Denuncio al mondo ed ai posteri con i miei libri tutte le illegalità tacitate ed impunite compiute dai poteri forti (tutte le mafie). Lo faccio con professionalità, senza pregiudizi od ideologie. Per non essere tacciato di mitomania, pazzia, calunnia, diffamazione, partigianeria, o di scrivere Fake News, riporto, in contraddittorio, la Cronaca e la faccio diventare storia. Quella Storia che nessun editore vuol pubblicare. Quelli editori che ormai nessuno più legge.

Gli editori ed i distributori censori si avvalgono dell'accusa di plagio, per cessare il rapporto. Plagio mai sollevato da alcuno in sede penale o civile, ma tanto basta per loro per censurarmi.

I miei contenuti non sono propalazioni o convinzioni personali. Mi avvalgo solo di fonti autorevoli e credibili, le quali sono doverosamente citate.

Io sono un sociologo storico: racconto la contemporaneità ad i posteri, senza censura od omertà, per uso di critica o di discussione, per ricerca e studio personale o a scopo culturale o didattico. A norma dell'art. 70, comma 1 della Legge sul diritto d'autore: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali."

L’autore ha il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l’opera in ogni forma e modo (art. 12 comma 2 Legge sul Diritto d’Autore). La legge stessa però fissa alcuni limiti al contenuto patrimoniale del diritto d’autore per esigenze di pubblica informazione, di libera discussione delle idee, di diffusione della cultura e di studio. Si tratta di limitazioni all’esercizio del diritto di autore, giustificate da un interesse generale che prevale sull’interesse personale dell’autore.

L'art. 10 della Convenzione di Unione di Berna (resa esecutiva con L. n. 399 del 1978) Atto di Parigi del 1971, ratificata o presa ad esempio dalla maggioranza degli ordinamenti internazionali, prevede il diritto di citazione con le seguenti regole: 1) Sono lecite le citazioni tratte da un'opera già resa lecitamente accessibile al pubblico, nonché le citazioni di articoli di giornali e riviste periodiche nella forma di rassegne di stampe, a condizione che dette citazioni siano fatte conformemente ai buoni usi e nella misura giustificata dallo scopo.

Ai sensi dell’art. 101 della legge 633/1941: La riproduzione di informazioni e notizie è lecita purché non sia effettuata con l’impiego di atti contrari agli usi onesti in materia giornalistica e purché se ne citi la fonte. Appare chiaro in quest'ipotesi che oltre alla violazione del diritto d'autore è apprezzabile un'ulteriore violazione e cioè quella della concorrenza (il cosiddetto parassitismo giornalistico). Quindi in questo caso non si fa concorrenza illecita al giornale e al testo ma anzi dà un valore aggiunto al brano originale inserito in un contesto più ampio di discussione e di critica.

Ed ancora: "La libertà ex art. 70 comma I, legge sul diritto di autore, di riassumere citare o anche riprodurre brani di opere, per scopi di critica, discussione o insegnamento è ammessa e si giustifica se l'opera di critica o didattica abbia finalità autonome e distinte da quelle dell'opera citata e perciò i frammenti riprodotti non creino neppure una potenziale concorrenza con i diritti di utilizzazione economica spettanti all'autore dell'opera parzialmente riprodotta" (Cassazione Civile 07/03/1997 nr. 2089).

Per questi motivi Dichiaro di essere l’esclusivo autore del libro in oggetto e di tutti i libri pubblicati sul mio portale e le opere citate ai sensi di legge contengono l’autore e la fonte. Ai sensi di legge non ho bisogno di autorizzazione alla pubblicazione essendo opere pubbliche.

