Denuncio al mondo ed ai posteri con i miei libri tutte le illegalità tacitate ed impunite compiute dai poteri forti (tutte le mafie). Lo faccio con professionalità, senza pregiudizi od ideologie. Per non essere tacciato di mitomania, pazzia, calunnia, diffamazione, partigianeria, o di scrivere Fake News, riporto, in contraddittorio, la Cronaca e la faccio diventare storia. Quella Storia che nessun editore vuol pubblicare. Quelli editori che ormai nessuno più legge.

Gli editori ed i distributori censori si avvalgono dell'accusa di plagio, per cessare il rapporto. Plagio mai sollevato da alcuno in sede penale o civile, ma tanto basta per loro per censurarmi.

I miei contenuti non sono propalazioni o convinzioni personali. Mi avvalgo solo di fonti autorevoli e credibili, le quali sono doverosamente citate.

Io sono un sociologo storico: racconto la contemporaneità ad i posteri, senza censura od omertà, per uso di critica o di discussione, per ricerca e studio personale o a scopo culturale o didattico. A norma dell'art. 70, comma 1 della Legge sul diritto d'autore: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali."

L’autore ha il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l’opera in ogni forma e modo (art. 12 comma 2 Legge sul Diritto d’Autore). La legge stessa però fissa alcuni limiti al contenuto patrimoniale del diritto d’autore per esigenze di pubblica informazione, di libera discussione delle idee, di diffusione della cultura e di studio. Si tratta di limitazioni all’esercizio del diritto di autore, giustificate da un interesse generale che prevale sull’interesse personale dell’autore.

L'art. 10 della Convenzione di Unione di Berna (resa esecutiva con L. n. 399 del 1978) Atto di Parigi del 1971, ratificata o presa ad esempio dalla maggioranza degli ordinamenti internazionali, prevede il diritto di citazione con le seguenti regole: 1) Sono lecite le citazioni tratte da un'opera già resa lecitamente accessibile al pubblico, nonché le citazioni di articoli di giornali e riviste periodiche nella forma di rassegne di stampe, a condizione che dette citazioni siano fatte conformemente ai buoni usi e nella misura giustificata dallo scopo.

Ai sensi dell’art. 101 della legge 633/1941: La riproduzione di informazioni e notizie è lecita purché non sia effettuata con l’impiego di atti contrari agli usi onesti in materia giornalistica e purché se ne citi la fonte. Appare chiaro in quest'ipotesi che oltre alla violazione del diritto d'autore è apprezzabile un'ulteriore violazione e cioè quella della concorrenza (il cosiddetto parassitismo giornalistico). Quindi in questo caso non si fa concorrenza illecita al giornale e al testo ma anzi dà un valore aggiunto al brano originale inserito in un contesto più ampio di discussione e di critica.

Ed ancora: "La libertà ex art. 70 comma I, legge sul diritto di autore, di riassumere citare o anche riprodurre brani di opere, per scopi di critica, discussione o insegnamento è ammessa e si giustifica se l'opera di critica o didattica abbia finalità autonome e distinte da quelle dell'opera citata e perciò i frammenti riprodotti non creino neppure una potenziale concorrenza con i diritti di utilizzazione economica spettanti all'autore dell'opera parzialmente riprodotta" (Cassazione Civile 07/03/1997 nr. 2089).

Per questi motivi Dichiaro di essere l’esclusivo autore del libro in oggetto e di tutti i libri pubblicati sul mio portale e le opere citate ai sensi di legge contengono l’autore e la fonte. Ai sensi di legge non ho bisogno di autorizzazione alla pubblicazione essendo opere pubbliche.

Promuovo in video tutto il territorio nazionale ingiustamente maltrattato e censurato. Ascolto e Consiglio le vittime discriminate ed inascoltate. Ogni giorno da tutto il mondo sui miei siti istituzionali, sui miei blog d'informazione personali e sui miei canali video sono seguito ed apprezzato da centinaia di migliaia di navigatori web. Per quello che faccio, per quello che dico e per quello che scrivo i media mi censurano e le istituzioni mi perseguitano. Le letture e le visioni delle mie opere sono gratuite. Anche l'uso è gratuito, basta indicare la fonte. Nessuno mi sovvenziona per le spese che sostengo e mi impediscono di lavorare per potermi mantenere. Non vivo solo di aria: Sostienimi o mi faranno cessare e vinceranno loro. 

Dr Antonio Giangrande  

NOTA BENE

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L’ITALIA ALLO SPECCHIO

IL DNA DEGLI ITALIANI

 

ANNO 2023

LA SOCIETA’

QUARTA PARTE


 

DI ANTONIO GIANGRANDE

 

L’APOTEOSI

DI UN POPOLO DIFETTATO


 

Questo saggio è un aggiornamento temporale, pluritematico e pluriterritoriale, riferito al 2023, consequenziale a quello del 2022. Gli argomenti ed i territori trattati nei saggi periodici sono completati ed approfonditi in centinaia di saggi analitici specificatamente dedicati e già pubblicati negli stessi canali in forma Book o E-book, con raccolta di materiale riferito al periodo antecedente. Opere oggetto di studio e fonti propedeutiche a tesi di laurea ed inchieste giornalistiche.

Si troveranno delle recensioni deliranti e degradanti di queste opere. Il mio intento non è soggiogare l'assenso parlando del nulla, ma dimostrare che siamo un popolo difettato. In questo modo è ovvio che l'offeso si ribelli con la denigrazione del palesato.


 

IL GOVERNO


 

UNA BALLATA PER L’ITALIA (di Antonio Giangrande). L’ITALIA CHE SIAMO.

UNA BALLATA PER AVETRANA (di Antonio Giangrande). L’AVETRANA CHE SIAMO.

PRESENTAZIONE DELL’AUTORE.

LA SOLITA INVASIONE BARBARICA SABAUDA.

LA SOLITA ITALIOPOLI.

SOLITA LADRONIA.

SOLITO GOVERNOPOLI. MALGOVERNO ESEMPIO DI MORALITA’.

SOLITA APPALTOPOLI.

SOLITA CONCORSOPOLI ED ESAMOPOLI. I CONCORSI ED ESAMI DI STATO TRUCCATI.

ESAME DI AVVOCATO. LOBBY FORENSE, ABILITAZIONE TRUCCATA.

SOLITO SPRECOPOLI.

SOLITA SPECULOPOLI. L’ITALIA DELLE SPECULAZIONI.


 

L’AMMINISTRAZIONE


 

SOLITO DISSERVIZIOPOLI. LA DITTATURA DEI BUROCRATI.

SOLITA UGUAGLIANZIOPOLI.

IL COGLIONAVIRUS.

SANITA’: ROBA NOSTRA. UN’INCHIESTA DA NON FARE. I MARCUCCI.


 

L’ACCOGLIENZA


 

SOLITA ITALIA RAZZISTA.

SOLITI PROFUGHI E FOIBE.

SOLITO PROFUGOPOLI. VITTIME E CARNEFICI.


 

GLI STATISTI


 

IL SOLITO AFFAIRE ALDO MORO.

IL SOLITO GIULIO ANDREOTTI. IL DIVO RE.

SOLITA TANGENTOPOLI. DA CRAXI A BERLUSCONI. LE MANI SPORCHE DI MANI PULITE.

SOLITO BERLUSCONI. L'ITALIANO PER ANTONOMASIA.

IL SOLITO COMUNISTA BENITO MUSSOLINI.


 

I PARTITI


 

SOLITI 5 STELLE… CADENTI.

SOLITA LEGOPOLI. LA LEGA DA LEGARE.

SOLITI COMUNISTI. CHI LI CONOSCE LI EVITA.

IL SOLITO AMICO TERRORISTA.

1968 TRAGICA ILLUSIONE IDEOLOGICA.


 

LA GIUSTIZIA


 

SOLITO STEFANO CUCCHI & COMPANY.

LA SOLITA SARAH SCAZZI. IL DELITTO DI AVETRANA.

LA SOLITA YARA GAMBIRASIO. IL DELITTO DI BREMBATE.

SOLITO DELITTO DI PERUGIA.

SOLITA ABUSOPOLI.

SOLITA MALAGIUSTIZIOPOLI.

SOLITA GIUSTIZIOPOLI.

SOLITA MANETTOPOLI.

SOLITA IMPUNITOPOLI. L’ITALIA DELL’IMPUNITA’.

I SOLITI MISTERI ITALIANI.

BOLOGNA: UNA STRAGE PARTIGIANA.


 

LA MAFIOSITA’


 

SOLITA MAFIOPOLI.

SOLITE MAFIE IN ITALIA.

SOLITA MAFIA DELL’ANTIMAFIA.

SOLITO RIINA. LA COLPA DEI PADRI RICADE SUI FIGLI.

SOLITO CAPORALATO. IPOCRISIA E SPECULAZIONE.

LA SOLITA USUROPOLI E FALLIMENTOPOLI.

SOLITA CASTOPOLI.

LA SOLITA MASSONERIOPOLI.

CONTRO TUTTE LE MAFIE.


 

LA CULTURA ED I MEDIA


 

LA SCIENZA E’ UN’OPINIONE.

SOLITO CONTROLLO E MANIPOLAZIONE MENTALE.

SOLITA SCUOLOPOLI ED IGNORANTOPOLI.

SOLITA CULTUROPOLI. DISCULTURA ED OSCURANTISMO.

SOLITO MEDIOPOLI. CENSURA, DISINFORMAZIONE, OMERTA'.


 

LO SPETTACOLO E LO SPORT


 

SOLITO SPETTACOLOPOLI.

SOLITO SANREMO.

SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO.


 

LA SOCIETA’


 

AUSPICI, RICORDI ED ANNIVERSARI.

I MORTI FAMOSI.

ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI.

MEGLIO UN GIORNO DA LEONI O CENTO DA AGNELLI?


 

L’AMBIENTE


 

LA SOLITA AGROFRODOPOLI.

SOLITO ANIMALOPOLI.

IL SOLITO TERREMOTO E…

IL SOLITO AMBIENTOPOLI.


 

IL TERRITORIO


 

SOLITO TRENTINO ALTO ADIGE.

SOLITO FRIULI VENEZIA GIULIA.

SOLITA VENEZIA ED IL VENETO.

SOLITA MILANO E LA LOMBARDIA.

SOLITO TORINO ED IL PIEMONTE E LA VAL D’AOSTA.

SOLITA GENOVA E LA LIGURIA.

SOLITA BOLOGNA, PARMA ED EMILIA ROMAGNA.

SOLITA FIRENZE E LA TOSCANA.

SOLITA SIENA.

SOLITA SARDEGNA.

SOLITE MARCHE.

SOLITA PERUGIA E L’UMBRIA.

SOLITA ROMA ED IL LAZIO.

SOLITO ABRUZZO.

SOLITO MOLISE.

SOLITA NAPOLI E LA CAMPANIA.

SOLITA BARI.

SOLITA FOGGIA.

SOLITA TARANTO.

SOLITA BRINDISI.

SOLITA LECCE.

SOLITA POTENZA E LA BASILICATA.

SOLITA REGGIO E LA CALABRIA.

SOLITA PALERMO, MESSINA E LA SICILIA.


 

LE RELIGIONI


 

SOLITO GESU’ CONTRO MAOMETTO.


 

FEMMINE E LGBTI


 

SOLITO CHI COMANDA IL MONDO: FEMMINE E LGBTI.

 


 


 

LA SOCIETA’

INDICE PRIMA PARTE


 

AUSPICI, RICORDI E GLI ANNIVERSARI.

Controllare il tempo: Il Calendario.

La Fine del Mondo.

Le profezie per il 2023.

I festeggiamenti di capodanno.

Halloween.

I Mostri.

La Superstizione.

Il Carnevale.

Pesce d’Aprile.

Le Ricorrenze.

71 anni dalla morte di Eva (Evita) Peron.

63 anni dalla morte di Ferdinando Buscaglione, detto Fred.

60 anni dalla morte di Édith Piaf.

56 anni dalla morte di Otis Redding. 

53 anni dalla morte di Janis Joplin.

52 anni dalla morte di Jim Morrison.

50 anni dalla morte di Bruce Lee.

50 anni dalla morte di Anna Magnani.

48 anni dalla morte di Joséphine Baker.

46 anni dalla morte di Elvis Presley.

46 anni dalla morte di Maria Callas.

33 anni dalla morte di Greta Garbo.

33 anni dalla morte di Ugo Tognazzi.

32 anni dalla morte di Walter Chiari.

30 anni dalla morte di Federico Fellini.

30 anni dalla morte di Frank Zappa.

30 anni dalla morte di River Phoenix.

30 anni dalla morte di Sora Lella Elena Fabrizi. 

30 anni dalla morte di Audrey Hepburn.

30 anni dalla morte di Rudolf Nureyev.

29 anni dalla morte di Gustavo Adolfo Rol.

29 anni dalla morte di Mario Brega.

29 anni dalla morte di Gian Maria Volonté.

29 anni dalla morte di Massimo Troisi.

29 anni dalla morte di Moana Pozzi.

29 anni dalla morte di Domenico Modugno.

28 anni dalla morte di Ginger Rogers.

27 anni dalla morte di Tupac Shakur.

27 anni dalla morte di Mia Martini.

26 anni dalla morte di Giorgio Strehler.

25 anni dalla morte di Lucio Battisti.

24 anni dalla morte di Fabrizio De Andrè.

23 anni dalla morte di Vittorio Gassman.

22 anni dalla morte di Maurizio Arena.

22 anni dalla morte di Anthony Quinn.

21 anni dalla morte di Alex Baroni.

21 anni dalla morte di Carmelo Bene.

20 anni dalla morte di Charles Bronson.

20 anni dalla morte di Johnny Cash.

20 anni dalla morte di Leopoldo Trieste.

20 anni dalla morte di Giorgio Gaber.

20 anni dalla morte di Alberto Sordi.

20 anni dalla morte di Sandro Ciotti.

19 anni dalla morte di Nino Manfredi.

17 anni dalla morte Mario Merola.

16 anni dalla morte Anna Nicole Smith.

15 anni dalla morte di Gianfranco Funari.

14 anni dalla morte di Michael Jackson.

14 anni dalla morte di Dino Risi.

14 anni dalla morte di Mike Bongiorno.

14 anni dalla morte di Farrah Fawcett.

13 anni dalla morte di Mario Monicelli.

13 anni dalla morte di Lelio Luttazzi.

12 anni dalla morte di Amy Winehouse.

12 anni dalla morte di Elizabeth Taylor.

11 anni dalla morte di Lucio Dalla.

11 anni dalla morte di Whitney Houston.

10 anni dalla morte di Lou Reed.

10 anni dalla morte di Mariangela Melato.

10 anni dalla morte di Enzo Jannacci.

10 anni dalla morte di Franco Califano.

7 anni dalla morte di Marta Marzotto.

7 anni dalla morte di George Michael.

7 anni dalla morte di David Bowie.

7 anni dalla morte di Giorgio Albertazzi.

7 anni dalla morte di Paolo Poli.

6 anni dalla morte di Gianni Boncompagni.

6 anni dalla morte di Paolo Villaggio.

5 anni dalla morte di Sergio Marchionne.

5 anni dalla morte di Irina Sanpiter.

5 anni dalla morte di Fabrizio Frizzi.

4 anni dalla morte di Jeffrey Epstein.

4 anni dalla morte di Franzo Zeffirelli.

3 anni dalla morte di Little Richard.

3 anni dalla morte di Diego Armando Maradona.

3 anni dalla morte di Kobe Bryant.

3 anni dalla morte di Franca Valeri.

3 anni dalla morte di Ennio Morricone.

3 anni dalla morte di Ezio Bosso.

2 anni dalla morte di Carla Fracci.

2 anni dalla morte di Franco Battiato.

2 anni dalla morte di Raffaella Carrà.

2 anni dalla morte di Milva.

1 anno dalla morte di Mino Raiola.

1 anno dalla morte di Letizia Battaglia.

1 anno dalla morte di Eugenio Scalfari.

1 anno dalla morte di Pelè.

1 anno dalla morte di Barbara Walters.

I Queen.

I Lynyrd Skynyrd.

I Led Zeppelin.

I Kiss.

I Beatles.

I Lunapop.

MEGLIO UN GIORNO DA LEONI O CENTO DA AGNELLI? (Ho scritto un saggio dedicato)



 

INDICE SECONDA PARTE


 

I MORTI FAMOSI.

Il Lutto.

Vivi per sempre.

Morti del cazzo.

Diritto di Morire.

È morta l’attrice Itziar Castro.

Morto l’attore Ryan O’Neal.

Morto il principe Costantino del Liechtenstein.

E’ morto l’attore Benjamin Zephaniah.

E’ morto l’attore Norman Lear,

E’ morto il chitarrista Marco “Jimmy” Villotti.

E’ morto l’agente di cambio Attilio Ventura.

Addio al fotografo Ivo Saglietti.

Morto il pittore Carlo Guarienti.

E' morto il cantautore Shane MacGowan.

Addio al maestro della fotografia Elliott Erwitt.

Morto il regista Aldo Lado.

Morta l'attrice Anna Kanakis.

Se ne va uno l’attore Joss Ackland.

Morto il Senatore Nino Strano.

Morto l’astronauta Frank Borman.

E’ morto l’attore Evan Ellingson.

E’ morta l'attrice Sibilla Barbieri.

E’ morta l’attrice Micaela Cendali Pignatelli.

È morto l’attore Andrea Iovino.

E’ morta l’attrice Marina Cicogna.

E’ morto l’astronauta Thomas Kenneth Mattingly II.

È morto il giornalista Lanfranco Pace.

Morto lo sceneggiatore Peter Steven Fischer.

Morto l’ex Ministro Luigi Berlinguer.

Addio all’editore Ernesto Ferrero.

È morto l’attore Matthew Perry.

Se ne è andato l’attore Richard Roundtree.

Se ne va l’attore Jesús Guzmán.

Addio al vignettista Sergio Staino.

Addio all’attrice Marzia Ubaldi.

Addio all’attore Burt Young.

Morta la musicista Carla Bley.

È morta l’attrice Suzanne Somers.

È morto il giornalista Cesare Rimini.

Se ne va l’attrice Piper Laurie.

Morta la poetessa Louise Glück.

Addio a Charles Feeney, l'uomo più generoso d'America.

È morto il giornalista Ettore Mo.

È morto il giornalista Eugenio Palmieri.

È morto il banchiere Pierfrancesco Pacini Battaglia.

E’ morto il giornalista il Luca Goldoni.

Addio all’attore Keith Jefferson.

Morto l’attore-regista Franco Brocani.

È morto l’attore Tommasino Accardo.

È morta l’attrice Ketty Roselli.

Morto l’attore Michael Gambon.

Morto il giornalista Armando Sommajuolo.

Morto l’attore David McCallum.

Morto il giornalista Francesco Cevasco.

E’ morto il Presidente Giorgio Napolitano.

E’ morto l’autore Franco Migliacci.

È morto l’artista Fernando Botero.

Morto il sociologo Domenico De Masi.

Morto l’imprenditore Flavio Repetto.

È morto il regista Giuliano Montaldo.

Addio al cantante Steve Harwell.

È morto il chitarrista Jack Sonni.

E’ morto il cantautore Jimmy Buffett.

Addio all’imprenditore Mohamed al Fayed.

Addio all’imprenditore web Alessandro Vento.

È morta l’attrice Hersha Parady.

E' morto lo sceneggiatore e produttore David Jacobs.

E’ morto il cantante Salvatore Toto Cutugno.

Addio all’inventore John Warnock.

Addio all’attore Ron Cephas Jones.

Addio al manager Roberto Colaninno.

È morta il soprano Renata Scotto.

Morto il sociologo Francesco Alberoni.

Addio al Professore Marcello Gallo.

È morta l'attrice Antonella Lualdi.

E’ morto l’artista Jamie Reid.

Si è spento il cantante Peppino Gagliardi.

Addio al cantante Sixto Sugar Man Rodriguez.

Addio al cantante Robbie Roberston.

E’ morto il regista William Friedkin.

È morto il politico e filosofo Mario Tronti.

Addio all’industriale Lorenzo Ercole.

È morto il giornalista Idris Sanneh.

Morto l’attore Angus Cloud.

E’ morto l’attore Paul Reubens.

Morta la giornalista Daniela Mazzacane.

Morto lo scrittore Luca Di Meo.

Morto il cantante Randy Meisner.

Morta la cantante Sinead O'Connor.

E’ morto l’antropologo e filosofo Marc Augé.

E’ morto il pittore Emilio Leofreddi.

E’ morta l’attrice Josephine Chaplin.

E’ morto il cantante Tony Bennett.

E’ morto il giornalista Andrea Purgatori.

Muore l’attrice-cantante Jane Birkin.

E’ morto lo scrittore filosofo Milan Kundera.


 

INDICE TERZA PARTE


 

I MORTI FAMOSI.

E’ morto il giornalista Fabrizio Zampa.

E’ morto l’attore Alan Arkin.

E’ morto l’attore Julian Sands.

E’ morto il velocista olimpico e stuntman Dean Smith.

E’ morto l’attore Frederic Forrest.

E’ morto il fumettista Graziano Origa.

E’ morto il musicologo Adriano Mazzoletti.

E’ morta l’attrice Glenda Jackson.

Morto il biologo Roger Payne

È morto il manager e discografico Matteo Romagnoli.

E’ morto il fotografo Paolo Di Paolo.

Morto l’attore Treat Williams. 

È morto lo scrittore Cormac McCarthy.

E’ morto Francesco Nuti.

Addio all’attore Paul Geoffrey.

Morto il sociologo francese Alain Touraine. 

Morto lo storico Nuccio Ordine.

E’ morta la pittrice Françoise Gilot.

E’ morto il wrestler Hossein Khosrow Ali Vaziri, alias The Iron Sheik.

Addio al giornalista Pasolini Zanelli.

Morto l’attore Barry Newman.

Addio a Astrud Gilberto.

E’ morto l’imprenditore Emilio Rigamonti.

E’ morto l’Architetto Paolo Portoghesi.

Morta l’attrice Isa Barzizza.

E’ morta la fotografa Daniela Zedda.

E’ morto il chitarrista Sheldon Reynolds.

E’ morta la cantante Tina Turner.

È morta la giornalista Maria Giovanna Maglie.

E’ morto l’attore Ray Stevenson.

E’ morto lo scrittore Martin Amis.

E’ morto il bassista Andy Rourke.

E’ morto il regista e direttore artistico Giorgio Ferrara. 

E’ morto l’attore Helmut Berger.

È morta la ballerina Maria Miceli.

E’ morto il giornalista Carlo Nicotera.

E' morto l'imprenditore Giordano Riello.

E’ morto lo storico Gioacchino Lanza Tomasi.

È morto lo sceneggiatore e regista Enrico Oldoini.

Morto il vignettista Massimo Cavezzali.

Morta l’attrice Jacklyn Zeman.

Morto l’imprenditore Enzo Bonafè.

E’ morto lo scrittore Philippe Sollers (pseudonimo di Philippe Joyaux).

Morto il generale che catturò Che Guevara Gary Prado Salmón.

È morta ex concorrente del Grande Fratello Monica Sirianni.

Morto l’ex campione mondiale e allenatore di pattinaggio Michele Sica.

Addio al regista Alessandro D'Alatri.

È morto il conduttore Jerry Springer.

Si è spento l’ex magistrato Nicola Magrone.

E’ morto il Senatore Andrea Augello.

E’ morto il regista Angeles Mohamed Farouk Agrama detto Frank Agrama 

E’ morto l’attore Giovanni Lombardo Radice.

E’ morto il cantante Harry Belafonte.

E’ morto il giornalista Corrado Ruggeri.

E’ morto il cantautore e cabarettista Federico Salvatore.

Morto l’inventore-industriale Renato Caimi.

E’ morta Anna Marcacci Brosio.

E’ morto il pianista jazz Ahmad Jamal.

È morto il chitarrista Mark Sheehan.

Morto lo scrittore Meir Shalev.

E’ morto il chitarrista Lasse Wellander.

E’ morto il talent scout Seymour Stein.

E’ morto il regista Nico Cirasola.

E’ morto il musicista Ryuichi Sakamoto.

Morta la scrittrice Ada d’Adamo.

E’ morto il batterista Alfio Cantarella.

È morto il re dei viaggi organizzati Franco Rosso.

E’ morto il giornalista Gianni Minà.

È morto l’attore Ivano Marescotti.

Morto il batterista Luca Bergia.

E’ morto l'attore Paul Grant.

E’ morto il regista Francesco “Citto” Maselli.

E’ morto il giornalista Pier Attilio Trivulzio.

E’ morto l'attore Lance Reddick.

E' morta l’attrice Bice Biagi.

Morto il disegnatore Luigi Piccatto.

E’ morto l’autore televisivo Marco Zavattini.

E’ morta la speaker Clelia Bendandi.

È morto lo scrittore Kenzaburo Oe.

Muore il manager musicale Vincenzo Spera.

E’ morto il regista Bert I. Gordon, detto Mr B.I.G.

E’ morto l’attore Robert Blake.

E’ morto l’attore Ed Fury.

E’ morto il Giornalista Rino Icardi.

E’ morto il chitarrista Gary Rossington.

È morto l'attore Tom Sizemore.

È morto il musicista Steve Mackey.

È morto il musicista Wayne Shorter.

E’ morto il giornalista Curzio Maltese.

E’ morto il giornalista Maurizio Costanzo.

E’ morto il regista Michel Deville.

E’ morto l’attore Richard Belzer.

È morto il fumettista Leiji Matsumoto.

Morto il regista Maurizio Scaparro.

È morto il chitarrista Alberto Radius.

E’ morta l'attrice Raquel Welch.

È morto il cantante David Jolicoeur.

E’ morto l'attore Cody Longo.

È morto il regista Hugh Hudson.

E’ morto il regista Carlos Saura.

E’ morto il musicista compositore Burt Bacharach.

E' morto il critico letterario Nicolò Mineo.

E' morto il giornalista Pio D'Emilia.

È morto il fotografo Massimo Piersanti.

E’ morto l’ex presidente Pakistan Musharraf. 

E’ morto l’attore Sergio Solli.

Morta l’attrice Monica Carmen Comegna.

Addio allo stilista Paco Rabanne.

Morta la redattrice Josè Rinaldi Pellegrini.

È scomparso l’imprenditore Giuseppe Benanti.

Morta l’attrice Cindy Williams.

È morta l’attrice Lisa Loring.

E’ morto il giornalista Roberto Perrone.  

E’ morto il giornalista Ludovico Di Meo.  

Morto il telecronista Christian Scherpe.

È morto il chitarrista Tom Verlaine.

E’ morta l’attrice Sylvia Syms.

E’ morto il regista Eugenio Martín.

È morto lo scrittore Pino Roveredo.

Morta l'imprenditrice Daniela Gavio.

E’ morto il rocker David Crosby.

E’ morto il regista Giorgio Mariuzzo.

E’ morto il regista Paul Vecchiali.

È morto il coreografo e regista televisivo e teatrale Gino Landi.

E’ morta l’attrice Gina Lollobrigida.

E’ morto l’artista Gianfranco Barucchello.

E’ morto il Tiktoker Taylor LeJeune, noto con il nickname Waffler69.

E’ morta Lisa Marie Presley.

E’ morta Tatjana Patitz.

Morto l’avvocato Roberto Ruggiero.

Morto il criminologo Francesco Bruno.

Morto il chitarrista Jeff Beck.

Morto il poeta Charles Simic.

E’ morto il direttore di fotografia Owen Roizman.

E’ morto l’attore Adam Rich.

È morto lo speaker Roberto Gentile.

E’ morto Michael Snow.

Morta la scrittrice Fay Weldon.

È morto il disegnatore Gosaku Ota.

E’ morto l’astronauta Walter Cunningham.

E’ morto il batterista Fred White.

E’ morto il pilota Ken Block.


 

INDICE QUARTA PARTE


 

ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI. (Ho scritto un saggio dedicato)

Scandali Reali.

Gli scandali dei Windsor.

Elisabetta.

Carlo.

Diana.

Camilla.

Anna.

Andrea.

Sarah Ferguson.

Edoardo.

William e Kate.

Harry e Meghan.


 


 

LA SOCIETA’

QUARTA PARTE


 

ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI. (Ho scritto un saggio dedicato)

Caterina De’ Medici, la storia della "strega" alla corte di Francia. Caterina De’ Medici era davvero una donna malvagia e senza scrupoli, una strega dedita allo studio dei veleni? La sua leggenda nera ha attraversato il tempo, arrivando fino a noi, ma forse sarebbe ora di rivalutare una figura chiave della storia di Francia. Francesca Rossi il 14 Agosto 2023 su Il Giornale. 

Tabella dei contenuti

 Una giovinezza vissuta tra gli intrighi

 La Notte di San Bartolomeo

 La leggenda nera

Per secoli il nome di Caterina De’ Medici è stato avvolto da un’aura oscura di mistero e perfidia. A questa italianissima Regina di Francia sono stati imputati crimini terribili e una mente superstiziosa, malevola, contorta, machiavellica nel senso più negativo del termine. Caterina l’assassina, Caterina l’avvelenatrice, Caterina l’avida fattucchiera. Questi sono solo alcuni degli epiteti che la Storia ha associato a questa sovrana, costruendole intorno una leggenda nera che ancora oggi gli studiosi faticano a separare dalla sua biografia. Caterina De’ Medici fu davvero la despota dedita alla magia nera che molti hanno descritto, oppure fu una mente politica, molto colta, dotata di una personalità fortissima, in grado di imprimere un’impronta indelebile sulla Francia, ma anche di una spregiudicatezza che la portò a commettere errori madornali?

Una giovinezza vissuta tra gli intrighi

Caterina De’ Medici (1519-1589) fu, suo malgrado, protagonista delle peripezie politiche del suo tempo. Perse i genitori quando era ancora in fasce: la madre, Maddalena De La Tour D’Auvergne per una febbre puerperale il 28 aprile 1519, il padre, Lorenzo II De’ Medici forse per sifilide il 4 maggio dello stesso anno. Caterina era l’unica erede della potente famiglia Medici e venne allevata prima a Roma dalla nonna paterna e poi a Firenze dalle zie paterne. Nel 1525 papa Clemente VII, che era cugino del nonno di Caterina, si alleò con la Francia e contro Carlo V d’Asburgo (1500-1558). Andò molto male: la sconfitta francese nella Battaglia di Pavia aprì le porte ai lanzichenecchi e al Sacco di Roma del 1527.

Clemente VII e Carlo V stipularono un armistizio, ma nel 1529 Firenze, amministrata da un uomo del Vaticano, si sollevò contro il pontefice. L’imperatore, ora alleato di Clemente VII, fece assediare la città, che capitolò nel 1530. Quel periodo fu molto duro per Caterina. La sua parentela con il papa la espose più di una volta a pericoli mortali. Alla fine, però, riuscì a tornare a Roma. Clemente VII riuscì a combinare il matrimonio tra la nipote e il secondogenito del Re francese Francesco I di Valois, Enrico. Il matrimonio avvenne nel 1533.

Il pontefice, però, morì nel 1534 e il suo successore, Paolo III, si rifiutò di allearsi con i francesi e pagare la dote di Caterina. Uno scherzo del destino che avrebbe potuto mettere in serio pericolo l’intera esistenza della ragazza. Ma non fu così: sebbene a corte la giovane sposa fosse appena tollerata, chiamata con disprezzo “la figlia dei banchieri”, seppe farsi amare dalla famiglia reale, che ammirava la sua cultura, la sua vivacità intellettuale, il suo carattere tranquillo. Caterina parlava perfettamente francese, ma conosceva anche il latino, il greco, leggeva testi di ogni tipo, dalla matematica alla teologia, dall’alchimia all’astronomia. Era un portento e riuscì ad affascinare i suoi parenti acquisiti.

Sembra sia stata proprio lei a inventare la cavalcatura all’amazzone, che le consentiva di cavalcare velocemente, mantenendo una postura decorosa per l’epoca. Non fu l’unica novità introdotta a corte da questa intrepida italiana: Caterina avrebbe insegnato ai francesi l’uso della forchetta e portato in Francia molti piatti tipici della sua terra che oggi sono considerati francesi (i cugini d’Oltralpe non dovrebbero dimenticarlo).

Nel 1536 il Delfino di Francia Francesco di Valois morì all’improvviso. Enrico e Caterina divennero i nuovi eredi al trono. Proprio in questo frangente iniziò a nascere la leggenda nera della futura Regina. Qualcuno ipotizzò che Francesco fosse stato ucciso proprio dalla delfina perché l’avvelenamento sarebbe stato “un’arte”, diciamo così, tutta italiana. Caterina fu vittima del pregiudizio, un male trasversale. Il Re, molto affezionato a lei, non fece caso alle dicerie.

Alla giovane Delfina non interessavano i commenti malevoli. Il suo vero problema era un altro: non riusciva a dare un erede al marito. Enrico non l’amava: i suoi sentimenti erano per la cortigiana Diana di Poitiers, che aveva 20 anni più di lui (sembra addirittura che la relazione tra i due fosse iniziata quando lui aveva circa 15 anni e lei 35). Diana avrebbe spinto Enrico a dormire con la moglie (del resto Caterina era meno pericolosa di un’altra possibile amante più giovane che avrebbe potuto strappare il futuro sovrano all’influenza della cortigiana). Caterina ed Enrico ebbero 10 figli e salirono al trono di Francia nel 1547. Il nuovo monarca, però, morì dopo 10 giorni di agonia nel 1559, durante un torneo cavalleresco. Caterina prese il lutto a vita, ma non si vestì di bianco, colore tradizionale delle Regine vedove, bensì di nero, inaugurando una nuova tradizione.

La Notte di San Bartolomeo

Caterina divenne una Regina Madre e una reggente. Il trono passò al figlio Francesco II che, però, morì nel 1560 a causa della sua salute cagionevole. Il potere finì nelle mani dell’altro figlio, Carlo IX. Anche quest’ultimo, malato di tubercolosi, spirò nel 1574. Caterina, che non si era mai ritirata dalla vita politica, con gli anni accentrò su di sé sempre più potere e nel 1562 promulgò l’editto di Saint Germain, concedendo libertà di culto ai protestanti. Una misura basata sulla tolleranza e con cui la sovrana tentò, invano, di evitare le guerre di religione.

Il culmine della lotta venne raggiunto durante la tristemente famosa Notte di San Bartolomeo, tra il 23 e il 24 agosto 1572. Doveva essere un momento di festa, stava per sposarsi la figlia di Caterina, Margherita (la Regina Margot di Dumas), con il principe Enrico III di Navarra. Invece si trasformò in un massacro: doveva essere una vendetta contro i capi ugonotti e il loro crescente potere nella società, ma la situazione sfuggì di mano: gli storici stimano che vennero uccise tra le 5mila e le 30mila persone a Parigi. I contemporanei e i posteri, almeno fino alla Rivoluzione francese, diedero la colpa della strage alla sola Caterina. Lei avrebbe premeditato l’assalto, attirando gli ugonotti nella capitale. Non sarebbe andata proprio così: gli studi più recenti, che rivalutano la figura della sovrana, sottolineano che sarebbe stato Carlo IX il principale responsabile di quell’evento.

Ci sono diverse interpretazioni sul vero ruolo di Caterina De’ Medici, ma sembra proprio che non sia stata la mandante della repressione. Commise comunque diversi errori fatali, non ribellandosi all’idea degli omicidi mirati dei capi ugonotti che sarebbe partita dal Re (sembra anche che fosse, almeno in parte, d’accordo) e sottovalutando la portata di ciò che stava accadendo. Quando, insieme a Carlo IX, avrebbe tentato di fermare il massacro, era troppo tardi. La Notte di San Bartolomeo macchiò in modo indelebile il suo nome, contribuendo al consolidamento della sua leggenda nera.

La leggenda nera

Per secoli storici e scrittori (perfino Dumas nella già citata “Regina Margot”) hanno perpetuato l’immagine oscura di Caterina De’ Medici: assassina, strega dedita a pratiche occulte, avvelenatrice. La leggenda vuole che sia stata lei a far uccidere Giovanna d’Albret, Regina di Navarra (mamma di Enrico II di Navarra), inviandole dei guanti profumati e avvelenati dal suo profumiere personale, Renato Bianco. Molto romanzesco, ma falso. Giovanna morì per cause naturali. Per qualcuno Caterina avrebbe avvelenato pure il figlio, Carlo IX, ma abbiamo visto che in realtà il sovrano morì di tubercolosi.

Sono certi, invece, gli incontri tra la monarca e Nostradamus, il quale avrebbe predetto la fine della dinastia dei Valois in modo molto particolare: la Regina si sarebbe seduta in una stanza, di spalle alla porta, guardando in uno specchio “magico”. Da lì avrebbe visto entrare nella camera, a uno a uno, il riflesso dei suoi figli, ognuno dei quali avrebbe compiuto un numero di giri della stanza pari agli anni di regno che gli erano destinati.

Molto probabilmente il "veggente" non predisse proprio nulla: Caterina sapeva che il casato era al tramonto, era afflitta e stanca, soprattutto nell’ultima parte della sua vita, a causa delle guerre di religione. Forse interpretò le parole di Nostradamus e ciò che credeva di aver visto nel modo più funesto perché era consapevole della sorte che attendeva i suoi figli e il suo regno. Inutile dire che la fama sinistra della Regina Madre arrivò fino alla Rivoluzione francese, durante la quale venne accentuata proprio per dimostrare una presunta decadenza morale dei reali francesi.

Per la verità non esiste neanche una prova dei presunti omicidi di Caterina, né del fatto che fosse una donna sadica e sanguinaria. Ma allora perché tutto questo accanimento nei suoi confronti? La risposta potrebbe essere molto semplice, almeno in parte: la Regina era una donna, una straniera che raggiunse l’apice del potere, diventando Regina di un Paese che non era il suo. Non le venne perdonata l’ascendenza italiana. Per di più Caterina era intelligente, curiosa, molto più abile e istruita di tanti suoi contemporanei uomini.

Il fatto che la sovrana conoscesse alcuni tra i più importanti astrologi dell’epoca, non vuol dire che avesse la mania dell’occultismo. Per prima cosa va sottolineato che astrologia ed esoterismo sono due cose diverse. Poi va anche ricordato che nel Cinquecento non era strano ritenere che gli astri influissero nella vita degli uomini. Il confine tra l’astrologia e la scienza che oggi chiamiamo astronomia non esisteva: le conoscenze riguardanti i corpi celesti si mescolavano con quelle che oggi sono delle superstizioni. In questo Caterina era solo figlia del suo tempo.

Inoltre, già tra i contemporanei della sovrana, si rafforzò uno strano binomio: profumo/veleno. Ovvero, se una persona crea profumi o è interessata alla materia, deve sapere per forza creare anche veleni. Non era un pensiero originale e all’epoca neanche del tutto errato, ma rimaneva un pregiudizio che offrì un appiglio ai detrattori di Caterina.

A Firenze il profumiere Renato Bianco (per qualcuno anche alchimista, creatore di profumi e sostanze mortali), realizzò per la De’ Medici un’essenza a base di agrumi, unico esempio del suo lavoro giunto fino a noi: l’Acqua della Regina, da cui avrebbe avuto origine l’Acqua di Colonia. La Francia vanta una lunga tradizione profumiera, ma spesso dimentica che quella consuetudine nacque grazie all’italiana Caterina, poiché la quotidianità della Firenze dell’epoca e della famiglia Medici era normalmente impreziosita dalle essenze. Profumi, non veleni. Forse è ora di rivalutare seriamente la figura di Caterina De’ Medici, ammettendo anche i debiti di riconoscenza nei suoi confronti.

Lucrezia Borgia: femme fatale o pedina nelle mani della famiglia? Chi fu davvero Lucrezia Borgia, la donna dissoluta descritta in film e romanzi o una vittima dei giochi politici del padre? Francesca Rossi il 7 Novembre 2023 su Il Giornale.

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 La figlia del Papa

 Delitti e misteri

 Lucrezia prende in mano il suo destino

 Ombre sulla duchessa

Assassina, spietata, crudele: questi sono alcuni degli epiteti che la storia ha riservato a Lucrezia Borgia (1480-1519), definendola quasi l’incarnazione del male. Nacque in una famiglia e in un’epoca magnifiche eppure sinistre, grandiose e inquietanti allo stesso tempo, caratterizzate da luci abbaglianti e cupe ombre. Violenze, delitti, lotte per il potere, congiure non erano certo l’eccezione e si mescolavano senza soluzione di continuità alla raffinatezza e alla creatività di una cultura senza pari. Lucrezia, però, non sarebbe stata una complice delle efferatezze compiute dalla famiglia: gli storici hanno messo in discussione secoli di voci e misteri sul suo conto, rovesciando completamente l’immagine che ci è stata restituita dalla storia.

La figlia del Papa

Lucrezia nacque nella Rocca Abbaziale di Subiaco, vicino Roma, il 18 aprile 1480, terzogenita del potente cardinale spagnolo Rodrigo de Borja (1431-1503) e della sua amante ufficiale, la locandiera Vannozza Cattanei (che, come volevano le apparenze, doveva essere sposata e fu proprio il cardinale a combinare i suoi matrimoni). La coppia aveva già avuto Cesare, nel 1475, Giovanni nel 1476 (nato Juan, ma i nomi e il cognome spagnoli della famiglia vennero italianizzati da Rodrigo l’ascesa al soglio di Pietro) e, nel 1481, avrebbe avuto Goffredo (Joffré).

Il cardinale Borgia, abile politico e uomo ambizioso, dedito a tutti i piaceri della vita, ebbe numerose amanti e altri figli, ma riconobbe solo quelli di Vannozza. Il suo atteggiamento, dall’indole arrogante e senza scrupoli, non erano certo una rarità in Vaticano. I nemici di Rodrigo, in realtà, gli contestavano l’assoluta mancanza di discrezione, oltre alle origini straniere. Borgia, eletto papa nel 1492, non si curava affatto dell’opinione degli altri e costruì una famiglia che divenne la sua vera arma politica. Il Pontefice volle per la sua unica figlia Lucrezia un’educazione raffinatissima (la giovane parlava italiano, francese, spagnolo, ma anche latino e greco), forse pensando già a future, vantaggiose alleanze matrimoniali.

Quando la ragazzina aveva solo 11 anni si presentò il primo pretendente, l’aristocratico Juan Cherubin de Centelles. Il cardinale gli promise la mano di Lucrezia ma, dopo soli due mesi, ruppe l’accordo per organizzare il secondo fidanzamento della figlia con un altro nobile, Gasparo da Procida. Neanche questa alleanza andò a buon fine: Rodrigo era diventato papa Alessandro VI grazie alla sua astuzia e alla sua capacità di tessere trame politiche e tutte le famiglie nobiliari più in vista volevano imparentarsi con lui. Doveva solo selezionare il partito ideale non tanto per Lucrezia, quanto per gli interessi dei Borgia.

La scelta cadde sul nipote di Ludovico “il Moro”, ovvero Giovanni Sforza. Lucrezia aveva 13 anni e il futuro marito 26. Il matrimonio, celebrato il 12 giugno 1493, durò solo quattro anni, perché Alessandro VI aveva in mente per la figlia delle nozze ancora più vantaggiose, in linea con i cambiamenti politici che stavano avvenendo, primo fra tutti l’arrivo delle truppe di Carlo VIII in Italia. Prima, però, doveva liberarsi di Giovanni. I Borgia organizzarono una vera e propria campagna diffamatoria contro l’uomo, accusandolo di essere impotente. Giovanni Sforza si difese dalle accuse, invano. Il suocero era troppo potente e alla fine lo costrinse ad annullare il matrimonio con Lucrezia.

Delitti e misteri

È evidente che Alessandro VI si serviva di Lucrezia, manipolandone l’esistenza. La ragazza era uno strumento nelle mani dei Borgia e non aveva il potere di ribellarsi. Tuttavia la sua grande cultura, le sue apprezzate capacità diplomatiche la resero un tramite fra suo padre e chiunque volesse stringere alleanze con la sua famiglia. Lucrezia, però, aveva un “margine di movimento”, chiamiamolo così, molto limitato.

Il 1497 fu un anno emblematico in tal senso. Giovanni Sforza rinunciò a lei, ma pochi mesi dopo l’annullamento del matrimonio, il 14 marzo 1498, la figlia del papa diede alla luce un bambino, Giovanni, la cui paternità divenne un vero e proprio mistero: per molti era il frutto del rapporto incestuoso tra Lucrezia e Alessandro VI. Non era vero nulla: si trattava, quasi sicuramente, di chiacchiere messe in giro proprio Giovanni Sforza, per vendicarsi dell’umiliazione subìta dai Borgia. Queste storie, però, ebbero ampio seguito, danneggiando il nome di Lucrezia. In realtà sembra che il bimbo fosse figlio di uno dei collaboratori del Pontefice, un certo Pedro Calderòn. Per “ripulire” l’onore dei Borgia Cesare, il fratello di Lucrezia, lo avrebbe fatto uccidere. Il cadavere del povero Pedro venne rinvenuto nel Tevere il 14 febbraio 1498.

Non sarebbe stato il primo omicidio architettato da Cesare. Nemmeno un anno prima, il 15 giugno 1497, fu ritrovato il corpo di Juan, il secondogenito di Rodrigo e le accuse caddero proprio sul fratello. Cesare si proclamò sempre innocente per quest’ultima morte. Secondo gli storici, però, sarebbe stato molto geloso della sorella e della confidenza che lei aveva con Juan. Questo potrebbe essere uno dei motivi che lo avrebbero spinto a commettere l’assassinio, sebbene come movente risulti piuttosto debole. Non è da escludere che questa gelosia sia stata abilmente manipolata, ingigantita dai nemici dei Borgia e trasformata in un rapporto morboso, addirittura incestuoso, per realizzare il ritratto di una famiglia depravata.

Lucrezia prende in mano il suo destino

Per cercare di creare nuove alleanze e rendere più presentabile il nome ormai screditato dei Borgia, Alessandro VI usò di nuovo sua figlia, dandola in sposa, il 21 luglio 1498, ad Alfonso duca di Bisceglie, figlio illegittimo del Re di Napoli, Alfonso II. Purtroppo per Lucrezia si ripeté la stessa, tragica storia che aveva già vissuto: la coppia ebbe un figlio, Rodrigo, ma dopo soli due anni Alfonso divenne inviso ai Borgia, in particolar modo a Cesare, la cui politica era filofrancese, dunque opposta a quella condotta dall’aragonese Alfonso II. Il 18 luglio 1500, dopo un fallito tentativo di assassinio, il marito di Lucrezia venne ritrovato strangolato. Inutile dire che il mandate dell’omicidio fu il fratello di Lucrezia.

Vedova a soli vent’anni, la figlia del Papa decise di non accettare più il suo destino in modo passivo. Sapeva che il padre avrebbe organizzato un nuovo matrimonio, ma stavolta decise di collaborare alla scelta del futuro marito e agli accordi nuziali. Il 2 febbraio 1502 Lucrezia sposò il duca Alfonso I d’Este. Le nozze combinate col tempo divennero un’unione d’amore e inaugurarono il periodo più bello nella vita della giovane, ammirata nel nuovo ruolo di duchessa di Ferrara, mecenate, amante delle arti, attenta amministratrice dei possedimenti del marito.

Finalmente Lucrezia riuscì ad allontanarsi dall’orbita della sua famiglia, ormai in declino dopo la morte, nel 1503, di Alessandro VI. Il destino, però, non aveva in serbo nulla di buono per lei: il 24 giugno 1519, a 39 anni, Lucrezia Borgia morì di parto. Finì così, nel modo più triste e purtroppo comune all’epoca, l’esistenza intensa e drammatica di una delle donne più amate e odiate del suo tempo e iniziò la sua leggenda nera.

Ombre sulla duchessa

Subito dopo la morte di Lucrezia Borgia si intensificarono le voci malevole sul suo conto. Alla bellissima figura della figlia del Pontefice venne attaccata l’etichetta di avvelenatrice, donna dissoluta e immorale. Una fama arrivata fino al grande pubblico moderno grazie anche all’opera “Lucrezia Borgia” di Victor Hugo. In realtà Lucrezia non uccise mai nessuno. Per gran parte della sua vita dovette, al contrario, assistere quasi impotente alle manovre spregiudicate di Alessandro VI e di Cesare. Non è mai stata riportata neppure una prova dei presunti misfatti della giovane. A pilotare la macchina del fango sarebbe stato, tra gli altri, papa Giulio II (1443-1513), un successore di Rodrigo Borgia, deciso a devastare la memoria di questa famiglia.

Certo, i Borgia non furono mai anime candide, ma è altrettanto vero che su Lucrezia, probabilmente la più innocente di tutti, almeno per certi versi, vennero dette e scritte bugie infamanti. I nemici colpirono lei per arrivare al suo casato. Del resto era un bersaglio facile, in quanto donna. “La verità è che [Lucrezia] visse in un mondo in cui i dadi erano pesantemente truccati in favore dei maschi”, ha detto Sarah Bradford, autrice di un’eccellente biografia sulla duchessa di Ferrara.

La cultura, la classe della giovane Borgia passarono in secondo piano, quasi fagocitate dalla sua leggenda nera. Un destino ingiusto toccato a tante donne “scomode” del passato, da Cleopatra ad Anna Bolena, a cui non venne perdonata, tra le altre cose, l’intelligenza in un mondo maschilista e misogino. Con Lucrezia il “gioco al massacro” risultò anche più semplice, data la sua ascendenza di non proprio specchiata moralità. Gli storici moderni, però, hanno ricostruito la sua immagine più vera, che non fu quella di femme fatale, ma di giovane donna al centro, suo malgrado, degli intrighi di un tempo feroce.

Erzsébet Bàthory: la storia oscura di una "Dracula al femminile". Passata alla storia come la "contessa Dracula”, Erzsébet Bàthory avrebbe ucciso centinaia di donne, ma ancora oggi c’è chi mette in dubbio questa cupa versione dei fatti. Francesca Rossi il 17 Ottobre 2023 su Il Giornale.

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 La giovane Erzsébet

 Sadismo e magia

 Il castello degli orrori

 Rinchiusa a vita

Tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento la contessa Erzsébet Bàthory avrebbe assassinato tra le 100 e le 300 persone, diventando uno dei più feroci serial killer che la storia abbia mai conosciuto. Per alcuni, addirittura, le sue vittime sarebbero state più di 600, sebbene per gli storici questo numero non sia confermato. La vita della “contessa Sanguinaria” o “contessa Dracula”, come è passata alla Storia la Bàthory, è sempre stata in equilibrio tra realtà e leggenda nera e oggi c’è persino chi ritiene che la contessa possa essere finita al centro di un complotto studiato per screditare il suo nome e la sua famiglia.

La giovane Erzsébet

Un’aristocratica che fa il bagno nel sangue delle sue vittime: questa è una delle prime immagini che vengono in mente quando ci ritroviamo di fronte al nome della contessa ungherese Erzsébet Bàthory (1560-1614). Giovani donne uccise per garantire un folle ideale di eterna bellezza e giovinezza, terrore e torture che sarebbero cessati solo nel 1610, con l’arresto della nobildonna. I fatti, però, potrebbero essersi svolti in un altro modo. Erzsébet, erede di una delle dinastie protestanti più importanti e potenti della Transilvania, visse la sua giovinezza con i genitori, Anna e George Bàthory, nel castello di Čachtice, il luogo che ben presto sarebbe divenuto il teatro dei suoi presunti, efferati omicidi.

La contessa ricevette un’educazione eccellente, degna del suo rango e quando compì 11 anni il padre, come da tradizione all’epoca, la promise in matrimonio al conte Ferenc Nàdasdy, un cugino che aveva 5 più di lei. Erzsébet si trasferì nel castello del futuro sposo, dove sarebbe rimasta incinta di un servitore. Ferenc, però, avrebbe deciso di non punirla: troppo interessato alle ricchezze dei Bàthory, per nulla al mondo si sarebbe fatto sfuggire l’occasione di un matrimonio così vantaggioso. Così avrebbe riversato tutta la sua rabbia sul servitore, evirato e messo a morte.

L’8 maggio 1575 Ferenc ed Erzsébet si sposarono a Varanno (oggi in Slovacchia). Dettaglio interessante: fu il marito a prendere il cognome della moglie, data la fama dei Bàthory. La coppia andò a vivere nel castello di Čachtice ed ebbe 4 figli. Ferenc era spesso assente, impegnato nelle battaglie contro i turchi. La sua ferocia e la sua audacia gli valsero il soprannome di “Cavaliere Nero d’Ungheria”. Il 4 gennaio 1604, però, morì durante uno degli scontri con l’impero ottomano. La presunta leggenda nera di Erzsébet iniziò ufficialmente da questo momento.

Sadismo e magia

Gli storici non escludono che il re Mattia II d’Ungheria (1557-1619) fosse coinvolto nella morte di Ferenc, che in qualche modo l’avesse favorita per prendersi i possedimenti dei Bàthory. In fondo, potrebbe aver pensato il sovrano, morto il Cavaliere Nero ad amministrare le ricchezze della famiglia rimaneva solo sua moglie, una donna che non aveva né esperienza, né capacità. Se davvero era questa la sua opinione, si sbagliava. Erzsébet dimostrò di saper governare il suo feudo e si alleò persino con il nipote, il principe di Transilvania Gàbor I, per muovere guerra contro Mattia II d’Ungheria.

Era diventata un personaggio pericoloso, scomodo. Da eliminare. Nei fatti, però, non era così semplice, dato il potere di Erzsébet. Bisognava trovare o, se era il caso, addirittura inventare un appiglio, qualcosa che avrebbe distrutto per sempre sia lei, sia la sua dinastia. Dal 1604 iniziarono a circolare voci inquietanti su ciò che accadeva tra le mura del castello di Čachtice. Si diceva che la contessa Bàthory praticasse la stregoneria, a cui l’avrebbe iniziata una certa Dorothea Szentes, detta Dorka. Ma questo è niente. I servitori sarebbero stati puniti in modo atroce e sadico anche per delle piccole mancanze. Inoltre continuavano a scomparire misteriosamente le ragazze più belle e giovani del luogo. Mattia II volle vederci più chiaro e avviò un’indagine sulla Bàthory.

Stando alle ricostruzioni la contessa avrebbe iniziato a compiere le sue efferatezze molto prima del 1604, forse già dal 1585. Suo marito non solo sarebbe stato a conoscenza degli atti di sadismo e degli omicidi, ma avrebbe addirittura assecondato questo comportamento deviato. Sembra, infatti, che Ferenc non fosse tanto diverso da Erzsébet, visto che i due si scambiavano per lettera “consigli” sui modi più atroci per torturare le loro vittime. Non basta: la contessa avrebbe mostrato segni di squilibrio mentale già da ragazzina, insieme all’epilessia di cui soffriva, malattie che sarebbero state molto comuni nella sua famiglia.

Il castello degli orrori

Mattia II d’Ungheria ordinò al conte György Thurzo di organizzare una spedizione al castello di Čachtice per rendersi conto di persona quanto fossero veri i sinistri pettegolezzi sulla Bàthory. Quando varcò la soglia della residenza, il 30 dicembre 1610, Thurzo si sarebbe trovato di fronte uno spettacolo raccapricciante: una serva era distesa agonizzante in giardino, un’altra ragazza forse già morta era all’interno del castello, mentre decine di altre si trovavano, ferite o moribonde, nei sotterranei. Erzsébet avrebbe accolto il suo ospite con grande disinvoltura, come se fosse tutto normale e non vedesse lo scempio che aveva compiuto.

La contessa venne arrestata e condotta a Bytca (nel Nord della Slovacchia), dove venne processata. Dato il suo rango, rifiutò di essere giudicata da una corte, ma ciò non cambiò affatto la sua sorte. La sua piccola corte venne interrogata e confessò che la Bathory avrebbe attirato nel castello molte ragazze con la scusa di un lavoro oppure, nel caso di giovani nobildonne, della possibilità di entrare a far parte del suo seguito. Una volta chiuse nella residenza per le vittime sarebbe iniziato l’inferno: i complici della contessa le avrebbero picchiate, torturate con ferri incandescenti, frustate. I loro cadaveri sarebbero stati sepolti nel parco del castello.

Qui storia e leggenda, già fortemente intrecciate, si fondono senza soluzione di continuità. Questa pazzia cruenta, infatti, avrebbe avuto uno scopo altrettanto folle e terribile: assicurare a Erzsébet Bàthory l’eterna giovinezza. Alcuni testimoni raccontarono che un giorno, mentre picchiava una delle sue domestiche, la contessa si sarebbe sporcata la mano di sangue. Mentre si ripuliva avrebbe notato che nel punto esatto in cui erano cadute le gocce la pelle pareva ringiovanita, più morbida. Un delirio assoluto che l’avrebbe spinta a farsi il bagno nel sangue delle vittime e persino a berlo. Da questo aneddoto sarebbe nato l’appellativo di “contessa Dracula”.

Rinchiusa a vita

La Bàthory evitò il processo, ma non la condanna. Il tribunale stabilì che venisse rinchiusa a vita in una delle stanze del suo castello, senza la possibilità di vedere la luce del sole. L’unico contatto tra la contessa e il mondo esterno era una fessura da cui le veniva passato il cibo. Erzsébet morì il 21 agosto 1614. Nel testamento chiese di essere sepolta nella chiesa di Čachtice, ma gli abitanti del villaggio non vollero nemmeno sentir parlare di una sepoltura in terra consacrata. Così la “contessa Sanguinaria” finì nel cimitero di Ecsed, nella zona Nord Est dell’Ungheria.

I suoi complici vennero giustiziati e le loro ceneri disperse, in modo che, come suggeriva un’antica superstizione, le loro anime non potessero riposare in pace. Tutti i beni di Erzsébet Bàthory vennero incamerati dalla Corona ungherese. Ciò impone una riflessione: la leggenda nera della contessa è reale, oppure venne inventata da Mattia II come pretesto per impossessarsi dei beni dei Bàthory? È impossibile stabilirlo con certezza, ma forse ci troviamo di fronte a uno di quei casi per cui vale il detto secondo il quale “la verità sta nel mezzo”.

Forse la contessa non fu una serial killer e il numero di vittime attribuitole venne gonfiato da un’abile campagna diffamatoria. D’altro canto, però, Erzsébet sarebbe stata tutto fuorché un angelo. La violenza cruda, la profonda malvagità che avrebbero caratterizzato la sua personalità potrebbero aver avuto origine dai disturbi mentali di cui avrebbe sempre sofferto. La contessa, in un certo senso, avrebbe offerto il fianco a Mattia II, aiutandolo inconsapevolmente a tessere la tela che l’avrebbe imprigionata fino alla morte.

Emanuele Filiberto a "Belve". "Mio nonno omosessuale? Datemi le prove". Ospite nella seconda puntata del talk condotto da Francesca Fagnani, Emanuele Filiberto di Savoia ha svelato molti episodi inediti della sua vita. Roberta Damiata il 2 Ottobre 2023 su Il Giornale.

Ospite nella seconda puntata di Belve, il talk condotto da Francesca Fagnani in onda domani, martedì 3 ottobre, in prima serata su Rai 2, Emanuele Filiberto di Savoia ha parlato a ruota libera, spaziando dalla famiglia al rapporto con la moglie, l'attrice Clotilde Courau e dell'uso di droghe.

La verità nelle sue parole

Garbato e mai fuori le righe, Emanuele Filiberto ha risposto punto per punto alle taglienti domande della Fagnani. Il principe non si è sottratto a nessun argomento, a iniziare dalla spinosa dichiarazione di suo padre, su cui non ha usato mezze parole: "Avrei voluto che facesse quello che ho fatto io ben dopo: scusarsi per le leggi razziali. Però il rispetto per la sua famiglia e la sua storia, non potevano fargli dire queste cose. Questo è sbagliato", racconta.

Suon nonno nella lista degli omosessuali

Il discorso si è poi allargato anche al nonno che un editore aveva inserito nel Dizionario dei capi di Stato omosessuali e bisessuali, e a cui Emanuele Filiberto ha fatto causa: "Una stupidaggine, anzi una gran stronz... E poi non si parla dei morti. Mio nonno ha avuto una moglie, quattro figli. Datemi le prove". Ma gli argomenti spinosi non si sono limitati solo alla famiglia d'origine, ma anche alla sua, e al rapporto di cui si è molto parlato sui giornali di tutto il mondo con la moglie, l'attrice francese Clotilde Courau, fatto di frequenti separazioni e presunti tradimenti.

"Purtroppo è successo - dice - ci sono state poi spiegazioni e anche perdoni, ma non subito. Tra di noi però c'è un grandissimo amore e un grandissimo rispetto", ci tiene poi a sottolineare. E ancora la sua avventura sanremese: "È stata un'operazione marketing della Rai, è la Rai che aveva chiesto della mia partecipazione a Sanremo perché era un anno un po' debole per loro, serviva quel piccolo casino in più. Me lo hanno chiesto e a me è piaciuta l'idea. Ben venga che sono arrivato secondo".

L'uso di droghe

La Fagnani non fa sconti neanche quando si parla di un problema molto serio di cui si è spesso vociferato, il suo presunto uso di droghe: "È una cosa che ho sempre detto ed è legata al fatto di avere un carattere chiuso ed introverso - ha ammesso il principe - che non ti fa affrontare l'altro in una maniera normale e sana come oggi". Alla domanda specifica su quale uso di droghe avesse fatto uso, ha risposto in questo modo: "Ce ne son state parecchie, però a quell'epoca andava molto la cocaina purtroppo".

E vuole cedere il suo club. Emanuele Filiberto, la confessione a Belve: “Mio padre ha sbagliato a non chiedere scusa per le leggi razziali”. Redazione su L'Unità il 2 Ottobre 2023 

“Mio padre ha sbagliato a non chiedere scusa per le leggi razziali”. Parola di Emanuele Filiberto, il principe di Savoia protagonista martedì 3 ottobre a ‘Belve’, il programma condotto su Rai2 da Francesca Fagnani.  Quando la conduttrice chiede al principe-imprenditore in cosa la sua famiglia abbia sbagliato, Emanuele Filiberto risponde: “Mio padre è una persona che ha avuto per sua educazione un grandissimo rispetto della sua famiglia e del suo casato. Io avrei voluto quello che ho fatto io ben dopo: mi scuso per le leggi razziali, fosse stato fatto anche prima. Però qualcosa che lui ha avuto più di me, che è il rispetto per la sua famiglia e la sua storia, non poteva fargli dire queste cose. Questo è stato sbagliato”.

Nell’intervista Emanuele Filiberto tratta anche altri argomenti, a partire dalla decisione di fare causa ad un editore che, pubblicando il dizionario dei capi di Stato omosessuali e bisessuali, dichiarava che il nonno Umberto II, ultimo sovrano italiano, era omosessuale. “Era una stupidaggine – secondo Emanuele Filiberto – Prima di tutto non si parla dei morti, e soprattutto non si parla dei morti per dire una cosa che è una stupidaggine. Mio nonno ha avuto una moglie, ha avuto quattro figli, e tutt’un tratto fai uscire questa cosa. Si chiama una gran stronzata, scriverlo su un libro. Ma poi dammi delle prove, no? No, niente”.

Tradimenti e droghe

Quanto al matrimonio Clotilde Courau e le sue infedeltà, ammesse nelle scorse settimane in alcune interviste e articoli di giornale, l’erede di Casa Savoia ribadisce che “purtroppo sono successi, ci sono state delle spiegazioni, ci sono stati dei perdoni, non subito”. “Fate una vita per cui il tradimento è contemplato?“, chiede Fagnani. Ed Emanuele Filiberto: “È cosi, c’è un grandissimo amore e un grandissimo rispetto tra di noi, ed è andato oltre i tradimenti”.

Il figlio di Vittorio Emanuele di Savoia si apre anche sul suo periodo più ribelle, durante il quale non nasconde l’uso di droghe: “È una cosa che ho sempre detto. Va con il fatto di esser chiusi, introversi, di non poter affrontare l’altro in una maniera normale e sana come oggi potrei fare. Questi paradisi artificiali ti aprivano e ti facevano mostrare dei sentimenti che normalmente non avresti mai mostrato”. Quanto alla tipologia il principe rivela che “ce ne sono parecchie, però a quell’epoca andava molto la cocaina, purtroppo”.

La partecipazione a Sanremo

C’è spazio anche per parlare della sua partecipazione a Sanremo, su cui il principe racconta: “È stata un’operazione marketing della Rai, è la Rai che aveva chiesto della mia partecipazione a Sanremo perché era un anno un po’ debole per loro, serviva quel piccolo casino in più”. Quanto alla posizione in classifica finale, per Emanuele Filiberto “ben venga che sono arrivato secondo”.

L’addio alla Real Aversa

È di domenica invece l’addio di Filiberto al calcio ad Aversa. Il principe ha infatti lasciato la gestione della Real Aversa Normanna, formazione rilevata nei mesi scorsi e che disputa l’Eccellenza campana. Una scelta motivata dalle contestazioni di “dieci pseudo ultras che non sono neanche in grado di formulare in italiano una frase di senso compiuto”, è l’accusa di Filiberto dopo le contestazioni esplose al termine del match perso 4-1 contro la Puteolana.

La sua ‘Casa Reale Holding’ ha comunicato la decisione al sindaco, a cui ha rimesso il titolo sportivo. “Oggi termina il nostro progetto calcistico ad Aversa- si legge nella nota- non avendo alcuna intenzione di avere a che fare con quei 10 pseudo ultras che oggi hanno dato sfogo a tutta la loro frustrazione, senza tener conto di non essere neanche in grado di formulare in italiano una frase di senso compiuto. Quanto accaduto allo stadio Papa durante la sfida Aversa-Puteolana è qualcosa di inaudito, soprattutto alla luce dei sacrifici sostenuti l’anno scorso e che continuiamo a sostenere per mantenere il calcio ad Aversa. Avevamo chiarito che stavamo rivedendo tutto e che dal 10 ottobre saremmo ripartiti, anche in previsione dell’apertura del mercato di dicembre. Contestare andando nel personale, con frasi volgari ed ingiuriose, è inaccettabile e vergognoso”. Redazione - 2 Ottobre 2023 

La confusione Reale di Emanuele Filiberto. "Aversa in vendita? No, anzi raddoppio". Elia Pagnoni il 3 Ottobre 2023 su Il Giornale.

Il club: "Contestati da ultrà che non parlano in italiano". Poi la retromarcia

Una reale confusione. Ma bisognerebbe proprio parlare di confusione reale, visto quanto sta succedendo attorno al Real Aversa, formazione del campionato di Eccellenza campano, recentemente rilevato da sua altezza Emanuele Filiberto di Savoia. E certo non si sarebbero mai accesi i riflettori su una banale contestazione di una decina di ultrà ad una squadra della quinta categoria del calcio italiano, se questa non facesse parte del progetto ideato dal principe per rilanciare alcune società calcistiche del circondario napoletano, con il nobile intento di offrire un piano di sviluppo sportivo in aree sociali difficili. Peccato che l'aureo progetto principesco si sia scontrato velocemente con una realtà che di nobile ha assai poco, tanto che dopo la pesante sconfitta interna con la Puteolana (1-4), la dirigenza del Real Aversa è stata contestata da una decina di esagitati che sono bastati però a far scattare il formale disimpegno della Casa Reale Holding, la società che aveva rilevato il club ad aprile, dopo essere entrata in possesso del Savoia e prima di completare il trittico con l'acquisizione del Portici.

Ma a poche ore dal duro comunicato pubblicato sui social dell'Aversa, Emanuele Filiberto ha dovuto correre in retromarcia, prendendo la parola in prima persona, smentendo la nota dell'amministratore della società e tranquillizzando il pubblico aversano: «È d'obbligo da parte mia precisare che le dichiarazioni postate sulla pagina facebook del Real Aversa non sono né le mie, né di qualcuno dei miei soci. Anzi, siamo pronti a impegnarci a proseguire nel nostro progetto calcistico, aumentando gli investimenti in attesa della riapertura del mercato. Auspicando che eventi del genere (le contestazioni, ndr) non si verifichino più e che la città prenda le distanze da persone che non la rappresentano».

Insomma, retromarcia reale. Con l'obiettivo di consolidare un progetto che però, a chi lo guarda da lontano, appare un po' dispersivo. Perché, passi che Filiberto si impegni a rilanciare il Savoia, squadra nata proprio per inneggiare alla casa reale, ma poi perché allargarsi con l'Aversa? Solo perché l'hanno ribattezzato Real? Per non parlare dell'operazione Portici, che è l'ammiraglia del gruppo (giocando in serie D), ma che aveva scatenato addirittura i neoborbonici locali, insorti all'idea che la loro squadra passasse nelle mani dei Savoia usurpatori...

Forse il principe avrebbe fatto meglio a concentrarsi sul solo Savoia, che già avrebbe bisogno di forti investimenti per tornare almeno in serie C, se non nella B toccata una ventina d'anni fa. O meglio ancora, per non farsi insultare inutilmente da quattro scalmanati (che come recita il comunicato dell'Aversa «non sono neanche in grado di formulare in italiano una frase di senso compiuto»), potrebbe banalmente imitare suo nonno Umberto II e accomodarsi in tribuna a tifare Juve.

Filiberto di Savoia: «Vendiamo i mobili, i piatti, la mia moto. Ma libri e argenti del nonno re sono salvi». Storia di Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera lunedì 11 settembre 2023.

«Tutti i libri di Casa Savoia della collezione di mio nonno re Umberto II e di mio bisnonno, re Vittorio Emanuele III, come pure i quadri antichi e l’argenteria legata alla storia di casa Savoia è salva: la custodirò nelle mie residenze, non andrà all’asta», assicura al Corriere il principe Emanuele Filiberto di Savoia mentre a Ginevra in Svizzera — dove i Savoia hanno vissuto una vita in esilio — si prepara ad andare sotto il martello una collezione di oggetti, dai piatti ai candelabri, dalle statue a un tondo con il profilo di Vittorio Emanuele III, una pendola, una cassapanca, coppe, un vaso Venini.

Assieme a memorabilia e moto dalla casa sulla collina di Vesenaz abitata per una vita dal padre Vittorio Emanuele con la moglie Marina Doria. Piccoli e grandi tesori per un valore sui 100-150mila franchi svizzeri. Ricordo bene principe la villa di Vesenaz dove, aspettandola per una delle nostre interviste, mamma Marina Doria mi confessò tutta la sua quotidiana apprensione quando lei tornava ogni sera sulla moto da corsa, dal lavoro alla ginevrina Banque Syz. E’ quella moto che andra all’asta per Genève Enchères questo settembre, il 20? «Si proprio lei, la mia moto da corsa Agusta, una vera passione, meglio non averla a portata di mano oggi, non ho più l’età. E poi ormai i miei genitori abitano in montagna a Gstaad, la casa di Ginevra era diventata troppo grande… e loro possono dividersi tra la Corsica di Cavallo ma anche gli Stati Uniti e insomma piuttosto che far marcire in qualche scantinato tanti ricordi meglio che ne possa godere qualche appassionato. Bisogna avere il coraggio di disfarsi di quel che non serve più». Disegnata da sua madre Marina, la villa di Vesenaz catturava l’attenzione con il grande salone a gradinate discendenti, in moquette bianca, i mobili modernissimi, quasi futuristici, molto anni ’70. Anche quelli andranno in vendita? «Sì tutti i mobili disegnati da mia madre per la villa che è frutto della sua creatività, saranno oggetto di una vendita da Christie’s a fine anno: un curioso mobile bar, quadri di Lichtenstein, sedie e l’enorme tavolo di marmo che forse ricorda al centro della casa». La stessa casa d’aste venderà pure gioielli (un anello con acquamarina, un bracciale con piccoli smeraldi e anelli con smeraldi, rubini o perle), non della collezione Savoia però. A proposito di vendita di davvero regali tesori preziosi di Casa Savoia, negli anni , fece notizia la vendita all’asta a Londra nel 2007 di favolosi gioielli da parte di Maria Gabriella di Savoia, sorella di suo padre… E lei principe ha fatto notizia quando ha annunciato mesi fa al Corriere il piano per rivendicare i gioielli custoditi dall’esilio del “re di Maggio”, suo nonno Umberto II, nella sacrestia in Bankitalia. A che punto è la questione? «La causa va avanti, non mi fermerò per riavere i gioielli di famiglia di casa Savoia. Quanto alle vendite all’asta, la vita porta altrove bisogna avere il coraggio di guardare avanti. Con Prince of Venice la catena di ristoranti inaugurata prima della pandemia a fine anno aprirò anche a Riad e poi lanceremo una vera e propria catena di locali in licenza». Anche in Italia apriranno i ristoranti Prince of Venice?«Non abbiamo anche iniziato un vero piano ma perché no. Intanto mi sto occupando degli Ordini di Casa Savoia, non solo le delegazioni italiane ma anche le 17 estere e con Casa Reale Holding, lo stesso veicolo con il quale ho perfezionato l’acquisto delle tre squadre di calcio Savoia Torre Annunziata, Savoia Aversa e Savoia Portici, lanceremo anche la prima Carta Reale». Una Carta Reale, di che si tratta? «Una banca online, abbiamo già tutte le licenze la carta sarà emessa con il circuito Mastercard».

Estratto dell’articolo di Maria Novella De Luca per “la Repubblica” mercoledì 2 agosto 2023.

[…] «Ho lottato per 45 anni, ho gridato contro l'ingiustizia, ho perso nei tribunali, sono stata denunciata, calunniata, ero Davide contro Golia, oggi però il mondo intero conosce le colpe di Vittorio Emanuele di Savoia. Quella notte in cui Dirk iniziò a morire e la verità venne gettata nei fondali dell'isola di Cavallo, io ero lì, accanto a lui, nessuno è più riuscito a spegnere la mia voce». 

[…] Ogni attimo della notte tra il 17 e il 18 agosto del 1978, quando un proiettile partito incidentalmente dalla carabina di Vittorio Emanuele ferì a morte Dirk Hamer, 19 anni, giovane e bellissimo fratello di Birgit, è cristallizzato nella sua memoria.

[…] A quasi mezzo secolo da quella tragedia, da cui l'erede al trono d'Italia uscì assolto, un documentario su Netflix firmato da Beatrice Borromeo, e la pubblicazione, dopo anni di sequestro del libro di Birgit Hamer, entrambi dal titolo “Il principe ”, hanno riaperto una pagina di storia densa di ombre e segreti. 

Birgit, oggi lei dice che Dirk ha finalmente avuto giustizia. Perché?

«Il documentario […] ha per la prima volta svelato cosa accadde davvero la notte in cui mio fratello fu ferito a morte. I testimoni di allora, che mai avevano parlato, hanno raccontato ogni dettaglio, dagli spari alla vergogna dei soccorsi che non arrivavano. Mai così dettagliata è stata la descrizione dell'agonia di Dirk. E i depistaggi, l'occultamento delle prove, fino alla farsa del processo del 1991 in Corte d'Assise a Parigi che “in dubbio pro reo” ha assolto Vittorio Emanuele».

Assoluto, sempre. Anche nel 2006 quando fu arrestato dal procuratore Woodcock per associazione a delinquere.

«Però proprio in prigione a Potenza Vittorio Emanuele non sapendo di essere intercettato raccontò al suo compagno di cella di aver “fregato” i giudici francesi e di essere stato lui a sparare il colpo che ferì a morte Dirk. I suoi avvocati smentirono, ma trovammo un video di quella intercettazione. Tutto questo è pubblico […]». 

[…] Riannodiamo il filo dei ricordi. Roma, fine anni Settanta.

«Con mia madre Sigrid e i miei tre fratelli che vivevamo in via Margutta. I miei si erano separati, così ci siamo ricevuti da Heidelberg a Roma. Anni spensierati. […] Facevo la modella, Dirk e gli altri fratelli frequentavano la scuola tedesca». 

Suo padre Geerd Hamer è stato un medico discusso, radiato e poi arrestato per le sue teorie sulla cura del cancro.

«[…] La battaglia per Dirk ci ha divisi per sempre. Accettò dei soldi da Vittorio Emanuele per le cure di mio fratello, ero contraria, sapevo che sarebbero stati usati contro di noi. Ma ha assistito eroicamente Dirk senza mai allontanarsi dal suo letto. Diciannove operazioni e l'amputazione della gamba. E pensare che Dirk era un corridore, si allenava nei 400 metri con Pietro Mennea».

[…] «Nell'agosto del 1978 mia madre affittò una piccola casa a Porto Rotondo. […] Il maledetto 17 agosto un amico di Dirk ci propone una gita all'isola di Cavallo, in Corsica. Partimmo con tre barche, il Coke, Il Mapagià e il Master». […] «Il mare grosso ci aveva impedito di tornare in Sardegna. Decidemmo di accampare nelle barche per dormire a Cavallo. Molti di noi avevano soltanto il costume addosso. Qualcuno per andare a riva aveva preso in prestito un gommone legato a uno yacht vicino alle nostre barche. Peccato che quel canotto fosse di Vittorio Emanuele. Questo scatenò l'ira del Savoia». 

Nel libro scrive di aver sentito il principe gridare: “Italiani di merda, avete preso il mio Zodiac, vi ammazzo tutti”.

«Ci fu un primo sparo, poi un secondo durante una colluttazione con Nicky Pende, ex marito di Stefania Sandrelli che aveva provato a fermare Vittorio Emanuele. Uno di quei proiettili colpì Dirk che dormiva nella barca vicina e gli recise l'arteria femorale».

Morì il 7 dicembre del 1978. Dopo un'agonia di 111 giorni.

«Ricordo che corsi sul “Mapagià” e presi mio fratello tra le braccia. Mi fissava con i suoi grandi occhi blu, mentre faceva uno sforzo sovrumano per sopportare il dolore. Era eroica». 

È vero che nella prima fase Vittorio Emanuele riconobbe le sue responsabilità?

«Il Savoia viene arrestato e portato nel carcere di Ajaccio. Il 28 agosto 1978 scrive di suo pugno: “Riconosco la mia responsabilità civile per l'infortunio del 18 agosto 1978 accaduto al signor Hamer”. Documento poi scomparso, ma che i giornalisti fotografarono». 

Lei impiegò 13 anni per far celebrare il processo in Francia.

«Anni di rimpalli tra tribunali, nessuno voleva portare alla sbarra un Savoia. Ci riuscì la mia tenacissima avvocata Sabine Paugam. conoscevano montagne di prove, ma loro erano troppo potenti. Politica, aristocrazia e massoneria si mobilitarono per depistare il processo. Fu una farsa. Vittorio Emanuele è stato assolto. Si parlò di una seconda pistola, inesistente invece. […]». […]

Estratto dell’articolo di open.online.it domenica 9 luglio 2023.  

[…] nel documentario netflix “Il principe” […] c’è un fuorionda di Vittorio Emanuele che a distanza di anni rischia di inguaiare l’ex re di Spagna Juan Carlos, oggi 85enne. A proposito della morte di Alfonso di Borbone, fratello di Juan Carlos, Vittorio Emanuele si è fatto scappare davanti alle telecamere: «Fu Juan Carlos a ucciderlo, io c’ero». In difesa del padre è intervenuto Emanuele Filiberto, che ha provato a frenare le polemiche: «Re Juan Carlos coinvolto nell’incidente che costò la vita a suo fratello, quand’erano ragazzini? È una storia non nuova e poi non c’ero io durante il fuorionda del documentario. Certo, a mio padre e a me dispiace molto che sia uscito questo fuori onda che non ha nessuna ragione di esserci nel documentario che tratta di altro». 

[…] Emanuele Filiberto spiega di dover intervenire in a nome del padre «perché Vittorio Emanuele, uomo di 86 anni anziano e sofferente, purtroppo oggi non è più nelle condizioni di salute per potersi difendere in prima persona».

A proposito delle accuse accompagnate all’uscita della docuserie sulla morte di Dirk Hamer, Emanuele Filiberto spiega: «Non comprendo perché ancora oggi alcune persone continuino a permettersi di accusare uno dei più importanti organi giudiziari di uno Stato sovrano, ripetendo che il colpevole sia Vittorio Emanuele, quando 12 anni di indagini – e la balistica – hanno stabilito inequivocabilmente con una sentenza definitiva l’esatto contrario», prosegue.

 Il figlio di Vittorio Emanuele di Savoia conclude poi: «[…] avrei molte cose da dire, anche sulla famiglia Hamer. Ma ho troppo rispetto per tutta questa drammatica vicenda per spingermi su questo terreno. In queste ore, si è già andati troppo oltre».

Estratto dell'articolo di corriere.it venerdì 7 luglio 2023.

Emanuele Filiberto tra le braccia di una donna. E non è Clotilde Courau, con cui è sposato da 20 anni e da cui ha avuto le figlie Vittoria e Luisa. A Los Angeles Emanuele Filiberto è stato paparazzato da “Diva e Donna” con Nadia Lanfranconi, cantante di musica country che ha avuto in passato una relazione con Mel Gibson. 

[…] Nadia Lanfranconi, 46 anni, è originaria della provincia di Como e a legarla a Emanuele Filiberto, probabilmente, anche la passione comune per la musica.

[…]  Già in passato Emanuele Filiberto era stato pizzicato con un'altra donna: era Emilie-Sophie Pastor. Clotilde allora aveva solo detto: "Queste foto non metteranno in crisi il mio matrimonio". 

Da open.online venerdì 7 luglio 2023.

«Questa cordata appartiene ad una casata, da noi disprezzata, la vostra presenza sarà sempre indesiderata». Lo striscione, in rima, è apparso ed è stato poi rimosso in via IV Novembre a Portici, nel napoletano. Gli ultras di casa non hanno apprezzato la proposta di acquisito della società di calcio Portici 1906 da parte di una cordata, la Casa Reale Holding spa, capeggiata da Emanuele Filiberto di Savoia che gestisce già il Savoia Calcio di Torre Annunziata e il Real Agro Aversa.

Fin qui le dispute sarebbero solo calcistiche se non fosse che la foto dello striscione è apparsa sulla pagina Facebook del Movimento Neoborbonico, seguita da commenti e critiche. Circostanza che fa pensare ad una rivalità storica che non finisce neanche sui campi di calcio. D’altronde i Borboni a Portici sono “di casa”. Lo scorso 25 giugno Portici ha intitolato il piazzale antistante la Reggia, oggi sede del Dipartimento di Agraria dell’Università ‘Federico II, proprio a Carlo di Borbone. Il re con la moglie Maria Amalia di Sassonia nel 1738 fece costruire lì la Reggia e la scelse come sua dimora estiva. 

Estratto dell’articolo di Francesca Angeleri per torino.corriere.it venerdì 7 luglio 2023. 

(…)

Che lei ne sia stato contornato non v’è dubbio, ma chi gliel’ha fatta amare la cultura? 

«Mia nonna, Maria José. Era straordinaria. Sempre mi offriva un libro da leggere e poi ne parlavamo. Mi raccontava dei grandi incontri che aveva avuto, da Charlie Chaplin a Einstein a D’Annunzio. Aveva un’anima rock&roll, era cresciuta alla corte del Belgio ed era molto aperta culturalmente. Sua madre, la Regina Elisabetta, era una grande violinista e riceveva moltissimo. La chiamavano la Regina Rossa perché era stata in Cina, in Russia. Mia nonna era al suo fianco e ha appreso molto da lei. Guidava, scriveva libri, amava contornarsi di geni».  

Le manca? 

«È sempre con me, la sento molto vicina. A mio avviso, saranno più le donne di Casa Savoia a rimanere nella Storia rispetto agli uomini».  

È femminista Principe? 

«Sì lo sono. Credo veramente a ciò che ho detto. Partiamo dalla Regina Margherita che aprì la corte di Casa Savoia, organizzando eventi molto belli ha mondanizzato la monarchia. La Regina Elena fu una donna di grande carità, quando ci fu il terribile terremoto di Messina si spese tantissimo aprendo un ospedale da campo dove lei per prima, come crocerossina, prestò servizio. 

Durante la Seconda Guerra Mondiale trasformò le stanze del Quirinale in un ospedale militare. Voglio ricordare anche la grande modernità di mia madre che è stata campionessa mondiale di sci d’acqua e che, quando eravamo in esilio, ci ha rappresentato in modo egregio».  

Nasce da qui l’idea di abdicare in favore della sua primogenita Vittoria di Savoia? 

«Mi metterò da parte e farò passare avanti ancora una volta una donna, sono certo che farà meglio di me. [...] Tra poco, in Europa, ci saranno più regine che re. [...] l’intelligenza e la sensibilità delle donne al comando può essere meravigliosa. La Legge Salica è anacronistica, è depassè. Gli uomini non hanno nulla di più, semmai di meno». 

Com’è sua figlia? 

«Studia in Inghilterra, Storia dell’Arte e Scienze Politiche. È sensibile e intelligente, aperta. Ama molto il contatto umano, si preoccupa di ciò che vede intorno a lei. Appena è scoppiata la Guerra in Ucraina è immediatamente partita con la Croce Rossa per portare aiuti».  

[...]

«Credo di essere stato il primo della famiglia a essere riuscito ad avvicinarsi molto agli italiani. Quando tornai in Italia, pensai che il modo migliore per farmi conoscere fosse la tv e quindi andai a Ballando con le stelle. Sdoganai forse un po’ la famiglia. Mia zia Maria Pia, nel suo libro, ha scritto: “Emanuele Filiberto è l’unico di Casa Savoia che è riuscito a farsi amare dai nostri concittadini”. E io lo vedo, quando cammino per strada, il grande affetto della gente».  

Non le dispiacerà fare un passo indietro? 

«Io ho aperto la strada. Ho tolto le erbacce. Tutto ciò che ho fatto, l’ho fatto perché lo volevo. È stato importante soprattutto per le mie figlie perché desideravo offrire loro l’opportunità di iniziare una vita, una carriera, in Italia. In quel mondo che io non ho avuto. [...]».  

Guardando all’Inghilterra: la monarchia piace alla gente? 

«La monarchia piace alla gente. Lo si è notato dai numeri astronomici dei telespettatori che hanno visto sia il funerale di Elisabetta che l’incoronazione di Carlo III. La monarchia ha qualcosa di affascinante che le persone amano guardare, anche da lontano».  

L’amerebbero anche in Italia? 

«L’Italia è una repubblica. In Europa la monarchia sta andando molto bene». 

Come mai? 

«Forse quando ci sono periodi di crisi, la gente scorge nei re e nelle regine una presenza forte, quasi spirituale». [...]

 “Non sono stato io”: la difesa del “Principe” nella morte di Dirk Hamer. Vittorio Emanuele è al centro di una serie tv che rievoca la morte del giovane Dirk Hamer, per cui "Il Principe" venne accusato e poi prosciolto. Angela Leucci il 4 Luglio 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 L’omicidio

 Il corso della giustizia

 Le teorie mediche del padre della vittima

A luglio 2023 esce il libro "Il Principe - La vera storia di Vittorio Emanuele". L’ha scritto Birgit Hamer, sorella del defunto Dirk Hamer, morto 4 mesi dopo essere stato colpito da un proiettile durante una rissa in cui fu coinvolto Vittorio Emanuele di Savoia. La prefazione è di Beatrice Borromeo Casiraghi, che ha curato la regia di una miniserie su Netflix, dedicata appunto alla vicenda umana e giudiziaria legata al fatto di cronaca. E nel trailer la voce di Vittorio Emanuele esordisce così: “Qualcuno ha sparato con la pistola a quel povero ragazzo. Non è stato il mio fucile”.

L’omicidio

Classe 1937, Vittorio Emanuele di Savoia è il figlio dell’ultimo re d’Italia, Umberto II. È sicuramente un personaggio che, suo malgrado, polarizza l’opinione pubblica. Suo malgrado per una serie di motivi: era un bambino quando la Seconda Guerra Mondiale finì, quando l’Italia scelse la Repubblica e l’esilio dei maschi Savoia, poi riammessi nel Belpaese nel 2002. Fra le polemiche, anche successive.

Perché è inevitabile per i Savoia: soprattutto quando una parte del Paese incolpa ancora il casato, a torto, per l’annessione al Piemonte del 1861 che portò all’Unità d’Italia. 1861, un’epoca lontana, in cui Vittorio Emanuele era ben lontano da essere perfino nei progetti dei suoi avi.

Ora, la vicenda della morte di Dirk Hamer sembra essere qualcosa che confonde storia e cronaca, troppo recente per essere cristallizzata e assimilata completamente senza generare reazioni. Cosa accadde? Il 18 agosto 1978 Vittorio Emanuele si trovava al largo dell’Isola di Cavallo, in Corsica, con il suo yacht. C’erano due altre imbarcazioni: il Coke di Nicky Pende, ex marito di Stefania Sandrelli, e il Mapagia, in cui soggiornavano alcuni turisti tedeschi.

A un certo punto gli ospiti di Pende avrebbero preso il gommone Zodiac di Emanuele Filiberto, figlio del “Principe”, per raggiungere il porticciolo: Vittorio Emanuele imbracciò la sua carabina e venne coinvolto in una rissa con lo stesso Pende. Partirono due colpi: secondo le accuse, uno di essi sarebbe penetrato nella carlinga della barca dei turisti tedeschi, colpendo così Dirk Hamer, 19enne figlio del medico Ryke Geerd Hamer. Il teenager tedesco dormiva nella stiva. Il proiettile gli recise l’arteria femorale, terminando il suo viaggio nel coccige.

Il giovane Hamer morì così il 7 dicembre 1978: l’avvenimento, come si può comprendere, gettò i suoi cari nella più nera disperazione e portò a un processo. Nel 2011 Pende dichiarò: “Ebbi costantemente l’impressione di un processo taroccato”. Pende infatti, in un’intervista al Fatto Quotidiano, raccontò le sue impressioni sulla rissa e sul processo, spiegando tra l’altro di aver visto, successivamente al ferimento, Dirk Hamer barcollare in piedi sull’imbarcazione e che a suo avviso la morte sarebbe stata legata ai ritardi nei soccorsi, perché “qualcuno, per vigliaccheria, ha fatto finta che non era successo nulla”.

Il caso fu posto nelle mani della giustizia francese, poiché il fatto avvenne in Corsica. La difesa sostenne che a essere armato, in quella circostanza, non era il solo Vittorio Emanuele, ma ci sarebbero state delle altre persone, poi scappate, che avrebbero sparato nel corso della lite. Dalla propria l’accusa aveva un fatto: il calibro e il rivestimento del proiettile che aveva colpito Hamer non sarebbe stato lo stesso dei proiettili della carabina di Vittorio Emanuele.

Quest’ultimo fu quindi prosciolto dalle accuse di omicidio nel 1991, ma fu condannato a 6 mesi con la condizionale per porto abusivo di arma da fuoco al di fuori della propria abitazione. Vittorio Emanuele avrebbe raccontato successivamente a Repubblica: “Quell'incidente mi ha rovinato la vita e distrutto al reputazione. La gente mi giudicò senza attendere la sentenza”. La vicenda, infatti, non finì qui e non solo perché le riviste di gossip rievocarono la vicenda per decenni.

Il 21 giugno 2006, Vittorio Emanuele era in custodia nel carcere di Potenza per un’altra vicenda giudiziaria - il pm John Woodcock stava indagando su un presunto giro di escort, tangenti e gioco d’azzardo, come riporta Repubblica - e il “Principe” venne intercettato e ripreso con una telecamera nascosta, mentre parlava con un altro detenuto: “Anche se io avevo torto... torto... nel processo devo dire che li ho fregati... eccezionale, poi ha... venti testimoni e si sono affacciate tante di quelle personalità pubbliche. Il Procuratore aveva chiesto 5 anni e 6 mesi. Ero sicuro di vincere”. Con questa intercettazione fu motivato dal gip Rocco Pavese il rigetto della revoca per il divieto di espatrio, anche se secondo la difesa l’intercettazione sarebbe stata manipolata con alcune omissioni. L'opinione pubblica si trovò comunque a chiedersi: quelle parole, sempre che non siano state manipolate come la difesa affermava, erano reali o frutto di un contesto come quello carcerario?

A febbraio 2011, come riporta il Fatto Quotidiano, Vittorio Emanuele parlò in prima persona di quelle intercettazioni: “Queste notizie sono talvolta manipolate o non sono vere. Ma ora è il momento di parlare, di far emergere la verità. Due tribunali francesi si sono pronunciati prosciogliendomi da ogni responsabilità. Lo hanno fatto perché ci sono prove chiare. La pallottola che ha colpito il ragazzo non poteva essere del mio fucile. Qualcuno ha sparato con una pistola a quel povero ragazzo, ecco la verità”. Birgit Hamer, che aveva abbandonato la carriera di modella per provare a trovare giustizia per il fratello, disse invece: “Guardare quel video è orrendo, ma dà anche un grandissimo sollievo. Ora quel signore non potrà mai più sostenere che non ha sparato a mio fratello: ho vinto la mia battaglia, anzi quella di Dirk”.

Ne seguì poi una lunga battaglia in Italia di Vittorio Emanuele sul diritto all’oblio, in cui fu condannato a 2 anni con la condizionale per calunnia ai danni della sorella dello scomparso. La giustizia italiana affermò che “si deve confrontare col diritto della collettività ad essere informata ed aggiornata sui fatti da cui dipende la formazione dei propri convincimenti, anche quando ne derivi discredito alla persona titolare di quel diritto, sicché non può dolersi Savoia della riesumazione di un fatto certamente idoneo alla formazione della pubblica opinione”.

In un’altra causa intentata da Vittorio Emanuele per diffamazione a mezzo stampa, la Cassazione nel 2017 d’altra parte aveva affermato che “gli elementi indiziari utilizzati nella sentenza dell'appello (gli accertamenti svolti dalla gendarmeria francese, la soluzione data al caso dalla Corte parigina e le intercettazioni effettuate nel carcere di Potenza) costituiscono, effettivamente, un compendio indiziario più che sufficiente a suffragare l'opinione che Savoia sia stato assolto dal reato di omicidio volontario, ma non che sia stata esclusa ogni sua responsabilità nel tragico evento di cui egli porta, invece, un carico di responsabilità”.

Dopo la morte del figlio Dirk, il medico Ryke Geerd Hamer elaborò nel 1981 una teoria medica molto controversa, secondo la quale le malattie sono causate da traumi e conflitti irrisolti: lo stesso medico fu affetto da carcinoma a un testicolo, che avrebbe collegata alla perdita del figlio e alla vicenda giudiziaria che ne seguì. Anche la moglie ebbe il cancro: morì di arresto cardiaco 7 anni dopo il figlio.

Le affermazioni di Hamer, talvolta accusate anche di antisemitismo, vennero confutate dalla medicina ufficiale, anche se alcune persone e organizzazioni nel mondo continuano a seguirle. Secondo la sua teoria, chiamata Nuova Medicina Germanica, i tumori si originerebbero appunto da conflitti irrisolti, le metastasi non esisterebbero, virus e batteri aiuterebbero a guarire, i traumi si potrebbero visualizzare anche attraverso una Tac, mentre il diabete nelle donne sarebbe causato da un conflitto di natura sessuale. Diversi tribunali di diversi Paesi si sono pronunciati su singoli casi in cui pazienti che avevano abbracciato le teorie di Hamer morirono, dopo aver abbandonato i percorsi della medicina ufficiale.

Il principe Serge di Jugoslavia: «Vi racconto mia nipote Vittoria, erede Savoia». Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 21 marzo 2023.

«Si è già calata nel ruolo. Il volontariato in Ucraina l’ha cambiata. La ricordo bambina sportivissima in acqua come nonna Marina Doria». Clotilde in tourné e la salute di Vittorio Emanuele: «Problemi alle anche ma la mente c’è e pure lo humour»

«Mia nipote Vittoria di Savoia? Come zio sono rimasto sorpreso di come abbia saputo calarsi nel ruolo di erede del Casato. Alla sua età, 18 anni, ero decisamente più scatenato, e invece lei era calma, gentile con tutti quanti erano arrivati da ogni parte d’Italia per il 40esimo della morte di re Umberto». Il principe Serge di Jugoslavia, figlio di Maria Pia sorella di Vittorio Emanuele, e cugino di Emanuele Filiberto, racconta al Corriere la nipote Vittoria. Nuova erede del Casato dei Re d’Italia, dopo la storica svolta del 2020 che ha aperto la strada alle donne. Mandando in soffitta la Legge Salica.

Adesso Vittoria è una ragazza, bellissima, un’influencer nata. Ma com’era da bambina?

«Molto sportiva, una passione per il mare e gli sport d’acqua. Beh la nonna Marina Doria campionessa di sci d’acqua prima di sposare zio Vittorio Emanuele deve averle trasmesso qualcosa. E poi sempre molto concentrata, riflessiva. Ad Altacomba si è sorpresa di vedere tante rappresentanze da varie parti d’Italia, non se lo aspettava. Credo l’abbia commossa».

Pochi mesi fa Vittoria ha raccontato al Corriere, con la voce ancora provata, l’italiano incerto velato di accento francese, la sua esperienza di volontaria al confine con l’Ucraina «sconvolta, il cuore e i pensieri sono rimasti là, fra quella gente in guerra». Lamentando anche «l’occidente poteva fare molto di più, ho visto la paura negli occhi dei bambini e delle mamme». Cosa ha detto a lei di quell’esperienza?

«E’ stata molto toccata dal viaggio in Ucraina, l’ha fatta maturare. Mi ha confessato che il viaggio con i volontari è stato difficile non se lo aspettava. Credo sia stato un buon modo per capire che cosa vuol dire guidare un casato. Ereditare il ruolo di guida, un domani, ma anche quello di capofila di tutte le attività degli Ordini di casa Savoia che hanno per missione di portare aiuto a chi è in difficoltà».

Intanto ad Altacomba Casa Savoia si è riunita per ricordare l’ultimo re, Umberto II. Mancava qualcuno però. Antiche ruggini?

«Da anni non c’era una riunione di famiglia così, e mi ha fatto piacere vedere che eravamo in tanti. Sì mancava Maria Beatrice che vive in Sudamerica e non c’era Maria Gabriella ma c’era sua figlia la principessa Elizabeth».

E c’era lei, principe, con suo fratello Michel e mamma Maria Pia. Mancavano però Clotilde e Luisa la sorella minore di Vittoria. Perché?

«Luisa studia per il Baccalaureat e aveva esami da preparare mentre Clotilde Courau è in tourné con una nuova piéce teatrale che sta avendo grande successo in Francia, stasera sarà a Montecarlo al Grimaldi Forum. Andremo ad applaudirla io, il marito Emanuele Filiberto e anche il principe Alberto di Monaco ha promesso che si unirà a noi».

Vittorio Emanuele di Savoia, il patriarca, il capofamiglia e guida del Casato, era in sedia a rotelle sotto le volte millenarie di Altacomba. Come sta il figlio dell’ultimo re d’Italia?

«Affaticato, con i guai di deambulazione per i problemi alle anche che ha avuto ma di mente c’è al cento per cento. Non gli sfugge nulla e non ha perso un grammo del suo humour tagliente. Poi ha sempre accanto Marina Doria, lei è stata una donna straordinaria di grande sostegno non solo per lui ma per tutto il casato. Abbiamo deciso tra noi cugini che è tempo di riprendere a vederci più di frequente tra di noi». Tra poco più di un mese l’incoronazione di Re Carlo III a Londra, chi andrà di Casa Savoia?

«Non abbiamo ancora deciso chi rappresenterà il casato».

Estratto dell’articolo di Giulio De Santis per il “Corriere della Sera – ed. Roma” il 10 maggio 2023.

Il giudice tutelare ha assegnato un amministratore di sostegno al principe Giacomo Bonanno di Linguaglossa, 53 anni, per la gestione del patrimonio. A chiedere la nomina la Procura, che ha proposto l’istanza basandola sulla consulenza del professore Fabrizio Iecher, secondo cui il principe è affetto da «deficienza psichica»: un disturbo della personalità sfruttato dalla ex compagna Tanya Yashenko, 36 anni, bielorussa, indagata con l’accusa di circonvenzione di incapace, per sottrarre al nobile 875 mila euro tra regali e contanti.

[…] Bonanno dovrà sottoporre ogni decisione di carattere economico al via libera dell’amministratore di sostegno, che avrà il compito di conservare e gestire le risorse finanziare del principe. La nomina è a tempo: […] appena le ragioni del sostegno verranno meno, Bonanno potrà tornare a gestire in prima persona le sue finanze. 

La svolta è l’ultimo capitolo della relazione tempestosa tra il nobile e Yashenko, travel journalist. […] L’inchiesta nasce nel dicembre del 2020, quando Bonanno […] denuncia Yashenko accusandola di avergli sottratto un’ingente fetta del patrimonio facendo leva sulla sua fragilità caratteriale. Lunga la lista dei regali che la bielorussa […] avrebbe ottenuto dal principe: una Mercedes da 83 mila euro; la partecipazione all’acquisto di un b&b a piazza di Spagna con un esborso di 58 mila euro, infine tanti soldi.

I doni sarebbero sempre arrivati dopo che la 36enne aveva umiliato il nobile con la consapevolezza che lui avrebbe reagito per dimostrarle la falsità di quelle parole mortificanti. Per esempio, in un caso Yashenko l’avrebbe definito un «uomo senza cervello» che l’avrebbe costretta a subire uno «schifo» e lui, allora, le avrebbe regalato la Mercedes per scusarsi. 

In seguito alla denuncia, il pm Stefano Pizza indaga la bielorussa. Chiede persino i domiciliari: misura, però, respinta dal gip che dispone invece il divieto di avvicinamento al principe. A supportare ogni richiesta della Procura c’è il consulente Iecher, che riscontra in Bonanno «un quadro clinico caratterizzato (tra le altre cose) da ansia e autosvalutazione». Una condizione che «avrebbe spinto Bonanno a compiacere Yashenko nel terrore di perderla». Il nobile è indagato a sua volta per lesioni e stalking, anche se la Procura ha chiesto l’archiviazione. A cui Yashenko si è opposta attraverso l’avvocato Vincenzo Comi.

Il principe e la modella Tanya, la procura: «Interdire Giacomo Bonanno nella gestione del patrimonio». Giulio De Santis su Il Corriere della Sera il 20 marzo 2023

Alla base della richiesta, la relazione del consulente nominato dal pm secondo il quale il principe è affetto da un disturbo misto della personalità con tratti borderline.

La Procura ha chiesto l’interdizione per il principe Giacomo Bonanno di Linguaglossa nella gestione del suo patrimonio. L’istanza è stata avanzata nell’ambito dell’inchiesta dove il nobile, 54 anni, sarebbe stato vittima della influencer Tanya Yashenko, 36 anni, indagata con l’accusa di circonvenzione di incapace perché, secondo l’accusa, avrebbe sottratto 875 mila euro sfruttando lo stato di «deficienza psichica» del principe durante la relazione. Alla base della richiesta, la relazione del consulente nominato dal pm Stefano Pizza, il professore Fabrizio Iecher, secondo il quale il principe è affetto da un disturbo misto della personalità con tratti borderline. Una condizione che avrebbe determinato una grave menomazione della facoltà di discernimento. Di conseguenza, sarebbe necessaria la nomina di un amministratore di sostegno. 

L’udienza si terrà ad aprile davanti al giudice tutelare, dove il principe sarà rappresentato dall’avvocato Armando Fergola. La scelta della Procura è l’ultimo, tra i tanti, colpi di scena della storia travagliata tra il principe e la influencer, dove amore e tribunali si sono intrecciati di continuo dal marzo del 2021. Bonanno di Linguaglossa e la Yashenko si conoscono in un locale nel centro di Roma nell’ottobre del 2019. Nei primi mesi, il rapporto va avanti tra momenti d’entusiasmo e difficoltà. Lui la riempie di regali e viaggi, lei lo segue ovunque. Si scambiano 110mila messaggi. Poi qualcosa nell’intesa si inclina. La Yashenko lo denuncia per stalking nel marzo 2021. Lui si mette sulla difensiva e decide di rivolgersi alla Procura attraverso l’avvocato Fergola a dicembre di quello stesso anno sostenendo che la donna avrebbe sfruttato la sua debolezza, dovuta al divorzio dalla moglie e ad altre faccende di natura personale, per ottenere soldi e regali. Lunga la lista dei doni che la (ex) fidanzata avrebbe ottenuto dal principe. Una Mercedes da 83mila euro e 58mila euro per aiutarla ad acquistare un B&B a piazza di Spagna. 

Talvolta, sostiene Bonanno di Linguaglossa, la influencer, in Italia da quasi vent’anni, sarebbe arrivata a umiliarlo, offendendolo con parole come barbone, per spingerlo a elargire somme di denaro o regali. In seguito alla denuncia, la Procura indaga la Yashenko e nomina un consulente che esamini le condizioni del principe. Intanto il gip dispone il divieto di avvicinamento della bielorussa a Bonanno di Linguaglossa. Il pm, nel frattempo, chiede l’archiviazione dall’accusa di stalking e lesioni per cui è indagato il principe. Richiesta cui la Yashenko, attraverso l’avvocato Vincenzo Comi, si è opposta. Ora l’ultima puntata dell’infinita telenovela giudiziaria: la richiesta di interdizione del principe da parte della Procura.

Da Kate a Charlene: chi sono le principesse più spendaccione d'Europa. Charlene sarebbe la reale più spendacciona d'Europa, mentre Kate Middleton le ruba lo scettro di icona fashion del 2022. Francesca Rossi il 17 Febbraio 2023 su il Giornale.

Tabella dei contenuti

 Negli armadi di regine e principesse

 Chi è la reale più spendacciona?

 Al secondo posto una principessa…senza corona

 Kate sul podio, Meghan solo sesta

 Il potere si misura anche in vestiti

 Meghan, icona della moda che rompe le regole

 Icone per sempre: Diana ed Elisabetta

Una ricerca recente ha “incoronato” Charlene reale più spendacciona d’Europa. Sul podio compare anche Kate Middleton, che da anni tenta di fondere il glamour con la sostenibilità. La principessa del Galles conquista anche la vetta della classifica delle donne più influenti nel mondo della moda, ma non può competere con due leggende dello stile: Lady Diana ed Elisabetta II.

Negli armadi di regine e principesse

Ogni anno il sito “Ufo No More”, che si occupa di famiglie reali, compie un’interessante indagine sui guardaroba royal più costosi. Puntuali anche quest’anno, gli osservatori reali del sito hanno analizzato tutti gli eventi pubblici a cui hanno partecipato 19 tra regine e principesse europee nel 2022, facendo una stima delle cifre spese per abiti e accessori. La ricerca, infatti, riguarda solo gli abiti “identificati e i cui costi possono essere trovati”. Non sono stati presi in considerazione “[gli abiti] in cui lo stilista è noto, ma il design è personalizzato o il prezzo è sconosciuto” e “pezzi che rimangono Ufo, oggetti di moda non identificati”. Il sito specifica che lo scopo dell’indagine non è “dire che questi calcoli rappresentano ciò che le reali hanno effettivamente speso, in quanto non possiamo verificarlo”. Se anche fosse possibile, entrerebbero in gioco troppe variabili, come eventuali regali dei brand o sconti. La cifra totale delle scelte “fashion” delle 19 regine e principesse rimane comunque da capogiro: 2.364.416, 75 euro calcolati in base a 1359 pezzi riconoscibili. Ufo No More ha scritto: “Quest’anno abbiamo visto debuttare 1804 nuovi pezzi e la…rete di osservatori reali è riuscita a identificarne l’88%”.

Chi è la reale più spendacciona?

Ad aggiudicarsi il primo posto nella classifica delle reali spendaccione secondo “Ufo No More” è la principessa Charlene di Monaco. Un risultato forse abbastanza scontato, poiché da quando Sua Altezza Serenissima è tornata a Palazzo Grimaldi, dopo la malattia, si è fatta notare in tutto il mondo per il suo stile elegante e glamour. Il sito stima che nel 2022 Charlene abbia speso 739.541,52 euro, mostrando 105 nuovi pezzi. Tra gli abiti più belli della principessa non possiamo non ricordare quello, favoloso, color champagne del designer Terrence Bray (che creò anche il vestito da sposa di Charlene), indossato lo scorso maggio alla Montecarlo Fashion Week, o il vestito verde di Lanvin scelto per il Montecarlo Tv Festival dello scorso giugno.

Al secondo posto una principessa…senza corona

È la principessa Maria-Olympia di Grecia la seconda reale europea più stilosa e spendacciona. Avrebbe speso, secondo “Ufo No More”, 228.930,52 euro e sfoggiato 37 nuovi pezzi. Ha 26 anni, è la figlia del principe ereditario Pavlos e nipote del re esiliato Costantino II, ma il suo ruolo non è ufficiale, poiché la Grecia non è più una monarchia dal 1973. Comunque Maria-Olimpia è una modella contesa dalle grandi maison di moda. È stata la testimonial di Louis Vuitton, per la campagna pubblicitaria dedicata alla borsa Capucines e testimonial del brand di scarpe Aquazzurra, solo per citare alcuni nomi. Nel gennaio 2023 ha detto a Vanity Fair: “Sono una principessa perché ho questo titolo, ma allo stesso tempo conduco una vita del tutto normale”.

Kate sul podio, Meghan solo sesta

Al terzo posto nella classifica di “Ufo No More” c’è Kate Middleton, con una spesa stimata in 217.310,46 euro, una media per pezzo di 1.293,51 euro e 204 nuovi capi scelti per il 2022. La principessa del Galles ci ha abituato a vestiti elegantissimi, nuovi, ma anche riciclati e nel segno di una moda più sostenibile. A proposito di scelte di moda ambientaliste, suscitò grande scalpore e approvazione, lo scorso anno, il vestito verde indossato da Kate all’Earthshot Prize (dicembre 2022), il premio indetto dal principe William e dedicato alle idee più innovative nell’ambito della difesa dell’ambiente. L’abito della principessa, firmato Solace London, venne noleggiato sul sito Hurr per 74 sterline. Il paragone tra lo stile di Kate Middleton e quello di Meghan Markle è sempre stato molto gettonato sui tabloid. Stavolta, però, non c’è storia: la duchessa di Sussex è solo sesta nella classifica di “Ufo No More”, con 106.938.29 euro, 97 nuovi capi e una media di 1.527.69 euro a pezzo.

Il potere si misura anche in vestiti

L’indagine sulle royal più spendaccione si ribalta completamente quando parliamo di eleganza e influenza nel mondo della moda. Stando a un’indagine condotta da “Boohoo” e citata dall’Express, nel 2022 è Kate Middleton la seconda donna al mondo (su una classifica di 25) con “più potere nell’industria della moda” (la prima è la modella Bella Hadid) e la prima royal. Lo studio è stato condotto analizzando le ricerche su Google, gli articoli della stampa e le visualizzazioni sui social. La principessa, dicono i risultati, è “conosciuta per la sua eleganza e la scelta di outfit classici”. Il suo stile è stato “googlato”, come si dice oggi, più di 18mila volte ogni mese nel corso dello scorso anno, i suoi abiti sono stati protagonisti di più di 700 articoli e su TikTok i video che raccontano le sue scelte in fatto di moda sono stati visualizzati più di 233,7 milioni di volte. Kate è un’icona fashion, emulata da migliaia di donne in tutto il mondo.

Meghan, icona della moda che rompe le regole

Nella top five delle donne più influenti nel mondo della moda secondo “Boohoo” troviamo anche Meghan Markle, “conosciuta per aver infranto le rigide regole fashion dei reali”. Nel 2022 sarebbero stati scritti più di 400 articoli sui suoi outfit. Secondo il Daily Mail la duchessa di Sussex avrebbe indossato, sempre lo scorso anno, abiti dal valore complessivo di 79mila sterline. Tra gli outfit più costosi c’è quello sfoggiato lo scorso aprile alla cerimonia degli Invictus Games, ovvero body bianco con la scollatura a barchetta, intrecciato davanti del brand Khaite (780 sterline), pantaloni scuri (potrebbero essere dello stesso marchio del body, 540 sterline), scarpe Manolo Blahnik (895 sterline) e collana d’oro e diamanti di Cartier (15.200 sterline).

Icone per sempre: Diana ed Elisabetta

Secondo la ricerca citata dall’Express Lady Diana è considerata “icona di stile per sempre”, una leggenda della storia della moda. Solo su Tiktok i video relativi al suo stile sono stati visti 39,5 milioni di volte e gli articoli scritti su di lei hanno ottenuto il 91% di reazioni positive. La regina Elisabetta, invece, è al 15esimo posto: “Il pubblico britannico ha sempre ammirato lo stile della defunta Regina”. Infatti nel 2022, anno della sua morte, c’è stato un incremento del 126% sulle ricerche Google riferite alle sue scelte di moda.

Non solo William e Harry: tutte le faide delle royal family europee. Dalla rivalità tra Charlene e Caroline di Monaco ai commenti giudicati sessisti del re di Svezia, dall'esclusione del principe Joachim di Danimarca ai guai dell'ex re Juan Carlos, tutte le guerre intestine e senza esclusione di colpi dei reali europei. Francesca Rossi il 10 Febbraio 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 Problemi con fisco e amanti per re Juan Carlos di Spagna

 Cognate in guerra a Montecarlo?

 Scandalo in Danimarca

 Uno sciamano a corte

 Dichiarazioni sessiste in Svezia?

Tutte le famiglie felici sono simili tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”, scrisse Tolstoj nel romanzo “Anna Karenina”. Vale anche per le famiglie reali d’Europa, spesso divise in fazioni in lotta tra loro per il potere e la popolarità. Non sono soltanto i Windsor a essere dilaniati da faide interne, benché i loro litigi abbiano eco planetaria, ma anche altri grandi casati, come quello di Spagna, o di Danimarca. Protagonisti, spesso, sono “spare”, “riserve”, secondogeniti che si sentono ostracizzati dalle famiglie in nome della ragion di Stato.

Problemi con fisco e amanti per re Juan Carlos di Spagna

Nel 2020 l’ex re Juan Carlos di Spagna è stato accusato di aver ricevuto una tangente da 6,7 miliardi di euro che avrebbe dovuto versare sui conti di alcune società spagnole per la costruzione di una linea ferroviaria in Arabia Saudita, tra Medina e La Mecca. Uno scandalo a cui si sono aggiunte altre presunte irregolarità fiscali, un debito, poi saldato, per aver utilizzato jet privati nell'arco di un decennio e un’accusa di molestie sull’ex amante Corinna Larsen, travolgendo la Corona spagnola. Il 3 agosto 2020 Juan Carlos ha deciso di auto-esiliarsi ad Abu Dhabi (benché qualcuno sostenga che la decisione non sarebbe stata volontaria). Nel marzo 2022 la giustizia spagnola ha archiviato le accuse contro l’ex sovrano per insufficienza di prove, per la caduta in prescrizione di alcuni presunti illeciti e per il fatto che i reati contestati, compreso quello di molestie, risalirebbero periodo in cui Juan Carlos era ancora re e, quindi, godeva dell’immunità. Sembra anche che in passato i rapporti tra la regina Letizia e la suocera Sofia di Spagna siano stati piuttosto burrascosi, innescando una faida culminata nel giorno di Pasqua del 2018, fuori dalla Cattedrale di Maiorca: dopo la messa Letizia avrebbe tentato di impedire a Sofia di fare delle foto con le nipoti. Le due si sarebbero scambiate occhiate incandescenti, riprese in un video diventato virale, mentre re Felipe cercava di calmare gli animi.

Cognate in guerra a Montecarlo?

Si è scritto molto su una possibile rivalità tra la principessa Charlene e la principessa Caroline. Le due sarebbero da sempre in lotta per il ruolo di primadonna del Principato. Pare che Caroline non abbia mai tollerato la presenza della cognata a corte e che abbia tentato di rubarle la scena nel periodo più buio della sua vita, quando Sua Altezza Serenissima si trovava in Sudafrica per curarsi da un’infezione otorinolaringoiatrica. Le origini della faida sarebbero relativamente lontane nel tempo: prima dell’arrivo di Charlene Caroline avrebbe regnato incontrastata nel cuore dei monegaschi, occupandosi degli affari del Principato con il fratello e presenziando a tutti gli eventi mondani. Inoltre, visto che Alberto non si decideva a prendere moglie, assicurando la discendenza al casato, Caroline avrebbe cullato il desiderio di veder salire al trono uno dei suoi figli. Sogni tramutatisi in illusioni dopo il royal wedding con Charlene, nel 2011 e la nascita dei gemelli Jacques e Gabriella nel 2014. L’ultima mossa della principessa Caroline per mettere in difficoltà la cognata sarebbe stata l’estromissione dai comitati per l’organizzazione dell’annuale Ballo della Rosa e delle celebrazioni, nel 2023, per i 100 anni dalla nascita di Ranieri III.

Scandalo in Danimarca

Dal primo gennaio 2023 i discendenti del ramo cadetto della famiglia reale danese non possono più fregiarsi dei loro titoli di principi. Ordine della regina Margrethe, che avrebbe intenzione, proprio come re Carlo III d’Inghilterra, di snellire la monarchia di Danimarca: “Sua Maestà la Regina vuole che i suoi quattro nipoti possano plasmare le proprie vite senza essere limitati dagli aspetti e dagli obblighi che una formale appartenenza alla Casa Reale di Danimarca comporta”. La clamorosa decisione, arrivata il 28 settembre 2022 e che ha scatenato un putiferio a Copenaghen, riguarda i quattro figli che il principe Joachim, secondogenito di Margrethe, ha avuto da Alexandra Manley e da Marie Cavallier: “Siamo tristi e sotto choc”, ha detto la Manley. “I ragazzi si sentono emarginati. Non riescono a capire perché venga loro sottratta l’identità”. Joachim ha replicato: “Non è mai divertente vedere i propri figli maltrattati in quel modo…”. La Regina, però, non si è lasciata intenerire: “Ho preso la mia decisione come regina, madre e nonna, ma come madre e nonna ho sottovalutato come si sentano mio figlio e la sua famiglia”. Il principe Joachim avrebbe intenzione di trasferirsi negli Stati Uniti, ufficialmente per un nuovo incarico diplomatico. I tabloid ipotizzano che il declassamento sarebbe stato una “punizione” per una presunta liaison tra lui e la principessa ereditaria Mary, sua cognata.

Uno sciamano a corte

In Norvegia ha suscitato scalpore il fidanzamento della principessa Martha Louise, sorella dell’erede al trono Haakon e il guru delle star Durek Verrett. Sui social l’uomo si definisce “sciamano”. I due hanno annunciato il loro matrimonio il 7 giugno 2022, benché non sia stata ancora precisata la data. La famiglia reale norvegese non avrebbe mai davvero accettato Verrett. Martha Louise, poi, sarebbe da anni un personaggio scomodo a corte: quando ha iniziato a recitare favole tradizionali norvegesi in televisione, pagando le tasse per il suo lavoro, la famiglia ha ritenuto che le sue iniziative fossero incompatibili con i doveri di un membro della Casa Reale. Così, nel 2002, il re l’ha privata del trattamento di altezza reale (ma non del diritto di successione al trono). Nel 2007 Martha Louise ha intrapreso l’attività di chiaroveggente, sostenendo di poter comunicare con gli angeli e ha aperto una scuola a loro dedicata. Nel 2019 ha chiarito che non avrebbe usato il titolo per scopi di marketing. Tuttavia i suoi progetti controversi nel campo della medicina alternativa avrebbero fatto storcere il naso a buona parte dei norvegesi. Anche per questo, nel novembre 2022, la principessa ha rinunciato ai doveri di rappresentanza, pur mantenendo il suo titolo.

Dichiarazioni sessiste in Svezia?

All’inizio del 2023 il re di Svezia Carlo Gustavo XVI ha espresso un’opinione, giudicata, sessista, sulle regole di successione al trono nel suo Paese. Nel 1980 venne abolita la legge salica che consentiva solo al primogenito maschio di regnare. La retroattività dell’emendamento rivoluzionò la corte svedese: se fino a quel momento l’erede al trono era stato Carl Philip, il secondogenito del re venuto al mondo nel 1979, con la modifica legislativa diventava futura sovrana di Svezia la primogenita principessa Victoria, nata nel 1977. In un documentario trasmesso in Svezia sul canale SVT Carl Gustav ha espresso il suo rammarico per questo cambiamento: “Mio figlio è nato e poi, all’improvviso, è cambiato tutto e lui ha perso questo diritto. È stata una cosa abbastanza strana…ingiusta. Le leggi che funzionano retroattivamente sono complicate. Sembra pazzesco. Lo penso ancora”. Frasi infelici e controverse. Tuttavia la principessa ereditaria avrebbe perdonato il padre, il quale si è giustificato sostenendo che il suo pensiero “non deve essere percepito come una critica alla successione femminile al trono o alla principessa ereditaria Vittoria”. Comunque nel 2019 Carl Gustav ha tolto ai figli di Carl Philip e a quelli della sua terzogenita Madeleine il trattamento di altezza reale (non il titolo di principi), estromettendoli dalla linea di successione al trono.

I Secondogeniti. Estratto dell’articolo di Daniele Castellani Perelli per “la Repubblica” il 15 Gennaio 2023.

A ciascuno il suo Harry. Come nel Regno Unito, la monarchia sta dando scandalo anche in Scandinavia, sempre per ragioni relative a quei figli che la corona, ahiloro, non la indosseranno mai. […] L'ultimo episodio è accaduto la settimana scorsa in Svezia, dove il re Carlo XVI Gustavo, che quest' anno festeggia i 50 anni sul trono, ha pensato bene di esprimere il proprio rammarico per il fatto che a succedergli sarà la figlia e non il figlio.

Apriti cielo scandinavo. […] Come ha potuto? In un'intervista si è lasciato sfuggire che Carlo Filippo è stato danneggiato dall'abrogazione della legge salica, decisa dal Parlamento nel 1980 - quando il maschietto aveva pochi mesi - per permettere a Vittoria, primogenita ma fino ad allora esclusa dalla successione in quanto femmina, di diventare regina.

«Non è saggio ci siano leggi retroattive. Mio figlio è nato e poi gli hanno tolto quel diritto. Come genitore penso sia terribile», ha dichiarato il re, improvvisamente dimentico di essere genitore pure di Vittoria, l'erede umiliata. Poi il re gaffeur si è detto «addolorato».

 A ottobre la regina di Danimarca Margrethe II […] si è invece detta «dispiaciuta» dopo aver privato i quattro figli del suo secondogenito Joachim dei titoli di principe, rendendoli nipotini di serie B. Sono più "liberi" di scegliere la propria strada, ha detto, ma in pratica, […] li ha tolti dalle spalle dei contribuenti.

Joachim, che già in passato aveva avuto il sentore di non essere il figlio preferito rispetto al fratello Frederik (l'erede al trono), non l'ha presa bene […] Margrethe […] ha ammesso in tv che il rapporto con Joachim e la moglie Marie «incontra difficoltà»: […] Parole amare, dietro cui si intravede il ruolo di Marie, nuora dal dente avvelenato proprio come la Meghan di Harry.

 Ma l'Harry scandinavo, secondo alcuni, è più propriamente la principessa Märtha Louise di Norvegia, che a novembre ha detto addio ai suoi impegni reali per concentrarsi sul business della medicina alternativa con il fidanzato sciamano, Durek Verrett, secondo il quale il cancro è una scelta e il Covid si può superare anche grazie a un medaglione (che opportunamente vende sul suo sito a 299 dollari). Anche in Norvegia una legge del 1990 privilegia il primogenito nella successione al trono, indipendentemente dal sesso. Però, a differenza che in Svezia, non è retroattiva. E quindi qui sì, il figlio maschio Haakon è l'erede di Harald V, invece della sorella Märtha Louise, più grande di lui di due anni.

Trovate e decifrate le lettere perdute di Maria Stuarda: la difesa del suo caso, i pettegolezzi e le malattie. Storia di Redazione Online su Il Corriere della Sera l’8 febbraio 2023.

Un team internazionale di studiosi e traduttori di codici antichi ha trovato e decifrato le lettere segrete a lungo considerate perdute di Maria Stuarda, regina di Scozia, una delle figure più discusse della storia britannica. Le lettere scomparse, di cui si vociferava da tempo e che sono state trovate mal etichettate nell’archivio digitale della Biblioteca nazionale francese (BnF), sono state accolte dagli storici come «la scoperta più significativa sulla sovrana scozzese da un secolo a questa parte».

Maria Stuarda, cattolica, scrisse le lettere in codice dal 1578 al 1584 mentre era imprigionata in Inghilterra a causa della minaccia che rappresentava per la regina Elisabetta I, sua cugina protestante. Maria fu decapitata nel 1587 dopo essere stata dichiarata colpevole di aver complottato per assassinare Elisabetta I. I tre studiosi che hanno fatto la scoperta — membri del progetto DECRYPT, un team internazionale e interdisciplinare che setaccia gli archivi del mondo per trovare documenti storici in codice da decifrare — hanno trovato 57 lettere contenenti circa 50.000 parole mai conosciute prima. Il team stava spulciando l’archivio digitalizzato della Biblioteca nazionale francese, quando si è imbattuto in documenti cifrati etichettati come provenienti dall’Italia nella prima metà del XVI secolo: «Se qualcuno volesse cercare materiale su Maria Stuarda la BnF sarebbe l’ultimo posto in cui andrebbe», ha spiegato l’informatico e crittografo francese George Lasry, uno dei tre esperti. Decifrare il codice — ha detto Lasry — «è stato come sbucciare una cipolla». Il trio comprende anche il professore di musica tedesco Norbert Biermann e il fisico giapponese Satoshi Tomokiyo.

I tre studiosi hanno subito notato che il testo non era in italiano, ma in francese. E che chi scriveva era una donna. Frasi come «la mia libertà» e «mio figlio» suggerivano poi che si trattava di una madre imprigionata. Poi la parola chiave che ha portato a Maria Stuarda: «Walsingham». Francis Walsingham era il principale segretario e «spymaster» di Elisabetta I. Alcuni storici ritengono che sia stato proprio Walsingham a «intrappolare» Maria Stuarda nel 1586 per farle sostenere lo sventato complotto di Babington per assassinare la regina Elisabetta I. Otto delle 57 lettere ritrovate erano già presenti negli archivi britannici perché Walsingham aveva una spia nell’ambasciata francese dalla metà del 1583, ha riferito Lasry. La maggior parte delle missive sono indirizzate a Michel de Castelnau Mauvissiere, ambasciatore francese in Inghilterra e sostenitore della monarca scozzese. Secondo Lasry, Maria Stuarda era «troppo intelligente» per menzionare per iscritto un complotto per un assassinio. Al contrario, le lettere la mostrano mentre perora diplomaticamente il suo caso, mentre spettegola, si lamenta delle malattie e dei presunti antagonisti ed esprime angoscia quando suo figlio, il re Giacomo VI di Scozia, viene rapito.

Lasry ha dichiarato di non aver potuto fare a meno di provare empatia per la regina «perché è una tragedia: si sa che verrà giustiziata». Gli storici hanno tributato il loro riconoscimento sia alla decifrazione del codice che alla ricerca storica del team: «Questa è una scoperta sensazionale, letteraria e storica. È la più importante scoperta su Maria, Regina di Scozia, da 100 anni a questa parte», ha commentato John Guy, storico britannico autore di una biografia di Maria Stuarda da cui è stato tratto il film del 2018 con Saoirse Ronan. Per Steven Reid, esperto di storia scozzese all’Università di Glasgow, si tratta della «più grande scoperta di nuove prove mariane nell’era moderna», che probabilmente modificherà le biografie esistenti sulla vita di Maria, aggiungendo che il cifrario potrebbe aiutare a produrre versioni più accurate delle altre lettere in codice. Nadine Akkerman, docente di Letteratura moderna all’Università di Leida, nei Paesi Bassi, ha dichiarato che per gli storici è «come scoprire un tesoro sepolto». Si ritiene che alcune lettere di Maria non siano ancora state ritrovate e i ricercatori affermano che il prossimo passo potrebbe essere l’ispezione fisica dello stock di documenti originali ancora non digitalizzati della Biblioteca nazionale francese.

Il giallo di Meghan e dei due reali razzisti, svelati dall’edizione olandese di «Endgame» (subito ritirato). Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera giovedì 30 novembre 2023.

Nella versione inglese e in quelle di altri Paesi Scobie dice di aver censurato per ragioni legali le identità dei reali che avrebbero discusso del colore della pelle del figlio di Harry e Meghan. L’editore olandese è stato costretto a ritirare le copie dalle librerie

È il caso che in queste ore scuote la Gran Bretagna: uno dei più controversi giornalisti inglesi ha fatto in tv i nomi dei due reali accusati di razzismo da Meghan, dopo che le identità erano state misteriosamente rivelate nell’edizione olandese di Endgame, il libro appena pubblicato da Omid Scobie, considerato il «portavoce ufficioso» della duchessa di Sussex. Come quei nomi siano finiti nell’edizione del volume uscita in Olanda, resta un mistero. Nella versione inglese e in quelle di altri Paesi (in Italia il libro è pubblicato da Solferino), Scobie dice di aver censurato, per ragioni legali, le identità dei reali che avrebbero discusso del colore della pelle del figlio di Harry e Meghan: una conversazione che era stata rivelata due anni fa dalla duchessa durante la sua intervista-bomba con Oprah Winfrey, quando però i nomi erano stati taciuti.

L’editore olandese è stato costretto a ritirare in tutta fretta le copie dalle librerie e mandarle al macero: ora una edizione «purgata» uscirà l’8 dicembre. Scobie si è giustificato parlando di un «errore di traduzione», ma è una scusa che appare inverosimile: come possono due nomi spuntare dal nulla? Una ipotesi è che gli olandesi abbiano ricevuto una prima bozza del libro, contenente i due nomi incriminati, e si siano poi dimenticati di emendarla: cosa che contraddirebbe l’affermazione di Scobie, secondo cui lui non avrebbe mai messo nero su bianco le identità dei due reali. Ma ieri sera c’è stato il colpo di scena: Piers Morgan, il celebre e discusso giornalista che ora conduce il suo programma su Talk Tv, il canale della destra, ha rotto l’embargo che finora era stato rispettato da tutti i media britannici. «Non credo che alcun commento razzista sia mai stato fatto da nessuno nella famiglia reale – ha detto Morgan, che è un nemico giurato di Meghan -. Ma adesso possiamo cominciare a scoprire se siano mai stati veramente proferiti, qual era il contesto e se ci fosse alcun intento razziale. In non credo che ci fosse: i reali che sono nominati in questo libro sono…».

Morgan non si è limitato a rivelare i nomi in tv, li ha anche postati sui social media, dove ha un seguito di quasi 9 milioni di persone: e da ieri sera la polemica divampava online, anche perché si tratta di due personaggi che siedono al pinnacolo della famiglia reale. Buckingham Palace in questo momento sta «considerando tutte le opzioni», non escluse dunque quelle legali. In Endgame si riferisce che i presunti commenti razzisti siano stati discussi in uno scambio di lettere fra Meghan e Carlo ed è lì che vengono fatti i nomi: ma Scobie può avere avuto accesso a quella corrispondenza solo tramite la duchessa di Sussex. È per questo che stamattina i tabloid inglesi parlano di una «vendetta» di Meghan, che sarebbe all’origine di questo caso. C’è da dire però che, dopo l’intervista a Oprah Winfrey, Harry e Meghan non erano più tornati a sollevare la questione del presunto razzismo della famiglia reale: anzi il principe, durante la promozione del suo libro di memorie, aveva sostenuto che loro non avevano mai avuto intenzione di accusare i Windsor di razzismo. Come disse la regina Elisabetta reagendo alle accuse, «i ricordi possono variare».

Estratto dell’articolo di Emanuela Minucci per lastampa.it martedì 28 novembre 2023.

Già il primo sasso gettato nello stagno ha scatenato un piccolo tsunami. Harry che racconta al mondo di aver saputo dalla scomparsa di sua nonna, la regina Elisabetta II soltanto quando questa era morta.

Oggi però, lo tsunami sarà autentico perché è il giorno in cui esce «Endgame» di Omid Scobie, l’uomo vicinissimo ai Sussex che aveva già raccontato la Megxit nel bestseller Finding Freedom anche se lui, 42 anni, smentisce qualsiasi contatto con i Sussex. […] alcune delle più roventi anticipazioni […]

Il razzismo di Buckingham Palace

Secondo le lettere che si sono scambiati Meghan e re Carlo, ci sarebbero due persone che a Buckingham Palace hanno discusso del colore della pelle di Archie, primogenito di Harry. Meghan li ha nominati in una missiva al re, che però avrebbe minimizzato. Per ragioni legale, spiega Scobie, queste due persone non possono essere nominate. Chi saranno? Neppure i tabloid si azzardano a rivelarlo per timore di denunce.

Il docufilm su Harry e Meghan

Dopo il documentario «Harry e Meghan» su Netflix, re Carlo avrebbe esclamato: «Quel cretino!», attaccando un’altra volta il figlio […] Dopo quella volta, Carlo aveva emesso la sua sentenza: «Non fidatevi di Harry». 

Perché tutto quello che gli viene detto potrebbe essere spiattellato sui giornali o in tv. Ma a convincere il re a togliere Frogmore Cottage al figlio è stata la principessa Anna. Alla notizia, Harry ha chiesto al padre: «Ma non vuoi più rivedere i tuoi nipotini?».

William senza scrupoli

[…] William sarebbe affamato di potere, non andrebbe troppo d’accordo con il padre, il quale è geloso della popolarità del figlio e della nuora. L’erede, senza scrupoli secondo l’autore, avrebbe anche passato alla stampa notizie poco favorevoli per dipingere Harry come mentalmente fragile e vulnerabile. Insomma, sarebbe lui a bloccare il ritorno del duca di Sussex.

La guerra delle cognate

Kate Middleton e Meghan Markle non si parlano da quattro anni. E appena il nome della duchessa viene fuori, la futura regina si trasforma in una iena. Le due non sono mai andate d’accordo, ma sembra pure che non pensino più all’ipotesi-riconciliazione. Scobie ha detto che «Kate viene applaudita come una bambina che esegue bene i compiti. 

Qualsiasi cosa faccia, anche minima, la stampa la celebra. In realtà finora ha concluso poco, dice, ed è terrorizzata dal suo ruolo pubblico». D’altro canto Meghan è certa di non tornare mai più a Londra. […] Harry, invece, è arrivato alla conclusione opposta: «A questo punto inutile aspettarsi delle scuse. Ormai cosa importa?», avrebbe detto. Sarebbe dunque pronto a riappacificarsi. Anche se la Ditta pare non volerne sapere.

La tesi del libro è che la corona inglese sia in declino da quando è morta Elisabetta II e che William potrebbe essere l’ultimo re con una certa influenza anche culturale. Poi l’istituzione diventerà irrilevante, sostiene Scobie. I Sussex invece continuano la loro vita. Harry lancerà un progetto nel campo militare, in stile Invictus Games, mentre Meghan potrebbe presentare un brand di lifestyle.

[…]

Elisabetta I d’Inghilterra: un’assassina spietata?. Con il regno di Elisabetta Tudor inizia l’età dell’oro inglese, un periodo di fermento culturale segnato, però, dall’ombra della morte. Francesca Rossi il 12 Dicembre 2023 su Il Giornale.

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 Dalla prigione al trono

 La "Regina Vergine"

 La strana morte di Amy Robsart

Elisabetta I d’Inghilterra (1533-1603) ha segnato in maniera indelebile la storia inglese. Il suo regno ha spalancato le porte al Rinascimento, al fervore che accompagna le grandi evoluzioni in tutti i campi del sapere. Eppure tanto splendore nasconde un mistero rimasto irrisolto per secoli, un vero e proprio giallo che coinvolge direttamente la “Regina Vergine”, l’ultima sovrana Tudor, accusata di aver fatto uccidere la moglie di un suo presunto amante.

Dalla prigione al trono

Elisabetta è l’unica figlia sopravvissuta di Enrico VIII (1491-1547) e Anna Bolena (1501 circa-1536), sua seconda moglie accusata di tradimento, stregoneria, adulterio e giustiziata alla Torre di Londra per decapitazione. Quando Anna morì il Re tolse a Elisabetta il titolo di principessa, escludendola dalla linea di successione e mandandola in esilio a Hatfield con la sorellastra Maria (ovvero Maria la Sanguinaria, ma anche Maria la Cattolica, 1516-1558, figlia del sovrano e della prima moglie Caterina d’Aragona). Fu la sesta moglie di Enrico, Catherine Parr (1512-1548), a far riconciliare Enrico con Elisabetta e a ottenere che sia lei, sia Maria venissero incluse di nuovo nella successione al trono. La Regina fu una buona matrigna e prese a cuore l’educazione e il destino delle giovani principesse.

Enrico, ormai, aveva il suo tanto desiderato erede maschio, il futuro Edoardo VI Tudor (1537-1553, figlio della sua terza moglie, Jane Seymour), quindi non riteneva che Elisabetta e Maria potessero ambire al potere, o avere alcun tipo di influenza sul popolo e sulla corte. Si sbagliava. Edoardo morì di vaiolo e Maria ne approfittò per rivendicare il suo diritto al trono. Venne incoronata il 19 luglio 1553 ma, spaventata dalla possibilità che Elisabetta tentasse di detronizzarla, la fece imprigionare nella Torre di Londra.

I suoi consiglieri le chiesero di firmare anche la condanna a morte, ma Maria si rifiutò sempre di farlo, forse temendo una rivolta, poiché Elisabetta era pur sempre una Tudor. Questa situazione si sarebbe potuta protrarre per sempre se non si fosse messo di mezzo il destino: il 17 novembre 1558 Maria morì a causa di un tumore. Negli ultimi istanti di vita chiese alla sorellastra di mantenere il credo cattolico nel Paese, ma Elisabetta, cresciuta da fiera protestante, non aveva alcuna intenzione di assecondare quest’ultimo desiderio. Anzi, aveva già in mente la linea politica che avrebbe seguito da allora in avanti.

La "Regina Vergine"

Elisabetta venne incoronata il 15 gennaio 1559. La sua politica garantì una buona stabilità al regno, che consentì lo sviluppo delle arti, della letteratura, della scienza. Pensiamo che proprio nella prima era elisabettiana, non a caso ricordata come “The Golden Age” (“L’Età dell’Oro”) nacquero drammaturghi e poeti come William Shakespeare, Christopher Marlowe, ma anche filosofi e politici come Francis Bacon. Mancava solo un marito. Il matrimonio era ciò che tutta l’Inghilterra si aspettava, chiedendosi chi sarebbe stato il fortunato. La Regina scelse di non scegliere, diciamo così. Decise di non sposarsi. Per l’epoca si trattava di una stranezza, ma Elisabetta non tornò mai sui suoi passi.

Per quanto riguarda i motivi che l’avrebbero spinta in questa direzione vi sono molte ipotesi. Forse voleva conservare intatto il suo potere, la sua libertà d’azione (politica) che un consorte avrebbe potuto cercare di frenare con tutti i mezzi possibili. Non è escluso che Elisabetta temesse di essere detronizzata da un eventuale marito e magari persino condannata a morte. Non erano paranoie, bensì pericoli concreti. In più la morte della madre e una presunta storia di abusi che la sovrana avrebbe subìto quando aveva 13 anni da Thomas Seymour (fratello di Jane Seymour e quarto marito dell’ex Regina Catherina Parr) avrebbero influenzato la sua opinione sul genere maschile.

Secondo un’altra versione Elisabetta avrebbe temuto anche i rischi legati al parto, a quell’epoca per nulla rari (Jane Seymour e Catherine Parr morirono di febbre puerperale). La Regina, da brava stratega qual era, fece del suo status un’arma di propaganda, dichiarando di essere “sposata” con l’Inghilterra. A quanto pare, per dimostrare la sua totale fedeltà al Paese, indossava anche l’anello dell’incoronazione all’anulare sinistro. Per la Storia divenne “La Regina Vergine”.

In realtà Elisabetta avrebbe avuto diversi amanti. Tra questi vi sarebbe stato l’affascinante Robert Dudley (1532-1588), primo conte di Leicester, suo amico d’infanzia, che con lei condivise la prigionia nella Torre di Londra (il padre di Robert, infatti, aveva cospirato per favorire l’ascesa al trono di Jane Grey, pronipote di Enrico VIII, dopo la morte di Edoardo VI).

All’epoca della prigionia Dudley era già sposato con Amy Robsart (1532-1560), figlia di un nobile originario del Norfolk. Iniziarono a circolare molti pettegolezzi sulla Regina e il suo favorito (addirittura gli ambasciatori spagnoli sarebbero stati al corrente della liaison), finché il brusìo delle voci di Palazzo non venne interrotto da una drammatica notizia: l’8 settembre 1560 Amy era stata trovata senza vita nella sua dimora di Cumnor Hall (Oxford).

La strana morte di Amy Robsart

Il cadavere della moglie di Dudley era stato scoperto ai piedi delle scale e presentava le ossa del collo rotte. Il popolo e la corte inglese pensarono subito a un omicidio commissionato da Elisabetta oppure da Robert. Secondo le indiscrezioni dell’epoca, infatti, i due amanti avrebbero avuto intenzione di sposarsi e pare addirittura che la Regina fosse incinta di Dudley. Pare anche che il matrimonio del conte non fosse felice e che questi intravedesse nelle nozze regali la possibilità di riscattare se stesso e la sua famiglia, il cui nome era stato gettato nel fango con il complotto per la successione di Jane Grey.

Un’altra teoria sostiene che Robert avrebbe voluto, in realtà, sposare un’altra donna, la moglie del conte di Essex e per questo avrebbe avvelenato la povera Amy. In ogni caso la Robsart sarebbe stata il terzo incomodo. L’inchiesta successiva al decesso non portò a nulla e il caso venne chiuso come semplice morte accidentale, benché nessuno credesse a una simile ipotesi. I punti oscuri sono molti, ma a distanza di secoli nessuno è mai riuscito a ricostruire gli ultimi momenti di vita di Amy Robsart.

Diversi storici, però, hanno espresso delle perplessità in merito alla versione dell’assassinio commissionato dalla Regina o da Dudley. Tra l’altro Elisabetta sarebbe sempre rimasta ferma nel suo proposito di non sposarsi e pensare che abbia cambiato idea al punto di far uccidere la presunta rivale suonerebbe strano. Non impossibile, ma piuttosto incoerente con la sua personalità e la sua linea politica. C’è chi sostiene che Amy Robsart potrebbe essersi suicidata. Ad avvalorare questa tesi ci sarebbe la singolare decisione che la donna avrebbe preso proprio il giorno della sua morte: avrebbe chiesto ai valletti e alle parenti venute a farle visita di lasciarla sola per un po’. Avrebbero potuto impiegare il tempo visitando la fiera di Abington. Quando il gruppo tornò trovò Amy morta.

Dudley non partecipò ai funerali della moglie, ma saggiamente preferì rimanere nel Castello di Kew. Che si trattasse di omicidio o di suicidio, infatti, non faceva molta differenza per il popolo: la responsabilità di quella fine prematura era (anche) sua. Se l’uomo sperava davvero che la morte della moglie gli spianasse la strada verso il trono, aveva fatto male i suoi calcoli. Il “fantasma” di Amy lo perseguitò per sempre.

Le misteriose circostanze di questa dipartita ebbero ripercussioni anche sulla popolarità di Elisabetta la quale, sempre molto attenta all’immagine e all’umore dei sudditi, come pure al pensiero dell’opinione pubblica internazionale dell’epoca, avrebbe deciso di accantonare l’idea del presunto matrimonio. Altra ragione per cui appare piuttosto bizzarro che la Regina abbia fatto uccidere la moglie del suo amante. Astuta com’era, non poteva non prevedere la reazione dei sudditi di fronte a un gesto così eclatante. Potremmo ipotizzare che la decisione di organizzare un presunto omicidio fosse partita solo da Robert Dudley, ma allora sarebbe credibile ritenere che Elisabetta non ne fosse al corrente? Probabilmente non lo è e questo ci riporta al punto di partenza: se la sovrana sapeva, non poteva essere tanto ingenua da pensare che la tragedia di Amy passasse sotto silenzio.

C’è anche un’ultima possibilità: sembra che la Robsart fosse malata di cancro al seno. Nulla esclude, quindi, che possa aver avuto un malore ed essere caduta dalle scale, oppure, come sostengono alcuni, la patologia avrebbe avuto come conseguenza una sorta di assottigliamento delle ossa del collo, che non avrebbero retto all’urto (accidentale o meno, non lo sappiamo) con i gradini. La morte di Amy Robsart rimane un mistero che forse nessuno riuscirà a svelare.

La regina Vittoria e "l’amore" proibito per il suo servitore. Dopo la morte dell’amatissimo principe Alberto la regina Vittoria si sarebbe innamorata di nuovo di un suo servitore (che avrebbe addirittura sposato in segreto). Francesca Rossi il 13 Novembre 2023 su Il Giornale.

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 Vittoria e Alberto

 Per sempre in lutto

 Il servitore della Regina

 La verità su Vittoria e John

 La lettera

Vittoria (1819-1901) non era destinata a regnare. Era solo quinta in linea di successione, proprio come il principe Harry oggi. Fu il caso, nel 1837, a metterla sul trono del più grande impero del pianeta, che si estendeva su un quarto della sfera terrestre. Da Londra la Regina controllava le vite di milioni di esseri umani, dall’Europa fino agli angoli più remoti dell’Asia. Il suo dominio divenne sinonimo di splendore, ma anche rigore e sobrietà. Quello che molti non sanno, però, è che il marito di Vittoria, il principe Alberto (1819-1861), era molto più rigido e puritano di lei. Nonostante le divergenze caratteriali la coppia riuscì a dare forma alla monarchia vittoriana, celebre e studiata ancora oggi. Per molti Alberto fu l’unico amore della sovrana, che dopo la sua morte scelse di indossare il lutto perpetuo. Secondo un’altra versione dei fatti, invece, Vittoria si sarebbe innamorata di nuovo, ma di un uomo che non avrebbe mai potuto sposare.

Vittoria e Alberto

Fu la regina Vittoria a fare la proposta di matrimonio al suo cugino di primo grado, Alberto di Sassonia-Coburgo Gotha, di cui si era innamorata fin dal primo incontro. Era certa che il giovane non avrebbe mai osato chiedere in sposa la sovrana d’Inghilterra. Le nozze vennero celebrate il 10 febbraio 1840, tra lo scetticismo di buona parte dei sudditi e del Parlamento, a cui quel principe timido, di origini tedesche, proprio non piaceva.

Eppure Vittoria aveva ragione. Era stata più lungimirante dei politici scaltri ed esperti che governavano il suo regno. Il matrimonio con Alberto fu felice fino all’ultimo giorno. La coppia ebbe nove figli in diciassette anni e costruì un legame solido, che non fu solo sentimentale, ma anche intellettuale. Entrambi, infatti, amavano l’arte e avevano l’abitudine di regalarsi delle opere che li raffiguravano. Certo, la loro unione non fu solo rose e fiori. Sembra che la coppia reale litigasse in modo piuttosto acceso, tanto che la Regina non avrebbe mai avuto remore a lanciare addosso al marito gli oggetti che aveva a portata di mano.

In molte occasioni, poi, i doveri e il ruolo istituzionale di Vittoria minacciarono la serenità della famiglia. Il principe Alberto non accettò di rimanere un passo dietro la moglie in ogni circostanza. Diverse volte espresse dei suggerimenti rivolti all’esecutivo e puntualmente venne considerato da collaboratori e parlamentari alla stregua di un ficcanaso che si arrogava diritti che non aveva, pretendendo di occuparsi di politica.

In realtà la sua influenza fu molto positiva per la Corona britannica: riuscì a proiettare la monarchia nel futuro. Sfruttando la dote della pazienza, che non gli faceva difetto, Alberto riorganizzò l’amministrazione del casato e lo fece così bene che ancora oggi i Windsor seguono i suoi metodi. Il principe si dedicò, su incarico della moglie, a opere di beneficenza, sviluppando e rafforzando il carattere filantropico della famiglia reale britannica. In tal senso Alberto divenne un modello per generazioni di reali inglesi. Il moderno ruolo assistenziale, di servizio verso gli altri che la Corona svolge quotidianamente è stato forgiato dal marito di Vittoria.

Per sempre in lutto

Quando il principe Alberto morì, nel 1861, la regina Vittoria si chiuse nel lutto. Anzi, sarebbe più corretto dire che fece del lutto una prigione personale. Decise di indossare abiti neri per tutti i giorni che ancora le restavano da vivere. Avrebbe ordinato di portare ogni mattina i vestiti puliti nell’appartamento del defunto, quasi lui fosse ancora lì e di lasciare intatte, così come erano al momento della scomparsa di Alberto, le stanze private del Castello di Windsor. Per Vittoria il tempo pareva essersi fermato nell’istante in cui il marito se ne era andato per sempre.

La sovrana si ritirò dagli impegni pubblici, ma continuò a lavorare e a gestire le questioni politiche dal Palazzo. Il suo atteggiamento non piacque ai sudditi e tantomeno al suo governo. Gli inglesi cominciarono a chiamarla “la vedova di Windsor”. La Regina non reagì mai davvero alla sofferenza per la perdita di Alberto. Per gli studiosi questi fu l’unico amore della monarca. Tuttavia, già quando Vittoria era in vita, iniziò a circolare una storia strana, su un presunto amante della sovrana che sarebbe addirittura diventato suo marito.

Il servitore della Regina

Lo scozzese John Brown (1826-1883) entrò al servizio della regina Vittoria nel 1848 e ben presto, grazie alla sua lealtà, ottenne l’incarico di attendente personale. Era un uomo simpatico, affabile e conquistò la famiglia reale, in particolare proprio la sovrana, che ne fece un suo confidente. Quando il principe consorte Alberto morì, l’uomo assistette al dolore devastante che colpì Vittoria. Con discrezione le rimase accanto, accompagnandola a passeggiare a piedi o a cavallo e, pare, persino insegnandole a sparare e a pescare.

La loro vicinanza destò subito dei sospetti. Iniziarono a circolare voci su una presunta relazione tra i due e John Brown divenne inviso alla corte, soprattutto ai figli della Regina, che lo consideravano nulla di più di un usurpatore, un arrivista che stava approfittando della fragilità della madre. I pettegolezzi si intensificarono, un vero e proprio fiume in piena che sfociò in una notizia incredibile: Vittoria e John si sarebbero sposati in segreto e avrebbero anche avuto un figlio. Possibile che la Regina abbia compiuto un simile passo, che ricorda molto il presunto matrimonio morganatico tra Luigi XIV e la ex governante dei suoi figli, Madame de Maintenon?

La verità su Vittoria e John

La stampa britannica alimentò, per certi versi, il gossip sulla Regina e il suo servitore. Addirittura i giornali riportarono il pettegolezzo secondo cui John Brown avrebbe tenuto legata a sé Vittoria con la promessa di contattare, tramite una seduta spiritica, il principe Alberto nell’Aldilà. Tutte sciocchezze, naturalmente. Voci che veicolavano un’immagine negativa del servitore scozzese e del suo legame con la sovrana.

In realtà non c’è nessuna prova che confermi la liaison. Gli storici, anzi, sono certi che tra i due vi sia stata solo una relazione platonica (la stessa che la sovrana ebbe con un altro suo servitore, Muhammad Abdul Karim, la cui figura è stata immortalata nel romanzo e nel film “Victoria e Abdul”). Non vi era nulla di sconveniente. Gli inglesi, però, mal tolleravano questo rapporto, seppur di semplice amicizia per una ragione intuibile: John era un servitore e, secondo la mentalità dell’epoca, doveva rimanere al suo posto.

Il fatto che la Regina lo avesse scelto come suo confidente aveva creato un clima di invidie e gelosie. Nei confronti di John Brown sarebbe stata organizzata quella che noi oggi chiameremmo una campagna diffamatoria, che mirava a scalzarlo dal suo ruolo a corte. Se ci atteniamo ai fatti scopriamo che l’uomo non si è mai sposato e non ha mai avuto figli. In ogni caso i sudditi non avrebbero accettato neanche che Vittoria avesse un amante, figuriamoci un secondo marito: in un certo senso la monarca era intoccabile e, dopo la morte di Alberto, apparteneva esclusivamente al regno.

Probabilmente per la regina Vittoria John era un sostegno: Sua Maestà aveva perso il padre quando aveva pochi mesi, il marito quando era ancora giovane e questo servitore potrebbe essere stato la figura maschile affettuosa e protettiva che alla sovrana mancava tanto. La sovrana governava un regno enorme con piglio deciso, ma era un essere umano come tutti, con desideri, timori e fragilità. Forse la sua solitudine non intaccava l’aura di mistero e superiorità distaccata che una Regina doveva avere, anzi, per certi versi la esaltava, ma non faceva bene al suo cuore di donna e, in generale, di persona.

Non dimentichiamo che un Re o una Regina sono prima di tutto esseri umani e devono trovare un equilibrio tra il loro ruolo pubblico e la loro vita privata (Elisabetta II ci è riuscita, sovrapponendo alla sua umanità il carattere regale). Ciò non significa che Vittoria cercasse un amante. Con ogni probabilità cercava un vero amico e lo trovò in John Brown. Il loro rapporto non smise mai di suscitare speculazioni e pettegolezzi neppure dopo la morte dei diretti interessati. La figura del servitore divenne nota al grande pubblico moderno grazie anche al film “La Mia Regina” (1997, ancora una volta con Judi Dench nei panni della monarca), che mette in risalto proprio la profondità dell’affetto reciproco tra i due.

La lettera

Nel 2004 uno studente ritrovò per caso, negli archivi di uno dei ministri di Vittoria, Lord Cranbrook, una lettera che la sovrana scrisse quando morì John Brown, nel marzo 1883. In questa missiva, pubblicata su History Today e riportata dal Guardian, è evidente il dolore della Regina (che scriveva di sé sempre in terza persona) per la morte di un caro amico, non certo di un amante: “La Regina ha lasciato scorrere la penna…non è malata, ma terribilmente scossa…[poiché] le manca più che mai il braccio forte del suo caro, fedele amico…il più devoto dei servitori e il più sincero e caro degli amici…Forse nella Storia c’è stato un legame così forte e vero, un’amicizia così cordiale e affettuosa tra un sovrano e un servitore…”. Francesca Rossi

I principi rinchiusi nella Torre: un giallo che neppure Elisabetta II ha voluto risolvere. Il destino dei due figli di Edoardo IV, prigionieri nella Torre di Londra per volontà del loro zio rimane uno dei più grandi enigmi della Storia inglese. Francesca Rossi il 24 Settembre 2023 su Il Giornale.

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 La detronizzazione di Edoardo V

 La prigionia

 Un mistero che Elisabetta II non volle risolvere

 Fu Riccardo III a uccidere i nipoti?

 Un impostore?

Cosa accadde ai due piccoli discendenti di Edoardo IV dopo che lo zio Riccardo ne ordinò la reclusione nella Torre di Londra? Nessuno ha mai saputo dirlo con certezza. La loro sorte è avvolta in un fitto mistero che la regina Elisabetta, pur avendo a disposizione tutti i più moderni sistemi tecnologici e l’ausilio della scienza, avrebbe preferito non risolvere. Forse sarà Carlo III a svelare finalmente cosa accadde ai due bambini prigionieri, forse vittime di un intrigo mortale.

La detronizzazione di Edoardo V

Edoardo e Riccardo non erano bambini come tutti gli altri. Erano figli del Re d’Inghilterra, Edoardo IV (1442-1483). Alla morte del loro padre, il 9 aprile 1483, per loro iniziò un calvario. Il maggiore, di soli 12 anni, salì al trono con il nome di Edoardo V, ma vi rimase appena due mesi e mezzo, fino al 26 giugno 1483. Lo zio paterno Riccardo di Gloucester, infatti, ordinò che il nuovo sovrano e il suo fratellino Riccardo Plantageneto duca di York, di 9 anni, venissero fatti prigionieri e condotti negli appartamenti reali della Torre di Londra.

Fu proprio Edoardo IV, inconsapevolmente, a spinare la strada alla detronizzazione del figlio, poiché prima di morire aveva nominato Riccardo di Gloucester (1452-1485) Protettore del Regno mettendo, di fatto, il governo dell’Inghilterra nelle sue mani. Il defunto sovrano sperava di aiutare il suo giovane successore disponendo una reggenza forte, che potesse proteggerlo e consigliarlo. Purtroppo i suoi piani vennero sconvolti dalla sete di potere del fratello.

È facile immaginare quale fosse l’obiettivo di Riccardo. Tuttavia, per conquistare il trono non bastava nascondere agli occhi del mondo gli eredi del fratello. Era necessario delegittimarli pubblicamente. Così, il 26 giugno 1483, un’assemblea dei tre Stati che componevano il regno dichiarò Edoardo V e Riccardo Plantageneto figli illegittimi del sovrano defunto. Non si sarebbe trattato di una conclusione totalmente inventata: sembra che prima di sposare Elizabeth Woodville, madre dei suoi eredi, Edoardo IV abbia firmato un accordo prematrimoniale con Elizabeth Butler, figlia del conte di Shrewbury Lord Talbot.

Ciò significava, secondo la legge dell’epoca, che le nozze del Re con la Woodville erano nulle e la loro discendenza non aveva alcun diritto di successione al trono. L’assemblea chiese a Riccardo di Gloucester di diventare il nuovo Re d’Inghilterra. Il 6 luglio dello stesso anno venne incoronato con il nome di Riccardo III. Non si trattò di un colpo di Stato vero e proprio, non nella forma, almeno. Fu comunque un rovesciamento di potere piuttosto subdolo, reso ancora più drammatico dal fatto che a pagarne le spese furono due bambini.

La prigionia

Con l’incoronazione di Riccardo III iniziò il secondo e forse ultimo atto di questa tragedia. I testimoni dell’epoca videro Edoardo V e Riccardo Plantageneto giocare nei giardini della Torre di Londra fino all’agosto 1483. Poi i ragazzini scomparvero nel nulla e nessuno seppe darne una spiegazione convincente. Non vi alcun messaggio ufficiale, neanche un tentativo di mettere a tacere le voci che iniziarono a circolare a corte e tra il popolo.

Riccardo III era famoso per la sua smodata ambizione e la sua altrettanto illimitata mancanza di scrupoli. I suoi contemporanei non ci misero molto a sospettare che avesse fatto uccidere i nipoti, benché fossero dei bambini. Del resto, pur avendoli esclusi dalla linea di successione, la loro esistenza poteva rappresentare lo stesso una minaccia per il monarca. I dubbi, però, non divennero mai certezze. Trovare una prova, seppur minima, era quasi impossibile.

Le cronache del XVI secolo riportarono la presunta dinamica della fine dei piccoli Edoardo e Riccardo: una notte il Re avrebbe inviato un suo sicario, James Tyrell a uccidere i ragazzini soffocandoli con un cuscino. Una versione mai confermata, ma che ispirò il “Riccardo III” di Shakespeare. Del destino di Edoardo V e di suo fratello non sappiamo nulla ancora oggi: non conosciamo le cause, né la data della morte. Sappiamo di non sapere, per dirla con Socrate, ma è una magra consolazione.

Un mistero che Elisabetta II non volle risolvere

Nel 1674, durante dei lavori di ristrutturazione nella White Tower, vennero scoperta una cassa di metallo sepolta ai piedi di una scala. Dentro vi erano due piccoli scheletri. Re Carlo II (1630-1685), pensando potessero appartenere ai figli di Edoardo IV, li fece seppellire nell’Abbazia di Westminster. All’epoca sarebbe stato impossibile stabilire a chi appartenessero quei resti. Oggi, grazie al test del Dna, potremmo avere una risposta.

Alla defunta regina Elisabetta sarebbe arrivata una richiesta formale per l’esumazione e i relativi esami non solo dei due scheletri, ma anche delle spoglie di altri due bambini sconosciuti sepolti al Castello di Windsor nel Settecento. Un passo necessario, visto che questi resti sono nelle cripte reali. Secondo il Daily Mail, però, la monarca avrebbe rifiutato di concedere il permesso.

Tutto potrebbe cambiare con Carlo III. Tracy Borman, curatrice capo dell’Historic Royal Palaces, ha dichiarato che l’attuale Re “è di diverso avviso” e che “ha detto di volere che l’indagine vada avanti, in modo da poter determinare, una volta per tutte, come sono morti i giovani reali”. In fondo Carlo ha studiato Archeologia all’Università di Cambridge e questo suo interesse per la materia lo avrebbe portato a essere, come ha scritto il Mirror, “favorevole” alla risoluzione del mistero.

Fu Riccardo III a uccidere i nipoti?

Molti storici sono convinti che non sia stato Riccardo III a uccidere i nipoti. Non è da escludere che i bambini siano morti per cause naturali. Edoardo V, per esempio, sarebbe stato di salute cagionevole fin dalla nascita. Inoltre è strano che nessuno, neppure il Re, ne abbia annunciato la morte. Se davvero fosse stato lui a dare ordine di eliminarli, avrebbe dovuto almeno cercare di salvare le apparenze.

“Non vi è alcuna evidenza che i principi siano stati assassinati, non ci sono prove che le ossa appartengano ai due ragazzi. Potremmo non sapere mai cosa accadde”, ha affermato al Daily Mail l’Historic Royal Palaces. Dopo l’incoronazione, mentre Riccardo III era assente per un viaggio attraverso il suo regno, Henry Stafford, duca di Buckingham e connestabile d’Inghilterra, avrebbe tentato di liberare i bambini per restituire il trono a Edoardo V.

Nel luglio 1483 il sovrano avrebbe inviato a Londra il suo braccio destro, il duca di Norfolk, per una questione riguardante degli uomini che erano stati arrestati. Forse i ribelli che avevano cercato di entrare nella Torre. Purtroppo nessuno sa se il duca di Buckingham sia riuscito a incontrare i piccoli prigionieri e se in quel frangente possa essere accaduto qualcosa in grado di cambiare il loro destino. L’unica certezza è che il duca di Buckingham pagò con la vita la ribellione: venne accusato di tradimento e decapitato il 2 novembre 1483. Ma ancora una volta Riccardo III rimase in silenzio sulla sorte dei nipoti.

Un impostore?

Nel 1490, durante il regno di Enrico VII Tudor, un ragazzo osò contestare la legittimità del sovrano, sostenendo di essere Riccardo Plantageneto, vero erede al trono. Riuscì a dar vita a una rivolta che, però, perse nell’ottobre 1497. Sotto tortura sarebbe stato costretto a firmare un documento in cui negava di essere Riccardo e fu giustiziato il 23 novembre 1499. Molto probabilmente il giovane era un impostore.

Nel 1502 venne giustiziato, con l’accusa di tradimento, anche James Tyrell. Il governo lasciò che si diffondesse la voce secondo cui James, in punto di morte, avrebbe confessato di essere stato l’esecutore materiale dell’omicidio di Edoardo V e del fratellino. Una tesi non verificabile, forse creata ad arte dalle autorità inglesi per nascondere la verità su ciò che davvero accadde nella Torre di Londra.

Piena di fazioni”. La verità sulla royal family: è davvero così unita come sembra? Francesca Rossi il 14 Luglio 2023 su Il Giornale.

L’immagine di unità della royal family potrebbe essere messa in pericolo dall’idea di monarchia snella di Re Carlo III

Tabella dei contenuti

 Una famiglia unita, almeno contro Harry

 Sul balcone di Buckingham Palace

 “Fazioni” in guerra?

 Vuoti incolmabili

 “Sopravvissuti”

 “Working Royals Only”

La royal family non sarebbe il gruppo coeso che vediamo nelle occasioni ufficiali. La morte della regina Elisabetta, le dimissioni di Harry e Meghan ma, soprattutto, la realizzazione della “monarchia snella” voluta da Carlo III, avrebbero ridotto quello che prima era un grande gruppo familiare a una piccola formazione nostalgica che, però, saprebbe dimostrarsi compatta quando si tratta di garantire la sopravvivenza della monarchia britannica.

Una famiglia unita, almeno contro Harry

I Windsor sarebbero un po’ più soli e isolati, mancherebbe una reale, affettuosa interazione tra di loro, quella vicinanza tipica delle famiglie. Lo scandalo Epstein che ha tagliato fuori dalla royal family il principe Andrea, le dimissioni di Harry e Meghan, la morte della regina Elisabetta e del principe Filippo, i piani di “monarchia snella” di Re Carlo III hanno ridisegnato il volto della famiglia. Per certi versi lo avrebbero addirittura impoverito. La “Firm”, però, ci tiene a mostrarsi compatta agli occhi del mondo. Per esempio è stata capace di fare quadrato intorno alla Corona di fronte agli assalti mediatici dei duchi di Sussex. La strategia di coesione messa in atto, prima con la regina Elisabetta, ora con Re Carlo III, ha nel dignitoso riserbo la sua regola principale. Questo “muro di silenzio”, come lo ha definito l’Express, ha evitato che le polemiche diventassero incontrollabili, ma se lo guardiamo da vicino potremmo scorgere delle crepe. Al fronte comune contro il duca di Sussex e il duca di York, al velo di dolore che abbiamo visto sulle espressioni di tutti i membri della royal family dopo la morte di Filippo e di Elisabetta II, potrebbe non corrispondere un’effettiva unità familiare. In altre parole i Windsor sembrerebbero uniti solo in pubblico e quando si tratta di lottare per preservare il potere.

Sul balcone di Buckingham Palace

Alle celebrazioni per il Trooping The Colour dello scorso 17 giugno abbiamo visto la royal family (quasi) al completo, tutti vicini a Carlo III e alla regina Camilla sul balcone di Buckingham Palace. L’esperta di linguaggio del corpo Judi James, però, ci invita a non scambiare quella vicinanza per una vera coesione, una sorta di armonia perenne da cui Harry sarebbe stato escluso. Le cose sarebbero ben più complicate. All’Express l’esperta ha fatto notare dei dettagli importanti: “La composizione di questa rappresentazione di [monarchia] snella sul balcone sembra uno di quei sorrisi a cui mancano molti denti”. Re Carlo III ha permesso solo ai “working members” della royal family di affacciarsi con lui e Camilla per ricevere il saluto dei cittadini britannici. Di conseguenza sul balcone mancavano personaggi non di spicco, ma comunque di un certo rilievo come le principesse Beatrice ed Eugenia e Zara Tindall, figlia della principessa Anna. Un vero peccato per quanti ricordano e sperano ancora di vedere le grandi riunioni familiari del tempo di Elisabetta II.

Fazioni” in guerra?

Le assenze non sarebbero nemmeno il problema principale secondo la James: “Invece di un gruppo più piccolo, più ristretto e leale, sembra [di vedere] cinque fazioni in apparente conflitto. Anna e Tim [Laurence, suo marito] stanno da una parte, goffi, William e Kate posano in un gruppo di famiglia scintillante ma un po’ isolato, Carlo e Camilla godono del favore della folla [stando] in mezzo, Edoardo e Sophie si sforzano di essere socievoli con i Gloucester dall’altra parte. Sembra mancare totalmente l’atmosfera di ‘gruppo familiare unito’”. Secondo Judi James ai tempi della regina Elisabetta, quando sul balcone venivano ammessi anche i Windsor che non lavorano al servizio della Corona, i parenti apparivano più “vivaci e ed entusiasti e, con la Regina al centro della scena, c’era sempre l’idea di orgoglio nella realizzazione di un grande famiglia che cresceva ogni anno di più fino al punto in cui Carlo ha deciso di reciderla”. Un paragone impietoso per Carlo III. L’esperta ha rammentato che “nelle precedenti apparizioni sul balcone, durante il regno della Regina c’erano numerosi reali che stavano vicini e chiacchieravano, come fossero a un matrimonio, o a un Natale in famiglia”. Tutto questo non esisterebbe più. Al suo posto vi sarebbe solo una grande nostalgia per il passato.

Vuoti incolmabili

Adesso, riguardando le immagini del Trooping The Colour 2023, lo spettatore che osserva questa sorta di ritratto di famiglia sul balcone di Buckingham Palace non nota solo i presenti ma, paradossalmente (e forse soprattutto), anche gli assenti. Tutti quelli che non ci sono più perché vivono altrove, come Harry e Meghan, oppure hanno terminato il loro tempo in questo mondo, come la regina Elisabetta e il principe Filippo, o non sono stati invitati, perché non sono senior members: “Le distanze richiamano alle mente le persone che mancano. Carlo una volta aveva una madre, un padre, un fratello, un figlio e la famiglia del figlio con cui interagire”, ha ricordato Judi James. “Ognuno di questi spazi vuoti sembra ora raccontare la sua tragica e oscura storia”. Queste distanze incolmabili ed evidenti quando la royal family è riunita in occasioni pubbliche sono molto “eloquenti”, diciamo così. Ogni assenza porta un nome, rievoca fatti, sentimenti. Forse con il tempo non sarà più così ovvio fare paragoni, in questo senso, tra l’epoca di Elisabetta II e quella di Carlo III. Ci abitueremo a vedere un ritratto di famiglia più piccolo, scarno. Adesso è troppo presto, il ricordo della defunta Regina è ancora vivo in tutto il mondo, così come la memoria dei suoi 70 lunghi anni di regno.

Sopravvissuti”

Non è escluso che per tornare ad ammirare un nutrito gruppo di reali sul balcone di Buckingham Palace dovremo aspettare il regno del principe William, quando i suoi figli saranno grandi e avranno le loro famiglie. Nella speranza che per quel momento la royal family abbia recuperato la coesione che Judi James non riuscirebbe a trovare nelle immagini del Trooping The Colour 2023. L’esperta si spinta a dire che “la dinastia pare essere stata liquidata, dispersa, lasciando questo gruppo provvisorio che assomiglia a sopravvissuti inquieti da una selezione aziendale”. Dalla dura descrizione di Judi James emerge l’immagine di una specie di gruppo improvvisato, che non avrebbe ben chiare le prossime mosse per preservare e accrescere il potere della monarchia. “Nessuno pare sapere dove stare ora e non c’è grande spazio per interagire”.

