Denuncio al mondo ed ai posteri con i miei libri tutte le illegalità tacitate ed impunite compiute dai poteri forti (tutte le mafie). Lo faccio con professionalità, senza pregiudizi od ideologie. Per non essere tacciato di mitomania, pazzia, calunnia, diffamazione, partigianeria, o di scrivere Fake News, riporto, in contraddittorio, la Cronaca e la faccio diventare storia. Quella Storia che nessun editore vuol pubblicare. Quelli editori che ormai nessuno più legge.

Gli editori ed i distributori censori si avvalgono dell'accusa di plagio, per cessare il rapporto. Plagio mai sollevato da alcuno in sede penale o civile, ma tanto basta per loro per censurarmi.

I miei contenuti non sono propalazioni o convinzioni personali. Mi avvalgo solo di fonti autorevoli e credibili, le quali sono doverosamente citate.

Io sono un sociologo storico: racconto la contemporaneità ad i posteri, senza censura od omertà, per uso di critica o di discussione, per ricerca e studio personale o a scopo culturale o didattico. A norma dell'art. 70, comma 1 della Legge sul diritto d'autore: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali."

L’autore ha il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l’opera in ogni forma e modo (art. 12 comma 2 Legge sul Diritto d’Autore). La legge stessa però fissa alcuni limiti al contenuto patrimoniale del diritto d’autore per esigenze di pubblica informazione, di libera discussione delle idee, di diffusione della cultura e di studio. Si tratta di limitazioni all’esercizio del diritto di autore, giustificate da un interesse generale che prevale sull’interesse personale dell’autore.

L'art. 10 della Convenzione di Unione di Berna (resa esecutiva con L. n. 399 del 1978) Atto di Parigi del 1971, ratificata o presa ad esempio dalla maggioranza degli ordinamenti internazionali, prevede il diritto di citazione con le seguenti regole: 1) Sono lecite le citazioni tratte da un'opera già resa lecitamente accessibile al pubblico, nonché le citazioni di articoli di giornali e riviste periodiche nella forma di rassegne di stampe, a condizione che dette citazioni siano fatte conformemente ai buoni usi e nella misura giustificata dallo scopo.

Ai sensi dell’art. 101 della legge 633/1941: La riproduzione di informazioni e notizie è lecita purché non sia effettuata con l’impiego di atti contrari agli usi onesti in materia giornalistica e purché se ne citi la fonte. Appare chiaro in quest'ipotesi che oltre alla violazione del diritto d'autore è apprezzabile un'ulteriore violazione e cioè quella della concorrenza (il cosiddetto parassitismo giornalistico). Quindi in questo caso non si fa concorrenza illecita al giornale e al testo ma anzi dà un valore aggiunto al brano originale inserito in un contesto più ampio di discussione e di critica.

Ed ancora: "La libertà ex art. 70 comma I, legge sul diritto di autore, di riassumere citare o anche riprodurre brani di opere, per scopi di critica, discussione o insegnamento è ammessa e si giustifica se l'opera di critica o didattica abbia finalità autonome e distinte da quelle dell'opera citata e perciò i frammenti riprodotti non creino neppure una potenziale concorrenza con i diritti di utilizzazione economica spettanti all'autore dell'opera parzialmente riprodotta" (Cassazione Civile 07/03/1997 nr. 2089).

Per questi motivi Dichiaro di essere l’esclusivo autore del libro in oggetto e di tutti i libri pubblicati sul mio portale e le opere citate ai sensi di legge contengono l’autore e la fonte. Ai sensi di legge non ho bisogno di autorizzazione alla pubblicazione essendo opere pubbliche.

Promuovo in video tutto il territorio nazionale ingiustamente maltrattato e censurato. Ascolto e Consiglio le vittime discriminate ed inascoltate. Ogni giorno da tutto il mondo sui miei siti istituzionali, sui miei blog d'informazione personali e sui miei canali video sono seguito ed apprezzato da centinaia di migliaia di navigatori web. Per quello che faccio, per quello che dico e per quello che scrivo i media mi censurano e le istituzioni mi perseguitano. Le letture e le visioni delle mie opere sono gratuite. Anche l'uso è gratuito, basta indicare la fonte. Nessuno mi sovvenziona per le spese che sostengo e mi impediscono di lavorare per potermi mantenere. Non vivo solo di aria: Sostienimi o mi faranno cessare e vinceranno loro. 

Dr Antonio Giangrande  

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ANNO 2021

 

LA SOCIETA’

 

SECONDA PARTE

 

 

 

DI ANTONIO GIANGRANDE

 

 

 

 

 

L’ITALIA ALLO SPECCHIO

IL DNA DEGLI ITALIANI

 

       

L’APOTEOSI

DI UN POPOLO DIFETTATO

 

Questo saggio è un aggiornamento temporale, pluritematico e pluriterritoriale, riferito al 2021, consequenziale a quello del 2020. Gli argomenti ed i territori trattati nei saggi periodici sono completati ed approfonditi in centinaia di saggi analitici specificatamente dedicati e già pubblicati negli stessi canali in forma Book o E-book, con raccolta di materiale riferito al periodo antecedente. Opere oggetto di studio e fonti propedeutiche a tesi di laurea ed inchieste giornalistiche.

Si troveranno delle recensioni deliranti e degradanti di queste opere. Il mio intento non è soggiogare l'assenso parlando del nulla, ma dimostrare che siamo un popolo difettato. In questo modo è ovvio che l'offeso si ribelli con la denigrazione del palesato.

 

IL GOVERNO

 

UNA BALLATA PER L’ITALIA (di Antonio Giangrande). L’ITALIA CHE SIAMO.

UNA BALLATA PER AVETRANA (di Antonio Giangrande). L’AVETRANA CHE SIAMO.

PRESENTAZIONE DELL’AUTORE.

LA SOLITA INVASIONE BARBARICA SABAUDA.

LA SOLITA ITALIOPOLI.

SOLITA LADRONIA.

SOLITO GOVERNOPOLI. MALGOVERNO ESEMPIO DI MORALITA’.

SOLITA APPALTOPOLI.

SOLITA CONCORSOPOLI ED ESAMOPOLI. I CONCORSI ED ESAMI DI STATO TRUCCATI.

ESAME DI AVVOCATO. LOBBY FORENSE, ABILITAZIONE TRUCCATA.

SOLITO SPRECOPOLI.

SOLITA SPECULOPOLI. L’ITALIA DELLE SPECULAZIONI.

 

L’AMMINISTRAZIONE

 

SOLITO DISSERVIZIOPOLI. LA DITTATURA DEI BUROCRATI.

SOLITA UGUAGLIANZIOPOLI.

IL COGLIONAVIRUS.

 

L’ACCOGLIENZA

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA.

SOLITI PROFUGHI E FOIBE.

SOLITO PROFUGOPOLI. VITTIME E CARNEFICI.

 

GLI STATISTI

 

IL SOLITO AFFAIRE ALDO MORO.

IL SOLITO GIULIO ANDREOTTI. IL DIVO RE.

SOLITA TANGENTOPOLI. DA CRAXI A BERLUSCONI. LE MANI SPORCHE DI MANI PULITE.

SOLITO BERLUSCONI. L'ITALIANO PER ANTONOMASIA.

IL SOLITO COMUNISTA BENITO MUSSOLINI.

 

I PARTITI

 

SOLITI 5 STELLE… CADENTI.

SOLITA LEGOPOLI. LA LEGA DA LEGARE.

SOLITI COMUNISTI. CHI LI CONOSCE LI EVITA.

IL SOLITO AMICO TERRORISTA.

1968 TRAGICA ILLUSIONE IDEOLOGICA.

 

LA GIUSTIZIA

 

SOLITO STEFANO CUCCHI & COMPANY.

LA SOLITA SARAH SCAZZI. IL DELITTO DI AVETRANA.

LA SOLITA YARA GAMBIRASIO. IL DELITTO DI BREMBATE.

SOLITO DELITTO DI PERUGIA.

SOLITA ABUSOPOLI.

SOLITA MALAGIUSTIZIOPOLI.

SOLITA GIUSTIZIOPOLI.

SOLITA MANETTOPOLI.

SOLITA IMPUNITOPOLI. L’ITALIA DELL’IMPUNITA’.

I SOLITI MISTERI ITALIANI.

BOLOGNA: UNA STRAGE PARTIGIANA.

 

LA MAFIOSITA’

 

SOLITA MAFIOPOLI.

SOLITE MAFIE IN ITALIA.

SOLITA MAFIA DELL’ANTIMAFIA.

SOLITO RIINA. LA COLPA DEI PADRI RICADE SUI FIGLI.

SOLITO CAPORALATO. IPOCRISIA E SPECULAZIONE.

LA SOLITA USUROPOLI E FALLIMENTOPOLI.

SOLITA CASTOPOLI.

LA SOLITA MASSONERIOPOLI.

CONTRO TUTTE LE MAFIE.

 

LA CULTURA ED I MEDIA

 

LA SCIENZA E’ UN’OPINIONE.

SOLITO CONTROLLO E MANIPOLAZIONE MENTALE.

SOLITA SCUOLOPOLI ED IGNORANTOPOLI.

SOLITA CULTUROPOLI. DISCULTURA ED OSCURANTISMO.

SOLITO MEDIOPOLI. CENSURA, DISINFORMAZIONE, OMERTA'.

 

LO SPETTACOLO E LO SPORT

 

SOLITO SPETTACOLOPOLI.

SOLITO SANREMO.

SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO.

 

LA SOCIETA’

 

AUSPICI, RICORDI ED ANNIVERSARI.

I MORTI FAMOSI.

ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI.

MEGLIO UN GIORNO DA LEONI O CENTO DA AGNELLI?

 

L’AMBIENTE

 

LA SOLITA AGROFRODOPOLI.

SOLITO ANIMALOPOLI.

IL SOLITO TERREMOTO E…

IL SOLITO AMBIENTOPOLI.

 

IL TERRITORIO

 

SOLITO TRENTINO ALTO ADIGE.

SOLITO FRIULI VENEZIA GIULIA.

SOLITA VENEZIA ED IL VENETO.

SOLITA MILANO E LA LOMBARDIA.

SOLITO TORINO ED IL PIEMONTE E LA VAL D’AOSTA.

SOLITA GENOVA E LA LIGURIA.

SOLITA BOLOGNA, PARMA ED EMILIA ROMAGNA.

SOLITA FIRENZE E LA TOSCANA.

SOLITA SIENA.

SOLITA SARDEGNA.

SOLITE MARCHE.

SOLITA PERUGIA E L’UMBRIA.

SOLITA ROMA ED IL LAZIO.

SOLITO ABRUZZO.

SOLITO MOLISE.

SOLITA NAPOLI E LA CAMPANIA.

SOLITA BARI.

SOLITA FOGGIA.

SOLITA TARANTO.

SOLITA BRINDISI.

SOLITA LECCE.

SOLITA POTENZA E LA BASILICATA.

SOLITA REGGIO E LA CALABRIA.

SOLITA PALERMO, MESSINA E LA SICILIA.

 

LE RELIGIONI

 

SOLITO GESU’ CONTRO MAOMETTO.

 

FEMMINE E LGBTI

 

SOLITO CHI COMANDA IL MONDO: FEMMINE E LGBTI.

 

 

 

 

 

 

 

LA SOCIETA’

INDICE PRIMA PARTE

 

AUSPICI, RICORDI E GLI ANNIVERSARI.

Gli Auspici per il 2021.

Le profezie per il 2021.

2020. Un anno di Pandemia.

Cosa resta dell’anno passato. I Fatti.

Cosa resta dell’anno passato. Le Cazzate.

Cosa resta dell’anno passato. I Morti Illustri.

Perché febbraio ha 28 giorni ed è il mese più corto dell’anno?

109 anni dall’affondamento del Titanic.

84 anni dal Disastro dell’Hindenburg.

21 anni dalla fine del Concorde.

75 anni dalla nascita del Bikini.

75 anni dalla nascita della Vespa.

70 anni dalla nascita del Totocalcio.

60 anni dalla nascita di Diabolik.

200 anni dalla morte di Napoleone Bonaparte.

100 anni dalla morte di Enrico Caruso.

72 anni dalla morte del grande Torino.

66 anni dalla morte di James Dean.

61 anni dalla morte di Fred Buscaglione.

52 anni dalla morte di Rocky Marciano.

51 anni dalla morte di Jimi Hendrix.

50 anni dalla morte di Jim Morrison.

50 anni dalla morte di Fernadel.

50 anni dalla morte di Coco Chanel.

46 anni dalla morte di Joséphine Baker.

44 anni dalla morte di Charlie Chaplin.

44 anni dalla morte di Maria Callas.

44 anni dalla morte di Elvis Presley.

41 anni dall’uscita di “The Blues Brothers”.

40 anni dalla morte di Natalie Wood.

40 anni dalla morte di Rino Gaetano.

40 anni dalla morte di Alfredino Rampi.

39 anni dalla morte di Romy Schneider.

37 anni dalla morte di Truman Capote.

33 anni dalla morte di Christa Paffgen, in arte: Nico.

31 anni dalla morte di Sergio Corbucci.

31 anni dalla morte di Ugo Tognazzi. 

30 anni dalla morte di Pier Vittorio Tondelli.

30 anni dalla morte di Yves Montand.

30 anni dalla morte di Dino Viola.

30 anni dalla morte di Walter Chiari.

29 anni dalla morte di Astor Piazzolla.

28 anni dalla morte di Sun Ra.

28 anni dalla morte di Albert Sabin.

27 anni dalla morte di Ayrton Senna.

27 anni dalla morte di Moana Pozzi.

27 anni dalla morte di Giulietta Masina.

27 anni dalla morte di Massimo Troisi.

27 anni dalla morte di Domenico Modugno.

25 anni dalla morte di Marcello Mastroianni.

25 anni dalla morte di Dario Bellezza.

24 anni dalla morte di Ivan Graziani.

24 anni dalla morte di Gianni Versace.

24 anni dalla morte di Renzo Montagnani.

23 anni dalla morte di Frank Sinatra.

21 anni dalla morte di Nicola Arigliano.

20 anni dalla morte di Ferruccio Amendola.

17 anni dalla morte e 100 anni dalla nascita di Nino Manfredi. 

17 anni dalla morte di Michele Profeta.

15 anni dalla morte di Mario Merola.

15 anni dalla morte di James Brown.

15 anni dalla morte di Oriana Fallaci.

14 anni dalla morte di Ingmar Bergman.

14 anni dalla morte di Guido Nicheli.

13 anni dalla morte di Paul Newman.

13 anni dalla morte di Heath Ledger.

10 anni dalla morte di Giorgio Bocca.

10 anni dalla morte di Amy Winehouse.

9 anni dalla morte di Marie Colvin.

9 anni dalla morte di Lucio Dalla.

9 anni dalla morte di Donna Summer.

8 anni dalla morte di Little Tony.

8 anni dalla morte di Ottavio Missoni.

6 anni dalla morte e 100 anni dalla nascita d Mario Cervi.

6 anni dalla morte di Anita Ekberg.

6 anni dalla morte di Laura Antonelli.

5 anni dalla morte di Prince.

5 anni dalla morte di Silvana Pampanini.

4 anni dalla morte di Hugh Hefner.

4 anni dalla morte di Jake La Motta.

4 anni dalla morte di Pasquale Squitieri.

4 anni dalla morte di Paolo Villaggio.

3 anni dalla morte di Bernardo Bertolucci.

3 anni dalla morte di Fabrizio Frizzi.

3 anni dalla morte di Marina Ripa di Meana. 

3 anni dalla morte di Davide Astori.

2 anni dalla morte di Luciano De Crescenzo.

2 anni dalla morte di Jeffrey Epstein.

2 anni dalla morte di Mattia Torre.

1 anno dalla morte di Gigi Proietti.

1 anno dalla morte di Paolo Rossi.

1 anno dalla morte di Diego Maradona. 

1 anno dalla morte di Stefano D'Orazio.

1 anno dalla morte di Ezio Bosso.

1 anno dalla morte di Roberto Gervaso.

1 anno dalla morte di Ennio Morricone.   

1 anno dalla morte di Kobe Bryant.

Le Frecce Tricolori.

Chi erano Stanlio e Ollio.

I Queen.

I Beatles.

Gli ABBA.

Dire Straits.

Spice Girls.

La Notte di San Lorenzo.

 

INDICE SECONDA PARTE

 

MEGLIO UN GIORNO DA LEONI O CENTO DA AGNELLI? (Ho scritto un saggio dedicato)

L’Avvocato.

L’Operazione Stellantis.

John Elkann.

Lapo Elkann.

ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI. (Ho scritto un saggio dedicato)

Le Famiglie Reali.

Lo stile dei reali inglesi.

Presagi nefasti.

La Regina Vittoria.

Elisabetta.

Filippo.

Carlo.

Diana.

William e Kate.

Harry e Meghan.

Andrea.

Sarah Ferguson.

 

INDICE TERZA PARTE

 

I MORTI FAMOSI.

L'Apocalisse.

La linea piatta del fine vita.

Sesto Senso: sentire i morti.

Coscioni ed il diritto a morire.

La razzia delle tombe.

La morte sociale: gli Eremiti.

La Successione.

Le morti “del cazzo”.

I Morti del 2021.

È morto l’attore James Michael Tyler.

E’ morto il rapper svedese Yasin.

Morto il grande direttore d'orchestra Bernard Haitink.

È morto il compositore Leslie Bricusse.

E’ morto il jazzista Franco Cerri.

E’ morto l'ex segretario di Stato Usa Colin Powell.

E’ morto il fumettista Robin Wood.

Morto Angelo Licheri, “l’uomo ragno” che si calò nel pozzo del Vermicino per salvare Alfredino Rampi.

È morto il pittore Achille Perilli.

E’ morto il giornalista Gianluigi Gualtieri.

E’ morto lo scienziato Abdul Qadeer Khan.

È morto l’attore Elio Pandolfi.

E’ morto il filosofo ultra comunista Salvatore Veca.

E’ morta l’attrice Luisa Mattioli.

Morto il rugbista Lucas Pierazzoli.

E’ morto il calciatore Daniel Leone.

Morto lo scrittore Antonio Debenedetti.

È morto Bernard Tapie.

E’ morto l’ex ministro Agostino Gambino.

Muore lo scrittore Takao Saito.

E’ morta la giornalista Marida Lombardo Pijola.

E’ morto l’attore Basil Hoffman.

Morto il pilota Nino Vaccarella.

E’ morto l’attore Robert Fyfe.

E’ morto il calciatore Romanino Fogli.

È morto l’attore Willie Garson.

E’ morto Carlo Vichi, il fondatore della Mivar.

Morto il compositore Sylvano Bussotti.

È morto l’inventore Clive Sinclair.

E’ morto l’ex presidente dell’Algeria Abdelaziz Bouteflika.

È morto l’editore Tullio Pironti.

Morto l’attore Art Metrano.

È morto il terrorista Abimael Guzmán.

E’ morto l’attore Carlo Alighiero. 

È morto l’attore Michael Constantine.

Morto l’attore Nino Castelnuovo.

Morto l’ex calciatore Jean-Pierre Adams.

E’ morto l’attore Michael K. Williams.

È morto l’attore Jean-Paul Belmondo.

È morta la cantante Sarah Harding.

E’ morta la giornalista Anna Cataldi.

Morto lo scrittore Daniele Del Giudice.

Morto il musicista Theodorakis. 

E' morto l’artista Paolo Ramundo.

E' morto l’ex calciatore Francesco Morini.

Morto il giornalista Gianfranco Giubilo.

Morto il cantante Lee “Scratch” Perry.

È morto l’attore Ed Asner.

E’ morto il giornalista sportivo  Mario Pennacchia.

E’ Morto Fritz McIntyre, tastierista dei Simply Red.

E’ Morto Charlie Watts, il batterista dei Rolling Stones.

E' morto il poeta rivoluzionario Jack Hirschman.

Morto Luca Silvestrin, storico pivot della Reyer Venezia.

È morta Nicoletta Orsomando, storica signorina buonasera.

È morto l'attore Nino D'Agata.

È morto l’atleta Albert Rienzo.

È morto l’atleta Giovanni Di Lauro.

È morto il senatore Paolo Saviane.

E’ morta la giornalista e scrittrice Gaia Servadio.

E’ morto l’avvocato Luca Petrucci.

E’ morto l’attore Sonny Chiba.

E’ morto il youtuber Omar Palermo.

E’ morto il calciatore Gerd Muller.

Morto il comico Gianfranco D'Angelo.

E’ morto il giornalista Ranieri Polese.

E’ morta l’attrice Piera Degli Esposti.

E’ morto Enzo Facciolo, il disegnatore di Diabolik.

E’ morto Gino Strada.

E’ morta Patricia Alma Hitchcock, figlia di Alfred.

E’ morto il doppiatore Giorgio Lopez.

È morto Nadir Tedeschi, ex esponente delle DC.

È morto il musicista Dennis "Dee Tee" Thomas, il leader di Kool & The Gang.

E’ morta l’editrice Laura Lepetit.

È morta «Mamma Ebe» Gigliola Giorgini.

È morto lo scrittore Antonio Pennacchi.

Morto il batterista Charles Connor.

È morta l’atleta cubana Alegna Osorio.

E’ morto Roberto Calasso, scrittore ed editore di Adelphi.

E’ morto il bassista degli ZZ top Dusty Hill.

E’ morto l’attore Jean-Francois Stevenin.

E’ Morto il cantante Gianni Nazzaro.

Morto Giuseppe De Donno, curò Covid con plasma iperimmune.

Morto l’attore Dieter Brummer.

Addio a Nicola Tranfaglia.  Storico, giornalista e politico.

E’ morta l’artista Sabrina Querci.

È morto il fisico Miguel Virasoro.

E’ morto lo scrittore Christian La Fauci.

E’ morta l’attrice Joyce MacKenzie: fu Jane in Tarzan.

È morto Kurt Westergaard, il fumettista danese della famosa vignetta su Charlie Hebdo.

E’ morto il sarto Mario Caraceni.

E’ morto il giornalista antimafia Peter de Vries.

E’ morto il fotoreporter Danish Siddiqui.

E’ morta l’ambientalista Joannah Stutchbury.

E’ morto l’attore Libero De Rienzo.

E’ morto l’ex presidente della Corte Costituzionale e dell’Antitrust Giuseppe Tesauro.

E' morto il pilota automobilistico Carlos Reutemann.

È morto il regista Richard Donner.  

Addio a Raffaella Carrà: la signora della tv.

E’ morto il regista Paolo Beldì.

È morto Donald Rumsfeld, ex segretario della Difesa USA.

E’ morto lo stilista Pino Cordella.

E’ morto il giornalista Giangavino Sulas.

E’ morto l’attore Antonio Salines.

E’ morto John McAfee, pioniere degli antivirus.

Morta la giornalista Diana De Feo, moglie di Emilio Fede.  

E’ morto l’editore Egidio Gavazzi.

E’ morto il pilota acrobatico Alex Harvill.

E' morto Paolo Armando, ex concorrente di MasterChef Italia.

E' morto Giampiero Boniperti.

Morta l’attrice Lisa Banes.

E’ morta la pornostar Dakota Skye.

E’ morto il fumettista Andrea Paggiaro in arte Tuono Pettinato.

Addio al giornalista Livio Caputo.

E’ morto l’attore Ned Beatty.

E’ morta l’atleta Paola Pigni.

E’ morto il politico e sindacalista Guglielmo Epifani.

E’ morto il cantante Michele Merlo.

E’ morto Angelo Piovano: l’uomo più tatuato d’Italia.

È morto Daniele Durante, della pizzica salentina.

E’ morto l’allenatore Loris Dominissini.

E’ morto il calciatore Seid Visin.

Morto il calciatore Silvio Francesconi.

Morto l’attore Robert Hogan.

E’ morto Amedeo Savoia d’Aosta.

È morto il regista Peter Del Monte.

E’ morto l’attore Joe Lara.

Morto l’attore Gavin MacLeod.

E’ morto l’attore Kevin Clark.

E’ morta Luciana Novaro, la più giovane étoile della Scala.

 

INDICE QUARTA PARTE

 

I MORTI FAMOSI.

E’ morto l'attore Paolo Calissano.  

E’ morto l’attore Renato Scarpa.

E’ morto Franco Ziliani.

E’ morta Assunta Maresca, detta Pupetta.

È morto Desmond Tutu.

E’ morto il regista e produttore Jean-Marc Vallée.

E’ morta la scrittrice Joan Didion.

È morta l’avvocato abortista Sarah Weddington

Morto il meccanico della tv Emanuele Sabatino. 

E' morta Lina Wertmuller.

Addio al giornalista Rai Demetrio Volcic.

È morto il cantante Toni Santagata.

E’ morto l’attore aborigeno David Gulpilil.

E’ morto il manager di F1 Frank Williams.

E’ morta la scrittrice Almudena Grandes

E’ morto il direttore creativo di moda Virgil Abloh.

E’ morta l’attrice Arlene Dahl.

Addio alla contessa Olghina di Robilant. 

È morto il compositore Stephen Sondheim. 

E’ morto il banchiere Ennio Doris.

Addio al cantautore Paolo Pietrangeli.

È morto lo scrittore Wilbur Smith.

E’ morto il giornalista Giampiero Galeazzi.

E’ morto il fotografo ritrattista Dino Pedriali.

È morto l’imprenditore Glen de Vries.

E’ morto l’ex presidente e premio Nobel Frederik de Klerk.

Morto il tronista Riccardo Ravalli.

E’ morto l’attore Dean Stockwell.

E’ morto il giornalista Enrico Fierro. 

E’ morto l’industriale Gianfranco Castiglioni.

E’ morto lo 007 Paolo Samoggia. 

Morto l’architetto Carlo Melograni.

È morta l’attrice Joanna Cameron.

È morto il cantante Terence Wilson.

E’ morta la stilista Federica Cavenati.

E' morta la cofondatrice di Italia Nostra Desideria Pasolini.

Morto il pasticciere Ado Campeol.

E’ morto Rossano Rubicondi.

E’ morto lo chef Alessio Madeddu.

E’ morta la modella Ivy Nicholson.

E’ morta l’attrice e doppiatrice Ludovica Modugno.

E’ morto l’industriale Renzo Salvarani.

E’ morto il sarto Ciro Paone.

E’ morta Carla Fracci.

E’ morta l’attrice Isabella De Bernardi.

E’ morto il calciatore Tarcisio Burgnich.

Morto Max Mosley, ex "Re" della Formula 1.

E’ morto l’attore René Cardona III rip.

E’ morto il calciatore Filippo Viscido.

E’ morto il fantino del Palio Andrea Mari.

E’ morto il cantautore Franco Battiato.

E’ Morto Alessandro Talotti, campione del salto in alto.

E’ morto Neil Connery rip.

E’ morto il serial killer Michel Fourniret.

E’ morta Beryl Cunningham, l’attrice, modella e cantante giamaicana.

E' morto il modello e cantante britannico Nick Kamen.

E’ morta la giornalista Rita di Giovacchino.

È morta Olympia Dukakis, premio Oscar per "Stregata dalla luna".

E’ morto il compositore Shunsuke Kikuchi.

È morto Filippo Mondelli, campione del mondo di canottaggio.

E’ morto Giulio Biasin, l'ultimo corazziere del Re.

Addio a Michael Collins, fu uno dei tre astronauti dell’Apollo 11.

E’ morta Milva.

E’ morta la star di burlesque Annie Blanche Banks.

E’ morto il regista Monte Hellman.

E’ morto il ballerino Liam Scarlett.

E’ morto lo l’inventore del pdf Charles Geschke.

E’ morta l’attrice Helen McCrory.

E’ morto l’attore Lee Aaker di Rin-Tin-Tin.

E’ morto il finanziere Bernie Madoff.

E' morto il truccatore Giannetto De Rossi.

E' morto il cartellonista cinematografico Enzo Sciotti.

E’ morto l’attore-cantante Harold Bradley.

E’ morto il regista Richard Rush.

E’ morto il filosofo Ernesto Paolozzi.

E’ morto il rugbista Marco Bollesan.

E’ morto il rugbista Massimo Cuttitta.

E’ morto il rapper Earl Simmons.

E’ morta la stilista Fiorella Mancini.

È morto il campione di pallavolo Michele Pasinato.

È morto il teologo Hans Küng.

E’ morto il Nobel economista Robert Mundell.

È morto Roland Thoeni, ex campione di sci.

E’ morto Gabriele Nobile, giornalista sportivo.

E’ morto Luca Villoresi, giornalista.

È morto il giornalista Rocco Di Blasi.

E’ morto il cantante Patrick Juvet.

E’ morto l’autore tv Enrico Vaime.

E’ morto lo sceneggiatore Larry McMurtry, rip.

E’ morto il regista Bertrand Tavernier.

E' morto l'attore George Segal.

E’ morto Moraldo Rossi, amico di Fellini.

E’ morto il musicista Pasquale Terracciano.

E’ morta la pilota Sabine Schmitz.

E’ morta Elsa Peretti, designer.

E’ morto il giornalista Mario Sarzanini.

E’ morto James Levine, direttore d'orchestra.

Addio a Ombretta Fumagalli Carulli.

E’ morto Bruno Tinti.

E’ morto Marco Bogarelli.

E’ morto l’attore Yaphet Kotto.

E’ morto Marvin Hagler.

È morto Raul Casadei.

E’ morto il fotografo Giovanni Gastel.

E’ morto il regista Marco Sciaccaluga.

E’ morta va l’attrice Isela Vega.

E’ morto Lodewijk Frederik Ottens, delle musicassette.

E’ morto Carlo Tognoli, l’ ex sindaco di Milano e ministro.

E' morto Bunny Wailer, leggenda del reggae.

È morto il dj Claudio Coccoluto.

Si è ucciso Antonio Catricalà.

E’ morto Lawrence Ferlinghetti, poeta della Beat Generation.

E’ morto il sociologo Franco Cassano.

E’ morta la giornalista Fiammetta La Guidara.

E’ morto il regista Giancarlo Santi.

E’ morto Fausto Gresini.

E’ morto l’attore Sandro Dori.

E’ morto il paroliere Luigi Albertelli.

E’ morto Mauro Bellugi.

E' morto lo scultore Arturo Di Modica.

E’ morto Gianni Corsolini, uno dei padri fondatori del basket in Italia.

E’ morto l'attore e doppiatore Claudio Sorrentino.

E’ morto l’attore Reginald Bernie Lewis.

E’ morto Johnny Pacheco, il musicista.

Morto l'ex presidente dell'Argentina Carlos Menem.

E’ morto Erriquez, il frontman della Bandabardò.

E’ morto Marco Dimitri dei “Bambini di Satana”.

E’ morto Maurizio Liverani.

E’ morto il critico musicale Paolo Isotta.

È morto Chick Corea, leggenda del jazz.

E’ morto il re del porno Larry Flynt.

E’ morto il politico George Shultz.

E’ morto lo sceneggiatore Jean-Claude Carrière.

E’ morta la cantante Mary Wilson.

E’ morto l’ex presidente del Senato Franco Marini.

E’ morto Giuseppe Rotunno.

E’ morto Leon Spinks.

E’ morta l’attrice Haya Harareet.

Addio all’artista Felice Botta.

E’ morto l’attore Christopher Plummer.

È morta Tiana Tola, campionessa italiana di Judo.

E’ morta Nori Corbucci, moglie del grande regista Sergio.

E’ morto l’investigatore privato Jack Palladino.

E' morto l’attore Dustin Diamond.

E’ morta l’attrice Cicely Tyson.

E’ morta l’attrice Cloris Leachman.

Morto Francesco Cavallari.

E’ morto Michele Fusco.

E’ morto il produttore Alberto Grimaldi.

E’ morto Rémy Julienne. il più grande cascatore del mondo.

E’ morto Walter Bernstein, leggendario sceneggiatore americano.

È scomparso il re dei cristalli, Gernot Langes-Swarovski.

E' morto Larry King.

Morto l’attore Roberto Brivio dei “Gufi”.

E’ morta Francine Canovas, ossia: Nathalie Delon.

E’ morto l’alpinista Cesare Maestri.

Morto Emanuele Macaluso.

E’ morto lo storico produttore musicale Phil Spector.

E’ morto il ballerino di tango Juan Carlos Copes.

E’ morto il pianista/raider Adriano Urso.

È morto il senatore Romano Misserville.

E’ morto l’attore Antonio Sabato.

E’ morto il giornalista Giuseppe Turani.

E’ morto il sensitivo Paolo Bucinelli, in arte Solange.

E' morta l’attrice Tanya Roberts?

E’ morto Ernesto Gismondi.

 

 

 

LA SOCIETA’

SECONDA PARTE

 

MEGLIO UN GIORNO DA LEONI O CENTO DA AGNELLI? (Ho scritto un saggio dedicato)

·        L’Avvocato.

Vittorio Feltri per “Libero quotidiano” il 22 settembre 2021. Gianni Agnelli benché sia morto quasi venti anni orsono é ancora vivo nella memoria degli italiani, che l'hanno considerato una sorta di principe, perché era elegante, diceva battute sferzanti, era proprietario di una enorme fabbrica di automobili, e presidente della squadra di calcio, la Juventus, la più amata dal popolo. Ieri a Torino si é tenuto un convegno importante per commemorarlo e glorificarlo. Ovvio, dei defunti bisogna sempre parlare bene poiché non sono più qui a rompere le scatole. Con questo non affermo che Agnelli fosse un personaggio fastidioso, anzi, confermo che era stimato da quasi tutti, perfino dai suoi potenziali avversari. Ma la sua biografia non é esaltante se esaminata senza pregiudizi tesi a dimenticare le debolezze del cosiddetto Avvocato. Il quale, se vogliamo essere sinceri, cominciò a lavorare a 46 anni, età in cui i suoi operai andavano in prepensionamento. Egli ricevette in eredità l'azienda torinese da Valletta, grande manager, e si trattava di una industria modello. In breve tempo, nelle mani di Gianni essa perse smalto e prese a zoppicare. Negli anni Sessanta iniziarono gravi difficoltà e dopo un po' si rese necessaria la vendita di importanti quote di capitale addirittura a Gheddafi, che aveva molti soldi ma non certo una matura mentalità imprenditoriale. Davanti a questa operazione stravagante nessuno, tantomeno il governo, fiatò. Ciò che faceva il principe piemontese non era criticabile, era accettato come fosse opera del destino. Frattanto l'avvocato, che non ha mai esercitato l'attività forense, fu eletto presidente di Confindustria. E si rese responsabile di una puttanata storica: il famoso punto di contingenza concordato con Luciano Lama, sindacalista comunista ingentilito dalla pipa perennemente nella sua bocca. Ci volle Craxi che indisse un referendum per annullare l'assurda legge. Gianni non mosse un dito e decise di acquistare Palazzo Grassi a Venezia, nei cui vani erano accatastate varie opere d'arte. La gestione di questo museo fu disastrosa cosicché esso fu ceduto. In ambito famigliare ad Agnelli le cose non andarono meglio, infatti il figlio Edoardo un giorno si tolse la vita gettandosi da un ponte dell'autostrada.  Intanto la Fiat ebbe una crisi mostruosa. I tempi di Valletta erano ormai troppo lontani. La salute del signor padrone peggiorò fin quando un dì egli spirò lasciando le briglie della società al fratello Umberto, persona capace e di talento. Sorvolo sui dettagli. Dal punto di vista tecnico-finanziario l'impresa finì sotto il controllo di Gabetti, un genio, il quale per rimettere in piedi la baracca assunse come capo assoluto Marchionne che compì il miracolo di aggiustare sia i conti sia la produzione delle auto. Oggi la Fiat é un colosso mondiale, senza l'Avvocato nostro. Ci sarà un motivo. Questo non significa disprezzare il mitico Agnelli, che tutti abbiamo ammirato, semplicemente é il racconto della verità.

Gianni Agnelli e l'amante vip a letto con l'altro uomo. Clamorosa storia di tradimenti, "come ha reagito l'Avvocato". Libero Quotidiano il 23 luglio 2021. L'Avvocato, Anita Ekberg e l'amante. Sul Fatto quotidiano Umberto Pizzi, il "paparazzo" per eccellenza della Dolce vita romana degli Anni 60, regala una chicca su Gianni Agnelli. La diva svedese lanciata da Federico Fellini "era esagerata - ricorda il fotografo -, quando passava era come ricevere uno schiaffo in faccia, della serie 'sveglia, sono qui!'. E lo sapeva, ci rideva, ci giocava, dominava la scena, qualunque fosse". All'epoca Roma era tornata caput mundi, soprattutto del gossip e dei party vip di cui Anita era la regina incontrastata. "Gli uomini impazzivano. Il potere la pretendeva - prosegue Pizzi -. Tra questi Gianni Agnelli per lungo tempo suo compagno, più volte pizzicati dentro i migliori hotel di Roma, fino a quando, stanco dei sotterfugi, decise di prenderle una villa in via Cortina d'Ampezzo, zona residenziale di Roma". Tutto sembrava andare per il meglio ma forse l'Avvocato pretendeva troppo da quel rapporto. "Fino all'errore degli errori - anticipa Pizzi -. Una sera l'Avvocato non avvertì del suo arrivo e trovò Anita a letto con Rik Van Nutter, attore statunitense, tempo dopo diventato il marito". L'amante "era un ragazzo possente e dai modi irruenti" e un po' per la mole del rivale e un po' per il suo "leggendario aplomb" Agnelli, il "Kennedy italiano" padrone della Fiat ma soprattutto del jet set internazionale non mostrò particolare delusione per la scena a cui si era suo malgrado trovato di fronte: "Ah, mi fa piacere". Roba da altra Italia, altri tempi e soprattutto altri gentiluomini.

Agnelli e Einaudi, lezioni ancora attuali. Nicola Porro - Dom, 28/03/2021 - su Il Giornale. In un prezioso libricino di Aragno (Negli anni della crisi, Giovanni Agnelli Luigi Einaudi) c'è una bella chicca su disoccupazione e innovazione tecnologica che conviene rispolverare. Intanto il contesto. Ci troviamo nel 1933. E il senatore Agnelli è preoccupato, consapevolmente, della gigantesca crisi economica che segue la Grande depressione e favorirà, sostengono alcuni, la guerra. Come sintetizza bene Nino Aragno nell'introduzione: le discussioni tra il presidente della Fiat ed Einaudi «partono dalle riflessioni del primo su riduzione dell'orario di lavoro e aumento dei salari»: ridurre ore di lavoro e aumentare proporzionalmente i salari. Agnelli giudica quella crisi diversa da quelle precedenti cicliche, «è una crisi che tocca tutta la struttura dell'economia mondiale e se la sua soluzione dovesse essere lasciata al naturale gioco delle forze economiche, dovremmo aspettare molto tempo e chissà attraverso quali cataclismi». Pane per i denti di un liberale. Einaudi non è d'accordo. E in particolare contesta l'idea, molto di moda allora come oggi, che il progresso tecnico possa creare disoccupazione. Lo fa per di più in un mondo in crisi nera. Insomma una prospettiva in cui ci potremo trovare tra poco. Economie fiaccate dalla pandemia e dalle misure chiusuriste ed esplosione e accelerazione della rivoluzione digitale. Sentite cosa scrive Einaudi: «Dio volesse che al mondo ci fosse solo quella varietà di disoccupazione la quale dicesi tecnica! Penso che darebbe pochi fastidi ad industriali e ad uomini di governo. La disoccupazione tecnica non è una malattia; è una febbre di crescenza, un frutto di vigoria e di sanità. È una malattia, della quale non occorre che i medici si preoccupino gran fatto, perché essa si cura da sé. Gravi sono invece le altre specie di disoccupazione; gravi poiché nate dalla follia umana. Contro di esse non giova il rimedio della riduzione delle ore di lavoro; perché il rimedio tecnico non è adatto a guarire le malattie mentali. Noi altri industriali ed economisti dobbiamo farci da un lato e lasciare il passo ai veri competenti, ai sacerdoti di Dio, ai banditori di idee ed ai reggitori dei popoli. Se costoro non sanno o non vogliono salvare gli uomini, che cosa possiamo fare noi produttori di beni materiali o commentatori delle azioni economiche degli uomini?». Insomma le cause di disoccupazione tecnologica ci sono, per carità, ma non sono durature. Quelle gravi sono quelle prodotte dalle folli norme interventiste dell'uomo, che pretendono di accomodare ciò che sfasciano.

GIANNI L'AMERIKANO.  Dagospia il 23 marzo 2021. La Voce di New York ha pensato di colmare un vuoto nelle molteplici ricorrenze per il centenario della nascita di Gianni Agnelli dedicando un articolo al suo rapporto molto speciale con questa città, di cui finora si è parlato molto poco. Lo ha scritto per VNY Mario Platero, opinionista de La Repubblica e da molti anni uno dei più attenti osservatori italiani a New York e in America.

Mario Platero per lavocedinewyork.com il 23 marzo 2021. Del centenario dell’Avvocato Agnelli si è detto di tutto, ma si è detto molto poco della sua storia d’amore con New York. Dopo Torino, era la sua città prediletta, centrale per dare un contorno globale alle passioni della sua vita. A New York c’era una casa, c’erano amici e famiglia, c’erano relazioni di affari e istituzionali, c’erano i musei, le gallerie d’arte e i galleristi, c’era il Racquet and Tennis Club vecchio club sportivo di cui era socio. Il club era proprio davanti al Seagram Building, l’iconico grattacielo di Mies Van der Rohe, al 375 di Park Avenue, dove per molti anni, al ventunesimo piano, sia la Fiat che l’Ifint avevano i loro uffici. Soprattutto agli inizi, ai primi anni Settanta, per l’Avvocato a New York c’era quell’aria leggera di normalità impossibile da trovare in Italia durante il periodo buio degli anni di piombo, del terrorismo, degli assassinii che a volte colpivano molto vicino. Come nel caso dell’uccisione a sangue freddo del vice direttore de La Stampa Carlo Casalegno il 29 novembre del 1977: quattro membri delle Brigate Rosse gli spararono nel portone di casa. Gianni Agnelli era considerato un obiettivo numero uno delle Brigate Rosse. Ricordo che una volta a Torino, la città dove continuò a vivere anche negli anni più pericolosi, lo incrociai per caso per strada, su Corso Stati Uniti all’angolo con Corso Galileo Ferraris, ero in moto, una Guzzi Stornello 160, e avevo una ragazza con me. Fermi al semaforo, dalla macchina accanto si abbassa il finestrino e alla guida c’era l’Avvocato, dentro altre tre persone di scorta. Con quella sua voce inconfondibile mi salutò con un sorriso e mi chiese: ”Come va quella?” Si riferiva alla moto, ma l’ambiguità era evidente. Dissi soltanto “benissimo avvocato” grazie. Il semaforo passò al verde, salutò e se andò. Poco più avanti girò a destra per fermarsi alla villa in Crocetta dei cugini Nasi. Era il 1973, un anno prima era stato ucciso il Commissario Calabresi. Con la sua presenza costante e visibile in città, come quel giorno su Corso Stati Uniti, l’avvocato trasmetteva il coraggio per resistere alle intimidazioni, alle paure, all’attacco violento contro la democrazia. Ma quando riusciva a venire a New York tutto cambiava. Poteva camminare per strada da solo, in libertà, senza scorta, senza il timore di essere attaccato o riconosciuto. Usciva dal palazzo dove abitava allora, al 720 di Park Avenue, girava a destra sulla 70, passava davanti alla Frick Collection per poi passeggiare a Central Park. Mi è capitato qualche settimana fa di essere a una cena proprio in quello stesso appartamento al quindicesimo piano di 720 Park. Molto spazioso, con un piccolo delizioso studiolo che si estende dal salotto, dove Agnelli passava gran parte del tempo, c’è una sala da pranzo quadrata che può sedere comodamente 20 persone, una biblioteca, un bar, due grandi camere da letto e un paio di terrazze non grandi, ma con una splendida vista su Central Park, appena due isolati più in là. Un appartamento che guarda sopra gli altri palazzi, pieno di luce e di atmosfera, in sala da pranzo c’erano tre grandi quadri che rappresentavano Torino. Chiaramente un gemellaggio ideale. In quello stesso palazzo, al piano terra, c’era l’appartamento/galleria di uno dei più importanti collezionisti e mercanti d’arte antica di allora, Eugene Thaw. Thaw aveva origini piccolo borghesi, ma con la passione e lo studio aveva messo insieme una collezione unica al mondo fatta di capolavori di Rembrandt, Goya, Andrea Mantegna, Samuel Palmer, di impressionisti come Van Gogh e di contemporanei come Jackson Pollock di cui scrisse una monumentale analisi critica. L’Avvocato si fermava spesso a casa di Thaw a chiacchierare, a vedere gli acquisti più recenti a magari a farne qualcuno. Lo ammirava perché Thaw era anche un filantropo illuminato, spesso donava ai musei alcune delle sue opere e alla morte lasciò la sua intera collezione alla Morgan Library. Erano i tempi in cui le gallerie d’arte erano ancora piccole, a misura d’uomo, non le grandi multinazionali di oggi. Era il mondo che Agnelli – con la moglie Marella – amava più d’ogni altra cosa. Nel quartiere, nel grande quadrilatero dell’Upper East Side c’erano le gallerie di Bill Acquavella, di Knoedler e Wildenstein o Wittgenstein. Solo molto dopo sarebbe venuto Larry Gagosian che Agnelli ammirò subito per il suo nuovo modo di interpretare il mercato dell’arte. C’erano la Frick, il Withney, il Metropolitan e poco più sopra il Guggenheim. Il MoMA era un po’ più a sud, forse venti minuti a piedi. Se non restava vicino a casa Agnelli andava a Soho a visitare le nuove gallerie contemporanee, da Leo Castelli per esempio, che lo presentò a Andy Warhol. Erano gli anni in cui Warhol faceva ritratti per 25.000 dollari e offriva delle prove, se non piacevano se le teneva. Andò a casa di Gianni e Marella, fece delle polaroid, degli schizzi e riportò tempo dopo il risultato del suo lavoro. A Gianni piacque molto il suo ritratto, che lo mostrava con una sigaretta in bocca, ma non prese quello di Marella. Insieme decisero di declinare l’offerta: Marella in quel periodo aveva subito un piccolo intervento e il quadro glielo avrebbe ricordato. “Gianni era un uomo incredibile di grandissima intelligenza ma anche un po’ superstizioso – mi dice Peter Marino, uno dei più grandi architetti contemporanei –  Lì vicino a casa – continua Peter – c’era spesso un barbone che pretendeva di essere un indovino. E Gianni si fermava ad ascoltarlo. E quello diceva: oggi non andare da questa parte o da quell’altra. E se i programmi cozzavano con le raccomandazioni del barbone, cambiava strada. ‘Non si sa mai’ mi diceva”. Peter ricorda che si andava in giro per ore, chiamava anche alle sette del mattino di sabato per programmare il giro di gallerie, era un appassionato nel vero senso della parola, acquistava le opere per il piacere di averle, per la bellezza, per il messaggio che gli davano, non per speculare come molti fanno oggi. Da Acquavella comprò Matisse, de Chirico, Picasso. “Era diverso dai collezionisti di oggi – mi dice ancora Peter Marino – era coinvolto in prima persona, conosceva l’arte, aveva un istinto, gli piaceva andare in negozi di antichità riconosceva un mobile pregiato, lo immaginava a casa, dove metterlo”. La riflessione di Marino è che oggi nell’era dei miliardari hedge, è raro trovare persone così, come lui o come Stavros Niarchos, suo amico, anche lui coinvolto in prima persona nei suoi acquisti, nella decisione. “Ho paura che uomini o donne rinascimentali di tale spessore non ci siano più” mi dice. A un certo punto, all’inizio degli anni Ottanta, Gianni e Marella Agnelli decisero di spostarsi appena tre isolati più a Nord di Park Avenue, al 770, all’angolo con la 73. Volevano un appartamento più grande con soffitti più alti a spazi più ampi per poter ricevere meglio. Il loro giro di amicizie si era allargato e Gianni era sempre più a casa, anche per fare riunioni di lavoro. Al 770 comprarono un altro appartamento al piano di sopra, da Connie Mellon (i Mellon sono una delle famiglie più antiche e benestanti d’America, origini irlandesi, una fortuna creata a Pittsburgh in Pennsylvania alla fine del XIX secolo). Gli Agnelli decisero di tenere due stanze di quell’appartamento e di vendere il resto. Per fare i lavori di ristrutturazione ingaggiarono proprio il giovane Peter Marino che aveva già fatto le case di Yves St Laurent e del suo amico Andy Warhol (Warhol nel 1978 lo pagò con uno dei suoi quadri della serie floreale a acquarello a inchiostro che iniziò la grande collezione dell’architetto). L’architetto responsabile delle sale di ricevimento e rappresentanza era Renzo Mongiardino, che però veniva pochissimo a New York. Peter era responsabile della zona privata, le camere da letto e le anticamere che Gianni e Marella di nuovo seguivano direttamente in grande dettaglio. Marino mi racconta che conobbe Gianni e Marella attraverso Alain e Margherita Elkann, la figlia dell’Avvocato. Quando i due giovani vennero in America, Peter li aiutò a sistemare prima un appartamento in città, al 29 East 64 dove nacque il primogenito John, poi con l’arrivo di Lapo si spostarono al di là del fiume Hudson ad Alpine, in New Jersey, una casa con giardino di nuovo riorganizzata da Marino: “Era proprio agli inizi – ricorda Alain Elkann – si presentava con una giacca blu lucida e una cravatta lunga. Il suo ufficio era nella sua borsa”. Marino, che faceva parte della Factory e del gruppo di Warhol, ricorda di aver anche messo a posto un appartamentino di Edoardo Agnelli a Princeton, dove studiava. Oggi è una star, nota nel mondo per le sue tute di pelle nera attillate, borchie di metallo, anelli a uncino e berretto militare rigorosamente di pelle nera, di certo è uno dei più grandi architetti del nostro tempo, vera archistar globale. Fra i suoi progetti aperti, la ricostruzione dell’isola di Skorpios in Grecia (che fu di Onassis e Jackie Kennedy) la completa ristrutturazione del palazzo Tiffany dopo il recente acquisto di LVMH, la costruzione delle case di almeno 12 degli uomini più ricchi del mondo. Progetti con budget illimitati. Ma ha nostalgia della raffinatezza semplice, istintiva, dell’eleganza spontanea dell’Avvocato “Irripetibile – mi dice Marino, che più recentemente ha lavorato con la terza generazione della famiglia, con John Elkann e la moglie Lavinia a un paio di loro progetti – Gianni – continua – aveva conquistato ogni angolo sociale della città”. In effetti per Gianni Agnelli New York era divisa in grandi quadranti, ognuno riferito sempre al meglio, ai vari aspetti e momenti della sua vita del giorno per giorno. Il suo amico americano di più vecchia data a New York era David Rockefeller. I due si erano incontrati a Fiuggi nel 1957 a un evento del Bilderberg Group e sono rimasti legati per la vita. Erano molto simili per origini, passione per l’arte, dedizione diretta agli affari di famiglia, ma erano anche molto diversi. Metodico, paziente, sempre serissimo David Rockefeller, improvvisatore, irrequieto pronto alla freddura l’avvocato. Rockefeller era l’amico istituzionale. Il fratello di David, Nelson divenne Vicepresidente degli Stati Uniti con Ford (Nelson era più simile a Gianni di quanto non fosse David). Fu con i Rockefeller che conobbe Henry Kissinger, il Presidente Ford e molti dei più importanti protagonisti della vita politica americana. Fu con David che Gianni entrò a far parte del prestigioso Council on Foreign Relations, il più importante think tank di politica estera al mondo; e del consiglio del MoMA, che Rockefeller amava più di ogni altra cosa. Gli dava serenità, mi disse una volta, sapere che il giardino del MoMA, fondato da sua madre, cresceva nel terreno della casa dove era nato. Due uomini, lui e Gianni, certamente simili nella passione per l’arte. Insieme – e con altri amici – lanciarono la trilaterale per avanzare il dialogo fra Stati Uniti Europa e Giappone. Entrambi erano presidenti onorari del Council for United States and Italy. A New York Gianni approfondiva l’America della politica, anticipava scenari futuri, imparava lezioni importanti da riportare a casa sia per il suo lavoro che per il suo paese. Continuo a stupirmi ogni volta che leggo analisi dietrologiche del più intelligente di turno che sa davvero che cosa succede dietro le porte di queste associazioni, che denuncia presunti complotti o azioni coordinate di vario genere. A qualunque livello, incontrarsi, confrontarsi, dialogare, capirsi aiuta a superare diffidenze e sospetti. Questi gruppi, da un piccolo Rotary di provincia al Bilderberg, fino al Bohemian Grove – un eccentrico gruppo che si riunisce una volta all’anno in California di cui l’Avvocato non era socio – arricchiscono per il piacere di stare insieme, di ascoltare di conoscersi meglio. E in questo Agnelli, con i suoi rapporti newyorchesi che gli facevano da volano globale, era un terminale per l’Italia oltre che per se stesso. C’era il quadrante della finanza e imprenditoria americana, con Felix Rohatyn, il banchiere che salvò New York dal fallimento, André Meyer di Lazard, John Gutfreund, il capo di Salomon Brothers, quando Salomon era una potenza o, sul fronte industriale, con Lee Iacocca, Henry Ford o Jack Welch di General Motors. L’azienda che aveva come modello era la United Technology. Il suo livello di appartenenza al tessuto socio economico americano era unico, non per l’Italia, ma per un europeo: una volta fu l’unico straniero invitato ai 70 anni del Presidente della Fed Alan Greenspan, organizzato dai suoi amici newyorchesi di alto lignaggio. Era un gruppo ristretto che si trovò a cena nella saletta privata della Grenouille sulla 52 tra Madison e Quinta. In quegli anni, parliamo forse del ’96, Greenspan era uno degli uomini più potenti del mondo sul piano economico e il fatto che un italiano fosse parte della sua cerchia ristretta mi spiegò di un tratto quanto importante fosse per il nostro paese avere un’antenna così ben radicata in America. C’era il quadrante dei suoi affari, delle sue responsabilità. La Fiat, con i capi americani, Vittorio Vellano e Gualberto Ranieri, il suo quotidiano, La Stampa, con i corrispondenti Furio Colombo e Ennio Caretto. L’altro giornalista che consultava regolarmente allora era Ugo Stille del Corriere della Sera, l’amico fra i giornalisti era Jas Gawronski. Li invitava tutti a casa separatamente o in gruppo per chiacchierare. Aveva una preferenza particolare per Caretto, come lui di origine piemontese. Mi capitava di vedere l’Avvocato in giro per la città o a Washington nelle occasioni più imprevedibili, una cena in residenza, una conferenza stampa in cui con regolarità faceva il punto sulla costellazione Fiat. Ricordo che una volta, a un incontro stampa organizzato dalla banca d’affari First Boston, qualcuno gli chiese se la Ferrari non avesse un problema di inefficienza produttiva per far fronte adeguatamente alla domanda: ”Guardi – rispose – di Ferrari qui possiamo venderne quante ne vogliamo. C’è la coda. Ma preferiamo per scelta non inflazionare la produzione…e creare un po’ di suspense”. C’erano situazioni allegre e serie. C’era l’Ifi (poi Infint) con personaggi come Alberto Cribiore nato con gli Agnelli, ma poi passato alla Warner e poi alla Clayton Dubilier Rice fino a diventare amministratore delegato di Merril Lynch e infine Vice Chairman di Citi; c’erano Mario Garraffo, Gian Andrea Botta, Galeazzo Scarampi che gestivano le operazioni finanziarie della famiglia in America sotto la guida di Gianluigi Gabetti. Occhi azzurri chiarissimi, bellissimo uomo anche in età avanzata, Gabetti, anche lui molto inserito in America, era una vera e proprio colonna di riferimento per l’Avvocato, forse l’uomo più leale con cui avrebbe mai lavorato. Ricordo che molti anni fa mi trovavo nella bellissima casa di Gabetti su Lily Pond Lane a Easthampton. Era una domenica qualunque d’estate e si prendeva un caffé in veranda. Fummo interrotti da una chiamata. Era David Rockefeller: si era entrati nella fase finale per l’operazione di riacquisto del Rockefeller Center dai giapponesi che l’avevano rilevato anni prima. Le due famiglie avrebbero operato insieme e Gabetti stava definendo in quel momento gli ultimi dettagli: amicizia, affari, arte erano parte di una stessa equazione. E da Gianni aveva carta bianca. Il migliore amico italiano a New York dell’Avvocato era Mario d’Urso, l’altro, per il fatto di essere un vecchio piemontese, era Alessandro Montezemolo, detto il Marchese. Con Mario d’Urso c’era un solido ponte verso il quadrante degli “amici” americani, amici “social” come Bill Paley, il potente fondatore della CBS e sua moglie Babe o come Oscar e Annette de la Renta, come Al Taubman grande immobiliarista e proprietario di Sotheby’s e sua moglie Judy e molti altri. Molto diversi da Rockefeller, più compagni di gioco. Era un jet set molto stanziale, si concedeva al massimo puntate per Thanksgiving a Lyford Cay, alle Bahamas, dai Paley o a Santo Domingo dai de la Renta. Oppure con Mario si andava a Palm Beach. Erano amici simpatici e “perfidi” come lui, ma nel senso buono della parola. Amavano gli scherzi. Ma se prendevano in giro qualcuno sapevano farlo coinvolgendo nel sorriso il malcapitato. Anche quella era un’arte. C’era il quadrante dei medici e degli ospedali. Il quadrante più triste. Perché fu qui che i medici comunicarono alla famiglia che non c’era più nulla da fare per Giovannino Agnelli, il figlio di Umberto Agnelli. Fu a New York che il suo leggendario cardiologo, Isadore Rosenfeld, gli disse di fare un bypass. Più avanti gli diagnosticò il cancro alla prostata che risultò fatale. Fu qui, a New York, che Marella apprese che il figlio Edoardo si era tolto la vita saltando nel vuoto dal viadotto autostradale dell’autostrada Torino Savona. Prima di dirglielo l’Avvocato chiamò la carissima amica di Marella, Annette de la Renta e le chiese di andare a casa in modo da essere con lei e con un paio di altre amiche quando avrebbe telefonato. Alla notizia, lo shock. Poi, insieme, quella tragica mattina, lei e Annette da sole, andarono in Chiesa. C’era ovviamente il quadrante della famiglia. A New York c’era spesso la sorella, Susanna Agnelli, anche lei con un bel “pied-a-terre” su Park Avenue angolo 65esima al vecchio Mayfair Regent Hotel ristrutturato in appartamenti. C’erano i nipoti Nuno Brandoli e Lupo e Priscilla Rattazzi che avevano scelto da giovani di restare qui: “Gianni chiamava all’improvviso – ricorda Nuno – Il suo senso della famiglia era fortissimo: ‘andiamo al parco’ e si passeggiava. ‘Andiamo a fare colazione’ e si andava al ristorante dietro l’angolo o a casa. ‘Andiamo al cinema’. C’era sempre qualcosa che voleva fare in questa città irrequieta un po’ come lui: al cinema raramente si stava fino alla fine: ‘andiamo, andiamo’ diceva, spesso dopo appena venti minuti”. Priscilla a New York lavora come fotografa: “Feci un libro sul rapporto fra uomini e cani, si chiamava Best Friends. Feci anche una sua foto a Torino con il suo Huskie. Quando lo vidi a New York chiesi a Gianni di fare una prefazione, accettò, e già di questo gli ero molto grata, ma poi scrisse una cosa bellissima e commovente che rivelava da una parte il suo humor, dall’altra la sua grande umanità”. Sono andato a cercare il libro, del 1988 e quella prefazione, in effetti bellissima, ecco un passaggio: “Una cosa segna il mio rapporto coi cani, la brevità della loro vita. A me appare troppo breve, mi fa soffrire l’idea non espressa, morirà prima. Così per compensare quest’arco imperfetto, queste vite che scorrono accanto, a un ciclo così diverso, ho deciso un giorno di avere un pappagallo. Avrebbe rappresentato dal suo trespolo la continuità attraverso le generazioni successive di cani. Lui sarebbe restato. Dopo di loro e anche dopo di me. Ma la vita non si programma, i ritmi si smentiscono con i loro colpi di scena e le loro sorprese. A modo suo il mio cane lo aveva capito: mi ha fatto trovare sulla ghiaia due penne e un becco, quel che rimaneva del pappagallo, che doveva essere il garante della continuità della vita. Sono tornato al rapporto elementare col cane, con i miei huskies”. Il nipote Lupo mi racconta del suo amore indiscusso per l’America e di uno scontro duro che ebbe proprio sull’America con sua madre, Susanna (Suni) Agnelli, in quegli anni prima donna ministro degli Esteri italiano. Suni era la sorella più vicina a Gianni, ma secondo lui commise un grave errore quando in ritorsione contro uno sgarbo politico (esclusione dell’Italia dal gruppo di contatto per la Bosnia), bloccò le autorizzazioni per i decolli e gli atterraggi degli F177 Stealth americani dalla base di Aviano. Un affronto senza precedenti in 50 anni di rapporti bilaterali. L’ambasciatore Bartholomew, convocato a Palazzo Chigi e informato della decisione rimase senza parole. E dire che il governo di allora, il governo Dini era forse il più pro americano che ci fosse mai stato in Italia. Poi gli americani ( anzi gli europei) fecero marcia indietro. Ma restò l’amarezza di Gianni. Aveva un forte legame personale con l’America. Non solo perché era di quella generazione che ricordava la liberazione dal fascismo. Ma anche perché sua nonna materna, Jane Campbell Bourbon del Monte era un’americana con sangue russo, dinamica, intelligente social e brillante come lui. Le sue feste romane con attori di Hollywood come Gary Cooper erano leggendarie. Lupo racconta: ”Tua madre ha sbagliato” mi diceva Gianni, “sono in totale disaccordo. Io sono pro americano fino alla cintura”. C’era infine il quadrante della filantropia: fece una donazione di 300.000  dollari al Metropolitan Museum per il restauro di 17 affreschi pompeiani di proprietà del museo, con l’accordo di metterli in mostra permanente, un regalo al Met ma anche alla cultura italiana. Il New York Times registrò l’evento inaugurale con queste parole: “Il Sig. Agnelli con i suoi capelli argentati, conosciuto in Europa per il suo acume negli affari e per la sua passione di guida ad altissima velocità, è rimasto fermo per buona parte della serata di fianco a un busto dell’imperatore romano Marco Aurelio. Da lì dava il benvenuto a tutti: fra gli ospiti, Lee Iacocca, Felix Rohatyn, John Gutfreund, Alfred Taubman”. Aiutò moltissimo, con l’appoggio deciso di Marella, il lancio della American Italian Cancer Foundation, organizzato da Alessandro Montezemolo e da Umberto Veronesi. La fondazione oggi è guidata da Daniele Bodini buon amico sia di Montezemolo che dell’Avvocato. E’ una delle più importanti a New York per la prevenzione del cancro al seno. Manda nei quartieri più poveri camion per fare mammografie, finanzia la ricerca e sponsorizza la specializzazione in America di giovani medici italiani. Agnelli aiutò il lancio del Friends of FAI in America. Ci fu una cena seduta per 60 persone in residenza dell’Ambasciatore italiano alle Nazioni Unite Sergio Vento. “Fu Giulia Crespi a martellarci entrambi per fare qualcosa, ma il motore fu l’Avvocato, io diedi solo un pranzo” ricorda Vento. Fu Gianni a fare il discorso di presentazione e a trovare la Presidente americana, l’affascinante Lynn de Rotschild, moglie del suo vecchio amico Evelyn. Era l’autunno del 2001. Era brillante e in forma come sempre. Alla serata c’erano anche i giovanissimi nipoti, John e Lapo. Si capiva quanto forte fosse il loro rapporto e si capiva che l’Avvocato era provato. Quando decise di andare un po’ prima del tempo, li guardò e capirono al volo. Si lanciarono a prenderlo. Aveva un bastone. E appoggiandosi fra loro lasciò la residenza per tornare a casa al 770 di Park a quattro isolati di distanza. Coi due ragazzi al suo fianco mi passò accanto e mi salutò, aveva un’aria serena e orgogliosa allo stesso tempo. Non l’ho più rivisto in città. Poco più di un anno e mezzo dopo ci avrebbe lasciato per sempre.

Gianni Agnelli, il conformista che ha fatto dell'anticonformismo uno stile. L'orologio sul polsino e il piumino scamiciato sopra la giacca. Daniela Mastromattei su Libero Quotidiano il 15 marzo 2021.

Daniela Mastromattei è caposervizio di Libero, dove si occupa di attualità, costume, moda e animali. Ha cominciato a fare la giornalista al quotidiano Il Messaggero, dopo un periodo a Mediaset ha preferito tornare alla carta stampata.

Gianni Agnelli. Non possiamo chiamarlo maestro, ma è stato più carismatico di Siddharta. Un mito, celebrato persino da un quadro di Andy Warhol. Nell’abbigliamento come nel comportamento volava altissimo, in molti hanno provato a imitarlo cadendo rovinosamente. Conformista e anticonformista: un gusto enigmistico e un modo di vestire che ha ispirato i giovani degli anni Ottanta e Novanta, per di più di opposto orientamento. I paninari ne scimmiottarono lo smanicato in piumino, gli yuppies il doppiopetto e il gessato. 

L’Avvocato, che avvocato non fu mai, non amava l’eleganza troppo accurata come dimostrava con le cravatte sventolate sopra il pullover o i maglioni a collo sciallato o a coste inglesi indossati allo stadio, gli scarponcini di camoscio anche per le occasioni formali; il piumino sul blazer, l’orologio sopra il polsino della camicia (un’usanza diffusa tra i contadini di Cuneo che lui riprese  e rese un vezzo snob) spesso con il colletto “button down”, originariamente utilizzato dai giocatori di polo per non far svolazzare le punte. Agnelli era chic sempre, anche quando si presentava in pubblico con un vecchio cappotto grigio con la martingala, o in giacca e pantaloni scompaginati, di due abiti diversi ma simili. Nonchalance e understatement, più usciva dai canoni e più veniva considerato elegante.

Il viso sempre abbronzato, pure quando il tempo iniziò a scolpirlo con profonde rughe, la sua disinvoltura seguiva comunque regole precise: mai calzini corti e mai scarpe a punta. Portava i capelli leggermente lunghi anche se tutti li avevano corti. Particolari che gli attribuivano un’aria al di sopra del tempo e delle mode, tanto che una settimana prima di morire - nonostante non si vedesse in giro ormai da parecchio - la rivista Vogue lo inserì nella classifica dei 50 uomini più eleganti del mondo, a cui tutto era permesso, anche apparire nudo sulla copertina di un settimanale, mentre si tuffa dalla sua barca.

Francesco Merlo per il Venerdì-la Repubblica il 12 marzo 2021. È stato l' italiano più famoso e al tempo stesso più rispettato, il re repubblicano, quello che i Savoia non ci hanno concesso, «ma è inutile chiedersi come sarebbe il nonno a cento anni. Semmai chiediamoci perché cento anni sembrano passati da quando è morto e non da quando è nato». E Lapo Elkann vuole dire che l' Italia, da quel 24 gennaio 2003, ha cominciato a contare sempre meno «anche perché nessuno l' ha protetta come la proteggeva lui. E guarda che anche quella era un' Italia fragile. C' erano però alcuni giganti, alcun grandi italiani». Lapo dice che «l' italiano che oggi più somiglia a mio nonno è Mario Draghi. Non parlo del carattere e neppure delle abitudini, ovviamente. Ma del fatto che, di nuovo, c' è un italiano che tutti conoscono e tutti ci invidiano, mai coinvolto nelle tignose controversie nazionali, con il cuore in Italia e la testa nel mondo». Lapo è il nipote che indossa ancora gli abiti del nonno «senza bisogno di correzioni sartoriali: ho le sue stesse misure, e in famiglia sono il solo. Né mio fratello né mia sorella e neppure tra i nipoti c' è qualcuno che gli somiglia fisicamente così tanto. E questo ha contato molto, perché il corpo impone sempre le sue leggi. Io poi volevo pure somigliargli, nel senso che lo imitavo, che è invece il modo peggiore di somigliare a qualcuno».

Per la verità, gli dico, lo imitavano tutti.

«In questo ero anche io come tutti i giovanotti italiani, di destra e di sinistra. Era un modello, era l' eroe. E però io lo imitavo in privato e, voglio dire una cosa: me lo sono goduto così, soltanto perché ero suo nipote». Sembra un manuale di psicanalisi: il nonno severo che diventa indulgente solo col nipotino: «Con me non sentiva l' obbligo di educare che i padri sentono per i figli. E dunque il suo affetto era liberato. E infatti per tanti anni siamo stati complici, felicemente complici, al mare, al ristorante, negli incontri che aveva non solo con i grandi del mondo».

Al mare? È molto italiano l' amore per il mare, è il romanticismo italiano.

«È vero, ma c' è l' accidia estiva sulla spiaggia, il mare delle patelle e delle sdraio, e c' è il mare di Moby Dick, il luogo della libertà e della civiltà occidentali, del rischio, il mareggio come metafora della vita». Tra i tanti aforismi di Gianni Agnelli è famoso quello sul vento: "Mi piace" disse "perché è la sola cosa che non si può comprare". «Appunto. Gli devo anche questo. Uno dei momenti più belli fu quando nel 2001 partecipammo e vincemmo la regata di Cowes. Chi ama il mare dovrebbe, fosse pure una volta sola, almeno assistere se non partecipare alla Fastnet Race che dal porto sull' isola di Wight raggiunge il faro di Fastnet, aggira quel leggendario sperone roccioso al sud dell' Irlanda, e si dirige verso Plymouth. La forza del vento e delle onde sono tali che è come andare sulle tracce del diluvio. Anche se non so se ci vuole più forza spirituale di quanta ne avrà bisogno, per restare nella nostra metafora iniziale, Mario Draghi nella politica italiana, così legata ai piccoli spazi».

L' avvocato, che sarebbe morto solo due anni dopo, usava la barca - quella si chiamava Stealth, che vuol dire furtivo e invisibile al radar - anche per gli incontri di lavoro, e non solo per ricevere Kissinger o Schumacher: «Credeva nella creatività, un valore - diceva - che li comprende tutti e sapeva come stimolarla: la passeggiata al posto della scrivania, la conversazione al posto della conferenza, e se capitava anche la barca al posto dell' ufficio».

E come festeggiavate? «Ci scambiavamo regali: io gli davo un paio di bretelle e lui mi donava un vestito».

La psicanalisi lo prevede persino come disturbo: Grandparent Syndrome. Ma forse, verso il nonno d' Italia, era una sindrome nazionale.

«Diciamo che oggi io non ne soffro più. Oggi sono Lapo. La somiglianza con l' Avvocato non è più cercata, non è più voluta».

Gli piaceva essere chiamato "avvocato", una professione che non aveva mai esercitato?

«Lo preferiva a senatore perche diceva che era un nome d' arte».

Nel giornalismo italiano l' intervista è un genere che comprende diverse specie e sottospecie, c' è l' intervista dialettica e quella registrata, e poi ancora la confessione, il dialogo conflittuale. Ecco, genere nel genere, c' è pure "l' intervista a Lapo", che non è il racconto del privato ma è il feticismo del privato, più in là del voyeurismo, i dettagli morbosi come sostanza, l' autenticità a buon mercato, insomma un codice che una volta era solo dei giornali specializzati in gossip... : tu giochi con questi giornalisti?

«No. Non sono uno che gioca con nulla, ovviamente mi accorgo della morbosità, ma a volte tirarmi fuori mi fa bene, anche se poi mi rendo conto che non serve. Pensa al principe Harry. Non faccio un paragone perché lui con me non c' entra nulla, ma sicuramente fa vendere giornali. Per il resto sono di più gli italiani che sento vicini dei soliti, inevitabili odiatori. E dei superborghesi che si scandalizzano e poi in segreto: vizi privati e pubbliche virtù. Io non mi arrabbio quando mi dicono che in Italia incarno La vita spericolata». Vasco Rossi potrebbe cambiare la strofa: non più "come Steve McQueen" ma "come Lapo Elkann"».

Il nonno lo sapeva?

«Certo. Quando è morto io avevo già 26 anni. Ma non giudicava. E non soltanto perché mi amava: il nonno non giudicava mai nessuno».

La religione vi divideva: «Io sono ebreo e amo il buddismo, lui era cattolico».

Nella malattia, la fede lo aiutava?

«Certo. Ma non aveva con la sofferenza il rapporto che hanno i cattolici. Penso che lo aiutasse soprattutto la sua disciplina militare, il suo carattere combattivo».

Tu dov' eri?

«Quando si ammalò ero in America a lavorare con Kissinger. Ho seguito tutta la parte americana della malattia, le cure che aveva tentato lì. Poi, quando a Torino si aggravò, gli feci sapere che volevo tornare. Si arrabbiò: secondo lui dovevo restare in America. Ma volevo stargli vicino e lasciai il lavoro più bello della mia vita. Gli ultimi giorni furono duri, ma il nonno è morto, dico davvero, con un sorriso sulle labbra. Era un combattente. Ne ha viste tante pure lui. La filosofia militare è fatta di resistenza e di camaraderie: sempre dritto come un fuso, anche col bastone, ma sempre generoso. Non mancava mai alle riunioni con i suoi ex commilitoni. E quelle erano le sue amicizie più forti. Ecco, io sono più sensibile e fragile del nonno, ma anche io so sorridere. Per il resto, scusa se lo ripeto: non sono come lui».

E invece un po' lo sei. E cominciamo da tutte quelle famose agnellerie: non c' era già quel marketing di cui tu hai fatto impresa e arte? Era un influencer?

«Senza volerlo. Lo amavano e lo spiavano».

C' era una schiera di intellettuali organici che aggiornavano il catalogo dell' agnellismo, vale a dire quella capacità di stare al mondo e di affrontare il disagio del mondo riempiendolo di distrazioni colte e di talento, di valorizzare tutto quello che non è scontato, sino ai dettagli estetici che esprimevano la voglia anarchica di difendere le ragioni dell' individuo fuori dagli schemi. Nascevano così le futili leggende sul cioccolataio di avenue Montaigne a Parigi, il cravattaio di Genova, il camiciaio di New York, e poi sarti e profumieri, e ancora lo smoking del 1948 e le cravatte corte, l' orologio sul polsino «Era lo stile di un uomo che tutti potevano avvicinare perché sempre faceva sentire a proprio agio tutti quelli che incontrava. Ma che forse quanto più si avvicinava, tanto meno lo si conosceva».

Ne era infastidito?

«No, non ne era infastidito, ma era il contrario dell' esibizione».

Tu invece ne hai fatto un brand, ricordo il doppietto democratico, che sembra un ossimoro. E non hai solo lanciato la Cinquecento, il Garage Italia con Michele De Lucchi, e tutte le altre tue diavolerie. Hai inventato pure le felpe che hanno fatto la fortuna di Salvini. Chissà se te n' è grato: «Non mi piace Salvini, ma devo ammettere che con la comunicazione ci ha saputo fare più degli altri».

Sei stato accusato di praticare la solidarietà e la carità in modo spettacolare, molto italiano: la distribuzione dei soldi, i pacchi.

«La Fondazione Laps in Italia fatica a far partire i progetti di solidarietà che altrove stanno andando benissimo, e allora ho fatto un po' di marketing, ben sapendo che sarebbero arrivate le critiche dei soliti falsi moralisti».

La comunicazione come costruzione di un' immagine tuo nonno non la praticava: «Era alla mano in modo naturale. Dovevi vederlo con gli operai».

Lo ricordo a chiacchierare con i tipografi del Corriere della Sera in crocicchio attorno a lui sullo scalone di via Solferino. Ce ne fu uno che gli passò un braccio sulla spalla, come si fa con gli amici.

«È nato così il mito moderno dell' aristocratico della democrazia: era lo stile Italia».

Un' altra somiglianza devi ammetterla: l' amore per la velocità, nel passo e nel pensiero, la guida dell' auto come un quadro di Balla, una pericolosa avventura aeropittorica:

«È vero, e infatti in Italia per un anno mi hanno ritirato la patente».

A lui, no.

«No. Sapeva anche essere prudente. Io, come ci siamo detti prima, sono spericolato sempre». 

Gli dico che, tra gli uomini che ho conosciuto, quello che più gli somigliava in questa capacità di mettere tutti a proprio agio era Carlo Caracciolo, che qui a Repubblica è stato come un fratello per Eugenio Scalfari.

«Ho amato moltissimo mio zio Carlo, ma devo contraddirti. Era un uomo che si dava meno del nonno. Mi verrebbe da dire, ma con amore, che sapeva anche essere furbacchione. Per esempio, a tutti dispiace perdere, ma ricordo che lui si arrabbiava davvero quando giocavamo a carte io, lui e il nonno. Forse perché ci coalizzavamo contro di lui. Una volta, eravamo in Corsica, ci piantò lì dicendo che avevamo la fortuna dei principianti».

 «Neppure l' ideologia della fabbrica come universo di oppressione, che in quegli anni produsse le Br, venne mai associata al nonno. E ti ricordo che in quegli anni pericolosi, negli anni di piombo, quando i terroristi uccidevano e, come si dice, gambizzavano ogni giorno, il nonno non pensò nemmeno per un momento di lasciare l' Italia o di nascondersi». Eppure era il capitalista d' Italia: «Ti correggo: gli altri erano i capitalisti, lui è stato il capitale dell' Italia».

Andrea Rinaldi per il “Corriere della Sera - Edizione Torino” il 13 marzo 2021. «Un uomo profondamente buono anche se non lo dice mai nessuno. Lo rimembrano ancora oggi tutti perché ha segnato il '900 italiano. Speriamo a Torino vogliano intitolargli una strada». Ecco forse il ricordo più degno di Gianni Agnelli nell' anno del centenario della nascita. Un ricordo che non è una preghiera, ma l' auspicio illuminato di Maria Sole Agnelli, sorella dell' Avvocato «più piccola di tre anni». Figlia di Edoardo Agnelli e di Virginia Bourbon del Monte, 95 anni, con Cristiana che oggi vive a Venezia è la memoria che resiste della famiglia di Villar Perosa. Parla dalla sua azienda agricola di Torrimpietra, Fiumicino, dopo aver letto i giornali ricolmi di articoli sul fratello Gianni.

Contessa, che cosa porta impresso di suo fratello?

«Era molto dispettoso come tutti i maschi, mi tirava i capelli ogni volta che mi passava vicino. Ma era molto buono e con un gran senso dell' umorismo. L' ho amato molto. Ricordo ancora quando partì per il servizio militare in cavalleria a Pinerolo e volontario per la Tunisia e la Russia».

Come mai il centenario di Gianni Agnelli è passato quasi in sordina?

«Hanno emesso un francobollo. È molto divertente questa cosa, sa? Mio fratello Gianni non ha mai scritto una lettera, gliele scriveva il suo ufficio. Comunque mi fa molto piacere: ne ho ordinato una scheda con 100 esemplari, voglio mandarli ai miei amici che ancora spediscono cartoline. Oggi abbiamo un nuovo capofamiglia e di questo siamo tutti molto contenti».

Perché non ricordarlo con un evento?

«Ma questo è già moltissimo e oggi (ieri, ndr) i giornali erano pieni di articoli. Speriamo vogliano intitolargli una strada a Torino. E poi c' è la Fondazione Agnelli, di cui sono stata presidente per un certo periodo, che si occupa di scuola e istruzione, fondamentale in un momento come questo».

Come mai la famiglia non ha organizzato qualcosa?

«Vergognosi eh.( ride )? Con il Covid non ci sembrava il caso di festeggiare. In ogni casa ci sono le sue foto. Ne ricordiamo sempre lo spirito e le boutade. Faremo una coppa di sci e una di regate, ne parlerò con la famiglia. Montagna e barche erano le sue grandi passioni, sciava molto bene nonostante una gamba "gifora", come diciamo a Torino, che si era fratturato durante l' occupazione tedesca».

Gianni Agnelli fu internazionale, ma profondamente torinese.

«Legato a Torino in maniera viscerale, era andato a scuola in città e aveva stretto amicizie importanti, così come nel Pinerolese, dove aveva fatto la leva, un periodo in cui ha cementato altre importanti conoscenze. E poi amava le valli, come quella del Chisone, Villar Perosa, dove trascorrevamo l' estate; ci bombardarono la casa durante la guerra, per fortuna Gianni e nessun altro della famiglia era presente, eravamo metà a Roma e metà in Svizzera. Gianni voleva sempre fare qualcosa per questi posti, come poi accadde con le Olimpiadi invernali del 2006 a Torino. Dispiace che questo sindaco non sia riuscito a organizzarle».

Hanno preferito Milano.

«I milanesi son tremendi a scippare cose, soprattutto a Torino».

Suo fratello era anche il volto della Juventus e della Fiat, in Italia e nel mondo.

«Perché la Juve rappresenta Torino anche se è odiata da mezza Italia».

Perché dice odiata?

«Perché vince sempre (ride). Quest' anno infatti cominceranno a odiare l' Inter. La Juve è sempre stata una gran passione per tutta la nostra famiglia, ricordo mia madre che girava con un barboncino nero e un samoiedo bianco. Simboleggiavano la Juve».

Dicevamo anche immagine della Fiat.

«Era stato nominato dal nonno nel cda, durante la guerra. Quando è sceso dal Nord per andare a combattere con gli americani ha cominciato a tessere rapporti anche per il Piano Marshall, che ha aiutato molto il Paese. Dopo hanno detto che la Fiat ha aiutato i tedeschi, ma non era vero, non abbiamo avuto alcun vantaggio, anzi eravamo la quinta colonna, se si può così dire. E i partigiani dalla Fiat sono sempre stati aiutati. Mio fratello è stato presidente della Fiat dopo Valletta e anche sotto di lui c' è stato un boom di modelli come ci fu per la 500. Andò in America da giovane, ma non per divertirsi a Manhattan, visitava le fabbriche, studiava da industriale».

Oggi cosa direbbe che la sua Fiat non c'è più?

«Io non credo sia diventata francese, è fifty-fifty. E poi Stellantis è un nome latino, ricordiamolo. Fiat esiste ancora, metà delle auto hanno il marchio Fiat. Io ho una 500 elettrica ed è una Fiat. È cambiato poco, speriamo vada avanti sempre così bene. È un'azienda che ha sulle spalle il destino di molti lavoratori e molti sono del Sud Italia: la cosa mi fa piacere perché si vede che anche lì abbiamo bravissimi operai».

Gianni Agnelli è stato segnato anche dalla perdita di due Edoardo, il padre e il figlio.

«La scomparsa del padre fu drammatica. Aveva 14 anni ed era stato bocciato in condotta quell' anno, doveva dare tutti gli esami a settembre per proseguire. Mio padre gli disse che fino al 15 agosto sarebbe rimasto a Forte dei Marmi poi sarebbero andati assieme a studiare a Villar Perosa. Gianni arrivò a Genova per ricongiungersi con mio padre e gli fu detto che era morto. Tornò a Villar Perosa e si chiuse a studiare per passare quegli esami. Una bella forza d' animo e un grande senso di responsabilità oltre che un profondo sacrificio».

E il figlio Edoardo?

«Drammatica anche quella. Perché dovette andare a riconoscerlo. Un dramma per tutta la famiglia oltre che per lui. Edoardo aveva tanti vantaggi e purtroppo non sopportava la vita di oggi. Era molto spirituale. E poi non andava d' accordo con suo padre, questo aggiunse dramma al dramma».

Oggi cosa rimane di Gianni Agnelli?

«Mario Draghi. Una persona internazionale di grande valore e cresciuto all' estero. Un banchiere anche se non un industriale. Grazie a Dio non è un politico».

Tony Damascelli per “il Giornale” il 13 marzo 2021. Se ne parla, ancora. Se ne scrive, ancora. Non soltanto per i cento anni che avrebbe compiuto. Se ne parla ancora perché Giovanni Agnelli, detto Gianni, avrebbe alcune cose da dire sulla ditta che a lui, con il solito tono snob, garbava pronunciare, non con l' acronimo, ma per intero, Fabbrica Italiana Automobili Torino, quasi una sottile cantilena per spiegare mille cose, dunque l' azienda, dunque il Paese, dunque il prodotto, dunque la città. Quattro situazioni che sono il riassunto di un' epoca non soltanto di costa Azzurra e di belle donne. D' accordo, è stata anche quella per l' ultimo monarca repubblicano che, per lunghissimo tempo, ha rappresentato, non ufficialmente, il nostro Paese nel mondo, non certamente nelle funzioni previste dalla diplomazia e dalla politica ma per la capacità, l' astuzia, la vanità, l' eleganza e la facilità di presentarsi, dovunque, come simbolo di impresa, di fascino, di lingua e linguaggio universale, non riverito ma rispettato. Posso prevedere l' arringa dei vari piemme del giornalismo, e non, sui vizi privati e pubblici dell' Avvocato, sulla sua imperizia o latitanza imprenditoriale, sulle protezioni mediatiche, governative, statali di cui lui e la sua azienda hanno usufruito a spese dei cittadini. È un classico di questa nostra terra che sa iniettarsi veleno anche quando prende il sole e si concede una passeggiata in campagna. I cento anni di Gianni Agnelli sono una storia a prescindere ed è interessante farla conoscere per davvero, non soltanto in senso agiografico e celebrativo. Basta ritrovare quella pagina nella quale suo padre gli affibbiò non uno (quello era stato riservato alla sorella Susanna per un sei in pagella) ma due manrovesci, davanti all' austera figura del Duca d' Aosta, perché il ragazzino, aveva dieci anni, fermo lungo la pensilina della stazione ferroviaria di Torino, si era fatto prendere dall' eccitazione e dunque s' era distratto, come incantato, per l' apparizione di Federico Munerati, detto «Mune» ma soprattutto «Ricciolo» per l' ondame dei capelli, nerissimi e unti di brillantina. Munerati era l'ala destra della Juventus, per il gagnu di casa Agnelli, rappresentava la prima di cento, mille figurine e capricci della sua passione per il football. Le gote imporporate per le sberle vennero smaltite dai soliti riti di famiglia, il ragazzino era di testa fresca e allegra, non diligente al massimo a scuola, venne anche rimandato a settembre per cattiva condotta, anche maramaldo quando c' era da tirare scherzi ai compagni di studi, magari lanciando da un balcone la cartella con i libri, i quaderni e i portapenne, sparsi sul tetto di una filovia. Venne pure rimandato a settembre per il voto in condotta. Un amarcord torinese, mentre il tifo per il football prendeva sempre più il giovane Gianni al quale piaceva un tipo come Renato Cesarini, titolare di un tabarin nel quale si esibiva, suonando il violino, un altro bianconero, Mumo Orsi, docente di tango e di dribbling. Quello era il tempo dei cinque scudetti consecutivi vinti da suo padre presidente del club, gli italiani abbisognavano di qualcosa che li tenesse non sempre con la testa al regime e alle noie quotidiane. La Juventus, e non la fabbrica, era il giocattolo di Gianni la cui vita, e non soltanto la sua, subì una svolta quando, aveva quattordici anni, suo padre Edoardo, morì tragicamente in un incidente sull' idrovolante che lo riportava a casa. La famiglia fu fortemente scossa dall'accaduto ma a inquietarla ulteriormente contribuì la storia dell' amore prima clandestino, poi ambiguo con l' apparizione dell' imprevedibile e bizzarro Curzio Malaparte, la cui relazione con donna Virginia, vedova, provocò le ire del nonno Giovanni, la tresca non era dignitosa, a Virginia venne tolta la patria potestà, i figli si ritrovarono smarriti, Gianni non condivideva le decisioni forti del nonno e non gradiva Malaparte, la famiglia venne spedita a Roma, poi in Costa Azzurra e una strana e mai chiarita corsa in auto portò via la madre a Gianni e, dopo, anche il nonno. Fotogrammi che inquadrano storie non sempre allegre e spavalde. Nel periodo della guerra il panorama non cambiò per gli Agnelli, villa a Beaulieu, vita dolce e dolce vita per lui avanguardista a cavallo, le lezioni di Franco Antonicelli, il precettore scelto dal nonno per educarlo a una esistenza meno frivola e più seria sugli argomenti sociali. Antonicelli era uso frequentare la dimora del giovin signore come se andasse a un matrimonio, il tight e il fiore all' occhiello fino al giorno in cui ritardò la lezione, essendo finito al gabbio, ovviamente per le idee antiregime. A Gianni fecero capire che meglio sarebbe stato partire per le Americhe, così fece a diciotto anni, dopo la maturità scolastica. Il viaggio fu una specie di luna park, il ritorno a casa significò, dopo le luci e i grattacieli di New York, come vivere in un borgo, c' era però la guerra e un altro tipo di partenza, nonostante il nonno avesse impedito, nei modi che si possono immaginare, che il ventenne dovesse andar soldato. E invece Gianni parti, in Russia, in seconda linea, in verità se la spassò pure nelle isbe, narravano che ballasse ignudo di fronte a ad altri militi attoniti, poi fu trasferito sul fronte in Tunisia mentre il nonno provava ad alzare la voce con ministri e autorità militari. Gianni resistette, gli piaceva l' azzardo, gli piaceva stare dovunque ma Torino e la Fiat lo chiamavano su un' altra trincea: entrò a far parte del consiglio di amministrazione dell' azienda. Altri asterichi di cronaca: la vita è bella e Gianni, accompagnato da Susanna, se ne va a Roma, a bordo di una Topolino. L' incidente, a Laterina, dalle parti di Arezzo, è scomparso dagli archivi come altri avvenimenti drammatici della famiglia (il suicidio del fratello Giorgio, su tutti, l'altro suicidio misterioso del figlio Edoardo). Gianni esce dalla piccola vettura e ha una caviglia distrutta. Ma è un altro incidente automobilistico, a cambiare il futuro: il ventidue agosto del Cinquantadue, mentre e a bordo di una Fiat spider con a fianco una diciassettenne francese, Anne-Marie d' Eistainville, all' uscita del tunnel di Cap Roux, va a sbattere contro un furgone Lancia, «irrobustito» da quattro macellai che andavano al lavoro mattutino. Erano le 4 e 10, terribile l' impatto tra le due vetture, due morti nel furgone, i giornali riportarono la notizia senza citare il nome degli occupanti la Fiat, gravi le conseguenze dello scontro, rischio di amputazione di una gamba, lunga convalescenza, Gianni Agnelli si sposò appoggiato a due nobili bastoni, volle evitare le proletarie stampelle, diventerà anche questo un simbolo, quasi un segno distintivo, nella postura e nell' andatura, della sua eleganza. Il matrimonio con Marella non lo distolse dai piaceri, inutile sfogliare l' album di conquiste, perduti i genitori e il nonno, Agnelli lasciò a Valletta la guida della Fiat, l' alibi gli servì per dedicarsi a quello che venne definito il jet set. Anche in questo caso fotografie e filmati lo ritraggono tra personaggi illustri del mondo internazionale della politica, della finanza, dell' arte, dello spettacolo. Donne, soprattutto donne. L' età matura non cambiò affatto le sue abitudini, potevi immaginare ma poi venivi a sapere che, all' alba in elicottero, avesse raggiunto Capri per un bagno nella Grotta azzurra, quindi trasferirsi al Sestriere per una discesa sugli sci, per passare dallo stadio Comunale di Torino, assistere a una partita della Juventus, quindi volare a Parigi per una serata vivace di cibo e champagne. Mai avrebbe immaginato, ma di sicuro avrebbe goduto, dei nove scudetti consecutivi e dell' arrivo di Cristiano Ronaldo, non altrettanto delle malinconie di coppa e del bilancio contabile pesante. Per Gianni Agnelli la Juventus era passione, piacere e «qualcosa per la domenica». Aveva voglia di fare tutto e di farlo dovunque e comunque, una bulimia esistenziale che gli era consentita dal patrimonio illimitato e dai privilegi quasi esclusivi rispetto ai suoi parenti, molti dei quali invece oggetto di scandali e derisione, di indagini e denunce. Vasto è il repertorio di frasi e aforismi, parole con le quali si divertiva assai, già sapendo di essere citato per queste, la vanità era il suo abito su misura, s' atteggiava serioso nelle fotografie, anche quelle bellissime scattate da Priscilla Rattazzi. La morte di Edoardo, il suicidio dal ponte di Fossano, fu l' ultimo passo drammatico della sua esistenza divertita. Bianchissimo nel volto come nei capelli, appoggiato al bastone e al questore di Torino, volle scendere sul greto del torrente per riconoscere un corpo e una vita finita. La storia della Fiat era intanto cambiata, lentamente, inesorabilmente. Quella che era «la feroce» il nome dato dai lavoratori alla fabbrica, quello che era risula come veniva dagli stessi chiamato l' Avvocato e così il suo giornale ribattezzato la bisiarda (la bugiarda), erano ormai memorie datate. Venuto meno Valletta, gli altri dirigenti, da Gaudenzio Bono a Umberto Agnelli, da Tufarelli a Romiti, da De Benedetti a Cantarella, a Galateri, a Barberis, a Morchio, a Fresco, tutti hanno dovuto fare comunque i conti con l' ombra del patriarca che mai ha imposto la cultura del padrone e del possessore proprietario, semmai quello di conservare la tradizione, nonostante i tempi fossero cambiati drammaticamente per il mondo dell' automobile e la Fabbrica Italiana Automobili Torino non avesse più un impero alle proprie dipendenze e offrisse un prodotto nemmeno di altissimo censo. Sergio Marchionne, indicato dal fratello Umberto, è stato il primo a diventare il capo senza aver conosciuto e frequentato l' Avvocato che la malattia aveva reso quasi cieco del tutto ma comunque lucido e desideroso di dare consigli, idee. Eppure sarebbe stato questo incontro, tra uomini non soltanto di impresa, ad incuriosire Gianni Agnelli: la presidenza di John Elkann, da lui stesso indicato, dopo la scomparsa tragica di Giovanni Alberto, la nascita di Fca, quella di Stellantis, insegne nuovissime e diverse, dietro le quali si nascondono realtà finanziarie lontanissime dall' altra epoca. Paradossalmente si portano appresso quello stesso nome, la stessa storia, il vuoto storico lasciato da un uomo che ha segnato un' epoca irripetibile, per la sua famiglia, per la sua azienda, per il nostro Paese, un secolo che, al di là delle celebrazioni, non è stato raccontato e svelato davvero. Mai.

I 100 anni di Gianni Agnelli, l'intervista di Will a John Elkann per raccontare l'Avvocato ai millennials. La Repubblica il 13 marzo 2021. Come spiegare a Millennials e GenZ il fascino di una personalità come Gianni Agnelli? E' l'interrogativo a cui prova a rispondere Will, una media startup nata sui social per parlare del cambiamento. Con una community di oltre 1 milione di utenti e 800mila download al mese dei podcast, Will racconta l'attualità a giovani e giovanissimi partendo anche dalla storia recente, quella troppo vicina per esser studiata sui libri, ma lontana a sufficienza per non essere nota alle ultime generazioni. Storie, appunto, come quella dell'Avvocato, simbolo di un'Italia che è cambiata con il mondo intorno a sé, simbolo anche per i più giovani, ma a volte sconosciuto oltre il suo mito. Mito da ripercorrere nei 20 minuti di un Podcast, diffuso via Spotify, in cui è John Elkann, presidente e amministratore delegato di Exor, a delineare in un'intervista il profilo del nonno.

Vittorio Feltri, l'inconfessabile verità su Gianni Agnelli: "Perché divenne Re d'Italia. Anche da morto...". Vittorio Feltri su Libero Quotidiano il 13 marzo 2021. Gianni Agnelli, se fosse ancora in vita, compirebbe 100 anni, e invece è morto a 82, non pochi, non molti. Nonostante dal decesso sia trascorso tanto tempo, egli ingombra ancora i ricordi degli italiani, soprattutto dei giornalisti che in questi giorni gli hanno dedicato dei peana. Il Signor Fiat, in effetti, non è stato soltanto l'erede di una grande industria, bensì un essere mitologico, male imitato da una folla di ricchi che invidiavano non tanto il suo patrimonio quanto la sua classe. Egli era elegante, aveva un eloquio pungente e altresì pacato, le sue battute sono storiche. Gli bastavano dieci parole per emettere sentenze indimenticabili. I compatrioti più che il primo imprenditore del Paese lo consideravano un sovrano, il numero uno, ammirato, lodato e soprattutto perdonato poiché si interessava di tutto tranne che della sua azienda la cui conduzione affidò sempre ad altri allo scopo di evitare rotture di scatole. Quando la sua figura, spesso, compariva in tv, nelle nostre case scendeva il silenzio: ascoltarlo era obbligatorio. Era l'uomo più chic in circolazione, arrotava la erre e le sue frasi cadevano come perle sulle nostre teste proletarie. Il fatto che fosse padrone anche della Juventus contribuiva a renderlo popolare. Del resto, il calcio è più potente della religione. L'intera sua famiglia riempiva le pagine di qualsiasi rotocalco e suscitava adorazione. Mi dicono fu lui a scegliermi quale direttore dell'Europeo, dato che l'impero Rizzoli all'epoca era di sua proprietà. Eppure non ci credo. Infatti non mi ha mai nemmeno telefonato, eccetto una volta quando ormai dirigevo il Giornale orfano di Montanelli. Avevo scritto un articolo sostenendo scherzosamente che peggio dei giornalisti ci siano solamente gli editori. La mia battuta lo divertì al punto che, ridendo, mi confessò di averla apprezzata. Ne fui lusingato. Poi non ebbi più modo di sentirlo personalmente. La sua esistenza sarebbe tutta da raccontare. Laureatosi in giurisprudenza, egli fu definito da chiunque l'Avvocato, pur non avendo mai praticato l'attività forense. Venerato e beatificato anche dai suoi congiunti, ebbe tuttavia una vita disseminata di dispiaceri. Il più doloroso la dipartita del figlio, Edoardo, suicida: spirò dopo essersi gettato da un ponte. Era un ragazzo intelligente eppure fragile, forse oscurato dalla personalità del padre. Un individuo come Gianni ritengo fosse ingombrante per chi gli stava accanto e avvertiva l'obbligo di dargli sempre retta. Però qualche pesante difetto ce l'aveva persino lui. Cominciò a lavorare a 40 anni quando i suoi operai a quell'età già cominciavano a pensare al prepensionamento. In precedenza la fabbrica era stata guidata con perizia da Valletta, il quale consegnò all'erede degli Agnelli un opificio perfetto, di successo, tra i migliori d'Europa, che nei decenni successivi fu ridotto a un rottame, rimesso in piedi da Marchionne e da John Elkann, nipote del defunto Avvocato. Il quale si era costantemente rifiutato di ficcare il naso nelle officine e di affrontarne i problemi. Aveva altri interessi. Per esempio l'arte. Tanto è vero che acquistò a Venezia Palazzo Grassi, qualche tempo dopo miseramente fallito, nel senso che chiuse i battenti. A un dato momento, in omaggio alla sua inossidabile autorevolezza, Agnelli divenne presidente di Confindustria, ruolo nel quale non brillò avendo introdotto il famigerato punto fisso di contingenza, un autentico guaio per l'economia nazionale. Inoltre il Signor Presidente cedette una cospicua quota della Fiat a Gheddafi, suscitando scalpore e addirittura indignazione, ovvio. Insomma, il bilancio complessivo delle attività imprenditoriali del nostro eroe non è meraviglioso, al contrario fa un po' pena. Nonostante questo, l'uomo aveva, e mantiene pure da defunto, un carisma senza precedenti. Non può essere un caso. La storia di Gianni andrebbe narrata sulla base della realtà, però nessuno osa farlo. L'Avvocato incute soggezione benché non se ne possano temere le sue reazioni verbali che mettevano a sedere qualunque suo interlocutore. Gianni si è così conquistato l'immortalità. Parce sepulto.

Il ricordo. Chi era Gianni Agnelli: libertino e aristocratico con la Fiat ha costituito il Dna italiano. Paolo Guzzanti su Il Riformista l'11 Marzo 2021. «L’Avvocato avrebbe piacere di vederla. Andrebbe bene per lei oggi alle sedici?». Quando arrivavo alla redazione di Torino della Stampa dalla fine del 1990 si ripeteva questo rito. Gianni Agnelli mi chiedeva di andare a trovarlo nel suo studio, dove sedeva dietro una grande scrivania su cui appoggiava le grucce che lo tenevano in piedi dopo le numerose catastrofi che gli avevano devastato gambe e piedi. C’era stato un incidente con un tedesco che aveva accettato di farlo fuggire, e poi una tremenda frenata quando guidava la sorella Susanna. Parlavamo per ore e partivamo sempre da Cuba, dall’America Latina, Gabriel Garcia Marquez ed Hemingway. Aveva speso la sua gioventù libertina fra Miami e L’Avana e gli piaceva tornare sulle tracce della memoria di Marilyn Monroe e di Tom Giancana. Giancana era il sindacalista mafioso che condivideva Marilyn con John e Bob Kennedy. Lei si uccise con i barbiturici, ma forse fu Giancana che fece un piacere ai Kennedy perché dopo il famoso “Happy Birthday mister President”, le cose a White House non andavano molto bene. Mi chiedeva spesso se avessi conosciuto i dettagli del patto con cui il vecchio gangster accettò di appoggiare John per la Casa Bianca in cambio dell’insabbiamento del suo dossier da parte del fratello Bob, che poi sarà assassinato nel 1968. L’avvocato era un ascoltatore attentissimo e non interrompeva mai. Appena arrivato alla Stampa, chiamato da Paolo Mieli che ne era appena diventato direttore, ero capitato sul caso Cossiga, il presidente della Repubblica che tutti davano per matto perché fui mandato a seguirlo in una delle sue intemerate il 4 gennaio del 1991, per l’inaugurazione dell’anno giudiziario a Gela. Cossiga per caso mi aveva visto la sera prima in televisione nel programma di Catherine Spaak Harem dove avevo raccontato di mia figlia Sabina diplomata all’Accademia d’arte drammatica. Cossiga quando mi vide a Gela mi prese per un braccio e mi portò con sé in mezzo alla folla mentre il sindaco, che si era visto usurpato, mi lacerava verticalmente la giacca. Così nacque il mio rapporto speciale con Cossiga che difesi strenuamente dal tentativo di costringerlo alle dimissioni, perché accusato di essere pazzo come un cavallo o come una “lepre marzolina” per usare l’espressione di Tana de Zulueta allora influentissima editorialista dell’Economist. I miei diari quotidiani delle cronache dal Quirinale furono un successo per il giornale e prima di terminare il suo mandato Cossiga nominò l’Avvocato Gianni Agnelli senatore a vita, cosa che gli rendeva la vita difficile per via dei gradini a Palazzo Madama. Ma eravamo ormai diventati amici. Fu lui a propormi di andare a vivere a New York come inviato e le nostre conversazioni proseguirono anche lì, quando veniva a Manhattan nella sua piccola elegantissima casa, e mi invitava a cena con la moglie Marella, sorella di Carlo Caracciolo, che fu il primo editore di Repubblica insieme a Mondadori. A Roma aveva una casa ineguagliabile sulla piazza del Quirinale con un panorama onirico: non si vedeva semplicemente tutta Roma, ma la si vedeva nella sua zona rosa mattone, ad un’altezza umana e non da aereo. Nel grande salone c’era un gigantesco quadro del futurista Balla, dipinto su entrambe le facce: da una parte la “Marcia su Roma” con Mussolini, i quadrumviri, le uniformi di fantasia di fascisti allampanati e smunti ma con la faccia feroce, dall’altra una automobile lanciata nella corsa, ma suddivisa in frame divisionisti che suggerivano alla maniera futurista il movimento, l’accelerazione, il ruggito della vittoria. Un giorno nel suo studio nel palazzo della Fiat a Torino mi sporsi per dargli la mano e inciampai nelle grucce che caddero con me in una rovina di ferraglia e contusioni. Lui rimase impassibile, non batté ciglio e non disse una sillaba. Poi gli raccontai dei piccoli libri di Gabriel Garcia Marquez che avevo trovato a Santiago del Cile, fra cui le sue corrispondenze da Roma sul caso Montesi dei primi anni Cinquanta e la dolce vita italiana. Mi lasciò raccontare tutto e poi aggiunse soltanto: «Sì, mercoledì scorso ho cenato con lui a Città del Messico». Quando furono nominati due vicedirettori, seppe che non ero stato contento e mi invitò a cena e mi spiegò che la Stampa era lo strumento fondamentale per i suoi rapporti con il Partito comunista (che aveva cambiato nome) e con i sindacati. La pagina della cultura sulla Stampa era la palestra in cui si allenavano tutte le migliori firme della sinistra italiana che si sentivano a casa loro. Non erano graditi intrusi. Ero io un intruso. Quando avevo imitato il presidente della Repubblica Pertini nella trasmissione di Arbore Quelli della Notte, Lietta Tornabuoni, editorialista ed ideologa della Stampa mi dedicò un velenoso commento il cui tema era “Non si scherza con la Resistenza”. In fondo, che ci facevo io in quel parco culturale e politico dominato da regole strettissime, consuetudini sabaude ma anche togliattiane? La consuetudine, mi spiegò, era quella di scegliere fra le migliori firme gradite al partito comunista uno o due vicedirettori. Non mi disse «e per questo motivo lei non è diventato né mai diventerà vicedirettore», ma il senso era quello. Era l’epoca in cui Walter Veltroni dirigeva l’Unità: mi capitava spesso quando ero a Torino di partecipare all’amicale riunione telefonica tra lui, Paolo Mieli ed Ezio Mauro. Si faceva a gara nel consigliare a Veltroni i titoli di prima pagina, suggerendogli di avere sempre, in basso a destra, un titolo di fogliettone tutto suo, qualcosa che desse all’Unità un tocco personalizzato e possibilmente sociale, ma di tono leggero. Si discuteva dell’arte – era la tesi di Mieli – di render la lettura del giornale simile ad una escursione che preveda anche momenti di ristoro e sosta, viste del panorama e poi nuove imprese faticose di lettura impegnativa. La Stampa tradizionale, a cominciare dall’edizione curata da “Ciuffettino”, come era chiamato il geniale Giulio De Benedetti – uomo formidabile e terribile – che guidò il giornale dalla fine della guerra fino al 1968, era una fortezza. Come la Fiat. La Fiat di Torino era la vera città di Torino. Almeno venti volte ero stato catapultato durante la mia vita di cronista al cancello numero Otto per intervistare gli operai sindacalizzati e poi contaminati dal terrorismo. Proprio uno di qui operai diventerà il “Cipputi” di Altan. Conobbi bene anche Cesare Romiti che aveva con Agnelli un rapporto cordiale ma sempre a una certa distanza, mai oltre il “lei”. Romiti aveva retto l’azienda quando Agnelli se l’era ripresa dalle mani espertissime di Vittorio Valletta, che fu il presidente della Fiat dal 1946 al 1966 ma che l’aveva retta anche durante il fascismo, quando l’azienda era ancora un bene strategico, al vertice dei “Fornitori della Real Casa” molto vicina all’Arma dei carabinieri. La guerra fredda era anche guerra sindacale e politica e industriale. Gianni Agnelli aveva speso la sua gioventù in giro per il mondo, ma poi decise di tornare a prendere le redini della più grande fabbrica italiana. Giorgio Amendola, che era stato uno dei comandanti della resistenza romana, l’aveva condannato a morte per collaborazionismo ma quando i suoi uomini erano andati ad arrestare Valletta trovarono agenti inglesi con la pistola in pugno. Gli inglesi spiegarono che Valletta aveva diligentemente sabotato la produzione industriale bellica durante la guerra e che andava trattato come un patriota. Dopo la guerra Valletta chiamò il giovane Gianni Agnelli e gli disse: «Decida lei chi vuole al comando. Se devo essere io, voglio carta bianca». Gianni Agnelli non ebbe dubbi: «La prego, professore, prosegua lei». E corse in America a rifugiarsi fra i suoi amici bostoniani fra cui il giovane senatore John Fitzgerald Kennedy e i banchieri David Rockefeller e André Meyer. Leggo su internet della sua vita amorosa di quei tempi che è molto complicata ma che vede in testa l’ex nuora di Winston Churchill, ex moglie di Randolph Churchill. Di qui, penso, il suo distintissimo tocco di accento british anche quando parlava con gli americani. Poi si ruppe di nuovo la gamba già riotta durante la guerra e che si romperà di nuovo sciando. Si disintegrò più volte in auto e sugli sci. Rischiando di perderla. Ecco perché portava sempre con sé queste grucce sulle quali vergognosamente inciampai rovinando. Gianni era nato a Torino il 12 marzo 1921, dunque domani sono cento anni. Finito il liceo, volò subito in America dove resta affascinato, oltre che da New York, troppo facile, anche da Detroit, la capitale dell’automobile, del Cipputi americano e della catena di montaggio. In una delle nostre stravaganti conversazioni ricordai quanto era pesante sorvolare la Germania dell’Est provenendo da Ovest, quando improvvisamente la notte diventa nera, non c’è più un bagliore, solo tracce malate e giallognole. «Anche a Detroit, mi rispose. Anche Detroit quando la sorvolai durante la grande recessione era buia. Detroit sembrava morta». Si fece la sua guerra come tenente in Africa, poi diventò ufficiale di collegamento con le forze di liberazione. Non parlava mai di quegli anni e di quelle durezze. Ne parlava più volentieri sua sorella Susanna che diventò per un breve periodo ministro degli Esteri: «Gianni mi chiama tre volte al giorno, mi disse, perché è curiosissimo e vorrebbe sapere tutto anche i segreti più segreti e devo dirgli: guarda caro che non posso raccontarti proprio tutto, sai? Primo, perché non ho tempo e poi perché sono cose riservate. – E rideva felice perché fra i due era rimasta questa antica complicità che abbiamo letto su Vestivamo alla marinara – Ma lui insiste, insiste…». Fratello e sorella avevano la stessa passione per fare il sindaco: lui a Villar Perosa e lei all’Argentario. La storia industriale della Fiat sotto la guida di Gianni Agnelli chiunque se la può leggere su internet e dunque la tralascio, ricordando solo di essere io stesso stato un bambino-Fiat. La prima macchina che entrò in casa fu una Cinquecento “C”, poi una Topolino giardinetta – una miniatura delle station wagon americane – con carrozzeria in finto legno, poi sempre le Fiat casalinghe fino alla prima Cinquecento che i miei genitori mi regalarono quando compii vent’anni e potei prendere la patente. Tralascio i ricordi retorici sul miracolo italiano e l’autostrada del Sole, anche perché quella era ancora la Fiat di Vittorio Valletta, ma la Fiat era qualcosa che teneva in piedi il Dna italiano. Non avendo mai avuto alcuna passione per il calcio, e comunque considerandomi un Romanista distratto, non potei iscrivermi – ma forse era dovuto, non so – ai convertiti alla Juventus che era l’altra istituzione fondamentale insieme alla Fiat, la Ferrari (presa dalla Fiat di Agnelli). Adesso che la Juve è – momentaneamente – al disastro, penso che l’Avvocato abbia fatto bene a morire in tempo prima di avere un dispiacere istituzionale, che non ha di per sé nulla di sportivo. Quando lasciai la Stampa per passare al Giornale, lo andai a trovare nella sua casa romana dove mi ascoltò impassibile, mentre gli spiegavo le molte ragioni di una difficoltà genetica. Quando terminai mi guardò ancora per un tempo talmente lungo da farmi provare un certo imbarazzo e che mi imponeva di chiedermi che cosa stesse pensando, che cosa volesse dirmi se avesse potuto dirmi qualcosa, ciò che l’etichetta invece gli vietava. Poi finalmente ruppe quella sospensione e disse con la rapidità di chi inghiotte una pillola: «Dunque lei ci lascia. Peccato. E auguri per il suo futuro». Essendo io un plebeo, non ebbi ritegno nel mostrare la mia commozione e il dispiacere personale per la fine di una relazione amicale rarefatta e straordinaria. Quando andavo a trovarlo nel suo ufficio mi riceveva sempre con un grande sorriso piegato in mille rughe e aveva gli occhi fessurati in quel viso che aveva avuto troppo sole e mi chiedeva: «E allora? Si diverte? Mi racconti: sii diverte?». All’inizio non capivo bene il senso di quella domanda. A quale genere di divertimento si riferiva? Poi capii il senso calvinista della questione: il lavoro che io facevo, doveva secondo lui provocare piacere. Era certamente convinto che il so giornale fosse quindi il luogo più piacevole per un giornalista, così come la Juventus doveva essere la squadra più piacevole per chiunque si occupi di football. L’Avvocato è morto ormai da diciassette anni. Ma nel frattempo è morta la Fiat, quella Fiat. Quell’orgoglio, quel marchio, quello stile e quella commistione impossibile fra l’austerità torinese e il libertinaggio intellettuale. È svanito un mondo di cui l’Avvocato è stato uno straordinario prim’attore, un uomo che quanto a vita privata ha avuto molte pene e ne ha probabilmente inflitte. Ma allo stesso tempo era un arci italiano come non penso ce ne siano più perché è finito il mondo delle grandi famiglie con idee futuriste e settecentesche allo stesso tempo, libertine e severissime. Nell’Italia dell’Avvocato, uno non valeva mai uno, ma valeva quel che valeva e la crescita era certamente felice.

Gianni Agnelli: il secolo dell’Avvocato. Il potere, le donne, la Fiat (e lo sport). Aldo Cazzullo su Il Corriere della Sera il 12 marzo 2021. Invidiava i commilitoni più grandi, che avevano l’età per andare alla guerra di Spagna; e a chi era tanto ingenuo da chiedergli su quale fronte l’avrebbe fatta, rispondeva che un ufficiale piemontese di cavalleria va alla guerra dalla parte del suo Paese, quindi con Franco e non con gli anarchici e i comunisti. Sulla scrivania aveva una foto della polizia a cavallo che carica i dimostranti. Eppure con i capi del sindacato e i segretari del Pci coltivò un rapporto anche personale. Il motivo era questo: mentre considerava il fascismo estraneo a Torino, «città francese» come l’aveva definita il Duce di fronte alla fredda accoglienza nella nuova grande fabbrica di Mirafiori, l’Avvocato pensava il comunismo italiano come una cosa essenzialmente torinese; suo nonno aveva dovuto vedersela con Gramsci e Togliatti, lui con Lama e Berlinguer.

Torino e Mirafiori città-fabbrica. Torino era il centro dell’universo di Giovanni Agnelli, e non solo perché vi era nato, questo stesso giorno di cent’anni fa. Da Torino, dalla città-fabbrica traeva la propria forza, da quella Mirafiori che Giorgio Bocca paragonava alla città dell’Apocalisse, con le mura e i sotterranei, dalle vie squadrate e dalle ventitré porte spesso affollate di sovversivi venuti a incontrare o sobillare gli operai, che negli Anni ’70 a migliaia percorrevano i reparti brandendo una spranga di ferro e scandendo: «Agnelli, l’Indocina/ ce l’hai nell’officina!». Era insomma quella Gerusalemme terrena una fonte di guai, e anche di violenze e di lotte, chiuse solo dalla marcia dei 40 mila (14 ottobre 1980); ma era anche una fonte di potere e di legittimazione, che consentiva all’Avvocato di andare a Roma a parlare con il presidente della Repubblica e il presidente del Consiglio da pari a pari, anche perché i politici cambiavano, ma il capo della Fiat restava sempre lui.

I manager Fiat e la dinastia (che prevale). Certo, Agnelli non amava e forse non sapeva esercitare la forza in prima persona. Quando nel 1946 Vittorio Valletta gli aveva detto «ci sono soltanto due possibilità, o fa lei il presidente o lo faccio io», aveva risposto «professore lo faccia lei»; e per vent’anni il professore «cit e gram», piccolo e cattivo, aveva comandato in fabbrica; ma poi aveva dovuto cedergli il posto, annunciando che «da oggi Gianni Agnelli non è più solo il nipote di suo nonno» (al che gli chiesero: «Lei Valletta cosa pensa di fare adesso?». «Morire il più presto possibile» fu la risposta. Venne accontentato l’anno dopo, Gianni e Umberto Agnelli erano in vacanza nel Pacifico, dovettero muoversi i marines per avvertirli che il professore era morto sul serio. Rientrarono subito a Torino). Dopo Valletta, e dopo i cento giorni di Carlo De Benedetti, l’uso della forza era toccato a Cesare Romiti; ma anche lui, che pure aveva Cuccia alle spalle, alla fine era stato costretto a lasciare. E’ il destino dei manager Fiat: avere un grande potere, ma poi cedere il passo alla famiglia, alla dinastia.

La guerra in Russia, in Africa e l’8 settembre. La vicenda di Giovanni Agnelli però non riguarda solo l’economia. Non era soltanto il padrone del più grande gruppo industriale italiano. Nella propria biografia, nei suoi chiaroscuri riassumeva un secolo di storia del Paese, che lui aveva attraversato quasi per intero. Nato nell’ultimo anno dell’era liberale, il 1921, di cui aveva ricevuto l’impronta attraverso il nonno senatore e il precettore Franco Antonicelli - che un giorno non era potuto venire a casa perché era stato arrestato dalla polizia fascista -, cresciuto nel ventennio del regime, conobbe la Seconda guerra mondiale sul fronte russo prima e su quello africano poi (dove il carro armato davanti al suo, su cui stava il comandante, il colonnello Lequio, fu falciato da uno Spitfire inglese). Dopo l’8 settembre passò le linee per unirsi alla divisione Legnano, i soldati italiani che combattevano con gli americani, ed ebbe un grave incidente stradale con la sorella Suni da cui uscì con una gamba a pezzi.

Da Parigi a New York, da Kissinger a Rockefeller. Attraversò da protagonista la dolce vita degli anni Cinquanta, il miracolo economico dei Sessanta, la rivolta e la mimesi di guerra civile dei Settanta, la modernizzazione degli Ottanta, la mondializzazione dei Novanta. Le sue città di elezione erano Parigi e New York, i suoi interlocutori erano Jacques Delors, il banchiere André Meyer, Henry Kissinger, David Rockefeller, cui telefonò per annunciare che aveva ricomprato con l’aiuto di Goldman Sachs il Rockefeller Center che era finito ai giapponesi. Però il centro del suo universo era, e rimase sempre, Torino. Con la nonna, Princess Jane, parlava inglese; ma dal nonno senatore aveva imparato il piemontese, e ogni tanto con Gianluigi Gabetti si scambiavano giudizi in dialetto, «chiel lì l’è ‘na masnà», quest’uomo è un immaturo, un bambino. Solo che la Torino di Agnelli non era quella di oggi, con la movida e i funghi per riscaldare i dehors; era la Torino della scuola di cavalleria di Pinerolo, dei contadini di Villar Perosa divenuti operai, dello spirito geometrico di organizzazione e di quello gerarchico di disciplina che salda cultura industriale e tradizione militare. Una Torino novecentesca con le radici affondate nell’Ottocento, in cui corso Matteotti dov’era la casa di famiglia si chiamava ancora corso Oporto, dov’era andato a morire in esilio Carlo Alberto. Era insomma, la sua, una Torino ideale, un po’ immaginaria, attraversata in corse spericolate per andare a vedere la Juve allo stadio, diversa da quella dei conflitti tra operai e capisquadra e tra meridionali e piemontesi, dove la piccola borghesia tifava Toro e non amava la grande fabbrica che aveva stravolto la città; e anche i tifosi della Juve non capirono quando il Napoli vinse il primo scudetto e l’Avvocato disse che era giusto così, che quel trofeo finisse finalmente al Sud.

L’Italia e Torino. Oggi Torino è una città italiana, nel bene e nel male, ma tra Torino e l’Italia Agnelli amava distinguere: «L’Italia digerisce tutto, la sua forza sta nella mollezza degli apparati, nella pieghevolezza degli uomini politici, nella capacità di adattamento degli italiani – disse a Eugenio Scalfari -. Un materasso, il sistema italiano. Pasolini avrebbe detto una ricotta. E noi torinesi ci siamo sempre sentiti un po’ stranieri proprio per questo: siamo una gente montanara. Torino ricorda le antiche città di guarnigione, i doveri stanno prima dei diritti, l’aria è fredda e la gente si sveglia presto e va a letto presto, l’antifascismo è una cosa seria, il lavoro anche e anche il profitto». Poi certo lui della «città di guarnigione» che va a letto presto si stancava, e allora faceva l’alba in Costa Azzurra, oppure scendeva a Roma al Grand Hotel dove il mercoledì riceveva Valletta sceso in vagone-letto, lo invitava a restare a cena ma quello tirava fuori un temperino e una mela, la sbucciava e poi andava a piedi alla stazione Termini, per essere in fabbrica a timbrare il giovedì mattina.

Lo sport e le donne come scuola di formazione. Di Agnelli ha detto Oddone Camerana, - il cugino scrittore, già responsabile della pubblicità Fiat - che dopo la guerra le sue scuole di formazione erano state lo sport e le donne. Lo sport da praticare anche con qualche rischio, lo sci sul versante più difficile, lo skeleton – una specie di slittino su cui si va a testa in giù –, le mattine di inizio primavera sulla neve, quindi in elicottero sul Mar Ligure, un bagno nelle acque ancora fredde per poi rientrare a Torino nel pomeriggio. E le donne da prendere, lasciare, riprendere, senza sentimentalismi, perché come testimoniava Gabetti «Agnelli non ha mai detto né pensato che si innamorano solo le cameriere, però sentimentale non era». Non era neppure moralista, però quando un direttore della Stampa gli propose di appendere al muro dei predecessori anche le foto di coloro che avevano guidato il giornale al tempo del regime, rispose che non era il caso (anche perché tra loro c’era Curzio Malaparte, che non amava).

I lutti e il commiato. Due morti premature avevano aperto e chiuso la sua vita. Suo padre rimase ucciso in un incidente aereo quando lui aveva undici anni: l’idrovolante pilotato dall’asso Ferrarin urtò un tronco nel mare di Genova, l’elica lo colpì alla nuca. Suo figlio si gettò da un viadotto della Torino-Savona. Entrambi si chiamavano Edoardo. Ancora in tarda età, l’Avvocato ricordava il contrasto tra il funerale del padre, affollatissimo, e quello del nonno, deserto, nel Piemonte del primo inverno del dopoguerra, in cui tirava aria di epurazione e Amendola aveva annunciato in sala mensa a Mirafiori la condanna a morte di Valletta. Quando morì, nel gennaio 2003, all’Avvocato toccò un funerale più simile a quello del padre. Romiti rimase in piedi tutto il tempo, per la disperazione della moglie di Paolo Fresco che dietro di lui non vedeva niente. I torinesi si erano messi in coda al Lingotto per rendere omaggio al feretro, benché non ci fosse nulla da vedere, se non un legno, e la fila era durata sino all’alba, come accade a una città che di notte è (era) abituata a lavorare, che organizza i propri orari e ritmi su quelli della fabbrica. Ma prima non era stato risparmiato ad Agnelli il dolore di seppellire l’unico figlio maschio. E quel giorno, fuori dal cimitero di Villar Perosa, il saluto ai fotografi da dentro la macchina – la mano portata di taglio sulla fronte – non era il gesto del collezionista d’arte, del padrone della Juve, del playboy, di tutto quello che lui era anche stato; era un saluto militare. Quasi un congedo.

Roberto D’Agostino per VanityFair.it il 10 marzo 2021. Con il danaro si fa tutto, tranne gli uomini. Quando va bene, si diventa Gianni Agnelli. Troppo ricco. Troppo bello. Troppo sesso. Troppo popolare. Troppo padrone. Troppo annoiato. Troppo stroppia. Adulato come Apollo Etrusco, Principe del Rinascimento, Gianni il Magnifico, Divino Mondano, Aristocratico della Sacra Ruota, è l’incarnazione stessa del capitalismo italiano del Novecento”. Un mesto francobollo celebrerà il prossimo 12 marzo il centenario di un blasé senza blasone, di un Savoia immaginario, di un vampiro assetato di sangue blu che impalma solo quarti di Caracciolo (Marella). Se per gli italiani Gianni Agnelli è un monumento, per Gianni Agnelli ogni italiano è un numero di targa. Il suo Fiat-appeal rimbalza fra i salotti come un dildo caricato a molla. "Lo sapete cosa fa alle donne?". Donne impenitenti, modelle tentacolari, docili attricette, Monica Guerritore e Jackie Kennedy, Anita Ekberg e Sonia Braga, Lory Del Santo e Dalila Di Lazzaro. E’ di alcuni anni fa questo ritratto spietato di Dalila: “Gianni Agnelli l’ho conosciuto e bene. Ci siamo frequentati per molto tempo. Era un uomo affascinante, ma sul piano umano non mi ha mai entusiasmato. Nelle grandi famiglie spesso è così, i sentimenti vengono tenuti a freno, non c’è tempo per gli altri, nemmeno per i figli, uno pensa a godersi la sua vita e del resto se ne fotte”. L’Avvocato libertino se la cavava così: “Ho conosciuto mariti fedeli che erano pessimi mariti. E ho conosciuti mariti infedeli che erano ottimi mariti. Le due cose non vanno necessariamente insieme". Aggiungeva: "Si può far tutto, ma la famiglia non si può lasciare". Incensato dai giornali, invidiato dai lettori, leccato da tutti gli altri, l’Avvocato ha sofferto un solo vero problema esistenziale: la noia. E usa una frase geniale per togliersi di torno chi lo ha stufato: ''Caro, non voglio approfittare ulteriormente del suo tempo''. Il suo Agnellismo è nutrito di cinismo snob: "Chi si lamenta è un provinciale". Culto del gesto elegante: "Ci sono due tipi di uomini: gli uomini che parlano di donne, e gli uomini che parlano con le donne; io di donne preferisco non parlare". In lui c'è il padrone delle ferriere con uso di mass-media ("Se va bene alla Fiat, va bene all'Italia"); c'è il decadente scostumato (quando si tuffa dallo yacht col pisello all’aria); c'è il politico che arrota la soave erre moscia in salata arringa ("L'Italia deve scalare le Alpi, mentre invece una specie di forza di gravità ci trascina verso il Mediterraneo"); c’è l’uomo che subisce il più grande dolore: sopravvivere al figlio. Marina Cicogna, che lo conosceva bene, disse: “Gianni ha cominciato a morire dopo il suicidio del figlio Edoardo”.

Cento anni fa nasceva l’Avvocato Agnelli. Giorgio Riva su Firstonline.info l'11/3/2021. Il 12 marzo di cento anni fa nasceva a Torino Giovanni Agnelli, detto Gianni per distinguerlo da subito dal capostipite della famiglia, il senatore del Regno e fondatore, unitamente ad altri otto soci, della Fiat Giovanni Agnelli. Nella migliore tradizione sabauda della società torinese frequentò la scuola pubblica al liceo D’Azeglio e poi l’ Università dove si laureò in Giurisprudenza, diventando per tutti nel corso degli anni “l’Avvocato”. Fu di educazione liberale, in un periodo in cui diversa era la ideologia imperante tra i giovani, grazie al nonno (autore, con Attilio Cabiati, nel 1918 del manifesto europeista “Federazione Europea o Lega delle Nazioni?”) che gli affiancò come “precettore privato” Franco Antonicelli, un intellettuale antifascista già condannato dal regime al carcere e al confino per tre anni e futuro senatore, negli anni sessanta, della Repubblica Italiana eletto come indipendente nelle fila del PCI. Dal 1946 e per i successivi vent’anni sarà Vice-Presidente della Fiat sotto la Presidenza di Vittorio Valletta. Un aneddoto vuole che a quel tempo Valletta chiese al giovane rappresentante della famiglia Agnelli, l’allora venticinquenne Gianni: “I casi sono due: il Presidente o lo fa Lei o lo faccio io”, ed Agnelli rispose: “Professore, lo faccia Lei”. Prese in mano la direzione dell’Azienda a metà degli anni sessanta quando era ormai finito il “miracolo economico” del dopo guerra e si avviava un periodo di crisi economica che eufemisticamente veniva definito “la congiuntura” e che sarebbe sfociato successivamente negli anni nelle lotte sindacali, nella crisi petrolifera, nella marcia dei quarantamila, ma anche nella ristrutturazione, consolidamento e rilancio della Fiat negli anni ottanta e novanta. Ebbe stretti legami con l’America, in particolari con i Kennedy, con Nelson Rockefeller, Governatore prima dello Stato di New York e poi Vice-Presidente degli Stati Uniti, e con il Segretario di Stato americano Henry Kissinger, conquistando la ribalta internazionale in piena guerra fredda per il rapporto instaurato con Aleksej Kossighin, primo ministro dell’Unione Sovietica, alla fine degli anni sessanta, a seguito dell’avvio della fabbrica Fiat in Russia o, come nel 1976, con l’entrata nel capitale Fiat della Lafico (Lybian Arab Foreign Investement Company), vale a dire la Banca di Gheddafi, e la conseguente nomina di due rappresentanti libici nel consiglio di amministrazione Fiat. L’operazione con la Libia consacrò definitivamente le qualità, già ampiamente dimostrate, di fine diplomatico dell’Avvocato, tanto è vero che più di una volta, durante le frequenti crisi dei governi italiani, nei palazzi romani venne fatto il suo nome per la Farnesina (fu poi la sorella Susanna a essere nominata Ministro degli Esteri nel Governo Dini del 1995). A metà anni settanta l’ Avvocato era dunque già un mito non solo in Italia ma anche a livello internazionale. Time gli dedicò la copertina e Newsweek lo elesse “primo industriale d’Europa”. Per i francesi è “le roi Gianni” e anche da noi spesso veniva definito come “l’ultimo re d’Italia”. Nel 1991 venne nominato senatore a vita da Francesco Cossiga. Incontrai di persona per la prima volta il Presidente della Fiat, avv. Gianni Agnelli, a Foggia in una sua visita nel 1978 allo stabilimento della Sofim, di cui all’ epoca ero Direttore del Personale. La Sofim (Società franco-italiana motori) era nata da una partecipazione paritetica tra Iveco-Fiat, Saviem-Renault e Alfa Romeo-Finmeccanica per la costruzione nello stabilimento di Foggia di motori diesel leggeri per veicoli commerciali e autovetture. Lo stabilimento, il primo in Europa ad alta automazione per le lavorazioni meccaniche, era entrato in funzione da circa un anno per la produzione giornaliera di mille motori ed un organico di duemila operai. La delegazione Fiat in visita era rappresentata ai massimi livelli con l’Avvocato accompagnato da suo fratello Umberto, dall’ amministratore delegato Cesare Romiti e dal direttore finanziario Francesco Paolo Mattioli. Dopo l’incontro di prammatica con la Direzione aziendale, agli ospiti fu proposta la visita dei reparti di lavorazione su un pulmino ovviamente Fiat. Mentre il pulmino si muoveva lentamente tra le linee di montaggio l’Avvocato incominciò ad incalzarmi di domande sugli operai: età media, uomini e donne, titolo di studio, formazione professionale, pendolarità, modalità di selezione del personale, eventuali pressioni di boss politici locali, e così via. Ad un certo punto, giocando d’azzardo, proposi di scendere dal pulmino ed incamminarci a piedi per conoscere qualche operaio. Fu un successo: appena venne riconosciuto, fu avvicinato dagli operai che lo salutarono e lo ringraziarono per il lavoro portato al Sud. Improvvisamente, diffusasi in fabbrica la voce che c’era Agnelli, scoppiò un fragoroso applauso. L’ Avvocato mi guardò e con un sorriso triste mormorò: “oggi se fossimo alla  Mirafiori volerebbero le biglie di acciaio”. Nel 1978 a Torino le BR sparavano in fabbrica.  Da sempre l’incontro di fine anno della Presidenza con i dirigenti era stato tenuto prima al Centro Storico Fiat di via Chiabrera e poi al Lingotto, ma nel dicembre 2001 fu tenuto per la prima ed unica volta alla Mirafiori, e solo dopo tutti noi lo capimmo. Terminata l’illustrazione della situazione aziendale e delle sue prospettive da parte dell’allora Presidente in carica, l’ avv. Paolo Fresco (il tema centrale erano le eventuali alleanze a partire dalla joint-venture in atto con la GM), prese la parola l’ Avvocato. Ormai visibilmente provato, fece un discorso breve riconfermando la piena fiducia nella dirigenza che aveva di fronte, sicuro che i dirigenti Fiat avrebbero superato, come tante volte avevano fatto in passato, le difficoltà delle nuove sfide internazionali. Nell’ augurare buone feste a noi e alle nostre famiglie ci salutò con “ora lascio la Mirafiori e torno in città”. Quasi fosse un presagio di addio, scattammo tutti in piedi con un interminabile applauso che cessò solo quando prevalse la commozione.  Fu l’ultima volta che lo vidi: mancò un anno dopo, il 24 gennaio 2003.

Gianni Agnelli, una vita di passioni sportive dalla Juventus alla Ferrari. Paolo Garimberti su La Repubblica il 6 marzo 2021. A cent'anni dalla nascita dell'Avvocato, il racconto del suo rapporto con lo sport. Avrebbe acquistato volentieri Maradona e di Platini disse: "Lo comprammo per un tozzo di pane, poi lui ci ha messo il foie gras". Era il 18 giugno 1970. Il giorno prima si era giocata la semifinale del Mondiale di calcio, Italia-Germania 4 a 3. Ero arrivato a Mosca, per assumere l'incarico di corrispondente della Stampa, da meno di ventiquattro ore, giusto in tempo per ascoltare sulle disturbatissime onde corte la radiocronaca di Enrico Ameri. Quando mi svegliò lo squillo insistito del telefono, alle 9 del mattino, e la voce si annunciò come quella di Gianni Agnelli, credetti a uno scherzo prima di ricordarmi che l'avvocato era in Unione Sovietica per visitare lo stabilimento di Togliattigrad, dove era da poco cominciata la produzione della Zhigulì. Quando arrivai negli uffici della Fiat, Agnelli era in riunione con il suo stato maggiore. Fece uscire tutti e mi chiese se avessi visto Italia-Germania. Spiegai che avevo ascoltato la radiocronaca perché la tv di Stato sovietica non trasmetteva il Mondiale. "Allora mi racconti bene come è andata. Abbiamo una ventina di minuti. A mezzogiorno devo vedere Kosygin (allora primo ministro) al Cremlino". A mano a mano che andavo avanti nella mia cronaca l'avvocato mi incalzava di domande, come se stesse rivivendo la partita. Al racconto del gol decisivo di Rivera, nei supplementari, si alzò con un "ah!" soddisfatto e mi congedò con un sorriso compiaciuto: "Ora vado a parlare di economia con Kosygin". Quel giorno capii quanto Gianni Agnelli amasse il calcio. Non era molto interessato alle tattiche. Gli piacevano i gesti tecnici dei singoli, il talento individuale accoppiato alla fantasia. Uno dei suoi preferiti era stato quello scavezzacollo di Sivori, peraltro il primo Pallone d'oro vinto da un giocatore juventino, che con Charles formava un coppia per lui perfetta, lo scugnizzo dai calzettoni abbassati, dribblomane irridente, e il gigante buono, che gli forniva gli assist. Un altro per il quale stravedeva era Maradona, che avrebbe voluto comprarsi se non fosse stato per l'opposizione di Boniperti. Ma il rapporto più intenso fu quello con Platini, che, diceva, "abbiamo comprato per un tozzo di pane, poi lui ci ha messo il foie gras". Di Platini ammirava il senso geometrico della visione di gioco accoppiato al sommo talento tecnico. Ma gli piaceva anche quell'ironia un po' guascona, che ha dato vita a duetti famosi. Come quando lo sorprese a fumare nello spogliatoio dopo una partita e al suo stupore il francese rispose: "L'importante è che non fumi lui", indicando il tenace cursore Furino. Gianni Agnelli "è un uomo di vere passioni, non di passioni tiepide", disse Luca Cordero di Montezemolo. Sportivamente la passione più grande era di gran lunga la Juventus. Al punto da ammettere di emozionarsi alla vista della lettera "J" perché gli faceva pensare subito alla squadra del cuore. O da spiegare: "Mi chiedono spesso che cosa vuol dire essere innamorato della Juve. Ci ho pensato. Significa svegliarsi contento il lunedì mattina perché il giorno prima la Juve ha vinto". Non perdeva quasi mai una partita. Quelle che non vedeva allo stadio le seguiva a casa in televisione possibilmente sempre con le stesse persone con l'eccezione di qualche visitatore di passaggio (Henry Kissinger era uno dei privilegiati). Perché, come tutti i veri tifosi, era scaramantico. Non volle guardare i rigori della finale del 1996 vinta contro l'Ajax (di quella dell'Heysel apprese solo all'arrivo all'aeroporto di Torino, dopo l'evacuazione dallo stadio, che era stata giocata e chi era con lui ricorda che non ne fu felice). L'altra grande passione fu la Ferrari. Nel 1969, di fronte al rischio di una potenziale vendita alla Ford, decise di acquistare la maggioranza della casa di Maranello lasciando la gestione sportiva a Enzo Ferrari. Il coronamento (postumo per Ferrari) di quel sodalizio fu il titolo mondiale piloti nel 2000 dopo un digiuno che a Maranello durava dal 1979. Schumacher divenne per lui un po' quello che era Platini nel calcio. Lo aveva definito "il caro Schumacher" quando aveva saputo quanto costava. Ma poi quel "caro" significò qualcosa di diverso: l'ammirazione per il talento del pilota e l'intelligenza dell'uomo. Nelle due altre "vere passioni" sportive il piacere del praticante si univa a quello dello spettatore. Amava moltissimo andare a vela: era uno skipper provetto e un grande intenditore di barche. Qualche volta si concedeva di primissima mattina una scappata a Beaulieu, dove teneva il famoso "Stealth", chiamato come i cacciabombardieri invisibili, tutto nero nello scafo e nelle vele, ma con il vezzo della coperta in teak. Faceva qualche bordo e tornava a Torino per il pranzo. Nel 2001, nonostante la salute già precaria, volle a tutti i costi andare all'isola di Wight per i 150 anni della Coppa America. La passione per la vela lo portò a convincere, con la complicità di Cino Ricci, il principe Karim Aga Khan, presidente dello Yacht Club Costa Smeralda, a costruire Azzurra, che arrivò in semifinale nell'edizione del 1983 dell'America's Cup. L'avvocato era uno sciatore provetto e spericolato, si divertiva a mettere alla prova i suoi ospiti lasciandoli soli davanti a discese estremamente ardue. Dopo il successo dei Mondiali del Sestriere del 1997, di cui era stato presidente Giovannino Agnelli, ci fu l'idea di candidare Torino per le Olimpiadi, per le quali, ricorda Evelina Christillin presidente del Comitato per la candidatura, "anche Umberto Agnelli si spese moltissimo". L'avvocato fece leva sui rapporti personali: con Jean Claude Killy e soprattutto con Juan Antonio Samaranch, eterno presidente del Cio, che, dopo il voto favorevole a Seul, disse: "Le Olimpiadi di Torino sono il regalo che ho fatto all'avvocato". Per Gianni Agnelli fu il suggello del suo amore per Torino e per il suo territorio, quello che lo aveva unito così tanto a Enzo Ferrari. "Quando lo chiamai da Seul per annunciargli che avevamo vinto - ricorda ancora Christillin - lo sentii felice, come se avessimo conquistato la Champions. Quella volta ho capito che cosa volevano dire per lui Torino e le sue valli".

Tina A. Commotrix per Dagospia il 4 marzo 2021. Cosa nasconde il silenzio fin qui sceso attorno al centenario di Gianni Agnelli che cadrà il prossimo dodici marzo? Già. La ricorrenza “metafora inutile", per dirla con le parole alte del poeta Borges, "che convoca un attimo che muore e un altro che sorge”. L’Avvocato era nato a Torino nel 1921, lo stesso anno del partito comunista a Livorno. “Una magnifica coincidenza per due esistenze, quella del Pci e di Gianni Agnelli”, ha fatto rilevare “il Foglio” nel tentativo di assottigliare la nebbia fatta calare dai suoi eredi su uno dei grandi protagonisti del Novecento italiano. Chi altri se no? Dunque, si celebra il comunismo seppellito sotto il muro di Berlino, e nelle librerie, annota il quotidiano fondato da Giuliano Ferrara, è tutto un germogliare di opere (s)consacrate al secolo “rosso”, ma non trovi nemmeno una biografia aggiornata dell’Avvocato, genere che lui del resto detestava. “A quanto mi risulta sono almeno sei le biografie prima autorizzate e poi misteriosamente respinte al mittente dagli eredi dell’Avvocato; tra le ultime una ad opera dello storico Giordano Bruno Guerri”, fa rilevare un agente letterario milanese. Così, soltanto un francobollo emesso dalle nostre Poste alla fine rievocherà il Signore della Fiat. E non soltanto. “Gianni possedeva l’allure e la verve di un sovrano settecentesco vivacissimo, e di un banchiere cosmopolita e seducente - benché non producesse macchine chic”, è il ritratto che ne fa il sublime Alberto Arbasino. E lo scrittore di “Fratelli d’Italia” si chiedeva pure come mai l’Avvocato, “acuto amante dell’arte non applicava mai lo stesso occhio anche nelle macchine Fiat in qualche fase d’insofferenza per il look impiegatizio nei prodotti di serie e di massa”. E se Gianni era un signore del Rinascimento a quali pittori (biografi) affidare allora, si saranno chiesti gli eredi dell’Avvocato, la trasfigurazione del Lingotto (ex fabbrica Fiat) in una superba cappella Sistina sconsacrata? Lì dove si può ammirare la splendida pinacoteca di Gianni e Marella Agnelli “sfregiata” ai piani bassi dai salumi appesi nelle vetrine di Eataly. E quante censure avrebbero subito gli autori dell’opera visiva una volta disseminata dai volti delle amanti e delle prodezze sessuali di Gianni: le Cristine, le Heidi, le Pamele, le Anite, le Jacqueline, le Dalile … che rappresentano la faccia irriferibile di una saga familiare mondana e tragica. “Quanti flashback. All’alba della Dolce vita, Gianulasch era ammiratissimo al Club 84 perché l’unico a tenere una bottiglia di whisky al tavolino” (Arbasino). “Ognuno è playboy. Tutti ci provano, alcuni ci riescono”, confessò il nostro. Certo, aggiunse, a mo’ di riparazione “Si può fare tutto, ma la famiglia non si può lasciare. La lunga e spensierata giovinezza dell’Avvocato avra termine alla vigilia dei cinquant’anni quando a uno sbigottito Valletta annuncia: “Penso che in Fiat ci sia bisogno di aria nuova…”. E il vecchio professor Vittorio che sta ai vertici dell’azienda dal 1928 chiede: “E secondo lei chi potrebbe realizzare questo progetto?”. La replica di Gianni è una fucilata al suo cuore e al suoi orgoglio sabaudo ferito: ”Penso spetti me”. Henry Kissinger, ex sottosegretario alla Casa Bianca, che di Agnelli è stato amico e consigliere prezioso ne rievoca “il suo fascino, entrato nella leggenda (…) era un uomo divertente con una intensa devozione per l’arte, all’appassionato tifo calcistico per la Juventus…Politica e diplomazia lo affascinavano (…) e poi si godeva la vita”. Nel suo volume “Dinastie” (Garzanti) su fortune e sfortune delle grandi aziende famigliari, lo storico David S. Landes coglie una specificità nel casato Agnelli: “La Fiat non è una ditta a conduzione famigliare uguale a tutte le altre, è l’incarnazione stessa del capitalismo italiano del Novecento”. Un capitalismo, sostiene James Arnold autore della Bbc “molto politico e bizantino”. Con Gianni nel ruolo del mediatore nella Fiat degli anni Ottanta stretto nella morsa tra le pretese dinastiche della famiglia (Umberto Agnelli), il potere politico di (Romiti) e il potere finanziario (Cuccia). “Di fronte allo gnomo di Mediobanca - annota Car Reich biografo del potente banchiere di Lazard, Andrè Meyer per anni cooptato nel board Fiat (1956-1966) -, Gianni è sempre rimasto uno scolaretto”. E nel suo libro “Agnelli l’irresistibile”, l’autrice Marie-France Pochna torna sulla sudditanza psicologica di Gianni nei confronti di Cuccia: “Davanti al patron di Mediobanca persino Agnelli perdeva il suo consueto senso dell’umorismo”. Ma dopo il “golpe bianco” del 1993 con il presidente di Mediobanca che spezza la linea di successione tra Gianni e Umberto sfruttando le solite difficoltà della Fiat, l’Avvocato paragonò Cuccia al boss mafioso Totò Riina (Ezio Mauro), e nel giorno dell’addio di Romiti si prese cura di andare a controllare di persona se la stanza di Cesare, l’usurpatore romano, fosse vuota. Torino, allora, orfana dell’Avvocato che sembra aver dissipato la sua storia insieme al suo “piacere di vivere temperato d’ironia, d’intelligenza chiarificatrice e razionale” del primo dopoguerra (Italo Calvino). La città che l’aveva visto nascere ma che in realtà non amava più di tanto. Agnelli non si considerava il suo Re: “La mia appartenenza è nella Val Chiusone, che si estende tra Pinerolo e Sestriere (…) quelle sono le terre dove mi trovo a casa. Torino è la città dove siamo andati a lavorare”. E la regola del silenzio (complice) sul centenario dimenticato viene religiosamente osservata sia ai piani alti dell’ex Fiat, (oggi Fca-Peugeot-Stellanis con sede ad Amsterdam) sia nelle istituzioni locali. Da palazzo Madama, non filtrano indiscrezioni sul come onorare Agnelli, nominato senatore a vita nel 1991 dall’allora capo dello Stato, Francesco Cossiga, anche per tenerlo lontano dai possibili guai giudiziari della Tangentopoli che verrà. “Ij fieuj a son come ij dij dla man: a nasso da l’istess pare e da l’istessa mare ma a i na j’è nen un midem”, fa osservare a Dagospia, con un detto piemontese, una delle ultime madamin della Torino d’antan dopo la morte a 103 anni della regina dei salotti sabaudi Marida Recchi. Con chiaro riferimento agli eredi litigiosi di Gianni e Mariella, dilaniatisi sulla multimiliardaria eredità e, forse, anche sul come (e se) rievocare l’Avvocato. I figli sono come le dita della mano: nascono dallo stesso padre e dalla stessa madre, ma non ve n’è uno uguale all’altro… “A l’è mei n’amis che des parent”, insiste la   nostra confidente. “Dopo la morte di Marella nel 2003 i ragazzi tanto amati dalla nonna sono ancora in lotta per le spoglie di famiglia. Soldi, case, quadri, mobili nonostante Gianni avesse redatto di suo pugno il testamento”, prosegue non senza velare la sua indignazione. “Lo sa che nessuna delle volontà di Gianni è stata onorata? Si sussurra che la casa di famiglia a Villar Perosa sia disabitata. Yaki Elkan se ne starebbe costruendo una nuova sopra Villa Frescot con il contributo dell’architetto-darkmetal Peter Marino. Il guardaroba firmato Caraceni dell’Avvocato è finito strapazzato nel guardaroba di Lapo…E sembra ci sia una guerra di carte bollate anche per il rifugio di Marrakesh che Marella voleva lasciare alla nipote Ginevra…”. A diciotto anni dalla morte dell’Avvocato, la madamin, che dà voce alla “sua” Torino industriale, operaia, letteraria e degli intellettuali antifascisti, ahimè scomparsa insieme alle spoglie dell’Avvocato, conclude soave: “Ma forse è un bene che non si celebri Gianni. Lui odiava le feste comandate in famiglia e i compleanni. Se non ricordo male l’ultimo genetliaco mondano è stato per i suoi settant’anni da Chex Maxim a Parigi”. Ma i ricordi, ammoniva il poeta Apollinaire, assomigliano ai “corni di caccia il cui brusio muore nel vento”. Forse qui a Torino il peso dell’oblio sceso sul secolo breve dell’Avvocato appare in modo più forte e sentito. “Elegante, perbene. Dietro quella facciata austera c’è una prorompente vitalità, un cuore pulsante creativo e frizzante che ne fa una città unica e diversa dal resto d’Italia”, scriveva il “Wall Street Journal” nell’era d’oro di Gianni. “Il declino della città è iniziato ben prima della scomparsa di Agnelli e celebrarlo oggi sarebbe il pretesto per l’ennesima apologia del Signore della Fiat”, osserva un ex redattore della “Stampa”. Per far subito rilevare ironico: “Perciò dobbiamo dire grazie all’iniziativa filatelica delle Poste che gli dedicherà un francobollo. Ma anche questa notiziola è stata pubblicata dalla Repubblica degli Elkann soltanto sulle pagine locali e non nell’edizione nazionale. Curioso no?”. Del resto e a proposito del centenario “sospeso” dell’Avvocato, il sommo Epicuro asseriva: “Quando viviamo la morte non c’è, quando c’è lei non ci siamo noi”.

Estratti del libro “Ritratti Italiani” di Alberto Arbasino, edito da Adelphi. Agnelli possedeva l’allure e la verve di un sovrano settecentesco vivacissimo, e di un banchiere cosmopolita carismatico e seducente – benché producesse automobili non molto chic. Tutti i parvenus, generalmente, osservavano affascinati i suoi polsini e cinturini e bottoni, e non già i dettagli della 124 o della 850. Ma i «vecchi dei circoli» notavano compiaciuti che quella fatuità apparente discendeva dagli insegnamenti tradizionali della severissima Scuola Militare di Cavalleria (Scuola di Guerra, addirittura), a Pinerolo. Mai mostrarsi ansiosi o preoccupati, davanti ai sottufficiali e alla truppa. Anzi, ostentare disinvoltura e nonchalance soprattutto davanti ai dolori e ai pericoli, alla testa dei reggimenti.

Estratto dell’articolo di Roberto Alessi per “Libero Quotidiano” il 28 febbraio 2021. È nato 100 anni fa, il 12 marzo 1921. Aveva fascino, tanto, donne, tante, grane familiari, tante, soldi tanti, riuscendo a spenderne il meno possibile, abilissimo a far pagare gli altri («Non ho mai avuto un portafogli», ammetteva). E se volevi perdere un chilo bastava accettare un suo invito: «Serviva un'ostia di carne e due foglie d'insalata. Poi si tornava a casa a mangiare veramente», mi diceva ridendo Carlo Ripa di Meana. Ma dopo l'Avvocato il deserto. Era unico, perfino nel suo cinismo classista: «Innamorarsi è da cameriere», ripeteva alla sorella Susanna che gli confidava i suoi primi dolori d'amore. «Già, rispondeva così, con una frase che l'avrebbe marchiato per sempre», mi spiega il suo biografo e in fondo ammiratore Carlo Faricciotti. L'Avvocato non era mai stato innamorato? Di sicuro l'amore l'ha coltivato tutta la vita, prima e durante la sua unione con Marella Caracciolo. Rapporti extraconiugali vissuti senza sensi di colpa e alla luce del sole, con un gusto libertino possibile a lui solo, re d'Italia senza corona. «Quando era pizzicato dai paparazzi, non si nascondeva, non li faceva inseguire dai tirapiedi, non faceva comprare gli scatti per farli sparire. Tutto il contrario: si metteva in posa, consapevole che a quelli come lui tutto era concesso», dice Faricciotti, ma forse qui sono più informato io: le foto le comprava, eccome se le faceva sparire. Con sublime sprezzatura, non si vantò mai delle sue conquiste («Io non parlo di donne, parlo con le donne»): da Pamela Harriman, nuora di Winston Churchill a Marina Ripa di Meana («Un giorno, passò da casa mia. Mi trovò a letto con lo scultore Eliseo Mattiacci e l'artista Gino De Dominicis. Disse: «Siamo già in troppi», e se ne andò») ad Anita Ekberg. Con la diva della Dolce Vita forse non fu amore, ma nemmeno una liaison da romanzo d'appendice, tipo "il grande industriale e l'attrice". "Ghiaccio bollente", come l'avevano ribattezzata a Hollywood, ha taciuto a lungo sulla liaison con l'Avvocato. «La moglie di Agnelli pensava fosse un'avventura, invece fu vero amore», ha raccontato Anitona al Corriere della Sera nel settembre 2011 quando ha compiuto 80 anni. «Era un uomo meraviglioso. Un italiano di quelli che non ci sono più, l'italiano che una ragazza come me voleva incontrare: intelligente, ironico, attivo. Scherzava sempre, ma ha sofferto molto». Marina Cicogna Mozzoni Volpi, nobildonna e produttrice che il bel mondo (e anche quello brutto) lo conosceva, diceva qualche anno fa al Corriere: «Io abitavo al Grand Hotel con mia madre, era anche lui lì con Anita Ekberg. Mi fulminò con gli occhi. Gianni faceva parte della nostra vita familiare come uomo sposato, non come playboy». L'ultima volta tra l'Avvocato e Anita fu la più straziante: «L'ultimo ricordo è quando mi disse per telefono che suo figlio si era ucciso». La maschera del grande cinico era caduta.

·        L’Operazione Stellantis.