Promuovo in video tutto il territorio nazionale ingiustamente maltrattato e censurato. Ascolto e Consiglio le vittime discriminate ed inascoltate. Ogni giorno da tutto il mondo sui miei siti istituzionali, sui miei blog d'informazione personali e sui miei canali video sono seguito ed apprezzato da centinaia di migliaia di navigatori web. Per quello che faccio, per quello che dico e per quello che scrivo i media mi censurano e le istituzioni mi perseguitano. Le letture e le visioni delle mie opere sono gratuite. Anche l'uso è gratuito, basta indicare la fonte. Nessuno mi sovvenziona per le spese che sostengo e mi impediscono di lavorare per potermi mantenere. Non vivo solo di aria: Sostienimi o mi faranno cessare e vinceranno loro. 

Dr Antonio Giangrande  

 

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ARTICOLI PER TEMA

 

 Di Antonio Giangrande

 

INDICE

 

Un popolo di coglioni...

Come conoscere gli altri?

L'Italia del Trucco

Riciclaggio e Consumismo.

Politica, giustizia ed informazione. In tempo di voto si palesa l’Italietta delle verginelle.

 

Un popolo di coglioni...

ASSIOMA CON INTERCALARE: Un popolo di coglioni sarà sempre governato ed amministrato, informato, istruito e giudicato da coglioni. Ed è per questo che un popolo di coglioni avrà un Parlamento di coglioni che sfornerà “Leggi del Cazzo”, che non meritano di essere rispettate. Perché "like" e ossessione del politicamente corretto ci allontanano dal reale. In quest'epoca di post-verità un'idea è forte quanto più ha voce autonoma. Se la libertà significa qualcosa allora è il diritto di dire alla gente quello che non vuole sentire.
TIRANNIDE indistintamente appellare si debbe ogni qualunque governo, in cui chi è preposto alla esecuzion delle leggi, può farle, distruggerle, infrangerle, interpretarle, impedirle, sospenderle; od anche soltanto deluderle, con sicurezza d'impunità. E quindi, o questo infrangi-legge sia ereditario, o sia elettivo; usurpatore, o legittimo; buono, o tristo; uno, o molti; a ogni modo, chiunque ha una forza effettiva, che basti a ciò fare, è tiranno; ogni società, che lo ammette, è tirannide; ogni popolo, che lo sopporta, è schiavo. Vittorio Alfieri (1790).

 

Come conoscere gli altri?
Chiedendogli se puoi accendere il climatizzatore in auto o in casa. Una persona si dimostra veramente quello che è nella vita ed il ri
spetto che questa non ha in confronto agli altri, quando da passeggera (anche se posteriore) fa spegnere il climatizzatore in auto, accusando mal di gola, mentre all’esterno ci sono 40°, costringendo gli altri passeggeri ed il proprietario dell’auto a fare bagni di sudore. E la stessa cosa costringerà a fare negli uffici e nelle case altrui. La mancanza di rispetto per gli altri, specialmente verso i familiari, sarà costante ed alla fine, quando l’orlo è colmo e lo farai notare, lo rinnegherà esaltando le sue virtù ed, anzi, ti accuserà di intolleranza e per ritorsione ti affibbierà qualsiasi difetto innominabile.
Chiedendogli come programma le cose da fare. Una persona si dimostra veramente quello che è nella vita ed il rispetto che questa non ha in confronto agli altri, quando pretende e dà per scontato l’ausilio altrui, anche quando gli altri hanno programmi alternativi ai suoi.
Chiedendogli cosa pensa delle persone che dalla vita e dal lavoro hanno avuto soddisfazione. Una persona si dimostra veramente quello che è nella vita ed il rispetto che questa non ha in confronto agli altri, quando da nullafacente e nullatenente sparlerà di chi ha successo nella vita e lo accuserà di aver rubato per ottenere quello che egli stesso non ha.

 

L'Italia del Trucco

L’ITALIA DEL TRUCCO: L’ITALIA CHE SIAMO

L’Associazione Contro Tutte le Mafie, nell’ambito della sua attività statutaria, intenta a dimostrare che in Italia nulla funziona, ha portato avanti inchieste ed approfondimenti, basandosi solo su un reportage di articoli di stampa pubblicati nel tempo e nello spazio, riconducibili ad autori citati, preparati e coraggiosi, a cui va il nostro riconoscimento di verità. Dati di fatto incontestabili e visionabili, pubblicati su http://www.controtuttelemafie.it o su www.malagiustizia.eu  o http://www.ingiustizia.info.

