’aeroporto toscano trattando con gli enti locali che ne erano soci. Trotsenko, in particolare, acquista le quote del comune di Grosseto, per poco più di un milione, e del municipio di Scansano, per 200 mila euro, vincendo regolarmente «un bando pubblico». Ad aiutare il miliardario russo nella gestione della società toscana è un importante commercialista di Firenze, Tommaso Francalanci, che, stando ai documenti, ottiene anche una delega a rappresentare la Plutoworld di Cipro. Quindi diventa presidente dell’aeroporto di Grosseto, di cui è tuttora consigliere d’amministrazione (nonché uno dei revisori contabili di Assareoporti, l’associazione dei gestori degli scali). Quando scoppia la guerra, Francalanci è pronto a denunciare alla stampa locale «il rischio di un pregiudizio nei confronti dei cittadini russi». 

Dalle carte risulta che la Ilca, a partire dal 2018, era anche «interessata all’acquisto di terreni adiacenti all’aeroporto, dove realizzare un museo, per creare sviluppo turistico». A Grosseto il museo non si è ancora visto, ma la famiglia Trotsenko ha continuato a comprare proprietà in Maremma. La Plutoworld di Cipro, infatti, controlla anche una società di Firenze, Torre Civette srl, che possiede una grande tenuta tra Punta Ala e Cala Violina: oltre 100 ettari di terreni, con uno splendido agriturismo, diversi rustici ristrutturati e la proprietà esclusiva di una torre del ’500, a picco sul mare. Il sito mostra immagini da cartolina e pubblicizza la produzione di olio d’oliva e vini toscani. Come società agricola, tra l’altro, l’azienda italo-russa beneficia di una tassazione di favore, forfettizzata. Oggi la società Torre Civette possiede, sulle coste della Maremma, almeno 20 immobili (per un totale di 45 stanze) e 25 terreni per oltre un milione di metri quadrati.

Nel 2022, dopo l’attacco russo all’Ucraina, Roman Trotsenko viene colpito dalle sanzioni decise dalle autorità di Kiev. Nelle motivazioni, è indicato come «consigliere di Igor Sechin, presidente della Rosneft», il colosso petrolifero russo guidato da un fedelissimo di Putin, nonché «fondatore e contitolare della Aeon Corporation», la società che in Russia gestisce 14 aeroporti e diversi porti fluviali: attività che ne fanno un «imprenditore di spicco coinvolto nei settori economici che garantiscono entrate sostanziali al regime di Mosca». 

Trotsenko resta sanzionato solo dall’Ucraina, non dall’Unione europea. Ma la moglie decide comunque di sparire dai radar italiani, come rivelano le carte dei suoi consulenti di Cipro (lo studio Cypcoserve e la multinazionale Pwc). Il 21 marzo 2022, infatti, Sofia Trotsenko cede l’intero capitale della Plutoworld, la capogruppo cipriota che controlla anche le attività italiane, a una certa Irina Gorshkova. Secondo informazioni raccolte da L’Espresso, è una cittadina russa laureata in Ingegneria, che a Mosca è pressoché sconosciuta: gestisce una piccola società immobiliare, che possiede cinque appartamenti nella capitale e ne incassa gli affitti a termine. Una specie di affittacamere. Un’attività che non appare in grado di spiegare e giustificare i cospicui flussi di investimenti verso l’Italia. Secondo fonti russe, potrebbe svolgere un ruolo di «fiduciaria». Una sorta di prestanome legale, per conto di persone che preferiscono non comparire.

Ad accentuare i dubbi sono anche i bilanci italiani: le attività toscane accumulano da anni forti perdite, che la capogruppo di Cipro è costretta a ripianare iniettando milioni in ogni esercizio. Con quali soldi? Gli affitti di Mosca non sono certo sufficienti. Ma allora chi è il vero titolare della quota russa dell’aeroporto di Grosseto? 

L’attuale presidente della società di gestione, Renzo Alessandri, risponde di non poterlo dire: «L’identità del titolare effettivo è considerata un dato sensibile che siamo autorizzati a fornire solo a soggetti istituzionali o alle autorità anti-riciclaggio». Arianna Balducci, l’amministratrice italiana di Torre Civette, chiede tempo per consultarsi con la proprietà, ma per ora senza risultati. E da Irina Gorshkova, contattata personalmente a Mosca da L’Espresso, non arriva alcuna risposta.

In questo quadro opaco, il presidente Alessandri sottolinea un dato significativo: gli azionisti publici della Seam, cioè la Provincia di Grosseto con la Regione Toscana, la Camera di Commercio e il Comune di Roccastrada, «hanno unito le loro partecipazioni in un patto di sindacato, raggiungendo il 37,08 per cento» della Seam. Inoltre l’attuale consiglio d'amministrazione, entrato in carica dal 20 giugno 2022, cioè dopo la guerra, «è il frutto di un accordo tra il patto pubblico e un socio privato, Lupo Rattazzi, titolare del 20 per cento». Come dire che all’aeroporto di Grosseto comandano ancora gli italiani, che sembrano essersi alleati contro l’incognita di Mosca. 