Fabio Pavesi per ilfattoquotidiano.it il 5 agosto 2021. Stellantis vola verso l’obiettivo di almeno 15 miliardi di euro di utile operativo, stimato dalla società e dagli analisti, per l’intero 2021. Se così fosse, si tratterebbe un anno da incorniciare per l’amministratore delegato Carlos Tavares e gli azionisti, primo fra tutti l’Exor della famiglia Agnelli con il 14,4% del capitale. I conti boom del primo semestre, comunicati l’altro ieri, con ricavi a 75 miliardi e un utile operativo di 8,6 miliardi sembrano avallare in pieno l’obiettivo. Basterà replicare nella seconda parte dell’anno questa dinamica e il gioco sarà fatto. E così il nuovo colosso dell’auto, nato dalla fusione tra Fca e Peugeot, si lascia alle spalle il Covid e soprattutto va a collocarsi, quanto a redditività, ai primi posti della classifica dei grandi produttori come Toyota e Volkswagen. Non era facile prevedere un risultato così rotondo, dopo che, nel 2020, Fca aveva visto scendere i ricavi da 108 miliardi a 86 con un calo del 20% e Psa perdere fatturato per 14 miliardi. A tirare la volata, come sempre, il mercato nordamericano che di fatto Fca ha portato in dote alla nuova entità. Peugeot dal canto suo recava in dono a Stellantis una redditività operativa quasi doppia rispetto a Fca con un Ebit (Earnings before interest and taxes, i guadagni prima del pagamento di interessi e tasse, ndr) al 7% dei ricavi, mentre Fca era ferma al 4,3%. Il matrimonio sul piano economico finanziario pare davvero funzionare, dato che ora il target punta a un margine operativo sopra il 10%. Un balzo enorme dato che solo a inizio anno Stellantis prefigurava utili operativi tra il 5,5 e il 7,5%. Ma di fronte a tanta ricchezza prodotta, Carlos Tavares pare non accontentarsi. Ha rimarcato l’altro ieri come l’Italia sia nel suo mirino. “In Italia abbiamo avviato un dialogo costruttivo con i sindacati e quasi tutti hanno capito la portata della transizione energetica che Stellantis attraversa. Abbiamo spiegato che se manteniamo lo status quo ci mettiamo nei guai. Dobbiamo raggiungere gli obiettivi sulle emissioni di Co2, è un must. Accelerare sull’elettrificazione aumenta i costi del 40% che vanno ammortizzati. Siamo nella giusta direzione” ha dichiarato. Quella frase sui costi in forte aumento per l’elettrificazione che andranno ammortizzati, significa fare tagli altrove, dopo che Stellantis si è impegnata a produrre batterie nell’impianto di Termoli. Del resto non è la prima volta che l’a.d. di Stellantis pone il tema della situazione degli impianti italiani del gruppo considerati poco efficienti e troppo costosi. E guarda caso nel nostro Paese, da Cassino in giù, sono molti gli impianti in cui anche nel 2021 si utilizzano gli ammortizzatori sociali, come la cassa integrazione a rotazione. Un documento della Fim Cisl spiega come a Cassino l’occupazione si è già ridotta di mille unità nell’ultimo anno e mezzo e giornalmente sono 500 i lavoratori in cassa integrazione. Anche a Pomigliano il 35% degli oltre 4mila dipendenti è in cassa a rotazione. E a Mirafiori si è appena conclusa l’ennesima tornata di cassa. Il documento della Fim Cisl ricorda anche che se nel primo semestre del 2021 le produzioni in Italia siano cresciute in media del 64% rispetto al primo semestre del 2020, siano però ancora in calo rispetto alla stagione pre-Covid. Il calo delle vetture prodotte negli impianti italiani è del 20% rispetto al primo semestre del 2019. Impianti ancora quindi sottoutilizzati, con prima Fca e ora Stellantis che ripropongono pedissequamente, come unica soluzione, il ricorso agli ammortizzatori sociali e quindi all’aiuto pubblico. Vecchia abitudine di casa Agnelli che persiste anche con il nuovo padrone franco-italiano. E questo anche nell’anno boom con quei 15 miliardi di utili operativi che Stellantis promette di fare. Profitti a pioggia, accompagnati da robusta cassa integrazione. Senza dimenticare il prestito garantito via Sace dallo Stato italiano per 6,5 miliardi di euro. Anche la nuova macchina di profitti che è Stellantis, non si fa mancare l’aiutino pubblico.

Christian Benna per corriere.it il 7 maggio 2021. Stellantis schiera in campo la nuova squadra acquisti & supply chain del gruppo automotive: 120 manager di prima linea e con portafoglio pesante, una dozzina circa quelli italiani, il doppio, i francesi. I nomi e i ruoli degli executive freschi di nuovi incarichi, comunicati tra il 30 aprile e il primo maggio, sono in questi giorni studiati con attenzione, quasi compulsivamente, dalla filiera dei fornitori italiani dell’indotto auto. Perché si tratta dei manager che faranno la «spesa» di componenti per i 14 marchi della multinazionale, le nuove interfacce di chi vorrà lavorare con Stellantis. Nomine che non interessano solo gli addetti ai lavori, le imprese dell’indotto auto, ma che sono decisive anche per il riassetto della supply chain Stellantis, nei giorni in cui la carenza di semiconduttori ha ridotto dell’11% le consegne: circa 190 mila vetture in meno, come evidenziato dalla trimestrale 2021 di Stellantis. Su un centinaio di executive freschi di nomina, che riportano tutti al capo Purchasing e logistica Michelle Wen, la presenza di manager italiani arriva a una dozzina circa. Ma si tratta di una squadra internazionale, con manager provenienti dai quattro angoli del pianeta, che dovrà gestire, nel campo degli acquisti, la transizione del mondo auto: verso l’elettrificazione del 98% dei modelli previsto entro il 2025 e l’arrivo di quattro nuove piattaforme produttive. Nella plancia di comando acquisti & supply chain del nuovo gruppo rimane uno dei volti più noti alle imprese piemontesi che gestiscono ordini e commesse per Stellantis. L’ex capo acquisti Emea di Fiat Chrysler Monica Genovese si occuperà del purchasing della componentistica per chassis & adaptation dei veicoli. Poi ci sono Zaira Tarussio che assume il ruolo di responsabile dei programmi globali Pwt, e riporterà direttamente a Veronique Morel; Marco Della Vedova, alla guida di Global Exterior Parts; Paolo Sasso a capo di Adas (Advance driver assistence) e connettivity; Piera Giusti all’Aftermarket, Federica Re, sinergy leader della supply chain; Sara Lovera, Sales e marketing, e Davide Esposito al volante degli acquisti di Maserati. Tra i ruoli apicali della nuova organizzazione che interessano i fornitori del territorio, ci sono quelli di David Mcqueen a capo degli acquisti motori Powertrain; Laurent Sellier per la qualità dei fornitori in Europa, e Marco Volrath per i progetti regionali Enlarged Europe di Stellantis.

Camilla Conti per "La Verità" il 5 gennaio 2021. Semaforo verde dei soci all' operazione Stellantis che darà vita al quarto costruttore automobilistico al mondo (dietro Volkswagen, Toyota e l' alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi) con 8,1 milioni di auto vendute, 400.000 dipendenti e oltre 180 miliardi di fatturato. Ieri le assemblee straordinarie degli azionisti di Psa e Fca hanno infatti approvato a larghissima maggioranza la fusione che ha già incassato il via libera dell' Antitrust europeo. Il processo di integrazione è iniziato il 31 ottobre 2019 con l' annuncio del progetto «per creare un leader mondiale nella nuova era della mobilità sostenibile» e l' 8 giugno del 2020 l' Antitrust Ue ha acceso un faro sulla eventuale riduzione della concorrenza nel settore dei minivan per poi dare la sua benedizione lo scorso 21 dicembre. Con tempi, dunque, assai diversi rispetto a un altro matrimonio italofrancese come quello tra Fincantieri e i cantieri Stx (poi ribattezzati Chantiers de l' Atlantique) che è ancora in attesa del bollino di Bruxelles a quasi tre anni dalle intese e dopo ben cinque proroghe. Fincantieri aveva infatti firmato a febbraio 2018, con lo Stato francese, l' accordo di compravendita per l' acquisizione del 50% del capitale di Stx France. A maggio l' aveva notificato alla Commissione europea, la quale aveva però concluso che la soglia di fatturato dell' operazione non aveva una «dimensione europea» tale da giustificare l' esame di Bruxelles. Il commissario Margrethe Vestager, insomma, aveva rinviato alle autorità nazionali l' esame del delicato dossier. Ma Francia e Germania hanno invece deciso di richiamare in causa l' Antitrust Ue, rifacendosi all' articolo 22 del regolamento europeo sulle concentrazioni: uno o più Stati membri possono chiedere alla Commissione di esaminare una concentrazione che, pur non rivestendo una dimensione europea, incide sugli scambi all' interno del mercato unico e in modo significativo sulla concorrenza negli Stati che presentano la richiesta. La Germania si è poi associata alla richiesta trasmessa dalla Francia. E l' 8 gennaio 2019 Bruxelles ha accolto la domanda sottolineando che l'operazione rischia di nuocere «in misura significativa alla concorrenza nel settore della costruzione navale» a livello europeo e mondiale. Nel caso di Fincantieri-Stx, è stato però il colosso cantieristico guidato da Giuseppe Bono a muovere le pedine in territorio francese. Per Stellantis si tratta invece di una fusione «alla pari» almeno sulla carta anche se ai fini contabili dal prospetto depositato dalle due società è la casa automobilistica francese ad acquistare la casa italo-americana (gli International financial reporting standards richiedono infatti l' identificazione dell' acquirente e della società acquisita). Psa, che comprende i brand Peugeot, Citroën e Ds, avrà la maggioranza del cda di Stellantis composto da 11 amministratori, sei dei quali saranno nominati da Psa (tra azionisti, dirigenti e personale). Non solo. A guidare Stellantis sarà Carlos Tavares, l' attuale presidente del cda di Psa (e Ceo di Psa Group), e spetterà a lui preparare in pochi mesi - probabilmente prima dell' estate - il nuovo piano industriale con le mission produttive degli stabilimenti, le piattaforme e i modelli. Il presidente di Fca, John Elkann, avrà il ruolo di presidente esecutivo mentre a Mike Manley, attuale ad, saranno affidate le attività delle Americhe. Sul fronte azionario, la cassaforte degli Agnelli, Exor, avrà circa il 14,4% diventando così il primo socio ma gli altri grandi azionisti saranno i maggiori soci di Psa: la famiglia Peugeot avrà il 7,2% con un' opzione a salire sino all' 8,5%, lo Stato francese il 6,2% attraverso la controllata Bpi e i cinesi di Dongfeng il 5,6 per cento. Un assetto che potrebbe modificarsi alla luce degli accordi tra gli azionisti in particolare per le quote detenute da Dongfeng e dal governo Macron. Ai soci di Fca sarà comunque riconosciuto un premio, proprio come avviene nelle normali acquisizioni. Gli azionisti incasseranno 2,9 miliardi di euro di dividendi straordinari (1,84 euro per azione) che sarà distribuito il 15 gennaio. Ovvero il giorno prima del perfezionamento dell' operazione atteso per il 16 gennaio. Il pagamento - spiega una nota - è condizionato a un ulteriore annuncio previsto entro mercoledì 13 che confermi che tutti i necessari adempimenti societari propedeutici al completamento della fusione sono stati espletati. La negoziazione delle azioni ordinarie di Stellantis avrà quindi inizio lunedì 18 gennaio a Milano e Parigi, martedì 19 a New York. Nel frattempo, ieri in Piazza Affari il titolo Fca ha guadagnato l' 1,5% a 14,8 euro.

Il gruppo ha inoltre registrato a dicembre 2020 un rialzo delle immatricolazioni dell' 1,11% a 31.369 veicoli. Come emerge dai dati diffusi dal ministero dei Trasporti, nell' intero anno le registrazioni di Fca sono state pari a 331.120 unità (-26,76% rispetto al 2019 ma meglio del -27,93% del mercato). 

Bianca Carretto per il "Corriere della Sera" il 26 gennaio 2021. L'amministratore delegato di Stellantis, Carlos Tavares, ha intrapreso un primo tour nelle fabbriche italiane che ora fanno parte del nuovo gruppo, un' operazione per tranquillizzare i sindacati che si interrogano sul domani dell' occupazione. Mercoledì scorso il manager ha visitato Mirafiori, l' hub dell' elettrificazione dei modelli. Giovedì si è recato a Melfi , dove si assemblano le Jeep Compass e Renegade , anche in versione ibrida plug-in e la Fiat 500X. Venerdì ha fatto tappa a Cassino, il sito forse meno sfruttato del sistema produttivo di Fca, a cui il nuovo capo dell' Alfa Romeo, Jean-Philippe Imparato, dovrà conferire una forte spinta. In Polonia, nel sito di Tychy, dalla seconda metà del 2022 sarà avviata la produzione di tre modelli elettrificati del segmento B, una Jeep, una Fiat e un' Alfa Romeo, ingegnerizzati su una piattaforma Psa. Tavares ha assicurato, a Cassino, che non prevede tagli di posti di lavoro e chiusure di stabilimenti italiani, da troppi mesi interessati alla cassa integrazione. I responsabili sindacali sono stati ricevuti con grande cortesia, hanno affermato di non aver mai visto, in tempi recenti, nessun amministratore delegato del gruppo sedersi con loro, per rispondere alle domande. Precisando che Mike Manley, l' ultimo ad di Fca, ora passato a dirigere le operazioni delle regioni Nord e Sud America, non ha mai fatto visita a questo impianto, sottolineando che lo stile di Tavares sembra molto vicino a quello di Sergio Marchionne che ha sempre dimostrato grande attenzione nei confronti degli operai, tanto che ogni incontro terminava con un' ovazione. Sin dall' accordo siglato nel dicembre 2019, era chiaro che Tavares sarebbe stato l' indiscusso numero uno di Stellantis, a conferma che la nuova società - come riportato dai documenti della Sec (Securities and exchange commission) - nasce dall' acquisizione di Fca da parte dei francesi di Psa. È sufficiente scorrere l' organigramma annunciato per notare che, su 43 manager solo 18 sono nelle mani di ex Fca (5 gestiscono le operazioni e i marchi Usa, dove Psa non opera) e i rimanenti 25, compreso Tavares, provengono dall' azienda di Parigi. Il regolamento del consiglio di amministrazione stabilisce che il presidente John Elkann dovrà essere consultato sulle questioni strategiche legate al futuro della società. Lui stesso, in un colloquio con il quotidiano Le Figaro , ha confermato che «come per il passato sarò un presidente che ha la fortuna di poter lavorare a fianco di un dirigente molto competente». Per Tavares le funzioni importanti sono legate allo sviluppo e alla commercializzazione del prodotto. Una donna, Silvia Vernetti, guiderà il Global corporate office, per occupare, in pratica, la postazione di Amsterdam, in Olanda, dove Stellantis ha la sua sede. In primo piano Maxime Picat, responsabile dell' Europa ( comprende anche la Russia), dovrà gestire gli equilibri e l' annessione dei vari marchi presenti da sempre in questa regione, considerata, per ora, fondamentale. Olivier Bourges, uno dei consiglieri più fidati di Tavares, ha il compito di pianificare le strategie, indispensabili per completare l' internazionalizzazione del gruppo. A Linda Jackson è stato affidato il marchio Peugeot, simbolo dell' industria d' Oltralpe: in questi due anni pareva scomparsa dalla scena, invece affiancava Tavares, per disegnare l' integrazione che ha portato alla creazione di Stellantis. Una posizione determinante è stata data a Yves Bonnefont, chief software officer, l' uomo in grado di progettare sistemi informatici, ad alto livello, in cui far convivere standard di codifiche, di ambienti e meccanismi di automazione.

Andrea Boeris per “Milano Finanza” il 25 gennaio 2021. Ora che Stellantis è realtà, il matrimonio tra gli Agnelli-Elkann e i Peugeot è compiuto. Ma chi sono i nuovi partner francesi cui Fiat Chrysler si è legata? Come i papi o i membri delle famiglie reali, i Peugeot hanno i numeri ad accompagnare i loro nomi. Sono una dinastia con tre secoli di storia alle spalle che trascende l'industria delle auto. Fanno sì parte di quella manciata di casati europei (come gli Agnelli-Elkann) che hanno creato il settore automobilistico del Vecchio Continente, ma la loro storia inizia prima. I Peugeot sono «i peciai», perché nella Franca Contea, tra le città di Sochaux e Montbéliard, i componenti della famiglia dell'epoca cominciarono così, con il commercio della pece. Jean-Pierre I Peugeot, a cavallo tra '700 e '800, da semplice mugnaio ebbe l'idea di avviare una serie di mulini in quella porzione di terra ricca di acque. I suoi due figli Jean-Pierre II e Jean-Frédéric capirono di poter sfruttare quei mulini per lavorazioni più redditizie della farina e si orientarono alla metallurgia. Con l'acciaio nasce così l'impero industriale dei Peugeot e compare per la prima volta il simbolo del leone in piedi, che contraddistingue il marchio. Per vederlo sulle prime auto bisogna aspettare l'ultimo decennio del 19° secolo, quando i discendenti Robert I Peugeot e Armand Peugeot uniscono le forze per iniziare a occuparsi di mezzi di locomozione e a cimentarsi nel campo della propulsione a motore. Sono loro due i capostipiti di quello che diventa in breve uno dei colossi dell'auto. Da allora, di figlio in figlio, i Peugeot sono sempre rimasti alla guida del gruppo. Oggi a capo della famiglia c'è Robert II Peugeot, che dirige una delle due holding di famiglia, la quotata Ffp, braccio operativo che assolve la medesima funzione della Exor in casa Agnelli. L'altra holding, Epf, è presieduta da Jean-Philippe Peugeot (cugino di Robert II) ed è preposta a custodire il patrimonio dell'intero casato. Dentro Epf sono rappresentati i tre rami della famiglia, tutti discendenti da Robert I, a ciascuno dei quali fa capo il 30%. Il nucleo del potere economico della famiglia è comunque la Ffp di Robert II Peugeot. La holding nel 2019 ha chiuso con un utile di 131 milioni e ha distribuito cedole per 53,5 milioni. Gran parte ovviamente è andata alla holding di controllo Epf, che ha in mano l'80% di Ffp. Questo significa che 42,8 milioni sono stati distribuiti tra i membri della famiglia Peugeot. Scorrendo i bilanci, la holding Ffp al 31 dicembre 2019 vantava un nav (valore netto degli asset) di 4,4 miliardi (sceso a 3,54 miliardi nel primo semestre 2020), con partecipazioni diversificate rispetto all'auto. Tramite Ffp i Peugeot controllano ad esempio oltre il 30% della quotata Lisi, azienda globale che produce componenti per il settore aerospaziale. Sempre nel ramo industriale c'è un 5% in Groupe Seb, multinazionale francese quotata a Parigi e attiva nella produzione di piccoli elettrodomestici. Ma gli investimenti dei Peugeot spaziano anche dalle energie alternative ai servizi per la terza età, dall'immobiliare al vino. Spicca ad esempio una quota combinata del 7% di Total Eren, società di energia rinnovabile controllata dal colosso petrolifero. I Peugeot sono anche entrati nel business delle case di riposo. Tra le partecipazioni spicca infatti il 5% di Orpèa, gruppo internazionale che controlla la catena di Rsa creata da Jean Claude Marian nel 1989 e oggi quotato su Euronext. Figurano poi numerosi co-investimenti in aziende da sviluppare con varie società finanziarie e fondi di private equity e c'è il 75% di Chateau Guiraud, una tenuta nei pressi di Bordeaux dove viene prodotto uno dei più prestigiosi vini Sauternes. Infine non mancano investimenti immobiliari in grandi gruppi internazionali di real estate: il 20% in Immobilière Dassault, real estate company che punta soprattutto su asset d'alta gamma a Parigi, e il 5% in Signa, realtà specializzata nella gestione di uffici ed edifici commerciali e attiva in Germania e Austria oltre che nell'Italia settentrionale. Nella storia dei Peugeot ci sono anche «les art de la table», i macinini per il pepe e altri oggetti da tavola del marchio Peugeot Saveurs, per un giro d'affari annuo che sfiora i 30 milioni. E fino a 5 anni fa la famiglia era anche nel calcio. Come gli Agnelli-Elkann con la Juventus, i Peugeot volevano fare del Sochaux (squadra nata nel 1928 per iniziativa di Jean-Pierre II Peugeot) una squadra di altissimo livello, ma le cose non sono andate come speravano: negli anni il club ha vinto due campionati, due coppe nazionali e una Coppa di lega, ma al termine della stagione 2013-2014 è retrocesso in serie B. Nel 2015 i Peugeot hanno ceduto la società.

·        John Elkann.

Fabrizio Massaro e Mario Gerevini per il “Corriere della Sera” il 24 ottobre 2021. Nello scontro sull'eredità Agnelli entrano in campo quattro fratelli de Pahlen contro i tre fratelli Elkann, tutti figli di Margherita Agnelli. Peter, Anna, Tatiana e Sofia al fianco della madre contro John, Lapo e Ginevra. È la svolta che emerge dalle carte di un'inedita causa civile avviata nel 2020 a Torino, dove per la prima volta i fratelli Elkann reagiscono chiedendo la condanna della madre «al risarcimento del danno patrimoniale, reputazionale e non patrimoniale» da loro «patito». Al centro c'è sempre la successione miliardaria di Gianni Agnelli (morto nel 2003) e adesso anche della vedova Marella Caracciolo (2019), che in tre testamenti, visionati dal Corriere, indica come unici eredi i soli Elkann. Finora era venuta alla luce solo l'esistenza di una causa in Svizzera. Ora si scopre che anche a Torino Margherita, 65 anni, intende dichiarare invalide la successione della madre, «l'accordo» sull'eredità dell'Avvocato e il «patto successorio» con la madre, del 2004. Insomma tutta l'eredità Agnelli. La difesa degli Elkann è su tutta la linea: «I due macigni di cui vorrebbe disfarsi sono, piuttosto, due fondamentali accordi negoziati e liberamente sottoscritti proprio da colei che ora come nel 2007 vuole cancellarli dal mondo del diritto» e grazie ai quali ha ottenuto 1,2 miliardi. Nell'atto di citazione dell'avvocato Dario Trevisan, Margherita delinea lo scenario di un complotto. La madre sarebbe «stata indotta a rilasciare i testamenti, nonostante non ne potesse comprendere la portata» e per motivi di salute fosse «minata nella sua effettiva capacità naturale a testare». Inoltre i tre testamenti svizzeri del 2011, 2012 e 2014 sarebbero invalidi per vizi di forma: notaio e testimoni non parlerebbero l'italiano e Marella non parlava il tedesco, è sbagliata la data di nascita, le firme sono tremule, l'ultima «irriconoscibile». Marella ha lasciato ai soli Elkann le ville di Sankt Moritz. Nel testamento del 22 agosto 2014 di fatto disereda l'unica figlia: «Mi sono giunte indicazioni che Margherita avrebbe l'intenzione di contestare la validità di questo patto (la rinuncia del 2004 alla futura eredità della madre, ndr): nel caso che dovesse contestarlo e nel caso che questa contestazione abbia successo, io dispongo che non riceva alcun bene aggiuntivo dalla mia successione. Dato che ha già ricevuto la sua porzione legittima come compenso per il Patto Successorio, non avrà diritto a nessuna parte aggiuntiva della mia successione». Se Margherita ottenesse ragione, di che cifre si tratterebbe? Donna Marella aveva donato al nipote primogenito John (45 anni), e in parte anche a Lapo e Ginevra, quote rilevanti della cassaforte di famiglia Dicembre per governare l'impero Exor-Fiat. Per legge le donazioni rientrano nell'asse ereditario e vanno valutate al momento della morte. Nel 2004, con Fiat in stato comatoso, le quote valevano relativamente poco. A febbraio 2019 la stima è invece di 3 miliardi. Sommando le ville e i 900 milioni offshore alle British Virgin Islands si arriverebbe a oltre 4 miliardi. Alla figlia spetterebbero quindi non meno di 2 miliardi, sempre secondo i suoi legali. Ma se pure fossero validi gli accordi del 2004, l'esclusione dall'eredità materna farebbe diventare eredi al suo posto tutti i suoi otto figli. È per questo che quattro dei cinque de Pahlen rivendicano diritti su 1,1 miliardi. La quinta, Maria, non ha voluto schierarsi. Perché Margherita ha avviato la causa in Italia, avendone già una pendente a Ginevra? Perché Marella avrebbe avuto la residenza abituale in Italia, dove è morta, e quindi la successione andrebbe regolata dal diritto italiano e non svizzero. Per provarlo Margherita ha ricostruito gli ultimi 15 anni della madre, interrogando le tante persone di servizio anche ingaggiando investigatori privati. Nessuna mediazione appare possibile per la difesa Elkann, che chiede a Torino di dichiarare la carenza di giurisdizione o in subordine di attendere la decisione elvetica: se il «competente giudice svizzero accerterà come siamo certi [] e come Margherita fortemente ha ragione di temere (donde la presente, abusiva, iniziativa giudiziaria italiana) la piena validità del Patto» per cui «Margherita non è erede di Marella» lei e i figli de Pahlen «non hanno alcun titolo» sulla successione. Anche l'esistenza del patrimonio estero di Agnelli non solo era «il segreto di Pulcinella» ma era stato «il presupposto fondamentale» degli accordi del 2004. Margherita, per i legali Elkann, preferì incassare subito, sfilandosi dall'aumento di capitale che la Fiat stava per chiamare. Parole ancora più dure sulla scelta - a loro dire - di ricorrere alla «leva della pressione mediatica»: «Perseguendo il vano obiettivo di screditare nell'ordine madre, consulenti del padre e ora persino i propri figli primogeniti, Margherita in realtà scredita - tristemente - solo se stessa».

Eredità Agnelli: i fratelli de Pahlen contro gli Elkann. Ecco i tre testamenti di Marella Caracciolo. Mario Gerevini e Fabrizio Massaro su Il Corriere della Sera il 24 ottobre 2021. Nello scontro sull’eredità Agnelli entrano in campo quattro fratelli de Pahlen contro i tre fratelli Elkann, tutti figli di Margherita Agnelli. Peter, Anna, Tatiana e Sofia al fianco della madre contro John, Lapo e Ginevra. È la svolta che emerge dalle carte di un’inedita causa civile avviata nel 2020 a Torino, dove per la prima volta i fratelli Elkann reagiscono chiedendo la condanna della madre «al risarcimento del danno patrimoniale, reputazionale e non patrimoniale» da loro «patito». Al centro c’è sempre la successione miliardaria di Gianni Agnelli (morto nel 2003) e adesso anche della vedova Marella Caracciolo (2019), che in tre testamenti, visionati dal Corriere, indica come unici eredi i soli Elkann.

«I due macigni»

Finora era venuta alla luce solo l’esistenza di una causa in Svizzera, rivelata dal Corriere il 21 settembre. Ora si scopre che anche a Torino Margherita, 65 anni, intende far dichiarare invalide la successione della madre, «l’accordo transattivo» sull’eredità dell’Avvocato e il «patto successorio» con la madre del 2004. Insomma tutta l’eredità Agnelli. La difesa degli Elkann, di cui non si conoscevano ancora argomenti e tono, è su tutta la linea: «I due macigni di cui (Margherita, ndr) vorrebbe disfarsi sono, piuttosto, due fondamentali accordi negoziati e liberamente sottoscritti proprio da colei che ora come nel 2007 vuole cancellarli dal mondo del diritto» e grazie ai quali ha ottenuto beni, denaro e opere d’arte valutati allora non meno di 1,2 miliardi.

Fratelli contro

La «signora de Pahlen» — come l’ha chiamata la madre Marella in un carteggio privato, quasi a marcarne la distanza dalla famiglia — ha messo alla luce, giovanissima, i tre figli con Alain Elkann, poi nel 1981 in seconde nozze altri cinque con il nobile francese di origine russa Serge de Pahlen. Rapporti difficili, da anni. C’è un dettaglio rivelatore della estrema complessità della relazione con i figli: a schierarsi con la madre contro i tre Elkann sono solo quattro dei cinque de Pahlen. A tenersi fuori per il momento è stata la quinta figlia, Maria, a sua volta a lungo in lite con la madre per la custodia dei figli di lei, Anastasja e Serghiey.

Un complotto?

Nelle oltre duecento pagine dell’atto di citazione di Margherita, assistita in questa complessa partita dall’avvocato milanese Dario Trevisan, si delinea lo scenario di un complotto. I consulenti di Margherita avrebbero «adottato una serie di escamotage preordinati alla totale esclusione della figlia e dei suoi discendenti, ramo de Pahlen, dalla successione Caracciolo». Il motivo? Occultare a Margherita il vero patrimonio del padre. Sostiene dunque Margherita che la madre sarebbe «stata indotta a rilasciare i testamenti, nonostante non ne potesse comprendere la portata» e che per motivi di salute fosse «minata nella sua effettiva capacità naturale a testare». Inoltre i tre testamenti svizzeri del 2011, 2012 e 2014 sarebbero invalidi per vizi di forma: notaio e testimoni non parlerebbero l’italiano e Marella non parlava il tedesco, è sbagliata la data di nascita, le firme sono tremule, l’ultima «irriconoscibile».

«Niente a mia figlia»

In essi Marella nomina eredi i tre Elkann e dispone delle ville a Sankt Moritz: Chesa Alkyone per John (4.299 mq di abitazione e 4.272 mq di parco), Chesa Medzi per Lapo (1.245 mq e 1.876mq) e la casa di Lauenen per Ginevra (1.107 mq). Nell’ultimo testamento, del 22 agosto 2014, di fatto disereda l’unica figlia: «Mi sono giunte indicazioni che Margherita avrebbe l’intenzione di contestare la validità di questo patto (la rinuncia del 2004 alla futura eredità della madre, ndr): nel caso che dovesse contestarlo e nel caso che questa contestazione abbia successo, io dispongo che non riceva alcun bene aggiuntivo dalla mia successione. Dato che ha già ricevuto la sua porzione legittima come compenso per il Patto Successorio, non avrà diritto a nessuna parte aggiuntiva della mia successione».

L’assetto della cassaforte Dicembre

Se Margherita ottenesse ragione, di che cifre si tratterebbe? Donna Marella aveva donato al nipote primogenito John (45 anni), e in parte anche a Lapo e Ginevra, quote rilevanti della cassaforte di famiglia Dicembre per governare l’impero Exor-Fiat. Per legge le donazioni rientrano nell’asse ereditario e vanno valutate al momento della morte. Nel 2004, con la Fiat in stato comatoso, le quote valevano relativamente poco. A febbraio 2019 la stima è invece di circa 3 miliardi. Sommando le ville e i 900 milioni di dollari nei conti delle società offshore alle British Virgin Islands presso la Morgan Stanley di Zurigo – che Margherita afferma di aver scoperto molti anni dopo la morte del padre – si arriverebbe a oltre 4 miliardi. Alla figlia spetterebbero quindi non meno di 2 miliardi, sempre secondo i suoi legali. Ma se pure fossero validi gli accordi del 2004, l’esclusione dall’eredità materna farebbe diventare eredi al suo posto tutti i suoi otto figli, che si dividerebbero in parti uguali quello che le sarebbe spettato. È per questo che i quattro de Pahlen rivendicano diritti su 1,1 miliardi.

Il giallo dei quadri

Poi ci sarebbero anche beni inventariati che non si trovano più, dei quali Margherita chiede conto. Dalla casa di Roma, da Villar Perosa e da Villa Frescot — tornati in proprietà piena a Margherita decaduto l’usufrutto di cui godeva la madre — mancherebbero quadri di enorme valore di Giacomo Balla (“La scala degli addii”), Giorgio de Chirico (“Mistero e malinconia di una strada”), Claude Monet (“Glaçons, Effet blanc”), Jean-Léon Gérôme (“Pho Xai”), due Francis Bacon (“Study for a Pope” III e IV) e vari altri oggetti d’arte considerati molto preziosi. Secondo gli avvocati di John, però, alcuni dipinti sarebbero stati venduti tanti anni fa dal nonno mentre gli altri non sarebbero stati di Gianni ma direttamente di Marella e comunque ci sarebbero tutti gli elementi che «smentiscono l’appartenenza dei beni alla Successione Agnelli».

I riflessi sull’impero Exor-Stellantis

Se le richieste fossero accolte, ci potrebbe essere anche un potenziale impatto sugli assetti della cassaforte di famiglia, la Dicembre società semplice, e a cascata sul gruppo Exor (Stellantis, Ferrari ecc), anche se i legali dei fratelli Elkann hanno ripetutamente sostenuto che il controllo di John sulla holding torinese al vertice del gruppo non può essere in alcun modo messo in discussione.

Margherita ingaggia investigatori privati

Perché Margherita ha avviato la causa in Italia, avendone già una pendente a Ginevra? Perché Marella avrebbe avuto la residenza abituale in Italia, dove è morta, e quindi la successione andrebbe regolata dal diritto italiano e non da quello svizzero, sebbene richiamato negli accordi del 2004 e nei testamenti. I legami famigliari e gli interessi di Marella — sostiene Margherita — sono sempre stati in Italia, dove ha passato più giorni all’anno che in Svizzera o in Marocco. Per provarlo Margherita ha ricostruito giorno per giorno gli spostamenti della madre negli ultimi 15 anni, interrogando le tante persone di servizio e di assistenza anche con l’aiuto di investigatori privati. Questo perché la legge stabilisce che si è residenti in Italia se si trascorrono entro i confini più di 180 giorni l’anno. A regolare la complessa materia è un trattato consolare tra Italia e Svizzera del 22 luglio 1868: una norma vecchia di 153 anni ma tuttora in vigore.

«Nessun titolo sulla successione»

Nessuna mediazione appare possibile per la difesa Elkann, che chiede a Torino di dichiarare la carenza di giurisdizione o in subordine di attendere la decisione elvetica.«Tutta la presente controversia in fin dei conti rappresenta un (assai) malcelato tentativo di Margherita di non dare esecuzione» ai contratti del 2004, attaccano i legali dei tre fratelli Elkann. La questione è già stata affrontata più volte, davanti a più tribunali, in sede civile e penale, e Margherita ha sempre perso. Anche questa volta — sostengono nelle carte giudiziarie — Torino non deve né può decidere nulla. Se il «competente giudice svizzero accerterà come siamo certi […] e come Margherita fortemente ha ragione di temere (donde la presente, abusiva, iniziativa giudiziaria italiana)]…] la piena validità del Patto» per cui «Margherita non è erede di Marella», lei e i figli de Pahlen «non hanno alcun titolo» sulla successione. A riprova citano il parere del 2007 del professor Guido Alpa, che statuiva la competenza del giudice svizzero. A chiedere il consulto era stata la stessa Margherita.

Il patrimonio off-shore dell’Avvocato? «Un segreto di Pulcinella»

Anche l’esistenza del patrimonio estero di Agnelli non solo era «il segreto di Pulcinella» — secondo i legali degli Elkann — ma era stato «il presupposto fondamentale» degli accordi del 2004. E comunque la situazione è stata poi «regolata e sanata da Marella con fisco italiano». Margherita preferì incassare subito la sua quota del patrimonio del padre, sfilandosi dall’aumento di capitale che la Fiat stava per chiamare. Parole ancora più dure i legali degli Elkann riservano alla scelta di Margherita — a loro dire — di ricorrere alla «leva della pressione mediatica»: «Perseguendo il vano obiettivo di screditare nell’ordine: madre, consulenti del padre e ora persino i propri figli primogeniti, Margherita in realtà scredita — tristemente — solo se stessa».

Gabriele Buscaglia per calcioefinanza.it il 2 ottobre 2021. In casa Elkann-Agnelli è scontro aperto sul fronte eredità. A sfidarsi sono da un lato John Elkann e i fratelli Lapo e Ginevra, dall’altro la madre Margherita Agnelli, figlia dell’avvocato Giovanni Agnelli. La posizione dei tre è ferma: Margherita non è l’erede della defunta Marella. Quindici anni fa, Margherita rinunciò con un «patto successorio» alla futura eredità della madre, Marella Caracciolo. Tuttavia, la figlia di Marella chiese di considerare nulle le intese, dal momento che mancava la forma notarile, dando il via alla battaglia legale ancora in corso.

Quanto vale il patrimonio Agnelli: le stime. A gettare ulteriore benzina sul fuoco vi sono i sospetti di un possibile patrimonio nascosto offshore, presentati in tribunale sin dal 2007 da Marella e che ora sembrano confermati dagli atti del procedimento del tribunale di Ginevra. In ballo ci sono le quote di Dicembre, la principale azionista della Giovanni Agnelli Bv, ovverosia la cassaforte della famiglia, all’interno di un patrimonio da miliardi di euro. Ma quanti, per l’esattezza? Secondo la rivista Oggi, nel 2003, al momento della morte dell’Avvocato, il patrimonio della famiglia non era inferiore ai 100 miliardi. Dopo 18 anni, con una rivalutazione di circa il 2 per cento annuo, tale fortuna potrebbe valere fino a 150 miliardi di euro. Di questi 150 miliardi, Margherita ne ha ricevuto soltanto 1,3 miliardi, poco meno dell’1 per cento, motivo per il quale contesta di fronte alla corte svizzera quello che era stato indicato come il reale valore della Dicembre. In ogni caso, fonti legali vicine alla famiglia Elkann avevano riportato che la vendita delle azioni della società non sarebbe stata reversibile, e che le pretese di Margherita non potevano mettere in discussione la maggioranza assoluta detenuta da John. Oggi risultano soci della Dicembre John (58,8%), Lapo (20,6%) e Ginevra (20,6%). “I tentativi di Margherita di rimettere in discussione le successioni dei genitori – precisano i legali della famiglia – sono manifestamente infondati e del tutto contrari sia alle volontà paterna e materna, sia agli accordi dalla stessa sottoscritti”. Una vicenda familiare destinata a proseguire. 

Fabrizio Massaro e Mario Gerevini per il "Corriere della Sera" il 21 settembre 2021. «Confermate gli atti dell'eredità di Gianni Agnelli». «No, azzerate tutto, fin dal 2004». Ecco le carte della causa civile svizzera tra John Elkann e la madre Margherita Agnelli, che va avanti da anni nel riserbo più totale. Il 13 settembre il tribunale di Ginevra ha fissato definitivamente la propria competenza dopo un'infinita sequenza di diatribe, rimpalli ed errori processuali. In gioco miliardi e potere, compresa la cassaforte Dicembre, oggi al 60% di John Elkann e al 20% ciascuno dei fratelli Lapo e Ginevra, vertice di un impero da 30 miliardi che attraverso Exor ha quote tra l'altro in Stellantis (14,4%), Ferrari (23%), Juventus (64%), Repubblica e Stampa . Il Corriere ha consultato vari atti del procedimento da cui si scopre anche che Marella Caracciolo, la vedova dell'Avvocato morta nel 2019, ha lasciato un testamento datato 12 agosto 2011 e aggiornato il 14 agosto 2012 e poi il 22 agosto 2014. Unici eredi, i tre nipoti Elkann. C'è un passaggio nella ricostruzione dei giudici che lascia intuire quanto i rapporti famigliari siano dominati da sospetti, diffidenze e condizionati da codici e strategie legali. È il giorno doloroso in cui i tre Elkann, la madre e gli altri nipoti (Margherita ha avuto altri cinque figli con il secondo marito Serge de Pahlen), accorrono a Villa Frescot: la nonna Marella è morta all'alba. «Lo stesso giorno - è scritto negli atti -, cioè il 23 febbraio 2019 John, Lapo e Ginevra Elkann, tramite l'avvocato Harold Frey di Zurigo, hanno presentato un'istanza contro la madre nel cantone di Berna: hanno concluso che il patto era valido e che Margherita Agnelli non era l'erede della defunta». Il nodo è proprio questo. Negli uffici giudiziari di Place du Bourg de Four, nel cuore di Ginevra, ora si giocano i supplementari di una lunga saga familiare. Tutto ha origine nel 2004 dal patto madre-figlia sulla successione dell'Avvocato. A Margherita vanno beni per un totale di 1,3 miliardi in cambio della rinuncia all'eredità del padre. Con un «patto successorio» la figlia rinuncia poi alla futura eredità della madre. Ma nel 2007 Margherita va in tribunale sospettando l'esistenza di miliardi nascosti all'estero. Le sue pretese vengono definitivamente respinte dalla Cassazione nel 2015. La guerra legale cambia solo campo di battaglia. Nel 2009 è Marella ad aprire il fronte ginevrino chiedendo una pronuncia di validità dei patti con la figlia. La domanda viene per due volte ritenuta «inammissibile» dai giudici. Marella ci riprova nel 2016, con il nipote John al suo fianco in giudizio. Margherita contrattacca chiedendo ai giudici di considerare nulle le intese del 2004. Il motivo? Occorreva la forma notarile. Dopo 17 anni e nonostante le sconfitte in Italia, Margherita tiene aperta la partita. Altre carte svizzere - di cui il Corriere è in possesso - farebbero presumere l'esistenza di un patrimonio finora sconosciuto. Sono documenti depositati in un procedimento penale intentato da Margherita contro Morgan Stanley e archiviato dai giudici di Zurigo, relativi a una ventina di società off-shore in paradisi fiscali come le British Virgin Islands. Di quattro - Bundeena Consulting, Silver Tioga, Layton e dell'unica nota, Sikestone - Marella Caracciolo è indicata come beneficiario economico. Morgan Stanley le attribuisce un patrimonio di 900 milioni di dollari. Altre 15 società sono ricondotte genericamente a «Members of the Agnelli family». Le date sui beneficial owners sono successive sia alla morte di Gianni Agnelli (2003) sia ai patti madre-figlia (2004). Anche questi documenti sarebbero confluiti nella causa di Ginevra. Perché Marella si intesta società off-shore? Dove è finito quel tesoro? E chi sono i «Members of the Agnelli family»? I legali dei fratelli Elkann avevano già fatto sapere che gli assetti della Dicembre non possono essere messi in alcun modo in discussione. Ora, interpellati dal Corriere , affermano che la tesi di un «presunto tesoro nascosto è una storia assai vecchia e da tempo conclusa: tutte le autorità svizzere cui Margherita si era rivolta accusando la madre le hanno dato sempre torto. Margherita de Pahlen ha stipulato gli accordi successori quando la Fiat era in difficoltà ed ha così deciso di preferire, alla Fiat, ingentissime attività liquide e straordinarie opere d'arte. Non ha mai sostenuto di essere stata in alcun modo ingannata o indotta in errore. Ha avuto quello che ha voluto».

Fabio Pavesi per ilfattoquotidiano.it il 30 agosto 2021. Nella telenovela grottesca e quasi pietosa sul piano umano dello scontro in famiglia su eredità, donazioni e linee di successione di casa Agnelli tra la madre Margherita e il figlio John Elkann (che dura da anni e che è riesplosa con fragore quest’estate) un punto fermo è finalmente emerso. Nell’offensiva, l’ennesima, scoccata dalla figlia di Gianni Agnelli si è alzato, almeno in parte, il velo sulla Dicembre società semplice, la cassaforte di famiglia in cima alla lunga catena societaria della dinastia torinese. Una piccola scatola, fantasma per la Camera di Commercio di Torino fino all’altro ieri e considerata “inattiva” e che dal 1984 non aveva aggiornato la situazione dei possessi azionari. Neppure dopo la scomparsa di tutti i soci storici dall’Avvocato, alla moglie Marella, a Gabetti a Franzo Stevens. Un’anomalia profonda, concessa non si sa perché proprio alla cabina ultima di controllo dell’impero degli Agnelli. Ora però si è finalmente acclarato che John Elkann, in virtù di successive donazioni, è titolare nella Dicembre del 60% delle quote. L’altro 40% è suddiviso tra i fratelli Lapo e Ginevra. E così la designazione da delfino a monarca assoluto predestinato alla guida della dinastia, prefigurata in anni lontani da Gianni Agnelli è compiuta nei fatti. È l’ex giovane rampollo, l’unico dominus incontrastato di quello che era l’impero Fiat e connessi e oggi è rappresentato dalla Exor, la holding olandese di partecipazioni che raggruppa le quote di Stellantis; Ferrari; Cnh; di PartnerRe e degli asset minori: dalla Juve, a Gedi (editore di Repubblica, La Stampa e Secolo XIX), all’Economist. Quella saga sulla successione ereditaria sa tanto di ancien regime quanto a lotte e faide familiare. Ma ha sapore stantio anche la struttura societaria che, scatola su scatola, consente a Yaki, come prima al nonno Gianni, di comandare con il minor esborso possibile di denaro. È il miracolo delle scatole cinesi, delle lunghe filiere societarie che hanno consentito alla famiglia di governare per decenni l’impero con capitali ridotti all’osso. Uno schema caro al vecchio capitalismo familiare e che John Elkann nell’era della turbo finanza e delle public company, non si sogna di abbandonare. In questo fedele seguace del nonno. Quando si pensa all’ex Fiat, poi Fca oggi Stellantis, si pensa a John Elkann come il grande proprietario. Grave errore di prospettiva, dato che in virtù della diluizione dei vari passaggi societari, il condottiero unico degli affari degli Agnelli, governa con piccolissime quote di capitale diretto. Stellantis quota di Yaki sotto il 2% – Partiamo dal caso di Stellantis. Exor ne possiede solo il 14,4%. A sua volta però Exor è controllata al 53% da un’altra scatola olandese, la Giovanni Agnelli BV la holding che raggruppa tutti i rami del casato torinese. Sopra la Giovanni Agnelli Bv ecco comparire come primo socio la Dicembre che ha il 38% delle quote. Infine si arriva direttamente a John Elkann che di Dicembre possiede il 60%. Ecco così che, salendo lungo i rami della catena societaria, si scopre che John Elkann di suo possiede appena l’1,74% di Stellantis. Di fatto, con Carlos Tavares come amministratore delegato, governa sulla fusione tra Fca e Peugeot con una quota di possesso diretto di capitale che è meno di un qualsiasi fondo d’investimento. Il copione si può replicare con tutti gli asset della finanziaria di partecipazioni. La quota di Ferrari diretta di Elkann è del 2,78%. Di Ferrari, il vero gioiello dell’impero, Exor possiede il 22,9%. E anche qui la quota diretta in mano a John Yaki Elkann risalendo la filiera delle scatole fino al 60% di Dicembre, è solo del 2,78%. Per Cnh che costruisce macchine agricole e veicoli industriali, di cui Exor controlla il 26,8%, la quota diretta del nipote dell’Avvocato è appena del 3,2%. Il peso di Elkann sale solo con PartnerRe, la compagnia di riassicurazioni dato che Exor la possiede al 100%. In ogni caso ecco che Yaki ne è socio con solo il 12%. Poi ci sono gli asset minori: dalla Juventus (Exor ha il 63,8%) a Gedi (Exor ha una quota dell’89%) fino all’Economist. Qui il peso societario del capostipite della dinastia torinese si fa più consistente, ma non certo con quote maggioritarie. È il miracolo consentito dalle “medioevali” scatole cinesi, messe una sopra l’altra, con quote che consentono di diluire la necessità di capitale idonea a governare. Comandare di fatto con i soldi degli azionisti di minoranza che in realtà mettono la gran parte del capitale. Uno schema che da sempre usano le grandi famiglie imprenditoriali del Belpaese per minimizzare il loro rischio di capitale. Basti pensare che con soli 61 milioni di euro, la quota di capitale di proprietà di John Elkann in Dicembre, l’ex delfino di casa Agnelli governa su asset che valgono oggi oltre 28 miliardi di valore di Borsa. Non male come moltiplicazione esponenziale della ricchezza. Un “vizietto” antico, tanto caro da sempre agli Agnelli come ad altre grandi famiglie e che il moderno e innovatore Yaki, ben si è guardato dall’abbandonare.

Quando Margherita Agnelli disse: «Mia madre mi ha sottratto un figlio». Il Corriere della Sera il 24 agosto 2021. Sul settimanale «F» le ragioni dietro la guerra per l’eredità, raccontate dalla scrittrice Camilla Baresani. «Mia madre mi ha sottratto un figlio come se fosse suo». La frase di Margherita Agnelli fu pronunciata davanti alla scrittrice Camilla Baresani nel 2004, quando la secondogenita di Giovanni Agnelli la convocò per annunciare in un’intervista l’intenzione di contestare l’interpretazione delle disposizioni testamentarie del padre scomparso l’anno prima, decise in sua assenza e, a suo dire, in contrasto con le volontà a lei manifestate dall’Avvocato, a proposito del quale si esprimeva con toni pieni di stima e di nostalgia, così come verso il fratello Edoardo, morto suicida nel 2000. «Della nostra conversazione ricordo l’astio verso l’ex marito Alain Elkann e verso la madre, Donna Marella, a cui rinfacciava di averla allontanata dal primogenito John», ricorda Baresani sul numero in edicola del settimanale «F» di Cairo Editore in un articolo dove ricostruisce le radici della guerra legale che nelle ultime settimane è tornata a riempire i giornali. «Queste considerazioni evitai di scriverle, benché le avessi registrate, perché speravo che una ricomposizione fosse possibile. Ma anni e anni di disfide legali hanno ormai definitivamente intossicato i legami famigliari». Margherita riteneva che i tre figli (John, Lapo e Ginevra) avuti da Elkann fossero stati ingiustamente favoriti rispetto ai cinque (Maria, Pietro, Anna, Sofia, Tatiana) avuti dal secondo marito, Serge de Pahlen. Non solo: «Parte di questa storia burrascosa fu un licenziamento», scrive Baresani su «F». «Pare che de Pahlen, cooptato sin dall’inizio della loro storia con ruoli dirigenziali in Fiat (Brasile, Francia, Russia), dopo la morte di Gianni ambisse alla presidenza della società, nel posto che sarebbe diventato di John. Ma, nel 2005, venne licenziato, e lì fu chiaro che nessuna ricucitura tra Margherita, Marella e i figli Elkann sarebbe stata possibile».

Margherita Agnelli e John Elkann: come è nata la guerra di successione. Fabrizio Massaro su Il Corriere della Sera il 25 agosto 2021. Dopo quasi vent’anni Margherita Agnelli, 65 anni, riprende la disfida per l’eredità del padre contro i suoi primi tre figli, John Elkann e i fratelli Lapo e Ginevra, di fatto unici eredi del patrimonio dell’Avvocato — con la quota maggiore andata al figlio più grande oggi 45enne — di fronte a quello che l’unica figlia superstite dello storico presidente della Fiat considera un esautoramento di fatto dei suoi cinque figli avuti dal secondo marito, Serge de Pahlen. È una vicenda nella quale si intrecciano rancori decennali, incomprensioni radicate, visioni opposte del mondo, una posizione ben precisa su ricchezza e patrimonio fondata sul principio che «gli Agnelli comandano uno per volta», la sofferenza di Margherita per la morte prematura del fratello maggiore Edoardo, suicida nel novembre 2000 a 46 anni, il giallo sull’ammontare del tesoro effettivo dell’Avvocato scomparso il 24 gennaio 2003. Un rapporto teso, quello tra la vedova dell’Avvocato e la figlia, burrascoso, distante. Lo testimonia ulteriormente una frase riportata sul settimanale F (Cairo editore) di Margherita: «Mia madre mi ha sottratto un figlio come se fosse suo», disse nel 2004, fuori dai virgolettati, a Camilla Baresani quando rilasciò la famosa intervista in cui annunciava l’avvio della lite giudiziaria contro donna Marella e John Elkann. Margherita considerava estromessi dalle vere ricchezze Agnelli dei figli avuti con de Pahlen (Maria, Pietro, Anna, Sofia, Tatiana) e avrebbe inoltre lamentato l’allontanamento di quest’ultimo nel 2005 dai ranghi dirigenziali della Fiat — di cui era stato tra l’altro presidente in Brasile — ad opera proprio di John Elkann. Pare che de Pahlen puntasse allora a diventare presidente della Fiat, incarico che poi fu di John (e lo è tuttora, come numero uno di Stellantis).

Tutto ricomincia con la morte di Marella. A scatenare la seconda guerra di successione in casa Agnelli è un altro evento tragico: la morte di Marella Caracciolo, moglie di Gianni Agnelli e madre di Margherita.Con il decesso del 23 febbraio 2019 avvengono una serie di passaggi ereditari automatici che portano John Elkann al comando della holding dell’impero Agnelli: il controllo della Dicembre, una «società semplice» basata a Torino al vertice della galassia. Dalle carte appena pubblicate al registro delle imprese di Torino emerge — con un ritardo di anni — che il 60% è intestato a John e il 20% a testa a Lapo e Ginevra. La Dicembre controlla a catena il 38% della holding olandese Giovanni Agnelli Bv (l’ex Accomandita Agnelli) che, attraverso Exor, gestisce partecipazioni in Stellantis (14,4%), Ferrari (23%), Cnh (27%) e ha il controllo di Partner Re (assicurazioni), Juventus (64%), del gruppo editoriale Gedi (La Repubblica, La Stampa ecc).

Il potere a John Elkann. John Elkann entra nella Dicembre con quote a lui direttamente intestate nel 1996, con Gianni Agnelli ancora vivo. In quella fase entra nella società anche la madre Margherita. Nel 1999 l’Avvocato detta il futuro: in caso di impedimento, e al momento della morte, tutti i poteri passeranno al nipote John. Quando Gianni Agnelli muore, nel 2003, si apre una battaglia per l’eredità. Erano gli anni difficili della Fiat sull’orlo del fallimento.

L’accordo e la prima causa. Margherita, dopo una contesa con la madre Marella e il figlio John proprio sulle quote della Dicembre, firma nel 2004 un accordo: con un contratto di diritto svizzero accetta di rinunciare all’eredità del padre — e, in futuro, a quella della madre — in cambio di ville, immobili, titoli e opere d’arte per un valore stimato in 1,16 miliardi. E vende alla madre il suo 33% di Dicembre per 105 milioni. Subito dopo la nonna cede tutte le quote Dicembre ai tre nipoti, mantenendo l’usufrutto: John si consolida al 60% (aveva già le quote donate dal nonno), Lapo e Ginevra prendono il resto. Nel 2007, però, Margherita, ritenendo di essere stata tenuta all’oscuro dell’esatto patrimonio dell’Avvocato, chiede in tribunale un rendiconto completo di beni e attività che erano in mano ai consulenti storici di Gianni Agnelli. Pretese respinte in vari gradi di giudizio, in via definitiva. 

La seconda causa. «Pretese temerarie». Adesso, dopo oltre 15 anni dal maxi-accordo sull’eredità, Margherita ha impugnato in Svizzera il contratto con la madre Marella con il quale rinunciava alle quote che le spettavano nella Dicembre. Fonti legali vicini a John Elkann hanno ribattuto che «queste pretese temerarie, cui si resisterà con fermezza in ogni sede, non sono comunque idonee a mettere in discussione la partecipazione di maggioranza assoluta che John Elkann detiene nella società Dicembre». Secondo Margherita, assistita dall’avvocato Dario Trevisan, potrebbero inoltre esserci irregolarità nelle carte depositate alla Camera di Commercio che provano il passaggio delle quote. È in corso una vertenza a Torno contro l’ente per la verifica della documentazione depositata dal fronte Elkann appena lo scorso luglio.

La legge applicabile. Se Margherita riuscisse a far valere che la legge applicabile alla successione della madre Marella — morta in Svizzera ma cittadina italiana — è quella italiana e non quella svizzera, rivendicherebbe il diritto alla quota legittima dell’eredità: non solo il patrimonio al momento della morte ma anche le donazioni, dirette o indirette effettuate in vita, pur se risalenti a molti anni prima, comprese quelle della nuda proprietà a John, Lapo e Ginevra. E, in questa prospettiva, il patrimonio della Dicembre andrebbe ricalcolato ai valori del 2019. Quando la Fiat era già diventata Fca e si approssimava a diventare Stellantis con la fusione con la francese Psa.

Agnelli, il giallo delle quote e la successione di Marella. Mario Gerevini e Fabrizio Massaro su Il Corriere della Sera il 13 agosto 2021. Atti, contratti, bolli, timbri del passato analizzati al microscopio, compreso ogni passaggio della successione di Marella Caracciolo. È una minuziosa manovra legale che parte da lontano per provare a rimettere in gioco l’eredità dei genitori: Gianni Agnelli, scomparso nel gennaio 2003, e Marella, deceduta sedici anni dopo. Qualunque sia l’obiettivo finale di Margherita Agnelli, 65 anni, la faida familiare si è riaccesa sulla società Dicembre, la cassaforte del gruppo, e scuote (di nuovo) le fondamenta del regno governato dal primo dei suoi otto figli, John Philip Elkann, 45 anni. Un regno da 30 miliardi di euro che ha numerose aziende quotate in Borsa, a cominciare da Stellantis. E questo sposta la vicenda su un piano ben più ampio considerando le decine di migliaia di azionisti. Fonti legali vicine alla famiglia, tuttavia, delimitano il perimetro: «Queste pretese temerarie, cui si resisterà con fermezza in ogni sede, non sono comunque idonee a mettere in discussione la partecipazione di maggioranza assoluta che John Elkann detiene nella società Dicembre». Messaggio chiaro di John, Lapo e Ginevra Elkann alla madre (che ha avuto altri cinque figli con Serge de Pahlen): hai firmato un accordo definitivo a Ginevra con nonna Marella nel 2004 rinunciando alla quota nella Dicembre e incassando oltre un miliardo, hai voluto rimetterlo in discussione anni dopo perdendo fino in Cassazione, ora basta, non ci provare ancora. Gli avvocati di Margherita esprimono dubbi sulla correttezza formale degli atti (compravendite e donazioni di quote) alla base dell’attuale assetto della Dicembre, cioè la cassaforte di John (60%), Lapo e Ginevra (20% ciascuno) che è il maggiore azionista (38%) dell’olandese Giovanni Agnelli bv che attraverso Exor gestisce tra l’altro partecipazioni in Stellantis (14,4%), Ferrari (23%), Cnh (27%) e ha il controllo di Partner Re (assicurazioni), Juventus (64%), del gruppo editoriale Gedi (La Repubblica, La Stampa ecc). Quando i legali di John Elkann affermano che la maggioranza della Dicembre non può essere messa in discussione, mostrano in controluce uno dei motivi del contendere tra madre e figlio: il passaggio, avvenuto dopo la morte di Gianni, delle quote della Dicembre da Marella al nipote John, ovvero al capofamiglia designato dall’Avvocato. Semplificando una vicenda complessa, John è arrivato al 60% nella Dicembre in tre fasi: una donazione diretta dal nonno del 25%, inattaccabile; una donazione diretta nel 2003 dalla nonna della quota che lo porta in maggioranza; la vendita un anno dopo da parte di Marella della nuda proprietà delle sue quote residue a John, Lapo e Ginevra, tenendo per sé l’usufrutto, ovvero i diritti patrimoniali. Ma se Margherita impugnasse ora la successione della madre, e se sostenesse che la legge applicabile è quella italiana e non quella svizzera, rivendicherebbe il diritto alla legittima, cioè il 50% dell’asse ereditario della madre. Attenzione: questo vuol dire non solo il patrimonio al momento della morte ma anche le donazioni, dirette o indirette effettuate in vita, pur se risalenti a molti anni prima. Insomma, in questa prospettiva, il patrimonio andrebbe ricalcolato ai valori del 2019. Margherita Agnelli è in campo con un nuovo legale, l’avvocato Dario Trevisan, e seguirebbe così una strada diversa da quella della causa di rendiconto tentata 15 anni fa per sapere quale fosse l’effettivo ammontare del patrimonio del padre. La salita è ripida in quanto la successione di Marella si è aperta in Svizzera, dove sono validi i “patti successori” come quello che Margherita firmò nel 2004 rinunciando a ereditare in futuro le quote della madre. Ma quel patto potrebbe non reggere se Marella venisse considerata italiana ai fini successori, secondo le tesi dei legali di Margherita. Per quanto “temeraria”, l’offensiva proviene non da un azionista qualsiasi ma dalla madre del presidente di uno dei più grandi gruppi industriali e finanziari del mondo e la “Dicembre società semplice” è tutto meno che semplice, è lo scrigno del potere per antonomasia, riservata al punto di aver calpestato indisturbata per decenni, nell’accondiscendente Torino, le regole della trasparenza. È una sorta di Sacro Graal che custodisce passato e presente di una buona fetta del potere economico in Italia. Ma sembra essere anche il nervo scoperto, il tallone d’Achille della famiglia mentre Margherita si è travestita da Indiana Jones nella presunzione di difendere la purezza della successione che sarebbe stata “sporcata” da manovre oscure e patrimoni nascosti a sua insaputa. La partita potrebbe delinearsi meglio a settembre quando presumibilmente Margherita scoprirà le carte o lascerà il tavolo.

Agnelli, Margherita riapre la contesa sull'eredità: nuova guerra con Elkann. Affaritaliani.it Venerdì, 6 agosto 2021. I legali della famiglia Agnelli: "Non in discussione il controllo di John sulla Dicembre". Continua la querelle sull'eredità degli Agnelli, anzi si riapre. Dopo una sentenza definitiva della Cassazione e sei anni di tregua, Margherita de Pahlen, figlia di Gianni Agnelli e di Marella Caracciolo ha deciso di impugnare nuovamente gli accordi che aveva sottoscritto con la madre nel 2004, rinunciando alle quote della Dicembre, la società semplice a cui fa capo il controllo di Exor, holding che custodisce le partecipazioni del gruppo in Stellantis, nella Ferrari, nella Juventus e in altre società. In virtù di quegli accordi e della suddivisione ereditaria di Marella, il capitale della Dicembre è oggi posseduto dai figli di Margherita e del primo marito, John, Lapo e Ginevra Elkann. “E' da circa un quindicennio che Margherita de Pahlen cerca di mettere in discussione gli accordi sulla successione del padre e della madre da lei voluti e sottoscritti nel 2004 e che le hanno procurato beni che, soltanto all'epoca, valevano circa un miliardo e trecento milioni”. Così fonti legali della famiglia Agnelli-Elkann hanno commentato i nuovi sviluppi. “E' proprio nel quadro di tali accordi che Margherita ha deciso di vendere le sue partecipazioni nella Dicembre società semplice, con atto non più reversibile.? I tentativi di Margherita di rimettere in discussione le successioni dei genitori sono manifestamente infondati e del tutto contrari sia alle volontà paterna e materna, sia agli accordi dalla stessa sottoscritti. Nessuno di essi ha, infatti, mai avuto successo”, continuano le stesse fonti legali. Da ricordare che la società Dicembre è oggi di proprietà dei primi tre figli di Margherita, John, Lapo e Ginevra Elkann (con John che ha la maggioranza assoluta) ed è la società che detiene la quota più consistente delle azioni della Giovanni Agnelli e C BV che a sua volta a cascata controlla le società del Gruppo. “Queste pretese temerarie, cui si resisterà con fermezza in ogni sede, non sono comunque in alcun modo idonee a mettere in discussione la partecipazione di maggioranza assoluta che John Elkann detiene nella Dicembre s.s.”, concludono le stesse fonti. 

Le radici della contesa di Margherita Agnelli. "Le radici della contesa di Margherita, che ha avuto altri cinque figli dal secondo matrimonio con Serge de Pahlen, risalgono a un periodo in cui il gruppo versava in condizioni molto diverse da quelle attuali. Era stato Gianni Agnelli nel 1997 a individuare in John il suo successore e, due anni più tardi, la scelta era stata confermata all’unanimità dai soci della Dicembre, Margherita compresa", spiega Repubblica. "Alla scomparsa del padre, nel 2003, Margherita contestò tuttavia le disposizioni e avviò una lite, che si concluse nel 2004 con un accordo firmato a Ginevra, che comprendeva un patto per la successione di Marella stessa. Uscì così dalla Dicembre e ottenne in cambio un patrimonio stimato in 1,3 miliardi di euro".

Eredità Agnelli, guerra tra Margherita e Marella/ Atti segreti, "pensione" negata e…Emanuela Longo l'11.08.2021 su ilsussidiario.net. Eredità Agnelli, la lunga guerra tra Margherita e la madre Marella Caracciolo, tra documenti tenuti segreti, "pensione" negata e strane firme. Con la morte di Marella Agnelli si è inevitabilmente aperta la grande guerra per l’eredità tra Margherita Agnelli e suo figlio John, interessati all’enorme patrimonio della scomparsa in gran parte all’estero, trattandosi di quello che le era stato lasciato in eredità a sua volta dal marito Gianni. Proprio attorno al grande patrimonio accumulato da Marella sono stati numerosi gli interrogativi riportati anche da La Verità, fino alla scoperta da parte degli investigatori della figlia Margherita che dopo aver raccolto una serie di elementi sarebbero giunti ad una “conclusione sconcertante”. “Per trasferire l’intero patrimonio di Gianni Agnelli, o di gran parte di esso, ci sarebbe stato bisogno solo di una paginetta di poche righe in fondo alla quale c’era una ormai irriconoscibile firma dell’Avvocato”, scrive il quotidiano. Lo stesso era accaduto nel settembre 2002 per la donazione dei quadri di Gianni alla Pinacoteca. Secondo gli investigatori, pochi giorni prima della morte di Gianni, a Villa Frescot sarebbero giunte cinque auto con i notai “per l’operazione chiave per la destinazione definitiva del patrimonio Agnelli al di fuori del testamento”. Nella villa oltre a donna Marella ci sarebbero stati Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens. Il notaio giunto nell’abitazione avrebbe predisposto una “procura generale” che conferiva a Marella un potere assoluto sui beni di Gianni, almeno quelli in Italia.

EREDITÀ AGNELLI, MARGHERITA ED IL LAVORO DEGLI INVESTIGATORI. Gli investigatori di Margherita Agnelli, tuttavia, avrebbero raccolto una testimonianza molto importante secondo la quale i testimoni che avrebbero dovuto presenziale all’atto e alla firma, così come le infermiere erano stati fatti uscire. I testimoni, dunque, non avrebbero potuto, come previsto dalla legge, assistere al momento più importante della firma da parte di Gianni Agnelli del quale non si conosceva lo stato di salute. E si sarebbero limitati a “ubbidire” apponendo la loro firma. Si tratta di una versione veritiera? Sicuramente, come aggiunge La Verità, confrontando la firma di Gianni Agnelli in calce alla donazione dei suoi quadri alla Pinacoteca, questa sarebbe molto diversa dall’originale. In merito al vasto patrimonio di cui disponeva Marella, secondo la figlia questo rappresentava la “cassa nera” entrata nella disponibilità della madre dopo la morte di Gianni Agnelli. Oltre a poter contare su altri proventi, Marella nei suoi ultimi 16 anni avrebbe però anche dovuto far fronte ad ingenti spese per il mantenimento delle proprietà in Italia oltre che per il personale di servizio e l’assistenza sanitaria. Secondo la figlia, la donna avrebbe goduto di “una enorme quantità di beni racchiusi in conti esteri e beneficiare di colossali rendite derivanti da un patrimonio mai emerso”. Secondo Margherita, dunque, la donna si sarebbe appropriata, senza renderla partecipe, di parte del denaro spettante anche a lei in quanto erede. Dunque le avrebbe sempre impedito di venire a conoscenza delle informazioni sul patrimonio del padre e sui suoi maggiori segreti finanziari.

L’ACCORDO FIRMATO DOPO LA MORTE DI MARELLA. Nel 2004 Margherita firma l’accordo tombale di Ginevra. Con la morte di Marella Caracciolo il patrimonio della figlia ebbe un importante cambiamento: molti beni passarono infatti nella disponibilità di Margherita che si vide diventare proprietaria di tutto ciò di cui fino a quel momento aveva solo la nuda proprietà. Con la morte della madre, la donna è diventata più ricca di almeno 2,3 miliardi, come scrive La Verità, ai quali si aggiungono 1,4 miliardi di euro destinati a lei nell’accordo del 2004. Margherita divenne anche proprietaria di una preziosa collezione di 115 quadri, lasciati da Gianni in usufrutto alla vedova e che contemplavano, tra le altre, anche tre opere di Picasso. Tra gli altri vantaggi per Margherita dopo la morte della madre, anche quello di non doverle più pagare un assegno annuale di 7 milioni di euro, in ratei mensili, che era stato ottenuto da Marella come parziale “sacrificio” subito a suo dire con l’accordo di Ginevra. Poco prima della morte della madre, Margherita decise di fare uno “sgarbo” a Marella, interrompendo il pagamento di quella “pensione” che tanto l’aveva fatta penare. Dopo aver atteso qualche mese fu informato John e tirato in ballo gli avvocati con una guerra che si è prolungata a lungo. Esattamente fino alla morte di Marella, in seguito alla quale Margherita non poté prendere possesso della villa per alcuni anni in quanto “occupata” da un regolare inquilino, il figlio John.

Estratto dell'articolo di Gigi Moncalvo per "Panorama", pubblicato da "la Verità" il 4 agosto 2021. Questa volta John Elkann, l'uomo che fa diventare oro ciò che tocca, sembra aver combinato un bel pasticcio forse dovuto alla fretta. A rivelarlo, paradossalmente, è stato egli stesso. Ha «dimenticato» e tenute «nascoste» alle autorità italiane per ben 18 anni, nonostante ciò che impone la legge, le informazioni e i documenti riguardanti la sua cassaforte personale, che prima era del nonno, la «Dicembre società semplice». Dal 2003 John è il socio di maggioranza e amministratore di questa società (dopo esservi stato ammesso da Gianni Agnelli nel 1996, a 19 anni) ma solo un mese fa ha finalmente deciso di mostrare le carte []. Perché tanta segretezza e per tanto tempo? [] La causa è principalmente il pressing che Margherita Agnelli sta intensificando contro il figlio. Il nuovo motivo del contendere è il gigantesco patrimonio che donna Marella, la vedova dell'Avvocato, ha lasciato dopo la morte, il 23 febbraio 2019. Margherita, diventata piena proprietaria degli immobili e delle opere d'arte di cui la madre era usufruttuaria, non si è accontentata e ha aperto un alto fronte. Un anno prima che Marella morisse aveva intentato una causa al Tribunale di Ginevra chiedendo la nullità dell'accorso stipulato con la madre nel febbraio 2004 per dividere con lei (alla figlia erano toccati 1,163 miliardi di euro) il patrimonio all'estero dell'Avvocato. In quell'accordo Margherita aveva anche rinunciato «in via tombale» ai suoi diritti ereditari [...] ma ha atteso ben 15 anni prima di impugnare quell'accordo. Quando la madre è scomparsa, Margherita ha chiamato in causa John [...]. L'avvocato di quest' ultimo, Carlo Lombardini, autore di quell'accordo del 2004 studiato nei minimi termini, aveva avuto buon gioco nel sostenere che se Margherita aveva firmato e poi ci aveva ripensato la ragione era semplice: nel 2004 credeva che il gruppo Fiat non avesse futuro, mentre negli anni successivi - grazie a Sergio Marchionne e a John - era diventato altamente redditizio. Facile, quindi, chiedere oggi di rivedere tutto. In questa causa senza speranze, Margherita era pentita soprattutto di aver «svenduto» per 105 milioni di euro alla madre, che l'aveva girata al nipote, la quota della Dicembre, che ora vale molto di più e continua a essere il perno del comando e la vera fonte di grandissimi profitti. [] La Dicembre non è un'entità qualsiasi. Nonostante esistesse dal 1984, non era nemmeno stata iscritta al Registro imprese dalla Camera di commercio di Torino, come prevede la legge. [] Da quell'atto costitutivo mai portato alla luce emergeva che, dopo la morte di Gianni, la società risultava avere tre soci molto anziani: Marella Agnelli, classe 1927, Gianluigi Gabetti del 1924, e Cesare Romiti del 1923. Inoltre c'era scritto che controllavano la società con 6,20 euro: Marella con dieci quote da mille lire ciascuna (5,16 euro) e gli altri due con l'equivalente di 0,52 centesimi. [] La storia della Dicembre è significativa. La società era stata costituita il 15 dicembre 1984 (capitale 99 milioni e 980 mila lire) con cinque soci: Gianni Agnelli (99,9 per cento), Marella Agnelli (10 quote da mille lire ciascuna), e con altre tre quote da mille lire Umberto Agnelli, Cesare Romiti, Gianluigi Gabetti. [] Poi avviene [] un trasferimento in Liechtenstein, il 30 luglio 1991, poco prima che scoppi Tangentopoli []. Ad aprile 1996, mentre l'inchiesta Mani pulite comincia a spegnersi, la Dicembre torna in Italia. Il 10 aprile 1996 arriva il momento-chiave: John, che ha solo 19 anni, entra tra i soci di Dicembre. [] Per la Camera di commercio di Torino la Dicembre continua a non esistere, nessuno comunica nulla. [] Ed eccoci alla morte di Gianni, il 24 gennaio 2003. L'11 aprile 2003 John diventa amministratore di Dicembre. Un mese dopo la morte del nonno ne diventa anche il padrone assoluto: sua nonna (che conserva il 7,9 per cento) gli ha donato gran parte delle sue quote (che portano Jaki al 58,7 per cento) relegando Margherita in minoranza. [] Lei cede alla madre il suo 35 per cento in cambio di 105 milioni di euro. La Camera di commercio era l'unica a Torino a non sapere nulla, anche se avrebbe dovuto intervenire d'imperio segnalando al giudice una serie di incredibili anomalie. Fino a che, il 25 giugno 2012, finalmente Dicembre viene iscritta nei Registri [].Sulla «folgorazione» improvvisa di John è emerso un secondo elemento, [] ad accendere i fari sulla vicenda [] [è stata] Katherine M. Shiu, branch chief di Oiea (Office of investor education and advocacy), il settore anti-frodi della Sec, Security exchange commission, l'organismo che sovrintende e controlla tutte le attività legate alle società quotate alla Borsa di New York e alle loro partecipate.Secondo alcune fonti il 5 aprile scorso i vertici della Sec (il presidente Gary Gensler e i due commissioner Elad L. Roisman ed Hester M. Peirce) hanno ricevuto dall'Italia un dettagliato dossier cui erano allegate le visure della Dicembre. Da esse emergeva che la controllante di due società quotate dall'ottobre 2014 alla Borsa di New York (Fca fino al gennaio scorso e Ferrari NV) era interamente composta da tre persone da tempo defunte con quote per un controvalore di euro 6,20. Nel documento non figurava mai il nome di John Elkann. [] Jaki ha svelato circostanze che aprono nuovi fronti, soprattutto fiscali nei confronti suoi e di Lapo e Ginevra Elkann. E in pratica si è autoaccusato di non aver rispettato la legge italiana in numerose circostanze. [] John è entrato in un campo minato che apre fronti fiscali di vaste dimensioni. Ah, quando c'era Sergio Marchionne (nemmeno ricordato a tre anni dalla morte) certe cose non sarebbero mai capitate.

Gigi Moncalvo per "la Verità" l'11 agosto 2021. Com'era prevedibile, la morte di Marella Agnelli ha aperto una nuova grande «guerra di successione» tra Margherita Agnelli e suo figlio John per mettere le mani sull'enorme patrimonio della scomparsa, in gran parte all'estero dato che si trattava di quello lasciatole in eredità dal marito Gianni e di cui la defunta era entrata in possesso nel 2004 dopo aver «sistemato» le cose con sua figlia. Alla morte della madre, il ragionamento della figlia era stato molto semplice. Partendo dal fatto che Marella nel corso della propria vita non aveva mai avuto beni e redditi propri, men che meno derivanti dallo scarso patrimonio della famiglia Caracciolo, e nemmeno rendite personali se non quelle «elargite» dal marito e «controllate» dai «custodi» Gabetti e Grande Stevens, come era possibile che la defunta avesse lasciato un patrimonio immenso in gran parte custodito in paradisi fiscali? Era stata lei (e come aveva fatto?) ad accumulare nel corso del tempo una simile fortuna e a vederla moltiplicare dopo la morte del marito, oppure si trattava di una serie di donazioni fatte dal defunto prima della propria morte e avute dalla moglie fuori dal testamento e quindi in grandissima parte «sottratte» all'altra erede, cioè la propria figlia? Per caso queste eventuali «donazioni» erano state perfezionate nel periodo prossimo alla morte dell'Avvocato, e quindi al di fuori dei limiti temporali previsti dalla legge (sei mesi prima della scomparsa) e anche in misura superiore al consentito (cioè ben oltre la quota «disponibile») e revocabili su richiesta degli eredi? Margherita sapeva o credeva di conoscere i tempi e le circostanze in cui sua madre era entrata in possesso di quella ingente quantità di beni. Non si trattava di donazioni o trasferimenti di denaro né di cambi di intestazioni di titoli o quote azionari. No, sarebbe stato tutto molto più semplice. Gli investigatori di Margherita avevano raccolto una serie di elementi che li avevano portati a una conclusione sconcertante. Per trasferire l'intero patrimonio di Gianni Agnelli, o di gran parte di esso, ci sarebbe stato bisogno solo di una paginetta di poche righe in fondo alla quale c'era una ormai irriconoscibile firma dell'Avvocato. Anzi di uno spezzone del suo nome e cognome. Com' era già avvenuto pochi mesi prima, settembre 2002, per la donazione dei quadri di Gianni alla Pinacoteca, alla viglia dell'inaugurazione della stessa. Gli investigatori avevano avanzato, non si sa con quale grado di attendibilità, l'ipotesi che pochi giorni prima della morte di Gianni, nel tardo pomeriggio di una domenica di gennaio del 2003 (e quindi presumibilmente il 13 o il 20 gennaio, dato che Agnelli è morto venerdì 24), cinque auto fossero salite a Villa Frescot a breve distanza temporale l'una dall'altra per l'operazione chiave per la destinazione definitiva del patrimonio Agnelli al di fuori del testamento. Sulle rispettive vetture sarebbero arrivati due dipendenti di uno studio notarile, che dovevano fungere da testimoni, e lo stesso notaio. Dentro la villa ad attenderli ci sarebbero stati donna Marella, affiancata da Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens. Il notaio aveva già predisposto una «procura generale» di poche righe che conferiva a Marella un potere assoluto sui beni del moribondo, almeno quelli in Italia. Al di là delle forme e delle condizioni fisiche di Gianni Agnelli (era in grado di intendere e di volere?), gli investigatori di Margherita sostenevano di aver raccolto una testimonianza che racchiudeva un particolare molto rilevante: uno dei due testimoni che avrebbero dovuto presenziare all'atto e alla firma affermava che essi non erano stati nemmeno fatti entrare nella camera di Gianni Agnelli. Erano stati fatti attendere in una sala adiacente dato che là erano entrate solo quattro persone. Anche le due infermiere erano state fatte uscire. I due testimoni, in sostanza, non avrebbero potuto, come previsto dalla legge, presenziare alla lettura dell'atto né assistere al momento più importante, e cioè la firma da parte di Gianni Agnelli. All'uscita dalla camera - secondo la testimonianza -si sarebbero limitati a «ubbidire» apponendo la loro firma. Chissà se questa versione è vera o meno. Questo è quanto Hurner ha raccontato a Margherita non si sa allegando quali prove e soprattutto quale testimonianza. Un dato appare certo: basta andare alla prefettura di Torino e consultare il fascicolo della Fondazione Pinacoteca Giovanni e Marella Agnelli. Si potrà notare come la firma di Gianni Agnelli in calce alla donazione dei suoi quadri nel settembre 2002 sia molto diversa dall'originale. L'ingente patrimonio di cui disponeva la madre negli ultimi anni, secondo la figlia, rappresentava la «cassa nera» entrata nella disponibilità della madre alla morte di Gianni Agnelli nel gennaio 2003 o nei mesi di poco precedenti la morte. Nel corso del tempo Marella, oltre ai proventi dell'accordo di Ginevra, aveva potuto contare su alcuni asset «liberati» dalla morte del marito e di cui poteva disporre personalmente: ad esempio, il ricavato della vendita all'asta dell'appartamento di New York e di alcuni arredi di quel prezioso duplex al 770 di Park Avenue, altre rendite immobiliari legate all'alienazione di alcune proprietà a Parigi, ma ufficialmente niente di più. D'altro canto, invece, Marella nei suoi ultimi 16 anni aveva dovuto sostenere ingenti spese di mantenimento per le proprietà in Italia, in particolare per Villar Perosa, per la villa di Saint Moritz, per il riad di Marrakesh in Marocco, per l'ex convento di Alzipratu in Corsica. Senza parlare dei costi per il personale di servizio e per l'assistenza sanitaria. E infine per l'acquisto della sua nuova residenza svizzera a Samaden. Ne deriva che - secondo la figlia - fino alla propria morte, Marella aveva potuto contare su una enorme quantità di beni racchiusi in conti esteri e beneficiare di colossali rendite derivanti da un patrimonio mai emerso. Ciò significa, secondo Margherita, che, senza informarla, sua madre si era appropriata di ciò che apparteneva al defunto e quindi per metà anche a lei, dato che tali somme avrebbero dovuto essere divise a metà tra le due legittime eredi. Sempre secondo la figlia, Marella Caracciolo si sarebbe dunque prestata - consapevolmente o meno - alle manovre di coloro che l'hanno guidata nella lunga vertenza per l'eredità. E, alla fine, avrebbe volutamente danneggiato l'altra legittima erede impedendole di avere conoscenza di tutte le informazioni che contribuivano a determinare l'entità globale della massa successoria. Tutto ciò sarebbe dimostrato dalle pressioni, dagli ostacoli, dalle resistenze, dalle condizioni, dalle clausole che sono state imposte a Margherita per impedirle di conoscere tutte le informazioni riguardanti il patrimonio del padre, la distribuzione degli asset nei vari conti bancari, le rendite annue, le società estere, i nomi degli amministratori delle fondazioni, delle stiftung, delle anstalt, delle finanziarie, le generalità dei beneficiari e degli intestatari. Per arrivare a questo le sarebbero stati nascosti documenti conservati nel «family office» di Zurigo, la cassaforte personale dei segreti finanziari di Gianni Agnelli. Su ordine di chi Siegfried Maron e Ursula Schulte, i due «responsabili» della struttura finanziaria svizzera, avrebbero agito contro una delle due eredi? Tale condotta avrebbe avuto un altro fine, secondo la figlia: costringerla a privarsi delle quote della Dicembre e delle azioni dell'Accomandita, trasformando tali asset in denaro e inglobandoli nella somma finale dell'accordo transattivo, al fine di estrometterla dalla Fiat facendole credere che era conveniente liberarsi di quei pacchetti. Margherita aveva sempre nutrito il sospetto di essere stata tenuta all'oscuro di gran parte dei segreti di suo padre. Temeva che Gabetti e Grande travalicassero il loro ruolo di «consiglieri» o di «amministratori» o di «protectors» («protettori») come era scritto in alcune delle poche carte che Margherita era riuscita a scoprire, gran parte delle quali era stata proprio la «controparte» a farle avere facendole credere che non aveva nulla da nascondere e che gliele avesse consegnate generosamente, per dimostrare buona fede, o facendo in modo che credesse di essere stata lei a scovarle. Margherita, nel corso della trattativa, densa di aspetti a tratti paradossali, durata quasi un anno per venire a capo del patrimonio estero di suo padre, aveva messo a fuoco alcuni «sospetti» che, con il passare degli anni, a suo avviso erano stati confermati dai fatti anche vedendo su quale immenso patrimonio sua madre potesse contare. La figlia era arrivata a sospettare anche di un doppio gioco dei propri avvocati e pensava di non essere stata difesa né tutelata, cadendo ingenuamente in una serie di tranelli orditi dalla controparte, nel silenzio e nella mancanza di reazione dei propri legali, attraverso l'abile condotta di Carlo Lombardini, che, scelto da Grande Stevens e ispirato da Gabetti (che controllava anche i due «dioscuri» del family office), guidava le danze in nome e per conto di Marella. Margherita, nel momento stesso in cui firmò quell'accordo così faticosamente raggiunto, aveva manifestato i propri sospetti. Al punto che scrisse di suo pugno in francese le sue perplessità sull'ultima pagina di quell'accordo transattivo: «J' accepte, par gain de paix, de regler definitivement la succession de mon pére conformément a cette proposition tout en précisant qu' a mes yeux certains chiffres ne sont pas confirmés a la realité». Vale a dire: «Accetto, per motivi di pace, di risolvere definitivamente la successione di mio padre in conformità a questa proposta, chiarendo che ai miei occhi alcune cifre non sono conformi alla realtà». È una frase che servirà a Margherita per sostenere che la sua volontà era stata in qualche modo «coartata», nonostante fin da allora pensasse che le cifre indicate su quell'accordo non fossero reali. Da quel momento questo aspetto marchierà indelebilmente gli avvenimenti successivi e farà sorgere nuovi dissapori. Margherita credeva di essere stata «fregata». Aveva firmato solo «per motivi di pace», illudendosi che quel gesto rendesse possibile la fine delle ostilità. Invece ne era l'inizio.

John Elkann forse pensava che sua madre si sarebbe accontentata ancora una volta dopo l'accordo tombale di Ginevra del 2004. La morte di Marella Caracciolo, infatti, avrebbe e ha determinato una serie di conseguenze notevoli e molto remunerative per la figlia dal punto di vista patrimoniale, nonostante sua madre - proprio in virtù dell'accordo «tombale» del 2004 - l'abbia esclusa dal proprio testamento. La conseguenza più immediata riguardava il passaggio, automatico e istantaneo nella disponibilità completa di Margherita Agnelli di molti beni, quelli su cui la scomparsa aveva l'usufrutto, così come indicato nel testamento di Gianni Agnelli. Margherita, dunque, aveva visto diventare di sua piena proprietà tutto ciò su cui fino a quel momento aveva solo la nuda proprietà. Si trattava di beni immobili di grande valore, anche se di difficile valutazione commerciale. Nel maggio 2003, nel suo memorandum sui beni in Italia di Gianni Agnelli, il commercialista di famiglia Gianluca Ferrero (detto «Il Contabile») aveva stimato «in via di larga approssimazione» il valore di questi immobili in 45 milioni di euro. Si tratta, prima di tutto, della proprietà di Villar Perosa, il simbolo della dinastia, con tutti gli arredi. Poi Villa Frescot in collina a Torino, che ha rappresentato per anni la residenza di Gianni Agnelli e in cui fino a qualche tempo fa hanno abitato John Elkann e la sua famiglia (con l'autorizzazione dell'usufruttuaria, cioè la nonna). E poi Villa Sole e Villa Bona, le due residenze poco lontane da Frescot, la prima delle quali era la casa in cui il padre aveva concesso di vivere, senza mai intestargliela, al figlio Edoardo. Nello stesso perimetro c'è anche Villa Bona, una sorta di seconda residenza. Il quinto immobile in Italia è il grande appartamento che si trova a Roma, all'ultimo piano di Palazzo Carandini (erroneamente definito Palazzo Agnelli) proprio di fronte al Quirinale. Da mesi Margherita sta cercando un compratore poiché il prezzo richiesto è ritenuto «esagerato»: 20 milioni. Il commercialista Ferrero nel 2003 aveva precisato che due degli immobili in questione (Villar Perosa e Villa Frescot) «sono di particolare pregio, anche storico, ma probabilmente di difficile commerciabilità». E aveva aggiunto che «il valore indicato non è da intendersi come stima di mercato [] ma come una valutazione indicativa al solo fine di determinare un ordine di grandezza del valore dell'intero patrimonio caduto in successione». Anche se due anni prima l'imposta sulle eredità era stata abolita dal governo Berlusconi, il commercialista aveva tenuto più basso possibile il valore complessivo. Al momento della morte di sua madre, il 23 febbraio 2019, Margherita aveva incamerato immobili il cui valore può essere certamente stimato in più di 300 milioni di euro. Non è tutto. Margherita era divenuta piena proprietaria anche della preziosa collezione di 115 quadri, lasciati da Gianni in usufrutto alla vedova, il cui elenco dettagliato rappresenta la «parte segreta» dell'accordo transattivo del febbraio 2004. Tra queste opere d'arte ci sono tre Picasso, sei Paul Klee, un Francisco Goya, quattro Gustav Klimt, cinque Egon Schiele. A Margherita erano già stati consegnati, in virtù dell'accordo di Ginevra, altri 114 quadri (più 41 rimasti in deposito a Villa Frescot). Di questa collezione facevano parte altre 37 tele di cui Marella era piena proprietaria e che ha voluto destinare a John. Il valore totale della collezione nel 2004 venne stimato, molto al ribasso, in 213 milioni di dollari da David Somerset, l'esperto d'arte di cui Gianni si fidava di più. Ma tale stima era molto al di sotto del valore reale. Basti pensare che, ad esempio, il famoso Harlequin, un'opera del 1909 di Pablo Picasso, venne valutato 6 milioni di dollari in sede di accordo tra madre e figlia, ma il suo valore cinque anni dopo era già salito a 30 milioni, secondo un catalogo d'asta di Sotheby' s dell'ottobre 2008. In una perizia che Marella fece fare nel 2018 la stima era salita a 90 milioni. Non è fuori luogo, quindi, affermare che in proporzione l'intera collezione possa oggi valere non 213 milioni ma oltre 2 miliardi di dollari. In sostanza, al momento della morte di sua madre, Margherita è diventata più ricca di almeno 2,3 miliardi. La somma va aggiunta a quanto già destinato a lei nell'accordo del 2004, cioè 1,4 miliardi di euro. Un totale di almeno 3,7 miliardi. Oltre a questo, un altro immediato vantaggio per Margherita in virtù della morte della madre è stato quello di non doverle più pagare un assegno annuale di 7 milioni di euro, in ratei mensili, che era stato ottenuto da Marella quale parziale compensazione del «sacrificio» - a suo dire - che aveva dovuto subire con l'accordo di Ginevra. In quei 15 anni (dal febbraio 2004 al febbraio 2019), la figlia aveva versato alla madre 105 milioni di euro. Era, curiosamente, la stessa cifra che Marella aveva versato alla figlia per comprare la quota di quest' ultima nella Dicembre per tagliarla fuori dalla cassaforte di famiglia. Margherita, che riteneva una trappola l'accordo del 2004, era furibonda di dover continuare a pagare quella cifra mensile che l'avvocato di Marella, Carlo Lombardini di Ginevra, con il suo accento francese, chiamava la «pansione», cioè la «pensione». Margherita parlava di una vera e propria sofferenza allorché ogni mese autorizzava il bonifico di quasi 600.000 euro alla propria madre. Da lungo tempo meditava di sospendere i pagamenti, a titolo di «ritorsione. Ma gli avvocati di sua madre nel 2004 avevano posto una condizione per impedire che la «pansione» non venisse più pagata il primo giorno di ogni mese. Avevano ottenuto in pegno 26 quadri. Nel gennaio del 2018, poco più di un anno prima della morte di sua madre, all'improvviso Margherita fece un gesto che avrebbe potuto evitare: smise di firmare quell'accredito mensile a favore di Marella. Fu il momento sbagliato poiché la madre stava molto male, e inoltre non era possibile violare unilateralmente un impegno firmato. La contessa de Pahlen era arrivata a questa decisione dopo che, rosa dall'ansia di voler aprire nuovi fronti legali, aveva consultato due giureconsulti svizzeri per sapere se esistesse la possibilità di intraprendere un'altra guerra giudiziaria: chiedere l'annullamento del famoso e mai digerito accordo di Ginevra, nonostante fossero passati 13 anni (si era negli ultimi mesi del 2017). Margherita, dunque, aveva incaricato due importanti studi legali a Zurigo e Basilea di studiare il famoso accordo del 2004 e l'annesso patto successorio (contenente l'accordo tombale sulla rinuncia all'eredità futura di Marella) per vedere se esistessero aspetti che avrebbero potuto rimettere tutto in discussione. La formulazione di questo parere pro veritate fu affidata senza che nessuno dei due studi legali, per non essere in qualche modo influenzato, sapesse che anche l'altro stava lavorando in contemporanea sulla stessa questione. I due studi dovevano esprimersi su questo aspetto: esistevano margini per poter chiedere a una Corte svizzera la nullità o l'annullabilità del contratto? Un accordo è nullo quando è contrario a norme imperative, quando mancano o non si sono realizzati uno dei quattro requisiti (accordo, causa, oggetto, forma), quando la causa è illecita o manca l'oggetto del contratto. Il contratto nullo è come se non fosse mai stato stipulato. Un accordo invece è annullabile nel caso di vizi del consenso e nei casi di errore, violenza minacciata o dolo. L'errore è riconoscibile quando una persona di normale diligenza avrebbe potuto rilevarlo. Margherita riteneva di essere stata vittima proprio di questo. I due giuristi erano pervenuti a conclusioni analoghe: a loro parere l'accordo e il patto presentavano aspetti di annullabilità. Non restava che rivolgersi a un Tribunale svizzero. E Margherita lo fece immediatamente nella speranza che il giudice dichiarasse quell'accordo «non valido», come se non fosse mai esistito, con tutto quanto ne conseguiva. Si sarebbe quindi venuta a creare una situazione per cui i contraenti avrebbero dovuto restituire reciprocamente ciò che avevano ricevuto, in particolare riguardo all'asset più pregiato: il controllo del gruppo automobilistico. Marella avrebbe dovuto ridare alla figlia le azioni di controllo del gruppo Fiat (in primis le quote della Dicembre, quelle dell'Accomandita Giovanni Agnelli & C. e di Exor e le partecipazioni da essa detenute, insieme ad altri numerosi asset), mentre Margherita avrebbe dovuto ridare alla madre, con gli interessi, il denaro e i beni ricevuti in quel lontano 2004. C'era una sola ma importantissima differenza tra i due pareri legali. Secondo Zurigo, l'accordo era annullabile al 100%, non c'era alcun dubbio. Era proprio ciò che Margherita voleva sentirsi dire. Invece, il parere di Basilea, pur arrivando alle stesse conclusioni, delineava uno scenario che invitava alla prudenza e introduceva un importante elemento di cui tener conto: anche se l'accordo fosse stato nullo o annullabile, bisognava tener conto di un orientamento giurisprudenziale che da tempo caratterizza molti sistemi giuridici europei. E cioè: il divieto di abuso del diritto. Significa che non è possibile pretendere che, pur di fronte a una nullità o annullabilità conclamata, un accordo dopo un certo tempo e di fronte al mutare delle condizioni venga cancellato se la situazione è radicalmente mutata. In altre parole, se Margherita aveva deciso di «disfarsi» delle azioni del gruppo automobilistico quando il loro valore era minimo e si prefiguravano tempi bui, a distanza di anni non era possibile chiedere la restituzione di quegli asset che nel frattempo avevano moltiplicato il loro valore di almeno 20 volte. Utilizzare il ricorso per una simile «operazione» configurerebbe un «abuso del diritto». L'esercizio del diritto, quindi, è «inammissibile se può avere il solo scopo di provocare danno ad altri». Il parere di Basilea, dunque, anticipava saggiamente i pericoli e i rischi legati a un'azione giudiziaria volta a chiedere la cancellazione degli effetti dell'accordo del 2004. Non solo, ma oltre al rischio fondato di vedersi respingere la richiesta, c'era anche quello di essere sanzionati dalla Corte. Margherita Agnelli non ha tenuto in alcun conto del parere dello studio di Basilea e ha optato per la immediata causa contro l'anziana madre. Ha fatto preparare un'azione giudiziaria e l'ha presentata al Tribunale di Ginevra nei primi mesi del 2018. Ovviamente non sapeva che Marella sarebbe morta nel giro di un anno, ma era facile prevedere che le restasse poco da vivere. Nonostante questo non ha esitato a chiamarla in causa indicando, in subordine - nel caso la madre nel frattempo fosse venuta a mancare - anche un secondo convenuto: il figlio John Ekann. Egli, furibondo, ha scelto come difensore l'avvocato Carlo Lombardini di Ginevra. Il legale conosce benissimo la materia poiché, tra il 2003 e il 2004, era stato lui a guidare sul campo le operazioni, con Gabetti e Grande Stevens. Lombardini aveva condotto le trattative con gli avvocati di Margherita ed era stato il principale artefice della formulazione di quell'accordo. Di conseguenza, l'avocato svizzero vedeva messa in dubbio anche la sua capacità professionale. Il legale ginevrino era completamente d'accordo con le considerazioni espresse da John: «Mia madre 15 anni fa si è "disfatta" molto volentieri delle azioni del gruppo poiché valevano poco. Riteneva impossibile che Fiat uscisse dalla crisi in cui si trovava e non pensava che il valore del gruppo, dopo aver corso il rischio del fallimento, crescesse enormemente com' è avvenuto con un duro lavoro. È troppo comodo, adesso, pentirsi di non aver creduto nell'azienda e quindi in me e nel mio lavoro e chiedere la restituzione di azioni che ora valgono almeno 20 volte tanto!». Margherita, in quel gennaio 2018, contemporaneamente all'azione giudiziaria, fece un altro sgarbo alla madre, un gesto che avrebbe potuto evitare. Sulla base di quei due pareri legali, decise di interrompere immediatamente il pagamento della «pensione» mensile alla società che agiva per conto di sua madre. La signora che si occupava degli affari amministrativi e contabili della vedova Agnelli pensò si trattasse di un errore o di un problema bancario e informò Marella senza crearle inutili allarmismi. Ma, alla fine del febbraio successivo, quando non arrivò nemmeno l'altra rata, informò John. Venne attivato l'avvocato Lombardini che, con grande accortezza, telefonò a casa di Margherita ad Allaman (non riuscendo a sapere qual era il nuovo legale della contessa de Pahlen) per avere notizie. Solo qualche giorno dopo, il nuovo e inesperto segretario di Margherita diede una sorprendente risposta: «La contessa mi incarica di informarla che il pagamento mensile è sospeso». Quando finalmente riuscì ad avere una laconica motivazione («Si tratta di motivi di ordine legale»), Lombardini chiese qual era l'avvocato di Margherita cui rivolgersi. Nessuna risposta. Il neo segretario evidentemente ancora non sapeva a quale tipo di figuracce sarebbe stato esposto nel corso del tempo. Margherita, all'improvviso, aveva affidato a questo giovanotto i pieni poteri, soprattutto quello di tenere i rapporti con il folto gruppo di persone con cui non voleva comunicare direttamente. Al nuovo collaboratore era stato addirittura affidata la delicatissima responsabilità di capo del «family office». Si trattava di Achille Deodato, 35 anni, laurea alla Luiss di Roma, figlio di Giuseppe Mario Benedetto Deodato, siciliano di Villarosa (Enna), dal 2006 e per qualche anno ambasciatore a Berna (nominato dal governo Prodi e quindi dal ministro degli Esteri Massimo D'Alema), dal 2003 direttore generale della Farnesina per la cooperazione allo sviluppo. Margherita aveva affidato a Deodato jr una delega generale e un potere assoluto, arrivando addirittura a licenziare il suo procuratore speciale in Italia, l'avvocato Roberto Cattro, un professionista che aveva svolto incarichi molto delicati nei suoi tre anni di lavoro, specie nell'ultimo periodo di vita di Marella, compresi i contatti con la magistratura e gli avvocati, soprattutto controllando lo stato degli immobili, i rapporti con il personale, l'inventario fotografico e la valutazione aggiornata di tutti i beni di cui Marella aveva l'usufrutto e Margherita la nuda proprietà. Sembra che Cattro abbia in corso un tentativo di definizione amichevole, una causa assistito dallo Studio Bin di Torino. Margherita non aveva voluto sentire ragioni ed era ostinatamente andata avanti per quella strada. La sospensione del pagamento alla madre, senza che venisse data alcuna comunicazione, aveva ovviamente determinato periodiche telefonate di civile protesta e di stupore da parte dell'avvocato Lombardini. Dopo il primo tentativo andato a vuoto, aveva fatto interpellare in Italia proprio l'avvocato Cattro il quale, essendo ancora nel pieno delle sue funzioni, aveva riferito il messaggio a Margherita e saputo casualmente e a grandi linee la ragione per cui era stato sospeso il pagamento mensile a Marella. In una riunione ad Allaman (presenti Margherita, il marito, il suo avvocato italiano Trevisan, quello svizzero Janneret e Cattro), qualcuno definì «suicida» la decisione, aggiungendo: «Signora, non dimentichi che qui siamo in Svizzera. A quanto pare sono l'unico a ricordarglielo». Gli avvocati infatti non avevano osato mettere in guardia la cliente dalla sua sconsiderata decisione. Margherita e i suoi legali avevano fatto finta di ignorare un particolare di grande rilevanza, ricordato invece da uno dei presenti: «Non dimenticate che questo comportamento può consentire a donna Marella di far uscire dal suo caveau svizzero i 26 quadri, che lei tiene in pegno, e metterli all'asta. Si tratta di un controvalore che nel 2004 era stato fissato in 70 milioni. Tuttavia è bene ricordare che una sola di queste opere, il Picasso, oggi ne vale 90 anche se era stato valutato 6. Vale la pena correre il rischio che donna Marella proceda alla vendita?». Nel frattempo, si era arrivati a marzo, le rate mancanti erano salite a tre, per un totale di quasi 2 milioni di euro. Visto il muro di gomma eretto da Margherita, dopo l'ennesima inutile telefonata ad Allaman, e passata inutilmente la scadenza di un'ulteriore rata, Lombardini decise di mettere a punto con John una nuova strategia. Chiamò ancora una volta casa de Pahlen: «Visto che siamo arrivati alla quarta rata non pagata, vogliate informare la contessa che la vedova Agnelli si riterrà libera di mettere in vendita alcuni quadri di cui è usufruttuaria. Visto che l'accordo di Ginevra non viene ottemperato ed è stato violato da una delle due contraenti, e dato che "non ci si può fare giustizia da sé" né disattendere gli impegni sottoscritti, la mia assistita ha deciso di mettere in atto alcune iniziative per rientrare dei suoi crediti». Margherita non volle sentire ragioni, «Vediamo che cosa osano fare!», disse in segno di sfida. Si era arrivati al mese di giugno, Marella da sei mesi aveva smesso di ricevere la sua «pansione», come la chiamava Lombardini, per un totale di circa 2,5 milioni di euro. A sbloccare il tutto e a far tornare Margherita alla «ragione» erano stati due avvenimenti. Un quotidiano svizzero aveva pubblicato una breve notizia: «Sotheby's ha reso noto che tra qualche settimana si terrà una importante asta con sei dipinti appartenenti alla collezione di Gianni e Marella Agnelli. Tra le opere ci sarà anche l'Harlequin di Pablo Picasso». Seguivano i dettagli tecnici: «Data di attribuzione 1909, oil on canvas (olio su tela), dimensioni 93x72». L'allarme ad Allaman era scattato immediatamente ed era stata subito convocata una nuova riunione. Il procuratore italiano, dopo aver ascoltato un improbabile «piano di guerra», destinato a una sicura sconfitta, aveva sfoderato un argomento molto convincente: «L'altra volta vi avevo invitato a fare bene i conti e a valutare ciò che sarebbe potuto accadere. Non mi avete voluto ascoltare. Sembrate dimenticare che c'è un pegno che non è stato onorato e ora, invece, vi spaventate perché donna Marella, com' è sua facoltà, si è rivolta a Sotheby's. Vi invito a riflettere: con qualche cavillo potreste anche riuscire a sospendere l'asta che, comunque, prima o poi, si terrà poiché donna Marella può legalmente mettere in vendita quei quadri. Quando ciò avverrà, non riuscirete a impedire che un compratore "ignoto" possa portare a casa per 70 milioni opere che valgono più di un miliardo. Vi esorto a considerare che c'è la fondata possibilità che questo sconosciuto compratore sia stato mandato proprio da suo figlio e agisca su suo mandato riservato». E, subito dopo: «Attenzione, perché in tal caso l'affare lo fanno gli Elkann. Potranno portarsi a casa per un tozzo di pane un miliardo di tele appartenute a Gianni Agnelli». La reazione di Margherita era stata veemente: «Preferirei distruggere quei quadri e bruciarli piuttosto che vederli finire nelle mani di mio figlio e dargliela vinta». L'avvocato Cattro osò replicare: «Contessa, non può farlo, poiché quei quadri non sono nella sua disponibilità ma si trovano in pegno». Margherita non appena ascoltò questo tipo di considerazioni cambiò subito idea. Il procuratore, dopo averla finalmente convinta, aggiunse: «Contessa, mi permetto di darle un consiglio: già domani accrediti a sua madre la somma degli arretrati e, con un gesto che sono certo verrà apprezzato, anticipi anche il pagamento dei prossimi mesi, fino a dicembre. In tal modo l'avvocato Lombardini eviterà di chiederle gli interessi sulle somme non versate». È probabilmente nel periodo in cui si registrarono tali tensioni che donna Marella, o qualcuno a lei molto vicino, escogitò una «rappresaglia»: far stipulare a John un contratto di affitto di Villa Frescot per sei anni con Marella. Il contratto venne stipulato, Marella era la locataria, il nipote il locatore. Il tutto, ovviamente, all'insaputa di Margherita. Che, il giorno della morte di sua madre, non avrebbe potuto prendere possesso della villa per alcuni anni poiché «occupata» da un regolare inquilino, suo figlio John.

Gigi Moncalvo per "la Verità" il 12 agosto 2021. Nel momento stesso in cui donna Marella Caracciolo (vedova di Gianni Agnelli), nel suo ultimo anno di vita, ha ricevuto dal tribunale di Ginevra la notifica della nuova causa intentata da sua figlia, Margherita Agnelli, John Elkann ha immediatamente arruolato l'avvocato Carlo Lombardini. Qualche giorno dopo, Lombardini ha richiamato John: «Posso affermare in tutta tranquillità che per sua madre (Margherita, ndr) non c'è alcuna chance che il tribunale accetti il ricorso». L'avvocato, basandosi sul «divieto di abuso del diritto», sostiene che è troppo comodo, dopo aver rinunciato a una serie di asset in cambio di una cospicua contropartita, chiederne dopo tanti anni la restituzione, senza tener conto che il valore si è accresciuto di 20 volte. In tal modo, Lombardini va a precludere la prima ipotesi riguardante le ragioni per cui Margherita sta minacciando la seconda «guerra di successione»: costringere John a sganciare una grossa somma di denaro pur di non vedere le sue società sottoposte alle reazioni del mercato di fronte a eventuali rumors riguardanti la solidità degli azionisti di Fca ed Exor. E Margherita potrebbe considerare tale somma una sorta di parziale «indennizzo» per ciò che le è stato nascosto nel precedente accordo. La strada che Margherita avrebbe in alternativa è legata ad alcuni interrogativi non da poco. La successione di Marella Caracciolo, va aperta in Italia o in Svizzera? Va applicato il diritto successorio del nostro Paese, più favorevole ai diritti della figlia e tale da determinare la nullità dell'«accordo tombale» firmato a Ginevra, oppure quello svizzero? L'accordo tombale del 2004 ha riguardato anche la successione di donna Marella e prevedeva che, dopo la morte della madre, Margherita non avrebbe avuto più nulla da pretendere. Questo però secondo un accordo firmato in Svizzera. Tutto cambia se viene applicata la legge italiana, secondo cui l'unica legittima erede di Marella deve essere proprio la figlia, non essendoci altri discendenti diretti. La legge italiana vieta espressamente che due persone possano decidere di alienare o danneggiare i propri eredi. Non può farlo donna Marella, a svantaggio della figlia e dei nipoti, e non può farlo Margherita poiché, avendo rinunciato in Svizzera nel 2004 ai suoi diritti ereditari, ha danneggiato i suoi otto figli. Quindi, la successione di Marella Agnelli va o andava aperta in Italia o in Svizzera? Le ragioni che fanno propendere per la prima ipotesi sono numerose: Marella è morta in Italia, era cittadina italiana (anche se residente in Svizzera), aveva il passaporto italiano essendo nata in Italia, non aveva mai rinunciato alla propria cittadinanza, presentava la dichiarazione dei redditi in Italia. Marella molto probabilmente aveva chiesto e ottenuto anche il passaporto svizzero. Tutto questo dovrebbe determinare l'apertura della successione in Italia. Ma quali beni aveva nella Penisola donna Marella? Era proprietaria di immobili? Sì, ma ne aveva solo l'usufrutto e non la proprietà. E questi immobili sono già passati alla figlia. In Italia aveva altri beni? Sì, ad esempio, i quadri di sua esclusiva proprietà a Villar Perosa e Villa Frescot, e in via XXIV Maggio a Roma. Donna Marella aveva conti correnti, titoli, azioni, obbligazioni a lei intestati e depositati in banche italiane o amministrati da società fiduciarie (come la Simon, di Franzo Grande Stevens)? Molto probabilmente sì, a cominciare dalle sue quote della Dicembre e dalle sue partecipazioni tra cui quella nell'Accomandita Giovanni Agnelli & C. il campo di battaglia. Ebbene, secondo la legge italiana, tutti questi beni, anche in presenza di un testamento che stabilisca diversamente, devono passare a sua figlia Margherita, a parte alcuni beni, per un massimo del 30%, quale quota disponibile. Se invece non esiste un testamento l'intero patrimonio in Italia viene ereditato interamente e unicamente dall'unica figlia, Margherita. Se ciò avvenisse o fosse avvenuto, ci si troverebbe di fronte a una notizia clamorosa: la figlia di Gianni Agnelli è rientrata nell'azionariato di un importante asset di famiglia, l'Accomandita. Altro discorso, invece, per la Dicembre poiché, in caso di morte di uno dei soci, le sue quote vengono consolidate e Margherita (o altri eredi), avrebbe diritto a essere liquidati per il valore di esse. Non ci sono dubbi che la vedova Agnelli avesse la residenza svizzera, anche se non era in possesso dei requisiti. La legge italiana, infatti, considera un proprio cittadino come residente all'estero ai fini fiscali, a condizione che trascorra in un Paese straniero più di sei mesi all'anno. Marella, invece, risiedeva in Italia per un periodo superiore ai sei mesi all'anno. Lo conferma anche un documento del commercialista Gianluca Ferrero, il famoso memorandum datato 16 maggio 2003 in cui venivano elencati i beni, in Italia, di Gianni Agnelli. Alla fine della meticolosa descrizione, Ferrero scrive di essere di fronte a un problema: l'intestazione dei domestici e dei cani. giochi di prestigio Un'altra ragione per cui Marella aveva assunto la residenza svizzera il 25 dicembre del 1970 era legata a un aspetto davvero singolare. Suo marito, infatti, aveva intestato fiduciariamente a lei la villa di St. Moritz, Chesa Alcyon, che in realtà era di proprietà dell'Avvocato, allo scopo di aver diritto a un mutuo a un tasso bassissimo, che solo i residenti potevano ottenere. I documenti anagrafici e catastali del Comune di St. Moritz confermano che per la ex villa dello scià di Persia, migliaia di metri quadrati con numerose abitazioni per il personale e un «diritto di passaggio sciistico», la signora Agnelli pagava un mutuo quarantennale e sulla casa gravava un'ipoteca iscritta nel 1987 dal Credit Suisse per 3 milioni di franchi. In ogni caso, qualora il braccio di ferro con John sull'eredità di Marella dovesse inasprirsi, Margherita dovrebbe portare la prova che la residenza di sua madre in Svizzera era fittizia. Come fare? Lasciamo immaginare con quanto zelo l'Agenzia delle entrate in questa circostanza, dopo aver omesso di farlo per decine d'anni, andrebbe a cercare i documenti. Lo schema riguardante l'eredità della vedova Agnelli sembra ricalcare in meglio l'esempio tracciato dal marito. Evidentemente si è cercato di evitare le grane di carattere patrimoniale sorte dopo la morte di Gianni e si è tenuto conto di quanto era accaduto. Marella tra l'altro aveva il grande vantaggio rispetto al marito di avere la residenza in Svizzera. Ciò le ha permesso, ad esempio, di non fare un testamento in Italia, dato che nel nostro Paese formalmente non percepiva alcun reddito e non era titolare di alcun bene, ma aveva «solo» il diritto di usufrutto su alcuni immobili e su centinaia di opere d'arte, la cui nuda proprietà apparteneva alla figlia. In sostanza non aveva, si fa per dire, poco o niente di suo, nonostante bastasse prendere le carte con la «spartizione dei pani e dei pesci» fatta a Ginevra nel 2004, e concludere che Marella poteva contare su parecchi beni e moltissimo denaro (nell'accordo del 2004 aveva ottenuto 456,08 milioni di euro), senza contare quei 109 milioni e 685.000 euro (valore al marzo del 2004) che rappresentavano il corrispettivo della quota a lei spettante dell'eredità italiana del defunto marito. Tale somma risultava depositata presso Morgan Stanley di Zurigo. È chiaro che, dopo la firma dell'accordo, madre e figlia non si sono intestate direttamente i beni oggetto della divisione, ma hanno creato delle nuove società. Ad esempio quella di Marella, su cui farsi accreditare il vitalizio mensile versato dalla figlia. Oppure la Universal art foundation o la International art foundation, due veicoli costituiti ad hoc per i quadri e le altre opere d'arte, con i differenti status di ognuna. Tuttavia, c'è stato un momento in cui l'Agenzia delle entrate ha rizzato le antenne: le prime due denunce dei redditi presentate dalla vedova a nome del marito defunto nel 2003 e nel 2004. Gianni Agnelli è morto il 24 gennaio 2003, ma nel maggio successivo è stato necessario presentare la sua denuncia dei redditi relativa al 2002. Allo stesso modo nel 2004 è stata presentata la denuncia del 2003. Queste due dichiarazioni sono state presentate e firmate dalla vedova e chi le ha predisposte ha barrato il quadro Rw, come a indicare la non esistenza di redditi derivanti da attività estere. Ma l'Agenzia ha dato vita a un accertamento che ha provocato una sanzione di 90 milioni di euro nei confronti della vedova. La quale ha chiesto la possibilità di pagare in 12 rate annuali e al tempo stesso ha fatto chiedere a Margherita il pagamento della metà, nelle sue vesti di coerede, della sanzione. La figlia si è ben guardata dal rispondere alle lettere degli avvocati di Marella e ha fatto loro sapere che, nel caso fosse stata informata, avrebbe sconsigliato un simile comportamento omissivo. Comunque, essendo chiaro che sua madre non aveva compilato personalmente quelle carte, era invitata a rivalersi sul professionista che l'aveva assistita. Il fisco era intervenuto anche a livello societario, accettando una transazione di 100 milioni da parte dell'Accomandita Giovanni Agnelli & C., di Marella (per la cifra più cospicua) e di Margherita.

Gigi Moncalvo per “la Verità” il 13 agosto 2021. C'è un episodio che si può definire «crudele» che riguarda uno degli ultimi rapporti diretti tra donna Marella e Margherita. Risale al 26 ottobre 2017. È il giorno del sessantaduesimo compleanno di Margherita. Sua madre, che ha più di 90 anni, decide di farle un regalo, cosa che non avveniva da anni. Probabilmente pensa possa essere l'ultima volta che può fare gli auguri alla sua unica figlia rimasta in vita. Il regalo è una borsetta a mano color cuoio con cuciture a vista e il logo LP (Loro Piana) su un bottone di metallo e smalto che fa da chiusura. La borsetta è racchiusa nella scatola originale, che ha lo stesso colore del regalo e degli interni blu. Sotto la carta velina bianca viene appoggiata all'interno del pacchetto una piccola busta bianca con una elegante scritta a penna in basso a destra: «Margherita». E sotto: «s.p.m.», sue proprie mani. La busta contiene un foglio. È un disegno di colore rosso vergato con un pennarello a punta fine. Si tratta di un grande cuore i cui contorni sono stati probabilmente ricalcati dalla persona che in quel momento era vicina a Marella, la stessa che ha scritto il nome sulla busta in bella calligrafia. Lo si deduce dal fatto che il cuore è disegnato con un tratto sicuro e nitido mentre il resto del biglietto è scritto con una calligrafia incerta che rivela il tremore causato dal morbo di Parkinson di cui soffriva Marella. In alto a destra c'è una piccola scritta: «Ottobre 26». Deve essere costata molta fatica a Marella poiché è divisa in tre parti con una piccola spaziatura: «otto», «bre2», «6». Ciò che crea emozione sono i segni racchiusi all'interno del cuore. In basso c'è un altro piccolo cuore, ma è spezzato a metà, con i contorni tremolanti e con una freccia che lo trafigge obliquamente. C'è una scritta sopra il cuore spezzato: «Hai Hai», come un grido di dolore. Accanto ci sono dei punti rossi, così come sotto il cuore più piccolo, quasi che si trattasse di stille di sangue. Una invocazione di aiuto? Un cuore che sanguina da anni? Un dolore infinito espresso con un disegno che non lascia dubbi? Un'ultima speranza di pace? Non è dato conoscere le intenzioni di Marella Caracciolo, ma il suo gesto rimane. Il fatto è che le possibilità di contatto per madre e figlia sono state rese quasi impossibili dallo strettissimo controllo da cui è circondata Marella. Sono stati cambiati il personale di servizio, il medico che può entrare in casa, le infermiere. C'è il divieto assoluto di passarle alcuna telefonata, la cameriera personale deve informare subito «l'Ingegnere» in caso di telefonate di Margherita Agnelli, la posta è sottoposta a un rigido controllo. Margherita si era accorta di questo «isolamento» nel periodo delle vacanze estive trascorse a Samaden, in Svizzera. La figlia si trovava a pochi chilometri dalla località dove soggiornava Marella, aveva più volte telefonato senza che gliela passassero, ma si era trovata di fronte a rifiuti molto netti. Margherita aveva anche tentato di avvicinarsi alla residenza di Marella, ma il perimetro della villa era controllato dalle auto di un servizio di sicurezza privato. Margherita fu portata a pensare anche all'ipotesi più probabile: che fosse la madre a non volerla incontrare. Venne giocata anche l'«arma» dei nipoti de Pahlen che volevano andare a trovare la nonna e la cercavano al telefono, ma anche per loro non ci fu modo di avvicinarsi. Un'atmosfera di dubbio, dunque: è Marella che non vuole avere contatti con noi, o qualcuno glielo impedisce? Una cosa è certa e l'episodio della borsetta lo dimostra: Marella aveva cercato di forzare il blocco. L'invio di quel pacchetto, attraverso una persona fidata che l'aveva portato a Torino, ne era la prova. La scatola viene consegnata a un signore che cura gli affari di Margherita in Italia e periodicamente parte per Allaman a bordo di un'Alfa Romeo Giulia Q4 con autista. È lui a consegnare la scatola alla contessa de Pahlen. Lo fa nella villa sul lago Lemano. Mentre si avvia alla macchina per ripartire, l'avvocato dice all'autista di portargli quel pacco: «C'è questo regalo da parte di sua madre». Margherita lo apre, sposta la carta velina, vede la borsa, non la solleva neanche, chiude immediatamente il coperchio di cartone: «Lo restituisca», dice. Poi si rivolge all'autista: «Lo rimetta nel baule». L'avvocato rimane stupefatto, saluta e si mette in viaggio per Torino. Quando arriva a casa porta con sé quella scatola, solleva il coperchio, guarda la borsa e, sollevandola, si accorge del biglietto celato sul fondo. La busta è aperta, legge e guarda quel messaggio, ne resta colpito e ripensa a quel rifiuto sdegnoso di Margherita. Torna ad Allaman un altro paio di volte e, dopo due mesi, la padrona di casa gli chiede a bruciapelo: «L'ha poi consegnato quel pacco?». «No», risponde l'avvocato. «Forse ha fatto bene». E l'argomento è chiuso per sempre. In quegli ultimi mesi del 2017 non bisogna dimenticare qualcosa di ben più grave che Margherita stava per mettere in atto contro sua madre nonostante l'avvicinarsi della morte. La ferita lasciata aperta 13 anni prima dall'accordo di Ginevra stipulato da madre e figlia, avevano lasciato segni indelebili. La figlia si era convinta di essere stata pesantemente «raggirata» - questo il termine che usava abitualmente - e che sua madre non si fosse fatta scrupolo di impedirlo. Margherita era furibonda soprattutto poiché il suo desiderio di «avere la pace», come aveva scritto in calce all'accordo spiegando qual era la ragione principale per cui firmava, nonostante «ai miei occhi certe cifre non sono conformi alla realtà» - non era stato rispettato, anzi era stato palesemente calpestato. Si trattava di una serie di episodi che potrebbero sembrare di poco conto, ma il giudizio cambia se si pensa che ad aspetti di tipo economico se ne aggiungevano altri, di tipo famigliare. Uno dei primi motivi che la portarono a dubitare del comportamento di sua madre e a cancellare l'attenuante che anche lei fosse stata «turlupinata» non tardò ad arrivare. Dopo la firma degli accordi di Ginevra si sbloccò anche la parte italiana del testamento. Gianni Agnelli, infatti, oltre ai beni immobili lasciati in nuda proprietà alla figlia con l'usufrutto alla vedova, aveva lasciato una serie di beni in Italia il cui dettaglio era contenuto nel «memorandum» stilato dal commercialista Gianluca Ferrero che illustrava la situazione «alla data del decesso». L'elenco riguardava: liquidità e titoli (250,434 milioni di euro), natanti (lo Stealth con relativo tender, valutati 3,4 milioni, e l'F100 con la barca di servizio Vulture, 5 milioni), mezzi mobili (15 auto e furgoni, sette ciclomotori, tre trattori agricoli e un rimorchio: totale 20.000 euro). E infine la voce «crediti vari»: 5,342 euro di arretrati dal Senato, la polizza vita con Ina Assitalia stipulata da Palazzo Madama, il Progetto Tulip, cioè 848.000 euro relativi al denaro restituito dal cantiere tedesco che aveva ricevuto un acconto per la costruzione della nuova barca dell'Avvocato. Tra le passività due sole voci: 612.336 euro per le fatture ancora da pagare alla data del decesso e 1,4 milioni per la fine dei lavori che il defunto si era impegnato a realizzare per donare al Comune di Villar Perosa una nuova scuola materna. Calcolando l'evoluzione del capitale della Dicembre società semplice, la valutazione delle quote del defunto, sottratto l'aumento di capitale dell'Accomandita Giovanni Agnelli sapaz riferito alle due eredi, risultava che Gianni Agnelli aveva lasciato alle due eredi, limitatamente ai beni in Italia, un totale di 216.875.792,52 euro (escluso il valore dei quattro immobili). In sostanza a ciascuna delle due eredi toccavano poco più di 108,437 milioni di euro. Una cifra ridicola se si pensa all'ammontare delle successioni, con relative liti giudiziarie, di altri personaggi che hanno riempito le cronache. Ad esempio, il finanziere Danilo Fossati (inventore del Doppio brodo Star), Luciano Pavarotti (circa 300 milioni più un trust nel Delaware, numerosi immobili a New York e Montecarlo, l'incalcolabile diritto di sfruttamento delle sue esecuzioni); Gianni Baget Bozzo (una ventina di milioni); Renato Guttuso, Alberto Burri, Carmelo Bene, Giorgio Bassani, Oriana Fallaci e Lucio Dalla, per finire con Alberto Sordi, il cui patrimonio era di 50 milioni. Possibile che Gianni Agnelli avesse lasciato una somma pari solo a quattro volte quella dell'attore romano? Anche per queste ragioni, Margherita, dopo aver ricevuto i conteggi sul valore dei beni del padre in Italia, rifiutò di firmare l'accettazione del testamento e pose una condizione: «Prima di tutto andiamo a vedere che cosa c'è "fuori'"». Ciò significava due cose: «fuori» dal testamento italiano, e «fuori» dall'Italia, cioè nascosto al di là del confine con la Svizzera.

Gigi Moncalvo per “La Verità” il 14 agosto 2021. Dopo l'accordo di Ginevra, cioè dopo aver visto che cosa c'era «fuori», Margherita decise di firmare anche l'accettazione della sua parte derivante dal testamento italiano, aperto nel febbraio di un anno prima. Il bonifico veniva eseguito il 26 marzo 2004 dalla sede di Zurigo di Morgan Stanley. Il che fa sorgere molti interrogativi. Il fatto che il bonifico avvenisse da parte di una banca svizzera infatti dimostrava l'esistenza di un conto estero. La banca non aveva avuto alcuna difficoltà ad accreditare una forte somma di denaro a due cittadine italiane, anche se con residenza temporanea all'estero. Il tutto aggravato dal fatto che tale somma si riferiva al lascito di un cittadino italiano (Giovanni Agnelli) e riguardava un testamento aperto in Italia (a Torino) per beni che si trovano in Italia. Il fatto che fosse stata Morgan Stanley a bonificare quella somma a Margherita faceva emergere alcuni interrogativi. Chi aveva la disponibilità del conto? A chi era intestato? Da quanto tempo era stato aperto? Quali erano stati gli eventuali movimenti? A quanto ammontava il saldo dopo i due bonifici alle eredi? Chi era la persona fisica che aveva dato disposizioni alla banca di pagare quelle due tranche? I legali che avevano assistito Margherita per tutta la trattativa non fecero notare queste anomalie. Ci vollero alcuni mesi e l'entrata in scena della nuova squadra legale di Margherita prima che tale lettera venisse finalmente scritta. La risposta di Morgan Stanley fu, a prima vista, incredibile. La lettera della banca era indirizzata all'avvocato Yvan Jeanneret dello Studio Fontanet & Associés di Ginevra, ed era firmata da due dirigenti della Bank Morgan Stanley ag: Thomas Rees, executive director, e Kathrin Frei, legal & compliance executive director. Oggetto della missiva: «Il defunto signor Giovanni (Gianni) Agnelli». Ecco il testo: «Caro maître Jeanneret, con riferimento alla vostra lettera del 13 febbraio 2007 abbiamo il piacere di informarvi che siamo stati consigliati dall'intestatario del conto, che diede istruzioni per il pagamento di euro 109.685.000, che fu effettuato il 26 marzo 2004, di non divulgare nessun ulteriore dettaglio riguardante questo pagamento. Cordiali saluti». I legali di Margherita erano stupefatti. Ma bastò una «investigazione» per accertare che l'intestatario del conto era donna Marella in persona. La misura era colma. A questo punto Margherita decise di varcare il limite che si era data e che ora veniva meno: una causa in tribunale. Determinanti furono i suoi nuovi avvocati, a cominciare da Charles Poncet di Ginevra. Il quale, come prima cosa, ingaggiò un esperto di intelligence economica e di investigazione finanziaria: Marc Hürner, titolare della Fip finance intelligence & processing con sede a Bruxelles. Poncet capiva che i tre anni passati dall'accordo di Ginevra rendevano impossibile impugnarlo e chiederne l'annullamento. La legislazione svizzera in questi casi prevede un solo anno per far scattare la prescrizione. Le indagini di Hürner si concentrarono su Morgan Stanley: la lettera del 2017 dimostrava che quella era una delle banche svizzere in cui Gianni Agnelli aveva i suoi conti. La conferma arrivò grazie a una clamorosa testimonianza di un ex dirigente di quell'istituto di credito, Paolo Revelli, fratello dei due figli biologici di Carlo Caracciolo, fratello di Marella, riconosciuti dopo la morte del padre grazie all'esame del Dna fatto con l'aiuto di Margherita. Paolo Revelli si presenta spontaneamente dai magistrati di Milano per farsi interrogare. È il 21 dicembre 2009. Paolo, che allora aveva 50 anni, è appena arrivato da Londra, dove abita e dove lavora. I pm gli chiedono qual è il suo curriculum: «Ho lavorato per 21 anni presso Morgan Stanley a Londra con vari incarichi», racconta. «Dal 2000 in poi mi sono occupato principalmente di gestione del reddito fisso e delle allocazioni delle attività dei nostri clienti europei e del Medio Oriente». Eccoci al punto: «Nel corso dei vari anni in Morgan Stanley sono venuto a conoscenza di vari conti di rilievo tra i quali quello presso la nostra filiale di Zurigo dell'avvocato Giovanni Agnelli. Il funzionario che se ne occupava era Adolf Brundler []. Gianni Agnelli era il «beneficial owner» del conto. Chi si occupava della gestione della posizione per conto di Agnelli era Siegfried Maron (il capo del suo «family office» di Zurigo, ndr). Alla fine degli anni Novanta la consistenza di questo conto era tra gli 800 milioni e il miliardo di dollari. Io non ho visto le contabili ma nelle nostre riunioni questo conto era all'ordine del giorno perché era tra i più importanti». I magistrati chiedono: ma si trattava di Gianni Agnelli o di qualche altro esponente della famiglia? «Ricordo proprio che il "beneficial owner" era Giovanni Agnelli e non anche altri membri della famiglia Agnelli. Il mio ricordo è di Giovanni Agnelli. Giovanni Agnelli e la sua famiglia ristretta. Per "famiglia ristretta" io intendo lui, sua moglie e i figli», risponde Paolo Revelli.Ed ecco ricomparire in scena Adolf Brundler: «Lo conosco personalmente», ricorda Revelli. «Era il Ceo, chief executive officer di Morgan Stanley a Zurigo. Era il gestore anche del conto di Giovanni Agnelli. Egli era un managing director della divisione delle gestioni patrimoniali e faceva capo a Ernest Boles, mio collega a Londra. Con entrambi sono tuttora in rapporti. Tutti e tre attualmente siamo fuori da Morgan, io oggi lavoro in proprio, sempre a Londra». Revelli continua: «La premessa è questa: si sapeva che Brundler era stato licenziato da Morgan nel 2004. Cinque anni dopo, cioè a giugno di quest' anno, quando già si parlava da un po' di tempo dell'affaire riguardante l'eredità Agnelli, mi trovai a parlare al telefono con Ernest Boles. Mi venne spontaneo chiedergli pensando a un interrogativo che dopo tanto tempo non aveva ancora trovato risposta e che riguardava il passato: "Per quale ragione precisa, Brundler era stato licenziato?". Mi rispose: "Te lo racconto off the record". Mi spiegò che Brundler aveva inviato un fax a Maron nel quale gli confermava che egli avrebbe negato l'esistenza del conto di Giovanni Agnelli, anche nel caso in cui fosse arrivata la richiesta dei suoi eredi. In effetti quel fax era stato inviato a Maron, ma non era evidentemente passato dall'ufficio legale della banca. Infatti, anche il Ceo in Morgan Stanley, doveva e deve farsi approvare dall'ufficio legale iniziative di questo genere. È ovvio che qualsiasi consulente legale, ma io parlo per quelli di Morgan Stanley, non avrebbe mai dato il benestare a una comunicazione ufficiale in cui la banca si impegnava a tacere agli eredi, anche su loro richiesta, un importante asset patrimoniale del defunto. Il guaio di Brundler fu che venne scoperto poiché dimenticò il documento nella macchina del fax. E quel foglio venne recuperato poco dopo da Sven Spiess che, manco a farlo apposta, era a capo della compliance, cioè l'organismo che deve vigilare sull'applicazione e sul rispetto delle norme interne. Boles mi raccontò che Spiess, che dipendeva gerarchicamente proprio da Brundler, si era trovato in grande imbarazzo leggendo quel documento. Ma aveva subito informato Boles per riferirgli che cosa aveva commesso il suo capo. Boles provvide a licenziare immediatamente Brundler. Dal dossier interno all'ufficio del personale della banca e dalla lettera di licenziamento, ovviamente non emerge nulla di tutta questa storia». La vicenda risale al febbraio del 2004, quando era in dirittura d'arrivo la firma dell'accordo transattivo tra Marella e Margherita Agnelli. Se si fosse scoperto un conto con il saldo di cui parlava Revelli, l'accordo tombale firmato da Margherita e Marella avrebbe portato nelle casse di ciascuna delle due beneficiarie almeno 500 milioni di dollari in più.  

Gigi Moncalvo per “La Verità” il 15 agosto 2021. Il lavoro di indagine svolto da Marc Hürner portò a un altro risultato: la scoperta di uno statement bancario risalente al 2002, cioè pochi mesi prima della morte dell'Avvocato, che dimostrava l'esistenza di tre ulteriori conti custoditi in quella banca, che sarebbero stati nella disponibilità di Gianni Agnelli. Si trattava dei conti numero 52701, 53260, 60004 tutti preceduti dal codice 051, che riguardava l'Italia, al punto che il beneficiario dei conti viene indicato dalla banca come «Italy». Era emerso che questi tre conti risultavano gestiti da Adolf Brundler. È anche probabile che, dopo il licenziamento di Brundler, i conti fossero passati sotto la gestione di un altro dirigente, Pavlos Bailas. L'ammontare complessivo delle tre posizioni, che risultavano ancora aperte e attive nel gennaio del 2010 quando furono «scoperte», toccava la cifra di 411 milioni di euro. Una somma che - secondo i nuovi avvocati di Margherita (Andrea e Michele Galasso di Torino) che segnalarono immediatamente i fatti ai magistrati di Milano - era «evidentemente da ascriversi al patto illecito intercorso tra lo stesso Adolf Brundler e Sigfried Maron (e loro eventuali complici), secondo il racconto» fatto da Paolo Revelli sia a Margherita Agnelli che ai pm di Milano. Gli avvocati Galasso, allegando le copie degli statement bancari, chiedono ai magistrati di voler indagare sulla provenienza e la destinazione del patrimonio così individuato. Nonché di cercare di identificare i fiduciari intestatari di tali conti e scoprire ogni altra notizia». I magistrati milanesi chiedono immediatamente la collaborazione delle autorità svizzere e inoltrano in via ufficiale due richieste di assistenza giudiziaria sia al procuratore cantonale di Zurigo che alle autorità del Liechtenstein. Ma Berna respinge nel giro di pochi giorni la domanda di rogatoria per interrogare Adolf Brundler, Siegfried Maron e i dirigenti di Morgan Stanley, con una motivazione incredibile: «Sulla base dell'assunto che le richieste avevano esclusiva finalità fiscale». Una analoga risposta negativa era, ovviamente, arrivata dalle autorità giudiziarie del Liechtenstein e le scoperte da parte dei magistrati italiani che portavano a Vaduz («ove avevano sede fondazioni e trust riconducibili a Giovanni Agnelli») erano andate a infrangersi contro le norme che assicurano la massima riservatezza a chi si affida alla impenetrabile Lgt Bank, il più grande gruppo di private banking e asset management del mondo di proprietà della Casa regnante del Lichtestein, la famiglia von und zu Liechtenstein. Nel quadro delle investigazioni di Hürner erano emersi anche fatti di non eccessiva rilevanza finanziaria ma sintomatici, per i tempi e le modalità, e soprattutto emblematici per provare come era stata tessuta e da chi la ragnatela che aveva come obiettivo di intrappolare una delle due eredi. In questo modo Margherita aveva scoperto che sua madre le aveva tenuti nascosti una serie di beni riconducibili al patrimonio del defunto e quindi oggetto della divisione ereditaria. Ad esempio tre posti barca a Beaulieu in Costa Azzurra, venduti proprio nei giorni in cui erano ancora in corso le trattative per l'accordo di Ginevra ma mancavano ancora alcuni mesi prima che tale atto venisse firmato. I tre posti barca, (contrassegnati dai numeri 25, 26, 27) erano stati venduti ai fratelli Marco Emilio, Giovanni e Andrea Boroli, tre dei sei figli di Achille Boroli, leggendario presidente dell'Istituto geografico De Agostini di Novara e poi della holding Fidea. Secondo quanto dichiarato alla Procura di Milano dal primo dei tre fratelli, «dopo una trattativa diretta» con il loro padre Achille, «alla fine del 2003 si giunse all'accordo di vendita» e i tre contratti vennero firmati «all'inizio del 2004». I relativi documenti erano arrivati dallo studio Batliner & Gasser di Vaduz, lo studio fiduciario più importante del Liechtenstein, che lavora per i più grandi gruppi internazionali. La società venditrice dei posti barca era la Almeria Shipping Inc., con sede a Road Town a Tortola, una delle Bvi (British virgin island), il cui procuratore era l'avvocato Ivan J. Ackermann della società First advisory group con sede a Vaduz, la stessa che si era occupata dal 1993 di tutte le società off shore riconducibili alla Alkyone foundation, che aveva come «riferimento» e primo beneficiario proprio Giovanni Agnelli. Il quale aveva fatto intestare ciascuno dei posti barca a tre diverse società off shore: Delphburn Ltd (posto n. 25) domiciliata a Douglas, la principale città dell'Isola di Man nel Mar d'Irlanda, Triaria Investments Limited (n. 26) e Celestrina Ltd (n. 27), entrambe domiciliate a Saint Hélier, nell'isola di Jersey, uno dei paradisi fiscali delle isole del Canale della Manica. E difatti le tre società erano rappresentante dalla Ansbacher trust company its, con sede a St. Peter Port, la principale città dell'isola di Guernsey, una dipendenza della Corona britannica di fronte alle coste francesi. Le tre società - controllate dalle fiduciarie Topaz Inv. e Anka Ltd di Guernsey - risultavano possedute da Almeria ed erano proprietarie di numerosi asset tra cui 40 preziose azioni della Société du Port de Plaisance, titolare del porto di Beaulieu sur Mer. I Boroli avevano pagato 1,4 milioni di euro per i posti barca. Secondo un rapporto della Guardia di Finanza di Milano, invece, il valore effettivo dei tre ormeggi ammonta a 3 milioni di euro. Che i tre posti barca fossero nella disponibilità di Gianni Agnelli era dimostrato non solo dal fatto che fin dagli anni Settanta li utilizzasse per le sue barche ma, soprattutto, che a condurre le trattative per la vendita fosse stata Ursula Schulte. Secondo le testimonianze dei Boroli, la signora svizzera si era presentata come «collaboratrice dello studio legale Staiger, Schwald & Roesle» di Zurigo, ma in realtà era sempre stata persona di estrema fiducia di Gianni Agnelli, aveva lavorato come dipendente a tempo pieno per la Sadco di Zurigo (cioè il family office dell'Avvocato) alle dirette dipendenze dell'avvocato Hans Rudolph Staiger, che ne è stato amministratore e liquidatore. Nonché per la Sacofint (l'altro family office svizzero), costituita a Zurigo e nel tempo trasferita a Ginevra. Non per nulla Margherita Agnelli aveva presentato al tribunale civile di Ginevra una causa di rendiconto, analoga a quella italiana, nei confronti proprio di Ursula Schulte e di Siegfried Maron, volta a dimostrare che tale società era riconducibile a Gianni Agnelli. Un altro bene al centro dell'attenzione era un appartamento a Parigi su cui Margherita, nella postilla all'accordo di Ginevra, aveva espressamente chiesto di avere una prelazione nel caso la madre avesse deciso di venderlo. Donna Marella accettò ma si guardò bene dal rivelare alla figlia che aveva già venduto quell'immobile pochi mesi prima a John e Lapo per una cifra irrisoria. A rendere tesissimi i rapporti tra madre e figlia era stato in particolare l'atteggiamento di Marella nei confronti degli otto figli di Margherita: per lei era come se i cinque de Pahlen non fossero mai esistiti. Tutti i privilegi e molti asset oggetto dell'accordo - in primis le azioni dell'Accomandita Giovanni Agnelli - non solo erano stati in pratica «girati» al primo nipote Elkann, oggetto anche di una cospicua donazione di quote della Dicembre da parte della nonna, ma c'erano altri due punti in cui Marella danneggiava pesantemente i cinque nipoti de Pahlen. Nella transazione avvenuta a Ginevra, la nonna attraverso l'«accordo tombale» andava a ledere irrimediabilmente anche i diritti successori futuri di cinque degli otto figli di Margherita.

Gigi Moncalvo per “la Verità” il 17 agosto 2021. John Elkann era stato il primo a dimostrare che sua madre era stata un'illusa ad accettare l'accordo del 2004. Il primo effetto dopo la firma di Margherita fu il tanto agognato sblocco dei pacchetti azionari del gruppo Fiat rimasti congelati. Gianluigi Gabetti e Franzo Grande Stevens diedero ordine di cambiare i nuovi intestatari. In tal modo John si ritrovò al vertice del gruppo. Dopo la nomina a vicepresidente, a soli 28 anni, con Montezemolo al vertice (ad era Giuseppe Morchio fino all'avvento di Sergio Marchionne), John finalmente può sedere sul trono del nonno, mentre Montezemolo resta presidente fino al 2010. Il primo atto di John fu quello di firmare la lettera di licenziamento di Serge de Pahlen dagli incarichi che aveva al vertice di alcune delle società del gruppo nell'Europa dell'Est. Quel gesto faceva capire alla figlia dell'Avvocato che il suo ambizioso «piano», cioè sommare le sue azioni a quelle di sua madre e John per prendere il controllo completo della «ditta», era fallito. Per questo il primo a essere colpito, dopo di lei, era l'uomo che Margherita avrebbe voluto mettere alla presidenza della Fiat. Uno dei gravi errori di Margherita era stato quello di aver messo a punto il suo piano solo con il marito. Non aveva coinvolto nessun altro, non ne aveva discusso con sua madre, non si era consultata con qualche legale. Se avesse preparato meglio la strategia con un giro di consultazioni, specie per sondare l'opinione di Marella, avrebbe potuto avere in anticipo la prova dell'orientamento di sua madre, schierata contro di lei, e prendere atto dell'impossibilità di stabilire una linea comune. Il nome di Serge de Pahlen alla presidenza del gruppo Fiat non sarebbe mai stato preso in considerazione. Margherita, con la consueta alterigia, invece si illudeva di poter arrivare dalla Svizzera all'ultimo minuto, annunciare le sue intenzioni nello studio del notaio e veder prevalere le sue tesi. Senza sapere che l'altra parte aveva già eretto da tempo un muro invalicabile. Figurarsi se Gabetti e Franzo Grande Stevens si sarebbero fatte mettere nel sacco da una «casalinga» che, francamente, non ci capiva molto e non era nemmeno in grado di dialogare con sua madre e prevedere le mosse degli «avversari». Non immaginava che si verificasse la rottura di una unità famigliare, che di fatto non era mai esistita. Si illudeva che John avesse un minimo di rispetto verso la propria madre e le sue decisioni, mentre il giovane già si vedeva assiso sul «trono» del nonno. Qualche settimana più tardi, John avrebbe messo in atto un nuovo sgarbo verso suo madre: Margherita venne a sapere casualmente, grazie a una telefonata di sua zia Susanna, che il primogenito aveva fissato la data del suo matrimonio con Lavinia Borromeo Arese Taverna e aveva già spedito i cartoncini con le partecipazioni. «Margherita», disse zia Suni telefonando alla nipote, «la posta stamattina mi ha portato la bella notizia. Desideravo complimentarmi con te». «Grazie», rispose Margherita, ignara. «Ho ricevuto poco fa la partecipazione per le nozze di John. Ma non riesco a spiegarmi come mai non ci sia il tuo nome insieme a quello di suo padre Alain nell'annuncio del matrimonio». «Ah, questi giovani!», rispose Margherita, mordendosi le labbra. Margherita non volle dare a Suni la soddisfazione di chiedere la data del matrimonio, altrimenti avrebbe ammesso di non sapere nulla. Nonostante questi retroscena, John ebbe l'ardire di telefonare alla madre: «Avrei piacere di presentarti la mia futura sposa». «Bene, vi aspetto ad Allaman», rispose Margherita. Quel giorno rimase sorpresa dal gelo della futura nuora. Quando le chiese: «Dove avete intenzione di andare ad abitare?». Lavinia fu laconica: «Non abbiamo ancora preso una decisione». Mentre Margherita aveva saputo da un domestico che a Villa Frescot da tempo erano in corso lavori di sistemazione per il nido d'amore della coppia. Ovviamente si aspettava che figlio e nuora le chiedessero almeno il permesso di andare ad abitare là, in fondo era la «nuda proprietaria», ma ciò non avvenne. Il giorno delle nozze nella chiesetta dell'Isola Madre sul lago Maggiore, una delle isole borromee, Margherita si presentò solo per l'insistenza dei suoi cinque figli de Pahlen. Notò un «grande freddo». Non le venne messa a disposizione nemmeno un'auto della flotta aziendale, da Ginevra a Stresa la comitiva viaggiò in treno, per il cambio d'abito era stata prenotata una piccola stanza lontana dal quartier generale degli invitati, il Grand Hotel des Iles Borromées. L'isolamento non fu possibile in mezzo ai numerosi invitati in attesa sul molo dove i motoscafi facevano la spola con l'isola. Margherita rimase a lungo in attesa prima di imbarcarsi e all'attracco non c'era nessuno a fare gli onori di casa. La donna, che aveva pensato all'imbarazzo di doversi trovare vicina all'ex marito Alain Elkann, immaginava che il cerimoniale avesse previsto la necessità che la madre dello sposo rimanesse accanto al proprio marito Serge. Non era così: per lei c'era un posto in prima fila accanto ad Alain mentre Serge era stato relegato in fondo alla chiesetta vicino all'uscita. Margherita aveva rifiutato queste collocazioni, ma era stata preceduta dall'ex marito che aveva fatto occupare dalla propria compagna Rosi Greco il posto che toccava alla madre dello sposo. La quale aveva risolto il problema sistemandosi con Serge. Margherita e la sua comitiva se ne andarono senza partecipare al ricevimento per 700 invitati all'Isola Bella a Palazzo Borromeo. I suoi figli non vennero nemmeno invitati una decina di giorni dopo al grande cocktail offerto da John a 300 amici. Qualche mese dopo sarebbe arrivato un altro affronto per Margherita. Nel frattempo il 30 giugno 2006 era diventata nonna per la prima volta: Maria, la primogenita dei figli de Pahlen, aveva dato alla luce una bimba. Qualche tempo prima, nei primi mesi del 2006, la cugina Cintia Campello aveva telefonato a Margherita: «Lavinia è incinta». No, non lo sapeva. La notizia della nascita le arrivò solo grazie ai giornali: il 27 agosto 2006 era nato un maschietto, Leone Mosè Elkann. Stesse modalità di mancata «informazione» l'anno dopo: a marzo arriva la notizia che Lavinia è di nuovo incinta. L'11 novembre 2007 nasce il secondogenito, Oceano Noah. Identica procedura di silenzio assoluto nei confronti della nonna paterna, quattro anni dopo, per l'arrivo, il 23 gennaio 2012, di Vita Talita. In tutto quel periodo Margherita non aveva smesso di combattere le sue battaglie. Il solo canale di comunicazione rimasto aperto con l'altro «fronte» era quello legato alla terzogenita Ginevra Elkann. Alla fine del 2008 aveva informato la mamma, andando a trovarla ad Allaman, di essere incinta. Il bambino sarebbe nato a metà agosto. In quell'occasione le presentò il fidanzato, il nobile romano Giovanni Gaetani dell'Aquila d'Aragona. L'incontro fu molto affettuoso. Ginevra e Giovanni invitarono Margherita e Serge al matrimonio, che si sarebbe celebrato il 25 aprile 2009 nel riad messo a disposizione da nonna Marella a Marrakesh, in Marocco. Il giorno del matrimonio di Ginevra, Margherita e Serge ebbero modo di sentire di nuovo il gelo da parte di Lapo e John. Quando monsignor Guido Paglia pronunciò la frase «Scambiatevi un segno della pace», Margherita Agnelli si voltò verso Jaky e Lavinia seduti nella fila dietro di lei. La sua mano rimase sospesa nel vuoto. Quella giornata di festa non era stata rovinata nemmeno dal fatto che pochi giorni prima al tribunale civile di Torino c'era stata la prima udienza della causa intentata da Margherita si è trovata di fronte ad alcune sorprese dopo la morte di colei che l'aveva messa al mondo nella fase di passaggio alla piena proprietà delle residenze che erano in usufrutto a sua madre. Marella aveva stipulato un contratto di affitto con il nipote riguardante Villa Frescot, per sei anni. Si trattava di un evidente sgarbo: la villa sarebbe rientrata quanto prima nella proprietà di Margherita. Per quanto riguarda Villar Perosa (anche questa di proprietà di Margherita ma concessa in usufrutto a Marella fino alla sua morte), John nel 2004 aveva preso di fatto possesso della villa del nonno senza nemmeno chiedere il «permesso» a sua madre. Margherita era molto irritata anche perché i custodi l'avevano informata che spesso Lapo Elkann organizzava feste private. Le tensioni avevano raggiunto il culmine nel 2009. Margherita aveva deciso di andare a controllare di persona. Il personale di servizio l'aveva fatta entrare e la reazione di John era stata immediata: il licenziamento in tronco dei due custodi, Umberto e Grazia.

Gigi Moncalvo per “la Verità” il 18 agosto 2021. Naturalmente, alla morte di sua madre, Margherita Agnelli non ha ritirato la causa per l'annullabilità degli accordi del 2004, e come controparte è subentrato John Elkann «in qualità di erede della defunta». Il che implica che donna Marella Caracciolo ha lasciato un solo erede universale: suo nipote. Margherita non poteva, sulla base dell'«accordo tombale», impugnare il testamento e far valere i propri diritti di figlia e quindi di unica erede, come prevede il diritto italiano. La morte della madre, in pratica, ha dato la possibilità a Margherita di aprire una seconda guerra. La stessa qualificazione giuridica con cui John è stato indicato nella causa al Tribunale di Ginevra («erede») dà un'indicazione importante sul destinatario dei beni indicato e scelto da Marella, con o senza un testamento. Con queste premesse è chiaro che parlare di un'altra «guerra di successione» appare persino riduttivo. Sia che Marella abbia lasciato o meno un testamento, sia che la defunta negli ultimi anni abbia trasferito a John i suoi beni, questo non cancella il fatto che la sua unica erede in linea diretta sia la figlia. Con tutti i diritti successori che conseguono a favore di quest' ultima. Tuttavia, si è di nuovo in presenza dell'ostacolo maggiore: anche questa volta gran parte dei beni di Marella, e di cui quest' ultima molto probabilmente è entrata in possesso dopo la morte del marito, non solo appartenevano a Giovanni Agnelli, ma soprattutto si potrebbero trovare all'estero. Quindi è difficile stabilirne l'ammontare, l'ubicazione e gli intestatari. E, in particolare, dimostrare che tali beni costituivano la parte più cospicua del patrimonio di Gianni Agnelli ovviamente prima della sua morte e quindi andavano suddivisi tra le due eredi. Marella è morta in Italia ed era cittadina italiana (anche se iscritta all'Aire). Per queste due ragioni, in materia successoria avrebbe dovuto valere la giurisdizione del nostro Paese. Anche in presenza di quel famoso «accordo tombale» del 2004 che andava a ledere anche i futuri diritti successori di tutti i suoi otto nipoti, compresi i tre Elkann, che sarebbero maturati alla sua morte. Intanto è andato a compimento anche il disegno che aveva donna Marella: considerare solo tre degli otto nipoti e quindi lasciare una parte dei suoi beni escludendo i cinque de Pahlen. Oltre alle immense ricchezze lasciate a John, Marella si è ricordata di Lapo e Ginevra con due ricchi legati: a ciascuno è toccata un equivalente in titoli per 100 milioni di euro, più due importanti immobili. Lapo ha avuto un lussuoso chalet a St. Moritz, Ginevra invece ha avuto il riad di Marrakech. A fronte della situazione ereditaria legata alla morte di Marella Caracciolo è necessario un passo indietro per andare a rileggere quanto sia stato autolesionistico per sua figlia firmare quell'accordo. Due sono stati i documenti che avrebbero dovuto porre fine alle ostilità successive alla morte di Gianni Agnelli: l'Accord transactionnel, datato 18 febbraio 2004, e il Patto successorio. Il primo documento è composto da un preambolo, 14 articoli e otto allegati. Marella Caracciolo è indicata come «Signora X», Margherita Agnelli come «Signora Y», Gianni Agnelli come «Signor X» (per comodità di lettura verranno indicati rispettivamente come MC. MA, GA). Il preambolo dice: «È sorto un litigio a proposito della successione di GA, reputando la Sig. MA di non essere stata ragguagliata in modo preciso in merito alla consistenza del patrimonio del Sig. GA e in merito alle donazioni che quest' ultimo avrebbe potuto fare, tanto per ciò che concerne i beneficiari di dette donazioni quanto per ciò che concerne i loro importi». Detto questo, «le parti hanno deciso di concludere una transazione per mettere definitivamente un termine a questo litigio». Questo testo è sibillino poiché si limita a registrare la situazione che si è venuta a creare. Quando viene scritto che la figlia non era stata «ragguagliata», non si accusa nessuno ma ci si limita a scrivere che si tratta di quanto crede Margherita Agnelli. Ciò vale anche per un altro punto di cui la signora si è lamentata: e cioè, di non aver avuto le necessarie informazioni nemmeno «in merito alle donazioni che il Sig. GA avrebbe potuto fare». Margherita aveva chiesto, a lungo e invano, l'ammontare delle donazioni fatte in vita da suo padre, e anche l'elenco dei beneficiari, per controllare se la somma di tali beni avesse o meno superato la «quota disponibile». Su questo punto Margherita accetta di non sapere nulla. Secondo Margherita, la scopo di innalzare questa cortina appare semplice: evitare che si arrivi a sospettare che la «grande beneficiaria», con somme notevoli, sia stata Marella. Dopo il preambolo l'Accord transactionnel stabilisce alcuni punti fermi in cinque rilevanti articoli e, soprattutto, comincia a porre restrizioni legate al Patto successorio, cioè la rinuncia definitiva di Margherita all'eredità di sua madre. L'articolo I prevede che «la Sig. MC accetta e farà in modo che la Sig, MA, o qualsiasi entità che ella designerà, riceva nel termine indicato qui sotto: in piena proprietà gli attivi menzionati nell'Allegato 1; in nuda proprietà gli attivi menzionati negli Allegati 2 e 3, riservandosi la Signora Marella l'usufrutto vitalizio, senza restrizioni, su tali attivi». In proposito, tuttavia, «la Sig. MC non garantisce alla Sig. MA il valore di alcuno dei detti attivi». Oltre a questi allegati (che descrivono, i beni oggetto della divisione e dunque le ville, le società, i quadri e molte altre proprietà) ce n'è un altro che «richiama la sorte di taluni altri attivi della successione del Sig. Giovanni Agnelli». Ed ecco, nell'articolo IV, la precisa esplicitazione della rinuncia sconsiderata che Margherita sottoscrive sull'eredità dei beni che sua madre lascerà dopo la sua morte: «La Sig. MA riconosce che, quando gli attivi menzionati all'articolo 1 di cui sopra le saranno integralmente trasferiti, ella avrà già per ciò solo ricevuto sin d'ora l'integralità di quanto le potrebbe spettare nella successione della Sig, MC e sarà integralmente soddisfatta dei propri diritti». Anche l'articolo V rafforza la rinuncia futura della figlia sui beni della madre: «La Sig. MC e la Sig. MA concluderanno prima del 6 marzo 2004 un patto successorio secondo il progetto qui accluso nell'Allegato 5, a tenore del quale la Sig. MA rinunzia a tutti i suoi diritti nella successione della Sig. MC». Anche l'articolo VIII riveste grande importanza poiché sancisce la chiusura definitiva della «lite» (da qui l'aggettivo «tombale») e la rinuncia di vederci chiaro nelle «donazioni» fatte dal defunto: «Tramite la buona e fedele esecuzione della presente convenzione, la Sig. MA e la Sig. MC riconoscono di non avere più alcun diritto, direttamente o indirettamente, nella successione del Sig. GA, e di non avere da elevare alcuna pretesa per qualsiasi motivo l'una verso l'altra né nei confronti di chiunque, direttamente o in qualsiasi altra maniera. La Sig. MC e la Sig. MA riconoscono in tal modo che eventuali donazioni fatte, direttamente o indirettamente, dal Sig. GA, quali che ne siano il tempo, il luogo o i beneficiari, soggette o meno a contestazione per quanto ne concerna la forma, e pur se abbiano ecceduto la quota disponibile, non debbono formare oggetto di alcuna azione o pretesa segnatamente per nullità, per indennizzo, per restituzione, per riduzione o per rapporto. La Sig. MC e la Sig. MA rinunciano irrevocabilmente ad elevare qualsiasi pretesa a riguardo dei beneficiari di tali donazioni, chiunque essi siano». Infine, l'articolo XIV stabilisce che «la presente convenzione è esclusivamente sottoposta al diritto svizzero. Ogni litigio, ogni contestazione o divergenza derivante dalla presente o avente per origine la presente convenzione, e segnatamente la sua conclusione, la sua validità, la sua esecuzione o la sua interpretazione, saranno sottoposti alla competenza esclusiva del Tribunale di prima istanza della Repubblica e Cantone di Ginevra. Resta impregiudicato il diritto di ricorso al Tribunale federale. Così fatto il 18.2.04». In tal modo Margherita accetta che, come prevede la legge svizzera, sia possibile impugnare questo accordo solo entro un anno dalla firma. Nonostante silenzi e opacità, sospetti e misteri, Margherita accetta. Perché? Fin dall'apertura del testamento aveva protestato, invocato di essere «ragguagliata in modo preciso». Era accaduto il contrario. Perché ha poi accettato di non essere informata rinunciando ai propri diritti? Inoltre, appare incredibile la rinuncia assoluta e definitiva ai propri diritti, specie per quanto riguarda le donazioni e i nomi dei beneficiari. Margherita si è legata per sempre le mani allorché ha accettato di «non avere più alcun diritto, direttamente o indirettamente, nella successione di Gianni Agnelli, e di non avere da elevare alcuna pretesa per qualsiasi motivo l'una verso l'altra né nei confronti di chiunque, direttamente o in qualsiasi altra maniera». Per di più riconoscendo «che eventuali donazioni fatte, direttamente o indirettamente» da Gianni Agnelli, anche se hanno ecceduto la quota disponibile, «non debbono formare oggetto di alcuna azione o pretesa segnatamente per nullità, per indennizzo, per restituzione, per riduzione o per rapporto». Come ha fatto Margherita a non rendersi conto che, vista la confusione e la reticenza che circondava il patrimonio di suo padre, non bisognava accontentarsi di quel poco che era stato fatto emergere? Non c'era la possibilità che altri beni e altri asset venissero successivamente portati alla luce o da lei scoperti? Perché rinunciare per sempre ai propri diritti e cancellare questa futura eventualità? E le donazioni, poi? Possibile che in questa fase Margherita nutrisse ancora la patetica convinzione che sua madre e suo figlio non potessero essere tra i beneficiari di donazioni formalizzate «in extremis»? Margherita in una certa misura era consapevole che, per quanto riguardava il patrimonio, c'era dell'altro. Lo dimostra il fatto che, nello spazio bianco in fondo all'accordo, ha voluto aggiungere di suo pugno di aver firmato solo «per mettere definitivamente un termine a questo litigio» e «par gain de paix», per ottenere la pace. Povera illusa!