Working Royals Only”

Secondo Judi James l’esclusività voluta da Carlo III con la sua idea di “monarchia snella” sarebbe controproducente: “Il messaggio ‘solo reali che lavorano per la Corona’ potrebbe essere saggio in tempi di tagli, ma i fan amano la royal family tanto quanto, se non più di quanto amano la royal firm”. Gli ammiratori vorrebbero vedere i Windsor, non solo i rappresentanti della Corona. Vorrebbero leggere le storie di Carlo, Camilla, William, Kate, non solo del Re, della Regina e dei principi di Galles. Ci sarebbe “bisogno dei figli di Anna e di Edoardo, dei nipoti di Anna, come delle famiglie…di Beatrice ed Eugenia” per restituire all’immagine della royal family il calore di una vera famiglia anche in pubblico. “Negli anni precedenti il grande gruppo familiare della Regina somigliava a una festa che si era spostata sul balcone prima di tornare dentro e continuare con il divertimento. Ora il gruppo di Carlo sembra molto più serio e molto meno allegro”.

Dal fantasma di Diana allo spettro di Elisabetta I: le storie più inquietanti alla corte dei Windsor. I più inquietanti racconti di fantasmi “royal” che si aggirerebbero tra i saloni dei Palazzi reali, disturbando la quiete della famiglia reale britannica. Francesca Rossi il 7 Luglio 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 Quella volta in cui Elisabetta II "vide" il fantasma di Elisabetta I

 I cadaveri di Carlo I e di Enrico VIII

 Il fantasma “senza testa” di Anna Bolena

 Un mistero di 540 anni fa: i piccoli principi prigionieri nella Torre di Londra

 L’esorcismo contro il fantasma di Lady Diana

Mia madre approva tutto ciò che faccio, ci appoggia in tutto”, avrebbe detto il principe Harry a un amico, specificando che il fantasma di Lady Diana avrebbe “comunicato” le sue opinioni a Meghan Markle. La duchessa di Sussex sarebbe in contatto con la suocera defunta. Delirio? Bugia detta per riguadagnare la popolarità perduta? Impossibile dirlo. Questo aneddoto molto bizzarro e del tutto inverosimile, però, non è originale. La storia della royal family britannica è piena di inquietanti, ma affascinanti leggende e superstizioni su Re e Regine il cui spirito non si sarebbe arreso alla morte del corpo e continuerebbe a vagare per le stanze dei Palazzi reali.

Quella volta in cui Elisabetta II "vide" il fantasma di Elisabetta I

La leggenda vuole che il Castello di Windsor sia la dimora preferita dai fantasmi royal. La più infestata, insomma, con 25 presunti episodi di avvistamenti in più di 900 anni dalla costruzione dell’edificio. Le anime di Elisabetta I, Enrico VIII, Giorgio III si aggirerebbero ancora tra le sue sale, alla ricerca di cosa non è ben chiaro. Il Mirror riporta un aneddoto curioso: la regina Elisabetta e la principessa Margaret avrebbero percepito lo “spirito” della loro antenata, Elisabetta I, nella biblioteca. A tal proposito il sito Visit Britain ha riportato: “I passi della [Regina] possono essere uditi sulle assi del pavimento, prima che la straordinaria presenza appaia”. A quanto pare la libreria sarebbe il luogo preferito dall’anima della celebre sovrana. La stanza sotto a questa, invece, sarebbe infestata dal fantasma di Giorgio III, il Re pazzo. Non sarebbe un caso: negli ultimi anni della sua vita, infatti, il monarca venne confinato proprio in questa camera. Chi sostiene di averne visto lo spirito, lo descrive mentre “guarda fuori dalla finestra con nostalgia”. Nel castello di Windsor qualcuno avrebbe visto addirittura il fantasma Enrico VIII, che zoppicava a causa della gotta e delle ulcere sulla gamba di cui soffrì in vita.

I cadaveri di Carlo I e di Enrico VIII

Il Mirror ricorda un aneddoto in cui non sono protagonisti i fantasmi, ma che è lo stesso molto sinistro, lugubre ed esprime la curiosità dei vivi nei confronti di un evento tanto ignoto quanto spaventoso come la morte, il regno dell’oltretomba a cui apparterrebbero gli spiriti: un giorno Re Giorgio IV e il suo medico Sir Henry Halford si sarebbero recati nella Cappella di San Giorgio (a Windsor) per aprire le tombe di Carlo I e di Enrico VIII e vedere in che stato fossero i corpi. Halford, con il permesso di Giorgio IV, ha persino fatto un ritratto del volto di Re Carlo I, oggi esposto alla National Portrait Gallery. Non è finita: sembra che dopo l’apertura delle bare, il povero Carlo avrebbe “spalancato” gli occhi. Niente di paranormale, la causa è solo il repentino cambiamento di pressione. Il risultato, però, è comunque un brivido di terrore. Giorgio IV avrebbe pure consentito al dottore di prelevare la vertebra cervicale del sovrano. Sarebbe stata la regina Vittoria, disgustata e impaurita, a dare ordine di seppellire di nuovo quel macabro souvenir.

Il fantasma “senza testa” di Anna Bolena

La storia di Anna Bolena è famosissima. Venne accusata di alto tradimento e condannata all’esecuzione capitale. Il popolo la riteneva un’usurpatrice, una donna corrotta e una strega. Anna, naturalmente, non era nulla di tutto ciò. Anzi, forse la sua morte fu orchestrata dal Re, che non l’amava più e voleva liberarsi di quella moglie sposata come atto di ribellione contro la Chiesa cattolica (all’origine dello scisma da cui nacque la Chiesa anglicana) e che non era stata in grado di dargli il tanto sospirato erede maschio (la Bolena, però, partorì Elisabetta I: prova vivente che Enrico VIII aveva un’opinione errata sulle capacità e sul potere femminili). Anna, secondo la legge, doveva finire al rogo, ma il sovrano commutò la pena in decapitazione e ordinò che non venisse usata una scure, bensì la spada, arma considerata più nobile, quindi “adeguata” a dare la morte a una regina consorte. La Bolena morì nella Torre di Londra il 19 maggio 1536. Da allora, a ogni anniversario della sua decapitazione, il fantasma di Anna apparirebbe a Blickling Hall, il luogo della sua nascita. Sul sito della National Trust possiamo leggere: “Quando scende la notte il fantasma di Anna Bolena, con il capo [adagiato] sul grembo, corre per la proprietà su una carrozza guidata da un cavaliere senza testa. Nel momento in cui la carrozza arriva di fronte alla residenza, scompare nel nulla. Secondo la tradizione quando la notizia della morte di Anna raggiunse Blickling Hall, nel 1536, quattro cavalli senza testa furono visti trascinare il corpo di un uomo senza testa per il Norfolk”.

Un mistero di 540 anni fa: i piccoli principi prigionieri nella Torre di Londra

Che fine fecero i piccoli Edoardo V (13 anni) e il fratello Riccardo Plantageneto I duca di York (9 anni) dopo la morte del loro padre, Edoardo IV, nel 1483? Sappiamo che il loro zio, Riccardo III, duca di Gloucester, li fece rinchiudere nella Torre di Londra per eliminare l’unico ostacolo che si frapponeva tra lui e il trono. Poco si sa, invece, di ciò che accadde subito dopo. Nessuno vide più i bambini. Impossibile dire quando e per quale causa morirono. L’ipotesi più accreditata sostiene che i fratellini siano deceduti nella Torre di Londra e i sospetti convergono tutti su Riccardo. Nel 1674 vennero ritrovati due scheletri sepolti sotto una scala della torre, forse appartenenti ai fratellini. La regina Elisabetta, grazie al Dna, avrebbe potuto dare una soluzione a questo enigma secolare, ma si rifiutò di concedere il permesso per aprire le cripte reali contenenti i resti. Re Carlo III, invece, avrebbe “un diverso punto di vista” sulla questione e vorrebbe dare il suo assenso alle analisi. In attesa della verità, sembra che gli spettri dei fratelli continuino a vagare nel luogo della loro prigionia. Nel 2017 fece scalpore una foto fatta da una donna, Mary Ryan, proprio nella Torre di Londra: dietro di lei c’era il viso di un bambino. Secondo la giovane si tratterebbe del fantasma di Edoardo V. Non vi sono prove concrete di nessuna apparizione riportata nel corso della Storia. Immagini di quel tipo, invece, si possono ottenere in molti modi, anche per errore (in passato qualcuno ha fatto una cosa molto banale: sovrapporre due immagini. In qualche caso, però, la sovrapposizione è stata involontaria, uno sbaglio. Ma nulla di soprannaturale).

L’esorcismo contro il fantasma di Lady Diana

Neppure l’anima di Lady Diana troverebbe pace, ma preferirebbe vagare tra i saloni della residenza di famiglia ad Althorp, dove è cresciuta ed è stata sepolta. Alcuni, invece, sostengono l’ipotesi, senza alcun fondamento concreto, che la vera tomba di Diana si troverebbe nella chiesa di St. Mary The Virgin, dove il suo spettro continuerebbe ad apparire. Secondo le leggende il fantasma della principessa avrebbe infastidito perfino la regina Elisabetta a Sandringham, nel 2001. Stando al secondo volume dei diari del giornalista Kenneth Rose Sua Maestà avrebbe perfino chiesto di fare un “rito”, una specie di esorcismo per “riportare la tranquillità” a Palazzo, alla presenza della Regina Madre e della dama di compagnia Prudence Penn. Lo strano evento viene descritto così: “La dama di compagnia della sovrana mi disse che era stata invitata dalla Regina a Sandringham per assistere a una funzione condotta dal parroco locale in una delle stanze della residenza reale, quella in cui morì Re Giorgio VI nel 1952”. La camera sarebbe stata “infestata da uno spirito che rendeva impossibile il lavoro”. A quanto sembra “il parroco affermò che l’atmosfera potesse essere dovuta alla principessa Diana: cose simili potevano accadere quando qualcuno moriva di morte violenta”.

Estratto dell’articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 7 marzo 2023 

[…] Ci si domanda se il regno di Carlo apra una nuova era o semplicemente chiuda quella vecchia. C'è chi pensa che il Re, per tanti anni un riformatore frustrato che non riusciva a imporre le sue idee per l'opposizione dei genitori e del sistema, si faccia promotore di un'ondata di riforme anche a rischio di mettersi in rotta di collisione con il Parlamento […]

Nel 1953, l'anno dell'incoronazione di Elisabetta, nessuno si faceva domande sulle cose che erano state fatte per conquistare l'impero, ci si chiedeva piuttosto come si fosse riusciti a perderlo. L'idea che un re dovesse un giorno scusarsi per il passato del suo paese era ai suoi tempi inconcepibile. Carlo oggi deve affrontare richieste di risarcimento per il colonialismo, indagini sullo schiavismo, pretese di restituzione di gioielli e reperti archeologici provenienti da altri paesi.

Carlo è capo della Chiesa anglicana, ma nella città di Leicester l'Islam è già la prima religione e solo il 2% della popolazione frequenta regolarmente i templi cristiani. È sovrano o capo di stato di 14 nazioni del Commonwealth, ma Canada, Australia, Nuova Zelanda e Giamaica già pensano di diventare repubbliche e di non riconoscere più l'autorità del re britannico sul loro territorio.

La «grande famiglia imperiale» che sua madre aveva giurato di servire «per lunga o breve» che fosse stata la sua vita si sta dissolvendo. Il cambiamento è profondo, le nuove generazioni faticano a comprendere i rituali che abbiamo visto all'incoronazione, che sembrano medioevali e anacronistici. Nessuno oggi crede più che Carlo III regni per volere di Dio, ma ai tempi di sua madre lo pensava il 34% dei britannici. Il regno di Elisabetta si è basato sulla distanza e sul mistero: non si poteva toccarla, né farle domande, né rivolgerle la parola per primi. Carlo lo si può toccare, gli si urla una domanda e lui risponde, si può chiedergli un selfie.

È il re più anziano mai incoronato nella storia inglese, e pensa che facendo così risulterà più giovanile e moderno. Ma alla sua incoronazione è andato su una carrozza trainata da sei cavalli condotti da palafrenieri in antiche uniformi dorate: una carrozza che però aveva l'aria condizionata e le sospensioni idropneumatiche. Un anacronistico incrocio tra tradizione e modernità, che forse sarà la cifra del suo regno: tenersi ancorati al passato vivendo nell'era contemporanea, ma lasciando giorno dopo giorno un pezzo del vecchio mondo per strada.  

Quanto costano Carlo III e la famiglia reale ai britannici? Il confronto con le altre corone europee: i dati. Danilo Supino su Il Corriere della sera il 3 Maggio 2023

Nonostante la famiglia Windsor sia quella con il patrimonio più alto d'Europa, sono i reali di Lussemburgo a pesare di più sui cittadini. I reali del Liechtestein sono gli unici a vivere solo del proprio «stipendio»

Il 6 maggio, all'età di 76 anni, Carlo III viene incoronato Re d'Inghilterra e guiderà ufficialmente la monarchia più famosa al mondo. La cerimonia, composta da gioielli e «regalie» si terrà nella basilica di Westminster, poi un corteo attraverserà le strade di una Londra blindata e Buckingham Palace verrà circondata da curiosi e giornalisti. Sarà senza dubbio uno degli eventi più seguiti del 2023. La corte dei Windsor è la più celebre tra le case reali europee. Ma, nonostante tutto lo sfarzo che li circonda, non è però la famiglia nobiliare che più pesa sulle finanze dello Stato e sui cittadini. Siamo andati a controllare i conti di tutte le famiglie reali e le relazioni finanziarie, incrociandole con i report dei ministeri del tesoro.

Carlo III è il re più ricco d'Europa

I Windsor ricevono annualmente il Sovereign Grant, un compenso elargito da parte del Ministero del Tesoro inglese che cambia di anno in anno e serve per la manutenzione di Buckingham Palace, la retribuzione dello staff, la cura del patrimonio immobiliare. Secondo il report finanziario della casa reale inglese, per l’anno 2021/22 la dote è stata di 86,3 milioni di sterline pari a 98.143.446 euro, in aumento rispetto al 2020-21 quando la cifra è stata di 97.688.552 di euro. La cifra è composta da una parte per il sovvenzionamento dei viaggi di Stato che ammonta a 58,9 milioni di euro e la restante parte per reddito personale. Tuttavia, non si può dire che Carlo III sia ricco grazie allo «stipendio mensile» pagato con le tasse dei cittadini del Regno Unito perché ogni inglese tira fuori a testa 0,69 euro (ne sono esclusi i cittadini del Commonwealth). Oltre il contributo pubblico, nelle entrate dei Windsor ci sono in conto 11,26 milioni provenienti da alcune proprietà escluse da The Crown Estate, ma non sono sufficienti a coprire le spese di famiglia e di Buckingham Palace perché tutto il reame è costato 116,5 milioni di euro, in aumento del 17% rispetto all’anno precedente.

Nell’ultimo bilancio a pesare sono stati i costi di manutenzione che sono saliti a 72,7 milioni per la restaurazione di un’ala del Palazzo reale. In aggiunta, si prevede che il deficit per l’anno finanziario 2022/23 sarà superiore perché verrà contabilizzato il funerale della Regina Elisabetta II che si è tenuto il 19 ottobre 2022 (l’anno finanziario termina il 31 marzo e il bilancio è pubblicato a giugno).

Come funziona il Sovereign Grant

La rendita finanziaria che il Regno Unito dà ai Windsor così come la conosciamo oggi è entrata in vigore il 1° aprile 2012 dopo l’approvazione del Sovereign Grant Act 2011. Le spese di Carlo III vengono coperte da fondi pubblici in cambio dei ricavi de The Crown Estate, la società di corte che gestisce le proprietà reali e gli incassi di queste. La dote che annualmente viene data ai reali è calcolata sulla base del 15% dei guadagni de The Crown Estate nei due anni precedenti.

Quanto costano le altre monarchie d’Europa ai cittadini

I Windsor sono la famiglia reale più chiacchierata ma non sono l’unica in Europa. Tutt’oggi esistono altre dieci monarchie con nove regnanti ereditari. Le monarchie europee, però, non sono più quelle dell’Ancient regime e del Congresso di Vienna e sia i governi ma anche le stesse famiglie reali hanno ridimensionato legislativamente il peso economico che hanno sui conti dello Stato.

Al secondo posto, i reali dei Paesi Bassi

Uno Stato che ha provato a limitare l’impatto economico della famiglia reale sui cittadini sono i Paesi Bassi. Più volte l’opposizione di Mark Rutte ha avanzato la proposta di far pagare le tasse alla famiglia reale, ma puntualmente il primo ministro di centro-destra ha respinto la proposta. Quindi, i van Orange-Nassau sono la seconda famiglia reale d’Europa che riceve più soldi dallo stato: 50.169.000 euro. Una volta tolte le spese di gestione restano 11 milioni per pagare lo stipendio alla famiglia: il re Guglielmo Alessandro ha una dote di 1.035.000 euro (e altri 5 milioni per la gestione del personale); la regina madre Beatrice riceve 1,73 milioni di euro; alla regina Maxima 411.000 euro; la regina madre Beatrice riceve 1,73 milioni. Nonostante i tentativi del governo di limitare l’impatto sulle casse dello stato, ogni cittadino olandese paga 2,86 euro a testa per mantenere Guglielmo Alessandro e famiglia. 

Poca trasparenza nei conti di Norvegia e Lussemburgo

I reali di Norvegia, invece, ricevono dai cittadini 4,88 euro a testa che vale alla famiglia reale Gluksburg una rendita di 26.405.287 euro. Come viene erogata e in base a cosa non è ben specificato nelle relazioni di stato, l’unica cosa certa secondo un rapporto del parlamento è che l’intera famiglia reale riceve una somma per la gestione del patrimonio immobiliare e per le spese private di famiglia. Un altro governo che ha tentato di intervenire sui rapporti economici con la famiglia reale è quello di Xavier Battel in Lussemburgo. La Famiglia ha giocato sulla poca trasparenza di alcune operazioni finanziarie che hanno attirato l’attenzione delle autorità di controllo e del parlamento il Granduca Henri e la sua famiglia, tanto da provocare il placido esecutivo del granducato. In attesa della completa trasparenza della famiglia granducale, dal bilancio del governo si sa che lo Stato versa ad Henri e la sua famiglia 19.257.155 euro. Questa somma oltre a coprire le spese di gestione, assegna 523.103 euro ad Henri e 217.985 euro al principe ereditario Guglielmo. C’è da pensare che la trasparenza dei Granduchi sia un atto dovuto. I soldi in Lussemburgo non sono un problema visto che il reddito pro-capite è il più alto dell’area Ocse con circa 130 mila euro. Tuttavia, i cittadini del granducato pagano a testa 30 euro per la dote che viene versata alla famiglia reale. 

Lo «stipendio» dei reali svedesi

Tornando in area scandinava, i Bernadotte di Svezia ricevono annualmente 12.951.410 di euro. Il re Carlo XVI Gustaf, che quest’anno festeggia il giubileo, da buon capo di Stato ha privato cinque suoi nipoti del titolo nobiliare per non gravare ulteriormente sul bilancio statale. Dalla cifra totale di 12,9 milioni c’è la rendita che viene assegnata ad ogni coppia reale: a Carl Gustaf e Silvia sua moglie vanno 710.000 euro, alla principessa ereditaria Victoria e marito vanno 400.000 euro (dal 1980 la successione è per primogenitura agnatica, sia maschi che femmine), a Carl Philip e sua moglie 97.000 euro. 

E quelli dei Gluksburgs di Danimarca

Qualche migliaio di euro in meno per i vicini Gluksburgs di Danimarca. La regina Margrethe II, divenuta la più longeva, ha escluso alcuni nipoti dal titolo nobiliare per «portare la monarchia al passo con i tempi». Tuttavia, la famiglia reale costa ad ogni danese 2 euro e nel 2022 il governo ha assegnato una rendita di 12.191.022 euro. 

In Belgio, invece, secondo l’articolo 2 della legge del 27 novembre 2013 viene specificato che la somma base da versare alla famiglia del re Filippo del Belgio è di 11.554.000 euro e che ogni anno va adattata all’inflazione. Per fiamminghi e valloni il costo della monarchia è di solo 1 euro a persona. 

I Borboni di Spagna, la famiglia reale più «economica»

La famiglia reale che riceve meno dallo Stato sono i Borboni di Spagna e inoltre costa ai cittadini solo 18 centesimi di euro a testa. Attualmente il re è Felipe VI, figlio di Juan Carlos che nel 2014 abdicò dopo le accuse di reati finanziari salvo essere poi salvato dalla legge sull’immunità. A parte i vizi di papà Juan Carlo a Felipe, sua moglie Letizia e tutta la famiglia Borbone lo stato assegna una rendita di 8.431.150 euro. 

Il caso del Liechtenstein

Solo una casa reale lavora, ha uno stipendio proprio e non grava sui cittadini, nonostante si tratti di un piccolo stato che basa tutto su terziario è finanza: il Liechtenstein. Lo stato molto spesso è stato additato come paradiso fiscale (non a torto) e alla riforma di trasparenza per riabilitare l’immagine finanziaria del Paese si è unita anche la famiglia reale. Il principe regnante è Luigi del Liechtenstein e suo fratello Massimiliano è il Ceo e presidente della LGT, il gruppo che gestisce la private bank, gli asset e il patrimonio di famiglia. 

Abbiamo detto che le monarchie sono dodici ma ne abbiamo trattate dieci. Le restanti due sono il Principato di Andorra dove i reggenti sono il vescovo della diocesi catalana di Urgell, Joan Enric Vives i Sicilia, e il Presidente della Repubblica francese di turno, attualmente Emmanuel Macron. L’altra monarchia è la Città del Vaticano, tecnicamente una monarchia assoluta a carica elettiva dove i grandi elettori sono i cardinali, una specie di Sacro Romano Impero Germanico ma composto da soli ecclesiastici.

Ma i reali inglesi lavorano?

Relativamente a quello che potrebbe essere il lavoro di un nobile, la risposta è sì: si tratta di inaugurazioni, cerimonie, eventi di stato e mondanità simili. Nel 2019 l’agenzia di stampa britannica ha raccolto i giorni in cui i reali inglesi sono stati impegnati per eventi ufficiali.

A Flourish data visualization

In questa insolita classifica ci sono ancora Elisabetta II; il principe Andrea, allontanato da corte dopo il coinvolgimento nello scandalo Epstein e #metoo; il principe Harry, che oggi vive a Los Angeles con la moglie Meghan Markle. E sorprendentemente, Anna d’Inghilterra è la Windsor che lavora più di tutti. Nel 2019 è stata impegnata per 195 giorni e stando ad un sondaggio di YouGov di maggio 2022, lei è la reale più amata dopo la compianta Regina Elisabetta, William, Kate e prima del futuro re Carlo. Proprio lui è il secondo alle spalle della sorella e prima del fratello Andrea.

Estratto dell'articolo di Massimo Sideri per il “Corriere della Sera” il 24 marzo 2023.

La più grande lezione di marketing del Novecento arriva non da una multinazionale ma dalla famiglia reale inglese. Non tutti ricordano che i Windsor nella storia non esistono: non ce n’è traccia fino alla Prima guerra mondiale. Nel 1917 a causa dei sentimenti antitedeschi la famiglia reale inglese dei Sassonia-Coburgo-Gotha decise di cambiare nome, a tavolino.

 Peraltro Gotha era il nome della località dove da secoli si produceva un annuario sulle famiglie nobili europee (non a caso, ancora oggi, si usa come espressione il gotha della finanza...), ma anche dove si producevano i temibili bombardieri tedeschi che erano chiamati, appunto, sempre Gotha. Quando bombardarono una scuola a Londra i giornali titolarono «Gotha assassini». Con un pragmatismo che li ha sempre caratterizzati i reali inglesi decisero di prendere il nome di un castello, quello di Windsor.

[…] La lezione dei Windsor sembrava essere stata appresa anche da Facebook che dopo la cattiva nomea […] aveva cambiato nome in Meta approfittando del fenomeno del metaverso. Con un caveat: proprio in questi giorni la società ha comunicato di aver cambiato strategia, abbandonando il credo del metaverso a vantaggio della […] intelligenza artificiale. Creando un’incoerenza nel nome. La lezione di Meta è stata appresa a metà: i cambi quando avvengono devono essere se non per sempre, almeno secolari. Come insegnano i Windsor.

Estratto dell'articolo di Paolo Valentino per corriere.it il 30 marzo 2023.

«È importante per me e mia moglie essere qui e rinnovare l’amicizia speciale fra i nostri due Paesi, che ha significato moltissimo anche per mia madre». Ha cominciato così, in perfetto tedesco, Re Carlo III, il suo discorso al Bundestag, il primo di un monarca britannico davanti al Parlamento tedesco.

 Al suo debutto sulla scena internazionale, Carlo si è mostrato all’altezza del compito affidatogli dal governo di Sua Maestà, quello di cementare il riavvicinamento del Regno Unito alla Germania e all’Europa, dopo lo straniamento seguito alla Brexit. «I nostri Paesi sono fianco a fianco di fronte alle grandi sfide del nostro tempo», ha detto.

Alternando il tedesco all’inglese, il sovrano ha evocato la Storia e l’attualità, i legami culturali e quelli economici, che vedono Londra e Berlino all’avanguardia nel mondo. Si è detto «orgoglioso» di questi rapporti, parlando anche delle «amate relazioni familiari», i Windsor avendo le loro radici ad Hannover.

Ma non ha dimenticato le pagine buie del passato, come il drammatico salvataggio nel 1938 di 10 mila bambini ebrei tedeschi, trasportati in Gran Bretagna e salvati dal nazismo. Ed ha anche aggiunto un pizzico di humor britannico, ricordando la rivalità calcistica fra le due nazioni, per una volta potendo citare una vittoria, quella della nazionale femminile inglese contro la squadra tedesca per 2-1 agli Europei dell’estate scorsa.

Re Carlo e i cugini tedeschi, il viaggio di stato è anche riunione di famiglia. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 29 Marzo 2023

Re Carlo e Camilla da oggi in Germania dovrebbero incontrare anche i nipoti del Duca di Edimburgo. E come papà Filippo, Carlo parlerà in tedesco. Davanti al Bundestag

Parlerà in tedesco, non fluente però come il padre Filippo. E vedrà i cugini che vivono in Germania. La prima visita estera da nuovo monarca del Re è anche questo. Un affare di famiglia.

Era la primavera del 1965 quando la madre, la regina Elisabetta arrivava in Germania per la sua prima visita sul suolo tedesco, la prima di un capo di stato britannico, dal Royal wedding della principessa Vittoria di Prussia alla quale prese parte re Giorgio V nel 1913. E accanto a Elisabetta c’era Filippo, che tornava «a casa». Dove erano sposate le sorelle.

Oggi a Berlino il presidente Frank-Walter Steinmeier con il quale Carlo ha un ottimo rapporto, riserverà al sovrano in visita la possibilità di parlare davanti alla Porta di Brandeburgo (primo re ad averne il privilegio) e Carlo sarà anche il primo a potersi rivolgere al parlamento federale con un discorso al Bundestag. Prima volta in cui parlerà anche in tedesco. Papà Filippo, duca di Edimburgo, cresciuto alla Schule Schloss Salem in Germania (poi a Gordonstoun) parlava fluentemente tedesco. Era nato Philippos Schleswig-Holstein-SonderburgGlücksburg,venuto alla luce nella residenza aristocratica di Mon Repos in Grecia.

E alla cena di gala per 120 ospiti, al Bellevue Palace, il presidente della Germania con la moglie Elke Büdenbender, faranno accomodare Carlo accanto ad alcuni dei parenti tedeschi del padre, il principe Filippo. Attesi il principe Bernhard, principe ereditario di Baden, nipote di Theodora una delle sorelle dello scomparso Filippo. E il principe Philipp di Hohenlohe-Langenburg, nipote di un’altra sorella di Filippo, la principessa Margarita. L’ultima volta che il Re li ha incontrati era stato al funerale di stato della regina Elisabetta a settembre 2022.

Senza dimenticare i natali germanici dell’avo di Carlo, per parte della madre Elisabetta: il principe Alberto di Saxe Coburg Gotha. In viaggio in Germania nel 2019, l’allora principe Carlo aveva ricordato infatti con parole affettuose l’avo Alberto (marito della regina Vittoria). «Un uomo straordinario che nella sua vita troppo breve ebbe una tale influenza nell’arte, nella scienza e anche nel commercio e industria britannica – disse Carlo -. Che alla mia famiglia ha portato non solo legami famigliari con l’attuale Germania, che ancora oggi ci sono cari, ma un’infinità di tradizioni e cultura germanica».

La dinastia Windsor venne così ribattezzata nel 1917 da re Giorgio V, prendendo a prestito il nome quintessentially English del maniero reale, per far dimenticare il vero nome tedesco: Saxe Coburgo Gotha.

Fu proprio per allontanare dal casato ogni reminiscenza tedesca che il 17 luglio 1917, re Giorgio V si espresse con un atto ufficiale per cambiare il cognome del casato: «Il nome di Windsor verrà assunto dalla Casa e dalla Famiglia Reale rinunciando a ogni titolo e carica tedeschi». La decisione dopo che, nei raid tedeschi su Londra della prima guerra mondiale, una scuola nell’East Side, la Upper North Street School di Poplar, era stata colpita mietendo diciotto piccole vittime.

La prima indiscrezione sul desiderio del re di cambiare, «inglesizzandolo», il nome della dinastia germanica emerse da una notizia pubblicata sul «Manchester Guardian». Poche settimane dopo, la decisione fu resa ufficiale da Buckingham Palace con un vero e proprio piano di sostituzione di vecchi titoli dal suono troppo germanico, con nuovi titoli dal suono famigliare e decisamente British.

«Un viaggio in Germania senza particolari controversie per Carlo III: per la regina vissuta durante la guerra mondiale poteva essere diverso, ma il Re è nato dopo il secondo conflitto mondiale», ha spiegato al Corriere il diplomatico Laurence Bristow-Smith. Ma il valore simbolico del sovrano – davanti alla Porta di Brandeburgo prima e poi ad Amburgo per una cerimonia commemorativa dei bombardamenti durante la seconda guerra mondiale, sarà un momento di grande valenza emotiva. Alla luce anche della guerra poco lontana, in Europa, in Ucraina, per la quale il Re si espresse con toni forti e netti sin dalle prime mosse dell’attacco russo.

Dunque, niente Parigi, niente passaggio fra i vigneti organici di Bordeaux, il Re ha fatto rotta su Berlino per completare la sua prima missione all’estero, con destinazione Europa. E anche Berlino, prima volta nella storia, il Re che dovrebbe parlare davanti al Bundestag, dopo aver salutato la folla alla Porta di Brandeburgo: scelta altamente simbolica, prima volta di una visita di stato che inizia da un luogo tanto emblematico del passato post bellico del Paese. Ma se in Francia la sua passione sostenibile avrebbe trovato risposta nella visita al maniero green, il protocollo in Germania ha preparato per il Re un percorso non meno intenso di esperienze nel segno della sostenibilità. La passione e la battaglia, da sempre, del Re.

Mentre a Londra lunedì è atterrato dalla California, a sorpresa, il principe Harry. Per presentarsi all’Alta Corte nel cuore della capitale britannica in merito a un caso che lo vede contrapposto all’editore del Daily Mail (la Associated Newspapers Limited), assieme ad altri personaggi come le attrici Sadie Frost ed Elizabeth Hurley, il cantante Sir Elton John (in tutto sette personalità pubbliche di alto profilo). Sono contestate violazioni della privacy e interferenze nella vita privata. Temi che il principe ha ben raccontato nel suo memoir in cui rivive anche gli anni in cui le sue fidanzate furono seguite e pedinate con tanto di device per segnalarne la localizzazione dalla stampa tabloid d‘Oltremanica. E procedono i preparativi in vista dell’incoronazione del 6 maggio. Con il Re che accoglierà con un ricevimento a Buckingham Palace i leader del Commonwealth secondo lo schema dei grandi eventi reali che sono in genere preceduti da un momento di accoglienza ufficiale di principi, re e capi di stato a Londra. Ma questa volta il Re avrebbe chiesto al suo staff di non prevedere impegni ufficiali oltre le 6 del pomeriggio prima dell’Incoronazione.

Dopo Elisabetta, un lungo (e brutto) royal show. Harry ha trasformato i Windsor negli Addams. Scomparsa la regina e, prima di lei, il suo consorte, c'è gran ballo a corte. Tony Damascelli il 10 Gennaio 2023 su Il Giornale

Scomparsa la regina e, prima di lei, il suo consorte, c'è gran ballo a corte. I Windsor offrono il peggior royal show del secolo, Henry-Harry, duca di Sussex, è il protagonista assoluto, va in nomination quotidiana, scrive libri, interpreta ruoli filmici, concede interviste, vive la sua Buckinghexit con ripetute fibrillazioni, è un pentito che rivela i segreti di famiglia, soffre lo stato di figlio dimenticato, sente vittima anche la propria moglie americana, stando alle sue varie parole i Windsor sono gli Addams del regno unito, un gruppo che vive di rendita e nel quale Gomez è il re Carlo, Morticia la regina consorte Camilla, il resto è spettacolo macabro e irriverente, razzista, irriconoscente: «Io voglio una famiglia, non una istituzione» ha spiegato con la barba rossa e ispida il giocane Enrico che per onomastica porta anche i nomi di Carlo, Alberto e Davide, uso apposta la traduzione per renderlo più vicino alla gente comune, quella alla quale lui e Meghan fanno riferimento o, aggiungo io, gli abbonati di Netflix o gli acquirenti dell'ultimo libro, Spare, in uscita oggi, a parte l'edizione clandestina En la Sombra, apparso in Spagna già il 5 di gennaio.

La copertina mostra il volto severo del nobile decaduto o decadente, potrebbe sembrare una foto segnaletica, manca l'immagine di profilo e il numero di registro relativo, l'ego monta pagina per pagina, Enrico cerca di convincere il mondo che quella inglese è una recita continua, intossicata da comportamenti e mentalità che nulla hanno a che fare con la genuinità di una sana, non dico sacra, famiglia. Un dinastia che ha superato guerre e tragedie, pubbliche e private, c'era Elisabetta II, ok, ma la forza della Firm, dell'azienda, perché tale sono i Windsor, dovrebbe riuscire a superare anche l'ostacolo di questo quinto in linea dinastica, un bambino non ancora diventato uomo eppure padre, un ragazzo non ancora diventato marito, perché, come malignano a corte, l'uomo è lei, l'attricetta americana che, come nel caso di John Lennon-Yoko Ono, ha plagiato il consorte al punto di farlo uscire dai fab four, Charles-Camilla-William-Kate; strano che lady M non abbia ancora svelato di essere stata abusata da giovane, è bastato insinuare che qualcuno abbia sospettato sul colore della pelle del pupo Archie o della Lilibet (una furbata il nome di battesimo) per sollevare il polverone nelle varie dimore reali

Ma c'è chi sostiene che ormai il casato scricchiola, il re non ha il carisma e la calma necessarie per affrontare l'emergenza, gli è bastata una stilografica difettosa per smascherarne l'indole, immagino come avrà digrignato dinanzi alla lettura delle memorie del secondogenito. Voci di corte mormorano che Henry Harry non parteciperà all'incoronazione del padre, eppure il giovin signore potrebbe cogliere l'occasione al volo, presentarsi in abiti casual, allestire un banchetto dinanzi all'abbazia e autografare ogni singola copia di Spare, la vendita andrebbe a ruba, l'introito finirebbe in beneficenza e dentro la chiesa si udirebbe un God Save the King mai così adatto come in quei momenti. Un film comico? Beh, che altro è diventata la AddamsWindsor?

Roberto De Mattei per “Libero Quotidiano” l’8 gennaio 2023.

Gli scandali che incombono sulla Corte reale inglese riportano alla mente lo scandalo che investì i Windsor nel XX secolo, minacciando di distruggere la monarchia: la crisi avvenuta nel 1936 per l'abdicazione del re Edoardo VIII, che rinunciò al trono per sposare Wallis Simpson, una americana due volte divorziata e dalla discussa moralità.

 Il problema però non era solo religioso e morale, ma politico, come viene ben ricostruito dal recente libro, Il Re traditore (Neri Pozza, Vicenza 2022, pp. 400, euro 22) di Andrew Lownie, un giornalista noto per l'accuratezza delle biografie di cui è autore. Anche questa è meticolosa, fino alla pedanteria e documenta in maniera ineccepibile uno dei periodi più controversi della storia inglese.

 Edoardo, principe di Galles, era il figlio primogenito del Re Giorgio V ed era noto negli ambienti mondani per i suoi gusti sofisticati, ma anche per la simpatia che nutriva verso il regime hitleriano e la British Union of Fascists di Oswald Mosley. Wallis Simpson gli era stata presentata a una festa nel gennaio 1931. La donna, che aveva divorziato dal pilota della marina Earl Winfield Spencer jr., aveva fama di essere una persona ambigua e molto venale.

 Nei tre anni seguenti il principe la frequentò in società e dal gennaio 1934 ne fece la sua amante. Quando Giorgio V morì, il 20 gennaio 1936, il principe salì al trono con il nome di Edoardo VIII e Wallis divenne una presenza fissa nel palazzo reale. Nella seconda settimana di agosto del 1936 il sovrano intraprese una crociera nel Mediterraneo con Wallis, senza che il signor Simpson, suo secondo marito, fosse invitato.

 Quando i giornali americani diedero la notizia che aveva l'intenzione di sposare Wallis Simpson, il Re fece pressione, su Lord Beaverbrook, proprietario del Daily Express, dell'Evening Standard e del Sunday Express, perché i suoi giornali ignorassero la notizia, ma poi chiese al magnate britannico il suo appoggio mediatico per mantenere il trono. Lo stesso Lord Beaverbrook, nel suo libro Un nazista sul trono d'Inghilterra.

 L'abdicazione di Re Edoardo VIII, (Oaks, Roma 2017, pp, 186, euro 18) ci offre un accurato resoconto del gioco delle parti di quelle settimane. Edoardo VIII voleva sposarsi senza rinunziare al trono; il primo ministro Stanley Baldwin era disinteressato al matrimonio del Re, ma, voleva la sua abdicazione; l'arcivescovo di Canterbury Cosmo Lang, non voleva il matrimonio, e nemmeno il Re, che preferiva frequentare i nights club alla chiesa anglicana di cui era capo. 

Il 16 novembre 1936 Edoardo VIII comunicò ufficialmente al premier Baldwin la propria intenzione di sposare la signora Simpson. Baldwin fece presente al sovrano che il popolo non avrebbe approvato il matrimonio. La chiesa d'Inghilterra non riconosceva le nozze tra divorziati e la famiglia reale non poteva ignorarne gli insegnamenti. Inoltre, i servizi segreti avevano fornito a Downing Street rapporti secondo i quali Wallis manteneva "una affettuosa amicizia" con l'ambasciatore di Germania a Londra Joachim von Ribbentrop, futuro ministro degli Esteri del Terzo Reich, dal quale ricevette per un anno 17 rose rosse al giorno. 

Il sovrano, posto di fronte al bivio, il 10 dicembre 1936, dopo 326 giorni di regno, abdicò in favore del fratello Alberto, che prese il nome di Giorgio VI. Il 3 giugno 1937 Edoardo, divenuto duca di Windsor, sposò Wallis Simpson, che aveva ottenuto il divorzio dal secondo marito, ma alla quale Giorgio VI rifiutò di estendere il grado di "Altezza reale".

 L'imprenditore francese Charles Bedeaux, che collaborava con i nazisti, mise a disposizione dei duchi di Windsor la sua dimora parigina e organizzò un viaggio in Germania in cui il duca di Windsor ebbe un colloquio con Adolf Hitler a Berchtesgaden.

 Quando scoppiò la guerra il duca lasciò la Francia per il Portogallo, dove diventò un problema politico per il Regno. C'era il fondato timore che attorno a lui si potesse costituire una quinta colonna pacifista, per attribuirgli un ruolo analogo a quello del maresciallo Petain in Francia. Ribbentrop affidò al migliore degli agenti segreti tedeschi, Walter Schellen berg, il compito di catturare i duchi di Windsor, proponendo loro il ritorno sul trono, a condizione di un appoggio pub blico alla Germania. 

La missione fu sventata dai servizi segreti inglesi e Churchill convinse il duca a lasciare il Portogallo, nominandolo governatore delle isole Bahamas. Questa soluzione permise al governo britannico di tener lo lontano dall'Europa per il resto della guerra, ma nelle conversazioni private e anche in qualche intervista, Edoardo continuava a dichiarare che la Gran Bretagna non poteva sconfiggere la Germania e che avrebbe dovuto raggiungere un accordo negoziato con Hitler. 

 Alle Bahamas la coppia si trovò al centro di scandali, intrighi e persino di un misterioso delitto. Il 15 aprile 1945 il duca rassegnò le dimissioni da governatore delle Bahamas. Un mese più tardi il capitano David Silverberg dell'armata americana trovò a Marburg una serie di esplosivi documenti sulle relazioni tedesco-britanniche, tra cui un volume sui Windsor che documentava l'ambigua posizione dell'ex-sovrano e della moglie. 

Lownie è convinto che per i tedeschi Edoardo VIII era un potenziale alleato e che lui e Wallis, non furono ingenue pedine, ma strumenti ben consci dei piani nazisti. Tutti, da Churchill alla casa reale, credevano che il duca fosse un traditore piuttosto che uno sciocco. Nel dopoguerra i Windsor condussero una vita di feste e di viaggi. Edoardo VIII era un uomo fatuo, noioso e annoia to, Wallis una donna fredda e dominatrice. Lui rimase invaghito fino all'ultimo di lei, mentre è dubbio che lei lo sia mai stata di lui.

Da lastampa.it il 24 dicembre 2022.

Il 2022 della famiglia reale britannica si è aperto con la complessa organizzazione del Giubileo di Platino della Regina Elisabetta, che celebrava i 70 anni di regno: mostre per celebrare The Queen, concorsi per realizzare il dessert a lei dedicato, gadget di ogni genere (inclusa una Barbie a tema). Ma come tutti sanno, a imperitura memoria di questo anno royal rimarranno soprattutto la dipartita e il funerale di Sua Maestà, scomparsa a settembre. Un evento che ha catalizzato l’attenzione del mondo intero, e che rimarrà congelato nel tempo grazie ad una serie di immagini destinate a diventare storia: ecco i momenti più emblematici del 2022 della famiglia reale britannica racchiusi in dieci fotografie.

Il 2022 della famiglia reale in dieci scatti

La regina Elisabetta, l'allora principe Charles e la Duchessa di Cambridge Kate Middleton affacciati al bacone di Buckingham Palace in occasione della parata Trooping the Colour. Indimenticabili le smorfie  del principino Louis accanto alla divertita (ma sempre composta) sorellina Charlotte. 2 Giugno 2022 

La regina Elisabetta nell'ultimo scatto che la ritrae in vita: presso il suo amato Castello di Balmoral, in Scozia, stava aspettando l'arrivo della Prime Minister Liz Truss, nuova leader del partito conservatore, per quella che doveva essere la loro prima udienza. 6 settembre 2022

Il personale di Buckingham Palace appende ai cancelli del palazzo l'annuncio della morte della Regina, la sovrana più longeva del Regno Unito. 8 settembre 2022

Kate, William, Harry e Meghan vestiti a lutto e straordinariamente insieme al Castello di Windsor: un evento che non promette di ripetersi presto. 10 settembre 2022

Il feretro della Regina viene portato fuori dall'Abbazia di Westminster dove si sono tenuti i funerali. Al suo fianco, Re Charles. 19 Settembre 2022 

Meghan Markle in lacrime durante il funerale della Regina Elisabetta, accanto al principe Harry e alle spalle di Carlo e Camilla Parker Bowles.

Kate Middleton arriva al funerale della Regina Elisabetta indossando una collana che apparteneva alla collezione di gioielli personali di Elisabetta II. 19 settembre 2022

Re Carlo e il principe William, prossimo erede al trono, salutano il feretro della sovrana.

La principessina Charlotte, che si è lasciata andare ad un momento di grande tristezza durante i funerali dell'amata bisnonna.

I diari privati, la lettera, il profumo Chanel: tutti i segreti della regina Elisabetta. Una lettera ritrovata, un profumo famosissimo, i diari di un lungo regno: ecco tre elementi che potrebbero svelarci lati ancora inediti della regina Elisabetta. Francesca Rossi il 29 Settembre 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 I diari della Regina

 In una valigetta di pelle nera

 Pubblicazione e autocensura

 I profumi preferiti

 Chanel n.5

Sulla regina Elisabetta sono stati versati i classici fiumi d’inchiostro, ma è quasi impossibile racchiudere in poche pagine una vita e un regno lunghissimi, pieni di eventi, incontri, pensieri, azioni. C’è ancora molto da dire sulla defunta sovrana e persino oggetti comunissimi come un profumo, una lettera e dei diari potrebbero svelarci dei segreti, dei dettagli finora sconosciuti su questa monarca ormai entrata nella storia.

Una vita da Regina: il ricordo dei 70 anni di regno di Elisabetta II

I diari della Regina

Tenere un diario è una delle abitudini di molti sovrani di ogni epoca. Non è esattamente un obbligo, ma spesso è stato ed è ancora consigliato a re e regine di scrivere i loro pensieri, la loro quotidianità, in modo da lasciare una traccia per le generazioni future, ma anche una testimonianza personale e di un’epoca intera che gli studiosi potranno esaminare. Anche la regina Elisabetta ha tenuto dei diari, documentando la sua vita privata e il suo ruolo.

Li avrebbe aggiornati scrivendo a mano per 15 minuti ogni sera. Sembra che nessuno avesse il permesso di leggerli, tranne una persona: il principe Filippo. Ora, ha rivelato il Telegraph, quei diari potrebbero essere pubblicati in tutto il mondo. L’ex valletto della sovrana, Paul Whybrew (detto Tall Paul, che ha lavorato al servizio di Sua Maestà per 44 anni), starebbe “vagliando i documenti per decidere quali possono essere idonei per gli archivi nazionali”, ha scritto l’Express. Perché proprio Whybrew? Perché, ha dichiarato un insider, sarebbe lui il vero “custode dei segreti della Regina”.

I principi rinchiusi nella Torre: un giallo che neppure Elisabetta II ha voluto risolvere

In una valigetta di pelle nera

La regina Elisabetta voleva essere lasciata sola durante la scrittura e i suoi collaboratori potevano disturbarla solo se vi fosse stato “qualcosa di enorme importanza”, ha detto un insider. Qualcosa come “una guerra nucleare”, ha aggiunto l’Express. Un’altra fonte ha spiegato: “Come tampone usava della carta assorbente… e ogni mattina uno dei primi doveri del suo valletto personale era quello di distruggere la carta assorbente, così nessuno avrebbe mai avuto la tentazione di provare a leggere ciò che lei aveva scritto ed era rimasto impresso sulla carta”.

La Regina portava “con sé il diario ovunque andasse, a Windsor, a Sandringham o a Balmoral ed era tenuto in una valigetta di pelle nera…”, chiusa a chiave (per la precisione le chiavi erano due e una di queste era stata affidata al segretario privato della sovrana). I diari di Sua Maestà erano alla stregua di documenti di Stato riservatissimi, che andavano protetti a ogni costo. Una delle fonti dell’Express ha commentato: “I suoi diari non sono mai andati smarriti, forse perché per lei erano preziosi quanto i Gioielli della Corona. Se, diciamo, uno sventurato valletto li avesse persi, sarebbe finito nella Torre!”.

“Voleva uccidere la regina Elisabetta”. L’Fbi rivela l’attentato sventato nel 1983

Pubblicazione e autocensura

Sir Michael Palin ha raccontato che una sera, durante una cena al Castello di Windsor a cui partecipava la regina Elisabetta, il discorso cadde proprio sui diari privati. L’ospite disse di averne uno su cui scriveva ciò che aveva fatto durante la giornata e le persone che aveva incontrato. Anche la sovrana ammise di avere un diario ma, “lei disse…che la differenza stava nel fatto che i miei potevano essere pubblicati, i suoi assolutamente no”.

Sua Maestà, sembra di capire, avrebbe sperato che le sue memorie rimanessero chiuse tra le mura del Palazzo. In realtà spesso lo scopo di questo tipo di diari è proprio la pubblicazione, poiché hanno un valore storico. Elisabetta II non poteva ignorarlo e ciò potrebbe averla spinta a non scrivere esattamente tutto ciò che pensava, come accade di frequente in casi simili. Una sorta di autocensura che l’autore applica, talvolta anche in modo inconsapevole, per dare una precisa immagine di sé e degli eventi che ha vissuto e, in un certo senso, proteggersi dal giudizio degli altri. Non c’è niente di strano. Ciò non va a toccare la validità di quanto scritto, perché in moltissimi casi gli storici, studiando i fatti, le testimonianze e anche il carattere dell’autore del diario, riescono a discernere un’impressione genuina da una costruita per il pubblico. Inoltre abbiamo visto che il valletto Whybrew starebbe “passando al setaccio” i documenti relativi ai diari: ciò farebbe pensare che ci sarà un’ulteriore selezione del materiale da pubblicare.

La regina Elisabetta nel 2020. 

I profumi preferiti

Secondo i tabloid uno dei profumi preferiti di Elisabetta II sarebbe stato il White Rose di Floris, fragranza con note di rosa, gelsomino, iris e violetta. La sovrana lo avrebbe indossato anche il giorno del suo matrimonio, il 20 novembre 1947. Un’altra essenza molto amata da Sua Maestà sarebbe stata l’Heure Bleue di Guerlain, creato nel 1912 e dal costo piuttosto accessibile. Elisabetta, però, ha voluto anche un profumo personalizzato, creato solo per lei dal “naso” italiano Laura Bosetti Tonatto. La creatrice di fragranze venne contatta da Buckingham Palace, come ricorda Harper’s Bazaar, in occasione della ventesima edizione di Pitti Fragranze, a Firenze.

Bosetti Tonatto, infatti, è famosa, oltre che per la lunga carriera di successo, anche per aver realizzato l’essenza dedicata alla mostra “Caravaggio. Un quadro, un profumo”, del museo Ermitage di San Pietroburgo (2005). La regina Elisabetta le chiese un profumo che esprimesse gioia, vivacità, proprio i tratti distintivi del suo carattere. Laura Bosetti Tonatto consegnò la fragranza l’11 settembre 2008, dopo uno studio molto accurato, durato due anni e raccontato a Harper’s Bazaar: “Ho inviato tre fragranze per stagione. La Regina ne sentiva una al giorno nella sua tenuta di Balmoral. Il percorso è stato scegliere una fragranza per la primavera, una per l’autunno, una per l’inverno e una per l’estate: da lì ho creato il profumo definitivo. A base di note di rosa, gelsomino, lavanda e ambra. Note che raccontano da sempre di donne di potere”.

Chanel n.5

La lunga storia che legava la regina Elisabetta ai profumi, però, non è finita qui. Si è arricchita di un capitolo nuovo e sorprendente proprio nel settembre 2023, a un anno dalla sua morte. Alla mostra dedicata a Chanel, tenutasi al Victoria & Albert Museum e in cui l’ospite d’onore era la principessa Beatrice, è stata esposta una lettera molto particolare di Elisabetta II. La defunta sovrana, ha rivelato il Daily Mail, la scrisse per ringraziare il capo dello staff del principe Filippo, Sir Frederick Browning, (chiamato amichevolmente “Boy” nella lettera), per averle donato il profumo el n.5 in occasione del suo compleanno.

Proprio la celebre fragranza lanciata da Gabrielle Chanel il 5 maggio 1921. Elisabetta era felice di quel regalo e colpita dall’acume di Browning, che aveva “scoperto proprio ciò che volevo particolarmente”. La lettera è datata 26 aprile 1955. Piccola curiosità: Browning era il marito della scrittrice Daphne Du Maurier, una delle amanti attribuite a Filippo. È interessante scoprire che anche la regina Elisabetta era stata catturata dal fascino immortale di Chanel n.5. Questo ci dice qualcosa in più sulla sua personalità attenta, portata per la moda nel senso più ampio del termine. La monarca non disdegnava affatto i profumi realizzati per la grande produzione e questo dettaglio ci racconta una donna amante della bellezza in ogni sua forma, dotata del grande pregio della curiosità. Francesca Rossi

Estratto dell’articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero” venerdì 8 settembre 2023.

 Un anno fa il dottor Douglas Glass, farmacista in Scozia della Casa Reale, ha firmato alle 15,10 al castello di Balmoral il certificato di morte di Elizabeth Alexandra Mary Wilson, deceduta l'8 settembre «per vecchiaia» all'età di 96 anni. Più di tre ore dopo, alle 18,30, la notizia sarebbe stata data al mondo: la regina Elisabetta II, la sovrana più amata e più longeva della storia britannica, era morta, e suo figlio Carlo era il nuovo re. Per la legge del Regno Unito, l'ora della morte è quella nella quale il certificato viene firmato, e non conosciamo dunque il reale momento, e neppure la causa, della sua improvvisa scomparsa.

[…] La Regina era malata da tempo: stava perdendo la vista e l'udito, si confondeva spesso, provava un continuo dolore e passava la maggior parte del tempo sulla sedia a rotelle. Secondo alcune voci, che il biografo Gyles Brandreth ha confermato, era affetta da una grave malattia alle ossa e assumeva potenti antidolorifici […]

Nessuno dei familiari sembrava preoccupato. La sera del 7 settembre la principessa Anna era a Balmoral, ma non aveva sentito la necessità di rinunciare a un impegno con una charity per la mattina dopo. Carlo era a Dumfries House, una villa palladiana che gli è molto cara nell'Ayrshire. Stava ospitando a cena Jenna Bush, figlia dell'ex presidente americano, che avrebbe dovuto intervistare l'allora duchessa Camilla per la NBC. La cena, raccontarono poi lei e il marito Henry Hager, si svolse in un'atmosfera serena e gioiosa, che non lasciava presagire alcunché di nefasto.

La mattina dopo, secondo quanto raccontato dai coniugi Hager, Carlo ricevette verso le 12,20 una telefonata nel suo studio, e fu chiesto a tutti di restare in silenzio. Subito dopo uscì, e si sentì il rumore di un elicottero che atterrava per prelevare lui e Camilla. All'aeroporto militare di Northolt, non lontano da Windsor, era in attesa di partire un jet con a bordo il principe William, il principe Andrea e Edoardo e Sofia di Wessex. Il volo era previsto alle 13,30, ma l'aereo restò sulla pista fino alle 14,40, bloccato dall'ennesima lite familiare.

Il principe Harry, che era a Londra con Meghan per suoi impegni, aveva chiesto un passaggio a William per lui e per la moglie e aveva fatto annunciare pubblicamente che entrambi sarebbero andati a Balmoral. William aveva chiamato suo padre, che aveva telefonato a Harry dicendogli che lui era il benvenuto, ma che la presenza di Meghan non era gradita. Furibondo, Harry aveva alla fine noleggiato un aereo privato, partito da Luton alle 17,30 e ancora in volo quando venne annunciata al mondo la morte della Regina.

Nel momento del trapasso, gli unici familiari vicini a Elisabetta erano Carlo e Anna, i due figli delle foto felici scattate da Cecil Beaton alla famiglia prima che lei salisse al trono. Non sappiamo se si siano scambiati qualche parola, né lo sapremo mai. L'ipotesi più plausibile è che nella tarda mattinata dell'8 settembre sia avvenuto un fatto traumatico, forse una caduta, come dicono alcune fonti, che ha posto fine alle sue sofferenze e alla stanchezza di una vita passata a servire la nazione.

William arrivò con gli altri alle 17,06. Harry solo alle 19,52: nessuno lo salutò e più tardi in camera si prenotò un volo di linea con il telefonino. […]

Regina Elisabetta, il suo confessore rivela le ultime ore in Scozia: ecco com'è morta. Alessandra Zavatta su Il Tempo il 06 settembre 2023

“La regina Elisabetta non aveva rimpianti. Era in pace prima di morire e i suoi pensieri si concentravano sulla fede, su suo padre, re Giorgio VI, e sulla bellezza di Balmoral”. A raccontare gli ultimi momenti della sovrana, scomparsa l’8 settembre 2022 all’età di 96 anni, è il reverendo Iain Greenshields, allora moderatore dell'Assemblea generale della Chiesa di Scozia. Un anno fa, negli ultimi giorni di vita regina, ha trascorso qualche tempo come ospite della Famiglia Reale.

“Sua Maestà era fragile - racconta - ma la mente era ancora acuta. Era molto preoccupata della Fede. Era l'anno del Giubileo di Platino e quindi stava guardando indietro. Aveva una memoria notevole. Non aveva rimpianti”. Greenshields spiega di essere rimasto sorpreso dal fatto che la sua visita non fosse stata cancellata poiché ha trovato la regina d’Inghilterra in condizioni fisiche non molto buone.  Fu uno dei pochissimi visitatori ammessi a Balmoral perché il numero era stato ridotto per paura di stancare la regina.

“C'erano solo sei persone a cena durante le tre notti in cui fu lì, tra cui Sophie Wessex (ora Duchessa di Edimburgo), la Principessa Reale Anna e suo marito, il Comandante Sir Timothy Laurence, John Warren, l'addestratore di cavalli della regina e la sovrana stessa”, ricorda il religioso. “Durante quegli ultimi pasti, la Regina parlò dell’amore per la Scozia. A un certo punto è andata alla finestra e ha detto “chi non vorrebbe essere qui?” Era in pace con il mondo e si percepiva. Quando morì ho pensato a mia madre e a come anche lei avesse parlato della fede in Dio poco prima di lasciarci. Quindi, mi chiedo se le persone, anche inconsciamente, si stiano preparando per la fine. È anche molto comune quando le persone stanno per morire la voglia di riflettere sui propri genitori, come fece la regina. Aveva sempre considerato la vita e i suoi doveri di capo di Stato attraverso il prisma della fede cristiana e sembra che la fede sia rimasta intatta e salda”.

Greenshields ha pronunciato l'omelia al servizio di ringraziamento per Elisabetta II presso la cattedrale di Saint Giles, a Edimburgo, l'11 settembre dello scorso anno e ha partecipato al funerale nell'Abbazia di Westminster.

Gli ultimi giorni di Elisabetta II: "Non ho rimpianti". Un anno fa, l'8 settembre del 2022, moriva Elisabetta II. Il suo Regno è stato il più lungo della storia d'Inghilterra e la sua biografia copre quasi un secolo. Eleonora Barbieri il 7 Settembre 2023 su Il Giornale.

Un anno fa, l'8 settembre del 2022, moriva Elisabetta II. Il suo Regno è stato il più lungo della storia d'Inghilterra e la sua biografia copre quasi un secolo: novantasei anni, di cui 70 abbondanti passati sul trono. Questi anni straordinari, in mezzo ai giganti del Novecento (su tutti Winston Churchill, il «suo» primo Premier), agli amati cavalli e ai cani, all'aristocrazia e agli scandali, sono raccontati magistralmente da Andrew Morton nel suo bestseller The Queen (Rizzoli Bur, pagg. 444, euro 14), ora aggiornato con un nuovo capitolo: l'«Epilogo». Gli ultimi giorni di Elisabetta II e del suo Regno da un lato, la preparazione del terreno al futuro Re Carlo III dall'altro.

Morton mostra bene come proprio questo secondo aspetto sia stato curato attentamente dalla Regina. Le sue mancate apparizioni e il suo «delegare» non sono mai stati casuali: «Il suo ritiro progressivo ha permesso agli altri membri del cast Windsor ... di uscire alla ribalta». Per esempio, quando Carlo fu incaricato di partecipare alla cerimonia di apertura del Parlamento, nel maggio del 2022, fu necessario espletare una serie di procedure costituzionali e legali; Buckingham Palace cominciò a rivedere il protocollo e a non definire più gli appuntamenti fissi di Sua Maestà come «obblighi». Elisabetta stessa scelse i suoi «sostituti»: Carlo e William ovviamente, e poi i principi Andrea e Harry. Il figlio e il nipote prediletti (si era sempre vociferato), entrambi però caduti in disgrazia: una situazione «imbarazzante», scrive Morton, che toccò risolvere occasione per occasione. Il punto è che, al di là delle apparenze, la via scelta da Sua Maestà è stata quella di un «ritiro senza rinuncia». Senza mai derogare alla propria essenza regale... Per esempio, quando Megan e Harry tentarono di convincerla a posare per una (mediaticamente attraente) sessione fotografica presentandole la nipotina Lilibet, lei si sottrasse dicendo di essere «troppo stanca» e di avere «gli occhi troppo arrossati per un ritratto». E ancora, negli ultimi giorni, trascorsi a Balmoral, la sua adorata residenza in Scozia, incontrò il reverendo Ian Greenshields, lo portò in tour per i giardini del castello, lo intrattenne con humour e parlò con lui della fede cristiana. E gli confessò di non avere «alcun rimpianto». Poi, siccome il reverendo dormiva nelle Tower Rooms, una sera scherzò: «La sovrana ti manda nella Torre». Una Regina inimitabile, fino all'ultimo.

Estratto dell’articolo di Vittorio Sabadin per “Il Messaggero” mercoledì 30 agosto 2023.

La regina Elisabetta II moriva a 96 anni l'8 settembre di un anno fa, e in Gran Bretagna non si farà niente per commemorarla. Non ci saranno cerimonie pubbliche, e neppure private. Re Carlo III e la regina Camilla passeranno la giornata insieme a Balmoral, gli altri Windsor se ne staranno per i fatti loro. Il principe Harry sarà a Londra per una sua charity, ma non vedrà nessuno dei parenti.

Può sembrare strano che il primo anniversario della morte di una personalità tanto amata e tanto rispettata passi nel silenzio più totale, senza discorsi e commemorazioni. Ma dal punto di vista britannico è giusto che sia così: morto un re se ne fa un altro, la monarchia prosegue senza interruzioni il suo percorso nella storia, e ricordare con nostalgia il passato sminuisce il valore del presente e del sovrano che sta sul trono.

E poi, fanno sapere a Buckingham Palace, Carlo non fa altro che imitare sua madre, che aveva sempre ricordato l'anniversario della morte del padre Giorgio VI da sola nella tenuta di Sandringham, dove quel coraggioso sovrano era nato e morto.

 Meglio così. Dopo un regno tanto lungo e meritevole, non si sente il bisogno di discorsi gonfi di retorica. 

[…] È il tipico understatement inglese, che cela i sentimenti e detesta le ostentazioni, ma che rivela allo stesso tempo una realtà: Elisabetta viene dimenticata più in fretta di quanto si pensasse anche perché suo figlio sta facendo molto bene il suo nuovo lavoro. […] Non avrà il tempo di passare alla storia come un grande re, ma ne avrà abbastanza per sgomberare gli ostacoli sulla strada del figlio William. Lo sta già facendo, risolvendo problemi che la madre aveva lasciato in sospeso. 

La famiglia, ad esempio. Andrea è fuori, e per sempre. Harry può tornare quando vuole, ma senza Meghan, considerata inaffidabile e troppo concentrata su sé stessa. I royal che non lavorano per l'istituzione non riceveranno più l'appannaggio e dovranno trovarsi un lavoro e una casa. I Windsor in servizio sono oggi troppo pochi per occuparsi delle migliaia di impegni previsti, ma Carlo dà l'esempio lavorando fino a notte fonda e addormentandosi alla scrivania.

Il Re sa che per fare accettare la monarchia quando toccherà a William bisogna non solo lavorare sodo, ma anche ridurre le spese. Ha rinunciato ai profitti di sei nuovi parchi eolici del Crown Estate chiedendo che i proventi siano utilizzati per il bene pubblico e ha accettato una riduzione dal 25 al 12% della quota sui guadagni del ducato di Lancaster che il governo gli versa per le spese. Chiuderà molte residenze reali, e licenzierà un manager ogni cinque. Dicono che non sopporti più che per fare una cosa a palazzo occorrano tre persone: una per farla e due per controllarla. Non sopporta nemmeno che gli si dica: «Ma la Regina voleva così». Lo accuseranno di non rispettare i diritti dei lavoratori, ma chi lascia il servizio reale trova sempre un nuovo impiego in cinque minuti.

[…] deve far sopravvivere la monarchia, fondata sul diritto di nascita e sul privilegio, in un mondo nel quale queste due condizioni non sono più ritenute sufficienti a diventare capo di uno stato. Ma il caotico sistema parlamentare e di governo della Gran Bretagna è stato costruito così perché c'era anche un sovrano, e forse non può farne a meno: «La monarchia fornisce, con la costituzione, - ha detto la saggia principessa Anna -, un grado di stabilità a lungo termine che è in realtà piuttosto difficile da ottenere in qualsiasi altro modo». Anche Carlo dovrà dunque cambiare tutto, perché nulla cambi.

Elisabetta II rischiò la vita: i dossier Fbi mentre Carlo è in Irlanda del Nord. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 26 maggio 2023.

Carlo e Camilla hanno visitato Belfast e Armagh, e l’FBI rende noti 103 documenti segreti che svelano i rischi corsi dalla sovrana britannica nei suoi viaggi Oltreoceano

La regina Elisabetta sfuggì a un attentato mortale, quarant’anni fa, in viaggio negli Stati Uniti. Un tentato assassinio nato dal dolore di un padre che aveva perso la figlia nei Troubles, la guerra civile in Irlanda del Nord (la stessa che costò la vita a Lord Mountbatten, morto nell’attentato dell’Ira nel 1979). Un padre dal cuore spezzato, deciso a vendicarsi uccidendo la sovrana britannica «o lanciando dall’alto di un ponte un oggetto sul Royal Yacht Britannia sul quale viaggiava la regina o attentando alla sua vita durante la visita allo Yosemite Park», secondo quando emerge ora da 103 pagine di documenti segreti resi noti dall’FBI americano sul suo canale online The Vault.

Anni Ottanta. I file danno un resoconto del lavoro di bonifica e monitoraggio di sicurezza negli Usa in vista di diversi viaggi Oltreoceano della sovrana britannica accompagnata dal principe Filippo. Il primo nel 1983 sulla Costa Ovest. E si capisce allora il perché della sicurezza a livelli altissimi che indispettì il principe Filippo durante quel viaggio americano.

Quando nel 1983 Filippo visitò con Elisabetta la Costa Ovest degli Usa, accolto dal presidente Reagan e dalla First Lady Nancy nel loro ranch di Santa Barbara, il duca di Edimburgo se la prese infatti con i servizi segreti che imponevano di procedere a fari spenti all’auto che li portava da una meta all’altra: «Manco per sogno spengo le luci, la folla è qui per vederci!», come racconto nella biografia «Filippo and the Queen» (Cairo).

Ma poi anche nel 1989, per una visita privata in Kentucky emersero preoccupazioni dei servizi segreti. E l’FBI annota in merito che «la possibilità di minacce nei confronti della sovrana britannica è sempre presente da parte della Irish Republican Army». Minaccia presente chiaramente ancora nel 1991 quando si temono manifestazioni e proteste violente lungo il percorso della visita a Philadelphia. Rivelazioni emerse proprio mentre Re Carlo con Camilla sono in viaggio in Irlanda del Nord. La regina Elisabetta dovette rinunciare nel 2021 a un viaggio programmato in Irlanda del Nord per motivi di salute. «Non avrebbe cancellato la sua partenza per l’Irlanda del Nord, come per la Cop26, a cuor leggero. Ma non dimentichiamo che ha 95 anni... e dunque se non si sente bene, o se semplicemente si sente stanca, deve stare attenta», disse lo storico Hugo Vickers al Corriere. Era l’inizio della grande preoccupazione per la salute della regina scomparsa poi a settembre 2022.

Così Tra Belfast e Armagh, in questi giorni Carlo e Camilla hanno rimediato a quel forfait reale. Accolti anche da una coppia di bambini con il loro stesso nome, in visita a Enniskillen Castle per poi prendere parte a una celebrazione religiosa che ha riunito l’arcivescovo della Church of Ireland John McDowell e il cattolico Eamon Martin alla cattedrale di St Patrick. A Belfast, nel giardino di Hillsborough Castle residenza ufficiale dei Windsor, hanno accolto anche gli ospiti di un Garden party reale.

Proprio al culmine delle tensioni tra Unionisti e Cattolici in Irlanda del Nord, sul finire degli anni ’70 Carlo soffrì molto alla notizia dell’attentato dell’Ira che tolse la vita a Lord Mountbatten, suo mèntore, guida morale, spirituale e persino «consigliere sentimentale».

Deciso ad affrontare subito i problemi l’indomani della morte della regina, Carlo era partito subito per l’operazione Spring Tide, visitando tutte le anime del Regno Unito: dalla Scozia tentata dall’indipendenza già al referendum del 2014 e che a novembre 2022 si è vista rifiutare un nuovo voto, all’Irlanda del Nord con il retaggio di lutti e dolore al tempo dei Troubles. Carlo III e Camilla erano arrivati così a Belfast, Irlanda del Nord, al castello di Hillsborough e poi alla cattedrale di St Anne. «Certo non basta un viaggio per risolvere questioni antiche e complesse, sarà un processo lungo e faticoso», ci ha detto John Kampfner, di Chatham House, il più famoso think tank di Londra. Le divisioni storiche restano, nonostante il grande lavoro di ricucitura tessuto per l’intera vita dalla regina Elisabetta, che incontrò la prima presidente donna irlandese, Mary Robinson.

«La regina ha fatto così tanto a livello personale per costruire pace e riconciliazione tra Irlanda e Regno Unito. Mi invitò a incontrarla a maggio 1993, il primo incontro di un presidente irlandese con un sovrano britannico. E la sua visita di Stato nel 2011 fu una gioiosa occasione che ha aiutato a migliorare le relazioni tra i nostri Paesi. Lei personificava l’empatia, la comprensione e il perdono», ricorderà in morte di Elisabetta II, Robinson che è stata anche Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani.

 Così l'Fbi salvò Elisabetta: "L'Ira voleva uccidere la Regina".  Storia di Valeria Robecco su Il Giornale il 28 maggio 2023.

New York. La regina Elisabetta d'Inghilterra nel mirino dei separatisti irlandesi. È quanto rivela l'Fbi in alcuni file divulgati solo oggi ma che parlano di un pericolo per la sovrana inglese scomparsa l'anno scorso risalente a oltre quarant'anni fa, in occasione di una sua visita negli Stati Uniti. Nel rapporto di 102 pagine del Bureau sono contenuti i protocolli messi in atto per i vari viaggi di Elisabetta II negli Usa, da cui si evince che gli agenti si sono costantemente preparati a potenziali minacce da parte dei simpatizzanti dell'esercito repubblicano irlandese. In particolare come riportano i media americani, che hanno ottenuto i documenti in base al Freedom of Information Act, prima della visita della regina a San Francisco nel 1983, un poliziotto che frequentava regolarmente un pub irlandese avvertì gli agenti federali di una potenziale minaccia contro Elisabetta II da parte di un simpatizzante dell'Ira che era deciso a vendicarsi per la morte di sua figlia, appena nata. Il file in oggetto parla di una soffiata raccolta circa un mese prima del suo arrivo insieme al duca di Edimburgo dalla polizia della città californiana, riguardante la telefonata di «un uomo che affermava che sua figlia era stata uccisa in Irlanda del Nord da un proiettile di gomma». «Questo individuo ha inoltre affermato che avrebbe tentato di colpire la regina e lo avrebbe fatto facendo cadere qualche oggetto dal Golden Gate Bridge mentre il Royal Yacht Britannia vi passava sotto, oppure avrebbe tentato di ucciderla durante la tappa al parco nazionale di Yosemite». «È intenzione dei servizi segreti chiudere le passerelle sul Golden Gate Bridge quando lo yacht si avvicina», si legge ancora. Un altro episodio risale al 1989, prima della visita di Elisabetta II sulla costa orientale e in parti del sud degli Stati Uniti: un promemoria interno dell'Fbi osserva che, pur non essendo a conoscenza di pericoli specifici, «la possibilità di minacce contro la monarchia britannica è sempre presente da parte dell'Ira». «Boston e New York sono invitate a rimanere all'erta per qualsiasi minaccia contro la regina da parte dei membri dell'Ira e lo stesso a Louisville», si precisa nel promemoria. Mentre un file del 1991 in preparazione del viaggio di stato della sovrana delinea la preoccupazione per i gruppi irlandesi che organizzavano proteste in diversi degli impegni in agenda, tra cui una partita di baseball a cui avrebbe dovuto partecipare e un evento alla Casa Bianca. Il memo cita informazioni diffuse da un giornale irlandese di Filadelfia intitolato Irish Edition e spiega come «nell'articolo si affermi che i sentimenti anti-britannici sono in aumento a causa delle ingiustizie inflitte ai Sei di Birmingham dal sistema giudiziario inglese corrotto e dalla recente ondata di brutali omicidi di nazionalisti irlandesi disarmati da parte di squadroni della morte lealisti». Le preoccupazioni dell'agenzia sulle potenziali violenze contro i membri della famiglia reale non erano infondate: nel 1979, infatti, il cugino di secondo grado di Elisabetta, Lord «Dickie» Mountbatten, fu ucciso in un attentato dell'Ira in Irlanda con una bomba piazzata sul suo peschereccio.

Il funerale di Elisabetta II è costato quasi 162 milioni di sterline. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 18 Maggio 2023

Il segretario al Tesoro ha comunicato alla Camera dei Comuni a Westminster il costo sostenuto dal governo per le esequie della regina. Anche la Scozia (indipendentista) ha sostenuto quasi 19 milioni di spese

Il funerale di stato della regina Elisabetta, nel settembre scorso a Londra, è costato 161,7 milioni di sterline. Lo rivela adesso il governo britannico che ha sostenuto il peso della spesa dividendolo tra il ministero degli Interni e quello della cultura, media e sport: 74 milioni il primo, 57 il secondo.

La cifra del costo dell’addio alla regina — mentre per l’incoronazione di Carlo III ad oggi ci sono le stime governative di 100-120 milioni di sterline — è emersa da una comunicazione scritta alla Camera dei Comuni a Westminster da parte di John Glen, segretario al Tesoro.

Glen ha motivato l’elevata spesa con la lunghezza temporale dell’evento: non solo il funerale di stato il 19 settembre scorso ma giorni di lutto e cerimonie iniziate in Scozia e conclusesi a Westminster Abbey e a Windsor dove la sovrana dei record (unica ad arrivare al Giubileo di Platino, 70 anni sul trono è stata sepolta). Ma anche con l’eccezionale folla che ha preso parte al cordoglio nazionale mettendo alla prova Londra per non parlare degli oltre 50 Capi di stato e sovrani internazionali intervenuti alle esequie reali.

A proposito di Scozia – la regina è spirata nella sua dimora scozzese a Balmoral e una prima camera ardente era stata allestita nella cattedrale di St Gyles a Edimburgo – la nazione del Regno Unito tentata sempre dalle spinte autonomiste si è fatta carico di poco meno di 19 milioni di sterline di costi (18,8).

Donne straordinarie. “Non conosco il segreto del successo”: chi era la Regina Elisabetta II. La Regina Elisabetta II è stato forse il personaggio che ha maggiormente incarnato i cambiamenti del Novecento: è stata una pacifista, un'apparente conservatrice, ma sicuramente una donna forte e ostinata. Angela Leucci il 4 Maggio 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 La sua storia personale

 Il ruolo politico

 Perché Elisabetta II è un esempio

Una regina, una donna che ha vissuto nel privilegio per diritto di nascita, può essere una donna straordinaria? Nel caso della Regina Elisabetta II la risposta è sì. Una garante della democrazia nel Regno Unito, una pacifista e al tempo stesso una sostenitrice delle forze armate, una figura enigmatica e rassicurante sul fronte politico, sebbene esprimersi pubblicamente sulla politica sia stato per lei sempre un tabù.

Il retaggio di Elisabetta è enorme e c’è chi solleva il sopracciglio per il successore, il figlio Re Carlo III: il sovrano non se ne abbia a male, sarebbe stato difficile per chiunque confrontarsi con oltre 70 anni di regno, oltre 70 anni in cui la madre ha dovuto fronteggiare crisi e guerre, scandali e attacchi della stampa britannica. Ed è possibile che Carlo, nonostante la sua forte personalità, potrebbe prendere decisioni sulla scia dell’operato della madre.

La sua storia personale

Elisabetta II nacque a Mayfair, nella casa dei nonni materni, alle 2.40 del 21 aprile 1926: il suo nome completo di battesimo era Elizabeth Alexandra Mary, rispettivamente come sua madre, e le sue antenate la Regina Alexandra e la Regina Maria di Teck.

L’evento che la travolse e le cambiò la vita fu l’abdicazione nel 1937 di Re Edoardo VIII, che aprì la linea di successione al trono del padre, divenuto quindi in quell’anno Re Giorgio VI: in questo modo, Elisabetta divenne prima nella linea di successione, mentre la sorella Margaret, nata nel 1930, divenne Royal Princess. All’inizio della Seconda Guerra Mondiale, Elisabetta era poco più che una bambina, ma non lasciò, nonostante i consigli, il Regno Unito insieme alla sorella e alla madre Elizabeth Bowes-Lyon. 

Invece nel 1945 si arruolò per dare il suo apporto, tra le linee dell’Auxiliary Territorial Service. Il suo numero di riconoscimento era 230873, e operò con le mansioni di autista e meccanica. Durante la sua infanzia e la sua adolescenza, compì studi privati e sviluppò le sue passioni: i cani, e i cavalli, che continuò a montare fino all’età di 90 anni.

Nel 1947 sposò Filippo Mountbatten, che divenne, una volta che lei fu salita al trono, il Principe Filippo di Edimburgo, con cui avrebbe dato vita alla casata Mountbatten-Windsor insieme ai figli Carlo (nato nel ’48), Anna (nata nel ’50), Andrea (nato nel ’60) e Edoardo (nato nel ’64). I figli sono tutti principi, da quando nel 1952 Re Giorgio morì, lasciando sul trono la figlia, che venne incoronata l’anno successivo con la prima cerimonia d’incoronazione televisiva. Fu quello il primo segno di grande cambiamento portato dal regno di Elisabetta. “Mi sono sinceramente impegnata al vostro servizio, come molti di voi sono impegnati al mio. Per tutta la mia vita e con tutto il mio cuore cercherò di essere degna della vostra fiducia”, disse alla sua cerimonia d’incoronazione.

Il ruolo politico

Quando Sua Maestà salì al trono a soli 25 anni - si legge sul sito ufficiale della famiglia reale britannica - la sua vita cambiò dall'oggi al domani da quella di una giovane moglie e madre a un indaffarato Capo di Stato. Sarebbe diventata famosa per il suo senso del dovere e la sua devozione a una vita di servizio, ed è stata un'importante figura di spicco per il Regno Unito e il Commonwealth durante i periodi di crisi e di festa”. 

Una donna con una grande etica lavorativa, ha instaurato sempre un rapporto molto stretto con i suoi primi ministri, in primis Winston Churchill. E lo ha fatto mai intromettendosi nelle decisioni politiche: in questo modo ha lasciato al popolo la possibilità di esprimersi attraverso i propri rappresentanti eletti. Al tempo stesso ha operato con patronati benefici per oltre 500 tra enti di beneficenza e organizzazioni di servizio pubblico. Ha inoltre avuto, in qualità di capo delle Forze Armate, un rapporto molto stretto con la Marina.

Ma forse il tratto politico più importante per Elisabetta fu la sua aspirazione alla pace. Nel 2004 ricordò gli orrori della Seconda Guerra Mondiale: “Nel ricordare le spaventose sofferenze della guerra da entrambe le parti, riconosciamo quanto sia preziosa la pace che abbiamo costruito in Europa dal 1945”. Nessuno sconto nei confronti del terrorismo, tanto che in occasione degli attentati dell’11 settembre 2001, affermò: “Il dolore è il prezzo che paghiamo per l’amore”.

Non è facile per un italiano o un’italiana comprendere il funzionamento del Regno Unito dal punto di vista politico. La storia delle due nazioni è differente, così come lo è il sistema costituzionale e partitico. La figura del sovrano o della sovrana è una figura rappresentativa, che però non può essere paragonata al nostrano Presidente della Repubblica.

Il Regno Unito incarna la monarchia costituzionale più longeva d’Europa, ma nonostante nel Medioevo questa forma di governo fosse considerata quasi futuristica, la monarchia britannica è da sempre associata a un certo conservatorismo. Tanto che la Regina fu oggetto degli strali dei gruppi punk della fine degli anni Settanta. Come i Sex Pistols che scrissero, in una parodia dell’inno nazionale: “Dio salvi la regina / Lei non è un essere umano / Non c’è futuro / Nel sogno dell’Inghilterra”. Per chi si sentiva come “i fiori nella pattumiera”, la sovrana non era altro che un simbolo consunto.

71 anni fa nasceva il Regno di Elisabetta II: le foto dal primo all'ultimo Giubileo di Platino

Eppure Elisabetta II non solo è stata una grande regina, è stata un grande essere umano. Non è stata resistente al cambiamento della società Novecentesca, ma l’ha assecondato: molti artisti musicali, oltre che esponenti di tutte le arti, furono nominati infatti baronetti durante il suo regno, dai Beatles a Mick Jagger, passando per Elton John, Olivia Newton Jones, Tom Jones, Van Morrison e Dusty Springfield. 

Ma c’è qualcosa di più importante: Elisabetta II riuscì a resistere alle scelte sbagliate dei primi ministri che si avvicendarono - restano alla storia le crisi di Suez e delle Falkland - e al tempo stesso rafforzò i legami all’interno del Commonwealth, un passaggio obbligato in un’era e in una nazione che smetteva di essere colonialista e si affiancava, in un’ottica terzomondista (secondo la definizione data dalla Conferenza di Bandung), alle nazioni in via di sviluppo che sono ancora parte di quel gruppo, nonostante molte resistenze nel tempo.

Per capirne appieno il ruolo, è consigliabile vedere documentari come The Royal House of Windsor o The Majestic Life of Queen Elizabeth. Molto suggestiva anche la premiatissima serie The Crown, ma va presa per quello che è, ovvero un’opera fictional, bellissima ma romanzata e in molte parti per nulla aderente alla realtà.

Non conosco un'unica formula per il successo - spiegò in un discorso all’Onu nel 2010 - Ma nel corso degli anni ho osservato che alcuni attributi della leadership sono universali e spesso riguardano la ricerca di modi per incoraggiare le persone a unire i loro sforzi, i loro talenti, le loro intuizioni, il loro entusiasmo e la loro ispirazione per lavorare insieme”.

L’ultimo saluto della regina Elisabetta: il gesto d’affetto alla folla e la sedia a rotelle nascosta. Marco Bruna su Il Corriere della Sera l’08 aprile 2023

L’apparizione a Buckingham Palace lo scorso 5 giugno durante il Giubileo di Platino e la supplica di Carlo perché salutasse i sudditi, nonostante le precarie condizioni di salute: le nuove rivelazioni in un libro del giornalista Robert Jobson

L’ultimo saluto della regina Elisabetta ai sudditi britannici è nato su volontà del figlio, l’allora erede al trono Carlo.

Fu una supplica alla madre: Carlo le chiese di apparire sul balcone di Buckingham Palace , nonostante le precarie condizioni di salute, per fare felici le decine di migliaia di persone arrivate a Londra per renderle omaggio.

Era il 5 giugno dell’anno scorso, era il culmine «gioioso» delle celebrazioni del Giubileo di Platino - dedicato alla prima sovrana in grado di tagliare il traguardo di 70 anni di regno - ed Elisabetta apparì sul balcone di Buckingham Palace con un vestito verde smeraldo. La regina sarebbe morta l’8 settembre successivo, a 96 anni, nella sua residenza di Balmoral, in Scozia.

La rivelazione è contenuta in un libro del giornalista Robert Jobson, intitolato Our King, in uscita il 13 aprile. Jobson, reporter informatissimo, ha seguito le vicende della famiglia reale per anni e ha già pubblicato stralci del volume sul «Daily Mail».

Nonostante Carlo fosse vicino alla madre e comprendesse la gravità del suo stato di salute, spiega Jobson, ritenne importante che Elisabetta facesse «uno sforzo enorme», un gesto significativo rivolto alla folla.

D’accordo con la regina, fu deciso di farla volare in elicottero dal Castello di Windsor a Buckingham Palace, trasportandola con una sedia a rotelle, che venne nascosta: fu messo in atto un piano, meticolosamente orchestrato, per garantire che non fosse vista mentre la usava in pubblico. Piano che andò a buon fine perché nessuno, al di fuori della cerchia dei reali, sospettò nulla.

Il precedente 2 giugno la regina era apparsa sul balcone vestita con un abito azzurro con una rifinitura color crema, in piedi accanto al cugino, Duca di Kent, mentre guardava l’enorme folla di persone che si erano presentate per celebrarla. Quella stessa uno spettacolo di luci illuminò 3.000 fari in tutto il Paese e nel Commonwealth.

Estratto dell'articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 27 marzo 2023.

[…] re Carlo III ha voluto premiare con un'onorificenza tutte quelle persone che in qualche modo sono state vicine a sua madre e l'hanno servita fino al giorno della sua morte. Decine di collaboratori hanno ricevuto un riconoscimento da ostentare sui biglietti da visita e sono tornate a casa felici. Una sola ha masticato amaro: la sarta personale e più grande amica di Elisabetta, Angela Kelly. Carlo non le ha infatti concesso una delle onorificenze più ambite, come quella di Dame Commander of the Royal Victorian Order (DCVO), ma solo un titolo minore, quello di semplice Commander.

[…] Tanto era amata dalla Regina, tanto Angela Kelly era infatti odiata dal personale del palazzo, forse geloso della grande familiarità che lei aveva con Elisabetta. Dava ordini come se fosse la sua portavoce, aveva accesso a tutte le stanze, era stata autorizzata dalla Sovrana a scrivere un libro su di lei, e ne indossava persino le scarpe quando erano nuove per ammorbidirle e dare loro un aspetto più familiare. […]Gli altri collaboratori della Sovrana l'avevano soprannominata "AK-47", la sigla che identifica il fucile d'assalto Kalashnikov, per i suoi modi rudi e la sua schiettezza. […]

Che il regno di Angela Kelly fosse finito insieme a quello della Regina lo si era capito subito dopo la morte della Sovrana, quando tutte le serrature delle stanze erano state cambiate per impedirle di entrarvi.

 A Palazzo si pensa, e forse si teme, che Kelly voglia scrivere un altro libro e sia stata autorizzata da Elisabetta a farlo. È anche possibile che compaia in qualche trasmissione televisiva americana sullo stile dei Sussex e se sarà così non lo farà certo esibendo onorificenze troppo importanti.

[…] Angela Kelly rosica amaro, anche perché le dame di compagnia di Elisabetta, Philippa de Pass e Jenny Gordon Lennox, sono state insignite dell'onorificenza di Dame del Royal Victorian Order, mentre lei condivide il titolo di Commander con lo stalliere della Sovrana, che reggeva le briglie del suo cavallo al funerale, e con il paggio Paul Whybrew, che era comparso dietro a James Bond nel famoso filmato delle Olimpiadi del 2012. Un clamoroso schiaffo che forse non meritava.

Il “Ritratto della Regina Elisabetta II” di Annigoni è arrivato nella mostra “I Pittori della realtà” a Fermo. Carlo Franza il 15 Febbraio 2023 su Il Giornale.

Immagine ‘iconica’ del Novecento, il ritratto fu commissionato all’artista italiano Pietro Annigoni tra il 1954 e 1955. La giovane Regina, da poco salita al trono, è raffigurata di tre quarti con la tenuta blu scuro dell’Ordine della Giarrettiera. Il dipinto si aggiunge alle 80 opere esposte a Palazzo dei Priori di Fermo fino all’1 maggio 2023. La mostra “I Pittori della realtà” a Palazzo dei Priori di Fermo continua a produrre meraviglia, dopo il successo di visitatori durante il periodo natalizio. Ad impreziosire ulteriormente il progetto espositivo, curato da Vittorio Sgarbi con Beatrice Avanzi e Daniela Ferrari, arriva un ospite illustre, immagine ‘iconica’ del Novecento: la replica ufficiale del “Ritratto della Regina Elisabetta II”, realizzato a Buckingham Palace da Pietro Annigoni tra il 1954 e il 1955. La replica fu eseguita dall’artista Romano Stefanelli nel 1960 e proviene da una collezione privata di Firenze; è una delle tre repliche dipinte dai principali allievi di Annigoni. Il celeberrimo capolavoro originale è esposto oggi nella Fishmongers’ Hall, sede del committente. La replica è pressoché identica all’originale, per qualità e dimensioni, e porta oltre alla firma di Stefanelli anche la sigla di Annigoni.

Il capolavoro presenta Sua Maestà in un momento molto particolare della storia del Regno Unito. La prematura scomparsa di Giorgio VI nel 1952 aveva innalzato sul trono una giovane ventiseienne, Elisabetta, figlia maggiore del sovrano. L’opera fu affidata ad Annigoni dalla Worshipful Company of Fishmongers di Londra, con il permesso della Corona, a seguito di importanti riconoscimenti di critica e pubblico che l’artista italiano aveva ricevuto nel Regno Unito. Era consuetudine, infatti, che i ritratti reali non fossero commissionati direttamente dalla Corte, ma da istituzioni accreditate presso la famiglia regnante. Pietro Annigoni, raffinato interprete della natura umana e delle dinamiche psicologiche, con questa opera riuscì a realizzare qualcosa che sarebbe rimasto scolpito nella storia del ritratto contemporaneo.

Nel dipinto è raffigurata la Regina di tre quarti con la tenuta blu scuro dell’Ordine della Giarrettiera, il più antico ed elevato ordine cavalleresco del Regno Unito di diretta pertinenza della Corona. Preferì un’inquadratura di taglio alto, come a zumare sulla figura per portarla su un piano più ravvicinato che ne esaltasse il profilo, inserendolo su un sfondo radioso di cielo e terra colto in una angolazione prospettica a volo d’uccello. Nel paesaggio retrostante si riconosce in lontananza, sulla destra, il Castello di Windsor. L’espressione nel volto di Elisabetta, che Annigoni esprime in maniera sublime, è quella di una persona dai tratti gentili e ben curati ma dotata di un temperamento forte e determinato nell’assolvimento dei propri doveri istituzionali, senza ostentare i simboli consueti della regalità. La prorompente vitalità di questa immagine è capace di trasmettere un messaggio di fiducia e speranza ad un’intera Nazione nella prospettiva di un futuro glorioso e prospero.

Come evidenzia Emanuele Barletti nel suo saggio dal catalogo di mostra: “Lo stesso Annigoni ricorda come nel suo primo approccio a Buckingham Palace con la Regina ne avesse idealmente trasporto il volto dalla luce autunnale della sera all’interno del palazzo all’ «aria aperta di una luminosa giornata primaverile», non mancando di sorprendersi del fatto che la prima impostazione del ritratto, fissata di getto con uno schizzo grossolano su un foglio di carta, fosse risultata quella vincente espressa nell’opera finita”.

Il ritratto della Regina Elisabetta II dipinto da Annigoni ebbe un successo straordinario e un’eco vastissima su giornali e riviste patinate in Gran Bretagna e all’estero, continuando a far parlare di sé fino ad oggi. Questo capolavoro fu impiegato in un’ampia gamma di applicazioni istituzionali e commerciali, comprese banconote e francobolli, soprattutto nei Paesi del Commonwealth che hanno adottato ampiamente il format annigoniano.

 L’artista Pietro Annigoni fu tra i quattro firmatari del manifesto de “I Pittori moderni della realtà”, insieme con Gregorio Sciltian e i fratelli Xavier e Antonio Bueno, tutti protagonisti della mostra di Fermo. Le loro opere sono affiancate a quelle di Alfredo Serri, Giovanni Acci e Carlo Guarnieri, che si aggiunsero successivamente al gruppo, e a due capolavori di Giorgio de Chirico che nutrì stima per tutti loro. A dialogo con le pitture del Novecento, una selezione di dipinti del Seicento e Settecento di ispirazione caravaggesca, tra cui l’opera principe della Pinacoteca Civica di Fermo, “L’adorazione dei pastori” di Rubens, dallo scenografico e teatrale impianto barocco. La mostra “I pittori della realtà” è visitabile dal martedì alla domenica (orario 10.30-13/15.30-18). Il biglietto include l’ingresso al circuito museale di Fermo. L’esposizione si inserisce tra i principali eventi culturali del progetto regionale “Il Seicento nelle Marche”. È promossa dalla Regione Marche e dal Comune di Fermo, con la preziosa collaborazione del Mart di Rovereto e il contributo di Carifermo e della Fondazione Cassa di Risparmio di Fermo. Carlo Franza

Colpevole di tradimento il giovane che voleva uccide la regina a Windsor. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 3 Febbraio 2023.

In base al Treason Act, il 21enne Jaswant Singh Chail è stato ritenuto colpevole. Fu arrestato con una balestra vicino al castello a Natale 2021. Il 31 marzo la condanna

«Colpevole secondo il 1841 Treason Act», colpevole di tradimento. Alla vigilia dell’incoronazione di un nuovo re, Carlo III – il prossimo 6 maggio a Westminster Abbey, Londra - Jaswant Singh Chail, dell’Hampshire ha ammesso davanti all’Old Bailey di aver voluto attentare alla vita della sovrana.

Era stato arrestato il giorno di Natale del 2021 al castello di Windsor , con una balestra. A Windsor, dove Elisabetta II si trovava in isolamento per il covid, anziché come per tradizione a Sandringham.

In base al Treason Act il ventunenne è stato dunque accusato per «discharging or aiming firearms, or throwing or using any offensive matter or weapon, with intent to injure or alarm Her Majesty». In altre parole, per aver usato armi da fuoco o lanciato o impiegato altra arma con l’intento di ferire Sua Maestà.

Il 31 marzo prossimo - a poco più di un mese dalla solenne incoronazione del nuovo re Carlo III - il giovane che era stato fermato davanti agli appartamenti reali del castello con il volto coperto e la balestra, sarà quindi condannato.

Il caso più famoso di Alto tradimento, con l’accusa secondo il più severo 1351 Treason Act, fu «Lord Haw-Haw», ovvero William Joyce colpevole di collaborazionismo con la Germania di Hitler durante la seconda guerra mondiale. Artefice di un piano di propaganda radio «Germany Calling», che dal settembre 1939 cercò di propagandare il Reich e demoralizzare le forze alleate e la popolazione britannica.

Joyce, condannato nel 1945 a Londra, fu impiccato nel 1946: ultima persona giustiziata per Alto tradimento nel Regno Unito.

Negli anni ’80 poi Marcus Sarjeant verrà imprigionato per 5 anni dopo aver fatto fuoco (con sei cartucce vuote) in direzione della regina mentre cavalcava in groppa al suo destriero durante la solenne parata del 1981 per celebrare il suo compleanno ufficiale (ogni anno a giugno): il Trooping the colour. La regina continuò a cavalcare senza scomporsi, con sangue freddo e concentrazione.

Un mese dopo Carlo e Diana si diranno sì con il Royal wedding del secolo a St Paul Cathedral e i servizi di sicurezza dovranno mettere in conto misure straordinarie alla luce dell’attentato alla vita della regina.

Un anno dopo, un uomo entrerà a Buckingham Palace presentandosi ai piedi del letto della sovrana e mostrando le falle del sistema di sicurezza attorno a Elisabetta II.

Adesso, la nuova condanna quella del giovane arrestato a Natale 2021, riporta alla mente anche i ben sette tentativi di assassinio ai quali sopravvisse la regina Vittoria, oltreché il ruolo pubblico di ogni sovrano.

Carlo, per parte sua, quand’era principe, durante il viaggio in Australia del 1994, fu aggredito da David Kang a Sidney che sparò due colpi a salve prima di essere fermato. Sconterà una pena di 500 ore di lavoro in comunità.

Omaggio a Lilibet The Queen. Redazione L'Identità 21 Gennaio 2023

di Benedetta Basile

A pochi mesi dalla morte della Regina Elisabetta molti sono i paesi che vogliono omaggiarla: la Gran Bretagna, prima tra tutte, dove i negozi per turisti hanno messo in vendita le tazze, i piattini, le magliette e i poster che la ritraggono felice e sorridente.

Anche l’Italia non è da meno e una delle manifestazioni in suo ricordo è la mostra “ Lilibet. The Queen”, che si trova all’Agostino Art Gallery di Milano, dove è stata inaugurata giovedì. Fino al 20 febbraio sarà quindi possibile visitare l’esposizione curata da Cinzia Lampariello Ranzi, in cui si possono trovare alcuni pezzi unici realizzati da veri maestri e grandi protagonisti della pop art e della street art internazionale, come Endless, Marco Lodola, Mr. Brainwash, Raptuz, Jamie Reid e TV Boy, che hanno come protagonista la monarca dei record.

I lavori che si trovano in “Lilibet. The Queen” sono l’esito di una ricerca condotta tra il 2021 e il 2022 proprio dai fondatori della Agostino Art Gallery, Giacomo Christian Giulio Ranzi e Cinzia Lampariello Ranzi, che erano fortemente interessati a celebrare il forte valore iconico, politico e culturale che rappresenta Elisabetta II, attraverso il linguaggio dell’arte e il confronto tra opere realizzate da artisti di generazioni diverse.

Sono nato a Shaftesbury nella contea del Dorset”, racconta Giacomo Christian Giulio Ranzi, “Il mio nonno materno era un ufficiale della Royal Air Force, che dopo i trasferimenti in India, Africa, Persia ha scelto di ritirarsi nel Dorset. Ho vissuto in Inghilterra fino alla prima adolescenza e la mia educazione è stata assolutamente inglese. Il mio legame sentimentale con la Royal Family si è intrecciato con le ricerche di Cinzia Lampariello, mia moglie, interessata per formazione ai linguaggi della grafica, della pop e della street art. Ne è nata una collezione d’arte che abbiamo costruito, anche attraverso alcune commissioni, in primo luogo per noi e che con questa mostra abbiamo il piacere di condividere con tutti. Art takes care of the earth”.

Tra le opere in esposizione è possibile trovare una grande tela dell’artista londinese Endless, noto per essere in grado di mischiare arte di strada e arte contemporanea. Il lavoro è stato anche tra quelli esposti alla 59° Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia.

La Regina è anche rappresentata in una magnifica scultura di Marco Lodola che è noto per rappresentare icone mondiali come Marilyn Monroe e Mao Tse Tung e per aver realizzato delle installazioni di luce per vari eventi e spettacoli.

Inoltre sono presenti tre ritratti di Sua Maestà di Mr. Brainwash, un artista francese con alle spalle una carriera tra pop e street art ventennale.

Procedendo è possibile trovare “God Save The Queen” di Luigi Maria Muratore, un artista italiano nato nell’hinterland milanese, classe 1968, fondatore della “TDK crew” e della storica “Spaghetti Funk” insieme a J-Ax.

Sui muri e sulle tele scompone forme e colori con una tecnica inventata da lui, chiamata la broken window futurism, che prevede l’utilizzo di bisturi, scotch di carta e spray. Ispirate da una famosa fotografia della regina Elisabetta scattata da Cecil Beaton, si possono trovare alcune litografie di Jamie Reid, un artista inglese noto per aver seguito l’immagine punk dei Sex Pistols.

TVboy, invece, rappresenta la sovrana in abiti punk, con alle sue spalle rappresentata la bandiera del Regno Unito con graffiti e colature di colore.

All’interno dell’esposizione è possibile anche trovare alcune opere di Alberto Petrivelli, Walter Davanzo e Gumm. Il primo è originario di Orvieto, ma vive a Londra e non ha mai esposto in una galleria italiana, Davanzo è un pittore, fotografo, designer e art director e Gumm è il nome di un artista veneziano che veicola le opere pop nella tridimensionalità.

Il ruolo del curatore” afferma Cinzia Lampariello Ranzi “è quella di guida nell’orizzontalità della proposta, attraverso opere e ricerche non necessariamente vicine dal punto di vista linguistico e formale, ma accomunate da qualità, serietà e profondità di pensiero. Proprio per questo insieme agli artisti che, nonostante la breve apertura della Galleria, ci hanno contattato da diversi Paesi stiamo lavorando al “Manifesto dell’Arte Liquida”.

L’Incoronazione.

Il Re.

L’Incoronazione.

I Precedenti.

Il Programma.

La Cerimonia.

Il Dress Code.

I Simboli.

Il Gioielli.

Gli Invitati.

I Regali.

I Precedenti.

Dalle regine di Olanda ad Alberto di Monaco e Felipe VI di Spagna: le incoronazioni che hanno fatto la storia. Dal Regno Unito alla Spagna, passando per il Principato di Monaco: un viaggio fotografico attraverso le cerimonie che hanno caratterizzato l’investitura di re e regine. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 5 maggio 2023.

L’incoronazione di re Carlo III (senza eguali)

L’incoronazione di Re Carlo e della Regina Camilla sarà il trionfo della solennità, anacronistica quanto seducente. Il Liber Regalis che distilla le regole di una perfetta incoronazione a Londra sono custodite da secoli nella biblioteca dell’abbazia di Westminster. I gioielli della Corona, la St Edward Crown e la Imperial Crown, assieme a bracciali, speroni, anelli e scettri rituali, sono tramandati di dinastia in dinastia, e custoditi alla Torre di Londra. Il 6 maggio, Carlo III sarà unto con l’olio consacrato a Gerusalemme, sfilerà con la croce del Galles con le reliquie della Crocifissione donate da papa Francesco al Re. Ma non sempre un sovrano viene incoronato con un rito tanto elaborato e sacrale. L’incoronazione di Londra non ha eguali in Europa. In Svezia una cerimonia d’incoronazione vera e propria non c’è. E Re Carlo XVI Gustavo di Svezia, dopo due anni dalla sua ascesa al trono, con la nuova Costituzione di Stoccolma dovette trasferire quel poco che restava delle prerogative reali allo speaker del Parlamento. Nel Principato di Monaco si parla piuttosto di «intronizzazione». In Olanda? La regina Beatrice prima e il figlio Guglielmo Alessandro poi, non sono mai stati incoronati bensì investiti come capo di stato sotto le volte di una chiesa sì, ma sconsacrata. Di più, in Spagna negli anni ‘70 Re Juan Carlos dovette chiedere il viatico popolare al suo regno nel 1978 con un referendum – dopo esser salito al trono nel 1975. Qui di seguito ripercorriamo dalla storia delle incoronazioni più scenografiche.

Lo Shah di Persia e Farah Diba - 1967

Il 26 ottobre 1967, nello splendore della Grand Hall del Golestan Palace, sul Trono del Pavone, Mohammad Reza, si incoronò Shah di Persia. Con una cerimonia intrisa di ricchezza, sfarzo e lusso: il cocchio fu ordinato a Vienna a Josef Klickmann e spedito a Teheran. Un’incoronazione con una prima assoluta per l’Iran: una corona anche per la Shahbanou, l’imperatrice Farah Diba che lo Shah volle potesse diventare reggente in caso di sua morte prematura, con l’erede al trono ancora piccolo. Così fu commissionata una corona, la prima in 2500 anni di storia del Paese, anche per l’imperatrice. A realizzarla Van Cleef & Arpels. «Studiavo architettura a Parigi e abitavo nella Cité universitaire a Sud della capitale, ci fu un ricevimento e ricordo che avevo imparato a fare l’inchino. Lui, lo Shah, mi chiese: “Che cosa studi a Parigi?” — ci ha raccontato per il Corriere, Farah Diba —. Era sorpreso quando dissi che frequentavo architettura. Allora c’erano davvero poche donne architetto, non solo a Teheran; non erano studi molto comuni per una ragazza». Dopo la fuga, il 16 gennaio 1979, condivideranno l’esilio in Egitto, Marocco, Bahamas, Messico, Usa, inseguiti da una condanna a morte in contumacia. 

Margrethe di Danimarca - 1972

«Frederick IX è morto. Lunga vita alla regina Margrethe II ! Hurrah, Hurrah». Era il 15 gennaio 1972 quando il premier Jens Otto Krag si affacciò al balcone del palazzo reale di Copenaghen per proclamare la trentunenne Margrethe, prima sovrana danese in 600 anni di storia. Oggi è l’unica Regina al vertice di un Paese al mondo, e la nuova decana dalla morte di Elisabetta II. Dopo la guerra, l’impegno in difesa del Paese dalla Germania nazista, aiutò la popolarità della monarchia danese. Nel 1953 il referendum aveva poi cambiato la legge e aprire alle donne. Così quando il 14 gennaio 1971 il Re era morto, si spianò la strada alla seconda regina Margrethe della storia: la prima aveva regnato su un regno molto più vasto sul finire del Duecento. L’annuncio dal balcone del palazzo reale. Al suo fianco da un alto un esponente della corte reale, dall’altro uno del governo. In pochi istanti Margrethe divenne così regina e parlò per la prima volta al suo popolo.

Carlo XVI Gustavo di Svezia - 1973

Il 19 settembre 1973, vestito della divisa, Carlo XVI Gustavo di Svezia entrò nella sala del trono al palazzo di Stoccolma per sedersi sullo scranno d’argento che risale al tempo della regina Christina nel Seicento, ammantato di ermellino e sovrastato da un grande corona simbolica. Pochi minuti in tutto, il tempo di leggere il discorso col quale diventò nuovo sovrano. E nessuna corona calata sul suo capo. Solo l’affaccio al balcone del palazzo, in solitaria. Rito essenziale, i gioielli della Corona «osservatori silenziosi del momento», poggiati su due cuscini. In fondo scegliendo il suo motto Re Carlo XVI Gustavo indicò subito la strada della semplicità: «Per la Svezia, con i tempi».

Juan Carlos di Spagna - 1975

Quando un giorno di giugno del 1969 Juan Carlos stava lasciando Madrid per andare a far visita ai genitori in esilio in Portogallo, il generale Franco (che pur avendo rovesciato i Borbone dal trono aveva preso in simpatia il giovane principe) gli annunciò che l’avrebbe nominato suo successore con prerogative reali. E il 22 novembre 1975 Juan Carlos salì così al trono di Spagna. Dopo Alfonso XIII, l’ultimo re prima del Franchismo, i Borbone tornavano a rappresentare il Paese: l’inizio della stagione del «Juancarlismo», della corsa economica di Madrid, una stagione il cui ricordo storico oggi è appannato da scandali e love affair del Re emerito.

Beatrice d’Olanda – 1980

Beatrice d’Olanda divenne regina il 30 aprile 1980 quando la madre Juliana decise di abdicare. Scelta ben meditata dalla regina che aprì molte porte alle novità e alla modernità. E in fin di vita confessò: «Se non fossi stata regina sarei stata un repubblicana». Anche quel gesto di abdicazione era stato pensato per consentire alla figlia Beatrice di raccogliere il testimone nel fiore delle energie. Beatrice? Non fu incoronata, ma giurò davanti a una sessione pubblica e congiunta delle due Camere del Parlamento.

Harald di Norvegia - 1991

Studi a Oxford e all’accademia militare di Oslo, Re Harald di Norvegia divenne sovrano nel giugno 1991 alla morte del padre Olav V. Seduto sul trono, accanto la moglie la commoner Sonja Sommerlat sposata sfidando le convenzioni, Re Harald divenne ufficialmente sovrano alla Cattedrale di Nidaros a Trodheim, dal 1449 con l’incoronazione di re Carlo I la storica cattedrale delle incoronazioni in Norvegia. Un’incoronazione dal valore sacrale, per Harald, come quella di Carlo a Londra, la loro. Per espresso desiderio del Re. Accolti dentro la chiesa dagli arcivescovi Finn Wagle e Andreas Aarflot, si inginocchiarono davanti all’altare per ricevere la benedizione dell’arcivescovo che pose sul loro capo la mano destra. Un rito religioso e un momento istituzionale assieme. Molto più scarno però di quello di Londra.

Alberto del Belgio – 1993

Nel 1993, al funerale di stato di Re Baldovino era arrivata a Bruxelles persino la regina Elisabetta II non solita a muoversi per funerali del Gotha. E mentre Royals e a capi di stato rendevano omaggio alla scomparsa del Re si preparava la staffetta con Alberto II e la regina italiana, Paola nata Ruffo di Calabria. Il loro matrimonio da favola il 2 luglio 1959 fece sognare l’Italia della Dolce vita. Dopo la morte del fratello maggiore Baldovino, toccò dunque al più piccolo Alberto fino ad allora principe di Liegi, raccogliere il testimone, giurando davanti alle camere riunite del Parlamento il 9 agosto 1993. Sesto sovrano dei Belgi.

Alberto di Monaco - 2005

Un principato in cui «virtù e denaro dovranno coniugarsi in permanenza», una «città-Stato modello»: Alberto, il figlio di Grace e Ranieri, diventava Principe sovrano, pronunciando queste parole nel luglio del 2005, a 47 anni. Tre mesi dopo i funerali di Ranieri III, una messa solenne nella cattedrale dell’Immacolata Concezione officiata dall’arcivescovo di Monaco, Bernard Barsi, consacrava il secondogenito di Ranieri, nuovo sovrano del piccolo Stato. Non un’incoronazione, ma un’intronizzazione. Il sindaco gli consegnò simbolicamente le chiavi della città davanti ai suoi concittadini che acclamarono Alberto II con un «lunga vita al principe Alberto ». E lui per risposta ha voluto regalare una grande festa durata fino a sera con musica e fuochi d’ artificio «per i monegaschi, i loro congiunti e i loro bambini: una specie di comunione con la popolazione». Il momento dell’emozione quando nella cattedrale dove si dissero sì Grace e Ranieri, il principe in mezzo alle sorelle, Carolina e Stephanie, ascoltò la benedizione dell’ arcivescovo: «Abbiamo il dovere di riunirci attorno a colui che da oggi guida il Principato». La ribelle e adorata Stephanie prese quindi la mano del fratello e lui strinse anche quella di Caroline, che non è riuscita a trattenere né a nascondere le lacrime. Soltanto la prima parte dell’intronizzazione: il 19 novembre successivo in occasione della festa di San Ranieri, il momento istituzionale con capi di stato e reali invitati al Rocher.

Guglielmo Alessandro d’Olanda - 2013

Quando il figlio di Beatrice, Guglielmo Alessandro raccolse il testimone dalla madre che arrivata all’età di 75 anni (quella ormai del nuovo Re Carlo a Londra) decise di farsi da parte, il 30 aprile 2013 il nuovo re giurò nella Nieuwe Kerk, una chiesa sconsacrata. Giurò non su Dio, ma davanti al Parlamento promettendo di rispettarlo. Sulla spalle il manto regale di velluto ed ermellino, ma nessuna corona sul capo. Al suo fianco l’argentina Maxima con la tiara. Tra gli ospiti Kofi Annan e gli allori principi Carlo e Camilla, i reali di Spagna, Norvegia e Svezia, Alberto di Monaco e Naruhito allora erede del trono del Crisantemo. Una processione sull’acqua di 200 imbarcazioni reali vestite del colore degli Orange Nassau, l’arancio e l’affaccio al balcone - senza corone, tiare e gioielli reali. Solo l’abbraccio della folla, e delle tre figlie, tra le quali la piccola Catharina Amalia da quel giorno erede al trono e che adesso debutterà a Londra (al fianco della nonna Beatrice) al ricevimento d’incoronazione di Re Carlo. Ecco il rito molto poco sacro e molto pragmatico dei reali d’Olanda.

Filippo del Belgio – 2013

Dopo una messa di ringraziamento per il regno ventennale del padre, Alberto II (che decise di abdicare complice lo scandalo della figlia illegittima), il nuovo Re Filippo affiancato dalla moglie Mathilde nel 2013 era apparso al balcone del palazzo reale a Bruxelles. Tra salve di cannone, fanfare di tromba e un rito solenne ma veloce. Nessun capo di stato o reale straniero invitato. Al cuore del giorno d’incoronazione il discorso nelle tre lingue ufficiali del Paese: olandese, francese e tedesco, tra fiamminghi e valloni, memento dell’anima divisa del Paese. Tant’è che per il costituzionalista Vernon Bogdanor, il Re è l’unico elemento unificante del Paese. Non a caso è Re dei Belgi, non del Belgio. 

Felipe VI di Spagna - 2014

«Viva il Rey Viva el Rey!». L’acclamazione accolse il nuovo Re il 19 giugno 2014. «Eccomi davanti alle Cortes Generales per pronunciare il giuramento previsto dalla nostra Costituzione ed essere proclamato Re di Spagna». Così prese la parola Felipe VI, figlio di Juan Carlos, quel giugno 2014 nel momento del passaggio ufficiale dei poteri. «Inizio il mio regno con una profonda emozione per l’onore che presuppone il prendere la Corona», disse Felipe, ma nessuna corona si posò sul suo capo. Rimase su un cuscino rosso davanti a lui. In Parlamento era arrivato con la moglie Letizia e le due figlie bambine. Re Juan Carlos che aveva abdicato alla mezzanotte precedente, passando poi a Felipe la fascia rossa di Comandante in capo.

Il Programma.

Estratto dell’articolo di Vittorio Feltri per “Libero Quotidiano” il 5 maggio 2023.

[…] sabato il piccolo schermo ci ammorberà proiettando filmati riguardanti la incoronazione del re che noi pensavamo fosse già tale. Invece no. Ci attende una nuova e infinita rottura di scatole che Raiuno si accinge a infliggerci trascurando il fatto che paghiamo il canone non per scoppiare di noia ma per essere informati in modo sobrio e possibilmente non ripetitivo. 

Vabbè, rassegniamoci, esercitando la santa pazienza di cui siamo armati. Aggiungiamo soltanto che a noi le vicende del primo Palazzo inglese suscitano lo stesso interesse, pari a zero, che ci stimola il comportamento sessuale degli scarafaggi. Noi italiani ci siamo liberati dei Savoia mediante un referendum notoriamente taroccato, e non abbiamo alcuna nostalgia sia del trono sia dei glutei che lo occuparono.

Il festival della retorica che si svolgerà domani a Londra sappiamo già che sarà disgustoso e non riusciamo a capire come sia possibile apprezzarlo e seguirlo quasi si trattasse di un evento importante. […] I casini che hanno creato fratelli e figli di Carlo ci lasciano indifferenti, figurate se ci premono le giravolte d’amore che hanno turbato il clima della intera casa.

Le fregole di Camilla nominata regina consorte sono importanti, per noi, quanto le previsioni del tempo nel Senegal. Non ce ne importa un tubo. Per non parlare del libro scritto dal giornalista Antonio Caprarica, ospite fisso di vari talk show nazionali, dedicato a Carlo III, le cui opere sono ignote. Un uomo che non ha inciso e probabilmente non inciderà nella vita dei britannici, essendo egli pieno di vuoto.

Sorvoliamo sulla sua prima moglie, Diana, il cui matrimonio col nuovo re allorché era soltanto principe ha segnato un capitolo importante nella storia delle corna. Il che non mi scandalizza, dato che i tradimenti coniugali sono i soli elementi in cui ci riconosciamo anche noi poveri plebei. […]domani non accenderò il televisore. A meno che non vi sia una partita di calcio, perfino di serie B.

Estratto dell’articolo di Vittorio Sabadin per “Il Messaggero” il 5 maggio 2023

Centinaia di migliaia di persone assisteranno domattina al passaggio del corteo che porterà re Carlo III e la regina Camilla da Buckingham Palace all'Abbazia di Westminster per l'incoronazione, e di nuovo al palazzo una volta conclusa la cerimonia. La polizia britannica è abituata a tenere sotto controllo la folla che si ammassa per vedere i Royals, ma questa occasione è diversa: contro Carlo hanno già tirato delle uova, uno squilibrato armato di coltello ha gettato martedì scorso delle cartucce oltre le grate del palazzo reale e i movimenti repubblicani annunciano manifestazioni e cartelli con scritto "Not My King".

Molti sudditi, in più, sono arrabbiati per la richiesta che tutti i cittadini giurino fedeltà al Sovrano nel corso della cerimonia. Pare sia stata un'iniziativa dell'Arcivescovo di Canterbury Justin Welby, ma è stata un'idea bislacca e ai giornali arrivano messaggi sdegnati. 

La polizia sa che questa non sarà la solita sfilata […] e si è preparata per l'operazione "Golden Orb", come è stata definita più grande mobilitazione di sicurezza mai vista a Londra. Giusto in tempo, il 2 maggio scorso, è stata approvata la nuova legge "Protect Duty", che è mirata a proteggere i luoghi storici ma consente anche agli agenti di intervenire prima che eventuali manifestanti comincino a danneggiare vetrine ed edifici, a rallentare il traffico o a fare qualunque cosa possa disturbare le normali occupazioni dei cittadini.

Per tenere sotto controllo la situazione saranno impiegati 11.000 agenti […] e saranno utilizzate centinaia di telecamere in grado di riconoscere i volti dei sospetti tra la folla.

Sono così sofisticate che possono distinguere tra due gemelli, o identificare qualcuno solo sulla base di vecchie foto. 

Le telecamere confrontano in tempo reale i volti che inquadrano con le immagini di 9.000 potenziali attentatori o disturbatori, selezionati dalla polizia tra i ricercati per qualche reato, tra i rapinatori più noti, tra i sospetti di terrorismo, tra gli eco-guerriglieri e tra chi ha precedenti per disturbo della quiete pubblica.

[…] A Trafalgar Square si raduneranno i manifestanti di Republic con i loro cartelli, ma la polizia ha ora, grazie alla nuova legge, il potere di farli sloggiare prima […]

 Tutto in famiglia. Massimo Gramellini su Il Corriere della Sera il 6  maggio 2023.

Se oggi milioni, ma forse miliardi di persone butteranno un occhio alla tv per seguire l’incoronazione di un re che conta poco, in un regno che nel mondo conta sempre meno, non sarà soltanto per commentare la foggia di certi orribili cappellini. La Royal Family è l’ultimo racconto veramente globale che ci rimane, l’unico in cui bastano i nomi di battesimo dei personaggi per capire di chi si sta parlando. Più ancora della saga, anch’essa inglese, di Harry Potter: se dico solo Harry, nessuno pensa al maghetto, ma al cadetto, il principe di scorta atteso da una giornata dagli echi shakespeariani.

Il secondo figlio di Diana assisterà al trionfo del padre seduto in disparte e ignorato da uno stuolo di parenti, incluso il fratello maggiore che ha maltrattato nella sua biografia. E vedrà la corona di regina destinata alla sua povera mamma posarsi sulla testa dell’odiata matrigna, prima di traslocare un giorno su quella di Kate, la non amatissima cognata. Il tutto sotto lo sguardo curioso e giudicante di mezzo mondo, che avrà occhi più per lui e per William che per Carlo, condannato dal destino a non essere al centro dell’attenzione nemmeno nel giorno della sua incoronazione. Più che una persona, il nuovo re mi è sempre sembrato una metafora della condizione umana: ha passato la gioventù e l’età adulta a mettersi in coda, nell’attesa di qualcosa che gli viene dato solo adesso, a settantatré anni. Quando forse non lo desidera nemmeno più.

Ho visto un Re. Gli inglesi credono in un costoso anacronismo perché ne hanno bisogno. Luciana Grosso su L'Inkiesta il 6 Maggio 2023

In un’epoca che non tollera più «sudditi», i britannici proclamano loro sovrano un signore azzimato con l’hobby del giardinaggio. Per il Regno Unito, la famiglia reale è ciò che Maradona rappresenta per Napoli, o il destino manifesto per l’America: la loro Storia, da cui non si scappa

Londra. Questo pezzo, secondo gli accordi con la redazione, avrebbe potuto chiamarsi «Dieci cose che ho imparato sull’incoronazione». La verità, però, è che ne ho imparata solo una.

Forse perché sono un po’ tarda io. O forse perché, davvero, la lezione di tutta questa Londra vestita a festa, che guarda con rassegnazione il cielo carico di pioggia, è solo una.

Ed è la stessa di Tyrion Lannister alla fine di Games of Thrones. «Cosa unisce le persone? Le armate? L’oro? Le bandiere? No. Le storie. Non c’è nulla al mondo più forte di una buona storia. Niente può fermarla, nessun nemico può sconfiggerla».

E così, quello che ho imparato, mentre schivavo la pioggia e compravo bandierine made in China a tre sterline, mentre provavo a districarmi nel dedalo di strade sbarrate da transenne o da muri umani di turisti, è solo una cosa: perché. Perché nel 2023 gli inglesi, popolo parecchio progredito e illuminista, sono ancora qui? Perché perdono tempo appresso a un costoso anacronismo come la monarchia? Perché non dicono ad alta voce quello che sanno benissimo, ossia che non esiste nessun sangue blu e nessun lignaggio; perché fingono di sapere che Carlo non è più re di quanto Babbo Natale non si cali dal camino dicendo «oh oh oh»?

Ecco io questa cosa, misteriosa, forse l’ho capita. Lo fanno perché gli serve. Dire che non è vero, invece, non servirebbe a niente. Lo fanno perché nella vita devi credere a qualcosa. E loro credono che quel signore azzimato e con l’hobby del giardinaggio sia il loro Re. E come tutte le cose che si fanno per tradizione, non lo hanno scelto.

Lo fanno e basta. Perché questa qui, di corone e stendardi, è la loro storia. E puoi essere progressista e illuminista quanto vuoi, ma dalla tua storia non ci scappi. E non ci scappi perché è quello che sei. È quello a cui aggrapparti quando tutti il resto crolla o svanisce. È quello che ti fa sentire parte di qualcosa di grande, di un solo destino comune.

Napoli ha Maradona. L’America ha se stessa e la sua convinzione di destino manifesto. Il Regno Unito ha la famiglia reale. Noi abbiamo i caroselli in auto per lo scudetto, loro hanno Buckingham Palace.

E così, nel 2023, un’epoca storica in cui a nessuno piacerebbe sentirsi chiamare «suddito» di qualcuno o qualcosa che non sia uno smartphone, nel Regno Unito c’è orgoglio, anzi: di più, affetto, per questa condizione.

Perché quella famiglia scalcagnata, piena di sanguinari, infedeli, incapaci è la loro famiglia reale.  E queste frescacce medievali, di corone e scettri, sono le loro frescacce medievali. Non è una cosa che scegli e che vuoi. È una cosa di cui non puoi fare a meno.

È una specie di richiamo di Saint James Park, cui non si può fare altro che rispondere, magari vestendosi un po’ da pirla, con la bombetta e i pantaloni con la Union Jack, oppure accampandosi per giorni sotto la pioggia.

Perché, ehi, loro sono inglesi. E gli inglesi sono tante cose, incluso i sudditi del loro Re. È la loro storia. È quello che sono. E da quello che sei non ci scappi nemmeno se sei Edoardo VII.

Estratto dell’articolo di Veronica Cursi per ilmessaggero.it il 4 maggio 2023.

Oro, gemme, velluto rosso e pelliccia di ermellino. La corona di Sant'Edoardo, che verrà posta sabato in capo a re Carlo III, è un potente simbolo della monarchia britannica. Alta più di 30 centimetri, realizzata in oro a 22 carati, è però anche molto pesante - ben 2,28 kg- e per questo il sovrano la indosserà per meno di un'ora. Poi verrà riposta nella Torre di Londra, in attesa della prossima incoronazione.

La corona fu realizzata nel 1661 per l'incoronazione di Carlo II, prendendo a modello quella di Edoardo il confessore (sovrano fra il 1042 e il 1066), ritratta nel famoso arazzo di Bayeux, in Francia. Considerata una reliquia, la corona del re canonizzato come santo era stata usata per secoli, fino a quando fu fatta fondere durante la rivoluzione guidata da Oliver Cromwell, quando re Carlo I fu decapitato.

La nuova corona di Sant'Edoardo fu poi usata per sole altre due incoronazioni (Giacomo II nel 1685 e Guglielmo III nel 1689). Poi passò di moda e rimase inutilizzata per oltre 200 anni. Re Edoardo VII la scelse per la sua incoronazione nel 1902, ma poi si ammalò e dovette ripiegare su una corona più leggera per la cerimonia. Fu Giorgio V il primo ad usarla nuovamente e per l'occasione la corona assunse l'attuale aspetto, con l'inserimento permanente delle gemme. Anticamente le pietre preziose erano rimovibili e alcune venivano affittate per la cerimonia.

La corona è stata modificata affinché possa andare bene per la testa di Re Carlo. E' stata messa in lavorazione per modificarne il diametro. Lo ha fatto sapere Buckingham Palace, citato dalla Bbc.  La corona dovrà essere pronta entro il 6 maggio 2023, quando il sovrano verrà incoronato presso l’Abbazia di Westminster.

[…] Pesantissima e simbolica, la corona di Sant'Edoardo è stata posta sul capo anche di Giorgio VI ed Elisabetta II. Con humour britannico, la sovrana aveva chiesto «é ancora così pesante?», quando la riprese in mano per un documentario nel 2018, confermando poi: «pesa una tonnellata». Suo padre aveva invece ironizzato sul fatto che non è facile capire quale sia il davanti e il didietro. […]

Data, programma e ospiti: tutto quello che c’è da sapere sull'incoronazione di Carlo. Si svolgerà il prossimo 6 maggio l’incoronazione di re Carlo III e della moglie Camilla all’Abbazia di Westminster. Di seguito tutti i dettagli. Cristina Balbo il 4 Maggio 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 Il giorno dell’incoronazione

 I festeggiamenti

 Gli invitati alla cerimonia

 Il concerto per l’incoronazione

Manca sempre meno ad uno degli eventi più attesi di sempre, la cerimonia di incoronazione di Carlo III e della moglie, la regina Camilla, che si svolgerà il prossimo 6 maggio presso l’Abbazia di Westminster, al centro di Londra. L’ultima volta che si verificò un tale evento risale al 1953, quando la madre di Carlo, la regina Elisabetta, morta 8 mesi fa al Castello di Balmoral, fu incoronata.

Il giorno dell’incoronazione

La cerimonia ufficiale di incoronazione di re Carlo III d’Inghilterra e della regina Camilla avverrà la mattina di sabato 6 maggio (proprio lo stesso giorno del compleanno di Archie Mountbatten Windsor, il figlio del principe Harry e di Meghan Markle, che per motivi ormai noti non prenderà parte alla cerimonia) all’’Abbazia di Westminster. Infatti, è sin dall’incoronazione di Guglielmo I nel 1066 che l’Abbazia ospita le cerimonie di incoronazione dei 39 monarchi che hanno preceduto Carlo III nella storia della monarchia britannica.

La cerimonia inizierà alle ore 11 (ora locale) e verrà preceduta dalla "Processione del Re" che, invece, inizierà alle ore 10.20. Per l’occasione, Carlo e Camilla hanno scelto di viaggiare a bordo della Diamond Jubilee State Carriage di Elisabetta II. A presiedere la cerimonia di incoronazione sarà l’arcivescovo di Canterbury, che ungerà con olio sacro re Carlo e poi gli porrà sul capo la corona di Sant'Edoardo, incoronandolo ufficialmente re Carlo III. Quest’ultimo, occuperà la "sedia dell'incoronazione" con il simbolo del suo potere sulla nazione britannica, lo scettro e il bastone del monarca.

A seguito della cerimonia, vi sarà la "Processione dell'Incoronazione" in cui il re, la regina e la famiglia reale sfileranno per le strade di Londra fino a Buckingham Palace, dove daranno il tradizionale saluto ai sudditi dal balcone del palazzo reale.

I festeggiamenti

I festeggiamenti per il grande evento, però, proseguiranno almeno fino all'8 maggio. Infatti, nella giornata di domenica 7 maggio, al Castello di Windsor ci sarà un concerto aperto al pubblico e trasmesso in diretta dalla BBC, "The Coronation Concert". Uno spettacolo a cui prenderanno parte artisti internazionali tra cui Katy Perry e Andrea Bocelli.

Per l’ultimo giorno di festa, lunedì 8 maggio, invece, ci sarà una giornata di incoraggiamento ai cittadini a partecipare a programmi di volontariato. Per l’occasione del "The Big Help Out" è stato chiesto ai britannici di festeggiare facendo una donazione a un ente di beneficenza locale.

Gli invitati alla cerimonia

Saranno circa in 2000 le persone che prenderanno parte al grande evento e potremmo quasi dire “poche” se consideriamo che alla cerimonia della regina Elisabetta II, nel lontano 1953, gli invitati superavano gli 8.000. Naturalmente all’incoronazione parteciperà tutta la famiglia reale inglese: William, primogenito di re Carlo ed erede al trono, insieme alla moglie Kate Middleton e ai figli George, Charlotte e Louis. Sarà presente anche Harry, secondogenito di Carlo e Lady Diana, ma senza la moglie Meghan Markle e senza i figli Archie Harrison e Lilibet Diana. Dovrebbero esserci anche la principessa Anna, sorella di Carlo, e il marito, il viceammiraglio Sir Timothy Laurence; i neo duca e duchessa di Edimburgo, nonché il principe Edoardo (il più giovane dei figli della regina Elisabetta) insieme alla moglie Sophie. E ancora, la principessa Eugenia e la principessa Beatrice con i rispettivi coniugi; Zara e Mike Tindall, probabilmente accompagnati dai figli maggiori; Peter Phillips e le sue figlie. Tuttavia, regna ancora l'incertezza sulla presenza del principe Andrea. Inoltre, presenzierà anche l’ex marito della regina Camilla, Andrew Parker Bowles e i loro nipoti, peraltro, saranno i paggi d’onore di Camilla: il figlio del primogenito Tom, Freddie, e i gemelli figli di Laura, Gus e Louis.

La novità è che la famiglia reale tra le 2.000 persone che ha deciso di invitare alla cerimonia ha chiamato in causa anche i reali stranieri. Infatti, non potevano mancare il principe Alberto e la principessa Charlène di Monaco (i primi reali stranieri a confermare la propria presenza). Re Felipe VI e la regina Letizia, re Guglielmo e la regina Maxima dei Paesi Bassi, il re Haakon e la regina Mette Marit di Norvegia, il re Federico e la regina Maria di Danimarca, i reali di Lussemburgo, il re Filippo I e la regina Mathilde del Belgio, Anna Maria di Grecia e Paolo e Maria Chantal di Grecia, il re Carl Gustaf e la principessa Vittoria di Svezia, il principe Fumihito e il principe Kiko del Giappone e il re Abdullah II e la regina Rania di Giordania.

Presenti anche molti leader internazionali come il nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella, la first lady Jill Biden e Emmanuel Macron con la moglie Brigitte. E ancora, il primo ministro australiano Anthony Albanese e il presidente della Repubblica polacca, Andrzej Duda. Per la Germania, invece, il presidente della Repubblica federale, Frank-Walter Steinmeier e infine, il primo ministro del Pakistan, Shehbaz Sharif. Anche l’Unione Europea sarà rappresentata alla cerimonia da: Ursula von der Leyen, presidente della Commissione; Charles Michel, presidente del Consiglio europeo, e Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo.

Il concerto per l’incoronazione

Tra gli eventi più attesi dell’incoronazione del sovrano c’è il concerto della giornata di domenica 7 maggio al Castello di Windsor. Un evento aperto al pubblico organizzato e trasmesso dalla BBC. Confermati per il Coronation Concert ci sono Paloma Faith, Tiwa Savage, Steve Winwood, Olly Murs e il DJ del club Pete Tong, che suonerà i suoi classici di Ibiza. E ancora, il pianista di fama mondiale Lang Lang e la recente vincitrice di The Piano Lucy e la star di Bollywood Sonam Kapoor. Già annunciati all’inizio di aprile Katy Perry e Lionel Richie. Ma non è finita qui; infatti, proprio pochi giorni fa, sono stati confermati anche Tom Cruise, Nicole Scherzinger e Winnie The Pooh. “Condividere il palco con Lang Lang sarà un sogno che si avvera: una performance irripetibile”, ha rivelato la star delle Pussycat Dolls. Tra le celebrità internazionali anche l’orgoglio italiano Andrea Bocelli che duetterà con il baritono inglese Sir Bryn Terfel. Insomma, saranno giorni davvero intensi e di grande festa per la capitale inglese.

Scettri, cerimoniale e giuramenti: guida all’incoronazione di Re Carlo III. I momenti più importanti della cerimonia del prossimo 6 maggio, i protagonisti e le novità introdotte da re Carlo III. Francesca Rossi il 4 Maggio 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 The King’s Procession

 A Westminster Abbey

 Scettro e Corona

 Gli abiti e la spada

 “L’omaggio del sangue reale”

 “Il Coro di milioni di voci”

 Una cerimonia multietnica

 The Coronation Procession

Tra poche ore Re Carlo III verrà incoronato nell’Abbazia di Westminster. Il rito, che durerà circa un’ora e mezza, farà rivivere le antiche tradizioni della monarchia inglese e, nello stesso tempo, le innoverà per consegnarle ai futuri sovrani. Un ruolo speciale verrà affidato a tre donne di colore e al principe William.

The King’s Procession

Re Carlo III e la Regina consorte Camilla viaggeranno sulla Diamond Jubilee State Coach da Buckingham Palace verso l’Abbazia di Westminster, scortati dalla principessa Anna nel ruolo di Gold Stick in Waiting, dal Sovereign’s Escort e della Household Cavalry. Attraverseranno il Mall, l’Admiralty Arch fino a Trafalgar Square, per poi giungere a Whitehall e Parliament Street, passare per Parliament Square e Broad Sanctuary fino ad arrivare alla Great West Door dell’Abbazia di Westminster verso le 11 del mattino (ora locale). Il tragitto è di 1,3 miglia (2,1 chilometri), più breve di quello che fece la regina Elisabetta nel 1953. La defunta sovrana, infatti, passò per il Victoria Embankment, costeggiando la riva Nord del Tamigi, per un totale di 1,6 miglia (2,6 chilometri).

A Westminster Abbey

I sovrani, seguiti dai paggi, tra cui spiccano il principe George e i nipoti di Camilla, faranno il loro ingresso con le insegne regali nell’Abbazia, sotto gli occhi dei 2mila ospiti. Carlo indosserà la divisa della Royal Navy, Camilla l’abito di Bruce Oldfield e la Corona della regina Mary. La cerimonia procederà al ritmo delle 12 musiche selezionate dal monarca, tra cui spiccano quella di Andrew Lloyd Webber e le melodie greco-ortodosse in omaggio alle origini del principe Filippo. Carlo siederà sulla Coronation Chair (o St. Edward’s Chair, voluta da Edoardo I nel 1296 per contenere la Pietra del Destino) al momento dell’incoronazione. I reali però, useranno anche le Chairs of Estate e le Throne Chairs provenienti dalla Royal Collection e restaurate per l’occasione. Le Chairs of Estate, realizzate per l’incoronazione della regina Elisabetta, nel 1953, sono parte integrante della fase iniziale della cerimonia e dell’incoronazione della Regina consorte. The Throne Chairs, create per l’incoronazione di Re Giorgio VI nel 1937, compaiono durante l’intronizzazione e l’omaggio ai nuovi sovrani.

Scettro e Corona

Durante il momento centrale del rito Carlo III prenderà lo scettro di Sant’Edoardo con la mano destra (che verrà coperta dal Coronation Glove, o Coronation Gauntlet, cioè dal guanto di pelle bianca con gli emblemi nazionali) e lo “Scettro della Colomba”, con la mano sinistra. I due gioielli sono stati realizzati per l’incoronazione di Carlo II nel 1661 e rappresentano, rispettivamente, il potere temporale e quello spirituale. L’Arcivescovo porrà sul capo del Re la Corona di Sant’Edoardo, creata per Carlo II nel 1661. Alla fine della cerimonia Carlo continuerà a tenere con la mano destra lo scettro di Sant’Edoardo e prenderà con la sinistra il Sovereign’s Orb, consegnato dall’Arcivescovo di Canterbury, che simboleggia il ruolo di Difensore della fede assunto dal nuovo re. All’uscita dall’Abbazia e per il saluto dal balcone di Buckingham Palace il monarca indosserà, invece, la Imperial State Crown.

Gli abiti e la spada

Sua Maestà riutilizzerà gli abiti cerimoniali già portati dai suoi predecessori. Entrerà nell’Abbazia portando la Robe of State (o Parliament Robe, indossata da Giorgio VI durante l’incoronazione del 1937) di velluto cremisi. Camilla porterà, invece, la Robe of State di Elisabetta II. Dopo l’unzione Carlo III indosserà il Colobium Sindonis e la Supertunica. Il primo è l’emblema della purezza di fronte a Dio, realizzato per la cerimonia di Giorgio VI. La seconda è stata creata per l’incoronazione di Giorgio V nel 1911. Sopra alla Supertunica Carlo avrà anche il privilegio di mettere la Robe Royal (o Imperial Mantle) e la Stole Royal, ovvero il mantello dorato realizzato per l’incoronazione di re Giorgio IV nel 1821 e la fascia stretta di seta d’oro creata per la regina Elisabetta nel 1953. La Stole Royal è impreziosita dai ricami dei simboli religiosi, del Commonwealth e della nazione. La King’s Sword Belt (o Coronation Girdle), altro accessorio usato da Giorgio VI, verrà sistemata in vita, sopra la Supertunica del Re. Dopo l’unzione l’Arcivescovo benedirà e offrirà a Carlo la Sword of Offering, la spada di diamanti, turchesi, zaffiri, rubini e smeraldi, emblema del ruolo del sovrano, il quale deve essere in grado di discernere il bene dal male. La spada, voluta da Giorgio IV, sarà in seguito posta sull’altare. Alla fine della cerimonia il Re toglierà la Robe Royal e la Stole Royal per indossare l’Imperial Robe (o Robe of Estate) di velluto porpora, portata da Giorgio VI, mentre la Regina consorte vestirà la Robe of Estate realizzata dalla Royal School of Needlework.

“L’omaggio del sangue reale”

Come il principe Filippo 70 anni fa, durante l’incoronazione di Elisabetta II, anche il principe William porterà il suo omaggio al nuovo sovrano. Si inginocchierà di fronte a lui e pronuncerà queste parole: “Io, William, principe del Galles, ti giuro la mia fedeltà, lealtà e dedizione e ti servirò come fedele vassallo. Dunque aiutami Dio”. Questo giuramento è conosciuto come “L’omaggio del sangue reale”. Nel 1953 il principe Filippo promise anche di essere “servitore sulla Terra” della regina Elisabetta, ma sembra che Carlo III abbia eliminato questo passaggio, giudicandolo superfluo, non in linea con i tempi.

“Il Coro di milioni di voci”

Durante l’incoronazione l’Arcivescovo di Canterbury si rivolgerà ai presenti nell’Abbazia e a tutti quelli che stanno guardando la cerimonia, anche attraverso la televisione dai maxischermi in strada, invitandoli a giurare fedeltà al nuovo Re. “Tutti coloro che lo desiderano, nell’Abbazia e altrove, dicano insieme: giuro vera fedeltà a Vostra Maestà, ai vostri eredi e successori secondo la legge. E che Dio mi aiuti”. Il “Coro di milioni di voci” è una novità introdotta da Buckingham Palace. In passato, infatti, solo l’aristocrazia britannica era tenuta a compiere questo giuramento. Inutile dire che il gruppo antimonarchico “Republic”, che promette manifestazioni contro Carlo III il prossimo 6 maggio, ha protestato contro l’iniziativa. Il suo leader, Graham Smith, ha puntualizzato: “In una democrazia è il capo di Stato che dovrebbe giurare fedeltà al popolo, non il contrario”.

Una cerimonia multietnica

I giornali hanno sottolineato più volte il carattere multietnico e inclusivo dell’incoronazione di Re Carlo III. A Westminster Abbey vedremo non solo i rappresentati di diverse religioni, ma anche tre donne di colore che avranno un ruolo centrale. La baronessa Floella Benjamin consegnerà al sovrano lo Scettro con la Colomba. Dame Elizabeth Anionwu, ex infermiera, porgerà a Carlo l’orbe del potere temporale. La baronessa Valerie Amos, prima donna di colore a essere insignita con l’onorificenza dell’Ordine della Giarrettiera, compirà l’Atto di Riconoscimento di fronte alla congregazione insieme all’Arcivescovo di Canterbury. Floella Benjamin è un personaggio molto interessante: di origini caraibiche, ha lavorato per la Bbc, dal 2010 è membro della Camera dei Lord e da anni è impegnata nella lotta contro il razzismo.

The Coronation Procession

Dopo il rito Carlo III e Camilla torneranno a Buckingham Palace viaggiando sulla scomoda Gold State Coach, costruita nel 1762, scortati dalle Forze Armate provenienti da tutto il Commonwealth e, di nuovo, dalla principessa Anna. Una volta arrivati a Palazzo il Re e la Regina saluteranno il popolo dal balcone insieme alla royal family (escluso Harry). Il Comitato dell’Operazione Golden Orb (che ha organizzato la cerimonia) ha stimato che l’incoronazione costerà ai contribuenti 100 milioni di sterline (è un evento di Stato, non privato, dunque non lo pagano i Windsor). Quella della regina Elisabetta costò un milione e mezzo di sterline (ma al cambio di oggi sarebbero circa 50 milioni). Ma non è una tragedia, visto che l’intero fine settimana di festeggiamenti, tra turismo e souvenir, dovrebbe portare al regno un guadagno di 665 milioni.

Estratto dell’articolo di Veronica Cursi per ilmessaggero.it il 2 maggio 2023.

Segnatevi data e orario: 6 maggio 2023, 10.20 (11.20 ora italiana). Sarà quello il momento in cui Re Carlo e la Regina Camilla partiranno per l'Abbazia di Westminster. […] 

Il mantello di Carlo

Buckingham Palace ha svelato gli abiti che indosseranno re Carlo e la regina Camilla il giorno della loro incoronazione. I sovrani hanno scelto di seguire la tradizione. Li vedremo quindi entrambi con indosso due “vesti”: la Robe of State, per l'arrivo all'abbazia di Westminster, e la Robe of Estate, con i ricami personalizzati, per il ritorno a palazzo. 

L'"abito di stato" di Carlo III è realizzato in velluto cremisi ed è stato indossato dal nonno, re Giorgio VI, per la sua incoronazione nel 1937. E' stato conservato dalla Royal School of Needlework, di cui Camilla è patrono dal 2017. Carlo indosserà il mantello in seta porpora ricamato in oro che fu di Giorgio VI.

L'abito di Camilla

La Robe of State della regina è quella originariamente realizzata per Elisabetta II. E' stato disegnato e ricamato a mano dalla Royal School of Needlework e realizzato dalla sartoria Ede & Ravenscroft, la più antica di Londra, fondata nel 1689. […] 

Quanto costerà l'incoronazione

Di cifre ufficiali ancora non c’è traccia, ma la commissione Operation Golden Orb a cui è affidata l’organizzazione – “Operazione sfera d’oro” è il nome in codice scelto anni fa per l’avvenimento – ha fornito una stima di quanto potrebbe costare la cerimonia: intorno a 100 milioni di sterline.

Azzardando un paragone, nel 1953 il governo di Winston Churchill, con il razionamento del cibo ancora in vigore dopo la Seconda guerra mondiale, spese un milione e mezzo di sterline per l’incoronazione della regina Elisabetta: in valore attuale poco meno di 50 milioni (benché i costi per la sicurezza non fossero in alcun modo comparabili).

Chi pagherà

A pagare, come per tutti gli eventi di stato, sarà il governo britannico, alias i contribuenti (mentre per i matrimoni reali paga la famiglia Windsor). Contribuenti che peraltro subiranno un’ulteriore perdita in termini di mancato guadagno: per tre giorni, da sabato a lunedì, il Regno Unito e le sue attività produttive chiuderanno i battenti […] 

Difficile calcolarne precisamente il costo, ma in occasione del Giubileo di platino della regina Elisabetta la società di consulenza Pricewaterhouse Cooper aveva fatto i conti: ogni giorno di vacanza in più, tenendo conto dell’impatto delle chiusure e dei premi al personale che lavora nelle festività, ha un costo vicino agli 850 milioni di sterline. Secondo gli esperti, tuttavia, la perdita sarà più che compensata dagli introiti del turismo. 

Sicurezza, musica e fotografie

Nei 100 milioni di sterline previsti, a parte il costo della cerimonia vera e propria, una delle voci più corpose è certamente la sicurezza.

[…] al matrimonio del principe Harry e di Meghan Markle nel 2018: la spesa in sicurezza è stata stimata in 30 milioni di sterline […]

Fiori e decorazioni costeranno cari […]

Non mancherà la musica, altra componente salata del conto: il re ha commissionato personalmente i brani per la cerimonia, tra cui un inno del compositore del musical “Cats”, Sir Andrew Lloyd Webber. Buckingham Palace ha poi annunciato vari eventi per il fine settimana, il più vistoso dei quali è un concerto al Castello di Windsor domenica con Katy Perry, i Take That e Lionel Richie. E a proposito di stravaganze, è stata anche lanciata una campagna per reclutare e istruire migliaia di suonatori di campane per celebrare l’incoronazione, che risuoneranno nelle chiese di tutto il Regno Unito.

Chi officerà l'incoronazione

Come in quasi tutte le incoronazioni dal 1066, sarà l'arcivescovo di Canterbury a officiare la cerimonia di incoronazione di Carlo III.

[…] 

Dove vederla in tv

Rai 1 seguirà in diretta la Coronation Ceremony con uno Speciale Tg1 in diretta dalle 11.45 che proseguirà fino alle 15.30 […] Mediaset seguirà l’incoronazione di Carlo con uno speciale Verissimo in onda dalle 11 e fino al pomeriggio inoltrato […] 

Non manca all’appello neanche La7, in campo con una Maratona Mentana e con un palinsesto praticamente a tema. Lo Speciale TgLa7 partirà alle 9.40 – prima di tutti, dunque – e proseguirà fino al Tg delle 13.30. A seguire è previsto il doc Carlo […]

Estratto dell’articolo di Antonello Guerrera per “la Repubblica” il 2 maggio 2023. 

[…] Un evento storico, sabato 6 maggio, perché non se ne vede uno così da 70 anni, quando 27 milioni di britannici si collegarono per la prima incoronazione trasmessa in tv, quella di Elisabetta II. Stavolta saranno almeno 300 milioni gli spettatori nel mondo.

Ma il parsimonioso re Carlo ha promesso una monarchia “più snella”, anche all’incoronazione: solo 2mila invitati a Westminster Abbey […] Ottomila furono invece i presenti per mamma Elisabetta. E se la Queen aveva 27 anni, Carlo ne ha 74: il più vecchio monarca incoronato di sempre. 

Poi il percorso. Il viaggio di andata di Carlo sarà di 2,1 chilometri, e da Buckingham Palace il corteo scorrerà tra migliaia di bandiere Union Jack lungo il Mall, l’Admiralty Arch, Whitehall e infine Parliament Square, fino all’abbazia di Westminster. Ma se il re per tornare al palazzo sulla gloriosa carrozza d’oro “Gold State Church” del 1762 percorrerà lo stesso tragitto dell’andata per “praticità” e sicurezza, Elisabetta II scelse un bagno di folla di addirittura 8 chilometri […] 

Ma il vero spettacolo sarà dentro Westminster Abbey […] Il sovrano si rivolgerà al popolo - «Sono qui per servire, non per essere servito»- e 150 milioni di cittadini britannici e dei 14 paesi Commonwealth dove Carlo è capo di Stato - dunque non solo l’aristocrazia - saranno invitati dall’arcivescovo Justin Welby a giurare fedeltà al re, tra centinaia di capi di Stato stranieri come il presidente italiano Mattarella.

Ma la tradizione sarà granitica. Questa è l’unica delle monarchie europee ancora strettamente legata alla religione. E così Carlo, dopo la Chiesa di Scozia giurerà fedeltà a quella d’Inghilterra e di essere un vero protestante. Seguiranno quattro momenti solenni. Innanzitutto, la benedizione con l’olio sacro, l’unico momento non trasmesso in tv, come nel 1953: qui il re si ricongiunge con Dio, e Carlo sarà protetto da una paratia “ambientalista”. 

Poi l’investitura ufficiale con i preziosissimi Globo e Scettro del sovrano che l’arcivescovo poggerà sull’altare. L’incoronazione con la corona di San Edoardo da 2,23 chili, d’oro e con 444 gemme e diamanti, utilizzata dal 1661. Allora Carlo siederà sulla leggendaria sedia “Coronation Chair” delle incoronazioni dal XIV secolo. Sotto il sedile, la sacra Pietra del Destino in arenaria rossa rubata da Edoardo I durante l’invasione inglese della Scozia nel 1296. Infine, il citato “omaggio al popolo”, e ovviamente Camilla, che Carlo ha strenuamente voluto regina a pieno titolo (senza “consorte”): la 75enne indosserà la corona di Queen Mary (Maria di Teck) e sarà benedetta anche lei, per la prima volta in pubblico.

Per le polemiche avremo tempo. Ieri ilMirror ha scritto come i costi dell’evento siano schizzati a 250 milioni di sterline - dai 100 previsti - a causa delle misure di sicurezza per proteggere sovrano e vip da eventuali proteste di ambientalisti e antimonarchici. […]

Estratto dell'articolo di Luigi Ippolito per corriere.it l'1 maggio 2023.

Una incoronazione multietnica e multiconfessionale, per riflettere la Gran Bretagna contemporanea: la cerimonia di sabato prossimo nell’abbazia di Westminster sarà scandita da una serie di «prime volte» storiche, che marcheranno la distanza tra l’ascesa al trono di Carlo III e quella di sua madre Elisabetta, 70 anni fa. Un ruolo chiave lo avranno le donne, e in particolare le donne nere: sarà infatti la baronessa Floella Benjamin, che siede alla Camera dei Lord, a consegnare al nuovo sovrano lo scettro sormontato dalla colomba, uno dei simboli del potere regale mentre un’altra donna di colore, la dama Elizabeth Anionwu, che è una ex infermiera, consegnerà l’orbe che rappresenta l’autorità sulla Terra; così come la baronessa Valerie Amos — prima donna nera a essere insignita dell’Ordine della Giarrettiera, la massima onorificenza cavalleresca — si unirà all’arcivescovo di Canterbury nell’Atto di Riconoscimento, quando il re viene presentato alla congregazione.

Il paragone con mamma Elisabetta

È uno scarto radicale rispetto alla incoronazione di Elisabetta, quando tutte le funzioni della cerimonia vennero condotte da maschi bianchi, in larga parte esponenti dell’aristocrazia. […] 

Allo stesso modo, rappresentanti dell’islam, dell’induismo, dell’ebraismo e della religione sikh prenderanno parte a una «processione di fede» e a loro volta consegneranno a Carlo accessori regali […]

È la prima volta nella storia che esponenti non cristiani sono parte integrante di una cerimonia che è radicata nella liturgia della Chiesa anglicana, della quale il sovrano britannico resta il capo […] 

Liturgia anche in gaelico

Un’altra innovazione riguarda la lingua, che finora era stata esclusivamente l’inglese: parte della liturgia sarà in gaelico, per riconoscere scozzesi, gallesi e irlandesi. E alla fine tutta la nazione, tramite la televisione, sarà invitata a unirsi al giuramento di fedeltà al nuovo re: un atto che finora era riservato agli aristocratici, ma che sabato suggellerà quella che vuole essere una «Incoronazione del Popolo».

La Cerimonia.

Scandalo a corte: Carlo e Camilla hanno censurato i media all’incoronazione? La royal family avrebbe selezionato i video dell’incoronazione da mostrare al pubblico, ponendo il veto su quelli giudicati non adeguati. Una forma di censura che sta facendo discutere e che solleverebbe dei dubbi sull’imparzialità della Bbc. Francesca Rossi il 22 Settembre 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 “Straordinarie restrizioni”

 Un accordo “privato”

 L’abitudine al controllo

 Un esame più accurato

 Il potere degli addetti alla comunicazione

 Camilla contro la censura

Carlo e Camilla avrebbero censurato video e immagini della loro incoronazione, attraverso un accordo segreto con le emittenti televisive. Se questa storia venisse confermata, si tratterebbe di un enorme scandalo per la royal family, una bomba mediatica molto più forte e pericolosa delle rivelazioni del principe Harry, perché va a toccare un concetto per cui l’umanità ha lottato per secoli: la libertà in ogni sua declinazione.

“Straordinarie restrizioni”

La Bbc, che si è occupata della copertura mediatica dell’incoronazione di Carlo III, avvenuta lo scorso 6 maggio, avrebbe permesso a Buckingham Palace di applicare una forma di censura preventiva dei video della cerimonia. Noi avremmo visto solo ciò che il Palazzo avrebbe voluto farci vedere. A fare queste rivelazioni clamorose, citate dal Guardian, è stato John Ryley, ex capo di Sky News dimessosi dal suo incarico lo scorso maggio, dopo 17 anni di servizio. In un discorso allo Steve Hewlett Memorial Lecture Ryley ha dichiarato addirittura che Buckingham Palace avrebbe imposto delle “restrizioni straordinarie”, incluso un veto retroattivo, definito “orwelliano”, sui filmati trasmessi da tutte le emittenti britanniche. La questione ha sollevato molte polemiche, poiché ci chiediamo se ancora oggi sia possibile sentir parlare di censura. Parola, questa, che evoca tempi difficili, limitazioni alla libertà d’espressione (ma verrebbe da dire, stando dalla parte del pubblico, anche alla libertà “di conoscenza”) che, almeno nel mondo occidentale, credevamo superate. Questo concetto porta a ulteriori riflessioni sull’imparzialità delle reti britanniche, ma anche della royal family.

Un accordo “privato”

Ryley ha rivelato che tra il Palazzo e le reti televisive vi sarebbe un accordo “privato e confidenziale”. Non solo: “Gli addetti reali alla comunicazione avevano l’opportunità di censurare qualunque immagine dell’incoronazione prima che potesse essere riprodotta…e gli addetti reali alla comunicazione hanno imposto quali clip potessero essere mostrate nei programmi futuri, in quello che hanno chiamato, con una frase orwelliana, 'un montaggio perpetuo'”. Il fatto che Carlo III e la royal family esigessero la perfezione per il giorno dell’incoronazione non giustifica questa presunta censura. Certo, i video, le fotografie di quella giornata sono entrate nella Storia ed è normale che Re Carlo III, la regina Camilla e tutta Buckingham Palace desiderino far ricordare quei momenti ed essere ricordati al meglio, potendo contare su materiale ineccepibile. Del resto i video e le immagini sopravvivranno a loro. Eppure non basta neanche questo per applicare delle restrizioni simili, poiché significherebbe orientare, persino manipolare la memoria di quell’evento.

L’abitudine al controllo

Il Guardian aveva già parlato di possibile censura, da parte della royal family, del funerale della regina Elisabetta, avvenuto il 19 settembre 2022. In quell’occasione sarebbe stato attivato “un gruppo Whatsapp dove i cortigiani reali potevano dire ai senior editor di Bbc, Itn e Sky News, in tempo reale, se la royal family voleva che alcuni filmati specifici venissero rimossi dalla circolazione”. Ryley ha confermato che “la royal family si sottraeva regolarmente alla verifica reale delle emittenti”. Questa forma di censura sarebbe un’abitudine. A tal proposito Ryley ha ammesso di essere dispiaciuto del fatto che nel 2017 Sky News avrebbe preso “la cattiva decisione” di fornire all’allora principe Carlo l’elenco di domande a cui avrebbe dovuto rispondere in un’intervista: “Se uno spettatore ci avesse interrogato su quanto ciò fosse in linea con i nostri valori fondamentali di onestà nei confronti del nostro pubblico, sarebbe stato difficile costruire una difesa solida. Immaginate di sottoporre una lista di domande a un leader politico o a un capo d’azienda. Forse accadrebbe in uno Stato fantoccio”.

Un esame più accurato

John Ryley è convinto che la royal family, a partire da Re Carlo III, dovrebbe essere sottoposta a uno scrutinio più serio e puntuale, senza timori, né censure di sorta. Il rapporto tra i Windsor e le emittenti televisive, ma anche i giornalisti, dovrebbe essere più limpido, dominato dall’onestà intellettuale: “[Le emittenti sono] troppo supine…troppo indifferenti…troppo compiacenti” quando si tratta della Corona britannica. A questo proposito l’ex capo di Sky News ha sollevato anche una questione piuttosto controversa, ovvero le tasse: “Argomenti come il motivo per cui Re Carlo non ha pagato alcuna tassa di successione sulla fortuna ereditata da sua madre, o il fatto che il Ducato di Cornovaglia non paga l’imposta sulle plusvalenze dovrebbe essere esaminata in maniera adeguata. La rendicontazione dovrebbe essere più rigorosa”. Nel settembre 2022 tutti i giornali si occuparono proprio del tema delle tasse di successione dopo la morte di Elisabetta II. Re Carlo III ha avuto il privilegio di non pagarle grazie a un accordo stipulato nel 1993 tra l’allora premier britannico John Major e la Corona. Secondo tale patto, studiato per garantire “un certo grado di indipendenza finanziaria” della Corona dal governo, al patrimonio che passa “da sovrano a sovrano” non viene applicato il prelievo del 40%, come da prassi sui beni che superano le 325mila sterline.

Il potere degli addetti alla comunicazione

John Ryley, un fiume in piena, non si è fermato, tirando ancora in ballo gli “spin doctors”: “Forse già sapete, o forse no, che gli addetti alla comunicazione dei palazzi reali perdono la testa quando un giornalista di un’emittente si presenta direttamente a un membro della royal family. Possono seguire immediatamente email sprezzanti, chiamate e anche convocazioni dal direttore del notiziario. Ho sperimentato questo trattamento”. Stando alle parole di Ryley sarebbe quasi impossibile avvicinarsi alla famiglia reale, protetta dal muro del loro staff e, in particolare, dagli addetti alla comunicazione. La questione può essere interpretata da due punti di vista: il primo è quello proposto dall’ex capo di Sky News e sembrerebbe una sorta di difesa preventiva, di censura anticipata per mantenere una cortina di silenzio intorno alla Corona, evitando che la royal family possa dire qualcosa che non è stato già concordato, sollevando dubbi e ambiguità, o che qualcuno possa scoprire chissà quale scomoda verità. Tuttavia questo rischio è palesemente in contrasto con il concetto di onestà intellettuale nei confronti degli spettatori. D’altra parte, però, se fosse troppo facile avvicinarsi a un Windsor o al suo entourage, l’istituzione stessa potrebbe essere in pericolo, poiché diventerebbe incredibilmente semplice ottenere informazioni in grado di destabilizzare la monarchia. Bisognerebbe trovare un equilibrio tra la correttezza dovuta al pubblico e la sicurezza della Corona, un punto di incontro che non sacrifichi l’una a scapito dell’altra.

Camilla contro la censura

Questa presunta manipolazione compiuta dalla royal family appare ancora più contraddittoria se pensiamo che, nel febbraio 2023, la regina Camilla si era giustamente, seppur in modo indiretto, scagliata contro la censura delle opere dello scrittore Roald Dahl. Durante le celebrazioni per il secondo anniversario della “Reading Room”, iniziativa Instagram da lei fortemente voluta per promuovere la lettura e poi diventata un sito web e un festival, Camilla aveva dichiarato: “Vi prego, rimanete fedeli alla vostra vocazione, non lasciatevi ostacolare da coloro che vogliono frenare la vostra libertà d’espressione o porre limiti alla vostra immaginazione. Ho detto abbastanza”.

Da ansa.it il 6 marzo 2023

Re Carlo III è stato formalmente incoronato nell'abbazia di Westminster con la deposizione sul suo capo della Corona di Sant'Edoardo il Confessore.

L'atto si è compiuto dopo l'unzione religiosa con l'olio santo del sovrano (inginocchiato dietro un paravento) e il solenne giuramento nella mani dell'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, di fedeltà alla leggi del Regno, alla Chiesa d'Inghilterra " e alla sua "fede protestante".

Ma anche di rispetto delle credenze di tutti i suoi sudditi. Prima del giuramento il monarca era stato "presentato" da vari araldi all'assemblea, da cui s'è levata l'invocazione "God Save the King Charles". 

L'entrata solenne dei sovrani nell'abbazia è stata preceduta dalla parata delle insegne reali e delle 'regalia', i simboli della cerimonia: le due corone (in particolare quella di Sant'Edoardo usata solo in quest'occasione), i due scettri, il globo, e la spada rituale retta per la prima volta da una donna, la ministra Penny Mordaunt, in veste di Lord President of Council in seno al governo Tory in carica. La regina Camilla è avanzata nella navata coi paggi che le reggevano le code del lungo mantello, seguita da re Carlo III. La loro processione è stata accompagnata dal canto in latino del 'vivat' insieme ad altri inni religiosi.

"Sono qui per servire non per essere servito": è la formula rituale con cui re Carlo, ha risposto, invocando l'esempio "del Re dei Re", Gesù Cristo, ha risposto al bambino del coro dell'abbazia di Westminster che lo ha accolto per la solenne liturgia dell'incoronazione. E' stato quindi l'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, primate della Chiesa anglicana e officiante chiamato a presiedere il rito, a introdurre la cerimonia religiosa con una breve preghiera accompagnato a un appello alla fraternità cristiana, al sostegno reciproco tra i fedeli e tra tutte le persone di buona volontà.

 Da ansa.it il 6 marzo 2023

Re Carlo III e la regina Camilla hanno lasciato l'Abbazia di Westminster, a Londra, per fare ritorno a Buckingham Palace dopo il solenne rito dell'incoronazione.

La liturgia è durata in tutto circa 2 ore, più breve dell'ultimo precedente: l'incoronazione nel 1953, 70 anni fa, della regina Elisabetta II, madre di Carlo, morta 96enne dopo un regno da record l'8 settembre scorso.

I sovrani sono stati accompagnati all'uscita dal canto corale dell'inno nazionale (God Save the King) , oltre che del suono dell'inno celebrativo composto ad hoc per l'evento odierno da sir Andrew Lloyd Webber, leggendario autore di musical di fama mondiale, dopo i diversi inni sacri che hanno punteggiato il rito religioso: di tradizione sia anglicana, sia latina, sia greco-ortodossa in memoria delle origini del principe Filippo, defunto padre del re.

All'ingresso Carlo - il più anziano monarca mai incoronato sull'isola britannica - ha ricevuto l'augurio e la benedizione, per la prima volta nella storia nazionale, anche da leader religiosi di fedi non cristiane praticate nel Regno: uno musulmano, uno ebreo, uno indù, uno buddista, uno sikh. Il re e la regina hanno poi preso posto sulla Gold State Coach, antica carrozza dorata costruita nel 1762 e usata in tutte le incoronazioni britanniche dal 1831 in avanti.

Dietro di loro una seconda carrozza con a bordo l'erede al trono William, principe di Galles, la sua consorte Kate e i tre figli. La processione del corteo, affiancata fra echi di campane e di marce militari dalla scorta d'onore di migliaia di guardie in alta uniforme, si è così avviata - salutata da ali di folla schierate lungo l'intero percorso con grida e bandierine sventolanti - sulla strada del rientro a palazzo. Dove nel primo pomeriggio è prevista la tradizionale uscita sul balcone della Royal Family, per il saluto ai sudditi, sullo sfondo di salve di cannone, parate di reparti d'onore e del previsto passaggio sul cielo (grigio) di Londra delle Red Arrows, la pattuglia aerea acrobatica della Raf.

Il principe di Galles William ha compiuto il rito della genuflessione e sottomissione davanti a re Carlo III dopo la formale incoronazione del sovrano nel rito all'abbazia di Westminster. Il momento conclusivo della proclamazione in passato prevedeva la genuflessione dei presenti davanti al monarca entrante ma è stato snellito. L'erede al trono si è inginocchiato e ha pronunciato il giuramento promettendo "lealtà, fede e verità" al sovrano per poi compiere il rituale bacio sulla guancia.

Estratto dell’articolo di Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera” il 7 marzo 2023 

[…] «Vengo non per essere servito, ma per servire», sono le prime parole che il re pronuncia. Dopo di che, si svolge la presentazione del sovrano: e tra chi la officia c’è una donna nera, la baronessa Valerie Amos, così come è una donna, Penny Mordaunt, nel suo ruolo di Lord Presidente del Consiglio Privato del re, a portare la Spada di Stato, mentre è un’altra donna nera, la Baronessa Floella Benjamin, a portare lo scettro.

Sono le più eclatanti «prime volte» storiche di una cerimonia che intesse di contemporaneità una tradizione medievale: a officiare l’incoronazione di Elisabetta c’erano infatti solo maschi bianchi, ora abbiamo anche un premier induista e di colore come Sunak che legge la Lettera ai Colossesi e una donna vescovo che legge il Vangelo.

E a sorpresa arriva addirittura una «citazione» dal matrimonio di Harry e Megan, con un coro gospel di cantanti neri che ballano ondeggianti.

È l’estremo tocco innovativo in uno sforzo per parlare alla Gran Bretagna contemporanea, a un pubblico che mostra sempre più disaffezione verso la monarchia, soprattutto nelle sue fasce più giovani. Ma poi il punto centrale della cerimonia riporta subito alla tradizione millenaria nella quale è radicata l’incoronazione: l’unzione del re, il passaggio in cui l’uomo si trasforma in sovrano. È un momento mistico, che avviene dietro un paravento, perché gli occhi dei comuni mortali non possono esserne testimoni.

Carlo viene spogliato del mantello di Stato e resta in tunica bianca, nudo davanti a Dio: dalle fessure del paravento si intravedono le mani dell’arcivescovo di Canterbury che lo consacra, mentre attorno risuona solenne la musica di Handel. 

Quindi, rimosso il paravento, Carlo viene rivestito di una sovratunica dorata e si siede sul trono, visibilmente commosso (avrà pianto?). Lì riceve le offerte — i braccialetti, il mantello, l’anello, il guanto — portati da musulmani, ebrei, indù, sikh: ed è la prima volta che fedi non cristiane diventano parte integrale della cerimonia. Infine il momento più atteso, a mezzogiorno in punto, quando l’arcivescovo aggiusta sul capo di Carlo — con qualche incertezza — la corona di Sant’Edoardo.

Lui sembra quasi piegarsi in avanti per il peso, ma non si può fare a meno di emozionarsi, quando viene finalmente accompagnato sul trono, investito di tutte le insegne regali. E il momento più toccante è l’omaggio di William che lo bacia: perché il volto di Carlo si illumina di emozione. […]

God save the King Charles”. Incoronato il nuovo re di Inghilterra. Numerosi capi di Stato e regnanti alla cerimonia nell’abbazia di Westminster. Per la prima volta dopo 500 anni c'è anche una delegazione del Vaticano con il segretario di Stato, Pietro Parolin su Il Dubbio il 6 maggio 2023

Il grande giorno è arrivato per Carlo d’Inghilterra. Oggi è stato ufficialmente incoronato sovrano britannico nell’abbazia di Westminster. La cerimonia iniziata alle 11, ora locale, è durata due ore, dopo l’arrivo dei reali in processione da Buckingham Palace. È stata una cerimonia, come prevede il protocollo, scandita da cinque momenti principali: il riconoscimento, il giuramento, l’unzione, l’investitura e l’incoronazione.

Re Carlo e la regina Camilla sono arrivati a bordo della “Diamond Jubilee State Coach” tirata da sei cavalli. È entrato dalla Porta Occidentale nell’abbazia di Westiminster, preceduto dai cortei rituali di dignitari e religiosi previsti dal cerimoniale. Il sovrano indossava un mantello di ermellino. Al’interno dell’abbazia c’è stata un processione con in testa Carlo e Camilla. Presenti anche William e Kate, il principe e la principessa del Galles, e il loro figlio maggiore, il principe George, che riveste il ruolo di uno dei quattro paggi d’onore del re e i nipotini di Camilla: Lola, Eliza, Gus, Louis e Freddy. La processione è stata accompagnata dalla musica, basata sul Salmo 122 e composta per l’incoronazione di Edoardo VII nel 1902, che include un grido latino di lunga vita a Carlo e lunga vita a Camilla.

«Sono qui per servire non per essere servito»: così re Carlo, ha risposto, secondo rituale, a un bambino del coro che si è rivolto a lui dicendo: «Vostra Maestà, come bambino del Regno di Dio la accogliamo nel nome del Re dei Re» (riferimento a Gesù Cristo). È stato quindi l’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, officiante del rito, a introdurre la cerimonia religiosa con una breve preghiera in cui ha citato la fraternità cristiana e il sostegno reciproco tra i fedeli.

Il rito è stato presieduto dall'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, primate della Chiesa anglicana, che ha introdotto la cerimonia religiosa con una breve preghiera accompagnato a un appello alla fraternità cristiana, al sostegno reciproco tra i fedeli e tra tutte le persone di buona volontà: “Sua maestà, come figlio del Regno di Dio, vi accogliamo in nome del Re dei Re”

Alla cerimonia ha partecipato, per la prima volta dopo la Riforma della Chiesa anglicana di 500 anni fa, una delegazione vaticana guidata dal segretario di Stato, cardinale Pietro Parolin. Con lui il nuovo nunzio apostolico in Gran Bretagna, l'arcivescovo Miguel Maury Buendìa. 

Il secondogenito di re Carlo III, il principe Harry senza la moglie Megan, e il fratello minore Andrea erano presenti, ma defilati. 

