Denuncio al mondo ed ai posteri con i miei libri tutte le illegalità tacitate ed impunite compiute dai poteri forti (tutte le mafie). Lo faccio con professionalità, senza pregiudizi od ideologie. Per non essere tacciato di mitomania, pazzia, calunnia, diffamazione, partigianeria, o di scrivere Fake News, riporto, in contraddittorio, la Cronaca e la faccio diventare storia. Quella Storia che nessun editore vuol pubblicare. Quelli editori che ormai nessuno più legge.
Gli editori ed i distributori censori si avvalgono dell'accusa di plagio, per cessare il rapporto. Plagio mai sollevato da alcuno in sede penale o civile, ma tanto basta per loro per censurarmi.
I miei contenuti non sono propalazioni o convinzioni personali. Mi avvalgo solo di fonti autorevoli e credibili, le quali sono doverosamente citate.
Io sono un sociologo storico: racconto la contemporaneità ad i posteri, senza censura od omertà, per uso di critica o di discussione, per ricerca e studio personale o a scopo culturale o didattico. A norma dell'art. 70, comma 1 della Legge sul diritto d'autore: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali."
L’autore ha il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l’opera in ogni forma e modo (art. 12 comma 2 Legge sul Diritto d’Autore). La legge stessa però fissa alcuni limiti al contenuto patrimoniale del diritto d’autore per esigenze di pubblica informazione, di libera discussione delle idee, di diffusione della cultura e di studio. Si tratta di limitazioni all’esercizio del diritto di autore, giustificate da un interesse generale che prevale sull’interesse personale dell’autore.
L'art. 10 della Convenzione di Unione di Berna (resa esecutiva con L. n. 399 del 1978) Atto di Parigi del 1971, ratificata o presa ad esempio dalla maggioranza degli ordinamenti internazionali, prevede il diritto di citazione con le seguenti regole: 1) Sono lecite le citazioni tratte da un'opera già resa lecitamente accessibile al pubblico, nonché le citazioni di articoli di giornali e riviste periodiche nella forma di rassegne di stampe, a condizione che dette citazioni siano fatte conformemente ai buoni usi e nella misura giustificata dallo scopo.
Ai sensi dell’art. 101 della legge 633/1941: La riproduzione di informazioni e notizie è lecita purché non sia effettuata con l’impiego di atti contrari agli usi onesti in materia giornalistica e purché se ne citi la fonte. Appare chiaro in quest'ipotesi che oltre alla violazione del diritto d'autore è apprezzabile un'ulteriore violazione e cioè quella della concorrenza (il cosiddetto parassitismo giornalistico). Quindi in questo caso non si fa concorrenza illecita al giornale e al testo ma anzi dà un valore aggiunto al brano originale inserito in un contesto più ampio di discussione e di critica.
Ed ancora: "La libertà ex art. 70 comma I, legge sul diritto di autore, di riassumere citare o anche riprodurre brani di opere, per scopi di critica, discussione o insegnamento è ammessa e si giustifica se l'opera di critica o didattica abbia finalità autonome e distinte da quelle dell'opera citata e perciò i frammenti riprodotti non creino neppure una potenziale concorrenza con i diritti di utilizzazione economica spettanti all'autore dell'opera parzialmente riprodotta" (Cassazione Civile 07/03/1997 nr. 2089).
Per questi motivi Dichiaro di essere l’esclusivo autore del libro in oggetto e di tutti i libri pubblicati sul mio portale e le opere citate ai sensi di legge contengono l’autore e la fonte. Ai sensi di legge non ho bisogno di autorizzazione alla pubblicazione essendo opere pubbliche.
Promuovo in video tutto il territorio nazionale ingiustamente maltrattato e censurato. Ascolto e Consiglio le vittime discriminate ed inascoltate. Ogni giorno da tutto il mondo sui miei siti istituzionali, sui miei blog d'informazione personali e sui miei canali video sono seguito ed apprezzato da centinaia di migliaia di navigatori web. Per quello che faccio, per quello che dico e per quello che scrivo i media mi censurano e le istituzioni mi perseguitano. Le letture e le visioni delle mie opere sono gratuite. Anche l'uso è gratuito, basta indicare la fonte. Nessuno mi sovvenziona per le spese che sostengo e mi impediscono di lavorare per potermi mantenere. Non vivo solo di aria: Sostienimi o mi faranno cessare e vinceranno loro.
Dr Antonio Giangrande
NOTA BENE
NESSUN EDITORE VUOL PUBBLICARE I MIEI LIBRI, COMPRESO AMAZON, LULU E STREETLIB
SOSTIENI UNA VOCE VERAMENTE LIBERA CHE DELLA CRONACA, IN CONTRADDITTORIO, FA STORIA
NOTA BENE PER IL DIRITTO D'AUTORE
NOTA LEGALE: USO LEGITTIMO DI MATERIALE ALTRUI PER IL CONTRADDITTORIO
LA SOMMA, CON CAUSALE SOSTEGNO, VA VERSATA CON:
accredito/bonifico al conto BancoPosta intestato a: ANTONIO GIANGRANDE, VIA MANZONI, 51, 74020 AVETRANA TA IBAN: IT15A0760115800000092096221 (CIN IT15A - ABI 07601 - CAB 15800 - c/c n. 000092096221)
versamento in bollettino postale sul c.c. n. 92096221. intestato a: ANTONIO GIANGRANDE, VIA MANZONI, 51, 74020 AVETRANA TA
SCEGLI IL LIBRO
PRESENTAZIONE SU GOOGLE LIBRI
presidente@controtuttelemafie.it
Via Piave, 127, 74020 Avetrana (Ta)3289163996 0999708396
INCHIESTE VIDEO YOUTUBE: CONTROTUTTELEMAFIE - MALAGIUSTIZIA - TELEWEBITALIA
FACEBOOK: (personale) ANTONIO GIANGRANDE
(gruppi) ASSOCIAZIONE CONTRO TUTTE LE MAFIE - TELE WEB ITALIA -
ABOLIZIONE DEI CONCORSI TRUCCATI E LIBERALIZZAZIONE DELLE PROFESSIONI
(pagine) GIANGRANDE LIBRI
WEB TV: TELE WEB ITALIA
NEWS: RASSEGNA STAMPA - CONTROVOCE - NOTIZIE VERE DAL POPOLO - NOTIZIE SENZA CENSURA
L’ITALIA ALLO SPECCHIO
IL DNA DEGLI ITALIANI
ANNO 2023
LO SPETTACOLO
E LO SPORT
SETTIMA PARTE
DI ANTONIO GIANGRANDE
L’APOTEOSI
DI UN POPOLO DIFETTATO
Questo saggio è un aggiornamento temporale, pluritematico e pluriterritoriale, riferito al 2023, consequenziale a quello del 2022. Gli argomenti ed i territori trattati nei saggi periodici sono completati ed approfonditi in centinaia di saggi analitici specificatamente dedicati e già pubblicati negli stessi canali in forma Book o E-book, con raccolta di materiale riferito al periodo antecedente. Opere oggetto di studio e fonti propedeutiche a tesi di laurea ed inchieste giornalistiche.
Si troveranno delle recensioni deliranti e degradanti di queste opere. Il mio intento non è soggiogare l'assenso parlando del nulla, ma dimostrare che siamo un popolo difettato. In questo modo è ovvio che l'offeso si ribelli con la denigrazione del palesato.
IL GOVERNO
UNA BALLATA PER L’ITALIA (di Antonio Giangrande). L’ITALIA CHE SIAMO.
UNA BALLATA PER AVETRANA (di Antonio Giangrande). L’AVETRANA CHE SIAMO.
PRESENTAZIONE DELL’AUTORE.
LA SOLITA INVASIONE BARBARICA SABAUDA.
LA SOLITA ITALIOPOLI.
SOLITA LADRONIA.
SOLITO GOVERNOPOLI. MALGOVERNO ESEMPIO DI MORALITA’.
SOLITA APPALTOPOLI.
SOLITA CONCORSOPOLI ED ESAMOPOLI. I CONCORSI ED ESAMI DI STATO TRUCCATI.
ESAME DI AVVOCATO. LOBBY FORENSE, ABILITAZIONE TRUCCATA.
SOLITO SPRECOPOLI.
SOLITA SPECULOPOLI. L’ITALIA DELLE SPECULAZIONI.
L’AMMINISTRAZIONE
SOLITO DISSERVIZIOPOLI. LA DITTATURA DEI BUROCRATI.
SOLITA UGUAGLIANZIOPOLI.
IL COGLIONAVIRUS.
SANITA’: ROBA NOSTRA. UN’INCHIESTA DA NON FARE. I MARCUCCI.
L’ACCOGLIENZA
SOLITA ITALIA RAZZISTA.
SOLITI PROFUGHI E FOIBE.
SOLITO PROFUGOPOLI. VITTIME E CARNEFICI.
GLI STATISTI
IL SOLITO AFFAIRE ALDO MORO.
IL SOLITO GIULIO ANDREOTTI. IL DIVO RE.
SOLITA TANGENTOPOLI. DA CRAXI A BERLUSCONI. LE MANI SPORCHE DI MANI PULITE.
SOLITO BERLUSCONI. L'ITALIANO PER ANTONOMASIA.
IL SOLITO COMUNISTA BENITO MUSSOLINI.
I PARTITI
SOLITI 5 STELLE… CADENTI.
SOLITA LEGOPOLI. LA LEGA DA LEGARE.
SOLITI COMUNISTI. CHI LI CONOSCE LI EVITA.
IL SOLITO AMICO TERRORISTA.
1968 TRAGICA ILLUSIONE IDEOLOGICA.
LA GIUSTIZIA
SOLITO STEFANO CUCCHI & COMPANY.
LA SOLITA SARAH SCAZZI. IL DELITTO DI AVETRANA.
LA SOLITA YARA GAMBIRASIO. IL DELITTO DI BREMBATE.
SOLITO DELITTO DI PERUGIA.
SOLITA ABUSOPOLI.
SOLITA MALAGIUSTIZIOPOLI.
SOLITA GIUSTIZIOPOLI.
SOLITA MANETTOPOLI.
SOLITA IMPUNITOPOLI. L’ITALIA DELL’IMPUNITA’.
I SOLITI MISTERI ITALIANI.
BOLOGNA: UNA STRAGE PARTIGIANA.
LA MAFIOSITA’
SOLITA MAFIOPOLI.
SOLITE MAFIE IN ITALIA.
SOLITA MAFIA DELL’ANTIMAFIA.
SOLITO RIINA. LA COLPA DEI PADRI RICADE SUI FIGLI.
SOLITO CAPORALATO. IPOCRISIA E SPECULAZIONE.
LA SOLITA USUROPOLI E FALLIMENTOPOLI.
SOLITA CASTOPOLI.
LA SOLITA MASSONERIOPOLI.
CONTRO TUTTE LE MAFIE.
LA CULTURA ED I MEDIA
LA SCIENZA E’ UN’OPINIONE.
SOLITO CONTROLLO E MANIPOLAZIONE MENTALE.
SOLITA SCUOLOPOLI ED IGNORANTOPOLI.
SOLITA CULTUROPOLI. DISCULTURA ED OSCURANTISMO.
SOLITO MEDIOPOLI. CENSURA, DISINFORMAZIONE, OMERTA'.
LO SPETTACOLO E LO SPORT
SOLITO SPETTACOLOPOLI.
SOLITO SANREMO.
SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO.
LA SOCIETA’
AUSPICI, RICORDI ED ANNIVERSARI.
I MORTI FAMOSI.
ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI.
MEGLIO UN GIORNO DA LEONI O CENTO DA AGNELLI?
L’AMBIENTE
LA SOLITA AGROFRODOPOLI.
SOLITO ANIMALOPOLI.
IL SOLITO TERREMOTO E…
IL SOLITO AMBIENTOPOLI.
IL TERRITORIO
SOLITO TRENTINO ALTO ADIGE.
SOLITO FRIULI VENEZIA GIULIA.
SOLITA VENEZIA ED IL VENETO.
SOLITA MILANO E LA LOMBARDIA.
SOLITO TORINO ED IL PIEMONTE E LA VAL D’AOSTA.
SOLITA GENOVA E LA LIGURIA.
SOLITA BOLOGNA, PARMA ED EMILIA ROMAGNA.
SOLITA FIRENZE E LA TOSCANA.
SOLITA SIENA.
SOLITA SARDEGNA.
SOLITE MARCHE.
SOLITA PERUGIA E L’UMBRIA.
SOLITA ROMA ED IL LAZIO.
SOLITO ABRUZZO.
SOLITO MOLISE.
SOLITA NAPOLI E LA CAMPANIA.
SOLITA BARI.
SOLITA FOGGIA.
SOLITA TARANTO.
SOLITA BRINDISI.
SOLITA LECCE.
SOLITA POTENZA E LA BASILICATA.
SOLITA REGGIO E LA CALABRIA.
SOLITA PALERMO, MESSINA E LA SICILIA.
LE RELIGIONI
SOLITO GESU’ CONTRO MAOMETTO.
FEMMINE E LGBTI
SOLITO CHI COMANDA IL MONDO: FEMMINE E LGBTI.
LO SPETTACOLO E LO SPORT
INDICE PRIMA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
L’Artista.
Il rapper, il trapper oppure del sottogenere dei «gangsta».
L’hip-hop.
L'Autotune.
Si stava meglio quando si stava peggio.
Laureati.
Gli Stadi.
Imprenditori ed Agenti.
Gli Autori.
I Parolieri.
Il Plagio.
Le Colonne Sonore d’Italia.
Le Fake news.
Le Relazioni astratte.
Le Hollywood d’Italia.
Revenge songs.
Achille Lauro.
Ada Alberti.
Adele.
Adriano Celentano.
Adriano Pappalardo.
Ainett Stephens.
Alain Delon.
Alan Sorrenti.
Alba Parietti.
Alberto Fortis.
Alberto Marozzi.
Al Bano Carrisi.
Al Pacino.
Aldo Savoldello: Mago Silvan.
Aldo, Giovanni e Giacomo.
Ale e Franz.
Alec Baldwin.
Alena Seredova.
Alessandra Martines.
Alessandra Mastronardi.
Alessandra e Valentina Giudicessa.
Aleandro Baldi.
Alessandro Baricco.
Alessandro Benvenuti.
Alessandro Bergonzoni.
Alessandro Borghi.
Alessandro Cattelan.
Alessandro Cecchi Paone.
Alessandro e Leo Gassmann.
Alessandro Haber.
Alessandro Preziosi e Vittoria Puccini.
Alessia Fabiani.
Alessia Marcuzzi.
Alessia Merz.
Alex Britti.
Alex Di Luca.
Alexia.
Alfonso Signorini.
Alvaro Vitali.
Amadeus.
Amanda Lear.
Amara Rakhi Gill.
Ambra Angiolini.
Amedeo Minghi.
Amleto Marco Belelli, il Divino Otelma.
Anastasia Bartoli.
Andrea Bocelli.
Andrea Delogu.
Andrea Pucci.
Andrea Roncato.
Angela Cavagna.
Angela White.
Angelina Jolie.
Angelo Branduardi.
Angelo Duro.
Annalisa.
Anna Chetta alias Linda Lorenzi.
Anna Falchi.
Anna Mazzamauro.
Anna Tatangelo.
Anna Valle.
Antonella Clerici.
Antonella Elia.
Antonella Marino.
Antonino Cannavacciuolo.
Antonio Banderas.
Antonio Diodato.
Antonio Albanese.
Antonio Ricci.
Ariete si chiama Arianna Del Giaccio.
Arnold Schwarzenegger.
Articolo 31.
Arturo Brachetti.
Asia e Dario Argento.
Barbara Bouchet.
Barbara D’Urso.
Barbra Streisand.
Beatrice Fazi.
Beatrice Rana.
Beatrice Venezi.
Bebe Buell.
Belen Rodriguez e Stefano De Martino.
Beppe Convertini.
Beppe o Peppe Vessicchio.
Biagio Antonacci.
Bianca Balti.
Bob Dylan.
Bobby Solo: Roberto Satti.
Brad Pitt.
Brenda Lodigiani.
Brendan Fraser.
Brigitte Bardot.
Britney Spears.
Brooke Shields.
Bruce Willis.
Bruno Gambarotta.
Bugo.
Candy Love.
Carla Signoris.
Carlo Conti.
Carlo Freccero.
Carlo Verdone.
Carlotta Mantovan.
Carmen Russo.
Carol Alt.
Carole Andrè.
Carolina Crescentini.
Cate Blanchett.
Caterina Caselli.
Catherine Deneuve.
Catiuscia Maria Stella Ricciarelli: Katia Ricciarelli.
Cecilia Gasdìa.
Celine Dion.
Cesare Cremonini.
Capri Cavanni.
Charlize Theron.
Cher.
Chiara Claudi.
Chiara Francini.
Chiara Mastroianni.
Christian Clay.
Christian De Sica.
Christina Aguilera.
Christopher Walken.
Chu Meng Shu.
Cinzia Leone.
Cirque du Soleil.
Clara Serina.
Claudia Cardinale.
Claudia Gerini.
Claudia Koll.
Claudia Pandolfi.
Claudio Amendola.
Claudio Baglioni.
Claudio Cecchetto.
Claudio Lippi.
Claudio Santamaria.
Clint Eastwood.
CJ Miles.
Colapesce e Dimartino.
Colin Farrell.
Coma_Cose.
Corrado Tedeschi.
Costantino della Gherardesca.
Costantino Vitagliano.
Cristiana Capotondi.
Cristiano De André.
Cristiano Malgioglio.
Cristina Comencini.
Cristina D’Avena.
Cristina Scuccia.
INDICE SECONDA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
Dado.
Dalila Di Lazzaro.
Daniel Craig.
Daniele Luttazzi.
Daniele Silvestri.
Dargen D'Amico.
Dario Farina.
David Lee.
Den Harrow.
Dennis Fantina.
Diana Del Bufalo.
Diego Dalla Palma.
Diego Abatantuono.
Diletta Leotta.
Donatella Rettore.
Dredd.
Drusilla Foer.
Ed Sheeran.
Edoardo Bennato.
Edoardo Costa.
Edoardo Vianello.
Edwige Fenech.
Elena Di Cioccio.
Elena Santarelli.
Elenoire Casalegno.
Eleonora Abbagnato.
Eleonora Daniele.
Eleonora Giorgi.
Elettra Lamborghini.
Elisa Isoardi.
Elisabetta Valentini.
Elodie.
Ema Stockolma.
Emanuela Fanelli.
Emanuela Folliero.
Emanuela Trane: Dolcenera.
Emma Marrone.
Enrica Bonaccorti.
Enrico Bertolino.
Enrico Beruschi.
Enrico Brignano.
Enrico Lo Verso.
Enrico Ruggeri.
Enrico Silvestrin.
Enrico Vanzina.
Enza Sampò.
Enzo Braschi.
Enzo Ghinazzi, in arte Pupo.
Enzo Iacchetti.
Ernia.
Eros Ramazzotti.
Eugenio Finardi.
Euridice Axen.
Eva Elfie.
Eva Henger.
Eva Menta e Alex Mucci.
Eva Riccobono.
Eva Robin’s.
Ezio Greggio.
Fabio Concato.
Fabio De Luigi.
Fabio Fazio.
Fabio Rovazzi.
Fabrizio Bentivoglio.
Fabrizio Biggio e Francesco Mandelli.
Fabrizio Bracconeri.
Fabrizio Corona.
Fabrizio Moro.
Fanny Ardant.
Fedez e Chiara Ferragni.
Ferzan Ozpetek.
Ficarra e Picone.
Filippa Lagerbäck e Daniele Bossari.
Fiordaliso.
Fiorella Mannoia.
Fiorella Pierobon.
Fioretta Mari.
Francesca Alotta.
Francesca Michielin.
Francesca Neri.
Francesca Reggiani.
Francesco Baccini.
Francesco De Gregori.
Francesco Facchinetti.
Francesco Guccini.
Francesco Leone.
Francesco Nuti.
Francesco Pannofino.
Francesco Renga.
Francesco Salvi.
Francis Ford Coppola.
Franco Nero.
Francois Ozon.
Frank Matano.
Frankie Hi Nrg Mc.
Gabriel Garko.
Gabriele e Silvio Muccino.
Gabriele Salvatores.
Gabriella Golia.
Gabry Ponte.
Gaiè.
Gazzelle, all’anagrafe Flavio Bruno Pardini.
Gegia (Francesca Antonaci).
Gene Gnocchi.
George Benson.
Geppi Cucciari.
Gerry Scotti.
Ghali.
Gianna Nannini.
Gigi e Andrea.
Giampiero Ingrassia.
Giancarlo Giannini.
Giancarlo Magalli.
Gianluca Colucci: Gianluca Fru.
Gianluca Grignani.
Gianmarco Tognazzi.
Gianni e Marco Morandi.
Gigi D'Alessio e Anna Tatangelo.
Gigi Folino e il Gruppo Italiano.
Gigliola Cinquetti.
Gino Paoli.
Gino & Michele.
Giorgia.
Giorgia Surina.
Giorgio Mastrota.
Giorgio Pasotti.
Giovanna Mezzogiorno.
Giovanni Caccamo.
Giovanni Muciaccia.
Giovanni Pietro Damian: Sangiovanni.
Giovanni Scialpi.
Giuliana De Sio.
Giulio Rapetti Mogol.
Giulio Scarpati.
Giuseppe Tornatore.
Gli AC/DC.
Gli Inti-Illimani.
Gloria Guida.
Guendalina Tavassi.
Guillermo Mariotto.
Guns N' Roses.
Gwyneth Paltrow.
Henry Winkler.
Harry Styles.
Helen Mirren.
Heather Parisi.
Eva Herzigova.
Eva Longoria.
Iaia Forte.
Gli Skiantos.
I Baustelle.
I Cccp Fedeli alla Linea.
I Cugini di Campagna.
I Gialappa' s Band.
I Guzzanti.
I Jalisse.
Il Volo.
I Maneskin.
I Marlene Kuntz.
I Metallica.
I Modà.
I Negramaro.
I Pooh.
I Righeira.
I Ricchi e Poveri.
I Rolling Stones.
I Santi Francesi.
I Sex Pistols.
Ilary Blasi.
Elena Anna, Ilona Staller: Cicciolina.
Irene Maestrini.
Isabella Ferrari.
Isabella Rossellini.
Isotta.
Iva Zanicchi.
Ivan Cattaneo.
Ivana Spagna.
Ivano Fossati.
Jack Nicholson.
Jane Fonda.
Jennie Rose.
Jeremy Renner.
Jerry Calà.
Jo Squillo.
John Malkovich.
Johnny Depp.
Johnny Dorelli.
Joss Stone.
Jude Law.
Julia Roberts.
Justine Mattera.
INDICE TERZA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
Kanye West.
Kasia Smutniak.
Kate Winslet.
Ke Hui Quan.
Kevin Costner.
Kevin Spacey.
Kira Noir.
Lady Gaga.
Laetitia Casta.
La Gialappa’s Band.
Lalla Esposito.
Lars von Trier.
Laura Chiatti.
Laura Freddi.
Laura Morante.
Laura Pausini.
Lavinia Abate.
Lazza.
Lella Costa.
Lenny Kravitz.
Leo Gullotta.
Leonardo DiCaprio.
Leonardo Pieraccioni.
Levante.
Lewis Capaldi.
Lia Lin.
Licia Colò.
Liliana Cavani.
Lily Veroni.
Lina Sotis.
Linda Evangelista.
Lino Banfi.
Linus.
Lisa Galantini.
Little Dragon.
Lizzo.
Lo Stato Sociale.
Loredana Bertè.
Lorella Cuccarini.
Lorenzo Cherubini: Jovanotti.
Loretta Goggi.
Lory Del Santo.
Luc Besson.
Luc Merenda.
Luca Argentero.
Luca Barbareschi.
Luca e Paolo.
Luca Medici: Checco Zalone.
Luca Miniero.
Luca Ravenna.
Lucia Mascino.
Luciana Littizzetto.
Ludovica Martino.
Ludovico Peregrini.
Luigi Lo Cascio.
Luisa Corna.
Luisa Ranieri.
Luna Star.
Madame.
Maddalena Corvaglia.
Madonna.
Mago Forest, alias Michele Foresta.
Mahmood.
Malena, all’anagrafe Filomena Mastromarino.
Malika Ayane.
Manila Nazzaro.
Manuel Agnelli.
Manuela Arcuri.
Mara Maionchi.
Mara Venier.
Marcella Bella.
Marco Bellocchio.
Marco Bocci.
Marco Columbro.
Marco Della Noce.
Marco Ferradini.
Marco Giallini.
Marco Masini.
Marco Mengoni.
Marco Predolin.
Marco Risi.
Margherita Buy.
Maria Giovanna Elmi.
Maria Grazia Buccella.
Maria Grazia Cucinotta.
Maria Sofia Federico.
Maria Teresa Ruta.
Marina Suma.
Mario Biondi.
Mariolina Cannuli.
Marisa Laurito.
Marisela Federici.
Martin Scorsese.
Mascia Ferri.
Massimo Boldi.
Massimo Ceccherini.
Massimo Ciavarro.
Massimo Ghini.
Massimo Ranieri.
Matilda De Angelis.
Matilde Gioli.
Mattia Zenzola.
Maurizio Battista.
Maurizio Ferrini.
Maurizio Milani.
Maurizio Potocnik, in arte Reeds.
Maurizio Seymandi.
Maurizio Vandelli.
Maurizio Zamboni .
Mauro Coruzzi alias Platinette.
Mauro Pagani.
Max Felicitas.
Max Laudadio.
Max Pezzali e gli 883.
Megan Daw.
Megan Gale.
Mel Brooks.
Melissa Stratton.
Memo Remigi.
Micaela Ramazzotti.
Michael Caine.
Michael J. Fox.
Michele Guardì.
Michele Placido.
Michele Riondino.
Michelle Hunziker.
Michelle Yeoh.
Mika.
Milena Vukotic.
Mina.
Minnie Minoprio.
Miranda Martino.
Mita Medici.
Monica Bellucci.
Morgan.
Myss Keta.
Mr. Rain.
Nada.
Nancy Brilli.
Nanni Moretti.
Natasha Stefanenko.
Naomi Campbell.
Neri Parenti.
Nicole Doshi.
Niccolò Fabi.
Nina Moric.
Nina Zilli.
Nino D'Angelo.
Nino Formicola: Gaspare di Zuzzurro e Gaspare.
Nino Frassica.
Noomi Rapace.
INDICE QUARTA PARTE
SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)
Omar Pedrini.
Omar Sharif.
Orietta Berti.
Ornella Muti.
Ornella Vanoni.
Ozzy Osbourne.
Pamela Anderson.
Pamela Prati.
Pamela Villoresi.
Paola Barale e Raz Degan.
Paola&Chiara.
Paola Gassman e Ugo Pagliai.
Paola Perego.
Paola Pitagora.
Paola Turci.
Paolo Belli.
Paolo Calabresi.
Paolo Conte.
Paolo Rossi.
Paris Hilton.
Pasquale Petrolo in arte Lillo; Claudio Gregori in arte Greg.
Patty Pravo.
Patti Smith.
Peppino di Capri.
Peter Gabriel.
Pico.
Pier Francesco Pingitore.
Pierfrancesco Favino.
Pier Luigi Pizzi.
Piero Chiambretti.
Piero Pelù.
Piero Pintucci.
Pilar Fogliati.
Pino Insegno.
Pino Scotto.
Pio ed Amedeo.
Playtoy Orchestra.
Povia.
Pupi Avati.
Quentin Tarantino.
Quincy Jones.
Raf.
Renato Pozzetto.
Renato Zero.
Renzo Arbore.
Ricky Martin.
Rita Pavone.
Ringo.
Robbie Williams.
Robert De Niro.
Roberta Lena.
Roberto da Crema.
Roberto Vecchioni.
Rocco Hunt.
Rocco Papaleo.
Rocco Siffredi.
Rocío Muñoz Morales e Raoul Bova.
Roman Polanski.
Ron: Rosalino Cellamare.
Ronn Moss.
Rosa Chemical.
Rosalba Pippa: Arisa.
Rosanna Fratello.
Rosario e Giuseppe Fiorello.
Rupert James Hector Everett.
Sabina Ciuffini.
Sabrina Impacciatore.
Sabrina Salerno.
Samuel L. Jackson.
Sandy Marton.
Sandra Milo.
Sara Diamante.
Sara Tommasi.
Scarlett Johansson.
Sean Penn.
Selen.
Selva Lapiedra.
Serena Grandi.
Sergio Caputo.
Sergio Castellitto.
Sergio Rubini.
Sergio Vastano.
Sergio Volpini.
Sharon Stone e Michael Douglas.
Shakira.
Simona Izzo.
Simona Tabasco.
Simona Ventura.
Simone Cristicchi.
Syusy Blady e Patrizio Roversi.
Sofia Scalia e Luigi Calagna, Sofì e Luì: Me contro Te.
Sonia Bruganelli e Paolo Bonolis.
Sophia Loren.
Stanley Tucci.
Stefania Orlando.
Stefania e Silvia Rocca.
Stefania Sandrelli.
Stefano Accorsi.
Susan Sarandon.
Susanna Messaggio.
Sylvester Stallone.
Sveva Sagramola.
SZA, vero nome Solána Imani Rowe.
Taylor Swift.
Tananai.
Terence Blanchard.
Teresa Mannino.
Teresa Saponangelo.
Teo Mammucari.
Teo Teocoli.
Tiberio Timperi.
Tim Burton.
Tinto Brass.
Tiziana Rivale.
Tiziano Ferro.
Tom Cruise.
Tom Hanks.
Tommaso Paradiso.
Toto Cutugno.
Tullio Solenghi.
U 2.
Uccio De Santis.
Ultimo.
Umberto Smaila.
Wanna Marchi.
Will Smith.
Woody Allen.
Valentina Lodovini.
Valeria Golino e Riccardo Scamarcio.
Valeria Marini.
Valeria Rossi.
Valeria Solarino.
Valerio Scanu.
Valerio Staffelli.
Vanessa Gravina.
Vasco Rossi.
Vera Gemma.
Veronica Maya.
Victoria Cabello.
Vincenzo Salemme.
Viola Valentino.
Vittoria Belvedere.
Vladimir Luxuria.
Zucchero Fornaciari.
Yuko Ogasawara.
Xxlayna Marie.
INDICE QUINTA PARTE
SOLITO SANREMO. (Ho scritto un saggio dedicato)
Sanremo 2024.
Sanremo. Sociologia di un festival.
La Selezione…truccata.
I Precedenti.
Il FantaSanremo.
Gli Inediti.
I Ti caccio o non ti caccio?
Gli Scandali.
La Politica.
Le Anticipazioni. Il Pre-Voto.
Quello che c’è da sapere.
I Co-conduttori.
I Super Ospiti.
Testi delle canzoni di Sanremo 2023.
La Prima Serata.
La Seconda Serata.
La Terza Serata.
La Quarta Serata.
La Quinta ed Ultima Serata.
INDICE SESTA PARTE
SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO. (Ho scritto un saggio dedicato)
Il Certificato medico sportivo.
Giochi Sporchi del 2022.
Quelli che…il Coni.
Quelli che…il Calcio. La Fifa.
Quelli che…La Uefa.
Quelli che…il Calcio. La Superlega.
Quelli che…il Calcio. La FIGC.
Quelli che…una Compagnia di S-Ventura.
Quelli che…i tiri Mancini.
La Furbata.
Quelli che…il Calcio. Gli Arbitri.
Quelli che…il Calcio. La Finanza.
Quelli che…il Calcio. I Procuratori.
Quelli che…il Calcio. I Tifosi.
Quelli che…il Calcio. I Figli d’Arte.
Quelli che…il Calcio. La Politica.
Quelli che…il Calcio. Gli Altri.
Quelli che…il Calcio. Lionel Messi.
INDICE SETTIMA PARTE
SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO. (Ho scritto un saggio dedicato)
Quelli che…il Calcio. Le Squadre.
INDICE OTTAVA PARTE
SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO. (Ho scritto un saggio dedicato)
Quelli che…il Calcio. Le Squadre.
Il Calcioscommesse.
Quelli che…I Traditori.
Quelli che…Fine hanno fatto.
INDICE NONA PARTE
SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO. (Ho scritto un saggio dedicato)
I 10 proprietari più ricchi nello sport.
Quelli che…I Superman.
Quelli che…è andato tutto storto.
Quelli che…la Palla Canestro.
Quelli che…la pallavolo.
Quelli che il Rugby.
Quelli che ti picchiano.
Quelli che…il Tennis.
Quelli che…il pattinaggio.
Quelli che…l’atletica.
Quelli che…i Motori.
Quelli che…la Bicicletta.
Quelli che…gli Sci.
Quelli che…il Nuoto.
Quelli che…la Barca.
Quelli che…l’Ippica.
Quelli che… il Curling.
Il Doping.
LO SPETTACOLO E LO SPORT
SETTIMA PARTE
SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO. (Ho scritto un saggio dedicato)
Quelli che…il Calcio. Le Squadre.
I NUMERI DELLE MAGLIE.
LA JUVE.
IL TORINO.
L’INTER.
IL MILAN.
L’ATALANTA.
IL CHIEVO.
IL LECCO.
IL BRESCIA.
IL MONZA.
L’UDINESE.
Estratto dell’articolo di Franco Vanni e Matteo Pinci per “la Repubblica” l'11 luglio 2023.
Per cucire una maglia da calcio, venduta a più di cento euro, un’operaia in Asia guadagna meno di un euro. Dieci minuti di lavoro a dieci centesimi al minuto. In un’ora una lavoratrice — quasi sempre si tratta di donne — può arrivare a fare sei maglie guadagnando così sei euro lordi, secondo una ricerca della società tedesca Pr Marketing, che da 25 anni studia il mercato delle maglie da calcio nel mondo.
E negli anni Novanta, in Africa centrale, Pakistan e Bangladesh la paga degli operai delle tessiture, spesso minorenni era persino più bassa, difficilmente arrivava a tre euro al giorno. […]
Ieri il Napoli ha presentato la sua nuova maglia, con lo scudetto sul petto per la prima volta da 33 anni. E i tifosi sono impazziti per averla bloccando per qualche istante il sito. Nonostante un aumento di dieci euro del prezzo, da 120 a 130 euro. Tanto vale lo scudetto? Non è detto. Perché il prezzo di vendita delle maglie da calcio in Italia cresce più dell’inflazione. La Juventus dalla scorsa stagione lo ha aumentato da 140 a 150 euro. Il Milan, da 120 a 140. […]
«Quel che conta nel progettare una campagna di vendita, dal punto di vista di un club, non è trarre il massimo profitto da ogni maglia, ma capire che ogni tifoso che la indossa diventa un ambasciatore», dice Peter Rohlmann, titolare di Pr Marketing. Ed è per questo che i club più fortemente identitari scelgono di farsi le maglie da sé — è il caso del St. Pauli, la cui tifoseria politicamente impegnata pretende la garanzia “sfruttamento zero” — o impongono alle aziende produttrici di adeguarsi ai valori della società. […]
Certo il mercato delle maglie ufficiali in Europa va forte. Negli ultimi vent’anni la vendita di divise replica di quelle indossate dai professionisti, è aumentata del 157 per cento. La Premier League addirittura del 167. E non stupisce che nella top 10 dei club che nel 2022/23 hanno venduto più maglie quattro siano inglesi, a partire dal Liverpool, che guida la classifica con 1,8 milioni di pezzi venduti.
Seguono Manchester United, Real Madrid e Barcellona. La Juventus ha mandato in giro 680 mila maglie a strisce, che le valgono il primo posto tra le italiane ma solo il 9° al mondo. In parte ancora grazie all’effetto CR7, secondo Pr Marketing. E nonostante il mercato delle divise della Serie A nel biennio del Covid abbia perso il 9,7.
Ma quanto costa una maglia a chi la produce? Il tessuto, la cucitura e la spedizione pesano per appena il 9,6 per cento del prezzo di vendita al dettaglio. Poco meno del 3 per cento va in pubblicità. Il club si mette in tasca in media il 6,1 per cento del prezzo finale. […]
Il Bestiario, il Numerigno. Il Numerigno è un animale leggendario che crede di colpire l’antisemitismo ritirando il numero di maglia 88 dal calcio. Giovanni Zola il 6 Luglio 2023 su Il Giornale.
Il Numerigno è un animale leggendario che crede di colpire l’antisemitismo ritirando il numero di maglia 88 dal calcio.
Molti si chiederanno perché il Numerigno abbia tanta avversione per il doppio 8. Il motivo è squisitamente politico. Il numero 88 infatti è utilizzato dai gruppi neonazisti per inneggiare a Hitler, in quanto l'8 richiama l'ottava lettera dell'alfabeto: l'H. Il doppio 8, quindi sarebbe “HH”, acronimo del saluto nazista “Heil Hitler”. Per il Numerigno, oltre al divieto di scendere in campo con il numero 88, ci sarà anche quello per le tifoserie "di usare simboli che possano richiamare il nazismo, la responsabilizzazione dei tesserati a tenere un linguaggio non discriminatorio in tutte le manifestazioni pubbliche, la definizione delle modalità di interruzione delle partite in caso di episodi di discriminazione".
Riteniamo che il Numerigno, nella sua feroce battaglia contro l’antisemitismo e le discriminazioni in generale, avrebbe potuto fare di più e meglio invece di limitarsi alla cancellazione del numero 88. Ad esempio, perché il Numerigno non ha fatto togliere la maglia numero 1. Con quale diritto il numero 1 deve essere il primo davanti a tutti gli altri numeri? Si tratta di una forma di bullismo ed emarginazione da parte della maglia numero 1 irricevibile, basti pensare all’emarginazione di una maglia numero 99 che in fondo non ha nessuna colpa per essere il numero che è.
Perché il Numerigno non ha eliminato la maglia numero 2, chiaro riferimento al “due di picche”?! Il 2 infatti offende i meno fortunati che hanno visto la propria dichiarazione venire rimbalzata talvolta anche con scherno e che ora soffrono per abbandono e solitudine. E il numero 3! Come ha fatto il Numerigno a dimenticare di eliminare il numero di maglia della Santissima Trinità irrispettosa e discriminatoria nei confronti di tutte le altre religioni costrette a subire l’odiosa provocazione del terzino? E poi ci chiediamo perché ci sia tanta violenza intorno al mondo del calcio!
Per non parlare del numero 4 che nei tarocchi rappresenta il potere dell’Imperatore, chiara figura che nel passato è stata sinonimo di oppressione politica nei confronti dei più poveri. Sul numero 77 occorrerebbe scrivere un articolo a parte. Nella tombola il numero 77 corrisponde alle “gambe delle donne”. Al Numerigno abbiamo perdonato molto, ma riteniamo questa dimenticanza davvero grave. Stiamo parlando di un numero gravemente sessista e irrispettoso che sottolinea lo stereotipo della parte per il tutto. E ci fermiamo qui, ma potremmo continuare all’infinito
I numeri delle maglie che diventano tabù. Dal ct Zagalo che assegnò d'imperio la 10 a Pelè, al no per la 88 considerata un richiamo al nazismo. Con le "cifre" dall'1 all'11 i meno istruiti impararono le tabelline. Claudio De Carli il 2 Luglio 2023 su Il Giornale.
Come sia andata veramente è sempre rimasto un mistero.
Il 17 marzo del 1970, a pochi mesi dal mondiale messicano, Joao Havelange esonera Saldanha e alla guida della Cbf mette Mario Zagallo. Non è la vastità infinita di campioni che deve lasciare a casa a preoccuparlo, il vero problema è come far passare senza far troppo chiasso la decisione che la numero dieci la può mettere uno solo, e si chiama Pelè, quindi gli altri la infileranno nuovamente quando torneranno a casa. E sono in cinque a indossarla, Pelé nel Santos, Gerson nel San Paolo, Rivelino nel Corinthians, Tostão nel Cruzeiro, Jairzinho nel Botafogo. E Zagallo ha intenzione di schierarli tutti contemporaneamente.
Poi ce n`è un sesto, è il più piccolo della compagnia, si chiama Clodoaldo e chi lo conosce giura che un dieci così non si è mai visto. Con lui Zagallo va per le spicce, gli dà la 5, il numero del regista arretrato che da quelle parti si chiama volante, non certo lo stopperone che va per la maggiore da noi in Europa.
Come abbia fatto Zagallo rimane un mistero, la stampa brasiliana si è fracassata il cervello per capire come sia avvenuta l`assegnazione dei numeri agli altri quattro, alla fine si è convenuto che ci sia stata un`estrazione e ognuno si è preso quello che gli è capitato senza battere ciglia.
Tutta colpa di quel genio di Herbert Chapman, un modesto calciatore di Kiverton, area metropolitana di Rotherham, dove è nato il 19 gennaio del 1878. È lui, poi leggendario allenatore dell`Arsenal per dieci anni e non a caso ingegnere, a stabilire che gli undici in campo dovessero portare un numero sulla casacca, andando anche oltre perché al portiere di riserva assegna il 12. E non è neppure casuale che le prime maglie numerate fanno la loro comparsa nel 1928 in un incontro fra Arsenal e Sheffield.
La leggenda vuole che la sua mossa abbia insegnato a milioni di semianalfabeti a contare e riconoscere i numeri dall`1 fino all`11.
Tutto questo giro di parole per arrivare alla decisione presa martedì dal ministero dell`Interno, da quello dello Sport e dalla Federcalcio italiana, per contrastare l`antisemitismo nel mondo del calcio.
Tra le misure concordate l`impegno da parte dei club a non assegnare ai giocatori la maglia numero 88 per i significati neonazisti a cui può alludere. Ciascun otto può indicare l`ottava lettera dell`alfabeto, e due vicini vengono usati dai gruppi di estrema destra per indicare il saluto nazista Heil Hitler.
I numeri nel calcio mai una storia banale, all`inizio quasi tutto semplice, il portiere con l`1, il 2 e il 3 ai terzini, stopper col 5, il libero col 6, 7 e 11 le due ali, le mezze con l`8 e il 10, il 9 al centravanti. Tutto liscio fino alla stagione 1995/96, con qualche deviazione, l`Argentina nel `78 non bada ai ruoli ma li assegna in ordine alfabetico e Ardiles si prende l`1, poi nell`82 arriva Diego Armando, mette tutti in cesta e si prende il 10. Nei club il primo a sparigliare è Johan Cruijff, mette il 14 e fa vacillare perfino la magica 10 che fino a quel momento è la maglia del migliore. Poi neanche trent`anni fa spazio alla creatività, ognuno se lo sceglie e guai a toccarglielo, certe storie non sono mai uscite ma sono successe, il numero è mio, cambio squadra e lui viene con me. Gatti col 44, ma questo solo noi siamo in grado di arrivarci, Fortin il 14, più internazionale. Monoliti eterni, chiedere chi se la sente a Napoli di infilare la 10 di Maradona o a Roma la 10 di Francesco Totti, ritirata la 3 di Giacinto Facchetti.
Anche Dybala non se l`è sentita, la maglia di Michel Platini, Roberto Baggio e Alessandro Del Piero è pesantissima, poi è arrivato Paul Pogba, l`ha vista li e se l`è messa. Più o meno quanto ha fatto nella Nationalmannschaft Thomas Muller che si è preso la 13 mai più indossata dai tempi del fantastico Gerd Muller. Intoccabili la 10 di Messi e di Neymar, la 7 di Cristiano Ronaldo.
Chi arriva la prima cosa che chiede è quali numeri sono liberi e dietro spesso c`è anche amore. Lorenzo Insigne ha scelto la 24 perché è il giorno di nascita della moglie, come Ciro Immobile che ha sfidato la cabala e mette la 17 sempre in onore della signora. Cuore e profondo affetto la scelta di Fabio Quagliarella che ha scelto la 27 che indossava Niccolò Galli suo compagno nelle giovanili azzurre, scomparso in un incidente stradale mentre tornava dall`allenamento in motorino a 17 anni. Mai smessa. Ci sta anche la scelta del Burnley che contro il Liverpool è sceso in campo con le maglie dall`1 all`11 conquistando il cuore vintage dei nostalgici ma non la vittoria.
Tornando alla indigesta 88, da noi la indossavano Mario Pasalic nell`Atalanta e Toma Basic nella Lazio. Al di là della nomea non così fantastica che vuole la Croazia su posizioni scomode, i due club hanno già annunciato che la maglia verrà ritirata. La Lazio ha già dato prove concrete di muoversi in direzioni chiare aiutando le autorità ad individuare quel simpatico tifoso con la maglia 88 e la scritta Hitlerson indossata durante l`ultimo derby.
Dal canto suo Basic ha spiegato che la scelta di quel numero è dipesa dalla mancanza della numero 8, la sua preferita, indossata da Akpa Akpro.
La messa al bando di un numero però resta solo un piccolissimo passettino.
La Nascita.
Le Inchieste.
Calciopoli.
I Ricordi.
Andrea agnelli.
Stefano Tacconi.
Michel Platini.
Alessandro Del Piero.
Zinedine Zidane.
Paolo Montero.
Pasquale Bruno.
Claudio Gentile.
Antonio Conte.
Gianluigi Buffon.
Giovanni Trapattoni.
Marcello Lippi.
Gigi Maifredi.
Totò Schillaci.
Dino Zoff.
Massimiliano Allegri.
Marco Tardelli.
Franco Causio.
Nicolò Fagioli.
Paul Pogba.
Fabio Cannavaro.
Leonardo Bonucci.
Michele Padovano.
Gianfranco Zigoni.
Mark Iuliano.
Moreno Torricelli.
Roberto Baggio.
Gianluca Vialli.
Agnelli e la Juventus, 100 anni di passione e tifo. Un amore unico nel panorama calcistico mondiale per durata, successi e investimenti. Daniela Sbrollini su Il Riformista il 13 Ottobre 2023
Famiglia Agnelli e Juventus significano 100 anni un connubio fatto di passione, di tifo, amore, impegno non di una sola persona ma di una famiglia intera. Un connubio tra una dinastia imprenditoriale, gli Agnelli, che ha fatto la storia del nostro Paese e una squadra di calcio, la Juventus, che ha fatto al storia del calcio e dello sport italiano.
La storia della Fiat va di pari passo con l’economia piemontese e più in generale italiana, allo sviluppo di un Paese che trovava nell’industria automobilistica un modello di sviluppo imprenditoriale, economico e sociale, facendo si che l’Italia coltivasse il proprio “sogno” di essere alla pari delle grandi nazioni che vedevano nell’automobile non solo un mezzo di trasporto ma un volano di crescita e integrazione sociale. E l’ondata demografica che spingeva le persone del sud dell’Italia verso il nord industriale, trovava nella Fiat primaria fonte di occupazione, e del miracolo economico del dopoguerra, con intere generazioni spinti dal sogno di trovare nel nord non solo opportunità di lavoro ma anche riscatto e crescita sociale ed economica e nel contempo costruiva il mito bianconero, il mito sportivo della domenica, del giorno di riposo e il tifo per la Juventus era il legame tra sud e nord, tra residenti e migranti, tra classi sociali differenti.
Un fenomeno di aggregazione sociale unico nel nostro Paese, fatta da persone di tutti i ceti sociali, di tutta Italia, legati da una passione per quella maglia a strisce bianconere. E se Fiat ha sempre significato l’impegno imprenditoriale della famiglia Agnelli, oggi diventato colosso internazionale con il gruppo Stellantis, la Juventus ha dato la dimensione di cosa è la passione di una intera famiglia per una squadra di calcio, e l’impegno di farla diventare la squadra con più tifosi del nostro Paese ma anche con una dimensione internazionale unica.
I 100 anni di questo amore unico e indissolubile tra una famiglia e un club calcistico, un amore unico e che non ha uguali nel panorama calcistico mondiale, per durata, successi e investimenti. Potremmo dire Juve storia di un grande amore! Un amore che da 100 anni lega non solo un club prestigioso, ma di tutti i tifosi, alla Famiglia Agnelli. Questo è legame indissolubile nato nelle famiglie, nei banchi di scuola, negli oratori, nelle periferie delle grandi città, nel sud e nel nord dell’Italia, che ha resistito a mille intemperie, che resiste e che resisterà nel tempo, con un legame non solo fatto di tifo, ma soprattutto di consapevolezza di come appartenere alla Juventus, significhi appartenere alla storia del nostro Paese. 100 Anni di stile Juventus e Agnelli che rende unici ed orgogliosi di tifare Juve in qualunque parte del mondo.
Quello che il popolo bianconero deve alla famiglia Agnelli tutta e in particolare a Gianni Agnelli, all’Avvocato, al quale è dedicato lo Juve Club del Parlamento, è un grazie infinito, che passa attraverso vittorie, emozioni, entusiasmo, anche sconfitte e delusioni, ma un grazie che ha dipinto decenni di storia della Juve, del calcio, dell’’industria, dell’economia e della nostra società e dell’Italia intera.
L’altra sera al Pala ALPITOUR di Torino le leggende erano tutte in campo per onorare ancora una volta una maglia, i tifosi, la storia di un club ma soprattutto il legame con una famiglia che ha regalato, continua a regalare e continuerà anche in futuro a regalare sogni a milioni di tifosi. Campioni e leggende per sempre che hanno emozionato e continuano ad emozionare.
Daniela Sbrollini. Senatrice capogruppo commissione cultura e Responsabile sport Italia Viva
Juventus, che tristezza la festa senza nemmeno un Agnelli. Luciano Moggi su Libero Quotidiano il 26 luglio 2023
Luciano Moggi nasce a Monticiano il 10 luglio 1937. Dirigente di Roma, Lazio, Torino, Napoli e Juventus, vince sei scudetti (più uno revocato), tre Coppe Italia, cinque Supercoppe italiane, una Champions League, una Coppa Intercontinentale, una Supercoppa europea, una Coppa Intertoto e una Coppa Uefa. Dal 2006 collabora con Libero e dal 13 settembre 2015 è giornalista pubblicista.
L’anniversario dei 100 annidi proprietà della Juve da parte della famiglia Agnelli è trascorso senza un Agnelli al timone di comando. Dopo la scomparsa dei due fratelli, dopo le dimissioni da presidente di Andrea, pluridecorato con 9 scudetti, è sparito quel cognome magico. Resta la proprietà con gli eredi al comando. Senza grandi clamori, quindi, il centenario. Ho sostato davanti alla tomba dell’Avvocato e del dottore Umberto, profondamente emozionato, nel cimitero di Villar Perosa.
I ricordi mi hanno riportato al giorno della loro scomparsa (quasi in contemporanea con quella del presidente Chiusano) che ha segnato la fine di una delle squadre più forti al mondo: sono stati proprio i presidenti succeduti a Chiusano a segnare, infatti, il tracollo. Primo tra tutti Grande Stevens che ha annoverato tra le sue iniziative l’invio dell’avvocato Zaccone in difesa della Juve, che ha chiesto la B con penalizzazione per timore di una retrocessione addirittura in C, evento funesto che solo il duo Zaccone-Grande Stevens poteva ipotizzare (sentenza finale: «Campionato regolare, nessuna partita alterata»). All’attivo di Grande Stevens anche una querela contro ignoti (la triade) addirittura per infedeltà patrimoniale, respinta dal Tribunale di Torino con «il fatto non esiste».
E per finire Grande Stevens si è dichiarato amico di Guido Rossi, colui che ha assegnato lo scudetto all’Inter, vinto però sul campo dalla Juve. Di Cobolli Gigli presidente meglio non parlare: basterebbe dire che fu sotto la sua presidenza che, su suggerimento di Montezemolo, venne ritirato il ricorso al Tar col quale la Juve avrebbe potuto mantenere la categoria. Per chi, come noi, aveva avuto la fortuna di appartenere alla Juve del trio meraviglia (Agnelli-Agnelli-Chiusano), non poteva immaginare quanto sarebbe successo alla loro morte.
Dal paradiso all’inferno è stato un passo breve. Tutti ad attaccare la triade dirigenziale, nessuno a difenderci. Era quindi difficile non ripensare ai bei momenti in cui arrivavano le telefonate dell’Avvocato e del dottor Umberto, nonostante fossero le 5 del mattino, per chiedere soltanto se c’erano novità. Si lavorava insomma in allegria e con la massima fiducia della proprietà, che neppure perdeva tempo a spronarci perché c’erano grandi risultati e nessuna richiesta da parte nostra di aiuti economici nei 12 anni passati con loro. Il presidente Chiusano era sempre presente quando occorreva la sua leale capacità, non veniva mai in ritiro con la squadra ma era sempre al campo durante le partite.
Era l’uomo giusto al posto giusto, che non amava comparire, ma c’era nel momento del bisogno. Con lui in vita non sarebbe esistita Calciopoli. Mi riempiva di gioia e di forza sentirmi chiamare «comandante» dal dottor Umberto con il quale avevo un rapporto amicale fatto di stima reciproca e da parte mia anche di riconoscenza per avermi proiettato in un mondo che ritenevo più grande di me. Che dire dell’Avvocato che un giorno a Londra, ad un forum economico, fu incalzato da un giornalista: «Avvocato, quanto le costa mantenere la Juve?». Risposta: «Guardi, fino a poco tempo fa era un problema, ora con questi due sta cominciando a diventare un affare». E i due erano Giraudo e Moggi (e Giraudo qualche tempo prima aveva restituito 55 miliardi di vecchie lire a Ifil, debito ereditato dalla vecchia gestione).
L’Avvocato era anche veggente quando, ad esempio, disse riferendosi al sottoscritto: «Lo stalliere del re deve conoscere i ladri di cavalli». Era forse preoccupato che, in assenza dello stalliere a calmare i bollenti spiriti, il calcio potesse diventare una bolgia come in effetti è diventato. Di fronte a tanta grandezza non ho potuto contenere qualche lacrima, pensando ai due “fratelli” e alla mancanza di un Agnelli nell’anno del centenario.
L’imbattibile fidanzata d’Italia. La Juventus e gli Agnelli, cento anni di storia insieme. Maurizio Assalto su L'Inkiesta il 22 Luglio 2023
Portando nel calcio i modelli organizzativi della Fiat, Edoardo Agnelli catapultò il gioco nella modernità. Un secolo e tante presidenze dopo, in un’epoca in cui il pallone è diventato un fenomeno globale e si trova di fronte a una nuova svolta epocale, questo legame rischia di spezzarsi
L’8 settembre di dodici anni fa, alla spettacolare inaugurazione dello Juventus Stadium, tutto il passato e il presente bianconero – la leggenda (allora) vivente Giampiero Boniperti e il suo degno erede Alex Del Piero, ma anche Gianni e Umberto Agnelli, Gaetano Scirea e le vittime dell’Heysel – era stato convocato nel segno di un rigenerante lavacro nell’orgoglio identitario delle radici, dopo gli anni travagliati del post Calciopoli. In mezzo al campo, maestro delle cerimonie era il giovane presidente Andrea Agnelli, a suggellare un legame che dal 1923 univa la sua famiglia alla squadra di calcio più amata (e, va da sé, più odiata) d’Italia.
Oggi che di quell’antico connubio si celebra il centenario, e quel presidente non più tanto giovane e non più presidente è passato dagli altari inusitati dei nove scudetti consecutivi alla polvere di un nuovo scandalo su cui ci sarebbe molto da discutere, la domanda che molti si pongono è se le ragioni propulsive di un matrimonio che sembrava indissolubile non siano venute meno.
Della possibile vendita della società, o dell’ingresso massiccio di nuovi azionisti che avrebbe comunque l’effetto di modificarne sensibilmente la fisionomia e i rituali, si sussurra, si congettura, si dibatte. Intanto, è notizia di questi giorni, per la prima volta in sessantaquattro anni (anni pandemici a parte) non ci sarà a Villar Perosa, culla dinastica della Famiglia, la tradizionale amichevole Juve A contro Juve B che in agosto apriva simbolicamente la stagione e rappresentava la riconsacrazione annuale del patto tra la squadra e i suoi demiurgici mecenati.
Potrebbe essere un caso episodico, riconducibile a motivazioni commerciali che spingono verso altri lidi – e del resto negli ultimi tempi, più che un evento festoso, la partitella in Val Chisone dava l’idea di una seccatura da sbrigare frettolosamente, incastonandola tra una tournée e l’altra, come certe visite ai vecchi parenti che si vedono soltanto nelle feste comandate –, però è indubbiamente un segno dei tempi, inconcepibile ai tempi dell’Avvocato. E acquista un rilievo particolare nella ricorrenza dell’estate che cento anni fa, il 24 luglio, vedeva per la prima volta un Agnelli – Edoardo, figlio del fondatore della Fiat – assumere la carica di presidente. Cento e non più cento?
Nel 1923 la Fiat, nata ventiquattro anni prima e reduce dall’inaugurazione dell’avveniristico impianto del Lingotto, era un colosso industriale secondo in Italia soltanto all’Ansaldo e all’Ilva. Invece la Juventus, di due anni più anziana e con un solo campionato nazionale vinto nel lontano 1905, stentava ancora a emanciparsi dalla dimensione pionieristica e dallo spirito goliardico degli inizi. L’avvento della nuova proprietà era destinato a cambiare tutto. Non solo per la Juventus, ma per l’intero calcio italiano.
In realtà fin dai primi anni Venti gli Agnelli avevano messo piede nella società, di cui Edoardo era diventato vicepresidente. Pare che tutto fosse cominciato quando un dirigente (già presidente) della Juventus, Sandro Zambelli, era andato a trovare Giovanni Agnelli per provare a risolvere una situazione spinosa: un giocatore, il difensore Antonio Bruna, operaio della Fiat, non poteva allenarsi come si deve perché il suo caporeparto gli negava i permessi. Soltanto il Fondatore poteva fare qualcosa. E il Fondatore, inaspettatamente, gli venne incontro. Non solo: intuendo il potenziale di consenso popolare che sarebbe derivato alla sua impresa da un diretto coinvolgimento nel calcio, emergente passione unificante in un periodo di aspri conflitti politici e sociali, aveva indicato nel figlio l’uomo adatto a prendere le redini del sodalizio.
«Dobbiamo impegnarci a fare bene, ma ricordandoci che una cosa fatta bene può essere sempre fatta meglio», scandì il trentunenne Edoardo Agnelli nel discorso d’insediamento, rettificando l’antico (un po’ rinunciatario) adagio secondo il quale «il meglio è nemico del bene». Nessuna velleità di andare oltre i limiti (quella che avrebbe perduto l’ultimo epigono della dinastia), ma sana ambizione imprenditoriale combinata con il tradizionale, pacato buonsenso torinese.
Eppure, per una singolare coincidenza, la prima presidenza Agnelli si aprì come si è conclusa l’ultima: con un affaire mediatico e sportivo-giudiziario, il primo nel calcio italiano, e una pesante penalizzazione in classifica. La vicenda è complessa e qui basterà riassumerla per sommi capi – per saperne di più si può consultare Wikipedia, “Caso Rosetta”.
Era successo che due dei giocatori di spicco (oggi si direbbe, orridamente, “prospetti”) della Pro Vercelli, il difensore Virginio Rosetta e l’attaccante Gustavo Gay, erano stato messi fuori rosa in quanto la società, dopo aver vinto sette campionati, si dibatteva in gravi difficoltà economiche e non poteva accordare loro quanto richiesto. All’epoca vigeva il dilettantismo, ma la regola veniva aggirata con robusti rimborsi spese – più o meno tutti lo facevano e tutti sapevano, anche se fingevano di non essersene accorti, un po’ come è accaduto fino a poco tempo fa con gli scambi di plusvalenze.
Venuta a conoscenza della situazione, la Juventus si accordò con Rosetta garantendogli uno stipendio di settecento lire, che con l’aggiunta di alcune altre voci arrivava alle famose «mille lire al mese». Gay invece si sistemò al Milan. Ma, mentre in questo caso tutto filò liscio, per una serie di cavilli burocratici e di norme adattate ad hoc, e su impulso del presidente vercellese che, di fronte alla reazione furibonda dei tifosi, accusò la Juventus di scippo, il trasferimento di Rosetta fu all’origine di una lunga battaglia che divise l’opinione pubblica e i giornali, e oppose la Federazione Italiana Giuoco Calcio alla potente Lega che raggruppava le squadre del Nord.
Forte del parere favorevole della Figc, la Juventus schierò il giocatore nelle prime tre partite del torneo 1923/24, vincendole tutte, ma ogni volta la Lega Nord fece ricorso e decretò la sconfitta a tavolino. Si proseguì nel caos con verdetti e contro verdetti, con i punti che venivano tolti e restituiti e i bianconeri che scendevano a salivano in classifica come in ascensore. Finché nelle querelle venne coinvolto anche il Coni, la Figc commissariata e le tre sconfitte a tavolino confermate (mentre, con un classico compromesso all’italiana, per le successive quattro partite, con tre vittorie e un pareggio, il club venne graziato in base al riconoscimento della sua buona fede: ossia una via di mezzo – anche qui, ricorda qualcosa?).
In questo modo la Juventus scivolò dal virtuale primo posto finale al quinto, lasciando al Genoa l’onere di battersi per il titolo nazionale contro la vincente della Lega Sud (una formalità, data l’abissale differenza di valori tra le squadre dei due raggruppamenti). Alla fine della stagione la Juventus risolse definitivamente la controversia versando alla Pro Vercelli un assegno da cinquantamila lire e così ufficializzando l’inizio del calcio professionistico, successivamente sancito dalla Carta di Viareggio che nel 1926 varò il Girone unico.
La vittoria sfuggita nel ’24 arrise tuttavia alla Juventus due anni dopo: fu il primo “scudetto” – fregio introdotto nel ’25 e divenuto metonimico come sinonimo di campionato vinto – dell’era Agnelli. Fin dall’inizio il nuovo presidente aveva impresso una svolta nelle abitudini sonnacchiose di un club ancora invischiato al dilettantismo delle origini. Appena eletto, aveva chiamato a Torino il primo allenatore professionista nella storia del calcio italiano, l’ungherese Jenő Károly, seguito dal connazionale attaccante Ferenc Hirzer e da una schiera di fuoriclasse sudamericani come gli oriundi Luis Monti, Raimundo “Mumo” Orsi e Renato Cesarini, che aggiungendosi a campioni locali quali Gianpiero Combi, Umberto Caligaris e Felice “Farfallino” Borel costituirono l’ossatura del mitico Quinquennio ’31-’35.
Potenza economica ma non solo: portando nella Juventus i modelli organizzativi della fabbrica fordista, Edoardo Agnelli spazzò via gli ultimi residui amatoriali e catapultò il calcio nella tumultuosa modernità novecentesca. «Ho l’impressione che qualcuno si illuda di poter fermare il progresso del mondo», osservò in risposta alle critiche. «Ogni nuovo modello che esce dalla Fiat rappresenta un passo avanti nella progettazione, nella sperimentazione, nella realizzazione. Ed è sempre un punto di partenza. Se anche fossimo dei pionieri, come portatori di una nuova concezione del club di calcio, dovrebbe venircene un merito, non una disapprovazione».
Sotto la presidenza di Edoardo Agnelli la società bianconera fu la prima squadra in Italia a dotare il proprio stadio – l’impianto di corso Marsiglia (oggi Tirreno), non più esistente – di un sistema di illuminazione artificiale, consentendo così la disputa delle partite in notturna e quindi la loro fruibilità da parte di un maggior numero di persone, finito l’orario di lavoro. Il calcio stava diventando un business, e anche altri imprenditori cominciavano a interessarsene. Ma la Juventus – in ciò rispecchiando la vocazione avanguardista della Torino di larga parte del Novecento – era sempre qualche passo avanti. Nacque in quegli anni la leggenda della Vecchia Signora (benché poco più che trentenne), altrimenti detta Fidanzata d’Italia, capace di sedurre nei patrii confini come all’estero milioni di italiani attratti dalla perfetta simmetria tra efficientismo produttivista della Fiat e efficientismo sportivo della sua fabbrica di scudetti.
Dopo la scomparsa prematura di Edoardo, morto per un incidente nel 1935, la proprietà della Juventus è rimasta saldamente in mano alla famiglia Agnelli, che l’ha governata a volte direttamente (con Gianni, Umberto, da ultimo Andrea), altre volte affidandone la presidenza a uomini di sua fiducia. Cento anni di storia ininterrotta e intrecciata – sportiva, industriale, cittadina e nazionale: una felice anomalia nel calcio italiano (dove la presidenza di Berlusconi si è fermata a ventinove anni, quella dei Moratti padre e figlio a trentaquattro non consecutivi), ma un unicum anche in quello mondiale.
Una stabilità che indubbiamente è stata alla radice dei ripetuti e crescenti successi, ma che ora, nel momento in cui il calcio è diventato un fenomeno globale e si trova di fronte a una nuova svolta epocale, con gli interessi finanziari dei grandi fondi d’investimento che sommergono i valori sportivi e i petrodollari degli sceicchi che sovvertono ogni parametro di valutazione obiettiva, potrebbe non bastare più. In discussione, però, non è soltanto il futuro di una singola squadra, bensì che cosa ne sarà del gioco che meglio di tutti ha saputo coagulare le passioni collettive della contemporaneità. Probabilmente non bisognerà aspettare i posteri per conoscere l’ardua sentenza.
A proposito di Sarri. Ci sedemmo dalla parte del torto visto che tutti gli altri posti erano occupati. Ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi, altri che lottano un anno e sono più bravi, ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi, però ci sono quelli che lottano tutta la vita: essi sono gli indispensabili. Gli interisti sono come i comunisti: quando perdono è perchè gli altri rubano (così risuccederà con la Juve) o gridano al "razzista" per farli degradare, come succede al Napoli. Se poi i media sono in mano a giornalisti di sinistra o comunque del nord è tutto dire. I salottieri si scandalizzano del "Frocio" dato a al furbo Mancini, ma si sbrodolano con la parola "terrone" dato a destra ed a manca in ogni tempo e in ogni dove. E' vero che ormai il potere è gay (vedi le leggi in Parlamento) e le femministe si sono prostate all'Islam (vedi le reazioni su Colonia), ma frocio è una offesa soggettiva. Terrone è una offesa ad un intero popolo. Ma tutti tacciono, anche i meridionali coglioni. Se "Terrone" vuol dire cafone ignorante: bèh , non prendo lezioni dai veri razzisti e ignoranti. (Se qualcuno ha qualche commento fuori luogo. Gli consiglio di leggere il mio libro "L'Italia Razzista"!
Italian job. La condanna della Juventus segna la fine del garantismo e il trionfo della giustizia del popolo. Cataldo Intrieri su L’Inkiesta il 20 Gennaio 2023.
Non c’è stato neanche bisogno di un processo, figuriamoci di una sentenza di merito, che accettasse i fatti garantendo il contraddittorio tra difesa e accusa: ci si accontenta di una richiesta di rinvio a giudizio, di ipotesi non vivisezionate non tribunale ma frettolosamente citate in un dibattimento tenuto rigorosamente segreto come ai tempi dell’inquisizione
La condanna in sede sportiva della Juventus non è un fatto puramente sportivo né roba da tifosi. È l’ennesimo segnale che la breve illusione di un ritorno del garantismo è già finita, mentre torna alla ribalta il mai sopito sentimento di “giustizia del popolo”.
La giustizia sportiva, se possibile, ha dimostrato di versare in condizioni anche più precarie di quella ordinaria.
In un normale ordinamento di uno Stato di diritto, una delle poche certezze è lo scudo del “giudicato penale”, ovvero la certezza che una volta riconosciuto innocente dopo i vari gradi di giudizio niente potrà riportarti a subire un nuovo processo per lo stesso fatto.
Nell’ordinamento sportivo non solo è possibile ciò, ma il giudice, il medesimo giudice, può smentire sé stesso e dopo aver dichiarato che una determinata condotta ancorché opaca non è punibile perché manca una norma del codice che lo preveda, dopo qualche mese decida esattamente l’opposto e che di una legge si può fare a meno nella scia di ciò che indica una procura della repubblica.
Qui sta il punto delicato che riguarda tutti, anche chi non mastica calcio: la corte sportiva ha sconfessato sé stessa perché sollecitata dalla magistratura, a cui a sua volta viene rilasciato un primo timbro di validità sull’esito di una indagine clamorosa.
Questo giornale ha già avuto modo di spiegare le numerose perplessità sulle ipotesi di reato formulate dalla procura di Torino contro l’ex gruppo dirigente della Juventus che ha costruito la schiacciante superiorità societaria e calcistica del club per un decennio, ma ciò che va sottolineato è che, in barba alla decantata “autonomia” dell’ordinamento sportivo, in realtà come sempre nella realtà italiana, a partire dalla politica, conta solo ciò che decide la magistratura.
Nel caso della Juventus poi non c’è stato neanche bisogno di una sentenza di merito che accettasse i fatti garantendo il contraddittorio tra difesa e accusa.
Il tipico “italian job” giudiziario si accontenta di una richiesta di rinvio a giudizio, di ipotesi non vivisezionate in un processo pubblico ma frettolosamente citate in un dibattimento tenuto rigorosamente segreto come ai tempi dell’ inquisizione e, come ti sbagli?, del solito mucchietto di intercettazioni.
A quanto pare, vista l’assoluzione delle altre società, sono state queste l’elemento decisivo. Poco importa se non sono state ancora sottoposte a perizia, che non si è chiesta una spiegazione a chi certe frasi ha pronunciato.
Un’imbarazzante manifestazione di subordinazione culturale e politica ben simboleggiata dal timoroso ministro dello Sport Andrea Abodi che un minuto dopo la richiesta di revocazione della precedente assoluzione aveva già liquidato la questione dell’innocenza juventina («nel calcio si muore e si risorge») porgendo in anticipo le condoglianze.
Sarà un caso ma è un segnale che va ad aggiungersi alle polemiche pretestuose della magistratura sulla riforma Cartabia, all’aggressione insolente del loquace ministro Carlo Nordio, alle scomuniche di chi osi solo criticare l’anti-mafia di maniera, e l’idolatria del carcere.
Così, stasera, anche un qualsiasi tifoso milanista si chiede per chi suona la campana con la sgradevole sensazione che non sia solo per l’odiata Juventus.
Estratto dell’articolo di Elisabetta Esposito per gazzetta.it il 20 Gennaio 2023.
Stangata clamorosa sulla Juventus: la Corte federale d’Appello è andata ben oltre i nove punti chiesti per il campionato in corso e ha sanzionato il club per il caso plusvalenze con 15 punti di penalizzazione.
Vista la gravità dei fatti contestati e l'impatto avuto dal punto di vista sportivo sui campionati, la richiesta di Chinè è di una sanzione davvero afflittiva che tenga la Juve fuori dall'Europa. La motivazione è: le plusvalenze fittizie nei bilanci al 30.6.19, 30.7.20 e la trimestrale 2021 hanno permesso alla Juve di ridurre le perdite e di non ricapitalizzare, e di fare il mercato, con effetti vantaggiosi sul piano delle competizioni sportive a cui ha partecipato in quelle stagioni. Quindi la penalizzazione, per essere afflittiva, deve collocare la Juventus in una posizione, in questo momento della stagione, che non permetta la partecipazione alle competizioni europee.
DIRIGENTI — Mano pesante del procuratore anche per i dirigenti bianconeri: se nei confronti delle altre società ha avanzato richieste di sanzione uguali a quelle del processo già celebrato nella primavera scorsa (di cui adesso ha chiesto la riapertura), nei confronti dei manager juventini le sue richieste sono aumentate di quattro mesi ciascuno proprio per la maggiore gravità delle condotte contestate rispetto ad allora: Chiné ha chiesto l'inibizione di 20 mesi e 10 giorni per Paratici, 16 mesi per Agnelli, 12 mesi per Nedved, Garimberti e Arrivabene, 10 mesi e 20 giorni per Cherubini. […]
Plusvalenze, Juventus stangata: 15 punti di penalizzazione. Giovanni Capuano su Panorama il 20 Gennaio 2023.
La Corte d'Appello federale va oltre le richieste della Procura sul caso degli scambi a specchio: processo riaperto e punizione solo per i bianconeri. Una scelta che sconvolge il campionato in corso Plusvalenze, Juventus stangata: 15 punti di penalizzazione
Stangata sulla Juventus, oltre ogni previsione e oltre anche le richieste della Procura della Figc che aveva chiesto la riapertura del processo sulle plusvalenze e poi chiuso la sua arringa immaginando per i bianconeri una penalizzazione di 9 punti. La Corte d'Appello federale guidata dal giudice Torsello ha spazzato via tutto: 15 punti in meno con effetto immediato sulla classifica della squadra di Massimiliano Allegri, inibizioni pesantissime per i dirigenti ed ex dirigenti del club torinese mentre per tutte le altre società (8) e tesserati è scattata l'assoluzione. Bisognerà attendere le motivazioni per capire quale passaggio logico abbia spinto la Corte a un dispositivo che separa in maniera così netta i destini di club che hanno compiuto - insieme - le stesse trattative e gli stessi scambi, utilizzando gli stessi metodi "a specchio". Servirà una profonda lettura, perché a prima vista la disparità di trattamento appare enorme.