Gigi Moncalvo per “la Verità” il 19 agosto 2021. Nell'accordo di Ginevra donna Marella Caracciolo cede alla figlia una serie di «attivi», alcuni in piena proprietà altri in nuda proprietà, riservando per sé l'usufrutto vitalizio. Il trasferimento di questi beni deve avvenire entro due mesi. Secondo Margherita Agnelli è la prova di una prima scorrettezza della madre verso la figlia: Marella, alla morte del marito, secondo la figlia sarebbe entrata in possesso di una serie di beni che, essendo parte della successione, fin dai primi mesi del 2003, avrebbero dovuto essere condivisi con Margherita. Perché non lo sono stati? Il sospetto più atroce che continua a crescere ruota intorno a un interrogativo: davvero sua madre ha fatto emergere tutto il patrimonio? Con l'accettazione di quell'accordo, evidentemente Margherita ritiene di sì. Anche se una attenta lettura avrebbe dovuto metterla in allarme: oltre a liquidarla cash, era evidente anche l'obiettivo di tagliarla fuori dalla futura eredità della madre e quindi da tutti gli altri beni che fossero emersi nel frattempo. Possibile che Margherita non si sia insospettita per l'insistenza con cui la sua «rinuncia tombale» alla successione della madre era stata inserita in ben quattro diversi articoli e sarebbe poi diventata oggetto di un ulteriore «patto» firmato a parte? Eppure le espressioni usate non si prestano ad alcun equivoco: Margherita accetta di riconoscere i beni oggetto dell'accordo come l'«integralità di quanto le potrebbe spettare nella successione della signora Marella Caracciolo» e quindi «sarà integralmente soddisfatta dei propri diritti». È probabile che Margherita, ma questo la giustifica solo in parte, avesse la mente offuscata dalla grande quantità di denaro che le veniva offerto. Ma allora perché ha cominciato ad agitarsi pochi mesi dopo quella firma e non si è placata nemmeno 16 anni dopo? L'«harakiri» di Margherita tocca l'apice nel secondo documento, che si rivelerà molto più importante del primo. Si tratta del Pacte successoral, l'accordo tombale. Così come l'Accord transactionnel, viene firmato a Ginevra il 2 marzo 2004 nell'ufficio del notaio Etienne Jeandin dello Studio Poncet-Turrettini-Amaudruz-Neyroud & Associati. Con questo documento, Margherita «rinuncia a qualsivoglia diritto e, in particolare, alla quota di legittima alla quale avrebbe titolo nella successione di sua madre». Da parte sua, donna Marella, dopo aver dichiarato di affidare la propria successione al diritto elvetico, afferma di «conservare, piena e integra, la libertà di disporre della sua eredità». Il testo integrale prevede: «Art. I - La Signora Marella Caracciolo Agnelli dichiara che il suo testamento sarà esclusivamente e interamente regolato dalla legge svizzera. Art. II - La Signora Margaret De Pahlen dichiara per il presente di rinunciare a tutti i diritti e segnatamente alla riserva di legge che potrebbe avere nella successione di sua madre. Art. III - La signora Marella Caracciolo conserva la sua piena e completa libertà di prendere tutte le disposizioni testamentarie riguardanti il suo patrimonio. Art. IV - Le parti dichiarano espressamente di accettare reciprocamente le disposizioni che precedono». Dunque, Margherita accetta non solo di regolare il passato e il presente ma, soprattutto, il futuro. È incredibile che non sia stata avvertita dai propri avvocati, o se lo è stata non abbia compreso le conseguenze che ne sarebbero derivate, non solo per lei ma anche per i suoi figli di secondo letto. Infatti con quella rinuncia Margherita è andata a ledere gravemente anche i diritti dei suoi figli e futuri eredi, soprattutto i de Pahlen. In secondo luogo le «volpi» che assistevano donna Marella avevano fatto mettere nero su bianco che la vedova Agnelli affidava la propria successione al diritto elvetico, molto meno generoso di quello italiano nei confronti della quota legittima per i figli. In pratica, Margherita accetta di lasciare libera la propria madre di dare i propri beni a chi vorrà. Quell'atto determinava una conseguenza immediata di cui Marella un anno prima aveva approfittato prima ancora che l'accordo venisse firmato: nello studio del notaio Morone aveva fatto una importante donazione a favore di John Elkann, regalandogli la quota che gli consentiva di controllare la Dicembre, cioè l'intero gruppo. John si avvicinava al «trono» e sua madre veniva messa in condizione di non nuocere perché veniva estromessa dal pacchetto azionario, facendo venir meno la sua velleitaria intenzione di «comandare», insieme a figlio e madre, nominando presidente Serge de Pahlen. Quell'accordo tombale era ed è il documento chiave con cui Margherita metteva fine a ogni sua pretesa e richiesta. Credeva di ottenere la pace, di mandare definitivamente in soffitta dubbi e sospetti. Invece, proprio da quel momento si sono moltiplicati i suoi timori, il suo convincimento di essere stata «raggirata» o tenuta all'oscuro della reale entità del patrimonio di suo padre e quindi privata di una parte che le toccava. Per di più non aveva nemmeno pienamente valutato che cosa significasse accettare, con la sua firma, di essere esclusa definitivamente dall'eredità futura di sua madre. La domanda è sempre la stessa: perché Margherita ha accettato? Perché non ci ha ripensato? Perché, pur avendo firmato, non ha fatto valere le sue contrarietà e le violazioni di legge impugnando quegli accordi nei 12 mesi che le erano consentiti dal diritto svizzero per fare ricorso? Probabilmente perché era ancora rappresentata dai due legali che non le avevano aperto gli occhi di fronte al testo dell'accordo. Una risposta può essere questa: era talmente logorata che, alla fine, la quantità di denaro che le era caduto dal cielo l'aveva «stordita». A questo ha contribuito anche il fatto che suo marito l'abbia lasciata fare. Era anch' egli obnubilato dalla quantità di denaro? Eppure non aveva smesso di mettere in guardia la moglie. L'ingenuità di Margherita da questo punto di vista è innegabile. Nel momento in cui pone quella firma nel 2004, si fida dei suoi avvocati e soprattutto di sua madre e di suo figlio. In fondo, pensa che anche donna Marella sia «una povera vittima». Margherita non sospetta che sua madre sia parte attiva, fin da prima della morte del marito, di quel disegno che mira a estrometterla. Nemmeno dopo la firma Margherita dubita del comportamento della madre: «Se ha preso quegli impegni, vuol dire che in buona fede era convinta che non ci fosse più nulla da dividere del patrimonio di papà». I rapporti tra Margherita e sua madre, quando firmano gli accordi di Ginevra, nonostante tutto appaiono improntati a una certa cordialità. Alla fine Margherita, anche se non ha avuto né la trasparenza né la chiarezza a lungo invocate, firma illudendosi che quando verrà il momento tutto si sistemerà, sia nei suoi confronti sia in quelli di tutti i nipoti de Pahlen. Non crede che sua madre sia talmente cinica da manifestare una idiosincrasia così spiccata verso i cinque nipoti de Pahlen e al tempo stesso una preferenza così plateale e sfacciata verso i tre nipoti Elkann. Solo dopo, Margherita ha aperto gli occhi, si è pentita. Ma ormai era troppo tardi. E certo ha ripensato alle parole che pronunciò al momento di rinunciare al vero tesoro custodito nella cassaforte di suo padre: «La mia decisione di uscire dalla Dicembre», aveva detto, «è la prova più evidente che non avevo e non ho nessuna intenzione di creare ostacoli a John, mettendo in dubbio il suo ruolo al vertice della catena di comando di tutto il gruppo». Ma, aveva aggiunto subito dopo: «Ed è anche la conferma che facendomi firmare quell'accordo qualcuno a Torino aveva finalmente raggiunto i suoi scopi». A questo punto il tentativo odierno di Margherita di dar vita, dopo la scomparsa della madre, alla «seconda guerra di successione» appare del tutto vano. La lettura dei due accordi, sia gli articoli IV e VIII dell'Accord transactionnel sia l'intero Pacte successoral, non si prestano ad alcun equivoco. Non è dato sapere su quali basi i due giureconsulti di Zurigo e Basilea abbiano basato la loro conclusione secondo cui esistono «ampi margini di annullabilità dei due accordi». È molto probabile che abbiano riscontrato errori formali, ad esempio nelle procedure seguite o nei tempi di registrazione degli atti, ma anche se fondati e convincenti, quegli eventuali cavilli non cambiano la sostanza del problema: Margherita ha impiegato ben 14 anni prima di «accorgersi» che qualcosa non andava. E, guarda caso, se n'è accorta quando, o soltanto quando, gli asset a cui aveva rinunciato in cambio di una notevole somma di denaro valgono ben 20 volte di più.

Gigi Moncalvo per “la Verità” il 20 agosto 2021. Margherita Agnelli dunque ha ottenuto qualcosa e ha rinunciato a qualcos' altro. Ha ottenuto di far emergere il patrimonio all'estero che per metà era suo e di cui non era stata informata, nemmeno dalla madre. In cambio ha dovuto uscire dalla Dicembre, accettare le donazioni fatte dalla madre a John Elkann e soprattutto rinunciare al patrimonio che in futuro avrebbe potuto ereditare dalla mamma Marella Caracciolo. Con quell'accordo e con il patto successivo ha cercato la pace e sperava, ovviamente, di averla raggiunta. Gli immobili, il patrimonio, il denaro al centro di questo documento sono ignoti. Sull'elenco di questi beni e sull'entità patrimoniale dell'accordo si possono fare solo ipotesi, essendo questi documenti segreti. Solo le autorità fiscali italiane, infatti, potrebbero accendere i riflettori su beni all'estero. C'è da pensare che si tratti di beni immobili come la villa in Corsica, l'appartamento di Parigi, la casa di St. Moritz. E, per quanto riguarda il corrispettivo in denaro, dei conguagli di quanto era stato «movimentato» da Marella subito dopo l'apertura del testamento. Ad esempio quando aveva incaricato Sotheby' s di mettere all'asta l'appartamento di Park Avenue a New York, quadri e sculture comprese. Margherita lo seppe solo dai giornali, anche se si trattava di beni per metà suoi. «Protestai con mia madre», ricorda, «E mi accorsi che era stato tutto programmato. Qualcuno l'aveva spinta a vendere senza avvertirmi, commettendo una illegalità. È chiaro che, dopo aver avuto notizie della vendita, io avrei protestato. Fin da allora volevano far passare la mia immagine di donna litigiosa, di figlia ingrata e avida di denaro. Mentre invece cercavo solo di far "rinsavire" mia madre chiedendole come mai non mi avesse informata e consultata, chi l'avesse consigliata a fare in quel modo assurdo». L'accordo, infine, fissa un vitalizio a favore di Marella per l'usufrutto sia delle case in Italia sia all'estero: ogni anno Margherita verserà 7 milioni di euro a partire dal marzo 2004. Questo aspetto dell'accordo va approfondito. Gli avvocati di Marella erano riusciti ad avere questo cospicuo vitalizio per la loro assistita accampando il fatto che Marella usciva fortemente penalizzata da quella trattativa, aveva incassato una cifra di gran lunga inferiore rispetto alla figlia e quindi, poverina, andava in qualche modo indennizzata. Era stato fissato un forfait: 7 milioni l'anno, vale a dire quasi 600.000 euro di «pensione» al mese (per l'esattezza 583.333,50 euro). Quindi, nei restanti anni 15 anni di vita e fino alla sua morte, donna Marella ha incassato dalla figlia 105 milioni di euro. L'accordo venne firmato a Ginevra e quindi per la legge italiana è nullo poiché in contrasto con il nostro diritto successorio. Ma, nel frattempo, Marella potrebbe aver fatto sparire tutto con donazioni, specie ai primi tre nipoti. A parte questo, poiché i beni di Marella si trovano all'estero, magari nascosti o «schermati» dietro fantomatici «fiduciari», come potrebbe Margherita far valere la sua «legittima»? Se non vi fosse il famoso patto successorio, Marella sarebbe «libera» di dare a terzi solamente un quarto del proprio patrimonio, dato che la «legittima» svizzera per i discendenti, in assenza di coniuge, è del 75%. Ciò che avrà rilievo sarà la «residenza abituale» di Marella (secondo il regolamento Ue 650/2012 oggi direttamente applicabile in Italia); oppure - il che è molto simile - «l'ultimo domicilio» (come prevede l'articolo 90 della legge federale svizzera sul diritto internazionale privato del 1987). Infine, è tuttora valida giuridicamente tra Italia e Svizzera la Convenzione di stabilimento e consolare italosvizzera del 1868, che prevede la «competenza giurisdizionale» esclusiva del giudice del «luogo di ultimo domicilio» - o «residenza» - nel proprio Stato di origine, dunque l'Italia nel caso di Marella. In breve, conta solo dove Marella abbia vissuto abitualmente ovvero dove si trovasse al momento della morte. Dunque, muovere la nonna nel luogo e nel tempo più opportuno potrebbe essere stata la strategia qualora un suo nipote avesse voluto neutralizzare e «spuntare» qualsiasi arma nelle mani di Margherita. Tenendo presente tale unica arma, è la legge italiana che potrebbe annullare il patto successorio del 2004.La questione è molto complessa e affonda nel tema di diverse norme applicabili della giurisdizione sul caso (il tribunale competente a decidere una eventuale controversia), e del cosiddetto «rinvio» di una legge a un'altra. Vanno incrociati il Regolamento Ue, il vecchio trattato consolare del 1868, e la legge svizzera. Ecco i vari scenari.1 Marella è morta in Italia ed è residente in Svizzera. In questo caso si applica la legge italiana - perché la successione si apre in Italia - legge che altro non è che il Regolamento dell'Ue: esso rinvia immediatamente alla legge svizzera come luogo di «residenza abituale». Dunque, come legge applicabile alla successione di Marella, si avrà quella Svizzera. In tal caso, Margherita «perde» (e il patto successorio resta valido). 2 Se invece Margherita dimostra che Marella non aveva come residenza abituale la Svizzera ma l'Italia, oppure dimostra in tribunale che (citando il Regolamento Ue) «in via eccezionale dal complesso delle circostanze del caso concreto risulta chiaramente che, al momento della morte, il defunto aveva collegamenti manifestamente più stretti con uno Stato diverso da quello la cui legge sarebbe applicabile ai sensi del paragrafo 1 (ossia l'Italia, ndr), la legge applicabile alla successione è la legge (italiana, ndr)». In tal caso, Margherita «vince», e sarebbe nullo il patto successorio tra lei e sua madre. C'è un altro aspetto da non dimenticare: quello fiscale. Prima di tutto si applica la legge fiscale sulla base della residenza fiscale del defunto al momento della morte. Essendo Marella venuta a mancare come residente in Italia, si applica su tutti i beni l'imposta di successione italiana (aliquota al 4% con una franchigia di 1 milione di euro). In più, ma solo in teoria, c'è l'imposta di successione svizzera sui beni presenti in territorio elvetico. Oltre a eventuali imposte estere su beni situati in altri Paesi, ad esempio Stati Uniti, Francia, Gran Bretagna. Secondo alcune fonti, il patrimonio di cui disponeva Marella era immenso: 5,8 miliardi di euro (secondo i Panama Papers) più 9,2 miliardi di euro in oro. Si tratta dell'«oro del Senatore», quello che Gianni Agnelli avrebbe ricevuto nel 1945 alla morte di suo nonno e che riguardava i profitti derivanti dalle forniture Fiat per la prima e la seconda guerra mondiale. Questo presunto deposito in lingotti d'oro ammonterebbe 138 tonnellate d'oro con un volume di 71.254 litri, pari al carico di due autocisterne medio grandi. Tale oro, dopo essere spostato da Basilea, dove lo custodiva il nonno, ora sarebbe nel Free Port dell'aeroporto di Cointrin a Ginevra, che certamente riesce a contenere senza difficoltà un simile quantitativo. In quel magazzino sono presenti oro e opere d'arte per un valore di almeno 100 miliardi di dollari. Certo l'ipotesi è molto romanzesca. Il punto è: come potrebbero gli eredi a entrare in possesso di questa montagna d'oro? Sarebbe necessario presentarsi con il documento di legittimazione. Se fosse vero che c'è l'oro, Free Port avrà certo identificato, al momento in cui è avvenuto il deposito, un legittimario. Tale «legittimario» può essere venuto a mancare, e allora in tal caso sarebbero i suoi «aventi causa» ad avere la possibilità entrare e «avere le chiavi», ad esempio un erede, un procuratore, insomma un avente titolo. Se questa storia fosse vera, tuttavia, gli esperti immaginano che l'oro sarebbe stato conferito in qualche trust (magari con i soliti protectors) oppure donato a qualcuno con passaggi vari in modo che il controllo effettivo sia oggi nelle mani di colui o coloro che l'Avvocato voleva lo avesse. È chiaro che se Margherita diventasse unica erede di Marella e, per caso, quell'oro fosse intestato a Marella o ad altri enti che alla fine riconoscevano in Marella il beneficiario finale, ragionevolmente Margherita potrebbe entrarne in possesso. Bisogna dire, però, che tutta la vicenda dei trust, dei protector, di Alkyone (la fondazione di Agnelli a Vaduz), delle stiftung e delle anstalt, nonché l'apparente leggerezza con cui Gianni Agnelli avrebbe conferito enormi poteri ad alcune persone, fa pensare che la famiglia potrebbe aver perso il controllo su questi asset. «Come dico sempre ai miei clienti», mette in guardia un esperto, «prima di fidarsi di chicchessia, fiduciario, trustee, protector o altri, bisogna veramente pensarci mille volte. E spesso accade che per privare qualcuno di un bene, si finisce per fare del male a sé stessi, perdendone il controllo a favore di eventuali malintenzionati».

Estratto dal libro "Casa Agnelli" di Marco Ferrante (Mondadori 2007) pubblicato da Dagospia il 24 febbraio 2019. Dal matrimonio con Marella Caracciolo di Castagneto, Gianni ebbe due figli, Margherita e Edoardo. Quando si sposarono lei era una ragazza che veniva da una famiglia principesca con pochi quattrini – suo nonno aveva dilapidato l’immensa fortuna di origine feudale che aveva ereditato –, era elegantissima e aveva una vocazione spiccata per la rappresentazione sociale del sé. Da ragazza aveva lavorato a New York come assistente del fotografo Erwin Blumenfeld. È sempre stata molto amata dai fotografi. Clifford Coffin la ritrasse nel 1949 e Richard Avedon negli anni Cinquanta. Il suo ruolo nel jet set internazionale ha il punto di massima celebrazione nel rapporto con Truman Capote. A Katharine Graham – amica degli Agnelli, proprietaria del «Washington Post» – Capote un giorno disse che, in un’ideale classifica della bellezza, Marella Agnelli sarebbe stata la più cara nella vetrina di Tiffany. In Infamous, il film sulla vita di Capote nel periodo in cui sta scrivendo A sangue freddo, Marella è presente nel ristretto numero delle amiche dello scrittore, insieme a Babe Paley (moglie del fondatore della Cbs) e Diana Vreeland. È interpretata da Isabella Rossellini. Nonostante il tratto icastico, Marella non ha lasciato nell’immaginario collettivo una traccia paragonabile a quella del marito. Molti pensano che ciò potrebbe essere dipeso dal rapporto sbilanciato a favore di lui. Ci sono fotografie bellissime che la ritraggono, ma tutte sostanzialmente fredde (comprese quelle di Richard Avedon, il quale l’adorava – dice la leggenda – per via del suo lungo collo). In un filmato di una recita di beneficenza alla fine degli anni Quaranta a Roma, Marella esegue un numero di danza con Gea Pallavicini (meno brava di lei). In una delle sue foto più belle – che non è in posa, né mondana, ma ritrae una scena di vita quotidiana – attraversa la pista di un aeroporto con suo marito. Marella ha figurato stabilmente nelle classifiche delle donne più eleganti del mondo, ed è una celebrità nel ramo giardini. Ha scritto tre libri sul tema, uno con la nipote Marella Caracciolo e con Giuppi Pietromarchi, un altro con il fratello Nicola. Ha collaborato con «Vogue» e ha disegnato stoffe d’arredamento. È molto riservata, poco propensa a parlare di sé o in pubblico. Chi non fa parte della cerchia ristretta delle sue amicizie la giudica una persona vaga, distante, sospesa sulla realtà. Chi la conosce, invece, invita a non sottovalutarne la discrezione e l’effetto che essa ebbe sulla coesione matrimoniale. Gianni Agnelli si considerava un buon marito, ancorché infedele, e non fece mai nulla per nascondere le sue infedeltà. Lei, invece, avrebbe preferito una storia diversa e pativa l’infedeltà. Era una donna all’inseguimento di suo marito. Tentava di controllare la situazione. Secondo alcuni testimoni e amici intimi questo atteggiamento pesò sull’educazione dei figli: per lei la coppia veniva prima della famiglia. Per lui, lei era sua moglie. Fu visto piangere quando fu sottoposta a un intervento chirurgico. Stava bene con lei ed era – e soprattutto sembrava – protettivo. Per esempio, quando lei esprimeva giudizi che avrebbero potuto essere rettificati, lui lasciava correre. E tutto questo era percepibile dagli altri. Ciò non significa che i loro rapporti fossero idilliaci. Avevano le loro turbolenze. Dopo la morte del figlio Edoardo e del marito, Marella trascorre molto tempo nella casa a Marrakech e in quella di Calvi. Il contributo Caracciolo alla formazione di Gianni fu superiore a quello che si pensa. Gianni acquisì dai Caracciolo una parte del suo personale birignao – modificò un poco il rotacismo, per esempio – e fu il suocero a trasmettergli alcune relazioni e la curiosità per la politica. Filippo Caracciolo fu sottosegretario agli Interni nel secondo governo Badoglio e segretario del Partito d’Azione. In generale, c’era nei Caracciolo un elemento di modernità e di anticonformismo rispetto alla società del dopoguerra. Gianni subì un misto di influenza e contaminazione molto visibile nel rapporto con il fratello maggiore di Marella, Carlo, fondatore del gruppo editoriale L’Espresso; secondo alcuni Agnelli, l’unica persona che gli tenne davvero testa. Come ricorda l’altro fratello, Nicola Caracciolo, i rapporti tra Carlo e Gianni attraversarono due fasi. Fino alla metà degli anni Settanta furono molto vicini. Gianni non entrò mai nel capitale dell’Espresso, ma la sua presenza protesse Carlo. Le cose si raffreddarono quando la Dc, soprattutto Amintore Fanfani, fece pressione su Agnelli perché esercitasse un ruolo di persuasione su Caracciolo e sulla linea editoriale del suo gruppo. All’inizio degli anni Settanta Caracciolo e l’Ifil avevano costituito una società editoriale – cui il gruppo L’Espresso non partecipava – che proprio in seguito a queste pressioni venne sciolta. Agnelli offrì al cognato, tramite Gianluigi Gabetti, la guida di una società editoriale americana, la Bantam Books. Carlo disse di no. Gianni si meravigliò del rifiuto e da quel momento – osserva Nicola Caracciolo – scese un’ombra tra i due. Inoltre Carlo si trovò diviso tra Agnelli ed Eugenio Scalfari, che attaccava il capo della Fiat considerandolo succube della Dc. La questione psicologica fra i due rimase intatta. Erano divisi, ma anche inestricabilmente legati, si influenzarono l’uno con l’altro. Erano amici, ma anche in competizione. Agli occhi di Agnelli, Caracciolo aveva una caratteristica di vitalità che lo affascinava. In un’intervista a Gianni Minoli, Agnelli confessò che se non fosse nato così ricco non lo sarebbe mai diventato. Caracciolo aveva l’energia, invece, di chi vuole riprendersi il suo posto nel mondo.

Quelle ultime ore nella sua Torino, la famiglia e i rischi di una nuova faida. Moncalvo: "La figlia vorrà la rivincita". Domani i funerali a Villar Perosa, scrive Andrea Cuomo, Domenica 24/02/2019, su Il Giornale. Nata principessa, vissuta da regina e morta da icona, Marella Agnelli, donna Marella come era chiamata da tutti si è spenta ieri mattina nella sua casa di Torino. I suoi ultimi giorni sono stati di silenzio e agonia, fine ineluttabile di una vita passata senza clamori, ancor più negli ultimi anni, dopo che l'Avvocato era morto e lei era rimasta sola ad amministrare l'impolverarsi gentile della sua inarrivabile eleganza. I pochi che potevano dire di conoscerla saranno ai funerali celebrati domani in forma privata a Villar Perosa dal vescovo di Pinerolo Derio Olivero. Gli altri sembrano accorgersi solo ora di quanto sia stata importante questa donna sottile, di una bellezza così poco italiana. La ricorda così suor Giuliana Galli, che di Marella fu grande pur se tardiva amica: «Ho conosciuto Marella Agnelli una ventina di anni fa in occasione di due mostre che facemmo insieme, un po' contrastate per l'epoca, una che ritraeva gli ospiti del Cottolengo, un’altra con volti di persone che venivano da lontano». Due esposizioni che dimostravano il coraggio di una donna «che sapeva prendere posizione anche su temi che non andavano di moda». La conosceva bene anche il conte Gelasio Gaetani Lovatelli dell'Aquila d'Aragona, amico del figlio Edoardo: «Marella faceva parte della mia famiglia. Era un'amica d'infanzia di mia madre, Lorian Franchetti. Donna colta, bellissima, di grande eleganza ed educazione. Oggi non esistono più donne come lei». Piange Marella la squadra della Juventus, che agli Agnelli ha legato un pezzo importante della sua storia e che oggi a Bologna giocherà con il lutto al braccio. Il tecnico Massimiliano Allegri, nel corso della conferenza stampa prepartita, dedica un pensiero per Donna Marella. Alessandro Del Piero, che della Juve è stato un simbolo, se la immagina «già a passeggio con l'Avvocato, in uno di quei magnifici giardini in cui amava rifugiarsi e di cui si prendeva cura». E Luciano Moggi, ex direttore generale della società bianconera, si dice addolorato perché «nutro un grande rispetto nei confronti dell'Avvocato e della sua famiglia». Tante le voci. «Era una donna molto riservata, vivevamo in mondi separati», il rispettoso ricordo del novantacinquenne Cesare Romiti, dal 1976 al 1998 prima amministratore delegato e poi presidente del gruppo Fiat. E il successore di Romiti Paolo Fresco: «Ho molto ammirato Marella Agnelli. Non posso dire di averla conosciuta bene perché era una persona riservata. Eppure la sua presenza si sentiva, si imponeva, perché aveva un carisma, una personalità forte». «Bellissima, eterea, sembrava una farfalla multicolore», dice aulica l'amica Giulia Maria Crespi, presidente onoraria del Fai, che Marella contribuì a creare. «La ricordo come una donna di rara gentilezza e di grande discrezione. Non una condizione imposta ma una scelta voluta e custodita», dichiara Piero Fassino, ex sindaco di Torino e parlamentare del Pd. E l'attuale sindaco Chiara Appendino: «È stata una figura che negli anni, per il nostro Paese e non solo, ha rivestito un ruolo importante nel mondo dell'arte e della cultura». Ci offre un altro sguardo Gigi Moncalvo, giornalista e «biografo» non ufficiale degli Agnelli-Caracciolo, a cui ha dedicato tre libri: «La fase che si apre da oggi potrebbe essere quella della rivincita di Margherita Agnelli. Lei che finora è stata esclusa da ogni ruolo, è probabile che andrà ad una sorta di regolamento dei conti famigliare». Secondo Moncalvo la seconda filia di Marella potrebbe rivendicare tutto quello su cui la madre aveva l'usufrutto su disposizione di Gianni Agnelli. Non certo bazzecole.

Gigi Moncalvo per la Verità il 24 febbraio 2019. La royal family, o il poco che ne resta, perde la sua regina. Marella dei principi Caracciolo di Castagneto e di Melito, vedova di Gianni Agnelli, è morta per una crisi respiratoria la notte scorsa a Torino, a villa Frescot, la residenza dove ha vissuto accanto al marito fino alla morte di lui, nel gennaio 2003. A maggio avrebbe compiuto 92 anni. I funerali si svolgeranno domani, a Torino. Non si sa se donna Marella verrà sepolta a Villar Perosa, nella cappella privata degli Agnelli, oppure a Garavicchio, in Toscana. Ma questa ipotesi è da escludere: la salma verrebbe cremata, dopo quel che accadde a suo fratello Carlo, editore di Espresso e Repubblica, incenerito dalla figlia Giacaranda senza informare figli e parenti. Alle tre di notte, quando è spirata, Marella aveva accanto un paio di infermiere: nessun parente, neanche suo nipote Jaky, che abita nella stessa casa. Stavano dormendo: chi poco lontano da lei, chi in albergo. Quando si erano diffuse le voci sull' aggravarsi della sue condizioni, erano arrivati dalla Svizzera la figlia Margherita e i cinque nipoti de Pahlen (Pietro partito dalla Russia, Maria - informata in ritardo - è in viaggio da Tbilisi, in Georgia), Lapo e Ginevra. E poi Nicola, il fratello di Marella e attuale principe Caracciolo, con la moglie, principessa Rossella Sleiter, Marellina Chia (figlia di Nicola), insieme a Carlo jr. e Margherita, figli ed eredi di Carlo Caracciolo. Clamoroso l'ingresso di Margherita, dopo 15 anni che il figlio non le aveva più consentito di varcare la soglia di quella casa, che era ed è sua. La donna è rimasta 20 minuti con sua madre. Marella in estate era stata colpita da una broncopolmonite a Samaden, località svizzera scelta dopo aver lasciato St. Moritz per l'eccessiva altitudine. In quella circostanza, suo nipote John aveva creato un muro invalicabile intorno al capezzale della nonna, per impedirle contatti esterni. Compresi quelli con Margherita, che aveva lasciato il suo castello di Rougemont per correre dalla madre. Tutto aveva fatto pensare che fossero già in corso le «grandi manovre» dei due schieramenti (John da una parte, sua madre dall' altra) per preparare il terreno per l'eredità. C' è da prevedere che questa morte aprirà una nuova grande «guerra di successione» per l'enorme patrimonio della scomparsa, in gran parte all' estero.

Ci sono già alcune conseguenze immediate: prima fra tutte il passaggio automatico nella disponibilità completa di Margherita di molti beni: quelli su cui Marella aveva l'usufrutto, come indicato nel testamento di Gianni. Margherita avrà piena proprietà di ciò di cui ora aveva la nuda proprietà. Prima di tutto Villar Perosa, il simbolo della ex dinastia. Poi Villa Frescot, in collina a Torino - la residenza di Gianni Agnelli e in cui abita John Elkann con la sua famiglia (senza avere mai chiesto il permesso a sua madre). Quindi Villa Sole, poco lontano da Frescot, dove il padre aveva concesso di vivere al figlio Edoardo, pur senza intestargliela. Nello stesso perimetro c'è la lussuosa Villa Bona, una seconda residenza a poco a poco divenuta un elegantissimo pied-à-terre dell'Avvocato, progettato dall' architetto Amedeo Albertini e realizzato con immense pareti di vetro. Il quinto immobile è a Roma, all' ultimo piano di Palazzo Carandini in via XXIV maggio, di fronte al Quirinale. Margherita da ieri notte è divenuta proprietaria anche della preziosa collezione di 115 quadri, il cui elenco dettagliato fa parte dell'Accordo transattivo stipulato tra madre e figlia a Ginevra nel febbraio 2004 e che comprende tre Picasso, sei Paul Klee, un Goya, quattro Klimt, cinque Schiele. A Margherita erano già stati consegnati altri 114 quadri (più 41 in deposito a Villa Frescot). Bisognerà vedere a chi andranno altri 37 quadri di cui era piena proprietaria Marella. Il valore totale della collezione nel 2004 venne stimato, al ribasso, quasi 213 milioni da David Somerset, undicesimo Duca di Beaufort, allora titolare della Marlborough Gallery di Londra.

Un altro vantaggio immediato di Margherita è quello di non dover più pagare alla madre un assegno mensile di circa 700.000 euro, chiesto 15 anni fa da Marella quale parziale compensazione del «minore introito» che riteneva di aver subìto. In questi anni la figlia ha versato alla madre 126 milioni. Quanto a John, Margherita potrebbe sfrattarlo da Villa Frescot (lui si è preparato, facendosi costruire una villa poco lontano con tre piani sotterranei, vicino a quella di Cristiano Ronaldo). Margherita è ancora irritata perché John, dopo le nozze con Lavinia Borromeo nel settembre 2004, prese possesso della villa del nonno senza chiedere il permesso a sua madre, nuda proprietaria.

Sia che Marella abbia lasciato o meno un testamento, la sua unica erede in linea diretta è la figlia. Ma gran parte dei beni si trova sicuramente all' estero, e quindi è difficile stabilirne l'ubicazione e risalire ai beneficiari. Marella è morta in Italia, è cittadina italiana (iscritta all' Aire come residente all' estero), e quindi vale la giurisdizione italiana in materia successoria. Soprattutto per quanto riguarda l'accordo tombale firmato nel 2004 tra madre e figlia, in cui quest' ultima si riteneva «soddisfatta» e rinunciava ai diritti ereditari. L' accordo però fu firmato a Ginevra, e quindi per la legge italiana è nullo poiché in contrasto col nostro diritto successorio. Nel frattempo, Marella potrebbe aver mutato la situazione con donazioni, specie ai primi tre nipoti. Potrà Margherita far valere la sua «legittima»? Se non vi fosse questo patto, Marella sarebbe libera di dare a terzi solamente il 25% del proprio patrimonio, dato che la «legittima» svizzera per i discendenti, in assenza di coniuge, è del 75%. Ciò che avrà rilievo sarà la «residenza abituale» di Marella, oppure l'ultimo domicilio. Muovere la «cara nonnina» nel luogo e nel tempo più opportuno potrebbe essere stata la strategia da adottare, qualora un suo nipote avesse voluto neutralizzare e spuntare qualsiasi arma nelle mani di Margherita. La questione è molto complessa e affonda nel tema di diverse norme applicabili, della giurisdizione sul caso e del cosiddetto «rinvio» di una legge a un'altra. Vanno incrociati il Regolamento Ue, il vecchio trattato consolare del 1868, e la legge svizzera. Ecco i vari scenari. Marella è morta in Italia ed è residente in Svizzera. In questo caso si applica la legge italiana, legge che altro non è che il Regolamento Ue: ma siccome esso rinvia alla legge svizzera come luogo di residenza abituale, nei fatti la legge applicabile alla successione di Marella sarà quella svizzera. In tal caso, Margherita «perde» e il patto successorio resta valido. Se invece Margherita dimostra che Marella non aveva come residenza abituale la Svizzera ma l'Italia, la legge applicabile alla successione è quella italiana. In tal caso, Margherita «vince»: sarebbe nullo il patto successorio tra lei e sua madre.

C' è un altro aspetto da non dimenticare: quello fiscale. Prima di tutto si applica la legge sulla base della residenza fiscale del defunto al momento della morte. Essendo Marella venuta a mancare come residente in Italia, si applica su tutti i beni l'imposta di successione italiana (4% con franchigia di un milione di euro). In più, ma solo in teoria, c' è l'imposta di successione svizzera sui beni presenti in territorio elvetico. Oltre ad eventuali altre imposte estere su beni situati in altri Paesi. Secondo alcune fonti, il patrimonio di cui disponeva Marella era immenso: 5,8 miliardi di euro (secondo i «Panama Papers») più 9,2 miliardi di euro in oro. Si tratterebbe dell'«oro del Senatore», quello che Gianni Agnelli avrebbe ricevuto nel 1945 alla morte di suo nonno, e che riguardava i profitti derivanti dalle forniture Fiat per la prima e la seconda guerra mondiale. Questo presunto deposito in lingotti ammonterebbe 138 tonnellate con un volume di 71.254 litri. Tale oro, dopo essere spostato da Basilea, sarebbe nel Free Port dell'aeroporto di Cointrin a Ginevra.

Il punto è: come faranno gli eredi a entrarne in possesso? Sarà necessario presentarsi con il documento di legittimazione. Se fosse vero che c'è l'oro, FreePort avrà certo identificato un «legittimario» dell'oro che probabilmente nel frattempo sarà a mancare. In tal caso, sono i suoi «aventi causa» ad avere la possibilità di entrare. A meno che l'oro non sia stato conferito in qualche trust o donato a qualcuno con passaggi vari in modo, che il controllo effettivo sia oggi nelle mani di colui o coloro che l'Avvocato voleva. È chiaro che se Margherita diventasse unica erede di Marella e quell' oro fosse intestato a lei, ragionevolmente Margherita potrebbe entrarne in possesso. Bisogna dire, però, che tutta la vicenda dei trust, nonché l'apparente leggerezza con cui Gianni Agnelli ha conferito enormi poteri ad alcuni «furbacchioni», lascerebbero pensare all' eventualità di possibili appropriazioni o altre clausole che forse hanno del tutto privato la famiglia del controllo su questi asset.

AGNELLI, UNA FAMIGLIA IN TRIBUNALE. Gigi Moncalvo per “la Verità” il 21 marzo 2019. Un infarto e altri due mesi di sofferenza e lontananza per la madre e per i suoi due bambini. Rinvio e prossima udienza fissata al 29 maggio. Il giudice di pace del distretto svizzero di Morges, Vèronique Loichat Mira, ha accettato la richiesta dell' avvocato Matthieu Genillod di Losanna, che rappresenta Maria de Pahlen, la prima dei cinque figli di Margherita Agnelli e del suo secondo marito, Serge de Pahlen nella causa in cui i genitori chiedono che venga ritirata la patria potestà alla figlia sui suoi due bambini, Anastasja e Serghiey, che i nonni hanno in custodia da sette anni. Il legale ha parlato di gravi difficoltà di salute della sua cliente a causa di un infarto sopravvenuto nei giorni scorsi. Un dettagliato rapporto medico stilato a Tbilisi, e tradotto in inglese, attesta «l'impossibilità di viaggiare a causa del grave stato di salute». L'avvocato aggiunge che, data la situazione, i medici gli hanno perfino impedito di comunicare con Maria per non aggravare le sue condizioni. Infine, Genillod sottolinea che la sua cliente attribuisce un' importanza fondamentale alla procedura in corso e all'autorità del Tribunale, e non intende assolutamente accettare che le venga revocata l'autorità materna sui suoi due figli. Pertanto desidera far valere appieno i suoi diritti di madre davanti all' autorità dei giudici, che ringrazia per la comprensione. Durante l'udienza è emerso che Maria qualche giorno fa ha inviato una lettera personale al giudice di pace, presidente della corte. Si tratta di un documento riservato che non è stato letto in aula. Un aspetto positivo è emerso: per la prima volta Maria ha difeso le sue ragioni, non si è fatta schiacciare e mettere nell' angolo, ha cominciato a reagire smettendo di subire. A questo certo ha contribuito l'articolo della Verità che ha portato alla luce la segretissima vicenda e anche un ignoto finanziatore che le ha consentito di trovare, e pagare, un buon avvocato svizzero che per la prima volta la difendesse con decisione e saggezza. Sul fronte di Margherita Agnelli, i suoi due rappresentanti in Italia, il procuratore speciale Roberto Cattro di Torino e l'avvocato Dario Trevisan di Milano, non hanno voluto rilasciare alcuna dichiarazione sulla delicata vicenda. Il legale - che tra l'altro batté l'Ifi, la cassaforte del gruppo Fiat, in una vicenda legata alla vendita della Toro assicurazioni - è colui che si occupa sul fronte italiano dell'azione attivata in Svizzera da Margherita Agnelli nei primi mesi del 2018 per chiedere che vengano dichiarati nulli gli accordi stipulati con sua madre Marella nel febbraio 2004. Sulla base di due pareri dei più importanti giuristi di Zurigo e Basilea, sembra siano stati trovati alcuni «errori sostanziali» contenuti negli accordi che farebbero propendere per le tesi di Margherita. Il che significherebbe che John Elkann, in caso il Tribunale di Ginevra decidesse in tale direzione, dovrebbe restituire alla madre le azioni di controllo di «Dicembre», «Accomandita Giovanni Agnelli», e di converso anche quelle di società che allora si chiamavano Ifi e Ifil (cioè l'attuale Exor) e Fiat (e quindi Fca). Un autentico terremoto, dunque, anche perché John dovrebbe restituire le azioni al valore elevato di oggi e non a quello irrisorio (si fa per dire) di 15 anni fa. Si tratta di una causa destinata ad avere grosse ripercussioni, basti pensare a quel che accadrebbe in borsa, specie dopo la morte di Marella Agnelli che ha nominato i tre nipoti Elkann eredi universali dei suoi beni (all'estero, poiché in Italia la defunta aveva solo usufrutti che sono venuti meno con la sua morte e sono andati a favore della figlia, come indicato nel testamento di Gianni). A John è andata la villa di St. Moritz appartenuta all'ex Shah di Persia (John aveva già provveduto ad ampliare la proprietà nel corso degli anni acquistando terreni e chalet), a Lapo è toccato un piccolo ed elegante chalet all'inizio della salita che porta al villone del fratello, a Ginevra la nonna ha lasciato la villa di Lauenen nell'Oberland bernese. Per il riad di Marrakesh - che appartiene alla società Yuki, in omaggio al nome dell'adorato cane giapponese di Marella di razza akita, simile al famoso Hachiko - la questione è nelle mani del re del Marocco, Muhammad VI, che è proprietario di ogni bene nazionale, specie se si tratta di una grande riserva d'acqua come quella di Ain Kassimou. Sembra che Ginevra Elkann, presidente di Yuki con sede in Lussemburgo, sia riuscita a ottenere dal sovrano la proroga della concessione sul riad per altri cinque anni. Per quanto riguarda il punto più scabroso, e cioè la causa pendente in Svizzera sulla nullità degli accordi, Margherita avrebbe attivato l'avvocato Trevisan per vedere se esiste una possibilità di mediazione con suo figlio John, il quale avrebbe tutto l'interesse a far ritirare la causa. Ma da Torino sarebbe arrivato un secco rifiuto. John, che è assistito dall'avvocato «storico» di sua nonna, Carlo Lombardini di Ginevra, facendo questa mossa ha chiuso ogni spazio alle trattative: infatti sa bene che Lombardini, che fu uno dei fautori ed estensori di quegli accordi del 2004, non accetterebbe mai di ammettere che quei documenti presentavano, secondo gli odierni legali di Margherita, presunti errori formali. Tutto in alto mare, dunque.

Gigi Moncalvo per “la Verità” il 19 marzo 2019. Quanti problemi. E che problemi, in casa Agnelli-De Pahlen-Elkann. No, non si tratta dell'eredità e del testamento di donna Marella, scomparsa il 23 febbraio scorso a 92 anni, ma di una vicenda ben più grave e dai contorni molto sgradevoli. Domani, mercoledì, appena tre giorni prima della messa di trigesima della defunta che vedrà i resti della ex royal family riunirsi (verosimilmente commossi) a Torino al Santuario della Consolata, accadrà qualcosa di grave che va in direzione contraria, a dimostrazione che la famiglia è sgretolata e che all' apparenza non corrisponde la sostanza. In Svizzera, nel Tribunale di Morges, cantone di Vaud, poco lontano da Allaman, sul lago Lemano, si terrà l'udienza finale dell'incredibile processo rimasto segreto che sette anni fa Margherita Agnelli e suo marito Serge De Pahlen hanno intentato contro la primogenita Maria per portarle via i due figli. Al termine di una lunga vicenda giudiziaria attivata da Margherita e Serge nel 2012 contro la loro figlia, il giudice di pace del distretto di Morges, Véronique Loichat Mira, dovrà decidere se Anastasja Marella e Sergey (che portano il cognome del loro padre, Maevskiy) vanno tolti definitivamente alla loro madre (come chiedono i nonni) e possono continuare a vivere in Svizzera a casa di Margherita e Serge oppure deve essere nominato un tutore fino a che diventeranno maggiorenni (pur continuando ovviamente a restare di fatto sotto il «controllo» dei nonni nella loro casa). La bambina ha poco meno di tredici anni e il bambino non ne ha ancora compiuti dieci. Da sette anni vivono in Svizzera con i nonni, lontani dalla loro madre che può contattarli a giorni e ore stabilite ma solo attraverso lo schermo di Skype e con telefonate sempre più brevi, poiché spesso la nurse rumena, Rodica Gurau, non glieli passa al telefono accampando scuse diverse. Maria De Pahlen, la madre dei due bambini (ne ha un terzo, Roman, di tre anni che vive con lei a Tbilisi in Georgia), ha 36 anni ed è la quarta nipote di Gianni e Marella Agnelli, essendo la prima dei cinque figli di Margherita e Serge De Pahlen: Pietro (33 anni), le gemelle Anna e Sofia (31 anni) e Tatiana (29 anni). Maria, dunque, è anche la sorellastra dei figli di primo letto di sua madre, gli Elkann: John (43 anni, sposato con Lavinia Borromeo, tre figli), Lapo (42) e Ginevra (40 anni, sposata con Giovanni dell' Aquila Gaetani d' Aragona, tre figli). Maria, che è nata a Rio de Janeiro, ha vissuto per lunghi anni ed è cresciuta insieme a John, Lapo e Ginevra, abitando con loro nelle diverse «peregrinazioni» familiari tra Brasile, Londra, Neuilly sur Seine vicino a Parigi e infine Allaman, vicino a Ginevra. In questa vicenda i tre fratellastri, anziché stare vicini a Maria ed aiutarla, le hanno in pratica voltato le spalle. John non le rivolge la parola da dieci anni, poiché la considera responsabile di aver complottato alle sue spalle con la madre. Come si è arrivati a questo processo? Come hanno potuto i genitori di Maria portarle via i suoi due figli? Tutto comincia nel 2006, quando Maria (a 23 anni) sposa a Mosca Georgy Maevskiy, un ragazzo georgiano conosciuto all'università Lomonosov della capitale russa, dove studia legge e scienze politiche. Le frizioni con i suoi genitori cominciano in quel momento: Margherita e Serge sono contrari a quel matrimonio e cambiano la serratura della casa di Mosca di Maria (che viveva in un appartamento di suo padre). Maria viene convinta dai genitori a stipulare una sorta di contratto prematrimoniale con Georgy. Lo fa perché non vuole rinunciare alla sua bambina e, prima che nasca, torna in Svizzera con il giovane marito. Il quale però viene trattato malissimo dai suoceri, non parla altra lingua che il russo e nel lavoro che gli viene affidato a Ginevra nella casa editrice di Serge De Pahlen si trova a subire molte umiliazioni. Il 30 giugno Maria mette al mondo la sua prima bambina, Anastasja Marella, e la fa nascere in Svizzera, a Samaden, la località dove vive donna Marella. I genitori e la bambina tornano in Russia, questa volta in Siberia dove Georgy ha trovato lavoro come vicepresidente della Camera di commercio. Intanto Maria va in Altaj, nella città di Gorno Altaisk, a quasi quattromila km da Mosca: qui, il 15 settembre 2009, nasce Sergey Maevskiy. I problemi familiari diventano assillanti, il matrimonio finisce nel 2010. La separazione è molto burrascosa, il padre dei bambini dà battaglia e, li usa come «ostaggi» minacciando di tenerli con sé. Maria si spaventa. Dalla Svizzera partono i suoi genitori. Convincono la figlia a lasciar partire con loro i nipotini e portarli in Svizzera per le feste di Natale. «Dopo due settimane li riprenderai con te», dicono i nonni alla figlia. Lei li raggiungerà appena possibile. Ma il genero non firma il permesso sui passaporti dei suoi figli, e presenta in Tribunale una dettagliata memoria in cui accusa la sua ex-moglie. Serge De Pahlen riesce a ottenere in poche ore attraverso l' amico Guran Mokia che ha agganci al Mid (il ministero degli Esteri) due nuovi passaporti per i nipotini. Ma il genero riesce a impedire lo stesso la loro partenza con un blitz all' aeroporto di Sheremetjevo.

In sole 24 ore viene però ridotto a più miti consigli con una montagna di denaro, e finge di togliersi dai piedi. L' ultima pugnalata a Maria la dà consegnando a Margherita e Serge il documento contenente le inverosimili accuse («des horreurs», degli «orrori») contro Maria. Anastasja e Sergey lasciano così la Russia e non vi faranno mai più ritorno, entrano ad Allaman e cominciano la loro vita con i nonni. Maria li raggiunge per le feste di fine anno, poi deve ripartire per la Russia per completare le procedure del divorzio. Da quel momento, in pratica, i suoi figli non saranno più suoi. La promessa di tenerli solo due settimane non viene mantenuta. Per vicissitudini inenarrabili, Maria - tormentata e vessata dall' ex marito, lasciata senza denaro dai genitori, senza casa e in precarie condizioni di salute - riesce a rientrare in Svizzera solo nel 2013 quando finalmente ottiene il divorzio. Quando vedono la mamma dopo due anni i bambini reagiscono così: Anastasja le dice di trovarla cambiata, Sergey la saluta con un «Buongiorno madame», come fosse un' estranea. Ricostruire il rapporto è molto problematico. Margherita e Serge nel frattempo, il 15 maggio 2013, hanno mandato a processo la figlia attivando giudiziariamente contro di lei una procedura di «limitazione dell' autorità genitoriale» e di «ritiro del diritto di custodia». Il 7 giugno si tiene la prima udienza e nei verbali ci sono dichiarazioni incredibili e di rara crudeltà. Il 13 giugno i tre giudici (Véronique Loichat Mira, Loika Lorenzini, Jacques Gisclon) ammettono le richieste dei genitori di Maria, affidano la custodia dei bambini e ordinano un rapporto periodico sulla situazione al Servizio di protezione dei minori (Spj) che ovviamente individua villa Agnelli ad Allaman come «luogo adatto ai loro interessi», decidono di proseguire l' inchiesta contro la madre, ritirano i passaporti dei due bambini e li consegnano a un' assistente sociale. La botta per Maria è terribile: in sostanza le hanno portato via i figli. È disperata. Accetta di vivere in Svizzera accanto alla villa dei genitori, che però non le lasciano i bambini. Li può vedere solo con sporadici permessi. I servizi sociali non intervengono. Maria si sente sempre più sola, i genitori l' hanno trascinata senza alcun riguardo in questa situazione, fratelli e sorelle le hanno girato le spalle: preferiscono parteggiare per Margherita, che passa loro 15.000 euro al mese, piuttosto che per Maria che viene ulteriormente «punita» e messa in disparte con un' elemosina: 1.200 euro al mese, 13 volte meno che agli altri (primi fra tutti Pietro che si occupa di edilizia e supermercati in Russia e in Cina, e Tatiana, che a 29 anni è fidanzata con uno degli uomini più ricchi del mondo, il settantenne magnate svizzero Maurice Amon, il quale con la sua azienda Sicpa produce carta e inchiostri per le migliori e più sicure banconote del mondo). Maria scrive a fratelli e sorelle, denuncia i presunti soprusi della madre, non ottiene solidarietà: nessuno osa mettersi contro Margherita. John non si fa trovare, Lapo cazzeggia, Ginevra ascolta e basta. Maria parte, va in Georgia, sopraffatta dalla solitudine e dalla disperazione desidera un altro figlio. Il 5 ottobre 2016 a Mosca nasce Roman. Ma il padre, spaventato dal potere e dagli «avvertimenti» che gli arrivano dalla Svizzera, parte per il nord della Russia e sparisce. Il bimbo quindi porta il cognome della madre. Maria ora abita a Tbilisi, recentemente ha dovuto lasciare il piccolo appartamento in affitto perché la caldaia si era rotta, lei non aveva i soldi per ripararla e la padrona di casa non voleva. In Georgia questo inverno molte persone sono state intossicate di notte dall' ossido di carbonio perché gli uccelli cercano riparo nei camini e li intasano. Maria non ha i soldi per andare all' udienza decisiva di mercoledì in Svizzera. Ha letto le ultime carte e ha capito che la sentenza è già scritta: nuove accuse false di sua madre e suo padre, una inveritiera perizia di tale dr. M. Chanez, esperto di psicoterapia infantile, il quale stila giudizi medici su di lei senza averla mai incontrata né visitata, addirittura l' entrata in scena di un altro medico, il dr. Mayor, psichiatra personale di Margherita Agnelli (il che dunque implica che lei sia da tempo in cura) che sostiene che la danneggiata sia lei e non Maria. Quest' ultima non sa ancora come uscirà, psicologicamente, da questa «sconfitta» che lei ritiene prevedibile, ingiusta, già scritta. Qualcuno le ha messo a disposizione un avvocato di Ginevra, ma lei è pronta a combattere: vuole chiedere il disconoscimento di paternità verso i suoi genitori, e che sia la giurisdizione italiana a occuparsi del caso, dato che i suoi figli hanno passaporto italiano e russo. E dunque come può la magistratura svizzera occuparsi dei minori cittadini di un altro Paese?

Angelo Allegri per ''il Giornale'' il 15 giugno 2020. Tre figli dal primo matrimonio con lo scrittore Alain Elkann (John Philip Jacob ,detto Jaki. Lapo e Ginevra) e cinque dall'unione con Serge de Pahlen (Maria, Pietro, Sofia, Anna et Tatiana). Il ménage familiare di Margherita Agnelli, 64 anni, è ricco e complicato. Con lei e il marito, tra l'altro, vivono nella tenuta di Allaman, tra Ginevra e Losanna, anche alcuni dei numerosi nipoti. Due tra di essi, Anastasia e Sergey (nella foto sopra, che risale a qualche anno fa, la piccola Anastasia, che oggi ha 14 anni, è con la madre Maria e i nonni) sono stati al centro di una complicata vicenda giudiziaria. Serge de Pahlen e Margherita Agnelli hanno chiesto e ottenuto che venissero tolti alla mamma e affidati a loro. La storia inizia con le nozze tra Maria e un giovane russo di modeste condizioni economiche. Il matrimonio dura poco e la conclusione è amara: accanto alle questioni finanziarie si litiga anche per la custodia dei figli.  Il nonno de Pahlen, riesce a portarli dalla Russia dove vivono, fino in Svizzera. Ma a complicare le cose è anche un nuovo legame sentimentale di Maria che la porta a vivere per qualche tempo nella capitale della Georgia Tbilisi. De Pahlen e Margherita decidono di assumere in proprio l'educazione dei bimbi e alla fine riescono a fare togliere alla figlia la potestà genitoriale. A lungo burrascosi sono anche i rapporti con Yaki e Lapo. A suo tempo fece rumore il mancato invito di Margherita al battesimo di Leone Mosè, primogenito di Jaki e di Lavinia Borromeo. Al funerale di Marella Agnelli (foto in alto), moglie dell'Avvocato, nel febbraio scorso, l'unità della famiglia, si è, almeno apparentemente ricomposta. Margherita ha accolto i partecipanti alla cerimonia all'ingresso della chiesa e letto un passo delle Sacre scritture. All'eredità della madre Margherita aveva rinunciato al momento della sistemazione delle quote ereditarie. Da quella vicenda e al termine di una controversia che l'ha vista opporsi al resto della famiglia, la figlia di Gianni Agnelli ottenne una quota di eredità dal valore di circa 1,2 miliardi. Molti erano frutto dei beni posseduti all'estero dall'Avvocato. Margherita è però convinta che molti altri le siano stati tenuti nascosti.

Stefano Lorenzetto per il Corriere della Sera il 19 aprile 2020. Certo non assomiglia allo zio Gianni Agnelli, il quale diceva di sé: «Non sono un grande pedagogo. So come si fa. Ma non sono un bravo educatore». Samaritana Rattazzi, seconda dei sei figli di Susanna, la sorella prediletta dell' Avvocato, sa come si fa e lo fa con le parole, essendo giornalista professionista. Gliene sono bastate appena 1.122, circa il 10 per cento di quelle della presente intervista, per spiegare alle nipotine Elena, 8 anni a maggio, e Vicky, 3 a giugno, che servono gli affetti di famiglia, il rispetto per la natura, la pietà per gli animali e lo stupore per la vita, se vuoi essere davvero felice. Il risultato è Mignon e il drago , fiaba illustrata da Andrea Rivola, che l' editore Marietti junior manderà in libreria appena possibile e che sarà seguita da altri due volumi.

Ha il dono della sintesi.

«Mi viene dal Lycée Chateaubriand di Roma: tesi, antitesi, sintesi. Se servono tre parole per dire una cosa, ne uso due».

Ha ambientato la storia in Siberia.

«E nel XII secolo. Quanto di più lontano da noi. Volevo raccontare alle mie nipotine un mondo incontaminato».

Da che cosa nasce questa esigenza?

«Mignon sono io. Fino ai 10 anni ho vissuto in una estancia a Balcarce, in Argentina, dove papà era stato nominato presidente della Ferrania. Non c' era la neve, ma la vastità sì. Nel 1958, quando l' azienda fu rilevata dalla Kodak, tornammo in Italia. Il mio unico amico era il cane Pluto. Andammo ad abitare a Roma. Restai sbigottita perché dalla parte opposta di via Dandolo c' erano le case. Fino ad allora all' orizzonte avevo visto soltanto montagne altissime, distanti decine di chilometri. Un infinito fatto di natura, cieli blu e tempeste elettriche. Ho ancora il terrore dei temporali».

Per Elena e Vicky è la Mamie del libro?

«No, mi chiamano nonna Sama. Prima dell' emergenza coronavirus, le vedevo per 15 giorni ogni due mesi. Vivono a Parigi. Il padre lavora per una società farmaceutica. Invece mia figlia Anna, dopo il bachelor in Arte alla Brown University di Providence e il master in management dei Servizi museali alla Luiss, ha messo la sua laurea in Fisioterapia a disposizione dei pazienti neurologici in una clinica per bimbi svantaggiati».

Hanno confidenza con i temi sanitari.

«Elena è turbata dalla quarantena della sua maestra, che ha un figlio residente a Hong Kong. Nella scuola c' è una sezione cinese, quindi la paura del Covid-19 la tocca da vicino. È importante che le famiglie proteggano psicologicamente i bambini. Dobbiamo tranquillizzarli».

E lei lo ha fatto con le fiabe.

«Me le scrivevo per non dimenticare i nomi dei protagonisti: guai se ne sbagli uno, i nipoti ricordano tutto. Mia sorella Ilaria le ha lette: "Perché non le pubblichi?". Ero perplessa, avrei voluto che restassero in famiglia. Cercando sul Web, mi sono imbattuta nell' editore Pietro Marietti, faccia da gentiluomo piemontese. Gliele ho spedite. Dopo una settimana mi ha risposto. Mi ha fatto cercare dalla editor Alessandra Berello, che mi ha detto: "C' è dell' incanto in Mignon". Era l' aprile dell' anno scorso. Credo che non sapesse di essere incinta. A gennaio ha partorito un bimbo dal nome fantastico: Ulisse. Ci siamo scelte a vicenda».

Parla più da mamma che da nonna.

«Figli e nipoti rendono la vita migliore. La mia primogenita, Maria, la ebbi a 23 anni. Fu un battesimo di fuoco. Nacque con una cerebropatia congenita a causa del cordone ombelicale attorcigliato attorno al collo. Visse solo per quattro anni e mezzo, stesa nel letto, senza pronunciare una parola. Girammo il mondo nella speranza di farla guarire. Ricordo che mia madre Suni chiese al professor Andrea Prader, lo scopritore della sindrome di Prader-Willi, direttore della Pediatria al Policlinico di Zurigo: "È il caso che Samaritana abbia altri bambini?". La guardò severo: "Signora, sua figlia ha le stesse probabilità che le ricapiti di qualunque altra donna seduta nella mia sala d' aspetto". Non ho mai creduto che non potesse succedere a me, né che dovesse accadermi di nuovo. Ho pensato solo: è una grazia che Maria sia nata in questa famiglia. Morì due mesi prima che mettessi al mondo la mia ultimogenita. Anna è cresciuta nel lutto».

Sogna Maria qualche volta?

«Mi è capitato non tanto tempo fa. L' ho vista seduta in mezzo a un prato fiorito. Il posto che le spetta in paradiso. Glielo dico da credente e da cristiana».

Avrà trovato consolazione anche nel suo secondogenito, Pietro, il dottor Guido Zanin di «Un medico in famiglia».

«Se lei mi chiedesse di definirlo con tre aggettivi, userei questi: simpatico, intelligente, gentile. Ma per un mese dei suoi 48 anni non ci siamo parlati. Fu quando, a due esami dalla laurea in Scienze politiche, mollò tutto per fare l' attore. Mi arrivò un plico giallo con dentro la locandina della commedia Piccole anime e una lettera: "Se vuoi venire a vedermi in teatro al Testaccio, siediti in ultima fila, altrimenti m' impappino". Mi misi nella prima. Del resto, come Pietro, sono sempre stata una ribelle, da piccola anche ombrosa. Ora sono migliorata».

Lei in che modo si ribellava?

«Tenevo testa ai miei genitori. Ero l' unica dei sei figli a venire castigata perché osavo ribattere alla mamma. Appena sedicenne, persi un anno di scuola: mi ero innamorata di un ragazzo ventenne. La notte scappavo di casa per vederlo».

Davvero birichina.

«L' unico maschio di cui ero solo amica, e lo sono tuttora, si chiama Enrico Vanzina, lo scrittore, mio compagno di banco. Così fui esiliata per nove mesi in Argentina, a casa di un' italiana, Giuliana Lebuis. L' anno prima ero stata rinchiusa in un collegio in Germania. In compenso ho avuto la fortuna di non subire come istitutrice Constance Parker, l' inglese che diceva a mia madre e ai suoi sei fratelli: "Don' t forget you are an Agnelli", non dimenticare che tu sei una Agnelli. Ricordo con affetto la tata Gina Cristoforetti, un' amabile signora di Trento, detta Ghina. Ci ha tenuto in braccio tutti».

Era impulsiva anche sua madre. Nel 1945 sposò il conte Urbano Rattazzi appena 18 giorni dopo averlo conosciuto.

«Era passionale. Le assomiglio. Ho in circolo il sangue della mia bisnonna americana, Jane Allen Campbell, la cui figlia, Virginia Bourbon del Monte, donna estremamente libera e affascinante rimasta vedova a 35 anni, si oppose al senatore Giovanni Agnelli che voleva toglierle la patria potestà sui sette figli. Tengo la bandiera degli Stati Uniti appesa sopra la testiera del letto. Sono un grande Paese.

Si meritano un presidente migliore di Donald Trump».

Il suo primo marito, il dantista Vittorio Sermonti, era giornalista all'«Unità». Chissà che scandalo in famiglia.

«Non erano contenti, inutile dirlo. Lo conobbi grazie al critico letterario Cesare Garboli, per lunghissimo tempo un grande amore di mia madre. Prima d' incontrare Vittorio, non capivo nulla di Dante. È stato un ottimo padre».

Essere figlia di Susanna Agnelli l' ha agevolata nella vita?

«Certo. Però è un privilegio che bisogna meritare. L' ultima cosa che puoi fare è rivelarti peggiore degli altri. Morta Maria, dovetti cercarmi un lavoro per non impazzire. Giuseppe Ciranna, direttore della Voce Repubblicana , nell' assumermi come praticante fu molto schietto: "Ti prendo nonostante tu sia la figlia di una deputata del Pri. Non vedo perché non dovrei farlo, visto che sei brava"».

Chi fu il suo maestro di giornalismo?

«Guido Vigna, caporedattore del Corriere Medico . Mi ha insegnato l' umiltà.

Tornata da Vermicino, dove in un pozzo si era consumata la tragedia di Alfredino Rampi, avrei voluto commentare quell' oscena sfilata di autorità in tv. Lui mi ordinò: "Scrivi solo ciò che hai visto"».

Lasciati i giornali, aprì Public Affairs, società che interfaccia affari e politica.

«La mia creatura migliore».

Ma riuscirebbe a fare lobbying anche con il governo attuale?

«Non credo proprio».

Lo zio Gianni seguiva il suo lavoro?

«L' avvocato Agnelli aveva ben altro a cui pensare».

Strano modo per definire un parente.

«Per tutti in famiglia è stato sempre l' Avvocato. Solo mia madre lo chiamava Gianni. Così come lo zio Umberto era il Dottore, persino per Allegra Caracciolo, la sua adorata seconda moglie».

Perché è uscita dall' accomandita Fiat?

«Mia madre suddivise le azioni tra i figli. La quota più grande andò a Cristiano. Io ho dovuto vendere tutto per far fronte al fallimento di una società calabrese della quale ero presidente. Ho imparato a mie spese che non bisogna mai fidarsi di come si descrivono certe persone. Credo d' aver salvato solo cinque azioni».

Si direbbe che gli Agnelli siano sempre in bilico fra rigore e sregolatezza.

«Dipenderà dall' infanzia gelida. Mia madre raccontava che da bambina, nella casa di corso Oporto a Torino, faceva di proposito la pipì a letto per avere una sensazione di calore e di vita».

Da bambina a lei leggevano le fiabe?

«Non me lo ricordo. Mamma e papà erano assorbiti dalle loro occupazioni. I nonni materni erano morti prima che io nascessi e quelli paterni vivevano a Sestri Levante, mentre noi abitavamo in Sudamerica. So solo che il mio libro preferito è stato Il piccolo principe, quello che recita: "Non si vede bene che col cuore. L' essenziale è invisibile agli occhi"».

Nella sua favola cita due volte il «cuore puro». Valore desueto, la purezza.

«Proprio per questo mi piace tanto. Una bimba sa esattamente di che parlo. Una delle mie sorelle mi ha chiesto: ma come fai a essere così brava a rivolgerti ai più piccoli? Le ho risposto: m' inginocchio per stare alla loro altezza».

 CHI ERA GIOVANNI AGNELLI: CURIOSITÀ SULL’IMPRENDITORE. Donnemagazine.it il 16 dicembre 2019. Chi era Giovanni Agnelli, imprenditore che fondò la FIAT e senatore del Regno d'Italia: i dettagli sulla carriera e la famiglia.

Giovanni Agnelli, nonno del più famoso Gianni, fu il fondatore della storica casa automobilistica italiana FIAT e capostipite della famiglia Agnelli. Fu anche un politico e senatore del Regno d’Italia ai tempi della monarchia e vicino al Partito fascista durante il regime di Mussolini.

Giovanni Agnelli. Giovanni Agnelli nasce nel comune piemontese di Villar Perosa il 13 agosto 1866 da una famiglia già molto facoltosa di proprietari terrieri. Finisce gli studi a Torino per poi arruolarsi nell’Accademia militare di Modena. In quel periodo però si facevano strada in Europa le nuove invenzioni tecnologiche che rendevano la vita più comoda e le idee positiviste. Agnelli iniziò quindi ad interessarsi a questo campo e alla meccanica: fa alcuni tentativi che però non vanno a buon fine. Decide così di tornare a Villar Perosa dove cura le proprietà terriere e ricopre la carica di sindaco. Nel 1899 tenta di nuovo la carriera imprenditoriale: fonda poi la Fabbrica Italiana Automobili Torino cioè la FIAT. L’azienda ottiene subito un grande sviluppo anche grazie all’amicizia con il Presidente del Consiglio Giovanni Giolitti. Anche la produzione della “Tipo 1 Fiacre”, prima automobile pensata come taxi, ottiene un grande successo internazionale. Il boom della FIAT avviene però durante la Prima Guerra Mondiale, durante la quale fornisce armi e materiale all’Esercito. L’azienda si diversifica, iniziando a produrre costruzioni navali e motori d’aviazione. Negli anni ’20 del Novecento, Agnelli fonda lo stabilimento del Lingotto a Torino dove impianta la prima catena di montaggio italiana. Sempre in quegli anni Giovanni Agnelli diventa senatore del Regno d’Italia. Durante la Seconda Guerra Mondiale viene prodotta la prima Cinquecento che ottiene un enorme successo mondiale. Viene poi accusato dal CLN di compromissione con il regime fascista. Alla fine dei suoi giorni, il senatore scelse suo nipote Gianni come successore a capo della FIAT.

Vita privata. Nel 1889 Giovanni Agnelli sposa Clara Boselli. Da lei avrà due figli: Aniceta Caterina, nata nel 1889 ed Edoardo nel 1892. Quest’ultimo sposerà poi la nobildonna Virginia Bourbon del Monte e dalla loro unione nasceranno 7 figli tra cui Gianni, Susanna e Umberto Agnelli. Edoardo morirà giovane a causa di un incidente aereo: la tragica scomparsa del figlio scatenerà degli aspri scontri tra Giovanni Agnelli e la vedova del Monte per la tutela dei loro figli.

Gli eredi Agnelli come nessuno ve li ha mai raccontati. Con l'operazione Fca-Renault avrebbero incassato un assegno miliardario (sfumato). Perché in famiglia c'è chi vorrebbe uscire dal ramo auto. Panorama 12 giugno 2019. Alla fine di ogni riunione annuale della Giovanni Agnelli Sapaz, l’accomandita che riuniva tutti i rami della famiglia (oggi si chiama Giovanni Agnelli BV ed è una società di diritto olandese), l’Avvocato, più annoiato e infastidito del solito per quel rituale così scontato e ripetitivo, chiudeva la sua breve relazione al microfono con questa frase: «È tutto. Non ci sono domande, vero?». Nessuno osava alzare la mano, nemmeno Lupo Rattazzi che solo dopo la morte dello zio Giovanni sembra aver ritrovato una certa baldanza specie contro il ricordo e il nome della buonanima. Agnelli, da autentico Manitou (il Grande spirito, come lo chiamavano) si guardava in giro e aggiungeva beffardo: «E allora dichiaro chiusa l’assemblea. Potete passare alla cassa a ritirare il vostro assegno. È la vera e unica ragione per cui oggi siete qui. Arrivederci al prossimo anno». L’esercizio dello stacco della cedola è sempre stato la specialità in cui tutti i rami della ex royal family (tra cui persone perbene intelligenti e geniali, vedove e figlie, sorelle e fratelli, zie e nipoti, nati di primi e secondi letti, cugini e parenti acquisiti, casalinghe pseudo esperte di finanza, ma, per la gran parte emeriti fancazzisti soprattutto nell’ultima generazione) hanno dato il meglio, dimostrando nel corso degli anni profondo interesse e indiscussa passione per la materia. Per fortuna ci sono anche alcune lodevoli eccezioni, ma la gran parte non ha dimenticato la volta in cui - la prima in tanti anni, subito dopo la morte dell’Avvocato e poi di Umberto - furono costretti a mettere mano al portafoglio, non per incassare ma per ricapitalizzare. Poi, grazie a Sergio Marchionne, quel «prelievo» è terminato anche se, da anni, non c’erano più cedole. Il «numero 1» fin dall’inizio aveva capito che c’era un solo modo per tenere lontano quel numeroso parentado assetato di denaro: garantirgli il pagamento delle cedole. Marchionne giustamente riteneva che non dovessero interessarsi di altro, tantomeno disturbare il suo lavoro o chiedergli inutili appuntamenti. A questo era delegato John, e forse questa era la vera e unica delega che Marchionne gli aveva magnanimamente conferito... Il giovanotto aveva fatto tanti sforzi per essere considerato e comportarsi da «capo-famiglia», come si era auto-nominato con la complicità di Gianluigi Gabetti e Franzo Grande? Ebbene, lo facesse. Tenesse a bada quell’orda famelica, talvolta firmasse pure quegli assegni per la ex royal family, ma non si allagasse troppo e non li lasciasse avvicinare agli «affari di famiglia», a quel «tutto in famiglia» cui si è tornati dopo la morte di Marchionne. A meno di un anno dalla morte del vero cervello di Fca Group-Exor-Ferrari, John si è sentito come liberato dalle «catene» in cui era stato avvolto. Poteva inebriarsi del potere assoluto, finalmente poteva fare di testa sua senza rendere conto a nessuno. John da allora sembra pervaso da una incontenibile frenesia: diventare sempre più ricco, monetizzare quanto più è possibile, liquidare le «vecchie» attività, fottersene delle raccomandazioni del nonno. John si sente ancora più libero dopo che anche Gabetti se n’è andato. Lo aveva già privato di deleghe, incarichi, persino ufficio, autista e carte di credito aziendali (facendogli pagare di persona i 120 euro giornalieri della piccola stanza 108 dell’NH Lingotto in cui viveva da tempo). Cercava di fare il vuoto intorno al novantaquattrenne Richelieu, lo osteggiava in silenzio ma implacabilmente anche se non riusciva a «combatterlo» specie sul terreno dei media.

Lo scrittore Giordano Bruno Guerri non è riuscito a veder pubblicata la monumentale biografia del nonno che John gli aveva commissionato solo perché si era scoperto che Gabetti aveva rivisto, emendato, tagliato, rivoltato quel manoscritto togliendo tutto ciò che in qualche modo era positivo per John e per nonno Giovanni. L’ultima beffa, Gabetti l’ha giocata a John proprio sulla Stampa, l’ex giornale di famiglia: il giorno dopo la morte, il direttore Maurizio Molinari ha perfino scritto che le due pagine del suo coccodrillo Gabetti le aveva vergate di persona prima di morire con la benevola assistenza di due poveri giornalisti. John nel giro di pochi mesi è diventato tre volte più ricco di quanto già fosse e ha provato molto gusto a questo invidiabile status. Dal 23 febbraio, con la morte di sua nonna Marella ha avuto la conferma dall’avvocato Carlo Lombardini di Ginevra di essere stato nominato erede universale dell’immensa fortuna intestata alla defunta (15 miliardi di euro, tra depositi nei paradisi fiscali, Panama in primis, e il famoso «oro del nonno di Gianni», cioè il senatore che fondò la Fiat, custodito nei caveau del Freeport vicino all’aeroporto di Cointrin a Ginevra: se anche sua madre dovesse pretendere una parte di questo tesoro, John, male che vada, terrebbe per sé la metà, di ciò che venisse portato alla luce…). John si era già portato avanti in tal senso assumendo come sua assistente Paola Montaldi, moglie del suo autista, ma soprattutto negli ultimi anni vera factotum di Donna Marella (con tanto di deleghe, procura generale e potere di firma). Quindi John era sempre informato con grande anticipo di ogni movimento della nonna…

Ai primi di maggio ecco arrivare la seconda grandinata di denaro: la vendita della Magneti Marelli ai giapponesi della Calsonic ha fruttato 5,8 miliardi di euro in contanti, ma soprattutto – buona notizia per l’orda famelica del parentado – una cedola straordinaria di 1,30 euro per azione con 2 miliardi distribuiti agli azionisti. Ora c’era in vista l’affare con Renault. Perché di affare si trattava, nel senso che Fca si sarebbe tolta finalmente il cruccio di dover produrre, e vendere, automobili lasciando ad altri tale incombenza. E, soprattutto, per tutti i famelici Lupo Rattazzi della situazione, il matrimonio coi francesi avrebbe garantito agli azionisti un’altra scorpacciata di dividendi dopo l’affare-Magneti Marelli. Ma, soprattutto, una volta distribuiti i dividendi ventilati nella lettera al Groupe Renault, si sarebbe potuto finalmente prendere le distanze dall’auto. Con il plauso dei clan che si raccolgono sotto Exor che da decenni tifa per l’abbandono delle quattro ruote. Non importa ciò che avevano detto il bisnonno e il nonno, e cioè «Mai lasciare il mercato dell’auto». In fondo John è molto abile quando si tratta di vendere, e incassare, anche se si tratta di beni che racchiudevano un rilevante valore affettivo e simbolico per il nonno. A cominciare da La Stampa. John non è più l’azionista di riferimento, ma ha passato il controllo addirittura a colui che il nonno considerava il peggior nemico, l’ingegner Carlo De Benedetti.

Per non parlare della Juventus: piuttosto che lasciarne la guida ad Andrea Agnelli, ha accettato di mandarla in serie B (privandola di una difesa legale adeguata e subendo tutte le decisioni del presidente della Juve di allora, Franzo Grande) nel timore che il cugino diventasse troppo popolare e facesse ombra alla sua leadership. Andrea è riuscito ad avere quell’incarico solo con quattro anni di ritardo dopo che milioni di tifosi juventini hanno assistito impotenti allo scempio sportivo e finanziario compiuto dalla coppia Jean-Claude Blanc (scelto personalmente da John) e Giovanni Cobolli-Gigli (imposto da Gabetti e ignaro perfino di quanti scudetti avesse vinto il club bianconero).

Insomma John sa benissimo che «tiene famiglia» e che i super prolifici discendenti del fondatore della Fiat sono, in massima parte, cedole-Exor-dipendenti. Mentre gli azionisti di molte case automobilistiche avvertono diete se non digiuni perché vengono privilegiati investimenti in nuovi prodotti e tecnologie, John continua a elargire euro generati da un «costruttore» che vanta un lungo elenco di marchi con la gamma di prodotti più vetusta. Ed è costretto a pagare centinaia di milioni di euro alla casa automobilistica americana Tesla per evitare di ricevere multe a sei zeri per la violazione delle nuove norme sulle emissioni nell’Unione europea. Per spegnere i malumori, non a caso, dal quartier generale bonsai di Londra, Fca aveva diffuso un comunicato che recitava: «Prima che l’operazione sia completata, per attenuare la disparità dei valori sul mercato azionario, gli azionisti di Fca riceverebbero anche un dividendo di 2,5 miliardi di euro. Inoltre, prima del completamento dell’operazione, sarebbero distribuite agli azionisti di Fca le azioni Comau oppure un dividendo aggiuntivo di 250 milioni di euro se lo spin-off di Comau non dovesse avere corso». E, sempre non a caso, la sorte degli stabilimenti italiani e del posto di lavoro degli addetti, era indicata solo al punto cinque su otto. Chissà come avrebbe fatto John, che non ha mai gestito da solo un’azienda, a occuparsi di Fca-Renault visto che uno dei due incarichi di vertice sarebbe stato a suo appannaggio nella nuova creatura post fusione. Non bisogna dimenticare il più importante e costoso investimento nel quale John ha trascinato Exor, cioè l’acquisto del riassicuratore PartnerRe, è avaro di soddisfazioni. Dunque, poteva funzionare una fusione 50-50? Solo se uno dei due partner avesse riconosciuto la guida all’altro non accettando deroghe. Fca e Renault hanno avuto amministratori delegati accentratori e con poteri sconfinati, ma che si sono circondati di collaboratori in gran parte mediocri. Lo prova il fatto che difficilmente le aziende concorrenti o leader in altri campi hanno assunto alti dirigenti di Fca e Renault. Marchionne è morto, Carlos Ghosn è da mesi in carcere in Giappone, e questo fatto, con Renault che si è «dimenticata» di lui e di quel che ha combinato a danno dei soci dell’Impero del Sol Levante, ha ovviamente un peso enorme per i partner nipponici di Nissan e Mitsubishi.

Gigi Moncalvo per La Verità il 15 giugno 2019. Per John Elkann la trattativa con Renault e Nissan sta risultando meno ostica e complicata di quella con sua madre per la spartizione della gigantesca eredità di Donna Marella Agnelli. Notevoli turbolenze - per disaccordi finanziari, specie sul testamento miliardario di Marella, cause in sospeso (quella di Margherita contro la madre e ora destinata contro suo figlio John), contrasti famigliari e accuse incrociate di vario tipo - tornano ad addensarsi sugli Agnelli-Elkann-De Pahlen. L'epicentro del sisma si trova ad Allaman, sulle rive del lago Lemano, nella Pecherie, la residenza di Margherita Agnelli, di suo marito Serge de Pahlen, di quattro dei suoi cinque figli, dei due nipoti (Anastasja Marella Maevskiy, 13 anni, e Sergey Maevskiy, 10) che la madre ha «portato via» sette anni fa alla primogenita Maria, che vive a Tbilisi in Georgia insieme al suo bambino più piccolo, Roman, che ha poco più di 3 anni. Alla tribù (o al kinderheim?) di Allaman si è aggiunta da poche settimane una nuova creatura, Theodora, figlia di Pietro de Pahlen, titolare di alcune imprese di costruzioni in Russia, l' unico maschio tra i cinque figli delle seconde nozze di Margherita. La bimba è nata dalla relazione di Pietro con una ragazza che vive a Mosca, Cristina Sukachvili, la cui madre - di origine georgiana e di religione ebrea - vive a Goa in India. Si tratta della decima nipote di Margherita. Gli altri sono i tre figli di John Elkann e Lavinia Borromeo (Leone Mosè, Oceano Noah e Vita Talita), i tre di Ginevra Elkann e del patrizio romano Giovanni Gaetani dell' Aquila d' Aragona (Giacomo, Pietro e Marella) e i tre di Maria de Pahlen (Anastasja Marella, Serghiej e Roman). Mentre è in arrivo l' undicesimo nipote, poiché Maria è incinta al quarto mese. La notizia più importante, e grave, riguarda proprio Maria e i suoi due primi figli. Il Tribunale dei minori di Morges, nel cantone svizzero di Vaud, il 3 giugno, ha privato della patria potestà su Anastasja e Sergey la loro madre, Maria de Pahlen, e il loro padre, Georgi Maevskiy, ex marito di Maria da cui lei ha divorziato nel 2010, dopo quattro anni di unione e dopo che lui era stato liquidato sontuosamente, nonostante il contratto pre matrimoniale che aveva sottoscritto dicesse il contrario. Il giudice, che sta per nominare un tutore, ha stabilito che i due bambini continueranno a vivere, come avviene dal 2013, a casa della nonna Margherita. La quale, ovviamente, avrà un peso decisivo nella scelta di un tutore a lei gradito. La decisione della giudice Véronique Loichat Mira (assistita dai colleghi Ansermet Gaudry ed Egger), è sorprendente: è avvenuta nel giro di mezzora in assenza sia dei genitori che dei loro avvocati, non ha tenuto conto della documentazione medica inviata da Maria (che non può viaggiare poiché è alla quattordicesima settimana di gravidanza) e si è basata solo su una precaria testimonianza: quella di una nuova assistente sociale, Sarah Faini, la quale è informata sommariamente dei fatti, poiché solo da pochi giorni ha ricevuto il voluminoso dossier dalla collega Maria Poujol, che a lungo aveva istruito la complessa vicenda. La giovane assistente sociale ha messo a verbale una sorprendente dichiarazione in cui, evitando di specificare se ha mai avuto qualche contatto diretto coi due bambini e se è riuscita a leggere il dossier, si limita a usare la laconica formula «secondo le informazioni trasmesse dalla mia collega Maria Poujol». Addirittura, secondo la Faini, Marella Anastasia Maevskiy «è consapevole dei limiti di sua madre». Un' affermazione così grave, e su cui si regge la sentenza finale, non viene suffragata da nessuna prova sul fatto se la bambina abbia pronunciato effettivamente (dove, quando, a chi, In quale forma?) una valutazione del genere contro la propria madre. E la giudice si è ben guardata dal chiedere: quali sono da considerarsi tali «limiti» secondo una bambina di 13 anni? Avete approfondito con lei la questione? Margherita Agnelli, contrariamente a tutte le altre udienze, era assente e non ha mandato nemmeno il suo avvocato. Non c' era nemmeno Serge de Pahlen, che in altre occasioni aveva invece testimoniato contro sua figlia. Evidentemente avevano «previsto» ciò che sarebbe accaduto e, in vista del loro obiettivo finale di tenere con sé i bambini, non potevano sperare di meglio. Il copione sembrava già scritto. Non a caso, l' assistente sociale ha detto che Anastasja capisce «quanto sia grande il privilegio di vivere con i suoi nonni». «I bambini», prosegue il verbale, «evolvono bene con i nonni. Hanno un punto di riferimento con loro. Non vogliono cambiare questa situazione. L'Spj (Servizio di protezione della gioventù) ritiene che i bambini abbiano diritto a un tutore che li possa rappresentare». E poi ecco un' altra accusa a Maria: «La madre non chiede notizie dei suoi figli all' Spj o lo fa molto raramente. La madre ha contatti telefonici con i suoi bambini e non li ha più visti dopo il suo ultimo soggiorno in Svizzera. Sarah Faini, conclude il verbale dell' udienza, «indica che l' Spj desidera vivamente la fine della presente procedura». Ma tutti sembrano dimenticare due aspetti: Maria ha contatti continui coi suoi figli e deve sottostare alla limitazione di poterli vedere, in ore stabilite, solo attraverso Skype, sapendo che, di fronte ai suoi figli, c' è un' arcigna badante moldava che riferisce tutto alla padrona di casa. Il secondo aspetto, ben più grave, è che la situazione che si è creata dall' ultimo soggiorno di Maria in Svizzera, è tale per cui a ottobre ha dovuto lasciare Rougemont, dove la madre non la ospitava nemmeno nel suo castello, ma la teneva a distanza in un piccolo appartamento con il bimbo più piccolo, Roman. Maria lasciò la Svizzera soprattutto perché la madre la minacciò di portarle via anche il terzo figlio. La sentenza di questi giorni apre proprio le porte a una simile eventualità, qualora Maria dovesse andare in Svizzera a trovare i suoi figli. La situazione è paradossale: se Maria entra in Svizzera (e deve portare con sé il bambino poiché è piccolo e non vuole mai stare lontano da lei) per vedere come stanno Anastasja e Sergei, rischia di vedersi portar via anche Roman poiché, se i giudici le hanno revocato la patria potestà sugli altri due, per la legge ciò significa che non può essere una buona madre nemmeno per il terzo. Ma se Maria, per timore di questo, non va in Svizzera a trovare i figli ecco la conferma, per i giudici, che non è una buona madre ed evita perfino di andarli a trovare. Intorno a Maria è stato fatto ancora di più il vuoto dalla famiglia. Perfino da John, nonostante nonna Marella si fosse raccomandata con lei - nell' agosto scorso in Svizzera a Samaden, quando si ammalò di broncopolmonite - di rivolgersi al suo adorato Jaki in caso di bisogno. Maria lo aveva fatto per chiedergli se il fratellastro la poteva aiutare a trovare un avvocato in Svizzera, dato che, ai primi di aprile, si era misteriosamente ritirato lo «sponsor» del legale precedente, Matthieu Genillod di Losanna. Sembra che tale sponsor avesse fornito il suo aiuto soprattutto allo scopo di ottenere di «infiltrarsi» nei più recenti e cospicui affari di famiglia che, per quanto riguarda la successione di sua madre Marella, Margherita Agnelli aveva affidato a suo tempo all' avvocato Guy Mustaki, professore all' università di Losanna e socio dello studio legale Cbwm. Ma Margherita, all' improvviso, ha cambiato idea e affidato i pieni poteri ad Achille Deodato, 32 anni, laurea alla Luiss di Roma, figlio di Giuseppe Mario Benedetto Deodato, siciliano di Villarosa (Enna), dal 2006 e per qualche anno ambasciatore a Berna (nominato dal governo Prodi e quindi dal ministro Massimo D' Alema), dal 2003 direttore generale della Farnesina per la cooperazione allo sviluppo, nel 2012 sfiorato dalle voci (secondo il quotidiano La Notizia) sulla discutibile gestione di fondi destinati agli ospedali in Africa. Margherita ha, per inesplicabili ragioni, affidato a Deodato jr. una delega generale e un potere assoluto, arrivando a licenziare il suo procuratore speciale in Italia, l' avvocato Roberto Cattro, un professionista che ha svolto incarichi molto delicati nei suoi tre anni di lavoro, compresi i contatti con la magistratura e gli avvocati, e soprattutto nel controllo degli immobili, dei rapporti col personale e nella valutazione aggiornata dei beni. Pare che Cattro stia intentando una causa assistito dallo Studio Bin di Torino. In un primo tempo Maria aveva anche l' intenzione di trasferirsi in Italia per essere più vicina ai due figli «trattenuti» dai nonni. Aveva trovato una piccola casa in affitto a Villar Perosa. Ma, a suo dire, la madre le ha impedito questo progetto. Forse temeva uno scandalo per il fatto che, pur avendo gli Agnelli una villa enorme e completamente vuota, la primogenita di Margherita fosse costretta ad andare a vivere in affitto in una modesta casetta. Villar Perosa è chiusa e i preziosi quadri sono accatastati nelle decine di stanze (compreso l'Arlequin di Picasso. valutato 60 milioni di euro), così come avviene per Villa Frescot e per l' appartamento di Roma. Nei giorni successivi alla morte di Donna Marella c' era stato un tentativo di Margherita e John di indire una riunione di famiglia, dopo 15 anni che i nove non si incontravano insieme e madre e figlio primogenito non si parlavano, se non tramite avvocati. Si era sparsa la voce che domenica 17 giugno fosse stata convocata una «assemblea» plenaria ad Allaman. Ma alla fine tutto è saltato. Pare che ad annullare il meeting sia stata proprio colei che più lo desiderava: Margherita. Che cosa è accaduto? La guerra è ricominciata? Margherita voleva che, dopo l' incontro con i figli, ci fosse un colloquio tra lei, il proprio avvocato e John. Lui avrebbe detto: «Allora io porto i miei legali». Tutto è nato dal fatto che recentemente l' avvocato italiano di Margherita ha chiesto all' avvocato Carlo Lombardini di Ginevra, che rappresentava donna Marella e ora John, notizie sul testamento della defunta, informandolo che la figlia non intende rinunciare alla quota cui ha diritto. Lombardini avrebbe risposto: «L' erede universale della nonna è il nipote John Elkann. La contessa De Pahlen nel 2004 ha firmato un accordo "tombale" con sua madre, mai impugnato nei termini di legge, in cui la figlia rinunciava a ogni pretesa futura sul patrimonio della madre al momento della morte di quest' ultima».

Giorgio Gandola per "la Verità" il 10 agosto 2021. La partita a scacchi di famiglia continua. Con due nuove mosse che confermano una radicale differenza di posizioni fra Margherita Agnelli e i figli John, Lapo e Ginevra Elkann riguardo ai presunti misteri della società semplice Dicembre, creata da Gianni Agnelli appunto nel dicembre 1984 e vera cassaforte del potere nella Royal family italiana. Dopo la sollecitazione del giudice di Torino, Gabriella Ratti, ad aggiornare i dati della società che da anni sembrava inattiva e conteneva nomi di persone defunte, a metà luglio il presidente di Exor, Stellantis, Ferrari e del gruppo editoriale Gedi ha provveduto a farlo. John Elkann ha ritenuto di chiudere la pratica con una declaratoria presso il Registro delle imprese di Torino, relativa alla composizione e alla struttura della Dicembre, con atto a rogito del notaio Remo Maria Morone. Con i documenti in mano la Camera di Commercio, che per anni aveva faticato a prendere atto delle anomalie e a risalire anche solo al domicilio degli Elkann - per smuovere le acque c'è voluto un ricorso giudiziario di Margherita nell'aprile scorso - ha sollecitamente iscritto (prima mossa) gli aggiornamenti societari che confermano quanto già da noi pubblicato: il forziere di famiglia ha un capitale di 103 milioni di euro con ripartizioni note, 60% a John, 20% ciascuno a Lapo e Ginevra. In una comunicazione protocollata il 22 luglio, il Registro delle imprese osserva che «alla declaratoria sono stati allegati gli atti pubblici e le scritture private autenticate contenenti le modifiche» intervenute successivamente alla costituzione della società. Trentun pagine per ricapitolare 36 anni di vita di una sas tutt' altro che inattiva. Trentun pagine per chiudere gli interrogativi; la Camera di commercio le ritiene complete al fine di definire una volta per tutte la pratica scottante e archiviarla con sommo gaudio. Ma l'evoluzione della vicenda non soddisfa la figlia dell'Avvocato, Margherita Agnelli. Dopo aver visionato il dossier, giovedì scorso 5 agosto i suoi legali scrivono alla giudice Ratti una nota ufficiale (seconda mossa) nella quale ribadiscono ciò che avevano denunciato in una memoria del 15 luglio: «Alcuni dei documenti sulla scorta dei quali sono state effettuate le iscrizioni non risulterebbero conformi a quanto prescritto dalla normativa di settore». Margherita Agnelli assicura che il suo obiettivo principale rimane quello di far luce sulla storia della Dicembre nel segno della trasparenza, tuttavia la faccenda si fa pesante. Secondo l'avvocato Dario Trevisan «risulta che nessuna delle scritture private sia stata depositata in originale o che si trovi in deposito notarile». Nella nota al giudice, che La Verità ha potuto visionare, l'obiezione è esplicita: i documenti sarebbero incompleti, irregolari, «non conformi». I legali di Margherita ribadiscono che «quelle depositate dalla Dicembre presso la Camera di commercio e allegate alla declaratoria non sono scritture private con autentica notarile. In ogni caso avrebbero dovuto essere depositate in originale, posto che non sembrerebbero custodite presso un notaio, né risulta che le stesse possano qualificarsi come effettive copie autentiche, anche per estratto, degli atti che si intendono iscrivere». Un siluro di portata non indifferente. Viene messa sotto i riflettori anche la formula cautelativa nella certificazione di conformità del notaio Morone. In calce a ciascun atto c'è infatti la dicitura: «Certifico che il presente documento è copia conforme al documento a me esibito». Secondo i legali una simile certificazione «non sembrerebbe attribuire a tali atti un'attestazione di conformità all'originale dei documenti stessi». E non si tratterebbe neppure di una copia autentica di atti esibiti in originale. Fra i documenti contestati ce n'è uno che Margherita Agnelli conosce molto bene: la copia della scrittura del 5 aprile 2004, l'atto di vendita alla madre Marella Caracciolo delle sue quote nella Dicembre, poi redistribuite dalla nonna ai tre nipoti. È il momento chiave del cambio degli equilibri interni alla famiglia, il vero trampolino di lancio societario per John Elkann alla guida dell'impero. Ebbene, la copia della vendita contenuta nella declaratoria «evidentemente diverge dalla scrittura esibita dalla Camera di commercio, in estratto e senza forma autentica». A fronte di tutto ciò Margherita Agnelli chiede al tribunale che vengano avviate verifiche sulla regolarità della documentazione depositata alla Camera di commercio; che la Dicembre integri le scritture private in originale o con copia autentica. E fa una proposta da colpo di scena: la convocazione delle parti «per acquisire una compiuta rendicontazione in relazione ai motivi sottesi» riguardo all'aggiornamento delle informazioni societarie. Un incontro chiarificatore, tutti nella stessa stanza davanti al giudice. In milioni vorremmo essere mosche, quel giorno.

Estratto di un articolo di Luca Piana per repubblica.it il 6 agosto 2021. Ricomincia dopo alcuni anni di tregua e una sentenza definitiva della Cassazione la contesa per questioni ereditarie promossa da Margherita de Pahlen, figlia di Gianni Agnelli e di Marella Caracciolo, scomparsi rispettivamente nel 2003 e nel 2019. Il “Corriere della Sera” ha scritto questa mattina che Margherita ha deciso di impugnare il contratto che aveva sottoscritto nel 2004 con la mamma, rinunciando alle quote della Dicembre, la società semplice a cui fa capo il controllo del gruppo Exor, che oggi possiede fra le altre partecipazioni il 14,4% di Stellantis, il 35,8% dei diritti di voto della Ferrari e la quota di maggioranza nella casa editrice de La Repubblica. "È da circa un quindicennio che Margherita de Pahlen cerca di mettere in discussione gli accordi sulla successione del padre e della madre da lei voluti e sottoscritti nel 2004 e che le hanno procurato beni che, soltanto all'epoca, valevano circa un miliardo e trecento milioni di euro. È proprio nel quadro di tali accordi che Margherita ha deciso di vendere le sue partecipazioni nella Dicembre società semplice, con atto non più reversibile", affermano fonti legali della famiglia Agnelli in merito a quanto riportato dal “Corriere”. "I tentativi di Margherita di rimettere in discussione le successioni dei genitori - precisano i legali della famiglia - sono manifestamente infondati e del tutto contrari sia alle volontà paterna e materna, sia agli accordi dalla stessa sottoscritti. Nessuno di essi ha, infatti, mai avuto successo. Queste pretese temerarie, cui si resisterà con fermezza in ogni sede, non sono comunque in alcun modo idonee a mettere in discussione la partecipazione di maggioranza assoluta che John Elkann detiene nella società Dicembre". Le radici della contesa ereditaria di Margherita, che ha avuto tre figli dal primo matrimonio (John, Lapo e Ginevra Elkann) e cinque dal secondo, risalgono a un momento molto diverso da quello attuale e hanno un antefatto nel 1997, alla morte di Giovanni Alberto Agnelli, il figlio di Umberto e nipote di Gianni che l’Avvocato stesso aveva designato come suo successore alla guida del gruppo. Dopo il tragico evento, Gianni aveva subito espresso una chiara e nuova indicazione per la sua successione, facendo entrare il nipote John Elkann nel consiglio di amministrazione della Fiat e dando disposizioni perché spettasse a lui il controllo della Dicembre, che deteneva e tuttora detiene la quota più rilevante della società che controlla il gruppo Agnelli. L’indicazione fu confermata e resa esplicita due anni dopo, nel marzo 1999, quando arrivò l’investitura ufficiale di John per il ruolo di successore: tutti i soci della Dicembre, inclusa la mamma Margherita, stabilirono infatti all’unanimità che “qualora il socio Giovanni Agnelli mancasse o per qualunque ragione fosse impedito, l’amministrazione nella sua identica posizione con gli stessi poteri e prerogative sarà assunta da John Elkann”. Quando quattro anni dopo morì Gianni, la figlia Margherita all’apertura del testamento contestò tuttavia le disposizioni espresse dal padre e confermate dalla madre Marella, e diede avvio a una lite, conclusasi nella primavera del 2004 con quelli che vengono chiamati “accordi di Ginevra”. Margherita decise di vendere le sue quote della Dicembre e si accordò con la madre Marella per ricevere un cospicuo patrimonio, fatto di case, quadri, e somme di denaro (per un valore stimato di oltre un miliardo di euro). Per evitare liti future e assicurare al gruppo la stabilità necessaria, gli accordi di Ginevra prevedevano anche la definizione anticipata della successione di Marella (chiamata “patto successorio”) e la rinuncia di Margherita a rivendicare ulteriori beni ereditari. Non è un caso che gli accordi vennero firmati in Svizzera, dove erano residenti sia Marella che Margherita: a differenza della legge italiana, le norme elvetiche consentono infatti di definire un patto sull’eredità anche quando l’intestatario dei beni è ancora in vita.

Fiamma Tinelli per oggi.it il 2 agosto 2021. John Elkann si gode il mare a bordo del solito yacht super lusso con la moglie Lavinia Borromeo e i figli Vita, Oceano e Leone. Con loro c’è anche parte del resto del clan, come la sorella Ginevra, il cognato, i nipoti… E, come mostrano le immagini esclusive di Oggi, quando John vuole farsi il bagno in mare, ecco che svela lo stile che fu di suo nonno Gianni Agnelli. Se non fosse per quel particolare (non) indifferente…

UNO YACHT DA 42 MILA EURO A SETTIMANA – Metti che vuoi fare un giro al mare, in famiglia. Metti che però in spiaggia fa caldo e c’è la coda alla cassa del bar. Metti pure che ti chiami Elkann, che poi vuol dire Agnelli. Che fai? Semplice, affitti uno yacht blasé (niente di appariscente, un vecchio rimorchiatore, rivisitato con interni di lusso da 42 mila euro a settimana, basterà), acchiappi due borse coi costumi e via, nell’acqua azzurra di Ponza, lontano da tutto. A bordo, il clan quasi al completo: John Elkann con la moglie Lavinia e i figli Vita Talita, Oceano Noah e Leone Mosè, sua sorella Ginevra col marito Giovanni Gaetani D’Aragona e i loro Giacomo, Pietro e Marella.

L’UNICA CHE SORRIDE È GINEVRA – John è il più monastico: fisico asciutto, si tuffa a candela come suo nonno Gianni, che però del costume smunto faceva allegramente a meno. È palliduccio, John detto Jaki, ma per il presidente di Exor, Stellantis, Ferrari e Gedi è stata un’annataccia, la Juve è pure smottata al quarto posto della classifica di serie A, pensa te. Quanto alla moglie, l’austera donna Lavinia – immancabilmente magra, fatalmente bionda – a bordo del tender tenta pure un sorriso, prima di ungere di crema il figliolo. Seduto a poppa con lo sguardo mesto, Giovanni Gaetani D’Aragona, discendente di Papa Gelasio II, un albero genealogico che si arrampica fino a Teodorico re dei Goti, pare imbronciato (troppo sole? Troppi bambini? Pasta scotta?). L’unica sinceramente felice, diciamolo, sembra Ginevra, che carezza il marito e controlla i pupi in acqua. Coi ricci matti e le mani sui fianchi, come Sophia Loren con Marcello Mastroianni.

John Elkann, "cancellati Gianni Agnelli e Sergio Marchionne". Fiat, sconcertanti conferme da Torino. Libero Quotidiano il 20 luglio 2021. Gli uffici di Gianni Agnelli e Sergio Marchionne non ci sono più: Stellantis, la società nata dalla fusione tra i gruppi PSA e Fiat Chrysler Automobiles, ha deciso di dare un taglio al passato. In particolare, come riporta il Corriere della Sera, ha dato mandato ad alcune società di intermediazione immobiliare di vendere la storica palazzina Fiat di via Nizza 250, al Lingotto a Torino, che ospitò proprio Agnelli e Marchionne e dove fino al 2014 aveva sede legale il gruppo prima di diventare Fca. Inoltre, la palazzina Fiat - 20mila metri quadrati - è vincolata dalla Soprintendenza dei beni architettonici perché fa parte dell’intero complesso del Lingotto, che è diventato oggetto di un restyling voluto dalla famiglia Elkann-Agnelli. L'obiettivo è quello di trasformare la pista sul tetto in un giardino aperto al pubblico sulla falsa riga della High-line di New York. Nel 2019 il presidente di Fca, John Elkann, aveva già trasferito il suo ufficio alla Fondazione Agnelli di via Giacosa, nella ex abitazione del trisavolo Giovanni Agnelli. Lo scorso agosto, invece, era cominciato il trasloco dei servizi finanziari, ufficio stampa e relazioni industriali a Mirafiori. Con la vendita della palazzina al Lingotto, la Fiat del passato cancella ogni traccia di sé dal centro di Torino: oggi Stellantis è un gruppo che si identifica solo con gli stabilimenti in periferia, Mirafiori e Grugliasco.

Marco Palombi per “il Fatto quotidiano” il 24 luglio 2021. Ormai va detto: Margherita Agnelli - figlia di Gianni e Marella, madre di John, Lapo e Ginevra Elkann, oggi sposata De Pahlen - va annoverata tra le eroine del socialismo italiano tipo Anna Kuliscioff o Maria Goia. A differenza delle madrine del movimento, Margherita lavora però - per così dire - dietro le linee nemiche, dove, con incisive azioni di sabotaggio, prova a mostrare al proletariato di che lacrime grondi e di che sangue il potere che lo opprime e quali siano i sentimenti e la moralità di cui si nutrono le belle famiglie del capitalismo italiano.

Riassunto: alla morte del padre e seguendo le sue indicazioni, Margherita rinunciò all'asse ereditario in cambio di 110 milioni e spicci e proprietà varie stimate in un miliardo abbondante. Tre anni dopo, però, nel 2007, chiese in tribunale l'annullamento di quell'accordo: sostenne d'essere stata turlupinata perché l'Avvocato aveva all'estero dei bei soldarelli (tra 1 e 2,5 miliardi, si disse) sconosciuti a lei e al Fisco. "Vi sono molteplici indizi che portano a ritenere come verosimile l'esistenza di un patrimonio immenso in capo al defunto Gianni Agnelli, le cui dimensioni e la cui dislocazione territoriale non sono mai stati definiti", scrissero i pm di Milano. Alla fine si scoprì pure che l'impero degli Agnelli fa capo a una sigla sconosciuta, la "Dicembre Società Semplice", oggi al 60% di John Elkann, che controlla la holding olan dese Giovanni Agnelli Bv, che controlla la Exor, eccetera. "Pur essendo nata nel 1984 e al vertice di un gruppo quotato, né la famiglia né la Camera di Commercio si sono preoccupate di segnalarne l'esistenza in un registro pubblico, obbligatorio dal '96 per questo tipo di società, fino al 2012. Cioè quando lo ordinò un giudice...", ha scritto ieri il CorSera raccontando che Margherita è tornata in tribunale, il 15 luglio, per sostenere che gli atti finalmente depositati dalla Dicembre sono in vari modi irregolari... Come scrisse Brecht, "ci sono uomini che lottano un giorno e sono bravi; altri che lottano un anno e sono più bravi; ci sono quelli che lottano più anni e sono ancora più bravi; però ci sono quelli che lottano tutta la vita: sono gli indispensabili". E tra loro metteremo la compagna contessa Margherita Agnelli de Pahlen: hasta la victoria.

Agnelli, Margherita contro il figlio John Elkann? "Atti di chiarire", l'indiscrezione: "Guerra in famiglia per l'eredità". Libero Quotidiano il 23 luglio 2021. Nuovo capitolo nella saga della famiglia Agnelli. Margherita Agnelli, madre di John, Lapo e Ginevra Elkann che, fin dalla morte dell'Avvocato sta cercando di fare chiarezza sulla sua eredità dopo che lei ne fu estromessa per le note vicende giudiziarie e per cui arrivò a siglare una compravendita di uscita dalle quote societari, ha fatto un passo in avanti. Secondo i suoi avvocati i documenti della società Dicembre "non risulterebbero conformi alla normativa di settore". La società Dicembre fondata nel 1984 e che aveva tra i propri soci Gianni e Umberto Agnelli, Franzo Grande Stevens, Gianluigi Gabetti, è importantissima perché rappresenta la cassaforte di famiglia in cui sono stabilite le quote con cui gli eredi controllano le società della galassia. E chi la controlla, di fatto, controlla tutto il patrimonio perché la Dicembre è la prima azionista col 38 per cento circa della Giovanni Agnelli Bv, società di diritto olandese che al suo interno vede la la presenza di tutti gli altri rami famigliari e non (i discendenti Umberto e Maria Sole Agnelli, di Giovanni Nasi, dei Brandolini D’Adda).La Giovanni Agnelli Bv a suo volta detiene il 53% di Exor che a sua volta controlla il 14,4% di Stellantis, il 22,91% di Ferrari, il 26,89% di Cnh Industrial, il 63,77% della Juventus e il 100% di Partner Re. Il Corriere della Sera ha pubblicato un articolo in cui gli stessi legali, in una memoria consegnata il 15 luglio al Tribunale di Torino, sollevano dubbi su una serie di atti depositati al Registro delle imprese. Ma perché Margherita Agnelli ha intrapreso questa iniziativa? Secondo il Corriere l'obiettivo è verificare correttezza e trasparenza degli atti dopo la morte di Gianni e Umberto, ma secondo ambienti finanziari dietro l'intenzione di rimettere in discussione gli assetti azionari. E una prima battaglia Margherita Agnelli l'ha già vinta visto che in tribunale è riuscita ad accedere agli atti in cui si certifica che le azioni della Dicembre sono in questo momento suddivise così: il 60% è di John Elkann con il restante 40% suddiviso alla pari fra Lapo e Ginevra. In sostanza, da quando nel 1996 diventò obbligatorio per legge segnalare l'esistenza di queste società alla Camera di Commercio gli Agnelli-Elkann fino al 2012 non se ne sono preoccupati. Furono poi obbligati a farlo da un giudice ma solo di recente sono stati depositati una serie di atti, compresi quelli del 2004 che hanno definito l’assetto attuale in cui c'è tutta la storia della società. La nuova battaglia di Margherita, insomma, è partita da qui perché nell’accordo di rinuncia all’asse ereditario ottenne circa 1,17 miliardi in asset, ville e opere d'arte, ma nel 2007, ritenendo di essere stata tenuta all’oscuro dell’esatto patrimonio dell’Avvocato, chiese in tribunale l’annullamento dell’intesa svizzerae un rendiconto completo di beni e attività. La guerra per l'eredità della famiglia Agnelli, insomma è appena cominciata. 

Fabrizio Massaro e Mario Gerevini per il "Corriere della Sera" il 23 luglio 2021. I documenti della società Dicembre di John Elkann «non risulterebbero conformi alla normativa di settore». I legali della madre, Margherita Agnelli, in una memoria consegnata il 15 luglio al Tribunale di Torino, di cui il Corriere ha copia, sollevano dubbi su una serie di atti depositati al Registro delle imprese (con un ritardo di 20 anni) che hanno segnato la storia di una delle più importanti e blindate casseforti familiari al mondo. Nel suo portafoglio c'è l'impero Exor e dunque Stellantis, Ferrari, Juventus ecc. Solo questione di forma e esigenza di chiarezza? La figlia di Gianni Agnelli (morto il 24 gennaio 2003) e di Marella Caracciolo (23 febbraio 2019), madre di John, Lapo e Ginevra Elkann (e di altri 5 figli dal secondo matrimonio con Serge de Pahlen), è di nuovo in campo dopo la battaglia (persa) oltre dieci anni fa per l'eredità del padre. Qual è oggi il motivo della sua iniziativa? Solo verificare la correttezza e la trasparenza degli atti della Dicembre, secondo la versione soft che filtra dall'entourage di Margherita. Trovare appigli per rimettere in discussione gli assetti della cassaforte, secondo la versione hard che circola in ambienti finanziari torinesi. Piccola come struttura giuridica, potentissima per il suo portafoglio, riservatissima fin oltre le regole. Ecco la «Dicembre società semplice», al centro delle nuove scintille legali. Si scopre solo ora che il 60% è di John e il 20% a testa di Lapo e Ginevra. Chi la controlla governa l'impero: una volta era l'Avvocato, oggi è l'Ingegnere John. La regola sacra degli Agnelli è sempre stata «in famiglia comanda uno solo per volta». Lì dentro è racchiusa la quota principale (38%) della holding olandese Giovanni Agnelli Bv (l'ex Accomandita) che attraverso Exor gestisce partecipazioni in Stellantis (14,4%), Ferrari (23%), Cnh (27%), PartnerRe, Juventus (64%). Pur essendo nata nel 1984 e al vertice di un grande gruppo quotato, né la famiglia né la Camera di Commercio si sono preoccupate di segnalarne l'esistenza in un registro pubblico, obbligatorio dal '96 per questo tipo di società, fino al 2012. Cioè quando lo ordinò per la prima volta un giudice, ottenendo il deposito dell'atto costitutivo e poco più. Lo riordinò un altro giudice nel 2013 ma poi per la «disattenzione» della famiglia e l'inerzia della Camera di Commercio non ci furono altri aggiornamenti, malgrado tutti i rappresentanti indicati negli «antichi» atti fossero morti: Gianni Agnelli, Gianluigi Gabetti, Cesare Romiti, la vedova dell'Avvocato. Solo di recente sono stati depositati una serie di atti, compresi quelli del 2004 che hanno definito l'assetto attuale, come ha scritto Il Sole 24 Ore. Anche questa volta (è la terza) con l'intervento del giudice a cui si era rivolta Margherita Agnelli (lo ha evidenziato La Verità ). Ma i documenti depositati, di cui il Corriere ha copia, sono in gran parte inediti e raccontano passaggi fondamentali della storia della dinastia. Con Gianni Agnelli al comando nel 1996 entrano come soci nella Dicembre John Elkann e la madre Margherita. Nel '99 l'Avvocato detta il futuro: tutti i poteri passeranno al nipote, che alla morte del nonno (2003) sale al 58% della cassaforte. L'anno dopo (2004) Margherita vende per 105 milioni il 33% alla madre ed esce dalla Dicembre sulla base del patto successorio. Subito dopo la nonna cede tutto ai nipoti, mantenendo l'usufrutto: John si consolida al 60%, Lapo e Ginevra prendono il resto. È l'assetto attuale di cui s' è avuta notizia ufficiale dopo 17 anni. Nell'accordo di rinuncia all'asse ereditario, Margherita aveva ottenuto ville, immobili, titoli e opere d'arte per un valore stimato in 1,16 miliardi. Nel 2007, però, ritenendo di essere stata tenuta all'oscuro dell'esatto patrimonio dell'Avvocato, chiese in tribunale l'annullamento dell'intesa svizzera e un rendiconto completo di beni e attività. Pretese respinte in vari gradi di giudizio. Ora è di nuovo in pressing sulla società dei figli: dopo averli «costretti» al deposito degli atti storici, chiede verifiche sulla loro regolarità. «Risulta che nessuna delle scritture private - lamenta il suo legale Dario Trevisan - sia stata depositata in originale o che si trovi in deposito notarile. Quanto, poi, alle attestazioni del notaio, non risulta che queste si possano qualificare quali effettive "copie autentiche", anche per estratto, degli atti che si intendono iscrivere». Di un atto che Margherita conosce molto bene - la cessione della sua quota alla madre - nella memoria si dice che «il documento esibito alla Camera di Commercio non è conforme all'originale». «Irregolarità» riguarderebbero anche altri documenti per i quali «non è stato depositato l'originale». E quindi la madre del numero uno del gruppo chiede al giudice di Torino che disponga un'integrazione o una regolarizzazione degli atti da parte della Dicembre. Probabile che i tempi di deposito, rispetto al passato, ora siano più brevi.

Giorgio Gandola per "la Verità" il 20 luglio 2021. La cassaforte della famiglia Agnelli era una società fantasma, definita «inattiva» dalla stessa Camera di commercio di Torino. Per nove anni, dal 2012 agli inizi di luglio di quest' anno, era un forziere camuffato da catapecchia diroccata con il tetto sfondato e le erbacce sulla soglia. A scoprirlo e a costringere i titolari della società semplice Dicembre al restauro e all'adeguamento dei parametri sociali è stata una lunga e impervia azione legale promossa da Margherita Agnelli de Pahlen, la mamma di John, Lapo e Ginevra Elkann. Qualche settimana fa il Sole 24 Ore ha dato conto di una ghiotta notizia: «Si è alzato il velo sulla storia della Dicembre», come se fosse avvenuto per un colpo di vento. Si è scoperto che John Elkann, presidente di Stellantis, Ferrari, Gedi gruppo editoriale e Giovanni Agnelli B.V., è titolare del 60% del capitale sociale, con il fratello Lapo e la sorella Ginevra a dividersi equamente il restante 40%. Una conferma importante anche perché Dicembre - costituita da Gianni Agnelli appunto nel dicembre 1984 - è il forziere della holding Exor che custodisce le partecipazioni chiave dell'impero di famiglia. Oggi il capitale sociale è di 103 milioni di euro: 61,8 di John, 20,6 ciascuno di Lapo e Ginevra. L'assetto societario attuale deriva da una compravendita compiuta dalla nonna Marella Caracciolo, completata prima della sua scomparsa nel 2019. Tutto questo non è stato rivelato alla pubblicazione spontanea di comunicazioni obbligatorie. Quel velo si è alzato dopo un provvedimento giudiziario emesso nel maggio scorso dal giudice del Registro delle imprese di Torino, Gabriella Ratti, decisivo per fare luce su un mistero buffo: fino a due mesi fa la cassaforte societaria del quarto gruppo automobilistico mondiale riportava i nominativi di soci defunti come Marella Caracciolo, Gianluigi Gabetti e Cesare Romiti. Più che un forziere, una cappella gentilizia. Con un'aggravante per lo Stato italiano. Mentre un normale cittadino titolare d'impresa è costretto a presentare anche le radiografie per accedere a fondi pubblici, nel 2020 il governo di Giuseppe Conte ha autorizzato con garanzia Sace un prestito da 6,3 miliardi a Fca senza sapere ufficialmente chi fossero i detentori di una quota rilevante del capitale sociale. A far luce sulla vicenda è stato il ricorso di Margherita Agnelli, da tempo in contrasto con i figli per la famosa «opacità» sull'eredità dell'Avvocato e della madre Marella Caracciolo, che aveva lo scopo di conoscere la reale situazione societaria in un ottica di maggiore chiarezza. Scrive l'avvocato Dario Trevisan dello studio Trevisan&associati, suo legale, nel ricorso del 14 maggio 2021: «Sebbene la Dicembre sia posta ai vertici e rappresenti una quota significativa di partecipazione pari ad almeno il 36,38% del capitale sociale della Giovanni Agnelli B.V. - la holding di uno dei più importanti gruppi industriali su scala internazionale quale è quello di Exor Fca - a oggi non è dato di conoscere alcuna informazione in ordine alla compagine sociale, all'amministrazione, alle norme secondo le quali gli utili devono essere ripartiti, alle rendicontazioni finanziarie e a quelle previste per le holding di partecipazione, nonché alla sede legale». Insomma, il buio assoluto. Nel gennaio 2020 le anomalie e le omissioni sono state fatte presenti all'ufficio del registro. Fin da quattro anni prima John Elkann (non indicato nelle visure) aveva votato all'assemblea straordinaria della Giovanni Agnelli & C. in rappresentanza della Dicembre. In modo del tutto legittimo, essendone l'amministratore con pieni poteri dal febbraio 2003. Eppure la società veniva indicata come «inattiva». I legali di Margherita Agnelli hanno più volte sollecitato la Camera di commercio a richiedere l'iscrizione delle registrazioni omesse, ma con esiti mortificanti. Risposte evasive («Non troviamo gli aventi diritto», «Non si è avuto ancora riscontro»), formule contorte («Non risultano elementi documentati idonei ad avviare alcun procedimento d'ufficio»), missive inviate a indirizzi sbagliati, tempistiche bibliche anche per colpa della pandemia. Due dettagli surreali. Per aiutare i funzionari ad azzeccare l'indirizzo, gli avvocati di Margherita Agnelli hanno trasmesso loro il certificato di residenza di John Elkann e hanno inviato articoli di giornale e comunicati stampa sugli argomenti oggetto di segnalazione «nell'auspicio che la Camera di commercio, a fronte di fatti per così dire notori, non potesse continuare a negare l'avvio del procedimento richiesto e si determinasse a richiedere a coloro che non risultavano da visura le delucidazioni del caso». Preso atto del muro di gomma i legali si sono rivolti al tribunale per sbloccare la situazione paradossale. Il 24 maggio scorso il giudice ha ordinato al Registro delle imprese di Torino e alla società Dicembre «di far pervenire le loro osservazioni entro 30 giorni» e di risolvere la faccenda nel segno della trasparenza. Ora l'interrogativo della casalinga di Voghera che è in noi è il solito: perché la società chiave di una delle famiglie più potenti d'Europa aveva le ragnatele e i documenti sono stati aggiornati solo dopo l'intervento del giudice? Risalendo per li rami si nota che John Elkann entrò nella Dicembre nel 1996 per 5 miliardi di lire quando aveva 20 anni; fondi cospicui da pagare per uno studente. I fratelli Lapo e Ginevra entrarono nel 2004 per un controvalore di 39,2 milioni di euro ciascuno, all'età di 27 e 25 anni. Ma contenere più domande che risposte è il destino di molte casseforti di famiglia.

Giuliano Zulin per “Libero quotidiano” il 4 luglio 2021. John Elkann controlla una galassia che, ai valori di Borsa di venerdì, capitalizzava circa 37 miliardi con un malloppo di azioni che valgono 61,8 milioni. Sono le quote di maggioranza, 60%, della Dicembre, una società semplice nata nel 1984 - che vedeva tra i fondatori Gianni e Umberto Agnelli, Franzo Grande Stevens, Gianluigi Gabetti - la quale sta in testa alla piramide rovesciata dell' impero Agnelli-Elkann: da questa piccola impresa si dipana la ragnatela di partecipazioni che portano Yaki, nipote dell' Avvocato e figlio di Margherita Agnelli e Alain Elkann, a essere il "re sole" di un regno diventato un eldorado anche dopo la sapiente gestione di Sergio Marchionne. La Dicembre è sempre stata avvolta nel mistero. Gli ultimi bilanci e patti parasociali risalivano appunto a 37 anni fa, mail Sole 24 Ore ieri ha pubblicato le nuove regole, i nuovi assetti, i nuovi poteri di una delle società più importanti d' Italia e del mondo. Attualmente John Elkann detiene appunto il 60% delle azioni, il capitale rimanente è suddiviso in parti uguali: 20% a Lapo Elkann, fratello di Yaki, e 20% a Ginevra Elkann, sorella del "re sole". Come si è arrivati a questo punto? Semplice: l' Avvocato aveva deciso che l' erede sarebbe stato John e la famiglia allargata ha sempre approvato tale decisione, per cui nel 1996 il marito di Lavinia Borromeo aveva il 24,87%, quota che dopo la morte di Gianni salì al 33,3%, fino a crescere al 58,7% con l' uscita di scena dalla compagine azionaria di mamma Margherita, per le note vicende giudiziarie. La nonna Marella invece, morta nel 2019, decise comunque già quattro anni prima di trasferire la sua quota (era l'unica erede) ai nipoti, incrementando la quota di John (che ha raggiunto il 60) e dividendo in parti uguali il rimanente 40 per cento fra Lapo e Ginevra. Le novità non finiscono qui. Nel nuovo statuto spariscono i garanti, che un tempo erano Gianluigi Gabetti, Franzo e Cristina Grande Stevens, e Cesare Ferrero. Ora "i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione spettano, senza eccezione alcuna, singolarmente al socio John Philip Elkann". Se non è "re sole" lui, chi lo è? Già perché anche il capitolo successione è proprio in stile monarchico: il trasferimento di quote, in caso di morte di uno dei soci, seguirà la strada dei "discendenti consanguinei". E nel caso uno non li avesse, scatterà comunque la prelazione degli azionisti rimanenti: al massimo le quote potranno finire ad altri rami della famiglia allargata, ma sempre se i soci restanti lo vorranno. D' altronde avere il controllo della Dicembre significa essere padroni di un ben di Dio. La Dicembre infatti è prima azionista col 38% circa della Giovanni Agnelli Bv., società di diritto olandese dove per legge i voti in assemblea valgono doppio, per cui a cascata Elkann è il dominus indiscusso - che vede la presenza degli altri rami del clan torinese. Parliamo delle famiglie discendenti di Umberto e Maria Sole Agnelli (più o meno presenti con l' 11,7%), di Giovanni Nasi, Laura Nasi Camerana, Rattazzi, Brandolini D' Adda... Ebbene la Giovanni Agnelli Bv detiene il 53% di Exor, altra società di diritto olandese e quotata in Borsa. Exor è la holding del clan, che controlla il 14,4% di Stellantis (nata dalla fusione tra Fiat, Chrysler e Peugeot), il 22,91% di Ferrari, il 26,89% di Cnh Industrial (camion e trattori), il 63,77% della Juventus e il 100% di Partner Re, gruppo riassicurativo con sede alle Bermuda. Venerdì sera il valore delle quote delle controllate in Borsa era di circa 28,5 miliardi, al quale vanno aggiunti gli 8,8 miliardi che rappresentano il 53% di Exor. Non contiamo poi le avventure editoriali di John: il 43% dell' Economist e il 100% di Gedi (Repubblica, la Stampa, il Secolo XIX e numerosi quotidiani locali) che valgono quasi un miliardo. Ecco, John Philip Elkann è seduto su quasi 40 miliardi, possedendo il 60% della Dicembre che vale 61 milioni. Mica male...

Marigia Mangano per il “Sole 24 Ore” il 3 luglio 2021. Si alza il velo sulla storia della Dicembre, il maggiore azionista dell'impero costruito dalla famiglia Agnelli. A distanza di oltre vent' anni dalla investitura ufficiale di John Elkann come successore dell'Avvocato Gianni Agnelli, passaggio formalizzato nel 1999, un documento di cui Il Sole24 Ore è entrato in possesso e depositato in queste ore presso la Camera di Commercio di Torino, ricostruisce patti sociali, donazioni ed equilibri azionari della società chiave della Giovanni Agnelli Bv, capofila del sistema Exor, la holding che custodisce le partecipazioni chiave in gruppi come Stellantis, Ferrari, Partner Re e Cnh, solo per citarne alcune. Per anni inaccessibile, complice la scelta della forma giuridica di società semplice che garantisce la totale riservatezza, questo documento, 25 pagine che ripercorrono le operazioni chiave della storia della società e dei suoi fondatori, permette di osservare dall'interno la Dicembre. Si scopre così che l'intero capitale sociale oggi vede John Elkann al 60% e vicino a lui, con quote del 20% ciascuno, i due fratelli Lapo e Ginevra. Un assetto possibile grazie a un atto di compravendita, finora inedito, e compiuto dalla nonna Marella Caracciolo molto prima della sua scomparsa avvenuta nel 2019. Un equilibrio mantenuto fino ad oggi e rafforzato da una nuova versione dei patti sociali. Sono quattro le clausole chiave: la scomparsa del ruolo di garanti dell'avvocato Franzo Grande Stevens, di Cristina Grande Stevens, di Gianluigi Gabetti e di Cesare Ferrero, per decenni azionisti con una quota simbolica della società; la conferma della clausola di consanguineità, evoluzione della vecchia norma di "consolidamento"; la successione, curata nei minimi dettagli; infine, i poteri di John Philip Elkann.

L'ingresso di Lapo e Ginevra. Il documento della Dicembre che fotografa la situazione attuale della società è stato redatto per un semplice motivo: la scomparsa di tutti i soci che avevano sottoscritto il capitale della Dicembre all' atto della fondazione nel dicembre del 1984, ovvero Giovanni Agnelli, Marella Caracciolo, Umberto Agnelli, Gianluigi Gabetti e Cesare Romiti. La famiglia ha così proceduto in questi giorni con il deposito presso il notaio Remo Maria Morone a una "declaratoria" che illustra composizione dei soci e struttura del veicolo societario. Sulla base di questo atto emerge che il capitale sociale della Dicembre è pari a 103 milioni ed è ripartito così: 61,8 milioni, pari al 60%, è in capo a John Elkann, 20,6 milioni, equivalenti al 20%, è di proprietà di Lapo Elkann e il restante 20% per un controvalore di 20,6 milioni è di Ginevra Elkann. Questa composizione del libro soci è il punto di arrivo di una lunga storia di donazioni e compravendite che si sono susseguite in silenzio nell' arco di un ventennio. La prima versione dello statuto risale al 3 aprile del 1996. E già allora, tutto era stato predisposto per la successione di Yaki, all' epoca appena ventenne. Il 10 aprile l'Avvocato trasferì con scrittura privata la nuda proprietà del 24,87% della Dicembre, donandola al nipote. Il libro soci della società semplice vedeva così Gianni Agnelli con la piena proprietà del 25,374%, mentre Elkann, la figlia Margherita Agnelli e la moglie Marella detenevano la nuda proprietà del 24,87% a testa. L'usufrutto restava nelle mani dell'Avvocato. Nel 2003 è poi subentrata la successione vera e propria, con la scomparsa dell'Avvocato. All' articolo 7 era disciplinata la così detta "clausola di consolidamento", per effetto della quale gli eredi potevano essere liquidati dai soci superstiti. Dopo la morte di Giovanni Agnelli, si è proceduto infatti al consolidamento così come previsto dallo statuto: il pacchetto del 25,37% è stato diviso perfettamente tra i tre soci della Dicembre, con il risultato finale che la torta vedeva John, Margherita e Marella con il 33,3% ciascuno. A questo punto, decisiva per mettere al sicuro il controllo di Yaki nella Dicembre, è stata la determinazione con cui Marella Caracciolo, interpretando la volontà del marito, ha «perfezionato» la donazione del 25,4% che avrebbe garantito al nipote di salire al 58,7% e prendere così il posto di Giovanni Agnelli nella proprietà della società semplice. Il passaggio successivo, datato 5 aprile del 2004 e che segue la ricapitalizzazione della Dicembre a cui partecipò anche Margherita, vede poi nell'ambito del patto successorio, l'uscita di scena della figlia dell'Avvocato che vendette alla madre la quota detenuta nella Dicembre. Marella, però, anche in questa occasione decise di fare l'ultimo passo e predisporre tutto per la "sua" successione. Con un atto datato 19 maggio del 2004, la nonna di Yaki, risulta, vendette la nuda proprietà dell' 1,3% a John Elkann, permettendogli di salire al 60%, e contestualmente fece entrare nel libro soci i nipoti Lapo e Ginevra, a cui vendette il 20% ciascuno, sempre in nuda proprietà e mantenendo l'usufrutto. La piena proprietà delle quote è stata acquistata dai soci dopo la scomparsa della nonna, con atto del 22 marzo del 2019.

I PATTI E L' USCITA DEI GARANTI. La nuova versione dei patti sociali della Dicembre riserva altre novità. Scompare dal libro soci e dalla governance il ruolo dei garanti. Per anni Gianluigi Gabetti, Franzo Grande Stevens, Cristina Grande Stevens e Cesare Ferrero erano detentori di una azione della Dicembre e ricoprivano il ruolo di garanti. Una scelta che si conciliava anche con il meccanismo dei patti, il cui cuore era rappresentato dall' articolo 9. Nella prima versione era previsto che «i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione e disposizione senza eccezione alcuna spettano singolarmente al socio signor Giovanni Agnelli. Qualora il signor Giovanni Agnelli mancasse, l'amministrazione ordinaria spetterà al socio Franzo Grande Stevens, mentre l'amministrazione straordinaria ai soci Marella, Margherita e John Elkann, Gabetti, Grande Stevens, Cristina Grande Stevens e Cesare Ferrero con firma congiunta». Tale disposizione, contemporaneamente alla donazione dell'Avvocato a John Elkann, fu modificata, disponendo che tutti i poteri di amministrazione della società «dovevano» passare a John Elkann alla morte dell'Avvocato. Una volontà rispettata da tutti i soci (inclusa Margherita che sottoscrisse la nuova norma) che, dopo la sua morte, hanno modificato l'articolo 9 dello statuto della Dicembre così, versione tutt' ora in vita: «I poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione spettano, senza eccezione alcuna, singolarmente al socio John Philip Elkann». Tecnicamente, però, i garanti hanno mantenuto la titolarità delle azioni anche dopo la successione. Questo fino al 2015, quando hanno venduto l'azione a John Elkann, cessando di far parte degli azionisti della Dicembre, dove oggi compaiono solo i tre fratelli. Un' altra previsione chiave dello statuto è rappresentata dall' articolo 7 che governa la successione. Nella nuova versione, l'articolo 7 della Dicembre prevede che «nel caso di morte di uno dei soci, gli eredi, se discendenti consanguinei del socio defunto o se già soci, ascendenti o fratelli del socio defunto, subentreranno di diritto nella proprietà della quota a condizione, se non già soci, che acconsentano». Dunque, nella titolarità delle azioni di Dicembre. Per tutti gli altri casi tale norma non vale: saranno liquidati. Quanto alla cessione delle quote, disciplinata all' articolo 8, è stabilito che potranno essere cedute, anche a titolo gratuito, solamente ad altri soci o discendenti consanguinei del socio cedente. Negli altri casi potranno essere cedute solo a possessori di azioni ordinarie della Giovanni Agnelli Bv, previa prelazione.

·        Lapo Elkann.

Le nozze segrete. Chi è la moglie di Lapo Elkann, Joana Lemos: ex pilota e campionessa di automobilismo. Vito Califano su Il Riformista l'8 Ottobre 2021. È stata una cerimonia segreta, come la loro relazione: il matrimonio a sorpresa tra Lapo Elkann e Joana Lemos è stato celebrato ieri in Portogallo, Paese di lei. La notizia è stata svelata dal portale Whoopsee.it. Le nozze nel giorno del compleanno di lui, 44 anni. Il fidanzamento era stato annunciato a inizio 2021 sul settimanale Chi da Lapo stesso. Galeotta una una cena di beneficenza organizzata dagli zii di Elkann e dalla fondazione Laps alla quale i due si sono conosciuti. Era il gennaio del 2020. La coppia ha in comune la passione per motori perché se lui è il rampollo della famiglia della Fiat e della Ferrari, lei è una campionessa del Motorsport. Lapo oggi è membro del consiglio di amministrazione della Ferrari e responsabile del marchio Fiat Group. È tra i maggiori azionisti di Italia Independent Group e di Garage Italia Customs, Independent Ideas che ha fondato e ceduto a luglio scorso. I due durante la prima fase della pandemia da coronavirus hanno trascorso quattro mesi chiusi in casa e lanciato una campagna per combattere fame e povertà che ha raccolto quattro milioni di euro e oltre 400 tonnellate di cibo per la Croce Rossa e il Banco Alimentare. Lei è nata a Lisbona, ha 47 anni, ed è una ex pilota di rally, prima portoghese a partecipare a gare nel deserto. Ha corso in moto tra il 1990 e il 1995 e quindi in automobile. Si è laureata campione della Parigi-Dakar Ladies’ Cup in auto nel 1997 dopo essere stata la più giovane al mondo a completare la gara. Ha avuto due figli dal precedente matrimonio con Manuel Reymão Nogueira. “Joana ha due figli incredibili, siamo già una famiglia. Uno gioca a calcio, ha giocato nella Fiorentina con Paulo Sousa e l’altro, bravissimo ragazzo, vuole fare l’attore, sembra Alain Delon. Sono incredibili, davvero”, aveva detto lo sposo. La cerimonia è stata riservatissima, come tra l’altro tutta la relazione. “È l’unica donna al mondo in grado di farmi diventare la versione migliore di me stesso”, aveva raccontato in un’intervista a Mara Venier nella trasmissione Domenica In su Rai1. Elkann aveva mostrato un anello in stile art déco in diamanti e titanio. Della fondazione Laps Lapo è ora presidente e Joana vicepresidente.

Vito Califano. Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.

Anticipazione da "Chi" il 19 ottobre 2021. Sul numero di “Chi” in edicola domani una grande esclusiva: 18 pagine dedicate al matrimonio di Lapo Elkann e Joana Lemos con tutte le foto ufficiali della cerimonia e le dichiarazioni degli sposi. «Abbiamo scelto un matrimonio molto discreto», hanno spiegato gli sposi a “Chi”, «perché volevamo condividere questo giorno speciale solo con le nostre famiglie e gli amici più cari, in linea con la discrezione che abbiamo avuto da quando siamo stati insieme. Il vero amore è riservato, privato e intimo». La coppia ha concesso l'esclusiva al settimanale diretto da Alfonso Signorini per un fine benefico, una donazione alla Fondazione Laps di cui Lapo è presidente e Joana vicepresidente. La cerimonia si è svolta nella tenuta degli sposi a Tavira, in Portogallo, lo scorso 7 ottobre, giorno del compleanno di Lapo. L'abito della sposa era disegnato da Frida Giannini, quello dello sposo era un frac disegnato da Rubinacci, il suo sarto napoletano. Testimoni di Lapo i fratelli John e Ginevra e Armando Barzola, suo maggiordomo per anni. Anche Joana ha scelto i suoi fratelli, Gonçalo e Bruno Mascarenhas de Lemos come testimoni. Un funzionario portoghese dell’Algarve ha letto i documenti e condotto la cerimonia in portoghese e in italiano. Anche il rabbino Sholom Rosenfeld ha dato la sua benedizione agli sposi. Il padre, il fratello, il cognato e la cognata di Lapo hanno fatto discorsi molto commoventi. Un altro momento emozionante è stato quando, durante la cena, Joana ha cantato guardando negli occhi Lapo. Lo sposo è arrivato a bordo di una Fiat 500 old school, in omaggio al nonno Gianni Agnelli. Al termina della cerimonia gli sposi  si sono allontanati su una 500 Spiaggina elettrica. Il tema scelto dalla coppia per la festa  seguita alla cerimonia nuziale era Tropical, che ha ispirato l’arredamento e l’atmosfera. C’era musica portoghese e italiana. Lapo ha fatto una sorpresa a Joana e ha invitato il cantante portoghese Tony Carreira e lei ha fatto lo stesso invitando i Gipsy Kings, la band preferita del nonno di Lapo, Gianni Agnelli, e una delle band preferite di Lapo. Al termine la coppia ha rilasciato una dichiarazione a “Chi” riguardo i prossimi obiettivi della Fondazione Laps. «Purtroppo c'è ancora molto da fare. La pandemia ha lasciato profonde cicatrici su milioni di vite ed è importante che chi ha i mezzi per aiutare gli altri lo faccia, sostenendo chi è in maggiore difficoltà, in tutte le aree geografiche, perché, in un modo o nell'altro, tutti sono stati toccati dal flagello della pandemia. Come cittadini del mondo, è un dovere farlo. E, ancora una volta, vorremmo ringraziarvi a tutti coloro che ci sostengono e ci aiutano a promuovere questi progetti di beneficenza, tra cui il settimanale “Chi”».

Candida Morvillo per corriere.it l'8 ottobre 2021. Lapo Elkann l’aveva detto a Sette, un anno fa: «Con Joana è un amore diverso da tutti quelli avuti finora, con lei voglio costruire». Joana è Joana Lemos , la donna con la quale si è sposato ieri, in Portogallo , dove lei è nata. Ieri, 7 ottobre, il terzogenito di Margherita Agnelli e Alain Elkann, il nipote prediletto dell’avvocato Gianni Agnelli, festeggiava anche il compleanno, 44 anni, vissuti finora assai pericolosamente. Ma questo matrimonio è un turning point che delinea un Lapo nuovo, determinato a essere più forte e votato soprattutto ad aiutare i più deboli, con la sua fondazione Laps, di cui lui è presidente e lei è diventata vicepresidente. L’amore con Joana, iniziato in pandemia , si era subito consolidato durante il lockdown. Lui aveva raccontato: «Abbiamo fatto la campagna Never Give Up per la Croce Rossa, abbiamo portato gli igienizzanti a Locri, due ambulanze per i disabili in Sicilia, abbiamo distribuito le pizze a Napoli, i pasti a Milano, le mascherine negli ospedali, siamo andati ad aiutare in Spagna e in Portogallo. Ero già una macchina che andava forte, ma in pandemia ho avuto la fortuna di avere accanto una donna che mi ha messo le ruote motrici e che, come me, sente il bisogno di restituire». A lungo, Lapo ha fatto rumore in cronaca per bravate, capitomboli, cadute rovinose e risalite miracolose, a partire dall’overdose e il coma nella Torino della sua Fiat a casa del trans Patrizia, nel 2005, fino alla simulazione di un rapimento a New York nel 2016 e al misterioso incidente a Tel Aviv nel 2019: sei giorni di coma, 15 operazioni ai polmoni. A lungo, ha fatto parlare di sé anche per la sua genialità, a partire da quando, giovanissimo, lavorò nell’azienda di famiglia riuscendo nell’impresa di far diventare simpatica e giovane la Fiat con le sue felpe colorate col brand a vista e l’intuizione di reinventare la 500. Poi, si è inventato tante aziende: Garage Italia, Independent Ideas, tutti esempi di successo della creatività Made in Italy. In più, c’era la cronaca rosa, c’erano state le donne: Martina Stella, l’ereditiera kazaka Goga Ashkenazi, la cugina Bianca Brandolini D’Adda, la modella israeliana Moran Atias, o Marie de Villepin attrice e figlia dell’ex premier francese Dominique de Villepin. Tutte bellissime, tutte famose, vuoi per motivi di spettacolo, vuoi di blasone, ma tutte da passerella. Joana è invece un genere e una bellezza diversa: ex pilota di auto e di moto , prima donna a fare una gara in moto nel deserto, quattro anni più di Lapo, predilige i look maschili, i tailleur rigorosi nelle linee e accesi nei colori, ha un matrimonio alle spalle durato 18 anni, finito nel 2014, e due figli, oggi adolescenti. «Prima, ero insicuro e la mia donna doveva piacere agli altri e, quasi quasi, non piaceva a me. Joana, invece, piace a me», aveva spiegato lui a Sette. Aggiungendo: «Ha vinto la Parigi-Dakar, sa che vuole dire cavalcare le dune e quindi avere a che fare con una persona non facile: io non sono molle, non sono inattivo». Semmai, il suo problema è l’opposto: fare troppo, sentire troppo. Un disagio che nasce dall’Adhd, il disturbo da deficit di attenzione e iperattività che, con la dislessia, gli fu diagnosticato da bambino: «Se ti senti di meno, vuoi dimostrare di essere di più», aveva spiegato. È da lì che discendono tutti i mali di Lapo, che li raccontava così: «Il mio problema non è una “sostanza” in sé, ma il fatto che non so limitarmi. Posso lasciare la cocaina, ma diventare ossessivo-compulsivo o work alcoholic e lavorare 14 ore al giorno. L’intensità è una forma di sostanza, una dipendenza. Il demone è lì, non dorme, devi sempre domarlo. Da vent’anni, faccio un’ora al giorno con i narcotici anonimi, ho completato “i 12 passi” quattro volte. La sobrietà è il mio orgoglio più grande, perché, senza, non ho niente, rischio di perdere le mie aziende, le persone che amo, me stesso». Joana era arrivata nella sua vita un anno e mezzo fa, si erano conosciuti a una cena quando Lapo era andato in Portogallo per una campagna di per aiutare le famiglie in difficoltà per il Covid. Era stato, almeno per lui, un colpo di fulmine. A Sette, l’aveva raccontato così: «Ero in un ristorante e ho visto uno sguardo che era una forza della natura. Poi, ho visto anche il resto e mi è piaciuta in tutto. Ci ho provato subito in modo lapesco e mi è andata male». Il «modo lapesco» sarebbe questo: «Le ho scritto un messaggio: ti voglio. La volevo molto prima che lei volesse me. Non ha risposto. Ho dovuto ricominciare in modo lapesco-romantico: costruire un rapporto dove ci si conosce, si vedono nello sguardo passioni, valori, la voglia di presente e di futuro. Lei ha molte cose mie: determinazione, costanza, caparbietà, bontà, generosità. Come me, dà così tanto agli altri che a fine giornata può essere sfinita. È una donna che mi porta su ed è la prima che non sta con me per la visibilità o i soldi. Non ci nascondiamo niente. Abbiamo i codici del telefono l’uno dell’altro. È probabilmente la prima volta che non sono birichino, non guardo altrove e non ho più il complesso del seduttore». Le premesse per dirsi sì, c’erano tutte.

Il matrimonio segreto di Lapo e Joana. Lei è divorziata, spericolata e più grande. Tony Damascelli l’8 Ottobre 2021 su Il Giornale. Ex pilota di rally, è mamma di due bimbi. Elkann: "Mi ha messo le ruote". Elkann si è sposato. Nel senso di Lapo e viene giù mezza Italia stupita per una notizia che spiazza. Lapo Elkann ha perso la testa per Joana Mascarenhs Lemos, una portoghese di Lisbona, di anni quarantasette, una vita nei rally, come pilota e campionessa, dunque pronta al rischio, prima donna di Portogallo a completare la Parigi Dakar addirittura vincendola nel Novantasette, già sposa per diciotto anni di Manuel Reymao Nogueir dal quale si è separata sette anni fa, essendo madre di figli due, Tomas e Martim, acchiappata improvvisamente dal fascino dell'italiano che si trovava nella terra del fado, dunque del destino, per seguire l'attività di una delle sue onlus per aiutare le famiglie bisognose. Joana, donna matura, affascinante e fascinosa, ha fatto cambiare abitudini e stili di vita al figlio di Alain e nipote di Gianni Agnelli. La lusitana ha un master in European school of economics e, dopo aver abbandonato le corse, da tempo è impegnata nell'organizzazione di eventi sportivi. Nelle scorse settimane, la coppia ha trascorso alcune giornate a Capri, la relazione non aveva alcun segno effimero anche se è stato ed è facile il gossip legato a Lapo che si porta appresso avventure improbabili, disgrazie, errori gravi con conseguenze non soltanto per l'immagine sua. Joana e Lapo hanno garantito, durante la pandemia, donazioni generose alla Croce Rossa e al banco alimentare. Il tam tam improvviso riferisce che il rito civile sia stato svolto a Torino, mentre quello religioso verrà ribadito a Gerusalemme, per la fede di Lapo ma il ricevimento è andato in scena con la partecipazione di parenti strettissimi e amici e affini, in Portogallo. Altri asterischi gossip: l'unione è stata sigillata da un anello di diamanti e titanio, disegnato da Damiani, che dovrebbe significare la tenacia del loro amore. Siamo in pieno romanticismo ma è chiaro che Lapo fa notizia a prescindere e si sussurra che Joana sia in attesa, dunque la fantasia corre veloce, un altro erede nella dinastia degli Agnelli. Incomincia un'altra storia, di certo un'altra vita per Lapo che a quarantaquattro anni deve decidere cosa fare da grande, lasciandosi alle spalle un vissuto acido con il quale non potrà e non dovrà più avere a che fare. L'ultimo Lapo ha scelto una zona di margine, la nuova relazione sembra avergli consigliato un equilibrio che da single non riusciva a trovare: «Joana è la prima donna che mi sta a fianco non cercando la visibilità o per soldi, andavo già di nuovo forte ma durante questo periodo di pandemia ho avuto la fortuna di avere una donna che mi ha messo le ruote motrici e che come me sente il bisogno di restituire quello che ha avuto dalla vita». Parola di Lapo Elkann. Tony Damascelli

Da liberoquotidiano.it il 16 luglio 2021. Esattamente come il suo amatissimo nonno Giovanni Agnelli, anche Lapo Elkann ha una passione viscerale per le barche. Tanto che, come riporta il Tempo, il rampollo ha deciso di "imbarcarsi" in una nuova avventura imprenditoriale nel settore della nautica. Il nipote dell'Avvocato l'ha chiamata "Love". Questo, infatti, è il nome scelto da Lapo Elkann per battezzare nelle scorse settimane a Torino, davanti al notaio Monica Tardivo, la nuova società di cui è amministratore e socio unico. La newco, con un capitale di 20mila euro che Elkann ha versato mediante assegno emesso dalla Banca del Piemonte, si legge ancora sul quotidiano diretto da Franco Bechis, si occuperà di "ideazione, progettazione, acquisto, vendita, rimessaggio, manutenzione, riparazione, trasporto, trasferimento, locazione e noleggio con o senza equipaggio, gestione conto terzi di natanti, imbarcazioni e navi" e anche di "acquisto, vendita, manutenzione, riparazione, noleggio di impianti, componenti, attrezzature, dotazioni e accessori di ogni genere nel campo della nautica" oltre alla "gestione di eventi in ambito sportivo e culturale". Oltre alle barche la grande passione di Lapo è il calcio. "Grazie a tutta la squadra. Ma da tifoso juventino non posso non ringraziare i nostri Bonucci, Bernardeschi, Chiesa e Chiellini. Orgoglioso di voi", ha scritto su Twitter dopo la vittoria dell'Italia a Euro 2020, arrivata ai rigori contro l'Inghilterra con le parate decisive di Donnarumma su Sancho e Saka. Lapo ha poi ripreso l'hashtag "ItsComingRome" e commentato ironico: "Menzione al nostro capitano, grande trascinatore", con l'immagine della trattenuta di Chiellini su Saka.

Roberto Alessi per "Novella 2000" il 21 maggio 2021. Sono amico di Lapo Elkann da 15 anni. «Ci siamo conosciuti al bar del Bulgari, c’era anche Marta Marzotto», mi dice, «Ti ho visto e ti sono venuto a salutare». Un incontro fortuito, ma mi aveva colpito subito il suo carisma, che non nasce dalla fortuna di essere nipote di Gianni Agnelli (un uomo e un nome abbaglianti) e di Marella Caracciolo (una vera principessa di nascita e di stile), quello ce l’hai o non ce l’hai, è come nascere biondi o bruni. Poi di lui se ne è parlato, e tanto, e certe notizie hanno anche fatto soffrire chi gli voleva bene, ma una cosa è sicura: Lapo di bene ne ha fatto tanto, ma davvero tanto. Soprattutto in questo ultimo anno di pandemia. Ed è per questo che ho voluto incontrarlo. Ma c’era da mettersi in coda: in questi giorni tutti gli chiedono un’intervista e lui non ha sempre tempo, ha accettato unicamente per il supporto che abbiamo dato da sempre ai progetti benefici di Fondazione Laps, la fondazione fondata e presieduta da Lapo e che opera a livello internazionale. In questo ultimo anno Laps ha raccolto 3,2 milioni di euro (tra contanti e beni di prima necessità, e sono tanti, credetemi) messi a disposizione delle famiglie fragili d’Italia, Portogallo, Israele e Spagna. Ora sta creando una casa famiglia a Madeira, l’isola portoghese, dove troveranno casa persone senza fissa dimora.

Lapo, perché sei partito dal Portogallo?

«Perché in Portogallo c’è stata una grande risposta, di infinita generosità, verso i nostri progetti, con donatori eccezionali, donatori che hanno visto tra loro anche Cristiano Ronaldo, un uomo grande non solo come atleta».

Una superstar della Juve, la tua squadra.

«Cristiano ha avuto una vita difficile, e non dimentica chi, come la sua famiglia, ha passato magari situazioni difficili, molto difficili. Oggi lo vedono nelle foto di Instagram e qualcuno lo critica con superficialità, ma un libro non lo si giudica dalla copertina, va letto, capito, sfogliato: Cristiano è un uomo profondo, che sa accarezzare il cuore, a lui va il mio grazie per averci aiutato a realizzare qualcosa che va al di là della nostra quotidianità come la prima casa Laps per famiglie».

Nella tua quotidianità c’è anche un amore importante come quello per Joana Lemos, anche lei portoghese.

«Se in Portogallo abbiamo avuto risultati importanti in termini di numeri - è la campagna di beneficenza record nella storia del Paese - è merito suo. Ha un cuore enorme e ha creato un team di persone davvero eccezionali.  Così, oltre alle due campagne, grazie a lei, alla sua dedizione e al suo cuore, siamo riusciti a creare in tempi rapidi anche il progetto della casa per famiglie in difficoltà a Madeira. E non ci fermiamo».

Lapo, noi siamo italiani.

«E vuoi che me ne dimentichi? Ho la bandiera dell’Italia anche tatuata nel braccio. Anche qui abbiamo fatto tanto fin dalle prime ore dell’emergenza facendo arrivare da Nord a Sud mascherine e dispositivi di protezione. Poi le raccolte fondi di “Never Give Up” e “È il nostro dovere”. In Campania, la terra di origine di mia nonna, dove ci sono situazioni particolari, anche se in tutta Italia ci sono situazioni analoghe, abbiamo fatto ulteriori iniziative, come la donazione di pizze, riso e le magliette con ricavato in beneficenza.  Continuiamo: sarà in Calabria che verrà creata la prima casa famiglia, e sarà a Crotone». 