In chiesa c’erano i capi di Stato e di governo, oltre al gotha dell'aristocrazia mondiale. Per l'Italia il presidente Sergio Mattarella, con la figlia Laura, mentre gli Stati Uniti sono rappresentati dalla First Lady Jill Biden, insieme a Emmanuel Macron e sua moglie Brigitte e al presidente tedesco Franz-Walter Steinmeier. La presidente del Parlamento europeo Roberta Metsola si è detta onorata di rappresentare l'Unione Europea con Ursula von der Leyen e con Charles Michel. Dal Principato di Monaco, Alberto e Charlène, Frederik di Danimarca con la moglie Mary, Willem-Alexander d'Olanda con la regina Máxima, Felipe e Letizia di Spagna. Dal Giappone, invece, sono arrivati a Londra il principe Akihino, fratello dell'imperatore Naruhito ed erede al trono, con la moglie Kiko. Non mancano, inoltre, le famiglie reali di Bhutan, della Giordania, di Tonga e Thailandia, il re Maori della Nuova Zelanda e i rappresentanti delle ex case reali di Bulgaria, Romania e Grecia. Con loro i primi ministri degli attuali 15 regni del Commonwealth, tra cui il premier australiano, Anthony Albanese, il premier della Nuova Zelanda, Chris Hipkins, e quello canadese, Justin Trudeau. L’Iran non è stato invitato, così come Russia, Bielorussia, Myanmar, Afghanistan, Siria e Venezuela.

Tante le celebrity accomodatesi all'interno dell'Abbazia di Westminster: fra queste Katy Perry, Lionel Richie e Nick Cave, e l'attrice britannica Emma Thompson.

In mattinata a Trafalgar Square è stato arrestato Graham Smith, capo di Republic che protestava contro la monarchia. Stessa sorte è toccata a una ventina di ambientalisti del gruppo “Just Stop Oil”. Gli attivisti hanno accusato le forze dell'ordine di averli fermati solo perché "indossavano delle magliette" del gruppo.

Chi incorona re Carlo terzo: sconcerto a Westminster, cosa succede. Valentina Bertoli su Il Tempo il 06 maggio 2023

Una nuova pagina della storia del Regno Unito è stata scritta questa mattina nell’abbazia di Westminster. Un’attesa lunga settant’anni e una cerimonia breve ma intensa: il mondo omaggia Re Carlo III e la città di Londra esplode tra suoni e colori.  

Dopo aver sfilato su una carrozza dorata e moderna, il futuro sovrano è stato protagonista di un solenne rito religioso. L’unzione e il giuramento hanno preceduto il momento più atteso, quello in cui la corona è stata posta sul capo del monarca. Il destino, però, ha giocato brutti scherzi. L’ornamento, risalente al 1661 e riadattato per l’occasione, non ha aderito alla perfezione. Il sovrano, emozionato, ha lasciato trapelare incertezza e timore per l’imprevisto. Il video, virale, spopola sui social.

Il grande giorno è finalmente arrivato. Una cerimonia meno sontuosa e una monarchia più snella: Re Carlo III è ufficialmente il 40esimo sovrano d’Inghilterra. Questa mattina, nell’abbazia di Westminster, in equilibrio tra tradizione e modernità, l’Arcivescovo di Canterbury ha condotto il rito solenne dell’incoronazione del nuovo monarca e della regina consorte Camilla.

La liturgia, durata circa due ore, è iniziata con l’unzione religiosa con l’olio santo e il solenne giuramento di fedeltà alle leggi del Regno, alla Chiesa d’Inghilterra e alla fede protestante e si è conclusa con la deposizione sul capo del sovrano della Corona di Sant’Edoardo il Confessore. Proprio nel momento in cui tutto era pronto per suggellare l’inizio di un nuovo, importante capitolo della storia del Regno Unito, qualcosa è andato storto. L’ornamento, lucente più che mai, non ha aderito perfettamente alla testa del monarca che, emozionato, non ha nascosto uno sguardo di delusione per l’imprevisto. L’inatteso inconveniente, presto mascherato con disinvoltura e forse dovuto ai tre Kg di oro massiccio e pietre preziose, è stato prontamente immortalato dai telespettatori.

Il video, diffusissimo in rete, è piena dimostrazione dell’umanità del nuovo sovrano che, tra tanta forma, non è riuscito a celare un piccolo, fugace dispiacere. Sui social network non manca l’ironia degli utenti: “Ci voleva una botta sopra, come quando bisogna far rientrare il tappo dello spumante”.  È il caso di dire: “God save the King”. Anche dagli intoppi della diretta. 

Tutte le strade di re Carlo che portano a Roma. C'era una volta il Regno Unito antipapista. Con il nuovo monarca è sempre più forte il legame al cattolicesimo e la presenza dell'inviato del Papa all'incoronazione lo dimostra. Nico Spuntoni il 7 Maggio 2023 su Il Giornale.

Per la prima volta dallo scisma anglicano un vescovo cattolico ha partecipato attivamente ad una cerimonia di incoronazione di un monarca britannico. L'onore è toccato all'arcivescovo di Westminster, il cardinale Vincent Nichols. Il primate di Inghilterra e Galles, insieme ai ministri di altre confessioni cristiane, ha invocato la benedizione divina su Carlo III. Ma Nichols non era l'unico vescovo cattolico presente a Westminster, ex monastero da cui furono cacciati i benedettini nel XVI secolo.

L'inviato di Francesco

Oltre a Nichols che ha preso parte alla funzione con la benedizione e all'arcivescovo di Cardiff Mark O'Toole, il vescovo di Aberdeen Hugh Gilbert di Aberdeen e l'arcivescovo di Armagh Eamon Martin, hanno assistito all'incoronazione anche il nunzio apostolico in Gran Bretagna da poco nominato, monsignor Miguel Maury Buendía e soprattutto il cardinale segretario di Stato, Pietro Parolin. Se il primo ha presenziato come rappresentante diplomatico della Santa Sede, il secondo è atterrato a Londra per rappresentare il Papa. Inviando il suo numero due, Francesco ha voluto dare un altro attestato di grande importanza nei confronti del regno di Carlo III.

I due hanno avuto modo di incontrarsi a Roma in occasione della canonizzazione del cardinale John Henry Newman nel 2019 quando l'allora principe ereditario aveva scelto di rappresentare il Regno Unito nel giorno in cui era stato elevato agli altari il primo inglese dal 1976. L'ultimo, prima del famoso convertito, era stato il missionario gesuita John Ogilvie canonizzato da Paolo VI due anni prima della fine del suo pontificato.

Carlo e i Papi

Nei giorni della sua visita in Vaticano per la canonizzazione di Newman, l'allora principe Carlo aveva potuto stringere la mano a Francesco all'interno della basilica di San Pietro e si era complimentato con lui per il "grande successo" nella sua "battaglia per l'ambiente". La questione ecologica è infatti il tema che più lega il Pontefice argentino al monarca britannico, ora capo della chiesa anglicana. Ma Carlo aveva avuto modo di conoscere di persona anche Benedetto XVI nel 2009 in una visita privata in Vaticano con l'attuale regina consorte Camilla. Dopo la morte di Ratzinger, il re ha voluto rendere omaggio alla sua memoria ricordando i suoi "costanti sforzi per promuovere la pace e la buona volontà verso tutte le persone e per rafforzare il rapporto tra la comunione anglicana globale e la Chiesa cattolica romana". Nel 1985, invece, l'allora principe di Galles fu ricevuto in compagnia dell'allora moglie Diana da Giovanni Paolo II per un'udienza privata nella biblioteca del Palazzo Apostolico. In quell'occasione, lo Windsor regalò al Pontefice polacco del monaco anglosassone Beda il Venerabile vissuto prima dello scisma.

All'epoca si parlò anche di un'iniziale disponibilità dei due coniugi a partecipare ad una messa celebrata dal Papa che sarebbe stata ritirata in un secondo momento da Buckingham Palace. Una circostanza che però non trovò conferma ufficiale.

Il precedente

Se il cardinale Nichols è il primo dopo secoli a partecipare attivamente alla cerimonia, alla processione verso Westminster per l'incoronazione della regina Elisabetta II nel 1953 non era mancato un vescovo. Pio XII, infatti, scelse l'allora nunzio apostolico in Belgio (e poi in Portogallo), monsignor Fernando Cento, come inviato papale straordinario all'evento che si svolse il 2 giugno 1953. Il diplomatico venne poi creato cardinale nel 1958 da Giovanni XXIII. L'allora arcivescovo di Westminster, il cardinale Bernard Griffin, fu invitato a presenziare ma declinò l'offerta. Tuttavia, l'allora primate cattolico scrisse un messaggio ai fedeli accolse la richiesta di preghiere per lei pronunciata da Elisabetta II nel messaggio di Natale del 1952, informandoli che "la gerarchia di Inghilterra e Galles ha ordinato che i tre giorni prima dell'incoronazione siano osservati dai cattolici come un triduo di preghiera affinché Dio possa benedire Sua Maestà e il suo regno". Non solo: Griffin, d'accordo con gli altri vescovi cattolici locali, dispose che la comunità cattolica in Inghilterra e Galles si unisse in preghiera per la regina nella vigilia dell'incoronazione. A tal fine, furono celebrate in tutte le chiese del Paese messe segali come culmine del triduo. "Sarà il momento supremo in cui i cattolici di Inghilterra e Galles chiederanno la benedizione di Dio sulla regina", osservò il cardinale.

L'ex principe e il cardinale di Sua Maestà

Nel lungo regno di Elisabetta c'è stato un vescovo cattolico su tutti capace di guadagnarsi le simpatie della famiglia reale. Il suo nome era Basil Hume, arcivescovo di Westminster dal 1976 al 1999 creato cardinale da Paolo VI. Negli ultimi mesi di Montini, quando sui giornali già si parlava di Conclave, il porporato britannico veniva persino dato come papabile da una fonte autorevole come il New York Times per la sua forte sensibilità ecumenica. In realtà, poi, tutte le ricostruzioni sui due Conclavi del 1978 lo danno fuori dai giochi. In ogni caso, il benedettino Hume era talmente entrato nelle grazie degli Windsor che la regina era solito chiamarlo con affetto "il mio cardinale". Prima di morire di cancro, Hume ricevette da Elisabetta l'ordine al merito, una delle più alte onorificenze conferite dalla monarchia britannica. Come ha scritto The Guardian in occasione della morte avvenuta nel 1999, "la sua permanenza a Westminster ha visto il cattolicesimo accettato nell'establishment britannico a un livello raramente visto dai tempi della Riforma". Ed è vero. Anche l'attuale monarca stimava molto Hume e, non a caso, nel giorno del royal wedding del 1981 con Diana volle che il cardinale recitasse una preghiera ecumenica al termine del servizio religioso. In un certo senso, dunque, un'anticipazione di quanto poi è avvenuto ieri a Westminster con il cardinale Nichols.

Da ansa.it il 6 marzo 2023

Il leader del gruppo antimonarchico britannico Republic, Graham Smith, è stato arrestato nel centro di Londra, dove aveva inscenato una protesta lungo il tragitto della processione per l'incoronazione di Carlo III.

Con lui sono stati arrestati altri cinque manifestanti, che si sono presentati in tuta gialla con un bandierone giallo con la scritta "Not My King" (non il mio re).

Republic aveva espresso l'intenzione di manifestare comunque nel centro di Londra, malgrado l'avvertimento che Scotland Yard oggi avrebbe avuto una "bassa tolleranza" nei confronti delle proteste contro l'incoronazione.

Il Re è vestito: l’incoronazione di Carlo III. Eleonora Ciaffoloni su L'Identità il 7 Maggio 2023 

Una Londra blindata e tipicamente uggiosa ha fatto da teatro ieri al gran giorno di Re Carlo III. Un’incoronazione moderna, ma dalle tradizioni antiche che ha tenuto incollati – i londinesi alle transenne e il resto del mondo alla televisione – centinaia di migliaia di persone da ogni continente. Un’incoronazione che rientrerà tra le date importanti della storia e che, in questo 2023 è stata la prima per quasi quattro generazioni. Infatti, prima di Carlo III, l’incoronazione era stata quella di Elisabetta II, il 2 giugno del 1953, esattamente settant’anni prima del Re, che di anni ne ha pochi di più, 74. La cerimonia, ridotta – per tempistiche e dimensioni – ha visto dalla mattina, il re e la regina consorte – che da ieri è diventata “Sua Maestà la Regina” – fare la prima tappa a Buckingham Palace, da dove è partita la processione verso Westminster Abbey luogo dell’incoronazione. Il corteo fino all’Abbazia di Londra è stato circondato da due ali di folla, da grida, da saluti, ma anche bandiere dell’Union Jack e del Commonwealth sventolate da tutti nonostante la pioggia. Pochi minuti prima delle 11, Carlo III e Regina sono arrivato a Westminster dove, a riceverli all’ingresso c’erano i principi di Galles: l’erede al trono William e la moglie Kate, insieme al figlio primogenito George (in foto) e i più piccoli Charlotte e Louis. Attesa finita: il suono delle trombe segna l’ingresso dei reali e l’inizio della cerimonia solenne, guidata e presieduta dal Vescovo di Canterbury Justin Welby. L’officiante e primate della Chiesa Anglicana ha introdotto l’onoranza religiosa con una breve preghiera e ha accompagnato il Re nel suo momento più importante. La prima frase di Carlo III “Sono qui per servire non per essere servito” ha presieduto il momento del cosiddetto riconoscimento del Re, quando Carlo è stato presentato al popolo. Una tradizione che risale all’epoca anglosassone che vede il re, in piedi, accanto alla sedia dell’incoronazione di 700 anni, girarsi verso i quattro lati (che rappresentano i quattro punti cardinali) dell’abbazia e la congregazione rispondere “God Save the King!”. Riconoscimento e, poi, il giuramento: Carlo III con la Bibbia tra le mani, ha pronunciato il suo giuramento: “Io Carlo, professo solennemente e sinceramente alla presenza di Dio, attesto e dichiaro di essere un fedele protestante e che, secondo il vero intento delle leggi che assicurano la successione protestante al trono, sosterrò e mantenere le suddette disposizioni al meglio delle mie forze secondo la legge”. Un momento di massima solennità, che è stato intervallato da due letture durante la liturgia, affidate a due figure chiave – ma anche con caratteristiche di novità. La prima lettura è toccata al primo ministro britannico Rishi Sunak, di origini hindu, e la seconda (per la prima volta) è stata affidata a una vescovo anglicano donna. Gli occhi poi, sono tornati su Carlo, per i momenti più importanti della cerimonia. Dopo la consegna al re degli antichissimi oggetti simboli del potere regale (spade, bracciali, anello, scettro e bastone), Carlo III si è seduto sulla “Coronation Chair”, la sedia dell’incoronazione, per il momento dell’unzione. Questa parte della cerimonia è sacra e per questo il re non è stato mostrato alla folla presente all’interno dell’Abbazia: l’unzione è avvenuta dietro un paravento protetto. Infine, il momento più atteso: l’arcivescovo di Canterbury ha posato la Corona di Sant’Edoardo sulla testa di Carlo III e ha gridato “God Save The King!”, a cui tutto il regno ha risposto sparando a salve dai cannoni e suonando le trombe nell’abbazia. Dopo Carlo III è stata la volta di Camilla, che ha ricevuto la corona della regina Mery, e proclamata Regina. Rito breve, che si è chiuso con il rientro a palazzo dei due sovrani incoronati, che si sono affacciati da Buckingham Palace salutando la folla festante. Alla cerimonia, durata circa due ore, hanno partecipato non solo tutti i reali britannici – anche il principe William, da solo e in terza fila – ma anche tutti i principali rappresentanti di Stati e Istituzioni d’Europa e del mondo. Per l’Italia era presente il presidente della Repubblica Sergio Mattarella con la figlia Laura. Fra gli ospiti anche il presidente francese Macron, il presidente tedesco Franz-Walter Steinmeier, nonché due first lady, l’americana Jill Biden e l’ucraina Olena Zelenska e infine i rappresentanti delle istituzioni europee: Roberta Metsola, Ursula von der Leyen e Charles Michel. Capi di Stato e reali: erano infatti presenti per Carlo anche Re Felipe VI e Letizia di Spagna, i principi di Monaco, i reali di Giordania Abdallah e Rania, i principi del Giappone Akishino e Kiko, i reali Guglielmo e Maxima d’Olanda, ma anche rappresentanti delle corone di Norvegia, Danimarca, Svezia, Belgio e Grecia. Giornata di festa che ha visto tra bandiere e inni al re anche delle proteste. Già dal mattino un gruppo di antimonarchici (“Republic”) si era radunato a Trafalgar Square, per esprimere la propria idea di contrarietà alla monarchia: tra questi ne sono stati arrestati cinque. Proteste che sono continuate per tutta la mattina, intervallate dallo slogan “Not my King”, ripetuto per ongi inno al Re. Proteste previste, ma che non intaccano una giornata storica. Del resto, una così grande forza emotiva della monarchia non si vedeva da oltre settant’anni.

Gli si leggeva in faccia dalla balconata: “E anche questa incoronazione…” Nicola Santini su L'Identità il 7 Maggio 2023

Si è rilassato soltanto quando i giochi stavano per finire, passate le Frecce Tricolore, il primo cenno di sorriso di un Re che nella balconata reale ha finalmente sciolto le briglie ritrovando un briciolo di quello humor per cui tanto lui quanto la consorte (opps, da oggi va chiamata Regina senza annessi) sono conosciuti da sempre.

Beh, bene non gli ha fatto- si è pensato notando il grugno al di là dei vetri appannati delle carrozze reali nella giornata più uggiosa che si potesse, attesa per decenni, quando si è visto passare in direzione Westminster Abbey ieri mattina. E pure durante la cerimonia, la tensione si tagliava col coltello. Più tensione che emozione, ma ci sta. Ha avuto una settantina d’anni per abituarsi all’idea, rischiando anche di dover abdicare per sopraggiunti limiti d’età a favore del figlio William, molto amato, c’è da dire, dalla society del Commonwealth e ritenuto anche già pronto a regnare. Ma in casa si tende a campare a lungo, quindi, se tutto gli va bene e se i geni sono quelli di mammà, una ventina d’anni per riformare in chiave ecologica il Regno più iconico del Pianeta Terra gli toccano tutti. E forse per questo ieri si è reso conto che la gatta da pelare è roba da non poco e l’energia è quella che è. Il peso della corona lustrata ad arte solo per l’occasione non è un gioco da ragazzi. Quello che rappresenta, men che meno. E poi in casa non si abdica. Lo avrebbe voluto Lady Diana, fantasma ingombrante su tutta la giornata,non lo avrebbe voluto Elisabetta II che ha fatto i suoi compiti fino agli ultimi giorni. Non lo ha voluto Camilla, regista occulta di tutte le sue scelte, comprese quelle ex matrimoniali, che oggi è stata incoronata non come moglie del re, ma come regina lei stessa. La corona della ex signora Parker Bowles, ex amante dell’erede al trono, è una corona da regina, non da consorte. Quindi tutti quelli del team Diana si devono mettere l’anima in pace. A palazzo da oggi (ufficialmente) comanda lei. E si è capito dalla considerazione che il parentado di lei, tra figli, sorella in balconata, nipoti vari ha ricevuto durante la cerimonia. Nessuna disparità rispetto ai nipoti del Re, solo qualche scivoletto di etichetta nel contegno, ma che le telecamere si son guardate bene dall’esaltare.

Di questa cerimonia ricorderemo che Carlo ha tagliato tutto ciò che poteva: la durata, il numero degli invitati, i costi. Non ha tagliato le sopracciglia. E si è notato. Erano enormi, lunghissime, scomposte. E ogni volta che aggrottava la fronte (frequentemente in Chiesa, meno una volta cambiato corona e rilassatosi)si è temuto che si spostasse l’asse terrestre.

Harry in decima fila è stato trattato come meritava: indifferenza regale. A un certo punto non si è semplicemente più visto. Si è ipotizzato che fosse stato mandato a risistemare le transenne o a riporre le panche in eccesso in sagrestia. Oggi sapremo se è giunto in tempo a casa Markle per spegnere le candeline con il figlioletto, scusa ufficiale a giustificare l’assenza della consorte fresca di botox e di follower su Instagram.

La foto con le mani sulla Bibbia resterà nella storia. La telecamera che riprendeva tutto nei dettagli si è soffermata più di quanto abbia fatto per qualsiasi altro momento, e questo ha dato enfasi alla solennità del momento. O celato qualche sbadiglio. Camilla, la regina, lascerà il segno ma non sappiamo se è quello che vorrebbe lei. Una seconda moglie incoronata sul trono porrà fine a ciò che tutte le mamme hanno sempre ripetuto alle loro bambine, belle o brutte che fossero: adesso quando diranno “sei bella come una regina”, dovranno pensare a lei. Lei che di diventare regina non lo ha mai sognato, sulla balconata si è affacciata con tutta la famiglia, la prima famiglia allargata in un’occasione ufficiale nella storia della monarchia inglese.

Occhi puntati su Kate Middleton, che non ha tradito emozioni manco per un secondo, nemmeno quando padre e figlio si sono stretti in un abbraccio tenero quanto inatteso. Vestita come la versione aristocratica di Wonder Woman non ha perso solo un momento il suo ormai scontato aplomb. Stesso mantello anche per Sophie di Wessex. Sotto, alla faccia di chi era certo sarebbe stata vestita di blu, un look total white, con qualche ricamo floreale silver sull’orlo. La firma è Alexander McQueen e si vede. Nessuna corona, una tiara di fiori in argento e pailettes uguale a quella della figlia Charlotte fatta da Jess Collett per Alexander McQueen. Il minimalismo sta comunque altrove, ma una corona di famiglia avrebbe spostato tutte le attenzioni su di lei, decretandone la fine. Alle orecchie le perle di Lady D e ai piedi tacchi vertiginosi.

A un certo punto ci si è chiesti anche che fine avesse fatto la principessa Anna, braccio destro, negli ultimi tempi, del monarca, che però per un po’ non si è vista, fin che non è spuntata con un cenno di fiatone. Per ora rimane un mistero. Si sa invece che fine ha fatto il principe Andrea. La cerimonia, da un certo momento in avanti, se la deve esser vista da casa.

Carlo III addolorato per la partenza di Harry brinda ad Archie. Il marito (italiano) di Beatrice di York il più gentile con lui. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 7 Maggio 2023

Nessun gesto o parola con William, né col padre durante il rito. Ma gesti di distensione con Edo Mapelli Mozzi marito di Beatrice e Jack Brooksbank sposo di Eugenie

È l’ultimo ingresso nella Royal family, grazie al matrimonio con la figlia del principe Andrew, Beatrice di York , e Edoardo Mapelli Mozzi è stato l’invitato reale ieri più affettuoso con il principe Harry all’incoronazione. Dopo le accuse scagliate sulla Royal family dal figlio cadetto di Carlo. Il Duca di Sussex è arrivato in abbazia a Londra per seguire il rito solenne del padre Carlo. E poi è subito volato via, infilandosi in un’auto nera che l’attendeva fuori dall’abbazia, di corsa Oltreoceano dove lo attendeva la Duchessa di Sussex per il compleanno del piccolo Archie.

Nessun posto in prima fila, ma neppure nella prima linea dei Windsor, Harry si è dovuto accontentare di sedere in terza fila, oscurato tra l’altro dalla piuma (chissà quanto involontaria) del copricapo rituale della zia Anna che ieri aveva il ruolo di Gold stick in waiting, scorta personale a cavallo del re lungo il corteo reale. Anche se in realtà Harry e la zia Anna si sono scambiati prima del rito un sorriso di distensione.

E il giorno precedente la cerimonia Harry avrebbe incontrato anche il Re, suo padre. Impensabile invece un gesto di affetto in abbazia col padre, blindato da un cerimoniale storico che permetteva divagazioni di famiglia.

Neppure una parola per Harry dal fratello William sotto i riflettori che rimandavano in mondovisione le immagini di una giornata storica per Londra e per i Windsor, con Edoardo Mapelli Mozzi c’è stato invece uno scambio di battute al momento di entrare a Westminster Abbey quando anzi il marito di Beatrice l’ha accompagnato affettuosamente con il braccio verso l’ingresso. Lui è il marito anche un po’ italiano di Beatrice di York ma figlio di un’inglese e che vive da sempre a Londra.

Poi Harry si è accomodato in terza fila sedendosi vicino a un altro genero del re, suo padre: Jack Brooksbank e anche con Brooksbank che lavora nel mondo del beverage con un brand di liquori in società con George Clooney, Harry ha scambiato qualche parola. Accanto c’era la sorella di Beatrice, la principessa Eugenie di York.

Edoardo Mapelli, «Edo» per i suoi amici e in famiglia, è figlio di Nikki Williams-Ellis e del conte Mapelli che ha gareggiato sugli sci ai Giochi olimpici del 1972 che quando fu annunciato il fidanzamento con Beatrice si dissero «assolutamente estasiati del fidanzamento tra Edoardo e Beatrice. La nostra famiglia conosce Beatrice da quasi tutta la sua vita ed Edo e Beatrice sono fatti l’uno per l’altra».

Ceo di uno studio di design e architettura nel Regno Unito, il Banda Property Studio, il marito di Beatrice di York ha una passione per il cricket e impegni nel sociale con una charity in Rwanda, oltre a molta attenzione alla sostenibilità. Per lui, l’amore di Beatrice viene dopo altre esperienze sentimentali che gli hanno regalato anche un figlio, il piccolo Christopher, in famiglia chiamato «Wolfie», avuto da una relazione con l’architetto e designer di natali sino-americani Dara Huang. Per amore di «Wolfie» la coppia aveva scelto di vivere a Londra.

Quanto a Beatrice il suo cuore prima di «Edo», è stato legato all’americano Dave Clark per dieci anni. Mamma Sarah Ferguson, ieri esclusa dal rito in abbazia (al contrario del marito divorziato di Camilla, Andrew Parker Bowles) intervistata alla vigilia del sì della sorella minore di Beatrice, Eugenie, aveva confessato al Corriere i suoi timori di mamma per la figlia maggiore ancora da accasare: «Quando mia figlia Beatrice era piccola tornava a volte da scuola con le lacrime agli occhi e avrei potuto far finta di niente, dirle “smetti di piangere se dici che non c’è motivo” ma ho insistito per capire che cosa vi fosse che non andava, scoprii così che era molto dislessica... e adesso lavora a New York, ha un posto di responsabilità nel mondo della finanza: sono così orgogliosa di lei. Certo però... Beatrice ha più di 30 anni, si sposa la sorella minore Eugenie …».

Beatrice non ha deluso i sogni di mamma Sarah e ha detto sì due anni fa. Il matrimonio della primogenita del principe Andrea era stato celebrato in piena pandemia – a Windsor presenti solo i genitori e la regina e il principe Filippo. Lei con look sostenibile, abito e tiara prestati dalla regina, per assecondare anche in questo le nuove sensibilità — e la regina con Filippo. Meno di trenta persone.

Per il sì della sorella Eugenie c’erano state molte polemiche per i costi di sicurezza e quel sì davvero Royal in tempi in cui la monarchia cerca di serrare le file dei working royals intitolati a privilegi, per il sì di Beatrice, al contrario era stato riconosciuto tatto e sensibilità per il momento storico: nel rispetto di tutte le norme di distanziamento e prudenza della Post Covid Britain . Tanto che adesso se c’è una figlia del principe Andrea, tenuto in disparte dopo le disavventure dello scandalo Epstein/Giuffre, che può sperare in un ruolo di working Royal è proprio lei.

Carlo deluso dalla partenza di Harry

Sperava che rimanesse più delle 28 ore che il duca di Sussex si è concesso a Londra e che si unisse al pranzo di famiglia a Buckingham Palace. Qualcuno della famiglia reale ha tirato un sospiro di sollievo per la partenza affrettata di Harry, ma Carlo III no. Il Re è rimasto deluso e addolorato e ha voluto brindare a quel nipotino, Archie, che quasi non conosce e che proprio ieri compiva quattro anni. L'appena incoronato Carlo però ha voluto brindare comunque «a quelli che non sono qui» e ha augurato al nipotino un felice compleanno «ovunque egli sia». Dopo la cerimonia era stato organizzato un buffet in piedi a palazzo a cui hanno partecipato, oltre ai membri della famiglia reale, anche i familiari di Camilla: sua sorella Annabel, la migliore amica, Lady Landsdowne, che erano state le sue "dame" alla cerimonia, insieme ai figli, Tom Parker Bowles e Laura Lopes, insieme a tutti i nipoti, Lola, Freddy, Eliza, Louis e Gus. C'era anche la famiglia della principessa del Galles: i genitori Michael e Carole Middleton insieme ai fratelli, Pippa e James.

 Il principe William al concertone: «Papà il regno è orgoglioso di te». Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 7 Maggio 2023

Il tributo delle star a Carlo: Bocelli e Katy Perry, ballerini e attori per inscenare Shakespeare

La long walk che porta al maniero di Windsor si affolla dal mattino, come Green Park attorno a Buckingham Palace, sotto un sole che ha preso il posto del diluvio di sabato. Turisti festeggiano il re con pic nic mentre al numero 10 di Downing Street i l premier Sunak con la moglie Akshata Murty apparecchia il suo Coronation street party per la First Lady Usa Jill Biden e la nipote Finnegan Biden. A sorpresa fra la folla di Windsor ecco nel pomeriggio i principi di Galles e la gente impazzisce, chiede un selfie.

Cala la sera, sul prato del castello inizia il concerto. «Urrah, Urrah, Urrah», all’arrivo del Re mentre la voce registrata di Carlo ripete la sua promessa in abbazia: «Vi servirò con lealtà». L’attore di Downton Abbey, Hugh Bonneville scherza: «Grazie Maestà, siamo qui nel suo giardino di casa». Dalla solennità medievale dell’abbazia di Westminster, al palcoscenico sotto le stelle. Dal silenzio del rito al rumore della folla, alla musica. C’è Andrea Bocelli, e Camilla si lascia cullare dalla sua voce. Poi il pianista Lang Lang, Katy Perry, Take That, un Community Choir e la designer Stella McCartney, la star di Top Gun, Tom Cruise, Pierce Brosnan e l’attrice di Dynasty Dame Joan Collins con Sir Tom Jones. Pure la magia di Romeo e Giulietta, messa in scena da Royal Ballet e Royal Shakespeare Company: Carlo ha un debole per Shakespeare e in quell’ amore assoluto chissà c’è forse un pensiero al suo per Camilla.

«Pa, siamo tutti così orgogliosi di te... e la nonna che ci guarda da lassù sarebbe una mamma molto orgogliosa», sale sul palco accolto da un’ola di entusiasmo il principe William. «Tranquilli non andrò avanti All night long», scherza citando Lionel Richie che ha appena fatto ballare i principini Charlotte,George e persino Edoardo. «La prima parola di papà in abbazia è stata servizio e lo ha fatto da una vita quando nessuno credeva nell’ambiente, aiutando 1 milione di giovani con il Prince’s Trust». E se in abbazia aveva promesso «servizio» papà Carlo, sotto le stelle della notte di Windsor lo fa William: «Questa serata è per voi e prometto di servire il re, il Paese e il Commonwealth».

I rapporti tra William e il padre Carlo non sono sempre stati idilliaci. «Negli anni addietro non era così — dice al Corriere la storica Penny Junor che conosce bene la Royal family —. Pesava sul loro rapporto la questione Diana e poi il secondo matrimonio di Carlo ma... l’uscita di Harry ha molto avvicinato padre e figlio, e all’incoronazione si leggeva nei loro occhi, nei gesti un legame intimo». William ma anche Kate, sempre perfetta: sono loro due la garanzia del regno di Carlo III? «Loro sono loro il futuro, e lo sono con il principino George: nel figlio di William che reggeva il manto del nonno come paggio c’era un simbolismo forte in abbazia: tre generazioni Carlo, William e il piccolo George che servono la Corona».

Re Carlo III, l’incoronazione rovinata dalle parole dei telecronisti. Aldo Grasso su Il Corriere della Sera il 7 Maggio 2023 

Nonostante l’eccesso di parole, la tv ci ha mostrato come il protocollo da solo non basti. Come l’origine sacramentale del potere sia ormai un lontano ricordo 

Una puntata kolossal di «The Crown», «Coronation», guastata dai telecronisti. Ogni volta, mi chiedo perché i telecronisti parlino così tanto, non conoscano più il valore del silenzio di fronte a manifestazioni straripanti di cose da sentire e da vedere: investitura, unzione, riti antichi musiche, carrozze e balconi. Rai1, tanto per fare un esempio, aveva uno studio affollato di persone e ben quattro inviati a Londra, quando sarebbe bastato il solo Marco Varvello, che questi avvenimenti li sa raccontare bene.

Ma forse una ragione c’è, inconfessata ma c’è. Che non è quella di sovrapporsi alla cerimonia per apparire più importanti della cerimonia stessa o di essere testimoni oculari dell’uso di abiti riciclati. No, queste sono bagatelle psicologiche o sociologiche. No, si parla di tutto per superare l’interdetto: i due attori principali di questo finale di serie non erano all’Altezza. Il re Carlo e la regina Camilla sono totalmente privi di carisma, quella grazia inconquistabile, che permette con impersonalità liturgica, di esercitare un forte ascendente sugli altri. I reali inglesi, senza Elisabetta, sono mondani, possono fare i conti soltanto con il fascino o la popolarità («vicini alla gente»), come aveva già dimostrato il convitato di pietra della solennità, Lady Diana.

Nonostante l’eccesso di parole, la tv ci ha mostrato come il protocollo da solo non basti, come l’origine sacramentale del potere sia ormai un lontano ricordo. Se, nell’esercizio del potere, la sacralità deve diventare finzione, ebbene allora la recita dev’essere di altissimo livello, la recitazione deve superare «The Crown». Forse bisognava puntare subito su William e Kate, avere il coraggio di adeguare la monarchia ai rituali finzionali del nostro tempo, scegliere una regia meno ossequiosa di quella della Bbc (staccava sui momenti che avrebbero potuto causare qualche goffaggine, come la discesa dalla carrozza).

Come sempre, la convenzione non si preoccupa né di essenze né di sostanze, ma di funzionamenti ed è pronta a barattare (essa, che è l’anima stessa della sostituzione) una forma con l’altra. Così, alla fine, il più contemporaneo di tutti è parso Harry, il reietto, il ripudiato, un lembo di «Bridgerton».

"Sempre in ritardo", così Re Carlo bacchetta William e Kate. In un incoronazione perfetta, qualche "inciampo" ha rischiato di far saltare i nervi a Re Carlo, come il ritardo di Kate e William che ha modificato il protocollo organizzato da mesi. Roberta Damiata il 7 maggio 2023 su Il Giornale.

Una "normale" famiglia reale. Questo il commento di molti inglesi, quando la stampa scandalistica ha pubblicato un video, con tanto di lettura del labiale, di un infastidito Re Carlo, mentre attende di entrare all'Abazia di Westmister per essere incoronato. Proprio come succede in ogni famiglia c'è chi è puntualissimo e chi fa tutto all'ultimo momento, come William, Kate e i loro figli in ritardo per la partenza del corteo reale.

A rivelare il tutto a Sky News, il lettore di labiale Jeremy Freeman, che ha analizzato un video del re in attesa, mentre, molto infastidito, parlava a Camilla dicendole "Non possiamo mai essere puntuali, succede sempre qualcosa". Quella che è sembrata una cerimonia perfetta, sotto tutti i punti di vista, ha invece avuto qualche piccolo inciampo, tanto che per il ritardo di William e Kate è stato modificato l'ordine di servizio.

Questo, secondo la scaletta provata maniacalmente per tutta la settimana in orario notturno, prevedeva che: "Le loro altezze reali il principe e la principessa del Galles, la principessa Charlotte del Galles e il principe Louis del Galles arrivano alla Great West Door e vengono condotti ai loro posti all'interno dell'Abazia. Tutti restano seduti fino a che le loro Maestà il Re e la Regina arrivano dalla Porta Ovest, suona la fanfara e tutti si alzano in piedi".

Ma così non è stato, e Kate e William hanno "obbligato" Carlo e Camilla e circa 4 miliardi di persone collegate in tutto il mondo, ad un fuori programma inaspettato. Alla fine tutto si è risolto e se non fosse stato per l'esperto di lettura labiale, nessuno si sarebbe reso conto di nulla, anche se un membro del clero ha ammesso che "due o tre problemi" durante l'incoronazione ci sono stati.

Ma questo forse, oltre al principino Louis letteramente un meme vivente, ce li rende ancora più simpatici e li avvicina a tante famiglie normali che vivono le stesse cose. Al contrario invece chi si è "sbrigato" è stato Harry, rimasto a Londra solo per il tempo necessario dell'incoronazione e già dopo un'ora era in volo per Los Angeles dove, grazie al fuso orario, è riuscito ad essere presente al compleanno del figlio. Secondo alcuni insider, Carlo era molto dispiaciuto di questa decisione, e durante il pranzo privato di famiglia dopo l'incoronazione, ha alzato il calice facendo gli auguri ad Archie. Harry era stato invitato, ma ha preferito non essere presente per "più di una ragione", che tutti ben conoscono.

Estratto dell'articolo di Nicola Bambini per vanityfair.it l'8 maggio 2023.

«Ventotto ore e quarantadue minuti». È il tempo che, stando alla ricostruzione del MailOnline, il principe Harry sarebbe rimasto sul suolo britannico per l’incoronazione di papà Carlo. Dei suoi spostamenti a Londra, si sa davvero poco: c’è chi sostiene che abbia dormito per l’ultima volta a Frogmore Cottage, chi pensa che abbia incontrato il padre la sera prima della cerimonia, chi è convinto che non abbia scambiato neanche una parola con il fratello William.

[...] 

Al termine della cerimonia è salito su un’auto bianca, direzione Heathrow, dov’è stato immortalato ancora, in attesa di prendere il volo per la California. Sicuramente, quindi, ha saltato il pranzo a Buckingham Palace, un buffet in piedi al quale erano invitati anche i familiari di Camilla e di Kate Middleton. Un momento gioviale, ma il re sarebbe comunque «rimasto deluso dalla partenza di Harry», riporta il Mirror, rientrando nell’universo dei condizionali. 

Sì, perché nonostante l’evento fosse chiuso a fotografi e telecamere, i tabloid hanno provato a ricostruire quei minuti attraverso fonti di palazzo. Ed è emerso un particolare interessante: Carlo, infatti, si mormora abbia voluto brindare ai suoi nipotini presenti - George, Charlotte e Louis - ma ricordando anche «coloro che non c’erano», ossia Lilibet e Archie. Poi avrebbe rivolto un augurio di compleanno proprio al primogenito di casa Sussex, «ovunque egli sia». [...] 

Estratto dell'articolo di Alessandra De Tommasi per vanityfair.it l'8 maggio 2023.

Il concerto dell’incoronazione di re Carlo III ha trasformato il castello di Windsor in una cornice straordinaria per ospitare un palco gigante […]

È questo l’evento, davanti a 20 mila spettatori, che chiude il weekend, ma non certo le celebrazioni per il nuovo sovrano. 

Il presentatore Hugh Bonneville (Downton Abbey) fa da raccordo all’esibizione dei vari artisti. Sono moltissimi i contributi video degli artisti che hanno raccontato piccoli aneddoti legati al sovrano, dalla passione per la pittura a quella per la scrittura.

In attesa di esibirsi, Katy Perry intrattiene i follower con video dal backstage con Stella McCartney, mentre tra i primi artisti a esibirsi in un pezzo teatrale è Ncuti Gatwa, l’attuale Doctor Who televisivo.

La tribuna d’onore vede re Carlo e la regina Camilla sorridenti e divertiti: deposte a palazzo le rispettive corone, sono in prima fila con l’erede al trono William, la moglie Kate e i due figli maggiori, George e Charlotte, che sventolano le bandierine britanniche a ritmo di musica. 

Intanto Miss Piggy dei Muppets si lamenta di non essere una lady e vuole un castello, così flirta con Bonneville, siparietto che il re Carlo trova esilarante, a giudicare dalle sue espressioni facciali.

Da Pierce Brosnan a Hugh Jackman, da tutto il mondo gli artisti raccontano le imprese e le passioni di re Carlo, attingendo a immagini di repertorio. Tom Cruise manda gli auguri pilotando un aereo e invitandolo a contare su di lui qualunque avesse bisogno. 

Lionel Richie ha infiammato il pubblico […] Dopo l’esibizione di Andrea Bocelli, unico artista italiano sul palco, il principe di Galles tiene un breve discorso sul padre e cita la nonna. Parla di servizio, delle associazioni benefiche patrocinate dal re e dell’ecumenismo che Carlo ha sempre dimostrato. «Sono orgoglioso di te», dice, prima della performance dell’inno God Save the King. 

Uno spettacolo di droni si libra nel cielo londinese per celebrare la natura, dopo il discorso ambientalista di Stella McCartney.

Quando arriva sul palco Katy Perry cantando Roar l’atmosfera s’infiamma, anche perché si sente nella sua voce un accenno di emozione. […] Dopo quattro di assenza dalle scene (ma senza Robbie Williams) concludono l’evento i Take That, che si accompagnano anche con banda e coro di voci bianche. Sulle loro note la regina Camilla si alza in piedi e si mette a ballare, mentre re Carlo le sorride. […]

Molte ex colonie britanniche vogliono liberarsi di Carlo III. Giorgia Audiello su L'Indipendente l'08 maggio 2023  

Nonostante lo sfarzo della celebrazione per l’incoronazione di re Carlo III e della regina Camilla, avvenuta sabato scorso a Londra, e il clamore mediatico e istituzionale che ne è derivato, l’impero britannico appare sempre più decadente e proprio l’incoronazione del nuovo monarca ha accelerato i piani delle ex colonie appartenenti al Reame del Commonwealth per liberarsi della monarchia inglese. Il sovrano d’Inghilterra, infatti, non è solo re del Regno Unito e capo della Chiesa anglicana, ma anche capo di Stato di 15 nazioni del Commonwealth. Quest’ultima è un’organizzazione intergovernativa fondata nel 1921, composta da 56 stati indipendenti, accomunati dalla passata appartenenza all’impero britannico. L’adesione all’organizzazione è volontaria e la maggior parte dei Paesi membri non riconosce l’obbedienza alla corona inglese, ad eccezione di 15 stati che, invece, hanno scelto di riconoscere la sovranità, più che altro simbolica, dei reali d’Inghilterra. Tuttavia, con l’incoronazione di Carlo III, anche queste nazioni stanno mostrando un’insofferenza sempre più accentuata verso la monarchia britannica, spinti dal risentimento verso il passato colonialista dei reali inglesi, accusati di aver oppresso i popoli indigeni e saccheggiato le loro risorse. A riguardo, i capi indigeni di tutto il Commonwealth hanno scritto una lettera per chiedere al re Carlo III di presentare scuse formali per gli effetti della colonizzazione britannica. Un fatto quasi completamente trascurato dai media occidentali, troppo intenti ad esaltare la sontuosità della cerimonia d’incoronazione e i pettegolezzi di palazzo.

Per l’attività diplomatica della monarchia, avere buone relazioni con gli Stati del Commonwealth è fondamentale, anche perché si tratta di un contesto che permette di avere influenza su uno scenario globale. Per questo il nuovo sovrano ha accolto con tutti gli onori a Londra i rappresentanti degli Stati dell’organizzazione, mettendo a disposizione degli invitati addirittura una nave da guerra, il cacciatorpediniere Hms Diamond, ormeggiato a Greenwich. Il tutto però non è bastato a contenere le “spinte indipendentiste” delle ex colonie: secondo un sondaggio svolto da Lord Ashcroft e riportato dal Times, infatti, almeno sei dei quindici Stati del Commonwealth – Canada, Australia, Bahamas, Giamaica, Isole Salomone e Antigua e Barbadua – voterebbero a favore della trasformazione in repubblica qualora si svolgesse un referendum. La minuscola isola del Pacifico di Tuvalu è quella più propensa a mantenere il re: secondo quanto rilevato, il 71% degli abitanti voterebbe a favore della permanenza della monarchia costituzionale. Sul fronte opposto, invece, si trovano le Isole Salomone, sempre nel Pacifico, con il 59% degli abitanti che si dichiara favorevole ad abolire la monarchia.

Oltra al sondaggio in questione, a re Carlo III è giunta una missiva direttamente dai rappresentanti delle ex colonie in cui si chiedono le scuse ufficiali della corona per la «terribile atrocità» della schiavitù, ma soprattutto di impegnarsi immediatamente a discutere di risarcimenti per «l’oppressione dei nostri popoli, il saccheggio delle nostre risorse, la denigrazione della nostra cultura e di ridistribuire la ricchezza su cui si basa la corona ai popoli a cui è stata rubata». «Noi sottoscritti chiediamo al monarca britannico, re Carlo III, nella data della sua incoronazione di riconoscere l’orribile impatto e l’eredità del genocidio e della colonizzazione dei popoli indigeni schiavizzati», si legge nella lettera sottoscritta dai vertici di Antigua e Barbuda, Aotearoa (Nuova Zelanda), Australia, Bahamas, Belize, Canada, Grenada, Giamaica, Papua Nuova Guinea, Saint Kitts e Nevis, Saint Lucia e Saint Vincent e Grenadine. Allo stesso tempo, l’idea di cambiare la forma di governo e recidere il residuo vincolo istituzionale con la casata inglese si sta affermando anche in Canada e in Australia. Quest’ultima, in particolare, ha di recente deciso di eliminare l’effige del sovrano britannico dalle nuove banconote da cinque sterline preferendo una raffigurazione in onore della cultura aborigena.

Le esternazioni più esplicite sulla volontà di modificare la forma di governo sono arrivate dalla Giamaica: il ministro per gli affari legali e costituzionali dell’isola caraibica, Marlene Malahoo Forte, infatti, ha dichiarato alla stampa internazionale che l’incoronazione di re Carlo ha accelerato i piani dell’isola per diventare una Repubblica. «È giunto il momento che la Giamaica torni ai giamaicani», ha affermato Forte alla rete britannica Sky News, precisando che il paese intende presentare, il mese prossimo, un disegno di legge per recidere definitivamente i legami con la monarchia britannica, rimuovendo re Carlo dalla poltrona di Capo di Stato entro il 2024.

La grandezza e lo sfarzo delle celebrazioni della corona inglese appaiono, dunque, come il residuo di un “glorioso” passato a cui ormai si sovrappone la decadenza di un impero che, dietro lo stendardo dello sviluppo, della pace e della democrazia, ha più di uno scheletro nell’armadio da nascondere e a cui le ex colonie hanno ormai deciso di presentare il redde rationem. [di Giorgia Audiello]

Sir Richard: «In abbazia, per l’incoronazione di Re Carlo». Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 5 Maggio 2023

Sir Richard Needham, conte di Kilmorey, apre la porta al Corriere mentre si prepara per l’abbazia di Westminster: «E’ la mia seconda incoronazione, molto diversa dal ‘53» 

«Ecco l’invito del Re, ed ecco qui il transetto Nord dell’abbazia dov’è il mio posto e …qui dove si svolge l’incoronazione: proprio davanti ai miei occhi». Nella sua casa londinese a un passo da Buckingham Palace, Sir Richard Needham, sesto conte di Kilmorey, apre la porta al Corriere.

Sir Richard sta ultimando i preparativi per l’incoronazione. Ex ministro al Commercio, una vita vicino ai Windsor e in politica, fa parte del Privy Council, il Consiglio della Corona. E ha ricevuto uno degli ambiti inviti all’incoronazione. Conservatore, famoso per aver inveito contro la Thatcher negli ’80 (per lo stesso motivo per il quale non la amava neppure la regina: le politiche troppo dure vero la popolazione), «Tutto vero, dissi proprio così della Thatcher», annuisce con un sorriso. Pronto al grande giorno del Re? «Solo 80 i parlamentari tra membri del parlamento e Lord e alcuni Privy Councillors e io sono uno di questi consiglieri invitati. Per la verità sono un po’ nervoso per arrivare, con un malanno al ginocchio, a Westminster, entrare alle 7.45 nel Palace of Westminster e prendere posto per le 8.20 come invita a fare l’indicazione di Buckingham Palace nel Transetto Nord dove c’è il mio posto. Mi accompagnerà mio nipote Jack».

E come ci si veste per l’incoronazione? «Il mio avo, terzo conte di Kilmorey andò all’incoronazione di Edoardo VII nel 1902 e con sua moglie Nellie andarono poi anche a quella di Giorgio V nel 1911 e ho ancora i Coronation Robes (gli abiti dei Pari del Regno con strascico in velluto ed ermellino) del mio bisnonno ma… troppo pesanti per un rito che alla fine durerà cinque ore, fino alla fine della cerimonia alle 13.30. A proposito, quando Edoardo il VII fu incoronato aveva assegnato a tutte le sue amanti uno stesso banco nell’abbazia. Andrò in morning suit ma metterò le mie onorificenze, il mio knighthood, il titolo di Sir, Baronetto e quelle straniere».

Che incoronazione è quella di oggi di Re Carlo? «Nella forma molto tradizionale, ma per un’audience molto più ampia, non più i Pari come al tempo dei miei nonni: più diverso e questo è importante. Perché Carlo ha molta attenzione verso la gente, specie i giovani. Molto diversa dal tempo della regina Elisabetta, io avevo 11 anni allora e ricordo di aver visto l’enorme regina di Tonga con il suo figlioletto sfilare con la sua carrozza e, malizioso, qualcuno disse che era il suo lunch box», sorride il conte. E poi oggi il Regno Uniti è un Paese ridimensionato rispetto al 1953, anche i militari schierati saranno molti meno».

La famiglia reale oggi sotto i riflettori: come sarà con il nuovo Re Carlo? «Il Re sta tagliando la Royal family e la principessa Anna si è lamentata… ma va detto che il ruolo oggi della famiglia reale è proprio quello di essere Patron delle charity che hanno un’azione enorme nel Paese sono una vera risorsa. E non sarebbe così se ci fosse un presidente, perché sarebbe un politico, e poi non ci sarebbe una vera e propria famiglia reale al servizio. Dunque senza un re sarebbe una grande perdita per il Regno Unito». Dunque nulla da temere da proteste, e pro repubblicani? In ogni caso Carlo deve essere cauto».

E l’idea del giuramento di fedeltà del popolo in abbazia introdotto in questa incoronazione? «Questa idea dell’arcivescovo di Canterbury che la gente si alzi in piedi davanti alla tv e prometta fedeltà al Re è ridicola, e non è stata una idea del Re, ma lui deve stare attento. Deve stare attento Carlo, a non essere troppo stravagante. Lui è un uomo piuttosto originale, ma viviamo in tempi difficili per la gente britannica e deve stare attento a come si muove alla scelte che fa. Quei 100 milioni di pound che costa l’incoronazione sono tanto, al tempo quella della regina 46 milioni calcolando l’inflazione. Poi Carlo sarà un buon re perché si prende cura, la madre poteva essere piuttosto dura, lui è molto più gentile, rilassato di quanto fosse la regina».

Queen Camilla? «Il problema non è lei è Andrew Parker Bowles, io non lo sopporto … lei Camilla ha vissuto una vita molto coccolata, i cavalli, i balli, insomma tutti i privilegio della classe alta diciamo che non ha conosciuto le difficoltà di tanti. Era proprio nella mia circoscrizione elettorale e devo ammettere che è vivace, brillante, e soprattutto è stata un miracolo per lui. Ricordo, con mia moglie siamo stati due giorni a Siviglia quando Carlo era sposato con Diana, e fu terribile, erano l’uno stanco dell’altro. Un giorno lei sparì e lui dovette giustificarsi…».

Quanto piace il Re incoronato a Westminster alla Gran Bretagna di oggi? «E’ molto popolare con i più anziani, ma con le generazioni più giovani no e questo è sorprendente perché gran parte del suo lavoro l’ha dedicato proprio ai giovani. Poi ha dei problemi con gli scozzesi, il leader dello scottish party che arriva all’incoronazione, Hamza Yousouf ripete che con lui la Scozia sarà una repubblica. Situazione simile in Irlanda del Nord».

Harry, la monarchia è a rischio per gli scandali in famiglia? «Ora va bene ma se succede un altro scandalo, tutto è a rischio. Ma penso sia difficile. Perché la famiglia reale che abbiamo oggi è totalmente dedicata a servire la causa dell’istituzione. Certo, come ripeteva Sir Martin Charteris “Basta sbagliare una cosa una volta, e sono finiti”. William sarà molto bravo, qualcuno dice sia irascibile ma in ogni caso ha un carattere diverso da Harry».

Che idee ha il Re del mondo? «Penso che la regina e Filippo erano Brexiteers e Carlo è un Remainer, contrario all’uscita dall’Europa. Non saprei dire di Camilla…di certo Andrew Parker Bowles è un pro Brexit». E piace per ora di più del governo. «Non è difficile fare meglio del governo in questo momento». 

Lady Fiona: «Noi aristocratici a casa? Giusto così, è la vera sfida di Carlo». Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 5 Maggio 2023

La contessa di Carnarvon, amica dei Windsor: «Con Camilla è un partnership, che con Diana non riuscì. Mi piace di Carlo il senso di custodia dell’istituzione come del pianeta»

«Penso sia davvero una sfida per Carlo, mi chiedo sempre se lui e Camilla si sentano nervosi con tutti gli occhi del mondo su di loro. Penso proprio lo siano, perché c’è uno straordinario senso di attesa a Londra per il 6 maggio. La sfida è quella di incapsulare nella solennità del rito alcuni dei valori che sono stati tramandati loro e a tutti noi, da Elisabetta, e ricordare il mondo contemporaneo con i suoi problemi. La scommessa è cercare un modo di riflettere la pageantry e lo storico simbolismo ma anche i challenges che la gente del Paese sta affrontando in questo momento».

Lady Fiona Carnarvon, accoglie il Corriere nel maniero di famiglia dove i Windsor sono sempre stati di casa: «La madre di mio marito George, era americana, Jeanie cresciuta in un ranch e quando arrivò a Londra sposando il settimo conte di Carnarvon fu proprio la regina Elisabetta la persona più gentile con lei, l’inizio di una lunga amicizia… ecco qui c’è il principe Carlo bambino in braccio a mio suocero, settimo conte fu scattata proprio qui ad Highclere», dice indicando una foto sulla scrivania. «E ci sono foto sue con Lord Carnarvon e sua moglie. La regina era molto amica di mio suocero, il suo racing manager».

Lady e Lord Carnarvon, George Reginald Oliver Molyneux Herbert castellani del maniero costruito dallo stesso architetto delle Houses of Parliament, Charles Barry, circondato da un parco secolare e dal giardino disegnato da Capability Brown, erano con la famiglia reale al funerale privato di Elisabetta nella cappella del castello di Windsor: «E’ stato un momento intensamente emotivo, la regina era straordinaria, passata attraverso la guerra mondiale, con dei valori modellati dal servizio e da quel suo senso del dovere. Non diceva molto ma era quella piccola voce capace di incidere sul mondo. E’ stata una grande perdita per mio marito che la conosceva da quand’era piccolo e deve essere molto duro anche per lui, Re Carlo perché il Paese, il mondo è stato davvero colpito».

Ce la farà Carlo a conquistare i cuori come la madre Elisabetta? «E’ davvero difficile replicare quell’amore, e poi ogni Re deve servire il suo tempo. Non sarà facile per lui essere così amato subito. Ma sono sicura sarà più apprezzato e amato man mano che il tempo procede. E la cosa che mi colpisce è l’energia che ci mettono lui e la regina Camilla a 74 e 75 anni! Con quale entusiasmo si avventurano in queste lunghissime giornate di impegni ufficiali, con cui si accingono adesso ad assumere questo nuovo ruolo …e vedere come siano di grande supporto l’uno per l’altro».

Che donna è Camilla? «Camilla è una donna con i piedi molto ben piantati, saldi a terra. Ama la campagna come il marito e svolge molti ruoli anche umili andando a visitare comunità e insomma non tanto gli appuntamenti glitzy e glamorous che si immagina per qualcuno che vive nella famiglia reale sempre su un red carpet. Invece tra loro c’è una vera partnership. Così lei perlopiù in questi anni ha seguito e aiutato Carlo proprio nelle visite di tutti i giorni, negli incontri con la gente». E’ per questo che questo matrimonio funziona, rispetto a quello con Diana? Diana è sempre stata di casa nella famiglia Carnarvon… «La verita? Penso che anche la principessa Diana sognasse una partnership nel suo matrimonio ma come sappiamo non tutti i matrimoni funzionano. E questo non ha funzionato davanti al mondo che guardava e questo ha reso le cose ancora peggiori per le persone coinvolte, Carlo e Diana. Tutti cerchiamo una partnership vera: con mio marito distrutto dalla morte della regina ho cercato di sostenerlo, di nuovo è stata una partnership». Carlo e Harry. «Carlo ama entrambi i suoi figli e in questo momento straordinario per la sua vita, sono certa che sia felicissimo all’idea di averli entrambi accanto. Capisco che non ci sarà Meghan che credo impegnata con il compleanno del figlio Archie, beh l’incoronazione non ha a che fare con Harry o con la duchessa di Sussex ha a che fare con Carlo, è il suo giorno. E’ questo che conta. E Carlo avrà attorno a sé i suoi figli».

Andrà all’incoronazione? «Non andrò all’incoronazione. Ogni incoronazione è diversa. Carlo deve cercare di rendere la coronation attuale nel tempo che viviamo. Insomma noi aristocratici non dobbiamo aspettarci i riflettori. Deve dare spazio alla vasta società, invitando gente da ogni parte della società. Non mi aspettavo di essere invitata. E’ un approccio completamente diverso da quello degli inviti del tempo di Elisabetta II nel 1953, perché il mondo è cambiato». Alcuni aristocratici si sono lamentati però. «Non è una mia decisione. E ‘ la sua decisione di rendere la Coronation attuale. E in questo tempo, in questo mondo in cui ci sono i social media, Twitter, Facebook etc è un’operazione molto difficile e delicata. La pageantry e la tradizione devono combinarsi con il mondo contemporaneo».

Brexit, pensa che Carlo sia pro-europeo? «Re Carlo è molto attento al tema europeo, non a caso ha scelto la Francia beh poi ha dovuto rinunciarvi per i disordini, e la Germania per le sue prime visite di stato all’estero. Non è un isolazionista. L’isolazionismo che è stato forzato su di noi dal Covid è stato terribilmente negativo per la nostra salute ma anche per la nostra economia. E anche la Brexit è isolazionismo, e allo stesso modo è pericolosa per la nostra vita, la nostra economia, per le nostre relazioni con l’Europa continentale e quel senso di cercare di sedersi a uno stesso tavolo… sono d’accordo che ci sia troppa interferenza europea nei nostri Paesi e credo lo pensino anche in Italia e siamo d’accordo ma questo non vuol dire che sia giusta la Brexit… Svizzera e Norvegia per esempio hanno raggiunto dei compromessi. Spero sempre, anche per l’Europa, che ci sia ancora spazio per stare uniti. E’ il viatico per un mondo più pacifico».

Che cosa le piace di Re Carlo? «C’è in lui un forte senso di stewardship che come suggerisce la parola stessa è accountability non solo verso la gente ma verso la natura. Mi piace la parola. E quando si hanno delle grandi proprietà e la famiglia reale ha molte proprietà è proprio questo prendersene cura, per tramandarle alle nuove generazioni… ecco questo è uno dei temi che gli stanno a cuore ed e’ quanto mai attuale». Il nuovo Re è sempre stato accusato di immischiarsi troppo delle faccende d’attualità. Meglio lasciare che se ne occupi il governo? «Penso che ci sia una mancanza di strategia nel nostro governo, incapacità di definire una serie di valori ai quali tutti dovremmo mirare per i prossimi 5-15 anni, valori che vanno oltre la politica, perlopiù sono la transizione verso un’economia meno industriale e più attenta alla natura. Cercare di capire come bilanciamo i bisogni della gente (le pensioni in Francia, il sistema sanitario nazionale qui o l’educazione) con quanto entra nelle casse dello stato. Penso ci sia l’esigenza di un nuovo equilibrio. La Royal family è sempre stata capace invece di usare il suo soft power per far avanzare alcuni dei valori che interessano a tutti. E Re Carlo già come principe l’ha sempre fatto e continuerà a farlo».

Lady Anne, che fu Damigella all'incoronazione di Elisabetta (70 anni fa): «Re Carlo? Lo conosco da che era bambino». Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 4 Maggio 2023

Lady Anne Glenconner (90 anni) all’incoronazione del ‘53: «Carlo desiderava tanto i Sussex il 6 maggio. Camilla? Ha già dimostrato d’essere una brava regina. E i repubblicani con le proteste non riusciranno a rovinare il gran giorno del Re»

«Quand’era piccolo, il principe Carlo era un bimbo gentile — e, in una parola, adorabile. Adesso è già un meraviglioso Re…e anche se ci saranno un po’ di Repubblicani il giorno dell’incoronazione, beh saranno tenuti alla larga e non riusciranno a rovinargli il grande giorno». 

Lady Anne Glenconner, 90 anni, figlia del quinto conte di Leicester, entrata nella storia del Novecento col suo abito candido di Damigella d’onore all’incoronazione della regina Elisabetta II nel 1953, parla con il Corriere mentre a Londra sale l’attesa per l’incoronazione. E gli ultimi sondaggi di YouGov a tre giorni dal 6 maggio dicono che il 62% dei britannici è sicuro che il Re sarà un buon sovrano. 

Gli occhi azzurri sono brillanti come ieri quando la macchina fotografica la ritrasse accanto alla regina a Westminster Abbey. Soave Vestale del rito di incoronazione. Adesso, come 70 anni fa, tutto è pronto per una nuova incoronazione. Ma sono pronti anche «mille repubblicani», decisi a cogliere l’occasione della grande «festa reale» per far sentire la loro voce. Almeno così spera la sparuta fronda (80 mila soltanto i sostenitori) anti-monarchica di Republic. Pronta a manifestare in t-shirt e cartelli gialli #NotMyKing. Eppure Lady Anne - alla sua seconda vigilia d’incoronazione a Westminster, rara superstite di quel giorno del ‘53 sotto riflettori del mondo, con Winston Churchill che arrivò negli abiti di Cavaliere dell’Ordine della Giarrettiera, Jacqueline Bouvier futura First Lady, come inviata del Washington Times Herald - è sicura che la magia della Corona non abbia da temere. «Non riusciranno a rovinare al Re la sua incoronazione», ripete Lady Anne che ha ricevuto uno degli ambiti inviti in abbazia dal Re. 

Il messaggio via telegrafo, 70 anni fa

«Anna devi rientrare da New York. Ti è stato chiesto di essere Damigella d’onore all’incoronazione della regina stop». Una delle sei Damigelle di Elisabetta, scelte tra le English Roses della créme dell’aristocrazia, figlie nubili di conti, duchi o marchesi. Un paggio arrivò a casa sua da Buckingham Palace per consegnarle una spilla di diamanti a forma delle lettere ER, con una piccola lettera della regina che invitava a indossarla quel giorno. Così Lady Anne, in viaggio Oltreoceano, seppe dalla madre via telegrafo che era stata scelta nel 1953.

Lady Anne, ricorda com’era la regina Elisabetta alla sua incoronazione?

«La regina era calma. Ed era così calma il giorno della sua incoronazione forse perché aveva seguito nel 1937 nell’abbazia di Westminster l’incoronazione del padre Giorgio VI e aveva studiato tutto con molta attenzione». 

E nessuno è stato vicino quanto lei a Carlo bambino quel giorno. Tanto che a lei il piccolo che aveva solo 4 anni confidò di aver visto la madre alla sua scrivania a palazzo, con la corona sul capo che stava facendo pratica, cercando di abituarcisi in vista dell’incoronazione.

 «Quand’ero una ragazzina, il principe Carlo divenne come un fratellino più giovane per me, passava settimane con noi ad Holkham, mio padre gli insegnò a pescare, e quando divenne più grande mamma gli lasciava guidare la sua Mini Minor nel parco», ricorda la nobildonna. Sedici anni più grande di Carlo, Lady Anne Glenconner non ha dubbi adesso sul nuovo sovrano: «È già un grande Re, tutta la sua vita l’ha dedicata all’ambiente ma anche a giovani senza dimenticare gli anziani. E questo si spiega perché è una persona che si prende davvero a cuore le persone». 

E Camilla invece, che regina sarà? «E’ una donna che assicura un grandissimo sostegno al Re. Sono una coppia così innamorata, meravigliosi da vedere. Camilla credo abbia già dimostrato di essere una brava Regina. Poi lei ha tre nipoti e tre nipotine…». Che all’incoronazione saranno i piccoli Paggi d’onore della Regina. 

Elisabetta II, chiamando attorno a sé delle Damigelle anziché dei Paggi, ruppe la consuetudine dei Paggi all’incoronazione del padre Giorgio VI nel 1937 e pure all’incoronazione di Giorgio V nel 1911 per farsi affiancare da giovani fanciulle aristocratiche come nell’Ottocento la regina Vittoria. Tra i Paggi di Carlo e Camilla ci sarà anche il piccolo principino George, destinato un giorno a regnare. 

Che famiglia è quella del nuovo principe di Galles, Lady Anne? «La principessa del Galles è sempre perfetta e come genitori trovo siano straordinari. Sono parte attiva della famiglia reale, dedicano molte energie al loro ruolo, e sono anche molto popolari». Già, i bambini. All’incoronazione della regina, quando il corteo tornò a Buckingham Palace dopo il rito solenne come ricorda la damigella «il principe Carlo e la principessa Anna furono portati dalla Regina e subito s’infilarono sotto il suo vestito. Ma la regina fece finta di nulla». Anche Harry, dopo i veleni lasciati scorrere fra le pagine del suo memoir, ha risposto che andrà all’incoronazione.

Harry, i Windsor: cosa pensa succederà all’incoronazione?

«Aspettiamo e vediamo, ciò di cui sono certa è che nel suo cuore il Re desiderasse davvero vederli (Harry e Meghan) all’incoronazione». Eppure i Duchi di Sussex non hanno amato lavorare per la famiglia reale, spendersi ogni giorno con i Royal engagements. Un servizio alla Corona che richiede indubbiamente molta dedizione, abnegazione. Lei è stata a lungo al servizio della famiglia reale, come dama di compagnia, Lady in waiting della sorella di Elisabetta, la principessa Margaret.

Com’è lavorare con i Windsor? «Con la principessa Margaret eravamo amiche del cuore sin dall’infanzia. E ho amato lavorare per la famiglia reale». Principessa innamorata che dovette rinunciare al cuore per la Ragion di stato, e si consolò diventando la stella più affascinante e mondana della Londra degli anni ’60 quando con il marito fotografo Tony Armstrong-Jones componeva la coppia più ambiata del celebrity set. Nel suo libro «Lady in waiting» (Hodder & Stoughton Zuleika) racconta come nei giorni a Mustique lei e la principessa passavate dal vestirvi in abiti stravaganti a girare il mondo per Royal engagements: per tre decadi ha vissuto accanto a Margaret.

Che donna era davvero, Margaret, la sorella della regina? Anche lei, come Harry, in fondo la minore, cadetta? «Margaret ed io andavamo così d’accordo e ci siamo sempre divertite molto e abbiamo sempre amato i nostri viaggi Oltreoceano assieme. Io ero molto affezionata a lei e… sono insomma orgogliosa di esser stata parte della Royal Household. E dopo il funerale della Principessa Margaret, la regina ringraziò Colin (il marito Colin Tennant, Lord Glenconner) e me per aver regalato alla sorella dei giorni tanto spensierati a Mustique». 

«Il corteo reale vestito dalle nostre livree, anche per cocchieri donna». Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 4 Maggio 2023

Simon Cundey, fornitore reale: «Con Re Carlo recuperiamo tutto: i bottoni delle marsine sono quelli di 150 anni fa. Molte richieste in sartoria anche per l’abito per presentarsi al Re, all’incoronazione e alla stagione dei party reali 

Fuori, lungo Savile Row, sventolano le bandierine nei colori della Union Jack britannica, realizzate in lana, come vuole la Campaign for Wool del principe Carlo fautore delle fibre naturali. Dentro alla sartoria di fornitori reali il lavoro è iniziato a Natale perché «abbiamo avuto molte nuove livree da confezionare e anche le vecchie andavano comunque adattate con il nuovo Cypher, al posto dell’EII di Elisabetta in orizzontale, abbiamo applicato le nuove cifre, in verticale, quelle di Re Carlo III. Adesso in attesa del 6 maggio le nostre livree già sfilano per le vie di Londra di notte come sarà il giorno dell’Incoronazione, per le prove generale, perché tutto a Londra è provato e riprovato per un risultato senza imperfezioni», spiega Simon Cundey, settima generazione del fornitore reale Henry Poole & Co aprendo al Corriere le porte della bottega di famiglia in Savile Row vicino a Piccadilly: dal tempo della regina Vittoria ha un Royal warrant (fornitrice della casa reale).

Da qui escono infatti le livree sgargianti indossate da lacché, paggi, cocchieri al giorno dell’incoronazione. «Confezioniamo anche gli abiti solenni della cerimonia dell’Ordine della Giarrettiera della Casa Reale. E con Carlo Re l’incoronazione sarà magari leggermente diversa quanto a protocollo ma senza nulla togliere al senso istituzionale, alla solennità storica del rito, all’importanza degli abiti», fa notare Cundey che ricorda il bisnonno raccontare di Sir Winston altro storico cliente, alla vigilia dell’incoronazione della regina nel 1953: «Churchill era molto anziano,gli abiti per l’incoronazione della regina avevano bisogno di molti aggiustamenti. Sir Winston che considerava la giovane Elisabetta come una figlia, per rassicurarla nel nuovo ruolo diceva che tutto doveva essere perfetto, anche i suoi abiti».

Quante divise e livree avete mess a punto adesso per il corteo d’incoronazione 2023? «Diciamo poco meno di un centinaio e ne produciamo sempre un paio in più per ogni evenienza… poi il numero di livree necessarie è legato al numero di carrozze che condurranno i Windsor nel corteo reale per l’Incoronazione ». Un’incoronazione nel segno della sostenibilità, con le Chair of Estate del Re e della Regina durante il rito saranno “recuperate”, insomma quelle di Elisabetta e Filippo. Anche le livree che sfilano nella processione dell’incoronazione sono sostenibili. I bottoni dorati delle marsine sono ancora quelli di 150 anni fa, li ripuliamo, lucidiamo, e riutilizziamo per vestire nuovi lacché e cocchieri delle carrozze reali e... negli ultimi anni spesso sono donne. Poi tutte le nostre livree sono 100% made in Britain con materie prime locali, e riutilizziamo tutto. Dai bottoni a... anche l’oro delle fasce delle divise, quando le giacche vengono dismesse è fuso e restituito alla Royal Household che lo riutilizza».

E’ la Royal Household il committente di queste livree, ogni nuovo assunto a palazzo «viene presentato dalla Royal household, noi prendiamo le misure e procediamo con diverse prove. Poi esteticamente l’uniforme è la stessa, tecnicamente però è diversa nei tagli per le donne. Quanto alle materie prime restano lana inglese, velluto e argento con oro a 9 carati. Tutti i nostri fornitori di materie prime sono qui, non abbiamo problemi di import, piuttosto sta crescendo molto, post Brexit, il costo della manodopera». Da qui nel 1865 uscì il primo smoking confezionato per re Edoardo VII, amico personale dell’avo di Cundey, Henry Poole. «Il principe e futuro re voleva una giacca comoda per le cene tra amici: Henry immaginò così per lui una giacca stondata in un colore che definì Celestial blue: e di giacche così ne stiamo confezionando diverse in vista dei festeggiamenti a corte per l’Incoronazione e poi… per la stagione estiva dei party a Buckingham Palace che con Re Carlo tornerà con grande splendore», svela Cundey.

Il Garden Party di ieri dato da Re Carlo sarà solo l’inizio di una primavera intensa di feste. «L’incoronazione sarà solo l’inizio di una grande stagione di eventi a Londra: dopo l’incoronazione ci saranno nell’estate di Londra molte occasioni per vestirsi a festa — dice Cundey —. Il Re ama intrattenere i suoi ospiti e in più ha una genuina passione per il giardino, i fiori del palazzo reale tra l’altro appena ristrutturato in questi anni di pandemia, come della sua tenuta Highgrove. Dunque ci aspettano mesi in cui i Royal Garden Parties a Buckingham Palace ma anche a Holyrood House in Scozia torneranno in gran spolvero». Un’incoronazione, molti party estivi – un vero e proprio ritorno in grande stile della Season mondana di Londra com’è chiamata, dei tempi andati. E molte commissioni per abiti da cerimonia. Risultato: si può dire che il nuovo Re “sosterrà” anche l’economia del Paese? «Ascot e tutti gli appuntamenti della Season in questa primavera di incoronazione avranno un’importanza speciale a Londra. Perché per Re Carlo la Pomp and circumstance dei grandi eventi reali sono in effetti anche un volano di sostenibilità sociale. Mantengono il lavoro di generazioni di artigiani, come nel nostro caso», osserva Cundey.

Avete ricevuto ordini da clienti per il dress code di ricevimenti e feste reali? «Beh sì, clienti britannici ma anche internazionali che si sono rivolti a noi per l’abito e il dress code giusto per presentarsi al cospetto del Re». Quindi? «Per i banchetti, i ricevimenti serve una giacca a code (Tail coat), tenuta White Tie. Mentre per i lunch parties si arriva in morning coat, con i pantaloni a righe. La sera è perfetto un dinner Suit, divenuto celebre come smoking o tuxedo, la nostra specialità». E quanto costa vestirsi per un appuntamento Royal? «Un completo da sera, dinner suit, intorno alle 6 mila sterline, un tail coat 7 mila e il morning coast circa 6.500. Poi se serve aggiungere un cappello a cilindro, Top hat, beh sono almeno mille sterline ma per quelli più belli in seta si arriva a 3 mila. Soldi ben spesi, considerato che un capo così dura una vita». Un abito che dura una vita, come piace a Carlo.

Marchetti, l’altro italiano all’incoronazione di Re Carlo (oltre al presidente Mattarella). Enrica Roddolo, inviata a Londra su Il Corriere della Sera il 6 Maggio 2023

Il fondatore di Yoox, che ora lavora col Re per la Sustainable Initiative, dice al Corriere: «Emozionato e toccato dal coro gospel che riassume lo sforzo di Carlo di rendere contemporaneo il rito. Camilla? Calma, sicura, come l’ho conosciuta» 

«Emozionato? E’ dire poco, è stata un’esperienza straordinaria oggi in abbazia a Westminster al rito di incoronazione del Re» racconta ancora con la voce emozionata, al Corriere Federico Marchetti che con il nuovo Re Carlo lavora al progetto della Sustainable Markets Initiative. E l’unico italiano oltre al presidente Mattarella entrato con i 2.300 invitati tra i quali 100 capi di stato, in abbazia. «E domani ho l’invito del Re anche al concerto d’incoronazione al castello di Windsor». Dove era seduto, fra principi re e regine in abbazia? «Il mio posto era nel transetto centrale, bellissima posizione, nelle prime file, ho visto tutto molto bene e ho trovato anche diversi amici attorno a me: Ozwald Boateng, il designer e Edward Enninful il direttore di Vogue UK, oltre a molti trustees del Princes’ Trust».

Lei è anche nel board della Prince’s Foundation e dei giardini di Highgrove, la tenuta del cuore di Carlo. «E c’erano tanti trustees della Prince’s Foundation fra i banchi a Westminster. Qui sta la grande sfida del Re che ha davvero tenuto fede al suo progetto di un’incoronazione nuova, aperta al sociale come alle diverse fedi. Proprio come dice sempre il Re: «Le persone per lui non sono importanti per quello che rappresentano (aristocrazia, potere) ma per quello che sono».

Cosa ha catturato la sua attenzione del lungo rito? «Il coro gospel, meraviglioso vedere per la prima volta in un rito di incoronazione a Westminster un gospel… e riflette tutta l’attenzione di Carlo all’apertura a un mondo fatto di tante culture. Direi che è stato proprio l’indizio più chiaro dell’imprinting a tutta la cerimonia dato dal nuovo Re» La regina Camilla? «Credo sia stata la protagonista, serena, tranquilla, proprio come è lei che ho conosciuto con Carlo». E quando è entrato in chiesa? «Sono entrato alle 8.30, così diceva l’invito quello con la miniatura ispirata alla natura che è stata mandata da Carlo, o meglio dall’Earl Marshal che ha invitato per conto del Re alla cerimonia di oggi».

Già il Re, con il quale lavorate assieme al progetto della Sustainable Markets Initiative: lei è l’uomo al quale Carlo ha affidato il suo piano d’azione per un’industry della moda green: la guida della task force fashion del progetto Sustainable Markets Initiative (Smi). L’idea dietro alla SMI di Carlo è che il mondo del business, il settore privato, si impegni non solo ad adottare pratiche più eco-friendly. Un piano d’azione presentato al G7 in Cornovaglia nel 2021 quando l’allora principe riunì i ceo delle principali corporation globali, dalla designer Stella McCartney all’inviato Usa per il clima, John Kerry.

Curiosità, il Re questo invito glielo aveva preannunciato prima, l’invito? «No è stato una sorpresa quando ho ricevuto l’invito e con l’invito il dress code della giornata: morning coat, lounge suit o uniforme oppure abito tradizionale del Paese e in effetti accanto a me c’era un amico con il suo kilt scozzese. Per le donne invece abito da giorno con cappello optional oppure l’abito tradizionale del proprio Paese. Mia moglie è inglese può immaginare l’emozione quando ho ricevuto l’invito, e ricordo che quando mesi fa sono stato invitato a Buckingham palace dal re per prendere il tè e fare il punto sul progetto della Sustainable Markets Initative, ho chiamato mia madre: “indovina dove sono stato?”». Anche oggi può ripetere quella telefonata.

Il Dress Code.

Estratto dell'articolo di Chiara Da Col per grazia.it il 6 marzo 2023

[…] l'incoronazione di Re Carlo d'Inghilterra è andata in scena con il suo consueto corteo di ospiti illustri. […]

Gli elementi tipici del dress code ideale per un evento di così alto prestigio li abbiamo visti tutti: fascinator e cappelli a tesa larga o mini, in stile Jackie 'O, ma anche deliziosi cerchietti floreali. C'erano i guanti, indossati o portati a mano, stretti insieme a piccole clutch da cerimonia. 

Quanto agli abiti c'è chi ha scelto il pezzo unico, spesso a maniche corte, chi ha optato per il tailleur giacca e gonna, ma una costante in quasi tutti gli outfit è stato il colore. Dal bianco ai toni del nude fino ai rosa più accesi, dal giallo tenue (che è piaciuto parecchio) al rosso, il blu elettrico e il viola.

Tutti gli occhi erano ovviamente puntati sulla famiglia reale. In abito bianco Camilla, la nuova regina, che ha indossato un abito realizzato da Bruce Oldfield, con maniche lunghe, in seta dal finish opaco, decorato con fili d'oro e d'argento a comporre un insieme floreale di margherite che dovrebbe rappresentare il legame con il re. Sull'orlo della sottogonna e dei polsini sono presenti gli emblemi floreali delle quattro nazioni del Regno Unito, tra cui una rosa, un cardo, un narciso e un trifoglio. 

Al collo della nuova regina, un collier appartenuto alla regina Elisabetta II, proveniente dalla collezione di gioielli della regina Vittoria. Per l'ingresso all'abbazia di Westminster, Camilla ha indossato i tradizionali mantelli, in particolare quello realizzato per Elisabetta II nel 1953, riadattato per lei per l'occasione.

Dall'attuale regina a quella che un giorno siederà al suo posto: Kate Middleton ha indossato un abito bianco firmato Alexander McQueen al quale è stato sovrapposto un mantello blu, simbolo dell'ordine di San Patrizio, che lasciava intravedere i ricami floreali realizzati sul fondo dell'abito. 

Come gioielli e accessori, la principessa del Galles ha scelto un paio di orecchini appartenuti a Lady Diana e, al posto delle classiche tiare facenti parte del corredo della famiglia reale, un diadema realizzato da Jess Collett x Alexander McQueen in filo d'argento e cristalli, a formare uno splendido disegno floreale tridimensionale. Abbinato al suo, anche il cerchietto della principessa Charlotte, vestita di bianco con una regale e delicata cappa.

I duchi di Edinburgo Edoardo e Sophie, che indossa il mantello dell'ordine di San Patrizio visto anche su Kate Middleton.

Tutti i look all'incoronazione di Re Carlo III. Mariella Baroli su Panorama il 6 Maggio 2023

Dalla regina Camilla alla principessa Kate, entrambe in avorio, al completo confetto di Katy Perry, firmato Vivienne Westwood

Una cerimonia più moderna, con un dress code più rilassato ed essenziale. L’incoronazione di Re Carlo III si è tenuta in una piovosa giornata londinese, ma non sono certo mancati cappelli, gioielli e abiti color pastello. L'essenza della monarchia inglese.

La regina consorte Camilla ha scelto un abito firmato Bruce Oldeld - una delle case di moda preferite dalla ex signora Parker Bowles - per l’incoronazione. Un abito in seta opaca color avorio con ricami argento e oro, «catene di margherite, nontiscordardimé, celidonia e pimpernel scarlatto, che rappresentano l’affetto del re e della regina consorte per la natura e la campagna britannica» come pubblicato in una nota dal Palazzo. Due i mantelli indossati da Camilla. Il primo, in velluto cremisi ed ermellino, era stato originalmente realizzato per l’incoronazione della regina Elisabetta, per poi essere aggiustato dai più antichi sarti londinesi, Ede & Ravenscroft per l’occasione. Il secondo, sempre creato dal duo di sarti, è stato invece creato appositamente per la regina consorte in un ricco velluto viola e ricamato a mano dalla Royal School of Needlework, una scuola di ricamo a mano con sede a Hampton Court Palace nella zona ovest di Londra, di cui Camilla è patrona. Tra i ricami, cuciti con lo oro, spiccano 24 piante tra cui: il mughetto, parte del bouquet nuziale di Sua Maestà (e ore preferito di Elisabetta II), il mirto, il capelvenere, i fiordalisi e il delphinium (uno dei i ori preferiti del re e il ore del mese di luglio, mese di nascita della regina consorte), la rosa, il cardo e il trifoglio (gli emblemi nazionali). Per la prima volta, la veste contiene anche ricami di insetti, in linea con il tema sartoriale dell’apprezzamento pastorale. Infine, la collana della regina consorte, di Garrard, è la stessa indossata dalla regina Elisabetta II durante la sua incoronazione nel 1953.

La principessa Katherine, al anco di William in alta uniforme, ha scelto un abito in crepe di sete color avorio ricamato e disegnato da Sarah Burton, direttore creativo di Alexander McQueen. La stilista, che ha già vestito Kate in molte occasioni ufficiali, tra cui il suo matrimonio, ha disegnato anche l’abito della principessa Charlotte. Entrambi i vestiti presentano ricami con rose, cardi, narcisi e trifogli, gli emblemi che rappresentano le quattro nazioni. Invece di una tiara, Kate ha poi scelto un copricapo con ricami di foglie tridimensionali in argento e cristalli di Jess Collett e Alexander McQueen. Gli orecchini sono invece un omaggio alla principessa del Galles, creati con pezzi di perle e diamanti appartenenti a Diana. Per concludere, la scintillante collana a tre li scelta da Kate era stata commissionata da Giorgio VI per la glia Elisabetta nel 1950 e si compone di 105 diamanti incastonati a castone. L’abito era coperto da un mantello blu scuro. La principessa è infatti stata nominata Dama di Gran Croce del Royal Victorian Order (GCVO) dalla defunta Regina nel 2019, quindi ora ha il diritto di indossare i Mantelli di Gran Croce del Royal Victorian Order. La veste che indossa sopra l'abito è realizzata in raso di seta blu scuro. Il mantello lungo no al pavimento è bordato di scarlatto e foderato di taetà di seta bianca, con stemma ricamato a mano e cappuccio attaccato alla spalla destra.

I Simboli.

Dal cucchiaio alle spade, i simboli medievali dell’incoronazione di Carlo III. Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera il 5 maggio 2023.   

Il vero scopo di alcune di quelle antiche reliquie è in realtà sconosciuto come la Staffa di Sant’Edoardo che viene portata in processione.

Al centro della cerimonia dell’incoronazione di domani c’è un armamentario di misteriosi oggetti medievali, dalle spade alle corone: ma il vero scopo di alcune di quelle antiche reliquie è in realtà sconosciuto. È il caso della Staffa di Sant’Edoardo, associata con Edoardo il Confessore, morto nel 1066: l’oggetto in questione, che viene portato in processione, è una replica seicentesca dell’originale, che venne distrutto durante la rivoluzione inglese di Oliver Cromwell, ma nessuno è certo di quale fosse il suo uso. Lo stesso di può dire del cucchiaio dell’incoronazione, che viene adoperato durante l’unzione del sovrano, il momento più sacro della cerimonia: è l’unico oggetto sopravvissuto delle originali reliquie medievali, registrato per la prima volta nel 1349, ma gli storici ammettono di non sapere bene a cosa servisse.

Durante la processione di domani verranno usate cinque spade. La prima è la Spada di Stato, simbolo dell’autorità reale: durante il regno di Carlo II ne vennero fabbricate due, la prima nel 1660 e la seconda nel 1678, ma della prima non si sa che fine abbia fatto, dunque viene usata la seconda, adoperata pure da Elisabetta per l’investitura di Carlo a principe di Galles nel 1969.

Altre tre spade sguainate vengono condotte di fronte al sovrano, secondo una tradizione che risale all’incoronazione di Riccardo I nel 1189: quelle adoperate domani vennero fabbricate nel 1626 per l’incoronazione di Carlo I. Si tratta della Spada della Giustizia Temporale, che simboleggia il ruolo del re quale comandante delle forze armate, della Spada della Giustizia Spirituale, che indica il ruolo di capo della Chiesa, e della Spada della Misericordia, che ha l’estremità spuntata. La quinta spada è quella delle Offerte, fatta nel 1820 e ricoperta di gioielli, che simboleggia la protezione del bene e la punizione del male.

Durante l’investitura vengono poi consegnati al re una serie di oggetti che indicano i suoi poteri e le sue responsabilità. Innanzitutto ci sono gli speroni fatti per Carlo II nel 1661 e che rappresentano i valori e le virtù cavalleresche. Poi ci sono i braccialetti d’oro, segno di sincerità e saggezza, che vengono cinti attorno ai polsi del re. Quindi c’è l’Orbe, che rappresenta il potere del sovrano sulla Terra e che viene posto nella mano destra del re: è decorato con 9 smeraldi, 18 rubini, 9 zaffiri, 365 diamanti, 375 perle, un ametista e una pietra di vetro. Invece l’anello del sovrano, fabbricato per Guglielmo IV nel 1831, è simbolo della dignità, della fede e dell’impegno verso il popolo e la Chiesa. Infine vengono consegnati al re due scettri, quello con la croce e quello con la colomba, che indicano il potere temporale e quello spirituale del sovrano: il primo è retto nella mano destra e il secondo nella sinistra.

Carlo verrà incoronato con la corona di Sant’Edoardo, che viene usata solo per le incoronazioni: quella attuale è stata fatta per Carlo II nel 1661 e modellata sull’originale appartenuto a Edoardo il Confessore.

Il Gioielli.

Incoronazione Carlo III: i gioielli della cerimonia. Il prossimo 6 maggio Carlo III verrà incoronato re insieme alla regina Camilla. Sarà una cerimonia più breve rispetto a quella di Elisabetta II e con "solo" duemila ospiti. Ma la magia del "pomp and circumstance", della pompa magna, è garantita. MICHAELA K. BELLISARIO su Iodonna.it su l'1 Maggio 2023

La corona troppo pesante e la carrozza scomoda. Nel 2018, nell’unica intervista mai concessa, la regina Elisabetta confessò alla Bbc che il viaggio in carrozza verso l’abbazia di Westminster il giorno dell’incoronazione era stato “orribile”e che con la corona imperiale in testa temeva di “spezzarsi il collo”. 

Non esagerava: la corona di Sant’Edoardo pesa due chili e 200 grammi.Ha 444 pietre dure,tra cui 277 perle,18 zaffiri, 11 smeraldi e 5 rubini. Per abituarsi, Elisabetta si era allenata a tenerla per giorni, nel chiuso delle stanze di Buckingham Palace. Stavolta, il 6 maggio, la indosserà Carlo III, il sovrano più anziano mai salito sul trono d’Inghilterra (ha 74 anni).

La sua incoronazione cade a meno di un mese dal settantesimo anniversario da quella della regina Elisabetta II (salì al trono il 6 febbraio 1952,ma la cerimonia fu celebrata il 2 giugno 1953). E segnerà anche il passaggio a una monarchia più “snella”: sono “appena”duemila gli invitati contro gli ottomila di Elisabetta II.

Buckingham Palace in una nota ha dichiarato che la cerimonia seguirà la tradizione, ma esprimerà “lo spirito del nostro tempi” e “il ruolo del monarca di oggi, guardando al futuro”. Tutta l’operazione è stata chiamata in codice Golden Orb (“globo dorato”), un riferimento a uno dei gioielli della Corona che saranno messi nelle mani di Carlo in quel giorno così solenne.

Quel che è certo è che a non mancare per l’incoronazione di Carlo III sarà proprio quella “pomp and circumstances”, la pompa magna, di cui gli inglesi sono maestri assoluti, come si è visto lo scorso 19 settembre con la regia del funerale della regina Elisabetta.

D’altra parte questa cerimonia – che si ripete dal Medioevo – nei secoli ha sempre avuto come unico scopo quello di mostrare ai sudditi la magnificenza dell’impero. E quindi corone, scettri, gioielli. I simboli della monarchia. 

E pazienza se un cronista francese definì l’incoronazione di Elisabetta II un evento da “operetta”: il 6 maggio gli occhi del mondo si fermeranno comunque in diretta tv sulla coppia che negli anni 90 fece parlare più per la propria scandalosa storia d’amore clandestina, che per altro.

«Lo sfarzo è proprio quello che mi aspetto da un evento del genere, anche perché in definitiva ne definisce la magia» commenta Enrica Roddolo, giornalista del Corriere della Sera e autrice di Carlo III. Il cuore e il dovere del re (Cairo).

«Saranno tirati fuori tutti i gioielli della Corona e sarà davvero un assoluto spettacolo vedere cosa indosseranno i Windsor.Ogni prezioso brillerà di luce propria e racconterà una storia particolare».

Solo corone e scettro, custoditi nella Torre di Londra, valgono da soli 3,8 miliardi di dollari. «Sono oggetti unici che rappresentano i poteri e le responsabilità del monarca» prosegue Roddolo.

«Così solenni che nessuno ha mai pensato neppure per un attimo di rubarli. Non si è mai assistito a un furto di preziosi “royal”. Neppure quando Elisabetta II “perse” per qualche ora il suo tre giri di perle – dono del padre, re Giorgio VI – poco prima di sposarsi. Un valletto scrupoloso l’aveva riposta al sicuro».

Il gioiello più solenne è proprio la corona di Sant’Edoardo che sarà posta sulla testa di Carlo III nel momento in cui verrà incoronato nell’Abbazia di Westminster, come da tradizione.

Fu realizzata nel 1661 per Carlo II ed è una copia di quella che venne usata in epoca medievale. È formata da una base in ermellino sormontata da quattro croci alternate a quattro gigli su cui svettano gli archi che sostengono un globo con una Croce Patente.

È considerata una reliquia tanto che dopo l’investitura, prima di uscire da Westminster, Carlo III dovrà togliersela per infilare la Corona Imperiale di Stato, il secondo gioiello più importante del Tesoro della Corona, perché i sovrani la indossano durante la cerimonia di apertura del Parlamento e per i saluti alla folla dal balcone di Buckingham Palace.

Perché alla cerimonia Carlo III indosserà due corone?

La Imperial State Crown è composta da 2868 diamanti, 273 perle, 17 zaffiri, 11 smeraldi e 5 rubini. Non meno preziosa la Croce del Galles che sarà portata in processione: contiene due frammenti della reliquia della Vera Croce, donati da Papa Francesco come segno ecumenico all’Inghilterra.

Carlo III terrà tra le mani anche due scettri, quello di Sant’Edoardo e il Sovereign’s Sceptre, cioè lo “Scettro della Colomba”, realizzati per l’incoronazione di Carlo II nel 1661. L’Arcivescovo di Canterbury gli consegnerà infine il Sovereign’s Orb.

Il Globo è una sfera composta da 375 perle,365 diamanti, 18 rubini, 9 smeraldi, 9 zaffiri 1 ametista e 1 pietra di vetro.

Rappresenta il ruolo di difensore della religione attribuito al sovrano. Un trionfo. La corona “riciclata” di Camilla «Ma la vera novità sarà la corona di Camilla. Com’è noto non indosserà più il famoso e controverso diamante Koh-iNoor conteso tra India e Regno Unito» spiega la storica Marina Minelli, autrice del libro di prossima uscita, I gioielli della regina, content creator e royal influencer.

La corona di Camilla

Per non creare attriti, Buckingham Palace ha annunciato che la regina Camilla “riciclerà”quella ricevuta nel 1911 dalla regina Mary alla sua incoronazione, modificata con l’aggiunta di diamanti della collezione di Elisabetta II.

Sottolineando che «è la prima volta nella storia recente che non viene creata una corona nuova per l’incornazione, una scelta fatta in nome della sostenibilità e l’efficienza».

«Diciamo che è stata una scelta furba, coerente e “low cost” anche perché, sinceramente, non era pensabile dal punto di vista economico di crearne un’altra.

La corona sarà decorata con diamanti Cullinan, pietre particolarmente care a Elisabetta II che amava indossarle spesso come spille.Sono curiosa di vedere come sarà modificata per Camilla. Così come sono curiosa di vedere se indosserà la Diamond Diadem all’uscita da Westminster» sottolinea Minelli.

Contempla da sola ben 1333 diamanti.

Nei corridoi di Buckingham Palace si racconta intanto che anche Camilla – come Elisabetta II – abbia trascorso gli ultimi mesi a fare prove continue con la corona in stile Art Déco per assicurarsi di poterla portare con disinvoltura nel corso della processione (e garantire la tenuta dei capelli).

In particolare ha fatto prove incessanti con la sua hair stylist di fiducia.A preoccupare la sovrana è anche la quantità d’olio che l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, che officerà il rito, le applicherà sulla fronte durante la sacra cerimonia dell’unzione.

Una miscela segreta a base di olio di sesamo ed essenze profumate,che costituisce un altro potenziale rischio per la sua acconciatura, anche se in una fase del cerimoniale che rimarrà nascosta al pubblico.

Intanto Londra si prepara con street party e souvenir (a Bletchley Park chi si chiama Carlo e Camilla entrerà gratis) al grande giorno.La sensazione, però, è che non ci sia, in fondo, un grande interesse.

«Lo dicono i sondaggi pubblicati qualche giorno fa. I due terzi degli inglesi, cioè due su tre, non trova l’incoronazione un evento particolarmente significativo. Tra i giovani l’euforia è addirittura scarsa» racconta Luigi Ippolito, corrispondente da Londra del Corriere della Sera.

Se non altro è previsto un giorno festivo in più per gli inglesi.

«L’incoronazione capita in un momento di difficoltà economica per la Gran Bretagna. La stessa cerimonia è stata ricondotta a una misura più sobria rispetto a settant’anni fa. All’epoca c’erano stati 45mila militari, stavolta solo seimila.

La processione per Elisabetta era stata di sette chilometri e mezzo, adesso sarà meno di due chilometri per non disturbare il sabato dei londinesi. Durante il Giubileo di Platino di Elisabetta II erano stati organizzati 16mila picnic di strada, a oggi ne risultano ufficialmente poche centinaia» prosegue.

«Poi c’è il fatto che rispetto all’incoronazione di Elisabetta II c’era una ragazza di 27 anni che saliva al trono nel dopoguerra, l’atmosfera era di speranza, una pagina bianca su cui proiettare sogni. Ora abbiamo davanti un signore di 74 anni che non ispira entusiamo, divisivo e polarizzante, non a caso dove va trova contestatori che urlano “Not my King”, non il mio re.

Il 35 per cento degli inglesi non vuole più la monarchia. E poi, non ultimo, Carlo III ha fatto arrabbiare parecchi “pari” aristocratici non invitandoli alla cerimonia» conclude Ippolito.

Tra gli eccellenti esclusi ci sono Charles Spencer, fratello di Lady Diana, e Lady Pamela Hicks, cugina del re (il padre, il primo conte Mountbatten di Birmania, era zio del principe Filippo).

La Hicks non solo è una delle uniche due damigelle sopravvissute dal matrimonio della regina Elisabetta e del principe Filippo nel 1947, ma ha visto incoronare sia Giorgio VI che Elisabetta II. Pare che il re le abbia chiesto scusa.

Charles Spencer si è “sfogato”invece nel podcast Rabbit Hole Detectives che conduce con lo storico Cat Jarman.

Ha tirato fuori aneddoti sull’incoronazione della regina Vittoria nel 1838 che allora fu definita una “catastrofe”.

La sovrana non solo fu svegliata dai cannoni alle quattro del mattino, ma dovette sorbirsi quarantacinque minuti di traffico per l’arrivo dei sudditi da tutto il Paese.  

Il cerimoniale durò quattro ore e quando tentò di rifugiarsi in una stanza, la scelse sbagliata: era quella del catering, dei camerieri che servivano sandwich e tè. God Save the King, allora, lunga vita a Carlo III, come si dice in questi casi. Di problemi da risolvere ne ha.  

Gli Invitati.

Estratto dell’articolo di Luigi Ippolito per il "Corriere della Sera" il 4 maggio 2023.

Avanti popolo, c’è posto. Quella di re Carlo sarà una incoronazione «meritocratica, non aristocratica»: e dunque schiere di nobili sono finiti ghigliottinati, ossia non hanno ricevuto l’invito per la cerimonia nell’Abbazia di Westminster. Al loro posto, saranno presenti centinaia di rappresentanti della società civile, che si sono distinti per servizio pubblico e attività di beneficenza. 

In queste settimane il sangue blu d’Inghilterra ribolliva di indignazione. […] Anche esponenti di casa Savoia come Aimone d’Aosta ed Emanuele Filiberto non figurano tra i poco più di duemila invitati (rispetto agli ottomila per l’incoronazione di Elisabetta).

Ma lo schiaffo forse più clamoroso è quello ricevuto da Lady Pamela Hicks, la figlia di Lord Mountbatten, lo zio di Filippo che aveva orchestrato il matrimonio fra suo nipote ed Elisabetta. I Mountbatten sono la dinastia più intrecciata a quella reale: il padre di Lady Pamela era stato per anni il mentore di Filippo e poi di Carlo, che aveva provato perfino a far sposare con sua nipote, Amanda Knatchbull. 

E quando Lord Mountbatten venne assassinato dall’Ira nel 1979, ai suoi funerali presero parte sia la regina che Carlo.

Allo stesso modo, Lady Pamela era stata damigella d’onore alle nozze del 1947 fra Filippo ed Elisabetta: e sarebbe stata una delle poche persone a presenziare a tre incoronazioni, visto che a otto anni figurava tra gli ospiti della cerimonia per Giorgio VI, nel 1937, e poi aveva assistito nel 1953 a quella di Elisabetta.

Ma non c’è stato nulla da fare: due settimane fa, nel giorno del suo 94esimo compleanno, Lady Pamela ha ricevuto una telefonata da Buckingham Palace che la informava che la sua presenza non era gradita […] Ma a quanto pare Lady Pamela «non si è affatto offesa», stando alla figlia India: anzi avrebbe commentato, con estrema nonchalance aristocratica, «che cosa molto, molto sensata. Seguirò con grande interesse gli eventi di questo nuovo regno».

Meno diplomatici molti esponenti della destra conservatrice, che hanno gridato allo scandalo di fronte al fatto che, a cospetto dell’esclusione di tanti Pari del Regno, siederanno nell’Abbazia di Westminster personaggi come Michelle O’Neill, la leader a Belfast del Sinn Fein, il partito repubblicano irlandese che non riconosce la sovranità britannica, e Han Zheng, il vicepresidente cinese bollato come «il macellaio di Hong Kong» per aver orchestrato la repressione di Pechino nell’ex colonia.

Ma a fare da contrasto all’assenza dei nobili c’è soprattutto la nutrita schiera di «popolani», se così vogliamo chiamarli: innanzitutto 450 persone che hanno ricevuto la Medaglia dell’Impero Britannico, che viene assegnata per meriti civili, poi 200 giovani impegnati nella beneficenza e infine altri 200 giovani scelti fra scout e servizio civile.

 In questa folla si annoverano pure cuoche e pompieri in pensione

[…] Fra i personaggi noti ci sono il «ragazzo della tenda», un bambino che ha dormito per tre anni in una tenda nel suo giardino e ha così raccolto 700 mila sterline a favore di un ospizio […] i super-tatuati proprietari di un caffè per bikers nell’Est di Londra, che durante la pandemia hanno trasformato il loro locale in un servizio di consegne. La riscossa del popolo è completa.

Vip e teste coronate: chi sono gli invitati all’incoronazione di Re Carlo. Per la sua incoronazione Carlo III ha modificato la tradizione relativa agli ospiti, invitando vip, leader politici, principi, re e granduchi da tutto il mondo. Francesca Rossi il 5 Maggio 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 Carlo inaugura una nuova tradizione: politici e reali a Westminster Abbey

 Tutti i vip da Andrea Bocelli a Katy Perry

Una delle parole chiave dell’incoronazione di Re Carlo III è “inclusione”. Sua Maestà vuole che la cerimonia all’Abbazia di Westminster e gli eventi a essa collegati siano una festa per tutti, un momento da vivere non solo tra le mura del Palazzo, ma anche con il popolo britannico e con personalità di spicco da tutto il mondo. Il sovrano spera, così, di realizzare un’occasione storica che valichi i confini nazionali e resti nella memoria di tutti.

Operazione "Tower of London": così vengono difesi i gioielli della Corona

Carlo inaugura una nuova tradizione: politici e reali a Westminster Abbey

Nel 1953, all’incoronazione della regina Elisabetta, parteciparono 8mila invitati e l’evento venne trasmesso in televisione per la prima volta. Fu un momento di partecipazione collettiva che riuscì a coinvolgere buona parte delle nazioni del mondo. All’epoca, però, la diffusione dei mezzi di comunicazione era più limitata, così come la velocità con cui le notizie viaggiavano da una parte all’altra del globo. Problemi che oggi non esistono più. Poco importa che Carlo III abbia invitato solo 2mila persone nell’Abbazia: la copertura mediatica della sua incoronazione non ha, per forza di cose, alcun precedente. Inoltre Sua Maestà può contare su “un’arma” comunicativa altrettanto potente e capillare rispetto alla televisione: i social network.

Questa esposizione mediatica senza eguali ha indotto il sovrano a studiare una cerimonia che fosse più inclusiva possibile. Questa è la grande occasione per far conoscere Carlo a tutto il mondo, per togliergli di dosso l’etichetta sbiadita di eterno erede al trono, all’ombra della sfolgorante Elisabetta II, per rendere più affascinante e raggiungibile la Corona britannica.

Per raggiungere tutto il pianeta, però non basta lo sfarzo e un rito che, per quanto secolare, fa parte della Storia di un regno ben delimitato. Occorre rinnovare la tradizione, aprire le porte a diverse culture e fedi. Il modo più immediato per farlo è invitare all’incoronazione esponenti politici e royal, ovvero i rappresentati di diversi Paesi da tutto il globo. Non si tratta solo di diplomazia, ma anche di ritorno d’immagine.

Dalle assenze al dress code: l'incoronazione (poco vip) di Carlo III

Così Carlo III ha voluto accanto a sé i reali di Giordania Abdallah e Rania, i principi di Monaco Alberto e Charlene, i principi del Giappone Akishino e Kiko (poiché l’imperatore Naruhito non presenzia a celebrazioni di questo tipo) Felipe e Letizia di Spagna, i reali Guglielmo e Maxima d’Olanda, il re dei Maori Tuheitia Paki, il principe Haakon e la principessa Mette Marit di Norvegia, i principi Frederik e Mary di Danimarca, il re Carlo Gustavo XVI di Svezia e della principessa Vittoria di Svezia, Filippo e Matilde del Belgio, Anna Maria di Grecia, Paolo e Marie Chantal di Grecia.

Per quanto riguarda i capi di Stato, invece, Buckingham Palace ha invitato il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella, il presidente francese Emmanuel Macron con la moglie Brigitte Macron, la First Lady statunitense Jill Biden (in rappresentanza del presidente Joe Biden), il premier australiano Anthony Albanese e il presidente polacco Andrzej Duda, il primo ministro della scozia Humza Yousaf, il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier e il primo ministro del Pakistan Shehbaz Sharif.

Questo elenco è una novità per le incoronazioni dei sovrani britannici. Di solito, infatti, i reali e i politici di altri Paesi non venivano invitati, poiché il rito a Westminster Abbey era considerato un evento che riguardava gli inglesi e una sorta di patto tra il re e Dio. Naturalmente Carlo III non poteva dimenticare la storia politica della Gran Bretagna: non mancheranno all’incoronazione tutti i premier ancora in vita come John Major. Vedremo anche Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, Charles Michel, presidente del Consiglio europeo e Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo.

Nell’Abbazia di Westminster, in totale, 850 posti saranno riservati ai rappresentati delle charity, 450 a coloro che sono stati premiati con la British Empire Medal e 700 a principi, sovrani e politici.

"Oltre mezzo miliardo". Il giro d’affari per l’incoronazione di Carlo III

Tutti i vip da Andrea Bocelli a Katy Perry

L’incoronazione di re Carlo III sarà anche un evento pop, diciamo così. Per il concerto al Castello di Windsor del 7 maggio 2023 sono attesi Andrea Bocelli, che si esibirà con il basso-baritono Bryn Terfel, Katy Perry, che si è definita “super entusiasta” dell’invito e anche al pensiero di “rimanere a dormire al Castello di Windsor”. La presenza della cantante è motivata non solo dalle sue doti artistiche, ma anche perché nel 2020 re Carlo III la nominò ambasciatrice del British Asian Trust, fondo creato nel 2007 per aiutare i poveri di India, Pakistan, Bangladesh e Sri Lanka.

Potremo vedere anche Lionel Richie, Andrew Lloyd Webber, la star di Bollywood Sonam Kapoor, i Take That, Paloma Faith, Olly Murs, Steve Winwood, Nicole Scherzinger e, a sorpresa, un ospite d’eccezione, cioè l’orsetto Winnie The Pooh. Al concerto, ha confermato la Bbc, ci saranno anche star mondiali del calibro di Tom Cruise, Joan Collins e Tom Jones.

 Carlo III "fa fuori" i Savoia: per loro niente invito all'incoronazione. Manca sempre meno all'incoronazione di re Carlo e della moglie, la regina Camilla. Tra gli assenti, i Savoia e molti altri esponenti della nobiltà. Cristina Balbo il 4 Maggio 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 I grandi assenti

 L’esclusione di Lady Pamela Hicks

 Gli “imprevedibili” presenti all’incoronazione

È sempre più vicino uno degli eventi più attesi dell’anno, l’incoronazione di Carlo d’Inghilterra e della moglie Camilla, che il prossimo 6 maggio, diventeranno ufficialmente il re Carlo III e la regina Camilla della monarchia britannica. Naturalmente – come tutti i grandi eventi su cui sono puntati i riflettori - non sono mai mancate le polemiche. In particolar modo, negli ultimi giorni a far parecchio discutere è l’assenza di molti nobili che re Carlo ha deciso di non invitare alla cerimonia nell’Abbazia di Westminster. Al loro posto, infatti, saranno presenti centinaia di rappresentanti della società civile che, tra tutti, si sono distinti per servizio pubblico e attività di beneficienza. Anche esponenti di casa Savoia - come Emanuele Filiberto e Aimone d’Aosta - non hanno ricevuto l’invito e quindi, non figurano tra i duemila invitati del grande evento che, comunque, sono meno rispetto agli ottomila presenti per l’incoronazione di Elisabetta II, risalente al 1953.

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I grandi assenti

Casa Savoia non sarebbe l’unica ad essere stata “fatta fuori” dai reali d’Inghilterra; anche altri esponenti della nobiltà sono stati esclusi dal grande evento. Molti tra loro, infatti, hanno espresso la loro opinione (e rabbia) a riguardo. Il duca di Rutland - uno tra i 24 duchi non-reali che non sono stati invitati – nei giorni scorsi ha tuonato: “Sono famiglie come la mia che hanno sostenuto la monarchia suppergiù per 1000 anni”. Anche il finanziere Ben Goldsmith, il nipote del marchese di Londonderry ha fatto conoscere il suo disappunto sostenendo che Carlo stia rischiando di arrendersi a “babbei e nullità”.

L’esclusione di Lady Pamela Hicks

Forse l’assenza più clamorosa è quella di Lady Pamela Hicks, la figlia di Lord Mountbatten, proprio lo zio di Filippo che aveva organizzato il matrimonio tra sua nipote ed Elisabetta. La dinastia dei Mountbatten è quella più intrecciata a quella reale: il padre di Lady Pamela, infatti, era stato per anni il mentore di Filippo e poi di Carlo tanto che alla morte di Lord Mountbatten ai funerali presero parte sia la regina Elisabetta che Carlo. Ma non è finita qui; la stessa Lady Pamela era stata damigella d’onore alle nozze tra Filippo ed Elisabetta risalente al 1947. Inoltre, qualora fosse stata invitata sarebbe stata una delle poche a presenziare a tre incoronazioni (la prima quella di Giorgio Vi nel 1937, la seconda quella di Elisabetta nel 1953 e ipoteticamente la terza, quella di Carlo). Tuttavia, proprio nel giorno del suo 94esimo compleanno, Lady Pamela è stata avvisata, con una telefonata arrivata direttamente da Buckingham Palace, del fatto che la sua presenza non fosse gradita. A rendere noto l’accaduto è stata la figlia, India Hicks (peraltro di cui Carlo è stato padrino di battesimo) direttamente su Instagram: “Uno dei segretari personali del re ha riferito questo messaggio da parte del re. Hanno spiegato che questa incoronazione sarà molto diversa da quella della regina. Il re manifestava il suo grande amore e le sue scuse, per il fatto di offendere tante famiglie e amici con una lista ridotta”. Lady Pamela, stando a quanto riferito dalla figlia, non ci sarebbe rimasta male, ma al contrario, avrebbe commentato: “Che cosa molto, molto sensata. Seguirò con grande interesse gli eventi di questo nuovo regno”.

Gli “imprevedibili” presenti all’incoronazione

Per “soccombere” all’assenza dei tanti reali, re Carlo ha deciso di invitare molti esponenti della società civile: 200 giovani impegnati nella beneficenza, 200 giovani scelti fra Scout e servizio civile, 450 persone onorate con la medaglia dell’impero britannico e, addirittura, cuochi e pompieri in pensione. Tra i presenti, anche "il ragazzo della tenda", un bimbo che ha dormito per tre anni in una tenda nel suo giardino raccogliendo 700.000 sterline a favore di un ospizio locale. Inoltre, anche una poliziotta che ha attraversato a remi da sola l’Oceano Atlantico con il fine di scuotere le coscienze dinanzi all’inquinamento dei mari. Infine, anche i proprietari di un caffè per bikers che durante la pandemia hanno trasformato il loro locale in un servizio di consegne.

I Regali.

DAGONEWS il 19 aprile 2023.

La processione per l'incoronazione del re sarà guidata da una croce in cui sono state incastonate alcune reliquie religiose donate a Carlo dal Papa.

Due frammenti del legno della croce di Gesù Cristo sono stati donati da Papa Francesco al sovrano per celebrare la sua intronizzazione. 

I piccoli frammenti sono stati incorporati nella Croce del Galles, che sarà vista da milioni di persone quando verrà portata nell'Abbazia di Westminster il 6 maggio.

Entrambi i pezzi, una delle dimensioni di 1 cm e l'altra di 5 mm, sono stati disposti a forma di croce e sono incastonati nel crocifisso d'argento, sopra a una gemma di cristallo rosa, in modo che possano essere visti solo da vicino.

La Croce del Galles, che è un dono del Re alla Chiesa del Galles per celebrare il suo centenario, sarà benedetta dall'Arcivescovo del Galles, Andrew John, in una funzione alla Chiesa della Santissima Trinità, a Llandudno, nel Galles del Nord. Al suo ritorno, la croce sarà condivisa tra le chiese anglicana e cattolica del Galles.

Francesco regala la vera croce, ma gli anglicani gli "rubano" la cattedra. La Santa Sede punta a migliorare i rapporti con gli anglicani dall'incoronazione del nuovo monarca. Ma spunta un incidente imbarazzante. Nico Spuntoni il 23 Aprile 2023 su Il Giornale.

C'è grande attesa per la cerimonia di incoronazione di re Carlo III che avrà luogo il 6 maggio nell'abbazia di Westminster, a Londra. Tra i regali arrivati in casa Windsor per la storica occasione, probabilmente il più prezioso è quello inviato da Roma. A farlo è stato Papa Francesco che, come confermato dalla Sala Stampa della Santa Sede, ha spedito a Londra ad inizio di aprile alcuni frammenti della reliquia di quella che viene ritenuta la vera croce di Gesù fino a oggi custodita in Vaticano.

Finalità ecumenica

Nella dichiarazione, il dono del Papa è stato definito un "gesto ecumenico in occasione del centenario della chiesa anglicana in Galles". I frammenti sono già stati incastonati nella croce del Galles che guiderà la cerimonia per l'incoronazione officiata dal leader della comunità anglicana, Justin Welby. Essa riporta le parole in lingua gallese dell'ultimo sermone di san Davide: "Sii gioioso. Abbi fede. Fai le piccole cose".

Il regalo è stato apprezzato dall'arcivescovo cattolico locale, titolare di Cardiff e di Menevia, monsignor Mark O'Toole per il quale la croce del Galles "non è solo un segno delle profonde radici cristiane della nostra nazione ma, ne sono certo, incoraggerà tutti noi a modellare la nostra vita sull'amore dato dal nostro Salvatore, Gesù Cristo".

La consegna

La Sala Stampa della Santa Sede ha fatto sapere che il dono è stato recapito a re Carlo III tramite la nunziatura apostolica in Gran Bretagna. Proprio questa settimana, Francesco ha nominato suo nuovo "ambasciatore" a Londra monsignor Miguel Maury Buendía, che ha preso il posto lasciato vacante a metà gennaio da monsignor Claudio Gugerotti, approdato a Roma come prefetto del dicastero per le Chiese Orientali.

I frammenti

La nota del direttore della Sala Stampa non specifica dove fossero conservati in Vaticano i frammenti donati dal Papa al re, che è anche capo della chiesa anglicana. Secondo la leggenda, la vera croce del Golgota fu ritrovata intatta da Elena, madre dell'imperatore Costantino, tre secoli dopo la morte di Cristo.

Il Vaticano non è l'unico posto che ha ospitato e ospita presunti frammenti della croce di Gesù: sempre a Roma, nella basilica di Santa Croce in Gerusalemme c'è una cappella delle reliquie che ne custodisce tre insieme oltre ad un chiodo della crocifissione e due spine della corona. Stesso privilegio viene rivendicato anche dal Duomo di Pisa, di Firenze, da Notre Dame di Parigi, nel tesoro della Hofburg a Vienna.

La diffusione di questi frammenti in tutta Europa, iniziata nel Medioevo, suscitò un commento sprezzante di Giovanni Calvino secondo cui "se si volesse radunare tutto quanto si è trovato, ce ne sarebbe da caricare una grossa nave" mentre "il Vangelo testimonia che la croce poteva essere portata da un uomo solo".

I precedenti

Non è la prima volta che un Papa fa dono di un frammento di quella che viene considerata la vera croce: sul monte Križevac, a Medjugorje, dal 1933 sorge un'enorme croce che fu costruita dai parrocchiani nel 1933 per l'anno santo della redenzione. Per l'occasione Pio XI inviò una reliquia contenente frammenti provenienti dalla basilica di Santa Croce in Gerusalemme. Pio XII, invece, regalò due piccoli frammenti al monastero di Santo Toribio de Liébana, in Spagna.

Il canale con gli anglicani e l'incidente

Il dono a Carlo III è un gesto di attenzione di Francesco nell'ambito dei rapporti ecumenici tra la Chiesa di Roma e la comunità anglicana.

Rapporti che nell'ultima settimana hanno visto un clamoroso incidente, dopo che martedì proprio nell'arcibasilica papale di San Giovanni in Laterano una cinquantina di appartenenti alla diocesi anglicana di Fulham - guidati dal loro vescovo - hanno celebrato la propria liturgia sull’altare della cattedra. Il Capitolo Lateranense, con una dichiarazione del vicario capitolare, monsignor Guerino Di Tora, ha redatto una nota nella quale si esprimeva "profondo rammarico per quanto avvenuto" spiegando che "l'increscioso episodio è stato causato da un difetto di comunicazione" .

 Papa Francesco dona due frammenti della “Vera Croce” a re Carlo III. Bergoglio ha donato a re Carlo III due preziose reliquie che sono state incastonate nella croce d’argento che guiderà la processione verso l’Abbazia di Westminster il 6 maggio 2023. Francesca Rossi il 19 aprile 2023 su Il Giornale.

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 Un dono di Papa Francesco

 La “Vera Croce”

Papa Francesco ha voluto fare un “dono personale” a re Carlo III, due frammenti della “Vera Croce” finora custoditi nella sala della Lipsanoteca vaticana. Un gesto importante, di coesione e amicizia tra la Chiesa cattolica e quella anglicana.

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Un dono di Papa Francesco

La reliquia, descritta come un ‘regalo personale’ di Papa Francesco, è stata formalmente presentata alla Casa reale dai rappresentanti vaticani presso la Cappella reale di St. James’s Palace la scorsa settimana”, ha scritto il Telegraph, rivelando che Papa Francesco ha donato a re Carlo III due reliquie, una di 1 centimetro, l’altra di 5 millimetri provenienti da quella che viene ritenuta la “Vera Croce” su cui morì Gesù Cristo. “Un significativo gesto ecumenico”, ha riportato ancora il giornale, emblema dei buoni rapporti che intercorrono tra la Chiesa cattolica e quella anglicana. Per Carlo III questo regalo eccezionale rappresenta anche una sorta di riconoscimento del suo ruolo di difensore della fede cristiana, che verrà ufficializzato proprio durante l’incoronazione.

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Sua Maestà ha chiesto che le due reliquie fossero incastonate nella nuova croce astile d’argento che è stata commissionata per “celebrare il centenario della Chiesa in Galles”. Proprio questa croce è stata scelta per guidare, come da tradizione, la processione del Re e della Regina consorte verso l'Abbazia di Westminster, decisione che rifletterebbe proprio “il profondo e antico affetto di re Carlo nei confronti del Galles”. Sulla nuova croce processionale, che sarà benedetta dall’Arcivescovo di Canterbury, sono anche state incise, in lingua gallese, le parole dell’ultimo discorso di San Davide: “Rallegrati. Conserva la fede. Fai le piccole cose”.

L’Arcivescovo di Cardiff e Vescovo di Menevia, Mark O’Toole, ha dichiarato: “Con un senso di profonda gioia abbracciamo questa croce, gentilmente donata da Re Carlo e contenente una reliquia della Vera Croce, generosamente donata dalla Santa Sede”. L’Arcivescovo ha poi evidenziato che questa croce rappresenta “un segno delle profonde radici cristiane della nostra nazione” e “incoraggerà tutti noi a modellare la nostra vita sull’amore dato dal nostro Salvatore, Gesù Cristo”. Dopo l’incoronazione la croce processuale diventerà una comproprietà della Chiesa cattolica d’Inghilterra e Galles e della Chiesa anglicana.

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La “Vera Croce”

Secondo la tradizione cristiana sarebbe stata Sant’Elena, ovvero Flavia Giulia Elena, madre dell’imperatore Costantino I, a ritrovare a Gerusalemme la reliquia della “Vera Croce” fra il 327 e il 328. Un frammento della croce sarebbe rimasto proprio a Gerusalemme, un altro sarebbe stato conservato a Roma e un terzo a Costantinopoli. Della reliquia custodita a Gerusalemme si sarebbe persa ogni traccia dopo la vittoria di Saladino contro i Crociati nella battaglia di Hattin (1187).

Secondo una delle ipotesi formulate sul destino della “Vera Croce”, sarebbe stato proprio il fondatore della dinastia Ayyubide, Saladino appunto, a prendere la reliquia, rifiutandosi di renderla ai Crociati poiché rappresentava la testimonianza verra vita terrena del Cristo, venerato come profeta nella religione islamica. Molti altri frammenti attribuiti alla “Vera Croce” sono tuttora sparsi per il mondo, conservati in reliquiari chiamati “stauroteche”.

Il Ricevimento.

Il banchetto del re. Tutte le curiosità gastronomiche sui gusti di re Carlo e sulla sua incoronazione. Daniela Guaiti su L'Inkiesta il 5 Maggio 2023.

Cosa si mangerà il giorno dell’incoronazione? E cosa piace mangiare a Carlo nella vita di tutti i giorni? Lo abbiamo chiesto a Luisa Ciuni, grande esperta di tutto quello che riguarda i Windsor

Alzi la mano chi non sarebbe curioso di assistere, da ospite o anche solo da spettatore, al banchetto per l’incoronazione di re Carlo III. Non possiamo certo essere lì, ma possiamo raccontare i risvolti gastronomici della giornata, tenendo presente in primo luogo che si tratterà di un «banchetto di Stato, dove vigeranno le norme stabilite da Elisabetta: no a crostacei e aragoste, dunque, no ad aglio e soffritti, per consentire a tutti di godere il menu senza rischi per la digestione». A guidarci in questo viaggio tra i sapori di una tavola da favola è Luisa Ciuni, giornalista e scrittrice, vera e propria autorità in materia di Windsor, tema cui ha dedicato diversi libri.

Lamprede come draghi

È lei a spiegarci come Carlo dovrà affrontare un assaggio a dir poco insolito: «La lamprey pie, torta di lamprede, verrà servita a Carlo, e lui dovrà mangiarla. Se i cuochi di corte non riusciranno a trovare le lamprede, dovranno trovare qualche pesce simile per sostituirle». Le lamprede sono infatti ormai rarissime: solo impropriamente considerate pesci, sono in realtà dei vertebrati primitivi, parassiti dalla bocca circolare irta di denti. Proprio il loro aspetto spaventoso le rende protagoniste della insolita torta salata che Carlo si troverà nel piatto: «Mangiare la lamprey pie è un segno di forza e potere, un simbolo di vittoria: il re deve trionfare su qualcosa di oscuro, un po’ come San Giorgio che uccide il drago. È una tradizione che risale al Medioevo: Elisabetta l’ha mangiata, tutti i re d’Inghilterra l’hanno mangiata».

Il big lunch

Da una torta salata all’altra, da una tradizione antichissima a una moderna: «Il big lunch – spiega Ciuni – è un grande picnic esteso a tutti i sudditi. Nei giardini di Buckingham Palace, e contemporaneamente nei giardini, nelle terrazze, ma anche nelle strade, di tutto il Paese si allestirà un picnic, così che tutti festeggino idealmente insieme. Protagonista sarà la Coronation Quiche, torta di verdure molto semplice, scelta da Camilla e proposta con un servizio più informale, semplificato rispetto a quanto previsto dal cerimoniale di un classico tè inglese. Fave e spinaci sono i protagonisti del piatto. La ricetta è stata fornita ai sudditi insieme alle foto, in modo che chi vuole cimentarsi ai fornelli la possa riprodurre». 

Verdure e gusti semplici

Del resto, si sa, Carlo è un appassionato degli ortaggi: «Non è vegetariano, ma ama molto le verdure, che devono provenire dalla sua tenuta di Highrove. È attentissimo al cibo: vuole avere frutta e verdura fresca, miele delle sue api. Teniamo presente che avere ortaggi freschi e “a chilometro zero” in Inghilterra non è qualcosa di semplice, quasi scontato, come lo è da noi, anche per un fatto banalmente climatico. Ovviamente Carlo ha sempre dovuto viaggiare, e in viaggio ha sempre mangiato in base alle diverse situazioni, e ovviamente nei banchetti ci sono cibi internazionali. Ma quando è a casa sua mangia in modo molto salutare, tanto che si vanta di non aver preso neanche un chilo di peso in trent’anni. Beve poco, anche perché tende spesso a lavorare anche di notte. È molto austero. Non è incline alle golosità, ma è molto preciso su quello che trova in tavola, i suoi lussi sono lussi da principe. Un esempio? Carlo ama molto le uova, che vuole bollite per 2-3 minuti, a un punto di cotture difficilissimo da indovinare anche per gli chef: per questo gliene portano sei, in sei diversi punti di cottura, in modo che almeno un uovo incontri il suo gusto. Mangia cacciagione, e i salmoni che lui stesso ha pescato: in questo senso si rivela molto moderno, perché quello che viene cacciato o pescato deve essere consumato». Niente sprechi, insomma, soprattutto se si parla di uccidere un animale. E pochissime concessioni alla gola: «Ama l’Italia e la cucina italiana lo ingolosisce, anche se, ha detto, in Italia non si riesce mai a capire quando finirà un pranzo».

Incoronazione di Carlo III, c’è vermouth torinese nei cocktail del brindisi. Piera Genta, Rosalba Graglia su Il Corriere della Sera il 5 maggio 2023.

In questi giorni sono tante le varianti della ricetta preferita da Carlo (50/50 gin and vermouth) che i bartender londinesi stanno preparando per l’incoronazione 

Sarà per via di James Bond, che con la Royal Family ha sempre avuto un rapporto privilegiato e aveva una passione per il Martini cocktail «shaken not stirred». Certo fa una bella impressione sentir raccontare ai tg nazionali la ricetta del cocktail dell’incoronazione di Carlo III a base di inglesissimo gin e vermouth. Sì, proprio la nostra gloria piemontese. Il divieto di far pubblicità della Rai ha evitato il nome del produttore — Martini, ormai assai poco italico vista la proprietà di Bacardi — e ha fatto emergere il nome vero della magica pozione creata da Antonio Benedetto Carpano nel 1786, nome che indica l’artemisia, pianta essenziale, e in tedesco, perché Carpano aveva una passione per Goethe.  

Chissà se gli inglesi sanno qualcosa di A.B.Carpano: in ogni caso, il vermouth è nel cocktail ufficiale dell’incoronazione e tanto ci basta. Con il solito understatement che ci contraddistingue, nessuno ha fatto un plissè a Torino e dintorni, ma si sa, siamo fatti così, esageruma mai. I bene informati raccontano che l’aperitivo preferito da King Charles sia il Martini cocktail, che il re si goda questo aperitivo ogni giorno e non viaggi mai senza la sua scorta personale di gin, vermouth e persino il suo bicchiere da Martini. 

In questi giorni sono tante le varianti della ricetta preferita da Carlo (50/50 gin and vermouth) che i bartender londinesi stanno preparando per l’incoronazione. La ricetta più accreditata sarebbe quella che utilizza come decorazione lamponi freschi e forse anche il Royal Windsor Gin, con i lamponi raccolti nella tenuta reale di Windsor e infusi nel liquido per dare sia sapore di frutta che colore. Ed è un fatto che i nostri vermouth in terra inglese fanno la loro figura: il Savoy Dry Vermouth è frutto di un’importante collaborazione fra il più iconico dei grandi hotel londinesi, il leggendario Savoy, e la storica casa produttrice piemontese di vermouth Giulio Cocchi. Visto che ormai anche i gin piemontesi vincono concorsi Oltremanica va a finire che alla prossima incoronazione con il nostro vermouth ci sarà pure il nostro gin. Ma non esageriamo. 

Il Re.

I media sfidano il re: Carlo trae profitti dai morti senza testamento. Storia di Angela Napoletano, Londra, su Avvenire sabato 25 novembre 2023.

L’ultima inchiesta antimonarchica del Guardian, quotidiano britannico di ispirazione progressista, riguarda una prerogativa reale di retaggio medievale chiamata “bona vacantia”. I giornalisti della redazione di Kings Place, a Londra, hanno passato al setaccio i proventi incassati dalla Corona nel ducato di Lancaster, possedimento privato dei reali d’Inghilterra dal 1399, attraverso un codice del diritto inglese che assegna al re la proprietà dei beni appartenuti a sudditi morti senza eredi o testamento. Negli ultimi dieci anni, questo è l’esito delle verifiche, questa trovata sopravvissuta ai secoli ha fruttato ai Windsor circa 60 milioni di sterline. Di questi, tuttavia, solo una piccola parte è andata in beneficenza come previsto dalle consuetudini. Tre fonti a conoscenza della gestione finanziaria del patrimonio hanno confermato che il grosso è stato segretamente utilizzato per la ristrutturazione degli immobili della famiglia reale.

Un portavoce del ducato a nord-ovest dell’Inghilterra ha affermato che, dopo la morte della regina Elisabetta, Carlo III, incoronato re a maggio scorso, ha confermato la politica di utilizzo del denaro derivante dai “bona vacantia” per la manutenzione degli edifici «al fine di proteggerli e preservarli per le generazioni future». La rivelazione, che ha messo in agitazione i sindaci delle città più grandi del ducato, come Liverpool e Manchester, deve aver causato a Buckingham Palace un certo imbarazzo. Venerdì, il giorno dopo la pubblicazione dell’inchiesta, il Palazzo ha disposto il trasferimento di più di cento milioni di sterline, compresi fondi raccolti proprio a Lancaster attraverso il sistema dei “bona vacantia”, in un fondo di investimento etico.

Mossa interpretata come un tentativo di riparazione. L’inchiesta non è però finita. Altre rilevazioni sulle «bizzarrie medievali» su cui si regge il trono d’Inghilterra sono attese nei mesi a venire ad alimentare quella disaffezione nei confronti della monarchia che ha cominciato a venire allo scoperto con l’ascesa al trono di Carlo. Il movimento Republic non ha perso l’occasione per gridare a una riforma istituzione che, per lo meno, tagli i privilegi della Corona magari partendo proprio dalla “bona vacantia” che per i repubblicani non è altro che una “tassa sulla morte”.

Re Carlo, compleanno triste: Harry non è nemmeno invitato. Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera sabato 11 novembre 2023.

Il 75esimo anniversario del sovrano britannico è stato annunciato da una foto ufficiale scattata da Rankin che aveva già immortalato Elisabetta, ma mentre la regina rideva di cuore, il figlio appare pensoso. Non c’è stato alcun invito a Harry: tra i due non c’è quasi più alcuna comunicazione

E’ un compleanno triste per re Carlo: il 75esimo anniversario del sovrano britannico – che cade il prossimo martedì - è stato annunciato oggi da una foto ufficiale scattata da Rankin, il ritrattista delle celebrities che aveva già immortalato Elisabetta. Ma quale contrasto con la madre: nell’immagine presa per il suo 75esimo compleanno, la regina rideva di cuore; oggi il suo erede e figlio appare pensoso, con lo sguardo quasi velato di malinconia. E il re ne ha ben motivo: al suo fianco, per questa celebrazione, avrà solo William, non il «caro» Harry, col quale la frattura è lungi dall’essere sanata.

Carlo non ha voluto enfatizzare troppo questo compleanno: sarà una ricorrenza tenuta al «minimo», con solo una cena intima a Londra per qualche familiare e un ristretto gruppo di amici. E quando era stato chiesto se il re avrebbe rilasciato un’intervista per l’occasione, da Buckingham Palace hanno risposto che «questa non è Netflix», con una frecciata neanche troppo nascosta verso i duchi di Sussex. Nelle scorse settimane si era parlato di un invito a Harry a unirsi al padre per il compleanno e del fatto che i Sussex avrebbero snobbato il re, perché Meghan non sarebbe stata inclusa. Ma in realtà non c’è stato alcun invito: anzi, da tempo fra Carlo e il figlio minore non c’è quasi più alcuna comunicazione, cosa che tuttora provoca nel re «grande dolore».

Anche se, quando a ottobre Harry ha compiuto 39 anni, non c’è stato alcun riconoscimento ufficiale della ricorrenza, né Carlo o William si sono scomodati a fargli gli auguri. Sono ormai 18 mesi, dai giorni del Giubileo di Platino di Elisabetta, che Carlo quasi non vede Harry né i nipotini avuti da lui e Meghan. A maggio, all’incoronazione, il duca di Sussex si è fermato a Londra solo per poche ore e a settembre è andato da solo a Windsor a rendere omaggio alla regina, un anno dopo la sua morte, ed è stato costretto ad alloggiare in un hotel, perché a quanto pare non aveva comunicato con sufficiente preavviso la sua visita. Carlo, come padre, non ha chiuso del tutto la porta nei confronti del figlio ribelle: ma è rimasto particolarmente adombrato dagli insulti lanciati da Harry, nel suo libro, contro Camilla, definita come la «matrigna cattiva» che tramava contro di lui.

E anche William non ha preso affatto bene gli attacchi a Kate, dipinta come fredda e calcolatrice. E non aiuta il fatto che Harry non paia in grado di schiodarsi dalle sue ossessioni: mentre Meghan è impegnata in California a ridisegnare il suo brand, reinventandosi come mega-influencer, il principe continua a trascinare in tribunale i giornali inglesi, in processi che rischiano di rivelarsi imbarazzanti per la famiglia reale. Carlo e William, invece, sono sempre più vicini: il re vede spesso i tre nipotini (George, Charlotte e Louis), ma soprattutto il re e il suo erede sono sempre più concentrati sul lavoro, impegnati a delineare il futuro della monarchia. Ma quale posto potrà avere in essa Harry? Carlo ha deciso per il momento di mettere la questione da parte per concentrarsi sugli affari di Stato e sulle cause che gli stanno a cuore: per il 75esimo compleanno ha lanciato il Coronation Food Project, un’iniziativa per combattere gli sprechi alimentari. Solo il tempo sarà in grado di sanare le ferite di casa Windsor.

Carlo, il Re dei bullizzati. Storia di Massimo Gramellini su Il Corriere della Sera l'8 novembre 2023.

Una delle peggiori torture intellettuali che si possano infliggere a un essere umano è costringerlo a leggere in pubblico un testo scritto da altri e in cui non crede. Guardando Re Carlo scandire il suo primo Discorso della Corona dettatogli dal premier Sunak, con quel passaggio sulle trivellazioni del Mare del Nord che al sovrano ambientalista avrà fatto venire il voltastomaco, pensavo che nemmeno l’opulenza dei vestiti e del conto in banca giustificassero l’esperimento di bullismo in atto contro di lui.

Nessuno sa essere perfido come gli inglesi e nessun inglese è mai stato più perfido di colui che inventò il bagno di umiltà (o di umiliazione?) a cui si deve sottoporre una volta all’anno il monarca, prestando la voce e la faccia al programma politico del primo ministro in carica. Finché a farlo era una professionista del calibro di Elisabetta, in grado di pronunciare le frasi di Churchill e quelle di Boris Johnson con la stessa impassibilità di un doppiatore che legge i testi di un documentario sulla fauna del Borneo, nessuno ci prestava attenzione.

Però stavolta il compito di lettore toccava a Carlo, che per tutta la vita ha espresso opinioni appassionate e divisive. Certo, il destino non lo ha aiutato, dandogli in sorte un primo ministro che almeno sull’ambiente la pensa all’opposto da lui. Ma il suo imbarazzo di capo dello Stato sotto tutela, espresso da un tic intermittente alla spalla, resta la migliore pubblicità possibile contro il premierato forte. 

Primo discorso (a 70 anni) di Re Carlo. Sì alle trivelle e stretta sui clandestini. Storia di Davide Zamberlan su Il Giornale l'8 novembre 2023.

«È in memoria dello spirito di servizio e di devozione lasciati in eredità a questo Paese dalla mia amata madre, la defunta regina, che pronuncio il primo discorso del re da oltre 70 anni». Con queste parole re Carlo ha ieri mattina inaugurato il nuovo anno parlamentare, rendendo omaggio allo straordinario regno di Elisabetta II. Le cui orme il figlio ha deciso di seguire, nel rispetto di una tradizione ultrasecolare che affonda le proprie origini almeno a partire dal '300. Giunto a Westminster su una carrozza reale con la regina Camilla, entrato nel palazzo del parlamento attraverso una porta dedicata, accolto dal Lord Great Chamberlain e dal Earl Marshal che camminano all'indietro lungo la scalinata reale per non volgere le spalle al sovrano, la liturgia pubblica è un trionfo di tradizione e di simbolismi.

In abiti cerimoniali, il re entra nella Camera dei Lord accompagnato dalla Grande Spada di Stato, a rappresentarne il potere, e da un cappello di velluto rosso ed ermellino, a indicare il favore papale (prima dello scisma anglicano). Siede sul trono, più in alto rispetto agli altri Pari del regno e attende che un funzionario della Camera dei Lord, il Black Rod, si rechi alla Camera dei Comuni per convocarne i rappresentanti. I quali, a sottolineare l'autonomia degli eletti del popolo, chiudono la porta in faccia all'emissario del sovrano, obbligandolo a battere il bastone contro la porta per chiedere di essere ammesso nell'aula. Entrato, il Black Rod ordina ai rappresentanti dei Comuni di seguirlo nella Camera dei Lord. Per assicurare l'incolumità del sovrano gli Yeomen della Guardia hanno nel frattempo verificato che nelle cantine qualcuno non stia perpetrando un attentato, come i cattolici di Guy Fawkes che nel 1605 cercarono di far saltare tutto in aria con una montagna di polvere da sparo. Mentre un parlamentare viene tenuto ostaggio a Buckingham Palace, a garantire che il sovrano possa lasciare il parlamento in sicurezza. Un concentrato di formalità che definisce la sostanza di una costituzione non scritta ma radicata nella storia. Il discorso di ieri (a denti stretti, tra tic e sospiri sarà che ha dovuto pronunciare parole che stridono con tutte le sue convinzioni) contiene una quindicina di elementi su cui si concentrerà il governo, alcuni dei quali puntano ad accentuare le differenze politiche tra conservatori e labouristi. Su tutti, licenze annuali per nuovi campi estrattivi di idrocarburi nel mar del Nord (con buona pace dell'ecologismo di Carlo), l'impegno a contrastare l'immigrazione illegale e la promessa di un giro di vite antidelinquenza. Non molto per recuperare 20 punti percentuali all'opposizione.

Denti stretti, qualche sospiro (e un tic): il primo «discorso del Re» di Carlo, così diverso da Elisabetta. Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera martedì 7 novembre 2023.

Carlo ha pronunciato oggi il King’s Speech, il primo Discorso del Re da più di settant’anni. Ha letto il testo, scritto dal premier, tentando di mantenere un tono impersonale. Ma i temi per cui si è battuto per una vita erano contraddetti nelle parole scritte da Sunak

Un discorso a denti stretti: Re Carlo ha pronunciato il suo primo King’s Speech, l’allocuzione del sovrano di fonte al Parlamento riunito, e solo il cielo sa cosa gli passava davvero per la testa. Perché le parole che il governo gli ha messo in bocca cozzavano con tutto ciò per cui lui si batte da una vita.

È stata una giornata storica, a Westminster: il primo Discorso del Re da più di settant’anni. Era infatti il 1950 quando Giorgio VI prese per l’ultima volta la parola in Parlamento: da allora è sempre stato il Discorso della Regina. E anche l’anno scorso, quando Elisabetta era ormai incapacitata e a pronunciarlo in sua vece fu Carlo, la Corona adagiata su un cuscino era lì a ricordare la presenza della Sovrana.

Oggi quella Corona è saldamente sul capo di Carlo, che ha fatto ingresso a Westminster conducendo per mano la regina Camilla, anche questa una «prima» storica che non si vedeva da decenni. Come è noto, il Discorso del Re è in realtà scritto dal primo ministro e serve a illustrare l’agenda legislativa del governo per la nuova sessione parlamentare: il sovrano è solo uno «speaker», tenuto a essere imparziale e impassibile.

A questo ci aveva abituato Elisabetta, che negli anni ha letto quei fogli con voce sempre ferma e uguale, senza mai tradire la minima emozione, che si trattasse di un governo conservatore o laburista, dei programmi di Winston Churchill o di Tony Blair. Ma se della defunta regina non si è mai saputo cosa veramente pensasse – e mai lei ha lasciato trapelare le sue opinioni - al contrario le vedute di Carlo sono risapute da tutti: da principe di Galles è intervenuto su ogni argomento, dall’architettura ai cibi geneticamente modificati, fino a indirizzare lettere ai ministri per cercare di influenzarli.

Il tema che gli è più caro, si sa, è però l’ambiente: ma un passaggio-chiave del programma di Rishi Sunak, che il re è stato costretto a leggere, era il via libera a nuove trivellazioni di gas e petrolio nel Mare del Nord, qualcosa che Carlo ha sempre avversato. Tutti gli occhi erano puntati sul sovrano, per vedere se con una smorfia, una alzata di sopracciglio, una pausa studiata, avrebbe tradito i suoi pensieri: e quando ha letto il brano sulla politica energetica, ha lanciato un’occhiata verso Lord e deputati che poteva anche apparire come velata di scetticismo.

Durante tutto il discorso, Carlo si è chiaramente sforzato di sembrare il più impersonale possibile: ma nel suo tono si avvertiva la fatica di chi deve recitare una parte in cui non sta davvero credendo. Un tic delle spalle arrivava a sottolineare certi passaggi, mentre altre volte la voce suonava come velata da un sospiro.

Eppure il compito è stato portato a termine, perché questa è la forza della monarchia costituzionale britannica: il re è l’apice dell’edificio istituzionale, la Corona è parte del processo legislativo, assieme ai Comuni e ai Lord, ma allo stesso tempo non interferisce con la politica, non scende in campo. È «la Corona in Parlamento», un binomio indissolubile. E Carlo, quando era asceso al trono l’anno scorso, avevo subito promesso solennemente di «rispettare i principi costituzionali». Nel cui nome, chissà quanti altri rospi dovrà ingoiare.

Il primo discorso del re di Carlo III Corona imperiale e rito secolare. Storia di Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera lunedì 6 novembre 2023.

E’ il King’s speech più atteso. Perché il primo di re CarloIII da quando è stato incoronato a maggio e da quando ha raccolto il testimone in morte della madre Elisabetta II a settembre 2022. Ed è anche il primo King’s Speech del premier Rishi Sunak, e in verità il discorso del re è in realtà il programma del suo primo ministro.

Abbastanza per fare dell’appuntamento con la State opening of Parliament il 7 novembre alle Houses of Parliament di Londra, un momento già nella storia. E’ anche il primo King’s speech dopo 70 anni di Queen’s speech.

Impossibile non andare con la mente a quel primo Queen’s speech della regina Elisabetta, in uno splendore di diamanti ad incorniciarne il fresco viso. Da quel primo discorso della regina il 4 novembre del 1952, quando era sovrana da pochi mesi, dal febbraio di quell’anno quando morì Giorgio VI. E la folla si accalcò lungo il Mall per catturare un suo saluto e sorriso mentre si avviava al Parlamento sulla carrozza. Il primo di 67 discorsi della regina in un regno mai così lungo a Londra: 70 anni, unica sovrana ad aver raggiunto il Platinum Jubilee. Mancò l’appuntamento dell’apertura solenne del Parlamento solo per le gravidanze di Andrea ed Edoardo, i due figli più giovani.

Carlo, in veste di principe di Galles, nel 2022 anno del Giubileo di Pl atino della regina , si era già sostituito alla madre sul trono che l’attende nella House of Lords per la lettura del discorso, incastonato nella fine architettura neogotica rivestita in oro immaginata quando fu costruito da Charles Barry il complesso del Parlamento sul Tamigi.

Ma il 10 maggio di un anno fa quando Carlo prese il posto della madre che già stava sperimentando problemi di deambulazione che avrebbero poi portato la regina a disertare alcuni momenti del Giubileo, Carlo non indossò la corona. La Imperial State Crown delle State Opening of Parliament vigilò però per tutta la durata del rito sulle parole di Carlo pronunciata in nome della madre.

Ora re Carlo III entra in Parlamento come sovrano. Legge per la prima volta il discorso del re non per conto della madre, ma come sovrano. Ora è per lui la Co Imperiale con le sue 2.901 gemme, il favoloso diamante Cullinam II, lo zaffiro di Sant’Edoardo e quello Stuart, e il favoloso spinello, creduto per secoli un rubino, il Black Prince’s Ruby.

E’ la corona indossata da Carlo all’affaccio al balcone di Buckingham Palace dopo l’incoronazione con la corona di St Edoardo.

Al Parlamento lo attende anche l’antico cerimoniale, con la storica ispezione dei sotterranei per scongiurare un attentato al Parlamento, memori del Gunpowder plot di Guy Fawkes nel 1605 per travolgere la monarchia Stuart.

Non solo, ci sarà anche il rito del rifiuto al Black Rod che bussa alla porta della Camera dei Comuni prima del discorso. L’alto inviato della Camera dei Lords bussa ben tre volte ai Comuni prima che le porte si schiudano e i deputati accettino di trasferirsi nella House of Lords per ascoltare il re. Rito che simboleggia l’indipendenza dal potere regale.

Chiamato anche Gracious Address, il discorso del re è l’occasione in cui il governo delinea i suoi progetti di legge per i 12-18 mesi a venire (il precedente discorso nel 2022 comprendeva 31 progetti di legge). E per Sunak, succeduto a Liz Truss — il più breve premierato di sempre a Londra di appena 44 giorni — sarà anche l’ultimo King’s speech visto che entro fine 2024 al più tardi inizio 2025, dovrà indire nuove elezioni.

Il prossimo discorso realmente del re, scritto dal sovrano, bisognerà attendere il prossimo Christmas speech. Un anno fa il primo di re Carlo dalla morte della madre.

Intanto tra una settimana il re compie 75 anni, e festeggia con il varo di un maxi piano anti-spreco alimentare anticipato dal . Due tea party a Dumfries House e Highgrove per suoi coetanei e una cena ristretta di compleanno alla quale ha invitato anche il figlio Harry, ma il figlio cadetto arriverà?

Estratto dell’articolo di Emanuela Minucci per lastampa.it mercoledì 1 novembre 2023.

Sarà che manca poco al suo 75° compleanno (il 14 novembre) sarà che era tanto tempo che padre e figlio non si incontravano a quattr’occhi a Buckingham Palace, ma alla fine Carlo III con il primogenito William è sbottato. «Io sono stato costretto a sposare tua madre, tu hai portato all’altare la donna che ami». E questa frase, scaturita dai rapporti non proprio idilliaci che ci sono fra William e la matrigna Camilla, proprio nel giorno di Halloween campeggia sinistra sui tabloid inglesi.

Dolcetto o scherzetto si sono chiesti con il solito mezzo sorriso ironico i sudditi. Diciamo che non era uno scherzo, ma nemmeno un dolcetto. Diciamo un amaretto che il re non digeriva da troppo tempo. 

[…] Sempre secondo la più accreditata stampa britannica pare che William e papà Carlo non abbiamo mai smesso di litigare per via di Camilla, attuale regina d’Inghilterra. E quindi che durante questo incontro segreto tra padre e figlio a Buckingham Palace il sovrano sfogandosi col figlio avrebbe gridato: «Sai bene che io sono stato costretto a sposare tua madre, mentre tu hai portato all'altare la donna che amavi. Tu e Kate sarete presto sul trono, ma adesso devi smettere di giudicarmi».

Le parole di Carlo sono piuttosto fondate. Che un tempo William non potesse vedere Camilla è una certezza. Fin da bambino è stato testimone della liti tra papà Carlo e mamma Diana, che spesso piangeva davanti a lui, sempre dalla sua parte. 

Come racconta Vanity Fair una volta, quando aveva appena otto anni, fu proprio William a passare i kleenex alla mamma che […] non smetteva di singhiozzare. Il piccolo William, all'epoca, non poteva sapere che dietro l'infelice unione dei genitori ci fosse un'altra donna.

Ma il 20 novembre 1995, nella famigerata intervista alla Bbc, la principessa Diana parlò davanti a oltre 20 milioni di telespettatori del suo «matrimonio un po' troppo affollato» (causa Camilla). Parole che fecero tremare la Corona e che trasformarono la Parker Bowles […] nella donna più odiata d'Inghilterra. L'allora tredicenne William era abbastanza grande per capire. All'epoca mamma Diana chiamava Camilla «rottweiler», e la nonna regina, Elisabetta II, non era più tenera: «Quella donna malvagia», diceva riferendosi all'amante del figlio. Parole che non potevano non segnare l’adolescente William.

[…] Le cose peggiorarono quando Diana, nel 1997, morì. William, allora quindicenne, oltre allo choc per la scomparsa della madre, si ritrovò ad affrontare le velenose critiche del popolo e dei media contro l’amante del padre. E quando Carlo nel 2005 sposò Camilla, sia per William che per suo fratello Harry fu un secondo choc accettare la seconda moglie di Carlo come matrigna. 

[….] Oggi, invece, pregustando la loro ascesa al trono, durante gli eventi pubblici William e Kate Middleton si mostrano in perfetta sintonia con Camilla. Ma forse le cose […] non sono come sembrano: William continuerebbe a detestare Camilla e sua moglie pure. Un’ipotesi avvalorata dal fatto che la principessa del Galles, all'incoronazione di Carlo III, si è rifiutata di fare la riverenza alla nuova regina.

Da leggo.it sabato 28 ottobre 2023.

Nella tenuta di Balmoral di Re Carlo c'è una piramide, simile a quelle presenti in Egitto, ma questa è grigia, di granito e si erge in Scozia. “Tumulo del Principe Alberto” è così che hanno chiamato questa struttura particolare, ed è infatti un luogo commemorativo dedicato al marito della regina Vittoria.

Il monumento è in granito e fu eretto nel 1862 dalla regina Vittoria in seguito alla morte prematura di suo marito all'età di 42 anni, dopo aver contratto una malattia. La regina da allora ha pianto la scomparsa dell'amato indossando abiti neri fino alla fine del suo regno. La piramide nella tenuta di Balmoral è un simbolo per commemorare Principe Alberto e l'amore provato nei suoi confronti dalla regina Vittoria.

Estratto dell'articolo di Francesca Rossi per ilgiornale.it il 5 Luglio 2023.

Il 5 luglio 2023 Re Carlo III e la regina Camilla sono stati incoronati in Scozia, come vuole la tradizione. Il Paese non proverebbe affatto un amore incondizionato nei confronti della monarchia, soprattutto dopo il rifiuto, da parte di Londra, di un secondo referendum per l’indipendenza scozzese. 

Di fronte alla cattedrale di St. Gyles si sono riuniti anche gruppi antimonarchici, ma la loro presenza non è stata un pericolo per l'evento. Lo scorso 3 luglio anche il primo ministro Humza Yousaf, repubblicano, ha accolto la coppia reale a Edimburgo con tutti gli onori.

Regalia scozzesi

L’incoronazione di Carlo e Camilla in Scozia, nella cattedrale di St. Gyles e alla presenza dei principi di Galles William e Kate, è stata una versione più piccola della cerimonia che abbiamo visto lo scorso 6 maggio a Westminster Abbey. Abbiamo rivisto la Pietra del Destino e ammirato i Gioielli della Corona scozzese (Honours of Scotland), usati dalla regina Mary nel 1543. La loro origine, però, è più antica, risale all’epoca di Giacomo IV, tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento.

Si tratta di uno scettro (regalo di Papa Alessandro VI a Giacomo IV), una spada di Stato (dono di Papa Giulio II a Giacomo IV) e della corona di Scozia (dell’epoca di Giacomo IV). Regalia che vennero nascoste e, quindi, salvate, dalla furia di Oliver Cromwell il quale, durante la Guerra Civile inglese, decise di distruggere tutte le insegne del potere monarchico. Nel 1707, quando nacque il Regno di Gran Bretagna, i gioielli della Corona scozzese vennero riposti in un baule nel Castello di Edimburgo. Fu il celebre scrittore Sir Walter Scott a ritrovarli il 4 febbraio 1818.

Holyrood Week

L’incoronazione a Edimburgo è stata inserita nella Holyrood Week (Royal Week), cioè la settimana in cui il monarca visita la Scozia e partecipa alla celebre Cerimonia della Chiavi a Holyroodhouse, durante la quale il Lord Provost offre a Sua Maestà le chiavi della città di Edimburgo.

Carlo e Camilla hanno iniziato il loro viaggio lo scorso 3 luglio, con una visita allo yacht Britannia, tanto amato da Elisabetta II e ormai trasformato in un museo […] Lo scorso 4 luglio Il Re, la Regina e la principessa Anna hanno accolto il corpo diplomatico e gli altri selezionati durante il Garden Party a Holyroodhouse, una sorta di preludio all’incoronazione scozzese. […]

Estratto dell'articolo di Luigi Ippolito per corriere.it il 9 maggio 2023.

Boris e Carlo sfiorarono la rissa sulla questione dell’immigrazione. Il robusto scontro avvenne l’anno scorso al vertice del Commonwealth in Ruanda, quando Johnson era ancora premier e l’attuale re era ancora principe di Galles: secondo quanto raccontato ai giornali da Guto Harri, l’ex direttore della comunicazione di Downing Street, Boris «affrontò» fisicamente Carlo dopo che il principe aveva definito «spaventoso» il piano del governo britannico per deportare in Ruanda gli immigrati illegali .

L’incontro, che durò 15 minuti, fu «molto meno amichevole» di come era stato descritto all’epoca: Johnson «ci andò giù duro», rinfacciando al principe di essere un reale non eletto che criticava le azioni di un governo democratico. Carlo cercò di smorzare i toni, ma Boris ribatté che «se tu non hai detto quelle cose, allora i tuoi uomini potevano telefonare ai giornali e mettere tutto a tacere: il fatto che non è avvenuto dice tutto».

Secondo Guto Harri fra i due non correva buon sangue da anni, da quando Johnson, da sindaco di Londra, si era presentato in ritardo a un incontro col principe […] 

Durante quell’incontro al vertice del Commonwealth, Johnson cercò anche di dissuadere l’allora principe di Galles dal pronunciare un discorso sulla schiavitù, nel timore che potesse aprire la strada a richieste di riparazioni: «Non parlerei di schiavitù – disse Boris a Carlo – o finirai per essere costretto a vendere il tuo ducato di Cornovaglia per pagare le riparazioni». Ma il principe ignorò l’avvertimento […]

William e i tre figli precedono il secondogenito. Chi sono gli eredi di Carlo III: la linea di successione al trono, Harry quinto. Redazione su Il Riformista il 6 Maggio 2023 

A 73 anni Carlo diventa, finalmente, Re. Sarà il 40esimo monarca regnante incoronato a Westminster dal 1066. Carlo sarà incoronato nell’abbazia di Westminster a Londra dopo aver raccolto negli ultimi anni le eredità di una royal family da primato se si considera che il padre, il principe Filippo, ha conservato il ruolo di duca di Edimburgo prima che passasse a Carlo sino al 2021, quando è morto all’età di 99 anni, mentre la madre Elisabetta II ha regnato per oltre 70 anni, più di ogni altro monarca in Gran Bretagna, spegnendosi l’8 settembre del 2022.

Dopo decenni di attesa, con la sua ascesa al trono, i suoi figli e nipoti sono i prossimi in linea di successione.

Ecco le prime 15 persone in ordine:

1. Il principe William, figlio maggiore di Carlo e della defunta principessa Diana. È sposato con Kate, la duchessa di Cambridge. I loro tre figli lo seguono nella linea di successione.

2. Il principe George di Cambridge, nato nel luglio 2013.

3. La principessa Charlotte di Cambridge, nata a maggio 2015.

4. Il principe Louis di Cambridge, nato nell’aprile 2018.

5. Il principe Harry, figlio minore di Carlo e Diana.

6. Archie Mountbatten-Windsor, figlio di Harry e Meghan, duchessa del Sussex, nato nel maggio 2019.

7. Lilibet Mountbatten-Windsor, figlia di Harry e Meghan, nata a giugno 2021.

8. Il principe Andrea, secondo figlio della regina Elisabetta II e del principe Filippo.

9. La principessa Beatrice, figlia maggiore di Andrea e della sua ex moglie, Sarah Ferguson.

10. Sienna Elizabeth, figlia della principessa Beatrice e di Edoardo Mapelli Mozzi, nata a settembre 2021.

11. La principessa Eugenia, figlia minore di Andrea e Sarah.12. August Brooksbank, figlio della principessa Eugenia e di James Brooksbank, nato nel febbraio 2021.

13. Il principe Edoardo, figlio più giovane della regina e del principe Filippo.

14. James, visconte Severn, secondogenito del principe Edoardo e della moglie Sophie, contessa di Wessex.

15. Lady Louise Mountbatten-Windsor, figlia del principe Edoardo e della moglie Sophie.

Antonello Guerrera per repubblica.it il 7 marzo 2023

Su re Carlo III, che sarà ufficialmente incoronato a Londra sabato prossimo, sono stati scritti centinaia di libri, biografie e ritratti […] 

Su di lui sappiamo molte cose: il rovinoso matrimonio con Diana, l’affaire e la nuova vita con la regina Camilla, il rapporto complicato con la madre e quello ancora più difficile con il secondogenito Harry. Ora però il Guardian ha messo in fila decine curiosità meno note, talvolta esilaranti, altre bizzarre o semplicemente curiose. 

1) La nascita, l’assenza di Filippo e la “prugna"

Carlo nasce a Buckingham Palace, a Londra, il 14 novembre 1948 alle 21.14, dopo un travaglio di 30 ore e un parto cesareo per la madre Elisabetta. […] Ma il padre Filippo non c'è: preferisce andarsene a giocare a squash e, quando lo vede per la prima volta, pare che dica al primogenito: “Hai la faccia come un dolce alla prugna”.

2) Il battesimo con l’acqua del Giordano

Come tradizione per i royal babies, Carlo viene battezzato con l’acqua del fiume Giordano, dove si pensa venne battezzato Gesù da Giovanni Battista. Nel 2021 torna sulla sponda del fiume e porta a casa decine di fialette per successivi battesimi in famiglia. 

3) La crescita “solitaria"

Elisabetta e Filippo non vedono Carlo fare i primi passi da bambino e neanche spuntargli il primo dentino […] la prima parola del bambino fu “nana”, ossia la “nanny” (governante) Mabel Anderson.

4) Il più giovane e il più vecchio

Quando suo nonno Giorgio VI muore e sua madre Elisabetta diviene regina, Carlo ha solo 3 anni: il più giovane erede al trono di sempre in Inghilterra. Oggi, a 74 anni, è però anche il più vecchio della storia oltremanica ad essere incoronato. 

5) Quel primo incontro con Churchill

Quando l’ex primo ministro britannico lo incontra nel 1951, poco prima che Carlo compia quattro anni, osserva: “Questo bambino pensa troppo per l’età che ha”.

6) Timido e ipersensibile

Secondo un’altra governante di Carlo, Catherine Peebles, Carlo è sempre stato un bambino “ipersensibile, solitario, eccessivamente timido, con svaghi molto tranquilli come la lettura e la pittura”. 

7) Un disastro a calcio

Poco interessato allo sport, nel suo ultimo anno di scuola viene comunque fatto capitano della squadra di calcio. È un disastro: 82 gol subiti e soltanto 4 segnati. 

8) Il bullismo

In ogni caso, Carlo è stato il primo futuro monarca a essere istruito in una scuola e non da tutori privati. Nel college scozzese (una sorta di scuola superiore) di Gordonstoun […] raccontò del bullismo subito, in una lettera spedita ai genitori: “[…] I ragazzi nel dormitorio sono disgustosi: mi picchiano con le ciabatte o i cuscini fino all’alba… per me è una prigione”.

9) Il brandy a 14 anni

Sempre da studente 14enne a Gordonstoun, durante una gita sull’isola di Lewis, Carlo e altri compagni di scuola entrano in un pub.[…] il poliziotto che controllava/scortava l’erede al trono viene licenziato da Scotland Yard. 

10) L’onnipresente peluche

Stando a quanto racconta il figlio Harry nella sua biografia bestseller “Spare, il minore”, Carlo conserverebbe ancora un orsetto risalente proprio al difficile periodo di Gordonstoun, un peluche “tutto sbrindellato e senza braccia. La solitudine che papà ha sofferto da ragazzino non potrebbe essere spiegata meglio”.

11) I risultati mediocri a scuola

Agli A-Level (una sorta di maturità in Regno Unito) Carlo prende soltanto un B in Storia e C in Francese. Ciononostante, viene ammesso a Cambridge senza un esame preliminare, […] Carlo è il primo erede al trono britannico ad essere laureato (in storia). 

12) Le umiliazioni dal padre Filippo

Carlo ha 17 anni, recita il Macbeth a scuola ma dalla platea il principe Filippo si mette a ridere a crepapelle. Non solo: al figlio il lacrime poi gli dice anche che ha "la voce di uno sciocchino…”. […] 

13) Camilla e il sesso “diffidente”

[…] Secondo Tina Brown, ricorda il Guardian, a un certo punto l’attuale regina esorta Carlo a smetterla di essere “sessualmente diffidente” e a cercare di essere “uno stallone”. Sempre stando all’ex direttrice di Vanity Fair e autrice dell’esplosivo libro “The Palace Papers”, nel 1980, un anno prima che l’attuale sovrano sposi Diana Spencer, Carlo e Camilla si baciano insistentemente e senza alcuna malizia davanti al marito di quest’ultima, Andrew Parker Bowles, pure lui adultero seriale.

14) Le lacrime di Carlo per William

Quando nasce il suo primogenito ed erede al trono, nel 1982, lo stesso Buckingham Palace comunica che papà Carlo “ha pianto fortissimo”. 

15) Le cure alternative e i discorsi con le piante

Oltre ad essere stato un coraggioso ambientalista della prima ora, tra le eccentricità di Carlo va registrata anche una controversa credenza nella medicina alternativa.[…] Si dice che Carlo fosse influenzato da un oscuro mentore spirituale, Laurens van der Post, che tra le altre cose a 46 anni ha una figlia con una ragazzina di 14 anni. Lo stesso Van Der Post avrebbe convinto Carlo a parlare alle piante e il primogenito di Elisabetta e Filippo dice pubblicamente nel 1986 che “le piante mi rispondono”. 

16) Il confronto Diana-Camilla

Secondo il biografo Andrew Morton, Diana affronta Camilla nel 1989. Nel suo resoconto, l’attuale regina le avrebbe detto: “Tutti gli uomini del mondo sono innamorati di te, e hai anche due figli bellissimi, che cosa vuoi di più dalla vita?”. E Lady D: “Mio marito”. 

17) Le valigie, il letto e il copriwater

Quando muore la nonna Regina Madre, nel 2002, Carlo vola in Grecia e soggiorna in un monastero sul Monte Athos per tre giorni. Al seguito con lui, un maggiordomo e 43 valigie. Secondo lo storico reale Tom Bower, Carlo indosserebbe cinque vestiti al giorno, e in viaggio porterebbe con sé il letto ortopedico e la sua tavoletta del water. 

18) Quel regalo bizzarro a Ozzy Osbourne

Dopo un infortunio della rockstar nel 2003 (clavicola fratturata) l’allora principe gli regala una bottiglia di scotch. Peccato che Osbourne, proprio in quel periodo, si stia disintossicando dall’alcol. 

19) Il matrimonio inopportuno per la Regina

Come è noto, Elisabetta II adorava i cavalli. Carlo e Camilla, nel 2005, decidono di sposarsi proprio in concomitanza con la celebre gara equestre Grand National. Subito dopo la cerimonia del figlio a Windsor, la regina scappa e si rifugia in una stanza per guardare la corsa. Farà lo stesso durante la reception. E il suo regalo di nozze per figlio e nuora? Una giumenta. 

20) Quello scambio mancato con Lucian Freud

Carlo negli anni si è spesso dilettato a realizzare acquarelli e, secondo il biografo reale Tom Bower, nel 1994 prova a scambiare un suo quadro con uno del leggendario artista inglese Lucian Freud. Che però gli avrebbe risposto: “Non le voglio, le tue opere marce”.

Estratto dell’articolo di Vittorio Sabatin per “Il Messaggero” il 7 marzo 2023 

 Carlo non cambierà il suo carattere anche se ora è diventato re, dice la sorella Anna. Ma ci sono in realtà molte cose che non potrà più fare o dire, se non vorrà essere al centro di critiche, polemiche e satire feroci. Non dovrà più ad esempio far sapere che parla con le piante. […]

Carlo ama i trucchi della magia, ogni tanto si esibiva anche in pubblico ed era socio del Magic Circle. Non potrà più farlo. È stato sul Monte Athos in Grecia, dove ha passato la notte in un dormitorio con i monaci, leggendo alla luce di una lampada a olio. Alcuni suoi amici pensano che avrebbe preferito una vita da filosofo, ritirandosi dal mondo per leggere, fare giardinaggio e dipingere. Sul Monte Athos andò in polemica con il "razionalismo scientifico", al quale riconosce molti meriti, ma anche la colpa di avere guastato il rapporto tra gli esseri umani e la Natura.

Ne ha parlato in molti discorsi che ora non potrà più fare, criticando la moderna società razionalista che ha soffocato «il sacro rapporto di fiducia tra l'Umanità e il Creatore» il quale ha dato agli uomini «il dovere di amministrare la terra». 

Ora che è Re, è capo anche della Chiesa Anglicana. Va a messa tutte le domeniche, ma non ha mai nascosto di pensare che il Cristianesimo e l'umanesimo britannici abbiano perso terreno rispetto a religioni più "tradizionaliste" come l'Islam, il Buddismo, l'Induismo e il Giainismo.

[…] Carlo non è contro la scienza, ma solo contro l'atteggiamento arrogante di certi scienziati, che rifiutano di prendere in considerazione lo stretto rapporto che esiste tra tutte le cose del mondo, animali ed umani compresi. Carlo se l'è presa spesso anche con i medici che rifiutavano di accettare l'idea che le medicine omeopatiche e l'erboristeria possano curare le malattie. Lui da tempo cura il mal di schiena con le erbe. […]

Anticipazione da "Oggi" il 7 marzo 2023

Grant Harrold, ex maggiordomo di fiducia di Carlo e consorte, per sette anni al fianco di Sua Maestà in tutte le residenze reali, dove è «arrivato a conoscerlo meglio dei miei famigliari e dei miei amici», racconta in esclusiva a OGGI, in edicola da giovedì 4 maggio, le vere caratteristiche del sovrano che verrà incoronato il 6 maggio.

«Sa delegare, ma vuole essere coinvolto in ogni dettaglio. Non lascia nulla al caso». Anche per questo si infuriò dopo la morte di Elisabetta, per colpa di due penne stilografiche che perdevano inchiostro: «Un evento rarissimo. Sua Maestà è molto calmo, cortese, in sette anni non l’ho mai sentito alzare la voce… Solo una volta a Klosters, mentre era a sciare con i figli, si è sentito mentre diceva una cosa poco piacevole a uno dei giornalisti che lo seguivano. Ma nulla in confronto al padre Filippo che perdeva le staffe regolarmente. Carlo assomiglia più alla madre».

Anche quanto a senso dell’umorismo: «Confermo. Ha cospirato con alcuni miei colleghi per farmi uno scherzo a Balmoral. Mi avevano nascosto nella stanza un manichino vestito di tutto punto. Sembrava vivo. Mi sono spaventato a morte». Poi conferma una indiscrezione: «Sì, per rilassarsi gli piace lavorare in campagna e piantare le siepi». E nega quello che definisce «uno dei tanti miti che lo riguardano: nessun valletto gli spreme il dentifricio».

Re Carlo, la laurea col minimo e il «no» della prima promessa sposa: 10 cose che (forse) non sapete. Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera il 6  maggio 2023.  

La laurea, Camilla, la verticale in mutande, gli scatti d’ira, il sarcasmo del padre: ritratto in dieci «chicche» di Carlo III, re malinconico ma determinato

Determinato, iperattivo, ma anche malinconico e incline all’autocommiserazione. Tradizionalista ma all’avanguardia. Gentile, generoso, ma anche petulante e suscettibile. Una figura tragica con abbondante fascino: re Carlo è stato descritto in questo e molti altri modi. Per comprenderlo meglio, si può dare uno sguardo ad alcuni tratti meno noti della sua figura.

1. Il commento di Filippo: «Una torta di prugne»

La nascita di Carlo venne salutata da 41 salve di cannone, mentre le fontane di Trafalgar Square si illuminarono di blu: ma quando suo padre Filippo lo vide, commentò con la solita delicatezza che il bambino sembrava una torta di prugne. L’erede al trono venne cresciuto dalle bambinaie: Elisabetta lo vedeva solo alle 9 di mattina in punto, per un rapido saluto, e qualche volta la sera per la buonanotte.

2. Il primo re laureato (ma con un voto scarso)

Carlo è il primo re a essere andato a scuola, invece di venir educato da istitutori privati, e il primo a essersi laureato: frequentò il prestigioso Trinity College di Cambridge, dove studiò prima archeologia e antropologia, per passare poi a storia. Ma ottenne la laurea col secondo voto più basso possibile. In compenso, era appassionato di teatro, tanto da interpretare la parte di Macbeth.

3. Il primo amore che gli presentò Camilla

Il primo amore fu Lucia Santa Cruz, la bellissima figlia dell’ambasciatore cileno che pure studiava a Cambridge: a Lucia vennero date le chiavi del college, così che potesse passare la notte col principe. E fu lei a presentare a Carlo una sua amica: Camilla.

4. La proposta di matrimonio rifiutata

Lord Mountbatten, suo zio e mentore, provò a farlo sposare con sua nipote, Amanda Knatchbull: Carlo obbedì e chiese la sua mano quando lei aveva 21 anni, ma Amanda lo respinse senza tanti complimenti, dicendo che non voleva intrusioni nella sua vita privata e pubblicità non richiesta.

5. La festa per Camilla, la «dancing queen»

Nel 1997, dopo aver divorziato da Diana, diede una festa per i 50 anni di Camilla nella sua tenuta di Highgrove e la condusse sulla pista da ballo sulle note di Dancing Queen degli Abba.