Nel resto della Maremma, però, la misteriosa entità russo-cipriota continua a investire nonostante la guerra. Nel 2022 la Plutoworld ha fondato una terza società toscana, denominata Torre Alta: anche questa risulta ceduta a Irina, almeno sulla carta. Nel marzo 2023, dopo un anno di bombe russe in Ucraina, questa immobiliare ha comprato una villa affacciata su una spiaggia meravigliosa a Castiglione della Pescaia, nella pineta di Roccamare, già affollata di oligarchi: oltre 300 metri quadrati, con 14 vani accatastati come «immobile di lusso». Unico problema: chi è l’effettivo proprietario?  Maremma matrioska.

Le Sanzioni.

Estratto dell’articolo di Anna Zafesova per “La Stampa” lunedì 11 dicembre 2023.

Vladimir Putin ha appena annunciato la vittoria della economia russa sull'«attacco di sanzioni lanciato dall'Occidente» […] L'annuncio della ricandidatura del leader russo per un quinto mandato di sei anni al Cremlino […] ha dato il via a una serie di iniziative dai toni trionfalistici. L'esercito di Mosca sta lanciando un contrattacco nel Donbass, con l'evidente obiettivo di annunciare la "conquista" di qualche città Ucraina ormai rasa al suolo in tempo per il 14 dicembre, quanto il presidente tornerà a rispondere alle domande dei russi in diretta televisiva, dopo due anni di silenzio.

[…] In questo sfoggio di sicurezza neoimperiale[…] tra la miriade di dati statistici di fine anno, si nascondono però alcune notizie come quelle riportare dal giornale russo Izvestia, che si basa su un rapporto della agenzia delle entrate russa: i ricavi delle grandi società russe nei primi sei mesi del 2023 si sono ridotti quasi della metà, da 694 a 342 trilioni di rubli. La Banca centrale russa contestualmente nota la riduzione dei ricavi dei maggiori esportatori russi del 41%.

Izvestia ha approfondito la situazione con i dati società per società nei primi nove mesi dell'anno: il gigante del metano Gazprom è collassato del 36%, la major petrolifera statale Rosneft si è accontentata del meno 8%, Lukoil del 12%, la società elettrica Inter RAO del 43%, il gigante dei fertilizzanti Akron è a meno 34%. Izvestia è un quotidiano allineato al regime, e gli esperti che sono stati interrogati sul fenomeno usano spiegazioni arrotondate come «congiuntura internazionale», «riduzione dei prezzi sull'energia», «interruzione delle catene logistiche», «ristrutturazione dei processi produttivi» e «riduzione del potere d'acquisto».

Tutte queste spiegazioni si possono riassumere con una sola parola, guerra, e l'unico ad ammetterlo è il consorzio dell'alluminio RusAl, che giustifica il suo meno 16,9 % con le sanzioni internazionali, e i nuovi dazi introdotti dal Cremlino, per definire la situazione del settore come «grave». […] sostiene l'economista d'opposizione Sergey Aleksashenko, le entrate russe continuano a venire finanziate per un terzo dalle esportazioni di petrolio e gas, e se la loro quota nella formazione della ricchezza si è ridotta è il risultato delle sanzioni, più che dello sviluppo industriale.

La flotta di petroliere fantasma che ha venduto quantità record di greggio soprattutto a Cina e India (da cui il crollo delle entrate di Gazprom, legata molto di più ai gasdotti dei consumatori europei) ha riempito i forzieri di Putin, aggirando le sanzioni. E questi soldi sono stati investiti nella guerra. Secondo le stime degli analisti raccolte dalla testata indipendente Meduza, le spese militari russe hanno raggiunto il numero record del 4% del Pil, e nel 2024 saliranno al 6%.

Sommando le spese per la sicurezza, e quelle legate alla guerra in maniera meno diretta - dagli investimenti nell'edilizia dei territori ucraini occupati al pagamento dei risarcimenti alle famiglie dei militari uccisi - si arriva quasi al 40% della spesa pubblica. E stata l'invasione dell'Ucraina a risollevare le sorti di industrie pesanti obsolete, rinvigorite da commesse statali, ed è la guerra a spingere in basso la disoccupazione e in alto i salari: l'85% delle aziende russe soffre di forte carenza di personale. Almeno un milione e mezzo di russi sono spariti dal mercato del lavoro - chi è stato chiamato al fronte, chi è fuggito all'estero - e un altro dato record è negativo: il -4,1% di produttività, dovuto all'emigrazione dei quadri più qualificati.