Da questo studio d’insieme si delinea e si rileva un quadro desolante per tutta l’Italia e tutti gli Italiani, ancorché le istituzioni e i media cerchino di tacitare una verità scottante, dove finanche la magistratura è arrivata a sequestrare il sito dell’associazione, al fine di oscurarne la realtà.

L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro che non c’è, e non sulla libertà, che tutti declamano, ma nessuno ha il coraggio di costituzionalizzare nei principi.  

L’Italia è sfiduciata nelle Istituzioni, sfilacciata, mal governata; una mucillaggine sociale e una poltiglia di massa rassegnata all’inezia e che inclina verso il peggio, che si uccide e si ferisce nei festeggiamenti di capodanno.

Insomma: un caos organizzato.

L’Italia dove non c’è libertà di stampa e di parola. I media appartengono ad una casta foraggiata dallo Stato e dai partiti politici; con emolumenti stratosferici, sottoposti a dipendenza e servilismo, nepotismo e clientelismo. I giornalisti sono precari, censurati ed intimiditi dal potere politico e giudiziario. I media, oltre a fare processi mediatici, non raccontano fatti, ma li creano, imponendo opinioni, spesso faziose.

L’Italia dove i servizi pubblici sono indecenti: emergenza idrica; posta ferma nei depositi; rifiuti ammassati e bruciati per le strade; telefonia in monopolio mal funzionante ed intercettata; ferrovie nel caos, con passeggeri abbandonati o congelati, con treni affollati, sporchi, con legionella, pulci, cimici e zecche.

L’Italia dove non c’è giustizia: con abusi nelle carceri pieni di gente indigente e presunta innocente; con meno carceri per i reati più gravi; con 4 milioni di vittime di errori giudiziari.

L’Italia dove in un solo anno il 31% dei reati non è denunciato. Alle denunce, quando presentate, consegue l’85 % di archiviazione, il 10,73 % di proscioglimenti e solo il 4,27 % di condanne. Dove sono confermate solo il 54,67 % di richieste misure cautelari personali.

L’Italia dove c’è illegalità e malagiustizia; con 10.000 richieste annue di equa riparazione per violazione del termine ragionevole del processo; dove si spara nei tribunali o dove gli avvocati sono stressati.

L’Italia dove il fallimento di aziende sane è una fabbrica del reddito per gli operatori della giustizia.

L’Italia dove è impedita la difesa e l’accesso al gratuito patrocinio.

L’Italia dove le denunce penali non sono iscritte nel registro generale, o dove gli atti sono notificati a paperino o a topolino.

L’Italia dove si è costretti a ricorrere alla Corte Europea dei Diritti Umani per l’insabbiamento di 16.000 denunce e ricorsi amministrativi, presentate da una singola associazione contro lobby, caste e poteri forti.

L’Italia dove tutti sono responsabili per le loro azioni, meno che i magistrati: casta impunita, ai quali il peggio che li può capitare è il trasferimento di ufficio per incompatibilità ambientale.

L’Italia dove è norma insabbiare i procedimenti penali contro gli stessi colleghi magistrati e i poteri forti e, nonostante tutto ciò, vi sia una marea di magistrati inquisiti.

L’Italia dove la magistratura è una casta con privilegi e segreti; definita come una lobby mafiosa, sovversiva ed eversiva, che influisce sul potere esecutivo e legislativo.

L’Italia dove vige l’impunità per i parlamentari, i magistrati, i commissari d’esame dei concorsi truccati; i funzionari pubblici non sono licenziati, pur condannati per gravi delitti.

L’Italia dove gli avvocati e i notai non sono stinchi di santo, abusando del loro status.