6. Sveglia alle 7 e verticale in mutande

Carlo si alza prima delle 7, pratica la verticale in mutande per alleviare la spina dorsale, fa colazione con frutta e yogurt, comincia a lavorare alle carte ufficiali alle 8, svolge impegni pubblici dalle 10 alle 5, salta il pranzo, prende il tè nel pomeriggio con un sandwich e un pezzo di torta, poi lavora fino alle 8.30, quando è servita la cena, quindi continua a lavorare dalle 10 a mezzanotte.

7. Gli scatti di rabbia e i calci ai mobili

Il suo staff lo ha descritto come un capo molto esigente, perché è molto esigente con se stesso. Non è interessato ad ascoltare critiche e si infastidisce quando viene messo in questione. Può essere indeciso così come ostinato: e ha scatti di rabbia durante i quali è capace di prendere a calci i mobili.

8. Lo scambio di quadri con Lucien Freud

Una volta propose in tutta serietà a Lucien Freud di scambiare uno dei suoi acquerelli con uno dei quadri del genio della pittura contemporanea.

9. I mobili al seguito e il Martini personale

Quando va a stare dagli amici — si intende in manieri stile Downton Abbey — si fa precedere da un camion che porta i suoi mobili, il suo letto e i suoi quadri, che vengono disposti dal suo maggiordomo. A cena si fa servire il suo royal martini personale, che il suo ufficiale della scorta consegna al cameriere della casa.

10. L’Aston Martin alimentata a vino e formaggio

Ambientalista della prima ora, Carlo ha fatto installare pannelli solari su tutte le sue residenze e possiede una Aston Martin alimentata da biocarburante ricavato dagli scarti della lavorazione del vino e del formaggio.

Carlo il verde. Diventa re un principe ecologista da cinquant’anni. Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera il 28 aprile 2023. 

Ha un’Aston Martin che funziona con scarti di vino e formaggio. Da mezzo secolo il re è un ambientalista convinto. E avverte: «Noi, sonnambuli in cammino verso la catastrofe» 

Re Carlo III d’Inghilterra appoggiato a una quercia centenaria nel parco di Windsor: l’albero è uno dei più antichi del Nord Europa. Carlo è stato Ranger del parco a novembre dello scorso anno (foto Chris Jackson/Getty images)

Prima di Greta, c’era Carlo: «Forse il più significativo ambientalista della storia», lo ha definito di recente alla Bbc Toni Juniper, presidente di Natural England, l’ente inglese per la conservazione dell’ambiente. Perché l’impegno dell’attuale sovrano britannico per la tutela della natura si è snodato attraverso più di 50 anni, che lo hanno visto adoperare la sua posizione privilegiata per instillare nelle coscienze dei potenti e della gente comune la necessità di un approccio sostenibile al mondo che ci circonda. Un “re verde”, insomma, un precursore, che ha preso a cuore questi temi quando ancora erano visti come un eccentrico passatempo: e che oggi può dire di aver visto giusto. Il giovane principe di Galles aveva infatti cominciato a occuparsi di ambiente ben prima che lo stesso concetto di “riscaldamento globale” venisse coniato.

A 22 ANNI ACCOMPAGNÒ IL PADRE FILIPPO A UNA CONFERENZA EUROPEA SULLA “CONSERVAZIONE”: COMINCIÒ COSÌ IL SUO INTERESSE PER L’AMBIENTE

Nel febbraio del 1970 un 22enne Carlo seguì a Strasburgo suo padre, il principe Filippo, a una conferenza sulla tutela della fauna: lì rappresentanti governativi e attivisti lanciarono l’Anno Europeo della Conservazione. Ma in realtà l’erede al trono era stato già impegnato per due anni nella preparazione dell’iniziativa: nello sforzo di avvicinarsi di più al Galles, di cui era diventato principe, Carlo aveva presieduto il comitato della regione incaricato di pianificare la partecipazione all’Anno Europeo. E una settimana dopo il viaggio a Strasburgo, inaugurò a Cardiff la conferenza sulla Campagna nel Galles, dove pronunciò il suo primo discorso sull’ambiente.

«SIAMO DI FRONTE AGLI ORRIBILI EFFETTI DELL’INQUINAMENTO IN TUTTE LE SUE FORME CANCEROSE. C’È UNA CRESCENTE MINACCIA DI INQUINAMENTO DA PETROLIO NEL MARE, CHE QUASI DISTRUGGE LE SPIAGGE E CERTAMENTE DISTRUGGE CENTINAIA DI UCCELLI MARINI», LO DICEVA CARLO GIÀ NEL 1970

A leggerle oggi, quelle parole appaiono profetiche: «In questo momento siamo di fronte agli orribili effetti dell’inquinamento in tutte le sue forme cancerose», diceva Carlo già nel 1970. «C’è una crescente minaccia di inquinamento da petrolio nel mare, che quasi distrugge le spiagge e certamente distrugge centinaia di uccelli marini. C’è l’inquinamento chimico scaricato nei fiumi da fabbriche e impianti chimici, che intasa i fiumi con sostanze tossiche e aumenta la sporcizia nei mari. C’è l’inquinamento dell’aria da parte di fumi ed esalazioni emanati dalle fabbriche e da parte dei gas pompati da infinite automobili e aeroplani»: un catalogo di orrori che oggi appare quanto mai attuale e che colpisce per i toni adoperati, inusuali sulla bocca di un principe. Ma alle parole Carlo ha fatto seguire i fatti.

HA INCARICATO UNA SOCIETÀ DI VERIFICARE LA SUA PRODUZIONE PERSONALE DI ANIDRIDE CARBONICA PER POTERLA “COMPENSARE”

Il coordinamento con Al Gore

Nel 1987 il principe prestò la sua opera come patrono per la Gran Bretagna nell’Anno Europeo per l’Ambiente, mentre nel 1989 apparve come ospite in un documentario sul riscaldamento globale, un tema sul quale aveva cominciato a coordinarsi con Al Gore — l’ex vicepresidente americano e paladino dell’ecologismo — già dalla metà degli Anni 80: i due si erano incontrati una prima volta a Washington e si sono scambiati idee per decenni (nel 1990 Carlo realizzò un altro documentario, La Terra in Bilico , e due anni dopo Gore pubblicò un libro con lo stesso titolo). In quello stesso periodo il principe ospitò sul Britannia, lo yacht reale, una conferenza nel delta del Rio delle Amazzoni che preparò il terreno per il Summit sulla Terra di Rio nel 1992, momento di nascita delle Cop, le Conferenze internazionali sull’ambiente che si tengono ogni anno.

Glasgow e il progetto Rainforest

Vent’anni più tardi Carlo si rivolse alla Cop Rio+20, ammonendo che «come un sonnambulo, sembriamo incapaci di svegliarci al fatto che tante conseguenze catastrofiche, se continuiamo come se niente fosse, ricadranno su di noi più velocemente di quanto pensiamo». E quando nel 2021 la Cop26 si è svolta in Gran Bretagna, a Glasgow, Carlo tenne il discorso inaugurale, avvertendo i partecipanti che «il tempo è scaduto» ed esortandoli a mettersi «sul piede di guerra». Non è insolito per Carlo organizzare tavole rotonde e occasioni di incontro ora con capi di Stato e di governo, ora con leader di aziende e banche, ora con agenzie internazionali e organizzazioni non governative, per diffondere le sue idee in un pubblico in grado di massimizzarne l’influenza. Un’attività di lobbying che ha dato frutti: Carlo, per esempio, ha avuto un ruolo significativo nell’accordo del 2009 che vede la Norvegia compensare la Guyana perché mantenga intatte le sue foreste tropicali. Al Progetto Rainforests è succeduta poi l’Unità Internazionale per la Sostenibilità, che ha svolto un’intensa azione con i leader mondiali per costruire un consenso attorno ai temi della deforestazione, della sicurezza alimentare, del cambiamento climatico, dell’economia circolare e della salute dell’ambiente marino.

A Davos la sua Iniziativa per i Mercati Sostenibili

Il più recente intervento su larga scala è l’Iniziativa per i Mercati Sostenibili, lanciata al summit di Davos del 2020, che intende aiutare le aziende nella transizione verso un futuro sostenibile: a oggi ne fanno parte oltre 500 Ceo, fra cui i leader di alcune delle più grandi istituzioni finanziarie mondiali, che hanno sottoscritto gli impegni della “Terra Carta”, la Magna Carta sull’ambiente promossa da Carlo. Tutto questo impegno civile potrebbe apparire in contrasto con l’immagine ufficiale del figlio di Elisabetta, personaggio da sempre ingessato nei suoi abiti di sartoria e che parla con un accento d’altri tempi: ma in realtà il suo ecologismo ha una radice filosofica e religiosa di tipo conservatore che si sposa con una visione “olistica” del mondo, che punta ad armonizzare l’uomo e la natura. È un approccio che spesso è stato ridicolizzato dalla stampa, che ne ha messo in risalto i risvolti più bizzarri, come la confessata abitudine di Carlo di parlare alle piante.

Il principe che parlava alle piante

«Sono stato descritto come vecchio stile, fuori dalla realtà, antiscientifico, un sognatore in un mondo moderno», ha scritto lo stesso Carlo nel suo libro Armonia , nel quale identifica una crisi nel modo in cui l’umanità vede il suo posto nel mondo, avendo reciso se stessa dalla natura: e proprio riconnettere gli uomini alla natura in questa «era della disconnessione» è stata la costante delle campagne di Carlo. Si tratta, secondo lui, di recuperare un elemento filosofico nel nostro rapporto con la natura e ritrovare «il delicato equilibrio e la sacra armonia dell’Universo». Un afflato religioso che fa tutt’uno con la polemica contro una visione meccanicistica della realtà: «Nessuno scanner del cervello è riuscito mai a fotografare un pensiero, o un frammento d’amore, e mai ci riuscirà. Siamo arrivati a funzionare sulla base di un approccio materialistico e unilaterale che è definito non dalla sua inclusività, ma dal rigetto di quelle cose che non possono essere misurate in termini materiali».

Ora è a capo della Chiesa anglicana

Nella sua ispirazione religiosa Carlo, pur uomo di fede e ora capo della Chiesa anglicana, si è sempre mostrato più che ecumenico, arrivando a citare il Corano per auspicare un mondo in cui non c’è separazione fra umanità e natura «precisamente perché non c’è separazione fa il mondo naturale e Dio» ed esaltando il credo dei popoli indigeni che considerano il mondo naturale quale espressione di una presenza sacra. «Mi ricordo anni fa» ha detto, ripercorrendo i decenni del suo impegno «negli Anni 60, quando ero un ragazzo, mi preoccupavo così tanto di tutto ciò che succedeva, la distruzione di tutto. Lo sradicamento degli alberi e delle siepi... questa sorta di calor bianco del progresso e della tecnologia, a esclusione della natura. Questa completa determinazione a sconfiggere in qualche modo la natura». Ma l’ecologismo di Carlo non si smarrisce in arcane fumisterie: lui fin dall’inizio ha messo in pratica anche a livello personale le sue convinzioni.

Le colture organiche di Highgrove

Già nel 1985 aveva trasformato le coltivazioni della sua tenuta di Highgrove, nel Gloucestershire, in colture organiche: inizialmente gli agricoltori della zona erano scettici, ma l’iniziativa si è poi sviluppata fino a diventare Duchy Organic, un grande business agro-alimentare che vende i suoi prodotti - dalle uova alle marmellate alle verdure - nei supermercati Waitrose in tutta la Gran Bretagna. Carlo ha sempre considerato Highgrove la sua vera casa, il luogo dove poteva far diventare realtà le sue visioni utopistiche: ed è lì che è sbocciata all’inizio la storia d’amore con Camilla, che è dopotutto una gentildonna di campagna più a suo agio con gli stivaloni infangati che con i tacchi a spillo e che condivide la sua passione per la natura. Carlo ha installato pannelli solari anche sulla sua residenza ufficiale a Londra, Clarence House, che assieme a quelli di Highgrove e della Duchy Home Farm generano 80 mila kilowatt l’anno.

Quello strano mix di biocarburanti

Pure la sua macchina personale, una Aston Martin del 1960, viene alimentata da un mix di bio-carburanti ottenuti - incredibilmente - da vini inglesi e scarti del formaggio. Per ottemperare all’impegno verso le emissioni zero, Carlo acquista crediti da progetti sostenibili per compensare l’anidride carbonica prodotta dai suoi possedimenti e dai suoi viaggi: e ha addirittura incaricato una società di consulenza per la sostenibilità, l’Anthesis Group, di verificare in modo indipendente la sua “impronta carbonica”. L’ultimo rapporto attesta che l’89% dell’energia delle attività di Carlo deriva da fonti rinnovabili e quasi la metà da pannelli solari, boiler a biomasse e pompe di calore. Ma il nuovo re non è stato finora esente da critiche. Lui si è rifiutato, per esempio, di far installare turbine eoliche nel suo Ducato di Cornovaglia perché rovinano il paesaggio: ed è qui che l’afflato tradizionalista del suo ambientalismo si scontra col fatto che la transizione ecologica ha bisogno di far ricorso alle tecnologie più avanzate, che lui spesso ha criticato.

IL SUO IMPEGNO ORA DOVRÀ CAMBIARE: GRANDE IL DISAPPUNTO QUANDO GLI È STATO IMPEDITO DI ANDARE ALLA COP SUL CLIMA DI SHARM

Il problema dei viaggi con jet privati

Ma una attenzione ancora maggiore hanno suscitato i suoi viaggi e quelli della famiglia reale, che si svolgono a bordo di jet privati: un mezzo di trasporto che emette anidride carbonica per passeggero 20 volte di più di un volo commerciale. Ancora più controverse sono le sue vedute, espresse in più occasioni, sulla questione della sovrappopolazione mondiale e il suo impatto sulla Terra, un tema che stava molto a cuore a suo padre Filippo. Ancora nel 2010, in un discorso all’università di Oxford, Carlo aveva sottolineato l’esplosione del numero di abitanti di una città come Lagos, in Nigeria: ma come è stato da tempo fatto notare, nei Paesi sviluppati, dietro l’idea che ci sono troppe persone, si cela spesso l’idea razzista che sono “certi popoli” a essere troppi. E non a caso nel 2020, quando Carlo ha ripreso quel suo primo discorso del 1970 in un video pubblicato sul canale YouTube della famiglia reale, ha omesso i passaggi dedicati alla sovrappopolazione, probabilmente consapevole di quanto il tema sia diventato scivoloso.

La battaglia dopo l’incoronazione

Ma ora che Carlo è diventato re e il 6 maggio cingerà finalmente attorno al capo quella corona agognata per tutta la vita, continuerà a essere in prima fila nella battaglia per l’ambiente? È un terreno delicato, perché da sempre sono stati forti i timori che lui potesse diventare un “sovrano impiccione”, a differenza di sua madre, che si è sempre tenuta al di sopra delle contese politiche e non ha mai espresso una posizione. Da principe di Galles, Carlo non aveva esitato a immischiarsi nell’attività di governo: celebri sono le sue lettere, scritte con la famosa “grafia da ragno”, indirizzate ai ministri per dire la sua su temi che andavano dalle coltivazioni geneticamente modificate all’architettura. Ma lui stesso è sempre stato conscio della differenza dei ruoli: una cosa è essere l’erede al trono, un’altra è starci seduto sopra. «Se diventi il sovrano allora svolgi il ruolo nella maniera in cui ci si aspetta. Chiaramente non sarò in grado di fare le stesse cose che ho fatto come erede», aveva detto in un documentario della Bbc in occasione dei suoi 70 anni; e nel suo primo discorso da re, lo scorso settembre, aveva ribadito che «non sarà più possibile per me dedicare così tanto tempo ed energie alle questioni che mi stanno così profondamente a cuore».

L’esclusione (imposta) da Sharm el-Sheik

Un assaggio lo si è avuto subito, nel novembre scorso, quando avrebbe voluto partecipare alla Cop27 a Sharm el-Sheik: ma il governo di Londra — timoroso di politicizzare la Corona - glielo ha vietato, con suo grande disappunto. Eppure la “promozione” a re non significa che Carlo abbia mutato le sue convinzioni: dovrà solo esercitare la sua influenza in modo diverso, più discreto. E nel discorso di insediamento ha aggiunto di sapere che «questo lavoro importante continuerà nelle mani fidate di altri»: a raccogliere il testimone, infatti, c’è suo figlio William, il nuovo principe di Galles, che non a caso ha adoperato il suo discorso al Giubileo di Platino per parlare di cambiamento climatico e deforestazione. Con i Windsor, la “monarchia verde” va avanti.

Re Carlo più ricco di Elisabetta. La gran fortuna del sovrano tra eredità e fiuto per gli affari. Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera il 4 maggio 2023. 

Patrimonio da 600 milioni di sterline (secondo il «Guardian» è invece di due miliardi). Nessuna tassa di successione sui beni lasciati dalla madre

Quanto è ricco re Carlo ? Dipende. Secondo il Sunday Times, che pubblica ogni anno una autorevole «Rich List», ossia l’elenco delle persone più doviziose di Gran Bretagna, il nuovo sovrano siede su un gruzzoletto personale di 600 milioni di sterline (equivalente a quasi 700 milioni di euro). Ma stando al Guardian — giornale radicalmente di sinistra e ferocemente anti-monarchico — la fortuna del re si aggira invece attorno ai due miliardi: anche se i portavoce di Carlo hanno definito questa cifra «una miscela altamente creativa di speculazione, ipotesi e inesattezze».

Come che sia, il monarca non è un poverello e soprattutto è molto più agiato di sua madre, la regina Elisabetta, la cui ricchezza il Sunday Times fissava a soli 370 milioni di sterline (poco più di 400 milioni di euro): anche se va sottolineato che quei 600 milioni non consentono a Carlo di entrare neppure nell’elenco dei 250 più ricchi Paperoni britannici, spesso multimiliardari.

Infatti è noto che Carlo, da principe di Galles, si lamentasse di essere uno straccione a confronto degli sceicchi arabi che a volte doveva incontrare: e se può consolarsi con l’essere al di sopra di personaggi come Elton John o i Beckham, perfino il premier Rishi Sunak e sua moglie Akshata Murty lo battono, dall’alto dei loro 700 milioni di sterline.

Ma da dove viene la ricchezza di Carlo? È un misto di eredità e di oculate scelte di business: perché Carlo è un astuto uomo d’affari, che negli anni ha trasformato il suo ducato di Cornovaglia in una gallina dalle uova d’oro. Oltretutto, il nuovo re è uomo frugale: indossa da decenni gli stessi vestiti — chiaramente di ottima fattura — ed è sempre attento a spegnere le luci quando esce da una stanza. Soprattutto, si è dato a ricostituire il suo patrimonio dopo la mazzata del divorzio da Diana, che a metà degli anni Novanta gli aveva portato via circa 20 milioni di euro.

Al cuore della fortuna del nuovo re ci sono i castelli di Sandringham e di Balmoral: a differenza di Buckingham Palace e di altre residenze reali, che sono di proprietà pubblica, quelle due tenute sono private. La prima è stata nelle mani dei sovrani britannici per più di 160 anni ed è valutata a 245 milioni di sterline (circa 280 milioni di euro), mentre la seconda, acquistata dal principe Alberto per la regina Vittoria, vale 210 milioni di sterline (quasi 250 milioni di euro). Carlo ha ereditato dalla madre quei due castelli, assieme al portafoglio di investimenti della regina in azioni e obbligazioni, valutato in circa 100 milioni di sterline. Su tutto ciò il re non ha pagato un centesimo di tassa di successione (che sarebbe stata di quasi 150 milioni di sterline) perché una legge speciale, voluta dal premier conservatore John Major, stabilisce che i passaggi «da sovrano a sovrano» sono esentasse.

I possedimenti della Corona, che valgono oltre 15 miliardi di sterline (circa 18 miliardi di euro), sono considerati cosa pubblica, ma da principe di Galles Carlo godeva dei profitti del ducato di Cornovaglia (ora passato a William): e da bravo amministratore in dieci anni aveva fatto lievitare la rendita del 42%, portandola a oltre 25 milioni l’anno.

Adesso il nuovo re ha ereditato dalla madre il ducato di Lancaster, che possiede terreni super-pregiati in tutta l’Inghilterra, Londra inclusa. E qui sta l’inghippo del Guardian: il re riceve i profitti del ducato, ma non ne è il proprietario ultimo, in quanto non può venderne i beni; ma il quotidiano attribuisce comunque a Carlo gli oltre 650 milioni di sterline del suo valore complessivo.

Allo stesso modo, il Guardian ritiene che il valore dei gioielli posseduti da Carlo sia almeno dieci volte il loro prezzo intrinseco, per il fatto che appartengono a un re: e dunque ne fissa la stima in oltre mezzo miliardo di sterline. A ciò vanno aggiunti i cavalli e le opere d’arte ereditate da Elisabetta, che porterebbero la cifra totale a quei discussi due miliardi.

Secondo la classifica del Sunday Times supera i Beckham e Elton John. Re Carlo è più ricco della regina Elisabetta, con un patrimonio di 700milioni supera le classifiche. Elena Del Mastro su L'Inchiesta il 16 Aprile 2023 

Spirito imprenditoriale o inclinazione al risparmio? Re Carlo III, che sarà incoronato sabato 6 maggio avrebbe messo insieme un patrimonio superiore a quello della sua leggendaria madre, la regina Elisabetta. Ne è convinto il Suday Times che lo pone in pole position della sua classifica dei paperoni. Il patrimonio di Carlo si aggirerebbe intorno a 600 milioni di sterline, circa 700 milioni di euro. Mentre, secondo i dati della stessa classifica dell’anno scorso, la sovrana si sarebbe fermata a 370 milioni di sterline, poco meno di 415 milioni di euro. Qual è il segreto del suo successo?

Come riportato da Repubblica, re Carlo è famoso per la sua parsimonia: spesso è stato visto con le scarpe acquistate anche 10 anni fa. Ma anche per la sua frugalità e spirito imprenditoriale. E secondo il Sunday Times sarebbe oggi più ricco dei Beckham e di Elton John. Il nuovo sovrano negli anni avrebbe puntato tutto sull’imprenditoria. Sin dagli anni ’90 ha lanciato continuamente prodotti a chilometro zero, alimenti organici, biscotti, birra, persino attrezzi da giardino, tutti con marchi inventati da lui e riconducibili per esempio alla sua tenuta di Highgrove House e, più in generale, al ducato di Cornovaglia.

Poi ci sono le tenute da oltre 50mila ettari magioni, edifici, e persino il campo da cricket Oval a Londra. Ha anche lanciato la costruzione di complessi edilizi come quello della città utopica di Poundbury, in Dorset, realizzata “a sua immagine e somiglianza” nei primi anni Novanta. E ora re Carlo inizierebbe a raccogliere i frutti di tutto questo. Basti pensare che nell’anno fiscale scorso (2021-2022) il valore del Ducato di Cornovaglia, che ora è passato al principe William in quanto nuovo erede al trono, è balzato da 696 milioni di sterline ad addirittura un miliardo in soli 12 mesi. Di questa cifra 212,7 milioni di sterline sono finite nelle casse di Carlo che ha deciso di pagare anche le tasse all’erario.

Oltre a questo Carlo gestisce anche il Ducato di Lancaster, tutte le tenute, i gioielli e gli oggetti preziosi in qualità di sovrano per un valore di circa 730 milioni di euro. Da qui arrivano pparte degli introiti di Carlo. Il resto delle propietà della Royal Family invece fa riferimento al “Crown Estate” un gigantesco portfolio da quasi 20 miliardi di euro incluso il castello di Windsor che in realtà fanno parte del patrimonio pubblico. Carlo vanta anche di patrimoni personali ereditati dalla madre come un fondo di investimenti da circa 100 milioni e i castelli e le immense tenute di Sandringham, nonché l’amata scozzese Balmoral, dove è morta la regina. La prima varrebbe circa oltre 270 milioni di euro, la seconda almeno 230 milioni. Il sovrano non ha dovuto pagare l’odiata dagli inglesi tassa di successione che si aggira intorno al 40%.

Vero è che Carlo non ha a disposizione proprio tutti i suoi fondi, non può gestire tutto come vuole. Per il momento ha potuto spendere soltanto i profitti del Ducato di Cornovaglia, deve chiedere il permesso al Tesoro britannico per vendere qualsiasi asset che superi le 500mila sterline di valore, non può cedere nulla dell’immenso portfolio del Crown Estate e comunque ogni suo profitto di quest’ultimo fondo se lo intesta lo Stato britannico, che a sua volta ne concede il 25% alla Royal Family.

Elena Del Mastro. Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.

Il rito per Carlo III rivela chi è il re: dieci cose da sapere sul monarca. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 12 Aprile 2023

Il prossimo 6 maggio si terrà l’incoronazione del figlio di Elisabetta, ricevendo la corona di St Edoardo. La carrozza, il trono, l’altra corona per Camilla, l’inno e il logo: tutti i particolari (e le novità) di un rituale codificato dal 1382

Un rituale radicato nella notte dei tempi, almeno all’incoronazione di Re Edgar nell’Abbazia di Bath nel 973, modellata su quella di Carlo Magno il giorno di Natale dell’800. La prima incoronazione a Westminster Abbey dove il 6 maggio Carlo III riceverà la corona di St Edoardo? Quella di Guglielmo il Conquistatore, Anno di grazia 1066. Secondo un rituale codificato poi nel Liber Regalis del 1382. «Ma ogni incoronazione rispecchia il Paese del suo tempo. A maggior ragione questa volta: nel ‘53 il Regno Unito era al vertice di un impero, non è più così», spiega a 7 David Torrance, ricercatore all’Università di Westminster e autore di un report storico per la House of Commons Library del Parlamento britannico, The coronation: history and ceremonial.

Così, la regina Camilla indosserà la Queen Mary’s Crown del 1911 e non la Queen Mother’s Crown del 1937 con incastonato il diamante della discordia, il Koh-i-Noor conteso dall’India: re Carlo si è sempre definito «a peacemaker», un pacificatore che mette i buoni rapporti internazionali davanti al rituale. Ma la corona della regina Mary (moglie di re Giorgio V), sarà arricchita con preziosi diamanti che Elisabetta II indossava come spille, prima di essere deposta sul capo di Queen Camilla: un omaggio alla sovrana dei record. «E sarà diverso il Giuramento della Corona del re, che pare voglia aggiungere una dichiarazione per abbracciare anche altre fedi e religioni: il giuramento del re è di fatto una promessa davanti alla Chiesa Anglicana. Solo il figlio ed erede al trono William renderà omaggio al re», nota Torrance. Tradizionalmente invece l’omaggio, con l’inchino e persino il bacio che mise in difficoltà la giovane regina Vittoria, era dovuto da tutti i Pari del Regno.

A proposito di Parlamento britannico, c’è malumore tra i Lords perché tutti avrebbero voluto essere invitati all’incoronazione. Come fino al 1953 per Elisabetta. Invece ci sarà posto solo per 25 esponenti di ciascuna Camera, estratti a sorte. «Non c’è un diritto assoluto a entrare in abbazia, piuttosto è una Royal Prerogative dire quali e quanti possano entrare», dice Torrance. Alla tre giorni reale (dal 6 all’8 maggio), Carlo vuole con sé, oltre alla famiglia Windsor - Harry e Meghan compresi, invitati alla cerimonia - la famiglia “allargata” di Camilla con i 5 nipotini come paggi. Mentre i tre figli dei principi di Galles, William e Kate, cattureranno i riflettori nella grande sfilata in carrozza che porterà i Windsor poi a Buckingham Palace.

Oltre alla famiglia, rappresentanze del Commonwealth, esponenti delle sue charity. In tutto, poco più di 2 mila gli invitati. Per Elisabetta II furono 8.251, per Giorgio VI 8.000, per Giorgio V 7.139 e solo 5.873 per Edoardo VII. Attesi principi, re, capi di Stato e governo. Ancora: il logo dell’incoronazione 2023 disegnato per re Carlo dal mago del design di Apple, Sir Jony Ive: «Un emblema che parla la lingua dell’ottimismo gioioso della primavera e celebra l’inizio della nuova Età Carolingia».

Oltre al rito in abbazia il 6 maggio, Carlo ha voluto un giorno dedicato alla forza del volontariato col progetto The Big Help Out. «Tributo su misura per il lungo background di impegno in iniziative sociali e di volontariato dei nuovi re e regina», spiega Stuart Andrew, responsabile governativo per la Civil Society. In effetti Carlo nei ‘70 decise di utilizzare la buonuscita dopo il servizio in Marina, 7.400 sterline, per progetti benefici. L’inizio del suo impegno sociale. Come al Giubileo di Platino, poi, dopo l’incoronazione ci sarà un grande concerto rock nel parco del castello di Windsor. In fondo è la prima incoronazione da 70 anni, a Londra. Con un’idea di fondo da sfatare: «Incoronazione low cost? Sarà invece un evento glorious, magnificente, altro che di basso profilo. Royal Household e governo sanno che la monarchia se non è in qualche modo eccitante, perde il suo fascino» spiega a 7 Johnny Dymond, Royal Editor della Bbc. Già, ma chi paga? A differenza di un Royal Wedding, un’incoronazione è un’occasione istituzionale e i costi (stimati 100-120 milioni di sterline) li sostiene il governo. Lo ha ribadito anche il Cabinet Office minister Oliver Dowden assicurando che «re e governo sono attenti a far sì che sia value for money per i contribuenti».

Da “il Giornale” il 7 aprile 2023.

Per la prima volta, re Carlo III, che il 6 maggio sarà incoronato a Londra, ha dato il suo «via libera» a un’inchiesta sui legami nella Storia tra la monarchia britannica e la tratta degli schiavi. Il consenso, annunciato da Buckingham Palace, arriva dopo che è emerso sul Guardian un documento inedito che mostra il trasferimento, nel 1689, di mille sterline in azioni della Royal African, una società per la tratta, a uno dei suoi antenati, Guglielmo III, da parte di Edward Colston, commerciante di schiavi. Buckingham Palace non ha commentato il documento, ma ha detto di sostenere un progetto di ricerca, tra l’altro co-sponsorizzato dalla Historic Royal Palaces, la fondazione che gestisce diversi palazzi reali. […]

Il re aiuterà le ricerche dando l’accesso agli Archivi Reali. L’anno scorso, alla riunione dei leader del Commonwealth, Carlo III aveva detto che andavano riconosciuti gli errori «che hanno plasmato il nostro passato» e che aveva intrapreso un viaggio personale di scoperta sull’argomento. Per secoli, i vari monarchi e gli altri membri dell’aristocrazia parteciparono alla tratta degli schiavi, sostenendo e facilitando l’attività o ricavandone denaro; e solo nel 1807, re Giorgio III firmò la legge che aboliva la tratta degli schiavi in tutto l’impero britannico.

[…]

The Cost of the Crown”, il dossier che inchioda Re Carlo III: i punti oscuri della monarchia. Il Tempo il 7 aprile 2023

A ormai un mese dall’incoronazione di Carlo III, mentre i quotidiani britannici dedicano pagine e pagine all’evento che, a maggio, farà fermare per tre giorni il Paese, c’è anche una contro narrazione dell’evento. La fa il Guardian, quotidiano progressista sempre molto ben informato, che ha deciso di fare luce su aspetti che Buckingham Palace tende a nascondere in modo da fare un racconto meno agiografico della famiglia reale. Si chiama ‘The Cost of the Crown’ ed è un poderoso dossier che, attraverso diversi approfondimenti, scandaglia vari aspetti, a cominciare dalle fonti di reddito e la ricchezza privata della famiglia, aspetti che il Palazzo tende a tenere accuratamente riservati. “Quanti soldi costerà l’incoronazione di re Carlo III al Regno Unito? Quale aliquota fiscale pagherà il nostro nuovo re sui suoi redditi privati? E a quanti impegni di lavoro hanno partecipato ‘working member’ della famiglia come i duchi di Gloucester e Kent (cugini del re, ndr) negli ultimi cinque anni? E quanto sono stati pagati? Quanto sborsano le principesse Beatrice ed Eugenia, le figlie del principe Andrea, che non lavorano nella Firm, per le loro residenze nei palazzi reali?”. Nelle ultime settimane, il Guardian ha posto tutte queste domande a Buckingham Palace. Le risposte sono state fredde: “‘Chiedi a qualcun altro’, ‘Risolvitelo da solo’ o semplicemente ‘Non hai il diritto di sapere’”. 

Ci permettiamo di dissentire”, prosegue il quotidiano che poi insiste: “Quando la regina Elisabetta II è morta tutti hanno applaudito al modo calmo con cui ha gestito il regno, o alla sua presunta non interferenza nella politica britannica. Nessuno ha fatto cenno a un altro tratto distintivo del suo regno: il velo di segretezza oscurante, che ha dato origine a un modo di pensare per cui il popolo britannico è privato delle informazioni più elementari sulla monarchia”. Il Guardian finora ha già scoperto, tra l’altro, che Elisabetta II e Carlo III hanno incassato oltre 1,2 miliardi di sterline da due proprietà ereditarie, i ducati di Lancaster e Cornovaglia, su cui non pagano una sterlina di tasse. Il reddito dai ducati è cresciuto di sedici volte durante il regno di Elisabetta. E i due ducati operano sostanzialmente come imperi immobiliari, gestendo professionalmente sterminati terreni agricoli, ma anche hotel, castelli medievali, uffici, negozi e alcuni dei migliori immobili di lusso a Londra. Nel 2022, Elisabetta II e Carlo hanno ricevuto 21 milioni di sterline ciascuno dai ducati di Lancaster e Cornovaglia rispettivamente, nonostante non sia affatto certo (sul tema c’è un dibattito secolare...) che i redditi delle due proprietà non spettino in realtà al Paese. Un impero che ha anche sostanziali portafogli di investimento, ma su cui Carlo non paga alcuna tassa.

Denaro che si aggiunge ovviamente ai milioni che il re e la famiglia ricevono annualmente come finanziamenti pubblico in cambio dei loro impegni ufficiali. Il monarca riceve infatti circa 86 milioni di sterline all’anno dalle casse dello Stato. E teoricamente potrebbe rivendicare un extra di 250 milioni di sterline, sempre denaro dei contribuenti, perché così decise generosamente David Cameron quando era primo ministro nel 2011. Il re ha deciso che non vuole quei soldi in più. Un altro tema caldo è quello dei legami della monarchia con la schiavitù. E poi c’è la storia di Kensington Palace, dove hanno abitato anche vari monarchi. Nel palazzo nel cuore di Londra visse Diana con i due figli. Ma ora è la residenza in città, tra gli altri, del principe e della principessa del Galles: ebbene la sua storia è scomodamente intrecciata con il tema dei rapporti tra monarchia e schiavitù. Perché nel corso di quasi tre secoli, 12 monarchi britannici hanno sostenuto se non tratto profitto dal coinvolgimento della Gran Bretagna nella schiavitù. Infine, il tema forse più pruriginoso, quello dei tesori inestimabili saccheggiati all’India e finiti nelle collezioni reali: neanche a dirlo c’è un leggendario rubino e una cintura d’oro intarsiata con 19 smeraldi, utilizzata dal marajah di Lahore. Una serie di grane per il monarca.

Un re che si può toccare”. Carlo III riuscirà a salvare la monarchia? Re Carlo III sta traghettando la monarchia verso il futuro usando il potere dell’immagine, ma non è detto che ciò riesca a salvare il declino della Corona. Francesca Rossi l’8 Aprile 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 Un bacio al nuovo re

 L’impassibilità della regina Elisabetta

 Monete e ritratti

 Infrangere la tradizione

 Basterà a salvare la Corona?

Re Carlo III non si sottrae all’abbraccio della folla, si fa persino baciare, permettendo alle persone che incontra di infrangere il protocollo, di avvicinarsi a quello che un tempo era un mondo distante anni luce dalla quotidianità dei “commoner”. Non sembra che Sua Maestà voglia osservare il suo regno rimanendo seduto sul trono, (sebbene questo rimanga un simbolo imprescindibile del potere monarchico), da una prospettiva che lo pone al di sopra degli altri. Preferirebbe, invece, il contatto con gli altri, stare in mezzo alla gente. Essere un re e un uomo allo stesso tempo. Questo è il messaggio che comunicherebbe anche la sua immagine, dalle nuove monete al primo ritratto ufficiale come monarca. Non si tratta solo di basso profilo, o di monarchia “snella”, ma di una precisa linea politica che ha come scopo la sopravvivenza della Corona. Anche a costo di perdere il fascino della regalità.

Un bacio al nuovo re

Suscitò sorpresa e anche tenerezza il bacio che una donna, Jenny Assiminios, diede a re Carlo III poche ore dopo la morte della regina Elisabetta, avvenuta lo scorso 8 settembre. Il sovrano si trovava di fronte a Buckingham Palace per salutare le persone accorse a rendere omaggio alla regina scomparsa, quando la signora Assiminios si sporse dalle transenne per abbracciarlo e baciarlo. Gesti impensabili nella seconda era elisabettiana. Ma Carlo non si negò a quella dimostrazione d’affetto e solidarietà. In quel momento non era solo il nuovo re, ma un uomo che affrontava la perdita di una persona cara. La Assiminios, infatti, spiegò ai tabloid: “Non avrei mai pensato di baciare un re, ma lui sembrava triste e ho provato l’impulso di confortarlo per la morte della madre. Gli ho chiesto: ‘Posso baciarla?’ e lui mi ha risposto di sì…”.

Carlo III ha mostrato il suo lato umano, quello che di solito i sovrani dovevano nascondere, soprattutto in passato, per obbedire alla ragion di Stato che li voleva forti, risoluti per difendere il trono e il regno. I tempi, per fortuna, sono cambiati: in linea generale non ci sarebbero rischi di detronizzazioni (anche sanguinose), come accadeva secoli fa. Carlo III può permettersi di mostrare la sua fragilità, la sofferenza per la perdita della madre. In realtà questa non è una debolezza (non più, almeno), ma una grande libertà su cui il re può costruire un nuovo tipo di monarchia.

L’impassibilità della regina Elisabetta

La regina Elisabetta è sempre stata piuttosto restia a mostrare i suoi sentimenti in pubblico (tranne in rare occasioni), ma non certo per paura delle insurrezioni. La sua apparente impassibilità era un dovere e un segno di rispetto e devozione verso la Corona. Naturalmente ciò non significa che Carlo III non senta il peso della responsabilità. Sua Maestà, però, ha compreso che, ormai, la maschera dell’indifferenza può (e forse deve) essere tolta in molte più occasioni, poiché la gente non vuole più un monarca rinchiuso nello splendido isolamento del suo Palazzo. Oggi, poi, i re non sono più figure lontane, quasi idealizzate e mitiche, di fronte alle quali si provava un timore reverenziale (nei secoli passati era frequente incontrare persone che non sapevano neppure che faccia avessero i loro regnanti). I moderni mezzi di comunicazione li hanno “umanizzati”, resi più “veri”, calati nel mondo. Buona parte del loro mistero è stata svelata dalla radio, dalla televisione, da Internet. Insomma, i royal non possono (quasi) più nascondersi e, forse, non desiderano neanche farlo.

Monete e ritratti

Ci sono due elementi, molto potenti, su cui re Carlo III può intervenire per rendere la sua immagine più amichevole e vicina al popolo, creando un precedente per i futuri sovrani: le monete e i ritratti. Le prime passano di mano in mano tutti i giorni e sono ben visibili, qualcosa di cui non si può fare a meno. I secondi sono, invece, la rappresentazione ufficiale del re, il modo in cui lui vuole farsi vedere e, quindi, essere ricordato. Teniamo anche conto del fatto che oggi i ritratti non sono solo opere d’arte appese nei palazzi e nei musei: sono virtualmente ovunque in ogni momento, basta accedere a Instagram, per esempio. La loro risonanza mediatica non ha confini.

Sua Maestà britannica non ignora questo potere e, infatti, ha studiato molto bene la sua immagine regale: sulle monete e nel ritratto ufficiale realizzato da Alastair Barford per Illustrated Coronation Edition, numero speciale di Illustrated London News, Carlo III non indossa la corona e nel dipinto non porta neppure abiti ufficiali, però ha al polso il braccialetto regalato dal leader dell’Amazzonia Domingo Peas. Il re non ha bisogno degli emblemi del potere e non solo perché tutti lo riconoscono al primo sguardo: attraverso l’abbigliamento borghese il monarca ci vuole ricordare che è prima di tutto un essere umano e, come tale, sente il dovere di lottare per il bene del pianeta. La sua corona è ben poca cosa di fronte al destino dell’umanità intera. Con un solo ritratto e senza usare parole Carlo III ha rinnovato l’immagine dei re inglesi, dell’istituzione ed espresso ancora una volta la sua posizione sul delicato tema dell’ambiente, che promette di essere centrale nel suo regno.

Infrangere la tradizione

Re Carlo ha infranto la tradizione per crearne una nuova. Una specie di ciclo di morte e rinascita che coinvolge la monarchia con una fondamentale accortezza: nessuna modifica o eliminazione di ciò che è diventato anacronistico deve intaccare l’identità, il senso dell’istituzione. Nel suo primo viaggio da sovrano d’Inghilterra in Germania Sua Maestà ha ribadito i cambiamenti apportati al concetto di regalità, stringendo mani, parlando in tedesco, lasciandosi fotografare con i cellulari, rifiutando di guardare la folla da un piedistallo. Il Bild, riporta l’Ansa, ha addirittura titolato: “Un re che si può toccare”.

Il significato nascosto dietro al primo ritratto ufficiale di Carlo III

Basterà a salvare la Corona?

Carlo III ha voluto e dovuto apportare modifiche al modo in cui il suo ruolo e la sua immagine vengono percepiti. La Gran Bretagna sta affrontando un periodo complicato dal punto di vista economico e sociale e gli inglesi hanno bisogno di un re attento, presente. A tal proposito, dopo la morte di Elisabetta II, lo storico Paul Kennedy disse al Corriere.it: “Perdiamo una regina amata dal popolo e che era un faro di stabilità in un momento molto difficile per la Gran Bretagna…Ma io ho fiducia in re Carlo III…Dovrà lavorare per costruirsi un’immagine di imparzialità simile a quella di sua madre”, tuttavia “credo che la monarchia, pur perdendo peso, possa ancora essere un collante…Non è immaginabile che venga sostituita a breve termine da un’altra struttura istituzionale”.

Magari la Corona perderà ciò che rimane del suo mistero, forse il suo fascino verrà offuscato dalla nuova aura borghese, come messo in luce da Vittorio Sabadin su FanPage, ma potrà continuare a esistere. Forse non ne leggeremo più le storie come fossero favole, ma potremmo ancora rispecchiarci in esse. “Carlo sarà diverso”, dichiara Kennedy, “la monarchia conterà di meno. Ma credo che possa avere comunque successo”.

Estratto dell'articolo di rainews.it il 2 marzo 2023.

[…] Mentre i preparativi per la grande cerimonia di incoronazione del 6 maggio procedono alacremente, solo una cosa sembra ancora in alto mare: l'organizzazione del grande concerto che si terrà al Castello di Windsor, il 7 maggio.

Il pubblico, almeno quello, c'è: diecimila fortunati ai quali sarà regalato il biglietto. Quello che ancora scarseggia è il cast. Nonostante tutto lo sfarzo e lo splendore dell'evento, le celebrità di serie A non sembrano essere particolarmente interessate a cantare per il Re.

Secondo il Daily Mail, che cita fonti di palazzo, sia Adele che Ed Sheeran, due icone della musica britannica, avrebbero declinato l'invito. Una grande delusione vista la fama mondiale dei due artisti.

Elton John, amico personale della principessa Diana, era in cima alla lista del Re, ma sembra che anche lui non partecipi. Anche Harry Styles ha rifiutato e nemmeno le Spice Girls si riuniranno sul palco del Castello di Windsor dove forse potrebbero tornare insieme i Take That, ma, pare, senza Robbie Williams.

Chi ci sarà?

Mentre si rincorrono indiscrezioni sulla presenza di Rolling Stones, Paul McCartney e Coldplay, che, da soli, potrebbero far dimenticare il forfait degli altri artisti, dovrebbero partecipare allo spettacolo con effetti speciali, musica di generi diversi e brani recitati da star del teatro e del grande schermo, Kylie e Dannii Minogue, Andrew Lloyd Webber e Lionel Richie.

Per la cerimonia a Westminster Abbey il 6 maggio è prevista l'esibizione di un’orchestra speciale diretta da Sir Antonio Pappano.

[…]

Emanuela Minucci per lastampa.it il 12 febbraio 2023.

Il calzino del Re. Chissà se prima o poi ci faranno un episodio di «The Crown» sulla figuraccia che ha fatto qualche giorno fa Carlo III nella moschea di Brick Lane di Londra quando, dopo essersi tolto le scarpe in segno di rispetto, ha esibito un bell’alluce desnudo che spuntava dall’usuratissimo calzino. Una gioia per i fotografi presenti (in poche ore l’immagine del regal piede ha fatto il giro del mondo) e un bel po’ di imbarazzo per il re e per la regina Camilla.

 Sulle prime Buckingham Palace ha provato a virare la figuraccia in esercizio di virtù: Re Carlo non butta via niente va in giro con lo stesso cappotto cammello da vent’anni perché anche così si contribuisce a raffreddare un po’ il pianeta e vai con l’apologia dell’eco-wardrobe. D’altronde lui si è sempre vantato di far curare e riparare i suoi capi per assicurare loro lunga vita.

Coerente con la sua passione green che l’ha portato negli anni a seppellire maglioni in fibre sintetiche per dimostrarne la non biodegradabilità e a sostenere la lana con la sua «Campaign for Wool» come fibra naturale da prediligere. Perché la lana vuol dire intere comunità che vivono attorno alla lana. Insomma basta sprechi, a cominciare dall’armadio, Vade retro lusso, benvenga il riciclo.

 Il calzino però, soprattutto se bucato, rappresenta di per sé qualcosa di ben poco regale. Insomma è quella sottile linea che un aristocratico regnante, capo della chiesa anglicana eccetera eccetera, non può oltrepassare: quella fra virtù antispreco e cattivo gusto. Anzi, quella fra eco-solidarietà e indecenza.

Deve essere passata questa seconda linea sui tabloid inglesi (che come una spugna assorbono il comune sentire dei sudditi), se dopo qualche giorno a Buckingham Palace due delle responsabili dell’armadio regale sono state messe alla porta. «Perché va bene la giacca ventennale e la regola aurea che il cachemire non si butta mai, ma si rammenda con la delicatezza con cui si lucida uno Stradivari, ma il buco nel calzino proprio no» si legge oggi sui giornali d’Oltremanica.

E, sempre secondo i bene informati vicini alla casa regnante,  pare sia stata proprio la consorte Camilla (che da tempo pensava di dare una rinfrescata al personale) a licenziare due persone due esperte – nonché anzianotte e fidatissime di Elisabetta II – house-keeper di Buckingham Palace.

 Così quel buco nel calzino del re che in prima battuta si pensava lo avvicinasse a milioni di sudditi, alle prese con l’inverno economico della Gran Bretagna, è costato il posto a due dipendenti. Vittime innocenti del sock-gate? Forse per scoprirlo dovremo aspettare un episodio di «The Crown 6».

Estratto dell'articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero” l’8 febbraio 2023.

Re Carlo III sarà incoronato il 6 maggio, la cerimonia è già decisa e i conservatori britannici cominciano a mugugnare: troppe novità, troppe concessioni alle mode del momento e troppe rinunce alle solenni tradizioni della monarchia, che sono poi quelle che tengono incollate ai televisori miliardi di persone ogni volta che a Londra si celebra un evento reale, che sia un matrimonio, un funerale o, appunto, un'incoronazione.

[…]

Il re avrà al suo fianco la moglie Camilla, che sarà incoronata Regina consorte nella stessa cerimonia. […]

 Un gruppo di artigiani inglesi è al lavoro da settimane per intagliare i due troni sui quali siederanno Carlo e Camilla. […] Tutti i re e le regine inglesi hanno avuto il loro trono personale e anche Carlo ne avrà uno, ma non vuole che sia troppo sfarzoso. Camilla ha accettato comunque che il suo sia un po' più basso, così come lo era quello di Filippo quando presenziava con Elisabetta allo State Opening of Parliament.

La cerimonia dell'incoronazione di Elisabetta durò tre ore e Carlo vuole ridurla a 90 minuti. Nel 1953 nell'Abbazia trovarono posto 8.000 invitati, ora saranno solo 2.000. Anche il momento più sacro della cerimonia, l'unzione delle mani, del petto e della fronte del sovrano da parte dell'Arcivescovo di Canterbury, sarà per la prima volta svelato ai profani occhi del pubblico.

 Anche l'unzione di Elisabetta era stata nascosta da un baldacchino solennemente portato da quattro cavalieri dell'Ordine della Giarrettiera, ma Carlo ha deciso che la copertura sia trasparente e che sia sorretta dagli studenti del Christ's Hospital, una scuola del West Sussex fondata nel 1552 che offre educazione gratuita ai ragazzi poveri. L'olio dell'unzione era prodotto da Savory e Moore, l'antica farmacia che si trovava al 143 di New Bond Street e che ha chiuso nel 1963. Si spera che la formula sia ancora conservata da qualche parte.

Carlo sarà incoronato con la cosiddetta corona di Edoardo I, che pesa 2,2 chili ed è stata realizzata nel 1661 con oro, 400 gemme, sei zaffiri e 12 rubini per sostituire l'originale andato perduto negli anni della rivoluzione di Cromwell

[…]

Tutti i gioielli dell’incoronazione di re Carlo III. Dalla Imperial State Crown alla Corona di Sant'Edoardo fino al Globo del Sovrano, tutti i gioielli simbolo del potere temporale e di quello spirituale che vedremo all'incoronazione di re Carlo III. Francesca Rossi il 9 Febbraio 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 La Corona di Sant’Edoardo

 La Imperial State Crown

 Diamanti e rubini

 Gli scettri e il Globo

Il giorno dell’incoronazione re Carlo III indosserà la divisa e non i tradizionali abiti da cerimonia, ormai fuori moda. Tutt’altro discorso, invece, per quel che concerne i gioielli della Corona. Si tratta di “oggetti unici che rappresentano i poteri e le responsabilità del monarca”, scrive il sito della Torre di Londra. La loro bellezza unica e l’ineguagliabile valore, 3,8 miliardi di dollari circa, si fondono con la loro storia antica e il valore simbolico che hanno per la monarchia e il popolo inglesi. Carlo li sfoggerà come vuole la consuetudine, ma anche in onore dei re e delle regine che lo hanno preceduto.

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La Corona di Sant’Edoardo

Il 3 dicembre 2022 la Corona di Sant’Edoardo è stata spostata dalla Torre di Londra per permettere le modifiche necessarie in vista dell’incoronazione di re Carlo III, il prossimo 6 maggio. Questo è il pezzo principale dei Gioielli della Corona, ammantato di un’aura di solennità. Il sovrano, infatti, lo indosserà nel momento in cui verrà incoronato nell’Abbazia di Westminster, come da tradizione. La Corona venne realizzata nel 1661 per Carlo II (in carica dal 1660 al 1685) ed è una copia (non precisa) di quella che venne usata in epoca medievale da Edoardo il Confessore (in carica dal 1042 al 1066), penultimo re degli anglosassoni e santo (venne canonizzato nel 1161 ed è il patrono della famiglia reale).

Il gioiello portato da Edoardo venne distrutto nel 1649 da Cromwell, durante la guerra civile inglese (1642-1651). La Corona di Sant’Edoardo è pesante e abbastanza scomoda da portare: pesa 2,23 chilogrammi ed è composta da 444 gemme: 345 pietre di acquamarina, 37 topazi, 27 tormaline, 12 rubini, 7 ametiste, 6 zaffiri, due zirconi, 1 granato, 1 spinello (tipo di gemma che somiglia al rubino) e 1 almandino (un tipo di granato). È costituita da una base in ermellino sormontata da quattro croci alternate a quattro gigli su cui svettano gli archi che sostengono un globo con una Croce Patente.

È il simbolo del potere monarchico e del Commonwealth. Piccola curiosità: Anna Bolena (regina consorte dal 1533 al 1536), moglie di Enrico VIII (in carica dal 1509 al 1547) venne incoronata con la Corona di Sant’Edoardo, precedente unico nella Storia inglese, visto che il gioiello è destinato ai sovrani regnanti.

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La Imperial State Crown

La Corona Imperiale di Stato è il secondo gioiello più importante del Tesoro della Corona, poiché i sovrani la indossano durante la cerimonia di apertura del Parlamento e dopo l’incoronazione, ovvero all’uscita dall’Abbazia di Westminster e per i saluti alla folla dal balcone di Buckingham Palace. Per consuetudine questa corona viene anche posizionata sul feretro dei monarchi, come abbiamo visto di recente per i funerali della regina Elisabetta. La Imperial State Crown pesa 1,03 chilogrammi e, come la Corona di Sant’Edoardo, è composta da una base in ermellino sormontata da quattro gigli e quattro Croci Patenti su cui svetta il globo e un’altra Croce Patente. Impreziosiscono il gioiello 2868 diamanti, 273 perle, 17 zaffiri, 11 smeraldi e 5 rubini.

Diamanti e rubini

Tra le meravigliose gemme incastonate nella Imperial State Crown ne spiccano alcune con storie particolari: oltre alle due perle appartenute alla regina Elisabetta I, c’è lo zaffiro di Sant’Edoardo, che si trova sulla croce in cima alla Corona. In origine era incastonato nell’anello di Edoardo il Confessore. La pietra andò perduta durante la guerra civile inglese, ma venne ritrovata nell’epoca di Carlo II. Fu la regina Vittoria (in carica dal 1837 al 1901) a ordinare che lo zaffiro venisse incastonato sulla Corona. Sulla croce frontale alla base della Imperial State Crown si trova, invece, il rubino del Principe Nero, da 170 carati.

In origine la gemma apparteneva al Sultano nasride di Granada Muhammad VI (1332-1362). Quest’ultimo si trovò invischiato in una faida familiare in cui si intromisero anche il regno di Castiglia di Pietro I e il regno d’Aragona. Dopo un fallito tentativo di accordo Pietro I uccise il sultano e si impossessò del rubino. Ma anche il re castigliano dovette affrontare una guerra interna al suo casato e chiese aiuto a Edoardo il Principe Nero (principe di Galles dal 1343 al 1376), il quale ottenne la gemma come bottino di guerra. Nel 1415 Enrico V (in carica dal 1413 al 1422) lo avrebbe indossato nella battaglia di Agincourt, durante la Guerra dei Cent’Anni (1337-1453). Giacomo I (in carica dal 1603 al 1625) fece incastonare il rubino nella Imperial State Crown, ma con la guerra civile Cromwell decise di venderlo insieme alle altre pietre preziose del Tesoro.

Fu Carlo II a recuperarlo e la regina Vittoria a ordinare di incastonarlo nella nuova Corona Imperiale di Stato, realizzata per la sua incoronazione, nel 1838. L’ultima tappa del lungo viaggio della gemma avvenne nel 1937: in occasione dell’incoronazione di Giorgio VI (re dal 1936 al 1952) il rubino venne definitivamente sistemato nell’ultima versione della Corona, usata ancora oggi. Sotto al rubino del Principe Nero si trova il diamante Cullinan II, da 317 carati, proveniente dal diamante grezzo più grande mai trovato, cioè la Stella d’Africa. La gemma venne rinvenuta in Sudafrica nel 1905 e donata, nel 1907 a Edoardo VII (1901-1910) per il suo 66esimo compleanno. Nel 1909 il Cullinan venne incastonato nella Imperial State Crown al posto dello zaffiro Stuart, una pietra blu da 104 carati che venne spostata nella parte posteriore (ordine mantenuto anche nella nuova Corona del 1937).

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Gli scettri e il Globo

Durante la cerimonia d’incoronazione re Carlo III terrà tra le mani due scettri, quello di Sant’Edoardo e il Sovereign’s Sceptre, cioè lo “Scettro della Colomba”, entrambi realizzati per l’incoronazione di Carlo II nel 1661. Il primo, simbolo del potere temporale, nel 1905 fu impreziosito con il diamante Cullinan I, conosciuto anche con il nome di Grande Stella d’Africa. Il secondo, invece, è sormontato da una colomba d’oro smaltata di bianco, emblema dello Spirito Santo e del potere spirituale del re.

Come da tradizione durante la cerimonia del 6 maggio 2023 Carlo III impugnerà lo scettro di Sant’Edoardo con la mano destra e lo scettro della Colomba con la mano sinistra nel momento in cui l’Arcivescovo di Canterbury poserà la corona sul suo capo. Alla fine dell’incoronazione ci sarà un importante cambiamento: il sovrano terrà con la mano destra lo scettro di Sant’Edoardo e con la sinistra il Sovereign’s Orb, che gli verrà consegnato dall’Arcivescovo.

Il Globo è una sfera di 16,5 centimetri di diametro composta da 375 perle, 365 diamanti, 18 rubini, 9 smeraldi, 9 zaffiri 1 ametista e 1 pietra di vetro. Pesa 1,32 chilogrammi. Fu realizzata sempre per Carlo II e rappresenta il ruolo di difensore della religione attribuito al sovrano, rappresentante di Dio sulla Terra.

Estratto dell'articolo di Enrica Roddolo per corriere.it il 30 gennaio 2023.

L’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, che officerà il solenne rito di incoronazione del Re il 6 maggio a Westminster Abbey, avrebbe in mano la responsabilità di trovare un difficilissimo accordo tra Harry e William , figli di re Carlo III e Diana, per permettere a Harry e alla moglie Meghan Markle di presenziare allo storico momento.

 Secondo fonti vicine a Lambeth Palace (quartier generale della Chiesa Anglicana, posto al di là del Tamigi, a Londra), il Re — da sempre propenso a riaccogliere il figlio Harry come un figliol prodigo anche dopo il pesante j’accuse del memoir del principe, Spare — starebbe infatti cercando l’aiuto dell’alto prelato per riuscire nella missione quasi impossibile di trovare un punto d’incontro tra William e Harry.

 […]

L’ultimo sondaggio commissionato a Ipsos dall’Evening Standard dice comunque che al momento il 60% vorrebbe vedere Harry a maggio all’incoronazione. Con quasi il 74% dei giovanissimi (da sempre più simpatetici verso il principe «ribelle») favorevoli, e con invece poco più degli over 55enni d’accordo alla sua partecipazione all’incoronazione.

Incoronazione del 6-8 maggio che secondo indiscrezioni che iniziano a emergere potrebbe far riunire (dopo anni) al concerto finale al castello di Windsor il mito pop rock del panorama British anni ’90 come le Spice Girls. […]

"Ecco perché ho lanciato un uovo contro Re Carlo III". Storia di Francesca Rossi su Il Giornale il 13 gennaio 2023.

Lo scorso dicembre re Carlo III fu protagonista di una piccola disavventura durante una visita ufficiale a Luton. Un ragazzo lanciò un uovo sul sovrano, per fortuna mancando il bersaglio. Il responsabile venne subito bloccato e arrestato dalla polizia e ora, di fronte alla Corte di Londra, si dichiara colpevole, chiarendo i motivi che lo avrebbero spinto a un gesto del genere.

Il 6 dicembre scorso Re Carlo III si recò a Luton, a Nord di Londra, per incontrare i rappresentanti della Royal British Legion, del Ghana Society, del Luton Town’s Football Academy e visitare il tempio sikh Guru Nanak Gurdwara. Durante la passeggiata tra la folla, davanti municipio della città, Sua Maestà divenne il bersaglio di un lancio di uova compiuto dal 21enne Harry May. Il servizio di sicurezza allontanò Carlo dai presenti per qualche secondo, ma poco dopo la visita riprese nell’atmosfera serena in cui era iniziata e il re poté continuare a salutare le persone accorse per stringergli la mano.

Harry May ha dovuto affrontare un processo alla Westminster Magistrates’ Court di Londra, di fronte alla quale si è dichiarato “colpevole” di aver lanciato un uovo contro il monarca. Durante il procedimento il 21enne ha chiarito le ragioni del suo comportamento, affermando che la visita del re “in un’area povera” sarebbe stata una scelta “di cattivo gusto”. May è stato incriminato per violazione dell’ordine pubblico.

Un uovo contro i sovrani

Un episodio molto simile accadde anche il 9 novembre 2022, quando Carlo e Camilla si recarono a York per svelare la prima statua dedicata alla regina Elisabetta. L’opera, creata dall’artista Richard Bossons, ritrae la defunta sovrana con gli emblemi dell’Ordine della Giarrettiera e un diadema di Giorgio IV. Doveva essere una giornata solenne, ma venne turbata dal gesto sorprendente di uno sconosciuto, che lanciò tre uova al passaggio dei sovrani gridando: “Questo Paese è stato costruito sul sangue degli schiavi”. La folla presente criticò il giovane, rispondendo “Dio salvi il Re” e “Vergogna”. Il responsabile venne arrestato, mentre Re Carlo e la consorte Camilla continuavano la loro visita come se niente fosse accaduto, mostrando di non dar peso all’imprevisto. A tal proposito il Mirror scrisse che il sovrano avrebbe mantenuto un’espressione “impassibile”.

L’autore del gesto si chiama Patrick Thelwell, ha 23 anni e, subito dopo il rilascio, disse sempre al Mirror di essere stato “aggredito dalla folla”. Il giovane ha spiegato la sua versione dei fatti: “Dopo che sono stato arrestato ho visto quella folla che letteralmente urlava e schiumava pura rabbia, dicendo che la mia testa sarebbe dovuta finire su una picca, che dovevo essere assassinato sul posto. La gente mi strappava ciocche di capelli, mi sputava addosso. Hanno perso la testa”. Thelwell raccontò anche le circostanze del suo rilascio: “Sono stato rilasciato alle 22:00, quindi non è andata così male. I miei amici mi stavano aspettando. Il mio avvocato è stato molto bravo”. Thelwell dovrà tenersi a 500 metri di distanza da Carlo III e non potrebbe portare con sé uova in pubblico. Quest'ultima imposizione, però, sarebbe stata modificata per consentirgli di acquistare uova nei supermercati. Una simile condanna potrebbe dunque spettare anche a May.

Il primo a non essere presentato dalla sovrana. Il discorso di Natale di Re Carlo III, dal ricordo di Elisabetta alla ‘svolta green’ della dinastia Windsor. Redazione su Il Riformista il 25 Dicembre 2022

Per il primo discorso di Natale Re Carlo III ha scelto come luogo simbolico della registrazione (si perché non è stato fatto in diretta ma filmato il 13 dicembre) la Cappella di San Giorgio a Windsor. Una scelta di forte carattere simbolico per dare continuità politica alla dinastia, infatti proprio lì sono sepolti la regina Elisabetta, il principe Filippo, re Giorgio VI (padre della defunta sovrana), la Regina Madre e la principessa Margaret, le radici insomma di Carlo e della storia della monarchia inglese.

Un omaggio quindi a Elisabetta II, al duca di Edimburgo e alle passate generazioni della royal family che manifesta la volontà di Carlo III di raccogliere l’eredità e proseguire lungo la linea politica tracciata dalla defunta regina. In molti si aspettavano che il sovrano registrasse il suo primo discorso natalizio seduto alla scrivania, a Sandringham, o magari a Buckingham Palace, come faceva la regina Elisabetta. Il Re ha invece registrato il discorso restando in piedi, accanto a un albero di Natale addobbato secondo i dettami della sostenibilità, con decorazioni riciclabili in vetro e carta e prodotti naturali.

Re Carlo è riuscito a ricreare un’atmosfera “green” nella Cappella di San Giorgio, lanciando un messaggio importante su uno dei temi che gli stanno più a cuore, ovvero la difesa dell’ambiente. Per l’occasione Sua Maestà ha indossato un abito blu e una cravatta a pois. Chissà se, durante la selezione dell’outfit, re Carlo ha tenuto conto del fatto che questa tonalità fosse una delle preferite di Elisabetta II.

Il 25 dicembre 2022 è una data destinata a entrare nella Storia dei Windsor, collocandosi, per quel che concerne i discorsi natalizi, accanto ad altri giorni memorabili: nel Natale del 1932 fu re Giorgio V a inaugurare la tradizione di rivolgersi alla nazione per gli auguri e per un bilancio dell’anno appena trascorso. Il suo primo discorso festivo venne scritto da un autore d’eccezione, il grande Rudyard Kipling. Nel 1937 toccò a Giorgio VI portare avanti la consuetudine. Il 25 dicembre 1952, dieci mesi dopo la sua ascesa al trono, fu la regina Elisabetta a parlare agli inglesi dal suo studio di Sandringham. Nel 1957 il suo discorso venne trasmesso, per la prima volta, in televisione.

Il sito ufficiale della royal family definisce così questa irrinunciabile tradizione festiva: “Negli anni i discorsi hanno raccontato la vita della nazione e della monarchia. I discorsi sono una delle rare occasioni in cui la Regina non parla su suggerimento del Governo. Invece Sua Maestà ha dato il suo punto di vista sugli eventi…”. Ora tocca a re Carlo III scrivere una nuova pagina della storia del Paese e darci la sua opinione sul mondo, portando avanti la lunga consuetudine dei discorsi di Natale.

Re Carlo III, l’indifferenza degli scozzesi e l’ascesa dal partito laburista di Starmer. Alex Marchi su Il Riformista il 13 Maggio 2023 

Il Regno Unito ha festeggiato l’incoronazione del nuovo sovrano Carlo III, ma la figura di Elisabetta ha incarnato una costante nella vita dei britannici per 70 anni. Il mondo è cambiato molto da quando fu incoronata la Regina; Uk è stato un faro per la cultura multietnica, l’inclusività e l’accoglienza, ma oggi ci sono segni di insofferenza nei confronti del sovrano capo di stato in molti paesi del Commonwealth, tra cui Australia, Canada e Nuova Zelanda.

E c’è un tema-Scozia ha accolto il nuovo sovrano con indifferenza e ostilità, alimentando il dibattito sull’indipendenza dal Regno Unito. Mentre in Inghilterra tantissimi cittadini hanno organizzato feste nei loro quartieri, gli scozzesi hanno accolto il nuovo Re con indifferenza e qualcuno con ostilità. Addirittura l’ex primo ministro scozzese Alex Salmond si è fortemente battuto per evitare che la “Pietra del Destino”, una grande pietra medievale usata da secoli per l’incoronazione dei sovrani scozzesi, non fosse trasferita da Edimburgo a Londra per l’incoronazione di Carlo III. I simboli contano.

La Brexit ha creato rassegnazione, ma anche l’opportunità di affrontare problemi come il divario fra sud ricco e nord povero. Sul piano politico qualcosa si muove: la rottamazione imposta nel Partito Laburista da Sir Keir Starmer della vecchia sinistra perdente di Jeremy Corbyn ha prodotto un gran balzo nei sondaggi, un vantaggio di 15% sui Conservatori, ma soprattutto ha portato alla vittoria dei Laburisti alle ultime elezioni comunali lo scorso 4 maggio.

I grandi perdenti sono stati i Conservatori, nonostante il Primo Ministro Sunak provi a essere più prudente rispetto alla disastrosa Truss. Dopo 13 anni di governo Tory, l’instabilità politica con 5 primi ministri, la Brexit, una pandemia e una gestione economica fallimentare, si apre la strada per una vittoria di Starmer e dei Laburisti alle prossime politiche, probabilmente nel 2024. Ma esisterà ancora il Regno Unito? Alex Marchi

ESTERI E GEOPOLITICA. Le impressionanti fortune (spesso rubate) ereditate da re Carlo III d’Inghilterra. Michele Manfrin su L'Indipendente il 15 maggio 2023.

La scomparsa della regina Elisabetta II ha comportato non solo il trasferimento della corona al suo primo figlio, Carlo, adesso con il nome reale di Carlo III, ma anche uno spostamento della sua ricchezza personale e di tutto quanto ricade sotto il controllo e la gestione della Corona inglese. Le ricchezze della famiglia reale britannica sono enormi e comprendono beni tangibili, immobili e mobili, così come le rendite dei ducati ma anche il valore intangibile generato dal marchio della Corona. Molti di questi sono tra l’altro beni a tutti gli effetti rubati alle ex colonie, che da tempo ne reclamano la restituzione. Fare un censimento completo dei beni a disposizione della famiglia reale inglese è impossibile, ma ogni stima disponibile porta a cifre impressionanti.

La fortuna personale della scomparsa regina, composta gioielli, opere d’arte, investimenti e immobili – tra cui il castello di Balmoral in Scozia, dove si è spenta – per un valore totale di circa 500 milioni di dollari, secondo le stime di Forbes. Carlo III potrà godere dell’intera ricchezza della madre poiché la famiglia reale è esente da tasse di successione che, nel caso specifico, avrebbero sottratto circa 200 milioni di dollari al nuovo sovrano. Prima di diventare re, Carlo ha ricoperto il ruolo di duca di Cornovaglia – sempre detenuto dalla persona che è erede al trono, quindi adesso passato al principe William – e questo gli ha permesso di guadagnare circa 25 milioni di dollari all’anno.

Oltre alle ricchezze personali di ogni membro della famiglia reale, vi è poi quella ricchezza che appartiene alla Corona ma che non è interamente nella sua disponibilità in quanto impossibilitata ad alienarla. Le stime variano molto ma comunque si parla sempre di decine di miliardi di dollari. Sempre Forbes stima in 28 miliardi di dollari il valore della fortuna reale britannica, gestita tramite Monarchy PLC, o Crown Estate, società che controlla tutte le terre e le proprietà del monarca britannico, chiunque esso sia. Infatti, la famiglia reale ha solo una quantità limitata di controllo sulla Crown Estate, da cui riceve però lauti dividendi, gestita da un consiglio indipendente per conto della monarchia. Crown Estate è un portafoglio finanziario di proprietà della Corona britannica ma al contempo non è una proprietà privata personale del monarca regnante; né gli immobili né le entrate da questi derivanti appartengono al monarca. La Crown Estate Commissioners gestisce la società e deve rispondere al Parlamento, oltre a versare ogni anno le entrate al Tesoro inglese. Crown Estate, Monarchy PLC, versa comunque alla famiglia reale una quota delle entrate. In altre parole, la Crown Estate è una società che appartiene all’istituzione monarchica senza però essere una proprietà personale del monarca regnate e/o della sua famiglia, seppur percepisca una quota delle entrate. La Crown Estate è proprietaria di castelli, terreni, tenute, ducati, foreste, parchi e fondali marini in vaste zone della Gran Bretagna.

Nel 2017, la società Brand Finance aveva condotto uno studio il cui risultato quantificava in circa 84 miliardi di dollari il valore della monarchia inglese. I beni tangibili della monarchia, come la Crown Estate, i ducati di Lancaster e Cornovaglia e la Royal Collection, compresi i gioielli della corona, ammontano ad un valore di 32 miliardi di dollari mentre il valore intangibile, inteso come il valore attuale dei benefici che la monarchia dovrebbe portare all’economia britannica nel corso degli anni, costituisce i restanti 52 miliardi di dollari. Nel suo studio, Brand Finance ha calcolato che nel 2017 la monarchia ha “generato un aumento lordo di 1,766 miliardi di sterline per l’economia del Regno Unito. Il contributo include il surplus della Crown Estate e l’effetto indiretto della monarchia su varie industrie. Il rispetto per l’istituzione aumenta il prezzo e il premio di volume dei marchi che vantano un Royal Warrant o uno stemma; il fascino dello sfarzo e delle circostanze ambientato nelle residenze reali viventi attira milioni di turisti; la mistica che circonda la monarchia si aggiunge alla popolarità di spettacoli come The Crown e Victoria che offrono uno scorcio della vita privata della famiglia reale”.

Comunque si voglia calcolare la ricchezza e il valore della monarchia, la famiglia reale dispone certamente di una vastissima fortuna costruita in punta di spada grazie a secoli di imperialismo, con vaste parti del mondo che certamente non sentono il bisogno di celebrare lo sfarzo di riti che, in buona parte, si nutrono di oggetti sottratti e derubati alle ex colonie. Una protesta che si è rinvigorita dopo la morte di Elisabetta II, con diversi Paesi del vecchio dominio inglese che hanno chiesto la restituzione dei gioielli nazionali, come l’India – che reclama il Koh-i-Noor, diamante da 105 carati sottratto dopo la conquista del Punjab – o il Sudafrica, che chiede la restituzione del Great Star of Africa, una gemma da 500 carati che si ritiene valga circa 400 milioni di dollari. [di Michele Manfrin]

La lettera scritta da Assange a re Carlo III contiene probabili messaggi in codice. L'Indipendente il 22 maggio 2023.

La lettera che Julian Assange ha scritto il 5 maggio 2023 al re Carlo III per la sua incoronazione solleva molteplici domande.   

Formalmente, la lettera, oltre ad essere un invito al re a visitare la prigione di Belmarsh, costituisce una richiesta di grazia. Bisogna precisare che Julian non può adoperare la parola “grazia” (in inglese, “pardon”) in quanto è un termine giuridico usato per indicare l’annullamento di una condanna passata in giudicato, mentre non pende su Julian nessuna sentenza di condanna. Quindi per aggirare l’impasse, Julian ricorre alla parola comune “mercy”, che possiamo tradurre con “clemenza”.  Purtroppo nelle traduzioni italiane della lettera di Julian diffuse su tutti i mass media e prodotte dagli inaffidabili traduttori automatici come Google Translate, DeepL o ChatGPT, appare la parola “misericordia”, termine religioso che dà un fuorviante tono pietistico ad un discorso che, in inglese, è tutt’altro che pietistico.  

In sostanza, dunque, Julian sta semplicemente chiedendo, com’è nel suo diritto, un atto di clemenza reale in concomitanza con l’ascesa di Carlo al trono: “Vi supplico…, mentre salite sul trono, di ricordare le parole riportate da Matteo (5:7): «Beati i clementi, perché troveranno clemenza». E possa la clemenza essere la stella polare del Vostro Regno, sia all’interno che all’esterno delle mura di Belmarsh.”

“Clemenza” significa, in concreto, che Julian sta chiedendo al re di liberarlo dal carcere e, contestualmente, di revocare l’ordine di estradizione negli Stati Uniti già firmato il 17 giugno 2022 dall’allora Ministra degli Interni Pritti Patel. 

A pensarci bene, poi, re Carlo avrebbe anche due buoni motivi per concedere la grazia a Julian. Anzitutto, toglierebbe in tal modo le proverbiali castagne dal fuoco ai giudici dell’Alta Corte britannica.  Infatti, se l’ordine di estradare Julian non è stato ancora eseguito, è perché i suoi avvocati l’hanno impugnato per ben 16 vizi formali e sostanziali – per esempio, la natura politica della richiesta statunitense di sottoporre Julian a processo, in barba al relativo trattato UK/USA che invece proibisce le estradizioni politiche. La grazia concessa dal re,  dunque, dispenserebbe l’Alta Corte dal dover riaprire il processo di primo grado ed affrontare le imbarazzanti e spinose questioni giuridiche sulle quali, a suo tempo, la giudice di primo grado, Vanessa Baraitser, aveva sorvolato.

In secondo luogo, il re avrebbe anche un interesse personale a fare un “gesto regale” di clemenza in quanto, per via dei suoi molteplici scandali in passato, Carlo ha molto da fare per crescere in statura presso la popolazione sulla quale vuole regnare. Ed è proprio per ribadire la necessità di riabilitarsi che Julian cita alcuni versi del dramma shakespeariano Il Mercante di Venezia, laddove la protagonista Porzia cerca di convincere l’usuraio Shylock – come Julian cerca di convincere re Carlo – che, “con un atto di clemenza, ti farai grande; quindi non stare a calcolare i presunti torti subiti in passato o i risarcimenti dovuti; non si è clementi per calcolo o costrizione; fa’ un atto generoso e sarai compensato anche tu perché il popolo considererà nobile quel gesto e te un uomo (sovrano) da rispettare”. 

Ecco i versi:

“Non s’è clementi per calcolo o costrizione:

la clemenza è una dolce pioggia spontanea

che si sparge su ogni terreno, e, dandosi,

valorizza sia quel terreno che se stessa.”

NOTA: Julian cita soltanto due versi del testo shakespeariano ma un buon traduttore umano sa che, per un italiano anche colto, occorrerebbe citarli tutti e quattro. Infatti, un lettore inglese sente in testa il terzo e il quarto verso non appena legge i primi due. Ma non un lettore italiano – il quale, tuttavia, non appena legge “Nel mezzo del cammin di nostra vita…”, sente subito in testa “mi ritrovai per una selva oscura”. Tutto questo, gli inaffidabili traduttori automatici non possono saperlo e quindi si limitano a riprodurre i primi due versi e basta. Versi che essi traducono, poi, atrocemente: “La qualità della misericordia non è tesa; cade come una dolce pioggia dal cielo sul luogo sottostante” (Google Translate, DeepL, ChatGPT). Che vuol dire? Non granché.

Perciò, nel chiedere al re la clemenza, Julian non doveva far altro che scrivere una richiesta di poche righe, fare le sue belle citazioni bibliche e shakespeariane e, tutt’al più, ricordare al re che, oltre ai quattro anni passati a Belmarsh in una alienante cella di isolamento, egli era già stato privato della sua libertà dalle autorità britanniche nei sette anni precedenti, confinato com’era in una stanza dell’ambasciata ecuadoriana a Londra con un cordone di poliziotti intorno 24/7 pronti ad arrestarlo qualora mettesse piede fuori. Pertanto anche se, a giudizio del re, Assange dovrebbe comunque scontare una pena detentiva per aver rivelato documenti segretati, egli l’ha già scontata – da ben undici anni!  “Enough is enough!”, come ama ripetere il primo ministro australiano Anthony Albanese, ovvero “Ora basta!”, il momento è venuto per un atto di clemenza. Atto che Julian aveva ogni interesse a chiedere nei termini appena indicati.

Ma non è questa la lettera che Julian ha scritto al re.  

Inspiegabilmente Julian ha colto l’occasione per scrivere, non una semplice richiesta di clemenza, ma una lunga tirata che racconta peste e corna del sistema carcerario di Sua Maestà. In faccia a Sua Maestà stessa! Nelle 44 frasi che compongono la lettera di Julian, ritroviamo ben 35 (sic) battute sarcastiche contro la prigione di Belmarsh, con qualche frecciata ironica indirizzata persino contro la persona di Carlo – cioè contro la persona alla quale Julian stava chiedendo un favore!

Che senso ha un comportamento del genere?

Ma ancora più incredibile è il permesso concesso dalle autorità carcerarie per la diffusione di quella lettera, per loro chiaramente infamante. È noto, infatti, che Belmarsh esercita un rigoroso controllo su ogni comunicazione che entra e che esce; pertanto, aver lasciato trapelare la lettera di Julian al re non poteva essere un “errore”.  Del resto, sin dall’inizio, la scelta di gettare Julian in una cella di isolamento di un carcere di massima sicurezza – ovvero, di sottoporlo ad un regime equivalente al 41bis italiano – aveva e ha presumibilmente lo scopo principale di impedire ogni comunicazione tra Julian e il mondo esterno. Solo i suoi avvocati (poche volte in quattro anni) e la moglie e i bambini (in teoria una volta alla settimana, in pratica una o due volte al mese) possono avvicinarsi a Julian. Non solo, ma per potersi incontrare con lui, tutti i visitatori devono subire umilianti ispezioni anche nelle parti intime, ispezioni inflitte persino ai due figli di Julian, di 4 e di 6 anni. Ma da Belmarsh, sembrano dire le autorità, non deve uscire nessuna comunicazione da parte di un detenuto. E nemmeno per il tramite di un’intervista giornalistica. Lo scorso 4 aprile, ai capi dell’ONG Reporters senza Frontiere è stato impedito di entrare nella prigione per avere un colloquio con Julian proprio in quanto… giornalisti! Perché tanta severità?

Possiamo ipotizzare che le autorità abbiano paura che Julian possa far uscire dalla prigione certi codici da lui memorizzati che diano accesso ad (ipotetiche) cartelle ancora nascoste sul sito WikiLeaks e così far emergere altre rivelazioni imbarazzanti per il Potere. Inoltre, le autorità presumibilmente non vogliono che Julian possa “aizzare” i suoi sostenitori attraverso messaggi d’incoraggiamento, scritti o registrati – come quelli da lui pronunciati regolarmente dal balcone dell’ambasciata ecuadoriana. Signornò, niente deve trapelare da dietro i grigi muri della prigione di Belmarsh! E allora perché le autorità hanno permesso a Stella Moris Assange di portare via e di pubblicare sul sito declassifieduk.org una copia della lettera di Julian al re? In un tweet dell’8 maggio, la partner di Julian ha addirittura chiesto esplicitamente a tutti gli attivisti pro-Assange nel mondo di fornirle traduzioni della lettera di Julian nelle loro lingue madre, ed è stata inondata di risposte, tutte visibili in rete. 

Cosa sta succedendo?

Per quanto restii alle teorie complottiste e, in genere, alla dietrologia, riteniamo che una possibile spiegazione di tutte queste anomalie sia la seguente: la lettera di Julian a Carlo sarebbe in realtà un messaggio in codice per iniziare una trattativa per la sua liberazione. Una trattativa in cui le richieste e le concessioni fatte da entrambe le parti in questa trattativa vanno messe per iscritto, seppure in codice, e rese pubbliche per essere moralmente vincolanti in quanto di pubblico dominio.  

Le parole chiave, secondo questa ipotesi, nella lettera di Julian a Carlo del 5 maggio 2023, potrebbero essere “my liege” (“mio Sire, Signore, Sovrano”, appellativo usato da un vassallo), nonché termini come “your noble government” (“il Vostro nobile governo”), non importa se l’attuale compagine governativa non è affatto composto dai soli nobili o Lord.  

In pratica, dire “my liege” significherebbe riconoscere la supremazia della Monarchia e dichiararvi la propria sottomissione. Durante l’incoronazione di Carlo a Westminster, persino suo figlio William gli ha dovuto giurare fedeltà promettendo di essere “Your liege man of life and limb”, il “Vostro fedele suddito, pronto a morire per Voi”. Con la sua lettera, dunque, Julian starebbe promettendo sottomissione totale alla Corona e alle future decisioni del re – e anche del suo governo, in quanto come lui “nobile”.

Come mai questo fustigatore dei Potenti avrebbe voluto abbassarsi così davanti alla Monarchia?  

Da una parte, essendo australiano (e quindi facendo parte della Commonwealth che ha, a capo, il monarca inglese) Julian è stato abituato sin dalla scuola a ripetere frasi come our liege; quindi, in un certo senso, dirlo è per lui una cosa normale. Anche se – bisogna riconoscerlo – frasi come my liege vengono usate sempre meno oggi come oggi, persino da molti alti funzionari della Corona. Lo dice l’autorevole Economist (9 maggio 2023), commentando il comportamento di molti alti funzionari britannici durante l’incoronazione avvenuta il 6 giugno: “imbarazzati, hanno discretamente (e giustamente) eliminato le parti dei loro discorsi pubblici in cui avrebbero dovuto esprimere fedeltà al re” [corsivo nostro].

Perché Julian ha dichiarato esplicitamente quella fedeltà, allora? 

Ritengo del tutto possibile che:

le autorità carcerarie abbiano permesso a Julian di scrivere la sua lettera e di trasmetterla al re, proprio a condizione che essa contenesse frasi che, in occasione della incoronazione di Carlo III, esprimessero sottomissione al volere del sovrano.

fare ciò costituisca l’apertura formale di un negoziato per chiudere il caso. Anzi, il negoziato è probabilmente già iniziato. 

Sappiamo, infatti, che lo scorso 4 aprile, l’Alto Rappresentante del governo australiano ha fatto visita a Julian – la prima visita a Belmarsh di un funzionario di alto rango da quando Julian è stato incarcerato quattro anni fa. Inoltre, sappiamo, dalle indiscrezioni dell’Alto Rappresentante prima del suo lungo colloquio con Julian, che egli auspica un serie di visite. Ora, parlare di “serie” fa pensare, appunto, ad una trattativa, per esempio sulle condizioni di rilascio. E al centro di questa trattativa non potrebbe non esserci la spinosa questione di base, apparentemente irrisolvibile, ovverosia: una volta liberato, Julian ricomincerà a far funzionare il sito WikiLeaks e a rilasciare documenti scottanti ottenuti attraverso quel canale ingegnoso? O accetterà invece di fare il padre di famiglia e basta? O vorrà invece cercare una via di mezzo: fare il giornalista, sì, ma scrivendo articoli che si basano solo su documenti già rivelati, senza sollecitare o pubblicare nuove rivelazioni?

Ora, trattare le condizioni per il rilascio di Julian significa stabilire delle regole. Significa anche riconoscere un’autorità, accettata da entrambi le parti, abilitata a far osservare quelle regole. Perciò la parte britannica potrebbe aver suggerito all’Alto Rappresentante australiano di far scrivere a Julian una lettera di sottomissione alla Corona come riconoscimento dei propri limiti e pertanto come apertura delle trattative. Dal canto suo, Julian potrebbe essere riuscito a far accettare dalle autorità britanniche la stesura di una lettera – da diffondere pubblicamente – che contenga critiche impietose sulle condizioni di vita a Belmarsh. In tal modo, la parte britannica, anche se detiene l’ultima parola, riconosce anch’essa i propri limiti. Così, Julian avrebbe pareggiato i conti e le trattative potranno proseguire su un piano di parità.  

Ma attenzione: le critiche impietose che Julian fa, riguardano soltanto le sue scandalose condizioni di vita in carcere. Non riguardano il fatto, ancora più scandaloso, che egli sia ancora in carcere dal momento che la sua detenzione è stata giudicata arbitraria dall’ONU, l’approvazione della richiesta di estradarlo risulta stra-viziata e l’extraterritorialità pretesa dalla giustizia statunitense è un chiaro abuso di potere. Le critiche impietose che Julian fa nella sua lettera non riguardano nemmeno i suoi ben noti cavalli di battaglia: i crimini di guerra USA/UK ancora impuniti o l’illecito spionaggio di massa della CIA/NSA o le devastazioni ambientali da parte delle multinazionali petrolifere, per esempio. Evidentemente questi cavalli sono stati messi al pascolo mentre Julian componeva la sua lettera al re. In fondo, se si vuole davvero negoziare, bisogna accettare di interrompere le ostilità: l’Ucraina insegna. E questa sembra essere stata la scelta del co-fondatore di WikiLeaks – una scelta saggia che non si può non approvare:

“Per tutto c’è il suo tempo… 

un tempo per strappare e un tempo per cucire,

un tempo per parlare e un tempo per tacere…”  (Ecclesiaste 3, 7)

Che dire, infine, dello strano paragrafo in cui Julian cita i versi di Proverbi 22:6 – in verità, poco attinenti al suo discorso – e accenna al “big day out” (letteralmente, “grande giorno fuori” ma il riferimento potrebbe essere ai concerti rock “Big Day Out” che si tenevano in molte città australiane). Chissà cosa potrebbero veicolare le cifre 22:6 e quei riferimenti al mondo di fuori downunder? Ma, a questo punto, siamo a due passi dalla divinazione. Perciò, dal momento che divini non siamo, tronchiamo le speculazioni e attendiamo altri indizi.

Rimane ferma, però, la possibilità che la lettera al re Carlo rappresenti il primo passo concreto e documentale verso la liberazione di Julian Assange. Per ora, una ipotesi soltanto. Dita incrociate.

[di Patrick Boylan – docente di teoria e pratica della traduzione all’Università Roma Tre, autore del libro Free Assange e co-fondatore del gruppo “Free Assange Italia”]

Carlo III a Balmoral: le prime vacanze da Re senza Elisabetta. Per i reali britannici l’estate del 2023 sarà la prima senza la regina Elisabetta, ma le tradizioni vacanziere dei Windsor potrebbero rimanere quasi intatte. Francesca Rossi l'11 Agosto 2023 su Il Giornale. 

Tabella dei contenuti

 Prima e dopo Elisabetta II

 La tradizione continua, ma solo in parte

 La residenza di Birkhall

 Vacanze “commoventi”

 William e Kate

 Harry e Meghan rimangono a Montecito?

 Barbecue e piccole abitudini

Per la prima volta in circa 70 anni non ci saranno articoli di giornale sulle tradizionali vacanze della regina Elisabetta. I media non documenteranno la sua partenza, non parleranno di eventuali, brevi impegni pubblici. La grande personalità della defunta sovrana è stata in grado di dar vita addirittura a degli “appuntamenti estivi”, delle “consuetudini vacanziere”, chiamiamole così, molto attese dai tabloid e dal pubblico. Ora che non c’è più il vuoto e il senso di assenza hanno preso il loro posto, ma inevitabilmente saranno riempiti dalle nuove o dalle consolidate abitudini estive di Re Carlo III, William e Kate, il presente e l’avvenire della Corona britannica.

Prima e dopo Elisabetta II

Il regno di Elisabetta II è stato uno spartiacque nella Storia moderna e contemporanea del Regno Unito e nella vita privata della royal family, anche per quel che concerne una cosa apparentemente banale come le vacanze estive. La monarca è riuscita a modellare il tempo libero della sua famiglia attorno al fulcro di Balmoral, l’amatissima residenza estiva dei Windsor da 20mila ettari nell’Aberdeenshire, Highlands scozzesi. È vero, la tradizione di recarsi nel Castello scozzese in estate venne inaugurata dalla regina Vittoria nel 1848 e da allora tutti i sovrani britannici hanno rispettato questa consuetudine. Ma per la regina Elisabetta Balmoral era, forse, qualcosa di più. Il suo rifugio, il luogo tranquillo e amatissimo in cui ha trascorso gli anni più belli con il principe Filippo, ma anche quelli più tristi della separazione e del divorzio di Carlo e Lady Diana (la quale non amava per niente la residenza estiva). Elisabetta era a Balmoral quando la principessa del popolo morì in un terribile incidente nel Tunnel dell’Alma, il 31 agosto 1997. Subito dopo la scomparsa del duca di Edimburgo, rammenta Ansa.it, vennero diffuse delle immagini di Elisabetta e Filippo nella tenuta. Lì Sua Maestà decise di trascorrere gli ultimi giorni della sua vita. Grazie alla Regina Balmoral è diventato il Castello della memoria, la “casa” nel senso di focolare, seppur per una sola stagione all’anno. Da ora in poi sarà anche il posto in cui verranno creati nuovi ricordi, quelli legati al regno di Carlo III.

La tradizione continua, ma solo in parte

Carlo III e Camilla hanno deciso di continuare la consuetudine estiva di Balmoral, ma ci saranno alcuni cambiamenti sostanziali. I sovrani, sostiene il Mirror in un articolo del primo agosto scorso, dovrebbero rimanere nella tenuta da agosto 2023 fino all’inizio dell’autunno, ma non sarebbe nei loro piani soggiornare nel Castello di Balmoral. A quanto sembra la coppia reale vorrebbe starsene tranquilla nella residenza di Birkhall, situata sempre nella tenuta di Balmoral e tornare nel Castello solo per occasioni ufficiali come le attese visite del primo ministro britannico Rishi Sunak e del primo ministro scozzese Humza Yousaf. Se così fosse, per la prima volta dal XIX° secolo il Castello di Balmoral rimarrebbe “vacante”, diciamo così, senza un sovrano che vi trascorra l’estate. Non è un caso che Carlo e Camilla abbiano scelto Birkhall. Prima di salire al trono i due passavano le loro vacanze in questa residenza da 53mila acri, che è stata anche meta della loro luna di miele nel 2005 (piccola curiosità: anche Elisabetta II vi trascorse parte del viaggio di nozze) e del decisamente meno romantico periodo del lockdown durante la pandemia, nel 2020.

La residenza di Birkhall

La residenza di Birkhall, costruita nel 1715, rappresenta per Carlo ciò che il Castello di Balmoral rappresentava per la regina Elisabetta. Tuttavia lo scorso 3 luglio, a Vanity Fair.com, una fonte di Palazzo, mettendo a confronto il valore sentimentale della tenuta per Elisabetta II e per Carlo III, ha dichiarato: “La Regina [Elisabetta] amava le estati a Balmoral ed era una meravigliosa padrona di casa. La casa era sempre piena di ospiti che andavano e venivano e Carlo continuerà la tradizione. È molto importante per lui. Sia Carlo sia Camilla amano Birkhall, per loro è casa e la Regina preferirebbe stare a Birkhall perché è tranquillo ed è un rifugio adeguato, ma il Re desidera seguire le orme della madre risiedendo a Balmoral. Era la residenza preferita della regina Elisabetta, il luogo in cui amava divertirsi ogni estate. Carlo e Camilla si stanno preparando a un’estate impegnativa con molte visite dalla famiglia”. Stando alle parole dell’insider Carlo sembrerebbe di fronte a un bivio: privilegiare totalmente il senso di continuità con il regno di sua madre, oppure dare spazio ai suoi gusti personali e a quelli di Camilla. Un dubbio che non esisterebbe secondo il Mirror, certo che i monarchi prediligano il silenzio di Birkhall.

Vacanze “commoventi”

In ogni caso, ha detto al Mirror il maggiordomo reale Grant Harrold, il ritorno nella tenuta di Balmoral sarà “commovente” per Carlo III, perché “il Castello di Balmoral è il posto in cui ha detto addio a sua madre, la Regina. È il luogo in cui è morta…[Carlo] è consapevole che è il luogo in cui la madre ha trascorso i suoi ultimi giorni di vita. Passeranno molte emozioni per la mente [del Re]…”. Harrold però ha anche sottolineato: “[Balmoral] è il posto in cui la royal family può allontanarsi da tutto”. Anche quest’anno, come d’abitudine, quasi tutti i Windsor sono attesi nel Castello. Ci saranno William, Kate e i loro bambini, sono attesi la principessa Anna e suo marito, Sir Timothy Laurence, con i figli e i nipoti, ma anche i duchi di Edimburgo, ovvero il principe Edoardo e la moglie Sophie con i figli Louise e James. Secondo il Daily Mail non mancherà neppure il principe Andrea con figlie e nipoti, benché pare che i rapporti tra il duca di York e Carlo siano piuttosto tesi. Il Re, furioso per lo scandalo Epstein, vorrebbe togliere al fratello la residenza del Royal Lodge, ma questi non avrebbe alcuna intenzione di fare i bagagli. Una riunione di famiglia, insomma, sebbene non vi sia la certezza assoluta che tutti i membri della royal family arriveranno in Scozia nello stesso periodo.

William e Kate

I principi di Galles divideranno le loro vacanze tra la Scozia e l’isola di Mustique, un’isola privata delle piccole Antille nell’arcipelago di St. Vincent e Grenadier. Sull’isola sarebbe stata imposta la no-fly zone per garantire la privacy a tutti gli ospiti, compresi William e Kate. Mustique è un luogo molto famoso non solo come attrazione turistica per molte celebrità internazionali dagli anni Sessanta, ma anche perché molto amato dalla principessa Margaret, sorella della regina Elisabetta. Margaret arrivò sull’isola per la prima volta nel 1960, durante la luna di miele a bordo dello Yacht Britannia. Sull’atollo visse alcuni dei momenti più belli, ma anche più scandalosi della sua vita (come la liaison con il giardiniere di 17 anni più giovane Roddy Llewellyn). Mustique è, nel bene e nel male, legato alla royal family. Molto probabilmente, però, William e Kate non penseranno al passato durante la loro vacanza. Si ipotizza, inoltre, i principi e i loro tre figli possano trascorrere un breve periodo di vacanza ad Anmer Hall, la tenuta di campagna nel Norfolk (accanto alla quale vive Rose Hanbury, la presunta amante di William).

Harry e Meghan rimangono a Montecito?

I tabloid non conoscono le mete vacanziere dei duchi di Sussex, ma è quasi certo che la coppia non si recherà a Balmoral. Ci sarebbe “un invito aperto”, ha precisato l’esperto reale Robert Jobson, ma Harry e Meghan avrebbero snobbato gli ultimi inviti della regina Elisabetta e nulla fa pensare che possano accettare quello di Carlo III. Il Re, in un certo senso, avrebbe lasciato aperta la porta della tenuta, ma non avrebbe offerto a Harry alcun“ramoscello d’ulivo” vero e proprio, sostiene ancora il Mirror. “Non c’è molto dialogo tra il Re e il suo secondogenito”, ha detto un insider all’Express.

Barbecue e piccole abitudini

L’assenza di Harry e Meghan non influenzerà minimamente il periodo di riposo di Carlo e Camilla a Balmoral. Sua Maestà avrebbe intenzione di ricreare la stessa atmosfera accogliente che c’era quando era viva sua madre. Del resto “Balmoral non sarebbe la stessa senza i suoi barbecue”, ha detto un insider a Rebecca English del Daily Mail e c’è la concreta possibilità che il Re porti avanti anche questa tradizione a cui il principe Filippo teneva in particolar modo: "È una delle tante cose che rimarranno uguali ma diverse con il nuovo capo”. La regina Elisabetta, racconta Vanity Fair.com, riservava anche una piccola accortezza ai nipoti e ai bisnipoti, un gesto affettuoso diventato un’abitudine: disponeva sui loro letti dei dolcetti e dei regali che i bambini avrebbero trovato al loro arrivo. Nessuno sa se Carlo porterà avanti anche questa piccola tradizione ma sarebbe un altro piccolo segno di continuità, stavolta familiare e privato, con Elisabetta II. Sally Bedell Smith ha raccontato al People: “Balmoral è sempre stato il luogo della rigenerazione e della riflessione”. Lo è stato per la regina Elisabetta e di sicuro lo sarà anche per Re Carlo III.

Estratto dell’articolo di Enrica Roddolo per corriere.it lunedì 11 dicembre 2023.

La Bbc dovrà rendere pubbliche 3.200 email relative al caso Diana, per l’intervista al programma «Panorama» del 1995 , quando la principessa parlò di un «matrimonio troppo affollato». Un’intervista tornata sotto i riflettori tre anni fa quando dopo l’inchiesta di Lord Dyson, resa pubblica a giugno 2021, venne a galla il ruolo dubbio svolto dall’intervistatore, Martin Bashir. 

Il rapporto di Lord Dyson appurò infatti che Bashir aveva usato l’inganno per assicurarsi le dure confessioni di Diana e che aveva anche mentito alla Bbc. «Ora che sappiamo i modi choccanti con i quali (l’intervista) è stata ottenuta, ho deciso che la Bbc non mostrerà mai più al pubblico quell’intervista», aveva promesso il direttore generale della tv pubblica britannica, Tim Davie.

[…] 

Il conte Spencer, fratello di Diana, da anni continua però la sua battaglia per andare a fondo della questione dell’ultima stagione della sorella. E parlando alla Bbc radio 4 aveva denunciato i suoi timori che ci fosse un «Cover-up about a cover-up», in altre parole che la Bbc avesse «cercato di rendere Bashir irraggiungibile in un momento di particolare interesse per Diana quello del 25mo anniversario dalla morte». 

Adesso l’ordine alla tv pubblica britannica, da parte del tribunale, di rendere pubbliche le email. Una decisione che un portavoce della tv britannica ha accolto accettando il fatto che degli errori sono stati fatti nella gestione del caso Panorama, ma aggiungendo di riservarsi di prendere in considerazione la decisione.

Resta il fatto che l’intervista sottratta con l’inganno alla principessa, incollò al televisore nel 1995 ben 23 milioni di spettatori e generò un’onda d’urto con le dichiarazioni carpite a Diana, che portarono poi al naufragio del legame con Carlo. […]

Quando Lady Diana giocò a tennis contro Steffi Graf. Il 10 giugno 1988 per l'inaugurazione del Vanderbilt Raquet Club a Londra venne fuori un doppio speciale. Ne nacque un'amicizia formidabile. Paolo Lazzari il 12 Novembre 2023 su Il Giornale.

Tamburella nervosamente con i polpastrelli contro il manico della racchetta. L'altra proprio non si vede. Sta accumulando un ritardo mostruoso. Più agitata di lei, c'è soltanto la stampa internazionale accalcata a bordo campo: che sfacelo, se dovesse saltare un match del genere.

Il posto è il Vanderbilt Raquet Club, nel cuore di Londra: lo inaugurano proprio quel giorno, il 10 giugno 1988. La donna che sta aspettando con trepidazione la rivale non è una tennista professionista, ma si diletta a infilare qualche rovescio una volta a settimana. Altri segni particolari: tappezza puntualmente le copertine di tutti i tabloid del regno. La seguono torme di paparazzi. A questo punto l'identikit è svelato. Una Spencer divenuta altezza reale. La principessa del Galles. Lady Diana.

Non che l'altra, imbottigliata nel traffico, sia esattamente una sconosciuta. A diciannove anni, Steffi Graf ha già assaporato l'empireo del tennis e si appresta a laurearsi campionessa del Golden Slam. Siamo ad un'incollatura da Wimbledon, il torneo più atteso dell'anno. L'appuntamento che Diana adora e la regina Elisabetta snobba puntualmente, per nulla attratta dai vezzi dei racchettari.

Così corrono le lancette, provocando i sudori freddi degli organizzatori. Si accavallano le telefonate. Poi, d'un tratto, la Graf sopraggiunge. La prima cosa che fa, contrita per il surreale ritardo, è sfilarsi dalla spalla una racchetta e farne dono a Lady D, che accetta volentieri. Ancora non lo sanno, ma quel gesto stapperà un'amicizia destinata a diventare formidabile, tanto quanto il singolare incrocio tennistico tra una principessa abituata ad insorgere contro l'etichetta e una sportiva prodigiosa.

Dunque si gioca. L'impensabile match, selezionato con cura per varare il nuovo club, sarà un doppio misto. Diana gioca assieme al direttore del Vanderbilt Charlie Swallow. Steffi Graf con David Verney, Lord Willoughby de Broke. Al termine di quegli scambi la principessa, avvolta in un completino bianco come l'avversaria, si intrattiene ancora con la tennista. Parlano negli spogliatoi, lontane dai mille rivoli mediatici, sottratte alla foga dei riflettori. E in quel placido giorno di un giugno londinese capiscono entrambe una cosa: si piacciono. Molto.

Ne nascerà un'amicizia solida, di quelle destinate ad infrangere le potenziali barriere semantiche che intercorrono tra due donne che sono icone pop, ma per motivazioni alquanto differenti. Il rifugio che coltiverà questo sentimento di stima reciproca sarà l'Harbour Club di Chelsea, riservatissimo e impenetrabile, anche per i giornalisti gossippari più ostinati.

Dopo ogni match al quale riuscirà ad assistere, Diana discenderà gli scalini che la separano dall'amica per andare a complimentarsi o a confortarla negli spogliatoi, sempre sfuggendo alle ugole spianate dei giornalisti che le assediano in cerca di una foto. Il tennis diventerà, da allora, uno dei più ricorrenti pretesti che la Principessa, utilizzerà per le sue cause benefiche.

Finché potrà, si sorprenderà a tamburellare sul manico di quella racchetta donatale da Steffi, ripensando al loro legame. Un rovescio straordinariamente umano. Uno smash in faccia alle formalità. Roba di cui, in fondo, l'amicizia se ne infischia sonoramente.

Estratto dell'articolo di Giorgio Dell’Arti per il “Fatto quotidiano” martedì 31 ottobre 2023. 

Notizie tratte da: Vittorio Sabadin, “Carlo III. La lunga attesa di un re”, Utet, pagg. 300, euro 15,20.

Storielle. Christopher Wilson sul Daily Telegraph ha calcolato che le avventure del Principe Carlo, tra il 1973 e il 1980, sono state più di una ventina. Ma dall’elenco mancano le donne sposate, che Carlo frequentava volentieri perché non avevano aspettative e non rappresentavano una complicazione e perché i giornali, a quei tempi ancora rispettosi, delle sposate non parlavano mai.

[...]

nel 1979 [...] Camilla, che era sempre stata fedele al marito fedifrago, [...] si gettò tra le braccia di Carlo. All’ottantesimo compleanno della regina madre, Carlo ballò per tutta la sera con Camilla ignorando la sua ragazza di turno, Anna Wallace. 

Baci. Quella volta che al ballo del Cirencester Polo Club, Carlo e Camilla non smettevano di ballare e baciarsi davanti a Andrew Parker Bowles, non imbarazzato, che ripeteva agli altri ospiti, loro sì scioccati: “Sua Altezza Reale è molto affezionato a mia moglie”. 

Triste. Carlo aveva visto per la prima volta Diana nel 1961, quando lui aveva 12 anni e lei era appena nata. Si erano poi intravisti spesso a Sandringham, ma un contatto diretto vero e proprio c’era stato solo nel 1977, quando il Principe, che aveva all’epoca una storia con sua sorella Sarah, fu invitato a casa sua. Diana ha ricordato di avere pensato: “Mio Dio, che persona triste”.

Ingenua. La prima volta che Diana fu invitata dai reali fu a Balmoral. Era l’estate del 1980 e tutti i membri della famiglia presenti giudicarono positivamente quella ragazzina: era divertente, raccontava barzellette; non aveva portato abbastanza vestiti e usava senza imbarazzo quelli degli altri, non sapeva nulla di nulla, poneva domande ingenue e faceva morire dal ridere. 

Proposta. Castello di Windsor, 6 febbraio 1981, cinque del pomeriggio. Carlo: “Vorresti sposarmi?”. Diana scoppia a ridere: “Yeah, ok!”.

Lui: “Sei consapevole che un giorno diventerai regina?”. Lei: “.Ti amo tanto, ti amo tanto”. Ancora lui: “Qualunque cosa significhi amore”.

Cuscino. Sul cuscino del suo letto a Clarence House, un biglietto. Non di Carlo ma di Camilla: “Che emozionante notizia quella del fidanzamento. Incontriamoci presto a pranzo quando il Principe andrà in Australia e Nuova Zelanda.

Starà via per tre settimane. Mi piacerebbe vedere l’anello. Con molto amore, Camilla”.

Battute. A pranzo “Camilla mi domandò se pensavo di andare alle battute di caccia a Highgrove. Risposi di no e lei ne sembrò sollevata.

Stava marcando il territorio, il suo e il mio”.

Estratto dell'articolo di tgcom24.mediaset.it domenica 10 settembre 2023.

La voce di Lady Diana, in una registrazione risalente agli anni Novanta, lancia una nuova bomba su Buckingham Palace e potrebbe minare ancora di più il rapporto già pericolante di Re Carlo con il suo secondogenito. 

"Al battesimo di Harry, Carlo è andato da mia madre e le ha detto che eravamo molto delusi perché pensavamo fosse una femmina" si sente raccontare alla Principessa durante una telefonata con il giornalista Andrew Morton. I nastri sono stati resi pubblici a Good Morning America.

Le registrazioni delle telefonate tra la Lady Diana e il giornalista Andrew Morton andranno a comporre il documentario Diana: The Rest of Her Story in uscita nel 2024. Quella sulla delusione di Carlo per non aver avuto una femmina non è l'unica testimonianza controversa. Pare che l'attuale Re abbia detto anche: "Oddio, è un maschio. E ha i capelli rossi". 

Con l'amico, Lady D ha aggiunto: "Mia mamma lo rimproverò dicendogli che doveva capire quanto era fortunato ad aver avuto un figlio sano". Pare che proprio questa sia stata la prima crepa nel loro rapporto, finito poi nel burrascoso divorzio. 

[…]

Allenò” Diana per dare risposte sensazionalistiche. Nuove ombre sull’intervista del 1995. Spunta un nuovo retroscena sull’intervista di Lady Diana alla Bbc, nel 1995: un nuovo colpo per la Corona ora che Carlo III ha in programma un nuovo, complicato viaggio ufficiale, stavolta in Kenya e Harry tenta di riavvicinarsi alla famiglia. Francesca Rossi il 20 Ottobre 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 “Allenata” per l’intervista

 “The Interview”

 Viaggio in Kenya

 Scuse ufficiali

 Un legame mai reciso

Martin Bashir non avrebbe solo ingannato Lady Diana per ottenere la famosa intervista a Panorama del 1995. Avrebbe addirittura preparato la principessa su ciò che doveva dire e sul modo in cui era più opportuno che si esprimesse per raccogliere consensi ed emozionare il pubblico. Un’indiscrezione che ci riporta indietro nel tempo, ai fantasmi del passato, proprio ora che Re Carlo III sta organizzando il suo viaggio ufficiale in Kenya, dove dovrebbe affrontare di nuovo il tema del colonialismo. Nello stesso momento in cui il principe Harry starebbe tentando di riavvicinarsi alla royal family partendo dalla principessa Eugenia che, in realtà, non gli avrebbe mai davvero voltato le spalle.

“Allenata” per l’intervista

La tragica storia dell’intervista che Lady Diana concesse alla Bbc il 20 novembre 1995 non si è mai veramente chiusa. Quindici milioni di spettatori britannici videro la principessa confessare i suoi tradimenti, ma anche quelli del marito, ammettere di soffrire a causa di disturbi alimentari e pronunciare la famosa frase sul suo matrimonio “un po’ affollato”. Oggi sappiamo che Diana sarebbe stata manipolata, spinta con l’inganno a rivelare dettagli intimi della sua vita. La Bbc si è scusata e ha risarcito la royal family con una donazione da 1,75 milioni di euro. L’intervista ebbe conseguenze devastanti sulla vita di Diana e dei suoi figli, ma la cosa peggiore è che non si tratterebbe ancora di un capitolo chiuso. Il Telegraph scrive che Martin Bashir avrebbe “trascorso ore ad allenare la principessa Diana per aiutarla a fornire risposte brevi e sintetiche”. La rivelazione sarebbe arrivata da un membro anonimo del team che lavorò all’intervista. Diana e Bashir si sarebbero incontrati diverse volte nell’appartamento della principessa a Kensington Palace, ma avrebbero anche fatto dei viaggi in auto insieme.

“The Interview”

Non è chiaro fin dove si sia spinto Martin Bashir in questa preparazione all’intervista. Sembra che sia stato lui a suggerire alla principessa di dire la celebre frase sul maggiore Hewitt, “sì, lo adoravo. Sì, ero innamorata di lui”. Nessuno sa, però, se abbia collaborato anche alla costruzione della frase riguardante il “matrimonio affollato”. Non basta: alla fine dell’ottobre 2023, a Londra, debutterà l’opera teatrale “The Interview”, che racconta proprio i retroscena legati a quest’intervista che ha fatto la Storia. Compreso quello sul presunto “addestramento”. A interpretare Diana sarà Yolanda Kettle (già vista in The Crown), mentre Tibu Fortes impersonerà Martin Bashir. A proposito di questo lavoro lo sceneggiatore Jonathan Maitland ha dichiarato: “Sono assolutamente soddisfatto per aver parlato con i membri del team e quelli che sapevano che Bashir aiutò Diana allenandola”. Mailtand ha lavorato trent’anni come giornalista per la Bbc e Itv ed è stato un collega di Bashir. A tal proposito il Telegraph ha scritto: "I due hanno un buon rapporto". Benché si presenti come un modo per conoscere dettagli finora inediti di un evento rimasto nella memoria collettiva, non è escluso che la commedia teatrale risvegli antiche sofferenze nel cuore di William e Harry, che vissero quei momenti quando erano ancora dei bambini.

Viaggio in Kenya

Alla fine dell’ottobre 2023 Carlo III e la regina Camilla partiranno per un nuovo viaggio ufficiale di quattro giorni, destinazione Kenya. Buckingham Palace, citato dal Guardian e dalla Bbc, ha confermato che il Re coglierà l’occasione di questa visita di Stato per riconoscere “gli aspetti dolorosi” delle relazioni tra Regno Unito e Kenya durante l’epoca coloniale. La Bbc scrive anche che il sovrano userà questa visita di Stato per “approfondire la conoscenza delle ingiustizie sofferte” dai kenyoti. Il tempismo è perfetto: proprio quest’anno lo Stato africano celebrerà il 60esimo anniversario della sua indipendenza dal Regno Unito, avvenuta esattamente il 12 dicembre 1963. L’arrivo di Carlo, però, potrebbe risvegliare memorie dolorose, come la rivolta dei Mau Mau. All’inizio degli anni Cinquanta, infatti, il gruppo etnico più importante nel Paese, i Kikuyu, si ribellò all’occupazione britannica. Al suo interno nacque, nel 1944, il movimento clandestino dei Mau Mau, che intraprese azioni di guerriglia contro gli inglesi. È rimasto tristemente famoso l’attacco al villaggio di Lari, dove i ribelli uccisero più di 70 persone, soprattutto donne e bambini, come ricorda la Bbc. I britannici si vendicarono, rinchiudendo gli oppositori in campi di detenzione. La Kenyan Human Rights Commission ha stimato che più di 90mila kenyoti sarebbero stati torturati e giustiziati durante la fase di repressione.

Scuse ufficiali

Nel 2013 il governo britannico ha risarcito 5228 kenyoti per gli abusi subiti, esprimendo “sincero rammarico” per quanto accaduto in passato. La compensazione, però, non avrebbe chiuso questa storia così dolorosa. Evelyn Wanjugu Kimathi, figlia di uno dei leader della rivolta dei Mau Mau, ha detto alla Afp Agency di sperare che la visita porti “un riavvicinamento”, ma ha anche sottolineato: “Speriamo che porti a scuse di Stato. Non appena avremo la buona volontà del governo del Regno Unito, tutto il resto sarà ok”. È la quarta volta che Carlo visita il Kenya, la prima da sovrano. Il suo viaggio non si preannuncia semplice, ma ci sono ancora possibilità che diventi un successo. Questo Paese ha anche un significato affettivo per Sua Maestà: proprio durante il soggiorno al Treetops Hotel, nell’Aberdare National Park, la regina Elisabetta ricevette la notizia della morte del padre, Giorgio VI e della sua conseguente ascesa al trono. Nell’agenda di Re Carlo III, però, non è prevista una visita al luogo in cui sua madre divenne sovrana d’Inghilterra.
Un legame mai reciso

I rapporti tra il principe Harry e la royal family avrebbero toccato il loro punto più basso. Il duca non parlerebbe né con il padre, Re Carlo III, né con il fratello, il principe William. Il sovrano, poi, preferirebbe servirsi del suo staff per qualunque contatto con il secondogenito, temendo che ogni sua parola possa finire in un libro o in un documentario. Harry, però, non sarebbe stato completamente isolato dalla famiglia. Anthony Wallersteiner, amico degli York e presidente della charity di Sarah Ferguson “Street Child” e preside della scuola frequentata da Jack Brooksbank (marito di Eugenia), ha dichiarato al magazine Hello: “Penso che per Harry Eugenia sia il punto di riferimento nella famiglia reale. Penso che quei cugini siano molto vicini, il che è un bene e credo che Eugenia faccia da tramite tra Harry e il resto della famiglia, cosa davvero utile”. In effetti pare proprio che la principessa Eugenia e il marito abbiano mantenuto i contatti con Harry e Meghan. Le coppie si vedrebbero abbastanza di frequente negli Stati Uniti, ma lontano dagli obiettivi dei fotografi. Nell’ottobre 2023 l’esperto Mark Boardman aveva ipotizzato, durante un’intervista al magazine Ok! che Harry e Meghan si fossero riavvicinati anche al principe Edoardo e alla moglie Sophie, ovvero i nuovi duchi di Edimburgo. Una fonte di Page Six, però, ha negato categoricamente questa possibilità, sostenendo che si tratti solo di “speculazioni”.

Autore Francesca Rossi

Diana Spencer. “Morte mito e misteri” di Annalisa Angelone. Redazione su L'Identità il 31 Agosto 2023

di ANGELA ARENA

Ufficialmente, fu in un ‘banale’ incidente d’auto causato dai flash dei ‘paparazzi’ e da un autista ‘ubriaco come una spugna’ che Lady Diana ed il suo compagno Dodi Al Fayed persero la vita, nell’agosto del 1997.

Tuttavia a 26 anni da quel tragico schianto contro il tredicesimo pilone nel Tunnel dell’Almà a Parigi, la drammatica e prematura morte della ‘principessa triste’ resta ancora un enigma, racchiuso, come nel Macbeth shakespeariano, tra due verità contrapposte: quella ufficiale dei processi e quella delle numerose inchieste giornalistiche.

Un vero e proprio giallo, le cui ombre, la giornalista Rai Annalisa Angelone, attraverso il suo nuovo libro – Diana Spencer, Morte, Mito e Misteri – in libreria dallo scorso 29 agosto, si propone di svelare attraverso un’approfondita e mai scontata analisi, suffragata da anni di ricerche sul caso che tiene incollati dalla prima all’ultima pagina.

Già nell’introduzione del suo certosino lavoro, l’autrice pone in evidenza le inesattezze emerse nell’ambito delle varie inchieste, soffermandosi sulla figura dei cosiddetti ‘paparazzi’ e sottolineando come nel processo del 2008 la giuria inglese scelse di sostituire questo termine con veicoli che seguivano affermando “Non occorre essere conoscitori della lingua di Shakespeare per intuire che ‘paparazzi’ e ‘following vehicles’ non indicano la stessa cosa”.

Ed ancora, ospite della 44^ edizione della rassegna ‘Benevento città Spettacolo’, Angelone alla vigilia dell’anniversario della morte di Lady D, rispondendo alle domande del suo interlocutore, ha parlato di un incidente ‘in apparenza’ affermando “vengo dal giornalismo politico e ho visto come si proteggono premier e grandi personalità, immaginiamo la donna più fotografata inseguita da sciami di paparazzi, viaggiare in un auto senza vetri oscurati, senza auto e moto né avanti né dietro a farle da scudo, e nemmeno strade chiuse per premettere il passaggio”.

Secondo la giornalista, infatti, durante il processo, la giuria popolare inglese, composta in prevalenza da donne e persone appartenenti a minoanze etniche, cambiò le carte in tavola parlando di ‘omicidio colposo’, attribuendolo alla negligenza nella guida da parte dell’autista ubriaco, ma anche dei conducenti e dei veicoli che seguivano, ed inoltre, sempre nell’ambito della kermesse sannita Angelone sottolinea “Perchè la giuria popolare sceglie di non usare il termine paparazzo, ma di sostituirlo con ‘veicoli che seguivano’, si è preferito soprassedere sull’identità degli inseguitori dell’incidente più famoso del secolo”.

Tuttavia, la contronarrazione di Angelone, non si limita a confrontare le sole carte processuali, ma indaga anche su quelle che nel libro vengono indicate come le premonizioni della principessa Diana, che come afferma la giornalista sannita “temeva l’establishment, in particolare i servizi segreti, il SIS, ed è singolare l’accuratezza della sua previsione – proveranno ad uccidermi in un incidente di elicottero o in automobile, quando i miei figli non saranno con me”.

Angelone svela un particolare sicuramente poco noto che coinvolge anche l’attuale regina d’Inghilterra, ovvero colei che ha preso il suo posto: Camilla Parker Bowles.

Diana già nel 95′ aveva avvertito Camilla di essere in pericolo ed invero, la sua rivale nel 97, cioè 2 mesi prima della morte di Diana ebbe anch’ella un incidente stradale, tuttavia, come sottolinea la giornalista “Le due donne di Carlo avevano in comune l’essere provette guidatrici”; in quell’occasione Camilla dopo essersi accertata delle condizioni fisiche dell’altro conducente, corse a perdifiato su una collina per chiamare l’ambulanza, la polizia e il principe, sebbene in Inghilterra allontanarsi dalla scena di un incidente costituisse reato a condizione che non si fosse trattato di ragioni di sicurezza personale.

L’esito delle indagini non è mai stato reso noto ai giornalisti.

Il testo analizza in modo particolare il ruolo umanitario che la stessa Diana ha più volte ribadito di voler ricoprire dopo la sua separazione dal Principe, oggi Re Carlo. L’opera mette in risalto il coraggio con cui la principessa si è battuta nella campagna contro le mine antiuomo, producendo anche un copioso dossier, mai ritrovato sul tema dal titolo ‘Profiting out of misery’ (far soldi sulla miseria), sfidando i poteri forti e dichiarando “I will name the names” (Farò i nomi). Come afferma Angelone “Diana inizia a diventare scomoda quell’estate perché moltiplica questo impegno con coraggio spendendo la sua popolarità immensa. Lei diceva “la mina è un assassinio silenzioso perché continua ad uccidere anche dopo che la guerra è finita, ma non uccide i militari che sanno più o meno dove sono dislocate, uccide i bambini che vanno a prendere l’acqua ecc.”.

Anche il Guardian il giornale d’inchiesta britannico più importante ebbe delle carte riservate di provenienza americana, e titolò “Gli Stati Uniti temevano la campagna di Diana contro le armi”. Come spiega la giornalista sannita “Dopo il divorzio lei voleva fondare ospedali e voleva creare degli ospice come li aveva creati Madre Teresa in India; lei credeva nella dignità umana nel rispetto delle diseguaglianze”.

Il libro infatti, tocca anche l’aspetto spirituale parlando della devozione della principessa per Padre Pio Pio da Pietrelcina, come afferma la giornalista “Un anno prima di morire nel 96, decide di andare a San Giovanni Rotondo a visitare la tomba di San Pio”: argomento molto sentito dalla stessa giornalista, perchè, così come il Santo con le stigmate, la Angelone ha origini sannite, essendo nata a Ponte in provincia di Benevento.

Questo libro, in maniera decisa rispecchia l’animo di colei che sposò un principe ma non divenne mai regina e che tuttavia, ha lasciato un ricordo indelebile grazie alla sua forza d’animo in cui molte donne, così come afferma la stessa giornalista si sono sempre identificate e come la stessa Diana affermò, facendo tremare i potenti “Non mene andrò in silenzio”

Che fine ha fatto l’anello di fidanzamento che Dodi regalò a Diana? La storia del misterioso anello di fidanzamento che Dodi al-Fayed avrebbe donato a Lady Diana poco prima del terribile incidente sotto il Tunnel dell’Alma. Francesca Rossi l'1 Settembre 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 “Dis-Moi Oui”

 Il mistero dei due anelli

 Solo una brochure

 L’incidente

 La testimonianza

 Che fine ha fatto il “Dis-Moi Oui”?

Per alcuni l’ultimo amore di Lady Diana sarebbe stato il cardiochirurgo pakistano Hasnat Khan. Per altri, invece, la principessa sarebbe stata sul punto di annunciare il suo fidanzamento con il miliardario egiziano Dodi al-Fayed. Talmente convinta da aver perfino scelto un anello di fidanzamento nel famoso negozio Repossi. Un gioiello che sarebbe misteriosamente scomparso dopo la sua morte, tanto da far dubitare persino della sua esistenza, se non fosse per una testimonianza decisiva. L’anello non è solo un vero e proprio cimelio, emblema della vita travagliata della principessa, ma è soprattutto la prova di una storia d’amore mai confermata né smentita, un tassello nel mosaico purtroppo incompleto del destino di Lady Diana.

“Dis-Moi Oui”

Tra il luglio e l’agosto 1997 si consumò l’ultima vacanza di Lady Diana e la sua ultima liaison con Dodi al-Fayed, rampollo della celebre famiglia di imprenditori egiziani. Tutto era cominciato con un semplice invito, almeno all’apparenza: Mohammed al-Fayed, padre di Dodi, aveva chiesto alla principessa di unirsi alla sua famiglia per trascorrere alcuni giorni nel Sud della Francia. In realtà sembra che l’anziano al-Fayed avesse studiato un piano per far conoscere e innamorare Dodi e Diana.

Se diamo retta alle ricostruzioni di quella vacanza, in particolare dell’ultimo giorno di vita della principessa e del giovane miliardario, forse Mohammed al-Fayed andò molto vicino alla realizzazione del suo obiettivo, fin quasi a sfiorarlo. Come ricorda Usa Today il 30 agosto 1997, tra le 17:40 e le 18:30, Dodi si sarebbe recato nella gioielleria Repossi, situata in Place Vendôme, a pochi passi dall’Hotel Ritz (di proprietà degli al-Fayed), in cui la principessa e il presunto fidanzato alloggiavano.

La gioielleria, chiusa quel pomeriggio, avrebbe eccezionalmente riaperto per il suo facoltoso cliente. Dodi avrebbe acquistato due anelli che sarebbero stati consegnati poco dopo nell’Imperial Suite, occupata proprio dalla coppia. Quest’ultimo dettaglio è molto importante perché è uno dei nodi controversi e fondamentali della storia, importante sia per chi sostiene l’esistenza dell’anello, sia per chi la nega. Dopo questa consegna, però, del presunto anello di fidanzamento si perdono le tracce. Diana lo ha mai ricevuto? Ha avuto modo di metterlo quella sera?

Il mistero dei due anelli

Abbiamo detto che Dodi avrebbe acquistato da Repossi due anelli: uno sarebbe stato il famoso “Dis-Moi Oui” (del valore 11mila euro nel 1997, oggi circa 20mila), l’altro un anello d’oro e diamanti di Bulgari da 3mila sterline (oggi, però, varrebbe più di 5mila). Il primo sarebbe stato per il fidanzamento, il secondo un semplice regalo. Infatti la principessa avrebbe messo il gioiello Bulgari alla mano destra, rivela l’Express, non alla sinistra. Questo particolare potrebbe ricollegarsi a una frase, riportata da Vanity Fair.com, che Diana avrebbe all’amica Rosa Monckton dopo la loro vacanza insieme, svoltasi dal 15 al 20 agosto 1997: la principessa assicurò che la storia con il cardiochirurgo pakistano fosse finita e che Dodi stava per regalarle un anello che sarebbe stato “saldamente sulla mia mano destra”. Si riferiva al gioiello Bulgari? O forse aveva pensato di infrangere la tradizione e non mettere l’anello di fidanzamento all’anulare sinistro? Impossibile dirlo, ma una cosa sembrerebbe certa: Diana si aspettava un anello da al-Fayed. Forse la loro storia era più seria di quanto pensassero i tabloid. O, magari, il diamante faceva parte di una presunta messinscena per far ingelosire Hasnat Khan? Purtroppo anche in questo caso nessuno può dare una risposta precisa.

Solo una brochure

Esaminando i filmati di quel pomeriggio del 30 agosto il Mirror ha notato che Dodi al-Fayed, dopo la visita al negozio Repossi, esce portando con sé solo una brochure. Non ha pacchetti con sé, a quanto pare. Per alcuni questa sarebbe la prova che il miliardario non acquistò nessun anello. Sbagliato, almeno se diamo retta alle ricostruzioni: l’anello venne consegnato in albergo quello stesso giorno, come abbiamo già detto. I video mostrerebbero uno degli assistenti del Ritz, Claude Roulet, che si dirige verso la gioielleria Repossi, prende una pacchetto e lo porta alla suite prima del ritorno di Diana e Dodi. Durante l’inchiesta sulla morte della principessa l’ispettore capo Paul Carpenter, del Metropolitan Police, dichiarò che un anello “Dis-Moi Oui” sarebbe stato trovato nell’appartamento di Dodi agli Champs Elysees. Non sarebbe strano se fosse andata così, visto che alle 19 circa del 30 agosto la coppia lasciò il Ritz per andare nella residenza del giovane al-Fayed. Rimane comunque da chiarire se Diana avesse visto l’anello in quel lasso di tempo, se Dodi le avesse davvero fatto una proposta di matrimonio.

L’incidente

I tabloid hanno ipotizzato che l’anello “Dis-Moi Oui” possa essere stato riconsegnato alle sorelle di Lady D., arrivate in Francia con l’allora principe Carlo per l’ultimo saluto alla principessa. Si tratta di una possibilità da non scartare: la polizia potrebbe aver preso il gioiello dall’appartamento di Dodi per poi consegnarlo alla famiglia Spencer. Ciò significherebbe che Lady D. non avrebbe indossato l’anello per il suo ultimo viaggio in auto. Per qualcuno ciò presuppone che il gioiello non sia mai esistito, tuttavia il fatto che Diana non lo sfoggiasse al dito non garantisce che Dodi non glielo avesse mostrato in precedenza, accompagnandolo con una dichiarazione d’amore. Certo, di solito un anello di fidanzamento si mette subito dopo averlo ricevuto, ma non possiamo conoscere i pensieri di Diana in quel momento. Però possiamo fare un’ipotesi abbastanza concreta: la coppia voleva mostrare l’anello "Dis-Moi Oui" solo dopo aver comunicato ufficialmente il fidanzamento.

La testimonianza

Nell’agosto 2020 il gioielliere Repossi rilasciò un’intervista che chiarisce alcuni dei punti oscuri sulla sorte dell’anello. Scoprimmo, per esempio, che il “Dis-Moi Oui” non venne scelto da Dodi il 30 agosto 1997: “Sono passati 23 anni, ma non riesco a dimenticare quell’incontro con Diana e Dodi a Saint Tropez, di mattina presto, per l’anello di Dodi al-Fayed…Erano in crociera nel Mediterraneo, attraccarono a Monaco e la principessa arrivò alla vetrina della nostra boutique accanto all’Hotel Hermitage. Senza entrare indicò un anello che l’aveva catturata, della collezione Dis-moi Oui. Poi mi chiamarono per fissare un incontro a Saint Tropez dove erano diretti, per definire la scelta e la misura dell’anello”. Breve appuntamento, non più di 20 minuti, avvenuto in un hotel il 22 agosto 1997. La coppia non sarebbe stata scortata dai bodyguard: “Ero arrivato all’appuntamento con altri esempi di montature preziose…ma lei mi fermò subito. Disse: ‘Va bene questo’, confermando la scelta fatta a Monaco…Mi chiesero di poter ritirare l’anello messo a misura dell’anulare della principessa per il 30 agosto, perché l’1 settembre dissero ci sarebbe stato un annuncio importante, un fidanzamento. L’anello andava ristretto e non era un modello facile, avrei dovuto rimandarlo in fabbrica che ad agosto era chiusa. Ma…davanti alla donna del momento tutto era possibile. Riaprimmo il laboratorio il 30 agosto”.

Che fine ha fatto il “Dis-Moi Oui”?

Repossi disse anche altre cose importanti: “…Il bodyguard rimasto senza memoria dopo lo schianto, [Trevor Rees-Jones] ricordava che Dodi non aveva mai ritirato alcun anello. Impossibile, l’avevo consegnato io stesso a Dodi. Chiamai il vecchio al-Fayed, gli dissi che era tempo di mettere al sicuro le prove dell’effettivo ritiro dell’anello il 30 agosto…la visita del figlio alla boutique era…stata registrata dalle telecamere, mettemmo…quella registrazione in cassaforte…”. Il gioielliere pensò che l’interesse nei confronti dell’anello avesse una ragione precisa: “Iniziava il lavoro dell’establishment per preparare la futura unione di Carlo e…credo per una questione mediatica si preferisse far passare quell’ultima estate di Diana come l’estate leggera di una principessa, non come la stagione che precede un fidanzamento”. A proposito del destino dell’anello dopo la morte della principessa, del luogo in cui potrebbe trovarsi oggi, Repossi commentò: “Non si sa. La Police francese mi disse che gli oggetti personali di Lady D. furono dati alla sorella. Non so se c’era l’anello”. Nessuno può assicurare che vi fosse.

Lo yacht di Lady Diana è affondato: la storia della sua ultima estate. Lo yacht su cui Lady Diana e Dodi al-Fayed si sarebbero innamorati giace a 2500 metri sotto il mare, vicino a Nizza. Francesca Rossi il 18 Agosto 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 Colpito e affondato

 Lo yacht dei vip

 L’ultima estate di Diana

 Dalla partita di polo a St. Tropez

 Su invito di Mohammed al-Fayed

 Le ultime ore di Diana

 Hasnat o Dodi?

Il mare si è portato via un pezzo della vita di Lady Diana. Lo yacht Cujo, su cui la principessa trascorse parte della sua ultima vacanza, è naufragato lo scorso 29 luglio. L’imbarcazione è rimasta di proprietà degli al-Fayed per circa 20 anni dopo la morte della principessa e del suo presunto ultimo amore, il miliardario Dodi al-Fayed. Ora che non esiste più l’impressione è che il destino abbia voluto scrivere la parola fine su uno dei capitoli più tormentati e dolorosi della storia della royal family britannica.

Colpito e affondato

Lo yacht Cujo su cui Diana visse alcuni degli ultimi momenti più spensierati della sua vita è affondato a 35 chilometri dalla costa di Beaulieu-sur-Mer, poco distante da Nizza. Lo scafo di 19 metri, violentemente colpito da qualcosa di non meglio identificato, ha iniziato a imbarcare acqua. Le 7 persone che erano a bordo sono state tutte soccorse. Su Facebook la gendarmeria ha spiegato che lo yacht stava per “affondare a prua e i 7 naufraghi erano su una scialuppa di salvataggio” a causa di “un considerevole ingresso d’acqua al livello dei motori”. La situazione è stata definita “grave e urgente”. Lo yacht è affondato portandosi dietro “circa 7mila litri di gasolio nei serbatoi”, per questo, ha affermato Capital, la Brigata Nautica d’Antibes “rimane… nella zona per monitorare l’inquinamento”.

Lo yacht dei vip

Il Cujo venne costruito in Italia nel 1972 dal cantiere navale Baglietto di La Spezia. A commissionarlo fu il celebre imprenditore John von Neumann, barone austriaco che fece fortuna vendendo negli Usa le automobili tedesche Porsche e Volkswagen. Lo yacht, dice il New York Post, fu poi comprato da un membro della famiglia Khashoggi, sembra proprio da uno dei figli maschi del miliardario Adnan Khashoggi, il quale lo rivendette a Mohammed al-Fayed. Dodi spese 1 milione di dollari per rimetterlo a nuovo con uno scopo preciso: ospitare e stupire le star di Hollywood. Il giovane al-Fayed, infatti, sognava di diventare un produttore cinematografico. Sul Cujo salirono grandi nomi come Tony Curtis, Brice Willis, Brooke Shields e Clint Eastwood. Dopo la morte di Dodi suo cugino Moody fece restaurare il Cujo dall’architetto Tommaso Spadolini. Lo yacht sarebbe passato di mano due volte prima di essere acquistato dall’italiano, il cui nome rimane sconosciuto, che secondo le ricostruzioni lo guidava al momento del naufragio.

L’ultima estate di Diana

Prima di salire sullo yacht e godersi la sua ultima vacanza Lady Diana trascorse dei mesi intensi, spesso in viaggio. Come se non riuscisse a stare ferma in un posto, a mettere radici, ma continuasse comunque a cercare il suo posto nel mondo. Con il senno di poi potremmo dire addirittura che la principessa avesse quasi presagito che non le rimaneva più molto tempo. Ma sarebbe solo un’impressione romantica. In realtà Diana spese ogni momento di quell’estate per realizzare la sua carriera di filantropa e uscire definitivamente dall’ombra della royal family. Il 22 maggio 1997 si recò in Pakistan per raccogliere fondi in favore di una clinica per malati di cancro, il 3 giugno incontrò il cast del Lago dei Cigni al Royal Albert Hall di Londra e continuò a supportare, da appassionata di danza qual era, l’English National Ballet. Il 18 di quel mese vide Madre Teresa di Calcutta per l’ultima volta nel Bronx, a New York e insieme trascorsero 40 minuti. Poco dopo fece visita a Hillary Clinton alla Casa Bianca. Il 22 giugno partecipò a un’asta di Christie’s dei suoi vestiti più iconici a New York. Il 30 giugno comparve sulla copertina di Vanity Fair con una delle sue foto più belle, scattata da Mario Testino. Il primo luglio 1997, giorno del suo 36esimo compleanno, fu l’ospite d’onore del gala per i 100 anni dalla nascita della Tate Gallery e, ricorda Tina Brown, ricevette “90 bouquet di fiori”. Il 22 luglio prese parte ai funerali di Gianni Versace e il 10 agosto si recò a Sarajevo per proseguire la sua battaglia contro le mine antiuomo. Tra queste ultime due date ce n’è una che cambiò per sempre il suo destino: il 17 luglio 1997 Lady Diana iniziò la vacanza con Dodi.

Dalla partita di polo a St. Tropez

Il luglio 1997 segna, in un certo senso, l’inizio della fine per Diana. I fotografi scoprirono che era in vacanza a St. Tropez, nel Castle St. Therese, una villa del 1860 da 30 stanze con palestra, sauna, nightclub, cinema e bar all’epoca di proprietà della famiglia al-Fayed. La principessa portò nella dimora anche i piccoli William e Harry, per passare un po’ di tempo insieme prima della partenza dei ragazzi per Balmoral. L’Express riporta che proprio a St. Therese Dodi e la principessa avrebbero trasformato la loro amicizia appena nata in qualcosa di più. I due, però, non si conobbero nell’estate del 1997, come molti credono. Un primo incontro, ricorda l’Independent, era avvenuto nel 1986, quando Dodi aveva giocato una partita di polo contro l’allora principe Carlo. Purtroppo sui tabloid non è rimasta una traccia profonda di quella giornata, poiché naturalmente nessuno poteva sapere che Dodi sarebbe rientrato nella vita di Diana e insieme avrebbero trascorso gli ultimi istanti delle loro vite. Inoltre, molto probabilmente, la principessa e il miliardario si erano solo incrociati di sfuggita, senza prestare molta attenzione l’una all’altro. I tempi non erano maturi, come si dice.

Su invito di Mohammed al-Fayed

Nel luglio del 1997 tutto era cambiato. Lady Diana aveva divorziato da Carlo ed era la protagonista indiscussa dei tabloid. Secondo le ricostruzioni sarebbe stato Mohammed al-Fayed a invitarla con i figli a St. Tropez con uno scopo preciso: favorire un vero incontro tra Dodi e Diana per farli conoscere e magari innamorare: “Voleva interpretare il ruolo del Cupido tra la principessa e il suo figlio maggiore”, ha scritto Katie Nicholl nel libro “William and Harry: Behind The Palace Walls”. A quanto pare ci riuscì benché all’epoca Dodi avesse una liaison con la modella Kelly Fisher. Lady Diana e il giovane miliardario egiziano furono avvistati sia sullo yacht Cujo, sia sullo Jonikal (poi ribattezzato Sokar). Questa seconda, lussuosa imbarcazione degli al-Fayed è rimasta impressa nella memoria dell’opinione pubblica perché lì Diana e Dodi si scambiarono il famoso bacio pubblicato dal Mirror in prima pagina con il titolo “The Kiss”.

Le ultime ore di Diana

Quella tra Diana e Dodi sembrava una favola moderna e nessuno poteva immaginare che sarebbe finita tragicamente di lì a pochi giorni. Alle 21:50 del 30 agosto la coppia si recò nel ristorante l’Espadon del Ritz Hotel, ma per timore dei paparazzi il giovane al-Fayed diede ordine di far consegnare la cena in camera. Alle 12:20 la Mercedes nera S280 con a bordo la principessa, il miliardario, la guardia del corpo Trevor Rees-Jones e l’autista Henri Paul lasciò l’hotel per dirigersi verso l’appartamento di Dodi, situato vicino all’Arco di Trionfo. Alle 12:25 l’auto, inseguita dai paparazzi, si schiantò contro il tredicesimo pilone del Tunnel dell’’Alma. Alle 2:01 Lady Diana arrivò al Pitié-Salpétrière Hospital, ma l’operazione a cui venne sottoposta d’urgenza non servì a salvarle la vita. Venne dichiarata morta alle 4 del mattino.

Hasnat o Dodi?

Tra i tanti misteri che circondano la morte di Lady Diana ce ne è uno che riguarda i suoi sentimenti: la principessa del Galles era davvero innamorata di Dodi, oppure la sua relazione con questi aveva come unico scopo far ingelosire il cardiochirurgo pakistano Hasnat Khan? La liaison con il medico aveva avuto alti e bassi, ma c’è chi ha giurato che quello fosse il vero amore di Diana. Nel documentario “Diana. Her Last Love” perfino Imran Khan, amico della principessa del popolo ed ex primo ministro del Pakistan, ha assicurato: “Avevano una storia da due anni e lei voleva sposarlo. Era chiaro che [Diana] fosse profondamente innamorata del dottor Hasnat e non penso proprio che potesse superare la cosa così rapidamente”. Francesca Rossi

Estratto dell'articolo di liberoquotidiano.it l'8 maggio 2023.

A Domenica In si parla della morte di Lady Diana. […] nel salotto di Mara Venier le parole di Vittorio Sabadin sono forti, chiare e fanno calare il gelo in studio. 

Sabadin infatti afferma che la principessa del Galles possa essere stata uccisa in quella maledetta notte di Parigi. Le sue parole sono fin troppo dirette: "È stata uccisa dall'apparato di sicurezza degli Al-Fayed che hanno permesso che lei e Dodi uscissero quella sera con una macchina che nessuno voleva guidare perché aveva avuto un incidente ed era estremamente insicura. 

Poi, alla guida non c'era un autista ma una guardia della sicurezza che aveva bevuto perché aveva finito il suo turno. Quell'auto si è infilata nel tunnel più pericoloso di Parigi a 160 km all'ora e questa è la ragione per la quale Diana ha perso la vita. Non erano assediati da nessuno, non c'erano moto vicine all'auto perché erano molto distaccate". Un caso, quella della morte di Lady d, che farà certamente discutere ancora per parecchi anni. 

Dall'incubo della bilancia alla solitudine: il triste Natale di Lady Diana. La "tortura" della bilancia, la gaffe del maglione, l'atmosfera pesante di Sandringham, la solitudine dopo la separazione: il Natale di Lady Diana dal matrimonio con Carlo fino alle ultime Feste del 1996. Francesca Rossi su Il Giornale il 25 dicembre 2022.

Il Natale di Lady Diana si può dividere in due grandi momenti, quello precedente e quello successivo alla separazione da Carlo, vero spartiacque della sua breve vita. Il primo è caratterizzato dall’atmosfera asfissiante di Sandringham, rallegrata solo da William e Harry. Il secondo da una cupa solitudine che accompagnerà la principessa fino al suo ultimo Natale nel 1996.

Gaffe a Sandringham

Nel 1981 Lady Diana trascorse il suo primo Natale a Sandringham con la royal family. A quanto pare nessuno l’avrebbe informata del tradizionale scambio di regali buffi e poco costosi. Così la giovanissima e inesperta Diana donò alla principessa Anna un maglione di cashmere. La cognata, invece, le fece trovare sotto l’albero un portarotolo di carta igienica. Forse in quel momento Diana si sentì in imbarazzo e fuori posto, ma imparò presto la lezione. Nel 1982 regalò a Sarah Ferguson un tappetino per il bagno leopardato.

Quel terribile Natale del 1981

Purtroppo per Diana i problemi con i nuovi parenti, con l’ambiente royal e le sue regole non si fermarono a una piccola gaffe con i regali. Sempre durante quel Natale del 1981 accadde una tragedia che avrebbe potuto cambiare le sorti della monarchia. A rivelarlo, nel documentario “Diana Confidentiel” (mandato in onda sulla tv francese il 23 agosto 2022) è Andrew Morton, l’autore della celebre e scandalosa biografia della principessa: “Quel Natale [Diana] era incinta e litigò violentemente con il marito Carlo. In seguito alla discussione, disperata, si è lanciata giù dalle scale”. Fu la regina Elisabetta a trovarla in terra, dopo molte ore, poiché al momento dell’incidente a Sandringham non vi sarebbe stato nessuno. Lady Diana aspettava il principe William. “Per fortuna né la madre né il bambino hanno subìto danni”, ha ricordato Morton.

L’atmosfera “opprimente” di Sandringham

Stando ai racconti di chi l’ha conosciuta, Lady Diana avrebbe detestato Sandringham. In proposito l’ex chef di corte Darren McGrady ha raccontato: “Sandringham per lei era molto opprimente. C’erano tante persone lì, la famiglia reale al completo con figli e nipoti e lei non poteva rifugiarsi in nessuna stanza per avere un po’ di pace e di privacy. L’unica possibilità era quella di andare a camminare da sola nel parco e io gliel’ho visto fare tante volte quando era a Sandringham”. Quello che Diana considerava una sorta di supplizio non sarebbe durato per molti anni ancora. McGrady ha aggiunto: “Finché i figli erano piccoli si sacrificò, ma quando le cose tra lei e Carlo precipitarono non se la sentì più di affrontare quella lunga giornata in compagnia degli altri reali”.

La “tortura” della bilancia

Non bastava l’atmosfera soffocante di Sandringham. Lady Diana avrebbe dovuto sopportare ben altro, per esempio la strana e ormai famosa tradizione della bilancia, risalente a Edoardo VII. Tutti i membri della royal family e gli ospiti di Sandringham devono pesarsi all’arrivo a Palazzo e alla fine delle Feste, per vedere se e quanto sono ingrassati. L’aumento del peso è direttamente proporzionale al gradimento del cibo e, in senso più ampio, della compagnia. Il peso ideale da raggiungere sarebbe 3 libbre, cioè 1,3 chilogrammi. Naturalmente si tratta di un gioco, una consuetudine divertente che nessuno prenderebbe sul serio. Per Lady Diana, però, questa tradizione si sarebbe trasformata in un supplizio: i suoi disturbi alimentari non le avrebbero permesso di partecipare allo scherzo con leggerezza. Ma, a quanto sembra, nessuno si sarebbe preso la briga di comprendere il suo disagio, forse neanche la Regina.

Una piccola ribellione

Forse è proprio nella prospettiva della ribellione a un clima familiare ritenuto insopportabile e a usanze considerate antiche, polverose, asfissianti, che dovremmo leggere la piccola ribellione al protocollo di Lady Diana, nel Natale 1990. La principessa arrivò alla St Mary Magdalene Church con un abito viola, che avrebbe dovuto indossare in un’altra occasione di quelle festività, lasciando a casa il vestito già pronto per la tradizionale funzione religiosa del 25 dicembre. Fece colpo sui fotografi, come sempre, sprigionando quel magnetismo che riusciva ad affascinare chiunque. Forse quella fu una delle occasioni, prima del divorzio, in cui la principessa si rese conto di poter creare un suo stile, lontano da quello dei Windsor e che la rendesse riconoscibile. Aveva tutte le carte in regola per potersi reinventare e trovare, finalmente, se stessa.

L'ansia di tornare a Londra

Le Feste del 1991 non andarono meglio. L'ex bodyguard della principessa del Galles, Ken Wharfe, raccontò in proposito al People: "Quel Natale Diana si limitò a trascorrere il tempo in cucina con lo chef o con le persone come me, nella speranza che il tempo passasse in fretta e potesse tornare a Londra". Fu "un purgatorio per lei".

Senza William e Harry

Quasi sicuramente le feste di Natale più tristi per Lady Diana furono quelle trascorse senza William e Harry, dal 1992, anno della separazione ufficiale da Carlo, al 1996, il suo ultimo Natale prima della morte, avvenuta il 31 agosto 1997. La Regina, in rispetto alle regole del protocollo, avrebbe bandito la principessa da Sandringham e imposto ai nipoti di restare accanto al padre per Natale. Nel 1992 Diana avrebbe passato il Natale ad Althorp con il fratello Charles Spencer. Nel 1993 sarebbe stata parzialmente riammessa a Sandringham per la Vigilia e la messa del 25 dicembre. A ora di pranzo, però, sarebbe tornata a Kensington Palace prima di prendere un aereo per Washington, dove l’aspettavano degli amici. Anche a Natale del 1994 la principessa si sarebbe riunita ai Windsor, ma sembra sentisse di non essere più la benvenuta. Nel 1995 rimase da sola a Kensington Palace, confidando agli amici quanto per lei fosse diventato “intollerabile” andare a Sandringham e trovarsi circondata da facce ostili, soprattutto dopo l’intervista alla Bbc. Per fare in modo che il 25 dicembre passasse il più rapidamente possibile, la principessa avrebbe preso dei sonniferi e dormito quasi tutto il giorno. La solitudine fu l’unica compagna di Diana anche durante le sue ultime Festività nel 1996.

La solitudine della principessa

Ogni Natale, secondo le indiscrezioni, la principessa pretendeva che i suoi collaboratori tornassero a casa dalle famiglie. Una tenera premura nei loro confronti, un gesto di empatia da parte di chi conosce troppo bene la solitudine: “Capitava che le lasciassimo qualcosa di pronto nel frigorifero. È triste da ricordare, ma è successo davvero. Diana era sempre sola a Natale”, ha ricordato con rammarico l’ex chef di corte Darren McGrady, aggiungendo: “Era sempre molto triste lavorare per Lady Diana. Sapevamo tutti che sarebbe rimasta da sola a Natale, con i due figli obbligati ad andare dalla nonna”.

Camilla, il matrimonio con re Carlo e i (veri) poteri della regina consorte. Le prerogative e il potere effettivo della regina Camilla, la donna che nessuno, forse, avrebbe mai immaginato di vedere sul trono d’Inghilterra. Francesca Rossi il 28 Settembre 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 La Regina che nessuno si aspettava

 Come il principe Filippo

 I poteri di Camilla

Camilla è sempre stata l’altra donna, l’eterna nemica di Lady Diana, il brutto anatroccolo che non poteva neppure sognare di rivaleggiare con la bellissima principessa del popolo, la persona che nessuno avrebbe mai pensato di vedere con la corona sul capo. Ma il destino, lo sappiamo, è tutto tranne che prevedibile. Non appena proviamo a immaginarlo come fosse una linea retta, ecco che arriva a dimostrarci, con eventi sorprendenti, di essere molto più simile a un labirinto, oppure a una serie di bivi. Quello che nessuno poteva credere, ovvero che Camilla diventasse Regina, è accaduto. Tra l’altro il ruolo della moglie di Re Carlo III non è completamente simbolico, ma presuppone anche un certo potere tradizionalmente riservato alle sovrane consorti.

Da sciatta a incantevole. La trasformazione della regina Camilla

La Regina che nessuno si aspettava

“È mio sincero augurio che…Camilla sia riconosciuta come Regina Consorte”, scrisse la regina Elisabetta nel messaggio diffuso alla vigilia dell’Accession Day, nel febbraio 2022. In poche parole la defunta sovrana forgiò il futuro della nuora, fino a quel momento rimasto nella più totale incertezza. Al momento del matrimonio con Carlo, nel 2005, Camilla aveva fatto sapere che, una volta salita al trono, avrebbe preferito essere chiamata “principessa consorte”.

Una mossa furba per non inasprire le tensioni con gli inglesi. La futura sovrana, infatti, era consapevole di non godere di una grande popolarità, soprattutto perché il fantasma di Diana e il ricordo del triangolo amoroso con Carlo erano ancora vividi nella memoria dell’opinione pubblica. Così aveva deciso di fare un piccolo passo indietro, evitando il centro della scena royal. Tuttavia non era sicuro che questo sarebbe stato davvero il titolo di Camilla dopo la morte di Elisabetta II.

Nessuno pensava neppure all’incoronazione. Persino Tom Parker Bowles, figlio di Camilla, nel 2021 dichiarò al Times che non sapeva se sua madre sarebbe mai diventata Regina: “Questa cosa non è ancora stata decisa”, disse Tom. Pochi mesi prima di morire la regina Elisabetta dissipò tutti i dubbi. Così Camilla è stata incoronata Regina consorte lo scorso 6 maggio. Dopo la cerimonia Carlo III ha voluto che si seguisse la tradizione in merito al titolo della moglie, ovvero che venisse cancellato il termine “consorte”.

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Come il principe Filippo

Il ruolo di Camilla rimane comunque equivalente a quello del principe Filippo. Il fatto che quest’ultimo non abbia mai ricevuto il titolo di “Re consorte”, che non esiste nella monarchia britannica, non lo pone affatto al di sotto di Camilla. Semplicemente, per tradizione, la moglie del sovrano regnante può diventare Regina consorte, mentre il marito della sovrana regnante può fregiarsi del titolo di principe consorte. In entrambi i casi, se il marito o la moglie dei sovrani inglesi sono già eredi al trono di un altro regno, prima del matrimonio devono rinunciare ai diritti dinastici che hanno per nascita.

A ben guardare la storia inglese, però, la consuetudine per cui è accettata una Regina consorte, ma non un Re consorte ha una ragione storica: i regni congiunti, che non sono stati dei brillanti esempi da un punto di vista politico. Per esempio Maria II Stuart (1662-1694), figlia di Giacomo II d’Inghilterra, governò insieme al marito, Guglielmo III d’Orange (1650-1702) ma, di fatto, fu quest’ultimo a esercitare un potere concreto, benché la sovrana per diritto di nascita fosse Maria.

Forse, proprio per evitare che il ruolo delle Regine (regnanti) fosse svuotato dell’autorità dai mariti, si decise di creare fin dal titolo una disparità di potere evidente. A ben vedere non è un ragionamento femminista, poiché presupporrebbe che le donne non sarebbero in grado di affermarsi come regnanti allo stesso modo degli uomini.

E se Carlo III morisse prima di Camilla? Quale sarà il destino della Regina

I poteri di Camilla

La regina Camilla ha ottenuto il suo titolo per matrimonio e il suo potere deriva da quello del marito. Lo stesso valeva per il principe Filippo. Entrambi i consorti hanno le stesse prerogative: un ufficio, uno staff, una loro agenda ben definita, patronati, uno stemma personale e la possibilità di assegnare i Royal Warrant ai fornitori della Casa Reale. Non si tratta, naturalmente, di grandi poteri, tuttavia ciò non vuol dire che la Regina non possa esercitare una certa influenza sul sovrano.

Alla fine del 2022 i giornali, tra cui il settimanale Oggi, ipotizzarono che fosse Camilla la consigliera più fidata di Carlo III e che tutti i cortigiani si rivolgessero a lei per le loro richieste. La sovrana, infatti, sarebbe l’unica in grado di trattare con il marito. Saprebbe come prenderlo e come placare quel suo carattere che, più di una volta, avrebbe rivelato una leggera inclinazione all’ira e al nervosismo. Anche questa è una forma di potere, sebbene più sottile e discreta.

Non avrà i soldi”. Carlo taglia lo "stipendio" di Camilla. La regina Camilla non potrà beneficiare dello “stipendio” annuale destinato ai consorti dei regnanti, un nuovo passo verso “la monarchia snella” voluta da Carlo III. Francesca Rossi il 28 Luglio 2023 su Il Giornale.

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 Nessun indennizzo per Camilla

 Un patto tra la monarchia e il governo

 Dal principe Filippo alla regina Camilla

 Programmi da stabilire

 Via le “pecore nere”

 La parola ai cittadini britannici

Buckingham Palace continua a tagliare le spese considerate superflue e ad attuare una politica di massima trasparenza allo scopo di realizzare la “monarchia snella” prospettata da Re Carlo III. Tutta la royal family dovrà dare il buon esempio, compresa la regina Camilla, a cui sarebbe stata tolta la rendita annuale che spetterebbe, almeno in linea di principio, ai consorti dei sovrani. Sua Maestà avrebbe accettato di buon grado questa soluzione, anche perché potrà contare sulle altre entrate della Corona.

Nessun indennizzo per Camilla

La regina Camilla ha dovuto rinunciare all’indennizzo annuale da 360mila sterline a cui avrebbe diritto in quanto moglie del sovrano. Sarà il Sovereign Grant, ovvero il contributo pubblico destinato alla Corona ed entrato in vigore il 1° aprile 2012, (sostituendo il sistema della Civil List) a provvedere a tutte le necessità della sovrana per quel che concerne impegni pubblici e viaggi. A confermare la notizia è stato il National Audit Office (Nao), ovvero l’organo indipendente del Parlamento che regola e rende pubbliche le spese della monarchia in nome di una maggiore trasparenza. Il Nao ha specificato che Sua Maestà non riceverà “un pagamento separato”. A questa privazione, però, corrisponde una contropartita: il funzionamento alla base del Sovereign Grant prevede che le spese di Camilla vengano pagate con denaro pubblico, ma in cambio Re Carlo III assicura ai sudditi una percentuale sugli introiti del Crown Estate, cioè il portafoglio finanziario della monarchia che comprende le proprietà della Corona, anche i beni immobiliari.

Un patto tra la monarchia e il governo

Dietro la rinuncia di Camilla c’è un gioco di equilibri politici e finanziari abbastanza complesso che ha le sue radici nel regno di Giorgio III, come spiega il sito del Crown Estate. Nel 1760 il sovrano raggiunse un accordo con il governo britannico per quel che riguardava la gestione delle proprietà dell’istituzione. Secondo tale compromesso il governo avrebbe gestito i beni della monarchia, i guadagni sarebbero stati destinati al Ministero del Tesoro, ma in cambio la Corona avrebbe dovuto ricevere un compenso forfettario. Sia il Crown Estate sia il Sovereign Grant si sono evoluti nel tempo e anche le regole sono cambiate, ma questo rimane il “meccanismo” generale.

Dal principe Filippo alla regina Camilla

Il principe Filippo, consorte della regina Elisabetta, ha continuato a percepire un indennizzo da 359mila sterline annuali anche dopo il suo ritiro a vita privata, nel 2017. Non vi fu alcun cambiamento nemmeno quando divenne effettivo il Sovereign Grant. A questo punto potrebbe venire spontanea una domanda: visto che il defunto duca di Edimburgo, in un certo senso, è il predecessore di Camilla e aveva diritto all’appannaggio in quanto consorte di un regnante, all’attuale Regina non spetterebbe automaticamente questo privilegio? No, per un motivo molto semplice: nel Civil List Act del 1952 (il sistema in vigore prima del Sovereign Grant) venne menzionato il nome del principe Filippo come beneficiario dell’indennizzo. Ciò significa che tale prerogativa non è trasferibile in automatico a Camilla. Servirebbe una legge ad hoc, possibilità che Carlo III non avrebbe preso in considerazione, perché minerebbe alla base la sua idea di “monarchia snella”. La rinuncia di Camilla fa parte del piano di risparmio della monarchia. D’altro canto, però, la Regina avrebbe a disposizione le altre entrate della monarchia per esempio quelle derivate dal commercio di souvenir di Buckingham Palace.

Programmi da stabilire

C’è, però, un dettaglio da non sottovalutare: negli ultimi anni, per motivi d’età e anche a causa della pandemia del 2020, la regina Elisabetta diradò i viaggi all’estero e nel regno fino a cancellarli del tutto dalla sua agenda. Anche gli impegni pubblici in patria si ridussero man mano. Il principe Filippo preferì il ritiro a vita privata e questo ridimensionò le spese della monarchia. Re Carlo III e la regina Camilla, invece, sono ancora relativamente giovani e possono permettersi di affrontare un calendario di appuntamenti più fitto. Il Nao, infatti, si aspetta un incremento dei doveri pubblici che potrebbe “alterare le future esigenze di finanziamento” della coppia reale “in modo sostanziale”, poiché “ogni Re e ogni Regina ha degli interessi e delle priorità che hanno un impatto sulla pianificazione degli eventi. Si può ragionevolmente ritenere che il Re ospiterà più eventi e viaggerà di più nel Regno Unito e all’estero su richiesta del governo”. Il programma dei prossimi doveri reali non è ancora stato stabilito, ma sembra certo che il Sovereign Grant potrà far fronte a tutte le future spese, anche perché La Corona avrebbe assicurato che “non supererà il budget stabilito”.

Via le “pecore nere”

Togliere lo stipendio a Camilla è solo l’ultimo passo verso un rinnovamento della monarchia britannica orientato alla parsimonia e al rispetto dell’ambiente. Carlo III vorrebbe tagliare i costi ed evitare gli sprechi. In nome di una maggiore austerità, dunque, Sua Maestà ha già ordinato di ridurre il consumo di energia elettrica, abbassare il termostato della piscina e il riscaldamento di Buckingham Palace, dove i sovrani dovrebbero trasferirsi dal 2027, una volta che i lavori di restauro verranno ultimati. Costi contenuti anche per quel che riguarda i membri senior della royal family: il loro numero e i loro stipendi sarebbero stati già ridimensionati. Carlo III ha anche allontanato le “pecore nere” del casato, imponendo a Harry e Meghan di restituire le chiavi di Frogmore Cottage e togliendo al principe Andrea l’indennizzo da 280mila euro proveniente dal ducato di Lancaster (il sovrano starebbe anche tentando di sfrattarlo dal Royal Lodge, ma per ora il duca di York starebbe opponendo una strenua resistenza).

La parola ai cittadini britannici

Lo scorso 15 luglio l’Express ha realizzato un sondaggio per capire cosa pensino gli inglesi della rinuncia della regina Camilla all’indennizzo. Alla domanda “la regina Camilla dovrebbe ricevere uno stipendio come il principe Filippo?” il 74% degli intervistati (1.197 persone su un totale di 1611 partecipanti) ha risposto “no”, mentre solo il 24% (387 persone) ha dato un responso positivo. Solo il 2% (27 persone) ha risposto con un classico “non lo so”. L’Express ha anche raccolto alcun commenti comparsi sul suo sito a proposito dell’esito del sondaggio. La maggior parte sono contrari all’indennizzo per la Regina. Un utente ha scritto: “Che necessità ha Camilla di una sovvenzione extra?”. Un altro ha dichiarato: “No, Camilla non ha bisogno di soldi esterni”. Un terzo ha detto: “A questo punto, vista la crisi del costo della vita, non credo che dovrebbe ricevere una rendita separata. Si suppone che i soldi del Sovereign Grant coprano le sue spese”. Un quarto utente ha auspicato: “Se [Camilla] ricevesse uno stipendio, dovrebbe consegnarlo interamente a una delle charity che patrocina”. Da notare la parola chiave di questi commenti, ovvero “necessità”. Le persone ritengono che la regina Camilla non abbia “bisogno” di quel denaro, di quel privilegio, soprattutto in tempi di crisi. In altre parole i sudditi di Carlo III starebbero dicendo che uno stipendio per Camilla sarebbe ingiusto e il discorso su questa possibilità inutile di fronte alle persone che aspettano strategie governative per fronteggiare i problemi economici dell’intera società.

 “Tre camere diverse”. L’inusuale abitudine di Carlo e Camilla. Re Carlo III e la regina Camilla, William e Kate dormirebbero in stanze separate come già fecero la regina Elisabetta e il principe Filippo. Francesca Rossi il 21 Luglio 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 Il “segreto” per un lungo matrimonio felice

 Un dolore cronico

 William e Kate come Carlo e Camilla

 Kate è stressata?

 Una tradizione dell’aristocrazia

Carlo III e Camilla avrebbero deciso non solo di dormire in letti separati, ma anche in stanze diverse. Una notizia non confermata che, però, ha suscitato la curiosità e le domande dei tabloid. Anche William e Kate avrebbero seguito lo stesso esempio, scatenando le polemiche di chi li vuole sull’orlo del divorzio a causa di una presunta liaison del principe con la marchesa Rose Hanbury. Le crisi coniugali, però, non avrebbero nulla a che fare con un’abitudine forse insolita in molte parti del mondo ma diventata, col tempo, una vera e propria tradizione seguita da tutta l’aristocrazia britannica.

Il “segreto” per un lungo matrimonio felice

Carlo e Camilla non dormirebbero insieme, ha riportato il Daily Mail nel luglio 2023, titolando: “Le stanze separate sono il segreto del matrimonio felice di Re Carlo e della regina Camilla?”. Se siano davvero una delle condizioni per un’unione serena è difficile da stabilire, si potrebbe aprire un dibattito, ma la notizia ha comunque suscitato una notevole eco mediatica. Forse quasi nessuno si aspettava che una coppia complice come quella formata dal Re e dalla Regina, che ha lottato anni per coronare il sogno del matrimonio, decidesse non solo di dormire in letti separati, ma anche in stanze diverse. Eppure non è proprio una novità. Nel 2017 sempre il Daily Mail raccolse le confidenze di un insider secondo cui a Clarence House la coppia userebbe tre stanze da letto. Carlo “ha una stanza con un letto matrimoniale, arredata secondo il suo gusto e Camilla ha la sua stanza con letto matrimoniale, arredata come piace a lei. In più hanno una stanza condivisa con letto matrimoniale che possono usare quando vogliono. La sistemazione è perfetta per loro”. Carlo e Camilla avrebbero stanze separate anche nella residenza di Highgrove.

Un dolore cronico

I giornali si sono chiesti il motivo di questa scelta. Al Mirror l’esperto reale Joshua Rom ha dichiarato che i sovrani avrebbero trovato questo compromesso a causa dei loro “orari frenetici” e della loro età. Il Daily Mail, invece, ha dato un’altra spiegazione, che riguarda la salute del monarca: “[Carlo] soffre di dolori alla schiena e si è ipotizzato che dormire da solo possa alleviare il dolore e quindi [il sovrano] ne trarrebbe beneficio”. Il problema di cui Sua Maestà soffrirebbe non è nuovo ai media. Nel 2021, durante un episodio di “The Poet Laureate Has Gone To His Shed” di Simon Armitage, Carlo ammise che la schiena “non andava tanto bene”. Inoltre nel libro “Spare. Il minore”, il principe Harry ha raccontato un aneddoto a questo proposito: “Se aprivi la porta sbagliata potevi imbatterti in mio padre…mentre faceva la verticale. Un esercizio che gli aveva prescritto il fisiatra come unico rimedio per i dolori costanti che aveva al collo e alla schiena, in gran parte dovuti a vecchi incidenti di polo. Li eseguiva ogni giorno in boxer, appoggiato a una porta, oppure appeso a una sbarra come un abile acrobata…”.

William e Kate come Carlo e Camilla

Al di là dei motivi dietro la decisione di Carlo III e Camilla, tanto clamore potrebbe essere stato causato dal fatto che dormire in stanze separate verrebbe considerata una scelta piuttosto inusuale. Tuttavia, come riporta ancora il Daily Mail, negli Stati Uniti l’avrebbero compiuta il 25% delle coppie e nel Regno Unito 4 coppie su 10, tra cui, pare William e Kate. Molti credono che per i principi di Galles una decisione simile sia sinonimo di crisi coniugale: in particolare c’è chi ricorda la notizia del presunto tradimento del principe con la vicina di casa nel Norfolk, cioè Rose Hanbury, moglie del marchese David Cholmondeley, da poco nominato Lord-in-waiting del Re. La marchesa Rose è ancora considerata la "rivale" di Kate Middleton, benché tutte le indiscrezioni in proposito non siano mai state confermate. Sembra che i futuri sovrani del Regno Unito dormano separati dai tempi in cui vivevano a Kensington Palace, ma alcuni tabloid sostengono, invece, che avrebbero preso questa abitudine di recente, dopo l’incoronazione di Re Carlo III, lo scorso 6 maggio. Per la precisione l’Express ricorda anche che i principi non avrebbero dormito insieme durante il loro royal tour del 2020. Però va precisato che sul treno reale erano disponibili solo due camere con letti singoli, quindi potrebbe essersi trattato di una scelta obbligata. Almeno in quel caso. In ogni modo il tradimento non è che una delle spiegazioni possibili e neanche la più plausibile.

Kate è stressata?

La principessa Kate sarebbe stressata a causa dei numerosi impegni e delle pressioni derivate dai suoi incarichi pubblici e avrebbe difficoltà a prendere sonno. Per questo motivo preferirebbe dormire da sola. Questa è un’altra delle giustificazioni proposte dai media a proposito dei letti separati. Da anni circola l’indiscrezione secondo cui Kate Middleton sarebbe molto stanca e affaticata. Addirittura, nel gennaio 2023, si diffuse su TikTok la fake news secondo cui la principessa era stata ricoverata d’urgenza “perché troppo magra”. Notizia forse nata per creare a tutti i costi un parallelismo fra Kate e Lady Diana (che soffriva di disturbi alimentari) e subito smentita dalla presenza raggiante di Kate, il 25 gennaio 2023, a Windsor per preparare il lavoro del Royal Foundation Centre for Early Childhood. C’è la concreta possibilità che neppure il presunto stress di Kate sia la vera ragione che avrebbe spinto i principi di Galles a optare per letti e addirittura camere separate.

Una tradizione dell’aristocrazia

Nemmeno la regina Elisabetta e il principe Filippo avrebbero dormito nella stessa stanza, eppure il loro matrimonio è durato 70 anni. Alcuni sostengono che i loro appartamenti fossero comunicanti, altri addirittura si trovassero in due ali diverse del Palazzo reale. Ma non sarebbe stata l’insofferenza reciproca e tantomeno una crisi matrimoniale a separarli, bensì una tradizione. Una delle tante consuetudini che regolano la vita della royal family. Fu Lady Pamela Hicks, cugina di Filippo e figlia di Lord Louis Mountbatten, a parlarne con grande naturalezza: “In Inghilterra l’aristocrazia ha sempre stanze da letto separate. Non vuoi essere disturbato da qualcuno che russa o che ti tira calci. Poi, quando sei dell’umore adatto, talvolta condividi la stanza. È bello poter scegliere”. Senza contare i possibili benefici. Quando venne fuori la notizia secondo cui William e Kate non dormirebbero insieme, il magazine Hello chiese a un’esperta di relazioni, Jessica Alderson, se questo fosse il segnale di problemi di coppia. La risposta è davvero interessante: “Uno dei più grandi miti della relazione è che dormire in letti separati è un segno di un rapporto non sano, ma questo non è necessariamente vero. Dormire in letti separati, per una coppia, può essere un’esperienza liberatoria e permette a ogni persona di avere il proprio spazio”. Francesca Rossi

Estratto dell'articolo di Giorgio Dell’Arti per “il Fatto quotidiano” l'8 maggio 2023. 

[…]

Zitto - Suo padre non le ha mai detto “siediti e sta’ zitto?” “Per tutto il tempo, sì” (il principe Carlo in un’intervista alla Bbc del 1969). 

Orecchie - “Con quelle orecchie non potrai mai diventare re” (lord Mountbatten). 

Vuoto - “Immagino che questo senso di vuoto passerà” (da una lettera di Carlo allo zio lord Mountbatten che, volendo accasarlo con sua nipote Amanda Knatchbull, lo aveva fatto imbarcare sulla Hms Minerva e spedito ai Caraibi: a parer suo, bisognava che Carlo, in quel momento di anni 25, la smettesse di vedere a quel modo Camilla Shand, più tardi sposata Parker-Bowles). 