Chi resta si vede aumentare i salari, ma crescono anche i prezzi: l'inflazione è al 7,5, quasi il doppio dell'obiettivo del 4% posto dalla Banca centrale, che per contrastarla ha aumentato di nuovo i tassi. Il dollaro torna a sfiorare quota 100 rubli, e un altro dato mostra quanto i russi si fidino poco dell'ottimismo del governo: a novembre, la popolazione ha speso 160 miliardi rubli per acquistare dollari ed euro in contanti, una somma record pari soltanto a quella del febbraio 2022. Secondo la Banca centrale, i russi possiedono attualmente quasi 100 miliardi di dollari in contanti: nonostante la guerra contro l'Occidente, preferiscono tenere i loro risparmi in moneta europea e americana.

Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per repubblica.it domenica 10 dicembre 2023.

Anche l’Italia ha avuto la sua caccia all’Ottobre Rosso. Una lunga sfida per fare a pezzi i sottomarini sovietici, che si trovassero ancorati nei porti dell’estremo Nord o sommersi nei fondali dell’Artico. Una battaglia combattuta non con i siluri o le bombe di profondità, ma con pacchi di milioni sganciati in Russia: un’ondata di denaro pubblico gettata nei mari più freddi in un ventennio di progetti rimasti fuori dai radar, che hanno inghiottito 360 milioni di euro senza che esista un elenco dei beneficiati. 

[…] Stiamo parlando del programma concepito dal governo Berlusconi nel 2003 per aiutare il Cremlino a smantellare la flotta di sommergibili nucleari creata dall’Urss, proseguito ben oltre la scadenza iniziale del 2013, oltre l’invasione della Crimea, oltre la guerra in Ucraina e persino oltre la scomparsa del suo ideatore: è stato chiuso soltanto la scorsa settimana. E’ la madre di tutti gli accordi, perché sulla scia di questo patto sono germogliate le relazioni politiche e d’affari tra Mosca e Roma, diventate nel corso degli anni così intense da resistere a ogni cambiamento della Storia. 

Tutto è cominciato in un mondo diverso. Vent’anni fa la Russia era amica dell’Occidente, entrambi impegnati nella lotta al terrorismo islamista […] Il G8 temeva che navi e sottomarini zeppi di combustibile radioattivo della flotta sovietica lasciata arrugginire potessero creare una catastrofe ambientale o finire in mani pericolose. E il nuovo leader Vladimir Putin aveva amici disposti ad aiutarlo, a partire dal Cavaliere.

Così viene lanciata la missione di soccorso tricolore per finanziare la messa in sicurezza dei sottomarini, con una dote di 360 milioni - che allora erano veramente parecchi - più altri fondi mai chiariti che sono serviti a cementare l’alleanza tra i due Paesi, consolidata da scambi di feste nella dacia del nuovo Zar e nella villa sarda del premier azzurro, con tanto di dono del celebre lettone di Palazzo Grazioli […]. 

Dietro la generosità nell’aiutare la flotta russa c’era pure un retropensiero […]: rifilare a Mosca le nostre scorie radioattive, che il governo in quei mesi aveva tentato di piazzare in una miniera lucana a Scanzano Jonico, salvo poi fare retromarcia dopo la rivolta di piazza.

Sulla scia della bonifica dei sommergibili, rapidi e invisibili pure i bidoni con i resti di Caorso, Latina e Trino Vercellese si sperava avrebbero preso la strada delle basi segrete affacciate sul Polo Nord dove Vladimir avrebbe tenuto a bada i manifestanti. Non a caso, tutta la faccenda è stata messa in mano alla Sogin, che oltre ad avere le competenze in materia era ed è deputata alla ricerca di una stabile discarica per la nostra eredità nucleare. 

E se leggiamo le indicazioni dell’iniziativa - diventata operativa nel 2005 - balza subito agli occhi come in questa campagna filantropica solo 66 milioni erano destinati a smantellare i battelli della Guerra Fredda mentre ben 208 milioni venivano stanziati per realizzare sistemi di trasporto, stoccaggio e siti per il combustibile atomico esaurito che interessavano alla questione più calda per Sogin. Ma i russi per quanto in miseria non sono mai stati fessi: poco dopo la firma del patto con l’Italia, hanno introdotto regole che vietano l’importazione di residui nucleari.

[…] Sfumata la prospettiva dello scambio, la macchina della bonifica made in Italy si è comunque avviata. Con qualche stranezza. E’ stata inventata un’unità di gestione progettuale italo-russa con una dote astronomica di 4 milioni l’anno. E allestita una lussuosa sede nella capitale russa di duecento metri quadrati, con un affitto mensile di novemila euro - somma straordinaria in quella stagione di fame - versato al locatario: Antonio Fallico, il plenipotenziario russo di Banca Intesa che negli anni successivi l’ha trasformata nell’istituto di fiducia del Cremlino.