Per famiglie senza casa?

«No, apriremo una casa per donne che hanno vissuto la violenza sulla loro pelle. Molto spesso assistiamo a racconti di donne che vorrebbero fuggire da uomini violenti, cattivi, senza pietà, ma dove potrebbero andare? Non sanno a chi appoggiarsi, a casa vivono l’inferno con mariti, compagni violenti, che rovinano loro la vita, a loro e ai loro figli, e per quelle donne e per quei bambini ci vogliamo impegnare e in tempi piuttosto brevi per non lasciarle sole».

Certo, si fa presto dire: «denuncia, mandalo in galera». Ma molte di loro non sanno poi come sfamare i loro bambini, vivono il ricatto economico e ingoiano per amore dei loro figli e fingono di non vedere i loro lividi, quelli sulla pelle e nell’anima.

«E poi immaginare come può vivere un bambino in quelle situazioni, cosa soffre e proprio per quei bambini noi vogliamo poter dare un’alternativa alle loro madri, aiutando loro, aiuteremo le loro creature».

Nel Vangelo secondo Matteo si legge: «Ama il prossimo tuo come te stesso». Tu hai fatto tuo questo insegnamento.

«Io sono di religione ebrea, ma ogni religione mette al primo posto il prossimo, un prossimo da amare, rispettare, nel segno della solidarietà che è alla base della mia fondazione Laps».

Da dove deriva la tua volontà di intensificare l’impegno a favore delle persone meno fortunate. C’è stato un episodio, uno spartiacque?

«Sì, ed è stato fortemente traumatico, ancora oggi mi faccio domande, l’angoscia rimane, perché di fronte all’ingiustizia del destino non possiamo dire che è andata così e girare pagina».

Racconta.

«Era il 2016, e sono andato al carcere di Nisida. Nisida è una piccola isola, all’estrema propaggine della collina di Posillipo, a Napoli. E l’isola ospita l’Istituto Penale Minorile di Napoli. Ed è lì che ho incontrato un bambino di 11 anni ed è stato come un pugno nello stomaco. “Sono qui perché sono un killer, ho già ucciso sette persone”, mi ha raccontato, “La mia vita è finita, se esco di qui sono morto”. Finito? Morto? A soli 11 anni quel bambino aveva già conosciuto il male assoluto sulla sua pelle, la camorra lo aveva obbligato ad entrare nei gironi più terribili dell’inferno. “Lapo, io morirò, io lo so già”. In un’età in cui altri vivono sogni, giochi, lui era senza prospettive, senza speranza».

Senza speranza. È una storia che fa star male.

«Ero atterrito, sgomento. Vedere una vita, di soli 11 anni, già bruciata mi ha lasciato senza fiato. Sono uscito in strada, stavo malissimo, come se mi fossi affacciato su un oceano infinito di solitudine. Ricordo che appena uscito ho vomitato l’anima. Come è possibile che ci siano bambini che vivono così? Che non riescano a uscire dall’inferno in cui uomini senza scrupoli li avevano fatti precipitare?».

Hai cercato di aiutare quel bambino?

«Non era facile, sono situazioni molto complicate. Così proprio quell’anno, e non ero solo, ho fondato la mia fondazione Laps».

Leggo sul sito di Laps che è nata “sull’idea che solo una Società e rapporti umani fondati sulla creatività, sul reciproco rispetto, e sulla solidarietà, possono generare un continuo miglioramento del benessere globale e delle singole persone. Occorre pertanto contrastare tutte le situazioni di “povertà educativa”. Povertà educativa: sono due parole che riscontriamo in molte realtà, soprattutto tra i giovani.

«E quella povertà ostacola il formarsi di una personalità responsabile verso se stessi e verso gli altri e ti allontana da quel senso di solidarietà che ci rende migliori. Però ti dico anche che ci sono molti, moltissimi giovani che si adoperano per il prossimo, che vanno oltre, che dimostrano un senso d’empatia verso gli altri impressionante. E con loro riusciamo a fare tanto e faremo ancora di più, giovani che vogliono curare il mondo che con loro guarirà».

 Il cuore va oltre.

«Il cuore è tutto. Le competenze sono basilari, certo, sapere come organizzare una campagna di Laps, contattare le persone giuste, collaborative, interessate è importante, certo. Ma senza cuore e senza anima non si va da nessuna parte. . E donare è altrettanto importante, d’altra parte l’amore è dare. Per questo ogni singolo euro che viene donato a Laps va direttamente a chi ne ha bisogno, ogni spesa, viene coperta interamente da me, non voglio che nulla di ciò che è donato venga disperso».

Poco prima di natale hai donato 450 mila euro.

«L’ho reso pubblico, e sono stato criticato».

Le nonne dicevano: la generosità vuole il silenzio.

«Ma io l’ho reso pubblico e non certo per narcisismo, ma solo perché ho sperato (e non sono stato deluso) che altri seguissero il mio cammino. Il sentiero va mostrato e non c’è nulla che ti renda più felice di donare».

Molti ti invidiano il rapporto che hai con i tuoi fratelli Jaki e Ginevra, li hai coinvolti in queste tue iniziative?

«I miei fratelli e io condividiamo tutto e lo facciamo in maniera disinvolta. Ci aiutiamo l’un l’altro. Ci sosteniamo, siamo unitissimi. Uniti dall’amore, che, ripeto, è l’unico modo per curare il mondo».

Maria Teresa Veneziani per "corriere.it" il 28 gennaio 2021. «Ero già una macchina che andava forte, ma in questa pandemia ho avuto la fortuna di avere accanto una donna che mi ha messo le ruote motrici e che, come me, sente il bisogno di restituire». La donna che ha cambiato la prospettiva di vita a Lapo Elkann si chiama Joana Lemos, la fidanzata portoghese con la quale l’imprenditore 42enne vuole creare una famiglia (le nozze dovrebbero avvenire entro il 2021). L’incontro è avvenuto al ristorante come racconta l’imprenditore nipote di Gianni Agnelli a Candida Morvillo nell’intervista «Tutto su mia madre (ma il passato è alle spalle)» uscita su 7, il magazine del Corriere della Sera. «Ero in un ristorante e ho visto uno sguardo che era una forza della natura. Poi, ho visto anche il resto e mi è piaciuta in tutto. Ci ho provato subito in modo lapesco e mi è andata male. Un tempo ero insicuro e la mia donna doveva piacere prima agli altri. Quasi, quasi non piaceva a me. Joana, invece, piace a me. Con lei, voglio costruire. Se arrivassero dei figli sarei felice», afferma senza tentennamenti.

«Joana sa cosa vuol dire cavalcare le dune». Ripete che il Lapo di prima aveva bisogno di riconoscimenti esterni. Oggi non gli interessa nessun riconoscimento, gli interessa ricostruire con l’esterno e per l’esterno. «Ogni cosa è proiettata verso il bene che vuole fare con la sua Onlus Laps, in soccorso dei bambini che, come è successo a lui, soffrono di dislessia e disturbi dell’apprendimento, e di quelli abusati e di chi soffre di dipendenze e discriminazioni o di quei «buchi emotivi» che, confessa, sono ancora la sua battaglia quotidiana. Con Joana ha creato anche un’associazione di beneficenza, fondata in Portogallo. Descrive così la sua compagna: «Ha vinto la Parigi-Dakar. Sa che vuole dire cavalcare le dune e quindi avere a che fare con una persona non facile: io non sono molle, non sono inattivo. Durante il lockdown, abbiamo fatto la campagna Never Give Up per la Croce Rossa, abbiamo portato gli igienizzanti a Locri, due ambulanze per i disabili in Sicilia, abbiamo distribuito le pizze a Napoli, i pasti a Milano, le mascherine negli ospedali, siamo andati ad aiutare in Spagna e in Portogallo».

Joana molto diversa dalle ex. La vita di Lapo è fatta di tanti prima e un dopo anche dal punto di vista delle fidanzate. Joana sembra molto diversa dalle ex che hanno costellato le paparazzate. Dal 2005 quando fu lasciato da Martina Stella l’imprenditore di Italia Independent ha avuto molte liaison, poche durante un anno, diverse naufragate dopo pochi mesi. Da Bianca Brandolini D’Adda, nipote di Cristiana Agnelli, sorella di Gianni, a Marie De Villepin, modella, figlia dell’ex premier francese Dominique de Villepin, dall’attrice cinese Zhu Zhu a Moran Atias, dal presunto flirt con Sonam Kapoor alla bollente estate con la blogger Marsica Fossati. Altre vite, appunto. Come confessa a Candida Morvillo, Joana gli fa capire subito che deve cambiare modalità di approccio se vuole conquistarla. Che il suo modo Lapesco con lei non funziona.

Abbiamo i codici del telefono l’uno dell’altra. «Ero in un ristorante e ho visto uno sguardo che era una forza della natura. Poi, ho visto anche il resto e mi è piaciuta in tutto. Ci ho provato subito in modo “lapesco” e mi è andata male. Le ho scritto un messaggio: ti voglio. La volevo molto prima che lei volesse me. Non ha risposto. Ho dovuto ricominciare in modo “lapesco-romantico”: costruire un rapporto dove ci si conosce, si vedono nello sguardo passioni, valori, la voglia di presente e di futuro. Lei ha molte cose mie: determinazione, costanza, caparbietà, bontà, generosità. Come me, dà così tanto agli altri che a fine giornata può essere sfinita. È una donna che mi porta su ed è la prima che non sta con me per la visibilità o i soldi. Non ci nascondiamo niente. Abbiamo i codici del telefono l’uno dell’altra. È probabilmente la prima volta che non sono birichino, non guardo altrove e non ho più il complesso del seduttore. Prima, ero insicuro e la mia donna doveva piacere agli altri. Con lei voglio costruire una vita, vedo una prospettiva lunga». Joana — insiste — ha fatto uscire la versione migliore di Lapo, «gran parte del mio successo e della mia vitalità sono merito suo».

ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI. (Ho scritto un saggio dedicato)

·        Le Famiglie Reali.

Amalia d'Olanda e gli altri giovani reali di cui sentiremo (tanto) parlare. Da Moulay Hassan del Marocco a lady Louise Windsor, da Carolina di Borbone a Gabriel del Belgio. La lista di neodiciottenni che si stanno facendo largo in un mondo di tradizioni ed etichette è lunga e variegata. Roberta Mercuri su vanityfair.it il 12 dicembre 2021. In questi giorni si è tanto parlato della futura regina d'Olanda Catharina-Amalia, che martedì scorso ha compiuto 18 anni. La figlia maggiore dei re Guglielmo e Máxima, però, non è l’unica giovane royal ad avere raggiunto la maggiore età in questo 2021. Da Moulay Hassan del Marocco a lady Louise Windsor, passando per Carolina di Borbone e Gabriel del Belgio, è lunga e variegata la lista di neodiciottenni che si stanno facendo largo in un mondo di tradizioni ed etichette.

Moulay Hassan del Marocco

Una delle personalità più interessanti tra i reali fuori dall’Europa è quella di Moulay Hassan del Marocco, che ha compiuto 18 anni lo scorso 3 maggio. Alto, snello, bellissimi occhi scuri e portamento elegante, nonostante la giovane età già da tempo ha iniziato a svolgere i compiti da erede al trono del Marocco. Nel 2017 era al Climate Summit di Parigi e nel 2019 era in prima fila ad accogliere al palazzo reale di Rabat il principe Harry e Meghan Markle in visita ufficiale. E si è fatto notare dalla stampa internazionale anche grazie al profilo Instagram, che vanta 264mila follower.

Il padre è Mohammed VI, 56 anni, 5,7 miliardi di patrimonio, salito al trono nel 1999 e considerato uno dei primi regnanti modernizzatori del Marocco. La madre, Lalla Salma, era salita all’onore delle cronache nel 2019 per essere sparita da tutti i radar, scatenando gossip e incontrollate voci complottiste. Semplicemente, s’è scoperto poi, Lalla e il re avevano deciso di separarsi, dopo 17 anni di matrimonio. Il loro primogenito Hassan (Moulay è l’appellativo) ha ereditato il nome dal nonno e quando salirà al trono lo farà come Hassan III. Nel frattempo, ha deciso dedicarsi all’aviazione: da due anni frequenta Royal Preparatory High School for Technical Aeronautics di Marrakech.

Lady Louise Windsor 

Tornando in Europa, per la precisione in Gran Bretagna, l’8 novembre scorso ha spento 18 candeline Lady Louise Windsor, la figlia maggiore del principe Edoardo e di Sophie Wessex. Un traguardo importante non solo simbolicamente. Con il raggiungimento della maggiore età, infatti, la nipote di Elisabetta II deve decidere se diventare principessa oppure no. Come il fratellino tredicenne James, visconte di Severn, finora Louise non ha potuto godere del titolo di Altezza reale che le spetta fin dalla nascita per scelta dei genitori che ai loro figli hanno voluto offrire una vita il più possibile normale. «Cerchiamo di far crescere i nostri ragazzi con la consapevolezza che dovranno lavorare per vivere», ha spiegato Sophie di Wessex. «Quindi abbiamo deciso di non utilizzare i titoli reali. Li hanno e a partire dai 18 anni potranno decidere se usarli». Che scelgano di usarli, a mamma Sophie pare «altamente improbabile».

Aveva 8 anni Lady Louise quando ha partecipato al suo primo impegno reale, come damigella alle nozze di William e Kate Middleton. Da allora però è rimasta per lo più lontana dai riflettori. È cresciuta a Windsor col fratello minore James, ha studiato alla St George’s School e poi alla St Mary’s School e molto di rado ha partecipato a impegni ufficiali con i genitori. E ha coltivato le sue passioni: il disegno e l’equitazione. In particolare, Louise adora le corse a cavallo con calesse. Un interesse, quello per il carriage driving, ereditato da nonno Filippo. Nel 2019, Lady Louise si era piazzata terza nella competizione di questa antica disciplina al Royal Windsor Horse Show. 

Gabriel del Belgio

Gabriel del Belgio, secondogenito del re Filippo e della regina Matilde, ha raggiunto i 18 anni d’età lo scorso 20 agosto. Fratello minore della principessa Elisabeth, destinata al trono, Gabriel ha iniziato quest’anno un percorso di studi internazionali all’estero. Dopo aver frequentato per due anni una scuola prestigiosa a Bruxelles per conseguire il baccalaureato, ha poi scelto il prestigioso National Mathematics & Science College nel Warwickshire, lo stesso dove studia Leonor, la figlia maggiore della regina Letizia e del re Felipe di Spagna. Gabriel ha deciso di concentrarsi sulle materie tecnico-scientifiche (Stem), convinto che siano il fulcro dell’economia futura. Ma negli ultimi anni il principe del Belgio ha anche mostrato di avere la stoffa, e la classe, da principe, perfettamente a suo agio durante gli impegni ufficiali. Alto, fisico aitante, è un super sportivo: pratica dal calcio al ciclismo passando per tennis, nuoto e sci, fino all’hockey.

Maud Angelica Behn

Era il 29 aprile scorso quando la principessa di Norvegia Martha Louise - figlia maggiore del re Harald V – celebrava i 18 anni della primogenita Maud Angelica con una serie di bellissime foto su Instagram che ripercorrono tanti momenti della neomaggiorenne. Maud Angelica non ha avuto una vita facile, avendo dovuto affrontare il trauma della morte del padre Ari Behn, lo scrittore morto suicida a 47 anni nel gennaio 2020. Sono rimaste impresse le immagini della ragazza che con coraggio ed emozione, al funerale, legge la straziante lettera d’addio del padre. E anche per questo la madre, in un momento simbolicamente così importante, ha scelto di mostrare al mondo il suo orgoglio per la figlia, per tutto ciò che ha realizzato finora «e per tutto ciò che farai in futuro».

Maria Carolina di Borbone delle Due Sicilie

È forse la più irriverente, la più ribelle tra i nuovi royal europei. Stiamo parlando di Maria Carolina di Borbone delle Due Sicilie. Basta ricordare che, in occasione dei suoi 18 anni, lo scorso 19 giugno, la ragazza figlia del principe Carlo, a sua volta bis-bis-bis nipote di re Francesco II, ultimo sovrano delle Due Sicilie, ha scelto di pubblicare su Instagram una foto spiazzante. Lei, in abito corto di pelle, a cavallo di una moto di grande cilindrata, mentre fissa decisa l’obiettivo. Come didascalia: «Chi ha detto che i diamanti siano i migliori amici delle donne?». Bionda come la madre Camilla Cruciani, la principessa Maria Carolina sembra volere aggredire la vita, anche nella scelta degli studi. È iscritta infatti a due università contemporaneamente: ad Harvard segue un corso in Scienze Sociali, Marketing e Management, e all’Università di Montecarlo si dedica ai Fashion and Luxury Studies. Al Corriere della Sera ha mostrato di avere le idee molto chiare: «Ho sempre saputo, sin da piccola, che il nome avrebbe portato responsabilità. Poi, da quando mio padre, Carlo di Borbone delle Due Sicilie, in qualità di Capo della Casa Reale ha cambiato la legge di successione al trono abolendo la legge Salica che lo precludeva alle donne, tutto mi è diventato ancora più nitido. E, lo so, papà è stato anche criticato per questo, ma perché no? In una società sempre più ispirata all’eguaglianza sarebbe ingiusto precludere la guida del casato alle donne».

Valeria Arnaldi per "il Messaggero" il 13 settembre 2021. Conti, marchesi, duchesse. Gli italiani sognano il titolo nobiliare e cercano modi e stratagemmi per assicurarsene uno. Basta navigare in Rete per misurare l'interesse. Sono oltre nove i milioni di risultati per la ricerca «come diventare nobile». Il titolo più apprezzato pare quello di conte. Il sogno del sangue blu non è solo italiano. Sono 504 milioni i risultati in inglese. Quasi 11 milioni su come divenire nobile in Francia, poco più di nove milioni per il Belgio. Non sono granché diverse le cifre sull'argomento in lingua spagnola. Le ricerche portate avanti, ovviamente, si attestano su cifre inferiori ma comunque a più zeri. Le stime sono di circa ventimila l'anno. Il titolo nobiliare pare mettere d'accordo tutti: non sarà più riconosciuto ma, a voce, sui biglietti da visita, o comunque per l'ego, fa bene, specie a chi non lo ha e pensa di poterselo procurare. «In Italia non si sa più cos' era realmente la nobiltà che non ha nulla a che vedere con il sogno romantico ottocentesco inseguito da molti - dice Pier Felice degli Uberti, presidente dell'International Commission for Orders of Chivalry e della Confédération Internationale de Généalogie et d'Héraldique - prima di Napoleone era un modo per aumentare il patrimonio, dopo riconosceva un merito. La nobiltà era un privilegio, anche se solo simbolico, ed esiste solo se quel privilegio c'è. Dalla costituzione della Repubblica, i titoli nobiliari non sono più riconosciuti. Oggi nel nostro Paese è molto più importante appartenere a una famiglia storica che a una nobile». Le ricerche però corrono online. Ci sono siti che aiutano a farle, piattaforme che offrono servizi ad hoc e consulenze. «Quella del titolo nobiliare è una vera moda nel nostro Paese e ha radici storiche - afferma Michele D'Andrea, storico e araldista -. Dopo la caduta della monarchia, gli italiani per cinque anni non hanno avuto un'onorificenza cavalleresca data dallo Stato e, in quel periodo, c'è stata una sorta di palude di ordini cosiddetti indipendenti, spesso di origine incerta, che vendevano onorificenze cavalleresche. Sono stati circa trecentomila, dal 1946 al 1951, ad essere decorati da questi ordini, non tutti legittimi, e molti nobilitavano. Oggi, peraltro, il mercato prosegue, con truffe spesso scoperte dai carabinieri e cifre importanti. Il fenomeno non riguarda soltanto i titoli nobiliari ma pure le onorificenze cavalleresche. L'appetito italiano per i titoli è insaziabile». Gli ordini più desiderati? «Quello di Malta, che ha più imitazioni della Settimana Enigmistica, e quello dei Templari, per la sua storia affascinante», aggiunge D'Andrea. Di clic in clic, le ricerche si rincorrono. E sì che i numeri della nobiltà sono esigui. «Le famiglie titolate riconosciute nel Libro d'Oro della nobiltà italiana - prosegue degli Uberti - sono 1.200. Intorno a queste, ce ne possono essere altre settemila: approssimativamente cinquemila sono nell'elenco ufficiale, duemila non hanno provveduto a comunicare la loro esistenza, magari perché residenti all'estero». Il forte desiderio di nobiltà si traduce pure in piccoli trucchi. C'è chi adotta il doppio cognome, aggiungendo quello materno, perché fa effetto. E chi sfrutta il cognome che inizia con De, staccandolo e adottando la minuscola. «Queste cose colpiscono chi non sa - continua degli Uberti - de, di, degli, davanti al cognome, sono impropriamente definiti particella nobiliare ma specificano solo una discendenza. Purtroppo ci sono tanti poco seri che garantiscono di saper fare ricerche. Meglio fare da soli. Tutti sappiamo leggere e scrivere, dunque tutti siamo in grado di condurre una ricerca genealogica, peraltro è bellissimo». Tra sogno e servizi, c'è chi nella fantasia del sangue blu ha visto un modo per fare bene al pianeta. Sono oltre 250mila le persone divenute Lairds, Lords e Ladies di Glencoe. Bastano trentasei euro per acquisire il pacchetto base, con certificato di proprietà di un piccolo lotto di terreno in Scozia, benvenuto e diritto d'uso del titolo. I contributi sono destinati a recupero e conservazione di flora e fauna selvatica. Un modo per fare bene all'ambiente e attestare la propria nobiltà, sicuramente d'animo.  

DAGONOTA il 27 dicembre 2021. Come sta Charlene di Monaco? La principessa triste è ricoverata in svizzera, nella clinica di lusso Kusnacht Practice, affacciata sul lago di Zurigo, specializzata nella riabilitazione e nella cura delle dipendenze di ogni tipo. Il marito Alberto ha parlato di “profondo esaurimento fisico ed emotivo”. Ma è davvero solo questo o c’è dell’altro? Forse la dipendenza dall’alcol? Un disturbo alimentare? Gli amici di Charlene hanno lanciato l’allarme più volte sulle sue condizioni di salute: “Per sei mesi non ha assunto cibo solido, si alimentava con una cannuccia e ha perso metà del suo peso”- Intanto sembra che l’ex fidanzato di Naomi Campbell, l’uomo d’affari russo Vlad Doronin, sia andato a trovarla in questi giorni. E nel Principato corrono le indiscrezioni e si parla già di un piano per sostituirla in caso di divorzio o assenza prolungata

Da liberoquotidiano.it il 27 dicembre 2021. Un anno tragico, quello che si sta per concludere per Charlene di Monaco. Il ritorno al Principato dopo lunghi mesi in Sudafrica, dunque il nuovo e immediato ricovero con tutti i segreti e i misteri che si sta portando dietro. Dov'è la principessa? Come sta Charlene Wittstock? Che cosa le sta succedendo? Domande che hanno ben poche risposte. Per certo, è trapelato che Charlene ha ricevuto in questi giorni di feste natalizie la visita, fugace, dei suoi figli, i gemellini Jacques e Gabriella, che da tempo manifestano il loro dolore per la lontananza da mamma e che, però, si trovano a loro agio, almeno così sembra, al fianco delle zie, Carolina e Stefania. Insomma, si sono mostrati forti anche in assenza della loro mamma. Ed è in questo contesto che la stampa vicina a Palazzo Grimaldi, ora, fa filtrare le ultime drammatiche indiscrezioni. Il punto è che le voci sul divorzio tra Alberto e Charlene, nonostante le smentite del primo e l'ultima delle quali in una recente intervista a People, si fanno sempre più insistenti. Ed in questo contesto, ecco che si inizia a parlare di "un piano per sostituire Charlene", in caso di divorzio o nel caso in cui i suoi guai di salute la tenessero lontano dal principato ancora a lungo. E le "sostitute", appunto, sarebbero Carolina e Stefania, le zie, alle quali nel caso in cui l'assenza della Wittstock continuasse ancora a lungo sarebbe affidato, de facto, il ruolo di madre dei gemellini.

Da liberoquotidiano.it il 28 dicembre 2021. Un comunicato diffuso dal palazzo reale ha confermato che la condizione di salute di Charlene di Monaco è difficile, ma allo stesso tempo ha assicurato che la principessa è sulla via del recupero. Continua però a rimanere segreto il vero motivo per cui la moglie di Alberto sia ricoverata lontana da Monaco, probabilmente in una clinica specializzata che si trova in Svizzera. “Il palazzo desidera condividere le seguenti informazioni - si legge nel comunicato - riguardanti la salute di Sua Altezza la Principessa Charlene: si sta riprendendo in modo soddisfacente e rassicurante, sebbene siano necessari ancora alcuni mesi prima che la sua salute raggiunga la guarigione completa”. Quindi non tornerà a breve a palazzo, ma allo stesso tempo la nota ufficiale mette un punto importante: Charlene si sta effettivamente curando, le cose starebbero procedendo positivamente e in futuro tornerà a casa da suo marito e i suoi due figli, costretti a passare le feste senza di lei. Già lo scorso novembre il principe Alberto aveva fatto sapere che la moglie si trova in cura per un esaurimento fisico ed emotivo, non per altri motivi riconducibili a presunte crisi coniugali: “Il problema di Charlene non ha niente a che vedere con la nostra relazione. La sua situazione attuale è il risultato di diversi fattori che restano privati. Non riusciva ad affrontare gli impegni ufficiali e la vita in generale, anche quella familiare”.

Da leggo.it il 10 dicembre 2021. Charlene di Monaco continua a preoccupare il Principato. La principessa, rimasta per molti mesi in Sudafrica a causa delle sue gravi e precarie condizioni di salute è finalmente tornata a Monaco ma purtroppo è stata nuovamente ricoverata in Svizzera perché l'auspicata ripresa non ci sarebbe stata. Non è chiaro cosa abbia colpito la principessa, costretta per molto tempo a curarsi e stare lontano dalla sua famiglia, ma per la prima volta il papà dell'ex nuotatrice si è sbilanciato sulle sue condizioni e ha ammesso che ha rischiato di morire. Il padre di Charlene, Michael Wittstock, ha deciso di rompere il silenzio sulle condizioni di salute della principessa. In un’intervista rilasciata a “Page Six”, Michael ha rivelato: «Charlène in Sudafrica è quasi morta. Non capisco perché Palazzo Grimaldi sminuisca la gravità della situazione». Il papà è comunque ottimista e sicuro che la figlia si riprenderà completamente. Da sempre una combattente e una donna abituata a lottare ha dovuto affrontare la malattia con la famiglia lontana visto che sia Alberto con i figli che i genitori non sono riusciti a starle molto vicino in Sudafrica a causa del Covid. 

Dagotraduzione dal Daily Mail il 10 dicembre 2021. La principessa Charlene di Monaco ha rotto il silenzio dopo essere stata ricoverata in una struttura di cura per un «esaurimento emotivo e fisico». Charlene, 43 anni, ha condiviso oggi su Instagram le foto dei suoi gemelli Gabriella e Jacques che festeggiano il loro settimo compleanno. La didascalia dice: «Buon compleanno bambini miei. Grazie a Dio per avermi benedetto con bambini così meravigliosi. Sono davvero benedetta. Vi amo, mamma».

Gli scatti mostrano i gemelli, vestiti con un pigiama coordinato, che spengono le candeline su una torta a forma di numero "7", in una stanza decorata con palloncini e striscioni di compleanno. Sembra sia stata scattata in una residenza reale. Il principe Alberto ha rivelato il mese scorso che sua moglie era stata ricoverata in una struttura di cura europea pochi giorni dopo il suo ritorno a Monaco dopo un'assenza durata 10 mesi trascorsa nel suo Sud Africa. Il principe ha detto che Charlene soffre di «esaurimento, sia emotivo che fisico», mentre alcuni amici hanno recentemente detto a Page Six che la madre di due figli «è quasi morta» mentre era in Sud Africa.

Un'amica di Charlène avrebbe detto: «Non è giusto che venga ritratta come se avesse qualche tipo di problema mentale o emotivo. Non sappiamo perché il palazzo stia minimizzando il fatto che sia quasi morta in Sud Africa». 

La fonte ha spiegato che la principessa aveva una grave infezione all'orecchio, al naso e alla gola, che ha provocato «gravi problemi ai seni e alla deglutizione derivanti da un precedente intervento chirurgico». 

L'amica ha aggiunto: «Non riesce a mangiare cibi solidi da oltre sei mesi a causa di tutti gli interventi chirurgici che ha subito da allora. È stata in grado di assumere liquidi solo attraverso una cannuccia, quindi ha perso quasi la metà del suo peso corporeo». 

Su altre pubblicazioni gli amici della principessa Charlene hanno dato una rara visione di come sia veramente la principessa, insistendo sul fatto che l'ex nuotatrice è una forza da non sottovalutare. 

Una fonte ha smentito che Charlene sia «ingenua» e intrappolata in un matrimonio infelice con Albert, dicendo: «Non credo nemmeno per un secondo che non sapesse cosa stava facendo quando lo ha sposato». «Charlene non è la principessa Di» ha detto un amico. «Può sembrare estremamente ingenua, ma nulla potrebbe essere più lontano dalla verità. È molto brava a tenere nascosta la sua intelligenza».

Charlene di Monaco, "quanto spende al mese Alberto per le cure": cifra da capogiro, il segnale più drammatico. Libero Quotidiano il 26 novembre 2021. Charlene di Monaco è ricoverata in un luogo segreto ai media. La principessa starebbe seguendo un percorso di riabilitazione, dopo che un'infezione a naso, gola e orecchie l'ha costretta a tre interventi. Nonostante le numerose voci su una crisi coniugale, il principe Alberto di Monaco sarebbe disposto a tutto per lei: anche pagare 300 mila euro. Lo rivela la rivista Ici Paris,che parla di un ricovero, quello di Charlene, in uno dei centri più esclusivi al mondo. Un dettaglio che fa pensare che il malessere della principessa non sia da sottovalutare. Pare infatti che per le cure necessarie Alberto sborserà 300mila euro al mese. "La Principessa è seguita da più medici di diverse specialità e resterà in clinica per almeno 30 giorni", si legge. Un'indiscrezione confermata dalla nota ufficiale di Palazzo, in cui i reali fanno sapere che almeno fino a Natale, Charlene di Monaco non parteciperà a eventi pubblici. Una decisione quasi obbligata per permetterle di recuperare totalmente le forze. La principessa ha bisogno di tranquillità e assoluto riposo ed è quello che Alberto vuole garantire a sua moglie. Costi quel che costi. Quella di Charlene a Palazzo Grimaldi è stata una toccata e fuga. La principessa dopo otto mesi in Sudafrica è tornata a casa dai figli e dal marito l'8 novembre 2021, per poi il 15 novembre ripartire per una destinazione sconosciuta. "Al fine di proteggere il comfort e la privacy necessari per la sua guarigione, il luogo in cui si trova la principessa rimarrà strettamente confidenziale", rivelano in via ufficiale alimentando ogni genere di sospetto, ma confermando che "Charlene sta meglio, ma ha ancora bisogno di riposo e pace. Non è nel Principato, ma potremo visitarla molto presto. Non posso dirvi di più per discrezione".

Dalla morte scampata ai problemi mentali: cosa succede a Charlene? Francesca Rossi il 26 Novembre 2021 su Il Giornale. Il mistero sulla malattia e l'assenza di Charlene si complica ancora con nuove rivelazioni. Un giallo degno di un romanzo. Questo sembra la storia della principessa Charlene da 8 mesi a questa parte. Un rompicapo, un cubo di Rubik le cui parti non combaciano quasi mai. Crisi, intrighi di corte, dipendenze, voci di divorzio. E se, invece, la soluzione fosse sempre stata davanti ai nostri occhi? Se valesse anche stavolta la tesi del rasoio di Occam e la verità fosse la più semplice tra le ipotesi, perfettamente aderente alla versione ufficiale della vicenda, che vede Charlene provata fisicamente e mentalmente dopo mesi di operazioni e cure, bisognosa di riposo lontano dal Principato?

La toccata e fuga di Charlene nel Principato

L’8 novembre 2021 la principessa Charlene è rientrata a Palazzo Grimaldi. Un ritorno che tutti aspettavano con ansia dopo circa 8 mesi trascorsi in Sudafrica, un collasso lo scorso 1° settembre e 4 operazioni alla testa: la prima avvenuta nel maggio scorso (ma in alcuni giornali manca questo riferimento, del resto non c’è neanche una data precisa e le operazioni si riducono a 3, un altro mistero), la seconda il 23 giugno 2021, la terza il 13 agosto e la quarta lo scorso 8 ottobre. Gli interventi sarebbero la conseguenza di una infezione otorinolaringoiatrica contratta dalla principessa in Sudafrica. Charlene, infatti, era tornata nel Paese natale, a marzo 2021, per assistere al funerale del re degli Zulu Goodwill Zwelithini e per portare avanti la sua campagna contro il bracconaggio. Sua Altezza Serenissima, però, non ha fatto in tempo a rimettere piede nel Principato che già pochi giorni dopo, il 15 novembre 2021, è partita di nuovo per una destinazione sconosciuta.

Che fine ha fatto la principessa Charlene?

Poche ore dopo il rientro della principessa a Monaco, è stata la cognata e pr della sua fondazione in Sudafrica, Chantell Wittstock, a riaccendere il mistero, svelando che la principessa non vivrebbe a Palazzo, bensì in un appartamento a 300 metri circa dalla residenza reale, sopra una cioccolateria. A quanto sembra Charlene abitava già lì prima della partenza per il Sudafrica. Chantell Wittstock ha spiegato: “Non sappiamo ancora cosa farà. Probabilmente farà la pendolare tra l’appartamento e il Palazzo. È appena tornata ed è molto entusiasta di rivedere i figli e loro di stare di nuovo con la loro mamma. Quindi vedremo dove si sistemerà...Si sta ancora riprendendo e questo non accade in una notte. Sicuramente se la prenderà con calma…Tutto quello che possiamo dire è che gli interventi in Sudafrica sono andati bene e i medici l’hanno autorizzata a tornare a Monaco”. La domanda dei tabloid è stata una sola: Charlene non vive a Palazzo perché sta per separarsi dal principe Alberto?

Un mistero nel mistero: il luogo segreto

Poco prima del ritorno di Charlene il principe Alberto aveva annunciato sul People: “Potremo valutare il rientro di [Charlene] molto presto. E posso dire che sarà a Monaco prima della Festa Nazionale…”. Una promessa mantenuta, ma che ha creato grandi aspettative nei monegaschi, certi che la loro principessa avrebbe preso parte alla Festa nazionale in onore di San Ranieri, lo scorso 19 novembre. Una nota ufficiale, però, ha stroncato qualunque possibilità di rivederla in pubblico: “Le Loro Altezze Serenissime hanno deciso di comune accordo che un periodo di calma e di riposo è necessario per assicurare il miglior recupero per la salute della principessa Charlene. Dopo aver affrontato i problemi di salute degli ultimi mesi, ora la principessa è in convalescenza e continuerà per le prossime settimane, per darle il tempo di riprendersi da uno stato di profonda stanchezza generale”. Il comunicato ha anche confermato: “Al fine di proteggere il comfort e la privacy necessari per la sua guarigione, il luogo in cui si trova la principessa rimarrà strettamente confidenziale”. Possibile che Palazzo Grimaldi non sia in grado di garantire la privacy di Charlene?

La clinica in Svizzera

Il principe Alberto ha cercato di porre fine alle illazioni sull’assenza di Charlene con una intervista a Monaco-Matin: “Charlene sta meglio, ma ha ancora bisogno di riposo e pace. Non è nel Principato, ma potremo visitarla molto presto. Non posso dirvi di più per discrezione. C’è molta stanchezza, non solo fisica, che può essere curata solo con un periodo di riposo e follow-up”. In un'altra intervista al People il principe ha ammesso che la moglie sarebbe di nuovo ricoverata. Da alcune indiscrezioni trapelate dal magazine francese Voici, dallo scorso 15 novembre Charlene si troverebbe in una clinica svizzera specializzata nella cura di dipendenze. La principessa, infatti, sarebbe dipendente da sonniferi. Inoltre avrebbe gravi problemi psicologici e sarebbe vittima di deliri. Non è chiara la natura di questo presunto crollo emotivo. Tra le possibilità c’è l’insofferenza al clima rigido della corte. Viene da chiedersi se l’abuso di farmaci di cui si parla sia una causa o una conseguenza dei problemi mentali, oppure ancora non vi sia nessun nesso tra i due. Abbiamo solo una certezza: per ora non ci sono certezze.

Un ambiente “tossico”

A proposito del luogo top secret in cui si troverebbe la principessa Charlene un insider ha detto, sempre a Voici, che si tratta di “un luogo calmo e tranquillo, lontano dalla negatività del Palazzo”, perché “Charlene ha retto una settimana a Monaco, ma ogni volta che mette piede nella Rocca subisce pressioni…”. A complicare la situazione ci sarebbe il rapporto tutt’altro che amichevole tra Charlene e la principessa Caroline: “[Charlene] non era pronta a rientrare, è stato Alberto a insistere perché voleva che lei lo accompagnasse a Dubai il 13 novembre e che fosse presente alla Festa Nazionale. Charlene ha accettato di tornare solo a condizione che all’evento non ci fosse Caroline, con la quale i rapporti sono da sempre tesi e complicati…ma Caroline è stata irremovibile”. A quel punto Charlene, ha rivelato la fonte, se ne sarebbe andata di nuovo: “Questi mesi in Sudafrica le sono serviti per comprendere che non ha più voglia di sottostare a pressioni. Ha deciso di separarsi da tutte le persone tossiche…”.

Charlene “quasi morta” in Sudafrica?

L’enigma Charlene si arricchisce di un nuovo, inquietante capitolo che smonterebbe l’ipotesi dei danni psicologici. Un insider ha raccontato a Page Six: “Non è giusto che Charlene venga ritratta come se avesse qualche tipo di problema mentale o emotivo, non sappiamo perché il Palazzo stia minimizzando il fatto che in Sudafrica sia quasi morta…Un’infezione all’orecchio, al naso e alla gola…ha provocato gravi problemi ai seni nasali e alla deglutizione, derivanti da un precedente intervento chirurgico”. Per questo Charlene “non è stata in grado di mangiare cibo solido per oltre sei mesi a causa di tutti gli interventi chirurgici che ha subìto, ha assunto liquido solo attraverso una cannuccia, quindi ha perso quasi la metà del suo peso”. Le foto parlano chiaro: sia gli scatti della scorsa estate che quelli del rientro nel Principato mostrano una Charlene emaciata, troppo magra, dal volto scavato e gli occhi cerchiati. Che sia questa la verità sulla principessa? Sarebbe bello se tra poco fosse Charlene, completamente ristabilita, a dipanare il suo mistero.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

Enrica Roddolo per "corriere.it" il 19 novembre 2021. «Ci manchi, mamma», «We miss you Mommy». E ancora «We love you Mommy». A sorpresa, al balcone del palazzo del Principato di Monaco, è apparso oggi questo messaggio, firmato dai gemelli Jacques e Gabriella, figli di Charlène e di Alberto di Monaco. Un foglio bianco con cuori rossi, e poche parole, molto intense. Un messaggio che ha commosso il Principato, in apprensione per le condizioni della principessa. Come preannunciato dalla comunicazione del palazzo, nei giorni scorsi, Charlène non è presente alla festa nazionale di Monaco, nel giorno di San Ranieri. Ad affiancare il principe Alberto II, nella cattedrale, ci sono Stéphanie e Caroline, le due principesse figlie della coppia Grace-Ranieri. Con loro, il piccolo Jacques, erede di Alberto II, che vestito nella sua uniforme ufficiale, nella Corte d’onore del Palazzo principesco si è messo sull’attenti. Conquistando l’attenzione. Accanto, in rosa confetto, la sorella gemella Gabriella. Nell’aria, l’interrogativo sulle condizioni di salute di Charlène. Che ora continua la sua convalescenza, in un luogo tenuto «confidenziale». La principessa è rientrata il 7 novembre scorso dal Sud Africa dopo una lunga estate di malattia. «La principessa è ancora molto debilitata, uno stato di affaticamento fisico profondo non le permetterà ancora di prendere parte alle celebrazioni della Festa Nazionale», avevano detto le fonti di Palazzo al Corriere, due giorni fa. «Il percorso medico è stato molto complesso in questi mesi, e adesso il periodo di soggiorno di diverse settimane per ristabilirsi che l’attende le permetterà di riprendersi «d’un état de fatigue général profond». Aggiungendo: «Pour préserver la tranquillité indispensable à l’amélioration de Sa santé, le lieu de convalescence de la Princesse resterà strictement confidentiel». Nel tradizionale punto stampa prima della Festa nazionale, Alberto II è tornato sulla stanchezza della principessa: una stanchezza «non solo fisica». Già in passato Alberto aveva confidato al Corriere la difficoltà di vivere l’intimità, la privacy di una coppia dentro a un palazzo reale. E spiegato che la principessa, più che la mondanità, ama i momenti semplici di vita in famiglia. Adesso Charlène deve affrontare anche la convalescenza dopo diversi interventi in anestesia generale ai quali è stata sottoposta nel corso dell’estate. Tornata con un volo dal Sud Africa, era stata accolta con un mazzo di fiori dai figli gemelli all’eliporto monegasco. Una scena che ha riportato alla mente quando il principe Ranieri accolse Grace nel 1956 — che allora arrivò via mare a bordo del US Constitution — per le nozze.

I festeggiamenti e il «tour de force»

I festeggiamenti della Festa Nazionale sono iniziati con la consegna nella Corte d’onore del Rocher (per la pandemia, in genere si svolgono nelle sale del palazzo, ndr.) dei riconoscimenti al merito. Intanto il principe ha incontrato nei giorni scorsi anche gli anziani residenti del Principato, alla Croce Rossa. Quindi i festeggiamenti sono stati scanditi dall’incontro con il Corpo diplomatico e prevedono anche un concerto di gala al Grimaldi Forum con Placido Domingo, dopo che uno spettacolare volo di 196 droni ha solcato i cieli del Principato. Da alcuni anni Monaco è molto attiva con industrie avanzate proprio in ambito spaziale: i primi nanosatelliti monegaschi (utilizzati per raccogliere informazioni meteo, ma anche sul problema dell’inquinamento) sono stati lanciati in orbita con successo negli ultimi due anni. Insomma, per una principessa ancora debilitata, un vero tour de force: comprensibile che la principessa Charlène uscita da un’estate scandita da diversi interventi chirurgici non sia ancora in grado di prendere parte all’intenso programma protocollare. Ma la «stanchezza profonda», della principessa, continua a preoccupare la popolazione del Principato. Pur rassicurata dalle parole del palazzo che fa sapere «Dès que Sa santé le Lui permettra, ce serà avec joie que la Princesse partagera à nouveau des moments de convivialité avec les monégasques». Non appena le condizioni di salute lo consentiranno Charlène potrà insomma unirsi ai momenti di convivialità con i monegaschi. «Dev’essere stato tremendo per Charlène, come madre, restare tanto a lungo lontana dai bambini in questi mesi in Sud Africa — ha detto al Corriere dopo il ritorno a Monaco di Charlène, Beatrice Borromeo, moglie di Pierre Casiraghi nipote del principe Alberto —. E da mamma di due bimbi anch’io, quando sono via per lavoro, so bene quanto possa essere terribile la lontananza dai miei figli». Beatrice con Pierre, Charlotte, Andrea, Alexandra e insomma la tribù delle nuove generazioni Grimaldi, con i rispettivi figli, era al gran completo oggi al Rocher per l’appuntamento della Festa Nazionale. Ma il sorriso più bello è stato quello di Alberto nel momento in cui l’erede Jacques e la principessina Gabriella hanno alzato le piccole mani per mostrare al mondo il loro messaggio d’amore per «mamma Charlène».

Francesca Pierantozzi per “il Messaggero” il 20 novembre 2021. La principessa è di nuovo scappata dal Principato. Troppo triste, troppo malata, insofferente alla pressione del protocollo e degli obblighi ufficiali di Monaco e dei Grimaldi: dopo sei mesi passati in Sudafrica, Charlène ha resistito undici giorni sulla Rocca e poi è di nuovo partita, lasciando a Palazzo il consorte principe con i figli Jacques e Gabriella. «Soffre di un profondo esaurimento, emotivo e fisico», ha detto Alberto in un'inedita confessione al magazine americano People.

IL RICOVERO La principessa si trova in una «struttura specializzata», fuori dal principato ha detto Alberto. Charlène, 43 anni, sarebbe ricoverata in una clinica privata in Svizzera, dove si trova già da qualche giorno. Ieri non era presente alla festa nazionale monegasca, come era stata già assente, perché in Sudafrica, all'anniversario dei dieci anni di matrimonio con Alberto e anche per il primo giorno di scuola dei gemellini. I piccoli si sono affacciati ieri dalla finestra di palazzo con messaggi scritti a pennarello: «Ci manchi mamma». Secondo Marion Alombert, direttrice del settimanale Voici intervistata dalla radio francese Rtl, Charlène «è ricoverata per curare una dipendenza da farmaci». Il malessere della principessa ex nuotatrice arriverebbe da lontano, dal fatto che «non è mai riuscita a integrarsi» nella vita ufficiale della Rocca, «perché non è stata cresciuta in quel mondo, com' è invece il caso per tutti i membri della famiglia Grimaldi». Ufficialmente, Charlène è rimasta sei mesi in Sudafrica, fino allo scorso 8 novembre, per una serie di infezioni a orecchie, naso e gola che l'hanno costretta a diversi interventi chirurgici. Le foto del ritorno a Monaco l'avevano mostrata dimagrita, anche se il viso era rimasto nascosto dietro la mascherina nera. «Ha bisogno di un periodo di riposo e di cure», ha spiegato Alberto, assicurando che Charlène ha scelto di persona il ricovero di comune accordo con lui e anche con i suoi fratelli, nel corso di una riunione di famiglia che si è svolta a Palazzo. «Non dormiva bene da giorni e non si nutriva adeguatamente; ha perso molto peso e questo la rende vulnerabile a qualsiasi altra malattia, che sia un raffreddore, un'influenza e anche il Covid».

LA RELAZIONE Alberto ha tenuto a spazzare via almeno parte della montagna di supposizioni che accompagnano da mesi le condizioni di Charlène: «Lo dico e lo ripeto, tutto questo non c'entra con la nostra relazione. Non sono problemi di coppia ma di altra natura, che devono rimanere nella sfera privata». Alberto ha comunque sottolineato che «non si tratta di Covid» e che «no, non è un tumore» e «non c'entrano nemmeno presunte operazioni di chirurgia estetica». Appena arrivata sembrava stesse abbastanza bene, ha fatto sapere il principe, «ma sono bastate poche ore per capire che non era per niente così: era sopraffatta dalle cose da fare e non in grado di far fronte né alle funzioni ufficiali, né a quelle della vita normale né tanto meno alla vita di famiglia». Il principe assicura che tutto si è svolto non solo col consenso di Charlène, ma per sua richiesta: «Lei è calma e molto consapevole. Sa di avere bisogno di aiuto. Sapevamo che questa era la sua intenzione, abbiamo voluto che ce lo confermasse». I bambini potranno sentirla «presto», anche se «questo tipo di cure richiede periodi di riposo che durano in genere diverse settimane», ha anticipato Alberto chiedendo di dar loro «tempo e privacy: vogliamo dirle che solo la sua salute conta, non deve preoccuparsi di nient' altro, tutti la am

Charlene di Monaco di nuovo ricoverata. L'ammissione di Alberto: "Esausta e vulnerabile". "Si ritira dalla vita pubblica". È ufficiale, l'aut aut di Charlene: tornata e sparita. Il Tempo il 21 novembre 2021. Charlene di Monaco è tornata a Monte Carlo ma le sue condizioni di salute l'hanno costretta a entrare in una struttura sanitaria svizzera per la convalescenza. Ma i dubbi sulle reali motivazioni della sua permanenza in Sudafrica prima, del suo distacco dal marito, il principe Alberto II, continuano ad alimentarsi.  Il settimanale francese Voici citando fonti anonime vicine ai protagonisti della vicenda ha tratteggiato uno scenario fosco e claustrofobico intorno alla Rocca. Secondo la rivista Charlene avrebbe accettato di tornare a casa prima che fosse davvero pronta, in cambio avrebbe posto delle condizioni su Carolina di Monaco, primogenita del principe Ranieri  e sorella di Alberto. Insomma, vivere coi Grimaldi non sarebbe facile per l'ex campionessa di nuoto sudafricana. "Charlene ha retto una settimana a Monaco - dice una fonte anonima a Voici - ma ogni volta che mette piede alla Rocca subisce pressioni. Si è ripresa, in questi mesi in Sudafrica, ma le sue condizioni restano preoccupanti ed è ancora troppo fragile per affrontare gli obblighi imposti dal suo ruolo" e per questo non ha partecipato alla festa nazionale la scorsa settimana. La principessa vuole salvarsi con tutte le sue forze, a costo di decisioni drastiche. "Sua moglie non era pronta a rientrare, è stato Alberto a insistere perché voleva che lei lo accompagnasse a Dubai il 13 novembre e che fosse presente alle celebrazioni per la Festa Nazionale - è la ricostruzione della gola profonda - Charlene ha accettato di tornare solo a condizione che all’evento non ci fosse Carolina, con la quale i rapporti sono da sempre tesi e complicati". O lei o io, anche se la rivista non esclude che, dopo il soggiorno in clinica, la principessa possa firmare le carte del divorzio. L'ultimo motivo di tensione, rivela Oggi, è la gestione di figli, i gemelli Jacques e Gabriella. La Wittstock non vuole più che Alberto si faccia accompagnare così spesso nelle occasioni istituzionali. La principessa lo accusa di impedire loro di vivere una vita “normale”.

Charlene di Monaco a un soffio dalla morte: la terrificante rivelazione sulla principessa. Linda il 23/11/2021 su Notizie.it. Le condizioni di Charlene di Monaco dopo il suo ritorno a Monaco restano ancora misteriose: gli ultimi rumors sulla principessa triste. Il mistero relativo alle condizioni di salute di Charlene di Monaco permane ancora oggi. Dopo il ritiro dalla vita pubblica al suo rientro a Montecarlo dal Sudafrica, pare infatti che da principessa sia stata ricoverata in una clinica svizzera. Nel mentre il principe consorte Alberto si è limitato a spiegare che la moglie deve recuperare le forze sia dal punto di vista fisico che psicologico, ma nulla di più. I media hanno tuttavia fornito una versione differente, ovverosia che Charlene dovrebbe disintossicarsi dalla dipendenza dei farmaci. Secondo quanto sganciato da Page Six, un insider di Palazzo Grimaldi avrebbe peraltro attaccato i reali per aver offerto un’immagine distorta sulle reali condizioni di Charlene Wittstock. “Il Palazzo sta minimizzando il fatto che in Sudafrica sia quasi morta“, ha rivelato tale fonte, sottolineando dunque come la principessa avrebbe rischiato la vita perdendo addirittura metà del suo peso. A causa delle molte operazioni, la donna avrebbe infatti dovuto seguire una dieta a base di soli liquidi per ben sei mesi, alimentandosi solo con una cannuccia. Per questo motivo, al suo nel Principato monegasco, è apparsa decisamente dimagrita nella prima foto pubblica. La stampa “reale” ha tuttavia continuato ad attaccare Charlene, rivelando che i suoi figli non stanno bene. L’intento è forse quello di instillare nella principessa un senso di colpa per la sua lontananza, che resta, come detto, ancora permeata da un fosco alone di ambiguità.

Simona Marchetti per corriere.it il 23 novembre 2021. S’infittisce il mistero sulla principessa Charlene di Monaco che, rientrata dal Sudafrica lo scorso 8 novembre dopo dieci mesi di assenza per problemi di salute (ha sofferto di una grave infezione a orecchio, naso e gola), è già sparita un’altra volta. Secondo quanto ha ammesso il marito, il principe Alberto, alla rivista People, la moglie sarebbe ricoverata in una clinica in una località segreta (ma il settimanale Voici parla di un centro svizzero specializzato nella cura delle dipendenze), perché talmente esaurita fisicamente ed emotivamente da non poter affrontare i doveri ufficiali imposti dal suo status o la stessa vita familiare.

La versione degli amici

Una versione che ha però fatto infuriare gli amici della principessa che a Page Six hanno invece raccontato una storia diversa: in Sudafrica Charlene avrebbe infatti rischiato di morire. «Non è giusto che venga ritratta come se avesse qualche tipo di problema mentale o emotivo — ha rivelato un’anonima fonte —- e non sappiamo perché il palazzo stia minimizzando il fatto che sia quasi morta in Sudafrica». L’insider prosegue poi spiegando che la 43enne principessa «non è stata in grado di mangiare cibo solido per oltre sei mesi, a causa di tutti gli interventi chirurgici che ha subìto. Poteva assumere solo cibi liquidi tramite una cannuccia ed è per questo che ha perso quasi la metà del suo peso. Ma non soffre affatto di gravi problemi mentali, è semplicemente esausta per i sei mesi di operazioni e di dieta e mentre era bloccata in Sudafrica, perché non poteva tornare a casa, le mancavano disperatamente i suoi figli e suo marito». Ammissione quest’ultima che sembra smentire ulteriormente le voci di una crisi matrimoniale fra la principessa e il marito (peraltro negate in precedenza anche dallo stesso Alberto). «Non ci sono problemi matrimoniali - ha concluso un’altra fonte - . La verità è che Charlene era troppo malata per tornare a casa, se avesse potuto fare rientro in famiglia, lo avrebbe fatto all’istante, perché ha sofferto dispersamente per la mancanza dei figli e del marito». Nessun commento ufficiale per ora da Palazzo Grimaldi.

Alberto di Monaco perde l'aplomb reale e si scatena sulla ex: scioccato per la scorrettezza. Giada Oricchio su Il Tempo il 05 novembre 2021. Charlène tace, Alberto di Monaco parla e bacchetta l’ex fidanzata Nicole Coste: “Scorretta”. Si fa sempre più intricata le verità sul matrimonio tra i reali di Monte Carlo: la Principessa, dopo 4 interventi chirurgici e una complicata convalescenza in Sud Africa (dove si era recata per una campagna a tutela dei rinoceronti prima di contrarre una grave infezione otorinolaringoiatrica), è attesa alla Rocca entro il 16 novembre, giorno della Festa nazionale. L’ex nuotatrice si è trincerata dietro il silenzio e non posta niente su Instagram dal 26 ottobre: forse sta facendo le valigie. Vedremo. Sua Altezza Serenissima, invece, porta i gemelli in giro per l’Europa e rilascia dichiarazioni cariche d’amore per la moglie: nessuna crisi del decimo anno, solo indiscrezioni e pettegolezzi che addolorano lui e Charlène. Adesso però Alberto si è spinto oltre, è arrivato a fare uno strappo al protocollo per difendere l’augusta sposa. In un’intervista esclusiva alla rivista francese “Point de vue”, il sovrano è tornato sulle affermazioni rilasciate a settembre dall’ex fidanzata Nicole Coste. La madre del figlio, Alexandre Grimaldi-Coste, descrisse il rapporto con Alberto “amichevole”, mentre buttò fango sull’ex campionessa di nuoto accusandola di dispettucci e gesti meschini verso il bambino (avrebbe spostato la sua camera a Palazzo nell’ala del personale in assenza del padre). Ebbene, oggi si scopre, che quelle bordate non solo non sono passate inosservate, ma hanno suscitato la rabbia del monarca che, a distanza di un mese, si leva un macigno dalle scarpe: “Nel caso particolare della signora Coste, ovviamente non sapevo cosa vedeva cosa avrebbe fatto, ma sono rimasto colpito dalle sue parole”. Un inedito Alberto sostiene che la donna lo ha informato dell’intervista in modo non trasparente: “Mi ha avvisato che stava uscendo qualcosa, pensavo fossero foto della festa di 18 anni di Alexandre e invece era altro. Ero furioso quando l’ho scoperto. Le sue parole mi hanno scioccato. Non mi aspettavo che invadesse la nostra privacy. Quello che ha dichiarato Nicole è stato decisamente inappropriato. Sinceramente non mi aspettavo questa scorrettezza”. Per Alberto è stata una pugnalata alle spalle, un fulmine a ciel sereno, evidentemente non ha compreso quanto l’ex assistente di volo togolose abbia sofferto la rottura, imposta da Grimaldi senior, e l’impossibilità per il figlio di essere erede al trono. E forse non ricorda neppure che fu proprio Nicole, 18 anni fa, a rompere l’intimità e a consegnare al settimanale “Paris Match” le fotografie in cui il Principe allattava il neonato rivelando al mondo di vivere nella sua casa di Parigi e di ricevere il mantenimento mensile. Si capisce perché in tutta questa soap opera, Charlène ha la bocca cucita. Charlene riappare in video, la relazione con il re degli Zulu. E Alberto che dice?

Da tgcom24.mediaset.it il 9 novembre 2021. Dopo 10 mesi in Sudafrica, finalmente Charlene di Monaco è tornata a casa. Alle 8:30 del mattino la principessa è atterrata con un jet privato all'aeroporto di Nizza, dove ha preso un elicottero che l'ha condotta nel principato per riabbracciare finalmente il marito Alberto e i gemelli Jacques e Gabriella. Una brutta infezione l'ha costretta a rimanere in Sudafrica per 10 lunghissimi mesi, lontana dalla famiglia. Dopo ben tre interventi alla testa, le condizioni di Charlene Wittstock sono parse sufficientemente buone da permetterle di rientrare nel Principato. "La principessa è di buon umore e non vede l’ora di tornare a casa. Anche il padre della donna, Mike Wittstock, era felicissimo che sua figlia stesse tornando a Monaco" ha detto un membro dello staff della famiglia Grimaldi quando la principessa è scesa dall'aereo in Francia. Il principe Alberto aveva annunciato che Charlene sarebbe tornata a casa entro la Festa Nazionale di Monaco, che si celebra il 19 novembre, senza però dare una data esatta. Il gran giorno è arrivato a sorpresa e la famiglia si è finalmente riunita. Sulle pagine social di Palazzo Grimaldi sono state pubblicate le foto, con Jacques e Gabriella felicissimi di riabbracciare la mamma: "Una riunione piena di gioia ed emozione", si legge a commento delle foto.

Charlene di Monaco, indiscrezioni-choc: lite rovinosa per i figli con Alberto, trema il principato. Libero Quotidiano l'11 novembre 2021. Dopo poco meno di un anno, Charlene di Monaco è tornata a casa: addio Sudafrica, eccola di nuovo a Montecarlo, dal marito, il principe Alberto, e soprattutto dai suoi figli. I gemelli infatti hanno passato tanto, troppo tempo lontano dalla madre, passando lunghi periodi in viaggio proprio col padre, Alberto. E appena atterrata a Monaco, ecco che si è subito scatenato un nuovo diluvio di illazioni su Charlene, la principessa triste, che appunto non sarebbe contenta, affatto, di essere di nuovo al fianco del consorte. Illazioni e voci scatenate anche dalla faccia con cui è scesa dalla scaletta dell'aereo che la ha riportata a casa: già, sembrava tutto tranne che felice. E ora, altre indiscrezioni. Pesantissime. Secondo quanto riporta il sito LC News avrebbe avanzato al principe Alberto una richiesta pesantissima, relativa al controllo dei figli e alla loro educazione. Il punto è che Charlene Wittenstock non gradirebbe affatto che Jacques e Gabriella perdano molti giorni di scuola seguendo il padre in tutto il mondo per i suoi impegni. Alberto, però, è di tutt'altro avviso: avendo fatto lo stesso nella sua infanzia al fianco del padre, Ranieri III, è convinto che quelle esperienze siano importanti per i figli. Ma Charlene, ora, avrebbe avanzato la richiesta di avere pieno controllo sulla prole. Una richiesta che, stando sempre alle indiscrezioni, sarebbe stata accolta nel peggiore dei modi da Alberto. E insomma, i due sarebbero di nuovo ai ferri corti. E a tempo record.

DAGONEWS l'11 novembre 2021. La principessa Charlene di Monaco potrebbe non vivere con suo marito nel Palazzo reale dopo il suo ritorno nel Principato dopo 10 mesi. Non solo: non ha intenzione di riprendere immediatamente gli impegni pubblici. A rivelarlo è Chantell Wittstock, cognata di Charlene e PR per la sua Fondazione di beneficenza in Sudafrica: secondo lei la principessa potrebbe tornare a vivere nell’appartamento con due stanze da letto sopra una cioccolateria dove già trascorreva la maggior parte del tempo prima del fugone. «Non sappiamo ancora cosa farà – ha aggiunto Wittstock - Probabilmente farà la pendolare tra l’appartamento e il palazzo. È appena tornata ed e' molto entusiasta di rivedere i figli e loro di stare di nuovo con la loro mamma. Quindi vedremo dove si sistemerà. Ma sarà con suo marito e i suoi figli». E sugli impegni pubblici ha aggiunto: «Si sta ancora riprendendo e questo non accade in una notte. Sicuramente se la prenderà con calma. Il suo obiettivo principale in questo momento sarà passare il tempo con i suoi figli e la sua famiglia. Tutto quello che possiamo dire è che gli interventi in Sudafrica sono andati bene e i medici l’hanno autorizzata a tornare a Monaco». Sulla crisi matrimoniale Wittstock è stata criptica: «Non posso commentare. Ma è tornata a Monaco con suo marito e i suoi figli, il che dovrebbe dire tutto». Ma il siparietto da famiglia felice messo in scena appena Charlene ha messo piede nel Principato ha lasciato scettici i media francesi. “Voici”, in particolare, ha girato il coltello nella piaga, titolando: «Charlene di Monaco è tornata: la principessa rompe il silenzio, ma dimentica di menzionare suo marito». Il riferimento è a un video che gira sui social in cui la principessa ha ringraziato coloro che l’avevano aiutata nei mesi della malattia, senza mai citare il nome di Alberto.

L'ultima "bomba" su Charlene: "Non vive con Alberto". Francesca Rossi l'11 Novembre 2021 su Il Giornale. Il ritorno a casa di Charlene non ha spento i pettegolezzi su una presunta crisi coniugale e ora ci si mette perfino sua cognata, rivelando che la principessa non vivrebbe a Palazzo. La principessa Charlene non ha fatto in tempo a mettere piede sul suolo del principato di Monaco, che già i rumors su una possibile separazione dal principe Alberto riprendono vigore. Per la verità non si erano mai affievoliti in questi 8 mesi di lontananza della principessa. A nulla era valso l’intervento dell’erede di casa Grimaldi in difesa della moglie. Ora arrivano anche le rivelazioni bomba della cognata di Charlene, Chantell Wittstock, a cambiare quello che fino a poche ore fa credevamo fosse un lieto fine.

Charlene non abita a Palazzo

La cognata della principessa ha rilasciato delle dichiarazioni incredibili, sostenendo che Charlene potrebbe tornare a vivere non a Palazzo Grimaldi, ma in un appartamento di due stanze da letto, sopra a una cioccolateria dove, a quanto pare, abitava già prima del viaggio in Sudafrica. Chantell Wittstock, Pr della fondazione di Sua Altezza Serenissima in Sudafrica, ha commentato: “Non sappiamo ancora cosa farà. Probabilmente farà la pendolare tra l’appartamento e il Palazzo. È appena tornata ed è molto entusiasta di rivedere i figli e loro di stare di nuovo con la loro mamma. Quindi vedremo dove si sistemerà. Ma sarà con suo marito e i suoi figli. Si sta ancora riprendendo e questo non accade in una notte. Sicuramente se la prenderà con calma. Il suo obiettivo principale in questo momento sarà passare il tempo con i suoi figli e la sua famiglia. Tutto quello che possiamo dire è che gli interventi in Sudafrica sono andati bene e i medici l’hanno autorizzata a tornare a Monaco”.

Quindi dobbiamo pensare che ci sia davvero aria di crisi tra Charlene e Alberto? Su questo punto Chantell Wittstock mantiene un velo di mistero: “Non posso commentare. Ma è tornata a Monaco con suo marito e i suoi figli, il che dovrebbe dire tutto”. In realtà questo ritorno lascerebbe in sospeso molte domande. I media francesi hanno accolto con una certa perplessità le prime foto di Charlene appena rientrata a casa, lo scorso 8 novembre. Gli scatti sarebbero troppo perfetti, le pose impeccabili, come se si trattasse di una recita a uso e consumo del pubblico.

Certo, Charlene aveva un’aria emaciata, non proprio entusiasta, ma è comprensibile dopo una malattia così lunga. Non abbiamo certezze che il matrimonio dei principi sia in crisi, ma il giornale Voici dà un indizio interessante, titolando: “Charlene di Monaco è tornata: la principessa rompe il silenzio, ma dimentica di menzionare suo marito”. Il riferimento è a un filmato di ringraziamento fatto dalla principessa, in cui vengono citati tutti quelli che le sono stati accanto in un periodo durissimo della sua vita. Quasi tutti, visto che manca proprio il nome di Alberto.

Un’ipotesi agghiacciante (ma tutta da verificare)

La versione cartacea del magazine Voici, le cui indiscrezioni sono state citate da giornali come Il Tempo e Marie Claire, ha riportato anche un’altra tesi sconvolgente. Chiariamo subito che, anche in questo caso, non abbiamo certezze e dobbiamo prendere ogni notizia con le classiche “pinze”. Il settimanale sostiene che Charlene non sarebbe rimasta 8 mesi in Sudafrica a causa di un’infezione otorinolaringoiatrica, ma per un problema psicologico. La principessa sarebbe crollata emotivamente e da tempo sarebbe dipendente da farmaci, in particolare sonniferi. A quanto pare la precaria situazione psichica di Sua Altezza Serenissima avrebbe a che vedere con l’insofferenza alle regole di corte.

La maga, il rosario e il volto scavato: tutti i misteri su Charlene

Non è finita qui. Lo scorso settembre Charlene non sarebbe stata ricoverata per un collasso, ma perché vittima di deliri. Si sarebbe tagliata i capelli durante uno di questi episodi di distacco dalla realtà e avrebbe persino aggredito una sua collaboratrice, poi salvata dalle guardie del corpo. La speranza è che ora Charlene possa ritrovare la sua routine e la tranquillità.

Charlene di Monaco, "cosa ho dovuto subire": ecco la sua voce, un racconto straziante. Libero Quotidiano il 19 ottobre 2021. Quasi un anno. Già, Charlene di Monaco si trova in Sudafrica da un lunghissimo lasso di tempo. Come è noto, tutta colpa dell'infezione che la ha colpita nel marzo del 2021. E le sue condizioni di salute continuano a preoccupare l'intero principato di Monaco. Dopo il collasso, tre operazioni, tutte in anestesia totale, e un lungo periodo di silenzio della diretta interessata. Ma ora, Charlene Wittstock, fa sentire la sua voce in un'intervista postata sui suoi profili social. Un colloquio toccante, commuovente, soprattutto quando parla dei figli Jacques e Gabriella, che non vede l'ora di riabbracciare. Già, ha passato tanto, troppo tempo lontana da loro. "Mi mancano moltissimo", spiega Charlene di Monaco riferendosi ai figli. "Sono impaziente di rientrare a casa per poterli rivedere", aggiunge. L'ultimo abbraccio, infatti, risale a fine agosto, quando la famiglia, compreso il principe Alberto, suo marito, andò a trovarla. Dunque, nell'intervista, Charlene rivolge un pensiero a tutte le madri che, per diversi motivi, sono costrette a stare lontane dai loro figli: "Hanno sicuramente dovuto provare la stessa cosa che ho provato io". Dunque, rinnova e conferma il suo impegno per l'ambiente: "Tornerò e continuerò il lavoro che ho iniziato qui, come ho già fatto in molti Paesi del continente e in Sudafrica. Conservare, preservare, restaurare ed educare, questo è ciò su cui si basa la mia Fondazione", assicura. Insomma, ora sembra davvero tutto pronto per il ritorno della principessa.

Cosa c'è dietro la malattia di Charlene? Francesca Rossi l'8 Ottobre 2021 su Il Giornale. La lunga assenza della principessa Charlene da Monaco è diventata un vero e proprio giallo ricco di colpi di scena e, almeno per ora, lontano da una soluzione. La malattia della principessa Charlene riempie ancora le pagine dei tabloid a distanza di mesi. La rassicurante intervista concessa al People da Alberto di Monaco non è servita a spegnere l’incendio di sospetti, anzi, paradossalmente li ha alimentati. Sui social gli utenti non smettono di chiedersi quando la principessa tornerà nel Principato e quali siano le sue reali condizioni di salute. È plausibile l’ipotesi secondo cui la grave infezione otorinolaringoiatrica sia stato un pretesto usato dalla moglie del principe Alberto per allontanarsi da una vita a cui non si è mai adattata completamente?

Viaggio in Sudafrica, solo andata

A marzo 2021 la principessa torna in Sudafrica con un’agenda fitta di impegni. Il 18 del mese è attesa al funerale del re degli Zulu. Inoltre deve organizzare il lavoro legato alle iniziative in difesa dei rinoceronti. Una “toccata e fuga” per rivedere il suo amato Paese. Le cose, però, prendono una piega inaspettata. Passano i giorni, ma Charlene non rientra nel Principato. Si rincorrono le voci di un possibile divorzio tra i principi, alternate alle notizie di una non meglio definita infezione che Charlene avrebbe contratto in Sudafrica. Alla fine di giugno 2021 è la principessa rompe il silenzio, rivelando al People: “Quest’anno sarà la prima volta che non sono con mio marito per il nostro anniversario... Albert e io non avevamo altra scelta che seguire le istruzioni dell’equipe medica”. Charlene si sottopone due operazioni, una a maggio 2021, l’altra il 23 giugno. Un portavoce di Palazzo spiega: “Ha subìto procedure multiple e complicate per aver contratto un’infezione che ha preso gola, naso e orecchio a maggio”. Mistero risolto? Assolutamente no.

La terza operazione

I tabloid sono scettici. Charlene ha rilasciato dichiarazioni troppo vaghe sul suo reale stato di salute, ma a sorpresa la principessa torna sull’argomento a News24: “Ho subìto un intervento per il rialzo del seno mascellare, un innesto osseo che viene effettuato per poter fare degli impianti nella zona dei molari. Dopo l’operazione è subentrata un’infezione che ha coinvolto le orecchie, di qui l’impossibilità di spostarsi. L’apparato uditivo, al momento, non potrebbe sopportare una pressione superiore ai 20mila piedi”. Charlene non può tornare in nave? Nessuno ha mai dato una risposta. Nemmeno la principessa che, in un'intervista rilasciata all’emittente radiofonica South Africa Radio 702, citata dal Corriere.it, puntualizza: “Avrei dovuto rimanere in Sudafrica meno di 15 giorni, poi ho contratto un’infezione giudicata dai medici piuttosto grave. E devo ristabilirmi perfettamente per poter rientrare. Non è possibile abbreviare i tempi. E così dovrò restare qui fino a ottobre”. La sua odissea non è ancora finita. In agosto Charlene entra di nuovo in sala operatoria. Un comunicato di Palazzo avverte: “Sua Altezza Reale la principessa Charlene deve subire oggi, 13 agosto, un’operazione di quattro ore sotto anestesia totale”.

Una casa a Johannesburg?

Neppure la terza operazione smorza i rumors di una presunta separazione tra Alberto e Charlene. Madame Figaro titola: “Charlene e Alberto II di Monaco sono sull’orlo del divorzio?”. Il giornale tedesco Bunte è certo che la moglie di Alberto di Monaco stia cercando casa a Johannesburg, mentre il Paris Match puntualizza “La grande amica di Charlene, la ricca imprenditrice Colleen Glaeser, la sta aiutando a creare un’impresa per gestire le sue fondazioni direttamente dal Sudafrica”. A queste voci, mai confermate, si aggiunge il commento di Christa Mayrhofer-Dukor, cugina di Grace Kelly, che stronca ogni speranza di rivedere Charlene nel Principato: “Il matrimonio è in una fase molto, molto difficile…secondo me, si potrebbe arrivare presto al divorzio. Se ci penso bene, Alberto me lo ha accennato, diciamo così, tra le righe…”. Mancherebbe solo l’annuncio ufficiale.

Una foto per salvare le apparenze?

Il 25 agosto 2021 ecco il colpo di scena che ribalta la situazione. Sul suo profilo Instagram la principessa pubblica cinque foto che la ritraggono con il marito e i figli, volati in Sudafrica apposta per rivederla. Eppure negli scatti qualcosa non torna. L’abbraccio riservato al principe Alberto sembra una posa studiata ad arte. Il viso della principessa, stanco ed emaciato e su cui sono ben visibili i segni della malattia, manca totalmente di spontaneità. Colpa della presunta separazione o della salute ancora fragile? Un nuovo comunicato da Palazzo Grimaldi arriva come un fulmine a ciel (quasi) sereno: “La principessa Charlene è stata trasportata d’urgenza in ospedale nella notte del primo settembre dopo un collasso per le complicazioni della grave infezione otorinolaringoiatrica…” . Pensare che il principe Alberto aveva appena tranquillizzato gli animi dichiarando: “Le sue condizioni sono molto migliorate dall’ultima operazione, sta bene ed è di buon umore, tanto che scherzando mi ha detto che è pronta a imbarcarsi clandestinamente su una nave per tornare in Europa”. Niente da fare. Charlene resta in Sudafrica.

Mistero Charlene: ultimo atto?

Siamo arrivati a ottobre 2021, ma di Charlene a Palazzo neanche l’ombra. Il principe Alberto, stanco di pettegolezzi, concede un’inusuale intervista-sfogo al People, smentendo con forza le voci di divorzio: “Charlene non è andata in esilio in Sudafrica. Non ha lasciato Monaco per caso. Non se ne è andata perché era arrabbiata con me o con chiunque altro…Siamo un bersaglio facile, siamo stati colpiti facilmente”. Tuttavia l’ultimo capitolo (per ora) della vicenda ha scatenato illazioni tutt’altro che rassicuranti. Lo scorso 3 ottobre la principessa pubblica sui social una sua nuova foto, molto diversa per stile dalle precedenti, che la ritrae vestita di nero, con al collo un rosario e il volto scavato. I giornali parlano di una svolta "mistica” dietro alla quale vi sarebbe una maga esperta in numerologia, Dawn Mary Earl. La "santona”, come la chiamano i media, avrebbe un ascendente pericoloso su Charlene, che non muoverebbe un passo senza la sua approvazione. Finora, però, nessuna notizia è stata suffragata da prove. Il giallo è tutt’altro che concluso. Probabilmente lo sarà solo quando rivedremo la principessa a casa. Ma quanto dovremo aspettare ancora?

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e

La Dinastia di Monaco. "Condizionata da una maga", altre ombre su Charlene di Monaco. Rosa Scognamiglio l'8 Settembre 2021 su Il Giornale. Secondo una indiscrezione raccolta dal settimanale Oggi, la principessa Charlene di Monaco sarebbe condizionata dalla santona Dawn Mary Earl. Charlene di Monaco "è condizionata da una maga". A lanciare l'indiscrezione sulla moglie del principe Alberto è il settimanale Oggi, in edicola giovedì 9 settembre. Secondo quanto appreso dalla redazione del periodico diretto da Umberto Brindani, si tratterebbe della santona sudafricana Dawn Mary Earl, consulente e confidente della principessa dal 2016. Continuano a rincorrersi i rumors su Charlene di Monaco. Secondo quanto si apprende da un'anticipazione del nuovo numero della rivista Oggi, la moglie del principe Alberto sarebbe vicina ad "una maga" che condizionerebbe le sue scelte. A quanto pare, si tratta della santona sudafricana Daen Mary Earl, consulente della principessa monegasca dal 2016. Le due, in rapporto di stretta collaborazione già da qualche anno, condividono la passione per la numerologia e hanno partecipato sovente insieme a eventi benefici e campagne di sensibilizzazione promosse dai Grimaldi. Ora, i loro rapporto sembrerebbe esser diventato "particolarmente confidenziale": Charlene non muoverebbe un solo passo senza l'approvazione della sua collaboratrice. Proprio in questi giorni, Daen Mary Earl ha provveduto a ripulire i profili social della principessa della sua presenza. Per questo motivo, le voci di una vicinanza sospetta tra le due stanno diventando sempre più insistenti. L'unica certezza, al momento, è che Charlene di Monaco sia molto sofferente. Le tre operazioni al volto, e l'ultimo collasso, hanno fortemente compromesso il suo stato di salute costringendola lontana dal principato più del previsto. Ma c'è chi è pronto a scommettere che l'assenza prolungata della principessa da casa Grimaldi sottenda ben altre motivazioni. Stando a quanto si apprende da fonti a vario titolo tirerebbe "aria di crisi" tra la principessa monegasca e il marito Alberto. Qualcuno sostiene che loro relazione sia giunta al capolinea nonostante gli scatti pubblicati social dalla coppia a fine agosto fugherebbero il sospetto di una crisi matrimoniale. Sarà davvero così? Nell'attesa di sapere come evolverà la vicenda, la cognata di Charlene, Chantell Wittestock, ha rilasciato un'intervista al quotidiano tedesco Bild in cui ha spiegato cosa sta accadendo alla principessa. "La principessa - ha ricordato Chantell Wittestock - è affetta da maggio da una brutta infezione che ha coinvolto naso, orecchi e gola e che la costretta a un intervento chirurgico con delle complicazioni". Basteranno le sue parole a sedare i rumor di questi giorni? Certo è che tra i due coniugi reali corre ancora molta distanza, forse troppa. 

Rosa Scognamiglio. Nata a Napoli nel 1985 e cresciuta a Portici, città di mare e papaveri rossi alle pendici del Vesuvio. Ho conseguito la laurea in Lingue e Letterature Straniere nel 2009 e dal 2010 sono giornalista pubblicista. Otto anni fa, mi sono trasferita in Lombardia dove vivo tutt'oggi. Ho pubblicato due romanzi e un racconto illustrato per bambini. Nell'estate del 2019, sono approdata alla redazione de IlGiornale.it, quasi per caso. Ho due grandi amori: i Nirvana e il caffè. E un chiodo fisso...La pizza!  

Il collasso e la corsa in ospedale: ancora paura per Charlene di Monaco. Francesca Galici il 3 Settembre 2021 su Il Giornale. La principessa Charlene sarebbe stata colta da un malore che ha richiesto un ricovero d'urgenza in ospedale poche ore dopo la partenza del marito. Non sembra esserci pace per la principessa Charlene di Monaco, moglie del principe Alberto. Quando tutto sembrava stesse andando per il meglio, l'ex nuotatrice è stata colta da un collasso e trasportata d'urgenza in ospedale con un'ambulanza. A riferirlo è stato il giornale tedesco Bild, il quale rivela che il malore si è verificato nella notte tra mercoledì e giovedì, costringendo la principessa a una corsa in una clinica del Sudafrica, dove ormai Charlene si è trasferita diversi mesi fa, alimentando le voci di una crisi coniugale. Solo pochi giorni fa il principe Alberto è volato in Sudafrica con le sue figlie per raggiungere la moglie che, stando a quanto dichiarato solo poco tempo fa dal nobile regnante monegasco al settimanale People, sarebbe stata "pronta per tornare a casa". I due si sono anche fatti immortalare in uno scatto social che ha rapidamente fatto il giro del mondo, anche per alcune polemiche che hanno investito il principe, rimasto in Sudafrica con sua moglie appena poche ore. Nelle ore successive alla partenza di Alberto di Monaco, la situazione di Charlene sarebbe peggiorata all'improvviso, costringendola al ricovero. Al momento non ci sono informazioni più dettagliate sullo stato di salute della principessa di Monaco, che pare essere ancora ricoverata. Questo nuovo malore potrebbe ritardare notevolmente il ritorno a casa di Charlene, che stando alle dichiarazioni di suo marito sarebbe potuto avvenire "prima del previsto". Alberto di Monaco nella recente intervista ha scherzato su questo aspetto, rivelando che lei sarebbe stata "anche pronta a imbarcarsi clandestinamente su una nave pur di tornare in Europa". Ovviamente ora i piani dovranno essere rivisti e quel ritorno così agognato non essere così vicino. Stando alle fonti ufficiali, Charlene è tornata da qualche mese in Sudafrica (suo Paese d'origine) per curare un'infezione che ha coinvolto naso, orecchie e gola e che l'ha costretta a subire un intervento chirurgico, che ha portato ad alcune complicazioni. "Ho subito un intervento per il rialzo del seno mascellare, un innesto osseo che viene effettuato per poter fare degli impianti nella zona dei molari. Dopo l'operazione è subentrata un'infezione che ha coinvolto le orecchie, di qui l'impossibilità di spostarmi; l'apparato uditivo, al momento, non potrebbe sopportare una pressione superiore ai 20 mila piedi", ha spiegato qualche settimana fa Charlene, fornendo spiegazioni sulla sua lunga lontananza dal principato di Monaco.

Francesca Galici. Giornalista per lavoro e per passione. Sono una sarda trapiantata in Lombardia. Amo il silenzio. 

Giallo sul ricovero d'urgenza di Charlene. Francesca Rossi il 4 Settembre 2021 su Il Giornale. Il malore della principessa Charlene di Monaco ha già destato i primi sospetti, facendo addirittura pensare che sia stata una mossa strategica per posticipare il ritorno nel principato. Il ricovero della principessa Charlene non ha convinto proprio tutti. Neppure i gravi motivi di salute che costringerebbero la moglie del principe Alberto a rimanere in Sudafrica hanno placato le voci di un imminente divorzio. C’è, infatti, chi nutre il sospetto che il malore causato dall’infezione otorinolaringoiatrica contro cui Charlene sta combattendo da mesi sia stato niente altro che un’abile mossa per non tornare a corte. Il giornale tedesco Bild è stato il primo ad annunciare il ricovero della principessa, lo scorso mercoledì notte. A dare la notizia al tabloid è stata la cognata di Charlene, Chantell Wittstock. Stando alla ricostruzione Charlene ha avuto un collasso che ha reso necessario il trasporto al Netcare Alberlito Hospital di Ballito (Durban), dove è avvenuto il ricovero sotto falso nome. Il team medico non ha voluto rivelare quali siano state le cure a e le procedure a cui è stata sottoposta la regale paziente, mantenendo il riserbo più totale sulle sue condizioni di salute. È stato il Palazzo a rompere il silenzio dichiarando in un comunicato: “La principessa Charlene è stata trasportata d’urgenza in ospedale nella notte del primo settembre dopo un collasso per le complicazioni della grave infezione otorinolaringoiatrica. Sua Altezza Serenissima è seguita dalla sua equipe medica e le sue condizioni sono rassicuranti”. Negli ultimi giorni la situazione sembrava in netto miglioramento. A quanto pare il principe Alberto avrebbe accompagnato sua moglie a una visita medica e, visto che il responso lasciava ben sperare, ha poi rivelato in esclusiva al People: “So che Charlene aveva detto che sarebbe forse tornata alla fine di ottobre, ma questo è stato prima dell’ultimo giro di consulti medici e sono piuttosto sicuro che possiamo ridurre un po’ quel lasso di tempo. Le sue condizioni sono molto migliorate dall’ultima operazione, sta bene ed è di buon umore, tanto che scherzando mi ha detto che è pronta a imbarcarsi clandestinamente su una nave per tornare in Europa”. Il principe aveva poi rincarato la dose: “Charlene è ansiosa di tornare a casa e il suo ritorno dipende da quello che dicono i medici, ma se i progressi continueranno, è possibile che il rientro possa essere pianificato già durante il mese di settembre”. Il principe Alberto non ha fatto in tempo a sbilanciarsi un po’ che le cose sono precipitate. È proprio questo strano tempismo a non convincere troppo Dagospia, che titola: “Pur di non tornare a Montecarlo la principessa Charlene si è fatta ricoverare”. Naturalmente, considerando che non abbiamo conferme di questa possibilità, né prove a cui aggrapparci, dobbiamo andarci con i proverbiali “piedi di piombo”. Soprattutto perché in gioco c’è la salute di una persona. In realtà i rumors di un possibile divorzio non si sono placati neanche dopo la notizia del ricovero, ma il condizionale, come si dice in questi casi, è d’obbligo. Del resto il principe Alberto ha rilasciato dichiarazioni che non dovrebbero dare adito a dubbi e interpretazioni e tantomeno a successive smentite che comprometterebbero la sua immagine. Certo, le foto pubblicate da Charlene lo scorso 25 agosto sul suo profilo Instagram, che la ritraevano con i figli e il marito, sembravano troppo perfette e “studiate”. D’altro canto, però, il viso della principessa era talmente stravolto, provato da tre interventi e da una lontananza da casa di circa sette mesi, da rendere difficile ogni valutazione. Le voci di un presunto divorzio tra Charlene e Alberto sono state, forse involontariamente, alimentate anche dall’intervista rilasciata al Paris Match da Nicole Coste, ex hostess e madre di uno dei figli illegittimi del principe Alberto, Alexander. Riferendosi a Charlene, infatti, la Coste ha raccontato che i loro rapporti sono “cordiali”, ma poi ha proseguito: “Una volta ha cambiato la stanza di mio figlio, approfittando dell’assenza di suo padre e lo ha piazzato nell’ala dei dipendenti. Come madre non ho parole per descrivere un comportamento del genere”. Charlene è davvero stanca dei doveri di corte e della situazione in precario equilibrio con i figli del marito? Le sue condizioni di salute, però, potrebbero non avere nulla a che fare con queste presunte scaramucce. Anzi, forse una cosa non esclude l’altra.

"La verità su Charlene...". Ora Alberto di Monaco rompe il silenzio. Francesca Rossi il 9 Settembre 2021 su Il Giornale. Il principe Alberto di Monaco mette un punto sulle voci del suo presunto divorzio da Charlene, spiegando per la prima volta cosa sta accadendo a Palazzo Grimaldi. Adesso parla lui, Alberto di Monaco. Dopo settimane di notizie, conferme e smentite su un possibile divorzio dalla principessa Charlene, l’erede del casato Grimaldi racconta come stanno davvero le cose, sperando di zittire, una volta per tutte, i pettegolezzi. Charlene di Monaco si trova in Sudafrica da sette mesi e ha subìto tre operazioni alla testa a causa di una grave infezione otorinolaringoiatrica. È stata lei stessa, in un’intervista a News24, a narrare le sue vicissitudini: “Ho subìto un intervento per il rialzo del seno mascellare, un innesto osseo che viene effettuato per poter fare degli impianti nella zona dei molari. Dopo l’operazione è subentrata un’infezione che ha coinvolto le orecchie, di qui l’impossibilità di spostarsi. L’apparato uditivo, al momento, non potrebbe sopportare una pressione superiore ai 20mila piedi”. Un portavoce di casa Grimaldi ha puntualizzato: “Ha subìto procedure multiple e complicate per aver contratto un’infezione che ha preso gola, naso e orecchio a maggio”. La principessa si era recata in Sudafrica per sostenere la sua campagna contro il bracconaggio dei rinoceronti e partecipare ai funerali del sovrano Zulu, Goodwill Zwelithini. Un viaggio che doveva essere breve, invece si è trasformato in un’odissea. Dopo aver contratto l’infezione Charlene è entrata in sala operatoria lo scorso maggio, poi il 23 giugno e, infine, il 13 agosto. La lontananza, il silenzio, i festeggiamenti per il decimo anniversario di matrimonio saltati hanno iniziato ben presto ad alimentare le voci di un possibile divorzio e di un trasferimento di Charlene a Johannesburg. Le foto pubblicate dalla principessa sul suo profilo Instagram e che la ritraggono con i figli e Alberto di Monaco in vacanza in Sudafrica, lo scorso 25 agosto, non sono servite a placare le polemiche. Neppure il ricovero di Charlene a seguito di un collasso, lo scorso 1° settembre, ha scalfito le convinzioni di quanti vedono la coppia principesca ormai alla deriva. Con il passare delle settimane il gossip è diventato sempre più insistente, tanto da convincere Alberto di Monaco a rompere il silenzio sulla questione e rilasciare un’intervista al People. Il principe non usa mezzi termini e dichiara: “Charlene non è andata in esilio in Sudafrica. Non ha lasciato Monaco per caso. Non se ne è andata perché era arrabbiata con me o con chiunque altro”. Sua Altezza Serenissima chiarisce che la moglie è tornata nel Paese natio non solo per seguire da vicino le sue iniziative in difesa dei rinoceronti, ma anche per “prendersi un po’ di tempo libero con suo fratello e alcuni amici”. Non ci sarebbe alcun mistero, quindi. Alberto di Monaco prosegue: “Doveva essere solo una settimana, un soggiorno di dieci giorni al massimo, ma lei è ancora lì perché dopo l’infezione sono sorte molte complicazioni mediche”. Il principe parla anche della sua reticenza nell’affrontare i pettegolezzi: “Mi stavo concentrando sulla cura dei bambini e pensavo che tutte queste chiacchiere sarebbero svanite da sole. Sprechi il tuo tempo se provi a rispondere a tutto ciò che viene fuori su di te. Certo, tutto questo colpisce lei e ovviamente colpisce me. Siamo un bersaglio facile, siamo stati colpiti facilmente”. Il principe Alberto di Monaco non si era mai lasciato andare a simili sfoghi. Le sue dichiarazioni appaiono schiette, senza ombra di esitazioni. Un tentativo inusuale ma coraggioso di difendere la principessa Charlene, la sua privacy, ma anche l’immagine del casato e il matrimonio già dato per spacciato da molti. La questione è davvero chiusa?

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo. 

Charlene di Monaco, il principe Alberto sbrocca: "Non ci ha lasciato per caso". Libero Quotidiano il 09 settembre 2021. Alberto  di Monaco parla del mistero della moglie Charlène Wittstock. La principessa sarebbe in esilio volontario, vittima di Dawn Mary Earl, una santona sudafricana con la quale condivide la passione per la numerologia e senza la quale “non farebbe un passo se i numeri non sono propizi” e pronta al divorzio a causa del comportamento del Principe, coinvolto in una terza richiesta di riconoscimento di paternità.. Lo scrive il Tempo. In un’intervista alla rivista “People”, Alberto spiega che. “siamo un bersaglio facile, siamo stati colpiti facilmente. Ma queste chiacchiere fanno male a me e fanno male a lei. Charlène non è andata in esilio in Sudafrica. Non ha lasciato Monaco per caso! Non se n’è andata perché era arrabbiata con me o con chiunque altro”, spiega smentendo le parole di Christa Mayrhofer-Dukor, cugina della madre Grace Kelly, che aveva parlato di un furioso litigio come casus belli dell’allontanamento della principessa. Alberto ha ribadito che la consorte si era recata nel Paese d’origine  per portare avanti la campagna della sua Fondazione contro il bracconaggio dei rinoceronti in via di estinzione oltre che per stare con la famiglia e gli amici e ha spiegato perché ha taciuto finora: “Mi stavo concentrando sulla cura dei bambini e pensavo che tutte queste chiacchiere sarebbero svanite da sole. Sai, sprechi il tuo tempo se provi a rispondere a tutto ciò che viene fuori su di te. Certo che tutto questo colpisce lei, e ovviamente colpisce me": Ma nessun commento sulla presunta vicinanza di Charlène con la maga Dawn Mary Earl.

·        Lo stile dei reali inglesi.

Casa reale di Windsor. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Famiglia reale. Casato di Windsor (House of Windsor) dal 1917 è il nome della casa reale del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, e degli altri reami del Commonwealth. Il nome del casato è in realtà Sassonia-Coburgo-Gotha ma per ordine in Consiglio del re Giorgio V, venne sostituito con Windsor. Il casato Sassonia-Coburgo-Gotha nasce con re Edoardo VII, padre di Giorgio V e figlio della regina Vittoria del Casato di Hannover e del principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha. Giorgio V decide di cambiare il nome in Windsor senza cambio di casato. In precedenza la Casa reale di Windsor era conosciuta come casato di Sassonia-Coburgo-Gotha (anglicizzato in Saxe-Coburg and Gotha), che subentrò al casato di Hannover con la morte della regina Vittoria. Durante la prima guerra mondiale, i sentimenti anti-tedeschi presenti nella popolazione britannica spinsero il re Giorgio V a mutare nel 1917 il nome della famiglia reale, sostituendo le denominazioni di chiara provenienza tedesca con altre identificabili con la lingua inglese.

Regina Vittoria e principe Alberto. Il nome tedesco proveniva dal matrimonio, avvenuto nel febbraio 1840, fra la regina Vittoria e il principe Alberto, figlio di Ernesto I, duca di Sassonia-Coburgo-Gotha. Comunque, Sassonia-Coburgo-Gotha, non era il cognome personale del principe consorte, ma il territorio governato dalla sua famiglia; la casata invece si chiamava Wettin. Il nome "Sassonia-Coburgo-Gotha" venne cambiato in "Windsor", che divenne anche il nome della famiglia reale, tramite un ordine in Consiglio di Giorgio V, il quale aveva scelto il nuovo nome ispirandosi alla cittadina di Windsor ed alla torre circolare del castello di Windsor fatta costruire da Enrico II Plantageneto, da secoli centro della monarchia britannica. L'ultimo imperatore tedesco, nonché cugino di Giorgio V Guglielmo II, si offese e rese nota la sua irritazione con una battuta: disse di avere intenzione di vedere l'opera di Shakespeare "Le allegre comari di Sassonia-Coburgo-Gotha" invece di Le allegre comari di Windsor. L'ordine di cambiare il nome della casata riguardava solo i discendenti di re Edoardo VII (padre di Giorgio V e unico Sovrano britannico a portare il nome "Sassonia-Coburgo-Gotha") nella linea maschile, ma non necessariamente alle discendenti femminili. Nell'aprile 1952, due mesi dopo la sua ascesa al trono, la regina Elisabetta II pose fine alla confusione sul nome dinastico quando dichiarò al Consiglio della Corona la "volontà e gradimento che io e i miei figli dobbiamo essere designati e conosciuti come casa e famiglia Windsor, e che i miei discendenti che si sposano, e i loro discendenti, debbano portare il nome Windsor".

Mountbatten-Windsor. Successivamente, l'8 febbraio 1960, per rendere onore al proprio marito, duca di Edimburgo, la regina emanò un altro ordine in consiglio, confermando che lei e i suoi quattro figli sarebbero stati noti come casa e famiglia di Windsor, e che i suoi altri discendenti di linea maschile (eccetto quelli che sono altezze reali, principi o principesse) avrebbero preso il nome Mountbatten-Windsor. Qualsiasi futuro sovrano britannico può cambiare il nome della dinastia se lo desidera. Un altro ordine in consiglio può annullare quelli di Giorgio V e di Elisabetta II. Ad esempio, se il Principe di Galles dovesse accedere al trono, potrebbe cambiare il nome della casa reale in "Mountbatten" in onore del padre e dello zio Louis Mountbatten.

Windsor e Regno Unito. Il regno di re Giorgio V ebbe inizio nel 1910 sotto la casa di Sassonia Coburgo Gotha e si concluse nel 1936 sotto quella di Windsor. Lo Stato Libero d'Irlanda lasciò il Regno Unito nel 1922, ma il nome effettivo del regno non fu cambiato fino al 1927, quando re Giorgio V assunse il titolo di "Re di Gran Bretagna, d'Irlanda e degli altri Domini britannici d'oltremare". Nei decenni che seguirono il 1927 il Sovrano del Regno Unito assunse anche il titolo di re di alcuni reami del Commonwealth, ovvero di quei paesi che man mano acquisivano indipendenza (Australia, Canada, Stato Libero d'Irlanda, Nuova Zelanda, Unione Sudafricana e così via). Fino al 1901 il Sovrano britannico regnava su tutto l'Impero britannico semplicemente con il titolo di "Re/Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda", quando le varie colonie diventarono paesi indipendenti, invece, assunse il titolo reale di ogni Stato specifico. Inoltre, è da specificare che dal 1876 al 1948 il Sovrano britannico deteneva anche il titolo di "Imperatore/Imperatrice d'India".

Elenco dei Sovrani della casata Windsor

Giorgio V 6 maggio 1910 20 gennaio 1936 Figlio di re Edoardo VII (dinastia di Sassonia-Coburgo-Gotha). Cambia il nome della casata in "Windsor" nel 1917.

Edoardo VIII 20 gennaio 1936 11 dicembre 1936 Primo figlio di re Giorgio V; abdicò.

Giorgio VI 11 dicembre 1936 6 febbraio 1952 Secondo figlio di re Giorgio V e fratello di re Edoardo VIII.

Elisabetta II 6 febbraio 1952 Regnante Figlia di re Giorgio VI.

Luigi Ippolito per il "Corriere della Sera" il 17 Novembre 2021. I segreti di Lord Louis Mountbatten devono restare tali. Sono ormai dieci anni che il governo britannico blocca la pubblicazione dei diari di colui che è stato una delle figure-chiave della monarchia britannica nel secolo scorso: e il motivo è che quelle pagine potrebbero compromettere la «dignità» della regina Elisabetta, oltre che scatenare una crisi diplomatica con India e Pakistan. Louis Mountbatten era lo zio materno del principe Filippo, oltre che lontano cugino della regina: e fu lui a orchestrare il matrimonio fra suo nipote e la giovane erede al trono, in modo da piazzarsi al cuore della casa reale. Per Filippo, Mountbatten fu quasi un padre putativo e soprattutto fu il mentore del giovane principe Carlo. Ma il ruolo pubblico di Mountbatten è stato altrettanto importante: comandante delle forze alleate nel Sudest asiatico durante la Seconda guerra mondiale, divenne poi l'ultimo viceré d'India, chiamato a gestirne il passaggio all'indipendenza e la partizione col Pakistan. La sua morte fu altrettanto spettacolare: Mountbatten venne ucciso in un attentato dell'Ira, che fece saltare in aria la sua barca nel 1979. Ma cosa si cela di così esplosivo nei suoi diari, che risalgono fino agli anni Trenta? Si sa che anche gli esperti della famiglia reale sono stati chiamati a «valutare» quelle pagine: e che si sono schierati col governo nel chiedere che rimangano sotto segreto di Stato. Oltre al coinvolgimento diretto della monarchia, si teme che possano venire alla luce passaggi imbarazzanti riguardo l'indipendenza dell'India, soprattutto se si considera che la moglie di Mountbatten, la spregiudicata Edwina, era ritenuta essere l'amante (col consenso e forse la partecipazione diretta del marito) di Jawaharlal Nehru, il carismatico primo capo del governo di New Delhi. Il suo archivio, che riempiva 4.500 scatole, venne acquisito nel 2010 dall'Università di Southampton, che pagò oltre 3 milioni di euro. Ma già l'anno dopo il governo venne allertato sui «molti riferimenti alla famiglia reale» contenuti nei diari: cosa che fece scattare il bando alla loro pubblicazione. Quattro anni fa uno storico che stava scrivendo una biografia di Mountbatten, Andrew Lownie, chiese di avere accesso alla documentazione: ma gli fu opposto un netto rifiuto. Lo studioso decise dunque di rivolgersi alla Commissione per la libertà di informazione, che gli diede ragione: ma il governo fece appello, sostenendo che è nell'interesse nazionale che quei diari restino segreti. Nella battaglia legale lo Stato britannico ha già speso 300 mila sterline di denaro pubblico: ma è chiaro che il valore delle memorie di Mountbatten è considerato inestimabile.

Paola De Carolis per il "Corriere della Sera" il 22 novembre 2021. Un documentario in due puntate sul rapporto tra William e Harry e tra i principi e la stampa ha inasprito le relazioni tra i Windsor e la Bbc, tanto che la famiglia reale, stando ai giornali, minaccia di non collaborare in futuro con il gigante mediatico britannico. A sentire il Mail on Sunday, i reali hanno chiesto di vedere e approvare i filmati prima che vengano trasmessi. La Bbc ha rifiutato e da Buckingham Palace sono arrivate tre lettere di reclamo: una dall'ufficio della regina, una firmata dall'erede al trono Carlo e la terza dal principe William. La sovrana sarebbe rattristata e delusa dalla decisione di esplorare quella che rimane una ferita aperta a palazzo, ovvero la decisione di Harry di allontanarsi dal casato e di crearsi una nuova vita negli Usa. Il documentario promette inoltre di evidenziare la guerra di parole se non proprio tra i due figli di Diana almeno tra i rispettivi entourage che, con insinuazioni e battute, avrebbero cercato di screditarsi a vicenda. Di Harry è stata messa in dubbio la salute mentale. Di Kate? È gelosa di Meghan. E Meghan...Di Meghan è stato detto di tutto, anche che negli Stati Uniti punti alla presidenza e che il matrimonio con il principe non è stato che una manovra per guadagnare un nuovo ruolo e anche maggiore visibilità. Per capire se il programma della Bbc contenga effettivamente rivelazioni che potrebbero dimostrarsi dannose per i Windsor bisognerà attendere la proiezione stasera della prima parte e a dicembre della seconda. Sicuramente la presa di posizione dei tre reali più importanti lascia intendere la severità con la quale Buckingham Palace ha giudicato il progetto. È fresco, tra l'altro, il ricordo del duro attacco di William, appena sei mesi fa, sul caso di Martin Bashir e il modo in cui il giornalista convinse la principessa Diana, nel 1995, a rilasciare un'intervista fiume a «Panorama». «Provoca una tristezza indescrivibile sapere che le mancanze della Bbc contribuirono in modo significativo ad accrescere la paura, la paranoia e l'isolamento di mia madre». Il principe sottolineò che se la Bbc avesse preso sul serio ed esaminato a fondo le rimostranze presentate già ai tempi della trasmissione, Diana avrebbe saputo, prima di morire, di essere stata vittima di un imbroglio, «da parte dei vertici della Bbc. In quanto tv pubblica, la Bbc ha con i reali qualcosa di più di un rapporto istituzionale, come dimostrato recentemente dai cinque programmi dedicati all'iniziativa ecologica di William, il premio Earthshot. Allo stesso tempo il documentario conteso è stato affidato a Amol Rajan, un giornalista repubblicano che, nonostante le sue vedute personali, si atterrà sicuramente alla regola sull'imparzialità che è tra i precetti fondamentali del gigante mediatico. È questa regola - che vieta anche ai commentatori di esprimere opinioni che potrebbero essere considerate di parte e nel rispetto della quale sono stati predisposti corsi obbligatori per i giornalisti - che ha portato alcuni mostri sacri della Bbc a infilare la porta: l'ultimo, il presentatore Andrew Marr lascia dopo 30 anni per - ha detto - ritrovare la propria voce. 

Principe Carlo in imbarazzo, con chi hanno pizzicato Camilla Parker Bowles a Royal Ascot: tradimenti a Corte, roba che scotta. Libero Quotidiano il 18 giugno 2021. Grande imbarazzo per il principe Carlo al Royal Ascot, il concorso ippico più famoso e mondano dell'Inghilterra. Si tratta di un evento a cui partecipano sempre anche i reali di Buckingham Palace per via della loro grande passione per i cavalli. Una passione che in realtà accomuna tutti gli inglesi. A mettere in difficoltà il primogenito della Regina Elisabetta è stata la moglie Camilla Parker-Bowles. Alla rinomata corsa di cavalli la duchessa di Coronovaglia è stata avvistata con i due mariti. Accompagnata al Royal Ascot 2021 dal Principe di Galles, infatti, Camilla è stata pizzicata anche con l'ex, Andrew Parker-Bowles, direttore dei Royal Army Veterinary Corps dal 1973 al 1995. Prima delle nozze, Andrew tradì Camilla con la sorella di Carlo, Anna.. E così poi per vendetta Camilla ebbe una relazione clandestina con Carlo che andò avanti per diversi anni., fino al matrimonio nel 2005. L'ironia della sorte, però, è che oggi Camilla e Anna sono cognate. Quest'anno si è parlato molto di questo evento anche per via dell'assenza della Regina Elisabetta, che non ha aperto le danze come da tradizione. Pare infatti, stando a voci di Palazzo, che abbia dovuto riprendersi dalle fatiche del G7, il vertice in Cornovaglia coi leader mondiali.

Filippo, Lady D., Meghan e la Regina: amori (reali) fatti di tradimenti e illusioni. Marina Lanzone il 17 Giugno 2021 su Il Giornale. Quando si pensa alla famiglia reale inglese, si immagina una favola. Ma dai tempi della regina Elisabetta e Filippo a oggi, le cose sono decisamente cambiate. "La prima volta che ci siamo incontrati perché venisse da me, eravamo in un supermercato a Londra e fingevamo di non conoscerci". Un primo appuntamento non convenzionale, degno dei protagonisti di questo racconto. A parlare è il principe Harry, ospite nel podcast dell’attore Dax Shepard, poche settimane fa. In quella occasione ha parlato dell’inizio della sua relazione con Meghan Markle. Era luglio 2016, quando un’amica in comune di Harry e Meghan, Misha Nonoo, ha organizzato un vero e proprio appuntamento al buio per farli conoscere presso la Soho House di Londra. Harry non sapeva che proprio quella sera avrebbe incontrato la donna della sua vita. "Lui dice di essersi innamorato subito, perché aveva capito che Meghan era diversa", ha raccontato a ilGiornale.it Lavinia Orefici, esperta della royal family inglese. L’attrice di Suits, al contrario, era piuttosto dubbiosa: "Durante quell’estate, lei era stata tra la costiera Amalfitana e le Baleari. Chi era con lei in vacanza racconta che continuasse a guardarsi intorno. Dopo aver raggiunto il successo, era alla ricerca di un marito. Non poteva immaginare come sarebbe andato a finire il flirt con il principe". Harry, dal canto suo, aveva già intenzioni serie: "Ha voluto che lei partecipasse ad agosto al viaggio in Botswana, un posto a lui molto caro". Dopo Harry si recò spesso in Canada, dove lei lavorava. La relazione rimase top secret fino a novembre: Eugenie di York, parlando con la sicurezza, si lasciò sfuggire qualche informazione di troppo. Esattamente un anno dopo, annunciarono il loro fidanzamento e il 19 maggio 2018 sono convolati a nozze. "Quando si sono conosciuti avevano passato i 30 anni – ha specificato Lavinia Orefici-. Harry aveva già da tempo il desiderio di costruirsi una famiglia. Meghan è stata fortunata, perché è capitata nella vita del principe proprio in quel momento". Il loro è un amore figlio degli anni 2000, in cui non esiste più una divisione netta tra classi sociali, il romanticismo ha ceduto il posto alla passione, ci si conosce sui social, like dopo like, ci si sposa solo se innamorati, ma non prima dei 30 anni. Ai tempi della Regina Elisabetta II e Filippo d’Edimburgo era tutto diverso: gli incontri avvenivano solo all’interno della ristretta cerchia familiare. Royal sposava royal.

Un amore di altri tempi. Elisabetta e Filippo sono cugini alla lontana. Si sono visti la prima volta nel 1934 al matrimonio tra lo zio di Elisabetta, il duca di Kent, e Marina di Grecia, parente di Filippo. Erano molto piccoli: il duca d’Edimburgo aveva 13 anni ed Elisabetta appena otto. "Non ci sono foto che li ritraggono insieme", ha specificato la Orefici. Probabilmente non fecero caso l’uno all’altra. L’incontro del 1939 andò diversamente: "Filippo studiava alla Britannia Royal Naval College di Dartmouth. In quell’anno ci fu una visita del re, Giorgio VI, a cui partecipò anche sua figlia Elisabetta. Lord Mountbatten fece in modo che anche il nipote Filippo venisse invitato a una cena sullo yatch reale. Quella visita lasciò un segno indelebile nel cuore della Regina". Poi è scoppiata la Seconda Guerra Mondiale: Elisabetta fu trasferita nel Castello di Windsor, mentre Filippo era al fronte a combattere. Da quel momento è iniziata una lunga corrispondenza. Nel 1945, Filippo tornò in patria come un eroe, ma questo non bastò per convincere il suocero, Giorgio VI, molto scettico riguardo questa unione. "Filippo veniva da una famiglia distrutta: sua mamma era stata ricoverata in un manicomio per schizofrenia, le sorelle avevano sposato degli ufficiali nazisti, il padre si era trasferito in Francia con la sua amante –ha spiegato Lavinia Orefici -. Come se non bastasse, Filippo aveva un passato da play boy ed era straniero. A corte era soprannominato “lo spiantato greco”. Quando Filippo chiese la mano di Elisabetta nel 1946 a Balmoral, il re volle tenere la notizia nascosta per un anno. L’annuncio arrivò nel luglio del 1947. Nonostante questo, il duca d’Edimburgo ha sempre saputo quale fosse la donna della sua vita. Diceva: 'Io sposerò la principessa Elisabetta'. E così è stato". La determinazione e la fedeltà dimostrate da Filippo non si sono più viste in nessun altro membro della royal family.

Una lunga schiera di indecisi. È risaputo che quello tra la principessa Margaret e il fotografo Antony Armstrong-Jones fu un matrimonio di ripiego. Lei avrebbe voluto sposare Peter Townsend, scudiero del Re Giorgio VI. "Townsend era separato. Ma all’epoca non erano ammessi matrimoni con persone divorziate se i coniugi fossero stati ancora in vita – ha raccontato l’esperta -. Quindi, Margaret rinunciò a questo amore per senso del dovere nei confronti della Corona, e non perché la scelta le fu imposta. Suo zio Edoardo, circa vent’anni prima, aveva abdicato per stare con Wallis Simpson. Se Margaret avesse fatto una scelta diversa, avrebbe rischiato di compromettere la stabilità della monarchia". Nel 1958 conobbe Antony Armstrong-Jones a casa di amici in comune. Iniziarono a frequentarsi perché lui doveva scattarle delle foto per il suo 29esimo compleanno. Grazie a questa "scusa", Margaret poteva sgattaiolare nel suo studio, senza destare sospetti. La relazione è stata tenuta segreta per tanto tempo: "Si sono fidanzati nel 1960, cogliendo tutti di sorpresa. L’opinione pubblica aveva sempre immaginato un marito diverso per la principessa Margaret. Ma Antony Armstrong-Jones era molto affascinante e simpatico, stimava tantissimo la Regina. La famiglia, quindi, ha accettato la relazione". Anche il principe Carlo è stato a lungo indeciso tra due donne: Camilla Shand, attuale duchessa di Cornovaglia, e Lady Diana, sua ex moglie. Carlo e Camilla si sono conosciuti durante una partita di polo nel 1970 e si sono frequentati per circa un anno. "Nessuno dava peso alla loro relazione: tutti pensavano che fosse una delle tante frequentazioni di Carlo, in attesa che trovasse la moglie giusta", ci ha raccontato l’esperta. Una volta che Carlo fu mandato in missione con la Marina Militare, Camilla sposò il suo ex fidanzato, Andrew Parker Bowles, appartenente all’entourage della famiglia reale. E allora che Carlo posò gli occhi su Lady Diana. "Anche loro, come Elisabetta e Filippo, si conoscevano da sempre – ha dichiarato l’esperta -. Diana è nata nella tenuta di Sandringham, dove la famiglia reale è solita passare le vacanze natalizie. Per la regina Elisabetta II, Diana era “one of us” (una di noi, ndr). Si è sempre pensato a lei come fidanzata di Andrea, per questioni di età”. Ma nel 1977, durante una battuta di caccia nella tenuta di Althorp, Carlo e Diana si incrociarono e qualcosa cambiò. Tre anni più tardi Diana riapparve al fianco di Carlo. Secondo Lavinia Orefici "la stampa non aveva ben chiaro il ruolo di questa ragazza. Solo quando lei fu invitata a Balmoral, realizzarono che si trattava di una cosa seria. Lady D sulla carta era perfetta per ricoprire il ruolo di regina consorte e madre del futuro erede al trono. Cosa poteva andare storto?". Quando le fu fatta la proposta di matrimonio, in realtà, non si conoscevano affatto: si erano visti solo 13 volte. Carlo aveva 32 anni: data l’età e la sua posizione, gli veniva chiesto di sposarsi. "Si è trattato di un errore di valutazione, ma d’altronde Elisabetta e Filippo erano cresciuti con una mentalità diversa, secondo cui era giusto mettere se stessi al servizio della Corona", ha commentato la Orefici. Carlo e Diana erano in un matrimonio infelice e cercavano di trovare la serenità altrove. "Il principe Carlo e Camilla si sono sempre frequentati anche dopo le nozze – ha aggiunto la Orefici -. La famiglia reale credeva che non ci fosse più un sentimento tra i due. Dopo tutti questi anni, ha dovuto ricredersi". Il loro amore, infatti, era scritto nel destino: "La bisnonna di Camilla, Alice Keppel, è stata l’amante del bisnonno di Carlo. Camilla parlava dell’episodio con grande vanto".

Le favole contemporanee. Secondo Lavinia Orefici, il principe William e Kate Middleton hanno "un’unione di ferro basata sull’amore, sulla stima e sull’intelligenza". Eppure nemmeno tra loro è scattata immediatamente la scintilla. Almeno da parte del principe. Si sono conosciuti ufficialmente nel 2001 all’Università di St Andrews. "Sfatiamo un mito: per accedervi, è necessario sostenere dei test d’ingresso mesi prima – ci ha riferito l’esperta dei royal-. Lei non si è iscritta lì per lui, ma per ricevere la migliore formazione possibile". Kate Middleton è figlia di due ex impiegati della British Airways, diventati poi imprenditori grazie al commercio online. Per riscattarsi, hanno sempre spinto la figlia a frequentare un certo tipo di ambiente. William e Kate si sono ritrovati a qualche banco di distanza durante le lezioni d’arte. "Ma si dice che la scintilla per il principe sia scattata nel 2002, durante una sfilata di beneficenza. Lui pagò 200 dollari per avere il posto in prima fila", ha riferito l’esperta. Sono andati a vivere insieme, in un appartamento al 13 Hope Street, condiviso con altri due studenti. Fino a quando sono rimasti a St Andrews, la loro è stata una relazione normale. "Diana credeva che la vita dei suoi figli dovesse essere bilanciata, senza che l'aspetto pubblico prendesse il sopravvento: fu firmato un accordo con la stampa, secondo cui la famiglia reale era tenuta a fornire delle foto ufficiali all’inizio di un evento, dopo di che i media avrebbero dovuto lasciare in pace i principi". Nel 2004 uscirono le prime foto insieme, sulle piste da sci a Klosters, in Svizzera: "Un fotografo freelance notò l’intimità dei due ragazzi, scattò delle foto e le vendette al The Sun, poi condannato per non aver rispettato l’accordo di riservatezza. Il tabloid si difese dicendo che 'qualsiasi fidanzata di William era argomento di importanza nazionale, perché sarebbe potuta essere la moglie del futuro erede al trono'. Per Kate è stato l’inizio dell’inferno. Lei non aveva il background per ricoprire il ruolo di 'principessa'. I giornali non mancavano di sottolineare le differenze tra loro e proporre candidate con un curriculum più adatto". Condizionato dal pressing mediatico, dalla giovane età e dalla voglia di divertirsi, il principe William ruppe la relazione. "Kate Middleton fu soprannominata “Waity Katie”, la Kate che aspetta. La stampa le offrì un milione di dollari per rilasciare un’intervista, ma non ha mai ceduto alla tentazione. Ha seguito i consigli di sua madre e in poco tempo lui è tornato da lei", ha chiarito la Orefici. "I 73 anni di matrimonio della Regina Elisabetta e Filippo rimangono un traguardo difficilmente superabile per chiunque", ha ricordato l’esperta dei royal. Ma se c’è qualcuno che può raggiungerli, sono proprio William e Kate. I duchi di Cambridge hanno celebrato da poco i primi dieci anni di matrimonio, hanno tre splendidi bambini (George, Charlotte e Louis), conoscono il rispetto, il senso del dovere e soprattutto il valore della famiglia. Nonostante un inizio burrascoso e non molto romantico, tutto fa pensare a un altro lieto fine.

(AGI il 9 maggio 2021) - Un nuovo scandalo mette in imbarazzo la regina Elisabetta II. Il cugino, il principe Michael of Kent, è stato registrato di nascosto mentre dava la sua disponibilità a utilizzare il suo status di membro della Famiglia reale per fornire accesso a Vladimir Putin. Lo scoop è di The Sunday Times, che ha lavorato in tandem con Channel 4. Il principe è stato filmato segretamente durante un incontro on line, avuto con falsi imprenditori (in realtà giornalisti sotto mentite spoglie) dal suo appartamento a Kensington Palace. Accanto a lui, sul divano, un suo amico, il marchese di Reading, che non esita a definirlo "ambasciatore ufficioso di Sua Maestà presso la Russia"; un accesso di prim'ordine, definito dal marchese "confidenziale". L'imbarazzo a Londra è palpabile considerato i rapporti infuocati tra Londra e Mosca: i temi di scontro con il Cremlino dopo il tentato avvelenamento con il gas nervino, dell'ex spia russa, Skripal e della figlia Yulia, a Salisbury, non si contano. Il principe si è affrettato a negare tutto e a 'scaricare' l'amico e socio in affari: il suo portavoce ha assicurato che "ha fatto illazioni che il principe Michael non vorrebbe nè potrebbe soddisfare". "Come è prassi, il segretario privato del principe Michael ha chiarito ai rappresentanti dell'azienda durante i loro contatti che nulla si può fare senza il consenso dell'ambasciata britannica e l'aiuto della Camera di commercio russo-britannica, di cui il principe Michael ha il padronaggio". I giornalisti hanno finto di essere manager di una società sudcoreana, House of Haedong, che cercava contatti con il principe per aumentare la rete di affari nel settore dell'oro; e a loro il principe assicura di essere "davvero entusiasta" di poter lavorare con la società e promuoverla in Russia: "Non ho mai lavorato prima con l'oro e l'idea mi rende molto felice". La remunerazione concordata per il servizio, circa 40mila sterline per un viaggio dei quattro o cinque giorni in Russia. Anche il suo segretario privato aveva assicurato in precedenza ai giornalisti che il principe poteva aprire canali ad altissimo livello nel governo russo: "Possiamo certamente essere d'aiuto in questo senso. Anche se non ha un contatto diretto con la persona vi interessa, una strada si trova sempre".

Roberto Fabbri per "il Giornale" il 10 maggio 2021. A volte vien da pensare che i membri della famiglia reale britannica inclini allo scandalo e alle più varie forme di inopportunità siano davvero un po' troppi. E che la regina Elisabetta, con il suo carico straordinario di primavere sull' augusta schiena, debba davvero esser fatta di ferro per reggere la continua sfida di gestirli. Non le bastavano oltre al recente dolore per la perdita del marito Filippo i disastri provocati dal figlio e principe Andrea con i suoi bassi affari sessuali in combutta con Epstein, le amarezze incassate in nome e per conto dell' amato nipote Harry e da sua moglie Meghan Markle, il cruccio perenne di avere come primogenito ed erede al trono quel Carlo che ha impegnato gli ultimi cinquant' anni a fornire argomenti per persuaderla a resistere in carica fino ai cent' anni. Non bastavano, insomma, i figli e i nipoti: ora ci si mettono pure i cugini. Ci si è messo, in particolare, uno di quelli con cui va più d' accordo: quel Michael di Kent che le fece da paggetto quando si sposò con Filippo e che è diventato un distinto signore barbuto di 78 anni la cui somiglianza con una serie di antenati illustri è impressionante. Il principe Michael l' ha combinata grossa. Sempre alla ricerca di fonti d' introito per alimentare l' altissimo tenore di vita suo e di sua moglie, si è dedicato a traffici assai opachi con la Russia di Vladimir Putin, sfruttando l' appartenenza alla famiglia reale. Il tutto sorvolando sul fatto che nel frattempo il Paese di cui parla fluentemente la lingua e dove ha fior di agganci, sia diventato la minaccia numero uno alla sicurezza nazionale del suo, e che sia oggetto di sanzioni del governo di Londra. Il principe Michael l' ha fatto e rifatto per anni nella massima segretezza possibile, arrivando ad accumulare tramite una sua società un paio di milioni di sterline. Ma l' ultima volta è stato «beccato» mentre si proponeva come ambasciatore non ufficiale di Sua Maestà per 50mila sterline a due signori che gli si erano presentati come emissari di una società sudcoreana interessata ad approdare ai più alti livelli del mercato russo per commerciare in oro, e che invece erano due reporter investigativi del Sunday Times e di Channel 4. E ora Michael ha un bell' affannarsi a negare, ma c' è la registrazione di una conversazione su Zoom a documentare che insieme con il suo amico e partner d' affari il marchese di Reading stava garantendo ai rappresentanti di una fantomatica House of Haedong che i suoi contatti di lunga data con la Russia potevano «portare dei vantaggi» e sottolineando che la presidenza russa gli aveva conferito l' Ordine dell' Amicizia, tra le più prestigiose onorificenze del Cremlino.  Non è tutto: la segretaria privata del principe aveva preparato il terreno assicurando ai coreani che «certamente» egli avrebbe potuto aiutarli a incontrare figure chiave del governo russo, perché «anche se non ha contatti diretti con la persona che lei cerca, c' è un modo di arrivarci: un modo c' è sempre». L' aspetto che più scandalizza in Inghilterra - dove negli ultimi quindici anni Putin ne ha fatte di tutti i colori arrivando tra l' altro a far assassinare a Londra con agenti radioattivi l' ex agente (e cittadino britannico) Alexander Litvinenko e fallendo nella stessa impresa ai danni dell' altro «traditore» Sergei Skripal a Salisbury - è che il principe Michael dimostra nella registrazione di avere chiarissimo di star danneggiando l' interesse nazionale, vantandosi attraverso il suo socio di aver mantenuto il suo «accesso confidenziale» al Cremlino nonostante tutto. Una vera miseria, e meno male che Sua Maestà è abituata a questo e altro.

Dagospia l'1 maggio 2021. Da cinematographe.it. Vincent Lindon, attore francese proveniente da una famiglia dell’alta borghesia e che ha sempre cercato, invano, di tenere la sua vita privata lontano dai riflettori, è diventato famoso apparendo sulle maggiori riviste di gossip. Oggi riconosciuto come uno dei migliori attori francesi degli ultimi anni, vincitore di prestigiosi riconoscimenti e interprete di celebri film, è salito alla ribalta nel 2005 con L’amore sospetto, distinguendosi successivamente in Welcome, La legge del mercato, In guerra e in molti altri. Nel 1992 era già noto e apprezzato in patria per Il tempo delle mele 3 e La crisi!, ma i media erano più interessati alla sua vita privata e sentimentale. Per quanto Lindon fosse già allora conosciuto per essere una persona schiva e riservata, a nulla sono serviti i tentativi di mantenere segrete alcune delle sue relazioni. La più famosa e d’interesse pubblico è stata sicuramente quella con Carolina di Monaco. Primogenita del Principe Ranieri III di Monaco, Principessa di Hannover, Carolina di Monaco è stata uno dei grandi amori di Vincent Lindon. Una storia durata 5 anni e la più chiacchierata dei primi anni ’90. Definiti da tutti “l‘attore e la principessa“, senza che nessuno potesse avere dubbi che non si trattasse di Lindon e Carolina di Monaco, i due vivevano una vita appartata in Provenza, si parlava di matrimonio e arrivò così la richiesta di permesso da parte di Lindon a Ranieri di Monaco. Passò poco tempo prima che le condizioni di Ranieri per permettere alla figlia di sposarsi diventassero di dominio pubblico. Divise in 8 punti prevedevano che Lindon rinunciasse a qualsiasi pretesa di salire sul trono monegasco, che i due coniugi restassero divisi fino al matrimonio, che risiedessero a Montecarlo e che Lindon si impegnasse a mantenere la famiglia al massimo delle sue possibilità economiche. Ma non è tutto, perché fin qui si poteva anche soprassedere a delle regole già in parte folli. Le condizioni imponevano inoltre che in caso di divorzio, i figli sarebbero stati affidati o a Carolina o al nonno materno, che Lindon, ebreo, dovesse convertirsi alla religione cattolica, che allo sposo non venisse conferito nessuno titolo nobiliare, nonostante il nome della moglie sarebbe stato Carolina Lindon di Monaco, e, in caso di divorzio, il marito non pretendesse compensi, mantenendo l’assoluta riservatezza sul matrimonio e impegnandosi a non divulgare dettagli inerenti alla sua vita privata. Un permesso accordato facilmente, si potrebbe dire. La storia d’amore tra i due finì comunque senza nessun matrimonio e, al termine, le foto che ritraevano Carolina la mostravano calva, tanto da suggerire ai media che li perse per il dolore della fine della sua relazione con Vincent Lindon.

La regina Elisabetta e Carlo si incontravano solo 15 minuti di sera. Il rapporto atipico, poco amorevole tra il principe Carlo e sua madre, potrebbe aver plasmato la personalità dell'erede al trono e guidato le sue scelte da adulto. Francesca Rossi - Ven, 09/04/2021 - su Il Giornale. Le scarse attenzioni che il principe Carlo avrebbe ricevuto dalla regina Elisabetta, durante l’infanzia, potrebbero aver influito sulle sue decisioni da adulto e sulla sua psicologia? Questa è una delle premesse di una nuova biografia dedicata all’erede al trono. Forse Sua Maestà ha anteposto il dovere verso il Paese alla maternità, ne potremmo discutere per ore, ma rimane un’evidenza la caparbietà di una sovrana che ha sempre attraversato a testa alta, da 7 decenni, tempeste mediatiche e uragani famigliari, trovando soluzioni perfino originali ai problemi, come quella studiata per rimpinguare le casse del Royal Collection Trust, dissestate dalla pandemia.

Quel difficile rapporto tra il principe Carlo e la Regina. La (presunta) incapacità della regina Elisabetta di provare amore materno ha riempito le pagine di libri e riviste. Ora nella sua nuova biografia, “Charles, le roi d’Angleterre”, il biografo Michel Faure racconta nuovi dettagli sul gelo che avrebbe caratterizzato il rapporto tra Sua Maestà e il principe Carlo e forgiato la psicologia di quest’ultimo. Carlo poteva vedere sua madre solo per 15 minuti la sera (se non era in viaggio). La sovrana non si occupava quasi mai di lui. Il fiero principe Filippo, invece, era un ideale irraggiungibile per il timido, introverso principe. Il duca di Edimburgo non avrebbe mai stimato il figlio tanto da dire chiaro e tondo, durante una cena nel 2017, di sperare che sua moglie possa vivere altri 10 anni cosicché "Carlo non abbia molto tempo per distruggere la monarchia”. Poca stima, scarso affetto per un’infanzia “infelice”, come la definì lo stesso Carlo. Con questi presupposti che tipo di re sarà?

Le scarpe con cui Lady Diana cambiò una parte di mondo. Vi ricordate con quali scarpe Lady Diana scese dall’aereo in Angola, all’aeroporto di Luanda, il 13 gennaio 1997 alle 7:30, poco prima della storica camminata sul campo minato? Con delle sneakers Superga. Indossava anche un paio di jeans e un blazer. Vestita in modo così casual incontrò l’ambasciatore britannico in Angola. Nuova vita, nuovo stile. Le sneakers, infatti, divennero il simbolo di una personalità che si era scrollata di dosso la polvere della corte. La “passeggiata” tra le mine, pur senza Superga, cambiò la Storia, visto che sensibilizzò l’opinione pubblica sulla questione delle mine antiuomo e portò alla firma del trattato internazionale di Ottawa (1997) che vieta questo strumento di morte e dolore. L’unico rimpianto è che Lady Diana non visse abbastanza da vedere ciò che aveva ottenuto.

I 95 anni di Elisabetta II in un servizio da tè. Per i sudditi che amano Sua Maestà e per i collezionisti più viziati è in vendita, nei negozi online delle residenze reali, un nuovo servizio da tè in porcellana studiato per celebrare i 95 anni della regina Elisabetta e anche, diciamolo senza vergogna, per riempire i forzieri del Royal Collection Trust, depauperati dal Covid. Le tazzine e i piattini possono essere acquistati separatamente (ma, sedetevi prima di leggere, solo una tazza con piatto costano 65 sterline, cioè 76 euro). Ogni pezzo è stato rifinito con decorazioni in oro 22 carati, lo stemma reale, le ghirlande di rose Tudor, i cardi e i trifogli, tutti simboli del Regno. A proposito delle rose, il loro disegno si ispira a quelle dell’East Terrace Garden, il giardino realizzato da Giorgio IV a Windsor, nel 1820. Sua Maestà cura personalmente i fiori di questo piccolo paradiso, di cui è innamorata. Se poi non bevete tè, c’è sempre il calendario della sovrana a 10 sterline. Meno poetico, ma molto pratico.

Il primo (vero?) incontro tra William e Kate. Le teorie sul primo incontro tra William e Kate si sprecano. Sembra che i due non si conobbero alla St. Andrews. Forse furono degli amici comuni a presentarli, un paio di anni prima dell’iscrizione all’università (per la cronaca: nell’anno in cui vi arrivò il principe, le iscrizioni aumentarono del 50%. Chissà perché). Secondo un’altra ipotesi, invece, i futuri sposi si sarebbero incontrati durante un party universitario e Kate avrebbe rovesciato un drink addosso a William (ottimo modo per rimanere impressi). Secondo Katie Nicholl addirittura i Cambridge si sarebbero visti per la prima volta durante una partita di hockey, quando Kate Middleton aveva solo 9 anni e il principe, bimbetto come lei, giocava come terzino sinistro della squadra di Ludgrove’s Colts. Il resto è storia. Anzi, una storia a lieto fine, visto che il prossimo 29 aprile, William e Kate festeggeranno 10 anni di matrimonio.

Harry e Meghan, un piano malvagio per oscurare la principessa Eugenia? Lo pensano molti esperti. Come se ci fosse uno schema. A ogni nuova notizia data da Eugenia, ne corrisponde una di Harry e Meghan. Ci avete fatto caso? Durante il matrimonio della principessa i Sussex annunciarono di aspettare un bimbo (che tempismo grossolano). Il giorno del 31esimo compleanno di Eugenia, lo scorso 23 marzo, Harry fece sapere di aver trovato un lavoro. Coincidenze? Cosa dire, allora, dell’intervista con Oprah mandata in onda in concomitanza con le celebrazioni del Commonwealth Day? Possibile che il duca di Sussex stia cercando scampoli di luce a scapito della famiglia, in particolare di Eugenia? Non ci sono prove di tensioni fra loro, ma il mistero rimane.

Londra, il conflitto tra i reali continua anche nelle foto di Pasqua. Enrico Franceschini su La Repubblica il 3 aprile 2021. I tabloid inglesi, per sottolineare le distanze ormai incolmabili, affiancano l'immagine impeccabile della regina Elisabetta ritratta nel parco di Windsor accanto al principe Carlo, a quella di Harry su una spiaggia della California con cappellino da baseball e calzoni corti. La foto della regina in occasione della Pasqua è una delle tradizioni che scandiscono il calendario inglese. Quest’anno si è tramutata, perlomeno sui giornali di Londra, nell’ennesimo motivo di conflitto all’interno della famiglia reale. Non per volontà dei Windsor. Ma ormai i media hanno deciso che è in corso una guerra degna di una intera stagione di “The Crown”. E qualcosa di vero del resto probabilmente c’è, per cui non ci si può meravigliare se i tabloid ci vanno a nozze. L’immagina scelta da Buckingham Palace per la festività pasquale della regina è accattivante: Elisabetta II, loden verde con mantella, fazzoletto d’ordinanza in testa, un bel sorriso e non certo l’aria di chi sta per compiere (il 21 di questo mese) 95 anni, insieme al figlio primogenito, il principe Carlo, suo erede al trono, in classico cappotto di cammello, a passeggio nel parco del castello di Windsor. Da come sono vestiti si capisce che, dopo uno sprazzo di caldo, in Inghilterra sono tornate temperature rigide. Tuttavia splende il sole e, sullo sfondo, c’è un magnifico albero in fiore: siamo decisamente a primavera. Con il suo implicito messaggio di speranza, di cui il Regno Unito, e non solo esso, ha bisogno dopo un anno di pandemia, di cui qui si intravede la luce alla fine del tunnel (grazie a 36 milioni di persone vaccinate con almeno una dose). Fin lì, tutto bene, anzi tutto normale. Ma nelle stesse pagine la stampa nazionale pubblica anche una foto, diciamo così pasquale, del principe Harry, in abbigliamento e posa un po’ diversi: cappellino da baseball portato con la visiera all’indietro, calzoni corti, piedi nell’acqua e pallina da tirare al cane, su una spiaggia della California. Da un lato, Sua Maestà e il primo in linea per il trono, ripresi in tutta la dignità del loro ruolo, mentre rivolgono un rassicurante sorriso al popolo; dall’altro, il nipote ribelle che dal volontario esilio ha recentemente accusato la monarchia di razzismo e dà l’idea di spassarsela sulla riva del Pacifico. A dire la verità, Harry non ha fatto niente di male. Dovrebbe forse astenersi dal portare a spasso il cane, per non urtate la suscettibilità dei fans della royal family? Ma qualsiasi cosa faccia, ormai, ha i giornali contro. Come dice il proverbio, un’immagine vale più di mille parole: e le due foto messe a confronto esprimono un chiaro verdetto contro di lui e Meghan. Per tacer del cane, che poverino non c’entra proprio niente. Buona Pasqua!

Ecco il veleno sulla Royal Family. Che cosa c'è dietro queste lettere. I protagonisti della Royal Family non usano giri di parole. Tra interviste, note di palazzo e accuse, la Royal Family è tornata in scena. Cosa c'è davvero dietro le quinte...Evi Crotti - Sab, 20/03/2021 - su Il Giornale. 

CARLO d’Inghilterra, l’eterno principe. La firma sottolineata, espressione di emulazione del padre, e gli angoli appuntiti indicano il desiderio di essere libero di manifestare sé stesso, mentre appare ancora vincolato da schemi stereotipati che le norme impongono.

KATE MIDDLETON. La firma di Kate, così essenziale nelle forme, indica adattamento e consapevolezza del proprio ruolo. Forse è proprio ciò che piace alla Regina Madre poiché non le fa ombra. Lo stile grafico di Kate assomiglia a quello del principe Carlo e rientra negli schemi accettati dalla casa reale. 

MEGHAN. Al di là della cultura, che lascia sempre un imprinting in ogni persona, dalla scrittura di Meghan emerge un carattere egocentrico con un notevole senso estetico e un’accuratezza che la porta a porre tutto sotto controllo affinché nulla abbia a scalfire la sua immagine. Per lei la fisicità conta molto e dà luogo a una sorta di narcisismo che non le permette di essere succube delle regole del Palazzo, per cui l’adattamento sarà sempre arduo. 

HARRY. La diversità a livello mentale e l’essenzialità di pensiero e di comportamento lo portano molto lontano dalla figura del Padre: due mondi opposti. Se il Principe Carlo ha uno stile di vita e di comportamento legati a modalità rigide e al savoir-faire inglese, che lo hanno reso conformista e adeguato allo stile dettato da sua Maestà la madre, Harry rifugge da tutto questo compromesso cercando una propria identità lontano dalle regole imposte dal palazzo, senza malanimo, ma con determinazione. La diversità dello stile grafico fra il Principe Carlo, Harry, Meghan e Kate, è alla base di possibili continui disaccordi in linea con quanto scrissi già due anni fa, cioè che "avrebbero potuto nascere profondi malintesi all’interno della casa reale”. Ora a tutto ciò si aggiungono argomenti e pregiudizi disgustosi. Difficile quindi individuare tra questi quattro personaggi chi è effettivamente “il serpe” della famiglia. Certo che dallo stile grafico l’analogia che c’è tra Carlo e Kate potrebbe far supporre una complicità in accordo con le regole della regina madre che non accetta chi non è in linea col suo pensiero, come del resto era già accaduto nei confronti di Lady Diana. (Qui la firma)

Ricordate l'intervista di Meghan e Harry? Ecco, tutti vogliono quelle poltrone. La royal family è un fenomeno di culto in tutti i sensi, dalle poltroncine dell'intervista di Harry e Meghan che tutti bramano alla venerazione religiosa riservata al principe Filippo da un'antica tribù. Francesca Rossi - Ven, 19/03/2021 - su Il Giornale. Il ricordo o, se preferite, il fantasma di Lady Diana è, forse, destinato ad accompagnare per sempre la royal family. In questi giorni più che mai. Diana è sempre stata il termine di paragone per Kate e Meghan. A lei sono dedicati alcuni riferimenti contenuti nell’intervista di Harry e Meghan. Sembra di scorgerla perfino negli occhi cerchiati dall’eyeliner della duchessa di Sussex, che tanto ricordano il look di Diana in un’altra "scandalosa" intervista, quella del 1995. È ancora la principessa del Galles il motivo per cui, il prossimo 1° luglio, si incontreranno di nuovo William e Harry, sempre lei la protagonista dei teneri bigliettini per la Festa della Mamma dei Baby Cambridge. Diana ha trovato ciò che gli alchimisti hanno cercato per secoli: l’immortalità. Dopo l’uragano Sussex, che si è abbattuto sulla royal family lo scorso 7 marzo, gli esperti reali guardano a una data che potrebbe essere cruciale nel rapporto tra i principi William e Harry: il 1° luglio 2021, giorno del 60esimo compleanno di Lady Diana. In quella data, infatti, è prevista l’inaugurazione della statua dedicata alla principessa del Galles. Per la verità l’opera doveva essere visibile al pubblico già nel 2019 ma a causa di alcuni ritardi William e Harry hanno posticipato l’omaggio al giorno del compleanno di Diana. Un giorno scelto molto prima che l’intervista di Harry e Meghan piombasse non come una tegola, ma come un tetto intero sulla testa della royal family (destino? Coincidenza? Chi lo sa). Un evento a cui i fratelli prenderanno parte, come hanno annunciato, nonostante le diatribe e le incomprensioni. E gli occhi del mondo saranno di nuovo puntati su di loro. Questa è una pillole dolce, perché parla dell’omaggio dei piccoli Cambridge alla nonna Diana, in occasione della Festa della Mamma in Inghilterra. I bimbi, pur non avendo conosciuto la principessa, le hanno dedicato delle cartoline speciali per la ricorrenza. Baby George ha scritto: “Cara nonna Diana…ti voglio bene e ti penso sempre”. È di Charlotte, forse, il messaggio più toccante: “Cara nonna Diana…a papà manchi tanto”. Louis non sa ancora scrivere, ma ha disegnato un cuore. Prendete i fazzoletti. Si piange forte. Un gesto commovente che i bambini “fanno per William”, hanno specificato i Cambridge. Ma dietro al ricordo c’è l’immagine di una famiglia unita, che teme le divisioni interne (qualunque riferimento ai Sussex è puramente casuale) e i cui figli sono i veri portavoce di coesione, dell’abbraccio che tutto il mondo spera di potersi scambiare presto. L’esatto contrario del messaggio veicolato dall’intervista di Harry e Meghan, in cui il piccolo Archie, suo malgrado, diviene protagonista di uno scontro maturato nel mondo degli adulti. Da meditare. E fu così che l’umanità toccò il fondo e cominciò a scavare. Le poltroncine marca Christopher Knight Brands, su cui erano seduti Harry e Meghan durante l’intervista con Oprah, stanno andando a ruba. Gli inconsapevoli (almeno in questo caso) Sussex sono stati più bravi di Giorgio Mastrota nel piazzare il set da 554 dollari in cima alla lista dei desideri dei potenziali compratori. Il brand avrà parecchio da lavorare, dato che davanti alla tv, il 7 marzo scorso, c’erano più di 17 milioni di americani e il giorno successivo 11 milioni di inglesi. Sarebbe interessante sapere quanto valgono all’asta, proprio le poltrone su cui si sono seduti Harry e Meghan. Forse i duchi dovrebbero farsi dare una percentuale sui guadagni come involontari testimonial. Quanto a noi, non staremo un tantino esagerando con il consumismo? Non è uno scherzo e non siamo impazziti. Il principe Filippo è appena uscito dall’ospedale, lo abbiamo visto in tutta la sua fragilità. Ma per qualcuno lui non è un essere umano come tutti gli altri. Secondo la tribù Kastom di Yaohnanen, che vive nell’isola di Tanna (Vanuatu, Oceano Pacifico del Sud) il principe Filippo è una vera e propria divinità con tanto di culto dedicato. Una delle leggende di questo popolo racconta che esisterebbe una sorta di “protettore divino” della tribù, un uomo figlio degli spiriti delle montagne, sposato una donna potente. Questo dio sarebbe Filippo. Da dove viene tale bizzarro accostamento? Non è chiaro, ma questa sorta di movimento religioso sarebbe nato tra gli anni Cinquanta e Sessanta del Novecento e avrebbe pure un nome: “Prince Philip Movement”. Nel 2007 Channel4 dedicò alla tribù persino un reality show, “Meet The Natives” in cui cinque nativi facevano un viaggio in Gran Bretagna per incontrare il divino Filippo. Se non ci credete, sappiate che la tribù ha anche un sito internet. Un culto 2.0.

Meghan Markle e Kate Middleton superate dalle bellissime nipoti reali. Le avete mai viste? Da far girare la testa. Libero Quotidiano il 23 marzo 2021. La bellezza caratterizza la Casa Reale. Sono tre le giovani modelle arruolate per la moda made in Italy e provenienti da niente di meno della famiglia reale inglese. Si tratta di Lady Amelia ed Eliza Spencer e Lady Amelia Windsor. Nello specifico le prime due sono gemelle e figlie del fratello di Lady Diana, Charles Spencer e della modella Victoria Aitken. Entrambe cresciute tra la Gran Bretagna e il Sud Africa. Eliza - spiega Il Giorno - studia per diventare interior designer mentre Amelia lavora come organizzatrice di eventi. Sono state loro ad aver indossato gli abiti Philosophy di Lorenzo Serafini per una campagna comunicazione del marchio. Lady Amelia Windsor, invece, è la nipote del cugino di Elisabetta II, George Windsor. La ragazza si trova addirittura al trentanovesimo posto nella linea di successione al trono d'Inghilterra. Lady Amelia Windsor si dice appassionata di moda e sensibile a temi di grande attualità, come l'ecologia e la sostenibilità. Una cosa è certa tutte le ragazze sono legatissime. Lady Amelia ed Eliza Spencer, nate nel luglio 1992, sono cresciute in Sudafrica prima di tornare a Londra, nella tenuta di famiglia ad Althorp. Quando Lady D perse la vita a Parigi avevano 5 anni. "Non ci rendevamo conto allora di quanto fosse importante per il mondo", hanno ammesso durante un'intervista alla rivista Tatler.

Da “il Giornale” il 9 aprile 2021. Mentre il resto d' Europa è ancora alle prese con l' emergenza Covid, la regina Elisabetta apre i giardini di Buckingham Palace ai picnic per questa estate. A partire da luglio e fino a settembre, i visitatori potranno godere ed esplorare per la prima volta per conto loro i 39 acri (circa 15 ettari) di giardini del palazzo - residenza ufficiale della regina a Londra. Teatro di innumerevoli feste in giardino e rari concerti, l' oasi ricca di fauna selvatica nel cuore della capitale britannica vanta più di mille alberi, tra cui un gelso risalente a Giacomo I d' Inghilterra e un lago del XIX secolo, un tempo abbellito da un piccolo stormo di fenicotteri caduto vittima di una volpe. La Royal Collection Trust (Rct), che gestisce le dimore della famiglia reale, ha riferito di essere «sopraffatta» dalle richieste. La domanda di biglietti per le visite ai giardini - al prezzo di 16,50 pound (circa 18 euro) per gli adulti e 9 pound (circa 10 euro) per i bambini - è così alta che i clienti devono accedere a un sistema online per fare la coda. Qualche giorno fa il primo ministro Boris Johnson ha annunciato le tappe delle prossime riaperture. Dopo il 12 aprile, il 17 maggio e il 21 giugno. Il premier ha spiegato che «sulla visione del futuro della Gran Bretagna dopo il 21 giugno, molte cose dipenderanno dal lancio del vaccino e da noi che soddisfiamo i quattro test»: vaccinazioni, caduta dei ricoveri per gli anziani vaccinati, calo dei ricoveri in generale e varianti del coronavirus. «Se le cose continuano ad andare bene, per molte persone la vita comincerà a tornare ad almeno una parvenza di normalità. Ma dobbiamo assicurarci di superare bene la seconda fase e le aperture. Finalmente apriamo un sacco di cose che non abbiamo potuto aprire l' anno scorso. Le cose saranno molto diverse per la prima volta dopo molto tempo».

Ora la regina Elisabetta vende orsetti e calzini. La regina Elisabetta viene criticata per i prezzi esorbitanti dei souvenir nei negozi delle sue residenze, il principe William per presunta insensibilità verso Meghan. Cosa sta succedendo? Francesca Rossi, Venerdì 12/02/2021 su Il Giornale. Rispettare o non rispettare il protocollo? Questo è il dilemma. Il principe Carlo lo ha, forse, seguito troppo spesso in modo acritico. Un esempio è la proposta di nozze a Lady Diana. Il risultato di quello che doveva essere uno dei momenti più romantici nella vita dei principi fu un penoso disastro in nome della ragion di Stato. Invece meriterebbe il beneficio del dubbio il principe William, accusato di un eccessivo rigore che sfiora l’insensibilità e l’incoerenza nei confronti di Meghan Markle. Di solito sono le persone ad adattarsi alle regole di corte. In certi casi, però, è più giusto fare proprio il contrario, ma con saggezza, anche in privato se necessario. Il giudizio degli altri non conta. La polemica è iniziata su Twitter. Galeotta (in negativo) è l’iniziativa contro il razzismo nel mondo del calcio per cui si batte il principe William. Alcuni utenti hanno chiesto dove sia la coerenza del perfettissimo duca, che lotta contro gli stereotipi razziali, ma non avrebbe mai difeso la cognata Meghan Markle da attacchi discriminatori. Chi lo ha detto? In pubblico non ci sono quasi mai stati interventi eclatanti, ma solo perché William non può esporsi. La linea di condotta della royal family è il silenzio (che sia giusto o sbagliato è un’altra questione). I reali tendono a rimanere il più possibile nella loro aura di semi-irraggiungibilità. Di fatto, però, noi non sappiamo se il principe William abbia mai aiutato e consigliato Meghan in privato. Magari lo ha fatto. E se non fosse stato ascoltato? Secondo David ed Elizabeth Emanuel, che disegnarono il primo, sì. Lo avrebbero creato come “legittima difesa” contro i paparazzi, i quali frugavano persino nei rifiuti alla ricerca di indizi. Se fosse stata trovata la bozza del vestito principale, ci sarebbe stato comunque quello di riserva a salvare la situazione. Lady Diana e la regina Elisabetta, però, non ne seppero mai nulla. La principessa non avrebbe neanche avuto il tempo di provarlo. Gli stilisti, però, non ricordano dove sia andato a finire! Venduto o perso tra gli scaffali dell’atelier? Mistero. A cui si aggiunge il “giallo” di una vendita all’asta, nel 2005, di una replica dell’abito da sposa di Lady D., pare da lei indossato. Ma…abbiamo detto che Diana non sapeva dell’esistenza di un secondo vestito il quale, comunque, non poteva essere una copia del primo, altrimenti che razza di strategia contro i paparazzi sarebbe? Questa storia è un rompicapo. San Valentino si avvicina, l’amore è nell’aria. Quale momento migliore per rompere l’incantesimo? Scherzi a parte la proposta di nozze del principe Carlo a Lady Diana, avvenuta 40 anni fa, il 3 febbraio 1981, potrebbe essere ricordata come la più scialba della storia. Fu proprio la principessa a raccontare quel momento. Carlo le chiese se volesse sposarlo, ma non si mise in ginocchio, come invece vuole la tradizione. Diana rispose: “Ok”. Lui proseguì: “Lo sai che un giorno diventerai regina?”, poi chiosò: “Ti amo, ti amo così, tanto, qualunque cosa significhi la parola amore” (frase che, purtroppo, Carlo ripeté anche in pubblico). Secondo le ricostruzioni il principe se ne andò via senza neanche abbracciare la futura sposa. Chiamò la Regina e le disse: “Fatto. Mi hai detto di trovare qualcuna da sposare, eccola”. Alla faccia della fiaba. Persino Charlie Brown avrebbe saputo fare di meglio con la Ragazzina dai Capelli Rossi. Sua Maestà ha bisogno di recuperare i 70 milioni di euro andati in fumo a causa della pandemia ma, per farlo, ha scelto un’iniziativa del Royal Collection Trust piuttosto discutibile. I negozi delle residenze reali (anche quelli online) hanno iniziato a vendere oggetti ispirati alla quotidianità della sovrana, ma a prezzi imbarazzanti: calzini da notte di lana a 69 sterline al paio (80 euro), borsa dell’acqua calda a 115 sterline (130 euro), orsetti in abito da cavaliere a 295 sterline (335 euro). Il progetto è stato subito bocciato dai media. È vero che le calze vengono da un calzificio extralusso, ma il deficit lo rischia chi fa acquisti dalla Regina.

Ora la regina Elisabetta vende pure le copie dei suoi gioielli. La regina Elisabetta promuove una nuova iniziativa per risanare il suo bilancio, mentre la personal trainer di Lady Diana concede un'intervista esclusiva. Francesca Rossi - Venerdì 19/02/2021 - su Il Giornale. Chissà perché le vicende dei reali appassionano una fetta così ampia di persone in tutto il mondo. Ci avranno “rovinato” le innocenti principesse dei cartoni Disney? Ma no. Si tratta di curiosità. Talvolta eccessiva, ma più spesso identificabile con una normale attrazione verso uno stile di vita distante dal nostro e un modo per evadere dalla realtà. Così ci ritroviamo a desiderare di indossare i gioielli della Corona (desiderio che potremo esaudire), oppure a chiederci quale segreto nasconda la fede della regina Elisabetta, come si allenasse Lady Diana, o ancora per quale motivo la tata dei figli di William e Kate debba aderire a regole bizzarre che ci lasciano perplessi. La curiosità alimenta il culto per le royal family. Finché saremo curiosi, finché i royal stimoleranno la nostra fantasia, i grandi casati continueranno a vivere. La pandemia fa tremare le finanze della regina Elisabetta. Dopo l’autorizzazione alla vendita nei suoi negozi di souvenir di calzini e orsetti a prezzi discutibili, ora Sua Maestà dà un altro consenso sconcertante. Alcuni tra i più iconici gioielli della Corona potranno essere riprodotti e venduti sul Royal Collection Shop a un costo che, naturalmente, non ha nulla a che fare con quello degli originali. Tra i preziosi replicati non ci sono le tiare e nemmeno le corone. Il veto ha lo scopo di preservare il più possibile l’essenza della regalità. Tuttavia viene da chiedersi se questa, per paradosso, non sia messa in discussione, forse perfino ridicolizzata, proprio dalla vendita delle repliche, fatte bene quanto vogliamo, ma pur sempre copie di oggetti troppo riconoscibili e, per questo, non facilmente indossabili. L’unicità dei gioielli della Corona frammentata, ridotta a oggetti fatti in serie. Tutto ciò non lascia presagire nulla di buono per il futuro. C’è una parola che la tata di George, Charlotte e Louis non può dire neanche sotto tortura ai suoi protetti. Penserete a chissà quale termine scandaloso. Macché. La tata Maria Teresa Turrion Borrallo non può pronunciare la parola “bambini” (“kids” in inglese), ma deve riferirsi ai principini chiamandoli sempre per nome. Il trionfo della formalità. Non sarà troppo? In effetti la Borrallo somiglia più a un generale di Otto von Bismarck che a Mary Poppins. All’occorrenza, per difendere i pargoli reali, la super tata può trasformarsi in un mix tra Jackie Chan e Steven Seagal, con un pizzico di Jean Claude Van Damme, usando le arti marziali che ha appreso durante l’addestramento, o guidando in situazioni di pericolo. Messaggio per i malintenzionati: vi conviene stare alla larga. Nella royal family c’è un mistero irrisolto dal 20 novembre 1947, giorno del matrimonio della regina Elisabetta. Il principe Filippo fece incidere nella fede nuziale un messaggio per sua moglie. No, non si tratta del nome dello sposo con la data di nozze. Troppo facile. Sarebbe, invece, una frase segreta su cui non è mai trapelata alcuna indiscrezione e che nessuno conosce a eccezione, naturalmente, di Lilibet, Filippo e dell’orafo a cui venne commissionato il lavoro. Sua Maestà, poi, non toglie mai la fede dal dito, dunque non è possibile nemmeno buttare l’occhio mezzo secondo per tentare di intuire qualcosa. Tutto ciò che noi comuni mortali conosciamo di quell’anello è il materiale, cioè l’oro gallese. Di più, forse, non sapremo mai. Jenni Rivett è stata la personal trainer di Lady Diana per 7 anni. In questi giorni, per la prima volta, ha rilasciato un’intervista in cui racconta il rapporto di Diana con il suo corpo. Secondo l’istruttrice la principessa amava praticare la ginnastica per alleviare l’ansia e i suoi disturbi alimentari. Il fitness divenne una valvola di sfogo, un modo per prepararsi ad affrontare i problemi, liberando la mente. La principessa preferiva l’aerobica e l’allenamento cardio. Jenni le insegnò anche a pattinare. Inoltre il fatto che l’istruttrice non conoscesse il protocollo non fu mai un problema per Diana, al contrario. Non fece neppure notare a Jenni che avrebbe dovuto inchinarsi quando si salutavano. La principessa trovava negli allenamenti la spontaneità che cercava dalla vita e la chiave con cui chiudere fuori il mondo, almeno per un po’.