[…] 

Baci - “Sua Altezza Reale è molto affezionato a mia moglie” (la signorile reazione del brigadiere Andrew Parker Bowles ai baci furiosi che la moglie sua Camilla e il principe Carlo ancora scapolo si scambiano mentre ballano al Circenster Polo Club, avvinghiati e indifferenti al fatto che tutti li guardano, oltre tutto in quel momento lui starebbe con Anna Wallace).

Ospite - “Il principe Carlo sarà l’ospite d’onore, tu sei giovane, magari lo divertirai” (Philip de Pass invita la sua amica Diana Spencer alla festa per i suoi 22 anni. Questa Diana – una semianalfabeta, però “fresca e bella, simpatica e dolce, vergine e senza passato” (Sabadin) – conosceva bene il principe Carlo anche perché lui aveva avuto una storia con sua sorella Sarah, che a star con lui era diventata anoressica (Diana invece, a star con lui diventerà bulimica). 

Triste - “Mio Dio, che persona triste” (pensiero di Diana la prima volta che vide il principe Carlo con sua sorella Sarah). 

Proposta - “Vorresti sposarmi?”. “Yeah, ok!, ah ah!”. “Sei consapevole che un giorno diventerai regina?”. “Ti amo tanto, ti amo tanto” (Castello di Windsor, 6 febbraio 1981, ore 17, proposta di Carlo a Diana).

[…] 

Fidanzamento - “Che emozionante notizia quella del fidanzamento. Incontriamoci presto a pranzo quando il principe del Galles andrà in Australia e Nuova Zelanda. Starà via per tre settimane. Mi piacerebbe vedere l’anello. Con molto amore, Camilla” (biglietto lasciato da Camilla Parker-Bowles sul cuscino del letto di Diana a Clarence House). 

Battute - “A pranzo Camilla mi domandò se pensavo di andare alle battute di caccia a Highgrove. Risposi di no e lei ne sembrò sollevata. Stava marcando il territorio, il suo e il mio” (Diana).

[…] 

Naïf- “Era una diciannovenne poco istruita, così naïf. Non aveva nemmeno mai avuto un ragazzo vero e proprio. Non aveva idea. Pensava di essere innamorata, ma non sapeva niente. La rappresentazione che si era fatta di una relazione romantica era quella che aveva letto nei libri della sua nonna acquisita, Barbara Cartland” (Rosa Monckton) 

Foto - “Aaaaaargh” (urlo di Diana durante il viaggio di nozze sul Britannia, quando da uno dei sette libri di Laurenz van der Post che Carlo aveva portato con sé cadde una foto di Camilla).

Tazzine - “Non puoi più, c’è la tua faccia su tutti i tovaglioli e le tazzine che vendono ai turisti” (Jane Spencer, sorella di Diana, che, ormai consapevole della relazione con Camilla, vuole annullare il matrimonio). 

Tampax - “Vorrei essere il tuo tampax” (Carlo a Camilla durante una telefonata intercettata e finita sui giornali di tutto il mondo). 

[…] 

Pazzo - “Ci sono poche cose che mi impediscono di impazzire: Camilla, Balmoral, le partite di polo…” (il principe Carlo).

[…]

Rossi - “Ha pure i capelli rossi!” (Carlo alla vista di Harry appena nato, si sa che la moglie Diana va a letto, tra gli altri, col rosso maggiore James Hewitt). 

Puttana - “Amo mio marito, ho bisogno di lui e voglio diventare regina un giorno, non me lo ruberai, sporca puttana. Sono giovane, bella, ho una bella pelle. Tu sei brutta e vecchia. Te l’ho già detto che sei brutta?”. “Ascoltami, spilungona. Perché non ti vuole? Vediamo. Sei fredda. Sei troppo alta, sei troppo magra. Hai un naso troppo lungo. Dice che fai schifo a letto. Posso anche essere brutta, ma a letto sono brava, ragazza mia. E so cosa vuole Charlie. Mi piacciono le sue orecchie, tu invece le prendi in giro” (dialogo tra Diana e Camilla durante una festa, secondo una ricostruzione apparsa sulla stampa dell’11 febbraio 2005).

[…] 

Terra - “Ho faticato a ridiscendere a terra” (Camilla dopo che Carlo, in ginocchio, le ha chiesto la mano) 

Vincitore - “Benvenuti nel recinto del vincitore” (la regina Elisabetta dopo le nozze tra Carlo e Camilla). 

Viaggi - “Carlo e Camilla in viaggio si portano dietro anche i letti. E i quadri da appendere alle pareti delle stanze, in genere paesaggi delle Highlands. E, lui, la tavola personale del gabinetto foderata di capretto bianco, e una speciale carta igienica di velluto” (Tom Boer, biografo).

[…] 

Chiacchiere - “Sì, con le piante ci chiacchiero. Confido volentieri i miei problemi ai polli” (Carlo nel 1986. Spiegò che col personale comunicava invece tramite biglietti).

[…]

Estratto dell’articolo di Maria Corbi per “la Stampa” il 6 marzo 2023

[…] Carlo diventerà re, ufficialmente. E accanto a lui ci sarà Camilla, l'amore della sua vita, su questo almeno ci sono pochi dubbi. L'amore ha trionfato, ma sulla sua strada ha travolto colei che oggi avrebbe dovuto essere qui, Diana, indimenticata principessa del popolo. Impossibile non immaginarla oggi, a 61 anni, con quel suo sguardo che faceva impazzire il mondo, la testa che si abbassava timida e gli occhi che tornavano a sorridere alla folla. Tanto diversa da Camilla che incede senza incertezze e sorride guardando fisso negli occhi l'interlocutore.

[…] Certo non aiuta a consegnarla all'oblio il fatto che proprio nell'Abbazia di Westminster siano stati i suoi funerali. Una prova dura soprattutto per Harry il "figliol non prodigo" che nell'autobiografia ne ha difeso la memoria, ricordando la sua vita infelice. E nello stesso tempo definendo Camilla pericolosa, come la matrigna cattiva delle favole. Impossibile per lui pensare a come sarebbe oggi la sua vita e la sua posizione nella famiglia reale se ci fosse stata ancora mamma a difenderlo. Non avrebbe permesso che venisse trattato come un estraneo, estromesso da qualsiasi ruolo ufficiale nella cerimonia. Non avrebbe consentito lo sfratto dal Frogmore Cottage, a Windsor, dove ieri Harry è stato per l'ultima volta prima di riconsegnare la chiavi. Il figlio sarebbe stato lì, accanto a lei, orgoglioso di vederla diventare regina. Carlo e Camilla hanno avuto un ruolo fondamentale nella sua infelicità, e in tanti non dimenticano al motto di "Camilla non sarai la nostra regina".

[…] non importa se, comunque, oggi l'amore ha trionfato, dando ragione a una storia che sembrava impossibile, iniziata quando Carlo e Camilla erano ragazzi e che ha attraversato il millennio. Un esempio di devozione, dedizione, complicità esemplare se non fosse che sulla loro strada c'era una ragazza di 19 anni, Diana, piena di insicurezze, di sogni e di amore per quell'uomo che non è mai stato suo. Carlo viveva, invece che con lei e i bambini, nella residenza di Highgrove, distante solo 16 chilometri da dove abitava Camilla, a Bolehyde. Lo scandalo sulla loro relazione deflagra nel 1993, quando una conversazione "hot" tra i due amanti viene pubblicata dal Mirror.

Poi Diana due anni dopo decise di confermare in una intervista alla Bbc: «Il nostro era un matrimonio affollato, eravamo in tre». Ma per Camilla la strada fino a qui non è stata facile, perché c'era sempre Diana a sbarrarle la strada verso il cuore del popolo. Quando nel 2005 è riuscita a sposare Carlo, nella cappella di St. George a Windsor la sua popolarità era bassissima, e neanche un royal wedding che celebrava un vero amore, capace di abbattere la ragione di Stato, riuscì a renderla più simpatica. 

Camilla rimaneva "l'amante", la "rovina famiglie". Così fu Carlo a prendere in mano la situazione per far si che la narrazione cambiasse. Ed è stato Harry, nel suo libro "Spare", a rivelare dell'accordo che Carlo avrebbe fatto con il gruppo editoriale di Rupert Murdoch per riabilitare l'immagine della moglie. Harry ricorda anche come sia lui che il fratello William fossero contrari alle nozze del padre, ma si siano dovuti arrendere ad accettare Camilla in famiglia: «Abbiamo riconosciuto che finalmente nostro padre sarebbe stato con la donna che aveva sempre amato».

Ma la vera consacrazione per l'ex signora Parker Bowles è arrivata dalla regina Elisabetta che nel 70° anniversario del suo regno, a febbraio 2022, fece il suo endorsement, rivelando il desiderio che Camilla adottasse il titolo di regina consorte. Poi Carlo, ha tolto anche quel piccolo suffisso, per rendere la sua Camilla una vera regina. Oggi sulla sua testa avrà la Queen Mary Crown, con 2200 diamanti, progettata dal gioielliere reale Garrard per l'incoronazione del re Giorgio V e della regina Mary, nel giugno 1911. Dio salvi la regina.

Camilla, sei curiosità sulla regina consorte. Storia di Novella Toloni su Il Giornale il 7 marzo 2023

Da donna più odiata del Regno Unito a Queen Camilla. Ne ha fatta di strada Camilla Parker Bowles, che ieri è stata ufficialmente incoronata regina consorte di Re Carlo III d'Inghilterra nella tradizionale cerimonia svoltasi all'Abbazia di Westminster. Dal balcone di Buckingham Palace, Camilla ha salutato i suoi sudditi cancellando con un solo gesto della mano anni di critiche, pettegolezzi e scandali. Prima regina divorziata nella storia della monarchia inglese, Camilla porta con sè una storia personale che non tutti conoscono.

1. I tanti soprannomi di Camilla

Re Carlo III d'Inghilterra la chiama "Gladys" sin dal loro primo incontro avvenuto nel 1970, quando l'allora principe la incontrò durante una partita di polo. Per tutti, però, Camilla è stata "Rottweiler", nomignolo che Lady D le diede quando scoprì che suo marito Carlo la tradiva proprio con lei. Un appellativo che Diana scelse per la rivale, paragonandola al cane per il suo viso pieno di rughe e l'ampia mascella. Più ironico, invece, il nomignolo che le hanno dato i nipoti acquisiti, figli del principe William e Kate Middleton, che l'hanno soprannominata Lady Gaga. È stato il principe George a trasformare per primo l'appellativo 'Grandma' (nonna) in 'Gaga' e, da allora, anche la sorella Charlotte e il fratello Louise la chiamano come la popstar americana.

2. Sua nonna fu l'amante di re Edoardo

Quando il principe Carlo incontra la Parker Bowles, nel 1970 a una partita di polo, lei ha 23 anni e non ha sangue aristocratico. Ma qualcosa la lega, comunque, ai Windsor e con il suo racconto conquista il futuro Re d'Inghilterra. La trisnonna di Camilla (Alice Keppell) fu l'amante prediletta di re Edoardo VII, come lei lo sarebbe diventata un decennio dopo, quando Carlo iniziò una relazione segreta con lei pur essendo sposato con Diana.

Video correlato: L'incoronazione della Regina Consorte Camilla (RaiNews)

3. Gli studi e le aspirazioni

Camilla Parker Bowles ha girato l'Europa per compiere i suoi studi. Prima a Londra poi in Svizzera e infine in Francia, a Parigi dove si è laureata in letteratura francese. La sua massima aspirazione, però, non è mai stata quella di insegnare, ma bensì "essere una moglie di campagna con figli, cavalli e una piacevole vita sociale", raccontò la sua biografa ufficiale Penny Junor, anni fa. Vita che le regalò il primo marito Andrew Parker Bowles, dal quale ha avuto i due figli Thomas Henry e Laura Rose.

4. La Regina le vietò di partecipare ai funerali di Diana

Nonostante gli scandali la regina Elisabetta non si oppose mai alla storia d'amore tra Carlo e Camilla, ma le impose di mantenere un profilo dimesso. Quando Lady D morì nel tragico incidente automobilistico avvenuto a Parigi il 31 agosto 1997, la Sovrana vietò a Camilla di partecipare ai funerali di Stato e otto anni dopo, nel 2005, impose alla coppia un matrimonio civile a Windsor senza troppi cerimoniali.

5. Le passioni di Camilla l'antisnob

Definita l'antisnob per eccellenza, Camilla ha sempre prediletto una vita normale senza eccessi nel segno dell'ecologia. La regina consorte ama rifugiarsi in campagna a Ray Mill House, nel Wiltshire, dove legge decine di libri. Oltre alla passione smisurata per la lettura, la moglie di Re Carlo ama mangiare in cucina, bere buon vino rosso, passeggiare con i suoi due cani Jack Russell, Beth e Bluebell (spesso immortalati con loro nelle foto) e andare a cavallo.

6. Less is more

Dopo la morte della regina Elisabetta, Camilla è entrata a Buckingham Palace al fianco di re Carlo e ha apportato subito alcune modifiche ai protocolli, in favore di una monarchia più snella e meno sfarzosa. Camilla ha rinunciato alla presenza della dama di compagnia, che avrebbe dovuto seguirla nelle attività quotidiane e ridotto al minimo i suoi collaboratori. Pare risponda alla corrispondenza (si parla di centinaia di lettere) da sola.

Camilla, 10 cose che forse non sapete sulla donna più odiata che ora è regina: divorziata, anti snob, ama libri e campagna. Paola De Carolis su Il Corriere della sera il 7 Maggio 2023

La cerimonia di ieri ha sigillato la parabola del «rottweiler» (copyright Diana)

Io regina? «You must be joking». Così scherzava Camilla con gli amici all’inizio degli anni Novanta, mentre il matrimonio dei principi del Galles naufragava e lei tornava ufficialmente al fianco di Carlo. Quella che trent’anni fa poteva sembrare solo una battuta oggi è realtà. Queen Camilla, incoronata sotto gli occhi del mondo all’Abbazia di Westminster, ha salutato il Paese dal balcone di Buckingham Palace con in testa la corona. E pensare che una volta era considerata «la donna più odiata del Regno Unito». La sua storia d’amore con l’erede al trono, il dolore inflitto alla principessa Diana e l’antipatia del Paese erano sembrati ostacoli insormontabili. Il tempo ha sanato ogni ferita.

1. Il primo incontro

Carlo e Camilla si incontrarono nel 1970 a una partita di polo. Lui era principe di Galles, lei una simpatica ragazza di buona famiglia, cresciuta nel Sussex senza troppi fronzoli o attenzione al Galateo. Non ha sangue aristocratico. La sua trisnonna, Alice Keppell, fu l’amante preferita di re Edoardo VII, un fatto che la giovane Camilla avrebbe ricordato a Carlo quando il principe le faceva la corte.

2. Nascita e studi

Camilla nacque il 17 luglio 1947 al King’s College Hospital di Londra. Frequentò prima la Dumbrells School, nel Sussex, e poi la scuola Queen’s Gate di Londra. A 16 anni venne mandata in Svizzera e successivamente a Parigi.

3. Aspirazioni

Penny Junor, sua biografa, ricorda che da giovane Camilla «non voleva altro che essere una moglie di campagna con figli, cavalli e una piacevole vita sociale». Sino ai suoi 40 anni lo è stata al fianco dell’aristocratico ufficiale Andrew Parker Bowles, un matrimonio dal quale sono nati due figli, Thomas Henry e Laura Rose, ieri seduti in prima fila all’incoronazione.

4. Gli ottimi rapporti con il primo marito

Andrew Parker Bowles è rimasto molto legato a Camilla, che sente spesso. È vedovo, la seconda moglie è morta di cancro. Camilla, ha spiegato una sua amica, «è preoccupata per lui. Spera che incontri qualcun altro. Desidera profondamente che sia felice».

5. Camilla l’antisnob

Adora i cavalli, i cani e l’aria aperta. «È sempre stata materna, allegra, calma, l’esatto opposto di Diana» e, stando agli amici, avrebbe curato il principe dei suoi eccessi di snobismo. Non accetta comportamenti che sanno di privilegio. Se il re sembra oggi più avvicinabile e simpatico sarebbe anche merito di Camilla.

6. Da rottweiler a regina

Diana l’aveva soprannominata il rottweiler. Quando la principessa del Galles morì, Elisabetta le vietò di partecipare al funerale. Nel 2005 la monarca si impose ancora, preferendo evitare il matrimonio del figlio con Camilla, che si svolse in forma civile a Windsor.

7. Grande lettrice

Si dice che Camilla non sia mai lontana da un libro. Durante la pandemia ha creato un gruppo di lettura, the Queen’s Reading Room. A giugno ospiterà un festival letterario a Hampton Court. Judi Dench è tra gli ospiti d’onore. Tra i primi eventi che Camilla ha organizzato da regina c’è stato un ricevimento per scrittori a lei cari a St James’s Palace.

8. Il rifugio, la sua casa

Se Carlo ha Highgrove, Camilla ha Ray Mill House, la casa del cuore nel Wiltshire. È lì che si rilassa. Pranza e cena in cucina o sul divano, con un libro, un bicchiere di vino rosso e la radio o la televisione accese. Ha due cani Jack Russell, Beth e Bluebell, che porta a spasso tutte le volte che può.

9. La blended family

Tom, figlio di Camilla, è figlioccio e figliastro di Carlo, che sposando Camilla, nel 2005, ha acquistato una blended family, una famiglia allargata che lo accomuna a gran parte del Regno Unito.

10. Camilla R.

Se una volta non si immaginava di diventare regina, Camilla ha adottato in fretta alcuni aspetti del suo nuovo status. Il saluto con la mano è ancora poco naturale, ma da tempo si firma già Camilla R, Camilla regina.

Thomas e Laura Parker Bowles: chi sono i figli (sconosciuti) della regina Camilla. Federica Bandirali su Il Corriere della sera il 7 Maggio 2023

Prima di dire "sì" al monarca, Camilla Parker Bowles è stata sposata, tra il 1973 e il 1995, con Andrew Parker Bowles. Da questa unione sono nati i due, rimasti molto discreti sin dall'ingresso della madre nella famiglia reale 

Sono i figli della regina. Eppure, Thomas e Laura Parker Bowles sono praticamente sconosciuti al grande pubblico. All'ombra della madre, il figlio e la figlia di Camilla Parker Bowles e Andrew Parker Bowles vivono una vita lontana dal protocollo della famiglia reale. Thomas Henry Charles Parker Bowles è nato il 18 dicembre 1974. Oltre al suo secondo nome, quest'ultimo ha un legame speciale con il principe Carlo , che è il suo padrino. Tom Parker Bowles, 47 anni, è un rinomato critico gastronomico e scrittore d'oltremanica. Il figlio maggiore della regina ha già scritto sette libri di cucina. Ha anche collaborato con media prestigiosi come “Tatler”, “Esquire” o “Harper's Bazaar” e ha partecipato a trasmissioni televisive culinarie come “Masterchef”. Una carriera che sarebbe stata ispirata da sua madre, di cui elogia il talento di cuoca.

Ma prima di questa prolifica vita professionale, Thomas Parker Bowles si è preso del tempo per trovare la sua strada. Dopo aver lasciato l'università, il giovane è diventato un addetto stampa nell'industria cinematografica. Ma nel suo passato ci sono altri episodi che hanno fatto parlare di lui. Nel 1999 i tabloid inglesi avevano dato la notizia che il giovane avrebbe consumato cocaina durante il Festival di Cannes a cui stava partecipando. Rimproverato dalla madre e dal patrigno, avrebbe poi cambiato radicalmente vita e percorso per quello che lo si conosce oggi.

Laura Parker Bowles invece è nata nel 1978. Dopo aver studiato alla Oxford Brookes University, è stata assunta come curatrice di mostre, poi come direttrice della galleria d'arte Space di Londra. Nel 2005, ha co-fondato la sua galleria d'arte, Eleven, situata nel quartiere londinese di Belgravia. Un anno dopo ha sposato Harry Lopes, un ex modello diventato avvocato. Il principe William e Kate Middleton così come il principe Harry erano presenti per questo suo grande giorno. Come la madre un anno prima, ha scelto di indossare un abito di Anna Valentine. Il 16 gennaio 2008 la giovane donna è diventata mamma della prima della piccola Eliza e nel 2009 la famiglia si è allargata con la nascita dei gemelli Gus e Louis.

Camilla diventa regina e corona la sua storia d’amore con Carlo. Paola De Carolis su Il Corriere della Sera il 5 maggio 2023.  

La doppia incoronazione nella cattedrale di Saint Paul. Il primo incontro con il re nel 1970 a una partita di polo. La difficile relazione di un tempo con la famiglia reale è acqua passata

«Sapevo che ci sarebbe stata. La cercai con lo sguardo». Entrando al braccio del padre nella cattedrale di Saint Paul il giorno in cui sposò Carlo, Diana scrutò gli ospiti per individuare la donna che già allora era sua rivale. «Aveva un cappello alto grigio pallido, con velina. Il figlio Tom accanto a lei era in piedi su una sedia. Lo ricordo ancora...è una memoria molto vivida». Altri tempi. Diana non c’è più. Camilla Parker Bowles oggi non è la terza incomoda, o il rottweiler, come l’aveva soprannominata Lady D. È regina.

Di fronte al momento storico della doppia incoronazione, ai passi precisi di una processione che sembra scandita da un metronomo, allo sfarzo delle carrozze d’oro, ai 2200 invitati e alle centinaia di migliaia di persone disposte lungo il tragitto, è difficile ricordare che sino a tempi recenti Camilla è stata una presenza difficile all’interno della famiglia reale. Al suo matrimonio con Carlo, nell’aprile 2005, Elisabetta e Filippo non c’erano. Si incaricarono del ricevimento ma preferirono non partecipare alla cerimonia.

Se i sudditi l’hanno accettata – sicuramente senza il calore riservato a Diana – è grazie a una delicata operazione di riabilitazione studiata da una squadra scelta accuratamente dal re e cominciata nel 1999, due anni dopo la tragica morte di Diana, con la prima uscita pubblica di fronte alle telecamere al Ritz di Londra. Carlo – che alla famiglia disse come noto che Camilla era una parte «non negoziabile» della sua vita - affidò il compito di trasformare l’immagine della propria amata a un mago della comunicazione, Mark Bolland. Elisabetta sigillò il suo futuro con una dichiarazione inaspettata in occasione del Giubileo di platino: «Quando, nella pienezza del tempo, mio figlio Carlo diventerà re so che darete a lui e a sua moglie Camilla lo stesso supporto che avete dato a me...È mio sincero desiderio che, quando arriverà il momento, Camilla venga conosciuta come regina consorte».

Camilla Shand nacque il 17 luglio 1947 al King’s College Hospital di Londra. Frequentò prima la Dumbrells School, nel Sussex, e poi la scuola Queen’s Gate di Londra. A 16 anni venne mandata in Svizzera e successivamente a Parigi, all’Istituto britannico. Penny Junor, sua biografa, nel libro La duchessa ricorda che da giovane Camilla «non voleva altro che essere una moglie di campagna con figli, cavalli e una piacevole vita sociale» e sino ai suoi 40 anni lo è stata, al fianco dell’aristocratico ufficiale Andrew Parker Bowles. Un matrimonio dal quale sono nati due figli, Thomas Henry e Laura Rose — il primo figlioccio e ora anche figliastro di Carlo — sciolto nel 1995. Camilla è rimasta molto legata al primo marito, tanto che Parker Bowles sarà presente all’incoronazione.

I libri sono il suo rifugio mentale. Quello fisico è Ray Mill House, la casa del cuore nel Wiltshire. È lì che si rilassa. Le amiche raccontano che pranza e cena in cucina o sul divano del soggiorno, con un libro, un bicchiere di vino rosso e la radio o la televisione accese. I cinque nipoti sono «l’ancora che la tiene attaccata alla realtà», mentre i due cani Jack Russell, Beth e Bluebell, la portano a spasso. Da quando è entrata a far parte della famiglia reale, è diventata presidente di oltre 90 enti benefici. Tra i temi a lei cari, la salute mentale, la cultura e la violenza contro le donne. Durante la pandemia ha lanciato un club di lettura online, the Reading Room. La sintonia con Carlo, stando ad amici della coppia, è basata sui tanti interessi in comune così come sul senso dell’umorismo. Da quel primo incontro a una partita di polo, nel 1970, all’incoronazione di sabato: la loro è storia d’amore che in passato ha fatto scandalo e che oggi li rende profondamente felici.

Estratto dell’articolo di Vittorio Sabatin per ilmessaggero.it l'1 maggio 2023.

Gli amici di Carlo, quando gli si domanda per quale ragione lui sia così strettamente legato a Camilla, rispondono che il Re è notoriamente nato con il mal di testa e che Camilla è la sua dose quotidiana di Anadin, il medicinale a base di paracetamolo, aspirina e caffeina più usato in Gran Bretagna contro le cefalee. 

Per questo Carlo non ha mai potuto starle lontano troppo a lungo e per questo la chiamava quasi tutti i giorni anche dopo il matrimonio con Diana, una tragica unione che di mal di testa ne ha procurati a bizzeffe a tante persone. Carlo ha pagato duramente questo legame con Camilla, ma la vera vittima è stata lei, la donna che tutti odiavano […] La donna, come disse il principe Filippo al figlio, che nessuno al mondo con un po’ di sangue nelle vene avrebbe preferito a Diana.

Camilla ha visitato l’inferno, nei giorni in cui la insultavano per strada e le tiravano i panini addosso, come avvenne nel parcheggio di un supermercato di Chippenham […] Se ora è diventata Regina nonostante tutto le fosse contro, lo deve sicuramente a Carlo e alla sua tenacia, ma anche al fatto che è rimasta quello che era, una donna semplice alla quale di essere Regina non importa in fondo più di tanto. 

È stata Elisabetta, dopo che Carlo aveva detto a lei e a Filippo che Camilla era una parte «non negoziabile» della sua vita, a creare le condizioni per farle risalire la china. L’ha invitata spesso nel Royal box, prima tre file dopo la sua, poi una fila soltanto, poi vicino a lui. Nel 2005 ha dato l’assenso a un matrimonio che se fosse stato celebrato trent’anni prima avrebbe risparmiato tante sofferenze a tante persone. 

L’anno scorso, pochi mesi prima di morire, Elisabetta ha auspicato che la moglie di Carlo potesse, quando sarebbe venuto il momento, avere il titolo di Regina e non solo quello di Principessa, e sarà così il 6 maggio. […]

Solo oggi i britannici stanno realizzando che non è il personaggio malvagio che credevano. Ha cominciato a curare l’abbigliamento e le pettinature, è sempre in ordine, ha un grande senso dell’umorismo e porta le rughe della sua età con indifferenza. 

Ride spesso con Carlo, e si sa che ridere insieme è il segreto di ogni matrimonio felice. Non chiede mai niente per sé, non litiga per portare una tiara piuttosto di un’altra, non maltratta il personale, va dove la mandano, fa quello che ci si aspetta da lei. 

[…] Farà la Regina come lo fece Elizabeth, la moglie di Giorgio VI e madre di Elisabetta, indispensabile nel supporto al marito ed esemplare nella discrezione. 

La posizione che ha raggiunto non l’impressiona, dicono i suoi amici. Ora che è al vertice, la pensa come la pensava il principe Filippo, che stremato dai 500 impegni pubblici che aveva ogni anno, diceva a Elisabetta: «Nessuno farebbe il nostro mestiere, se potesse scegliere».

[…]

Estratto dell’articolo di Nuccia Bianchini per agi.it il 17 aprile 2023.

Il principe Harry "ha ferito" Camilla con i suoi racconti in 'Spare', la sua incendiaria autobiografia. Lo ha raccontato un'amica intima della futura regina, Lady Lansdowne, madrina della figlia di Camilla, Laura Lopes.

"Certo che le dà fastidio, certo che le fa male", ha raccontato la marchesa di Lansdowne a The Times. "Ma lei non si fa scomporre. La sua filosofia è sempre la stessa: 'Non fare nulla e si sistemerà: meno se ne parla, prima si ricompone'". 

[…] Harry non ha usato il fioretto nei suoi racconti: Camilla, la storica amante del padre, ha "lastricato la strada di cadaveri" pur di diventare regina e ripulire la sua immagine di "cattiva", ha raccontato, accusandola tra l'altro di aver fatto trapelare alla stampa molte fughe di notizie sulla famiglia reale. Nel libro il duca ha anche accusato la matrigna di essere "cattiva" e "pericolosa".

Il 6 maggio Camilla coronerà (è proprio il caso di dirlo) la sua marcia trionfale: per anni rimasta nell'ombra, accusata dalla principessa Diana di essere la causa del fallimento del suo matrimonio ("Eravamo in tre...."), Camilla sarà regina, un traguardo che forse neppure lei ha mai sperato. […]

Una donna che ha saputo aspettare, con idee molto chiare (ha voluto i suoi nipoti all'incoronazione, che sono sempre stati lontani dai riflettori, perché vuole dare l'immagine di una famiglia moderna) ma che adesso si muove con estrema perizia nei tortuosi sentieri della corte, come se non avesse mai fatto altro. Quanto al legame con Carlo, "è molto speciale. Lei è li', accanto a lui ma leggermente dietro di lui, non in una competizione per le luci della ribalta. E questo è ciò di cui lui ha bisogno". Non è dunque un caso, forse, che molti nell'entourage la chiamino 'The boss".

Da ansa.it il 5 aprile 2023.

La moglie di re Carlo III non è più regina consorte ma diventa regina Camilla.

Il titolo, come si attendeva, viene ora attribuito in modo formale negli inviti per l'incoronazione del sovrano e della moglie in programma fra un mese, il 6 maggio nell'abbazia di Westminster a Londra.

 Come si legge sul sito di Bbc News, gli inviti, realizzati su carta riciclata dall'artista Andrew Jamieson e raffiguranti "l'uomo verde" (una figura del folklore britannico), sono stati inviati a 2mila invitati fra cui teste coronate e autorità. Inoltre è stata pubblicata una nuova foto ufficiale del re e della regina che vestono entrambi in azzurro.

 I piani per il grande evento, che si tiene otto mesi dalla morte della regina Elisabetta II avvenuta l'8 settembre scorso, sono in fase avanzata. Secondo la Bbc i nipoti di Camilla saranno tra i paggi nella cerimonia all'abbazia di Westminster, insieme al nipote del re, il principe George. Non si sa invece se i Windsor si riuniranno al gran completo in quanto restano le incognite su Harry e Meghan: i duchi di Sussex sono stati invitati ma non hanno ancora confermato la presenza. Un portavoce della coppia, residente in California dopo lo strappo dalla famiglia reale nel 2020, ha affermato nei giorni scorsi che non ci sono stati aggiornamenti sulla loro partecipazione.

Per l'incoronazione sono previsti tre giorni di eventi cerimoniali, celebrativi e nelle comunità del Regno Unito, come annunciato da Buckingham Palace: un'opportunità per "le persone di riunirsi e celebrare l'occasione storica". Dopo l'incoronazione formale di Carlo nell'abbazia di Westminster sabato 6 maggio, secondo una tradizione che risale a più di 900 anni fa, sebbene in una versione più sobria rispetto a quella della regina Elisabetta avvenuta nel 1953, il giorno successivo è previsto il "concerto speciale" al castello di Windsor, mentre le comunità del Paese saranno invitate a organizzare "pranzi per l'incoronazione", annunciati come un momento di "celebrazione e amicizia". Lunedì 8 è giorno festivo come era stato deciso in occasione dell'incoronazione di Elisabetta II.

Estratto dell'articolo di Emanuela Minucci per lastampa.it il 3 aprile 2023.

Camilla Parker Bowles […] ancor prima di ricevere ufficialmente il titolo, e a soli sei mesi dalla morte della suocera, Elisabetta II, ha già messo mano alla cassaforte di Buckingham Palace. E a chi – fra gli intimi – le ha fatto notare che, forse, era il caso di aspettare prima di sfoggiare i più riconoscibili e lussuosi monili che appartenerono a Elisabetta pare abbia risposto: «Non c’è nulla da aspettare, tanto io sono la nuova regina!».

 Il viaggio di Stato con la spilla

Nella sua prima visita di Stato in Germania accanto a Re Carlo in molti hanno riconosciuto sul cappotto navy di Camilla, firmato Anna Valentine, la spilla composta da uno zaffiro circondato da dodici diamanti. Si trattava del mitico «Prince Albert Sapphire», regalo che il Principe Alberto fece alla sua futura moglie, la Regina Vittoria, il giorno prima del loro matrimonio. Una spilla che ha ravvivato spesso le già coloratissime giacche della Regina Elisabetta II […]

Alla regal cena con il diadema

Alla cena di Stato offerta dal presidente Steinmeier […] Camilla ha sfoggiato il suo diadema preferito, la tiara Greville, ereditata dalla regina Madre […] A far pendant con il diadema al collo di Camilla riluceva la collana «City of London Fringe», regalata alla regina Elisabetta per il suo matrimonio nel 1947. Ma non solo. Nell’ordine: un paio di orecchini di diamanti, la Stella dell’ordine della giarrettiera, la Gran croce dell’Ordine federale al Merito consegnata dal presidente tedesco e la spilla dell’Ordine della famiglia Reale della Regina Elisabetta II. È sufficiente per parlare di «affettuoso saccheggio»? 

Estratto dell'articolo di Deborah Ameri per “Oggi” l’1 aprile 2023.

È stato durante un pranzo segreto a Highgrove, nel maggio 1997, che la ex signora Parker Bowles ha deciso di diventare regina. A quella tavola sedevano il principe Carlo, il suo segretario privato Mark Bolland e Peter Mandelson, guru della comunicazione dell’ allora premier laburista Tony Blair.

 «Voglio cambiare la mia immagine, da amante a erede di Diana», aveva annunciato Camilla, imperiosa. E li era nato il plano per riabilitaria, l'Operation PB (Parker Bowles). La morte di Lady D, qualche mese dopo, lo aveva congelato per alcuni anni, ma la missione, trainata soprattutto da Carlo, non si è mai arenata.

Il 6 maggio sarà finalmente compiuta. Ventisei anni dopo, la vendetta freddissima di Camilla viene servita su un cuscino di velluto rosso e dorato, quello dove sarà poggiata la corona che farà di lei la sovrana d'Inghilterra.

 Nel 2005, quando sposò Carlo, si disse che sarebbe stata solo principessa consorte, per non offendere la memoria di Diana, Poi Elisabetta Il le ha concesso Il titolo di regina consorte, ma già sappiamo che la volontà del Palazzo è di farla conoscere semplicemente come The Queen.

[…] Camilla […] ha imposto la sua visione per una cerimonia di incoronazione moderna, che rifletta la Gran Bretagna di oggi, non quella coloniale di cui si era trovata a capo sua suocera oltre 70 anni fa.

 E così al posto dello stuolo di duchesse che avrebbero dovuto reggere il baldacchino sotto al quale sarà Incoronata, ha voluto i suoi cinque nipoti, tutti adolescenti, figli di Tom e Laura Parker Bowles, avuti dal suo primo marito. Simboli delle famiglie allargate e presenze eccezionali se si considera che Carlo è il capo della chiesa anglicana. […]

La sovrana settantacinquenne ha anche deciso di usare una corona riciclata, già appartenuta alla regina Mary e creata dal gioielliere Garrard nel 1911, ma modificata per rispecchiare la nuova natura della monarchia.

 Sarà rimosso il diamante "male-detto" Koh-i-Noor, […]che nel 1849 fu sottratto all'India dall'invasore bianco inglese e per questo diventato un simbolo dell'imperialismo […] Queen Camilla ha proseguito il suo personale piano di riforme abolendo subito le dame di compagnia e costruendosi una forte squadra, composta tutta di giovani donne, che la seguono da anni.

A differenza del re, lei ascolta le sue consigliere e si è lasciata convincere a modificare, seppur sottilmente, la sua immagine […] addio all'amato smartwatch Fitbit, dal quale non si separava mal, rimpiazzandolo con un più sobrio Cartier Ceinture.

 I look si sono fatti più sofisticati […]

Per gli abiti dell'Incoronazione ha scelto di affidarsi a Bruce Oldfieki, uno degli stilisti preferiti di Lady Diana, che per lei aveva creato pezzi unici. […]

"Lo ha imposto". Come Camilla sta preparando la sua incoronazione. La Regina consorte Camilla avrebbe un’idea molto precisa del tipo di Regina che vuole essere e l’incoronazione sarà il momento giusto per mostrarlo al mondo. Francesca Rossi l’1 aprile 2023 su Il Giornale.

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 La corona

 Niente più duchesse

 Lo stesso stilista di Diana

Tra poche settimane Carlo III e Camilla verranno incoronati nell’Abbazia di Westminster. La Regina consorte, però, avrebbe imposto una particolare modifica alla cerimonia e fatto delle scelte relative al suo look che potrebbero riflettere una nuova interpretazione del suo ruolo, un nuovo modo di essere sovrana, benché qualcuno sostenga addirittura che possano nascondere una vendetta tardiva contro Lady Diana.

Carlo (e Camilla) per la pace con l'Europa. Prima visita di Stato con onori a Berlino

La corona

Camilla non indosserà una nuova corona per l’evento del 6 maggio. È una tradizione troppo dispendiosa in un periodo in cui il regno lotta contro l’inflazione, la crisi economica e i problemi legati all’ambiente. La discrezione e la sobrietà sono parole d’ordine dell’incoronazione di Carlo III. La sovrana consorte ha scelto il diadema della Regina Mary, che verrà modificato aggiungendo i diamanti Cullinan III, IV e V e accuratamente evitato la corona della Regina Madre con il Koh-I-Noor, la splendida gemma di cui l’India chiede la restituzione.

Il partito di Narendra Modi, il Bharatiya Janata Party, ha dichiarato che mostrare di nuovo in pubblico il Koh-I-Noor sarebbe pari a un affronto, poiché “risveglierebbe ricordi dolorosi del passato coloniale”. Così la controversia ha assunto anche un significato diplomatico e politico. Alimentare polemiche è l’ultima cosa che il re vuole, soprattutto all’inizio del suo regno e a poche settimane dalla cerimonia, benché tenere chiuso nei forzieri reali il diamante della discordia appaia anche come una decisione presa sulla scia del “politicamente corretto”.

"Non il mio re", ancora proteste contro Carlo III e Camilla

Niente più duchesse

Camilla avrebbe anche espresso un desiderio: non saranno, come consuetudine le duchesse a sorreggere il baldacchino sotto al quale verrà consacrata Regina consorte, bensì i suoi nipoti. Un’altra tradizione infranta, ma per lasciar spazio all’unità familiare, per rafforzarla. La Regina vuole accanto a sé i suoi discendenti, le persone più care, ma anche lanciare un messaggio all’opinione pubblica sulle “realtà della vita moderna, di cui una famiglia allargata è l'elemento centrale”.

Camilla, “l’altra donna” diventata Regina d’Inghilterra

Lo stesso stilista di Diana

La scelta più controversa della Regina consorte riguarda lo stilista che disegnerà l’abito per la sua incoronazione, ovvero Bruce Oldfield. Particolare non trascurabile: era lo stilista preferito della principessa Diana. Per qualcuno si tratterebbe della vendetta, seppur tardiva, di Camilla, comunque di uno scivolone che si poteva evitare, di discutibile gusto. Ma non è detto, come spiegato da un insider al Sun: “Tra Camilla e Bruce c’è una profonda amicizia da tanti anni, quindi per certi versi è la scelta [più] ovvia…Camilla si fida di Bruce…” che ha lavorato per lei in diverse occasioni".

Forse affidare a Oldfield un incarico tanto importante non ha a che fare solo con il suo indiscutibile talento ed è stato un rischio solo apparente: in realtà avrebbe più a che vedere con la volontà della Regina consorte di chiudere la porta al passato, di iniziare una nuova fase. Con la selezione della corona e il ruolo affidato ai nipoti la moglie di Carlo III ha infranto delle tradizioni, creato precedenti, apportato novità. Con la nomina di Oldfield avrebbe voluto far sapere al mondo intero di essere ormai libera dai condizionamenti. Camilla non è più “l’amante”, ma la consorte e la monarca che sceglie i suoi collaboratori in base ai suoi gusti, alle sue idee, a ciò che vuole.

Tutte decisioni, queste, mirate ad avvicinarla al popolo e che stanno decretando il crescente successo della sua immagine. Camilla, la donna che ha raggiunto i suoi obiettivi con tenacia, pazienza e determinazione, ora ha davanti a sé una nuova sfida: essere Regina dopo Elisabetta II. Ma sta già modellando questo ruolo sulla sua personalità, a giudicare dalle scelte relative all’incoronazione. Come ha spiegato una fonte, citata dal giornale "Oggi": “Camilla ha imposto la sua visione per una cerimonia di incoronazione moderna, che rifletta la Gran Bretagna di oggi, non quella coloniale di cui si era trovata a capo sua suocera oltre 70 anni fa”.

Estratto dell'articolo di Enrica Roddolo per il “Corriere della Sera” il 27 febbraio 2023.

«Il 6 maggio? Un’incoronazione, moltiplicata per due: “un re crea una regina, mentre una regina non crea un re”». Lo storico Hugo Vickers, il più legato ai Windsor, persona di fiducia di Filippo duca di Edimburgo e di Elisabetta II […]

 Il palazzo vuol togliere la parola «consorte» al ruolo della nuova Regina. Perché?

«Nessun mistero: il motivo per chiamarla Regina consorte era per differenziarla dalla regina Elisabetta: ormai, mesi dopo la morte di Elisabetta, non ha più senso quel consorte. Camilla sarà Regina».

Con la corona della regina Mary del 1911 non quella col diamante della discordia, il Koh-i-Noor. Carlo non vuole guai con l’India?

«Sì, il Re è un pacificatore. Ma ogni cambiamento a questa incoronazione sarà un precedente per William».

 Alle Houses of Parliament c’è malumore: non tutti i Lord e i parlamentari entreranno in Abbazia.

«C’è delusione perché vestiranno in lounge suits, in borghese, niente ermellini. E solo una manciata, a sorteggio, entrerà a Westminster Abbey. Carlo vuole aprire a chi lavora per le charity, per il Commonwealth...[…] 2 mila persone soltanto. E gli inviti non sono ancora partiti».

 […]

Ci saranno i Sussex?

«Il Re vuole con tutto il cuore tenere la porta aperta e li aspetta, li inviterà. Ma... la posizione di Harry nell’incoronazione di Carlo III è come quella di Edoardo VIII nel 1937 all’incoronazione del fratello Bertie […] Alla fine […] Seguì l’incoronazione dalla sua tv a Parigi».

 […]

Poi c’è Andrea.

«Non c’era Andrea al Giubileo di Platino, ufficialmente per Covid... potrebbe contrarlo di nuovo. O comparire in posizione defilata».

Chi dei potenti del mondo sarà invitato?

«Rappresentanze ufficiali e teste coronate ma questa volta i principi ereditari più che i sovrani. Per non offuscare il Re, Carlo III. È la tradizione».

 Che ruolo avrà William?

«All’incoronazione renderà omaggio, inginocchiandosi, davanti al padre. Ma per lui nessun ruolo di coordinamento di questa incoronazione come per Filippo […]».

"Camilla sarà Regina". Ma il principe Filippo non divenne Re: ecco perché. Francesca Rossi su Il Giornale il 28 Febbraio 2023

L’affetto dei cittadini britannici nei confronti della Regina consorte Camilla avrebbe motivato Buckingham Palace a prendere una decisione importante, che verrà attuata dopo l’incoronazione

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 “Desidero che sia Regina consorte”

 La Regina (consorte) Camilla

 Regine per matrimonio

 Perché il principe Filippo non è stato “Re consorte?”

Quando Camilla sposò Carlo, nel 2005, sia i media sia il popolo britannico realizzarono di avere di fronte i futuri re e regina d’Inghilterra. L’allora duchessa di Cornovaglia chiarì, attraverso una nota ufficiale, che sarebbe stato suo desiderio, dopo l’ascesa al trono del marito, non essere chiamata “Regina consorte”: “È previsto che la signora Parker Bowles usi il titolo di Sua Altezza Reale la Principessa consorte quando il Principe di Galles sarà re”. Una scelta che, come la rinuncia al titolo di principessa del Galles, suonò come una sorta di passo indietro, il tentativo di non fomentare ulteriormente l’eterna rivalità con l’irraggiungibile Lady Diana. Ne è passata di tempo da quel giorno e molte cose sono accadute, sparigliando le carte e portando Camilla verso un destino che, forse, nemmeno lei aveva immaginato del tutto.

Desidero che sia Regina consorte”

In questo anniversario mi fa piacere rinnovare la promessa che feci nel 1947, che tutta la mia vita sarebbe stata dedicata al vostro servizio. Quando, a tempo debito, mio figlio Charles diventerà re, so che garantirete a lui e a sua moglie Camilla lo stesso sostegno che avete dato a me. Ed è mio sincero augurio che, quando quel momento arriverà, Camilla sia riconosciuta come Regina Consorte”. Con queste parole, scritte sette mesi prima della sua morte, alla vigilia dell’Accession Day, ovvero il 5 febbraio 2022, la regina Elisabetta mise la parola fine sulla presunta inimicizia tra lei e Camilla e sulla storia tragica del “matrimonio affollato” tra Carlo e Diana.

In poche righe cambiò l’avvenire della nuora, aprendo un nuovo capitolo nella vita dei Windsor. L'allora duchessa di Cornovaglia divenne la futura sovrana consorte d’Inghilterra per espresso desiderio della Regina ancora in carica. Una notizia clamorosa, che alimentò la simpatia degli inglesi nei confronti di Camilla. Questo risultato, però, non fu repentino, ma frutto di un lungo, silenzioso lavoro d’immagine che la duchessa avrebbe portato avanti negli anni, con pazienza, discrezione e grande dedizione alla Corona.

La Regina (consorte) Camilla

Dopo la morte della regina Elisabetta, lo scorso 8 settembre e la conseguente ascesa al trono di Carlo, divenuto re Carlo III, Camilla assunse il titolo di Regina consorte. Già nell’ottobre 2022 il Telegraph rivelò che Buckingham Palace avrebbe avuto intenzione di eliminare la parola“consorte”: “[La royal family è] rilassata, disinvolta” in merito alla questione, disse un insider, spiegando che le ragioni di questo cambiamento starebbero nella volontà della nuova coppia reale di semplificare il titolo di Camilla, rendendolo meno formale: "Lo staff [di Buckingham Palace] spera di rimuovere [il termine] ‘consorte’ dal titolo di Camilla, per allinearla alle mogli dei re che l’hanno preceduta nei secoli”.

Nel febbraio 2023 questa idea è tornata alla ribalta sulla stampa britannica con ancora più forza. Sembra, infatti, che il cambiamento nel titolo di Camilla diverrà effettivo dopo l’incoronazione del prossimo 6 maggio. Una fonte ha svelato al Daily Mail: “A Palazzo si considera [il fatto che il titolo di] Regina consorte sia farraginoso e potrebbe essere più semplice per Camilla essere conosciuta solo come Regina…”.

Ci sarebbe un chiaro segnale di questa svolta, spiega ancora il tabloid: in origine il circolo letterario di Camilla si chiamava “Duchess of Cornwall’s Reading Room”. Ora che il progetto si è trasformato in una charity, come annunciato il 23 febbraio scorso, il nome è stato cambiato in “Queen’s Reading Room”. Non c’è la parola “consorte”, che lo avrebbe reso sicuramente più complicato e macchinoso. A quanto pare anche il Court Circular, cioè il registro su cui vengono riportati tutti gli impegni pubblici della royal family, “presto rifletterà il cambiamento”, scrive ancora il Daily Mail.

Per la verità anche giornali come il Times e il Telegraph hanno già cominciato a riferirsi a Camilla soltanto come “Regina” e non più “Regina consorte”. Rose Wild, del Times, ha spiegato così la decisione: “Per la maggior parte di noi con [il termine] Regina ci si riferiva a una sola persona, per quanto possiamo ricordare. Ci stiamo ancora abituando all’idea di cantare “God save the King” e poteva esserci un po’ di confusione su chi si intendesse con la parola Regina durante la fase di copertura mediatica della morte di [Elisabetta II]. In gran parte [il problema] è stato risolto usando il termine Regina consorte per riferirci all’ex duchessa di Cornovaglia. Questa soluzione prolissa non sembra più necessaria. Consorte è una descrizione, non un titolo. Tutte le precedenti mogli di re sono state Regine consorti, ma nessuna è stata indicata come tale”.

Al Corriere.it l’esperto Hugo Vickers ha ribattuto: “Nessun mistero: l’unico motivo per chiamare [Camilla] Regina consorte era per differenziarla dalla regina Elisabetta: ormai, mesi dopo la morte di Elisabetta, non ha più senso quel consorte. Camilla sarà Regina”.

Regine per matrimonio

Le parole di Rose Wild, in particolare, esprimono bene la differenza tra una Regina regnante e una Regina consorte, puntualizzando che quest’ultimo termine, benché noto, spesso non viene usato per una questione di immediatezza. Una Regina regnante è figlia di un sovrano e da lui ha ereditato il trono. Una Regina consorte diviene tale sposando un re. Dunque non ha un potere effettivo sul regno. Per esempio la regina Elisabetta è stata una sovrana regnante, mentre sua madre, Elizabeth Bowes-Lyon fu una Regina consorte, poiché sposò Giorgio VI.

Lo stesso vale per Camilla, moglie di Carlo, erede al trono e ora re. Anche Letizia di Spagna e Rania di Giordania sono Regine consorti, poiché sul trono ci sono i loro mariti, rispettivamente Felipe VI e Abdallah II. In un lontano futuro, invece, la Spagna avrà una Regina regnante, ovvero l’attuale principessa Leonor, figlia di re Felipe.

Tuttavia i media si riferiscono alle sovrane consorti semplicemente come Regine per una questione di comodità mai messa in discussione. L’esperto Dickie Arbiter, sul suo profilo Instagram, ha messo in evidenza che l’abbreviazione del titolo di Camilla è un fatto usuale che nulla aggiunge e nulla toglie al suo status: “Camilla è già Regina in virtù del suo matrimonio con re Carlo. Verrà consacrata e incoronata in base all’ordine di servizio seguito per la regina Madre, l’ultima Regina consorte, nel 1937…”.

Perché il principe Filippo non è stato “Re consorte?”

Il principe Filippo, marito della regina Elisabetta, non è mai stato incoronato re consorte, al contrario delle Regine consorti d’Inghilterra. Potrebbe sembrare un’ingiustizia, invece è solo una consuetudine, una norma non scritta e che non ha una causa ben precisa. Dopo l'incoronazione, ha sottolineato la fonte del Daily Mail, il duca di Edimburgo divenne “ufficialmente Principe Consorte” ma, di fatto, nessuno si riferiva a lui in questo modo. Lo stesso accadde ad Alberto di Sassonia Coburgo-Gotha, marito della regina Vittoria. Harper’s Bazaar ha scritto in proposito: “Nella famiglia reale britannica la moglie di un re è chiamata regina consorte, ma il marito di una regina è chiamato principe consorte, non re consorte”.

Sempre al Corriere.it l’esperto Hugo Vickers ha puntualizzato: “Il principe Filippo non ricevette alcun titolo di sovrano quel giorno di giugno 1953 quando Elisabetta II fu incoronata e semplicemente fece atto di omaggio nei suoi confronti. Perché? Nella tradizione britannica il titolo si trasmette anche alla donna, non viceversa. Dunque Carlo sarà incoronato e anche Camilla diventerà Regina”.

Forse questa tradizione potrebbe essere l’involucro svuotato di significato, ciò che rimane di un eventuale, antico e ormai superato timore secondo il quale un re consorte avrebbe potuto usurpare il potere della moglie, sfruttando proprio il titolo acquisito. Siamo, però, nel campo delle congetture da dimostrare, anche perché un simile modo di pensare, piuttosto maschilista, presuppone che il potere femminile sia più debole e comporti maggiori rischi per la stabilità di un regno rispetto a quello maschile. Emblematico è il caso di Elisabetta I (che regnò dal 1558 al 1603) che prese una drastica decisione: rifiutò di sposarsi, poiché sapeva che un marito avrebbe potuto relegarla ai margini della politica, o escluderla del tutto (all’epoca, poi, non era infrequente essere eliminati fisicamente in nome del potere).

Ma i tempi sono decisamente cambiati. Il 6 maggio 2023 Carlo e Camilla verranno incoronati insieme. Non solo. Saranno i sovrani più anziania raggiungere un tale traguardo, visto che il re ha 74 anni e la regina 75. Hanno battuto un record. Prima di Carlo solo Guglielmo IV era stato incoronato a un età non proprio indifferente, ovvero 64 anni (nel 1830), mentre Camilla ha superato la Regina consorte Alessandra (moglie di Edoardo VII), che venne incoronata nel 1902, a 58 anni. Saranno proprio Carlo e Camilla a traghettare la monarchia nel futuro, a dimostrazione del fatto che l’età non conta e oggi, forse, anche la parola “consorte” può essere di troppo in una monarchia che mira a diventare più “snella” e vicina alle persone.

Estratto dell'articolo di L. Ip. per il “Corriere della Sera” il 16 febbraio 2023

L’incoronazione di re Carlo è salva: Camilla ha evitato una trappola diplomatica rinunciando a indossare per quella occasione, il prossimo 6 maggio, il mitico Koh-i-Noor (la Montagna di Luce), il diamante da 105 carati venuto in possesso della regina Vittoria oltre 150 anni fa.

 Dall’India, che lo reclama, avevano fatto sapere che il gesto avrebbe risvegliato «dolorose memorie del passato coloniale» e «riportato indietro ai giorni dell’Impero britannico».

Il diamante viene usato a Londra da generazioni per l’incoronazione delle regine consorti  […] La leggenda vuole che il favoloso diamante possa essere indossato solo da una donna: agli uomini porterebbe sfortuna.

 Camilla verrà invece incoronata regina consorte con una corona «riciclata»: userà quella della regina Maria, nonna di Elisabetta. Una scelta che è stata motivata da Buckingham Palace «nell’interesse della sostenibilità e dell’efficienza».

Il Koh-i-Noor è stato definito «il diamante più famigerato del mondo» ed è in qualche modo un simbolo dell’imperialismo britannico.

 Nella narrativa coloniale, era stato «donato» alla regina Vittoria: in realtà nel 1849 la Compagnia delle Indie orientali aveva costretto Duleep Singh, maharajah del Punjab appena undicenne, a cederlo dopo aver imprigionato sua madre. L’anno dopo il diamante venne portato a Londra e offerto alla regina Vittoria, che lo indossava come una spilla.

[…]

Camilla, le accuse di Harry e la vera storia dell’«Operazione PB». Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 10 Gennaio 2023.

Harry nel libro «Spare» non risparmia Camilla, definendola “pericolosa” per le sue “connessioni con la stampa britannica”. dopo la morte di Diana, a riabilitare l’immagine di Camilla fu Mark Bolland: ecco come

La stoccata finale alla famiglia reale, Harry l’ha assestata ai danni della nuova regina, Camilla.

«Era la villain (la cattiva). La terza persona nel matrimonio. Doveva riabilitare la sua immagine», ha detto Harry ad Anderson Cooper nel programma tv americano 60 Minutes. E questo la rendeva, secondo il principe, «pericolosa per le connessioni che stava stabilendo con la stampa britannica». Arrivando ad aggiungere: «Volevo che fosse felice, forse sarebbe stata così meno pericolosa».


 

Peggio, Harry parla di Camilla come di un «genitore d’acquisto che mi ha sacrificato sull’altare delle pubbliche relazioni» . L’accusa del principe nel libro «Spare» (in Italia edito da Mondadori) pare insomma essere che pur di riabilitarsi Camilla avrebbe «scambiato informazioni» con la stampa. E di questo scambio lui ne avrebbe fatto le spese.

È certo che Camilla, entrata nella vita di Carlo, suo malgrado nel peggior modo possibile , mentre il mondo piangeva la morte prematura dell’amatissima principessa del Galles, Diana sua rivale in amore, è stata aiutata dalla fine degli anni ‘90 ad oggi da un’attenta operazione di immagine da parte di Buckingham Palace.

Un’operazione che aveva anche un nome in codice: Operation PB (Operazione Parker Bowles, dal cognome di Camilla al tempo).

Ma più che Camilla a tirare le fila del percorso di «riabilitazione» fu Mark Bolland , esperto di comunicazione con una buona esperienza alle spalle. E sì, una conoscenza di Camilla, mediata dall’avvocato del divorzio dal marito Mark Shand.

Trentenne, Bolland era al tempo in forza alla Press Complaints Commission, insomma si occupava dei rapporti tra stampa e pubblico e aveva maturato così ottimi contatti con il mondo di Fleet Street a Londra, quartier generale della stampa, come pure una percezione acuta e puntuale del sentiment nel pubblico verso le grandi questioni del Paese. Famiglia reale compresa. A tutti gli effetti era l’uomo giusto al posto giusto.

Oggi alla luce dei sondaggi generosi di consenso verso Camilla non ci si rende conto del clima verso Camilla nel Regno Unito in quegli anni. Ma quando Mark Bolland iniziò a gestire il «caso Camilla» la realtà era ben diversa. E lo realizzò bruscamente, quando gli affidarono l’operazione PB.

A gennaio 1998, pochi mesi dopo la tragedia di Parigi in cui aveva perso la vita Diana, durante un dibattito tv sulla monarchia con un sondaggio che coinvolse 2,6 milioni di spettatori, al nome di Camilla si levarono i fischi.

Ma la Casa reale continuò a lavorare all’obiettivo di mettere in luce le qualità di Camilla, sopraffatte dal comprensibile rancore tra il pubblico orfano di Lady D che piangeva la sua «principessa dei cuori».

Per la prima foto della nuova Camilla, Bolland scelse quindi l’occasione della sua nomina come nuova patrona della National Osteoporosis Society : giacca nera, collier semplice. Un sorriso rassicurante e dietro il desiderio di farsi conoscere e apprezzare da un mondo ancora molto legato a Diana.

E da quel 1998 a oggi, senza fretta, il palazzo ha fatto un intenso lavoro di progressiva «riabilitazione» di Camilla.

La monarchia in fondo non ha fretta, ma ha bisogno di costruire un consenso saldo e consapevole. Così Camilla, sin qui, ha vissuto la sua vita con Carlo – dopo la morte di Diana – spesso dietro le quinte.

Estratto dell’articolo di Vittorio Sabadin per “Il Messaggero” il 4 maggio 2023.

Il principe Andrea, duca di York, e il principe Harry, duca di Sussex, siederanno su banchi un po’ defilati sabato nell’Abbazia di Westminster all’incoronazione di re Carlo. Si sono messi entrambi in un cono d’ombra con le loro scelte e il loro comportamento, e nei sondaggi risultano i meno popolari tra i Royals: Andrea è ultimo, Harry terzultimo, seguito dalla moglie Meghan.

Una nuova biografia scritta da Nigel Cawthorne, in uscita oggi a Londra, esamina le vite di zio e nipote scoprendo che hanno moltissime cose in comune: entrambi sono stati i cocchi di mamma, hanno avuto una vita sentimentale affollata, hanno prestato servizio in guerra per conto della famiglia, sono irriverenti, impulsivi e maleducati. Ne hanno combinate di tutti i colori, ma sono sempre stati perdonati dalle madri. Inoltre, entrambi si sono innamorati di un’attrice americana di secondo piano.

Cawthorne ha chiamato il suo libro “Windsor Spares”, riecheggiando il titolo della biografia di Harry. Come fratelli minori sono stati una riserva, ma ne hanno largamente approfittato per fare ciò che gli pareva.

[…] Da piccolo, il padre Filippo lo aveva battezzato “The Boss”, perché già allora era prepotente. Una volta il duca di Edimburgo andò a una prima cinematografica con un occhio nero e gli chiesero che cosa gli fosse capitato. «È stato il boss» aveva risposto lui, e tutti avevano creduto che si riferisse alla Regina. Ma era stato Andrea. 

Ken Wharfe, guardia del corpo di Lady Diana, ha raccontato che riuscì a deviare per tempo un pugno di Harry diretto al suo inguine. La madre non lo rimproverava mai. Anche Elisabetta era sempre tenera con Andrea, il suo prediletto.

[…] 

A scuola, sia Andrea che Harry sono stati un disastro. Pensavano più a divertirsi che a studiare, e alla vigilia degli esami leggevano i fumetti. A Gordonstoun, la scuola di Filippo e di Carlo, i compagni ricordavano Andrea come quello «che si dava le arie da principe»; a Eton, dove hanno studiato i figli del Re, Harry era perennemente in competizione con il fratello, di cui già allora si sentiva “il secondo”. Per attenuare la sua frustrazione, metteva libri in equilibrio sulle porte perché cadessero in testa ai professori e prendeva a calci le finestre. Era come un petardo, ha detto un suo insegnante.

[…] Le maniere di Andrea, dicono quelli che gli sono stati vicini, sono terribili: è prepotente e altezzoso, come ha dimostrato anche nella tragica intervista tv sul suo amico, il pedofilo Jeffrey Epstein. Harry si è ritagliato l’immagine di cattivo ragazzo, confessa di avere assunto droghe, di provare piacere a rotolarsi nel fango e a sparare, ce l’ha con tutti ed è sempre arrabbiato.  […]

Incoronazione di Re Carlo, l’attacco della principessa Anna: “No alla monarchia snella”. Da redazione su Il Riformista il  2 Maggio 2023 

Alla vigilia dell’incoronazione di Re Carlo III, destano scalpore le dichiarazioni sulla proposta di monarchia snella, da parte della Principessa Anna, Princess Royal, 72 anni, secondogenita della Regina Elisabetta e del Principe Filippo.

Anna sabato viaggerà a cavallo alle spalle del re appena incoronato e di sua moglie, Camilla, che a breve sarà regina consorte. Avrà un ruolo prestigioso, dunque, entro il complicato cerimoniale dell’incoronazione di suo fratello, prevista per sabato 6 maggio 2023, presso l’Abbazia di Westminster. Rivestirà, infatti, il ruolo di Gold Stick in Waiting, ovvero avrà l’incarico di garantire la sicurezza del sovrano. Un’incombenza assai gradita alla Principessa che, in tal modo, “non avrà problemi col vestito da indossare”, poiché vestirà l’uniforme militare.

Eppure Anna non ha lesinato critiche a suo fratello, in un’intervista esclusiva rilasciata alla emittente canadese CBS a St. James’s Palace a Londra. “Carlo – ha detto – non cambierà per il suo nuovo ruolo”, anche perché “si è a lungo esercitato” per svolgerlo. Tuttavia, secondo la Principessa Anna, è venuto il momento di riflettere sul futuro della monarchia”. A questo proposito, la sorella di Re Carlo III ha manifestato un certo scetticismo nei riguardi della “monarchia snella”, che il monarca del Regno Unito avrebbe intenzione di realizzare.

La Principessa Anna ha dichiarato di non trovare “una buona idea” l’intento di snellire la monarchia, ovvero un organigramma reale composto da un minor numero di persone. L’idea, insomma, sarebbe quella di restringere la Royal Family, tagliando i titoli attuali. Anna ha sottolineato che la proposta poteva avere senso a fronte del coinvolgimento di più persone, come avvenuto in passato. Ma oggi, “non so cos’altro potremmo fare”, ha sottolineato la Principessa, della quale è nota la schiettezza.

“La monarchia così come è oggi – ha aggiunto – offre stabilità“, sicché non vi sarebbe motivo per mutarla. In attesa, dunque, dell’incoronazione del più longevo erede al trono, queste dichiarazioni, da parte della sorella minore di Re Carlo III, hanno sollevato più di un dubbio da parte delle malelingue: che la rivalità fra fratelli non sia mai terminata, neanche alla vigilia dell’incoronazione.

Il muro di gomma sul Principe Andrea: Buckingham Palace secreta le carte che lo riguardano fino al 2065. Storia di Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera martedì 5 settembre 2023.

I comportamenti disinvolti del principe Andrea restano un segreto di Stato: le carte ufficiali che lo riguardano rimarranno sigillate fino al 2065, ossia fino a dopo la sua morte (a meno che non campi fino 105 anni). È quello che si è sentito rispondere Andrew Lownie, uno storico reale, allorché ha chiesto di avere accesso ai documenti relativi alle attività di Andrea fra il 2001 e il 2011, quando il principe ha ricoperto l’incarico di inviato speciale per il commercio per conto del governo britannico: un ruolo cui Andrea dovette rinunciare quando vennero fuori le foto che lo ritraevano in compagnia del magnate americano Jeffrey Epstein, condannato per reati sessuali.

«Ci troviamo nella situazione assurda - ha commentato il biografo reale - che il principe Harry può rivelare i dettagli più intimi della vita reale recente, ma gli storici non possono guardare negli archivi. Restano molte domande riguardo al ruolo di Andrea come inviato per il commercio, una nomina pubblica pagata dai contribuenti, e la sua associazione con figure come Jeffrey Epstein. Il ritardo nel rilascio dei documenti crea un vuoto per speculazione e fantasie».

E sicuramente si possono fare molte congetture sull’operato del principe, fratello dell’attuale re Carlo: da inviato per il commercio andava furiosamente in giro per il mondo, tanto da guadagnarsi il soprannome di Air Miles Andy (Andrea miglia aeree) e intratteneva stretti rapporti con dubbi personaggi, a partire da Saif, il figlio di Gheddafi, fino a un trafficante di armi libico e al genero del presidente del Kirghizistan, che acquistò da lui una villa a prezzo gonfiato.

Il giudizio dei diplomatici sulle sue gesta è ben poco lusinghiero: una ambasciatrice americana lo aveva bollato come «arrogante» e «al limite della maleducazione», un alto diplomatico britannico lo aveva definito «mentalmente impedito» e per quelli del Foreign Office era semplicemente «Sua Altezza il Buffone».

Alla fine Andrea dovette rinunciare al ruolo a causa della sua amicizia con Epstein: e ricordiamo che il principe ha dovuto pagare l’equivalente di 15 milioni a Virginia Roberts, una delle vittime del magnate pedofilo, che ha accusato Andrea di averla stuprata. Per tutte queste ragioni il Times, in un commento, ha definito «sconcertante» l’embargo fino al 2065 sulle carte che riguardano il principe: perché «c’è qui un chiaro interesse pubblico… se i racconti devono essere creduti, Andrea stava danneggiando la reputazione del Paese oltre che la sua».

E dunque il quotidiano londinese fa appello a Re Carlo: se il sovrano ha autorizzato una indagine sui passati legami della famiglia reale con la tratta degli schiavi, a maggior ragione dovrebbe consentire di fare luce su vicende più recenti. Ma Carlo sembra invece intento a riabilitare il fratello: nelle scorse settimane lo ha invitato a Balmoral e ha detto chiaramente agli altri membri della famiglia reale che l’ostracismo verso Andrea non potrà durare all’infinito. Il muro di gomma è destinato a restare.

"Ha mentito, nel 2011 frequentava Epstein". Le mail che inchiodano Andrea. Storia di Mariangela Garofano il 6 giugno 2023 su Il Giornale

Il principe Andrea potrebbe aver mentito riguardo alla fine della sua amicizia con Jeffrey Epstein, il magnate accusato di pedofilia, morto nel 2019. Il duca di York, nella famosa intervista per la Bbc, rilasciata a novembre 2019, aveva ribadito di non aver più visto Epstein dal 2010. Ma ora alcune email scritte da Epstein, datate 2011, smentirebbero il principe di casa Windsor.

Stando al Mirror, le email, facenti parte della causa intentata dalle Isole Vergini contro Jp Morgan, sarebbero state scritte dal finanziere nel 2011. Epstein, nelle missive sollecitava proprio Andrea a diventare un potenziale investitore della banca. E adesso le vittime degli abusi del magnate chiedono a gran voce che il principe venga interrogato, una volta per tutte, dall’Fbi, circa i suoi reali rapporti con il milionario. Uno dei legali delle vittime, Spencer Kuvin, ha affermato: “Sembra che Epstein sovrastimasse la sua relazione con Andrea, oppure che il principe non sia stato del tutto sincero, circa la fine della sua amicizia con Epstein”.

Andrea, durante l’intervista rilasciata alla Bbc, aveva dichiarato di non sentire più l'amico dal 2010, e nel tentativo di giustificare il loro rapporto, era però apparso poco sincero al pubblico, affondando irrimediabilmente la sua immagine pubblica, già compromessa. A seguito della disastrosa intervista, la famiglia reale britannica era stata perentoria: Andrea doveva ritirarsi a vita privata, e da allora il principe ha perso ogni suo ruolo istituzionale.

Dal canto loro le vittime del finanziere, dopo questa nuova rivelazione che potrebbe gettare ulteriore discredito sul duca, si chiedono perché Epstein avrebbe indicato Andrea come investitore, se non aveva più rapporti con lui. “Non ha senso”, ha affermato una delle donne abusate dal milionario, additando Andrea come un bugiardo. “Molte delle risposte del principe durante l’intervista erano dubbie, ma le email rendono le sue risposte ancora meno credibili”. E ancora:“Deve parlare con l’Fbi una volta per tutte. Ci sono persone che non hanno ottenuto ancora giustizia”.

Le filiali del territorio delle Isole Vergini della banca JpMorgan sono state accusate di “complicità nei crimini commessi da Jeffrey Epstein”, ovvero di aver accettato soldi e favori dal magnate, in cambio di far finta di non vedere gli abusi che l'uomo perpetrava sulle ragazze minorenni, che portava sulla sua isola privata nei Caraibi.

Il principe Andrea si rifiuta di lasciare il Royal Lodge a William e Kate. Carlo III starebbe sollecitando il duca di York a lasciare la sua lussuosa abitazione a Windsor, ma questi avrebbe opposto un categorico rifiuto. Francesca Rossi il 15 Maggio 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 Il no di Andrea

 Metodi poco ortodossi

La tensione tra il principe Andrea e Re Carlo III rischia di degenerare in uno scontro aperto. Sua Maestà avrebbe sfrattato il duca di York dalla splendida Royal Lodge, in cui quest’ultimo ha abitato per circa vent'anni, al fine di donarla a William e Kate. In un primo momento il trasloco di Andrea sarebbe stato fissato per il prossimo settembre, ma sembra che ora il sovrano voglia indietro la casa il prima possibile. Il principe, però, si rifiuterebbe di andare via.

"Non ha più l’ufficio". Andrea di York cacciato da Buckingham Palace

Il no di Andrea

Re Carlo III ha iniziato a rinnovare la monarchia molto prima della sua incoronazione. Uno dei passi più importanti in questo senso è stato lo sfratto del principe Andrea dal Royal Lodge, la splendida villa da 30 stanze, del valore di 30 milioni di sterline, situata a Windsor. Sua Maestà ha tolto al fratello anche il suo stipendio royal da 250mila sterline all’anno rendendogli, così, impossibile pagare le spese di mantenimento dell’abitazione.

Nello stesso tempo il sovrano ha definitivamente allontanato l’impresentabile Andrea, già caduto in disgrazia a causa dello scandalo Epstein, dal centro del potere, attuando anche il suo piano di “monarchia snella”. Il Re avrebbe accettato solo di pagare i 3 milioni di sterline annuali per le spese relative alla sicurezza del fratello. In un primo momento, però, sembrava che Carlo III avesse concesso del tempo al duca di York per lasciare il Royal Lodge. Fino a settembre 2023 per la precisione. Poi la casa avrebbe accolto la famiglia dei principi di Galles.

Ora, secondo quanto racconta il Daily Mail, Sua Maestà avrebbe cambiato idea e starebbe mettendo fretta ad Andrea affinché si trasferisca quanto prima a Frogmore Cottage, ex residenza di Harry e Meghan. La risposta del duca non si sarebbe fatta attendere: un secco no, seguito dalla richiesta di un colloquio faccia a faccia con Re Carlo III.

"Carlo pagherà tre milioni per la scorta di Andrea". Rifiutò di farlo per Harry

Metodi poco ortodossi

Un amico del duca di York ha rivelato al Daily Mail: “[Andrea] è così fragile. Non vuole vedere nessuno. Questa è stata la sua casa negli ultimi 20 anni. È davvero opportuno cacciarlo?...”. Il principe Andrea avrebbe il timore di essere costretto a lasciare il Royal Lodge con metodi poco ortodossi, come ha spiegato l’insider: “È preoccupato che i reali possano tagliargli le utenze domestiche. Ma qui abbiamo a che fare con esseri umani, non con proprietà immobiliari”.

La paura di Andrea non sarebbe tanto ingiustificata. Come ricorda l’esperta Enrica Roddolo su Il Corriere.it, dopo l’incoronazione, nel 1953 la regina Elisabetta e principe Filippo dovevano trasferirsi a Buckingham Palace, dove fino a quel momento aveva abitato la madre della sovrana, Elizabeth Bowes Lyon. La Regina Madre, però, proprio non voleva saperne di lasciare il Palazzo reale per ritirarsi a Clarence House. Per lei significava finire nell’ombra dopo una vita passata al centro della scena, della corte, della monarchia britannica.

Harry e Meghan sfrattati: ecco chi prenderà il loro posto

Alla fine il principe Filippo, stanco delle discussioni e della caparbietà della suocera, sarebbe passato alle maniere forti tagliando il riscaldamento di Buckingham Palace. All’improvviso, in pieno inverno, il Palazzo divenne una ghiacciaia e la Regina Madre si rassegnò a traslocare a Clarence House. Il principe Andrea non vorrebbe ripetere la storia e, dicono le fonti, spera che Carlo III faccia la scelta più “dignitosa”, ovvero “sedersi e parlare”. Non è detto che il Re accetti, dal momento che il duca di York non ha più alcun peso nelle decisioni che riguardano la Corona.

Le persone vicine al principe non demordono: un insider ha aggiunto: “Se hanno bisogno della casa per William, forse ad Andrea dovrebbe essere detto. Forse William dovrebbe invitare suo zio per un tè e spiegare. Oppure perché Carlo non invita suo fratello per un colloquio e non gli chiede di lasciare il Royal Lodge per aiutare suo nipote e il futuro della monarchia…[Andrea] ha appena perso sua madre. Chi, subito dopo, vorrebbe essere sfrattato da suo fratello?”.

Ma esisterà ancora il Regno Unito nel 2024?

(ANSA il 23 gennaio 2023) Ghislaine Maxwell parla in diretta dal carcere e afferma: "non avrei mai" voluto incontrare Jeffrey Epstein. Condannata a 20 anni di reclusione perché complice del milionario morto in carcere, Maxwell - riporta il Guardian citando l'intervista rilasciata a TalkTV du Jeremy Kyle - si dice convinta che che la foto del principe Andrea con l'accusatrice di Epstein Virginia Giuffre sia un falso. "Non credo sia vera. Infatti sono sicura che non lo è, non c'è mai stato un originale", dice.

Una vasca da bagno per «scagionare il principe Andrea»: «Molestie a Virginia Giuffre lì dentro? Impossibile». Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 28 Gennaio 2023.

La famiglia di Ghislaine Maxwell, la donna legata al finanziere Jeffrey Epstein nello scandalo sessuale che ha coinvolto anche il principe, ha messo a disposizione una foto della vasca dove, secondo Giuffre, si sarebbero svolte le molestie: «È troppo piccola»

Una vasca da bagno vecchio stile, nei «Mews»(le vecchie scuderie riconvertite in abitazioni) di una bella casa di Belgravia. E dentro due attori con sul viso la sagoma del principe Andrea e della giovane Virginia Giuffre.

Il Telegraph di Londra pubblica oggi per la prima volta una foto che ricrea la situazione intima in cui si trovarono il duca di York e la sua giovane amica anni fa, e che Giuffre ha rievocato in un’intervista con il programma «Panorama» della Bbc nel 2019 e nella sua biografia-memoir mai pubblicata ma resa pubblica nel processo.

Una foto messa a disposizione dalla famiglia di Ghislaine Maxwell, legata al finanziere Jeffrey Epstein nello scandalo sessuale che ha travolto anche il principe. Perché? «La gente guardando a questa foto potrà giudicare da sola. E se questo potrà aiutare il principe, che sia», dice la famiglia Maxwell che al Telegraph ha fornito anche le dimensioni della vecchia vasca: 1.359 millimetri per 380.

Insomma, «una vasca troppo piccola per qualsiasi tipo di “sex frolicking”, attività sessuale – scrive il fratello della Maxwell -. Rendo pubblica questa foto perché la verità deve venire a galla».

Oggi il principe Andrea non è più un working Royal e ha dovuto restituire i suoi gradi militari e tirarsi fuori da tutti i patronati ai quali era legato, pur continuando a poter utilizzare il suo appellativo di Altezza reale (ma solo in una forma privata, come gli concesse la madre Elisabetta prima della morte).

Certo, in passato sarebbe forse stata impensabile una foto del genere per scagionare un’Altezza Reale. Ma è l’anno delle rivelazioni di «Spare», il memoir del principe Harry che rivelazioni molto personali, e non si possono dimenticare le descrizioni intime sulla vita dentro la mura reali, al tempo della guerra Carlo-Diana.

Ed è chiaro anche che dietro alla decisione di rendere pubblica la foto della vasca — alla cui notizia Buckingham Palace non ha rilasciato alcun commento — c’è probabilmente un confronto con il principe. Alla luce del fatto anche che a novembre scorso,Virginia Giuffre ha deciso di ritirare la sua denuncia contro un ex professore di diritto all’Università di Harvard. Ritiro che ha riaperto il dibattito sul caso. Prima aveva indicato il professore come uno degli uomini con i quali Epstein l’avrebbe obbligata ad attività sessuali.

E una settimana fa, come riportato dal «Guardian», proprio Ghislaine Maxwell aveva messo in dubbio l’autenticità dell’ormai «famosa» foto che ritrae Andrea e la ragazza allora minorenne abbracciati. «E’ un falso... non c’è mai stato un originale e non c’è mai stata una foto. Ho solo visto una fotocopia di questa», ha dichiarato dal carcere americano dove sta scontando la sua pena la Maxwell alla giornalista tv Daphne Barak per TalkTv.

Andrea, intanto, aveva raggiunto nel febbraio di un anno fa un accordo extra-giudiziale con la sua accusatrice: «Questo vuol dire», come scriveva il Corriere qui, «che Andrea non dovrà affrontare un processo in tribunale per violenza sessuale, una eventualità che rischiava di trascinare nel fango tutta la famiglia reale britannica.Giuffre aveva detto in precedenza che non avrebbe accettato di ritirare la causa civile intentata contro Andrea in cambio di soldi, perché reclamava giustizia per sé e per le altre vittime di abusi sessuali. Le parti hanno annunciato di aver raggiunto un “accordo di principio”, il cui ammontare non è stato rivelato: di conseguenza, il procedimento legale sarà lasciato cadere».

Giuffre aveva denunciato il principe nell'agosto 2021, sostenendo di essere stata violentata da lui oltre vent’anni fa, quando aveva solo 17 anni: Virginia era una delle ragazze vittime del magnate pedofilo Epstein e della sua amante e complice Ghislaine Maxwell. Andrea ha sempre negato ogni accusa, sostenendo di non ricordare neppure di aver mai incontrato la sua presunta vittima.

In questi giorni ha fatto notizia la ristrutturazione del suo vecchio pied à terre a Buckingham Palace (quello dove teneva a sua famosa collezione di teddy bear).

Il fatto è che il palazzo, con l’arrivo di re Carlo, ha accelerato il piano di ristrutturazione interno in vista anche dei progetti che il nuovo sovrano nutre per la storica reggia. Resta piuttosto un grande punto interrogativo sul futuro del Royal Lodge. È la residenza nel parco del castello di Windsor dove da anni risiede Andrea assieme alla ex moglie Sarah Ferguson.

Estratto dell'articolo di Antonella Rossi per vanityfair.it il 27 gennaio 2023.

Non c'è pace per il principe Andrea. [...]

Stando al The Times, infatti, il re avrebbe intimato al fratello di lasciare il palazzo. Colpa dell'abitudine del principe di portare delle ragazze nell'augusta dimora di famiglia. Modelle, soprattutto, che avrebbero dormito con lui nell'ormai celebre stanza che ospita la collezione di peluche del duca di York, 72 per la precisione, sistemati con precisione maniacale sul suo letto. I malcapitati, tutti orsetti, sarebbero stati sfrattati senza troppi convenevoli dalle stanze del principe, che al momento stanno subendo una ristrutturazione da 369 milioni di sterline. 

 E non si tratta certo di una cosa temporanea: «A Buckingham Palace non c'è posto per Andrea», avrebbe affermato re Carlo senza troppi giri di parole. Carlo III, tuttavia, non è così duro come si potrebbe immaginare. Al fratello concederebbe di vivere a St. James's Palace, altra residenza reale, e di mantenere la sua villa di 31 stanze al Royal Lodge di Windsor.

Dopo lo scandalo, Andrea aveva dovuto rinunciare ad avere un ufficio a Buckingham Palace, pur conservando le sue stanze private. «L'appartamento di uno scapolo a St. James's Palace non ha lo stesso fascino», ha fatto notare un insider al The Sun, ma il principe dovrà adeguarsi a questo nuovo status.

[...]

Chi paga la scorta ad Andrea ? Il fratello Carlo, non il re Carlo. Nicola Santini su L’Identità il 28 Dicembre 2022

Non sarà il re a fornirgli i liquidi per pagarsi la scorta, ma il fratello. Che in teoria sono la stessa persona. Ma in pratica una cosa è sganciare di tasca propria, una cosa è gravare sulle tasche dei sudditi. Cosa che re Carlo III si guarda bene dal fare. A seguito degli scandali sessuali che hanno coinvolto il fratello Andrea, infatti, il neo sovrano del regno unito ha deciso di revocargli il titolo di royal senior, con tutti i benefit che questo comporta.

Patteggiato il processo che avrebbe innescato uno scandalo senza precedenti nella storia dei Windsor, allontanato l’ex duca di York da qualsiasi occasione ufficiale, certo non farà la fame, ma certe comodità a cui era abituato non possono e non devono gravare sulle tasche dei contribuenti, altrimenti si rischia la rivoluzione.

Fonti vicine a palazzo, hanno riferito che alla notizia che non ci sarebbe stato appello alle decisioni prese a mezza bocca in prima battuta dalla defunta regina Elisabetta II (che però lo adorava, ndr) e ribadite con fermezza da re Carlo III, suo successore (che lo ha sempre detestato, ndr), Andrea di York sia scoppiato in lacrime e si sia chiuso in casa divorato dalla depressione. E anche molto spaventato. Immaginiamo un uomo che non ha mai circolato in vita sua senza guardie del corpo, esposto come è sempre stato, amato ma anche odiato, in mezzo ad uno scandalo mai chiarito, che si trova alla sua età a girare e doversi continuamente guardare intorno ad ogni mossa.

La soluzione è pagarsi privatamente un servizio di sicurezza, cosa che però non può limitarsi a una persona di fiducia: per i reali, titolati ufficialmente o ex, serve una squadra intera che giorno e notte, vacanze o feriali, sia la sua ombra. Solo che il duca, che ha speso una fortuna per non finire condannato, e che anche in questo caso è dovuto ricorrere alle tasche del fratello, non può permettersi un esborso simile. Senza contare che non ha mai lavorato un giorno della sua vita, certo di poter contare su un appannaggio di nascita che ora, di punto in bianco non gli è più garantito. Tre milioni di sterline l’anno non sono una cifra modesta per nessuno, nemmeno per chi può permettersi di vivere di rendita. E per il sovrano sarebbe troppo rischioso che proprio a causa di una mancanza di security adeguata il fratello corresse pericoli o addirittura rischiasse la vita.

Da un lato c’è il gesto nobile (e furbo) del re che vuole dare un segnale preciso ai sudditi: ”non sarete voi a pagare la sicurezza di un non senior”. Da un lato il rospo da buttare giù che è quello di sborsare la somma di tasca propria. Che è un po’ un “o bere oaffogare” dal punto di vista dell’immagine pubblica. Dall’altro la polemica del “team Harry” che rinfaccerebbe al monarca di non aver avuto la stessa premura nei confronti del secondogenito e della cognata, che non si sono macchiati di scandali se non quello di avere la lingua lunga circa certi panni sporchi che avrebbero potuto esser lavati in casa. Che non è poco, per carità, ma nell’opinione pubblica è decisamente più tollerabile di un sex gate.

Il tema sicurezza è sempre stato una nota dolente per Harry: ne ha parlato anche nella docuserie trasmessa su Netflix. Sia lui che Meghan non pensavano che quel privilegio sarebbe stato tolto loro, «Invece lo hanno fatto», dichiarano i Sussex in un passaggio della serie. Con il fratello Andrea, che vive ancora in Inghilterra, invece, Carlo III ha agito in modo diverso. Il sistema che regola i guadagni della monarchia britannica è molto complesso- spiega Vanity Fair in un articolo- ma oltre ai fondi pubblici il sovrano ha anche entrate private, il Privy Purse, che riguarda soprattutto proprietà commerciali e agricole inerenti al Ducato di Lancaster, che dal 1399 è possedimento privato del sovrano, e poi ci sono gli introiti derivanti da altre fonti di guadagno, come le residenze reali. Spiccioli rispetto ai finanziamenti statali, ma sufficienti per garantire quello che serve.

La sicurezza dei membri della famiglia reale è da sempre garantita da Scotland Yard, perciò è pagata con fondi pubblici. «La protezione armata è sempre stata uno status symbol per personaggi come il principe Andrea», ha dichiarato al The Sun Norman Baker, ex Ministro dell’Interno e membro del Privy Council del re: «Dovrebbe pagarlo lui stesso e non gravare sul contribuente, perché è un privato e non svolge alcuna funzione pubblica”.

"Sentire quella parola è spaventoso". Sarah Ferguson parla del tumore al seno. Dopo avere superato la mastectomia, alla quale si è sottoposta martedì scorso, la duchessa di York ha parlato della diagnosi e del cancro nel suo podcast. Novella Toloni il 26 Giugno 2023 su Il Giornale.

È grazie alla sorella Jane se Sarah Ferguson ha scoperto di avere un tumore al seno. Lo ha raccontato la duchessa di York nell'ultima puntata del suo podcast Tea Talk. Fergie lo ha registrato il giorno prima di sottoporsi al delicato intervento di mastectomia per rimuovere il cancro e nel corso dell'episodio l'ex moglie del principe Andrea ha raccontato molto della drammatica esperienza che sta vivendo.

"Era lunedì ed era una giornata calda, ma non avevo voglia di andare a Londra. Volevo rimandare", ha spiegato Sarah Ferguson, svelando che è stata la sorella Jane a farle cambiare idea insistendo: "La mia meravigliosa sorella dall'Australia mi ha chiamato e mi ha detto: "No, vai. Ho bisogno che tu vada'. Normalmente faccio sempre quello che dice perché diventa così irritante". E quell'appuntamento le ha cambiato la vita.

La diagnosi e la paura

La duchessa di York ha confessato di avere provato paura, quando il medico le ha detto di avere riscontrato una massa compatibile con un tumore. "Il momento in cui ha pronunciato la parola è stato spaventoso", ha ammesso Fergie continuando a raccontare la sua esperienza nel suo podcast, come riferisce People: "Ha detto che era solo un'ombra, ma non l'avrebbe scoperto senza lo screening e che doveva essere operato immediatamente". L'ex moglie del principe Andrea è stata così ricoverata al King Edward VII Hospital di Marylebone a Londra da martedì a domenica, il tutto all'insaputa della stampa britannica sempre molto attenta agli avvenimenti, che coinvolgono i reali.

Tumore al seno, Sarah Ferguson operata d'urgenza: "Nessun sintomo"

"Voglio cambiare la mia vita"

Come già aveva fatto il suo portavoce con una nota ufficiale, la Ferguson ha ringraziato lo staff medico e tutto il personale sanitario britannico, "un'unità molto forte che ti aiuta ad affrontare un'enorme paura. Non sei solo". L'avere collaborato per anni a diretto contatto con enti di beneficenza contro il cancro l'ha aiutata ad affrontare il suo dramma: "Sono così grata di aver parlato con così tanti malati di cancro e di avere potuto raccogliere da loro alcuni consigli che possono aiutarmi in questo momento". La duchessa di York ha poi confessato di essere pronta a voltare pagina. L'operazione ha avuto un buon esito ma lei guarda già oltre: "Lo prendo come un vero regalo, per me, per cambiare la mia vita, per nutrire me stesso. Andrò là fuori e diventerò super in forma e super forte". Poi Fergie ha svelato di essere pronta a scrivere il suo terzo libro, magari proprio sul cancro, ma intanto si fa portavoce per la prevenzione. "Se devo gridare lo griderò, perché penso che sia fondamentale svegliare tutti per fare lo screening, non solo il cancro al seno. Sto parlando della prostata e di tutti gli altri controlli", ha concluso Sarah Ferguson.

Estratto dell'articolo di Gabriella Monaco per movieplayer.it il 9 marzo 2023.

Sarah Ferguson, da anni sotto i riflettori e tra i volti più ricercati dai media, ha deciso di parlare e raccontare la sua storia definendosi libera dalla preoccupazione di poter ferire qualcuno con le sue parole e i suoi pensieri. La sua situazione sarebbe cambiate, in base alle sue dichiarazioni, dopo la morte di Elisabetta II.

 "Mi sento libera. E' come se non avessi più quelle catene mentali che bloccano il mio cervello", ha dichiarato Sarah Ferguson, duchessa di York, a Good Morning America, aggiungendo poi: "Non so se sia la morte della regina a farmi pensare di poter dire apertamente tutto quello che voglio senza dovermi preoccuparmi di offendere qualcuno".

[…] Nonostante le sue parole, Sarah Ferguson ha inoltre affermato con forza di credere ancora nella "istituzione assoluta e inequivocabile della monarchia". "Sostengo in modo assoluto il re e la regina consorte... li conosco da sempre", ha infatti dichiarato riferendosi al re Carlo III, la cui incoronazione avrà luogo il 6 maggio presso l'Abbazia di Westminster, e sua moglie Camilla, la regina consorte.

[…] La Ferguson si è poi detta "entusiasta" nel vedere i cambiamenti di Harry in seguito alla scelta di allontanarsi dalla famiglia reale insieme a sua moglie, Meghan Markle. "Quello di cui sono entusiasta è vedere Harry così felice", ha spiegato. "Ha questa adorabile moglie e ha dei bellissimi bambini e sono felice per lui per questo. Merita di essere amato".

Come riportato da Good Morning America, Sarah Ferguson si è soffermata a parlare anche del suo ex marito e del loro rapporto: "Ci siamo sempre stati l'uno per l'altra. Quando in passato ho attraversato dei momenti davvero brutti, lui è rimasto al mio fianco. E' veramente molto gentile ed è davvero un buon nonno".

[…]

Eugenia di York star all’incoronazione di Carlo III: mostrerà ancora la cicatrice dovuta alla scoliosi? Alessandra De Tommasi su Il Corriere della Sera il 5 maggio 2023.

La figlia minore del principe Andrea e di Sarah Ferguson sarà al centro dell’attenzione. In occasione del suo matrimonio, nel 2018, si era parlato della profonda scollatura sulla schiena che mostrava gli esiti dell’intervento chirurgico

Sarah Ferguson non ha ricevuto alcun invito all’incoronazione di re Carlo III d’Inghilterra, il prossimo 6 maggio a Londra, mentre la figlia minore, la principessa Eugenia di York, avrà invece tutti i riflettori puntati addosso. E non solo per la seconda gravidanza, appena annunciata, ma almeno per altre tre, ottime, ragioni.

Il principe Andrea

La prima riguarda il padre, il principe Andrea (fratello minore del sovrano): dopo essere caduto in disgrazia per gli scandali sessuali, è stato appena sfrattato dal Royal Lodge, a due passi dal castello di Windsor. Vivrà infatti a Frogmore Cottage, la dimora che la compianta regina Elisabetta II ha regalato per le nozze ai duchi di Sussex.

Harry e Meghan

E proprio la coppia, dopo la Megxit, è il secondo motivo per cui stampa e curiosi terranno Eugenia sotto scrutinio: suo cugino, il principe Harry, nell’autobiografia «Spare - Il minore» (edita in Italia da Mondadori), ha raccontato di essere legatissimo a lei. La chiama affettuosamente Euge ed è probabilmente il membro della famiglia reale che sostiene maggiormente le scelte di coppia con Meghan. Al punto che si vocifera che sia lei la prossima a mollare il Palazzo e i suoi doveri.

La cicatrice a vista

La terza - e più importante - motivazione che rende attesissima la sua partecipazione all’evento dell’anno riguarda l’outfit della giornata. Questioni di guardaroba? Non solo: per il matrimonio nel 2018 con Jack Brooksbank, infatti, la figlia di Fergie ha indossato un abito con una profonda scollatura sulla schiena. Più che un vezzo, uno statement: la cicatrice a vista ha testimoniato l’operazione per la scoliosi affrontata a 12 anni. L’intervento, durato otto ore, ha inserito aste di titanio di 20 centimetri ai lati della spina dorsale.

Che vestito indosserà?

È avvenuto nel 2002 al Royal National Ortopaedic Hospital, dove proprio in questi giorni la principessa è tornata, stavolta in qualità di visitatrice del reparto di riabilitazione prostetica. È infatti patrona di varie charity legate al mondo della salute, da The Royal National Orthopaedic Hospital Appeal (RNOH), legata all’ospedale, a SAUK (Scoliosis Association UK). Il vestito che indosserà per la tanto chiacchierata incoronazione potrebbe lanciare più di un messaggio e dimostrare ancora una volta come, nel suo caso, una scollatura dica più di una tiara.

La cicatrice sulla schiena della principessa. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 15 ottobreo 2019.

Un’operazione subìta da bambina per correggere la spina dorsale ha lasciato un lunga «traccia» sul dorso a Eugenie di York. Ma a lei non crea alcun imbarazzo, tanto che non l’ha voluta nascondere nemmeno il giorno del suo matrimonio

Il matrimonio

Ha detto «sì» vestita come una vera principessa delle favole. Un sì pronunciato nella stessa cappella di San Giorgio al castello di Windsor dove pochi mesi prima si erano giurati amore eterno il principe Harry, nipote della regina Elisabetta II, e Meghan Markle, ora duchessa di Sussex. Eugenie di York, secondogenita di Andrew e Sarah Ferguson, ha sposato Jack Brooksbank il 12 ottobre 2018. Sul capo una tiara scintillante di diamanti e verdi smeraldi prestata dalla nonna regina: la Greville emerald Kokoshnik. Nessuna coroncina di fiori come aveva indossato (ma solo fino all’altare) mamma Sarah per diventare moglie del principe Andrew. Ma quel che balzava agli occhi - indugiando con lo sguardo sulla sposa, radiosa nella sua felicità «vestita» di metri e metri di frusciante seta candida - più dello scintillio dei diamanti e dell’intensità degli smeraldi, era la lunga cicatrice che le tagliava la schiena.

Un messaggio di modernità

Proprio così, la protagonista silenziosa ma non per questo meno forte, del secondo Royal Wedding dell’anno 2018 a Windsor Castle, abbellito per l’occasione da un colorato foliage autunnale, è stata proprio la lunga cicatrice che Eugenie non ha voluto nascondere. Al contrario, l’occasione del matrimonio con il suo borghesissimo amore è stata una sorta di dichiarazione di coraggio: quello di chi ha affrontato la malattia, per uscirne vincitore. E ha voglia di gridare al mondo la sua vittoria. Perché quella cicatrice che l’abito da sposa con profonda scollatura sulla schiena scopriva, è il risultato di un’infanzia di cure e sofferenza adesso felicemente superata dalla figlia del principe Andrew, amatissimo dalla regina Elisabetta, e di Sarah «la Rossa», «Fergie». Così Eugenie ha affrontato la scalinata al braccio dell’emozionato padre che si è piegato (più volte) a sistemare lo strascico dell’abito nuziale. Abito che scoprendo la lunga cicatrice è stato un messaggio di modernità, di apertura alle sfide della vita. Un indizio di quella modernità che, intervistata dal Corriere , la madre aveva preannunciato. Quando, incontrando mamma Sarah alla vigilia del matrimonio le avevamo domandato di sintetizzare il nuovo Royal wedding, aveva risposto con tre parole: «Inclusive, future e love». Spiegando poi: «Sono felice per Eugenie: è una coppia contemporanea, profondamente innamorata»

La malattia

Senza nascondere che parte di quella felicità era anche il coraggio di veder andare all’altare la figlia che aveva affrontato la malattia. All’età di dodici anni la principessa Eugenie fu infatti sottoposta, al Royal National Orthopaedic Hospital di Londra, a una delicata operazione alla spina dorsale per correggere la scoliosi. Intervento perfettamente riuscito, con l’inserimento di dischi in titanio lungo la sua colonna vertebrale per correggerne la curvatura, della quale oggi la giovane donna conserva memoria in quel lungo segno che percorre la bella schiena.

La scoliosi è una patologia muscolo-scheletrica che provoca una curvatura anomala della colonna vertebrale: nella maggior parte dei casi le cause sono sconosciute. Nelle forme più semplici può essere corretta con ginnastica o busto, altrimenti è necessario l’intervento chirurgico; viene scoperta quasi sempre durante l’adolescenza e colpisce all’80 per cento le ragazze.

«Sarò la stessa di prima?»

Mesi dopo le nozze, la principessa Eugenie ha voluto ringraziare sul suo account Instagram quanti l’hanno seguita e si sono immedesimati nel suo percorso di cura. «Nel giorno dell’International scoliosis awareness day (che cade nell’ultimo sabato di giugno, ndr) - ha scritto la nipote della regina Elisabetta - sono stata travolta dai messaggi di sostegno che ho ricevuto dal momento in cui ho mostrato la mia cicatrice. A tutti voi che avete appena ricevuto la diagnosi di questa malattia, a quanti stanno indossando un busto, a quanti stanno adesso riprendendosi da un’operazione e a quanti hanno convissuto con la cicatrice postuma per anni, adesso dico: i miei pensieri sono per voi. E per i dottori e le infermiere, i fisioterapisti, i ricercatori». Dopo l’operazione, la principessa non nega di aver avuto paura. «Avevo tante preoccupazioni - ricorda Eugenie -. Mi chiedevo: sarò in grado di fare sport, sembrerò la stessa di prima, dovrò perdere molta scuola e resterò indietro? Ricordo bene quanto fossi arrabbiata di non poter correre e giocare come tutti gli altri».

Beatrice e la dislessia

La sorella di Eugenie, Beatrice di York, ha superato invece la dislessia. «Ho sempre cercato di ascoltare le mie figlie, facendo attenzione alle sensazioni... quando Beatrice era piccola tornava a volte da scuola con le lacrime agli occhi e avrei potuto far finta di niente, dirle “smetti di piangere se dici che non c’è motivo” - ha raccontato Sarah Ferguson -. Ma io ho insistito per capire che cosa vi fosse che non andava in Beatrice, scoprii così che era dislessica... e adesso lavora a New York, ha un posto di responsabilità nel mondo della finanza: sono così orgogliosa di lei». Perché è proprio questo - il coraggio, la forza e la voglia di mettersi alla prova di chi vince la malattia - il messaggio che la doppia scommessa delle principesse di York, Eugenie e Beatrice, racconta al mondo.

Il principe Edoardo è il nuovo Duca di Edimburgo, come papà Filippo. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 10 marzo 2023.

Re Carlo III assegna al fratello il titolo del padre Filippo (ma solo finché vivrà). Dopo il titolo di principi per i figli di Harry e Meghan, nuova mossa nel risiko reale

Edoardo è il nuovo Duca di Edimburgo. Dopo Filippo. Il primo Duca di Edimburgo nel 1726: il principe Frederick, primogenito di Re Giorgio II.

La nomina di Edoardo,è arrivata dal fratello, Sua Maestà Re Carlo III, proprio oggi giorno del compleanno del conte di Wessex. Una nomina in sospeso dalla scomparsa di Filippo nel 2021. E anticipata giorni fa, proprio per oggi 10 marzo, dal Corriere grazie allo storico Hugo Vickers .

«Da quanto so, Edoardo che da anni lavora con impegno prima per la madre Elisabetta e adesso per il fratello Carlo con decine di Royal engagements, il giorno del suo compleanno potrebbe ricevere il titolo di duca di Edimburgo», ci aveva anticipato lo storico, sempre addentro alle questioni dei Windsor. E molto legato a Edoardo con il quale in occasione del Giubileo di Platino, ha inaugurato il Birmingham Trail.

Mai sopra le righe, attivissimo, Edward, ultimogenito della regina, dalla morte di Filippo è stato la spalla salda alla quale l’anziana madre ha potuto appoggiarsi sempre. Un esempio? Era stato Edoardo a scortare Elisabetta il giorno dell’inaugurazione a fine maggio 2022 della nuova linea metropolitana dedicata alla sovrana dei record: la nuovissima Elizabeth Line che collega Londra. Tanto da avergli promesso, prima della morte, che un giorno quel titolo di Duca di Edimburgo sarebbe passato proprio al lui.

Ma il titolo Duca di Edimburgo ricevuto da Filippo a novembre 1947, fortemente legato alla Scozia, terra al cuore del senso storico del Regno Unito, era una questione cruciale per Carlo nuovo sovrano. Così per mesi è rimasta sul tavolo del Re, in stand-by.

Eppure proprio Edoardo e la moglie Sophy dalla morte di Elisabetta stanno aiutando il Re e la nuova Regina con la stessa abnegazione con la quale hanno servito Elisabetta. Sempre pronti a rispondere alle richieste della Royal Household.

Perché allora Carlo non ha assegnato subito il titolo promesso da Elisabetta al figlio Edoardo? Proprio perché il titolo è saldamente legato all’anima scozzese che compone il Regno Unito, e insomma ha una valenza molto, molto cruciale . L’ha confermato la provocazione dell’ex First Minister di Scozia, Alex Salmond, di non prestare la scozzese «Pietra del Destino» a Londra per l’incoronazione di maggio.

Dunque, nella visione di Re Carlo di una Windsor Firm molto snellita e ristretta ai soli esponenti della primissima linea di Royals, il suo primo pensiero sarebbe stato di tenere in serbo quel titolo per la nipotina Charlotte, secondogenita di William e Kate e in terza posizione nella linea di successione (mentre Edoardo è ben 13mo nella linea di successione).

Alla fine Re Carlo ha deciso per la soluzione «meritocratica»: Edoardo ha ben meritato con la sua lealtà e dedizione ai Royal engagements il titolo che fu del principe Filippo.

Ma lo avrà solo a vita, insomma alla sua morte il titolo tornerà a disposizione del Re che potrà assegnarlo alla nipotina Charlotte che ormai avrà l’età della ragione.

Edoardo avrà comunque abbastanza tempo per - come ha subito promesso - «portare avanti il lavoro avviato di Filippo di aiuto ai giovani a costruire il loro futuro».

Carlo e William in rotta, Meghan ha chiuso con i reali: esce Endgame, nuovo libro del «megafono» dei Sussex. Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera lunedì 27 novembre 2023

Il 28 novembre esce Endgame, il libro di Omid Scobie, «portavoce ufficioso» di Meghan Markle: «un distillato di veleni che sta suscitando polemiche e reazioni a Londra. Soprattutto perché tenta di scavare un solco tra il re e il suo erede designato

Siamo alla partita finale: e si intitola proprio «Endgame» il libro-bomba che esce domani, firmato da Omid Scobie, il «portavoce ufficioso» di Meghan Markle già autore di «Finding Freedom», il retroscena della saga reale dal punto di vista dei duchi di Sussex.

Il sottotitolo del volume (pubblicato in Italia da Solferino) è significativo, «Dentro la battaglia per la sopravvivenza della monarchia»: perché la tesi di Scobie, sviscerata attraverso quasi 400 pagine e tramite colloqui con cortigiani, assistenti e amici dei Windsor, è che la Corona britannica è ormai vicina al collasso. Ma «Endgame» è soprattutto un distillato di veleno che sta già suscitando polemiche e reazioni a Londra, dove in questi giorni sono circolate sui giornali succose anticipazioni: gli amici di William, quello che dal racconto ne esce peggio, lo hanno bollato come «teorie cospirative travestite da fatti».

Il nuovo libro appare soprattutto come un tentativo di scavare un solco fra William e re Carlo: il principe è dipinto come una «testa calda» che sa che «il regno di suo padre è solo di transizione e dunque si comporta di conseguenza». I due vengono descritti come in rotta di collisione e con vedute del tutto divergenti: un resoconto che contraddice il punto di vista di altri osservatori reali, i quali invece sostengono che William e Carlo siano diventati sempre più vicini dopo la diserzione di Harry. Il principe emerge dal libro come un intrigante assetato di potere, «sempre più a suo agio con gli sporchi trucchi del Palazzo e con i cortigiani che se li inventano»: sarebbe stato William, con l’aiuto dei suoi assistenti, ad aver raffigurato alla stampa come mentalmente fragile suo fratello Harry, che invece in questo momento sarebbe pronto a tentare una riconciliazione con la sua famiglia.

Ma ciò che ha fatto infuriare di più l’erede al trono è la descrizione di sua moglie Kate come una poverina capace solo di sorridere ai fotografi: con lei «l’asticella è sempre più bassa» e «i piccoli risultati che abbiamo visto da parte della principessa non sarebbero forse stati notati se fossero venuti da un altro membro della famiglia reale, ma con Kate è sempre “wow!”».

Al re non va molto meglio: Carlo è presentato come «un padre fallito e un marito traditore che ha distrutto la vita di Diana», un viziato cresciuto fra incredibili privilegi che pretende perfino che i valletti gli stirino i lacci delle scarpe, ma soprattutto Scobie sostiene che il nuovo re non sia affatto contento del suo ruolo e che rimpianga la maggiore libertà che aveva come principe di Galles. Peggio, già prima della morte di Elisabetta i funzionari di Palazzo sostenevano che Carlo non avesse «la grinta o la visione per il prossimo capitolo della famiglia».

Il libro include anche dettagli della corrispondenza scambiata fra Carlo e Meghan dopo la famigerata intervista a Oprah Winfrey, dove la duchessa accusò membri della famiglia reale di aver espresso preoccupazioni razziste sull’eventuale colore della pelle del figlio suo e di Harry: in quelle lettere, scrive Scobie, viene rivelata l’identità dei due «colpevoli», ma lui è stato costretto a tacere i nomi per ragioni legali.

Scobie per questo libro nega di essere stato imbeccato da Meghan: ma aveva detto la stessa cosa anche con «Finding Freedom», salvo che poi la duchessa aveva dovuto ammettere di aver passato al giornalista i suoi appunti. E pure in «Endgame» certi particolari inediti fanno scorgere la «manina» dalla ex attrice californiana che, a quanto pare, non ne vuole più sapere dei reali inglesi e non ha più nessuna intenzione di «rituffarsi in quella telenovela».

William, 1 anno da principe di Galles: «Case agli homeless e aiuti green». Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 9 novembre 2023.

Meno strette di mano e patronati «di presenza», più impegno concreto sul campo. Con Homewards per i senza tetto, e finanziamenti verdi. «Meno charity, più in profondità»

Un anno da principe di Galles. Se per re Carlo è un anno nei panni di nuovo sovrano, per il figlio William questo autunno 2023 segna anche il primo anno come nuovo principe di Galles. E le parole del figlio della principessa Diana e di Carlo, di ritorno dal viaggio a Singapore per i suoi «Nobel verdi», gli Earthstot Prize dopo aver incontrato il premier Lee Hsien Loong, aiutano a capire cosa ha in mente l’erede al trono. Come si muoverà negli anni futuri che lo porteranno a raccogliere il testimone del padre. «Social leadership, ecco la direzione nella quale mi sto muovendo», ha detto William sul volo di ritorno a Londra. E ancora: «Non voglio seguire mille cause, ma concentrarmi e assicurare dei risultati tangibili su alcuni temi».

E a giudicare dalle sue mosse in questi primi 12 mesi da erede, i temi che ha a cuore il principe di Galles sono principalmente quelli dell’ambiente a cui ha dedicato gli Earthshot Prize arrivati alla terza edizione con i premi assegnati quest’anno da William con la diva Cate Blanchett, ma anche i temi di salute mentale, una battaglia sulla quale si trova (stranamente) sulla stessa lunghezza d’onda del fratello Harry. In fondo anche Harry, in estate in Giappone per il summit dell’International Sports Promotion Society, non a caso aveva dichiarato: «La mia via è charity, lo è sempre stata e lo sarà sempre».

E soprattutto, nel cuore di William c’è la battaglia ereditata dalla madre Diana, contro il dramma degli homeless, i senza fissa dimora. Quando William era un bambino, Diana lo conduceva spesso con lei in visita ai senza fissa dimora accampati alla stazione di Waterloo. E quando William dice di «voler andare più a fondo su certi temi», lasciare un segno tangibile, lo dimostra proprio con il grande progetto Homewards lanciato in estate.

Quarantuno anni, della madre Diana ha raccolto infatti la sensibilità per le cause degli ultimi e quel suo scendere in strada ogni anno con i ragazzi della charity Centrepoint che cerca di assicurare un tetto agli homeless, dice tutto quel legame e quell’affinità elettiva. Di più, il principe ha detto di voler costruire sui terreni del ducato di Cornovaglia che gli spetta ora in quanto nuovo principe di Galles, un centro di accoglienza proprio per gli homeless, un progetto di social housing dovrebbe così sorgere sui 130 mila acri del ducato ereditato da William.

E’ appunto il progetto Homewards: progetto a 5 anni sostenuto dalla Royal Foundation che fa capo a William e Kate, per cambiare concretamente la vita di centinaia di senza fissa dimora trovando loro una casa e un ruolo nella società. «Voglio realmente costruire case per loro, voglio assicurare loro sostegno e aiuto mentale, educazione, formazione per un lavoro», come spiega il principe.

William, un erede che è già il più amato dagli americani. Il personaggio pubblico più apprezzato, fra quindici dei principali (compresi Trump e Zelensky). Lo dice un sondaggio dell’istituto Gallup. E Diana è parte infatti della spiegazione del successo di simpatia popolare del principe, erede al trono dei Windsor dopo l’incoronazione di re Carlo III. William è figlio di Diana, la «principessa del popolo» secondo la definizione di un giovane Tony Blair nelle ore drammatiche della scomparsa della principessa con l’incidente mortale sotto il tunnel dell’Alma a Parigi. Ed è nipote della regina più amata di sempre, Elisabetta II. Gli Usa sono sempre stati innamorati di The Queen che quando accolse a Buckingham palace negli anni ’60 la coppia presidenziale JFK e Jacqueline, brillò come una stella – per nulla offuscata dal fascino della First Lady.

Per capire il cambio di passo che ha in mente William bisogna mettere a confronto i numeri. I numeri delle charities che segue oggi re Carlo con il numero delle charities seguite dalla regina Elisabetta e da Filippo. Se oggi Carlo segue 400 charities e ne ha create 20 nuove nel suo percorso da principe di Galles, la regina e il principe Filippo assieme seguivano oltre mille progetti di charity. William forse si concentrerà su un numero persino più ristretto delle centinaia di progetti seguiti dal padre Carlo. «Devi restare concentrato, se ti disperdi non puoi assicurare l’impatto sperato».

Litigano per colpa di Harry”. Alta tensione tra William e Kate. William e Kate avrebbero frequenti discussioni al centro delle quali vi sarebbe il principe Harry: le posizioni dei principi, però, non sarebbero quelle che molti si aspettano. Francesca Rossi il 6 Ottobre 2023 su Il Giornale.

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 Alti e bassi come tutte le coppie

 Uniti di fronte alle avversità

Il principe William non penserebbe nemmeno all’ipotesi di una riconciliazione con il fratello Harry. Kate Middleton si sarebbe assunta il ruolo di mediatrice tra i due. Questo è ciò che i tabloid britannici hanno sostenuto finora in merito ai rapporti tra i principi di Galles e i duchi di Sussex. Nuove indiscrezioni, però, hanno letteralmente capovolto la situazione, rivelando che non sarebbe William a opporsi all’ipotesi di una riconciliazione.

William e Kate furiosi con Harry: il motivo è nel libro Spare

Alti e bassi come tutte le coppie

William e Kate, nonostante l’aura di impeccabilità e di perfetta sintonia che li circonda, non sarebbero diversi dalla maggior parte delle coppie che vivono su questo pianeta: “Hanno avuto alti e bassi nel loro matrimonio, come chiunque altro”, ha dichiarato una fonte a Us Weekly. C’era da aspettarselo. Anzi, sarebbe stato strano il contrario. L’insider ha aggiunto: “Ma sono concentrati sui loro doveri reali e agiscono uniti”. Il servizio alla Corona verrebbe prima di tutto: i principi riuscirebbero a lasciare a casa, diciamo così, le questioni private. Come è giusto che sia.

I normali litigi della coppia, però, avrebbero un soggetto ricorrente: il principe Harry. In base a ciò che gli insider hanno detto di recente William sarebbe restìo a far pace con il fratello, mentre Kate cercherebbe di calmare gli animi e tentare la via del compromesso. Invece no, a quanto pare. La situazione sarebbe l’esatto contrario di come è stata descritta fino a oggi, come ha spiegato la fonte di Us Weekly: “Kate non ha alcun desiderio di comunicare né con Harry, né con Meghan. Sono accadute troppe cose e lei non è ancora pronta”.

William e Kate cercano un Ceo: la scelta che potrebbe cambiare la monarchia

Gli screzi con la duchessa di Sussex e le incomprensioni con il duca sarebbero stati piuttosto gravi e la principessa non se la sentirebbe di sorvolare su tutto, forse nemmeno di perdonare. Almeno per ora. Harry vorrebbe le scuse della famiglia, ma Kate non sarebbe disposta a cedere. Il principe William, al contrario, vorrebbe far pace con il fratello, ma non a qualunque costo: “William vuole che il suo rapporto con il fratello migliori, ma al momento non si parlano. Quando ciò accadrà è ancora incerto”.

Kate non è più la più amata dagli inglesi: ecco perché (e chi l'ha superata)

Uniti di fronte alle avversità

Lo scorso settembre un altro insider aveva detto a Closer che il rapporto tra Kate Middleton e Harry non avrebbe subìto grossi scossoni: “Kate è stata in contatto con Harry per dirgli di continuare ad andare avanti a testa alta e di non preoccuparsi troppo di queste battute d’arresto temporanee…Il rapporto di Harry con Kate è rimasto intatto…durante le loro telefonate notturne lei gli dice che alla fine andrà tutto bene”. Questa rivelazione si allineava al ruolo pacificatore che la stampa ha attribuito alla principessa, riservando a William la posizione più intransigente.

In ogni caso, come ha specificato un’altra fonte a Us Weekly, lo scorso settembre, la riconciliazione tra Sussex e Windsor non sembra affatto scontata. In particolare il rapporto tra i figli di Lady Diana apparirebbe come una strada tutta in salita: “Anche se Harry tornasse strisciando e scusandosi, è difficile immaginare William che perdona e dimentica. Il solo lato positivo di questa situazione è che ha motivato William a tenere intatta l’unità familiare”. Al momento è impossibile dire se sarà possibile ricostruire la coesione familiare anche tra William e Harry.

William e Kate furiosi con Harry: il motivo è nel libro Spare. I principi del Galles non avrebbero mai perdonato a Harry la pubblicazione del suo libro, ma sarebbero “furiosi” per la narrazione di un aneddoto in particolare. Francesca Rossi il 6 Ottobre 2023 su Il Giornale.

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 Galles contro Sussex

 L’aggressione di William

 Il pentimento del principe

 La catenina al Late Show

 Una faida pubblica

 William non si fida

I rapporti tra William, Kate e Harry si sarebbero guastati definitivamente con l’annuncio delle dimissioni dei Sussex, nel gennaio 2020. La rabbia dei principi, però, sarebbe cresciuta a ogni dichiarazione pubblica del duca, fino a esplodere, naturalmente in privato, con la pubblicazione del memoir “Spare. Il Minore”, avvenuta lo scorso 10 gennaio. In particolare la coppia non riuscirebbe a perdonare a Harry un passaggio contenuto nell’autobiografia, che ha suscitato tante polemiche, poiché potrebbe rappresentare il punto di non ritorno nel rapporto tra i figli di Lady Diana.

Galles contro Sussex

William e Kate sarebbero “furiosi” con Harry e l’esperto Tom Quinn è certo di conoscerne la ragione. Stavolta, infatti, non si tratterebbe solo dell’astio e del disappunto originati dalla Megxit, dalle interviste e dal documentario Netflix. Ci sarebbe una ragione ancora più precisa, qualcosa che i principi del Galles proprio non riuscirebbero a dimenticare. All’Express Quinn ha rivelato: “Ho intervistato persone che hanno lavorato per Meghan e Harry quando erano in Inghilterra e ho intervistato anche le persone che hanno lavorato per William e Kate e loro dicono che in privato c’è molta più rabbia di quella che viene mostrata in pubblico, specialmente in merito all’aggressione fisica di William contro Harry. Sembra siano furiosi per questo”. In effetti i principi non hanno fatto trapelare nulla, almeno in pubblico, della loro presunta ira.

L’aggressione di William

Tom Quinn fa riferimento all’ormai nota, ma comunque ancora presunta, vicenda della catenina strappata, ovvero la colluttazione che sarebbe avvenuta tra William e Harry al Nottingham Cottage nel 2019, lasciando sul “campo di battaglia” i ciondoli di quest’ultimo. Tutto sarebbe iniziato da alcuni commenti del principe di Galles, che avrebbe definito Meghan Markle “irritante” e “maleducata”. Harry avrebbe difeso la moglie, ma William si sarebbe giustificato sostenendo di voler solo aiutare il fratello. La discussione sarebbe sfociata in un litigio violento nella cucina della residenza, quando il duca avrebbe offerto al principe un bicchiere d’acqua per farlo calmare, come raccontato in “Spare”: “…[William] posò l’acqua, mi insultò di nuovo e mi si avvicinò. Avvenne tutto in fretta. Molto in fretta. Mi afferrò per il colletto, strappandomi la collanina e mi spinse a terra. Atterrai sulla ciotola dei cani, che si ruppe sotto il mio peso, tagliandomi la schiena. Rimasi là per un momento, stordito, poi mi alzai e gli chiesi di uscire”.

Il pentimento del principe

Dopo questo scontro il principe William avrebbe continuato a provocare il fratello: “‘Su, colpiscimi! Ti sentirai meglio se mi colpisci!’…’Forza, come da bambini’”. Harry, però, si sarebbe sottratto: “‘No. Solo tu ti sentirai meglio se ti colpisco. Per favore… vattene’”. Subito dopo il futuro Re si sarebbe pentito della sua impulsività: “[William] lasciò la cucina, ma non il Nott Cott. Era in soggiorno…Io rimasi in cucina. Passarono due minuti, due lunghi minuti. Tornò indietro con espressione dispiaciuta e si scusò”. William avrebbe minimizzato il litigio, chiedendo al fratello di non parlarne con Meghan. Il duca di Sussex, scosso da quanto accaduto, avrebbe contattato la sua terapeuta, spiegandole: “Avevamo avuto un milione di scontri fisici nella nostra vita…Da ragazzi non facevamo altro che litigare. Ma stavolta era diverso”. Meghan si sarebbe accorta subito dei “lividi” e dei “graffi” sulla schiena di Harry: “…Non potevo mentirle. Non era troppo sorpresa, e non era affatto arrabbiata. Era terribilmente triste”.

La catenina al Late Show

Il principe Harry non si è limitato a scrivere questi aneddoti, ma lo scorso gennaio ha addirittura mostrato la catenina, ormai riparata, durante il programma The Late Show, descrivendo il significato dei tre ciondoli: “Ci sono i battiti del cuore dei miei figli, è un regalo di mia moglie…su questo, invece, c’è sopra l’occhio di tigre, lo ha realizzato un mio amico in Botswana". Mostrare la collanina potrebbe essere stato un gesto studiato per dare credibilità alla narrazione presentata in “Spare”. Di fatto, però, noi abbiamo solo la versione di Harry. Il principe di Galles ha sempre seguito la linea di condotta stabilita dalla Corona, ovvero il tradizionale silenzio dettato dal motto di famiglia “never complain, never explain” (“mai lamentarsi, mai dare spiegazioni”).

Una faida pubblica

A questo punto non sorprende che William possa essere “davvero arrabbiato all’idea che queste difficoltà siano diventate pubbliche”, come ha detto Quinn. La royal family ha sempre fatto della riservatezza un punto d’onore. Naturalmente non sono mancate le eccezioni, ma la silenziosa, apparentemente indifferente compostezza è rimasta comunque una delle regole principali della vita a corte. I Windsor non devono (o, almeno, non dovrebbero) immischiarsi in polemiche, litigi, questioni divisive come fa la gran parte delle persone comuni e tantomeno esporre di fronte al mondo intero i loro problemi privati. Non si tratta tanto di snobismo, bensì di un atteggiamento che ha come scopo la tutela dell’istituzione monarchica. Detto in altre parole: se un Re o una Regina si comportassero in modo impulsivo e inadeguato, ponendosi a un livello inferiore a quello del loro rango, la Corona perderebbe la sua aura di fascino, di mistero, ma soprattutto di imparzialità, il ruolo di guida della nazione, dunque la sua ragion d’essere. Anche per questo i principi di Galles, già riservati per indole, non avrebbero gradito le esternazioni di Harry, ma si sono ben guardati dall’esporsi con dichiarazioni pubbliche che avrebbero fatto divampare il fuoco del gossip e della polemica con i Sussex.

William non si fida

La rabbia di William e Kate per le rivelazioni di Harry avrebbe anche un’altra conseguenza: il crollo totale del livello di fiducia dei principi nei confronti dei Sussex. Da molto tempo i tabloid ipotizzano che i futuri sovrani non vorrebbero né vedere, né sentire i duchi per timore che ogni discussione possa finire sulla stampa, o in nuovi memoir e documentari, che le frasi possano essere manipolate e le emozioni ingigantite per attirare ‘attenzione. I principi avrebbero paura che “ogni parola che diranno possa essere usata contro di loro”. Dati i precedenti non sarebbe proprio un’ipotesi campata in aria. L’esperto Richard Fitzwilliams, ricordando che i fratelli non si incontrano da mesi e non avrebbero fatto alcuno sforzo per provare a dialogare, ha dichiarato all’Express: “Temo che ciò dimostri che la frattura sia profonda come mai prima d’ora e che il rapporto tra i fratelli sia pessimo”. L’autobiografia e le interviste non avrebbero fatto altro che peggiorare una situazione già incandescente: “Il punto è semplicemente che non ci si può fidare di Harry…Se voi foste Harry e io William e stessimo chiacchierando, come potrei essere sicuro che ciò di cui stiamo parlando non appaia da qualche parte?”. Fitzwilliams ha anche precisato che il duca di Sussex potrebbe scrivere nuovi libri sulla sua vita: “Supponiamo che Harry abbia un contratto per quattro libri con la Random House e decida di ampliare Spare, o magari che scriva di più sulla sua infanzia, o che sia Meghan a scrivere le sue memorie. Ci sono troppi se e troppi punti interrogativi. I Sussex si sono comportati in modo del tutto imprevedibile, ma una cosa rimane prevedibile: a loro piace pubblicare e, lo abbiamo visto, usare ciò a loro vantaggio, in maniera brutale”.“ Francesca Rossi

Non sono Diana”. Ancora scintille tra Kate Middleton e la Regina Camilla. La principessa del Galles e la regina Camilla sarebbero sul piede di guerra e secondo i tabloid Re Carlo III sarebbe addolorato da questa nuova faida. Francesca Rossi l'8 Settembre 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 “Io non sono Diana”

 “Determinata a renderle la vita un incubo”

 Tensione tra Kate e Camilla

 “Disgustata” dal comportamento di Camilla

 Quel mancato inchino

 “La vera Regina”

Stanno diventando sempre più insistenti le indiscrezioni secondo cui la regina Camilla e Kate Middleton sarebbero ai ferri corti. Un nuovo gioco di potere si starebbe svolgendo tra le mura di Palazzo, senza esclusione di colpi bassi, dalle umiliazioni ai dispetti passando per le frecciate al vetriolo. Carlo III sarebbe rattristato da questa nuova lacerazione della sua famiglia ma, pur essendo il Re, non avrebbe il potere di intervenire in modo concreto. Le due prima donne della Corona britannica sarebbero ormai una contro l’altra. Camilla si sentirebbe inattaccabile dalla sua posizione di sovrana consorte, ma Kate può contare sul sostegno popolare e sa che il tempo è dalla sua parte.

“Io non sono Diana”

Spirano venti di guerra a Buckingham Palace, ma stavolta Harry e Meghan non c’entrano nulla. Al centro del nuovo tsunami familiare ci sarebbero Kate e Camilla. Le tensioni tra le due, riporta la stampa, andrebbero avanti da circa un anno. La morte della regina Elisabetta, con il conseguente, inevitabile riassestamento gerarchico, avrebbe sconvolto degli equilibri già precari, inasprendo i rapporti tra le due donne più importanti del regno. Davanti a dei testimoni Kate Middleton si sarebbe fatta scappare addirittura una frase piena di astio contro la presunta nemica. Forse nel tentativo di riaffermare la sua influenza a corte, la principessa avrebbe esclamato: “Io non sono Diana. Non si libererà di me”. Con questo commento sorprendente la principessa del Galles avrebbe voluto mettere in chiaro le cose: se sua suocera, troppo giovane e inesperta, ha perso la battaglia contro la più astuta rivale Camilla, con lei sarà tutto diverso. Kate non è un’ingenua, non avrebbe intenzione di cedere e può contare sul sostegno del marito, proprio ciò che ha decretato la sconfitta di Lady Diana.

“Determinata a renderle la vita un incubo”

“[Kate e Camilla] continuano a non andare d’accordo e questo rattrista Carlo”, ha detto un insider. Sua Maestà si troverebbe in una posizione piuttosto complicata: non potrebbe intervenire senza rischiare di scontentare una delle due contendenti. Ha bisogno di entrambe per costruire il suo regno e inimicarsi una o l’altra sarebbe piuttosto deplorevole, perfino pericoloso per la monarchia. La situazione, però, non sarebbe per nulla semplice, come spiega Radar Online: “Gli insider hanno detto che il motivo della contesa è scaturito da Camilla, che ha chiesto ai genitori commoner di Kate di entrare dalla porta di servizio quando venivano in visita a Kensington Palace”, perché, ha aggiunto un’altra fonte, la Regina riterrebbe “adatto ai Middleton usare l’entrata di servizio come il resto dei commercianti”, (un riferimento classista, ma comunque non confermato, al mestiere dei genitori di Kate, che avevano un'azienda, la Party Pieces, specializzata in articoli per le feste). Non è finita. Il sito sostiene che Camilla avrebbe imposto alla principessa di inchinarsi di fronte a lei ogni volta che si vedono, per ricordarle “il suo status inferiore nella gerarchia della royal family”. Se questi aneddoti fossero veri, sarebbero una cocente umiliazione per Kate. La fonte ha chiosato: “Camilla non riesce a smettere di gongolare ed è determinata a rendere la vita di Kate un incubo”.

Tensione tra Kate e Camilla

“C’è tensione, me lo hanno confermato”, ha detto l’esperto reale Tom Bower a proposito della presunta rivalità tra la principessa del Galles e la Regina. Un’altra possibile ragione dietro a questa faida, tutta da provare, sarebbe la gelosia di Camilla nei confronti di Kate. Quest’ultima sarebbe sempre stata la beniamina della regina Elisabetta, al contrario della moglie di Carlo, con cui i rapporti sono stati conflittuali per decenni. La defunta monarca avrebbe preso subito in simpatia la moglie di William, trovando molte affinità tra i loro caratteri. Ancora Radar Online ha scritto: “Negli anni Kate è sempre stata la preferita di Elisabetta…e si dice che Camilla fosse consumata dalla gelosia fin dall’inizio”. Ora che Elisabetta II non c’è più, la moglie di Carlo starebbe cercando di spingere Kate in un angolo usando tutta la sua influenza. Gli insider hanno raccontato: "Camilla voleva che i suoi figli Laura e Tom ottenessero cavalierati e altri onori…William e Kate si sono opposti, sebbene intuissero di avere scarse possibilità di successo. Per il momento Carlo e Camilla hanno il coltello dalla parte del manico”.

“Disgustata” dal comportamento di Camilla

“Il sogno della vita di Camilla di diventare Regina le ha dato alla testa”, ha dichiarato un altro insider. La superbia, l’orgoglio derivati dalla nuova posizione avrebbero trasformato la personalità della sovrana: “Ha iniziato a spadroneggiare, chiarendo chi fosse il capo ed esigendo che tutti si inchinassero di fronte a lei”. Questa arroganza avrebbe colpito Kate Middleton, che “era francamente disgustata dal comportamento di Camilla”. Per la verità questo ritratto così negativo della nuova Regina stona moltissimo con la sua immagine pubblica seria, composta, persino leggermente defilata. È vero, le apparenze possono ingannare, ma il beneficio del dubbio è d’obbligo, visto che non vi sono prove che possano dimostrare questa vera e propria metamorfosi di Camilla in stile “Dottor Jekyll e Mister Hyde”.

Quel mancato inchino

Il giorno dell’incoronazione, lo scorso 6 maggio, avrebbe rappresentato il punto di non ritorno nei rapporti tra Kate e Camilla. La principessa del Galles si sarebbe lasciata trasportare dall’ira di fronte al mondo intero, rifiutando di inchinarsi di fronte alla sovrana. Tom Bower ha commentato in proposito: “Se osservate il video dell’incoronazione, quando il Re e la Regina lasciano i troni per dirigersi verso l’uscita dell’Abbazia di Westminster, vedrete che tutti si inchinano di fronte al Re, ma nessuno muove…un muscolo quando passa Camilla. E questo perché erano arrabbiati con lei. Anche Kate e William erano arrabbiati”. Il motivo di questa “rabbia”, ha precisato Bower, andava cercato proprio in un presunto piccolo, ma perfido intrigo ai danni della famiglia Middleton: “Camilla ha portato venti Parker Bowles all’incoronazione e c’erano quattro Middleton”. Sembra che al fratello e alla sorella di Kate, James e Pippa, sia stato chiesto di non portare i rispettivi consorti, ufficialmente per evitare che la lista degli invitati si allungasse troppo. Kate, però, avrebbe preso male questo divieto, giudicandolo un dispetto, un’imposizione inutile ma offensiva. Un affronto. In fondo due persone in più non avrebbero di certo creato chissà quale squilibrio nella lista degli ospiti. Senza contare, poi, che la famiglia Parker Bowles era al completo.

“La vera Regina”

Dopo la morte della regina Elisabetta qualcosa si sarebbe irrimediabilmente spezzato tra Kate e Camilla. Le possibili tensioni latenti sarebbero esplose. Non tutto sarebbe perduto, però. La questione, ammesso che davvero esista una rivalità tra la sovrana e la principessa, potrebbe ancora essere risolta. Per dirla tutta a Camilla converrebbe evitare dissidi con la popolare e amata Kate. Un insider ha puntualizzato: “Kate non è stata definita l’acquisto royal di maggior successo senza un motivo. È l’arma non così segreta di cui la famiglia ha bisogno per assicurare il futuro della monarchia”, sostenendo che i presunti dispetti di Camilla sarebbero “la goccia che ha fatto traboccare il vaso”. La principessa del Galles “di solito non lasciava mai che la sua gioventù e la sua bellezza offuscassero Camilla”. Avrebbe sempre mostrato rispetto nei confronti della Regina, “ma la sfida è aperta”, ormai. Solo che Camilla dovrebbe fare attenzione: questa sarebbe una battaglia che non avrebbe alcuna possibilità di vincere. È la moglie del Re, la sovrana, ma il suo titolo, pur essendo un dato di fatto incontrovertibile (finché Carlo è in vita, almeno) per la gerarchia monarchica, potrebbe non esserlo nei cuori della gente: “La moglie di Re Carlo ha trovato pane per i suoi denti. A Palazzo Kate è considerata la vera Regina”.

Quelle telefonate notturne tra Kate e il principe Harry (che fanno arrabbiare William). Per alcuni Kate e Harry sarebbero nemici giurati, per altri cognati che nonostante tutto mantengono rapporti affettuosi nonostante i dubbi del principe William. Francesca Rossi l'11 Settembre 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 “Non funziona per tutti”

 Telefonate notturne

 L’esitazione di William

 Un altro ostacolo alla pace: Meghan

Una delle incognite nelle dinamiche familiari dei Windsor è rappresentata dal rapporto tra Kate Middleton e il principe Harry. Nessuno è mai riuscito a capire davvero cosa pensino i cognati l’uno dell’altra, se tra loro vi sia ancora un dialogo, o se la Megxit abbia trascinato via con sé anche l’apparente armonia che regnava tra la principessa e il duca. Il ruolo di Meghan, poi, potrebbe essere tutt’altro che secondario in questa storia. Harry e Kate, dicono alcuni, sarebbero ancora alleati e amici. Addirittura la futura Regina sosterrebbe il principe nelle sue scelte e non avrebbe mai rinunciato al suo ruolo di mediatrice tra i Sussex e i Windsor. Tutto sotto lo sguardo poco entusiasta e molto sospettoso del principe William.

Dal vestito da damigella al lip gloss: l’origine dei litigi tra Kate e Meghan

“Non funziona per tutti”

“Fare terapia non funziona su alcune persone, questi percorsi non sono per tutti. È molto importante avere una varietà di terapie possibili”. Quando Kate disse questa frase, in occasione della prima uscita pubblica con William dopo la pubblicazione di “Spare”, il memoir di Harry, tutti pensarono che si trattasse di una frecciatina scagliata proprio contro il cognato. Era il 12 gennaio 2023 e i principi di Galles erano in visita alla “Open Door Charity” di Birkenhead, un’associazione che si dedica alla salute mentale dei più giovani sviluppando la loro creatività.

I tabloid furono sorpresi dalle parole di Kate. Sembrava strano che proprio la principessa, sempre moderata e attenta a soppesare ogni gesto e ogni parola, si lasciasse andare a un commento che poteva rivelare al pubblico la sua opinione nei confronti di Harry. Il duca di Sussex è stato per anni in terapia dopo la morte di Lady Diana e ha fatto della salute mentale la sua battaglia filantropica più importante: in un’intervista al Telegraph del 2017 raccontò: “Perdere mia madre a dodici anni e dover poi spegnere le mie emozioni negli ultimi venti anni ha avuto un impatto molto serio sulla mia vita…sono stato…molto vicino a un completo esaurimento in diverse occasioni”.

Nel 2020 ammise di essere stato in cura per sette anni. Nel 2022, durante la giornata inaugurale del Masters of Scale Summit, confessò: “Quando ho iniziato a fare terapia, ho finalmente aperto gli occhi…ho ritrovato la fiducia che non avevo mai pensato di avere”. Per questo la battuta di Kate appariva ancora più tagliente, insensibile e, nello stesso tempo, incredibile. Pareva quasi un accanimento nei confronti del principe Harry, benché quest’ultimo non abbia risparmiato colpi bassi alla royal family.

La stampa pensò che i rapporti tra la principessa e il duca si fossero deteriorati dopo la pubblicazione di “Spare” e le interviste bomba, che non vi fosse alcuna speranza di una riconciliazione. Le ultime indiscrezioni, però, mettono in dubbio questa versione dei fatti. Anzi, la ribaltano completamente, descrivendo Kate e Harry come due grandi confidenti, pronti ad aiutarsi e a incoraggiarsi reciprocamente.

"Inaspettato, spontaneo...". Il gesto di Kate che smentisce Meghan

Telefonate notturne

Il magazine Closer ha scritto: “Kate Middleton si è avvicinata a Harry per offrirgli il suo supporto durante quello che è stato un periodo davvero difficile per lui”. Il processo contro i tabloid, durante il quale al principe è stata contestata la credibilità delle sue affermazioni, il calo di popolarità, la rescissione del contratto con Spotify, le voci di divorzio con Meghan, le tensioni con Carlo III e William avrebbero spinto la principessa a tendere la mano a Harry. Forse Kate non si sarebbe mai allontanata davvero da Harry, ritenendo che vi fosse un certo margine per la pace.

Un insider ha detto a Closer: “Kate è stata in contatto con Harry per dirgli di continuare ad andare avanti a testa alta e di non preoccuparsi troppo di queste battute d’arresto temporanee”. Le intenzioni della principessa, però, andrebbero oltre il semplice incoraggiamento: “Il rapporto di Harry con Kate è rimasto intatto e significa moltissimo per Harry che lei continui a mostrargli supporto, in particolare in momenti complicati come questo, alla resa dei conti”.

La principessa non sarebbe mai stata insensibile di fronte ai problemi del cognato. La fonte ha proseguito: “È molto dispiaciuta per lui. È molto difficile vederlo attraversare tutti questi ostacoli, muove le corde del suo cuore…”. Kate Middleton ci sarebbe sempre per Harry. A qualunque ora. Altri insider, insistendo sui sentimenti della principessa, hanno fatto una rivelazione clamorosa: “È molto dura per Kate guardare Harry affrontare…lo stress e il rifiuto ma durante le loro telefonate notturne lei gli dice che alla fine andrà tutto bene”.

Meghan ha fatto piangere Kate durante il suo matrimonio?

L’esitazione di William

“Mio fratello e io ci vogliamo bene…c’è stato molto dolore tra di noi, in particolar modo negli ultimi sei anni”, disse il principe Harry in un’intervista a Itv, lo scorso gennaio, ammettendo di non aver parlato con William “per un certo periodo di tempo”. Proprio la mancanza di dialogo con il principe di Galles potrebbe rappresentare un ostacolo forse insormontabile per Kate.

A quanto sembra il futuro Re non gradirebbe affatto le presunte telefonate tra la moglie e il fratello. Non riuscirebbe a fidarsi di lui, temendo che un eventuale tentativo di riappacificazione possa finire in un’intervista esclusiva o in un documentario. Un insider ha spiegato a Closer: “Naturalmente è una situazione molto delicata…tra molti degli altri senior royal, in particolare William, che ha messo in chiaro di non essere ancora pronto a sedersi con Harry per i colloqui di pace o per qualunque altro tentativo di confronto aperto”.

La posizione di William è comprensibile, ma Kate non sarebbe intenzionata a desistere, né avrebbe mai abbandonato il ruolo di mediatrice tra la royal family e i duchi di Sussex: “Kate vuole tenere aperte le linee di comunicazione e spianare la strada per una pace a lungo termine e su tutta la linea con l’intera famiglia, William incluso. Non vuole intromettersi nella vita di Harry, ma vuole fargli sapere che ci sono molte persone, inclusa lei, che tengono a lui e fanno il tifo perché sia felice”. Nel suo memoir “Spare” Harry ha definito Kate “più di una cognata, la sorella che non ho mai avuto e che ho sempre voluto…”. La principessa si starebbe comportando proprio come una sorella pronta a consigliare e ad aiutare un fratello in difficoltà.

“Non sono Diana”. Ancora scintille tra Kate Middleton e la Regina Camilla

Un altro ostacolo alla pace: Meghan

Nel percorso accidentato verso la pace tra Windsor e Sussex la principessa del Galles non si troverebbe a fronteggiare solo la titubanza del marito, ma anche la presunta ostilità di Meghan Markle. Sembra proprio che le due non si siano mai capite e l’ormai celebre litigio per il vestito della principessa Charlotte, che sarebbe accaduto poco settimane prima del royal wedding di Harry, avrebbe messo una pietra inamovibile sulla possibilità di un compromesso, rendendo la speranza di un’amicizia tra le cognate una chimera.

Ora i problemi sarebbero aumentati. La duchessa non ha accompagnato Harry a Londra lo scorso 7 settembre, in occasione dell’evento di beneficenza WellChild Awards, dedicato ai bambini malati. Non dovrebbe partecipare neppure al possibile incontro tra Harry e Carlo, previsto per il prossimo 17 settembre. Secondo i tabloid Sua Maestà non l’avrebbe invitata, poiché desidererebbe parlare esclusivamente con il suo secondogenito.

Meghan, però, non sarebbe ansiosa di tornare a corte. Al contrario. Eviterebbe volentieri di incontrare la royal family, in particolare Kate Middleton. Rivederla ora che è diventata principessa del Galles e doverle rendere omaggio, come prescrive il protocollo, sarebbe, per la duchessa, un’umiliazione insopportabile. Al programma “Sunday Morning with Trevor Phillips” di Sky News 24 l’esperto reale Andrew Morton non ha lasciato spazio a dubbi: “Meghan che si inchina di fronte a Kate? Non penso proprio, non la vedo una possibilità. I Sussex hanno la loro vita in California”.

La duchessa non vorrebbe rischiare di trovarsi in una posizione di inferiorità, mentre la cognata si prende gli onori e la luce del palcoscenico internazionale. Il lavoro di mediazione di Kate non sarà affatto una passeggiata, ma se è vera la solidità del rapporto con Harry, nulla è impossibile. Francesca Rossi

Kate al "rave" di Rose Hanbury, la (presunta) amante di William. Ha destato un certo scalpore la partecipazione della principessa del Galles a un festival di musica, un rave chic nella proprietà della presunta amante del principe William. Francesca Rossi il 25 Agosto 2023 su Il Giornale.

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 Il “rave” a casa della “rivale”

 A cena con Rose

 La serata che distrugge il gossip

 Tra Rose e Kate

 Una figlia nascosta

 Mai state nemiche?

 Un matrimonio imperfetto

La principessa Kate è andata a una cena e poi a un rave di alto livello nella tenuta della sua presunta “rivale" in amore, Rose Hanbury. La sua partecipazione ha scatenato le polemiche: molti si chiedono se la futura Regina e la marchesa siano davvero amiche e, dunque, la presunta liaison con William sia solo una menzogna, oppure se si tratti di una alleanza di facciata, per spegnere il fuoco dei pettegolezzi.

Il “rave” a casa della “rivale”

Lo scorso 12 agosto Kate Middleton ha partecipato da sola all’Houghton Festival di Norfolk, 24 no-stop di musica. Un rave chic da 10mila persone, nato da un’idea del Dj Craig Richards nel 2017. Un’occasione così informale da far ritenere a qualcuno che la principessa non avrebbe mai nemmeno pensato di recarvisi. Invece Kate si è presentata indossando una maglia nera con scollatura a barca, pantaloni aderenti dello stesso colore, sneakers Veja, già sfoggiate nel giugno 2021 (120 dollari) e orecchini di Sezane (95 dollari). Un outfit casual, adatto alla festa. La principessa ha ascoltato un po’ di musica per poi dirigersi nel ristorante Turntable&Napking per una cena italiana: burrata, panzanella, ragù di costolette per un totale di 60 sterline. Il Daily Mail rivela: “[Kate] era di buon umore, ha ordinato margarita, mangiato dell’affogato al caffè e chiacchierato amabilmente con gli amici”. Non è finita qui: la principessa del Galles e i suoi accompagnatori avrebbero portato al ristorante una bottiglia di Aix Rosé da 12 litri. Terminata la cena Kate avrebbe lasciato ai camerieri una generosissima mancia da 700 sterline (circa 800 euro).

A cena con Rose

Non sono state solo la partecipazione privata di Kate all’Houghton Festival e la mancia a creare scalpore. C’è un altro particolare che nessuno si aspettava: la presenza di Rose Hanbury, marchesa di Cholmondeley e presunta amante del principe William secondo i tabloid. Infatti non solo il rave si tiene nella tenuta dei marchesi, ma sembra che prima di unirsi alla festa Kate fosse a cena a casa di Rose e del marito con altri amici. Il Daily Mail riporta: “Dopo la cena uno degli ospiti ha suggerito a Kate di andare al festival. Catherine era nervosa all’idea ma, dopo aver parlato con gli addetti alla sicurezza, è andata con molta sicurezza. William non c’era”. Il tabloid sostiene di aver contattato Buckingham Palace in merito all’assenza dell’erede al trono, ma la corte preferisce non replicare. Alcuni sostengono che il principe fosse imbarazzato all’idea di ritrovarsi di fronte a Rose Hanbury, ma forse non c’è alcun sotterfugio: del resto non sta scritto da nessuna parte che William e Kate debbano stare sempre insieme a ogni evento più o meno ufficiale. Anzi, è normale che talvolta si presentino singolarmente a una visita o da amici.

La serata che distrugge il gossip

Chi ritiene che sia strano non vedere William accanto a Kate, soprattutto se si tratta di una cena a casa di Rose Hanbury, forse vorrebbe trovare a tutti i costi un appiglio al gossip degli ultimi mesi: l’erede al trono e Rose, ha riportato la stampa, avrebbero avuto una relazione, scatenando la rabbia e la gelosia della principessa del Galles. La serata di Kate al rave infrange completamente il “castello” di indiscrezioni e congetture che ruota attorno a una storia mai confermata. La moglie di William e Rose sono state descritte come “rivali” in amore, dunque l’arrivo di Kate al rave dovrebbe significare due cose soltanto: tutta la storia della liaison tra il principe e la marchesa sarebbe solo un pettegolezzo, oppure Kate cercherebbe di fare buon viso a cattivo gioco per evitare clamori.

Tra Rose e Kate

Il gossip su un presunto tradimento del principe William circola ormai dal 2019, ma si è intensificato nel marzo 2023, quando i giornali hanno iniziato a insistere sul nome della marchesa di Cholmondeley come presunta amante dell’erede al trono. Rose Hanbury, ex modella, è vicina di casa dei principi ad Anmer Hall, nel Norfolk. Nel 2009 ha sposato David Rocksavage, VII° marchese di Cholmdeley. Dal 1990 al 2022 David è stato Lord Gran Ciambellano e nel marzo 2023 Re Carlo III lo ha nominato Lord-in-Waiting, carica “prestigiosa che vedrà [il marchese] partecipare a importanti occasioni regali e di Stato e…rappresentare Sua Maestà a diversi eventi”, ha precisato il Daily Mail. Ciò significa che per Rose le porte della corte sono spalancate. Secondo le ricostruzioni la Hanbury e William avrebbero iniziato a frequentarsi quando Kate era incinta di Louis. Tuttavia non si sa quando di preciso sarebbe iniziata la presunta liaison, né quando si sarebbe interrotta. Una lacuna che fa riflettere sull’attendibilità della notizia. La principessa Kate si sarebbe accorta della tresca, ma anche in questo caso non è chiaro quando e avrebbe affrontato sia il marito, sia la marchesa. Un insider dichiarò al Sun: È ben noto il fatto che Kate e Rose abbiano avuto un terribile scontro. Erano amiche, ma ora non più. William vuole fare da paciere…ma Kate ha chiarito che non vuole più vederli e vuole che William li allontani gradualmente, nonostante il loro status sociale”. Kate avrebbe voluto vedere la “rivale” in disgrazia, ma questa versione dei fatti non collima per nulla con la nuova nomina del marchese e tantomeno con la presenza della coppia all’incoronazione di Re Carlo III (Oliver, il figlio di David e Rose è stato persino uno dei paggi del sovrano accanto al principe George).

Una figlia nascosta

Nel maggio 2023 la vicenda della presunta liaison tra William e Rose si arricchì di un nuovo, incredibile capitolo: i due avrebbero avuto una bambina che il principe non avrebbe riconosciuto per evitare lo scandalo. La marchesa avrebbe addirittura fatto credere al marito che la figlia fosse sua, ma David, chissà come, avrebbe scoperto la verità. David e Rose hanno una bimba, Iris Marina Aline, nata nel 2016. Il gossip dovrebbe riferirsi proprio a lei, ma non esiste alcuna prova che suo padre sia il principe William. Si tratta di voci non suffragate da fatti. Per ora i marchesi sono rimasti in silenzio, ma potrebbero decidere, in futuro, di considerare delle vere e proprie calunnie, agendo di conseguenza. In proposito l’esperto Richard Key, definendo “falsa” l’intera vicenda, ha spiegato al Daily Mail: “Entrambe le parti hanno preso in considerazione [l’idea] dell’azione legale ma, poiché i report non hanno portato prove…hanno scelto di ignorare [la cosa]”.

Mai state nemiche?

Una fonte ha dichiarato: “…[Rose e Kate] sono ferite dall’ipotesi che ci sia una disputa o freddezza tra loro…”. Le due non sarebbero mai state né rivali, né nemiche. Anzi, forse sarebbero stati proprio i pettegolezzi ad allontanarle. Marie Claire.com ha rivelato: “Ci sono state tensioni tra loro a causa di tutto quel gossip sgradevole. [All’incoronazione] hanno avuto la possibilità di parlare per la prima volta da molto tempo e hanno fatto pace. Ora si spera che non ci sarà nessun imbarazzo nel loro circolo sociale quest’estate”. La fonte ha parlato di “far pace”, ma se non è mai accaduto nulla di riprovevole, non ha senso. Forse la frase va interpretata in un altro modo: Rose Hanbury si sarebbe sentita a disagio a causa delle chiacchiere e, di conseguenza, in dovere di spiegarsi con Kate, magari scusandosi benché non fosse colpevole di nulla. La principessa, dal canto suo, potrebbe aver detto chiaramente alla marchesa che non c’è nulla di cui preoccuparsi, che lei conosce perfettamente i meccanismi del pettegolezzo e non se ne lascia irretire.

Un matrimonio imperfetto

In ogni caso tra Rose e Kate sarebbe tornato il sereno (o forse i rapporti sono sempre stati cordiali, chissà) e questo spiegherebbe la cena a casa dei marchesi e la presenza della principessa al rave. La vicenda della liaison con William sembra sempre di più la classica bufala. I principi di Galles sarebbero più uniti che mai. Ciò non significa che non abbiano mai problemi nel loro matrimonio, ma questo è un altro discorso. A tal proposito l’autore Tom Quinn ha detto: “[Il matrimonio di William e Kate] non è perfetto. Fanno incredibili litigate. Ma, laddove alcune coppie litigano, lanciandosi pesanti vasi addosso, William e Kate si lanciano cuscini. Tutto viene sempre tenuto sotto controllo”.

Da ansa.it il 10 giugno 2023

Imbarazzo per Kate Middleton - moglie dell'erede al trono britannico William e principessa di Galles - a causa delle magagne spuntate a scoppio ritardato sui conti dell'azienda di famiglia di proprietà dei suoi genitori: dichiarata fallita formalmente - ma piuttosto alla chetichella - il mese scorso dopo la crisi patita durante le restrizioni legate alla pandemia di Covid. 

La bancarotta della società che aveva reso i Middleton milionari, permettendo loro quella scalata sociale suggellata dal matrimonio reale di Kate (ma anche dall'ascesa nel jet set di sua sorella Pippa), ha suscitato finora un interesse mediamente modesto sui giornali del Regno.

In stridente contrasto con il trattamento mediatico riservato ad esempio al reprobo Harry, fratello minore ribelle di William e secondogenito di re Carlo III, e a sua moglie Meghan. Tuttavia qualche elemento problematico per la famiglia della futura regina consorte (ormai indicata rispettosamente in tutte le comunicazioni ufficiali di palazzo con il nome di Catherine, senza diminutivi), sta iniziando a comparire.

'Colpa' di alcuni analisti, esperti di casi d'insolvenza, i quali hanno potuto esaminare la procedura di fallimento di Party Pieces: l'azienda di produzione e vendita di decorazioni festive creata da mamma e papà Middleton, Carole e Michael, nel 1987. Azienda che, dopo diversi anni di buon successo - fino a un picco di 44 milioni di valore nella fase più profittevole del business - risulta aver adesso lasciato dietro di sé debiti per almeno 2,6 milioni di sterline (circa 3 milioni di euro) non rimborsati ai creditori: incluse 600.000 sterline di tasse arretrate mai versate al fisco del governo di Sua Maestà. 

Non è chiaro quanto e se tutto questo possa mettere a repentaglio il futuro della lussuosa dimora familiare acquistata da Carole e Michael nel 2012 per 4,7 milioni di sterline non lontano dal castello di Windsor. Ma certo qualche preoccupazione d'immagine appare inevitabile.

"È l'amante e quella figlia è di William". Il divorzio di Rose fa tremare la Corona. Francesca Rossi il 28 Maggio 2023 su Il Giornale.

Rose Hanbury, presunta amante del principe William, starebbe per divorziare dal marito a causa della paternità della figlia: il vero padre sarebbe proprio il principe del Galles

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 Rose l’amante?

 La figlia segreta di William

La liaison tra il principe William e l’ex modella Rose Hanbury, marchesa di Cholmondeley, è una di quelle storie tutte da dimostrare, ma che fanno un gran rumore sulla stampa internazionale. In queste ore il presunto scandalo si è persino arricchito di un nuovo capitolo che starebbe facendo tremare la Corona: Rose sarebbe sul punto di divorziare perché il marito avrebbe scoperto di non essere il vero padre della loro terza figlia. La bambina nata nel 2015, dicono i tabloid, sarebbe figlia del principe William.

La “rivale” in amore di Kate Middleton torna a corte: chi è Rose Hanbury

Rose l’amante?

Anni fa la 39enne Rose e Kate Middleton sarebbero state amiche, raccontano le indiscrezioni. Dal 2009 la Hanbury è sposata con il 62enne David Rocksavage, VII marchese di Cholmondeley. La coppia vive a Houghton Hall, a sole tre miglia di distanza da Anmer Hall, residenza di campagna nel Norfolk tanto amata dai principi di Galles. Il marchese è stato Lord Great Chamberlain durante il regno della regina Elisabetta e ora ricopre il ruolo di Lord-in-Waiting, concessogli da Carlo III lo scorso marzo. Inoltre i figli di David e Rose, i gemelli Alexander e Oliver, hanno ricoperto il ruolo di paggi con il principe George all’incoronazione di Re Carlo III.

Kate e Rose hanno molto in comune: la stessa classe sociale, la vita di corte e, forse, il principe William. Sembra, infatti, che l’erede al trono e la marchesa abbiano avuto una storia d’amore mentre la principessa era incinta del piccolo Louis. La faccenda sarebbe stata insabbiata per proteggere la reputazione di William e Kate, considerati il futuro della monarchia, il volto bello, rassicurante e moderno dell’istituzione.

La futura regina Catherine, però, si sarebbe infuriata a tal punto con il marito da pretendere e ottenere che i marchesi venissero banditi dalla corte. Ci sarebbe stato anche un violento litigio tra le due rivali, perché Kate avrebbe abbandonato il suo usuale aplomb e deciso di affrontare Rose a viso aperto. William avrebbe cercato in tutti i modi di calmare gli animi. Invano. Tuttavia la rabbia della principessa di Galles e il presunto allontanamento di David e Rose non collimano con la loro presenza all’incoronazione, né con l’incarico di paggi svolto dai loro figli e tantomeno con il nuovo titolo ottenuto dal marchese.

Qualcuno pensa che tali privilegi siano una strategia per evitare lo scandalo. C’è perfino chi sostiene che sia stata la regina Camilla a invitare Rose Hanbury alla cerimonia dello scorso 6 maggio. Kate, colpita nell’orgoglio, si sarebbe rifiutata di inchinarsi al passaggio della sovrana. Quest’ipotesi appare poco credibile per almeno due motivi: non è chiara la ragione per cui Sua Maestà avrebbe fatto un dispetto simile alla principessa (sempre ammesso che tutta la storia della relazione con William sia vera). Non c’è alcuna logica. Rose sarebbe stata comunque nella lista degli invitati proprio per il ruolo del marito a corte.

L’intera faccenda è un mistero che nelle ultime ore si sarebbe ulteriormente complicato a causa di un sorprendente e grave risvolto: la paternità della figlia di Rose Hanbury.

Kate ha una rivale? La verità sulla liaison tra William e Rose Hanbury

La figlia segreta di William

Da tempo circolano pettegolezzi secondo i quali la marchesa di Cholmondeley sarebbe stanca del marito e vorrebbe il divorzio. In realtà pare che la coppia sia scoppiata per un altro motivo: David avrebbe scoperto di non essere il padre di Iris Marina Aline, la bambina che Rose ha avuto nel 2016. La piccola sarebbe nata dalla relazione della marchesa con William, il quale non l’avrebbe mai riconosciuta.

Le implicazioni di questa vicenda, qualora venisse provata, avrebbero la potenza di una bomba: Iris sarebbe la sorellastra di George, Charlotte e Louis, eredi diretti al trono. Se davvero fosse la figlia del futuro Re d’Inghilterra, ciò cambierebbe la linea di successione. William e Kate sarebbero “preoccupati” per le conseguenze del presunto divorzio di Rose e David e per la questione della paternità di Iris Marina Aline. Non è affatto detto che Carlo III riesca a risolvere la situazione. Al momento, però, si tratta ancora di illazioni, benché pericolose.

Estratto da dilei.it il 25 maggio 2023.

L’incubo di Kate Middleton si è avverato. Rose Hanbury, la presunta amante di William, vuole divorziare dal marito, il Marchese David Cholmondeley. E il motivo fa tremare il Palazzo perché riguarderebbe la figlia naturale del Principe del Galles. […]

Angela Marrelli per velvetstyle.it il 25 maggio 2023. 

William e Kate rappresentano la favola che tutti si immaginano tra un principe e una principessa. Sono davvero “felici e contenti”?

Dodici anni fa William d’ Inghilterra e Kate Middleton si affacciavano al balcone di Buckingham Palace per salutare il popolo: due milioni di persone in presenza e quasi due miliardi nell’etere, dalla dirette televisive. In quel momento si mostrarono nello scambio (oggi raro) di un bacio. Non un semplice bacio da innamorati, ma quello da marito e moglie. 

La storia di Kate Middleton non è meno stupefacente di quella di sua cognata Meghan Markle, la quale un po’ di notorietà, prima di incontrare Harry, l’aveva almeno sperimentata, visto la sua ex professione di attrice. Kate invece era la tipica ragazza borghese comune, nata a Berkshire. È stata lei a strappare dalle brame di un’intera generazione di ragazze, il rampollo blasonato.

Arrivata al castello sul cavallo bianco con il principe, a distanza di anni, come se la passa Kate? Si sarà chiesta almeno una volta in questi 11 anni “chi me lo ha fatto fare?”. Kate sembra felice nella sua gabbia dorata. La coppia ha messo al mondo tre figli che amano, si mostrano uniti e complici, anche se qualche crepa qualche volta è trapelata. 

[…]  Eppure la vita di coppia di Kate e William non è proprio da favola. Come tutti i comuni mortali anche loro hanno vissuto degli alti e bassi, avendo in più il carico delle complicazioni dovuto alla loro forte visibilità. Hanno sempre cercato di non far emergere nulla per non generare scandali, per non macchiare il quadro perfetto di famiglia felice che sfoggiano davanti agli occhi del mondo. 

In passato però qualcosa è saltato agli occhi. Si è parlato infatti che Kate avesse addirittura una rivale in amore, una donna molto simile a lei esteticamente, alta, snella, con la chioma castana e persino madre di tre figli. Si tratta di Rose Hanbury, marchesa di Cholmondeley, ex modella dell’agenzia di Kate Moss, sposata e con un patrimonio di 100 milioni di dollari. E a quanto pare presente nella cerchia di amici di William e Kate.

Il gossip racconta che una sera, in occasione di un gala organizzato da Rose per beneficenza, Kate avrebbe litigato con William, prima di rispondere con sorrisi glaciali alla padrona di casa, per poi tuonare in maniera lapidaria verso gli amici più cari: “Eliminate gradualmente Rose”. 

I rumors fanno sapere che Rose e William avrebbero avuto un flirt durante la terza gravidanza di Kate, quando era incinta di Louis. Illazioni recenti annunciano l’imminente divorzio di Rose dal marito e i più “temerari” addirittura vedono il motivo di ciò, nella presunta paternità naturale di William, su una delle figlie dell’ex modella. Voci, solo questo, ovviamente. Ma di certo non piacevoli per la Principessa del Galles. 

A Buckingham Palace non è tutto oro quello che luccica. Secondo una fonte reale molto vicina a Kensington Palace, Lady Middleton sarebbe arrivata al punto di trattare il marito “come se fosse il quarto figlio”. 

Il motivo è da cercare nei comportamenti impulsivi e stizzosi del futuro re. A rendere pubblica la notizia è l’Express riportando che la fonte l’ha appresa durante una conversazione con l’autore reale Tom Quinn. Da 11 sposati, William e Kate sono i genitori di George, Charlotte e Louis e oggi sono tra le coppie coronate più unite e amate al mondo. Il loro amore è sbocciato nel 2007 alla St. Andrew University, ma anche durante gli anni di fidanzamento William avrebbe fatto “impazzire” Kate. E non in senso romantico.

Sembra che lei desiderasse tanto avere un anello che attestasse ufficialmente la loro unione, ma il primogenito di Carlo, forse troppo scottato dal matrimonio disastroso dei suoi, tendeva a rimandare, facendo intendere di non avere nessuna intenzione di correre all’altare. William voleva ancora godersi la spensieratezza della giovinezza, divertendosi insieme ai commilitoni dell’accademia militare di Sandhurst. Pare fu per questo motivo che ad un certo punto lasciò Kate e lei reagì buttandosi nei viaggi e nelle notti di festa con la sorella Pippa. 

I tabloid dell’epoca raccontavano di un nuovo fidanzato di Kate Middleton, un certo Henry Ropner ex compagno di scuola di William a Eton, laureatosi poi ad Edimburgo in ingegneria civile. Lui e la Middleton furono paparazzati insieme e le cose cominciarono a prendere un’altra piega. “Henry è felicissimo di esserci per Kate ora che si è lasciata con William. Escono insieme, si divertono, flirtano tanto” si vociferava. “Ora che è single, Kate si gode la compagnia di Henry in modo regolare. Lui è molto ricco e si muove da anni nella cerchia di William”.

Nonostante le prove del presunto flirt con Henry (che con William aveva avuto in comune un’altra fidanzata, Jecca Craig, figlia di un ambientalista inglese) non furono mai trovate, quello che è certo è che Willam diventò pazzo di gelosia. La strategia di Kate funzionò e il principe corse a riprendersela. 

[…]  Oggi le cose hanno sembianze meno romantiche. Kate, secondo alcune voci, oggi più che la moglie e la donna che fa impazzire di gelosia William, sembra sua madre. Il comportamento che la Middleton ha assunto nei confronti del marito sarebbe l’unica soluzione per spegnere le litigate. 

Secondo l’Express è un modo per non lasciarsi andare nel lancio di “cuscini molto pesanti” ed è il mantra assunto dietro suggerimento della regina Elisabetta (che di malumori con il marito ne ha avuti molti), ossia: “mai lamentarsi, mai spiegare”.

William dal suo canto contribuisce riuscendo a trincerarsi dietro un muro di silenzio, proprio per non dare forza alle polemiche, imparando a non lamentarsi troppo. Insomma, una coppia che se vista nel privato non ha proprio tutti i connotati della favola che vogliono farci bere. È stata bravissima Kate a mantenere tutto sotto controllo, trattando il marito come un altro suo bambino. È un modo per il quieto vivere. Anche se tutto è da confermare, visto che alla fine si tratta solo di voci.

Puglia, il principe William non sa dove sia. Ed è polemica: «Per promuoverla la Regione paga una consulente». Il Mattino Lunedì 8 Maggio 2023

“Where is Puglia?”. La frase pronunciata dal Principe William, dopo un sorriso, provoca anche qualche mal di pancia. A parte la simpatia dell'invito rivolto al principe a visitare la Puglia da parte di due ragazze pugliesi, fa riflettere il fatto che, nonostante il successo della regione come meta turistica, il principe si domandi dove sia mai questa terra che dovrebbe visitare. A differenza del fratello Herry, infatti, William non è mai stato in Puglia. L'ha mancata per un soffio: anche lui era stato infatti invitato a un matrimonio celebrato qualche anno a fa a Monopoli, a cui partecipò il principe Herry, ma diede forfait.

«Uno scambio di battute piacevole e simpatico - scrive Caroppo - quello avvenuto tra due amiche tarantine e il Principe William in occasione dell’incoronazione del Re Carlo, dove le ragazze pugliesi hanno fatto conoscere all’erede al trono inglese la nostra bellissima Regione. Un siparietto che ha fatto subito il giro del web ottenendo così grande visibilità. Non c’è che dire: noi pugliesi abbiamo davvero una marcia in più. Folclore a parte, però, il video ci induce a una riflessione su quanto ancora ci sia da fare per far conoscere la nostra Regione nel mondo e sull’attività di promozione turistica regionale targata Emiliano».

«“Dov’è la Puglia?”, chiede il Principe William. Eppure gli inglesi - continua Caroppo - dovrebbero conoscere bene la nostra Regione visto che ambasciatrice della Puglia nel mondo è proprio Annunziata Dell’Olio, detta Nancy, la presunta reginetta dei tabloid inglesi, nominata nel 2019 da Michele Emiliano con un contratto da 6.000 euro al mese prorogato anche in piena pandemia nel 2021. “Giudicatemi dai risultati” esclamò appena nominata la Dell’Olio: beh a giudicare dai risultati direi che Emiliano e la signora meritino proprio una sonora bocciatura e che urga, prima che sia troppo tardi, una radicale revisione delle politiche regionali in materia», conclude Caroppo.

William e Kate in Tube come nonna Elisabetta, e poi al pub a Soho. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 4 maggio 2023.

Mentre emergono i dettagli del rito solenni, anacronistici ma intrisi di storia, i principi di Galles mandano un messaggio di normalità

Sono saliti sulla Tube, come piaceva fare alla regina Elisabetta, la nonna di William. E sono saliti proprio sulla Elizabeth Line tenuta a battesimo nell’ultima stagione di vita dalla sovrana britannica, quando inaugurò (era la primavera del 2022) la nuova linea metropolitana dedicata a lei, sovrana dei record.

William e Kate, il principe e la principessa del Galles, mentre Londra si riempie di bandiere per l’incoronazione, ed emergono i dettagli di abiti del rito solenni, forse anche anacronistici ma intrisi di storia, mandano un messaggio di normalità.

In fondo, tocca a loro - la nuova generazione dei Windsor - strizzare l’occhio ai più giovani della popolazione britannica, con un’operazione simpatia verso quanti magari non sono eccitati all’idea di una grande cerimonia reale scandita da un rituale millenario.

Dopo la Tube, i principi hanno visitato un pub a Soho, bevuto una birra, mischiandosi fra la gente come una coppia qualunque. Tocca a loro mentre sabato i riflettori saranno accesi su corone e tiare, cocchi dorati e scettri, lanciare un messaggio di quotidianità.

Anche perché domani con l’arrivo a Buckingham Palace di re e regine per la reception di Re Carlo prima dell’incoronazione sarà un altro momento ad alto tasso di simboli regali e lontani dalla vita quotidiana. Prima del momento clou dell’incoronazione di Re Carlo, quello del terzo giorno del lungo weekend dedicato al mondo del volontariato.

Irascibile, impossibile lavorare con lui”. William ha problemi di rabbia? Il principe William sarebbe un uomo impaziente e suscettibile come Lady Diana, ma questo carattere testardo potrebbe nuocere alla monarchia britannica. Francesca Rossi il 28 Aprile 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 “William dimentica raramente”

 Un giovane uomo “irascibile”

 La catenina spezzata

 “Papà, ti odio”

 Come Lady Diana

Il principe William sarebbe fin troppo volitivo. Più di una volta la sua tempra si sarebbe trasformata in irascibilità. Una qualità che degenera in un difetto. I motivi di questo atteggiamento possono essere molteplici, ma questa presunta rabbia non animerebbe solo l’erede al trono. A quanto pare, infatti, il duca di Sussex non sarebbe uno spirito più tranquillo, benché nel memoir “Spare. Il Minore” abbia cercato di far credere il contrario. La testardaggine dei principi non è una questione privata, ma un problema che potrebbe portare la Corona alla rovina.

“William dimentica raramente”

“[Il principe William] può essere una [persona] difficile” con cui lavorare, ha svelato un insider a Robert Jobson, che ha inserito l’indiscrezione nel suo nuovo libro “Our King Charles III. The Man and The Monarch Revealed”. L’erede al trono non sarebbe la persona dolce e impeccabile che vediamo sui giornali o in televisione. La fonte ha spiegato: “È una persona determinata e questo può renderlo impaziente”. Tutto il contrario di re Carlo III che, invece, possiederebbe il dono della pazienza (benché lo scorso settembre, dopo la morte della regina Elisabetta, abbia mostrato segni di nervosismo sfogati su un ingombrante portapenne durante la proclamazione a St. James’s Palace e su una penna difettosa al Castello di Hillsborough). Questa differenza caratteriale non riuscirebbe affatto ad attutire l’atteggiamento dirompente del principe di Galles durante le discussioni con il padre, anzi: “Può rendere William irascibile quando affronta Carlo. Anche [il re] ha temperamento, ma non continua all’infinito. Può sentirsi frustrato ed esplodere, ma poi, in un istante, è tutto dimenticato. William dimentica raramente”.

Un giovane uomo “irascibile”

Non è la prima volta che Robert Jobson raccoglie indiscrezioni sull’irascibilità di William. Nel suo libro “William at 40. The Making of a Modern Monarch” l’esperto ha raccontato: “A volte [il principe] è soggetto a scatti d’ira che solo Kate riesce a placare” e diversi membri dello staff sostengono che sia “difficile da gestire”. Per la verità ci sarebbe anche un’altra persona in grado di affrontare l’erede al trono: la Regina consorte Camilla: “È preparata a rimettere William al suo posto quando percepisce che lui sta abusando della generosità e della gentilezza del padre”. La proverbiale “cautela” di Carlo III sarebbe poco tollerata dalla sovrana quando William proverebbe a mettersi “sullo stesso piano del padre”.