Pene pesanti anche per i dirigenti per i quali è stata chiesta anche l’estensione anche a livello internazionale, cosìcchè Uefa e Fifa possano recepirle e farle loro: 2 anni e mezzo a Fabio Paratici (attuale direttore sportivo del Tottenham) 2 anni ad Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene, 1 anno e 4 mesi a Federico Cherubini (l'unico ancora tesserato con la Juventus) e 8 mesi a Pavel Nedved, anche lui dimissionario insieme al resto del cda. Un verdetto a sorpresa, come già pesante e sorprendenti erano parse le richieste del procuratore capo della Figc, Giuseppe Chiné. Il grande accusatore aveva condensato in 106 pagine il lavoro della Procura di Torino, cucendo intercettazioni, mail e documenti per dimostrare come la Juventus avesse alterato la propria situazione economica e, di conseguenza, le competizioni. Chiné aveva ipotizzato una penalizzazione di 9 punti giustificata dalla gravità dei fatti riscontrati a Torino, con prove nuove e decisive assenti la scorsa primavera quando il processo sportivo si era chiuso con una doppia e definitiva assoluzione. Il primo scoglio era proprio questo: riaprire o no il procedimento? La Corte lo ha fatto ma solo per il club bianconero confermando il proscioglimento di tutti gli altri. La pena, aveva teorizzato la Procura federale, doveva essere afflittiva nel senso di togliere alla Juventus la qualificazione alle prossime coppe europee; è evidente che per i giudici 9 punti non erano sufficienti e il conto è salito a 15 con l'effetto di rendere il resto della stagione bianconera una sorta di scalata dell'Everest a mani nude. In attesa di capire cosa vorrà fare la Procura della Figc sugli altri due filoni per cui ha aperto un dossier: le manovra stipendi del periodo del Covid e la cosiddetta 'Galassia Juventus' , le società amiche di cui i dirigenti bianconeri avrebbero controllato conti e movimenti di mercato. Lo scontro in udienza (da remoto) è stato durissimo. Da una parte Chiné forte della mole di materiale ricevuto dalla Procura di Torino (14.000 pagine divise in 15 faldoni), dall'altra i legali della Juventus con una memoria di 73 pagine nella quale si obiettava sulla possibilità di riaprire un processo già passato in giudicato contestando l'esistenza di fatti nuovi. E poi, nel merito, ricostruendo e contestualizzando intercettazioni e fogli scritti, mail tra dirigenti e attività di pianificazione e mercato, accusando la Procura di aver omesso di inserire nella sua ricostruzione tutto quanto potesse aiutare a spiegare i comportamenti dei dirigenti. Un lavoro di ricostruzione voluto dalla proprietà e dal nuovo management, insediatosi mercoledì 18 gennaio a sei settimane dal passo indietro di Andrea Agnelli e del vecchio cda. Il presidente Ferrero aveva annunciato la volontà di difendersi con tutti i mezzi in ogni sede e la vicenda delle plusvalenze non può considerarsi chiusa, esistendo la possibilità di appellarsi al Collegio di Garanzia del Coni che è l'ultimo grado di giudizio dell'ordinamento sportivo. La reazione degli avvocati della Juventus, Maurizio Bellacosa, Davide Sangiorgio e Nicola Apa: "L’odierno accoglimento del ricorso per revocazione da parte delle Corte d’Appello Federale ci pare costituisca una palese disparità di trattamento ai danni della Juventus e dei suoi dirigenti rispetto a qualsiasi altra società o tesserato. Attendiamo di leggere con attenzione le motivazioni per presentare il ricorso davanti al Collegio di Garanzia dello Sport, tuttavia evidenziamo, fin da ora, che alla sola Juventus e ai suoi dirigenti viene attribuita la violazione di una regola, che la stessa giustizia sportiva aveva ripetutamente riconosciuto non esistere. Riteniamo che si tratti di una palese ingiustizia anche nei confronti di milioni di appassionati, che confidiamo sia presto sanata nel prossimo grado di giudizio".
Juventus, perché le hanno tolto 15 punti: la sentenza e le intercettazioni. «Plusvalenze peggio di Calciopoli». Massimiliano Nerozzi su Il Corriere della Sera il 21 Gennaio 2023.
Il paragone fatto al telefono dal direttore finanziario Bertola con il ds Cherubini, che nel «libro nero di Fabio Paratici ha scritto «utilizzo eccessivo di plusvalenze artificiali». Paratici al telefono: «Non capisci un c..., tanto come facciamo da 4 facciamo da 10, non è un problema»
Sembrava la sparata di chi è capitato dentro un’inchiesta da film: «Qui rischia di essere peggio di Calciopoli», si lasciò scappare un investigatore dopo le prime perquisizioni nella sede della Juve, a indagini avviate ormai da mesi. Del resto, aveva già ascoltato l’intercettazione ambientale della Guardia di Finanza numero 446/2021, in cui il direttore finanziario Stefano Bertola parlava con il ds Federico Cherubini: «La situazione è davvero complicata, io in 15 anni faccio un solo paragone: Calciopoli». E ora, la sentenza della corte d’Appello federale squassa il club e chi ci ha lavorato e vinto, per anni, e che adesso è stato squalificato (seppure non in via definitiva): «È una follia, ma ormai era chiaro. Abbiamo vinto troppo, siamo stati troppo bravi», si sfoga con un amico un ex dirigente juventino. «Dovevano trovare il modo di farcela pagare». Difficile mantenere la calma: «Bisogna avere fiducia nella giustizia, ma con questo clima è davvero difficile».
Come cambia la classifica di serie A
Tutto parte dall’inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pm Mario Bendoni e Ciro Santoriello sui conti del club, e dai faldoni di documenti finanziari, mail, intercettazioni, inviati alla Procura della Federcalcio dopo la chiusura delle indagini penali. Va da sé, chi conosceva le carte torinesi aveva ben intuito il rischio, per la società, a livello sportivo. Da un altro dialogo tra Cherubini e Bertola, salta fuori una frase attribuita all’ex ds Fabio Paratici, sulle plusvalenze: «Non capisci un cazzo, tanto come facciamo da 4 facciamo da 10, non è un problema». Più che un’imprecazione, un manifesto, per l’ipotesi d’accusa. Ancora Bertola, in altra conversazione: «Sì, sì, gestione malsana delle plusvalenze eh!». Per non parlare del «Libro nero di FP», ovvero Fabio Paratici, un foglio ritrovato nell’ufficio di Cherubini: «Utilizzo eccessivo plusvalenze artificiali». Lo stesso Cherubini racconterà ai pm, come persona informata sui fatti: «Le plusvalenze finte ritengo che siano quelle maturate nell’ambito di operazioni a scambio, fatte su ragazzi giovani per i quali la determinazione di un valore crea problematiche». E ancora: «Io più volte mi sono lamentato con Fabio che il valore che stavamo dando a quei giocatori non erano congrui».
PROSSIME TAPPE
Cosa succede adesso? L’appello alla sentenza, la penalizzazione e i nuovi processi
Nella ricostruzione investigativa, la Juve a un certo punto cambiò strada: «Vabbé, comunque ci hanno detto de nun fa le plusvalenze finte mo abbiamo iniziato a fa le minusvalenze», dice a un certo punto Cherubini in una telefonata. Di plusvalenze si parla anche in un confronto tra il capo dell’ufficio legale Cesare Gabasio e il manager dell’area finanza Stefano Cerrato: «Diciamo di aver fatto tutte le cose corrette, però chiaramente quando tu fai per due anni di fila 150 milioni di plusvalenze e alcune di queste sono fatte con scambi di giocatori con altre società esci sui giornali (...) è chiaro che Consob si sente in dovere di fare tutta una serie di approfondimenti». A ripensarci, l’ex dirigente sbotta: «Ma le plusvalenze, che non sono vietate, le facevamo solo noi?».
Juve, un'altra Calciopoli. 15 punti di penalità per il caso plusvalenze. La Procura voleva il -9. Bianconeri ora decimi 30 mesi di inibizione a Paratici, 24 ad Agnelli. Marcello Di Dio il 21 Gennaio 2023 su Il Giornale.
Roma. Processo riaperto, ma solo per la Juventus. E concluso - almeno per ora - con una stangata che riporta all'epoca di Calciopoli. Quindici punti di penalizzazione nella stagione in corso per la vicenda plusvalenze fittizie, una sentenza inattesa anche alla luce della requisitoria del procuratore federale Giuseppe Chinè, che ne aveva richiesti «solo» 9. Quindi, non solo è stata accolta l'istanza del pm del pallone sulla riapertura del processo, ma sono stati valutati come validi elementi di prova che dimostrassero «la sussistenza degli illeciti» gli atti dell'inchiesta Prisma arrivati dalla Procura di Torino. La Juve, in un comunicato, ha già annunciato ricorso. «La pena deve essere afflittiva, in classifica deve finire ora dietro la Roma, fuori dalla zona delle Coppe Europee», aveva tuonato Chinè durante il suo intervento. Si è andati oltre: la Juventus scivola da 37 a 22 punti, gli stessi di Bologna ed Empoli, in pratica a centro classifica. È un vero e proprio tsunami sul campionato e sul futuro del club, ora atteso da un possibile secondo processo sportivo, derivato dai nuovi atti, oltre alle possibili sanzioni minacciate dall'Uefa. Stangata anche per i dirigenti: le richieste di Chinè erano state più alte rispetto a quelle del precedente processo, la Corte a sezioni unite presieduta da Mario Luigi Torsello le ha rese ancora più dure. Inibizioni di 24 mesi ad Andrea Agnelli, 30 a Fabio Paratici, 16 a Federico Cherubini (per tutti con richiesta di estensione in ambito Uefa e Fifa), 8 per Pavel Nedved, 24 per Mauro Arrivabene. Ci sono volute poco più di sette ore tra udienza, requisitoria del procuratore federale, interventi dei legali di 9 club e 52 dirigenti e camera di consiglio della Corte d'appello federale per arrivare al dispositivo finale. Intercettazioni e documenti tra cui il cosiddetto «libro nero» di Paratici, che la Procura federale non poteva avere a disposizione nel primo processo («solo un appunto su foglio A, come spiegato dal manager Cherubini», lo avevano definito i difensori della Juve), sono stati evidentemente decisivi per il cambio di rotta. Un successo al di là delle aspettative per Chinè dopo la «sconfitta» di otto mesi prima. Nel botta e risposta fra le parti, il capo della Procura federale aveva evidenziato che le plusvalenze contestate servivano a coprire le perdite; i difensori della Juve Bellacosa, Sangiorgio e Apa - collegati in videoconferenza insieme al neo presidente Ferrero e a due dei dirigenti oggetto dell'indagine, il ds Federico Cherubini e l'ormai ex Fabio Paratici - avevano ribattuto che negli anni di riferimento la società aveva versato 700 milioni di aumenti di capitale e che quelle plusvalenze, 60 su 323 milioni totali, rappresentavano solo il 3,6% dei ricavi (1.675 milioni). «Nulla dimostra poi artificiose sopravvalutazioni dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori», avevano precisato i legali bianconeri. Che in serata, in un comunicato, hanno parlato di «palese disparità di trattamento ai danni della Juventus e dei suoi dirigenti rispetto a qualsiasi altra società o tesserato. Attendiamo di leggere con attenzione le motivazioni (attese entro 10 giorni, ndr) per presentare il ricorso, tuttavia evidenziamo che alla sola Juventus e ai suoi dirigenti viene attribuita la violazione di una regola che la stessa giustizia sportiva aveva ripetutamente riconosciuto non esistere. Riteniamo che si tratti di una palese ingiustizia anche nei confronti di milioni di appassionati, che confidiamo sia presto sanata nel prossimo grado di giudizio». Ovvero il Collegio di Garanzia del Coni che, essendo un organo che può decidere solo sulla legittimità di una sentenza, non ha la possibilità di diminuire l'entità della sanzione: potrà solo confermare o cancellare il verdetto della Corte d'appello federale. Nessuna sanzione per le altre società (Sampdoria e appunto Empoli di A, Parma, Genoa, Pisa di B, Pescara e Pro Vercelli di C e il «vecchio» Novara) e i loro dirigenti.
Il paradosso: un colpevole tutti gli altri innocenti. Il tribunale ha deciso, la Juventus va a processo, anzi si riapre il dibattimento soltanto per il club e i suoi dirigenti, tutte le altre società sono prosciolte. Tony Damascelli il 21 Gennaio 2023 su Il Giornale.
Un solo colpevole, gli altri tutti innocenti. Il tribunale ha deciso, la Juventus va a processo, anzi si riapre il dibattimento soltanto per il club e i suoi dirigenti, tutte le altre società sono prosciolte, è paradossale ma è un verdetto che puzza di bruciato. Come nella vicenda del 2006, il fuoco dei giudici si concentra su un solo gruppo, una sola squadra.
Ovviamente la Juventus presenterà il ricorso ma l'aria è pesantissima e nessuno a Torino può ritenersi sorpreso. Semmai questo è soltanto la prima stazione di un viaggio verso l'inferno, un tragitto disegnato da chi avrebbe dovuto obbedire a doveri e criteri di gestione finanziaria degni di una grande società quale è appunto la Juventus, come da tempo avevamo scritto e ribadito su queste pagine, mentre la propaganda attorno alla dirigenza tentava di tenere basse le luci.
La sentenza è ancora più acida di quella che era stata la richiesta del procuratore federale, c'è appunto la sensazione che si voglia colpire non soltanto il club ma la squadra, estromettendola da qualunque possibilità di qualificazione per le coppe europee e portandola a lottare per la salvezza. Prevedo che la folla bianconera possa reagire malamente domenica sera in occasione della partita contro l'Atalanta, soprattutto alla luce del proscioglimento riservato alle altre squadre, prevedo anche il vociare delle tricoteuses che altro non attendevano, preparandosi al successivo processo relativo al falso in bilancio, questione ancora più grave che potrebbe cancellare la Juventus dalla serie A e non soltanto.
Automatico anche il comportamento dell'Uefa che ha un conto in sospeso con Agnelli e che ha scoperto di avere iscritto alla Champions League un club che aveva presentato un bilancio non corretto. È un momento epocale per la Juventus e la sua proprietà. È la fine di un secolo di storia, è il tramonto di qualunque progetto ed è la risposta ad una arroganza di scelte e di comportamenti. Tutto può ancora accadere ma tutto è già accaduto.
Estratto dell’articolo di Monica Colombo per corriere.it il 21 gennaio 2023.
[…] Il popolo bianconero è arrovellato da un quesito. […] Perché nel processo riaperto sul fronte-plusvalenze, dopo le assoluzioni di primavera, la Juventus è l’unica squadra sanzionata mentre le altre otto finite sul banco degli imputati -ovvero Genoa, Sampdoria, Parma, Pisa, Empoli, Pescara, Pro Vercelli e Novara- sono state prosciolte? Se il tema sono le plusvalenze, ovvero scambi di giocatori a cui viene attribuito un valore fittizio di mercato per gonfiare i bilanci, con quali club la Juventus le avrebbe costruite se tutte le altre sono state assolte?
La verità è che la procura federale ha chiesto alla Corte d’Appello di revocare la sentenza precedente di assoluzione e riaprire il procedimento alla luce degli atti e delle intercettazioni dell’inchiesta Prisma.
Nell’enorme mole di materiale trasmessa dalla procura di Torino sono le trascrizioni delle conversazioni ad aver confermato agli occhi del procuratore Chinè, e in un secondo momento, i giudici della Corte d’Appello, l’esistenza di un modus operandi sistematico per abbellire il bilancio. I dirigenti ammettono esplicitamente di iscrivere a bilancio un valore non autentico e non contano minimamente i nomi del giocatori perché spesso nei pizzini trovati a proposito delle operazioni di mercato vengono indicate semplicemente delle x.
Esempi. Nella requisitoria Chinè cita il libro nero di Paratici come «un atto di natura confessoria di Cherubini», citando plusvalenze «artificiali, decise a tavolino». E ancora, in una intercettazione della conversazione del 6 settembre 2021 fra John Elkann e Andrea Agnelli, l’ex presidente dice: «Abbiamo fatto un ricorso eccessivo allo strumento delle plusvalenze. Se ti crolla il mercato ti crolla il mercato, questo è un dato di fatto».
E poi ancora l’intercettazione del 3 settembre 2021 fra Arrivabene e Agnelli con quest’ultimo che a proposito della situazione negativa sotto il profilo finanziario replica: «Sì ma non è solo il covid e lo sappiamo bene […]
Entro dieci giorni arriveranno le motivazioni della sentenza -ma la sensazione è che i tempi saranno molto più brevi-, poi la Juventus ne avrà altri 30 a disposizione per presentare ricorso […].
Lo step successivo sarebbe il Tar del Lazio. Di certo per i legali bianconeri si apre una primavera incandescente. A parte il procedimento di cui abbiamo parlato sinora, la Juventus è attesa nei tribunali ordinari il 27 marzo dall’udienza preliminare per l’inchiesta Prisma.
Non solo, c’è il «nuovo» processo sulle plusvalenze per le operazioni con le società «amiche», emerse nelle intercettazioni. E soprattutto il filone relativo alla manovra stipendi: nel 2020 e 2021 la Juventus e la maggior parte dei giocatori hanno concordato una riduzione dei compensi, in realtà corrisposti in maniera non trasparente (in questo caos domina il giallo della carta Ronaldo).
Per finire anche sotto il profilo europeo la Juventus rischia sanzioni o la partecipazione alle coppe. La Uefa di Ceferin, con cui Agnelli già entrato in rotta di collisione per le note vicende della Superlega, assiste con attenzione all’evoluzione dei processi in Italia. La sensazione è che non avrà la mano morbida.
Choc bianconero, tifosi costernati. “Le plusvalenze le facevano da soli?”
Irene Famà per lastampa.it il 21 gennaio 2023.
[…] «Le plusvalenze le facevano da soli?» si chiede Alba Parietti, conduttrice televisiva, juventina dal passato granata. «La situazione è complicata, presto per fare considerazioni». Pero lo choc c’è. Quindici punti in meno. E pensare che il procuratore della Figc ne aveva chiesti nove. «Mi sembra una punizione un po’ troppo esemplare».
[…] Jonhson Righeira, che con la sua Vamos a la playa ha fatto ballare tutti nelle notti torinesi, risponde a caldo. «È una grandissima farsa. Una nuova Calciopoli. L’ennesima ingiustizia ai danni della Juventus». […]
L’ex calciatore bianconero Claudio Marchisio twitta: «Dicesi plusvalenza: Nel linguaggio economico, incremento di valore, differenza positiva fra due valori dello stesso bene riferiti a momenti diversi. Da questa sera aggiungerei anche che viene sanzionata solo alla Juventus, anche se usata da tutte le società». Il rettore del Politecnico, Guido Saracco, bianconero convinto, si dice «rammaricato». Lo storico Giovanni De Luna usa il termine «costernato». Poi regala una lezione di tifo e di aplomb. «Il gol di Chiesa l’altra sera contro il Monza vale più di tutto il resto. L’importante è quello che succede in campo».
Calcio: Juve; Bonucci guida messaggi social, avanti insieme
(ANSA il 21 gennaio 2023) - "Noi con Voi. Oggi è ancora più importante essere Squadra. Avanti sulla nostra strada": il capitano della Juventus, Leonardo Bonucci, suona la carica sui social dopo la stangata ricevuta con la richiesta di 15 punti di penalizzazione. Danilo ha postato una foto di gruppo con un cuore così come Fabio Miretti, questo il messaggio di Niccolò Fagioli: "Più forti e pronti che mai". Sul profilo di Manuel Locatelli si vede semplicemente il logo del club, il terzo portiere Carlo Pinsoglio ha scritto: "Uniti si può". La squadra, intanto, sta ultimando i preparativi in vista della sfida contro l'Atalanta, in programma domani sera all'Allianz Stadium alle 20.45.
Massimiliano Gallo per ilnapolista.it il 21 gennaio 2023.
Meno quindici. È il calcio italiano che si risveglia dopo decenni di torpore. È la stessa inchiesta che nove mesi fa portò a un proscioglimento da parte della giustizia sportiva.
Le cronache racconteranno che tutto è cambiato con l’inchiesta Prisma della Procura della Repubblica di Torino e con il libro nero. In realtà non è così. Non ci voleva il libro nero di Paratici per capire che quelle erano plusvalenze fittizie. È cambiato il vento mediatico e politico.
La Juventus di Agnelli ha perso il sistema di alleanze che per oltre un decennio li ha protetti da tutto, che fossero le plusvalenze, gli arbitraggi o il caso Suarez. La giustizia sportiva non segue il codice, segue l’umore dell’opinione pubblica. Oltre che quello dei potenti. E Agnelli è stato abbandonato innanzitutto dalla sua famiglia. Quindi oggi chi ama lo sport, applaude.
Ma questo provvedimento non può farci esultare per il ripristino della giustizia sportiva. Semplicemente sono cambiati gli equilibri di potere. Ora c’è una vacatio. In attesa che altri poteri si consolidino, la Juve se ne va a meno quindici. Provvedimento, o sentenza, che innanzitutto sta bene alla famiglia Elkann.
Alla fine, è sempre Torino che influenza.
Estratto dell’articolo di Marco Bardesono per “Libero quotidiano” il 21 gennaio 2023.
La “Vecchia Signora” è stata punita, in modo severo ed esemplare. Già in questo campionato la giustizia sportiva ha deciso di cancellare 15 punti alla sua classifica, rendendo vano ogni sforzo per rientrare tra le squadre che il prossimo anno disputeranno le coppe europee. La giustizia sportiva procede per binari autonomi, dove il «convincimento soggettivo del giudice» può anche non considerare le fonti di diritto e la giurisprudenza, anche la più recente.
Un principio che è alla base dell’ammissibilità del ricorso presentato dal procuratore della Figc Giuseppe Chiné nell’udienza davanti alla Corte Federale d’Appello sull’istanza di riapertura del filone plusvalenze e che ieri sera è arrivata a rideterminare le pene. Chiné ha sostenuto che le carte trasmesse a Roma dalla procura di Torino, «aprono nuovi scenari» e, pertanto, le pene erano da ricalcolare.
I giudici hanno deciso di punire la Juventus, già in questo campionato […] ma ha accolto l’opposizione delle altre società coinvolte, tranne quella bianconera. Censure pesanti anche per i dirigenti per cui è stata chiesta l’estensione a Uefa e Fifa dell’inibizione a 2 anni e mezzo per Fabio Paratici, a 2 anni per Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene, a 1 anno e 4 mesi per Federico Cherubini e per 8 mesi a Pavel Nedved.
Le bordate di Chiné sono state tutte per la Juventus: «Penalizzazione per il campionato in corso» e la squalifica dei dirigenti, di tutto lo stato maggiore della Juventus che non c’è più e che oggiè guidata da un “governo tecnico” presieduto dal commercialista Gianluca Ferrero. […] Per Chiné la pena «deve essere afflittiva, la Juventus in classifica deve finire ora dietro la Roma, fuori dalla zona delle Coppe» e i giudici non solo gli hanno dato ragione, ma si sono spinti oltre le sue richieste.
[…] Il «convincimento» di Chiné e quello dei magistrati giudicanti che hanno abbracciato la tesi della procura federale, è che le plusvalenze accertate nascondano un vero «sistema di malcostume nella gestione sportiva in un ambito di totale anarchia e assenza di controlli». Prove ne sono, secondo la procura federale, i contenuti delle intercettazioni trasmesse dai magistrati torinesi, una serie di documenti che nel mese di aprile non erano disponibili e la famosa “agenda nera” su Fabio Paratici.
[…] Una serie di osservazioni sulla gestione dell’area sportiva che fanno tremare la Juventus e sembrano fornire indizi importanti nell’ambito delle ipotesi formulate dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai pm torinesi Mario Bendoni e Ciro Santoriello.
Gli stessi che hanno chiesto il rinvio a giudizio nei confronti di Andrea Agnelli, Maurizio Arrivabene e di altri ex amministratori, dirigenti e sindaci del club bianconero, con le accuse, a vario titolo, di false comunicazioni sociali, false informazioni al mercato, ostacolo agli organi di vigilanza e utilizzo di false fatture per operazioni inesistenti. […]
Estratto dell’articolo di Gianluca Oddenino per “La Stampa” il 21 gennaio 2023.
Uno shock. La sentenza della Corte Federale d'Appello della Federcalcio per il caso plusvalenze colpisce durissimo la Juventus, spiazzando il club dopo un processo in cui vengono tutti assolti tranne la società bianconera.
[…] Gli atti dell'inchiesta Prisma, ricevuti dai pm torinesi a fine novembre, avevano convinto il procuratore Chiné di tornare davanti ai giudici federali (escludendo Napoli e Chievo perché non coinvolti nel "sistema" bianconero) e di cambiare le richieste nei confronti della Juventus.
Non più 800mila euro di multa e inibizioni per gli amministratori, ma 9 punti di penalizzazione da scontare in questa stagione («La pena deve essere afflittiva, la Juventus in classifica deve stare fuori dalla zona delle coppe europee») e squalifiche di 16 mesi per l'ex presidente Agnelli e 20 mesi per l'ex ds Paratici più un anno di inibizione per tutto il Cda dimissionario lo scorso 28 novembre. […]
Una decisione che sconvolge la classifica della Serie A, visto che la Juve passa dal 3° al 10° posto (ora la vitale zona Champions dista 12 punti), e alimenta dubbi sulla «disparità di trattamento rispetto a qualsiasi altra società o tesserato». È dura la prima reazione degli avvocati bianconeri - Maurizio Bellacosa, Davide Sangiorgio e Nicola Apa - che nel processo hanno chiesto l'inammissibilità del ricorso della Procura federale per l'assenza di "fatti nuovi" e poi sostenuto come non venga dimostrata «l'esistenza di una artificiosa sopra-valutazione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori alle predette operazioni, con ciò rendendosi piena infondatezza dell'odierno ricorso».
La Corte d'Appello ha agito diversamente e la stangata complica ulteriormente i piani della nuova Juventus […] . La sola qualificazione Champions vale 60 milioni di euro e pesa su un bilancio che lo scorso 30 giugno ha registrato un passivo di 238 milioni. […]
Juventus, perché gli altri club coinvolti non sono stati penalizzati? La condanna punto per punto. Monica Colombo su Il Corriere della Sera il 21 Gennaio 2023.
La verità è che la procura federale ha chiesto alla Corte d’Appello di revocare la sentenza precedente di assoluzione e riaprire il procedimento soltanto alla luce degli atti e delle intercettazioni dell’inchiesta Prisma
La mattina dopo lo tsunami che si è abbattuto sulla Juventus, catapultata al decimo posto in classifica, a dodici lunghezze dalla zona coppe, penalizzata di quindici punti dalla Corte d’Appello federale, il popolo bianconero è arrovellato da un quesito. Perché nel processo riaperto sul fronte-plusvalenze, dopo le assoluzioni di primavera, la Juventus è l’unica squadra sanzionata mentre le altre otto finite sul banco degli imputati -ovvero Genoa, Sampdoria, Parma, Pisa, Empoli, Pescara, Pro Vercelli e Novara- sono state prosciolte? Se il tema sono le plusvalenze, ovvero scambi di giocatori a cui viene attribuito un valore fittizio di mercato per gonfiare i bilanci, con quali club la Juventus le avrebbe costruite se tutte le altre sono state assolte?
Il peso delle intercettazioni
La verità è che la procura federale ha chiesto alla Corte d’Appello di revocare la sentenza precedente di assoluzione e riaprire il procedimento alla luce degli atti e delle intercettazioni dell’inchiesta Prisma. Nell’enorme mole di materiale trasmessa dalla procura di Torino sono le trascrizioni delle conversazioni ad aver confermato agli occhi del procuratore Chinè, e in un secondo momento, i giudici della Corte d’Appello, l’esistenza di un modus operandi sistematico per abbellire il bilancio. I dirigenti ammettono esplicitamente di iscrivere a bilancio un valore non autentico e non contano minimamente i nomi del giocatori perché spesso nei pizzini trovati a proposito delle operazioni di mercato vengono indicate semplicemente delle x.
Il «libro nero» di Paratici
Esempi. Nella requisitoria Chinè cita il libro nero di Paratici come «un atto di natura confessoria di Cherubini», citando plusvalenze «artificiali, decise a tavolino». E ancora, in una intercettazione della conversazione del 6 settembre 2021 fra John Elkann e Andrea Agnelli, l’ex presidente dice: «Abbiamo fatto un ricorso eccessivo allo strumento delle plusvalenze. Se ti crolla il mercato ti crolla il mercato, questo è un dato di fatto». E poi ancora l’intercettazione del 3 settembre 2021 fra Arrivabene e Agnelli con quest’ultimo che a proposito della situazione negativa sotto il profilo finanziario replica: «Sì ma non è solo il covid e lo sappiamo bene perché noi abbiamo due elementi fondamentali. Da un lato il covid ma dall’altro abbiamo ingolfato la macchina con ammortamenti e soprattutto la merda ...perché è tutta la merda che sta sotto, che non si può dire». Ovvero appunto le plusvalenze fittizie. Secondo Chinè le «dichiarazioni auto-accusatorie» sono molteplici. «Per fare la plusvalenza Pjanic, Arthur lo hai pagato 75 milioni». In sintesi il giudice Mario Luigi Torsello, a capo della Corte d’Appello, ha punito la Juventus per la violazione dei principi della lealtà sportiva, genericamente invocati dall’art 4 del codice di giustizia sportiva.
Cosa succede?
Entro dieci giorni arriveranno le motivazioni della sentenza -ma la sensazione è che i tempi saranno molto più brevi-, poi la Juventus ne avrà altri 30 a disposizione per presentare ricorso al Collegio di Garanzia del Coni che non può giudicare nel merito ma solo sotto il profilo della legittimità. Lo step successivo sarebbe il Tar del Lazio. Di certo per i legali bianconeri si apre una primavera incandescente. A parte il procedimento di cui abbiamo parlato sinora, la Juventus è attesa nei tribunali ordinari il 27 marzo dall’udienza preliminare per l’inchiesta Prisma. Non solo, c’è il «nuovo» processo sulle plusvalenze per le operazioni con le società «amiche», emerse nelle intercettazioni. E soprattutto il filone relativo alla manovra stipendi: nel 2020 e 2021 la Juventus e la maggior parte dei giocatori hanno concordato una riduzione dei compensi, in realtà corrisposti in maniera non trasparente (in questo caos domina il giallo della carta Ronaldo). Per finire anche sotto il profilo europeo la Juventus rischia sanzioni o la partecipazione alle coppe. La Uefa di Ceferin, con cui Agnelli già entrato in rotta di collisione per le note vicende della Superlega, assiste con attenzione all’evoluzione dei processi in Italia. La sensazione è che non avrà la mano morbida.
Intercettazioni, cambia il processo sportive. Decisive per convincere i giudici le prove "regine" acquisite dall'inchiesta Prisma. Franco Ordine il 21 Gennaio 2023 su Il Giornale.
Bastonata la Juve. E solo la Juve perché gli altri otto club richiamati alla sbarra per lo stesso reato non sono stati puniti. Per loro e solo per loro nel processo sportivo ha prevalso il concetto cardine del bis in idem e cioè è impossibile giudicare una seconda volta per lo stesso reato chi è già stato giudicato. Ecco allora la più importante decisione assunta dalla Caf presieduta dal presidente Torsello: sul conto della Juve, proveniente dall'indagine della procura torinese sono arrivati i fatti nuovi che hanno giustificato la revocazione parziale del precedente giudizio pubblicato il 27 maggio. In quella circostanza fu in poche parole deciso: in assenza di un riconosciuto, neutro manuale sul valore dei cartellini dei calciatori è impossibile adottare sanzioni.
Dall'inchiesta penale, questo il ragionamento, sono arrivate le prove regine fatte di intercettazioni e del libro nero di Paratici (come si sa, per la giustizia sportiva, può bastare questo tipo di prova per condannare i club e i tesserati; cioè è sufficiente dire al telefono che quel valore serve per «aggiustare i bilanci»). Di qui la super-stangata di 15 punti di penalizzazione.
Negli annali una simile sentenza si può rintracciare in un procedimento disciplinare per illecito amministrativo a carico del Foggia (serie B). Di fatto la Caf ha quasi raddoppiata la pena proposta dal procuratore federale Chinè che aveva chiesto 9 punti di penalizzazione piazzando la Juve in classifica dietro la Roma così per rendere afflittiva la pena retrovendita dietro la Roma.
La Juve ha provato a smantellare la tesi dell'accusa puntando soprattutto sul bis in idem, il divieto di un secondo processo e ha definito il libero nero di Paratici una serie di appunti. La partita non è finita qui. Per i legali di Torino c'è la possibilità di rivolgersi al collegio di garanzia del CONI, la cassazione in materia di giustizia sportiva. Possibile uno sconto non certo un verdetto di segno opposto. Con 60 punti a disposizione toccherà ad Allegri e i suoi riportare la Juve in territorio europeo.
Estratto dell’articolo di Alberto Mauro per “il Messaggero” il 22 gennaio 2023.
[…] La prossima stagione senza Europa rischia di ridimensionare budget e ambizioni. Allegri rimarrà fino a giugno, ma potrebbe accettare una buonuscita per risolvere il contratto al 2025.
Alla Juve infatti potrebbe servire un profilo diverso per lanciare i giovani e valorizzare la rosa: Conte sarebbe l'ideale, ma i 15 milioni di sterline d'ingaggio al Tottenham sono fuori portata.
Sul fronte squadra nessuno dei giocatori in scadenza (Rabiot, Cuadrado, Di Maria e Alex Sandro) sarà rinnovato, anche Paredes non sarà riscattato mentre la dirigenza potrebbe fare uno sforzo per i 7 milioni di Milik. Riflessioni in corso per i due leader Danilo e Bonucci, probabile l'addio di Vlahovic in Premier e Pogba, promossi in pianta stabile i giovani più promettenti della Next Gen e Primavera.
L'altra partita invece si giocherà tra aule e fascicoli, entro il 22 febbraio tornerà d'attualità l'altro filone sulle plusvalenze opache (non coinvolte in quello principale) con la decisione di andare o meno a processo.
Ad allarmare è soprattutto la manovra stipendi, che sembrava poter avere conseguenze ben più dirompenti delle plusvalenze. Negli anni 2020 e 2021, per fronteggiare l'emergenza Covid, la Juve si accordò privatamente con i giocatori per una dilazione degli ingaggi regolata da scritture private.
In sintesi è stato contabilizzato un risparmio di 90 milioni, a fronte della rinuncia di una sola mensilità per 31 milioni di euro. Gli altri 59 milioni garantiti nelle stagioni successive attraverso side letter.
La più celebre è la carta Ronaldo, spuntata il 23 marzo 2022, nello studio torinese dell'avvocato Federico Restano, stretto collaboratore del legale bianconero Cesare Gabasio. Da sola la carta Ronaldo pesa per 19,6 milioni, la Juve avrebbe dovuto riconoscere al portoghese l'intera somma in quattro tranche mai pagate […], ecco perché Cr7 sta valutando se costituirsi parte civile contro Juventus. […]
Estratto dell’articolo di Fabio Amendolara per “La Verità” il 22 gennaio 2023.
Per la Juventus la strada si presenta in salita. E con una pendenza per nulla agevole da affrontare: 15 punti in meno in classifica, che portano il club dal terzo al decimo posto e fuori dall’area Champions (una esclusione dal torneo produrrebbe una perdita di diritti tv e potrebbe pesare non poco sui conti), a causa delle plusvalenze taroccate. Tutti i dirigenti sono stati condannati a sospensioni tra otto e 30 mesi. Questa è la decisione della Corte federale (in appello). Alla quale bisogna sommare un possibile secondo processo sportivo, che deriva dai nuovi atti dell’inchiesta «Prisma» della Procura di Torino, radice di un procedimento penale con al centro l’accusa sul falso in bilancio.
[…] «Una palese disparità di trattamento ai danni della Juve e dei suoi dirigenti rispetto a qualsiasi altra società o tesserato», definiscono la decisione i legali della Juventus, Maurizio Bellacosa, Davide Sangiorgio e Nicola Apa, che annunciano: «Attendiamo di leggere con attenzione le motivazioni per presentare il ricorso davanti al collegio di garanzia dello sport».
Le plusvalenze, infatti, la Juve sarebbe riuscita a metterle in campo grazie alla complicità degli altri club. […]
Per comprendere in pieno il ragionamento dei giudici d’appello bisognerà attendere le motivazioni (che verranno depositate tra 10 giorni). Ma si può facilmente intuire che si tratta di una violazione ben precisa del codice di giustizia sportiva, e più precisamente del quarto capoverso, quello sulla «mancata lealtà».
I giudici hanno tenuto conto delle intercettazioni e della valanga di materiale istruttorio dell’indagine «Prisma» (14.000 pagine), dal quale sarebbe emerso un deliberato e ripetuto tentativo di eludere le norme. Un peso specifico deve averlo avuto soprattutto il «libro nero» di Cherubini e Paratici.
[…] Il foglio A4 […] racconta come all’interno della società ci fosse consapevolezza della gestione, che la Procura di Torino appunto descrive come «disinvolta», messa in campo dai vertici del club e, in particolare, dall’uomo al quale si riferisce il manoscritto. Dal resto degli atti è emerso quello che viene definito «un sistema».
Ma anche per le strane manovre sugli stipendi la Juve potrebbe uscirne con le ossa rotte. Intanto ha dovuto rettificare i bilanci. E a livello sportivo, l’uso di «scritture private non depositate» […] sarebbe andata in conflitto con l’articolo 31 del Codice di giustizia sportiva, ovvero quello che regola le violazioni in materia gestionale ed economica.
I rischi per la Vecchia signora potrebbero quindi non essere finiti. Perché potrebbe configurarsi addirittura una violazione del comma 2 dell’articolo 31, che punisce con la retrocessione «la società che, mediante falsificazione dei propri documenti contabili o amministrativi [...] ottenga l’iscrizione a una competizione cui non avrebbe potuto essere ammessa».
Ma c’è anche un’altra incognita: sulle cosiddette partnership della Juve con altre società, nell’ottica di un’eventuale violazione della «lealtà della competizione sportiva». Una questione che potrebbe mettere a rischio anche la posizione di calciatori e procuratori. […]
Da ilnapolista.it il 23 gennaio 2023.
Dopo l’inibizione di Arrivabene, la Juventus ha scelto il nuovo responsabile dell’area sportiva. Si tratta di Francesco Calvo. Per chi non lo ricordasse Francesco Calvo fu ahilui protagonista di una storia d’amore. Deniz Akalin, attuale compagna di Andrea Agnelli, era sua moglie. Calvo scoprì tutto in una cena a quattro divenuta piuttosto nota.
Scrive la Gazzetta dello Sport.
“La Juventus ha scelto: è Francesco Calvo il nuovo responsabile dell’area sportiva. La decisione avviene due giorni dopo la sentenza della Procura Federale che ha inflitto ai bianconeri 15 punti di penalizzazione e una serie di inibizioni ai dirigenti. Calvo è ufficialmente il nuovo Chief Football Officer. Il direttore sportivo Cherubini, inibito per 16 mesi, risponderà a lui, come rispondeva a Arrivabene. Francesco Calvo, 44 anni, era entrato nella Juventus nell’ottobre 2011 quale Commercial Director e nel 2014 viene promosso a Chief Revenue Officer. Dal 2015 al 2018 riveste il medesimo incarico di Chief Revenue Officer nel Barcellona, poi va alla Roma come Chief Revenue Officer prima e Chief Operating Officer poi. Dal primo aprile 2022 ritorna alla Juve quale Chief of Staff”.
Ricordiamo le inibizioni comminate ai dirigenti della Juventus.
La Corte Federale di Appello presieduta da Mario Luigi Torsello ha accolto in parte il ricorso della Procura Federale sulla revocazione parziale della decisione della Corte Federale di Appello a Sezioni Unite n. 89 del 27 maggio scorso, sanzionando la Juventus con 15 punti di penalizzazione da scontare nella corrente stagione sportiva e con una serie di inibizioni per 11 dirigenti bianconeri (30 mesi a Paratici, 24 mesi ad Agnelli e Arrivabene, 16 mesi a Cherubini, 8 mesi a Nedved, Garimberti, Vellano, Venier, Hughes, Marilungo e Roncaglio).
Estratto da calciomercato.com il 25 maggio 2023.
Il mondo Juventus è in tensione dopo la nuova sentenza della Corte d'Appello della Figc che ha inflitto una penalizzazione di 10 punti per il caso plusvalenze, con la possibilità di restare fuori non solo dalla prossima Champions League ma da tutte le competizioni europee per le decisioni della UEFA. Uno scenario al quale ha alluso anche Evelina Christillin, […] Frasi che hanno fatto infuriare i sostenitori juventini che hanno risposto duramente, ultimo in ordine di tempo Lapo Elkann.
Lapo Elkann, […]su Twitter e si è lanciato in un durissimo attacco contro Christillin: "È grottesca per me, è una senza anima e senza dignità, è VERGOGNOSA, un'ARRAMPICATRICE SOCIALE. POVERA DONNA". E in risposta a un utente juventino che lo incitava ("L'ha distrutta"), ha rincarato la dose: "La asfaltiamo. Senza Dignità".
Estratto da calciomercato.com il 25 maggio 2023.
Nota tifosa della Juventus ma soprattutto membro aggiuntivo Uefa nel Consiglio della Fifa, Evelina Christillin è intervenuta alla trasmissione “Radio Anch’io lo Sport” su Radio Rai, esprimendo la sua opinione sulle imminenti decisioni della giustizia sportiva. "C’è questo concetto di afflittività che riguarda solo la giustizia sportiva e non quella ordinaria. Verosimilmente sarà una penalizzazione che dovrebbe sbarrare la strada verso la Champions League. Ora ricordiamoci che le coppe europee sono tre, ma certamente il valore in termini economici di andare in Champions o in un’altra coppa è significativo, sono quasi 5 volte tanto. Vedremo se saranno 10, 11 o 13 punti, per noi juventini è una bella botta”, […] "Nel momento in cui le sentenze italiane diventano definitive, poi verranno prese delle decisioni anche in sede Uefa. E poi c’è il secondo filone della manovra stipendi. Juve esclusa dalle coppe dalla Uefa? Scenario possibile. Non dimentichiamoci che con la Uefa i rapporti non sono eccellenti dopo la questione Superlega: la Juve rimane una delle tre squadre che ancora mantengono vivo il progetto. Passi di avvicinamento non se ne sono visti al momento".
Da ilnapolista.it il 23 gennaio 2023.
Intervenuta come ospite a 90° minuto, Evelina Christillin, membro del consiglio Fifa in quota Uefa, storicamente vicina alla famiglia Agnelli e tifosa della Juventus, ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla penalizzazione del club bianconero in campionato e sulle inibizioni dei suoi dirigenti.
“Siamo rimasti tutti molto stupiti nel vedere che i 9 punti richiesti dal procuratore Chiné sono stati aumentati addirittura a 15. Bisogna aspettare di leggere quello che c’è nella sentenza perché noi magari abbiamo conoscenza solo di un pezzo di questa storia, che è veramente brutta. Ne mancherà ancora un pezzo anche dopo la sentenza perché ci sarà tutto il discorso sulla manovra stipendi. Ci saranno danni economici per la non partecipazione alle coppe europee, ma non solo: meno gente allo stadio, meno abbonamenti, meno sponsor. Qualcuno l’altro giorno diceva che un bambino di 10 anni è difficile che diventi tifoso juventino dopo una botta del genere”.
Le parole della Christillin sulla manovra stipendi richiamano le dichiarazioni dell’avvocato Grassani, esperto di diritto sportivo, al Messaggero, questa mattina. Grassani ha provato a leggere fra le righe della sentenza pronunciata dalla Corte federale d’Appello. Ha dichiarato che i 15 punti di penalizzazione per le plusvalenze potrebbero non essere gli unici. Bisogna vedere cosa accadrà per la manovra stipendi, appunto, quella di cui parla Christillin.
«Si tratta di un procedimento completamente diverso e senza precedenti. Una nuova partita che si giocherà principalmente sull’accertamento delle conseguenze che la manovra stipendi ha prodotto in termini di benefici per il club bianconero. Anche in questo caso, difficile immaginare le sanzioni che saranno richieste dalla Procura Federale, ma non escludo che si possa tornare a discutere di penalizzazione in classifica, soprattutto qualora si contesti l’illegittimo conseguimento della Licenza nazionale necessaria per la partecipazione al campionato o l’elusione dei controlli periodici in materia di pagamento degli emolumenti in favore dei tesserati»
Evelina Christillin: «Dai miei genitori soldi se prendevo brutti voti. Il medico mi disse “c’è una possibilità su due che ce la faccia”...». Candida Morvillo su Il Corriere della Sera il 28 Febbraio 2023
La dirigente: «Io e mio marito tra alti e bassi siamo stati una ditta seria. Per Lapo ho molto affetto»
Evelina Christillin, se ripensa a lei bambina, come vede prefigurarsi il suo carattere?
«Immagini una famiglia alto borghese nei primi anni ‘60, con le tate francesi... I miei genitori erano stati piccoli durante la guerra, avevano sofferto, poi, papà diventò un grande pilota di Mille Miglia, lui e mia madre avevano molta voglia di vivere: non consideravano lo studio proprio un dovere. Io, però, ero totalmente secchiona, cosa che infastidiva quei due simpatici gaudenti. Mi dicevano “non studiare, divertiti” e mi promettevano soldi se avessi preso brutti voti. Ma io quei soldi non li ho mai vinti».
Oggi, è capitana di molte cose: come fa a spaziare dalla cultura al calcio, dalla presidenza del Museo Egizio di Torino al ruolo di rappresentante Uefa nel Consiglio Fifa?
«Basta studiare. E organizzarsi. Io posso stare un giorno a Napoli per un Cda del Teatro Stabile, il successivo a Ginevra per un Comitato Uefa, poi andare a Milano, tornare a Torino… Ho avuto una vocazione tardiva e ho da spendere tutte le energie non sprecate da ragazza: a 40 anni, ero ancora una professoressa di Storia all’Università, stavo chiusa negli archivi della biblioteca».
La sua famiglia che cosa si aspettava da lei?
«Che sapessi stare al mondo, facessi sport, parlassi le lingue, sapessi preparare una bella tavola. Però io e mia sorella eravamo adolescenti nel ‘68 e non volevamo dipendere dai genitori o da un marito. Io, a 22 anni, sono andata a lavorare alla Fiat proprio per tirarmi fuori di casa».
Gli Agnelli erano amici di famiglia.
«L’avvocato veniva con noi a Sestriere: si divertiva a vedermi sciare quando già da piccola facevo agonismo. Poi, da ragazza, sono andata a vivere in collina e ci ho ritrovato Gianni e Marella, che mi hanno quasi adottata. Sono grata agli Agnelli, ho affetto per loro, molto per Lapo. A Marella devo i tre quarti delle cose che so. Mi prese in gran simpatia, la accompagnavo ovunque: al Chelsea Flower a Londra, in Olanda a vedere i tulipani...».
E quali sono i tre quarti delle cose imparate da Marella?
«Al cospetto di questa donna con uno stile incredibile e un forte senso artistico, mi sentivo Heidi, una pastorella di montagna. Lei era tutto quello che volevo essere. Da lei, ho imparato ad apprezzare l’arte, la cultura, a stare tra persone riconoscibili e di valore stando tre passi indietro ed è tutto quello che mi è servito quando l’Avvocato mi candidò a guidare il comitato promotore delle Olimpiadi invernali di Torino 2006, la miccia da cui la mia vita è partita a razzo».
Che effetto le fece, nel giugno 1999, trovarsi sulle prime pagine di tutto il mondo, issata in aria a braccia dal suo staff che, a Seoul, festeggiava l’aggiudicazione dei giochi?
«Fu molto comico, nessuno pensava che potessi vincere. La Rai non mandò nessuno. Tutti gli obiettivi e gli occhi dei giornalisti erano sugli svizzeri e, quando invece vinse Torino, vidi una marea umana voltarsi verso di noi».
In principio, aveva rinunciato alla laurea.
«Mi aveva chiamato Luca di Montezemolo appena arrivato alle relazioni esterne Fiat. Io avevo appena chiuso la carriera agonistica da sciatrice, andai per uno stage e ci sono rimasta per sette anni. Lì incontrai mio marito, mi sposai, ebbi mia figlia, andai via nell’86, quando mi ammalai: feci due anni fra casa e l’ospedale delle Molinette. Ma in ospedale, suor Giuliana, conosciuta facendo volontariato, mi chiese “se avessi 18 anni e tutta la vita davanti cosa vorresti fare?”. Fu così che mi laureai tardivamente in Storia».
Come fu ricevere una diagnosi che poteva suonare infausta?
«Una bella botta. Ma avevo già il piglio positivo di oggi. A mio marito, dico sempre: non preoccuparti prima di essere certo che le cose vanno male, sprechi energia. Quando il medico mi disse “c’è una possibilità su due che ce la faccia”, mia madre si mise a piangere. E io: non provarci più, se no, piango anch’io. È allora che ho capito che non c’è niente per cui valga la pena arrabbiarsi o alimentare conflitti. Lì mi è venuto come un grande affetto nei confronti del mondo».
Perché aveva interrotto la carriera agonistica?
«Ho fatto tutto con Claudia Giordani: da bambina, la battevo; poi, crescendo, ho visto che lei era brava e io no. Non fu traumatico: non conta vincere, ma averci provato».
Quello che è arrivato dopo le olimpiadi quanto lo ha cercato e quanto è arrivato?
«Cercato zero. Anzi, ero tornata all’università, poi il sindaco Sergio Chiamparino, avendomi vista lavorare con Luca Ronconi a un progetto di teatro per i giochi, mi chiamò a presiedere lo Stabile di Torino, che con Mario Martone, portai a diventare Teatro Nazionale. Quindi, il ministro della Cultura mi offrì la presidenza del Museo Egizio: avevano 50 milioni da spendere e serviva qualcuno con esperienze di cantiere. Lì abbiamo trovato come direttore quel genio di Christian Greco, che allora era un ragazzino trentenne e oggi è una star internazionale. Stava in Sudan a scavare e presentò un progetto strepitoso. Dissi: vince per merito e non per calci nel sedere, ottimo, prendiamolo. Con lui, abbiamo prodotto mostre esportate in cinque continenti. Anche lì è partito un razzo. Ora, gestiamo venti milioni di euro per il bicentenario del 2024».
Prima donna europea nel governo mondiale del calcio. Come è stata accolta?
«Non ho sentito pregiudizi, anche perché mi occupo di aspetti finanziari, non di fuorigioco, sebbene sia sempre stata tifosa».
Ha un marito che è stato presidente di Mediobanca e ha avuto ruoli che storicamente corrispondevano a mogli che stavano un passo indietro. Per voi come è stato?
«Noi siamo stati una ditta seria: ci siamo sostenuti a vicenda e siamo ancora qui a raccontarcelo, nonostante ovvi alti e bassi. Non essere stata la moglie di una volta è stato semmai un collante. Con qualche episodio divertente, come quando mi presentai a Mediobanca vestita da sci e il commesso mi disse “signora non salga vestita così, dico io a suo marito di scendere”».
Quali sono i suoi modelli femminili?
«Marella e Suor Giuliana».
Di manageriale non hanno fatto niente.
«Però, erano due donne vere».
Dagospia il 23 gennaio 2023. Dall'account facebook di Vittorio Zambardino
Diciamo che se io fossi ancora un giornalista di Repubblica mi risentirei molto duramente prima con la mia rappresentanza sindacale, poi con la proprietà su questo: l'amministratore delegato e direttore generale dell'azienda editrice del giornale è anche l'AD della Juventus. È un caso di incompatibilità grave e una lesione della reputazione della testata e dei suoi giornalisti. Ma mi pare che tutto taccia. Contenti voi
Penalizzazione Juventus. il ministro dello sport Abodi: “Ora bisogna spiegare decisione”. Redazione CdG 1947 su Il Corriere del Giorno il 24 Gennaio 2023.
"C'è una responsabilità politica di cambiare le regole, nel rispetto dell'autonomia dello sport, perché fenomeni degenerativi vengano limitati. E limitata sia l'interpretazione di questi fatti. Noi vogliamo comunque che lo sport sia trasparente, efficiente, dignitoso e punti alla credibilità e alla reputazione. Quello che sta succedendo non contribuisce a questi obiettivi"
Andrea Abodi non può affrontare il tema della sentenza shock del meno 15 alla Juventus nel merito. Tradirebbe il suo ruolo di ministro dello Sport. Può però sentire addosso “una responsabilità politica.C’è un’esigenza che deve essere soddisfatta, perché spiegare è importante quanto decidere. Aspetto le motivazioni e chi ha la responsabilità spieghi questa decisione e perché non ne sono state prese altre“. Questa la posizione del ministro per lo sport e per i giovani, Andrea Abodi, a commento della sentenza della Corte federale d’appello sulle plusvalenze con la penalizzazione di 15 punti alla Juventus.
C’è un’esigenza che deve essere soddisfatta, è il suo ragionamento, “perché spiegare è importante quanto decidere. Ma per questo bisogna aspettare le motivazioni. Ora si tratta di capire se un certo tipo di pratiche fosse esclusiva prerogativa di una società o se c’è un “sistema” complesso più diffuso”. A questo dilemma dovranno rispondere le motivazioni. “Chi ha la responsabilità spieghi perché questa decisione e non altre”. aggiunge Abodi.
“Dopo c’è una responsabilità politica di cambiare le regole, nel rispetto dell’autonomia dello sport, perché fenomeni degenerativi vengano limitati. E limitata sia l’interpretazione di questi fatti. Noi vogliamo comunque che lo sport sia trasparente, efficiente, dignitoso e punti alla credibilità e alla reputazione. Quello che sta succedendo non contribuisce a questi obiettivi”, dice il ministro.
“E’ probabile che io debba proporre un intervento per il miglioramento della trasparenza, l’efficienza della giustizia sportiva e dei modelli di gestione dello sport professionistico”, continua Abodi che infine si augura comunque “che tutto non diventi una questione di tifo. Diventando quasi una partita di calcio dove le squadre sono contrapposte, poi capisco che i tifosi la vivano così“.
Abodi ha spiegato anche che si sta lavorando duro per giungere a predisporre gli attesi interventi legislativi, dal diritto di scommessa alla fine del divieto di sponsorizzazioni per le aziende di betting. “Qui si allarga tanto la questione, difficile mandare avanti un singolo elemento. E’ difficile dire se sia più urgente il tema della competitività o quello delle vicende della stretta attualità. Avremo bisogno di qualche giorno in più”. Sulla possibilità di un decreto legge, il ministro ha spiegato “Potrebbero essere anche più provvedimenti. Il decreto è uno strumento, c’è anche il disegno di legge che per le cose più significative consentirebbe di avere un confronto parlamentare più approfondito”. Sugli stadi però non c’è tempo da perdere. “Ci stiamo muovendo, sia sugli stadi in quanto tali sia in quanto stadi per la candidatura all’Europeo 2032“. Redazione CdG 1947
"Sistema di plusvalenze artificiali”. Cos’è il “libro nero” di Fabio Paratici, il documento “inquietante e devastante” che inguaia la Juventus. Redazione su Il Riformista il 30 Gennaio 2023.
E’ un foglio A4, con carta intestata della Juventus, sul quale erano scritti degli appunti in vista dell’incontro in programma con l’oramai ex direttore sportivo bianconero Fabio Paratici per il rinnovo del suo contratto. Un “libro nero FP” (dove per FP si intendono le iniziali di Fabio Paratici) che i giudici della Corte d’Appello Federale definiscono “un documento inquietante”, acquisito dalla procura di Torino nel corso delle perquisizioni disposte nei mesi scorsi negli uffici della Juventus.
Nelle 35 pagine di motivazioni relative alla sentenza della giustizia sportiva che ha inflitto alla società bianconera 15 punti di penalizzazione nell’attuale campionato in corso, la Corte d’Appello della Figc lo ritiene fra “i più rilevanti elementi dimostrativi, citati anche dalla Procura federale… Un tale documento, si noti, non è mai stato disconosciuto dal redattore (Federico Cherubini) ed è stato difeso dalla FC Juventus S.p.A. che, unitamente al predetto dirigente, lo ha fatto proprio, solo proponendone una interpretazione diversa rispetto a quella offerta dalla Procura federale, sostenendo si trattasse di un normale ‘appunto’ di lavoro”.
“L’elemento dimostrativo più rilevante – si legge nelle motivazioni della Corte federale -, non è solo il contenuto testuale di detto “Libro Nero di FP”, di per sé sin troppo esplicito. Rileva piuttosto (quale conferma irredimibile del relativo esatto contenuto) il contesto nel quale esso è stato redatto… Cherubini era pronto a mettere sul tavolo della discussione quelle che lo stesso riteneva essere importanti ‘differenze di vedute’: cioè il fatto che Fabio Paratici avesse costantemente operato attraverso un sistema di plusvalenze artificiali”.
Per i giudici della Corte d’Appello Figc “nello scrivere il ‘Libro Nero di FP’, Cherubini rappresentava fatti veri che oggi non possono più essere efficacemente rinnegati. È per questa ragione che il mancato disconoscimento del documento e la mancata presa di distanza da esso della FC Juventus S.p.A. – a prescindere da ogni ulteriore rilevanza – ha una portata devastante sul piano della lealtà sportiva”.
“Da esso si trae la consapevolezza di un crescendo di difficolta economico-finanziaria della FC Juventus S.p.A. nel corso degli anni 2019, 2020 e 2021 (“come siamo arrivati qui?”) e della difficoltà di uscirne. – conclude la Caf -. E si individua anche il metodo rimediale che il Cherubini testimonia essere stato applicato da Fabio Paratici: “utilizzo eccessivo plusvalenze artificiali” (la cui conseguenza è un “beneficio immediato” ma anche un negativo “carico ammortamenti” per il futuro). Il contenuto del “Libro Nero di FP” costituisce un elemento oggettivo non equivocabile. Tanto più tenuto conto della circostanza che scopo del processo sportivo… solo la violazione delle norme sportive: nello specifico, dell’art. 4, comma 1 e dell’art. 31, comma 1”.
Dal canto suo, la Juventus ha definito le motivazioni della Corte d’appello Figc come un “documento prevedibile nei contenuti, alla luce della pesante decisione, ma viziato da evidente illogicità, carenze motivazionali e infondatezza in punto di diritto“. Il club bianconero “e il suo collegio di legali hanno letto con attenzione e analizzeranno a fondo le motivazioni della decisione. La Società e i singoli si opporranno con ricorso al Collegio di Garanzia presso il CONI nei termini previsti. La fondatezza delle ragioni della Juventus sarà fatta valere con fermezza, pur nel rispetto dovuto alle istituzioni che lo hanno emesso”.
Estratto dell'articolo Valerio Piccioni per gazzetta.it il 30 gennaio 2023.
Per la Corte d’Appello ci sono dei nuovi fatti che hanno supportato la tesi della Procura a sostegno della riapertura del processo sulle plusvalenze. Insomma il meno 15 alla Juve è supportato da nuovi fatti. Ecco quanto si legge nelle motivazioni pubblicate poco fa: “È indiscutibile che il quadro fattuale determinato dalla documentazione trasmessa dalla Procura della Repubblica di Torino alla Procura federale, e da questa riversata a sostegno della revocazione, non era conosciuto dalla Corte federale al momento della decisione revocata e, ove conosciuto, avrebbe determinato per certo una diversa decisione. Esattamente secondo quanto previsto dall’art. 63, comma 1, lett. d), CGS. E si tratta di un quadro fattuale sostenuto da una impressionante mole di documentazione probatoria”. Si giunge quindi a una conclusione categorica: “I bilanci della FC Juventus S.p.A. (cui Consob si riferisce) semplicemente non sono attendibili”.
Ma perché la Corte d’Appello è andata oltre le richieste della procura federale, passando dal meno 9 al meno 15? “Tenuto allora conto dei precedenti - dicono le motivazioni - che hanno riguardato alterazioni contabili protratte per più esercizi ovvero di rilevanti dimensioni ed intensità (che in passato hanno portato a penalizzazioni di valore oscillante ma, in taluni casi, anche significative), si ritiene necessario rideterminare la sanzione rispetto alle richieste della Procura federale”.
Nel merito è stato ritenuto che la Juve abbia commesso l’illecito, “vista la documentazione proveniente dai dirigenti del club con valenza confessoria e dai relativi manoscritti, le intercettazioni inequivoche e le ulteriori evidenze relative a interventi di nascondimento di documentazione o addirittura manipolatori delle fatture”.
Le considerazioni dei giudici sportivi sono perentorie: “Ma oggi è esattamente un tale quadro fattuale ad essere radicalmente mutato. Il fatto nuovo che prima non era noto è proprio l’avvenuto disvelamento della intenzionalità sottostante all’alterazione delle operazioni di trasferimento e dei relativi valori.
Il fatto nuovo - come è stato efficacemente sottolineato dalla Procura federale - è l’assenza di un qualunque metodo di valutazione delle operazioni di scambio e, invece, la presenza di un sistema fraudolento in partenza (quanto meno sul piano sportivo) che la Corte federale non aveva potuto conoscere e alla luce del quale la decisione deve essere diversa da quella qui revocata”.
Si legge, inoltre: “Diventano rilevanti le operazioni di nascondimento operate da alcuni dirigenti della Juventus che si sono spinte sino ad intervenire correggendo “a penna” le fatture ricevute dalla controparte per non far emergere la natura permutativa dell’operazione compiuta (evidenze contenute nel file n. 733488 trasmesso alla Procura federale dalla Procura della Repubblica di Torino).
C’è poi un elenco delle circostanze più gravi secondo la Corte, in particolare il famoso “libro nero” di Fabio Paratici. “Costituisce un elemento oggettivo non equivocabile. Tanto più tenuto conto della circostanza (e vi si tornerà oltre più diffusamente) che scopo del processo sportivo non è, evidentemente, inferire la consumazione di eventuali fattispecie di illecito a carattere penalistico. Oggetto di giudizio è solo la violazione delle norme sportive: nello specifico, dell’art. 4, comma 1 e dell’art. 31, comma 1. Rilevantissime sono poi le intercettazioni telefoniche o ambientali (e le acquisizioni documentali) citate dalla Procura federale”. […]
Plusvalenze Juventus: le motivazioni della penalizzazione. Giovanni Capuano Su Panorama il 30 Gennaio 2023.
Pubblicato il documento che spiega le ragioni della stangata ai bianconeri (-15) e ai loro dirigenti, mentre tutti gli altri sono stati Plusvalenze Juventus: le motivazioni della penalizzazione
Ora i legali avranno un mese per il ricorso al Collegio di Garanzia del Coni
La Corte d'Appello della Federcalcio ha pubblicato le motivazioni della sentenza con cui ha condannato la Juventus a una penalizzazione di 15 punti nel processo bis sulle plusvalenze, che si era chiuso con la doppia assoluzione per tutti la scorsa primavera e che è stato riaperto per volontà della Procura Figc dopo la lettura delle carte dell'inchiesta Prisma della Procura di Torino. I giudici hanno così spiegato il percorso logico che ha portato ad accogliere il ricorso per revocazione delle sentenze andate in giudicato (applicando l'articolo 63 del Codice di Giustizia Sportiva) e poi a separare i destini della Juventus e dei suoi dirigenti da quelli degli altri 8 club (e relativi tesserati) coinvolti.
Fatti nuovi e non conosciuti, che avrebbero portato la Corte Figc a una diversa determinazione nei primi due processi, quelli chiusi con la doppia assoluzione per la Juventus e per gli altri club chiamati a giudizio per le plusvalenze sospette. E la certezza acquisita, leggendo le carte riversate sulla giustizia sportiva dall’inchiesta Prisma di Torino, che il club bianconero si è reso responsabile di illecito sportivo violando sia l’articolo 4 del Codice di Giustizia sportiva (quello sulla slealtà), sia il 31 (riferito agli illeciti amministrativi) a differenza delle altre società coinvolte per le quali non si è maturata evidenza che i comportamenti sospetti siano stati illeciti e, soprattutto, abbiano risposto alla necessità di creare un sistema di elusione delle norme federali. In 36 pagine di motivazioni la Corte d’Appello Figc spiega così la sentenza che ha stangato la Juventus (-15 punti) e i suoi dirigenti assolvendo tutti gli altri, una volta ottenuta la riapertura del procedimento e la revoca della doppia sentenza di assoluzione. Una ricostruzione durissima, che giustifica anche la scelta dei giudici di andare oltre le richieste della Procura federale guidata da Giuseppe Chiné. Pagine sulle quali la Juventus lavorerà in funzione del ricorso al Collegio di Garanzia del Coni (peraltro più volte evocato dalla stessa Corte quasi ad anticiparne il futuro giudizio di legittimità), ultimo grado all’interno dell’ordinamento sportivo prima di eventuali uscite al Tar del Lazio e al Consiglio di Stato.
PERCHE’ IL PROCESSO E’ STATO RIAPERTO “E’ indiscutibile che il quadro fattuale determinato dalla documentazione trasmessa dalla Procura della Repubblica di Torino… ove conosciuto avrebbe determinato per certo una diversa decisione” scrivono i giudizi, con riferimento a quella che viene definita una “impressionante mole di documentazione probatoria” tale da giustifica la revocazione del giudizio di primo e secondo grado. Nessuno spazio alle contestazioni di legittimità e merito della Juventus e, in alcuni casi, delle altre ricorrenti. Secondo la Corte le eccezioni di ammissibilità non sono state recepite perché infondate a partire dal “Ne bis in idem” più volte richiamato dai legali bianconeri. Anzi, una volta determinata la riapertura del processo sportivo i giudici possono estendere il proprio giudizio andando anche oltre le contestazioni originarie. Nel caso della Juventus, si legge a pagina 21 delle motivazioni, “il fatto nuovo che prima non era noto è proprio l’avvenuto disvelamento della intenzionalità sottostante all’alterazione delle operazioni di trasferimento e dei relativi valori”. Un vero e proprio sistema di alterazione dei bilanci e, di conseguenza, di manipolazione anche del risultato sportivo che i giudici hanno riscontrato nella lettura di intercettazioni e documenti contenute nelle 14mila pagina dell’inchiesta di Torino.
QUALI PROVE SONO STATE CONSIDERATE DECISIVE La Corte ha sposato in pieno le tesi della Procura federale considerando la mole di intercettazioni e documenti (soprattutto le prime) come prove di “natura essenzialmente confessoria” con l’aggravante della “pervasività ad ogni livello della consapevolezza della artificiosità del modus operandi della società stessa”. La prova regina è stata considerata il cosiddetto ‘Libro nero di FP’ scritto di suo pugno da Federico Cherubini e contenente contestazioni al metodo di operare di Fabio Paratici: “Il mancato disconoscimento del documento e la mancata presa di distanza da esso della FC Juventus – si legge – a prescindere da ogni ulteriore rilevanza ha una portata devastante sul piano della lealtà sportiva”. E poi le intercettazioni tra dirigenti a vari livelli, anche apicali, partendo dalla telefonata tra Andrea Agnelli e John Elkann. I giudici hanno ritenuto provato un sistema per nascondere la reale natura delle operazioni a specchio in modo da non farle ricadere sotto la fattispecie della “compensazione” che avrebbe azzerato gli effetti a bilancio per una società quotata in Borsa. Tra le prove, anche le fatture “corrette a penna” e rispedite al Marsiglia perché fossero riscritte omettendo la compensazione nello scambio Aké/Tyonga. Per questo viene fatta una distinzione tra le plusvalenze realizzate con club italiani, senza alcun passaggio di denaro, e quelli che coinvolgo società estere dove la camera di compensazione in Lega non interviene. In sintesi, le assoluzioni nascevano dalla presa d’atto che non esiste un metodo certificato di valutare i calciatori e così è ancora; la Juventus, però, secondo la Corte d’Appello della Federcalcio è stata colpevole di aver perseguito l’alterazione dei propri bilanci (“Semplicemente non sono attendibili” si legge a pagina 31) in una gestione in cui la valutazione del prezzo d’acquisto di un cartellino era prodotto del lavoro di diverse aree del club mentre per la cessione non esisteva un processo interno certificato ma tutto era demandato al giudizio del direttore sportivo.
PERCHE’ LA JUVENTUS SI’ E LE ALTRE NO Nelle motivazioni ci sono due passaggi che argomentano la ragione per cui il destino della Juventus è stato separato da quello delle altre società chiamate a processo. La posizione delle quali rimane “sospetta” senza, però, che sia maturata la certezza di un comportamento illecito e soprattutto nella considerazione che a nessuna di loro può essere imputato un sistema organizzato di falsificazione dei bilanci essendo contestata una sola operazione tra quelle oggetto del deferimento. Troppo poco, insomma, anche se né la Procura Figc né i giudici (e lo scrivono a pagina 29) si sono operati per verificare se anche la controparte rispetto ai bianconeri abbia o no ricavato una plusvalenza artificiosa nelle operazioni prese in esame. L’altro passaggio è quello che spiega perché, più che le plusvalenze in sé, nel mirino sia finito il comportamento “sleale” della Juventus: “Scopo del processo sportivo non è giungere a una determinazione numerica esatta dell’ammontare delle plusvalenze fittizie, bensì individuare se un fenomeno di tale natura vi sia effettivamente stato… e se possa essere considerato sistemico” (pagina 31). Nel caso Juventus la risposta dei giudici è sì e per questo “il comportamento integra l’illecito disciplinare sportivo”. E non conta nemmeno che l’articolo 4, quello sulla slealtà, sia difficile da inquadrare nei suoi confini o possa sussistere anche in assenza di una vera e propria norma violata: “Appaiono interpretare l’essenza stessa dell’ordinamento al punto che la loro violazione si traduce nella negazione stessa dei fini cui è rivolta l’attività sportiva”. Lo dice il Collegio di Garanzia del Coni che viene citato. Lo stesso collegio cui la Juventus si appella ora.
PERCHE’ LA PENALIZZAZIONE DI 15 PUNTI La Corte d’Appello spiega di essere andata oltre le richieste del procuratore Chiné anche tenendo conto di alcuni precedenti. Non solo: “Quanto alla sanzione, essa deve tenere conto della particolare gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione che il quadro probatorio emerso è in grado di dimostrare”. Nel caso della Juventus, spiegano i giudici, sono gli stessi dirigenti che la definiscono “brutta” e che prendono come riferimento addirittura lo scandalo Calciopoli che portò nel 2006 alla retrocessione in Serie B. I 9 punti chiesti dalla Procura, dunque, non erano sufficienti a ristabilire l’integrità della competizione sportiva: “Una sanzione deve essere proporzionata anche all’inevitabile alterazione del risultato sportivo che ne è conseguito, tentando di rimediare ad una tale alterazione” (pagina 34). Da qui la stangata.
FEDERAZIONE ITALIANA GIUOCO CALCIO
Decisione/0063/CFA-2022-202322-2023
Registro procedimenti n. 0077/CFA/2022-2023
LA CORTE FEDERALE D’APPELLO
SEZIONI UNITE
composta dai Sigg.ri:
Mario Luigi Torsello - Presidente
Salvatore Lombardo - Componente
Mauro Mazzoni - Componente
Claudio Teodori - Componente
Vincenzo Barbieri - Componente
Domenico Luca Scordino - Componente (Relatore)
Alberto Falini - Componente (Relatore)
ha pronunciato la seguente
DECISIONE
sul ricorso n. 0077/CFA/2022-2023 proposto dalla Procura federale in data 22.12.2022, ai sensi dell'art. 63 C.G.S., per la revocazione parziale della decisione della Corte federale di Appello, Sezioni Unite, n. 0089/CFA-2021-2022 del 27 maggio 2022.
Visto il ricorso e i relativi allegati;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatori nell’udienza del 20 gennaio 2023, tenutasi anche in videoconferenza, il Cons. Domenico Luca Scordino e il Cons. Alberto Falini; udito il Cons. Giuseppe Chinè per la Procura federale; uditi altresì per le parti resistenti i seguenti rappresentanti: gli avv.ti prof. Maurizio Bellacosa, Nicola Apa e Davide Sangiorgio, unitamente al prof. Lorenzo Pozza (consulente tecnico) per la FC Juventus S.p.A. (e relativi amministratori e/o dirigenti); l’avv. Marco Antonio Del Ben, unitamente al dott. Marco Bigliardi (consulente tecnico) per il Parma Calcio 1913 S.r.l.; l’avv. Vittorio Rigo per la U.C. Sampdoria S.p.A. (e relativi amministratori e/o dirigenti) e per l’Empoli F.C. S.p.A. (e relativi amministratori e/o dirigenti); l’avv. Mattia Grassani per il Pisa Sporting Club S.r.l. (e relativi amministratori e/o dirigenti), per il Genoa CFC S.p.A. (e relativi amministratori e/o dirigenti) e altresì per gli ex amministratori e dirigenti del Parma Calcio 1913 S.r.l.; l’avv. Flavia Tortorella per il Delfino Pescara 1936 S.p.A. (e relativi amministratori e/o dirigenti); gli avv.ti Christian Peretti e Alex Casella per la FC Provercelli 1892 S.r.l.; nonché infine l’avv. Eduardo Chiacchio per il Novara Calcio S.p.A. (quest’ultimo costituitosi in udienza).
Presenti, inoltre, personalmente in udienza, Gianluca Ferrero, Federico Cherubini, Cesare Gabasio (FC Juventus S.p.A.), Massimo Ienca (Sampdoria S.p.A.), Rebecca Corsi (Empoli F.C.), Diodato Abagnara (Genoa CFC), Giovanni Corrado e Giuseppe Corrado (Pisa Sporting Club).