Da "leggo.it" il 29 gennaio 2021. Un documentario sulla famiglia reale è riemerso in Rete, 50 anni dopo che - secondo quanto riferito - era stato bandito dalla regina. Lo riporta il Telegraph. Il film di Richard Cawston del 1969, Royal Family, seguì i reali a casa, ma dopo diverse proiezioni in tv, nel 1972 sua maestà ordinò di fatto che non fosse mai più mostrato in pubblico senza il suo permesso. In un passaggio che riprendeva la Regina che parlava con Carlo, la sovrana si rivolgeva all’ambasciatore americano chiamandolo il “gorilla” e, dopo qualche anno, la Regina volle che il documentario fosse bandito perché “svalutava l’immagine della sua famiglia”. Tuttavia, il documentario di 90 minuti - che ha offerto al pubblico uno sguardo senza precedenti nel mondo privato dei reali - è trapelato su YouTube all'inizio di questo mese e da allora è stato visto migliaia di volte. Una fonte reale ha detto al The Telegraph: «Questo è un problema per la BBC. Di tanto in tanto, su Internet, cose che non dovrebbero esserci, saltano fuori. Daremo per scontato che verranno rimosse». Giovedì pomeriggio, il documentario era stato effettivamente rimosso dal sito «a causa di una rivendicazione di copyright da parte della British Broadcasting Corporation (BBC)». Alla sua prima uscita, il documentario è stato visto da circa 23 milioni di persone nel Regno Unito e 350 milioni in tutto il mondo. Fu un tale evento che la regina scelse di non tenere un discorso di Natale televisivo quell'anno, inviando invece un messaggio scritto.

Erica Orsini per “il Giornale” il 2 febbraio 2021. Dimenticate la serie Netflix The Crown, la storia più avvincente dei Reali d'Inghilterra è un documentario vecchio di cinquant' anni. Girato dalla Bbc, andato in onda una sola volta nel lontano 1969, era poi finito negli archivi fino a quando qualcuno l'ha rilanciato su YouTube dov' è rimasto per una settimana prima che la Regina e la stessa Bbc ne chiedessero il ritiro. L'emittente televisiva ha motivato la richiesta per motivi di copyright, la Sovrana invece sembra ritenga quelle quasi due ore di filmato ormai antiquate, ancora troppo «rivelatrici» della sua vita e di quella della sua famiglia. Girato nell'arco di un intero anno, in un periodo in cui la distanza tra i Reali e i suoi sudditi pareva divenuta incolmabile, il documentario offre agli spettatori spaccati di vita familiare dei Windsor che nessuno prima d'ora aveva visto. Vi si vede la Regina al lavoro e in alcuni momenti di relax, insieme ai figli e al marito. Per la prima volta li si sente conversare tra di loro, ridere e scherzare, come una famiglia qualunque, anche se gli argomenti sono differenti da quelli della gente comune. Come la scena della colazione durante la quale Elisabetta paragona l'ambasciatore americano a un gorilla «con il corpo corto e le braccia lunghissime» suscitando l'ilarità generale. O il barbecue familiare sui prati della dimora di Balmoral in cui il principe Filippo è costretto a mangiare salsicce scotte perché «l'insalata era già finita». La sovrana, per una volta, viene presentata anche nel suo ruolo di madre, mentre compra al figlio minore Edward, che allora aveva soltanto sei anni, un sacchetto di dolcetti pagando di persona e il principe Carlo viene immortalato a torso nudo mentre è impegnato a fare sci d'acqua. Scene di vita ordinaria di una famiglia straordinaria il cui obiettivo era mostrare la vita dei Reali dietro le quinte dell'ufficialità. Quando fu trasmesso, per la prima volta nel 1969, il documentario ottenne un successo enorme. Fu guardato da circa 30 milioni di persone e rimane uno dei programmi più visti nella storia della Bbc. Il film, girato da Richard Cawston, è stato mostrato più volte anche nel 1977 nell'ambito di una mostra celebrativa tenuta alla National Portrait Gallery, ma dopo quest' evento era stato relegato negli archivi dell'emittente per volontà della stessa Regina. Quando è stato tolto anche da YouTube, la famiglia reale non ha voluto rilasciare nessun commento. Si sa però che i Windsor e i loro consulenti alla fine abbiano ritenuto il programma «un errore» poiché rivelava troppo dell'istituzione monarchica, che in genere non ama intrusioni nella propria vita familiare. Anche il principe Filippo aveva dimostrato talvolta la propria insofferenza nei confronti della presenza delle telecamere, ma aveva lasciato fare, mentre la Regina Madre era totalmente ostile al progetto così come la Principessa Anna. «Non mi è mai piaciuta l'idea di questo documentario - rivelerà molto più tardi a un suo biografo la figlia di Elisabetta - l'ho sempre trovata una pessima iniziativa». Del resto, The Royal Family non piacque neppure a Sir David Attenborough, direttore della programmazione della Bbc dal 1969 fino al 1972. «La monarchia è fatta di magia e di mistero - disse Attenborough al regista Cawston - questo documentario la ucciderà». Una previsione nefasta che non si è avverata, almeno a vedere le innumerevoli visite che il filmato ha ricevuto una volta resuscitato sulla piattaforma di YouTube. Segno che la monarchia britannica fa ancora più audience di qualsiasi Grande Fratello Vip.

Il giallo di "The Royal": il documentario proibito ora rispunta su internet. On line la pellicola del '69 che la Regina chiese di bandire. Imbarazzo Bbc: era noi suoi archivi. Erica Orsini, Domenica 31/01/2021 su Il Giornale. Londra Dimenticate la serie Netflix The Crown, la storia più avvincente dei Reali d'Inghilterra è un documentario vecchio di cinquant'anni. Girato dalla Bbc, andato in onda una sola volta nel lontano 1969, era poi finito negli archivi fino a quando qualcuno l'ha rilanciato su YouTube dov'è rimasto per una settimana prima che la Regina e la stessa Bbc ne chiedessero il ritiro. L'emittente televisiva ha motivato la richiesta per motivi di copyright, la Sovrana invece sembra ritenga quelle quasi due ore di filmato ormai antiquate, ancora troppo «rivelatrici» della sua vita e di quella della sua famiglia. Girato nell'arco di un intero anno, in un periodo in cui la distanza tra i Reali e i suoi sudditi pareva divenuta incolmabile, il documentario offre agli spettatori spaccati di vita familiare dei Windsor che nessuno prima d'ora aveva visto. Vi si vede la Regina al lavoro e in alcuni momenti di relax, insieme ai figli e al marito. Per la prima volta li si sente conversare tra di loro, ridere e scherzare, come una famiglia qualunque, anche se gli argomenti sono differenti da quelli della gente comune. Come la scena della colazione durante la quale Elisabetta paragona l'ambasciatore americano a un gorilla «con il corpo corto e le braccia lunghissime» suscitando l'ilarità generale. O il barbecue familiare sui prati della dimora di Balmoral in cui il principe Filippo è costretto a mangiare salsicce scotte perché «l'insalata era già finita». La sovrana, per una volta, viene presentata anche nel suo ruolo di madre, mentre compra al figlio minore Edward, che allora aveva soltanto sei anni, un sacchetto di dolcetti pagando di persona e il principe Carlo viene immortalato a torso nudo mentre è impegnato a fare sci d'acqua. Scene di vita ordinaria di una famiglia straordinaria il cui obiettivo era mostrare la vita dei Reali dietro le quinte dell'ufficialità. Quando fu trasmesso, per la prima volta nel 1969, il documentario ottenne un successo enorme. Fu guardato da circa 30 milioni di persone e rimane uno dei programmi più visti nella storia della Bbc. Il film, girato da Richard Cawston, è stato mostrato più volte anche nel 1977 nell'ambito di una mostra celebrativa tenuta alla National Portrait Gallery, ma dopo quest'evento era stato relegato negli archivi dell'emittente per volontà della stessa Regina. Quando è stato tolto anche da YouTube, la famiglia reale non ha voluto rilasciare nessun commento. Si sa però che i Windsor e i loro consulenti alla fine abbiano ritenuto il programma «un errore» poiché rivelava troppo dell'istituzione monarchica, che in genere non ama intrusioni nella propria vita familiare. Anche il principe Filippo aveva dimostrato talvolta la propria insofferenza nei confronti della presenza delle telecamere, ma aveva lasciato fare, mentre la Regina Madre era totalmente ostile al progetto così come la Principessa Anna. «Non mi è mai piaciuta l'idea di questo documentario - rivelerà molto più tardi a un suo biografo la figlia di Elisabetta - l'ho sempre trovata una pessima iniziativa». Del resto, The Royal Family non piacque neppure a Sir David Attenborough, direttore della programmazione della Bbc dal 1969 fino al 1972. «La monarchia è fatta di magia e di mistero - disse Attenborough al regista Cawston - questo documentario la ucciderà». Una previsione nefasta che non si è avverata, almeno a vedere le innumerevoli visite che il filmato ha ricevuto una volta resuscitato sulla piattaforma di YouTube. Segno che la monarchia britannica fa ancora più audience di qualsiasi Grande Fratello Vip. 

Elisabetta e il mistero del documentario sulla famiglia reale inglese ricomparso per pochi giorni su Youtube. Antonello Guerrera il 29 gennaio 2021 su La Repubblica. La regina Elisabetta a tavola con il principe Filippo e i figli Carlo e Anna, davanti alle telecamere della BBC durante le riprese del documentario "'Royal Family", 1969. “Royal Family”  girato nel 1969 all’interno di Buckingham Palace, Windsor e Balmoral, mostra in 105 straordinari minuti di filmati la vera vita della Regina Elisabetta e della sua famiglia. Rimosso dalla Bbc per volontà della sovrana è ricomparso per pochi giorni per merito di un anonimo utente. È il vero “The Crown”, e anzi la serie tv se ne è vagamente ispirata. Ma nessuno può vederlo. O meglio, qualche migliaia di persone ce l’hanno fatta qualche giorno fa a guardarlo perché un misterioso utente "Philip Strangeways", l’ha caricato su YouTube, prima che venisse rimosso per reclamo di copyright. Stiamo parlando del documentario “Royal Family” del 1969, 105 straordinari minuti di filmati (su 4 ore totali e un anno di riprese a cura di Richard Cawston) all’interno di Buckingham Palace, Windsor e Balmoral sulla vera vita della Regina Elisabetta, di suo marito Filippo, di un giovanissimo Carlo e la principessa Anna e di tutti i reali che nel film si raccontano come mai prima: facendosi filmare mentre mangiano, mentre fanno sport, mentre si divertono, mentre guardano tutti insieme la televisione. Scene che anche oggi segnerebbero record di ascolti mondiali. La royal family ritratta in un momento privato: la regina siede accanto alla figlia Anna, il principe Filippo parla con il piccolo Edoardo, sulla destra il principe Carlo e il principe Andrea. La sovrana e la sua famiglia decisero questa svolta “pop” nel 1969, per scrollarsi di dosso quell’alone di formalità e distacco, ed entrare nelle case dei britannici. Teoricamente, fu un grande successo: più di trenta milioni, quasi tre quarti dei sudditi, furono incollati alla tv, per il “The Crown” dell’epoca, sia in prima visione alla Bbc che subito dopo in replica su Itv. Per la prima volta i britannici entrarono a Buckingham Palace, non si parlava d’altro nelle loro case, e conobbero nel dettaglio, e con particolari inediti, la vita dei reali: Elisabetta che compra un gelato al figlio Edoardo in un negozio a Londra e poi gli chiede: “Adesso non sporcherai tutta la macchina, vero?”. Il giovanissimo figlio Carlo che va in bici in città e che va in moto d’acqua a torso nudo. Il Principe Filippo che dipinge quadri e va in barca con Edoardo. Ma subito dopo la messa in onda la Regina e il suo staff cambiarono idea. Quello straordinario documentario doveva essere rimosso, nascosto per sempre. Perché poteva essere controproducente: non solo dare una visione troppo triviale, sfarzosa e elitaria della famiglia reale, ma anche perché in quel periodo il Regno Unito era in grave crisi economica, e quindi poteva essere offensivo mostrare quanto fosse bella e tranquilla la vita dei Windsor, mentre fuori sempre più sudditi vivevano in povertà. Inoltre, nel documentario c'erano diverse scene imbarazzanti: come Elisabetta che paragona l’ambasciatore americano a un gorilla, o il marito Filippo che dice a un ospite: “Ma questa è una cravatta degli alcolisti anonimi?”. Persino il leggendario naturalista inglese e allora direttore di Bbc2, Sir David Attenborough, disse che quel film così vero e unico “doveva sparire perché così si sarebbe distrutta la monarchia”. La stessa principessa Anna, figlia di Elisabetta, lo avrebbe definito anni dopo “un’idea pessima”. Per questo si decise di far sparire questo eccezionale documento e la Bbc fu istruita dalla Casa Reale a nasconderlo per sempre. Solo tre minuti del documentario vennero mostrati durante il giubileo di diamante (60 anni) della sovrana nel 2012, il resto rimosso. Fino al caso dell’altro giorno, quando l’intero documentario di 105 minuti è rispuntato su YouTube per merito di un anonimo utente. Chi sarà mai? Come avrà fatto ad avere la copia originale del film? E ora quante altre persone sono riuscite a registrarlo in qualche modo dal computer? Altro che “The Crown”.

"Kate e William ignorano norme anti-Covid". E intanto Harry si fa il "codino"...Non sempre lo stile dei reali inglesi è impeccabile, anzi, capita con una certa frequenza che il tipico aplomb britannico scivoli su scelte davvero discutibili. Francesca Rossi, Venerdì 22/01/2021 su Il Giornale. Le scelte di stile, che si tratti di outfit, gesti o parole, restano impresse nella memoria collettiva. Lo sanno fin troppo bene i reali inglesi, continuamente sotto la lente d’ingrandimento di una specie di “tribunale popolare” che li giudica sui giornali o sui social. Per loro le “sentenze di stile” non prevedono appello. È fondamentale, quindi, evitare gli errori. Proprio non ci riesce il principe Harry, che dal suo arrivo negli Usa non ne combina una buona. Ora ci sarebbe anche uno scivolone di stile che riguarda un discutibile codino. Non va meglio a William e Kate, sommersi dalle critiche per il loro mini tour del dicembre 2020, in piena pandemia. Rimane intoccabile e irraggiungibile, invece, lo stile di Lady Diana, che riuscì a forgiarsi da sola una nuova immagine, tratteggiandola con un semplice eyeliner nero.

La coda di cavallo del principe Harry. Come sarebbe a dire che il principe Harry si è fatto crescere i capelli e ora li porta legati con una coda (codino) di cavallo? A riferire la sconcertante notizia è stato l’attore Rob Lowe, ospite al “The Late Show With James Corden”. Lowe sostiene di aver visto Harry al volante della sua macchina, fermo al semaforo. Una “visione” di qualche secondo che, però, avrebbe concesso all’attore di ammirare il codino inaspettato. Va bene, il 2020 ci ha insegnato che davvero tutto è possibile, però qui si esagera. Magari Rob Lowe ha sbagliato persona, come suggerisce anche James Corden. E come speriamo anche noi.

William e Kate? Due irresponsabili. Sembra incredibile, ma anche William e Kate si sono presi un sonoro rimbrotto. La pietra dello scandalo sarebbe il mini tour che i Cambridge intrapresero a inizio dicembre 2020, coprendo in treno circa 2mila chilometri. A un mese di distanza le critiche sono piovute come grandine su Kensington Palace. Il Mirror svela che i duchi sarebbero andati a Edimburgo nonostante l’impennata di contagi nella regione, ignorando il fermo diniego del governo scozzese e il divieto di spostamento tra le regioni. Deidre Brock, parlamentare del Regno Unito e membro del Partito Nazionale Scozzese, ha definito il loro comportamento “irresponsabile”. La Scozia avrebbe perfino chiesto ai duchi di “evitare viaggi non essenziali”, ma tutti gli appelli sarebbero rimasti inascoltati. Di certo in questa faccenda il tempismo lascia a desiderare. Perché sollevare un polverone su questa presunta violazione solo ora? Un risveglio tardivo? Ormai quel che è fatto, è fatto.

La leggenda della Torre di Londra e dei corvi neri che la proteggono. Avrete sentito parlare, proprio in questi giorni, della scomparsa del corvo Merlina dalla Torre di Londra. Ci mancava solo questa. Secondo le superstizioni, infatti, i corvi sono i protettori della Corona. Le leggende che legano il destino di questi splendidi animali a quello della Torre e della monarchia risalgono addirittura ai celti. Fu, però, Carlo II (1630-1685) a rendere indissolubile questo legame. Sembra che il suo astronomo di corte, John Flamsteed, si lamentasse spesso della presenza dei corvi, che gli impedivano di osservare il cielo. Il re, però, preferì spostare l’osservatorio a Greenwich, convinto che, se i corvi fossero morti o avessero lasciato la Torre, questa sarebbe crollata e il regno caduto. Oggi non crediamo più (non dovremmo, almeno) a queste storie di folklore, ma il 2020 ci ha messo a dura prova. Speriamo, quindi, che Merlina torni a casa e si sbrighi.

Quando l’eyeliner divenne l’ago della bilancia della vita di Lady Diana. L’eyeliner come spartiacque nella vita di Lady Diana? Perché no. Prima del 1991 Diana era fedele all’accostamento mascara/eyeliner blu come i suoi occhi, in perfetto stile anni Ottanta. Sembrava (ed era) una ragazzina con immensi occhioni spalancati sul mondo. Fu la make up artist Mary Greenwell a farle notare che la maturità sofisticata da lei tanto ricercata si nascondeva, in realtà, nel contrasto tra l’eyeliner nero e i suoi profondi occhi blu. Già, l’eyeliner. Un piccolo dettaglio che sarebbe diventato il “marchio di fabbrica” di Lady Diana, come abbiamo visto durante l’intervista alla BBC del 1995. Perfino capace di attirarle una marea di critiche, come accadde quando la principessa volle assistere, nel 1996, all’intervento a cuore aperto su Arnaud Wambo, un bambino di sette anni. Diana aveva capito che il nuovo, sofisticato look nascondeva alla perfezione le sue fragilità. Purtroppo non ebbe il tempo di trasformare in realtà quella sicurezza solo apparente.

·        Presagi nefasti.

Scomparsa Merlina uno dei corvi della torre di Londra. Presagio nefasto per gli inglesi. Merlina uno degli otto corvi presenti nella Torre di Londra è scomparsa. Per gli inglesi questo è un presagio nefasto perché se i corvi dovessero scendere sotto i sei la Gran Bretagna, andrebbe in pezzi. Solo una superstizione? Gli inglesi non la pensano così. Roberta Damiata, Sabato 16/01/2021 su Il Giornale. "Essere superstiziosi è da ignoranti, ma non esserlo porta male" così diceva il grande Eduardo De Filippo e in questo momento questa frase si sposa perfettamente con quello che sta succedendo in Inghilterra dove, ormai da settimane è sparita Merlina, uno dei corvi della torre di Londra. Di lei non si sa più niente e si teme che sia morta. Fin qui niente di strano se non fosse per il fatto che per gli inglesi questo rappresenta un lugubre presagio. Una leggenda che risale a re Carlo II racconta infatti che se il numero dei corvi che abitano nella Torre scende sotto i sei, la Gran Bretagna andrà in pezzi. La cosa farà sorridere ai più, ma stando ai fatti l’Inghilterra in questo momento non sta vivendo un periodo particolarmente roseo (e per la prima volta non si parla di Harry e Meghan che il volo lo hanno già preso). Il covid sta colpendo molto duro, soprattutto proprio con la variante inglese. Inoltre la Scozia è sempre più vicina a chiedere la secessione e in tutto questo la morte di Merlina sembra essere l’ennesimo campanello d’allarme. Sono setti i corvi che risiedono attualmente nella Torre dopo la scomparsa di Merlina, ne mancherebbero quindi solo due prima dell’”apocalisse”. Gli inglesi sperano nell’arrivo di un pulcino che possa in qualche modo mettere al riparo dai cattivi presagi e per questo è stato lanciato già dal 2018 un programma di ripopolazione. Un anno è mezzo fa erano nati quattro uccellini, ma tre furono donati proprio in virtù di questo programma. Tornando indietro nel tempo, già durante la seconda guerra mondiale gli inglesi temettero il peggio quando di corvi, nella Torre, ne rimase solo uno. In quell’occasione scese in campo addirittura Wiston Churchill che ordinò l’immediato ripopolamento e si assicurò sul fatto che non dovessero mai scendere sotto i sei. Gli inglesi tengono così tanto a questi uccelli che per prendersi cura di loro c’è addirittura il “Maestro dei corvi”, che vive in un appartamento privato nella Torre e dedica tutto il suo tempo soltanto a loro. Quello che c’è attualmente si chiama Chris Skaife e ricopre questo ruolo dal 2011. Legatissimo ai pennuti, Chris non fa mancare nulla agli uccelli che nutre personalmente ogni giorno con carne cruda e biscotti inzuppati nel sangue.

Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera” il 15 gennaio 2021. Merlina ha preso il volo. La «regina» dei corvi della Torre di Londra è scomparsa ormai da settimane: e i guardiani temono che possa essere morta, finita chissà dove. Ed è un lugubre presagio: perché la leggenda, che risale a re Carlo II, vuole che la Gran Bretagna vada in pezzi se il numero dei corvi che abitano nella Torre scende sotto il sei. Con la dipartita di Merlina, sono ridotti a sette: bastano altre due defezioni e incombe l' Apocalisse. Non c' è molto da scherzare. Il Covid sta facendo strage e la Scozia rumoreggia verso la secessione: la morte di Merlina sembra davvero la campana che suona per la Gran Bretagna. Anche perché dalla Torre hanno fatto sapere che non hanno in programma di rimpiazzarla immediatamente. La speranza è che arrivi un pulcino grazie al programma di ripopolamento lanciato già nel 2018. Trovare corvi dagli allevamenti è diventato sempre più difficile: e allora la Torre deve contare sulle proprie risorse. Un anno e mezzo fa erano nati quattro uccellini, con grande sollievo dei sudditi del Regno, ma tre sono stati poi donati. Già durante la Seconda guerra mondiale i britannici si erano presi un grosso spavento: e non solo a causa del Blitz. Di corvi nella Torre ne era rimasto solo uno: cosicché lo stesso Winston Churchill ordinò che si dovesse fare in modo che restassero sempre almeno in sei. Gli eventi più tragici della storia britannica hanno sempre finito per ruotare attorno alla Torre di Londra. Qui nel 1536 venne decapitata Anna Bolena, la seconda moglie di Enrico VIII; e sei anni dopo la stessa sorte toccò alla quinta consorte, Catherine Howard. Nella Torre venne tenuto prigioniero Guy Fawkes, l' ideatore della Congiura delle Polveri per far saltare il Parlamento. E un altro detenuto illustre fu Rudolph Hess, il delfino di Hitler. I neri volatili della Torre di Londra sono sicuramente i più osservati del mondo. A prendersi cura degli uccelli del destino è il Maestro dei Corvi, che vive in un appartamento privato e dedica tutto il suo tempo ai pennuti. Quello attuale si chiama Chris Skaife e ricopre il suo ruolo dal 2011: al pari degli altri Yeomen, i Guardiani della Torre, ha servito un minimo di 22 anni nell' Esercito. Skaife non fa mancare nulla ai suoi protetti, che vengono nutriti con una dieta quotidiana a base di carne cruda e biscotti inzuppati nel sangue.

·        La Regina Vittoria.

The Young Victoria, la vera storia della Regina. The Young Victoria è il film che racconta i primi anni del regno della regina Victoria e della sua grande storia d'amore con il Principe Albert: ma non è tutto oro quel che luccica. Erika Pomella, Venerdì 05/02/2021 su Il Giornale.  The Young Victoria è il film diretto da Jean-Marc Vallée che verrà trasmesso questa sera su Rai Movie alle 22.55. Il film punta a ripercorrere il regno della Regina Vittoria, che prima di Elisabetta II aveva mantenuto il record di sovrano più longevo nella storia. A interpretare la regina in grado di dare un nome a un'intera epoca storica - quella vittoriana - c'è la giovane attrice Emily Blunt. Tra i produttori che hanno reso possibile la realizzazione della pellicola c'è anche Sarah Ferguson, ex moglie di Andrea, il duca di York.

The Young Victoria, la trama. Victoria è una giovane ragazza che sente sulle proprie spalle il peso di essere l'erede al trono d'Inghilterra. Per questo è spesso circondata da persone che non hanno nessun interesse nei suoi confronti, se non vincere il potere di influenzarne le decisioni. Da una parte c'è il favorito di sua madre, Sir John Conroy (Mark Strong) che spera di ottenere una reggenza; dall'altra c'è lo zio Leopold I del Belgio, che spera di portare la nipote dalla propria parte attraverso legami familiare. È Leopold, infatti, che spedisce suo nipote, il Principe Albert (Rupert Friend) da Victoria. Tra i due nasce una bella amicizia epistolare, ma l'unico consiglio che la giovane ascolta è quella del primo ministro Lord Melbourne (Paul Bettany). Intanto Victoria, a soli diciotto anni, è chiamata a salire al trono. Tra lei e Albert è nel frattempo nato un grande amore, sfociato in un matrimonio reale. Ma la vita a corte, tra intrighi e responsabilità, rischia di minare la felicità di entrambi.

La vera storia della regina Vittoria. Come spiega il sito Royal.uk, Victoria nacque a Kensington Palace il 24 maggio 1819. Era la figlia di Edward, duca di Kent, quarto figlio del "folle" re Giorgio III, che viene citato anche nella serie Bridgerton. Il padre di Victoria morì poco dopo la nascita della bambina: questo fece sì che la futura regina divenne erede al trono in età giovanissima, dal momento che i suoi tre zii - Giorgio IV, Frederick duca di York e William IV - non avevano figli in vita per poter reclamare il trono. Il nome di Victoria è associato, dagli storici, al periodo dell'espansione industrale dell'Inghilterra, ma anche al progresso economico. Salita al trono all'età di diciotto anni, Victoria riuscì dunque a costruire un regno tale che, alla sua morte, si diceva che il Regno Unito aveva un impero mondiale su cui non calava mai il sole. Il ritratto della sovrana che viene fatto in The Young Victoria è piuttosto accurato. Come è storicamente provato il legame che la regina Victoria aveva con il primo ministro Lord Melbourne. Lo si può intuire anche da una pagina del diario che la sovrana era solita tenere. Nella pagina scritta nel giorno della salita al trono si può leggere: "Alle 9 è venuto Lord Melbourne, che ho incontrato nella mia stanza e naturalmente quasi in completa solitudine, come dovrò fare con tutti i miei ministri. Lui mi ha baciato la mano e io l'ho messo a conoscenza che è sempre stata mia intenzione trattenere lui e il resto dell'attuale ministero a capo degli affari e che non potrei essere in mani migliori delle sue. Mi piace molto e mi fido completamente di lui." Ma l'altro uomo che ha avuto un forte peso nella vita della regina Vittoria è il Principe Albert, il cugino diventato poi suo marito.

The Young Victoria, la storia d'amore tra la regina e il principe Albert. Nell'immaginario collettivo, la Regina Victoria è vista come una donna dalla posa altera e rigida, stretta nei suoi abiti neri. Quando, il 14 dicembre 1861, suo marito Albert morì, la regina indossò gli abiti a lutto e non li abbandonò mai più. La storia tra i due sovrani fu una vera e propria storia d'amore, un incontro tra due anime che si sono amate per tutta la loro vita e che vengono spesso associati l'uno all'altra, come se fosse impossibile parlare della Regina Victoria senza nominare anche il Principe Albert. Tuttavia, come racconta la BBC, il matrimonio tra i due non fu sempre idilliaco o privo di problemi. Se da una parte il Principe Albert si sentiva in qualche modo messo da parte dai poteri della moglie, le gravidanze incontro cui andò Victoria la spinsero ai margini della vita politica, dandole la sensazione che suo marito le avesse "rubato" il potere. Da una parte Victoria era orgogliosa del marito, orgogliosa di come Albert fosse stato in grado di prendere in mano la situazione quando le gravidanze la costringevano a fare un passo indietro. Ma allo stesso tempo non poteva evitare di sentirsi come se fosse stata privata del suo diritto alla sovranità di un paese sempre più in via di espansione. La storica Jane Ridley, riportata sempre dal sito della BBC, scrisse che tra i due ci furono sempre litigi molto furiosi, al punto che il Principe Albert cominciò a temere il temperamento della moglie, spaventato all'idea che Victoria potesse aver ereditato la follia del nonno Giorgio III.

La morte del Principe Albert. Nonostante sia stata una madre prolifica, Victoria non amava i "doveri" della maternità. In particolare, odiava allattare al seno e spesso si sentiva "come un coniglio o un maiale e questo non è affatto carino". In particolar modo, Victoria ebbe dei rapporti davvero difficili con il figlio Bertie, diventato poi Edoardo VII. Secondo la storica, Bertie fu per sua madre una delusione dall'inizio alla fine e, cosa assai più grave, Victoria ritenne Bertie responsabile della morte di Albert. Quando Bertie aveva circa 19 anni passò del tempo con l'esercito in Irlanda. Una notte nel suo letto venne introdotta illegalmente una prostituta di nome Nellie Clifden. Quando la storia arrivò ai suoi genitori, Albert scrisse una lunga lettera al figlio, lamentandosi del suo fallimento. A quel punto i due si incontrarono a Cambridge. Bertie convinse suo padre a fare una passeggiata a cavallo, nonostante la pioggia incessante. Quando il Principe Albert fece ritorno a Windsor era ammalato: tempo tre settimane e il marito della Regina Victoria morì. Sempre il sito della BBC spiega che il reale morì probabilmente di tifo, ma per sua moglie l'unico responsabile fu Bertie, al punto da non poter sopportare di averlo nelle vicinanze. Scrisse: "Non potrò né mai riuscirò a guardarlo senza provare un brivido".

·        Elisabetta.

Lutto per la Regina Elisabetta: è morta, a 101 anni, la duchessa di Grafton, sua dama di compagnia.  Giulia Mattioli su La Repubblica il 7 dicembre 2021. Un nuovo, pesante lutto per la Regina: è scomparsa Ann Fortune FitzRoy, duchessa di Grafton. La nobildonna era molto cara a Sua Maestà, con la quale aveva uno stretto legame da oltre cinquant’anni. Dopo la scomparsa del marito, il Principe Filippo, la Regina Elisabetta piange la morte di un’altra persona a lei molto cara, la duchessa di Grafton Ann Fortune FitzRoy. Morta a 101 anni per cause naturali, era stata al servizio di Sua Maestà sin dal 1967, ricoprendo l’ambitissimo ruolo di dama di compagnia della sovrana. Nello specifico, Ann Fortune FitzRoy era la Mistress of The Robes, ovvero una dama di altissimo rango che ha accesso agli abiti e ai gioielli della Regina, ruolo di corte che solo le nobildonne possono rivestire. La Regina e la Duchessa di Grafton nel 1998 La duchessa di Grafton era la dama più fidata della regina da oltre cinquant’anni: non a caso, la si poteva vedere in moltissime occasioni ufficiali proprio accanto a Sua Maestà, talvolta anche durante i viaggi. Entrata a far parte dell’entourage reale da giovane come Lady of the Bedchamber, ovvero camerista della regina, era divenuta Mistress of the Robes succedendo a Mary Alice Gascoyne-Cecil, duchessa di Devonshire. In lei la Regina aveva talmente riposto fiducia che nel 1980 la nominò Dama della Gran Croce dell'ordine reale vittoriano, riconoscimento insignito per dare pubblica riconoscenza a coloro che si sono distinti nel servire Sua Maestà. Al momento non si sa chi prenderà il suo posto.

Dagotraduzione da Bloomberg il 23 novembre 2021. Per la prima volta in tre decenni, la regina Elisabetta II sta perdendo uno dei suoi tanti regni. Il 30 novembre, Barbados, nei Caraibi orientali, rimuoverà il monarca britannico dalla carica di capo di stato e insedierà il governatore generale Sandra Mason come presidente. «Questo è monumentale dal nostro punto di vista», ha detto in un'intervista telefonica Suleiman Bulbulia, un membro del comitato incaricato di analizzare il cambiamento. «Questo è il prossimo passo nel nostro viaggio: tagliare il cordone ombelicale che ci collega al Regno Unito». La mossa è in gran parte simbolica, perché Barbados è una nazione sovrana dal 1966. Ma la transizione sottolinea la crescente serie di indipendenza nei Caraibi, sede di nove dei 16 regni del Commonwealth, paesi sovrani che hanno la regina Elisabetta come capo di stato. «È giunto il momento di lasciarci completamente alle spalle il nostro passato coloniale» ha detto il governatore generale Mason l’anno scorso, quando è stata annunciata la transizione. «I barbadiani vogliono un capo di stato delle Barbados». Lasciare il Commonwealth non influenzerà le condizioni economiche sull’isola di 287.000 persone, ma sarà un importante impulso psicologico, ha detto Bulbulia. Mentre i nomi di alcune agenzie governative, la Royal Barbados Police Force, per esempio – dovranno essere cambiati, i costi della transizione saranno minimi, ha aggiunto. L’ultima nazione ad aver lasciato il regno del Commonwealth è stata Mauritius nel 1992. Ma sia la Giamaica che le Bahamas, St. Vincent e Grenadine hanno pensato di abbandonare la monarchia. Domenica, il Telegraph di Londra ha riferito che le Isole Vergini britanniche, un territorio britannico d'oltremare, potrebbero tenere un referendum per rimuovere la regina e diventare una repubblica. Una società di pubbliche relazioni che rappresenta la giurisdizione, tuttavia, ha affermato in una e-mail che non è stato proposto un referendum. Guy Hewitt, ex Alto Commissario delle Barbados a Londra, ha affermato che il primo ministro Mia Mottley ha perso l'opportunità di consolidare la democrazia dell'isola non chiedendo un referendum sulla questione. «La regina è tenuta in grande considerazione ed è stata un'icona del 20 ° secolo», ha detto Hewitt. «Non vorrei che questo fosse percepito come un affronto contro di lei».

Da “Ansa” il 30 novembre 2021. Barbados si è autoproclamato ufficialmente una repubblica, rimuovendo la regina Elisabetta II dal suo titolo di capo di stato, in una cerimonia alla presenza del figlio, il principe Carlo. Durante questa cerimonia, lo Stendardo reale britannico è stato ritirato e il governatore generale Dame Sandra Mason ha prestato giuramento come primo presidente dell'isola caraibica. L'isola di 287.000 abitanti nota per le sue spiagge paradisiache, il suo rum e per aver dato i natali alla superstar mondiale Rihanna mette così fine a secoli di sottomissione alla corona britannica. Il nuovo presidente era stato eletto in ottobre a suffragio universale diretto. Il principe Carlo ha riconosciuto la "terribile atrocità della schiavitù", descrivendola come qualcosa "che macchia per sempre la nostra storia" durante la cerimonia che ha segnato per Barbados l'addio alla Corona britannica e la storica transizione alla repubblica. L'erede la trono ha quindi ricordato i tempi (in particolare il XVIII secolo) in cui il Regno Unito era uno dei principali attori nel commercio transatlantico degli schiavi come i "giorni più bui del nostro passato". Barbados infatti venne popolata di schiavi in arrivo dall'Africa impiegati nelle locali piantagioni di zucchero. Ma guardando al futuro Carlo ha affermato che "la creazione di questa repubblica offre un nuovo inizio". Il suo buon augurio è stato accompagnato da un messaggio della regina Elisabetta, che non è più il capo di Stato di Barbados ma è stata sostituita dalla prima presidente della Repubblica, Sandra Mason. La sovrana britannica ha inviato i suoi "più calorosi auguri per la vostra felicità, pace e prosperità in futuro" e ha elogiato la nazione che ha un "posto speciale" nel suo cuore per " la sua vibrante cultura, la sua abilità sportiva e le sue bellezze naturali". E anche il primo ministro Boris Johnson ha affermato che Regno Unito e Barbados rimarranno "amici e alleati" con "una partnership costruita per durare". Uno dei primi atti della repubblica di Barbados, nata dopo l'addio alla Corona britannica, è stato quello di nominare una delle sue cittadine più famose, la popstar Rihanna, "eroina nazionale". La cantante è stata una sorta di madrina della cerimonia chiamata 'Pride of Nationhood' in cui dignitari e alti funzionari, fra cui il principe Carlo, hanno salutato la storica transizione dalla regina Elisabetta come capo di Stato di Barbados alla prima presidente, Sandra Mason. E' stata la premier del Paese caraibico, Mia Mottley, a insignire la celebrità internazionale del prestigioso riconoscimento. "Possa tu continuare a brillare come un diamante e portare onore alla tua nazione", ha detto alludendo così a uno dei più grandi successi della cantante, 'Diamonds' del 2012.

Gaia Cesare per "il Giornale" il 28 ottobre 2021. Un bastone da passeggio è comparso fra le sue mani il 12 ottobre all'Abbazia di Westminster e l'ha accompagnata nelle ultime uscite pubbliche. «Per comodità», dicono. Gli amati cani, due corgi e un dorgi, non fanno la passeggiata con lei da una settimana, da quando mercoledì scorso è stata costretta ad annullare la visita in Irlanda del Nord e ha passato una notte in ospedale per un «ricovero precauzionale», confermato da Buckingham Palace solo quando la notizia è diventata di dominio pubblico, 36 ore dopo, a causa della soffiata pubblicata dal tabloid «The Sun». Il medico - indiscrezione non confermata - le avrebbe anche vietato di bere alcolici, incluso il Martini Dry, il suo drink serale preferito. E adesso è arrivato anche l'ultimo annuncio imprevisto: la Regina non parteciperà alla Cop26, la conferenza sul clima che si apre domenica a Glasgow, in Scozia, un appuntamento sul quale saranno puntati gli occhi del mondo e che l'avrebbe vista, come sempre, perfetta padrona di casa tra i potenti del mondo, nonostante le defezioni del russo Vladimir Putin e del cinese Xi Jinping. Una decisione presa «a malincuore» - hanno fatto sapere da Buckingham Palace - ma tanto basta per sollevare qualche sospetto sulla salute di Sua Maestà Elisabetta II, 95 anni, di cui 69 passati sul trono del Regno Unito, e che nel 2022 festeggerà il Giubileo di Platino: 70 anni da sovrana. La Regina fino a ieri è stata al telefono con il ministro delle Finanze Rishi Sunak, come consuetudine prima della presentazione della Finanziaria da parte del governo. Nel solo mese di ottobre, Sua Maestà ha già partecipato a 19 eventi - un carico non da poco per un'ultranovantenne - e fonti di palazzo fanno sapere che è «di buon umore» e sta seguendo i consigli: riposo e doveri leggeri. Eppure l'impressione è che per la prima volta dopo molti anni, la regina più amata del mondo, la più longeva del Regno Unito, ora faccia fatica a nascondere l'inesorabile passare degli anni, specie dopo aver perso ad aprile il marito, il principe Filippo, la sua «roccia». La distanza tra Londra e la Scozia, il coronavirus che ancora imperversa in Gran Bretagna, il suo recente ricovero hanno certamente contribuito alla decisione di non approdare a Glasgow. Ma la mossa sembra essere solamente l'inizio di una nuova fase. Ne è convinto l'esperto di questioni regali Roya Nikkhah, del Sunday Times, che affrontando l'argomento ai microfoni di Bbc Radio 4, ha spiegato: «Penso ci sarà una rivalutazione e forse un leggero cambio di marcia nel tipo di lavoro che fa la regina, nelle distanze che percorre. La vedremo ancora in giro ma credo ci sarà un cambio di marcia, una valutazione sugli impegni ai quali è necessario che partecipi e che sente di poter fare davvero. Credo ci sarà una revisione costante in futuro d'ora in poi». A confermare il probabile cambio di rotta è anche Joe Little, direttore esecutivo di Majesty magazine, mensile sulla Casa reale: «Dovremo abituarci alle cancellazioni dell'ultimo minuto». A Glasgow, Elisabetta II sarà comunque presente con un video girato per l'occasione al castello di Windsor, mentre a rappresentare la Famiglia reale saranno Carlo, principe di Galles, e il figlio William, Duca di Cambridge. Sua Maestà farà il tifo perché la Conferenza sul clima sia «un successo» - dicono fonti di Palazzo - dopo che in un fuori-onda la Regina aveva rievocato il «bla bla bla» di Greta Thunberg contro i politici: «È davvero irritante quando parlano e non fanno».

Così la Regina ha violato le regole. Francesca Rossi il 29 Ottobre 2021 su Il Giornale. Non sempre la regina Elisabetta ha rispettato la regola della neutralità, creando una breccia nel muro di impassibilità regale attraverso cui possiamo scoprire la sua vera personalità. “Il silenzio è d’oro”, recita un celebre detto. Nessuna come la regina Elisabetta ha saputo interpretare queste parole alla lettera, riuscendo per 70 anni a indossare la maschera della neutralità politica. Alcune volte, però, è accaduto che la vera Lilibet facesse capolino dai diamanti della sua corona, gettando alle ortiche le regole del governo. Dalla spilla funebre “usata” contro Trump al “cappello europeista” tutti i rarissimi momenti in cui la sovrana ha spezzato le catene dell’imparzialità, rivelando sotto al mantello d’ermellino lo spirito combattivo che la contraddistingue ancora oggi, a 95 anni.

Perché la regina Elisabetta deve essere politicamente neutrale?

Così vuole la legge inglese, formatasi sul delicato equilibrio tra potere monarchico e potere parlamentare. Sua Maestà è ormai un simbolo e, come tale, deve rappresentare tutto il popolo senza alcuna distinzione. Il sito ufficiale dei Windsor scrive: “Come Capo di Stato la Regina deve rimanere strettamente neutrale rispetto alle questioni politiche. Per convenzione la Regina non vota, né può candidarsi alle elezioni, comunque Sua Maestà ha importanti ruoli formali e cerimoniali in relazione al governo del Regno Unito”. Il riferimento è alle varie prerogative regali come, per esempio i consigli politici, benché privati, elargiti ogni settimana dalla sovrana al suo primo ministro. L’imparzialità è anche una conseguenza della Guerra Civile Inglese (1642-1651), durante la quale il re Carlo I si schierò contro il parlamento, rimettendoci letteralmente la testa. Nel 1649, infatti, venne decapitato e da quel momento la monarchia inglese comprese che, se voleva sopravvivere, doveva rimanere al di sopra del grande “gioco” della politica.

La Regina contro l’estremismo islamico

Una delle rare volte in cui la regina Elisabetta espresse senza mezzi termini la sua opinione fu nel 2012. Il corrispondente della BBC Frank Gardner rivelò che Sua Maestà gli avrebbe detto di essere contrariata perché gli ufficiali britannici non erano riusciti ad arrestare prontamente l’imam radicale della moschea di Londra, Abu Hamza al-Masri, poi condannato nel 2015 all’ergastolo per terrorismo. Gardner riferì: "In realtà posso dirvi che la Regina è davvero sconvolta dal fatto che non vi fosse modo di arrestare quell’uomo. Non riusciva a capire per quale motivo, di sicuro doveva essere stata trasgredita qualche legge”, poi aggiunse: “[La Regina] parlò al segretario personale a quell’epoca e disse: ‘Di sicuro quell’uomo deve aver infranto delle leggi, perché è ancora in libertà?”. La conversazione, però, era privata e per nessun motivo sarebbe dovuta arrivare alle “orecchie” dei media. La BBC considerò “inappropriato” il comportamento di Frank Gardner e questi dovette scusarsi pubblicamente.

La regina Elisabetta è favorevole alla Brexit?

Questione controversa. Una fonte anonima rivelò al Sun che, nel 2011, durante un pranzo privato al Castello di Windsor a cui partecipava l’allora premier Nick Clegg, sostenitore dell’Ue, la Regina avrebbe detto: “L’UE sta andando nella direzione sbagliata”. Buckingham Palace e lo stesso primo ministro, però, smentirono l’accaduto. Il 21 giugno 2017, dopo il referendum sulla Brexit, la sovrana pronunciò il suo “Queen’s Speech” davanti al parlamento indossando un completo blu e un cappello abbinato con fiori gialli che molti giornali ribattezzarono “il cappello europeista”, perché ricordava i colori simbolo dell’Europa. Angela Kelly, stylist della Regina, minimizzò, sostenendo che Sua Maestà avesse semplicemente scelto una tonalità che amava molto. Nel 2018 durante il banchetto in onore dei reali d’Olanda. Elisabetta II, rivolta al sovrano ospite, disse: “Ricordo la visita a Londra di sua nonna, la regina Beatrice d’Olanda...quando dissi di come…gli stretti rapporti fra le nostre due nazioni sarebbero diventati sempre più importanti nel momento in cui emergeva una nuova configurazione europea…Oggi guardiamo a una nuova partnership con l’Europa…”. Parole che vennero interpretate come una volontà della regina Elisabetta di rimanere nell’Ue, oppure optare per una “soft Brexit”“. Nello stesso anno Sua Maestà avrebbe anche rivelato di essere “preoccupata” a causa delle modalità di concretizzazione della Brexit.

L’indipendenza scozzese

Uno degli aneddoti più famosi legati all’infrazione della regale imparzialità riguarda il referendum con cui la Scozia, nel 2014, chiedeva l’indipendenza dal Regno Unito. Secondo il Times e il Telegraph Sua Maestà, di fronte alle persone che erano accorse per vederla dopo la messa nella chiesa di Crathie Kirk, vicino a Balmoral, avrebbe pronunciato una sola frase: “Spero che la gente penserà con molta attenzione al futuro”. I giornali lessero queste parole come un invito a scegliere la Corona al referendum, ma Buckingham Palace si affrettò a precisare che si trattava di “conversazioni private” e che spettava al popolo scozzese decidere. Il 18 settembre 2014 fu il no alla secessione a vincere con il 55,3% dei voti.

Il gioiello della discordia

La regina Elisabetta ha l’abitudine di lanciare messaggi, non solo politici, anche attraverso i suoi gioielli. In un’occasione della visita di Stato dell’ex presidente Donald Trump, nel luglio del 2018. Sua Maestà, infatti, indossò tre spille particolari: quella donatale dai coniugi Obama nel 2016 a forma di fiore verde con diamanti, agata e oro, la “Queen Mother Palm Leaf Brooch”, spilla a foglia di palma con diamanti che la Regina Madre sfoggiò al funerale del marito, Giorgio VI e, infine, la “Sapphire Jubilee Snowflake Brooch”, un gioiello che sembra un fiocco di neve tempestato di zaffiri e diamanti, regalo del Canada, Paese con cui Trump non ha buoni rapporti. Tre spille per esprimere l’antipatia di Elisabetta II nei confronti di “The Donald”? Non ne abbiamo la sicurezza. Però la tradizione con cui Sua Maestà lascia “parlare” i gioielli al suo posto è diventata famosa a Palazzo con un nome “eloquente”: “Brooch Warfare”, cioè “la guerra a forza di spille”.

La Regina paladina dell’ambiente

L’ultima infrazione alla neutralità in ordine di tempo risale allo scorso 14 ottobre, durante la cerimonia d’apertura del parlamento gallese avvenuta a Cardiff. La sovrana, parlando in confidenza con Camilla e con il capo dell’assemblea, Elin Jones, si sarebbe lasciata andare a delle esternazioni sull’imminente conferenza Cop26 di Glasgow che tratterà il tema della salvaguardia del pianeta e avrà luogo dal 31 ottobre al 12 novembre 2021 sotto la presidenza del Regno Unito. Sua Maestà avrebbe dichiarato: “Ho sentito parlare di Cop26 ma non so ancora chi arriverà. Sappiamo solo di persone che non vengono. È davvero irritante quando parlano ma non agiscono”. Indomabile regina Elisabetta, che bacchetta i leader di tutto il mondo come fossero suoi primi ministri.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arab

Dagotraduzione dal Daily Mail il 19 ottobre 2021. La regina Elisabetta, 95 anni, ha gentilmente rifiutato il premio di “The Oldie of the Year Awards” perché «non crede di soddisfare i criteri». Sua Maestà ha detto che l’età è quella che si sente: «sei tanto vecchio quanto ti senti» e ha aggiunto che spera che trovino un «destinatario più degno». La presidentessa del premio, Gules Brandreth, aveva scritto al segretario privato della monarca Sir Edward Young per chiedere se sarebbe stata disposta ad accettare il premio “Oldie of the Year”. Ma, in una lettera pubblicata nel numero di novembre della rivista, il suo assistente segretario privato Tom Laing-Baker ha spiegato: «Sua Maestà crede che la vecchiaia è quello che uno si sente, e per questo La Regina non crede di soddisfare i criteri pertinenti per essere in grado di accettare e spera che troverete un destinatario più degno». Gli Oldie Awards di quest'anno si sono svolti martedì pomeriggio al Savoy Hotel di Londra e hanno visto la partecipazione della nuora di Sua Maestà, Camilla. Per quasi trent'anni, The Oldie Magazine ha tenuto la cerimonia di The Oldie of the Year Awards per celebrare il successo di coloro che hanno dato un contributo speciale alla vita pubblica. I precedenti vincitori sono premi Oscar e premi Nobel, infermieri, Sir John Major, Dame Olivia de Havilland, David Hockney.  Il premio dell'anno scorso è andato alla cantante di Downtown Petula Clark, che da otto decenni ha una carriera di successo nel mondo dello spettacolo. Tra i vincitori di quest'anno degli Oldie Awards 2021 ci sono Delia Smith, Bob Harris, Barry Humphries, Margaret Seaman, Roger McGough, il dottor Saroj Datta, il dottor Mridul Kumar Datta e Sir Geoff Hurst.

Dall'aborto al razzismo, le accuse che imbarazzano la Regina. Francesca Rossi il 15 Ottobre 2021 su Il Giornale. Nuovi libri che promettono clamorose verità sugli scandali della royal family e potrebbero così offuscare il Giubileo di Platino della regina Elisabetta. Stiamo davvero per conoscere il nome del presunto “razzista” presente nella royal family? È possibile che una foto della Regina sia all’origine della Megxit? Harry è davvero convinto delle sue scelte? C’è chi giura di averlo quasi visto piangere durante il suo ultimo impegno ufficiale come membro senior dei Windsor. I Sussex sono vittime dei Windsor, o una coppia volubile capace di licenziare in tronco la tata di Archie alla sua seconda notte di lavoro? Secondo una delle teorie a favore dei duchi, la royal family li avrebbe allontanati perché gelosa della loro popolarità. I due avrebbero perfino trascorso il secondo anniversario di nozze nella più completa solitudine. Questi e molti altri aneddoti sconcertanti sono narrati nei cinque libri che giurano di dire tutta la verità sulla morte di Lady Diana, sulla Megxit e sullo scandalo Epstein.

Harry, il principe a intermittenza

Il libro più pericoloso e temuto dalla royal family: l’autobiografia di Harry, la cui uscita è prevista nel 2022. A fare clamore è soprattutto l’incertezza per ciò che il duca scriverà, aiutato dal suo ghostwriter, J.R Moheringer. Il comunicato con cui il principe ha rivelato il mondo il suo progetto con la Penguin Random House chiarisce: “Ho scritto questo libro non da principe, quale sono nato, ma da uomo quale sono diventato”. Parole che nasconderebbero un’implicita chiave di lettura: Harry non si ritiene più vincolato alle regole del suo casato. Ma non rinuncia al titolo che gli garantisce la fama. Avrebbe già ricevuto 15 milioni di sterline d’anticipo per il suo libro. Sembra addirittura che questo denaro sia uno strumento con cui gli editori cercano di blandire il principe per fargli rivelare il nome del presunto membro razzista dei Windsor. Spiega Penny Junor: “Gli editori vorranno molto indietro, visti i soldi che hanno investito come, ad esempio, nominare questo cosiddetto razzista”. Harry ha venduto la sua famiglia per soldi?

La Megxit in una foto

In questi giorni sui giornali sta rimbalzando un’indiscrezione che arriva dritta dal libro del 2018 “Meghan. A Hollywood Princess” di Andrew Morton. Nei capitoli inseriti nella nuova versione in uscita il 14 ottobre 2021, l’autore torna al 3 gennaio 2020, quando sui profili social della royal family comparve un ritratto ufficiale della sovrana insieme agli eredi al trono Carlo, William e George, nella sala del trono a Buckingham Palace. Questo scatto avrebbe mandato su tutte le furie i Sussex, all’epoca in Canada, spingendoli, l’8 gennaio 2020, ad annunciare la Megxit. Scrive Morton: “Agli occhi dei duchi le prove erano evidenti. E quello scatto non faceva che confermare la loro tesi: c’era un accordo tacito, la monarchia sarebbe andata avanti anche senza di loro. Avevano la sensazione che a Palazzo, nonostante la popolarità internazionale, fossero considerate figure marginali…Il principe Harry e Meghan Markle sospettavano che l’intera istituzione tramasse contro di loro”. Siamo sicuri che l’ira dei Sussex non sia spiegabile con un’eccessiva permalosità mista a una sindrome da “eterni secondi”?

Le lacrime del principe Harry

Nella versione aggiornata del libro del 2019, “Battle of Brothers” (Harper Collins), nelle librerie dal 15 ottobre 2020, Robert Lacey narra un aneddoto avvenuto il 9 marzo 2020, al Commonwealth Day Service nell’Abbazia di Westminster. L’ultimo appuntamento ufficiale a cui parteciparono i duchi di Sussex. Il protocollo dell’evento prevedeva che solo William e Kate camminassero accanto alla sovrana. Lacey racconta: “Il problema era che duemila ordini di servizio erano già stati distribuiti intorno all’Abbazia e dentro c’era scritto che William e Kate sarebbero entrati e sarebbero stati trattati come il principale partito reale, senza fare alcun riferimento a Harry e Meghan. Un affronto nero su bianco, sotto gli occhi di tutti”. Il duca di Sussex non avrebbe retto il colpo perché, come scrisse il Daily Mail, in quel frangente “era piuttosto sensibile ed emotivo” . La sua reazione, spiega un esperto citato da Lacey, rasentava la disperazione: “Il battito di ciglia accelerato suggeriva che Harry stesse trattenendo le lacrime”. Un pianto di rabbia o di pentimento?

Dalla morte di Lady Diana alla Megxit

Il prossimo 12 aprile 2022 l’esperta di questioni reali Tina Brown pubblicherà con la Penguin Random House “The Palace Papers: Inside The House of Windsor-The Truth and The Turmoil”. Il comunicato di lancio del libro promette scintille: “Mai più’ divenne il mantra della regina Elisabetta II subito dopo la morte di Diana. Più specificatamente non avrebbe mai più dovuto esserci ‘un’altra Diana’, un membro della famiglia la cui popolarità mettesse in ombra, offuscasse e diventasse una minaccia per la monarchia britannica”. Il comunicato prosegue: “L’avvincente storia segreta della royal family britannica dalla morte della principessa Diana, dalle tensioni con la Regina fino alla defezione di Harry e Meghan. The Palace Papers rivela come la royal family si è reinventata dopo gli anni drammatici in cui la sfolgorante celebrità di Diana squarciò come fosse una cometa il casato dei Windsor…cambierà una volta per tutte la percezione che il mondo ha della royal family”. Tina Brown è famosa per le sue indagini meticolose. Sarà lei la voce imparziale che stiamo aspettando?

“Finding Freedom”, nuovi capitoli in difesa di Harry e Meghan

Lo scorso 31 agosto è uscita, per Harper Collins, la versione aggiornata del libro “Finding Freedom”, di Scobie e Durand. In realtà sarebbe meglio definirlo la difesa aggiornata di Harry e Meghan. Oltre alla tragedia dell’aborto della duchessa di Sussex, vengono svelati altri retroscena: la royal family sarebbe stata tenuta all’oscuro dell’intervista dei Sussex a Oprah. Al funerale del principe Filippo, poi, i Windsor sarebbero stati sollevati alla prospettiva di non vedere Meghan, poiché temevano che la sua presenza scatenasse “scenate da circo e spettacoli poco piacevoli”. In generale i Sussex vengono dipinti come vittime dei Windsor. Due episodi emblematici: il primo risale al Remembrance Day 2020, quando la regina Elisabetta si sarebbe rifiutata di depositare la corona di papaveri inviata da Harry, lasciandola appassire in una scatola. L’altro aneddoto ci riporta al secondo anniversario di nozze di Harry e Meghan, festeggiato con cibo d’asporto messicano di un take away. Due poveri ragazzi indifesi o persone che hanno fatto una scelta e devono prendersene la responsabilità? 

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel m

Dagotraduzione dal Daily Mail il 3 settembre 2021. A Buckingham Palace sono furiosi. Sono infatti stati svelati i piani “top secret” ideati per il giorno della morte della regina Elisabetta. L’”Operazione London Bridge” era stata condivisa solo con un piccolo gruppo di persone e stabiliva cosa fare nei minuti e nelle ore successive alla morte della sovrana. Secondo il piano entro i primi dieci minuti tutte le bandiere di Whitehall saranno abbassate a mezz’asta, il principe Carlo darà la notizia in tv e poi inizierà un tour per il Regno Unito. Alla Cattedrale di St. Paul sarà allestito un servizio commemorativo all’apparenza organizzato spontaneamente dai ministri del governo. Il sito web della famiglia reale pubblicherà una sola pagina completamente nera con una breve dichiarazione a confermare la morte di Sua Maestà. Tutti i siti web gov.uk avranno un banner nero. La prima persona al di fuori di Buckingham Palace ad essere informata dell’evento sarà il Primo Ministro. A telefonargli sarà il segretario della Regina. Poi le telefonate si diffonderanno a tutti gli altri, compresi i capi delle forze militari, che ore dopo faranno sparare i cannoni. Il messaggio sarà lo stesso per tutti: «Siamo appena stati informati della morte di Sua Maestà la Regina. Serve discrezione». La famiglia reale convocherà televisione e stampa per annunciare la notizia e confermare che il funerale avrà luogo dieci giorni dopo nell’Abbazia di Westminster. Alle 18 il principe Carlo darà l'annuncio in diretta tv. La bara dove saranno esposte le spoglie della regina resterà aperto ventitrè ore al giorno, per tre giorni consecutivi, con visite in fasce orarie e biglietti per i vip. Prima di essere sepolta accanto al consorte, il suo corpo sarà esposto per tre giorni al Palazzo di Westminster. Il piano, che è stato redatto dal governo per la prima volta negli anni Sessanta ed è stato aggiornato durante la pandemia, è stato diffuso da Politico. Nel documento il giorno della morte della sovrana viene chiamato il D-Day. L’Operazione è stata pianificata anche per i social media. Ad aggiungere ulteriore imbarazzo alla fuga di notizie, insieme ai dettagli sulla morte della regina è trapelato anche il piano per l’ascesa al trono del principe Carlo, dal titolo “Spring Tide”. L'ufficio di gabinetto potrebbe ora avviare un'indagine formale entro pochi giorni su chi ha fatto trapelare i documenti, con il segretario di gabinetto Simon Case, che in precedenza ha lavorato per il principe William, che dovrebbe prendere la decisione la prossima settimana, secondo The Mirror .

Il protocollo "London Bridge" sulla morte della regina Elisabetta II. Samuele Finetti il 3 Settembre 2021 su Il Giornale. Rivelati i documenti per affrontare la morte della regina e l'incoronazione del principe Carlo. Previste misure senza precedenti per gestire l'arrivo a Londra di milioni di persone e di capi di Stato di tutto il mondo. Tra meno di due anni, il 2 giugno 2023, festeggerà il 70esimo anniversario dall'incoronazione. E a 95 anni Elisabetta II del Regno Unito gode ancora di ottima salute. Ma, vista l'età, i piani per gestire le ore e i giorni successivi alla morte della regina sono stati predisposti da tempo e aggiornati in continuazione, anche a causa della pandemia. Negli anni si sono rincorse indiscrezioni più o meno attendibili, tra le tante quella secondo cui il primo ministro verrebbe informato con una telefonata di poche parole: "Il London Bridge è caduto". Cosa fosse vero o meno si scopre oggi: il sito Politico.eu, infatti, è riuscito a visionare i documenti ufficiali con ogni dettaglio. Carte che rivelano una preparazione maniacale in vista di un evento che scuoterà il Regno unito e non solo e per il quale le autorità prevedono un afflusso senza precedenti nelle strade della capitale. Le autorità britanniche hanno preparato due piani distinti: l'operazione "London bridge", per gestire la scomparsa di Elisabetta, e l'operazione "Spring Tide", per avviare la successione al trono del principe Carlo. Il giorno della morte è definito nei documenti "D-day". La prima preoccupazione sarà quella di avvertire le più alte cariche del Regno. Il primo ministro sarà informato dal segretario personale della regina. A dare l'annuncio alla nazione sarà l'Associazione nazionale della stampa. Nel frattempo, tutte le bandiere che sventolano su Whitehall, la strada che collega Trafalgar Square a Parliament Square dovranno essere ammainate entro 10 minuti per evitare "rischi di rabbia popolare". Sulla questione le carte si soffermano a lungo, anche perché anni fa un'esercitazione al rilento sollevò preoccupazioni. I lavori del parlamento inglese e di quello scozzese verranno sospesi. Come immaginabile la questione social sarà centrale. La home page del sito della famiglia reale verrà aggiornata ad una schermata nera, con un breve messaggio di conferma della morte. Il sito del governo inglese e quelli dei ministeri mostreranno un banner nero, tutte le pagine social interromperanno la normale attività. Poco più tardi, la famiglia reale annuncerà la data dei funerali, prevista dieci giorni più tardi. La prima autorità a parlare al pubblico sarà il primo ministro, mentre in serata il nuovo re Carlo parlerà in diretta alla nazione. Il giorno dopo, indicato nei documenti con la sigla "D+1", il Consiglio di successione verrà convocato per proclamare formalmente il passaggio della corona sulla testa del nuovo monarca. Dopo tre giorni, re Carlo partirà per un tour del Regno Unito la cui prima tappa sarà Edimburgo. Il quarto giorno, la salma di Elisabetta verrà trasferita al palazzo di Westminster, dove il pubblico potrà renderle omaggio per 23 ore al giorno. Intanto il governo sarà assorbito dall' "immenso carico di lavoro" per la preparazione del funerale, che comprenderanno l'organizzazione degli arrivi di capi di Stato e Vip e l'attivazione delle misure di sicurezza. I funerali verranno celebrati dopo dieci giorni. Per l'occasione verrà decretata una "giornata di lutto nazionale", anche se, precisa il piano, se non dovesse cadere nel weekend ai lavoratori non sarà garantito alcun giorno di ferie.

Samuele Finetti. Nato in Brianza nel 1995. Due grandi passioni: la Storia, specie quella dell’Italia contemporanea, che ho coltivato all’Università Statale di Milano, dove mi sono laureato con una tesi sulla strage di piazza Fontana. E poi il giornalismo, con una frase sempre in mente: «Voglio poter fare, soltanto, una cronaca di fatti e di parole veri». Ostinatamente prezzoliniano

Da "Ansa" il 9 giugno 2021. Monta la polemica nel Regno Unito per la decisione di un gruppo di studenti della celebre università inglese di Oxford, fra cui diversi figli di minoranze etniche, di rimuovere da un'ambiente comune autogestito all'interno dell'ateneo il quadro con l'immagine di rito della regina Elisabetta: considerata, in quanto rappresentante della monarchia, un simbolo del passato coloniale britannico. L'episodio ha scatenato oggi la reazione furiosa della stampa di destra, prime pagine di alcuni tabloid in testa. Ed è stato definito "semplicemente assurdo" da Gavin Williamson, ministro dell'Educazione nel governo Tory di Boris Johnson, che in un tweet ha rivendicato alla sovrana attuale di aver "illustrato al meglio" il Paese nei suoi quasi 70 anni di regno e di aver "lavorato senza risparmio per promuovere i valori britannici di tolleranza, apertura e rispetto nel mondo". Stando ai media, gli studenti del comitato che gestisce la Middle Common Room nello storico Magdalen College di Oxford hanno votato per la rimozione del ritratto sulla base del fatto che, "secondo alcuni" iscritti, "le immagini della monarca e della monarchia britannica rappresentano la storia coloniale recente". Accuse e iniziative del genere si sono susseguite negli ultimi mesi, alimentate anche dalla protesta dei movimenti anti-razzisti di Black Lives Matter riprodotti in Europa e nel Regno sulla scia degli Usa. Dinah Rose, avvocata e presidente del Magdalen College, ha precisato che l'ateneo non è coinvolto nella decisione, ma ha aggiunto di voler rispettare "il diritto alla libertà di espressione e di dibattito" degli studenti. Mentre il giornale filo-conservatore Daily Telegraph ha condannato l'episodio presentando in un commento la regina come "ultima vittima della cancel culture". "Vergogna a Oxford", è insorto da parte sua il populista Daily Mail; a cui ha fatto eco non meno indignato un altro tabloid, il Daily Express, titolando a tutta pagina: "Come osano! Gli studenti di Oxford cancellano la nostra Regina".

Chiara Bruschi per "il Messaggero" il 10 giugno 2021. Un ritratto che raffigura la regina Elisabetta è stato rimosso dalla sala riunioni del Magdalen College, uno dei più prestigiosi di Oxford. La decisione è stata presa dagli studenti del comitato Mcr (Middle common room) che ha approvato una mozione proposta dal loro presidente, l'americano 25enne Matthew Katzman, laureato a Stanford e dottorando in Informatica nella cittadina inglese. Secondo il giovane quell' immagine rappresenta «un'istituzione responsabile del colonialismo» e pertanto la sua presenza metteva «a disagio alcuni studenti». Katzman ha anche proposto di vendere il quadro all' asta si tratta di una riproduzione di un ritratto del 1952 per raccogliere fondi da destinare a chi sta soffrendo ancora oggi le conseguenze del colonialismo. LA DECISIONE «La decisione è stata presa dopo un dibattito relativo a una sala di uso comune - ha spiegato il giovane luogo che dovrebbe essere uno spazio neutro, dove tutti devono sentirsi bene, indipendentemente dalla provenienza o dalle opinioni. La famiglia reale è già ampiamente rappresentata in molte altre aree del college pertanto ci siamo trovati d'accordo nel ritenere che questa stanza potesse farne a meno». Lo studente ha poi descritto la ristampa come una «riproduzione della regina di scarso valore, che era stata appesa al muro della sala alcuni anni fa». Il Magdalen College, fondato nel 1458, era stato visitato dalla sovrana nel 2008, in occasione del 550esimo anniversario ed è uno dei più prestigiosi della cittadina inglese. Tra i suoi ex studenti annovera, oltre a personalità di spicco della politica, anche lo scrittore Oscar Wilde. E proprio per la rilevanza dell'istituzione, la notizia ha scatenato il dibattito in tutto il Regno Unito. Se la preside del College Dinah Rose QC ha difeso la decisione del comitato, che deve avere «libertà di parola e di dibattito politico», non sono della stessa opinione il pro-rettore di Oxford, Lord Patten, che ha definito gli studenti «offensivi e ignoranti», e il ministro dell' Istruzione britannico, Gavin Williamson, che ha descritto come «assurda» la rimozione del quadro: «La regina è ciò che di meglio c' è nel Regno Unito ha spiegato nel suo lungo regno è stata portatrice di messaggi di tolleranza, coesione e inclusione». Ospite al programma televisivo Good morning Britain, invece, il professor Kehinde Andrews dell'università di Birmingham ha sottolineato come la regina non rappresenti solo il colonialismo ma sia anche il «simbolo numero uno della supremazia bianca». Soffermandosi sul dipinto in questione, poi, ha messo in evidenza i gioielli indossati dalla sovrana, «rubati a popolazioni di colore di diverse parti del mondo». Anche la regina, dunque, è finita nel vortice della cancel culture, quella cultura della cancellazione che sta portando sempre più spesso alla rimozione di statue dai luoghi pubblici e di nomi storici da prestigiosi istituti: il bronzo a figura intera di Edward Colston, lodato per le sue attività di filantropo fino allo scorso anno, era stato gettato in acqua a Bristol perché mercante di schiavi, durante le proteste del movimento Black Lives Matter scatenate dalla morte di George Floyd. E sempre a Oxford ha rischiato lo stesso trattamento la statua del colonizzatore d' Africa Cecil Rhodes davanti all' Oriel College, oggetto di numerose proteste da parte degli studenti.

L'ULTIMO CASO L' ultimo caso riguarda invece la Business School della City University di Londra, che dal prossimo settembre non sarà più intitolata a Sir John Cass, anche lui accusato di essersi arricchito con la tratta degli schiavi, ma a Thomas Bayes, teologo e matematico. Personalità fino a oggi acclamate dunque stanno finendo una a una sul muro della vergogna. Una caccia alle streghe che nel Regno Unito non sta risparmiando nessuno, nemmeno sua maestà.

Chiara Bruschi per "il Messaggero" il 3 giugno 2021. Razzismo alla corte dei Windsor. Ovvero, un'altra gatta da pelare per Sua Maestà la regina Elisabetta. Proprio nel giorno in cui sono stati annunciati i grandi festeggiamenti per il suo giubileo di platino del 2022, quando la sovrana celebrerà per la prima volta nella storia della monarchia britannica 70 anni di regno, con tanto di parata e concerti dopo due anni di cerimonie in sordina a causa della pandemia, una nuova pesante accusa si è abbattuta su Buckingham Palace. I primi a puntare il dito erano stati il nipote di Elisabetta II, Harry, e la moglie Meghan Markle, che intervistati da Oprah Winfrey lo scorso marzo avevano fornito una testimonianza dell'accaduto: «Il colore della pelle di nostro figlio Archie è stato oggetto di numerosi dibattiti in famiglia ancor prima che nascesse avevano detto indignati poiché c' era preoccupazione sull' impatto che questo avrebbe avuto sulla monarchia». IL DOSSIER A tali dichiarazioni aveva risposto piccato il principe William, il quale aveva ribadito alle telecamere un fugace ma eloquente: «Non siamo assolutamente una famiglia razzista». Come dicevano i latini, però, verba volant e scripta manent. E se delle discussioni interne alla royal family non vi è alcuna traccia, alcuni importanti documenti ufficiali emersi nelle ultime ore e risalenti agli anni Sessanta sembrano dare torto al primogenito di Lady Diana. Almeno per quanto riguarda il personale di Buckingham Palace. Tali dossier, infatti, ritrovati negli Archivi Nazionali e pubblicati dal quotidiano The Guardian, mettono in luce due importanti verità. La prima riguarda le «persone di colore o straniere», alle quali, si legge nel documento, è fatto impedimento di «ricoprire ruoli d' ufficio», mentre tali candidature sono «ben accette» nelle «mansioni domestiche». E la seconda, che arriva fino ai giorni nostri, rende la regina e il suo staff esente da qualsiasi denuncia per discriminazioni di sesso e razza: in altre parole, un dipendente di Buckingham Palace che ritiene di essere vittima di tale trattamento, non poteva e non può tuttora rivolgersi a un tribunale per avere giustizia. Per ricostruire la faccenda occorre tornare indietro nel tempo, al finire degli anni Sessanta. Nel 1968 il Segretario di Stato per gli affari interni James Callaghan vuole estendere la legge già approvata per garantire l'uguaglianza negli spazi pubblici anche ai luoghi di lavoro, così da vietare a chi seleziona il personale di assumere sulla base della provenienza o del colore della pelle. Un cambiamento che il Palazzo non accoglie con favore, stando alla corrispondenza tra TG Weiler, funzionario dell'Home Office (il corrispettivo del nostro Ministero degli Interni), e Lord Tyron, responsabile delle finanze della regina. Secondo quest' ultimo, scrive Weiler nel febbraio di quell' anno, lo staff della sovrana poteva essere diviso in tre categorie e non tutte potevano essere ricoperte da persone di colore. C' erano: «(a) ruolo senior, esente da tale legge; (b) ruolo impiegatizio, che è consuetudine non assegnare a persone di colore immigrate o straniere; (c) personale domestico, dove invece le persone di colore vengono ampiamente prese in considerazione». Lord Tyron, infine, cede, ma a una condizione: che a Buckingham Palace venga garantita la stessa esenzione di cui godono gli uffici diplomatici, ovvero quella di assumere soltanto chi è stato residente nel Regno Unito per almeno cinque anni.

L' ITER DEI RECLAMI Nella legge, inoltre, era prevista l'istituzione di un organismo, il Race relations board, incaricato di esaminare le denunce di razzismo (alle quali si aggiungono quelle di discriminazione sessuale con una nuova legge negli anni '70) avanzate da eventuali vittime. Anche questo però non convince il Palazzo e le due parti arrivano a un accordo. Se un membro dello staff della sovrana avesse inviato un reclamo a tale organismo, quest' ultimo avrebbe dovuto dirottarlo non a un tribunale come avveniva per tutti gli altri - ma direttamente al Segretario di Stato. Un' esenzione che è stata rinnovata nel 2010 e che quindi risulta in vigore anche oggi. Buckingham Palace ancora una volta ha scelto il silenzio e ha deciso di non commentare, limitandosi a precisare di aver assunto diverse persone appartenenti a minoranze e di averne dimostrazione nei registri degli anni Novanta, mentre per quanto riguarda gli anni precedenti tale dato non veniva registrato. Parole che, molto probabilmente, non basteranno ad archiviare la polemica.

Regina Elisabetta, "non deve rispettare le leggi contro le discriminazioni": spuntano documenti esplosivi, la vergogna della famiglia reale. Libero Quotidiano il 02 giugno 2021. La Famiglia Reale in passato ha negoziato delle clausole che le hanno consentito di non sottostare alle leggi contro le discriminazioni. Norme che vietano distinzioni in base alla razza e al sesso nel Regno Unito. La ha rivelato il Guardian, che ha pubblicato documenti esclusivi secondo cui le clausole negoziate in precedenza sarebbero valide ancora oggi. Le carte inedite rivelano anche che almeno fino alla fine degli anni 60 "immigrati o stranieri di colore" erano esclusi da ruoli ufficiali a Buckingham Palace. Buckingham Palace non ha mai voluto rispondere alle domande sul divieto ma ha ricordato che personale proveniente da minoranze etniche è stato impiegato negli anni '90. I documenti - come riporta l'Ansa - sono stati scoperti all'interno degli Archivi Nazionali nell'ambito di un'indagine del Guardian sull'uso da parte della famiglia reale di una oscura procedura parlamentare, detta "Queen's consent", che consente di influenzare segretamente il contenuto delle leggi britanniche. L'esenzione della Royal Family dal divieto di discriminazione è entrata in vigore negli anni '70, quindi poco dopo l'emanazione delle relative leggi in materia. In pratica, scrive il Guardian, per quasi 50 anni è stato impossibile per persone appartenenti a minoranze etniche che lavoravano a Palazzo presentare denuncia in caso di eventuale discriminazione. Dopo queste rivelazioni, Buckingham Palace ha pubblicato un comunicato in cui non si nega che la regina sia stata, o sia ancora, esentata dalle leggi. Tuttavia viene precisato che la regina Elisabetta aveva, o ha, una procedura speciale per accogliere i reclami relativi alle discriminazioni.

"Dalla regina niente lavoratori neri". Gaia Cesare il 3 Giugno 2021 su Il Giornale. Il regolamento di Buckingham Palace vieta fin dagli anni '60 personale di colore. Domestici sì, impiegati no. I neri potevano fare lavori di fatica a Buckingham Palace, ma non potevano accedere ai lavori d'ufficio. Come se non fossero bastati Harry e Meghan ad aver puntato il dito contro la Casa reale, accusando un suo membro di razzismo - senza mai farne il nome - per aver espresso preoccupazione per il colore della pelle del piccolo Archie, il figlio della coppia, da mamma birazziale. Ora ci si mettono anche gli archivi nazionali del Regno Unito, con il loro carico di mille anni di storia e chissà quanti altri segreti ancora nascosti, a raccontare di una Corona che impediva l'assunzione di «immigrati di colore e stranieri» a Corte per l'impiego nei propri uffici. Una pratica andata avanti certamente fino alla fine degli anni Sessanta. I documenti desecretati - che il quotidiano Guardian si è messo a spulciare e ha svelato al mondo - non lasciano dubbi. C'è una circostanza, precisa, in cui il segretario delle Finanze della Regina lo scrive nero su bianco in un carteggio datato 1968, informando i funzionari pubblici dei ministeri che «non era, in effetti, la pratica di nominare immigrati di colore o stranieri» nel ruolo di impiegati nella famiglia reale mentre, allo stesso tempo, non c'era alcun ostacolo al loro arruolamento come domestici. Non è la sola rivelazione a inchiodare i Windsor. Buckingham Palace ha negoziato clausole controverse in vigore fino ai nostri giorni che esentano la regina e la sua famiglia dall'osservare le leggi che impediscono la discriminazione razziale e sessuale, tanto da rendere impossibile, per chi ne fosse stato vittima, poter adire le vie legali. Da casa Windsor è già scattata la controffensiva su un tema diventato ormai super-sensibile per Sua Maestà Elisabetta II, ancora scossa dall'intervista del nipote Harry e della moglie Meghan a Oprah Winfrey, uno sfogo in cui i due, ormai di stanza in California, hanno raccontato al mondo il loro disagio durante la vita a Corte e il sospetto che ci sia ancora qualche figura infarcita di pregiudizi sul colore della pelle. Buckingham Palace si difende: «Negli anni Novanta erano assunti come impiegati anche neri ed esponenti di minoranze etniche a corte». Ma sugli anni precedenti nessuna risposta. Mentre rischia, invece, di crescere nel Paese il risentimento per quel fil rouge razzista che potrebbe unire «il prima» dei documenti d'archivio con «il dopo» delle denunce di Meghan.

Così la Regina viene salvata dall'avvelenamento. Francesca Rossi il 28 Maggio 2021 su Il Giornale. Harry e Meghan continuano a sbagliare, sovraesponendosi, ma bisogna ammettere che la vita di corte che hanno abbandonato si basa ancora su alcune regole anacronistiche, come quella che nega la custodia dei figli ai Cambridge e ai Sussex, mettendola nelle mani della Regina. Harry e Meghan continuano a far parlare del loro passato a corte in tono vittimistico, ma gli inglesi sono arcistufi delle loro dichiarazioni e, stando a un recente sondaggio, vorrebbero tanto dimenticarsi le loro facce. I loro desideri non verranno esauditi. È in lavorazione, infatti, il terzo film sulla coppia non più royal, che racconterà proprio la fuga da palazzo e la nuova vita negli Stati Uniti. Non aspettatevi una narrazione dei fatti imparziale, sarebbe fatica sprecata. Abbiamo la prima foto del terzo film realizzato su Harry e Meghan. Una pellicola che promette scintille, visto che parlerà della fuga da Palazzo dei Sussex e della loro nuova vita americana. Vi aspettate un film imparziale? Abbandonate tutte le speranze, voi che accendete la televisione. Già il comunicato stampa dà una sonora legnata alle aspettative: “Il film descriverà il crescente isolamento e la tristezza di Meghan, la loro delusione per il fatto che la Corona non li abbia difesi…”. Questo è solo l’incipit. Le riprese sono appena iniziate e il film dovrebbe arrivare su Lifetime nell’autunno 2021. Insomma, non c’è scampo alla “beatificazione” cinematografica di Harry e Meghan. O forse sì. Basta scegliere un altro film. Come fa la regina Elisabetta, che partecipa spesso a numerosi banchetti di Stato sia a Buckingham Palace che all’estero (fino a non molti anni fa) a essere sicura che nessuno abbia avvelenato il suo cibo o le bevande? Facciamo gli scongiuri, per carità, ma un’eventualità simile non è fantascienza. Il rischio c’è, eccome. Per salvare Sua Maestà lo staff metterebbe in atto uno stratagemma molto semplice, svelato nel documentario “Secrets of the Royal Kitchen”: fino all’ultimo nessuno sa quale piatto verrà destinato alla sovrana. Quando tutto è pronto, infatti, un paggio sceglie a caso il piatto da servire a Elisabetta. Certo, non è un metodo infallibile, ma se qualcuno volesse attentare alla vita della Regina dovrebbe avvelenare tutte le pietanze servite. Dopo le ultime dichiarazioni di Harry, diversi esperti hanno evidenziato che il suo livore contro la royal family sarebbe emblematico di una situazione psicologica irrisolta, di una personalità non ancora equilibrata. In effetti il duca di Sussex è ancora in terapia e, per il programma da lui ideato con Oprah Winfrey, “The me you can’t see”, ha persino voluto filmare una delle sue sedute con la psicoterapeuta, in modo da aiutare chi ha i suoi stessi problemi. Harry, rivelano i tabloid, segue da 5 anni la terapia EMDR, ovvero “desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari”. Sembra che la tecnica sia utile contro gli attacchi di panico, ma non contro la sovraesposizione mediatica. Harry non ha capito che troverà la sua pace non scagliando siluri contro la famiglia (lasciamo da parte, per il momento, la questione dell’attribuzione delle colpe), ma nella quiete della mente, solo con se stesso e lontano dalle telecamere. È un silenzio che fa paura, ma va affrontato perché è l’unico, vero rimedio. I cittadini britannici vorrebbero solo cancellare i nomi di Harry e Meghan dalla loro memoria. Secondo un sondaggio di Newsweek il 54% degli intervistati gradirebbe sapere molto, ma molto meno delle loro vite e delle baruffe famigliari. Solo uno sparuto 18% chiede di avere più notizie. Gli inglesi sarebbero stanchi di polemiche, accuse e recriminazioni. Per dirla tutta, nessuno ha capito come mai i Sussex si ostinino a comparire davanti alle telecamere, inveendo contro la royal family e raccontando dettagli privati (da dimostrare), dopo aver chiesto per mesi la privacy. Sono stati loro a scegliere di fare un passo indietro, di non voler avere più nulla a che fare con la Firm. Perché si ostinano a mantenere questo legame fatto solo di rancore? Non sarebbe giunto il momento di essere coerenti, rinunciando ai titoli ed eclissandosi, per dedicarsi solo ai progetti umanitari? È la regina Elisabetta a detenerne la tutela. Per legge. Sua Maestà ha l’ultima parola su tutte le questioni che riguardano i figli di Kate e William e di Harry e Meghan. Dall’educazione al diritto di residenza, fino ai viaggi all’estero. Se le coppie dovessero divorziare, sarebbe la sovrana a decidere ciò che è meglio per i bambini. Proprio ciò che accadde quando Carlo e Diana divorziarono. La principessa del Galles manifestò l’idea di andare a vivere in Australia con i figli, ma la regina Elisabetta glielo impedì. Aveva la legge dalla sua parte. La "Grand Opinion for the Prerogative Concerning the Royal Family"è una regola nata nel 1717 e tuttora valida. Risale ai tempi di re Giorgio I e ai suoi burrascosi rapporti con il figlio, il futuro re Giorgio II. Anacronistica? In parte sì, ma è l’unico modo per tutelare la discendenza reale e mantenere intatta la linea di successione.

Regina Elisabetta, rivelazione choc sulla Royal Family: "Lei non doveva sposare Filippo". Libero Quotidiano il 28 maggio 2021. “Elisabetta non doveva sposare il principe Filippo”: la Regina Madre avrebbe voluto che la sua primogenita, destinata a regnare sul Paese, sposasse un granatiere o un aristocratico. La rivelazione choc sulla Royal Family arriva dal documentario “The Queen Mother: War & Widowhood”, che debutta nel weekend su Channel 5, così come riportato da Affariitaliani.it. Stando alle ricostruzioni documentali, la Regina Madre - Elizabeth Bowes-Lyon -pensava che i Mountbatten, la famiglia del duca di Edimburgo, non potessero e non dovessero imparentarsi con la Royal Family. Il motivo? Due sorelle di Filippo avevano sposato membri del partito Nazista, mentre suo zio Lord Mountbatten era considerato un “arrampicatore sociale”. “La Regina Madre era in parte dubbiosa su Filippo stesso e in parte sul bagaglio familiare che si portava dietro”, ha spiegato la storica Chandrika Kaul. Filippo, scomparso lo scorso aprile a 99 anni, aveva origini greche, danesi e anche tedesche. Inoltre, il fatto che fosse di sangue blu rappresentava un ulteriore motivo di diffidenza, dal momento che la Regina Madre, che invece non era nata come membro della Royal Family, non voleva un genero che potesse guardarla dall'alto in basso. Nel documentario, infine, si rivela: “Quando Elisabetta si innamorò di Filippo era molto giovane, ma anche molto determinata a sposarlo… e sua madre lo era altrettanto nel voler impedire il matrimonio!”.

Dagospia il 10 aprile 2021. Da dailymail.co.uk. La regina Elisabetta II, da quasi 70 anni sul tronon della Gran Bretagna, è sicuramente una delle figure più riconosciute al mondo. Ma oltre all'immagine pubblica, c'è ancora tanto da scoprire di uno dei monarchi più solidi ed enigmatici. Il documentario “The Queen Unseen” di ITV getta una nuova luce sulla sovrana con una serie di filmati rari, alcuni dei quali mai visti. Si passa dalle immagini riprese dalla telecamera di Patricia Norrie, la moglie dell'allora governatore generale della Nuova Zelanda, Sir Willoughby Norrie, durante un tour del Commonwealth, fino alle immagini  del cineoperatore personale del generale Tito durante la visita della monarca a Belgrado nel 1972.

Le 10 donne che hanno amato, odiato e sfidato la regina Elisabetta. Francesca Rossi il 13 Aprile 2021 su Il Giornale. Un libro per raccontare la donna dietro la sovrana, la vera Elisabetta oscurata dalla luce accecante dei diamanti della Corona, attraverso le figure femminili che hanno attraversato la sua vita e il suo regno. Crediamo di conoscere bene la regina Elisabetta. Non è così. Noi sappiamo molto della Regina, ma molto poco della donna che indossa la Corona. Sì, perché si tratta di due “entità” diverse, che ci appaiono (quasi) perfettamente aderenti perché Elisabetta II si “allena” da più di 70 anni a farle combaciare. Quindi dobbiamo rassegnarci a non decifrare l’enigma Elisabetta? Niente affatto. Nel suo saggio “Elisabetta e le Altre” (DeAgostini) Eva Grippa, giornalista ed esperta reale, ci è riuscita benissimo, dando voce alle donne che vivono (o hanno vissuto) l’Elisabetta privata, quella senza corona, nonna, madre, moglie. Oltre il protocollo. Dieci figure femminili che hanno cresciuto, amato, odiato, sfidato Lilibet. Da Lady Diana a Meghan Markle, dalla tata Mario Crawford alla Regina Madre fino a Wallis Simpson. Un caleidoscopio di dieci frammenti di vita della sovrana che si scindono e si ricompongono per restituirci una sola immagine, quella di Sua Maestà. Scopriamo, per esempio, che la monarca non è mai stata la madre fredda e distante descritta dai tabloid. Al contrario ha cercato, un po’ come le mamme moderne, di destreggiarsi tra i doveri di Stato e la cura dei figli. Nessuno si aspetta un’Elisabetta che, pur di mettere a letto i bambini, ogni sera, sposta l’orario dell’incontro settimanale con il primo ministro. La sovrana è anche una donna molto tollerante, che cerca di guidare Lady Diana nel difficile cammino verso il trono. Purtroppo le incomprensioni caratteriali tra le due donne rendono il dialogo impossibile. Leggendo il capitolo dedicato alla principessa del Galles viene da chiedersi: “Perché queste due donne non hanno parlato di più, non si sono spiegate meglio?”. Certo, il ritratto che Eva Grippa restituisce di Diana fa emergere un personaggio molto meno lineare rispetto Elisabetta, insicuro, esitante. Uno dei capitoli più importanti del libro è quello dedicato alla Regina Madre, la “meravigliosa canaglia”, come la definisce giustamente l’autrice. Eccentrica, viziata la mamma della sovrana si è resa protagonista di aneddoti esilaranti. Per esempio, è nota la sua passione per i drink. Durante una visita a un giardino londinese le viene offerto il tè e il cameriere le chiede: “Lo correggo con del gin?”. La frase infelice (a cui un altro, magari, avrebbe risposto: "Mi stai dando dell'alcolizzata?") non scalfisce la Regina Madre, che risponde con nonchalance: “Non mi ero resa conto di godere di tale reputazione. Ma mentre ci faccio i conti, forse sì, potresti correggerlo per renderlo grandioso”. L’influenza della Regina Madre è molto forte, perfino asfissiante per la giovane Elisabetta II che, però, dà ordine al suo staff di esaudire tutti i desideri della regale mamma, non importa quanto stravaganti. Un altro capitolo che racconta l’ascesa al trono di Lilibet è quello dedicato a Wallis Simpson. La donna senza la quale Sua Maestà non avrebbe indossato la corona. Il bello è che la monarca non ha mai davvero odiato la scandalosa americana (del resto era una bambina all’epoca dell’abdicazione di Edoardo VIII). Più che altro ha ereditato un certo astio nei suoi confronti dalla madre e dal padre, Giorgio VI. Eva Grippa guarda da una nuova prospettiva anche l’ingresso di Meghan Markle a corte. La regina Elisabetta non vede la ragazza come una nuova Wallis. Quel tempo è ormai passato. Tuttavia fa molta attenzione a non ripetere gli errori compiuti con Diana. L’impresa si rivela più difficile del previsto. L’autrice racconta che il momento di rottura tra l’ex attrice e la nonna di Harry sarebbe avvenuto per un motivo futile, durante i preparativi per il banchetto nuziale. Meghan Markle si sarebbe infuriata con i camerieri, convinta che in uno dei piatti macrobiotici da lei ordinati vi fossero uova tra gli ingredienti. Sua Maestà la prese da parte e le disse: “Meghan, in questa famiglia non parliamo così alle persone”. Alla fine del libro rimangono due domande: Perché amiamo tanto Elisabetta? Qual è l’essenza del suo fascino? È il mistero della regalità che ci appassiona. Per questo, scrive Eva Grippa nell’introduzione, Elisabetta è “l’unica regina che tutti sentiamo anche un po’ nostra, benché la sua sia una monarchia che non ci appartiene”. La giornalista, infatti, tratta un tema complesso come quello della straordinaria esistenza della regina Elisabetta, una monarca straniera per noi, in modo originale, preciso, ma con uno stile leggero, che rende la lettura davvero piacevole. I paragrafi all'inizio di ogi capitolo, con cui l'autrice narra in maniera romanzata dei fatti realmente accaduti, sono un'idea geniale, che rende ancora più intrigante il saggio. Se siete appassionati alle vicende della royal family e divorate gli articoli dei giornali che ne parlano, questo libro fa per voi. Se, invece, vi avvicinate al mondo royal per la prima volta, tra le pagine di "Elisabetta e le Altre troverete una miniera di informazioni che vi introdurrano, almeno con la fantasia, a corte.

Dal McDonald’s ai quadri trafugati: gli scheletri nell'armadio della Regina. Il principe William, per ordine della regina Elisabetta, dovrà compiere un passo decisivo e perdonare Harry, benché non ne sia convinto. Francesca Rossi - Ven, 02/04/2021 - su Il Giornale. Quanto conosciamo la regina Elisabetta? Le montagne di biografie scritte su di lei non completano mai il puzzle della sua personalità. C’è sempre un pezzo mancante. Proprio il tassello che ci fa scoprire una sovrana proprietaria di un McDonald’s, sempre pronta a scherzare, a prendere e a prendersi in giro, forse non troppo dispiaciuta all’idea di dimenticarsi, almeno per qualche secondo, di essere Sua Maestà britannica. Gelosa delle sue amate scatole di cioccolatini, pronta a redarguire persino una spendacciona Regina Madre, la regina Elisabetta è entrata nell’immortalità da viva, privilegio di pochissimi. Ma lui non ne sarebbe affatto contento. Secondo l’esperto Charlie Rae, però, non potrebbe tirarsi indietro. Ordini della regina Elisabetta. Un insider ha rivelato al People che Sua Maestà “deve sentirsi veramente sola”, poiché il peso dello scandalo conseguente all’intervista dei Sussex è ricaduto sulle sue spalle. Non può confidarsi nemmeno con Filippo, troppo debole per essere informato della reale portata dell’intervista dei Sussex. Dunque William, giovane e forte, è l’unica consolazione di Sua Maestà, che conterebbe su di lui per condividere il suo fardello. Neppure Carlo, chiuso in se stesso e amareggiato per il comportamento del figlio, riuscirebbe ad aiutarla. C’è solo un piccolo problema: il principe William non si fiderebbe più del fratello, temendo che, qualunque cosa gli dica in privato, possa finire sui giornali. La premessa è sconfortante ma una cosa è certa: il duca di Cambridge, ancora una volta, rispetterà il suo dovere verso la Corona.

La regina Elisabetta proprietaria di un McDonald’s? Ebbene sì. Strano ma vero. A soli 130 chilometri da Londra, nell’Oxfordshire, Sua Maestà possiede un terreno su cui si trova un centro commerciale, il Banbury Gateway Shopping Park, che ospita un McDonad’s di livello superiore a tutti gli altri che vediamo in giro. La qualità e la varietà del cibo, il gusto negli arredi, il servizio al tavolo, gli “optional” come la possibilità di ricaricare il cellulare a prese wireless, ne fanno un gioiellino della ristorazione. Pare che la Regina non abbia mai messo piede in nessun McDonald’s del globo terracqueo però, tanto per rimanere in tema, va matta per le patatine fritte. Nota per i più pragmatici: non conosciamo esattamente il valore del ristorante, però sappiamo che fa parte di un vero e proprio impero di proprietà regali dal valore totale di 13 miliardi di sterline (15miliardi di euro).

La Regina proprietaria di quadri trafugati? La royal family lo ha smentito categoricamente, ma lo scandalo è già scoppiato. Lo scorso 25 marzo il Guardian ha riportato una storia curiosa: la polizia avrebbe dovuto perquisire delle proprietà private di Elisabetta, alla ricerca di presunti manufatti rubati. Alle forze dell’ordine, però, sarebbe stato sbarrato l’ingresso. Nessuno può perquisire un’abitazione di Sua Maestà. La legge sulla tutela dei beni culturali del mondo presenta, infatti, un’esenzione studiata appositamente per la sovrana dal Dipartimento per il digitale, la cultura, i media e lo sport. Perché un tale favoritismo? Nessuno lo sa, però non è tanto assurdo che le residenze reali siano così impermeabili al mondo esterno. Che ciò sia giusto o sbagliato è un altro discorso.

Quel che ancora non sapevamo sulla regina Elisabetta. Ce lo racconta Pamela Hicks, cugina del principe Filippo, nel programma di ITV “My Years With The Queen”. Lady Pamela ha vissuto molti dei momenti cruciali della vita di Lilbet e dalle sue rivelazioni vengono fuori aneddoti simpatici. Una volta, durante un tour in Australia, un gruppo di turisti si avvicinò a Elisabetta e le chiese se avesse visto…la Regina! Sua Maestà rispose: “Sì, l’ho vista. È andata da quella parte” e indicò un punto imprecisato all’orizzonte, da attrice consumata. Lilibet, di carattere parsimonioso, si permise perfino di rimproverare la Regina Madre per aver acquistato troppi vestiti. Però qualche piccolo vizio ce l’ha anche lei. Un esempio? Ama da morire i cioccolatini, conservati gelosamente nelle stanze private del Palazzo. Pensiamo di conoscere la regina Elisabetta, ma è un’illusione. C’è sempre qualcosa che sfugge. Lilibet va oltre le definizioni.

La regina Elisabetta, bisnonna in doppia cifra: ecco i dieci pronipoti. Su Vanityfair.it il 29/3/2021. Il nuovo royal baby, terzogenito di Zara Phillips (figlia della principessa Anna) e Mike Tindall, regala il sorriso alla sovrana e al marito Filippo: «Non vedono l’ora di incontrare il bambino, appena le circostanze lo permetteranno». Una gioia in un momento complicato.

La sovrana dei record. La regina Elisabetta, al quarto posto nella graduatoria all-time dei regnanti più longevi con oltre 69 anni sul trono, va fortissimo anche in un’altra classifica, ben più dolce e meno istituzionale: con l’arrivo del nuovo royal baby, terzogenito di Zara Phillips (figlia della principessa Anna) e Mike Tindall, Sua Maestà e il marito Filippo toccano l’invidiabile quota di dieci pronipoti. Ricostruendo rapidamente l’albero genealogico di casa Windsor, che rappresenta anche la linea di successione alla Corona, emerge come la royal family negli ultimi anni si sia rapidamente moltiplicata: la regina e il principe consorte hanno quattro figli (Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo), dai quali hanno avuto otto nipoti, due da ogni figlio (William e Harry, Peter e Zara, Eugenia e Beatrice, James e Louise).

Passando ai pronipoti, ci sono i tre figli di William e Kate Middleton (George, Charlotte e Louis), il primogenito di Harry e Meghan Markle (Archie, più la nascitura in arrivo), il bebè appena arrivato di Eugenie e Jack Brooksbank, (August), le due bambine di Peter e Autumn Phillips (Savannah e Isla), oltre appunto ai tre figli di Zara e Mike (che dopo Mia e Lena hanno accolto un maschietto, Lucas Philip).

«La regina Elisabetta e il principe Filippo sono felicissimi della notizia», afferma una nota da Palazzo. «Non vedono l’ora di incontrare il loro decimo bisnipote, appena le circostanze lo permetteranno». Una vera gioia per la coppia in un momento tutt’altro che semplice, con l’intervista bomba dei Sussex che ha creato il caos a Buckingham Palace e le condizioni di salute non ottimali del duca di Edimburgo.

Il tutto mentre è in corso una pandemia globale che ha creato l’emergenza in gran parte del mondo, compresa la Gran Bretagna. La sovrana e il marito sono stati isolati precauzionalmente al castello di Windsor circa un anno fa e aspettano – come tutti – di tornare alla vita normale. E magari, in vista del 95esimo compleanno di Elisabetta e del 100esimo di Filippo, scattare una nuova foto con tutti i bisnipoti. Quella realizzata nel 2016 per i novant’anni di Sua Maestà è diventata iconica: attorno a lei c’erano i due nipoti più piccoli (James e Louise) e cinque pronipoti (Mia, Savannah, Isla, George e Charlotte). All’appello oggi ne mancano cinque, che fanno di Sua Maestà una bisnonna in doppia cifra.

Antonello Guerrera per "la Repubblica" il 9 febbraio 2021. Dio salvi la regina, e magari anche le leggi a suo favore. Perché il Guardian sta pubblicando articoli esplosivi sulle presunte interferenze di Elisabetta II nella politica britannica. Buckingham Palace nega tutto e definisce «scorrette» tali ricostruzioni. Ma il quotidiano britannico ha diversi documenti a sostegno della sua tesi, desecretati dal National Archive. Missive e files che minerebbero un principio capitale della flessibile e disorganica "costituzione" del Regno Unito: la netta e secolare distinzione tra Stato e Monarchia. La quale però, in queste carte inedite, sembra politicamente più ingombrante di quanto si pensi. Secondo il Guardian , la 94enne Elisabetta avrebbe interferito almeno quattro volte nella legislazione approvata da Westminster sin dall' incoronazione del 1953. Ma come? La chiave starebbe nel cosiddetto Queen' s Consent, una convenzione come tante nel sistema costituzionale britannico, che non ha un testo unico ma si basa sulla Magna Carta del 1215 e una marea di codicilli e tradizioni. Il Queen's Consent si applica prima che una legge arrivi in Parlamento: per tradizione, prima di presentarli a Westminster, il governo fa visionare i suoi disegni di legge alla sovrana, soprattutto se la toccano direttamente. In teoria, una pura formalità. In pratica, negli anni alla sovrana sono arrivati oltre mille disegni di legge prima della loro pubblicazione, un numero spropositato. Ma soprattutto, in diverse occasioni Elisabetta II avrebbe espresso il suo disappunto. E, tramite le pressioni dei suoi segretari privati su Downing Street, avrebbe fatto modificare leggi "sgradite". Per esempio nel 1972, quando una nuova legislazione del governo conservatore Heath sulla trasparenza di asset e investimenti privati alla fine venne applicata solo ai sudditi, e non alla regina, da sempre restia a rivelare l' entità del suo patrimonio stimato in almeno 440 milioni di euro. Buckingham Palace insiste: «Non ci sono mai state pressioni, è la normale procedura costituzionale e convenzionale ». Il Guardian ribatte: la sovrana avrebbe messo becco almeno altre tre volte. Nel 1982, quando Thatcher voleva riformare le istituzioni del patrimonio artistico, inglobando anche la "Royal Commission". Elisabetta disse no, e difatti l' istituzione sopravvisse fino al 1999. Oppure nel 1975, quando la sovrana pare si irritò per la riforma del leasing di terreni privati, che guardacaso poi non si applicò ai Windsor. Ma soprattutto: ricordate quando il marito di Elisabetta, Filippo, nel 2019 rischiò di uccidere al volante (e senza cintura) una mamma e un bambino? Ebbene, il principe la scampò a livello penale perché l' incidente avvenne a Sandringham, di proprietà di Elisabetta, dove non si applica il codice della strada del 1968: le tenute della sovrana vennero escluse dal testo finale dopo sue presunte ingerenze, stando al Guardian . Che annuncia nuove rivelazioni. God save the Queen.

"In questa casa ci sono i fantasmi". E la Regina viola il protocollo reale. Fra fantasmi e nuove assunzioni, con la famiglia reale non ci si annoia mai. La regina Elisabetta promuove il vaccino. Francesca Rossi, Venerdì 29/01/2021 su Il Giornale. Per i reali essere popolare vuol dire anche dettare delle mode o, in maniera ancora più incisiva, riuscire a influenzare il comportamento di milioni di persone. Per fare questo, però, servono due caratteristiche: autorevolezza e discrezione intesa come la capacità di “dosare” la propria presenza sotto i riflettori. Abilità in cui la regina Elisabetta eccelle. Tanto da diventare, più di 60 anni fa, una “testimonial” del vaccino antipolio, riuscendo a convincere, con il suo esempio, milioni di inglesi a vaccinarsi. Strategia riproposta con successo anche oggi, in piena pandemia.

Case regali…stregate. Un castello, soprattutto se si trova in Gran Bretagna, non è tale se non ci abita almeno un fantasma (a momenti viene citato perfino sugli atti di proprietà). Le leggende narrano di spettri che si aggirano perfino tra le stanze di Sandringham, Kensington Palace e Buckingham Palace. Di certo starete pensando al fantasma di Lady Diana e ai presunti “riti” per placarne la furia. No, parliamo di presenze antiche quanto queste dimore. Per esempio a Sandringham il principe Carlo sentirebbe dei soffi d’aria (saranno spifferi? Chiudete bene le finestre). A Buckingham Palace, invece, si aggirerebbe lo spettro di un monaco coperto da un cappuccio con catene (rumorosissime) alle mani. Infatti sul terreno dove ora sorge il palazzo reale, prima c’era un monastero. Tra le celle di cui era composto ve ne era una per le punizioni. Proprio lì, secondo le leggende, sarebbe morto il monaco. L’appartamento 1A di Kensington Palace, dove vivono William e Kate, ospiterebbe le inquietanti presenze di alcuni fantasmi, tra cui quello di Giorgio II. In particolare sarebbe infestata la nursery di George, Charlotte e Louise. I Cambridge, però, vivono tranquilli e non avrebbero mai avvertito nulla di strano.

Il principe Harry “presente” alla cerimonia d’inaugurazione di Joe Biden. Proprio non ci aspettavamo di vedere il principe Harry al giuramento del nuovo presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. In effetti il duca di Sussex non era lì nel senso “fisico” del termine ma, durante il saluto tra i Biden e i Clinton, alcuni attenti osservatori hanno notato qualcosa di strano sullo sfondo. Guardando meglio si sono resi conto che non si trattava di un abbaglio: la foto del principe in uniforme è davvero appesa su una parete alla Casa Bianca. Risale al 10 maggio 2013, quando Harry, con indosso l’uniforme dei Blues and Royals, posò una corona di fiori all’Arlington National Cemetery per omaggiare i caduti in Iraq e in Afghanistan. Fu proprio durante quel viaggio negli USA che il principe Harry incontrò per la prima volta l’allora vice di Obama, Joe Biden e sua moglie Jill.

Lavorare per Kate Middleton? È possibile ma solo a due condizioni. In questo periodo William e Kate stanno svolgendo i loro compiti istituzionali in smartworking da Sandringham. La regina Elisabetta ha “prestato” loro la sua tenuta affinché potessero lavorare in tutta tranquillità con il loro staff. A proposito, vi piacerebbe lavorare per i Cambridge? Non è impossibile, soprattutto ora che si è liberato un posto da segretario privato. Christian Jones, il fidato collaboratore che occupava questo carica di responsabilità, si è appena dimesso, destinazione una società di private equity. Per lavorare con William e Kate ci sono solo due semplici (?) regole da rispettare, stabilite per contratto: discrezione e riservatezza. Su questo i duchi non transigono. Pena il licenziamento in tronco.

La prima royal testimonial dei vaccini? La regina Elisabetta, naturalmente. La regina Elisabetta pioniera e sostenitrice della vaccinazione già 64 anni fa? Ebbene sì. A dire il vero Sua Maestà ha due precedenti illustri, cioè la regina Vittoria e l’imperatrice Caterina di Russia. Tuttavia è la prima sovrana del Novecento a essersi schierata pubblicamente a favore dei vaccini. Nel 1957, per sedare le polemiche sugli effetti collaterali del vaccino antipolio e sensibilizzare il popolo su questo tema, Elisabetta II fece sapere che ai suoi due figli, il principe Carlo e la principessa Anna, erano state somministrate due dosi a distanza di un mese. La Regina aveva agito (giustamente) nonostante il parere contrario della corte, infrangendo perfino il protocollo. Infatti diramò un comunicato ufficiale per annunciare la notizia, nonostante le regole di Palazzo stabiliscano che le questioni mediche dei royal debbano rimanere private. Stessa linea di condotta tenuta anche oggi, con il vaccino anti Covid 19. Ancora una volta Elisabetta ha dato prova di essere una Regina moderna e piena di buon senso.

"La regina Elisabetta stava per divorziare 63 volte". Anche a Corte non va tutto bene. Che cos’è il Cambridge Carry? Perché la regina Elisabetta detesta la parola “pregnant”? Dove è finita una delle più belle parure di Lady Diana? Cercheremo di rispondere a queste e ad altre curiosità nelle Pillole Reali di questa settimana. Francesca Rossi, Venerdì 08/01/2021 su Il Giornale. Per i reali l'immagine è un modo per presentarsi al mondo ed essere ricordati. Addirittura gli accessori possono essere uno scudo contro le ansie. Pensate al modo in cui Kate Middleton stringe le sue handbag. Un atteggiamento diventato una vera e propria moda, il "Cambridge Carry". Se parliamo di immagine, poi, non possiamo certo trascurare il make up. È stato appena scoperto quello che sembrerebbe l'elisir di lunga vita della regina Elisabetta. Una notizia, questa, molto interessante per i fan di Sua Maestà, poiché il capitolo "royal beauty" è stato scritto solo parzialmente. La regina, infatti, non amerebbe svelare i suoi segreti di bellezza. L'immagine, però, non coincide solo con l'apparenza, ma anche con una serie di comportamenti che determinano lo stile di vita (ameno la sua parte più visibile). Per esempio, se dovessimo definire il matrimonio della sovrana, uno dei primi termini che ci verrebbero in mente sarebbe "inossidabile". Questo, almeno, è ciò che percepiamo. Ma siamo sicuri che sia davvero così? Secondo un nuovo documentario Sua Maestà avrebbe pensato al divorzio per ben 63 volte. Infine, per restare in tema di immagine, cogliamo l’occasione per fare anche un salto nel passato, alla ricerca della parure “perduta” di Lady Diana.

La regina Elisabetta ha il portafoglio vuoto. Può sembrare paradossale che una donna così ricca come la regina Elisabetta vada in giro senza denaro (banconote su cui, peraltro, c’è stampato proprio il suo viso). Eppure è così. Il suo portafoglio è completamente vuoto sei giorni su sette. Già, c’è un’eccezione. Ogni domenica mattina, infatti, Sua Maestà infila nella borsetta cinque o dieci pound che donerà ai poveri durante la messa. Pare che Elisabetta, in quanto capo della Chiesa anglicana, tenga molto a dare il buon esempio in tal senso. Forse l’offerta in denaro viene dal bancomat privato che è presente a Buckingham Palace, benché, secondo alcune indiscrezioni, il servizio ATM venga usato solo dai dipendenti della sovrana.

Quel che la Regina detesta cordialmente. Vediamo la regina Elisabetta sempre calma e rassicurante durante gli eventi ufficiali, ma anche lei è un essere umano e ci sono cose che la fanno uscire fuori dai gangheri. Sappiamo che odia l’aglio e la cipolla, le zeppe tanto amate da Meghan Markle, ma c’è anche un’altra cosa che detesta cordialmente: la parola “pregnant”, cioè “incinta”. Sembra che la sovrana la trovi volgare e non voglia proprio usarla. Preferisce dire “in the family way”, l’equivalente della nostra espressione “in dolce attesa”. Persino quando Harry e Meghan aspettavano il piccolo Archie, Sua Maestà evitò accuratamente la parola incriminata nell’annuncio ufficiale.

Parentele inaspettate. Sapevate che Lady Diana e il principe Carlo erano cugini? E che anche William e Kate sono imparentati? Sembra proprio che i principi del Galles fossero cugini di 16esimo grado, poiché avevano un antenato in comune, cioè il re Enrico VII Tudor. Le famiglie nobili d’Europa sono quasi sempre vincolate attraverso legami di sangue anche piuttosto stretti. Persino la regina Elisabetta e suo marito, come ben si sa, sono cugini alla lontana. È la normalità (benché, a volte, abbia provocato dei danni). Anche William e Kate sono cugini di 12esimo grado. A unirli, oltre al matrimonio, ci sarebbe la figura di Sir Thomas Leighton (1530-1610), soldato, diplomatico e bis, bis (e molti altri bis) nonno di William. Il duca di Cambridge discenderebbe dalla figlia minore di Sir Thomas, Anne, mentre Kate dalla maggiore, Elizabeth. Sembra, però, che Sir Thomas fosse un despota, un vero e proprio dittatore da cui era meglio stare alla larga.

La Regina è stata sul punto di divorziare per 63 volte. Avete letto bene. Il programma della Rai, la Grande Storia, sostiene che Sua Maestà, a causa delle continue (ma mai provate) infedeltà del principe Filippo, avrebbe pensato per ben 63 volte di rompere una delle unioni più durature della royal family. Eppure non lo ha mai fatto. Perché? Elisabetta avrebbe soppesato le infedeltà (presunte) del marito con la sua lealtà alla Corona, stabilendo che quest’ultima fosse di gran lunga più importante e apprezzabile. In effetti, Filippo non ha mai tradito il suo ruolo a Corte. Così Sua Maestà “gli lascia i suoi spazi” come dicono gli insider. Lo stesso duca di Edimburgo ha ammesso di avere vicino una moglie dalla “grande tolleranza”. Forse, proprio con questa tolleranza, la coppia regale è sopravvissuta a 73 anni di matrimonio e la Regina è la prima sovrana inglese ad aver festeggiato i 70 anni di nozze nel 2017.

Il segreto di bellezza della regina Elisabetta. “La bellezza viene da dentro”, ci raccontano. Bando all’ipocrisia. La bellezza viene pure da fuori e la la regina Elisabetta lo sa bene. Il biografo Bryan Kozlowski è riuscito a “infilarsi” nel beauty case di Sua Maestà svelandoci, nel libro “Long Live the Queen: 23 Rules for Living from Britain's Longest-Reigning Monarch”, il suo segreto di bellezza: la crema “Milk of Roses” del brand inglese Cyclax. Un prodotto di nicchia, raro ma, sembra, non costoso. Brutte notizie per chi vuole acquistarlo. "Milk of Roses" non è più in commercio e, ormai, verrebbe preparata solo per la Regina, insoddisfatta dalle creme più moderne del brand. A proposito della Cyclax, c’è un’altra curiosità. Nata nel 1896, questa marca di cosmetici ottenne il Royal Warrant (onorificenza dedicata ai fornitori ufficiali della royal family) nel 1961. Pare che la Regina Madre sia stata la prima fan del brand e abbia trasmesso questa sua “passione” alla figlia.

Cos’è il Cambridge Carry? Kate Middleton ha lanciato una moda che porta il suo nome ed è destinata a durare nel tempo. Si chiama “Cambridge Carry”, che vuol dire “il modo di portare della Cambridge” e si riferisce al vezzo di Kate Middleton di tenere la borsa sempre davanti a sé e con tutte e due le mani. Secondo l’esperta di bon ton Myka Meier, la duchessa usa questo sistema per calmare l’ansia durante gli impegni ufficiali e, soprattutto, quando parla con chi non conosce. Un escamotage elegante per mascherare il nervosismo.

La parure “perduta” di Lady Diana. Dov’è finito la parure di diamanti e zaffiri appartenuta a Lady Diana? Nel 1986, durante un tour negli Stati del Golfo Persico, il sultano dell’Oman Qabus bin Said al-Said regalò alla principessa del Galles una parure, la “Oman Sapphire Suite”, composta da collana, orecchini e bracciale. Si tratta di una delle parure più famose e iconiche di Lady D. Una meraviglia che la madre di William e Harry indossò diverse volte: nel 1987 durante un banchetto a Bonn, al Royal Opera House e al Sidney Opera House. L’ultima volta che abbiamo potuto ammirare la parure è stato nell’ottobre del 1995, durante la premiere del film “Haunted” a Londra. Lady Diana amava indossare quei gioielli abbinandoli alla Tiara Spencer e le foto che possediamo di questo fantastico accostamento rappresentano una delle immagini più celebri della principessa. Non sappiamo se i gioielli siano stati ereditati da William o da Harry. Né Meghan né Kate hanno ancora sfoggiato la parure. Quando la rivedremo (se la rivedremo)?

La verità dietro i discorsi di Natale della regina Elisabetta. Cosa vuole dirci realmente. Tutte le curiosità e gli aneddoti legati ai discorsi di Natale della regina Elisabetta, dal primo trasmesso in televisione, passando per più di mezzo secolo di Storia, fino alle incertezze sulla registrazione dell’ultimo. Francesca Rossi, Venerdì 01/01/2021 su Il Giornale. La regina Elisabetta non concede interviste. L’unico modo che abbiamo per ascoltarla, per cercare di intuire le sue opinioni sui temi d’attualità e per carpire qualcosa in più sulla sua vita privata, sono i discorsi. In particolar modo quelli natalizi. La sovrana ci tiene a scriverli da sé. Non esprime pareri personali sulla politica e difficilmente ci lascia entrare nelle questioni familiari, come da protocollo. È vero, qualche piccolo strappo alla regola c’è stato nel corso degli anni, ma la regina sa misurare le parole con grazia inimitabile. In 68 anni di regno molti discorsi natalizi sono diventati un frammento di Storia inglese a cui sono legate curiosità, aneddoti e tradizioni che andiamo a scoprire.

La tradizione del discorso di Natale alla nazione. L’abitudine di rivolgere un discorso natalizio ai sudditi inglesi risale al 1932 quando, da Sandringham, il messaggio di re Giorgio V venne trasmesso in diretta alla radio, alle tre del pomeriggio del giorno di Natale. 251 parole in tre minuti. A scrivere questo primo discorso fu una “penna straordinaria”, cioè lo scrittore Rudyard Kipling. Negli anni rimasero tre tradizioni legate a questo evento: il giorno, l’orario di trasmissione e la caratteristica della brevità. Curiosità: l’idea del discorso di Natale non fu del re (nervosissimo al solo pensiero), ma del direttore della BBC John Reith. Il risultato? Un successo da 20 milioni di ascoltatori. Altro dettaglio storico: l’unico discorso del figlio di Giorgio V, Edoardo VIII, fu quello in cui annunciava la sua abdicazione nel 1936.

Il primo discorso natalizio della regina Elisabetta. La tradizione del discorso natalizio venne raccolta da una giovanissima regina Elisabetta nel 1952. Quello fu il primo Natale da sovrana, ma anche il primo senza il padre. A Sandringham Lilibet si sedette alla scrivania del suo predecessore e lanciò il suo primo messaggio di Natale alla nazione,via radio, ricordando tutte le volte in cui lo avevano fatto suo padre e suo nonno. Chiuse il discorso promettendo di servire l’Inghilterra e chiedendo ai sudditi un favore speciale: pregare per lei nel giorno dell’incoronazione, che sarebbe avvenuta nel giugno del 1953.

Una regina in televisione. Nel 1957 la regina Elisabetta fu la protagonista di una svolta epocale e con lei la Corona entrò in una nuova era. Per la prima volta il discorso di Natale andò in onda in televisione. Richard Webber, che all’epoca si occupava della realizzazione di questi messaggi, raccontò al Guardian che alla fine del filmato Sua Maestà doveva leggere un passo tratto dal libro di John Bunyan, “The Pilgrim’s Progress” (come poi accadde). Le frasi da ricordare erano state scritte su un foglio di carta inserito nel volume. Durante le prove generali Elisabetta prese un libro dalla sua scrivania, pronta a leggere, ma si accorse che era quello sbagliato. Come se niente fosse chiese se vi fosse il libro di Bunyan nella sua libreria e venne subito accontentata.

Dagli anni Sessanta agli anni Ottanta. Dal 1960 il messaggio di Natale di Sua Maestà venne registrato a Buckingham Palace (vi saranno comunque delle eccezioni alla regola). Nel 1967 i sudditi poterono vedere la loro regina “a colori” sullo schermo. Il 1969, invece, rappresentò un’eccezione. Elisabetta, infatti, si limitò a scrivere il discorso di Natale, evitando di comparire in televisione. Era l’anno dell’investitura a principe di Galles dell’erede al trono, per questo la regina pensò che la monarchia si fosse esposta troppo al pubblico. Il 1980 segnò un successo enorme del discorso natalizio: 28 milioni di telespettatori. Il motivo è ovvio. Il matrimonio di Carlo e Diana era entrato nel vivo della preparazione. Inoltre la sovrana festeggiò gli 80 anni dell’amata Regina Madre.

Il 1992, l’annus horribilis. I divorzi di tre dei suoi figli, la pubblicazione delle foto di Sarah in topless, del libro “Diana, Her True Story”, delle conversazioni intime tra la principessa del Galles e James Gilbey, l’incendio del Castello di Windsor e le onerose spese di restauro rimasero sullo sfondo del discorso di Natale del 1992, registrato a Sandringham. La regina Elisabetta aveva già riassunto i suoi drammi in due parole, “annus horribilis”, durante il discorso a Guildhall per i suoi 40 anni sul trono. Sul messaggio natalizio di quell’anno, però, aleggia un piccolo mistero: il Sun lo pubblicò due giorni prima della messa in onda ufficiale, scatenando un polverone e l’ira della royal family. La sovrana accusò il tabloid di aver infranto il copyright e, alla fine, ricevette scuse pubbliche. La vicenda, tuttavia, ha ancora dei punti oscuri.

Gli anni Duemila tra sfide e incertezze. Nel 2006 la regina Elisabetta vinse un’altra sfida del nostro tempo, permettendo che il suo discorso natalizio venisse diffuso in forma di podcast e scaricato dagli utenti. Nel 2012 Sky News arrivò perfino a produrlo in 3D e ormai tutti noi possiamo vederlo anche tramite i social network e Youtube. Dal 2020, inoltre, il messaggio è riproducibile anche tramite il sistema Amazon Alexa. Eppure gli ultimi anni non sono stati semplici per la sovrana. Il 2019 portò con sé lo scandalo Epstein e pare che Sua Maestà abbia avuto non pochi problemi nella redazione del discorso natalizio registrato alla Green Drawing Room del Castello di Windsor. Quasi un “blocco dello scrittore”. Non mancarono nemmeno le polemiche legate all’assenza delle foto di Harry e Meghan dalla scrivania di Elisabetta. Gli scatti ritraevano solo i Cambridge, Carlo e Camilla, il principe Filippo e il padre di Elisabetta. I tabloid si scatenarono, insinuando che Sua Maestà e Harry fossero ai ferri corti. I Sussex non avevano ancora annunciato ufficialmente il loro ritiro (sarebbe avvenuto l’8 gennaio 2020), ma la loro incompatibilità con vita di corte non era più un mistero per nessuno. Anzi, era stata ben evidenziata nell’ormai celebre intervista che coronava il viaggio in Africa dei duchi, durante la quale Meghan ammise: “Esisto, ma non vivo”. In realtà, stando al parere degli esperti, la monarca non avrebbe pensato alla vendetta contro i Sussex nella scelta delle foto da tenere sulla scrivania durante il discorso. Avrebbe deciso di mettere in bella mostra solo gli scatti del padre e dei futuri eredi al trono. Non vi sarebbe alcun “messaggio subliminale” per i Sussex. Si tratterebbe, invece, di una semplice scelta politica e dinastica.

Curiosità di stile. Gli outfit che la regina Elisabetta sceglie per il discorso natalizio non sono una questione secondaria. Sembra che questa sia l’unica occasione in cui la sovrana si affida a un make up artist. La sua stylist, Angela Kelly, ci assicura che non vedremo mai Elisabetta pronunciare il suo messaggio vestita di verde o di rosso. Gli spettatori potrebbero confonderla con le decorazioni. Inoltre queste tonalità non funzionano davanti alle telecamere. L’obiettivo non le “cattura” al meglio. Per questo Sua Maestà opta per colori chiari (ma non sempre: nel 2015 e nel 2019 ha scelto il blu). Per non sbagliare Angela Kelly chiede allo staff, con settimane di anticipo, come verrà decorato il luogo in cui si terrà il discorso. In base a una descrizione dettagliata inizia a selezionare gli abiti “papabili”. Naturalmente l’ultima parola spetta a Lilibet.

Il 2020 nuovo annus horribilis? Neppure il discorso del 2020, anno funestato dalla Megxit e dalla pandemia, è stato una passeggiata. Sembra che la regina lo abbia scritto a Windsor, sola con Filippo e lo abbia registrato solo pochi giorni prima di Natale (di solito è tutto pronto ai primi di dicembre), in attesa degli esiti delle trattative per la Brexit. Prima della sua diffusione sapevamo solo che si sarebbe trattato di un messaggio “emotivo”. Così è stato. Sua Maestà ha scritto il discorso più intimo di tutta la sua lunga “carriera” di regina. Accanto a lei solo la foto del marito, con cui ha trascorso la quarantena e il Natale lontano da figli e nipoti. Nessuna menzione per la Brexit, contrariamente alle attese e alle indiscrezioni. Le parole “virus” e “pandemia” non vengono menzionate direttamente, ma la loro essenza occupa ogni sillaba pronunciata dalla regina. Neppure un breve accenno alla Megxit. Il coronavirus è un argomento troppo grave, troppo doloroso per molti, perché venga accostato a una questione che ha la sua importanza politica e dinastica, ha creato un vuoto e fatto tremare la Corona, ma non incide sulla vita di miliardi di persone. La parola chiave del discorso di Natale della regina Elisabetta, in questo strano 2020, è stata “luce”. La luce della conoscenza, naturalmente della nascita di Cristo che dona speranza e, legato a questo concetto, la luce della rinascita dopo la pandemia. Il messaggio di Natale della monarca è stato seguito da 8,2 milioni di inglesi e risulta il programma televisivo più visto in Gran Bretagna nel giorno di Natale. La sovrana guarda al futuro con coraggio, esprime la sua vicinanza a chi si sente solo e proprio questo gesto metaforico di “togliersi” la corona e sedersi non sul trono, ma accanto a chi sta soffrendo, ha già fatto entrare questo discorso nella Storia.

Giorgio Coluccia per "il Giornale" l'11 gennaio 2021. La musica è di casa a Buckingham Palace. Che sia a tutto volume, o meno, dipende dalle situazioni. Lo scorso 5 aprile, in un toccante discorso al Regno in piena pandemia, la Regina Elisabetta concluse con un non casuale We' ll meet again, ci incontreremo di nuovo. Un augurio, una speranza, ma anche un rimando all'omonimo brano di Dame Vera Lynn, salito alla ribalta durante la Seconda (...) (...) Guerra Mondiale come simbolo di un futuro nuovo per molti soldati al fronte. Citazione o rimando, fatto sta che la canzone in quella settimana risalì centinaia di posizioni Oltremanica, insediandosi tra le prime venti. C'è di più, alla luce degli ultimi sviluppi converrà che la sovrana tenga d'occhio gli ascolti e tutte le graduatorie visto che il fondo CCLA Investment Management ha appena acquisito i diritti d'autore di alcuni dei più grandi successi discografici degli ultimi anni. Il fondo appartiene alla Chiesa Anglicana, quindi è in mano alla Regina Elisabetta e all'arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, possessori così di ben 24mila brani di assoluto livello. A corte andranno di moda soprattutto pop e rock dal momento che nella lista delle compere ci sono anche Umbrella di Rihanna, Single Ladies di Beyoncé, All I Want for Christmas Is You di Mariah Carey e Livin'on a Prayer di Bon Jovi. Ce n'è per tutti i gusti, compresi Bruce Springsteen ed Elton John, anche se i moralisti più intransigenti hanno già puntato il dito verso il rap di Fifty Cent, il cui passato gangsta e certe frasi spinte messe in musica mal si conciliano con la famiglia reale e i dettami del reverendo Welby. Ma tant' è, gli affari sono affari e il fiuto è quello di un volpone dell'industria musicale come Merck Mercuriadis, fondatore di Hipgnosis Songs Fund, marchingegno creato per gestire le royalties e finanziato anche attraverso gli investimenti sovrani del CCLA Investment Management. Un articolo apparso sul Financial Times addirittura ha «elevato» le acquisizioni remunerative di Mercuriadis, tra l'altro ex manager di Elton John, a terza certezza della vita, oltre alla morte e alle tasse. E non senza una punta di sarcasmo. In appena due anni il fondo è riuscito a raccogliere 1,2 miliardi di sterline rispetto a quando era stato fondato, ma il portafoglio è destinato a ingrossarsi sempre di più visto il boom delle piattaforme streaming che registra un flusso di cassa continuo e beneficia a piene mani di un lockdown diffuso, con gli amanti della musica incollati alle cuffiette, in assenza di concerti live, per sfuggire alla routine. Ogni click è moneta sonante, non a caso i fondi in questione parlano di «oro, in quanto bene rifugio a tutti gli effetti, paragonabile a un quadro di valore. Ma anziché esporlo, puoi ascoltarlo quanto volte vuoi». A fine anni Ottanta, This Note' s for You di Neil Young, disco che vide il ritorno del cantante alla storica casa discografica Reprise Records, tirava le orecchie a chi commercializzava la musica rock, vendendo l'anima al diavolo, con un riferimento nemmeno troppo velato al contrattone strappato da Michael Jackson alla Pepsi. Ebbene, mercoledì scorso lo stesso Young ha ceduto la metà dei diritti di tutte le sue canzoni proprio alla Hipgnosis Songs Fund, intascando quasi 50 milioni di dollari. L'arcivescovo potrebbe rabbrividire, ma la Regina Elisabetta ci aveva visto giusto. Giorgio Coluccia.

·        Filippo.

Addio al principe Filippo, l'annuncio della morte a Buckingham Palace. La Repubblica il 9 aprile 2021. L'annuncio, incorniciato, della morte del principe Filippo è stato appeso sul cancello di Buckingham Palace, a Londra. Nel testo si legge che "Sua altezza reale è morto in pace questa mattina al castello di Windsor". Il principe Filippo di Edimburgo è morto a 99 anni e a Buckingham Palace le bandiere sono a mezz'asta.

Addio al principe Filippo, Johnson: "La nazione piange insieme alla regina e alla Royal Family". La Repubblica il 9 aprile 2021.

"Ricorderemo il duca di Edimburgo per il suo contributo alla nazione e per il suo solido supporto alla regina". Lo ha detto il premier britannico Boris Johnson parlando fuori da Downing Street, dopo la morte del principe Filippo. "Come nazione e come regno ringraziamo la straordinaria e figura e il lavoro" del principe Filippo, ha detto ancora il premier definendolo "un amorevole marito, un padre e un nonno affettuoso".

Addio al principe Filippo, i sudditi davanti a Buckingham Palace: "Era il nonno della nazione". La Repubblica il 9 aprile 2021. Ci sono anziani e persone di mezza età ma anche tanti ragazzi davanti alla  residenza ufficiale di Elisabetta e consorte nel giorno di lutto della Regina. C'è chi osserva con affetto "anche una famiglia reale è una famiglia" e chi non si toglie di testa il dolore della sua Queen dopo tanti anni di felice matrimonio.

Addio al principe Filippo, Union Jack a mezz'asta a Buckingham Palace. La Repubblica il 9 aprile 2021. La bandiera britannica a Buckingham Palace e in tutti gli edifici istituzionali è stata fatta calare pochi minuti dopo l'annuncio della morte del 99enne principe Filippo. Il protocollo prevede otto giorni di lutto nazionale.

(ANSA il 9 aprile 2021) E' morto il principe Filippo, 99enne consorte della regina Elisabetta, dimesso di recente dopo alcune settimane in ospedale a Londra a causa di una non meglio precisata infezione - non legata al Covid - cui si erano aggiunti problemi al cuore. Lo ha annunciato la regina in una nota diffusa da Buckingham in cui la sovrana esprime "profonda tristezza" per la perdita "dell'amato marito". Inossidabile punto di riferimento della corte britannica per decenni, il duca di Edimburgo aveva celebrato a novembre i 73 anni di matrimonio con la quasi 95enne Elisabetta II. Avrebbe compiuto 100 anni a giugno. (ANSA).

Da "lastampa.it" il 9 aprile 2021. Le esequie del principe Filippo, secondo le regole previste per i funerali della Casa Reale, si svolgeranno nei prossimi 10 giorni nella St George's Chapel, del Castello di Windsor in “forma ristretta”, come ha chiesto lo stesso consorte della Regina Elisabetta. Le regole del distanziamento e i divieti di assembramenti vigenti per il Covid imporranno dei cambiamenti al programma già elaborato dal Palazzo dei funerali, che ha come nome in codice Operation Forth Bridge. Attualmente in Inghilterra ai funerali può partecipare un massimo di 30 persone, osservando le regole del distanziamento. Questo significherà quindi che la Regina dovrà decidere quali saranno i membri più stretti della famiglia reale a cui verrà permesso di partecipare alle esequie nel castello. Ovviamente le regole anti Covid rendono impossibile la partecipazione di leader mondiali e reali di altri Paesi, come previsto dal programma. Secondo il programma, prima dei funerali è previsto che venga allestita una camera ardente nella Chapel Royal al St James's Palace a Londra. Il programma dei funerali prevedeva, prima della pandemia, che oltre 800 invitati avrebbero potuto rendere l'ultimo saluto al principe, ma non sarebbe stata aperta al pubblico che avrebbe potuto però lasciare un messaggio sul libro delle condoglianze.

Da "liberoquotidiano.it" il 5 maggio 2021. Sono state svelate le cause del decesso del principe Filippo di Edimburgo, il consorte della Regina Elisabetta venuto a mancare lo scorso 9 aprile a 99 anni. A divulgare il referto del principe è stato il tabloid inglese Daily Telegraph, che ha fatto sapere di aver visionato il certificato di morte ufficiale del duca di Edimburgo. Sul referto, firmato dal medico di Buckingham Palce, c'è scritto solo "vecchiaia". La causa del decesso potrebbe sembrare ovvia, ma si tratta comunque di una notizia importante, soprattutto per la stampa inglese che nelle ultime settimane si è sbizzarrita, avanzando diverse ipotesi sulle reali cause della dipartita. Tra l'altro, poco prima di morire, il principe Filippo aveva trascorso un lungo periodo di tempo in ospedale dopo una delicata operazione al cuore per una condizione cardiaca preesistente. Tuttavia, pare che l'intervento chirurgico non abbia influito minimamente. Il decesso è avvenuto per cause naturali. La morte di Filippo, inoltre, è arrivata in un momento difficile per la Corona. Poco prima della sua scomparsa, infatti, ha fatto tanto discutere l'intervista che Meghan e Harry hanno rilasciato a Oprah Winfrey. Un'intervista forte, in cui i duchi di Sussex arrivano perfino ad accusare di razzismo la monarchia britannica. E in molti credono che la situazione non abbia certo fatto bene al duca 99enne. Le rivelazioni della coppia, infatti, potrebbero avergli causato non poco stress.

Addio al principe Filippo, la Bbc interrompe i programmi per l’annuncio in diretta: il logo diventa bianco e nero. Da "lastampa.it" il 9 aprile 2021. Una notizia che non poteva aspettare, quella della morte del principe Filippo, deceduto a 99 anni. La Bbc ha interrotto il palinsesto per dare la comunicazione in diretta, abbandonando il logo rosso della testata per uno bianco e nero. "Interrompiamo le nostre trasmissioni per darvi un annuncio importante. State guardando Bbc News, da Londra. Buckingham Palace ha comunicato che è morto il principe Filippo, duca di Edimburgo", ha spiegato una conduttrice visibilmente emozionata.

Enrica Roddolo per il "Corriere della Sera" il 31 dicembre 2020. «Non riesco a immaginare nulla di peggio che campare fino a cent' anni», disse Filippo quando la regina Madre arrivò nel 2000 al secolo di vita. Aggiungendo: «Sto già cadendo a pezzi adesso». All' epoca il duca di Edimburgo di anni ne aveva ottanta e in realtà, come ancora oggi, sfoggiava sempre il fisico asciutto degli anni in Marina, la schiena dritta e lo sguardo di chi ama affrontare la vita a testa alta. Basta forse questa battuta per capire la riluttanza alla prospettiva dei festeggiamenti in suo onore il prossimo giugno, quando raggiungerà il secolo tondo di vita: primo esponente maschile della famiglia reale a tagliare la boa dei cent' anni, e il primo principe consorte. Il 10 giugno scorso, arrivato a 99 anni, preferì sedersi a tavola come ogni giorno. Così a Buckingham Palace mentre procedono spediti i preparativi con il numero 10 di Downing Street per il Giubileo di Platino (70 anni sul trono) di Elisabetta II nel 2022, si fatica a mettere a punto un piano per il secolo di Filippo. Il precedente è quello dei 100 anni della Queen Mum , con sfilata lungo il Mall e saluto dal balcone. Tra i piani per Filippo una mostra fotografica a cura del Royal Collection Trust. Ma con il covid cosa si potrà fare? Intanto nel lockdown Filippo e la regina hanno vissuto nella «bolla» di Windsor, un ritorno a quando giovane ufficiale di Marina di stanza a Malta assaporò con Elisabetta ancora libera dalle responsabilità, la vita di una coppia come tante. Con Elisabetta, Filippo trovò in fondo la sua nuova famiglia: i genitori, il principe Andrea di Grecia e Danimarca e la principessa Alice, erano andati presto ciascuno per la propria strada. Il risultato fu un' infanzia vagabonda, aiutato dalle relazioni di famiglia. D' estate a Londra, ospite a Kensington Palace, Aunt hill , la collina degli zii disse Edoardo VIII. O a casa di zio Louis Mountbatten. Col suo humour pare firmasse nel libro degli ospiti con frasi come «Dove la tempesta mi conduce, lì io vado». E proprio dalle stanze di Kensington uscì a novembre 1947 per il sì con Elisabetta. L' amore di una vita, con poche frizioni: per la voglia di Filippo di trovare un ruolo alla figura di principe consorte (stessa sfida di Alberto, marito di Vittoria). E per la contesa sul cognome. Per Elisabetta è stato forza modernizzatrice: lui le fece prendere l' aereo, lui il primo reale britannico in un' intervista tv nel 1961, lui a consigliare la ripresa tv dell' incoronazione, lui a portare i telefoni a palazzo dove come ha detto al Corriere lo storico Hugo Vickers la regina gli ha concesso le stanze di Giorgio VI. Uomo pratico, «una dinamo», per la cugina Patricia Mountbatten, «ha poi allestito a studio una delle Drawing room, arredata con mobili pratici e piuttosto comuni». Nei '60, suggerì (senza successo) che - non essendoci più un impero - forse era il caso di cambiare il nome alle onorificenze dell' Order of the British Empire. Battaglia oggi attuale sull' onda della sensibilità anti-colonialista.

Francesca Paci per “la Stampa” l'11 aprile 2021. Uno dice «british», e non a caso. Succede infatti che tutto il mondo si fermi per la scomparsa del quasi centenario principe consorte e l'invito a non esagerare arrivi, giacobini a parte, da Londra, dove sua maestà la BBC è stata letteralmente sommersa dalle proteste per il troppo spazio dedicato al duca di Edimburgo. God Save the Queen. Ma senza esagerare.

Morte Filippo, Bbc inondata di reclami: “Avete cancellato altri programmi”. Marco Alborghetti su Notizie.it il 10/04/2021. La Bbc è stata inondata da molti reclami di ascoltatori che lamentano la cancellazione di molti programmi dopo la morte del principe Filippo. Da quando la Bbc ha annunciato la morte del principe Filippo, l’emittente è stata inondata di reclami da parte di ascoltatori arrabbiati per l’interruzione di alcuni programmi preferiti. La Bbc, principale emittente televisiva britannica è stata la prima ad annunciare la morte del Principe Filippo, ma da quel momento è stata inondata di reclami da parte degli ascoltatori e fruitori televisivi. L’emittente infatti da oltre 24 ore ha interrotto la normale programmazione sui suoi due canali, trasmettendo solo news o approfondimenti sulla vita del consorte della Regina Elisabetta. La maggior parte degli ascoltatori però reputa che sia stato dato troppo spazio alla dipartita del principe Filippo, e c’è chi recrimina addirittura la cancellazione dell’attesa finale di Masterchef “Cara Bbc, mi devi due giorni di canone“. La Bbc ha deciso di creare un avviso ad hoc per questi cosiddetti “complaints “(lamenti) “Prego inserite il vostro indirizzo email per registrare il vostro reclamo, vi invieremo la risposta della Bbc al più presto possibile“. Gli ascoltatori più arrabbiati non si sono di certo tirati indietro. C’è chi scrive che “una copertura così esagerata sulla famiglia reale ce la si aspetta da una dittatura come quella della Corea del Nord, non in Bran Bretagna“. Le critiche si sono espanse anche sui social dove un utente ricorda le vere tragedie a cui l’emittente avrebbe dovuto dare più spazio: “Cara Bbc, la morte del principe Filippo non è la grande notizia che tu pensi che sia, non è l’11/9, non è la Brexit, non è l’Irlanda del Nord. E’ morta una persona anziana, datti una calmata e prendi un po’ di prospettiva“. Infine, non mancano di certo i riferimenti al covid e all’importanza relativa ai dati pandemici: “La Bbc ha parlato di più della morte di una persona che della morte di 150mila persone, un Paese completamente sotto sopra“.

Marco Alborghetti. Di Bergamo, laureato in Scienze Umanistiche per la Comunicazione e con l'ambizione di diventare giornalista. Lo sport è la mia passione, perché l'Atalanta è un mio pezzo di cuore. Divoro libri, onnivoro musicale, ma ffino ad un certo limite. Ascoltare gli altri è un piacere, scrivere lo è ancor di più.

"Troppo spazio alla morte di Filippo": bufera sulla Bbc. Francesca Rossi il 16 Aprile 2021 su Il Giornale. Gli spettatori della BBC si lamentano dell’eccessiva copertura mediatica sulla morte del duca di Edimburgo, ma l’emittente risponde. Si avvicina il giorno del funerale del principe Filippo, il prossimo 17 aprile alle 15 (in Italia le 16) e già infuriano le polemiche. Una, in particolare, getta un’ombra su questo momento già molto triste. Protagonista la BBC. Da quando, lo scorso venerdì 9 aprile, è stata data la notizia della dipartita del marito della regina Elisabetta, la storica emittente ha deciso di stravolgere i palinsesti, per adattarli alle esigenze del momento e dedicare una programmazione ad hoc alla vita eccezionale del principe consorte.

La risposta della BBC. Un omaggio, ma anche un gesto di rispetto nei confronti una personalità eccellente, che ha attraversato un secolo di Storia (non tentiamo di fare un "santino", Filippo aveva i suoi pregi e i suoi difetti, come è normale che sia). Non tutti i cittadini britannici, però, hanno gradito i cambiamenti. Proprio l'emittente ha fatto sapere di aver ricevuto ben 110mila reclami di spettatori arrabbiati per la cancellazione dei loro programmi preferiti. Tra questi, la finale di MasterChef. La BBC ha subito replicato: “La morte di Sua Altezza Reale il principe Filippo, duca di Edimburgo, è stato un evento significativo che ha generato un grande interesse sia nazionale che internazionale. Comprendiamo che alcuni spettatori non siano contenti del livello di copertura mediatica dato e l’impatto che ha avuto sulla televisione a pagamento e sulla programmazione radio. Non facciamo questi cambiamenti senza un’attenta considerazione e la decisione presa riflette il ruolo della BBC come emittente nazionale durante i momenti significativi per il Paese. Siamo grati per tutti i feedback e ascoltiamo sempre la reazione del nostro pubblico”.

MasterChef può attendere. Una risposta diplomatica, ma corretta, da parte di una rete pubblica. Gli inglesi, infatti, pagano un canone, un po’ come facciamo in Italia con la Rai. Tuttavia non è possibile e non sarebbe giusto far finta che non sia accaduto nulla, o dare notizie di questa portata in maniera frettolosa. Si tratta di un evento che rimarrà nella Storia inglese, piaccia o meno. Pur comprendendo il diritto di opinione e anche di lagna, bisogna comunque ricordare che molti inglesi amano il principe Filippo e, per dirla tutta, sono molti di più dei 110mila critici. In fondo la finale di MasterChef si può recuperare tra qualche giorno, mentre la morte è qualcosa di più…definitivo.

Enrica Roddolo per il “Corriere della Sera” il 10 aprile 2021. «Voleva tornare a Windsor, voleva tornare al castello dove la madre Alice era nata nel 1885, alla presenza della regina Vittoria», dice da Londra al Corriere lo storico, amico di famiglia del principe, Hugo Vickers. E nell' amata Windsor, Filippo se n' è andato: «Sarà sepolto lì, a Windsor: per la regina queste ore sono terribilmente dolorose...». Quanto ai Sussex, se Harry tornerà da Oltreoceano a rendere omaggio al nonno, «dico solo che hanno reso l' ultimo anno così difficile, che importa ora ciò che faranno». E nelle situazioni difficili, Filippo è sempre stato il baricentro. A lui la regina aveva delegato la gestione della famiglia, come delle proprietà della Ditta reale. Mentre lei si dedicava a regnare. E così fu lui a parlare con Diana quando il Royal wedding del secolo stava per naufragare. Le scrisse diverse lettere per mettere a disposizione la sua esperienza di principe che per Elisabetta aveva rinunciato a molto, e cercato un compromesso tra la corte e il suo cuore. Così quando uscì il libro di Andrew Morton, ed esplose il caso Diana, fu il duca a consigliare un incontro a Windsor. Non si trattava solo del loro amore, ma del futuro dei figli e della Corona. Carlo ed Elisabetta preferirono ascoltare e riflettere, e poiché Diana rifiutò di riprendere la discussione il giorno successivo, Filippo impugnò carta e penna, come aveva già fatto anni prima quando Carlo non si decideva a chiedere la mano di Diana. In fondo con lei aveva molte affinità: un'aristocratica dallo spirito libero. Anche Filippo ha sempre sopportato a fatica le imposizioni di palazzo. Per Lord Brabourne, marito della cugina Patricia Mountbatten, «fu messo alla prova dalla vita di corte, con Sir Alan Lascelles (private secretary di Elisabetta II, ndr ) che era impossibile. Erano dannati, lo trattavano come un outsider». E lui non si rassegnò mai al ruolo di pura coreografia. Ma c'era altro ad accomunarli: un' infanzia solitaria, senza i gesti di una famiglia piena di attenzioni. E avevano un carattere forte, a dispetto dello sguardo mite e dolce di Shy D. «Gli Spencer sono difficili», disse la Queen Mum. Il piglio di Filippo è noto. E come Diana, prima di lei, il duca capì i media. Chiese aiuto a professionisti della tv, a David Attenborough (nominato poi Sir per i meriti come storico della natura), all' epoca manager della Bbc , e ad Antony Craxton. Il piccolo team di esperti iniziò a lavorare con Elisabetta nei '50 per migliorarne le capacità di espressione in pubblico. Suggerì di abbassare il tono di voce e una naturalezza empatica. Così nel 1957, Her Majesty guardò la telecamera per il discorso di fine anno in tv. Il set era stato approntato da Filippo nella Long Library di Sandringham. «Non mi riuscirà mai di essere naturale come Filippo davanti alla telecamera», dirà la regina. Filippo pioniere dell' apertura dei Windsor al mondo? «Ha visto prima, quel che stava accadendo - mi ha detto Daniel Franklin dell' Economist -. Ed è stato sia un modernizzatore che l' uomo facile alle gaffe, ma forse ben più ragionevole di come l' abbiamo percepito».

Alessandra Rizzo per “la Stampa” l'11 aprile 2021. Il Principe Filippo è morto come era vissuto, con l'amata Regina al suo fianco, e facendo di testa sua. Quando le sue condizioni, già assai precarie dopo un intervento al cuore e un mese di ospedale, si sono aggravate giovedì sera, il principe e la Regina non hanno sentito ragioni: hanno respinto l'idea di un nuovo ricovero, e il Duca di Edimburgo si è spento poche ore dopo, con Elisabetta al suo capezzale. Le ultime ore del principe sono state ricostruite dal «Daily Telegraph», giornale da sempre vicino alla Casa Reale, mentre Buckingham Palace ha annunciato che il funerale si terrà sabato prossimo, 17 aprile, dopo otto giorni di lutto nazionale. Non un funerale di stato (previsto solo per i sovrani), ma una cerimonia a Windsor senza partecipazione pubblica e con una breve processione all'interno del complesso del castello. Saranno presenti i familiari più stretti, compreso Harry, che dopo il freddo comunicato diffuso sul suo sito («Grazie per la dedizione, mancherai moltissimo»), arriverà dall'America senza Meghan, incinta del secondo figlio, cui i medici hanno sconsigliato il viaggio. Non ci sarà nemmeno Boris Johnson, che ha deciso di lasciare il suo posto ad un membro della famiglia reale. I dettagli della cerimonia, alle 3 del pomeriggio (le 4 in Italia), sono in parte dettati dalle restrizioni da Covid, che prevedono massimo 30 persone. Ma seguono le indicazioni lasciate da Filippo, fedele fino all'ultimo al motto di una vita: «No fuss», niente clamore. Il Paese ha vissuto un'altra giornata di lutto nel ricordo del principe gaffeur, burbero e indomito, che per oltre settant' anni ha fatto parte della vita dei sudditi di Sua Maestà: salve di cannone sparate in ogni angolo del Regno Unito e dalle navi della marina; bandiere a mezz' asta; migliaia di persone che in fila ordinata hanno lasciato fiori e biglietti di fronte ai cancelli di Buckingham Palace e a Windsor; e il ricordo commosso ma composto del principe Carlo, erede al trono che con Filippo ha avuto un rapporto non sempre idilliaco: «Il mio caro papà è stata una persona davvero speciale, ci manca enormemente». Nulla forse illustra la vita di Filippo meglio delle immagini e parole condivise ieri dalla Regina sui social della famiglia reale. Prima il ricordo toccante di una vita insieme, con le parole da lei pronunciate in occasione delle nozze d'oro nel 1997: «È stato, molto semplicemente, la mia forza e pilastro per tutti questi anni». Per una sovrana certo non incline alle dimostrazioni pubbliche di affetto, e che anzi incarna come nessun altro lo «stiff upper lip» britannico, è già moltissimo. E poi il momento dell'incoronazione, la Regina sul trono e Filippo che con formula feudale le giura la sua devozione. Elisabetta resta a Windsor, dove il duca era tornato il 16 marzo dopo il ricovero e dove la coppia aveva trascorso l'anno di pandemia: il lockdown aveva consentito loro di passare più tempo insieme, come nei primi anni di matrimonio. Filippo avrebbe compiuto 100 anni tra due mesi. «Ha passato la maggior parte delle quattro settimane in ospedale chiedendo di tornare a casa. Voleva solo tornare nel suo letto, non avrebbe mai voluto morire in ospedale», ha raccontato una fonte al «Telegraph». La famiglia reale osserverà il lutto fino al 22 Aprile. La Regina, che tra 10 giorni compie 95 anni, potrebbe tenere un discorso alla nazione, evento rarissimo (se non si considera il tradizionale messaggio di Natale) capitato una manciata di volte, come per la morte di Lady Diana o quella della Regina Madre. E che potrebbe ora ripetere in memoria del suo adorato principe.

Filippo di Edimburgo, il retroscena straziante sulle sue ultime ore: "Operato, ma voleva morire. L'ha deciso la Regina Elisabetta". Libero Quotidiano il 10 aprile 2021. Voleva morire nel suo letto, Filippo di Edimburgo. E alla fine ha deciso la moglie, la Regina Elisabetta: "Riportatelo a casa". È straziante il retroscena sulla morte del 99enne principe consorte, avvenuta venerdì mattina nel castello di Windsor. Al suo capezzale la Queen Lillibet, come affettuosamente la chiamava ancora lui dopo 73 anni di matrimonio. Le sue condizioni si erano aggravate improvvisamente giovedì sera, ma la fine era già scritta da mesi. A inizio 2021, il ricovero per problemi cardiaci e altre complicazioni, non legate al Covid, poi l'operazione d'urgenza al cuore. Secondo il tabloid britannico Mirror, Filippo era "gravemente ammalato": "Ha trascorso la maggior parte delle quattro settimane in ospedale cercando di tornare a casa. Gli hanno operato il cuore nel tentativo di farlo vivere un po' più a lungo, magari pensando al centesimo compleanno. Ma a lui non importava davvero. Voleva solo essere di nuovo nel suo letto. In nessun modo avrebbe voluto morire in ospedale". Filippo, insomma, voleva solo poter morire nel Berkshire. È stato di fronte a questo ultimo desiderio che la Regina Elisabetta gli ha regalato la sua ultima, grande prova d'amore, acconsentendo al ritorno a casa per garantirgli una dipartita la più serena possibile, accudendolo fino alla fine. "È stato, molto semplicemente, la mia forza, è stato accanto in tutti questi anni e io, e tutta la sua famiglia e questo e molti altri Paesi, abbiamo con lui un debito più grande di quanto abbia mai rivendicato o di quanto mai sapremo": con queste parole la Regina lo aveva ringraziato nel novembre 1997, in occasione delle loro Nozze d'oro. E con queste parole l'account ufficiale della Royal Family ha salutato il Duca di Edimburgo. Un cerchio che si chiude.

Filippo di Edimburgo, il retroscena straziante sulle sue ultime ore: "Operato, ma voleva morire. L'ha deciso la Regina Elisabetta". Libero Quotidiano il 10 aprile 2021. Voleva morire nel suo letto, Filippo di Edimburgo. E alla fine ha deciso la moglie, la Regina Elisabetta: "Riportatelo a casa". È straziante il retroscena sulla morte del 99enne principe consorte, avvenuta venerdì mattina nel castello di Windsor. Al suo capezzale la Queen Lillibet, come affettuosamente la chiamava ancora lui dopo 73 anni di matrimonio. Le sue condizioni si erano aggravate improvvisamente giovedì sera, ma la fine era già scritta da mesi. A inizio 2021, il ricovero per problemi cardiaci e altre complicazioni, non legate al Covid, poi l'operazione d'urgenza al cuore. Secondo il tabloid britannico Mirror, Filippo era "gravemente ammalato": "Ha trascorso la maggior parte delle quattro settimane in ospedale cercando di tornare a casa. Gli hanno operato il cuore nel tentativo di farlo vivere un po' più a lungo, magari pensando al centesimo compleanno. Ma a lui non importava davvero. Voleva solo essere di nuovo nel suo letto. In nessun modo avrebbe voluto morire in ospedale". Filippo, insomma, voleva solo poter morire nel Berkshire. È stato di fronte a questo ultimo desiderio che la Regina Elisabetta gli ha regalato la sua ultima, grande prova d'amore, acconsentendo al ritorno a casa per garantirgli una dipartita la più serena possibile, accudendolo fino alla fine. "È stato, molto semplicemente, la mia forza, è stato accanto in tutti questi anni e io, e tutta la sua famiglia e questo e molti altri Paesi, abbiamo con lui un debito più grande di quanto abbia mai rivendicato o di quanto mai sapremo": con queste parole la Regina lo aveva ringraziato nel novembre 1997, in occasione delle loro Nozze d'oro. E con queste parole l'account ufficiale della Royal Family ha salutato il Duca di Edimburgo. Un cerchio che si chiude.