[…[ All’inizio, sono stati magnificati dal governo obiettivi favolosi: mettere in sicurezza 117 sommergibili nucleari, addirittura “smantellare l’incrociatore lanciamissili Admiral Ushakov dando prestigio all’Italia”. Quest’ultimo però non aveva nulla di atomico ed era stato ridotto in rottami in India già nel 1992. Gli esperti norvegesi della Fondazione Bellona ritenevano che con 5 milioni - valore dell’epoca - si potesse bonificare un sottomarino. Ma l’operazione Sogin nel 2012 ne aveva sistemati solo cinque nonostante la spesa di 171 milioni. 

Nel frattempo l’economia russa era risorta, con bilanci statali in crescita e colossali investimenti in nuovi armamenti. Ma questo non ha intaccato il sostegno ecologico italiano, confermato da governi di centrodestra, centrosinistra o tecnici, che non hanno mai dubitato della necessità di dare un mano al Cremlino, seppur tornato a essere molto più ricco di Palazzo Chigi.

[…] Ed ecco che abbiamo donato due navi speciali - progettate e costruite da Fincantieri - per trasferire le scorie e le parti di metallo contaminato dei battelli. Sono state chiamate con poca fantasia RossIta, di 84 metri, e ItaRus, di 79 metri. La prima è costata oltre 70 milioni, tutto senza gare d’appalto: trattativa diretta e massima segretezza. Il varo è avvenuto nel 2011. La seconda invece è uscita dal cantiere nel novembre 2015, dopo il blitz in Crimea e le sanzioni contro Mosca: ai funzionari ministeriali romani non è importato e hanno festeggiato con i colleghi russi pure in quest’occasione. Attenzione però: movimenti di RossIta negli ultimi mesi hanno fatto entrare in allarme gli ecologisti scandinavi. Si teme che la “nostra” nave stia contribuendo a trasferimenti segreti di materiale radioattivo verso l’Artico: invece di pulire il mondo, aumenta la sporcizia eterna.

Poi era previsto un impianto di trattamento e stoccaggio temporaneo dei rifiuti a Andreeva Bay, in questo caso disegnato da Ansaldo. I maligni dissero che c’era lo zampino di Claudio Scajola, ministro delle Attività produttive al momento del varo dell’operazione e attento a favorire con quella cascata di milioni realtà della sua Liguria come Fincantieri e Ansaldo. Unica eccezione, la Mangiarotti di Udine che ha ottenuto la commessa per contenitori isolati concepiti da un’azienda russa, premiata con 850 mila euro. 

Fino al 2013 sono stati firmati “otto contratti, 69 addenda contrattuali e un accordo esecutivo per un valore complessivo di 260 milioni, già trasferiti a Sogin per effettuare i pagamenti”. Non c’è nessun documento che spieghi come siano stati spesi questi soldi. Il progetto iniziale prevedeva pure “45 milioni per protezione fisica dei siti”: l’Italia ha pagato per fortificare i depositi di uranio russi, da cui oggi i materiali dismessi vengono trasformati in testate per i missili dell’apocalisse di Putin?

[…]  Le iniziative poi sono andate avanti oltre il termine del 2013. Con collaboratori pagati in media 100 mila euro l’anno e costi siderali per la sede di Mosca di Sogin. Tutto qui? A un certo punto […] si è deciso di estendere le operazioni alla ricerca dei relitti di sottomarini nucleari colati a picco nell’Artico: una spedizione ancora più complessa che nel 2018 ha ricevuto fondi per un milione. 

Soldi usati per studiare il recupero con tedeschi, inglesi e norvegesi di vascelli come il K27, affondato nel 1968. L’ultima voce nota nei bilanci “variazione lavori in corso” ha ottenuto 817 mila euro nel 2019. Ma la “Global partnership” […] con Putin è sopravvissuta pure all’assalto contro Kiev, incamerando stipendi e contratti fino alla scorsa settimana: beneficenza verso un Paese non più povero, che anzi si permette di moltiplicare la spesa militare e costruire tanti nuovi sottomarini zeppi di barre d’uranio. Forgiate riciclando quelle ripulite grazie ai compagni italiani.

La Disinformazione.

Disinformazione, l’intervista a Matteo Pugliese: “Così i propagandisti di Mosca hanno fatto breccia in Italia”. Il ricercatore: «Milioni di spettatori raggiunti, diffuse falsità conclamate» Sulle prossime elezioni europee avverte: «È previsto un aumento di disinformazione anti-europeista». Alessio De Giorgi su Il Riformista il 7 Dicembre 2023

Matteo Pugliese è ricercatore italiano all’università di Barcellona. I suoi studi sulla propaganda russa in Italia sono stati citati dal Guardian e da Foreign Policy. Ha partecipato al primo congresso europeo sulla disinformazione organizzato dall’università Carlos III di Madrid e Stopfake.org, una ONG ucraina impegnata nella lotta contro le fake news online.

Cosa è emerso dal congresso?