RITENUTO IN FATTO
Con atto di deferimento prot. 7506/233pf21-22/GC/GR/blp del giorno 1.4.2022, la Procura federale deferiva al Tribunale federale nazionale - sezione disciplinare i soggetti e le società che seguono:
1. Il Sig. Fabio Paratici, Chief Football Officer della società FC Juventus Spa nelle stagioni sportive dalla 2018/2019 alla 2020/2021, dotato di poteri di rappresentanza della Società, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per aver sottoscritto le seguenti variazioni di tesseramento ed i relativi accordi di cessione: in data 28 gennaio 2021 trasferimento di Elia Petrelli al prezzo di € 8.000.000; in data 28 gennaio 2021 trasferimento di Manolo Portanova al prezzo di € 10.000.000; in data 28 gennaio 2021 trasferimento di Nicolò Rovella al prezzo di € 18.000.000; in data 11 gennaio 2021 trasferimento di Kevin Monzialo al prezzo di € 2.500.000; in data 21 gennaio 2021 trasferimento di Christopher Lungoyi al prezzo di € 2.500.000; in data 27 gennaio 2021 trasferimento di Franco Daryl Tongya Heubang al prezzo di € 8.000.000; in data 27 gennaio 2021 trasferimento di Marley Ake’ al prezzo di € 8.000.000; in data 15 gennaio 2021 trasferimento di Giulio Parodi al prezzo di € 1.320.000; in data 15 gennaio 2021 trasferimento di Davide De Marino al prezzo di € 1.500.000; in data 30 giugno 2020 trasferimento di Mamadou Kaly Sene al prezzo di € 4.000.000; in data 30 giugno 2020 trasferimento di Albian Hajdari al prezzo di € 4.380.000; in data 14 luglio 2020 trasferimento di Felix Victor Anlong Nzouango Bikien al prezzo di € 1.900.000; in data 31 gennaio 2020 trasferimento di Eric Lanini al prezzo di € 2.385.000; in data 31 gennaio 2020 trasferimento di Alessandro Minelli al prezzo di € 2.910.000; in data 24 gennaio 2020 trasferimento di Edoardo Masciangelo al prezzo di € 2.336.000; in data 24 gennaio 2020 trasferimento di Matteo Luigi Brunori al prezzo di € 2.850.000; in data 28 giugno 2020 (accordo preliminare) trasferimento di Leonardo Loria al prezzo di € 2.500.000; in data 28 giugno 2020 (accordo preliminare) trasferimento di Stefano Gori al prezzo di € 3.200.000; in data 29 gennaio 2019 trasferimento di Emil Audero al prezzo di € 20.000.000; in data 29 gennaio 2019 trasferimento di Daouda Peeters al prezzo di € 4.000.000; in data 31 luglio 2019 trasferimento di Erasmo Mulé al prezzo di € 3.500.000; in data 29 gennaio 2020 trasferimento di Nicolò Francofonte al prezzo di € 1.700.000; in data 29 gennaio 2020 trasferimento di Erik Gerbi al prezzo di € 1.300.000; in data 29 gennaio 2020 trasferimento di Matteo Stoppa al prezzo di € 1.000.000; in data 29 gennaio 2020 trasferimento di Giacomo Vrioni al prezzo di € 4.000.000; in data 30 giugno 2019 trasferimento di Andrea Adamoli al prezzo di € 500.000; in data 13 luglio 2019 trasferimento di Leonardo Mancuso al prezzo di € 4.500.000; in data 30 giugno 2019 trasferimento di Marco Olivieri al prezzo di € 2.400.000; in data 24 gennaio 2020 trasferimento di Matheus Pereira Da Silva al prezzo di € 8.000.000; in data 24 gennaio 2020 trasferimento di Alejandro José Marques Mendez al prezzo di € 8.200.000; in data 30 giugno 2020 trasferimento di Pablo Moreno Taboada al prezzo di € 10.000.000; in data 30 giugno 2020 trasferimento di Felix Alexandre Andrade Sanches Correia al prezzo di € 10.508.800; indicando in tutti un corrispettivo superiore al reale, in attuazione di un unico disegno finalizzato a commettere le condotte illecite ascritte ai Consiglieri di Amministrazione della Società;
2. Il Sig. Federico Cherubini, Head of Football Teams & T.A. della società FC Juventus Spa nelle stagioni sportive 2019/2020 e 2020/2021, dotato di poteri di rappresentanza della Società, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31, comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per aver sottoscritto le seguenti variazioni di tesseramento ed i relativi accordi di cessione: in data 11 settembre 2020 trasferimento di Tommaso Barbieri al prezzo di € 1.400.000; in data 31 gennaio 2020 trasferimento di Rafael Alexandre Bandeira Da Fonseca al prezzo di € 1.500.000; in data 11 settembre 2020 trasferimento di Francesco Lamanna al prezzo di € 900.000 indicando in tutti un corrispettivo superiore al reale, in attuazione di un unico disegno finalizzato a commettere le condotte illecite ascritte ai Consiglieri di Amministrazione della Società;
3. Il Sig. Andrea Agnelli, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società FC Juventus Spa dal 25 ottobre 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per aver redatto, sottoscritto ed approvato, in concorso con gli altri amministratori, le situazioni trimestrali al 31.03.2019, 31.03.2020, 31.03.2021, le situazioni semestrali al 31.12.2019 e 31.12.2020 ed i Bilanci al 30.06.2019 e 30.06.2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 60.376.449 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 59.398.800, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre;
4. Il Sig. Pavel Nedved, Consigliere di Amministrazione della società FC Juventus Spa dal 25 ottobre 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, le situazioni trimestrali al 31.03.2019, 31.03.2020, 31.03.2021, le situazioni semestrali al 31.12.2019 e 31.12.2020 ed i Bilanci al 30.06.2019 e 30.06.2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 60.376.449 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 59.398.800, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
5. Il Sig. Enrico Vellano, Consigliere di Amministrazione della società FC Juventus Spa dal 25 ottobre 2018 la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, le situazioni trimestrali al 31.03.2019, 31.03.2020, 31.03.2021, le situazioni semestrali al 31.12.2019 e 31.12.2020 ed i Bilanci al 30.06.2019 e 30.06.2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 60.376.449 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 59.398.800, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
6. Il Sig. Paolo Garimberti, Consigliere di Amministrazione della società FC Juventus Spa dal 25 ottobre 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, le situazioni trimestrali al 31.03.2019, 31.03.2020, 31.03.2021, le situazioni semestrali al 31.12.2019 e 31.12.2020 ed i Bilanci al 30.06.2019 e 30.06.2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 60.376.449 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 59.398.800, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
7. La Sig.ra Assia Grazioli-Venier, Consigliere di Amministrazione della società FC Juventus Spa dal 25 ottobre 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, le situazioni trimestrali al 31.03.2019, 31.03.2020, 31.03.2021, le situazioni semestrali al 31.12.2019 e 31.12.2020 ed i Bilanci al 30.06.2019 e 30.06.2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 60.376.449 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 59.398.800, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
8. Il Sig. Maurizio Arrivabene, Consigliere di Amministrazione della società FC Juventus Spa dal 25 ottobre 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, le situazioni trimestrali al 31.03.2019, 31.03.2020, 31.03.2021, le situazioni semestrali al 31.12.2019 e 31.12.2020 ed i Bilanci al 30.06.2019 e 30.06.2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 60.376.449 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 59.398.800, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
9. La Sig.ra Caitlin Mary Hughes, Consigliere di Amministrazione della società FC Juventus Spa dal 25 ottobre 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, le situazioni trimestrali al 31.03.2019, 31.03.2020, 31.03.2021, le situazioni semestrali al 31.12.2019 e 31.12.2020 ed i Bilanci al 30.06.2019 e 30.06.2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 60.376.449 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 59.398.800, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
10. La Sig.ra Daniela Marilungo, Consigliere di Amministrazione della società FC Juventus Spa dal 25 ottobre 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, le situazioni trimestrali al 31.03.2019, 31.03.2020, 31.03.2021, le situazioni semestrali al 31.12.2019 e 31.12.2020 ed i Bilanci al 30.06.2019 e 30.06.2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 60.376.449 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 59.398.800, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
11. Il Sig. Francesco Roncaglio, Consigliere di Amministrazione della società FC Juventus Spa dal 25 ottobre 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, le situazioni trimestrali al 31.03.2019, 31.03.2020, 31.03.2021, le situazioni semestrali al 31.12.2019 e 31.12.2020 ed i Bilanci al 30.06.2019 e 30.06.2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 60.376.449 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 59.398.800, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
12. Il Sig. Massimo Ienca, Segretario Generale della società UC Sampdoria nelle stagioni sportive 2018/2019 e 2019/2020, dotato di poteri di rappresentanza della Società, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per aver sottoscritto le seguenti variazioni di tesseramento ed i relativi accordi di cessione: in data 28 giugno 2019 trasferimento di Maxime Leverbe al prezzo di € 000; in data 29 giugno 2019 trasferimento di David Ivan al prezzo di € 900.000; in data 29 gennaio 2019 trasferimento di Daouda Peeters al prezzo di € 4.000.000; in data 31 luglio 2019 trasferimento di Erasmo Mulé al prezzo di € 3.500.000; in data 29 gennaio 2019 trasferimento di Emil Audero al prezzo di € 20.000.000;in data 29 gennaio 2020 trasferimento di Giacomo Vrioni al prezzo di € 4.000.000; in data 29 gennaio 2020 trasferimento di Nicolò Francofonte al prezzo di € 1.700.000; in data 29 gennaio 2020 trasferimento di Erik Gerbi al prezzo di € 1.300.000; in data 29 gennaio 2020 trasferimento di Matteo Stoppa al prezzo di € 1.000.000 indicando in tutti un corrispettivo superiore al reale, in attuazione di un unico disegno finalizzato a commettere le condotte illecite ascritte ai Consiglieri di Amministrazione della Società;
13. Il Massimo Ferrero, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società UC Sampdoria dal 28 dicembre 2018 al 27 dicembre 2021, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per aver redatto, sottoscritto ed approvato, in concorso con gli altri amministratori, i Bilanci al 31 dicembre 2019 e 31 dicembre 2020, le situazioni semestrali al 30 giugno 2019 e 30 giugno 2020 nonché le situazioni trimestrali al 31 marzo 2019, 31 marzo 2020 e 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 11.150.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 3.350.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio e di ciascun semestre;
14. Il Antonio Romei, Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione della società UC Sampdoria dal 28 dicembre 2018 al 6 agosto 2020, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probitzoà di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori il Bilancio al 31 dicembre 2019, la situazione semestrale al 30 giugno 2019 nonché le situazioni trimestrali al 31 marzo 2019 e 31 marzo 2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 11.150.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 3.350.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
15. Il Sig. Paolo Fiorentino, Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione dal 28 dicembre 2018 fino al 6 agosto 2020 e Consigliere dal 7 agosto 2020 della società UC Sampdoria, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori i Bilanci al 31 dicembre 2019 e 31 dicembre 2020, le situazioni semestrali al 30 giugno 2019 e 30 giugno 2020 nonché le situazioni trimestrali al 31 marzo 2019, 31 marzo 2020 e 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi €11.150.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 350.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
16. Il Sig. Paolo Repetto, Consigliere della società UC Sampdoria dal 28 dicembre 2018 al 6 agosto 2020, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori il Bilancio al 31 dicembre 2019, la situazione semestrale al 30 giugno 2019 nonché le situazioni trimestrali al 31 marzo 2019 e 31 marzo 2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi €150.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 3.350.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
17. Il Sig. Adolfo Praga, Consigliere della società UC Sampdoria dal 28 dicembre 2018 al 6 agosto 2020, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori il Bilancio al 31 dicembre 2019 nonché le situazioni trimestrali al 31 marzo 2019 e 31 marzo 2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 11.150.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 350.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
18. Il Sig. Gianluca Tognozzi, Consigliere della società UC Sampdoria dal 28 dicembre 2018 al 6 agosto 2020, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori il Bilancio al 31 dicembre 2019, la situazione semestrale al 30 giugno 2019 nonché le situazioni trimestrali al 31 marzo 2019 e 31 marzo 2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi €150.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 3.350.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
19. Il Sig. Giovanni Invernizzi, Consigliere della società UC Sampdoria dal 28 dicembre 2018 al 6 agosto 2020, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori il Bilancio al 31 dicembre 2019, la situazione semestrale al 30 giugno 2019 nonché le situazioni trimestrali al 31 marzo 2019 e 31 marzo 2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi €150.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 3.350.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
20. Il Sig. Giuseppe Profiti, Consigliere della società UC Sampdoria dal 7 agosto 2020, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori la situazione trimestrale al 31.03.2021, le situazione semestrale al 30.06.2020 ed il Bilancio al 31.12.2020 della società ove sono contabilizzate immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 350.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
21. Il Sig. Enrico Castanini, Consigliere della società UC Sampdoria dal 7 agosto 2020, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori la situazione trimestrale al 31.03.2021, le situazione semestrale al 30.06.2020 ed il Bilancio al 31.12.2020 della società ove sono contabilizzate immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 350.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
22. Il Sig. Gianluca Vidal, Consigliere della società UC Sampdoria dal 7 agosto 2020, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori la situazione trimestrale al 31.03.2021, le situazione semestrale al 30.06.2020 ed il Bilancio al 31.12.2020 della società ove sono contabilizzate immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 350.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
23. Il Sig. Aurelio De Laurentiis, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società SSC Napoli dal 25 ottobre 2019, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per: a) aver sottoscritto le seguenti variazioni di tesseramento ed i relativi accordi di cessione: in data 28 luglio 2020 trasferimento di Orestis Karnezis al prezzo di € 128.205,13; in data 28 luglio 2020 trasferimento di Luigi Liguori al prezzo di € 4.071.246,82; in data 28 luglio 2020 trasferimento di Claudio Manzi al prezzo di € 4.021.761,59; in data 28 luglio 2020 trasferimento di Ciro Palmieri al prezzo di € 7.026.348,81; in data 28 luglio 2020 trasferimento di Victor James Osimhen al prezzo di € 71.246.819,34 indicando in tutti un corrispettivo superiore al reale, in attuazione di un unico disegno finalizzato a commettere le condotte illecite di cui al punto b) che segue e quelle ascritte ai Consiglieri di Amministrazione; b) aver redatto, sottoscritto ed approvato, in concorso con gli altri amministratori, la situazione semestrale al 31 dicembre 2020 nonché la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 19.330.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 21.250.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine del trimestre e del semestre;
24. La Sig.ra Jacqueline Marie Baudit, Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione della società SSC Napoli dal 25 ottobre 2019, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 e la situazione semestrale al 31 dicembre 2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 19.330.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 21.250.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine del trimestre e del semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
25. Il Edoardo De Laurentiis, Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione della società SSC Napoli dal 25 ottobre 2019, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 e la situazione semestrale al 31 dicembre 2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 19.330.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 21.250.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla del trimestre e del semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
26. Il Sig.ra Valentina De Laurentiis, Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione della società SSC Napoli dal 25 ottobre 2019, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 e la situazione semestrale al 31 dicembre 2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 19.330.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 21.250.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla del trimestre e del semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
27. Il Sig. Andrea Chiavelli, Amministratore Delegato della società SSC Napoli dal 25 ottobre 2019, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per aver redatto ed approvato, in concorso con gli altri amministratori, la situazione semestrale al 31 dicembre 2020 nonché la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 330.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 21.250.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla del trimestre e del semestre;
28. Il Franco Smerieri, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società FC Pro Vercelli 1892 dal 24 settembre 2020, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per aver redatto, sottoscritto ed approvato, in concorso con gli altri amministratori, la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 1.350.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 1.270.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine del trimestre;
29. La Sig.ra Anita Angiolini, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società FC Pro Vercelli 1892 dal 6 agosto 2020 al 24 settembre 2020 e Vice Presidente dal 25 settembre 2020, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver sottoscritto le seguenti variazioni di tesseramento ed i relativi accordi di cessione: . in data 15 gennaio 2021 trasferimento di Davide De Marino al prezzo di € 1.500.000; in data 15 gennaio 2021 trasferimento di Giulio Parodi al prezzo di € 1.320.000; indicando in tutti un corrispettivo superiore al reale, in attuazione di un unico disegno finalizzato a commettere le condotte illecite di cui al punto b) che segue e quelle ascritte ai Consiglieri di Amministrazione; b) redatto ed approvato, in concorso con gli altri amministratori, la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 350.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 1.270.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine del trimestre;
30. Il Sig. Paolo Pinciroli, Amministratore Delegato della società FC Pro Vercelli 1892 dal 24 settembre 2020, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per aver redatto, sottoscritto ed approvato, in concorso con gli altri amministratori, la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 1.350.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 1.270.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine del trimestre;
31. Il Enrico Preziosi, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società Genoa CFC dal 28 aprile 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, il Bilancio al 31 dicembre 2020 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 della società ove è contabilizzata la rivalutazione del diritto Rovella in eccedenza per complessivi € 12.005.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 15.000.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine del trimestre e del semestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
32. Il Sig. Giovanni Blondet, Vice Presidente della società Genoa CFC dal 28 aprile 2018 al 28 novembre 2021, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, il Bilancio al 31 dicembre 2020 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 della società ove è contabilizzata la rivalutazione del diritto Rovella in eccedenza per complessivi € 005.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 15.000.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine del trimestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
33. Il Sig. Alessandro Zarbano, Amministratore Delegato della società Genoa CFC dal 28 aprile 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver sottoscritto le seguenti variazioni di tesseramento ed i relativi accordi di cessione: in data 28 gennaio 2021 trasferimento di Nicolò Rovella al prezzo di € 000.000; in data 28 gennaio 2021 trasferimento di Elia Petrelli al prezzo di € 8.000.000; in data 28 gennaio 2021 trasferimento di Manolo Portanova al prezzo di € 10.000.000; indicando in tutti un corrispettivo superiore al reale, in attuazione di un unico disegno finalizzato a commettere le condotte illecite di cui al punto b) che segue e quelle ascritte ai Consiglieri di Amministrazione; b) aver redatto, sottoscritto ed approvato, in concorso con gli altri amministratori, il Bilancio al 31 dicembre 2020 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 della società ove è contabilizzata la rivalutazione del diritto Rovella in eccedenza per complessivi € 12.005.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 15.000.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine del trimestre;
34. Il Sig. Diodato Abagnara, Consigliere di Amministrazione della società Genoa CFC dal 28 aprile 2018 al 28 novembre 2021, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, il Bilancio al 31 dicembre 2020 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 della società ove è contabilizzata la rivalutazione del diritto Rovella in eccedenza per complessivi € 005.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 15.000.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine del trimestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
35. Il Luca Carra, Amministratore delegato della società Parma Calcio 1913 dal 9 novembre 2018 al 18 settembre 2020, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 e 2 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver sottoscritto le seguenti variazioni di tesseramento ed i relativi accordi di cessione: in data 31 gennaio 2020 trasferimento di Alessandro Minelli al prezzo di € 2.910.000; in data 31 gennaio 2020 trasferimento di Eric Lanini al prezzo di € 2.385.000; in data 31 gennaio 2019 trasferimento di Paolo Napoletano al prezzo di € 1.000.000; in data 29 giugno 2019 trasferimento di Cristian Galano al prezzo di € 2.000.000; in data 29 giugno 2019 trasferimento di Fabian Pavone al prezzo di € 1.800.000; in data 29 giugno 2019 trasferimento di Alessandro Martella al prezzo di € 500.000; in data 1 agosto 2019 trasferimento di Matteo Luigi Brunori al prezzo di € 1.000.000; in data 31 gennaio 2020 trasferimento di Marco D’Aloia al prezzo di € 2.800.000; in data 31 gennaio 2020 trasferimento di Simone Madonna al prezzo di € 1.000.000; in data 31 gennaio 2020 trasferimento di Davide Cipolletti al prezzo di € 1.200.000; in data 31 gennaio 2020 trasferimento di Stefano Palmucci al prezzo di € 3.000.000 indicando in tutti un corrispettivo superiore al reale, in attuazione di un unico disegno finalizzato a commettere le condotte illecite di cui al punto b) che segue e quelle ascritte ai Consiglieri di Amministrazione; b) aver redatto ed approvato, in concorso con gli altri amministratori, il Bilancio al 30 giugno 2019, la situazione semestrale al 31 dicembre 2019 nonché la situazione trimestrale al 31 marzo 2019 e al 31 marzo 2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 7.960.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 9.085.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio e di ciascun semestre così da ottenere la Licenza Nazionale e l’iscrizione al campionato della stagione 2020/2021 in assenza dei requisiti previsti dalla normativa federale;
36. Il Sig. Marco Ferrari, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società Nuovo Inizio Srl, incorporante della Parma Calcio 1913, dal 17/01/2020, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 commi 1 e 2 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per aver redatto, sottoscritto ed approvato, in concorso con gli altri amministratori, il Bilancio al 30 giugno 2020 della società ove sono contabilizzate immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 9.085.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine dell’esercizio così da ottenere la Licenza Nazionale e l’iscrizione al campionato della stagione 2020/2021 in assenza dei requisiti previsti dalla normativa federale;
37. Il Sig. Pietro Pizzarotti, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società Parma Calcio 1913 dal 9 novembre 2018 al 18 settembre 2020, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 commi 1 e 2 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per aver redatto, sottoscritto ed approvato, in concorso con gli altri amministratori, il Bilancio al 30 giugno 2019, la relazione semestrale al 31 dicembre 2019 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2019 e al 31 marzo 2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 7.960.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 9.085.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine dell’esercizio così da ottenere la Licenza Nazionale e l’iscrizione al campionato della stagione 2020/2021 in assenza dei requisiti previsti dalla normativa federale;
38. Il Giacomo Malmesi, Consigliere di Amministrazione della società Parma Calcio 1913 dal 9 novembre 2018 al 18 settembre 2020 e della società incorporante Nuovo Inizio srl dal 17/01/2020, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 commi 1 e 2 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, le situazioni trimestrali al 31 marzo 2019 e 31 marzo 2020, la situazione semestrale al 31 dicembre 2019 ed i Bilanci al 30 giugno 2019 e 30 giugno 2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 7.960.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 9.085.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre così da ottenere la Licenza Nazionale e l’iscrizione al campionato della stagione 2020/2021 in assenza dei requisiti previsti dalla normativa federale; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
39. Il Sig. Paolo Piva, Consigliere di Amministrazione della società Parma Calcio 1913 dal 9 novembre 2018 al 18 settembre 2020, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 commi 1 e 2 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, le situazioni trimestrali al 31 marzo 2019 e 31 marzo 2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 960.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 9.085.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre così da ottenere la Licenza Nazionale e l’iscrizione al campionato della stagione 2020/2021 in assenza dei requisiti previsti dalla normativa federale; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
40. Il Marco Tarantino, Consigliere di Amministrazione della società Parma Calcio 1913 dal 9 novembre 2018 al 18 settembre 2020, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 commi 1 e 2 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, le situazioni trimestrali al 31 marzo 2019 e 31 marzo 2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 7.960.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 9.085.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine di ciascun esercizio, di ciascun trimestre e di ciascun semestre così da ottenere la Licenza Nazionale e l’iscrizione al campionato della stagione 2020/2021 in assenza dei requisiti previsti dalla normativa federale; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
41. Il Sig. Giovanni Corrado, Amministratore Delegato della società Pisa Sporting Club dal 20 giugno 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 commi 1 e 2 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per: a) aver sottoscritto le seguenti variazioni di tesseramento ed i relativi accordi di cessione: . in data 28 giugno 2020 (accordo preliminare) trasferimento di Stefano Gori al prezzo di € 200.000; . in data 28 giugno 2020 (accordo preliminare) trasferimento di Leonardo Loria al prezzo di € 2.500.000; indicando in tutti un corrispettivo superiore al reale, in attuazione di un unico disegno finalizzato a commettere le condotte illecite di cui al punto b) che segue e quelle ascritte ai Consiglieri di Amministrazione; b) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, il Bilancio al 30 giugno 2020, la relazione semestrale al 31 dicembre 2020 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 1.200.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 2.100.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine dell’esercizio e del trimestre così da ottenere la Licenza Nazionale e l’iscrizione al campionato della stagione 2020/2021 in assenza dei requisiti previsti dalla normativa federale;
42. Il Sig. Giuseppe Corrado, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società Pisa Sporting Club dal 20 giugno 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 commi 1 e 2 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per aver redatto sottoscritto ed approvato, in concorso con gli altri amministratori, il Bilancio al 30 giugno 2020, la relazione semestrale al 31 dicembre 2020 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 1.200.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 100.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine dell’esercizio, del semestre e del trimestre così da ottenere la Licenza Nazionale e l’iscrizione al campionato della stagione 2020/2021 in assenza dei requisiti previsti dalla normativa federale;
43. La Sig.ra Raffaella Viscardi, Amministratore Delegato della società Pisa Sporting Club dal 20 giugno 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 commi 1 e 2 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, il Bilancio al 30 giugno 2020, la situazione semestrale al 31 dicembre 2020 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 1.200.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 2.100.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine dell’esercizio e del trimestre così da ottenere la Licenza Nazionale e l’iscrizione al campionato della stagione 2020/2021 in assenza dei requisiti previsti dalla normativa federale; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
44. La sig.ra Julie Michelle Harper, Consigliere di Amministrazione della società Pisa Sporting Club dal 20 gennaio 2021, la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, la situazione semestrale al 31 dicembre 2020 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 2.100.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine dell’esercizio e del trimestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
45. Il Sig. Alexander Knaster, Consigliere di Amministrazione della società Pisa Sporting Club dal 20 gennaio 2021, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, la situazione semestrale al 31 dicembre 2020 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 2.100.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine dell’esercizio e del trimestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
46. Il Sig. Marco Lippi, Consigliere di Amministrazione della società Pisa Sporting Club dal 20 gennaio 2021, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, la situazione semestrale al 31 dicembre 2020 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 2.100.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine dell’esercizio e del trimestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
47. Il Sig. Mirko Paletti, Consigliere di Amministrazione della società Pisa Sporting Club dal 20 giugno 2018 al 20 gennaio 2021, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 commi 1 e 2 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, il Bilancio al 30 giugno 2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 1.200.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 2.100.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine dell’esercizio e del trimestre così da ottenere la Licenza Nazionale e l’iscrizione al campionato della stagione 2020/2021 in assenza dei requisiti previsti dalla normativa federale; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
48. Il Sig. Giovanni Polvani, Consigliere di Amministrazione della società Pisa Sporting Club dal 20 giugno 2018 al 20 gennaio 2021, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 commi 1 e 2 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, il Bilancio al 30 giugno 2020 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 1.200.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 2.100.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine dell’esercizio e del trimestre così da ottenere la Licenza Nazionale e l’iscrizione al campionato della stagione 2020/2021 in assenza dei requisiti previsti dalla normativa federale; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
49. Il Sig. Stuart Grant Thomson, Consigliere di Amministrazione della società Pisa Sporting Club dal 20 gennaio 2021, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, la situazione semestrale al 31 dicembre 2020 della società ove sono contabilizzate immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 100.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine dell’esercizio e del trimestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
50. Il Sig. Stephen Gauci, Consigliere di Amministrazione della società Pisa Sporting Club dal 11 maggio 2021, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 2.100.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine dell’esercizio e del trimestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
51. Il Pietro Accardi, Direttore Sportivo della società Empoli FC nella stagione sportiva 2018/2019, dotato di poteri di rappresentanza della Società, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale, per aver sottoscritto le seguenti variazioni di tesseramento ed i relativi accordi di cessione: in data 30 giugno 2019 trasferimento di Marco Olivieri al prezzo di € 2.400.000; in data 30 giugno 2019 trasferimento di Andrea Adamoli al prezzo di € 500.000; indicando in tutti un corrispettivo superiore al reale, in attuazione di un unico disegno finalizzato a commettere le condotte illecite ascritte ai Consiglieri di Amministrazione della Società;
52. Il Sig. Francesco Ghelfi, Amministratore Delegato della società Empoli FC dal 30 agosto 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver sottoscritto in data 13 luglio 2019 la variazione di tesseramento ed il relativo accordo di cessione del diritto alle prestazioni del calciatore Leonardo Mancuso, indicando un corrispettivo pari a € 4.500.000, superiore al reale, in attuazione di un unico disegno finalizzato a commettere le condotte illecite di cui al punto b) che segue e quelle ascritte ai Consiglieri di Amministrazione; b) aver redatto ed approvato, in concorso con gli altri amministratori, il Bilancio al 30 giugno 2019 e al 30 giugno 2020, la relazione semestrale al 31 dicembre 2019 e 31 dicembre 2020 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2020 e 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 900.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 1.900.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine dell’esercizio, del semestre e del trimestre;
53. Il Sig. Fabrizio Corsi, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società Empoli FC dal 30 agosto 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver redatto ed approvato, in concorso con gli altri amministratori, il Bilancio al 30 giugno 2019 e al 30 giugno 2020, la relazione semestrale al 31 dicembre 2019 e 31 dicembre 2020 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2020 e 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 900.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 1.900.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine dell’esercizio, del semestre e del trimestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
54. La Sig.ra Rebecca Corsi, Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione della società Empoli FC dal 30 agosto 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver redatto ed approvato, in concorso con gli altri amministratori, il Bilancio al 30 giugno 2019 e al 30 giugno 2020, la relazione semestrale al 31 dicembre 2019 e 31 dicembre 2020 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2020 e 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 1.900.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine dell’esercizio, del semestre e del trimestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
55. Il Luca Campedelli, Amministratore Unico della società AC Chievo Verona dal 27 marzo 2019 al 25 settembre 2020 e dal 20 settembre 2021, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver sottoscritto le seguenti variazioni di tesseramento ed i relativi accordi di cessione: in data 28 giugno 2019 trasferimento di Maxime Leverbe al prezzo di € 600.000; . in data 29 giugno 2019 trasferimento di David Ivan al prezzo di € 900.000 indicando in tutti un corrispettivo superiore al reale, in attuazione di un unico disegno finalizzato a commettere le condotte illecite di cui al punto b) che segue e quelle di seguito ascritte al Sig. Giuseppe Campedelli; b) aver redatto e sottoscritto la relazione semestrale al 31 dicembre 2019 e la relazione trimestrale al 31.03.2020 della società ove sono contabilizzate immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 1.100.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine del semestre e del trimestre;
56. Il Sig. Giuseppe Campedelli, Amministratore Unico della società AC Chievo Verona dal 25 settembre 2020 al 19 settembre 2021, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per aver redatto e sottoscritto il Bilancio al 30 giugno 2020, la relazione semestrale al 31 dicembre 2020 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 1.100.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine dell’esercizio, del semestre e del trimestre;
57. Il Sig. Orlando Urbano, Consigliere di amministrazione della società Novara Calcio dal 30/12/2019 al 05/11/2020, dotato di poteri di rappresentanza della Società, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per aver sottoscritto le seguenti variazioni di tesseramento ed i relativi accordi di cessione: in data 11 settembre 2020 trasferimento di Tommaso Barbieri al prezzo di € 400.000; in data 11 settembre 2020 trasferimento di Francesco Lamanna al prezzo di € 900.000 indicando in tutti un corrispettivo superiore al reale, in attuazione di un unico disegno finalizzato a commettere le condotte illecite ascritte ai Consiglieri di Amministrazione della Società;
58. Il Sig. Maurizio Rullo, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società Novara Calcio dal 5 novembre 2020, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per aver redatto, sottoscritto ed approvato, in concorso con gli altri amministratori, la relazione semestrale al 31 dicembre 2020 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 900.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine del semestre e del trimestre;
59. Il Sig. Daniele Sebastiani, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società Delfino Pescara 1936 dal 29 agosto 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver sottoscritto le seguenti variazioni di tesseramento ed i relativi accordi di cessione: in data 31 gennaio 2019 trasferimento di Paolo Napoletano al prezzo di € 000.000; in data 29 giugno 2019 trasferimento di Cristian Galano al prezzo di € 2.000.000; in data 29 giugno 2019 trasferimento di Fabian Pavone al prezzo di € 1.800.000; in data 29 giugno 2019 trasferimento di Alessandro Martella al prezzo di € 500.000; in data 1 agosto 2020 trasferimento di Matteo Luigi Brunori al Parma al prezzo di € 1.000.000; in data 31 gennaio 2020 trasferimento di Marco D’Aloia al prezzo di € 2.800.000; in data 31 gennaio 2020 trasferimento di Simone Madonna al prezzo di € 1.000.000; in data 31 gennaio 2020 trasferimento di Davide Cipolletti al prezzo di € 1.200.000; in data 31 gennaio 2020 trasferimento di Stefano Palmucci al prezzo di € 3.000.000; in data 24 gennaio 2020 trasferimento di Edoardo Masciangelo al prezzo di € 2.300.000; in data 24 gennaio 2020 trasferimento di Matteo Luigi Brunori alla Juventus al prezzo di € 2.850.000; indicando in tutti un corrispettivo superiore al reale, in attuazione di un unico disegno finalizzato a commettere le condotte illecite di cui al punto b) che segue e quelle ascritte ai Consiglieri di Amministrazione; b) aver redatto, sottoscritto ed approvato, in concorso con gli altri amministratori, il Bilancio di esercizio al 30 giugno 2019 e 30 giugno 2020, la relazione semestrale al 31dicembre 2019 e 31 dicembre 2020 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2019, 31 marzo 2020 e 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 8.765.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 6.536.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine dell’esercizio, del semestre e del trimestre;
60. Il Sig. Gabriele Bankowski, Consigliere di Amministrazione della società Delfino Pescara 1936 dal 29 agosto 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, il Bilancio di esercizio al 30 giugno 2019 e 30 giugno 2020, la relazione semestrale al 31 dicembre 2019 e 31 dicembre 2020 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2020 e 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 8.765.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 6.536.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine del semestre e del trimestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
61. Il Sig. Roberto Druda, Consigliere di Amministrazione della società Delfino Pescara 1936 dal 29 agosto 2018, per la violazione dell’obbligo di osservanza delle norme federali nonché dei doveri di lealtà, correttezza e probità di cui all’art. 4, comma 1 e dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva, anche in relazione all'art. 19 dello statuto federale per: a) aver approvato, in concorso con gli altri amministratori, il Bilancio di esercizio al 30 giugno 2019 e 30 giugno 2020, la relazione semestrale al 31 dicembre 2019 e 31 dicembre 2020 e la situazione trimestrale al 31 marzo 2019, 31 marzo 2020 e 31 marzo 2021 della società ove sono contabilizzate plusvalenze fittizie per complessivi € 765.000 e immobilizzazioni immateriali di valore superiore al massimo consentito dalle norme che regolano i Bilanci delle società di capitali per complessivi € 6.536.000, condotte finalizzate a far apparire risultati economici superiori al reale (maggiori utili o minori perdite) e un Patrimonio Netto superiore a quello realmente esistente alla fine del semestre e del trimestre; b) non aver posto in essere, in adempimento dell’obbligo di agire informato ed esprimere dissenso rispetto ad irregolarità amministrative della gravità descritta al punto a), condotte idonee a rilevare l’alterazione dei conti sociali e apportare le dovute correzioni agli stessi;
62. La società FC Juventus Spa a titolo di responsabilità: a) propria ai sensi dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per avere alterato sistematicamente i documenti contabili depositati presso la Co.Vi.So.C. a partire almeno dalla situazione trimestrale al 31 marzo 2019 ed almeno fino alla situazione trimestrale al 31 marzo 2021; b) diretta ai sensi dell’art. art. 6, comma 1, del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per gli atti e comportamenti posti in essere dai ri Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Fabio Paratici e Federico Cherubini, così come riportati nei precedenti capi di incolpazione; c) oggettiva ai sensi dell’art. art. 6, comma 2, del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per gli atti e comportamenti posti in essere dai Sigg.ri Vellano, Garimberti, Grazioli-Venier, Arrivabene, Hughes, Marilungo e Roncaglio, così come riportati nei precedenti capi di incolpazione;
63. La società UC Sampdoria Spa a titolo di responsabilità: a) propria ai sensi dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per avere alterato sistematicamente i documenti contabili depositati presso la Co.Vi.So.C. a partire almeno dalla situazione trimestrale al 31 marzo 2019 ed almeno fino alla situazione trimestrale al 31 marzo 2021; b) diretta ai sensi dell’art. art. 6, comma 1, del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per gli atti e comportamenti posti in essere dai sigg.ri Massimo Ferrero e Massimo Ienca, così come riportati nei precedenti capi di incolpazione; c) oggettiva ai sensi dell’art. art. 6, comma 2, del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per gli atti e comportamenti posti in essere dai ri Romei Antonio, Fiorentino Paolo, Repetto Paolo, Praga Adolfo, Tognozzi Gianluca, Invernizzi Giovanni, Profiti Giuseppe, Castanini Enrico e Vidal Gianluca così come riportati nei precedenti capi di incolpazione;
64. La società SSC Napoli Spa a titolo di responsabilità: a) propria ai sensi dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per avere alterato sistematicamente i documenti contabili depositati presso la Co.Vi.So.C. a partire almeno dalla situazione semestrale al 3 dicembre 2020 ed almeno fino alla situazione trimestrale al 31 marzo 2021; b) diretta ai sensi dell’art. 6, comma 1, del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per gli atti e comportamenti posti in essere dai sigg.ri Aurelio De Laurentiis e Andrea Chiavelli, così come riportati nei precedenti capi di incolpazione; c) oggettiva ai sensi dell’art. art. 6, comma 2, del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per gli atti e comportamenti posti in essere dai Sigg.ri Jacqueline Marie Baudit, Edoardo De Laurentiis, Valentina De Laurentiis, così come riportati nei precedenti capi di incolpazione;
65. La società FC Pro Vercelli 1892 Srl a titolo di responsabilità: a) propria ai sensi dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per avere alterato sistematicamente i documenti contabili depositati presso la Vi.So.C. a partire almeno dalla situazione trimestrale al 31 marzo 2021; b) diretta ai sensi dell’art. art. 6, comma 1, del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per gli atti e comportamenti posti in essere dai sigg.ri Anita Angiolini, Franco Smerieri e Paolo Pinciroli, così come riportati nei precedenti capi di incolpazione;
66. La società Genoa CFC Spa a titolo di responsabilità: a) propria ai sensi dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per avere alterato sistematicamente i documenti contabili depositati presso la Co.Vi.So.C. a partire almeno dal Bilancio al 31 dicembre 2020 ed almeno fino alla situazione trimestrale al 31 marzo 2021; b) diretta ai sensi dell’art. 6, comma 1, del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per gli atti e comportamenti posti in essere dai sigg.ri Enrico Preziosi e Alessandro Zarbano, così come riportati nei precedenti capi di incolpazione; c) oggettiva ai sensi dell’art. art. 6, comma 2, del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per gli atti e comportamenti posti in essere dai Sigg.ri Diodato Abagnara e Giovanni Blondet, così come riportati nei precedenti capi di incolpazione;
67. La società Parma Calcio 1913 Srl a titolo di responsabilità propria ai sensi dell’art. 31 commi 1 e 2 del Codice di Giustizia Sportiva per avere alterato sistematicamente i documenti contabili depositati presso la Co.Vi.So.C. a partire almeno dalla situazione trimestrale al 31 marzo 2019 ed almeno fino al Bilancio al 30 giugno 2020, ottenendo il rilascio della Licenza nazionale per la stagione 2020/2021 in assenza dei requisiti richiesti;
68. La società Pisa Sporting Club Srl a titolo di responsabilità: a) propria ai sensi dell’art. 31 commi 1 e 2 del Codice di Giustizia Sportiva per avere alterato sistematicamente i documenti contabili depositati presso la Vi.So.C. a partire almeno dalla situazione trimestrale al 31 marzo 2019 ed almeno fino alla situazione trimestrale al 31 marzo 2021, ottenendo il rilascio della Licenza nazionale per la stagione 2020/2021 in assenza dei requisiti richiesti; b) diretta ai sensi dell’art. art. 6, comma 1, del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per gli atti e comportamenti posti in essere dai sigg.ri Giuseppe Corrado, Raffaella Viscardi e Giovanni Corrado, così come riportati nei precedenti capi di incolpazione; c) oggettiva ai sensi dell’art. art. 6, comma 2, del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per gli atti e comportamenti posti in essere dai Sigg.ri Julie Michelle Harper, Alexander Knaster, Marco Lippi, Mirko Paletti, Giovanni Polvani, Stuart Grant Thomson, Stephen Gauci, così come riportati nei precedenti capi di incolpazione;
69. La società Empoli FC Spa a titolo di responsabilità: a) propria ai sensi dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva per avere alterato sistematicamente i documenti contabili depositati presso la Co.Vi.So.C. a partire almeno dal Bilancio al 30 giugno 2019 ed almeno fino alla situazione trimestrale al 31 marzo 2021; b) diretta ai sensi dell’art. art. 6, comma 1, del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per gli atti e comportamenti posti in essere dai sigg.ri Fabrizio Corsi e Francesco Ghelfi e Pietro Accardi, così come riportati nei precedenti capi di incolpazione; c) oggettiva ai sensi dell’art. art. 6, comma 2, del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per gli atti e comportamenti posti in essere dalla Sig.ra Rebecca Corsi, così come riportati nei precedenti capi di incolpazione;
70. La società AC Chievo Verona Srl a titolo di responsabilità: a) propria ai sensi dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva per avere alterato sistematicamente i documenti contabili depositati presso la Vi.So.C. a partire almeno dalla situazione semestrale al 31 dicembre 2019 ed almeno fino alla situazione trimestrale al 31 marzo 2021; b) diretta ai sensi dell’art. art. 6, comma 1, del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per gli atti e comportamenti posti in essere dai sigg.ri Luca Campedelli e Giuseppe Campedelli, così come riportati nei precedenti capi di incolpazione;
71. La società Novara Calcio Spa a titolo di responsabilità: a) propria ai sensi dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva per avere alterato sistematicamente i documenti contabili depositati presso la Vi.So.C. a partire almeno dalla situazione semestrale al 31 dicembre 2020 ed almeno fino alla situazione trimestrale al 31 marzo 2021; b) diretta ai sensi dell’art. art. 6, comma 1, del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per gli atti e comportamenti posti in essere dal sig. Maurizio Rullo e Orlando Urbano, così come riportati nei precedenti capi di incolpazione;
72. La società Delfino Pescara 1936 Spa a titolo di responsabilità: a) propria ai sensi dell’art. 31 comma 1 del Codice di Giustizia Sportiva per avere alterato sistematicamente i documenti contabili depositati presso la Co.Vi.So.C. a partire almeno dalla situazione trimestrale al 31 marzo 2019 ed almeno fino alla situazione trimestrale al 31 marzo 2021; b) diretta ai sensi dell’art. art. 6, comma 1, del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per gli atti e comportamenti posti in essere dal sig. Daniele Sebastiani così come riportati nei precedenti capi di incolpazione; c) oggettiva ai sensi dell’art. 6, comma 2, del Codice di Giustizia Sportiva in vigore per gli atti e comportamenti posti in essere dai Sigg.ri Gabriele Bankowski e Roberto Druda, così come riportati nei precedenti capi di incolpazione.
Con decisione n. 0128/TFNSD-2021-2022 il Tribunale federale - previo stralcio delle posizioni dei sigg.ri Orlando Urbano e Maurizio Rullo con restituzione alla Procura federale dei relativi atti - statuiva il proscioglimento da ogni addebito di tutti i deferiti.
Il Tribunale riteneva anzitutto di dichiarare assorbita la richiesta avanzata dalle difese dei deferiti e volte all’acquisizione della Nota della Procura federale 10940/pf/GC/blp del 14 aprile 2021 inviata dalla medesima Procura federale alla Co.Vi.So.C. e da quest’ultima citata nella nota della Co.Vi.So.C. del 19 ottobre 2021 (prot. 8260/2021).
Nel merito, poi, il Tribunale federale riteneva che solo alcune delle cessioni esaminate presentassero quelle caratteristiche che la stessa Procura federale aveva individuato quali elementi sintomatici di operazioni fittizie e che, benché sospette, dette cessioni (e relative plusvalenze) non superassero la soglia della ragionevole certezza in termini, appunto, di fittizietà.
Secondo il Tribunale, allora, il metodo di valutazione adottato dalla Procura federale poteva essere ritenuto «un» metodo di valutazione, ma non «il» metodo di valutazione. Il confronto con le valutazioni presenti nel sito Transfermarkt (per quanto utilizzate in talune perizie o richiamate in alcuni contratti per volontà convenzionale delle parti contraenti) non poteva corroborare la citata fittizietà. Rispetto a quello adottato dalla Procura federale, dunque, potevano contrapporsi altri metodi di valutazione, ugualmente degni di apprezzamento. In conclusione, il Tribunale riteneva che non esistesse «il» metodo di valutazione del valore del corrispettivo di cessione/acquisizione delle prestazioni sportive di un calciatore. Il valore di mercato - sosteneva il Tribunale - rappresenta il valore pagato dalla società acquirente al termine di una contrattazione libera, reale ed effettiva di quel diritto sul mercato di riferimento; e il libero mercato non può essere guidato da un metodo valutativo (quale che esso sia) che individui e determini il giusto valore di ogni singola cessione. Non foss’altro - riteneva sempre il Tribunale - perché, in tal caso, il libero mercato non esisterebbe più per la fissazione di corrispettivi di cessione sostanzialmente predeterminati da quel metodo di valutazione. E non era un caso - concludeva il Tribunale - che la stessa Procura federale avesse dovuto riferirsi essa stessa alla difficoltà di individuazione del c.d. fair value e al richiamo di parametri individuati da dottrina e prassi, anch’essi in realtà tutt’altro che oggettivi e invece soggettivi tanto quanto le plusvalenze che si volevano criticare. Di qui, come detto, il proscioglimento di tutti i deferiti.
Avverso una tale decisione, interponeva reclamo la Procura federale affidandosi a plurimi motivi. Deduceva, in particolare, la Procura federale l’irragionevolezza ed erroneità della motivazione in relazione ai principi giurisprudenziali dettati in occasioni ritenute assimilabili, pur essendosi la medesima Procura attenuta scrupolosamente nel proprio agire ai processi valutativi critici utilizzati in passato rispetto a casi di plusvalenze fittizie. Deduceva quindi una omessa ed errata pronuncia anche solo sotto il profilo dei principi sanciti dall’art. 4 del CGS, dovendosi per l’appunto ritenere incomprensibile non solo il rigetto della contestazione concernente la violazione dell’art. 31 CGS, ma finanche la contestazione della violazione dei basilari principi di lealtà, correttezza e probità stabiliti dall’ordinamento federale. Deduceva ancora la Procura federale la contraddittorietà della motivazione con la quale il Tribunale aveva ritenuto inesistente «il» metodo di valutazione del valore del corrispettivo di cessione/acquisizione delle prestazioni sportive di un calciatore, nonché l’erronea applicazione dei principi in materia di onere della prova, avendo sostanzialmente chiesto il Tribunale la certezza assoluta della commissione dell’illecito.
Alla luce degli esposti motivi, la Procura federale concludeva quindi per la riforma integrale della decisione gravata con l’affermazione di responsabilità degli appellati per tutte le violazioni agli stessi ascritte con l’atto di deferimento.
Tutti i deferiti si costituivano nel procedimento per resistere al reclamo della Procura federale, chiedendone in ogni caso il rigetto. Secondo le difese dei deferiti appellati, i richiami giurisprudenziali della Procura federale, al pari dei metodi valutativi dalla stessa proposti per criticare la decisione del Tribunale, risultavano ora inconferenti ora carenti di attinenza alle caratteristiche dei calciatori trasferiti e alle consulenze tecniche prodotte in giudizio quanto meno da alcuni dei deferiti. La decisione del Tribunale, dunque, doveva ritenersi correttamente motivata su una ratio decidendi assolutamente logica ovvero che “in assenza di qualsiasi elemento sintomatico dell’esistenza di accordi tra le società cedenti e quelle acquirenti volti alla fittizia sopravvalutazione dei diritti alle prestazioni sportive dei giocatori nonché di una disposizione regolatrice generale […] quelle di cui si discute non [potessero] che essere considerate trattative di libero mercato” (così la memoria in appello della FC Juventus S.p.A.). Per tale ragione, “il Tribunale federale, esclusa la sussistenza di elementi probatori dimostrativi di un uso strumentale ed improprio della libertà di contrarre da parte dei deferiti, riconosciuta l’inesistenza di criteri normativi predeterminati in base ai quali attribuire uno specifico valore ai diritti alle prestazioni sportive di un calciatore e ritenuto inutilizzabile il metodo di valutazione elaborato dalla Procura federale, ha quindi logicamente statuito che le cessioni oggetto del deferimento non possono costituire illecito disciplinare” (così ancora la memoria FC Juventus S.p.A.).
Peraltro, con motivazioni sostanzialmente sovrapponibili, più deferiti proponevano reclamo incidentale, impugnando la pronuncia di primo grado nella parte in cui aveva ritenuto assorbita la richiesta di acquisizione della nota della Procura federale 10940/pf/GC/blp del 14 aprile 2021.
Come già accennato, tale comunicazione della Procura federale (di contenuto incognito) risultava citata nella relazione della Co.Vi.So.C. del 19 ottobre 2021 (prot. 8260/2021) che la stessa Procura federale aveva posto ad origine della propria indagine. Nella nota Co.Vi.So.C. del 19 ottobre 2021, più in particolare, si legge(va) che “la Co.Vi.So.C. – anche in base alle indicazioni interpretative fornite da codesta Procura federale con propria nota 10940/pf/GC/blp del 14 aprile u.s. – ritiene che talune delle situazioni emerse nel corso dell’attività condotta debbano essere segnalate trattandosi di fattispecie per le quali non è agevole apprezzare quali siano i criteri a cui si sono attenuti i contraenti allo scopo di pattuire il relativo prezzo”.
Il reclamo incidentale veniva in particolare proposto da: (i) la società FC Juventus S.p.A. e i sigg.ri Andrea Agnelli, Pavel Nedved, Enrico Vellano, Paolo Garimberti, Assia Grazioli-Venier, Maurizio Arrivabene, Caitlin Mary Hughes, Daniela Marilungo, Francesco Roncaglio, Federico Cherubini e Fabio Paratici; (ii) la U.C. Sampdoria S.p.A., e i sigg.ri Massimo Ienca, Massimo Ferrero, Antonio Romei, Paolo Fiorentino, Paolo Repetto, Adolfo Praga, Gianluca Tognozzi, Giovanni Invernizzi, Giuseppe Profiti, Enrico Castanini e Gianluca Vidal; (iii) il Parma Calcio 1913 S.r.l.; e (iv) l’Empoli F.C. S.p.A. e i sigg.ri Pietro Accardi, Francesco Ghelfi, Fabrizio Corsi e Rebecca Corsi.
Si sosteneva, in particolare, che la presenza delle “indicazioni interpretative” fornite dalla Procura federale alla Co.Vi.So.C. dimostrasse che le indagini fossero iniziate prima della data indicata nel registro di cui all’art. 119 C.G.S.. Per la medesima ragione, il reclamo incidentale era volto ad accertare la violazione dei principi di giusto processo e comunque ad ottenere una declaratoria di tardività del deferimento (e relativa improcedibilità). In ogni caso, secondo la ricostruzione dei reclamanti incidentali, alla violazione del termine previsto per la iscrizione della notizia dell'illecito doveva conseguire l’inutilizzabilità degli atti di indagine compiuti dopo la scadenza del termine di sessanta giorni calcolato a partire dal momento in cui si sarebbe dovuto iscrivere la notizia dell’illecito nell’apposito registro (cioè entro 30 giorni dal 14 aprile 2021, con termine calcolato ai sensi dell’art. 119, comma 3, C.G.S.). Risultavano pertanto certamente inutilizzabili – sempre secondo i reclamanti incidentali – gli atti di indagine compiuti successivamente al 14 luglio 2021 (60 giorni dopo il 14 maggio 2021).
Con decisione n. 0089/CFA-2021-2022 del 27 maggio 2022 (decisione oggi gravata da revocazione) la Corte federale di Appello, Sezioni Unite, rigettava il reclamo proposto dalla Procura federale.
La Corte federale, peraltro, riteneva utile correggere – almeno in parte – l’iter motivazionale del rigetto del deferimento. Segnalava, allora, la Corte federale che “è erronea la statuizione del Tribunale federale secondo cui l’inesistenza de «il» metodo di valutazione del valore del corrispettivo di cessione/acquisizione delle prestazioni sportive di un calciatore possa legittimare l’iscrizione in bilancio di diritti per qualsiasi importo, svincolati da considerazioni inerenti l’utilità futura del diritto nonché [da] elementi di coerenza della transazione. Ciò, difatti, renderebbe legittima qualsiasi plusvalenza e introdurrebbe un’anarchia valutativa che nessun sistema - e quindi neanche quello federale - può tollerare. È evidente che, in qualsiasi valutazione, un metodo deve essere sempre utilizzato. Ma non si può contestare il modo di procedere perché è solo uno dei metodi ammissibili; lo si può contestare, eventualmente, solo perché quel metodo manca di determinati fondamenti”.
Ciò precisato, la Corte federale aderiva all’asserzione del Tribunale federale per cui si deve “prendere atto dell’inesistenza, a livello di ordinamento federale, di criteri normativamente sanciti”, di guisa che “la questione più ardua che il Collegio si è trovato ad affrontare [è] la mancanza di una pre-definizione di criteri ai quali fare riferimento. […] Tale presa d’atto, quindi, ha agito nel senso di impedire a questo Collegio di porre a sé stesso la premessa maggiore indispensabile in ogni sillogismo giudiziale: la norma espressa”.
Da simili premesse, pertanto, la Corte federale giungeva ad una duplice conclusione. Per un verso, affermava la ragione fondante il rigetto del reclamo: “l’esame delle 17 operazioni (costituite da due o più compravendite per un totale di 59 compravendite) ha evidenziato indubbiamente l’esistenza di notevoli e diffuse criticità. Peraltro, proprio l’assenza di parametri normativamente sanciti – come sopra detto - ha reso particolarmente complessa e delicata l’operazione del Collegio di sceverare, all’interno dell’ampia platea di operazioni, quelle che, con ragionevole certezza giudiziale, potessero essere considerate rilevanti sotto il profilo disciplinare”.
Per altro verso, proponeva l’invito – ad oggi rimasto inascoltato (e vi si tornerà anche oltre) – ad un intervento normativo ritenuto “tanto più indispensabile se si considera che le operazioni in oggetto – relative alla compravendita dei diritti alle prestazioni dei calciatori – e i valori a cui vengono effettuate, influenzano in misura determinante la qualità del bilancio e la sua finalità, cioè la rappresentazione veritiera e corretta della situazione patrimoniale, finanziaria e reddituale di una società sportiva. Come si è detto, dall’analisi della documentazione in atti vi è la diffusa percezione che alcuni valori si siano formati in modo totalmente slegato da una regolare transazione di mercato ma non è possibile verificare se le modalità della loro formazione rispettino delle regole codificate perché non esistenti. Si ritiene pertanto indispensabile la definizione di principi-guida nelle valutazioni che possano permettere di verificare se le scelte concrete delle società da essi si discostino, individuando una serie di elementi di riferimento”.
Avverso la citata decisione n. 0089/CFA-2021-2022 del 27 maggio 2022 propone ora ricorso per revocazione parziale la Procura federale. Con tale ricorso, essa chiede:
a) di ritenere ammissibile e fondata, ai sensi dell’art. 63 del C.G.S., l’istanza di revocazione formulata con riferimento alla decisione della Corte federale di Appello, Sezioni Unite, n. 0089/CFA-2021-2022 del 27 maggio 2022, divenuta definitiva; e, per l’effetto
b) in parziale riforma della decisione impugnata per revocazione, in ordine alle incolpazioni di cui all’atto di deferimento prot. 7506/233pf21-22/GC/GR/blp del 1.04.2022, di “infliggere le sanzioni che verranno richieste da questo Ufficio in sede di udienza di discussione o, in subordine, quelle ritenute di giustizia ” nei confronti dei seguenti soggetti: Sig. Fabio Paratici, Chief Football Officer della società FC Juventus SpA nelle stagioni sportive dalla 2018/2019 alla 2020/2021, dotato di poteri di rappresentanza della Società; 2. Sig. Federico Cherubini, Head of Football Teams & T.A. della società FC Juventus SpA nelle stagioni sportive 2019/2020 e 2020/2021, dotato di poteri di rappresentanza della Società; 3 . Sig. Andrea Agnelli, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società FC Juventus SpA dal 25 ottobre 2018; 4. Sig. Pavel Nedved, Consigliere di Amministrazione della società FC Juventus SpA dal 25 ottobre 2018; 5. Sig. Enrico Vellano, Consigliere di Amministrazione della società FC Juventus SpA dal 25 ottobre 2018; 6. Sig. Paolo Garimberti, Consigliere di Amministrazione della società FC Juventus SpA dal 25 ottobre 2018; 7. Sig.ra Assia Grazioli-Venier, Consigliere di Amministrazione della società FC Juventus SpA dal 25 ottobre 2018; 8. Sig. Maurizio Arrivabene, Consigliere di Amministrazione della società FC Juventus SpA dal 25 ottobre 2018; 9. Sig.ra Caitlin Mary Hughes, Consigliere di Amministrazione della società FC Juventus SpA dal 25 ottobre 2018; 10. Sig.ra Daniela Marilungo, Consigliere di Amministrazione della società FC Juventus SpA dal 25 ottobre 2018; 11. Sig. Francesco Roncaglio, Consigliere di Amministrazione della società FC Juventus SpA dal 25 ottobre 2018; 12. Sig. Massimo Ienca, Segretario Generale della società UC Sampdoria nelle stagioni sportive 2018/2019 e 2019/2020, dotato di poteri di rappresentanza della Società; 13. Sig. Massimo Ferrero, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società UC Sampdoria dal 28 dicembre 2018 al 27 dicembre 2021; 14. Sig Antonio Romei, Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione della società UC Sampdoria dal 28 dicembre 2018 al 6 agosto 2020; 15. Sig. Paolo Fiorentino, Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione dal 28 dicembre 2018 fino al 6 agosto 2020 e Consigliere dal 7 agosto 2020 della società UC Sampdoria; 16. Sig. Paolo Repetto, Consigliere della società UC Sampdoria dal 28 dicembre 2018 al 6 agosto 2020; 17. Sig. Adolfo Praga, Consigliere della società UC Sampdoria dal 28 dicembre 2018 al 6 agosto 2020; 18. Sig. Gianluca Tognozzi, Consigliere della società UC Sampdoria dal 28 dicembre 2018 al 6 agosto 2020; 19. Sig. Giovanni Invernizzi, Consigliere della società UC Sampdoria dal 28 dicembre 2018 al 6 agosto 2020; 20. Sig. Giuseppe Profiti, Consigliere della società UC Sampdoria dal 7 agosto 2020; 21. Sig. Enrico Castanini, Consigliere della società UC Sampdoria dal 7 agosto 2020; 22. Sig. Gianluca Vidal, Consigliere della società UC Sampdoria dal 7 agosto 2020; 23. Sig. Franco Smerieri, FEDERAZIONE ITALIANA GIUOCO CALCIO Presidente del Consiglio di Amministrazione della società FC Pro Vercelli 1892 dal 24 settembre 2020; 24. Sig.ra Anita Angiolini, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società FC Pro Vercelli 1892 dal 6 agosto 2020 al 24 settembre 2020 e Vice Presidente dal 25 settembre 2020; 25. Sig. Paolo Pinciroli, Amministratore Delegato della società FC Pro Vercelli 1892 dal 24 settembre 2020; 26. Sig. Enrico Preziosi, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società Genoa CFC dal 28 aprile 2018; 27. Sig. Giovanni Blondet, Vice Presidente della società Genoa CFC dal 28 aprile 2018 al 28 novembre 2021; 28. Sig. Alessandro Zarbano, Amministratore Delegato della società Genoa CFC dal 28 aprile 2018; 2 9 . Sig. Diodato Abagnara, Consigliere di Amministrazione della società Genoa CFC dal 28 aprile 2018 al 28 novembre 2021; 3 0 . Sig. Luca Carra, Amministratore delegato della società Parma Calcio 1913 dal 9 novembre 2018 al 18 settembre 2020; 31. Sig. Marco Ferrari, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società Nuovo Inizio Srl, incorporante della Parma Calcio 1913, dal 17/01/2020; 32. Sig. Pietro Pizzarotti, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società Parma Calcio 1913 dal 9 novembre 2018 al 18 settembre 2020; 33. Sig. Giacomo Malmesi, Consigliere di Amministrazione della società Parma Calcio 1913 dal 9 novembre 2018 al 18 settembre 2020 e della società incorporante Nuovo Inizio srl dal 17/01/2020; 34. Sig. Paolo Piva, Consigliere di Amministrazione della società Parma Calcio 1913 dal 9 novembre 2018 al 18 settembre 2020; 35. Sig. Marco Tarantino, Consigliere di Amministrazione della società Parma Calcio 1913 dal 9 novembre 2018 al 18 settembre 2020; 36. Sig. Giovanni Corrado, Amministratore Delegato della società Pisa Sporting Club dal 20 giugno 2018; 37. Sig. Giuseppe Corrado, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società Pisa Sporting Club dal 20 giugno 2018; 38. Sig.ra Raffaella Viscardi, Amministratore Delegato della società Pisa Sporting Club dal 20 giugno 2018; 39. Sig.ra Julie Michelle Harper, Consigliere di Amministrazione della società Pisa Sporting Club dal 20 gennaio 2021; 40. Sig. Alexander Knaster, Consigliere di Amministrazione della società Pisa Sporting Club dal 20 gennaio 2021; 41. Sig. Marco Lippi, Consigliere di Amministrazione della società Pisa Sporting Club dal 20 gennaio 2021; 42. Sig. Mirko Paletti, Consigliere di Amministrazione della società Pisa Sporting Club dal 20 giugno 2018 al 20 gennaio 2021; 43. Sig. Giovanni Polvani, Consigliere di Amministrazione della società Pisa Sporting Club dal 20 giugno 2018 al 20 gennaio 2021; 44. Sig. Stuart Grant Thomson, Consigliere di Amministrazione della società Pisa Sporting Club dal 20 gennaio 2021; 45. Sig. Stephen Gauci, Consigliere di Amministrazione della società Pisa Sporting Club dal 11 maggio 2021; 46. Sig. Pietro Accardi, Direttore Sportivo della società Empoli FC nella stagione sportiva 2018/2019, dotato di poteri di rappresentanza della Società; 47. Sig. Francesco Ghelfi, Amministratore Delegato della società Empoli FC dal 30 agosto 2018; 48. Sig. Fabrizio Corsi, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società Empoli FC dal 30 agosto 2018; 49. Sig.ra Rebecca Corsi, Vice Presidente del Consiglio di Amministrazione della società Empoli FC dal 30 agosto 2018; 50. Sig. Daniele Sebastiani, Presidente del Consiglio di Amministrazione della società Delfino Pescara 1936 dal 29 agosto 2018; 51. Sig. Gabriele Bankowki, Consigliere di Amministrazione della società Delfino Pescara 1936 dal 29 agosto 2018; 52. Sig. Roberto Druda, Consigliere di Amministrazione della società Delfino Pescara 1936 dal 29 agosto 2018; 53. la società FC Juventus SpA; 54. la società UC Sampdoria; 55. la società FC Pro Vercelli 1892 Srl; 56. la società Genoa CFC SpA; 57. la società Parma Calcio 1913 Srl; 58. la società Pisa Sporting Club Srl; 59. la società Empoli FC SpA; 60. la società Novara Calcio SpA; 61. la società Delfino Pescara 1936 SpA.
A fondamento del ricorso per revocazione, e ai fini del giudizio rescindente, la Procura federale allega: (i) di avere ricevuto, in data 24 novembre 2022, dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Torino, copia degli atti contenuti nel fascicolo del procedimento penale n. 12955/2021 R.G.N.R.; e (ii) che detta documentazione costituisce una “rilevantissima mole di atti e documenti, composta da circa di 14mila pagine, costituenti le risultanze istruttorie poste a base delle contestazioni di reato formulate nei confronti di 15 soggetti, tra dirigenti, legali rappresentanti, membri del consiglio di amministrazione e del collegio sindacale, revisori legali e consulenti della società FC Juventus S.P.A.”, oltre che nei confronti della stessa FC Juventus FC S.p.a. quale ente responsabile delle condotte dei suoi dipendenti e soggetti apicali.
Nel corpo del ricorso, quindi, la Procura federale rappresenta “che la predetta documentazione [aveva] consentito di conoscere elementi nuovi, sopravvenuti rispetto alla decisione della Corte federale di Appello a Sezioni Unite [impugnata], la cui conoscenza avrebbe certamente comportato una diversa pronuncia” e che, pertanto, sussistono tutti i presupposti di cui all’art. 63, comma 1, lett. d), CGS. Premesso allora di avere escluso dal ricorso la società SSC Napoli e la società AC Chievo Verona Srl, e i rispettivi dirigenti, per l’integrale assenza di operazioni di scambio dirette con la FC Juventus S.p.A. (di qui la ragione di una revocazione parziale), la Procura federale sottolinea gli atti di particolare valenza dimostrativa fondanti le ragioni di revocazione e costituiti in particolare (i) da intercettazioni telefoniche e ambientali, (ii) da documenti sequestrati nell’ambito di perquisizioni presso la sede della FC Juventus S.p.A. e presso ulteriori luoghi d’interesse, (iii) dalla delibera Consob n. 22482/2022 del 19.10.2022 (ex art. 154ter comma 7 t.u.f.) e (iv) dai comunicati stampa della FC Juventus S.p.A.. Detti elementi istruttori, secondo la Procura federale, confermano l’esistenza di un sistema collaudato della FC Juventus S.p.A. di scambi incrociati di calciatori con altre società sportive, finalizzati alla realizzazione di plusvalenze artificiali. Secondo la ricostruzione della Procura federale, dunque, all’annullamento della decisione della Corte federale 0089/CFA-2021-2022 del 27 maggio 2022 deve poi conseguire, in sede di giudizio rescissorio, la condanna dei deferiti.
Avverso il ricorso ora detto, si sono costituiti in giudizio tutti i deferiti deducendo l’inammissibilità, sotto plurimo profilo, del ricorso per revocazione, nonché la relativa tardività e comunque l’infondatezza. Viene altresì dedotta l’inutilizzabilità delle intercettazioni. Ed è infine riproposto il reclamo incidentale concernente la mancata acquisizione della nota della Procura federale 10940/pf/GC/blp del 14 aprile 2021, con conseguente declaratoria di violazione dei principi di giusto processo, di inutilizzabilità degli atti di indagine tardivi e infine, in ogni caso, di improcedibilità del deferimento in sé considerato.
Il 20 gennaio 2023, il ricorso per revocazione è stato chiamato in udienza a nuove Sezioni Unite della Corte federale d’Appello. Ancorché già citata in epigrafe, è utile dare brevemente conto dell’ampia discussione tenutasi in detta udienza, rappresentativa anche del contenuto difensionale degli scritti depositati dalle parti.
Nel corso dell’udienza, è stato anzitutto concesso alla Procura federale di illustrare il ricorso sia per la fase rescindente che per la fase rescissoria. La Procura federale, dunque, dopo aver ripercorso le ragioni essenziali del ricorso e i fatti nuovi che a suo dire dovevano portare alla condanna di tutti deferiti (in particolare il c.d. “Libro Nero di Fabio Paratici” redatto in realtà da Federico Cherubini, nonché talune rilevanti intercettazioni di Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene, rispettivamente presidente e amministratore delegato della FC Juventus S.p.A. e infine l’indagine Consob), ha concluso chiedendo l’accoglimento del deferimento nei confronti dei destinatari del ricorso per revocazione, nonché l’applicazione delle seguenti sanzioni: (a) la conferma delle sanzioni già chieste in primo grado per tutti i deferiti diversi dalla FC Juventus S.p.A. e relativi dirigenti; e (b) l’aggravamento delle sanzioni chieste in primo grado per tutti gli amministratori e dirigenti della FC Juventus S.p.A. incrementate di 4 (quattro) mesi di inibizione per ciascuno di essi; nonché (c) la sanzione della FC Juventus S.p.A. a nove (9) punti di penalizzazione da scontarsi nel campionato di serie A in corso di svolgimento.
È stata dunque assegnata la facoltà di intervento alle parti deferite, inizialmente con riguardo alla sola fase rescindente. Ciascun deferito ha dunque illustrato le proprie eccezioni di inammissibilità del ricorso della Procura federale, di violazione del principio del ne bis in idem, di tardività del ricorso della Procura federale e comunque di inutilizzabilità delle intercettazioni. Terminata la prima fase d’udienza, la discussione è proseguita con nuova rotazione di interventi delle sole parti deferite, questa volta in riferimento al giudizio rescissorio, avendo tra l’altro acconsentito la Corte federale all’intervento diretto in discussione dei consulenti tecnici chiamati in particolare dalla FC Juventus S.p.A. e dal Parma Calcio. Nel merito, dunque, i deferiti hanno contestato gli assunti della Procura federale, negando la riconoscibilità di plusvalenze fittizie e affermando l’irrilevanza a tal fine del materiale prodotto dalla Procura federale anche solo sotto il profilo dell’assenza di dolo. I deferiti UC Sampdoria, FC Pro Vercelli 1892, Genoa CFC, Parma Calcio 1913, Pisa Sporting Club, Empoli FC, Novara Calcio e Delfino Pescara 1936, oltre a condividere le tesi della FC Juventus S.p.A., hanno altresì segnalato che nei loro confronti manca il presupposto principe dell’accusa, ovvero la sistematicità di eventuali alterazioni e hanno evidenziato l’impossibilità di utilizzare nei loro confronti materiale probatorio rilevante semmai solo per altre parti in giudizio. Scambiate infine brevi repliche tra tutte le parti, inclusa la Procura federale, e non avendo le difese chiesto ulteriormente la parola o presentato istanze, la causa è stata trattenuta per la decisione.
CONSIDERATO IN DIRITTO
Il ricorso della Procura federale, proposto ai sensi dell’art. 63, comma 1, lett. d), CGS, deve essere dichiarato ammissibile.
Per l’effetto, deve essere revocata la pronunzia n. 0089/CFA/2021-2022 del 27.05.2022 di questa Corte federale d'appello.
È indiscutibile che il quadro fattuale determinato dalla documentazione trasmessa dalla Procura della Repubblica di Torino alla Procura federale, e da questa riversata a sostegno della revocazione, non era conosciuto dalla Corte federale al momento della decisione revocata e, ove conosciuto, avrebbe determinato per certo una diversa decisione. Esattamente secondo quanto previsto dall’art. 63, comma 1, lett. d), CGS.
E si tratta di un quadro fattuale sostenuto da una impressionante mole di documentazione probatoria.
Per contro, non possono trovare accoglimento le contrarie eccezioni di inammissibilità (sotto plurimi profili) e tardività opposte dai deferiti.
Quale prima ragione di inammissibilità, le difese dei deferiti, anche e soprattutto attraverso le deduzioni della FC Juventus S.p.A. (ma con argomentazioni variamente riprese anche dagli altri resistenti), hanno segnalato che all’istituto della “revocazione in malam partem ex art. 63 C.G.S.” debba essere assegnata natura eccezionale, “con la conseguenza che quanto meno se ne imponga un’interpretazione particolarmente rigorosa” (così in particolare la memoria della FC Juventus S.p.A. poi ripresa in corso di discussione orale). A dire della difesa dei deferiti, dunque, il carattere sostanzialmente penale della sanzione imposta dal CGS (soprattutto in caso di retrocessione o di penalizzazione nel punteggio) imporrebbe un ripensamento dell’istituto, anche nell’ottica di ritenere applicabile il principio del ne bis in idem.
L’eccezione non è fondata.
Pur essendo condivisibile l’assunto di partenza a proposito della natura eccezionale del mezzo di impugnazione in argomento e di una interpretazione rigorosa soprattutto in termini di decisività dei fatti prima non conosciuti o sopravvenuti (rigore che questa Corte non intende in alcun modo tradire), la stessa difesa della FC Juventus S.p.A. è poi costretta ad ammettere che l’ordinamento sportivo prevede una tale revocazione, in ragione dei caratteri di diversità e autonomia che lo connotano.
Caratteristiche - quelle appena enunciate - che non consentono neppure di introdurre eccezioni di inconciliabilità tra la revocazione prevista dell’art. 63 CGS e i principi costituzionali anche afferenti il giusto processo.
La stessa Corte Edu, nelle pronunzie più recenti, ha confermato l’estraneità in radice delle evocate tutele penalistiche rispetto alle sanzioni aventi natura disciplinare, indipendentemente dalla relativa intensità. Vero è che una penalizzazione disciplinare resta comunque distinta ratione materiae da quella penalistica (da ultimo Grande Camera della Corte Edu, Gestur Jónsson e Ragnar Halldór Hall c. Islanda, ric. nn. 68273/14 e 68271/14, 22.12.2020) ed un simile principio è per certo ancora più forte se riferito all’autonomia che deve essere riconosciuta e garantita - come si è detto - all’ordinamento sportivo nel quale ammende, squalifiche inibitorie o punti di penalizzazione sono misura tipica, ben nota agli affiliati (che ne sono avvertiti accettando di assoggettarsi alle relative regole) ed esclusivamente afflittive all’interno del detto ordinamento. Anche quando si è trattato di discutere dei massimi gradi di sanzione disciplinare (retrocessioni o revoche di titolo) la Corte di Cassazione ha ben chiarito si trattasse di “perimetro legale riguardante la «osservanza e l’applicazione delle norme regolamentari, organizzative e statutarie dell’ordinamento sportivo nazionale» e i «comportamenti rilevanti sul piano disciplinare e l’irrogazione ed applicazione delle relative sanzioni disciplinari sportive» (art. 2, comma 1, lett. b), [della L. n. 280/2003] rientranti nella riconosciuta autonomia dell’ordinamento calcistico” (Cassazione civile SS. UU. 13.12.2018, n.32358).
Decisione, quest’ultima, richiamata anche dal Collegio di Garanzia dello Sport a mente del quale è legittimamente devoluta “al legislatore sportivo sia l’osservanza delle diposizioni regolamentari, organizzative e statutarie dell’ordinamento sportivo nazionale che delle sue articolazioni, sia le condotte di rilievo disciplinare come l’irrogazione e l’applicazione delle relative sanzioni sportive” (Collegio di Garanzia SS.UU. 13.6.2022 n. 45/2022).
Anche il concorrente profilo di asserita violazione del principio del ne bis in idem non merita seguito. Una volta ritenuto (come si deve) che la revocazione sia possibile anche in malam partem - e i deferiti non lo dubitano – la predetta obiezione si svuota di significato.