Ecco le ultime ore di Filippo: che cosa ha chiesto il Principe. Quali sono stati gli ultimi desideri del principe Filippo? Chi era accanto a lui nel momento più triste? I tabloid svelano le ultime ore di vita del marito della regina Elisabetta. Francesca Rossi - Sab, 10/04/2021 - su Il Giornale. “Voglio morire in casa, non nel letto di una clinica”, questo sarebbe stato l’ultimo desiderio del principe Filippo, ormai vicino alla fine. Stando alle indiscrezioni riportate dal Daily Telegraph, le condizioni del marito di Sua Maestà si sarebbero aggravate giovedì notte. Lo staff della royal family avrebbero consigliato alla sovrana di far ricoverare di nuovo il duca di Edimburgo, ma questa si sarebbe opposta con fermezza. Dopo il ritorno al Castello di Windsor, dopo circa un mese di ricovero e un’operazione al cuore, il principe Filippo aveva messo le cose in chiaro con la monarca, stabilendo che non avrebbe più accettato di allontanarsi dalla sua casa. Così la regina Elisabetta gli è rimasta accanto fino all’ultimo, consapevole che presto l’amore della sua vita l’avrebbe lasciata solo per sempre. Sapeva da tempo che, forse, il duca non avrebbe festeggiato il secolo di vita. Una fonte ha svelato al Telegraph: “Con l’intervento al cuore volevano farlo vivere un altro po’, affinché arrivasse a compiere 100 anni. Ma questo traguardo a lui davvero non interessava. Voleva restare nel suo letto, a casa. Non voleva assolutamente morire in ospedale”. Più che comprensibile che negli ultimi momenti, prima di varcare una soglia per noi tutti ignota, il principe Filippo abbia voluto intorno le persone e l’ambiente a lui più cari. Tutti i figli del duca di Edimburgo e della Regina sono riusciti a dare un ultimo saluto al loro padre, come racconta il Mirror. Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo, infatti, hanno ricevuto il vaccino e, comunque, gli incontri si sono svolti secondo le regole di distanziamento imposte dalla pandemia. Purtroppo non hanno avuto la stessa occasione i nipoti e i pronipoti del principe, non ancora immunizzati. Sembra, però, che il principe William sia riuscito a parlare al telefono con il nonno il quale, a quanto risulta, odiava Zoom, quindi preferiva affidarsi a delle semplici chiamate. Ora comprendiamo meglio anche le lacrime del principe Carlo dopo la visita in ospedale a suo padre, quando era ancora ricoverato. Con ogni probabilità l’erede al trono conosceva già il destino del duca di Edimburgo, benché tutti sperassimo che quegli occhi rossi fossero solo il risultato di un momento di sconforto. Gli ultimi giorni del marito di Sua Maestà, spiega il Daily Mail, sono stati “tranquilli”. Purtroppo Filippo ha iniziato a mangiare meno di giorno in giorno, fino a rifiutare anche il tè che abitualmente prendeva alle sette e mezzo del mattino. Sul comodino, accanto al letto, teneva una foto della moglie e una della madre, Alice di Battenberg. Quando il tempo le permetteva, il duca di Edimburgo si riposava o leggeva all’aperto, una coperta sulle ginocchia per tenerlo al caldo. A questo proposito ci sono due aneddoti, tra gli ultimi della sua vita. Un giorno, mentre era immerso nella lettura, al principe sarebbero caduti gli occhiali. Un valletto si sarebbe avvicinato per raccoglierli, ma Filippo lo avrebbe bloccato, dicendo: “Fermo, faccio io!”. Il suo staff, poi, gli avrebbe suggerito di usare la sedia a rotelle ma lui, che preferiva il bastone e non voleva mostrare segni di debolezza, avrebbe risposto piccato: “Fate sparire quella maledetta sedia!”. La tempra di quest’uomo riservato, fedele alla Corona per decenni, politicamente scorretto (virtù sempre più rara), non è venuta mai meno, nemmeno di fronte alla morte.

L'incontro con i figli (vaccinati), William sentito a telefono. “Fatemi morire a casa”, gli ultimi giorni di vita di Filippo e il saluto della regina: “E’ stato la mia forza”. Redazione su Il Riformista il 10 Aprile 2021. “È stato, molto semplicemente, la mia forza ed è rimasto per tutti questi anni, e io, e tutta la sua famiglia, e questo Paese e molti altri Paesi, abbiamo con lui un debito più grande di quanto lui abbia mai rivendicato o di quanto mai sapremo”. E’ il messaggio della regina Elisabetta pubblicato sugli account social della famiglia reale britannica. Parole riprese da un passaggio del discorso pronunciato dalla regina in occasione delle sue nozze d’oro con il principe Filippo nel 1997, morto venerdì 9 aprile all’età di 99 anni. In queste ore sono numerosi i fiori lasciati dai cittadini britannici davanti a Buckingham Palace e al Castello di Windsor, nonostante i funzionari della corte abbiano invitato la popolazione a non recarsi davanti ai palazzi reali per evitare assembramenti a causa dell’emergenza coronavirus. Piccoli gruppi di persone si sono radunati questa mattina vicino ai cancelli di Buckingham Palace, dove l’Union Jack sventola a mezz’asta. I fiori lasciati venerdì sono stati rimossi e collocati nel retro di un furgone.

Il saluto con salve di cannone. Salve di cannone in tutto il Regno Unito, a Gibilterra e dalle navi da guerra per la morte del principe Filippo. Il ministero della Difesa del Regno Unito ha affermato che verranno sparati 41 colpi alla volta ogni minuto da mezzogiorno in città tra cui Londra, Edimburgo, Cardiff e Belfast, nonché Gibilterra e dalle navi da guerra della Royal Navy. Il saluto con salve di cannone segnò la morte anche della regina Vittoria nel 1901 e di Winston Churchill nel 1965. Le autorità hanno incoraggiato la popolazione a vedere l’evento online o in televisione da casa per evitare assembramenti. Stando a quanto riportano i giornali inglesi, “Filippo non voleva morire in ospedale. E anche la regina si è opposta a un suo nuovo ricovero”. Il duca di Edimburgo ha trascorso i suoi ultimi giorni nel castello di Windosr. Nella notte di giovedì, secondo il Daily Telegraph, le condizioni di salute del principe Filippo si sono aggravate. Alla regina è stato consigliato un nuovo ricovero in ospedale ma la sovrana si è opposta e ha preferito far trascorrere in casa le ultime ore di vita all’amato marito, sottoposto nelle scorse settimane a una delicata operazione al cuore. Una decisione che anche lo stesso Filippo aveva fatto presente subito dopo la sua ultima permanenza in ospedale: “Voglio morire in casa, non nel letto di una clinica”. Il duca di Edimburgo avrebbe compiuto 100 anni il prossimo 10 giugno. Così come spiega il Daily Mirror, nei suoi ultimi giorni, sarebbe riuscito a salutare di persona tutti i suoi figli, Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo, tutti già vaccinati, durante alcuni incontri “super-distanziati”. Nipoti e pronipoti, tra cui William (che lo ha sentito al telefono), non sono riusciti a vedere per l’ultima volta il nonno perché non hanno ricevuto la prima dose del vaccino anti-covid. La regina Elisabetta, 94 anni, rispetterà otto giorni di lutto per “l’amato marito”, come lei stessa l’ha descritto e con il quale ha vissuto una storia d’amore lunga 73 anni. Per dirgli addio non ci saranno funerali di stato né camera ardente secondo un suo desiderio. Il principe Andrea e il principe Edoardo hanno fatto visita alla madre, la regina Elisabetta II al Castello di Windsor sabato 10 aprile, dopo la morte del principe Filippo. Edoardo e Sofia, la contessa del Wessex, hanno trascorso circa un’ora al castello. “La regina è stata fantastica”, ha detto Sofia mentre la coppia lasciava Windsor a bordo di una Land Rover. Andrea ha salutato la folla mentre se ne andava. Il principe Carlo, figlio maggiore della regina ed erede al trono, le ha fatto visita venerdì. Il segretario di Stato vaticano cardinale Piero Parolin ha inviato a nome del Santo Padre Francesco, un messaggio di cordoglio a Sua Maestà la Regina Elisabetta II per la perdita del marito il principe Filippo Duca di Edimburgo. Il Papa ha messo in luce “la devozione del Principe Filippo al matrimonio e alla famiglia e il suo impegno per l’educazione e lo sviluppo delle generazioni future”.

Otto giorni di lutto, poi il messaggio alla nazione e i funerali in forma ristretta: il dolore di Elisabetta. Antonello Guerrera su La Repubblica il 9 aprile 2021. Nessun funerale di Stato, come chiesto da lui stesso e la salma esposta solo in privato per l'addio all'uomo con cui ha condiviso 74 anni di vita: per la sovrana, a 95 anni, una sfida difficile. E ora che succederà a Londra e soprattutto alla regina Elisabetta dopo la morte del principe Filippo, del suo amato Filippo, consorte di quasi 74 anni della leggendaria sovrana britannica? Di certo, la notizia della morte del Duca di Edimburgo arriva a pochi giorni da due traguardi importanti per la coppia reale più amata del mondo e immortalata dalla serie tv di "The Crown": i 95 anni della sovrana del 21 aprile e i 100 di Filippo del 10 giugno prossimo, quel secolo lungo e straordinario che non è riuscito a concludere. Elisabetta rimarrà in lutto per otto giorni, questo è sicuro. Poi dovrebbe dare un messaggio tv alla nazione, forse nei prossimi giorni, ma non si sa quando. Dipenderà molto anche dal suo stato emotivo. Non ci saranno funerali di Stato, non tanto per le restrizioni Covid che certo avranno un impatto, ma perché lo sbrigativo e spesso un po' burbero Filippo non voleva "una scocciatura" simile, chiedendo qualcosa di più semplice e spartano, lui che al di là degli impegni ufficiali è sempre stato un uomo molto riservato, a volte anche con la stessa famiglia e soprattutto i nipoti. Il pubblico non potrà dargli un ultimo saluto e non il suo corpo non sarà esposto a Westminster Abbey bensì privatamente a St James Palace, la stessa cosa che accadde per la principessa Diana nel 1997. I suoi funerali, in forma ristretta, si terranno a Windsor, alla cappella di San Giorgio, e sarà sepolto proprio lì, nei vicini Frogmore Gardens, dove riposano anche le spoglie della regina Vittoria e del principe Alberto, e non nella stessa cappella o a Westminster Abbey. Partirà dunque la cosiddetta operazione Forth Bridge. Il Lord Chamberlain e il primo ministro Boris Johnson consulteranno la Regina per conoscere sue richieste sui funerali del marito. Tutte le bandiere saranno a mezz'asta durante il periodo di lutto, il Cerimonial Mace della Camera dei Comuni a Londra sarà listato a lutto e tutti i parlamentari avranno il lutto al braccio, così come i membri della famiglia reale, che dovrebbero indossare anche loro abiti scuri o comunque molto sobri. Ed Elisabetta? Di certo starà attraversando un periodo di grave dolore e ora avrà tutta la Casa Reale sulle sue spalle insieme all'erede al trono, il figlio principe Carlo, che già aveva mostrato una lacrima qualche settimana fa all'uscita dell'ospedale dove il padre  era ricoverato. Certo la regina negli ultimi anni si era già parzialmente abituata a questa nuova situazione: Filippo è stato molto male negli ultimi tempi, operato anche al cuore di recente e da un po', anche per motivi di salute, i due vivevano praticamente separati, seppur nello stesso luogo. Ma certo questa sarà una nuova enorme sfida, per Elisabetta II, a 95 anni quasi compiuti. E che compirà da sola, senza il suo amato Filippo.

Operazione Forth Bridge, cosa prevede il protocollo per la morte del principe Filippo. Giorgia Silvestri su Notizie.it il 10/04/2021. L'“Operazione Forth Bridge” è il "protocollo" che guida tutto ciò che accade dopo la morte del duca d'Edimburgo. Ecco in che cosa consiste. Venerdì 9 aprile 2021 è venuto a mancare il principe Filippo, duca d’Edimburgo e consorte della sovrana Elisabetta II d’Inghilterra. La casa reale inglese prevede per ciascun suo membro un specifico “protocollo” che si deve seguire in caso di morte.  A tutti questi “protocolli” si fa riferimento attraverso un “nome in codice”. Quello riservato al duca d’Edimburgo è l’“Operazione Forth Bridge”. Per ora, si conoscono solo alcuni aspetti di quello che succederà nei giorni successivi alla morte del principe. La BBC riporta che da Buckingham Palace è stato confermato che i funerali saranno privati. Niente cerimonie di Stato dunque, ma comunque verrà preso in dovuta considerazione lo status del defunto. Ciò è dovuto anche ad un desiderio dello stesso duca d’Edimburgo. Inoltre, il principe Filippo sarà seppellito a Frogmore Gardens del Castello di Windsor. Il momento della sepoltura non avrà copertura da parte delle tv pubbliche. I funerali si terranno entro 10 giorni. Il luogo scelto per la funzione è la St. George’s Chapel nel Castello di Windsor. Il limite massimo di persone che potranno assistere alle esequie sarà 30. Questo per le misure anti-Covid in vigore nel Regno Unito. Sua Maestà personalmente deciderà chi vi sarà. Tale limitazione porterà ad un leggero cambiamento nell’”Operazione Forth Bridge”. Infatti, originalmente era prevista la presenza alle funzioni funebri del duca d’Edimburgo pure di diversi capi politici e i membri di altre famiglie reali. La cerimonia sarebbe arrivata a contare anche più di 800 partecipanti. Dopo i funerali è previsto che comincino per Elisabetta II 8 giorni di lutto. Ciò prevede che non ci sia nessuna sua “apparizione pubblica”. Inoltre, non sarà redatta alcuna legge. Dopo tutto ciò, la regina continuerà ad essere in lutto per altri 30 giorni. Tuttavia, riprenderà gradualmente i suoi compiti pubblici legati al ruolo di sovrana. Per prima cosa, non sono state ancora rese pubbliche le disposizioni lasciate dal principe Filippo nel caso della sua morte. Comunque, quello che è certo è che non vi saranno stravolgimenti nella “linea di successione” al trono. Infatti, il duca d’Edimburgo non vi era dentro. L’erede al trono rimane il principe Carlo. Poi vi è il principe William. I figli di quest’ultimo – George, Charlotte e Louis – occupano, nel suddetto ordine, le posizioni successive. Giorgia Silvestri

Principe Filippo, dove terranno il corpo (e in che bara) fino a che non morirà la Regina Elisabetta: roba da non credere. Libero Quotidiano il 13 aprile 2021. In attesa dei funerali del principe Filippo, che si terranno sabato 17 aprile, continuano a inseguirsi febbrilmente gossip e indiscrezioni sulla famiglia reale inglese, scossa ovviamente dal ritorno per la triste occasione del principe Harry, per la prima volta in patria e al fianco di Carlo e William dopo l'intervista-bomba di lui e Meghan Markle, quest'ultima però assente. E le indiscrezioni, però, riguardano anche il consorte della Regina Elisabetta scomparso. E l'ultima è davvero sorprendente. Si parla della bara che accoglierà il principe, una bara di quercia inglese rivestita di piombo, si apprende. Una scelta di routine per i reali britannici, sempre seppelliti in bare ricoperte di piombo per preservare il corpo il più a lungo possibile. Si pensi che quella di Lady Diana era così pesantemente foderata da pesare la bellezza di un quarto di tonnellata. Ma di davvero sorprendente c'è il fatto ce la bara di Filippo sarebbe stata realizzata più di trent'anni fa. Insomma, si sono preparati al trapasso con larghissimo anticipo. Filippo, per inciso, un giorno sarà sepolto con la moglie nella cappella commemorativa a Frogmore Gardens, ma fino ad allora, insomma fino a che Elisabetta sarà in vita, Filippo resterà calato nella Volta Reale. Le esequie di sabato si svolgeranno presso la cappella di San Giorgio a Windsor, seguendo il cerimoniale che lo stesso Filippo aveva pianificato fino all'ultimo dettaglio: dalla Land Rover modificata che trasporterà il suo feretro, alla singola corona di fiori sulla bara, poi la bandiera personale, il cappello della divisa e infine anche la spada.

Elisa Messina per "corriere.it" il 14 aprile 2021. Sono attese per domani le comunicazioni ufficiali sul funerale del principe Filippo che si terrà sabato alle 15 nella St George Chapel del castello di Windsor, ma molte anticipazioni sulle esequie stanno circolando nel Regno a partire dalla certezza che sarà una cerimonia rispettosa delle norme anti-Covid. Quindi con restrizioni che stanno complicando non poco l’organizzazione dell’evento, a partire dalla stesura della lista dei partecipanti “in presenza”: non devono essere più di 3o quindi, inevitabilmente, alcuni membri della famiglia reale saranno esclusi. Poi, mascherine obbligatorie, distanziamento di due metri tra le persone, regole di comportamento, regole di sicurezza e infine dettagli a cui attenersi per rispettare le volontà del principe.

Elisabetta nella «bolla» di Windsor. Probabilmente la regina Elisabetta siederà da sola in chiesa, distanziata dagli altri membri della famiglia perché, come spiega oggi The Times, la sovrana sta vivendo da oltre un anno in quella che viene chiamata “la Bolla del castello di Windsor” che comprendeva lei, il marito e una cerchia molto ristretta di collaboratori e di domestici, una quindicina di persone in tutto. Insomma, l’unica persona autorizzata a sederle accanto potrebbe essere il segretario particolare di Filippo, Archie Miller-Bakewell, la cui presenza è data per certa, ma non uno dei suoi quattro figli.

Saranno esclusi i coniugi separati. Chi parteciperà della famiglia? Inevitabili le esclusioni nella lista complessiva dei parenti (che conterebbe da sola 36 persone). Carlo e Camilla saranno vicini, ma distanti da Elisabetta separati dagli altri tre figli della regina (Anna, Andrea, Edoardo) e dagli otto nipoti: ciascuno siederà con il suo nucleo familiare. Per questioni numeriche saranno probabilmente esclusi mogli e mariti divorziati dei membri famiglia, anche se resta un punto interrogativo su Sarah Ferguson, che ha divorziato nel 1992 dal principe Andrea, quindi non fa più parte della royal family, ma lei e il duca di York sono tornati a vivere insieme ormai da diversi anni. L’unica consorte “in carica” assente tra i parenti stretti sarà dunque Meghan Markle che, incinta del secondogenito, è rimasta negli Stati Uniti.

Solo il principino George per i 10 bisnipoti? Non ci saranno, probabilmente, neppure i 10 bisnipoti di Elisabetta e Filippo. Alcuni sono decisamente troppo piccoli, come il piccolo August di Eugenie di York nato nel febbraio 2021. Potrebbe però essere presente George, primogenito di William e Kate: ha sette anni ma soprattutto è il terzo nella linea di successione al trono, dopo il padre e il nonno. Quasi scontata la presenza dei nipoti di Elisabetta e Filippo, ovvero il figlio e la figlia della sorella della sovrana Margaret con i rispettivi coniugi, e dei conti di Mountbatten, Norton Knatchbull con la moglie Penelope: quest’ultima era molto amica di Filippo e ne condivideva la passione per il calesse e per la pittura.

Niente parenti tedeschi, come nel 1947. Quanto ai membri della famiglia reale che non parteciperanno, è data quasi per certa l’assenza dei coniugi duchi di Kent, cugini e intimi della coppia reale (gli stessi Filippo ed Elisabetta erano cugini di terzo grado), e così i fratelli minori del duca. Agli “esclusi” di rango come loro sarebbe stata tuttavia concessa una visione privata della cerimonia in streaming, stando a quanto riporta il Telegraph. C’è poi il tema dei parenti greci e tedeschi del principe: prima di sposare Elisabetta e diventare duca di Edimburgo, Filippo era principe di Grecia e Danimarca. Secondo la biografa reale Ingrid Seward, l’ex re di Grecia Costantino II, che vive ancora nel paese, era intimo di Filippo e sarebbe stata una presenza sicura se non ci fosse stata la pandemia con le relative difficoltà di spostamento. Così come quasi sicuramente non parteciperanno i parenti tedeschi sopravvissuti, ovvero i figli delle sorelle di Filippo, tutte defunte. Curioso scherzo del destino: le sorelle di Filippo e le loro nobili famiglie tedesche non poterono partecipare neppure al suo matrimonio, nel 1947: la guerra era finita da poco e il governo britannico non ritenne opportuno invitare dei principi che avevano avuto cariche militari durante il regime nazista.

Il premier no ma il segretario sì. Il premier Boris Johnson ha fatto sapere che non parteciperà: non trattandosi di un funerale di stato ha preferito lasciare il suo posto a uno dei familiari o intimi come il segretario particolare del principe. Ma tra i 30 potrebbero essere inclusi, per volontà del duca di Edimburgo alcuni rappresentanti di alcuni degli enti di cui aveva avuto il patronato e sicuramente una personalità della Royal Navy, come l’ammiraglio Tony Radakin. Tutti, dalla regina in giù dovranno osservare le stesse regole, dovranno indossare la mascherina e non potranno cantare: compito che sarà consentito ad un unico cantore. La polizia si occuperà della sicurezza fuori dalla chiesa e nelle vie di Windsor Castle, chiudendo strade e transennando lo spazio per evitare assembramenti e impedire l’accesso di veicoli.

Quella «minaccia» all’arcivescovo di Canterbury. Infine un dettaglio curioso potrebbe riguardare la durata del sermone pronunciato dall’officiante, l’arcivescovo di Canterbury: per attenersi davvero alle volontà del duca di Edimburgo non dovrebbe durare più di otto minuti. Lo rivela in un’intervista al Times l’ex arcivescovo Rowan Williams: Filippo gli aveva detto, scherzando ma non troppo, che i suoi sermoni non sarebbero dovuti durare più di otto minuti, altrimenti, racconta Willliams, «mi avrebbe spedito nella Torre di Londra». La cerimonia sarà preceduta da una breve processione, dal palazzo di Windsor a St George Chapel a cui parteciperanno i familiari mentre la banda dei Granadier Gards e i Royal Marins gli renderanno gli omaggi militari, secondo le anticipazioni della Bbc. A trasportare nella processione la bara del principe, avvolta nel suo personale stendardo, sarà, come da sua precisa volontà, una Land Rover Defender trasformata in carro funebre. Lui lo aveva detto chiaro ad Elisabetta: «Quando morirò, mettimi dietro nel Land Rover e portami a Windsor».

Il dettaglio inquietante sul funerale di Filippo: la bara è stata scelta 30 anni fa. Francesca Rossi il 15 Aprile 2021 su Il Giornale. I funerali dei membri della royal family sono organizzati con anni di anticipo e anche la scelta della bara è regolata dalla tradizione. Persino la scelta della bara diventa una questione di protocollo e tradizione in casa Windsor. L’argomento è lugubre, diciamocelo, però importante per capire meglio la storia e le abitudini della royal family più famosa e chiacchierata del mondo. Avrete già letto che i funerali del principe Filippo si terranno, in forma privata, nella St. George’s Chapel il prossimo 17 aprile alle 15 (le 16 in Italia. Saranno presenti solo 30 invitati accuratamente selezionati, distanziati e con mascherina in rispetto alle norme anti-Covid vigenti.

La bara in piombo. Una Land Rover Defender verde ed elettrica, modificata dal principe Filippo per la triste occasione e seguita dalla royal family a piedi, trasporterà il feretro fino alla cappella, per il rito officiato dall’Arcivescovo di Canterbury Justin Welby. Il particolare inedito e un po’ inquietante, raccontato dall’Express, riguarda proprio la bara del duca di Edimburgo. Sembra che l’abbia acquistata lui stesso, ben 30 anni fa. Filippo, però, non avrebbe pensato solo a se stesso, ma anche alla regina Elisabetta, scegliendo per lei un secondo feretro. Quello di Filippo, dice il giornale, è “di quercia inglese, rivestita di piombo”. Il piombo non è una stranezza, ma una tradizione con una sua logica. Questo metallo, infatti, favorisce la conservazione del corpo e non permette le infiltrazioni dell’umidità. Anche la bara di Lady Diana era fatta in questo modo e pesava parecchio, un quarto di tonnellata. Le pompe funebri reali, Leverton & Sons, hanno spiegato che un feretro di questo tipo “non si può realizzare in poche ore o in pochi giorni”, ma "era importante averlo disponibile", anche perché la quercia inglese "è molto difficile da reperire". Questo spiega il largo anticipo con cui il principe Filippo ha fatto costruire il suo e quello della moglie. Sulla bara, però aleggerebbe un mistero. Nessuno sa esattamente quando al principe Filippo venne in mente di fare un acquisto simile, se vi fu un'occasione particolare che lo spinse a prendere questa decisione. L'ordine, rivela il Daily Mail, non venne commissionato a Leverton & Sons, che assunsero l'incarico di agenzia funebre della royal family solo nel 1991 ereditando, in un certo senso, la bara già pronta. Forse si occupò della sua costruzione la precedente impresa, ma non abbiamo certezze in merito.

L'ultima dimora. La riservatezza del consorte di Sua Maestà è evidente anche nella scelta degli oggetti da porre sulla bara: la spada, il berretto della Royal Navy, la bandiera con lo stemma personale e una sola corona di fiori. C’è anche un altro dettaglio. Tutti i giornali hanno sottolineato che il duca di Edimburgo riposerà a Frogmore Gardens. Non subito, però. Dopo il funerale Filippo verrà accolto nella Volta Reale, in cui rimarrà fino al funerale della regna Elisabetta (che ci auguriamo avvenga tra molti anni). Solo allora i due coniugi raggiungeranno insieme l’ultima dimora di Frogmore.

Kate Middleton in missione di pace. Il funerale sarà un momento di raccoglimento per i Windsor, ma i tabloid sostengono che a Kate Middleton verrà affidato un incarico dei più difficili: mediare tra William e Harry, cercare di mettere pace tra i fratelli una volta per tutte. Considerando, però, che il duca di Sussex vorrebbe trattenersi il meno possibile a Londra e che nella Cappella di San Giorgio sarà obbligatorio mantenere il distanziamento sociale, per Kate sarà un’impresa tentare di risolvere la faida. È più probabile che vi siano pochissime parole di cortesie e molti silenzi. Di certo la regina Elisabetta non permetterà alcuno strappo alla regola. In effetti il momento è tragico e solenne, quindi William e Harry, almeno per qualche ora, dovranno sotterrare l’ascia di guerra.

Le regole del lutto: quando la famiglia reale si veste di nero. Giorgia Olivieri il 16/4/2021 su Vanityfair.it. Per il suo primo impegno ufficiale del 2021, la regina Elisabetta aveva scelto il più sgargiante tra i colori abbaglianti che è solita indossare. Luminosa nell’abito e nel volto, la sovrana lo scorso 31 marzo si è presentata alle celebrazioni per il centenario dell’aeronautica militare australiana con un cappotto verde lime abbinato a un primaverile cappello con tulipani e narcisi già visto quando si concesse ai fotografi nel giorno del suo 90esimo compleanno in compagnia del marito. Dopo quella folgorante apparizione a sorpresa di due settimane fa nel Surrey al Commonwealth Air Forces Memorial di Runnymede, era legittimo pensare che un rinnovato avvicendarsi di tinte pastello sfoggiate dalla regina avrebbe segnato il cauto ritorno alla normalità dovuto al raggiungimento dell’immunità di gregge in Gran Bretagna. E invece per il prossimo e – non programmato – appuntamento la troveremo avvolta di nero per il funerale dell’amato principe così come il protocollo prevede per circostanze luttuose come questa. Da quando è scoppiata la pandemia le volte in cui Elisabetta si è mostrata al mondo (e non in videocall) sono una manciata e tra queste, in ben due occasioni, l’abbiamo vista vestita di nero per le cerimonie legate al Remembrance Day. Il guardaroba della regina infatti si spegne solo per la commemorazione di tutti i soldati caduti in guerra ogni novembre e, appunto, per i funerali. Solo in un altro paio di circostanze, tutt’altro che drammatiche, la regina ha dovuto adottare un total black: era questo il dress code richiesto dal Vaticano per le udienze con il papa Giovanni Paolo II nel 1980 e nel 2000, usanza mitigata dai successori al soglio pontificio. Per quanto riguarda il funerale di Filippo, ovviamente non sappiamo ancora se Angela Kelly confezionerà un abito e un copricapo ad hoc o se attingerà dal suo repertorio con qualche modifica: la fidata sarta e assistente personale della regina è stata già vista affaccendata al Castello di Windsor, carica di borse e scatole in cui probabilmente sono celati i dettagli di questi delicati preparativi. Tuttavia, là dove le cerimonie funebri sono una notte in cui tutti i cappotti e i cappelli sono neri, ciò che farà la differenza sarà la spilla che Elisabetta sceglierà. Appuntata al bavero del soprabito indossato per il funerale della principessa Margaret, il 15 febbraio del 2002, il gioiello che restituiva un po’ di luce all’outfit era il giglio di diamanti che ricevette in dono nel 1947 insieme al riconoscimento Freedom of the City of London, il primo evento ufficiale a cui ha partecipato rappresentando la Corona, accompagnata dalla sorella. Meno di due mesi più tardi, il 5 aprile, la figlia ha accompagnato la (regina) madre nel suo ultimo viaggio con la cosiddetta Kensington bow. La spilla di diamanti a forma di fiocco con la perla pendente a pera risale al 1893: realizzata da Collingwood, fu regalata per le nozze alla futura regina Mary, la nonna di Elisabetta, che la lasciò in eredità alla nipote. Esibita in diverse cene di stato e impegni di rilievo, la foggia della spilla ben si è adattata alle cerimonie del Remembrance Day visto che si accompagna con grazia e praticità ai papaveri d’ordinanza. Per il funerale di Diana il 6 settembre 1997, la scelta è caduta ancora un fiocco di diamanti. Stavolta il cimelio commissionato al gioielliere reale Garrard nel 1858, è appartenuto alla regina Vittoria e passato successivamente di regina in regina. Il giorno prima, invece, la sovrana si era presentata alla folla e in televisione per il discorso alla nazione con una spilla a lei cara ma dalla provenienza ignota chiamata «il triangolo di perle», conosciuta soprattutto per la presenza di un diamante giallo. Scorrendo a ritroso gli eventi nefasti della famiglia, vediamo che Elisabetta per il funerale di Lord Louis Mountbatten nel settembre del 1979 ha preferito la spilla chiamata «della duchessa di Cambridge»: parlando di questa grande perla circondata da diamanti con ciondolo pendente, anch’esso di perla, non ci riferiamo a Kate ma alla nonna della regina Mary. Per la cerimonia funebre dello zio duca di Windsor, quel re mancato che abdicando ne ha condizionato la sorte, Elisabetta prese dallo scrigno un altro fiocco, il Dorset Bow, un dono della nonna Mary alla nipote convolata a giuste nozze con il bel Filippo nel 1947. Per il funerale della duchessa di Windsor, invece, il semplice soprabito si impreziosì con la spilla apparentemente senza storia, a differenza delle altre, con il trifoglio di perle condito dalla solita abbondanza di diamanti. L’essenzialità di quell’outfit voleva forse sottolineare l’abisso che ha sempre separato Wallis Simpson dalle due Elisabette (madre e figlia). Quando il marito della controversa fashion icon morì nel 1972, della mise della vedova – di cui si ricorda soprattutto il velo considerato fuori luogo – se ne occupò Hubert de Givenchy cucendogliela in una notte. La foto piuttosto famosa che ritrae le donne richiama alla memoria uno scatto davvero passato alla storia con il nome «Tre regine in lutto». Osservano l’arrivo della bara di Giorgio VI alla stazione di Paddington l’11 febbraio 1952, tre generazioni di regine – rispettivamente madre, moglie e figlia – con abiti solenni e velo come si usava a quei tempi. E pensare che solo qualche giorno prima, la principessa ancora lontana dai suoi doveri, mentre era dispersa in una foresta del Kenya, ricevette la notizia della morte del padre con la consapevolezza di essere diventata non solo regina ma anche capo del Commonwealth. Corsa al primo aeroporto, una volta atterrata a Londra le fu portato a bordo un abito nero così da potersi presentare in pubblico con un aspetto consono alla situazione. È per questo motivo che ogni membro della famiglia reale quando fa i bagagli, deve sempre infilare in valigia un capo scuro da indossare nel caso in cui qualche sventura li colga lontani da Buckingham Palace. Quando Diana morì a Parigi, non dovendo più sottostare al protocollo, senza considerare che era in vacanza, non aveva con sé il vestito per le tristi evenienze. Di questo se ne occupò la moglie dell’ambasciatore britannico in Francia che estrasse dal suo armadio un abito da cocktail, ovviamente nero, per fare fronte all’emergenza improvvisa. Causa Covid, l’unico che al momento della dipartita del principe Filippo era decisamente fuori mano era Harry, arrivato in quella che per lui è stata casa la scorsa domenica pomeriggio. A causa dell’ormai famigerato divorzio dalla Royal Family pare che al duca di Sussex non sarà indossare l’uniforme dal momento che non è più capitano generale dei Royal Marines, ruolo che tra l’altro aveva ereditato proprio dal nonno nel 2017. A lui dovrebbe spettare quindi un semplice completo come all’altra «pecora nera» della famiglia, Andrea, il principe allontanato dai doveri reali a causa del suo rapporto con Jeffrey Epstein. La vittima di tutto questo guazzabuglio militare alla fine è risultata essere Elisabetta, chiamata a decidere anche su questo spinoso punto. Morale della favola: alla fine probabilmente nessuno si presenterà con gradi e divisa, nemmeno Carlo e William che non hanno macchie paragonabili agli altri due. Il duca di York, come del resto il conte e la contessa di Wessex insieme a Lady Louise, sono già stati visti vestiti interamente a lutto mentre Carlo si è limitato a una cravatta nera sia nel suo messaggio alla nazione sia quando si è recato con la moglie in nero totale nei giardini privati di Marlborough House per toccare con mano le testimonianze di cordoglio per la morte del padre. Fino alle 8 di domenica prossima, il protocollo prevede, tra le tante cose, che i membri della famiglia reale e le persone legate a Filippo nei vari uffici si vestano di nero e che i membri del Parlamento indossino una fascia nera sul braccio sinistro così come molti sportivi hanno fatto in questi giorni. Il dress code non ha investito solo il primo ministro Boris Johnson che si è presentato ai microfoni vestito di scuro il giorno della morte del principe consorte ma anche i giornalisti televisivi, sia quelli impegnati nelle dirette in esterna sia quelli negli studi, si vestono di nero in questi giorni in segno di rispetto. Per comprendere la portata del lutto, anche Burberry ha posticipato la sua sfilata digitale in programma il 14 aprile, rimandandola a dopo il funerale. Del resto il brand diretto da Riccardo Tisci è uno dei fornitori ufficiali della famiglia reale. Nel rispetto delle norme anti-Covid al funerale di sabato gli algidi Windsor dovranno stare distanziati e con la mascherina. Questo permetterà loro forse per la prima volta di abbandonarsi a qualche emozione in più. Magari Elisabetta anche stavolta affiderà i suoi sentimenti a una spilla. Se potesse prenderne una dal portagioie, probabilmente sceglierebbe quella di Andrew Grima. È uno scarabeo di rubini montato su oro e diamanti commissionato da Filippo al gioielliere di grido del tempo nel 1966 che la regina indossò per il ritratto celebrativo scattato per i 70 anni di matrimonio. Ma qui il protocollo molto probabilmente ci metterà lo zampino imponendo un cosiddetto «gioiello bianco» con diamanti e perle, più adatti al lutto. Se volesse legarsi ancora una volta alla madre, si appunterebbe la spilla a foglia di palma realizzata da Cartier con cui la moglie di Giorgio IV ha salutato il marito per l’ultima volta. Il nodo del vero amante, la spilla «True Lover’s Knot» ereditata dalla regina Mary, potrebbe essere invece una dichiarazione d’amore tempestata di diamanti se non fosse che il marito era molto più spartano nelle sue manifestazioni e quindi forse, per rispetto a lui, anche il lutto della regina dovrà essere contenuto nella forma. Gli esperti sono piuttosto sicuri che Elisabetta non si coprirà il capo con il velo: l’etichetta lo imporrebbe sono alla morte di un sovrano ma i tempi sono cambiati e questo costume sembra non calzare alla situazione attuale. Elisabetta che ha stracciato diversi record rispetto alla regina Vittoria (regno più lungo e sovrana più longeva), non riuscirà, anche volendo, a eguagliare la durata del suo quarantennale lutto: dalla morte del marito, il principe Alberto, sopraggiunta nel 1861, la trisavola si vestì di nero fino al 1901, l’ultimo giorno della sua vita. Un dolore che ha quasi compromesso la monarchia visto che le impediva di adempiere ai suoi doveri. Se Vittoria non partecipò all’apertura del Parlamento per cinque anni, Elisabetta non salterà l’appuntamento programmato per l’11 maggio. La regina non ha mai mancato una inaugurazione durante il suo lunghissimo regno, se non nel 1959 e nel 1963, quando era incinta rispettivamente di Andrea e di Edoardo. Per sé si è ritagliata giusto due settimane di lutto: il 22 aprile si torna a lavorare come al solito, come avrebbe voluto Filippo. Una data che non è casuale, visto che cade il giorno dopo il suo compleanno, ricorrenza che probabilmente vorrà trascorrere nell’intimità della sua famiglia, per quello che sarà possibile. Al termine del periodo quindi potremmo rivedere se non quei colori brillanti, a tratti neon, grazie ai quali la riconosciamo da circa settant’anni, almeno la luce di un bianco o di toni pastello chiari. Il senso del dovere che l’ha sempre contraddistinta ha fatto sì che ai suoi desideri anteponesse sempre le sue responsabilità verso la Corona e verso i sudditi. Ed è per questo che, da questo punto di vista, tornare quanto prima a indossare uno di quegli abiti sgargianti potrebbe essere forse la più grande prova d’amore nei confronti dell’adorato marito.

Il ponte per una dolce morte: col funerale di Filippo si chiude un'era. Marina Lanzone il 15 Aprile 2021 su Il Giornale. Sabato Filippo percorrerà per l'ultima volta la strada che va da Windsor fino alla Cappella di San Giorgio e farà il suo saluto al mondo. La regina Elisabetta II sente un vuoto incolmabile, ma non lascerà il trono. Sul principe Filippo d’Edimburgo si sono dette tante cose: che fosse scorbutico, splendido gaffeur, padre severo e allo stesso tempo grande capo famiglia, a volte marito amorevole, altre traditore e viveur. Ma su una cosa sono tutti concordi: era un grande servitore della patria, che ha saputo prendere la vita con ironia fino alla fine. La morte giunta sulla soglia dei 100 anni, che avrebbe compiuto il prossimo 10 giugno, sembra quasi programmata. "Filippo non amava i compleanni – racconta a ilGiornale.it Lavinia Orefici, esperta della royal family inglese -. Non gli piacevano i complimenti e non gradiva stare al centro dell’attenzione. Filippo ha capito dall’inizio che chi entra a far parte di questa famiglia non brilla singolarmente, deve lavorare per far brillare la monarchia". Pare addirittura che in occasione del compleanno della Regina Madre, la mamma di Elisabetta II, avesse commentato: "Che brutto arrivare a quell’età". E così, prima di spegnere tutte quelle candeline, il "Forth Bridge" ha ceduto, lasciando nel cuore della sua Lilibeth un vuoto incolmabile. Il "London Bridge", nome in codice della Regina, traballa ma non crolla ed è già pronto a vivere i prossimi giorni come ha sempre fatto, con la corona ben salda sulla testa. L’Inghilterra, che credeva di dover festeggiare un compleanno a breve, è entrata in lutto e vi rimarrà per otto giorni. Il nono giorno, il prossimo 17 aprile, si svolgerà il funerale, secondo la consuetudine. "Il cerimoniale, così come lo conosciamo oggi, risale all’epoca della regina Vittoria, quindi a oltre un secolo fa, quando non era così semplice spostarsi da uno Stato all’altro. Sebbene il problema ora sia arginabile, ancora oggi il funerale si celebra dopo così tanti giorni per permettere a tutti, anche ai capi di Stato stranieri, di parteciparvi", spiega Lavinia Orefici. Durante questo periodo le bandiere saranno a mezz’asta, i deputati in Parlamento indosseranno una fascia nera al braccio e la Mazza Cerimoniale, custodita in Parlamento, sarà coperta con un panno nero. Per i membri della royal family il lutto si prolungherà per altre due settimane. La Regina non potrà svolgere nessuna funzione pubblica e nessuna legge potrà essere promulgata. "Anche quando cadrà il London Bridge, cioè morirà Elisabetta II, ci sarà più o meno lo stesso cerimoniale", aggiunge l’esperta dei royal.

Perché a ogni funerale corrisponde il nome di un ponte?

"Questa tradizione risale ai tempi di Giorgio VI e serviva per criptare l’annuncio della morte del sovrano durante le conversazioni tra il Segretario e il Primo Ministro, per non farlo capire ai centralinisti di palazzo. È stato scelto proprio un ponte per simboleggiare il passaggio tra i due mondi. Il nome in codice per Giorgio VI era Hyde Park Corner, che non è un ponte ma comunque un luogo di convergenza. Quello di Elisabetta è il London Bridge. Il ponte del Duca d’Edimburgo è il Forth Bridge in Scozia, collegato al suo titolo".

Quanto tempo ci vuole per organizzare il funerale di un membro della famiglia reale?

"Dicono che quello della Regina Elisabetta e di Filippo lo stanno organizzando dagli anni ’60. Ci sono prove in continuazione che coinvolgono anche la stampa e le tv per capire come si comporteranno in queste occasioni. Questo fu un problema quando morì Lady Diana, perché non aveva nessun funerale pronto, non essendo più un membro della famiglia".

In cosa il funerale di Filippo sarà differente? Non ci saranno le esequie di Stato…

"Il funerale di Stato spetta in realtà ai sovrani e a pochi altri. L’ultimo funerale di Stato risale alla morte di Winston Churchill nel 1965. L’evento sarà come Filippo lo desiderava: un funerale militare, parteciperanno i rappresentanti della Royal Navy, dell’esercito e dell’aviazione. Il corteo funebre, che partirà alle 15:40 italiane dagli alloggi di Windsor fino alla cappella di San Giorgio, sarà seguito da tutti i membri della famiglia e le forze armate. La cerimonia sarà ulteriormente ridimensionata a causa del Covid-19: ci saranno solo 30 invitati. Probabilmente non parteciperà nemmeno tutta la famiglia: il principe di Kent e il duca di Gloucester con le rispettive consorti potrebbero non andare, anche se sono parenti vicinissimi con cui lui e la Regina hanno condiviso la vita. Probabilmente lo scopo è quello di lasciare il posto ai rappresentanti delle associazioni benefiche da lui patrocinate. Lo stesso farà il Primo Ministro, Boris Johnson".

Harry invece ci sarà. È la prima volta che mette piede in Inghilterra dopo la Megxit e dopo l’intervista con Oprah Winfrey. Prevede scintille?

"Non saprei. Certo è che l’intervista è stata trasmessa mentre il nonno Filippo era ricoverato e stava male. Non andare al funerale sarebbe stata una decisione inqualificabile e sarebbe stato impossibile giustificare l’assenza, dati i mezzi della famiglia reale. Sappiamo che è in pessimi rapporti con il principe Carlo e il fratello William. I due si troveranno spalla a spalla, come al funerale di Diana, ma all’epoca erano molto uniti. C'è un dettaglio in più: nei giorni scorsi si era aperta la questione 'divise militari sì o no'. La tradizione prevede che ai funerali tutti la indossino. Dopo la Megxit, Harry non avrebbe diritto di portarla, avendo perso i gradi: sarebbe stato quindi l'unico reale senior in abiti civili. Il Daily Mail fa sapere che per il quieto vivere la Regina ha deciso che nessun membro della famiglia reale indosserà durante il funerale la divisa militare, rompendo la tradizione, così da non far sentire a disagio Harry ma anche il figlio Andrea, che voleva indossare la divisa di ammiraglio della Royal Navy, pur non avendo ricevuto la promozione a causa del caso Epstein".

Come vede la decisione di Meghan Markle di non partecipare al funerale?

"La gravidanza di Meghan Markle cade a fagiolo. I suoi amici stretti hanno fatto sapere che non ha voluto andare per non essere il centro della scena. Sicuramente, per chi ama il gossip, sarebbe stato divertente averla all’evento, ma non dimentichiamoci che è il funerale di un uomo che avrebbe compiuto cento anni, un eccellente servitore della Corona. Per citare le parole del principe William: 'Un uomo straordinario che faceva parte di un’epoca di uomini straordinari'. Meghan non può reggere il paragone".

In che rapporti erano Harry e Meghan con Filippo?

"I rapporti sembra fossero buoni. Harry ha raccontato che faceva lunghe videochiamate con i nonni. Da un biografo molto vicino al principe Filippo, Gyles Brandreth, si sa che inizialmente il nonno era furibondo e non aveva compreso il motivo per cui volessero allontanarsi. Infatti non ha partecipato al Vertice di Sandringham, in cui sono stati messi nero su bianco gli accordi della Megxit. Con il tempo pare abbia capito la loro voglia di libertà, almeno fino all’intervista. L’ha definita una 'pazzia' da cui niente di buono poteva venire fuori. Filippo ha sempre gestito abilmente il rapporto con la stampa, perché aveva capito che con i media non si parla di affari personali. Quello che invece hanno fatto Carlo e Diana all’epoca, Meghan, Harry e Andrea adesso".

Invece dietro all’intervista del principe Andrea? C’è del marcio?

"È stato il suo ritorno sulla scena pubblica dopo il caso Epstein e la tragica intervista. Andrea ha sempre esibito con orgoglio, quasi arroganza, di essere figlio della Regina. Ma non ci ho visto del marcio, ho visto un figlio che parla del padre con parole giuste e misurate. È sua la frase: 'Filippo è stato il nonno della Nazione' ".

Che marito e padre era Filippo?

"All’inizio lo chiamavano lo 'spiantato' e Giorgio VI aveva delle forti perplessità su questo uomo di cui Elisabetta si era follemente innamorata. E invece è risultata essere la scelta migliore. Filippo è stato eccellente. I suoi anni di servizio parlano per lui. È stato uno straordinario capo famiglia. Questo ha permesso alla Regina di svolgere il suo ruolo di Capo di Stato. Tanto che quando si è ritirato a vita privata nel 2017, alla veneranda età di 96 anni, dopo 22mila eventi in agenda, si dice che sia crollato un po’ tutto. Alla Regina sono mancate delle figure chiave, Filippo da un lato, che teneva ben salde le redini della famiglia, e il Segretario Privato Sir Christopher Geidt dall'altro. Il 2017 ha coinciso con il fidanzamento e il matrimonio di Harry e Meghan, nella cui occasione la famiglia Markle ha dato spettacolo con la stampa, e con l’affare Epstein in cui è coinvolto il principe Andrea".

Le malelingue hanno subito ipotizzato che la Regina decidesse di abdicare per il troppo dolore. Lo vede come uno scenario plausibile?

"No. Lei è una donna straordinaria, non è una persona comune. Il senso del dovere sarà sempre più forte. Lo ha promesso al suo popolo il giorno del suo 21esimo compleanno con la frase 'la mia vita sarà destinata al mio Paese'. Sicuramente c’è un contraccolpo psicologico: la morte di Filippo le ha lasciato un grande vuoto. È l’uomo che la conosceva da più di 80 anni. Però è una donna fortissima, che conosce il peso della Corona, fin da quando aveva dieci anni e ha visto suo padre salire al trono, dopo l’abdicazione dello zio Edoardo. Sicuramente andando avanti con gli anni delegherà più cose. Ma l’11 maggio ha già un impegno in agenda, l’apertura del Parlamento, a cui andrà accompagnata da Carlo".

Mascherine, discorso di 8 minuti e parenti non invitati: il funerale di Filippo. Francesca Rossi il 15 Aprile 2021 su Il Giornale. In queste ore emergono nuovi dettagli sulle modalità di svolgimento del funerale del principe Filippo, tutte nel rispetto delle norme anti-Covid. La lista ufficiali dei partecipanti al funerale del principe Filippo verrà pubblicata giovedì 15 aprile, insieme a ulteriori particolari sulle norme anti-Covid da rispettare durante la funzione. Ci sono già, però, delle indiscrezioni in merito. Sappiamo già che si tratterà di un funerale privato, come stabilito dal duca di Edimburgo nelle sue ultime volontà e che si terrà sabato 17 aprile alla St. George’s Chapel alle 15. Una Land Rover Defender elettrica, modificata dal principe consorte, trasporterà il feretro, dietro al quale vedremo i membri più stretti della royal family.

Obbligo di mascherina, divieto di cantare. Il limite di 30 invitati, imposto dai rischi della pandemia, comporterà l’assenza di molti altri familiari (a cui, però, sarà riservata una diretta streaming delle esequie) . Verrà rispettato anche l’obbligo di distanziamento e di mascherina e gli ospiti non potranno cantare. Vi sarà solo un cantore a cui verrà affidata la parte musicale della cerimonia. La regina Elisabetta, fa sapere il Telegraph, dovrebbe sedersi da sola, piuttosto lontana dai parenti. Del resto, da circa un anno, Sua Maestà vive protetta nella "bolla"“creata al Castello di Windsor, insieme ad alcuni fedeli servitori e, fino a pochi giorni fa, al marito. L’unico che potrebbe rimanere accanto alla Regina durante la cerimonia è il segretario particolare di Filippo, Archie Miller-Bakewell, che di sicuro sarà al funerale. Ovviamente la sovrana vestirà di nero, ma facciamo attenzione ai gioielli, perché potrebbero rappresentare un ricordo di Filippo e dirci qualcosa in più sul suo stato d’animo. Stando a quanto trapela ci saranno, naturalmente, Carlo e Camilla, che siederanno vicini tra loro ma distanziati dagli altri Windsor, dato che rappresentano un nucleo familiare. La regola vale anche per gli 8 nipoti della regina Elisabetta. Di conseguenza, a quanto pare saranno esclusi mariti e mogli divorziati. Rimane, a tal proposito, il problema di Sarah Ferguson. È vero che la duchessa di York e il marito hanno divorziato nel 1992, però vivono insieme da molti anni (si parla di un ritorno di fiamma). Quindi, almeno in teoria, non avrebbe senso escludere Fergie. Certo, il rapporto con Filippo non era dei migliori, almeno stando alle voci, ma forse Sarah dimenticherà il passato per un evento tanto triste e importante. Saranno presenti al funerale del principe Filippo i figli della principessa Margaret, la famiglia dei conti Mountbatten, che annovera Penelope Norton Knatchbull, amica del duca di Edimburgo, con cui condivideva l’amore per l’arte e la pittura. In rappresentanza della Royal Navy dovrebbe arrivare anche l’ammiraglio Tony Radakin. Non ci saranno i 10 bisnipoti di Elisabetta, troppo piccoli per partecipare, ma non è escluso che si faccia un’eccezione per baby George, dal momento che si tratta del terzo Windsor in linea di successione.

Esclusi i parenti tedeschi. Tra gli esclusi eccellenti figurano i duchi di Kent, cugini del principe Filippo e della sovrana, ma anche tutto il ramo familiare greco-tedesco del duca. L’ex re di Grecia Costantino II e i figli delle sorelle di Filippo non potranno esserci per ragioni legate alla pandemia. Per ironia della sorte le sorelle del duca e le loro famiglie non parteciparono neanche al matrimonio nel 1947. Dati i loro legami con ufficiali nazisti, la loro presenza sarebbe stata inopportuna. Naturalmente la polizia chiuderà lo spazio attorno alla cappella e le strade limitrofe per consentire lo svolgimento del funerale senza intoppi e assembramenti.

Un sermone di 8 minuti. La funzione religiosa sarà affidata all’Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby. C’è una curiosità divertente sul sermone. Il Corriere della Sera ha riportato le parole dell’ex Arcivescovo Rowan Williams, secondo il quale Filippo, un giorno, lo avrebbe minacciato (in maniera scherzosa) sulla durata ideale dei sermoni. Williams ha detto: "Mi fece capire chiaramente quali caratteristiche richiedesse un buon sermone e, di certo, non richiedeva una durata superiore agli 8 minuti" altrimenti, chiarisce ancora l'ex arcivescovo “mi avrebbe spedito nella Torre di Londra”. È probabile, quindi, che anche il sermone rispetterà i desideri del principe Filippo.

Principe Filippo, indiscreto: "Al massimo 8 minuti, sai dove ti spedisco?", minaccia all'arcivescovo in punto di morte. Libero Quotidiano il 14 aprile 2021. Il funerale del principe Filippo, venuto a mancare venerdì scorso a pochi mesi dal compimento dei 100 anni, si terrà sabato nella St. George Chapel del castello di Windsor. Trattandosi di un evento fuori dal comune, ovviamente non mancano indiscrezioni, anticipazioni e curiosità sulla cerimonia, che di sicuro sarà rispettosa delle norme anti-Covid. E quindi soltanto 30 persone saranno ammesse “in presenza”: non sarà facile completare la lista dei partecipanti, alcuni membri della famiglia reale saranno costretti a rimanere a casa. Molto probabilmente la Regina Elisabetta siederà da sola, distanziata più del dovuto da tutti gli altri: un eccesso di precauzione nel suo caso è assolutamente necessario, dato che da oltre un anno sta vivendo in quella che viene chiamata la bolla del castello di Windsor. L’unica persona che potrebbe essere autorizzata a sederle accanto è Archie Miller-Bakewell, che essendo stato il segretario particolare di Filippo ha fatto parte della succitata bolla: i figli della Regina dovranno invece essere lontani da lei. Un dettaglio che sta destando molta curiosità riguarda la “minaccia” - ovviamente in senso ironico - che il principe di Edimburgo avrebbe rivolto all’arcivescovo di Canterbury: il Times ha rivelato che Filippo aveva imposto che il sermone non sarebbe dovuto durare più di otto minuti, altrimenti lo avrebbe fatto spedire nella Torre di Londra. Infine a trasportare la salma, come da sua precisa volontà, sarà un Range Rover Defender trasformato in carro funebre. 

Addio a Filippo: il marito italiano di Beatrice, i parenti tedeschi, Lady Ogilvy. Chi sono i 30 invitati ai funerali. Enrica Roddolo il 15/4/2021 su Il Corriere della Sera. Incoronazioni, Royal wedding e ... funerali, sono storicamente le grandi occasioni che radunano gli esponenti del Gotha. Ma con le norme anti-Covid il funerale di Filippo a Windsor sabato pomeriggio, non radunerà la folla di invitati delle nozze di William e Kate nel 2011 a Westminster Abbey, bensì solo trenta persone. Chi saranno dunque i trenta ammessi a Windsor?

La prima linea reale. Con la regina, oltre alla prima linea dei Windsor che abitualmente l’affiancano, e quindi oltre a Carlo e Camilla, la principessa Anna, William, Kate e Harry, Andrea e pure Beatrice di York e il marito italiano Edoardo Mapelli Mozzi, ed Eugenie di York con il marito Jack Brooksbank, anche Edoardo e la moglie Sophie con i due figli Louise e James, il piccolo visconte Severn, e ovviamente Anna la Princess Royal. Il marito di Anna, Sir Timothy Laurence, e la figlia Zara già campionessa di equitazione con il consorte campione di rugby Mike Tindall. Ma anche il figlio Peter Phillips (che sarà solo, è divorziato dalla moglie, la canadese Autumn Kelly sposata proprio nella stessa chiesa di Windsor dove si terrà il funerale).

Il secondo conte di Snowdon. Quindi ci sarà David, secondo conte di Snowdon (dopo Antony Charles Robert Armstrong-Jones, primo conte di Snowdon) e la sorella Lady Sarah Chatto: sono i due figli della principessa Margaret, sorella della regina Elisabetta. E Lady Sarah sarà accompagnata dal marito, Daniel Chatto. Quindi ci sarà Richard, il duca di Gloucester, Edward il duca di Kent molto legato al principe Filippo e ci sarà la principessa Alexandra ovvero Lady Ogilvy, cugina della regina della quale fu anche damigella alle nozze con Filippo nel 1947.

E i reali del «compound reale» di Kensington. Curiosità: quasi tutti questi ultimi, dal duca di Gloucester ai duchi di Kent abitano nel «compound reale» di Kensington palace dove gli inquilini oggi più noti sono William e Kate con i loro tre figli, bambini che al funerale di sabato non ci saranno. Almeno, non sono nella lista dei 30 ammessi dal rigido protocollo Covid alle esequie del duca di Edimburgo.

I pronipoti Battenberg. E poi, poiché Filippo nato Battenberg (casato tramutato poi in Mountbatten quando re Giorgio V con abile operazione di marketing reale nel 1917 cambiò dal tedesco Saxe Coburg Gotha il casato in Windsor (dal nome appunto del castello), ci saranno i principi tedeschi legati da parentela a Filippo. Filippo nato principe di Grecia e Danimarca aveva quattro sorelle: Margarita, Theodora e Sophie (oltre a Cecile che morì tragicamente in un incidente aereo). E gli invitati tedeschi discendono dalle tre sorelle di Filippo che sposarono aristocrazia tedesca vicina al potere al tempo della Germania della seconda guerra mondiale. Tant’è che non furono invitate al sì di Elisabetta e Filippo nel 1947. E dunque arriveranno a Londra sabato Bernhard, principe ereditario di Baden, il principe Donatus, Langravio di Hesse e Philipp di Hohenlohe-Lagenburg.

E Lady Mountbatten che gestisce Broadlands. Oltre alla Contessa Mountbatten di Burma, ovvero Penelope Knatchbull entrata nella famiglia reale sposando Norton Knatchbull.Lady Mountbatten è diventata negli anni così molto legata a Filippo dal quale ha preso lezioni di guida del calesse. Soprattutto, oggi è lei che gestisce Broadlands, antica tenuta degli zii Mountbatten di Filippo e... dove Filippo e la regina strascorsero la luna di miele dopo le nozze.

William e Harry. Durante la cerimonia, dietro al feretro di Filippo (trasportato dalla Land Rover Defender trasformata su disegno del Duca in carro funebre) ad aprire il corteo ci sarà Carlo, l’erede di Elisabetta e il primogenito, ma anche Anna, la Princess Royal da sempre la beniamina di papà Filippo che vedeva in lei riflesso il suo dinamismo, i suoi modi spicci e la sua dedizione a macinare lavoro senza soste. E poi gli altri figli, il duca di York, Andrew, il duca di Wessex, Edward e quindi William... ma prima di Harry, il cugino Peter Phillips.

Ma divisi dal cugino Peter. Insomma, i fratelli divisi negli ultimi mesi da pesanti frizioni culminate nel fuoco di fila di ripicche dopo l’intervista di Harry e Meghan alla tv americana, non cammineranno fianco a fianco. Ma divisi dalla presenza del cugino Peter. Mossa strategica della regina che in questo funerale vuole l’attenzione concentrata solo sul suo amato Filippo? E non su possibili scambi di occhiate, parole o altro tra i due fratelli? Probabile. Ma non li vedremo in divisa come alle nozze del 2018 a Windsor, bensì in abiti civili, per evitare polemiche.

Nella Royal Vault. Quanto alla cerimonia, Buckingham Palace dopo le tante ipotesi dei giorni scorsi ha reso noto il programma nei dettagli. Dal soprano che intonerà i canti, al coro ridotto a tre persone. E fino alla scelta - per precisa indicazione proprio di Filippo - dopo che il suo feretro sarà interrato nella Royal Vault e dopo un minuto di silenzio, che venga fatto risuonare «Action Station» il segnale di allarme in mare ben noto ai Royal Marines, quando si prepara la battaglia. Ai funerali sarà molto nutrita la rappresentanza militare in omaggio ai 12 anni di servizio di Filippo. Interverranno oltre settecento membri della Royal Navy, dei Royal Marines, della Royal Air Force e della British Army.

Da "Ansa" il 16 aprile 2021. Lista ristretta come previsto - nel rispetto delle limitazioni cautelari imposte dal Covid e delle volontà del defunto - ai funerali di domani del principe Filippo, consorte della regina Elisabetta morto quasi centenario venerdì scorso dopo 73 anni di matrimonio e vita in comune con sua Maestà. I nomi e i dettagli, accuratamente vagliati dalla 95enne sovrana, sono stato resi noti nelle ultime ore da Buckingham Palace: e fra le curiosità si evidenzia la presenza anche di un aristocratico (per metà) italiano, Edoardo Mapelli Mozzi, marito di una nipote della coppia reale britannica, la principessa Eugenie di York; ma soprattutto il fatto che i due figli di Carlo e Diana, William e Harry, ai ferri corti dopo lo strappo dalla Royal Family di quest'ultimo e il trasferimento negli Usa, avranno posti separati, almeno in chiesa. Le disposizioni di Elisabetta confermano che nessuno sarà in divisa militare e che il feretro sarà trasferito in corteo nel breve tragitto fra il castello di Windsor all'adiacente cappella di St George a bordo di un'amata Land Rover modificata in forma di stravagante carro funebre su progetto dello stesso duca di Edimburgo. Il corteo sarà guidato dall'erede al trono Carlo (con la regina quasi 95enne in attesa dentro la chiesa) e, al suo fianco, dalla principessa Anna, secondogenita di Elisabetta e Filippo. Alle loro spalle gli altri due figli, Andrea ed Edoardo, e più indietro i nipoti del ramo principale della dinastia, William e Harry: i quali tuttavia nella cappella si separeranno, divisi dal cugino Peter Phillips, primogenito di Anna. La bara sarà deposta sul catafalco per il rito religioso delle esequie da un'unità dei Royal Marines, mentre in chiesa, con i due concelebranti (il rettore di Windsor e l'arcivescovo anglicano di Canterbury) saranno ammessi solo quattro cantori oltre a figli e nipoti della coppia reale con i rispettivi coniugi, a pochi cugini, a tre nipoti tedeschi discendenti delle sorelle di Filippo, a due discendenti della principessa Margaret, defunta sorella di Elisabetta, a un'affine, la contessa Mountbatten (per matrimonio), compagna di corse in calesse dello scomparso, e al segretario personale del duca, il generale di brigata Archie Miller Bakewell. Tutti distanziati di due metri gli uni dagli alti, salvo le coppie conviventi, e tutti con la mascherina. Assenti, come largamente annunciato, sia Meghan Markle, duchessa di Sussex, consorte di Harry, rimasta in America su raccomandazione medica perché in stato di gravidanza avanzata, sia Sarah Ferguson, moglie divorziata del principe Andrea di York, riavvicinatasi al marito negli anni scorsi, ma alla quale Filippo aveva smesso di rivolgere la parola fin dalla separazione.

Il marito della Principessa Eugenie di York. Chi è Edoardo Mapelli Mozzi, l’italiano ai funerali (blindati) del Principe Filippo. Vito Califano su Il Riformista il 17 Aprile 2021. Funerali blindati per il Principe Filippo. Il duca di Edimburgo è morto a 99 anni, “serenamente”, come ha fatto sapere Buckingham Palace, venerdì 9 aprile. Cerimonia contingentata nelle celebrazioni e nei numeri. Un corteo guidato da una Land Rover, modificata come un carro funebre, e quindi dall’erede al trono Carlo. La Regina Elisabetta II, che ha programmato tutta l’organizzazione nei minimi dettagli, attenderà in chiesa. I funerali si terranno alle 15:00 locali, le 16:00 italiane. Lista ristretta di partecipanti. Tra questi anche un aristocratico per metà italiano: l’immobiliarista Edoardo Mapelli Mozzi che ha sposato la principessa Eugenie di York, figlia del principe Andrea, terzogenito della regina Elisabetta II e del duca di Edimburgo Filippo. Edoardo Mapelli Mozzi ha 36 anni ed è figlio di Nikki Shale e del conte Alessandro Mapelli Mozzi, ex sciatore olimpico. Ha origini italiane ma è nato e ha studiato – al Radley College nell’Oxfordshire e all’Università di Edimburgo Studi politici – nel Regno Unito. Ha conosciuto Beatrice al matrimonio della sorella di lei, Eugenia, con Jack Brooksbank. “Edo”, come lo chiamano gli amici, ha sposato Eugenie quando aveva già un figlio da una precedente relazione. Nel 2007 ha fondato la sua società Banda Property. Ha sposato Beatrice l’anno scorso, nel luglio del 2020, in una cerimonia blindata anche quella; era stata annullata nella data del 29 maggio, quella prevista, per via della pandemia da coronavirus. Matrimonio a sorpresa. Presenti alla cerimonia nella Royal Chapel of All Saints anche la Regina Elisabetta II e il Principe Filippo; oltre ai genitori della sposa Andrea e Sarah Ferguson con i familiari più stretti. Una messa che si è tenuta sotto le rigide restrizioni anti-covid.

Vito Califano. Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.

William e Harry separati al funerale. Non sarà come per Diana. Francesca Rossi il 16 Aprile 2021 su Il Giornale. Speravamo di vederli uniti almeno al funerale del principe Filippo, invece William e Harry, dietro al feretro, si terranno a debita distanza l’uno dall’altro. William e Harry non cammineranno uno accanto all’altro dietro alla Land Rover che trasporterà il principe Filippo nella St. George’s Chapel. Dimentichiamo l'immagine dei fratelli vicini durante il funerale della principessadi Galles.I duchi rimangono divisi e non si vedono segni di pace all’orizzonte, rivela il Daily Mail. Un vero peccato. Esperti reali e fan dei figli di Lady Diana speravano di vedere anche un dettaglio minimo che facesse supporre una pace ritrovata o, almeno, un tentativo di riavvicinamento. Invece i tabloid non lasciano spazio alle illusioni.

Tentativo fallito. Il principe Harry, atterrato a Heathrow lo scorso 11 aprile alle 13:15 (orario di Londra), non intende trattenersi più del dovuto in patria, ansioso di riabbracciare Meghan, incinta di una bambina e il figlioletto Archie. Inoltre, come spiega Vanity Fair, il duca di Sussex non ha ancora incontrato il fratello. È vero, però, che deve rispettare alla lettera le norme anti-Covid sull’isolamento, da cui potrà uscire solo per partecipare alle esequie. Pare, comunque, che lui e William si siano sentiti per telefono come ci dice il Telegraph. Harry, però, ha preferito alloggiare in un’ala a lui riservata a Frogmore Cottage, dove vive sua cugina, la principessa Eugenia, con la famiglia e non al Nottingham Cottage (Kensington Palace, dove vive William). E pensare che Sir John Major aveva dichiarato alla BBC: “Questa è la situazione ideale per mettere fine a eventuali attriti familiari. La condivisione del dolore può rivelarsi un’opportunità per ricomporre vecchie fratture e sentirsi di nuovo vicini". Neanche per idea, almeno per ora. William e Harry viaggiano su binari diversi. Ormai, sembrano un lontano ricordo le foto che li vedono sorridenti, uniti, complici, come pure il passato che li ha visti testimoni di nozze l’uno per l’altro. Il muro che si è creato tra di loro sarebbe stato il più grande dolore per Lady Diana. Se la principessa di Galles fosse viva, forse tenterebbe una mediazione, magari persino forzando un po’ le cose, ma nel modo giusto, senza esagerare. Come solo una madre sa fare. Purtroppo, però, Diana non è più qui e il principe William sembra aver perso la pazienza con il fratello, deluso soprattutto dalle accuse lanciate durante l’intervista a Oprah Winfrey.

La delusione di William. Del resto il duca di Sussex non si è risparmiato. Insieme a Meghan Markle ha accusato di razzismo la royal family e dichiarato: “Mio padre e mio fratello sono in trappola” e ha aggiunto che anche lui si sentiva “in trappola, ma non sapevo di esserlo. Intrappolato nel sistema, come il resto della mia famiglia”. William non gli avrebbe perdonato frasi così forti, che hanno avuto un effetto mediatico dirompente. Avrebbe persino ribattuto, in privato, di non sentirsi per nulla “intrappolato”, al contrario. Un insider ha fatto sapere al Sunday Times che i commenti di Harry “non hanno colto nel segno”, perché il duca di Cambridge “ha accettato la strada tracciata per lui”. Per dirla tutta pare anche che William abbia perso la fiducia in Harry, dopo che alcuni amici di Meghan avrebbero spifferato ai giornali indiscrezioni sul fallimento di diversi tentativi di riconciliazione. Le cose non sarebbero destinate a cambiare in breve tempo. Il fatto che William e Harry non cammineranno uno di fianco all’altro ne è una prova ed è anche il preludio a un lungo inverno nei loro rapporti. In mezzo a loro, durante la processione funebre, ci sarà il cugino Peter Phillips, figlio della principessa Anna. In chiesa Harry dovrebbe sedersi proprio accanto a quest’ultimo, mentre William prenderà posto accanto a Kate Middleton.

Kate spera nella riconciliazione. A proposito della duchessa di Cambridge. Per il Telegraph dovrebbe essere lei la mediatrice tra William e Harry. Quest'ultimo la considera "la sorella maggiore che non ho mai avuto". Kate, dal canto suo, "è addolorata e spera in una riconciliazione" tra il marito e il cognato, riporta una fonte al giornale, aggiungendo: "Avendo un rapporto molto stretto con i suoi fratelli Pippa e James e avendo conosciuto in prima persona il legame speciale che univa William e Harry è davvero triste per la situazione che si è creata". Kate, rivela ancora la fonte, "è una persona che rifugge i conflitti e spera di riuscire ad ammorbidire le tensioni già prima di sabato". Buckingham Palace non ha rilasciato dichiarazioni in merito alla notizia, arrivata in contemporanea con la lista ufficiale degli ospiti (almeno questa non riserva sorprese). Sempre al Telegraph un insider assicura: "Sanno che sabato non sarà una cosa incentrata su di loro, ma di un'occasione per onorare la memoria del nonno e sostenere la loro nonna, la Regina. Sarebbe estremamente sorprendente se ciò non fosse chiaro a entrambi". Il prossimo 17 aprile, dunque, vedremo il principe Carlo camminare accanto ad Anna, Andrea insieme a Edoardo. Non William vicino a Harry.

Il gesto commovente del principe Filippo. Nel 1997 William e Harry, ancora bambini, camminarono fianco a fianco dietro al feretro della mamma Diana. Un trauma per i due. Il duca di Sussex riuscì a rievocare quel giorno solo nel 2017, in un’intervista a Newsweek in cui disse: “Mia madre era appena morta e ho dovuto camminare per un lungo tratto dietro la sua bara, circondato da migliaia di persone che mi guardavano, mentre altri milioni lo facevano davanti alla televisione. Penso che a nessun bambino dovrebbe essere chiesta una cosa del genere, in nessuna circostanza. Non credo che oggi succederebbe”. Anche per William fu un dolore indefinibile. Alla BBC la corrispondente Jennie Bond, le cui parole sono state riportate da Vanity Fair, spiega: “Quando arrivò il giorno del funerale, penso che William fosse ancora incerto sul fatto di camminare dietro la bara della madre”. Qui entrò in gioco il principe Filippo. Consapevole del fatto che William e Harry dovessero affrontare una responsabilità più grande di loro e davanti agli occhi di tutto il mondo, prese una decisione che Lady Elizabeth Anson, cugina di Sua Maestà, rievoca così: “Il duca di Edimburgo disse [a William]: ‘Se vuoi cammino con te’. “Credo che il principe William abbia pensato che fosse un gesto meraviglioso da parte di suo nonno”. Il principe Filippo accantonò le divergenze avute con Lady Diana per proteggere i nipoti, essere accanto a loro in un momento di grande fragilità. Anche se oggi sono divisi, di sicuro William e Harry non hanno dimenticato quel gesto paterno.

Principe Filippo, Nunzia De Girolamo incredula alla Vita in diretta: "Anche nel giorno del funerale", umiliazione pubblica. Libero Quotidiano il 16 aprile 2021. Polemica a La Vita in Diretta sul funerale del principe Filippo di Edimburgo. Nella trasmissione di Rai 1 il conduttore Alberto Matano discute con l'ospite Nunzia De Girolamo il delicato momento che sta attraversando la corona inglese. Nel dettaglio si parla dell’etichetta rigida che verrà imposta ai trenta presenti. Il tutto per evitare litigi in pubblico con protagonisti i fratelli William e Harry. Tutto questo, però, sta distogliendo l’attenzione dalla morte del nonno dei due. Tanto che a stupirsi c'è la stessa De Girolamo. "È incredibile come sono riusciti ancora una volta non a farlo essere secondo, questa volta quinto, è sparito". Il riferimento è al secondo piano dato al principe, da sempre dietro la moglie, la Regina Elisabetta. Così come vuole il regolamento. Proprio su questo punto la conduttrice ammette di aver ammirato il principe. "Ho sempre apprezzato il fatto che lui sia un uomo che ha accettato di vivere accanto ad una donna di grande potere, senza mai soffrire la parte di Elisabetta". Al punto - è il ragionamento della De Girolamo - "che questo povero Filippo non sarà protagonista assoluto neanche della morte". Dalle prime indiscrezioni relative al funerale di domani, sabato 17 aprile, emerge che William e Harry, ai ferri corti dopo lo strappo dalla Royal Family di quest'ultimo e il trasferimento negli Usa, avranno posti separati, almeno in chiesa. Altra certezza è l'assenza di Meghan Markle e Sarah Ferguson. La seconda, moglie divorziata del principe Andrea di York si era sì riavvicinata al marito negli anni scorsi, ma Filippo non ha mai perdonato lo smacco. Sulla prima invece tante le voci che si alternano. Motivo principale, e noto a tutti, la gravidanza. Ma malelingue danno come causa del "no" al funerale, la volontà della duchessa di Sessex di "non stare al centro dell'attenzione". Tanto, verrebbe da dire, peggio di così.

Meghan Markle e i funerali del Principe Filippo: "Solo per lei". Indiscrezione sul clamoroso accordo privato: strappo al cerimoniale. Libero Quotidiano il 16 aprile 2021. Il funerale del Principe Filippo si terrà in forma ristretta con 30 persone, ma Meghan Markle sarà tra coloro che godranno di alcuni privilegi. La moglie di Harry non volerà a Londra perché incinta, ma avrebbe davvero voluto essere presente alla funzione, come riportano alcuni tabloid, per sostenere Harry.  La duchessa ha preso accordi privati per guardare in live stream la cerimonia funebre del Principe Filippo. Le prime ricostruzioni dei tabloid parlavano di una Markle rimasta a casa, oltre che per la gravidanza, anche per non alimentare i problemi scaturiti dall’intervista che ha rilasciato insieme al marito a Oprah Winfrey. Nelle ultime ore sono però emerse nuove indiscrezioni, secondo cui Meghan avrebbe voluto essere presente al funerale del principe Filippo.  Avrà la possibilità di seguirla senza alcuna telecronaca e filtro mediatico: sarà quindi nella cerchia ristretta di parenti e familiari a cui verranno consegnati i dati di accesso al live stream. Il funerale si domani  terrà sabato 17 aprile in forma ristretta. Saranno infatti  appunto soltanto 30 i presenti, separati a seconda dei nuclei familiari per rispettare le norme anti-Covid: la Regina Elisabetta dovrebbe addirittura sedere da sola, dato che da oltre un anno vive in una sorta di bolla nel castello Windsor. Il principe Harry è invece tornato a Londra e dovrà sopportare il dolore e le tensioni familiari da solo. Anche perché i rapporti tra Harry e William continuano ad essere ai minimi termini. Questo anche per le ripetute "violazioni della privacy" che il marito di Meghan Markle avrebbe commesso ai danni di William. Ma a questo punto, forse, non è neppure così sbagliato ipotizzare che a non voler Meghan fossero i Windsor. Per certo, a poche ore dalle esequie di Filippo che saranno trasmesse in diretta televisiva mondiale, la tensionee resta altissima. Soprattutto tra i due fratelli-coltelli.

Principe Filippo, ai funerali anche Penelope Knatchbull. Chi è la contessa che avrebbe avuto una relazione con lui. Libero Quotidiano il 16 aprile 2021. Ai funerali del principe Filippo è stato riservato un posto a Penelope Knatchbull, contessa Mountbatten di Birmania, che viene ora indicata come "migliore amica del principe", o dai più maligni come "amante". Lady Mountbatten, detta in famiglia "Penny", è la moglie di Norton Knatchbull, conte Mountbatten di Birmania, il figlio della contessa Patricia Knatchbull. Riporta il sito marieclaire  che Penelope, figlia di Marian Hood e del ricco affarista Reginald Eastwood è cresciuta in collegio in Svizzera e si è laureata nel 1976 alla London School of Economics. Durante gli anni degli studi si è legata a Norton Knatchbull. Uno dei loro testimoni di nozze era il cugino dello sposo, il principe Carlo. Penelope e Norton si sono stabiliti a Broadlands, nell'Hampshire, ma hanno partecipato molto alla vita della royal family. Il principe Filippo ebbe subito in simpatia Penny per la sua passione dell'equitazione e nel 1994 le fece da istruttore nell'arte della conduzione del calesse. La contessa rimase affascinata dal principe e si godeva la sua compagnia e le sue battute irriverenti . Insieme correvano anche in minimoto. Insomma, i due, nonostante la grande differenza di età, 32 anni, diventarono molto amici. Il principe e Penny sono stati visti spesso insieme al Royal Windsor Horse Show e la contessa andava a trovarlo quasi tutti i giorni al cottage Wood Farm di Sandringham dove Filippo si era ritirato nel 2017. Facile fare illazioni sulla loro relazione. Eppure la Regina ha sempre apprezzato la loro amicizia tanto da chiedere a qualche parente di cedere il posto alla contessa Penelope, per permetterle di partecipare alle esequie. Tra quelle che ha rinunciato al posto in Chiesa c'è Sarah Ferguson. 

Principe Filippo, "la sua ultima irrispettosa volontà". La scelta in punto di morte: uno sfregio alla Corona? Libero Quotidiano il 15 aprile 2021. “Il principe Filippo ha richiesto anche di venir trasportato in Chiesa nella sua amata Land Rover Defender trasformata in carro funebre. L’ultimo irrispettoso desiderio di uno che ha voluto rimanere un outsider persino da morto”. Lo scrive Erica Orsini su Il Giornale, che non ci va per il sottile con il principe di Edimburgo, venuto a mancare lo scorso venerdì quando era ormai prossimo al compimento dei cento anni. I funerali si svolgeranno sabato 17 aprile nella cappella di St. George del castello di Windsor e saranno blindatissimi per via delle restrizioni anti-Covid. Saranno infatti soltanto trenta le persone ammesse alla cerimonia, ciò significa che diversi membri della famiglia reale dovranno rimanere a casa: la regina Elisabetta siederà da sola, dato che da più di un anno vive in una bolla all’interno del castello, composta soltanto da lei, il defunto marito e un numero ridottissimo di dipendenti. Nessuno dei figli potrà quindi essere al suo fianco: l’unico potrebbe essere Archie Mille-Bakewell, che essendo stato il segretario privato di Filippo fa parte della succitata bolla. Siederà da solo anche il principe Harry, giunto qualche giorno da dagli Stati Uniti senza la moglie Meghan Markle, che ufficialmente è rimasta a casa per non correre rischi, essendo alle prese con la sua seconda gravidanza. Sarà la prima volta che Harry si ritroverà faccia a faccia con il fratello William dopo l’intervista da Oprah Winfrey.  

Dall'auto agli inni: ecco come il principe Filippo ha preparato per 18 anni i suoi funerali.  Domani a Windsor l'ultimo addio al marito della regina Elisabetta, morto all'età di 99 anni. Alle 15 un minuto di silenzio in tutto il Regno Unito. Antonello Guerrera su La Repubblica il 16 aprile 2021. Come desiderava lui stesso, i funerali del Principe Filippo saranno in tono minore, riservato. Ma quella nel Castello di Windsor domani sarà comunque una cerimonia straordinaria, unica e forse irripetibile, che Filippo ha preparato meticolosamente per ben 18 anni, e ora si scoprono i dettagli. Gli ingredienti ci sono tutti: soli trenta invitati stretti (il primo ministro Boris Johnson si è tirato indietro per lasciare un posto alla famiglia), mentre ai sudditi è stato chiesto di non recarsi sul luogo in nome delle norme anti-pandemia; poi William e Harry, che dopo i litigi degli ultimi mesi cammineranno vicini ma non di fianco, perché in mezzo ci sarà il cugino Peter Phillips, il primogenito della principessa Anna e del primo marito capitano Mark Phillips. E poi la Regina Elisabetta, da sola, vestita di nero e con la mascherina per tutto il tempo (come per gli altri invitati), con il figlio Carlo e il resto della famiglia distante almeno due metri a causa delle restrizioni contro il Covid. Chissà quanti ricordi e pensieri agiteranno la mente della solitaria Elisabetta, già da una settimana senza il suo amatissimo Filippo. Almeno, sarà tutto come aveva chiesto e pianificato il suo consorte, morto venerdì scorso a 99 anni e ne avrebbe compiuti cento in giugno. L’ultimo viaggio del Duca di Edimburgo sarà innanzitutto sulla Land Rover Defender TD5 130, un “ ruck" militare più che un elegante carro funebre. Non a caso Filippo lo ha scelto personalmente, lo ha modificato negli anni pensando proprio a questo giorno e lo ha fatto dipingere di verde scuro in onore del corpo militare, che sarà centrale in questa cerimonia. Perché quando il principe sarà seppellito alla fine del funerale nella cripta reale sotto il coro della Cappella di San Giorgio risuonerà l’Action Stations, ossia il comando ai membri della Marina Militare per prepararsi ad entrare in azione, che sarà suonato proprio dai trombettieri della Royal Navy. A poche ore dal funerale del Principe Filippo sabato 17 aprile a Windsor, la Regina Elisabetta ha voluto condividere una foto inedita e privata di lei con Filippo, facendola pubblicare sull’account Twitter ufficiale di Buckingham Palace. L’instantanea è molto romantica e ha come protagonisti proprio la sovrana e il suo consorte, morto venerdì scorso, stesi su un prato in Scozia, sulle colline verdi di Coyles of Muick e risale al 2003. Autrice dello scatto, la nipote contessa di Wessex, Sofia, figlia dell’ultimo figlio di Elisabetta e Filippo, ossia il Principe Eduardo. Il resto della musica e delle canzoni, anch’esse scelte dal principe, saranno dello stesso tema. Così Filippo ha voluto rendere omaggio ai militari e anche al suo stesso passato, visto che in Marina lui è stato in servizio durante la Seconda guerra mondiale. Risuoneranno le cornamuse della Royal navy, con lo storico inno “Eternal father, strong to save” in ricordo anche dei caduti in guerra, e altre canzoni belliche, fino all’inno nazionale. Prima di arrivare alla Cappella di San Giorgio, il feretro di Filippo verrà trasportato da un’altra cappella privata del castello di Windsor dove ha riposato sinora. Qui ci sarà un breve corteo di circa mezzo chilometro e che durerà 8 minuti. Davanti e di fianco alla Land Rover marceranno la banda dei Grenadier Guards, il reggimento di fanteria dell’esercito britannico, il maggiore generale al comando della Household Division e altri capi militari. Dietro, tutti i familiari più stretti. In prima fila i figli Carlo, principe del Galles, e Anna, principessa reale. Subito dietro, in seconda fila, il resto della prole di Elisabetta e Filippo: Andrea, duca di York, di recente travolto da accuse di violenze sessuali su minori nell’ambito dello scandalo Epstein, e Edoardo, conte di Wessex.  La Land Rover Defender TD5 130  sarà utilizzata per trasportare la bara del Duca di Edimburgo. Il veicolo cabinato modificato è stato prodotto nello stabilimento Land Rover di Solihull nel 2003 e il principe Filippo ha supervisionato le modifiche negli anni successivi, richiedendo una riverniciatura in verde militare e progettando la parte posteriore aperta. Ancora dietro, una fila di tre, che di certo attirerà le attenzioni del mondo alla ricerca di ogni piccolo dettaglio, con la mente al tragico funerale di Lady Diana del 6 settembre 1997: e cioè affiancati nell’ordine il principe William, Peter Phillips e Harry, appena tornato dagli Stati Uniti senza Meghan perché incinta del secondogenito dei duchi del Sussex. Infine, una fila dietro, il conte di Snowdon, figlio della principessa Margaret sorella di Elisabetta morta nel 2002 a 72 anni e Sir Timothy Laurence, marito della Principessa Anna. Tutti, per la prima volta dopo secoli, non indosseranno divise o abiti militari: un favore a Harry, i cui titoli militari sono stati revocati dalla regina dopo la sua fuga in California, e anche per evitare ulteriori imbarazzi, visto che Andrea avrebbe invece indossato la solenne divisa. Elisabetta invece non parteciperà alla processione delle 14.45 locali di domani. Perché alle 14.41 locali, appena la bara del suo amato marito uscirà dalla piccola cappella privata, lei entrerà nella limousine di stato Bentley e si dirigerà verso la Cappella di San Giorgio, dove si sono sposati Harry e Meghan circa tre anni fa, in attesa del feretro, il cui arrivo è previsto alle 14.53, insieme all’arcivescovo di Canterbury che presenzierà la cerimonia. Sull’altare ci saranno cucite su dei cuscini tutte le onorificenze e medaglie di Filippo, incluso l’Ordine dell’Elefante, il più eccelso in Danimarca, e quello del Salvatore, il più alto Ordine di merito della Grecia moderna. Alle 15 un minuto di silenzio, in tutto il Regno Unito. Poi si comincerà a dire l’ultimo addio all’eterno Filippo.

Da “Ansa” il 17 aprile 2021. Le note della musica che segnano il richiamo al servizio dei marinai nella Royal Navy britannica ha suggellato oggi la conclusione dei funerali del 99enne principe Filippo, consorte della regina Elisabetta, nella cappella di St George, presso il castello di Windsor, alle porte di Londra, prima della ripetizione dell'inno nazionale britannico da parte del piccolo coro di cantori della chiesa seguito in piedi da tutti i presenti. Quindi i concelebranti sono usciti dalla cappella con al fianco la regina, con a seguire il principe Carlo, gli altri figli della coppia reale e tutti gli altri ospiti presenti: inclusi i nipoti William e Harry, figli di Carlo e Diana, lasciati in secondo piano durante la cerimonia, posti secondo il protocollo previsto uno di fronte all'altro, a distanza, lungo i due banchi della navata. Fra le ultime note musicali, anche quella di una cornamusa suonata da un militare dei reparti d'onore scozzese in kilt, a testimonianza dell'amore per la Scozia - e per la residenza estiva di Balmoral - che accomunava il duca di Edimburgo e la regina: la quale non ha caso ha scelto una foto di coppia scattata in terra scozzese per ricordare in queste ore il consorte sul profilo social di Buckingham Palalce.  Alla fine della cerimonia per il funerale del nonno, durante la quale sono rimasti separati, William e Harry si sono avvicinati e parlati, il più giovane levandosi la mascherina. Dalle immagini in diretta mostrate da Skynews si vedono i due principi che escono dalla cappella di St. George insieme e scambiano qualche parola camminando. Con loro anche Kate, come ai vecchi tempi.

L'ultimo saluto della Regina a Filippo. Francesca Rossi il 17 Aprile 2021 su Il Giornale. Dal percorso del feretro all'abbigliamento degli invitati: il funerale di Filippo è esattamente come lui lo voleva. L’Operazione Forth Bridge è arrivata al culmine. Alle 15:40 (ora italiana) la bara del principe Filippo è nella Cappella di San Giorgio, circondato dai 30 invitati selezionati da Sua Maestà. Il duca aveva previsto tutto. Dalle letture ai canti. Tutta la cerimonia, molto austera, rispecchia totalmente l’amore del Principe per la vita militare e il mare. Al funerale partecipano oltre 700 i membri di esercito, marina, aviazione e marines, tra cui i soldati della King's Troop Royal Horse Artillery, che hanno sparato i colpi a salve. La regina Elisabetta non è riuscita a trattenere le lacrime mentre entrava nella Cappella. La durata dell'omelia, anzi, per essere precisi dell'eulogia di Justin Welby, arcivescovo di Canterbury, ha rispettato la durata stabilita dal Principe. Non più di 8 minuti. Carlo e Camilla sono seduti vicini, a distanza rispetto a William e Kate e a Harry, come prescrivono le norme anti-Covid. Da notare la presenza di Penelope Knatchbull, amica e confidente di Filippo, con cui condivideva la passione per l'arte. Sua Maestà indossa l'abito nero, su cui spicca la Richmond Brooch, appartenuta alla regina Mary. La monarca l'ha ereditata nel 1953 e l'ha portata per il matrimonio dei Sussex. Alle 16:19 il decano di Windsor ha letto un brano dell'Ecclesiaste (43, 11-26) e un brano del Vangelo di San Giovanni. Alle 16:12 il Decano di Windsor ha preso la parola: "Siamo qui oggi nella Cappella di San Giorgio per affidare nelle mani di Dio l'anima del tuo servo, il principe Filippo,duca di Edimburgo. Con cuore grato,ricordiamo i molti modi in cui la sua lunga vita è stata una benedizione per noi. Siamo stati ispirati dalla sua incrollabile lealtà alla nostra Regina, dal suo servizio alla nazione e al Commonwealth, dal suo coraggio, fortezza e fede. Le nostre vite si sono arricchite attraverso le sfide che ci ha posto, l'incoraggiamento che ci ha dato, la sua gentilezza, umorismo e umanità. Preghiamo, quindi, che Dio ci dia la grazia di seguire il suo esempio e che, con il nostro fratello Filippo, conosciamo le gioie della vita eterna". Alle 16:44 le cornamuse delle Highlands hanno accompagnato il termine della funzione, dopo la lettura delle onorificenze del principe Filippo. Alle 16:45, invece, la Cappella si è riempita della musica dei Marines, nelle cui note riecheggiava il passato imperiale della Corona. Infine la benedizione dell'Arcivescovo e l'inno God Save The Queen. La cerimonia è finita alle 16:50 e tutto si è svolto in un'atmosfera sobria. Rimarrà, però, la sensazione che verrà associata, nel tempo, a questo funerale: la solitudine della regina Elisabetta e di Harry (oltre alla freddezza di quest'ultimo nei confronti di William). Non solo le distanze a causa del Covid, ma il senso di isolamento di una nonna e di un nipote che non riescono a parlarsi. Pur seduti lontani, Harry e la sovrana non si sono scambiati nemmeno uno sguardo. La strada verso la riconciliazione sembra davvero molto lunga. Il principe Filippo è stato il “direttore d’orchestra” del suo stesso funerale, il “regista”, in un certo senso. Con grande freddezza e spirito pratico ha studiato ogni mossa con largo anticipo, come un giocatore di scacchi che programma il suo stesso destino. Non vedevamo funerali di membri della royal family dal 1997, quando morì Lady Diana. Filippo è stato così attento nella predisposizione del suo ultimo viaggio terreno, da organizzare perfino la presenza di un carro, trainato dai pony di razza Fell Balmoral Nevis e Notlaw Storm, su cui erano stati adagiati gli oggetti più cari al duca. Il berretto, la frusta e i guanti. Non si tratta di una tradizione o di una regola del protocollo, bensì di un ultimo, toccante desiderio di Filippo che ha attirato l'attenzione degli spettatori di tutto il mondo. Il principe Filippo ha pensato anche all’auto che avrebbe trasportato la sua bara nell’ultimo viaggio. Si tratta di una Land Rover Defender TD5 130 elettrica di cui il marito di Sua Maestà ha curato ogni dettaglio, perfino la forma dei pomoli argentati che servono a fissare la cassa. Vi ha lavorato per 16 anni, dal 2003 al 2019, anno dedicato agli ultimi ritocchi. Naturalmente non c’è la targa, visto che la macchina non è stata progettata per andare su strada. Il tipo di veicolo, ma anche il colore, sono un simbolo evidente della sua brillante carriera militare. Infatti Filippo ha scelto il “dark bronze green”, una sfumatura di verde che si usa abitualmente per i modelli militari. Questo fuoristrada è stato costruito nella fabbrica della Land Rover e la scelta non è casuale. Filippo ha sempre avuto una grande passione per le Land Rover, tanto da concedere, 40 anni fa, il suo patronato all’azienda che le produce. A guidare la Land Rover durante il funerale sono stati i soldati della Royal Electrical and Mechanical Engineers di cui il duca era Colonnello in Capo. Il funerale del principe Filippo segue un programma molto rigido. Alle 11 (ora di Londra) la bara è stata spostata dalla cappella privata alla Inner Hall del Castello di Windsor. Di questo compito solenne sono stati incaricati i membri della Queen’s Company del Primo Battaglione delle Grenadier Guards. Alle 14.20 i membri della royal family che non parteciperanno alla processione a piedi, tra cui Sua Maestà, si avvieranno in auto St. George’s Chapel. Alle 14.27 la Land Rover con le spoglie di Filippo è arrivata alla George IV Gate per poi fare un giro in senso orario nel Quadrangolo e avviarsi alla Equerries Entrance. Alle 14:38 la bara ha attraversato la Inner Hall per arrivare alla State Entrance ed è stata adagiata sulla Land Rover. Alle 14:40 è iniziata la processione dei Windsor e la musica è stata interrotta. Proprio in questo frangente abbiamo visto William e Harry camminare distanti, in mezzo a loro il cugino Peter Phillips, figlio della principessa Anna. Alle 14.41 il feretro ha incrociato la royal family all’altezza della State Entrance. Alle 14:44 la regina Elisabetta si è unito al corteo rimanendo, insieme a una dama di compagnia, sulla sua State Bentley. Alle 14:45 sono stati sparati dei colpi, come ultimo omaggio al duca, dalla East Lawn. Alle 14:53 la Land Rover è arrivata alla St. George’s Chapel e alle 3 in punto è stato rispettato un minuto di silenzio in onore del principe Filippo. Un ultimo particolare: il consorte della sovrana ha stabilito che, a trasportare la sua bara, non fosse solo la Land Rover, ma anche un cocchio da lui stesso disegnato e trainato dai suoi due pony di razza Fell, Balmoral Nevis e Notlaw Storm. Il duca di Edimburgo riposerà nella Royal Vault, la Volta Reale che si trova sotto al Coro della St. George’s Chapel. Questa, però, non sarà la sua ultima dimora. Quando anche la regina Elisabetta morirà, entrambi verranno trasferiti nel King George VI Memorial Chapel (una parte della Cappella di San Giorgio). Lì, infatti, riposano Giorgio VI, la Regina Madre e la principessa Margaret. Su precise istruzioni del principe Filippo, quando la bara verrà calata nella Volta Reale dovrà suonare la Action Stations, la chiamata alle armi navale. Una curiosità: nel 1969, quando la principessa Alice, madre di Filippo, morì venne interrata nella Royal Vault. Vi rimase fino al 1988, quando le sue spoglie vennero trasferite, in rispetto ai suoi ultimi desideri, a Gerusalemme. Sua Maestà, accompagnata da una dama di compagnia, è arrivata alla St. George’s sulla State Bentley Limousine. Elisabetta ha ricevuto quest’auto nel 2002, in occasione del suo Giubileo d’Oro. Pensate che questo gioiello della tecnologia può arrivare a 209 Km/h. La regina Elisabetta ha indossato un abito da lutto, dress code imposto a tutti i suoi famigliari. Nessuno, infatti, può sfoggiare l’uniforme. Un escamotage studiato per evitare polemiche e umiliazioni al principe Andrea, ritiratosi a vita privata dopo lo scandalo Epstein e al principe Harry, a cui la regale nonna ha tolto i gradi militari dopo l’abbandono della royal family. La regina Elisabetta non ha indossato il velo nero, un accessorio che, per tradizione, è destinato a essere portato esclusivamente durante le esequie di sovrani. Ha, però, mettere la mascherina, come prescrivono le regole anti-Coronavirus. Prima della funzione religiosa, che è durata non più di 8 minuti, è stata sistemata, su nove cuscini, una selezione delle medaglie e delle decorazioni ricevute dal principe Filippo. Quest’ultimo ne ha una collezione incredibile, proveniente da 50 Paesi del mondo. Tra le più importanti che sono state esposte c’è quella dell’Order of The Brilliant Star of Zanzibar, ricevuta nel 1963. Per un uomo come Filippo, che ha dedicato gran parte della sua vita all'esercito, non c'è miglior omaggio di questo.

La Regina piange al funerale. Poi si gira per cercare Filippo. Francesca Rossi il 17 Aprile 2021 su Il Giornale. La regina Elisabetta e l’erede al trono non sono riusciti a trattenere le lacrime durante il funerale del principe Filippo. Ha avuto ragione l’Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby quando, poche ore prima del funerale, ha dichiarato alla BBC: “La gente non dovrebbe giudicare [la regina Elisabetta] dalle apparenze. È la Regina. Si comporterà con la straordinaria dignità e lo straordinario coraggio che la caratterizzano”. Welby, però, ha anche puntualizzato: “Sta dicendo addio a una persona con la quale è stata sposata per 73 anni”. È vero. Abbiamo visto tutti la sovrana piegata sotto al peso del suo dolore, ma meravigliosamente forte e dignitosa, proprio come l’ha descritta l’Arcivescovo. Poco importa che non sia riuscita a trattenere le lacrime e ci abbia mostrato, evento più unico che raro, i suoi sentimenti più profondi. Alle 16:22, mentre si recava alla St. George’s Chapel sulla State Bentley, Sua Maestà ha pianto. Si è subito asciugata gli occhi, ricomposta, ma quelle lacrime le ha viste tutto il mondo. Una di quelle manifestazioni di debolezza tanto detestate dal protocollo reale? No, semmai una dimostrazione di coraggio. Il coraggio di presentarsi, forse per la prima volta nel suo lungo regno, non solo come una sovrana, ma come una vedova. Anche il principe Carlo non ha potuto e non ha voluto fermare la commozione. Alle 16:42 le telecamere lo riprendono mentre, davanti al feretro del padre, piange come farebbe qualunque figlio. C'è anche un altro eposodio che ha commosso tutti quelli che hanno assistito al funerale. Al momento dell'arrivo del feretro nella Cappella di San Giorgio, la monarca, che stava per varcare la soglia della Chiesa, si è girata e ha rivolto un ultimo sguardo al marito. Un gesto forse istintivo, perché di solito, quando Elisabetta e Filippo partecipavano a eventi pubblici, lei si girava sempre a guardarlo. Lo ha fatto di nuovo, forse anche per rendergli omaggio. Come se il principe fosse ancora lì. Per l'ultima volta. Sua Maestà non ha perso solo il marito, ma anche un confidente e un alleato che, in questi anni, l’ha aiutata a superare le avversità provocate da una famiglia non sempre così tranquilla. L’esperta reale Ingrid Seward ha spiegato bene la sua sofferenza a Us Magazine: “Erano due persone uniche e solo loro sapevano cosa voleva dire essere nei loro panni. Si trovavano in circostanze eccezionali, hanno condiviso molte cose. Quando erano giovani, viaggiavano per il Commonwealth e per il mondo. Poi Filippo prese a viaggiare anche da solo, ma quando erano insieme condividevano tutto…Era una partnership unica”.

Principe Filippo, "l'incontro privato prima del funerale". La richiesta della Regina nel giorno più drammatico. Libero Quotidiano il 17 aprile 2021. L'ultimo "incontro" privato tra la Regina Elisabetta e Filippo di Edimburgo, pochi minuti prima del funerale del suo principe consorte. A Windsor si respira un'aria di grande commozione e gli occhi della Gran Bretagna e del mondo intero saranno inevitabilmente puntati sulla sovrana, che i figli descrivono come "provata" dal "grande vuoto" lasciato dalla morte del Duca avvenuta una settimana fa, a 99 anni e dopo 73 anni di matrimonio. Una vita intera, lunga e intensissima. Secondo il Corriere della Sera, Elisabetta (o Lillibeth, "Bettina", come continuava a chiamarla affettuosamente il principe) "porgerà oggi l'estremo saluto al suo Filippo" e lo farà da sola e in privato, prima della cerimonia ufficiale. "Ieri è uscita con i cani per visitare il luogo dove Filippo verrà sepolto" e "ha chiesto di poter dire addio al principe da sola, sia prima di entrare nella cappella, sia prima della sepoltura". Winsor è di fatto cristalizzata: i residenti sono in casa, come da ordine della Corona. Il clima di dolore è stemperato dalle "bizzarrie" del Duca di Edimburgo, che aveva già organizzato la sua dipartita con qualche sberleffo. Per esempio, gli addetti di Buckingham Palace che dovevano pensare ala cerimonia "sono morti prima di me", amava ripetere fino agli ultimi giorni. E poi la scelta della macchina che trasporterà il feretro, la sua amatissima Land Rover verde militare che ha continuato a guidare in età avanzatissima (anche a costo di rischiare l'incolumità sua, dei passeggeri e di chi rischiava un incidente). Non a caso, sottolineano dalla Royal Family, "la cerimonia includerà diversi dettagli da lui voluti che riflettono la sua vita e il suo lavoro". Massima attenzione ai 30 selezionatissimi invitati e, ovviamente, ai nipoti William e Harry, protagonista della faida familiare più distruttiva dell'ancora giovane secolo. I due fratello seguiranno il corteo funebre separati dal cugino Peter Phillips, figlio della principessa Anna trasformato in una sorta di cordone sanitario per evitare che (improbabili) colpi di testa o gesti di nervosismo disturbino la quiete della cerimonia, peraltro in mondovisione. Dentro la cappella oltre alle nipoti Zara, Beatrice ed Eugenia e rispettivi mariti, ci sarà Kate Middleton ma non Meghan Markle, moglie di Harry e artefice della rotura tra i Duchi di Sussex e la Corona. 

Si denuda durante il minuto di silenzio per Filippo: fermata una donna. Francesca Galici il 17 Aprile 2021 su Il Giornale. Si è arrampicata sulla statua della regina Vittoria in topless inneggiando all'ambientalismo: donna inglese fermata durante i funerali del principe Filippo. Una manifestante in topless è corsa davanti alla piccola folla radunata al castello di Windsor per i funerali del principe Filippo urlando "salviamo il pianeta". Nonostante le richieste della Corona di non assembrarsi all'esterno del castello di Windsor per il rispetto nelle norme contro il Covid, già questa mattina delle piccole folle si sono riunite per salutare il principe Filippo. Tra loro anche una donna che si è spogliata inneggiando all'ambientalismo. Si è aggrappata alla statua della regina Vittoria dopo il minuto di silenzio nazionale per poi essere portata via dalla polizia. Dalle prime notizie arrivate dal Regno Unito, pare che appartenesse alle Femen, il movimento femminista di protesta che spesso partecipa agli eventi importanti per manifestare. In questo caso è stato il sentimento ambientalista a muovere la donna che, denudatasi, ha deciso di protestare per "salvare il pianeta". Non certo una delle occasioni più adeguate per manifestare, in un Paese segnato dal lutto e in procinto di assistere alle esequie del principe consorte della regina Elisabetta II. L'intervento della polizia è stato immediato, la donna in topless è stata fatta scendere dalla statua della regina Vittoria da un elevato numero di poliziotti, che l'hanno circondata e coperta per non lasciare agio ai fotografi di immortalare quelle immagini. Tutto questo è accaduto pochi attimi dopo il minuto di silenzio per il principe Filippo, scandito dai due colpi di cannone sparati poco prima dell'inizio della cerimonia nella cappella di San Giorgio. Come sottolineato anche degli inviati al castello di Windsor per le televisioni italiane, nelle strade attorno a Windsor il silenzio si è protratto ben oltre il minuto scandito dalle cannonate. Il Regno Unito si è stretto in rispettoso silenzio accanto alla sua monarca, apparsa provata dalla morte del marito Filippo. Anche per questo motivo il gesto di protesta per l'ambientalismo non ha accolto i favori dei sudditi presenti a Windsor e sono tanti quelli che hanno bollato come inadeguata la protesta. La donna, una volta fatta scendere dalla statua, è stata coperta con un lenzuolo di fortuna dalla polizia e portata via tra due ali di folla. Erano in tanti fuori dal castello a dimostrare la loro vicinanza alla regina Elisabetta, nel giorno in cui la sovrana si è mostrata più fragile nel corso del suo lunghissimo regno. Pare che, mentre seguiva il feretro del marito a bordo della sua Bentley, alla regina sia anche caduta una lacrima ripresa dai fotografi.

Così Harry ha scoperto della morte del principe Filippo. Novella Toloni il 29 Maggio 2021 su Il Giornale. Harry avrebbe saputo del decesso del nonno da una pattuglia della polizia di Los Angeles giunta alla sua villa nel cuore della notte. Un diplomatico inglese avrebbe tentato invano di avvertirlo telefonicamente. Non è stato il fratello, il principe William, e nemmeno il padre, il principe Carlo, ad avvertire Harry della morte del nonno, il principe Filippo. E' stata una pattuglia della polizia di Los Angeles che, sollecitata da un diplomatico britannico, si è recata nel cuore della notte presso la villa di Santa Barbara, dove i Sussex vivono da tempo. Così, secondo quanto riportato dal sito americano Tmz, il principe Harry avrebbe appreso della scomparsa del nonno nel cuore della notte. Il 9 aprile scorso il duca di Edimburgo, consorte della regina Elisabetta, è deceduto all'età di 99 anni. La notizia è diventata ufficiale intorno all'ora di pranzo - ora italiana - ma negli Stati Uniti, dove Harry risiede con la moglie Meghan Markle da quando ha abbandonato la famiglia reale, era notte fonda. Secondo l'ultima indiscrezione circolata sulla stampa americana, un diplomatico dell’ambasciata britannica a Washington avrebbe provato a contattare il principe al telefono alle tre del mattino per informarlo del decesso del principe Filippo. Tentativi però vani, visto che non sarebbe riuscito a rintracciarlo. Non è chiaro se i cellulari di Meghan e suo marito fossero spenti o silenziati, ma il portale Tmz riferisce - da fonti interne alle forze dell'ordine di Santa Barbara - che il rappresentante dell'ambasciata inglese avrebbe chiamato il dipartimento dello sceriffo di Santa Barbara, chiedendo l'intervento di una pattuglia della polizia locale nella tenuta di Harry a Montecito per informarlo che il consolato stava cercando di entrare in contatto con lui con estrema urgenza. Il dipartimento della polizia locale ha assecondato la richiesta istituzionale. Due agenti si sono presentati ai cancelli della tenuta dei Sussex e hanno avvertito la sorveglianza dell'urgenza, informando il principe dell'inusuale richiesta dell'ambasciata. Nonostante i dissapori, sottolinea la stampa americana, la famiglia reale non avrebbe mai permesso che Harry scoprisse della morte del nonno attraverso i media, ne tanto meno da fonti esterne alle istituzioni inglesi. Per questo il diplomatico inglese sarebbe stato incaricato di rintracciare il figlio di Carlo nel cuore della notte del 9 aprile. Subito dopo aver appreso della scomparsa del nonno alla soglia dei 100 anni, il duca di Sussex si è precipato nel Regno Unito per assistere al funerale del reale, ma il suo rientro in patria è stato tutt'altro che sereno con nuove polemiche e critiche per le sue ultime dichiarazioni.

Novella Toloni. Toscana Doc, 40 anni, cresco con il mito di "Piccole Donne" e del personaggio di Jo, inguaribile scrittrice devota a carta, penna e macchina da scrivere. Amo cucinare, viaggiare e non smetterò mai di sfogliare riviste perché amo le pagine che scorrono tra le dita. Appassionata di social media, curiosa per natura, il mio motto è "Vivi e lascia vivere", perché non c’è niente di più bello delle cose frivole e leggere che distolgono l’attenzione dai problemi...

Meghan segue il funerale dalla tv: "Nella corona di fiori una sua nota". Francesca Galici il 17 Aprile 2021 su Il Giornale. Fermata a Los Angeles dai medici, Meghan Markle ha seguito in tv i funerali del principe Filippo. Ha consegnato a Harry una nota scritta a mano per accompagnare la corona di fiori. Meghan Markle non è a Londra per i funerali del principe Filippo. La moglie del principe Harry, a causa della gravidanza, è stata costretta a seguire la cerimonia dalla sua casa di Los Angels, dove vive da quasi un anno insieme a Harry. L'ufficio stampa dell'attrice, però, ha fatto sapere che Meghan Markle, duchessa del Sussex, ha guardato i funerali del nonno di suo marito in televisione. C'è stata grande attenzione anche in questa occasione attorno all'immagine di Meghan Markle, soprattutto a pochi giorni di distanza dall'ormai storica intervista rilasciata dai duchi a Oprah Winfrey. L'ufficio stampa di Meghan Markle ha sottolineato che la duchessa del Sussex "avrebbe sperato di essere in grado di partecipare ma il suo medico non le ha dato il via libera al viaggio in questo momento della gravidanza". La moglie del principe Harry si trova al settimo mese di gravidanza, limite che non sarebbe compatibile con un viaggio aereo e con una situazione a così alto stress come il funerale solenne del principe Filippo. Il duca di Edimburgo e la duchessa del Sussex pare avessero un ottimo rapporto. Inoltre, il network Bbc riporta che Meghan Markle ha scritto manualmente un bigliettino, consegnato a Harry prima del suo viaggio, che ha accompagnato la corona di fiori scelta dai duchi del Sussex per l'ultimo saluto al duca di Edimburgo. Pare che Harry non si fermerà a Londra. Subito dopo la funzione, espletato il protocollo previsto dal funerale di del nonno, salirà nuovamente a bordo dell'aereo per far ritorno a Los Angeles da sua moglie e da suo figlio Archie. È presente al castello di Windsor, invece, Kate Middleton. La moglie del principe William, prossimo sovrano al trono del Regno Unito, non ha seguito il feretro del principe Filippo, come protocollo impone. Immancabile l'abito nero per la duchessa di Cambridge, anche se i più attenti non hanno potuto fare a meno di notare un dettaglio molto particolare nell'outfit della duchessa. Al collo, Meghan ha indossato una delle più famose collane di perle appartenute a Lady Diana. Si tratta di un girocollo di perle giapponesi che la regina Elisabetta donò a Lady Diana. Kate Middleton l'ha già indossata in passato, nel 2017. Lady Diana, invece, la indossò nel 1982 durante un evento ufficiale un anno dopo il matrimonio con Carlo a Hampton Court Palace durante la visita della famiglia reale olandese nel Regno Unito.

Il più grande rimpianto del principe Harry. Francesca Rossi il 17 Aprile 2021 su Il Giornale. Un insider assicura che il principe Harry si sentirebbe in colpa per non aver potuto salutare il nonno un’ultima volta, quando era ancora vivo. Il principe Harry è tornato a Londra, ma troppo tardi per poter riabbracciare il nonno, che non vedeva da più di un anno. Benché i due avessero molto in comune, una certa somiglianza fisica, la carriera nella Royal Navy, l’indole indomabile, la vita li ha allontanati. Tra loro, infatti, si è frapposto l’oceano e una totale divergenza d’opinioni relativa al servizio da rendere alla Corona. Filippo è sempre stato ligio al dovere, tradizionalista, discreto, concreto, per nulla incline al pettegolezzo e alle polemiche. Il duca di Sussex, invece, viene definito il ribelle, la pecora nera, quello che ha rotto la tradizione e infranto il protocollo, finendo travolto dalla Megxit che lui stesso e Meghan Markle hanno provocato. Nonostante tutto, però e prima di ogni altra cosa il principe Harry e il duca di Edimburgo sono stati un nipote e un nonno. Si sono voluti bene oltre le incomprensioni. Il principe Filippo non ha risparmiato critiche Harry, ma il grande affetto nei suoi confronti non è mai venuto meno. Una fonte ha dichiarato a Us Weekly: “Filippo e Harry avevano un rapporto molto stretto. Anche se nell’ultimo anno della vita di Filippo non hanno comunicato molto, Filippo ha pensato con grande affetto a suo nipote e viceversa”. Per questo, ora, il cuore del principe Harry sarebbe gonfio di rimpianto per non aver rivisto il nonno da vivo, almeno un’ultima volta. Un altro insider ha confessato a Us Weekly: “Si sente profondamente in colpa per non essere stato lì a dirgli addio di persona”. Convivere con questo macigno non sarà facile per il duca. Impossibile dimenticare, per esempio, che Filippo si occupò di consolare i nipoti dopo la morte di Lady Diana. Camminò accanto a loro, dietro al feretro della principessa del Galles e cercò, nei mesi successivi, di tenerli occupati, distraendoli perché non fossero sopraffatti dal dolore. Il principe Filippo, però, non è mai riuscito a giustificare la scelta di Harry di lasciare la famiglia. Quando ci fu il vertice di Sandringham, per mettere nero su bianco le condizioni della Megxit, il consorte di Sua Maestà si rifiutò di presenziare. La notizia dell’intervista di Harry e Meghan con Oprah, poi, lo avrebbe scosso. In un primo momento la sovrana non gli avrebbe rivelato tutta la verità sul peso mediatico della chiacchierata con la Winfrey, temendo che la salute del marito, già cagionevole e provata dal ricovero, potesse risentirne. Alla fine, però, quando si sarebbe decisa a vuotare il sacco, il principe Filippo avrebbe commentato: “È una follia”. Tutto il suo disappunto concentrato in tre parole. A quanto pare, però, nessuno dei due avrebbe davvero cercato di avvicinarsi all’altro, forse pensando, a torto e come spesso accade in questi casi, di avere ancora tempo. Ed ecco il colpo di scena che riaccende la speranza. La regina Elisabetta è stata avvistata al volante della sua Jaguar verde. È la prima volta, da quando è morto il principe consorte, che viene fotografata. Foulard annodato sotto al mento, occhiali scuri, Sua Maestà stava portando i suoi cani a passeggio nei giardini. Stando alle indiscrezioni la sovrana, in questi giorni dolorosi, ha trovato conforto nei suoi amati Muick and Fergus, il corgi e il dorgi arrivati a Palazzo nel periodo del ricovero di Filippo. I giardini a cui accennavamo sono i Frogmore Gardens, non lontano da Frogmore Cottage, dove il principe Harry sta trascorrendo il suo isolamento, da cui potrà uscire solo per recarsi al funerale del principe Filippo. È vero che il duca di Sussex deve attenersi scrupolosamente alle norme anti-Covid, ma chissà se nonna e nipote, magari da lontano, si sono già rivisti e, magari, scambiati un saluto che possa essere il primo passo verso una fase di distensione.

Prove di riavvicinamento in corso: William e Harry tornano a parlarsi. Francesca Rossi il 17 Aprile 2021 su Il Giornale. William e Harry si sono parlati al termine della cerimonia e ora gli esperti si chiedono se ci sia un margine di riavvicinamento. Il funerale del principe Filippo è stato un evento sobrio, austero, molto tranquillo, come lo aveva progettato il diretto interessato. Abbiamo visto William e Harry distanti durante tutta la cerimonia, a partire dalla processione a piedi che ha preceduto la funzione religiosa. In mezzo a loro, quasi a fare da “paraurti”, c’era il cugino, Peter Phillips, figlio della regina Anna. Nessuno si aspettava niente di più della freddezza a cui i duchi ci hanno abituato. Invece abbiamo avuto una piacevole sorpresa. La lontananza dei fratelli non è stata solo una questione di norme anti-Covid, (William era seduto accanto a Kate Middleton, cioè a un membro del suo nucleo familiare), ma soprattutto la conseguenza di una frattura nel loro rapporto. La Megxit e l’intervista con Oprah hanno esacerbato gli animi, portando William e Harry su binari diversi. Quando non ci credevamo più, è accaduto qualcosa che lascia spazio alla speranza. William e Harry si sono parlati di nuovo. Per un breve momento catturato prontamente dagli obiettivi. Non chiamiamolo miracolo, è ancora troppo presto per dirlo e anche solo per pensarlo. Tuttavia, al termine del funerale, i duchi sono stati visti parlare fitto fitto tra loro, con la duchessa di Cambridge poco distante. Le telecamere hanno ripreso anche il duca di Sussex rivolgersi proprio alla cognata. Pace fatta? Non proprio. Non sappiamo cosa si siano detti William e Harry, forse non lo sapremo mai. Di certo la pace sarà un traguardo difficile da raggiungere e per cui servirà tempo. Tuttavia questa "chiacchierata potrebbe essere un primo passo verso la riconciliazione.

Le lacrime per il nonno riuniscono i fratelli Harry e William. Antonello Guerrera su La Repubblica il 17 aprile 2021. I funerali di Filippo nella cappella di Windsor, in forma privata e con trenta invitati. In nove dietro al corteo funebre: Carlo piange, i figli separati in chiesa si parlano dopo la messa. Alle 15.51 la bara di Filippo viene inghiottita nella cripta della cappella di San Giorgio. Elisabetta II è rattrappita nel dolore e nella solitudine anti Covid. Parte l'inno God Save the Queen, cantato da oltre 10 milioni davanti alla tv e centinaia di sudditi che fuori dal castello di Windsor e Buckingham Palace sfidano le restrizioni. Dio salvi la Regina, oggi più necessario che mai dopo l'infausto addio all'adorato consorte, morto il 9 aprile a 99 anni. Alla fine, la sovrana se ne va su una Bentley magenta, da sola com'era arrivata tradendo una mezza lacrima sulla mascherina nera. Al petto, sotto un raro sole, stringe l'Order of Service, la scaletta della funzione. È l'ultimo ricordo del suo Filippo, nel feretro avvolto dalla bandiera con i simboli di Mountbatten, Edimburgo e le originarie Grecia e Danimarca. Prima che "Lilibet" svanisca nei suoi tormenti interiori. Come in Emily Dickinson, talvolta il silenzio dice tutto. Ma qui a Windsor riverberano le parole di Elisabetta dopo l'11 settembre: il dolore è il prezzo che paghiamo per l'amore. Già, proprio in questo castello la sovrana disse addio anche al papà Giorgio VI circa 70 anni fa. No, Elisabetta non cederà alla disperazione come la Regina Vittoria dopo la morte del 42enne principe consorte Alberto nel 1861, assicurano da Buckingham Palace. Il lutto familiare durerà ancora sette giorni, "ma la sovrana è già tornata al lavoro". "Never complain, never explain". Mai lamentarsi, mai giustificarsi. Fino alla fine. Elisabetta compirà 95 anni mercoledì, festa ormai mesta. Ma ha incarnato perfettamente la marcia funebre del suo unico uomo, amato per oltre 73 anni, al quale poche ore prima aveva dedicato su Instagram una toccante e felice foto privata in Scozia di vent'anni fa. Perché a Windsor si è svolta una potente celebrazione della caducità della vita, che Filippo ha meticolosamente preparato per due decenni, scegliendo le musiche di Benjamin Britten e William Lovelady, le cornamuse e, per la processione, la Land Rover Defender personalizzata verde militare. Filippo: il vecchio e il mare. Per lui, la Royal Navy e il senso del dovere erano tutto. Perciò sulla bara c'erano il cappello e la spada della Marina, i titoli e le onorificenze come la medaglia italiana per il servizio nella Seconda guerra mondiale e poi sono risuonati un inno del mare come "Eternal Father, Strong to Save" e la chiamata alle armi "Action Stations". Paradossalmente, il Covid ha permesso anche un altro desiderio del Duca di Edimburgo: un funerale "senza scocciature", privato e non di Stato, con trenta invitati, tra cui l'italiano Edoardo Mapelli Mozzi marito della principessa Beatrice. Di questi, solo in nove in corteo dietro al carro funebre: il figlio Carlo in lacrime, colui che il "dear papa" aveva fortificato perché "gracilino", di fianco alla sorella Anna. Poi sette men in black: gli altri due figli Edoardo e il famigerato Andrea, dietro William e il fratello "americano" Harry separati dal cugino Peter Phillips. Infine, il conte di Snowdon, figlio della sorella di Elisabetta, Margaret (morta nel 2002) e Sir Timothy Laurence, marito di Anna. Tutti a capo chino, come i cappelli pelosi delle Grenadier Guards e i 734 membri delle forze armate che hanno aderito al dramma collettivo. Pare rileggere il Funeral Blues di Auden: "Fermate tutti gli orologi, fate uscire la bara, stringiamoci nel lutto". In otto minuti, la processione arriva alla cappella di San Giorgio. Alle 15, annunciato da un colpo di cannone della Royal Horse Artillery, un minuto di silenzio rimbomba nel Paese. Poi la breve cerimonia funebre officiata dall'Arcivescovo di Canterbury e dal decano di Windsor, che encomiano "la gentilezza, lo humour e l'umanità" di Filippo, ma senza sermoni, per tradizione, e senza canti dei familiari, perché con il Covid non si può. Seduti, mascherati ma senza divisa per non discriminare Harry, cui Elisabetta ha strappato i titoli militari dopo la fuga in America, nella cappella la Regina e Carlo con Camilla sono i più vicini alla bara di Filippo, ma su lati opposti. Oltre alla figlia Anna e al consorte, sul banco della sovrana ci sono curiosamente i due membri più controversi della sua famiglia: Andrea e Harry, con quest'ultimo proprio di fronte a William e Kate con indosso le perle che la sovrana prestò a Lady Diana. Un caso? Chissà. Di certo non lo è ciò che accade a messa finita. Quando, a sorpresa, anche William e Harry vanno in pace. Senza l'incinta Meghan che dalla California ha omaggiato Filippo con una corona di eringi, lavanda e acanto, Harry si avvicina ai duchi di Cambridge, dopo tanto gelo, rancore e incomprensioni. I tre iniziano a parlare. Accennano a un sorriso. E vanno via insieme. La Regina l'aveva promesso, a inizio pandemia: "We'll meet again". Ci incontreremo, di nuovo. In qualche modo, nonostante tutto, ai Windsor è successo.

Pace fatta tra William e Harry? Ecco cosa è accaduto dopo il funerale del nonno il principe Filippo. Tutto si è svolto come lasciato scritto dal duca di Edimburgo. Daniela Mastromattei su Libero Quotidiano il 18 aprile 2021.

Daniela Mastromattei è caposervizio di Libero, dove si occupa di attualità, costume, moda e animali. Ha cominciato a fare la giornalista al quotidiano Il Messaggero, dopo un periodo a Mediaset ha preferito tornare alla carta stampata.

Un funerale già scritto. Tutto si è svolto secondo la volontà dello stesso principe Filippo. Tranne il numero (30) ristretto delle persone presenti in Chiesa a causa del Covid. Per annunciare il momento di silenzio nazionale prima delle esequie è stato sparato un colpo di cannone da cinque diverse location nel Regno Unito, dal Castello di Edinburgo alla Torre di Londra. Sul feretro è stata posta la sciabola della Marina che gli fu regalata dall’allora re Giorgio VI quando sposò Elisabetta, e il suo berretto. Insieme a questi anche il suo stendardo personale. Tutti elementi che segnalano l’attaccamento alla Marina e il forte legame con le forze armate del marito di Elisabetta II, morto il 9 aprile a 99 anni.  La regina uscita dal castello di Windsor a bordo della Bentley di Stato, si è raccolta per qualche istante di silenzio dinanzi al feretro del consorte, un momento voluto dallo stesso Filippo per le sue esequie. La regina nell’ultima settimana è rimasta chiusa al castello e non era mai più stata vista in pubblico, se non sabato per una fugace apparizione dietro il finestrino dell’auto. «È la Regina», ha detto Justin Welby, arvcivescovo di Canterbury, che ha tenuto il sermone in memoria di Filippo, «si comporta con la straordinaria dignità e lo straordinario coraggio che ha sempre dimostrato, mentre dice addio a qualcuno con cui è stata sposata per 73 anni».  Elisabetta II  quindi a bordo della Bentley  ha seguito il feretro del marito, mentre il resto dei familiari lo ha fatto a piedi, i quattro figli del duca, ovvero Carlo, Anna, Andrea, Edoardo e i  nipoti, Willam e Harry. Questi ultimi, viste le tensioni dell'ultimo periodo, sono stati separati dal cugino Peter Phillips (per evitare  il peggio durante il funerale, hanno sussurrato i maligni).  Tutti in abiti scuri: le uniformi sono state bandite per non mettere in imbarazzo Harry che non fa più parte dei Marines. I due fratelli William (con Kate) e Harry a sorpresa, all’uscita dalla Cappella di San Giorgio, dove si è svolta la funzione religiosa, sono stati immortalati durante una conversazione apparentemente serena. Che si saranno detti. Pace fatta? Chissa.

Luigi ippolito per il "Corriere della Sera" il 18 aprile 2021. Sono arrivati divisi, sono usciti assieme. Il funerale di nonno Filippo ha segnato il primo riavvicinamento fra William e Harry, i fratelli messi l'uno contro l'altro dalla Megxit: una frattura esacerbata dalla recente intervista dei duchi di Sussex alla tv americana, nella quale avevano gettato fango sulla famiglia reale. I primi segnali non sono stati dei migliori. I due figli di Diana hanno camminato divisi dietro al feretro di Filippo, separati dal cugino Peter Philips, il figlio della principessa Anna. Una scelta che è stata fatta dal cerimoniale di corte, che ha dovuto procedere su un terreno minato: ma che è stata avallata dalla regina, quasi a suggellare una distanza ormai incolmabile tra i due fratelli. Durante il tragitto a piedi verso la cappella di San Giorgio nel castello di Windsor, William e Harry hanno evitato di incrociare gli sguardi: eppure, quei momenti non possono non aver rammentato loro l'esperienza più dolorosa della loro vita, quando poco più che bambini avevano dovuto accompagnare il feretro della madre. Dopo di che, entrati nella cappella l'uno davanti all'altro, sono andati a sedersi dai lati opposti del coro: il maggiore accanto alla moglie Kate, il minore da solo. E anche durante la cerimonia funebre, hanno evitato di cercarsi con lo sguardo, fissando invece l'altare oppure i fogli sui loro leggii. Solo Kate sembrava a tratti guardare dalla parte del cognato. Ma alla fine del servizio religioso, la sorpresa. I reali sono usciti dalla cappella e si sono avviati a piedi verso il castello, invece di salire sulle automobili che erano lì a disposizione: ed è stato a quel punto che si è visto Harry avvicinarsi a William e Kate e mettersi a chiacchierare con loro. Dopo qualche scambio di battute, lei ha fatto un passo indietro e ha lasciato i due fratelli parlare a tu per tu, quasi a voler facilitare un riavvicinamento. È stato un momento del tutto spontaneo, non preparato per le telecamere: e per questo particolarmente significativo. Perché è la prima volta che William e Harry si sono trovati faccia a faccia dopo più di un anno: l'ultima volta era stato nell'abbazia di Westminster, alle commemorazioni per il Commonwealth, e la freddezza reciproca era apparsa evidente a tutti. Di mezzo c'era la decisione dei duchi di Sussex di abbandonare il servizio reale e trasferirsi in California. Per mesi i due fratelli non si sono più parlati e nella famigerata intervista tv Harry aveva poi detto che William è «intrappolato» nel ruolo reale. Anche il loro omaggio a nonno Filippo è stato diverso: mentre il maggiore ha promesso di «portare avanti il lavoro», il minore ha ricordato il «maestro di barbecue e leggenda delle battute» (la distanza che c'è fra un erede al trono e una celebrity californiana). Ma la prossimità fisica ha dato adesso dei frutti. Si sa che dopo l'arrivo di Harry in Gran Bretagna, domenica scorsa, i due si erano già parlati a telefono. E appare impensabile che il marito di Meghan non torni a luglio per la prevista inaugurazione della statua a Diana. I semi della riconciliazione sono stati gettati.

Luigi Ippolito per il "Corriere della Sera" il 18 aprile 2021. A capo chino. Il volto coperto dall'ampio cappello nero. Sola. La figura della regina Elisabetta era quella che si stagliava nella cappella di San Giorgio, a Windsor. Nessuno accanto a darle conforto, affondata nel suo dolore. Il funerale del principe Filippo è stata la sua prova più grande: che ha affrontato come sempre, con stoica compostezza. Qualcuno ha visto una lacrima asciugata fugacemente dal viso, i lineamenti nascosti dalla mascherina. Dio solo conoscerà i suoi pensieri in quei momenti: quando hanno letto la lunga lista dei titoli del duca di Edimburgo e uno su tutti spiccava, «marito». Il compagno di una vita, il confidente, il consigliere. Ma ieri Filippo ha avuto la precedenza: per la prima e ultima volta. Per tutta la sua vita era stato un passo indietro alla regina: ieri ha potuto sfilare davanti a tutti. Per il suo viaggio finale. È stata una cerimonia solenne ma sobria, come lui avrebbe voluto. Certo, le restrizioni dovute al Covid hanno imposto un protocollo ridotto all'osso: ma era stato lo stesso Filippo a indicare tutti i dettagli del suo commiato dal mondo, che non voleva gravato da «troppo trambusto». Quando nel cortile del castello le bande militari hanno smesso di suonare, il feretro è apparso alla vista, sorretto dagli uomini del picchetto: e sotto un sole freddo che illuminava un cielo terso come non mai, si sono uditi a quel punto soltanto i passi sulla ghiaia. Elisabetta è quindi comparsa a bordo della Bentley reale, accompagnata dalle note di «God Save The Queen». L'auto ha sostato brevemente accanto al feretro, che era stato già issato sulla Land Rover che l'avrebbe sorretto nell'ultimo tragitto. Sempre Filippo, amante dei fuoristrada, aveva disegnato quell'auto modificata, tinta di verde, che lo ha portato via, in quella bara sovrastata dal suo cappello militare, dalla spada e da una corona di fiori bianchi. A seguirlo a piedi i figli Carlo e Anna, quindi Edoardo e Andrea: quest' ultimo visibilmente impacciato, conscio di essere sotto gli occhi di tutti dopo lo scandalo che lo ha accostato al magnate pedofilo Jeffrey Epstein. Dietro, William e Harry: ma separati dal loro cugino, Peter Philips, il figlio di Anna. Nessuno di loro vestiva l'uniforme militare di rito: una scelta dettata dalla stessa Elisabetta, che ha voluto evitare l'imbarazzo per Harry, che dopo la fuga in California con Meghan ha perso i suoi titoli militari ai quali tanto teneva. Poi la regina è arrivata alla cappella di San Giorgio, accolta dal decano di Windsor. All'interno, ammesse soltanto 30 persone, in ossequio ai regolamenti Covid. Fra di loro anche un italiano, Edoardo Mapelli Mozzi, marito di Beatrice, la figlia di Andrea, e tre nobili tedeschi, in rappresentanza del ramo germanico della famiglia di Filippo. Elisabetta ha preso posto sullo scranno del coro, prima fra tutti, distanziata. E lì ha contemplato appieno la propria solitudine. Non un gesto, non una mossa durante il servizio funebre. Già la Corona eleva la sovrana al di sopra dei comuni mortali, ma la schiaccia sotto un peso che nessuno può condividere. Ad alleviarlo, per decenni, c'è stato Filippo, l'unico col quale potesse confidarsi. Adesso non più: e all'improvviso anche la figura di Elisabetta appariva più piccola, come raggomitolata nel lutto. E nei cuori della nazione si stringeva una tristezza infinita. Quando il suono struggente di una cornamusa scozzese ha segnato l'avvio della conclusione della cerimonia, sembrava che intonasse l'epicedio della monarchia stessa. Perché l'addio a Filippo è stato il presagio di un'epoca che si chiude: certo, toccherà a Carlo, poi forse a William, ma ieri è stato l'inizio della fine della seconda età elisabettiana. Tramontata la quale, nulla resterà più come prima.

Principe Harry e William choc, la rissa davanti alla bara di Filippo: "Urla e insulti faccia a faccia al funerale del nonno". Libero Quotidiano il 28 giugno 2021. Chi si aspetta che in occasione dell’inaugurazione della statua in memoria di lady Diana possa esserci un riavvicinamento tra i fratelli, il principe Harry e il principe William, potrebbe rimanere particolarmente deluso. Pare infatti che i rapporti tra i due siano al minimo storico: è emerso che i due principi hanno litigato ferocemente anche in occasione del funerale del nonno Filippo, venuto a mancare lo scorso aprile all’età di 99 anni. Quindi il colloquio apparentemente sereno avuto in pubblico subito dopo la cerimonia funebre era solo una concessione alle telecamere, ma la realtà sarebbe un’altra. A svelarlo è stato l’esperto reale Robert Lacey: “Non appena sono entrati nel castello di Windsor hanno subito iniziato a litigare. Erano rabbiosi più che mai. Si sono urlati contro, faccia a faccia, parole davvero tristi e dolorose”. Quindi il dolore per la morte del nonno non li ha riavvicinati, e forse neanche l’inaugurazione della statua per madre riuscirà a farlo. “Sanno che gli occhi del mondo saranno tutti puntati su loro due”, ha rivelato un amico dei fratelli a Vanity Fair US. “Dunque eviteranno di sollevare ulteriori polemiche”, ha aggiunto. Di conseguenza la frattura non è destinata a essere risolta in tale occasione e neanche tanto presto, anche perché il padre Carlo se n’è lavato le mani ed è “scappato” in Scozia per non essere presente il primo luglio.

Principe Harry "sotto il controllo di Meghan Markle", bomba dell'esperto reale: come lo ha reso schiavo. Libero Quotidiano l'01 luglio 2021. C'è grande attesa oggi per l'inaugurazione della statua dedicata a Lady D nel giorno in cui avrebbe compiuto 60 anni. Oltre all'evento in sé, i sudditi scalpitano perché per la prima volta dopo il funerale di nonno Filippo William e Harry saranno di nuovo faccia a faccia. E se da una parte c'è chi spera in una loro riconciliazione dopo le tensioni degli ultimi mesi, dall'altra invece c'è chi la pensa molto diversamente. In particolare, secondo il biografo Hugo Vickers i due fratelli non riusciranno ad avere un chiarimento per un motivo ben preciso: "Il principe William e il principe Harry non risolveranno mai la loro frattura finché il duca di Sussex sarà sotto il controllo della moglie, Meghan Markle. Qualsiasi tentativo di ricongiungimento a Londra significa che Harry poi debba risponderne alla moglie quando torna nella loro villa da 11 milioni di sterline a Montecito, in California". Stando all'esperto reale, Harry "è così soggiogato da Meghan, così sotto il suo controllo che non è davvero possibile una riconciliazione finché non ne esce fuori". E' escluso, comunque, che i due fratelli litighino in pubblico, non solo per questione di decenza ma anche per non rovinare il giorno dedicato alla loro mamma. "Sanno che avranno tutti gli occhi puntati addosso, il mondo osserverà ogni loro movimento. Ciò che il pubblico vedrà sarà uno spettacolo preparato accuratamente per quel giorno, con l’obiettivo di non sollevare ulteriori polemiche”, ha rivelato un insider a Vanity Fair Us. 

"Quella donna è una dannata": la rissa dopo il funerale di Filippo. Francesca Rossi il 29 Giugno 2021 su Il Giornale. Nessuna riconciliazione, per William e Harry, durante il funerale del principe Filippo. Ma un litigio furibondo e privato subito dopo le esequie. Ci avevamo sperato tutti, guardando William e Harry che si parlavano durante il funerale del principe Filippo, complice la mediazione di Kate Middleton. La duchessa di Cambridge sembrava aver avuto successo nell’intento di ricreare una sintonia tra i fratelli, avviando la conversazione e, al momento giusto, facendosi da parte. Certo, i duchi avevano scelto di non camminare vicini dietro al feretro del nonno, bensì “separati” dalla presenza del cugino, Peter Phillips. La notizia, poi, secondo la quale i colloqui successivi con Carlo e il principe William si sarebbero conclusi in un nulla di fatto aveva infranto le possibilità di tregua, ma la speranza resisteva ancora. Solo adesso comincia davvero a vacillare, poiché cominciamo a conoscere i particolari di quell’incontro, fino a oggi coperti da un velo di discrezione. Dettagli che non lasciano presagire niente di buono.

Una lite furibonda. Il dolore per la morte del nonno non ha riavvicinato i duchi di Cambridge e di Sussex. Parola di Robert Lacey che, nel libro “Battle of Brothers”, citato dal Daily Mail, rivela: “[William e Harry] hanno litigato ferocemente”. Dopo i funerali i fratelli hanno avuto una conversazione in apparenza tranquilla all’esterno della St. George’s Chapel. I problemi sono iniziati dopo, quando i due sono arrivati al Castello di Windsor, protetti da sguardi indiscreti. Lacey continua: “Hanno subito iniziato a litigare. Erano rabbiosi più che mai. Si sono urlati contro, faccia a faccia, parole davvero tristi e dolorose”. Secondo l’esperto, insomma, sarebbero volate parole irripetibili tra i fratelli, i classici “stracci”. Proprio in questa occasione il principe William avrebbe anche pronunciato l'ormai famosa e rabbiosa frase riferita a Meghan: "Quella dannata donna è stata spietata con il mio staff". Quindi la pace è solo un’illusione? Il biografo Hugo Vickers non ha dubbi e all’Express spiega: “Il principe William e il principe Harry non risolveranno mai la loro frattura finché il duca di Sussex sarà sotto il controllo della moglie, Meghan Markle. Qualsiasi tentativo di ricongiungimento a Londra significa che Harry poi debba risponderne alla moglie quando torna nella loro villa da 11 milioni di sterline a Montecito, in California. È così soggiogato da Meghan, così sotto il suo controllo che non è davvero possibile una riconciliazione finché non ne esce fuori. Non so cosa possano fare nelle attuali circostanze. Harry deve svegliarsi e capire quello che sta succedendo. È una situazione molto spiacevole e non credo che il momento giusto sarà questa settimana”. Il riferimento finale di Vickers è all’inaugurazione della statua di Lady Diana, evento importantissimo in cui i due fratelli dovrebbero mostrarsi uniti. Una chimera.

L’appuntamento del 1° luglio. Neppure la memoria della principessa del Galles riunirà i “fratelli coltelli”. Vickers è sicuro anche di questo e imputa la responsabilità al principe Harry: “Schiaffeggiare la famiglia reale non ha aiutato nessuno. È una situazione terribile”. Il prossimo 1° luglio William faranno discorsi separati e, forse, avvertiremo la tensione tra loro, ma non vedremo altro. Un amico dei fratelli ha commentato a Vanity Fair US: “Sanno che avranno tutti gli occhi puntati addosso, il mondo osserverà ogni loro movimento. Ciò che il pubblico vedrà sarà uno spettacolo preparato accuratamente per quel giorno, con l’obiettivo di non sollevare ulteriori polemiche”. Ci mancherebbe. L’assenza del principe Carlo all’evento, però, ha già scatenato le prime critiche. Sembra che l’erede al trono sia “addolorato e arrabbiato” per il comportamento di Harry, almeno stando alle voci che circolano sui tabloid. Un amico del principe ha confermato al People:“Quello che lo infastidisce e addolora di più è la frattura tra Harry e William” . Per questo se ne sarebbe andato in Scozia. Non avrebbe alcuna intenzione di incontrare il suo secondogenito. Un insider ha chiarito al Sun: “Non ci sarà nessun incontro a tre. Carlo vuole che i figli se la vedano tra di loro”.

La pace è nelle mani della Regina? Forse l’unica via diplomatica possibile in tutta questa storia la sta percorrendo la regina Elisabetta. Il principe Harry si trova già a Frogmore Cottage, dove sta trascorrendo i 5 giorni di quarantena prima dell’evento del 1° luglio. Secondo i tabloid Sua Maestà si sarebbe messa al volante della sua auto, diretta dal nipote. Non sappiamo se ci sia stata una visita, né cosa si siano detti, Elisabetta II ha invitato Harry a scendere a compromessi o lo ha redarguito per l’atteggiamento di sfida mostrato negli ultimi mesi contro la royal family? Non lo sappiamo. Tuttavia la sovrana ha teso una mano (o almeno sembra) invitando i Sussex al completo al suo Giubileo di Platino, nel 2022. I duchi accetteranno? Forse per quella data i rapporti tra William e Harry saranno migliorati, oppure spezzati per sempre?

Carlo non sarà all'inaugurazione della statua di Diana: "Ribolle di rabbia". Francesca Rossi il 29 Giugno 2021 su Il Giornale. Carlo non parteciperà allo svelamento della statua dell’ex moglie pur di non assistere ai continui dissidi tra William e Harry. Il principe Carlo non sarà all’inaugurazione della statua di Lady Diana, il prossimo 1° luglio, solo William e Harry presenzieranno. La decisione dell’erede al trono, però, non ha nulla a che fare con i rapporti burrascosi che lo hanno legato alla principessa del Galles. Il Sun conferma l’avvenuta partenza di Carlo per la Scozia, dove rimarrà fino a quando Harry non sarà tornato in California. Le ragioni della decisione sono molteplici. Prima fra tutte la mancanza di comunicazione tra padre e figlio. Il principe di Galles, dicono le fonti, sarebbe "addolorato e arrabbiato” a causa delle continue recriminazioni del duca di Sussex. Si sarebbe rassegnato a non trovare una soluzione ai dissidi che ormai hanno posto i Windsor e i Sussex su fronti opposti. Inoltre, pare anche che il futuro re non si fidi a intavolare un ulteriore colloquio con il figlio, temendo che qualunque cosa dirà possa essere pubblicata sui giornali. Un amico di Carlo ha spiegato al People quale sia il pensiero che turba il principe in questo periodo: “Quello che lo infastidisce e addolora di più è la frattura tra Harry e William”. Proprio i continui dissidi tra i figli lo avrebbero spinto a rifugiarsi in Scozia per non sapere e non sentire più nulla. O, almeno, per tentare di farlo. Il principe Carlo non vuole vedere Harry. Forse percepisce che ormai, tra loro, qualunque possibilità di dialogo si è esaurita. Un insider ha rivelato al Sun: “Non ci sarà nessun incontro a tre. Carlo vuole che i figli se la vedano tra di loro”. Può sembrare un comportamento apatico, quello dell’erede al trono. Non è da escludere, però, che il principe voglia lasciare spazio a William e Harry nel giorno dedicato alla loro madre e aspettare che, magari, il ricordo di Diana riesca ad appianare le tensioni. Del resto Harry non è stato tenero con il padre. Lo ha accusato di aver fomentato un “circolo genetico della sofferenza”, così lo ha definito il duca di Sussex, imponendo un’educazione basata sugli obblighi e non sull’affetto o sulla comprensione. Sarebbe naturale se il principe Carlo non fosse d’accordo con questa versione dei fatti. C’è anche un’altra teoria sul comportamento dell’erede al trono. Per il principe Carlo la Scozia sarebbe una meta abbastanza lontana da consentirgli di riflettere sul suo rapporto con il secondogenito. Un insider di palazzo ha detto:“[Carlo] ribolle di rabbia”. Quindi possiamo pensare che se ne sia andato per evitare un duro scontro proprio con Harry. Forse Carlo non vuole affrontare Harry e ritiene che la miglior strategia sia la fuga. La stessa adottata quando evitò di rispondere ai messaggi del figlio che, nell’intervista con Oprah, lo scorso marzo, raccontò:“[Mio padre] ha smesso di rispondere alle mie telefonate e mi ha chiesto di mettere tutto per iscritto”. Naturale. Come abbiamo visto Carlo non si fiderebbe di Harry, dunque la sua strategia sarebbe quella di tenere traccia di ogni conversazione avuta con lui. Il duca di Sussex, però, ha ben poco di cui lamentarsi, vista la sua eloquenza con i giornali. D’altro canto questo tipo di comportamento rientrerebbe nel carattere del principe. Al magazine US Weekly il vocal coach di Lady Diana, Stewart Pearce, ha affermato: “Il principe Carlo è un uomo molto molto sensibile e con un carattere davvero chiuso. Quando riceve simili attacchi tende a nascondersi, non affronta veramente le emozioni forti proprio a causa della sua sensibilità”. In effetti Carlo non ha mai replicato alle recriminazioni del figlio. Pearce racconta anche un episodio del passato in cui il principe avrebbe seguito un comportamento analogo: “Quando Carlo fu accusato di avere una relazione con Camilla indietreggiò e piano piano si allontanò dalla principessa”. L’indole avrà pure il suo peso, ma l’erede al trono potrebbe sentirsi braccato, in un certo senso, vedendo la sua vita, ancora una volta, sbattuta in prima pagina. Forse merita comprensione anche lui.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

Principe Filippo, "a quanto ammonta l'eredità". Le sconvolgenti cifre del tesoro e l'indiscrezione: "Chi si intascherà tutto". Libero Quotidiano il 24 aprile 2021. L'eredità del Principe Filippo ammonta a 30 milioni di euro, mentre il patrimonio della Regina Elisabetta è valutato circa 500 milioni. Una cifra, quella dell'eredità di Filippo, che è tutta esentasse. Quindi le casse del fisco britannico non vedranno nulla.La cifra dell’eredità, infatti, potrebbe rimanere tutta alla Regina Elisabetta che beneficerebbe della legge inglese che prevede – se è il coniuge ad ereditare – di potersi sottrarre alla tassazione (che per i patrimoni oltre le 325mila sterline è del 40%). Da decidere invece anche a chi andrà il titolo di “Duca di Edimburgo” che potrebbe fruttare fino a 10/15mila euro all’anno di rendita. Tra le ipotesi che finisca al figlio Edoardo che è “solo” conte di Wessex, mentre i fratelli Carlo e Andrea sono anche Duca di Cornovaglia e Duca di York. Ma potrebbe finire anche nelle mani della Regina e anche questa volta la tassazione sarebbe pari a zero, rivela Tgcom. Il carro con i due pony del nonno andrà alla figlia del principe Edoardo, Lady Louise di 17 anni, un asso nelle gare di guida del calesse. La collezione di auto potrebbe finire ad Elisabetta che potrebbe scegliere di tenerne una per sé. Inoltre ci sono poi da spartire i quadri, i doni di valore ricevuti duranti i viaggi con la Regina in giro per il mondo e la preziosa collezione di libri della sua biblioteca: questi finiranno tutti a figli e nipoti. Tra questi ultimi la preferita di Filippo era proprio Lady Louise Windsor. Lo stesso duca di Edimburgo ha insegnato a Louise e sua madre come si guidano le carrozze. Nel 2019 il principe Filippo aveva assistito a una competizione di trotto, in programma per il Royal Windsor Horse Show, di Louise e la mamma. Ma la piccola di casa è molto legata anche alla Regina.

Principe Filippo, Harry? Non proprio: ecco la nipote prediletta. "Cosa le ha lasciato in eredità", indiscrezione esplosiva. Libero Quotidiano il 19 aprile 2021. Dopo l'addio alla famiglia reale da parte di Harry, la nipotina preferita della regina Elisabetta è diventata Lady Louise Windsor. La diciassettenne figlia del principe Edoardo e di Sofia, contessa di Wessex, condivide con la nonna la passione per i cavalli. Non a caso durante il funerale del principe Filippo Louise è stata notata al posto di guida della piccola carrozza reale di colore verde scuro, trainata da due pony neri, che appartenevano proprio a Filippo e che ora le apparterranno per volontà espressa del defunto. Era stato lo stesso duca di Edimburgo - riporta Il Messaggero - a insegnare a Louise e sua madre come si guidano le carrozze. Nel 2019il principe Filippo aveva assistito a una competizione di trotto, in programma per il Royal Windsor Horse Show, di Louise e la mamma. Ma la piccola di casa è molto legata anche alla Regina. Non per questo Lady Louise e suo fratello, l'appena tredicenne Severn, si montano la testa. "Frequentano scuole normali, vanno ai pigiama party con gli amici", ha spiegato la madre che ha sottolineato il rapporto tra nonni e nipoti. Elisabetta ha sempre incoraggiato Louise a coltivare le sue passioni, e in particolare la pittura. È stata lei a mostrarle - durante i viaggi estivi in Scozia - le opere custodite nel castello di Balmoral, che solitamente non vengono esposte al pubblico. Proprio in queste ore diverse fonti vicine alla Royal Family hanno parlato di un riavvicinamento tra fratelli. Harry e William si sarebbero incontrati dopo il funerale del nonno per parlare con il padre Carlo. Un faccia a faccia "a muso duro" nel quale al centro c'è stata senz'altro l'intervista-scandalo del duca di Sussex e della consorte Meghan Markle. Ma anche i titoli nobiliari ai quali Harry ha rinunciato. Insomma, tutte questioni spinose.

L’ultimo sfregio di Kate a Meghan: le perle di Diana al funerale di Filippo. Francesca Rossi il 18 Aprile 2021 su Il Giornale. Per il funerale del principe Filippo Kate Middleton ha indossato la collana di perle tanto amata da Lady Diana, un messaggio per Meghan Markle? Benché in un’occasione molto triste, i funerali del principe Filippo, la bellezza e l’eleganza di Kate Middleton erano sfolgoranti. Sull’abito nero di Roland Mouret, con scollatura, abbinato a un cappello con veletta e a un cappotto con chiusura a fiocco di Catherine Walker, spiccava una collana di perle e diamanti che ha lasciato a bocca aperta gli spettatori. Un gioiello che potrebbe nascondere un messaggio per Meghan Markle.

La collana di perle di Lady Diana, gli orecchini della Regina. Non è la prima volta che vediamo questa collana, la Four Row Japanese Pearl Choker, al collo di Kate. L’ha già indossata nel 2017, per il 70esimo anniversario di matrimonio di Sua Maestà e del duca di Edimburgo. Le perle coltivate sono un regalo che il governo giapponese fece alla regina Elisabetta in occasione della sua visita ufficiale del 1975. La struttura, con chiusura a forma di doppia parentesi e tre file di diamanti a impreziosirla, venne realizzata da Garrard. La sovrana la prestò a Lady Diana nel 1982, anno di nascita del principe William, affinché la sfoggiasse a una cena in onore della regina Beatrice d’Olanda, in visita di stato in Gran Bretagna. Elisabetta la portò in diversi appuntamenti pubblici, tra cui un evento di gala in Bangladesh nel 1983. Kate Middleton portava anche i Queen’s Bahrain Pearl Earrings (già indossati diverse volte, per esempio al Remembrance Day 2019), gli orecchini di perle che Elisabetta ricevette come dono di nozze, nel 1947, dal Hakim del Bahrein Salman ibn Hamad al Khalifa.

Un messaggio per Meghan Markle? Lo abbiamo detto tante volte. I royal parlano attraverso abiti e gioielli. Dunque è normale che gli osservatori reali e i fan si chiedano se c’è un significato nascosto dietro alla scelta di Kate Middleton. Meglio ancora, se la duchessa abbia voluto lanciare un messaggio neanche troppo velato a Meghan Markle, l’assente eccellente alle esequie di Filippo. La duchessa di Sussex non ha partecipato al triste evento perché incinta. I medici, soprattutto a causa dell’aborto spontaneo della scorsa estate, le avrebbero sconsigliato di fare lunghi viaggi. Questa è la motivazione ufficiale. Sembra, però, che questa assenza sia stata concordata con la regina Elisabetta, decisa a evitare che l’ultimo saluto al marito diventasse un’occasione di gossip. Comunque siano andate le cose, la collana e gli orecchini di Kate parevano gridare vendetta da ogni perla. La sovrana presta i suoi gioielli con molta attenzione e perfino una certa parsimonia. Ricorderete la questione della tiara per le nozze di Harry e Meghan, quando Elisabetta, di fronte alle richieste eccessive dell’ex attrice, avrebbe risposto: “Meghan avrà la tiara che io deciderò di darle”. Il fatto che la sovrana abbia permesso a Kate di portare gioielli così importanti e legati indissolubilmente alla storia di Lady Diana e alla sua è emblematico. La duchessa di Cambridge può sfoggiare la collana e gli orecchini perché membro senior della royal family, futura regina consorte. Monili che simboleggiano un regno intero, un ruolo, quello di Kate, che diventa sempre più importante. Non pensate all’abdicazione. Non c’entra nulla. Si tratta di un’eredità morale (per ora) da cui Meghan resta esclusa. Il fatto, poi, che Kate Middleton abbia scelto proprio la Four Row Japanese Pearl Choker potrebbe nascondere un messaggio per Meghan. Quasi la duchessa di Cambridge abbia voluto dire alla cognata: “Io posso indossarla. Tu non potrai mai. Già che ci sei, non scomodarti a tornare”.

La spilla della regina Elisabetta. La spilla che la regina Elisabetta ha indossato al funerale del principe consorte, la Richmond Brooch, merita una menzione speciale. È stata una scelta romantica. Il gioiello venne realizzato da Hunt e Roskell e donato dalla città di Richmond alla nonna di Lilibet, la regina Mary, in occasione del suo matrimonio nel 1893. Infatti la famiglia di Mary di Teck aveva vissuto per una ventina d’anni proprio a White Lodge, Richmond Park. La spilla è formata da una perla a pera molto grande e rimovibile che, però, Sua Maestà ha deciso di non mettere. Poi ci sono una perla centrale e due laterali decorate con diamanti. Elisabetta ha già portato questo gioiello al matrimonio di Harry e Meghan. Un altro messaggio in codice per la duchessa di Sussex? Forse stavolta è una coincidenza. L’aneddoto a cui la Regina potrebbe essersi ispirata è il matrimonio della nonna. Un ricordo sentimentale e romantico per mitigare, per quanto possibile, il lutto.

Funerale Principe Filippo, perché Sarah Ferguson non era presente. Valentina Mericio il 18/04/2021 su Notizie.it. Oltre a Meghan Markle altra assente al funerale del Principe Filippo è stata Sarah Ferguson, ex consorte del Principe Andrea. Il motivo della sua assenza. Molto si è parlato in questi giorni dell’assenza di Meghan Markle, moglie del Principe Harry che non ha preso parte al funerale del Principe Filippo probabilmente a causa della sua gravidanza arrivata al settimo mese. Oltre a Meghan Markle, un’altro personaggio è da annoverare tra le grandi assenze alle esequie del Duca di Edimburgo ovvero Sarah Ferguson, più comunemente conosciuta come “Fergie la rossa” ed ex consorte del Principe Andrea nonché madre di Eugenia e Beatrice. Ci sarebbe un motivo dietro questa assenza. Sembrerebbe infatti che il Principe Filippo non le abbia mai perdonato le relazioni post matrimoniali. Questo avrebbe portato in seguito il Duca di Edimburgo a lasciare precise disposizioni su come comportarsi con Fergie la rossa. Sarah Ferguson proprio come Meghan Markle non ha preso parte al funerale del Principe Filippo. L’assenza di Fergie la rossa  non sarebbe stata lasciata al caso. Pare che tra il Duca di Edimburgo e Sarah Feguson non scorresse buon sangue. Il Principe Filippo non avrebbe infatti preso di buon grado i trascorsi post matrimoniali di Fergie. Ecco dunque che nonostante il riavvicinamento tra i due ex coniugi negli ultimi tempi ed un recente invito che la Regina Elisabetta ha riservato a Sarah Ferguson per trascorrere del tempo a Balmoral, lo screzio con il Principe Filippo non si sarebbe mai rimarginato tanto da lasciare delle direttive scritte su cosa fare con l’ex consorte del Principe Andrea. 