«Il congresso è stata l’occasione per confrontarsi con ricercatori, esperti e giornalisti provenienti da tutta Europa. I lavori hanno analizzato la minaccia attuale della disinformazione in Europa e sono state messe in evidenza le tecniche russe e iraniane per diffondere le proprie ricostruzioni distorte degli eventi. Il congresso ha anche proposto azioni per rafforzare la capacità di fact-checking dei media e delle università».

Tu hai presentato un lavoro sulla televisione italiana e gli “influencer” del Cremlino. Ce lo spieghi?

«L’Italia era già finita sulle pagine della rivista statunitense Foreign Policy e del Guardian per la presenza di propagandisti russi e molti ricercatori a Madrid mi hanno confermato che si tratta di un caso senza eguali in Europa. La mia ricerca si è concentrata sui primi mesi di invasione dell’Ucraina e ha contato almeno 21 propagandisti russi che hanno partecipato per 67 volte a programmi televisivi, specialmente su Rete 4 e La 7. Per propagandisti russi intendo quei “giornalisti” di media controllati da Mosca, alcuni connessi al Ministero della Difesa o all’FSB, a diplomatici russi come Lavrov e Razov, ma anche a ideologi come Dugin e docenti universitari legati a doppio filo con il regime. Oltre a questi 21 soggetti ne ho contati almeno altri 10 con passaporto russo che sono stati ospitati almeno 18 volte e pur non avendo un esplicito collegamento con il Cremlino ripetono le stesse narrazioni. A tutti questi vanno aggiunti gli opinionisti italiani, che possono essere classificati come “rosso-bruni”, spesso senza competenze specifiche in relazioni internazionali o Ucraina, chiamati comunque a dire la loro».

Che risultati ha prodotto questa campagna?

«I propagandisti di Mosca hanno potuto raggiungere milioni di spettatori e diffondere falsità conclamate sul conflitto, come le storie sulla giunta nazista di Kyiv, l’inesistente genocidio in Donbass e la promessa di non espansione della NATO. Non è un caso che dai sondaggi di maggio e giugno 2022 risulti che l’opinione pubblica italiana sia tra le più confuse e disorientate in Europa sulle cause e responsabilità della guerra».

In questo scenario come deve cambiare la professione giornalistica?

«Su questi temi giornalisti, ricercatori e analisti devono necessariamente lavorare in squadra per completare con le proprie competenze le capacità di ricostruire situazioni complesse. Stanno emergendo nuove figure specializzate, quella dell’analista OSINT che può geolocalizzare una foto, smascherare un deepfake ma anche la figura del fact-checker o debunker».

Che scenario ci aspetta per le elezioni europee?

«Per le elezioni europee è previsto un aumento di disinformazione anti-europeista, sia da parte di attori interni ai vari paesi sia di regimi ostili intenzionati a indebolire l’Unione. Abbiamo già visto che la Russia, con la fabbrica di troll messa in piedi dal defunto Prigozhin, spingeva molto ad acuire i sentimenti xenofobi e le divisioni etniche, ma anche i problemi sociali in occasione della pandemia. I moldavi fermati per le stelle di David dipinte sui muri di Parigi avevano ricevuto istruzioni dalla Russia e l’agenzia francese contro la disinformazione Viginum ha ricostruito il ruolo della campagna russa “Doppelganger” per amplificare questo caso di antisemitismo su Twitter con profili bot».

Sul Riformista abbiamo parlato spesso nell’ultimo mese della situazione Twitter, che con la nuova gestione sembra essere diventato terreno assai fertile per diffondere disinformazione. Cosa ne pensi?

«La sindaca di Parigi Anne Hidalgo ha appena annunciato di abbandonare Twitter/X proprio perché Musk l’ha trasformato in un far west dove troll e fanatici possono nascondersi dietro pseudonimi mentre diffondono odio, disinformazione e complottismo. Alcuni lo fanno di propria iniziativa, ma ci sono anche operazioni da parte di Russia, Cina e altri. La Commissione Europea è ai ferri corti con il miliardario affinché ponga fine alla diffusione di questi contenuti in violazione con le norme UE».

Alessio De Giorgi. Giornalista, genovese di nascita e toscano di adozione, romano dai tempi del referendum costituzionale del 2016, fondatore e poi a lungo direttore di Gay.it, è esperto di digitale e social media. È stato anche responsabile della comunicazione digitale del Partito Democratico e di Italia Viva

Manipolazione, censura, fatti e commenti: Greta Cristini e l’informazione di guerra. Domenico Bonaventura, Giornalista, comunicatore, fondatore di Velocitamedia.it, su Il Riformista il 5 Dicembre 2023

Il tarlo dell’antimafia sempre in testa e un percorso tutto giuridico: due lauree in Giurisprudenza (italiana e francese) alla Sorbona di Parigi, un Master di diritto americano nella Grande Mela. Da lì, un lavoro prestigioso come avvocato anticorruzione proprio a New York.