Il principio del ne bis in idem si applica certamente al diritto sportivo, ma nel senso di impedire di ritornare sul “già deciso” attraverso un nuovo giudizio e quindi al di fuori di una serie procedimentale prevista espressamente (e composta da una pluralità di gradi processuali). L’elemento comune di tale principio può essere tendenzialmente identificato nel divieto di ritornare sul già deciso, di ripetere un giudizio, in altri termini di compiere una seconda volta (un bis) un’attività svolta, o in via di svolgimento, in quanto forma di sovrapposizione ripetitiva e successiva con un nuovo giudizio processuale sulla medesima regiudicanda, al di fuori, si noti, di una serie procedimentale prevista espressamente (pluralità di gradi o di fasi in un sistema di impugnazione o di riesame o di separazione di giudizi). Pertanto il divieto del bis in idem non può, in modo assolutamente certo, essere riferito a tutte le previsioni di successive fasi processuali o gradi di procedimento espressamente previste (principio di legalità) nei diversi sistemi processuali (rimedi e specifici istituti di carattere impugnatorio, o di revisione, o di riesame o di separazione). (Alta corte di giustizia sportiva, 11 maggio 2012, n. 9).
Pertanto, quando, come nel caso che occupa, si è all’interno di una tale progressione di fasi processuali o gradi di procedimento successivi, espressamente disciplinati dall’applicabile ordinamento (principio di legalità), si è anche all’interno del medesimo processo e non vi è alcun possibile spazio all’applicazione del divieto del ne bis in idem (Corte federale d’appello, Sez. II, n. 76/CFA/2019-2020).
Quanto precede, con la precisazione che anche una assoluzione ottenuta per due gradi di giudizio, se conseguente alla mancata conoscenza di fatti invece decisivi per una eventuale condanna, è soggetta al giudizio di revocazione.
In realtà, è assorbente notare che - come questa Corte ha opportunamente chiarito - “il legislatore federale ha operato un’estensione delle ipotesi di possibilità di ricorso alla revocazione, in funzione del perseguimento ed attuazione del principio di effettività e nella prospettiva di dare soddisfazione all’esigenza di rimuovere dall’ordinamento sportivo decisioni che, per uno dei tassativi casi indicati, appaiano, nella sostanza, distorsive del senso di giustizia. Ha, in altri termini, valorizzato l’istituto di cui trattasi quale rimedio concreto alle possibili ingiustizie che possono essere frutto di una decisione errata” (ex multis Corte federale d’appello, SS.UU., n. 46/2015-2016).
Si è tenuto conto delle peculiarità del giudizio sportivo ed appartiene ad una scelta di effettività della giustizia sportiva anche FEDERAZIONE ITALIANA GIUOCO CALCIO quella di ritenere rilevante la speditezza di giudizio e, allo stesso tempo, ininfluenti eventuali schemi formalistici. Non è rilevante “la natura dell’elemento di novità [né] la sua qualificazione in termini rigorosamente formali. [L]’opzione autonomamente esercitata dal C.G.S. è stata quella di considerare necessarie e sufficienti ad avviare ammissibilmente il procedimento revocatorio sopravvenienze fattuali, suscettibili di indurre il giudice della revocazione a riconsiderare alla loro luce il precedente assetto decisorio” (Corte di giustizia federale, SS.UU., n. 203/2009-2010; Corte di giustizia federale, SS.UU., n. 31/2013-2014; e ancora Corte federale d’appello, SS.UU., n. 46/2015-2016).
Neppure condivisibile è l’argomento in ragione del quale la revocazione dovrebbe comunque essere limitata all’errore di fatto in ragione di una qualche sovrapposizione al CGS del Codice CONI.
A tal proposito, questa Corte federale ha già precisato che “mentre il codice CONI, prevede che la revocazione di una decisione è possibile solo quando dipende da un errore di fatto risultante incontrovertibilmente da documenti acquisiti successivamente per causa non imputabile all'istante, secondo il codice Figc, invece, la revocazione è possibile nel caso a) di dolo di una delle parti in danno all'altra, b) di prove riconosciute false dopo la decisione, c) di mancata presentazione di documenti influenti a causa di forza maggiore o per fatto altrui, d) di omissione dell’esame di un fatto decisivo che non si è potuto conoscere nel precedente procedimento oppure di sopravvenienza, trascorso il termine per l’appello, di fatti nuovi la cui conoscenza avrebbe comportato una diversa pronuncia, e) di errore di fatto commesso dall’organo giudicante” (Corte federale d’appello, SS.UU., n. 46/2015-2016).
Il Codice di giustizia sportiva, dunque, regola più ipotesi e non solo quella dell’errore di fatto, dalla quale fattispecie anzi la lett. d) dell’art. 63 si distingue nettamente. E non vi è alcun “contrasto normativo” che possa limitare le specifiche ipotesi previste dal CGS. Piuttosto, ma il principio è davvero pacifico, alle singole Federazioni sono concessi spazi di importante autonomia e per tale via “il legislatore federale ha, in modo coerente ed esente dalle censure prospettate, operato una estensione delle ipotesi di possibilità di ricorso alla revocazione” (ancora Corte federale d’appello, SS.UU., n. 46/2015-2016).
Del resto, tale specifica ipotesi di revocazione - prevista dall’attuale Codice di giustizia sportiva della FIGC, approvato con deliberazione CONI n. 258 dell'11 giugno 2019 - risponde a principi consolidati in ambito federale, tanto è vero che essa era prevista - nei medesimi termini – nelle precedenti versioni del Codice di giustizia sportiva FIGC (v. art. 39, comma 1, lett. d), del CGS FIGC, adottato con decreto del Commissario ad acta del 30 luglio 2014 ed approvato con deliberazione del Presidente del CONI n. 112/52 del 31 luglio 2014; v art. 28 del CGS FIGC di cui al Comunicato Ufficiale FIGC 9 agosto 2001 n. 28). Quanto alla natura decisiva degli elementi dimostrativi portati all’attenzione del giudizio rescindente, essa è indubbia. Ove la Corte federale avesse conosciuto i fatti che risultano dimostrati dagli elementi oggi disponibili (fatti che non erano noti o persino sopravvenuti), essa avrebbe per certo assunto una decisione diversa.
All’opposto della lettura datane dai deferiti, la giurisprudenza di questa Corte è esattamente nel senso della ammissibilità della revocazione là ove i fatti dedotti come nuovi mostrino una attitudine effettivamente sostitutiva del fondamento della decisione da revocare, interamente assorbendola in sé per effetto della propria intrinseca efficacia probatoria (Corte federale d’appello, SS.UU., n. 46/2015-2016). E questo effetto è esattamente quello cui si assiste nel caso in discussione. Non avendo poi rilievo i precedenti giurisprudenziali, pur richiamati da alcuni deferiti, che riguardino il diverso caso dell’errore di fatto (ipotesi diversa da quella della lett. d) dell’art. 63 CGS).
La stessa FC Juventus S.p.A. nel grado di giudizio di cui alla decisione qui revocata ha dovuto ammettere che le decisioni di condanna rinvenibili in altri casi precedenti non sono mai state fondate sul recepimento delle stime compiute dalla Procura bensì solo dal ricorrere di molteplici elementi probatori e fattuali dimostrativi di una fittizia sopravvalutazione dei diritti alle prestazioni sportive dei calciatori compravenduti. Dunque, “l’affermazione di responsabilità [negli altri casi] veniva fondata soprattutto sulle dichiarazioni rese all’autorità giudiziaria penale da parte di soggetti che avevano preso parte in prima persona alle trattative, nonché da parte di alcuni degli stessi deferiti che, sempre in sede penale, avevano reso dichiarazioni di natura essenzialmente confessoria” (memoria FC Juventus S.p.A. 13.5.2022). E la conclusione che - in allora - la società deferita traeva era che il giudizio di artificiosità dei corrispettivi stabiliti per il trasferimento (all’epoca del Genoa e del Como) derivava da un quadro fattuale definito come “lontano anni luce da quello del presente procedimento” (memoria FC Juventus S.p.A. 13.5.2022).
Ma oggi è esattamente un tale quadro fattuale ad essere radicalmente mutato. Il fatto nuovo che prima non era noto è proprio l’avvenuto disvelamento della intenzionalità sottostante all’alterazione delle operazioni di trasferimento e dei relativi valori. Il fatto nuovo - come è stato efficacemente sottolineato dalla Procura federale - è l’assenza di un qualunque metodo di valutazione delle operazioni di scambio e, invece, la presenza di un sistema fraudolento in partenza (quanto meno sul piano sportivo) che la Corte federale non aveva potuto conoscere e alla luce del quale la decisione deve essere diversa da quella qui revocata.
Un quadro fattuale - quello appena citato - dimostrato dalle numerose dichiarazioni (derivanti dalle intercettazioni), dai documenti e dai manoscritti di provenienza interna alla FC Juventus S.p.A. e che hanno tutti una “natura essenzialmente confessoria”.
Semmai, con una aggravante distintiva rispetto a qualunque precedente: proprio con specifico riguardo alla FC Juventus S.p.A., colpisce la pervasività ad ogni livello della consapevolezza della artificiosità del modus operandi della società stessa. Dal direttore sportivo di allora (Paratici) all’allora dirigente suo immediato collaboratore (Cherubini). Dal presidente del consiglio di amministrazione (Agnelli) a tutto il consiglio stesso (citato come consapevole dal medesimo Agnelli). Sino ancora all’azionista di riferimento e all’amministratore delegato (Arrivabene) e ancora passando per tutti i principali dirigenti, inclusi quelli aventi competenza finanziaria e legale. In alcuni casi, con una consapevolezza a tutto tondo dell’artificiosità delle operazioni condotte. In altri casi, con una consapevolezza più superficiale o magari persino di buona fede (ci si riferisce anche all’allenatore della squadra), ma comunque in grado di far dire che tutti fossero direttamente o indirettamente coscienti di una condizione ormai fuori controllo. Sul materiale probatorio disponibile si tornerà anche al momento del giudizio rescissorio. Per quanto d’interesse della fase rescindente qui trattata è senz’altro sufficiente il richiamo ai più rilevanti elementi dimostrativi, citati anche dalla Procura federale. Primo tra tutti è l’inquietante “Libro Nero di FP” (cioè Fabio Paratici). Un tale documento, si noti, non è mai stato disconosciuto dal redattore (Federico Cherubini) ed è stato difeso dalla FC Juventus S.p.A. che, unitamente al predetto dirigente, lo ha fatto proprio, solo proponendone una interpretazione diversa rispetto a quella offerta dalla Procura federale, sostenendo si trattasse di un normale “appunto” di lavoro. Ora, l’elemento dimostrativo più rilevante, ad avviso della Corte federale, non è solo il contenuto testuale di detto “Libro Nero di FP”, di per sé sin troppo esplicito. Rileva piuttosto (quale conferma irredimibile del relativo esatto contenuto) il contesto nel quale esso è stato redatto. Emerge, invero, che detto “Libro” fosse stato preparato dal Cherubini come documento da utilizzare nella propria discussione con Paratici in fase di negoziazione del proprio rinnovo contrattuale (la circostanza è confermata dalle stesse dichiarazioni del Cherubini; si veda il file n. 656108 trasmesso alla Procura federale dalla Procura della Repubblica). Naturalmente, non è qui rilevante operare interpretazioni esorbitanti o azzardare qualificazioni circa il comportamento in sé del Cherubini o il rapporto con Fabio Paratici. Ma ben si comprende, ad una lettura distaccata di una simile circostanza, la capacità disvelatrice di detto Libro Nero. È evidente che Cherubini era pronto a contraddire con Paratici per discutere il proprio contratto (accettandolo o rifiutandolo, non importa) ed era pronto a mettere sul tavolo della discussione quelle che lo stesso Cherubini riteneva essere importanti “differenze di vedute”: cioè il fatto che Fabio Paratici avesse costantemente operato attraverso un sistema di plusvalenze artificiali. Ed è chiaro che nello scrivere il “Libro Nero di FP”, Cherubini rappresentava fatti veri che oggi non possono più essere efficacemente rinnegati. È per questa ragione che il mancato disconoscimento del documento e la mancata presa di distanza da esso della FC Juventus S.p.A. - a prescindere da ogni ulteriore rilevanza - ha una portata devastante sul piano della lealtà sportiva. Da esso si trae la consapevolezza di un crescendo di difficolta economico-finanziaria della FC Juventus S.p.A. nel corso degli anni 2019, 2020 e 2021 (“come siamo arrivati qui?”) e della difficoltà di uscirne. E si individua anche il metodo rimediale che il Cherubini testimonia essere stato applicato da Fabio Paratici: “utilizzo eccessivo plusvalenze artificiali” (la cui conseguenza è un “beneficio immediato” ma anche un negativo “carico ammortamenti” per il futuro). Il contenuto del “Libro Nero di FP” costituisce un elemento oggettivo non equivocabile. Tanto più tenuto conto della circostanza (e vi si tornerà oltre più diffusamente) che scopo del processo sportivo non è, evidentemente, inferire la consumazione di eventuali fattispecie di illecito a carattere penalistico. Oggetto di giudizio è solo la violazione delle norme sportive: nello specifico, dell’art. 4, comma 1 e dell’art. 31, comma 1. Rilevantissime sono poi le intercettazioni telefoniche o ambientali (e le acquisizioni documentali) citate dalla Procura federale a sostegno della revocazione. Quella del 6 settembre 2021 tra Andrea Agnelli, presidente della FC Juventus S.p.A., e il rappresentante dell’azionista di riferimento John Elkann (intercettazione presente nel file n. 660969 trasmesso alla Procura federale dalla Procura della Repubblica), nella quale gli interlocutori operano un diretto riferimento al fatto che la direzione sportiva (cioè Fabio Paratici) si era “allargata” con lo svolgimento “di tutta una serie di operazioni …” che il presidente Agnelli, nel botta e risposta della conversazione, individua subito definendole di “eccessivo ricorso allo strumento delle plusvalenze”. Così come l’ulteriore intercettazione tra Andrea Agnelli e Maurizio Arrivabene del 3 settembre 2021 (riportata nel file n. 660969 e file 660945 trasmessi dalla Procura della Repubblica), nel corso della quale gli interlocutori condividono che la responsabilità delle difficoltà della FC Juventus S.p.A. non poteva essere attribuita solo al Covid-19 (“sì ma non era solo il Covid e questo lo sappiamo bene” ), posto che da un lato vi era la pandemia, ma dall’altro era stata “ingolfat[a] la macchina con ammortamenti e soprattutto la merda perché è tutta la merda che sta sotto che non si può dire”. E ancora, in più rispetto a quelle menzionate dalla Procura federale, si devono aggiungere le intercettazioni che coinvolgono contestualmente più dirigenti della FC Juventus S.p.A. con ruoli finanziari e legali (anch’esse riportate nel file n. 660969 trasmesso dalla Procura della Repubblica). Intercettazioni che dimostrano persino opacità nella rappresentazione all’esterno del reale contenuto delle operazioni condotte, tanto da sperare che “[quelli che] stanno cercando” (presumibilmente gli ispettori Consob) non scoprano carteggi altrimenti pericolosi: ci si riferisce all’intercettazione del 6 settembre 2021 tra taluni dirigenti della FC Juventus S.p.A. (Stefano Bertola, Stefano Cerrato e Cesare Gabasio) nel corso della quale, a proposito di Pjanic, si chiarisce che “han fatto uno scambio” (e dunque una consapevole permuta) e si condivide il rischio che emergano carte che invece devono restare riservate: “tela dico tutta? è meglio che non ci fosse quel carteggio” ; “no quel carteggio meglio di no” . E più in generale si devono aggiungere quelle intercettazioni che dimostrano la natura alterata dei valori utilizzati (e il peso degli ammortamenti conseguenti) e comunque la natura esattamente permutativa di molte operazioni. Sotto il primo profilo è emblematica l’intercettazione - in grado di rafforzare quanto già riferito a proposito del “Libro Nero di FP” - tra Federico Cherubini e Stefano Bertola (altro dirigente della FC Juventus S.p.A.) del 22 luglio 2021 (riportata nel file n. 660945 trasmesso alla Procura Federale dalla Procura della Repubblica di Torino) nel corso della quale il primo afferma “io perché sono andato in difficoltà negli ultimi anni? Mi sentivo che mi stavo vendendo l’anima, perché a un certo punto stavo facendo delle cose, ero complice di alcune cose, anche per una questione di ruolo dovevo dire a Fabio [Paratici] non sono d’accordo, ma poi se lui diceva si va si va”. E ancora rilevante (tra le altre) è l’intercettazione del 16 luglio 2021 (riportata nel file n. 660969 trasmesso dalla Procura della Repubblica) tra Marco Re (all’epoca dirigente della FC Juventus S.p.A.) e un soggetto terzo appartenente ad una importante banca, nel corso della quale il dirigente della FC Juventus S.p.A. ammette che “ma tu pensa uno come Arthur, che per farti la plusvalenza Pjanic hai pagato 75 milioni […] cioè era palese no? Che non fosse uno da quella cifra lì. Adesso lo paghi […] cioè te lo porti avanti per 4 anni [con gli ammortamenti]”. Del pari rilevante, nel contesto sopra detto, anche l’intercettazione del 21 settembre 2021 (riportata nel file n. 660969 trasmesso dalla Procura della Repubblica di Torino), nel corso della quale Fabio Paratici, commentando un intervento di Fabio Cherubini e quasi sfogandosi dell’essere considerato responsabile isolato, risponde “Sì, ma non è che...se volevi mettere 400 milioni 5-6 anni prima, te li facevo mettere!” E l’interlocutore (giornalista) allora: “Bravo! È quello che ho detto io, per quello ho detto: Scusami, abbi pazienza! gli ho detto Claudio, eh no! Perché io voglio dire non è che Paratici si svegliava la mattina e diceva: oggi voglio fare una bella plusvalenza! È che a un certo punto, facevate due conti, lo chiamavate e gli dicevate: devi fare 100, devi fare 150, devi fare 70! E lui poi ve le faceva! E ringrazia che le faceva, perché così avete mascherato i problemi per 3 anni, eh! Ho detto, dico perché poi quello ha fatto, non è che...”. Ed ancora Fabio Paratici: “Eh! No, per 6 o 7, però va bene... magari 3, magari 3, magari 3”. Sotto il secondo profilo (di scambio permutativo) sono emblematiche le acquisizioni anche documentali relative alle operazioni con club esteri (OM Marsiglia, Barcellona, Manchester City, Lugano, Basilea), nelle quali si dimostra lo sforzo profuso ad allineare i flussi finanziari delle operazioni e si ottiene prova certa dell’avvenuto condizionamento reciproco dei trasferimenti di volta in volta contrattualizzati (uno in uscita e uno in acquisto allo stesso prezzo o quasi). E ciò, dunque, in modo che non vi fosse dubbio che, intanto avveniva l’acquisto di un giocatore da una controparte, in quanto a quella stessa controparte veniva ceduto il proprio. Il tutto, secondo una “causa in concreto” (intesa come sintesi degli interessi reali che il contratto stesso è diretto a realizzare) di chiara permuta. Qui, peraltro, è anche necessario aprire una parentesi sulla rilevante differenza che deve essere riconosciuta tra una operazione a specchio o incrociata, apparentemente indipendente, e una operazione ad effetti permutativi. E deve essere chiarito che ciò che rileva ai fini del processo sportivo e della violazione quanto meno dell’art. 4, comma 1, CGS, non è se la singola operazione dovesse essere trattata in continuità di valori (secondo lo IAS38, paragrafo 45, poi contestato alla FC Juventus S.p.A. dalla Consob) o meno, potendosi o non potendosi rilevare la plusvalenza. Ciò che rileva è la preordinata strutturazione e trattamento delle operazioni come apparentemente indipendenti e in modo tale da impedire in partenza la relativa qualificazione come permute. Ciò che rileva, in altri termini, è l’essersi volutamente sottratti alla potenziale applicazione dello IAS38 (paragrafo 45), quale che ne fosse l’esito. Per questo, e vi si tornerà, lo sforzo svolto dalle difese dei deferiti e dai relativi consulenti di ricostruire ex post la sostanza commerciale delle singole operazioni citate dalla Procura Federale, dalla Consob e dalla Procura della Repubblica di Torino non coglie il senso stesso della contestazione sportiva della quale qui si discute. In questa direzione, diventano rilevanti le operazioni di nascondimento operate da alcuni dirigenti della FC Juventus S.p.A. che si sono spinte sino ad intervenire correggendo “a penna” le fatture ricevute dalla controparte per non far emergere la natura permutativa dell’operazione compiuta (evidenze contenute nel file n. 733488 trasmesso alla Procura federale dalla Procura della Repubblica di Torino). Eclatante il caso dello scambio dei calciatori Akè/Tongya tra la FC Juventus S.p.A. e l’Olympique De Marseille. L’operazione, apparentemente costruita con contratti indipendenti, è in realtà un vero e proprio scambio e viene così qualificato dalle mail interne: “scambiamo Tongya con Akè, entrambi trasferimenti definitivi identici” . E alla richiesta se “dobbiamo condizionarli l’uno all’altro?” la risposta è “li abbiamo condizionati l’uno all’altro” . Anche l’Olympique De Marseille precisa ripetutamente che si tratta di una operazione incrociata e integralmente compensata (documenti tutti contenuti nel file n. 7733488 trasmesso alla Procura federale dalla Procura della Repubblica di Torino). Ma il punto maggiormente significativo, rispetto alla vicenda dell’Olympique De Marseille, è quello riferibile alla fatturazione. La fattura emessa dall’Olympique De Marseille con destinatario la FC Juventus S.p.A. e con causale “compensazione” dell’operazione di scambio viene materialmente corretta a penna e “barrata” in ogni dove e riscritta dalla FC Juventus S.p.A. e rispedita al mittente chiedendo di modificarla (documento anch’esso contenuto nel file n. 7733488 sopra citato). E ciò, per evitare che potesse essere compreso all’esterno che l’operazione era effettivamente di mero scambio (cioè permuta) e non certo composta da atti indipendenti. I dirigenti della FC Juventus S.p.A. dicono espressamente che si deve evitare di evidenziare la compensazione. Come a dire - ed è l’aspetto assorbente ai fini del processo sportivo - che la FC Juventus S.p.A. era perfettamente edotta del rischio di dover applicare lo IAS38, paragrafo 45, e il proprio approccio era nel senso di evitare che ciò avvenisse a prescindere da ogni effettiva applicabilità. Tanto che la natura dell’operazione non doveva emergere dai documenti ufficiali riguardanti la fatturazione. Ed è anche interessante notare come i dirigenti della FC Juventus S.p.A. debbano persino superare una iniziale resistenza dell’Olympique De Marseille nel recepire le correzioni inserite a penna dalla FC Juventus S.p.A., tanto da costringere l’Olympique De Marseille ad un richiamo a buona fede nel chiedere che sia mantenuta la dicitura “compensazione” nella fatturazione da essa inviata; e ciò, presumibilmente perché, proprio per l’Olympique De Marseille, lo IAS38, paragrafo 45, o principio assimilabile, non era comunque destinato ad applicarsi e dunque la natura permutativa, se divenuta trasparente, non era pregiudizievole. Un simile quadro fattuale - cui si deve aggiungere la delibera Consob 22482/2022 del 19.10.2022 (sulla quale si tornerà oltre) e si possono altresì aggiungere i riferimenti ai numerosi appunti e manoscritti interni alla FC Juventus S.p.A., ulteriori rispetto al “Libro Nero di FP” (e dai quali sembra quasi emergere che “manovre correttive” fosse negli ultimi anni una sorta di definizione specifica di quanto si va dicendo), o ancora il c.d. database di tale società - è decisivo ai fini del giudizio rescindente. In proposito, appare erronea l’obiezione per cui il citato quadro fattuale (nuovo) debba dirsi già assorbito dalla ratio decidendi della decisione revocata. La decisione n. 0089/CFA/2021-2022 aveva affermato del tutto condivisibilmente che “l’assenza di parametri normativamente sanciti rende particolarmente delicata l’operazione di sceverare operazioni (plusvalenti) che, con ragionevole certezza giudiziale, possano essere considerate rilevanti sotto il profilo disciplinare”. Ciò, ovviamente, nel presupposto - mai messo in discussione dalla decisione - che la realizzazione di una plusvalenza fosse effetto legittimo di una operazione di vendita o scambio, non potendo l’interprete affidarsi al solo sospetto di una eventuale (appunto) fittizietà. Per questo la decisione qui revocata precisava anche che eventuali contestazioni disciplinari dovessero basarsi sulla ragionevole certezza dell’illecito e non sulla probabile verificazione di esso. Inoltre, la decisione rilevava che l’assenza di un unico metodo codificato di valutazione non poteva “legittimare l’iscrizione in bilancio di diritti per qualsiasi importo, svincolati da considerazioni inerenti l’utilità futura del diritto nonché [da] elementi di coerenza della transazione” posto che altrimenti argomentando si “renderebbe legittima qualsiasi plusvalenza e [si] introdurrebbe un’anarchia valutativa che nessun sistema - e quindi neanche quello federale - può tollerare”. Un metodo vi deve essere. E deve essere razionale, verificabile e ovviamente non discrezionale. Un simile arresto, come detto, è condivisibile anche oggi. Ma ciò che oggi è mutato è proprio il quadro fattuale nel quale ci si muove, che è radicalmente diverso da quello esaminato dalla decisione revocata. Non si tratta di discutere della legittimità di un determinato valore in assoluto. Né di operare una valutazione del prezzo scambiato. Si tratta invece di valutare comportamenti (scorretti) e gli effetti di tali comportamenti sistematici e ripetuti sul bilancio. La Corte federale n. 0089/CFA/2021-2022, però, proprio su un tale profilo, aveva avvertito che non qualsiasi plusvalenza è legittima. Aveva poi segnalato il fatto che la carenza di parametri non consentiva di tradurre il sospetto in violazione, per questo chiedendo l’introduzione di disposizioni che operassero da sentinella anticipata rispetto a fenomeni che invece di essere fisiologici si trasformino in patologici, in modo anche da avvisare la società agente di avere oltrepassato i limiti della razionalità e della dimostrabilità. Ed un simile intervento normativo resta urgentissimo ancora oggi. Ma avere affermato un tale principio non legalizzava qualunque comportamento. Sotto tale profilo, la decisione revocata non ha nulla a che vedere con una preordinata intenzione di non utilizzare alcun metodo se non quello di una ricerca artificiale di plusvalenze come obiettivo e non come effetto delle operazioni condotte. In conclusione, il nuovo quadro fattuale prodotto dalla Procura federale integra i presupposti ed è decisivo ai fini di cui all’art. 63, comma 1, lett. d) e impone la declaratoria della revocazione della decisione della Corte federale d’appello n. 0089/CFA/2021-2022. Tenuto peraltro conto del dettato della norma e dell’assenza di capi distinguibili della decisione n. 0089/CFA/2021-2022, si ritiene conseguenziale una revoca integrale della decisione stessa, indipendentemente dalla possibilità che per alcuni dei deferiti debba poi procedersi ad un nuovo esito di proscioglimento. A tale proposito, è utile richiamare l’orientamento della stessa Corte di Cassazione, a mente della quale “la revocazione travolge completamente i capi della sentenza [revocata], sicché il giudice della fase rescissoria, chiamato nuovamente a decidere, deve procedere ad un nuovo esame prescindendo dalle rationes decidendi della sentenza revocata. Infatti, il giudizio ex art. 402 c.p.c. è nuovo e non la mera correzione di quello precedente, per cui la nuova decisione sul merito è del tutto autonoma e non può certo essere la risultante di singoli elementi correttivi nell'iter logico-giuridico espresso dalla decisione revocata (Cass. nn. 2181/01 e 8326/04)” (Cassazione civile sez. VI, 20/06/2016, n.12721, dettata in materia di errore revocatorio ma applicabile all’art. 63, comma 1, lett. d) CGS). Peraltro, è pacifico che il giudice possa emettere una nuova decisione che in parte si sovrapponga a quella revocata, ancorché come nuova decisione e non come conferma della precedente statuizione ormai elisa dal mondo giuridico. Infondata è anche l’eccezione svolta dalla difesa della FC Juventus S.p.A. a proposito della inammissibilità per tardività del ricorso in revocazione della Procura federale. Anzitutto, la FC Juventus S.p.A. ha segnalato come anomala la circostanza che la comunicazione di trasmissione della documentazione della Procura della Repubblica di Torino fosse avvenuta solo in data 24.11.2022. Una simile trasmissione è però documentata e risulta da apposito timbro seguito dalla sottoscrizione di tre magistrati della Procura della Repubblica di Torino. I dubbi della FC Juventus S.p.A., in argomento, appaiono oggettivamente fuor di luogo. La documentazione ritenuta rilevante dalla Procura federale è stata ricevuta in data 24.11.2022 e il ricorso per revocazione proposto in data 22.12.2022 è certamente tempestivo, essendo stato notificato il ventottesimo giorno sui trenta disponibili (art. 63, comma 1, CGS). Anche il secondo profilo dell’eccezione non è condivisibile. Sostiene la difesa della FC Juventus S.p.A. che la Procura federale aveva avuto notizia degli eventi poi dedotti a base della revocazione ben prima della data del 22.11.2022. Pertanto, la revocazione doveva dirsi già esaurita al momento della relativa proposizione. Ora, in disparte la giurisprudenza di questa Corte a proposito della irrilevanza di notizie di stampa ai fini della decorrenza del termine di revocazione (ex plurimis Corte di giustizia federale, SS.UU., n. 203/2009-2010; Corte di giustizia federale, SS.UU., n. 31/2013-2014), resta assorbente la circostanza che nel caso qui in discussione è il nuovo quadro fattuale ad essere cruciale per la percezione di una nuova decisione da assumere e, prima ancora, per la maturazione della percezione della esigenza processualistica di presentare fondatamente un ricorso per revocazione. In altri termini, non si discute in questo caso di un singolo documento specifico la cui esistenza fosse divenuta nota. Si discute, invece, di un complesso di plurimi documenti e intercettazioni (le circa 14mila pagine trasmesse dalla Procura della Repubblica e citate dalla Procura federale) la cui effettiva ricezione era inevitabile presupposto del trascorrere di un qualunque termine decadenziale. Il tutto, dovendosi sottolineare (ed è fatto incontestato) che l’indagine penale, i cui esiti documentali sono poi stati trasferiti alla Procura federale, si è chiusa dopo la decisione qui oggetto di revocazione. Il ricorso per revocazione, pertanto, è certamente tempestivo. Da rigettare è anche l’obiezione formulata a proposito della non utilizzabilità delle intercettazioni. L’eccezione è stata variamente proposta dai deferiti nell’ottica di ritenere che l’art. 270 c.p.p. impedisca di fondare su di esse la contestazione disciplinare qui esercitata. È stato poi sollevato un dubbio di parzialità del relativo riversamento in trascrizioni, dolendosi quindi i deferiti di una non corretta acquisizione e rappresentazione delle registrazioni audio. La giurisprudenza di questa Corte è però granitica in senso opposto. Le intercettazioni telefoniche costituiscono, del tutto legittimamente, materiale probatorio acquisibile al procedimento, dovendo le intercettazioni medesime essere considerate nella loro fenomenica consistenza e nella loro capacità rappresentativa di circostanze storiche rilevanti, senza neppure possibilità di sindacare la loro origine e il modo della loro acquisizione (ex plurimis Corte di giustizia federale, SS.UU., n. 32/2011-2012; e nello stesso senso: Corte di giustizia federale, SS.UU., n. 43/2011-2012; Corte federale d’appello, SS.UU., n. 46/2015-2016; Corte federale d’appello, SS.UU., n. 10/2016-2017; Corte federale d’appello, SS.UU., n. 12/2016-2017; Corte federale d’appello, SS.UU., n. 96/2016-2017; Corte federale d’appello, SS.UU., n. 102/2016- 2017). Del resto, un identico orientamento è perfettamente coerente con plurime decisioni della Corte di Cassazione (Corte di Cassazione, SS.UU., sent. del 15.01.2019 n. 741; Cass. civ., Sez. lavoro, Sent., 29.09.2022, n. 28398 e Corte di Cassazione 15 dicembre 2022, n. 36861). Esula poi dai poteri del giudice sportivo ogni valutazione sulla legittimità dell’operato dell’autorità giudiziaria in ordine all’acquisizione stessa delle intercettazioni. E ciò è vero, vuoi in riferimento al potere speso, vuoi in riferimento al dibattito odierno sulla opportunità di aumentare o ridurre l’ambito assoggettabile ad un tale mezzo di prova. Ai fini del processo sportivo, rileva esclusivamente la provenienza istituzionale del materiale ricevuto. E da tale provenienza discende la presunzione di legittimità, autenticità e genuinità degli atti (Corte di giustizia federale, SS.UU., n. 48/2011-2012; Corte federale d’appello n. 122/2018-2019; Corte federale d’appello, SS.UU., n. 55/2019-2020; Corte federale d’appello, SS.UU., n. 95/2019-2020). Le obiezioni proposte nei confronti della documentazione proposta all’esame di questa Corte federale, dunque, non hanno pregio. Le intercettazioni sono per certo utilizzabili (peraltro non costituendo neppure l’unico elemento decisivo ai fini della formazione del nuovo quadro fattuale di riferimento, giacché da affiancare alle acquisizioni documentali), mentre il divieto di un utilizzo a fini penali per reati diversi da quelli che hanno dato luogo alle intercettazioni stesse (argomento ex art. 270 c.p.p.) non trova alcuna applicazione al procedimento disciplinare (Corte di giustizia federale, SS.UU., n. 48/2011-2012; Corte federale d’appello, SS.UU., n. 10/2016-2017; Corte federale d’appello, SS.UU., n. 122/2018-2019; Corte federale d’appello, SS.UU., n. 55/2019-2020; Corte federale d’appello, SS.UU., n. 95/2019-2020). Semmai è doveroso sottolineare che, nel caso specifico, le intercettazioni esaminate da questa Corte federale consentono di raggiungere una organica rappresentazione dei fatti sottoposti a giudizio (in argomento Corte federale d’appello, SS.UU., n. 122/2018-2019; Corte federale d’appello, SS.UU., n. 55/2019-2020; Corte federale d’appello, SS.UU., n. 95/2019-2020). Meglio ancora, non vi è modo di non considerare la rilevanza delle “dichiarazioni auto ed etero accusatorie registrate” (Corte federale d’appello, SS.UU., n. 1/2020-2021). Ritenuto dunque meritevole di accoglimento il giudizio rescindente, e dichiarata la revocazione della decisione n. 0089/CFA/2021- 2022, può essere esaminato il merito rescissorio dell’impugnazione svolta dalla Procura federale. Priorità logico-giuridica va anzitutto data all’esame dei reclami incidentali concernenti la mancata acquisizione della nota 10940/pf/GC/blp del 14 aprile 2021 della Procura federale, richiamata dalla relazione Co.Vi.So.C. del 19 ottobre 2021 (atto costituente, secondo la Procura federale, la prima notizia qualificata dalla quale attivare l’indagine). L’obiezione per cui la nota 10940/pf/GC/blp del 14 aprile 2021 della Procura federale potesse costituire un primo atto di indagine non può, però, avere seguito né in ogni caso può dirsi rilevante (e ciò indipendentemente dal possibile assorbimento dei ricorsi incidentali proposti da UC Sampdoria, FC Pro Vercelli 1892, Genoa CFC, Parma Calcio 1913, Pisa Sporting Club, Empoli FC, Novara Calcio e Delfino Pescara 1936). In via preliminare e generale, occorre considerare che, in tale particolare forma di revocazione, la sopravvenienza di “fatti nuovi” agisce anche nel senso di rendere non più rilevante la questione dell’asserita tardività dell’azione della Procura federale in quanto la sopravvenienza della documentazione della Procura della Repubblica è idonea a introdurre nel procedimento degli elementi che - ex necesse - non possono che immutare il quadro procedimentale, al fine di rimuovere dall’ordinamento sportivo decisioni che, appaiano, nella sostanza, distorsive del senso di giustizia (Corte di giustizia federale, SS.UU., n. 203/2009-2010). D’altro canto, premesso che la trasmissione di indicazioni interpretative non può costituire nel processo sportivo una forma effettiva di atto di indagine, potendo al più appartenere al novero degli atti pre-procedimentali che questa Corte federale (proprio per l’informalità del processo sportivo) ha costantemente consentito e anzi sollecitato, onde evitare di giungere a immediate iscrizioni senza una previa verifica della traducibilità di una “possibile notizia” in una “effettiva notizia” di illecito (Corte federale d’appello, SS.UU., n. 18/2020-2021), premesso questo, appare decisivo riferirsi al dato testuale della nota Co.Vi.So.C. a mente della quale tale ente, che si ricorda ha specifici poteri autonomi di controllo assegnati espressamente dall’ordinamento federale (art. 80 Noif), precisa nelle prime righe introduttive di essersi mossa “nello svolgimento delle proprie prerogative di controllo e vigilanza delle società professionistiche”. Ora, in disparte il fatto che la Co.Vi.So.C. è organo che, ai sensi dell’art. 20, comma 2, dello Statuto CONI, assume specifica funzione pubblicistica posto che identica “natura [pubblicistica] va riconosciuta alle attività [anche di controllo] svolte al fine di garantire il regolare svolgimento delle competizioni e dei campionati sportivi professionistici" (Cassazione penale 29.5.2013, n. 28164), e in disparte la circostanza che per tale via i relativi atti - ovviamente per le parti non aventi carattere valutativo ma di attestazione delle attività svolte - devono dirsi assistiti da fede privilegiata, resta assorbente il fatto che la citata affermazione della Co.Vi.So.C. non appare in sé contestata dai reclamanti incidentali. Co.Vi.So.C. ha agito di propria iniziativa “[prendendo] atto di taluni fenomeni potenzialmente idonei ad incidere sui fondamentali dei bilanci delle società sportive professionistiche (e quindi mediatamente sull’equilibrio economico e finanziario delle stesse) che si ritiene opportuno segnalare a codesta Procura Federale per gli approfondimenti che si intenderanno se del caso esperire”. Ciò che quindi i reclamanti non affrontano è che la nota Co.Vi.So.C. costituisce atto tipico di proposta di avvio di indagine ai sensi dell’art. 80, comma 3, Noif, ed è solo da tale istante che - rispetto alle operazioni indicate dal detto ente di controllo nella propria comunicazione poi riversate nel deferimento - deve calcolarsi un qualunque termine di iscrizione della notizia dell’illecito (individuata dalla Co.Vi.So.C.). Peraltro, come affermato dalla giurisprudenza di questa Corte “la previsione di una decadenza dall’azione della Procura in caso di ritardata iscrizione [della notizia dell’illecito] è estranea alle finalità della normativa codicistica [contenuta nel CGS]” (Corte federale d’appello, Sez. I, n. 29/CFA/2021-2022). Né vi è spazio per procedere ad una retrodatazione dei termini al fine di produrre la citata decadenza. Ipotesi questa che non trova riscontro nel codice sportivo, fermo comunque che, in caso di superamento del termine dell’indagine, l’art. 119, comma 6, CGS prevede, quale espressa conseguenza la sola inutilizzabilità degli atti e non piuttosto l’improcedibilità dell’azione. Del resto - e tale considerazione assume ulteriore carattere dirimente - una simile decadenza è esclusa anche dalla giurisprudenza ordinaria formatasi sull’art. 335 c.p.p., a mente della quale “ritardi indebiti nella iscrizione, tanto della notizia di reato che del nome della persona, pur se abnormi, sono privi di conseguenze [sulla validità del processo] fermi restando gli eventuali profili di responsabilità disciplinare o penale del magistrato del P.M. che abbia ritardato l’iscrizione” (così Cassazione SS. UU., n. 40538 del 24.09.2009 con successiva conforme Cassazione Sez. 6, n. 4844 del 14.11.2018; e nello stesso senso da ultimo Cassazione civile SS. UU. 12.04.2021, n.9548). Il punto qui decisivo è allora che lo stesso art. 119, comma 6, CGS, citato dai reclamanti incidentali quale norma da applicare al caso concreto, afferma che “possono sempre essere utilizzati gli atti e documenti in ogni tempo acquisiti dalla Procura della Repubblica e dalle altre autorità giudiziarie dello Stato”. Esattamente come nel caso che qui occupa, divenendo pertanto ininfluente - e carente di interesse – il reclamo incidentale proposto. Ove pure si accedesse ad una qualche passata limitazione della “vecchia” documentazione d’indagine, il nuovo quadro fattuale derivante dalla documentazione e dalle evidenze trasmesse dalla Procura della Repubblica resterebbe comunque utilizzabile. Ed è sulla documentazione proveniente dalla Procura della Repubblica di Torino (al pari di quella di derivazione Consob) che questa Corte federale è chiamata a pronunciarsi. Tanto meno può porsi, sul punto, un qualunque dubbio di nullità o violazione dei principi del giusto processo (ex art. 44 CGS) e delle prerogative di difesa, posto che la fonte del quadro fattuale del quale si discute è per certo interamente rappresentata dalla Procura della Repubblica di Torino (cui si collega il procedimento Consob) e posto che dei relativi atti e documenti, utilizzabili in ogni tempo (art. 119, comma 6, CGS), le parti hanno avuto esatta e compiuta notizia nei termini consentiti dal ricorso di revocazione. Premesso allora che l’atto di deferimento (e il successivo ricorso per revocazione) non risultano in alcuna parte perplessi nel contenuto, contenendo una chiara e completa contestazione delle condotte ascritte, poco calzante è il richiamo alla decisione del Collegio di Garanzia dello Sport, Sez. IV, n. 76 del 6.7.2017 (richiamo in particolare contenuto nella difesa della FC Juventus S.p.A.). In tale decisione, invero, si affermava il condivisibile, ma del tutto diverso, principio per cui “non risulta condivisibile l’iter logico ed argomentativo seguito dalla Corte di Appello Federale che, dopo aver ribadito il suo convincimento circa l’individuazione del soggetto risultato unico autore dell’illecito sportivo, ha ritenuto di poter egualmente sanzionare il [deferito], in relazione alla realizzazione dell’illecito, sulla base della sua partecipazione al fatto non più realizzata con la contestata condotta attiva (in concorso con altri) ma realizzata con una condotta omissiva e quindi sulla base di una diversa qualificazione dei fatti e della contestazione disciplinare [ovvero non aver denunciato]”. Per tale via, dunque, si contestava la mancata chiarezza del deferimento rispetto alla norma contestata e alle conseguenze che ne aveva tratto il giudice sportivo. Ma nel caso che qui occupa una tale assenza di chiarezza non sussiste. Tanto meno rispetto al quadro probatorio riveniente dagli atti della Procura della Repubblica di Torino e dalla stessa Consob. Ciascuna parte, dunque, ha potuto conoscere la provenienza degli atti dei quali discutere e ha potuto esprimere le proprie piene prerogative difensionali, non sussistendo invece alcuna menomazione del procedimento e tanto meno violazione del diritto di difesa che è stato pienamente assicurato. Ed è appena il caso di notare che “ nell’ordinamento sportivo il fine principale da perseguire, al di là dell’aspetto giustiziale pur fondamentale, è quello di affermare sempre e con forza i principi di lealtà, imparzialità e trasparenza, tipici del movimento sportivo, come pensato sin dalla sua fondazione da Pierre De Coubertin e, quindi, è compito degli Organi di giustizia considerare meno stringenti le regole formali rispetto ad aspetti sostanziali, che siano utili all’accertamento dei menzionati valori.” (Collegio di garanzia dello sport, sez. I, n. 56/2018). I ricorsi incidentali, dunque, anche a prescindere come già si è detto dal relativo assorbimento per le parti comunque prosciolte nel merito, vanno rigettati. Venendo ora al merito del giudizio rescissorio, appare inevitabile tenere distinte le posizioni riguardanti la FC Juventus S.p.A. rispetto alle altre squadre. La ragione della necessaria distinzione di merito riposa, ed è considerazione sin troppo ovvia, nella circostanza che la FC Juventus S.p.A. e i relativi amministratori e dirigenti sono stati oggetto di diffuse e ripetute evidenze dimostrative prodotte dalla Procura federale. Evidenze che connotano un canone di comportamento sistematico e non isolato. Proprio con riguardo alla FC Juventus S.p.A., il quadro probatorio che si è già citato ai fini del giudizio rescindente ha carattere inequivocabile rispetto agli scopi del processo sportivo. Del “Libro Nero di FP” redatto da Federico Cherubini a proposito di Fabio Paratici, testimoniante l’eccessivo utilizzo di plusvalenze artificiali, si è già detto. Dell’origine di un tale documento e della mancata contestazione di genuinità di esso, anche. Si è parimenti già riferito della non condivisibilità dei tentativi di diversa interpretazione operati dalla difesa della FC Juventus S.p.A. che si scontrano con il contenuto testuale del predetto documento, nonché con il contesto nel quale il “Libro Nero” è stato scritto e nel quale esso doveva essere utilizzato. È evidente che Federico Cherubini immaginava di affrontare Fabio Paratici per “contestargli” l’uso eccessivo di plusvalenze artificiali e i relativi effetti anche negativi sul bilancio della società dovuti al peso degli ammortamenti. Al beneficio immediato di evitare l’emersione di perdite di bilancio controbilanciate dalle apparenti plusvalenze conseguiva, infatti, il costo ripartito su più anni di quel plusvalore in una sorta di inevitabile e crescente avvitamento: si veda la mail interna scambiata in data 17 febbraio 2021 tra diversi dirigenti della FC Juventus S.p.A. “ci sono le plusvalenze che migliorano le net loss dei prossimi anni, ma questo genera un nuovo tornado di D&A; non siamo più a break-even nel 24/25. Deve essere chiaro che con le nuove assumptions su plusvalenze e D&A non si ferma il tornado anzi abbiam bisogno del tornado” (mail riportata nel file 733431 trasmesso alla Procura federale dalla Procura della Repubblica). Ed è parimenti evidente che la suddetta circostanza (l’uso eccessivo di plusvalenze artificiali e relative conseguenze) era, tra i due dirigenti oggi deferiti, fatto assolutamente pacifico. Si sono inoltre già citate - in fase rescindente - le intercettazioni aventi un carattere per così dire generale o se si preferisce sintomatiche e ricognitive della ripetuta intenzionalità della società FC Juventus S.p.A. nel non avere utilizzato (nelle stagioni 2019/2020 e in parte 2021) alcun metodo di valutazione dei prezzi degli scambi. E si è anche già richiamata la circostanza della profonda diffusione, all’interno della società, della consapevolezza dell’uso eccessivo del metodo plusvalenze per affrontare il bilancio. Significativa è anche l’intercettazione con la quale Cherubini (in data 22.7.2021), di fronte ai primi accessi della polizia giudiziaria per le indagini sulle plusvalenze afferma “fortuna che … alla luce delle recenti visite ci siamo fermati” (si veda la relazione di indagine della Procura federale, pag. 182). Si sono poi già commentati taluni casi specifici, che tanto più se letti in combinazione con l’indagine Consob e con il “Libro Nero di FP” (e ancora con l’intero quadro probatorio), consentono di comprendere appieno - sempre dal lato del processo sportivo - la reale situazione verificatasi (si veda il caso del carteggio sulla cessione di Pjanic che è meglio che non ci sia o il caso della fattura modificata all’Olympique de Marseille). Il tutto, ovviamente, dovendosi anche considerare l’esito certamente rilevante della delibera 22482/2002 della Consob (assunta in data 19.10.2022 ai sensi dell’art. 154ter comma 7 t.u.f.). Al fine di non gravare la decisione di eccessive ripetizioni si rinvia, dunque, alle citazioni già sopra riportate senza trascriverle nuovamente. In un simile quadro, diventano a maggior ragione rappresentative del modus operandi non corretto della FC Juventus S.p.A. (lo stesso emergente dal quadro probatorio che sopra si è detto) soprattutto le operazioni compiute con i club esteri. Ci si riferisce: all’operazione Moreno-Andrade tra la tra la Juventus FC e il Manchester City (anno 2019/2020); all’operazione Pereira-Marques tra la Juventus FC e il Barcellona (anno 2019/2020); all’operazione Sene-Hajdari tra la Juventus FC e il Basilea (anno 2019/2020); all’operazione Bandeira-Nzouango tra la Juventus FC e l’Amiens Sporting Club (anno 2019/2020); all’operazione Tongya-Akè tra la Juventus FC e l’Olympique De Marseille (anno 2020/2021); all’operazione Monzialo-Lungoyi tra la FC Juventus FC e la FC Lugano (anno 2020/2021). Tutte tali operazioni risultano emblematiche perché, invece di essere state trasparentemente e correttamente rappresentate come permute, esse sono state mostrate all’esterno come operazioni formalmente indipendenti. La differenza di tali operazioni rispetto a quelle compiute con controparti italiane riposa nella circostanza che le operazioni con controparti estere non potevano contare sulla stanza di compensazione disciplinata dalla federazione di appartenenza e, pertanto, la mera conclusione di una operazione a specchio non era sufficiente ad ottenere lo “scambio” finanziariamente neutro, dovendosi di volta in volta aggiungere - sistematicamente - un qualche patto che a monte condizionasse reciprocamente lo scambio (vendo perché tu compri e tu vendi perché io compro, quindi scambiamo) e che a valle disciplinasse la compensazione dei pagamenti incrociati (i c.d. “set-off arrangement” o accordi di compensazione infatti trovati con riguardo alle operazioni estere). Il tutto, dunque, sostituendo l’effetto “automatico” della compensazione dei pagamenti presente nell’ordinamento federale italiano. Non è noto se tutte le controparti della FC Juventus S.p.A. abbiano o meno registrato anch’esse una plusvalenza da scambio del loro giocatore ceduto o comunque quale sia stato il trattamento contabile seguito (anche rispetto alle immobilizzazioni connesse all’acquisto). Eventualità che resta del tutto neutra rispetto al presente giudizio. Premesso che la realizzazione di una plusvalenza (quale differenza tra il valore contabile residuo di un bene e prezzo di cessione), in caso di cessione in denaro, è destinata a verificarsi in capo al solo soggetto cedente essendo invece indipendente la condizione dell’acquirente (che porta semmai nelle immobilizzazioni l’acquisto), nel caso di scambio (o permuta) la plusvalenza eventualmente realizzata da ciascuna delle parti contraenti (ciascuna invero avente la posizione di cedente e acquirente) dipende dalla condizione specifica contabile della parte interessata. Una parte potrebbe realizzare la plusvalenza e l’altra no, oppure l’effetto potrebbe verificarsi per entrambi. Lo stesso, può avvenire per l’eventuale aumento delle immobilizzazioni (poi destinate ad essere ammortizzate). Tali effetti dipendono dalla specifica condizione contabile di ciascun contraente, e dai principi contabili ad esso contraente applicabili. Ma ciò che rileva dal lato della FC Juventus S.p.A. è in ogni caso la circostanza che l’indipendenza degli incroci contrattuali sia stata documentalmente sconfessata dalle evidenze dimostrative trasmesse dalla Procura della Repubblica di Torino (è qui sufficiente citare i file n. 733431 e n. 733488), posto che in riferimento a ciascuna delle predette operazioni (con il Manchester City, il Barcellona, il Basilea, l’Amiens Sporting Club, l’Olympique De Marseille e la FC Lugano) sussiste uno specifico elemento di prova che ne qualifica la natura come scambio (o meglio permuta), vuoi attraverso le condizioni contrattuali (prima non note), vuoi attraverso i manoscritti dei dirigenti della FC Juventus S.p.A., vuoi ancora attraverso gli scambi di mail interne o con tali club. E qui si torna a quanto si è detto rispetto alla decisività delle dette evidenze. L’intenzionalità volta ad evitare la ricostruzione delle operazioni sopra menzionate quale permuta e dunque l’intenzionalità mostrata ad evitare di dover verificare, volta per volta, l’effettiva applicabilità per la FC Juventus S.p.A. di eventuali limiti contabili alla legittimità della plusvalenza (o delle immobilizzazioni ottenute per lo scambio) è comportamento sufficiente alla violazione dell’art. 4, comma 1, CGS. Al novero delle operazioni dalle quali far derivare una sanzione ex art. 4, comma 1, CGS andrebbe poi aggiunta quanto meno l’ulteriore permuta (anno 2019/2020) di Pjanic-Arthur tra la Juventus FC e il Barcellona dedotta dal deferimento della Procura federale come ulteriore operazione anomala ancorché poi non utilizzata nei conteggi finali delle ritenute alterazioni dei bilanci della FC Juventus S.p.A. in assenza della prova (oggi invece esistente) della natura puramente permutativa e della effettiva alterazione dei relativi valori. Anche per tale operazione, invero, risultano ampi riscontri circa l’esistenza di una fattispecie immaginata come scambio sin dall’inizio. Si veda in proposito le numerose mail interne (tra Federico Cherubini, Fabio Paratici e altre risorse interne della FC Juventus S.p.A. e poi ancora con lo stesso Barcellona nelle date 31.3.2020, 18.5.2020, 27.5.2020 e 22.6.2020) in ragione delle quali l’operazione Pjanic-Arthur è inequivocabilmente definita uno scambio (file n. 733431 tramesso alla Procura federale dalla Procura della Repubblica); evidenze, queste, ovviamente da aggiungere alle intercettazioni già sopra menzionate a proposito di Pjanic. È poi vero che lo scambio Pjanic non sia stato considerato dalla Consob nella propria delibera finale n. 22482/2022 del 19.10.2022 (ex art. 154ter comma 7 t.u.f.), ma anche una simile circostanza non appare decisiva alla luce del contesto complessivo emergente dal nuovo quadro probatorio oggi a disposizione. Innanzitutto, non ha rilievo (per i fini che qui occupano) la circostanza che, rispetto alle intenzioni originarie permutative, le due società, prima il Barcellona e poi di conseguenza e in reazione la FC Juventus S.p.A., abbiano ceduto i reciproci crediti a intermediari finanziari, sostanzialmente mutando gli effetti finanziari dell’operazione rispetto a come essa era stata immaginata. Ma soprattutto, l’operazione in commento deve essere riconsiderata alla luce degli elementi nuovi (le intercettazioni sopra già citate) che consentono di sostenere sia l’alterazione del valore dello scambio, sia la consapevolezza che vi fossero carteggi che la Consob non doveva trovare (fors’anche relativi ad offerte radicalmente inferiori ad opera di altre squadre) e che, ove disponibili a tale autorità, avrebbero disvelato una realtà diversa da quella che la stessa FC Juventus S.p.A. sosteneva (e che probabilmente avrebbero portato Consob ad ulteriori valutazioni anche rispetto ad fattispecie inizialmente non considerate come certamente da rettificare). Ed è significativo notare come la stessa Consob abbia ritenuto che le operazioni critiche fossero “quantomeno” quelle da esse indicate (per la Consob sufficienti a censurare il fenomeno; si veda in particolare pag. 81 della delibera n. 22482/2022), ma non necessariamente solo quelle. Come già si è precisato, le operazioni sopra commentate hanno in realtà natura emblematica o, se si preferisce, di elemento sintomatico del comportamento della FC Juventus S.p.A. e dell’attitudine artificiale delle operazioni condotte. Punto nodale del comportamento della FC Juventus S.p.A. è l’assenza di un qualunque metodo attendibile. Come ha ben evidenziato la Procura federale, e come emerge anche dalle sottolineature della stessa Consob a proposito dell’assenza di processi valutativi tracciabili, si giungeva a programmare sistematicamente la realizzazione di plusvalenze prescindendo dall’individuazione stessa del soggetto da scambiare, spesso indicato con una semplice “X” accanto al nome del giocatore della FC Juventus S.p.A. da cedere e ovviamente accanto al numero prestabilito di plusvalenza da realizzare (documenti sequestrati dalla Procura della Repubblica di Torino e presenti nei file n. 733431 e n. 733488). Il tutto, dunque, in un quadro chiaramente sintomatico di una ricerca artificiale di plusvalenze artificiali (come definite dal “Libro Nero di FP”), in alcun modo conseguenza di operazioni di effettivo mercato. E ciò, benché proprio la FC Juventus S.p.A., nel corso del grado di giudizio di cui alla decisione qui revocata, avesse sostenuto (inattendibilmente a questo punto) che arbitraria fosse la metodologia utilizzata dalla Procura federale (definita una “black box” dalla relazione tecnica denominata “Considerazioni tecniche in merito alle valutazioni dei calciatori effettuate dalla Procura federale”), mentre “i corrispettivi dei calciatori acquistati dalla Juventus si formano ad esito di un processo strutturato interno alla Società. In sintesi, il processo riguarda tre distinte divisioni: la First Team Area, la Football Technical Area e l’Area Scout e si concretizza - oltre che nella fase di scouting del giocatore e di negoziazione con le controparti - nella preparazione e nell’aggiornamento nel tempo di dettagliate schede calciatori, che ne illustrano giudizi e caratteristiche fisiche, tecniche e caratteriali”. Le successive evidenze hanno documentato che, all’opposto, non esisteva alcun processo di valutazione ad opera della FC Juventus S.p.A.. Significativa l’intercettazione del 6 settembre 2021 tra i dirigenti della Juventus Stefano Bertola e Stefano Cerrato (file n. 660969 trasmesso dalla Procura della Repubblica di Torino) nella quale si evidenzia “non c'è un processo documentale, non c'è un pezzo di carta di cui noi possiamo avvalerci, strutturati e spendibili, no? Poi ci potrebbero essere i pezzi degli appunti su pezzi di carta di formaggio ma che io mi guarderei bene dal produrre, no? [il] bilancio è basato su un atto di fede della correttezza di valutazione di una persona che ha firmato un contratto di vendita, però, in parte si ahimè”. Altrettanto significativa e assorbente, in argomento, è la conclusione cui giunge la stessa Consob nella propria delibera n. 22482/2022, là ove segnala “l’assenza di esiti formalizzati dell’applicazione di detto iter valutativo è stata, peraltro, confermata, nel corso della verifica ispettiva, dalla stessa Società che, con riferimento alle specifiche operazioni di compravendita con la medesima controparte, ha dichiarato che: non è prassi della Società procedere ad una separata, o formalizzata, fissazione degli esiti del processo di valutazione di un giocatore, se non attraverso la sottoscrizione dei contratti relativi all’acquisto o alla cessione dei relativi diritti alle prestazioni sportive”. Si torna allora a dover sottolineare che se è vero che qualunque plusvalenza derivante da cessione è la conseguenza della contrapposizione tra il valore di cessione e il valore netto contabile del diritto al momento della cessione, è altrettanto vero che proprio il valore di cessione richiede fondamenti logici. Può accadere, per le ragioni più disparate, che si assista ad una operazione atipica, una tantum. Ma non può accadere che sistematicamente sia invertito il processo, come invece emerge dal nuovo quadro probatorio disponibile. Definire e anteporre un obiettivo di plusvalenze esclusivamente per ottenere un risultato economico finale, senza seguire alcun processo che sia razionale, dimostrabile e che non costituisca “un atto di fede” (come sopra invece ammesso dai responsabili della FC Juventus S.p.A.), non ha alcun fondamento prima logico poi bilancistico. In una simile prospettiva, cade qualsiasi ragionamento economico lecito e cade qualunque formalismo dovendo invece prevalere la sostanza sulla forma (substance over form). Tanto più se le operazioni condotte non vengono adeguatamente e trasparentemente spiegate. In una simile modalità di comportamento non esiste neppure alcun ragionamento tecnico sottostante, in quanto il criterio guida è raggiungere un obiettivo che nulla ha a che fare con la rappresentazione veritiera e corretta della situazione economicopatrimoniale di una data società. L’attendibilità di un bilancio è cruciale nel fornire informazioni utili agli investitori, attuali e potenziali, ai finanziatori e agli altri creditori, nonché nel supportare i processi decisionali inerenti all’affidamento delle risorse all’impresa. Un simile obiettivo si raggiunge solo con condotte eticamente ed economicamente corrette, che devono escludere plusvalenze “inventate”, cioè non derivanti dall’applicazione di alcun criterio ma solo dalla finalità di modificare (alterandoli) i risultati di bilancio. Qualunque plusvalenza diventa artificiale ove non vi sia alcun percorso, né sottostante economico. Come sottolineato da Consob, seguendo la logica della FC Juventus S.p.A. si dovrebbe giungere alla paradossale conclusione per cui, in uno scambio di beni immateriali, “[l]e parti potrebbero, infatti, teoricamente concordare qualsiasi valore per i beni scambiati se in definitiva non viene scambiato alcun importo” (pag. 73 della Delibera 22482/2022). La conseguenza di un simile approccio è un’alterazione ripetuta dei valori di bilancio e del significato informativo dello stesso. Oggettivamente insussistente e persino ulteriormente sviante è poi la tesi della FC Juventus S.p.A., riportata dai comunicati conseguenti alla delibera Consob 22482/2022, secondo cui proprio con riguardo alle “c.d. operazioni incrociate” la società “precisa che gli eventuali effetti dei rilievi sollevati dalla Consob sarebbero nulli sui flussi di cassa e sull’indebitamento finanziario netto, sia degli esercizi pregressi che di quello appena concluso, mentre sul piano economico e patrimoniale sostanzialmente si azzererebbero a livello cumulato nel corso del quinquennio 2019/2020 – 2023/2024”. La tesi nega in radice le fondamenta di un qualunque bilancio che, invece, ha per definizione una prospettiva annuale. Tutte le plusvalenze generano effetti positivi sul bilancio dell’esercizio nel quale si realizzano (plusvalenze) ed effetti negativi (ammortamenti), di pari ammontare cumulato, negli esercizi successivi, di talché l’affermazione della compensazione degli effetti sul piano economico e patrimoniale nel corso degli anni è, per un verso, irrilevante e, per altro verso, inidonea ad attribuire carattere di liceità ad una plusvalenza artificiale. Al contrario, sostenere che in ogni caso gli effetti si compensano nel medio termine, un quadriennio o quinquennio, equivale a dichiarare che i bilanci degli esercizi compresi nell’intervallo temporale di riferimento non sono veritieri, in quanto tutti affetti da operazioni che hanno manipolato la distribuzione temporale dei risultati economici, mancando di qualsiasi rappresentazione della sostanza dei fenomeni economici e non rappresentandone fedelmente gli effetti. Con l’ulteriore precisazione che l’earning manipulation incide, evidentemente, anche sul patrimonio netto della società, rendendone il valore non espressivo. Esattamente come rappresentato dalla Procura federale nel proprio deferimento e come anche e soprattutto rappresentato da Consob nella propria delibera 22482/2022 ove è chiarito, senza mezzi termini, che il comportamento della FC Juventus S.p.A. comporta la “violazione del principio dell’attendibilità della situazione patrimoniale-finanziaria, del risultato economico e dei flussi finanziari dell’entità previsto dallo IAS 1”. I bilanci della FC Juventus S.p.A. (cui Consob si riferisce) semplicemente non sono attendibili. Neppure rileva la circostanza per cui tra la stessa Consob e la Procura della Repubblica di Torino sussistano differenze di contestazione, con una maggiore ampiezza di operazioni ritenute illegittime ad opera di quest’ultima. Ciò, invero, non sposta in alcun modo la rilevanza dei fatti qui richiamati rispetto allo scopo del processo sportivo, fermo che la Corte non ha ritenuto di riqualificare i fatti esaminati ai fini dell’art. 31, comma 2, CGS (e fermo, inoltre, che non sono ovviamente devolute al presente giudizio le operazioni compiute tra la FC Juventus S.p.A. e talune altre società indicate dagli atti della Procura della Repubblica di Torino e non citate dal deferimento ovvero le operazioni definite dalla predetta Procura della Repubblica e dalla Consob come prima e seconda manovra stipendi). Che si ritenga alterata la formazione di plusvalenze per circa 30milioni di euro (limitandosi alle operazioni con controparti straniere al netto di Pjanic-Arthur) ovvero per oltre 70milioni di euro (contando anche Pjanic-Arthur) o ancora si ritenga corretto aggiungere - come certamente si deve - anche i valori delle tre operazioni italiane citate dalla Consob (Lanini-Minelli, Masciangelo-Brunori e Lamanna-Barbieri rispettivamente con Parma, Novara e Pescara) ed eventualmente l’operazione Audero (con la UC Sampdoria, della quale si dirà), arrivando ad un valore prossimo ai 100milioni di euro, o ancora si voglia semplicemente recepire i dati indiscutibili indicati dalla Consob nella propria delibera n. 22482/2022, non muta il discorso dal punto di vista disciplinare. L’intensità della violazione, peraltro, ad opinione di questa Corte, deve essere misurata rispetto ad un complesso di elementi, dei quali la misura del vantaggio numerico è solo uno dei parametri. Scopo del processo sportivo, infatti, non è giungere ad una determinazione numerica esatta dell’ammontare delle plusvalenze fittizie, bensì individuare se un fenomeno di tale natura vi sia effettivamente stato, se esso sia quindi sussumibile sotto la fattispecie dell’illecito disciplinare sportivo e, infine, se esso possa essere considerato sistematico - cioè riferito a più operazioni e più annualità - come contestato dalla Procura federale. La documentazione acquisita dalla Procura federale, direttamente proveniente dai dirigenti della società con valenza confessoria, le intercettazioni anch’esse inequivoche, sia atomisticamente considerate che nel loro complesso, i riscontri ulteriori formati dalla contrattualistica volta a regolare un effetto concreto di permuta non manifestato all’esterno, e le ulteriori evidenze relative ad interventi di nascondimento di documentazione (caso Pjanic) o addirittura manipolatori delle fatture (caso Olympique De Marseille) costituiscono un quadro fattuale che assorbe ogni altra considerazione. Il vizio di inattendibilità citato dalla Consob (e riferito alla censura di quanto meno dieci operazioni di scambio su più esercizi) è, a sua volta, rilevante in sé. Con la precisazione che, come ancora di recente precisato dal Collegio di Garanzia dello Sport, il rispetto ad opera delle società calcistiche della normativa generale in materia societaria “costituisce, altresì, una forma di garanzia per tutte le società calcistiche professionistiche, onerate degli scrupolosi adempimenti patrimoniali, finanziari e contabili ivi previsti e sottoposte ai relativi sistemi di controllo sempre di natura garantista, le cui radici possono rinvenirsi nella riforma FIGC del 1966, avviata in ambito Federale con deliberazione del 16 settembre 1966, in virtù dell’importanza economica e sociale che andava progressivamente ad assumere il settore dello sport calcistico” (Collegio di Garanzia SS.UU. n. 45/2022). E se allora è vero che non può riconoscersi alcuna prassi abrogativa delle dette regole da parte del modo del calcio, è anche vero che la ratio “di tutto il sistema amministrativo-contabile delle società calcistiche professionistiche [è quello di] garantire la regolarità delle competizioni mediante la partecipazione di società che possano dimostrare, anche attraverso un rigoroso sistema di controllo ex post ed in adesione ad inderogabili criteri di trasparenza, una capacità finanziaria riferita a tutto l’arco temporale della specifica annualità sportiva, assolvendo agli oneri finanziari e contributivi previsti dalla legge, facendo fronte diligentemente agli oneri di gestione ed in generale ai costi che caratterizzano una stagione sportiva nel suo complesso, ivi compresa l’eventuale partecipazione alle competizioni europee” (Collegio di Garanzia SS.UU. n. 45/2022 cit.). Il rispetto di tali regole, prima tra tutte la prevalenza della substance over form e della trasparenza informativa, ha, quindi, un diretto collegamento con le norme sanzionatorie previste dall’ordinamento sportivo (in questo senso appunto il Collegio di Garanzia SS.UU. n. 45/2022 cit.). Nel caso specifico il comportamento della FC Juventus S.p.A. integra l’illecito disciplinare sportivo, con conseguente affermazione di fondatezza del deferimento nei confronti dei deferiti Sig. Fabio Paratici, Sig. Federico Cherubini, Sig. Andrea Agnelli, Sig. Pavel Nedved, Sig. Enrico Vellano, Sig. Paolo Garimberti, Sig.ra Assia Grazioli-Venier, Sig. Maurizio Arrivabene, Sig.ra Caitlin Mary Hughes, Sig.ra Daniela Marilungo, Sig. Francesco Roncaglio e FC Juventus S.p.A.. Risulta in particolare violato l’art. 4, comma 1, CGS. In proposito, va ricordato che la valutazione volta ad accertare il rispetto dei principi di lealtà, probità e correttezza implica un percorso probatorio e argomentativo in parte diverso rispetto ad un giudizio concentrato sulla esatta violazione delle regole puramente societarie (civilistiche o penalistiche). Percorso che qui deve ritenersi integralmente raggiunto. A conforto di quanto si va dicendo è utile richiamare gli stessi principi interpretativi adottati dal Collegio di Garanzia dello Sport, in sede consultiva, con il parere n. 5/2017. Sia pure nell’ambito di un ragionamento più ampio, proprio il Collegio di Garanzia ha chiarito che, “in ambito sportivo, l’ampio e generalizzato consenso che ricevono le clausole generali di lealtà e correttezza si ricava agevolmente dalla lettura di un dato normativo che, ripetutamente, si richiama a principi etici di rilevanza giuridica e morale […]. La difficoltà di offrire una definizione esaustiva dei doveri di lealtà, correttezza, probità non impedisce di considerarne la rilevanza dal punto di vista giuridico. La dottrina civilistica non manca, in proposito, di osservare come la clausola generale, nell'ambito normativo in cui si inserisce introduca un criterio ulteriore di rilevanza giuridica, a stregua del quale il giudice seleziona certi fatti o comportamenti per confrontarli con un determinato parametro e trarre dall'esito del confronto certe conseguenze giuridiche. Vero è che la struttura tipica delle clausole generali è quella di norme incomplete che non hanno una propria autonoma fattispecie essendo destinate a concretizzarsi nell'ambito dei programmi normativi di altre disposizioni”. Pertanto - prosegue ancora il parere n. 5/2017 del Collegio di Garanzia - “ l’assimilabilità concettuale della lealtà ai principi generali di correttezza e buona fede (Galgano) induce a ritenere che essa debba considerarsi clausola di chiusura del sistema, poiché evita di dover considerare permesso ogni comportamento che nessuna norma vieta e facoltativo ogni comportamento che nessuna norma rende obbligatorio. Questo discorso trova […] fecondo terreno di applicazione nell’ordinamento sportivo. Non diversamente da quanto accade per l’ordinamento statale – dove il richiamo ai doveri inderogabili di lealtà, correttezza e integrità acquista una caratteristica connotazione giuridica, che affiora proprio dalla necessità di porre limiti a situazioni giuridiche soggettive, alla luce dei valori costituzionali che ispirano l’ordinamento – nel caso dell’ordinamento sportivo, gli obblighi di lealtà, correttezza, non violenza, non discriminazione, appaiono interpretare l’essenza stessa dell’ordinamento, al punto che la loro violazione si traduce nella negazione stessa dei fini cui è rivolta l’attività sportiva”. Dunque, “espressioni come buona fede, correttezza, lealtà appaiono [sì] generiche e vaghe da rischiare di smarrire qualsiasi risvolto pratico, al punto da renderne difficile definire i confini di applicazione. E, tuttavia, la intrinseca flessibilità di questi concetti rinvia alle regole morali e di costume generalmente accettate e, più in generale, ad un affidamento sulla correttezza della condotta che non può non rilevare anche in ambito sportivo. Qui il rispetto degli obblighi di lealtà e correttezza – pur con quei limiti di definizione di cui si diceva – si fa più intenso, proprio in considerazione della peculiarità dell’ordinamento sportivo”. Il giudice sportivo non è quindi deputato a valutare le responsabilità ordinarie. Esso deve valutare il rispetto della lex specialis costituente l’ordinamento sportivo. Ed è chiamato a traguardare con tale disciplina speciale se le modalità con le quali “la persona [deferita] si è comportata, o per il contesto nel quale ha agito, [hanno determinato o meno] una compromissione” dei valori cui si ispira l’ordinamento sportivo (principio ancora contenuto nel parere del Collegio di Garanzia n. 5/2017; nello stesso senso si veda ex plurimis Corte federale d’appello, SS.UU., n. 12/2021-2022; Corte federale d’appello, Sezione I, n. 24/2021-2022; Corte federale d’appello, Sezione I, n. 29/2021-2022; Corte federale d’appello, SS.UU., n. 53/2021-2022; Corte federale d’appello, Sez. I, n. 8/2022-2023). Alla luce del richiamato contenuto dell’art. 4, comma 1, CGS, è anche irrilevante verificare se possa distinguersi la falsità di un bilancio rispetto alla mera non conformità di esso ai principi contabili applicabili alla società che debba redigere quel dato bilancio (dunque irregolare). Risulta assai poco significativo l’accento posto dalla difesa della FC Juventus S.p.A. su uno scambio (all’interno di un panorama particolarmente fosco derivante dal quadro probatorio che si è sopra descritto) nel quale Federico Cherubini in una interlocuzione del 15.7.2021 con altro dirigente (Stefano Bertola) afferma che se si cerca il dolo non lo si troverà. La non conformità di comportamento e l’irregolarità dei bilanci, per usare le stesse parole utilizzate dalla FC Juventus S.p.A., vanno comunque riconosciute. E quand’anche si ricostruissero tutte le vicende oggetto d’indagine in termini di colpa, l’illecito disciplinare sportivo resterebbe comunque integrato, non essendo necessario secondo la giurisprudenza di questa Corte la sussistenza di stato soggettivo del dolo specifico, né per le persone fisiche (Corte federale d’appello, Sez. I, n. 90/2021-2022), né per la responsabilità della società (Corte federale d’appello, SS.UU. n. 122/2018-2019). Parimenti è vero che l’azione di non conformità ex art. 154-ter, comma 7, t.u.f. esercitata dalla Consob non è equiparabile all’annullamento del bilancio della società deferita costituendo piuttosto una specifica misura di enforcement dell’informazione contabile. Tale natura, però, non ne determina una valenza giuridica minore, tenuto conto del relativo carattere obbligatorio (posto che una mancata pubblicazione del comunicato ad opera della FC Juventus S.p.A. avrebbe comportato ulteriori sanzioni ai sensi dell’art. 193 t.u.f., sino al 5% del fatturato) e dello scopo che ad essa va assegnato ovvero quello di correggere il non corretto comportamento dell’emittente. Resta quindi intatto il punto centrale della contestazione disciplinare: la condotta della FC Juventus S.p.A. e dei relativi amministratori e dirigenti - per tutto quanto sopra spiegato - viola l’art. 4, comma 1, CGS oltre che l’art. 31, comma 1, CGS. Quanto all’apporto causale dei singoli deferiti, esso deve dirsi provato. Per quanto concerne la responsabilità della Juventus S.p.A., di Fabio Paratici, di Federico Cherubini, di Andrea Agnelli e dello stesso Maurizio Arrivabene si rinvia al corpo delle pagine precedenti. Per ciò che concerne gli altri amministratori della FC Juventus S.p.A. è invece sufficiente riferirsi alla già richiamata consapevolezza diffusa che le intercettazioni hanno dimostrato. Alla luce delle risultanze complessive prodotte dalla Procura federale si deve confermare che il consiglio di amministrazione nel suo complesso ha condiviso, o quanto meno sopportato, la violazione dei principi sportivi. Quanto alla sanzione, essa deve tenere conto della particolare gravità e della natura ripetuta e prolungata della violazione che il quadro probatorio emerso è in grado di dimostrare. Deve parimenti tenere conto della stessa intensità e diffusione di consapevolezza di una situazione che nei colloqui tra i dirigenti della FC Juventus S.p.A. viene definita come “brutta” e persino da paragonare a calciopoli: “io sono convinto che se noi uhm … facciamo questa roba qua […] perché la situazione è veramente complicata. Io in 15 anni …, ti faccio solo un paragone. Calciopoli” (intercettazione ambientale tra Stefano Bertola e Federico Cherubini del 22 luglio 2021 in file 663239 trasmesso dalla Procura della Repubblica di Torino). Tenuto allora conto dei precedenti che hanno riguardato alterazioni contabili protratte per più esercizi ovvero di rilevanti dimensioni ed intensità (che in passato hanno portato a penalizzazioni di valore oscillante ma, in taluni casi, anche significative), si ritiene necessario rideterminare la sanzione rispetto alle richieste della Procura federale. La Corte federale è, invero, chiamata al difficile compito di svolgere funzione anche di giudice di equità e deve quindi proporzionare effettivamente la sanzione alla gravità dei fatti scrutinati, potendo anche aggravare la sanzione richiesta dalla Procura federale (Corte federale d’appello, n. 117/CFA/2020-2021). Nel caso specifico devono essere ponderati quanto meno i seguenti elementi: (a) la natura ripetuta, su più esercizi, del comportamento censurato e, dunque, la relativa effettiva qualificazione come sistematica; (b) la rilevanza del comportamento sulla ripetuta violazione dei principi di verità e correttezza dei bilanci interessati dalle operazioni sopra descritte, anche indipendentemente da una specifica quantificazione numerica della alterazione (comunque oggettivamente rilevante) ed anche indipendentemente dalla qualificazione di detti bilanci come falsi; (c) la particolare rilevanza che deve essere assegnata ad un tale comportamento di inattendibilità dei bilanci rispetto al grado specifico di lealtà che deve essere richiesto ad una società sportiva, a maggior ragione ove essa abbia deciso di quotarsi; (d) la già richiamata invasività della consapevolezza a più livelli dirigenziali e societari di un comportamento non corretto (sul piano quanto meno sportivo); (e) le modalità specifiche con le quali il comportamento ha costantemente alterato il principio della prevalenza della sostanza sulla forma, essendo emersi episodi di oggettiva opacità rispetto alla natura coeva e permutativa delle operazioni di scambio, così come episodi di mancata comunicazione di carteggi ritenuti dalla stessa FC Juventus S.p.A. rilevanti per la determinazione dei corretti valori delle operazioni compiute o addirittura episodi di modificazione delle fatturazioni al fine di non far emergere i fenomeni integralmente compensativi delle operazioni condotte; (f) lo stesso necessario intervento della Consob a fini di enforcement dell’informazione contabile (con una delibera Consob che non risulta impugnata dalla FC Juventus S.p.A.), misura quest’ultima che, benché non impugnatoria dei bilanci della FC Juventus S.p.A., ha particolare valenza di comunicazione al pubblico del comportamento corretto (invece inadempiuto) che l’emittente avrebbe dovuto avere. Tutte queste considerazioni portano dunque ad una sanzione che deve essere proporzionata anche all’inevitabile alterazione del risultato sportivo che ne è conseguita tentando di rimediare ad una tale alterazione, così come deve essere proporzionata al mancato rispetto dei principi di corretta gestione che lo stesso Statuto della Figc impone quale clausola di carattere generale in capo alle società sportive (art. 19). Discorso diverso deve svolgersi per gli altri deferiti. Va anzitutto premesso che nella documentazione acquisita dalla Procura federale, diversamente da quanto accaduto per la FC Juventus S.p.A., non sussistono evidenze dimostrative specifiche che consentano di sostenere efficacemente l’accusa nei confronti delle società UC Sampdoria, FC Pro Vercelli 1892, Genoa CFC, Parma Calcio 1913, Pisa Sporting Club, Empoli FC, Novara Calcio e Delfino Pescara 1936. E tanto meno appare possibile sostenere che vi sia stata (come sostenuto nel deferimento) una sistematica alterazione di più bilanci. Le intercettazioni, i manoscritti (incluso il “Libro Nero di FP”), la documentazione acquisita dalla Procura della Repubblica di Torino non coinvolgono direttamente tali società. Quanto alla UC Sampdoria, l’unica intercettazione di rilievo risulta essere quella contenente un riferimento riguardante l’operazione Audero-Peeters-Mulé conclusa appunto tra la FC Juventus S.p.A. e la UC Sampdoria. Alla detta intercettazione, che sembra riferirsi alla predetta operazione, può aggiungersi una mail inviata in data 27.1.2019 dall’avv. Romei (UC Sampdoria) a Cherubini (FC Juventus S.p.A.) nella quale il primo scrive: “Peeters: cessione alla Juve e prestito alla Samp. Ricordo che abbiamo due ipotesi: 2,5 + 1,5 + 50% oltre i due milioni”; 3 + 1 bonus + 50% oltre i due milioni”; anche fare a metà strada”. Su Audero mi sembra che sia tutto ok. Prestito con obbligo (16+4)”. Si tratta però di una sola operazione, certamente sospetta (come aveva correttamente evidenziato la decisione n. 0089/CFA-2021-2022 del 27 maggio 2022, qui revocata), ma per la quale non può raggiungersi (quanto meno dal lato della UC Sampdoria) certezza di illiceità e che comunque non appare sufficiente per sostenere una accusa rivolta ad una sistematica alterazione dei bilanci, avendo così impostato il proprio deferimento la Procura federale. Quanto alle società Parma Calcio 1913, Novara Calcio e Delfino Pescara 1936, la Procura federale richiama in sede di revocazione, a sostegno della tesi accusatoria, le contestazioni della Consob. Dette contestazioni, però, si riferiscono (se osservate dal lato “opposto” alla FC Juventus S.p.A. invece sempre presente in tutte le operazioni) a tre operazioni. Si tratta degli scambi Lanini-Minelli, Masciangelo-Brunori e Lamanna-Barbieri, condotti da tre società diverse (rispettivamente Parma, Novara e Pescara), uno per società e senza alcuna reiterazione nell’arco di più esercizi. Nessuno può dubitare che le operazioni in esame scontino, guardandole dal lato della FC Juventus S.p.A., lo stesso vizio che sopra si è commentato per gli scambi compiuti dalla medesima FC Juventus S.p.A. con controparti straniere (tenuto conto della volontà di eseguirle come scambio basandosi, nel caso delle società appartenenti alla Figc, sulla stanza di compensazione per effetto della quale pagamenti incrociati società di serie A o di B si compensano a meno che non sia diversamente disciplinato). Ma, come è stato efficacemente osservato dalle difese dei club interessati, due considerazioni appaiono insuperabili ai fini di una statuizione di condanna. Non può esservi alcuna sistematicità da contestare in una singola operazione (prima considerazione). Una condanna di Parma, Novara e Pescara per il mero “contatto” con la FC Juventus S.p.A. risulterebbe ingiustificata (seconda considerazione) in assenza di prove oggettive della violazione, non vista dal lato della FC Juventus S.p.A., ma appunto da quello delle deferite qui trattate. Prova che, proprio con riguardo alle citate società, non è rinvenibile nella documentazione prodotta dalla Procura federale. Il tutto senza considerare la rilevanza per la sola FC Juventus S.p.A. dei principi contabili internazionali indicati dalla Consob, che non trovano invece applicazione (nei medesimi termini) per le società italiane non quotate. Ma, allora, il sospetto che eventualmente può inferirsi con riguardo alle suddette società non è sufficiente a determinare una condanna. Tanto più in riferimento a contestazioni che nel ricorso per revocazione appaiono sostanzialmente abbandonate dalla Procura federale. Ci si riferisce agli scambi di giocatori direttamente intervenuti tra società diverse dalla FC Juventus S.p.A., in particolare gli scambi diretti tra Pescara e Parma o tra Sampdoria e Chievo Verona (quest’ultimo addirittura estromesso dal giudizio), che originariamente erano stati inclusi nel deferimento come capo di incolpazione, e che poi non risultano più citati nel ricorso per revocazione, né ulteriormente sostenuti da evidenze documentali ulteriori. Depotenziandosi, dunque, la tesi accusatoria anche per tale oggettiva ragione. Infine, poco o nulla è provato dalla Procura federale con riguardo alle società FC Pro Vercelli 1892, Genoa CFC, Pisa Sporting Club ed Empoli FC, società sostanzialmente non presenti nelle intercettazioni della FC Juventus S.p.A., fatta sola eccezione per un cenno operato nei confronti del Genoa, ma senza la partecipazione diretta di alcun responsabile di tale società e in forma oggettivamente generica (senza cioè alcuna indicazione di giocatori specifici). Questa Corte, dunque, per i deferiti diversi dalla FC Juventus S.p.A. (rispetto alla quale valgono invece tutte le considerazioni già svolte e valgono le risultanze della duplice indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Torino e dalla Consob), si è dovuta confrontare con la struttura della domanda contenuta nel deferimento, non potendo la Corte stessa sostituire una eventuale autosufficienza di singole violazioni rispetto invece alla richiesta di riconoscimento di una sistematica violazione dell’art. 4 e 31 CGS, e per più esercizi (Corte federale d’appello, Sez. I, n. 71/2021-2022; Corte federale d’appello, Sez. IV, n. 18/2022-2023; Corte federale d’appello, SS.UU., n. 103/2020-2021). E soprattutto non potendo la Corte - come già si è segnalato - superare l’assenza, dal lato delle società UC Sampdoria, FC Pro Vercelli 1892, Genoa CFC, Parma Calcio 1913, Pisa Sporting Club, Empoli FC, Novara Calcio e Delfino Pescara 1936, di evidenze documentali in grado di offrire certezza della sussistenza della violazione effettivamente contestata. Per tale ragione, non sussistono ragioni sufficienti per sanzionare tali società.