Valentina Mericio. Classe 1989, laureata in Lingue per il turismo e il commercio internazionale, gestisce il blog musicale "432 hertz" e collabora con diversi magazine.

 Vicenzo Chianese per "novella2000.it" il 20 aprile 2021. Sabato 17 aprile si è svolto il funerale del Principe Filippo, morto lo scorso 9 aprile all’età di 99 anni. La cerimonia d’addio al marito della Regina Elisabetta come sappiamo si è tenuta nella cappella di San Giorgio, all’interno del Castello di Windsor, dove il Duca di Edimburgo si è spento. A partecipare alla funzione, che tuttavia si è svolta in mondovisione, sono stati 30 membri senior della Royal Family, e a tornare a Londra per l’occasione naturalmente è stato anche il Principe Harry. Tuttavia ad attirare l’attenzione del mondo intero è stata proprio Sua Maestà. Nel corso della messa funebre infatti la Regina si è seduta in disparte dal resto della famiglia, e la sua solitudine e la sua commozione hanno toccato il cuore dei sudditi, e non solo. Nel corso del minuto di silenzio in onore di Filippo, Elisabetta ha chinato il capo con grande eleganza e dignità, nascondendo al mondo intero il suo dolore. Come se non bastasse ad un tratto The Queen, durante la processione, guardando il feretro del marito si è asciugata gli occhi, e proprio questo piccolo gesto ha commosso milioni di persone. Adesso come se non bastasse emerge un altro dettaglio che in queste ore sta facendo discutere il web, e non solo. La Regina Elisabetta ha infatti scritto un’ultima lettera per il suo amato Filippo, che è stata posizionata proprio sulla bara del Duca di Edimburgo. Il messaggio, che non è sfuggito alle telecamere posizionate all’interno della cappella, è spuntato tra le ghirlande di fiori sul feretro del Principe. Tuttavia il contenuto dell’ultima lettera di Elisabetta per Filippo non è stato rivelato. Ciò nonostante dalle inquadrature si notano tre parole: “All’amorevole memoria”. Ma non è tutto. I tabloid inglesi infatti giurano che la Regina abbia firmato il messaggio col nome di “Lilibet“, il soprannome che Filippo usava per sua moglie. 

Da "blitzquotidiano.it" il 20 aprile 2021. Sarah Ferguson non ha partecipato ai funerali del Principe Filippo. Il Duca di Edimburgo aveva lasciato scritto ogni dettaglio circa l’evento: tra questi ce n’era uno che riguardava proprio Sarah Ferguson, chiamata Fergie ma anche La Rossa e La Furia Rossa.

Sarah Ferguson, cosa non ha mai perdonato il Principe Filippo. L’ex moglie del figlio, il Principe Andrea, non avrebbe dovuto partecipare ai suoi funerali. Il Principe Filippo non le ha mai perdonato le sue relazioni post matrimoniali. Andrea e Sarah sono separati dal 1996. La ferita però, per il Duca di Edimburgo non si è mai rimarginata. I due ex coniugi,  negli ultimi anni si sono riavvicinati. Ciò non è bastato per convincere il Principe Filippo a cedere.

Sarah Ferguson e la relazione con Andrea. Andrea e Sarah annunciarono il fidanzamento nel 1986 e poco dopo convolarono a nozze. Al principio degli anni Novanta il loro matrimonio era già sull’orlo del fallimento: la duchessa ha sempre attribuito al lavoro del marito – Andrea al tempo era in Marina e dedicava alla moglie 40 giorni l’anno – l’origine di tutti i suoi “mali”. Sola, senza nessuno a “proteggerla”, Fergie è rimasta quasi subito vittima di se stessa. Quando la sua relazione con il multimilionario texano Steve Wyatt divenne di dominio pubblico, la sua posizione si rivelò intenibile: nel 1992 Sarah e Andrea annunciarono la separazione. Poco dopo lo scandalo Wyatt fu eclissato dalle foto che la ritraevano in atteggiamenti disinibiti con il consulente finanziario Johnny Bryan. Il 1996 fu l’anno del divorzio e della rottura totale con la famiglia reale – nonché l’anno dei debiti. Pare, infatti, che Sarah dovesse alla banca della Regina – i Coutts – ben tre milioni di sterline. Fergie si trasferì così negli Usa e mise a frutto il suo nome, diventando il volto dell’associazione Weight Watchers. I quattrini iniziarono ad affluire stabilmente e la duchessa di York sembrò essersi reinventata completamente. Poi un secondo tracollo. E i creditori che tornano a bussare alla sua porta. Fergie chiude così la sua avventura americana e torna in patria, dove trova il sostegno dell’ex marito Andrea. Che le mette a disposizione la sua residenza di Windsor, il Royal Lodge – dove una volta risiedeva la Regina madre. Un destino amaro quello di Sarah. Al contrario di Diana, che ricevette un assegno da 20 milioni di sterline quando divorziò da Carlo, Fergie, scegliendo di non andare in tribunale per non imbarazzare Elisabetta II, si dovette accontentare di un vitalizio di 15mila sterline annue. Un modo, disse, per restare in buoni rapporti con la famiglia reale, Regina in testa. I Windsor, però, non le hanno mai perdonato il suo stile di vita “stravagante” tanto che l’hanno esclusa da ogni ritrovo di famiglia. Ora arriva il colpo di grazia.

Funerale Principe Filippo: il dettaglio sulla sua bara. Denise Ragusa il 18/04/2021 su Notizie.it. Non una bara qualsiasi, quella del funerale del Principe Filippo, scelta ben 30 anni prima. A rivelare l'inquietante dettaglio nascosto è stato l'Express. Qualche giorno prima del funerale del Principe Filippo, marito della Regina Elisabetta II, il quotidiano Express, ha raccontato alcuni particolari inediti sulla cerimonia e in particolare sulla scelta della bara del defunto, che a quanto pare, sarebbe tutt’altro che improvvisata. Dal racconto del quotidiano Express è emerso un inquietante dettaglio sulla bara del Duca di Edimburgo, Filippo, in particolare, pare che questa sia stata acquistata 30 anni fa dallo stesso Principe defunto. Pare però, che ai tempi, Filippo non abbia pensato solo per sè, infatti, contemporaneamente alla commissione della sua bara, avrebbe commissionato anche quella della sua consorte Elisabetta. Secondo le parole dell’Express, Filippo è stato sepolto in una: “bara di quercia inglese rivestita di piombo, realizzata per lui più di 30 anni fa“. La scelta del piombo, come materiale per la bara, non sarebbe affatto casuale, si tratta di un metallo altamente resistente, che permette una buona conservazione del corpo e lo preserva da eventuali infiltrazioni di umidità. Le pompe funebri reali, Leverton e Sons, hanno poi rivelato che il largo anticipo nella scelta del feretro da parte di Filippo, sarebbe giustificabile con il fatto che questo tipo di bara richiede tempi di realizzazione abbastanza lunghi e che la quercia inglese non è solitamente molto facile da reperire.  Filippo dunque è stato un uomo molto previdente, anche se di fatto resta l’incognita sul motivo che lo ha spinto a richiedere una bara con così largo anticipo. Denise Ragusa

Principe Filippo, l'indiscrezione di Roberto Alessi sul feretro: "Cosa c'era sopra, un chiaro segnale". Roberto Alessi su Libero Quotidiano il 18 aprile 2021. Un funerale già scritto. Tutto si è svolto secondo la volontà dello stesso principe Filippo. Tranne il numero (30) ristretto delle persone presenti in Chiesa a causa del Covid. Per annunciare il momento di silenzio nazionale prima delle esequie è stato sparato un colpo di cannone da cinque diverse location nel Regno Unito, dal Castello di Edinburgo alla Torre di Londra. Sul feretro è stata posta la sciabola della Marina che gli fu regalata dall'allora re Giorgio VI quando sposò Elisabetta, e il suo berretto. Insieme a questi anche il suo stendardo personale. Tutti elementi che segnalano l'attaccamento alla Marina e il forte legame con le forze armate del marito di Elisabetta II, morto il 9 aprile a 99 anni. La regina uscita dal castello di Windsor a bordo della Bentley di Stato, si è raccolta per qualche istante di silenzio dinanzi al feretro del consorte un momento voluto dallo stesso Filippo per le sue esequie. La regina nell'ultima settimana è rimasta chiusa al castello e non era mai più stata vista in pubblico, se non ieri per una fugace apparizione dietro il finestrino dell'auto, come si vede nella foto. «È la Regina», ha detto Justin Welby, arvcivescovo di Canterbury, che ha tenuto il sermone in memoria di Filippo, «si comporta con la straordinaria dignità e lo straordinario coraggio che ha sempre dimostrato, mentre dice addio a qualcuno con cui è stata sposata per 73 anni». Presenti il figlio primogenito, Carlo e i suoi figli William, con la moglie Kate, e Harry. Tutti sono in abiti scuri ma da giorno: le uniformi sono state bandite per non mettere in imbarazzo Harry. I due fratelli si mostrano prima della cerimonia separati da un cugino, all'uscita dalla Cappella di San Giorgio, dove si è svolta la funzione religiosa il principe William con il fratello Harry e la cognata Kate si mostrano conversare. Che si saranno detti. Pace fatta? Chissà.

"Sono la fidanzata di Andrea". E si intrufola nella residenza reale. Mariangela Garofano il 21 Aprile 2021 su Il Giornale. Una donna di 44 anni è stata arrestata nella giornata di lunedì 19 aprile, mentre si aggirava nel parco della residenza del principe Andrea, spacciandosi per la sua fidanzata. Una misteriosa donna è stata arrestata lunedì 19 aprile nella residenza del principe Andrea, Royal Lodge. Ma come è riuscita l'intrusa, ad entrare nella dimora blindata del duca di York? Come riporta The Sun, la 44enne spagnola si sarebbe ‘intrufolata’ nella residenza reale fingendosi la fidanzata di Andrea e gabbando la sorveglianza con il suo charme. La fascinosa spagnola sarebbe arrivata a Windsor Great Park in taxi, aggirandosi indisturbata per il parco per circa venti minuti. Ma la cosa più stramba della vicenda è che le guardie, completamente affascinate dai modi raffinati della signora, le avrebbero addirittura pagato il taxi. “Aveva un aspetto molto glamour e le guardie ci sono cascate in pieno", ha rivelato al the Sun una fonte anonima, che prosegue: “Non avevano idea che la donna fosse una perfetta sconosciuta per Andrea e che probabilmente aveva una fissazione per lui”. Gli addetti alla sorveglianza si sono allarmati soltanto quando l’elegante signora ha chiesto loro dove fosse Andrea, che era la sua fidanzata e avevano appuntamento per pranzo. A quel punto l’hanno fatta accomodare nella lobby, dove la polizia l’ha in seguito arrestata. Nella sua borsa gli agenti avrebbero rinvenuto diverse mappe e un portachiavi da autodifesa a forma di gatto, oggetti che hanno fatto sospettare la polizia che la donna fosse una ladra. La signora è stata poi rilasciata per problemi mentali, e da quanto si apprende, il principe si trovava nella sua residenza al momento dell’intrusione della sua innamorata. Negli ultimi tempi il terzogenito di Elisabetta non gode di una grande popolarità, a causa dei suoi legami con il milionario pedofilo, Jeffrey Epstein. Benché abbia sempre negato, Andrea è stato accusato da una delle vittime di Epstein di aver avuto rapporti sessuali con lei quando era minorenne, creando un notevole imbarazzo nella royal family. Lo scandalo derivante dall'amicizia del principe con il facoltoso americano, trovato impiccato nella sua cella, hanno portato Andrea a rilasciare un'intervista alla Bbc. Ma a nulla sono valsi i suoi tentativi di scagionarsi, che al contrario, hanno lasciato nel pubblico l'amara sensazione che Andrea stesse mentendo. A seguito della disastrosa intervista, il duca ha deciso di abbandonare la vita pubblica e ritirarsi dai suoi obblighi istituzionali.

Regina Elisabetta, incubo senza fine: dopo Filippo un altro lutto straziante, la morte che potrebbe farla lasciare. Libero Quotidiano il 20 aprile 2021. Non finisce il periodo drammatico per la regina Elisabetta II. Proprio sabato 17 aprile, nel giorno in cui sono stati celebrati i funerali del Principe Filippo, è morto Sir Michael Oswald, amico della sovrana nonché collaboratore della Famiglia Reale per oltre cinquant’anni. Secondo i tabloid britannici tale ulteriore dramma potrebbe spingere la regina, se non ad abdicare, almeno a lasciare gli incarichi ufficiali. Se ciò dovesse accadere toccherebbe al figlio Carlo sostenere la gestione della monarchia. Infatti, stando a quanto riferiscono i media anglosassoni, Carlo si starebbe organizzando per mettersi a capo di una specie di reggenza insieme al figlio William. Quel che sembra sicuro è che la regina non abdicherà e dunque non ci sarà alcuna incoronazione o passaggio di consegne ufficiali. Elisabetta inoltre non ha voluto saperne di fare un summit familiare con il figlio e i nipoti William ed Harry. La sovrana non sarebbe stata nelle condizioni psicologiche per affrontare la faida ‘intestina’ che si sta consumando. Con ogni probabilità, anche alla luce della perdita del fidato Oswald, ha chiesto giorni di ‘tregua’. La lotta intestina con Harry e Meghan in questo momento non è sostenibile per la Regina Madre. Che è affranta anche per il dolore procuratole dalla morte si Sir Oswald, deceduto a 86 anni. E' stato manager dei Royal Studs e del National Hunt Racing Adviser, cioè il consigliere delle corse dei cavalli per la regina Elisabetta dal 2003. Dal 1970 al 2002 ha ricoperto lo stesso ruolo per la Regina Madre. Nel 2020 è giunta la nomina a Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine Reale Vittoriano. Aveva sposato Lady Angela Cecil, la figlia del sesto marchese di Exeter ed ex dama di compagnia della Regina Madre. “Ha sempre detto che aveva il lavoro più meraviglioso che si potesse mai avere”, aveva dichiarato la moglie, in relazione alla professione del marito.

È morto il consigliere più leale della regina Elisabetta. Francesca Rossi il 21 Aprile 2021 su Il Giornale. La regina Elisabetta, già in lutto per la morte del principe Filippo, piange anche la dipartita del suo amico e consigliere più fidato. È un periodo pessimo per la regina Elisabetta. La morte dell’amato Filippo ha gettato la sovrana nella tristezza assoluta, tanto da farle annullare, come era prevedibile, i festeggiamenti per il suo 95esimo compleanno, che cade il 21 aprile. Non ci saranno colpi a salve sparati dalla Torre di Londra. Nessun tradizionale ritratto ufficiale mostrerà Sua Maestà, celebrando anche i suoi 69 anni sul trono. La corte è chiusa nel dolore e nel lutto.

La morte dell’amico più caro. Come se non bastasse, la sovrana ha subìto un altro duro colpo. Proprio il giorno dei funerali del duca di Edimburgo, lo scorso 17 aprile, è venuto a mancare uno storico, fidatissimo consigliere di Elisabetta, l’86enne Sir Michael Oswald, al suo servizio da ben 50 anni. Una vita. Sir Michael è stato manager dei Royal Studs e nel 2020 la sovrana lo ha insignito del titolo di Cavaliere di Gran Croce dell'Ordine Reale Vittoriano. Dal 2003 ha ricoperto l'incarico di National Hunt Racing Advisor (consigliere delle corse dei cavalli) per Elisabetta. Pensate che Oswald svolse lo stesso ruolo anche per la Regina Madre, dal 1970 al 2002. Sembra che la Regina sia molto provata da questa ulteriore perdita. Non c’è da meravigliarsi. Se ci pensiamo la monarca è l’ultima sopravvissuta della sua famiglia d’origine. La sua ascendenza non c’è più da anni. Il padre, Giorgio VI, è morto il 6 febbraio del 1952 a causa di un tumore ai polmoni, la sorella Margaret se ne è andata il 9 febbraio del 2022 raggiunta, il 30 marzo dello stesso anno, dalla Regina Madre. Il principe Filippo, marito della regina Elisabetta da 73 anni, se ne è andato lo scorso 9 aprile. Ora è toccato a un grande amico, Sir Michael Oswald. Sua moglie, Lady Angela Cecil (ex dama di compagnia della Regina Madre), lo ha ricordato così sul Racing Post: “Ha sempre sostenuto di avere un lavoro meraviglioso, più bello di quel che altri avrebbero mai potuto avere. Lo avrebbe fatto anche se fosse stato un uomo ricco, senza alcun bisogno di lavorare”. Sua Maestà, insomma, ha perso tutti i “pezzi” più importanti della sua vita, vede chiudersi un’epoca, un passato che non tornerà più e si ritrova sempre più sola a fronteggiare una famiglia che non è delle più tranquille. Si vocifera anche che la morte di Sir Michel possa spingerla all’abdicazione. Non corriamo troppo con la fantasia.

Elisabetta non abdicherà. Lilibet ha perso il principe Filippo e Oswald, due confidenti che avevano il privilegio di conoscerla bene e di poterle dare suggerimenti preziosi, magari tentando di sdrammatizzare le situazioni più complicate. Tuttavia questo non vuol dire affatto che la regina Elisabetta si ritirerà, considerandosi incapace di affrontare il futuro. Non sarebbe nel suo carattere (o, almeno, in quella parte di indole che ci ha mostrato negli anni). Forse Sua Maestà potrebbe accettare di dare più spazio all’eterno erede al trono Carlo, ma è improbabile che rinunci a un dovere che sente radicato nel suo destino e che suo padre le ha lasciato in eredità. Come titola giustamente il Guardian: "Ha fatto un patto con Dio".

Harry se ne va nel momento del bisogno. Di sicuro in questi giorni la regina Elisabetta non ha voglia di parlare né di né con Harry. Su questo punto è nato un piccolo giallo. Fino all’ultimo era stata data per certa la presenza del duca di Sussex accanto alla nonna, per il suo compleanno. La principessa Anna, infatti, avrebbe organizzato delle visite a turno dei figli e forse anche dei nipoti di Sua Maestà con lo scopo di farle sentire il meno possibile il vuoto lasciato dal principe Filippo. Un ruolo centrale sarebbe stato affidato alle donne del casato, la già citata principessa reale, Kate Middleton, Camilla Shand e Sophie, contessa di Wessex Il Daily Mail, però, sostiene che Harry sia partito per la California lo scorso 19 aprile, ansioso di rivedere Meghan e Archie, ma lasciando sola la nonna quando aveva più bisogno di lui. Il secondogenito di Lady Diana sarebbe partito con un volo dell’American Airlines, atterrato a Los Angeles alle 13:30 (ora locale). Poi avrebbe preso un’auto e si sarebbe diretto a Montecito, dove avrebbe messo piede alle 16. Ora lo attendono 10 giorni di quarantena per scongiurare i rischi legati a un eventuale contagio. Con il suo comportamento, che sembra piuttosto negligente, Harry ha commesso il più grosso sbaglio della sua vita dopo la Megxit. Ha messo la sua felicità personale per l’attesa di un secondo figlio, gioia che nessuno gli avrebbe mai tolto, di fronte al dolore della nonna e della royal family che, invece, hanno bisogno di essere consolati adesso.

Colloqui di pace (falliti). Dal canto suo, però, la regina Elisabetta, stanca e avvilita dal lutto, non avrebbe voluto prendere parte al piccolo summit di famiglia tra Harry, William e Carlo. Padre e figlio, racconta il Daily Mail, avrebbero passeggiato per il parco di Windsor. Con il duca di Cambridge avrebbero poi letto numerosi messaggi di condoglianze arrivate per la morte del nonno, ma senza giungere a un compromesso di pace. Il principe Harry avrebbe anche scritto, prima del funerale, una lettera al padre. Un tentativo per riprendere il dialogo interrotto con la Megxit. A quanto pare, infatti, il principe di Galles si rifiuterebbe di rispondere alle chiamate del figlio. Una fonte vicina alla famiglia ha svelato il contenuto di questo messaggio al Mirror: “Ha scritto una nota molto personale a suo padre per provare a sistemare le cose, ma la tensione è ancora alta e le cose non si sono risolte esattamente nel modo in cui sperava”. È vero che “scripta manent”, ma anche i gesti hanno il loro peso. Se Harry vuole davvero ricucire i rapporti con la famiglia, volare via verso il caldo sole della California, mentre il casato piange una delle sue colonne portanti, non è il massimo della solidarietà.

Regina Elisabetta, il principe Harry anticipa la partenza e torna da Meghan Markle: niente compleanno. Libero Quotidiano il 21 aprile 2021. Un giorno triste e in solitudine per la Regina Elisabetta che spegne 95 candeline senza il marito Filippo. Ma è solo uno dei due compleanni di sua Maestà, perché se oggi è l’anniversario della sua data di nascita,  i festeggiamenti in pubblico si svolgono il 12 giugno. Nessun assembramento, oggi è prevista una turnazione dei membri della famiglia per tenere compagnia alla Regina. Non ci sarà neppure  il nipote Harry che è già volato da Meghan Markle contro tutte le previsioni dopo il tentativo di Kate Middleton di riportare la pace tra  i due fratelli. La duchessa di Cambridge ha avuto un ruolo  molto importante  durante i funerali del principe Filippo,  mostrando la determinazione ferrea di una famiglia in lutto, ma anche la sua  intraprendenza verso la corona. Sarà una borghese la futura regina d’Inghilterra?

Principe Harry, "dolore e imbarazzo". Indiscrezioni esplosive, "pronto a farlo": Meghan Markle ora trema. Libero Quotidiano il 29 aprile 2021. Duncan Larcombe è considerato un esperto reale per il suo periodo decennale da redattore della famiglia, e soprattutto è ritenuto vicino al principe Harry. Parlando con la rivista Closer, Duncan ha svelato che il duca di Sussex sarebbe dispiaciuto e imbarazzato per l’intervista rilasciata a Oprah Winfrey. Uno sfogo che non ripeterebbe, ma del quale avrebbe sentito l’esigenza perché è una “testa calda”. A farlo scattare sarebbe stato l’atteggiamento razzista di alcuni reali nei confronti di suo figlio Archie, che all’epoca doveva ancora nascere. “Harry era chiaramente arrabbiato per l’esperienza di Meghan Markle con i reali - ha dichiarato Larcombe alla rivista Closer - ma dopo essere tornato a casa, non ho dubbi che si sia sentito imbarazzato e dispiaciuto. Ora sta affrontando le conseguenze. Credo che rimpiangerà quell’intervista e forse la sua decisione di lasciare la famiglia reale”. Inoltre l’ex redattore reale ha svelato che il principe Harry ha provato “emozioni contrastanti” nel rivedere la sua famiglia al funerale del principe Filippo, che si è svolto sabato 17 aprile. Addirittura avrebbe provato nostalgia per la sua vecchia vita e sarebbero riaffiorati i ricordi di “tutto ciò che ha sacrificato” negli ultimi armi. Intanto è previsto un nuovo viaggio dagli Stati Uniti all’Inghilterra: avverrà per l’evento del primo luglio, organizzato per commemorare quello che sarebbe stato il 60esimo compleanno della madre Diana. In tale circostanza Harry incontrerà il fratello William e la speranza degli esperti reali è che possa aiutare i due a ricucire il loro rapporto. 

Meghan Markle ha telefonato alla Regina dopo la morte di Filippo: cosa si sono dette. Alice Coppa il 23/04/2021 su Notizie.it. Non potendo presenziare ai funerali di Filippo Meghan Markle ha telefonato alla Regina Elisabetta per offrirle il suo calore. Dopo la scomparsa del duca di Edimburgo il 9 aprile 2020 Meghan Markle avrebbe telefonato alla Regina Elisabetta per dimostrarle il suo sostegno. Nonostante si sia vociferato per mesi di una presunta antipatia tra Meghan Markle e la Regina Elisabetta, tra le due donne i rapporti sarebbero buoni e l’ex duchessa del Sussex avrebbe telefonato alla sovrana dopo la scomparsa di suo marito, il Principe Filippo. Non potendo prendere parte ai funerali (su consiglio dei medici, che le hanno consigliato di non viaggiare per via della sua seconda gravidanza) Meghan avrebbe telefonato personalmente alla sovrana per dimostrarle il suo sostegno in un momento tanto doloroso. Durante la telefonata l’ex attrice avrebbe fatto parlare la Regina col suo nipotino, il piccolo Archie Harrison, che compirà 2 anni il prossimo 6 maggio. La scomparsa del Principe Filippo è stato un episodio a dir poco tragico per la Regina, che era legata al duca da ben 73 anni. Filippo avrebbe compiuto 100 anni a giugno e lui e la sovrana avrebbero festeggiato 74 anni di matrimonio a novembre. A causa del doloroso lutto per la scomparsa del marito la Regina ha annullato i festeggiamenti per il suo 95esimo compleanno, e nei giorni scorsi è stata attorniata dai parenti più intimi che hanno cercato di tenerle compagnia durante questo momento di grande sofferenza. Alice Coppa

L'incontro segreto di Harry con la Regina prima di tornare a casa. Francesca Rossi il 22 Aprile 2021 su Il Giornale. Omid Scobie, autore del libro “Finding Freedom”, rivela che il principe Harry avrebbe incontrato due volte la nonna, prima di ripartire per la California. Ormai è diventato un giallo. Nei giorni trascorsi a Londra, per il funerale del nonno, il principe Harry ha incontrato la regina Elisabetta? Secondo Omid Scobie, coautore della biografia dei duchi di Sussex, “Finding Freedom”, sì. Non solo, prima del funerale di Filippo anche Meghan Markle, come rivela il People, avrebbe telefonato alla sovrana, che avrebbe parlato anche con Archie. Colpo di scena. O forse no?

L’incontro tra Harry e la Regina. Su Bazaar.com Omid Scobie scrive: “Harry ha incontrato la Regina privatamente in almeno due occasioni durante il periodo trascorso nel Paese”. Non sappiamo cosa si siano detti, ma il giornalista riporta anche le parole di una fonte, che puntualizza: “L’amore e il rispetto che ha per sua nonna sono incrollabili”. Sempre su Bazaar.com un altro insider, molto vicino al duca di Sussex, commenta: “Il viaggio di Harry aveva lo scopo di onorare la vita di suo nonno e supportare la nonna e i parenti. È stato un periodo di tempo incentrato sulla famiglia. Gli eventi di sabato hanno rotto il ghiaccio per futuri colloqui ma le questioni in sospeso non sono state affrontate più di tanto. La famiglia ha semplicemente messo da parte queste questioni per concentrarsi su ciò che davvero contava”. Allora perché Harry non è rimasto per il compleanno della sovrana?

Prove di dialogo. Facciamo un passo indietro e cerchiamo di riordinare ciò che sappiamo. Il principe Harry è arrivato all’aeroporto di Heathrow l’11 aprile scorso, alle 13:15 (orario di Londra) con un volo della British Airways. In un primo momento i tabloid avevano annunciato che il duca sarebbe rimasto a Kensington Palace. Invece ha preferito alloggiare a Frogmore Cottage, la casa in cui ha vissuto con Meghan Markle nei primi tempi del matrimonio e dove ora abita la principessa Eugenia con la sua famiglia. A quanto pare i due cugini avrebbero anche avuto modo di vedersi. Harry, però, ha dovuto rispettare le regole anti-Covid ancora vigenti in Gran Bretagna e che gli hanno imposto di uscire solo per il funerale del principe Filippo, lo scorso 17 aprile. Il giorno dell'addio al nonno la royal family lo ha praticamente ignorato, eccezion fatta per il principe Andrea. William non ha voluto camminare accanto a Harry, benché i due siano stati ripresi dalle telecamere mentre parlavano insieme, al termine della funzione. La breve chiacchierata, a cui avrebbe dato “il La” Kate Middleton, non sarebbe stata comunque il preludio a una riconciliazione. Il principe Harry avrebbe poi parlato per circa due ore con il fratello e con il principe Carlo. Insieme avrebbero letto i messaggi di cordoglio arrivati per la morte del duca di Edimburgo. L’erede al trono e il secondogenito sarebbero anche stati visti passeggiare per i giardini di Windsor. Anche in questo caso, però, tutto si sarebbe risolto in un nulla di fatto.

Il ritorno in California. Il principe Harry, secondo quanto ci dice il Daily Mail, sarebbe tornato in California il 19 aprile, senza neppure attendere il compleanno della regina Elisabetta, quest’anno più silenzioso e desolante che mai. Questo rientro repentino, oltre a scatenare le polemiche, ha fatto pensare che tra Harry e la nonna non vi fosse stato alcun dialogo e che, forse, i due non si fossero nemmeno incontrati. O, forse, se davvero si sono visti, come sostiene Omid Scobie scombinando le carte in tavola, è possibile che le conversazioni non abbiano dato un esito positivo e il principe abbia deciso di tornare nella sua nuova casa. Non è escluso che questi primi tentativi di dialogo siano, nonostante tutto, prove per un futuro disgelo tra i Windsor e i Sussex. Solo il tempo potrà confermarlo. O smentirlo.

Il biografo di Lady D: "Elisabetta non abdicherà mai. Harry sparirà, la scena sarà di George e Charlotte". Antonello Guerrera su La Repubblica il 22 aprile 2021. Intervista a Andrew Morton: "Fare la regina senza Filippo accanto sarà difficile, è un mestiere molto noioso a quell'età". “La Regina, da ieri 95enne, non abdicherà formalmente, ma oramai il grosso del lavoro lo fanno già Carlo e William. I Windsor farebbero bene ad abbandonare Buckingham Palace”. E poi: “Tutti i danni che provocheranno ancora Harry e Meghan”. “Perché la spaccatura tra i principi ribelli e Carlo e William non è stata ancora sanata.

Principe William, "una sua esplicita richiesta". Dai tabloid, lo scoop definitivo sui funerali: annientato Harry, perché per lui è finita. Libero Quotidiano il 21 aprile 2021. E ora spunta un nuovo dettaglio. Un’indiscrezione che potrebbe far tornare a galla vecchie ruggini tra i due fratelli, il principe William e il principe Harry. Il dissapore tra loro nasce dopo l’intervista bomba a Opran Winfrey da parte di Meghan Markle e consorte (che non era presente ai funerali del principe Filippo perché - come spiegato - è in dolce attesa). L’ultima notizia riguarda il gelo che c’è tra i due fratelli, sotto gli occhi di tutti. Ma c’è altro: la principessa Anna e il principe Edoardo, durante la cerimonia funebre, avrebbero completamente ignorato Harry. Il corteo funebre dietro la bara del principe Filippo è diretto dal castello di Windsor alla cappella di San Giorgio. William e Harry si scambiano qualche sguardo, ma non camminano fianco a fianco. In mezzo a loro c’è il cugino Peter Phillips, figlio della principessa Anna. Secondo le spifferate dei tabloid britannici sarebbe stato William a chiedere di non camminare accanto ad Harry. Se fosse vero, allora, si aprirebbe un altro capitolo. Una doccia gelata che tutti hanno notato durante i funerali, trasmessi anche in televisione. Tra l’altro, nel corso della cerimonia, la principessa Anna insieme al il principe Edoardo e sua moglie Sophie di Wessex hanno ignorato il principino (o ex reale) ribelle. “L’unico che ha mostrato qualche simpatia verso Harry”, svela una fonte del Mail on Sunday, “è stato Andrea di York”. “Tutti gli altri reali, invece, "sono ancora molto turbati per le dichiarazioni dei Sussex a Oprah Winfrey. Pensano che Harry si sia comportato in maniera spaventosa, sono davvero risentiti con lui”, continuano i Tabloid.  William e Harry erano seduti uno di fronte all’altro, ma durante i funerali del nonno i loro sguardi non si sarebbero mai incrociati mentre la regina era completamente raccolta in un lungo momento di silenzio (è sicuramente commozione). Ma il colpo di scena sarebbe arrivato alla fine delle esequie. I due fratelli - raccontano alcune fonti inglesi - si sono fermati a chiacchierare davanti alla cappella di San Giorgio. Senza telecamere e fotografi, papà Carlo ha parlato con loro diverse ore. Il clima sereno è tornato nella famiglia reale?

Principe Carlo, "com'è ridotto dopo il funerale del padre": voci inquietanti, dove si è andato a rinchiudere. Libero Quotidiano il 21 aprile 2021. Oggi, mercoledì 21 aprile, la Regina Elisabetta compie 95 anni nel momento in cui da pochi giorni ha perso il marito Filippo, l'amico Sir Michael Oswald e si è dovuta occupare della crisi con Meghan e Harry.  Federico Gatti, giornalista esperto di Royal Family, intervistato racconta i retroscena di questi giorni: "C’è silenzio, si respira una forte unità dietro la Corona britannica. La morte di Filippo ha toccato tutti gli inglesi più di quanto potessero prevedere. In questo triste momento i sudditi vedono la Regina Elisabetta come una donna anziana, sola e fragile”, ha spiegato Gatti. "Carlo si è ritirato nella sua casa gallese, è un momento molto introspettivo per lui. Sappiamo che i rapporti con il padre Filippo non sono sempre stati felici e distesi. Verso la fine dei suoi giorni però gli ha affidato tre cose in particolare: la cura della Corona reale, quella di sua moglie la regina Elisabetta e infine quella della sua vita personale, nel desiderio di trascorrerla lontano dalla stanza di ospedale dove era stato ricoverato d’urgenza”, rivela sempre Gatti. "Harry è tornato in America. Non sono stati giorni facili, qui in Inghilterra si è parlato di un principe ‘in two minds’, con la mente a Buckingham Palace e il cuore oltreoceano da Meghan. Carlo pare anche abbia cercato di fare da paciere tra i due fratelli. L’esito di questa mediazione non è ancora emerso”. Mentre Meghan Markle continua ad essere considerata “come la grande artefice dello strappo. Sia i reali sia i sudditi concordano sul fatto che la posizione di Harry nei confronti del suo ruolo a Palazzo è diventata tale sotto la sua l’influenza. Il Palazzo non è riuscito o non ha voluto proteggere Meghan a seguito di una campagna d’odio nei suoi confronti perpetrata dalla stampa inglese, condita anche da strascichi di imperialismo e rigurgiti maschilisti", ha spiegato così Gatti, la rabbia dell'ex attrice ora moglie Harry.

La regina Elisabetta rompe il silenzio e parla al mondo. Francesca Rossi il 21 Aprile 2021 su Il Giornale. La regina Elisabetta ha rotto il silenzio del lutto e inviato un messaggio a quanti le sono stati vicini in questi giorni, rendendole omaggio dopo la morte del principe Filippo. Per il suo 95esimo compleanno la regina Elisabetta ha compiuto un gesto di cortesia e coraggio, rompendo il silenzio del suo periodo di lutto e rivolgendo un messaggio di ringraziamento non solo ai cittadini inglesi, ma a tutti coloro che le sono stati vicino, le hanno fatto sentire affetto e calore e stima. Sua Maestà ha parlato attraverso un Tweet inviato sul profilo ufficiale della royal family, sottolineando tutto il dolore per la morte di Filippo e la gratitudine per gli auguri di compleanno. La sovrana ha dichiarato: “Per il mio 95esimo compleanno oggi, ho ricevuto molti messaggi di auguri che ho apprezzato molto. Se come famiglia ci troviamo in un momento di grande tristezza, è stato di conforto per tutti noi vedere e ascoltare i tributi resi a mio marito dal Regno Unito, dal Commonwealth e dal mondo intero”. Poi ha concluso: “La mia famiglia e io vorremmo ringraziare tutti voi per il supporto e la gentilezza dimostrataci nei giorni scorsi. Ne siamo profondamente toccati e continua a ricordarci lo straordinario impatto che Filippo ha avuto su innumerevoli persone nel corso della sua vita". La regina Elisabetta si forma “Elizabeth R”, dove la “R” sta proprio per Regina (dal latino). Il fatto che abbia voluto condividere un frammento del suo dolore, sebbene sia il suo compleanno e non vi sia stato, come preannunciato, un discorso pubblico vero e proprio, rende l’immagine di questa sovrana ancora più eccezionale agli occhi dei suoi contemporanei.

Il triste compleanno della Regina. Tra record e curiosità. Francesca Rossi il 21 Aprile 2021 su Il Giornale. Questo è il compleanno più triste e solitario della regina Elisabetta, ma lei sa che dovrà trovare la forza di camminare da sola, affrontando la vita con la determinazione e la sobrietà che l'hanno sempre contraddistinta, rendendola un'icona mondiale. La regina Elisabetta compie 95 anni. La sua è una vita straordinaria, vissuta intensamente. Ora la testa coronata più famosa del mondo sta affrontando il periodo più difficile e doloroso, quello del lutto, dopo la scomparsa dell’amato marito. Dietro alla sofferenza, però, batte ancora il cuore della volitiva Lilibet che è già diventata una fonte d’ispirazione per tutti noi, con i suoi pregi e i suoi difetti, le sue qualità eccezionali e i suoi errori. Un’esistenza che merita di essere raccontata e non smette mai di stupirci.

Il regno più lungo. Cominciamo a…dare i numeri. Quello di Elisabetta II è il regno più lungo di tutta la storia inglese. Nel 2021 la sovrana “compirà” i suoi primi 69 anni sul trono ed è l’unica regina britannica ad aver festeggiato il Giubileo di Zaffiro (nel 2017, per i 65 anni di regno). Porta la corona dal 6 febbraio 1952 (ma l’incoronazione ufficiale è avvenuta il 2 giugno 1953) e nessuno ha guidato un Paese più a lungo di lei. Nemmeno i faraoni. Lilibet ha superato perfino il re maya Pakal il Grande, che regnò sul suo popolo dal 615 al 683. Il prossimo traguardo sarà sorpassare il Re Sole, che guidò i francesi per 72 anni e 110 giorni. Inoltre Elisabetta e Filippo sono stati la coppia di regnanti più longeva del Regno Unito, grazie a ben 73 anni di matrimonio. Lilibet è anche il sovrano che governa su più Paesi al mondo (16), è la persona il cui volto è stato impresso sul maggior numero di monete (35, la regina Vittoria era “solo” su 21) e da Regina ha compiuto circa 260 viaggi all’estero.

La prima mail e il messaggio sulla Luna. Parlando di record, non dimentichiamo che la regina Elisabetta fu anche la prima sovrana a spedire un’email, dalla sede della Royal Signal and Radar Establishment, il 26 marzo 1976. Nel 1969 registrò un suo messaggio su un disco di silicio che gli astronauti della missione Apollo 11, Neil Armstrong e Buzz Aldrin, portarono sulla Luna. Per l’occasione Elisabetta disse: “A nome del popolo britannico saluto l’abilità e il coraggio che hanno portato l’uomo sulla Luna. Possa questo sforzo aumentare la conoscenza e il benessere dell’umanità”.

Da Churchill a Margaret Thatcher. Nell’arco della sua vita (e del suo regno) la regina Elisabetta ha visto sfilare 7 papi, 7 arcivescovi di Canterbury, 14 presidenti degli Stati Uniti e 14 primi ministri inglesi. Il rapporto più difficile, almeno all’inizio, fu con Churchill che di lei disse: “È solo una bambina”. In realtà il primo ministro non credeva che una donna sapesse governare al pari, se non meglio, di un uomo. Dovette ricredersi già al primo incontro con Elisabetta. Churchill, infatti, si rese conto che non aveva davanti una ragazza ingenua, ma una giovane desiderosa di imparare il mestiere di regina. Non fu un idillio neppure con la “Iron Lady” Margaret Thatcher, come racconta anche “The Crown”. Le due donne si stavano cordialmente antipatiche ma, sotto sotto si stimavano e, comunque, non mancò mai il rispetto reciproco. Due personalità forti nella stessa stanza, però, rischiavano di far esplodere Buckingham Palace.

La successione al trono in Kenya. Sua Maestà britannica è anche ricordata come l’unica sovrana inglese che, al momento di salire al trono, non era in patria. Si trovava, infatti, in Kenya con il marito, al Treetops Hotel, un albergo posizionato sui rami di un gigantesco albero di fico. Fu il principe Filippo, dopo averla presa da parte, a dirle che suo padre, Giorgio VI, era morto. Era il 6 febbraio 1952. Di quel giorno resta la testimonianza diretta del cacciatore inglese Jim Corbett, che disse: “Per la prima volta nella storia del mondo una giovane ragazza è salita su un albero un giorno come principessa e ne è scesa il giorno dopo come Regina”.

L’abito nero. La tradizione reale di viaggiare con un abito nero in valigia risalirebbe proprio alla morte del padre di Elisabetta. In quel drammatico frangente la Regina, appena tornata dal Kenya, si rese conto di avere con sé solo abiti colorati e a fiori. Non poteva presentarsi al cospetto della Regina Madre in stile “figlia dei fiori” così, una volta atterrata a Londra, attese sull’aereo che il suo staff le portasse un vestito da lutto. Quando le chiesero con quale nome volesse regnare, Elisabetta rispose candida: “Con il mio naturalmente. Con che altro?”.

Quando la Regina “tradì” le sue borse preferite. Elisabetta è affezionata alle borse Launer da decenni, tanto da concedere, nel 1968, il Royal Warrant al brand inglese che le produce. Le royal handbag regali fanno ormai parte “dell’iconografia” della Regina. Grazie a quelle borse Lilibet ha creato un vero e proprio linguaggio in codice, attraverso cui comunica con i suoi assistenti. Tuttavia ci fu una volta in cui la sovrana tradì il celebre marchio. Il 30 ottobre del 2012, anno del suo Giubileo di Diamante, Sua Maestà si presentò con il principe Filippo al Royal Opera House di Covent Garden, per l’Our Extraordinary World Gala, con una borsetta a baguette fermata da una chiusura d’argento. Un accessorio che le dava un’aria sbarazzina e spensierata, proprio come si sentiva lei in quel momento, ignara della Megxit, del lutto e di tutta la sofferenza che le sarebbe crollata addosso di lì a pochi anni.

Regina degli animali. Grazie a una legge del 1324 la regina Elisabetta possiede tutti i delfini, gli storioni, le balene e i cigni d’Inghilterra e del Galles. Nella sua vita ha allevato più di 30 corgi e dorgi. Hanno la loro stanza, dormono in ceste di vimini, mangiano carne e verdure di prima scelta, serviti su vassoi d’argento. Il primo corgi della sovrana, Susan (capostipite di una lunga dinastia di cani reali), le venne donato dal padre per i suoi 18 anni. Quando era ancora una giovanissima principessa, però, Lilibet era affezionatissima a Dookie, il corgi che Giorgio VI adottò nel 1933. Nel 2018 un bambino di Mantova scrisse alla Regina, chiedendole in regalo uno dei suoi cagnolini. Elisabetta, a sorpresa, ha risposto alla lettera attraverso la sua segretaria. Ha detto no, come era prevedibile, ma lo ha fatto con grazia regale.

Famiglia Reale, "chi ci ha offerto i veri scandali". Dalle sacre stanze indiscrezioni pazzesche di Antonio Caprarica. Libero Quotidiano il 22 aprile 2021. Su cosa ne sarà dopo la morte del principe Filippo è ancora un mistero. A spiegare le ipotesi sul tavolo ci ha però pensato Antonio Caprarica. "La Regina Elisabetta è l’ultima grande monarca imperiale e al momento l’80% degli inglesi appoggiano la monarchia elisabettiana. Elisabetta rappresenta la memoria dell’impero nello stile, nell’imponenza e grandezza delle cerimonie, nello sfarzo delle rappresentazioni. Memoria di ciò che fu e non è più e non sarà mai più. Cosa succederà dopo Elisabetta? La Regina non può abdicare a favore di William, la Corona non è nelle sue disponibilità", ha spiegato senza mezzi termini l'ex inviato Rai in una diretta Instagram. La legge infatti stabilisce che la successione spetta al primogenito della Regina. Eppure Carlo è già in là con l'età. Un dato di fatto che metterebbe i Windsor in difficoltà. Se infatti da una parte il principe potrebbe abdicare a favore del figlio William, dall'altra per la Famiglia Reale si tratterebbe di una vergogna. Motivo, questo, per cui secondo Caprarica "Carlo non rinuncerà, credo che Carlo sarà un Re di transizione, un buon reggente, ma di transizione. E comunque tra 10 anni anche William non sarà più un ragazzo, ma sarà alla soglia dei 50 anni". Non solo, perché per la Royal Family c'è anche la necessità di offrire all’Inghilterra, un paese giovane, un Re abbastanza giovane. Peccato però, è l'osservazione del giornalista, che "il rischio con William e Kate è che la Corona non muoia di scandali, ma di noia! Sono la famiglia del Mulino Bianco, sono bravissimi ragazzi, mentre i Windsor sono sempre stato oggetto di una curiosità spasmodica per le loro storiacce. Ma perfino Harry e Meghan… che scandalo è il loro?". Da qui l'amara conclusione: "I veri scandali ce le offrivano i figli della Regina Vittoria e le nuore di Elisabetta". 

La regina Elisabetta e i suoi ombrelli: uno per ogni abito. Eva Grippa su La Repubblica il 20 aprile 2021. La Regina colleziona ombrelli: ne ha tanti quanti i completi che indossa per i suoi impegni ufficiali. Altro che Kate Middleton e Meghan Markle: la vera fashion icon resta lei, la sovrana, che in 95 anni di età e quasi 70 di regno non ha sbagliato mai un colpo. Almeno in fatto di look. I suoi completi dai colori vibranti sono scelti con cura per garantire che possa essere sempre individuata dal pubblico, perché di certo non è alta (misura 1,63 cm). Ma c'è un dettaglio relativo ai suoi outfit che in pochi avranno notato: gli ombrelli, sempre coordinati all'abito. La loro scelta deve rispondere a due requisiti essenziali: una buona qualità, per evitare che si rompano con una folata di forte vento, e la trasparenza, perché tutti possano vedere la regina anche mentre procede riparandosi dalla pioggia. Buckingham Palace ha un fornitore ufficiale: Fulton Umbrella, cui ogni anno arriva un ordine preciso con tutte le tonalità di colore richieste. È lo staff di Elisabetta II a prepararlo, in base ai completi programmati per gli impegni ufficiali più importanti. Un lavoro supervisionato dalla responsabile del guardaroba reale Angela Kelly. "Tutto ciò che produciamo per la regina è realizzato su misura" ha raccontato a Hello il signor Nigel Fulton, CEO del brand inglese nato a Londra nel 1956. "Le specifiche sono leggermente diverse e i colori sono unici, non rientrano nella nostra collezione". Poco male, perché ne producono davvero di ogni forma, dimensione e fantasia. Il modello scelto dalla regina è quello "a voliera" trasparente con fascia e manico colorato che di base costa solo 20 sterline, circa 22 euro. 

Filippo, la vita del principe in quattro matrimoni e due funerali. Enrico Franceschini su La Repubblica il 17 aprile 2021. Le sue nozze con Elisabetta, la "Lilibet" di cui è stato "la roccia", quelle di Carlo e Diana, di William e Kate e di Harry con Meghan. E poi le esequie di Diana, in cui scortò i nipoti che seguivano il feretro della madre. E infine il suo addio, che oggi verrà celebrato secondo i dettami preparati da lui stesso con cura per anni. Quattro matrimoni e due funerali: i quasi cent’anni della lunga vita del principe Filippo si possono riassumere anche così. Tutto il resto ha avuto meno importanza, erano solo mani da stringere, nastri da tagliare, cerimonie a cui partecipare, o è avvenuto prima che diventasse marito della regina, dunque fuori dai riflettori, come il servizio militare in Marina durante la Seconda guerra mondiale. Per capire chi fosse il duca di Edimburgo, e l’affetto o perlomeno l’interesse di tanti perfino fuori dall’Inghilterra nei suoi confronti, in fondo bastano sei momenti: quattro felici, almeno temporaneamente, due funesti. Il primo sono le sue nozze con Elisabetta, il 20 novembre 1947. “Sono pazzo o sono coraggioso?”, confida a un amico su una decisione che lo costringe a cambiare nome, religione, nazionalità e a rimanere per sempre un passo dietro la moglie, non proprio in linea con il suo carattere esuberante e avventuroso. Per tacere della rinuncia ad altre conquiste: le donne gli sono sempre piaciute. Per settantaquattro anni, sessantanove dei quali con Lilibet – come la chiamava – sul trono, è un marito e compagno impeccabile: “La mia roccia”, lo definisce la sovrana. Fedele e deferente, pur senza perdere l’immagine di maschio alfa. Il secondo evento è il matrimonio tra Carlo e Diana, il 29 luglio 1981. Ribattezzate “le nozze del secolo”, teletrasmesse in mondovisione dalla cattedrale di St. Paul, ma già segnate da brutti presagi. Dei quattro figli, il primogenito è quello con cui Filippo ha minore sintonia: “Carlo è un romantico”, racconta con una punta di disprezzo, “io sono un pragmatico”. Invece con lady D sviluppa un rapporto importante. Le scrive lettere confidenziali, firmandosi “pà”. In una di queste, dopo il divorzio, confessa: “Non riesco a capire come un uomo possa lasciare te per innamorarsi di Camilla”. Un padre severo, all’antica, con la propria prole, a eccezione di Anna, prediletta non perché femmina ma perché è l’unica con il suo stesso carattere combattivo e irriverente. Un suocero affettuoso, specie con le nuore (tranne Sarah Ferguson, moglie di Andrea, che non sopportava). Poi c’è il funerale di Diana, il 6 settembre 1997, duemila persone nell’abbazia di Westminster, dove il feretro arriva dopo un corteo partito da Kensington Palace. A palazzo reale si discute intensamente se anche William e Harry, all’epoca di 15 e 12 anni, debbano seguire la bara della madre per le strade di Londra. Il padre Carlo, che teme di essere rovinato per sempre dalla tragica fine dell’ex-moglie, ha paura che i due ragazzi non riescano a trattenere le lacrime. La regina stessa è incerta. Decide Filippo: “Andrò io con loro”. Nella fila a cinque dietro il carro con le spoglie di lady D, in mezzo c’è il conte di Spencer, fratello di Diana, a separare William e Harry. Carlo, su un lato, di fianco a Harry, sembra imbarazzato. Filippo, sull’altro lato, vicino a William che un giorno sarà re, è l’ancora che tiene tutti saldi e uniti. Gli anni passano, anzi i decenni. Il 29 aprile 2011, nella stessa abbazia in cui ha detto addio alla madre, William sposa Kate Middleton. Arrivando in carrozza con la regina, in uniforme militare, Filippo saluta la folla raggiante. Ha già 89 anni, ma sembra ancora in gran forma. Sette anni più tardi, il 19 maggio 2018, per il matrimonio di Harry con Meghan Markle al castello di Windsor, è già ultranovantenne: stavolta in borghese, un frac portato con lo stile che gli ha fatto attribuire il titolo di uomo più elegante d’Inghilterra. Ride con Harry, pare incantato dalla bellezza di Meghan, è l’unico che in chiesa si gira a guardare incuriosito l’omelia un po’ incandescente del predicatore nero americano scelto dagli sposi. Sempre lui, in entrambe le nozze: candido, spontaneo, incorreggibile. Ormai patriarca di una nidiata di nipoti e pronipoti, nonno e bisnonno birichino per tutta la nazione. Non poteva conoscere la data del proprio funerale, ma sapeva che sarebbe arrivato e lo aveva preparato in ogni particolare: dalla Land Rover da lui stesso modificata per l’ultimo viaggio alla marcia della Marina militare per l’estremo saluto. Sebbene vi sia stato immerso per quasi tutta l’esistenza, non amava la pompa magna e non l’ha voluta per le proprie esequie: “No fuss”, niente fronzoli, senza fare tante storie, era la sua espressione preferita. Un’altra delle sue contraddizioni: ma sono proprio queste ad averlo reso umano e popolare, a dispetto delle gaffes. L’uomo alfa sempre un passo indietro alla sovrana, a suo modo un femminista. Il padre severo e suocero affettuoso. L’espatriato e cosmopolita per eccellenza, il greco-danese che ha dovuto cambiare identità per adeguarsi alla sua nuova nazione, diventato simbolo del patriottismo inglese. L'ex-militare senza fronzoli però circondato di paggi e valletti. Come rivelano i quattro matrimoni e i due funerali del principe durato un secolo.

La verità dietro al sorriso di Elisabetta in questa foto con Filippo. Francesca Rossi il 15 Aprile 2021 su Il Giornale. Nel 2003 Elisabetta e il principe Filippo vennero immortalati in uno scatto, oggi virale, dietro cui si nasconde un segreto incredibile. Se siete frequentatori di Instagram in particolare e seguite i profili che i fan hanno dedicato alla royal family, vi sarete accorti che in questi giorni di lutto c’è una fotografia onnipresente. Lo scatto ritrae il principe Filippo in uniforme di gala da granatiere e la regina Elisabetta accanto a lui. Entrambi ridono, divertiti da qualcosa che l’obiettivo non ha catturato. Siamo nel 2003 al Castello di Windsor e la sovrana sta passando in rassegna il battaglione delle Grenadier Guards del Queen’s Company Regiment.

Una sgradita presenza. Sembra quasi che Sua Maestà sia rimasta sorpresa dalla presenza del marito in divisa e, magari, è proprio il classico copricapo sulla sua testa ad aver scatenato l’ilarità di entrambi. Gli ammiratori si sono chiesti se questo fosse davvero il motivo della complicità evidente della coppia. In realtà no, visto che Filippo era un colonnello del reggimento. La ragione è un’altra. Un episodio divertente, ma con un certo livello di pericolo, che sta accadendo alle spalle di Chris Young, il fotografo dell’Associated Press che ha immortalato le regali risate. Uno degli invitati ha trovato sotto la sua sedia un nido di api che hanno cominciato a scorrazzare tra le sedie, seminando il panico tra gli ospiti. In un attimo le sedie vengono lasciate vuote dai fuggitivi che tentano di allontanarsi possibile dagli insetti insidiosi. È vero, l’etichetta reale vieta di alzarsi dal proprio posto in un momento così solenne, alla presenza della monarca, ma è altrettanto innegabile che una puntura d’ape vorremmo evitarcela tutti. Figuriamoci, poi, di uno sciame intero. Per fortuna non vi sono stati incidenti più gravi. Solo un ex sergente maggiore ha rimediato una puntura sulla fronte ma, racconta il People, il Royal Beekeeper (un addetto alle arnie) è riuscito a prendere l’alveare e a impacchettare la sedia nel cellofan, in modo che nessuno si facesse male.

Il ricordo del fotografo. Di quella giornata particolare rimane la fotografia che testimonia la complicità della regina Elisabetta e del principe Filippo, un istante di spensieratezza in cui la coppia dimentica ruoli di corte e protocollo. Nello scatto non ci sono la sovrana e il principe consorte, solo Filippo e Lilibet (che possono ridere contenti perché sono lontani dalle api). Ci rimane anche il commento del fotografo Chris Young, il quale ha raccontato alla BBC: “Sono stato fortunato. Ho riconosciuto un momento umano. Lei stava ridacchiando come una ragazzina e anche lui rideva. Ho pensato che la reazione di entrambi fosse davvero unica. Alcuni degli ospiti non erano certi di potersi muovere, ma alla fine tutti dovettero battere in ritirata”. Tra l’altro Young aveva una grande responsabilità quel giorno. Era l’unico addetto alle foto e non poteva sbagliare. A questo proposito ha detto: “Può essere snervante. Se sbagli nessuno può avere immagini dell’evento”.

Momenti di intimità familiare. Chris Young non ha sbagliato. Al contrario, ha catturato un momento che rimarrà per sempre nella storia della royal family e ha contribuito ad avvicinare ancora di più il principe Filippo ed Elisabetta alla gente. Le fotografie servono anche a questo. Basta scorrere i profili ufficiali della royal family, in questo periodo di lutto, per ritrovare scatti indimenticabili, che raccontano meglio di tante parole la vita del duca di Edimburgo. Tra le ultime foto pubblicate su Instagram c’è quella scattata da Kate Middleton a Balmoral, nel 2018, in cui Elisabetta e il principe Filippo sono attorniati da 7 dei loro 10 bisnipoti. Un frammento di intimità per una famiglia che non è come tutte le altre ma, per dirla con Tolstoj,“tutte le famiglie felici sono simili tra loro, ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”.

"Chiudi il becco, Elisabetta". Il principe Filippo non ne faceva passare una. Francesca Rossi il 14 Aprile 2021 su Il Giornale. Il principe Filippo ha vissuto un'esistenza straordinaria, piena di aneddoti ed eventi che persino una biografia farebbe fatica a contenere. Con la morte del principe Filippo si è chiusa un’epoca. Se ne è andato uno spirito anticonformista, politicamente scorretto, talvolta un po’ troppo sopra le righe, ma esilarante e, soprattutto libero. Filippo il discreto, un po’ Grumpy Cat versione umana, un po’ “Cavaliere Nero” di Gigi Proietti, ha avuto una vita difficile e avventurosa. Forse la sua indole refrattaria nasce proprio come risposta a un’esistenza che non è stata sempre benevola con lui.

Nato sul tavolo della cucina, salvato da una cassetta di arance. La vita del duca di Edimburgo è stata travolgente quanto un romanzo d’avventura. Fin dall’inizio. Il piccolo Filippo nacque a Corfù, nella villa di famiglia di Mon Repos. Sul tavolo della cucina (avete letto bene, anche se alcune fonti parlano del tavolo della sala da pranzo). Filippo era il quinto e unico figlio maschio del principe Andrea di Grecia e Danimarca e della principessa Alice di Battenberg, nipote di re Giorgio I (il nonno) e del successore di quest’ultimo, Costantino I (quindi zio di Filippo). La famiglia del futuro duca di Edimburgo fu costretta a fuggire quando la Grecia venne dilaniata dalla guerra greco-turca (1919-1922). Filippo, che all’epoca era poco più di un neonato, venne trasportato sulla nave da guerra britannica HMS Calypso su un cassetta delle arance adattata a culla e portato in salvo in Francia e, in un secondo tempo, in Gran Bretagna.

Alice di Battenberg, una donna sfortunata. La madre del principe Filippo, Alice di Battenberg, fu una personalità complicata, dalla vita travagliata. Bisnipote della regina Vittoria per parte di madre, Alice, che aveva un temperamento incline al misticismo e alla spiritualità, si convertì alla Chiesa greco-ortodossa nel 1928. E lì cominciarono i guai. Le venne diagnosticata una schizofrenia paranoide che la portò dritta dritta in un manicomio svizzero. Sigmund Freud ritenne che il suo squilibrio fosse di natura sessuale. Purtroppo, per cercare di porre “rimedio” alla sua malattia, Alice venne sottoposta a una sterilizzazione forzata (meglio non commentare i metodi dell’epoca) che le portò solo una menopausa precoce. Alice, comunque, riuscì a riprendersi e scelse di dedicare la sua vita ai poveri, viaggiando per l’Europa e fondando un ordine di suore ortodosse.

Filippo e il nazismo. Durante la Seconda Guerra Mondiale il principe Filippo, che combatteva con la Raf, vide tre delle sue quattro sorelle sposare degli ufficiali nazisti. Questi matrimoni saranno una macchia nella vita del duca di Edimburgo e per poco non pregiudicheranno il matrimonio con Elisabetta. A re Giorgio VI, infatti, Filippo non era poi così simpatico anche a causa di questa vergogna familiare. Anche Alice di Battenberg fu delusa da quelle unioni. Tornò ad Atene e si dedicò ad aiutare gli ebrei vittime della sciagura nazista. Pensate che ne nascose alcuni nel sottotetto della sua casa, diventando un bersaglio per la Gestapo. Alice, però, era sorda dalla nascita, a causa di un difetto congenito e sfruttò questo svantaggio per non rispondere all’interrogatorio dei tedeschi. Fu la sua salvezza e quella degli ebrei che proteggeva.

Da Battenberg a Mountbatten. Oggi la royal family inglese porta il cognome Mountbatten Windsor. Entrambi sono nati nel 1917, per nascondere le origini tedesche delle due famiglie che li portavano (imparentate grazie ad antenati comuni come la regina Vittoria). Mountbatten (il cognome di Filippo) deriva dalla modifica di Battenberg. Windsor, invece, è il nome che re Giorgio V adottò, togliendo l’originale Sassonia Coburgo Gotha (che apparteneva al principe Alberto, marito di Vittoria). Quando nacque il principe Carlo e Filippo scoprì di non poter dare al figlio il suo cognome, andò su tutte le furie, sentendosi svilito, annichilito dal potere della moglie. Durante una scenata le avrebbe gridato: “Non sono che una dannata ameba”. Elisabetta, comprendendo la frustrazione del marito, decise di aggiungere il cognome Mountbatten a Windsor. Ed ecco che i due casati si legarono per sempre.

Le radici russe di Filippo. Di solito le parentele nobiliari sono un ginepraio in cui è facile entrare e molto difficile uscire. Sapete che il principe Filippo è imparentato pure con l’ultimo zar di Russia Nicola II? Per farla breve la mamma del duca di Edimburgo era nipote dell’ultima zarina Aleksandra Fёdorovna, mentre il papà era un discendente dei Romanov. Infatti, quando nel 1993 vennero rinvenuti i presunti resti della famiglia di Nicola II, assassinata nel 1918, Filippo concesse un campione del suo DNA per le comparazioni, contribuendo alla risoluzione di un mistero lungo quasi un secolo.

Filippo, il principe innovatore. Il principe Filippo fu lo spirito modernizzatore della royal family. Oltre a ottenere che il suo cognome venisse trasmesso ai figli, coniò il termine “Firm”, ditta, per riferirsi al casa di Elisabetta. Ma questo è niente. Il duca di Edimburgo introdusse il telefono a Buckingham Palace. In questo modo sostituì i vassoi d’argento su cui i valletti traghettavano, da una parte all’altra del Palazzo, i messaggi scritti a mano dalla Regina. In realtà pare che l’abitudine di scrivere “pizzini” non sia del tutto scomparsa. I Windsor la userebbero ancora, soprattutto Elisabetta, ma è innegabile l’utilità del telefono. Filippo fu il promotore della costruzione della Queen’s Gallery, che ospita le pere d’arte di Buckingham Palace. Ebbe anche l’idea, infausta, del documentario sulla royal family del 1969, ma quest’ultimo dettaglio faremo finta di dimenticarlo.

Lilibet, chiudi il becco. Filippo era anche l’unico essere vivente in tutto l’universo che potesse permettersi di mettere a tacere la Regina. Si racconta che, un giorno, mentre il duca e la sovrana erano in macchina, quest’ultima intimò al marito di rallentare. Vedendo che il suo ordine non veniva eseguito, Elisabetta si arrabbiò. Filippo, allora, le disse: “Se non chiudi il becco, ti faccio scendere”. E la sovrana lo chiuse. Ora, facciamo tutti i discorsi sul maschilismo e sul femminismo che volete, ma così è se vi pare.

Lamenti funebri. Avrete senz’altro letto che il duca di Edimburgo era considerato una “divinità” presso due tribù, quella di Yaken e quella di Yaohnanen, del sud dell’Isola di Tanna, nell’arcipelago delle Vanuatu (Oceano Pacifico). Questo popolo sta piangendo la morte del suo “dio” (messa così pare una nota canzone di Guccini). Le cerimonie funebri e i lamenti in onore di Filippo si stanno svolgendo proprio in questi giorni a Tanna, secondo riti ben precisi che prevedono danze rituali ed esposizione di immagini del principe. Le tribù berranno anche la bevanda tradizionale, "kava", fatta con le radici della pianta omonima. I capi dei villaggi hanno inviato le condoglianze alla regina Elisabetta, scrivendo che"l'anima di Filippo continuerà a vivere". Le celebrazioni per il lutto dureranno per diverse settimane. Queste popolazioni credono che lo spirito di Filippo stia vagando in cerca di una nuova dimora. Se ci sono esperti di storia delle religioni o antropologi all’ascolto, sarebbe curioso chiedere cosa ne sarà ora del Prince Philip Movement, il culto dedicato al marito di Sua Maestà. Questa venerazione continuerà? In che modo? Si parla addirittura di una sostituzione, ovvero Carlo o William potrebbero prendere il posto del "divino" Filippo. Il capo del villaggio Yaken, però, frena gli entusiasmi e afferma: "Lo spirito del principe Filippo ha abbandonato il suo corpo, ma continua a vivere. È troppo presto per dire dove deciderà di risiedere". Chissà se la tribù ritiene che l’anima di Filippo sia tornata tra le montagne da cui, secondo la leggenda, proviene.

Elisabetta ha infranto la regola del lutto: "Filippo è in paradiso". Francesca Rossi il 14 Aprile 2021 su Il Giornale. La sovrana ha già preso parte al primo impegno dopo la morte del principe Filippo, infrangendo la norma relativa al lutto, mentre si preannunciano scintille tra William e Harry al funerale del nonno. La regina Elisabetta ci ha sorpreso ancora. I tabloid avevano annunciato che Sua Maestà non avrebbe rispettato i 30 giorni di lutto, dimezzandoli a due settimane. In realtà, però, le regole relative al periodo di ritiro sono già state infrante. Lo scorso 13 aprile Elisabetta II ha partecipato al piccolo ricevimento per il pensionamento, dopo 14 anni di leale servizio, dell’ex ciambellano Lord Peel, sostituito da Andrew Parker, ex agente dell’MI5 (Parker è ora impegnato nell’organizzazione del funerale del duca di Edimburgo). Sua Maestà vuole onorare la memoria del principe Filippo lavorando, come conferma un ex assistente reale al People: “La regina non abdicherà mai. Filippo non avrebbe mai voluto che venisse meno a un dovere che è un impegno a vita”, aggiungendo che Elisabetta “continuerà a fare quello che le riesce meglio: mantenere la calma e andare avanti”. Il principe Andrea ha dichiarato: “La Regina sente un vuoto enorme”, ma il dolore non basta a fermarla. Non è un caso se ricordiamo spesso il discorso che tenne per i suoi 21 anni, in cui promise: “Tutta la mia vita, breve o lunga che sia, sarà al servizio vostro e del nostro Paese”. Può sembrare ripetitivo, ma queste poche parole sono alla base di tutto il regno della regina Elisabetta, un giuramento che ha a che vedere con l’onore stesso della sovrana. Elisabetta, poi, non può fermarsi anche perché la sua tumultuosa famiglia non glielo permette. C’è già, all’orizzonte, un nuovo pericolo. La faida tra William e Harry potrebbe inasprirsi. Le regole del protocollo vietano a Harry, che ha perso le cariche militari dopo la Megxit, di indossare l’uniforme al funerale del nonno. Non potrà neanche dare al feretro il saluto militare, al contrario del principe William. Un duro colpo per il duca di Sussex, che ha dedicato gran parte della sua vita all’esercito, per esempio con le missioni in Afghanistan e che, stando alle indiscrezioni, avrebbe sofferto non poco vedendosi ritirare le nomine ottenute negli anni. La regina Elisabetta, però, potrebbe evitare scontri privati e tensioni sfruttando una legge del 1984 che dice: “È illegale che qualsiasi persona che non presti servizio nelle forze militari di Sua Maestà indossi l’uniforme di una qualsiasi di queste forze senza il permesso di Sua Maestà”. Insomma, la Regina potrebbe accordare al nipote questo permesso in via eccezionale. Esperti reali e giornali sperano che il funerale del principe Filippo sia un’occasione di riavvicinamento tra Harry e la royal family. Purtroppo potrebbe trattarsi di un’illusione. Secondo Page Six il duca di Sussex vorrebbe fermarsi a Londra solo il tempo necessario per l’ultimo saluto a Filippo, in modo da tornare da Meghan e Archie il prima possibile. Non sarà così facile, però. Il Daily Mail ricorda che, secondo le norme anti Covid in vigore negli Usa, chi rientra dall’estero dovrebbe “evitare il contatto con donne incinte per quattordici giorni”, poiché queste sono considerate “a maggior rischio di malattie gravi”. Quindi tra il viaggio a Londra e la quarantena al ritorno Harry e Meghan potrebbero passare quasi un mese separati. Meghan Markle, fa sapere ancora il Daily Mail, “ha seguito il consiglio dei medici e di mamma Doria” rimanendo a casa ed evitando, così, “che in un simile momento l’attenzione si concentrasse su di lei”. Ci sono novità anche per quel che riguarda William e Kate. I duchi stanno cercando di spiegare ai figli, nel modo più indolore possibile, che non rivedranno più il bisnonno Filippo. Un insider ha svelato: “Naturalmente i bambini sono molto turbati, in particolare George e Charlotte. Louis è ancora molto piccolo e ha incontrato il principe Filippo solo un paio di volte”. I Cambridge, però, avrebbero detto ai bimbi che il duca di Edimburgo “è andato in Paradiso e ora è un angelo”. La fonte ha raccontato: “Sono ancora molto piccoli, quindi William e Kate volevano rassicurarli in qualche modo” e ha aggiunto che George, Charlotte e Louis “hanno aiutato William a scegliere una fotografia del principe Filippo da appendere nella loro casa in sua memoria”.

Il lutto di una regina: 2 anni per Vittoria, 15 giorni per Elisabetta. Francesca Rossi il 14 Aprile 2021 su Il Giornale. La regina Elisabetta potrebbe dimezzare il suo periodo di lutto da un mese a due settimane ed è inevitabile paragonare il suo cordoglio a quello di un’altra grande sovrana, Vittoria. La regina Elisabetta ha detto che Filippo è stato la sua “roccia”. Tuttavia, leggendo le ultime indiscrezioni, l’impressione che ne ricaviamo è che anche Sua Maestà abbia una forza impareggiabile. Il Telegraph riferisce che la sovrana potrebbe non rispettare il tradizionale periodo di lutto di 30 giorni, ma dimezzarlo, tornando ai suoi consueti impegni già dopo due settimane. L’attende, infatti, l’inaugurazione delle Houses of Parliament, il prossimo 11 maggio. Elisabetta II vorrebbe esserci non solo per tenere fede al giuramento regale, di cui la corona è simbolo tangibile, ma anche per onorare la memoria del principe Filippo.

Elisabetta e Vittoria, lo stesso destino. Il paragone con un’altra Regina altrettanto celebre, Vittoria, è d’obbligo. Quest’ultima regnò per 63 anni e 216 giorni (record battuto, il 6 febbraio 2015, proprio dalla regina Elisabetta, con 63 anni e 217 giorni). Sia Lilibet che Vittoria si sono sposate per amore (anche se per Vittoria non fu un colpo di fulmine). Entrambe queste sovrane sono unite persino nel dolore del lutto, ma in questo caso c’è una differenza importante. Quando, nel 1861 e a soli 42 anni, il principe Alberto morì a causa del tifo, la regina Vittoria fu inconsolabile. Il periodo di ritiro durò per due lunghi anni, durante i quali i sudditi non poterono mai vedere la loro sovrana, che trascorreva il suo tempo tra Balmoral e l’Isola di Wight (dove aveva una casa comprata con il marito). La sovrana si decise a partecipare alla cerimonia di apertura del Parlamento solo 5 anni dopo la morte del marito. Vestì di nero tutta la vita, trasformando la corte in un ambiente lugubre, da cui era sparita ogni traccia di entusiasmo. Un bel problema per un Capo di Stato che, per affermare il suo potere, deve mostrarsi in pubblico, esserci, governare. Infatti la monarchia tremò. Fu grazie ai primi ministri Gladstone e Disraeli se Vittoria tornò al suo posto, sul trono, triste ma più forte di prima.

La forza della regina Elisabetta. La regina Elisabetta, invece, è una donna d’acciaio. Questa è l’impressione che ne abbiamo guardando la sua risolutezza e il rifiuto di abbandonarsi al dolore. È stata accanto al principe Filippo fino all’ultimo, modificando gli orari della sua routine per adattarli alle esigenze del duca di Edimburgo, che negli ultimi giorni mangiava pochissimo e dormiva quasi tutto il tempo. Ora Sua Maestà potrà contare sul principe Carlo e William, tenendo nel cuore il ricordo e i consigli del consorte. Inoltre si fa sempre più concreta la voce secondo cui la regina Elisabetta parlerà alla nazione, forse dopo il funerale, per condividere il lutto con i sudditi e ci sarà una diretta televisiva.

Il “problema” Harry. Dopo le esequie la sovrana si troverà di fronte un problema grave ma non nuovo: la presenza del principe Harry. Da quello che sappiamo finora, il duca di Sussex è arrivato a Londra con un volo della British Airways Los Angeles Heathrow lo scorso 11 aprile alle 13:15. Il Sun conferma che Harry ha lasciato la sua casa di Montecito sabato 10 aprile, di sera, a bordo di una Cadillac Escalade nera. Una volta arrivato a Londra la security e la polizia lo ha scortato su una Range Rover. In un primo momento si è pensato che il principe soggiornasse al Nottingham Cottage (Kensington Palace). A quanto pare, invece, si troverebbe in isolamento preventivo a Frogmore Cottage, la sua vecchia casa, dove ora vive la principessa Eugenia con la famiglia. Una scelta logica, visto che la residenza si trova a Windsor, dove si terranno i funerali. Come lo accoglierà la regina Elisabetta? Nonna e nipote avranno modo di parlarsi? Alla BBC Sir John Major ha dichiarato: “Questa è la situazione ideale per mettere fine a eventuali attriti familiari. La condivisione del dolore può rivelarsi un’opportunità per ricomporre vecchie fratture e sentirsi di nuovo vicini”.

Filippo di Edimburgo, "dietro al carro funebre di Lady Diana...": dopo la morte del principe, la più impensabile delle scoperte. Libero Quotidiano il 14 aprile 2021. Tanti gli aneddoti sul principe Filippo di Edimburgo emersi dopo la morte. Uno tra tutti, sconosciuto ai più, coinvolge sia William che Harry. Stando a quanto rivelato dalla giornalista Tina Brown, il nonno nonché marito della Regina Elisabetta, è stato molto più importante di Carlo per i nipoti nel superare la scomparsa della madre Diana. In particolare, durante i suoi funerali, il principe Filippo ha aiutato William in un momento di grande difficoltà: il duca di Cambridge non voleva partecipare al corteo funebre, tanto da chiedere al nonno: "Se cammino dietro al carro funebre, tu sarai con me?". E così è stato. Messa da parte la burbera tenerezza, il principe è rimasto accanto ai nipoti nel momento più triste della loro vita. L'indiscrezione, apparsa nel libro, The Diana Chronicles, non è l'unica di questi giorni. Stando ai rumors diffusi dagli esperti di affari reali britannici la Royal Family è spaccata irrimediabilmente, anche a ridosso dei funerali di Filippo di Edimburgo. Nel dettaglio è stato un messaggio a far rizzare le orecchie dei curiosi. Harry ha infatti pubblicato il suo messaggio per il nonno in contemporanea con William. "Il tempismo lascia pensare che i due fratelli si siano coordinati", ha suggerito il Corriere della Sera. A ostacolare ancora di più i già freddi rapporti tra fratelli l'assenza di Meghan Markle nell'ultimo addio a "nonno Filippo". La duchessa di Sussex ha preferito rimanere in California, dove la coppia reale abita. La motivazione ufficiale pare anche la più scontata visto che l'ex attrice è in dolce attesa. Eppure per i più maliziosi sotto ci sarebbe ben altro. Alcuni confidenti vicini a Meghan non hanno tenuto nascosto la volontà della duchessa di "non attirare l'attenzione su di sè". Una scusa che, se fosse vera, potrebbe creare parecchio scalpore.

Da "huffingtonpost.it" il 14 aprile 2021. Il principe Harry è a Londra per l’ultimo saluto al nonno Filippo. Grande assente alle esequie sarà la moglie Meghan che, al sesto mese di gravidanza, ha preferito restare in California col primogenito Archie. Ma a spingerla a rimanere in America non sarebbero state solo le precauzioni di salute: “Meghan non voleva essere al centro dell’attenzione ai funerali di Filippo”, hanno rivelato amici dell’ex attrice interpellati dal Daily Mail. Insomma Meghan Markle avrebbe preferito rimanere in disparte, forse anche a causa delle ripercussioni dell’intervista shock rilasciata a Oprah Winfrey in cui lei e il marito avevano lamentato il poco sostegno ricevuto dalla famiglia reale. La moglie del principe Harry sarebbe addolorata dal non poter partecipare ai funerali perché, come ha rivelato un’amica della duchessa di Sussex al Daily Mail, “Meghan e il principe Filippo avevano un rapporto speciale. Lei lo adorava”. “Meghan ha detto che la sovrana comprende la sua assenza. Capisce che deve pensare alla sua salute e a quella della bimba che porta in grembo”, aggiunge la testata britannica. Ancora secondo il tabloid, l’ex attrice si sarebbe detta dispiaciuta di non poter essere accanto al marito in un momento tanto difficile, ma sarebbe convinta che questa potrebbe essere l’occasione giusta per vedere appianate le tensioni tra Harry, il padre Carlo e il fratello William. “La famiglia reale deve mettere da parte ogni divergenza e riunirsi come una cosa sola. Per Meghan il principe Filippo vorrebbe che in famiglia tornasse la pace. Lei, da par sua, è disposta a perdonare e a guardare avanti”, sono state le ulteriori rivelazioni di un’amica della duchessa.

Meghan Markle, il vero motivo della sua assenza dai funerali di Filippo: l'indiscrezione sull'ultima balla. Libero Quotidiano il 15 aprile 2021. Nuove indiscrezioni su Meghan Markle alla vigilia dei funerali privati del principe Filippo. La moglie di Harry, secondo alcuni esperti di Royal family britannica, avrebbe scelto di restare negli Stati Uniti e non partecipare al rito funebre in programma sabato pomeriggio a Windsor "per non attirare l'attenzione". Motivazione nobile, visto il polverone di gossip che si è sollevato negli ultimi 12 mesi intorno ai Duchi di Sussex e alla loro rottura con Buckingham Palace. In realtà dietro la decisione di non raggiungere l'Inghilterra ci sarebbe un motivo prettamente sanitario. Secondo il sito E! News, infatti, "Meghan voleva tornare nel Regno Unito per sostenere il marito, ma le è stato consigliato di non farlo a causa della sua gravidanza. Avrebbe messo da parte tutte le tensioni familiari per essere lì con Harry". Oppure, aggiungono i maligni leggendola in maniera opposta, avrebbe fatto di tutto per far capire al mondo, anche nel giorno del lutto, che i "buoni" erano lei e il marito Harry e i "cattivi" gli altri esponenti della Famiglia reale. "Non è ancora in ottimi rapporti con la famiglia", ha aggiunto la fonte di E! News, confermando le tensioni. La Regina Elisabetta però "non avrebbe reagito male" alla decisione di Meghan di non rendere l'estremo saluto al principe conosorte e si sarebbe dimostrata "comprensiva" vista la gravidanza dell'ex attrice di Suits. Silenzio (imbarazzato) sull'accoglienza che avrebbero riservato alla Markle gli altri esponenti della Corona, a partire dai cognati William e Kate Middleton.

Meghan Markle assente al funerale? Le parole della Regina Elisabetta, indiscrezione a Palazzo: inimmaginabile, tutti muti? Libero Quotidiano il 13 aprile 2021. Tra i grandi assenti al funerale del principe Filippo, venuto a mancare qualche giorno fa in Inghilterra, c’è anche Meghan Markle. La moglie di Harry, infatti, è rimasta in California, dove ormai vive stabilmente insieme al marito da qualche anno. Stando alla versione ufficiale, la duchessa di Sussex non parteciperà ai funerali sabato 17 aprile perché in avanzato stato di gravidanza, aspetta una bambina ed è circa al settimo mese della gestazione. Ma molti credono che il vero motivo della sua assenza sia un altro: i rapporti deteriorati con la maggior parte dei membri della Famiglia reale. La Markle sarebbe comunque “addolorata” per la morte di nonno Filippo, anche perché con lui aveva “un rapporto speciale”. “Lei lo adorava”, ha rivelato un’amica della duchessa al Daily Mail. La stessa fonte ha anche spiegato come ha reagito la Sovrana quando ha saputo del forfait di Meghan. Questa situazione, a quanto pare, “non cambierà i suoi rapporti con la regina Elisabetta”. La Markle avrebbe confidato che Sua Maestà comprende il motivo della sua assenza. Dunque sa che la moglie di suo nipote “deve pensare alla sua salute e a quella della bimba che porta in grembo”. Stando alla fonte del Daily Mail, comunque, Meghan Markle avrebbe deciso di restare in California anche perché “non vuole stare al centro dell’attenzione”. Secondo la duchessa, ciò che conta adesso è che Harry riesca a ricucire i rapporti con i suoi parenti. “La famiglia reale deve mettere da parte ogni divergenza e riunirsi come una cosa sola”, avrebbe detto Meghan. Per poi aggiungere che il principe Filippo avrebbe desiderato “che in famiglia tornasse la pace”. “Lei, Meghan, da parte sua, è disposta a perdonare e a guardare avanti”.

Principe Filippo, funerale: chi sono le 30 persone che saranno ammesse. Al funerale del Principe Filippo saranno ammesse solo 30 persone: chi sono? Style24.it il 10/04/2021. La morte del Principe Filippo, soprattutto dopo il suo ultimo ricovero in ospedale, era nell’aria. Il funerale si terrà in forma strettamente privata e la Royal Family ha deciso che potranno partecipare solo 30 persone: chi sono? A Buckingham Palace c’è gran fermento e questa volta non si tratta di un ricevimento piacevole. La Royal Family sta organizzando il funerale del Principe Filippo, morto il 9 aprile a 99 anni. Prima di morire, il duca di Edimburgo aveva espresso il desiderio di avere una cerimonia funebre “senza fronzoli” e sembra che la Regina Elisabetta abbia deciso di esaudire il suo volere. Stando ad alcune indiscrezioni diffuse da The Telegraph, soltanto 30 persone potranno dare l’ultimo saluto al Principe Filippo. Inoltre, sembra che Buckingham Palace diramerà un comunicato per chiedere ai sudditi di non provare in alcun modo ad assistere o prendere parte agli eventi che concerneranno il rito funebre. Questo, organizzato dall’ufficio del Lord Chamberlain, si dovrebbe celebrare tra una settimana, probabilmente sabato 17 aprile 2021. Il Principe Filippo verrà sepolto nella volta della famiglia reale sotto la cappella di San Giorgio nel Castello di Windsor. Al momento, sembra che al funerale prenderanno parte: la Regina Elisabetta, il Principe di Galles Carlo e la duchessa di Cornovaglia Camilla, la Principessa Reale Anna, il duca di York Andrea, il conte di Wessex Edoardo, William e Kate Middleton, Harry e forse Meghan Markle, il principe Andrea e i suoi figli, la principessa Eugenia e Beatrice, il principe Edward e la contessa del Wessex Sophie e il premier inglese Boris Johnson.

Regina Elisabetta, uniformi strappate: "Vi voglio così". Il diktat: protocollo stravolto per i funerali di Filippo. Libero Quotidiano il 15 aprile 2021. Nessuno indosserà la divisa militare durante il funerale del principe Filippo, in programma sabato 17 aprile nella cappella di St George, presso il castello di Windsor. Lo ha deciso la Regina Elisabetta: tutti gli invitati dovranno essere vestiti di nero, così come prescrive il lutto, ma soprattutto dovranno essere in abiti civili. A rivelare quest'indiscrezione è il tabloid britannico, The Sun. A quanto pare, la Sovrana vuole che ci si concentri solo sulla figura di Filippo, evitando qualsiasi tipo di polemica o di imbarazzo. La questione avrebbe potuto riguardare soprattutto il principe Andrea, terzogenito della regina, e il nipote Harry, secondogenito di Carlo e Diana, che un anno fa ha deciso di lasciare la Royal Family per trasferirsi con la moglie Meghan Markle e il figlio Archie negli Stati Uniti. Il duca di York Andrea, infatti, avrebbe potuto indossare la divisa di ammiraglio d'onore della Marina britannica, di cui ha fatto parte da giovane durante la guerra delle Falkland-Malvinas. Tuttavia se lui avesse indossato quella divisa, probabilmente i vertici della Royal Navy non avrebbero apprezzato la cosa, visto che il principe è ormai stato escluso da ogni incarico ufficiale per il presunto coinvolgimento nello scandalo sessuale Epstein negli Usa. L'imbarazzo avrebbe riguardato anche l'ex membro della Famiglia Reale, il duca di Sussex Harry. Quest'ultimo, infatti, fu schierato con i commilitoni dei Royal Marines in Afghanistan tempo fa. Poi però la Regina Elisabetta gli ha formalmente tolto il diritto a esibire i gradi militari dopo il suo strappo con la Corona. 

Giada Oricchio per "iltempo.it" il 15 aprile 2021. Niente divisa militare. Così Elisabetta II rompe una tradizione secolare in occasione dei funerali del Principe Filippo, duca di Edimburgo, sabato 17 aprile. Non era mai successo prima, ma c'è sempre una prima volta. Secondo quanto riferisce il "Daily Mail", nessun membro della royal family indosserà l'uniforme militare per non alimentare voci di una disparità di trattamento tra Harry e il resto dei Windsor e mostrare al mondo un fronte familiare unito. Almeno in apparenza. Tutto nasce per colpa di Harry d'Inghilterra e in parte per colpa di Andrew. Il 36enne nipote della Regina è stato privato dei titoli militari dopo l'aspra rinuncia al ruolo di "royal senior" e ai relativi doveri per iniziare una vita da commoner, insieme alla moglie Meghan Markle, a Los Angeles. In più ha deciso di non rinviare l'intervista accusatoria, rilasciata il 7 marzo a Oprah Winfrey, contro i nobili parenti, nonostante le esortazioni di Buckingham Palace che gli avrebbe chiesto di soprassedere momentaneamente e di rientrare in patria per dare un ultimo saluto al nonno e principe Filippo, già in gravi condizioni. Dunque, in qualità di "commoner", Harry non può più indossare l'uniforme dei Blues and Royals, quella del suo matrimonio nel maggio 2018. Tuttavia, come ex capitano della Household Cavalry, ha il diritto di vestire un abito con le medaglie che gli sono state assegnate dalla Regina o nel corso dei suoi doveri. Il caso di Andrew è simile, ma non uguale.  Il terzogenito della Regina Elisabetta è coinvolto nello scandalo sessuale legato al pedofilo Jeffrey Epstein e alla luce delle accuse di presunte violenze sessuali su minorenni, nel 2019 ha fatto un passo indietro dagli impegni pubblici per questioni di opportunità. Ma è ancora "royal senior" e proprio per questo avrebbe preteso (un mero capriccio) di presenziare in uniforme militare. Un sì al duca di York avrebbe dato la stura alle polemiche per Harry, unico reale anziano in abiti civili. E così per evitare "figli e figliastri" con una svolta senza precedenti, gli addetti al protocollo hanno tagliato la testa al toro e preso una decisione dell'ultimo minuto, approvata dalla Regina: nessun reale sarà in uniforme militare. Nemmeno gli eredi al trono Charles e William d'Inghilterra. Con la morte del principe Filippo è davvero finita un'epoca.

Principe Filippo, indiscrezioni sul funerale: "Come sistemano Harry e William", qui esplodono i Windsor. Libero Quotidiano l'11 aprile 2021. Harry e William non si vedono da circa un anno e in questo periodo di lontananza hanno anche parlato veramente poco, ma si ritroveranno fianco a fianco in occasione del funerale del nonno, il principe Filippo. Il duca di Sussex infatti è in viaggio per tornare a casa e sabato prossimo si ritroverà accanto al fratello per le esequie, che saranno celebrate davanti a 30 persone per il rispetto delle norme anti-Covid. Secondo l'Evening Standard, Harry e William non dovrebbero portare il feretro, ma camminare fianco e fianco nell'accompagnare il nonno durante la cerimonia funebre. Da due anni si sa i rapporti tra i due fratelli si sono raffreddati, ma uno degli ultimi desideri del principe Filippo era quello di "appianare le divergenze per l'amore della regina Elisabetta". Cosa che difficilmente è avvenuta è avverrà. La moglie di Harry, Meghan Markle, è in fase avanzata di gravidanza, ed è rimasta in California. Harry incontrerà da solo la sua famiglia dopo la polemica intervista rilasciata dalla coppia a Oprah Winfrey. C'è chi confida in un precedente che, "l'amore del nonno, però, aiutò sia William che Harry a superare il dolore per la scomparsa prematura della loro mamma, Lady Diana", come scrive il quotidiano Leggo. Intanto Meghan Markle e Harry per la morte del principe Filippo hanno condiviso sulla pagina Instagram della fondazione Archwell, da loro diretta, il messaggio pubblicato venerdì pomeriggio dalla pagina ufficiale della Famiglia reale Windsor, in memoria del Duca di Edimburgo e marito della Regina Elisabetta morto "in pace" a 99 anni. Sul sito della fondazione si legge": "In amorevole ricordo di Sua Altezza Reale il Duca di Edimburgo, 1921-2021. Grazie per il tuo servizio… Ci mancherai moltissimo". 

Filippo di Edimburgo, il clamoroso sospetto su Harry e William: "Due messaggi, non è un caso". Faida prima del funerale. Libero Quotidiano il 13 aprile 2021. Ci sono voluti quattro giorni, ma alla fine William e Harry ce l'hanno fatta: i duchi hanno reso pubblico il loro ricordo "personale" e meno formale di nonno Filippo di Edimbugo, morto venerdì a Windsor all'età di 99 anni. Ma alla vigilia dei funerali che si terranno in forma strettamente privata, con soli 30 familiari presenti, gli esperti di cose reali britanniche non hanno potuto notare una dolorosa conferma: la Royal Family è spaccata irrimediabilmente, anche nell'ora del lutto.  Sarà rimasto deluso chi sperava in una riappacificazione al capezzale del principe consorte. E si sarà forse arresto Carlo, che il padre dal letto dell'ospedale ha investito del ruolo di "mediatore" e gestore dei rapporti familiari, così come il Duca di Edimburgo lo è stato in vita per volontà della Regina Elisabetta: riportare alla tregua (la pace, quella mai) i due figli è impresa quasi impossibile. Certo, nei messaggi dei Duchi di Cambridge e Sussex emerge l'affetto per il nonno, presente "nei giorni di gioia così come durante le difficoltà", decisivo nel giorno dei funerali di Lady Diana in mondovisione, quando i due erano appena ragazzini ("Seguite il feretro a piedi, altrimenti un giorno ve ne pentirete") e nella loro formazione. Certo William, erede al trono, come nota anche il Corriere della Sera è stato più formale, parlando di "un uomo straordinario, come la generazione cui apparteneva". E certo non sembra mancare un riferimento polemico alla rottura col fratello, quando sottolinea che lui e la moglie Kate Middleton continueranno ad "appoggiare la regina negli anni che verranno", quello che "il nonno avrebbe voluto". La rottura col fratello, si diceva. Il segnale più eclatante, e non casuale, è che Harry abbia pubblicato il suo messaggio in contemporanea con William. "Il tempismo lascia pensare che i due fratelli si siano coordinati", suggerisce il Corsera, ma l'effetto è ancora più "divisivo". "Per me, come per tutti coloro che nel dolore di quest'ultimo anno hanno perso una persona cara, sarà sempre mio nonno". In fondo, spiega il biografo del principe Gyles Brandreth, per Filippo l'intervista di Harry e Meghan Markle a Oprah Winfrey (quella del divorzio ufficiale da Buckingham Palace) "era una follia", ma la scelta di andarsene dalla Gran Bretagna era sì "ingenua" ma legittima, in quanto "è la loro vita". Ora, senza Filippo, più esposta alle rappresaglie reali.

Principe Harry, sconcertante ricordo del nonno Filippo: "Battutista leggendario e maestro di...". Prego? Lo ha detto davvero. Libero Quotidiano il 13 aprile 2021. “È stato mio nonno: maestro di barbecue, battutista leggendario e impertinente giusto fino alla fine”. Così il principe Harry ha ricordato Filippo di Edimburgo, il marito della Regina Elisabetta che è morto venerdì scorso a un paio di mesi di distanza dal compimento dei 100 anni. Il duca di Sussex è tornato dagli Stati Uniti solo per i funerali: non metteva piede in Regno Unito da marzo dell’anno scorso. Nel suo ricordo ha voluto sì richiamare il senso del dovere e dell’onore di Filippo, esaltandolo come “una roccia della devozione ineguagliabile per Sua Maestà la Regina”. Ma al tempo stesso ha voluto sottolineare il lato eccentrico e il “forte senso dell’umorismo del nonno”. Quasi come a voler rimarcare le differenze con il fratello maggiore e futuro Re, William, che pochi minuti prima di Harry era stato molto più istituzionale nel suo ultimo saluto al nonno: ne ha infatti elogiato lo “spirito di servizio” alla Regina, alla corona, al Paese e alle forze armane. Inoltre William si è impegnato a proseguire il “lavoro” di tutela della monarchia “come lui avrebbe voluto”. Come ormai è ben noto, Harry è tornato senza la moglie Meghan Markle, rimasta in California per via della gravidanza che sconsiglia un lungo viaggio. Ufficialmente, infatti, i medici le hanno consigliato di rimanere a casa, anche se i rumors riportati da Il Messaggero parlano anche di altri motivi: “Non vuole essere al centro dell’attenzione”, anche se pare che Meghan e il principe Filippo avessero un ottimo rapporto. 

Paola De Carolis per il "Corriere della Sera" il 13 aprile 2021. Un nonno spiritoso, il padrone del barbecue, una guida, un esempio. Dopo il ricordo dei figli, la parola è passata ieri ai nipoti William e Harry, uniti - nonostante le recenti divergenze - nell' affetto, l' ammirazione e la gratitudine verso il principe Filippo. Il lutto è capace di ricompattare le famiglie e i reali britannici non fanno eccezione: in vista del funerale del duca di Edimburgo, Harry è tornato da Los Angeles. C' è chi spera che la riunione permetta di attenuare i dissapori. I due figli di Carlo e Diana non hanno risparmiato gli elogi al nonno, che è stato loro vicino nei «giorni di gioia così come durante le difficoltà». Un riferimento probabilmente al ruolo di Filippo dopo la morte di Diana. Fu lui ad insistere che i nipoti, ad appena 15 e 12 anni, seguissero il feretro a piedi - «altrimenti un giorno ve ne pentirete», avrebbe detto di fronte ai dubbi di William - lui ad incoraggiarli a dedicarsi allo sport, a trascorrere il più tempo possibile all' aria aperta, a dare un senso alle loro vite. Due fratelli, due toni: formale, seppur sentito, William, che un giorno erediterà il trono, che ha definito il nonno «un uomo straordinario, come la generazione cui apparteneva», il cui ruolo è stato fondamentale nel sostenere la regina e che in un secolo di vita ha dimostrato «saggezza, onore e grande umorismo». Era, ha detto William, «il re delle battute», alcune certamente più fortunate di altre. «Mi ritengo fortunato di avere avuto non solo il suo esempio come guida, ma anche la sua presenza costante nella mia vita adulta». Filippo, ha aggiunto, è stato un bisnonno eccezionale e i suoi figli serberanno il ricordo di quando «andava a prenderli in calesse», forte di un «senso dell' avventura e di un umorismo birichino». Lui e la moglie Catherine continueranno a fare ciò che avrebbe voluto ed «appoggiare la regina negli anni che verranno». Con un intervento quasi simultaneo - il tempismo lascia pensare che i due fratelli si siano coordinati - il principe Harry ha aggiunto che Filippo «è sempre stato un uomo autentico, fedele ai suoi valori» e dotato di «uno spirito arguto». «Con il suo fascino era in grado di catturare qualsiasi pubblico, anche perché non sapevi mai cosa avrebbe detto». Verrà ricordato, ha sottolineato, per il ruolo ufficiale accanto alla regina, «ma per me, come per tutti coloro che nel dolore di quest' ultimo anno hanno perso una persona cara, sarà sempre mio nonno». Se per Filippo, stando al biografo ed amico Gyles Brandreth, l' intervista di Harry e Meghan con Oprah è stata «una follia», la decisione di trasferirsi negli Usa, seppur «ingenua», rientrava nel loro diritto. «È la loro vita». A Windsor, Elisabetta continua a ricevere le visite dei famigliari - Harry per via del virus trascorrerà la settimana in isolamento - e finalizzare i preparativi per il funerale, i cui dettagli verranno resi noti giovedì.

DAGONEWS l'11 aprile 2021. Il principe Filippo è nato il 10 giugno 1921 sul tavolo della cucina della sua casa di famiglia a Mon Repos, sull'isola greca di Corfù. Era il quinto figlio, e unico maschio, del principe Andrea di Grecia e Danimarca e della principessa Alice di Battenberg. I suoi antenati provenivano da Grecia, Danimarca, Russia e Prussia da parte di suo padre, e sua nonna materna, la principessa Vittoria d'Assia, era una nipote della regina Vittoria (era cugino di Elisabetta II). La famiglia viveva felicemente nella casa reale dello zio di Filippo, il re Costantino I fino a quando la Grecia non cadde nell'instabilità politica e solo un anno e mezzo dopo la famiglia fu costretta a fuggire dopo che il re fu esiliato dal suo paese a seguito di una rivolta militare. Il padre di Filippo, tenente generale dell'esercito greco, fu accusato di alto tradimento dopo aver presumibilmente disobbedito a un ordine e abbandonato il suo incarico nel reggimento di cavalleria al fronte  durante la guerra greco-turca del 1919 -1922. La famiglia riuscì a fuggire sulla nave da guerra britannica HMS Calypso, con il principe neonato portato in salvo in una culla realizzata con una cassetta della frutta. Furono portati in Francia dove si stabilirono in un verdeggiante sobborgo di Parigi in una casa prestata loro dalla ricca zia, la principessa Giorgia di Grecia e Danimarca. Da quel momento in poi, l'infanzia del Duca fu instabile e senza una dimora permanente. Anni dopo, quando un giornalista di “The Independent” gli chiese che lingua parlasse a casa, lui rispose: «Cosa intendi con "a casa"?». E nel 2001 raccontò: «È semplicemente quello che è successo. La famiglia si è disgregata. Mia madre era malata, le mie sorelle erano sposate, mio padre era nel sud della Francia. Dovevo solo andare avanti». All'età di otto anni, Filippo fu mandato alla scuola Cheam nel Surrey per tre anni, ma poco dopo si trasferì in Germania dove tutte e quattro le sue sorelle si erano sposate. Ma il suo periodo in Germania durò poco e tornò in Gran Bretagna dove venne mandato a Gordonstoun, un collegio in Scozia. La scuola vicino a Elgin, in Scozia, è stata fondata dal dottor Hahn, che ha avuto una profonda influenza sul principe. Raramente vedeva i suoi genitori ed era rimasto solo, ma era un bambino felice e vivace. In seguito ha detto della rottura della sua famiglia: «Dovevo solo andare avanti». Il duca è cresciuto a Gordonstoun, capitanando le squadre di hockey e cricket. Fu lì che inizò la passione per le barche, gettando le solide basi di una futura carriera navale. Suo zio Dickie, Lord Mountbatten, uno dei più grandi marinai britannici, nutriva un vivo interesse per i progressi del principe. Mentre era lì, Filippo ha vissuto un'altra serie di tragedie. Quando aveva 16 anni, sua sorella Cecile, suo marito e i loro due figli morirono in un incidente aereo. Solo pochi mesi dopo, suo zio e tutore, George Mountbatten, il secondo marchese di Milford Haven, morì improvvisamente di cancro all'età di 46 anni. Dopo aver lasciato la scuola, Filippo si unì alla Royal Navy, iniziando nella Britannia Royal Naval College di Dartmouth, nel maggio 1939, e fu scelto come miglior cadetto. Rimase nella Royal Navy e prestò servizio su diverse navi - in primo luogo sulla HMS Ramillies - e svolse un servizio attivo contro le forze tedesche, italiane e giapponesi. L'anno successivo divenne guardiamarina. Nel marzo 1941, era un ufficiale di controllo dei proiettori sulla corazzata HMS Valiant e fu menzionato nei dispacci per la sua parte nella battaglia di Matapan contro la flotta italiana. Il suo comandante disse: «Grazie alla sua attenzione per la situazione, siamo stati in grado di affondare in cinque minuti due incrociatori italiani con cannoni da otto pollici». Poco dopo, è stato insignito della Croce del Valore della Guerra Greca. Quando salì di grado per diventare Primo Tenente nel cacciatorpediniere HMS Wallace (all'età di 21 anni), era il più giovane ufficiale in servizio ad avere un lavoro esecutivo in una nave delle sue dimensioni. Ma è nel Natale del 1943 che arriva la svolta nella sua vita: non avendo "nessun posto in particolare dove andare", come disse con nonchalance, Filippo andò con suo cugino, David Milford Haven, a soggiornare al Castello di Windsor. La principessa Elisabetta, che all’epoca aveva 17 anni, era eccitata in un modo che "nessuno di noi aveva mai visto prima", scrisse la sua governante, Marion Crawford. Quel fine settimana di cene, film e balli con il grammofono che suonava si rivelò un punto di svolta. Dopo una successiva visita a Windsor a luglio, Filippo scrisse alla regina del "semplice godimento dei piaceri e dei divertimenti familiari e della sensazione di essere il benvenuto. Temo di non essere in grado di esprimere tutto questo con le parole giuste e di certo non sono in grado di mostrarti la gratitudine che provo». Verso la fine dell'estate, la regina gli chiese di tornare a Balmoral per tre settimane per  cacciare. Probabilmente è stato durante questa vacanza che lui si propose alla regina. Subito dopo scrisse a Elisabetta: «Essere stato risparmiato dalla guerra e aver visto la vittoria, aver avuto la possibilità di riposare e riadattarmi, essermi innamorato completamente e senza riserve, fa sembrare piccoli tutti i problemi personali e persino il mondo». Il re accettò in linea di principio di lasciare che la coppia si sposasse, ma voleva che aspettassero fino a quando Elisabetta aveva 21 anni. All’inizio il re e la regina avevano dubbi su Filippo. Secondo Harold Nicolson, lo vedevano come «rude, maleducato, ignorante e probabilmente non sarebbe stato fedele». Ma più lo conoscevano, più gli piaceva, soprattutto a Giorgio VI, che ne apprezzava i modi schietti, l'umorismo frizzante e l'amore per la vita all'aria aperta. Quando il principe Filippo si sposò, all'età di 26 anni, aveva perso praticamente tutti i punti di riferimento che lo legavano al passato. Suo padre ero morto a Monte Carlo nel 1944 dopo aver accumulato debiti di gioco e aveva perso la primogenitura, la casa, il nome, la nazionalità e la chiesa. Anche il suo compleanno - fissato prima nel calendario giuliano e poi in quello gregoriano - non era più lo stesso. Dopo la fine della seconda guerra mondiale, Filippo concluse la sua carriera navale attiva nel luglio 1951 e iniziò a concentrarsi sul suo lavoro a sostegno della regina dopo la sua ascesa al trono nel 1952. Il Duca ha trascorso gran parte della sua vita sostenendo enti di beneficenza e organizzazioni che lavorano nell'ambito della conservazione ambientale, dello sport, dell'esercito e dell'ingegneria, con un particolare interesse per la ricerca scientifica e tecnologica. Mantenne anche forti legami con le forze armate e nel 1952 fu nominato ammiraglio del Sea Cadet Corps, colonnello in capo della Army Cadet Force e Air Commodore in Chief dell'Air Training Corps. L'anno successivo fu promosso ammiraglio della flotta e nominato feldmaresciallo della Royal Air Force. Il duca era anche colonnello in capo di vari reggimenti britannici e d'oltremare. Filippo ha svolto un ruolo di primo piano in vari aspetti della vita britannica come di consorte della Sovrana, accompagnando la regina nella maggior parte dei suoi tour del Commonwealth, nelle visite di stato all'estero, nonché viaggi in tutto il Regno Unito. Ha anche viaggiato molto all'estero per proprio conto ed è stato molto orgoglioso dei quattro figli che ha avuto con la regina. Nel maggio 2017 è stato annunciato che il Duca di Edimburgo aveva deciso di non svolgere più incarichi pubblici, ma è rimasto patrono, presidente di oltre 750 associazioni fino alla sua morte.

Morto il principe Filippo. L'amore di una vita: folgorò la tredicenne Elisabetta per difenderla dagli orecchioni. Francesco de Leo su La Repubblica il 9 aprile 2021. Il futuro duca di Edimburgo era stato incaricato di occuparsi delle principesse in visita al Royal Naval College di Dartmouth: il bel Filippo doveva evitare che si contagiassero durante una epidemia infettiva in corso. Durante gli anni bui della guerra, Elisabetta aveva cominciato un’appassionata corrispondenza con il cadetto Filippo conosciuto nel giugno del ’39. Quella che inizialmente poteva sembrare una comune cotta della tredicenne principessa, cominciò a trasformarsi in una vera e propria storia d’amore. Riuscirono a vedersi molto raramente durante la guerra, approfittando di incontri sporadici durante le licenze di Filippo, ma l’armistizio suggellò quella passione. I due erano cugini di terzo grado attraverso una parentela comune con la regina Vittoria, di secondo grado attraverso Cristiano IX di Danimarca. Re Giorgio non era entusiasta di quella relazione, riteneva Elisabetta troppo giovane e temeva si trattasse di un’infatuazione per il primo uomo realmente conosciuto. Philip aveva poi sangue tedesco e in quel tempo non era davvero l’ideale per la principessa destinata al trono del Paese che aveva appena terminato di combatterli i tedeschi. I genitori cominciarono ad organizzare balli di Corte, non invitando appositamente il principe di Grecia. Nulla però riusciva a dividere Elisabetta da Filippo, che chiese ufficialmente al re la mano di sua figlia a Balmoral nella stagione della caccia. Giorgio VI acconsentì, a condizione però che fosse annunciato ufficialmente quando Elisabetta avesse raggiunto i 21 anni, allora la maggiore età. Intanto opportunamente Filippo aveva rinunciato ai titoli di Grecia e Danimarca, all’alleanza con la corona greca, si era convertito dalla religione ortodossa a quella anglicana e naturalizzato cittadino britannico. In ultimo adottò il cognome materno Battenberg, anglicizzato in Mountbatten, abbandonando il suo: Schleswig-Holstein- Sonderburg-Glucksburg. Filippo fu promosso tenente all'età di soli 21 anni, fu uno dei più giovani ufficiali della marina britannica. Elisabetta compì la sua prima visita ufficiale oltremare nel 1947, allorché accompagnò i genitori in Sudafrica e Rhodesia del Sud. I genitori speravano che quella lontananza di quattro mesi potesse essere foriera di ripensamenti, ma nulla di questo avvenne. La principessa aveva nella sua cabina una foto incorniciata del suo amore lontano. In quegli anni così difficili del dopoguerra, al ritorno della Principessa, l’annuncio del fidanzamento e del prossimo matrimonio con Filippo fu appreso con felicità e speranza di un futuro migliore per il Paese. Churchill dichiarò: «Il matrimonio reale sarà un lampo di colore sulla difficile strada che dobbiamo percorrere». Alla vigilia delle nozze, che si celebrarono nell’Abbazia di Westminster il 20 novembre 1947, nei pub inglesi si diceva con soddisfazione: «È proprio un re modello». Fu un matrimonio all’insegna dell’austerità come la condizione del Paese nel dopoguerra imponeva. Nelle scuderie gli stallieri strigliavano e lustravano i famosi cavalli grigi di Windsor, sotto lo sguardo del capo stalliere reale, preoccupato per il razionamento dei viveri degli animali. Il più triste, Ronald Aubrey, il cuoco del re. Gli era stato ordinato un misero buffet freddo per il banchetto dell'indomani. Non sapeva darsi pace, era dal ’39 che sognava i pranzi e le cene che avrebbero celebrato la vittoria in guerra, per poi consolarsi pensando ai banchetti e ai festini per lo sposalizio di Elisabetta. Ora era lì nelle cucine di Buckingham Palace a contemplare i fornelli spenti. Otto anni prima, in un giorno alla vigilia della Seconda guerra mondiale, la famiglia reale al completo si era recata al Royal Naval College di Dartmouth. Elisabetta aveva 13 anni e sua sorella Margaret 9. Li accompagnava il capitano Lord Louis Mountbatten, l’aiutante di campo navale del re. Quell’estate c’era una grande epidemia di orecchioni a Dartmouth e non era il caso di rischiare che le principesse ne fossero contagiate, per questo Mountbatten aveva invitato a casa del comandante suo nipote perché si occupasse di loro. Era il diciottenne principe Filippo di Grecia, appena diplomatosi come miglior cadetto del suo corso. Era alto e molto bello ed Elisabetta ne rimase colpita. Da quel giorno non avrebbe mai più guardato un uomo.

Addio Filippo, scomparso a quasi 100 anni il principe consorte della granitica Elisabetta II. Eva Grippa su La Repubblica il 9 aprile 2021. La comunicazione ufficiale ne certifica la morte, avvenuta "in pace al Castello di Windsor". Novantanove anni di cui oltre 73 accanto a Elisabetta, prima principessa e poi (dal 1952), sovrana del Regno Unito e del Commonwealth. Il 10 giugno il principe Filippo avrebbe festeggiato un importante compleanno: il centenario. Ma è scomparso solo pochi mesi prima, il 9 aprile 2021. Per la regina, questo è l'annuncio più mesto: «È con profondo dolore che Sua Maestà la regina annuncia la morte dell'amato marito, Sua Altezza Reale il principe Filippo, duca di Edimburgo. Si è spento pacificamente questa mattina al Castello di Windsor». Cinico, sprezzante, irascibile. Eppure stoico, nel suo "esistere" da oltre 70 anni a fianco di una delle donne più famose del pianeta. O meglio, nel cono d'ombra dietro di lei. Molto si è detto, negli anni, di Filippo, il principe consorte più longevo della storia della Gran Bretagna. Il 16 febbraio era entrato "camminando sulle proprie gambe" in ospedale, secondo Buckingham Palace per “una misura precauzionale" non legata al covid. Il duca di Edimburgo si “sarebbe sentito poco bene” durante il suo isolamento assieme ad Elisabetta a Windsor, e nonostante la lunga degenza sembrava essersi ripreso. Oggi, la terribile notizia. Il 10 giugno avrebbe compiuto 100 anni e per questo i Windsor stavano già organizzando una cerimonia in suo onore, sebbene contenuta per via della pandemia. Un evento atteso anche per via del probabile ritorno del principe Harry dagli Usa assieme alla moglie Meghan Markle, incinta del loro secondo figlio. E invece. Sembra che Harry abbia già preso un aereo per volare a Londra in vista del funerale del nonno. Le esequie sono state decise ovviamente con largo anticipo, perché per ogni membro della famiglia reale esiste un preciso "piano di azione" in caso di morte cui è stato dato il nome di... un ponte; per la regina si tratta di London Bridge, mentre per il consorte del Forth Bridge; un ponte in Scozia, visto che Filippo era duca di Edimburgo. In base al protocollo, dunque, Filippo verrà celebrato con un rito funebre di tipo militare alla presenza della famiglia e dei capi di Stato dei paesi del Commonwealth, nella cappella di San Giorgio a Windsor Castle, e sembra che abbia chiesto espressamente di voler essere sepolto nei giardini di Frogmore, al Castello di Windsor, dove già riposano le salme della regina Vittoria e del principe Alberto, anziché nella cappella di Westminster dove sono sepolti molti altri esponenti della Famiglia Reale. Il cordoglio è ovunque enorme, e qualcuno scommette sulla possibilità che di fronte a un evento simile perfino la stoica regina, a pochi giorni dal suo 95esimo compleanno versi le sue lacrime. Ma chi era, davvero, Filippo? Duca di Edimburgo, conte di Merioneth e barone Greenwich dal 1947, Filippo sposa la principessa Elisabetta il 20 novembre 1947 con il permesso di suo padre, re Giorgio VI, che il giorno seguente il royal wedding gli concede i tre titoli nobiliari. Lui ha nobili origini ma la sua è una famiglia decaduta  - come racconta la serie "The Crown" e meglio ancora il documentario "The Royal House of Windsor" su Netflix -. Nato (a Corfù) come principe di Grecia e Danimarca, è il quinto figlio (e unico maschio) del principe Andrea di Grecia e della principessa Alice di Battenberg. Con Elisabetta condivide un avo: la trisavola regina Vittoria. Per sposare la principessa rinuncia ai propri titoli greci, viene naturalizzato cittadino britannico in quanto discendente di Sophia di Hannover e si converte dalla religione ortodossa a quella anglicana per essere accolto nella Chiesa d'Inghilterra con il cognome dello zio materno che da sempre gli fu vicino, Mountbatten. Il titolo di principe invece arriva dieci anni dopo, nel 1957, ed è sua moglie la regina ad assegnarlo. Con Elisabetta ha avuto quattro figli: Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo. A lei deve tutto, dal titolo di principe alla scelta di affiancare il suo cognome, Mountbatten, a quello dei Windsor per tutti i discendenti diretti della regina, e quindi per lei ha di fatto rinunciato a tutto, a partire dalla carriera militare in marina (aveva il grado di ammiraglio di flotta). Negli anni, Filippo è sempre stato un compagno leale della regina, e suo primo consigliere. L'unico cui fosse concesso di esprimere opinioni contrastanti rispetto al pensiero di Elisabetta, che ha sempre tenuto il suo giudizio in grande considerazione. È anche l'unico a poterla "sgridare", non risparmiandole strigliate severe che la regina accetta con rassegnazione. "Cabbage" (cavolo), la chiama lui in privato. Negli anni si è appassionato alla causa delle relazioni tra uomo e ambiente dando il proprio patrocinio a moltissime organizzazioni impegnate su questo fronte (al 2008 erano circa a 800) e nel 1961 diviene presidente del WWF per il Regno Unito, per passare poi nel 1986 alla carica di presidente internazionale e di presidente emerito dal 1996. Tra le sue passioni di sempre si annoverava il polo, suo passatempo preferito sin dalla giovinezza, che ha continuato a praticare sino in tarda età. Ancora giovane si è dedicato al pilotaggio ed è diventato anche un abile yachtsman. Amante della pittura ad olio, ne ha fatto una passione - come suo figlio Carlo - ed è stato collezionista di opere di arte contemporanea esposte a Buckingham Palace, al Castello di Windsor, a Sandringham House e al Castello di Balmoral. In molti, negli anni, hanno ricordato quanto Filippo fosse famoso per le sue "gaffe": tra le più divertenti quella del 1998 in Papua Nuova Guinea, quando ha chiesto a un bambino "Sei riuscito a non farti mangiare?" e quella più recente al Lord’s Cricket Ground di Londra, quando svelando una targa ha dichiarato: "Sono l’inauguratore di targhe con più esperienza al mondo". Ironico, sì, ma anche durissimo. Filippo è sempre stato un uomo attento alla disciplina e inflessibile nel giudicare chi, in un senso o nell'altro, ha abdicato ai propri doveri: come la nuora Diana Spencer, che decise di separarsi da Carlo nonostante lui stesso, via lettera, avesse cercato di dissuaderla, e soprattutto Sarah Ferguson con la quale condivideva la passione per le spericolate corse in carrozza: tanto amata nei primi anni del matrimonio con il suo terzogenito Andrea, e mai perdonata per aver creato tanto scompiglio nella famiglia reale con i suoi scandalosi tradimenti e i suoi problemi finanziari. Nel 2017 Filippo si era ritirato dai doveri pubblici e il 2 agosto 2017, all'età di 96 anni, aveva svolto il suo ultimo incarico ufficiale da principe consorte dopo ben 65 anni di servizio e circa 22.000 impegni ufficiali. Due anni dopo (febbraio 2019) la consorte è stata costretta a ritirargli la patente, dopo un incidente da lui provocato nel Norfolk che ha visto coinvolte tre persone tra cui un bambino di nove mesi e una donna. Ufficialmente, è stato lui stesso "a rinunciare alla guida dopo aver attentamente riflettuto". Nel dicembre 2019 il principe era stato ricoverato nell'ospedale King Edward VII a Londra per "precauzione", secondo quanto ha riportato la BBC, dopo un malore subìto mentre  si trovava a Norfolk, nella residenza di Sandringham dove la famiglia reale trascorre solitamente le festività. A fronte di una lunga e intensa vita, la sua è stata in fondo una breve ma felicissima pensione: spesa soprattutto nell'amato castello di Balmoral, in Scozia, durante i mesi estivi, e nella tenuta di Sandringham durante l'inverno, dove Elisabetta lo raggiungeva spesso nel fine settimana per cavalcare o trascorrere semplicemente del tempo assieme, fianco a fianco. Il mondo intero è in lutto e si stringe attorno alla sovrana, nel giorno in cui si annuncia la scomparsa del Filippo, duca di Edimburgo. Novantanove anni di cui oltre 73 accanto a Elisabetta, prima principessa e poi (dal 1952), sovrana del Regno Unito e del Commonwealth. Il 10 giugno il principe Filippo avrebbe festeggiato un importante compleanno: il centenario. Noi ne ripercorriamo la vita con una gallery che parte da oggi per andare indietro nel tempo, raccontando la sua vita a fianco di Elisabetta ma soprattutto in quanto Filippo di Mountbatten: appassionato di polo e corse in carrozza, padre severo ma presente, pilota, ufficiale di marina, e prima ancora cadetto dal Britannia Royal Naval College di Dartmouth. Fedele testimone del lungo regno della regina, il duca di Edimburgo è stato nei suoi ultimi anni un bisnonno affettuoso (una delle ultime apparizioni è nella foto di famiglia che ritrae il neonato Baby Archie, figlio di Harry e Meghan Markle), un nonno amato (da William ed Harry) e un compagno insostituibile per Elisabetta che gli ha concesso la pensione nel 2017 ma gli ha anche tolto la patente nel gennaio del 2019, poiché aveva provocato un incidente. "La mia forza", l'ha definito in passato la regina, consapevole di quanto sia stato difficile per lui, soprattutto in giovane età, rispettare di restare sempre "tre passi indietro" rispetto a lei, sovrana. Nel 2017 la coppia ha festeggiato 70 anni di matrimonio, le nozze di ferro, un traguardo importante considerate anche le molte vicende politiche, e personali, vissute assieme: da giovane si dice che Filippo fosse irrequieto, ambizioso e forse poco incline a lasciare il comando della famiglia - oltre che del Paese - alla moglie, che si dice abbia perfino tradito, nei primi anni di matrimonio. Mai, tuttavia, ombre di scandali hanno oscurato l'immagine della coppia, che negli anni si è sempre presentata al mondo unita e ha avuto quattro figli: Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo. Principe di eleganza, sin da giovane, Filippo è sempre stato uno sportivo, un appassionato di volo e un collezionista di opere di arte contemporanea, esposte a Buckingham Palace, al Castello di Windsor, a Sandringham House e al Castello di Balmoral. Eccolo in una bellissima serie di immagini vintage che lo ritraggono nei momenti più privati. Novantanove anni di cui oltre 73 accanto a Elisabetta, prima principessa e poi (dal 1952), sovrana del Regno Unito e del Commonwealth. Il 10 giugno il principe Filippo avrebbe festeggiato un importante compleanno: il centenario. Noi ne ripercorriamo la vita con una gallery che parte da oggi per andare indietro nel tempo, raccontando la sua vita a fianco di Elisabetta ma soprattutto in quanto Filippo di Mountbatten: appassionato di polo e corse in carrozza, padre severo ma presente, pilota, ufficiale di marina, e prima ancora cadetto dal Britannia Royal Naval College di Dartmouth. Fedele testimone del lungo regno della regina, il duca di Edimburgo è stato nei suoi ultimi anni un bisnonno affettuoso (una delle ultime apparizioni è nella foto di famiglia che ritrae il neonato Baby Archie, figlio di Harry e Meghan Markle), un nonno amato (da William ed Harry) e un compagno insostituibile per Elisabetta che gli ha concesso la pensione nel 2017 ma gli ha anche tolto la patente nel gennaio del 2019, poiché aveva provocato un incidente. "La mia forza", l'ha definito in passato la regina, consapevole di quanto sia stato difficile per lui, soprattutto in giovane età, rispettare di restare sempre "tre passi indietro" rispetto a lei, sovrana. Nel 2017 la coppia ha festeggiato 70 anni di matrimonio, le nozze di ferro, un traguardo importante considerate anche le molte vicende politiche, e personali, vissute assieme: da giovane si dice che Filippo fosse irrequieto, ambizioso e forse poco incline a lasciare il comando della famiglia - oltre che del Paese - alla moglie, che si dice abbia perfino tradito, nei primi anni di matrimonio. Mai, tuttavia, ombre di scandali hanno oscurato l'immagine della coppia, che negli anni si è sempre presentata al mondo unita e ha avuto quattro figli: Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo. Principe di eleganza, sin da giovane, Filippo è sempre stato uno sportivo, un appassionato di volo e un collezionista di opere di arte contemporanea, esposte a Buckingham Palace, al Castello di Windsor, a Sandringham House e al Castello di Balmoral. Eccolo in una bellissima serie di immagini vintage che lo ritraggono nei momenti più privati.

La solitudine della Regina. Il figlio Andrea: "Sente un vuoto enorme". La morte di Filippo ha segnato Elisabetta. Cosa farà ora la sovrana? Erica Orsini - Lun, 12/04/2021 - su Il Giornale. «La morte di mio padre ha lasciato un vuoto enorme nella vita della Regina». A dirlo ieri è stato il principe Andrea, figlio prediletto di Elisabetta. In questi giorni figli e parenti stretti la guardano a vista, fanno a turno per starle vicino, per renderle meno duro questo momento di grande dolore. «Voi tutti sapete che mia madre è una persona stoica, ma la scomparsa di mio padre è una perdita enorme e noi di famiglia stiamo tentando di aiutarla ad affrontarla». Al terzo giorno dalla morte del Principe Filippo, tutta la stampa nazionale continua a occuparsi dei preparativi per il funerale, del futuro della monarchia, dei ricordi dei figli, del tributo della Nazione. Elisabetta non è ancora apparsa in pubblico, mentre i figli si alternano a Windsor, presenziano alle Messe, rilasciano interviste. Parlando del suo amore per il papà, Andrea ha detto: «Era una persona così calma. Se avevi un problema, ci pensava su. Da lui potevi sempre andare e ti ascoltava sempre. Abbiamo perso il nonno della Nazione. E mi sento particolarmente addolorato per mia madre che più di tutti ne sente la mancanza». Edoardo, il figlio più giovane dei Windsor, che ieri era al castello insieme alla moglie Sophie e alla figlia Louise, ha confessato di essere ancora sotto choc. «Per quanto tu possa prepararti ad un evento simile, non lo sei mai del tutto». Parlando con i membri della congregazione fuori dalla chiesa di Windsor la contessa di Wessex ha raccontato che Filippo se n'è andato serenamente». «Era quello che meritava - ha spiegato - era una persona gentile. È stato come se qualcuno lo prendesse per mano e lui l'ha seguito. È quello che vorresti per tutti dopotutto». «Credo che sia molto più semplice per chi se ne va che per chi resta», ha concluso la Contessa. «Mio padre è stato il mio insegnante, il mio sostenitore e il mio critico - ha scritto ieri in una nota stampa l'unica figlia dei Windsor, la principessa Anna - ci ha lasciato un'eredità che può essere di ispirazione per tutti noi. La sua capacità di trattare ogni persona come un singolo individuo con i suoi diritti e le sue potenzialità si rifletteva in tutte le organizzazioni da lui fondate». Ieri si è tenuta una messa commemorativa per Filippo nella Cattedrale di Canterbury officiata dall'Arcivescovo Justin Welby, lo stesso che si occuperà del funerale ufficiale fissato per le 15 di sabato prossimo nella cappella del castello di Windsor. L'evento verrà ripreso dalla televisione. I membri della Famiglia Reale cammineranno a fianco del feretro e questa sarà la prima volta che il Principe Harry avrà modo di rivedere il padre e il fratello dopo la controversa intervista televisiva rilasciata da lui e la moglie Meghan alla star della tv americana Oprah Winfrey. «Il funerale può essere un'opportunità ideale per ricomporre ogni disaccordo - ha dichiarato ieri l'ex Primo Ministro conservatore John Major riferendosi alle tensioni tra Harry e William - in questo momento condividono delle emozioni e un grande dolore. E spero tanto che sia il momento per una riconciliazione. Qualunque frizione ci sia stata o ci sia ancora tra loro è meglio si risolva il più velocemente possibile».

Andrea parla dopo la cerimonia per Filippo. Scoppia la bufera. Mariangela Garofano il 12 Aprile 2021 su Il Giornale. Dopo una messa per la morte del padre Filippo, Andrea di York si è fermato a parlare con i giornalisti, scatenando l'ira di tanti che si chiedono perché il duca rilasci interviste ma non si faccia interrogare dall'Fbi in merito ai legami con Epstein. Il principe Andrea, sparito dietro una cortina di fumo dalle cronache britanniche, è finito di nuovo nel mirino dei social. Il duca, dopo una messa per la scomparsa del principe Filippo, ha rilasciato un’intervista per i media, che lo attendevano fuori dalla cappella a Windsor. Andrea ha raccontato ai giornalisti dell' ”enorme vuoto” che la morte del padre ha lasciato nella royal family, in particolar modo nella regina Elisabetta. Ma l’aria mesta e commossa per la morte di Filippo non ha convinto il pubblico, che lo ha duramente attaccato per aver parlato con i giornalisti e non con l’Fbi, che aspetta una sua chiamata da oltre un anno. Accusato di aver intrattenuto rapporti intimi con una minorenne, conosciuta tramite il milionario pedofilo Jeffrey Epstein, il duca si è rifiutato di sottoporsi ad un interrogatorio da parte degli inquirenti, in merito ai suoi legami con il magnate americano, trincerandosi dietro un silenzio tombale. “Puoi piangere la morte di tuo padre senza essere intervistato in pubblico”, scrive sardonica una ragazza su Twitter, che prosegue: “Evidentemente puoi anche essere amico di un pedofilo ed essere accusato di stupro senza venire interrogato dal Met, Fbi, o dall’organizzazione che ti fornisce i finanziamenti pubblici. Chi lo sapeva?!”. E non è la sola: un’orda di utenti hanno attaccato “Andy Randy” per l’intervista, considerata fuori luogo e costruita “ad arte” per riabilitare la sua immagine ormai in rovina. “Per me l'unica intervista che dovrebbe rilasciare il principe Andrea è con l’Fbi”, scrive un avvocato, che accusa l’emittente Bbc di essere di parte. “La Bbc news ancora una volta fa crollare la sua popolarità cercando di riabilitare un uomo ricercato per i suoi legami con il suo amico stupratore e trafficante di bambini”, conclude l'uomo caustico, definendo addirittura il principe un "ricercato". La lista dei detrattori del duca è lunga e risale ai tempi della sua ultima, infelice intervista per la Bbc. A novembre 2019 nel pieno della bufera mediatica dello scandalo Epstein, Andrea pensa di risollevare le sue sorti parlando pubblicamente dei legami con il finanziere, ma finendo con l’apparire poco convincente e privo di empatia nei confronti delle vittime di Epstein. I tentativi di negare di aver conosciuto la sua accusatrice, Virginia Giuffre e di non avere idea del traffico di minorenni in cui era implicato l’amico, danno il colpo di grazia alla sua immagine già annebbiata. Dopo la disastrosa intervista Andrea si ritira dalla vita pubblica e lascia ogni incarico istituzionale all’interno della famiglia reale. Intanto l'Fbi lo cerca, nonostante lui affermi di aver offerto la sua collaborazione e lo spettro di Jeffrey Epstein potrebbe tornare presto a tirargli i piedi. Il processo di Ghislaine Maxwell, complice di Epstein e grande amica del duca, si terrà a luglio e la diabolica dama nera potrebbe fare il suo nome. Per quella data il figlio prediletto di Elisabetta potrebbe tornare a dormire sonni poco tranquilli ed essere costretto a rispondere della sua condotta non proprio "regale".

Filippo di Edimbugo, la rovinosa intervista del figlio Andrea prima del funerale. Drammatico sospetto nelle ore del lutto reale. Libero Quotidiano il 13 aprile 2021. Il principe Andrea parla del padre Filippo. morto venerdì scorso a 99 anni, e mezzo mondo si indigna. Nuova bufera per la Royal family britannica, nelle ore del lutto per la scomparsa del principe consorte e alla vigilia del suo funerale, che si celebrerà in forma strettamente privata sabato pomeriggio e che per la prima volta dopo un anno vedrà la famiglia al completo, compreso il nipote ribelle Harry. A guastare il clima di dolore unitario ci sono le polemiche sul controverso fratello del principe ed erede al trono Carlo. Il Duca Andrea ha infatti avuto la bella idea di fermarsi a parlare con i giornalisti fuori dalla cappella di Windsor, raccontando tra l'altro dettagli molto intimi della madre Regina Elisabetta, affranta per "l'enorme vuoto" lasciato dalla dipartita dell'uomo con cui era sposata da 73 anni. Tutto logico, nessun clamore. Ma a fare scandalo presso l'opinione pubblica è il fatto stesso che Andrea abbia parlato. Da mesi, infatti, il Duca si nega alla stampa ma soprattutto alla giustizia, da quando cioè l'Fbi vuole interrogarlo per capire i suoi reali rapporti con Jeffrey Epstein, il magnate americano morto suicida in carcere e pedofilo comprovato.  

L'amicizia con Epstein e la sua procacciatrice di prede, l'inglese Ghislaine Maxwell, è certa. Ma le autorità americane sospettano un coinvolgimento ben più torbido. Andrea stesso è infatti accusato di aver avuto rapporti intimi con una minorenne, conosciuta tramite il milionario americano. Andrea ha però sempre rifiutato di sottoporsi all'interrogatorio. E sui social, come sottolinea anche il Giornale, c'è chi sospetta che la commovente e contrita battuta concessa davanti alle telecamere in memoria di Filippo sia stata "costruita ad arte per riabilitare la sua immagine ormai in rovina".

Cristina Marconi per “il Messaggero” il 12 aprile 2021. La morte del principe Filippo è avvenuta senza scosse, «come se qualcuno l'avesse preso per mano e fosse andato via». La descrizione viene da Sophie Wessex, moglie dell'ultimogenito di Elisabetta, Edoardo, e figura tra le più presenti nella monumentale copertura dedicata dai media britannici alla famiglia reale da quando il duca d'Edimburgo è spirato venerdì scorso. Un quadro in cui è la generazione dei figli dell'anziana coppia reale ad aver occupato il centro della scena, con poco spazio lasciato fino ad ora ai nipoti: a partire da Carlo, eterno erede al trono e primo ad apparire davanti alle telecamere, affranto ma sereno, per ricordare Filippo e ringraziare il paese dell'affetto dimostrato. Un addio, quello tra padre e figlio, preparato con attenzione, già quando il duca d'Edimburgo era in ospedale per il suo lungo ricovero e aveva dato al principe di Galles consigli su come occuparsi della madre e guidare la famiglia reale negli anni a venire. La permanenza in ospedale era stata lunga e Filippo sapeva che sarebbe stata l'ultima, anche perché aveva espressamente chiesto di tornare a casa e di poter morire nel suo letto. Secondo Robert Jobson, che ha appena scritto un libro sul Secolo di Filippo, questa conversazione sarebbe stata il coronamento di un riavvicinamento forte e relativamente recente tra i due, che in passato avevano avuto note divergenze ideologiche e personali. Forte Filippo, più sensibile Carlo, che aveva sofferto della sua educazione rigida e aveva definito pubblicamente il padre «duro» e «autoritario», definendo un «inferno in terra» il collegio scozzese frequentato da entrambi. Appassionato di tecnologia e ingegneria il padre, più vicino alle soluzioni naturali e ambientaliste il figlio, avevano litigato anche apertamente su questioni come gli ogm e gli allevamenti intensivi. Anche Diana sarebbe stata al centro delle loro discussioni, con Filippo che avrebbe voluto dal figlio un piglio più deciso. E invece alla fine si sono entrambi raddolciti, Filippo e Carlo, tanto che il loro ultimo anno sarebbe stato quello in cui sono stati più vicini e in cui la loro visione, tra gli scandali enormi che hanno colpito la monarchia, è stata più convergente. Uscito dall'ospedale, Filippo è stato informato dei contenuti dell'intervista a Oprah Winfrey rilasciata da Meghan e Harry e delle accuse mosse. Ora che Harry sta per arrivare in Inghilterra per il funerale del nonno, in molti sperano che questo serva a riavvicinare la famiglia, tanto più che Meghan Markle non ci sarà su consiglio dei medici, visto che è incinta. Carlo, da quanto trapela, sarebbe molto felice di avere i due figli riuniti. E probabilmente anche Elisabetta. Ma gli osservatori notano che starà a Harry trovare un modo per prendere atto delle conseguenze sismiche dell'intervista sulla monarchia e fare un passo avanti verso i suoi parenti. «La regina si preoccupa degli altri prima che di sé stessa», ha spiegato Sophie Wessex a margine della funzione religiosa che si è tenuta ieri in memoria di Filippo, mentre il figlio prediletto Andrew, nella sua prima apparizione pubblica dopo la catastrofica intervista sui suoi legami con il finanziere pedofilo Jeffrey Epstein, ha parlato dell'«enorme vuoto» lasciato dalla morte di Filippo, «il nonno della nazione», nella vita della madre Elisabetta. Anche la principessa Anna ha emesso un comunicato ufficiale per ricordare il padre, «il mio maestro, il mio sostenitore e il mio critico», e per ringraziare il pubblico per le sue manifestazioni d'affetto, nonostante i vincoli della pandemia. Ma i telespettatori non hanno apprezzato che il palinsesto della Bbc fosse modificato per far spazio a programmi commemorativi sul duca d'Edimburgo, cancellando appuntamenti amati come EastEnders, e l'emittente pubblica è stata bersagliata da proteste. Il funerale di sabato prossimo (che sarà organizzato dall'ex capo dell'MI5, Lord Parker of Minsmere), preceduto da un minuto di silenzio, sarà trasmesso e avrà solo 30 invitati. Boris Johnson non ci sarà per fare spazio a membri della famiglia reale.

Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera” il 12 aprile 2021. La Corona e il lutto: il peso che Elisabetta porta in queste ore appare quasi insostenibile. Perché se la sovrana è elevata al di sopra dei comuni mortali, allo stesso tempo è consegnata a una solitudine ineludibile: è in lei che si incarna la monarchia, l' autorità divina, tutti gli altri sono satelliti che girano attorno a quel sole. È un ruolo che non conosce condivisione: ma in tutti questi anni, la solitudine della regina è stata temperata dalla presenza di Filippo, per 73 anni al suo fianco. Il principe appena scomparso non era solo un marito, era un amico, un confidente, l'unica persona con cui Elisabetta potesse lasciarsi andare, deporre un po' il suo manto. La mia roccia e la mia forza, lo aveva definito: che ora non c' è più. E in questi giorni la regina deve apparire a molti come la persona più sola a questo mondo. Anche perché l'ultimo anno li aveva visti riuniti come non accadeva da tempo. Da quando Filippo era andato in pensione, tre anni fa, avevano condotto vite sostanzialmente separate: lui si era ritirato nella tenuta di Sandrigham, dove divideva il tempo fra la pittura e il calesse; lei restava occupata con la routine reale, fra Buckingham Palace e Windsor. Ma lo scoppio della pandemia li aveva riportati assieme, in isolamento al castello di Windsor: qui, nei mesi scorsi, avevano ritrovato la vicinanza e l' affiatamento dei tempi andati. Tagliati fuori dal mondo, Elisabetta e Filippo potevano contare l' uno sull' altra. Adesso la regina non ha più nessuno cui affidarsi. Ed è per questo che familiari e corte le si stanno stringendo attorno: sabato mattina il primo ad arrivare per farle visita è stato il principe Andrea, il figlio prediletto. Ma si può immaginare che sarà costretto a tenersi molto in disparte, visto che è ormai associato a vicende impresentabili. Poco dopo sono giunti il figlio minore Edoardo, accompagnato dalla moglie Sophie. Ed è proprio lei, la contessa di Wessex, che negli ultimi tempi è diventata la spalla sulla quale la regina poteva appoggiarsi: Edoardo e Sophie abitano vicino a Windsor e nei mesi passati lei andava spesso a far visita allo sovrana, che ha imparato ad ammirare il modo in cui la contessa di Wessex ha gestito la propria immagine pubblica. Poi ci sono i membri più fidati dello staff, a partire dalle dame di compagnia. Ma un ruolo speciale lo riveste la sua assistente personale, Angela Kelly, la donna che la veste ogni mattina: persona di umili origini, lavora da quasi 30 anni al fianco della sovrana e ne ha conquistato la completa fiducia. Oltre a lei c' è il paggio Paul Whybrew, che era pure comparso accanto alla regina nello sketch con James Bond per l' apertura delle Olimpiadi nel 2012. La «bolla» che ha sorretto Elisabetta durante la pandemia è ancora lì. Ma nulla in realtà è come prima. E dunque, se pure continuerà a passare molto tempo a Windsor, è probabile che la sovrana si ritiri per parte dell' anno nel castello di Balmoral, in Scozia: è lì che la regina Vittoria si era confinata, nel 1862, dopo la morte del marito, l' amato principe Albert, al quale molti hanno accostato Filippo. E anche Elisabetta ha molto caro quel rifugio remoto. Anche se è improbabile che scompaia alla vista, come aveva fatto Vittoria. Oggi come non mai la monarchia deve essere veduta per essere creduta e dunque vedremo la regina riapparire presto: ma col cuore gravato da un peso indicibile.

Vittorio Sabadin per “la Stampa” l'11 aprile 2021. Che farà Elisabetta dopo la morte di Filippo? Le voci si rincorrono, si parla di un suo discorso alla nazione, se si sentirà di farlo. Come accade alle persone molto anziane, non ha più amici ai quali confidarsi, se ne sono andati tutti. Passa molto tempo con la sua sarta, Angela Kelly, della quale è diventata amica. Vede spesso Sophia di Wessex, la moglie dell'ultimogenito Edoardo. Ma nessuno potrà sostituire Filippo. Nessuno la tratterà più come un essere umano, e non come la Regina. Quando il principe Alberto morì, Vittoria si isolò dal mondo, come se il suo regno fosse finito in quel momento. Elisabetta non lo farà. Il senso del dovere e lo spirito di servizio che l'hanno guidata in 69 anni di regno non le consentono cedimenti. A 21 anni aveva promesso in un discorso alla radio che «per breve o lunga» che fosse stata la sua vita, l'avrebbe interamente dedicata al proprio Paese. Ma non c'è dubbio che la morte del principe Filippo è uno spartiacque che segna la conclusione di un'epoca: è la fine di un mondo che è nato ai tempi dell'impero, ha vissuto la devastazione della guerra e la ricostruzione dell'Europa, compiuta da statisti che nel ricordo ci sembrano giganti, se rapportati ai piccoli uomini che oggi affollano i parlamenti di ogni nazione. Filippo si sentiva ormai estraneo a questo mondo, nel quale non si riconosceva più. Non aveva voluto vedere una sola puntata di «The Crown», non sapeva che cosa fossero Zoom o Instagram. Scriveva ancora le lettere sulla carta. Un mondo nel quale l'esempio, l'onore, il dovere, il rispetto e la parola data contano sempre di meno non era più fatto per lui. Anche Elisabetta sente che la sua epoca è finita, per quanti sforzi abbia fatto per tenersi al passo. Sa per esperienza che il lavoro di sovrano è così faticoso che bisogna essere in due per farlo: Vittoria aveva al suo fianco Albert, Giorgio V aveva la tenace Mary di Teck, Edoardo VIII abdicò perché non poteva regnare con Wallis Simpson, Giorgio VI aveva la straordinaria Elizabeth Bowes-Lyon e lei, lei aveva Filippo. È poco probabile che Elisabetta abdichi, ma è possibile che invochi presto, non subito, ma presto, il Regency Act che prevede che il successore svolga le mansioni del sovrano quando questi è impossibilitato a farlo pienamente a causa di impedimenti dovuti a malattie o all'età. Il successore sarà Carlo, il principe che ha avuto più tempo di tutti nella storia per prepararsi a diventare re. Ha già in mente che monarchia sarà la sua. Vuole renderla più snella, con meno parenti a carico. Vuole lasciare Buckingham Palace ai turisti e trasferire la sede della Corona in un palazzo più piccolo, vuole probabilmente poter dire la sua al Parlamento sui temi che gli stanno più a cuore, come la difesa dell'ambiente e l'architettura delle città. Ma cosa sarà rimasto della gloriosa monarchia britannica quando toccherà a lui? I problemi sono infiniti e il primo di tutti è che stanno cominciando a mancare i soldi. Il Covid ha bloccato l'afflusso dei turisti nei palazzi reali, il governo deve fare tagli in ogni settore e non risparmierà la Corona, e nemmeno i reggimenti militari che hanno fatto da splendida, ineguagliabile coreografia alla «pomp and circumstance» reale. Boris Johnson ha già tolto alla Regina gli aerei, e altre rinunce sono prevedibili. Il frettoloso accordo sulla Brexit ha poi lasciato così tante questioni in sospeso che già scoppiano nuove rivolte in Irlanda del Nord, mentre la Scozia e il Galles minacciano referendum sull'indipendenza. Alcuni importanti Paesi del Commonwealth, come il Canada e l'Australia, sembrano non attendere altro che un cambio della guardia sul trono per proclamare la Repubblica. Carlo non avrà vita facile. Il Regno Unito forse ha smesso da tempo di essere monarchico ed è diventato elisabettiano senza quasi accorgersene. È stato il grande rispetto per Elisabetta e per l'impeccabile modo con il quale ha servito e rappresentato il suo Paese a non mettere mai in discussione la monarchia, ma le cose potrebbero cambiare con il suo successore. E poi, quando toccherà a William e Kate, che completeranno la transizione verso una monarchia povera e borghese come quelle del Nord Europa, anche la lunga, meravigliosa e unica favola dei sovrani britannici sarà finita per sempre.

Principe Filippo, "sono solo una fott*** ameba". Un'ombra nel passato: quando la Regina Elisabetta lo fece sbroccare. Libero Quotidiano il 10 aprile 2021. Gentiluomo e amante della disciplina, Filippo di Edimburgo se n'è andato a 99 anni lasciando la consorte, la Regina Elisabetta, dopo ben 73 anni di matrimonio. Il principe, nato a Corfù in Grecia, era il quinto figlio del principe Andrew di Grecia e Danimarca e della Principessa Alice di Battenberg. Dopo un'infanzia travagliata - la sua famiglia fu costretta a lasciare la Grecia a seguito di una rivolta militare - Filippo ha avuto modo di formarsi prima a Gordonstoun, scuola privata in Scozia, e poi nel corpo della Marina. Il matrimonio con Elisabetta avvenne nel 1948. Ma poco prima delle nozze, come ricorda il Fatto Quotidiano, lui avrebbe detto: "Suppongo che non potrò divertirmi mai più". In realtà, però, i due vissero un idillio per ben quattro anni. Poi nel 1952, con la morte del padre di Elisabetta, Giorgio VI, cambiò tutto. Quando Filippo lo venne a sapere fu preso da un enorme stordimento. Il suo assistente dell'epoca raccontò: "Sembrava totalmente sopraffatto, come se il mondo gli fosse crollato addosso. Capì subito che l’idillio della loro vita insieme era finito”. Dopo il matrimonio, il duca di Edimburgo capì di dover diventare l'ombra della Sovrana. Pare che solo in un caso si sia arrabbiato, quando fu costretto a rinunciare a dare ai figli il proprio cognome. "Sono solo una fott*** ameba", disse in quell'occasione. Nonostante la sua discrezione, inoltre, il principe ha dato prova di gaffe molto imbarazzanti in pubblico. Alcune anche a sfondo sessista e razzista. Per esempio durante una visita ufficiale in Cina nel 1986, a uno studente britannico disse: “Se resti ancora a lungo ti verranno gli occhi a mandorla”. Sulla sua uscita di scena, però, ha deciso tutto lui: niente funerali di Stato, solo una cerimonia ristretta a St.George, nel castello di Windsor dove è morto.

Il giorno in cui finalmente Carlo sposò Camilla (e la regina si vestì di bianco). Eva Grippa su La Repubblica il 9 aprile 2021. Nel celebrare l'anniversario di matrimonio del principe Carlo e Camilla, sposi il 9 aprile 2005, potrebbe accadere di prendere per la prima volta le parti della duchessa di Cornovaglia, anziché quelle di Diana, e rileggere la loro relazione clandestina come una delle più grandi storie d'amore. Ecco come, in un estratto dalla nostra nuova newsletter Royality Show. Pensate per un attimo come sarebbero andate le cose se Diana non fosse stata la principessa del popolo. Se non avesse dettato le regole di stile per la sua generazione e quelle a venire, se non fosse stata affascinante, idolatrata come una star e santificata dopo una morte tragica e prematura che ha consegnato al mondo due principini orfani. Ripercorrendo la sua storia e quella della monarchia inglese per il mio libro “Elisabetta e le altre. Dieci donne per raccontare la vera regina” mi sono chiesta se qualcuno mai avesse tifato per Camilla, durante tutti questi anni. In fondo, mentre si cucinava la storia tra lei e Carlo gli ingredienti per la favola c’erano tutti: il sentimento ricambiato nonostante i rispettivi legami (Camilla è fidanzata, quando conosce il principe), le famiglie (soprattutto quella reale) che si oppongono alla relazione, lui che viene destinato a una donna scelta da altri e nonostante tutto, negli anni, pur rischiando di perdere la corona, vive il suo amore clandestino finché finalmente riesce a ottenere il riscatto della donna rimasta al suo fianco, nell’ombra, per anni. A guardarla al contrario, quella tra lei e il principe Carlo è una grande storia d’amore e come tale va celebrata il 9 aprile, quando i due ormai anziani coniugi (72 Carlo, 73 Camilla) festeggiano i loro sedici anni di matrimonio. Vale la pena spendere qualche parola per raccontare cosa avvenne tra loro, lasciando Diana sullo sfondo per mostrare Camilla in una veste diversa, quella di una donna che ha messo l’amore davanti a tutto (e a tutti) e che è sopravvissuta con ammirabile sanità mentale agli attacchi della stampa impietosa che per decenni, in maniera sistematica e unanime, calcava la mano con le metafore equine e le assegnava etichette del tipo "donna meno elegante del regno" o perfino "donnaccia". Lei, l’amante del principe, ha affrontato stoica con dignità e riserbo perfino quella brutta vicenda delle intercettazioni telefoniche, quando il mondo intero sghignazzando ascoltava la voce del principe Carlo dirle «Vorrei essere il tuo Tampax». L’erede al trono britannico si innamora di Camilla perché ha la sicurezza che a lui era sempre mancata. Camilla è materna, sa come prenderlo, lo conforta e gli concede il sostegno che un genitore troppo assente (la madre regina) e uno troppo esigente (il padre Filippo) non gli hanno mai dato. Lei è una ragazza sportiva che beve whisky e si lancia al galoppo imprecando come un unno, fa battute ironiche e piace agli uomini per via di quel suo fascino un po’ rude e campestre. Legata da tempo ad Andrew Parker Bowles, figlio di amici di famiglia della regina madre, inizia a frequentare Carlo quasi per gioco: ‘Sai che i nostri bisnonni erano amanti?” gli dice con tono sfrontato al primo incontro. Lui si innamora subito ma per la regina no, lei non va bene. È una donna che ha già un passato. A Carlo viene servita la giovane Diana, decisione che condanna all’infelicità ben tre persone. Sappiamo tutti come è andata: Camilla è scomparsa per un po’ per poi riapparire nella vita del principe perfino prima del suo matrimonio con la giovane Spencer, per diventarne l’amante. Rottweiler, la chiamava Diana, mentre Sua Maestà l’ha definita “quella donna malvagia” di fronte al figlio, attribuendole in toto la colpa del fallimento di un matrimonio fragile come un castello di carte. Le cose non vanno meglio dopo il divorzio dei principi del Galles, quando arriva quel poco dignitoso scambio di interviste televisive in cui Diana annuncia "in questo matrimonio eravamo in tre" e Carlo si difende ammettendo "ho commesso adulterio? Sì ma il matrimonio era già finito". La regina non accetta che Carlo e Camilla diventino una coppia men che meno dopo la morte di Diana, che anziché ‘liberare’ Camilla la condanna di nuovo al pubblico ludibrio. Nonostante fosse riuscita negli anni, e non senza fatica, a riabilitare la propria immagine e rendersi presentabile a corte, investendo nel look e compiendo un grande sforzo per vincere la timidezza per assolvere ai doveri di rappresentanza accanto al ‘suo’ principe, d’un tratto Camilla torna a essere solo la donna che aveva condannato Diana all’infelicità. Carlo ha dovuto attendere un’altra scomparsa, quella dell’adorata nonna, la queen mother, per poter sposare infine la donna della sua vita. La vecchia Elisabetta era infatti tanto affezionata al nipote quanto decisa a osteggiarne la relazione con Camilla. Finalmente il 9 aprile 2005, a trent’anni dal primo incontro, i due si uniscono in matrimonio. E subiscono il più grande degli sgarbi: la regina è assente alla cerimonia (civile, perché entrambi erano divorziati) e quando compie il suo arrivo trionfale alla festa che segue, eccola apparire vestita di bianco. Perché la regina può tutto, perfino oscurare la sposa nel grande giorno, elegante ma triste nel suo completo grigio topo. Il suo cappello di piume Philip Treacy sembra conferire un ulteriore tono ironico a una giornata paradossale che si conclude con un brindisi agli sposi di Elisabetta II, che mentre chiede ai suoi ospiti di alzare i calici per brindare alla felicità del figlio "accanto alla donna che ama", omette di pronunciarne il nome. Tutto vero, vi assicuro. Perché a leggerle nel dettaglio le storie reali regalano sorrisi inaspettati. Per questo vi diamo appuntamento con la newsletter che porta la monarchia a casa vostra, ogni giovedì all’ora del tè.

Filippo, nonno affettuoso. Il rapporto con i nipoti. Eva Grippa su La Repubblica il 9 aprile 2021. Tutti gli uomini di Diana: al funerale della principessa il principe Filippo convinse i nipoti William ed Harry a partecipare al corteo funebre, assieme anche al padre Carlo e allo zio Charles Spencer. Il principe consorte è stato sempre una figura di sostegno per William ed Harry, Beatrice ed Eugenia, Zara e Peter, Louis e James. Al loro fianco nei momenti più difficili, a partire dalla morte di Diana, a quelli gioiosi, come il matrimonio low profile della principessa di York in piena pandemia. Chissà che mondo sarà, da domani, per tre generazioni di reali nati e cresciuti con il conforto di poter contare sulla presenza, a volte burbera a volte spiritosa, di Filippo di Mountbatten - per loro semplicemente granpa - nelle loro vite. Il principe consorte ha avuto un ruolo decisamente atipico, per figli, nipoti e pronipoti; altrove si definirebbe 'il capo famiglia', il patriarca che dall'alto dei suoi quasi cento anni può dettare legge su tutti, ma non qui, in casa Windsor, dove il capo è sempre stata lei, la regina Elisabetta II. Filippo ha mantenuto la parola data al suocero, il re Giorgio VI, cui aveva promesso di sostenere Elisabetta nel suo ruolo di regina. Ed è stato grazie a lui, forse, se lei ha adempiuto al suo dovere di sovrana senza troppe distrazioni familiari fin da quando, appena venticinquenne, ha accolto il peso della corona sulla sua testa. Sicura del fatto che i suoi due bambini, Carlo ed Anna, ancora così piccini, potessero almeno contare sulla presenza del padre. Severo, competitivo ed esigente; la sua durezza è stata la condanna del primogenito e un pungolo nella crescita per la sua unica figlia femmina, quella che lui ha sempre definito: "il mio figlio preferito". Poi sono arrivati Andrea ed Edoardo, e a distanza di anni i nipoti: Peter e Zara (figli di Anna), William ed Harry (figli di Carlo), Beatrice ed Eugenia (figlie di Andrea), Louise e James (di Edoardo). Dal rapporto con Harry e William a quello strettissimo con Zara e Peter Phillips o Eugenia e Beatrice di York, ecco alcune foto storiche del consorte della regina Elisabetta con i suoi nipoti. Dopo la sua scomparsa, avvenuta alla vigilia dei 100 anni, queste immagini ricordano i momenti felici di una vita lunghissima. Mentore, nonno amorevole e leggenda: così lo hanno descritto nel tempo i suoi nipoti, rivelando il lato più sconosciuto - quello umano - di quest'uomo cresciuto lontano dal suo Paese (nato principe di Grecia e Danimarca, fu esule in Francia e poi in Inghilterra) nel rigore della disciplina militare. Abbandonata la Marina è stato proprio questo il suo 'lavoro': gestire tensioni e difficoltà dei vari membri della famiglia, seguire le giovani generazioni e sostenerle, bacchettarle e spronarle quando necessario. A partire da William ed Harry, che giovanissimi hanno perso tragicamente la madre. Filippo non era mai stato un fan di Lady Diana, che considerava capricciosa ed infantile e tuttavia aveva cercato di riportarla sui binari, nei primi tempi dopo il matrimonio con suo figlio Carlo, aprendosi a lei per raccontarle quanto difficile fosse stato anche per lui, in passato, farsi accettare da quella complessa famiglia e soprattutto dalla queen mother, sua suocera, che l'aveva sempre detestato (l'Unno, lo chiamava) e bisticciava con lui per ogni cosa, con Elisabetta II ad assistere  impotente alle discussioni tra le due persone a lei più care, divise da una reciproca antipatia. Ebbene, morta Diana il principe Filippo ha fatto del sostegno ai nipoti orfani una missione. Se i giovanissimi Will ed Harry hanno infine trovato la forza di camminare dietro il feretro della mamma durante i funerali di Stato è stato grazie a lui, che li aveva convinti con la promessa di rimanere per tutto il tempo al loro fianco: "Se vado, camminerai insieme a me?", gli chiese il nipote William, allora 15enne. Anni dopo, spenderà per lui parole importanti definendolo "una leggenda" in risposta all'attore Matt Smith, che gli chiedeva consiglio su come interpretare il nonno nella serie Netflix The Crown. Si dice anche che Filippo abbia spronato William nei suoi primi mesi alla St Andrew's University, dove inizialmente sentiva nostalgia di casa e pensava di andarsene, e che lo stesso abbia fatto con Harry negli anni in cui era un ragazzo scapestrato in cerca di un suo posto nel mondo, e pare gli abbia anche consigliato di tagliare la sua relazione con Meghan Markle: "le attrici si frequentano, non si sposano". Solo gossip reale, certo, anche perché alla fine Filippo ha programmato la sua operazione all'anca nell'aprile 2018 in modo da poter partecipare al loro matrimonio a Windsor, il mese successivo. Harry, tra tutti i nipoti, è forse quello che di questa morte soffrirà di più, complice un senso di colpa che immaginiamo possa avere per aver causato tanto scompiglio con l'intervista da Oprah Winfrey proprio quando la salute del nonno iniziava pericolosamente a vacillare. Filippo è stato molto legato anche alla nipote Lady Louise Windsor, figlia di Edoardo, alla quale ha trasmesso la sua passione per la guida in carrozza. Alquanto spericolata, nel suo caso. Nel 2017, pochi giorni dopo essere stato dimesso dall'ospedale per un'infezione, ha deciso contro il consiglio medico di recarsi al Guards Polo Club per guardare Lady Louise competere e fare il tifo per lei. Anche per Beatrice ed Eugenia, le principesse figlie del duca di York, i nonni hanno sempre giocato un ruolo importante nella loro vita, soprattutto dopo il divorzio dei genitori, il principe Andrea e Sarah Ferguson, avvenuto in circostanze incresciose (Fergie la rossa era apparsa sui giornali mentre il suo amante le succhiava le dita del piede), per difenderle dalla risonanza mediatica della notizia. In omaggio al nonno Eugenia aveva dato il nome di Filippo al suo primo figlio, August Philip Hawke, nato appena un mese fa. Sarà per lei un grande dolore sapere che il piccolo non potrà mai conoscere quel bisnonno valoroso che in passato aveva  elogiato in occasione di un'intervista per il documentario di ITV 2016 Our Queen at Ninety: "Penso che il nonno sia incredibile. È davvero forte e coerente. È stato lì per tutti questi anni e penso che sia una roccia, per tutti noi". Lo stesso accadrà con Zara, figlia della principessa Anna, che ha da poco dato alla luce il suo terzo figlio, Lucas; anche lui di secondo nome fa Philip, tutti sappiamo il perché. Il principe consorte non si è fatto indietro, con la famiglia, nemmeno dopo la sua "pensione"; ritirato dalla vita pubblica nel 2017 è apparso raramente a grandi eventi, ma ha fatto un'eccezione per partecipare ai matrimoni delle sue amate nipoti, Eugenia e Beatrice; la prima si è sposata in circostanze difficili, quando lo scandalo Epstein aveva appena travolto suo padre, Andrea di York. Quando la principessa si è sposata nella cappella di San Giorgio, nell'ottobre 2018, si diceva che il nonno Filippo non avrebbe partecipato per via della presenza della madre della sposa Sarah Ferguson, con la quale non scorreva buon sangue, eppure Filippo ha fatto un punto d'onore della sua presenza, importante nonostante tutto. Così anche con Beatrice, sposa in segreto durante la pandemia, costretta a scambiare i voti con Edoardo Mapelli Mozzi al Castello di Windsor, nel luglio 2020, senza carrozza né fanfara; niente royal wedding per lei, solo una cerimonia intima cui hanno voluto partecipare sia la nonna regina sia il nonno Filippo, presenti assieme agli sposi (sebbene a distanza di sicurezza) nell'unico ritratto di famiglia che celebra quel giorno.