La catenina spezzata

Nel libro “Spare. Il Minore” il principe Harry racconta di una presunta lite violenta con William, avvenuta a Nottingham Cottage nel 2019. Tutto sarebbe iniziato da alcuni commenti del principe di Galles sul comportamento “maleducato”, “irritante” e “difficile” di Meghan Markle. Il principe Harry avrebbe preso le difese della moglie e cercato di tranquillizzare il fratello offrendogli un bicchiere d’acqua, ma il confronto si sarebbe trasformato in una rissa: “[William] posò [il bicchiere] d’acqua…venne verso di me. Accadde tutto così velocemente…Mi agguantò per il bavero, strappandomi la catenina e…mi buttò a terra. Andai a finire sulla ciotola del cane, che si ruppe sotto la mia schiena, i pezzi mi tagliarono. Rimasi lì per un momento, stordito, poi mi rimisi in piedi e gli dissi di uscire”. William, preda della collera, avrebbe incitato Harry a “reagire”, ma quest’ultimo si sarebbe controllato, evitando un ulteriore scontro. Infine l’erede al trono, scusandosi, avrebbe detto: “Non c’è bisogno che tu lo dica a Meghan…Non ti ho attaccato”.

“Papà, ti odio”

Nel libro “William and Harry” (2010) l’esperta reale Katie Nicholl racconta che, purtroppo, da bambino il principe William avrebbe assistito a diversi litigi tra i suoi genitori: “Non riusciva più a sopportare di sentire i suoi genitori litigare” e avrebbe dato tutta la colpa della crisi coniugale a re Carlo III urlandogli: “Ti odio, papà. Ti odio così tanto. Perché fai sempre piangere mamma?”. La Nicholl ha aggiunto: “[William] era consapevole da tempo del fatto che i suoi genitori non erano felici. La principessa dipendeva sempre di più dal figlio maggiore, con cui si confidava regolarmente ed era William che passava a sua madre i fazzoletti attraverso la porta della camera da letto, mente lei singhiozzava dall’altra parte. È stato un fardello pesante per un ragazzo”.

Come Lady Diana

La presunta suscettibilità di William potrebbe essere una conseguenza della pressione derivata dal suo ruolo. La rabbia giovanile del principe verso il padre potrebbe non aver influito in modo determinante sul suo carattere. È uno di quei casi che non dovrebbero mai accadere, in cui gli adulti riversano i loro dolori e le loro frustrazioni sui bambini i quali, per la loro età, non sono in grado di portare il peso di tutti questi affanni e dovrebbero solo godersi la spensieratezza dell’infanzia. Per quanto riguarda l’episodio della catenina, invece, nessuno sa se la ricostruzione di Harry sia veritiera. Non c’è nulla di concreto che assolva il duca e condanni il fratello. Al contrario. I figli di Carlo non sarebbero poi così diversi. Nel libro “William at 40” Robert Jobson ha chiarito: “[Carlo] sapeva che entrambi [i suoi figli] erano caparbi, persino cocciuti”, proprio come Lady Diana. Questa testardaggine, però, potrebbe essere una base solida per la faida in corso tra Windsor e Sussex. L’esperto ha avvertito: “Un conflitto sarebbe molto difficile da gestire e potrebbe avere un impatto deleterio sulla monarchia. Talvolta Carlo è rimasto scioccato dal livello di aggressività tra [i fratelli] e nei suoi confronti”.

Kate e le altre: ecco le ragazze comuni diventate "principesse per caso". Francesca Rossi l’11 Aprile 2023 su Il giornale.

Da Charlene a Grace Kelly, da Mette-Marit a Sofia Kristina Hellqvist ecco le più celebri favole d’amore di commoner diventate Regine e principesse

Tabella dei contenuti

 Grace Kelly, dal set cinematografico al Principato di Monaco

 Silvia di Svezia, la hostess che divenne Regina

 Sofia Kristina Hellqvist: una storia un po’ confusa

 Mette-Marit di Norvegia, principessa punk

 Una sovrana dall’Argentina: Maxima d’Olanda

 Mary di Danimarca, la prima (futura) regina australiana

 Il “mezzobusto” Letizia di Spagna

 Campionessa Charlene

 Kate e Meghan commoner rivali nella royal family britannica

Principesse si nasce e si diventa. Sono finiti i tempi in cui i membri delle famiglie reali si rifiutavano di sposare un borghese, in modo da mantenere “intatto” il loro lignaggio e condannavano chi osava innamorarsi di un plebeo. “Omnia vincit amor. Et nos cedamus amori”, scrisse Virgilio, ovvero “l’amore trionfa su tutto e noi cediamo all’amore”. Così hanno fatto principi e re, seguendo il loro cuore che li ha portati lontano dalla corte, dando vita a storie fiabesche e anche di riscatto.

Grace Kelly, dal set cinematografico al Principato di Monaco

La splendida Grace Kelly era una star di Hollywood, musa di Hitchcock, prima di incontrare Ranieri di Monaco. Nel 1955 aveva vinto un Oscar come miglior attrice per il film “La Ragazza di Campagna”. In quello stesso anno Grace, l’attrice Olivia de Havilland (la Melania di Via Col Vento) e suo marito, Pierre Galante, editore di Paris Match, si ritrovarono insieme sul Train Bleu. A Pierre e a Olivia venne l’idea di far incontrare Grace e il principe Ranieri, all’epoca scapolo d’oro d’Europa. L’incontro venne fissato per il 6 maggio 1955. Proprio quel giorno, però, ci fu uno sciopero e una zona di Cannes subì un blackout. Anche l’hotel Carlton, dove alloggiava Grace Kelly, rimase senza elettricità. L’attrice non poteva asciugarsi i capelli, né far stirare il vestito che aveva scelto per l’incontro con il principe. Di dare “buca” a Ranieri non se ne parlava, così Grace rimediò un altro abito, sistemò i capelli con una coroncina di fiori e andò lo stesso all’appuntamento con il destino. Sia lei sia Ranieri arrivarono in ritardo a causa di un ingorgo del traffico, ma tra loro fu un colpo di fulmine. La sorella di Grace, Lizanne Kelly, ricordò: “Mio marito e io…li abbiamo invitati a cena e [Ranieri] si è adattato benissimo. Mi ha anche aiutato con i piatti”.

Silvia di Svezia, la hostess che divenne Regina

Silvia Sommerlath è nata a Heidelberg da madre brasiliana e padre tedesco. Prima di diventare Regina Silvia studiò alla Scuola di Interpreti di Monaco e poi lavorò al consolato argentino. Arrivò a parlare sei lingue e proprio grazie a questa sua abilità entrò a far parte del team organizzativo delle Olimpiadi di Monaco (1972) come capo hostess e assistente personale di Willie Daume, presidente del Comitato Olimpico. Aveva 28 anni. Durante la manifestazione accadde qualcosa di inaspettato, come raccontò proprio l’attuale sovrana: “Mentre eravamo seduti nello Stadio Olimpico ho avuto la percezione che qualcuno alle mie spalle mi stesse osservando”. Era il principe ereditario svedese Carl Gustaf, salito al trono come Carlo XVI Gustavo di Svezia, che la guardava attraverso un binocolo anche se “era solo a un metro e mezzo di distanza da me”. L’atmosfera spensierata venne interrotta dall’attacco terroristico palestinese di Settembre Nero. Silvia sposò il re di Svezia il 19 giugno 1976. Dal 2011 è la sovrana consorte svedese con il record del regno più lungo. Gli Abba suonarono uno dei loro pezzi più famosi, “Dancing Queen”, alla vigilia del matrimonio dei sovrani, durante il gala alla Royal Swedish Opera e lo dedicarono alla futura Regina. Da quel momento in poi gli svedesi associarono sempre la canzone alla loro monarca Silvia.

Sofia Kristina Hellqvist: una storia un po’ confusa

Sul conto di Sofia Kristina Hellqvist, moglie del principe Carlo Filippo di Svezia, si sono scritte molte cose, anche alcune inesattezze. Chi non ha mai gradito il suo ingresso alla corte svedese la definisce una ex pornostar. In realtà le cose non starebbero così. Prima di diventare principessa Sofia Kristina lavorò come cameriera e commessa. Nel 2004, come ricorda Elle, divenne famosa come “modella svedese nuda” grazie a un servizio fotografico per la rivista Slitz in cui indossava solo la parte inferiore del bikini e aveva un boa intorno al collo. Nello stesso anno partecipò a un reality piccante, “Paradise Hotel”, dove baciò la pornostar Jenna Jameson. Dopo il reality Sofia studiò Yoga a New York e proprio nella Grande Mela aprì un centro yoga. Nel 2009 partì come volontaria in Ghana, dove diede il suo contributo per la costruzione di un centro per donne e nel 2010 si spostò in Sudafrica e creò un centro per orfani insieme a Frida Versterberg. Nel 2010 la famiglia reale svedese confermò la sua relazione con il principe Carlo Filippo, quarto nella linea di successione al trono. Il 13 giugno 2015 la coppia si sposò nella Cappella del Palazzo Reale.

Mette-Marit di Norvegia, principessa punk

Quando la relazione di Haakon di Norvegia con la controversa ex cameriera ed ex commessa Mette-Marit Tjessen divenne di dominio pubblico ci fu chi arrivò a pretendere che il principe rinunciasse al trono. La futura moglie, infatti, aveva un passato a dir poco turbolento, costellato di rave ed eccessi vari, tra cui l’uso di droghe. Nel 1997 Mette-Marit aveva anche avuto un figlio, Marius, da uno spacciatore, cosa che le venne rinfacciata per molto tempo. Incontrò Haakon a una festa, nel 1999 e lo sposò il 25 agosto 2001, nel Duomo di Oslo. La giovane ammise pubblicamente i suoi errori e lavorò con tenacia e discrezione per farsi benvolere dai sudditi e chiudere una volta per tutte con il passato. Mette-Marit seppe reagire, rialzarsi dopo innumerevoli cadute, conquistando l’affetto di tutto il popolo. Non ha mai tradito la fiducia che l’intero Paese ha riposto in lei. Il Vescovo che officiò la cerimonia nuziale le disse: “Stai andando incontro a una nuova vita con lenzuola pulite e lo stai facendo con dignità”. Oggi la principessa Mette-Marit si occupa di diverse cause umanitarie, tra cui la sensibilizzazione sul tema dell’Aids.

Una sovrana dall’Argentina: Maxima d’Olanda

Maxima Zorreguieta, insegnante di matematica e consulente finanziaria argentina, conobbe il principe Guglielmo Alexander d’Orange-Nassau a Siviglia, nel 1999. A quanto sembra lui, per riuscire a conoscere meglio questa ragazza che lo aveva affascinato, si presentò come un commoner di nome Alexander. Nel 2001 venne annunciato il fidanzamento ma il Parlamento olandese si rifiutò di dare l’assenso alle nozze a causa del padre di Maxima, Jorge Zorreguieta, ministro durante la dittatura di Videla. Ne seguì un’indagine che, però, non provò alcuna responsabilità del politico in quella fase difficile dell’Argentina. Maxima e Guglielmo si sposarono il 2 febbraio 2002. La Regina, molto amata dal popolo, si occupa della promozione del microcredito e di altri progetti finanziari inclusivi.

Mary di Danimarca, la prima (futura) regina australiana

Mary Donaldson, marketing manager cresciuta in Tasmania e Frederik di Danimarca si conobbero durante le Olimpiadi di Sidney del 2000, a una serata informale, tra amici. Mary fu subito accettata dalla famiglia reale, tanto che la regina Margrethe disse: “Se mio figlio è innamorato di te vuol dire che sei una ragazza in gamba”. Nel 2003 Frederik si mise in ginocchio di fronte alla futura moglie e le propose di sposarlo con queste parole: “Non puoi dire di no, non devi dire di no, devi dire di sì”. I due si sposarono il 14 maggio 2004. Mary firmò un contratto che le assicura, in caso di divorzio, la custodia dei figli. Caso unico tra le royal family d’Europa. Nel 2019 La regina Margrethe, per dimostrare la grande fiducia riposta nella nuora, la nominò principessa reggente dandole, così, il privilegio di fare le sue veci in determinate occasioni.

Il “mezzobusto” Letizia di Spagna

Prima di annunciare il suo fidanzamento con Felipe di Spagna, nel novembre 2003, Letizia Ortiz era una giornalista del Telediario di Tve. Nata nelle Asturie da una famiglia repubblicana, padre tecnico radiofonico e madre infermiera, la futura regina di Spagna si sposò nel 1998 con l’insegnante di Lingue Alonso Guerrero. Il matrimonio, celebrato con rito civile, durò solo un anno. Nell’estate del 2002 Letizia incontrò l’allora principe Felipe a una cena a casa del giornalista Pedro Erquicia. La coppia riuscì a tenersi lontano dal gossip e a conoscersi con calma, nel più assoluto riserbo. Il 31 ottobre 2003 la futura sovrana condusse il suo ultimo telegiornale. Il mondo, ormai, si era accorto del suo amore per il principe. La coppia convolò a nozze il 22 maggio 2004. Letizia è diventata anche una regina di stile e si dedica a numerose campagne umanitarie, come la ricerca sulle malattie rare e sul cancro.

"Stanno per separarsi", “Voci malevole”. Alberto e Charlene smentiscono la separazione

Campionessa Charlene

Charlene Wittstock era una stimata nuotatrice, proprio come sua madre, prima di abbandonare la carriera agonistica per la corte monegasca. La principessa di origine sudafricana ha vinto due medaglie d’oro e una d’argento ai Giochi panafricani del 1999 e si è classificata quinta alle Olimpiadi di Sidney nel 2000, nella staffetta 4X100. Proprio durante quest’ultima competizione Charlene conobbe Alberto di Monaco. Passò un anno prima che quell’amicizia si trasformasse in un amore segreto durato cinque anni. Il debutto pubblico della coppia avvenne alle Olimpiadi di Torino del 2006. Nel 2008 un infortunio alla spalla impedì a Charlene di partecipare alle Olimpiadi di Pechino. Da quel momento la carriera di nuotatrice iniziò a dissolversi per lasciare spazio al ruolo di principessa. Charlene sposò Alberto il 2 luglio 2011. Durante la cerimonia Sua Altezza Serenissima non riuscì a trattenere le lacrime e da quell’istante prese vita l’idea che quella fosse un’unione infelice. Il dubbio è rimasto fino a oggi, nonostante le smentite.

Kate Middleton e Meghan Markle sono le commoner per eccellenza. Le loro storie sono le più famose del gossip royal. La prima è figlia di una ex hostess e di un ex pilota che hanno fatto fortuna con un’azienda che produce articoli per le feste, la Party Pieces. Avrebbe frequentato l’Università di St. Andrews per conoscere il principe William, con il preciso intento di sposarlo. La seconda, divorziata e figlia di una assistente sociale e di un direttore della fotografia, è stata un’attrice nella serie Suits. Kate è diventata la principessa di Galles, sempre impeccabile, icona di eleganza che ha davvero “studiato” da Regina, prendendo lezioni di galateo e anche di dizione, poiché doveva imparare a parlare seguendo la Received Pronunciation usata dalla royal family. Meghan Markle, invece, non è riuscita ad adattarsi alle regole royal e nel 2020 lei e Harry hanno annunciato le loro dimissioni da membri senior dei Windsor.

Estratto dell'articolo di Antonella Rossi per vanityfair.it il 31 marzo 2023.

È tornata sotto i riflettori da un giorno all'altro Rose Hanbury, presunta amante del principe William, complice il nuovo ruolo del marito, nominato Lord in Waiting (una sorta di prima dama di compagnia al maschile) da re Carlo III. Un ruolo prestigioso per il marchese di Cholmondeley, 62 anni, che lo porterà a stretto contatto con la famiglia reale, in prima linea in ogni evento ufficiale e, di conseguenza, per la moglie, che già nel Regno Unito la stampa indica come la «rivale» di Kate Middleton. 

[…] La marchesa, del resto, ha tutte le carte in regola per diventare la cattiva della storia. Classe 1984, ex modella, Sarah Rose, per tutti Rose, a Londra ha sempre fatto parte dei giri che contano […]

La sua famiglia, poi,  è stata sempre molto vicina ai royal. La nonna di Rose, Lady Elizabeth Longman, fu tra le damigelle d'onore al matrimonio tra la regina Elisabetta e il principe Filippo. […]Rose, non a caso, partecipò al royal wedding di Kate e William, oltre a una serie di eventi ufficiali, che si sono moltiplicati dopo il matrimonio con David Rocksavage, marchese di Cholmondeley.

Ventitré anni in meno di lei, i due si sono incontrati nel 2003, durante una vacanza in Italia. […] con i principi del Galles, la frequentazione è sempre stata assidua, almeno fino alle voci di un presunto allontanamento, complici le voci del tradimento di William proprio con Rose. Colpa non solo delle case vicine, ma anche di una foto che ritrarrebbe il principe mentre bacia la donna. 

Impossibile, in realtà, dire chi sia quella donna. Scattata in un locale, ritrae il principe che si avvicina a una donna e che le poggia una mano su un fianco. Le luci, però, confondono e non si capisce né chi sia lei né la natura del bacio […]

 Ma se Rose Hanbury fosse stata davvero una minaccia per i principi del Galles, il re, consapevole degli errori di un passato pieno di scandali e matrimoni falliti, si sarebbe davvero legato così tanto al marito di lei, promuovendolo Lord in Waiting? O è autodistruzione o c'è poco fondamento…

Kate ha una rivale? La verità sulla liaison tra William e Rose Hanbury. La marchesa Rose Hanbury è di nuovo al centro dei pettegolezzi: cosa c’è di vero e cosa non torna nella presunta relazione con il principe William. Francesca Rossi il 7 Aprile 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 Spunta la “Rosa” d’Inghilterra

 Rosa, "stanca del marito"

 Foto compromettenti

 La “rivale di campagna”

 L’ombra di Buckingham Palace

 “Una coppia aperta”

Cosa c’è di vero nella presunta relazione tra Rose Hanbury, marchesa di Cholmondeley e il principe William? Il gossip circola da anni, sebbene la sua origine non sia del tutto chiara e ha trovato nuova linfa vitale dopo la morte della regina Elisabetta. I fatti, però, racconterebbero una storia molto diversa.

Spunta la “Rosa” d’Inghilterra

Per i tabloid Rose Hanbury, marchesa di Cholmondeley è la rivale in amore ed ex amica, anzi, nemica giurata di Kate Middleton. La donna che le avrebbe “rubato” il principe William mentre era incinta del piccolo Louis. La 39enne ex modella Rose è sposata con il 62enne David Rocksavage, VII marchese di Cholmondeley, dal 24 giugno 2009. La coppia ha tre figli ed è vicina di casa di William e Kate nel Norfolk. Infatti i marchesi vivono a Houghton Hall, che dista solo tre miglia dalla residenza di Anmer Hall. I legami dei due con la royal family sono profondi: durante il regno di Elisabetta II David era Lord Great Chamberlain, nel marzo 2023 re Carlo III lo ha nominato Lord-in-Waiting (nomina che ha riacceso i riflettori su Rose) mentre la nonna materna della Hanbury, Lady Elizabeth Lambart fu una delle damigelle d’onore al matrimonio della regina Elisabetta, nel 1947. Questa vicinanza tra i marchesi e i Windsor di per sé non spiega né giustifica il gossip della presunta liaison tra William e Rose. Un vero e proprio mistero che circola sui media da alcuni anni.

Rosa, "stanca del marito"

Nel 2019 esplose il “caso” Rose Hanbury. I giornali britannici sostennero che la marchesa fosse l’amante del principe William, la “nuova Camilla” che minacciava di infrangere il matrimonio in apparenza felice e perfetto dei principi di Galles. La stampa raccontò la storia secondo cui Rose, stanca del marito più anziano e sempre via per lavoro, si sarebbe avvicinata pericolosamente a William e l’amicizia di buon vicinato tra i due si sarebbe trasformata in qualcosa di più. Kate Middleton avrebbe scoperto la tresca e affrontato la rivale, rivelò una fonte al Sun: “È ben noto il fatto che Kate e Rose abbiano avuto un terribile scontro. Erano amiche, ma ora non più. William vuole fare da paciere, in modo che le due coppie rimangano amiche, visto che vivono così vicine e hanno amici in comune. Ma Kate ha chiarito che non vuole più vederli e vuole che William li allontani gradualmente, nonostante il loro status sociale”. Come punizione per il tradimento Rose Hanbury sarebbe stata bandita dalla corte e dagli eventi pubblici.

Foto compromettenti

Una fonte rivelò addirittura che il principe William avrebbe trascorso lo scorso San Valentino con Rose e non con Kate. “Li hanno visti godersi una romantica cena insieme”. Di prove, però, neanche l’ombra, almeno per ora. Proprio nel periodo di San Valentino 2023 questo gossip è stato accostato a un altro pettegolezzo risalente al 2017: sono state tirate fuori delle foto pubblicate dal Daily Mail che mostrerebbero il principe William a una festa in un club di Verbier, senza la moglie, mentre balla con un’altra donna. Qualcuno ha insinuato che quella ragazza sarebbe proprio Rose Hanbury. Per la verità nel 2017 i tabloid sostennero che la donna misteriosa fosse Sophie Taylor, una modella australiana. La qualità delle immagini è piuttosto scarsa, ma la figura accanto al principe sembrerebbe molto diversa da quella della marchesa. In ogni caso è impossibile accertarne l’identità. Inoltre non è chiaro come e perché siano rispuntate queste foto proprio adesso. Non vi è alcun motivo apparente.

La “rivale di campagna”

La stampa ha addirittura ribattezzato la marchesa di Cholmondeley con il nomignolo un po’ snob di “rivale di campagna” di Kate Middleton. Rose non ha mai reagito pubblicamente alle voci su una relazione con William. Non ha rilasciato alcuna dichiarazione, è sempre rimasta dietro una spessa cortina di silenzio. Per lei hanno sempre parlato i fatti: nel giugno 2019, proprio nel periodo dello scandalo, era tra gli invitati al banchetto di Stato in onore di Trump, nel gennaio del 2020 prese parte alla messa a Sandringham, avrebbe partecipato alla festa per il 38esimo compleanno della principessa del Galles ed era con il marito al funerale della regina Elisabetta, lo scorso settembre. Inoltre, molto probabilmente, rivedremo i marchesi all’incoronazione di re Carlo III, il prossimo 6 maggio. Qualcuno potrebbe pensare che questi inviti, oltre al nuovo incarico del marchese, siano una strategia per mettere a tacere le malelingue. Una teoria poco credibile, poiché implica un legame importante, basato sulla fiducia, tra Sua Maestà e il marito della presunta amante di William. Un intrigo pericoloso. E se, invece, gli inviti a corte fossero semplicemente attestati di stima della Corona nei confronti di una coppia in vista e leale?

L’ombra di Buckingham Palace

Stando sempre alle ricostruzioni della stampa britannica Buckingham Palace avrebbe messo a tacere le voci di una tresca tra William e Rose affinché non venisse intaccata l’immagine patinata e impeccabile del matrimonio dei principi di Galles. La loro unione, simbolo di una monarchia nuova e moderna, andrebbe difesa a ogni costo: da questa dipenderebbe, infatti, la sopravvivenza stessa della Corona. Poco importa se ciò vuol dire sacrificare la reputazione di un membro della royal family. In questa prospettiva sono state interpretate le accuse formulate dal principe Harry nel documentario Netflix dello scorso dicembre: “[I media e la famiglia reale] erano felici di mentire per proteggere mio fratello, ma non avevano alcuna intenzione di dire la verità per proteggere noi”. Qualcuno ha collegato queste parole al mistero Rose Hanbury, suggerendo che il Palazzo potrebbe aver nascosto la presunta liaison con silenzi e bugie. Tutto per proteggere William e, quindi, l’istituzione. In realtà si tratta di congetture. Il duca di Sussex non ha fatto allusioni, neanche un vago riferimento che possa stabilire un contatto ben preciso tra le sue dichiarazioni e la marchesa di Cholmondeley.

Una coppia aperta”

I pettegolezzi si spingono ben oltre e arrivano a ipotizzare che Buckingham Palace vorrebbe tenere nascosto un’altra potenziale bomba mediatica: William e Kate sarebbero una “coppia aperta”. Ecco il segreto che si celerebbe dietro alle parole del principe Harry e la ragione per cui i marchesi di Cholmondeley sono tollerati a corte. Eppure sembra più il tentativo di bilanciare le voci, troppe e spesso contraddittorie, con la presenza di David e Rose agli eventi della royal family. Una forzatura, a ben guardare. In realtà, al momento, la storia della relazione tra William e Rose rimane solo un’indiscrezione. Non ci sono prove che sia accaduta davvero, né che si sia svolta esattamente nel modo in cui è stata raccontata. Non è nemmeno chiaro quando e in quali circostanze sarebbe iniziata questa presunta relazione, né se sia stata interrotta. Troppi particolari che non tornano, troppi dubbi. Impossibile ignorarli.

La “rivale” in amore di Kate Middleton torna a corte: chi è Rose Hanbury. Torna a corte, grazie al nuovo incarico del marito, Rose Hanbury, la presunta amante del principe William. Francesca Rossi il 30 Marzo 2023 su Il Giornale.

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 Una love story proibita?

 Il ritorno di Rose

Rose Hanbury, marchesa di Cholmondeley, non è un personaggio di secondo piano per i tabloid. Nel 2019 fece scandalo la presunta liaison con il principe William, mai confermata e di cui non esistono prove. Da quel momento la nobildonna divenne, per i media britannici, la “rivale” di Kate Middleton. Con il tempo il clamore si è affievolito e i riflettori si sono spenti su questa vicenda. Fino a oggi. Re Carlo III, infatti, ha offerto al marito di Rose un importante incarico, spalancando di nuovo le porte della corte anche alla marchesa.

Rose Hanbury è la nuova "Camilla"? Gli indizi del presunto tradimento

Una love story proibita?

La 39enne Rose Hanbury è un’ex modella sposata, dal 24 giugno 2009, con David, VII° marchese di Cholmondeley (62 anni). La coppia ha tre figli e vive a Houghton Hall, proprietà situata a tre miglia da Anmer Hall, la residenza di campagna nel Norfolk di William e Kate. I marchesi e i principi di Galles sono vicini di casa, diciamo così. Rose è figlia di una fashion designer e di web designer. La nonna materna, Lady Elizabeth Lambart (figlia del decimo conte di Cavan) fu una delle damigelle d’onore al matrimonio della regina Elisabetta, nel 1947. La Hanbury è stata anche una modella rappresentata dall’agenzia britannica Storm Models. Non solo: lei e il marito erano presenti al matrimonio dei principi di Galles.

Secondo i tabloid la marchesa e Kate Middleton sarebbero state buone amiche e i loro figli persino compagni di giochi fino alla presunta scoperta di una tresca con William. Nel 2019 la storia di questa relazione, che sarebbe iniziata quando la principessa del Galles era incinta del piccolo Louis, creò un grande tumulto sulla stampa internazionale, risuonando da una parte all’altra del pianeta. I racconti, però, non sono mai stati suffragati da prove schiaccianti. Un giornalista del Daily Mail avrebbe tentato di scoprire qualcosa in più recandosi direttamente a Houghton Hall, ma in risposta alle sue domande avrebbe ricevuto solo un secco “no comment”.

Anzi, qualcuno insistette sul fatto che tra i marchesi di Cholmondeley e i principi non vi sarebbe mai stata grande confidenza. Secondo gli insider Buckingham Palace sarebbe stato sul punto di prendere in considerazione la via legale pur di mettere a tacere il gossip. Nel giugno 2019 Rose Hanbury venne invitata al banchetto di Stato in onore dell’ex presidente Trump, nel gennaio del 2020 partecipò alla messa a Sandringham e sembra che Kate Middleton l’abbia voluta come ospite alla festa privata per i suoi 38 anni. Per alcuni si sarebbe trattato di una strategia per calmare le acque, per altri del segno inequivocabile che tra le due donne non vi sarebbe mai stata inimicizia.

Chi è davvero la rivale (in amore) di Kate?

Il ritorno di Rose

Il gossip si spense, ma sotto la cenere covava ancora qualche piccola fiamma di incertezza che è tornata a divampare in questi giorni. Il marchese David di Cholmondeley è stato Lord Great Chamberlain fino alla morte della regina Elisabetta, lo scorso 8 settembre. Carlo III non ha voluto rinunciare alla sua lealtà e ai suoi servigi e lo ha nominato Lord-in-waiting, una sorta di corrispettivo maschile della lady-in-waiting, cioè della dama di compagnia. Il Daily Mail ha spiegato quali sono le prerogative e i doveri derivanti da questa carica: “…Una posizione prestigiosa che vedrà [il marchese] partecipare a importanti occasioni regali e di Stato e…rappresentare Sua Maestà a diversi eventi”.

Un ruolo di tutto rispetto che riporterà anche Rose Hanbury a corte, dandole uno spazio tutto suo. Il Messaggero riporta la notizia secondo la quale Kate Middleton non sarebbe affatto contenta di dover rivedere la “rivale”. La principessa è consapevole che da ora in poi il suo atteggiamento verrà giudicato anche in relazione all’eventuale presenza della marchesa Rose e la stampa teme che questa situazione possa innescare delle incomprensioni tra William e Kate.

La storia d'amore di William e Kate: quello che non sai e cosa vedremo in "The Crown". La storia d'amore di William e Kate ha incantato tutto il mondo, ma è una favola moderna, reale, di due persone che hanno affrontato separazioni e incertezze prima di capire di essere fatti l'uno per l'altra. Francesca Rossi il 24 Marzo 2023 su Il Giornale.

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 Un’indovina disse…

 Alla St. Andrews University

 “Kate è sexy”

 “Waity-Katie”

 L’annuncio di fidanzamento

 Quel no a William

 Il matrimonio

La sesta stagione di “The Crown” porterà sullo schermo la storia d’amore di William e Kate. Una buona occasione per ripercorrere le principali tappe di questa unione che ha attraversato alti e bassi periodi di tranquillità e tempeste, diventando più forte e solida a ogni ostacolo.

Un’indovina disse…

Quando Kate Middleton aveva solo 13 anni recitò nella rappresentazione teatrale di epoca vittoriana “Murder in the Red Barn”, tenutasi alla St. Andrew’s Preparatory School. In una scena della pièce, di cui esistono alcune fotografie divulgate dal Daily Mail, un’indovina si avvicina alla futura principessa dicendole: “Presto incontrerai un bell’uomo, un ricco gentiluomo”. La giovanissima Kate chiede: “È tutto ciò che ho sempre sperato. Lui si innamorerà di me?”. La veggente risponde: “Certo” e le spiega che questo ragazzo misterioso la porterà a Londra. Nell’opera il nome del futuro marito è William. Una bellissima coincidenza, uno di quei rari casi in cui la realtà incontra e supera la fantasia, avvolgendo la storia d’amore dei principi di Galles di un fiabesco romanticismo d’altri tempi.

Alla St. Andrews University

William e Kate si incontrarono alla St. Andrews University, in Scozia, dove studiavano Storia dell’Arte. Secondo gli esperti non fu un caso. La principessa si sarebbe iscritta con lo scopo di conoscere e sposare il primogenito di Carlo e Diana. Di questa storia, però, esistono due versioni: nella prima sarebbe stata la madre di Kate, Carole Middleton, a spingere la figlia a frequentare la stessa università del principe. Nella seconda, invece, Kate avrebbe deciso tutto da sola: Jasper Selwyn, consulente per la carriera del Marlborough College, dove studiò Kate, rivelò che nel 2000 la futura principessa sarebbe stata accettata all’Università di Edimburgo. Tuttavia, quando scoprì che nel 2001 il principe sarebbe tornato in patria dopo il servizio militare in Belize e si sarebbe iscritto alla St Andrews, avrebbe cambiato i suoi piani e scelto di andare nella stessa università. Una decisione lungimirante.

Kate è sexy”

Il futuro re d'Inghilterra non ci avrebbe messo molto ad accorgersi di Kate. I due si sarebbero conosciuti durante il primo anno di università. Il principe avrebbe invitato la ragazza a una colazione con gli amici. Il fatidico giorno, stando a quanto raccontato dall’esperto Tom Quinn nel documentario di Channel 5 “William and Kate. Too Good to be True?”, sarebbe inciampato di fronte a Kate. Imbarazzato, le avrebbe detto: “Oh, che inizio tremendo, adesso penserai che sono un completo imbranato”. Non sappiamo cosa abbia pensato la principessa, ma da quel giorno sarebbe nata un’amicizia. Galeotto fu un completo di intimo. Nel gennaio 2002, infatti, Kate partecipò a una sfilata di beneficenza indossando lingerie. Sembra che William, guardandola, abbia esclamato all’amico Fergus Boys: “Wow, Fergus, Kate è sexy”. I fotografi riuscirono a immortalare il loro primo bacio “pubblico” nel 2005, a Klosters, sulle Alpi svizzere.

Waity-Katie”

Il fidanzamento di William e Kate durò quasi dieci anni. A quanto pare il principe voleva essere sicuro che le scelte di entrambi fossero giuste e ponderate. Non è da escludere che volesse anche evitare di ripetere gli errori dei genitori. Per i giornali, però, Kate divenne “Waity-Katie”, “la Kate che aspetta”. Un nomignolo che non nascondeva una certa ironia, zittita solo con l’annuncio del fidanzamento ufficiale, nel 2010. Prima di arrivare a questa importante data, però, William avrebbe lasciato la fidanzata per ben due volte. La prima nel 2004: Kate andò nella casa di famiglia nel Berkshire, per schiarirsi le idee, mentre il principe partì per la Grecia in barca a vela. La seconda separazione, invece, sarebbe avvenuta nel 2007. William avrebbe telefonato a Kate dicendole: “Questa relazione non ti fa bene”. Il principe Carlo e la regina Elisabetta, pur dispiaciuti, consigliarono a William di non avere “fretta”. Kate, forse su consiglio della madre, iniziò a viaggiare e a condurre una frenetica vita mondana con la sorella Pippa (vennero soprannominate “Wisteria Sisters”. Come a voler dire all’ex: “Guarda che ti sei perso”. William deve aver capito in quel periodo che Kate era la donna della sua vita. Dopo un mese e mezzo tornò da lei e non la lasciò più. In prospettiva anche quelle pause di riflessione ebbero un senso. Dopo il fidanzamento la principessa confessò: “All'epoca lasciarci non mi ha reso felice, però mi ha reso più forte”.

L’annuncio di fidanzamento

William chiese a Kate di sposarlo il 20 ottobre 2010. La coppia si trovava a Rutundu Log Cabins, in Kenya. A proposito di quel momento il principe disse: “Si tratta del posto in cui mio padre portò me e mio fratello Harry dopo la morte di nostra madre…L’Africa ci ha accolti, alleviando quella dolorosa ferita. Così quando ho pensato a quale fosse il posto più…speciale al mondo per chiedere a Catherine di sposarmi, non sono riuscito a pensare a un luogo più adatto del Kenya per mettermi in ginocchio di fronte a lei”. William regalò a Kate l’anello di zaffiro di Lady Diana, che aveva tenuto nello zaino per tre settimane. Lo stesso gioiello che Carlo regalò alla futura moglie subito prima che la loro unione venisse ufficializzata, il 24 febbraio 1981. La royal family annunciò il fidanzamento di William e Kate il 16 novembre 2010. In un primo momento Buckingham Palace avrebbe pensato di rendere nota la notizia il 3 novembre, ma il giorno precedente morì il nonno di Kate, Peter e l’annuncio venne rimandato. Nell’intervista rilasciata a Tom Bradby dopo il fidanzamento William disse: “Quando ho incontrato Kate per la prima volta sapevo che c’era qualcosa di molto speciale in lei”.

Quel no a William

È ben nota la storia del primo Natale di Kate a Sandringham, con la royal family, nel 2011. La ragazza era indecisa riguardo al regalo da scegliere per la regina Elisabetta, ma alla fine fece una scelta vincente, preparando la salsa chutney secondo la ricetta di sua nonna. Non tutti sanno, però, che la giovane Middleton era stata invitata a Sandringham anche nel 2006. Sarebbe stato William a chiederle di trascorrere le Feste con lui. Ma Kate, a sorpresa, disse no. Il motivo lo ha spiegato l’esperta Tina Brown nel libro “The Palace Papers”: “Kate non avrebbe mai preso parte a un evento tanto importante per la royal family se non con un anello al dito. William accettò la decisione in silenzio”.

Il matrimonio

William e Kate si sposarono il 29 aprile 2011 nell’Abbazia di Westminster, di fronte a 1900 invitati e due miliardi di telespettatori da tutto il mondo. Un'unione fortunata da cui sarebbero nati tre figli: George, Charlotte e Louis. All'epoca i giornali diedero ampio risalto alle origini da “commoner” della sposa. L’abito nuziale di Kate, capolavoro di Alexander McQueen, è rimasto nella storia della moda: è tra i più copiati e tra i più cercati online. Strascico da due metri e settanta centimetri, decorazioni in pizzo realizzate a mano con la tecnica “Carrickmacross”, il bouquet con un rametto di mirto proveniente dalla stessa pianta usata per quello della regina Elisabetta, la tiara Halo che venne donata a Elisabetta II per il suo 18esimo compleanno, gli orecchini regalo dei Middleton. La favola era appena iniziata.

Kate Middleton colonnello: tuta militare e... mai vista così. Libero Quotidiano il 9 marzo 2023

Kate Middleton colonello: la principessa del Galles ha tolto gli abiti reali e ha indossato la divisa mimetica, trasformandosi in un vero e proprio soldato nel giorno della festa della donna. La moglie del principe William è stata nominata colonnello onorario delle Guardie irlandesi a dicembre 2022. E ieri ha partecipato a un’esercitazione militare, occupandosi principalmente di supporto tecnico alle vittime del campo di battaglia per l’assistenza ai soldati feriti nella pianura di Salisbury innevata, nel Wiltshire.

La Middleton, quindi, si è fatta vedere con tuta militare e berretto di lana. Questa era la sua prima visita, e anche la sua prima esercitazione, da quando è stata nominata colonnello onorario. Quando uno dei soldati è rimasto ferito a una gamba, la principessa lo ha soccorso insieme a un caporale. In particolare, ha applicato un laccio emostatico e con gli altri soldati gli ha prestato le prime cure. 

 Al termine della visita, la principessa del Galles ha assistito a una dimostrazione delle armi usate dalla Guardia irlandese. Il corpo militare ha apprezzato il gesto della Middleton in un giorno così importante come l'8 marzo: "È particolarmente appropriato durante la Giornata internazionale della donna che alcune delle nostre soldatesse abbiano incontrato un modello femminile così stimolante. È un vero onore per tutte le guardie incontrare il loro colonnello reale sul campo qui nella pianura di Salisbury e mostrare alcune delle nostre capacità operative".

Dal vestito da damigella al lip gloss: l’origine dei litigi tra Kate e Meghan. Per anni i giornali hanno riportato notizie di litigi e intolleranza tra Kate e Meghan. Il principe Harry, nel suo libro, racconta una versione dei fatti molto diversa da quella dei media. Francesca Rossi il 20 Gennaio 2023 su Il Giornale.

Alla base delle incomprensioni tra Kate e Meghan ci sarebbero dei motivi futili. Gli eventi, però, sarebbero accaduti uno dopo l’altro nello stesso periodo, minando il fragile equilibrio tra due donne molto diverse che, forse, avrebbero avuto bisogno di più tempo e calma per parlarsi e conoscersi

Tutto per un paio di calze?

Nel novembre 2018 la stampa rese nota la storia di un presunto litigio tra Kate e Meghan, avvenuto poco prima delle nozze di quest’ultima, descrivendolo come la possibile origine delle incomprensioni tra le cognate. Nel maggio del 2018 Meghan avrebbe chiesto che le sue damigelle, tra cui la piccola Charlotte, figlia di William e Kate, non indossassero le calze per il gran giorno. Un’infrazione alle regole di corte che impongono tale accessorio in occasioni ufficiali: “Pare vi sia stata una discussione [con Kate] in proposito”, disse una fonte, poiché la principessa del Galles “voleva seguire il protocollo…Meghan date le temperature piuttosto elevate, avrebbe preferito il contrario”. Durante una delle prove d’abito la tensione fra le cognate avrebbe raggiunto il culmine, esplodendo in un’accesa discussione che avrebbe lasciato Kate offesa e in lacrime. Il Palazzo intervenne negando sia l'ipotesi che tra le due vi fosse inimicizia, sia un altro aneddoto finito sui giornali, secondo il quale Meghan avrebbe urlato contro un collaboratore della principessa e quest'ultima l'avrebbe rimproverata dicendo: "Questo è inaccettabile. Con il mio staff parlo io".

Kate mi fece piangere”

Nel marzo 2021, durante l’ormai storica intervista con Oprah Winfrey, Meghan Markle tornò sulla storia del litigio con la principessa del Galles, contraddicendo il Palazzo e ribaltando totalmente la versione dei media: “[Kate] era arrabbiata per qualcosa relativo agli abiti delle damigelle e mi ha fatto piangere, ha veramente ferito i miei sentimenti” ma “si è scusata, ha portato dei fiori e io l’ho perdonata”, benché “sia stato difficile superare il fatto di essere incolpata non solo per qualcosa che non ho fatto, ma che è successo anche a me”, aggiungendo: “Non sto raccontando questi fatti per denigrarla. Credo che sia molto importante che la gente sappia la verità…Kate è una brava persona…Se ami me non devi odiare lei e se ami lei non devi odiare me”.

Meghan ha denigrato Charlotte?

Nel libro “Revenge” Tom Bower dà una sua versione dei fatti, scrivendo: “[Meghan] ha paragonato sfavorevolmente la principessa Charlotte alla figlia della sua migliore amica, Jessica Mulroney” durante una prova degli abiti da cerimonia. Secondo l’esperto, poi, le cognate non avrebbero litigato solo per i collant, ma anche per la lunghezza degli abiti. La Mulroney si sarebbe intromessa prendendo le difese della duchessa di Sussex.

La versione del principe Harry

Nel suo libro “Spare. Il Minore”, il principe Harry ci racconta come sarebbero andate davvero le cose: “Meg ricevette un messaggio da parte di Kate. A quanto pareva, c’era un problema con gli abiti delle damigelle: occorreva fare delle modifiche”, poiché erano stati cuciti a mano. “...Il mattino successivo [Meghan] scrisse a Kate per dirle che il nostro sarto era a disposizione”. Ma la principessa si sarebbe lamentata:“L’abito di Charlotte è troppo grande, troppo lungo, troppo largo. Ha pianto quando l’ha provato a casa” e avrebbe concluso: “Occorre rifare tutti gli abiti”. Da quel momento i toni si sarebbero accesi, degenerando in un litigio. “Il giorno dopo”, però, “Kate si presentò con dei fiori e un biglietto di scuse…”.

C’è lo zampino di Camilla?

Dopo il royal wedding, scrive Harry nel libro, i giornali pubblicarono la notizia secondo cui “Meg aveva ridotto Kate in lacrime riguardo agli abiti delle damigelle”. Il “10 dicembre 2018” Sussex e Cambridge si sarebbero incontrati a Kensington Palace per un chiarimento. Kate avrebbe ammesso: “Lo so, Meghan, che sono stata io a far piangere te…Meg apprezzò le scuse, ma voleva sapere perché i giornali avessero scritto così”. A quel punto il principe William avrebbe confessato che lui e sua moglie erano stati a cena da Carlo e Camilla e si sarebbero lasciati “sfuggire che c’era stata tensione” con Harry e Meghan. Il duca avrebbe dedotto che a passare le informazioni alla stampa sarebbe stata la Regina consorte.

Parla il sarto

Dopo la pubblicazione del memoir il sarto della royal family, Ajay Mirpuri, citato nel memoir e rimasto in silenzio per quattro anni, ha voluto dire la sua al Daily Mail, minimizzando l'accaduto: “Se qualcosa accadde dietro le quinte, non è accaduta di fronte a me. Ma, sì, nel migliore dei casi i matrimoni sono stressanti, specialmente uno a un così alto livello, devi rispettarlo. Hanno affrontato un problema come chiunque [durante i preparativi] per un matrimonio, con imprevisti dell’ultimo minuto. Posso capire perché chiunque sarebbe agitato se gli abiti non andassero bene. È snervante”. Poi ha aggiunto: “Mi dispiace per tutti loro perché non vorresti che i bambini uscissero su un palco enorme con abiti inadeguati. Quello che erano”, ma alla fine “tutti i sei vestiti delle damigelle sono stati sistemati”.

Non puoi parlare dei miei ormoni”

In “Spare. Il Minore” il duca di Sussex ricorda anche una frase, detta da Meghan, che avrebbe indispettito Kate Middleton. Nel giugno 2018 i Sussex sarebbero andati a prendere un tè dai cognati. Anche in quell’occasione ci sarebbero stati dei dissapori, per esempio per dei “regali di Pasqua” che Harry e Meghan non avrebbero comprato per William e la moglie. Poi la principessa avrebbe detto alla duchessa di Sussex che doveva scusarsi per aver “urtato i miei sentimenti”. A quanto pare, durante una telefonata riguardante sempre i preparativi del royal wedding, Kate non sarebbe riuscita a ricordare dei dettagli. Meghan, allora, le avrebbe detto che era colpa degli ormoni, del “baby brain”, poiché Kate aveva appena partorito. “Hai parlato dei miei ormoni”, le avrebbe rinfacciato la principessa. “Non siamo abbastanza intime perché tu possa parlarmi dei miei ormoni”.

Il gloss della discordia

Prima del matrimonio di Harry e Meghan sarebbe accaduto anche un altro piccolo incidente che avrebbe contribuito a minare i rapporti tra le cognate: “Meg chiese a Kate di prestarle il lip gloss...aveva dimenticato il suo…e si rivolse a Kate in cerca di aiuto. Kate, sorpresa…tirò fuori con riluttanza il tubetto. Meg ne spremette un po’ sul dito e se lo applicò sulle labbra. Kate fece una smorfia”. Per il duca l’espressione della cognata sarebbe stata un segno eloquente di una possibile antipatia nei confronti di Meghan. E se fosse una possibile riottosità generale della principessa a prestare le sue cose, specie se private? Nessuno può saperlo con certezza.

William e Harry: il rapporto difficile di due fratelli mai davvero uniti. La competizione tra William e Harry non affonderebbe le radici nella Megxit, ma nell'infanzia dei principi e si sarebbe inasprita con gli anni, in particolare dopo la morte di Lady Diana e l'arrivo di Meghan Markle. Francesca Rossi il 27 gennaio 2023 su Il Giornale.

L’immagine di William e Harry uniti nella vita e nel dolore dietro al feretro di Lady Diana sarebbe stata vera solo per metà. Le incomprensioni tra i fratelli sarebbero iniziate presto, prima ancora della morte della principessa, trovando terreno fertile nella gerarchia dinastica e sfociando in una guerra aperta in età adulta. Un conflitto familiare e dinastico la cui soluzione appare quasi un miraggio.

Vita a Palazzo: l’Erede e la Riserva

La rivalità tra William e Harry sarebbe rimasta latente per gran parte della loro infanzia. Il duca di Sussex ha scritto nel suo memoir di aver sempre avvertito la disparità di trattamento in famiglia, ma di non averci mai fatto davvero caso quando era un bambino: “Spesso papà, mamma, il nonno e persino la nonna ci chiamavano…l’Erede e la Riserva” ma “io non mi sentivo offeso…la linea di successione è come il meteo…”. Dettaglio importante: neppure Lady Diana, a cui il principe ha dedicato parole affettuose nel libro, quasi di venerazione, ponendola su un piedistallo rispetto agli altri membri della famiglia, si è salvata in questo frangente: anche lei è stata accusata di aver relegato nell’ombra il figlio minore.

La fine dell’infanzia

Una data spartiacque nella vita di William e Harry, che segnerebbe la fine della loro infanzia, sarebbe il 31 agosto 1997, la notte in cui Lady Diana morì nel Tunnel dell’Alma. Due episodi chiave avrebbero aiutato il duca a prendere coscienza del suo ruolo da comprimario, accendendo la rivalità tra fratelli: il funerale della principessa del popolo e l’arrivo a Eton di Harry. Prima dell’ultimo saluto a Diana suo fratello, Charles Spencer, avrebbe definito “una barbarie” l’idea di far camminare William e Harry dietro al feretro della loro madre: “Fu proposto un programma alternativo. William avrebbe camminato da solo…Spare the Spare, risparmiate la riserva”. Alla fine entrambi i fratelli dovettero affrontare quella lugubre camminata, ma secondo il duca la sua presenza sarebbe servita solo a “guadagnare in simpatia”. Poi, quando Harry arrivò a Eton, dove già studiava il fratello, avrebbe avuto un’amara sorpresa: “Willy mi aveva detto di fingere di non conoscerlo”.

Momenti felici: il “Club H”

Il rapporto tra William e Harry si sarebbe spezzato anche a causa della mancanza di dimostrazioni d’affetto: “Per quanto tu amassi qualcuno, non potevi mai superare il baratro che separa…l’Erede e la Riserva…sia a livello fisico, sia sul piano emotivo…niente abbracci, niente baci”. Eppure i principi hanno vissuto anche momenti di vera fratellanza. Per esempio quando il duca sarebbe corso ad aiutare il fratello nelle zuffe tra amici, non senza sottolineare che pur provando “…un grande affetto per lui” e sentendo “che mi ricambiava…ero il fratello piccolo, quindi lui avrebbe dovuto salvare me e non il contrario”. Oppure quando entrambi avrebbero creduto che la loro madre potesse essere ancora viva, nascosta chissà dove per sfuggire ai paparazzi. O, ancora, le volte in cui si sarebbero ritrovati nel loro “Club H”, situato nel seminterrato di Highgrove: “Un posto dove [William] non sentiva l’esigenza di fingere che fossi un estraneo…giocavamo, ascoltavamo musica, parlavamo”.

Kate: una specie di sorella che allontanerà William

L’arrivo di Kate Middleton non avrebbe sconvolto i già precari equilibri tra William e Harry, ma inevitabilmente la distanza fisica ed emotiva tra i fratelli sarebbe aumentata: “Ogni volta che pensavo a Kate come alla donna che mi avrebbe portato via mio fratello, mi consolavo all’idea delle grandi risate che ci saremmo fatti insieme”. Il pensiero che la principessa potesse “portare via” William sarebbe diventato quasi un chiodo fisso per Harry. Ricordando il royal wedding del fratello il duca ha raccontato: “Volevo bene a mia cognata, mi sembrava più una sorella, la sorella che non avevo mai avuto e che avrei sempre voluto…ma…non riuscivo a scrollarmi di dosso la sensazione che…si fosse consumato l’ennesimo addio…Mio fratello maggiore…era andato avanti”.

Arriva Meghan e l’equilibrio si infrange

Meghan Markle avrebbe scombussolato le dinamiche familiari. Secondo Harry, però, ciò sarebbe accaduto perché la duchessa, con la sua spontaneità, si sarebbe scontrata con l’alterigia e la freddezza dei Windsor. In tal senso è emblematico il primo incontro tra lei e il principe William: “Presentai Meg, che si sporse in avanti e abbracciò [William], cosa che lo mandò in paranoia. Si tirò indietro…fu un classico scontro tra culture…però…mi chiesi se non ci fosse di più. Forse Willy si aspettava che Meg facesse l’inchino?”. Per tutto il libro il principe di Galles viene descritto come un uomo irascibile e gelido. Due presunti difetti che sarebbero tra le cause della faida tra fratelli.

La catenina spezzata

Il punto di non ritorno nella guerra tra William e Harry sarebbe la presunta aggressione fisica del principe di Galles ai danni del fratello, nel 2019: “…[William] mi agguantò per il bavero, strappandomi la catenina e…mi buttò a terra. Andai a finire sulla ciotola del cane, che si ruppe sotto la mia schiena, i pezzi mi tagliarono”. Nello stesso momento in cui si è spezzata la catenina del duca, si sarebbe infranto anche ciò che rimaneva del rapporto tra i principi. Harry ha mostrato la collana riparata durante l’intervista al “Late Show” di Stephen Colbert. Un gesto di dubbio gusto, che avrebbe finito per ridicolizzare proprio il duca, piegatosi alle logiche di una certa televisione forse un po’ incline alla morbosità.

Lotta “fratricida”

Secondo Harry con il tempo William avrebbe portato la competizione tra fratelli a un livello superiore, ostacolando le iniziative benefiche del duca e coinvolgendo anche i rispettivi staff, che si sarebbero dichiarati guerra in nome della popolarità. Una battaglia cominciata anche prima che entrasse in scena Meghan e di cui la Megxit sarebbe una delle conseguenze più visibili e devastanti. Il terreno di scontro sarebbe stata l’Africa: “[William] diceva che l’Africa era sua…perché era l’Erede” e si sarebbe compiaciuto di ostacolare i progetti di Harry nel continente. La presunta rivalità tra Kate e Meghan avrebbe esasperato la lotta.

La foto tra le mani di Diana

I racconti di Harry si scontrano con una frase che il principe William disse nel gennaio del 2020, in concomitanza con la Megxit: “Sono stato la spalla di mio fratello per tutta la vita. Ora non posso più farlo…La nostra famiglia non è più unita: siamo entità separate adesso”. Parole che Harry, con la pubblicazione di “Spare. Il Minore”, ha voluto contraddire. C’è un passaggio nel memoir, relativo all’arrivo di Harry a Eton, che addirittura sembra riprenderle: “Willy aveva sempre odiato quando qualcuno faceva l’errore di scambiarci per un’unità indivisibile”. Persino Lady Diana lo avrebbe fatto. Di certo in cuor suo sperava che i figli sarebbero rimasti uno accanto all’altro per sempre. Non a caso, forse, qualcuno ha messo nella sua bara proprio un ricordo dei principi uniti: “Dicono che le mani di mamma fossero incrociate sul petto e stringessero una foto di Willy e me…Per tutta l’eternità noi le sorrideremo nel buio”.

Harry e William, fratelli diversi come gocce d’acqua. La sensazione è che il minore («Spare») sia un uomo allo sbando. Sarà la diversità di carattere tra i due ad averli tanto allontanati? O non piuttosto la mancanza di autonomia e di forza d’animo. Lisa Ginzburg su La Gazzetta del Mezzogiorno il 15 Gennaio 2023

Volenti o nolenti, eccoci tutti accalappiati dalla vicenda di Spare, l’autobiografia del principe Harry. Vicenda intrigante non solo perché successo editoriale annunciato e stratosferico, né soltanto perché al centro delle vicissitudini della casa reale britannica cui già abbiamo avuto negli ultimi anni occasione di appassionarci seguendola in forma «romanzata», finzionale, attraverso l’efficacissima e riuscitissima serie The Crown trasmessa su Netflix.

Anche, la vicenda dallo stesso Harry con chissà quanto calcolata, programmatica ambizione data in pasto al mondo, ci intriga perché parla di fratelli. Di primogeniti e secondogeniti. Sono tante nella storia della letteratura, del cinema, della televisione, dei fumetti, dei libri per bambini così come nelle vite reali, le vicende di fratelli. Storie che un poco si assomigliano tutte quanto a spartizione dei ruoli: dove il figlio primogenito si dimostra saggio, assennato, responsabile, piuttosto imploso ma imploso positivamente (con effetti tutto sommato benefici, per lui magari non del tutto, non esattamente, ma per la famiglia di sicuro), e il secondogenito invece dissoluto, intimamente complicato e avverso alla famiglia, scapestrato, nei gesti e nelle azioni complessivamente distruttivo, per sé e per il casato.

Quasi un cliché di tante dinamiche famigliari, ma un cliché ogni volta diverso, foriero di un differente copione. Certe volte, se non spesso, i secondogeniti rischiano di venire inghiottiti dal loro risentimento, dai dilemmi e le contorsioni delle loro complicate sensibilità. Perché da ragazzini si sono sentiti trascurati, amati meno rispetto ai loro fratelli maggiori, meno legittimati di loro rispetto all’identità condivisa della famiglia, trasformano il loro rancore nella loro stessa identità e nel loro destino. Un drammatico, fatale sbaglio: da quel rancore si fanno guidare e anche manovrare, ne sono «agiti», come si dice in termini psicoanalitici. Rancore covato molte volte per anni e anni, in un silenzio malmostoso e sempre tenuto nascosto. Una gelosia come un tarlo capace di mangiarsi tanto, troppo. Perché il rancore, si sa, nella durata è un veleno per sé stessi, qualcosa la cui azione rischia di autointossicare. A seguire Harry nella nuova versione di scrittore di successo che con il suo libro magnificamente riscritto dal ghost writer («ghost», «fantasma», in realtà ben poco, il mondo intero sa di chi si tratta, lo stesso che lavorò al fianco di Agassi per il fortunatissimo libro Open) si ha la sensazione che sia un uomo allo sbando, sempre lì lì per schiantarsi contro un muro. Continuamente in bilico tra disequilibrio e autoliberazione. Cosa succederà? Verrà o no invitato all’incoronazione di Carlo suo padre? Saprà e vorrà ricucire gli innumerevoli strappi che con questo libro/bomba sta provocando? Il suo matrimonio con la furba e ambiziosa moglie Maghan sopravviverà allo stress, uscirà rinsaldato da tanti e tali terremoti mediatici e relazionali, o invece attende Harry nella media durata anche la nuova, scandalosa, oltraggiosa, trasgressiva esperienza di un divorzio? Difficile e in certa misura ozioso fare pronostici.

Piuttosto, a riguardare le centinaia di fotografie dei due fratelli, William e Harry, spezzati dalla tragedia della madre Diana, oppressi da stessa infanzia e adolescenza dominate dalla calotta soffocante dell’etichetta reale, li si vede come tate coppie di fratelli: diversi come due gocce d’acqua. E un po’ viene da rammaricarsi, per loro due. Perché quanto più le condizioni famigliari sono dure, disfunzionali, per via di tragedie o «semplicemente» per disfunzionalità delle figure parentali (il mondo ahìnoi trabocca di famiglie disfunzionali, lo sappiamo), tanto più sarebbe bello che i fratelli riuscissero a restare complici, sodali. Fratelli, e non «fratelli coltelli». Sarà la diversità di carattere tra i due ad averli tanto allontanati? O non piuttosto la mancanza di autonomia e di forza d’animo così da lasciare intatta un’alleanza non influenzata da nessun adulto prima, da nessuna moglie poi?

Nelle relazioni tra fratelli o sorelle, quel che più conta è che il mondo sia lasciato fuori dalla porta. Qui la porta è più che spalancata: è aperta su un abisso di incomprensioni tanto gravi e tristi che forse nessuna serie televisiva saprà renderle davvero.

Harry, pesante sconfitta in tribunale: quanto deve sborsare al tabloid. Libero Quotidiano l'11 dicembre 2023

Pesante sconfitta per il principe Harry in tribunale: il secondogenito di Lady D è stato condannato a pagare spese legali e indennizzi al Mail on Sunday, il tabloid che aveva querelato per diffamazione. Il giudice, però, ha ritenuto la querela "manifestamente infondata" e dunque ha archiviato il caso per insufficienza di elementi di prova. Nel mirino del duca di Sussex ci era finito un articolo in particolare, in merito al quale però il giornale britannico ha parlato di "esercizio della legittima opinione". Non essendo riuscito a confutare la difesa del giornale, il marito di Meghan Markle è stato condannato a pagare all'editore 48.447 sterline, ovvero circa 56mila euro. E il denaro, secondo quanto stabilito dal magistrato, dovrà essere versato entro il 29 dicembre.

L'articolo in questione risale al febbraio 2022 e riguardava le proteste di Harry per le modifiche imposte dal governo alla sua sicurezza durante le visite nel Regno Unito. Si trattava, secondo gli avvocati del duca, di "un attacco alla sua onestà e integrità". Per lui, è la prima vera sconfitta in tribunale, dopo le vittorie o mezze vittorie ottenute diverse volte negli ultimi mesi sempre nell'ambito delle sue battaglie giudiziarie contro i tabloid scandalistici del Regno Unito. 

Estratto dell'articolo di Antonello Guerrera per repubblica.it martedì 5 dicembre 2023.

Il principe Harry ritorna in tribunale a Londra. O per lo meno i suoi legali […]

ha denunciato nientemeno che l’Home Office. Perché Harry rimprovera al Ministero dell’Interno britannico di mettere a repentaglio la sua sicurezza nel Regno Unito, dopo avergli revocato la scorta poiché declassato a “membro della Royal Family non più in servizio”. Una decisione presa tre anni fa dalla Regina Elisabetta in persona, dopo la fuga di Harry e Meghan in California e la conseguente perdita di molti privilegi reali.

Ma Harry non ci sta. Secondo lui, nonostante con la consorte sia un piede e mezzo fuori dalla Royal Family, ha comunque diritto alla scorta, pagata dai contribuenti britannici, per due motivi. Primo: ha il diritto di tornare nel suo Paese e sentirsi sicuro, dopotutto è un personaggio pubblico e potenziale obiettivo di malintenzionati, viste le tante minacce ricevute negli anni, persino dai talebani afgani. Secondo: anche se pagasse di tasca sua una scorta privata, questa non avrebbe lo stesso livello di informazioni di intelligence e di sicurezza cui ha accesso lo Stato britannico.

Sinora l’Alta Corte ha parzialmente respinto gli argomenti di Harry, che però non si arrende. Il principe contesta anche la presenza di due membri della “Ditta” reale nella commissione speciale che si occupa delle scorte della Royal Family e di altri personaggi importanti dello Stato britannico. […] Harry lamenta che scelta di togliergli la scorta non sia ortodossa poiché "molto probabilmente influenzata" direttamente dalla sua famiglia, dal suo punto di vista assetata di vendetta contro lui. 

Le udienze saranno principalmente a porte chiuse. Non si sa se Harry si presenterà a Londra, per via delle citate ragioni di sicurezza. Ma il principe in passato, per altre cause legali che ha lanciato con Meghan contro il Mail on Sunday e i media britannici, talvolta si è fatto vedere. In ogni caso, i suoi avvocati stamattina hanno sostenuto che, sulla vicenda della scorta negata, Harry "è stato discriminato e trattato in maniera ingiusta senza alcuna giustificazione”.

Schiaffo ad Harry e Meghan, il duca di Westminster (padrino di Archie) non li invita alle sue nozze. Storia di Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera domenica 3 dicembre 2023. 

Ora è l’alta società britannica che sbarra le porte in faccia a Harry e Meghan: i duchi di Sussex sono stati cancellati dalla lista degli invitat al matrimonio del duca di Westminster, l’evento dell’anno nel calendario sociale del 2024. Troppo imbarazzante sarebbe stata la presenza di Harry e Meghan dopo i veleni sputati nel libro di Omid Scobie , : tanto più che a quelle nozze ci saranno re Carlo e Camilla, oltre che William e Kate.

Quel che è peggio, l’ostracismo arriva da parte di uno dei più stretti amici di Harry: il duca di Westminster – che a soli 32 anni è uno degli uomini più ricchi d’Inghilterra, con un patrimonio personale equivalente a oltre 10 miliardi di euro – è stato padrino di battesimo di Archie, il primo figlio dei duchi di Sussex, ed era solito accompagnare Harry a feste e battute di caccia. Hugh Grovesnor – questo il nome del duca – è anche padrino di George, il figlio di William e Kate, ed è dunque l’unico ad avere per figliocci gli eredi dei due principi di casa Windsor, oltre a essere lui stesso figlioccio di re Carlo: insomma, uno degli aristocratici di più alto lignaggio di tutto il Regno, per il quale però Harry e Meghan sono ora diventati dei paria.

Il duca di Westminster aveva in un primo momento incluso i duchi di Sussex nella lista degli invitati alle sue nozze con la 30enne Olivia Henson, previste per il 6 giugno della cattedrale di Chester: ma poi li ha depennati, nel timore che la loro presenza gettasse un’ombra sull’evento dopo le furiose polemiche seguite alla pubblicazione di «Endgame», in cui si indicano Carlo e Kate come i reali che avrebbero fatto commenti razzisti sul colore della pelle del figlio di Harry e Meghan.

I contraccolpi della pubblicazione del libro sono ancora al centro delle preoccupazioni dei reali: la prossima settimana il re e suo figlio William terranno un «gabinetto di guerra» per decidere i prossimi passi. Il principe spingerebbe per una reazione, anche in termini legali, furioso per aver visto sua moglie trascinata nel fango, mentre Carlo sarebbe contrario a gesti affrettati: secondo fonti reali citate dai giornali inglesi, il sovrano sarebbe restio a una rottura totale col figlio Harry e spera ancora che si possa tener viva una linea di comunicazione.

Ma ormai una riconciliazione appare sempre più improbabile, soprattutto dal momento in cui Meghan sembra non voler più «rituffarsi nella telenovela»: che però non si tratti di solo gossip lo hanno messo in luce in questi giorni diversi commentatori reali, che hanno paragonato la crisi attuale all’abdicazione di Edoardo VIII e alla vicenda di Diana. Anche in questo caso, gli affari privati hanno una enorme rilevanza costituzionale perché stanno destabilizzando la monarchia, che è l’architrave su cui si regge il Regno Unito e tutto il Commonwealth.

La rilevanza politica di tutto quello che sta accadendo è sottolineata dal fatto che la prossima settimana un deputato conservatore, Bob Seeley, presenterà in Parlamento una proposta di legge per privare Harry e Meghan dei titoli di duca e duchessa, degradandoli al rango di Mr e Mrs Sussex. La proposta del deputato si rifà al provvedimento del 1917 col quale ai nobili tedeschi, considerati nemici, vennero negati i titoli britannici: «Di tuti i dannosi insulti che si possono lanciare – ha scritto il deputato – “razzismo” è il più velenosamente insidioso, che garantisce di lasciare un sentore di infamia».

Forse l’unica cosa su cui ha ragione Omid Scobie è il sottotitolo del suo libro: questa è «la battaglia della monarchia per la sopravvivenza».

"Natale con la Royal Family". Ma dalla Corona nessun invito: schiaffo a Harry e Meghan. I Duchi di Sussex starebbero pensando di trascorrere il 25 dicembre con la famiglia, portando anche i bambini, ma, almeno per il momento, non sono arrivati inviti ufficiali. Federico Garau il 19 Novembre 2023 su Il Giornale.

Dopo l'assenza al 75esimo compleanno di Re Carlo, sembra che almeno per le festività natalizie Harry e Meghan siano disposti a riavvicinarsi alla famiglia reale. Il problema è che non è affatto detto che dall'altra parte siano dello stesso avviso. Stando agli ultimi rumors, infatti, un invito ufficiale da parte della Corona non sarebbe ancora arrivato e chissà se arriverà.

Tregua di Natale?

Secondo alcune fonti vicine ai Duchi di Sussex, dopo la decisione di non partecipare alla festa di Re Carlo, Harry e Meghan starebbero pensando di riavvicinarsi alla famiglia reale almeno per le celebrazioni natalizie, quando la Royal Family raggiungerà l'amata Sandringham, località molto cara ai reali.

L'idea sarebbe quella di riunirsi con la famiglia il 25 dicembre, così da festeggiare insieme come sono soliti fare tutti, ma non è affatto detto che ciò avvenga. A riferire delle voci relative all'intenzione dei due Duchi di prendere parte ai festeggiamenti reali sarebbe il Times, che spiega come la coppia vorrebbe in particolar modo portare i bambini Archie e Lilibet da Re Carlo, il quale ha molte volte espresso il desiderio di rivederli. Insomma, un bel passo avanti rispetto ai tempi scorsi.

Buckingham Palace, tuttavia, non ha ancora inviato un invito ufficiale. La tensione è ancora ben presente all'interno della famiglia, gli attriti non si sono appianati. Uno dei problemi rimane Meghan Markle, ormai in piena rottura con i parenti reali. Come è stato più volte rivelato, la moglie di Harry non è più persona gradita a corte.

Sono passati diversi anni dalla partecipazione dei Duchi di Sussex ai festeggiamenti natalizi della famiglia reale. L'ultima volta è stata nel 2018, poi ci fu la rottura.

Cosa dice l'esperto di corte

Ancora una volta potrebbe essere un libro ad alimentare la frattura fra Harry e Meghan e la Royal Family. Secondo un esperto di corte, il libro di prossima uscita di Omid Sconie, atteso per il 28 novembre, potrebbe far sorgere nuovi dissapori, ecco perché si teme un altro Natale divisi.

"Con Re Carlo e Harry che hanno chiacchierato amabilmente il giorno del compleanno del monarca, è improbabile che questo tipo di dettagli da parte del suo biografo rendano più facile la riconciliazione o ispirino fiducia", ha dichiarato al Daily Star l'esperto Richard Fitzwilliams.

Estratto dell'articolo di Maria Corbi per lastampa.it sabato 11 novembre 2023.

[…] Harry ha declinato l’invito e non ci sarà martedì prossimo, 14 novembre quando il padre soffierà sulle candeline in diversi festeggiamenti, alcuni pubblici come i due ricevimenti «afternoon tea» a Dumfries House in Scozia nell’Est Ayrshire e a Highgrove nel Gloucestershire, la sua amata tenuta di campagna, luogo che ha sempre fatto da schermo all’amore con Camilla.

[…] Un amico di Charles ha detto al Sunday Times: «Quando il re arriva alla fine di un’altra giornata lavorativa di successo e pensa alla sua famiglia, avrà sempre una fitta al cuore per un problema che non è stato ancora in grado di risolvere». E' la seconda volta che Harry evita il padre così platealmente. A settembre declinò l'offerta del re di raggiungerlo a Balmoral nell'anniversario della morte della regina Elisabetta, nonostante fosse in visita in Gran Bretagna. Andò invece da solo a Windsor, nella cappella di San Giorgio dove riposa la nonna. Un gesto affettuoso di un nipote ma anche una sfida al resto della royal family.

Certamente la regina Camilla non si straccerà le vesti per questa assenza, visto che ancora non ha perdonato al figliastro di averla dipinta nel suo libro Spare come la matrigna cattiva delle favole («una donna pericolosa» capace di manipolare la stampa a suo favore e contro di lui). 

Ma Harry è deciso a non arretrare dalla sua posizione fino a che in famiglia non verrà nuovamente accettata la moglie Meghan, considerata «non gradita» alle riunioni di famiglia. D’altronde nessuno può dimenticare come abbia tentato di fare implodere la monarchia, dipingendone i suoi membri come «razzisti», persone chiuse nel loro piccolo mondo antico fatto di regole assurde e privilegi. Insomma, Harry vuole le scuse. Ma poiché anche Camilla pretende altrettanto, sembra che i tempi migliori siano lontani a venire.

[…] William […] non ha mai sopportato i comportamenti scomposti, o liberi, a secondo del punto di vista di Harry. Contestandogli il fatto di non avere e di non prendersi, a differenza sua, le responsabilità imposte dal rango e dal ruolo. «Gli hanno sempre perdonato tutto», avrebbe detto a un amico, «a differenza di quello che fanno con me e Kate». E sembra che riferendosi a lui non dica «mio fratello», ma il duca di Sussex, il titolo che gli concesse la nonna poco prima del suo matrimonio con Meghan. 

[…]

(ANSA venerdì 10 novembre 2023) - Il principe Harry e diversi vip tra cui Elton John e Liz Hurley possono portare a processo l'Associated Newspapers, gruppo editoriale che pubblica il Daily Mail e il Mail on Sunday, nella causa intentata per presunte "gravi" intercettazioni illegali nei loro confronti. Lo ha stabilito la giustizia britannica respingendo la richiesta dell'editore di non procedere.

Harry, impegnato da tempo in una crociata contro i tabloid britannici per le ripetute intrusioni nella sua privacy e in quella della famiglia, aveva particolarmente preso a cuore questa azione legale partecipando di persona alle udienze preliminari che si erano svolte lo scorso marzo all'Alta Corte di Londra.

Il principe ribelle, emigrato negli Usa con la consorte Meghan dopo lo strappo del 2020 dalla Royal Family, si era detto "inorridito" per l'intrusione sistematica compiuta dagli investigatori assoldati dal gruppo editoriale in cerca di informazioni riservate da pubblicare sui giornali. Fra le vittime di intercettazioni e altri metodi del genere, secondo i legali di Harry, era finito anche suo fratello, il principe William, su cui aveva concentrato le attenzioni l'investigatore privato Glenn Mulcaire.

Non solo, nei documenti presentati alla corte il secondogenito di re Carlo III aveva affermato che le presunte attività del Mail costituivano un "grande tradimento alle promesse fatte dai media per migliorare la loro condotta dopo la tragica e prematura morte di sua madre, la principessa Diana, nel 1997". Lo studio legale Hamlins, che rappresenta i denuncianti, in sede di udienza preliminare aveva garantito di essere in possesso di "prove inconfutabili" di azioni "criminali" commesse dal Mail per anni con la complicità di giornalisti e dirigenti del gruppo, al fine di raccogliere in modo illegittimo informazioni private anche su altre celebrities e persone comuni ignare.

L'obiettivo sarebbe stato perseguito con l'arruolamento d'investigatori incaricati di mettere cimici in case e veicoli delle persone prese di mira, l'ascolto illecito di conversazioni telefoniche, il versamento di denaro a poliziotti corrotti per l'accesso a informazioni sensibili, l'hackeraggio di conti bancari e transazioni finanziarie e l'intercettazione di dati medici carpiti tramite l'uso di false identità. Dal canto suo, il gruppo editoriale oltre a respingere le accuse aveva chiesto l'archiviazione del caso, sostenendo che l'azione legale era stata intentata fuori tempo massimo.

 Estratto dell'articolo di Antonella Rossi per vanityfair.it venerdì 1 settembre 2023.

Neanche il tempo di debuttare su Netflix che Heart of Invictus, il nuovo documentario del principe Harry, è già finito al centro dei gossip. Colpa, di nuovo, degli attacchi sottili del secondogenito di Carlo III e di Lady Diana alla famiglia reale britannica.

Heart of Invictus è una miniserie in sei puntate dedicata agli Invictus Games, le Olimpiadi dedicate ai veterani di guerra che il principe ha ideato nel 2014, ma dentro c'è molto di più, compresi i contraccolpi sulla salute mentale causati da esperienze particolarmente forti, come la guerra o come la perdita prematura di un genitore. […]

«La fatica più grande per me sono state le persone. Nessuno intorno a me poteva davvero aiutarmi. Non avevo una struttura di supporto o un gruppo di esperti che mi aiutasse a capire cosa avessi».

Poi la presa di coscienza di aver bisogno di un aiuto. «Purtroppo, come me, la prima volta che consideri veramente la terapia è quando sei sdraiato sul pavimento in posizione fetale, desiderando di aver affrontato prima il problema. Ed è quello che voglio davvero cambiare». 

Il suo mondo - ha raccontato Harry - è crollato al ritorno dalla sua missione in Afghanistan, tra la fine del 2012 e l'inizio del 2013, ma si è trattato solo di un fattore scatenante, non della causa reale del suo disagio. «Quello che stava emergendo era del 1997, quando avevo 12 anni», ha rivelato il principe. «Perdere mia madre in così giovane età, il trauma che ho avuto, non ne sono mai stato veramente consapevole, non ne ho mai parlato, l'ho represso, non ne ho mai parlato come avrebbe fatto la maggior parte dei bambini.

Ma poi, quando il trauma è iniziato a riemergere, mi chiedevo: «Che succede? Ora sento tutto, non sono più insensibile come prima. Il mio problema era che nessuno intorno a me riusciva ad aiutarmi». 

A scatenare quel «risveglio», anche le modalità del rientro in Patria dpo l'Afghanistan. In pochi conoscevano la missione del principe, ma alla fine il segreto venne svelato, nonostante un accordo di riservatezza tra Buckingham Palace e alcuni organi di stampa che sapevano. Harry, così, divenne un bersaglio, tanto da ricevere anche minacce di morte. La decisione di farlo tornare a casa fu inevitabile, anche per non mettere in pericolo quelli che lo circondavano.

(…)

"Come fanno a non vedere la somiglianza?". Harry ossessionato da Meghan e Diana. Il principe Harry sarebbe rimasto deluso quando i suoi zii materni non hanno notato le presunte similitudini tra Meghan e Diana che a lui, invece, apparivano evidenti. Francesca Rossi il 30 Agosto 2023 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 “La somiglianza con Diana”

 “Sono figlio di mia madre”

 Tra Meghan e Diana

Da tempo sui tabloid circola la teoria secondo cui Harry e Meghan vorrebbero diventare una versione contemporanea di Lady Diana. Di più: la coppia riterrebbe di essere la sola depositaria dell’eredità morale della principessa, l’unica in grado di portare avanti il suo impegno umanitario. Una tattica che il duca, in particolare, starebbe usando per creare la contrapposizione tra se stesso, una specie di custode della memoria di Diana, il figlio che davvero le assomiglia e il fratello William, accusato di essere passato dalla parte del “nemico”, ovvero della royal family, tradendo il nome di sua madre in cambio del trono, del potere e della popolarità. Strategia studiata a tavolino da Harry? Forse non del tutto. Diana resta una sorta di figura ormai irraggiungibile che il duca avrebbe proiettato persino su sua moglie e da cui la stessa Meghan sarebbe affascinata.

“La somiglianza con Diana”

Fin dall’epoca del fidanzamento di Harry e Meghan i paragoni tra quest’ultima e Diana si sono sprecati. Era inevitabile ed è accaduto anche con Kate Middleton. Del resto la principessa scomparsa è ormai un’icona, rappresenta ancora oggi un modello di donna carismatica, pur con tutti i suoi lati oscuri. La sua fine prematura ha lasciato in sospeso un’esistenza che doveva ancora evolversi pienamente. Come se le Moire avessero commesso un errore, recidendo troppo presto il filo della sua vita. Questa sensazione di non detto e di non fatto è la causa che spinge il pubblico a cercare Diana nelle sue nuore, a credere che i suoi figli abbiano, più o meno consapevolmente, scelto mogli che somigliassero alla loro madre.

Chissà che lo stesso Harry non lo abbia fatto, magari senza alcuna premeditazione. In tal senso l’opinione di Tom Bower potrebbe essere emblematica. Nel suo libro “Revenge. Meghan, Harry And The War Between The Windsors”, citato dal Mirror, l’autore ha scritto: Harry aveva presentato Meghan alle due sorelle di Diana, Jane e Sarah e alla sua migliore amica, Julia Samuel. Harry presupponeva che la famiglia di Diana e gli amici avrebbero visto una somiglianza tra Diana e la sua fidanzata”. Perché il principe voleva che i suoi parenti notassero per forza un qualche tipo di sintonia tra la madre defunta e la futura moglie? Potrebbe essere stato un modo indiretto per ottenere una specie di approvazione alle nozze, ma probabilmente c’è molto di più.

Tom Bower ha proseguito: “Entrambe, disse [Harry] condividevano gli stessi problemi. Era deluso. Nessuno era d’accordo sul fatto che la sua fragile madre avesse qualcosa in comune con la sua ragazza. Più sconfortante, per lui, era che lo pensassero che Meghan non si sarebbe adattata alla royal family”.

A quanto pare i parenti di Diana ci avevano visto giusto, ma Harry non li avrebbe ascoltati. Il principe William, preoccupato che suo fratello stesse affrettando troppo i tempi con la Markle, avrebbe cercato di convincerlo a fermarsi e riflettere meglio, invano. Allora si sarebbe rivolto allo zio Charles Spencer, fratello di Lady D., chiedendogli di intervenire. Bower ha riportato: “Sposato tre volte, Spencer mise in guardia il nipote affinché riconsiderasse [l’idea] frettolosa del matrimonio. Il suo consiglio provocò il risentimento [di Harry]”.

“Sono figlio di mia madre”

Il principe Harry si sarebbe sentito incompreso. Come era possibile che solo lui vedesse le affinità tra Lady Diana e Meghan Markle? Il resto della storia lo conosciamo: le nozze nel maggio 2018, le dimissioni nel gennaio 2020 e un fiume di veleno che ancora oggi scorre tra i Windsor e i Sussex, reso fatale dal memoir del principe e dalle dichiarazioni dei duchi contro la royal family, a cominciare da quelle contenute nell’intervista a Oprah Winfrey del marzo 2021.

Harry avrebbe voluto dimostrare a tutti i costi che Meghan era come Diana per due possibili motivi strettamente correlati tra loro: il primo sarebbe dimostrare al mondo intero che lui, figlio della principessa, ha sposato una donna degna di sua madre e insieme alla moglie potrebbe far rivivere, seppur in maniera diversa, indiretta, il mito di Lady D., l’aura del suo fascino magnetico. Il secondo, invece, sarebbe meno romantico: oscurare il principe William, definirlo di fronte all’opinione pubblica come l’altro, il figlio che si è piegato al suo destino e alle regole della royal family, voltando le spalle a sua madre e ai suoi insegnamenti.

Ma Harry non avrebbe studiato un piano freddo e asettico, composto solo da mosse calcolate in nome della popolarità. A spingerlo ci sarebbe il trauma per la morte di Diana, l’ossessione nei suoi confronti, soprattutto verso la sua assenza e l’incessante ricerca di sua madre nello sguardo, nei gesti, nel carattere di altre persone. Come se il principe non si fosse mai rassegnato a perderla. Il confine tra ragione e sentimento, razionalità e fissazione sarebbe molto sfumato.

Da tempo i tabloid discutono sulla teoria dell’ossessione di Harry, citandola per interpretare diversi presunti comportamenti dei Sussex: il controverso inseguimento a New York dello scorso maggio, che ricorda un po’ troppo l’incidente di Diana sotto il Tunnel dell’Alma, l’indiscrezione sull’adozione del cognome della principessa, Spencer, la voce secondo cui Meghan sarebbe in “contatto” con lo spirito della suocera, gli atteggiamenti vittimisti opposto al muro di silenzio costruito dalla royal family per respingere le polemiche.

Senza contare il fatto che anche Harry ha dichiarato diverse volte di essere molto simile alla mamma. Per esempio al People, nell’aprile 2022, disse: “So che c’è molto di mia madre in me. Faccio molte cose che lei, probabilmente farebbe”. In modo analogo ha sottolineato che Meghan sarebbe stata vittima, a corte, della stessa ostilità vissuta dalla principessa e perseguitata dalla stampa con la medesima aggressività.

Tra Meghan e Diana

Meghan non sarebbe immune al fascino di Lady Diana. Anche nel suo caso la stampa ha parlato di ossessione. Il parere in proposito di un’ex amica della duchessa, Ninaki Priddy, è stato inserito da Andrew Morton nel suo libro “Meghan. A Hollywood Princess”: “È stata sempre affascinata dalla royal family. Voleva essere la Principessa Diana 2.0”. Fin da bambina Meghan sarebbe rimasta abbagliata dalla “magia” che Diana irradiava attorno a sé, anche se, secondo qualcuno, la sua mania sarebbe un abile calcolo, un modo per stare al centro dell’attenzione, essere popolare. O meglio, la duchessa avrebbe sfruttato per i suoi fini l’ossessione di Harry.

Secondo il principe Meghan è anticonformista quanto Diana. Non sarebbe poi così vero. Diana intraprese un percorso per diventare se stessa, per imparare a scegliere da sola. Non dimentichiamo che era una ragazzina quando arrivò a Palazzo. Gran parte delle sue scelte venne dettata dal desiderio di ritrovarsi. Non possiamo dirlo di Meghan, giunta a corte quando era già una donna con un matrimonio e una carriera da attrice alle spalle. Lady Diana imparò a usare i media (ma ne venne anche usata) col tempo. La duchessa ha lavorato di fronte alle telecamere per un mestiere che, se va bene, regala immensa popolarità.

Meghan ha attaccato l’istituzione durante la chiacchierata con Oprah, facendosi scudo con le accuse. La principessa, in occasione della funesta intervista alla Bbc del 1995, si scagliò contro il marito, contro le convenzioni (anche se di riflesso alcune frecciate arrivarono inevitabilmente anche ai Windsor) e non protesse se stessa. Anzi, raccontò molto di sé, esponendosi al giudizio degli altri. C’è una bella differenza. Durante il colloquio con Martin Bashir Diana rivelò la verità sui suoi disturbi alimentari. Avrebbe potuto tacere, ma non lo fece. Le sue parole ruppero un tabù su questi temi, ma con ogni probabilità la principessa non aveva previsto una simile conseguenza.

Meghan ha provato a sollevare grandi temi nel suo podcast Archetypes, ma tutto sembrava organizzato per colpire i Windsor e accontentare i seguaci del politically correct. Diana non era affatto politicamente corretta e neanche politicamente scorretta, se è per questo. Era se stessa nel bene e nel male e non aveva bisogno di paragoni per dimostrare di esistere. Harry e Meghan possono dire lo stesso?

Meghan, la Barbie lamentosa. Terry Marocco su Panorama il 15 Agosto 2023

Sono bastati cinque anni e stiamo già assistendo alla rumorosa caduta della duchessa di Sussex.

Più si sale e maggiore è il dolore quando si cade. E qui il castello di carte per Meghan Markle è volato via più veloce che in Alice nel Paese delle Meraviglie. Erano mesi che si alternavano voci sull’insoddisfazione di Harry, il divorzio sembrava imminente, così il ritorno del giovane rampollo alla corte dei Windsor, con tutto il biasimo della pelata del fratellone. Poi è arrivato il colpo finale, quello che mette in ginocchio. Meghan (dopo una cena a base di peperoni arrosto, supponiamo) ha accusato Victoria Beckham di andare in giro a spettegolare sui Sussex. Il maritino ha telefonato al divo del calcio inglese, che si è dannatamente infuriato. Non può sopportare che qualcuno possa solo pensare che sua moglie venga paragonata a una portinaia in gambaletti contenitivi. Senza indugiare ha rotto l’amicizia. Che poi traballava già dal fastoso matrimonio del figlio Brooklyn, dove i due ex reali non erano stati pregati di intervenire. Scandalizzato il web twitta: «Victoria ha sicuramente di meglio da fare che passare le giornale a sparlare di quella», «Meghan è diventata una paranoica», «Sta isolando Harry, presto non avrà né una famiglia né amici». Come già scriveva Eschilo: «È nella natura dei mortali calpestare ancora di più chi è caduto». E così sul corpo della duchessa i social hanno iniziato a camminare con il tacco a stiletto: «È una truffatrice bugiarda», «Una squallida arrampicatrice sociale», «Usa la carta del razzismo ogni volta che pensa di poter ottenere qualcosa», «Non riesce ad andare d’accordo con nessuno», «Sa instaurare solo relazioni tossiche». L’hashtag #unsussexful è virale. Ma non ha solo rotto con i Beckham, non le parlano più gli Obama, George Clooney e Amal (che invece sembrano divertirsi un mondo con King Charles), Katy Perry, Mariah Carey. La nostra suda (come tutti noi), arranca, ormai la fotografano con un ghigno al posto del sorriso, perde i capelli per lo stress. Insomma, deve rivedere velocemente il suo progetto. Intanto vende la villona di Montecito (15 milioni di dollari). Il piatto piange: Spotify li ha cancellati e traballa pure Netflix. Oltre alla loro storia pare non abbiamo molto altro da raccontare. Le voltano le spalle anche le femministe, che ora scoprono che è una «narcisista estrema». Signora mia, cosa le toccherà fare per sopravvivere? Il problema è che non sa fare niente, manco l’influencer su Instagram, roba in cui eccelleva pure il compianto bulldog francese della Ferragni (400 mila follower, la Mati). Attrice mediocre, ha pensato di volare sulle ali del rancore. Voleva disperatamente assomigliare a Lady D, ma è riuscita solo a essere Barbie-lamentosa. A questo punto può salvarla solo un grasso, grosso divorzio reale. E via verso una nuova avventura. Cara Meghan, il mondo è pieno di senza talento che se la cavano alla grandissima. (Terry Marocco)

Estratto dell'articolo di tgcom24.mediaset.it mercoledì 9 agosto 2023.

Non chiamatelo più "Altezza reale", il principe Harry non ne ha più diritto. O meglio, questo non è più un titolo adeguato per rivolgersi al secondogenito di Re Carlo. Neanche formalmente: sul sito web della royal family, infatti, è stato eliminato il riferimento "HRH", "His Royal Highness". 

Titolo che la Regina Elisabetta aveva vietato di usare al nipote dopo la Megxit e l'ormai famoso passo indietro di Harry e Meghan con la loro uscita di scena dalla famiglia reale. Ora, l'acronimo è stato eliminato anche dalla biografia del principe pubblicata sul sito royal.uk. 

Da "Altezza reale a duca di Sussex"

L'aggiornamento della pagina web è avvenuto solo dopo che venerdì il quotidiano Express ha fatto notare che Harry veniva ancora presentato come "HRH" sul sito. […] Titolo ora sostituito con "duca di Sussex", lo stesso che il principe usa spesso dopo il suo trasferimento in America

Non è più membro della famiglia reale

Che Harry non potesse più farsi chiamare "Altezza reale" è cosa nota già da tempo. Dopo l'incontro a Sandrigham tra il secondogenito dei Windsor, la regina Elisabetta, Carlo e William, per discutere degli effetti della sua decisione di abbandonare lo status di royal, Buckingham Palace ha rivelato: "I Sussex non useranno i loro titoli HRH in quanto non sono più membri attivi della famiglia reale". […]

Meghan e Harry: finita anche l’amicizia anche con George Clooney e Amal. Federica Bandirali su Il Corriere della Sera lunedì 31 luglio 2023.

Dopo la rottura del rapporto con i Beckham, al capolinea anche quello con l’attore. «Troppo vicino a Re Carlo III» dice un insider al Mirror 

Erano tra i migliori amici di Meghan e Harry, oggi invece pare che siano stati depennati dalla lista di persone fidate. Nuova lite per i Sussex che, secondo quanto riporta il Mirror, hanno allontanato anche George Clooney e la moglie Amal. L’attore andava molto d’accordo con i Sussex fino al loro matrimonio nel 2018, poi piano piano i rapporti sono andati sciamando. La motivazione: «Clooney è troppo vicino a Re Carlo III”» dice un insider al giornale. E anche l’attore pare non essere così scontento dell’amicizia finita perchè, per aggiungere altra benzina sul fuoco, quando gli è stato chiesto se ha sentito Meghan di recente, George ha risposto con un no secco, nonostante sia stato tra gli amici che ha partecipato al matrimonio della Windsor Chapel.

Quello con Clooney e la moglie non è il primo litigio «celebre» dei Sussex: è finito infatti anche il rapporto di amicizia tra David e Victoria Beckham con Harry e Meghan perché la coppia Reale sarebbe furiosa con loro per il fatto di aver divulgato notizie personali che li riguardano. La scorsa estate invece Meghan era arrivata i ferri corti con la vicina di casa Katy Perry: il motivo della discordia non è recente, anzi, le due coltivano un astio lungo alcuni anni. Durante un’intervista rilasciata nel 2018 ad Entertainment Tonight, la cantante aveva riferito di non aver affatto apprezzato l’abito da sposa di Meghan Markle, preferendogli quello di Kate Middleton. E da lì, sarebbero nate le antipatie. Nel marzo 2023 anche Oprah Winfrey sembra aver preso le distanze da Harry e Meghan, nonostante sia stata sua l’intervista bomba ai due. Nella trasmissione della collega Gayle King, anche lei amica dei Sussex, Oprah aveva detto che la coppia non aveva chiesto nemmeno la sua opinione sulla partecipazione o meno all’incoronazione di Re Carlo di maggio. La frase di Oprah era stata interpretata come un segnale inequivocabile di rapporti incrinati. Poi, il Daily Mail aveva scritto che anche Elton John, storico amico di lady Diana e dei suoi figli, si stava allontanando da loro tanto da non averli invitati all’AIDS Foundation’s Annual Academy Awards Viewing Party organizzato tradizionalmente dall’artista a scopi benefici nella notte degli Oscar.

Le cose non vanno meglio in famiglia: è nota la discrepanza di vedute tra Meghan e Kate Middleton, la quale avrebbe allontanato definitivamente dalle sue grazie la Markle dopo che la moglie di Harry, quando ancora era a Londra, avrebbe trattato molto male lo staff della principessa di Galles. E sarebbero volate parole forti. Senza dimenticare il famoso litigio tra Meghan e suo papà: lei gli avrebbe chiesto di smettere di parlare con la sorellastra Samantha, dopo che quest’ultima si era lasciata andare ad una serie di commenti controversi su di lei. Ma lui non se l’è sentita di voltare le spalle a Samantha.

Estratto dell’articolo di corriere.it domenica 30 luglio 2023.

Gli ultimi a voltare le spalle ai duchi di Sussex, per la stampa e non solo Harry e Meghan, sono l’ex capitano della Nazionale inglese ed ora azionista dell’Inter Miami David Beckham e sua moglie Victoria, indimenticata star delle Spice Girls. Beckham e consorte, secondo quanto rivela il tabloid britannico «Sun», sarebbero indignati dopo una telefonata al veleno, in cui il secondogenito del re li avrebbe accusati di essere una delle fonti delle indiscrezioni alla stampa sulla vita e i pensieri dei duchi di Sussex, in particolare quelli relativi alla famiglia reale britannica.

Apriti cielo. E fine di un’amicizia che durava da diversi anni. Del resto David, e Victoria, erano stati invitati al matrimonio dei Sussex nel 2018. Anche se, e questo è forse il segno di un primo scricchiolio nei rapporti tra le due coppie, Harry e Meghan non erano presenti quando il figlio maggiore dei Beckham, Brooklyn, 24 anni, si è sposato l’anno scorso. 

[…] Una fonte vicina ai Beckham ha dichiarato ad un altro tabloid il «Mail on Sunday» che David e Victoria sono stati «molto vicini quando Meghan è arrivata nel Regno Unito». Ma ha poi aggiunto: «Qualsiasi riappacificazione ora è molto improbabile».

È forse questo il segno del declino della popolarità del secondogenito del re dopo che Harry ha dovuto incassare una sconfitta nella causa contro lo stesso «Sun» accusato di avergli hackerato il telefono. Harry è stato bacchettato nella sentenza da un giudice dell’Alta Corte, che ha sottolineato la «mancanza di credibilità» della sua testimonianza.

[…] Da qui forse il sospetto che a svelare i segreti di famiglia non fosse stato tanto un’intercettazione illegale quanto la lingua lunga degli amici (che rischiano ora di non essere più tali).

Estratto dell’articolo di Marilisa Palumbo per “Sette – Corriere della Sera” il 23 luglio 2023.

All’ingresso della cappella di St George, dentro il castello di Windsor, Carlo, che tiene Meghan sottobraccio, si gira verso di lei sorridente, lo sguardo tenero di un padre, anche se «in prestito». Lo scatto immortala dietro di loro i sontuosi addobbi floreali e i violini che accompagneranno la presto duchessa verso l’altare, dove l’attende Harry, un po’ impacciato e molto innamorato. 

La favola che va in onda in mondovisione quel 19 maggio 2018 è senza tempo ma anche modernissima: nella famiglia reale britannica sta entrando con tutti gli onori un’altra americana, oltre ottant’anni dopo che l’amore per la divorziata Wallis Simpson portò Edoardo VIII a rinunciare alla corona. 

Una attrice, una milionaria self made, una donna femminista e biracial, di padre bianco e mamma afroamericana. Alle canzoni tradizionali tra le navate di St George si mischiano le note di meravigliosi canti gospel. Il mondo è cambiato, cosa può andare storto?

Flash forward: 6 maggio 2023, esattamente cinque anni dopo, un’altra cerimonia in diretta planetaria. Elisabetta, la regina che pareva immortale, è mancata a settembre, Carlo, il principe che pareva destinato a non essere mai re, viene incoronato con l’amata Camilla nella abbazia di Westminster. Meghan Markle non c’è. Harry sì, ma in disparte, e resterà a Londra meno di 24 ore. 

In California lo aspettano la moglie, il figlioletto Archie e la piccola Lilibet Diana. L’«esilio» americano, la «Megxit», comincia l’8 gennaio 2020, quando, su Instagram - e dove se no? - i duchi di Sussex annunciano la loro decisione di «fare un passo indietro da membri senior della famiglia reale britannica, dividere il proprio tempo tra Regno Unito e Nord America, e diventare finanziariamente indipendenti».

In mezzo è successo di tutto. Le accuse di razzismo alla famiglia reale in una intervista esplosiva a Oprah Winfrey; una serie Netflix che è una sequela di lagnanze verso i Windsor, una autobiografia, Spare, scritta da Harry con il mago delle autobiografie (lo stesso di Open di Agassi, per intenderci) in cui si raccontano alterchi tra fratelli che sfociano in scontri fisici. […] 

E gli americani idolatravano la mamma di Harry, Lady Diana. La famosa scrittrice femminista Camille Paglia, in un saggio del’92 che fece storia, Diana la cacciatrice , spiegava il culto della principessa come un richiamo a una serie di archetipi nella coscienza collettiva, da quello di cenerentola alla mater dolorosa […] 

Meghan però non è riuscita a smuovere niente di simile. I suoi critici dicono che manca di autenticità: authenticity, la parola magica, il Sacro Graal di ogni politico americano (chiedete a Hillary Clinton). La femminista australiana Germaine Greer, nota per L’eunuco femmina, si è chiesta pubblicamente se l’attrice «finga il suo amore per Harry». […]

Ma anche commentatori black come Alicia Montgomery su Slate definiscono «preoccupante» e «irritante» la sorpresa della duchessa davanti alla scoperta che vi sia del razzismo istituzionale nella Casa reale britannica (della serie: dov’è la notizia?). Un po’ come quando l’attrice di Suits, donna adulta che vive nel mondo contemporaneo, ha sostenuto di non sapere bene chi fosse Harry quando l’ha conosciuto per la prima volta. È vero che le favole prevedono la sospensione dell’incredulità, ma insomma. 

«Da qualche parte tra la quinta e la sesta ora della serie Harry e Meghan, che suggerisce che non c’è nessuno di più innamorato, di più attento alle questioni sociali, di più addolorato, la mia naturale simpatia per la coppia» ha scritto Joanna Weiss in un discusso articolo su Politico «ha iniziato a trasformarsi in irritazione, e mi sono resa conto che l’ego ha i suoi limiti». […]

Diana usò i media, che furono suoi alleati finché non la divorarono, la stampa sembra averne abbastanza di Meghan anche nella sua America. I sondaggi danno la popolarità dei duchi in caduta libera: cosa faranno i Sussex ora che Spotify ha cancellato il loro contratto multimilionario perché i reali non hanno «raggiunto il benchmark di produttività» e che un dirigente della compagnia di streaming li ha definiti «truffatori del cazzo»? 

Ora che non si ha idea di come onoreranno il contratto da cento milioni con Netflix e che molti marchi non vogliono essere associati a loro? Cosa faranno, ma soprattutto: a chi daranno la colpa? Prima potevano puntare il dito contro i cattivi della famiglia reale, ma adesso? 

Adesso, secondo i detrattori, sono nudi davanti alla mancanza di un reale talento. «L’empatia per Markle, intrappolata in una gabbia di design, arriva solo fino a un certo punto», ha scritto Maureen Dowd sul New York Times. Notando come i duchi al momento della “separazione” da Londra avessero richiesto il trademark per centinaia di articoli, dai calzini alle felpe con cappuccio, con il logo Sussex Royal, la magnifica penna di Dowd affondava il colpo: «(tutto questo) fa sembrare l’esilio di Wallis Simpson alle Bahamas, trascorso ad abbinare il colore dei muri alla sua cipria, un’esperienza monastica». […]

Meghan Markle, anatomia di un fallimento: «In 5 anni ha dilapidato tutto». Marilisa Palumbo su Il Corriere della Sera sabato 22 luglio 2023.

Dai fasti del matrimonio con Harry, nel 2018, alla rinuncia del colosso Spotify al podcast dei Duchi di Sussex. Così l’attrice ha lasciato che la favola degenerasse. Ed ora è nel mirino anche delle femministe, da Camille Paglia a Germaine Greer. Anche la “sua” America sembra averne abbastanza. «Adesso a chi darà la colpa?»

All’ingresso della cappella di St George, dentro il castello di Windsor, Carlo, che tiene Meghan sottobraccio, si gira verso di lei sorridente, lo sguardo tenero di un padre, anche se “in prestito”. Lo scatto immortala dietro di loro i sontuosi addobbi floreali e i violini che accompagneranno la presto duchessa verso l’altare, dove l’attende Harry, un po’ impacciato e molto innamorato. La favola che va in onda in mondovisione quel 19 maggio 2018 è senza tempo ma anche modernissima: nella famiglia reale britannica sta entrando con tutti gli onori un’altra americana, oltre ottant’anni dopo che l’amore per la divorziata Wallis Simpson portò Edoardo VIII a rinunciare alla corona. Una attrice, una milionaria self made , una donna femminista e biracial , di padre bianco e mamma afroamericana. Alle canzoni tradizionali tra le navate di St George si mischiano le note di meravigliosi canti gospel. Il mondo è cambiato, cosa può andare storto?

L’esilio americano e le accuse di razzismo

Flash forward : 6 maggio 2023, esattamente cinque anni dopo, un’altra cerimonia in diretta planetaria. Elisabetta, la regina che pareva immortale, è mancata a settembre, Carlo, il principe che pareva destinato a non essere mai re, viene incoronato con l’amata Camilla nella abbazia di Westminster. Meghan Markle non c’è. Harry sì, ma in disparte, e resterà a Londra meno di 24 ore. In California lo aspettano la moglie, il figlioletto Archie e la piccola Lilibet Diana. L’“esilio” americano, la “Megxit”, comincia l’8 gennaio 2020, quando, su Instagram - e dove se no? - i duchi di Sussex annunciano la loro decisione di «fare un passo indietro da membri senior della famiglia reale britannica, dividere il proprio tempo tra Regno Unito e Nord America, e diventare finanziariamente indipendenti». In mezzo è successo di tutto. Le accuse di razzismo alla famiglia reale in una intervista esplosiva a Oprah Winfrey; una serie Netflix che è una sequela di lagnanze verso i Windsor, una autobiografia, Spare , scritta da Harry con il mago delle autobiografie (lo stesso di Open di Agassi, per intenderci) in cui si raccontano alterchi tra fratelli che sfociano in scontri fisici. 

Le differenze (profonde) con Diana

Centinaia di copertine, retroscena, illazioni. All’inizio della nuova vita oltreoceano, i tabloid britannici erano a tratti anche oscenamente crudeli, gli americani simpatizzavano. I Sussex avevano scelto la California non solo perché è la patria di Meghan: nel Paese che dalla Corona si è separato nascendo, ma che forse proprio per questo vive una fascinazione unica per la monarchia, pensavano di poter conservare lo status di celebrità senza le restrizioni del ruolo. E gli americani idolatravano la mamma di Harry, Lady Diana. La famosa scrittrice femminista Camille Paglia, in un saggio del’92 che fece storia, Diana la cacciatrice , spiegava il culto della principessa come un richiamo a una serie di archetipi nella coscienza collettiva, da quello di cenerentola (Lady D. era un’aristocratica, ma da ragazza aveva fatto anche la donna di servizio, e aveva una “matrigna”) alla mater dolorosa («una Maria moderna che piange ma ama anche il rock’ n’ roll»). Meghan però non è riuscita a smuovere niente di simile. I suoi critici dicono che manca di autenticità: authenticity , la parola magica, il Sacro Graal di ogni politico americano (chiedete a Hillary Clinton). La femminista australiana Germaine Greer, nota per L’eunuco femmina , si è chiesta pubblicamente se l’attrice «finga il suo amore per Harry». 

Il destino degli etnicamente ambigui

Chi la difende sostiene invece che dietro l’accusa di essere “falsa” si nascondano radicati pregiudizi. «Le domande sull’autenticità della Markle sono intrise di politiche razziali e razziste» ha scritto su Vox Brooke Erin Duffy, della facoltà di gender studies dell’università Cornell. «Come ha sostenuto la studiosa Lisa Nakamura, i personaggi pubblici considerati “etnicamente ambigui” (la Markle è birazziale) galvanizzano gli investigatori di Internet alla ricerca della “verità” sulla loro identità». Ma anche commentatori black come Alicia Montgomery su Slate definiscono «preoccupante» e «irritante» la sorpresa della duchessa davanti alla scoperta che vi sia del razzismo istituzionale nella Casa reale britannica (della serie: dov’è la notizia?). Un po’ come quando l’attrice di Suits , donna adulta che vive nel mondo contemporaneo, ha sostenuto di non sapere bene chi fosse Harry quando l’ha conosciuto per la prima volta. È vero che le favole prevedono la sospensione dell’incredulità, ma insomma. «Da qualche parte tra la quinta e la sesta ora della serie Harry e Meghan , che suggerisce che non c’è nessuno di più innamorato, di più attento alle questioni sociali, di più addolorato, la mia naturale simpatia per la coppia» ha scritto Joanna Weiss in un discusso articolo su Politico «ha iniziato a trasformarsi in irritazione, e mi sono resa conto che l’ego ha i suoi limiti». 

Narcisista come Musk e Trump

Weiss mette Meghan nel mazzo di alcune figure di narcisisti estremi - da Elon Musk a Donald Trump - «che hanno usato l’attenzione come moneta di scambio e l’ego come carburante» e che avrebbero ormai stancato l’opinione pubblica. Sempre nel pezzo del ‘92, Paglia scriveva che Diana era «capace di proiettare la sua personalità senza l’uso delle parole. Il suo mezzo sono le fotografie e i filmati: potrebbe, a buona ragione, essere l’ultima star dei film muti». Più tardi anche la principessa avrebbe parlato, certo, dicendo tutta la sua verità davanti alle telecamere della Bbc, ma forse Meghan e Harry hanno esagerato con questa sorta di seduta di psicanalisi davanti al mondo. Anche il richiamo costante a lei, Lady D, pur innescando sentimenti di solidarietà nei confronti di Harry, orfano bambino che fino all’età adulta ha pensato che la mamma non fosse davvero morta, ma che si fosse nascosta e potesse tornare ad abbracciarlo, suona a volte un po’ esagerato. Come nell’episodio di due mesi fa a New York, quando la polizia smentì un loro portavoce che parlando di «un inseguimento d’auto quasi catastrofico» da parte dei paparazzi, aveva voluto evocare nell’immaginario collettivo l’incidente nel tunnel de l’Alma. 

Il principe e la moglie sono nudi

Diana usò i media, che furono suoi alleati finché non la divorarono, la stampa sembra averne abbastanza di Meghan anche nella sua America. I sondaggi danno la popolarità dei duchi in caduta libera: cosa faranno i Sussex ora che Spotify ha cancellato il loro contratto multimilionario perché i reali non hanno «raggiunto il benchmark di produttività» e che un dirigente della compagnia di streaming li ha definiti «truffatori del cazzo»? Ora che non si ha idea di come onoreranno il contratto da cento milioni con Netflix e che molti marchi non vogliono essere associati a loro? Cosa faranno, ma soprattutto: a chi daranno la colpa? Prima potevano puntare il dito contro i cattivi della famiglia reale, ma adesso? Adesso, secondo i detrattori, sono nudi davanti alla mancanza di un reale talento. «L’empatia per Markle, intrappolata in una gabbia di design, arriva solo fino a un certo punto», ha scritto Maureen Dowd sul New York Times . Notando come i duchi al momento della “separazione” da Londra avessero richiesto il trademark per centinaia di articoli, dai calzini alle felpe con cappuccio, con il logo Sussex Royal, la magnifica penna di Dowd affondava il colpo: «(tutto questo) fa sembrare l’esilio di Wallis Simpson alle Bahamas, trascorso ad abbinare il colore dei muri alla sua cipria, un’esperienza monastica». 

La lezione degli Obama

All’inizio del loro matrimonio, quando Meghan viaggiava con Harry in Africa e ballava con le ragazze che potevano riconoscersi in lei, o quando cucinava con le donne dell’associazione multietnica che aiutava le vittime del rogo della Grenfell Tower, i due sembravano davvero poter regalare alla monarchia una nuova patina di modernità. Invece di rinunciare ad avere «un’influenza reale per essere un influencer di Instagram», scrive ancora Dowd, la duchessa «avrebbe potuto ispirarsi agli Obama», che si sono elevati al di sopra degli attacchi razzisti e «hanno lavorato per cambiare le cose da dentro le istituzioni». Da dentro, come Meghan quel giorno con i canti gospel a St. George.

Estratto dell’articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 21 luglio 2023.

I duchi di Sussex Harry e Meghan hanno deciso di separarsi per qualche tempo per capire se il matrimonio celebrato cinque anni fa si è rotto definitivamente o se è possibile ricucire i rapporti. Le voci sulla crisi di una delle coppie più famose del mondo si rincorrevano da settimane, ma ora sono diventate così insistenti che le tiepide smentite con le quali si cerca di arginarle non le ascolta più nessuno. 

Le cose vanno male, molto male: nessuno degli obiettivi che i Sussex avevano in mente quando hanno deciso nel 2020 il clamoroso divorzio dalla Corte britannica si è realizzato. I contratti con Netflix e Spotify che dovevano consentir loro di guadagnare centinaia di milioni si sono arenati per mancanza di idee, di interesse e di spettatori. 

Il filone che avevano seguito finora, quello di guadagnare soldi e visibilità spargendo veleno sulla Royal Family, si è esaurito con la morte della Regina Elisabetta e con l'ascesa al trono di Carlo III, e ha comunque stufato tutti. Le spese del loro alto tenore di vita sono invece rimaste quelle di prima, e sono diventate insostenibili: già si dice che i Sussex abbiano messo in vendita la villa di Montecito, pagata 14 milioni di dollari anche grazie a un mutuo da nove milioni. 

Fonti vicine alla coppia dicono che sia Harry a non poterne più. Non ama il mondo "Tinseltown", il termine gergale che definisce il clima dorato e superficiale di Hollywood, al quale Meghan è invece così legata. […]. Neppure Meghan approva le scelte di Harry, visto che non ha detto una parola sul libro "Spare", lasciando al marito la responsabilità delle pesanti accuse a Carlo, William e alle loro mogli. 

Harry è andato da solo all'incoronazione del padre e la coppia non si vede insieme dal 4 luglio. Il principe partirà presto per l'Africa, dove in base a contratti già firmati dovrà girare un documentario per Netflix. Meghan non lo seguirà. […]

Harry forse pensa proprio di ritirarsi in Africa, a seguire le orme di sua madre Diana nell'assistenza ai bisognosi. Può darsi che lo faccia davvero e ritrovi l'equilibrio di cui ha bisogno. Meghan resterà invece sicuramente in America e dovrà decidere, a 41 anni, che cosa fare della sua vita.  […] 

Il sontuoso castello che la duchessa contava di costruire dopo il divorzio dai Windsor si sta sgretolando pezzo dopo pezzo e se ci sarà un altro divorzio, quello da suo marito, la battaglia sarà complessa. Harry non ha introiti e dispone di qualche decina di milioni, che se ne andranno in parte per pagare gli avvocati. È praticamente certo che Meghan otterrà l'affidamento dei due figli Archie e Lilibet, visto che il marito ha scritto e dichiarato di aver fatto uso di droghe che gli hanno giovato, e di avere ucciso 20 talebani considerandoli pedine di una scacchiera. […]

Estratto dell’articolo di Emily Stefania Coscione per iodonna.it l'1 luglio 2023.

«Mia madre approva tutto quello che stiamo facendo e ci appoggia in tutto» avrebbe detto il principe Harry a un suo amico, durante la sua ultima, veloce comparsa a Londra per la causa contro il Mirror e le intercettazioni illegali. Come fa a saperlo? Glielo ha detto la moglie Meghan Markle. Che a quanto pare ha un “filo diretto” con la principessa Diana. 

Meghan Markle è “in contatto costante” con Lady Diana

A rivelarlo ieri sera, durante un’intervista televisiva in Gran Bretagna, è stato l’autorevole royal watcher inglese Tom Bower, autore di un recente bestseller sulla stessa Markle. Secondo una sua fonte – un amico di Harry che vuole rimanere anonimo – il principe avrebbe confidato che la moglie Meghan ha l’abitudine di mettersi in diretto contatto con Diana (non è chiaro come, però). Lo fa ogni volta che ha bisogno di una guida, le chiede consiglio e poi assicura il marito che la madre li appoggia in ogni loro decisione.

[…] durante una visita alla tomba della madre ad Althorp, fatta insieme poco dopo le nozze del 2018, Meghan aveva posto la mano sulla pietra tombale, chiedendo alla suocera di guidarla a corte. 

Harry sente la presenza della madre a Montecito

Il principe è andato oltre, ammettendo di avvertire quotidianamente la presenza, e l’appoggio, della madre, protagonista di numerose storie di fantasmi ad Althorp, la residenza di famiglia dei conti Spencer, in cui Diana trascorse gli anni della gioventù. La sua figura sarebbe stata addirittura avvistata diverse volte, inginocchiata davanti all’altare di St Mary The Virgin, una chiesa poco distante l’aristocratica dimora e che si sospetta sia il vero luogo della sua sepoltura.

Diana è “sempre accanto ai Sussex”

Nel suo memoir Spare, Harry ha ammesso di aver chiesto assistenza a una medium per potersi mettere direttamente in contatto con la madre, che continua a mandargli messaggi, rassicurandolo sulle sue scelte. In realtà Diana, gli ha detto la medium, è sempre vicina ai Sussex. […]

Estratto dell’articolo di Luigi Ippoliti per il “Corriere della Sera” il 28 giugno 2023.

[…] il docu-reality Harry e Meghan, sulla loro storia personale, era stato un successo: ma forse è proprio questo il problema, perché la coppia sembra aver raschiato il fondo del barile con le sue rivelazioni sulla famiglia reale e appare in difficoltà a produrre contenuti che vadano al di là delle loro esperienze private.

Come ha scritto il Times , la realtà è che Harry non ha nulla da dire e che nessuno è interessato a quello che dice Meghan.

In altre parole, la carriera americana dei duchi di Sussex sembra essere già arrivata al capolinea. Il progetto di lei era quello di lucrare sull’aura reale e trasformarsi in celebrity d’Oltreoceano: ma risulta difficile prendere un principe inglese e riciclarlo in una star di Hollywood. Anche perché le vere star stanno cominciando a prendere le distanze: Meghan aveva scritto una lettera di suo pugno a Taylor Swift per chiederle di partecipare al suo podcast, ma la cantante ha fatto rispondere tramite una assistente di non essere interessata.

Così i Sussex non erano stati invitati al sessantesimo compleanno di Barack Obama e allo stesso modo sono rimasti fuori dalla serata degli Oscar e dal matrimonio del figlio dei Beckham. Pare che non li invitino più neppure alle feste nelle ville, anche perché c’è il timore che poi vadano a raccontare tutto in qualche intervista. A Meghan resta sempre la strada del suo blog di lifestyle , «The Tig» (insomma, fare la Ferragni di serie B): ma che ne sarà di Harry? Lui rimane il figlio del re e il fratello del futuro re: il richiamo di casa potrebbe rivelarsi più forte delle sirene americane.

Ma da Londra sussurrano che a Palazzo non abbiano nessuna fretta di avviare una riconciliazione: è vero che Carlo, come ogni padre, è rattristato dalla «ribellione» del figlio, ma ora che è re deve mantenere un atteggiamento di sovrano distacco. E inoltre, ogni mossa in direzione dei Sussex dovrebbe avere l’approvazione di William, che pure mostra di essere sempre più concentrato nel suo ruolo e intento a evitare distrazioni. 

Né gioca a favore di Harry e Meghan la loro crescente impopolarità in Gran Bretagna: ormai il 68% dei sudditi ha un’opinione negativa dell’ex attrice e pure il principe non se la cava molto meglio. Al contrario, il gradimento della monarchia ha visto un netto miglioramento dopo l’incoronazione. L’esilio dei Sussex non potrebbe essere più gramo.

Estratto dell'articolo di Luigi Ippolito per corriere.it il 27 giugno 2023.

Lui è uno degli agenti più potenti di Hollywood, ma per Jeremy Zimmer, capo dell’agenzia United Talent, ci sono pochi dubbi: «Viene fuori che Meghan Markle non era un grande talento audio – ha detto in un’intervista – o in ogni caso nessun tipo di talento». 

Il caustico commento è arrivato sull’onda del licenziamento dei duchi di Sussex da parte di Spotify, il gigante dello streaming che ha messo fine al loro contratto da 20 milioni e ha cestinato la programmata seconda serie del podcast di Meghan. «Solo perché sei famoso non significa che sei bravo a fare qualcosa», ha concluso Zimmer, uno che ha guidato la carriera di attori come Benedict Cumberbatch.

[…] Bill Simmons, responsabile dell’innovazione e della monetizzazione per Spotify, ha definito i duchi «due fottuti imbroglioni»: «Una sera mi devo ubriacare – ha detto – e raccontare della chiamata su Zoom con Harry per provare ad aiutarlo con qualche idea per il podcast. E’ una delle mie storie migliori…». 

A quanto pare, una delle trovate del figlio di Carlo e Diana era quella di intervistare Putin sui suoi traumi infantili! (e ce lo vediamo zar Vladimir che confessa a Harry: «Sì, ho invaso l’Ucraina perché da piccolo mi bullizzavano»). A questo punto, appare probabile che pure Netflix non confermi il contratto da 100 milioni siglato con i Sussex: una serie di progetti sono stati già accantonati, da un documentario sulla disinformazione a un programma per bambini, mentre almeno altre due idee televisive sono state rifiutate in partenza.

[…] la coppia sembra aver raschiato il fondo del barile con le sue rivelazioni sulla famiglia reale e appare in difficoltà a produrre contenuti che vadano al di là delle loro esperienze private. Come ha scritto il Times, la realtà è che Harry non ha nulla da dire e che nessuno è interessato a quello che dice Meghan. 

In altre parole, la carriera americana dei duchi di Sussex sembra essere già arrivata al capolinea. Il progetto di lei era quello di lucrare sull’aura reale e trasformarsi in celebrities d’Oltreoceano: ma risulta difficile prendere un principe inglese e riciclarlo in una star di Hollywood. […]

DAGONEWS il 20 giugno 2023.

Kelly Osbourne ha asfaltato senza mezzi termini il principe Harry, bollando come un “fottuto coglione piagnucolone”. 

Parlando al podcast I've Had It , Kelly, 38 anni, ha lasciato i conduttori Jennifer Welch e Angie "Pumps" Sullivan senza parole e in preda a una crisi di risate dopo aver lanciato un’intemerata contro il principe: «Penso che Harry sia un lamentoso. Pensa a tutti i suoi guai e immagina di essere l’unico ad avere avuto problemi mentali mentre continua a ripetersi “la mia vita è così dura”.

La fottuta vita di tutti è dura, tu eri il principe di un dannato paese che si travestiva da fottuto nazista, e ora stai cercando di tornare e accreditarsi come il  “papa”. Ma vai al diavolo».

(ANSA il 20 giugno 2023) - False interviste per il suo podcast su Spotify. E' la nuova accusa contro Meghan Markle, la moglie del principe Harry. Secondo quanto scrive il New York Post, alcune delle interviste registrate per il suo podcast erano condotte da alcuni membri dello staff e la voce di Markle registrata solo successivamente con le domande da fare. L'indiscrezione segue il divorzio contrattuale fra i Sussex e Spotify.

Estratto dell’articolo di Federica Bandirali per corriere.it il 20 giugno 2023.  

[…] Meghan sarebbe sul punto di firmare un importante accordo con la casa di moda francese Dior che l’avrebbe scelta per farne un volto dell'azienda, insieme a star come Jennifer Lawrence o un’altra principessa, Beatrice Borromeo.

«Meghan è tutto ciò di cui tutti parlano», ha detto al giornale un'importante socialité (rimasta anonima) di Beverly Hills. «Da settimane girano voci secondo cui starebbe per firmare un accordo con Dior e se ci riesce, nessuno ricorderà che il suo stupido podcast è stato cancellato dopo una sola stagione» riporta il media britannico. 

E gioca il jolly anche l'esperto di crisi di reputazione Eric Schiffer afferma che il team di Meghan utilizzerà il “dramma” Spotify a proprio vantaggio. «Ari Emanuel avrà un piano di battaglia strategico e tattico per collegarla a partner di marchi sofisticati, come Dior» scrivono dalla Gran Bretagna. […].

Estratto dell'articolo di ilfattoquotidiano.it il 19 Giugno 2023.

Proprio non riescono a non far parlare di sé: l’ultima notizia sul loro conto è che sono stati definiti “fo**uti truffatori“. Ma di chi stiamo parlando? Del principe Harry e di Meghan Markle […] 

Ma cerchiamo di capire meglio: la coppia, a quanto pare, aveva messo in piedi una società di produzione audio, la Archewell Audio, che avrebbe dovuto curare il loro podcast, con un accordo siglato insieme alla piattaforma Spotify di ben 20 milioni di dollari. Ma i Sussex, dopo aver prodotto una serie con tredici episodi, hanno deciso di abbandonare il progetto, solo tre anni dopo la firma. 

[…]Ma la decisione probabilmente non è stata così “reciproca” visto che l’allontanamento dei due dal progetto ha attirato le ire di Bill Simmons, podcaster, giornalista sportivo, e soprattutto dirigente del comparto Innovazione e Monetizzazione dei Podcast di Spotify, che in una puntata del suo podcast The Ringer ha definito Harry e Meghan “fo**uti truffatori”.

Sempre nella stessa puntata Simmons ha anche fatto cenno ad un call Zoom con il principe Harry, organizzata per fare “brainstorming” sugli ipotetici contenuti per la serie audio: “Dovrei ubriacarmi una notte e raccontare la storia della videochiamata che ho avuto insieme a Harry per cercare di aiutarlo nella struttura e nell’idea di un podcast. È una delle mie storie migliori“, ha dichiarato ironicamente Simmons a proposito del meeting.

Emanuela Minucci per lastampa.it il 17 giugno 2023. 

All’inizio sembrava solo una boutade pre-estiva. Ma da ieri quando persino i più autorevoli quotidiani inglesi hanno diffuso la notizia – «entro l’estate i Sussex sembra che divorzieranno»– è arrivato il tempo di crederci: Harry e Meghan starebbero sul serio per dirsi addio. A confermare la voce, l’esperta della famiglia reale Jennie Bond che ha dichiarato «urbi et orbi» che le carte della separazione sarebbero già sul tavolo dei rispettivi avvocati. Fra gli effetti collaterali più spiazzanti, rivelati alla rivista Ok il perdono di Carlo III.

[…] Gli sceneggiatori dell’ultima serie, la sesta, di “the Crown” si augurano che se divorzio deve essere che i Sussex si affrettino. Pena la prematura obsolescenza delle ultime puntate. È notizia di oggi che anche Netflix si sta separando dai Sussex. Secondo il Wall Street Journal il podcast Spotify di Meghan Markle, «Archetypes», non sarà rinnovato per una seconda stagione. 

Il Duca e la Duchessa hanno firmato un accordo da 20 milioni di dollari con Spotify per il progetto alla fine del 2020, ma gli addetti ai lavori vicini al gigante dell'audio affermano che la coppia reale non ha raggiunto il benchmark di produttività richiesto per ricevere l'intero pagamento, secondo il Wall Street Journal. Bye bye Netflix dunque. Ma, soprattutto, bye bye Sussex.

Estratto dell’articolo di corriere.it il 17 giugno 2023. 

[...] il divorzio da Spotify è il segnale che il brand di Harry e Meghan sta rapidamente perdendo valore in America, il loro mercato di riferimento: fonti vicine alla coppia avevano già fatto sapere che loro non avrebbero fatto altri documentari o libri di memorie perché «non avevano altro da dire». Ormai, i loro attacchi alla famiglia reale sono diventati una moneta che loro stessi hanno inflazionato e l’attenzione dei media si sta spostando oltre. Resta da vedere cosa ne sarà del contratto da 100 milioni di dollari firmato con Netflix e che finora è sfociato nel docu-reality Harry e Meghan trasmesso alla fine dell’anno scorso. 

La duchessa ha piuttosto l’intenzione di concentrarsi sul ridare vita al suo blog di lifestyle The Tig, in cui dispensava consigli che andavano dal cibo ai viaggi al benessere (Tig è un’abbreviazione che sta per Tignanello, il suo vino toscano preferito): l’obiettivo è rivaleggiare con Gwyneth Paltrow e il suo Goop, ma il mercato delle celebrity-influencer oltreoceano è già parecchio affollato e bisogna vedere se Meghan riuscirà a ritagliarsi una sua nicchia, specialmente ora che si è messa alle spalle la parentesi reale, che tuttavia rimane la sua unica fonte di celebrità.

Quanto a Harry, dopo la sua comparsa in tribunale a Londra nella causa intentata contro i giornali popolari, appare sempre più risucchiato nel gorgo delle sue paranoie, impegnato in una crociata velleitaria contro quella stampa cui imputa tutti i mali del mondo nonché le sue disgrazie personali. Ed è evidente come la sua traiettoria, lui che resta il figlio del re d’Inghilterra, diverga da quella della moglie americana: anche perché il padre Carlo si è sempre detto pronto a riaccoglierlo. Forse è ancora troppo presto, ma il tempo è in grado di lenire anche le ferite più dolorose.

(ANSA il 6 giugno 2023) - Il principe Harry è arrivato all'Alta corte di Londra per una storica testimonianza nella causa contro il Mirror Group Newspapers (Mgn), il gruppo editoriale del tabloid Mirror, sulle presunte intercettazioni illegali ai danni del duca di Sussex nel periodo compreso fra il 1995 e il 2011. Per la prima volta da oltre un secolo un membro della famiglia reale britannica, in questo caso il figlio del sovrano regnante Carlo III, si presenta per testimoniare in una corte di giustizia del Regno Unito. 

Estratto dell'articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 6 giugno 2023.

Il principe Harry non ne combina una giusta e non si è presentato in aula ieri mattina a Londra per l'udienza all'Alta Corte contro il Mirror Group Newspapers, che accusa di avere spiato i suoi telefoni tra il 1991 e il 2011. Il giudice Timothy Fancourt si è detto «sorpreso», il che significa che era molto arrabbiato. Il duca di Sussex è arrivato solo domenica sera per partecipare a Los Angeles al secondo compleanno della figlia Lilibet. Era molto stanco, ha spiegato il suo avvocato, e non in grado di venire in aula, dove avrebbe anche potuto essere subito chiamato a deporre. I giudici britannici non vogliono mai perdere tempo, e non amano chi glielo fa perdere.

[…] Harry […] dovrà rispondere alle domande, e in particolare a quelle della difesa del gruppo editoriale, rappresentato dall'avvocato Andrew Green, il quale è noto per essere «a beast in court», un leone nell'aula quando contro-interroga. In assenza di Harry, ieri hanno parlato gli avvocati. Green ha detto che non ci sono prove che il suo telefono sia stato hackerato una volta, figuriamoci abitualmente, e che i giornalisti che avevano ammesso di aver ascoltato messaggi vocali hanno negato di aver mai preso di mira il principe. 

L'avvocato di Harry, David Sherborne, un esperto di questi temi, ha detto che Harry «non cerca vendette contro la stampa», ma che la sua vita è stata «invasa da questi giornali che usano metodi illegali: è l'uso di questi metodi da parte di un gruppo nazionale che lo ha portato qui». Sherborne ha aggiunto che il Mirror Group ha pubblicato circa 2.500 articoli sulla vita privata di Harry. «Nulla era sacrosanto o fuori dai limiti e non c'era protezione da questi metodi illegali di raccolta di informazioni». L'avvocato ha anche insinuato che pure il telefono di Diana fosse stato hackerato, in relazione all'amicizia con un noto presentatore televisivo gay, Michael Barrymore.

La prassi stabilisce che cause civili come questa possano essere presentate solo entro sei anni dagli eventi, e il giudice potrebbe decidere che i tempi sono ormai scaduti. Ma se si andrà avanti e se Harry vincerà insieme con altre celebrità britanniche che hanno fatto causa con lui, il Mirror Group potrebbe entrare in serie difficoltà economiche. Ha già risarcito 600 persone spiate con complessivi 100 milioni di sterline e i suoi conti traballano. Harry ha avviato cause analoghe anche contro i giornali di Murdoch e il gruppo del Daily Mail, che sono in corso.

Ma anche il Principe potrebbe avere molto altro da perdere nello scontro con i tabloid britannici. La posizione della Royal Family al riguardo è sempre stata quella della Regina: mai lamentarsi e mai spiegare. Soprattutto evitare di andare al banco dei testimoni, dove si potrebbe essere costretti a rivelare sotto giuramento particolari imbarazzanti della propria vita. 

[…] Harry dovrà affrontare anche ingenti spese legali, che sommate le une alle altre potrebbero raggiungere, secondo i calcoli di Newsweek, i 20 milioni di sterline. Se perdesse, i giornali inglesi tornerebbero a massacrarlo.

[…]

DAGONEWS il 6 giugno 2023.

È il momento della testimonianza del principe Harry all’alta Corte di Londra nella causa contro il gruppo editoriale del tabloid Mirror (Mgn). Il principe ha detto che la "costante intrusione della stampa scandalistica" alla fine lo ha costretto a trasferire la sua famiglia in California. 

Il principe è diventato il primo membro della famiglia reale a essere interrogato in tribunale dal 1891. Harry sostiene che i giornalisti che lavorano per il “Daily Mirror”, “Sunday Mirror” e “People” hanno hackerato i suoi messaggi vocali e utilizzato illegalmente investigatori privati per ottenere storie sulla sua vita privata.

«Da bambino, da adolescente, sono stato sotto la costante intromissione della stampa per la maggior parte della mia vita, fino ad oggi» ha detto Harry. Ma il principe si è lanciato in una serie di accuse anche contro il governo, Piers Morgan, arrivando anche a parlare di James Hewitt, l’amante di Diana che, per molti, era il vero padre del principe.

In una lunga dichiarazione scritta, Harry ha affermato: 

· Piers Morgan, l'ex redattore del “Daily Mirror”, ha ascoltato i messaggi lasciati da sua madre, Diana, principessa del Galles. Harry ha detto di essere stato "fisicamente male" dall'idea che Morgan ascoltasse messaggi privati e questo lo aveva reso determinato a ritenere il giornalista "giustamente responsabile della sua attività illegale sia nei confronti miei che di mia madre".

· I suoi messaggi vocali sono stati hackerati dai giornalisti mentre era uno studente a Eton, e da giovane ha dovuto nascondersi nel bagagliaio di un'auto per evitare i paparazzi.

· La sua relazione con l'ex fidanzata Chelsy Davy è stata minata dalla "costante presenza" dei tabloid che li ha fatti sentire "bracciati dai media".

· È stato profondamente colpito da adolescente dalle voci dei tabloid secondo cui il suo vero padre era l'ufficiale dell'esercito James Hewitt, dicendo che tali storie erano "dolorose, meschine e crudeli".

· La copertura dei tabloid ha modellato il modo in cui il pubblico e i colleghi dell'esercito lo vedevano. «Ho affrontando giudizi e opinioni basati su ciò che era stato riferito su di me, vero o falso che fosse. Mi aspettavo che la gente pensasse “ovviamente fallirà questo test, perché è un ciccione”». 

Andrew Green KC, l'avvocato del “Mirror”, ha affermato che Harry operava nel "regno della speculazione totale" e non aveva prove per sostenere che le storie del “Mirror” provenivano dall’hacking telefonico o da altre attività illegali.

E continuando sui tabloid: «Inizi come una tela bianca mentre loro capiscono che tipo di persona sei e che tipo di problemi e tentazioni potresti avere. Allora diventi il 'principe playboy', il 'fallimento', o nel mio caso 'l’imbroglione', il 'bevitore minorenne', il 'tossicodipendente irresponsabile', l'elenco potrebbe continuare».

Per il principe tutto questo è una sorta di profezia che si autoavvera: «Da adolescente e nei miei primi 20 anni, ho finito per sentirmi come se stessi interpretando molti dei titoli e degli stereotipi che volevano attaccarmi, principalmente perché ho pensato che se lo stavano scrivendo allora potevo “commettere il crimine”. Era una spirale discendente, per cui i tabloid cercavano costantemente di convincermi a fare qualcosa di stupido che sarebbe diventata una bella storia per far vendere i giornali». 

Ha detto che ogni relazione è stata sottoposta a un'enorme pressione, con dettagli privati delle sue conversazioni e incontri con Davy e Caroline Flack apparsi sui giornali: «Mi sono sempre sentito come se i tabloid volessero che fossi single, dato che ero molto più interessante per loro e vendevo più giornali».

(AGI il 6 giugno 2023) - Il principe Harry ha rivelato per anni delle voci, circolanti sui giornali, che non fosse il figlio di Carlo ma il frutto di una relazione della madre con il maggiore dell'esercito James Hewitt e ha anche ipotizzato che quei 'rumor' fossero messi in giro per defenestrarlo dalla Famiglia reale. Lo ha detto nella dichiarazione scritta consegnata alla corte, a margine della sua deposizione sul banco dei testimoni, nel processo contro Mirror Group Newspapers. 

Nella dichiarazione, il duca ha confermato di avere trascorso anni a interrogarsi sulle voci secondo cui James Hewitt, un maggiore dell'esercito, era il suo padre biologico; e ha detto di aver saputo solo nel 2014 che sua madre aveva conosciuto Hewitt dopo la sua nascita. Tra l'altro, un articolo pubblicato da The People nel dicembre 2002 raccontava di un piano per rubare un campione del suo Dna e cosi' accertare di chi fosse figlio.

"All'epoca, quando avevo 18 anni e avevo perso mia madre solo sei anni prima, storie come questa mi sembravano molto dannose e molto realistiche. Erano offensive, meschine e crudeli. Mi chiedevo continuamente i motivi dietro queste voci. I giornali volevano instillare il dubbio nella gente in modo che venissi estromesso dalla Famiglia reale?" Come facilmente prevedibile la testimonianza dinanzi all'Alta Corte di Londra del principe Harry sta toccando temi anche molto delicati. 

Estratto dell'articolo di ilmessaggero.it il 7 giugno 2023.

Il principe Harry ha tirato fuori dal cilindro alcune evidenze concrete dello spionaggio illegale imputato ai tabloid nel suo ultimo, breve intervento pomeridiano sotto giuramento in veste di testimone d'accusa nella nuova azione legale da lui intentata assieme ad altri vip di fronte all'Alta Corte di Londra nella sua crociata contro la stampa popolare britannica: stavolta contro il Mirror Group Newspapers (Mgn), gruppo editoriale titolare che pubblica il giornale omonimo.

[…] il secondogenito di re Carlo ha svelato d'aver personalmente scovato a suo tempo un dispositivo per la localizzazione degli spostamenti nascosto nella vettura della sua ex fidanzata Chelsy Davy all'epoca delle vicende denunciate. E che un dispositivo analogo fu poi rinvenuto da un investigatore privato a bordo dell'auto di un suo amico personale, Mark Dyer.

[…] Le vicende citate sono risalenti a un periodo compreso fra il 1995 e il 2011

[…]

Il controinterrogatorio si è concentrato oggi fra l'altro su episodi come le rivelazioni datate 2005-2006 del Mirror su un infortunio al principe - ora 38enne, all'epoca ventenne - durante il suo addestramento militare; o ancora su una sua visita clandestina giovanile in uno strip club.

Rivelazioni attribuite al tempo dal giornale a fantomatiche fonti di palazzo, ma che secondo Harry egli non aveva condiviso con familiari o funzionari quando finirono in prima pagina […]

In una prima analisi della deposizione, intanto, Dominic Casciani, legal correspondent della Bbc, esprime la sensazione che il duca di Sussex - a cui spetta l'onere della prova, assieme agli altri denuncianti - non abbia prodotto finora una qualche «pistola fumante». […]

Estratto dell’articolo di Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera” il 7 giugno 2023. 

[…]

Il principe Harry arriva sotto i flash delle telecamere, appare rilassato, ma ancora per poco: alle 10.30 in punto comincia l’udienza e «Mr Sussex» viene chiamato a sedersi sul banco dei testimoni. Ma prima bisogna mettersi d’accordo su come chiamarlo: gli avvocati propongono di rivolgersi a lui in primo momento come «vostra Altezza Reale» per poi passare a «principe Harry», e lui acconsente.

[…]

Lui ha fatto causa al gruppo editoriale che pubblica il Mirror, uno dei maggiori giornali popolari britannici, accusandoli di aver raccolto informazioni private con metodi illegali, incluse le intercettazioni telefoniche. Ma ieri l’avvocato della difesa è apparso avere buon gioco a dimostrare che non ci sono prove in tal senso e che quelle storie erano già di pubblico dominio, se non divulgate dalla stessa corte.

[…] Harry viene incalzato fin da subito dall’avvocato del Mirror e appare più volte nervoso: si schiarisce la voce, beve acqua dal bicchiere, mormora qualche «non ricordo». Peggio, a volte non capisce le domande e gliele devono ripetere, così come non sembra neppure conoscere bene la lunga dichiarazione scritta che ha consegnato, preparata dai suoi legali e in cui accusa stampa e governo britannici di «aver toccato il fondo».

Il dibattimento di ieri ha seguito un binario preciso: la difesa cercava di inchiodare Harry ai dettagli, mentre lui ripeteva generiche accuse ai giornali per l’effetto nefasto avuto su di lui. Il principe è ossessionato dalla stampa, cui imputa la responsabilità della morte di sua madre Diana, la persecuzione di sua moglie Meghan e la distruzione della sua salute mentale: e per questo ha definito «il lavoro della sua vita» quello di «cambiare il panorama dei media britannici». 

[…] Così adesso Harry, nel disperato tentativo di esorcizzare i suoi fantasmi per via giudiziaria, rischia solo di fare del male a sé e alla sua famiglia.

Estratto dell’articolo di Antonello Guerrera per “la Repubblica” il 7 giugno 2023.

[…] ieri Harry è stato protagonista di uno show unico nel tribunale dell'Alta Corte di Londra, dove ha proseguito il processo contro il gruppo editoriale del Daily Mirror, accusato di intercettazioni e altre pratiche illegali nella vita privata di reali e vip britannici. Le telecamere non sono ammesse, qualche reporter sì. Dopo aver giurato sulla Bibbia, il principe ribelle inizia sciabolare tutta la rabbia: «I tabloid osservati invasivi mi hanno ascoltato i messaggi sulla segreteria telefonica, persino a scuola. Alcuni direttori e giornalisti hanno le mani sporche di sangue e hanno causato indirettamente la morte di altre persone».

Tra cui, ne è certo, sua madre Diana.

«Mi hanno distrutto l'adolescenza», continua Harry, «i tabloid avevano cose accessibili solo con le intercettazioni», come gli scoop sul suo uso di cocaina e anfetamine e il costume da gerarca nazista indossato a una festa. «Anche mio padre potrebbe essere stato intercettato. Inoltre, hanno seminato discordia tra me e mio fratello William», rimbomba in aula l'ira di Harry: «Non solo: i rumor pubblicati dai giornali per cui il mio padre vero sarebbe il militare James Hewitt da ragazzino mi terrorizzavano: temevo di essere cacciato dalla famiglia».

Il legale del Mirror Andrew Green ribatte, prova a impantanarlo: «Molto di quanto lei considera rubato da conversazioni private in realtà era già di dominio pubblico. Le sue sono assolute speculazioni!».

Harry tentenna: «Non ho la certezza che il mio telefono fosse spiato». 

[…] Poi passa a Piers Morgan, gotha del giornalismo oltremanica, allora direttore del Daily Mirror e oggi fustigatore incallito della “bugiarda” Meghan: «Ha sempre attaccato e intimidito in maniera orrenda me e mia moglie. Spera che molli. Ma io non mollerò mai, fino a quando lui non pagherà per quello che ha fatto a me e mia madre Diana».

Insomma, il figlio del sovrano si è calato nella fossa dei leoni. Ma così facendo Harry si è anche tragicamente esposto ad avvocati e giudici che ora potrebbero rivalersi su di lui e citarlo in giudizio eventualmente per falsa testimonianza. Perché questo non è un documentario su Netflix e neanche un'autobiografia magnificata dalla classe narrativa di JR Moehringer: qui ogni cosa detta può essere usata contro di lui. Per questo potrebbe essere un “suicidio” mediatico, come il padre Carlo definì la crociata di Harry contro i media.

[…] 

Il principe Harry e Meghan Markle sull’orlo del divorzio: «Non hanno più le stesse ambizioni”». Federica Bandirali su Il Corriere della Sera il 30 Maggio 2023

La coppia starebbe attraversando un periodo complicato e i due sarebbero ai ferri corti. Lei vorrebbe affermarsi di più nel panorama mediatico, lui sarebbe alla ricerca di una vita più tranquilla e lontana dai riflettori 

Meghan Markle e il principe Harry non andrebbero più d'accordo. Le voci su un loro sempre più imminente divorzio stanno inondando la stampa britannica e i social media. Il “Telegraph”, che ha raccolto testimonianze di fonti certe, “non aspirano più alle stesse ambizioni”. Meghan Markle vorrebbe affermarsi di più nel panorama mediatico, in particolare attraverso i suoi impegni e progetti, mentre il principe Harry vorrebbe una vita più tranquilla e lontana dai riflettori. E’ di pochi giorni fa la notizia riportata dalla stampa inglese del fatto che Harry avrebbe una prenotazione aperta in un albergo di Montecito, dove dormirebbe senza Meghan . La notizia è stata smentita da una fonte vicina alla coppia, ma ciò non è bastato a sedare le voci sul divorzio.

Secondo l'editorialista Louise Roberts di "Sky News", Meghan Markle e il principe Harry sono letteralmente sull'orlo del divorzio. Stando alle fonti del giornalista, cinque mesi fa, il padre di Archie e Lilibet si sarebbe già recato da una serie avvocati divorzisti. A supportare questa tesi anche la giornalista Petronella Wyatt del "Daily Mail" che ha recentemente scritto che il principe Harry si sente sempre più solo negli Stati Uniti e che Meghan Markle "tende a lasciare Harry a casa". Anche l'ex maggiordomo di Lady Diana , Paul Burrell, lunedì 29 maggio ha confessato a "Sky News Australia" che il principe Harry sarebbe con Meghan solo per i suoi due figli, Archie e Lilibet. Angela Levin di GB News infine sostiene che il secondogenito del re starebbe prendendo in considerazione anche l'acquisto di un immobile nel Regno Unito per avere un punto d'appoggio nel suo paese natale.

(ANSA il 23 maggio 2023) - Il principe Harry, secondogenito di re Carlo III, si è visto oggi respingere dall'Alta Corte di Londra il ricorso presentato contro il ministero dell'Interno britannico (Home Office) che gli aveva negato il diritto di pagarsi di tasca propria una scorta di polizia - durante le sue visite nel Regno Unito con la famiglia - dopo aver perduto quella garantita di regola a spese dei contribuenti ai soli membri "attivi" della famiglia reale: status a cui il duca di Sussex e sua moglie Meghan hanno dovuto rinunciare a causa dello strappo del 2020 e del trasferimento negli Usa. 

Dopo il rifiuto del ministero, il principe ribelle aveva dato mandato ai propri avvocati di ricorrere in tribunale. Ma il giudice dell'Alta Corte incaricato di valutare la questione ha rigettato stamane l'istanza come irricevibile, dopo aver ascoltato preliminarmente le parti in una precedente udienza e ancora prima di entrare nel merito dell'azione legale.

Sposando di fatto la motivazione dell'Home Office, secondo cui la polizia potrà dare episodicamente tutela ai Sussex a propria discrezione, ma non può essere autorizzata di prassi a concedere scorte dietro pagamento privato a vip o a persone facoltose, pena creare situazioni di privilegio. 

Il verdetto arriva a pochi giorni dalla denuncia del rischio di un presunto incidente "quasi catastrofico" che secondo un portavoce dei duchi sarebbe stato causato a New York la settimana scorsa dall'inseguimento della coppia da parte dei paparazzi, nell'ambito di un episodio tale da ricordare il precedente tragico di Parigi che segnò l'epilogo della vita della principessa Diana, madre di Harry (e dell'erede al trono William). Incidente che altre fonti americane hanno tuttavia poi ridimensionato.

(ANSA il 18 maggio 2023) - "Mi sono sentito vicino a capire cosa è successo la notte in cui è morta mia madre", ha confidato ad amici il principe Harry dopo l'inseguimento in cui è stato coinvolto ieri notte a Manhattan quando uno "sciame" di paparazzi ha dato la caccia all'auto su cui viaggiava con la moglie Meghan e la suocera Doria Ragland. Secondo il quotidiano britannico Times, Harry e Meghan hanno avuto paura che l'inseguimento potesse essere loro fatale. Ieri i duchi hanno evitato di tornare nella casa di amici di cui erano ospiti per timore che i paparazzi li inseguissero anche lì.

(ANSA il 18 maggio 2023) - Il sindaco di New York, Eric Adams, ha condannato come "irresponsabile" l'inseguimento di cui sono stati soggetti ieri il principe Harry, la moglie Meghan e la suocera Doria Ragland. "E' chiaro che la stampa, i paparazzi vogliono avere la foto giusta. Ma la sicurezza del pubblico deve sempre essere al primo posto". Un portavoce della polizia di New York ha detto che agenti hanno assistito ieri sera gli addetti alla sicurezza dei Sussex. 

"C'erano molti fotografi che hanno reso difficili i loro spostamenti", ha detto il portavoce Julian Phillips: "I duchi sono arrivati a destinazione e non ci sono state collisioni, feriti, contravvenzioni o arresti". Adams a sua volta si e' detto scettico che la caccia dei paparazzi sia durata due ore come asserito da un portavoce della coppia: "Mi pare difficile crederlo", ma anche un inseguimento di dieci minuti "sarebbe estremamente pericoloso in una città come New York. 

Abbiamo molto traffico, molti movimenti, un sacco di gente che usa le nostre strade". Il sindaco ha evocato la memoria di Diana, morta a Parigi nel 1997 mentre l'auto su cui si trovava con il partner Dodi al Fayed era inseguita da paparazzi: "Non ci sono molti tra noi che non ricordano come e' morta sua madre. Sarebbe stato orrendo perdere la vita di un passante innocente durante un inseguimento come questo o se qualcosa fosse successo a uno di loro". Nessun commento e' arrivato invece finora da Buckingham Palace.

Da ansa.it il 19 maggio 2023.

Il duca e la duchessa del Sussex hanno chiesto all'agenzia fotografica Backgrid di consegnare le immagini scattate a New York durante quello che la coppia reale ha definito un inseguimento "quasi catastrofico" con "un anello di paparazzi molto aggressivi". 

Lo scrive la Bbc. Backgrid, un'agenzia cinematografica di intrattenimento con sede in California, ha fatto sapere di aver respinto la richiesta, presentata in una lettera dal team legale dei Sussex.

L'episodio, che ricorda l'incidente nel quale perse la vita la principessa Diana, è avvenuto dopo che la coppia e la madre di Meghan avevano partecipato a una cerimonia. Backgrid ha detto alla Bbc che la lettera affermava: "Con la presente chiediamo a Backgrid di fornirci immediatamente copie di tutte le foto, i video e/o i filmati scattati ieri sera dai fotografi freelance dopo che la coppia ha lasciato il loro evento e nelle ore successive". L'agenzia ha detto all'emittente di aver risposto: "In America la proprietà appartiene al proprietario: i terzi non possono pretendere nulla, come forse possono fare i re.

Il racconto di Harry e Meghan è stato contestato, con la polizia che ha confermato che non sono stati segnalati incidenti, feriti o arresti, mentre Backgrid ha negato che i paparazzi si siano comportati in modo aggressivo, suggerendo persino che il veicolo dei Sussex fosse guidato in modo irregolare. Anche un tassista ha messo in dubbio la dichiarazione della coppia. 

Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 18 maggio 2023. 

Il principe Harry e la duchessa Meghan hanno rivelato di essere stati inseguiti martedì notte da mezza dozzina di paparazzi nelle strade di New York in una «quasi catastrofica» caccia che è proseguita per due ore. Secondo un loro portavoce i paparazzi, per scattare una foto, sono saliti in moto o in auto sui marciapiedi, sono passati con il rosso, hanno imboccato strade contromano, hanno guidato parlando al telefonino o scattando foto, e hanno rischiato in ogni momento una collisione con la vettura dei Sussex, che era scortata dalla polizia.

A bordo c'era anche la madre di Meghan, Doria Ragland. La polizia di New York ha detto di non essere a conoscenza dell'episodio […] Harry ha comunque ripreso dei video che sicuramente vedremo presto. 

COME LA MADRE L'inseguimento ha subito riportato alla mente la tragica scomparsa della madre di Harry, Lady Diana, avvenuta il 31 agosto del 1997 in un incidente d'auto causato si disse all'epoca dai paparazzi. Successive inchieste giudiziarie e indagini giornalistiche hanno appurato che quella sera i fotografi inseguitori erano lontani, che l'autista aveva bevuto e andava a una velocità inutilmente elevata, e che l'incidente fu causato da una Fiat Uno guidata da un immigrato vietnamita che aveva invaso la corsia. 

Harry continua però a ritenere i fotografi responsabili della morte della madre e ha più volte espresso la preoccupazione che anche Meghan e la sua famiglia possano essere oggetto di pericolose attenzioni. In un'intervista alla Bbc per il documentario «Diana, 7 Days», il principe aveva definito i paparazzi «un branco di cani» che perseguitavano sua madre. «Ogni volta che usciva c'era un branco di persone ad aspettarla - ha detto -. Voglio dire un branco di cani: l'hanno inseguita, molestata, insultata. Sputavano contro di lei per fotografare la sua reazione». 

Secondo il comunicato del portavoce, la caccia per le strade di New York è durata due ore perché i Sussex erano ospiti di conoscenti e non volevano dirigersi verso casa loro per non rivelarne l'indirizzo. Ai nemici di Harry e Meghan è parso strano che ci sia qualcuno che possa passare con il rosso e andare contromano e sui marciapiedi per due ore a Manhattan senza che gli agenti di scorta ne chiamino altri come avviene nei film. Non ci sono stati né denunce né arresti. 

[…] la nuova fase è cominciata con il botto, confermando che i Sussex sono in pericolo e hanno fatto bene a lasciare la Gran Bretagna nascondendosi nella villa di Montecito, dove sembra spendano 10.000 dollari al giorno per la sicurezza. Mentre i fotografi davano loro la caccia a New York, a Londra era discussa in tribunale la causa di Harry contro il ministero dell'Interno, colpevole a suo giudizio di non avergli permesso di pagare la polizia per scortare la sua famiglia.

DAGONEWS il 18 maggio 2023.

Il tassista che ha guidato il principe Harry, sua moglie Meghan Markle e sua madre per le strade di New York durante il fatidico inseguimento in macchina ha smentito la versione dei Sussex. 

Sukhcharn Singh ha preso i duchi dal 19° distretto del dipartimento di polizia di New York City martedì sera, dove si erano nascosti nel tentativo di seminare i paparazzi. Ma parlando con la NBC, il tassista ridimensiona l’evento e racconta di non essersi mai sentito in pericolo. «Penso che sia esagerato. New York City è il posto più sicuro dove stare. Ci sono stazioni di polizia, ci sono poliziotti a ogni angolo, quindi non c'è motivo di aver paura».

Al “Washington Post” ha poi detto che Meghan e la sicurezza di Harry gli hanno chiesto di tornare alla stazione di polizia per il timore che la loro posizione sarebbe stata condivisa con più persone.

«Non credo che lo definirei un inseguimento - ha detto - Non mi sono mai sentito in pericolo. Non è stato un inseguimento in macchina come in un film. Loro erano silenziosi e sembravano spaventati, ma è New York, è sicura».

Estratto dell’articolo di Selvaggia Lucarelli per “Il Fatto Quotidiano” il 20 maggio 2023.

Mi riferisco alla notizia secondo la quale il duca e la duchessa del Sussex, Harry e Meghan, dopo una cerimonia di premiazione a New York, saliti in taxi con la madre di lei, sarebbero stati inseguiti dai paparazzi. Più precisamente “l’incessante inseguimento, durato più di due ore, ha provocato molteplici collisioni che hanno coinvolto altri conducenti sulla strada, pedoni e due agenti”, ha dichiarato alla stampa un portavoce della coppia reale. Si è parlato poi di “inseguimento in macchina quasi catastrofico” e paparazzi “altamente aggressivi”. 

Fin dal primo momento la vicenda mi ha convinta quanto Renzi che smentiva di aver votato La Russa. E in effetti, il sindaco di New York ha affermato che gli sembra difficile credere che un inseguimento in città possa essere durato due ore, il tassista ha raccontato che non c’è stato alcun inseguimento, il dipartimento di polizia di New York ha affermato che “non sono stati segnalati incidenti o feriti”.

Insomma, il portavoce di Harry e Meghan ha fornito una versione dei fatti leggermente enfatizzata, raccontando un semplice ritorno a casa con qualche paparazzo che segue una macchina come la cattura dei killer della maratona di Boston. A questo punto bisognerebbe chiedersi perché un portavoce debba ricorrere al dramma anziché alla cronaca, ma la soluzione, ormai, è fin troppo semplice. Il 7 maggio il mondo ha assistito all’incoronazione di Re Carlo III. 

[…] Chiunque abbia seguito Meghan dal matrimonio alla famosa docu-serie sulla sua vita con Harry fino all’intervista con Oprah, ha capito bene che la ferita narcisistica dell’assenza non si sarebbe richiusa facilmente. 

Le immagini della cerimonia avevano fatto il giro del mondo […] Il giorno dell’incoronazione avevo scritto in un post su Instagram: “Meghan starà pensando a come riprendersi la scena. Quanto scommettiamo su un imminente colpo di teatro?”. 

Non era una frase profetica, era la semplice previsione di chi ha seguito con interesse il graduale disvelamento della sua compulsiva ricerca di attenzioni ottenute costantemente attraverso il metodo più efficace: il vittimismo.

Compreso fin da subito quale sia il trauma mai superato di Harry – la morte della madre Diana – Meghan proietta da sempre su di sé tutte le paure del marito, evoca fantasmi, incarna con un inquietante spirito di emulazione il ruolo della principessa triste, vittima del sistema e della spietatezza della Corona.

A oggi non c’è una mossa di Meghan che non ricalchi le orme di Diana: il ruolo a corte che le va stretto, la depressione post partum, i pensieri suicidi, i familiari di lui che la costringono a scappare, che lasciano lei e il marito senza scorta, lei che come Diana parla di fragilità mentale, lei che come Diana fa beneficenza, lei che chiama la figlia Diana.

Mancava solo un tassello, il più tragico. Ed ecco che, guarda caso, pochi giorni dopo l’incoronazione che l’ha vista esclusa dalla festa, Meghan viene insignita di un premio (Women of Vision Award), la coppia va a cena con Cameron Diaz e Gwyneth Paltrow e, nonostante la sobrietà della serata, nel tornare a casa si ritrovano qualche paparazzo a seguirli. 

[…] Ma poi la domanda è: perché se Diana è morta scappando dai paparazzi, i due dovrebbero rischiare di fare la stessa fine mettendo in pericolo la loro vita e quella degli altri scappando da qualche fotografo? Diana stava vivendo una nuova relazione da poco, poteva avere delle buone ragioni per guadagnarsi qualche ritaglio di vita senza lo sguardo morboso dei media. Meghan e Harry sono ormai una coppia sposata da cinque anni, vivono cercando spontaneamente i riflettori, non si comprende da cosa stessero scappando.

Quale grave intrusione nella loro vita sarebbero due foto in macchina o fuori casa?

[…] A me sembra più pericoloso il loro comportamento, se vero, che quello di un qualunque fotografo che si affianchi a un finestrino per scattare due foto. Il punto, però, è che di vero nella ricostruzione della faccenda c’era molto poco.

[…]

Forse, di vero, c’è soprattutto un tentativo costante di manipolazione: dell’informazione, attraverso la diffusione di informazioni distorte come queste, e di documentari sulla loro vita che sembrano confezionati dall’ufficio propaganda di Kim Jong-un. E, soprattutto, la manipolazione di un marito che vede sua madre dappertutto, ed è per questo incapace di distinguere la vera fragilità dal vittimismo strategico e ormai stucchevole di chi si approfitta della fragilità altrui per essere incoronata regina dei media tutti i giorni. 

Camera con vista. La saga mitomane di Harry e Meghan e la solitudine esibizionista dei Ferragnez. Guia Soncini su L'Inkiesta il 19 Maggio 2023

I Markle hanno inscenato un finto inseguimento in macchina pur di farsi mantenere la scorta da Carlo, mentre Ferragni e marito hanno fatto vedere in mondovisione orrende tutine in acrilico, ma almeno creando un indotto economico 

Ci sono giorni in cui proprio non riesci a decidere il tema di conversazione. Vuoi parlare di Pierfrancesco Favino? Di Tom Hanks? Di Diana Spencer? Di Meghan Markle? Delle due ragazze di Little Rock che si resero conto che gli uomini preferiscono le bionde? Comincerei da: cosa farebbe J. R. Moehringer con la vita di Chiara Ferragni?

Me lo sono chiesto in quelle ventiquattr’ore in cui la vita sceneggiatrice ci ha offerto, come amuse-bouche della seconda stagione di The Ferragnez, la serie di Prime sulla vita dell’italiana più famosa di questo secolo, l’inseguimento immaginario di Harry e Meghan.

In caso aveste fatto un fioretto e siate perciò stati quarantott’ore senza notizie: martedì sera, a New York, Meghan Markle ha preso un premio; il giorno dopo il suo portavoce ha raccontato che lei e Harry erano fuggiti per due ore da un inseguimento dei paparazzi «quasi catastrofico» che aveva fatto rischiare la vita a pedoni poliziotti e probabilmente anche numerose pantegane.

Era la storia meno verosimile del mondo già dal minuto uno: chiunque abbia passato mezza giornata a New York sa che il traffico si muove ai cinque all’ora, e che un inseguimento (di due ore!) è pensabile solo se c’è la produzione di Mission: Impossible che ti chiude le strade dimodoché tu possa usarle come pista da go kart.

Ci dicevano che avevano rischiato di fare la fine di Diana, e chiunque fosse abbastanza vecchio da ricordarsene pensava «sì, ma l’inseguimento di Diana era a notte fonda, sennò pure a Parigi ci sarebbe stato troppo traffico per schiantarsi», ma nessuno voleva essere il primo a dirlo.

Poiché quasi nulla attira visualizzazioni come il vittimismo della nuora di Diana Spencer, rinomati fact-checker hanno riportato le loro dichiarazioni – su due ore d’inseguimento delle quali nell’epoca dei telefoni con telecamera non esisteva un filmato, una foto, un testimone – come fossero una notizia comprovata.

Quando poi è uscito il comunicato della polizia di New York che diceva che non era successo niente, quando poi un tassista che misteriosamente aveva preso a bordo Meghan e Harry e una guardia del corpo nel mezzo dell’inseguimento immaginario ha dato un’intervista al Washington Post dicendo anche lui che veramente non c’erano stati inseguimenti, quando si è ristabilito l’ordine naturale delle cose, con la curva di tifoseria della signora Markle che la difendeva e gli altri che sghignazzavano, allora ho capito che Chiara Ferragni e il marito, apparentemente i nostri esibizionisti nazionali così come quegli altri sono gli esibizionisti d’Inghilterra, sono in realtà l’esatto contrario narrativo.

Certo, come Meghan (non come Harry) la Ferragni e il marito sono poveri che hanno fatto i soldi. Certo, come per la Ferragni e il marito, per Meghan e il marito il mestiere e la vocazione e la vita consistono nello stare al centro dell’attenzione. Certo che in tutte e due le coppie si ha l’impressione che la dominante sia la moglie. Ma le divergenze sono enormi.

Intanto c’è il ruolo dei due rispetto alle famiglie: Harry ha assunto su di sé l’idea americana e instagrammatica e meghaniana di celebrità, e risulta quindi un arrampicatore sociale pur essendo l’erede d’una casa regnante: suo fratello e più o meno tutti i suoi parenti sono integrati nella famiglia del re, lui è uno scappato di casa ridotto a mezzucci pur di finire sui giornali; la Ferragni e il marito sono quelli che la casa regnante l’hanno messa su, e i familiari senza qualità vivono a rimorchio del giro di fama allestito dalla coppia protagonista.

Poi c’è la questione del denaro, che non potrebbe farle essere due coppie più diverse. I Ferragni fanno soldi. Creano indotto. Per metà delle puntate della nuova stagione di The Ferragnez, Chiara indossa una orrendissima tuta da lei prodotta, col suo orrendissimo logo, non so se in cotone o in orrendissimo acrilico ma insomma una roba che una donna con un minimo di gusto non metterebbe neanche nei giorni in cui ha tutto al lavasecco. È perché veste Dior ma non vede la differenza? Ma figuriamoci. È perché le immagini della serie le vedranno in tutto il mondo, è uno spot gratuito presso le cattivogustiste del Wisconsin che potrebbero comprarle decine di migliaia di tute, e a Chiara non importa nulla d’essere giudicata benvestita dall’élite: le importa fatturare in periferia.

I Markle (certo non posso chiamarli Windsor, poi Carlo dichiara guerra all’Italia e io non voglio certe responsabilità) sono disposti a tutto pur di farsi mantenere. La sceneggiata del finto inseguimento è l’ennesimo tentativo di farsi pagare un servizio di sicurezza privato su suolo americano dai contribuenti inglesi. La scusa per il giro assurdo che hanno fatto per andare dal premio a casa è che erano ospiti di amici e non volevano i paparazzi vedessero chi li ospitava.

Da Piers Morgan (che, prevedibilmente, ha dedicato a questa puntata della saga mitomane quasi l’intera puntata del suo talk-show mercoledì sera) si chiedevano chi mai fosse questo personaggio misterioso. Ogni ipotesi è buona, giacché i Markle hanno solo amici ricchi abbastanza da mantenerli, da ospitarli, da permettere loro di fare una bella vita che non potrebbero altrimenti permettersi.

Meghan e Harry non somigliano a Chiara e Federico: somigliano a Jane Russell e Marilyn Monroe che vivono dalla parte sbagliata dei binari ma sono determinate a essere rifocillate e rivestite in pelliccia (in inglese è più bello: wined and dined and ermined).

Un (altro) punto in comune, però, le due coppie ce l’hanno. I Markle cianciano sempre di tenerci alla riservatezza, mentre raccontano dettagli della loro vita e di quelle dei parenti ai biografi, a Netlifx, a Oprah. I Ferragni ci risparmiano questa lagna: in una delle dirette Instagram fatte per lanciare la serie, mentre il marito preconizzava che avremmo malignato sul suo usare il tumore per fare fatturato, la moglie alzava gli occhi al cielo dicendo «fa parte del gioco» – una botta di consapevolezza che Markle non oserebbe mai.

Però a un certo punto delle puntate uscite su Prime ieri, tra le trovatine tutte mosce e noiose e di durata percepita Ben Hur degli autori (insomma: in tutta la parte che non è il cancro), lo psicologo li manda a fare un weekend da soli. Senza balie, senza assistenti, senza truccatori. E quindi loro vanno in campagna coi bambini e ci narrano questa eroica solitudine.

Molti anni fa intervistai Pierfrancesco Favino e cercai di fargli dire delle banalità sulla difficile vita dei famosi. Solo che Favino è un rarissimo caso di persona che non ha scelto di fare l’attore principalmente perché non sapeva fare conversazione, e quindi mi sbeffeggiò raccontandomi di Tom Hanks che gli aveva detto d’avere un rifugio in Grecia, un luogo in cui scappare da tutti, «dove possiamo restare soli io, mia moglie, i miei figli, e le nostre guardie del corpo».

Ci ho pensato mentre gli eroici Ferragni, in campagna senza paparazzi e parrucchieri, segretarie e suoceri, au pair e allenatori, passavano ben due giorni tra di loro. Loro due, i bambini, e mezza dozzina di persone della troupe a riprendere il loro isolamento per Prime.

Harry e Diana. Storia di Massimo Gramellini su Il Corriere della Sera il 18 maggio 2023.

Ovvero: lo strano caso di un orfano che cerca di far rivivere sua madre dentro di sé. Ci vorrebbe uno psicanalista per spiegarci se quella di Harry Windsor sia una scelta inconscia o un desiderio consapevole, in parte suggerito da una moglie forse troppo spregiudicata. Sta di fatto che il secondogenito di Diana si è infilato con voluttà nei panni ereditari della vittima incompresa e perseguitata. E, dopo avere intentato cause giudiziarie all’universo mondo, persino al governo britannico reo di non pagargli più la scorta, l’altra sera ha sostenuto che lui e la moglie, con l’aggiunta della suocera, sono stati inseguiti dai paparazzi per le strade di New York, sfiorando la replica della tragedia che consegnò Diana Spencer al mito popolare. Realtà o esagerazione? Al di là delle versioni discordanti, è comunque il film che Harry sta girando nella sua testa: la storia di due fratelli precocemente orfani di una principessa ribelle, uno solo dei quali, l’erede al trono, tradisce il mandato materno e si uniforma alla ragion di Stato, diventando il clone dei suoi avi. Mentre l’altro - il cadetto, lo scarto, lo “spare”- resta fedele alla missione di Diana, quella di scardinare il perbenismo della Casa Reale inglese, al punto da incamminarsi lungo lo stesso destino. Se potesse ascoltarci, gli diremmo che, come vittima sacrificale, ci ha un po’ stufato. E che il modo migliore per uscire dall’incantesimo in cui è caduto consiste nel lasciare andare, finalmente, il fantasma di sua madre.  

Harry e Meghan, sfiorato incidente mentre fuggivano dai paparazzi: «Poteva essere una tragedia». Storia di Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera il 17 maggio 2023.

I peggiori incubi di Harry si sono materializzati: lui e Meghan sarebbero stati inseguiti in macchina a New York dai paparazzi con conseguenze «quasi catastrofiche». Uno scenario che sembra la ripetizione di quello che vide la morte a Parigi, 26 anni fa, della principessa Diana: una tragedia che il principe ha sempre attribuito ai fotografi e giornalisti che la braccavano ogni dove e che quella sera fatale si erano lanciati al suo inseguimento.

La notizia dell’incidente che avrebbe coinvolto Harry e Meghan, che erano in compagnia della madre di lei, Doria Ragland, è stata data dal loro portavoce, secondo cui la «caccia senza sosta» sarebbe durata oltre due ore e avrebbe provocato la «quasi collisione» con altre macchine, pedoni e pattuglie della polizia: «Se essere un personaggio pubblico si accompagna a un certo livello di interesse da parte della gente – ha commentato il portavoce – questo non dovrebbe mai avvenire a costo della sicurezza di nessuno». E dunque, ha concluso, «la disseminazione di queste immagini, dato il modo in cui vengono ottenute, incoraggia pratiche altamente intrusive che sono pericolose per tutti quelli coinvolti».

Eppure in questa vicenda ci sono troppi “quasi” e molti “forse”: il fatto risalirebbe a ieri sera, al termine della cerimonia in cui Meghan ha ricevuto il premio conferito alle “Donne con una Visione”, la prima apparizione pubblica dei duchi di Sussex assieme da un po’ di tempo a questa parte. Ma la notizia è stata data solo oggi dal loro portavoce, senza che i pur attentissimi media Usa si fossero accorti di nulla: e in un primo momento la polizia di New York non ha confermato l’accaduto.

Non che non sia successo nulla, certo, ma il principe Harry è un uomo divorato dai suoi incubi e dalle sue ossessioni, pronto a dare corpo anche ai fantasmi: e così si spiega pure il fatto che a Londra sia impegnato in ben quattro cause giudiziarie contro i giornali, colpevoli a suo vedere di tutte le malefatte di questo mondo, più altre due contro lo stesso governo britannico, reo di avergli negato la scorta e dunque di aver reso le sue visite a Londra, a suo dire, non più sicure.

Va d’altra parte rilevato che dopo l’incoronazione di re Carlo, dove Harry è stato relegato in terza fila e snobbato da tutti, il rischio per i Sussex è quello di scivolare nell’irrilevanza, detestati in Gran Bretagna e ignorati in America, dove la loro narrativa sembra interessare sempre meno. Dunque il loro sforzo è quello di rimanere al centro dell’attenzione e alimentare la curiosità dei media, pur avendo ormai esaurito le cartucce: e il ruolo di vittime è quello che fin dall’inizio hanno trovato particolarmente congeniale.

Estratto dell’articolo di Paola De Carolis per il “Corriere della Sera” il 9 maggio 2023.

[…] Cosa possa pensare il principe dell’insaziabile interesse della stampa nei suoi confronti emerge dal resoconto affidato con impeccabile tempismo al New Yorker da J.R. Moehringer, lo scrittore che con Harry ha realizzato il libro di memorie Il minore. 

«Benvenuto nel mio mondo», gli rispose Harry quando Moehringer gli rivelò che con le prime fughe di notizie aveva cominciato a essere perseguitato da paparazzi e giornalisti.

La realtà, ha precisato l’autore statunitense, è che «Harry si sentì libero per la prima volta quando si innamorò di Meghan e di nuovo quando scappò con lei dal Regno Unito. Ora, per la prima volta in vita sua, si sente anche ascoltato». Se c’è chi non condivide la scelta di raccontare tutto in modo pubblico, per Harry «è un sollievo».

«Adesso esiste anche la sua versione, non solo l’immagine che i tabloid vogliono dare su di lui». Il motto dei Windsor, «never complain, never explain» — mai lamentarsi, mai spiegare — «è una specie di omertà» che secondo Moehringer, già vincitore del premio Pulitzer, ha prolungato il dolore di Harry.

[…]

Estratto dell'articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero” l'11 maggio 2023.