P.Q.M.
Dichiara ammissibile il ricorso per revocazione e pertanto revoca la pronunzia n. 0089/CFA/2021-2022 del 27.05.2022 di questa Corte federale d'appello e, per l'effetto, dispone quanto segue:
1 - Respinge i reclami incidentali.
2 - Accoglie in parte il reclamo della Procura federale avverso la decisione n. 0128/TFN/2021-2022 - sezione disciplinare del 22.04.2022 irrogando le seguenti sanzioni:
a. Fabio Paratici: inibizione temporanea di mesi 30 a svolgere attività in ambito FIGC, con richiesta di estensione in ambito UEFA e FIFA;
b. Federico Cherubini: inibizione temporanea di mesi 16 a svolgere attività in ambito FIGC, con richiesta di estensione in ambito UEFA e FIFA;
c. Andrea Agnelli: inibizione temporanea di mesi 24 a svolgere attività in ambito FIGC, con richiesta di estensione in ambito UEFA e FIFA;
d. Pavel Nedved: inibizione temporanea di mesi 8 a svolgere attività in ambito FIGC, con richiesta di estensione in ambito UEFA e FIFA;
e. Enrico Vellano: inibizione temporanea di mesi 8 a svolgere attività in ambito FIGC, con richiesta di estensione in ambito UEFA e FIFA;
f. Paolo Garimberti: inibizione temporanea di mesi 8 a svolgere attività in ambito FIGC, con richiesta di estensione in ambito UEFA e FIFA;
g. Assia Grazioli Venier: inibizione temporanea di mesi 8 a svolgere attività in ambito FIGC, con richiesta di estensione in ambito UEFA e FIFA;
h. Maurizio Arrivabene: inibizione temporanea di mesi 24 a svolgere attività in ambito FIGC, con richiesta di estensione in ambito UEFA e FIFA;
i. Caitlin Mary Hughes: inibizione temporanea di mesi 8 a svolgere attività in ambito FIGC, con richiesta di estensione in ambito UEFA e FIFA;
l. Daniela Marilungo: inibizione temporanea di mesi 8 a svolgere attività in ambito FIGC, con richiesta di estensione in ambito UEFA e FIFA; FEDERAZIONE ITALIANA GIUOCO CALCIO
m. Francesco Roncaglio: inibizione temporanea di mesi 8 a svolgere attività in ambito FIGC, con richiesta di estensione in ambito UEFA e FIFA;
n. F.C. Juventus Spa: penalizzazione di 15 punti in classifica da scontarsi nella corrente Stagione Sportiva.
3 - Respinge per il resto il reclamo della Procura federale. Dispone la comunicazione alle parti con PEC.
GLI ESTENSORI Domenico Luca Scordino Alberto Falini
IL PRESIDENTE Mario Luigi Torsello Depositato
IL SEGRETARIO Fabio Pesce
Plusvalenze Juventus: 6 domande dopo le motivazioni. Giovanni Capuano su Panorama il 31 Gennaio 2023.
La lettura del documento della Corte d'Appello Figc lascia aperti alcuni temi ineludibili per evitare un cortocircuito in cui si punisce solo un club (duramente) creando precedenti pericolosi
La lettura delle motivazioni con cui i giudici della Corte Federale d’Appello hanno spiegato il percorso logico che ha condotto alla maxi penalizzazione per la Juventus (-15 punti immediatamente esecutivi) e a pesanti inibizioni per dirigenti ed ex dirigenti del club bianconero – salvando invece tutti gli altri con la formula dell’assoluzione – chiarisce al di fuori di ogni dubbio l’impostazione della Corte. Sono state accolte in toto le argomentazioni della Procura federale guidata da Giuseppe Chiné che, a sua volta, aveva recepito in pieno l’impostazione accusatoria della Procura di Torino ben dettagliata nelle 550 pagine della richiesta di misure cautelari presentate al Gip dai magistrati della Procura di Torino e (vale la pena ricordare) in larga parte considerate non sufficienti per determinarne l’accoglimento. Non ci sono grandi sorprese perché l’impostazione che ha portato alla penalizzazione era stata in buona parte compresa nell’analisi del dispositivo. Era, però, fondamentale poter leggere nelle motivazioni il percorso argomentativo su cui si baserà anche il ricorso della Juventus davanti al Collegio di Garanzia del Coni, ultimo grado della giustizia sportiva prima di tentare la strada del Tar del Lazio ed eventualmente del Consiglio di Stato. L’analisi delle 36 pagine firmate dal presidente Mario Luigi Torsello e dagli altri sei componenti la Corte Federale d’Appello, al di là delle questioni di legittimità su cui si giocherà buona parte del confronto al Coni, lasciano aperte almeno 6 domande centrali e ineludibili, soprattutto in considerazione di quanto accadrà nei prossimi mesi con gli altri filoni che derivano dalle stesse carte torinesi e che riguardano anche altre società e non solo la Juventus, anche se in larghissima parte saranno ancora un profluvio di intercettazioni, mail e pizzini riferiti ai vertici societari della Continassa. Ecco le riflessioni:
1 – La Corte ha chiarito che la differenza fondamentale tra la Juventus e gli altri club coinvolti, per i quali non è stata ipotizzata la falsificazione dei bilanci, risiede nei diversi principi contabili con cui i conti economici andavano redatti. Nel caso della Juventus, quotata in Borsa, si tratta di parametri internazionali molto più stringenti in materia di registrazione delle plusvalenze. Il caso della trattativa con il Marsiglia nello scambio Aké/Tongya è stato preso come paradigmatico della necessità dei bianconeri di evitare in ogni modo che apparisse evidente una compensazione (o permuta) mentre per i francesi non c’era questa urgenza. Trattasi di materia contabile estremamente tecnica che sarà il cuore del dibattimento ordinario, tra perizie e controperizie contabili. Come è possibile che una corte sportiva possa aver liquidato tutto recependo unicamente la prima ricostruzione di una Procura, non ancora passata nemmeno al vaglio di un giudice per le udienze preliminari, sposando interamente una parte (quella accusatoria) senza sentire l’esigenza di un approfondimento anche partendo dalle evidenze contenute negli atti trasmessi da Torino a Roma?
2 – La Corte ha messo nero su bianco che gli altri club coinvolti in questo filone non sono stati ritenuti responsabili di illecito perché le operazioni indicate, seppure “sospette” non sono state provate (per le controparti dei bianconeri) e perché non può esserci sistematicità da contestare se si tratta di una singola operazione. La domanda è: dunque si afferma il principio di una sorta di “quantitativo minimo” di plusvalenze sospette all’interno del quale la giustizia sportiva non interviene? E se sì, di quale si tratta? Come viene determinato? Per valori assoluti o in relazione al fatturato di una società? E sulla base di quale norma federale, asserito che continua a non esistere come gli stesi giudici (ri)sottolineano?
3 – Dunque per la terza volta in un anno è stato sancito che le plusvalenze fittizie non sono perseguibili dal punto di vista della giustizia sportiva? E in questo caso, a che titolo saranno richiesti e istruiti i prossimi processi? 4 – Legato a questo ragionamento, c’è un’altra domanda che emerge: la Corte scrive che “non è noto se tutte le controparti della Juventus FC abbiano o meno registrato anch’esse una plusvalenza da scambio del loro giocatore ceduto o quale sia stato il trattamento contabile seguito”. In che senso? Pur nei propri limiti, la magistratura inquirente sportiva (che non può intercettare, sequestrare o disporre attività al pari di quella delle procure della Repubblica) avrebbe potuto tranquillamente cercare e trovare queste risposte semplicemente consultando i bilanci delle cosiddette controparti che sono pubblici e facilmente reperibili. In base a quale principio è stata accettato il mancato approfondimento su una acclarata “notizia di reato” sportiva, visto che la stessa Corte conferma il sospetto su tali operazioni? E come saranno trattati gli altri scambi, quelli che presumibilmente innerveranno il filone bis sulle plusvalenze? Sempre e solo facendo copia e incolla delle carte dell’inchiesta Prisma o provando, dovendosi ragionare di lealtà e slealtà, ad accendere un faro probatorio anche sugli altri?
5 – La Corte ha spiegato, utilizzando la sponda della Cassazione, che “la revocazione travolge completamente i capi della sentenza revocata”. Tradotto significa che è giustificata la scelta di procedere anche oltre i motivi di deferimento iniziali estendendo alla Juventus società l’ormai celebre articolo 4 che è il cappello sotto cui si perseguono tutti i comportamenti considerati sleali. Accettando questo passaggio e che, dunque, dalla revocazione nasca un nuovo processo interamente o parzialmente differente rispetto a quello la cui sentenza è stata revocata, come è possibile sostenere che sia stato rispettato il diritto dell’imputato di difendersi. La stessa ricostruzione dell’udienza del 20 gennaio che si trova nelle motivazioni, nonché la durata estremamente breve (7 ore) dimostrano che si è trattato sostanzialmente di un confronto senza contraddittorio sulla nuova impostazione accusatoria data dalla Procura federale. E senza la percezione che ci sia stato un giusto processo, come è credibile che ci sia accettazione di un verdetto così pesante e impattante sulla sopravvivenza stessa di una società e azienda?
6 – A pagina 31 delle motivazioni la Corte Figc scrive: “I bilanci della FC Juventus Spa (cui Consob si riferisce) semplicemente non sono attendibili”. Affermazione forte e definitiva nella sua nettezza. Ci si augura, per i giudici stessi, supportata in futuro anche dall’evidenza del processo penale. Ma considerato che tutto l’impianto che ha portato alla penalizzazione poggia su un sistema creato per eludere slealmente le norme, complessivamente utilizzato per alterare i bilanci e attraverso questi la competizione sportiva anche senza andando oltre l’onere di dover dimostrare la violazione di una singola norma, quante volte la Juventus potrà essere processata con lo stesso capo di imputazione? E basandosi su carte che fanno parte di un’inchiesta unica e che, per questioni di scadenze di termini, la giustizia sportiva sta spezzettando in più filoni? Se nel prossimo fascicolo Chiné segnalerà altre operazioni ‘sospette’ con altri club, come potrà evocare la violazione dell’articolo 4 sulla slealtà senza che non si possa discutere su una sorte di continuazione per cui la Juventus ha già pagato il conto del suo sistema e non può essere nuovamente chiamata sul banco degli imputati con lo stesso impianto accusatorio?
Da gazzetta.it il 30 gennaio 2023.
"La Società e i singoli si opporranno con ricorso al Collegio di Garanzia presso il Coni nei termini previsti". Ricevute le motivazioni da parte della Corte federale d'appello, la Juventus ufficializza il previsto ricorso con una nota in cui le ragioni espresse dalle Sezioni Riunite sono definite come "un documento, prevedibile nei contenuti, alla luce della pesante decisione, ma viziato da evidente illogicità, carenze motivazionali e infondatezza in punto di diritto".
"Juventus Football Club e il suo collegio di legali hanno letto con attenzione e analizzeranno a fondo le motivazioni, pubblicate poco fa, della decisione delle Sezioni Unite della Corte Federale d’Appello", dice la nota ufficiale del club bianconero: "La fondatezza delle ragioni della Juventus sarà fatta valere con fermezza, pur nel rispetto dovuto alle istituzioni che lo hanno emesso".
Ecco le contraddizioni della sentenza. Assenza di una norma sulle plusvalenze e revocazione per un'accusa diversa. Franco Ordine il 31 Gennaio 2023 su Il Giornale.
Dentro le 36 pagine dedicate alle motivazioni della sentenza Juve (-15 punti in classifica), ci sono quasi tutte le spiegazioni dovute sulla stangata (i pilastri: libro nero di Paratici e le intercettazioni, definite documenti di natura confessoria) più un accorato appello a colmare il vuoto normativo sulle plus-valenze e un coraggioso tentativo di neutralizzare l'intervento del collegio di garanzia presso il Coni, futuro e scontato approdo del ricorso juventino in ultima istanza. Cominciamo dalle prime: in sintesi le decisioni del presidente Torsello e degli estensori Scardino e Falini sono ancorate al fatto che le plusvalenze fittizie hanno alterato l'equa competizione, con riferimento esplicito a identiche motivazioni di precedenti decisioni del collegio di garanzia presso il Coni. Di qui l'applicazione dell'articolo 4 riferito alla lealtà. Ma se nelle premesse, la stessa corte ha riconosciuto già nel giudizio del 27 maggio 2022 l'inesistenza, a livello di ordinamento federale, di criteri normativamente sanciti per decifrare il valore di un calciatore e riconosce la necessità un intervento normativo urgentissimo, diventa un'acrobazia procedurale sanzionare un club che ha fatto ricorso a tale modalità. Senza un divieto esplicito, non può esserci sanzione.
Respinta l'obiezione del ne bis in idem (impossibilità a giudicare una seconda volta, per la stessa condotta, le stesse persone; ndr) in punta di diritto (sacro principio non applicabile in ambito disciplinare smentito da una sentenza della Cassazione), la corte federale ha provato a smontare l'obiezione secondo cui il processo di revocazione può riguardare identica, precedente imputazione (articolo 31, illecito amministrativo). La spiegazione è stata questa: la giurisprudenza federale, al contrario di quella del Coni, prevede una nuova accusa. L'altro quesito popolare («perché in fatto di plus-valenze ha pagato solo la Juve? Le ha fatte da sola?») ha trovato la seguente risposta: Il libro nero di Paratici è di una portata devastante sul piano della lealtà sportiva mentre sugli altri club non sono emersi nuovi particolari. Delle tante plusvalenze due vengono citate con maggiore enfasi: quella col Marsiglia (Akè-Tongya) definita eclatante, e quella col Barcellona (Pjanic-Arthur) che ha provocato anche un giudizio della Consob. La palla passa ora al collegio di garanzia del Coni. C'è materia per attendersi un chiarimento su tutti i punti controversi.
Il libro nero della Figc. La regola che la Juve avrebbe violato non c’è (e non c’è nemmeno la sanzione comminata). Cataldo Intrieri su L’Inkiesta il 30 Gennaio 2023
I giudici sportivi hanno ritenuto che il materiale della procura di Torino abbia dimostrato nefandezze tali da rendere superflua pure la configurazione di un reato apposito
Il “libro nero di Fabio Paratici” è la novità che balzando fuori dalle carte di Torino ha determinato la pesante sanzione a carico della Juventus sul piano sportivo. Si tratta di una serie di appunti che, a dire della Corte federale della Federcalcio – che ha accolto la richiesta di revocazione promossa dal procuratore federale Giuseppe Chinè – dimostrerebbero inconfutabilmente un’illecita pratica di alterazione del valore dei giocatori.
Leggo la sentenza della Corte di Appello, nientemeno a Sezioni Unite, col medesimo presidente che qualche mese va aveva assolto il club per gli stessi fatti: non pratico il diritto sportivo se non per i risvolti domenicali, mi basta quello ordinario e con i miei occhi profani leggo le motivazioni.
La questione è semplice: il Codice di giustizia sportiva può essere un libro nero o bianco di norme che possono valere per un ambito ristretto di appassionati, più o meno come le regole di un circolo di distinti gentiluomini.
Se invece si ha la pretesa di definire il mondo dello sport “anche” come un ordinamento giuridico allora devono valere i principi che all’inizio del secolo scorso l’illustre giurista Santi Romano delineò nelle sue opere: possono esistere distinte realtà giuridiche, ognuna con le sue istituzioni e le sue norme, ma nessuna, per essere riconosciuta, può violare i principi fondamentali dello Stato e le norme di ordine pubblico (chiedo venia per l’eccesso di semplificazione).
La sentenza che ha condannato la Juventus in un colpo solo ne viola alcuni a partire da quello di legalità: in un precedente articolo questo giornale aveva evidenziato che la medesima Corte ed il medesimo presidente avevano scritto che le prassi dei responsabili juventini erano scorrette e contrarie alle regole contabili, ma purtroppo non sanzionabili in quanto manca una norma esplicita in sede sportiva.
Sul punto hanno di recente convenuto sia il ministro dello sport Andrea Abodi che il presidente della Lega Serie A, Lorenzo Casini, promettendo di varare la normativa.
Legittimo chiedersi come mai allora la Corte abbia condannato senza un reato: non è facile capirlo.
I giudici hanno ritenuto che “il libro nero di Paratici”, al pari di quello del comunismo per la politica, abbia spalancato la vista su un universo di nefandezze e violazione di principi sportivi.
Comprensibile lo sdegno ma un ordinamento di diritto prevede che qualsiasi cittadino anche il peggiore, come poniamo sia un Fabio Paratici, sappia a cosa va incontro prima di porre in essere una determinata condotta che lo Stato decida di reprimere.
L’unica eccezione sul punto fu fatta dagli Alleati a Norimberga contro i gerarchi nazisti cui fu contestato il reato di “crimini contro l’umanità” non contemplato da alcun codice sul presupposto che l’enormità e l’orrore dei loro atti fosse talmente evidente da violare la legge morale che ogni uomo si porta dentro.
Orbene, e con il dovuto senso di misura, non così dissimile da tale principio ( denominato “regola di Radbruch”, dal nome del giurista tedesco che lo teorizzò) è stato il ragionamento seguito dai giudici sportivi.
Essi hanno ritenuto che il materiale riversato loro dalla procura di Torino abbia dimostrato l’abissale nefandezza e consapevolezza dell’illiceità delle loro azioni da rendere superflua pure la configurazione di un reato apposito. Forse è eccessivo.
Non solo ma nelle condotte che hanno determinato la sanzione finale la Corte fa confluire anche una trattativa, quella tra Arthur e Pijanic col Barcellona, mai contestata dalla procura ma che sicuramente verrà buona per l’Uefa per sanzionare i due club, guarda caso tra i patrocinatori della detestata Superlega. Anche qui il diritto cigola.
L’impressione è che nell’ansia di adeguare il processo sportivo alle risultanze dell’inchiesta, e di procedere celermente, si siano sacrificati equità e diritto.
La sanzione di quindici punti è stata comminata alla Juve per la contestazione dell’art. 4 comma 1 del codice sportivo che stabilisce tuttavia una regola di ordine generale, l’osservanza dei «principi di lealtà, correttezza e probità». Non è invece contestato il comma 2, che espressamente prevede la sanzione della penalizzazione, mentre invece l’accusa comprendeva anche l’art. 31 comma 1.
Questa è una norma specifica che sanziona «l’alterazione, la falsificazione anche parziale dei documenti richiesti dagli organi di giustizia sportiva», tuttavia prevede come pena solo un’ammenda perché considera tale condotta un illecito amministrativo. Questa avrebbe dovuto essere la pena.
Presumibilmente la procura sportiva dopo aver ricevuto gli atti giudiziari da Torino si è accorta di una contestazione insufficiente: avrebbe voluto contestare il comma 2 dell’art 31 che sanziona con la penalizzazione i falsi per eludere le norme sull’iscrizione alle competizioni sportive e non potendo aprire un nuovo procedimento per gli stessi fatti è ricorsa alla revocazione, diciamo, forzando i termini della questione.
Che la procedura sia tutt’altro che perfetta lo dimostra il ribadito proscioglimento degli altri club pur «concorrenti necessari» della Juventus perché alla Corte deve essere sembrato eccessivo condannare senza neanche le intercettazioni. Eppure sia consentito: se le violazioni e i falsi erano così smaccati come è possibile che non se ne accorgessero i contraenti?
Ribadisco: sono queste osservazioni che qualcuno può legittimamente ritenere non adeguate all’ordinamento sportivo ma può una realtà complessa come la football industry fare a meno del diritto? E si può sacrificare tutto alla velocità e alla regola dello spettacolo che deve andare avanti comunque? Può il principio di autonomia di un ordinamento sfiorare l’arbitrio?
Se non si vuole attendere gli esiti della giustizia ordinaria non sarebbe più logico rinforzare gli organismi giudiziari sportivi? Consentire vere e autonome indagini alla procura, ma soprattutto allargando i dibattimenti a una vera attività processuale, col contraddittorio effettivo sulle prove? Insomma creare un vero “processo sportivo” simile a quello ordinario e soprattutto pubblico? Servirebbe anche ad avere fiducia nelle istituzioni sportive, e ce ne sarebbe bisogno.
Santoriello, il pm dell'inchiesta Prisma: "Odio la Juve e da pubblico ministero sono antijuventino". La Repubblica il 07 Febbraio 2023
Un convegno del 2019, dal titolo "Il Modello organizzativo e le società calcistiche. La prevenzione degli illeciti tra giustizia penale e sportiva". Partecipa il magistrato Ciro Santoriello, pubblico ministero dell'Inchiesta Prisma, sulla base delle cui intercettazioni la Juventus è stata penalizzata di 15 punti dalla giustizia sportiva. Nel primo video un relatore dice: "Rimaniamo distanti sul fatto che lei sia pm e io avvocato, e che lei tifa Napoli e io tifo Inter”. Santoriello chiosa: "Basta che non sia la Juventus". Molto più pesante il secondo video: "Come presidente di una società di calcio - dice Santoriello - non sono bravo se faccio gli utili ma anche se vinco gli scudetti. A volte però c’è un rapporto di incompatibilità tra le due cose. Lo ammetto, sono tifosissimo del Napoli e odio la Juventus. Come tifoso è importante il Napoli, come pubblico ministero sono antijuventino, contro i latrocini in campo, eppure mi è toccato scrivere archiviazioni”.
(ANSA il 7 febbraio 2023) - Rabbia tra i tifosi della Juventus per il video, pubblicato oggi anche da alcuni quotidiani - altri nel riportano il testo - con uno dei pm dell'inchiesta Prisma sui bilanci della Juventus, che scherza sulla sua anti-juventinità a un convegno pubblico.
L'episodio risalirebbe ad un incontro del 2019, due anni prima dell'apertura dell'inchiesta della Procura di Torino, all'incontro "Il Modello organizzativo e le società calcistiche. La prevenzione degli illeciti tra giustizia penale e sportiva", ma le battute da tifoso del magistrato hanno sollevato un mare di polemiche: "Lo ammetto - dice Santoriello nel video, interpellato da un avvocato accanto a lui al tavolo dei relatori - sono tifosissimo del Napoli e odio la Juventus. Come tifoso è importante il Napoli, come pubblico ministero ovviamente sono antijuventino, contro i ladrocini in campo, e mi è toccato scrivere archiviazioni".
(ANSA il 7 febbraio 2023) - Battute di spirito pronunciate mentre parlava di un'inchiesta sulla Juventus di cui aveva appena chiesto l'archiviazione. Questo è il frammento del video di un convegno, diventato virale sui social, in cui Ciro Santoriello, uno dei tre pm della procura di Torino nel processo plusvalenze della società bianconera, si proclama tifoso del Napoli e "anti juventino".
L'episodio è del 2019. Nel video completo, secondo quanto apprende l'ANSA, Santoriello stava esponendo le ragioni per le quali aveva scagionato la dirigenza della Juve al termine di quell'indagine. Il convegno aveva per titolo "Il modello organizzativo e le società calcistiche: la prevenzione degli illeciti tra giustizia penale e giustizia sportiva". Si tenne a Milano nella Sala Sforza dello Spazio Chiossetto nel giugno del 2019. Il video integrale dura oltre 4 ore e trenta minuti.
(ANSA il 7 febbraio 2023) - C'era anche Andrea Agnelli fra i cinque indagati nel procedimento di cui il pm Ciro Santoriello chiese l'archiviazione. Il caso riguardava una presunta irregolarità nei bilanci della Juventus per gli anni 2015 e 2016 e, in particolare, la mancata iscrizione nel fondo "oneri e rischi" di una somma per far fronte, in futuro, ad eventuali risarcimenti danni conseguenti ad azioni civili in relazione al caso Calciopoli. Non trovando irregolarità, il magistrato aveva proposto l'archiviazione.
La polemica per il video di un convegno del 2019. Chi è Ciro Santoriello, il pm dell’inchiesta Prisma: “Tifosissimo del Napoli, odio la Juventus”. Vito Califano su Il Riformista il 7 Febbraio 2023
Ciro Santoriello lo diceva senza giri di parole: “Lo ammetto, sono tifosissimo del Napoli e odio la Juventus. Come tifoso è importante il Napoli, come pubblico ministero ovviamente sono anti-juventino, contro i ladrocini in campo, e mi è toccato scrivere archiviazioni”. Queste le parole di uno dei pm titolari dell’inchiesta Prisma a un convegno del 2019, due anni prima dell’apertura dell’inchiesta della procura di Torino, all’incontro “Il Modello organizzativo e le società calcistiche. La prevenzione degli illeciti tra giustizia penale e sportiva”, che hanno scatenato la polemica.
L’inchiesta Prisma riguardava le presunte plusvalenze nella compravendita di giocatori. Santoriello è stato il pm che ha chiesto il rinvio a giudizio di 12 dirigenti della Juventus, tra cui Andrea Agnelli. L’udienza preliminare è fissata per il 27 marzo. L’Ansa ha riportato che nel video completo Santoriello stava esponendo le ragioni per le quali aveva scagionato la dirigenza della Juve – cinque dirigenti tra i quali Andrea Agnelli – al termine di un’indagine per presunta irregolarità nei bilanci della Juventus per gli anni 2015 e 2016 e, in particolare, la mancata iscrizione nel fondo “oneri e rischi” di una somma per far fronte, in futuro, ad eventuali risarcimenti danni conseguenti ad azioni civili in relazione al caso Calciopoli.
La Stampa scrive come in procura a Torino il pm sia noto per la sua competenza sui reati economici: bancarotta, bilanci, diritto penale societario, reati del curatore. Santoriello è nato a Latina nel 1965, laureato in Giurisprudenza alla Sapienza a Roma, è magistrato dal 1991. Al momento è in servizio alla direzione distrettuale antimafia di Torino. Per anni è stato nel pool di reati economici coordinato dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio, destinato dal procuratore capo Anna Maria Loreto alla lotta al crimine organizzato.
Prima di essere pm a Torino lo era stato a Pinerolo. Ha realizzato diverse pubblicazioni “e contributi in riviste e libri su vari aspetti del diritto e autore di numerose monografie in tema di diritto penale e commerciale; relatore e organizzatore di numerosi convegni sui temi del diritto penale societario nonché sulla responsabilità colposa del medico e sul consenso al trattamento sanitari”, come si legge su First Online. Insieme ai colleghi Mario Bendoni e Marco Gianoglio, sta conducendo l’inchiesta Prisma sui bilanci della Juventus che ha portato al rinvio a giudizio degli ex vertici del club bianconero e, dal punto di vista sportivo, alla penalizzazione di 15 punti decisa dalla Corte Federale d’Appello.
L’avvocato Luigi Chiappero, uno dei più noti penalisti d’Italia, che nel procedimento dell’inchiesta Prisma difende due ex dirigenti bianconeri (Marco Re e Stefano Bertola) ha commentato: “Santoriello? Un magistrato colto che non ha mai confuso il calcio con il diritto. A tal proposito ricorderei come fu proprio lui ad archiviare tutte le accuse in un procedimento del passato aperto sui conti della società bianconera”. Di ieri sera il tweet del ministro dello Sport e i Giovani Andrea Abodi. “Ho visto, ascoltato e segnalato, nel rispetto dei ruoli, per le opportune verifiche e valutazioni. Per ora penso sia corretto che mi fermi qui”.
Vito Califano. Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.
Estratto dell’articolo di Giuseppe Legato per “La Stampa” l’8 febbraio 2023.
Lui, il pm finito nella bufera social per un video girato quattro anni fa in cui, tra un sorriso e una battuta intrisa di fede calcistica, diceva di odiare la Juventus (seguìto da grassa risata in sala) a un convegno a Roma, non parla. […]
E però la reazione social che si è abbattuta dall'altroieri su Ciro Santoriello, uno dei pm che ha indagato su tre annualità dei bilanci Juventus nell'inchiesta Prisma, non lo ha lasciato del tutto indifferente. A coloro che ieri – tra avvocati e personale – gli hanno manifestato solidarietà o semplicemente una parola di stima ha risposto sinteticamente: «Grazie, sono sereno».
Durissima la reazione del tifo bianconero che invece vede in quelle uscite considerati da molti inopportune se non la malafede, quanto meno una mancanza di equilibrio che avrebbe potuto inficiare, questo il pensiero dei tifosi, l'azione penale. Cosa fin qui non avvenuta a Torino dove il pm è noto come magistrato esperto sui reati economici: bancarotta, bilanci, diritto penale societario, reati del curatore. Prova ne sono i numerosi testi di diritto processuale che negli anni ha scritto e pubblicato per le più importanti case editrici sui temi in questione.
Nato a Latina, anima partenopea e notorio appassionato del Napoli sul quale non ammette contraddittorio calcistico, è oggi in servizio alla direzione distrettuale antimafia di Torino. Dopo gli anni trascorsi nel pool reati economici, è stato destinato dal procuratore capo Anna Maria Loreto alla lotta al crimine organizzato per combatterne il profilo economico-finanziario proprio per la sua specificità in materia.
In passato aveva già condotto indagini delicate su fallimenti e bancarotte che sono culminate in pronunce di condanna, ma è stato lui stesso, più volte, dopo aver avviato investigazioni contabili a chiedere l'archiviazione delle accuse per gli imputati prima della chiusura delle indagini preliminari e approdare a una fase processuale […]
Da qui il riconoscimento - anche di buona parte dell'avvocatura - di un certo equilibrio e garantismo nell'esercizio dell'azione penale.
E suona come una Cassazione – sul punto – la dichiarazione dell'avvocato Luigi Chiappero, tra i più noti penalisti italiani, rilasciata a La Stampa ieri mattina: «Santoriello? Un uomo colto che non ha mai confuso il calcio con il diritto. Ricorderei a tal proposito che fu lui ad archiviare le accuse alla Juve sui conti del 2016». […]
Ora, nel campo delle ipotesi, potrebbe autonomamente scegliere di fare un passo indietro rispetto alla titolarità del fascicolo, rimettendo le deleghe relative all'indagine che condivide con il pm Mario Bendoni e l'aggiunto Marco Gianoglio.
Ipotesi remota ad oggi e molto probabilmente rispedita al mittente se dovesse concretizzarsi. Potrebbe chiedere invece lo spostamento del procedimento a Milano la Juventus qualora sostenesse di ravvisare «una grave situazione locale tale da turbare lo svolgimento del processo e non altrimenti eliminabile» per via di un fatto capace di pregiudicare «la libera determinazione delle persone che hanno partecipato al processo, o determinare motivi di legittimo sospetto».
Le istanze su questa falsa riga non hanno però avuto molta fortuna finora in altre sedi e in altri procedimenti diversi da quest'ultimo. Né seguito giuridico.
Estratto da ilfattoquotidiano.it l’8 febbraio 2023.
“Esistono due categorie di tifosi: quelli che vogliono vincere a tutti i costi e quelli che vogliono vincere rispettando le regole. Io credo che il vero tifoso appartenga alla seconda categoria”.
Si è espresso così il magistrato Raffaele Guariniello, ieri intervenuto alla terza giornata di ‘Trame’ – il Festival dedicato ai libri sulla mafia – per presentare il suo ultimo lavoro “ La giustizia non è un sogno. Perché ho creduto e credo nella dignità di tutti”.
In un dialogo con Gaetano Savatteri, […] Guariniello ha raccontato le inchieste più importanti che lo hanno visto protagonista negli ultimi anni, […] fino ad arrivare all’inchiesta doping nel calcio che ha riguardato uno dei club calcistici più importanti, la Juventus.
“Nonostante il dottor Agricola sia stato assolto, perché una squadra così importante come la Juventus – ha domandato Savatteri – decide di tenerlo?” – “Non facciamo come tanti politici che trasformano la prescrizione del reato in assoluzione. Perché tenerlo? Questo bisognerebbe chiederlo a loro”. […]
Se Santoriello odia la Juve. Storia di Massimo Gramellini su Il Corriere della Sera il 7 febbraio 2023.
C’ è stato un tempo, ormai così lontano che in pochi ne serbano ancora il ricordo, in cui i magistrati non aprivano bocca in pubblico e, quando lo facevano, era per tenere dei discorsi in punto di diritto che la platea ascoltava educatamente, fissando il vuoto. Poi anche loro sono stati colti dall’impulso irrefrenabile di risultare simpatici. Di rivelare i propri gusti politici, estetici, culinari, addirittura le proprie simpatie e antipatie calcistiche, che in Italia sono le uniche a venir prese maledettamente sul serio. A questa malattia incurabile della modernità, a cui con inevitabile approssimazione si dà il nome di narcisismo, va ascritta la battuta del pubblico ministero Santoriello che sta suscitando tanto scandalo. Il magistrato, che tutti gli addetti ai lavori, e persino quelli ai livori, descrivono come un modello di imparzialità, anni orsono pensò bene di ridestare dal sonno il pubblico di un convegno sulla giustizia sportiva rivelando di odiare la Juventus e associandola alla parola «latrocinio» tra le risate generali, comprese purtroppo le sue. Essendo Santoriello uno dei tre pm che indaga sui bianconeri, qualunque sua mossa rischia adesso di dare adito a congetture, specie in un Paese come il nostro dove la miscela tra tifo e complottismo produce sconquassi anche nei cervelli più lucidi. O non ho appena sentito un amico interista sostenere che Santoriello è uno juventino che finge di odiare la sua squadra del cuore per farla assolvere senza suscitare sospetti?
Cesaro, Maffezzoli e i post anti-Juventus: membri del Collegio di garanzia ma non giudicheranno i bianconeri. Redazione Sport su Il Corriere della Sera il 7 Febbraio 2023.
Nuova bufera social dopo quella sul pm Ciro Santoriello. Cesaro, membro del Collegio di garanzia, aveva fatto un post contro gli Agnelli nel 2021: «Sono bambini viziati». Come Pier Giorgio Maffezzoli, di fede interista, che pure ha insultato la Juve su Facebook. Ma l’organismo del Coni deciderà a sezioni unite e loro non ci saranno
Il video di quattro anni fa del pm Ciro Santoriello (componente del pool di magistrati titolari dell’inchiesta Prisma) in cui il giudice, nato a Latina ma con origini partenopee, si dichiara tifoso del Napoli, fa il giro dei social e solleva polemiche. Sortisce però anche l’effetto di rispolverare profili social o dichiarazioni più o meno datati di due avvocati napoletani, il giuslavorista Marcello de Luca Tamajo e l’amministrativista Vincenzo Maria Cesaro, entrambi componenti della prima sezione del Collegio di garanzia del Coni che avrà l’ultima parola sulla vicenda plusvalenze della Juventus e sui 15 punti di penalizzazioni inflitti al club dalla Corte d’Appello federale. Ma non saranno loro a decidere. Trattandosi di un caso delicato, si procederà a sezioni unite. Con la nomina dei cinque presidenti di sezione. Tanto rumore per nulla.
L’amministrativista
Cesaro, da professionista comune, si era lasciato andare a considerazioni personali sulla famiglia Agnelli. È stato rispolverato un suo post su Twitter del 2021 in cui l’avvocato a proposito della Superlega scriveva così: «Superlega altra pagina squallida della storia degli Agnelli», «Per far fronte alla loro incapacità imprenditoriale lo Stato per decenni li ha assistiti con ammortizzatori sociali e con finanziamenti a fondo perduto». La chiosa di un post anche molto lungo era: «Sono bambini viziati». «Si sono indebitati fino al collo con investimenti sciagurati e ora vogliono creare il loro circo, far prevalere interessi finanziari e non i meriti sportivi». Poi commenti livorosi anche per Cristiano Ronaldo e per la società per averlo ingaggiato («60 milioni spesi per quel bimbo minchia Ronaldo che non gli ha consentito di vincere l’ossessione della Champions League»). Considerazioni da bar sport, che lasciano il tempo che trovano. Il punto è che da sei mesi l’avvocato in questione è componente del collegio di Garanzia del Coni. Sui social si è accesa una polemica di proporzioni significative. Sarà espressione di garanzia super partes? Più o meno questa la domanda. Lui, raggiunto al telefono, se la cava con ironia: «È una polemica ridicola — dice — la trovo assurda. Un post fatto anni fa che non significa nulla. Poi, non sarò mica io a decidere». E dice la verità, visto che si procederà a sezioni unite.
Il giuslavorista ex dirigente del Napoli amico di Allegri
Sull’altro componente del Collegio, il giuslavorista Marcello de Luca Tamajo, la polemica si è praticamente spenta sul nascere. Sette anni fa dichiarava che da napoletano era anche molto amico di Allegri. La sua storia personale passata lo colloca dirigente del Napoli di Ferlaino (ma siamo a metà degli anni Novanta).
L’avvocato interista
Altro membro bersagliato dai social è Pier Giorgio Maffezzoli, componente della prima sezione, che sempre su Facebook otto anni fa, facendo intuire la propria fede interista, pubblicava un post con insulti verso la Juventus. Ma anche Maffezzoli non sarà tra i cinque giudici che si occuperanno del caso Juventus al Collegio di Garanzia.
Juventus, l'obbligo di un giusto processo (senza tifo), Giovanni Capuano su Panorama il 7 Febbraio 2023.
Un giudice che discute la sentenza sui giornali, il pm che si dichiara anti juventino e una sentenza difficile da argomentare perché punisce solo una società: il sistema rischia di non essere credibile (e non può permetterselo) -
C'è un giudice del Collegio di Garanzia del Coni che ha accettato di commentare sui giornali la sentenza oggetto del ricorso destinato a breve a finire sui tavoli del Collegio stesso. E poco importa che non sia destinato alla sua sezione e che nella sua analisi il professore Piero Sandulli abbia trovato sia elementi di forza che di debolezza nelle motivazioni della Corte Federale d'Appello. E c'è uno dei pubblici ministeri dell'inchiesta Prisma da cui è nata tutta la vicenda sportiva che riguarda la Juventus (oltre a quella penale) che in un convegno del 2019 dichiara senza farsi problemi di essere "tifosissimo del Napoli" e che "odio la Juventus" e "come pubblico ministero sono anti-juventino, contro i ladrocini di campo". Non perché il dottor Ciro Santoriello non sia un ottimo sostituto procuratore e nemmeno perché il suo lavoro possa essere stato inficiato dalla sua passione (anti)juventina. No. Il punto centrale è un altro e tiene dentro tutto, partendo dalle anticipazioni del professor Sandulli e arrivando alle confessioni di Santoriello: il punto è che in una materia delicata come la giustizia sportiva in cui i diritti della difesa sono compressi fino quasi all'annullamento - lo testimoniano le 7 ore (da remoto) del processo che ha inflitto la stangata alla Juventus - l'unica cosa che tiene in piedi il sistema è la sua credibilità. E un pm di dichiarato odio per la parte che si troverà poi a investigare, o un giudice che non coglie l'inopportunità del suo parlare, minano alla radice la credibilità di tutto il sistema.
La ragione è semplice. Chi potrà mai togliere dalla testa di milioni di tifosi della Juventus e di molti osservatori neutri che la meticolosità dell'indagare della Procura di Torino sui bilanci della Juventus non sia stata ideologicamente influenzata dal tifo? In sede ordinaria non è un problema, ci saranno più passaggi con contraddittorio in cui intercettazioni, documenti e ricostruzioni saranno oggetto di dibattito fino ad arrivare a una sentenza tra qualche anno. Ma l'ordinamento sportivo funziona in maniera molto più brutale: ha preso quella mole di intercettazioni e documenti e ne ha fatto delle prove indiscutibili. Tra l'altro separando il destino di uno rispetto a quello degli altri, pure coinvolti nelle stesse carte. Senza contraddittorio, senza contestualizzazione, senza dibattito. E allora come togliere il dubbio che ci sia in origine una disparità di trattamento? Quante altre procure stanno lavorando sulle rispettive società? Con quale accuratezza e profondità? Quando arriveranno le carte alla Procura Figc? Ed è credibile che la stessa semplicemente faccia copia e incolla dell'impianto accusatorio ereditato senza procedere ad alcun tipo di approfondimento in autonomia all'interno delle competenze che le sono concesse dal codice sportivo? Lo ha ammesso la stessa Corte Figc (pagina 29 delle motivazioni). "Non è noto se tutte le controparti della FC Juventus Spa abbiano o meno registrato anch'esse una plusvalenza da scambio del loro giocatore ceduto o comunque quale sia stato il trattamento contabile seguito". Significa che il procuratore Giuseppe Chiné non si è nemmeno preso la briga di controllare i bilanci (pubblici) delle altre ma si è concentrato solo sulla ricostruzione che veniva da Torino. E che si occupava solo della Juventus. E che per i giudici della massima corte della Federcalcio andava bene così. E' credibile? No, mina la credibilità dell'intero sistema. E siccome sulla base di questi presupposti, di norma e di opportunità, si sta decidendo se azzerare sportivamente una società con ricadute enormi dal punto di vista sportivo ed economico, che non si fermano solo alla Juventus, è bene dire con chiarezza che il club bianconero e i suoi dirigenti meritano un giusto processo, senza alcuna ombra. Anche all'interno dell'ordinamento sportivo. Il calcio italiano ha il dovere di punire eventuali comportamenti illeciti ma ha l'obbligo di farlo attraverso un percorso lineare, trasparente, logico ed esaustivo. Non arrivandoci in maniera parzialmente cieca e forzatamente affrettata, immaginando che tutti quelli che osservano debbano per forza accettare zone d'ombra di qualsiasi genere. Non è solo un problema della Juventus e della sua gente. E' tutto il sistema che non può permettersi il lusso di consegnarsi ad anni di veleni, sospetti e ricorsi per non essere stato capace, nel momento opportuno, di pretendere che tutte le sue componenti e tutti i suoi atti fossero al di sopra di ogni sospetto.
Il principio di stretta legalità. Tutti i contorni politici della giustizia sportiva sulla Juventus. Cataldo Intrieri su L’Inkiesta il 6 Febbraio 2023
Un emendamento del governo, poi ritirato, e il precedente pro Lotito con cui lo stesso Collegio di garanzia che a breve giudicherà i bianconeri ha dato ragione alla Lega calcio e torto alla Figc. Chissà se il Coni se lo ricorderà
Com’era facilmente prevedibile (e come anticipato qui), la vicenda di “giustizia sportiva” della Juventus sta rapidamente assumendo contorni politici. In settimana, il governo ha frettolosamente inserito nel decreto omnibus “mille proroghe” un criptico emendamento con il quale modificava l’articolo 86 del Testo unico sulle Imposte che «limita l’ammontare della plusvalenza oggetto di ripartizione in cinque anni alla sola quota parte proporzionalmente corrispondente al corrispettivo in denaro».
L’emendamento, successivamente ritirato, in sostanza stabiliva che le società avrebbero potuto usufruire d’ora in avanti dei vantaggi legati alle plusvalenze solo se frutto di un effettivo pagamento in «denaro», e non con un mero uno scambio tra giocatori. Nel caso in cui un’operazione prevedesse sia un contributo economico che uno scambio di cartellini, la plusvalenza utilizzabile sarebbe solo quella riferita all’esborso effettivo.
Una norma che senza alcun dubbio sanziona oggi come illecite le prassi analoghe a quelle adoperate sino ad oggi dalla Juventus e da altri club ma che sono costate al club bianconero 15 punti di penalizzazione. Essa è stata varata sulla scia dello scandalo, come dimostra la fretta del governo nel varare l’emendamento bizzarramente inserito in un decreto destinato a tutt’altro, a meno di pensare (con notevole sforzo di fantasia) che sia una pura coincidenza il fatto che le nuove norme sarebbero entrate in vigore prima della udienza dinnanzi al Collegio di garanzia del Coni.
Il ministro dello Sport, il romano Andrea Abodi, l’aveva già preannunciata un attimo dopo aver augurato alla Juventus di risorgere presto. Il punto è: qual è lo scopo? Una risposta non facile, atteso che secondo un principio generale di diritto le nuove leggi trovano applicazione solo dal momento della pubblicazione in avanti (tempus regit actum) e che, in particolare, quelle afflittive come le leggi penali o assimilate a queste ultime per la loro gravità sanzionatoria (e certamente lo sono le sanzioni sportive) non possono applicarsi retroattivamente.
Bisogna tenere in mente questo principio che peraltro i giuristi esperti ben conoscono (e magari anche i lettori degli editoriali di Linkiesta sul caso): «Il principio di stretta legalità».
Al fine di capire che cosa potrà succedere, è utile richiamare una fondamentale pronuncia proprio del Collegio del Coni a Sezioni Unite di sette mesi fa (la 45/22) nei confronti di un ricorso promosso dalla Lega nazionale professionisti di serie A (l’associazione privata delle società professionistiche di calcio) su impulso principale della Lazio del potentissimo presidente Claudio Lotito contro una delibera adottata dalla Federcalcio sui requisiti di liquidità necessari all’iscrizione alle competizioni sportive.
La nuova normativa, varata con una delibera del 27 aprile 2022, era piuttosto singolare perché imponeva che il cosiddetto “indice di liquidità” fosse conseguito dai club già entro il termine già scaduto, il 31 marzo 2022, al momento dell’entrata in vigore. Una legge che disponeva per il passato è non per il futuro.
La Lega ricorse all’organismo di ultima istanza, presieduto da Gabriella Palmieri Sandulli (primo presidente del collegio), che con una sentenza destinata a essere un precedente per le future decisioni stabilì che le nuove norme finanziarie potevano applicarsi dal 26 aprile 2022, data della loro pubblicazione in avanti (quindi dalla prossima stagione), spiegando in un passaggio-chiave della motivazione che «a ogni società calcistica professionistica occorre garantire la rituale e tempestiva programmazione della fase previsionale dei conti della società e non risponde a questa esigenza l’adozione di una norma regolamentare che dispone per il futuro, ma con riferimento al passato».
Un precedente molto importante perché assunto dal massimo consesso, le Sezioni Unite, del giudice supremo in materia di giustizia sportiva e che dimostra (contrariamente a quanto pensano alcuni giuristi di nuovo conio) come i fondamentali principi di diritto vadano applicati in ogni espressione della giustizia, attesa «la natura subordinata dell’ordinamento sportivo agli inderogabili principi di legge che regolano la materia relativa ai rapporti intercorrenti tra ordinamento nazionale, posto a tutela di interessi collettivi generali, e ordinamenti di natura e portata settoriale (id est l’ordinamento sportivo)».
Più semplicemente, la giustizia sportiva non può dunque ridursi a una ordalia da inquisizione spagnola svincolata dalle norme fondamentali dell’ordinamento statale.
La sdegnata stampa romana di oggi allora non insorse e non eccepì: si potrà applicare lo stesso principio anche alla Juventus?
Vediamo: la nuova norma sulle plusvalenze è stata ritirata per la ferma opposizione di Pd e Cinquestelle e il governo che l’ha proposta ha promesso di ripresentarla per le vie ordinarie che richiederanno tempi lunghi. Dunque, ed è il punto fondamentale, permane il vuoto normativo che la stessa corte federale di appello ha rilevato in tema di plusvalenze e che potrà essere colmato solo da una nuova disposizione di legge.
Ma intanto il legislatore supremo ha parlato fornendo un definitivo indirizzo interpretativo e ha detto la sua parola decisiva su come vadano utilizzate (ma per il futuro) le plusvalenze fittizie, operazioni a somma zero se non per la parte monetaria, in ciò seguendo le indicazioni della Consob contenute nella delibera di fine 2022 al termine dell’ispezione alla contabilità della Juve.
Ciò dimostra come la nuova legge sia strettamente “ad societatem” e che secondo il principio di stretta legalità essa comunque poteva e potrà, se varata, valere solo per il futuro e non per valutare i comportamenti passati che, quindi, non sono punibili.
Vedremo come andrà a finire questa vicenda processuale che ricalca peraltro fedelmente alcuni dei peggiori luoghi comuni della realtà giudiziaria ordinaria. La diffusione parziale di intercettazioni mutilate, la circolazione di indiscrezioni terroristiche su nuovi filoni d’indagine amplificati dai volenterosi portaborse degli inquirenti, l’esaltazione della giustizia sommaria senza contraddittorio sono tutti ingredienti ben noti a chi pratica le aule dei tribunali.
Qui vi è stata un’ulteriore particolarità: l’arrivo tra i corifei di un giudice del collegio del Coni che ha manifestato vivo apprezzamento per la sentenza sui cui potrebbe essere chiamato a pronunciarsi.
Nel mondo normale (eh si, dobbiamo rivalutare la nostra ansimante istituzione giudiziaria), un giudice che anticipasse il suo giudizio dovrebbe astenersi a pena di ricusazione.
Qui si è risolto tutto nella migliore tradizione con un comunicato a firma del primo presidente omonimo di quello loquace che assicura essere quelle del congiunto “opinioni personali”.
L’importante è che la presidente non dimentichi almeno le sue espresse qualche mese fa in tema di principio di legalità nella sentenza che accoglieva il ricorso della Lega Calcio.
Juventus, plusvalenze. Errore da penna blu nella sentenza caf. Fabrizio Bava (docente di Economia aziendale al dipartimento di Management di Unito) su Il Corriere della Sera il 10 Febbraio 2023.
Le motivazioni della sentenza sulle plusvalenze affermano: «Esattamente come rappresentato dalla Procura federale nel proprio deferimento e come anche e soprattutto rappresentato da Consob nella propria delibera 22482/2022 ove è chiarito, senza mezzi termini, che il comportamento della Juve comporta la “violazione del principio dell’attendibilità della situazione patrimoniale-finanziaria, del risultato economico e dei flussi finanziari dell’entità previsto dallo IAS 1” . I bilanci della Juve (cui Consob si riferisce) semplicemente non sono attendibili». Si può notare l’utilizzo delle espressioni rafforzative «come anche e soprattutto», «senza mezzi termini» e «semplicemente».
Peccato che la Consob, quando ha affermato quanto sopra riportato, non si riferisse alle sole plusvalenze (tema oggetto della sentenza); ma a ben cinque poste di bilancio, comprese le note «manovre stipendi». L’espressione utilizzata dalla Consob è la seguente: «Le criticità sopra riscontrate sembrano attestare, inoltre, la violazione del principio dell’attendibilità della situazione patrimoniale-finanziaria, del risultato economico e dei flussi finanziari dell’entità previsto dallo IAS 1». Si noti l’utilizzo dei termini: «Le criticità» e il prudenziale «sembrano». La valutazione dei bilanci da parte della Consob, terminologia a parte, non voglio essere frainteso, è molto severa, ma qui mi sto occupando delle motivazioni della sentenza. La frase aggiunta, nelle motivazioni: «I bilanci della Juve (cui Consob si riferisce) semplicemente non sono attendibili» è un ulteriore rafforzativo che sarebbe stato da evitare, considerato che la Consob, «semplicemente» non ha mai detto che i bilanci non fossero attendibili a causa delle plusvalenze (pur ritenendo errata la contabilizzazione di quantomeno 10 operazioni incrociate negli esercizi 2019/20 e 2020/21).
Nelle motivazioni della sentenza, pertanto, si attribuisce alla Consob una valutazione come se riguardasse, solamente, il tema delle plusvalenze. In sostanza, le motivazioni della sentenza attribuiscono alla Consob un’affermazione che, in quei termini, non ha mai fatto. Aver usato il solo caso delle plusvalenze per dichiarare che il bilancio è artefatto, è voler cogliere una parte (solo caso delle plusvalenze) per il tutto (intero bilancio): una sineddoche giuridica che crea storture evidenti.
Juventus, la soffiata di Criscitiello: "Penalizzazione ridotta". Libero Quotidiano il 12 febbraio 2023
Tutto ribaltato? Secondo alcune indiscrezioni la Juventus potrebbe ottenere uno sconto sulla penalizzazione in classifica. I famosi 15 punti sottratti ai bianconeri potrebbero ridursi, cambiando, ancora una volta, il campionato di Serie A. A rivelarlo a Sportitalia.com è stato Michele Criscitiello che non ha usato giri di parole: "Ci sarebbero delle possibilità che la Juve abbia un sconto sulla penalizzazione di 15 punti. Francesco Calvo, Chief Football Officer bianconero, a Roma si sarebbe incontrato con alcuni vertici della politica calcistica romana per comprendere le effettive possibilità della Juventus di uscire dal Collegio di Garanzia del Coni con una situazione migliore rispetto a quella prospettata dai 15 punti di penalizzazione conferiti attualmente. L'incontro è stato cordiale e la Juventus ha teso la mano al sistema calcio", ha affermato.
Santoriello, spunta un altro video: la nuova frase che fa infuriare la Juve
Poi ha spiegato quali potrebbero essere le mosse per ribaltare il quadro della penalizzazione: "La prima mossa dei bianconeri sarà a livello di rappresentanza legale, con l’incarico che inizialmente conferito all’Avvocato Avilio Presutti, sarà invece affidato all’Avvocato Angelo Clarizia cui spetterà la difesa della Juventus al Collegio di Garanzia del CONI. Presutti viene considerato "ostile" e soprattutto essendo l'Avvocato storico di Lotito potrebbe avere interessi comuni con la Lazio in lotta Champions con la Juventus". Infine Criscitiello parla degli obiettivi dei bianconeri: "L’obiettivo della Juventus sarà quello di dimostrare l’inconsistenza delle motivazioni della sentenza, e di conseguenza rideterminare la pena con la palla che tornerebbe alla Corte Federale. Il Collegio di garanzia del Coni non può ridurre la penalizzazione ma o confermarla o azzerarla, pertanto si potrebbe perseguire la strada dell'accordo. Pertanto il Collegio di Garanzia del Coni dovrebbe quindi ributtare la palla alla Corte Federale con la richiesta di rideterminare la pena per l'inconsistenza delle motivazioni e la Corte Federale dovrebbe, a quel punto, riformulare la condanna. Obiettivo: uno sconto di 5 punti, ovvero, un terzo della pena attuale".
Juventus, le intercettazioni sulle plusvalenze: «Arthur era palese che non valesse 75 milioni». Storia di Massimiliano Nerozzi su Il Corriere della Sera l’11 Febbraio 2023.
Diventato ad della Juve il 30 giugno 2021, Maurizio Arrivabene si era subito messo al lavoro, «turbato per alcune criticità societarie», annotano i militari della guardia di finanza nel sunto di una intercettazione. Di quelle agli atti dell’inchiesta sui conti del club, coordinata dal procuratore aggiunto di Torino Marco Gianoglio e dai pm Mario Bendoni e Ciro Santoriello: «Ci sono cose che mi fanno accapponare un po’ la pelle, ti dirò — ragiona il 19 ottobre 2021 — perché poi ci saranno anche delle decisioni da prendere… Una cosa riguarda i parametri Uefa… Perché dai calcoli che abbiamo fatto noi siamo assolutamente fuori dai parametri, però può esser che ci siamo persi qualcosa».
Juventus: plusvalenze, inchiesta penale e sportiva
Parole che, con gli elementi dell’ipotesi accusatoria, dovranno essere vagliate dal gup a partire dal 27 marzo, quando i difensori di dirigenti e club potranno al contrario contestualizzare i discorsi e fornire la loro versione. Ad Arrivabene aveva risposto il direttore finanziario, Stefano Cerrato, come riassumono i militari: «La società rispetta i parametri Uefa per l’iscrizione alla Champions 2022/23, ma con quelli attuali non potrebbe iscriversi all’edizione 2023/24». Giudizio espresso però nell’autunno del 2021. Tra le criticità, per l’indagine, c’erano le plusvalenze, di cui in una telefonata parla Marco Re, ex direttore finanziario che all’epoca aveva già lasciato il club da un anno: «Ma tu pensa, uno come Arthur, che per farti la plusvalenza Pjanic hai pagato 75 milioni… Cioè, era palese no? Che non fosse uno da quella cifra lì».
Di plusvalenze discute pure il ds Cherubini, in una chiamata che potrebbe minare la linea dell’accusa: «È un tema talmente delicato stabilire il valore di un calciatore, a distanza di anni che lo faccio non è facile, però purtroppo siamo entrati l’anno scorso nel mirino per aver fatto una serie di operazioni cessioni determinate anche da acquisti, da scambi, e quindi sembrava che fossero operazioni così costruite più su valori economici che non su tecnici. In realtà abbiamo fatto delle operazioni interessanti anche dal punto di vista proprio tecnico». E dai pm, sulla situazione economica, Arrivabene dice quel che pensano tanti tifosi: «Devo dire che è un problema del sistema calcio complessivo, non solo di Juve; io sono rimasto devo dire allibito; la Federazione parla di cambiamenti solo ora dopo il vostro “intervento”, mi chiedo dove fossero prima». Già. Oggi alle 18, Juventus-Fiorentina, con Max Allegri fiducioso: «Dopo la mazzata del -15, i ragazzi hanno trovato equilibrio».
Juventus, le intercettazioni: «Chiesa pensa solo agli aumenti». E Elkann e Agnelli parlano di Del Piero. Massimiliano Nerozzi su Il Corriere della Sera l’11 Febbraio 2023.
Le intercettazioni tra i dirigenti della Juventus. Cherubini, il ds: «Se compravamo un cane gli davamo 3,5 milioni». Agnelli: «Quante caz... sul mercato». Arrivabene: «Questi 40enne non muovono un dito. L'Under 23 un carrozzone per piazzare giocatori»
Ci aveva messo poco Maurizio Arrivabene a capire che aria tirava, dentro casa Juve: «Avevo chiamato Cherubini (il ds, ndr ) dicendogli di non spendere una lira in più di quanto messo a budget», racconta il 29 novembre 2021 ai pm torinesi che stanno indagando sui conti bianconeri. Del resto, Andrea Agnelli l’aveva scelto anche per questo, come ad: «Credo che lui si fidi di me perché mi reputa onesto. E basta leggere gli ultimi bilanci, sicuramente vi era tensione economica, non finanziaria». Un luna park per i giocatori, visti gli stipendi, dallo sfogo di Federico Cherubini, in un’intercettazione con il manager dell’area finanza Stefano Bertola: «Il nostro peggiore guadagna come il migliore dell’Atalanta. Zapata prende 1,8 milioni… se compravamo un cane gli davamo 3 milioni e mezzo».
Bernardeschi: «Noi non c’entriamo, ci siamo solo tolti uno stipendio»
Erano i tempi dell’all-in per l’Europa: «Giaccherini un giorno mi ha detto: “Sai sto bene alla Juve, quando facciamo allenamento sembra un quarto di finale di Champions”. Grazie al c., erano in 24… avevamo fuori dalla lista giocatori che costavano 10 milioni lordi». E per questo accusa il predecessore, Fabio Paratici: «Siamo stati arroganti sul mercato, perché il Fabio di 5 anni prima non prende Higuain a 90, prende Gabriel Jesus a 10, e lo fa diventare uno da 90». Dopodiché, i quattrini sono una variabile imprevedibile, con i calciatori, come si legge in un’annotazione della Guardia di finanza, riferita a una telefonata (con Agnelli) del 9 agosto 2021: «Cherubini afferma che quello di Federico Chiesa non gli sembra il profilo di un giocatore che può restare tanti anni alla Juve, a causa del suo entourage molto alla ricerca di sostanziosi aumenti economici».
Sullo shopping si sfoga lo stesso Agnelli, sempre con il ds: «Se metto in piedi, dal 2010 quando sono arrivato a oggi, le cazzate che abbiamo fatto gli ultimi tre giorni di mercato, abbiamo buttato nel cesso 60-70 milioni… Te lo dico così, spannometrico, da Anelka». E Cherubini: «Bendtner, il ritorno per la terza volta di Caceres». E poi bisogna fare i conti con Allegri, riflette il ds: «Se una volta ogni 40 partite deve giocare uno, giocherà uno dell’under 23… tanto Max prima che gioca uno dell’under 23… ». Le trattative apparecchiano dialoghi comici, come quando sta per saltare Romero al Tottenham e Demiral all’Atalanta: «Gasperini vuole incontrare Demiral — sbotta Paratici — ma gli ho detto: in che punto siamo del mondo? Perché se doveva prendere uno in Mozambico cosa faceva Gasperini? Per sapere. Demiral è tre anni che è in Italia… sta scherzando? Questi sono fuori dal mondo». E Cherubini: «Eh, sono fatti così».
Bertola discute invece delle scelte del presidente, che a un certo punto lanciò la generazione di quarantenni: «Andrea ammette gli errori sì, a parole, ma poi nei fatti pochissimo… cioè non è che dice, su tre ne ho sbagliati tre». Riferendosi ai manager Re, Ricci e Paratici. Sul tema — scrivono i militari del nucleo di polizia economico finanziaria — si lamenta anche Arrivabene: «Tutti i ragazzetti di cui Andrea è innamorato (i dipendenti, ndr) non hanno mai mosso un dito in tutta la loro vita, questi hanno bisogno di essere mandati sul campo, se non li metti sul campo faranno sempre delle grandi belle cose da leggere, ma da realizzare un pochino più difficili». Tentando di capire come vanno le cose, l’allora ad chiede al direttore finanziario dell’epoca, Stefano Cerrato, di fargli un report sui costi dell’under 23: «L’idea che mi sono fatto io è che quello lì è un carrozzone che abbiamo creato… te lo dico fuori dai denti, che abbiamo creato perché non sapevamo più dove mettere i giocatori». Pausa: «Di Fede (Cherubini, ndr) non mi fido per niente sull’under 23, ha un approccio molto emozionale».
Poi però, il pallone è pure cuori che battono e bandiere che sventolano, come emerge da una telefonata del 6 settembre 2021 tra Agnelli e John Elkann, ad di Exor, azionista di maggioranza, riassunta dai finanzieri: «Discutono su come far riavvicinare Alessandro Del Piero alla società».
Juventus, dietro le nuove intercettazioni il nulla. Dopo le tante polemiche sulle dichiarazioni d'annata di certi magistrati, un articolo del Corriere della Sera riporta l'attenzione sulle beghe interne alla Juventus, le critiche al mercato e all'entourage di Chiesa. Si fatica però a capire cosa c'entrino con le accuse alla Vecchia Signora. Luca Bocci l’11 Febbraio 2023 su Il Giornale.
Nuovo giro, nuova infornata di intercettazioni pubblicata con tempismo molto opportuno da una testata sempre attenta al caos interno alla Vecchia Signora. A poche ore dall’incrocio di campionato con la Fiorentina e dopo la tempesta mediatica causata dalle dichiarazioni d’annata di alcuni magistrati che si occupano del caso Juventus ecco che arriva l’ennesima correzione nella narrativa che riporta l’attenzione su quel che succedeva dietro alle quinte della squadra più titolata d’Italia. L’articolo pubblicato sul Corriere della Sera fornisce parecchi retroscena sulle conversazioni intercorse tra i vari dirigenti della società bianconera in un periodo che andrebbe dall’agosto al novembre del 2021.
I protagonisti sono quelli di sempre, da Maurizio Arrivabene a Federico Cherubini, da Stefano Bertola all’immancabile Andrea Agnelli, ma è il contenuto di queste intercettazioni, parte dell’accusa portata avanti dalla Procura di Torino, a far sollevare il sopracciglio. Tutti argomenti interessanti, intendiamoci, dall’eccessiva “generosità” dei dirigenti negli stipendi a giocatori non eccelsi alla mancanza di strategia nel mercato alle stoccate ad uno dei giocatori chiave della rinascita bianconera, Federico Chiesa. Non si capisce, però, come si potrebbero legare ad eventuali illeciti. Insomma, una fuga di notizie che lascia un attimo interdetti, specialmente se si pensa al fatto che arrivi alla vigilia di una serie di partite determinanti per la stagione dell’undici di Massimiliano Allegri.