“Sì, facevo tutt’altro”, mi dice Greta Cristini, che da qualche anno ha cambiato percorso professionale. Greta oggi è un’analista geopolitica lanciatissima, collabora con Limes, una sorta di bussola del settore, e posa la sua penna e il suo pensiero su alcune tra le maggiori testate nazionali. Per immedesimarsi al meglio in ciò che voleva raccontare, ha scelto (come molti fanno ma come non tutti hanno fatto) di guardare dal vivo. Di parlare con le persone. Di osservare cose accadute, case bombardate e fatti successi. Ed è andata prima in Ucraina e poi, di recente, in Medio Oriente. La prima esperienza, un vero e proprio “battesimo del fuoco”, l’ha portata a scrivere “Geopolitica. Capire il mondo in guerra”, edito da Piemme e con la prefazione di Lucio Caracciolo. Un libro letto, presentato, discusso in molte parti d’Italia.

Tutto ciò, nonostante Greta si appresti a tagliare il traguardo dei trenta. Giovane, brillante, capace. E decisa. Una professionista che nel volo transoceanico ha trovato il suo perché e la sua strada. Se ne stanno accorgendo un po’ tutti, a partire dalla sua terra d’origine. Pochi giorni fa è stata premiata a Gabicce Mare come “Marchigiana dell’anno”, lei che è originaria del Montefeltro.

Greta, partirei proprio dal tuo libro, che mette insieme un approccio analitico e uno più giornalistico, da reporter. Cosa ti ha spinto a mettere su carta le tue esperienze?

Nel lavoro che facevo avevo maturato un po’ di stanchezza perché mi ero accorta che la legge, il diritto non mi dava le chiavi giuste per spiegarmi i conflitti di potere da cui traggo stimolo intellettuale. Così ho scoperto la bellezza della geopolitica, mi sono appassionata e ho scelto di coltivare questa passione. Quando è scoppiato il conflitto in Ucraina, ho deciso di andarci per avere contezza e consapevolezza pratica del conflitto stesso. Studiare le collettività, le comunità, è sempre più importante che ascoltare dichiarazioni di principio dei leader. Avevo cioè bisogno di respirarle per assorbirle, per capirle. Qualcosa che non si può fare da remoto, ma quando si parla di questioni umane emerge la necessità di esserci, di stare lì. Devi parlarci, devi viverli. In Israele e Palestina ho potuto fare qualcosa di diverso, perché in Cisgiordania ho coperto anche il fronte palestinese. Questo per me è stato fondamentale, perché in Ucraina ho coperto solo il lato ucraino (anche se non avrei avuto problemi a fare lo stesso col lato russo). Questa è stata la molla per dare spinta e credibilità al mio lavoro da analista.

In un contesto bellico, al giorno d’oggi la tendenza degli utenti è quella di fidarsi dei citizen journalists, dei blogger, dei giornalisti indipendenti. Che producono una mole impressionante di video, documenti, reportage, tra cui è anche complicato scegliere. Tu ti stai affermando soprattutto come una professionista che viaggia da sola in Ucraina e in Medio Oriente e racconta quello che vede. In che modo organizzi il tuo lavoro?

Il mio approccio ha a che fare con l’osservazione esterna della Storia che si sta facendo davanti ai miei occhi, restituendo al lettore come la storia e il conflitto vengono percepiti da un fronte e dall’altro. Non mi interessa convincere il lettore a pensarla in un certo modo, ma al contrario voglio trasmettere la complessità del conflitto spiegando i punti di vista delle parti in campo, sapendo quindi che c’è la verità di una parte e quella di un’altra. Sono poi sempre consapevole del bias cognitivo dovuto alla mia lente culturale e antropologica. Io sono italiana, mediterranea e questo è un limite nel mettersi nei panni dell’altro. Lo sforzo dell’analista quindi non è mai perfetto (e mai lo sarà), ma sta nel provare a togliermi di dosso i miei codici e provare per quanto possibile a indossare quelli delle persone che incontro, anche e soprattutto attraverso uno sforzo empatico. In Ucraina, in Israele e Palestina, i codici non sono quelli europei. L’idea è cercare di mettermi nei cuori e nelle teste di chi mi parla, senza giudizi morali o valorali. Se io occidentale dicessi dov’è la verità, tanto più nel bel mezzo di un conflitto in una terra di cui non sono parte sarebbe una totale mancanza di rispetto verso il lettore e una forma di arroganza rispetto ai veri protagonisti di quella storia. Ad esempio, nei territori della Cisgiordania do voce sia ai coloni israeliani che mi raccontano perché Dio li vuole lì sia ai civili palestinesi che mi raccontano di un’oppressione che dura da 75 anni. Costruirsi un’opinione su cosa è giusto e cosa è sbagliato è compito di chi legge, non mio.