L’Italia dove la stessa magistratura, per la pseudo lotta alla mafia: usa l’incompatibilità ambientale per i magistrati scomodi o le lotte di potere per le carriere; o lincia Giovanni Falcone e Agostino Cordoba; o processa Sergio De Caprio, il Capitano Ultimo che arrestò Riina; o non confisca i beni sequestrati alla mafia.

L’Italia dove le indagini sulla massoneria e sulle stragi sono bloccate.

L’Italia dove risulta essere governata da politici drogati, ignoranti, pregiudicati, falsi, voltagabbana, puttanieri e mafiosi, assenteisti e costosi per la comunità.

L’Italia dove ci sono sprechi: aeroporti inutili, compagnie aeree e marittime inutili e dannose; opere pubbliche incompiute; voli di Stato; auto blu; pensioni faraoniche; privilegi faraonici ai parlamentari, ai magistrati, ai consiglieri regionali, ai funzionari pubblici, ai professori universitari, ai giornali.

L’Italia dove si “regalano” le case pubbliche ai politici.

L’Italia dove tutti e sempre sono in conflitto di interessi.

L’Italia dove le elezioni sono truccate.

L’Italia dove amministrare la cosa pubblica significa cadere in tentazione e delinquere.

L’Italia dove ci sono appalti pubblici truccati.

L’Italia dove gli impiegati pubblici sono malati, assenteisti e improduttivi.

L’Italia dove i militari sono condannati per tangenti, o segretano le morti per l’uranio impoverito o il vaccino.

L’Italia dove la polizia, l’arma dei carabinieri, la guardia di finanza sono accusati di violenza o altri reati, facendo fare i lavori sporchi ai vigilantes, considerati polizia di serie B.

L’Italia dove si elevano sanzioni amministrative truffa.

L’Italia dove ci sono collaudi falsi dei veicoli.

L’Italia dove ci sono abusi edilizi ed inquinamento atmosferico, inquinamento delle acque, inquinamento ambientale, inquinamento acustico.

L’Italia dove ci sono gli incendi boschivi redditizi.

L’Italia dove gli allievi sono più bravi degli insegnanti.

L’Italia dove per trovare lavoro ti devi asservire e far raccomandare, dove è inconsistente il collocamento pubblico o privato, se non per creare precariato.

L’Italia dove i sindacati sono un’altra casta, con poteri e privilegi.

L’Italia dove c’è sfruttamento dei lavoratori, addirittura sfruttamento a danno dei giudici onorari, dei giudici di pace, degli assistenti parlamentari, dei medici specializzandi, dei praticanti avvocato, dei giornalisti.

L’Italia dove c’è il mobbing nelle istituzioni.

L’Italia dove non c’è tutela della salute dei lavoratori e prevenzione degli infortuni.

L’Italia dove sono truccati gli esami scolastici e delle patenti, oltre che i test di ammissione alle università.

L’Italia dove tutti occupano un posto di responsabilità che non merita, in quanto sono truccati tutti i concorsi pubblici, compresi quelli forensi, giudiziari, accademici, notarili, giornalistici, sanitari, televisivi, inps, postali, scolastici, sportivi, canterini; negli enti locali i concorsi sono truccati, o sono concorsi senza concorso, o sono concorsi a sorteggio, o sono concorsi parentali.

L’Italia dove ci sono compagnie assicurative riunite in cartello, rincari RCA ingiustificati e inadempienze risarcitorie, sinistri truffa e avvocati con magistrati collusi tra di loro, che assicurano il risarcimento.

L’Italia dove ci sono truffe bancarie, le mani della giustizia sui banchieri e la piovra delle banche sulla giustizia, le banche come la più grande rete di connivenza con la mafia, l’usura bancaria.

L’Italia dove tutti evadono le tasse, o ci sono le cartelle pazze per tributi non dovuti.

L’Italia dove c’è il caro prezzi ingiustificato.

L’Italia dove c’è lo sciopero selvaggio, senza rispetto e tutela dei diritti altrui.

L’Italia dove ci sono i falsi invalidi e le barriere architettoniche.

L’Italia dove gli stranieri clandestini emulano gli italiani.