La dichiarazione potenzialmente più problematica per la tenuta dello spogliatoio verrebbe da un’annotazione della Guardia di Finanza relativa ad una telefonata con Andrea Agnelli del 9 agosto 2021, dove si parla del futuro della rosa bianconera. A quanto pare Federico Chiesa non sarebbe “il profilo di un giocatore che può restare tanti anni alla Juve, a causa del suo entourage molto alla ricerca di sostanziosi aumenti economici”. Le parole di Cherubini al manager dell’area finanza Bertola sembrano poi un’entrata a gamba tesa sulla sostenibilità delle politiche bianconere: “Il nostro peggiore guadagna come il migliore dell’Atalanta. Zapata prende 1,8 milioni… se compravamo un cane gli davamo 3 milioni e mezzo”. Immagino che molti di questi “cani” non prenderanno bene questa voce dal sen fuggita. Il colpevole di questa largesse eccessiva avrebbe un nome ed un cognome: l’attuale Ds del Tottenham Fabio Paratici. “Siamo stati arroganti sul mercato, perché il Fabio di 5 anni prima non prende Higuain a 90, prende Gabriel Jesus a 10, e lo fa diventare uno da 90”.
Il dialogo tra Cherubini e Agnelli sembra un auto da fè dei tempi dell’Inquisizione Spagnola: “Se metto in piedi, dal 2010 quando sono arrivato a oggi, le cazzate che abbiamo fatto gli ultimi tre giorni di mercato, abbiamo buttato nel cesso 60-70 milioni… Te lo dico così, spannometrico, da Anelka, Bentdner, il ritorno per la terza volta di Caceres”.
Nemmeno Allegri esce indenne da questa autocritica fin troppo onesta; sotto accusa, in particolare, la sua riluttanza a puntare sui giovani. Cherubini sembra sconsolato: “Se una volta ogni 40 partite deve giocare uno, giocherà uno dell’under 23... tanto Max prima che gioca uno dell’under 23...”. La Next Generation, fiore all’occhiello della società torinese, non sfugge all’esame al microscopio dei conti, tanto da attirarsi qualche critica puntuta da parte dei dirigenti. Dopo un report dei costi sostenuti, il verdetto di Arrivabene non è affatto positivo: “L’idea che mi sono fatto io è che quello lì è un carrozzone che abbiamo creato… te lo dico fuori dai denti, che abbiamo creato perché non sapevamo più dove mettere i giocatori. Di Cherubini non mi fido per niente sull’under 23, ha un approccio molto emozionale”.
Scorrendo le varie dichiarazioni riportate dal Corriere ci sono parecchi retroscena interessanti per noi del mestiere ma ben poche indicazioni di possibili reati, che in teoria dovrebbero essere l’unica ragione per intercettare le comunicazioni private dei cittadini. A noi giornalisti interessa sapere che Bertola ce l’aveva con la generazione dei quarantenni e su come “Andrea ammette gli errori sì, a parole, ma poi nei fatti pochissimo… cioè non è che dice, su tre ne ho sbagliati tre”.
Per chi campa sul gossip anti-bianconero farà piacere sapere che Arrivabene definisce i manager Re, Ricci e Paratici “ragazzetti di cui Andrea è innamorato che non hanno mai mosso un dito in tutta la loro vita” e che, secondo lui, “hanno bisogno di essere mandati sul campo”, altrimenti “faranno sempre delle grandi belle cose da leggere, ma da realizzare un pochino più difficili”. Anche per l’osservatore più distratto di cose juventine può essere interessante sapere che il 6 settembre 2021 Andrea Agnelli e John Elkann hanno discusso a lungo “su come far riavvicinare Alessandro Del Piero alla società”. Bella forza, del ritorno di Pinturicchio all’Allianz Stadium si parla almeno da un paio di anni.
La domanda vera è un’altra, però: cosa c’entrano queste intercettazioni con le inchieste in corso, con la penalizzazione inflitta alla Juventus e con il malessere che sta sconvolgendo il calcio italiano. Non siamo esperti di legge ma, almeno da quanto ci è dato capire, le intercettazioni che non contengano notizie di reato o informazioni atte a portare avanti l’accusa dovrebbero essere cancellate, visto che si tratta comunque di conversazioni private.
L’articolo 15 della Costituzione, afferma chiaramente che la limitazione della libertà e della segretezza della corrispondenza e di ogni altra forma di comunicazione “può avvenire soltanto per atto motivato dell'autorità giudiziaria con le garanzie stabilite dalla legge”. Il gossip farà sempre notizia, come ogni retroscena che riguarda protagonisti perenni del calcio italiano. Ci sfugge, però, a cosa serva mettere in piazza le beghe interne alla Vecchia Signora. Si vuol forse fare imbufalire ancora di più i tifosi bianconeri, magari convincendoli a disdire in numero ancora più consistente le pay tv? Siamo al “muoia Sansone con tutti i Filistei” o importava solo cambiare argomento e riportare i riflettori sulla Juve?
Una cosa è certa: queste dichiarazioni non faranno che rinfocolare polemiche ed accuse delle quali il calcio italiano potrebbe benissimo fare a meno. Con tutti i problemi che sta vivendo, l’universo pallonaro non può continuare a perdere tempo col gossip.
Fiat iniuria, pereat mundus. La giustizia su misura e la fucilazione pubblica della Juventus. Maurizio Assalto su L’Inkiesta il 26 Gennaio 2023
Molte cose non tornano nella decisione della Corte d’appello federale, a cominciare dal fatto che i bianconeri avrebbero violato una regola sulle plusvalenze che però, come ha stabilito la stessa Corte, non esiste
“Fiat iustitia, pereat mundus” è il motto che Ferdinando I d’Asburgo, imperatore del Sacro Romano Impero dal 1556 al 1564, aveva ripreso dalle parole attribuite al cesaricida Gaio Cassio Longino. La divisa dei fanatici di ogni tempo, disposti a sacrificare il mondo intero pur di fare giustizia, potrebbe essere riformulata davanti alla condanna inflitta alla Juventus dalla Corte d’appello della Federcalcio: “fiat iniuria, pereat mundus”. Ovvero: sia fatta l’ingiustizia (ma il latino iniuria suona più adatto) e perisca pure tutto il mondo. Quello del calcio, ovviamente. Ma forse non solo.
In attesa che vengano pubblicate le motivazioni, conosciute le quali sarà possibile un giudizio più ponderato sul merito, è possibile fin d’ora qualche considerazione su una sentenza emessa in capo a un procedimento sommario, che ricorda quelli dei tribunali militari della Prima guerra mondiale conclusi con la fucilazione al fronte. Un esito che lascia sconcertati. Perché al di là delle plusvalenze, che alimentavano una bolla inevitabilmente destinata presto o tardi a scoppiare, al di là di una gestione sportiva che lascia a sua volta sconcertati, ma che non era un segreto per nessuno e di cui tutti i giornali parlavano tranquillamente, restano le domande che tutti i tifosi della Juve, e anche quelli di altre squadre non accecati dal livore, e forse nel loro intimo anche quelli accecati, si sono fatte in questi giorni.
C’è la questione (già sollevata su Linkiesta sabato scorso) del ne bis in idem, ossia del “diritto di non essere giudicato o punito due volte per lo stesso reato” (articolo 50 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea): un principio fondamentale anche nell’ordinamento giuridico italiano, evidentemente ignoto a quell’ordinamento parallelo con licenza di arbitrio che è la giustizia sportiva, che lo scorso 15 aprile aveva prosciolto la Juventus e gli altri dieci club coinvolti nel caso plusvalenze.
È vero che dagli sviluppi dell’inchiesta Prisma sono nel frattempo emersi nuovi elementi probatori (ancora tutti da valutare in sede processuale), ma è anche vero che questi nuovi elementi sono potuti emergere in seguito alle intercettazioni autorizzate dal Giudice per le indagini preliminari perché la Juventus, a differenza delle altre, è una società quotata in Borsa (il che configura ovviamente una diversa responsabilità, da esaminare in sede penale). E già questa è una sperequazione, o, per restare nell’ambito di cui si tratta, qualcosa di palesemente “antisportivo”.
Ma basta l’assenza di elementi nuovi a spiegare il diverso trattamento degli altri dieci club, di cui la Corte d’appello federale ha confermato il proscioglimento? E perché nessuna indagine è stata avviata nei confronti di tutti i club con cui la Juventus ha realizzato le plusvalenze attraverso scambi di calciatori con valutazioni gonfiate?
Anche qui c’è una ragione (solertemente spiegata dalla Gazzetta dello Sport): la Juventus avrebbe eretto a “sistema” quella che per gli altri può essere stata una pratica occasionale. Ossia la differenza qualitativa del reato sarebbe determinata dalla sua differenza quantitativa (dalla quantità alla qualità: Aristotele avrebbe da ridire).
Ma se io uccidessi una persona non sarei meno assassino che se ne uccidessi diverse: meriterei magari un solo ergastolo anziché diversi ergastoli, e potrei forse sperare in una commutazione della pena, ma non sarei di certo esente dalla colpa.
E poi perché non immaginare che analoghi “sistemi” sarebbero potuti emergere a carico di queste altre società se anche i loro telefoni fossero stati sottoposti a intercettazione metodica, non solo cioè in occasione delle interlocuzioni con la Juventus?
Certo, i tribunali giudicano in base agli elementi di cui dispongono, ma il fatto che la ricerca di elementi non sia stata approfondita nei confronti degli altri soggetti alimenta la sgradevole impressione di una sospetta disparità di trattamento.
Il problema maggiore è però un altro. Nelle motivazioni della sentenza che lo scorso aprile aveva prosciolto le undici società deferite dalla Procura federale si spiegava che non esiste un metodo unico o oggettivo per arrivare a stabilire il reale valore di un giocatore: «tale valore», si leggeva sul sito della Figc, «è dato e nasce in un libero mercato, peraltro caratterizzato dalla necessità della contemporanea concorde volontà delle due società e del calciatore interessato».
Constatazioni indiscutibili, perfino ovvie, ma ora contraddette. Che il valore di due giovani mai approdati alla prima squadra non sia quello attribuito loro nello scambio plusvalente era chiaro e sotto gli occhi di tutti, ma è altrettanto chiaro che nessuno può contestarlo: come, in basi a quali criteri? E soprattutto: perché nessuno (leggasi la FIGC) è mai intervenuto per porre un argine normativo a questa pratica insostenibile?
Ricordiamo che il meccanismo delle plusvalenze non è una novità, essendo stato praticato fin dai primi anni Duemila, in particolare da Inter e Milan che all’epoca si scambiarono diversi giocatori, tra i quali Seedorf, Guly, Coco, Helveg, Simic. Allora si era agli inizi e si lasciò correre. Ma vent’anni dopo?
In assenza di un quadro regolamentare che disciplini la materia e preveda le sanzioni del caso, il ricorso alle plusvalenze si è ampliato (non solo a livello nazionale), nell’ipocrita disinteresse delle istituzioni teoricamente preposte che fanno finta di niente e si coprono entrambi gli occhi salvo aprirne uno solo per calare ogni tanto una punizione esemplare a senso unico.
Giustizia su misura, confezionata all’impronta. La Juventus avrebbe violato una regola che non esiste, come opportunamente fanno osservare i suoi avvocati. Lo stesso ministro dello Sport Andrea Abodi (già presidente della Lega di Serie B), che in un primo momento aveva dato l’impressione di volersi tenere fuori della disputa, in una successiva intervista con Repubblica si è augurato che il tutto «non sia definito dal tifo» e, richiamando il «bisogno di trasparenza e credibilità», ha avvertito che «quanto sta succedendo non contribuisce al raggiungimento di questi obiettivi, e quindi è probabile che io debba proporre un intervento che riguardi la razionalizzazione dell’efficacia, dell’efficienza, della trasparenza e della intelligibilità della giustizia sportiva e anche dei modelli di gestione dello sport professionistico». Insomma, se le autorità sportive continueranno a latitare, sarà la politica a dover intervenire. Speriamo.
In Italia come in molta parte del mondo il calcio è molto più di un mero fatto sportivo. Come risulta dalla XII edizione (2022) di ReportCalcio, il rapporto annuale curato dal Centro Studi della FIGC, il calcio professionistico è per il nostro Paese un asset strategico, con un impatto indiretto e indotto sul prodotto interno lordo pari a 10,2 miliardi di euro che genera oltre 112.000 posti di lavoro. È innegabile che a questi risultati la Juventus, la squadra con più seguito in Italia (dagli 8 ai 14 milioni, a seconda dei rilevamenti, con una percentuale in ogni caso superiore a un tifoso di calcio su tre), contribuisca in maniera determinante. Ed è evidente come un sia pur temporaneo confinamento della Juventus al di fuori del “grande giro” (anche la Uefa attende la conclusione dei processi penali e sportivi italiani per decidere l’eventuale esclusione dalle coppe) nuoccia al sistema calcio e indirettamente al sistema Paese.
Il precedente parla chiaro. Nel 2006, l’anno di Calciopoli, la Serie A non era più “il campionato più bello del mondo” ma se la giocava alla pari con gli altri principali campionati europei: nella finale mondiale di Berlino, tra la Nazionale italiana (vincitrice) e quella francese scesero in campo ben otto giocatori juventini (dieci considerando gli ex Zidane e Henry, più l’ex allenatore Lippi); dopo la frettolosa condanna della Juventus, retrocessa in Serie B e costretta a smantellare la squadra, il calcio italiano è entrato in una fase di declino – di risultati, attrattività, valore economico – da cui non si è più ripreso (nonostante un Europeo vinto, in mezzo a due epocali fallimenti alle qualificazioni mondiali). E adesso migliaia di tifosi juventini (pare soprattutto al Sud, undicimila solo in Puglia), per protesta contro le “inique sanzioni”, non pensano di scatenare una guerra mondiale, ma stanno già disdicendo l’abbonamento alle piattaforme di streaming: meno soldi alle tv vuol dire meno soldi al calcio (e agli altri sport a cui il calcio, attraverso il Coni, contribuisce), e quindi meno risorse per allestire squadre competitive, meno spettacolo, meno risultati, meno pubblico, meno indotto. E meno posti di lavoro.
E con ciò siamo ricondotti alla seconda parte della sentenza latina citata all’inizio. Ossia all’eventualità che pereat mundus, come conseguenza del fatto che sia stata fatta (in)giustizia. Ma, come osservava in proposito Amartya Sen (L’idea di giustizia, trad. it. Mondadori 2010), se il mondo finisse ci sarebbe poco da festeggiare.
(ANSA il 18 gennaio 2023) - L'assemblea degli azionisti della Juventus ha dato il via libera al nuovo cda della società. I consiglieri saranno cinque e resteranno in carica per tre esercizi fino all'assemblea che approverà il bilancio al 2025. Del nuovo consiglio fanno parte - su indicazione di Exor, la holding che controlla la società bianconera - Gianluca Ferrero, indicato come presidente, Maurizio Scanavino, attuale direttore generale che assumerà la carica di amministratore delegato, Laura Cappiello, Diego Pistone e Fioranna Vittoria Negri.
(ANSA il 18 gennaio 2023) - "Avrete in me un grandissimo tifoso". Lo ha detto Andrea Agnelli che ha chiamato sul palco, dopo la nomina del board della Juventus, il nuovo presidente della società Gianluca Ferrero, consegnandogli insieme a Pavel Nedved la maglia bianconera con il numero 1 e il nome Ferrero.
(ANSA il 18 gennaio 2023) - "Lavoreremo per costruire per la Juventus un futuro all'altezza del suo passato glorioso, di 125 anni, che ha fatto di questa società una gloria sportiva, la più forte società di calcio italiano".Lo ha detto Gianluca Ferrero in un incontro con la stampa dopo la nomina a presidente della Juventus.
(ANSA il 18 gennaio 2023) - "Nei prossimi mesi ci aspettano delle sfide per le quali riteniamo di avere l'esperienza, la competenza e la determinazione per difendere la Juventus in tutte le sedi competenti, pensale, sportiva e civile". Lo ha detto Gianluca Ferrero, appena nominato presidente dal board della Juventus, in un breve incontro con la stampa. "Lo faremo con determinazione, rigore, ma anche pacatezza. Abbiamo sempre rispettato e sempre rispetteremo tutti coloro che saranno chiamati a giudicarci, ma quello che vogliamo è uguale rispetto per noi, per la società e per la squadra per poter discutere con serietà e rigore nelle sedi competenti".
Estratto dell’articolo di Gianluca Oddenino per “La Stampa” il 18 gennaio 2023.
[…] Il battesimo del fuoco […] sarà immediato: venerdì la Corte Federale d'Appello della Figc dovrà decidere se riaprire il processo sportivo sulle plusvalenze, mentre il 27 marzo si terrà l'udienza preliminare sull'inchiesta Prisma della Procura di Torino dove rischiano il processo la società oltre ad Agnelli, Arrivabene, Nedved e l'ex ds Paratici.
Nel mezzo c'è da far ripartire una squadra dopo la debacle di Napoli, in dieci giorni i bianconeri sfidano allo Stadium il Monza (due volte: domani e il 29 gennaio) e l'Atalanta tra Coppa Italia e campionato, e soprattutto iniziare a sistemare i conti che lo scorso 30 giugno hanno registrato un rosso di 238 milioni di euro dopo aver chiuso l'anno precedente con 226 milioni di perdite.
Per questo Exor, l'azionista di maggioranza del club, ha deciso di varare un governo tecnico per far uscire la Juve dalla tempesta giudiziaria-economica. Il Cda ora è più snello (da 10 a 5 elementi) ed è composto solo da esperti: l'avvocato Laura Cappiello, la commercialista Fioranna Negri e il manager Diego Pistone affiancheranno Ferrero e Maurizio Scanavino, già in carica come direttore generale e oggi nominato amministratore delegato.
[…] Non c'è solo da rispondere alla Consob sulle varie manovre nei bilanci, in primis quella per gli stipendi, ma anche evitare condanne penali e sportive nelle inchieste portate avanti in quest' ultimo anno dalla Procura di Torino, dalla Procura federale e dall'Uefa.
Dopo 4.627 giorni si chiude così la presidenza di Andrea Agnelli, apertasi il 19 maggio 2010, e la Juve gli rende l'onore delle armi con messaggi e video sui social dove sono stati ricordati i successi, i numeri e i passaggi fondamentali come il varo delle Women e della seconda squadra. «
[…] I fronti non mancano alla nuova Juve, che dovrebbe avere un mandato fino al 30 giugno 2025, mentre Allegri avrà pieni poteri sull'area sportiva e come primo obiettivo (decisivo anche per la sua permanenza) dovrà centrare almeno il 4° posto in campionato, che vale più di 60 milioni di euro.
Poi la rifondazione della Juve passerà dai giovani talenti in squadra, più altri da trovare su un mercato fatto con intelligenza, che verranno affiancati da alcuni senatori. […]
(ANSA il 18 gennaio 2023) - "Faccio un passo indietro, lascerò il consiglio di tutte le società quotate. E' una mia decisione personale, che ho preso d'accordo con John, con cui il rapporto rimane strettissimo, AjaY Banga e Tavares. E' la mia volontà di affrontare il futuro come una pagina bianca". Lo ha annunciato Andrea Agnelli durante l'assemblea della Juventus.
Agnelli resterà, invece, nel cda della Giovanni Agnelli B.V., holding che detiene la maggioranza di Exor. "Avendo chiuso una parte così importante della mia vita, la mia volontà è, al termine di questa assemblea, di voltare pagina per poter ripartire con entusiasmo e passione, naturalmente dopo qualche giorno di vacanza. Con le assemblee delle società quotate, a cui partecipo come consigliere, farò un passo indietro", ha spiegato Agnelli.
"E' stata una mia richiesta, è la mia volontà dopo un periodo così intenso, di poter affrontare il futuro come una pagina bianca, libera e forte. Il passo indietro dalle società quotate è indispensabile per avere una libertà di pensiero, una libertà intellettuale che altrimenti non avrei. Mia moglie e i miei bambini sono stati la parte fondamentale sulla quale mi sono appoggiato" ha aggiunto Agnelli ricordando le parole della moglie Denise in un post sui social a fine novembre. "Non vedo l'ora di ricominciare insieme. Ti amo fino alla fine", ha concluso.
(ANSA il 18 gennaio 2023) - "La nostra unione è stata determinante per il nostro lavoro. Sa quanto hai lavorato, quanti sacrifici hai fatto per la Juventus, come sei stato capace di guidare questa società. E' stato un onore grande lavorare insieme". Lo ha detto Pavel Nedved, all'inizio dell'assemblea degli azionisti della Juventus che nominerà il nuovo cda.
Juve: Agnelli, oggi si chiude capitolo durato quasi 13 anni
(ANSA il 18 gennaio 2023) - "Oggi si chiude un capitolo della Juventus durato quadi 13 anni che oggi facciamo fatica a leggere. Non posso nascondere l'emozione. Il mio lavoro è stato quello di cercare di comprendere il contesto, indicare la direzione strategica della società. Quando parliamo di calcio, di cosa parliamo in realtà? il calcio fa parte dell'industria dell'intrattenimento, un'industria di 750 miliardi". Lo ha detto Andrea Agnelli, nell'ultima assemblea da lui presieduta.
Il testamento (sportivo) di Andrea Agnelli. Giovanni Capuano su Panorama il 18 Gennaio 2023.
Fuori dalla Juventus e da tutte le società del Gruppo. l'ormai ex presidente prepara la difesa dalle accuse della Procura di Torino. Ma il suo addio è un manifesto sui problemi del calcio e dello sport di oggi
L'ultimo dei 4.627 alla guida della Juventus è stato per Andrea Agnelli un giorno pieno di contenuti e simboli. La commozione per l'addio al club e all'azienda del cuore, il passo indietro annunciato da tutte le società del Gruppo quotate in Borsa, specificando di essere in piena sintonia con il cugino John Elkann. E anche la rivendicazione del percorso fatto. Non solo le vittorie di 13 anni che hanno rappresentato per la Juventus uno dei momenti più alti di una storia centenaria, ma investimenti, progetti e visioni. E anche l'ultima e sanguinosa guerra politica che lo ha visto mettersi contro la Uefa e i governi di mezza Europa e che solo quando la Corte UE, nella prossima primavera, avrà espresso il proprio giudizio si potrà valutare se vinta o persa.
Un testamento (sportivo) che potrebbe anche diventare il manifesto per la nuova vita di quello che per un decennio è stato il dirigente più influente del calcio italiano ed europeo, soprattutto se da Lussemburgo dovesse arrivare un verdetto in discontinuità con lo statu quo dello sport nel Vecchio Continente e con il parere non vincolante espresso dall'avvocatura generale della stessa Corte nelle scorse settimane. In mezzo ci sarà anche il sommarsi delle vicende di giustizia sportiva e ordinaria lasciate in eredità dall'inchiesta Prisma sui bilanci dell'ultimo triennio di Juventus da cui Agnelli cercherà di uscire affermando la correttezza del proprio operato. Operazione complessa, almeno nella lettura delle carte dell'accusa che sono state fin qui l'unico testo a disposizione prima che nelle diverse aule ci sia spazio anche per la difesa.
"Se avessi voluto mantenere una posizione di privilegio, tenendo la mia carica nell'Eca, nella Uefa e nella Figc, non avrei preso le decisioni che ho assunto nel 2021" è stato il passaggio centrale. La decisione di strappare una tela consumata in nome di una visione sulle ragioni della crisi del sistema calcio. Non solo in Italia, ma ovunque tranne che nella ricchissima Premier League inglese "che in pochi anni attrarrà tutto il talento europeo" se non si faranno riforme strutturali che evitino "il declino irreversibile" di tutto il movimento, inglesi esclusi. "Il fatturato del calcio è di 55 miliardi di euro e occupa 700mila persone" ha ricordato Agnelli, auspicando che la Corte UE lo riconosca "come industria" costringendo così all'applicazione delle norme comunitarie e mettendo fine al monopolio della Uefa la cui colpa, secondo l'ormai ex presidente della Juventus, è "non voler ascoltare i problemi della industry preferendo mantenere una posizione di privilegio". Il futuro è segnato senza riforme. Il presente è uno scenario in cui il pallone sta progressivamente e inesorabilmente perdendo appeal nella competizione tra forme di intrattenimento ("Parliamo di 750 miliardi di euro che comprende gaming, musei, attività da tempo libero"). Anche se continua ad attrarre investitori - "consorzi come il Chelsea, RedBird per il Milan, il fondo Pif per il Newcastle, un consorzio diretto da Pagliuca per l'Atalanta, la Liga che ha raggiunto un accordo sui 50 anni valorizzandola con operazioni fatta da CVC" - e cambiare forma. La sfida delle multiproprietà, la volontà di QSI di entrare nel business, l'attenzione crescente dei fondi anche verso la Serie A e gli altri campionati di primo livello. Insomma, un ecosistema in profonda mutazione ma legato ancora a vecchie regole ed equilibri ormai fuori dal tempo. Il rimpianto? Fino al 2019 l'analisi era evidente anche a livello delle istituzioni del calcio europeo: "La proposta era una creazione di ecosistema per le leghe principali, che aumentasse la stabilità e il rischio d'accesso è tra i più grandi. Che mantenesse la simbiosi tra i campionati domestici e quelli internazionali". Poi lo tsunami della pandemia, la crisi profondissima e la rottura. Con una stoccata ai conservatori: "Da quando la Serie A è una lega unica, quasi cento anni, ci hanno giocato solo 68 squadre, alcune delle quali davvero di passaggio". Come a dire ai teorici della meritocrazia a prescindere che la realtà è sempre stata diversa. E che senza intervenire è destinata solo a polarizzarsi definitivamente.
Scandalo Juve, Agnelli, il sogno sfumato di Ferrari e il nuovo corso. Massimiliano Nerozzi e Andrea Rinaldi su Il Corriere della Sera il 18 Gennaio 2023.
Da ieri Andrea Agnelli torna a essere (solo) «un grandissimo tifoso della Juve», come dice a chi ha preso il suo posto, Gianluca Ferrero, regalandogli la maglia della squadra. Issato nella storia del club da un ciclo strepitoso — 9 scudetti filati e 19 titoli — è finito travolto dall’inchiesta sui conti della società, con udienza preliminare il 27 marzo. Di più, dopo le dimissioni del cda della Juve, lo scorso 28 novembre, ora esce da tutto: «Faccio un passo indietro — spiega all’assemblea degli azionisti del club — lascerò il consiglio di tutte le società quotate». Ovvero, i board di Exor, azionista di maggioranza della Juve, e di Stellantis, che dopo vent’anni dalla morte dell’Avvocato e a 19 dalla scomparsa di Umberto non avrà un Agnelli in consiglio. «È una mia decisione personale, che ho preso d’accordo con John (Elkann, ndr), con cui il rapporto rimane strettissimo, e con Ajay Banga e Carlos Tavares», rispettivamente presidente della finanziaria e ceo di Stellantis.
«Una mia richiesta»
«È stata una mia richiesta — aggiunge — dopo un periodo intenso, per poter affrontare il futuro come una pagina bianca. Il passo indietro dalle società quotate è indispensabile per avere una libertà di pensiero e intellettuale che altrimenti non avrei». Agnelli resterà nel cda della Giovanni Agnelli Bv (ne è socio con l’11,85%), la cassaforte di famiglia che controlla Exor, e amministratore e presidente di Lamse, la holding d’investimento di cui detiene il 51% (il 49% è della sorella Anna). Fuori dai board, Andrea potrà così difendersi dalle accuse dei pm. In Exor la sua carica era arrivata a scadenza del mandato triennale: non si ricandiderà, ha fatto sapere il figlio di Umberto, mentre ad aprile l’assemblea dei soci di Stellantis lo sostituirà.
Lo storico commercialista di famiglia
A dare battaglia per il club bianconero ci penserà invece il nuovo management, voluto da Exor: Gianluca Ferrero, storico commercialista della famiglia; Maurizio Scanavino, ad come lo è del gruppo editoriale Gedi; Fioranna Negri, commercialista e revisore; Diego Pistone, già manager del gruppo Fiat dell’area finanza e controllo; e l’avvocato Laura Cappiello, senior counsel nel dipartimento corporate law di Orrick ed esperta di organi di vigilanza. Più che un cda, un consiglio di guerra. I primi due si presentano alla stampa, gli altri tre si accomodano in penultima fila. Rigore e understatement. Da battaglia è il manifesto di Ferrero: «Ci aspettano sfide per le quali riteniamo di avere l’esperienza, la competenza e la determinazione per difendere la Juventus, in tutte le sedi competenti, penale, sportiva e civile». E ancora: «Lo faremo con determinazione, rigore, ma anche pacatezza. Sempre rispetteremo tutti coloro che saranno chiamati a giudicarci, ma quello che vogliamo è uguale rispetto per noi, per la società e per la squadra, per poter discutere con serietà e rigore nelle sedi competenti».
A Torino
A Torino negli ambienti vicini agli Agnelli si sussurra che il passo indietro di Andrea sia arrivato dopo mesi di confronti, anche tesi, con il cugino John e alcuni membri della famiglia. Secondo le voci, il sogno di Andrea sarebbe stato quello di traslocare in Ferrari, la controllata che macina record di profitti in Borsa, ma poi avrebbe prevalso l’orientamento a farsi da parte anche nella holding di controllo e nella ex Fiat. Mossa temporanea in vista di un probabile rientro, se sarà dimostrata l’estraneità alle vicende giudiziarie che lo coinvolgono. Adesso la palla passa a Ferrero: ha il compito di risanare i conti del club con l’ipotesi, dopo un eventuale delisting, di cederlo. Magari proprio ad Andrea, che starebbe sondando investitori.
Estratto dell'articolo di Massimiliano Nerozzi,Simona Lorenzetti per il “Corriere della Sera” il 24 marzo 2023.
Alle 13.42 del 23 aprile 2021, Paolo Morganti, segretario organizzativo della Juve, scrive sulla chat «seconda manovra stipendi»: «Cristiano ha firmato». E un minuto dopo, aggiunge: «Ha una copia di tutti i documenti». Risposta del ds Federico Cherubini: «Bene!». Per la Procura è uno degli elementi di prova che portano alla «carta famosa» di Ronaldo, con cui la stella portoghese rinunciò a 19.548.333,33 euro, per l’annata 2020-21. […]
L’ipotesi d’accusa del procuratore aggiunto Marco Gianoglio e del pm Mario Bendoni, è che però furono sottoscritte delle «side-letter», sequestrate in studi legali, a garanzia di un pagamento «incondizionato» delle 4 mensilità. Per questo, oltre a Cherubini e Morganti, nella chat c’era Cesare Gabasio, capo dell’ufficio legale del club. Lo stesso che, il 20 aprile 2021, scrive: «Il primo pronto per firmare è Cristiano». Tre giorni dopo, la conferma, nei messaggi di Morganti.
Ma tutto si complicherà a fine agosto, con il passaggio di CR7 allo United e, ancora di più, con il suo addio all’Inghilterra, poiché salteranno i bonus pianificati sugli stipendi arretrati, secondo i pm. Convinti che il numero 7 abbia una copia del documento, come da una mail interna dell’11 settembre 2021, inviata da Morganti: «Possibilmente la somma indicata nell’incentivo deve essere quella della scrittura in mano al calciatore».
La «carta di Ronaldo» che inguaia la Juve. Simona Lorenzetti su Il Corriere della Sera il 19 Gennaio 2023.
Ecco il documento «che non deve esistere». È firmato esclusivamente dall’ex ds Paratici: per i pm, garantiva a CR7 gli arretrati (non a bilancio)
«Egregio Signor Cristiano Ronaldo dos Santos Aveiro» si legge nell’intestazione. Poi, a seguire, c’è l’oggetto della comunicazione: «Accordo Premio Integrativo — Scrittura integrativa». Infine, si entra nel merito: «Facciamo seguito alle intese intercorse e uniamo alla presente il documento relativo al premio integrativo riconosciuto a suo favore (Accordo Premio Integrativo) e l’ulteriore scrittura integrativa dell’Accordo Premio Integrativo (“Scrittura integrativa”)». Ecco le prime righe della «famosa carta di Ronaldo», quella che «teoricamente non deve esistere» ed è evocata in un’intercettazione tra il capo dell’ufficio legale Cesare Gabasio e il ds Federico Cherubini. La guardia di finanza l’ha trovata nello studio dell’avvocato Federico Restano (a Torino) il 23 marzo 2022, nel corso della seconda perquisizione disposta dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dai sostituti Mario Bendoni e Ciro Santoriello.
Il documento è firmato da Fabio Paratici, l’ex ds della Juve indagato con i vertici societari (tra cui l’ex presidente Agnelli e il suo vice Nedved) nell’ambito dell’inchiesta sui bilanci del club. La «carta» è per i magistrati la «side letter» che deriva dalla seconda manovra stipendi relativa alla stagione 2020/2021: la presunta rinuncia fittizia delle mensilità da parte di alcuni giocatori. Si legge ancora: «Nel confermare gli impegni assunti nei predetti documenti, ci impegniamo altresì a consegnarvi entro il 31.07.2021 l’Accordo Premio Integrativo ritrascritto sui moduli federali “Altre Scritture” a oggi non disponibili, e la Scrittura integrativa debitamente sottoscritta». Il documento, con i relativi allegati, non è mai stato depositato in Lega e fa riferimento a un debito residuo che la società aveva maturato con il portoghese prima del suo trasferimento al Manchester: una parte sarebbe stata pagata, resterebbero ancora 19,6 milioni. In un allegato vengono dettagliate cifre, scadenze e «condizioni» alla base del pagamento, cioè la permanenza alla Juve.
In un altro allegato, però, si specifica che «nell’ipotesi in cui, a seguito di suo trasferimento definitivo, la condizione stabilita per la maturazione dei premi individuati (…) non possa verificarsi, Lei avrà diritto a percepire un incentivo all’esodo». Il debito, secondo gli inquirenti, non è mai stato iscritto a bilancio. I magistrati hanno provato a chiedere conto dell’accordo a CR7 (attraverso una rogatoria internazionale), ma l’attaccante non si è mai presentato dai pm. I suoi legali, i penalisti Salvatore Pino e John Shehata, hanno poi fatto sapere che il calciatore non ha mai visto quei documenti e che non ne possiede copia. Nelle scorse settimane gli avvocati hanno chiesto al gup Picco di poter accedere agli atti, e in particolare a quelli che ricostruiscono la «famosa carta». Ora si tratta di capire la prossima mossa dei legali, che si sarebbero messi in contatto con i pm.
Estratto dell’articolo di Marcello Franco per today.it il 17 gennaio 2022.
Dal campo alla tv, per la Juve resta un momento nero. Dopo la figuraccia sportiva rimediata a Napoli (che l’ha battuta per 5 a 1 nell’ultimo turno di serie A), la Vecchia Signora incassa anche una “bastonata mediatica” arrivata da Report.
Questa sera, 16 gennaio, la trasmissione di approfondimento di Rai 3 ha infatti dedicato un servizio-bomba al club bianconero, indagando sul tema delle (presunte) acrobazie finanziarie messe in atto dalla dirigenza per far quadrare i conti societari durante e dopo la pandemia di Covid.
[…]
Inchiesta “Prisma”: cos’è
Lo spunto di partenza del servizio di Report è l’inchiesta “Prisma” della Procura di Torino, che nel dicembre scorso ha chiesto il rinvio a giudizio per dodici dirigenti bianconeri, tra cui l’ex presidente Andrea Agnelli. Nel mirino degli inquirenti, appunto, i conti della Juventus, in un’indagine orchestrata su due filoni.
Il primo è quello sulle plusvalenze “false”, ovvero quelle operazioni di compravendita di calciatori condotte con valutazioni “gonfiate” per ottenere benefici contabili; il secondo è quello sulla cosiddetta “manovra stipendi”, ossia un accordo pubblico tra dirigenze e calciatori sulla cancellazione di quattro mensilità che in realtà, secondo i magistrati, furono solo posticipate.
Report, scoop sulla “carta Ronaldo” (non firmata da CR7)
Su queste premesse, Report ha impalcato l’inchiesta trasmessa lunedì 16 gennaio, intitolata “Il bianco e il nero”, che ha fornito diversi nuovi elementi e retroscena scottanti a partire dalla “carta Ronaldo”, una scrittura privata tra la Juve e l’asso portoghese per il pagamento posticipato di 19 milioni di euro.
Un accordo segreto ormai noto da tempo, riguardo al quale Report oggi ha svelato però un’importante novità, fornita da un testimone molto vicino al giocatore: “Sì, (la carta, ndr) esiste, ma Ronaldo non l’ha firmata, c’è solo la firma della Juve (…). Diciamo che è stato ben consigliato”, ha detto la fonte (con voce artefatta) al giornalista del programma.
[…] Nel servizio ha poi trovato spazio un lungo focus sul tema delle plusvalenze fittizie che sarebbero state messe in atto dalla dirigenza dalla Juve per pareggiare i conti […] già dal 2020 erano al collasso. Ne è venuto fuori un quadro a tinte fosche di un sistema organizzato - secondo la Procura di Torino - per tenere in piedi artificialmente una società in perdita costante, che considerava i giocatori come pedine per far quadrare i bilanci.
Una teoria che potrebbe essere dimostrata dal ritrovamento del “Libro nero FP” (dove FP sono le iniziali di Fabio Paratici, per oltre un decennio diesse della società), dove dovrebbero essere redatte tutte le operazioni che hanno fatto scivolare la società verso il baratro finanziario, comprese le plusvalenze "spericolate".
E proprio il dirigente ora al Tottenham, raggiunto telefonicamente da Report, per la prima volta ha provato a difendersi da chi lo accusa […]: "Mi dà fastidio parlarne. […] Io responsabile del sistema? Ognuno ha la sua visione, per ora è unilaterale".
Sul tema sono intervenuti anche Luciano Moggi (dirigente della Juve travolta da Calciopoli), Davide Lippi (agente di Chiellini) e il giornalista finanziario Fabio Pavesi, mentre in chiusura del servizio Ranucci ha letto una nota indirizzato dalla Juve al programma, nella quale il club bianconero “respinge le ipotesi accusatorie e rivendica la correttezza del proprio operato”.
Cosa rischia la Juve
[…] I bianconeri rischiano grosso sia in ambito sportivo che giudiziario. Il prossimo 20 gennaio, a margine dell'udienza in Corte d'Appello Federale, si saprà se il club dovrà affrontare o meno il processo bis sulle plusvalenze che potrebbe portare a una penalizzazione in classifica o - nella peggiore delle ipotesi - alla radiazione.
L'udienza preliminare dell’inchiesta Prisma avrà luogo invece il 27 marzo 2023 e riguarderà 13 imputati, tra i quali Andrea Agnelli e la società Juventus, chiamata in causa come persona giuridica. Fino ad allora, la Vecchia Signora e i suoi tifosi dovranno trattenere il fiato, sperando che la bufera passi col minor danno possibile.
(ANSA il 17 gennaio 2022) - "È opportuno sottolineare che, in questa fase, sono a disposizione dei media solamente documenti parziali e strumentali alle tesi di accusa, peraltro già rigettate dal Giudice per le indagini preliminari, chiamato ad esprimersi su alcune misure richieste dalla Procura della Repubblica.
Una completa analisi di tutta la documentazione, composta da migliaia di pagine e di intercettazioni integrali, potrà essere compiuta solamente nelle sedi competenti, secondo le regole dell'accertamento giudiziale in contraddittorio, senza rischiare di fornire una informazione parziale e imprecisa".
L'affermazione, è contenuta nella risposta della Juventus alla richiesta di Report di intervenire in merito all'inchiesta giudiziaria che la vede coinvolta, sulla quale in serata è andato in onda un servizio. "Anche per quanto concerne la giustizia sportiva - prosegue la risposta, firmata Corporate Affairs e External Communications - vi rimandiamo ai comunicati del 30 novembre 2022 e del 22 dicembre 2002, in attesa della prossima udienza prevista appunto per venerdì 20 gennaio, in cui confidiamo che il ricorso per revocazione sia dichiarato inammissibile o comunque respinto".
La Juventus pubblica su Twitter questa lettera in maniera integrale, premettendo: "Venerdì scorso la redazione di @reportrai3 ha chiesto alla società di sapere quale fosse la posizione rispetto all'inchiesta oggetto della trasmissione appena andata in onda. Questa la risposta inviata da Juventus poche ore dopo, solo parzialmente citata in onda" e segue il testo integrale della risposta, di cui sopra sono state riportate le conclusioni.
"Prendiamo atto - è l'inizio della risposta del club a Report - della vostra richiesta e della vostra intenzione di andare in onda con un servizio riguardante l'inchiesta giudiziaria che coinvolge la nostra società per il prossimo lunedì 16 gennaio. Segnaliamo che tale data precede di appena quattro giorni l'udienza, prevista per venerdì 20 gennaio, della Corte Federale di Appello, Sezioni Unite, chiamata ad esprimersi sull'eventuale revocazione del giudizio di proscioglimento pronunciato lo scorso 27 maggio. Si tratta senza dubbio di una casualità".
"Quanto alla vostra richiesta circa la posizione di Juventus Football Club rispetto alle ipotesi di reato, promosse dalla Procura della Repubblica di Torino - prosegue la lettera - vi rimandiamo ai comunicati stampa della società, disponibili su www.juventus.com, diffusi il 25 ottobre 2022, 28 novembre 2022, 30 novembre 2022 e 2 dicembre 2022" che si riferiscono ai vari passi dell'inchiesta e alla diffusione dei conti della società. "Di tali comunicati - prosegue il club - vi preghiamo di dare conto ai vostri spettatori. Come può leggersi nei comunicati, Juventus Football Club respinge fermamente le ipotesi accusatorie e rivendica la correttezza del proprio operato".
Estratto dell’articolo di Ettore Boffano per “il Fatto quotidiano” il 19 gennaio 2023.
Se ne va l'ultimo Agnelli che porta il cognome simbolo del nostro capitalismo familiare. Travolto dallo scandalo Juventus, Andrea, figlio di Umberto, ha annunciato il congedo anche dalle cariche in Exor […] e in Stellantis […].
Una sua condanna, infatti, peserebbe su quel cognome e sulla possibilità di rivestire cariche sociali. Meno palesi invece, e tutte futuribili, le ragioni interne alla famiglia e soprattutto, riguardo ai rapporti tra l'ala "umbertiana" (penalizzata a lungo dai silenzi dell'Avvocato e dai diktat di Cesare Romiti ed Enrico Cuccia) e quel John Elkann che non si chiama Agnelli, ma è l'erede del nonno come capo famiglia.
Chi prenderà il posto di Andrea in Exor, più che in Stellantis? La sorella Anna che possiede la metà del loro pacchetto di azioni?
O addirittura Allegra, la vedova di Umberto? E che effetti avrà tutto ciò sulla Giovanni Agnelli Bv, l'altra società che raccoglie tutti gli eredi della dinastia e controlla il 52 per cento di Exor?
Oggi il 38 per cento è in mano a Dicembre (John e i fratelli Lapo e Ginevra). Sino a pochi mesi fa, Anna e Andrea erano al secondo posto con il 12 per cento, ora sono scesi all'11,85, come ha ricostruito il Sole 24 Ore, scavalcati dal ramo di Maria Sole Agnelli, salito al 12,32. Un segnale del prossimo abbandono dei discendenti di Umberto? […]
Juventus, processo plusvalenze: le armi di accusa e difesa. Giovanni Capuano su Panorama il 19 Gennaio 2023.
Abbiamo analizzato le 106 pagine con cui la Procura Figc vuole riaprire il procedimento sugli scambi di mercato. Ecco cosa c'è di realmente nuovo e cosa no J
Il titolo che compare in testa alle 106 pagine del documento con cui la Procura della Figc spera di far riaprire il processo alla Juventus sulle plusvalenze evoca un tecnicismo difficile da comprendere: "Impugnazione per revocazione parziale, ex art. 63, del C.G.S.". Un atto con pochissimi precedenti nella storia della giustizia sportiva italiana e anche per questo con esito non scontato, perché la sentenza che il procuratore capo Giuseppe Chiné e i suoi uomini sperano di riscrivere è il doppio e definitivo proscioglimento del club bianconero e degli altri dieci club assolti la scorsa estate perché - non per la prima volta - si è stabilito che in materia di calciomercato non esiste un modello di riferimento, oggettivo e applicabile a tutti, per determinare il valore dei calciatori. Non è l'unico effetto della valanga di faldoni e pagine (14mila) arrivati nella sede della Federcalcio da Torino, frutto della corposa inchiesta Prisma sui bilanci della Juventus negli ultimi tre anni. Intercettazioni, mail, fogli scritti a mano e al computer che hanno spinto la Procura Figc ad accendere i propri riflettori su almeno tre filoni: plusvalenze, manovra stipendi e legami con i club della cosiddetta 'Galassia Juventus'. Nel primo caso si va in aula (sportiva) subito. Gli altri due sono ad oggi solo fascicoli di indagine aperti e per i quali bisognerà attendere le mosse di Chiné. Panorama.it ha letto e analizzato le 106 pagine della richiesta di revocazione parziale delle assoluzioni. Cosa bisogna attendersi dal nuovo processo? Intanto va chiarito che il primo scoglio da superare sarà la sua effettiva riapertura: decideranno i giudici della Corte d'Appello della Figc che dovranno valutare se davvero il materiale selezionato dalla Procura proponga elementi nuovi e decisivi rispetto a quelli in possesso nel primo atto. Solo in caso di riscontro favorevole si procederà, altrimenti tutto sarà nuovamente archiviato. Avvertenza: la richiesta della Procura della Federcalcio non riguarda solo la Juventus ma altre 8 società, tutte con trattative con il club bianconero nel periodo finito sotto inchiesta. Fuori Napoli e Chievo, che facevano parte del primo procedimento, perché (scrive Chiné) "non sono state contestate operazioni di scambio dirette con la Juventus ma solo con altre società".
LE ARMI IN MANO ALLA PROCURA FIGC L'ipotesi di reato sportivo che muove gli inquirenti della Figc non è cambiata rispetto alla scorsa primavera. Secondo loro la Juventus e le altre hanno intessuto una tela di operazioni di scambio con valutazioni dei giocatori superiori al reale, pianificate per raggiungere risultati economici e finanziari pianificati a budget così da alleggerire passivi sempre crescenti. Quello che cambia è che ora Chiné porta in dote alla sua ricostruzione la montagna di intercettazioni, mail e documenti ereditata dall'inchiesta della Procura di Torino. Il punto di partenza è, dunque, che non vale più l'affermazione alla base del doppio proscioglimento dei mesi scorsi e cioè che il metodo indicato dalla Procura della Figc per valutare i giocatori (quello in cui comparivano anche i dati di un sito non ufficiale come Transfermarkt) non va più considerato semplicemente uno dei metodi possibili la pari di quello utilizzato dalla Juventus e dalle altre società, ma che ci sono "indizi gravi, concordanti e plurimi" che il vuoto normativo in materia di plusvalenze ha creato un'anarchia in cui c'è chi si è mosso in maniera illegittima. La quantità di carte riversate nel nuovo processo non ha precedenti e, dunque, è certamente un punto a favore dell'accusa. Disegna una sorta di "dietro le quinte" del sistema calcio italiano (bisogna sempre ricordare che le plusvalenze sono state un fenomeno arrivato nel 2021 a sfondare i 700 milioni di euro in Serie A) la cui osservazione provoca a tratti sconcerto. Più che le telefonate tra dirigenti, con discorsi e ragionamenti spesso estrapolati dal contesto o fatti senza consapevolezza che qualcuno ascoltasse, nel caso della Juventus sono inediti soprattutto i documenti e le mail scambiate ai più alti livelli dirigenziali del club in cui le operazioni di scambio di mercato vengono indicate inserendo addirittura una o più "X" al posto dei nomi dei giocatori. Nessun legame con una strategia tecnica e sportiva, solo un risultato economico da raggiungere inserito all'interno di manovre definite "correttive" per sistemare conti perennemente in sofferenza.
LE ARMI IN MANO ALLA DIFESA JUVENTUS Il confronto sulla richiesta di riaprire il processo plusvalenze sarà anche la prima occasione per verificare quale sia la linea difensiva della Juventus (e non solo). Fin qui abbiamo letto solo la ricostruzione dell'accusa, sia a livello di giustizia penale che sportiva. Davanti alla Corte d'Appello federale cominceranno a parlare anche gli avvocati del club bianconero e il quadro si arricchirà di altri elementi. Dall'analisi delle 106 pagine della richiesta di revocazione, però, alcune considerazioni emergono. Ad esempio, alcune delle prove portate a carico della Juventus e dei suoi dirigenti appaiono semplicemente l'applicazione di metodi di lavoro comuni a tutto il sistema del calcio internazionale. E' il caso della trattativa con la Sampdoria per il difensore Dragusin in cui l'allora ds Fabio Paratici e il collega blucerchiato ragionano sull'opportunità di spostare l'operazione dopo la chiusura dei bilanci per necessità contabili. Oppure l'ipotesi di inserire Poveda nella trattativa con il Leeds che vuole McKennie per abbassarne un po' il valore: pratica cui ricorrono tutti i club cercando di limitare la spesa valorizzando il proprio settore giovanile. O, ancora, nei documenti previsionali di budget in cui i ricavi del calciomercato vengono stimati per capire come si comporrà il fatturato. Oppure nella parte in cui i legali e responsabili dell'area finanziaria della Juventus si rendono conto di non essere in grado di fornire alla Consob un modello interno di processo decisionale per stabilire il valore dei propri calciatori da mettere sul mercato (alla fine decide sempre il direttore sportivo). Può essere inaccettabile per gli organi di controllo di Borsa, è da provare che si tratti di qualcosa di anomalo nel funzionamento sportivo di un qualsiasi club in giro per il mondo.
In generale, parte delle carte presentate dalla Procura sembra raccontare tre anni di gestione non virtuosa dell'azienda Juventus (Agnelli ad Arrivabene: "Da un lato abbiamo ingolfato la macchina con ammortamenti [...] E soprattutto la merda... perché è tutta a merda che sta sotto che non si può dire") dentro un sistema largamente condiviso: davvero solo i bianconeri hanno una rete di società amiche con cui intessono alleanze di mercato? O calibrano formule di prestiti o obblighi di riscatto per cercare di risparmiare denari? Secondo la Procura della Figc molte delle intercettazioni hanno un "chiaro tenore confessorio in ordine a un vero e proprio sistema" con piena consapevolezza da parte di tutti, presidente Andrea Agnelli e azionista di maggioranza John Elkann compresi. Dentro i faldoni, però, ci sono anche trascrizioni in cui la presa d'atto era arrivata prima delle richieste della Consob e molto prima dell'inchiesta sportiva. Se lo dicono Stefano Cerrato (chief financial officer) e Cesare Gabasio (legale) in una telefonata nell'ottobre del 2021: "Ti dico la verità in passato i bilanci di molte società calcistiche sono stati un po’ salvati da queste plusvalenze, da queste plusvalenze, onestamente adesso già dalla 20/21 non abbiamo fatto, abbiamo fatto un quinto delle plusvalenze che facevamo negli anni precedenti, non abbiamo messo a business plan di farne di rilevanti nel corso di questi anni, quindi se poi le faremo saranno diciamo delle sorprese positive saranno totalmente sane ma questo devo dirti la verità indipendentemente un po’ dalla verifica ispettiva di Consob [...]".
Il bianco e il nero. Report Rai PUNTATA DEL 16/01/2023 di Daniele Autieri
Collaborazione di Federico Marconi e Lorenzo Vendemiale
La Juventus, una delle squadre italiane più titolate e conosciute al mondo, è al centro di una tempesta giudiziaria.
La procura di Torino ha chiesto il rinvio a giudizio per 12 top manager tra cui anche l’ex-presidente Andrea Agnelli, mentre venerdì 20 gennaio il Tribunale federale si pronuncerà sulla richiesta della Procura federale di riaprire anche il processo sportivo contro la squadra controllata dalla famiglia Agnelli. Secondo gli inquirenti, tutto il top management della società avrebbe messo in piedi una serie di misure correttive illegali per far tornare i dati di bilancio, frodando di fatto gli azionisti. Al centro delle attività illecite ci sono le plusvalenze fittizie, ma anche la cosiddetta “manovra stipendi”, ovvero gli accordi segreti presi con alcuni calciatori per posticipare il pagamento degli stipendi, senza comunicarlo alla Borsa, assicurando alla società un apparente taglio dei costi di quasi 100 milioni di euro. L’inchiesta di Report raccoglie per la prima volta tutti gli atti d’indagine, tra cui i contenuti rimasti finora inediti di alcuni interrogatori eccellenti e la ricostruzione dettagliata di quanto accaduto con il calciatore più rappresentativo e più costoso della storia del club torinese: Cristiano Ronaldo. Un’inchiesta che risale anche alle responsabilità di chi, nelle istituzioni del calcio italiano, non ha visto e non ha affrontato un problema che era già stato più volte segnalato dalle autorità di controllo sui bilanci della Federcalcio.
Le domande rivolte alla Juventus FC e le risposte ricevute
17 gennaio 2023: come è prassi di Report, la Nota della Juventus FC è stata pubblicata integralmente sul sito internet del programma allegandola alla stessa inchiesta. In trasmissione abbiamo riportato l’unica affermazione di contenuto presente nella nota ovvero che la Juventus “respinge fermamente le ipotesi accusatorie e rivendica la correttezza del proprio operato”. Quanto al resto delle affermazioni riportate nella Nota, facciamo presente che il nostro giornalista ha preso contatto con l’ufficio stampa della Juventus oltre un mese fa. In data 22 dicembre ha inviato un appunto in cui spiegava il taglio dell’inchiesta e poneva alcune possibili domande da rivolgere al club. Il 3 gennaio, come si vede dall’inchiesta, si è recato alla conferenza stampa dell’allenatore Allegri per porre una di queste domande. Solo una, perché il club vieta che i giornalisti facciano più di una domanda in conferenza stampa. Allo stesso modo abbiamo più volte chiesto all’ufficio stampa di poter intervistare un rappresentante della Juventus, anche legale, che spiegasse la posizione del club, ma la risposta è stata sempre negativa. In merito ai documenti di cui si parla nella nota stampa inviata ieri (documenti che in parte sosterrebbero le tesi difensive del club), nessuno di questi documenti è stato prodotto a Report, che pur ne aveva fatto richiesta per visionarli. L’unica risposta è stata: leggete i nostri comunicati stampa. Questo dimostra che da parte del programma c’è stata la massima disponibilità a dare voce alla società, una disponibilità che però non è stata accolta.
IL BIANCO E IL NERO Di Daniele Autieri Collaborazione Federico Marconi, Lorenzo Vendemiale Immagini Carlos Dias, Giovanni De Faveri, Alfredo Farina, Cristiano Forti, Fabio Martinelli Montaggio Andrea Masella Ricerca Immagini Alessia Pelagaggi Grafiche Michele Ventrone
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO A due giorni dall’Assemblea dei soci chiamata a nominare il prossimo consiglio di amministrazione, la Juventus del futuro deve fare i conti con quella del passato. La procura di Torino chiede il rinvio a giudizio per 12 alti dirigenti del club a partire dall’ex presidente Andrea Agnelli. L’inchiesta dei magistrati spazza via oltre un decennio di gestione e per il direttore finanziario Stefano Bertola le lancette della storia tornano indietro ai tempi di Calciopoli quando il trio Moggi, Bettega, Giraudo dettava la sua legge negli stadi di mezza Italia.
INTERCETTAZIONE STEFANO BERTOLA - DIRETTORE FINANZIARIO DELLA JUVENTUS FC OTTOBRE 2020 - NOVEMBRE 2021 La situazione è davvero complicata, io in 15 anni faccio un solo paragone: Calciopoli. Io solo quella l’ho vista più complicata. Ed era fuori controllo perché, minchia, c’era tutto il mondo che ti sparava merda. Questa ce la siamo creata noi!
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Il filo rosso che collega l’ultimo scandalo juventino con Calciopoli viene tirato il 27 dicembre scorso quando Luciano Moggi, radiato a vita dalla Federcalcio, si presenta all’Assemblea della società e regala ad Andrea Agnelli una chiavetta USB che contiene le verità dell’ex direttore sportivo della Juve sulla tempesta giudiziaria del 2006. La stessa chiavetta che Moggi consegna a noi di Report in un hotel di Mergellina che per anni è stato il riparo preferito da Diego Armando Maradona.
DANIELE AUTIERI Stefano Bertola, uno dei manager della Juventus, intercettato dice: stavolta è peggio di Calciopoli però questa volta il casino l’abbiamo fatto noi…
LUCIANO MOGGI - DIRETTORE SPORTIVO JUVENTUS FC 1994-2006 Questo Bertola se stava zitto guadagnava un tanto, perché lui era l’amministratore, lui era quello che doveva correggere Paratici e compagni
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Il 28 novembre scorso il consiglio di amministrazione della Juventus si dimette in blocco. Il primo a lasciare è Andrea Agnelli, il presidente, vertice di un gruppo di manager che – secondo l’accusa – avrebbe messo in atto una serie di misure correttive illegali per far tornare i dati di bilancio, frodando di fatto gli azionisti della Juventus.
FABIO PAVESI - GIORNALISTA La Juve è solo l’epifenomeno. Il calcio italiano è fallito, inutile che stiamo qui a romperci i coglioni. Se in più scopriamo che sullo stile Juve molte che hanno fatto affari con la Juve hanno bilanci taroccati, capite che il sistema è morto
DANIELE AUTIERI Non si regge in piedi FABIO PAVESI, GIORNALISTA È finito.
SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO Questa è la pennetta che l’evergreen Lucianone Moggi ha consegnato ad Andrea Agnelli e anche al nostro Daniele Autieri, a forma di Alce, conterrebbe la sua verità su Calciopoli. Calciopoli che ha portato alla radiazione della giustizia sportiva di lui e dell’amministratore delegato dell’epoca Giraudo. Ora invece lo scandalo che coinvolge la Juve questa volta colpisce tutta la catena gerarchica, fino ad arrivare al presidente Andrea Agnelli, per oltre 10 anni presidente della Juve, cugino di John Elkann, 9 gli scudetti vinti. Solo che per la Procura tre campionati sarebbero stati giocati dalla Juventus con carte finanziarie truccate. Le accuse, le ipotesi di reato sono falso in bilancio, false fatturazioni, aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza Consob. Per questo la Procura ha chiesto il rinvio a giudizio del presidente Andrea Agnelli, del suo vice Pavel Nedved, dell’amministratore delegato Maurizio Arrivabene e poi anche del direttore sportivo Fabio Paratici. Cosa c’era di così imbarazzante nelle chat, nelle intercettazioni, nelle carte, nel libro nero, è stato trovato un libro nero con la dicitura “libro nero FP”, che sta appunto per Fabio Paratici, il direttore sportivo. Il nostro Daniele Autieri
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO All’inizio del 2020 i vertici della Juventus si rendono conto che la società è vicina al collasso. I conti non tornano e il ticket da 300 milioni di euro pagato avere per Cristiano Ronaldo rischia di trasformarsi in un incubo finanziario. Il 22 febbraio, il giorno dopo una riunione del consiglio di amministrazione, Andrea Agnelli invia una mail confidenziale e riservata al suo gruppo di lavoro. Nella mail si parla della necessità di contenere le perdite attraverso azioni correttive per 100 milioni di euro.
FABIO PAVESI - GIORNALISTA La Juve lancia due aumenti di capitale, uno nel 2019 per 300 milioni e un altro nel 2021 per 400 milioni, totale 700 milioni, se guardiamo l’andamento delle perdite scopriamo che la Juve dal 2018 in poi ha bruciato all’incirca 620 milioni, quindi in realtà l’aumento di capitale non serve a crescere come la società dice ma serve a tappare i buchi delle perdite.
LUCIANO MOGGI - DIRETTORE SPORTIVO JUVENTUS FC 1994-2006 Quando tu praticamente ti trovi magari in un contesto che ti potrebbe dare di più di quello che vuoi, sei portato certe volte ad esagerare, no? E la Juventus evidentemente in quel contesto lì per cercare di vincere la coppa dei campioni…
DANIELE AUTIERI Ha esagerato
LUCIANO MOGGI - DIRETTORE SPORTIVO JUVENTUS FC 1994-2006 Ha esagerato.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Exor, la cassaforte della famiglia Agnelli che controlla anche la Juventus, è al corrente della disastrosa situazione finanziaria del club, e anche dei meccanismi usati nelle correzioni dei bilanci, cioè delle plusvalenze. Infatti, Il 26 agosto del 2020 Enrico Vellano, manager di Exor, invia una mail ad Andrea Agnelli nella quale cita le plusvalenze da cessioni e scrive che il dato del patrimonio netto è “probabilmente il più critico e importante da gestire”.
INTERCETTAZIONE ANDREA AGNELLI - PRESIDENTE JUVENTUS FC 2010-2022 Noi abbiamo sempre preso dei rischi e il consiglio è sempre stato informato che sono stati presi e si sono sempre trovati dei correttivi strada facendo.
JOHN ELKANN - AMMINISTRATORE DELEGATO EXOR Sì, però, come ricordi, tu avevi detto che alla fine c’è stato, da parte della direzione sportiva, si sono allargati, ci sono tutta una serie di operazioni che loro hanno fatto.
ANDREA AGNELLI - PRESIDENTE JUVENTUS FC 2010-2022 Esatto, facendo eccessivo ricorso allo strumento delle plusvalenze: se ti crolla il mercato, ti crolla il mercato. Questo è un fatto!
LUCIANO MOGGI - DIRETTORE SPORTIVO JUVENTUS FC 1994-2006 Io per esempio quando ero io e Giraudo, noi prima di fare una cosa andavamo a Ifil, che adesso è Exor, guardavamo in una bella lavagna dove c’era Galateri che era il capo dell’Ifil che ci controllava e soprattutto ci aiutava, guardavamo quella lavagna costi e ricavi e praticamente decidevamo se fare o non fare una cosa.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO La rosa della Juve è ricca e piena di campioni. Nel bilancio 2018/2019 le vendite dei calciatori valgono 166 milioni di euro, che diventano 172 milioni nel bilancio 2019/2020, quasi il 30% dei ricavi del club. E la quasi totalità di questi proventi viene proprio dalle plusvalenze. Nel 2020 su 172 milioni di proventi sui diritti dei calciatori, 166 milioni sono proprio plusvalenze.
DANIELE AUTIERI Una parte dell’inchiesta è costruita intorno alle questioni delle plusvalenze artificiali. Di cosa si tratta?
FABIO PAVESI - GIORNALISTA Vengono chiamate artificiali o a specchio quelle situazioni in cui contemporaneamente due squadre si scambiano i calciatori. Se tu scambi contemporaneamente un calciatore con un’altra squadra e lo scambio avviene contemporaneamente, non c’è scambio di denaro e quindi tu iscrivi un ricavo da plusvalenza senza che ci sia un’entrata di cassa. Servono solo, sulla carta, ad aumentare fittiziamente i ricavi, ed è quello che poi la procura ha individuato. Su circa 300 milioni di plusvalenze che la Juve ha fatto per la procura 156 sono assolutamente artificiali, sono finte.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Tra il 2020 e il 2021 fare plusvalenze diventa il mantra dei dirigenti della Juve, a partire da Fabio Paratici, allora potente direttore sportivo, fino agli uomini a lui vicini che in più occasioni si lamentano dei metodi del numero uno del mercato bianconero.
INTERCETTAZIONE MATTEO TOGNOZZI - SCOUTING MANAGER JUVENTUS FC Hanno chiesto di fa le plusvalenze, e abbiamo preso dei giocatori forti dentro, noi non abbiamo fatto mercato, noi abbiamo comprato dei giocatori senza pagarli, la verità è questa…
FEDERICO CHERUBINI - DIRETTORE SPORTIVO JUVENTUS FC Noi alle prime riunioni di marzo si parlava di fare 300 milioni di quelli eh! Io ti giuro che ho avuto delle sere che tornavo a casa e mi veniva da vomitare a pensarci.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Negli uffici di Federico Cherubini, il vice di Paratici, gli uomini della Guardia di Finanza trovano il Libro Nero FP, dove FP sono le iniziali di Fabio Paratici. Al suo interno vengono elencati gli errori che hanno portato alla disastrosa situazione patrimoniale della Juve e tra le voci compare “utilizzo eccessivo delle plusvalenze artificiali”.
INTERCETTAZIONE FEDERICO CHERUBINI - DIRETTORE SPORTIVO JUVENTUS FC Io perché sono andato in difficoltà negli ultimi anni? Mi sentivo che mi stavo vendendo l’anima… ero complice di alcune cose, anche per una questione di ruolo dovevo dire a Fabio “non sono d’accordo”.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Fabio Paratici vive oggi a Londra dove è stato chiamato a dirigere il Tottenham. Secondo la procura di Torino è lui la mente delle operazioni spregiudicate della Juventus, l’uomo che agisce di concerto con il presidente Andrea Agnelli.
FABIO PARATICI - DIRETTORE SPORTIVO JUVENTUS FC 2010-2021 In questo momento non pronto e neanche, sono un po’ non dico turbato ma mi dà fastidio anche parlarne, ma non per voi, assolutamente…
DANIELE AUTIERI Dalle intercettazioni emerge che, almeno secondo i suoi colleghi, era un po’ lei il burattinaio di tutto questo sistema…
FABIO PARATICI - DIRETTORE SPORTIVO JUVENTUS FC 2010-2021 Sì, sì, però onestamente siccome siamo ancora in una fase dove almeno ancora per un pochino, ci sono un po’ di cose non chiarite proprio a livello di schema processuale, quindi voglio stare un attimino, non mi sento pronto ecco, solo questo.
DANIELE AUTIERI Sì, sì, capisco… Mi risponda almeno a questo: è lei il responsabile di tutto questo sistema Juve che emerge dall’indagine?
FABIO PARATICI - DIRETTORE SPORTIVO JUVENTUS FC 2010-2021 Ognuno ha la sua visione ovviamente, però come dici tu adesso è veramente unilaterale, cioè c’è uno che attacca e l’altro che può solo difendere e non può passare la metà campo…
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Il 12 febbraio del 2021 Fabio Paratici invia una mail ad Andrea agnelli nella quale indica tutte le azioni correttive necessarie per abbattere il debito da 285 a 100 milioni di euro. Tra queste la manovra salari e le plusvalenze.
FABIO PAVESI - GIORNALISTA Si scrive nel libro nero che le plusvalenze artificiali, attenzione vengono chiamate artificiali dalla stessa Juve, creano un beneficio immediato sul bilancio ma creano anche più ammortamenti e questo ha un effetto sui costi crescente nel tempo. DANIELE AUTIERI Perché tu il costo del giocatore che prendi te lo spalmi in cinque anni…
FABIO PAVESI - GIORNALISTA Te lo spalmi in cinque anni mentre la plusvalenza la iscrivi nel primo anno.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Nel gioco delle plusvalenze i calciatori sono pedine per far tornare i conti. Secondo gli inquirenti la prova di questo è in un manoscritto su carta intestata intitolato “Mercato” e trovato nell’ufficio di Cesare Gabasio, il responsabile delle questioni legali della Juventus. Nell’appunto vengono indicati i valori economici degli scambi da realizzare anche quando il giocatore è ancora da individuare, inserendo al posto dei nomi la lettera X. E che fosse il calciomercato delle figurine contabili e non dei giocatori veri lo sapeva anche chi poi avrebbe fatto i conti sul campo: l’allenatore Allegri.
INTERCETTAZIONE MASSIMILIANO ALLEGRI - ALLENATORE JUVENTUS FC Il mercato di oggi è quello vero, dove uno va a compra il giocatore che gli serve, cioè tu devi capire che il mercato dell’anno scorso era solo plusvalenze… e quindi era un mercato del cazzo.
DANIELE AUTIERI Buongiorno Mister, sono Daniele Autieri di Report. Le faccio una domanda perché di qui a poco, il 20 gennaio, il tribunale federale deciderà se riaprire l’inchiesta sportiva sulla Juventus. Visto che lei stesso in un’intercettazione parla di un mercato falsato dalle plusvalenze, in passato prima che tornasse, teme dei contraccolpi dall’inchiesta sportiva e non giudiziaria, da quello che potrà uscire il 20 gennaio?
MASSIMILIANO ALLEGRI - ALLENATORE JUVENTUS FC Innanzitutto, è un argomento su cui la società si è già espressa il 30 luglio con un comunicato quindi… no il 30 novembre con un comunicato, quindi non ho altro da aggiungere su questo.
SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO Quello che pensava, Allegri l’ha detto in una intercettazione dove appunto si lamentava del mercato della Juve, dei giocatori acquistati, che non erano buoni per il campo ma per i libri contabili, per le plusvalenze, che erano state realizzate dall’ex direttore sportivo Fabio Paratici con la complicità di altre squadre di calcio. Ecco, se tutto questo è vero come si concilia con la lealtà sportiva e il regolare svolgimento di una competizione quando ci sono squadre che sono legate vite e morte finanziariamente con altre squadre. Le plusvalenze e i salari, sono questi i punti centrali dell’inchiesta della Procura di Torino. E sono proprio questi i punti che vengono indicati da Fabio Paratici in una mail che indirizza ad Andrea Agnelli, e vengono indicati come i necessari accorgimenti per sistemare i conti. Ora la Juve essendo quotata in Borsa avrebbe l’obbligo di informare il mercato e i propri azionisti delle sue azioni. Dalle chat invece sequestrate emergerebbero gli accordi riservati fra la Juventus e i suoi giocatori. Dice tagliamo gli stipendi ai calciatori, sembra anche un bel gesto nei confronti del Paese in ginocchio per il virus. In realtà dalle chat emergerebbe che l’accordo fosse diverso: ti paghiamo – dice la Juve ai giocatori – dopo la chiusura del bilancio. E in questo ci sarebbe stata anche la complicità dell’ex capitano Giorgio Chiellini. Ora, gli accordi riservati con i calciatori avvengono in tutte le squadre, l’ha detto anche Luciano Moggi. Tra quelli che però non l’hanno firmato questo accordo c’è Cristiano Ronaldo: la società avrebbe dovuto riconoscergli 19 milioni di euro che ora il campione sta chiedendo attraverso i suoi legali. Quanto fosse disastrato il bilancio della Juventus, ma anche di altre squadre, emerge da un fatto: un incontro riservato, organizzato nel settembre 2021 da Andrea Agnelli, di nascosto, nell’abitazione della madre. Incontro a cui hanno partecipato anche l’ex presidente della Lega Calcio, e l’attuale presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina. Che cosa si sono detti?
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Il marzo 2020 è il mese più nero del Covid-19. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ordina il primo lockdown della storia italiana. Il Paese chiude e anche il calcio. Il 28 marzo la Juventus annuncia che i giocatori avrebbero rinunciato a quattro mensilità. Un annuncio che si rivela falso, perché tre mensilità verranno pagate in seguito
FABIO PAVESI – GIORNALISTA Se tu restituisci tre mensilità il beneficio vero non è di 90 milioni come dice la procura ma solo di 26.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Il 27 marzo del 2020, un giorno prima del comunicato ufficiale della Juve, il capitano Giorgio Chiellini invia un messaggio ai suoi compagni di squadra. All’interno Chiellini spiega la proposta di Andrea Agnelli, che prevede la possibilità di posticipare il pagamento degli stipendi congelati dopo aver chiuso il bilancio. Nello stesso messaggio Chiellini chiede ai compagni di non rivelare l’accordo ai giornalisti e spiega che pubblicamente la Juve annuncerà un altro tipo di accordo, ovvero la rinuncia definitiva a quattro mensilità. La Juve comunicherà un accordo non vero, iscrivendo a bilancio meno costi di quelli che realmente sosterrà.
DANIELE AUTIERI Lei è l’agente di Chiellini. Avete mai parlato insieme di questa manovra sugli stipendi?
DAVIDE LIPPI - AGENTE GIORGIO CHIELLINI Ma sinceramente noi di tutte ste robe qua non sappiamo niente. Anche lì passi per essere mezzo coglione. Ho letto Andrea che dice: Davide non ha fatto niente…
DANIELE AUTIERI Andrea Agnelli, intende
DAVIDE LIPPI - AGENTE GIORGIO CHIELLINI Giorgio con il rapporto che aveva con Andrea, si vedevano con Andrea, si sedevano davanti a una birra e facevano il contratto.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Nella manovra stipendi viene coinvolto anche Cristiano Ronaldo. Una carta che i dirigenti della Juve vogliono tenere segreta a tutti i costi. È l’accordo per il pagamento posticipato di 19 milioni di euro al campione portoghese. Ma oggi un testimone molto vicino a Ronaldo ci racconta come sono andate veramente le cose.
DANIELE AUTIERI Esiste quindi una scrittura privata che riguarda anche i compensi di Ronaldo… P
PROCURATORE SPORTIVO Sì, esiste ma Ronaldo non l’ha firmata.
DANIELE AUTIERI In che senso. Non è firmata da lui?
PROCURATORE SPORTIVO Esatto. È firmata dalla Juventus, ma non da Cristiano.
DANIELE AUTIERI Perché secondo lei Ronaldo non l’ha firmata?
PROCURATORE SPORTIVO Diciamo che è stato ben consigliato…
DANIELE AUTIER FUORI CAMPO A distanza di mesi Salvatore Pino e John Shehata, gli avvocati del fuoriclasse che ha appena firmato un contratto miliardario in Arabia Saudita, hanno avanzato una richiesta alla Juventus per recuperare quei 19 milioni di euro, parte integrante di un contratto che il club non avrebbe onorato.
DANIELE AUTIERI Con i calciatori capita di accordarsi sul pagamento delle mensilità?