Inquinare le fonti, costruirle o depotenziarle a seconda dello scopo, vuol dire anche creare sacche più o meno grandi di opinioni basate su convinzioni errate. Che rischio c’è per i lettori di essere raggiunti da una informazione parziale/di parte, in un’epoca in cui censura e newsmaking si impegnano per impedire la costruzione di un’opinione pubblica consapevole?

Il rischio è enorme, e non mi pare ci sia grande interesse ad invertire la rotta. È un grande rischio perché lo vedo declinato nelle forme che dicevi, ma anche in altre forme: i social amplificano il raggiungimento e la semplificazione della notizia. Chi si informa soltanto su queste piattaforme sbaglia perché può più facilmente incappare nel fenomeno di cui parlavi, quello della manipolazione. I giornali seguono una linea editoriale, si decide come narrare un conflitto e si agisce e si scrive di conseguenza. La mia forza è che, sul campo, racconto esattamente quello che vedo. Oggi si è creata una sorta di partita tra giornali mainstream e bolle sui social: i primi sono diventati per lo più di opinione, mentre i social ti raccontano l’altra parte della verità, una sorta di contronarrazione.

Ormai da un decennio si è affermata la seconda direttrice della guerra non lineare, vale a dire la disinformazione attraverso i social (che però si applica a tutti gli ambiti), quindi la creazione di un’opinione pubblica favorevole alle proprie istanze attraverso la manipolazione delle notizie. Dovendo coprire gli avvenimenti di una guerra, può succedere che il giornalista stesso sia vittima di inganni comunicativi che rispondono a strategie militari. Quali sono le assicurazioni che un giornalista può fornire sul fatto che la sua informazione è scevra da condizionamenti esterni?

Accade continuamente. In tutti i conflitti. L’infowar – cioè la guerra di informazione: fake news e manipolazioni ma anche propaganda più spicciola – è un tipo di informazione che esiste e che c’è, sia in Ucraina che in Medio Oriente. Il racconto di guerra arriva oggigiorno dai freelance, soprattutto. Un giornalista ha sempre a che fare con la propaganda, e in una situazione polarizzata come una guerra, vengono fuori le pulsioni animalesche di tutti. Dal lato israeliano, ad esempio, ti dicono che è vero che si sta bombardando Gaza, ma che è necessario. Da quello palestinese ti dicono che l’Anp è al soldo di Netanyahu e la morte per martirio è l’unica via possibile. Il lavoro che io posso fare è accertarmi, attraverso un incrocio di fonti, che il dato sui morti di un bombardamento sia più o meno pari a quello comunicato ufficialmente. Però quando si parla di stati d’animo, di opinioni, che riguardino un fronte e l’altro, beh, questo è materiale dannatamente umano, incandescente. Bisogna trattarlo con grande rispetto, evitando di strumentalizzarlo per far passare una tesi a sfavore dell’altra.

Propaganda condivisa. La macchina della disinformazione russa adesso lavora anche per Hamas. Maurizio Stefanini su L’Inkiesta il 28 Novembre 2023

La quantità di fake news diffuse dal Cremlino ha raggiunto livelli senza precedenti con diverse reti di bot e i soliti account falsi. Un lavoro sporco attuato già da mesi per disinformare sulla guerra in Ucraina e poi ripetuto in Medio Oriente dopo il pogrom del 7 ottobre

Quando iniziò la guerra in Ucraina, fu presto evidente che sui social molti utenti già attivi sul fronte No Vax erano diventati pro Putin. Adesso, un fenomeno simile vede i pro Putin schierarsi con Hamas. In più, con un uso sempre più massiccio dell’intelligenza artificiale per creare contenuti fake. Lo scorso giugno erano già state le autorità francesi a rilevare la presenza di repliche perfette dei siti di grandi testate, immagini «deep fake» generate dall’intelligenza artificiale e profili fasulli in particolare su X per diffondere notizie false sulla guerra in Ucraina.

Sempre in Francia, il 2 novembre da Le Monde era arrivata la notizia che un account Telegram legato a campagne di disinformazione era stato il primo a condividere una foto delle stelle di Davide dipinte sui muri di Parigi tracciate da due cittadini moldavi pagati da uno straniero che non conoscevano e che si è poi rivelato essere russo. E France Press osservò che «la campagna di disinformazione russa ha iniziato una nuova fase il 25 ottobre, quando i bot russi hanno inondato i social media come X (precedentemente noto come Twitter) con articoli falsi sulla guerra in corso tra Israele e Hamas che screditano l’Ucraina».