L’Italia dove i padri separati rivogliono i loro figli.

L’Italia dove di pedofilia non si parla o si sparla.

L’Italia dove la politica crea clientelismo nella sanità e, per gli effetti, crea malasanità.

L’Italia dove, addirittura, lo sport e insito di dubbi sulla sua correttezza e lealtà.

Questa è l’Italia che siamo. Possiamo anche nascondercelo, ma non si può negare l’evidenza.

 

Riciclaggio e Consumismo.

Un tempo non si buttava niente. Tutto si riciclava. Un tempo si era solo rigattieri senza speranza. Si acquistava e si rivendeva roba vecchia, usata, fuori uso o fuori moda, specialmente vestiti, masserizie e simili. La rigattierìa era ciarpame vecchio senza valore, oggetti di scarto.
Oggi, in nome del consumismo sfrenato, alla faccia dei comunisti desunti, non si butta il vecchio o rotto cialtrame, ma tutto quello che in casa non trova posto o non viene usato. I figli crescono? La tecnologia avanza? I vestiti son fuori moda? Via tutto. Roba nuova, oltretutto ancora imballata, la ritrovi nelle oasi della raccolta differenziata dei rifiuti. A regalarla agli altri, sia mai. Anzi buttata…E poi chi la vuole? A proporla diventa un'offesa. Il consumismo sfrenato anche per chi non ha da mangiare… Dove siamo arrivati. I conformisti e conformati, poi, se ti vedono a razzolare intorno a quei beni buttati, ma utilizzabili, ti prendono per un “Barbone” che rovista nei rifiuti.
Oggi si è solo Antiquari. Il rigattiere, a differenza dell’antiquario, non seleziona e non valorizza; semplicemente, rimette in circolazione dei beni che possono avere ancora una loro funzione. Ed oggi le cose vecchie vanno solo al macero. Vale per le cose; vale per le persone.
È ora di dirselo, l’uomo comune è una merda. Dopo la Teoria della classe disagiata, minimumfax continua ad analizzare la società italiana contemporanea, ma questa volta si parla della Gente, quella variopinta galassia di umanità rabbiosa, che odia la Casta e non si fida più di nessuno, ma che è ormai al centro della politica italiana, scrive Andrea Coccia il 24 Ottobre 2017 su L’Inkiesta. Non è passato nemmeno un mese dall'uscita in libreria di Teoria della classe disagiata, il libro con cui Raffaele Alberto Ventura ha cercato di descrivere la traiettoria e lo scacco a cui è soggetta la classe creativa e intellettuale, minimumfax torna ad affrontare la realtà con un libro che per molti versi alla Teoria di Ventura è speculare. Si tratta de La gente. Viaggio nell'Italia del risentimento e raccoglie l'esperienza di reporter di Leonardo Bianchi, uno che negli ultimi anni si è fatto notare per le sue scorribande pubblicate da Vice, Internazionale, ValigiaBlu, ed è sostanzialmente un ritratto, multiforme e sfaccettato come il soggetto di cui parla, di una parte della società che probabilmente per i disagiati di Ventura è “fuori dalla bolla”, ma che rappresenta una grande parte dell'Italia e non solo. Dal movimento dei Forconi ai neofascisti delle periferie romane, dai complottisti agli anti gender fino ai giustizieri della notte de noartri, difensori improvvisati dell'ordine pubblico e paladini della legittima difesa, ma anche buongiornisti, gonzonauti e boccaloni di ogni tipo: la galassia della Gente — che altri chiamano la Ggente, con la doppia — è dispersa per tutta la penisola, da Nord a Sud, e pure al Centro, non fa distinzione geografiche, né campanilistiche. Il denominatore comune di questa ggente è la rabbia, il risentimento, il richiamo all'autorità — della polizia, delle armi, della legittima difesa — e il rigetto verso qualsiasi cosa c'entri con l'autorevolezza, la conoscenza e l'intellettualità. Attorno ai popoli sono nate le nazioni, che anche se nell'ultimo mezzo secolo stanno dimostrando di essere arrivate al capolinea della loro utilità storica, restano la più grande invenzione politica della modernità occidentale. Attorno alla gente stanno crollando le democrazie. Quello di Leonardo Bianchi è un gran lavoro, ma d'altronde lo è sempre stato. A differenza di quello teorico di Ventura, il suo ha le radici ben piantate nella cronaca, nei volti e nelle vite dei personaggi che mette in scena — e che non di rado racconta in maniera decisamente cinematografica — ma nello stesso tempo riesce a non privarsi della profondità, del tentativo di uscire dall'hic et nuncunendo i puntini e cercando di vedere il quadro complessivo. Per qualcuno la Ggente sarebbe l'ultima evoluzione del Popolo, quell'entità che è entrata a piedi uniti nella politica a partire dall'epoca delle rivoluzioni, ma forse è qualcosa di più complesso. Per cercare di definirlo Bianchi ne traccia tre grandi caratteristiche: il forte risentimento verso la cosiddetta Casta; la rabbia esasperata, indignata, ma soprattutto non imbrigliata in una ideologia di partito; e la tendenza a inventare e a credere a teorie del complotto e versioni alternative nei campi della storia, della geopolitica, della medicina. Eppure, la sensazione che resta dopo la lettura dei reportage di Bianchi è che più che al popolo, questa gente somigli alla folla, quella entità che iniziò ad apparire nell'immaginario collettivo intorno alla metà dell'Ottocento, descritta nel celebre racconto di Edgar Poe, l'Uomo della folla. È probabilmente più da quella massa variegata ma indistinta, da quel flusso che figliò poi nel Novecento la società di massa dell'omologazione e dell'individualismo apolitico che nasce il gentismo e la gente. Attorno ai popoli sono nate le nazioni, che anche se nell'ultimo mezzo secolo stanno dimostrando di essere arrivate al capolinea della loro utilità storica, restano la più grande invenzione politica della modernità occidentale. Attorno alla gente stanno crollando le democrazie. I popoli erigevano monumenti ai propri eroi e ci si raccoglieva intorno al momento delle proprie rivendicazioni politiche, la gente, che non ha nemmeno più grandi rivendicazioni da fare, la strada la teme, la guarda di sottecchi dalle finestre dei piani alti di qualche caseggiato popolare, covando rabbia, rancore, risentimento. Con il popolo una volta si poteva immaginare di costruire delle comunità, con la gente, ora, non si costruisce nulla, ma al contrario, si distrugge.