Stanco di essere assediato dai tabloid inglesi che volevano sapere com'era andata la stesura di "Spare", la biografia del principe Harry, il premio Pulitzer J. R. Moehringer ha raccontato tutto sul New Yorker. Lavorare con Harry non è stato facile, ci sono stati alterchi e discussioni, e persino urla. Moehringer a un certo punto ha pensato di mollare tutto, ma i Sussex lo ospitavano nella dependance della villa di Montecito […]  

Il brillante scrittore, che ha curato anche le biografie del tennista Andre Agassi e del fondatore di Nike, Phil Knight, ha rivelato che aveva accettato di scrivere per Harry «perché gli piaceva il tipo» e anche perché sua madre Dorothy era morta da poco: voleva condividere il proprio dolore con quello del principe per la scomparsa di Diana, e confrontarsi con lui sulla figura del "padre assente", visto che pure il suo non era stato tenero con sua madre. «I nostri dolori sembravano ugualmente freschi - ha scritto -. Penso di aver accolto egoisticamente l'idea di poter parlare con qualcuno, un esperto, di quel desiderio infinito di poter chiamare tua madre».

OPINIONI SU ZOOM Il lavoro sul libro è durato due anni.  […] i contrasti con Harry sono cominciati perché il principe concepiva il libro come una risposta a ogni cosa falsa che era stata detta su di lui, mentre in un libro non si può parlare di tutto. 

Una volta, alle due di notte, alzarono la voce e vennero quasi alle mani. Harry insisteva per raccontare di quando, per un'esercitazione militare, era stato organizzato un suo rapimento. Uno dei finti rapitori, agguantandolo, aveva detto qualcosa di molto brutto su sua madre Diana, e Harry aveva risposto per le rime. Ora insisteva perché la risposta finisse nel libro, ma Moehringer era contrario. Dopo la baruffa, Harry gli spiegò che la gente pensava che lui fosse stupido e che ci teneva a fare comparire nel libro una sua risposta intelligente, come riteneva fosse quella che aveva dato. Lo scrittore minacciò di andarsene e l'ebbe vinta, spiegando a Harry che la sua reazione avrebbe sminuito il significato dell'episodio, che a suo giudizio sottolineava come «anche nei momenti più bizzarri e periferici della sua vita, la sua tragedia principale non lo abbandonasse mai».

ESASPERANTE Mike Tindall, l'ex rugbista che ha sposato Zara Phillips, figlia della principessa Anna, ha detto che a volte Harry è così esasperante che ad alcuni membri della Royal Family è venuta voglia di prenderlo a pugni. Anche Moehringer ha sperimentato una simile sensazione: «Mi battevano le tempie, serravo la mascella ed iniziavo ad alzare la voce. Harry veniva verso di me con le guance rosse e gli occhi stretti, e ho pensato: ecco che tutto finisce qui». Ma nessuno dei due voleva davvero che finisse. Harry si è acquietato, è stato zitto per un po', poi ha spiegato di avere tanto insistito solo per il desiderio di dimostrare che non era un idiota.

Dopo l'uscita del libro, la vita di Moehringer è cambiata […] «Un giorno ho alzato lo sguardo e ho visto il volto di una donna alla mia finestra. Come in un sogno, mi sono avvicinato e ho chiesto: "Chi sei?" Attraverso il vetro, mi ha risposto: "Sono del Mail on Sunday". Quando Moehringer gli ha raccontato l'episodio, Harry gli ha detto: "Benvenuto nel mio mondo"».

Meghan Markle e il trekking con gli amici durante l’incoronazione di re Carlo III: le foto senza Harry. Irene Soave su Il Corriere della Sera l'8 Maggio 2023

Rimasta in California con i figli Archie e Lilibet, l’ex attrice si è fatta fotografare in canotta e leggins durante un’escursione poco lontano da Montecito, prima del compleanno del piccolo Archie 

Harry a sorridere non senza sforzo in terza fila all’incoronazione del padre, la moglie Meghan assente come annunciato da subito. Dov’era, sabato, la duchessa di Sussex? Le foto di vari tabloid la mostrano a camminare in montagna a Montecito, in California, con amici, in attesa del ritorno del marito (che ha preso un aereo di linea subito dopo la cerimonia per tornare in tempo per il compleanno del figlio Archie). 

Una breve escursione senza troppo dislivello, con risate e chiacchiere: con lei Markus Anderson, il suo migliore amico canadese, e l’istruttrice di Pilates Heather Dorak. Appena una quarantina di minuti: giusto il tempo di farsi fotografare «per caso» e mandare, forse, un messaggio chiaro. 

Al collo aveva l’orologio Cartier della principessa Diana, del valore di quasi 20 mila euro, e una collana da oltre 500 euro, insieme con un altro braccialetto Cartier, sempre ereditato da Diana, che si stima possa essere battuto all’asta per oltre 140 mila euro. Aggiungendo altri gioielli, Meghan aveva addosso quasi 180 mila euro.

A Londra Harry senza l’alta uniforme, in un completo Dior con le sole decorazioni al petto; a Montecito lei in leggings neri, top a canotta scollato e giacca a vento, capello di paglia, bandana al collo. Sabato, lo stesso giorno dell’incoronazione, è stato anche il quarto compleanno di Archie, il primogenito di Meghan e Harry: festeggiato nel giardino della villa di Montecito, con amici e nessuna foto pubblica, soffiando sulle candeline di una torta al limone. Il dolce preferito di Meghan, che a casa sembra essere stata benissimo.

Harry in terza fila all’incoronazione. Poi via senza saluti. Paola De Carolis su Il Corriere della sera il 7 Maggio 2023

Solo, niente foto sul balcone, riparte per Los Angeles Riflettori su William e Kate, perfetti in ogni dettaglio

È sceso da solo dall’auto, ha sorriso ai cugini, ha percorso la navata e preso posto in terza fila senza fare una piega, il viso imperscrutabile nonostante le mille domande. Chi non si è chiesto a cosa stesse pensando, lì, nella chiesa dove quando era bambino ha pianto la madre Diana, dove è stato testimone per William e Kate e dove lo scorso settembre ha dato l’ultimo saluto alla nonna Elisabetta?

Pecora nera o figlio emarginato e incompreso: la triste saga di Harry continua. Impossibile non notarlo, alto ed elegante nell’abito da cerimonia, con le medaglie appuntate sul petto, attento a ogni parola, a tratti visibilmente emozionato, provato dal momento storico pubblico e personale.

Al termine è sparito così come era arrivato, senza fare rumore, mentre il resto della famiglia sfilava via per comparire poi sul balcone di Buckingham Palace e pranzare insieme. Qualcuno lo ha salutato? Certo non il padre, il fratello o i nipotini, partiti in fretta a bordo delle loro carrozze dorate.

Due fratelli, due storie: uno l’erede, l’altro lo spare, il minore, il pezzo di ricambio. Un ordine che ha plasmato le loro vite portandoli verso traguardi diversi. Harry a Los Angeles con la moglie Meghan e i figli Archie e Lilibet, fuori dal clan dei Windsor, senza alcun compito o ruolo ufficiale (o un penny dei soldi dei reali, se non l’eredità della madre Diana). 

William a un passo dal trono, principe del Galles, primo in linea di successione: durante la cerimonia si è inginocchiato di fronte al sovrano, ha toccato la corona che un giorno sarà sua, ha dato al padre un bacio sulla guancia tra la commozione di entrambi, segno di un legame profondo dal quale, inevitabilmente, Harry sembra tagliato fuori.

È la prima volta che il duca torna in Inghilterra dalla pubblicazione del libro di memorie, un bestseller internazionale nel quale ha raccontato la rottura con la famiglia ma anche la sua solitudine, il suo dolore e la speranza, un giorno, di una riconciliazione. Una possibilità che ieri è sembrata lontana, con i riflettori puntati su Carlo, su William, su una Kate bellissima, perfetta, e su Camilla, la donna che Harry implorò il padre di non sposare e che avrebbe sacrificato lo stesso Harry sull’altare di un migliore rapporto con la stampa. 

È stata una visita lampo. Il secondogenito del re è arrivato venerdì con un aereo di linea tra lo stupore dei passeggeri che si sono trovati sul suo stesso volo.

Il libro del principe Harry: che cosa succederà nella famiglia reale dopo l’uscita di «Spare»?

Sembra aver pernottato a Frogmore Cottage, la villa vicino al castello di Windsor che aveva messo a posto assieme alla moglie Meghan e dove, probabilmente, non riuscirà più a stare. Carlo, infatti, ha deciso che la casa passerà al principe Andrea.

Ieri alle 15.45 è ripartito per Los Angeles, 11 ore di volo per riuscire a dare un bacio al figlio Archie che proprio il 6 maggio compiva quattro anni.

Il padre lo ha invitato a colazione? Sembra di sì — Harry, dopotutto rimane quinto in linea al trono dopo William e i suoi tre figli — anche se il duca ha preferito ripartire subito.

Harry non figurerà così nelle fotografie ufficiali dell’incoronazione del padre. Ci saranno William e Kate, i figli di Camilla, Tom a Laura, e i cinque nipoti della regina, il principe Andrea, i reali britannici e stranieri, le dame di compagnia di Camilla, l’arcivescovo di Canterbury, i leader di tutte le religioni praticate nel Regno Unito ma non il secondo figlio del re.

È un’assenza che non fa onore a nessuno, non a Harry, non a Carlo o William.

Estratto dell’articolo di Caterina Soffici per “la Stampa” il 7 marzo 2023

E così Harry è entrato da solo. Il reietto, il ribelle […] Per il funerale della regina era in seconda fila, facevano notare i commentatori reali della Bbc, gente che di queste faccende se ne intende. È retrocesso di una fila dopo l'uscita del libro "The Spare", da Mondadori tradotto in italiano come "Il Minore", ma il significato in inglese è ben peggiore, dà più l'idea di una ruota di scorta. "The Heir and the Spare" è il detto inglese, l'erede e il rimpiazzo, quello che subentra dovesse capitare qualcosa all'altro. E quindi Harry era solo e tristanzuolo […] Il fratello maggiore […] era in prima fila […]I due fratelli potevano sotterrare l'ascia di guerra, almeno per l'incoronazione del padre.

Farsi vedere insieme, entrare nell'Abbazia di Westminster fianco a fianco, come è sempre stato […] E invece no. Fratelli coltelli, come nelle più classiche delle faide e delle narrazioni. Come era avvenuto tra la regina Elisabetta e sua sorella Margareth, un altro caso di rapporti complicati, di amore e odio, dove la vita della minore è stata sacrificata sull'altare delle regole dinastiche e delle convenzioni. Anche lì c'era una sorella destinata alla Storia e l'altra neppure di scorta, massacrata dall'invidia e dalle regole di corte. […] 

E il minore, il figlio ribelle, che da sempre si sente escluso, quello che sono disposti a sacrificare nella guerra in Afghanistan, tanto è una scorta. E poi il padre, la madre e la matrigna, come nelle fiabe popolari. […] Anche la storia che studiamo sui libri è il racconto di uomini e donne, delle loro gesta e delle loro nefandezze. […]  ci ricordiamo le storie degli odi e degli amori e delle lotte dei grandi. […]

Il principe Amleto, erede al trono di Danimarca, vede apparire sugli spalti del castello di Elsinore lo spettro del re suo padre, che gli rivela di essere stato assassinato dal proprio fratello Claudio. Poi sposa la regina Geltrude, giura vendetta e comincia a simulare la follia per scoprire i responsabili e complici dell'omicidio. Riccardo III trama perché suo fratello Edoardo IV mandi in prigione l'altro fratello Giorgio, lo fa uccidere da due sicari e sposa la vedova. Poi fa rinchiudere anche i nipoti nella torre di Londra. Anche lì era tutta una questione di fratelli maggiori e minori, di linee ereditarie al trono e di successioni. E non è solo una questione di potere, badate, ma di riconoscimento e di ambizioni. […]

Oggi il regno è metaforico […] Non si uccidono tra loro con le spade e i veleni, oggi. Ma via tabloid e interviste tv, libri e Netflix, le armi delle battaglie moderne, dove tutto deve necessariamente passare per i media, i nuovi menestrelli. E così alla fine sono i dettagli di queste storie che fanno la Storia. Sono gli odi e i rancori, le gelosie e le incomprensioni, i non detti e i troppo detti. Per sopravvivere alla sua anacronistica esistenza, la famiglia reale inglese deve sacrificare tutto, anche i legami di sangue, alle necessità della Corona […]

Estratto dell'articolo di liberoquotidiano.it il 6 marzo 2023

Il principe Harry sarà relegato in terza fila durante la cerimonia di incoronazione di suo padre Re Carlo III. Lo ha riferito il Sun secondo cui il duca di Sussex, arrivato ieri nel Regno Unito dalla California da solo, siederà tra il marito della principessa Eugenie, Jack Brooksbank, e la principessa Alexandra, cugina della defunta regina Elisabetta. La prima fila è riservata ai familiari reali in attività […] 

Secondo il Daily Mail è atterrato nella tarda mattinata di venerdì a Londra con un volo dell'American Airlines, mescolandosi ai comuni passeggeri. 

Stanotte Harry dovrebbe aver dormito a Frogmore Cottage, la proprietà nel parco di Windsor che la regina Elisabetta gli aveva dato come dono di nozze ma che adesso il padre Re Carlo III reclama e vuole indietro per il resto della famiglia reale (dovrebbe andarci il principe Andrea, un altro discusso membro della famiglia). […] Come quinto nella linea di successione al trono, gli spettava il posto in prima fila accanto al fratello William e a Kate Middleton. Ma il Palazzo ha voluto riservare i posti dinanzi ai 'working royals' 

[…] harry lascerà Londra appena qualche ora dopo la cerimonia di incoronazione del padre per ritornare in tempo a casa a Montecito per il compleanno del suo primogenito Archie.

Harry, «bomba» sull’incoronazione: «L’accordo di mio padre Carlo con Murdoch per favorire Camilla regina». Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera il 26 Aprile 2023

In una deposizione presentata in tribunale, Harry sostiene che esisteva «una specifica strategia della Corona per tenere i media dalla propria parte e spianare la strada da parte del pubblico britannico della matrigna come regina consorte» 

È una bomba sull’incoronazione quella scagliata da Harry nell’aula dell’Alta Corte di Londra, durante l’udienza di ieri dedicata alla causa intentata dal principe contro i giornali del gruppo Murdoch. Il duca di Sussex ha sostenuto che suo padre Carlo – assieme a tutta la famiglia reale - aveva stretto un accordo con i tabloid per favorire l’ascesa al trono di Camilla e che per questo erano state bloccate le azioni legali dei reali contro i giornali del magnate australiano: illazioni gravissime, anche perché non suffragate da alcuna prova e rese ancora più velenose dal fatto che Harry ha sempre considerato i tabloid inglesi responsabili della morte di sua madre, la principessa Diana.

In una deposizione di 31 pagine presentata in tribunale dai suoi legali, Harry sostiene che esisteva «una specifica strategia di lungo termine per tenere i media (incluso il gruppo Murdoch) dalla propria parte allo scopo di spianare la strada all’accettazione da parte del pubblico britannico della mia matrigna (e di mio padre) come regina consorte (e rispettivamente come re) quando sarebbe venuto il momento, e che tutto quello che poteva rovesciare la barca doveva essere evitato a ogni costo».

È per questo dunque che quando nell’ottobre del 2019 Harry fece causa ai tabloid di Murdoch (il Sun e il News of the World) per violazione della privacy, il principe venne convocato a Buckingham Palace su ordine del padre, dove gli fu detto «specificamente di lasciar cadere le azioni legali perché avevano “un effetto su tutta la famiglia”». Il gruppo Murdoch ha però smentito che ci fosse alcun accordo con i reali e dal Palazzo non è arrivato nessun commento: d’altra parte, è assai improbabile che un’intesa del genere, che secondo Harry aveva coinvolto anche la regina Elisabetta, avrebbe mai potuto essere messa per iscritto. 

Le accuse lanciate in tribunale del duca di Sussex fanno il paio con quanto aveva già scritto nel suo memoriale Spare, pubblicato all’inizio di gennaio: lì Harry prendeva di petto Camilla, definendola «cattiva» e «pericolosa» e accusandola di aver sacrificato la reputazione degli altri per cementare la propria riabilitazione agli occhi dell’opinione pubblica. La sortita di Harry, a pochi giorni dall’incoronazione del 6 maggio, fa svanire le speranze di una riconciliazione familiare che erano state alimentate dalla decisione del principe di venire a Londra per presenziare alla cerimonia di consacrazione di suo padre, mentre invece Meghan ha deciso di restare in California. 

Soprattutto, si approfondisce il fossato col fratello William, che secondo Harry avrebbe accettato una grossa somma di denaro da Murdoch (un milione di sterline, stando ai giornali) per accantonare la causa contro i tabloid del magnate. A questo punto, la tensione è tornata a tali livelli che non si possono escludere ulteriori colpi di scena da qui all’incoronazione.

Estratto dell’articolo di Paola De Carolis per corriere.it il 25 Aprile 2023

Un accordo tra la famiglia reale e le testate mediatiche britanniche di Rupert Murdoch nonché un pagamento sostanzioso nel 2020 al principe William per la vicenda delle intercettazioni telefoniche: dai documenti depositati all’Alta Corte dal principe Harry emergono aspetti inediti del complicato rapporto tra i Windsor e i media e una nuova causa contro il gruppo del magnate australiano. 

Stando a quanto indicano gli incartamenti, William avrebbe percepito una «somma di denaro molto grossa» come risarcimento per le intercettazioni subite negli anni prima che scoppiasse un caso che portò alla chiusura, nel 2011, del News of the World e alla ristrutturazione delle attività di Murdoch nel Regno Unito.

Nella ricostruzione dei legali di Harry viene delineato un accordo tra le testate di News Group Newspapers e i Windsor raggiunto prima del 2012 con il quale i principi si erano impegnati a posticipare procedimenti legali nei confronti del gruppo in cambio di scuse pubbliche, che Harry chiese nel 2017 e che […] non si materializzarono. 

L’accordo segreto era stato stipulato, stando a Harry, per evitare situazioni come il «Tampongate», ovvero la pubblicazione delle telefonate private (e all’epoca scandalose) tra Carlo e Camilla nel pieno della loro storia d’amore, quando entrambi erano sposati rispettivamente con Diana e Andrew Parker Bowles.

Stando a Harry, «l’istituzione (ovvero il casato reale) è molto apprensiva su questo punto e voleva evitare a tutti i costi nuovi danni reputazionali simili a quelli sofferti nel 1993 quando il Sun e un altro tabloid ottennero illegalmente e pubblicarono dettagli di una conversazione telefonica intima tra mio padre e la mia matrigna nel 1989, quando era ancora sposato con mia madre». 

È in mancanza delle scuse che Harry ha deciso di fare causa a News UK, sostenendo di essere stato vittima di attività illegali come intercettazioni telefoniche e l’acquisizione di documenti e informazioni privati per gran parte della propria vita. Le accuse del principe sono rivolte sia al News of the World, sia al Sun e la sua direttrice, Rebekah Brooks, che invece erano stati scagionati dei tempi del processo originale.

[…] A pochi giorni dall’incoronazione di Carlo e Camilla, le nuove informazioni come era forse inevitabile hanno sollevato ulteriori domande, in particolare sul materiale relativo a William raccolto dalle testate di Murdoch […].

Aria di tempesta sul grande evento in programma il 6 maggio. Il Principe Harry accusa re Carlo: “Fece un accordo con i giornali per favorire Camilla”, la bomba sull’incoronazione. Elena Del Mastro su Il Riformista il 26 Aprile 2023 

Qualcuno aveva ipotizzato che in occasione della tanto desiderata e attesa incoronazione di Re Carlo III d’Inghilterra, in programma il 6 maggio, fosse proclamata una sorta di pace nella Royal Family. E invece no: il principe Harry, secondogenito di Carlo, dall’Aula dell’Alta Corte di Londra, ha sganciato una nuova ‘bomba’ asserendo che suo padre Carlo, insieme a tutta la famiglia reale avrebbero stretto un patto con i tabloid per favorire l’ascesa al trono di Camilla. Una dichiarazione resa a pochi giorni dall’evento più atteso dell’anno, e forse della vita di Carlo, durante l’udienza di ieri dedicata alla causa intentata dal principe contro i giornali del gruppo Murdoch. E che probabilmente avrà delle conseguenze.

Non è la prima volta che Harry si dedica ad affermazioni dinamitarde contro la sua famiglia. Le accuse erano state già lanciate nella sua autobiografia “The Spare” quando parlando di Camilla la descrive come “cattiva” e “pericolosa” e senza mezzi termini la accusa di aver sacrificato la reputazione degli altri per cementare la propria riabilitazione agli occhi dell’opinione pubblica. Nonostante tutto Carlo aveva accettato il figlio all’incoronazione del 6 maggio, mentre invece Meghan ha deciso di restare in California. La sua sarebbe una presenza troppo sgradita a corte.

Ora Harry torna a puntare il dito sulla famiglia e questa volta lo fa ancora più pesantemente. Il principe secondogenito avrebbe denunciato davanti alla Corte che Carlo e poi in seguito tutta la famiglia reale, aveva stretto un accordo con i tabloid per favorire l’ascesa al trono di Camilla e che per questo erano state bloccate le azioni legali dei reali contro i giornali del magnate australiano. In realtà da quanto riportato dal Corriere della Sera, si tratterebbe solo di illazioni, perché non suffragate da alcuna prova. A questo si aggiunge che Harry non ha mai tenuto nascosto un certo suo odio nei confronti dei tabloid inglesi che ha sempre considerato responsabili della morte di sua madre, la principessa Diana.

In una deposizione lunga 31 pagine Harry ha sostenuto che esisteva “una specifica strategia di lungo termine per tenere i media (incluso il gruppo Murdoch) dalla propria parte allo scopo di spianare la strada all’accettazione da parte del pubblico britannico della mia matrigna (e di mio padre) come regina consorte (e rispettivamente come re) quando sarebbe venuto il momento, e che tutto quello che poteva rovesciare la barca doveva essere evitato a ogni costo”. Secondo il principe sarebbe questo il motivo per cui quando nell’ottobre 2019 fece causa ai tabloid di Murdoch per violazione della privacy venne convocato dal padre che gli chiese espressamente di lasciar stare perché quella causa avrebbe avuto “un effetto su tutta la famiglia”. Anche William sarebbe stato parte dell’accordo: secondo Harry avrebbe accettato una grossa somma di denaro da Murdoch (un milione di sterline, stando ai giornali) per accantonare la causa contro i tabloid del magnate. Il gruppo Murdoch ha smentito l’esistenza di un simile accordo con i reali e da palazzo non è arrivato alcun commento, come tuttavia avviene già dai tempi di Elisabetta. Verità o illazioni è difficile a dirsi visto che, da quanto sembra, manchino totalmente le prove. Certo è che anche l’incoronazione di Carlo potrebbe essere connotata da qualche tensione.

Elena Del Mastro. Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.

Estratto dell'articolo di Emanuela Minucci per lastampa.it il 24 aprile 2023.

Se lo sentiva. Harry aveva annusato l’aria: «vuoi vedere che in chiesa mi isoleranno?». Poi si era tranquillizzato: «Papà non avrà il coraggio di farlo». E invece no. Lo schiaffo temuto è arrivato. Ieri è stata resa nota la disposizione dei posti all’interno di Westminster Abbey durante l’incoronazione del 6 maggio di Re Carlo III.

Bene. Harry siederà 10 file indietro rispetto alla Famiglia Reale, in mezzo a normali aristocratici di alto (ma non siderale) lignaggio. Un modo per segnare plasticamente di fronte al mondo, quando ormai «The Spare» non sia soltanto un figlio di scorta, ma un figlio ripudiato. A decidere questa sistemazione – dicono alcune fonti reali – avrebbe contribuito non poco lei, Camilla, la nuova regina, quella che nel suo memoir lo stesso Harry non aveva esitato definire una persona cattiva, una «matrigna velenosa».

Dopo aver appreso dell’umiliante sistemazione all’interno dell’abbazia, pare che Harry abbia deciso di tornare immediatamente in America e non passare neppure un’ora in più a Londra rispetto alla durata secca della cerimonia.

[…] 

Secondo il Daily Mail l’ex maggiordomo Paul Burrell afferma che il duca di Sussex avendo pochissimo tempo per parlare con il re o suo fratello, il principe di Galles, «non tenterà neppure quell’attesa riconciliazione familiare dopo aver scritto il peggio di loro nel memoir bomba «The Spare» uscito all'inizio di quest'anno.

L’unica alleata la cugina Eugenie di York

L’«emarginato» Harry tuttavia all'incoronazione almeno su un’«alleata» potrà contare: sua cugina Eugenie di York. Una delle poche royal che Harry non ha attaccato in Spare. […]

Meghan Markle, lettera a re Carlo: "Ecco chi fece commenti razzisti". Libero Quotidiano il 23 aprile 2023

I rapporti tra Meghan Markle e re Carlo sembrano ormai insanabili. Lo dimostra anche il fatto che la duchessa di Sussex, a differenza del marito Harry, ha deciso di non partecipare alla cerimonia di incoronazione del suocero, in programma il prossimo 6 maggio. Dietro la sua scelta, però, ci sarebbe un motivo ben preciso. Subito dopo l'intervista bomba con Oprah Winfrey, pare che il sovrano abbia scritto a Meghan per esprimere la sua amarezza sulla distanza con il figlio Harry e la sua famiglia. 

La duchessa, allora, avrebbe risposto alla lettera rivelando al suocero chi tra i reali sarebbe stato colpevole di episodi di razzismo nei suoi confronti e nei confronti del piccolo Archie. Carlo, però, non avrebbe preso alcun provvedimento contro la persona indicata dalla Markle. Di qui la decisione dell'ex attrice di non partecipare alla cerimonia del 6 maggio.

Pare che Meghan abbia segnalato a Carlo i vari casi di "pregiudizi inconsci" di cui era vittima. E il suo desiderio era che certi atteggiamenti a corte venissero puniti. Ma il primogenito di Elisabetta, a quanto pare, avrebbe deciso di non fece nulla. Una fonte avrebbe raccontato al Telegraph che Meghan sia rimasta insoddisfatta della risposta del suocero.

«Harry ha preso la giusta decisione. Ma in abbazia sarà con i reali minori». Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 12 Aprile 2023

Lo storico Hugo Vickers commenta per il Corriere la scelta del principe che andrà a Londra da solo per l’incoronazione. «Non credo sfilerà in carrozza, nè sarà al balcone»

«Harry arriverà a Londra da solo, senza Meghan che resterà in California con i figli Archie e Lilibet Diana. Ed è la giusta decisione da parte del principe», commenta a caldo da Londra per il Corriere lo storico Hugo Vickers, il più vicino ai Windsor.

«Il duca di Sussex parteciperà all’incoronazione all’Abbazia di Westminster il 6 maggio. La duchessa di Sussex resterà in California con il principe Archie e la principessa Lilibet», recita lo statement di Buckingham Palace che mette la parola fine a mille speculazioni sui Sussex all’incoronazione. Mentre dalle altre Case reali europee (e non solo) arrivano a Londra tante conferme di Re e Regine, principi e principesse che si siederanno sotto le volte di Westminster Abbey per seguire l’incoronazione.

E a proposito: dove si siederà Harry allora nell’abbazia di Westminster? «Siederà con la famiglia Windsor, ma con i non working Royals, insomma con i reali che non si spendono quotidianamente con Royal engagements, gli impegni reali», risponde Vickers.

E dunque, cosa prevede: Harry sfilerà in carrozza con Re Carlo e la Regina Camilla? E al balcone, per salutare la folla con il nuovo Re, Harry si affaccerà? «Credo che non sfilerà in carrozza. E non credo sarà al balcone del palazzo reale».

Lo statement del palazzo, in poche battute fa intuire anche il ruolo attuale di Harry. Intanto conferma in pieno suo ruolo di Duca di Sussex, come pure quello di Duchessa per la moglie Meghan. Insomma, nonostante tutto – nonostante le accuse del memoir del principe, la serie Netflix che nulla ha risparmiato alla Royal family – Harry resta il figlio amatissimo del Re. Che non lo solo gli ha teso la mano e un ramoscello d’ulivo con l’invito all’incoronazione, ma adesso confermando la sua partecipazione lo annuncia con i suoi titoli… e pure i titoli di principi dei due figli Archie e Lilibet Diana.

Harry e Meghan, niente incoronazione: “Hanno chiesto 11 milioni a Re Carlo”. Il Tempo il 08 aprile 2023

Il tira e molla tra  Duchi di Sussex e Re Carlo pare essere arrivato alla conclusione. Il principe Harry e sua moglie Meghan Markle non saranno presenti all'incoronazione del 6 maggio a Londra. Il no sarebbe arrivato dopo il rifiuto da parte di Buckingham Palace di invitare anche i loro due figli e festeggiare il compleanno del piccolo Archie cantando Happy birthday dal balcone reale. Ma dietro di sarebbe anche un retroscena economico non da poco. 

Accanto a Carlo III e alla regina Camilla, stringi stringi, ci saranno solo "Working Royal", ovvero coloro che possono rappresentare ufficialmente il monarca. La scelta rientrerebbe – secondo il Daily Mail – nella volontà di Sua Maestà di snellire la rappresentanza ma anche di ricompensare i membri più fedeli della monarchia. "C'è poco spazio per i sentimenti, questa è un'occasione di Stato, non di famiglia ed è giusto che al grande momento pubblico ci siano solo i lavoratori della famiglia”, ha detto una fonte al Mirror. 

Secondo il giornale In Touch, però, dietro alla fumata nera ci sarebbe la richiesta da parte dei Sussex di 11milioni di sterline per partecipare all'incoronazione. Un'enormità. Ad affermarlo è una fonte vicina alla coppia. L’idea, che sarebbe stata di Meghan, non ha avuto esito positivo. Buckingham Palace ha escluso il compenso milionario, probabilmente per le ragioni di cui sopra. Retroscena e indiscrezioni che si sovrappongono a un dato oggettivo: l'ultimatum per la partecipazione all'ultimo grande evento del passaggio di consegne da Elisabetta II al figlio Carlo III è scaduto due giorni fa. 

«Harry può morire in battaglia, William no, è troppo importante»: la rivelazione sulle parole della regina Elisabetta. Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera l’11 Aprile 2023

Secondo quanto rivelato dall’ex comandante in capo dell’esercito britannico, sir Mike Jackson, Elisabetta ritenne «accettabile» il rischio per il figlio minore di Carlo e Diana

Per la regina Elisabetta, il principe Harry era spendibile: al punto da poter essere sacrificato, a differenza di William, nella guerra in Afghanistan.

È la clamorosa rivelazione fatta dall’ex comandante in capo dell’esercito britannico, Sir Mike Jackson: il generale ha raccontato, in un documentario che andrà in onda a fine mese sulla rete Itv, di aver discusso con la sovrana il possibile impegno militare dei due principi, nipoti di Elisabetta.

«Ma è stato deciso che per William, in quanto erede al trono, il rischio era troppo grande – ha raccontato l’alto ufficiale -. Per suo fratello minore, il rischio era invece accettabile».

Dunque Harry servì due volte al fronte , nel 2007-08 e poi nel 2012-13: occasioni nelle quali si distinse per valore e che lui ha rievocato nel suo libro di memorie, rivelando di aver ucciso personalmente numerosi talebani, che lui considerava «pezzi della scacchiera da eliminare» (frasi che hanno sollevato non poche polemiche, oltre alle minacce di ritorsione da parte dei terroristi).

Invece William, che dopo la laurea aveva ricevuto l’addestramento alla prestigiosa accademia militare di Sandhurst, venne tenuto sempre come riservista in patria, pur essendo stato arruolato quale ufficiale nella cavalleria dei Blues and Royals, uno dei reggimenti più esclusivi: nonostante volesse ardentemente andare al fronte, gli fu impedito in ragione del suo ruolo di erede al trono.

La disparità di trattamento rivelata, perfino da parte della regina, non potrà che ravvivare l’astio di Harry, che ha sempre lamentato di essere solo un pezzo di ricambio: uno Spare, come recita il titolo del suo libro, a differenza di William, che è sempre stato protetto dal sistema.

Né si può dire che Elisabetta non fosse al corrente di tutti i rischi di una missione militare in Afghanistan: «Aveva la totale autorizzazione per tutto – ha spiegato l’ex capo dei servizi segreti, sir John Scarlett -. Aveva accesso completo a una eccezionale quantità di informazioni per più tempo di chiunque altro. Era molto, molto discreta e del tutto al corrente dei dettagli. Ricordo di aver pensato: wow, sua maestà ne sa più di noi!».

E dunque la decisione di mandare Harry al fronte non era stata presa a cuor leggero: ma tanto, lui era sacrificabile.

Estratto dell'articolo di Bill Emmott per "La Stampa" il 12 aprile 2023.

Nelle famiglie aristocratiche di tutta Europa la tradizione era la seguente: il primogenito maschio era formato per diventare l'erede del patrimonio di famiglia; il secondo figlio maschio era mandato sotto le armi e, nel caso vi fosse, il terzo figlio maschio poteva entrare nella Chiesa. La Royal family inglese è, ovviamente, una delle ultime famiglie aristocratiche regnanti rimaste. Così, quando il secondogenito del Re Charles, il principe Harry, si è firmato "The Spare" (la "Riserva", N. d. T.) nell'autobiografia di successo, in pratica si è lamentato del fatto di avere una famiglia del tutto tradizionale che lo ha trattato da secondogenito.

Un nuovo cortometraggio che sta per essere trasmesso dalla televisione britannica, però, lascia intendere che la verità potrebbe essere per alcuni aspetti molto più complessa. Effettivamente, si tratta di una verità così complessa che, a partire da uno stesso comunicato stampa reso noto dagli autori del documentario, i giornali inglesi ne hanno dato versioni discrepanti.

 Il "Daily Mail" scrive che, in un'intervista inserita nel cortometraggio, il generale Sir Mike Jackson, capo delle forze armate durante la guerra in Afghanistan, racconta che la compianta regina Elisabetta ha impedito al figlio maggiore di Charles, il principe William, di combattere in Afghanistan, consentendo però al fratello minore di quest'ultimo, il principe Harry per l'appunto, di andare a combattere i talebani perché… ebbene sì, era "la riserva".

Il "Sun" e il "Times", invece, affermano che dall'intervista risulta che la regina voleva che entrambi i nipoti «facessero il loro dovere» e combattessero nella guerra in Afghanistan, ma che altre persone non identificate – e che secondo i giornali sarebbero personalità di spicco dell'establishment – hanno ritenuto troppo rischioso per il principe William andare in guerra, dato che da lì a poco sarebbe diventato l'erede al trono, come di fatto è avvenuto nel settembre scorso, quando la regina Elisabetta è mancata all'età di 96 anni.

 Che cosa ci fa comprendere questa confusione? In primo luogo, ci ricorda che la royal family moderna in effetti ha già preso le distanze dallo stereotipo aristocratico, visto che entrambi i figli di re Carlo servivano sotto le armi e non solo il secondogenito […]

 La seconda cosa che le recenti notizie ci fanno capire è che nel primo decennio del XXI secolo la situazione era diversa. Le forze armate britanniche combattevano due guerre – in Afghanistan e in Iraq – e la presenza dei due principi nei ranghi militari sollevò un interrogativo inedito: dovevano combattere o soltanto imparare a guidare un elicottero?

Eccoci, quindi, a una terza informazione, forse quella più aderente alla realtà. A quanto pare, entrambi i principi volevano essere mandati a combattere in Afghanistan, ma soltanto uno poté soddisfare la sua ambizione: il principe Harry.

 Che la decisione di impedire a William di andare in guerra sia stata presa dalla regina o da altri è secondario rispetto al fatto di sapere che entrambi avrebbero voluto andarci.

Chiunque ha preso la decisione di impedire al principe William di andare a combattere non ha fatto altro che ripristinare la tradizione aristocratica piuttosto ovvia di cui ho parlato prima.

[…] Adesso chi si schiererà dalla parte di Harry, la bistrattata riserva, farà bene a riflettere: per ciò che riguarda il suo servizio nell'esercito, in definitiva è stato lui a fare quello che voleva. — Traduzione di Anna Bissanti

Me lo hanno tenuto nascosto”. Harry incolpa di nuovo la royal family. Francesca Rossi il 31 Marzo 2023 su Il Giornale.

Durante il processo all’Associated Newspapers il principe è tornato ad accusare la sua famiglia di non averlo protetto dall’invadenza dei media

Tabella dei contenuti

 “Il vaso di Pandora”

 “Non c’erano alternative”

Mancano poche settimane all’incoronazione di re Carlo III, ma questo non ha minimamente scalfito la volontà del principe Harry di rivelare nuovi retroscena sulla sua famiglia, accusandola di non averlo protetto dall’invadente curiosità dei tabloid. L’ennesima lamentela di Harry è arrivata durante il processo contro l’Associated Newspapers, editore del Daily Mail e del Mail on Sunday.

Il vaso di Pandora”

Ancora una volta il duca di Sussex ha scagliato strali d’ira contro i media e la Corona, sostenendo che i primi abbiano giocato in modo feroce con la sua vita e la seconda non abbia fatto nulla per difenderlo. Al centro delle nuove accuse, formulate da Harry attraverso una testimonianza scritta, c’è il suo telefono, che sarebbe stato hackerato per carpire informazioni private: “Senza dubbio l’istituzione mi ha nascosto per lungo tempo informazioni sul fatto che il mio telefono era stato hackerato e ciò è divenuto chiaro negli ultimi anni…”.

I Windsor avrebbero voluto evitare qualunque polemica o scandalo, rispettando il detto di famiglia “never complain, never explain" (“mai lamentarsi, mai dare spiegazioni”). Questo sarebbe stato il motivo di tanta segretezza. Harry ha proseguito: “L’istituzione precisò che non avevamo bisogno di sapere niente sul telefono hackerato e mi fu chiaro che la royal family non avrebbe testimoniato perché ciò avrebbe potuto aprire il vaso di Pandora”. Il principe non avrebbe mai pensato che qualcuno potesse essere “tanto stupido da hackerare il mio telefono, date le implicazioni sulla sicurezza e le conseguenze per quel che riguarda le mie informazioni private e le localizzazioni che potevano finire nelle mani sbagliate”.

Non c’erano alternative”

Per Harry la morte di Lady Diana sarebbe l’origine delle sue relazioni complicate con la stampa e con le regole di casa Windsor, una specie di spartiacque esistenziale tra la spensieratezza adolescenziale e la consapevolezza della maturità: “Dopo la scomparsa di mia madre nel 1997, quando avevo 12 anni e in conseguenza del trattamento da lei ricevuto per mano della stampa, ho sempre avuto un rapporto difficile con i giornali. Comunque, come membro dell’istituzione la politica era ‘mai lamentarsi, mai dare spiegazioni’. Non c’erano alternative. Ero condizionato ad accettare. Per lo più ho accettato l’interesse nei confronti dei miei doveri pubblici”.

La situazione, però, si sarebbe complicata con l’entrata in scena di Meghan Markle. Il desiderio di proteggere la duchessa dalle presunte intrusioni dei media e il timore che si ripetesse il copione già visto e sentito con Lady Diana sarebbero stati, per Harry, motivo di inquietudine e ribellione: “Mi preoccupava enormemente il fatto di non intervenire contro la stampa in seguito a persistenti attacchi crudeli, molestie e articoli invadenti e talvolta razzisti riguardanti Meghan”. Il principe ha aggiunto anche che la “situazione è peggiorata” durante la prima gravidanza della duchessa e quando è nato il piccolo Archie, nel maggio 2019.

Anche in questo caso il Palazzo non sarebbe intervenuto, non ci sarebbe stata la pianificazione di una strategia comune contro le presunte intrusioni dei tabloid: “C’è l’idea sbagliata che siamo tutti in costante comunicazione l’uno con l’altro, ma non è vero”. Harry non si è risparmiato e ha definito “criminali” i tabloid dell'Associated Newspapers, precisando: “Il pubblico britannico merita di conoscere la reale portata di questa copertura e sento che è mio dovere denunciare”.

L’Alta Corte di Londra avrà il compito di trovare la verità in questa storia, ma le dichiarazioni del duca contro la famiglia potrebbero essere un nuovo colpo alla Corona e alle fragili relazioni tra la royal family e i Sussex, sferrato con un tempismo piuttosto discutibile.

Estratto dell'articolo di Antonella Rossi per vanityfair.it il 29 Marzo 2023

Harry è di nuovo contro la royal family. Nel corso del suo secondo giorno a Londra, dove si trova per testimoniare  al processo contro l'Associated Newspapers (che pubblica il Daily Mail e il Mail on Sunday) per via della diffusione di informazioni private su di lui e sulla moglie Meghan Markle, il principe ha tirato ancora in ballo «l'Istituzione».

 Il duca di Sussex ha presentato una testimonianza in cui dice esplicitamente di aver avuto sempre un rapporto difficile con la stampa dopo la morte della madre Diana

«Tuttavia, in quanto membro dell'Istituzione, la politica era di non lamentarsi mai e non spiegare mai (il “never complain never explain" caro alla regina Elisabetta, ndr). Non c'era alternativa, ero condizionato ad accettarlo. Per la maggior parte ho accettato l'interesse nelle mie mansioni pubbliche», ha aggiunto il principe.

 Le cose, però, sono cambiate quando la relazione con Meghan Markle si è fatta seria. Harry si è detto «sempre più turbato dall'approccio di non agire contro la stampa sulla scia di feroci attacchi persistenti, molestie e articoli invadenti, a volte razzisti riguardanti Meghan».

Una situazione peggiorata dopo la nascita del primogenito Archie, nel 2019. E qui l'affondo: Harry è convinto che il suo telefono sia stato hackerato e che a Buckingham Palace sapessero. «L'Istituzione mi ha senza dubbio nascosto informazioni sull'hacking telefonico per molto tempo e questo è diventato chiaro solo negli ultimi tempi».

Harry, inoltre, ha anche accennato al fatto che altri membri della famiglia reale potrebbero essere stati spiati dalla stampa, ma tra di loro su questo punto non c'è mai stato un confronto, quindi lui non sa se qualcuno possa avere o meno presentato una denuncia. «C'è questo malinteso che siamo tutti in costante comunicazione l'uno con l'altro ma non è vero». Per Harry i giornalisti di Associated Newspapers sono «criminali con poteri giornalistici». E ancora: «Il pubblico britannico dovrebbe conoscere l'intera portata di questa copertura ed è mio dovere denunciarla».

[…]

DAGONEWS il 22 marzo 2023.

Il libro “Spare” doveva essere una bomba sganciata sulla sua famiglia. Ma adesso il principe Harry rischia che deflagri anche in casa sua. Aver ammesso di aver fatto uso di droghe potrebbe mettere a rischio il suo visto negli Stati Uniti, secondo un avvocato americano.

 Il duca di Sussex ha rivelato di aver assunto cocaina, cannabis e funghetti magici in passato. Rivelazioni che non sono passate inosservate alla Heritage Foundation, think tank conservatore con sede a Washington, secondo il quale sua domanda di visto deve ora essere rivista in modo che il contribuente americano possa capire se Harry ha detto la verità sull’uso di droga durante la richiesta.

La legge sull'immigrazione degli Stati Uniti prevede sanzioni severe per chi ha mentito ai funzionari dell'immigrazione, tra cui l'espulsione e il divieto di richiedere la cittadinanza. L'ex procuratore federale Neama Rahmani ha dichiarato a Page Six: «Ammettere di far uso di droghe è di solito un motivo di inammissibilità. Ciò significa che il visto del principe Harry avrebbe dovuto essere negato o revocato perché ha ammesso di aver fatto uso di cocaina, funghi e altre droghe».

 Rahmani, presidente della West Coast Trial Lawyers, ha aggiunto che non c'era "alcuna eccezione per l'uso ricreativo".

Ma l'avvocato specializzato in immigrazione con sede in Texas, Sam Adair, ha dichiarato a Page Six che è "improbabile che queste ammissioni rappresentino un problema" perché non ci sono state condanne penali. E l'avvocato James Leonard ha detto che rivelare in un libro che "hai sperimentato droghe quando eri un giovane" non sarebbe stato sufficiente per i funzionari dell'immigrazione per avviare un'indagine sullo stato di Harry.

Non si sa esattamente quali domande siano state poste a Harry durante la richiesta del visto negli Stati Uniti, perché non è ancora chiaro quale visto abbia ricevuto. Ma, ora, la Heritage Foundation vuole vederci chiaro: «Questa richiesta è nell'interesse pubblico alla luce della potenziale revoca del visto del principe Harry e per capire se è stato adeguatamente controllato prima di entrare negli Stati Uniti». Il fine è quello di capire se al principe è stato riservato un trattamento speciale.

Estratto dell'articolo di Roberta Mercuri per vanityfair.it il 21 marzo 2023.

La compianta regina Elisabetta «si fece in quattro» affinché Harry e Meghan Markle, a corte, si sentissero soddisfatti e a loro agio. «Ma niente bastò» a trattenerli in seno alla royal family: «Alla coppia nessuna delle offerte della sovrana sembrò sufficiente». Lo ha raccontato Paul Burrell, ex maggiordomo della principessa Diana.

Spiegando che The Queen «fece davvero di tutto» per accontentare la coppia. Fin dall'inizio. Ad esempio «disse all'ex attrice Meghan Markle che se voleva poteva continuare a recitare», le offrì la possibilità di avere come mentore Sophie Wessex e nel giugno 2018 la fece debuttare nel suo primo royal engagement: un viaggio ufficiale a Chester proprio in compagnia della regina.

Non solo: Sua Maestà offrì ai Sussex «una proprietà da due milioni di dollari a Windsor; gli offrì titoli e gioielli». Ai duchi, tuttavia, «nulla sembrava abbastanza»: «Erano così intenzionati a lasciare la famiglia reale che niente avrebbe potuto convincerli a restare». E infatti nell'aprile 2020 la famosa Megxit, l'addio dei Sussex alla royal family, divenne ufficiale.

[…] E da laggiù non hanno mai smesso di lanciare strali avvelenati contro gli augusti parenti. Vista la situazione, sostengono tanti osservatori britannici, per i Sussex sarebbe stato «onorevole» rinunciare ai titoli di loro volontà. Non è successo. Evidentemente l'idea di ritrovarsi «declassati» a cittadini qualsiasi - il signore e la signora Windsor - a Harry e Meghan non piace affatto.

Estratto dell’articolo di Emanuela Minucci per lastampa.it il 19 marzo 2023.

«I membri della famiglia hanno detto "basta giocare e la tua vita sarà più facile". Ma ho un sacco di mia madre in me».

 Harry nel giorno della festa della Mamma (in Inghilterra è così: guidano a sinistra e il 19 marzo non festeggiano il papà, ma la progenitrice) non ci è andato giù leggero. In due righe ha ricordato il suo immenso amore per Lady D. e spiegato a Buckingham Palace che la guerra non finirà, che lui sarà sempre un ribelle, anche per vendicare ciò che la mamma ha subito a causa dell’appartenenza alla famiglia reale.

 Nell’immagine pubblicata sui social c’è lui «The Spare» il figlio di scorta, ritratto in un bosco, solo, mentre guarda il cielo. E si capisce che solo lassù c’è qualcuno che lo capisce come nessun altro, lo appoggia, ma, tragicamente, se ne è andata troppo presto: la principessa del popolo, la madre migliore del mondo, la donna della quale, nel suo vendutissimo memoir,  Harry parla così: «La sua vita è stata miserabile. È stata perseguitata, molestata, le hanno mentito. Quindi ha inscenato un incidente come diversivo ed è scappata. Presto manderà a chiamare me e Willy». […]

DAGONEWS il 9 marzo 2023.

L’oligarca russo che ha venduto a Harry e Meghan la loro casa a Montecito per 12 milioni di sterline è morto a Mosca a 56 anni.

Sergey Grishin, noto come "l'oligarca Scarface", è deceduto lunedì in un ospedale di Mosca dopo una “grave malattia”: pare abbia avuto problemi al cervello che hanno portato a una sepsi.

 In passato aveva criticato Putin tanto da aver chiesto all’allora presidente Donald Trump di concedergli un passaporto americano: «Voglio essere al sicuro. In questo momento sono un po' preso di mira dal mondo criminale russo e anche dagli alti funzionari del governo russo». Tuttavia, era rimasto in Russia, dopo aver venduto la sua villa americana al duca e alla duchessa del Sussex.

 Grishin aveva acquistato la villa - conosciuta come il castello di Riven Rock - nel 2009.

Era soprannominato Scarface perché possedeva un'altra villa dove è stato girato il film con Al Pacino del 1983.

Il magnate russo era l'ex comproprietario di RosEvroBank e una volta si vantava di aver messo in ginocchio il sistema bancario russo negli anni '90 commettendo una frode da 60 miliardi di dollari. Lo aveva definito "il più grande schema di frode bancaria di sempre".

Un'altra delle sue truffe prevedeva l'uso di inchiostro invisibile sugli assegni. Ora la morte che rimane un mistero. 

Estratto dell'articolo di Emanuela Minucci per lastampa.it il 9 marzo 2023.

Sui tabloid inglesi si parla chiaramente di «ramoscello d’ulivo» fra Buckingham Palace e i Sussex. Re Carlo III a cinque giorni dal battesimo della nipotina Lilibet Diana ha fatto sapere al figlio Harry e alla moglie Meghan che è la piccola può a tutti gli effetti fregiarsi del titolo di principessa. E c’è già chi interpreta questa comunicazione ufficiale come una mossa di riavvicinamento

 […] il re avrebbe già detto al principe Harry che i suoi figli si sarebbero potuti fregiare del titolo di principe e principessa in una «conversazione privata» dopo il funerale della regina […]

Archie e Lilibet sono diventati un principe e una principessa quando il re è salito al trono, ma erano diventati un semplice «master» e «miss» sul sito web di Buckingham Palace negli ultimi sei mesi.

 Il trasferimento fuori dagli Usa

Intanto c’è chi sostiene che il sogno americano di Harry e Meghan Markle stia per interrompersi. Perché negli States, per i Sussex, pare tiri una brutta aria. Dopo i continui attacchi alla royal family  la loro popolarità è ai minimi storici.

[…] i super Vip di cui i duchi si fregiavano di essere amici - come George e Amal Clooney, Oprah Winfrey, Michelle e Barack Obama - da mesi sono spariti dalle loro vite. E gli sfottò si moltiplicano.

South Park qualche settimana fa ha asfaltato i duchi, in un episodio dal titolo The Worldwide Privacy Tour, per la loro ossessione per la privacy, perennemente sbandierata ma contraddetta dai continui pubblici sfoghi. E nei giorni scorsi Meghan Markle è finita nel mirino di Chris Rock, che l'ha presa in giro per le continue lagne (a giudizio del comico infondate e fuori luogo) sul razzismo della royal family.

 Il magazine «Heat» scrive che la situazione «sta diventando scomoda, quasi insostenibile». Dunque Harry e Meghan, pur volendo mantenere la loro base in California (la villa da quasi 15 milioni di dollari a Montecito), intenderebbero «traslocare coi figli Archie e Lilibet in Canada o in Sud Africa dove godono di maggiori simpatie».

"La figlia di Harry e Meghan è principessa". Ecco perché e chi lo ha deciso. Il sito della royal family ha modificato lo status della secondogenita di Harry e Meghan, battezzata lo scorso 3 marzo. Francesca Rossi il 10 Marzo 2023 su Il Giornale.

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 Il battesimo della principessa Lilibet Diana

 Così volle Giorgio V

La royal family aveva fatto sapere che eventuali cambiamenti ai titoli dei figli di Harry e Meghan sarebbero stati effettuati “a tempo debito”. Quel tempo è arrivato. Dopo il battesimo, avvenuto lo scorso 3 marzo, i Windsor hanno riconosciuto il titolo di principessa a Lilibet Diana. Spetterà a lei, una volta diventata grande, decidere se vorrà usarlo o meno.

Il battesimo della principessa Lilibet Diana

L’8 marzo 2023 è arrivata, a sorpresa, la notizia dell’avvenuto battesimo di Lilibet Diana, figlia di Harry e Meghan. È stato un portavoce dei genitori a dare l’annuncio: “Posso confermare che la principessa Lilibet Diana è stata battezzata venerdì 3 marzo dall’Arcivescovo di Los Angeles, il reverendo John Taylor”. La cerimonia sarebbe avvenuta a Montecito e ha valore anche nel Regno Unito. La madrina della bimba è stata la nonna, Doria Ragland, il padrino l’attore Tyler Perry. Nessuno della royal family ha partecipato all’evento e sembra che la ragione stia nell’impossibilità di rimandare degli impegni pubblici organizzati con largo anticipo.

I giornali hanno raccontato di un momento privato, a cui avrebbero partecipato tra i 20 e i 30 ospiti. Il party nella villa di Montecito dei Sussex, subito dopo il rito del battesimo, sarebbe stato allietato da un coro gospel che ha riproposto alcuni brani della “colonna sonora” del matrimonio di Harry e Meghan, da “This Little Light Of Mine” a “Oh Happy Day”.

Il particolare che ha colpito tutti, però, è stato l’accostamento del titolo di principessa al nome di Lilibet Diana nell’annuncio ufficiale del battesimo. Non era mai accaduto prima. Sembrava che i duchi non avessero intenzione di trasmettere ai figli l’eredità morale e di rango della royal family, soprattutto dopo la Megxit e le numerose dichiarazioni contro il protocollo e la vita nell’istituzione. Così non è stato, ma nessuno può dire che Harry e Meghan abbiano disobbedito alle regole o sfidato la famiglia. Sebbene il loro comportamento risulti contraddittorio, la coppia non ha fatto altro che esercitare un diritto concesso proprio dalla tanto vituperata Corona.

Così volle Giorgio V

Stavolta i Sussex non hanno fatto nulla di male, solo applicato una legge voluta da Giorgio V. L’11 dicembre 1917 il sovrano, tramite lettere patenti, stabilì quali fossero i requisiti imprescindibili per potersi fregiare del titolo di principe e principessa e del trattamento di altezza reale. Si trattò di una restrizione, poiché Sua Maestà sancì che tali prerogative fossero concesse solo a tutti i figli del sovrano in carica, ai figli dei figli maschi del sovrano e al figlio maggiore (sempre maschio) del figlio del principe di Galles.

In pratica quando era viva la regina Elisabetta il figlio maggiore del figlio del principe di Galles era il piccolo George il quale, grazie a questa legge, ha automaticamente ereditato il titolo di principe e il trattamento di altezza reale. La defunta sovrana decise, nel 2012, di estendere questo privilegio anche agli altri figli del primogenito del principe di Galles, cioè a Charlotte e a Louis (che non avevano questo diritto, in quanto suoi bisnipoti e non primogeniti), utilizzando sempre le lettere patenti.

A Harry e Meghan invito via mail. L'idea di "saltare" l'incoronazione

Con Carlo III sul trono c’è un ovvio slittamento dei titoli sulla base delle parentele: tutti i nipoti diretti del re, quindi i figli dei principi di Galles e dei Sussex, sono automaticamente principi e altezze reali. Lo scorso 8 marzo, poco dopo la notizia dell'avvenuto battesimo di Lilibet Diana, Buckingham Palace ha effettuato le modifiche allo status di entrambi i figli di Harry e Meghan. Da ora in poi Archie Lilibet Diana saranno ufficialmente principi della Corona britannica. Non è ancora chiaro se il re concederà loro di usare anche il trattamento di altezza reale. Non sarebbe contro le regole, però di solito chi ha questa prerogativa ha diritto alla security e ai fondi dei contribuenti, cose che non spettano più ai duchi di Sussex.

Sono isolati”. Harry e Meghan pensano di trasferirsi dagli Usa. I duchi di Sussex starebbero riflettendo seriamente sulla possibilità di trasferirsi in un altro Paese, dato il calo della loro popolarità negli Stati Uniti. Francesca Rossi il 10 Marzo 2023 su Il Giornale.

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 Nel mirino dei critici

 Fuggire lontano

Non sarebbe un bel periodo per Harry e Meghan. Carlo III li ha sfrattati da Frogmore Cottage, gli amici importanti come Oprah Winfrey e George Clooney sembrerebbero essersi volatilizzati e programmi come “South Park” non esitano a prendere di mira il tanto ostentato desiderio di privacy dei duchi, poi smentito nei fatti da dichiarazioni rilasciate a getto continuo. Persino la popolarità è in netto calo. Per queste ragioni Harry e Meghan starebbero meditando sulla possibilità di lasciare gli Stati Uniti.

Hanno ricevuto una mail”, Harry e Meghan invitati all’incoronazione

Nel mirino dei critici

Non c’è pace per Harry e Meghan. Stando a quanto rivelato da un insider al magazine Heat, citato dal Mirror, i due vorrebbero scappare il più lontano possibile da polemiche e critiche. La stampa non parla di un lungo viaggio per cambiare aria, ma di un trasferimento vero e proprio in un altro Paese: “La situazione sta rapidamente diventando scomoda e insopportabile. Si parla di tenere una base a Los Angeles e trasferirsi da qualche altra parte come il Canada, il Sud Africa o uno degli altri Paesi in cui [Harry e Meghan] godono di maggiore popolarità e simpatie”.

I Sussex non ne potrebbero più di prese in giro, di commenti caustici come quello di Chris Rock, di fughe di notizie sui loro rapporti con la Corona britannica. Non riuscirebbero a tollerare, sostengono ancora i tabloid, il fatto di essere stati isolati anche dagli amici. Per loro sarebbe doloroso dover constatare dai sondaggi di essere i membri meno amati della royal family. In effetti fa una certa impressione leggere che la coppia riscuote una percentuale di simpatie inferiore persino a quella del principe Andrea.

Il naufragio della loro popolarità già in declino, sia negli Stati Uniti che in Gran Bretagna, è evidente. Secondo un sondaggio dello scorso 19 febbraio condotto da Redfield & Wilton e citato dal magazine Amica, Harry non riesce a conquistare la simpatia del 42% degli americani. Meghan, invece, piace soltanto al 27% degli intervistati. Secondo un altro sondaggio di Newsweek il principe Andrea, contrariamente alle aspettative, riscuote il consenso del 26% degli americani.

Fuggire lontano

L’insider sostiene che un eventuale trasferimento non debba essere confuso con una fuga della coppia dai problemi: “Possono fare soldi anche in altre nazioni, [una possibilità] che coincide perfettamente con il loro sogno di un successo globale”. Il principe Harry, poi, sarebbe felice “all’idea di vivere in un ambiente naturale ed ecosostenibile…”. In riferimento alle parole della fonte anonima sembrerebbe di intuire, al contrario, che Harry e Meghan abbiano compreso di non potersi spingere oltre con il pubblico americano. Avrebbero detto tutto ciò che avevano da dire e, da ora in poi, il rischio di diventare ripetitivi sarebbe più concreto.

L’impressione è che la coppia avrebbe esaurito le “cartucce”, diciamo così, delle rivelazioni sulla royal family. Forse si sono anche scoperti troppo, esponendosi inevitabilmente anche ai colpi dei detrattori. Di conseguenza si sarebbe prosciugato il filone d’oro americano, ovvero la possibilità di monetizzare negli Stati Uniti. Tuttavia non è così scontato che un altro Paese possa offrire ai due nuove opportunità economiche (a meno che i due non realizzino qualcosa di davvero creativo e innovativo).

Harry e Meghan sono famosi a livello planetario, l’autobiografia del duca è stata venduta in tutto il mondo e pure ogni loro intervista fa il giro completo del globo. Ovunque andranno saranno seguiti dalla loro immagine. Il rischio vero è che non si rendano conto di aver cominciato a fuggire da se stessi.

La droga, il razzismo, i Windsor: Harry ha stancato il pubblico. Secondo i sondaggi la popolarità dei duchi di Sussex è in caduta libera, il pubblico sarebbe stanco delle loro lamentele, ma Harry continua a rilasciare interviste contro la royal family. Francesca Rossi il 10 Marzo 2023 su Il Giornale.

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 “Elogio” della droga?

 Lady Diana al centro dei pensieri di Harry

 Terapia per la royal family

 “Non sono una vittima”

 “Meghan mi ha salvato”

 Disturbo da deficit dell’attenzione

 “Indulgenza verso se stesso”

Il principe Harry si racconta ancora una volta in una nuova intervista, con annessa diagnosi di disturbo da deficit dell’attenzione. Ma comincia a farsi strada la sensazione di un discorso replicato all’infinito, quasi di un disco rotto.

Elogio” della droga?

Harry è tornato all’attacco. Il 4 marzo 2023 ha rilasciato una nuova intervista, al dottor Gabor Maté. Una dichiarazione in particolare che ha scatenato la stampa: “[La cocaina] non ha fatto niente per me, era più che altro una cosa sociale”, mentre “la marijuana è diversa, in realtà mi ha davvero aiutato...ho iniziato a rendermi conto di quanto mi facesse bene, direi che è una delle parti più importanti della mia vita…mi ha aiutato ad affrontare traumi e dolori…”. Affermazioni divisive su un tema, quello della droga, attualissimo. Ciò che è venuto fuori suonerebbe come una sorta di elogio di queste sostanze. Un risultato davvero discutibile.

Lady Diana al centro dei pensieri di Harry

Ancora una volta Harry ha paragonato la sua vita a quella della madre, Diana: “Di certo nel corso della mia vita, durante gli anni dell’infanzia, mi sono sentito sempre leggermente diverso dal resto della mia famiglia…e so che mia madre sentiva la stessa cosa…Le volte in cui osavo essere me stesso...era quasi come un ‘Non essere te stesso, torna a essere ciò che ci si aspetta tu sia’…”. L’impressione è che il principe voglia essere riconosciuto dal pubblico come l’unico, vero erede di Lady Diana, che non si è lasciato avvincere dalle regole dell’istituzione al contrario, sottintenderebbe Harry, del fratello William.

Terapia per la royal family

Uno dei temi che più stanno a cuore a Harry è quello della salute mentale: "Ho capito di aver imparato una nuova lingua, [ma] le persone da cui ero circondato una volta non parlavano [quella stessa lingua] e in realtà mi sentivo messo da parte…Sto iniziando a tornare al cuore del trauma…in modo da vivere una vita più autentica…e essere un padre migliore…ma, allo stesso tempo, mi sento più distante…dalla mia famiglia”. Il desiderio di colmare questa distanza lo avrebbe portato a “tentare di incoraggiare [la famiglia]” a entrare in terapia.

Non sono una vittima”

Il discorso sulla terapia è strettamente correlato con il memoir. Harry ha mostrato di non temere i detrattori: “Più mi criticano, più ho bisogno di condividere” e a chi lo accusa di vittimismo ha risposto: “Non mi vedo affatto come una vittima. Sono davvero grato di aver potuto condividere la mia storia e spero che aiuti...gli altri…un atto di servizio” che non avrebbe nulla a che vedere con il gossip delle “persone che hanno condiviso fatti della mia vita, fuori dal mio controllo, veri o falsi che siano”. Scopo lodevole, ma viene da chiedersi se per aiutare chi è in difficoltà sia necessario tirare in ballo la propria famiglia, dando l’impressione di cercare uno scontro pubblico.

Meghan mi ha salvato”

Mia moglie mi ha salvato”, ha detto Harry nell’intervista a Gabor Maté. “Ero intrappolato in questo mondo e lei veniva da un mondo diverso e mi ha aiutato a venirne fuori…La mia partner è un essere umano eccezionale e sono eternamente grato per la saggezza e lo spazio che è stata in grado di darmi”. A proposito di Meghan Markle nell’intervista è spuntato di nuovo il tema del razzismo:“…Forse le persone non comprendono che il dolore causato [dal razzismo] a un individuo è enorme, ma il dolore causato alla società è immenso”.

Disturbo da deficit dell’attenzione

Che ti piaccia o no, ti ho diagnosticato un disturbo da deficit dell’attenzione”, ha detto il dottor Gabor Maté, nel bel mezzo dell’intervista, al principe Harry. “Puoi essere d’accordo o meno”. Harry ha ribattuto: “Ok. Dovrei accettarlo o approfondire?”. Il medico ha ribattuto: “Puoi fare ciò che vuoi”. Il dottor Gabor Maté è un esperto di traumi infantili, però si potrebbe discutere sull’opportunità di fare una diagnosi pubblica. Sicuramente il principe Harry vuole aiutare chi si trova nella sua stessa situazione, ma non scompare la sgradevole sensazione che anche questa circostanza potrebbe essere usata per colpire l’attenzione del pubblico. I sondaggi nel Regno Unito e negli Usa bocciano su tutta la linea l’atteggiamento del duca, evidenziando la crescente insofferenza dell’opinione pubblica internazionale verso i Sussex e la loro narrativa, ormai appiattita su argomenti già sentiti.

Indulgenza verso se stesso”

Al Daily Mail Richard Fitzwilliams ha affermato: “Non credo che questo cambierà le cose. Sta andando male. C’è una profonda spaccatura. La cosa migliore che si può dire è che [l’intervista] non ha peggiorato le cose. Non c’è stato alcun attacco diretto alla monarchia…o a qualche membro della royal family”. Sulla stessa lunghezza d’onda è l’esperta Caroline Di Russo, la quale a Sky News Australia ha sottolineato che le parole di Harry sarebbero solo le lamentele di chi non avrebbe alcun contatto con la realtà. Soprattutto se paragonate ai problemi economici della Gran Bretagna:“Era un altro viaggio intorno alla montagna dell’indulgenza verso se stesso e un altro esempio del principe Harry che affina il suo vittimismo”.

Estratto dell’articolo di Enrico Franceschini per repubblica.it il 5 marzo 2023.

La marijuana mi ha davvero aiutato a superare alcuni momenti difficili della mia vita”. Lo ha rivelato il principe Harry durante una conversazione con il dottor Gabor Matè, un noto terapeuta ungherese, naturalizzato canadese, autore di un libro sui traumi psicologici.

 Il dialogo, trasmesso in streaming dagli Stati Uniti, ha prodotto anche altre dichiarazioni che sono subito rimbalzate sui giornali e sui social media, particolarmente nel Regno Unito.

 “Mi sono sempre sentito leggermente diverso dal resto della mia famiglia, e so che anche mia madre (la scomparsa principessa Diana, ndr.) provava la stessa sensazione”, ha detto il duca del Sussex, ammettendo di avere perso molto a lasciare la royal family e il Regno Unito con la sua decisione di andare a vivere in California con la moglie Meghan Markle, ma sostenendo di avere anche tratto grande beneficio dal cambiamento. “I miei figli non avrebbero potuto crescere allo stesso modo in Inghilterra”, afferma Harry.

Parlando poi della sua lunga esperienza sotto le armi, che ha incluso un impiego in Afghanistan durante la guerra, il principe ha affermato che “non tutti i soldati britannici erano necessariamente d’accordo o in disaccordo con il conflitto, si limitavano a obbedire agli ordini, come era loro dovere”. […]

 A proposito del suo noto abuso di droghe e alcolici, il secondogenito di re Carlo ha detto che la cocaina “non ha fatto niente” per lui, “era più una scelta sociale”, mentre “la marijuana è diversa, in realtà mi ha davvero aiutato”. Il duca ha anche descritto uso di sostanze psichedeliche.

 La droga, ha concluso, “è stata come rimuovere dei filtri dalla vita, mi ha portato un senso di rilassamento, liberazione, conforto, una leggerezza che sono riuscito a mantenere per un certo periodo di tempo”. Ma per sentirsi davvero liberato, ha spiegato, ha avuto bisogno di dare un taglio netto, di uscire dal “container” mediatico a cui era sottoposto insieme a Meghan. […]

Estratto dell’articolo di Emanuela Minucci per lastampa.it il 5 marzo 2023.

Carlo III ha ormai sfrattato dalla residenza di Frogmore Cottage a Windsor il figlio Harry, la moglie Meghan e i piccoli nipoti Archie e Lilibeth. Ed è proprio questo il punto. Già due giorni fa i Sussex erano insorti comunicando – via tabloid, con notizia non smentita – che quella residenza era l’unica in cui i figli della coppia, bisnipoti della Regina Elisabetta II, «si potevano ritenere al sicuro».

 Nonostante quest’ultima mozione degli affetti, il sovrano è andato dritto per la sua strada. La procedura di sfratto, iniziata l'11 gennaio scorso, il giorno dopo la pubblicazione della sgradevole autobiografia di Harry, «Spare» non è stata per nulla bloccata (la casa era stata donata nel 2019 dalla Regina Elisabetta alla coppia che, prima del proprio trasloco, aveva fatto una costosa ristrutturazione della casa per un costo di 2,4 mln di sterline).

E così ieri, forse anche dopo avere inutilmente cercato di mettersi in contatto con il padre, Re Carlo III, Harry – su consiglio di Meghan, infuriata dalla notizia dello sfratto – è passato al contrattacco. Ed ecco spiegati i titoloni che nei tabloid della domenica minacciano il nonno Carlo III: «Non rivedrai più i tuoi nipotini». […]

 Nonostante queste promesse l’invito all’incoronazione di Re Carlo III è arrivato ai Sussex proprio oggi. Ma sembra che Meghan starà comunque a casa con il primogenito Archie dal momento che il 6 maggio è il suo quarto compleanno.

 Secondo un portavoce della coppia citato dal quotidiano Sunday Times, il principe Harry «ha recentemente ricevuto un e-mail dall'ufficio di Sua Maestà sull'incoronazione di Carlo III che si terrà il 6 maggio. «Una decisione immediata sulla presenza del Duca e della Duchessa, però, non sarà comunicata da parte nostra in questa fase», ha concluso il portavoce.

Estratto dell'articolo da repubblica.it l’1 marzo 2023.

Dopo Andrea, re Carlo sfratta pure Harry e Meghan. L’avviso di sgombero dalla loro residenza a Windsor, Frogmore Cottage, è già stato recapitato ai duchi del Sussex, che nel frattempo avrebbero mobilitato una ditta di trasporti per recuperare oggetti e mobili da spedire in fretta a Montecito, in California, dove vivono oramai da oltre due anni. Una mossa che, secondo il loro biografo Omid Scobie, avrebbe lasciato Harry e Meghan "allibiti", per quello che considerano "una punizione crudele e definitiva" che li "taglierà fuori per sempre" dalla Royal Family.

Ma ci sarebbe anche un'altra beffa: ora a Frogmore Cottage potrebbe traslocare proprio il defenestrato principe Andrea. E questa mossa clamorosa di re Carlo potrebbe sottintendere anche un’altra notevole conseguenza: ora Harry e Meghan potrebbero davvero mancare all’incoronazione di re Carlo il prossimo 6 maggio a Londra.

L’esclusiva è del “Sun", che ha saputo come il sovrano abbia deciso così in quanto oramai i duchi ribelli vivono in pianta stabile in America, mentre il famigerato fratello Andrea potrebbe presto rimanere senza casa. Perché, oltre al recente sfratto dal suo appartamento di Buckingham Palace ufficialmente per “ristrutturazione”, ora re Carlo ha deciso di tagliargli dal prossimo aprile anche lo “stipendio” annuale di circa 280mila euro in nome della sua promessa di “snellimento" della Royal Family.

[…]

Estratto dell’articolo di leggo.it l’11 dicembre 2023.

Re Carlo III potrebbe presto offrire a Meghan Markle un accordo di divorzio da 50 milioni di sterline nel tentativo di riavvicinarsi a suo figlio, il principe Harry. […]

Stando alle ultime indiscrezioni, il monarca sarebbe «disposto a fare qualsiasi cosa» per evitare che il duca di Sussex possa «buttare via la sua vita». Carlo sarebbe quindi «disposto a perdonare» Harry per il «danno orribile che ha inflitto alla famiglia negli ultimi tre anni». Il re crede che Harry sia così «infatuato di Meghan» che «non riesce a rendersi conto che sta andando verso il disastro e che deve lasciarla il prima possibile».

 Il sovrano ritiene, poi, che la somma di denaro «farà gola a Meghan perché è avida e la sistmerà per la vita». Nell'offerta, anche la possibilità che l'ex attrice possa mantenere il suo titolo di duchessa, oltre alla proprietà di Frogmore Cottage, dimora inglese dei Sussex, e una mega villa in California. I[…]

(ANSA l’8 febbraio 2023) - Il Duca e la Duchessa del Sussex saranno interrogati nell'ambito di una causa per diffamazione intentata negli Stati Uniti dalla sorellastra di Meghan. Samantha Markle ha citato in giudizio Meghan per "diffamazione e falsità pregiudizievole" in seguito all'intervista rilasciata dalla coppia a Oprah Winfrey nel 2021. Lo riporta la Bbc. La donna sostiene di essere stata diffamata quando Meghan ha affermato "falsamente e maliziosamente" di essere "figlia unica".

Negli Stati Uniti, una deposizione è una dichiarazione formale di prove che deve essere raccolta da un tribunale nei confronti di un testimone o di una parte in causa. In un documento presentato a marzo, la sorellastra della duchessa ha affermato che Meghan ha fatto "dichiarazioni palesemente false e maliziose" a un pubblico mondiale. I documenti mostrano che Samantha Markle, che soffre di sclerosi multipla e usa una sedia a rotelle, ha presentato l'azione legale, affermando che circa 50 milioni di persone in 17 Paesi hanno guardato l'intervista della Winfrey.

Nella mozione Samantha afferma che l'intervista ha "diffuso bugie false e maligne" e che l'ha sottoposta a "umiliazione, vergogna e odio su scala mondiale". Una mozione presentata da Meghan per impedire lo svolgimento delle deposizioni nel caso è stata respinta martedì dal giudice della Florida Charlene Edwards Honeywell.

Estratto dell’articolo di Emanuela Minucci per lastampa.it il 22 gennaio 2023.

I tabloid inglesi hanno chiesto ai lettori del memoriale-bomba «Spare» quale fosse la pagina più commovente di tutto il memorial del duca di Sussex.  E la più votata è stata quella […] in cui Carlo comunica al figlio dodicenne che la mamma Diana è morta in un incidente d’auto: poche parole senza un abbraccio.

 Solo una mano poggiata sul suo ginocchio mentre gli diceva «mamma non ce l'ha fatta»: «Non ricordo niente di quello che dissi a papa, ma e anche possibile che sia rimasto in silenzio. Quello che rammento con sconcertante chiarezza e che non ho pianto, nemmeno una lacrima. Papa non mi abbraccio. Gia in circostanze normali non era molto bravo a mostrare le proprie emozioni, come si poteva pensare lo facesse nel pieno di quella crisi? Tuttavia mi appoggio di nuovo la mano sul ginocchio dicendo: “Andra tutto bene”».

Non proprio quello che ci si aspetta da un padre di fronte a una simile tragedia. D'altronde per Carlo, scrive Harry, è sempre stato «difficile comunicare, ascoltare, esprimere i propri sentimenti faccia a faccia». 

Tanti anni dopo, Carlo ammise, parlando con Harry che ormai quasi trentenne soffriva d'ansia e attacchi di panico, che forse non era stato un ottimo padre: «“Immagino sia colpa mia. Avrei dovuto darti l’aiuto di cui avevi bisogno tanti anni fa”. Gli assicurai che non era colpa sua. Ma apprezzai le scuse».

 […] Dunque Carlo d’Inghilterra è stato un padre assente, glaciale, anaffettivo? Secondo Harry, non del tutto, perché ci sono stati anche momenti dolci nella sua infanzia. d esempio, sapendo che il piccolo Harry aveva paura del buio, gli accarezzava il viso fino a quando si addormentava: «Uno dei miei ricordi più belli e quello delle sue mani sulle guance, sulla fronte. Poi, quando mi svegliavo e lui se n’era andato, magicamente la porta era sempre socchiusa».

 A volte, poi, dopo cena, Harry saliva in camera e trovava «una lettera dove papà diceva di essere orgoglioso di me per qualcosa che avevo fatto o portato a termine. Io sorridevo e la mettevo sotto il cuscino, ma mi chiedevo anche come mai non me lo avesse detto a voce, poco prima, mentre era seduto proprio di fronte a me».

L’incoronazione di maggio

Ancora non si sa se Harry e Meghan saranno invitati all’incoronazione del 6 maggio di Re Carlo III. […] 

 Enormi folle sono attese a Londra per la cerimonia […], che vedrà anche l'incoronazione ufficiale della regina consorte Camilla. Il giorno seguente si terrà uno speciale concerto celebrativo al Castello di Windsor, mentre i festeggiamenti continueranno fino al lunedì seguente che sarà dichiarato festivo. [...]

Spare, il libro del principe Harry è un caso editoriale planetario. BEPPE COTTAFAVI su Il Domani il 21 gennaio 2023

I lettori di tutto il mondo stanno leggendo in 16 lingue, anche il cinese, il libro di Harry. A vagonate. Sono previste altre nuove 10 lingue. Per un caso editoriale planetario da 3,2 milioni di copie nel mondo.

In Italia tiratura complessiva di mezzo milione di copie, di cui vendute 100mila la prima settimana. 14mila al giorno.

A inseguire il principe c’è La vita intima di Niccolò Ammaniti, da Einaudi Stile Libero. Una delle due uscite di peso della settimana, insieme a Fame d’aria di Daniele Mencarelli (Mondadori)

A pagina 70 del suo libro Spare, Mondadori (primissimo in classifica e diviso nei tre atti di infanzia, servizio militare e felicità coniugale) il principe Harry racconta del suo rapporto con i libri. E dice che ogni volta che lo costringevano a stare seduto in silenzio con un libro, dava letteralmente i numeri. Dice però che non gli piacevano neppure le formule della matematica, né le belle poesie perché «per impararle le dovevi caricare nell’area del cervello che incamera tutto, proprio quella alla quale opponevo resistenza. Dalla scomparsa di mamma, la mia memoria è stata frammentaria per scelta, e non volevo ricostruirla perché ricordare significava provare dolore.» Allora memorizza lunghi brani di Ace Ventura e del Re Leone.

La cosa turbava suo padre, allora principe ora re, non leone ma Carlo III. A lui, il re, i libri non solo piacevano, ma li esaltava, in particolare Shakespeare: adorava Enrico V, e si paragonava al principe Hal. Nella sua vita c’erano diversi Falstaff, come Lord Mountbatten, il suo amato prozio, e Laurens van der Post, l’irascibile intellettuale seguace di Carl Gustav Jung.

Insomma, Harry non è uno che impara dai libri. Anche se scopre su BrainyQuote.com, un sito di citazioni ispirazionali, la frase di Faulkner, in Requiem per una monaca, sul fatto che il passato non è mai morto, e nemmeno passato. «Non ho mai avuto dubbi sul fatto che papà fosse sconvolto al pensiero che io stesso appartenessi all’orda di barbari che ignoravano Shakespeare. E cercai di cambiare. Aprii l’Amleto: un principe solitario, ossessionato dal genitore defunto, osserva quello superstite innamorarsi dell’usurpatore? Richiusi il libro: grazie, non fa per me». «L’unico libro che ricordo di aver apprezzato è un breve romanzo americano, Uomini e topi di John Steinbeck. Ce lo avevano dato da leggere per inglese. Diversamente da Shakespeare, Steinbeck non aveva bisogno di un traduttore, ma scriveva in una lingua comprensibile, pura e semplice. E, meglio ancora, non si dilungava. Uomini e topi ha poco più di cento pagine».

Il suo, nella versione italiana ne ha 531, 416 quella originale, l’italiano si sa è prolisso e dilata una lingua razionale come l’inglese. Ora il principe, mollato Amleto assai prima del monologo celeberrimo del terzo atto, sulla scia di Uomini e topi, che pure gli era piaciuto, di Furore non fa cenno. Possiamo dedurre che il suo, scritto da JR Moehringer, (il ghost writer premio Pulitzer di memoir più famoso al mondo, che qualche anno fa aveva aiutato André Agassi a scrivere il celebre Open così come L’arte della vittoria Shoe Dog, autobiografia del fondatore della Nike Phil Knight) sia il secondo libro letto in vita sua.

Bel colpo. Perché i lettori di tutto il mondo stanno leggendo in 16 lingue, anche il cinese, il suo libro. A vagonate. Sono previste altre nuove 10 lingue. Per un caso editoriale planetario da 3,2 milioni di copie nel mondo. Vi do conto di cosa è successo in Italia. Tiratura complessiva di mezzo milione di copie, (con una macchina dedicata nella stamperia di Cles) di cui vendute 100mila la prima settimana. Che, facendo i conti che non piacciono a Harry, fa 14mila al dì. È una grande festa per le librerie che vedono lettori vecchi e nuovi. È il record assoluto nella storia dell’editoria italiana di copie in una settimana di un libro di non fiction. E, per una volta, senza tirare in ballo TikTok.

Settimana di uscite importanti nella narrativa. Sono arrivati in libreria La vita intima di Niccolò Ammaniti, da Einaudi Stile libero, che sulle piattaforme già insegue il principe al secondo posto e Fame d’aria di Daniele Mencarelli, un nuovo corpo a corpo con la realtà più difficile di questo scrittore che appartiene alla rara categoria degli scrittori sentinelle, quelli che scrivono di persone e di vite, che chiedono di essere testimoniate. In questo caso un padre e un figlio. A guardarli, ora, il figlio sembra il padre. Il padre un bambino. Da Mondadori.

BEPPE COTTAFAVI. Editor e semiologo. Si è formato con Umberto Eco e Paolo Fabbri – è consulente editoriale di Mondadori Libri, dirige la casa editrice digitale Il dondolo del Comune di Modena e il Festival della Satira di Forte dei Marmi. Ha diretto Comix. È responsabile della sezione Idee di Domani.

Estratto dell’articolo di Emanuela Minucci per lastampa.it il 21 gennaio 2023.

Harry contro William: ormai siamo agli stracci che volano in tv. Come fossero due fratelli-coltelli qualunque, anzi peggio, più filodrammatici, più a favore di telecamera e tabloid.

 […] Harry, durante il seguitissimo «The Late Show» ha esibito due placchette rettangolari e una rotonda, tenute insieme da un cordino nero. Davanti ai riflettori Harry ha esibio il ciondolo-trofeo che viene citato all’interno della sua nuova biografia, «Spare».

 «Nel libro racconti che, nel corso di una lite, tuo fratello William ti ha rotto una collana» gli ha detto il presentatore Stephen Colbert. «Di quale collana si tratta». Pronta la risposta dell’ex principe: «Eccola qui, ora è stata riparata». E ancora: «Sopra ci sono incisi i battiti del cuore dei miei figli, è un regalo di mia moglie». «Oh, vedo il cardiogramma inciso lì» ha risposto il conduttore.

«Su questo invece c’è sopra l’Occhio di Tigre, lo ha realizzato un mio amico in Botswana», ha aggiunto Harry, focalizzando l’attenzione sull’amuleto circolare.

 L’Occhio di Tigre è una varietà di quarzo, color oro con striature più scure, una pietra dura originaria del sud dell’Africa. Luogo cui i Sussex sono particolarmente affezionati: proprio in Botswana, infatti, Harry e Meghan hanno fatto il primo romantico viaggio insieme nel 2016, quando la loro relazione era agli albori, poi sono tornati in Sud Africa nel 2019 con il primogenito Archie che era appena nato.

(ANSA il 5 gennaio 2023) - Dilagano in apertura di tutti i media britannici le imbarazzanti anticipazioni di 'Spare', attesissima autobiografia del principe Harry in uscita il 10 gennaio, nelle quali il duca di Sussex - auto esiliatosi negli Usa da quasi tre anni con la consorte Meghan dopo il traumatico strappo dalla famiglia reale - accusa il fratello maggiore e neo erede al trono William addirittura d'averlo aggredito fisicamente nel 2019.

 Il racconto - trapelato sull'edizione americana del Guardian online, in grado di mettere le mani in anticipo su una copia del libro nonostante le stringenti misure di sicurezza dell'editore Penguin - è oggetto di commenti e interpretazioni a raffica in queste ore da parte di analisti e royal correspondent. Mentre per il momento la corte tace di fronte alle insistenti richieste giornalistiche di conferme o smentite. Così come aveva taciuto - almeno ufficialmente - in occasione delle recenti "rivelazioni" della docu-serie 'Harry e Meghan', andata in onda su Netflix, o delle anticipazioni di due interviste tv appena concesse dal medesimo Harry in previsione del lancio di 'Spare'.

Stando a quanto riferisce il Guardian, nel libro il principe cadetto narra l'alterco con William nel dettaglio. Afferma che questi avrebbe perso la testa dinanzi a quello che definiva "il disastro incombente" alimentato a suo dire dall'immagine mediatica dei Sussex e dal loro scontro con i tabloid: e lo avrebbe affrontato in casa sua, bollando Meghan come una donna "difficile, maleducata, offensiva". Parole cui Harry sostiene di aver reagito solo verbalmente, rinfacciando al fratello di "ripetere a pappagallo la narrativa" della stampa populista britannica contro sua moglie - straniera e di madre afroamericana -, fino a un scambio ravvicinato d'insulti: al culmine di cui William l'avrebbe preso per la collottola, strappandogli un ciondolo e scaraventandolo per terra dove egli si sarebbe ferito con i cocci di una ciotola per cani andata in frantumi nella caduta.

Episodio per il quale l'attuale principe di Galles risulta essersi poi scusato chiedendo di non farne parola con Meghan, la quale tuttavia si sarebbe accorta dei graffi e tagli al collo del marito. Il Guardian, del resto, riferisce altri particolari scabrosi tratti dal libro. Per esempio la rivelazione inedita di Harry secondo cui William e Kate, allora fidanzati, l'avrebbero incoraggiato nel 2005 a indossare - ventenne - la famigerata uniforme nazista sfoggiata a un party privato in costume sotto l'obiettivo di un fotografo del Sun.

 O ancora quella su Carlo che, alla nascita del figlio minore, si sarebbe rivolto in tono sprezzante a Diana, con cui il matrimonio era già in crisi, dicendole: "Ora che mi hai dato un erede e una riserva ("an heir and a spare", secondo l'etichetta informale usata in casa Windsor per evocare l'esigenza dinastica di avere a disposizione idealmente un delfino e un cadetto) il mio compito è finito". Al padre sovrano, in ogni caso, l'autobiografia sembra riservare un trattamento migliore rispetto a William. Come nella pagine in cui Harry descrive almeno un tentativo recente di Carlo di far da paciere tra i due figli, a margine del funerale del 2021 del principe consorte Filippo, loro nonno: "Ragazzi - li avrebbe quasi implorati - vi prego di non rendere infelici i miei ultimi anni" di vita.

(ANSA il 5 gennaio 2023) – Il principe Harry ammette per la prima volta di aver fatto uso di cocaina quando aveva 17 anni nella sua autobiografia dal titolo 'Spare - Il minore'. Lo riporta Sky News. "Certo che in quel periodo prendevo cocaina - si legge nel libro -. A casa di qualcuno, durante un fine settimana di caccia, mi è stata offerta una striscia, e da allora ne ho consumata ancora un po'".

 E il duca di Sussex aggiunge: "Non è stato molto divertente, e non mi ha fatto sentire particolarmente felice come sembrava succedere ad altri, ma mi ha fatto sentire diverso, e quello era il mio obiettivo principale".

 Harry motiva così la sua decisione di voler provare la sostanza stupefacente: "Ero un diciassettenne disposto a provare quasi tutto ciò che avrebbe alterato l'ordine costituito".

 E aggiunge: "Almeno, è quello di cui stavo cercando di convincermi". Gli estratti dell'autobiografia sono stati pubblicati da Sky News che è venuta in possesso di una delle copie messe in vendita per errore in Spagna cinque giorni prima dell'uscita ufficiale dell'opera e subito ritirate.

Inoltre emerge dal libro che entrambi i principi Harry e William avevano chiesto al padre Carlo di non sposare Camilla dopo la morte della madre Diana: "Non hai bisogno di sposarti di nuovo', gli abbiamo chiesto". Il re invece quando nel 2005 era ancora principe di Galles si è unito in matrimonio con l'attuale regina consorte Camilla.

(LaPresse il 5 gennaio 2023) - Nel suo libro di memorie 'Spare', il principe HARRY ha raccontato di aver ucciso 25 persone mentre prestava servizio in Afghanistan. Lo riporta Sky News. Il duca di Sussex ha trascorso 10 anni nell'esercito, inclusi due missioni in prima linea in Afghanistan, e patrocina la Invictus Games Foundation, che sostiene il recupero dei veterani attraverso le competizioni sportive.

(ANSA il 5 gennaio 2023) – Il principe Harry ammette per la prima volta di aver fatto uso di cocaina quando aveva 17 anni nella sua autobiografia dal titolo 'Spare - Il minore'. Lo riporta Sky News. "Certo che in quel periodo prendevo cocaina - si legge nel libro -. A casa di qualcuno, durante un fine settimana di caccia, mi è stata offerta una striscia, e da allora ne ho consumata ancora un po'".

 E il duca di Sussex aggiunge: "Non è stato molto divertente, e non mi ha fatto sentire particolarmente felice come sembrava succedere ad altri, ma mi ha fatto sentire diverso, e quello era il mio obiettivo principale".

 Harry motiva così la sua decisione di voler provare la sostanza stupefacente: "Ero un diciassettenne disposto a provare quasi tutto ciò che avrebbe alterato l'ordine costituito".

 E aggiunge: "Almeno, è quello di cui stavo cercando di convincermi". Gli estratti dell'autobiografia sono stati pubblicati da Sky News che è venuta in possesso di una delle copie messe in vendita per errore in Spagna cinque giorni prima dell'uscita ufficiale dell'opera e subito ritirate.

Inoltre emerge dal libro che entrambi i principi Harry e William avevano chiesto al padre Carlo di non sposare Camilla dopo la morte della madre Diana: "Non hai bisogno di sposarti di nuovo', gli abbiamo chiesto". Il re invece quando nel 2005 era ancora principe di Galles si è unito in matrimonio con l'attuale regina consorte Camilla.

(LaPresse il 5 gennaio 2023) - Nel suo libro di memorie 'Spare', il principe HARRY ha raccontato di aver ucciso 25 persone mentre prestava servizio in Afghanistan. Lo riporta Sky News. Il duca di Sussex ha trascorso 10 anni nell'esercito, inclusi due missioni in prima linea in Afghanistan, e patrocina la Invictus Games Foundation, che sostiene il recupero dei veterani attraverso le competizioni sportive.

(ANSA il 6 gennaio 2023) - Arriva in esclusiva solo per l'Italia su Real Time l'intervista che il Principe Harry rilascerà domenica 8 gennaio ai microfoni della rete britannica ITV: "IL PRINCIPE HARRY - L'INTERVISTA", in onda martedì 10 gennaio alle 22:40 (in replica giovedì 12 gennaio alle 21:20) e disponibile in streaming su discovery+.

 Il Principe Harry parlerà a cuore aperto davanti alle telecamere di ITV per un'intervista intima con il giornalista Tom Bradby, presentatore di News at Ten (il notiziario serale di ITV), affrontando diversi temi tra cui le sue relazioni personali, la morte della madre Diana - su cui rivelerà dettagli inediti - ma anche le sue prospettive future.

 L'intervista di 90 minuti, prodotta da ITN Productions per ITV, verrà trasmessa in occasione della pubblicazione di Spare, il libro di memorie del Principe Harry, in uscita il 10 gennaio per Transworld. Real Time sarà l'unico canale a trasmettere l'intervista in italiano, proprio nel giorno dell'uscita del libro. Nell'intervista girata in California - dove Harry vive con Meghan Markle e i figli Archie e Lillibet Diana - il Principe ripercorrerà nel dettaglio la sua vita dentro e fuori la famiglia Reale, dando la sua personale versione degli eventi nel dialogo con Tom Bradby (che conosce da oltre 20 anni). Real Time è visibile al Canale 31 del Digitale Terrestre. L'intervista sarà disponibile su discovery+ dopo la messa in onda lineare. L'hashtag ufficiale è #IntervistaPrincipeHarry.

DAGONEWS il 6 gennaio 2023.

Quando il mondo pensava che non ci fosse più limite al peggio, ecco che arriva il Principe Harry a smentire tutti. Continuano le rivelazioni/anticipazioni choc tratte dalla sua autobiografia, “Spare”, scritta insieme al ghost writer J.R. Moehringer (lo stesso di “Open” di Agassi). Tra queste, ce ne sono alcune non proprio principesche: oltre alla cocaina, ai talebani uccisi come “pezzi della scacchiera” e alle risse con il fratello William, Harry ha infatti deciso di parlare anche del suo…cazzo!

 Come scrive il Daily Mail, Harry ha dedicato un’ampia parte del racconto della sua vita a parlare candidamente del suo pene "congelato" durante un viaggio al Polo Nord, e ha smentito le voci sulla sua mancata circoncisione.  Il Duca di Sussex ha fatto questa ammissione affrontando il tema dell'interesse dei media per i suoi genitali.

 “Ci sono state innumerevoli storie nei libri e nei giornali (persino il New York Times) sul fatto che Willy e io non fossimo circoncisi", ha scritto. Una volta messe a tacere queste “ignobili” voci, poteva fermarsi lì. E invece, ha continuato, rivelando che il suo augello reale si era ferito durante un'estenuante escursione di beneficenza al Polo Nord nel 2011.

Un gruppo di militari aveva deciso di intraprendere il viaggio di 305 km per raccogliere fondi per una ong, e sono stati raggiunti dal Principe Harry per quattro giorni. Tornato a casa in tempo per partecipare al matrimonio del fratello William con Kate Middleton, il principe fece un'ammissione: “Papà era molto interessato e comprensivo riguardo al disagio delle mie orecchie e delle mie guance congelate, ed è stato uno sforzo non esagerare nel raccontargli anche del mio pene", ha scritto. Quando sono arrivato a casa ho scoperto con orrore che anche le mie parti basse erano congelate, e mentre le orecchie e le guance erano già guarite, il pene non lo era".

 Poi il roscio Harry si è dilungato a parlare di come ha perso la verginità, con una donna “anziana”, all’età di 17 anni (nello stesso periodo, qualcuno a una battuta di caccia gli fece provare la cocaina): “Lo facemmo in un campo, dietro un pub, e lei mi chiamò ‘giovane stallone’”.

Harry, dopo le interviste e gli speciali Netflix, ha praticamente deciso di tentare a finire il lavoro lasciato a metà dalla madre, Lady D: distruggere la monarchia britannica. E, a proposito di Diana, racconta di aver viaggiato più volte nel tunnel dell’Alma di Parigi, dove si schiantò la principessa insieme a Dodi Al Fayed: “ho costretto il mio autista a guidare a 65 miglia all’ora (104 km/h)”. Cioè la stessa velocita a cui andava la Mercedes nera su cui viaggiava la madre la notte in cui morì, il 31 agosto 1997: “l’autista era scioccato, io non ho sentito praticamente niente quando sono entrato nel tunnel. Ho contato le luci e i pilastri, ma sono rimasto scioccato da quanto quel tunnel fosse “senza fronzoli”. Dopodiché, si è sbronzato ed è andato in giro per Parigi.

Nel libro, Harry racconta anche di essersi messo in contatto con una donna "dotata di poteri" - senza usare i termini sensitivo o medium - per parlare con sua madre. La donna avrebbe trasmesso un messaggio di Diana che gli diceva che lui stava vivendo la vita che lei stessa non era in grado di vivere.

 Non ha specificato né dove né quando sia avvenuto esattamente l'incontro, ma lo ha collocato dopo la nascita del figlio Archie, nato nel maggio 2019.  Ha scritto che la donna gli è stata raccomandata da amici e, nonostante fosse scettico sulle sue capacità, è andato a trovarla.

Ha detto di aver sentito l'aura della donna e che lei gli ha detto di sentire una presenza intorno a lui, e che credeva che sua madre fosse con lui in spirito.

(ANSA il 6 gennaio 2023) - Un importante leader talebano ha attaccato il principe Harry per come ha descritto nella sua autobiografia dal titolo 'Spare - Il minore" l'uccisione di 25 nemici quando era impiegato come pilota di Apache in Afghanistan. Anas Haqqani ha scritto sul suo profilo Twitter: "Signor Harry! Quelli che ha ucciso non erano pezzi degli scacchi, erano umani; avevano famiglie che stavano aspettando il loro ritorno".

 Nel libro il duca di Sussex ha rivelato di aver ucciso in combattimento 25 "talebani" affermando di non considerarli "persone" ma "pezzi degli scacchi" che erano stati eliminati. Harry ha anche spiegato di non provare soddisfazione per quanto fatto ma nemmeno vergogna. Le frasi del principe hanno però sollevato polemiche anche negli ambienti militari del Regno Unito. Per il colonnello in congedo Richard Kemp, ex comandante delle truppe britanniche in Afghanistan, è particolarmente pericoloso affermare l'idea che i soldati di sua maestà vedono i loro nemici come "meno che umani", in quanto così vengono esposti a possibili attacchi durante le missioni all'estero.

Per crimini di Guerra. I talebani vogliono processare il Principe Harry: “Ne ho uccisi 25 come pezzi degli scacchi”. Antonio Lamorte su Il Riformista il 10 Gennaio 2023

Non ha fatto infuriare soltanto il Re Carlo III suo padre, il fratello il Principe William, ogni altro membro della Royal Family e simpatizzanti vari. Con le rivelazioni della sua autobiografia The Spare, tradotta in Italia come Il minore e pubblicata da Mondadori, e già in vetta a tutte le classifiche possibili e immaginabili di vendita, il Principe Harry ha fatto infuriare anche i talebani. Che adesso chiedono che il duca di Sussex venga processato dalla comunità internazionale. E per crimini di guerra.

Spare è uscito oggi, oltre 500 pagine che tra gossip, rivelazioni e versioni già sentite o edulcorate e controverse sta riempiendo i media di tutto il mondo. E oltre ai rapporti complicati con la famiglia, al trauma per la morte della madre Lady Diana, ai litigi con il fratello, Henry ha raccontato anche le sue esperienze in Afghanistan quando era pilota degli elicotteri Apache dell’esercito britannico. Dopo l’attacco alle Torri Gemelle a New York dell’11 settembre 2001 e l’invasione e la destituzione del regime dei talebani – che l’anno scorso, dopo vent’anni, è tornato al potere a Kabul dopo la ritirata degli statunitensi e delle altre forze occidentali concordata in Qatar – il duca aveva servito nel Paese tra il 2007 e il 2008 e tra il 2012 e il 2013.

Harry ha raccontato di aver ucciso 25 talebani. Cruda la maniera in cui ha descritto quelle azioni: il principe ha detto di aver pensato ai suoi obiettivi come fossero “pezzi degli scacchi” e non esseri umani.

A rispondere alle dichiarazioni il Mullah Abdullah, che nel 2011 ha perso nove membri della famiglia, nel 2011, quando un missile britannico ha colpito la sua casa, nella provincia di Helmand. “Chiediamo alla comunità internazionale di processare questa persona e di risarcirci per le nostre perdite: abbiamo perso la nostra casa, la nostra vita e i nostri familiari, abbiamo perso i nostri mezzi di sussistenza e anche i nostri cari”. A replicare anche Nabi Akaa, vittima nella stessa provincia di una tragedia simile: 11 membri della sua famiglia, la maggior parte dei quali donne e bambini. “Quando è successo, qui c’erano le forze britanniche, gli americani allora non c’erano ancora. Un aereo ha sorvolato il villaggio e, mentre stavamo cenando, è tornato indietro e ha puntato su quella casa laggiù, la casa era piena di donne e bambini … Per un’ora intera abbiamo sentito piangere e poi è calato un silenzio terribile”.

Anas Haqqani ha scritto sul suo profilo Twitter: “Signor Harry! Quelli che ha ucciso non erano pedine su una scacchiera, erano uomini che avevano famiglie che stavano aspettando il loro ritorno“. E ancora: “La verità è quella che dite voi: i nostri innocenti erano come pedine degli scacchi per i vostri soldati e per i vostri leader militari e politici. Ma nonostante tutto, avete perso in questo ‘gioco’“.

Il principe Harry ha servito l’esercito per circa un decennio. Ha dichiarato di non aver provato soddisfazione ma neanche vergogna per quelle azioni militari. Per il colonnello in congedo Richard Kemp, ex comandante delle truppe britanniche in Afghanistan, è particolarmente pericoloso affermare l’idea che i soldati di sua maestà vedono i loro nemici come “meno che umani”, in quanto così vengono esposti a possibili attacchi durante le missioni all’estero.

Da mezzanotte code davanti alle librerie in tutto il Regno Unito per comprare il libro, scritto dal principe con il fuoriclasse dei ghostwriter J. R. Moehringer, primo nelle classifiche dei bestseller su Amazon, destinato a diventare uno dei libri più venduti dell’anno. La pubblicazione è stata concordata in contemporanea mondiale al 10 gennaio. Grande hype intorno al caso editoriale del momento nonostante le tante rivelazioni tra serie tv e interviste e alcuni frammenti trapelati ai quotidiani. Durissimi i tabloid contro il duca. Per un sondaggio YouGov la popolarità di Harry tra il pubblico britannico è scesa a un minimo storico: il 64% ora ha una visione negativa di lui.

Antonio Lamorte. Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.

Estratto dell’articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 6 gennaio 2023.

Il principe Harry nell'autobiografia Spare confessa di avere ucciso in Afghanistan 25 talebani e di non provare alcun imbarazzo. Aggiunge anzi di non avere «pensato a loro come persone, ma come pezzi degli scacchi eliminati dalla scacchiera». È un fatto, scrive, «che non mi riempie di soddisfazione, ma neppure mi imbarazza».

 Harry ha prestato servizio nella provincia di Helmand nel 2007-2008 e per alcuni mesi del 2012, prima di essere richiamato in patria dopo che un giornale australiano ne aveva rivelato la presenza in Afghanistan. L'ammissione della sua responsabilità nell'uccisione di 25 talebani mette in forte imbarazzo re Carlo III e l'istituzione monarchica, e pone nuovi gravi problemi di sicurezza per Harry e la sua famiglia in California, e per l'intera Royal Family nel Regno Unito.

La leggerezza irresponsabile con la quale Harry parla del suo ruolo in Afghanistan è forse il più clamoroso aspetto dell'autobiografia, uscita ieri in Spagna. Nel libro Harry parla di uno scontro fisico con il fratello William, che lo ha aggredito e buttato a terra in una discussione su Meghan.

[…] Harry parla dei suoi problemi mentali e ammette di avere sniffato «alcune volte» cocaina quando aveva 17 anni, anche se non gli è piaciuto. Accenna anche a una battuta che suo padre gli fece, «Chissà se sei davvero mio figlio», e che tocca una questione forse alla base del suo risentimento verso Carlo. Ancora oggi si sospetta infatti, data la grande somiglianza fra i due, che Harry sia in realtà figlio di James Hewitt, amante di Diana per più di cinque anni. Hewitt ha sempre sostenuto di avere incontrato la principessa dopo la nascita di Harry, ma c'è chi ha buone ragioni per dubitarne.

Come temeva re Carlo, Harry nel libro parla anche di Camilla e rivela di avere chiesto al padre di non sposare quella che i fratelli chiamavano «l'altra donna», rifiutando di pronunciarne il nome. Quando gli fu presentata, si comportò come se gli dovessero fare un'iniezione e pensò: «Chiudi gli occhi e non te ne accorgerai neppure». «Mi domandavo - scrive Harry - se sarebbe stata crudele con me come le matrigne malvage delle fiabe». […]

Estratto dell’articolo di Antonello Guerrera per repubblica.it il 6 gennaio 2023.

William era furioso, criticava Meghan, abbiamo litigato. Allora lui mi ha preso e mi ha scaraventato a terra". Insomma, un'aggressione fisica tra fratelli, avvenuta non da bambini, ma nel 2019, ossia tre anni fa. È un estratto del nuovo attesissimo e - come si temeva - esplosivo libro del principe Harry, Spare, il minore che uscirà in tutto il mondo martedì prossimo 10 gennaio, in Italia per Mondadori. A questo punto, come già si pensava alla luce del documentario Harry & Meghan apparso su Netflix qualche settimana fa, la pace tra i due figli di re Carlo III e Lady Diana appare pressoché impossibile.

Il leak dell'autobiografia del principe Harry

Eppure l'autobiografia Spare, che in inglese sta anche per "ruota di scorta" e che nel gergo della Royal Family sta a indicare la "riserva" dell'erede al trono, è blindatissimo fino alla data di uscita. Persino i giornalisti non hanno ricevuto in anteprima le copie stampa, come accade di norma, per le recensioni delle nuove opere. O meglio, era blindatissimo.

 Perché  nella notte tra lunedì e martedì il Guardian è riuscito a ottenere parte di una copia e in esclusiva ha pubblicato immediatamente cosa è riuscito a leggere. Ma nel corso della giornata di oggi è successo di peggio: perché alcune librerie spagnole, che avevano ricevuto le copie cartacee, hanno messo in vendita per sbaglio il libro, cinque giorni prima della sua blindatissima uscita mondiale, combinando un pasticcio colossale. Insomma, il tanto temuto "leak" è comunque avvenuto, e in maniera clamorosa.

 Harry e l'aggressione di William

La prima rivelazione è proprio quella dell'aggressione che Harry avrebbe subìto da William tre anni fa, scatenata, a quanto pare, proprio da un litigio su Meghan […]

Carlo a Harry: "Sai chi è il tuo vero padre?"

Riguardo al padre Carlo, il libro contiene altri particolari eclatanti. Innanzitutto, l'attuale monarca, stando al racconto del figlio avrebbe brutalmente scherzato più volte con lui dicendo: "Sai chi è il tuo vero padre?", riferendosi ai pettegolezzi sulla relazione della madre Diana con l'ex ufficiale britannico James Hewitt. Ma soprattutto, il duca del Sussex rivela che lui e William, dopo la morte della madre, avrebbero chiesto al padre di non sposare Camilla, attuale regina consorte: "Io e Willy andammo da papà e gli dicemmo che l'avremmo accolta nella nostra famiglia. In cambio, gli chiedemmo solo di non sposarla. "Non ce n'è bisogno", fu la nostra richiesta". Ma Carlo, evidentemente, era di un'altra idea.

La coca e i miliziani uccisi in Afghanistan

Ma le rivelazioni continuano. Harry ammette di aver fatto uso di cocaina da ragazzo e di aver ucciso 25 persone in Afghanistan dove è stato militare da ragazzo per l'esercito di sua maestà.

Martedì in uscita l’autobiografia «Spare»: così il ghost-writer di Agassi ha strappato la verità a Harry.

Storia di Irene Soave su Il Corriere della Sera il 6 gennaio 2023.

 La scommessa economica è ardita: 20 milioni di dollari di anticipo, per rientrare dei quali l’editore — Penguin Random House — dovrà vendere almeno 1,7 milioni di copie. Il prezzo di copertina, nei Paesi anglofoni, è da tomo universitario: 35 euro (in Italia 25). E la storia sembrerebbe stranota: della propria vita il principe Harry ha parlato già a marzo scorso in una lunga intervista a Oprah Winfrey, e a fine 2022 in una docuserie Netflix giudicata dagli appassionati perlomeno povera di rivelazioni.

Eppure , l’autobiografia del duca di Sussex in uscita martedì in tutto il mondo (in Italia per Mondadori, volta in italiano velocissimamente da un tandem di quattro traduttrici e intitolata Il minore), resta attesissima. Dalle molte anticipazioni che in questi giorni hanno bucato l’embargo degli editori (e forse disturbato, oltre alla Casa reale, anche i produttori di Netflix che non le hanno avute) Spare sembra riuscire nell’impresa sfuggita, finora, persino alla grande Oprah: quella di restituire al pubblico un ritratto del principe Harry più completo e forse persino simpatico di quanto il principe stesso sia mai riuscito a fare, parlando di sé. L’ingrediente segreto si chiama J. R. Moehringer.

Il più grande ghostwriter su piazza, 58 anni, insignito del premio Pulitzer quando ne aveva 36, non ha voluto la sua firma in copertina. Non la volle nemmeno quando, nel 2009, uscì , magistrale ritratto del tennista Andre Agassi che, cercando uno scrittore per la sua autobiografia, aveva scelto lui. Non soltanto per il Pulitzer. Agassi aveva letto l’autobiografia di Moehringer, uscita cinque anni prima (in italiano Il bar delle grandi speranze, poi diventato un film di George Clooney e con Ben Affleck), ed era «l’unica autobiografia letta fino ad allora che non mi sembrasse una totale autopromozione».

Moehringer vi racconta la propria infanzia abbandonato dal padre, il dj Johnny Michaels, e cresciuto dallo zio Charlie, proprietario di un bar. Un mondo fatto di uomini, «all’antica, spacconi, con un grande sense of humor, che mi hanno praticamente fatto da babysitter», ha raccontato in una delle sue rare interviste. Un mondo che forse lo ha preparato ai ritratti — quasi tutti maschili — che lo hanno reso famoso. «Quando intervistavo Agassi è stato subito chiaro che mi ha cercato anche per questo: ».

La copertina di e la copertina di si somigliano — primissimi piani di giovani uomini dalla barba fulva e lo sguardo inerme — e così le storie: l’atleta Andre allenato dal tirannico padre Emmanuel, il «non-erede» Harry oscurato dal fratello William e trascurato dal padre ora re; il giogo dorato dello sport agonistico e quello di Buckingham Palace; la notorietà. E le «salvatrici»: Steffi Graf per Agassi, Meghan Markle per il duca. In esergo a Open una frase di Van Gogh, che scrive al fratello «solo gli affetti profondi, come quello tra fratelli, ci salvano»; in anticipo sull’uscita di Spare le amare rivelazioni proprio sulla rottura con il fratello William, che ancora a scatola chiusa sembra la maggior delusione di Harry.

Che si sappia, Spareè la terza biografia che Moehringer ha «aiutato a scrivere» (preferisce questa dicitura al termine ghost-writer), essendo la seconda quella del fondatore di Nike Phil Knight nel 2016 ( L’arte della vittoria).

Ma c’è una grande vita anche al centro del suo unico romanzo, Pieno giorno (2012) dedicato al rapinatore Willie Sutton. E dei due articoli con i quali, nel 1998 e poi nel 2000, quasi vinse e poi vinse il Pulitzer. Nel 1998 arrivò in finale, con il ritratto di un clochard di San Francisco che diceva di essere l’ex leggenda della boxe Bob Satterfield. Due anni dopo vinse raccontando — attraverso la vita di una residente — la comunità di discendenti di schiavi di Gee’s Bend in Alabama (l’articolo è pubblicato in italiano da Piemme, col titolo di Oltre il fiume, ndr).

Per scrivere , dalla California dove abita Moehringer si era trasferito a Las Vegas, dove vive Agassi, in una casa comprata ad hoc dal campione. Ci era stato per due anni, intervistandolo quasi ogni mattina a colazione per un paio d’ore e non dormendo più di un paio d’ore per notte, come sempre quando scrive un libro. «Dalle interviste sbobinammo 12 mila pagine», ha raccontato, «e iniziammo insieme a vedere dei temi che riaffioravano. Per farlo mi ero fatto una scorpacciata di Freud, di Jung, di rudimenti di psicoterapia. Il metodo che usavo era quello». Ancora si sa poco di come lui e Harry abbiano lavorato a Spare, ma il «metodo Moehringer», sull’ex «riserva», potrebbe avere funzionato.

Il tunnel, l'alta velocità: così Harry ha ripercorso la morte della madre. In un nuovo estratto dal libro “Spare. Il Minore” il principe Harry racconta di aver attraversato il Tunnel dell’Alma, dove morì Lady Diana nel 1997. Francesca Rossi il 6 gennaio 2023 su Il Giornale.

Nel suo libro di memorie, “Spare. Il Minore”, il principe Harry ricorda il suo viaggio a Parigi e la difficile decisione di percorrere il Tunnel dell’Alma, luogo in cui la principessa Diana morì il 31 agosto 1997. Il duca ha voluto attraversarlo a bordo di un’auto che andava alla stessa velocità tenuta dalla Mercedes quella notte fatale, per tentare di capire ciò che ha provato sua madre negli ultimi istanti di vita.

"William mi picchiò. E mio padre mi chiese: di chi sei figlio?"

Un viaggio indietro nel tempo

Il People ha pubblicato un nuovo estratto dal libro autobiografico di Harry, “Spare. Il Minore”, in uscita il prossimo 10 gennaio. Nelle pagine citate il duca di Sussex rievoca un episodio cruciale della sua esistenza, una scelta sofferta, compiuta 10 anni dopo la morte di Lady Diana. Nel 2007 Harry volò a Parigi per assistere alla semifinale della Rugby World Cup. Aveva solo 23 anni. La sua prima notte nella Ville Lumière fece una richiesta particolare: “La World Cup mi fornì un autista…gli chiesi se sapeva dove fosse il tunnel in cui mia madre [morì]. Vidi i suoi occhi spalancarsi attraverso lo specchietto retrovisore. Il tunnel si chiama Pont de l’Alma, gli dissi. Sì, sì, lo sapeva. Voglio attraversarlo. Vuole attraversare il tunnel? A 65 miglia orarie, per essere precisi. 65? Sì. La velocità esatta a cui viaggiava la macchina di mamma secondo la polizia. Non 120 miglia all’ora, come riportò la stampa”.

Il principe Harry oltrepassò il Ritz, dove Lady Diana aveva trascorso le ultime ore prima dell’incidente mortale e arrivò “all’ingresso del tunnel”, cercando di ricostruire la dinamica dei fatti. “Quando l’auto entrò nel tunnel mi chinai in avanti…guardai i pilastri di cemento…Li contai, contai i battiti del mio cuore e in pochi secondi uscimmo dall’altro lato. Mi riappoggiai allo schienale. Silenziosamente dissi [a me stesso]: ‘Non c’è altro? Non è niente. Solo una galleria. Avevo sempre immaginato il tunnel come un passaggio insidioso, naturalmente pericoloso, invece era solo un breve, semplice tunnel”.

Il principe Harry scrive di aver chiesto all’autista di ripercorrere quel tratto una seconda volta, forse per convincersi delle sensazioni appena provate: “Era stata una pessima idea. Avevo avuto parecchie pessime idee nei miei 23 anni, ma quella fu particolarmente mal congegnata. Avevo detto a me stesso di volere una conclusione…”. Il duca credeva che attraversare il tunnel potesse acuire il suo “scetticismo”, il “dubbio” che aveva sempre provato riguardo alla dinamica dell’incidente: “Invece quella fu la notte in cui tutti i dubbi sparirono. Lei è morta, pensai. Mio Dio, se ne è davvero andata per sempre”.

Il libro esplosivo di Harry contro i Windsor: così farà detonare i rapporti

Harry ha indagato sulla morte di Lady Diana?

Il principe Harry sostiene che quel breve tragitto abbia inasprito il suo “dolore”. Attraversare la galleria lo avrebbe riportato al periodo più buio della sua esistenza, facendoglielo rivivere. Ciò che accade quella sera del 2007, però, potrebbe non essere stato solo il frutto di una decisione presa d’istinto, con il cuore. Magari potrebbe rappresentare l’inizio di una possibile indagine di Harry sulla scomparsa della principessa del Galles. Una giornalista del Daily Mail, Sue Reid, che ha fatto diverse ricerche sulla notte del 31 agosto 1997 e non sarebbe del tutto convinta dell’ipotesi dell’incidente, ha rivelato di essere stata contattata dallo staff del principe nella fase di scrittura del memoir (che riserverebbe ampio spazio a Lady Diana). E non sarebbe la sola.

William mi gettò per terra”. Il racconto choc del principe Harry

Il settimanale Oggi si chiede se il duca abbia intrapreso delle indagini private visto che, almeno stando a precedenti dichiarazioni, anche lui avrebbe da anni delle perplessità. Proprio per questo vorrebbe vederci più chiaro, approfondire i dati raccolti negli anni sulla dinamica dello schianto. Oppure, forse, Harry spera solo di liberarsi dalla sofferenza che lo accompagna da anni. Non sappiamo se il principe si sia davvero improvvisato detective a caccia della verità assoluta, se il desiderio di percorrere il Tunnel dell’Alma sia collegato o meno a un’eventuale indagine. In ogni caso sembra che Harry abbia intrapreso una ricerca che va oltre i fatti, tornando indietro nel tempo alle radici della sofferenza, forse per tentare di capire chi è oggi e sconfiggere i suoi demoni.

Estratto dell’articolo di Enrico Franceschini per repubblica.it il 7 gennaio 2023.

 Il principe Harry ammette di avere avuto atteggiamenti razzisti prima di incontrare Meghan Markle, lasciando intendere che è stato il rapporto e poi il matrimonio con l'attrice di madre afroamericana a farlo diventare più consapevole d quanto questo fosse sbagliato e a fargli cambiare comportamento. 

 "Ero probabilmente un bigotto prima della mia relazione con Meghan" afferma il duca del Sussex, in una nuova anticipazione dell'intervista con Anderson Cooper che sarà trasmessa dalla rete americana Cnn in vista della pubblicazione di Spare - il minore, titolo italiano della sua autobiografia, in uscita martedì in tutto il mondo.

 In questo caso Harry usa il termine "bigotto" nel senso di discriminazione sulla base della razza, anche se la parola può riferirsi a discriminazioni che includono il genere sessuale, la religione o altre convinzioni personali, e in inglese viene spesso usata come sinonimo di razzista.

Fra le rivelazioni del suo libro, il principe afferma di essere cresciuto ascoltando epiteti razzisti da "un sacco di gente" intorno a lui. Parlando di un noto episodio, quando nel 2009, mentre serviva nell'esercito, si rivolse a un commilitone di origine asiatica definendolo "il mio piccolo amico paki", un'espressione derogatoria e razzista in Gran Bretagna, Harry ricorda: "Non sapevo che fosse un insulto. 

 Quando ero piccolo sentivo usare quella parola da un sacco di persone e non avevo mai visto nessuno sollevare obiezioni, per cui non pensavo che fosse un termine razzista. Avevo 21 anni, ero isolato dal mondo e circondato di previlegi, credevo che fosse una parola innocua, come dire yankee". […]

Tra le altre nuove rivelazioni anticipate oggi dai giornali inglesi sulla base della edizione spagnola dell'autobiografia, pubblicata per sbaglio in anticipo di qualche giorno, ci sono quelle che Harry teneva un ciuffo di capelli della madre Diana sul comodino, nella convinzione che li avrebbe aiutati a concepire un figlio, e disse a William "puzzi di rhum" prima di entrare in chiesa per fargli da testimone al matrimonio del fratello con Kate. 

 Intanto il Daily Mail crede di avere individuato chi fosse la donna con cui Harry racconta di avere "perso la verginità in un campo dietro un pub": nel libro non la identifica, ma scrive che era più grande di lui e aveva un grande amore per i cavalli, due indizi che secondo il tabloid britannico corrispondono a Suzannah Harvey, che ha sei anni più di Harry, è una appassionata cavallerizza e una volta confessò di averlo appassionatamente baciato su un prato pieno di fango. Interpellata dal Mail, l'ex-modella si è rifiutata di fare commenti.

Sempre secondo il Mail e un altro tabloid, il Daily Express, che citano entrambi fonti di Buckingham Palace, re Carlo III sarebbe pronto a riappacificarsi con Harry, nonostante le polemiche provocate dal libro e dalle interviste che ne accompagnano il lancio. "Deve solo telefonarmi", titola in prima pagina l'Express, attribuendo la frase al sovrano, con il sottinteso che poi sarebbe pace fatta. […]

Irene Soave per corriere.it l’8 gennaio 2023.

La scommessa economica è ardita: 20 milioni di dollari di anticipo, per rientrare dei quali l’editore — Penguin Random House — dovrà vendere almeno 1,7 milioni di copie. Il prezzo di copertina, nei Paesi anglofoni, è da tomo universitario: 35 euro (in Italia 25). E la storia sembrerebbe stranota: della propria vita il principe Harry ha parlato già a marzo scorso in una lunga intervista a Oprah Winfrey, e a fine 2022 in una docuserie Netflix giudicata dagli appassionati perlomeno povera di rivelazioni.

 Eppure Spare, l’autobiografia del duca di Sussex in uscita martedì in tutto il mondo (in Italia per Mondadori, volta in italiano velocissimamente da un tandem di quattro traduttrici e intitolata Il minore), resta attesissima. 

 Dalle molte anticipazioni che in questi giorni hanno bucato l’embargo degli editori (e forse disturbato, oltre alla Casa reale, anche i produttori di Netflix che non le hanno avute) Spare sembra riuscire nell’impresa sfuggita, finora, persino alla grande Oprah: quella di restituire al pubblico un ritratto del principe Harry più completo e forse persino simpatico di quanto il principe stesso sia mai riuscito a fare, parlando di sé. L’ingrediente segreto si chiama J. R. Moehringer.

Estratto dell’articolo di Enrico Franceschini per “la Repubblica” il 7 gennaio 2023.

Il "caso Harry" non è mai stato una storia puramente di gossip, ma ora è diventato la crisi più seria per la monarchia britannica dal divorzio e dalla morte della principessa Diana: come se la madre, a quanto pare da lui contattata tramite una veggente, avesse passato al figlio il testimone di una staffetta contro i Windsor.

 All'inizio era una questione di gelosia per Meghan, che toglieva le prime pagine a Kate e di conseguenza al marito. Ma con le rivelazioni della sua autobiografia Harry ha screditato Carlo (un re che scherza sulla propria dubbia paternità dicendogli "chi è tuo padre?") e William (un futuro re che salta addosso al fratello, come in un dramma di Shakespeare); ha accusato Buckingham e Kensington Palace di usare uffici stampa pagati dal contribuente per manipolare l'opinione pubblica, come sottolinea perfino la Bbc , solitamente deferente verso la casa reale; e ha fatto sentire l'assenza di una figura simbolo di imparzialità come fu per 70 anni la regina.

 "Questa vicenda sottolinea i limiti dei sistemi ereditari", commenta il Guardian, che è un quotidiano filo repubblicano ma riflette una legittima opinione. Finché c'era Elisabetta II, sul Regno Unito eravamo tutti monarchici, affascinati dalla fiaba di The Crown e dal ruolo storico della sua principale interprete. […]

 Emanuela Minucci per lastampa.it l’8 gennaio 2023.

C’è molto contro gli altri – fratello William in testa – nel libro «The Spare» il figlio di scorta, l’autobiografia dell’ex principe Harry. Ma anche qualcosa contro di sè. E quel capitolo riguarda la cocaina, assunta quando Harry prestava servizio come capo squadro della Raf, Royal Air Force. 

 Nel libro però c’è qualcosa che Harry non confessa. Ovvero che nel 2011 gli fu permesso di lasciare la sua base di elicotteri Apache per «urgenti affari di palazzo» quando in realtà i militari stavano per essere sottoposti a un test antidroga. Secondo quanto riferito, la RAF Wittisham nel Suffolk è stata messa al sicuro da guardie armate nel maggio 2011 prima che a tutti i cadetti, junior e senior, fosse ordinato di fornire campioni di urina. 

 E si legge che il duca di Sussex sia partito con la sua Audi A3 per tornare a Londra, nonostante fosse appena tornato dal matrimonio del fratello, il principe William. L'ex sergente maggiore Mark «Oz» Wilson, ora 38enne, che era responsabile della disciplina dello squadrone, ha detto al Sun: «Non potevo credere che a Harry fosse stato permesso di andarsene». Si ritiene che Harry sia stato l’unico militare non testato sulla base. All'epoca prestava servizio con 656 Squadron, 4 Regiment Army Air Corps.

Ma nella sua autobiografia bomba. «Spare», Harry ammette soltanto di essersi ubriacato di coca e erba prima di arruolarsi nell'esercito nel 2005, e di «essersi sballato» con la marijuana dopo il suo primo appuntamento con Meghan.

 Stando ad un’anticipazione della suo memoir Spare riportata in esclusiva da People, il principe nel 2007 - mentre si trovava a Parigi per la Coppa del Mondo di rugby - avrebbe chiesto al suo autista di passare nella galleria sotto il Ponte de l’Alma, alla stessa andatura della vettura in cui perse la vita sua mamma.

In un passaggio riportato in anteprima da People, ad esempio, il duca di Sussex rivela che quindici anni fa ha chiesto al suo autista di attraversare il tunnel parigino dove perse la vita sua mamma, Lady Diana, nell’agosto 1997. Harry si trovava in Francia per la Coppa del Mondo di rugby, che - si legge nello stralcio - gli aveva messo a disposizione un driver. «Durante la mia prima notte laggiù, gli chiesi se conosceva quella galleria. Guardai i suoi occhi nello specchietto retrovisore che si ingrandivano». Certo che la conosceva. Gli disse poi che voleva attraversarla ad un’andatura precisa: 65 miglia all’ora (circa 100 km/h). 

«L’esatta velocità a cui andava la vettura di mia mamma, secondo i rilevamenti della polizia, al momento dell’incidente. Non 120 miglia all’ora, come riportato dalla stampa», chiarisce il principe. Che avvertì inoltre l’autista che niente, di quell’esperienza, sarebbe dovuto trapelare. «Siamo passati davanti al Ritz, dove mia mamma ha consumato il suo ultimo pasto, poi abbiamo imboccato la galleria».

 «Abbiamo superato il punto dove presumibilmente c’è stato l’urto che ha fatto sbandare l’auto. Mi sono sporto in avanti, ho guadato la luce trasformarsi in una specie di arancione, ho osservato i piloni di cemento sfrecciare. Li ho contati, ho contato i miei battiti e in pochi secondi siamo riemersi», dall’altra parte del Ponte de l’Alma. «Mi sono seduto e con calma mi sono chiesto se fosse tutto lì».

«È soltanto un tunnel dritto e breve», scrive Harry, che lo aveva sempre immaginato come «un passaggio infimo e pericoloso». «Non c’era motivo che qualcuno morisse al suo interno», aggiunge il duca, ricordando di aver chiesto al driver di attraversarlo una seconda volta. «Pensavo che passare lì dentro avrebbe messo fine alla mia sofferenza, ad un decennio di dolore inesorabile». Ma non è stato così.

Estratto dell'articolo di Antonello Guerrera per “la Repubblica” il 7 gennaio 2023.

Harry a pezzi. Il controverso e ribelle principe dei Windsor è sommerso dalle critiche in Inghilterra. Persino media e commentatori spesso concilianti con i Sussex stavolta sono svaniti. Perché Harry, con le esplosive e devastanti rivelazioni contenute nel suo libro Spare. Il minore ha scandalizzato tutti o quasi. La sua reputazione è ora marchiata da un'accusa pesantissima: traditore. Molto probabilmente imperdonabile. […]

 Fonti reali che conoscono i due figli del monarca e di Lady D raccontano al Daily Mirror che, dopo l'ultimo tsunami mediatico, «non ci sarà mai più una riconciliazione per Harry. Ciò che ha commesso è incomprensibile e molto probabilmente imperdonabile. Le sue parole sono così cattive e mirate. Quasi sicuramente, se ne pentirà amaramente. Ha superato troppe linee rosse nel libro».

 Altre fonti reali, sempre al Mirror, raccontano che William sarebbe «distrutto» dalle rivelazioni del fratello minore, mentre un altro insider parla di «distorsione della realtà» da parte di Harry. Un anonimo servitore della defunta Regina sottolinea invece al Daily Mail che, se fosse ancora viva, Elisabetta II sarebbe rimasta allibita dal comportamento del nipote: «Almeno è morta prima e si è risparmiata questo spettacolo penoso». 

 In un editoriale della direzione, il tabloid Sun scrive che oramai il principe ribelle «è diventato un personaggio pietoso, consumato dalla rabbia». Ma Harry, soldato di Sua Maestà tra 2007 e 2008 e 2012 e 2013, è oramai un traditore anche per l'esercito e diversi politici conservatori britannici. 

 L'autobiografia del duca del Sussex contiene infatti anche la sensazionale ammissione di aver ucciso almeno 25 miliziani in Afghanistan: «Per me erano pedine, non esseri umani». La reazione dell'ex colonnello britannico e suo superiore in Afghanistan, Richard Kemp, insieme a quella del pari in Iraq Tim Collins, è un eccezionale flagello: «Harry ha tradito i suoi compagni e l'esercito britannico che rispetta sempre la vita umana. 

Così ha messo a repentaglio anche la sua sicurezza personale», che a questo punto dovrà essere sensibilmente intensificata (a spese di Harry e Meghan, dopo l'addio alla Corona) visto che alcuni estremisti potrebbero vendicarsi: «Si è dato la zappa sui piedi», aggiunge Kemp. Anche l'ex marine, amico e idolo di Harry, Ben McBean, braccio e gamba persi in Afghanistan, asfalta il principe: «Harry, ti voglio bene. Ora però, per favore, taci!». […]

Harry accusa i paparazzi per la morte di Diana: «Lei moriva, loro fotografavano». Storia di Paola De Carolis su Il Corriere della Sera l’8 gennaio 2023.

Le mani bagnate della gente, il disagio, i sensi di colpa. I ricordi di quel giorno in cui all’improvviso gli crollò il mondo addosso: la difficoltà di incontrare il pubblico tra un mare di fiori, l’impossibilità di piangere. «Perché quelle mani bagnate? poi ho capito, erano lacrime». Tempo dopo, le foto dell’incidente di Parigi contenute in un dossier: «il viso, le mani» di Diana dello stesso colore dei suoi capelli biondi. «Ho creduto che fosse un segno dall’Aldilà, poi ho capito che erano i flash dei fotografi. Mentre lei moriva, loro fotografavano».

Il principe Harry si è messo a nudo con il giornalista Tom Bradby in una delle interviste televisive rilasciate per la pubblicazione della sua autobiogafia. La tragica scomparsa di Lady D è un trauma che ha profondamente segnato la vita di Harry, come il duca (Il minore il titolo italiano, Mondadori, in vendita da martedì). L’altra grande difficoltà è essere il secondogenito, the spare, il sostituto. Se c’è sempre stata rivalità con William, c’è stato anche tanto affetto, il che ha reso la recente frattura particolarmente dolorosa. Ci sono stati episodi violenti, sia nel 2019, quando William acchiappò il fratello per il collo e lo spinse per terra, sia nel 2021, in occasione del funerale del principe Filippo. «Parlo della nebbia rossa che io stesso ho avuto per tanti anni», ha spiegato Harry riferendosi alla rabbia e la frustrazione che lo hanno a lungo consumato. «Ho visto questa nebbia rosa in lui. Voleva che lo picchiassi, ma ho scelto di non farlo».

Bradby è da circa 20 anni un amico del principe e ha confessato di aver avuto bisogno di stendersi a letto dopo aver finito il libro. Ha esordito con una domanda che forse si chiedono in tanti: perché? «Perché per otto anni la mia storia è stata raccontata da altre persone, distorta e spesso inventata. Se facessi ancora parte di questa istituzione non avrei potuto farlo». Non per soldi, allora? «Il motto della famiglia, mai lamentarsi, mai spiegare, in realtà solo un motto, ci sono molte lamentele e molte spiegazioni. Ora spiego io, parlo io, direttamente, non attraverso i tabloid. Da anni cerco di comunicare in modo chiaro con la mia famiglia, ma non ci sono riuscito. Non mi hanno creduto, non è vero, mi hanno risposto, te lo immagini».

Il libro inizia con il ricordo di quella notte dell’agosto nel 1997 in cui Carlo si sedette sul letto e gli disse che la madre aveva avuto un incidente automobilistico. «Pregai affinché aggiungesse che stava bene», ma non arrivò nessuna conferma, sino a quando il padre pronunciò che le parole che Harry non voleva sentire. «Solo ora, da genitore, provo molta compassione per lui, riesco a capire quante ore passò a domandarsi come darci una notizia simile». Harry ha anche raccontato che per un periodo si convinse che la madre era viva, che aveva inventato l’incidente per sfuggire ai tabloid. «Un risultato del trauma». Le rivelazioni sulla cocaina e sul primo incontro sessuale, ma anche gli affetti famigliari, il rapporto scherzoso e spiritoso con la nonna regina, l’amore per il padre e la famiglia. «Gli vorrò sempre bene», ha sottolineato, pur aggiungendo che il padre non era pronto per fare il genitore da solo.

«Una sera durante una cena a Highgrove gli ho raccontato tutto quello che stavo passando, ha abbassato la testa e ha detto sottovoce che probabilmente era colpa sua, che avrebbe dovuto procurarmi l’aiuto di cui avevo bisogno». Non era colpa sua, ha spiegato Harry, ma ho apprezzato le scuse. Harry e William avevano pregato il padre di non sposare Camilla, ma volevano che fosse felice, ha precisato Harry: «Insieme lo erano e lo sono». A sua volta, Carlo parlò a Harry del matrimonio con Meghan: «Non cercò di dissuadermi ma aveva qualche riserva». A Wiliam e Kate, invece, Meghan non risultò simpatica già all’inizio. «Meg è difficile», ripeteva William. «Tratta male il personale». Harry racconta che a un certo punto l’ufficio del fratello cominciò a diffondere informazioni e giudizi negativi su Harry e Meghan. Era ciò che era successo tra Carlo e Diana ai tempi della separazione e, ancora ragazzi, William e Harry avevano promesso che tra di loro non sarebbe mai andata così. Per quanto riguarda il futuro, il duca del Sussex ha precisato di sperare ancora in una riconciliazione. Se ancora non ha deciso se andrà all’incoronazione del padre, vorrebbe ricucire i rapporti con Carlo e William. «La palla è nel loro campo», ha precisato.

 Le accuse del Principe Harry: “Camilla prima era la cattiva. Poi è diventata pericolosa”. Antonello Guerrera su La Repubblica il 9 gennaio 2023.

 Trasmesse le prime interviste del duca del Sussex per lanciare il suo esplosivo libro in uscita domani. Nel mirino, oltre alla matrigna, ancora una volta William e Kate: “Hanno trattato mia moglie con i loro stereotipi. Alcuni membri della mia famiglia sono andati a letto con il diavolo. Ma la Royal Family non è razzista"

È solo la prima delle quattro interviste di Harry per lanciare il suo esplosivo libro "Spare, il minore", in uscita ufficiale domani in tutto il mondo. Se non ci fosse stato il clamoroso errore - e dunque i conseguenti spoiler e leak - di alcune librerie spagnole che la settimana scorsa hanno messo in vendita il libro prima del 10 gennaio, quella del principe ribelle con il giornalista e amico Tom Bradby di Itv di ieri sera sarebbe stata una conversazione sensazionale, quasi della stessa portata della madre Diana. Tuttavia, dopo le ultime sensazionali ricostruzioni sull'aggressione di William nei suoi confronti e altri segreti della Royal Family già circolate nei giorni scorsi, l'intervista contiene ulteriori rivelazioni e commenti di Harry che scateneranno ulteriori polemiche.

Innanzitutto, il duca del Sussex dalla California rincara le accuse alla sua famiglia, in particolare modo a William e Kate: questi ultimi, oltre "a passare articoli ai tabloid contro me e mie moglie", "avrebbero stereotipizzato Meghan", chiamandola "birazziale, americana, attrice". Insomma, secondo Harry la sua fidanzata e poi consorte "non era benvenuta nella Royal Family, che anzi ha fatto sì che andasse via. Il punto è che, come i tabloid, tutti pensavano che sarebbe scappata solo Meghan. Invece sono andato via anche io". Non solo: nei Fab Four, ossia Harry, Meghan, William e Kate prima che litigassero, il secondogenito di Carlo e Diana sostiene di essersi sentito più volte come "una ruota di scorta". Anche l'attuale re "poteva essere un padre migliore". Harry ha ammesso di "non parlare da un po' di tempo" né con il fratello né con Carlo. 

Ma il principe dichiara di peggio: "Riconciliazione? Io sono aperto, voglio bene a mio padre e mio fratello. Ma io non li riconosco più, come loro sembrano non riconoscere me. Per rifarsi la reputazione a scapito di me e Meghan, certi membri della mia famiglia sono andati a letto con il diavolo". Oltre che con il fratello William, Harry sembra avercela soprattutto un personaggio: la sua matrigna Camilla.

Nei giorni scorsi ci sono state le rivelazioni, ribadite anche stasera, che i due figli di Carlo, dopo la morte della madre Diana, chiesero all'attuale monarca di non sposare la sua amante. Oggi Harry ha aggiunto che, subito dopo questo episodio, "sono iniziati a uscire sulla stampa articoli sulle conversazioni private tra la mia matrigna e William: a parte mio fratello, solo un'altra persona poteva passare tutto alla stampa". A tal proposito, il 38enne aggiunge nella seconda intervista all'americana Cbs con Anderson Cooper: "Dopo la morte di mia madre, Camilla era la cattiva agli occhi dell'opinione pubblica, doveva riabilitare la sua immagine. Questo lo ha resa pericolosa ai miei occhi, proprio per i rapporti sempre più fitti con i tabloid". 

Infine, in maniera piuttosto surreale e nonostante l'evidenza indichi il contrario, Harry ha smentito che sua moglie Meghan abbia accusato di razzismo la famiglia reale durante l'altrettanto esplosiva intervista a Oprah Winfrey due anni fa. Eppure, la duchessa del Sussex aveva parlato esplicitamente di un membro della Royal Family spaventato dal colore della pelle del suo primogenito Archie. "No", ribatte il principe, "mia moglie non ha mai parlato di razzismo. Si riferiva a certi pregiudizi, ma non al razzismo. La mia famiglia non è razzista".

(ANSA il 9 gennaio 2023) - Il principe Harry non fu invitato sull'aereo che ha portato tutti i membri della famiglia reale britannica al capezzale della regina Elisabetta a Balmoral. Lo ha rivelato il secondogenito di Carlo e Diana in un'intervista al programma '60 minutes', trasmesso dalla rete televisiva americana Cbs.

 “Non sono stato invitato”, ha detto il reale spiegando che quando alla fine è riuscito ad arrivare in Scozia per conto suo la sovrana era già morta. Harry ha raccontato di essersi quindi recato nella stanza dove giaceva Elisabetta. “Era nella sua camera da letto. In realtà ero davvero felice per lei. Perché aveva completato la sua vita e suo marito la stava aspettando. E ora sono sepolti insieme”, ha detto il principe. Quanto alla rottura con il padre e il fratello, con i quali “non si parla né si scambia messaggi da un po’”, Harry ha detto che “la palla ora è nelle loro mani”. “Non vedo l’ora di avere un rapporto con mio fratello, con mio padre e con altri membri della mia famiglia”.

Estratto dell’articolo di Antonello Guerrera per repubblica.it il 9 gennaio 2023. 

[…] È solo la prima delle quattro interviste di Harry per lanciare il suo esplosivo libro "Spare, il minore", in uscita ufficiale domani in tutto il mondo. […] l'intervista contiene ulteriori rivelazioni e commenti di Harry che scateneranno ulteriori polemiche.

Innanzitutto, il duca del Sussex dalla California rincara le accuse alla sua famiglia, in particolare modo a William e Kate: questi ultimi, oltre "a passare articoli ai tabloid contro me e mie moglie", "avrebbero stereotipizzato Meghan", chiamandola "birazziale, americana, attrice".

  Insomma, secondo Harry la sua fidanzata e poi consorte "non era benvenuta nella Royal Family, che anzi ha fatto sì che andasse via. Il punto è che, come i tabloid, tutti pensavano che sarebbe scappata solo Meghan. Invece sono andato via anche io".

Non solo: nei Fab Four, ossia Harry, Meghan, William e Kate prima che litigassero, il secondogenito di Carlo e Diana sostiene di essersi sentito più volte come "una ruota di scorta". Anche l'attuale re "poteva essere un padre migliore". Harry ha ammesso di "non parlare da un po' di tempo" né con il fratello né con Carlo.

 Ma il principe dichiara di peggio: "Riconciliazione? Io sono aperto, voglio bene a mio padre e mio fratello. Ma io non li riconosco più, come loro sembrano non riconoscere me. Per rifarsi la reputazione a scapito di me e Meghan, certi membri della mia famiglia sono andati a letto con il diavolo". Oltre che con il fratello William, Harry sembra avercela soprattutto un personaggio: la sua matrigna Camilla.

Nei giorni scorsi ci sono state le rivelazioni, ribadite anche stasera, che i due figli di Carlo, dopo la morte della madre Diana, chiesero all'attuale monarca di non sposare la sua amante. Oggi Harry ha aggiunto che, subito dopo questo episodio, "sono iniziati a uscire sulla stampa articoli sulle conversazioni private tra la mia matrigna e William: a parte mio fratello, solo un'altra persona poteva passare tutto alla stampa". A tal proposito, il 38enne aggiunge nella seconda intervista all'americana Cbs con Anderson Cooper: "Dopo la morte di mia madre, Camilla era la cattiva agli occhi dell'opinione pubblica, doveva riabilitare la sua immagine. Questo lo ha resa pericolosa ai miei occhi, proprio per i rapporti sempre più fitti con i tabloid".

Infine, in maniera piuttosto surreale e nonostante l'evidenza indichi il contrario, Harry ha smentito che sua moglie Meghan abbia accusato di razzismo la famiglia reale durante l'altrettanto esplosiva intervista a Oprah Winfrey due anni fa. Eppure, la duchessa del Sussex aveva parlato esplicitamente di un membro della Royal Family spaventato dal colore della pelle del suo primogenito Archie. "No", ribatte il principe, "mia moglie non ha mai parlato di razzismo. Si riferiva a certi pregiudizi, ma non al razzismo. La mia famiglia non è razzista".

(ANSA il 9 gennaio 2023) - "William aveva dei problemi con mia moglie che non erano basati sulla realtà". Lo ha detto il principe Harry in un'intervista al programma '60 minutes' andata in onda sul canale americano Cbs raccontando della lite che ha avuto con suo fratello, riportata nel libro di memorie 'Spare, la riserva', ed emersa qualche giorno fa.

"Io stavo difendendo mia moglie e lui la stava attaccando anche se lei non era presente. Ci siamo spostati da una stanza alla cucina. Lui ha cominciato a urlare, io anche ho urlato. Non è stato un bel momento. Alla fine lui ha perso la pazienza e mi ha buttato a terra", ha raccontato il secondogenito di Diana e re Carlo ribadendo che poi William gli ha chiesto scusa.

(ANSA il 9 gennaio 2023) - Nel tunnel dell'Alma a Parigi, dove Lady Diana è morta nell'agosto del 1997, "non c'era alcun pericolo che qualcuno potesse perdere il controlo di un'auto anche dopo aver bevuto un drink o due a meno che non si fosse completamente accecati". Lo sostiene il pricnipe Harry in un'intervista alla tv britannica Itv news implicando che siano stati i paparazzi all'inseguimento della madre a causare l'incidente mortale.

"Le persone che ne erano principalmente responsabili, se la sono cavata tutte", ha attaccato il principe che nel suo libro di memorie 'Spare', la 'riserva', rivela di essere voluto tornare sul luogo della morte di Lady Diana e di averlo attraversata alla stessa velocità dell'auto di sua madre.

 "Ho sempre immaginato che il tunnel fosse un passaggio infido, pericoloso, ma era solo un tunnel corto, senza passaggi strani", ha detto. Alla domanda su che cosa sarebbe successo se i paparazzi non avessero inseguito l'auto della madre ha risposto: "Sarebbe andata diversamente".

(ANSA il 9 gennaio 2023) - Il principe Harry e Meghan Markle sono stati percepiti dal Palazzo come due persone che potessero "portare via le luci della ribalta degli altri e questo ha creato problemi nei rapporti soprattutto con William e Kate".

 Lo ha detto il secondogenito di Carlo e Diana in un'intervista alla tv britannica Itv, trasmessa questa sera nel Regno Unito. "Ho sempre sperato che noi quattro andassimo d'accordo. Ma molto rapidamente la questione è diventata una sfida Meghan conto Kate", ha rivelato Harry che sta pubblicizzando da settimane il suo libro di memorie, 'Spare'. Nell'intervista di 95 minuti il principe ha anche ricordato i giorni in cui era il "terzo incomodo" negli impegni ufficiali e in altre uscite con William e Kate, quando il loro rapporto era molto stretto. Harry ha anche detto che se il fratello William non ha mai cercato di dissuaderlo dallo sposare Meghan, lo ha avvertito che "sarebbe stata molto dura".

(ANSA il 9 gennaio 2023) - "Ho pianto solo una volta per la morte di mia madre ed ho provato imbarazzo a camminare in mezzo alla folla, stringere mani e fare sorrisi dopo la sua morte". Lo ha rivelato il principe Harry, primogenito di Lady Diana e re Carlo, in un'intervista alla rete britannica Itv in onda questa sera nel Regno Unito.

 "C'erano 50.000 bouquet di fiori per mia madre e le mani delle persone lì fuori erano bagnate dalle lacrime che avevano versato", ha raccontato il principe rammaricandosi del fatto di non essere riuscito a mostrare alcuna emozione nell'occasione della famosa camminata con il fratello William, il padre e il fratello della madre, Charles Spencer. "Tutte quelle persone sentivano di conoscere mia madre.

 E le due persone che le erano più vicine, le due persone che lei amava di più al mondo sono state incapaci di mostrare emozione", ha detto nella prima di una serie di intervista che andranno in onda, anche negli Stati Uniti, da qui a mercoledì. Alle 19.30 ora americana, l'1.30 in Italia, sarà la volta del colloquio con l'anchor Anderson Cooper sulla Cvs, quindi Good Morning America lunedì mattina e martedì notte con Stephen Colbert al Late Show sulla Cbs.

Re Carlo, la strategia del silenzio di fronte a Harry (e il timore nascosto nel disegno della sua cravatta). Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera il 10 gennaio 2023.

Re Carlo, fedele al motto «Keep calm and carry on», non replica alle accuse scagliate da Harry. Che sta però attaccando il suo «cerchio vitale»: da Camilla a William. E ha innescato una crisi istituzionale: a rischio è l’esistenza stessa della monarchia

Keep calm and carry on, era il motto degli inglesi sotto la pioggia di missili tedeschi durate la seconda guerra mondiale; manteniamo la calma e andiamo avanti, è l’uguale atteggiamento di re Carlo di fronte al diluvio di «bombe mediatiche» che il figlio Harry scaglia contro la monarchia dal suo esilio californiano.

È la strategia del silenzio quella scelta dal nuovo sovrano, nella speranza che l’uragano si sgonfi da solo.

Intanto, Carlo continua la sua routine come se nulla fosse: lavora ogni giorno alla valigetta rossa — ereditata da Elisabetta — che contiene le carte ufficiali, mantiene in programma una visita in Scozia questa settimana. Domenica lo si è visto per la prima volta in pubblico dopo l’uscita delle iniziali anticipazioni della biografia di Harry, «Spare» (in Italia «Il Minore»), che arriva oggi nelle librerie : Carlo è apparso rilassato, sorridente, mentre stringeva le mani dei sudditi davanti a una chiesa a Norfolk, nei pressi della sua tenuta di Sandringham. Lo si è colto perfino a scherzare con la gente: secondo i giornali inglesi, a Buckingham Palace avevano fatto una simulazione in stile «war games» delle possibili accuse da parte di Harry e dunque non si sono fatti cogliere impreparati.

Il buon umore — almeno apparente — di Carlo traspariva perfino dalla sua cravatta, decorata con piccoli tirannosauri, ossia il Tyrannosaurus Rex, un richiamo al suo titolo.

Ma sorge un dubbio: non è che pure la monarchia britannica, come i rettili antidiluviani, rischia adesso l’estinzione?

Perché la «guerra dei Sussex» è tutt’altro che gossip. Certo, c’è molto di cui intrattenersi, da Harry che perde la verginità in un fienile con una donna più matura a William che lo scaglia a terra sulla ciotola per cani fino alle dispute sulla sua barba il giorno del matrimonio con Meghan. Ma in realtà la posta in gioco è maledettamente seria: Carlo deve gestire una fase delicatissima, quella della transizione della monarchia al dopo-Elisabetta, deve cioè traghettare la Corona in un nuova era, ma si trova a farlo mentre il figlio, che è pur sempre il quinto in linea di successione al trono, ha scatenato una guerriglia logorante.

Non è semplicemente un affare di famiglia: la Corona è l’architrave su cui si regge l’edifico politico-costituzionale della Gran Bretagna, è il collante che tiene assieme una società spaccata dalla Brexit e che garantisce la coesione del Regno Unito di fronte alle spinte centrifughe della Scozia e dell’Irlanda del Nord. Se la pietra angolare viene scalzata, tutto il castello di carte rischia di volare in pezzi.

E la vicenda non è confinata alla Gran Bretagna: la monarchia inglese è un fenomeno globale, come si è visto ai funerali di Elisabetta, dove si sono dati convegno i potenti di tutto il mondo (e come testimonia il successo planetario di una serie tv come The Crown). Carlo è a capo del Commonwealth, l’organizzazione che riunisce 56 Paesi dell’ex impero britannico ancora legati a Londra da storia, cultura ed economia: un network mondiale tenuto assieme dalla Corona.

Dunque la furia di Harry – giustificata o meno – ha innescato una crisi istituzionale ancora più profonda di quella provocata dalla guerra fra Carlo e Diana negli anni Novanta e che richiama piuttosto alla memoria l’abdicazione di Edoardo VIII nel 1936, un colpo che si rivelò quasi fatale per la monarchia.

Harry sta attaccando direttamente il cerchio interno della Corona: Camilla, la regina consorte accusata di essere in combutta con la stampa per screditare i duchi di Sussex, e William, il futuro re, dipinto come un iracondo che è l’«arci-nemesi» di Harry. Per questo, il silenzio di Carlo è tanto più difficile da mantenere: a Londra dicono che il re non ha perso le speranze di una riconciliazione, ma Harry sembra irremovibile, pretende che la sua famiglia faccia una pubblica ammissione di colpa. Difficilmente questo accadrà: al funerale di Filippo, Carlo aveva scongiurato i due figli di «non rendere miserevoli» i suoi ultimi anni, ma non sembra sia stato ascoltato. Ora è chiamato alla prova più ardua.

Estratto dell'articolo di Antonello Guerrera per repubblica.it il 10 gennaio 2023.

Ha oltrepassato la linea rossa, ora basta”. Attenzione, persino re Carlo avrebbe perso la pazienza con il principe e secondogenito Harry. (…) l’aria che tira a Buckingham Palace è pessima. E ora c’è il rischio che Harry e Meghan non vengano più invitati all’incoronazione prevista il prossimo maggio.

 Gli attacchi di Harry a Camilla

Il 74enne Carlo, che come sempre ufficialmente non parla come tutto il resto della famiglia, sarebbe rimasto molto amareggiato dagli attacchi di Harry alla sua seconda moglie, nonché regina consorte, Camilla. La quale, secondo Harry, avrebbe sacrificato il figliastro "sull'altare delle pubbliche relazioni". L'editorialista Sarah Vine argomenta sul Daily Mail di oggi che per il figlio di Carlo e Diana sarebbe Camilla "la radice del male" occorso tra lui e il resto della famiglia.

Nei giorni scorsi era uscita la rivelazione, nel libro Spare di Harry, che i due figli di Carlo, dopo la morte della madre Diana, chiesero all'attuale monarca di non sposare la sua amante. L’altro giorno Harry ha aggiunto che, subito dopo questo episodio, "sono iniziati ad apparire sulla stampa britannica articoli sulle conversazioni private tra la mia matrigna e William. A parte mio fratello, solo un'altra persona poteva passare tutto alla stampa: Camilla. Perché da lì è iniziata la campagna dei tabloid affinché lei e mio padre si sposassero".

(…)

Un informato insider della casa reale dice all'Express: “Camilla era la linea rossa per il re. Harry lo sapeva prima di sedersi davanti alle telecamere per le interviste. Ma ha deciso di varcarla lo stesso. Ora Carlo potrebbe staccare la spina” nei confronti del secondogenito. Concorda un altro esperto reale, Phil Dampier: “Re Carlo ha sempre messo in chiaro a palazzo che Camilla”, che proprio il monarca ha fatto nominare regina consorte dopo diverse pressioni sulla madre Elisabetta prima che questa spirasse, "non doveva essere toccata da questa valanga di accuse. L’attacco di Harry è stato crudele. Ora ogni speranza di riconciliazione familiare sembra finita”.

 In realtà, Harry è già stato parzialmente declassato dalla cerimonia di incoronazione di re Carlo del 6 maggio prossimo, anche se il suo invito dovesse essere confermato. Secondo un retroscena del Sunday Times di domenica, “il protocollo è stato cambiato e sarà soltanto l’erede William a inginocchiarsi e a baciare sulla guancia il nuovo monarca”, con il fratello minore che rimarrebbe nell’ombra, o comunque in secondo piano.

Harry sbanca in libreria, ma Carlo è furente. E la popolarità crolla ai minimi storici. Storia di Gaia Cesare su Il Giornale l’11 gennaio 2023.

Imperversa in libreria e in tv, viaggia verso il record di vendite mondiali, ma crolla nei sondaggi di popolarità. Il principe Harry è uscito ieri in libreria con la sua autobiografia Spare (sottotitolo italiano Il minore, Mondadori) e nonostante la sfilza di anticipazioni e interviste (l'ultima ieri sera al Late Show su Cbs, che ha rinfocolato le accuse di aver ridotto la Famiglia Reale a una barzelletta), il duca di Sussex potrebbe battere Barack Obama con Una terra promessa e sua moglie Michelle con Becoming, superando in vendite le due memorie di maggior successo della storia. I segnali, già arrivati dagli ordini record della vigilia, sono stati confermati dalle code formatesi dalla mezzanotte di lunedì nelle librerie inglesi aperte con anticipo per l'evento. E dai numeri: 400mila copie vendute subito dopo il rilascio, un primato di velocità senza pari nel settore non-fiction. Da Waterstones, la principale catena di librerie del Regno Unito, a Barnes & Nobel negli Stati Uniti, passando per Amazon, gli addetti ai lavori hanno svelato non solo che gli ordini del libro sono i più alti da decenni ma che il titolo già ieri era in cima alla lista dei bestseller. Solo Harry Potter ha fatto meglio il primo giorno di uscita. «Ha superato persino le nostre più rosee aspettative», dicono dalla divisione internazionale della casa editrice Penguin Random House.

Harry sbanca in libreria, ma Carlo è furente. E la popolarità crolla ai minimi storici© Fornito da Il Giornale

Ironia della sorte, più il principe fa parlare di sé, più la sua popolarità crolla, almeno nel Regno Unito. Il monitoraggio di YouGov sui membri della Casa reale britannica ha svelato che, da più amato della famiglia nel 2017, persino più della Regina Elisabetta II, che Harry aveva superato sei anni fa, strappando il primo posto con un 70% di consensi, oggi il duca di Sussex è ai minimi storici. Ha perso gran parte del sostegno popolare, è sceso al 38% sotto il padre Carlo, il fratello William, la moglie Kate, e persino sotto Camilla e Sophie, moglie del principe Edoardo. Il 64% degli inglesi ha un'opinione negativa di lui, svelata nell'ultimo sondaggio del 5 e 6 gennaio, quando la serie Netflix e le prime rivelazioni su «Spare» erano già uscite. Adesso le oltre pagine di libro (16 le traduzioni) rischiano di fare il resto.

La frattura con la famiglia sembra insanabile, dopo che Harry ha sparato a zero su tutti, compresa la Regina consorte Camilla, definita «pericolosa», «la cattiva» che ha deciso «di andare a letto con il diavolo», di passare cioè indiscrezioni e bugie ai tabloid, pur di sposare Carlo e sedere sul trono. Sarebbero i veleni su di lei «la linea rossa» superata dal principe, sulla quale Buckingham Palace non intende soprassedere, tanto che la partecipazione all'incoronazione del padre, il 6 maggio, appare ormai compromessa.

Il principe dice di cercare la riconciliazione. Ma è chiaro che i suoi racconti hanno creato una frattura insanabile. Come se non bastasse, Harry è accusato non solo di aver messo in pericolo le forze armate con le dichiarazioni sui 25 talebani uccisi in Afghanistan, ma anche di aver ridotto il racconto della sua vita a una soap opera, a un film di serie B, con tanto di dettagli sulla verginità persa nel retro di un pub a 17 anni, sugli spinelli fumati a Eton da ragazzo e in California da padre di famiglia, sul pene congelato dopo un viaggio al Polo Nord e sulla fretta di consumare sesso con Meghan all'inizio della loro storia, in un hotel di Londra. La Penguin Random House, intanto, scalda i motori per le prossime uscite. L'accordo con Harry, accompagnato da un anticipo di 20 milioni, è che l'autobiografia si dipani in 4 volumi. Quanto basta per dar da vivere a Harry per un po' ma anche per seppellire quel che resta delle relazioni con la famiglia.

Estratto dell'articolo da tgcom24.mediaset.it il 6 febbraio 2023.

La "donna più grande" con cui il principe Harry ha fatto sesso per la prima volta ha un volto e un nome. Si tratta di Sasha Walpole, che oggi ha 40 anni e che conosce il Duca di Sussex sin dall'adolescenza. E' stata lei stessa a uscire allo scoperto, raccontando al Sun on Sunday la sua versione dei fatti.

 "Fu appassionato e intenso", ha detto Sasha Walpole a proposito dell'episodio intimo con il principe Harry. Nell'autobiografia "Spare", uscita il 10 gennaio, il Duca di Sussex aveva parlato della sua prima volta con una donna più grande e la caccia all'identità della misteriosa figura era partita subito. Si era ipotizzata una differenza d'età maggiore mentre tra Harry e Sasha ci sono solo due anni.

[...]

Sasha Walpole ha raccontato nel dettaglio come si sono svolti i fatti. All'epoca i due erano molto in confidenza e avevano festeggiato insieme il 19esimo compleanno della ragazza in un pub. Il figlio di Re Carlo le aveva regalato un pupazzo di Miss Piggy, e un biglietto d'auguri divertente con una barzelletta su una balena flatulente. Tra una chiacchiera e uno shot di tequila e sambuca, a un certo punto della serata entrambi si sono ritrovati piuttosto alticci. Quando sono andati nel retro del locale per fumare è scoppiata la passione. "Non è stata una cosa premeditata e non sapevo che fosse vergine. È stato veloce, selvaggio, eccitante", ha detto.

[...] Non avrei mai detto nulla se non fosse uscito il libro. Non mi sono offesa che Harry l'abbia definito inglorioso, perché non è stato poi così glorioso, in effetti. Eravamo ubriachi in un campo nel retro di un pub: come avrebbe potuto essere glorioso?" 

 Il pentimento il giorno dopo 

Il sesso con il principe Harry è stato un episodio di cui Sasha Walpole si è pentita praticamente subito. Già dal mattino dopo avrebbe voluto poterlo cancellare: "Non era il Principe Harry per me. Era Harry, il mio amico", ha detto. E anche: "Eravamo entrambi ubriachi, e non sarebbe mai successo se non lo fossimo stati".

Le scottanti rivelazioni del principe secondo genito. Cosa c’è scritto in The Spare, il libro del principe Harry: dalla morte di Diana al rapporto con il padre e il fratello fino alla morte della nonna. Elena Del Mastro su Il Riformista il 10 Gennaio 2023

The Spare”, è questo l’evocativo titolo dell’attesissimo libro autobiografico del principe Harry, in libreria dal 10 gennaio. Attesissimo perché sin dalla copertina e dal titolo scelto si preannuncia come un occasione ghiotta per i curiosi e gli appassionati di tutto il mondo ai fatti della Royal Family inglese. Lui, il secondo genito o, come spingerebbe a pensare un antico motto della monarchia inglese secondo cui è necessario che ci sia “the Heir and the Spare”, “l’erede e la ruota di scorta”, il ribelle, come aveva in più occasioni anticipato, promette di raccontare tutta la sua verità sulla sua vita, dal dolore per la morte della mamma Diana, poi il matrimonio con Meghan Markle e quella frattura con il padre, Re Carlo III e il fratello, William, che in una delle sue numerose interviste ha detto di desiderare ricucire. “Vorrei riavere indietro mio padre, vorrei riavere indietro mio fratello”, si vede in numerosi spot promozionali del libro.

E tanta è la curiosità che subito sono iniziate code davanti alle librerie, alcune aperte dalla mezzanotte, e record di ordinazioni. Le numerose anticipazioni non hanno ridotto l’interesse dei lettori britannici per Spare, anzi forse ne hanno fatto aumentare l’appetito. Catene di librerie come Waterstone spiegano che si tratta di uno dei titoli con le maggiori ordinazioni prevendita dell’ultimo decennio. E non solo nel regno. Anche su Amazon Italia, ad esempio, è il libro più ordinato. Lungo 410 pagine, nella versione inglese e più di 500 in quella italiana, scritto assieme al premio Pulitzerr JR Moehringer, il libro è stato tradotto in 16 lingue. Buckingham Palace per ora non ha fatto nessun commento sulle esplosive memorie di Harry che contengono numerose accuse contro la famiglia reale. Ma certo è che il principe ha dato il via a una bufera. E nel libro sembra averne proprio per tutti.

Il Guardian ha scritto che il risentimento dovuto al fatto di essere il secondogenito è il filo conduttore di tutto il libro. A un certo punto viene raccontata una frase che re Carlo avrebbe detto alla moglie Diana il giorno della nascita di Harry: “Meraviglioso! Mi hai dato un erede e una scorta (spare, ndr), il mio lavoro è fatto”. Secondo il giornale nel libro sarebbero trattati dettagliatamente tutti i temi che Herry e Meghan dal momento della loro diaspora hanno lanciato come bombe a mano durante interviste e il documentario. La loro versione dei fatti insomma. Il libro è diviso in tre parti dai titoli suggestivi: “Dal profondo della notte che mi avvolge”, “Sanguinante ma indomito” e “Capitano della mia anima”. La dedica è “Per Meg e Archie e Lili… e, ovviamente, per mia madre”.

Il rapporto con William

Dal volume emergerebbero una serie di eventi che avrebbero lentamente fatto deteriorare il rapporto tra i due principi come il racconto di un’aggressione fisica di William ai danni di Harry. Nel libro Harry racconta che i due si trovavano a Nottingham Cottage, la sua casa a Londra, nel 2019, quando il fratello maggiore cominciò a parlare male di Markle ripetendo alcune delle formule offensive che allora venivano spesso usate dai tabloid di destra per riferirsi a lei. Harry rispose e durante la lite tra i due William lo afferrò per il bavero e lo buttò a terra. Harry scrive di essere caduto su una ciotola per cani e di essersi provocato diversi tagli alla schiena. Dopo questo episodio, William sarebbe tornato dal fratello scusandosi e dicendosi pentito. Poi c’è l’episodio della foto di Harry pubblicata sul Sun nel 2005 vestito da nazista con tanto di svastica, che imbarazzò tutta la Royal Family. Si trattava di una festa in maschera a tema “nativi e coloni”. Harry nel libro racconta che furono William e la futura moglie Kate Middleton a consigliargli quel costume e che entrambi risero di lui quando tornò a casa vestito in quel modo.

Il matrimonio con Megan Markle

Harry racconta per filo e per segno quanto il suo matrimonio nel 2018 con l’ex attrice Meghan Markle non fosse in nessun modo apprezzato dalla Royal family. All’origine di questa ostilità il fatto che Meghan fosse un’attrice, americana e anche di origine afroamericana. Tutto quel che non si addice a un principe inglese insomma. Riguardo la contrarietà di William rispetto al matrimonio con Markle, Harry dice che sia lui che Kate erano molto fan della serie tv Suits, quella che rese Markle famosa come attrice, e che rimasero a bocca aperta quando lui raccontò loro dell’inizio della loro relazione. Ma subito dopo, William gli disse: “è un’attrice americana Harry, non può succedere niente”.

In un passaggio racconta di quando Carlo chiede notizie a Harry di Meghan e se, dopo il matrimonio, abbia intenzione di continuare a fare l’attrice. Harry tentenna, ma dice che pensa che lei vorrà stare accanto a lui e non a Toronto dove si gira la serie Tv Suits. “Mmh. Capisco. Be’, ragazzo mio, sai che non ci sono abbastanza soldi”, dice Carlo. Che tenta di spiegare: “Non posso pagare nessun altro. Devo già pagare tuo fratello e Catherine”.

Poi ci sono numerosi altri dettagli sulla sua vita. Racconta anche del suo primo rapporto sessuale avvenuto con una donna più grande di lui in un fienile dietro un pub: definisce l’esperienza “umiliante” e dice che la donna lo trattò come un “giovane stallone”. Poi ammette l’uso di cocaina e droghe leggere non perché gli piacesse particolarmente ma “mi faceva sentire diverso e questo era il mio scopo principale”.

La morte di Diana

Harry non ha mai nascosto il dolore enorme nell’affrontare la perdita della mamma quando era ancora bambino. Racconta tentativi giovanili di elaborare il lutto rivolgendosi persino a una medium o ripetendo nel tunnel dell’Alma di Parigi il percorso fatto dalla madre nel giorno fatale “alla stessa velocità”. Ma pure sulla convinzione che – per quanto non sia più a suo giudizio il caso d’indagare ancora – “non tutto” sia stato chiarito di quella tragedia.

La verità di Harry sulla morte della nonna

Il libro è aggiornato fino alla recente scomparsa di Elisabetta II, la nonna 96enne, avvenuta nel castello scozzese di Balmoral l’8 settembre 2022 dopo 70 anni di regno da record. Harry racconta la sua verità di come sono andate le cose. “Non parlare mai più di mia moglie in quel modo”. avrebbe detto a suo padre che gli aveva detto di non portare a Balmoral la moglie. Harry racconta di essere stato informato direttamente da Carlo del fatto che Elisabetta fosse ormai in agonia e invitato a dirle addio. Ma anche come gli fu detto apertamente di non portare con sé la consorte Meghan. Il principe scrive di aver mandato un messaggio “a Willy” per chiedergli se lui e Kate volessero volare insieme, le due coppie, da Londra in Scozia; e di non aver avuto “nessuna risposta”. Poi di aver ricevuto una seconda chiamata da “papà”: “disse che io ero il benvenuto a Balmoral, ma non voleva… lei (Meghan). Cominciò a esporre le sue ragioni, che erano insensate e irrispettose, e io non ne volli sapere”. Di qui la replica: “Non parlare mai più di mia moglie in quel modo”. Carlo – prosegue Harry – “balbettò” parole di scuse, “spiegando che semplicemente non voleva molta gente attorno”; che “non veniva nessun’altra moglie. Kate non veniva… perciò nemmeno Meg sarebbe dovuta venire”. “Allora ti bastava dirlo”, tagliò infine corto il secondogenito.

Elena Del Mastro. Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.

"Harry abusiamo di Lady D": bufera sulla vignetta di Charlie Hebdo. Storia di Federico Garau su Il Giornale il 10 gennaio 2023.

Charlie Hebdo, periodico settimanale satirico francese spesso e volentieri sopra le righe, colpisce ancora una volta e torna a far parlare di sè, scatenando un'ondata di reazioni indignate sul web. A finire nel mirino dei vignettisti è stavolta Lady Diana, un obiettivo che in questo caso sarebbe la diretta conseguenza di alcune delle rivelazioni rese dal principe Harry d'Inghilterra nel libro "Spare".

Charlie Hebdo torna dunque, pur se non direttamente, a occuparsi di Islam a pochi giorni da un numero speciale interamente dedicato all'Iran che aveva comportato come reazione le esplicite minacce degli ayatollah, e più in generale del mondo dell'estremismo, non solo alla rivista ma all'intera Francia. In questo caso il riferimento sono i talebani, protagonisti della vignetta al centro delle polemiche.

Il tema scelto dai vignettisti si ricollega alle dichiarazioni del duca di Sussex relativamente al periodo in cui aveva prestato servizio nell'esercito britannico durante il conflitto in Afghanistan. Il minore dei figli di Re Carlo III aveva deciso di arruolarsi poco dopo il polverone che si era sollevato per aver indossato una divisa militare nazista nel corso di una festa in maschera. Episodio in cui, fra l'altro, lo stesso Harry ha di recente coinvolto anche il fratello maggiore William e la sua consorte Kate Middleton, rei, secondo la versione fornita sul libro, di averlo incoraggiato a presentarsi in quelle vesti all'evento.

Nel raccontare la sua esperienza, Harry ha rivelato di avere ucciso 25 talebani, un fatto di cui si è successivamente pentito. "Non me ne rendevo conto", spiega il minore dei figli di Carlo, "erano delle figurine, dei numeri". Proprio da questa rivelazione Charlie Hebdo ha tratto spunto per la vignetta incriminata. Vignetta nella quale Lady Diana, completamente nuda, viene abusata proprio dagli stessi talebani uccisi dal duca di Sussex, in fila in attesa del proprio turno. Ognuno di essi presenta, a riprova del collegamento, i fori dei proiettili sparati dal principe. "Che fine hanno fatto i 25 talebani uccisi da Harry?", si legge nel disegno firmato dal vignettista Udine. Tra i talebani che aspettano il fila, tutti sorridenti, uno replica: "Ci sc***amo sua madre in paradiso". Una vignetta che ha fatto rapidamente il giro del web e che, senza dubbio, continuerà a far discutere anche nei prossimi giorni.

DAGONEWS il 10 gennaio 2023.

Il principe Harry e il suo libro sono stati ridicolizzati da Stephen Colbert che, a “The Late Show” a New York, lo paragonato a Harry Potter, prendendo in giro la corona inglese.

 Il Duca di Sussex è stato chiamato "La sua reale Harryness" mentre veniva invitato a farsi uan serie di bicchieri di tequila durante la registrazione. Nel mirino di Colbert sono finiti la regina, la Gran Bretagna e in particolare l’amara rottura tra Harry e William.

Dopo che Harry ha descritto il suo dolore, il presentatore del Late Show ha detto fra le risate: «È straziante. Essere rifiutato dal fratello maggiore a scuola anche se il cappello magico li ha messi nella stessa casa. Cosa ne pensi? Tassorosso? Grifondoro?».

In un trailer si vede Colbert dire che il libro è disponibile in copertina rigida, audiolibro e "piatto commemorativo", prendendo per il culo i tradizionali piatti di ceramica che vengono sfornati a ogni evento che riguarda i reali in Gran Bretagna. E ancora il comico ha continuato: «Fai scorta di corgi e ruba un tesoro culturale inestimabile da una delle tue colonie perché The Late Show sta diventando imperiale».