LUCIANO MOGGI - DIRETTORE SPORTIVO JUVENTUS FC 1994-2006 Ecco lì lo facevano tutti, su questo non c’è dubbio, la Juventus non lo poteva fare perché era quotata in Borsa.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Il problema è che la Juventus non ha informato il mercato su quello che realmente stava facendo. Le scritture di riduzione degli stipendi sono state depositate nel maggio del 2020, mentre le scritture private per integrarli sono state tenute nascoste al mercato. L’integrazione è stata depositata solo nel luglio del 2020, quindi dopo la chiusura del bilancio avvenuta il 30 giugno. Nel complesso per le stagioni 2020/2021 e 2021/2022 i contratti di integrazione stipendiale dei 21 calciatori e dell’allenatore hanno superato i 100 milioni di euro.
DANIELE AUTIERI Anche i calciatori ne escono come dei complici
FABIO PAVESI - GIORNALISTA Vige lo stile sabaudo, la Juve è una gran signora e nessuno tradisce la signora
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Dalle indagini emerge poi il ruolo degli agenti che, pur di lavorare con la Juventus, si prestano a diventare ammortizzatori dei debiti della società finendo nella contabilità in nero della squadra oppure prestandosi alla firma di mandati fittizi, che non corrispondono a nessuno scambio.
FABIO PAVESI - GIORNALISTA La Juve è comunque una macchina da soldi e quindi tutti quelli che circolano intorno alla Juve beneficiano di questo giro di denaro, ovviamente in primis i procuratori sportivi.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Sul tema della contabilità in nero Davide Lippi e la sua Reset Group risultano creditori verso la Juve di circa 450mila euro. Soldi che derivano in parte dalla vendita di Spinazzola alla Roma, giocatore seguito proprio dalla Reset. Tuttavia, il mandato per il passaggio di Spinazzola non viene firmato da Davide Lippi ma da Gabriele Giuffrida, titolare della GG11.
DANIELE AUTIERI se Spinazzola era un suo giocatore, perché l’operazione l’ha fatta Giuffrida e non lei?
DAVIDE LIPPI - AGENTE LEONARDO SPINAZZOLA Quel mese là il mese di giugno purtroppo io non ero iscritto come agente.
DANIELE AUTIERI Quindi lei non figura formalmente, però comunque l’operazione, ci sta dentro anche lei
DAVIDE LIPPI - AGENTE LEONARDO SPINAZZOLA Da quell’operazione dovevo ricevere una commissione e quando ti dico quando nelle intercettazioni dico che mi devono ancora i soldi sono quei soldi. E li vanto ancora, cioè c’ho ancora un credito.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Secondo gli inquirenti sono numerose le fatture emesse dagli agenti e viziate da un’inesistenza oggettiva, a dimostrazione che la Juve non è mai sola. Per la procura di Torino per mettere a punto le operazioni più spregiudicate è necessario avere dei club amici. La Guardia di Finanza indica la Sampdoria, l’Atalanta, il Sassuolo, l’Empoli, l’Udinese. Per gli investigatori sono rapporti che mettono “in pericolo la lealtà della competizione” e “influenzano le operazioni di acquisto e cessione dei calciatori”.
INTERCETTAZIONE FABIO PARATICI - DIRETTORE SPORTIVO JUVENTUS FC 2010-2021 «L’ho sempre fatto, tu devi darmi solo le linee, il resto lo metto a posto io, l’ho fatto per il Genoa tutta la vita, l’ho fatto per l’Atalanta tutta la vita, l’ho fatto per il Sassuolo tutta la vita, quando io ho i parametri dopo sistemo tutto. Quando io facevo l’operazione per l’Atalanta o per il Genoa non è che pensavo alla Juventus, pensavo: il Genoa deve stare bene. Se va tutto bene, troppi soldi per tutti!».
DANIELE AUTIERI Questo sistema Juve di un beneficio immediato è un sistema al quale accedono tutti. La Juve stessa in queste operazioni aveva dei partner privilegiati, l’Atalanta, la Sampdoria, il Genoa, è così?
FABIO PAVESI - GIORNALISTA In effetti il tema è proprio quello, se la Juve ha beneficiato delle plusvalenze finte, nello scambio dei calciatori anche l’altra società calcistica ha beneficiato delle plusvalenze fittizie, quindi io mi aspetto che qualche procura delle città dove operano le società di calcio si debba muovere.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Il 23 settembre del 2021 Andrea Agnelli organizza un pranzo riservato presso la residenza della madre, nei pressi di Torino. Intorno al tavolo ci sono Luca Percassi, amministratore delegato dell’Atalanta, Enrico Preziosi del Genoa e insieme a lui un rappresentante del fondo 777 che ha acquistato la squadra; poi Beppe Marotta dell’Inter, Paolo Scaroni del Milan, il vicepresidente dell’Udinese Campoccia e l’amministratore delegato del Bologna Fenucci. Oltre a loro anche i vertici della Lega Calcio e della Federcalcio.
INTERCETTAZIONE Telefonata tra Andrea Agnelli e Luca Percassi, Amministratore delegato Atalanta BC
ANDREA AGNELLI – PRESIDENTE JUVENTUS FC 2010-2022 «Spero solo che da ieri sera… la presenza di Gabriele e Paolo era utile… spero che nasca qualcosa perché se no non so cosa fare, ne abbiam parlato io e te quando ci siamo visti in ufficio da me. Adesso bisogna che questo elemento qua sia foriero di qualcosa di utile perché sennò ci schiantiamo pian pianino».
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Gabriele e Paolo sono Gabriele Gravina e Paolo Dal Pino, rispettivamente presidente della Federcalcio e presidente della Lega. Gabriele Gravina svela i retroscena di quell’incontro nel suo interrogatorio di fronte ai pm di Torino del 2 aprile scorso. Un interrogatorio i cui contenuti sono rimasti fino ad oggi segreti.
GABRIELE GRAVINA - PRESIDENTE FIGC - INTERROGATORIO DEL 2 APRILE 2022 “L’incontro era stato promosso da Andrea Agnelli di intesa con Dal Pino, per verificare la possibilità di dirimere contrasti all’interno della Lega e nei rapporti tra la Lega e la Federazione. Durante l’incontro si parlò anche della costituzione di una Media Company, necessaria per gestire i diritti televisivi e d’immagine delle società”.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO La Lega Calcio, la potente associazione che riunisce i presidenti dei club, è un castello di cristallo, fragile come mai prima d’ora. I padroni del calcio sono l’un contro l’altro armati. Da un lato chi rivendica una gestione oculata delle casse della propria società; dall’altro chi invece vorrebbe una massiccia iniezione di denari, attraverso l’aiuto dello Stato o con l’ingresso di un fondo al quale vendere i diritti della Serie A come accaduto in Spagna. Ma c’è chi come il presidente del Napoli non vede l’entrata dei fondi stranieri nel calcio come la soluzione giusta.
AURELIO DE LAURENTIIS – PRESIDENTE SSC NAPOLI Ho usato il signor Agnelli perché mi serviva che lui mi andasse in culo ai fondi… che erano un’altra stronzata…
DANIELE AUTIERI Ma quindi c’era una cordata di presidenti che voleva far entrare i fondi nella Lega, giusto?
AURELIO DE LAURENTIIS – PRESIDENTE SSC NAPOLI Tutti i morti di fame della Lega per un tozzo di pane stavano vendendo i prossimi sette, otto anni a un fondo.
DANIELE AUTIERI E lei ha cercato una sponda in Andrea Agnelli per osteggiarli?
AURELIO DE LAURENTIIS – PRESIDENTE SSC NAPOLI Allora io dico: ma che siete matti? Allora io ho usato Agnelli, perché chiaramente se entrava il fondo non gli permettevano di fare la Superlega, e li si è scagliato contro i fondi.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO I fondi per il momento sono rimasti alla finestra. E con essi anche le centinaia di milioni di euro che avevano promesso ai club.
GIAN GAETANO BELLAVIA - ESPERTO DI RICICLAGGIO Il mondo del calcio è estremamente problematico. Ogni anno consuntivano costi per 3 miliardi e mezzo di euro, e nel 2021 le società di calcio avevano debiti per 4 miliardi e mezzo di euro. È un po’ lo specchio dell’Italia, chi li paga sti debiti? Ma chi li ripaga?
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Durante l’interrogatorio con i pm di Torino, Gabriele Gravina, il numero uno del calcio italiano, parla della mancata riforma del sistema e viene sollecitato sul tema plusvalenze fittizie e su quali siano state le azioni della Federcalcio per arginare questo fenomeno. E qui Gravina rivendica la paternità delle prime indagini sportive sulla Juve.
GABRIELE GRAVINA - PRESIDENTE FIGC - INTERROGATORIO DEL 2 APRILE 2022 “A questo tema io sono sensibile, tant’è che l’attività della Covisoc è originata da un mio report fatto dal Centro Studi della Federazione”
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Tuttavia, il presidente Gravina sarebbe stato informato dello scandalo plusvalenze già molto tempo prima
MANAGER SPORTIVO Considera che il presidente Gravina era stato informato già nel settembre 2020 del fatto che la situazione relativa alle plusvalenze irregolari stava per esplodere.
DANIELE AUTIERI E poi che successe?
MANAGER SPORTIVO E poi a gennaio del 2021 la Covisoc consegna al presidente Gravina un’analisi dei bilanci e delle operazioni di mercato, quella di cui poi avete parlato pure voi…
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO L’analisi della Covisoc riporta tutte le operazioni di mercato considerate sospette. La Juventus è la squadra che ne colleziona di più.
DANIELE AUTIERI E Gravina a quel punto che fa?
MANAGER SPORTIVO Gravina a quel punto chiede un approfondimento e a febbraio 2021 la Covisoc consegna, in via informale però, queste carte delle analisi alla procura federale sportiva. Però nel frattempo la Consob aveva cominciato ad aprire fascicoli, aveva fatto indagini…
DANIELE AUTIERI Quindi non solo sulla Juve, più fascicoli?
MANAGER SPORTIVO Sì, il primo era sulla Roma, però sulla Roma è finito in un nulla di fatto. E poi è venuto questo sulla Juve.
DANIELE AUTIERI E la procura federale nel frattempo che ha fatto?
MANAGER SPORTIVO La procura federale diciamo che all’inizio si è mossa lentamente. Poi però a ottobre del 2021 il presidente Boccardelli di Covisoc manda alla procura federale sportiva le carte, questa volta in via formale, e quindi le indagini subiscono un’accelerazione.
DANIELE AUTIERI FUORI CAMPO Con oltre un anno di ritardo rispetto alle prime segnalazioni, anche la procura federale apre un’inchiesta. Ma nell’aprile del 2022 il tribunale sportivo archivia, confermando una volta ancora il principio per cui è impossibile assegnare un valore oggettivo ad un calciatore.
FABIO PAVESI - GIORNALISTA Il sospetto che viene è che le autorità sportive ben consapevoli che questo giochino è fatto da tutti sanno che se mettono il dito nella marmellata crolla l’intero sistema.
SIGFRIDO RANUCCI IN STUDIO Nel suo interrogatorio Gravina ha ammesso che le plusvalenze fittizie sono un male per il calcio, un cancro per il calcio. Ma ha anche ammesso di fronte ai magistrati che non è facile trovare una soluzione, perché criteri oggettivi per la valutazione dei calciatori, perché siamo nell’ambito del libero mercato La procura federale sportiva ha indagato con la Juventus 11 squadre di calcio, 61 dirigenti, ma il tribunale sportivo poi ha archiviato. Giovedì prossimo il tribunale sportivo dovrà rivedere se ci sono gli elementi in base alle carte della Procura per revocare l’archiviazione. La Juventus ci scrive che respinge fermamente le ipotesi accusatorie e rivendica la correttezza del proprio operato. Noi le crediamo fino a prova contraria. Anche perché la signora in bianco e nero è quotata in Borsa, e deve rispettare delle regole, che se non rispetta è facilmente perseguibile rispetto alle altre squadre. Con le quali però ha realizzato con la loro complicità queste plusvalenze le faceva con il contributo di altre squadre. Nel 2021 i debiti delle società di calcio ammontavano a 4 miliardi e mezzo di euro. Chi li paga si chiedeva il nostro consulente Bellavia? Intanto è intervenuto lo Stato: nell’ultima legge di bilancio è spuntato un emendamento che consente a queste squadre di spalmare le tasse che dovevano nel periodo del Covid, in 60 comode rate, pagando solamente una mora del 3%.
Reato è quando legislatore stabilisce. Il giustizialismo sulla Juventus espone il vuoto normativo di istituzioni calcistiche inadeguate. Cataldo Intrieri su L’Inkiesta il 29 Dicembre 2022.
Nel codice sportivo manca una norma che sanzioni le «transazioni a specchio» come specifica tipologia di accordo. Anche all’interno dell’ordinamento federale, il magistrato non può sostituirsi a chi scrive le leggi
Adesso che il mondiale più anomalo della storia è finito si può provare a fare qualche considerazione sul football come «prosecuzione della politica con altri mezzi». In un recente suo libro “Le guerre del pallone”, Marco Bellinazzo, giornalista profondo conoscitore della finanza calcistica, racconta in modo assai efficace il «conflitto delle governance» che attraversa quella che pomposamente viene definita la «football industry» e che nella sostanza è un conglomerato di marchi sportivi (le franchigie) il cui fatturato d’insieme ha raggiunto una cifra stratosferica superiore ai duecento miliardi di dollari.
Le guerre sono interne ai vertici delle organizzazioni di diritto privato che governano le massime competizioni calcistiche (Fifa e Uefa, società private di diritto svizzero) o che ambirebbero a farlo (la ventilata Superlega); ma anche esterne, con il coinvolgimento di ricchissimi fondi d’investimento asiatici e statunitensi dietro i quali si possono intravedere interessi anche geopolitici.
Basti pensare alla penetrazione dei fondi sovrani arabi nel calcio mondiale che hanno dispiegato grandi capacità economiche sia nell’acquisto di club europei come Psg, Newcastle, Manchester City che nell’organizzazione dell’ultimo mondiale e all’arrivo sulla scena di fondi e franchigie statunitensi alcune delle quali pronte a rilevare ed estromettere presenze invadenti e scomode come quelle cinesi (vedi Elliott con il Milan) e russe (la vendita del Chelsea al gruppo Clearlake da parte di Abramovič, assai vicino a Putin).
In questo scenario forse anche le disavventure giudiziario-sportive del più prestigioso club della provinciale realtà calcistica italiana meriterebbero una qualche migliore riflessione delle banali dispute tifose, cui peraltro volentieri si abbandona anche la stampa “specializzata” (sic) italiana.
Lungi dall’immaginare un qualche legame tra indagini penali e il fallito «golpe di aprile» della Superlega (troppo banale), l’offensiva giudiziaria e sportiva che investe la Juventus può essere l’occasione piuttosto per chiedersi se le strutture delle istituzioni calcistiche nostrane siano adeguate allo scenario che si profila e che solo alcuni attenti osservatori sanno descrivere.
Sarebbe troppo semplice ridurre la storia degli ultimi anni della governance juventina a una farsa degna del Totò della “Banda degli onesti” con le plusvalenze al posto delle banconote false (o per restare a realtà più prossime alla vicenda dei titoli di credito fasulli del caso Parmalat).
La realtà è più complessa e racconta, come spiega Bellinazzo, del tentativo non certo velleitario della Juventus di affrontare un progetto di crescita e sviluppo sportivo ed economico di un club italiano alle prese con lo strapotere delle più ricche franchigie internazionali e di come la catastrofe sanitaria e finanziaria lo abbia bruscamente reciso.
Fatte salve le responsabilità personali e la eventuale configurazione di reati, ciò che dovrebbe preoccupare l’osservatore equilibrato è la corretta valutazione dei fatti e il rischio di una ventata giustizialista capace solo di lasciare macerie.
In questa ottica va allora detto che l’iniziativa della procura federale di richiedere la «revocazione» della sentenza di assoluzione della Juventus emessa ad aprire dalla Corte di Appello federale nella sua massima composizione a sezioni unite non può che suscitare perplessità sotto il profilo giuridico.
Innanzitutto è proprio la procedura scelta a sollevare dubbi: la revocazione di una sentenza di assoluzione è un istituto a carattere eccezionale, ignoto all’ordinamento ordinario se non in casi del tutto particolari, che tocca un principio giuridicamente delicatissimo come quello del «ne bis in idem», recepito non solo dalla Costituzione ma anche da tutte le convenzioni internazionali come una delle più pregnanti espressioni della tutela dei diritti basilari.
Non si può processare per lo stesso fatto chi è stato già assolto con pronuncia definitiva, essendo l’unica eccezione prevista dalle leggi quella a favore solo di chi sia stato ingiustamente condannato ed è un principio valido per le pronunce di ogni tipo e sede, varato per singolare coincidenza dalla Corte europea dei diritti umani proprio in un caso che riguardava nei primi anni 2000 la Exxor, allora cassaforte di famiglia degli Agnelli prima di divenire la holding transnazionale odierna del gruppo (Grande Stevens vs Italia).
È ben chiaro il concetto di «autonomia dell’ordinamento sportivo» legato alla specificità dell’attività agonistica e alla tutela integrale dei valori di correttezza e lealtà sportiva come cristallizzato nelle leggi 280/2003 e nel Codice sportivo varato nel 2019, nonché ribadito sotto diverso profilo dalla stessa Consulta nella sentenza 160/2019.
Proprio in tale occasione però la Corte costituzionale, intervenendo sulla pretesa di alcuni associati di chiedere un risarcimento al giudice ordinario per una sanzione ingiustamente inflitta in sede disciplinare ha ribadito che l’autonomia di un ordinamento come quello sportivo non può ledere in via assoluta i diritti fondamentali dei cittadini a qualunque titolo destinatari delle norme proprie dei singoli ordinamenti. Analogamente il Codice di Giustizia Sportiva prevede che «il processo sportivo attua i principi del diritto di difesa, della parità delle parti, del contraddittorio e gli altri principi del giusto processo».
Dunque il diritto di difesa e il principio di stretta legalità (articolo 24 e 25 della Costituzione) vanno integralmente rispettati anche dalle giurisdizioni autonome di settore. Se è così non è sufficiente esibire come nuove prove le intercettazioni telefoniche della procura di Torino e la delibera di ottobre della Consob sulle correzioni di bilancio del club.
La sentenza emessa ad aprile dalle sezioni unite della Corte di appello federale pronunciandosi sulla dibattuta questione delle plusvalenze (che è quella per cui la procura chiede un nuovo processo) aveva certamente ritenuto criticabili e sospette le prassi delle cosiddette «transazioni a specchio» per cui due società si scambiano giocatori con valori da loro predeterminati ed esito «a somma zero», ma si era fermata di fronte al muro della mancanza nel Codice sportivo di una norma di riferimento che sanzionasse questa specifica tipologia di accordo («mancanza di criteri definiti all’interno dell’ordinamento federale»).
Come scrive la Corte «il pieno rispetto della ripartizione di funzioni – anche all’interno dell’ordinamento federale – non consente al giudice sportivo di sostituirsi al legislatore. Questa constatazione, unitamente alle dimensioni del fenomeno che – beninteso – sono state chiaramente avvertite, impongono l’adozione di un intervento normativo urgente al momento mancante.
L’intervento della Consob ha fornito un nuovo criterio di interpretazione certamente valido (considerare le «operazioni a specchio» come un unico atto di permuta sicché le parti iscrivano a bilancio solo l’esito complessivo finale e dunque una compravendita a somma zero che non consenta di iscrivere alcuna attività nel bilancio) ma che non ha valore normativo e che in ogni caso come linea guida di riferimento, secondo il rispetto del principio di legalità può valere per il futuro non certo per il passato dove come si è visto non esistevano parametri di riferimento.
Se anche si volesse riconoscere la presunta «valenza confessoria» (che peraltro dovrebbe stabilire il giudice penale) di una intercettazione essa non sposterebbe i termini della questione: l’insussistenza di un reato. Non del giudice c’è bisogno, ma del legislatore che vari una norma apposita nel rispetto dei valori costituzionali.
Si farebbe un grave torto a un raffinato giurista come il procuratore federale se si ipotizzasse che egli non avesse chiara questa situazione: può darsi che egli si sia mosso spinto dalla comprensibile urgenza di porre rimedio a una nociva prassi diffusa, ma qui sta il rischio di una giustizia sommaria e inadeguata a un fenomeno come quello calcistico di dimensioni enormi e transnazionali che non può fare a meno del rispetto dei diritti fondamentali: pena la sua implosione.
È infatti ipotizzabile che in caso di sanzioni i difensori (non c’è solo la Juventus alla sbarra ma anche altre società) ricorrano al Tar e sollevino una nuova questione di legittimità costituzionale sulla revocazione cui la Consulta potrebbe non essere insensibile stavolta. Il fatto è che nel diritto come per i rigori il reato c’è quando il legislatore fischia: lo chiamano principio di legalità.
Da ilnapolista.it il 28 dicembre 2022.
La Stampa di John Elkann boccia l’intervento di Luciano Moggi all’assemblea degli azionisti della Juventus. Ricordiamo che dopo Calciopoli dagli ambienti di Moggi è sempre filtrato un sospetto per la famiglia Elkann, non manca chi consideri Calciopoli figlia del fuoco amico per fari sì che la Juventus si sbarazzasse di lui e Giraudo.
La Stampa ricorda che il club bianconero sta vivendo uno dei momenti più difficili di una storia gloriosa e di successi, basti pensare all’eccezionalità e alla gravità di un gesto come le dimissioni di un intero CdA il cui vertice era occupato da un Agnelli, Andrea.
Giustizia sportiva e ordinaria chiedono conto al club di operazioni non chiare. E ci fermiamo qui, non è tema da bar sport.
Ma proprio per questo ci pare che di tutto la Juventus avesse bisogno tranne che di una rispolverata stonata e sguaiata di Calciopoli da parte di un signore che dalla vicenda ne è uscito triturato. Andrea Agnelli, pur non smettendo mai la personale battaglia per gli scudetti cancellati, ha parallelamente riportato la Juve in alto e l’ha fatto con molte e buonissime idee ma, non solo per colpa sua, negli ultimi anni anche a spregio dei bilanci. A chi gli succede spetta un’operazione per certi versi più complicata: la partita giudiziaria si presenta difficile e non priva di insidie e immaginiamo che riaprire i sepolcri non sia proprio la prima mission del nuovo Cda.
Lo show di Moggi è stato tanto inedito quanto imprevisto, ma resta la sensazione che la nuova Juventus ne avrebbe fatto volentieri a meno, impegnata come è a preparare una strategia non per forza difensiva su plusvalenze e falsi in bilancio.
Agitare le acque e ridare vita ai fantasmi non pare essere in agenda.
(ANSA il 27 dicembre 2022) "Se è vero che è stato riaperto il caso plusvalenze perché pensano di avere trovato cose nuove, allora dovrebbe essere riaperto anche Calcioopoli perché è una ferita che non si rimargina né per noi né per la Juventus". Così Luciano Moggi nelle repliche all'assemblea degli azionisti del club bianconero. Dall'ex direttore generale bianconero anche una critica a Maurizio Arrivabene per le ultime operazioni di mercato: "Questa squadra non ha centrocampo, si dovrebbe prima prendere quelli che danno i palloni agli attaccanti, che adesso non ci sono".
Da corrieredellosport.it il 27 dicembre 2022.
Intervento a sorpresa di Luciano Moggi, che ha preso la parola durante l'assemblea degli azionisti della Juventus di oggi, in qualità di piccolo azionista del club bianconero. L'ex direttore generale, radiato per lo scandalo di Calciopoli del 2006, è stato accolto dagli applausi: "Questo applauso mi commuove - le parole di Moggi, che ha 85 anni - In tanti si domandano perchè ho chiesto di parlare. Ho riflettuto, vi vedevo come tifosi eccezionali dalla tribuna e ora sono con voi. Mi sento di dire alcune cose, sono venuto per tre motivi: per capire, perchè non tengo molto conto di ciò che leggo. Sto sentendo cose che non sembrano quelle che sento dalla stampa.
Sono qui per ringraziare Agnelli, 9 Scudetti non si vincono con facilità. Sono quelle cose che difficilmente si riescono a capire, ma chi è dentro sa quanto sia difficile. Questa società non si è mai difesa o non si è saputa difendere ed è diventata un giocattolo nelle mani di altri soprattutto nei media. È un epiteto dato alla Juventus 'Vince perchè ruba', ma non è vero. La Juventus ha vinto sempre sul campo e non ha mai rubato niente a nessuno. Anzi hanno rubato a noi a Perugia con il campo allagato e anche l'anno dopo contro la Roma quando il presidente cambiò le regole in corso per far giocare Nakata a Torino che decise la partita con un gol.
Voi parlate di passaporti: si canta fratelli d'Italia, poi guardate chi sta in nazionale quello che ha contraffatto il passaporto di Recoba. So come ha lavorato Agnelli, è una cosa difficile da spiegare. Io sono abituato a vivere e non a sopravvivere e lotto ancora per Calciopoli. Siamo stati indicati colpevoli di cose che hanno fatto gli altri".
Moggi, a proposito di Alvaro Recoba, allude a Gabriele Oriali, all'epoca dirigente dell'Inter e oggi team manager della nazionale Italiana. Oriali, per il passaporto falso del calciatore uruguaiano, era stato squalificato per 10 mesi nel 2001. Per quanto riguarda Perugia, invece, il riferimento è alla vittoria dello scudetto della Lazio nel 2000, quando la Juve venne superata in extremis dai biancocelesti a causa della sconfitta contro la squadra umbra sotto la pioggia: Moggi lamenta, evidentemente, il fatto che la gara tra Perugia e bianconeri venne interrotta per oltre un'ora a causa del maltempo per poi essere conclusa, e persa, su un campo allagato.
Per quanto riguarda la Roma, invece, il riferimento è allo scudetto giallorosso del 2001: pochi giorni prima del decisivo scontro diretto con i bianconeri il regolamento di limitazione sui calciatori extracomunitari venne cambiato e la squadra di Capello potè schierare il giapponese Nakata, poi protagonista della sfida, pareggiata 2-2, con un gol.
Da editorialedomani.it il 27 dicembre 2022.
In un mondo normale, l’apparizione di Luciano Moggi all’assemblea dei soci della Juventus, in sostegno ad Andrea Agnelli, presidente uscente di un consiglio di amministrazione uscente e per cui è stato chiesto il rinvio a giudizio per falso in bilancio, sarebbe interpretato come un bacio della morte. Ma nel mondo dei soci Juventus non lo è stato.
Moggi, ex direttore sportivo del club juventino fino al 2006, radiato da ogni incarico nel mondo dello sport come deciso dalla Fgci, confermato dal Coni e anche dal Consiglio di stato, è stato per la Cassazione «l'ideatore di un sistema illecito di condizionamento delle gare del campionato 2004-2005 (e non solo di esse)», e la sua condanna in appello è stata annullata solo per la solita prescrizione.
Fino al 2021 Moggi non era azionista della Juventus ma oggi si è presentato all’ultima assemblea degli azionisti dell’èra di Andrea Agnelli per sostenere il presidente e screditare la giustizia sportiva che ha deciso di riaprire il caso plusvalenze, per cui i dirigenti Juve erano stati assolti, dopo le novità dell’inchiesta della magistratura ordinaria di Torino.
Moggi ha acquisito di recente le azioni per poter intervenire in assemblea e ha dichiarato: «Se è vero che è stato riaperto il caso plusvalenze perché pensano di aver trovato cose nuove, allora dovrebbe essere riaperta anche Calciopoli». E ha concluso regalando ad Agnelli un cofanetto in confezione regalo contenente una chiavetta Usb in cui ha spiegato essere contenute tutte le intercettazioni dell’inchiesta che lo ha messo ai margini del calcio italiano. Il tutto applaudito dai soci, gli stessi che hanno respinto con percentuali bulgare la richiesta avanzata da un azionista di una azione di responsabilità nei confronti del management uscente.
Allo stesso tempo, mentre applaudivano Moggi e bloccavano la possibilità di un risarcimento danni, nei confronti del cda, i soci hanno anche approvato il bilancio del club al 30 giugno 2022, riscritto per andare incontro ai rilievi della Consob e in particolare a quelli sulla seconda manovra stipendi.
Tutto si tiene in casa Juve, perché se da una parte il consiglio di amministrazione uscente ha deciso di riscrivere il bilancio per dimostrare di tenere da conto i rilievi della authority di vigilanza sul mercato, dall’altra Agnelli ha continuato a rivendicare di aver agito correttamente e che le accuse nei confronti della dirigenza sono ingiustificate.
Se ne va con il suo ultimo stipendio da presidente in tasca, pari a 520 mila euro secondo il bilancio approvato in assemblea, mentre quello dell’amministratore delegato Maurizio Arrivabene è pari a 1,22 milioni di euro. Dal prossimo anno le remunerazioni del nuovo consiglio di amministrazione saranno legate ai risultati finanziari, magra consolazione.
La società intanto chiude il bilancio al 30 giugno con 232 milioni di euro di rosso e una inchiesta che potrebbe farle rischiare la posizione in Serie A, ma agli azionisti per ora va bene così.
(ANSA il 27 dicembre 2022) - "Non è stata una decisione facile, mi sono sempre impegnato al massimo in questi anni, che sono stati straordinari. Tuttavia ho preso la decisione (di dimettersi, ndr) essendo del tutto convinto e in piena serenità. Personalmente credo che abbiamo fatto bene e i rilievi non sono giustificati, in ciò confortati anche dall'approfondita analisi fatta da esperti indipendenti". Così Andrea Agnelli, all'assemblea degli azionisti. "Ho ritenuto di fare un passo indietro, - ha spiegato - affinché non si potesse pensare che le scelte potessero essere anche solo in parte condizionate dal mio personale coinvolgimento".
Andrea Pedrini per “il Giornale” il 27 dicembre 2022.
La Juventus ha un nuovo consiglio di amministrazione, formato da cinque professionisti: tutti tecnici. Pochi ma buoni, almeno questo è quanto spera John Elkann, numero uno di Exor ovvero la holding di investimento controllata dalla famiglia Agnelli. Nessun colpo di scena, stavolta: quelli, in gran misura, sono già arrivati da settimane.
Da quando cioè Andrea Agnelli e tutto il cda precedente si erano dimessi onde evitare, secondo alcuni, di venire addirittura arrestati. Adesso, si volta pagina: oggi l'assemblea degli azionisti approverà il bilancio più tribolato della storia - perdita di esercizio di 238 milioni - mentre il 18 gennaio si terrà un'altra assemblea per l'approvazione del nuovo cda. Tutto scontato, ovviamente.
Anche se le acque restano parecchio agitate visti i disastri- contabili e non- compiuti dalla precedente gestione: il bilancio che sarà approvato oggi, per esempio, terrà conto di alcune modifiche rispetto a quello in cui Consob, Deloitte e Procura avevano riscontrato varie incongruenze. Il lavoro non mancherà, insomma. Tenendo anche conto della data fissata al prossimo 20 gennaio, quando è stata fissata l'udienza davanti alla Corte d'Appello federale sul caso plusvalenze nel quale sono coinvolte la Juventus e altre otto società, con la richiesta di revocazione della Procura federale in base ai nuovi elementi di imputazione emersi dalle carte dell'inchiesta Prisma.
Intanto, il nuovo cda. A partire da Maurizio Scanavino, scelto come direttore generale e amministratore delegato, ruolo che ricopre anche in Gedi (la media company che edita Repubblica, La Stampa, 10 testate locali, Radio Deejay e OnePodcast): poi Gianluca Ferrero, presidente indicato dallo stesso Elkann e 'uomo dei conti' degli Agnelli, quindi Diego Pistone, Laura Cappiello e Fioranna Vittoria Negri in qualità di amministratori indipendenti.
Nomi che agli appassionati di calcio non dicono nulla ma, appunto, professionisti che dovranno aiutare la società a uscire dal guado in cui si è cacciata, in Italia ma anche in Europa dove dovranno essere ricuciti i rapporti con la Uefa e l'Eca (Associazione dei Club Europei): nessuno spazio quindi, almeno oggi, per figure calcistiche tipo Del Piero. Avanti con i tecnici: Pistone è una figura storica del gruppo Fiat nell'area finance e attualmente è membro del Cda di Diasorin, Cappiello è un'avvocata dello studio legale Orrick e, in passato ha assistito società come Microsoft Corporation, Enel, Enel Green Power e Leonardo, mentre Negri ricopre cariche in Satispay, Fincantieri e Autostrade per l'Italia.
Sullo sfondo, almeno per adesso, la squadra. Che riprenderà oggi a lavorare alla Continassa e che spera, per la partita contro la Cremonese del 4 gennaio, di non ricevere brutte sorprese da Vlahovic (pubalgia), di poter arruolare a tutti gli effetti Chiesa e di cominciare a essere ottimista sul rientro di Pogba. L'obiettivo rimane un piazzamento tra le prime quattro, pur se nessuno al momento può garantire che basti quello per partecipare alla prossima Champions League.
Gianluca Oddenino per “La Stampa” il 27 dicembre 2022.
Un nuovo Consiglio d'amministrazione sotto l'albero e l'ultimo atto per chiudere l'era di Andrea Agnelli dopo 12 anni. Il Natale bianconero è stato di piena vacanza per la squadra di Allegri, ma intensamente operativo per i dirigenti bianconeri che stanno preparando l'atteso passaggio di consegne. Ieri Exor (azionista di maggioranza con il 63,8% delle quote) ha pubblicato la lista dei cinque nuovi consiglieri che il 18 gennaio 2023 diventeranno operativi in società, con il commercialista Gianluca Ferrero nuovo presidente e Maurizio Scanavino amministratore delegato del club dopo l'incarico di direttore generale ricevuto il mese scorso, mentre oggi l'assemblea degli azionisti dovrà approvare il bilancio 2021/2022 con oltre 239 milioni di euro di perdite.
Non si preannuncia un giorno semplice dopo tutto quel che è successo nell'ultimo periodo, anche se il passo d'addio si è già consumato lo scorso 28 novembre con le dimissioni del presidente Agnelli, del suo vice Nedved, dell'ad Arrivabene e degli altri consiglieri dopo la spaccatura del Cda sotto i colpi dell'inchiesta Prisma.
Le correzioni della Consob I tempi tecnici della Borsa hanno allungato il cambio della guardia e di fatto solo adesso ci sarà la resa dei conti, con un appuntamento che per due volte (a ottobre e novembre) è stato rinviato dopo i rilievi della Consob. Tecnicamente sono 14,4 milioni in meno di passivo rispetto ai 254,3 milioni del documento approvato a settembre, ma cambia il dato relativo al bilancio del 2020/2021 (il "rosso" era di 209,9 milioni ed ora cresce a 226,8 milioni) e a quello del 2019/20 (da -90 a -93). «Il Consiglio - aveva spiegato il club lo scorso 2 dicembre - ha rilevato che le "manovre stipendi" sono connotate da profili complessi relativi a elementi di valutazione suscettibili di differenti interpretazioni circa il trattamento contabile applicabile».
Per questo, «in via di adozione di una prospettiva di accentuata prudenza e dopo aver attentamente considerato potenziali trattamenti contabili alternativi», ha approvato un nuovo progetto di bilancio di esercizio e un nuovo bilancio consolidato al 30 giugno 2022.
Da 10 a 5 consiglieri La Juventus volta pagina e ora si difenderà sui tre fronti che si sono aperti. Per questo è stato varato un Consiglio d'amministrazione più snello (da 10 a 5), composto solo da tecnici ed esperti che dovranno agire per risolvere i problemi legali ed economici esplosi nell'ultimo anno. L'avvocato Laura Cappiello, la commercialista Fioranna Negri e il manager Diego Pistone affiancheranno Ferrero e Scanavino per guidare la Juve fuori dalla tempesta.
Non ci sono solo i conti da rimettere in ordine, dopo aver bruciato 700 milioni di euro in aumenti di capitale, ma anche evitare condanne penali e sportive nelle inchieste portate avanti dalla Procura di Torino, dalla Procura federale e anche dall'Uefa. Il lavoro non mancherà fuori dal campo, mentre Allegri avrà pieni poteri sull'area sportiva per isolare la squadra da questa rivoluzione: il 4 gennaio riparte la Serie A e la Juve vuole proseguire nella propria rincorsa dopo le sei vittorie consecutive prima della sosta mondiale. L'obiettivo è quello di spostare i riflettori dalla società e dagli imminenti processi, raggiungendo almeno il 4° posto in campionato per non perdere i ricavi Champions nel momento più difficile. Un passo alla volta, ma il nuovo corso sta iniziando.
(ANSA il 27 dicembre 2022) - L'assemblea degli azionisti della Juventus, riunita all'Allianz Stadium, ha approvato il bilancio 2021/2022, chiuso con una perdita di esercizio di oltre 238 milioni di euro.
Fabrizio Biasin per “Libero quotidiano” il 27 dicembre 2022.
Il giorno di Santo Stefano non è solo quello del «magnamo tutti gli avanzi come se non ci fosse un domani», almeno in casa Juve.
Da Torino arrivano nientepopodimeno che i nomi dei componenti del nuovo cda bianconero, ovvero gli incaricati a condurre la nave nella tempesta delle rogne contabili. Trattasi in realtà dei candidati indicati dall'azionista di maggioranza - la Exor - che dovranno essere eletti dal consiglio in programma il prossimo 18 gennaio. Di chi stiamo parlando? Eccoci: Gianluca Ferrero, Maurizio Scanavino, Diego Pistone e i candidati cosiddetti "indipendenti" Fioranna Vittoria Negri e Laura Cappiello.
Se costoro non hanno una vera e propria storia "calcistica", ce l'hanno eccome a livello di "gestione aziendale" e questo significa una sola cosa: la Signora ha deciso di mettere "ordine" e "conti" al primo posto, a prescindere da quel che accadrà in sede giudiziaria.
Si va dal presidente prescelto Ferrero (commercialista, revisore e consulente tecnico del giudice presso il Tribunale di Torino, vicepresidente della Banca del Piemonte con incarichi in molte società tra cui Fincantieri, Luigi Lavazza, Biotronik Italia, Praxi Intellectual Property, Nuo e Lifenet), a Scanavino (Direttore Generale della Juve e dal 18 gennaio anche ad, nonché amministratore delegato del gruppo Gedi), dalla Negri (commercialista, revisore, 35 anni di esperienza in società di vari settori, è esperta di bilanci e controllo dei rischi), a Pistone (48 anni di esperienza nell'area "finanza e controllo" di molte società, tra cui Fiat), fino alla Cappiello (esperta di diritto e degli organismi di vigilanza, Senior Counsel presso il dipartimento di corporate law dello studio legale Orrick).
Bene, a quali conclusioni ci porta tutto questo bla bla? Diciamo che in attesa di figure specifiche in grado di "far girare la palla" (e il mercato), la volontà di John Elkann è quella di mettere ordine da un punto di vista gestionale, affidando la macchina bianconera a una serie di tecnici e professionisti serissimi. Il tutto per dare chiari segnali.
Il primo è rivolto a chi in queste settimane ha puntato gli occhi sulla recente e disastrosa gestione, una cosa come dire «mettiamo un punto alla cattiva amministrazione». Il secondo è rivolto ai tifosi, trattasi di una chiara indicazione su quello che la proprietà intende fare "sul campo" per il prossimo futuro.Detta in parole povere: addio spese pazze e scelte spericolate, benvenuto buonsenso e benedetto raziocinio. Una sorta di "modello Milan" che, tra l'altro, la Juve ha portato avanti per tanti anni prima ancora che i fondi americani imponessero ai rossoneri la - giusta logica del "si spende solo quello che si può". In casa sabauda questa era la legge prima che l'ossessione della vittoria in campo europeo deviasse i dirigenti dalla strada dell'amministrazione oculatissima a quella delle spese folli e sconsiderate.
Dice il tifoso: «Ma così si rischia di stare lontani anni luce dalle altre». Non è detto: un club che ha costruito un decennio di successi in ambito nazionale spendendo pochissimo - e pensiamo ai Barzagli, ai Pirlo, ai Vidal e così via - deve augurarsi di tornare a quel tipo di gestione, magari puntando a un "garante della juventinità" che possa mettere la faccia in mezzo ai geni della contabilità. Del Piero, per dire, ha il volto perfetto per mettere d'accordo tutti.
Il discorso dell'ex Re Agnelli e la convinzione di essere nel giusto. La Juve di Elkann non è nata ora, c'era già. Ma la Signora aspetta che Andrea ritorni. Tony Damascelli su Il Giornale il 27 Dicembre 2022.
La voce di Andrea Agnelli è rimasta ferma prima delle ultime tre parole: fino alla fine. Il motto che ha contraddistinto la sua Juventus si è trasformato in un saluto che potrebbe non essere definitivo. Difficile pensare a una Juventus senza gli Agnelli, impossibile pensare ad un Agnelli, Andrea, senza la Juventus. Questa è una fetta importante della famiglia, «qualcosa per la domenica» disse Gianni, l'Avvocato, lo zio di Andrea per il quale la Juventus è stata da sempre la e non una cosa di tutti i giorni. Un tifoso che è diventato presidente del giocattolo più amato, potendo parlare con lui, dunque con i calciatori, una passione genuina e pericolosa perché il tifo porta a perdere di vista le giuste traiettorie, la voglia di vincere supera quella di competere, il desiderio di emulare inquina delicate realtà contabili. Qualcuno dice che sia nata la Juventus di John Elkann, dimenticando per ignoranza o astuzia cortigiana che già nell'estate del duemila e sei prese inizio la Juventus dell'Ingegnere con alcune scelte, politiche, umane e strategiche, non tutte in linea con la tradizione bianconera, intendo quella di un nonno e uno zio, Gianni e Umberto.
La parabola di Andrea Agnelli è stata superba per i risultati ottenuti dalla squadra accompagnati da una crescita dell'immagine e però da un investimento feroce e un rincorsa scriteriata su modelli inarrivabili. Il presidente, che non può essere ex per il popolo degli juventini, ha ogni tanto alzato la testa dalla lettura di un testo ben preparato dal suo staff stampa e legale ma avvampando nelle gote ha ribadito l'emozione e il tormento di un periodo che mai avrebbe potuto immaginare ma di cui, con il trascorrere delle settimane, ne aveva intuito l'epilogo. L'ombra del cugino è risultata fastidiosa nell'assemblea di ieri, quasi che le vicende della Juventus, controllate comunque da Exor, siano un fastidio al quale finalmente si è data conclusione ma a distanza. Il discorso ha confermato la linea tenace di Agnelli, la consapevolezza di avere agito bene e/o in maniera corretta mentre dall'assemblea si sono levate rare voci di critica o di dissenso sulla campagna acquisti.
Il nuovo governo juventino non ha alcun riferimento a quello che ha presentato le dimissioni, sia per l'identikit dei suoi componenti sia per l'incarico che questi dovranno svolgere nel prevedibile contenzioso con la giustizia penale e quella sportiva.
Andrea Agnelli resta ai margini di questo nuovo capitolo, qualche mormorio, lontano e suggestivo, ipotizza il suo rientro quando la situazione verrà chiarita e definita in tutte le sue componenti e che riguarderanno anche la squadra e il suo percorso in campionato e in Europa. L'annus horribilis della Juventus si è concluso, dopo gli applausi di affetto, nell'incertezza e nella preoccupazione che il futuro possa riservare altri colpi di scena.
Estratto dell’articolo di M.PI. per “la Repubblica” il 23 Dicembre 2022.
[…] se le accuse sono le stesse, gli elementi a disposizione invece sono molto più efficaci. Il processo sulle plusvalenze, chiuso a maggio con una assoluzione collettiva, si rifà. Il Procuratore della Federcalcio Giuseppe Chinè ha inviato ieri la notifica della revocazione (articolo 63 del nuovo codice di Giustizia sportiva), sulla base degli atti inviati dalla Procura di Torino sull'inchiesta "Prisma": un regalo di Natale non certo gradito dalla Juventus, ma la data l'ha imposta la scadenza, oggi, dei 30 giorni per riaprire il processo.
Ma cosa hanno trovato i pm del calcio nelle carte di Torino, per rimettersi in gioco? La convinzione di Chinè è di poter molto più efficacemente sostenere l'accusa contro la Juventus di aver prodotto delle plusvalenze "artificiali". Termine che ricorre nel famoso "Libro nero di FP", dove le iniziali sono quelle dell'ex ds Fabio Paratici, e allegato agli atti. Sì, perché il cuore della questione riguarda i documenti acquisiti negli uffici dei dirigenti. In particolare, alcuni "pizzini", scritti a penna, in cui venivano appuntati nomi delle squadre, giocatori scambiare e cifre, ma delle "x" al posto dei giocatori da prendere.
Dimostrerebbero, per la Procura federale, «come lo scambio di calciatori sia preordinato solo esclusivamente con il fine di ottenere vantaggi economico/contabili, senza alcun rilievo di natura tecnico considerando che i calciatori da scambiare sono indicati da una X».
Il giocatore da inserire nell'affare "veniva individuato solo ex post, al solo fine di aggiustare in positivo i valori di bilancio". Si nota, chiaramente, su un foglio manoscritto ritrovato nell'ufficio di Gabasio e Cerrato il 27 novembre 2021. E anche in uno del tutto simile trovato nell'ufficio di Manna riguardante le operazioni Andersson e Cotter col Sion. Prevedendo, oltre all'acquisto di Cotter, quello di un calciatore "X" per 2 milioni.
Un testo particolarmente significativo per Chinè, perché quella X dimostra «la totale indifferenza rispetto al risultato voluto».
E proprio una mail di Manna, responsabile della Juventus U19, fa particolarmente effetto. Perché si parla dello scambio tra Monzialo e Lungoy col Lugano. Scrive: «L'operazione era inizialmente impostata così: Monzialo 1.5, Lungoy 2.0 Ora operazione potrebbe essere impostata in modo diverso: Monzialo 2.0, Lungoy 2.5». Senza una apparente motivazione.
Non solo: c'è anche una singolare tabella con tutti gli affari dal 2016/17 al 2020/21 con gli affari di mercato in entrata in uscita. Un documento complesso, rinvenuto nell'ufficio di Andrea Agnelli, con accanto al nome di ogni giocatore due colonne: "valore reale" e "valore di scambio". Ad esempio: l'acquisto di Bonucci dal Milan ha valore reale 0 e valore di scambio 35. Idem Caldara in uscita.
Ma l'interpretazione è complessa, perché anche giocatori che un valore reale lo avrebbero (ad esempio Mandragora o Pjanic) risultano a zero. Insomma, non è chiarissimo, e la procura infatti non affonda. […] Le incolpazioni della Procura coinvolgono Paratici, Agnelli, Nedved, Cherubini, Arrivabene. E poi Ferrero e Romei (Samp), Accardi, Mario e Rebecca Corsi (Empoli), Preziosi (ex Genoa) e i vertici del Parma, del Pisa, del Pescara. […] In più la Procura ha un'altra indagine aperta sulla manovra stipendi: quindi "Prisma" vale, per la giustizia sportiva, tre diversi procedimenti. […]
Estratto dell’articolo di Massimiliano Nerozzi e Monica Colombo per il “Corriere della Sera” il 23 Dicembre 2022.
Setacciati documenti (e intercettazioni) contenuti nei 15 faldoni inviati dai pm torinesi che indagano sui conti della Juve […] la Procura della Federcalcio ha chiesto la revocazione parziale della sentenza sulle plusvalenze. In brutale sintesi, di rifare il processo. A maggio, la corte federale d'appello aveva rigettato il reclamo della stessa Procura […] Entro trenta giorni, proprio la Corte federale d'appello dovrà fissare l'udienza nel corso della quale la Procura potrà chiedere nuove sanzioni nei confronti della Juve e di altre otto società […] Ovvero, Sampdoria, Pro Vercelli, Genoa, Parma, Pisa, Empoli, Novara e Pescara, oltre a 52 dirigenti. […]
La giurisprudenza sportiva è per lo più contraria, in materia di revocazione, ma gli inquirenti della Figc hanno l'impressione di avere in mano «nuove prove». […] sulle plusvalenze, sarebbero stati trovati documenti che offrono riscontri «di carattere addirittura confessorio».
A partire dal «libro nero di FP», nel quale il ds Federico Cherubini stigmatizza «l'eccessivo ricorso a plusvalenze artificiali» da parte dell'allora capo dell'area tecnica Fabio Paratici. Idem un'intercettazione del direttore finanziario, Stefano Bertola: «I bilanci di molte società calcistiche sono stati un po' salvati da queste plusvalenze». La Procura Figc, che ha aperto un fascicolo sulle manovre stipendi, ne ha avviato un altro, nei confronti della Juve e di altri club «per ulteriori e nuove condotte disciplinarmente rilevanti». Nel mirino, le «partnership» evidenziate nelle carte torinesi. […]
Estratto dell’articolo di Massimiliano Nerozzi,Simona Lorenzetti per il “Corriere della Sera” il 22 Dicembre 2022
A un certo punto, i pubblici ministeri torinesi mostrano a Giorgio Chiellini l'accordo della prima manovra stipendi, firmato da Andrea Agnelli e dall'allora capitano della Juve, raffrontandolo con il comunicato ufficiale poi reso noto, a fine marzo 2020: «Tutti eravamo comunque a conoscenza - risponde il difensore - che il comunicato stampa sarebbe stato diverso dagli accordi. Ho capito le ragioni della vostra domanda, noi abbiamo rinunciato per il bene della società, poi nel bilancio non so cosa abbiano messo. O meglio, so che hanno messo i 90 milioni di rinuncia, non so se era corretto o meno farlo».
Per la tesi della Procura, ballano le 4 mensilità prima tagliate e poi pagate (tre), ovvero uno degli episodi alla base delle contestazioni (tra cui false comunicazioni sociali e manipolazione del mercato) contro i vertici del club e la stessa società. […]
Juventus-plusvalenze, perché il processo sportivo si può rifare. Monica Colombo e Massimiliano Nerozzi su Il Corriere della Sera il 23 Dicembre 2022
La Procura della Federcalcio ha chiesto la revocazione della sentenza sulle plusvalenze sulla base di nuove prove, in particolare quello che Cherubini ha chiamato «il libro nero di Paratici»
Setacciati documenti (e intercettazioni) contenuti nei 15 faldoni inviati dai pm torinesi che indagano sui conti della Juve — a fronte dei due decreti di perquisizione confluiti nel primo processo sportivo — la Procura della Federcalcio ha chiesto la revocazione parziale della sentenza sulle plusvalenze. In brutale sintesi, di rifare il processo. A maggio, la Corte federale d’appello aveva rigettato il reclamo della stessa Procura contro la decisione del Tribunale federale nazionale che, a sua volta, aveva prosciolto i bianconeri e gli altri deferiti, per insussistenza di qualsiasi illecito disciplinare. Il procuratore della Figc Giuseppe Chinè avrebbe dunque rinvenuto negli atti fatti nuovi e probanti, utili per riaprire il caso. La richiesta, in base all’articolo 63 del codice di giustizia sportiva, arriva alla vigilia della scadenza dei termini.
DOMANDE E RISPOSTE
Inchiesta Juventus: cosa è successo, perché e cosa rischia il club
La Juve ha risposto con una nota, in tarda serata: «La società potrà articolare le proprie difese nei termini previsti dal codice, confidando di poter ulteriormente dimostrare la correttezza del proprio operato, l’assenza di elementi nuovi sopravvenuti rilevanti per il giudizio rispetto alla decisione della Corte federale di appello e la carenza dei presupposti dell’impugnazione proposta». Entro trenta giorni, proprio la Corte federale d’appello dovrà fissare l’udienza nel corso della quale la Procura potrà chiedere nuove sanzioni nei confronti della Juve e di altre otto società, i cui nomi compaiono nelle carte dell’indagine della guardia di finanza. Ovvero, Sampdoria, Pro Vercelli, Genoa, Parma, Pisa, Empoli, Novara e Pescara, oltre a 52 dirigenti. Non c’è il Napoli (coinvolto nel primo processo sportivo): le plusvalenze per l’affare Osimhen furono fatte con il Lille, e nulla c’è nell’inchiesta torinese.
GLI SCENARI
Cosa rischia la Juve sul piano sportivo
La giurisprudenza sportiva è per lo più contraria, in materia di revocazione, ma gli inquirenti della Figc hanno l’impressione di avere in mano «nuove prove». Condensate nelle valutazioni dei pm torinesi, l’aggiunto Marco Gianoglio e i pm Mario Bendoni e Ciro Santoriello: sulle plusvalenze, sarebbero stati trovati documenti che offrono riscontri «di carattere addirittura confessorio». A partire dal «libro nero di FP», nel quale il ds Federico Cherubini stigmatizza «l’eccessivo ricorso a plusvalenze artificiali» da parte dell’allora capo dell’area tecnica Fabio Paratici. Idem un’intercettazione del direttore finanziario, Stefano Bertola: «I bilanci di molte società calcistiche sono stati un po’ salvati da queste plusvalenze». La Procura Figc, che ha aperto un fascicolo sulle manovre stipendi, ne ha avviato un altro, nei confronti della Juve e di altri club «per ulteriori e nuove condotte disciplinarmente rilevanti».
Nel mirino, le «partnership» evidenziate nelle carte torinesi. Ieri, dopo l’amichevole con il Rijeka (1-0 con gol di Moise Kean), Massimiliano Allegri aveva riportato il messaggio della società: «Il direttore generale Scanavino ha parlato alla squadra e allo staff rasserenando l’ambiente». Ma è chiaro che in questo contesto agli agenti interessati a proporre giocatori (come Ivan Fresneda del Valladolid, che pur piace) dalla Continassa si replica che ogni movimento è congelato fino alla nomina del nuovo cda, il 18 gennaio.
Sarah Martinenghi per “la Repubblica” il 22 Dicembre 2022
Difensore in campo, ma anche in Procura. Giorgio Chiellini davanti ai pm che il 4 aprile gli chiedono degli accordi stretti tra la Juventus e i calciatori sugli stipendi, ha tentato di proteggere il club bianconero: ricordi poco precisi e qualche scivolone di memoria. Correggendosi di fronte ai documenti sfoderati dai pm Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Ciro Santoriello che gli ricordavano l'obbligo di dire la verità.
Le sue ammissioni, a quel punto, diventano prove per i pm nell'inchiesta sui bilanci della società, per cui la Juventus sostiene di aver agito correttamente. Il verbale di sommarie informazioni racconta un clima di tensione crescente con Chiellini, che come capitano, era stato portavoce della squadra nella prima manovra stipendi.
Dalle iniziali domande per rompere il ghiaccio, ai suoi rapporti con la società.
Chiellini sembra ricordare bene il periodo del Covid, il «pericolo che non si potesse riprendere a giocare », e il ruolo avuto: fu lui, «parlando con Fabio e Andrea (Paratici e Agnelli, ndr )» a individuare nel numero di 4 le mensilità a cui (formalmente) rinunciare.
Dopo alcune chiacchierate lui e i compagni hanno deciso di accettare «con la promessa che ripresa la stagione, sulla base di quello che sarebbe successo, una parte sarebbe tornata indietro. Una parte dei contratti sarebbe stata riadeguata in base a quanto avremmo giocato. Questa parte sarebbe oscillata tra le due e le tre mensilità».
Ma cosa succedeva se un calciatore andava via? «Quello che a me è stato messo in busta paga l'anno dopo, sarebbe stato dato a chi andava via come un incentivo all'esodo», ammette. Ma poi i «non ricordo» e i «prendo atto» iniziano a diventare frequenti. L'accordo iniziale con la società era che «avremmo rinunciato a 1-2 mensilità: una se avessimo ripreso il campionato, 2 se non fosse ripreso». I pm gli ricordano l'obbligo di dire la verità, e gli chiedono: «Hai firmato questo accordo con il presidente?».
«No, ho firmato una grande stretta di mano». Però poi il capitano ammette: «Ho firmato un foglio, non so dove sia e se ci sia ancora». I pm gli mostrano allora il "patto" firmato il 28 marzo con Agnelli in cui tre dei quattro ratei sarebbero stati restituiti ai calciatori. Lo fanno di fronte al fatto che Chiellini continuava a ripetere che la rinuncia riguardasse solo uno o due stipendi. «Riconosco il foglio, la firma è mia, l'ho firmato a casa del presidente».
I pm gli spiegano che «tutti i compagni hanno affermato che l'accordo è sempre stato di rinuncia ad una mensilità». «Prendo atto », risponde lui. Ancora gli inquirenti: «Il recupero dei tre stipendi della stagione 2020-2021 era certo o condizionato?». «Nelle stagioni successive era certo, qualcuno lo aveva spalmato su più di un anno». Ma i problemi l'anno dopo erano rimasti: «Ci è stato chiesto non di rinunciare ma di posticipare una parte dello stipendio, se non sbaglio 2 mesi. Le trattative furono individuali», e la proposta partì «sempre da Paratici».
Chiellini aveva firmato «poco più avanti, a maggio» anche un contratto da ambassador, «che andrà a partire da quando smetterò, per tre anni. Le due mensilità devo ancora percepirle». «Ero sempre stato in parola - aggiunge il calciatore nell'interrogatorio - che una volta finita la carriera avrei fatto qualcosa in società, non potendo essere inquadrato come dirigente, il modo migliore per avere un contratto societario era quello dell'ambassador». L'accordo raggiunto fu di «un milione e mezzo netti in tre anni. Di cui 500 mila circa erano le due mensilità differite».
Sarah Martinenghi per “la Repubblica” il 22 dicembre 2022.
Difensore in campo, ma anche in Procura. Giorgio Chiellini davanti ai pm che il 4 aprile gli chiedono degli accordi stretti tra la Juventus e i calciatori sugli stipendi, ha tentato di proteggere il club bianconero: ricordi poco precisi e qualche scivolone di memoria. Correggendosi di fronte ai documenti sfoderati dai pm Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Ciro Santoriello che gli ricordavano l'obbligo di dire la verità.
Le sue ammissioni, a quel punto, diventano prove per i pm nell'inchiesta sui bilanci della società, per cui la Juventus sostiene di aver agito correttamente. Il verbale di sommarie informazioni racconta un clima di tensione crescente con Chiellini, che come capitano, era stato portavoce della squadra nella prima manovra stipendi.
Dalle iniziali domande per rompere il ghiaccio, ai suoi rapporti con la società.
Chiellini sembra ricordare bene il periodo del Covid, il «pericolo che non si potesse riprendere a giocare », e il ruolo avuto: fu lui, «parlando con Fabio e Andrea (Paratici e Agnelli, ndr )» a individuare nel numero di 4 le mensilità a cui (formalmente) rinunciare.
Dopo alcune chiacchierate lui e i compagni hanno deciso di accettare «con la promessa che ripresa la stagione, sulla base di quello che sarebbe successo, una parte sarebbe tornata indietro. Una parte dei contratti sarebbe stata riadeguata in base a quanto avremmo giocato. Questa parte sarebbe oscillata tra le due e le tre mensilità».
Ma cosa succedeva se un calciatore andava via? «Quello che a me è stato messo in busta paga l'anno dopo, sarebbe stato dato a chi andava via come un incentivo all'esodo», ammette. Ma poi i «non ricordo» e i «prendo atto» iniziano a diventare frequenti. L'accordo iniziale con la società era che «avremmo rinunciato a 1-2 mensilità: una se avessimo ripreso il campionato, 2 se non fosse ripreso». I pm gli ricordano l'obbligo di dire la verità, e gli chiedono: «Hai firmato questo accordo con il presidente?».
«No, ho firmato una grande stretta di mano». Però poi il capitano ammette: «Ho firmato un foglio, non so dove sia e se ci sia ancora». I pm gli mostrano allora il "patto" firmato il 28 marzo con Agnelli in cui tre dei quattro ratei sarebbero stati restituiti ai calciatori. Lo fanno di fronte al fatto che Chiellini continuava a ripetere che la rinuncia riguardasse solo uno o due stipendi. «Riconosco il foglio, la firma è mia, l'ho firmato a casa del presidente».
I pm gli spiegano che «tutti i compagni hanno affermato che l'accordo è sempre stato di rinuncia ad una mensilità». «Prendo atto », risponde lui. Ancora gli inquirenti: «Il recupero dei tre stipendi della stagione 2020-2021 era certo o condizionato?». «Nelle stagioni successive era certo, qualcuno lo aveva spalmato su più di un anno». Ma i problemi l'anno dopo erano rimasti: «Ci è stato chiesto non di rinunciare ma di posticipare una parte dello stipendio, se non sbaglio 2 mesi. Le trattative furono individuali», e la proposta partì «sempre da Paratici».
Chiellini aveva firmato «poco più avanti, a maggio» anche un contratto da ambassador, «che andrà a partire da quando smetterò, per tre anni. Le due mensilità devo ancora percepirle». «Ero sempre stato in parola - aggiunge il calciatore nell'interrogatorio - che una volta finita la carriera avrei fatto qualcosa in società, non potendo essere inquadrato come dirigente, il modo migliore per avere un contratto societario era quello dell'ambassador». L'accordo raggiunto fu di «un milione e mezzo netti in tre anni. Di cui 500 mila circa erano le due mensilità differite».
Giuseppe Legato per “La Stampa” il 13 Gennaio 2023.
Emergono nuovi dettagli dagli atti di inchiesta sui conti della Juventus. Nel verbale di audizione reso in procura il 27 novembre 2021, l'attuale ds Federico Cherubini, "scarica" di fatto la gestione delle plusvalenze finita sotto la lente dei pm su Fabio Paratici, suo predecessore a capo dell'area sportiva, maestro e sponsor.
«Non sempre sono stato contento - ha detto Cherubini (non indagato) – delle operazioni (di mercato ndr) che abbiamo fatto. Polverizzare il mercato con operazioni sui ragazzi non andava bene. Più volte mi sono lamentato con Fabio che il valore che stavamo dando a quei giocatori non era congruo».
E alla domanda degli inquirenti («da quanti anni richiedono alla parte sportiva di fare plusvalenze da 300 milioni»») ha risposto cercando di fatto di esonerare i vertici (Agnelli in testa) dalle dinamiche specifiche sul mercato delle plusvalenze: «La pressione ce la siamo messa sempre da soli perché siamo responsabili dell'80% dei costi del club: io mi sono sempre confrontato con Fabio (Paratici ndr). Agnelli vedeva le plusvalenze quando venivano realizzate ma non c'è mai stata un'indicazione in tal senso».
Segue altra domanda: «Quindi ha deciso tutto da solo Paratici?». Replica: «Per quanto a mia conoscenza il presidente Agnelli lascia autonomia alle persone che lavorano nell'area sportiva. L'ho sperimentato io stesso in questo periodo dopo l'avvicendamento che c'è stato con Paratici».
Ancora secondo Cherubini «è stato Paratici» a decidere i termini di un'operazione finita sotto la lente degli inquirenti e cioè quella relativa alla cessione all'Atalanta del calciatore Cristina Romero. Con Agnelli, a suo dire, «si era già valutato che si doveva andare verso un progetto tecnico diverso dalle plusvalenze».
Un lapsus sul finale dell'interrogatorio vie- ne corretto subito dopo. Prima parla di «plusvalenze artefatte» (cioè esattamente la contestazione dei magistrati), poi rettifica: «Ho fatto quest'ultima affermazione all'esito di una lunga deposizione, probabilmente ero stanco».
Intanto ieri mattina Daniela Marilungo, la consigliera indipendente del cda Juve che ha lasciato, poco prima del resto del board, facendo mettere nero su bianco «l'impossibilità di esercitare il proprio mandato con la dovuta serenità e indipendenza anche, ma non solo, per il fatto di ritenere di non essere stata messa nella posizione di poter pienamente "agire informata" a fronte di temi di sicura complessità», è entrata alle 11 nell'ufficio del magistrato Mario Bendoni uno dei tre pm (insieme all'aggiunto Marco Gianoglio e al sostituto Ciro Santoriello) titolari dell'inchiesta sui bilanci bianconeri.
Ci è rimasta quasi per nove ore in un'audizione fiume in cui ha ricostruito tutta la vita del cda Juve dall'estate scorsa fino alle dimissioni del board quando l'inchiesta "Prisma" era nota e aveva portato a due perquisizioni e decine di interrogatori per i numero- si indagati tra cui gli ex vertici societari. Verbale blindato.
Se questa possa divenire una testimonianza chiave anche solo per la durata del faccia a faccia coi pm si comprenderà all'udienza preliminare con il deposito di questi ulteriori atti. Fatto sta che la dottoressa Marilungo, consigliera non esecutiva e indipendente della società da diversi anni, una certa credibilità su bilanci e leggi ce l'ha nel curriculum.
Già membro del Comitato Controllo e Rischi e del Comitato ESG, origini bolognesi, ha fatto parte, anni fa dello studio legale londinese Lawrence Graham Solicitors e dell'Ufficio Europeo dei Brevetti. È stata anche European Legal Analyst per Goldman Sachs, nonché responsabile dei rapporti con le istituzioni comunitarie per l'Abi. Il tempo dirà.
Da ilnapolista.it il 23 Febbraio 2023.
Troppe minacce e campagne social, qualche giudice del Collegio di Garanzia del Coni medita di fare un passo indietro e di lasciare l’incarico. Lo scrive il Corriere dello Sport.
“Colpi bassi, video rubati, frasi estrapolate dai contesti e post sui social da usare nel momento opportuno. Il clima attorno ai giudici legati (direttamente o indirettamente) al ‘caso Juve’ preoccupa le istituzioni e gli stessi magistrati. Più di qualcuno ha già subito delle minacce di morte”.
È capitato al procuratore della Figc, Chinè e anche al pm Santoriello, come ai giudici del Collegio di Garanzia Cesaro, Maffezzoli e Sandulli. L’ultimo caso riguarda il magistrato Mario Luigi Torsello, presidente della Corte d’Appello della Figc, che ha inflitto la penalizzazione di 15 punti in classifica alla Juventus. Torsello è finito nell’occhio del ciclone per una lezione all’Università del Salento in cui spiegava i principi del diritto sportivo. Le sue parole sono state usate in modo improprio, intese come commento alla sentenza di penalizzazione.
“Il magistrato ha parlato dell’importanza di un processo veloce e della possibilità di configurare come violazione del principio di lealtà e correttezza una condotta che «non risulta autonomamente come fattispecie di illecito disciplinare». Su una frase in particolare si è scatenato il finimondo: «E’ compito degli Organi di giustizia considerare meno stringenti le regole formali rispetto ad aspetti sostanziali». Ma Torsello, pronunciandola, non ha espresso un’opinione personale, bensì ha citato una sentenza del Collegio di Garanzia”.
Il Corriere dello Sport scrive: “I giudici sportivi si sentono soli, sovraesposti e facili bersagli. E mentre si attende il ricorso della Juve al Collegio di Garanzia (in tanti cominciano a pensare che in un senso o nell’altro possa arrivare una sentenza politica) più di qualcuno comincia a riflettere sulla possibilità di fare un passo indietro, visto che gli incarichi sono di natura volontaria e in molti casi non prevedono retribuzione”.
Estratto da leggo.it il 25 febbraio 2023.
Ora tocca alle altre squadre. Dall'inchiesta sui conti della Juventus fioriscono procedimenti giudiziari in altre città italiane. I pubblici ministeri di Torino hanno trasmesso una serie di carte ai colleghi di una mezza dozzina di procure. L'iniziativa è dettata da ragioni di competenza territoriale.
Da tempo gli accertamenti dei magistrati subalpini e della guardia di finanza avevano portato alla conclusione che la Juventus avesse intrecciato, in materia di scambio e di compravendita di giocatori, rapporti di «collaborazione e di partnership» (i termini è utilizzato nelle carte processuali) con una quantità di altri club. Condotte innestate su «relazioni personali e a volte personali tra manager e dirigenti sportivi». […]
La giustizia sportiva, in materia di plusvalenze, ha sostanzialmente 'scagionato' i campionati lo scorso 23 gennaio, quando la Corte federale di appello inflisse quindici punti di penalizzazione alla sola Juventus e prosciolse altre otto società finite sotto processo. Il motivo era che solo per il club bianconero erano state trovate - scrissero i giudici - tracce evidenti della volontà di truccare i bilanci. Ma contro quella decisione il legal team della Vecchia Signora presenterà un ricorso al Collegio di garanzia del Coni.
Non è scontato che la mossa della procura di Torino riapra i giochi. Quello che è chiaro è che gli investigatori ritengono di avere raccolto materiale meritevole di essere segnalato ad altre procure per approfondimenti di carattere penale.
Secondo i pm torinesi - come si ricava dagli atti assemblati lo scorso anno - i rapporti di partnership riguardavano soprattutto Sampdoria, Atalanta, Sassuolo, Empoli, Udinese; tra le carte comparivano anche Grosseto, Parma, Pisa, Monza, Cosenza, Pescara «per citarne alcune». Non è detto, però, che siano proprio queste le squadre che saranno toccate dai prossimi accertamenti. […]
Estratto dell'articolo di Simona Lorenzetti per il “Corriere della Sera” il 25 febbraio 2023.
La cessione temporanea con opzione di acquisto (poi esercitata nella finestra di mercato chiusa il 31 agosto 2019) di Romero dalla Juventus all’Atalanta sarebbe «avvenuta mediante la stipula di accordi taciti e “non federali”, cioè non depositati in Lega». Per i pm esistono «side letter», relative ad affari di mercato, da «tenere nel cassetto» e in grado di fare emergere il «falso in bilancio».
In un’intercettazione con Paratici, all’epoca delle trattative per il passaggio di Romero al Tottenham, Luca Percassi (ad dell’Atalanta) diceva: «Io quella lettera lì non potrò mai tirarla fuori, perché dovessimo andare in giudizio viene fuori che ho fatto falso in bilancio».
Al termine di un nuovo giro di interrogatori, i pm torinesi (Marco Gianoglio, Mario Bendoni e Ciro Santoriello) hanno inviato a sei diverse Procure italiane gli atti in cui si raccontano i presunti accordi segreti tra la Juve e altre società: si tratterebbe di opzioni di cessioni e riacquisti che non troverebbero corrispondenza nei bilanci. Tra i club, che rischiano di essere travolti dalla bufera juventina, ci sono Atalanta, Udinese, Sassuolo, Bologna, Cagliari e Sampdoria.
[...] Nei documenti sono descritti i presunti accordi segreti che avrebbero permesso alla Juve di realizzare alchimie contabili. Il tema è quello delle «call di riacquisto». Nel caso dell’Atalanta, «fuori bilancio» ci sarebbero accordi per 14,5 milioni per impegni di riacquisto «non federali» riguardanti quattro calciatori: Mattiello (per 4 milioni), Muratore (4), Caldara (3,5) e Romero (3).
I magistrati cagliaritani si occuperanno dell’affare Cerri, che nel 2018 viene ceduto dalla Juve al Cagliari: l’operazione frutta ai bianconeri una plusvalenza di 8 milioni. Ma parallelamente alla cessione con obbligo di riscatto, ci sarebbe una mail — datata 12 luglio 2018 — firmata dalla Juve e dal Cagliari che garantisce al club torinese il riacquisto.
Dal nuovo filone investigativo emergerebbe poi il ruolo del Sassuolo — come squadra «parcheggio» della Juve —, protagonista di due diversi impegni scritti: uno per Traoré e l’altro per Demiral. Giocatori che la Juve avrebbe chiesto al Sassuolo di comprare, garantendogli il riacquisto incondizionato: le cifre sui documenti scoperti sono di 4 milioni per Demiral e 8,7 per Traoré (che la Juve non poteva comprare perché extracomunitario). Nelle mani degli inquirenti ci sarebbe persino una «side letter» tra Paratici e Carnevali. Traoré in realtà non ha mai giocato nella Juve, ma le «side letter» racconterebbero di accordi che hanno generato debiti.
Per la Sampdoria le presunte operazioni «viziate» sarebbero quelle di Audero, Peeters e Mulé. I possibili guai per l’Udinese sono legati a Mandragora; per il Bologna a quelli per l’operazione Orsolini.
Da adnkronos.com il 25 febbraio 2023.
Andrea Agnelli, ex presidente della Juventus, torna a parlare e lo fa con il quotidiano olandese Telegraaf. Un'intervista sui temi della Superlega e dei rapporti complicati con le istituzioni del calcio come la Uefa e il suo presidente Aleksander Ceferin e la Fifa guidata da Gianni Infantino: "Non è strano che ci sia un solo candidato alla presidenza sia della Uefa che della Fifa? È una situazione sana? Ci si può aspettare un cambiamento da queste persone? Ceferin e Infantino faranno di tutto per rimanere al centro del potere. Non ho alcun problema con Ceferin. Se mi chiama rispondo. Con me l'amicizia e i sentimenti personali non si intromettono negli affari. Aleksander è il padrino di una delle mie figlie. Ne sono felice. È stata la scelta del momento. Ha fatto una promessa a Dio: se mi succede qualcosa, si prenderà cura di lei. Una promessa del genere non si può restituire o ritirare".
Agnelli ha raccontato come è nata l'idea di una Superlega: "Nel 2019 eravamo pronti, Aleksander e io. I top club di tutti i campionati Eca (all'epoca circa 130 club professionistici europei) si sono accordati su un nuovo formato. I club di medie dimensioni dei grandi campionati, i dirigenti dei grandi campionati e alcune federazioni vedevano il nuovo formato come una minaccia. Per questo motivo Ceferin si tirò indietro. I club erano a favore di un sistema calcistico europeo rinnovato e migliorato. Quando la Uefa ha messo i bastoni tra le ruote, sono nati progetti esterni alla Uefa per organizzare una nuova competizione con tutti i club dell'Eca.
Se alla fine la cosa prenderà piede dipenderà in parte dalla Corte di giustizia europea. Perché non ho lottato per il cambiamento della Uefa dall'interno? A livello interno è stata una guerra che non sono riuscito a vincere. Pur sapendo che il sistema attuale non offre un futuro ad Ajax, Anderlecht, Celtic, Benfica, Panathinaikos e Stella Rossa di Belgrado e molti altri. Allora non si resta fermi, ma si prendono altre strade per arrivare dove si vuole arrivare con il calcio di club europeo".