 

Politica, giustizia ed informazione. In tempo di voto si palesa l’Italietta delle verginelle.

Da scrittore navigato, il cui sacco di 40 libri scritti sull’Italiopoli degli italioti lo sta a dimostrare, mi viene un rigurgito di vomito nel seguire tutto quanto viene detto da scatenate sgualdrine (in senso politico) di ogni schieramento politico. Sgualdrine che si atteggiano a verginelle e si presentano come aspiranti salvatori della patria in stampo elettorale.

In Italia dove non c’è libertà di stampa e vige la magistratocrazia è facile apparire verginelle sol perché si indossa l’abito bianco.

I nuovi politici non si presentano come preparati a risolvere i problemi, meglio se liberi da pressioni castali, ma si propongono, a chi non li conosce bene, solo per le loro presunti virtù, come verginelle illibate.

Ci si atteggia a migliore dell’altro in una Italia dove il migliore c’ha la rogna.

L’Italietta è incurante del fatto che Nicola Vendola a Bari sia stato assolto in modo legittimo dall’amica della sorella o Luigi De Magistris sia stato assolto a Salerno in modo legale dalla cognata di Michele Santoro, suo sponsor politico.

L’Italietta non si scandalizza del fatto che sui Tribunali e nella scuole si spenda il nome e l’effige di Giovanni Falcone e Paolo Borsellino da parte di chi, loro colleghi, li hanno traditi in vita, causandone la morte.