Il 6 novembre fu il New York Times ha spiegare che secondo le informazioni di funzionari e ricercatori «il volume della disinformazione e della propaganda online sta raggiungendo livelli senza precedenti, in gran parte a causa delle reti di bot e di account falsi». «In un solo giorno dall’inizio del conflitto, circa un account su quattro su Facebook, Instagram, TikTok e X che pubblicava post sul conflitto sembrava essere falso». «Nelle ventiquattro ore successive all’esplosione all’ospedale arabo Al-Ahli, più di un account su tre pubblicato su X era [falso]». L’11 novembre ad un Forum per la Pace a Parigi era stato il vice-presidente di Microsoft Brad Smith a accusare la Russia di stare diffondendo «disinformazione» sulla guerra tra Israele e Hamas. Un’altra ricerca ha appurato che era un gruppo di sessantasette account X a diffondere disinformazione coordinata sulla guerra tra Israele e Hamas.

Adesso è stata Haaretz mettere assieme le varie cose, rilevando come l’offensiva di bot russi a favore di Hamas stia appunto diffondendo in modo massiccio contenuti fake fabbricati con l’intelligenza artificiale. Un esempio citato è una replica esatta di Fox News in cui si vedevano congressisti statunitensi dirottare sull’Ucraina aiuti previsti per Israele. Un altro è un sito identico al portale israeliano Walla secondo cui l’assalto all’aereo proveniente da Tel Aviv nell’aeroporto in Daghestan sarebbe stato un’operazione dell’intelligence ucraina. Un terzo era un finto articolo dello Spiegel che attribuiva al conflitto tra Israele e Hamas l’aumento dei prezzi dell’energia in Germania.

È l’evoluzione segnalata al convegno «Disinformation across the EU-Ukraine Media Landscape», tenutosi a Madrid il 20 e 21 novembre. In particolare, in un panel dedicato alla disinformazione da parte di Russia e Iran e nella relazione «The design and deployment of hybrid threats», a cura di David Arroyo: ricercatore esperto in Cybersicurezza presso la Universidad Carlos III di Madrid. Corrispondente a un paper pubblicato autonomamente, l’intervento rileva come nei primi tre giorni della crisi «funzionari e media iraniani hanno diffuso numerose notizie false che supportano i propri interessi, principalmente diffondendo narrazioni antisemite». Alcune immagini presentate come militanti di Hamas che catturavano generali dell’esercito israeliano, ad esempio, si riferivano in realtà a commandos azeri che avevano arrestato funzionari armeni del Nagorno Karabakh un paio di settimane prima.

Contenuti fake a parte, secondo il paper dopo gli attacchi di Hamas a Israele del 7 ottobre il Cremlino avrebbe lanciato una vera e propria campagna per spiegare che la colpa era dell’Occidente, responsabile in particolare di aver trascurato i conflitti in Medio Oriente per stare ad appoggiare l’Ucraina. Veniva dunque previsto che a questo punto l’Ucraina sarebbe stata inevitabilmente abbandonata. Lo stesso Medvedev ha fatto discorsi di questo tipo, mentre nelle tv russe si paragonava Israele all’Ucraina per concludere che «non dovrebbe esserci un briciolo di pietà o simpatia per gli israeliani». D’altra parte, il sostegno della Russia ad Hamas è arrivato anche a livello diplomatico, con la delegazione del gruppo terroristico che ha visitato Mosca il 26 ottobre e successivamente ha rilasciato una propria dichiarazione elogiando gli sforzi del presidente russo Putin e del Ministero degli Esteri per porre fine a quelli che definisce «i crimini di Israele sostenuti dall’Occidente».

Il paper costruisce una vera e propria tabella sulle attività parallele di alcuni tra questi peculiari «influencer» a favore della Russia e dell’Iran. «Scott Ritter. Critiche la controffensiva ucraina. Diffusione di narrazioni che sottolineano la forza militare dell’Iran». «Alan MacLeod. Critiche ai media occidentali. Narrazioni antisemite». «Pepe Escobar. Diffusione di narrazioni anti-Nato. Sostegno ai leader iraniani». «Alfredo Jalife-Rahme. Sostegno al concetto di “multipolarità” sottolineato dalla Russia. Sostegno alle politiche del regime iraniano». «Iñaki Gil de San Vicente. Narrazioni antiucraine. Narrazioni anti-israeliane». «Ben Norton Narrazioni antiucraine. Narrazioni antiamericane». E ricorda anche che «è importante tenere conto di come i canali di disinformazione iraniani siano particolarmente consigliati nei social network russi, come HispanTV in Spagnolo e VKontakte».

Insomma, «la propaganda dell’Iran e della Russia sulle questioni medio-orientali, e quindi sulla questione della guerra contro Hamas è simile, e non solo è simile ma utilizza anche gli stessi influencers» è una sintesi delle conclusioni del convegno di Madrid che ci viene fatta da Massimiliano Di Pasquale: esperto di Ucraina e ricercatore dell’Istituto Gino Germani di Scienze Sociali e Studi Strategici che era presente con una relazione su «Disinformation and Active Mesures: pro Kremlin Strategic Narratives in Italy on the War in Ukraine».