L'ex numero uno della Juventus è poi tornato sulla Superlega: "E' necessaria, perché se rimane prevedibile come ora, il pubblico si allontanerà dal calcio. Continueranno a guardare il calcio internazionale in Olanda se l'Ajax, il Feyenoord o il PSV non hanno mai la possibilità di vincere o di competere? Quindi un'altra lega europea con diverse divisioni con uno schema di promozione e retrocessione.
A condizioni che diano pari opportunità ai club. Pensate a sessanta-ottanta club in tutta Europa. Con i miei 13 anni di esperienza nell'industria del calcio, so come funzionano le cose, ho raccolto idee e dico che è tempo di campionati più equi. Non campionati determinati esclusivamente dal commercio, ma dai mercati in cui si spende di più per il calcio. In termini europei, i mercati più grandi ottengono anche il maggior numero di biglietti per la Champions League e quindi i maggiori introiti. Quindi, se si mantiene il sistema attuale, il divario tra i club inglesi e spagnoli in particolare e gli altri non fa che aumentare. Forse tranne che per il Psg e il Bayern Monaco. Invece si dovrebbe puntare a una maggiore democrazia sportiva. Un club polacco non ha forse il diritto di raggiungere il successo? I tifosi polacchi non hanno abbastanza passione per il calcio?".
Estratto dell’articolo di Massimiliano Nerozzi per il “Corriere della Sera” il 26 febbraio 2023.
«Sapevamo quello che era uscito, cioè il risparmio e la riduzione tout court degli stipendi. Quando abbiamo letto gli atti di questo fascicolo delle chat e delle scritture, ci siamo sorpresi e arrabbiati»: davanti alle domande sulle manovre stipendi, è quanto fa mettere a verbale Paolo Piccatti, 65 anni, presidente del collegio sindacale della Juve dal 23 novembre 2009 al 29 novembre 2021, interrogato il 25 novembre dell’anno scorso dal procuratore aggiunto Marco Gianoglio e dal pubblico ministero Mario Bendoni, due dei tre magistrati che coordinano l’inchiesta sui conti del club.
Il commercialista — indagato, ma la cui posizione è stata stralciata, in vista di una presumibile richiesta di archiviazione — pare cadere dalle nuvole anche a proposito della scrittura privata tra l’ex presidente Andrea Agnelli e l’allora capitano Giorgio Chiellini: «Mai vista», risponde, assistito dall’avvocato Luigi Giuliano.
L’organo di controllo interno nulla avrebbe saputo anche della richiesta del capo dell’ufficio legale, Cesare Gabasio, di restituire le scritture di integrazione «without the date»: «Mai visto e mai sentito». Idem a domanda sulla seconda manovra stipendi, con gli accordi per 17 giocatori: «Assolutamente no. Noi non eravamo a conoscenza di nulla di tutto questo. Ho visto questi atti nel vostro fascicolo, tutto questo ambaradan non ci è stato comunicato. Se avessimo avuto conoscenza di fatti di questa natura, ci saremmo agitati non male».
A un certo punto, i pm chiedono a Piccatti, che fa questo mestiere «da quasi 40 anni, in una trentina di società», se le manovre stipendi avrebbero dovuto essere oggetto di comunicazione al collegio sindacale: «Sì, certamente. Soprattutto dovevano essere eseguite e recepite in modalità totalmente differenti». [...]
Al contrario, nessuna critica sull’altro filone d’inchiesta: «Il problema delle plusvalenze non è mai giunto alla nostra attenzione. Se posso osare, siamo andati anche a leggere la nuova relazione di Deloitte, che non effettua rilievi sul tema plusvalenze». [...]
Inchiesta Juve, Daniela Marilungo e le dimissioni dal cda: «Il mio avvocato mi disse: non firmare il bilancio». Simona Lorenzetti, Massimiliano Nerozzi su Il Corriere della Sera l’1 marzo 2023.
L’ex consigliera indipendente del cda della Juve racconta ai magistrati: «Mi dimisi perché capii che stava crollando tutto. Il mio avvocato mi avvisò: non approvare il bilancio»
Per dire della tensione di quei giorni, ricorda le parole del suo avvocato: «Non approvare nulla, non approvare questo bilancio altrimenti vai dritta verso le conseguenze che tu vuoi evitare». Daniela Marilungo, 52 anni, membro indipendente del cda Juve dal 23 ottobre 2015, parla per otto ore come persona informata sui fatti davanti al procuratore aggiunto Marco Gianoglio, al pm Mario Bendoni e a tre militari della guardia di finanza, che stanno indagando sui conti bianconeri. Fu lei la prima ad andarsene, ancor prima che crollasse tutto il cda: «Mi sono dimessa con e-mail e raccomandata il 25 novembre 2022».
Ricorda quel giorno, iniziato alle 7.30, con una telefonata di due ore al suo avvocato: «La decisione la stavo meditando ma non era proprio nell’aria; a fronte dell’ultimo cda, dopo una notte insonne, mi sentivo a disagio». Il giorno precedente «sia Andrea Agnelli che John Elkann, ci avevano comunicato a noi consiglieri indipendenti che Laurence Debroux e Suzanne Heywood (consiglieri non indipendenti, ndr) avevano preannunciato a loro volta le dimissioni». Pausa: «Questa notizia fa scattare il timing delle mie dimissioni» e a sera, «mi faccio un bel pianto liberatorio». È solo l’inizio, perché le vengono chiesti i contatti del suo legale, che però respinge i civilisti che seguono la Juve: «Parlo solo con i penalisti». Il clima si scalda ulteriormente, poiché nei giorni successivi Marilungo continua a ricevere mail di convocazione, al che l’avvocato chiama quelli bianconeri dicendo che «se Juventus non rettifica questa cosa, va subito in Procura e denuncia tutti». Però, il tempo stringe: «La Juventus ha anche delle altre attività di vigilanza, per cui il motivo di queste tempistiche accelerate era che se il consiglio non depositava il bilancio non ci potevamo iscrivere ai campionati».
Di più: «La spada di Damocle che tutti ci rappresentavano (il direttore finanziario Cerrato, il capo dell’ufficio legale Gabasio, Agnelli) era questa dell’iscrizione alle varie competizioni sportive». Spuntano anche delle slides, racconta la testimone: senza presentazione del bilancio si rischiava o la mancata iscrizione o dei punti di penalizzazione. «Prima la deadline doveva essere a novembre poi venne fuori che si poteva fino a giugno 2023». Insomma, la situazione si fa ingarbugliata: «La nostra preoccupazione aumenta, ci hanno più volte rappresentato come queste conseguenze sportive potessero impattare sulla continuità aziendale». Domanda dei pm: chi nel cda propugnava la tesi di andare avanti con il progetto di bilancio approvato il 23 settembre? «Il presidente Agnelli, in maniera chiara».
Subito prima del cda del 24 novembre, Agnelli incontra i consiglieri indipendenti: «Il succo era: “Voi dovete decidere in o out; è difficile capisco ma ci sono tutte le premesse per arrivare a una decisione positiva”». E la stessa cosa, prima della pausa pranzo, avverrà davanti a Elkann, che aveva «atteggiamento soft e collaborativo». La descrizione di Agnelli era stata «più tranchant: “Hanno paura di essere indagate”», riferito alle due consigliere non indipendenti. Insomma, «una situazione surreale». Durante una pausa, parla con Spada, presidente del collegio sindacale: «Guarda che queste due si sono dimesse. Lui rimase colpito». E ancora: «Noi abbiamo richiesto questi documenti (della Procura, ndr) in varie forme e a più riprese. Io non ho mai visto alcuna documentazione». Piuttosto riceve una battuta: «Sono migliaia di pagine, vuoi leggerle tutte?». Però: «Delle side letter sono venuta a saperlo a fine ottobre». Si fece domande: «Dal momento in cui professionisti della società dicono A e Deloitte B, per me, le cose sono iniziate a cambiare». Si discuterà anche di un ricorso al Tar contro la delibera della Consob, ma alla fine si votò per evitare il «muro contro muro».
Da ilnapolista.it l’1 marzo 2023.
Sul Corriere della Sera e su La Repubblica alcuni stralci della deposizione di Daniela Marilungo, ex membro indipendente del Cda della Juventus, davanti al procuratore aggiunto Marco Gianoglio, al pm Mario Bendoni e ai militari della guardia di finanza che indagano sui conti della Juve, lo scorso 12 gennaio. Un’audizione durata otto ore. La Marilungo è stata la prima a rassegnare le dimissioni, il 25 novembre 2022. Ricorda quel giorno.
«La decisione la stavo meditando ma non era proprio nell’aria. A fronte dell’ultimo cda, dopo una notte insonne, mi sentivo a disagio».
La Marilungo racconta che il giorno precedente, Andrea Agnelli e John Elkann «ci avevano comunicato, a noi consiglieri indipendenti, che Laurence Debroux e Suzanne Heywood avevano preannunciato a loro volta le dimissioni. Questa notizia fa scattare il timing delle mie dimissioni e a sera mi faccio un bel pianto liberatorio».
Nei giorni successivi, continua l’ex consigliera, ha continuato a ricevere mail di convocazione, finché il suo avvocato non ha chiamato i legali del club dicendo loro:
«se la Juventus non rettifica questa cosa, va subito in Procura e denuncia tutti».
La Marilungo parla della fretta della Juventus sul deposito del bilancio da parte del cda. La società di revisione Deloitte aveva espresso riserve.
«se il consiglio non depositava il bilancio non ci potevamo iscrivere ai campionati. La spada di Damocle che tutti ci rappresentavano era questa dell’iscrizione alle varie competizioni sportive».
Continua:
«prima la deadline doveva essere a novembre poi venne fuori che si poteva fino a giugno 2023. La nostra preoccupazione aumenta, ci hanno più volte rappresentato come queste conseguenze sportive potessero impattare sulla continuità aziendale».
I pm a questo punto le chiedono chi, nel cda, parlava della necessità di andare avanti con il progetto di bilancio approvato il 23 settembre. La Marilungo risponde che era il presidente Agnelli a voler andare avanti ad ogni costo:
«Il presidente Agnelli, in maniera chiara».
E ancora:
«Noi abbiamo chiesto questi documenti (si riferisce a quelli della Procura, ndr) in varie forme e a più riprese. Io non ho mai visto alcuna documentazione».
Anzi, racconta, in risposta ricevette una battuta:
«Sono migliaia di pagine, vuoi leggerle tutte?».
Il giorno del cda, in una riunione informale, i 4 consiglieri indipendenti furono convocati nell’ufficio di Agnelli. C’era anche Elkann che disse: «Sono venuto qui per rassicurarvi e dirvi tutto quello che volete richiedere sulla situazione che Andrea vi ha indicato». Mentre la dichiarazione di Agnelli fu più tranchant: «queste hanno paura di essere indagate».
La Marilungo parla anche delle side letter.
«Delle side letter sono venuta a sapere a fine ottobre. Dal momento in cui professionisti della società dicono A e Deloitte B, per me le cose sono iniziate a cambiare».
Qualche mese fa, La Verità dedicò un pezzo al ruolo delle donne nello sgretolamento del Cda Juventys. A costruire la trappola per far fuori Agnelli dalla Juventus, scriveva il quotidiano, è stata una donna: Suzanne Heywood, managing director di Exor e presidente di Cnh Industrial Nv.
A guidare le operazioni è stata una donna. Si chiama Suzanne Heywood, è managing director di Exor e presidente di Cnh Industrial Nv. È la nuova luce delle pupille di John Elkann. Sul sito della Juventus è indicata come «amministratore» (…) del club. In realtà da pochi mesi è il braccio armato di Jaky e plenipotenziaria per gli affari anche della Juve, che ormai era diventato un ex-assett.
È stata lei a costruire la trappola in cui è caduto Andrea Agnelli. Diciamolo subito: l’ex presidente della Juve non si è dimesso, è stato «dimesso», lo hanno costretto ad andarsene, si è trovato in minoranza nel consiglio (si parla di sei voti contro, un indeciso a tutto, Pavel Nedved, e solo due a favore, lo stesso Agnelli e il suo fedele Francesco Roncaglio). Secondo una ricostruzione di buona fonte, l’ex presidente della Juve si era presentato pieno di certezze e sicuro di sfangarla un’altra volta. Contava sul fatto che il cugino John Elkann – il vero proprietario della Juve -, non volesse affondare il colpo decisivo. Si basava su questa errata convinzione: «Fino a che non sarà terminata l’inchiesta della Procura della Repubblica, Jaki non avrà il coraggio di farmi fuori: sarebbe ingiusto e di cattivo gusto colpevolizzarmi e non credere nella mia innocenza fino a prova contraria e fino all’eventuale rinvio a giudizio o all’esito dell’eventuale processo. Sarebbe una sorta di dichiarazione di colpevolezza ancor prima del termine delle indagini».
Dopo di lei, una dopo l’altra Daniela Marilungo, Assia Grazioli Venier e Caitlin Mary Hughes hanno invertito la direzione del cda e della Juventus.
Da ilnapolista.it il 2 marzo 2023.
Dopo gli stralci della deposizione dell’ex consigliera del consiglio di amministrazione della Juve, Daniela Marilungo, oggi i quotidiani propongono quelli dell’audizione di Maria Cristina Zoppo, ex componente del collegio sindacale della Juve. Un’audizione durata cinque ore in cui racconta di essersi sentita «quasi sbeffeggiata» dal club, a volte. Altre «colpita e attaccata, per qualcosa che Juventus stessa aveva fatto. Il nostro timore era che gli amministratori (cda) non sapessero nemmeno che Ronaldo aveva fatto un claim per i 19 milioni e avesse chiesto accesso agli atti».
La Zoppo dichiara:
«Da settembre in poi c’è stata un’escalation di momenti di gestione societaria su cui io non riuscivo più a capire perché ci si volesse incanalare in un processo di valutazione di poste di bilancio oggettivamente poco condivisibile».
Continua citando le side letter Juve:
«Noi eravamo venuti a conoscenza dell’esistenza delle carte della Procura che evidenziavano un breach nei sistemi di controllo (side letter)».
Nonostante ciò, il consiglio di amministrazione approvò ugualmente un progetto di bilancio «senza avere contezza dell’esito dell’attività del revisore».
Il revisore presentò dei rilievi al bilancio. La Zoppo continua:
«Accettare questi rilievi, è una mia conclusione, avrebbe potuto sgonfiare tutta la linea difensiva in sede penale».
La priorità del collegio sindacale, spiega, era che il bilancio fosse corretto, mentre il club spingeva per approvare il bilancio per l’iscrizione ai campionati.
«Al collegio sindacale non interessava nulla questo, perché se un bilancio è non corretto, è non corretto. Non mi è capitato che gli avvocati avessero un peso così significativo. Nel Consiglio del 2 novembre 2022 c’erano questi legali che parlavano molto ma senza alcun supporto documentale: sono abituata in modo diverso e cioè ricevo prima dei documenti per sapere cosa vado ad approvare e per agire informata e devo dire che è difficile lavorare in un cda in cui ci sono delle persone indagate. Mi sono trovata a disagio a lavorare con gente come Gabasio (Cesare, legale imputato insieme all’ex board societario) soprattutto dopo aver letto le carte della procura».
A quel punto, i sindaci chiedono di modificare il bilancio per le manovre stipendi, mentre sulle plusvalenze:
«Abbiamo parlato con il revisore e abbiamo ritenuto che il metodo da lui utilizzato conducesse ad esiti non irragionevoli».
La Zoppo racconta che la sera del 25 novembre Daniela Marilungo la chiamò in lacrime per comunicarle che si era dimessa dal consiglio di amministrazione della Juve. E le mandò una lettera di accompagnamento che voleva venisse letta in apertura del consiglio di tre giorni dopo. In quella sede la Zoppo chiese più volte che venisse letta la lettera di dimissioni di Marilungo, come dalla stessa richiesto, ma nessuno la ascoltò:
«Loro volevano spingere ad arrivare subito alla deliberazione, approvare il bilancio».
A quel punto, per 50 minuti «viene interrotto l’audio della riunione».
La Zoppo protesta:
«Quanto ci mettete a fare la traduzione di due pagine?».
I pm a questo punto le chiedono se i sindaci erano stati estromessi dal consiglio. In pratica sì, risponde la Zoppo. Poi la riunione riprende e i sindaci vengono sottoposti ad una serie di domande il cui senso, spiega la Zoppo, è soltanto uno:
«Metterci in cattiva luce e crearci una forte sensazione di disagio. Anche Forte (altro sindaco dimessosi, ndr) era in difficoltà. Questa è stata una mitragliatrice».
La Zoppo continua:
«Abbiamo denunciato a Consob che mancavano al 23 dicembre 2022 (e che mancano tutt’ora, 9 gennaio) i verbali del 24 e del 28 novembre, anche il 20 lo abbiamo solo in bozza».
Cosa le hanno riferito i suoi legali?
«Di comportamenti aggressivi».
La Zoppo conclude:
«In vent’anni di lavoro non ho mai visto una quotata che non recepisce i rilievi di una società di revisione. Forse perché, è una mia conclusione, avrebbe potuto sgonfiare tutta la linea difensiva in sede penale».
L'inchiesta Prisma. Inchiesta Juventus, l’ex dirigente Lombardo accusa il club: le altre società “banche” per le plusvalenze e il “sistema Paratici”. Redazione su Il Riformista il 3 Marzo 2023
Nuovi guai per la Juventus. Il club bianconero avrebbe utilizzato altri club di Serie A con cui intratteneva affari come una sorta di “banca”, che permetteva alla società guidata da Andrea Agnelli di fare le agognate plusvalenze anche acquistando giocatori tramite altre squadre “per ostacolare le altre”.
A rivelarlo è quello che la procura di Torino considera uno dei suoi teste chiave nell’inchiesta Prima che vede indagati la vecchia dirigenza juventina, dallo stesso Agnelli a Fabio Paratici e Pavel Nedved: si tratta di Maurizio Lombardo, ex segretario generale che si occupava dei contratti della società.
Ne scrive oggi Repubblica, quotidiano che tra l’altro fa parte di quella Gedi di proprietà proprio della famiglia Elkann-Agnelli. Il quotidiano sottolinea come Lombardo sia “un fiume in piena” contro gli ex colleghi quando viene sentito in procura il 17 febbraio, anche perché dopo 9 anni nel club di Torino viene messo alla porta “in cinque minuti”, quando 29 ottobre 2020 gli dicono che “Paolo Morganti è più manager di te”.
Nel mirino finisce in particolare Fabio Paratici, oggi direttore generale al Tottenham ma per anni direttore sportivo e poi amministratore delegato della Juventus. Paratici che secondo Lombardo “aveva smanie di onnipotenza, voleva acquistare giocatori anche tramite altre squadre per ostacolare le altre”.
Al centro del colloquio tra l’ex segretario generale e i pm torinese c’è in particolare un incontro del 19 luglio 2018, tra il legale della Juventus, Cesare Gabasio, e il vicepresidente dell’Udinese, Stefano Campoccia, neo eletto consigliere della Lega calcio.
I sue si incontrano proprio nella sede della Lega Calcio, in un palazzo in via Rossellini a Milano: qui Gabasio consegna consegnerebbe a Campoccia un impegno di riacquisto in una busta chiusa, le “side letter” che celavano il patto occulto tra i due club.
Ai pm Lombardo rivela che era lui a custodire le side letter “in una valigetta, sempre con me, anche a casa“, perché poteva capitare “anche di notte” di essere chiamato da Paratici. “C’erano quelle del Cagliari, dell’Atalanta.. senza dubbio firmate“, gli dicevano “tienile tu” perché “era meglio che non uscissero“.
Al centro di questi accordi occulti ci sono alcuni calciatori anche di primo piano del nostro campionato: Cerri, Mandragora, Orsolini, Demiral, Traorè, Mulè, Audero, Peeters. Con l’Atalanta, scrive Repubblica, Lombardo snocciola precisi i debiti: “14,5 milioni: 4 per Mattiello, 4 per Muratore, 3,5 per Caldara, 3 per Romero“.
Secondo l’ex manager juventino i calciatori erano a conoscenza degli accordi. E sempre stando alle dichiarazioni di Lombardo quelle side letter non venivano depostati in Lega “altrimenti non si poteva registrare la plusvalenza”. I problemi emergono con il contratto di Mandragora all’Udinese per 20 milioni, quando “si rendono conto che con questa ricompra non potevano più registrarla subito“. All’epoca Lombardo ricorda: “Era ancora il periodo di Marotta e io chiesi: perché ce lo riprendiamo che non giocherà mai nella Juventus? Mi dissero che avevamo un obbligo“.
Ai pm di Torino Lombardo ha parlato anche delle manovra sugli stipendi dei calciatori durante il periodo del Covid: “Per la prima, avevo preparato le buste, 2 per ogni calciatore, in una la riduzione, l’altra per rimetterla firmata“.
Ma non tutti sono stati pagati, come confermato anche dall’argentino Dybala, oggi in forza alla Roma: “La Juve mi deve 3 milioni per gli stipendi del 2021. Ad aprile 2023 ha l’ultima opportunità per pagarli” altrimenti il suo avvocato procederà “anche se io non voglio fare nessuna causa e uscire sui giornali, evitando problemi per me e per la Juventus“.
Estratto dell’artcolo di Sarah Martinenghi per repubblica.it il 3 marzo 2023.
Una busta chiusa, consegnata di persona da Cesare Gabasio […] nella sede della Lega Calcio. Luogo insolito per dare al consigliere neo eletto Stefano Campoccia la side letter che celava il patto occulto con l'Udinese di cui lui è il vicepresidente. Ma il 19 luglio 2018 il legale della Juventus aveva fretta di consegnargli l'impegno di riacquisto.
Ne chiedono conto i pm che hanno messo sotto scacco la Juve a Maurizio Lombardo, l'ex segretario generale che si occupava dei contratti, prima di essere fatto fuori dopo 9 anni "in 5 minuti", quando il 29 ottobre 2020 gli dicono: "Paolo Morganti è più manager di te". Il 17 febbraio, in procura, Lombardo attacca gli ex colleghi. Così su Paratici: "Aveva smanie di onnipotenza, voleva acquistare giocatori anche tramite altre squadre per ostacolare le altre". E si trasforma nel teste chiave: spiega che alcune società hanno fatto "da banca" per permettere alla Juventus di fare le plusvalenze.
Ed era proprio lui a custodire le side letter "in una valigetta, sempre con me, anche a casa", perché poteva capitare "anche di notte" di essere chiamato da Paratici. "C'erano quelle del Cagliari, dell'Atalanta.. senza dubbio firmate", gli dicevano "tienile tu" perché "era meglio che non uscissero". Fa importanti ammissioni ai pm che gli chiedono di Cerri, Mandragora, Orsolini, Demiral, Traorè, Mulè, Audero, Peeters.
Con l'Atalanta snocciola precisi i debiti: "14,5 milioni: 4 per Mattiello, 4 per Muratore, 3,5 per Caldara, 3 per Romero". I calciatori sapevano degli accordi? "Sì, le scritture erano rassicurazioni". Il testo "era predisposto" da Gabasio, "il cui ruolo è cresciuto dopo Marotta, che era più prudente. Dopo di lui non c'era più un'operazione che teneva". Ma il nuovo gruppo di lavoro con "Agnelli, Nedved, Cherubini, Paratici e Gabasio" l'aveva estromesso: "All'epoca ci stavo male, ma oggi ringrazio il cielo".
Le side letter non venivano depositate in Lega: "Altrimenti non si poteva registrare la plusvalenza". Erano uscite nuove regole. "Tutti i direttori sportivi volevano una recompra. Ma non poteva essere registrata la plusvalenza fin tanto che non scadeva la condizione". La spia si accese "con Mandragora all'Udinese per 20 milioni: si rendono conto che con questa recompra non potevano più registrarla subito". Un contratto "strano" […]
Racconta anche delle manovre stipendi: "Per la prima, avevo preparato le buste, 2 per ogni calciatore, in una la riduzione, l'altra per rimetterla firmata". Non tutti sono stati pagati. E anche Dybala l'ha confermato […]
Estratto dell'articolo di Massimiliano Nerozzi per corriere.it il 3 marzo 2023.
Scaricato dalla Juve […] Paulo Dybala potrebbe avere la rivincita, n[…]: dagli atti dell’inchiesta della Procura di Torino sui conti del club, risulta infatti che uno dei legali dell’argentino, l’avvocato Luca Ferrari, «ha avanzato richiesta di risarcimento per il mancato rinnovo contrattuale, con mail del 12 maggio, lettera del 28 luglio e mail del 20 settembre 2022». L’ex numero 10 juventino, ascoltato da un capitano e un maresciallo della guardia di finanza, cade dalle nuvole: «Non ero a conoscenza di questi documenti che non ho mai visto prima». […]Sentito tre giorni fa in Procura dai pm, l’avvocato ha confermato tutto.
In sostanza, secondo la ricostruzione del legale, […] nell’autunno 2021 il contratto tra la Juve e Dybala era praticamente fatto: dopodiché improvvisamente — secondo la sua versione — il club si tirò indietro, per poi prendere Vlahovic, il gennaio seguente. Va da sé, un’operazione era alternativa all’altra. […]
Motivo: «Sicuramente si tratta degli stipendi del 2021 spostati, forse c’è dentro anche qualche bonus». Spiega ancora: «Quando abbiamo fatto l’accordo per lo spostamento delle buste paga, sapevamo che se avevo ancora un contratto, gli stipendi arretrati li pagavano in aumento sugli stipendi successivi, se invece andavo via, mi dovevano pagare tutto subito. So che ad aprile 2023 la Juve ha l’ultima opportunità per pagare questi 3 milioni circa». […] Da amato ex vorrebbe evitare una battaglia legale: «Ho parlato con i miei legali e ho fatto capire loro che ovviamente rivoglio i miei soldi, ma senza fare nessuna causa e senza uscire sui giornali, evitando problemi per me e per la Juventus».[…]
Estratto da open.online il 23 marzo 2023.
Dopo la carta Ronaldo tocca alla carta Dybala. Durante l’interrogatorio dell’ex juventino per l’inchiesta plusvalenze l’avvocato della Joya Luca Ferrari ha parlato di una richiesta record di 54 milioni di euro nei confronti della Juventus. E di una causa che arriverà se entro il mese di aprile i bianconeri non pagheranno gli stipendi arretrati all’attuale giocatore della Roma.
(...)
La Joya e i soldi della Juventus
Dybala, racconta oggi Repubblica, ha sollevato dal segreto professionale il suo avvocato. E Ferrari ha spiegato alla Guardia di Finanza che il giocatore non ha mai in alcun modo rinunciato ai 3,8 milioni di euro che avanza dopo l’ormai famosa «manovra stipendi». Ma il legale ha aggiunto che esiste un altro contenzioso con i bianconeri. Che riguarda il mancato rinnovo del suo contratto con la Juventus. Sembrava fatta, secondo il legale, perché «mancava solo la firma». Di qui la richiesta di indennizzo e l’ultimatum già consegnato alla società. Secondo quanto previsto dalle scritture private tra il club e il giocatore che risalgono al 28 aprile 2021. La cifra di 54 milioni era già stata annunciata alla Juventus nell’aprile 2022 via mail. L’avvocato Ferrari ha chiesto la differenza in cinque anni tra il contratto con la Roma e quanto avrebbe percepito alla Juventus.
Spiegando che la responsabilità è a tutti gli effetti contrattuale. La trattativa era cominciata nell’estate 2021. A ottobre era stata integrata con i soldi della manovra stipendi. A quel punto, secondo la versione dell’avvocato di Dybala, si è aperto un contenzioso sulle commissioni per gli agenti. Nel mese di gennaio arriva il cambio di rotta dei bianconeri. Poi a marzo arriva una proposta molto inferiore rispetto a quella base. E si rompono le trattative. A maggio Ferrari chiede cinque milioni di euro per chiudere entrambi i contenziosi. Ma la risposta è negativa. Arriva una controproposta da tre milioni di euro subito oppure quattro in due anni. Ma senza alcun impegno scritto. Dybala dice no. E si prepara a chiedere 54 milioni alla Juventus. Gli arretrati, nel caso, andranno anche ai suoi eredi.
Dybala dalle lacrime alla causa: vuole 54 milioni dalla Juventus. Giovanni Capuano Panorama (Di giovedì 23 marzo 2023)
Tra l'argentino e il club volano gli stracci: colpa della manovra stipendi (e del debito non ancora saldato) e della trattativa per il rinnovo sfumata al momento della firma. Con la Joya che ha perso un tesoro finendo alla Roma
Piangeva Paulo Dybala quando lo scorso 16 maggio ha salutato per l'ultima volta il popolo juventino allo Stadium. Lacrime copiose e irrefrenabili che avevano colpito e commosso i tifosi bianconeri, già dividi da un paio di mesi sullo strappo che la società aveva imposto alla trattativa per il rinnovo del contratto in scadenza, iniziata ben prima della tempesta del Covid e terminata con la fredda comunicazione di Maurizio Arrivabene sulla volontà di percorrere sentieri tecnici diversi, leggasi l'investimento su Dusan Vlahovic. Piangeva Dybala e ora viene il dubbio che non lo facesse solo perché attaccato visceralmente alla Juventus e alla sua gente. Le carte dell'inchiesta Prisma della Procura di Torino che stanno procurando una marea di guai alla Juventus e ai suoi dirigenti sputano fuori anche i retroscena della vicenda della (ex) Joya bianconera. Che, pur non essendo entrata in prima persona nella contesa, vuole indietro tutto dal suo vecchio club. Non solo le mensilità non pagate nelle due manovre stipendi finite sotto la lente di ingrandimento dei magistrati, in tutto 3,8 milioni di euro non ancora saldati nonostante gli impegni presi nelle side letter che rischiano di costare una squalifica anche all'attaccante ora della Roma. Il legale di Dybala da mesi ha comunicato alla controparte che nel conto può finire anche la differenza tra la stipendio che l'argentino avrebbe preso a Torino se quella benedetta firma fosse stata formalizzata e la cifra percepita dalla Roma. Non un dettaglio, visto che si parla di 49.497.000 euro che sono il delta tra i 69,652 lordi del quinquennale ipotetico stracciato da Arrivabene e i 20,155 del triennale strappato a Tiago Pinto per sbarcare alla corte di Mourinho. Ufficialmente Dybala non vuole piantare grane alla Juventus, ma agli atti ci sono i movimenti del suo avvocato e il fastidio (eufemismo) della famiglia per il finale della trattativa che si salda con la manovra stipendi cui l'attaccante ha sempre spiegato di aver aderito controvoglia anche per non entrare in rotta di collisione con la società in una fase delicata di discussione. E' probabilmente la prima volta che una trattativa saltata all'ultimo rischia di finire in tribunale nel mondo del calcio sotto forma di richiesta risarcimento danni per mancato guadagno. E' evidente che pesano nel rapporto chiuso male anche le vicende della gestione delle mensilità del periodo del Covid, ma se dovesse veramente finire davanti a dei giudici la storia della trattativa tra il procuratore Jorge Antun, i legali e le dirigenze juventine che si sono susseguite dal 2019 al 2022 (tanto è durato l'affaire) si creerà un precedente interessante. Ad esempio, su quanto possa pesare il tira e molla del giocatore che a lungo ha chiesto un ingaggio quasi fuori mercato quando la Juventus era disposta a firmare per tanti soldi senza, però, riconoscergli lo status di top player mondiale. O quanto incidano le pretese di commissioni e bonus alla firma, ormai quasi una tassa occulta cui i club devono sottostare. Oppure se possano essere quantificati o no i problemi fisici che hanno segnato le ultime due stagioni di Dybala in bianconero: 33 partite saltate tra il 2020 e il 2022. Uno dei parametri che alla fine convinsero Arrivabene a chiudere per sempre.
Ecco la Carta Covisoc consegnata alle difese della Juventus: cosa c’è scritto e perché è importante. Arianna Ravelli su Il Corriere della Sera l’11 Marzo 2023
Il Consiglio di Stato respinge la sospensiva chiesta dalla Figc che consegna subito il documento alle difese di Paratici, ex ds, e Cherubini, dirigente Juventus. Sono 6 pagine in cui si parla di plusvalenze, ma mai della Juventus e sembra mancare la notitia criminis. Il punto è: si può far iniziare l’inchiesta da lì? Se così fosse, la sentenza dei -15 punti non avrebbe rispettato i tempi
La famosa carta Covisoc è ora in mano agli avvocati di Fabio Paratici, ex ds della Juventus, e di Federico Cherubini, dirigente bianconero. L'hanno consegnata i legali della Figc dopo che il Consiglio di Stato oggi ha respinto la richiesta di sospensiva notificata ieri dalla stessa Federazione in cui si chiedeva di annullare i pronunciamenti del Tar che obbligavano gli uffici a consegnare la carta e fissato, per discuterne, la camera di consiglio per il 23. Ma, appunto, le difese della Juventus non hanno avuto bisogno di aspettare quella data perché la carta è già stata consegnata.
Quello che premeva alla Figc, infatti, al di là del contenuto del documento, che poi vedremo e che può risultare, dopo tanto parlare di carta segreta, anche deludente, era sottolineare l'autonomia della giustizia sportiva, la «pregiudiziale sportiva», in base alla quale è consentito rivolgersi al giudice statale solo quando si è completato il giudizio sportivo con il terzo grado e non a metà dell’iter, come avvenuto in questo caso.
La Figc aveva chiesto la misura cautelare monocratica, quindi una decisione con carattere d'urgenza: una volta consegnato il documento alle difese, non era possibile evidentemente tornare indietro. Ma per il Consiglio di Stato, si legge nel pronunciamento firmato dal presidente della V sezione Paolo Giovanni Nicolò Lotti, non sussistono i presupposti per la misura monocratica di «estrema gravità e urgenza», collegata a un danno definibile come «catastrofico» e quindi si può aspettare la camera di consiglio. Superata in qualche modo dalla consegna del documento, come detto, ma dove sarà posto appunto il tema dell’autonomia del procedimento sportivo.
La Carta Covisoc
Ma cosa c'è in questa famosa carta Covisoc, datata 14 aprile 2021, protocollata con il numero 10940? Sono sei pagine inviate dal procuratore Giuseppe Chiné al presidente della Covisoc Paolo Boccardelli (in risposta a una richiesta di chiarimenti inviata il 31 marzo), con in copia il presidente federale Gabriele Gravina, in cui si forniscono appunto chiarimenti interpretativi sulla vicenda plusvalenze e in cui non si nomina mai la Juventus. È un riassunto di come si è espressa la giurisprudenza sul tema. «A fine di fornire un contributo costruttivo e delineare un modus procedendi condiviso con tutte le componenti federali, questa Procura non può che partire dall’analisi della giurisprudenza che, da ultimo, si è formata sul tema delle plusvalenze fittizie», è l’incipit.
È importante perché, secondo gli avvocati della Juventus, da qui bisogna far partire l’inchiesta, retrodatando quindi i termini, cosa che renderebbe fuori tempo massimo la richiesta di revocazione che ha portato alla sentenza dei 15 punti di penalizzazione. È questo uno dei motivi del ricorso dei bianconeri al Collegio di garanzia, ed è per questo che le difese premevano per entrarne in possesso ed è per questo che la decisione del Tar è stata interpretata come un punto segnato dalla Juventus. Ma è tutto da stabilire che il Collegio di garanzia veda in questa carta l’inizio effettivo dell’inchiesta. Per la procura e per la Figc si tratta solo di una scrittura interna di nessuna rilevanza e che non deve rientrare negli atti processuali. L’obiettivo, come detto, era tutelare l’autonomia del procedimento sportivo.
Sei pagine
Ma vediamo che dice la carta una volta per tutte. Si parte considerando casi passati di plusvalenze come quelli relativi agli scambi tra Chievo e Cesena e tra Perugia e Atalanta. Si ricorda per esempio la vicenda della società veneta (penalizzata con 3 punti dal Tribunale federale nazionale) «che ha posto in essere una sistematica operazione di mercato, non già un’episodica operazione, legata al valore attribuito intuitu personae al particolare ipotetico talento riscontrabile in uno o più giocatori, volta inevitabilmente a sopravvalutare i dati di bilancio mediante, appunto, il sistema delle ccdd. “plusvalenze”». Ma, se si considera lecito sanzionare «l’imprudenza di una condotta gestionale» della società, dall’altra parte si ricorda soprattutto perché è stato così difficile arrivare a stabilire valutazioni oggettive dei calciatori, il punto centrale in tutti i procedimenti sulle plusvalenze. «Questo Collegio ritiene, tuttavia, non sia possibile aderire ai criteri di quantificazione operati dalla Procura Federale, condividendo sul punto la tesi difensiva dei deferiti scaligeri, secondo la quale difettano uniformi e oggettivi criteri di valutazione dell’effettivo valore del calciatore».
Una volta ricordati i casi passati (nell’altro caso Perugia-Atalanta terminato con il proscioglimento di tutti i deferiti) c’è la conclusione che dice esplicitamente «ove emergano elementi sufficienti a corroborare la necessità di indagare i casi». Secondo questa frase sembrerebbe che la «notitia criminis» ancora quindi non ci fosse in quella data e quindi sarebbe difficile far partire l’inchiesta da lì. «Sulla scorta di tali considerazioni in diritto, dalle quali questa Procura non può prescindere nell’esercizio delle proprie prerogative inquirenti e requirenti, è evidente che l’esercizio dell’azione disciplinare in questa materia, in una logica metodologica di continuità rispetto alle valutazioni già svolte nelle precedenti fattispecie disciplinarmente rilevanti esaminate, potrà essere utilmente perseguito ove emergano elementi sufficienti a corroborare la necessità di indagare su casi che fanno ragionevolmente ritenere la sussistenza di operazioni di scambio di calciatori fra due o più società professionistiche, in termini di sistematicità delle medesime operazioni di mercato, non già un’episodica operazione, finalizzati a sopravvalutare i dati di bilancio delle medesime società mediante, appunto, il sistema delle ccdd. Plusvalenze. Ritengo, peraltro, che tali considerazioni possano utilmente valere – sotto il profilo metodologico – per ogni fenomeno di elusione dei dati iscritti a bilancio che alterano l’affidabilità degli stessi, pure menzionati nella nota indicata in oggetto».
Da gazzetta.it il 14 marzo 2023.
Stavolta non sono serviti ricorsi. La Figc ha assecondato subito le richieste arrivate ieri sera dai legali di Fabio Paratici e Federico Cherubini, entrambi deferiti nel processo sportivo contro la Juve che ha portato in secondo grado a 15 punti di penalizzazione, consegnando questa mattina la cosiddetta "seconda carta Covisoc" del 31 marzo 2021.
Si tratta della comunicazione dal presidente della Covisoc Paolo Boccardelli al procuratore federale Giuseppe Chiné che precedeva quella che aveva portato al ricorso al Tar e che secondo gli avvocati bianconeri avrebbe potuto anticipare i tempi procedurali con il rischio di far cadere l'intero iter processuale con annessa sentenza nell'udienza davanti al Collegio di garanzia del Coni.
Anche in questo caso, come per la carta consegnata sabato, la Juventus non è mai nominata e ci si limita a parlare di "situazioni gestionali che meritano un attento monitoraggio" in vista di "potenziali iniziative istituzionali". Non sembra dunque esserci la notitia criminis che la Juve cerca, anche se non era l'elemento centrale delle cento pagine di ricorso bianconero.
(…)
Inchiesta Juventus, il pm Santoriello lascia dopo le polemiche sulla sua fede calcistica. Simona Lorenzetti su Il Corriere della Sera il 22 Marzo 2023
Il pm era finito nel mirino del popolo bianconero per alcune esternazioni in occasione di un convegno di 4 anni fa: «Lo ammetto, seguo e sono tifosissimo del Napoli e odio la Juventus»
Lunedì 27 marzo il sostituto procuratore Ciro Santoriello non sarà in aula in occasione dell’udienza preliminare del processo contro gli ex vertici della Juventus, accusati — a vario titolo — di false comunicazioni sociali, aggiotaggio, ostacolo alla vigilanza. La decisione di fare un passo indietro, presa in completa autonomia, arriva a più di un mese dalla bufera social scatenata da alcuni tifosi in relazione alla sua fede calcistica.
Il magistrato ha comunicato questa mattina — 22 marzo — la propria posizione al procuratore capo Anna Maria Loreto, che ha preso atto della scelta apprezzando «il grande senso istituzionale, la lealtà e l’attaccamento che hanno portato il magistrato ad assumere questa decisione». Il sostituto procuratore Santoriello, grande esperto di reati economici, era finito nel mirino del popolo bianconero per alcune esternazioni in occasione di un convegno di 4 anni fa, in cui si parlava di plusvalenze e bilanci societari. In un contesto a tratti conviviale, aveva detto: «Lo ammetto, seguo e sono tifosissimo del Napoli e odio la Juventus. Come pubblico ministero sono anti-juventino, contro i ladrocini in campo».
Una frase pronunciata nell’ambito di uno scambio di battute con gli altri invitati al convegno e in relazione all'archiviazione di un procedimento che riguardava proprio la Juventus. All’epoca nessuno si scandalizzò, ma nel 2021 — quando il pm è entrato a far parte del pool di magistrati che coordina l’inchiesta sulla Juve — qualcuno ha rispolverato il filmato del 2019 e lo ha diffuso in rete, alimentando così le polemiche. Da qui la decisione di fare un passo indietro. Lunedì 27 marzo, quindi, Santoriello non sarà in aula in occasione dell’udienza preliminare. A portare avanti il procedimento saranno gli altri due magistrati che fino a oggi hanno lavorato all’inchiesta: il procuratore aggiunto Marco Gianoglio e il sostituto Mario Bendoni.
Estratto dell'articolo di Luigi Mascheroni per “il Giornale” il 26 marzo 2023.
A parte essere un Agnelli, che è già tantissimo, Andrea è tre cose: imprenditore, dirigente sportivo (ex...) e antipatico. Un giornalista che lo tiene in grande stima ha detto di lui: «Non è antipatico per caso, è antipatico per scelta». E forse fa bene. Perché, come si dice nel mondo dello sport, «se sei simpatico significa che stai perdendo».
Perdente da un punto di vista economico-finanziario (debiti, bond, mega-stipendi, spese pazze), vincente da quello calcistico (nove scudetti di fila, l’apertura dello stadio di proprietà, persino il calcio femminile)- nessuno ha mai messo in dubbio l’amore per la Juventus, un po’ invece le sue capacità manageriali –, Andrea Agnelli di tutti gli Agnelli è il meno Agnelli. Non ha lo stile dell’Avvocato. Non ha l’arguzia dialettica di Umberto, il padre. Non ha il fascino da Principe arabo che aveva Giovanni Alberto, il fratellastro.
Non ha l’inconsistenza di Lapo, il procugino minore. E neppure la cattiveria di John, il procugino maggiore. È educato, gentile, riservato, falsamente sorridente (è piemontese...).
Ha savoir-faire, ma tutti lo avremmo con un capitale sopra gli svariati milioni di euro; ha ambizione, come non puoi non averne se porti quel cognome; ha dedizione al lavoro, tipicamente sabauda. Ma non basta.
Infatti è anche permaloso (se gli pesti un piede sul pullman se lo ricorda a dieci campionati di distanza). Insicuro (non ti guarda mai negli occhi). Infantile (da cui l’impietoso giudizio di Gigi Riva: «Andrea Agnelli è il bambino che porta il pallone e che pretende non solo di giocare sempre, ma anche di scegliere le squadre»). Cinico (tanto da esaltare il detto di Boniperti «Vincere è l’unica cosa che conta»).
Cocciuto (da cui lo slogan-tormentone «Fino alla fine»: «Siamo gente della Juventus, fino alla fine», «Ti amo fino alla fine, «La Juve prima di tutto, fino alla fine», «Lottare sempre, fino alla fine»).
(...)
Padre di troppi, padrone di nulla, monociglio e poliglotta (parla con l’immancabile erre arrotata l’italiano dei piemontesi, il francese degli italiani, l’inglese dei manager e il dialett turines, neeeeeeh), Andrea Agnelli soffre due cose. Il modulo a zona. E il fatto che l’Avvocato avesse indicato i suoi nipoti e non lui come successore dell’Impero, rimanendo una minoranza fra i non Agnelli, schiacciato dall’erede designato del patrimonio, il lupo John Elkann. E ora che Andrea per l’inchiesta sulle plusvalenze fittizie e il falso in bilancio si è dimesso da tutte le società del gruppo – come precipitare da diciannove tituli a nessuna carica - per lui è una doppia sconfitta.
Estratto dell’articolo di Simona Lorenzetti e Massimiliano Nerozzi per corriere.it il 26 marzo 2023.
Tutto inizia da diversi articoli di giornale che sottolineavano plusvalenze da record da parte della Juve: «Dal 30 giugno 2018 al gennaio 2021 – scriverà nella prima annotazione la Guardia di finanza – ne sono emerse per 416.933.597 euro, conseguenza delle operazioni di cessione dei diritti relativi a 71 calciatori». Così, a primavera del 2021, la Procura di Torino apre un fascicolo «modello K», ovvero «atti relativi a fatti nei quali non si ravvisano reati allo stato degli atti, ma che possono richiedere approfondimenti».
Succede non di rado negli uffici inquirenti, e la maggior parte delle volte il tutto finisce archiviato, senza che nessuno ne sappia alcunché. In questo caso, l’indagine è relativa «a bilanci ed oscillazioni del titolo di società quotata». Non ci sono ipotesi di reato e ancor meno persone indagate.
È il 25 maggio dello stesso anno quando, con una paginetta a firma del procuratore aggiunto Marco Gianoglio e del pm Mario Bendoni, la Procura delega i primi accertamenti al nucleo di polizia economico finanziaria di Torino delle Fiamme gialle.
Così scrivono i magistrati: «In relazione al procedimento in epigrafe – all’epoca ancora un fascicolo modello K, numero 3160/2021 – si prega di visionare gli atti e di approfondire le operazioni di trasferimento di calciatori poste in essere, in entrata e in uscita, dalla Juventus negli esercizi chiusi al 30 giugno 2018, 2019, 2020, nonché nell’esercizio in corso».
[…]
Il mese successivo arriva la prima annotazione dei militari – 34 pagine che riassumono l’attività di due marescialli della sezione Reati societari e fallimentari e del capitano Vincenzo Piccolo, che la dirige – firmata dal comandante del gruppo Tutela mercato capitali, il tenente colonnello Mauro Silvari.
[…]
Nel documento si sottolineavano le operazioni «a specchio» e l’ipotesi che «la società potrebbe aver indicato nei bilanci valori di cessione superiori a quelli effettivi al fine di compensare le perdite di esercizio o, comunque, influire sulle stesse».
Come pure si osservava un «costante incremento» di perdite e ammortamenti, e una parallela crescita delle plusvalenze. Il 12 luglio 2021 – emerse nella relazione finanziaria – la Consob avviò poi una verifica ispettiva sul club: tre giorni più tardi, iniziarono le intercettazioni della Finanza.
Processo Juventus, atto primo della maratona (con rinvio). Giovanni Capuano su Panorama il 26 marzo 2023.
Udienza preliminare aperta e rinviata dopo aver accettato le parti civili. Si ricomincia a maggio per discutere la competenza territoriale col rischio che ci si fermi di nuovo per mandare tutto alla Corte di Cassazione
Quasi due anni di inchiesta e una manciata di minuti per il primo atto. Concluso con un rinvio al 10 maggio a testimonianza di come il procedimento sui bilanci della Juventus, nato dalle oltre 15.000 pagine di atti della Procura di Torino a corredo dell'inchiesta Prisma, sarà un'autentica maratona tra perizie, eccezioni e interpretazioni formali dei conti economici del club dal 2019 al 2021. Uno scenario diversissimo rispetto alla celerità con cui la giustizia sportiva ha deciso la stangata da 15 punti per i bianconeri, al vaglio del Collegio di Garanzia del Coni il prossimo 19 aprile. L'atto numero uno si è consumato in una mattinata. il giudice per le udienze preliminari del tribunale di Torino, Marco Picco, ha ricevuto la richiesta di costituzione di parte civile di una cinquantina di azionisti della Juventus - che denunciano di essere stati danneggiati dal modo di agire del management - e della Consob, presente in ragione del suo ruolo di vigilante sul mercato. Assenti, per ora, Agenzia delle Entrate e Figc ed assenti anche tutti gli indagati a partire dall'ex presidente Andrea Agnelli che insieme al club e ad altre 11 persone deve rispondere neo complesso di 15 capi d'accusa tra cui false comunicazioni sociali, ostacolo alla vigilanza Consob, aggiotaggio informativo e false fatturazioni. La richiesta di costituzione come parte civile è stata accolta, così come la chiamata a rispondere di eventuali responsabilità di Juventus e della società di revisione Ernst%Young che negli anni oggetto dell'inchiesta affiancava il club nella certificazione dei bilanci. E' stato l'unico atto prima del rinvio al 10 maggio quando invece sarà il momento di giocare la prima partita di questo campionato nel campionato, quella che deciderà dove l'eventuale processo sarà celebrato. La Juventus infatti vuole che gli atti vengano interamente traferiti da Torino a Milano (sede della Borsa) o Roma (dove ci sono i server cui si serve la Borsa per il trattamento del materiale informatico). La Procura si oppone e lo scenario possibile è che si vada già ai tempi supplementari e cioè che il giudice Picco decida di interrogare direttamente la Corte di Cassazione come previsto dalla recente riforma Cartabia, così da evitare un eventuale azzeramento per vizio procedurale una volta arrivati al terzo grado in giudizio. Significa che è possibile che soltanto in estate inoltrata si saprà se Juventus e gli altri 12 indagati (Agnelli, Nedved, Arrivabene, Paratici, Cerrato, Re, Bertola, Gabasio ed ex consiglieri del cda e revisori dei conti) dovranno andare a processo o se tutto si chiuderà prima. In aula l'accusa si è presentata solo con i pm Mario Bendoni e Marco Gianoglio e senza il discusso Ciro Santoriello, finito al centro delle polemiche per i video di qualche anno fa in cui si dichiarava tifoso del Napoli e soprattutto anti-juventino nello svolgimento della sua funzione. Santoriello aveva annunciato alla vigilia dell'udienza preliminare il passo indietro.
Da ilnapolista.it il 29 Marzo 2023
I processi, per la Juventus, potrebbero diventare tre. Lo scrive Giorgio Marota sul Corriere dello Sport. Domani scade domani il termine per le indagini sul club bianconero. La Procura Figc sembra orientata a chiedere un nuovo processo per la manovra stipendi e le false fatture mentre la questione delle partnership con gli altri club, su cui ora indagano anche altre procure, oltre a quella di Torino, finirebbe in un terzo filone futuro. In caso di deferimento sugli stipendi, la Juventus andrebbe a processo entro fine aprile e l’eventuale sanzione afflittiva arriverebbe già in questa stagione.
Il quotidiano sportivo scrive: “Domani, dopo due diverse proroghe (40 e 20 giorni), suonerà il gong. E al rintocco della campana tutto quello che sta dentro il fascicolo chiamato “manovre stipendi e manovra agenti” si trasformerà in un avviso di conclusione delle indagini firmato dal procuratore federale Giuseppe Chiné. Le intenzioni sono chiare: non sembra esserci altra strada possibile per la Juve che tornare a difendersi di nuovo in tribunale, dopo una battaglia (non ancora conclusa) sulle plusvalenze e una partita appena cominciata davanti al Gup per i risvolti penali dell’inchiesta Prisma.
Le partnership considerate “opache” con le altre società – le procure di 6 diverse città (Bologna, Genova, Cagliari, Bergamo, Udine e Modena per il Sassuolo) hanno richiesto a quella di Torino gli atti per competenza territoriale – rimarrebbero fuori dal secondo deferimento e dal successivo processo; secondo quanto filtra, Chiné non dovrebbe includere queste carte nella conclusione delle indagini poiché le indagini parallele delle varie procure della Repubblica sono ancora in corso e da lì potrebbero emergere elementi nuovi, più avanti. E così sarebbero tre i processi a carico della Juve: il plusvalenze-bis (udienza al Collegio di Garanzia il 19 aprile, terzo grado), il “manovre stipendi e agenti” (indagini da chiudere entro domani, daranno vita a un processo di primo grado) e, appunto, le “partnership sospette con le società””.
Estratto dell'articolo di Monica Colombo per il “Corriere della Sera” il 30 marzo 2023.
Mai dichiarazioni furono più intempestive di quelle pronunciate martedì da Fabio Paratici, […] a proposito della separazione consensuale da Antonio Conte: «Abbiamo preso la decisione migliore per tutti». Sono in molti ora in Inghilterra a rimproverare agli Spurs e al presidente Levy una scarsa lungimiranza nell’organizzare l’intervista dal momento che, a distanza di meno di 24 ore e con cinico tempismo, è arrivato il pronunciamento della Fifa.
Secondo il presidente della commissione disciplinare della Federcalcio mondiale l’inibizione dei dirigenti sanzionati dalla giustizia sportiva italiana deve essere estesa a livello globale. Il club londinese non ci sta e chiede «chiarimenti urgenti», contestando le «misure arrivate senza preavviso».
L’inibizione di 30 mesi nei confronti di Fabio Paratici avrà validità anche in Inghilterra, con effetto immediatamente esecutivo. […] Che cosa potrà fare dunque Fabio Paratici nel club londinese, già scosso dopo il terremoto legato al divorzio da Conte? Potrà limitarsi a riunioni interne, ma gli sarà impedito, […] di condurre trattative e contattare agenti e dirigenti per negoziare contratti e trasferimenti.
È il momento più difficile nella carriera del manager che a Torino ha vissuto uno dei cicli più vincenti della storia del club con la striscia dei nove scudetti consecutivi. È l’uomo che ha condotto l’operazione che ha portato, nonostante i dubbi dell’allora ad Beppe Marotta, Cristiano Ronaldo a Torino: l’acquisto che ha mandato fuori giri i conti del club, prima ancora che il Covid appesantisse i bilanci. Nel 2018, dopo l’addio di Marotta, i poteri di Paratici sono aumentati e con loro la spregiudicatezza (plusvalenze a parte, si ricordi il caso Suarez). Ora dopo aver fatto spendere al Tottenham più di 300 milioni di euro in due anni è costretto a fermarsi […].
Estratto dell'articolo di Giuseppe Scarpa per “la Repubblica - Edizione Roma” il 31 marzo 2023.
Il caso delle plusvalenze dopate del calciomercato approda nella Capitale. Nel mirino degli investigatori c’è la Roma. I pm di piazzale Clodio hanno aperto un fascicolo sull’affare chiuso a ridosso del 30 giugno 2019, giorno di chiusura dei bilanci, tra la Juventus e Roma per lo scambio tra Luca Pellegrini e Leonardo Spinazzola.
[…]L’indagine è affidata al sostituto procuratore Maria Sabina Calabretta. Il pubblico ministero ha ricevuto nei giorni scorsi tutti i documenti dai colleghi torinesi. Un fascicolo corposo in cui sono allegate anche le intercettazioni che avevano da subito insospettito i militari della Guardia di Finanza.
Le conversazioni chiave sono quelle tra il direttore sportivo della Juventus, Federico Cherubini (allora da poco subentrato a Fabio Paratici) e Stefano Bertola, ex direttore finanziario del club bianconero. […]ù
Ecco lo scambio tra i due. Parte Cherubini: « È stato il mio oggetto di discussione con Fabio tante volte, perché io dicevo... è vero che oggi faremo meno 40 ma così facendo io so già che andiamo dal presidente, diciamo che non si può fa. Fermiamo questa emorragia... cioè, hai attivato una modalità lecita ma l’hai spinta troppo, perché poi hai creato». Bertola replica: «Un fuori giri!». Cherubini ribatte e conferma: «hai fatto un fuori giri! È una coda lunghissima... e che ti ha portato a fare delle operazioni... che altrimenti in un contesto di normalità non puoi fare » .
« Spinazzola – Pellegrini non puoi farlo! » , sottolinea il ds bianconero. hai fatto un fuori giri! È una coda lunghissima... e che ti ha portato a fare delle operazioni... che altrimenti in un contesto di normalità non puoi fare La cessione alla Roma pesa per 29 milioni e mezzo e ha consentito alla Juventus di iscrivere nel bilancio d’esercizio al 30 giugno 2019 una plusvalenza. L’operazione è avvenuta contestualmente all’acquisto, dalla stessa Roma e nel medesimo giorno, del giovane Pellegrini per 22 milioni. Altra plusvalenza sospetta.
Convocato come testimone, Cherubini aveva dichiarato agli inquirenti che quando parlava di una « modalità lecita spinta troppo » che avrebbe provocato un « fuori giri » alla macchina Juventus, riferendosi a Paratici, avrebbe commentato soltanto l’aspetto tecnico. Perché «Fabio era convinto che Spinazzola si infortunasse ». Adesso si apre il nuovo fronte, quello romano. L’intera operazione è finita sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti. L’inchiesta punta a verificare se anche il club giallorosso abbia commesso degli illeciti ed è appena nata. […]
Estratto dell’articolo di Elisabetta Esposito per gazzetta.it il 4 aprile 2023.
Il Consiglio di Stato ha dichiarato improcedibile il ricorso della Federcalcio contro la decisione del Tar del Lazio sulla carta Covisoc richiesta dalla Juventus per il caso plusvalenze.
Il 7 marzo il Tar aveva accolto il ricorso presentato dai legali di Paratici e Cherubini disponendo che la Figc condividesse la comunicazione del 14 aprile 2021, su cui la difesa bianconera aveva più volte battuto nella convinzione che potesse alterare i tempi processuali invalidando l’intero percorso (quello che ha portato al -15 con pesanti inibizioni per i dirigenti).
La Figc aveva a sua volta subito fatto ricorso al Consiglio di Stato che l’11 marzo aveva respinto l’istanza monocratica e fissato l’udienza per il 23 marzo. Oggi la decisione collegiale che, come detto, ha dichiarato il ricorso improcedibile.
(…)
Le parti sembrano comunque entrambe parzialmente soddisfatte. La Figc vede l’improcedibilità come la mancata conferma della decisione del Tar che rischiava di compromettere seriamente l’autonomia della giustizia sportiva.
Sul fronte bianconero invece viene vista come un potenziale strumento utile nell’udienza del 19 aprile davanti al Collegio di garanzia del Coni, che deciderà appunto sui 15 punti: al di là del contenuto della carta (in cui la Juve non veniva mai citata), la decisione del Consiglio di Stato non va contro quella del Tar e dunque i bianconeri potrebbero far valere il loro mancato diritto ad avere in mano tutti gli elementi per costruire la propria difesa.
Stipendi e partnership, cosa succede alla Juventus. Giovanni Capuano su Panorama il 12 Aprile 2023.
La Procura Figc contesta al club bianconero (ancora una volta) la "mancata lealtà". Otto riflessioni su cosa può succedere ora nel processo sportivo, anche alle altre società coinvolte
Come ampiamente annunciato e quasi allo scadere dei termini, la Procura della Figc ha notificato l'atto di chiusura delle indagini sui filoni successivi a quello delle plusvalenze, nate dalle carte dell'inchiesta Prisma della Procura di Torino e che vedono la Juventus e i suoi ex dirigenti alle prese con l'ipotesi di reato di falso in bilancio. Un passaggio atteso e che consente ora di avere maggiore chiarezza su quale sia il perimetro in cui si giocherà la prossima e più delicata partita tra la Juventus e la giustizia sportiva, dopo che il Collegio di Garanzia del Coni avrà valutato il ricorso contro la penalizzazione di 15 punti comminata a fine gennaio e che tiene al momento la squadra di Allegri ancora ai margini della zona Champions League. La procura Figc, guidata da Giuseppe Chiné, ha scelto di accorpare in un unico procedimento tutto quanto restava dalle 15.000 pagine arirvate da Torino: le due "manovre stipendi" del 2020 e del 2021, i rapporti con agenti sportivi e quelle che sono state definite già dai magistrati piemontesi le partnership sospette con altre società. La notifica di chiusura indagini, una sorta di predeferimento sportivo, è stata notificata anche ad Andrea Agnelli, Fabio Paratici, Pavel Nedved, Federico Cherubini, Giovanni Manna, Paolo Morganti, Stefano Braghin e Cesare Gabasio. Gli agenti indagati saranno saranno segnalati alla Commissione federale agenti sportivi. Restano fuori, per ora, i club della cosiddetta 'galassia Juventus' perché in mezza Italia ci sono procure che stanno indagando e gli investigatori della Figc si sono riservati per Sampdoria, Atalanta, Sassuolo, Udinese, Bologna e Cagliari la possibilità di valutare le posizioni al termine delle rispettive inchieste. Fuori anche i calciatori che con la Juventus sottoscrissero le due manovre stipendi: rischiavano lunghe sospensioni ma sono evidentemente stati giudicati da Chiné come inconsapevoli di avallare un comportamento illegittimo. Ora la Juventus e gli otto dirigenti avranno tempo 15 giorni per chiedere di essere ascoltati o depositare memorie difensive. Al termine di questo periodo, procura federale sceglierà come procedere tra archiviazione, deferimento e processo o patteggiamento (difficile). Il passaggio della notifica di chiusura indagini ha consentito di scoprire le carte del procuratore Chiné: alla Juventus è stata contestata la violazione dell'articolo 4 del Codice di Giustizia sportiva, quello ormai famoso sulla "mancata lealtà". E' lo scenario potenzialmente peggiore per i bianconeri perché è il grande cappello normativo che consente alla Procura Figc di interpretare e tradurre in pesantezza di penalizzazione l'intero materiale senza puntualizzare sulle singole violazioni. Lo stesso procedimento utilizzato nel processo per revocazione sulle plusvalenze che ha portato al -15 in classifica.
COSA SIGNIFICA L'ATTO DELLA PROCURA FIGC Ora che le carte sono sul tavolo, è possibile fare qualche riflessione su cosa potrà accadere nei prossimi mesi. Sempre ricordando che tutto si interseca con il giudizio del Collegio di Garanzia del Coni sul -15 e su quanto deciderà di fare la Uefa che aspetta notizie dall'Italia prima di prendere una posizione in merito alla partecipazione alle prossime coppe europee.
1 - Non esisterà un terzo processo sportivo perché la Procura Figc (questa è una novità) ha scelto di accorpare tutto quello che restava pendente in un unico pre-deferimento;
2 - Questo secondo e ultimo filone si svolgerà interamente dopo la sentenza del Collegio di Garanzia del Coni ed è chiaro che ne sarà enormemente influenzato. Se il -15 dovesse essere cancellato per vizi di forma nelle motivazioni della Corte federale d'Appello, ad esempio, è assai probabile che venga utilizzato come una sorta di seconda chance per penalizzare duramente la Juventus. Al contrario, in caso di conferma potrebbe semplicemente completare il quadro senza appesantirlo troppo;
3 - E' improbabile che ci possa essere un patteggiamento a fronte di un'accusa così ampia, tra l'altro contestata per la seconda volta su carte che provengono da un'unica inchiesta;
4 - L'impostazione della Procura Figc sembra quella di un organo che persegue come fine ultimo l'afflittività immediata e certa della sanzione alla Juventus. Tornano in mente le parole di Chiné durante il processo per revocazione sulle plusvalenze: i bianconeri devono stare fuori dalla zona Europa. In questo caso potrebbe avvenire a fine campionato e, quindi, in maniera più diretta e semplice anche da motivare rispetto al balletto tra il -9 richiesto e il -15 inflitto di gennaio;
5 - Gli altri club coinvolti nel filone delle partnership devono tremare perché una Juventus stangata anche su quello non potrà non trascinare altri nel gorgo delle penalizzazioni, seppure con sfumature differenti;
6 - I calciatori sono salvi: hanno firmato carte compromettenti a loro insaputa. Difficile da credere, ma Chiné non ha voluto andare oltre sulla posizione dei giocatori. Viene da chiedersi perché siano tutti dotati di studi legali se poi sono trattati alla stregua di ragazzini...
7 - Tutto si chiuderà ben prima di un qualsiasi riscontro da parte della giustizia ordinaria. A maggio si entrerà nel vivo dell'udienza preliminare a Torino, è evidente che la Figc non può aspettare anni per arrivare alle sue conclusioni ma trattandosi di materia tecnica e contabile il rischio che si assume è di validare accuse oggi non ancora riscontrate da periti e giudici terzi in un regolare contraddittorio;
8 - Calendario alla mano, il primo grado del processo sportivo potrebbe iniziare a fine maggio. Poi i tempi per il ricorso in Appello e quelli per il Collegio di Garanzia del Coni. Tradotto, significa che non si riuscirà a chiudere entro il 30 giugno e chissà quando si avrà un quadro definitivo. Bisognerà fare in fretta, molto. E questa storia insegna come la fretta sia stata e rischi ancora di essere una cattiva consigliera. La Juventus ha preso posizione con una nota: "In virtù delle ragioni già illustrate, inter alia, nella Relazione finanziaria annuale al 30 giugno 2022 e nella Relazione finanziaria semestrale consolidata al 31 dicembre 2022, la Società ritiene di aver applicato correttamente i rilevanti principi contabili internazionali, nonché di aver operato nel pieno rispetto del principio di lealtà sportiva. Per maggiori informazioni, si rinvia alle relazioni finanziarie citate, nonché ai comunicati stampa diffusi dalla Società in data 2 dicembre 2022 e 24 marzo 2023".
La giustizia sportiva si conferma una barzelletta. Caso plusvalenze, restituiti 15 punti alla Juve in attesa di nuova valutazione: la nuova classifica di serie A. Redazione su Il Riformista il 20 Aprile 2023
Tutto da rifare e poco importa se il campionato finisce il 4 giugno, tra poco più di un mese con otto giornate da disputare. La giustizia sportiva si conferma una barzelletta: mesi e mesi di indagini per poi tornare nuovamente… a fare nuove valutazioni, i cui esiti rischiano di arrivare al termine della stagione. Il Collegio di garanzia Coni ha accolto il ricorso della Juventus contro la sentenza di 15 punti di penalizzazione per il caso plusvalenze, rinviando gli atti alla Corte Federale di Appello della Figc “perché, in diversa composizione, rinnovi la sua valutazione, in particolare, in ordine alla determinazione dell’apporto causale dei singoli amministratori, fornendone adeguata motivazione e traendone le eventuali conseguenze anche in ordine alla sanzione irrogata a carico della società Juventus F.C. S.p.A.”.
Da oggi – dunque – la Juventus è di nuovo terza in classifica in Seria A a quota 59 punti, alle spalle di Napoli e Lazio ma davanti a Milan, Inter, Roma e Atalanta. Questa la classifica: Napoli 75, Lazio 61, Juventus 59, Roma 56, Milan 53, Inter 51, Atalanta 49, Bologna 44, Fiorentina 42, Sassuolo 40, Udinese, Torino 39, Monza 38, Empoli 32, Salernitana 30, Lecce 28, Spezia 26, Verona 23, Cremonese 19, Sampdoria 16.
LA NUOVA VALUTAZIONE – Ma potrebbe presto riperdere i 15, perderne meno oppure non perderli affatto. Dovrà deciderlo la Corte probabilmente tra fine maggio e inizio giugno. Il Collegio, inoltre “ha rinviato alla Corte Federale di Appello perché, in diversa composizione, rinnovi la sua valutazione, in particolare, in ordine alla determinazione dell’apporto causale dei singoli amministratori, fornendone adeguata motivazione e traendone le eventuali conseguenze anche in ordine alla sanzione irrogata a carico della società Juventus F.C. S.p.A.”, prosegue il dispositivo
RESPINTO RICORSO AGNELLI – Accolto anche l’appello di Pavel Nedved, Paolo Garimberti e Enrico Vellano, posizioni queste che diventano determinanti secondo il Collegio per la rideterminazione della sanzione da parte della giustizia Figc. Respinti invece i ricorsi di Andrea Agnelli, Fabio Paratici e Federico Cherubini sulle squalifiche precedentemente comminate.
L’ASSISTI DEL PG TAUCER SULLA ‘CARENTE MOTIVAZIONE’ – Ieri la svolta clamorosa, alla vigilia dell’udienza del Collegio di garanzia del Coni sulla legittimità giuridica della penalizzazione di 15 punti inflitta dalla Corte d’appello federale alla Juventus nell’ambito dell’inchiesta sulle plusvalenze, sei in più della richiesta di 9 fatta dal procuratore federale Giuseppe Chiné.
Ad aprire a una nuova valutazione erano state infatti le parole di Ugo Taucer, procuratore generale dello sport, che rappresentava l’accusa. Se infatti in un primo momento del suo intervento Taucer ha sottolineato che “dal punto di vista dei comportamenti della procura federale non ho rilievi che possono essere mossi” e che il suo operato “è stato corretto e condiviso nel giudizio dalla Corte“, è su un punto chiave dell’accusa che arriva la sorpresa.
Il procuratore ha poi auspicato il “rinvio alla Corte d’appello federale con rimodulazione della sanzione” nei confronti del club bianconero, ovvero uno sconto della penalizzazione. Il motivo è presto detto: “Temo – ha aggiunto Taucer – che riguardo all’articolo 4 applicato alla società, sulla carente motivazione riguardo ai punti, un principio di fondatezza delle difese ci sia”.
IL DISPOSITIVO DEL CONI
Prot. n. 00351/2023
Nei giudizi iscritti:
IL COLLEGIO DI GARANZIA DELLO SPORT
– al R.G. ricorsi n. 13/2023, presentato, in data 28 febbraio 2023, dalla società F.C. Juventus S.p.A. contro la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) e la Procura Federale FIGC avverso la decisione della Corte Federale di Appello presso la FIGC, Sezioni Unite, n. 0063/CFA-2022-2023, emessa in data 20 gennaio 2023 e depositata in data 30 gennaio 2023, nell’ambito del procedimento Prot. 15097/233pf21-22/GC/GR/blp e n. 0077/CFA/2022-2023, nei confronti del sig. Fabio Paratici e altri, all’esito del procedimento di revocazione ex art. 63 CGS FIGC, che ha dichiarato ammissibile il ricorso per revocazione e, pertanto, ha revocato la propria pronunzia n. 0089/CFA/2021-2022 del 27 maggio 2022 e, per l’effetto, nel respingere i reclami incidentali, ha accolto parzialmente il reclamo della Procura Federale FIGC avverso la decisione n. 0128/TFN/2021-2022 – Sezione Disciplinare – del 22 aprile 2022 ed ha irrogato, in parte qua, nei confronti della ricorrente, F.C. Juventus S.p.A., la sanzione della penalizzazione di 15 punti in classifica da scontarsi nella corrente stagione sportiva;
– al R.G. ricorsi n. 14/2023, presentato, in data 28 febbraio 2023, dal dott. Andrea Agnelli contro la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) e la Procura Federale FIGC avverso la decisione della Corte Federale di Appello presso la FIGC, Sezioni Unite, n. 0063/CFA-2022-2023, emessa in data 20 gennaio 2023 e depositata in data 30 gennaio 2023, nell’ambito del procedimento Prot. 15097/233pf21-22/GC/GR/blp e n. 0077/CFA/2022-2023, nei confronti del sig. Fabio Paratici e altri, all’esito del procedimento di revocazione ex art. 63 CGS FIGC, che ha dichiarato ammissibile il ricorso per revocazione e, pertanto, ha revocato la propria pronunzia n. 0089/CFA/2021-2022 del 27 maggio 2022 e, per l’effetto, nel respingere i reclami incidentali, ha accolto parzialmente il reclamo della Procura Federale FIGC avverso la decisione n. 0128/TFN/2021-2022 – Sezione Disciplinare – del 22 aprile 2022 ed ha irrogato, in parte qua, nei confronti del ricorrente, dott. Andrea Agnelli, la sanzione della inibizione temporanea di 24 mesi a svolgere attività in ambito FIGC, con richiesta di estensione in ambito UEFA e FIFA;
– al R.G. ricorsi n. 15/2023, presentato, in data 28 febbraio 2023, dal sig. Fabio Paratici contro la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) e la Procura Federale FIGC avverso la decisione della Corte Federale di Appello presso la FIGC, Sezioni Unite, n. 0063/CFA-2022-2023, emessa in data 20 gennaio 2023 e depositata in data 30 gennaio 2023, nell’ambito del procedimento Prot. 15097/233pf21-22/GC/GR/blp e n. 0077/CFA/2022-2023, nei confronti del suddetto ricorrente e altri, all’esito del procedimento di revocazione ex art. 63 CGS FIGC, che ha dichiarato ammissibile il ricorso per revocazione e, pertanto, ha revocato la propria pronunzia n. 0089/CFA/2021-2022 del 27 maggio 2022 e, per l’effetto, nel respingere i reclami incidentali, ha accolto parzialmente il reclamo della Procura Federale FIGC avverso la decisione n. 0128/TFN/2021-2022 – Sezione Disciplinare – del 22 aprile 2022 ed ha irrogato, in parte qua, nei confronti del ricorrente, sig. Fabio Paratici, la sanzione della inibizione temporanea di 30 mesi a svolgere attività in ambito FIGC, con richiesta di estensione in ambito UEFA e FIFA;
– al R.G. ricorsi n. 16/2023, presentato, in data 28 febbraio 2023, dal sig. Federico Cherubini contro la Federazione Italiana Giuoco Calcio (FIGC) e la Procura Federale FIGC avverso la decisione della Corte Federale di Appello presso la FIGC, Sezioni Unite, n. 0063/CFA-2022-2023, emessa in data 20 gennaio 2023 e depositata in data 30 gennaio 2023, nell’ambito del procedimento Prot. 15097/233pf21-22/GC/GR/blp e n. 0077/CFA/2022-2023, nei confronti del sig. Fabio Paratici e altri, all’esito del procedimento di revocazione ex art. 63 CGS FIGC, che ha dichiarato ammissibile il ricorso per revocazione e, pertanto, ha revocato la propria pronunzia n. 0089/CFA/2021-2022 del 27 maggio 2022 e, per l’effetto, nel respingere i reclami incidentali, ha accolto parzialm