L’Italietta non si sconvolge del fatto che spesso gli incriminati risultano innocenti e ciononostante il 40% dei detenuti è in attesa di giudizio. E per questo gli avvocati in Parlamento, anziché emanar norme, scioperano nei tribunali, annacquando ancor di più la lungaggine dei processi.

L’Italietta che su giornali e tv foraggiate dallo Stato viene accusata da politici corrotti di essere evasore fiscale, nonostante sia spremuta come un limone senza ricevere niente in cambio.

L’Italietta, malgrado ciò, riesce ancora a discernere le vergini dalle sgualdrine, sotto l’influenza mediatica-giudiziaria.

Fa niente se proprio tutta la stampa ignava tace le ritorsioni per non aver taciuto le nefandezze dei magistrati, che loro sì decidono chi candidare al Parlamento per mantenere e tutelare i loro privilegi.

Da ultimo è la perquisizione ricevuta in casa dall’inviato de “La Repubblica”, o quella ricevuta dalla redazione del tg di Telenorba.

Il re è nudo: c’è qualcuno che lo dice. E’ la testimonianza di Carlo Vulpio sull’integrità morale di Nicola Vendola, detto Niki. L’Editto bulgaro e l’Editto di Roma (o di Bari). Il primo è un racconto che dura da anni. Del secondo invece non si deve parlare.

I giornalisti della tv e stampa, sia quotidiana, sia periodica, da sempre sono tacciati di faziosità e mediocrità. Si dice che siano prezzolati e manipolati dal potere e che esprimano solo opinioni personali, non raccontando i fatti. La verità è che sono solo codardi.

E cosa c’è altro da pensare. In una Italia, laddove alcuni magistrati tacitano con violenza le contro voci. L’Italia dei gattopardi e dell’ipocrisia. L’Italia dell’illegalità e dell’utopia.

Tutti hanno taciuto “Le mani nel cassetto. (e talvolta anche addosso…). I giornalisti perquisiti raccontano”. Il libro, introdotto dal presidente nazionale dell’Ordine Enzo Jacopino, contiene le testimonianze, delicate e a volte ironiche, di ventuno giornalisti italiani, alcuni dei quali noti al grande pubblico, che hanno subito perquisizioni personali o ambientali, in casa o in redazione, nei computer e nelle agende, nei libri e nei dischetti cd o nelle chiavette usb, nella biancheria e nel frigorifero, “con il dichiarato scopo di scoprire la fonte confidenziale di una notizia: vera, ma, secondo il magistrato, non divulgabile”. Nel 99,9% dei casi le perquisizioni non hanno portato “ad alcun rinvenimento significativo”.

Cosa pensare se si è sgualdrina o verginella a secondo dell’umore mediatico. Tutti gli ipocriti si facciano avanti nel sentirsi offesi, ma che fiducia nell’informazione possiamo avere se questa è terrorizzata dalle querele sporte dai PM e poi giudicate dai loro colleghi Giudici.

Alla luce di quanto detto, è da considerare candidabile dai puritani nostrani il buon “pregiudicato” Alessandro Sallusti che ha la sol colpa di essere uno dei pochi coraggiosi a dire la verità?

Si badi che a ricever querela basta recensire il libro dell’Ordine Nazionale dei giornalisti, che racconta gli abusi ricevuti dal giornalista che scrive la verità, proprio per denunciare l’arma intimidatoria delle perquisizioni alla stampa.

Che giornalisti sono coloro che, non solo non raccontano la verità, ma tacciono anche tutto ciò che succede a loro?

E cosa ci si aspetta da questa informazione dove essa stessa è stata visitata nella loro sede istituzionale dalla polizia giudiziaria che ha voluto delle copie del volume e i dati identificativi di alcune persone, compreso il presidente che dell’Ordine è il rappresentante legale?

Allora io ho deciso: al posto di chi si atteggia a verginella io voterei sempre un “pregiudicato” come Alessandro Sallusti, non invece chi incapace, invidioso e cattivo si mette l’abito bianco per apparir pulito.