Da whoopsee.it il 10 gennaio 2023.

Con un nuovo post pubblicato sul suo profilo Instagram, la cantautrice, attrice, supermodella ed ex Première dame di Francia, Carla Bruni, è sembrata ironizzare sulle ultime affermazioni del principe Harry e, forse, anche dargli un consiglio per il futuro.

 Pubblicando una foto nella quale il duca di Sussex appare photoshoppato al fianco di nientemeno che Yoko Ono, l’artista che fu compagna di John Lennon e promotrice di una filosofia di vita incentrata sulla pace e l’amore, Carla Bruni ha scritto: «All you need is love… pa pi dabi dà. All you need is love Pa pi dabi dà. All you need is love. Love… Love is all you need…». Tra gli hashtag utilizzati dalla ex super modella, appare però anche “just for fun”, ovvero, “si scherza”, a sottolineare l’intento ironico di tale post.

Con la frase scelta appositamente dal brano “All you need is love” abbinata proprio alla figura della non-violenta Yoko Ono, chissà che Carla Bruni non abbia forse voluto dare anche una sorta di “suggerimento” al principe Harry.

DAGONEWS il 10 gennaio 2023.

Nella sua controversa autobiografia "Spare", il principe Harry rivela che si è "rollato uno spinello" e se lo è fumato da solo di notte a 36 anni.

Il duca di Sussex, 38 anni, ha scritto di aver fumato marijuana mentre lui e la sua famiglia si trovavano a casa dell'attore statunitense Tyler Perry a Los Angeles nel 2020, dopo che avevano lasciato il Canada .

«A tarda notte, con tutti addormentati, camminavo per casa, controllando porte e finestre. Poi mi sono seduto in giardino e mi sono rollato una canna. La casa si affacciava su una valle, al di là di una collina fitta di rane. Ascoltai il loro canto, annusai l'aria profumata».

La cannabis è stata resa legale in California per uso ricreativo nel 2016. Sempre nel libro Harry ricorda uno spinello ai tempi di Eton: «Eravamo in un piccolo bagno al piano di sopra. Sapevo che era un cattivo comportamento. Sapevo che era sbagliato. Anche i miei compagni lo sapevano. Ne abbiamo parlato spesso, mentre eravamo fatti, di quanto fossimo stupidi a sprecare un'istruzione a Eton».

Sempre nel libro il 38enne ha anche confessato di aver preso cocaina, ketamina e funghi magici: il duca ha raccontato di aver fatto uso di droghe per superare il dolore per la perdita della madre.

DAGONEWS il 10 gennaio 2023.

Il principe Harry ha condiviso dettagli piccanti dei primi giorni di relazione con Meghan Markle. Il duca di Sussex, 38 anni, dopo aver rivelato come ha perso la verginità nel suo libro “Spare”, ha raccontato in modo appassionato come lui e Meghan si sono riuniti a Londra dopo aver trascorso settimane separati nell’estate del 2016. I due si sono incontrati in una delle filiali della Soho House il giorno dell’anniversario della morte di Diana.

La coppia stava insieme da quasi due mesi dopo il viaggio romantico in Botswana. Avevano anche trascorso diverse settimane separati perché Harry era stato in vacanza con gli amici. 

Harry racconta in Spare come Meghan è volata a Londra e gli ha inviato un messaggio mentre deponeva fiori sulla tomba della madre ad Althorp insieme al fratello. È tornato a Londra quella stessa giornata e ha incontrato Meghan grazie alla complicità di un’amica.

 Meghan gli aveva detto di prendere una strada segreta per l'hotel e un montacarichi, dove ha incontrato una sua amica di nome Vanessa che lo ha condotto alla porta del suo hotel. Meghan ha presto aperto la porta con le braccia tese verso Harry: «Mi ha tirato dentro e ha ringraziato la sua amica con un movimento rapido, poi ha sbattuto velocemente la porta prima che qualcuno la vedesse. Volevamo appendere un cartello "Non disturbare" alla porta. Ma non credo che ci fu tempo».

DAGONEWS il 9 gennaio 2023.

Continua il tour promozionale del principe Harry che ha deciso di rifilare un pralina di sterco al giorno ai media, nel tentativo di riabilitare la sua immagine e quella della moglie Meghan Markle, infangando la famiglia reale inglese.

 Nell’ennesima intervista, questa volta a “Good Morning America”, il duca di Sussex ha rivelato che lui e Meghan non torneranno mai più nel Regno Unito come membri attivi della casa reale: «Non credo che sarà mai possibile. Anche se ci fosse un accordo tra me e la mia famiglia, ci sarà un terzo soggetto che farà tutto il possibile per assicurarsi che ciò non sia possibile. Non ci impedirebbero di tornare indietro, ma lo renderebbero insostenibile.

Questo sta essenzialmente logorando il rapporto tra di noi».

 Nell'intervista televisiva statunitense, il duca  ha insistito sul fatto che sua nonna, non fosse arrabbiata per la Megxit: «Sapeva quanto fosse difficile ed era triste per come erano andate le cose. Avevamo un ottimo rapporto. Non è stata una sorpresa per nessuno, men che meno per lei. Sapeva cosa stava succedendo. Sapeva quanto fosse difficile. Non mi ha mai detto di essere arrabbiata. Penso che fosse triste che si fosse arrivati a quel punto».

DAGONEWS il 9 gennaio 2023.

 Il principe Harry ha rivelato che, dopo la morte di sua madre, ha iniziato a bere e ha provato una serie di droghe pesanti che alterano la mente. Durante l'intervista con Anderson Cooper domenica sera su "60 Minutes", Harry, 38 anni, ha risposto alle domande sul suo libro “Spare”.

Cooper, 55 anni, ha interrogato Harry sull’abuso di sostanze - tra cui alcol, cocaina, erba e altro - in passato. Harry ha detto di averlo fatto in risposta alla morte di sua madre.

 «Era ovvio per noi bambini il ruolo della stampa britannica nella tragedia di nostra madre e avevo molta rabbia dentro di me che, fortunatamente, non ho mai espresso contro nessuno - ha detto - Ma ho fatto ricorso al bere pesantemente. Perché volevo intorpidire la mente, o volevo distrarmi da qualunque cosa stessi pensando».

Ha anche detto che sentiva che l’uso di sostanze psichedeliche come l’Ayahuasca, la psilocibina, i funghi, lo aiutavano. «Non consiglierei mai alle persone di farlo in modo ricreativo, ma farlo con le persone giuste se si soffre di un'enorme dolore o trauma, allora queste cose funzionano come una medicina. Per me, hanno cancellato il parabrezza, il parabrezza della perdita. Hanno spazzato via questa idea che avevo in testa, che avevo bisogno di piangere per dimostrare a mia madre che mi mancava. Quando in realtà, tutto ciò che voleva era che io fossi felice».

 Parte del motivo per cui si è rivolto all’alcol e alle droghe è stato che dopo l’incidente, insieme al fratello, dubitavano che se non fosse veramente andata. «Pensavamo che forse faceva tutto parte di un pian. Che poi ci avrebbe chiamato e che l’avremmo raggiunta. Ho avuto questa convinzione per anni». Fino a quando a 20 anni ha chiesto alla polizia il rapporto sull’incidente per avere delle prove: «Prova che era in macchina. Prova che è stata ferita. E la prova che gli stessi paparazzi che l'hanno inseguita nel tunnel erano quelli che stavano scattando fotografie, fotografie di lei che giaceva mezza morta sul sedile posteriore dell'auto».

Quando Cooper ha chiesto a Harry se sentiva di aver ottenuto tutte le risposte su ciò che è realmente accaduto quando la principessa Diana è morta nel 1997, Harry ha detto: “«A dire la verità, no. Non credo di saperlo. E penso che nemmeno mio fratello lo sappia. Non credo che il mondo lo sappia».

DAGONEWS il 9 gennaio 2023.

Vi siete perse le bombastiche interviste al principe Harry? Ecco a voi i passaggi appetitosi dello sproloquio che, per alcuni, segna “la fine della monarchia”.

 Il principe Harry dice che lui e Meghan non rinunceranno mai ai loro titoli reali

Nell’intervista bomba con Anderson Cooper per 60 Minutes, il principe Harry ha lasciato intendere che lui e sua moglie Meghan Markle non rinunceranno mai ai titoli reali, chiedendo sfacciatamente "che differenza farebbe". 

 Quando il duca e la  duchessa del Sussex  hanno annunciato che si sarebbero allontanati dalla monarchia e si sarebbero trasferiti in America all'inizio del 2020, molte persone hanno chiesto loro di rinunciare ai titoli reali.

Ma al conduttore Anderson Cooper che gli ha chiesto: "Perché non rinunciare ai titoli di duca e duchessa?", il Duca ha risposto: "E che differenza farebbe?".

La famiglia reale è stata orribile con me il giorno in cui la regina è morta”

Il  duca di Sussex ha accusato la famiglia reale di aver avuto un comportamento “orribile” il giorno in cui è morta la regina. Nell’intervista con Tom Bradby per ITV, Harry ha criticato il comportamento della sua famiglia, rivelando che la moglie, Meghan Markle, è stata bandita da Balmoral. Il principe ha rivelato di aver inviato un messaggio a William chiedendogli come sarebbe arrivato a Balmoral. Ma il fratello non gli avrebbe mai risposto e nessuno lo ha invitato a volare sullo stesso aereo per raggiungere la nonna sul letto di morte.

 “Meghan è stata stereotipata”

Il principe Harry ha accusato William e Kate di aver fatto una sorta di barriera con la famiglia che non ha permesso che Meghan venisse veramente accolta: «C’erano molti stereotipi su di lei perché è un'attrice americana, divorziata, birazziale. Pensavo che saremmo stati in quattro, per anni ho fatto il terzo incomodo. È stato divertente, ma a volte anche imbarazzante».

 Il primo attacco di un membro della famiglia reale al principe Andrea

Il principe Harry è diventato il primo reale a criticare pubblicamente il principe Andrea, definendo l'affare Jeffrey Epstein “uno scandalo vergognoso”. «Nonostante lui fosse coinvolto in un vergognoso scandalo, accusato di aver aggredito sessualmente una ragazzina, nessuno aveva nemmeno suggerito di togliergli la sicurezza. La gente ha avuto molte ragioni per lamentarsi di noi, ma i crimini sessuali non erano tra questi».

La mia famiglia ha aiutato a cacciare Meghan”

Il principe Harry  ha accusato la sua famiglia di essere "complice" del "dolore e della sofferenza" inflitti a sua moglie e li ha paragonati a "maltrattatori".

Nell’'intervista bomba ha detto che la famiglia ha contribuito a "distruggere" la sua reputazione e quella di Meghan, costringendoli a trasferirsi in California, e non hanno "mostrato alcuna volontà di riconciliarsi". 

Pur accusando la sua famiglia di "andare a letto con il diavolo", ha ammesso che non erano razzisti, anche se li ritiene colpevoli di "pregiudizi inconsci". Per non contraddirsi troppo il principe ha insistito sul fatto che a corte qualcuno abbia chiesto il colore della pelle di Archie, ma non ha mai rivelato chi (fuori i nomi!).

 Le accuse a Camilla

Il principe Harry ha usato la sua intervista con CBS per lanciare un violento attacco alla sua matrigna Camilla, definendola "cattiva" e "pericolosa".

La straordinaria bordata è arrivata nonostante l'appello di suo padre, re Carlo, a non attaccare sua moglie. Il duca di Sussex ha affermato la regina consorte era contenta che i corpi venissero “lasciati per strada” mentre tentava di riabilitare la sua immagine dopo la sua lunga relazione extraconiugale con il padre.  immediatamente il Daily Mail ha scodellato un video del giovane Harry che, allegro e sorridente, lancia coriandoli contro il padre il giorno delle nozze.

 I litigi di Harry sui parcheggi e le lamentele per essere stato "mezzo sepolto" nel suo appartamento

«Uno degli aspetti più sbalorditivi di “Spare” non sono i litigi di Harry con suo fratello, ma il modo in cui trasforma le irritazioni più banali in offese» scrive la corrispondente reale del Daily Mail, Rebecca English .

Dalle liti sui parcheggi a come non avesse abbastanza luce nell’appartamento che gli avevano dato Carlo e Camilla. «Mi fu assegnato un appartamento nel seminterrato del palazzo. In altre parole, ero mezzo sepolto. Avevo tre finestre alte, ma lasciavano entrare poca luce, quindi la differenza tra alba e tramonto era simbolica, per non dire altro».

Le affermazioni del principe Harry potrebbero "segnare l'inizio della fine" della monarchia

Catherine Mayer, autrice di “The Heart of a King”, un’autobiografia di Re Carlo, ha detto al Guardian: «È forse qualcosa che segnerà l'inizio della fine della monarchia, ed è di questo che dovremmo discutere. La famiglia reale è dopotutto un’istituzione che rappresenta la disuguaglianza quindi ci sono cose enormi in gioco».

Tutte le bordate del principe Harry: ecco le rivelazioni del libro bomba. Dal rapporto con William e Carlo III all'incontro con una medium per "contattare" Lady Diana: tutti gli aneddoti descritti da Harry nel suo memoir e arrivati sulle pagine dei tabloid prima della pubblicazione. Francesca Rossi il 9 gennaio 2023 su Il Giornale.

Sono molte le rivelazioni contenute nel memoir di Harry e trapelate sui giornali attraverso delle copie lette in anteprima da alcuni giornalisti inglesi e una presunta, misteriosa vendita in anticipo, per errore, dell’edizione spagnola del libro. Il duca racconta proprio tutto, perfino dettagli sulla sua vita intima e non risparmia dolorose accuse a William e a re Carlo.

William mi gettò per terra”. Il racconto choc del principe Harry

La presunta aggressione fisica del fratello

Dalle indiscrezioni trapelate attraverso i media, nella sua autobiografia il principe Harry prenderebbe di mira in particolare il principe William, con aneddoti che ne screditano la reputazione. Nel 2019, al Nottingham Cottage, il futuro erede al trono avrebbe definito Meghan “maleducata”, “irritante” e “difficile”. Harry avrebbe difeso la Markle, accusando il fratello di “ripetere a pappagallo la narrativa della stampa”. William si sarebbe giustificato dicendo di voler essere d’aiuto, ma Harry avrebbe ribattuto: “Sei serio? Aiutarmi? Lo chiami così? Aiutarmi?”.

Il duca di Sussex, vedendo William nervoso, sarebbe andato in cucina a prendergli un bicchiere d’acqua, ma l’altro “posò [il bicchiere] d’acqua…venne verso di me. Accadde tutto così velocemente…[William] mi agguantò per il bavero, strappandomi la catenina e…mi buttò a terra. Andai a finire sulla ciotola del cane, che si ruppe sotto la mia schiena, i pezzi mi tagliarono. Rimasi lì per un momento, stordito, poi mi rimisi in piedi e gli dissi di uscire”. Il principe William si sarebbe scusato per il suo comportamento e avrebbe aggiunto: “Non c’è bisogno che tu lo dica a Meghan” e “Non ti ho attaccato”. La duchessa, però, si sarebbe accorta dei “lividi e graffi” sul corpo del marito.

William “Brillo” al matrimonio

Harry racconta che il giorno del matrimonio di William e Kate, nel 2011, il fratello si sarebbe presentato all’altare “brillo”. Il duca di Sussex sarebbe stato costretto ad “abbassare i finestrini dell’auto…e ad offrire [a William] una mentina per aiutarlo a nascondere l’odore del rum che questi avrebbe bevuto la sera prima”, riporta il magazine Hello.

Sembrava che William non avesse chiuso occhio, ha spiegato Harry…nonostante i tentativi di William di rassicurare il fratello che stava bene, Harry non era convinto”. Pare anche che il principe di Galles non volesse il fratello minore come testimone di nozze e nemmeno, racconta Harry, che “facessi un discorso da testimone”. Sarebbero stati gli amici dello sposo, James Meade e Thomas Van Straubenzee, a pronunciarlo.

"Puzzava di alcol, era ubriaco". Harry spara sul matrimonio di William

La divisa nazista

Chi non ricorda il principe Harry, durante la festa a tema “Coloni e Nativi” del 2005, con indosso una divisa nazista? Gesto che gli valse critiche da tutto il mondo. In “Spare. Il Minore”, però, il duca scarica la colpa di quella trovata assolutamente infelice e indecorosa sul fratello e sulla cognata, dichiarando: “Ho chiamato William e Kate e ho chiesto loro cosa pensassero. Mi hanno detto l’uniforme nazista”. Subito dopo aver dato questo suggerimento i futuri principi di Galles sarebbero scoppiati a ridere.

Il difficile rapporto con re Carlo III

William e io promettemmo a nostro padre che avremmo accolto Camilla nella famiglia. La sola cosa che gli chiedemmo in cambio fu di non sposarla. Lo pregammo – non hai bisogno di sposarti una seconda volta”, confessa il duca nell’autobiografia. Lui e il principe di Galles avrebbero tentato di fare una sorta di accordo con Carlo, forse temendo che le nuove nozze con Camilla oscurassero il ricordo di Diana. Non ci fu nulla da fare.

Il principe Harry, poi, accusa suo padre di averlo provocato più volte, in modo meschino, chiedendogli: “Sai chi è il tuo vero padre?”. Una domanda brutale, riferita alle dicerie, mai del tutto messe a tacere, secondo le quali Harry sarebbe figlio del maggiore James Hewitt, con cui Diana ebbe una liaison.

Non solo: quando nacque il duca di Sussex Carlo avrebbe detto alla moglie: “Meraviglioso. Ora che mi hai dato un erede e un rimpiazzo il mio lavoro è finito”. Sempre il sovrano, tentando di placare la rabbia dei figli, sfociata in un litigio dopo il funerale del principe Filippo, avrebbe detto: “Per favore ragazzi, non rendete infelici i miei ultimi anni”.

Il ghost-writer dietro le verità di Harry: ecco chi ha scritto il libro

"Alterare l’ordine costituito": Harry e l'uso di droghe

Harry rivela di aver fatto uso di cocaina quando aveva solo 17 anni: “Ero…disposto a provare quasi tutto ciò che avrebbe alterato l’ordine costituito. Almeno è ciò di cui volevo convincermi…In quel periodo prendevo cocaina. A casa di qualcuno, durante un fine settimana di caccia, mi è stata offerta una striscia e da allora ne ho consumata ancora un po’…Non è stato divertente e non mi ha fatto sentire particolarmente felice come pareva accadere ad altri. Ma mi ha fatto sentire diverso e quello era il mio obiettivo principale”.

La vita intima di Harry

Nel suo libro il duca di Sussex non ci ha risparmiato proprio nulla, neppure la sua vita intima. Scopriamo che lui e William sarebbero stati “circoncisi” e che Harry avrebbe perso la verginità a 17 anni, con una donna più grande, in un campo dietro a un pub: “Le piacevano i cavalli…mi trattava come un giovane stallone…[Fu]…una cosa veloce. Poi [lei] mi ha schiaffeggiato il sedere…”.

"Ne ho uccisi 25". La "confessione" di Harry sui talebani è un caso

I 25 talebani uccisi e la bufera diplomatica

Nel suo libro il principe rammenta di aver ucciso 25 talebani quando pilotava elicotteri Apache in Afghanistan: “Non era una statistica che mi rendeva orgoglioso, ma non mi metteva nemmeno in imbarazzo. Quando mi trovavo nella foga del combattimento, non pensavo a quei 25 come a persone. Erano pezzi degli scacchi rimossi dalla scacchiera, i cattivi eliminati per primi, prima che potessero uccidere i buoni”.

Frasi che hanno attirato su Harry l’ira dei veterani, i quali lo hanno accusato di “tradimento” e dei talebani. I primi sottolineano quanto simili parole possano trasformarsi in un pericolo concreto per la vita del duca e dei militari impegnati in missioni all’estero. I secondi, invece, vorrebbero che Harry venisse processato per “crimini di guerra”.

Attraverso il Tunnel dell’Alma

Nel 2007 Harry, all’epoca ventitreenne, partecipò alla semifinale della Rugby World Cup a Parigi, la città in cui è morta Lady Diana il 31 agosto 1997. Per il giovane principe fu un’occasione per capire qualcosa in più sulle ultime ore di vita della madre, benché questo volesse dire rivivere una sofferenza mai sopita. La prima notte nella capitale francese “chiesi all’autista che mi aveva fornito la World Cup se sapeva dove fosse il tunnel in cui mia madre [morì]. Vidi i suoi occhi spalancarsi attraverso lo specchietto retrovisore. Il tunnel si chiama Pont de l’Alma, gli dissi. Sì, sì, lo sapeva. Voglio attraversarlo. Vuole attraversare il tunnel? A 65 miglia orarie, per essere precisi. 65? Sì. La velocità esatta a cui viaggiava la macchina di mamma secondo la polizia. Non 120 miglia all’ora, come riportò la stampa…Quando l’auto entrò nel tunnel mi chinai in avanti…guardai i pilastri di cemento…Li contai, contai i battiti del mio cuore e in pochi secondi uscimmo dall’altro lato. Mi riappoggiai allo schienale. Silenziosamente dissi [a me stesso]: ‘Non c’è altro? Non è niente. Solo una galleria. Avevo sempre immaginato il tunnel come un passaggio insidioso, naturalmente pericoloso, invece era solo un breve, semplice tunnel…”. Ripercorrendo gli ultimi spostamenti di Lady Diana Harry avrebbe raggiunto un nuovo grado di consapevolezza: “Quella fu la notte in cui tutti i dubbi sparirono. Lei è morta, pensai. Mio Dio, se ne è davvero andata per sempre”.

Il tunnel, l'alta velocità: così Harry ha ripercorso la morte della madre

Tua madre è accanto a te”: l’incontro con la medium

Pur di “comunicare” ancora con Lady Diana il duca di Sussex avrebbe fatto ricorso all’aiuto di una medium consigliata da amici. Dopo l’iniziale “perplessità” Harry avrebbe percepito “una forte energia” intorno a questa sensitiva, la quale gli avrebbe detto: “Tua madre è accanto a te”. Il principe avrebbe risposto: “'Lo so, l’ho sentita'…Mi lacrimavano gli occhi. Lei mi disse che mia madre sapeva…che avevo molte domande…che percepiva i miei dubbi…che presto avrei ottenuto le risposte che cercavo…Poi la donna…mi disse: ‘Stai vivendo la vita che [tua madre] non ha potuto vivere’. Fu molto intenso”.

Ecco chi passa le informazioni ai tabloid". Harry contro tutta la famiglia. Il principe Harry si riterrebbe vittima di un complotto mediatico organizzato dalla royal family, almeno stando alle sue affermazioni su Itv e sulla Cbs. Francesca Rossi il 10 Gennaio 2023 su Il Giornale

Nei suoi interventi alla Cbs e ad Itv il principe Harry farebbe una divisione tra buoni e cattivi, diciamo così, all’interno della Firm. I primi sarebbero, neanche a dirlo, i Sussex, vittime dei media e della Corona. A William, Kate e Camilla spetterebbe, invece, il ruolo di presunti alleati dei tabloid pronti a usare qualunque mezzo, anche sleale, pur di mettere in un angolo Harry e Meghan e prendersi tutta la scena.

"Ha lastricato la strada di cadaveri". Harry choc contro Camilla

Informazioni riservate

Stiamo parlando di un antagonista, che è la stampa britannica, nello specifico i tabloid, che vogliono creare il più possibile un conflitto...La parte più triste di ciò è che alcuni membri della mia famiglia e le persone che lavorano per loro sono complici in quel conflitto”, accusa Harry nell’intervista per Itv. Secondo il duca i Windsor avrebbero costruito la loro immagine eliminando senza pietà tutti gli ostacoli che si sarebbero frapposti sulla loro strada verso la popolarità.

Anche quando questo significava rovinare i parenti. Persino alleandosi con i media e passando informazioni costruite a tavolino. Di questo presunto gioco al massacro Harry e Meghan sarebbero state le vittime designate. Contro di loro, dice il principe, si sarebbero messi William e Kate, che avrebbero inviato “articoli ai tabloid contro me e mia moglie”.

Il duca non specifica che tipo di articoli sarebbero arrivati alla stampa, né le circostanze in cui ciò sarebbe accaduto. Non spiega neanche per quale motivo i principi di Galles, che di certo non brillano di luce riflessa, avrebbero avuto bisogno di oscurare i duchi di Sussex. Il discorso di Harry presupporrebbe una buona dose di invidia di William e Kate nei confronti dei cognati, benché non ne sia chiara la ragione. Chissà se il memoir “Spare. Il Minore” approfondisce questo punto. In apparenza non vi sarebbe stato alcun pericolo, per gli eredi al trono, di vedersi scalzati dal centro della scena mediatica, visto il loro ruolo di spicco nella Firm.

Camilla era cattiva e pericolosa”. Harry si scaglia contro la matrigna

Un patto con il diavolo?

Harry punta il dito contro l’intero sistema: “Per rifarsi la reputazione a scapito di me e di Meghan alcuni membri della mia famiglia sono andati a letto con il diavolo”. Dalle sue parole verrebbe fuori il ritratto di una famiglia mefistofelica, che ha venduto l’anima al demonio pur di ottenere fama e visibilità. Però il duca di Sussex dimenticherebbe (chissà quanto consapevolmente) che anche lui e Meghan si sono serviti dei media per raccontare la loro storia, attaccando la Corona e che per il solo memoir avrebbero incassato un anticipo di 20 milioni di dollari. Anche questo potrebbe essere definito un patto con il diavolo.

A proposito di collaborazioni con la stampa, Harry lancia strali anche alla Regina consorte Camilla: “Dopo la morte di mia madre Camilla era la cattiva agli occhi dell’opinione pubblica, il terzo incomodo nel matrimonio [di Carlo e Diana]. Doveva riabilitare la sua immagine. Ciò l’ha resa pericolosa [ai miei occhi], proprio per i rapporti che stava stringendo con i tabloid…Con una famiglia costruita sulla gerarchia e con [Camilla] che sarebbe diventata Regina consorte era inevitabile che persone e corpi venissero abbandonati sulla strada”. Che qualcuno fosse “sacrificato” per permettere a Camilla di ripulirsi l’immagine brillare sul palcoscenico internazionale.

Il duca sottolinea che nel momento in cui il matrimonio tra Carlo e Camilla sembrava sempre più vicino, impossibile da fermare nonostante gli appelli rivolti da William e dallo stesso Harry al padre, sarebbero “iniziati a uscire sulla stampa articoli e conversazioni private tra la mia matrigna e William. A parte mio fratello solo un’altra persona poteva riferire tutto alla stampa”. Il duca di Sussex potrebbe aver compromesso per sempre il rapporto con la royal family tentando di screditare Camilla, non solo il personaggio più in vista della Corona dopo il sovrano, ma anche il più protetto da Carlo III. Praticamente intoccabile.

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Harry e i media

L’impressione che si ricava dalle due interviste dell’8 gennaio 2023 non è proprio positiva per il principe Harry. A parte il fatto che tutto ciò che dice andrebbe provato, sembra che ogni sua dichiarazione sia viziata da una specie di ossessione, che rasenterebbe la paranoia, nei confronti dei media. Per Harry sarebbero il male assoluto. Forse ha ragione il biografo di Carlo, Jonathan Dimbleby, quando sostiene che il duca sarebbe “un uomo traumatizzato”.

I giornali, la televisione sarebbero, nello stesso tempo, cercati e temuti dai Sussex. Amati e odiati, perché sono l’unico modo, per loro, di restare sulla cresta dell’onda. Solo che in cambio chiederebbero di rinunciare alla tanto sbandierata privacy su cui i Sussex hanno basato la Megxit, salvo poi rimangiarsi le richieste di riservatezza vuotando il sacco da Oprah, nel documentario Netflix, nel libro “Spare” e in diverse altre occasioni con interviste e dichiarazioni sensazionalistiche.

Dopo 38 anni in cui ho visto la mia storia raccontata da così tante persone con distorsioni e manipolazioni intenzionali, sembrava il momento giusto per rivendicare la mia storia e raccontarla io stesso”, ha detto Harry su Itv. Ma non è detto che per la royal family la sua versione dei fatti sia davvero sincera.

Verso Meghan "non razzismo ma gelosia". Harry contro la moglie di papà Re Carlo III: “Camilla ha lastricato la strada di cadaveri pur di diventare regina”. Redazione su Il Riformista il 9 Gennaio 2023

Il libro sarà peggio di quanto la Famiglia Reale si aspetti” aveva anticipato il Times, e infatti nell’intervista rilasciata dal principe Harry rilasciata al giornalista Anderson Cooper nel programma ’60 minutes’ della Cbs, le parole del quotidiano londinese non sono così distante dalla verità.

Spare in Italia esce domani (10 gennaio), ma se ne parla ormai da tempo. Da quando il principe Harry ha annunciato a luglio del 2021, che stava scrivendo un libro di memorie “intimo e sincero”, la famiglia reale ha iniziato a preoccuparsi per ciò che avrebbe potuto raccontare il ‘ribelle’ secondogenito di Carlo e Diana.

Harry, 38 anni, ha accusato Camilla e il resto della sua famiglia di aver passato ai media informazioni private su di lui e poi sulla moglie Meghan per oltre un decennio. In particolare la matrigna avrebbe seguito fin dall’inizio un piano per sposare Carlo e diventare, quindi, regina consorte, nonostante i due fratelli avessero supplicato il padre di non sposarla. Ma per riuscirsi, a detta di Harry, Camilla aveva dovuto sacrificare proprio lui, mettendolo in cattiva luce per accattivarsi i sudditi.

Il violento litigio con William non sarebbe stato l’unico: “William voleva che lo colpissi anch’io, ma ho deciso di non farlo”. Con queste parole il duca di Sussex ha raccontato i pochi secondi che fecero seguito allo spintone violento ricevuto dal fratello durante un litigio particolarmente cruento che procurò a Harry diverse ferite sulla schiena. E non sarebbe stata la prima volta, mettendo seriamente in questione il carattere piuttosto belligerante del futuro erede al trono.

Harry torna anche sul rapporto tra William, Kate e Meghan “contro di lei sin dall’inizio”. Il secondogenito di Carlo e Camilla ha spiegato che fin dall’inizio William, 40 anni, e Kate, 41, avevano posto barriere tra loro e la Markle, dando a intendere una certa gelosia da parte degli allora Cambridge: “Non si aspettavano che mi innamorassi di una donna come Meghan, con una carriera di grande successo”. Ma non si trattava di razzismo, come aveva invece detto assieme a Meghan nell’intervista a Oprah: “Non siamo stati noi a dirlo” ha protestato Harry, “sono stati i media”.

Riguardo al trauma subìto alla morte della madre Diana, Harry ha dichiarato: “Mi sentii in colpa camminando a Kensington Palace, sorridendo e stringendo mani”. Harry ha rivelato di essere stato costretto, appena dodicenne, a non mostrare alcuna emozione in pubblico nei giorni che seguirono la morte della madre, quando migliaia di persone si recarono piangendo nella dimora della principessa del Galles, depositando fiori e omaggi fuori ai cancelli. E ha anche ammesso di aver visto foto della madre in punto di morte, ancora intrappolata nell’auto in cui viaggiava nel momento dell’incidente, avvenuto nel 1997 in un tunnel parigino. “I paparazzi non smisero mai di scattare foto mentre lei giaceva sul sedile, prima di sensi”.

Il principe Harry ha parlato anche del rapporto con suo padre e suo fratello: “Al momento non abbiamo contatti” ha detto, spiegando, senza specificare date, come sia passato parecchio tempo dall’ultima volta in cui ha avuto modo di parlare sia con Carlo che con William. “Spero che un giorno saremo in grado di trovare pace” ha concluso.

In conclusione dell’intervista è tornato sul tragico giorno della scomparsa della sovrana, la regina Elisabetta a Balmoral. In quelle ore si trovava con Meghan a Londra, e alla notizia delle condizioni in rapido declino della nonna, aveva chiesto a William se poteva recarsi in Scozia con il resto della Royal Family. “L’elicottero su cui avrebbero viaggiato aveva posto sufficiente, ma nel giro di due ore tutti i Royal che abitano nei dintorni di Windsor e Ascot erano in volo senza di me”.

Spare, parla l’amico del re Carlo, Jonathan Dimbley: «Harry non sta bene, profondamente traumatizzato». Paola De Carolis su Il Corriere della Sera il 7 Gennaio 2023.

Il Times rivela: dopo la visita nel Regno Unito in occasione del giubileo di platino di Elisabetta, la scorsa estate, il duca del Sussex meditò seriamente di cancellarne l’uscita. Negativa la reazione dei media, ma le prevendite rivelano interesse

Non accenna ad assestarsi il polverone sollevato dall’autobiografia del principe Harry. Sulla scia delle anticipazioni del libro, e della pubblicazione prima del tempo in Spagna, non c’è dettaglio che non venga soppesato e discusso. Come era forse inevitabile, un volume di diverse centinaia di pagine, scritto – a giudicare dagli estratti resi noti – in modo riflessivo e pacato – viene ridotto a titoli cubitali strillati sui tabloid. Non sorprende, allora, che dopo la visita nel Regno Unito in occasione del giubileo di platino di Elisabetta, la scorsa estate, il duca del Sussex meditò seriamente di cancellarne l’uscita. Questo, almeno, è quanto scrive il Times, citando una fonte della casa editrice di New York. Se i Windsor per ora hanno preferito non rilasciare commenti nonostante le critiche rivolte a William, al loro entourage, a Camilla, a Carlo, è sceso oggi in campo Jonathan Dimbleby, amico del re, autore della sua biografia e dell’intervista televisiva degli anni 90 in cui Carlo ammise per la prima volta di aver tradito Diana con Camilla solo «dopo che il matrimonio era irrimediabilmente naufragato». È chiaro, ha detto Dimbleby, che Harry «non sta bene» ed è «un uomo profondamente traumatizzato». Il suo è un libro degno di una «celebrità di serie B». «Quelle che chiama rivelazioni sono illazioni».

Se nel Regno Unito la reazione dei media è principalmente negativa nei confronti del duca, le cifre sulle prevendite del libro e sugli spettatori dei documentari di Netflix indicano che tra il pubblico c’è interesse per la versione di Harry . Negli Usa, ha sottolineato Tina Brown, editrice e scrittrice nonché amica di Diana, il duca sta vincendo la battaglia per la popolarità rispetto a una famiglia reale che sembra sempre meno rilevante o intrigante, come ha dimostrato «la tiepida reazione alla visita dei principi di Galles a Boston». La sezione del libro che parla del suo periodo in Afghanistan è probabilmente quella che si rivelerà più nociva per Harry. L’esercito non ha gradito il tono con il quale il principe ha parlato dei nemici uccisi o il fatto che abbia rivelato il totale di vite interrotte (25). Per il colonnello Tim Collins, famoso per un brillante discorso ai suoi uomini alla vigilia della guerra in Iraq, Harry «ha tradito il codice». «Le forze armate – ha detto – lo hanno sempre accolto in famiglia senza curarsi di cosa fosse successo prima. Ha tradito quella fiducia come ha tradito la sua famiglia sanguigna».

Tra i temi evidenziati dalle memorie di Harry – Il Minore il titolo, nelle librerie dal 10 gennaio – c’è il problema del ruolo dello «spare», ovvero il secondogenito, la cui ragione d’essere, anticamente, era legata alla necessità di avere un sostituto nel caso succedesse qualcosa all’erede. Oggi i fratelli del primogenito non hanno mansioni precise. Lo sanno Anna, Andrea ed Edoardo, fratelli di re Carlo, che hanno dovuto costruirsi una vita e non sempre hanno trovato la formula giusta (Andrea docet). Il libro di Harry inizia con un riferimento al fatto che tutti i famigliari - dal padre Carlo alla nonna Elisabetta – abbiano utilizzato il termine nei suoi confronti. Sicuramente non ha aiutato.

Harry, Carlo e mamma Diana: il triangolo dei rancori (dietro la rissa reale). Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 7 Gennaio 2023.

Il principe accusa il padre di aver visto in Meghan una nuova Diana capace di oscurarlo. Intanto le anticipazioni dal libro accendono l’ira dell’Esercito di Sua Maestà (e Talebani)

Carlo avrebbe avuto paura che Meghan oscurasse la Corona, come aveva fatto Diana. E’ forse l’accusa più dura (e anche inverosimile) mossa da Harry nel nuovo libro «Spare» (in Italia edito da Mondadori). Il re, sostiene Harry, non poteva tollerare che ci fosse una «nuova e fulgida» star nella Royal family capace di «sovrastare la monarchia».

«Ho pianto, davanti al luogo di sepoltura (di mamma Diana)», ha aggiunto Harry sabato sera nell’ultima clip dall’intervista con Itv in cui ha ricordato lo straziante addio alla mamma. «Tutti pensavano e si sentivano come se conoscessero nostra madre, e le due persone più vicine a lei, le due persone più amate da lei non potevamo invece esprimere le nostre emozioni in quel momento», ha spiegato Harry.

Il re avrebbe anche detto a Harry: «Mio caro, lo sai già vero che non abbiamo risorse». Dichiarazione che riprende quella fatta da Harry a Oprah Winfrey in tv due anni fa in cui il figlio di Carlo si lamentò: «Mio padre mi ha tagliato fuori, finanziariamente».

E forse davvero solo il denaro – quel corposo anticipo di 20 milioni di dollari pagato dall’editore Penguin Randhom House al figlio cadetto del re perché scrivesse la sua storia — è davvero parte della ragione dietro a parole così dure verso la famiglia reale, ma anche dichiarazioni che hanno sollevato l’ira di molti, Oltremanica e non solo. Da quanti piangono la regina, e ricordano Lady D, all’Esercito. Mentre a Londra, negli ambienti vicini ai Windsor, ormai si ammette che l’ultimo anno di vita della regina è stato reso più difficile proprio dalle continue provocazioni del suo amatissimo Harry.

«L’Esercito ha accolto Harry nella sua famiglia. Adesso lui ha tradito quella fidu cia allo stesso modo in cui lui ha tradito la sua famiglia d’origine». La condanna più dura al libro confessione di Harry, scritto da un ghost writer, è arrivata dal Colonnello Tim Collins dell’Esercito Britannico. E non solo da lui. Anche i Talebani, il «nemico» che Harry nelle due missioni in Afghanistan nel 2007 e nel 2012 – nei 10 anni nell’Esercito di Sua Maestà - ha combattuto, si sono scagliati contro di lui che confessa nel libro di aver ucciso 25 persone perché «nell’esercito ti insegnano a non pensare a loro come persone».

«E’ un peccato in molti modi perché lui (il principe) è stato molto coraggioso, era venuto in Afghanistan da volontario, anzi dovette combattere le regole governative per riuscire ad andare là», nota sul Times con amarezza il Colonnello Richard Kemp.

Anas Haqqani, esponente talebano, via Twitter ha scritto «Mr. Harry, quelli che hai ucciso erano esseri umani non pedine, avevano famiglie che aspettavano il loro ritorno». Senza contare che le dichiarazioni del principe rischiano adesso di creare anche un problema per la sua sicurezza.

A proposito di servizio militare, Harry non risparmia accuse al fratello William, vera nemesi di questa autobiografia e lo accusa di esser stato geloso del suo progetto degli Invictus games. Sono i giochi sportivi per militari feriti e mutilati in combattimento lanciati da Harry prima delle nozze con Meghan. William «mi apparve estremamente irritato» all’idea del suo progetto degli Invictus Games. A William nel libro, del quale da giorni circolano anticipazioni (dopo che in Spagna è stato messo sul mercato anzitempo), Harry dà un’altra stoccata velenosa parlando della sua calvizie «più avanzata della mia» e quando nota che la somiglianza di William con Diana (spesso citata quando si parla di Diana) ormai sarebbe svanita.

Anche la confessione dell’assunzione di droghe ha sollevato sdegno. La rabbia di associazioni che combattono contro la piaga dell’assunzione di stupefacenti come dalla Polizia: «E’ un modello lui, e come tale si è rivelato molto deludente. Ha dato un tacito assenso che l’uso delle droghe, va bene, è ok», dice David Sidwick, police e crime commissioner. «Se aspira ad essere un modello, questo è esattamente l’opposto», dice il Conservatore Tim Loughton.

Non solo a Londra, anche negli Usa – dove dalla trasferta dopo la Megxit del 2020 la coppia dei duchi di Sussex aveva goduto di buona immagine complice una riflessa simpatia dalla madre Diana, oltreché per tutto quanto Meghan rappresenta – i commenti di giornali e tv sono poco generosi con l’autobiografia del principe che si è affidato a JR Moehringer come ghost.

Dominic Green editorialista del New York Post scrive: «Spare us, spare them,and spare yourself Harry». Risparmiaci, risparmia la tua famiglia e salvati Harry.

«Love of my life». Harry Minetti e l’aristocrazia che sopravvive parlando come il proletariato esibizionista. Guia Soncini su L’Inkiesta l’11 Gennaio 2023.

Anche i reali sono diventati sentimentali e infantili, egotici e identitari, con la recriminazione sempre in tasca e la capacità di monetizzarla altrettanto pronta

Se arrivate fino in fondo – o se saltate subito alle pagine dei ringraziamenti – sarà tutto chiaro: Harry, nel ringraziare Meghan, le dice «Love of my life», e ci metterete cinque secondi: cosa vi ricorda? Ah, certo, «love of my life»: il vocativo che Nicole Minetti usava per Silvio Berlusconi. Il lessico dei romanzi rosa che diventa lessico da reality che diventa lessico degli inattrezzati, inattrezzati che una volta erano i poveri prima che i ricchi avocassero a sé l’analfabetismo (è appropriazione culturale o di classe? Ah, saperlo).

Dev’essere proprio un’espressione che gli piace, a Harry Minetti: la usa anche con Anderson Cooper, nell’intervista promozionale alla tv americana. I had found the love of my life. L’aristocrazia è morta, e la monarchia sopravvive solo parlando come il proletariato esibizionista.

L’aristocrazia è morta, e i primi segni del decesso erano nel declino della servitù. Paul Burrell, già maggiordomo di Diana e poi forse ladro e certamente biografo pettegolo, appare alla tv per stigmatizzare Harry. E lo fa, l’ex maggiordomo della casa reale, con una camicia aperta fino al terzo bottone.

È tutto lì, tra impossibilità di riconoscere la classe d’appartenenza e love of my life assortiti, il Grande Indifferenziato del quale la (auto)biografia più anticipata dell’anno è manifesto: la fine dell’aristocrazia, che lascia solo macerie, macerie in forma di personaggi da reality o da spazio dello psicologo in un programma del pomeriggio, macerie lessicali e sartoriali; sopra le macerie, sventolano festoni colorati e contratti d’esclusiva.

Non servono neanche le oltre quattrocento pagine del libro uscito ieri (oltre cinquecento nell’edizione italiana) per capire quel che era ovvio: c’era una volta l’aristocrazia, e adesso c’è lo psicologismo di massa. Già solo scorrendo le anticipazioni, Camilla Long (forse la miglior editorialista inglese) aveva sintetizzato sul Times: «È un eccesso di informazioni e condivisione stupefacente, grottesco, e molto americano».

L’americanizzazione dell’occidente pasciuto è un’analisi della vicenda assai più convincente della più quotata «Harry uomo debole influenzato da moglie arrampicatrice». L’America ha smesso d’essere dall’altra parte della Luna ed è introiettata dall’intero occidente. Siamo tutti sentimentali e infantili, egotici e identitari, con la recriminazione sempre in tasca e la capacità di monetizzarla altrettanto pronta. Siamo tutti figli di Diana, la più letale influenza culturale che l’occidente post-guerre mondiali abbia conosciuto.

Non siamo, come William, figli di Carlo, consapevoli che dobbiamo portare avanti la baracca anche se vorremmo fare altro. Siamo tutti Harry, con la sfiga di non essere davvero nati da lombi principeschi e non poter quindi altrettanto monetizzare la nostra banalità. Ma, poiché siamo fermamente decisi a fingere che le classi sociali non facciano differenza, non lasceremo che qualche decina di milioni di euro castri la nostra propensione a identificarci in due mantenuti che si vendono le liti di famiglia quando la famiglia cessa di mantenerli.

Lo dice Harry stesso, nell’intervista alla tv inglese (in Italia in onda su RealTime). Usa la parola preferita dall’Instagram e dai reality: relatable. Nella mia storia si possono immedesimare tutti quelli che hanno avuto un lutto. Non aggiunge: e che come me sono determinati a restare attaccati a quel lutto trent’anni dopo, a mungerlo finché sarà rinsecchito, a non cedere mai il fruttuoso ruolo di miglior orfano protagonista.

Il lessico da marketing dell’instagram lo usa tutto. Manca solo «percorso», che forse è la variazione italiana nella semantica di queste storie dall’arco narrativo prevedibile. Per il resto c’è tutto: relatable e owning my story, safe space e «pregiudizio inconscio»; con la sola differenza che, se lui dice «bias» invece di «pregiudizio», sta parlando nella sua lingua e non nell’anglomilanese di chi fatica sia con l’italiano sia con l’inglese.

(A un certo punto l’intervistatore inglese gli dice che è una storia shakespeariana e Harry, con la convinzione con cui un idraulico si guarda intorno e chiede alla cliente media riflessiva «quanti libri, li ha letti tutti?», risponde: «Probabilmente hai letto più Shakespeare di me, anche se non quanto mio padre». Pensa aver vissuto nel tempo di Harold Bloom e pensare che il massimo studioso di Shakespeare sia Carlo d’Inghilterra. Pensa che favoloso rappresentante di quel Grande Indifferenziato che scambia l’istruzione per la cultura ci troviamo ad avere sul comodino: che epoca fortunata siamo).

Sì, ma il libro?, diranno i miei venticinque lettori. Il libro, orsù, non l’hai dunque letto per noi? Purtroppo sì, e sono qui a rassicurarvi e a destabilizzarvi. La rassicurazione: non usa la parola «montare». Nei milioni di anticipazioni uscite sui giornali anglofoni, e uscite perché gli spagnoli (un popolo che gareggia con gli italiani in cialtroneria, e spesso li batte) si sono sbagliati e hanno messo in vendita il tomo una settimana prima, il principe scriveva del suo primo rapporto sessuale «L’ho montata velocemente». Quel «mounted» aveva stranito i commentatori inglesi: non può averlo scritto davvero, dev’essere un problema di traduzione dalle copie spagnole. E in effetti in quella inglese egli scrive «quick ride» – che è lo stesso, ma facciamo finta che non lo sia.

Adesso, se siete ceto medio riflessivo determinato a dire a sé stesso che ha consumi culturali d’un certo livello e che Open non era un libro da autogrill, smettete di leggere. Perché io sto per scrivere che J.R. Moehringer – autore ombra di Harry, già autore ombra di André Agassi – il suo milione e mezzo (cachet chiacchierato) non se l’è guadagnato.

Harry si lamenta che la sua cameretta fosse più brutta di quella di William, avrete letto nelle anticipazioni. È in effetti un dettaglio eloquente: il tutto è formulato premettendo «non me ne lamento», detto mentre lo rinfacci trent’anni dopo (tipica modalità passivoaggressiva da concorrente di reality); e non devi avere ben niente di concreto da recriminare, per pensare agli arredi negli anni di scuola.

Tuttavia, vale la pena distrarsi dal mobilio per osservare il contesto del capitolo. La camera è quella a Balmoral, residenza estiva della regina. Una stanza – ce lo dice Harry – è stata data ai due fratelli, la zona di William è arredata meglio perché lui è l’erede e Harry solo il pezzo di ricambio, tutto quel che già sappiamo. Ma il tutto serve da introduzione al gran momento: Carlo che entra nella cameretta ad annunciare che Diana è morta.

Lasciamo stare che Harry abbia a quel punto già detto che purtroppo a causa del dolore ha rimosso molti ricordi (il Marcel Proust che questo secolo si può permettere), epperò rammenti in dettaglio ogni parola e pensiero del momento più traumatico e da rimuovere di tutti: quello in cui il padre gli dice che la madre è morta. La sciatteria imperdonabile è: dov’è William?

È lì mentre Harry s’illude che la madre sia sopravvissuta all’incidente? Gliel’ha detto separatamente, il padre, chiamandolo fuori dalla stanza prima? Così parrebbe: in un rigo, alla fine dell’atto unico con un solo protagonista in cui Harry rievoca il padre che lo sveglia all’alba per dirgli di Diana, Harry dice che sapeva che a William era già stato detto, nell’altra stanza. Ma ci hai appena detto che la camera era una, la dividevate, «a William la metà più grande», è mattina presto, dormivate nello stesso – direbbero gli agenti immobiliari – ambiente: come fa il compagno di stanza a sparire da questa scena? All’accademia del memoir fondata da Moehringer (non impareremo mai abbastanza dagli americani a monetizzare), abbondantemente ringraziata da Harry per l’aiuto ricevuto, non notano le incongruenze?

Non importa, e lo sappiamo. Il libro della Nicole Minetti inglese andrà benissimo, sebbene non abbia la presentabilità extra-autogrill che ebbe Agassi. Sebbene non abbia alcuna credibilità nella costruzione del personaggio o delle scene o dei monologhi interiori.

Il dodicenne Harry che quando stringe la mano del padre subito dopo la morte della madre pensa: ho fatto male, ho dato ai paparazzi ciò che volevano – con la consapevolezza d’un quarantenne studioso dei media.

Il diciassettenne Harry che chiede come i tabloid possano condannarlo per aver fatto ciò che fa ogni adolescente – il primo adolescente della storia che guardi la propria identità adolescenziale avendo già lì pronti il distacco brechtiano e il senno di poi.

Non importa, perché il Grande Indifferenziato ci ha tolto gli strumenti per distinguere un libro ben fatto da una cialtronata, e perché lo leggiamo per quel che è. Una puntata di reality, in cui non contano le inverosimiglianze o la coerenza narrativa, ma solo il sentimentalismo, le emozioni, e il fatto che, prima di andare a dormire, noialtri si possa annuire soddisfatti ripensando ai confessionali: Harry, hai fatto un bel percorso.

Con Spare, Harry passa dalla monarchia britannica alla tirannia dei media Usa. GIULIA MERLO su Il Domani il 10 gennaio 2023

Il libro è un racconto inedito della vita di un membro della famiglia reale e segna la fine di ogni riconciliazione. Così il principe diventa suddito del sistema dei media americani e di altre regole più rigide di quelle della corona.

Spare, che dovrebbe essere il primo di un accordo che prevede altri tre libri per un anticipo da 20 milioni di dollari, è la pietra tombale sul possibile ritorno come working royal ma anche il primo giro di chiave alla nuova prigione di Harry.

Buona parte del libro racconta della sua esperienza in guerra in Afghanistan e in Africa. L’ultima parte – quella più succulenta per gli amanti del gossip – è quella che dà il maggior senso di deja vu: Meghan Markle ha già raccontato quasi tutto nel documentario Netflix.

Le biografie ben scritte possono essere poco lusinghiere anche senza mai dire una parola negativa sul loro protagonista. È in caso di Spare, che sulla carta sarebbe un’autobiografia del principe fuggiasco Harry, ma in realtà è quello che certamente sarà il secondo bestseller mondiale del premio Pulitzer americano J. R. Moehringer, considerato il miglior ghostwriter su piazza e già autore di Open del tennista Andre Agassi.

Preceduta da un soporifero documentario su Netflix e anticipata da interviste su tutti i maggiori media americani,Spare è prima di tutto l’addio definitivo dei duchi di Sussex alla monarchia britannica. La conferma che lo spare - Il minore come è stato tradotto in italiano – tecnicamente il figlio cadetto del re non intende più essere «la ruota di ricambio», come si definisce nel libro. Cosa voglia essere invece, sembra non saperlo ancora nemmeno lui.

L’autobiografia di Harry comincia con il funerale del nonno, il principe Philipp - con la moglie Meghan si è già trasferito in America e dopo la cerimonia ha un ultimo duro scontro con il fratello William e il padre Carlo – e si chiude con la morte della regina Elisabetta. Nel mezzo c’è, per la prima volta nella storia della monarchia, il racconto in prima persona della vita di un membro della famiglia reale e, inevitabilmente, di tutti quelli che gli sono intorno. Harry racconta di come Carlo gli disse della morte della madre Diana, nell’incidente stradale del 1997: lui, dodicenne, si convinse che lei si era invece allontanata volontariamente per sfuggire ai paparazzi e solo dieci anni dopo, chiedendo di vedere il dossier e le fotografie del caso, si convinse che lei era davvero morta.

Circa un terzo del libro, inaspettatamente, descrive con minuzia di particolari l’addestramento militare di Harry e i suoi lunghi soggiorni in Africa, dove si sente più a casa che a Windsor.

Ci sono il racconto del 25 talebani uccisi nel suo tour in Afghanistan, dettagli sulla guida degli elicotteri Apache e sull’adrenalina da campo di battaglia. Tutto per mettere migliaia di chilometri dalla Gran Bretagna e dai tabloid, che lo avevano soprannominato prinice Thiko, il principe tonto, per la sua poca propensione allo studio e gli scivoloni dell’uniforme nazista indossata ad una festa di Halloween e le foto nudo a Las Vegas.

L’ultima parte – quella più succulenta per gli amanti del gossip – è quella che dà il maggior senso di deja vu: Meghan Markle entra nella sua vita come una folata di vento, lui affronta i demoni che si porta sulle spalle fin da bambino e, nell’innamorarsi di lei, si sfila dall’ombra della famiglia per scoprire il vero significato della vita.

Molti dei dettagli erano già stati resi noti con il documentario di Netflix, tutto incentrato sul presunto razzismo della casa reale inglese (nel libro non si fa cenno alle domande sulla carnagione del nascituro Archie, che i Sussex dicono di aver subito da non meglio identificati parenti di lui) e sul trattamento denigratorio subito dai media, ma lì la voce principale era quella di Meghan.

LA VERITÀ DI HARRY

L’autobiografia, invece, fa emergere per la prima volta dallo sfondo la voce di Harry, che racconta come una guerra la vita da royal e i suoi intrighi.

Ci sono Carlo e Camilla, sposati contro il volere dei due principi e decisi a sollevare loro reputazione della nuova consorte a scapito dello spare, sussurrando alla stampa le sue birichinate. Camilla appare come la matrigna cattiva, anche se Harry scrive il contrario ma anche di essersi augurato la sua felicità perchè «in questo modo sarebbe stata meno pericolosa», e proprio questo difficilmente verrà perdonato dall’attuale re d’Inghilterra.

Ci sono Kate e William, che sono sospettati di aver fatto altrettanto per sabotare l’immagine di Harry e Meghan. Soprattutto William, «il mio amato fratello e la mia nemesi», con cui il rapporto è quello di una eterna competizione: per la divisa indossata matrimonio come per le fondazioni per i rinoceronti in Africa.

Nel mezzo ci sono battibecchi futili trasformati in tragedie come la lite sui vestiti delle damigelle tra Kate e Meghan, quella tra lui e William perchè il futuro re ha dovuto tagliarsi la barba per indossare la divisa al suo matrimonio mentre Harry ha potuto tenerla.

Il tutto sempre annaffiato da cocktail e bottiglie stappate, durante i lunghi mesi di vacanza tra le tenute reali e il Sudafrica, la Francia, il Canada o il Botswana. In sintesi: i tipici scontri di ogni famiglia triste a modo suo, chiusa in una prigione di regole ma comunque molto dorata.

Il vero avversario, però, rimangono i tabloid: le parole più sprezzanti sono riservate ai giornalisti e alle falsità pubblicate, all’invasività dei media di gossip inglesi e alla maleducazione dei paparazzi. Nella favola a lieto fine di Harry, sono loro i cattivi e la famiglia reale è loro complice.

Tuttavia, anche se non viene mai accennato, quel che il libro fa più emergere è il cortocircuito in cui annaspa Harry. A cui la stampa piace e anche molto, ma solo se è buona e racconta la stessa realtà che vede lui.

Il principe accusa i tabloid di scrivere solo notizie false, ma non accetta mai il consiglio del padre di non leggerli. Si ossessiona per ogni critica perchè è convinto che «il popolo» creda a tutto ciò che legge, ma descrive l’accoglienza festosa che lui e Meghan ricevono ovunque e si convince che per questo la sua famiglia voglia sabotarli.

Poi, nella sua fuga in cerca di privacy omette volutamente ogni dettaglio sugli accordi economici con Netflix, le interviste televisive e il fatto che l’unica strada per guadagnarsi l’indipendenza economica passi proprio attraverso l’utilizzo della propria immagine.

Di fatto, i Sussex stanno ripagando la famiglia reale con la stessa moneta: regalano le loro verità alla stampa, ma invece di farle filtrare con fonti anonime come fanno gli staff di Buckingham palace, si fanno profumatamente pagare per raccontarle.

LA NUOVA PRIGIONE

Spare, che dovrebbe essere il primo di un accordo che prevede altri tre libri per un anticipo da 20 milioni di dollari, è la pietra tombale sul possibile ritorno come working royal ma anche il primo giro di chiave alla nuova prigione di Harry.

La monarchia britannica ha le sue regole, che prevedono che la corona vada sempre difesa anche a costo di sacrificare gli spare, il famoso motto “Never complain, never explain” – mai lamentarsi, mai spiegare – e l’infinità di regole di etichetta che hanno privato il bambino Harry dell’abbraccio di una nonna e imposto a Meghan di imparare a fare la riverenza. Regole immutabili, ingiuste quanto la successione alla guida degli stati del Commonwealth per via ereditaria, ma che tengono in vita un’istituzione altrimenti anacronistica anche grazie al volgare cicaleccio dei tabloid.

Nell’infrangerle e lasciarsi alle spalle gli arazzi di Buckingham palace, Harry si è però incatenato ad altre regole di un altro impero, molto più grande e con regole più spietate: quello dei mass media americani che la moglie Meghan, da ormai ex attrice, dovrebbe conoscere bene.

Essere aristocrazia in America significa far parte dello star system – del cinema, dello sport o della musica poco importa – e avere buona stampa è essenziale per far perdurare la propria popolarità. Che, per Harry e Meghan, significa incassare abbastanza da pagare la villa a Montecito, le guardie del corpo e lo stile di vita necessario a mantenere lo status. In quest’ottica, Spare è una mossa vincente, come lo sono state il documentario di Netflix e l’ormai celeberrima intervista a Oprah. In mancanza di altri talenti oltre alla loro storia, i Sussex non potranno che continuare a sfruttare quella, fino a esaurimento di aneddoti. Harry, così stremato dai paparazzi inglesi, ha accettato le telecamere in casa e un ghostwriter che gli chiede come andò quella volta che gli si congelò il pene durante l’escursione al Polo Nord.

Come con l’etichetta reale, però, serve attenzione per non infrangere le nuove regole, andare alle trasmissioni giuste con un armamentario di aneddoti sempre fresco, per non finire nel cono d’ombra e venire cancellati come noiosa stravaganza europea. Con il rischio che proprio la regola aurea del never explain, never complain che ordina il silenzio alla Royal Family anche di fronte ai peggiori attacchi di cui Spare è pieno è il peggior nemico dei Sussex.

GIULIA MERLO. Mi occupo di giustizia e di politica. Vengo dal quotidiano il Dubbio, ho lavorato alla Stampa.it e al Fatto Quotidiano. Prima ho fatto l’avvocato.

Alessandra Rizzo per “la Stampa” l’11 gennaio 2023.

Dopo giorni di anticipazioni, accuse e rivelazioni (o presunte tali) sulle prime pagine di tutti i giornali, l'autobiografia del Principe Harry è finalmente arrivata sugli scaffali delle librerie di tutto il mondo. A Londra, alcune hanno aperto a mezzanotte per accontentare i lettori più impazienti, diligentemente in coda sotto l'occhio delle telecamere. Poche ore dopo, «Spare - Il Minore» aveva già venduto 400 mila copie, mai nessun libro è andato a ruba tanto velocemente, almeno nella sezione «non-fiction», che esclude la narrativa. «Al di là delle aspettative più ottimistiche», dice entusiasta Larry Finlay della casa editrice Transworld Penguin Random House. «Gli unici libri che sono andati meglio sono quelli con l'altro Harry, Potter».

Né il pastrocchio delle copie messe in vendita per sbaglio anzitempo in Spagna, immediatamente prese d'assalto dai giornalisti, né le interviste di Harry sui due lati dell'Atlantico hanno affievolito l'interesse, anzi. «Mi aspetto la verità su cosa succede dietro alle mura di Buckingham Palace, la famiglia reale è sempre avvolta dal segreto», spiega una lettrice che si è messa in fila nella notte. Edicole e libreria hanno aperto a Piccadilly, nel cuore della capitale, così come nelle stazioni ferroviarie di Victoria e Euston e presso gli aeroporti di Heathrow e Gatwick.

Alcune persone si sono precipitate all'apertura per accaparrarsi le prime copie del libro, 407 pagine nella versione britannica, oltre 500 in quella italiana, che raccontano con toni duri il rapporto conflittuale di Harry con il resto della famiglia reale e con la stampa britannica, già responsabile ai suoi occhi della morte della madre Lady Diana e che in questo caso non ha risparmiato le critiche al Principe.

 Nelle ultime rivelazioni ad emergere da una biografia già sviscerata alla ricerca delle rivelazioni più salaci (l'assalto presunto del fratello William, i dissapori tra Meghan e Kate, il sesso, la droga, la guerra e i taleban eliminati «come pedine da una scacchiera»), Harry racconta di una lite con Carlo nei momenti che hanno preceduto la morte della Regina Elisabetta nel settembre scorso.

Il libro racconta di come Harry, invitato dal padre alla tenuta di Balmoral in Scozia per dire addio alla nonna ormai in agonia, fosse stato anche espressamente pregato di non portare con sé Meghan. Carlo «disse che io ero il benvenuto a Balmoral, ma non voleva lei. Cominciò a esporre le sue ragioni, che erano insensate e irrispettose, e io non ne volli sapere», scrive. Poi parole dure al padre: «Non parlare mai più di mia moglie in quel modo». Carlo che «balbetta» parole di scuse, «spiegando che semplicemente non voleva molta gente attorno»; che «non veniva nessun'altra moglie. Kate non veniva... perciò nemmeno Meg sarebbe dovuta venire».

«Allora ti bastava dirlo», taglia corto Harry. L'attesa per il libro dell'anno è finita, ma le ripercussioni delle accuse di Harry sul suo futuro nella famiglia reale, su Carlo III, già fortemente amareggiato, e sulla reputazione dei Windsor nel mondo devono ancora cominciare, e dureranno a lungo.

Ottavio Cappellani per mowmag.com l’11 gennaio 2023.

Harry ha pippato la coca. Harry è stato picchiato da William. Harry è stato bullizzato da Carlo che gli chiedeva: “Chi è tuo padre”. Harry era razzista prima che Meghan gli aprisse gli occhi.

Ha ragione Giuliano Ferrara che liquida tutto come quisquiglie? Sì. Ma ha ragione al contrario: sono quisquiglie per difetto, non per eccesso di insignificanza.

Giuliano, uomo antico e sapiente, sa che questa è la norma, in ogni famiglia, figurarsi in una famiglia reale. Ma come ogni boomer (lo sono anche io ma cerco di tenermi sveglio) egli pensa che tali questioni siano banali faccende all’ordine del giorno, il che è vero, ma non per le nuove generazioni.

Cresciute a pane e trono di spade, vikings, barbarians, bridgerton, le nuove generazioni certo non pensano che le famiglie reali abbiano nelle mani il destino del mondo: esse pensano che la storia sia – anche se non consapevolmente – un grande e affascinante romanzo alla Jane Austen, bravissima scrittrice, per carità, eccellente trasformatrice della storia in faccende da cucina per la gioia delle domestiche (e Giuliano Ferrara, ne Il Foglio da lui diretto, cosa diversa da quello di adesso, ne ha allevato e accudite e incoraggiate tante in questa scrittura che fa della vita un salotto Ikea e dell’identità una questione di design – con humour certo, ma solo quello infine restava a scivolare tra le mani come sabbia).

Di cosa si stupisce per cui la quale (cicale cicale cicale), che la narrazione di Harry e Meghan peschi a piene mani nella volgarizzazione della Storia che lo ha sempre divertito (tranne poi avere grandi slanci, come ogni grande incoerente)?

Se qualcosa dobbiamo imputare alla biografia di Harry, gran libro, in tempo di autofiction – voglio dire: meglio Harry di Teresa Ciabatti o del celebratissimo Walter Siti, giudizio non letterario ma proprio autofictionista – è la mancanza di un ghost writer, di uno sceneggiatore hollywoodiano capace di scavare ancora più in profondità tirando fuori archetipi e fantasmi.

La materia non manca. La morte di Diana, con tutte le ipotesi di complotto, sarebbero dovute essere scandagliate impietosamente ed Harry – figlio di chi? - avrebbe dovuto essere attraversato dai dubbi che attraversano tutti i lettori di gossip: sua madre è stata uccisa perché incinta di un musulmano? E dietro la battuta di Carlo, “chi è il tuo babbo?” – che Giuliano definisce semplicemente “spiritosa” – c’è la guerra delle religioni e una velata minaccia che una autofiction in tendenza paranoica potrebbe anche scorgere? C’ è Houellebeck che definisce i musulmani come ladri da cacciare? C’è l’Occidente contro il Medioriente?

 William che gli consiglia di indossare la divisa nazista per poi percularlo non è forse un genio del gossip capace di dirigere una narrazione da page six? E non è forse la padronanza del gossip di William, Kate e Camilla che Harry lamenta come a esserne studiata vittima?

Siamo nell’epoca del gossip, non possiamo usarlo quando ci fa comodo e poi liquidarlo come inezia tentando di fare un discorso “storico” che possa andare oltre la minuscola sete di potere che rende uguali famiglie reali e sottoproletarie. L’infima maldicenza su Meghan, vera o inventata che sia, in cosa è diversa dalle quotidiane e meravigliose sparate di Selvaggia Lucarelli contro il mondo intero? 

Il libro di Harry sarebbe diverso da quelli di Guia Soncini, se non fosse che Guia Soncini è Guia Soncini mentre Harry è Harry e giustamente attira un pubblico mondiale? Il “minimo” borghese e non certo “reale”, con il quale Giuliano ha sovente raccontato l’Italia, perché dovrebbe essere sospeso quando si parla di famiglie reali? Non è forse più sincero Roberto D’Agostino quando sostiene che il gossip e il minimo sono la vera lettura del mondo? (Certo, ogni tanto si dimentica di noi mistici. Ma anche tu Giuliano, sei un mistico, e ogni tanto ti dimentichi di te stesso. Come spesso faccio anche io, ci mancherebbe).

Se una critica dobbiamo fare all’autofiction di Harry è di non essere andato in fondo come meritava, di non essersi rivolto a uno sceneggiatore serio (David Benioff sarebbe stato perfetto, autore de “La venticinquesima ora” portato sullo schermo da Spike Lee ma anche sceneggiatore del Trono di Spade), che avrebbe potuto approfondire cocaina, divise naziste, violenza tra fratelli, lutti, complotti, maldicenze di corte mirate a escludere dal potere. Una grandissima narrazione che speriamo, presto, possa essere approfondita da maestri della modernità. Altro che notizie banali. La storia bensì, come è narrata oggi, inconsapevole, del tutto, dell’Apocalisse che incombe.

Estratto dell’articolo di Giuliano Ferrara per “il Foglio” l’11 gennaio 2023.

Mai proporsi di dire tutto, si scopre che non hai niente da dire. E’ il caso di Harry Windsor. Una pista giovanile di cocaina, una banale lite con il fratellone, non abbastanza rispettoso dell’onore della cognata, incomprensioni con il padre, spiritoso, che ti chiede di chi sei figlio. Tutto qui? Sì, tutto qui. (…) Dell’autofiction si può pensare, intesa come vizio d’epoca, tutto il male che ne pensa Mariarosa Mancuso, e anche di più, resta il valore documentario di cose che abbiano un senso e un aspetto curioso, che titillano l’istinto al gossip, che eccitano il morboso che è in noi. La disdetta del minore non costituisce un interesse maggiore.

(….) Gli eroi di Netflix hanno lo spazio del fumetto, al massimo, e si chiude davanti a loro l’ampia distesa di simboli e allegorie che fa di una monarchia una cosa abbastanza seria, nonostante i monarchi e gli eredi al trono. Questa storia da “Carlo, ti presento Harry”, uno che ti rivorrebbe indietro e per questo ti sputazza in faccia, semplicemente non regge.

DAGONEWS l’11 gennaio 2023.

Il principe Harry ha accusato la monarchia di aver “minato” il suo libro “Spare” perché i contenuti facevano sentire i suoi familiari “spaventati e a disagio”. Il duca, seduto nel salottino di Stephen Colbert al “The Late Show”, si è diviso tra le battute sul suo pisello congelato e le frecciatine sulla sua famiglia.

 Uno dei momenti più seri durante  lo show è stato quando Colbert ha chiesto se i reali avessero fatto una "campagna attiva per minare questo libro". 

«Naturalmente», ha risposto il duca, aggiungendo che anche «la stampa britannica» è stata complice della «campagna». Ma Colbert ha aggiunto: «Ma aiutata e incoraggiata dal Palazzo». «Di nuovo, naturalmente - ha confermato  Harry - Questo è l'altro lato della storia, giusto? Per 38 anni hanno raccontato la loro versione della storia. Questa è l'altra faccia della storia». 

Durante l'intervista, Harry ha anche: 

· Accusato la stampa di non essersi "vantato" di aver ucciso 25 combattenti talebani, mentre incolpava i suoi detrattori di “modificare” le sue parole e di mettere la sua “famiglia in pericolo”;

· Rivelato che indossa ancora la collana che suo fratello, il principe William, gli avrebbe rotto durante una lite per Meghan, dopo averla riparata;

· Ha confermato di aver visto episodi "vecchi e più recenti" di The Crown nonostante contenessero rappresentazioni della battaglia contro la bulimia di Diana e il divorzio da Carlo; 

 ·Ha lanciato una frecciata a suo padre e ai reali dicendo che il "gene Spencer è molto forte" in riferimento ai suoi figli e ai loro capelli rossi;

· Ha discusso del suo pene "congelato" mentre rideva delle battute di Colbert sui suoi "gioielli reali"; 

· Ha condiviso i ricordi più belli della regina, lodando il suo "spirito " e il "senso dell'umorismo"; 

DAGONEWS il 12 gennaio 2023.

Il principe Harry ha lasciato i lettori a bocca aperta con il racconto dell'applicazione della crema Elizabeth Arden, usata dalla madre, sul suo pene congelato nel 2011. Il momento viene raccontato nella versione audiolibro di “Spare” in cui è lo stesso duca a raccontare l’aneddoto.

 Nel passaggio, Harry ricorda che la madre, la principessa Diana , era solita applicare la crema sulle labbra e dice che l'odore del prodotto che stava per applicare sul pene congelato lo faceva sentire come se sua madre "fosse proprio lì nella stanza". Un’immagine che ha portato molti ascoltatori a parlare di "incubo freudiano".

 

Il principe Harry, 38 anni, racconta come un amico gli abbia consigliato di utilizzare il prodotto sulla zona ferita dopo essere tornato da un viaggio al Polo Nord prima del matrimonio di suo fratello William. Harry racconta di non aver avuto successo con i rimedi casalinghi per curare il pene congelato fino a quando un amico gli ha consigliato di usare una crema di Elizabeth Arden. 

 «Mia madre la usava sulle labbra. Vuoi che me lo metta sul mio pene?». Dopo la rassicurazione del suo amico, Harry se n’è procurato un tubetto, dicendo che l'odore lo riportava alla sua infanzia, quando sua madre era ancora viva.

 «Mi sentivo come se mia madre fosse proprio lì nella stanza. Poi ho preso un po’ di crema e l'ho applicata laggiù» ha ricordato Harry.

«Le parole 'il mio pene, mia madre e le mie labbra' non dovrebbero MAI essere usate insieme nella stessa frase» ha commentato un utente sui social.

Simona Marchetti per corriere.it il 12 gennaio 2023.

 A dispetto del clamoroso successo editoriale di «Spare» (quasi 500 mila copie vendute nel solo Regno Unito in 24 ore), dall’enclave di Montecito, California, trapela che il principe Harry e la moglie Meghan Markle sarebbero ai ferri corti. Anzi, cortissimi, al punto da ridare fiato alle indiscrezioni che si inseguono da mesi e che vorrebbero l’attrice sempre più decisa a chiedere il divorzio.

A rivelare la crisi coniugale dei duchi di Sussex è stato il magazine tedesco «Frau Aktuell», che ha raccontato di una discussione talmente accesa fra i due, da rendere necessario l’intervento della polizia per sedarla. Ovviamente da parte dei diretti interessati non sono per ora arrivate conferme (o smentite), come pure non esistono prove fotografiche dell’arrivo della pattuglia di poliziotti nella villa di Montecito dove la coppia risiede, ma - come prevedibile - la notizia ha subito fatto il giro del mondo.

L’ipotesi finora più accreditata sul motivo che ha scatenato la (presunta) lite sembra essere legata alle pagine che Harry ha dedicato alla storica ex, Chelsy Davy, nelle sua biografia: parlando infatti della ragazza, lo stesso principe ammise che era stata «la cosa migliore che gli fosse mai capitata» in una conversazione con alcuni amici.

Parole decisamente affettuose. Forse troppo per la Markle che, stando a diverse fonti a lei vicine, starebbe considerando seriamente l’idea di divorziare dal secondogenito di re Carlo III. A farla recedere dai suoi propositi potrebbero però essere gli affari che i due hanno in comune (leggi conferenze, un nuovo libro dedicato al cibo biologico e un nuovo contrattocon Netflix per altre serie di cui saranno co-produttori), senza dimenticare il blindassimo accordo prematrimoniale firmato dalla Markle prima del matrimonio.

Emanuela Minucci per lastampa.it il 12 gennaio 2023.

Il successo ottenuto dallo scottante memoir «Spare» (soltanto mercoledì ne sono state vendute 400 mila copie in Inghilterra ed Harry ha guadagnato fra i 9 e i 12 milioni di sterline) non poteva essere senza conseguenze. Tanto sono crude le confessioni dell’ex principe tanto dura è la reazione di Buckingham Palace che ha già fatto sapere tramite i «senior reali» che il duca di Sussex e la moglie Meghan non saranno graditi all’incoronazione di Re Carlo III. Mentre soltanto qualche settimana fa il sovrano aveva comunicato di esigere per l’evento la famiglia al completo.

Intanto il libro galoppa, si vende,le sue pagine si bevono perché la prosa di un ghostwriter (premio Pulitzer) come JR Moehringer va giù come un buon vino, toccando le corde dei sentimenti e producendo nel lettore un effetto immedesimazione con il povero «figlio si scorta» che l’accompagna sino all’ultima pagina.

 Il dramma di essere un «pezzo di ricambio» di William

È a pagina 26 che si capisce – quindi quasi subito – che cosa prova il principe Harry in questo ruolo di erede-non-erede: «Willy, che ha due anni piu di me, era l’Erede, io la Riserva». Non si trattava solo del modo in cui lo chiamava la stampa, spesso era la definizione che gli davano «papa, mamma e il nonno, e persino la nonna». Quella definizione, l'Erede e la Riserva, non era tanto un giudizio, come sostiene Harry, ma lasciava poco spazio alle interpretazioni.

«Io ero l’ombra, il sostegno, il piano B», scrive il principe in Spare riferendosi al fratello William. A quanto pare, non si trattava di un rimpiazzo formale, qualcuno a cui affidare il ruolo di vice alla Corona, quanto piuttosto un autentico, crudo, «pezzo di ricambio»: «Ero venuto al mondo nel caso fosse accaduto qualcosa a Willy, ero stato convocato come rinforzo, distrazione, diversione. Magari un rene, una trasfusione di sangue oppure un frammento di midollo spinale. Tutto questo mi era stato esplicitato da quando ho memoria, e ribadito regolarmente da allora».

 Quella frase di papà Carlo

«Avevo vent’anni quando ho saputo della presunta frase che papa avrebbe detto a mamma il giorno della mia nascita: “Splendido! Adesso mi hai dato un erede e una riserva: il mio lavoro e finito”. Probabilmente era una battuta. Ma, d’altro canto, si dice che pochi minuti dopo essersi esibito in questo siparietto di comicita mio padre abbia incontrato la sua amichetta. Conclusione: spesso scherzando si dice il vero».

«La monarchia è come il meteo, non la cambi»

Harry confessa che si sentiva la pedina meno importante di un gioco che gli sfuggiva: «Si sente pedina di un gioco che non può controllare: «Io non mi sentivo offeso, non provavo assolutamente niente. La linea di successione e come il meteo, la posizione dei pianeti o l’alternarsi delle stagioni. E chi aveva il tempo di crucciarsi per cose che tanto non si potevano cambiare?». Essere un Windsor significava capire che tutto, dai sentimenti ai comportamenti sino alle relazioni, veniva passato attraverso il filtro della Corona. E questo Harry lo capiva, ma dentro non riusciva ad accettarlo. «Significava assorbire i tratti fondamentali della propria identita, sapere per istinto chi eri, il che si riduceva in sostanza a essere per sempre il sottoprodotto di chi non eri», scrive il duca.

«Io ero l’ultima ruota del carro»

«Io non ero la nonna. Non ero papa. Non ero Willy. Ero terzo nella linea di successione dietro di loro. Almeno una volta nella vita, qualsiasi ragazzo o ragazza immagina di essere un principe o una principessa. Quindi, ruota di scorta o meno, non era poi così brutto. E aggiungo: rimanere fermamente dietro le persone che ami non è forse la definizione dell’onore?».

 «Le mani addosso»

Durissime le pagine su quella volta in cui il fratello William gli mise le mani addosso. William, con la scusa di aiutare Harry, avrebbe definito Meghan «difficile», «maleducata». Harry scrive di aver detto di non poter parlare con William quando è «così», e poi le cose sono arrivate alle mani. «È successo tutto così in fretta – scrive Harr – molto in fretta. Mi ha afferrato per il colletto, e mi ha fatto cadere a terra. Sono atterrato sulla ciotola del cane, che si è spaccata sotto la mia schiena, con i pezzi che mi tagliavano. Sono rimasto lì per un attimo, stordito, poi mi sono alzato e gli ho detto di andarsene».

William ha esortato Harry a reagire, sostiene Harry, e quando non l'ha fatto, William è apparso «dispiaciuto e si è scusato». Il Principe di Galles ha detto al fratello che non avrebbe dovuto dirlo a Meghan, e Harry ha risposto: «Vuoi dire che mi hai aggredito?» Come risposta, William avrebbe detto: «Non ti ho aggredito, Harold».

"Rimpiangerà di averlo fatto". Dal visto al titolo, cosa rischia ora Harry. Il principe Harry spara a zero sulla famiglia, ma Buckingham Palace oppone un dignitoso silenzio, forse sperando che il libro del duca venga presto dimenticato. Francesca Rossi il 13 Gennaio 2023 su Il Giornale.

Il principe Harry non si ferma. Dopo l’uscita dell’autobiografia “Spare. Il Minore”, continua a raccontare la sua verità nelle interviste, in un gioco controverso tra ricordi e ipocrisia, dichiarazioni di pace e atti di guerra, innocenza e opportunismo. Di fronte a sé, però, non c’è altro che l’assordante silenzio di Buckingham Palace. E se il duca fosse destinato a diventare uno che urla in un deserto che si è creato con le sue stesse mani, granello dopo granello?

Il silenzio è la virtù dei forti

Nelle interviste per Itv e per la Cbs il principe Harry sostiene di volere una riconciliazione con la famiglia, di non avere intenzione di danneggiarla con le sue memorie, ma di fatto non risparmia strali velenosi. Un’evidente contraddizione a cui i Windsor, finora, hanno risposto nell’unico modo possibile: rimanendo in silenzio, rispettando il motto "never complain, never explain” tanto denigrato da Harry nelle interviste. “Il silenzio dignitoso è uno schema sperimentato e collaudato”, sostiene l’esperta Katie Nicholl al Time: “Il Palazzo è reticente al coinvolgimento a qualunque livello [in simili questioni], poiché…alimenta la polemica e Harry ha fatto così tante accuse che è quasi impossibile rispondere a tutte”. Perfino “la Regina rispondeva solo se assolutamente necessario e in modo breve e conciso”. Per il re e la sua famiglia replicare significherebbe spostare l’attenzione sui Sussex. Ecco l’essenza della guerra di nervi che, finora, stanno vincendo i Windsor.

Una minuscola crepa nel muro di silenzio?

Il principe di Galles non sarebbe sempre stato convinto della linea difensiva della famiglia. Come ha riferito una fonte a Page Six, durante una riunione a Sandringham, lo scorso Natale, William avrebbe pensato di rispondere con una “dichiarazione” alle rivelazioni del duca di Sussex. Proprio come fece nel marzo 2021, dopo l’intervista dei Sussex a Oprah, quando ritenne opportuno specificare che la sua non “è affatto una famiglia razzista”. Carlo III, però, si sarebbe opposto: “Senza dubbio c’erano timori riguardo a ciò che Harry avrebbe scritto”, ha dichiarato l’insider, eppure Sua Maestà avrebbe deciso di seguire la tradizionale politica dell’apparente indifferenza. Ciò non significa che la royal family sia passiva di fronte alle recriminazioni: come raccontano Page Six e il Telegraph, Carlo e William avrebbero organizzato una vera e propria “sala operativa” a Sandringham per decidere eventuali contromosse da adottare, ma solo in casi estremi. Comunque, assicura il Sunday Times, “William non si vendicherà, non lo farebbe mai perché è [un uomo] dignitoso e incredibilmente leale. È un bersaglio facile, perché Harry sa che non farà rappresaglie”.

Harry perderà il titolo?

Serve un atto del Parlamento per strappare il titolo di duchi di Sussex a Harry e Meghan. È un procedimento abbastanza complicato, ma non impossibile da compiere, soprattutto se re Carlo III lo giustificasse abilmente in nome del suo progetto di “monarchia snella”. Sarebbe più semplice se i duchi rinunciassero al titolo. Durante l’intervista alla Cbs Anderson Cooper ha chiesto a Harry per quale motivo continui a usare il suo titolo, visto che si è ritirato dagli incarichi ufficiali, criticando la Firm. Il principe, però, ha schivato la domanda, replicando solo: “Che senso avrebbe?”. Avrebbe senso eccome, soprattutto in una prospettiva di coerenza e credibilità, ma Harry sembra non rendersene conto (o finge di rendersene conto?).

Harry rischia il visto?

Nel modulo per la richiesta del visto americano c’è una domanda ben precisa: “Hai mai violato alcuna legge relativa al possesso, all’uso o alla distribuzione di droghe illegali?”. Nel suo memoir il duca ha ammesso di aver fatto uso di cocaina, di aver fumato cannabis e aver preso funghi allucinogeni. Per questo la stampa si chiede se, data tale ammissione, il suo visto di soggiorno negli Stati Uniti sarà revocato. Per capire meglio la questione bisognerebbe vedere se, al momento del trasferimento in California, nel 2020, rispondendo alla domanda sulle droghe, il principe ha mentito o meno. Il professor Alberto Benitez, direttore della George Washington University’s Immigration Clinic, non ha dubbi e al Telegraph dichiara: “Se non fosse il principe Harry, ma un ‘Fred Jones’ qualunque, sarebbe stato sottoposto a indagini e la green card gli sarebbe stata negata”.

Tutti contro il principe

Secondo Harry…i giornali hanno inventato una ‘narrativa distorta’ su lui e Meghan…Durante l’intervista per Itv [il principe] non ha fornito un singolo esempio di questo…esecrabile comportamento…Dubito si sia reso conto che se bandisce la stampa, bandirà se stesso, dato che è infinitamente più offensivo e meno rispettoso della privacy della sua famiglia di qualunque giornale”, ha dichiarato con forza Stephen Glover sul Daily Mail. Persino la figlia di Ronald Reagan, Patti Davies, ha commentato l’uscita del libro, consigliando a Harry di “stare zitto”: “Se si fosse preso del tempo…per riflettere…avrebbe fatto una scelta diversa…Potrebbe guardarsi indietro e avere rimorsi per ciò che ha detto”. La Davies sa bene ciò che dice: nel 1992 scrisse, proprio come il duca di Sussex, un memoir esplosivo, “The way I see it”, di cui in seguito si pentì. Nemmeno gli inglesi sarebbero dalla parte del principe. Un sondaggio di YouGov sostiene che Meghan Markle abbia conquistato il secondo posto tra i reali meno amati, con il 39% delle preferenze e il duca il terzo con il 26%.

Luigi Ippolito per corriere.it il 13 Gennaio 2023.

«Le terapie mentali non funzionano per certe persone, non sono per tutti»: un riferimento a qualcuno? Chissà! Certo è che la (perfida) battuta è scappata a Kate, la principessa del Galles, alla sua prima uscita pubblica assieme al marito William dopo la pubblicazione del libro di memorie del principe Harry: e tutti sanno quanto il duca di Sussex abbia blaterato riguardo al suo percorso di riabilitazione psicologica.

Come che sia, William e Kate si sono goduti un’accoglienza da rockstar all’apertura di un ospedale a Liverpool: staff e pazienti si sono accalcati sui balconi per vedere la coppia reale, che faceva fatica a farsi largo tra la folla. Una donna ha afferrato la mano del principe e ha esclamato: «Vai avanti, vai avanti! Noi di Liverpool ti amiamo!», al che lui ha risposto sorridendo: «Sì, lo farò». «E’ ovvio che era un riferimento a Harry – ha detto la donna più tardi – sapeva benissimo di cosa stavo parlando».

Anche re Carlo ha ricevuto una accoglienza calorosa in Scozia, dove ha fatto visita ai servizi sociali indossando un tradizionale kilt: è apparso rilassato, ha fatto battute e si è pure fermato per un tè con biscotti.

L’uscita di Spare è stata disastrosa invece per la popolarità di Harry in Gran Bretagna: ormai solo il 24% dei sudditi ha una opinione positiva di lui (un calo di 6 punti), mentre il 68% ha un’opinione negativa. Peggio di lui fanno solo Meghan e, ovviamente, il disgraziato principe Andrea, coinvolto in sordidi scandali sessuali. Va notato però che i più giovani sono più comprensivi verso i duchi di Sussex, mentre gli anziani li aborriscono addirittura più di Andrea.

Restano popolarissimi, e in crescita, William e Kate, superati in questo solo dall’infaticabile principessa Anna; anche re Carlo raccoglie una maggioranza di giudizi positivi, mentre invece Camilla, la regina consorte, continua a dividere a metà l’opinione pubblica. Tuttavia è leggermente salito (dal 15 al 21%) il numero di quelli che si dicono imbarazzati dalla monarchia.

Paolo Di Paolo per “la Stampa” il 13 Gennaio 2023.

Se scrivo «c'è una libreria a Cantù», sembra un incipit di Rodari. Ma c'è una libreria a Cantù che ha deciso di non vendere il libro del principe Harry, Spare. Il minore (Mondadori). Il primo motivo è che sono convinti che non sia un libro interessante per la loro clientela. Un altro è che «nella nostra testa» è un oggetto meramente commerciale. 535 pagine che circolano «nella nostra testa», nella testa di qualche milione di umani, da diverse settimane: per via delle anticipazioni gossip, delle reazioni vere o presunte della Corona, del mezzo milione di copie venduto in un solo giorno nel Regno Unito ("sell out", come si dice in gergo, che basterebbe per tre vite di molti di noi, gente che scrive e ci vive - male). E i post social di chi l'ha comprato e fa lo spiritoso; e i post social di chi dice io lo leggo solo perché è scritto da quel premio Pulitzer che ha scritto anche quel famoso libro di Agassi che era bellissimo. Ma va'.

Leggilo e falla finita. 500 pagine non si leggono in un giorno: ce ne ho messi due e mezzo, ma le ho lette. Mi sembrava la cosa più sovversiva da fare: leggere un libro come si legge un libro. Mi pare di poter dire che funzionerebbe anche come macro-dispensa in un corso base di letteratura. Non perché lo sia in senso stretto, ma perché - un po' grazie allo Stimatissimo Ghost Writer; un po' grazie alla vita (che, dice Magris, fa una concorrenza sleale agli scrittori) - i meccanismi che governano il romanzesco ci sono tutti. Uno per uno. Ed è il meraviglioso, molteplice paradosso di un librone letto anche o soprattutto da chi ne legge pochi, e scritto o semi-scritto da chi confessa (il Piccolo Principe) di non avere mai amato i libri, di avere fatto di tutto per evitarli, di avere in uggia perfino Shakespeare. È un'ottima lezione per scrittori presuntuosi: la letteratura è dominio incosciente di quasi chiunque, e con l'aiuto del ghost giusto tutti saremmo bravi romanzieri.

A molti di noi che oggi lo fanno per mestiere non riesce facilmente di creare personaggi memorabili: il lettore si ricorda una pagina, o uno sfogo autobiografico, ma non si ricorda quel tipo o tipa, creature di carta alla Madame Bovary. È un discorso lungo e complicato, ma intanto qui c'è da dire che Harry è autore e personaggio: e la coincidenza non è da valutare nei termini di una stanca autofiction, ma della incommensurabile ricchezza di essere - già prima del libro e fuori dalle pagine - una Madame Bovary conosciuta quasi ovunque. Così se Flaubert (qui J.R. Moehringer) andasse a intervistare una Bovary in carne e ossa per tirarne fuori un memoir ("La mia storia"), saprebbe bene che il vero e più spettacolare romanzo è quello che esce dalla sua bocca. Va, certo, aggiustato, rimesso in bella, definita una struttura, lavorando abilmente sul montaggio, ma la materia c'è tutta.

Ed è perfetta. C'è il grande trauma (il New Yorker ha appena osservato la ricorrenza del cliché del trauma nelle narrazioni contemporanee) e c'è l'aspirazione alla felicità. Non basta? C'è il giocare alla guerra (letteralmente: gli anni da cadetto e da cecchino - come in un buon romanzo rosa sull'ufficiale gentiluomo) e c'è l'idea stucchevole e immarcescibile che esista al mondo una nostra anima gemella. Harmony? No, è anche Anna Karenina! Oltre la cortina fumogena della curiosità morbosa, c'è la matrice occulta di ogni romanzo di cosiddetta formazione, chiamatelo Bildungsroman a Balmoral. Voglio sottoporvi una serie di immagini pescate in queste pagine che - se non dicessi che sono di Harry e del suo Ghost - magari direste: che bravo Eugenides!

Frammenti di letteratura involontaria, grezzi o sgrossati da Moehringer: che dilata il dettaglio, spinge sul pedale descrittivo («Gli alberi erano spogli, ma l'aria dolce»), quando serve. Perché servono anche le descrizioni. C'è il piccolo romanzo nel romanzo dell'estate '97 - il sogno adolescente viene spezzato, e resta monco per sempre. C'è il pianto; e la scopata veloce dietro un pub che con una più grande che ti fa perdere la verginità trattandoti come lo «stallone» che credi di essere. Il tempo della ribellione, del confronto con un padre che non sa dire i sentimenti. Gli spinelli e l'ansia del futuro. La fratellanza, il crescere che porta freddezza e le gambe mozzafiato di tua cognata. La temperatura tropicale che ti sfiata a casa di nonna, che non è una casa qualunque, ma è la tenuta di Sandringham. Il tè: che si prende veramente!

E sì, le battute di caccia e la voglia di scappare e le ferite che restano a sanguinare il segreto. La frustrazione e il vittimismo. Il profumo di mamma che torna (e il ricordo del bacio della buonanotte, siamo tutti Proust ma non lo sappiamo). E le sere - perfino per lui - passate a vedere Friends e a mangiare di merda. E a piangere. E una ragazza a cui tenere i capelli mentre vomita. E il giudizio degli altri - i Parenti, mentecatti o aristocratici che siano; il loro fiato sul collo e il non sentirsi all'altezza - e non volercisi sentire mai più. Il passato che non muore mai: come dice Faulkner nell'epigrafe (scelta forse dal Ghost). Sì, il passato: una storia che raccontiamo a noi stessi. E a milioni di lettori.

Harry: «C’è materiale per un secondo libro. E l’ho fatto per salvarli da loro stessi». Storia di Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 13 Gennaio 2023.

«C’è materiale per scrivere un secondo libro». L’ultima stoccata di Harry è arrivata con la prima intervista a un giornale, Oltremanica, dopo diverse esternazioni in tv. «La prima bozza era diversa. Aveva 800 pagine e adesso è sotto le 400. Potrebbero essere due libri, per dire. E la cosa difficile è stata togliere cose», ha detto Harry a Bryony Gordon del Telegraph volata fino a Montecito, Oltreoceano, per incontrare il principe.

Per aggiungere: «Ci sono cose successe tra me e mio padre che semplicemente non voglio che il mondo sappia. Perché penso non mi perdonerebbero mai». E per confermare che – nonostante quelle 400 pagine stralciate per ora (e domani chissà pronte a diventare un sequel del libro?) in realtà lasci la porta aperta a una possibile riconciliazione, aggiunge che ha parlato così «per salvarli da loro stessi», insomma perché la famiglia reale riuscisse a guardare la realtà delle cose? «E lo so che molti mi crucifiggeranno per quel che dico».

«Ma tutto questo non l’ho fatto per affossare la monarchia, ma per salvarli», nota il principe che aggiunge anche i suoi timori per i figli di William: «Almeno uno di loro sarà anche lui uno spare, un cadetto».

E a proposito di William a cui non ha risparmiato nulla nel libro dice che fu lui a suggerirgli per primo di andare in terapia ma di aver iniziato poi dopo aver incontrato Meghan. «Lui William voleva parlare (del trauma della morte di Diana) quando eravamo giovani... io non volevo». Poi negli anni «ho iniziato ad andare un po’ fuori dai binari e a far ricorso ad alcohol e droghe e lui si è chiuso completamente».

Di più, Harry aggiunge di sperare un giorno, una volta che la polvere sarà placata, di potersi ricongiungere con la sua famiglia pur ammettendo che ovviamente non hanno amato il suo modo di render pubblica la «sua verità».

Harry parla anche del metodo di lavoro con il suo ghostwriter J R Moehringer: «E’ stato catartico decisamente, ed è stato doloroso in certi momenti. Mi ha aperto gli occhi».

E confessa di essersi sentito infelice prima dell’arrivo di Meghan: «Non mi ero mai reso conto di quanto fossi infelice. Non mi permettevo di pensarlo ecco».

The Spare va a ruba ma cala la popolarità del principe “ruota di scorta”. Dopo l’uscita del libro di Harry, il silenzio di William e la battuta di Kate: “Le terapie non funzionano per tutti”. Elena Del Mastro su Il Riformista il 13 Gennaio 2023

Siete feriti dalle rivelazioni di Harry?”, ha provato a chiedere da lontano una giornalista incrociando lo sguardo di William e Kate all’inaugurazione del nuovo Royal Liverpool University Hospital nella città del nord-ovest Inghilterra. Domanda che i due futuri regnanti di Inghilterra hanno prontamente eluso con il loro solito charme. Salvo poi dopo Kate fare una battuta amara: che fosse indirizzata proprio al cognato Harry che nella biografia non ha salvato nemmeno lei?

Le parole del libro del Principe Harry in “The Spare” hanno lanciato una valanga sulla Royal family sin dalle anticipazioni e le interviste per il lancio del libro. Fin ora nessuna risposta ufficiale dalla famiglia. Del resto la linea scelta da Buckingham Palace, almeno sino ad ora, è quella di non replicare al contenuto del libro, già diventato un bestseller. Sulla stampa inglese è trapelata solo qualche irritazione da parte degli abitanti del palazzo, tramite voci di corridoio che raccontano di un re Carlo III infuriato con il figlio minore tanto che gli sarebbe valso il mancato invito per l’incoronazione del 6 maggio.

L’unica forse reazione dalla famiglia c’è stata da parte di Kate. Alla prima uscita pubblica della coppia, in occasione dell’inaugurazione dell’ospedale a Liverpool, la principessa del Galles parlando di tutt’altro ha detto: “Le terapie mentali non funzionano per certe persone, non sono per tutti”. Che sia una stilettata per il cognato? Tutti sanno quanto il duca di Sussex abbia parlato nel libro della sua riabilitazione psicologica. Intanto William e Kate, accolti come rockstar dalla folla a Liverpool hanno incassato un certo supporto e gradimento dopo le rivelazioni di Harry che li dipinge come mostri.

Vai avanti, vai avanti! Noi di Liverpool ti amiamo!”, ha detto una donna prendendo la mano del futuro re. E il riferimento era chiaro: “nonostante tutto il fango, vai avanti”. Anche re Carlo ha avuto una calorosa accoglienza in Scozia dove ha fatto visita ai servizi sociali indossando un tradizionale kilt: è apparso rilassato, ha fatto battute e si è pure fermato per un tè con biscotti. Tutto questo avviene mentre “The Spare” continua a macinare vendite e la popolarità di Harry cala a picco verso il basso.

Nonostante Harry abbia snocciolato tutti i lati oscuri dei suoi familiari, dipingendo se stesso come una vittima del “sistema” royal family da cui ha preferito fuggire, agli inglesi la sua versione dei fatti non è piaciuta. Secondo un sondaggio citato dal Corriere della Sera, ormai solo il 24% dei sudditi ha una opinione positiva di Harry (un calo di 6 punti), mentre il 68% ha un’opinione negativa. Peggio di lui fanno solo Meghan e il principe Andrea, travolto dagli scandali. I più giovani sono più comprensivi verso i duchi di Sussex, mentre gli anziani li aborriscono addirittura più di Andrea.

Restano popolarissimi, e in crescita, William e Kate, superati in questo solo dall’infaticabile principessa Anna; anche re Carlo raccoglie una maggioranza di giudizi positivi, mentre invece Camilla, la regina consorte, continua a dividere a metà l’opinione pubblica. Tuttavia è leggermente salito (dal 15 al 21%) il numero di quelli che si dicono imbarazzati dalla monarchia.

Elena Del Mastro. Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.

Articolo di Pravina Rudra per “New Statesman” pubblicato da “la Stampa” il 13 Gennaio 2023.

A prescindere da quello che le generazioni più anziane possono aver detto di lui negli ultimi anni, il principe Harry ha potuto contare sul sostegno dei millennial come me e di quello della generazione Z.

Più è stato deriso, più lo abbiamo difeso con fermezza.

Dalla pubblicazione di Spare, e dopo tutta la pubblicità che ha circondato l'uscita del suo libro, però, qualcosa è cambiato. Non più tardi di un mese fa, Harry godeva di un consenso del 20 per cento tra i giovani, ma alla fine della settimana scorsa secondo YouGov il suo gradimento è precipitato a zero.

Harry ha ricevuto un sostegno notevole dalla mia generazione perché apprezzavamo il suo candore quando parlava di benessere psicologico e degli effetti duraturi del suo lutto in adolescenza. Ma assistere al rigurgito ripetuto di vecchi risentimenti familiari - alcuni dei quali decisamente meschini, come avere una camera da letto più piccola del fratello quando erano bambini - è frustrante. Questo rigurgito ha rincarato lo stereotipo di ciò da cui cerchiamo di tenerci alla larga: l'autoindulgenza che consente di continuare a fare la vittima.

Per molti giovani progressisti, sembra quasi che Harry abbia letto una guida SparkNote su come essere "woke". La sua abilità nell'esprimere punti di sintesi e intuizioni a livello superficiale ci hanno fatto annuire al suo fianco per anni. Harry non è consapevole delle sfumature o della profonda introspezione necessaria a combattere l'ingiustizia.

In passato, la sua ossessione per la difesa della privacy della moglie gli era valsa la nostra ammirazione. In Spare, però, svela una molteplicità di dettagli sulle donne che ha conosciuto e lo fa in modo così irrispettoso da renderli un semplice danno collaterale del suo tentativo di raccontare una storia interessante. Era proprio necessario sbandierare che quando alloggiò a casa di Courteney Cox a Los Angeles, l'attrice di Friends gli offrì dei cioccolatini ai funghi allucinogeni?

Altrove, Harry parla della «preoccupante calvizie di mio fratello, più avanzata della mia», e del «baby brain» di Kate, le sue difficoltà di memoria e di attenzione durante le gravidanze. Insomma, fa quel genere di commenti che una generazione continuamente online percepisce superati e soprattutto gratuiti da chilometri di distanza. Insomma, è evidente che tra Harry e l'uomo illuminato e raffinato del XXI secolo che egli vorrebbe essere c'è un abisso. Le millennial sono sempre più portate ad affibbiare l'etichetta di "soft-boy" agli uomini che pur di attirarsi la fama sono performativamente femministi o vulnerabili a livello emotivo, ma poi non riescono a vivere all'altezza della realtà che la fama comporta. Harry assomiglia sempre di più a questo archetipo.

Estratto dell'articolo di Antonella Rossi per vanityfair.it il 17 gennaio 2022.

Novembre 1997, Johannesburg: il principe Harry, tredici anni, sorride imbarazzato tra Emma Bunton e Victoria Adams, due delle ragazze più famose dell'epoca, le Spice Girls. Con loro ci sono anche le altre del gruppo, Melanie Brown, Melanie Chisholm e Geri Halliwell. È il suo primo viaggio all'estero dopo la morte della madre Lady Diana, insieme al padre Carlo, che volle portare il figlio minore con sé in quel royal tour.

Tra le pagine di Spare il duca di Sussex ha ricordato anche quell'incontro.

 [...]

 A differenza di quanto si potrebbe immaginare, per Harry l'incontro con le ragazze non fu sereno, aveva tutti addosso. «Avrei preferito che sparissero tutti. Ricordo di essere salito sul red carpet con un sorriso stampato in faccia e di aver desiderato di trovarmi nel mio letto a St James’s Palace», prosegue il principe. «Accanto a me c’era Baby Spice che portava un paio di scarpe di plastica bianca con una zeppa enorme. Rimasi a fissare quelle scarpe mentre lei si dedicava alle mie guance e continuava a pizzicarle. “Come sono paffute. Ma che carino!“.

Poi arrivo Posh Spice e mi strinse la mano. Piu indietro vidi Ginger Spice, l’unica tra loro con la quale sentivo un minimo di connessione perche anche lei era rossa di capelli. Poi aveva suscitato scalpore per il miniabito fatto con la Union Jack che aveva sfoggiato di recente (…) Lei e le altre Spice tubavano con me, dicendo cose che non capivo e scherzando con i giornalisti che urlavano: “Harry, qui. Harry, Harry, come stai?“. Domande che non erano domande, ma trappole. Mi venivano lanciate addosso come mannaie. A loro non interessava affatto come stavo, volevano solo farmi dire qualcosa di spinoso, di nuovo.

 Poi il concerto, e la sorpresa nel vedere il padre che muoveva la testa e batteva il tempo con un piede. Alla fine, una volta fuori, una consapevolezza nuova, il bisogno di avere vicino quel padre che faceva fatica a esprimere i propri sentimenti: «Tesi la mano, presi la sua e mi ci aggrappai. Ricordo quel momento con la stessa chiarezza dei flash. Gli volevo bene, avevo bisogno di lui».

Estratto dell'articolo di Maurizio Ferraris per il “Corriere della Sera” il 17 gennaio 2022. 

[…]

 Nell'Ottocento i filosofi consideravano l'autobiografia come la forma più perfetta di conoscenza storica, dal momento che comportava la coincidenza tra il soggetto e l'oggetto della narrazione. Mentre Mommsen deve sforzarsi di penetrare nelle vite dei Cesari, Goethe che racconta sé stesso in «Poesia e verità» non può sbagliare, perché è già sé stesso, conosce i propri atti e i propri motivi, ed è il più grande specialista in materia. Ovviamente era una convinzione ingenua, perché le persone spesso si conoscono così male che vanno da uno psicoanalista per sapere chi sono, o magari lo scoprono nel racconto di un terzo.

L'autocalunnia

Nel caso dell'autobiografia del principe vittimista, trovo che abbiamo a che fare con una fattispecie ancora diversa, quella della autocalunnia, dove il fatto di dire la verità su sé stessi assolve chi si confessa da qualunque altro giudizio morale, perché la sincerità fa premio su tutto. In questo senso, il caso più prossimo a «Spare» sono le «Confessioni» di Agostino.

 Nel decimo libro, cioè verso la fine dell'opera, Agostino si domanda che senso abbia confessarsi a un onnisciente, perché in effetti Dio sa tutto di lui, e anche di più, giacché conosce segreti rispetto al futuro e forse rispetto al passato che Agostino ignora.

Anche perché è giunto al termine dell'opera, Agostino non ritratta, non sceglie il silenzio, non brucia il manoscritto, e tira diritto, perché dice che vuole fare la verità non solo di fronte a Dio, in confessione, ma anche per iscritto e di fronte a molti testimoni.

Mutatis mutandis, è la strategia di Harry che in più, rispetto ad Agostino, ha una solida motivazione finanziaria, ossia un contratto da quaranta milioni di dollari, che non è la santità ma che, almeno in un'ottica strettamente calvinista, è segno indiscutibile della benevolenza divina.

 Diversamente da coloro che scrivono delle autofinzioni per rendersi famosi quanto le loro vittime, qui non si scatena il meccanismo del «muoia Sansone con tutti i filistei» per il semplice motivo che di segreto non c'è niente. Il problema fondamentale di Harry è appunto quello di una vita perennemente sotto i flash, e la copertura stampa di cui si lamenta è in tutto e per tutto paragonabile alla conoscenza che Dio ha di Agostino. E sebbene continui a deplorare le mistificazioni dei tabloid, resta che i lettori postfreudiani possono legittimamente domandarsi se anche lui non si autocalunni.

La stampa dice che Harry indulge nel bere, e lui racconta dettagliatamente le sue bevute di birra, tequila, vodka, gin, e un sacco di altre cose, spingendosi sino a consigliare un cocktail di whisky ravvivato con qualche goccia d'acqua di fiume africano.

 Le droghe La stampa dice che Harry fuma marijuana? E lui non solo conferma, ma rilancia: se è per questo, fuma anche erba africana molto più potente, e si fa scorpacciate di funghi allucinogeni, e tanto più allucinogeni in quanto, ci spiega, lo conducono alla scoperta del suo vero sé. La stampa dice che è ignorante, e lui, qualora ci fossero dei dubbi circa le sue capacità letterarie al netto dell'intervento del ghost writer , pubblica delle lettere scritte di suo pugno e inviate a Meg.

La stampa insinua che è un codardo, e lui racconta di una carriera militare dietro a uno schermo di computer o alla guida di un elicottero inespugnabile, ossia di qualcosa che ha più a che fare con la caccia e la pesca che con la guerra. La stampa sostiene che è uno stupido, e Harry scrive varie volte che Meg non aveva la più pallida idea circa la composizione della famiglia reale. Perché tutto questo? Il narcisismo è sempre una spiegazione insufficiente e moralistica, e nel caso di Harry lo è più che mai.

È piuttosto il contrario, un desiderio di umiliarsi, che anima queste confessioni: esattamente come nel caso di Agostino.

[…]

Da leggo.it il 18 gennaio 2023.

Prima di sposare Meghan Markle, è noto che il principe Harry abbia avuto una vita piuttosto turbolenta tra vizi ed eccessi, raccontati in parte prima dalla stampa internazionale e oggi da lui stesso nell'autobiografia Spare.

 L'ex modella Nicola McLean ha recentemente raccontato del suo incontro con Harry, avvenuto nel 2015, durante il trentesimo compleanno della stella del rugby, James Haskell. Il sito Espress Co Uk ha riportato le sue parole.

 "Quella sera mi sono ubriacata molto e sono caduta in un cespuglio. Stavo cercando di tirarmi su, poi Harry ha allungato una mano e mi ha afferrato" ha spiegato la modella, raccontando il salvataggio da parte del Duca del Sussex. Nicola McLean ha spiegato che quella sera, come tante altre, Harry era "come un animale" quando si trattava di bere alcol. "Non è stato il mio momento migliore, ma chi non vorrebbe ubriacarsi con il principe Harry?" ha aggiunto.

Estratto dell’articolo di Emanuela Minucci per lastampa.it il 18 gennaio 2023.

Non c’è tabloid inglese che oggi non spari la notizia in prima pagina. Ora anche l’Iran dalle mani insanguinate si interessa al libro «Spare» scritto da duca di Sussex. E lo usa come surreale arma di propaganda. Il regime totalitario che ha ucciso centinaia di manifestanti disarmati, ha accusato Harry di crimini di guerra perché colpevole di aver «sterminato 25 combattenti talebani».

[…] Immediata è arrivata la reazione della Gran Bretagna. Il colonnello Richard Kemp , ex comandante delle forze britanniche in Afghanistan, ha dichiarato: «Il regime iraniano è colpevole di crimini contro l’umanità per il trattamento riservato al proprio popolo e per l'uso di deleghe per uccidere cittadini in tutto il mondo.

È anche un atto criminale sostenere la guerra di Putin in Ucraina . Attaccare Harry è la prova che si stanno arrampicando sugli specchi per difendere la loro esecuzione di Alireza Akbari ex vice ministro della Difesa». […]

Estratto dell’Articolo di Maureen Dowd per “The New York Times” pubblicato da “la Stampa” il 18 gennaio 2023.

Prometto e giuro: non sono monarchica. Ciò nonostante, nel corso degli ultimi anni, l'esodo di Harry e Meghan che hanno abbandonato la vita di corte per il foyer di Netflix, svelando segreti per accumulare i fantastilioni necessari a mantenere lo stile di vita di Montecito, tutto yoga Vinyasa e Oprah (Winfrey), mi ha stremato.

Se Meghan Markle desiderava cambiare il mondo, non poteva farlo in modo più efficace che da dentro la monarchia, togliendo la polvere dai vecchi riti proprio come ha fatto con il suo matrimonio? Come ha potuto rimanere «sconvolta, scoprendo il razzismo congenito nell'istituzione stessa che creò il business model più duraturo di sempre del razzismo?», ha scritto Alicia Montgomery su Slate.

 Harry e Meghan non potevano dimostrarsi superiori a Rupert Murdoch e alla lasciva copertura dei tabloid, come sono riusciti a fare gli Obama con quella spregevole fatta dal Fox News di Murdoch (e, peraltro, i reali non dovrebbero farla finita una buona volta con i tabloid apparecchiati a colazione)?

[…] Il dilemma interiore di Harry non si è esplicitato in un «Essere o non essere», ma in un «Dividere o non dividere». Ha diviso, ha tirato fuori tutto e adesso, come alla fine di tutte le tragedie di Shakespeare, il palcoscenico è intriso di sangue e disseminato di corpi. Harry ha detto a un giornalista del Telegraph che avrebbe potuto scrivere di peggio. Ha detto di aver tolto dal suo libro molto materiale che potrebbe arrecare danno a suo padre e suo fratello. Poi ha aggiunto di aver voluto soltanto «cercare di salvarli da loro stessi».

Harry, lo storico Vickers: «Nel libro ricordi sbagliati e il peggior affronto alla regina». Storia di Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 14 gennaio 2023.

«Le accuse più dannose mosse da Harry nel suo libro «Spare»? Direi che certe esperienze raccontate forse sono più dannose dell’ignoranza della storia di famiglia, della Corona e così via, ma comunque...», risponde al Corriere da Londra Hugo Vickers, storico, biografo della madre del principe Filippo e della Regina Madre e amico per una vita del duca Edimburgo.

Insomma, se i Windsor fedeli alla legge Never explain, never complain, non scendono sul piano di Harry e del suo memoir al vetriolo, «Spare» (Mondadori), ascoltare Vickers è una buona cartina di tornasole non solo per scovare gli errori storici ma anche per capire il sentiment del palazzo verso il figlio cadetto del re che dopo l’uscita del suo libro ha toccato un nuovo record negativo di popolarità: piace adesso solo al 24% dei britannici con il 68% che lo detesta). Peggio di lui solo Meghan (appena il 22% la ama) e ovviamente Andrea (7%). Il fratello William sua nemesi? Convince il 70% e Kate il 69%.

Mr Vickers, fonti di palazzo in questi giorni a proposito del libro e quanto racconta, senza scendere nel campo della polemica hanno ripescato le parole della regina alle prime accuse dei Sussex dopo l’intervista a Oprah Winfrey due anni fa: «Recollections may vary», insomma «i ricordi dei fatti possono essere opinabili» più o meno. Che cosa non torna? «Intanto i suoi ricordi alla morte della Queen Mum, non lo chiamarono a scuola a Eton per dire che la regina madre era morta, perché accadde durante le vacanze di Pasqua e dunque era a Klosters (a sciare, ndr.). Dunque l’intera scena è stata inventata. E poi non è vero che la regina andò alla cerimonia di nozze civili di Carlo e Camilla nel 2005 alla Guildhall a Windsor, partecipò solo alla successiva benedizione nella cappella. E Harry era seduto accanto a William non come scrive in piedi vicino all’altare».

Già, Elisabetta II. L’errore ma anche l’affronto peggiore che muove Harry alla regina, sua nonna? «L’affronto che le muove quando parla della sepoltura dei duchi di Windsor confinati secondo quanto scrive Harry in una sperduta tomba a Frogmore. Perché anzi la regina volle le bandiere a mezz’asta in onore della duchessa quando morì, il giorno del suo funerale. A proposito non ci saranno invece bandiere a mezz’asta lunedì 16 gennaio per il funerale di re Costantino di Grecia».

Ma Costantino era molto legato ai Windsor, Filippo ed Elisabetta e pure Carlo suoi cugini. L’ultimo re di Grecia fu indicato come padrino di William. Il principe di Galles andrà ai funerali privati dell’ex sovrano ad Atene? «Infatti, e credo che William dovrebbe andarci, in fondo l’ex re Costantino era suo padrino».

C’è un’accusa in sottofondo a tutto il libro di Harry, mossa ai Windsor: di voler dominare le prime pagine dei giornali. Lei conosceva bene il principe Filippo come la regina, e in passato aveva detto al Corriere che non si sono mai curati della stampa. «Era così, il segreto del loro successo: andavano avanti col loro lavoro senza guardare a cosa la gente pensasse».

Ma che c’importa di Harry e Meghan? Beppe Severgnini su Il Corriere della Sera il 14 Gennaio 2023.

Si dà il caso che il suocero di Meghan sia il capo di Stato di un importante paese europeo. la coppia è pubblica e la saga dei Windsor è una storia di famiglia, quindi universale

  Scrive il lettore Sergio Galli: «Un giornale serio come il Corriere non dovrebbe continuare a interessarsi di una coppia insignificante come Meghan e real marito. Sinceramente, chi se ne frega. Lei la vedrei bene a fare la pubblicità di un dentifricio: effettivamente, ha dei bei denti. Per il resto, stendiamo un velo pietoso». Be’, per cominciare non sottovalutiamo la pubblicità del dentifricio: ne ha scritta una anche Gabriele D’Annunzio («A dir le mie virtù, basta un sorriso», pasta Gengival). E poi: se i grandi media seguono le vicende della famiglia reale britannica, un motivo ci sarà. Anzi, due. Forse tre.

Primo motivo, istituzionale: si dà il caso che il suocero di Meghan sia il capo di Stato di un importante paese europeo. Secondo motivo, sociale. Le vicende dei duchi di Sussex e dei principi di Galles non sono diverse, per l’opinione pubblica, dei dispetti tra Piqué (calciatore) e Shakira (cantante). Ogni coppia è una trama; se la coppia è pubblica, così la sua vicenda. Il sogno dei protagonisti è condividere solo il successo, e tacere il resto. Non funziona così. Quando inviti il mondo in casa, ci vuole tempo per buttarlo fuori.

Terzo motivo, narrativo: la saga dei Windsor è una storia di famiglia. Quindi, una storia universale. Teologi e uomini di Chiesa, se non sono troppo occupati a litigare tra loro, potranno confermare che la Bibbia è piena di fratelli e sorelle vivaci: Ismaele e Isacco, Esaù e Giacobbe, Lea e Rachele. Notai, avvocati, critici letterari e autori televisivi sanno che il rapporto tra cognate è fonte inesauribile di spunti, e i matrimoni sono pieni di sorprese. Bella ragazza lascia facoltoso consorte e si trasferisce presso giovane amante, ma il primo non si dà per vinto: Iliade, Anna Karenina o Uomini e Donne?

Certo, c’è un limite anche all’intrattenimento. I grandi media devono ricordare di avere una funzione sociale: sono loro a definire alcuni standard, anche al tempo dei social. Se le stesse cose, raccontate nello stesso modo, le trovaste sul Corriere e in qualunque sito gossip, non avreste motivo di seguirci. Ma un sito gossip saprebbe mettere insieme Omero, Tolstoj e Maria De Filippi, e concedervi un alibi? Ora potete seguire Harry e Meghan con la coscienza più leggera. Se sapete come va a finire, fatecelo sapere.

Harry e Meghan, la corona al tempo dei pettegolezzi. È da ieri in libreria «Spare - Il minore», primo libro del principe Harry che, tra rivelazioni e riflessioni intime, riattraversa le vicende di casa Windsor. Stefano Tatullo su La Gazzetta del Mezzogiorno l’11 Gennaio 2023.

È da ieri in libreria «Spare - Il minore» (Mondadori, pagg. 540, euro 25), primo libro del principe Harry che, tra rivelazioni e riflessioni intime, riattraversa le vicende di casa Windsor.

«Never complain never explain». Mai lamentarsi, mai dare spiegazioni. La frase, attribuita a Benjamin Disraeli, primo ministro fra il 1868 e il 1880, è poi diventata un motto, un codice di comportamento per la classe dirigente britannica e soprattutto per la famiglia reale. La regina Elisabetta ne è stata un esempio difficile da imitare, particolarmente per una famiglia come la sua che è stata spesso attraversata da irrequietudine e difficoltà ad aderire al canone. Fino a poco prima di morire tuttavia la sovrana era riuscita a coprire le crepe; finché fra i congiunti e sui tabloid non è esploso il matrimonio del principe Harry duca di Sussex. Harry è un ragazzo di 38 anni che ha avuto una vita segnata dalla morte precoce e cinematografica della madre Diana; dal fatto di essere secondo in linea di successione al trono; e infine dal fatto di aver sposato una commoner (una cittadina comune, non aristocratica) e per giunta americana. Gli amori americani sembrano non portare particolarmente bene alla corona britannica: nel 1936 Edoardo VIII abdicò al trono dopo meno di un anno di regno per sposare Wallis Simpson, pluridivorziata, con simpatie naziste e sospettata di spionaggio. La moglie di Harry, Meghan Markle, si presenta con un profilo molto più moderato: prima del matrimonio era semplicemente un’attrice di origine afroamericana. Eppure anche lei appena messo piede in Casa Windsor ha calamitato pettegolezzi che hanno riempito i tabloid e creato dissapori con la cognata Kate Middleton, moglie dell’erede al trono William, a cui fu accusata di voler fare ombra. Seguirono dissapori fra i due fratelli, contrasti più o meno dissimulati (meno, in verità) e dichiarazioni fuori registro che portarono i Sussex a perdere le prerogative di principi. Dopo annunci di frustrazione dolore e tutto quanto fa colore i due giovani si sono trasferiti negli Stati Uniti, dove si sono impegnati in una indefessa attività di confessioni rivelazioni e interviste aventi a unico soggetto i difficili rapporti con la Royal Family Naturalmente, tanto impegno non poteva essere profuso per niente e soprattutto aveva bisogno di una degna cornice; così hanno pensato a un documentario da trasmettere su Netflix che per riconoscenza ha trasmesso loro la modesta cifra di 100 milioni di dollari (sì, milioni).

Però, sapete com’è, in un’intervista, un documentario, spesso non si dice tutto: qualcosa si dimentica, qualcosa magari il giornalista non te la chiede, e poi c’è l’emotività. L’emotività che tanto ha inciso nella vita di questi due giovani. Un libro invece è un’altra cosa. Si può fare un discorso pacato, ordinato, metterci tutti i dettagli, e poi dire alla gente: ecco, questa è la verità. E la gente dopo aver comprato il libro può dire: ecco, questa è la verità. E così Harry si è messo a tavolino. E ha scelto un titolo che è una bomba: Spare, che a spanne si può tradurre «la ruota di scorta, quello in più»; insomma «il minore», come si chiama in italiano.

Il libro doveva uscire in tutto il mondo il 10 di questo mese, poi sapete come vanno le cose, no? Una copia arriva nottetempo al «Guardian», i librai spagnoli per errore lo fanno uscire 5 giorni prima, e insomma la gente è ancora più ingolosita. Perché di bombe nel libro non c’è n’è mica una sola. Per esempio su Harry si è sempre spettegolato per la sua somiglianza con il maggiore dell’esercito britannico James Hewitt; ma lascia francamente di stucco leggere che re Carlo scherzando con lui gli chiede: «Ma tu lo sai chi è il tuo vero padre?» Pensate come ci è restato quel povero figlio guardandosi allo specchio: di chi? Lui che già aveva i suoi problemi dopo la morte della mamma e, comprensibilmente, insieme a William aveva chiesto al padre di non sposare Camilla. Una volta a 17 anni si era addirittura fatto di cocaina; poi a una festa si era vestito da nazista; una volta si erano menati con William che gli aveva anche strappato la collanina; e altre cose di questo tipo.

Il libro contiene anche riferimenti molto intimi che è meglio tralasciare, e soprattutto una confessione che avrebbe fatto meglio a tralasciare lui, Harry. Quando era soldato in Afganistan, il principe dice di aver ucciso almeno 25 miliziani, e senza rimorsi, perché per lui quegli uomini erano come delle pedine. Questa volta la bomba gli è esplosa in mano: non lo hanno condannato solo gli afgani, che gli hanno fatto notare che quelli erano uomini con una vita e una famiglia che li piange, ma sono stati disgustati anche i suoi ex superiori, i commilitoni, e più degli altri Ben McBean, amico che in Afghanistan ha perso braccio e gamba, il quale non ha badato alle parole per dirglielo: «Harry, ti voglio bene ma adesso sta’ zitto per favore!»

Sì, un lungo silenzio gioverebbe molto al giovane principe e consorte, ma chissà come sono messi con i contratti con le televisioni, le case editrici, i giornali. Il fatto è che non sono più i tempi di Disraeli e neanche di Elisabetta, povera donna; questi sono i tempi dei lamenti e delle spiegazioni dati in piazza, a pagamento. Sono i tempi dei soldi, insomma. E del voyeurismo di massa.

Dal “Corriere della Sera” l’11 gennaio 2023.

Caro Aldo, la stampa di questi giorni pare unanime nel costringere i suoi lettori a rovistare nella pattumiera affettiva della casa reale inglese reduce da un recente funerale e da una successione a lungo negata. Mi chiedo e le chiedo: a chi giova tanta mefitica nube mediatica? Come al solito le notizie peggiori vendono ed è perciò che si autoalimentano. I bilanci non tornano quando si tratta però di conteggiare i danni che determinano.  Sono cresciuto in contesti molto diversi dagli attuali ma i dissidi tra fratelli ci sono sempre stati e la loro ricomposizione era sostenuta da una formazione-educazione che veniva da molto lontano. Mi pare di poter dire in questo senso: evitiamo titoli e articoli miseri sugli sproloqui dei principini di Buckingham Palace. Che ne pensa? Angelo Botturi

Risposta di Aldo Cazzullo

Caro Angelo, se il fratello dell'erede al trono d'Inghilterra pubblica in tutto il mondo un libro in cui racconta cose durissime contro il padre e il suddetto fratello, i giornali non possono ignorarlo. Anziché dibattere sulla stampa, cerchiamo di capire come sia potuto accadere. A differenza che nella serie Netflix, nel libro «Spare», il ricambio («Mi hai dato un erede e un ricambio, a heir and a spare» , disse Carlo a Diana), si apre molto. Racconta storie, tipo i venticinque talebani uccisi in combattimento, che possono creargli problemi in futuro.

Sostenendo che sia stato proprio il futuro re William, insieme con la futura regina Kate, a convincerlo a vestirsi da nazista a un party, rende al fratello il peggior servigio possibile (da noi se ti vesti da nazista a una festa vai al governo, gli inglesi che i nazisti li hanno sconfitti prendono queste cose più sul serio). Rivelando che Carlo aveva l'abitudine di chiedergli «ma tu di chi sei figlio?», rinfocola la voce secondo cui il vero padre di Harry sarebbe il maggiore Hewitt, storico amante di Diana, cui in effetti somiglia in modo impressionante.

 L'impressione è che Harry somigli alla madre non solo nell'esuberanza e nel fascino. Nessuno dei due ha capito che far parte della famiglia reale non significa acquisire il diritto alla felicità; significa accettare di svolgere un compito, diciamo pure di fare un mestiere. La differenza è che Harry non l'ha scelto; Diana sì, anche se aveva appena 19 anni. Purtroppo nessuno dei due è stato all'altezza del compito.

Non sono i soli: si pensi ad Andrea e a Sarah Ferguson. Se non altro, Diana e suo figlio sono diventati star internazionali. La morte della «principessa del popolo» segnò il punto più basso del lungo e straordinario regno di Elisabetta II. Vedremo ora se il padre reggerà l'ingombrante assenza del secondogenito che ha annunciato di non voler mai tornare nel Regno Unito; quindi di non volerlo vedere mai più, almeno in patria.

Caro Harry. Storia di Massimo Gramellini su Il Corriere della Sera il 5 gennaio 2023.

Non avevo ancora capito a che cosa servisse la famiglia reale inglese e come mai tutti fossero così presi dalle sue vicende. Poi ho letto le anticipazioni dell’autobiografia di Harry Windsor, vittimisticamente intitolata «Spare» (pezzo di ricambio), a cui 7 ha appena dedicato la copertina e che minaccia di essere un gran bel libro, avendolo scritto J.R. Moehringer, lo stesso che pennellò «Open» di Agassi. Ho scoperto che durante la giovinezza furono il fratello maggiore William e la di lui dolceamara metà (Kate) a convincere Harry a presentarsi a una festa in uniforme da nazista. Che il padre Carlo, tra il serio e il faceto, gli domandava di continuo: «Ma di chi sei veramente figlio, tu?». Che quattro anni fa, al culmine di una discussione sul solito argomento (l’arrivismo cafone della moglie americana), il succitato fratello lo prese per il collo, gli strappò la collanina e lo fece cadere di schiena sulla ciotola del cane, spaccandola (la ciotola, per fortuna, non la schiena). Che i due litigarono persino ai funerali del nonno Filippo, tanto che Carlo li implorò: «Ragazzi, non rovinatemi anche gli ultimi anni di vita!». E che gli uffici-stampa del padre e del fratello erano soliti silenziare i pettegolezzi riguardanti William e Kate, offrendo in cambio ai giornalisti qualche bocconcino succulento su Harry e Meghan. Preso dunque atto della bella atmosfera che si respira in quelle stanze, ho finalmente compreso a che cosa serve la famiglia reale inglese. A rivalutare la nostra. Il Caffè di Gramellini vi aspetta qui, da martedì a sabato. Chi è abbonato al Corriere ha a disposizione anche «PrimaOra», la newsletter che permette di iniziare al meglio la giornata. Chi non è ancora abbonato le modalità per farlo — in questi giorni — e avere accesso a tutti i contenuti del sito, tutte le newsletter e i podcast, e all’archivio storico del giornale.

La versione di Harry. Ora il principe “pezzo di ricambio” ha deciso di dire tutto. Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera il 6 Gennaio 2023.

Con l’uscita del libro «Spare» dopo l’intervista-documentario in streaming su Netfllix, il principe ha deciso di vuotare il sacco: una giovinezza «nel caos», poi l’arruolamento, infine la scelta di Meghan (che è stata il detonatore e non l’origine della crisi)

Questo servizio del corrispondente da Londra del Corriere della Sera, Luigi Ippolito, è stato pubblicato sul numero di 7 in edicola venerdì 6 gennaio. Lo proponiamo online per i lettori di Corriere.it

Harry con la madre Diana in un parco di divertimenti inglese nel 1992: il principe aveva 8 anni, la principessa 31 «An heir and a spare», un erede e un pezzo di ricambio, dicono gli inglesi, a indicare che è meglio sempre avere due figli, un primogenito e uno di scorta, nel caso succeda qualcosa: e proprio Spare si intitola il libro di memorie del principe Harry, che uscirà la prossima settimana. Un titolo già definito a Londra “provocatorio”, che allude al trauma che il figlio minore di Carlo e Diana si porta dietro fin dalla nascita, l’ombra che lo ha accompagnato per tutta la sua vita: essere destinato a un ruolo di seconda fila, sempre alle spalle di William, il futuro re.

La sindrome di Margaret

I sottotitoli delle versioni in lingua straniera sono ancora più espliciti: L’Avanzo, La Riserva, Nell’Ombra . Una sorte che in qualche modo travolge tutti i figli cadetti delle dinastie reali: la “sindrome di Margaret”, potremmo chiamarla, ossia la sorella minore di Elisabetta, condannata all’infelicità, messa nell’angolo dal destino che le era toccato solo per essere nata dopo. Ma adesso il “pezzo di ricambio” vuol dire la sua: e la famiglia reale si prepara al peggio. Perché il memoriale si presenta come un lavoro di «cruda onestà», un racconto «franco» e «personale», ha fatto sapere la stessa casa editrice, la Penguin Random House: e a Buckingham Palace si teme che sarà «critico di tutti e di tutto», in particolare nei confronti di Carlo e Camilla.

Dal trauma alla guarigione

Nessuno dei reali ha potuto vedere il manoscritto in anteprima — né i loro avvocati — e dunque non hanno avuto la possibilità di preparare una eventuale replica a ciò che la Penguin definisce come «una pubblicazione piena di rivelazione, auto-esame, e saggezza duramente conquistata riguardo l’eterno potere dell’amore e del lutto». Rispetto al primo annuncio, dato più di un anno fa, il tono sembra essere cambiato: allora era stato illustrato come «una storia umana di ispirazione e coraggio», adesso risulta «un commovente viaggio personale dal trauma alla guarigione». Come se nel frattempo Harry fosse diventato ancora più amareggiato e pieno di risentimento. (continua a leggere dopo i link e la foto)

Il memoriale arriva sulla scia del documentario che Harry e Meghan hanno girato per Netflix e che è stato trasmesso a dicembre, subito dopo la quinta stagione di The Crown , che ha squadernato proprio la disgregazione del matrimonio fra Carlo e Diana e le conseguenze sui loro due figli. E in tv i duchi di Sussex hanno dato un assaggio di quelle che potrebbero essere le “bombe” contenute nel libro: dagli attacchi a William, che terrorizza il fratello con le sue sfuriate, a Kate troppo gelida, al padre che «dice cose non vere», ombre perfino sulla regina, dipinta come una vecchia impotente e manovrata dai suoi cortigiani.

Il padre avrebbe voluto una bambina

Ma d’altra parte la vita per Harry — pur ovattata dai privilegi — non è stata facile fin dall’inizio: il padre avrebbe voluto una bambina e, quando lui nacque, pare abbia esclamato «oddio, è un maschio! E ha pure i capelli rossi!». E perfino Diana, quando chiamava la cuoca di Kensington Palace per farsi dare una mano a badare ai piccoli, diceva: «Tu occupati dell’erede, io penso al pezzo di ricambio». Rispetto al fratello più serio, Harry era «il monello», ammetteva la principessa, quello che si arrampicava sul parapetto del palazzo per tirare palle di neve ai poliziotti di guardia. Ma già allora meditava la rivincita: aveva quattro anni quando disse al fratello che «tu un giorno sarai re, mentre io potrò fare quello che voglio!». E a modo suo, ha tenuto fede alla promessa.

La separazione dei genitori e la morte di Diana

A incidere sulla personalità di Harry sono stati proprio i traumi dell’infanzia. Aveva solo otto anni quando i genitori si separarono con acrimonia ed era poco più di un bambino, a dodici anni, quando fu costretto a camminare dietro il feretro della madre, sotto gli occhi del mondo: un’immagine rimasta incisa nella coscienza collettiva e che scavò un solco in quella del giovane principe. La morte di Diana, ha rivelato in seguito lui stesso, lo portò a trascorrere «un lungo periodo con la testa nella sabbia», a pensare che «non voglio essere il principe Harry, non voglio questa responsabilità, non voglio questo ruolo». Ma soprattutto fu allora che sentì acutamente la “sindrome di Margaret”, nel momento in cui il futuro di William veniva disegnato con cura mentre lui restava relegato nell’ombra. E così mentre il maggiore cresceva socievole e pieno di amici, il minore diventava sempre più introverso: una volta lo videro passare un intero pomeriggio da solo, a rimbalzare per ore una palla contro il muro.

In riabilitazione per gli spinelli

Harry adolescente cominciò a farsi di canne e quando i giornali lo scoprirono, Carlo lo spedì in una clinica di riabilitazione: il problema però era che il giovane William era altrettanto “fumato”, solo che il Palazzo fece muro per proteggerlo. Fu allora che Harry cominciò a provare risentimento per il fratello, quando si rese conto che la reputazione del futuro re era la priorità assoluta, mentre lui era solo un danno collaterale da dare in pasto al pubblico. La scuola non fu di aiuto. Quando arrivò a Eton, venne preceduto dalla fama di somaro: «Adesso sono tranquilla — era la battuta che girava fra le mamme del college — mio figlio non è il più scemo della classe!». Alla maturità portò solo due materie invece delle solite tre o quattro: arte (dove prese un 7 perché gli insegnanti fecero il disegno per lui) e geografia (dove non raggiunse la sufficienza). Così lasciò Eton col nomignolo di “Harry il Copione”, senza i voti necessari per andare all’università: e mentre William studiava alla prestigiosa St Andrews, lui ballava e si ubriacava nei nightclub londinesi.

Attacchi d’ansia prima degli impegni ufficiali

Lo stesso Harry più tardi ha ammesso che il suo periodo da ventenne fu «un caos totale». Cominciò a soffrire di attacchi d’ansia prima degli impegni ufficiali e su consiglio di William si risolse a far visita a uno psicoterapeuta. Prese anche a tirare di boxe, ma la vera salvezza arrivò dall’esercito: e molti sono convinti che sia stato proprio il servizio militare a impedirgli di andare completamente fuori di testa. Nel 2007, nonostante le resistenze del governo, riuscì a farsi mandare al fronte, in Afghanistan, dove trascorse dieci settimane: e con sorpresa di tutti, si rivelò un soldato brillante. Harry si addestrò a guidare gli elicotteri Apache e, come disse una fonte militare, «può sembrare una fesseria, ma Harry si sta genuinamente dimostrando uno dei migliori giovani piloti di Apache che questo Paese abbia mai visto». Al ritorno, venne festeggiato come un eroe: «Da buono a nulla a principe guerriero», titolò il Times . Ma in realtà il principe playboy continuava a covare sotto la superficie: andò a Las Vegas e finì in prima pagina fotografato nudo mentre giocava a strip poker con un gruppo di ragazze. Lo impacchettarono e lo rispedirono in Afghanistan: per lui, trovare un equilibrio sembrava davvero impossibile.

La lunga linea di successione

A peggiorare le cose, nel 2013 arrivò la nascita di George, il figlio di William e Kate: e privatamente Harry cominciò a essere ossessionato dal fatto di scivolare sempre più indietro nella linea di successione. Alla “sindrome di Margaret”, si può dire, si aggiunse la “sindrome di Andrea”: anche il fratello di Carlo, come Harry, alla nascita era secondo in linea per il trono, ma poi man mano era finito indietro, condannato a diventare sempre più irrilevante col passare degli anni. Ed ecco perché Harry si era messo testa di dover fare qualcosa di importante prima dei 18 anni di George, quando il suo “declassamento” sarebbe diventato irreversibile. Ma la carriera militare ai gradi più alti gli era preclusa, dati i suoi evidenti limiti: e gli impegni reali lo lasciavano frustrato, perché tutte le opportunità migliori erano ovviamente riservate a William e Kate. «C’è una gerarchia nella famiglia reale», ha digrignato i denti nel documentario Netflix: bella scoperta! Così Harry aveva cominciato a parlare del desiderio di trovare una moglie «per condividere la pressione»: ma le sue fidanzate erano sempre durate poco, schiantate dalla difficoltà di sostenere lo sguardo e lo scrutinio del pubblico e della stampa.

«Una celebrità potrà reggere la pressione di corte»

Perciò Harry andava dicendo agli amici che avrebbe dovuto sposare una celebrità, in grado di reggere tanta pressione. E dunque nel 2016 arriva l’appuntamento al buio, a Soho House, con Meghan Markle: che proprio una celebrità non era, ma comunque faceva l’attrice in tv. E, a differenza delle precedenti fidanzate, era alla ricerca di una sempre maggiore pubblicità. Secondo il biografo reale Robert Lacey, «William avvertiva l’ambizione di Meghan, e non si fidava». Anche gli amici pensavano che Harry stesse andando troppo in fretta, mentre William gli consigliava di «prendere tutto il tempo necessario».

Il vero ruolo di Meghan

Harry non la prese bene. La sua relazione con Meghan fu l’ultimo chiodo nella bara del rapporto col fratello: da un lato cristallizzava la sua frustrazione rispetto al suo ruolo di “pezzo di ricambio”, dall’altro lato sembrava offrire una via d’uscita. Dunque Meghan non è stata davvero la causa della rottura con la famiglia reale e della fuga in California: ne è stata solo il catalizzatore. Harry è un uomo ferito nel profondo, c’è in lui tanta rabbia repressa, tanti traumi irrisolti: da qui vengono gli strali contro il fratello, la furia contro il padre, il disprezzo verso la “matrigna” Camilla. In qualche modo, Harry è riuscito a rendere reali le sue paranoie: si è convito che la monarchia abbia cospirato fin dal primo giorno per distruggere il suo matrimonio e ora, attaccando senza sosta la famiglia reale, fa in modo da rendere impossibile una riconciliazione. Questa non è una telenovela, come molti pensano, è materia da tragedia greca. «Così tanto di ciò che Meghan è» dice Harry «è così simile a mia madre». In lei il principe ha trovato la sua pace, una versione della genitrice che ha perso da bambino, una protettrice, l’unica in grado di capirlo. È la sua chance per la felicità: e non la lascerà andare, costi quel che costi. Se poi riuscirà a mettere a tacere i demoni del suo animo, c’è solo da sperarlo.

Ramo secco. Il libro di Harry e il destino delle monarchie dove i figli so’ piezz’e ricambio. Guia Soncini su L’Inkiesta il 6 Gennaio 2023.

Il secondogenito di Carlo e Diana svela nell’autobiografia intitolata “Spare” che il padre lo considera un figlio di troppo (più altri aneddoti che non aveva raccontato a Netflix sul fratello, sulla cognata e su Camilla)

Ah, avere delle microspie negli uffici di Netflix. Ah, avere delle microspie negli uffici della Mondadori. Ah, sapere chi ha preso peggio, ieri, i brandelli usciti sui giornali inglesi dell’autobiografia di Harry: secondogenito di Diana Spencer, marito di Meghan Markle, e pezzo di ricambio della corona (da cui il titolo “Spare”, giacché Carlo aveva detto a Diana «mi hai dato un erede e un pezzo di ricambio», an heir and a spare; Mondadori, misteriosamente, ha deciso di tradurlo “Il minore”).

Azzardo che l’abbiano presa peggio a Netflix. Certo, il povero ufficio stampa Mondadori aveva fatto firmare impegni a non bruciare le esclusive, parlare del libro prima dell’uscita, si era tenuto le bozze in cassaforte – e poi arrivano gli inglesi e gli americani. Gente che fa i giornali con le notizie invece che con gli uffici stampa, e ieri ecco lì che tutte le parti succulente stavano spalmate ovunque, dal Guardian al Sun a Page Six, e oggi tutti i giornali italiani le ricopieranno, e col tuo bravo lancio stampa accuratamente pianificato per martedì puoi farci gli aeroplanini.

Ma vuoi mettere quanto dev’essersela presa la signora Netflix, coi fantastiliardi di cui ha ricoperto i coniugi Markle per sei puntate da un’ora l’una in cui non c’era talmente niente che ai giornali determinati a parlarne comunque è toccato fare i titoli con «Harry è pentito del costume da nazista indossato a una festa di carnevale a vent’anni ma nei vent’anni successivi è andato a visitare i campi di concentramento e s’è molto contrito».

Sei ore a pensare che quelle sei ore non ce le avrebbe restituite nessuno, che stavamo guardando la versione prolissa e annacquata dell’intervista con Oprah Winfrey, che quella dei coniugi ai danni di Netflix era una rapina, ma se una multinazionale è così fessa da farsi rapinare peggio per lei; sei ore a dire: certo, perché di concreto non hanno niente da raccontare.

E poi, poche settimane dopo, scoprire che le ghiottonerie pettegole (vere o inventate, fondate o paranoiche: chi se ne importa, ora stai a vedere che dobbiamo preoccuparci del reale e del razionale quando parliamo di monarchia) le avevano, e si erano ben guardati dal dirle nel documentario, avendo preferito farle mettere in bella prosa da J.R. Moehringer (l’autobiografia di Harry è auto solo formalmente: ha lo stesso prestigioso e geniale autore che già scrisse quella di André Agassi, “Open”).

Dunque, vediamo cosa sappiamo già del libro che magari martedì avremmo comprato per venticinque euro, un libro grazie al quale Harry pomposamente annuncia che darà trecentomila sterline in beneficenza (l’anticipo per quattro libri – questo più altri tre da decidere: forse uno sarà di Meghan – è di venti milioni di dollari; la mancia va in beneficenza).

Sappiamo che «in un weekend di caccia in campagna» (e «qualche altra volta») Harry ha provato la cocaina, come un po’ tutti; fuori dalle case regnanti non è neanche una notizia, ma dentro forse non saranno lietissimi di trovare nel libro questo dettagliuccio. Poteva andar peggio: poteva dirlo su Netflix.

Sappiamo che a Netflix manco la storia del costume nazista gliel’ha data integrale: la parte più succulenta (meglio: l’unico dettaglio interessante) sta nel libro, ed è – ci avreste scommesso? – che la colpa del costume nazista di Harry non è di Harry, ma di William e Kate che, con la perfidia di Anastasia e Genoveffa (le sorellastre di Cenerentola), lo convinsero a indossarlo.

D’altra parte Harry aveva vent’anni, l’età alla quale Guccini diagnosticò che si è stupidi davvero, l’età alla quale Madame si è fatta convincere a farsi fare un falso certificato vaccinale, figuriamoci se Harry non potevano convincerlo a travestirsi da Mengele. (La sintesi degli stralci pubblicati dal New York Post è «Tutti a prendersela con me, Calimero, ma William era il fratello maggiore e ha riso tantissimo del costume». William, il Franti che questo libro “Cuore“ può permettersi, aveva ventidue anni).

Vent’anni sono anche l’età alla quale Harry avrebbe chiesto – assieme al fratello – al padre di non sposare Camilla: in cambio di questa promessa, erano disposti ad accoglierla in famiglia. Ma poi il cattivissimo quasi re non ha mantenuto, è la vibrante accusa del pulcino Harry, una promessa che non aveva mai fatto: nella scena narrata da Harry, il padre a questa richiesta non risponde. Tuttavia non è colpa del padre, e questo è il mio dettaglio preferito: il maschio della coppia per cui qualunque cosa succeda a Meghan è razzismo e sessismo e incapacità di accogliere gli esterni dentro la famiglia reale, il maschio di quella coppia lì dà la colpa di tutto alla donna cattiva, all’estranea cattiva, a Camilla. «Sarà malvagia con me? Una matrigna malvagia?», si sarebbe chiesto il ventenne Harry, e qui bisogna che prendiamo una decisione come società.

I ventenni sono quelli che salveranno il mondo e che capiscono le giuste cause e ci illuminano a riguardo, o quelli non in grado di vaccinarsi, emanciparsi dalle matrigne, trovarsi il culo con le mani? Le urne piene e il suffragio ubriaco non si possono avere: gli esseri umani di questo secolo sono pronti per il diritto di voto abbassato ai sedicenni, o è meglio alzarlo ai trentacinquenni?

(È plausibile che sia vero che Camilla abbia rapporti con la stampa – d’altra parte la più abile fornitrice di pizzini alla stampa nella storia della corona inglese è stata Diana. Andrew Morton, già biografo di Diana, racconta che, ogni volta che l’opinione pubblica ha dato segno di non digerire Camilla, Carlo ha lasciato trapelare notizie negative su altri membri della casa reale per deviare l’attenzione. Quel che è implausibile è che Harry, cresciuto nella famiglia reale, si meravigli delle dinamiche di potere e trasecoli nel suo libro e nelle interviste promozionali come fosse il figlio della comare Cozzolino).

L’unico articolo che valesse la pena leggere sul documentario di Meghan e Harry su Netflix era quello di Caitlin Flanagan sull’Atlantic. Nel quale l’autrice ricordava che Harry era molto più virile – nel senso stereotipato del termine – dei suoi familiari, come aveva dimostrato combattendo in Afghanistan. «Non era Carlo, che si faceva venire il mal di mare da arruolato nella marina militare. O Andrew, che alle Falkland si scopriva portatore della malattia per cui non sei più capace di sudare. O William che assiste la guardia costiera. Era una guerra, e Harry è sopravvissuto, è tornato a casa con le ferite alla psiche di tutti quelli che tornano dal fronte, ed è andato avanti con la sua vita». Flanagan è talmente brava che mi aveva convinto, giuro.

Poi ho letto il brano dell’autobiografia su William che aggredisce Harry, lo prende per la collottola, lo sbatte sulla ciotola del cane, gli dice «Ora non c’è bisogno che lo racconti a Meg», e Harry (a pezzi) a quel punto va a dirlo alla psicanalista: mi è sembrato più simile a un personaggio di Woody Allen che a un eroe di guerra, ecco.

«Ora non c’è bisogno che lo racconti a Meg» mi ha ricordato l’unico punto interessante delle sei ore di Netflix: quello in cui Meghan sbraita «Lasciamo stare, non voglio dire niente su tuo fratello». Ore e ore, centinaia e centinaia di pagine a cercare di convincerci che le dinamiche di potere siano tali e quali a quelle di tutte le famiglie, a cercare di convincere noi e loro stessi che le nostre famiglie siano tali e quali alla loro, e poi l’unico momento in cui diventa vero è in quei dettagli lì: tutti i cognati che si detestano si somigliano, a Buckingham Palace e a casa nostra.

Nella sua newsletter The Optionist, Andy Lewis ha ricostruito la scommessa editoriale di dare venti milioni di dollari a Harry. Facendo i conti di quanto va a lui e quanto all’editore, di quanto sia ragionevole pensare venda, aveva concluso che il banco vince sempre, e che l’editore americano recupererà metà dell’anticipo già con questo primo libro, tra vendite sul mercato di lingua inglese e all’estero. Anche lui mi aveva convinta (anche a guidare una rivoluzione degli autori per un aumento delle royalties). Poi però mi sono ricordata del pubblico di Harry. Ventenni che non sanno vaccinarsi ma sanno che è tutto discriminazione, tutto oppressione, tutto ingiustizia, e che chi fa la vittima ha ragione sempre. Ventenni determinati a lamentarsi, ma soprattutto a non studiare.

Forse Mondadori soffre di più. Sì, Netflix ha speso più soldi, ma può contare su una generazione che, da San Patrignano a Emanuela Orlandi alle corna di Diana Spencer, non conosce il mondo o la storia o il costume o il proprio cortile finché non glielo spiegano a puntate. Da Netflix questi giovani inetti si comprano qualunque cosa; figuriamoci invece se si comprano cinquecento pagine di libro, ora che le parti più succulente sono già sintetizzate in comodi bocconcini su TikTok.

La cocaina, Camilla, la divisa nazista: la furia di Harry travolge la Corona. Trapelano altre indiscrezioni da “Spare. Il Minore”, memoir del principe Harry e sono sempre più gravi e incredibili. Francesca Rossi il 5 Gennaio 2023 su Il Giornale.

Ancora indiscrezioni direttamente dal libro autobiografico del principe Harry, “Spare. Il Minore”, edito in Italia da Mondadori e sugli scaffali di tutte le librerie del mondo dal prossimo 10 gennaio. Dopo il racconto di un presunto litigio sfociato in rissa tra William e Harry, arrivano altri aneddoti non meno scabrosi. Il duca non risparmia nulla, è uno tsunami, un fiume in piena che rischia di travolgere tutto ciò che incontra. Le nuove rivelazioni ci riportano alla sua adolescenza, in particolare a tre episodi, quello già tristemente celebre in cui Harry indossò una divisa nazista, quello che riguarda il periodo precedente al secondo matrimonio di Carlo e l’ultimo riferito alla prima volta in cui il principe avrebbe assunto cocaina.

William e Kate mi dissero di indossare l’uniforme”

L’immagine del principe Harry, appena ventenne nel 2005, con indosso un’uniforme nazista durante la festa a tema “Coloni e Nativi”, è molto difficile da dimenticare. Quasi impossibile. Un episodio giudicato da tutti vergognoso e che, in qualche modo, ha impresso un marchio indelebile sulla reputazione del duca. Quelle foto sui tabloid lo hanno accompagnato per tutta la vita e sono sempre lì, a portata di mouse, per chiunque voglia vederle, a testimonianza di un colpo di testa giovanile, ma comunque ingiustificabile.

Nel suo libro “Spare. Il Minore”, però, Harry racconta un’altra versione dei fatti, citata da Page Six, scaricando una parte della responsabilità di quella terrificante scelta sul fratello e sulla cognata. Un’accusa scagliata come una freccia infuocata contro la royal family, contro i suoi esponenti più popolari, più in vista, i futuri re d’Inghilterra. Harry dichiara: “Ho chiamato William e Kate e ho chiesto loro cosa pensassero. Mi hanno detto l’uniforme nazista” e poi si sarebbero lasciati andare alle risate.

Pregammo papà di non sposare Camilla”

Harry affronta anche il tema controverso del suo rapporto con la Regina consorte Camilla. I figli di Lady Diana avrebbero addirittura cercato di fare un patto con Carlo, affinché quella che all’epoca era ancora la sua amante storica non diventasse anche la loro matrigna: “William e io promettemmo a nostro padre che avremmo accolto Camilla nella famiglia. La sola cosa che gli chiedemmo in cambio fu di non sposarla. Lo implorammo – non hai bisogno di sposarti una seconda volta”.

Sappiamo come è andata a finire. Re Carlo III, all’epoca principe di Galles, non seguì il consiglio dei figli e sposò la donna che aveva sempre amato. Queste rivelazioni arriverebbero da alcune copie del libro vendute per errore in anticipo in Spagna e arrivate sulle scrivanie dei giornalisti del Sun, che si sarebbero subito gettati a capofitto nella traduzione.

Assunsi cocaina a 17 anni”

Il principe Harry ricorda anche l’episodio più autodistruttivo della sua vita, legato al consumo di cocaina a 17 anni: “Ero…disposto a provare quasi tutto ciò che avrebbe alterato l’ordine costituito. Almeno è ciò di cui volevo convincermi…In quel periodo prendevo cocaina. A casa di qualcuno, durante un fine settimana di caccia, mi è stata offerta una striscia e da allora ne ho consumata ancora un po’…Non è stato divertente e non mi ha fatto sentire particolarmente felice come pareva accadere ad altri. Ma mi ha fatto sentire diverso e quello era il mio obiettivo principale”.

Una sorta di discesa agli inferi rievocata dal duca di Sussex. La gravità di questi aneddoti potrebbe portare a nuovi scontri con i Windsor e, forse, persino acuire l’incertezza sulla possibile presenza di Harry e Meghan all’incoronazione di re Carlo. Ipotesi di cui nemmeno il principe sarebbe troppo convinto, almeno per ora: “Ci sono molte cose che possono accadere fra ora e maggio”, ha detto durante l’intervista ad Itv, in onda domenica 8 gennaio 2023. “La porta è sempre aperta, ma la palla è nel loro campo. C’è molto da discutere e spero davvero che ci sia la volontà di sedersi e parlare”. Vedremo se i Windsor decideranno di “giocare” alle regole di Harry, magari riuscendo persino a volgerle a loro favore.

"William mi picchiò. E mio padre mi chiese: di chi sei figlio?" Storia di Erica Orsini su Il Giornale il 5 gennaio 2023.

 Londra. Ogni giorno una nuova accusa, una rivelazione, un'intervista. A pochi mesi dalla scomparsa di Elisabetta II, un Paese ancora sotto choc assiste attonito al sistematico sgretolamento della relazioni tra il secondogenito di Carlo e Diana e la sua famiglia d'origine, mentre il Palazzo rimane ostinatamente in silenzio. Dopo l'uscita della docuserie su Netflix, che racconta le ragioni che hanno portato gli ex duchi di Sussex ad abbandonare la «Ditta» , il principe espatriato non ha lasciato passare un solo giorno senza rilasciare altre interviste, raccontare aneddoti, accusare il parentado. Sicuramente un'ottima strategia di marketing per il lancio della sua biografia «Spare», nelle librerie da martedì, che il protagonista ha però venduto al mondo come un grido di aiuto, nella speranza di una riconciliazione. «Rivoglio indietro mio padre e mio fratello» aveva fatto sapere Harry nell'intervista a Itv, ipotesi sicuramente non percorribile proprio ora, vigilia dell'uscita di un memoir che descrive i rapporti turbolenti in famiglia. Il quotidiano Guardian, che è venuto in possesso di una copia, riporta lo scontro avvenuto tra i due fratelli al castello di Windsor, subito dopo il funerale del Principe Filippo durante il quale sembra che Carlo abbia detto ai figli: «Vi prego ragazzi, non rendete miserabili questi miei ultimi anni». I rapporti tra i due figli di Diana si erano irrimediabilmente raffreddati subito dopo il matrimonio di Harry con l'attrice americana Meghan Markle, che non ha mai goduto delle simpatie di William. Sarebbe stata proprio l'antipatia del Principe di Galles nei confronti della cognata a causare un pesantissimo alterco tra i due fratelli, sfociato in una vera e propria aggressione fisica di William nei confronti Harry. L'episodio sarebbe avvenuto nel 2019, nella casa londinese di Harry, a Nottingham Cottage. In quel frangente il primogenito del re, che avrebbe voluto parlare a viso aperto dei loro rapporti e dei comportamenti da tenere con la stampa, aveva addossato ogni colpa alla consorte del fratello, descrivendola come una persona «difficile» e «maleducata» e il litigio sarebbe continuato con William che afferrava Harry per il collo e poi lo sbatteva a terra. «Sono atterrato sulla ciotola del cane che è andata in frantumi sotto la mia schiena - ha raccontato Harry nel libro - ferendomi. Sono rimasto disteso per qualche istante, poi mi sono rialzato e ho chiesto a William di andarsene». Il fratello l'aveva invitato a combattere, ma al suo rifiuto se n'era andato, per poi tornare e scusarsi. William aveva anche chiesto al fratello di non raccontare alla moglie l'episodio. Harry non lo fece, ma si rivolse al suo terapista, finché Meghan non si accorse delle ferite. I racconti sul passato imperversano. C'è l'ammissione di Harry di aver assunto cocaina a 17 anni, di aver ucciso 25 talebani in Afganistan, di come siano stati William e Kate a convincerlo a indossare l'uniforme nazista. E di come, insieme al fratello, avessero sconsigliato il padre di sposare Camilla. C'è persino l'aneddoto di Harry che contatta una donna: «Sosteneva di avere poteri» e gli avrebbe trasmesso le sensazioni della madre, Diana: «Stai vivendo la vita che lei non ha potuto. Stai vivendo la vita che voleva per te». Infine gli scherzi feroci del padre sulle voci della tresca amorosa tra Diana e l'ex ufficiale britannico James Hewitt: «Sai chi è il tuo vero padre?», avrebbe chiesto Carlo al figlio. Come se non bastasse, ci sono anche le anticipazioni dell'intervista su Itv, in cui Harry spiega: «Non so se andrò all'incoronazione di mio padre ma molte cose possono ancora succedere. La palla è nel loro campo, se vogliono mettersi a sedere e parlare». Il Palazzo per ora ha deciso di non commentare, scegliendo la riservatezza tanto cara a nonna Elisabetta. Il silenzio tuttavia non ha dissuaso i media di casa dal lasciar perdere un gossip che garantisce ottimi indici di ascolto, quindi ora tutti si chiedono: Harry e Meghan saranno a Londra per la cerimonia del 6 maggio?

Harry e le nuove accuse a William e Carlo: «Rivorrei mio padre e mio fratello, ma mi hanno tradito». Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 2 Gennaio 2023

Le parole di Harry nelle anticipazioni di due interviste per l'uscita del nuovo libro, «Spare»: «Non hanno mostrato assolutamente alcuna volontà di riconciliarsi»

«Vorrei riavere mio padre e mio fratello», ma «non hanno mostrato assolutamente alcuna volontà di riconciliarsi», dopo il loro «tradimento». Ma «io voglio una famiglia, non una istituzione».

A dirlo — nelle anticipazioni di due interviste per l'uscita del nuovo libro, «Spare», che minaccia di rappresentare la pietra tombale sul rapporto tra il principe e il fratello, William — è il duca di Sussex, Harry.

Il riferimento, esplicito, è al padre, re Carlo III, e al fratello maggiore William, erede al trono.

Le due interviste andranno in onda sulla tv americana Cbs — dove a intervistare Harry sarà Anderson Cooper — e sulla britannica Itv — sulla quale Harry troverà Tom Bradby che conosce e frequenta da anni — l'8 gennaio, due giorni prima dell'uscita della sua attesa autobiografia.

Harry, riferendosi allo strappo di lui e della consorte Meghan dalla famiglia reale nel 2020, parla di «tradimento» per il modo in cui è stato gestito quel difficile e doloroso passaggio segnato da «briefing e fughe di notizie e messa a punto di storie contro di me e mia moglie».

Harry ripercorre alcune delle accuse già emerse nella docuserie di Netflix: le urla di William contro di lui a Sandrigham, le «bugie» di Carlo mentre la regina Elisabetta assisteva «in silenzio» alla resa dei conti; il comunicato congiunto, diffuso dalla corte senza il suo permesso, che smentiva le accuse contro William di aver «bullizzato» i Sussex: «Erano felici di mentire per proteggere mio fratello, mai di dire la verità per proteggere me e Meghan».

«Non credo che la relazione tra i fratelli sopravviverà a questo», ha dichiarato una fonte che ha avuto accesso al testo di «Spare» al Sunday Times, precisando che nel libro — realizzato da William con John Joseph «J.R» Moehringer, l'autore a cui si affidò Agassi per il bestseller «Open» — il «rapporto tra i fratelli è analizzato con descrizioni minuziose» che mettono «a nudo» tutto.

Carlo, al momento, è deciso a invitare i duchi di Sussex alla sua incoronazione del 6 maggio. Ma non è chiaro se questa volontà potrà sopravvivere alla nuova ondata di rivelazioni contenuta in «Spare».

Estratto dell'articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 28 dicembre 2022.

La duchessa di Sussex Meghan è in testa alla classifica dei narcisisti del 2022, stilata dal quotidiano-magazine americano Politico. Fino all'ultimo ha lottato con l'ex presidente Donald Trump, il rapper Kanye West, la venditrice di sogni Elizabeth Holmes, il bancarottiere delle criptovalute Sam Bankman-Fried e il proprietario di Tesla e Twitter, Elon Musk. 

I narcisisti ci perseguitano da tempo, ma finalmente, scrive Politico, una delle pubblicazioni più interessanti e dinamiche nate in questo millennio, nel 2022 ce ne siamo liberati, perché non ci piacciono più. «Alcuni di loro hanno avuto il giusto castigo e altri ancora peggio: il nostro disinteresse», scrive Joanna Weiss, che dedica larga parte della sua ricerca ai duchi di Sussex e sottolinea che il recente documentario di Netflix è stato la goccia che ha fatto traboccare il vaso della sopportazione.

«La mia naturale simpatia per la coppia ha iniziato a trasformarsi in irritazione, e ho pensato che l'ego ha i suoi limiti».

L'invidia e il vittimismo: Harry e la "maledizione" dell’eterno secondo. Il prossimo 10 gennaio l’autobiografia del principe Harry sarà disponibile in tutte le librerie del mondo: la royal family deve davvero preoccuparsi, oppure siamo di fronte all’ennesimo sfogo di un secondogenito incompreso? Francesca Rossi su Il Giornale il 3 Gennaio 2023

Vivere all’ombra del trono, sempre un passo indietro rispetto al legittimo erede. Presente, ma non indispensabile. Sapere che, a meno di clamorosi colpi del destino, la luce riflessa dai diamanti della Corona non brillerà mai sulla propria testa. Questa è stata la vita del principe Harry fino alla Megxit. Un’esistenza privilegiata, certo, ma da cui il duca vorrebbe allontanarsi sempre di più, forse commettendo l’errore di pensare che un memoir possa chiudere per sempre il passato, come se ogni pagina fosse un coltello affilato in grado di recidere i legami con ciò che è stato. Harry vuole davvero raccontarci gli anni a corte, oppure il suo è lo sfogo amaro, magari vittimista e un po’ opportunista di un giovane uomo che non vuole ammettere di essere stato colpito dalla “sindrome del secondogenito”?

Il potere non si divide

La Storia insegna che il potere non può essere diviso in parti uguali, perché frantumarlo significa indebolirlo, mettendone a rischio la sopravvivenza. Deve esserci un erede e un secondogenito, un re e la sua ombra, pronta a rimpiazzarlo qualora servisse. Come si dice in inglese, “The heir and the spare”, oppure “The spare to the heir”, cioè "l'erede e il rimpiazzo". Un modo brutale ma realistico per spiegare le dinamiche della linea di successione a qualunque trono del presente o del passato. Solo che la regola, perfetta in linea teorica, incontra non pochi problemi nella sua attuazione, poiché non parliamo di automi, ma di persone.

Accettare di essere una ruota di scorta, seppur tra agi e privilegi, non è sempre semplice. La regina Elisabetta lo sapeva bene, poiché aveva vissuto il dramma del secondogenito con sua sorella, la splendida ma sfortunata principessa Margaret. Le due si amavano, ma il trono le ha divise. Elisabetta venne educata per regnare, Margaret per obbedire. I contrasti sarebbero emersi in tutta la loro asprezza quando la sovrana proibì alla principessa di sposare il capitano divorziato Peter Townsend. La storia del loro padre, Giorgio VI, era stata l’esatto opposto: era stato lui lo “spare” (ma, pare, contento di esserlo), accanto al re Edoardo VIII, finché quest’ultimo non aveva deciso di abdicare in suo favore, per essere libero di sposare Wallis Simpson.

Se vogliamo tornare ancora più indietro nel tempo, poi, non possiamo non ricordare la rivalità tra Elisabetta I e la sorellastra Maria La Sanguinaria (e all’epoca situazioni come queste non si risolvevano a colpi di interviste e libri, ma a colpi di pugnale e a dosi di veleno).

Comprendo la sua scelta”

Chissà se la regina Elisabetta ha pensato a sua sorella quando il principe Harry, nel gennaio 2020, scelse di abbandonare gli incarichi ufficiali. Al People l’esperto Robert Lacey disse che la defunta sovrana era “delusa” dal comportamento del nipote, ma lo “comprendeva”, aveva “una particolare sensibilità rispetto a ciò che Harry stava affrontando, poiché…aveva visto gli stessi drammi a le stesse tensioni svolgersi due generazioni prima”, tra lei e la principessa Margaret. L’invidia, la gelosia, il senso di inferiorità che tornava prepotente tra William e Harry. “La sindrome del secondogenito è un problema costante. Il sistema non ha trovato un modo per dare [ai figli minori] il riconoscimento di cui hanno bisogno. Finché Elisabetta non ha messo al mondo degli eredi, Margaret era una possibile, futura Regina. È una situazione conflittuale che si ripete di generazione in generazione”.

Non a caso sembra che il memoir del principe Harry non attacchi direttamente la Firm (la Ditta - una furbizia per non troncare di netto la comunicazione e continuare ad avere un peso in eventuali trattative), ma dedichi un’ampia parte al rapporto con William, descrivendolo “minuziosamente”. Una potenziale bomba a orologeria che potrebbe compromettere per sempre quel legame profondo che Lady Diana ha sempre cercato di proteggere dal fascino, a volte oscuro, del potere.

La “sindrome del secondogenito”

Tutte le volte in cui il principe Harry si è scagliato contro la royal family non ha mai formulato un’accusa ben circostanziata, con tutti gli elementi al loro posto e possibile da provare. È sempre stato piuttosto vago. Ciò farebbe pensare che il suo fosse solo lo sfogo del possibile rancore covato per anni da un secondogenito che non è riuscito a trovare la sua strada, il suo posto nel mondo. Ciò che il magazine “IoDonna” del 31 dicembre 2022 definisce “frutto di una paranoia esistenziale”, che l’arrivo di Meghan Markle ha fatto detonare. In tal senso l’autobiografia “Spare” è la proverbiale “prova del nove”. Se anche stavolta il duca di Sussex si limiterà ad attacchi “fumosi”, diciamo così, perderà del tutto la sua già debole credibilità.

Ma alla fine la vera domanda è un’altra: era davvero necessario che il principe Harry “lavasse i panni sporchi” in pubblico? L’illustratore Ivan Canu, autore del libro “God Save The Queen” e citato da IoDonna, ha dichiarato: “Quel che non capisco è questo continuo vittimismo. Lui le regole le conosce bene, fa parte di quel sistema, ci è nato e cresciuto. Non gli vanno più a genio? Va bene, che stia a Los Angeles, dove ha dimostrato di vivere una vita molto piacevole, ma che metta fine una volta per tutte a questa rivalsa infinita. Anche perché sta esaurendo tutti gli argomenti: di cosa parlerà ancora in futuro?”.

Meghan Markle, il The Sun si scusa pubblicamente dopo il duro articolo contro di lei. Redazione Online su Il Corriere della Sera il 24 Dicembre 2022.

L’articolo, scritto dal giornalista Jeremy Clarkson e pubblicato sul tabloid britannico, sarà anche rimosso dagli archivi

Il tabloid britannico The Sun ha annunciato oggi di essersi pentito di avere pubblicato un articolo del giornalista Jeremy Clarkson che ha attaccato violentemente Meghan Markle e ha annunciato la rimozione del testo dai suoi archivi, presentando le proprie scuse.

In una notizia pubblicata la scorsa settimana, dopo la seconda puntata della serie di Netflix dedicata al principe Harry e a sua moglie Meghan che accusano la stampa in particolare di razzismo, Jeremy Clarkson ha espresso tutto il suo livore nei confronti della duchessa di Sussex. Lo riporta la Bbc. «La odio. (...) Di notte non riesco a dormire e resto sdraiato lì, stringendo i denti e sognando il giorno in cui sfilerà nuda per le strade di ogni città del Regno Unito, mentre la folla grida `Vergogna´ e le getta addosso escrementi», ha scritto il reporter. L’articolo ha provocato un numero record di denunce (più di 20.000) all’autorità di regolamentazione della stampa britannica e numerose condanne da parte di personaggi pubblici.

Il Sun aveva rimosso l’articolo lunedì dal suo sito web, su richiesta del suo stesso autore, che aveva invocato su Twitter «un maldestro riferimento alla serie Game of Thrones». Il giornalista si è detto «inorridito per aver causato così tanto dolore» promettendo che sarà «più attento in futuro». In una delle sequenze più significative di Game of Thrones, un personaggio femminile è costretta a camminare per le strade nuda mentre le persone le gettano addosso della spazzatura.

Uno estroverso, l'altra egocentrica: Harry e Meghan in una firma. Ecco l'analisi grafologica dei duchi di Sussex, di nuovo al centro delle polemiche per un documentario su Netflix. Evi Crotti il 25 Dicembre 2022 su Il Giornale.

Il principe Harry e Meghan Markle continuano a far discutere con le loro innumerevoli dichiarazioni sulla Corona. Ma chi sono davvero?

Osservando la scrittura di Harry (clicca qui), si nota una notevole energia vitale che caratterizza il suo temperamento sanguigno, quindi bisognoso di avere interessi plurimi. Il carattere è quindi estroverso, esuberante e alla ricerca sempre di novità che non permettono sosta. Tale caratteristica investe ogni campo d’azione e di pensiero, sia operativo sia affettivo. L’intelligenza si basa su buone capacità elaborative e, insieme all’originalità, lo rende particolarmente “singolare” (ampia larghezza tra una parola e l’altra) portandolo a vivere con intensità e vigore le esperienze della vita (vedi gesto pressorio ben marcato). La firma stiracchiata e sottolineata mette in luce la vivacità e la tensione posta nel bisogno di aggredire la vita. Deve però fare attenzione ai rischi che potrebbe incontrare, proprio per quella necessità, sempre presente in lui, di voler dimostrare a tutti i costi le sue grandi doti.

Al di là della cultura, che lascia sempre un imprinting nel soggetto, dalla scrittura di Meghan (clicca qui) emerge un carattere egocentrico con un forte senso estetico e un’accuratezza che la porta a porre tutto sotto controllo affinché nulla abbia a scalfire la sua immagine. Per lei la fisicità conta molto e tiene in modo particolare al “protocollo” che lei stessa si è data; una sorta di narcisismo che se da un lato le potrebbe permettere di essere osservatrice delle regole del Palazzo, dall’altro la porta a cercare sempre riposte compiacenti e gratificanti il suo Ego. L’educazione ricevuta ha strutturato un comportamento manierato (vedi ricci in alto a fine parola e lettere iniziali molto grandi). Alcuni segni che si rilevano nella firma di Meghan ci fanno pensare alla firma di Marylin Moore. Una personalità quindi vivace e originale, con una propria identità che non si fossilizza mai in forme stereotipate, ma è sempre alla ricerca di essere unica protagonista della propria vita.