L'addio a Filippo: Harry, Meghan e il senso di colpa. Maria Corbi su La Repubblica il 9 aprile 2021. Harry non è tornato per dare l'ultimo saluto al nonno. Una decisione discutibile,  ma anche difficile, come lo sarà fronteggiare il senso di colpa e il nuovo equilibrio da trovare con la famiglia e con Meghan. Non esiste arma più letale del senso di colpa, quella sensazione che corrode chi la prova e che investe anche chi gli è vicino. Almeno quando si è entrambi complici in una decisione che porta  al rimorso o al rimpianto. E adesso che il principe Filippo è morto, con questo sentimento dovrà fare i conti  suo nipote Harry che ha deciso, insieme a Meghan, di non tornare in Inghilterra ai primi di marzo  nonostante sapesse perfettamente quali fossero le reali condizioni del nonno Filippo,  ricoverato per un’infezione e un problema cardiaco. Quando a 99 anni ci si scompensa non ci vuole certo un luminare per capire che la vita è appesa a un fragilissimo filo. Quindi la decisione di Harry di non tornare in patria a dare l’ultimo saluto al nonno è stata consapevole come anche la decisione di fare andare in onda l’intervista con le accuse pesantissime alla famiglia concessa a Oprah Winfrey e trasmessa dalla Cbs mentre Filippo giaceva in un letto di ospedale. La casa reale ha deciso di reagire con "dolcezza", con la regina accogliente verso il nipote 'non prodigo' e protettiva verso il marito a cui ha tenuta nascosta l’intervista impedendo a chiunque di farne cenno. Sperando che quel nipote amatissimo, così simile nelle sembianze al nonno quando era un giovane ufficiale, a un certo punto bussasse ai cancelli del castello di Windsor per vivere insieme alla famiglia il distacco, e la perdita di un membro così importante.  Ma non è stato così, forse per quell’idea adolescenziale per cui “c’è sempre tempo di fare qualcosa”, o per una incapacità di superare il rancore e quel consiglio che il nonno gli dette quando aveva deciso di sposarsi: "Con una attrice si esce, non la si sposa". E  magari  Harry  non è stato capace di andare contro sua moglie Meghan che in quella famosa intervista ha denunciato non solo il razzismo che pervade la casa reale ma anche la sua disperazione di vivere in quelle antiche stanze con persone ostili. Tanto da pensare al suicidio. E quando si è innamorati, e fragili, come Harry ci si ferma alla confezione senza pensare che basterebbe scartarla per capire quello che c’è dentro. E dentro a quel "pacco" confezionato da Meghan ci sono molti dubbi, almeno sulla sua disperazione. Perché un castello può essere opprimente ma a una giovane e tosta ragazza americana è bastato uscire dal portone della reggia per ritrovare la sua comfort zone. E anche se la depressione è democratica e colpisce tutti, diciamo che ci sono problemi più gravi per cui decidere di smettere di vivere. Riflessioni che insieme al senso di colpa accompagneranno il principe Harry, portando nubi sulla sua vita ma anche sul suo matrimonio. O forse no. E allora il mondo scoprirà un Harry spietato, o solo vendicativo per una famiglia che ritiene responsabile di avergli portato via la mamma, Diana.

Maria Corbi per “la Stampa” il 10 aprile 2021. L'ultimo saluto negato di Harry al nonno non può essere legato al caso, ma ad una scelta precisa. Perché quella del principe Filippo è stata una morte annunciata, almeno dai primi di marzo, quando si è aggravato ed è stato ricoverato in ospedale. C' era tutto il tempo per tornare. Il messaggio è chiaro: la mia famiglia sono Meghan e Archie. Anche se adesso magari la ragione di Stato farà percorrere ad Harry la strada di ritorno. Il cuore, però è un' altra cosa. E in questa storia sembra rimasto orfano. Lo si era intuito in verità quando Harry e Meghan hanno dato il loro ok alla messa in onda dell' intervista concessa a Oprah Winfrey, nonostante il nonno fosse ricoverato in grave condizioni in ospedale. Eppure quello tra i due principi, fino all' arrivo di Meghan, è stato un rapporto affettuoso, coltivato anche dall' avere avuto un destino comune: dover stare sempre un passo indietro. Il primo alla moglie, la regina. Il secondo al fratello primogenito, futuro re. Un legame anche «fisico», tra nonno e nipote, fatto di pacche sulle spalle, carezze sulla testa e abbracci, a differenza della distanza che c' è sempre stata tra Carlo e il padre. Harry si confidò al nonno quando stava per prendere la decisione di sposarsi con l' attrice Meghan Markle, ricevendone un consiglio che è tra le cause dell' indifferenza di oggi: «Con le attrici ci si esce, non si sposano». Filippo giocò il tutto per tutto per mantenere salda tradizione e casa reale, senza il pericolo di avere nuove «Diana» in casa. Ma sappiamo come è andata. Una sceneggiatura pronta per Netflix e «The Crown». Come lo è stato, trama da fiction, anche il difficile rapporto tra Filippo e suo figlio Carlo, che oggi si trova a fare un piccolo passo nella scala gerarchica di casa Windosr. Filippo ha tentato di rendere più simile a se stesso il figlio, temprandone il carattere per farne un uomo «forte» secondo i suoi canoni e la sua educazione. Cercò in tutti i modi di scoraggiare la sua passione per l' Arte, il teatro, la poesia. Quando nel 1965 andò a vedere il suo primogenito a teatro, in una recita di Macbeth, il racconto di Carlo, affidato a una lettera, è da libro Cuore: «Mi dimenavo sul palco», scrisse, «ma non sentivo altro che mio padre e il suo "Ah ah ah"». A incoraggiare il suo carattere gentile c' era solo la Regina Madre, sua nonna, che riparava così in parte alla mancanza di empatia sofferta per colpa di genitori distanti e disinteressati. La regina aveva delegato l' educazione al marito e non interveniva quasi mai, nemmeno quando Filippo pretese che Carlo invece che a Eton venisse mandato nello spartano collegio di Gordonstoun, in Scozia, dove vigeva la legge del bullismo con abusi morali e fisici per i più piccoli, i nuovi entrati, i più fragili. Durante le partite di rugby, i suoi compagni di squadra approfittavano della mischia per menarlo. O lo legavano sotto la doccia gelata, prendendolo in giro per le orecchie a sventola. Un inferno in terra, come rivelò Carlo anni dopo. Filippo fu inflessibile: Carlo sarebbe rimasto a Gordonstoun. Dopo la sua separazione da Diana, nel '92, Carlo confidò le sue sofferenze giovanili a Jonathan Dimbleby, che stava scrivendo una biografia autorizzata. E nel libro si capisce come il piccolo principe «fosse intimorito dalla forte personalità di suo padre» che spesso lo sminuiva o lo derideva. E non accettava di essere contraddetto, nemmeno dalla suocera che voleva a tutti i costi mandarlo a Eton, un luogo più adatto a lui. Il rapporto rimase difficile anche quando Carlo sposò Diana, senza lasciare però Camilla. Soprattutto all' inizio il principe Filippo si schierò con la nuora, attribuendo i problemi del matrimonio alla debolezza del figlio. Ma il tempo può aggiustare le cose e negli ultimi anni, anche grazie a Camilla, Carlo si è avvicinato al padre. Soprattutto in questo ultimo anno, quando ha capito che era tempo di perdonarsi e di perdonare. Quando è andato a trovare Filippo in ospedale un mese fa, le lacrime sul suo viso hanno cancellato il rancore. Aspettiamo quelle di Harry.

Principe Filippo di Edimburgo, Meghan Markle e Harry in sconcertante silenzio. Il gelo di Kate Middleton e William. Libero Quotidiano il 09 aprile 2021. Il cordoglio dei nipoti del principe Filippo di Edimburgo? Per ora solo privato. In pubblico, sui social, William e Harry tradiscono le attese. Mentre Buckingham Palace e la Gran Bretagna piangono la morte del consorte della Regina Elisabetta, scomparso a 99 anni "in pace", come ha comunicato una nota ufficiale della Corona, i Duchi di Cambridge e i Duchi di Sussex non fanno una bella figura su Instagram. L'account ufficiale di William e Kate Middleton si limita a condividere il messaggio dei Windsor, in cui si annuncia la dipartita del nonno. Ancora peggio Harry e Meghan Markle, al centro di mille polemiche negli ultimi mesi: da loro nessun messaggio, né formale né più personale, l'ultimo post risale al 30 marzo. Profilo "dormiente", ma in questi casi non ci sono scusanti, nemmeno il fuso orario. Il mondo si aspettava un gesto riconciliatore in questo momento così doloroso, e invece niente. Pensare che il principe Filippo, pur avendo dato addio a incarichi ufficiali nel 2017, per sopraggiunto limite di età, aveva fatto uno strappo alla regola partecipando alle nozze di Harry e Meghan e i retroscenisti della Real Casa lo definivano "emozionatissimo" per l'unione del nipote, il più fragile, stravagante ed eccentrico di Buckingham Palace e forse per questo il più amato e protetto dal nonno. Resta dunque la sensazione di una famiglia spaccata, anche nel momento del cordoglio più privato. E ora c'è chi si chiede cosa accadrà al funerale di Filippo. che avverrà in forma riservata e con solo i familiari più stretti a causa del Covid. Harry e Meghan torneranno in Inghilterra? O approfitteranno della "scusa" della quarantena per non incontrare i familiari?

Meghan Markle, indiscrezioni a Pomeriggio 5 sul funerale del principe Filippo: "Ha una scusa per non andarci". Libero Quotidiano il 09 aprile 2021. A poche ore dalla notizia della morte del principe Filippo, da 73 anni consorte della regina Elisabetta, tutti gli occhi sono puntati su Meghan Markle e Harry in attesa di una loro reazione e di sapere se parteciperanno al funerale di Filippo. Al momento, Meghan Markle e Harry non avrebbero condiviso sulla sulla loro pagina Instagram, inattiva dal marzo 2020, al contrariodi Kate Middleton e William e di Carlo e Camilla - che sulle loro pagine ufficiali hanno pubblicato il messaggio di cordoglio diffuso da Buckingham Palace con l'immagine del principe Filippo - Harry e Meghan hanno scelto il silenzio "social". "Harry vuole stare al fianco della nonna in questo momento tragico, Meghan (incinta) chiederà consiglio ai medici per non correre rischi legati al viaggio", scrive così il Telegraph sulla presenza dei duchi di Sussex. . Lui starebbe organizzando il ritorno nel Regno Unito dare l'ultimo saluto al nonno, a un anno dallo strappo. Lei invece potrebbe rimanere negli Usa. E a Pomeriggio 5 si sono collegati con l'inviato in Inghilterra che ha raccontato che, "ci si aspetta che almeno il principe Harry tornerà a Londra per partecipare alla cerimonia che dovrebbe tenersi alla St George’s Chapel il prossimo sabato in forma privata. Ma quando si parla di Meghan Markle, Giovanni Ciacci ricorda che dovrebbe essere invitata dalla Regina stessa, secondo il protocollo.  “Ci sono stati anche esempi in cui la famiglia reale abbia dovuto di fatto seguire il protocollo, esortando qualcuno a non presentarsi”. Per Filippo Nardi la Markle “Farebbe meglio a rimanere in America se avesse ancora un po’ di buon gusto”, mentre la giornalista Annalisa Venezia fa notare che “Ha un’ottima scusa per non esserci: la gravidanza”.

Ecco perché Meghan non andrà al funerale del principe Filippo. I medici hanno sconsigliato a Meghan Markle di intraprendere il viaggio fino a Londra, ma ci sono altri motivi che spingerebbero la duchessa a restare negli Stati Uniti. Francesca Rossi - Dom, 11/04/2021 - su Il Giornale. Ormai è notizia certa. Sabato 17 aprile 2021 Meghan Markle non sarà fra i 30 famigliari che daranno l’estremo saluto al principe Filippo nella St. George’s Chapel. La sua assenza, per la verità, era quasi scontata fin dall’inizio. Altrettanto garantito il fatto che la duchessa di Sussex riuscisse a far parlare di sé anche in un’occasione grave come questa. Reinterpretando Nanni Moretti: “Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte, o se non vengo per niente?” Per quel che riguarda Meghan tutto il mondo l’avrebbe notata in entrambi i casi. La moglie del principe Harry è un’assente giustificata. Il suo “alibi” è a prova di bomba. La dolce attesa. La bambina che aspetta nascerà la prossima estate, la gravidanza è in stato avanzato e i medici le hanno sconsigliato di intraprendere un viaggio così lungo. Tra l’altro Meghan ha avuto un aborto spontaneo la scorsa estate, dunque è meglio non rischiare. Questa è l’ineccepibile motivazione ufficiale. Però, a ben guardare, ce ne potrebbero essere anche altre, più nascoste. Quelle che tutti intuiamo, anche se non diamo loro la concretezza della parola. La gravidanza capita al momento opportuno (suona male, è vero, però l’impressione è questa), perché solleva Meghan e la royal family da un incontro imbarazzante, forse prematuro. L’ex attrice non dovrebbe avere molta voglia di rivedere i Windsor, soprattutto dopo le accuse di razzismo lanciate durante l’ormai storica intervista con Oprah Winfrey. E la cosa, con buona probabilità, è reciproca. La regina Elisabetta, William, Kate e tutta la Firm gradirebbero risparmiarsi un’atmosfera tesa che si taglia con il coltello e sorrisi ipocriti che celano la rabbia di non potersi difendere pubblicamente, di non poter usare la stessa arma della libertà d’espressione che Meghan ha recuperato tornando negli Stati Uniti (possiamo comunque discutere sulla fondatezza e il buon gusto delle sue rivelazioni). I sudditi inglesi, poi, sono dalla parte della loro sovrana e la popolarità dei Sussex è ai minimi storici. Piaccia o meno, il prossimo 17 aprile tutti gli occhi saranno puntati sul principe Harry e, di riflesso, anche sull’assenza della moglie. Riusciremo a vedere un gesto di distensione tra il duca di Sussex e William? Come si comporterà il principe Carlo? Harry sarà titubante di fronte alla famiglia, o coglierà l’occasione per chiarirsi con i parenti, benché il problema sia diventato di difficile risoluzione? Dovremo cogliere i segnali più piccoli, gli sguardi magari, perché certamente la regina Elisabetta non perdonerà alcun errore commesso proprio nel giorno del funerale del principe Filippo. Harry è già con un piede sul jet privato. Sta ultimando il periodo di quarantena prima della partenza, sperando che il tampone sia negativo. Secondo le leggi inglesi formulate per contrastare la pandemia, il duca avrebbe dovuto trascorrere 10 giorni in isolamento una volta atterrato a Londra. A quanto pare, però, gli sarà concessa una sorta di esenzione diplomatica che gli consentirà, dopo il risultato di un secondo tampone fatto all’arrivo, di arrivare il prima possibile al Castello di Windsor (va detto, però, che sono già consentite delle eccezioni alla regola per chi deve partecipare a un funerale). Intanto trapelano altri dettagli sullo svolgimento del funerale. Il feretro sarà trasportato su una Land Rover, che lo stesso principe Filippo aveva modificato, da Windsor alla St. George’s Chapel. In contemporanea con l’inizio della funzione verrà osservato un minuto di silenzio in tutto il regno. Nessuna camera ardente, solo lo stendardo personale a coprire la bara, su cui verranno posti il berretto, la spada di ufficiale della Royal Navy e una corona di fiori. Tutto secondo le ultime volontà del duca di Edimburgo. Come abbiamo già accennato, gli invitati saranno solo 30, per rispetto alle regole di contenimento del Covid. Il primo ministro Boris Johnson sarà un altro assente eccellente, cedendo il suo posto, come gesto di cortesia, a un altro membro della royal family. Lo comunica in una nota Downing Street: “Il primo ministro intende agire secondo ciò che è meglio per la famiglia reale, in modo da poter consentire la presenza del maggior numero possibile di membri della famiglia al funerale di sabato”.

Principe Filippo, "la sua morte? Colpa dello stress causato da Meghan e Harry": la dichiarazione choc del conduttore di Fox News. Libero Quotidiano il 09 aprile 2021. L'intervista di Meghan e Harry a Oprah Winfrey avrebbe provocato la morte del principe Filippo, il marito della Regina Elisabetta deceduto questa mattina all'età di 99 anni. La pensa così Brian Kilmeade, il conduttore del programma Fox and Friends della Fox, intervenuto subito dopo l'annuncio della Famiglia reale. "Dicono che Filippo fosse andato su tutte e le furie", ha detto Kilmeade collegando la scomparsa del marito della Sovrana all'intervista andata in onda il mese scorso. Un'intervista pesante nella quale la Markle ha accusato la Royal family di razzismo. "Filippo stava cercando di riprendersi dai suoi ultimi problemi di salute e gli è arrivata in testa questa tegola", ha detto il conduttore. Nei giorni in cui è andata in  onda l'intervista scandalo ai duchi di Sussex, infatti, il duca di Edimburgo era ricoverato in ospedale per un delicato intervento al cuore. Si potrebbe dire, insomma, che Brian Kilmeade abbia semplicemente ripetuto ciò che qualche tempo fa aveva già detto il collega britannico Piers Morgan. Secondo Morgan, infatti, la salute di Filippo aveva ricevuto un duro colpo proprio a causa dell'intervista di Oprah. Per via delle sue dichiarazioni, il conduttore fu costretto a dimettersi dal suo show. Furono immediate le proteste degli spettatori per come lui aveva attaccato Meghan. Morgan inoltre aveva detto anche che Harry aveva fatto male ad "aggiungere stress" al nonno in ospedale parlando in tv con la Winfrey. 

Principe Filippo, indiscrezioni drammatiche su Harry: "Aveva tutto il tempo", come è ridotto dopo la morte del nonno. Libero Quotidiano il 10 aprile 2021. Addio al principe Filippo, morto ieri, sabato 9 aprile, all'età di 99 anni. Malato da tempo, il consorte della Regina Elisabetta non è riuscito a raggiungere i 100 anni che avrebbe compiuto il prossimo 10 giugno. Un decesso arrivato dopo una serie di ricoveri, piovuti proprio nei giorni dell'intervista bomba concessa da Meghan Markle e dal nipote, il principe Harry, a Oprah Winfrey. L'intervista delle accuse alla famiglia reale i cui contenuti, si è appreso, sono stati tenuti il più nascosti possibile a Filippo, temendo che non ne avrebbe retto l'impatto. Ed in questo contesto, ora, trapelano voci su Harry, il nipote che nei giorni della malattia del nonno non è tornato nel Regno Unito, e anzi ha continuato la sua battaglia contro la famiglia dagli Stati Uniti. Il punto è che quella di Filippo era una morte annunciata, stava male dai primi giorni di marzo, e insomma Harry avrebbe avuto tutto il tempo per tornare a casa, tutto il tempo per rivolgere un ultimo saluto al nonno. Ma non lo ha fatto. Ha scelto di mandare un messaggio ai Windsor: ora, la sua famiglia, sono Meghan Markle e Archi, il figlio. Eppure, come detto, ora trapelano indiscrezioni sul rimorso di Harry per il saluto negato. Un dolore che starebbe tormentando il principe, che tornerà a Londra per i funerali, ma senza Meghan. E pensare che tra Filippo e Harry il rapporto era affettuoso, anche perché avevano un destino comune: quello di dover stare sempre un passo indietro, Filippo rispetto alla regina e Harry rispetto al fratello, erede al trono, secondo in linea di successione dopo Carlo. E il legame tra Filippo e Harry era anche fisico: in pubblico, a differenza degli altri membri della famiglia, si sono fatti vedere spesso abbracciati, tra carezze e pacche sulle spalle. Una serie di dettagli, di ragioni che acuiscono il rimorso di Harry. Che un ultimo saluto al nonno, ancora vivo, non potrà più darlo.

Harry torna per il funerale di Filippo. Meghan resta negli Usa. Meghan Markle non tornerà a Londra per assistere al funerale del principe Filippo, mentre Harry si sta preparando alla partenza. Carlo ringrazia per il cordoglio. Francesca Rossi - Sab, 10/04/2021 - su Il Giornale. Il Regno Unito si prepara a salutare per l’ultima volta il principe Filippo. Conosciamo già molti dettagli del funerale, che avverrà il prossimo 17 aprile alle 15 (le 16 in Italia), alla St. George's Chapel. Vi prenderanno parte solo 30 invitati (l'elenco verrà pubblicato il prossimo giovedì), come prescritto dalle regole anti-Covid. Il feretro verrà trasportato su una Land Rover e dietro alla bara cammineranno i membri della royal family. Si tratterà di una processione di 8 minuti. Naturalmente Sua Maestà non vi prenderà parte, ma aspetterà nella cappella per l'inizio delle esequie in forma privata, come desiderava il principe Filippo. Dalla notizia della morte del consorte della regina Elisabetta, c’è stata una domanda che tutti, dagli osservatori reali alla gente comune, si sono posti: il principe Harry e Meghan Markle parteciperanno al funerale del duca di Edimburgo? La presenza del primo è sempre stata scontata. Harry parteciperà. Ci mancherebbe altro. In questo momento i Windsor non hanno proprio bisogno di un altro scandalo. Il Mirror ci informa che il duca di Sussex si sta preparando a partire. Un insider ha rivelato: “Ha detto che vuole stare insieme alla famiglia e sta già prendendo accordi per tornare a casa”. Un’altra fonte ha dichiarato al Daily Mail: “Harry farà del suo meglio per tornare nel Regno Unito e stare con la sua famiglia. Non vorrà nient’altro se non essere lì per i suoi cari e in particolare per la nonna, durante questo periodo terribile”. Un terzo insider ha sottolineato al New York Post: “Harry era molto vicino al nonno. Ovviamente ci sarà, non importa quanto difficili siano i rapporti tra i Sussex e la famiglia”. Nessuno sa quando Harry lascerà la California, dove si sistemerà una volta arrivato a Londra, per quanto tempo si tratterrà. Le indiscrezioni parlano di conversazioni telefoniche tra Harry e il principe Carlo, ma anche con le principesse Beatrice ed Eugenia. Harry dovrebbe prendere un jet privato e sarebbe già in autoisolamento per evitare qualunque rischio legato al coronavirus. La quarantena preventiva dovrebbe durare 5 giorni, ma il duca dovrà comunque fare un tampone prima di partire e un altro una volta arrivato a destinazione. Dovrebbe anche ottenere una sorta di lasciapassare diplomatico che gli consentirebbe di aggirare le norme previste per i viaggiatori provenienti dagli Usa. E Meghan Markle? Non ci sarà. Questo, almeno, ci dicono le ultime notizie. Per la verità la sua assenza era quasi scontata. La duchessa è incinta, partorirà tra pochi mesi, in estate e sembra che i medici le abbiano sconsigliato di intraprendere un viaggio così lungo e faticoso nel suo stato. Per dirla tutta, forse è meglio così. Dopo l’intervista a Oprah, le accuse di razzismo alla royal family e quelle di bullismo rivolte dall’ex staff dei Sussex a Meghan Markle, la tensione tra quest’ultima e la royal family sarebbe salita alle stelle in un momento che, invece, deve essere completamente dedicato al principe Filippo. Proprio oggi, 10 aprile 2021, Harry e Meghan hanno scritto, sul sito della fondazione Archwell, il loro addio al duca di Edimburgo. Poche parole, semplici:“Grazie per il tuo servizio, ci mancherai moltissimo”. Il cordoglio della royal family è stato anche espresso dall'erede al trono il quale, da Highgrove, ha dichiarato che i Windsor sono "profondamente grati" a tutti coloro che hanno dimostrato affetto alla sovrana e al casato intero. Il principe Carlo, come riportato dalla BBC, ha aggiunto: "Il mio caro papà era una persona molto speciale, amata e apprezzata e penso, soprattutto, che sarebbe rimasto stupito dalla reazione e dalle cose toccanti che sono state dette di lui. E da quel punto di vista noi, la mia famiglia, siamo profondamente grati per tutto questo. Questo ci sosterrà in questa particolare perdita e in questo momento particolarmente triste", sottolineando: "Ha reso il servizio più straordinario e devoto alla regina, alla mia famiglia e al Paese e anche a tutto il Commonwealth". Parole toccanti arrivano anche da Sophie di Wessex, moglie del principe Edoardo. La contessa, lasciando il Castello di Windsor con il marito, ha detto: "La Regina è stata straordinaria". Sua Maestà ha dedicato al principe la frase più tenera. Sui profili social della famiglia reale è comparso un post con un ritratto ufficiale della sovrana e Filippo, firmato da Annie Leibovitz. Nella didascalia leggiamo il messaggio che Elisabetta scrisse per il consorte 24 anni fa, nel 1997, in occasione delle celebrazioni per il Giubileo di Diamante: "Lui è stato semplicemente la mia forza e il mio sostegno durante tutti questi anni e io, la sua intera famiglia, questo Paese e molti altri abbiamo nei suoi confronti un debito più grande di quanto lui possa rivendicare o persino di quanto potremo mai sapere". In queste settimane, ricordiamolo, i tabloid hanno evidenziato anche la possibilità che William e Harry si incontrassero (e chiarissero), il prossimo giugno, in occasione del 100esimo compleanno del nonno, oppure il primo luglio, in occasione delle commemorazioni per il 60esimo compleanno di Lady Diana. Purtroppo le cose sono andate diversamente. Il duca di Sussex e il duca di Cambridge si vedranno molto prima, ma chissà che il tragico evento del funerale di Filippo non li faccia riavvicinare, parlare di nuovo faccia a faccia. Senza Meghan Markle.

La coppia vicina al dolore dei reali. Funerali principe Filippo: Harry ci sarà, Meghan non potrà viaggiare. Redazione su Il Riformista il 10 Aprile 2021. In tutto il Regno Unito hanno risuonato le salve di cannone sparate per rendere omaggio al principe Filippo, il giorno successivo alla sua morte. Buckingham Palace ha reso noto che i funerali del duca di Edimburgo si terranno sabato prossimo al Castello di Windsor alle ore 15 (le 16 in Italia) e che parteciperanno solo 30 persone, in linea con le restrizioni anti-Covid. Tra queste ci sarà il principe Harry pronto a tornare in patria dagli Stati Uniti, ma non la moglie, Meghan Markle, a cui il medico personale ha sconsigliato di mettersi in viaggio perché incinta. Le esequie non saranno un funerale di Stato, nel rispetto del volere di Filippo, e verranno trasmesse in diretta televisiva. Il corpo del principe, attualmente a Windsor, sarà spostato sabato nella vicina Cappella di San Giorgio. I membri della famiglia reale, incluso il principe di Galles, Carlo, cammineranno dietro alla bara, mentre la regina Elisabetta si recherà nella Cappella separatamente. La processione durerà otto minuti. All’arrivo, sarà accolta dal Decano di Windsor e dall’Arcivescovo di Canterbury.Per Harry, scrivono i media britannici, il ritorno nel Regno Unito potrebbe essere l’occasione per riavvicinarsi alla famiglia reale dopo le pesanti accuse lanciate nel corso dell’intervista rilasciata alla conduttrice Oprah Winfrey. Allora, Meghan Markle accusò la royal family di razzismo e di non averla sostenuta quando aveva bisogno di un sostegno psicologico. Fonti hanno riferito al Daily Mirror che Harry ha parlato con diversi membri della famiglia dopo la morte del principe Filippo, tra cui il principe Carlo, esprimendo la volontà di star loro vicino e prendendo accordi per tornare a casa. In onore di Filippo, a partire da mezzogiorno, sono stati sparati 41 colpi di cannone al minuto in tutto il Regno Unito, a Gibilterra e a bordo delle navi da guerra della Royal Navy. I cittadini in lutto hanno continuato a portare fiori davanti a Buckingham Palace e al Castello di Windsor, nonostante la corte lo abbia sconsigliato per evitare assembramenti. Celebrazioni si sono tenute perfino nella remota nazione insulare di Vanuatu, dove vive una tribù che riverisce Filippo come una divinità, ritenendolo la reincarnazione di un antico guerriero che lasciò l’isola per combattere una guerra. Su Twitter la royal family ha pubblicato un passaggio del discorso pronunciato da Elisabetta in occasione delle nozze d’oro con Filippo in cui lo ha definito “la mia forza”, “abbiamo con lui un debito più grande di quanto abbia mai rivendicato o di quanto mai sapremo”. I quattro figli di Filippo lo hanno ricordato in un’intervista andata in onda su Bbc, definendolo una “roccia” per la madre. L’emittente britannica è stata al centro delle critiche di numerosi utenti che hanno ritenuto “eccessiva” la copertura dedicata alla morte del principe. Sabato i figli Andrea ed Edoardo hanno fatto visita alla regina al Castello di Windsor. Carlo, il primogenito, ha espresso gratitudine per il sostegno ricevuto in tutto il mondo per la morte del padre. Le condoglianze alla regina sono arrivate anche da Papa Francesco che ha ricordato “la devozione del principe Filippo al matrimonio e alla famiglia e il suo impegno per l’educazione e lo sviluppo delle generazioni future”. Secondo quanto riferito da fonti alla stampa internazionale, Filippo ha espresso il desiderio di morire nel suo letto e non in un letto di ospedale: fino alla fine, hanno detto, “ha voluto fare le cose a modo suo”.

Annuncio di Buckingham Palace: è morto il principe Filippo, duca di Edimburgo. Il Quotidiano del Sud il 9 aprile 2021.  Il principe Filippo, duca di Edimburgo, il più longevo consorte di un monarca nella storia britannica, si è spento all’età di 99 anni. Lo ha annunciato Buckingham Palace. “E’ con profondo dolore che Sua Maestà la Regina annuncia la morte del suo amato marito, Sua Altezza Reale, il Principe Filippo, Duca di Edimburgo. Sua Altezza Reale si è spento in pace questa mattina al Castello di Windsor”, recita il comunicato di Buckingham Palace. Filippo, che avrebbe compiuto 100 anni il 10 giugno prossimo, era comparso in pubblico l’ultima volta lo scorso 16 marzo, mentre lasciava il King Edward VII Hspital di Londra, dove era stato ricoverato per riprendersi dall’intervento al cuore al quale si era sottoposto nel St Bartholomew’s Hospital. Il Duca di Edimburgo era stato ricoverato al King Edward VII Hospital il 16 febbraio per un periodo di “riposo e osservazione”, dopo avere sofferto un malore. Ma la degenza era stata prolungata e Buckingham Palace aveva in seguito riferito che Filippo era in cura per un’infezione. Dopo 13 notti, era stato trasferito all’unità cardiaca del St Bartholomew’s per un trattamento specialistico. Il Palazzo aveva riferito che il 3 marzo Filippo si era sottoposto “con successo a una procedura per una condizione cardiaca pre- esistente”. All’uscita dal King Edward VII Hospital di Londra, Filippo era stato fotografato su una sedia a rotelle, prima di salire sull’auto che lo avrebbe portato al Castello di Windsor, per riunirsi alla regina Elisabetta, dopo aver trascorso 28 notti in ospedale, la sua degenza più lunga. In precedenza, ricorda il Telegraph, Filippo era stato visto l’ultima volta in pubblico nel luglio dello scorso anno, quando, nonostante l’età avanzata, aveva partecipato alla cerimonia del passaggio di consegne del suo ruolo di colonnello in capo del reggimento dei Rifles, dopo 67 anni di servizio. Lo stesso mese, era anche stato fotografato al matrimonio della principessa Beatrice, mentre a giugno era stato fotografato al fianco della regina per il suo 99esimo compleanno. Lo scorso novembre era stata diffusa la sua ultima foto ufficiale, che lo ritraeva accanto alla regina al Castello di Windsor, mentre insieme ammiravano una cartolina fatta dai loro pronipoti, i principi George e Louis e la principessa Charlotte, per il loro 73esimo anniversario di matrimonio. Dallo scorso marzo, Filippo aveva trascorso gran parte del suo tempo in isolamento al Castello di Windsor, come precauzione contro il Covid-19.

È morto il principe Filippo. Una vita dedicata alla Regina. L'annuncio è arrivato direttamente dalla famiglia reale: "Sua Altezza Reale è morta pacificamente questa mattina a Windsor". Francesco Curridori - Ven, 09/04/2021 - su Il Giornale. Il principe Filippo ha smesso di soffrire. Il marito della Regina Elisabetta II, ritiratosi dalla scena pubblica il 4 maggio 2017, passerà alla storia per essere stato il principe consorte più longevo della monarchia britannica e per le sue numerose gaffe. Secondo le regole previste per i funerali della Casa Reale, le esequie del principe Filippo si svolgeranno nei prossimi 10 giorni nella St Georgès Chapel, del Castello di Windsor in "forma ristretta", come ha chiesto lo stesso consorte della regina Elisabetta.

L'adolescenza del principe Filippo. Philip Battenberg, nasce a Corfù il 10 giugno 1921, assume il titolo di principe di Grecia e Danimarca in quanto nipote del re di Grecia e nel 1947, prima del matrimonio con la Regina Elisabetta, cambia il suo cognome in Mountbatten per renderlo più inglese. Tale cognome è lo stesso scelto dal nonno materno, Luigi di Battenberg, il quale, dopo essere diventato cittadino britannico, aveva rinunciato ai suoi titoli di origine tedesca. Dopo la prima guerra mondiale, il re Costantino I di Grecia deve abdicare e, nel giro di breve tempo, la famiglia reale è costretta all’esilio. Filippo cresce inizialmente in Francia, ma nel 1928 viene mandato a studiare nel regno unito e vive con la nonna Vittoria Alberta d'Assia a Kensington Palace e con lo zio Giorgio Mountbatten a Lynden Manor. Nel 1933, Filippo fu inviato alla Schule Schloss Salem in Germania, ma, con l’avvento del nazismo, si trasferisce in Scozia dove l’ebreo Kurt Hahn apre una nuova scuola. Nel 1939, Filippo entra nella Royal Navy e inizia la carriera militare. Partecipa alla Seconda Guerra Mondiale e, nel 1942, a soli 21 anni, diventa primo tenente della HMS Wallace e uno dei più giovani ufficiali della marina britannica.

L'incontro e il matrimonio con la Regina Elisabetta. Nel 1946, Filippo chiede a re Giorgio VI la mano di sua figlia, conosciuta sette anni prima. Il fidanzamento viene ufficializzato il 19 aprile del 1947, al ventunesimo compleanno di Elisabetta ma reso pubblico solo nel luglio dello stesso anno. Filippo rinuncia così ai suoi titoli reali greci e danesi e al trono della Grecia, si converte dalla religione ortodossa a quella anglicana e diventa cittadino britannico in quanto discendente di Sofia di Hannover. La coppia si sposa il 20 novembre 1947 e la cerimonia, celebrata nell'Abbazia di Westminster, viene trasmessa, per la prima volta, in diretta tivù dalla BBC. Filippo non fu incoronato assieme alla moglie, ma ottenne che Elisabetta gli prestasse particolare attenzione e gli imponesse le mani. Dopo il loro matrimonio, gli sposi vanno ad abitare a Clarence House e, nel 1948, nasce il primogenito Carlo, mentre due anni più tardi sua sorella Anna. Filippo inizialmente prosegue la carriera militare che abbandona già nei primi anni ’50 per accompagnare sua moglie in un tour tra i Paesi del Commonwealth. Nel 1952 muore re Giorgio VI mentre la coppia si trova in Kenya. Elisabetta, una volta divenuta Regina, avrebbe dovuto assumere il cognome del marito ma la regina Mary di Teck, sua nonna si oppose e la casata regnante mantenne il nome di Windsor. Solo dopo la morte di sua nonna viene emanato un decreto per consentire l’uso del doppio cognome Mountbatten-Windsor. Nel 1956, il duca fonda il The Duke of Edinburgh's Award assieme a Kurt Hahn, per premiare i giovani che dimostrano senso di responsabilità nei confronti delle loro comunità. Sempre nello stesso anno inaugura le Olimpiadi estive di Melbourne. Nel 1961 assume la presidenza del WWF britannico, nel 1986 ne diventa il presidente internazionale e dal 1996 è presidente onorario. Il principe consorte, oltre al WWF, nella sua lunga vita, è arrivato a presiedere circa 8mila associazioni benefiche.

Le gaffe del principe Filippo. A contraddistinguere il carattere del principe Filippo sono, però, le numerosissime gaffe che, molto spesso, hanno messo in imbarazzo la monarchia. Alcune volte si è corso il rischio concreto di dar luogo a crisi diplomatiche. Negli anni ’60, in piena guerra fredda, rispondendo a un giornalista che gli chiedeva se avesse voluto visitare l’Unione Sovietica, rispose: “Mi piacerebbe molto andare in Russia, anche se i bastardi hanno ammazzato metà della mia famiglia”. A metà anni ’90, rivolgendosi a un istruttore di guida scozzese, chiese: “Come fai a tenere la gente del posto lontana dall’alcol abbastanza a lungo da superare il test?”. Nel 2000, invitato a cena a Roma dall’allora premier Giuliano Amato che intendeva fargli cosa gradita offrendogli uno dei più pregiati vini italiani, replicò: “Datemi una birra, non mi interessa quale, basta che sia birra!”. L’anno precedente, in un’intervista ufficiale, parlando della possibilità di un’abdicazione della Regina in favore del figlio Carlo, disse: “Non penso che giovi all'immagine della monarchia avere un ottuagenario ai vertici. Inevitabilmente a una certa età le facoltà cominciano a venir meno. E ritengo che per questo sia senz'altro molto meglio lasciare il timone quando si è ancora nel pieno delle proprie capacità che aspettare fino a quando non ti cominciano a dire che è giunto il tempo di ritirarti perché sei diventato davvero tremebondo”. D’altronde, già nel lontano 1961, ammise: “Notoriamente non sono mai stato reticente nell’esprimere la mia opinione su argomenti di cui non so assolutamente nulla”.

La morte di Lady Diana e le accuse al principe Filippo. Una serie di dichiarazioni famose ma che non resteranno negli annali quanto la frase: “Non riesco a immaginare nessuno sano di mente che lasci te per mettersi con Camilla” che compare in una lettera indirizzata alla principessa Diana nell'estate del 1992, quando lady D e il principe Carlo erano sul punto di divorziare. L’imbarazzo del principe Filippo di fronte all' idea che il figlio potesse divorziare da Diana perché innamorato di Camilla Parker Bowles era stato reso noto dal Daily Mirror che aveva pubblicato le memorie di Paul Burrell, il maggiordomo di lady Diana. Nel suo libro il maggiordomo rivela che il duca di Edimburgo fece di tutto per convincere la coppia a salvare il proprio matrimonio. Filippo non risparmia critiche né a suo figlio né a sua moglie a cui domanda: “Puoi onestamente guardarti allo specchio e dire che la relazione fra Carlo e Camilla non aveva niente a che fare con il tuo comportamento verso di lui?”. Il Mirror non dice esplicitamente se il principe Filippo è colui che, in una lettera, Diana accusava di “progettare un incidente di macchina (per togliermi di mezzo) e spianare la strada a Carlo affinché possa risposarsi”. Nella copia della lettera pubblicata dal giornale londinese il nome della persona sospettata da Diana era stato coperto con una fascetta per evitare problemi legali. Ma Mohammed Al Fayed, padre di Dody, l’amante di lady D, ha sempre accusato i servizi segreti britannici di aver assassinato, nell’estate del 1997, la coppia, su ordine della corona e, in particolare, proprio del principe Filippo. Gli Windsor, sempre secondo Mohammed Al Fayed, volevano evitare che la principessa, madre di un erede al trono, andasse in sposa a un inglese di origine egiziana e religione musulmana, per quanto miliardario. L’incidente automobilistico che ha coinvolto lady D rimane ancora avvolto nel mistero e la reazione molto fredda della famiglia reale aveva destato lo sconcerto dell’opinione pubblica. Nonostante questo Filippo ha goduto della buona reputazione dei suoi sudditi e, in occasione del giubileo d'oro di Elisabetta II, nel 2002, anche a lui sono stati resi i giusti onori per i 50 anni da principe consorte. Nel corso degli anni 2000 il suo stato di salute si aggrava e nel 2011 subisce un intervento di angioplastica per lo sblocco di un'arteria coronarica, che rese necessaria l'applicazione di uno stent coronarico. Il 4 maggio 2017 Buckingham Palace annuncia il ritiro del principe da tutti gli impegni ufficiali, mentre nel 2020 trascorre il periodo di lockdown, dovuto alla pandemia, nel castello di Windsor insieme alla Regina. Nel febbraio del 2021 viene ricoverato per un'infezione che nulla aveva a che fare con il coronavirus, ma che gli causa varie complicanze. Oggi il Regno Unito piange la scomparsa del principe Filippo che il prossimo 10 giugno avrebbe compiuto 100 anni.

Principe Filippo e le corna a Lady Diana: "Come può farlo uno sano di mente". Una lettera brutale, massacro per il figlio Carlo? Libero Quotidiano il 12 aprile 2021. Quello tra Filippo di Edimburgo, morto a 99 anni pochi giorni fa, e Diana Spencer, è stato un rapporto molto intimo, di grande affetto. I due iniziarono a scambiarsi delle lettere nel 1992, dopo la scoperta del tradimento di Carlo con Camilla Parker Bowles. Come riportato dal Daily Mail, infatti, il marito della Regina Elisabetta le scrisse: “Non riesco immaginare che una persona sana di mente possa lasciare te per Camilla. Carlo è stato stupido a rischiare tutto per Camilla, nella posizione in cui si trova. Non ci siamo mai sognati che possa avere mai pensato di lasciarti per lei. Una prospettiva del genere non è mai entrata nelle nostre teste”. Parte delle lettere che Filippo e Diana si scambiarono venne fuori nel corso dell’inchiesta sulla morte di Lady D. In realtà, però, c’erano stati anche dei momenti di tensione tra i due. All’inizio, quando iniziarono a emergere i problemi matrimoniali, Filippo si sfogò in famiglia, sostenendo che se Diana ne aveva abbastanza della famiglia reale, poteva andarsene quando voleva. Nelle missive, comunque, Lady D mostrò grande affetto per il principe. Come scrive l’Independent, infatti, lei si rivolgeva a lui come “Dearest Pa”, carissimo papà. “A te veramente importa qualcosa di me”, scriveva la principessa.  In un’altra lettera invece: “Voglio che tu sappia quanto ti ammiro per il meraviglioso modo in cui hai cercato di trovare una soluzione con questi problemi familiari molto complicati”.  

Da 73 anni viveva con la regina. Chi era il Principe Filippo: gaffeur, ombra e giocoliere è stato condannato a non essere autore di se stesso. Guido Barlozzetti su Il Riformista il 10 Aprile 2021. Sventola la bandiera a mezz’asta su Buckingham Palace. “With deep sorrow”, la Regina Elisabetta ha annunciato la morte del “beloved husband”, il Principe Filippo, Duca di Edimburgo. Era prossimo ai cento anni, numeri quasi secolari per il protagonista di una storia che travalica la misura del tempo, se appena si ricorda che aveva sposato la futura Queen il 20 novembre del 1947, quando lei aveva 21 anni e lui 26, e che lei ha superato la durata sul trono della Regina Vittoria. È stato il principe consorte per più di settant’anni, una vita un passo indietro rispetto alla regale metà che per i sudditi, il Commonwealth e il mondo era ed è tutto. Un destino quasi pirandelliano, da personaggio condannato a non essere l’Autore di se stesso, la scena ufficiale, con i riti, le etichette, le strette di mano, le inaugurazioni, e il back che resta inevitabilmente nell’intimità di un’anima e delle stanze del Castello di Windsor, dove è morto, e di Buckingham Palace. Ci lascia con questo tratto di devozione ininterrotta, la costrizione in un ruolo che lo ha rinchiuso in una vita-cerimoniale e, però, al tempo stesso, ne ha fatto il compagno-ombra di una Regina che quando si voltava sapeva, in ogni momento, che lui c’era. Da tanto e sempre, da quando l’aveva conosciuto – lei peraltro lontanissima cugina – nel 1939 in una base della Royal Navy dove il padre Giorgio VI l’aveva portata con la sorella per una visita e Filippo era stato incaricato di intrattenere le ospiti. Qualcosa doveva essere scoccato se lei gli aveva scritto lettere su lettere mentre lui se n’era andato in guerra, nel Mediterraneo, dove aveva partecipato anche alla battaglia di Capo Matapan che per la nostra Marina non fu molto fortunata. Era arrivato in Inghilterra dopo traversie complicate e drammatiche. Come capita alle teste coronate e ai più vicini, svariati incroci di sangue, danese, russo, prussiano, figlio di Andrea di Grecia e Danimarca e di Alice di Battenberg, casata tedesca, Filippo era nato a Corfù il 10 giugno del 1921 ma dopo 18 mesi aveva dovuto iniziare suo malgrado un’odissea perché la rivoluzione aveva costretto all’abdicazione il Re Costantino I. Un cammino tortuoso, la madre finisce in manicomio, lui passa per Parigi e si ritrova sotto l’ala protettiva dello zio Louis Mountbatten, che sarà l’ultimo viceré dell’India (e che un giorno del 1979 l’Ira farà saltare in aria) – mentre le sorelle finiscono in matrimoni all’ombra delle croci uncinate – e per lui una guida che ne orienterà la rotta. Forse, anche quella verso Elisabetta. Quel Royal Wedding ha segnato un prima e un dopo. Nel 2012, in occasione del Giubileo Diamante, la Regina disse che «il Principe Filippo è famoso per aver rifiutato complimenti di qualsiasi tipo. Ma per tutto il tempo è stato una forza e una guida costanti». D’altronde, nessuna crepa è apparsa negli anni, sì qualche gossip, ma appena sussurrato da quei tabloid briganti di Fleet Street con cui Filippo aveva da subito ingaggiato una guerra frontale che nulla gli aveva risparmiato. Sapeva bene ciò che lo attendeva, lui così dinamico, esuberante, votato allo sport, la vela, i cavalli, un carattere forte e irascibile, uno portato a dire quello che pensava, con tutto quel pedegree alle spalle… doveva essere veramente innamorato di Lilibet – a lui solo era concesso di chiamarla così – per fare un passo che non gli avrebbe dato nessun potere, anzi lo avrebbe costretto a rinunciare a tutti i diritti ereditari che aveva e alla religione ortodossa per quella anglicana, e lo avrebbe costretto in una forma, l’unica liberazione essendo, la vela, la caccia, gli adorati giri automobilistici che dovevano essere piuttosto veloci se una volta la Regina gli aveva chiesto di andare più piano e, peraltro, lui non aveva esitato a ribattere che se non le andava bene poteva scendere. E così pure le gaffes, con tutti, diplomatici, ospiti illustri, aborigeni a cui non esitò a domandare se tirassero ancora le frecce, un parlamentare nero dell’United Kingdom a cui chiese di quale Parlamento fosse membro. Che non fossero boccate d’aria? Una liberazione anche sprezzante, da jongleur che getta il sasso nello stagno, almeno quello, salvo subito ricomporsi? Filippo è stato un pilastro della Royal Family, un cechoviano comprimario che con qualche fremito che poteva sembrare scomposto è rimasto al suo posto, in una famiglia in cui ogni tanto qualcuno decide di uscire dal seminato, da Edoardo VII con Wallis Simpson a Harry con Meghan. Ed è stato il padre di quattro figli, Anna, Carlo, Edoardo, Andrea. Ne ha accompagnato le traiettorie spesso ingovernabili, anche con dissidi aspri, come con Carlo, troppo algido e intellettuale per i suoi gusti, capace di intrigarsi in relazioni che lui reputava disdicevoli e non all’altezza della Royal Family (un’antipatia che, a dispetto di certe voci, non ha riguardato Lady Diana, di cui pure sappiamo l’esito tragico della storia). Un giorno, senza la pressione degli scoop, quando si rifarà la storia di Buckingham Palace si potrà misurare il suo ruolo, così lontano dalla nostra quotidianità, simulacro di un mondo remoto e residuale, ed eroico co-protagonista di un potere e di una cerimonia simbolica che, pur avviluppati come siamo nelle nostre profane democrazie, per un momento ancora ci affascina.

Da "huffingtonpost.it" il 12 aprile 2021. Il principe Filippo venerato come un dio della guerra. Succede a Vanuatu, remota nazione arcipelago ed ex colonia anglo-francese, dove una tribù dell’isola di Tanna omaggerà con lamenti funebri e danze rituali il Duca di Edimburgo, che si crede fosse la reincarnazione di un antico comandante che lasciò l’isola per combattere una guerra e che sarebbe tornato con una ricca moglie bianca al seguito. Kirk Huffman, considerato un’autorità all’interno del ‘Movimento per il Principe Filippo’, dopo l’ultimo saluto a Filippo con “balli e canti cerimoniali”, gli isolani potrebbero continuare a venerare allo stesso modo il principe Carlo, primogenito di Filippo, che ha visitato Vanuatu nel 2018. Lì, durante un tour delle isole note un tempo come Nuove Ebridi, l’erede al trono britannico ha incontrato Jimmy Joseph, capo del villaggio di Yoahnanen. Joseph in quella occasione consegnò a Carlo un bastone da passeggio, “un dono per il padre creato dalle mani dei membri del "Movimento per il Principe Filippo", per ricordargli di quelli che erano ancora in vita. Il principe Carlo disse che lo avrebbe consegnato personalmente” al duca di Edimburgo.

Da gioielliere a un "dio" per la tribù: tutti gli aneddoti sul principe Filippo. La regina Elisabetta ha perso la sua roccia, il principe Filippo è morto, ma il suo nome, la sua vita e, perché no, anche le sue gaffe, sono già state consegnate alla Storia. Francesca Rossi - Ven, 09/04/2021 - su Il Giornale. Le bandiere di Buckingham Palace sono a mezz’asta. I profili social della royal family listati a lutto. Il principe Filippo, a soli due mesi dal traguardo dei 100 anni, è morto, privando i Windsor di una colonna portante e la regina Elisabetta della sua “roccia”, come lei stessa definì il marito. Per il momento non conosciamo le cause della dipartita, ma vogliamo ricordare il principe Filippo raccontando alcuni aneddoti sulla sua vita intensa, lunga ben un secolo. Il principe Filippo venne al mondo sul tavolo della cucina, figlio del principe Andrea di Grecia e della principessa Alice di Battenberg. Suo nonno era il re di Grecia Giorgio I. La guerra greco-turca (1919-1922) costrinse la sua famiglia all’esilio, privando Filippo della patria natia. Non avrebbe mai ereditato il trono, visto che era membro di un ramo cadetto della famiglia regnante, ma l’esilio tra la Francia e l’Inghilterra, l’infanzia difficile con una madre ricoverata in un ospedale psichiatrico e la brillante carriera nella Royal Navy ne forgiarono lo spirito. Pensate che nel 1942, dopo aver raggiunto il grado di sottotenente, il principe Filippo fu assegnato alla HMS Wallace, che favorì lo sbarco degli Alleati in Sicilia.

Un amante dell’avventura. Il consorte di Sua Maestà ha sempre avuto un certo gusto per l’avventura e fin da giovanissimo ha praticato diversi sport. È stato un campione di polo, a cui si è dedicato fino ai 50 anni. Ha guidato 59 tipi di aeromobili in 44 anni di carriera, macinando ben 5986 ore di volo. Fu anche il primo membro della royal family ad arrivare fino al Circolo Polare Antartico. Il principe Filippo, però, non è stato solo un uomo di azione. Sapevate che ha scritto dei libri dedicati alla natura? Uno di questi si chiama “Birds of Britannia” (1962), ma potremmo ricordare anche un volume dedicato all’ambiente “Down to Earth” (1988).

Filippo gioielliere. Ebbene sì. Il duca di Edimburgo era un uomo piuttosto colto, curioso, dall’intelligenza vivace. Forse non ce ne siamo accorti del tutto perché lo abbiamo conosciuto soprattutto per le sue battute sopra le righe, lo abbiamo visto all’ombra di Sua Maestà. Invece la sua personalità versatile merita di essere riscoperta. Il duca si improvvisò perfino gioielliere, disegnando un braccialetto che donò a Elisabetta II come dono di nozze. Il gioiello venne ricavato da una tiara della principessa Alice. A quel tempo Filippo non aveva una grande disponibilità economica, ma seppe personalizzare e rendere unico il bracciale.

Un inglese che non amava il tè. Sebbene il principe Filippo fosse di origine greca si naturalizzò inglese, grazie anche all’aiuto dello zio materno Louis Mountbatten (fratello di Alice, la cui bisnonna era la regina Vittoria). Come ogni buon cittadino britannico che si rispetti avrebbe dovuto amare il tè, invece pare che non lo tollerasse affatto, preferendo di gran lunga il caffè nero.

Il caso Profumo. Forse i più giovani non ricorderanno lo Scandalo Profumo, ma si trattò di un vero e proprio terremoto politico nella Gran Bretagna del 1963, che coinvolse il Segretario di Stato Per la Guerra John Profumo. Una storia di spie sovietiche, di intrighi in cui venne fatto anche il nome del marito di Sua Maestà. Buckingham Palace ha sempre negato il coinvolgimento del principe Filippo, inorridendo al solo accostamento tra il nome di quest’ultimo e lo scandalo. In effetti non sono mai state trovate prove, non si è mai potuto capire davvero quale fosse (ammesso vi sia stato) il ruolo del duca. Si tratta di una questione tabù per la royal family. Ancora oggi.

La tribù di Vanuatu ha perso il suo “dio”. Il principe Filippo era considerato un dio dalla tribù del sud dell’Isola di Tanna, nell’arcipelago delle Vanuatu, nell’Oceano Pacifico. La popolazione ha dedicato un vero e proprio culto al duca, una religione chiamata “Prince Philip Movement”. Secondo la leggenda un uomo figlio del dio delle montagne sarebbe venuto a salvare queste genti e avrebbe sposato una donna potente. Quest’uomo sarebbe Filippo. Perché mai proprio lui? Non è dato saperlo. La tribù ha voluto riconoscere in lui i segni della divinità e lo invoca nelle cerimonie tradizionali, utilizzando anche un ritratto-reliquia che inviò loro proprio il principe. Ora che Filippo non c’è più il popolo ha perso il suo dio.

Perché Filippo di Edimburgo è principe consorte e non re? Il principe Filippo duca di Edimburgo e marito della regina Elisabetta non è mai stato incoronato re consorte, pur essendo uno dei membri più importanti della royal family e il motivo è legato alla consuetudine della royal family inglese. Francesca Rossi - Gio, 14/11/2019 - su Il Giornale. Chi è attento ai dettagli avrà notato che il marito della regina Elisabetta, Filippo di Edimburgo, ha il titolo di principe, ma non di re consorte. Al contrario, invece, quando Camilla Shand o Kate Middleton saliranno al trono con i rispettivi mariti saranno a tutti gli effetti regine consorti. Dietro a questa apparente disparità c’è un motivo legato alla tradizione e che ci riporta indietro nel tempo. Il principe Filippo è nipote di re Giorgio I di Grecia. Come ricorda il magazine Elle, suo padre è il principe Andrea e sua madre è la principessa Alice di Battenberg (la bisnonna di Alice era la regina Vittoria, una delle zie l’ultima zarina di Russia). Negli anni Venti la famiglia di Filippo di Edimburgo venne esiliata a seguito della sconfitta greca nella guerra contro la Turchia. Nel 1917, su richiesta di Giorgio V, Filippo e i suoi genitori rinunciarono al “pesante” cognome tedesco Battenberg e, per naturalizzarsi come cittadini inglesi, adottarono il più britannico Mountbatten (allo stesso modo il casato della regina Elisabetta abbandonò il nome di Sassonia- Coburgo-Gotha e prese il nome Windsor). Quando Filippo di Edimburgo sposò Elisabetta, dovette rinunciare ai titoli di principe di Grecia e di Danimarca. Subito dopo le nozze re Giorgio VI lo nominò duca di Edimburgo, conte di Merioneth e barone Greenwich. Fu la moglie, nel 1957, a concedergli il titolo di principe del Regno Unito. Tuttavia resta un fatto impossibile da trascurare: durante l’incoronazione della regina Elisabetta, avvenuta nel 1953, Filippo di Edimburgo non venne proclamato re consorte. Il marito di Sua Maestà ha altri privilegi, per esempio nel 1955 ottenne che al cognome Windsor venisse aggiunto anche Mountbatten. Inoltre dopo la regina è lui ad avere la precedenza su tutti i suoi familiari, anche sul figlio Carlo (ma non in Parlamento). Eppure Filippo di Edimburgo non sarà mai re. Il magazine Harper’s Bazaar sottolinea: “Nella royalty anglosassone la moglie di un re è chiamata regina consorte ma il marito di una regina è chiamato principe consorte e non re”. Si tratta, dunque, di una convenzione, di una regola tradizionale che non ha un motivo evidente o una causa scatenante. Semplicemente la consuetudine ha stabilito la norma. Anche il marito della regina Vittoria, Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, fu principe consorte dal 1857 e per volere della moglie. Inoltre Alberto fu il primo (e unico) a fregiarsi di questo titolo. Per quel che riguarda, invece, la controparte femminile, si è sempre preferito usare “regina consorte” invece di “principessa consorte” e questo in genere è accaduto anche nelle altre monarchie europee. Se vogliamo cercare delle principesse consorti dobbiamo rivolgerci al Principato di Monaco, con Charlene moglie di Alberto e al Liechtenstein con la principessa Marie. Oppure dobbiamo "andare" in Marocco. Infatti la principessa Lalla Salma, moglie del re Mohammed VI, non è regina consorte, ma detiene un primato diverso: è la prima moglie di un sovrano marocchino a ricevere pubblicamente un titolo nobiliare. A proposito di principesse consorti, dobbiamo tornare in Gran Bretagna e guardare al futuro. Il sito Town And Country Magazine ha risposto a un’altra domanda che molti si stanno ponendo. La moglie del principe Carlo sarà, un giorno, Sua Maestà la regina consorte? Di fatto sì, ma nel caso di Camilla entra in gioco una decisione personale. Clarence House ha comunicato che la duchessa di Cornovaglia utilizzerà solo il titolo di Sua Altezza Reale la principessa consorte. Quando sarà il principe William a regnare, sua moglie, per consuetudine, diventerà regina consorte (salvo una diversa volontà personale), ma naturalmente verrà utilizzato il suo nome di battesimo, Catherine.

Dagospia il 7 aprile 2015. Richard Kay e Geoffrey Levy per dailymail.co.uk. E così una grande storia d’amore sta per raggiungere un nuovo traguardo. Nel pomeriggio di mercoledì 9 settembre il regno della regina Elisabetta II supererà in durata quello di Vittoria, rimasta sul trono 63 anni e 217 giorni, una pietra miliare nella storia della monarchia britannica posata con l’aiuto del principe Filippo, l’uomo che l’ha fatta innamorare e disperare per quasi 68 anni. Lui secco, deciso e pungente, lei cauta, più lenta nel prendere le decisioni, sostanzialmente diversi l’uno dall’altro ma ricchi di ammirazione reciproca e, prima di tutto, innamorati. E se è vero che è la regina Elisabetta a regnare, è anche vero che il principe Filippo è il suo gran visir, la voce che le sussurra all’orecchio e il bastone a cui si aggrappa nei momenti di difficoltà. Un uomo che ha rinunciato a una promettente carriera nella marina britannica per supportare una allora giovane regina. Anche ora, a 94 anni, Filippo è ancora un uomo carismatico e l’alleato fondamentale a cui la regina si rivolge ogni volta che ha bisogno di un consiglio. Lui ha sempre descritto Elisabetta come una donna che possiede “tolleranza in abbondanza”, un attributo che i cinici collegano alla capacità della regina di passare sempre sopra al gossip e alle voci sulla vita privata di Filippo, sui presunti tradimenti. Chiacchere, dice lui, ma che rimangono una ferita aperta nel cuore della regina. Perché è proprio sulle questioni familiari che lei ha sempre fatto affidamento su di lui: è stata la sua mano sensibile, infatti, a scrivere la lettera a Diana nel momento di massima crisi con il principe Carlo in cui le si chiedeva di riconoscere le colpe da entrambe le parti ma, allo stesso tempo, rassicurandola che il favore della corona sarebbe sempre stato per lei e non per Camilla. Filippo non ha mai voluto essere niente di più e niente di meno che un sostegno per la regina. “Ciò che Elisabetta ha sempre ottenuto da lui è la cruda verità – dice un assistente della famiglia reale – lui è forse l’unica persona che la tratta come un essere umano e che ha il coraggio di darle della stupida quando se lo merita”. D’altronde lei ne rimase incantata fin dal primo momento in cui – aveva 13 anni – lui le fece da guida durante una visita al College navale di Dartmouth. Quando i due si sposarono il 20 novembre 1947, Elisabetta sapeva che Filippo era un uomo che piaceva alle donne, e quello è stato l’unico dettaglio del loro matrimonio che, nel profondo, l’ha sempre turbata. Un po’ per la vicinanza con Penny Eastwood, un po’ per quella volta che lui si imbarcò insieme sul Britannia, lo yacht reale, insieme al suo assistente Mike Parker, per un viaggio in Australia che venne bollato dai giornali come la fine della storia tra lui e la regina. Nonostante le voci che numerose belle ragazze fossero state ospitate sul Britannia durante il viaggio, la regina raggiunse Filippo in Portogallo dopo 124 giorni che non lo vedeva e rilasciò un comunicato ufficiale in cui negava che il loro rapporto si fosse incrinato. Ma all’anti-vigilia del giorno in cui diventerà la sovrana più longeva della monarchia britannica, il dato che emerge è la complicità e lo spirito di squadra che ha legato la regina e il principe Filippo per quasi 68 anni.

Roberta Maresci per "Libero" il 4 gennaio 2012. Giallo alla corte di Buckingham Palace. Il principe Filippo di Edimburgo (pare) se l’è vista brutta per una femme fatale più giovane di lui di 50 anni. Sembra infatti che il marito della regina Elisabetta, abbia «avuto un infarto che il centro Papworth è riuscito a fermare con la procedura dello stent». E fin qui tutto normale. Se non fosse che “il principe delle gaffe” è rimasto ricoverato nel reparto cardiologico dell’ospedale di Cambridge da solo, come un anziano qualunque. Senza ricevere visite da parte dei familiari, impegnati a 80 chilometri di distanza con la tradizionale battuta di caccia di Boxing Day, nella Reggia di Sandringham. Il fatto che la regina sia stata informata a distanza, senza rimanere al capezzale del marito, ha fatto nascere dei sospetti che, per molti, sono la prova provata della reale liason. Lui, capelli grigi e tanta esperienza alle spalle, non avrebbe retto di fronte alla bellezza di lei, 42 anni e tutta la vita davanti. La lady si chiama Amanda. È la vedova di un amico del principe Carlo, morto in un incidente di sci. Sono in molti ad averla avvistata al matrimonio di William e Kate Middleton. Bella e simpatica, è stata più volte fotografata in compagnia del principe Filippo. Ma questa volta il cuore del 91enne non avrebbe retto alla botta….

ELISABETTA REGINA TRADITA DAL MARITO. La Repubblica 1l 14 gennaio 1996. Oltre alla corona ha portato con pari dignità il peso delle scappatelle del marito: in quarantanove anni di 'burrascoso' matrimonio la regina Elisabetta d'Inghilterra ha chiuso spesso e volentieri entrambi gli occhi davanti alle scappatelle dell' esuberante, irrequieto, scapestrato principe Filippo. Così almeno insinua una biografia fresca di stampa a cui il Times ha dato ieri credito, risalto e fama anticipandone rumorosamente alcuni stralci. Studiando al microscopio la sovrana grazie ad un accesso definito "senza precedenti" ai consiglieri di corte (ma Buckingham Palace smentisce), Sarah Bradford è rimasta ammirata dal rigore, dalla sobrietà, dalla sapienza innata con cui Elisabetta fa il suo mestiere difendendo la validità dell' istituto monarchico. Lo stesso non vale per Filippo, descritto come impenitente farfallone, difficilissimo di carattere, irascibile al punto da alzare sovente la voce con la regina che da moglie all' antica incasserebbe le parole sgarbate senza battere ciglio. A detta della biografa, Elisabetta ha sposato Filippo per amore apprezzandone l'energica e anticonformistica giovialità ma non ha mai preteso fedeltà: "capisce il suo desiderio di indipendenza", "gli lascia i suoi spazi", "vede ma non vuole sapere". Il principe consorte avrebbe incominciato a tradire l' augusta moglie subito dopo il matrimonio: nel 1948, quando Elisabetta era incinta del primogenito Carlo, lui in apparenza saltava allegro la cavallina con l' attrice-cantante Pat Kirkood che all' epoca era soprannominata "l' ottava meraviglia del mondo" per la bellezza delle sue gambe. Un' altra ghiotta preda reale sarebbe stata Helene Cordet Foufounis, una nobildonna che negli anni Cinquanta animava la vita notturna di Londra gestendo in proprio un night-club di successo ed ebbe in apparenza due figli di incerta paternità. Nel carniere delle numerose conquiste ci sarebbero anche la scrittrice Daphne Du Maurier, l'attrice Anna Massey e la contessa di Westmoreland. Ma siamo ai vaghi ' si dice' perché le presunte amanti di Filippo si sono sempre comportate da vere signore e non hanno mai spiattellato nulla ai tabloid. La sovrana avrebbe fatto dal canto suo lo gnorri: fino a licenziare tragicamente su due piedi una damigella di corte - lady Alice Egerton - che voleva "illuminarla" ed è poi finita suicida. Malgrado nel complesso il libro presenti Elisabetta in una luce estremamente positiva il clamore sulle infedeltà coniugali ha spinto Buckingham Palace a smentire che Sarah Bradford abbia avuto uno speciale accesso alla corrispondenza privata della regina e alla corte. Un portavoce di Elisabetta ha sostenuto che il libro "ricicla logore congetture".

Da IlSecoloxix.it il 20 novembre 2017. Oggi l’intera famiglia reale britannica sarà riunita in un unico luogo, come avviene raramente. La regina Elisabetta e il principe Filippo hanno invitato i figli, le loro mogli, i nipoti e i pronipoti, più un ristrettissimo gruppo di amici, al castello di Windsor, dove si terrà un ricevimento. Niente di sfarzoso: sarà servito spumante, si mangerà qualche tartina e si ascolteranno due brevi discorsi. Elisabetta, che ha 91 anni, parlerà di suo marito, e Filippo, che ne ha 96, di sua moglie: devono festeggiare un anniversario importante, i 70 anni del loro matrimonio. Nessuna coppia reale è mai stata insieme così a lungo e pochissime altre coppie possono vantare un simile record. Se ce l’hanno fatta non è solo perché sono due persone longeve. Sono anche caparbie e determinate, e capaci di distinguere che cosa conta veramente da quello che non conta. Il loro legame è sopravvissuto a una guerra mondiale, alle profonde crisi e trasformazioni del paese sul quale regnavano, al disastro dei matrimoni dei figli, all’impopolarità seguita alla morte di Lady Diana, ai contrasti con primi ministri come Tony Blair e Margaret Thatcher, a una vita piena di impegni quotidiani che li hanno tenuti spesso lontani per giorni, settimane e mesi uno dall’altra. «Nessuno sceglierebbe di fare un mestiere come il nostro, se potesse», le ripeteva Filippo quando si ritrovavano a casa stremati, mettendo finalmente i piedi sul divano per guardare qualcosa alla tv. Elisabetta non ha mai conosciuto o amato un altro uomo. Ha incontrato Filippo quando aveva 13 anni e lui era un allievo diciottenne dell’accademia navale di Dartmouth. Le era sembrato, ha confessato poi, un dio vichingo: forte e alto, biondo e bello, simpatico e affascinante. L’ha sposato otto anni dopo, il 20 novembre del 1947, nell’abbazia di Westminster. Il giorno prima, il padre di Elisabetta, Giorgio VI, aveva parlato a lungo con Filippo, domandandogli se era davvero consapevole del passo che stava compiendo. Sposare sua figlia, che sarebbe diventata regina, comportava assumere un impegno a vita dal quale era impossibile sottrarsi. Voleva dire camminare sempre tre passi dietro a sua moglie, assisterla e supportarla in ogni momento, rinunciare alle prerogative di marito e promettere una dedizione incondizionata. È stato così, per 70 anni. Nel 1997, quando hanno celebrato i 50 anni di matrimonio, Elisabetta ha parlato di Filippo con grande affetto, definendolo «my strenght», la mia forza. Non c’è decisione che la regina abbia preso senza prima consultarsi con il marito, il che non significa che ne abbia sempre seguito i suggerimenti. Ma per lei è stato importante poter discutere con qualcuno che la trattasse alla pari, senza il timore reverenziale che ognuno prova quando la incontra. Filippo l’ha spesso mandata al diavolo, ha minacciato di farla scendere dall’auto quando lei protestava per la velocità alla quale stava guidando, e salendo le scale di una residenza reale le dava pizzicotti sul sedere dicendole di sbrigarsi. E’ stato l’unico a trattarla come un essere umano. Nei primi anni di matrimonio, ha raccontato chi stava loro vicino in quel periodo, sembravano due adolescenti sempre pronti a divertirsi e a vedere il lato buffo di ogni cosa. Alla prima visita in America, Elisabetta prendeva in giro i fotografi che li assediavano, e puntava la sua cinepresa su Filippo imitando l’accento degli americani: «Ehi, tu laggiù, ehi Dook, girati da questa parte per un secondo, così grazie». Durante una visita in Australia, i giornalisti che attendevano la regina per una breve dichiarazione hanno visto uscire di corsa dalla casa Filippo, seguito da una racchetta da tennis che volava verso la sua testa. «Sono cose che succedono in tutte le famiglie», ha spiegato poi Elisabetta ai cronisti. Certo la loro non era una famiglia normale. La crisi più devastante, quella dalla quale è stato più difficile riprendersi, è stata dovuta alla decisione di Churchill e del governo di impedire a Filippo di dare il suo cognome, Mountbatten, ai figli. La regina non poteva opporsi, pur sapendo quale grave ferita stava aprendo nell’orgoglio del marito. Per questo gli ha poi lasciato totale mano libera nella gestione domestica e nell’educazione dei figli, con risultati non sempre encomiabili. Ma voleva farlo sentire il padrone della sua casa, almeno questo. Ogni volta che ha potuto, Elisabetta ha cercato di ricompensare Filippo per i sacrifici che il suo ruolo richiedeva. Nell’ottobre del 1956 gli regalò una lunghissima crociera da solo sul Britannia, che lo portò in giro per il mondo fino al febbraio dell’anno dopo. Restarono senza vedersi per 124 giorni e i giornali americani scrissero che questa era la prova evidente di una crisi della coppia reale e che tutti sapevano che a bordo del Britannia in quella crociera c’erano molte donne. Elisabetta rispose andando ad accogliere il marito in Portogallo. Lui scese dalla nave in un «full set» di barba e baffi, che lei, che non sopporta le barbe, gli fece subito tagliare. Si è parlato spesso delle presunte amanti di Filippo, delle quali si sono fatti nomi e cognomi. Dickie Arbiter, per molti anni portavoce della regina, ha detto che Filippo ammira le donne, ma pratica il «window shopping», guarda le vetrine senza comprare. Elisabetta è sicura che lui non l’abbia mai tradita e poco le importa che Filippo guardi altre donne. Una delle più chiacchierate, Penny Brabourne, è rimasta sempre ai primi posti degli inviti della regina. «Gli uomini hanno certe pulsioni –aveva spiegato a Elisabetta lord Louis Mountbatten – ma questo non significa che amino di meno la loro moglie». Elisabetta, di certo, da quando aveva 13 anni non ha mai amato nessun altro. Nelle foto con il marito, lei lo guarda spesso con occhi lucidi pieni di affetto. Quando Filippo fu ricoverato un paio di anni fa in ospedale per una grave infezione andò a trovarlo e gli disse: «Non voglio che tu muoia, non morire né adesso né mai». In pubblico non si sono mai baciati, nemmeno su una guancia, non si sono mai presi per mano, non hanno mai esibito gesti di affetto. Ma in privato sono stati per 70 anni e continuano a essere una delle coppie più solide e più felici del mondo, una delle poche che ha mantenuto la promessa che molti oggi pronunciano con leggerezza: «Io prendo te, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, finché morte non ci separi».

Filippo di Edimburgo, i giornali italiani e l'elogio sessista per il principe consorte. Gianluca Veneziani su Libero Quotidiano l'11 aprile 2021. «L'uomo che visse all'ombra della regina», «Sempre un passo dietro la regina». Ci mancava solo che scrivessero «Il cavalier servente di Elisabetta» o «L'utile idiota della Corona» e il ritratto poco regale del principe Filippo, appena scomparso, era completo. Nel tratteggiare il suo profilo i giornaloni hanno avuto lo stesso approccio irriguardoso che si ha verso tutti i maschi di secondo piano, i consorti di mogli più famose, belle, brave o ricche di loro, i piccoli (?) uomini che stanno dietro grandi donne. Per la sola colpa, se tale può definirsi, di non essere celebri o affermati, essi vengono trattati alla stregua di accessori, di figure di contorno, di assistenti, accompagnatori, uomini giocattolo, old men o toy boy, a seconda dei casi. Il discredito cui sono soggetti i "mariti di" colpisce in modo indiscriminato coniugi di attrici, donne impegnate in politica, fashion blogger. Si pensi al destino che spetta al consorte della Merkel, di cui pochi conoscono il nome (Joachim Sauer) e ancora meno l'aspetto, tanto da averlo ribattezzato "Il fantasma dell'Opera", viste le sue presenze pubbliche con la moglie solo ai concerti di musica classica. Non miglior sorte è quella del marito dell'attrice Cate Blanchett: lo sventurato, tale Andrew Upton, di mestiere scrittore, come ricorda Affari Italiani, viene puntualmente tagliato nelle foto insieme a lei, perché ignoto al grande pubblico. Una condizione di marginalità che ha conosciuto bene l'ex coniuge di Jennifer Aniston, l'attore Justin Theroux: anni vissuti all'ombra di lei e del di lei primo marito, il più che ingombrante Brad Pitt, fino alla decisione di chiudere la storia, avendo scoperto di non essere il protagonista ma solo una comparsa. E che dire dei compagni di vita della più premiata attrice e della più nota giornalista americane, Meryl Streep e Oprah Winfrey? Inutile perfino citare i loro nomi... I maligni in Italia attribuiscono un ruolo da sparring partner anche a Fedez che da qualche anno brillerebbe della luce riflessa dalla moglie Ferragni. Ma, si sa, sui maschi che stanno un passo indietro è lecito profferire cattiverie, tanto non è sessismo. Guai però a bollare con quel marchio una donna. Lo ha scoperto suo malgrado Amadeus allorché ha osato dire della fidanzata di Valentino Rossi, Francesca Sofia Novello, che «sa stare un passo indietro rispetto a un grande uomo». Apriti cielo. In quel caso fu il conduttore di Sanremo a rischiare di fare un passo indietro e di finire come il principe Filippo. Nell'ombra.

Regina Elisabetta, "in un rapporto dei servizi segreti". Corna, una terrificante scoperta: chi si è portato a letto Filippo. Libero Quotidiano il 30 aprile 2021. Che ne sarà dei Windsor e soprattutto della Regina Elisabetta dopo i recenti, e tumultuosi fatti? Dalla morte del principe Filippo alle bombe di Harry e Meghan Markle, in poche settimane è successo di tutto. William si riavvicinerà ad Harry? E soprattutto, se Elisabetta dovesse abdicare, chi prenderà il suo posto? Carlo o William? E a fare le carte alla Corona, a ragionare sul futuro della famiglia reale e spendersi in precise previsioni, ecco Antonio Caprarica, il giornalista e scrittore, interpellato dal settimanale Oggi su tutta questa serie di punti. Ma è vero che Filippo le chiese più volte di abdicare? "Sì. Il principe diceva tutto quello che gli passava per la testa. E alla regina che si avviava agli ottanta suggerì: Meglio andare via con le proprie gambe che essere cacciata a calci in quel posto e buttati via come una scarpa vecchia. Glielo aveva ripetuto più volte e lui stesso si era ritirato dalla vita pubblica", conferma Caprarica. Ma tra le rivelazioni, una è più clamorosa delle altre. Filippo, è arcinoto, era un farfallone, insomma con lui la fedeltà non era esattamente di casa. Ma Elisabetta sapeva dei tradimenti? "Sicuramente - spiega Caprarica a Oggi -, perché riceveva i rapporti dei servizi segreti. All’inizio l’ha presa molto male. Poi ha capito che quello era l’uomo che aveva sposato. Un uomo che amava le donne e la compagnia delle donne. Quindi non c’era alternativa: o diventava un inferno il suo matrimonio oppure metteva su una brava faccia rispetto alla situazione. Quando le riferivano qualcosa, lei scrollava le spalle: “Eh si sa, le amiche di Filippo”", conclude Caprarica nel suo aneddoto.

Filippo di Edimburgo, 70 anni di tradimenti: la sofferenza segreta della Regina Elisabetta, dettagli clamorosi. Libero Quotidiano il 09 aprile 2021. Ora che il principe Filippo di Edimburgo è morto ci sono solo le lacrime per la Regina Elisabetta e per la loro storia d'amore lunga 74 anni. Un uomo che l'ha fatta innamorare e disperare allo stesso tempo. Filippo ha sempre descritto Elisabetta come una donna che possiede “tolleranza in abbondanza”. e la Regina ha avuto le capacità di passare sempre sopra al gossip e alle voci sulla vita privata di Filippo, sui presunti tradimenti che comunque restano una ferita aperta nel cuore della regina. “Ciò che Elisabetta ha sempre ottenuto da lui è la cruda verità – dice un assistente della famiglia reale – lui è forse l’unica persona che la tratta come un essere umano e che ha il coraggio di darle della stupida quando se lo merita”. Quando i due si sposarono il 20 novembre 1947, Elisabetta sapeva che Filippo aveva una storia con Penny Eastwood. Nel carniere delle numerose conquiste ci sarebbero anche la scrittrice Daphne Du Maurier, l'attrice Anna Massey e la contessa di Westmoreland. Le presunte amanti di Filippo si sono sempre comportate da vere signore e non hanno mai detto nulla ai tabloid. La sovrana avrebbe fatto dal canto suo lo gnorri: fino a licenziare tragicamente su due piedi una damigella di corte - lady Alice Egerton - che voleva "illuminarla" ed è poi finita suicida. Il clamore sulle infedeltà coniugali ha spinto inoltre Buckingham Palace a smentire che Sarah Bradford abbia avuto uno speciale accesso alla corrispondenza privata della regina e alla corte. Infine si racconta anche di quella volta che Filippo ha, "avuto un infarto che il centro Papworth è riuscito a fermare con la procedura dello stent". Il fatto che la regina sia stata informata a distanza, senza rimanere al capezzale del marito, ha fatto nascere dei sospetti. Lui non avrebbe retto di fronte alla bellezza di lei, 42 anni. La lady si chiama Amanda ed è la vedova di un amico del principe Carlo.

SUI PRESUNTI FIGLI ILLEGITTIMI DI FILIPPO. Dagospia il 9 aprile 2021. da: “I segreti della Corona” di Kitty Kelley - Edizioni Sperlling & Kupfer, 1998 (libro proibito in Gran Bretagna che ha fatto il giro del mondo). Elisabetta, arrivata vergine al matrimonio, era la coccolata e protetta figlia di genitori puritani, mentre Filippo, figlio di genitori separati, era stato tirato su da parenti che avevano risentito di un’atmosfera di decadenza e amoralità. Elisabetta era cresciuta con il confortante profumo della cera vergine e delle rose fresche del palazzo, mentre Filippo aveva dovuto abituarsi all’odore di naftalina di vestiti presi a prestito sistemati in scatoloni e logore valigie fatti e disfatti in tutta fretta…Poco istruita, lei non aveva mai frequentato una scuola e aveva fatto solo qualche ora di lezioni private di storia inglese e araldica… Sapeva poco o nulla del mondo della natura, al di là di cani e cavalli. Non amava la poesia, con l’eccezione dei versi di Kipling e Tennyson. L’unica poesia che conosceva a memoria erano i versi infantili di “They’r changing guards at Buckingham Palace..” (una nenia per bambini, ndr). “Non riuscii mai a trasmetterle la passione per la poesia moderna” disse la sua governante, Marion Crawford “Ohh basta Crawfie!” m’interrompeva quando le leggevo i versi di qualche poeta moderno. “Non capisco una parola. Che cosa stai cercando di dire?” Lontana da corte Elisabetta si rendeva conto della propria educazione carente. Una volta chiese se Dante era un cavallo, perché non aveva mai sentito parlare del poeta medievale. “No, non è un cavallo”, fu la risposta  “Allora chi è, un fantino?” domandò….Quando Elisabetta e Filippo ricevettero la laurea ad honorem in legge dall’Università di Londra lei si espresse con umiltà: “ Non abbiamo mai conosciuto un’università dall’interno..” disse. Un regale eufemismo. Il libro si dilunga poi sulle molteplici avventure di Filippo sia prima che durante il matrimonio con Elisabetta e dei suoi presunti figli illegittimi. Nel 1989, i continui pettegolezzi sui presunti figli illegittimi di Filippo spinsero Max, il figlio di Helene Cordet (una fiamma di Filippo, ndr) a rilasciare una dichiarazione pubblica nella quale sosteneva che il suo vero padre, Marcel Boisot, viveva a Parigi e che le illazioni risalivano agli anni dell’infanzia quando Filippo e sua madre avevano trascorso molto tempo insieme. Comunque sua madre ammise che Filippo pagava la retta di Max alla scuola Gordonstoun. Ha dichiarato un compagno di classe di Max, James Bellini: “Sono stato a Cambridge con lui e a quel tempo tutti pensavamo che Max fosse uno dei bastardi di Filippo.. Ne parlavamo di continuo. Gordonstoun, dove Max era stato prima di Cambridge, era la stessa scuola in Scozia dove aveva studiato Filippo e dove poi hanno studiato i suoi figli Carlo, Andrea e Edoardo. E Filippo era anche padrino di Max, la soluzione tradizionale adottata dai reali per sostenere i propri figli illegittimi. E’ il loro modo di offrire alla prole bastarda un debole legame con gli ambienti Reali. Esaminiamo con attenzione i padrini e le madrine reali dell’aristocrazia e scopriremo i figli e le figlie bastardi della monarchia..”

E passiamo al subito dopo il matrimonio tra Filippo ed Elisabetta: A distanza di pochi mesi dal loro matrimonio il principe Filippo si lamentò dell’insaziabile appetito sessuale della giovane moglie. “Non riesco a farla uscire dal mio letto” disse “ E’ sempre lì. Mi sta facendo ammattire!”. Pronunciò queste parole nel 1948, durante un viaggio nel sud della Francia. Lui era in compagnia del cugino David, marchese di Milford Haven, suo testimone di nozze e carissimo amico; Per l’occasione avevano trovato una sistemazione nell’appartamento di Montecarlo di un amico inglese, che ospitava loro e altri membri della nobiltà in visita. La lamentela di Filippo lasciò interdetti tutti i presenti, compreso suo cugino, che lo criticò di fronte agli altri ospiti per la mancanza di riservatezza. L’episodio fu poi ricordato dalla duchessa di Leeds anche lei presente a Montecarlo. La figlia del duca di Leeds sposò poi il cronista mondano Nigel Dempster del ‘Daily Mail’ (ndr. Grazie a questo legame si tratta del cronista maggiormente informato sulla famiglia reale inglese). Filippo venne poi perdonato quando da corte arrivò l’annuncio che la principessa Elisabetta annullava gli impegni presi per i prossimi sei mesi. Il messaggio stava a significare che era incinta. Secondo il biografo Anthony Holden bisognava leggere tra le righe per capire che era incinta in quanto il decoro reale proibiva di usare parole esplicite. Non fu possibile poi scrivere o trasmettere ufficialmente il fatto che il bambino veniva allattato dalla madre in quanto c’era un esplicito riferimento al seno della regina. Cosa impensabile. Il biografo allora domandò: “Posso scrivere: La principessa si è occupata direttamente dell’alimentazione del bambino?” No. Fu vietato. La regina aveva insistito per dare alla luce il figlio nel suo appartamento a Buckingham Palace “Voglio che mio figlio nasca nella mia camera, tra le cose che conosco” aveva detto. E la governante ricordava come da piccola amasse dire:” Da grande avrò un sacco di mucche, cavalli e bambini”. Crawfie non riusciva a credere che stesse per avere un bambino “Sei spaventata Lilibet?” le chiese. Elisabetta le rispose che non vedeva l’ora di vivere quell’esperienza. In fin dei conti siamo nate per questo” dichiarò. Nel tempo Crawfie decise di concedere gli estratti di un suo manoscritto al “Ladie’s Home Journal’ intitolato “Le principessine” e anche di lasciare la famiglia reale perché non avevano più bisogno di lei. Entrambe le cose vennero considerate imperdonabili. Più di tutto il fatto che lasciasse il posto.. La regina dette a Crawfie della traditrice e non parlò mai più di lei. Quando nel 1988 Crawfie morì, all’età di 78 anni, nessun membro della famiglia reale presenziò alle sue esequie, né scrisse due righe di condoglianze, né mandò un mazzo di fiori.

Da fanpage.it il 9 aprile 2021. Cronista e suddito, la vita professionale e privata di Antonio Caprarica è legata a doppio filo alla storia della Gran Bretagna e di tutta la Royal Family. L'evento della morte del principe Filippo è un'occasione per parlare con lui, anche in occasione della recentissima uscita – dall'8 aprile 2021 – in tutte le librerie con "Elisabetta per sempre regina. La vita, il regno, i segreti" per Sperling & Kupfer. A Fanpage.it, Antonio Caprarica ricorda così il principe Filippo: "Era molto di più di un eterno secondo, anche se ha sofferto quel ruolo". Ma Filippo non è stato una semplice figurina subalterna alla Regina: "Era un uomo di grande cultura e di infiniti argomenti, più di quanto ne avesse la Regina". 

Caprarica, chi era davvero il Principe Filippo?

Filippo era un uomo molto volitivo, un uomo dalla personalità complessa. Era molto meglio di quella figurina comica che spesso faceva capolino sulle pagine delle cronache scandalistiche, il gran gaffeur, "the Duke in the Soup", come da giovane lo soprannominarono perché a una cena ufficiale in Giappone, lui si addormentò davanti alla zuppa. In questo senso, era un uomo assolutamente normale.

Quindi, molto di più della semplice riduzione dell'uomo "due passi indietro" alla Regina. Però, fare passi indietro nella vita di coppia è sinonimo di saggezza. 

Appunto. Era molto di più di come è stato dipinto. Era un uomo che aveva capito che per far sopravvivere la Monarchia nell'era dei mass media, era richiesta una certa elasticità intellettuale. Era quindi molto curioso della vita e della cultura, molto intelligente. Utilizzo l'accrescitivo "molto" perché lo merita, anche se postumo, perché gran parte delle innovazioni accettate obtorto collo da tutta la Famiglia Reale, erano alla fine sue iniziative a cominciare dalla diretta dell'incoronazione della Regina Elisabetta.

Lei ha mai avuto la possibilità di conoscerlo? 

Ho avuto la fortuna di incontrarlo a Buckingham Palace in occasione della cena che si tenne in onore dell'allora Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi. Ci fu una lunghissima chiacchierata dopo la cena. Quando scoprì che mia moglie era come lui di origini greche, attaccò un bottone che non finiva più. Io ero un po' geloso conoscendo la sua fama di rubacuori e quando vidi che la conversazione si trascinava un po' troppo a lungo, cominciammo una lunga chiacchierata piacevolissima perché con Filippo si poteva parlare liberamente di tutto, a differenza di Elisabetta che ha sempre avuto davvero pochi argomenti.

Il rapporto che ha avuto con le donne – e con la stessa Regina – può essere inteso come una sorta di manifesto per la parità di genere?

Sarebbe abusivo iscrivere Filippo a qualsiasi altra cosa odori di femminismo, non lo era assolutamente e faremmo il classico errore di giudicare il passato con il metro di presente. Gli inglesi lo chiamavano, sì, "the ladies man" ma era una definizione da uomo del secolo scorso. Amava le donne, e le donne lo amavano. La riservatezza e la deferenza – lui è stato l'ultimo reale a godere di una certa cura da parte della stampa – ha sempre impedito che se ne parlasse liberamente, ma ha avuto moltissime storie, tutte segnate da un grandissimo rispetto. Era un uomo che nei rapporti con le donne aveva la capacità istintiva di manifestare un rispetto autentico nei loro confronti. Lui aveva una bussola interiore che lo indirizzava sempre verso le donne più attraenti di una comitiva. Compresa mia moglie, appunto, ecco perché entrai subito in conversazione all'epoca.

Valeria Arnaldi per “il Messaggero” il 10 aprile 2021. «Un funerale semplice» era la volontà del principe Filippo, duca di Edimburgo. E la cerimonia si terrà in forma ristretta per la pandemia. Antonio Caprarica, storico corrispondente Rai da Londra, che ha appena pubblicato il libro Elisabetta. Per sempre regina. La vita, il regno, i segreti (Sperling & Kupfer), la morte del principe consorte è avvenuta in un momento teso per i rapporti della famiglia con Harry e Meghan, crede che la coppia parteciperà ai funerali?

«Sicuramente Harry. C' era un legame forte tra loro, cui si aggiungeva quello d' armi. Penso che Meghan non andrà, la gravidanza è un pretesto perfetto e la sua presenza rischierebbe di deviare l' attenzione dall' evento».

Il distacco della coppia dalla famiglia e la nota intervista a Oprah Winfrey potrebbero averlo turbato?

«Certamente è stato amareggiato per ciò che ha visto con i propri occhi, ma credo non abbia saputo dell' intervista, ritengo che nell' ultima fase non gli sia stato detto nulla. Era già molto affaticato».

Pensa che più in là, dopo i funerali in forma ristretta, si terrà un' altra cerimonia?

«In Gran Bretagna è abbastanza consueto non fare subito il funerale ed è tradizionale pure fare una celebrazione un mese, due o tre dopo la morte. Potrebbe accadere anche in questo caso, magari con lo svelamento di una statua. Già al principe Alberto ne è stata eretta una».

Ha conosciuto bene il principe: in uno dei suoi libri ha raccontato che ha corteggiato sua moglie.

«Filippo aveva già superato gli ottant' anni, in condizioni strepitose. Dopo il banchetto ufficiale, mentre io da giornalista cercavo di avere dichiarazioni dalla Regina, lui è andato a parlare con mia moglie. Quando mi sono diretto verso di loro, stavano conversando fittamente. Non amava i giornalisti e d' altronde quelli inglesi lo avevano tirato per la giacca in un paio di clamorosi scandali sessuali, come quello del Thursday Club di Londra, solo per uomini, dove si diceva che le cameriere indossassero minigonne vertiginose senza biancheria. Abbiamo chiacchierato piacevolmente».

La regina ha sottolineato spesso il ruolo del consorte anche nelle questioni del Paese: all' esterno la sua figura è stata sottovalutata?

«In qualche modo, lui ha consentito che si stabilisse un' immagine da guascone. Non aveva il classico senso dell' umorismo britannico, con la battuta gelida, era di tipo teutonico, un po' pesante, da gaffe. Aveva però sensibilità che non gli sono state riconosciute».

Nell' isola di Tanna, nel Pacifico, è venerato come un dio.

«Avevano visto questo bellissimo uomo, alto, biondo, arrivare dal mare non è la prima volta che accade una cosa simile nella storia. Lui continuava a guardare alle culture aborigene con una superiorità assai poco politically correct. Era così pure verso cinesi, indiani. Quelle battute sono importanti per spiegare le radici del suo rapporto con il Paese. La Gran Bretagna post-bellica era tanto nazionalista da sconfinare nello sciovinismo. Quando arrivò, fu rifiutato. Una delle cose che lo ha reso accetto alle classi basse è stata proprio l' adozione di stilemi sciovinisti, maschilisti, vagamente razzisti».

Sono passati 82 anni dal primo incontro di Filippo ed Elisabetta, cosa farà ora la Regina?

«Harry, qualche anno fa, disse che non sapeva cosa la nonna avrebbe fatto quando non ci sarebbe più stato il nonno. Elisabetta è tostissima. Di certo, sperava di festeggiare i cento anni del marito a giugno. Ora lui non c' è più e lei il 21 aprile compirà 95 anni, è difficile dire cosa farà. Non credo abdicherà, ma potrebbe lasciare spazio a Carlo magari tra un anno».

Lutto a Buckingham Palace. È morto il Principe Filippo, il duca di Edimburgo aveva 99 anni. Antonio Lamorte su Il Riformista il 9 Aprile 2021. È morto il Principe Filippo. Il Duca di Edimburgo aveva 99 anni. È morto al castello di Windsor tre settimane dopo 28 giorni di ricovero per un’infezione e un’operazione al cuore. Il 10 giugno avrebbe compiuto 100 anni. A comunicare il decesso del consorte della regina Elisabetta II la stessa famiglia reale. Il Principe Filippo era stato dimesso lo scorso 16 marzo. Si era ritirato dalla vita pubblica nel 2017. Era un membro della famiglia reale greca, nato a Corfù nel 1921. Rifiutò il titolo per sposarsi. Aveva sposato la Regina Elisabetta nel 1947. È stato il consorte più longevo della storia britannica. La Regina lo scorso marzo 2020, con oltre 63 anni sul trono, è diventata la regina più longeva del Regno Unito. I due avevano quattro figli. Carlo (nato nel 1948), Anna (1950), Andrea (1960) ed Edoardo (1964). Filippo aveva otto nipoti e nove pronipoti. Il comunicato sulla pagina ufficiale della Famiglia Reale inglese: “È con profondo dolore che sua Maestà la Regina annuncia la morte del suo amato marito. Sua Altezza Reale il Principe Filippo, Duca di Edimburgo. Sua Altezza Reale è morto in pace stamane al Castello di Windsor. Ulteriori annunci saranno fatti a tempo debito. La famiglia reale si unisce a persone di tutto il mondo in lutto per la sua perdita”. “È stato, molto semplicemente, la mia forza, lo è stato per tutti questi anni”, disse la Regina al banchetto delle Nozze d’Oro nel 1997. Elisabetta incontrò per la prima volta Filippo nel 1934 e poi nel 1937. Suo cugino di terzo grado: perché entrambi trisnipoti della Regina Vittoria e diretti discendenti di Cristiano IX di Danimarca. Elisabetta disse di essersi innamorata di lui dopo, nel 1939, un altro incontro presso la Royal Naval College di Dartmouth. Aveva 13 anni. La relazione cominciò con una corrispondenza di lettera. Il fidanzamento fu ufficializzato quando lei compì 21 anni. Un fidanzamento anche criticato: la statura di Filippo non era considerata adeguata da alcuni tabloid, era nato all’estero, alcune sorelle avevano sposato aristocratici tedeschi legati al Nazismo. Filippo, che divenne Filippo Mountbatten, rinunciò ai suoi titoli e si convertì dal Cristianesimo ortodosso all’Anglicanesimo. Il matrimonio, il 20 novembre 1947, all’Abbazia di Westminster. Appassionato di sport e protagonista anche di numerose gaffe e di episodi controversi, Filippo è stato protagonista di una relazione tra le più raccontate e chiacchierate della storia. Sia il Principe che la Regina si erano vaccinati contro il covid-19.

Come è morto il Principe Filippo, il marito della Regina Elisabetta e più longevo consorte di un monarca britannico. Fabio Calcagni su Il Riformista il 9 Aprile 2021. È morto “serenamente” questa mattina al Castello di Windsor. Così la Famiglia Reale inglese ha comunicato il decesso del Principe Filippo Mountbatten, il Duca di Edimburgo e marito della Regina Elisabetta. In una breve comunicazione apparsa sui canali ufficiali della Famiglia Reale, si legge che “con profondo dolore Sua Maestà la Regina ha annunciato la morte del suo amato marito, Sua Altezza Reale il Principe Filippo, Duca di Edimburgo”. Il Principe è scomparso all’età di 99 anni (ne avrebbe compiuti 100 il prossimo 10 giugno), era sposato con la regina Elisabetta II dal 20 novembre 1947 ed ha avuto con la compagna di sempre quattro figli: Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo. Era nato a Corfù, in Grecia, il 10 giugno del 1921, e fino al matrimonio aveva mantenuto il titolo di principe Filippo di Grecia e Danimarca, in quanto nipote del re di Grecia Costantino I. Filippo è stato anche il più longevo consorte di un monarca britannico: infatti il 19 aprile 2009, con 62 anni e 71 giorni di matrimonio, ha superato anche la regina consorte Carlotta di Meclemburgo-Strelitz, moglie di re Giorgio III. Filippo era stato dimesso il 16 marzo scorso dopo un mese di ricovero all’ospedale Edward VII del quartiere di Marleybone, al centro di Londra, a seguito di un delicato intervento al cuore. Per il Principe si era trattato del ricovero ospedaliero più lungo da quando, nel 1992, iniziò a soffrire di numerosi problemi di salute, in particolari cardiaci. Nel 2008 venne ricoverato al King Edward VII Hospital per la cura di un’infezione polmonare, e nello stesso anno gli venne anche diagnosticato un tumore alla prostata. Nel dicembre 2011 fu ricoverata d’urgenza al Papworth Hospital, nel Cambridgeshire, per il blocco di un’arteria coronarica mentre si trovava nella residenza reale di Sandringham. In quell’occasione i medici dovettero applicare uno stent coronarico. Il 4 maggio 2017, a causa del perdurare dei problemi medici, Buckingham Palace annunciò ufficialmente il ritiro del Principe da tutti gli impegni pubblici a partire dall’agosto seguente. L’ultimo incarico ufficiale da consorte della Regina Elisabetta avvenne infatti il 2 agosto del 2017, all’età di 96 anni, dopo oltre 22mila impegni ufficiali.

Il matrimonio nel 1947 e il mistero. Il segreto del Principe Filippo e della Regina Elisabetta, la frase impressa nella fede nuziale. Vito Califano su Il Riformista il 9 Aprile 2021. Un matrimonio lungo quasi 74 anni. La Regina Elisabetta II è la sovrana più longeva nella storia del Regno Unito. Il Principe Filippo è stato il coniuge più longevo. È morto a 99 anni, nel Castello di Windsor. Era stato ricoverato pochi giorni fa dopo essere stato ricoverato alcune settimane in ospedale a causa di una non meglio specificata infezione. Uno dei matrimoni più chiacchierati della storia. Dietro il quale c’è un segreto che mai nessun tabloid è riuscito a svelare: la frase che Filippo fece incidere all’interno della fede nuziale di Elisabetta. I due si sposarono il 20 novembre del 1947, nell’Abbazia di Westminster a Londra. La cerimonia fu trasmessa in diretta dalla Bbc e seguita via radio e tv da milioni di persone. Cugini in terzo grado, si erano conosciuti nel 1939. La famiglia reale era in visita alla Royal Naval College di Dartmouth. A Filippo venne chiesto di intrattenere Elisabetta e Margaret. La relazione cominciò come una corrispondenza postale. Fu ufficializzata solo quando lei compì 21 anni. Filippo era nato a Corfù, principe di Grecia e Danimarca. Rinunciò ai suoi titoli per sposarla. I matrimoni delle sorelle con alcuni esponenti dell’aristocrazia tedesca vicini al Nazismo imbarazzarono la famiglia reale. E infatti le sorelle del Principe non vennero ammesse al matrimonio. Pare anche che Re Giorgio non fosse entusiasta e neanche particolarmente convinto delle nozze. Filippo si convertì dal Cristianesimo ortodosso all’Anglicanesimo e poco prima del matrimonio fu nominato Duca di Edimburgo e divenne “Altezza Reale”. Dopo 80 anni di relazione e quasi 74 di matrimonio il segreto dell’anello non è mai stato svelato. Sono solo tre le persone a conoscenza di quella scritta: la Regina, il Principe e l’orafo incaricato. Ingrid Seward, la biografa di Filippo, ha scritto in Prince Philip: Revealed, che Elisabetta II non toglie mai la fede dall’anulare. Nessuno ha mai potuto quindi nemmeno sbirciare la scritta. L’anello è stato forgiato da oro gallese, come da tradizione nella Royal Family.

Estratto articolo del 7 giugno 2011 Paola De Carolis per il "Corriere della Sera". […] Filippo ha sopportato nell'arco degli anni commenti che avrebbero scalfito un uomo più debole. Così lo definiva il Sun, 15 anni fa: «Un aristocratico di 75 anni completamente distaccato dalla realtà». Per il Mirror, invece, era «arrogante, indifferente, privo di tatto, condiscendente, uno stolto nauseante» . Per Alastair Campbell, giornalista prima di diventare portavoce di Tony Blair, un uomo «grossolano» , per l'editorialista Anne McElvoy «un ignorante razzista» . La ragione di tanta antipatia, le gaffes per le quali Filippo è celebre, battute infelici, sicuramente eccessive, inappropriate per un membro della famiglia reale. Alcune sono rimaste storiche: «Come fate a tenere gli indigeni lontani dall'alcol sino a passare l'esame?» , chiese una volta a un istruttore di guida scozzese. «Attento, che se rimani qui troppo a lungo ti verranno gli occhi all'insù» , avvertì uno studente inglese durante una visita ufficiale in Cina. «Chi è che si droga qui? Lui ha l'aspetto di un drogato» , esclamò girando per un centro per giovani del Bangladesh nel 2002. Lo stesso anno raccontò divertito a una non vedente che aveva un cane-guida: «Lo sa che adesso ci sono i cani che mangiano per gli anoressici?». In un paese dove il senso dell'umorismo è pur sempre una qualità apprezzata, lo spirito poco raffinato del duca non è mai piaciuto. Dai suoi reali, il Regno Unito si aspetta di più. In realtà, sotto ogni altro profilo, il principe Filippo, sullo sfondo degli scandali di tanti suoi parenti, è stato un reale encomiabile. Sino al 2010, quando una brutta caduta lo ha costretto a rallentare il ritmo, ha partecipato a 300 funzioni l\'anno. […]

Articolo del 22 febbraio 2013 di Claudio Gallo per "la Stampa". Novantun anni, ancora diritto come un palo nonostante il recente bypass, il principe Filippo, consorte della regina Elisabetta II da 65 anni, continua a dispensare le sue perle ad ogni pubblica occasione. L'ultima gaffe è dell'altro giorno, durante la visita all'ospedale di Luton and Dunstable per inaugurare il nuovo centro cardiologico d'avanguardia. A un'infermiera filippina ha sibilato: «Il suo Paese dev'essere mezzo vuoto: siete tutte qui a lavorare per il servizio sanitario». Il duca di Edimburgo non delude mai i suoi fan, è una girandola di battute surreali, politicamente scorrette, crudeli. La scorsa settimana deve aver sparato qualcosa di esilarante al poliziotto che ha incrociato sulla strada della chiesa, l'omone tutto impettito è scoppiato in una intrattenibile risata, subito digitalizzata da un fotografo. Filippo, alla prima uscita dopo la pausa natalizia, ha ammesso di essere allegro, «a tagliare i nastri sono diventato il più esperto al mondo». Poi ha chiesto ai dirigenti dell'ospedale se metteranno una piattaforma per elicotteri per risparmiargli il viaggio in auto. Quando gli fu applicato lo stent nel 2011, fu trasportato in elicottero dalla tenuta di Sandringham all'ospedale di Papworth. Il personale gli ha donato uno stent d'oro. Lui lo ha preso dicendo: «Finalmente dei ricambi». L'incorreggibile gaffeur che incarna il più impietoso humor britannico, in realtà (come d'altra parte gli stessi Windsor) viene da un antico casato dalle radici tedesche, e in seguito danesi e greche. L'aspetto meno elegante delle sue boutade è che sono rivolte sovente a persone umili che non hanno nessuna chance di replicare. Come l'infermiera filippina che ha sorriso alla battuta. Le sue freddure sono diventate antologie sui tabloid. Nel 1987 in Kenya una indigena gli regalò una figurina, lui la guardò e disse: «Lei è una donna, non è vero?». Nel 1997, incontrando il direttore dell'«Independent» Simon Kelner, noto repubblicano, gli disse: «Che ci fa lei qui?». «Sono stato invitato», rispose l'altro. «Bene, allora non doveva venire». Nel 1999 disse a Lord Taylor di Warwick, politico nero: «Da quale parte esotica del mondo spunta lei?». Nel 2000 a un gruppo di ragazzi sordi accanto a una band che suonava le percussioni metalliche dei Caraibi: «Se state lì capisco perché siete sordi». Lo stesso anno, visitando una fabbrica a Edimburgo, trovò una scatola di fusibili fuori posto. «Sembra che l'abbia messa in ordine un indiano», disse. Stavolta si scusò: «Volevo dire un cowboy». Parlando con il leader aborigeno William Brin, nel Queensland australiano, se ne uscì: «Ma voi vi tirate sempre le lance uno con l'altro?» Nel 2003, fissando il vestito tradizionale del presidente nigeriano Obasanjo, malignò: «Lei sembra vestito per andare a dormire». L'elenco è così lungo che lo scorso anno le sue frecciate sono state raccolte in un libro inglese: «Il principe Filippo, sagge parole e gaffe dorate». Meglio non sapere che cosa pensa lui dei suoi lettori.

Dagospia il 10 aprile 2021. Articolo del 9 novembre 2015 di Debbie Reynolds per "dailymail.co.uk". Il comico Bob Hope era un mio amico, e quindi fui entusiasta di prendere parte a un evento speciale per festeggiare il suo 82esimo compleanno. Poiché lui era nato in Inghilterra, la festa si tenne al Lyric Theatre di Londra, era il 1985, e fu allora che il marito della regina Elisabetta mi palpò il didietro. Decine di star parteciparono alla festa di Bob, tra cui Michael Caine, Ben Kingsley, Phyllis Diller, Charlton Heston e Chevy Chase. Alla fine dello spettacolo al Lyric Theatre, il principe Filippo salì sul palco per omaggiare la carriera di Bob Hope e i suoi numerosi successi, e noi tutti lo raggiungemmo per la chiamata alla ribalta. La regina non aveva potuto essere presente quella sera, il che può spiegare cosa successe in seguito. Chiacchierai un po’ con il principe Filippo dopo lo spettacolo e parlai di nuovo con lui alla reception del teatro. Era molto affascinante, e mi mise un braccio intorno alla vita, poi mi prese la mano. Quasi immediatamente, mi accorsi che Filippo si era spinto ben oltre un languido abbraccio e stava accarezzandomi il sedere. Avevo sentito dire che il principe era famoso per la sua “ammirazione” nei confronti delle donne, ma non mi sarei mai aspettata che mi avrebbe dato una palpatina. Bello com’era il principe, non ero sicura se mi stesse toccando di sfuggita o se semplicemente stesse esercitando alcuni diritti reali sul corpo di una straniera. A dire il vero, è stato un onore avere le chiappe strizzate dal principe Filippo. Una volta, anche Robert Kennedy eseguì anche lui la stessa mossa su di me mentre ballavamo - ma il suo palpeggiamento fu molto meno intrigante di quello reale!

Principe Filippo, il re delle gaffe protetto dall'humor inglese: ecco come si è sempre "salvato". Caterina Maniaci su Libero Quotidiano il 10 aprile 2021. Anno 1967. In piena guerra fredda al principe Filippo, consorte della regina Elisabetta, viene chiesto se gli piacerebbe visitare Unione Sovietica. Una domanda che presuppone forse qualche trabocchetto di tipo ideologico. Ma il principe, che già si sta conquistando una solida fama di uomo sarcastico, poco avvezzo alla diplomazia e incline alla gaffe risponde placido: «Mi piacerebbe molto andare in Russia, anche se quei bastardi hanno ammazzato metà della mia famiglia». La risposta consolida la "leggenda" del principe gaffeur. Per 74 anni Filippo di Edimburgo, al fianco della sua regina e da solo, ha preso parte ad oltre 22mila eventi pubblici. Le sue gaffe lo hanno caratterizzato come uomo sordo ai richiami del "politically correct". Perché alcune di queste battute oggi lo avrebbero fatto finire in un tritacarne mediatico. Bollate con il marchio dell'infamia sessista, razzista. Ma il senso dello humour britannico lo ha evidentemente protetto. Nel 1961 si fa notare per le parole pronunciate durante un evento allo Scottish Women's Institute, un ente di beneficenza che si occupa della conservazione delle tradizioni scozzesi. E Filippo sentenzia: «Le donne britanniche non sanno cucinare». Anche con i figli e i parenti il principe non ci va leggero. Nel 1974 viene sventato un piano per rapire la figlia Anna. Ecco il commento paterno: «Se quell'uomo fosse riuscito a rapire Anna lei gli avrebbe fatto passare l'inferno durante la prigionia». Nel 1988 il figlio Andrea gli parla del progetto della casa in cui vivere con la moglie Sarah Ferguson. L'augusto genitore non ha dubbi: «Sembra la stanza di una prostituta». Il razzismo, punto molto "sensibile" per l'opinione pubblica globale. Ed ecco come lo affronta Filippo. Nel 1984 è in viaggio ufficiale, insieme a Elisabetta, in Kenya e dopo aver accettato da una signora un dono, lui le domanda algido: «Sei una donna, vero?». Nel 2000 il principe è in Italia e l'allora presidente del Consiglio Giuliano Amato gli offre un pregiato vino italiano. Filippo non gradisce e infischiandosene anche del bon ton enogastronomico, implora: «Datemi una birra, non mi interessa quale, basta che sia birra». Coerente fino alla fine. Nel 2017, ha raccontato il Daily Mail, lungo la strada verso la chiesa di St. Mary Magdalene a Sandrigham, in compagnia della principessa Anna, nota un uomo con una folta barba, lo indica e chiede alle guardie del corpo: «Quello è un terrorista?». Ed è riuscito anche a prendere in giro la morte, in un certo senso. Aveva dichiarato, infatti, che non gli sarebbe piaciuto per niente vivere fino a cento anni, «come un rudere»: è morto prima di compierli.

"Filippo era razzista e sessista, non lo ricordiamo". La protesta del college. Mariangela Garofano il 30 Maggio 2021 su Il Giornale. Il King's College di Londra si è dovuto scusare con i professori del suo staff, i quali si sono "lamentati" per aver ricevuto una foto del principe Filippo in ricordo della sua scomparsa. Arriva dalla Gran Bretagna l’ultima follia figlia della così definita “cancel culture”. Il King’s College di Londra si è scusato con i membri dello staff per un motivo che ne ha dell’incredibile, in nome della cultura della cancellazione. Come riporta il Daily Mail, a seguito della morte del principe Filippo, il celebre college ha inviato un’email a tutti i professori con una foto del duca di Edimburgo, nel giorno dell’apertura della biblioteca Maughan nel 2002. Un gesto assolutamente normale, che la direzione di uno dei più prestigiosi college inglesi, che ha fatto la storia accademica britannica, ha pensato di fare per ricordare il principe consorte. Ma qualcuno sembra non averla presa bene. I membri più progressisti dello staff, “indignati”, sono insorti, definendo inammissibile “commemorare un razzista e sessista” come il principe Filippo. La diatriba circa l’email della discordia è andata avanti finché la direttrice della biblioteca del King’s non si è trovata costretta a scusarsi con gli “indignados” per il “danno causato”, inviando loro una semplice foto in ricordo del principe appena deceduto. “La foto è stata inclusa come referenza storica, per la morte del principe”, si legge nella nota di scuse, che prosegue affermando che “con l’inclusione dell’immagine non si intendeva commemorarlo”. La lettera va avanti con le scuse nei confronti di quei membri dello staff “sensibili” alla storia di razzismo e sessismo di Filippo. “Dopo confronti e conversazioni abbiamo realizzato il danno che questo ha causato ad alcuni membri della nostra comunità, a causa della sua storia di razzismo e sessismo. Siamo dispiaciuti per il danno arrecato". Ma il gesto del college non è stato per niente apprezzato da diversi politici ed esponenti del diritto alla libertà di parola, che hanno fortemente criticato il gesto del King’s College, definendolo l’ultimo esempio di sottomissione alla “cancel culture”. Anche gli esperti reali si sono sollevati contro la pretesa irrazionale dei professori di “eliminare” la figura di Filippo. L’esperto reale Hugo Vickers ha condannato le scuse dichiarando: “Il principe Filippo e la Regina hanno passato le loro vite a difendere il Commonwealth. Il principe potrà aver detto cose che hanno provocato reazioni nelle persone, ma è il meno razzista di tutti”. Vickers prosegue ricordando come Filippo si sia speso a favore di una società multirazziale fin dagli anni 50, affermando che “queste persone al King’s College non sanno di cosa parlano”. In un mondo ormai piegato dalla violenza del politicamente corretto, anche uno dei baluardi della libertà di espressione e della cultura, quarta università più importante d’Inghilterra, si inginocchia davanti a chi chiede di cancellare le tradizioni, che non rispetta nemmeno la morte. La cultura si prostra di fronte ai paladini dei diritti, ai "buoni" che ormai assomigliano sempre più ai personaggi dell'universo orwelliano.

Mariangela Garofano. Il giornalismo è la mia passione fin dai tempi dell’università. Per ilGiornale.it scrivo di cronaca e spettacoli. Recensisco romanzi per alcuni blog letterari da diversi anni. Da sempre appassionata di scrittura e libri, ho svolto il lavoro di correttore di bozze. Per amore della lettura, ho gestito anche una...

TUTTE LE GAFFE DEL PRINCIPE FILIPPO. Claudio Gallo per "la Stampa" - ARTICOLO DEL 22 FEBBRAIO 2013. Novantun anni, ancora diritto come un palo nonostante il recente bypass, il principe Filippo, consorte della regina Elisabetta II da 65 anni, continua a dispensare le sue perle ad ogni pubblica occasione. L'ultima gaffe è dell'altro giorno, durante la visita all'ospedale di Luton and Dunstable per inaugurare il nuovo centro cardiologico d'avanguardia. A un'infermiera filippina ha sibilato: «Il suo Paese dev'essere mezzo vuoto: siete tutte qui a lavorare per il servizio sanitario». Il duca di Edimburgo non delude mai i suoi fan, è una girandola di battute surreali, politicamente scorrette, crudeli. La scorsa settimana deve aver sparato qualcosa di esilarante al poliziotto che ha incrociato sulla strada della chiesa, l'omone tutto impettito è scoppiato in una intrattenibile risata, subito digitalizzata da un fotografo. Filippo, alla prima uscita dopo la pausa natalizia, ha ammesso di essere allegro, «a tagliare i nastri sono diventato il più esperto al mondo». Poi ha chiesto ai dirigenti dell'ospedale se metteranno una piattaforma per elicotteri per risparmiargli il viaggio in auto. Quando gli fu applicato lo stent nel 2011, fu trasportato in elicottero dalla tenuta di Sandringham all'ospedale di Papworth. Il personale gli ha donato uno stent d'oro. Lui lo ha preso dicendo: «Finalmente dei ricambi». L'incorreggibile gaffeur che incarna il più impietoso humor britannico, in realtà (come d'altra parte gli stessi Windsor) viene da un antico casato dalle radici tedesche, e in seguito danesi e greche. L'aspetto meno elegante delle sue boutade è che sono rivolte sovente a persone umili che non hanno nessuna chance di replicare. Come l'infermiera filippina che ha sorriso alla battuta. Le sue freddure sono diventate antologie sui tabloid. Nel 1987 in Kenya una indigena gli regalò una figurina, lui la guardò e disse: «Lei è una donna, non è vero?». Nel 1997, incontrando il direttore dell'«Independent» Simon Kelner, noto repubblicano, gli disse: «Che ci fa lei qui?». «Sono stato invitato», rispose l'altro. «Bene, allora non doveva venire». Nel 1999 disse a Lord Taylor di Warwick, politico nero: «Da quale parte esotica del mondo spunta lei?». Nel 2000 a un gruppo di ragazzi sordi accanto a una band che suonava le percussioni metalliche dei Caraibi: «Se state lì capisco perché siete sordi». Lo stesso anno, visitando una fabbrica a Edimburgo, trovò una scatola di fusibili fuori posto. «Sembra che l'abbia messa in ordine un indiano», disse. Stavolta si scusò: «Volevo dire un cowboy». Parlando con il leader aborigeno William Brin, nel Queensland australiano, se ne uscì: «Ma voi vi tirate sempre le lance uno con l'altro?» Nel 2003, fissando il vestito tradizionale del presidente nigeriano Obasanjo, malignò: «Lei sembra vestito per andare a dormire». L'elenco è così lungo che lo scorso anno le sue frecciate sono state raccolte in un libro inglese: «Il principe Filippo, sagge parole e gaffe dorate». Meglio non sapere che cosa pensa lui dei suoi lettori.

Duca di Edimburgo ma "Re" delle gaffe. Tutte le gaffe di Filippo, gli scivoloni del Principe poco “politically correct”. Fabio Calcagni su Il Riformista il 9 Aprile 2021. Duca di Edimburgo e Principe, ma delle gaffe. Impossibile non legare la figura del Principe Filippo, scomparso oggi all’età di 99 anni nel castello di Windsor tre settimane dopo 28 giorni di ricovero per un’infezione e un’operazione al cuore e a soli tre mesi dal compimento dei 100 anni, alle sue numerose gaffe compiute nell’arco dei 73 anni di matrimonio con la Regina Elisabetta. Uscite fuori luogo e sopra le righe che hanno reso anche la monarchia inglese più "pop", più vicina ai sudditi di Sua Maestà. Delle gaffe che rappresentavano anche un carattere estroverso che a volte mal si conciliava col suo dovere di stare “un passo indietro” la Regina, entrando in una zona d’ombra che lo vide costretto anche a rinunciare a dare il proprio cognome, Mountbatten, ai suoi figli. In patria, così come all’estero, la figura del Principe Filippo è da sempre legata alle tante gaffe del marito di Elisabetta, tanto da diventare una vera e propria antologia. Un tipico umorismo british macchiato a volte da sessismo e razzismo che, ovviamente, a Buckingham Palace non era particolarmente apprezzato. Una abitudine tale da spingere la Bbc a raccogliere alcune delle più clamorose.

1961 – Nel corso di un evento allo Scottish Women’s Institute, ente di beneficienza che si occupa della conservazione delle tradizioni scozzesi, Filippo dichiarò: “Le donne britanniche non sanno cucinare”

1967 – In piena Guerra Fredda tra Stati Uniti e Unione Sovietica viene chiesto al Principe se volesse visitare l’attuale Russia. Questa la sua risposta: “Mi piacerebbe molto andare in Russia, anche se quei bastardi hanno ammazzato metà della mia famiglia”.

1981 – Nel Regno Unito nel pieno di una pesante recessione il Principe si lascia sfuggire queste parole: “Tutti dicevano che fosse necessario più tempo libero, e adesso si lamentano di essere disoccupati”.

1984 – In un viaggio ufficiale in Kenya riceve da una donna un dono locale e le domanda: “Sei una donna, vero?”

1986 – Ad un incontro col WWF parla dei cinesi e compie uno scivolone: “Se ha quattro gambe e non è una sedia, se ha due ali e vola ma non è un aeroplano, e se nuota e non è un sottomarino, i cantonesi se lo mangeranno”

1992 – Durante un viaggio in Australia gli viene chiesto di abbracciare un koala, animale simbolo della nazione: “Oh no, potrei prendere qualche orribile malattia”

1994 – Durante una conversazione con un abitante delle isole Cayman Filippo si fece sfuggire: “La gran parte di voi discende da pirati, giusto?”

1999 – Il Duca di Edimburgo incontra uno studente reduce da un viaggio in Papua Nuova Guinea. Questa la sua domanda: “Quindi sei riuscito a non farti mangiare?”

2000 – In un viaggio in Italia Filippo è ospite dell’allora presidente del Consiglio Giuliano Amato, che gli offrì un pregiatissimo vino. Dono non gradito dal Principe: “”Datemi una birra, non mi interessa quale, basta che sia birra!”, rispose il consorte della Regina

2002 – In visita a Buckingham Palace arriva un importante imprenditore aborigeno australiano. Il Principe senza mezzi termini gli chiede: “Siete ancora soliti tirarvi le lance?”

2013 – Durante una visita nell’ospedale di Luton e Dunstable, si rivolge così ad una infermiera di Manila: “Le Filippine devono essere mezze vuote, visto che siete tutti qui a mandare avanti la sanità nazionale”.

2013 – Nello stesso anno il principe Filippo incontra Malala Yousafzai, la ragazza che era stata condannata a morte dai talebani perché voleva andare a scuola e che è diventata simbolo delle campagne per il diritto delle ragazze a studiare: “I bambini vanno a scuola perché i genitori non li vogliono in casa”.

Dagospia il 9 aprile 2021. Estratto da “Alta Portineria”, di Roberto D’Agostino - ed. Mondadori.

1. A un agente ventiseienne che incontrò in Ungheria e gli disse di essere in quel Paese da due settimane e di apprezzarne soprattutto il cibo, Filippo di Edimburgo replicò: «Impossibile che tu sia qui da tanto tempo! Non hai ancora la pancetta a forma di pentola!».

2. Nel 1967 gli fu suggerito di fare un viaggio diplomatico in Russia. Declinò gridando: «Quei bastardi hanno assassinato metà della mia famiglia».

3. Commentando le abitudini dietetiche dei cinesi, il principe disse: «Se ha quattro gambe e non è una sedia, se ha due ali e non è un aereo, se va sott'acqua e non è un sommergibile, i cantonesi lo mangeranno di sicuro».

4. Ai canadesi che incontrò durante una visita ufficiale, disse: «Non veniamo qui per la nostra buona salute. Abbiamo modi migliori per offrirci dei divertimenti...».

5. Parlando dei franco-canadesi durante una visita a Toronto, commentò: «Non capisco una parola di quello che dicono. Storpiano tutte le parole!».

6. Durante una visita ufficiale alle isole Cayman, domandò: «Ma voi non discendete tutti dai pirati?».

7. Mentre ballava con una giovane austriaca a Venezia e sembrava molto intento a pestarle i piedi seguendo i tempi come fosse una marcia militare, sbottò: «Ma lei non ha mai imparato a ballare il valzer, accidenti?».

8. Commentando la legge per impedire la vendita di armi, disse: «Se un giocatore di cricket decide di prendere la sua mazza e fare una strage in una scuola, cosa farete? Impedirete la vendita di mazze da cricket?». E fece paragoni molto simili con golfisti, tennisti e altri sportivi.

9. Notando una scatola di aggeggi elettrici con una massa di fili che ne uscivano tutti attorcigliati, nell'industria elettronica Racal-MESL a Edimburgo, commentò: «Si direbbe che siano stati sistemati da qualche indiano!». (Dovette poi scusarsi con gli indiani.)

10. Ai residenti di Lockerbie nel '93, dopo un incendio disse: «La gente crede che sia il fuoco il danno peggiore che possa capitare. Noi stiamo ancora cercando di prosciugare il castello di Windsor».

11. A un autista in Marocco che stava suonando il clacson per farsi strada durante una visita della regina, disse: «Vuoi spegnere quella tua dannatissima tromba?».

12. Quando venne presentato al presidente di un canale televisivo inglese, disse: «Allora è lei il responsabile per le porcherie che vediamo su questo canale?». Dopo dovette specificare che stava scherzando.

13. Sulla duchessa di York, Sarah Ferguson, sentenziò: «Il suo comportamento è quantomeno bizzarro. Non sono costretto a frequentarla perché non ne vedo alcuna buona ragione».

14. Nel prendere visione di alcuni progetti fatti da Sarah Ferguson per una nuova casa, commentò: «Sembra la stanza da letto di una prostituta!».

15. Riferendosi a sua figlia, la principessa Anna, dichiarò: «Se non scorreggia e non mangia fieno, non è contenta».

16. inaugurando un Centro di progettazione e design  delle industrie britanniche, affermò: «Inutile chiudere gli occhi e dire a se stessi tre volte al giorno: “La Gran Bretagna è il meglio che c’è”, sperando che sia vero».

17. A un giornalista che gli chiedeva come mai la sua visita ufficiale in Argentina con la regina fosse stata così corta, rispose: «Ho sessanta giorni  per questo tour di dieci paesi, il che significa sei giorni in ogni Paese. Se poi c'è un traffico stradale che blocca ogni spostamento, dopo tre giorni si diventa dannatamente stanchi. L'arte di essere un ospite gradito consiste nel sapere quando andarsene».

18. Durante una visita a Cambridge per l'inaugurazione di un nuovo padiglione dell'università, osservò: «Questo mi sembra molto meno costoso del Dome». (La battuta, politicamente fuori posto, fece irrigidire Blair.)

19. Circa la sua scelta di fare il militare in Marina, rispose: «Non ci tenevo particolarmente a fare il militare in Fanteria. Non mi piace camminare a lungo...».

20. Circa la sua reputazione di gaffeur, disse: «Sono diventato una caricatura... e devo rassegnarmi a convivere con questa stigmate». (Le caricature che lo riguardano, effettivamente, sono quotidiane. Quella del suo compleanno lo raffigura mentre viene proiettato in aria da un lenzuolo teso sulla cima della torre di Londra tra i familiari festanti che stappano bottiglie di champagne e contano gli anni - settantasei... settantasette... settantotto... - e lui grida: «Vacci piano Carlo!».)

21, Illustrando le usanze britanniche a New York, disse: «Non chiedetemi di spiegarvi perché la regina abbia un compleanno ufficiale in giugno quando tutti sanno che è nata in aprile. Bisogna semplicemente accettare la cosa come si accettano il cricket, gli scellini, la caccia alla volpe e altri inglesismi. Usi e costumi della Gran Bretagna!».

22. A un tale Mr Robinson, incontrato in una università australiana, che gli spiegava come venisse spesso presentato col cognome della moglie, laureata in filosofia e molto famosa, perché «lei è molto più importante di me...», Filippo rispose: «Ah sì! Abbiamo quello stesso problema nella mia famiglia!».

23. Incontrando degli operai inglesi in Giappone, disse: «Mi stupisce che, dopo aver trascorso tanto tempo qui, non vi siano venuti gli occhi a mandorla!».

Da "repubblica.it" il 9 aprile 2021. Ha perso le staffe il consorte della regina Elibetta II. E' accaduto al Club della Raf durante la commemorazione del 75° anniversario della battaglia d'Inghilterra tra la Luftwaffe e l'aeronautica britannica. Al momento delle foto il principe Filippo, forse irritato dalla lentezza del fotografo, è esploso. "Just take this fucking picture", ha imprecato il Duca di Edinburgo al malcapitato provocando le risa dei vicini.

Quella gaffe del Principe Filippo: "Vorrei essere un virus mortale". Trent'anni fa, quando ancora il Covid non era noto, il principe Filippo fece una battuta che a rileggerla oggi, in pandemia, fa tutto un altro effetto. Francesca Galici - Sab, 10/04/2021 - su Il Giornale. Il principe Filippo di Edimburgo, scomparso ieri alla soglia dei 100 anni, verrà ricordato dai posteri anche per le sue gaffe. Ha speso la sua vita sempre un passo indietro rispetto alla sua amata Lilibeth, come il principe soleva chiamare la regina Elisabetta II, sua consorte per 73 anni. Di frasi fuori luogo di Filippo di Edimburgo e di battute incomprensibili ai più, come nella miglior tradizione dello humor inglese ne sono piene le cronache ma ce n'è una che nelle ultime ore è tornata a circolare sul web, dopo che lo scorso anno, è il caso di dirlo, divenne virale. Si tratta di un commento che il principe Filippo fece nel 1988, oltre trent'anni fa, che oggi suona quasi come una premonizione e, per molti, come una minaccia. Durante una conversazione con la Deutsche Press Agentur, infatti, come riportato dal tabloid Express, Filippo di Edimburgo disse: "Nel caso in cui mi reincarnassi, vorrei tornare come un virus mortale, per contribuire a risolvere la sovrappopolazione". Una battuta di spirito come tante ne ha fatte il principe nella sua lunga vita, che oggi ha un retrogusto quasi inquietante. Ovviamente alla fine degli anni Ottanta era impensabile che il mondo trent'anni dopo si sarebbe trovato stretto nella morsa di un virus mortale che, in 14 mesi, ha mietuto quasi 3 milioni di vittime (2,91 milioni per l'esattezza). Lo scorso anno venne riportata in auge come premonizione da parte del principe Filippo mentre oggi, a 24 ore dalla sua scomparsa, c'è chi la ripropone per una sorta di black humor nei confronti del consorte di Elisabetta seconda, chiedendosi quale altro virus potrebbe inventarsi. A ricordare questa divertente affermazione di Filippo di Edimburgo risalente a oltre 30 anni fa è stato il ben noto profilo satirico di Twitter @Dio, uno dei primi nati sul social dell'uccellino blu, che gode di un seguito molto ampio. Dopo aver riportato la frase, @Dio ha commentato: "Purtroppo è stato preceduto, ma in suo onore la prossima pandemia chiamatela Filippo". Inevitabile che anche questo tweet assumesse carattere virale, anche perché in molti hanno notato il curioso caso del destino dietro la pandemia. "Ah, perciò si chiama coronavirus...", ha commentato un utente, la cui risposta al tweet di @Dio è stata una delle più popolari. Inevitabile che, alla luce della sua scomparsa, questa battuta di spirito assumesse tutta un'altra connotazione visto anche il periodo. Infatti, visto il suo desiderio e la presenza già in essere di un virus con quelle caratteristiche, qualcuno tratto una conclusione a suo modo logica: "Se mantiene la promessa, le parole 'variante inglese' stanno per assumere un nuovo significato". Il principe Filippo avrebbe senz'altro gradito questo humor.

Principe Filippo, la lettera inedita: “Ho sudato freddo”, lo sfregio segreto al presidente americano. Libero Quotidiano il 16 aprile 2021. Domani, sabato 17 aprile, si terranno i funerali del principe Filippo, venuto a mancare la settimana scorsa quando ormai era prossimo al compimento dei cento anni. Il marito della Regina Elisabetta si è spento nel suo letto, così come da sue ultime volontà: alla cerimonia funebre saranno ammessi soltanto trenta partecipanti della famiglia reale per via delle restrizioni anti-Covid ancora in vigore nel Regno Unito. In attesa dell’ultimo saluto, dagli Stati Uniti hanno svelato una lettera scritta a mano che è stata tenuta nascosta per oltre 50 anni. In tale missiva il principe Filippo chiedeva scusa all’allora presidente americano Richard Nixon per aver dimenticato di brindare alla sua salute e al suo successo, come era previsto dal protocollo durante una cena alla Casa Bianca che si era svolta nel 1969. Il marito della Regina Elisabetta nel corso della sua lunga vita trascorsa sotto ai riflettori si è reso più volte protagonista di gaffe e battute imbarazzanti, o quantomeno fuori dagli schemi del rigidissimo protocollo reale. La lettera scritta a mano è stata scoperta dagli archivisti della Richard Nixon Presidential Library and Museum: “Dopo la brillantezza degli altri oratori e sua, temo che il mio contributo sia stato molto fiacco”, scrisse Filippo dalla Groenlandia il 7 novembre del 1969, dopo la conclusione del suo viaggio negli Stati Uniti. “Quella notte mi sono svegliato sudando freddo quando mi sono reso conto che avevo dimenticato di proporre un brindisi alla sua salute”. 

Barack Obama: “Quando abbiamo incontrato per la prima volta il Principe Filippo e la Regina Elisabetta”. Chiara Nava su Notizie.it il 10/04/2021. Barack Obama ha fatto le sue condoglianze alla Regina Elisabetta, ricordando la prima volta che ha incontrato lei e il Principe Filippo. La morte del Principe Filippo ha colpito il mondo intero e i messaggi di condoglianze e di dolore arrivano da ogni luogo e in qualsiasi lingua. Anche Barack Obama ha voluto mandare il suo messaggio, in cui ha ricordato la prima volta che ha incontrato il Principe e la Regina. “Quando abbiamo incontrato per la prima volta Sua Altezza Reale il Principe Filippo, Duca di Edimburgo, lui e Sua Maestà la Regina Elisabetta II erano già sulla scena mondiale da più di mezzo secolo – accogliendo leader come Churchill e Kennedy; Mandela e Gorbaciov. Essendo due americani poco abituati ai palazzi e allo sfarzo, non sapevamo cosa aspettarci” con queste parole Obama ha iniziato il suo messaggio. “Non avremmo dovuto preoccuparci. La Regina e il Principe Filippo ci hanno messo subito a nostro agio con la loro grazia e generosità, trasformando un’occasione cerimoniale in qualcosa di molto più naturale, addirittura confortevole. Il Principe Filippo in particolare era gentile e caloroso, con uno spirito acuto e un immancabile buonumore. È stata la nostra prima presentazione all’uomo dietro il titolo e da allora la nostra ammirazione per lui è cresciuta. Ci mancherà moltissimo” ha aggiunto l’ex presidente. “Come la regina, il principe Filippo ha visto le guerre mondiali e le crisi economiche andare e venire. La radio ha lasciato il posto alla televisione e la televisione a Internet. E in tutto questo, ha contribuito a fornire una guida stabile e una saggezza guida. È stato a lungo detto che gli Stati Uniti e la Gran Bretagna hanno una relazione speciale, che è stata mantenuta e rafforzata non solo dai presidenti e dai primi ministri, ma dalla famiglia reale che è sopravvissuta a tutti loro” ha scritto Barack Obama. “Al fianco della regina o trascinandosi dietro i consueti due gradini, il principe Filippo ha mostrato al mondo cosa significava essere un marito solidale per una donna potente. Eppure ha anche trovato un modo per guidare senza esigere i riflettori – prestando servizio in combattimento nella seconda guerra mondiale, comandando una fregata nella Royal Navy e girando instancabilmente il mondo per difendere l’industria e l’eccellenza britannica. Attraverso il suo straordinario esempio, ha dimostrato che la vera collaborazione ha spazio sia per l’ambizione che per l’altruismo, il tutto al servizio di qualcosa di più grande” ha scritto l’ex presidente degli Stati Uniti, con grande ammirazione. “Mentre il mondo piange la sua perdita, inviamo i nostri più calorosi auguri e le più profonde condoglianze alla Regina, ai loro figli, nipoti e pronipoti; e tutti coloro che conoscevano e amavano quest’uomo straordinario” ha concluso Obama, porgendo le sue condoglianze alla famiglia reale. 

Chiara Nava. Nata a Genova, classe 1990, mamma con una grande passione per la scrittura e la lettura. Lavora nel mondo dell’editoria digitale da quasi dieci anni. Ha collaborato con Zenazone, con l’azienda Sorgente e con altri blog e testate giornalistiche. Attualmente scrive per MeteoWeek e per Notizie.it.

Da "liberoquotidiano.it" il 17 aprile 2021. Erano tante le passioni del principe Filippo, il marito 99enne della Regina Elisabetta venuto a mancare pochi giorni fa. Il duca di Edimburgo amava la pittura, il bird-watching, ma anche il polo e la storia navale. E in molti erano a conoscenza dei suoi interessi. Uno di questi, però, è rimasto sconosciuto ai più. Solo i parenti più stretti del principe erano a conoscenza della sua passione segreta per l'ufologia. Il consorte della Regina, infatti, era profondamente affascinato dagli avvistamenti degli alieni. Filippo di Edimburgo sembra aver ereditato la passione per gli ufo dal suo ex assistente Sir Peter Horsley, incaricato di raccogliere tutti i documenti sugli ufo della Royal Air Force, l'aeronautica britannica. Quest'ultimo disse di aver avuto un incontro ravvicinato con un alieno chiamato Janus: "Era in grado di leggere nella mente, non mi ha detto di essere un visitatore venuto da un altro pianeta ma ebbi quella impressione. Mi disse che avrebbe voluto incontrare il principe Filippo, che aveva descritto come un uomo dalle grandi visioni. Credo fosse venuto qui per osservarci e non l'ho più visto, so che molti non mi crederanno ma è andata proprio così". Come rivelato dal quotidiano inglese Metro, inoltre, nella biblioteca personale del principe Filippo c'erano diversi libri sugli avvistamenti di ufo e alieni. Uno degli ultimi letti, nell'estate del 2019, è The Halt Perspective, il libro sulla storia dell'incidente della foresta di Rendlesham, definita anche "la Roswell britannica". La passione per gli alieni è stata tramandata di generazione in generazione: Filippo l'ha trasmessa al figlio Carlo e al nipote William. In realtà, però, il primo a parlare di queste curiosità al giovane duca fu lo zio Lord Mountbatten, che aveva anche scritto una relazione ufficiale su un presunto avvistamento di alieni nel 1955. In quel caso si parlò addirittura del presunto rapimento di un muratore, Fred Briggs, dopo un incontro ravvicinato con degli alieni.

Vittorio Sgarbi rivela lo sfregio dell'Italia al principe Filippo: "Forse se ne sono dimenticati?". Libero Quotidiano il 10 aprile 2021. Vittorio Sgarbi ha condiviso un aneddoto che non tutti conoscono sul principe Filippo, venuto a mancare ieri a due mesi dal compimento dei 100 anni. “C’era anche lui, nel 1943, quando gli alleati sbarcarono in Sicilia, era con la Royal Navy”, ha osservato il noto critico d’arte, che poi ha aggiunto una piccola nota polemica: “Peccato che l’Italia l’abbia dimenticato e a ricordarcelo sia stato l’ex presidente americano Trump”. Non a caso nel Regno Unito il principe Filippo è stato omaggiato a colpi di cannone dal ministero della Difesa, che ha voluto ricordare i ruoli ricoperti dal duca di Edimburgo nelle forze armate di Sua Maestà, tra il suo passato in divisa nella Royal Navy e i suoi trascorsi da veterano combattente nella Seconda Guerra Mondiale. Ovviamente i colpi di cannone sono stati sparati a salve e senza pubblico per le restrizioni previste dall’epidemia di coronavirus, ma sono stati mandati in diretta televisiva. Tutto il Regno Unito è in lutto, con i familiari del principe Filippo che stamattina hanno sfilato davanti al feretro nel Castello di Windsor. Nel frattempo iniziano ad arrivare i primi retroscena sulla morte del duca di Edimburgo, che è stato sposato per 73 anni con la Regina Elisabetta: “Ha scelto di morire a casa e la Regina lo ha sostenuto nel rifiuto di un nuovo ricovero”. Nella notte di giovedì pare infatti che le condizioni del principe Filippo fossero peggiorate di molto, ma la Regina si sarebbe opposta all’ennesimo ricovero, rispettando le volontà del marito di morire nel suo letto. 

Andrea Parodi per “la Stampa” l'11 aprile 2021. Sempre un passo dietro la Regina. A Londra, come a Torino. Il principe Filippo, scomparso due giorni fa, frequentava spesso la nostra città negli anni Cinquanta e Sessanta. Più volte è venuto in veste privata, ospite dei Marchesi Medici del Vascello alla Tenuta della Mandria, dove si era formato un gruppo esclusivi di principi e nobili nell' organizzare battute di caccia, la più amata delle attività del duca di Edimburgo. Peraltro, le ultime della storia dell' attuale Parco Regionale compiute da una testa coronata. Iconica e pubblica fu la visita del 9 maggio 1961, quando Filippo accompagna la Regina Elisabetta II in visita a Italia '61, l' Esposizione Internazionale che celebra il Centenario dell' Unità d' Italia. Un giorno che ogni torinese con più di 65 primavere ricorda distintamente. Per la prima volta nella Repubblica una coppia reale tornava in città. Erano giovani, rampanti, assolutamente glamour. Ed è qui che Filippo si vede "scavalcare" da una guida d' eccezione. È l' Avvocato Gianni Agnelli, presidente di quella Esposizione, che si presenta alla coppia reale insieme con la moglie, la principessa Marella Caracciolo di Castagneto, anche lei un passo dietro, per accompagnare proprio Filippo. Agnelli, che ha appena 40 anni ed è l' uomo più idolatrato del jet set internazionale, la scorta durante la visita ai padiglioni: l' inedita coppia viene immortalata in immagini diventate mitiche. Tutti i commentatori internazionali dell' epoca dipinsero l' evento come la Regina accolta a Torino dal re degli industriali, il re d' Italia. L' eleganza, lo stile e il garbo di Elisabetta e di Agnelli, due veri miti del Novecento, parlano da soli: entrambi sono idoli e simboli del potere e del benessere di quegli anni, nel pieno del boom economico dei due rispettivi paesi, in una Torino proiettata prepotentemente verso il futuro.

Il binario 12. L' Avvocato la conduce per i settori dell' esposizione, il principe Filippo, Donna Marella e gli altri personaggi del corteo seguono a ruota. Ma Elisabetta e Agnelli rimangono gli incontrastati protagonisti di quella giornata. La coppia reale arriva a Torino poche ore prima. Giungono al binario 12 di Porta Nuova con il treno reale dei Savoia, concesso dalla Presidenza della Repubblica. Un evento storico nell' evento, perché quelle carrozze non entravano nella stazione della vecchia capitale sabauda da decenni. Ad accoglierli una folla di torinesi. Il corteo di 9 poliziotti in motocicletta disposti a spiga e le 17 autovetture, tra cui la Rolls Royce reale, sfilano per via Roma tra due ali di folla e arriva in piazza Castello, dove c' è un oceano di torinesi. La città riassapora i fasti di capitale reale. Il saluto ai torinesi Al termine della cerimonia ufficiale la Regina e il duca di Edimburgo si affacciano dal balcone di Palazzo Madama per salutare la sottostante folla. Esattamente come capita a Buckingham Palace, e come hanno fatto i Savoia per secoli dallo stesso balcone. Un momento durato pochissimi minuti, ancora oggi nella mente di molti torinesi. Prima di lasciare Torino il principe Filippo incontra il centravanti della Juventus Campione d' Italia John Charles. Che è gallese, quindi suddito di Sua Maestà. La cronaca della Stampa di quel giorno racconta di un momento esilarante, di uno scambio di battute tra il calciatore e il duca di Edimburgo, sfociate anche nel commento dei risultati del Rugby inglese.

Il principe e l’Italia: dalle battute su Ciampi all’amore per la natura. Enrico Franceschini su La Repubblica il 10 aprile 2021. In una lunga vita accanto a Sua Maestà, il duca di Edimburgo ha avuto tanti incontri ravvicinati con l’Italia e i suoi rappresentanti.  «Abbiamo messo a letto il presidente!» Comunicandolo al gruppetto di ospiti a lui sconosciuti che stavano bevendo un caffè in piedi nel fumoir, al termine di un banchetto di gala a Buckingham Palace, il principe Filippo si fregava le mani soddisfatto come qualcuno che intende: la parte cerimoniale dell’evento è finita, adesso possiamo finalmente spassarcela. Il presidente da lui accompagnato a dormire era Azeglio Ciampi, in visita di stato in Gran Bretagna con la moglie, signora Franca. La cena, per la quale avevo ricevuto un invito come corrispondente di Repubblica, era stata lunga, interrotta dai brindisi del nostro presidente della repubblica e della regina Elisabetta al centro di un immenso tavolo a forma di ferro di cavallo. Dopo mangiato, mentre mescolavo lo zucchero nel caffè, alle mie spalle sopraggiunsero la sovrana e il marito. Elisabetta domandò se mi fosse piaciuta la serata, mentre il principe, allegro come un giovanotto di 83 anni in libera uscita (Ciampi ne aveva soltanto due di più, ma evidentemente lui al confronto si sentiva un ragazzino), rimase a conversare amabilmente con gli invitati italiani. Appreso di trovarsi davanti un ex-corrispondente da Mosca, diede via libera alle reminiscenze «Andai in Russia per la prima volta nel 1973, ai tempi di Breznev», ci raccontò. «Ero presidente della Federazione Internazionale Equestre e mia figlia Anna partecipava a un concorso ippico. Mi sono divertito un mondo». In una lunga vita accanto a Sua Maestà, il duca di Edimburgo ha avuto tanti incontri ravvicinati con l’Italia e i suoi rappresentanti. I primi piuttosto tesi: quando durante la Seconda guerra mondiale servì come ufficiale su un’unità della Marina britannica, si ritrovò impegnato in una battaglia contro due navi militari italiane nel Mediterraneo. Poi, nel 1943, partecipò con le forze alleate allo sbarco in Sicilia. Una quindicina d’anni più tardi tornò in Italia come principe consorte, per una visita a Torino, in occasione dell’Expo del 1961: incontrò Gianni Agnelli, dimostrando il suo noto interesse per l’ingegneria e l’innovazione. Naturalmente anche con il nostro Paese non poteva mancare una delle sue gaffe: nel 2000, a una cena a Roma, il presidente del Consiglio Giuliamo Amato gli offrì un calice di vino pregiatissimo. «Grazie, ma preferirei una birra», la sua risposta da inglese. E sulla penisola aveva un amico: Fulco Pratesi, il fondatore del Wwf Italia, con il quale condivise l’impegno per la protezione della natura. «Facemmo un’escursione insieme nel Parco Nazionale d’Abruzzo», ricorda Pratesi. «Con Filippo c’era solo un uomo del suo staff. Dopo una lunga arrampicata, riuscimmo a vedere due orsi marsicani, che lui fotografò personalmente con grande entusiasmo. Amava molto gli animali. Se un giorno scomparisse il Colosseo, mi disse una volta, potremmo ricostruirlo sulla base di disegni, quadri, fotografie. Ma se scomparirà il rinoceronte indiano, non lo riavremo mai più».

Il principe Filippo d’Edimburgo, consorte della Regina Elisabetta II d’Inghilterra, era un raffinato pittore e designer. Carlo Franza il 12 aprile 2021 su Il Giornale. Ben pochi  sanno che il principe Filippo, duca di Edimburgo e marito della regina Elisabetta II d’Inghilterra scomparso il 9 aprile 2021 all’età di 99 anni – due mesi a cent’anni-,  che le è  stato al fianco  per ben 73 anni; ebbene  Sua Altezza Reale Filippo  dipingeva con pittura ad olio.  Ma è stato tra l’altro  anche un  grande e illustre mecenate e per tutta la vita ha sempre mostrato un costante apprezzamento per le arti. Nel corso degli anni il principe ha realizzato numerosi ritratti e paesaggi, alcuni dei quali sono conservati nella sua collezione privata, altri si trovano nel Royal Collection Trust. The Queen at Breakfast (Prince Philip, Duke of Edinburgh, The Queen at Breakfast (1965). Courtesy of the Royal Collection Trust), del 1965, è il suo dipinto più noto in cui coglie un momento informale della regina mentre fa colazione leggendo un giornale nella sala da pranzo del Castello di Windsor,   e riassume perfettamente l’arte del pittore  principe  e Duca Filippo. Nel dipinto storico la  sovrana è colta nell’intimità, quella  quotidiana, semplice e  modesta di tutti i giorni, pur  circondata dallo sfarzo degli appartamenti reali. Il biografo Robert Lacey ha parlato di “un tenero ritratto, di stile impressionistico, con pennellate che sono affascinanti e morbide”, mentre Robin Simon, editore del British Art Journal, ha fatto notare che “allude all’amore dei cavalli per la regina replicando due dei suoi grandi dipinti di George Stubbs sullo sfondo, Soldiers of the Light Dragoons e The Prince of Wales’s Phaeton.” Protagonista del dipinto è la Regina  Elisabetta II, immortalata durante il momento della colazione;  la Regina legge il giornale, e davanti a lei c’è una tavola imbandita. Le sue opere  realizzate ad olio su tela, lasciano leggere soggetti  vari, dai contorni sfumati, svaporati, distesi,  nonostante i colori molto intensi, e  rammentanti  il pastello,  oserei dire una sorta di pittura che chiamerei depisisiana.  Ho avuto la fortuna di accedere in anni passati alla corte inglese e mi furono mostrati questi dipinti che destarono in me uno stupore inatteso, non pensavo che il Principe Duca  Filippo fosse un vero artista. E di fatti lo era. Molti dei suoi dipinti raffigurano paesaggi visti mentre viaggiava sull’HMY Britannia, il panfilo reale, e nelle proprietà della Corona. Ma non solo il rammentato dipinto qui sopra descritto raccontava della vita della regina, altri ve n’erano,  proprio Elisabetta II sembrava essere la sua musa ispiratrice. Un altro dei suoi dipinti è stato esposto alla Queen’s Gallery a Buckingham Palace, sebbene il Principe all’inizio non fosse del tutto d’accordo: l’opera raffigura il suo amico Edward Seago seduto su un cavalletto a bordo del Royal Yacht Britannia, durante il tour mondiale del Duca del 1956-57. In cambio anche l’amico lo ha ritratto, e le due immagini sono state incorniciate l’una accanto all’altra. Il critico Hugh Casson ha descritto la sua arte come “esattamente ciò che ti aspetteresti… totalmente diretta, senza giri di parole. Colori forti, pennellate vigorose”. Per firmare le sue opere  il Principe Filippo usava  una φ, la “phi” greca, che oltre a ricordare il suo nome – Philip – rimandava  anche alle sue origini, quando, prima di essere nominato Duca di Edimburgo e Principe Consorte britannico, era “solo” Principe di Grecia e Danimarca. La creatività del Principe si è espressa anche nel canpo del Design, sicchè  negli anni Cinquanta  progettò  gli interni del Royal Yatch Britannia,  disegnò  monete e gioielli per la sua consorte la Regina Elisabetta II, tra cui un bracciale d’oro tempestato di gemme in occasione del loro quinto anniversario di matrimonio, caratterizzato dalla presenza delle iniziali E e P intrecciate. Filippo ha inoltre disegnato le vetrate della cappella privata del Castello di Windsor, distrutte a causa dell’incendio del 1992. Il Principe era inoltre un collezionista d’arte contemporanea – le sue raccolte sono custodite a Buckingham Palace, al Castello di Windsor, a Sandringham House e al Castello di Balmora, senza dimenticare il suo essere  anche scrittore: è stato autore di 21 libri,  e  possedeva  una biblioteca personale di oltre 13mila tomi ( mi sono detto: altro che i nostri politici  -taluni analfabeti  e lontani dalla cultura-, questi reali sono esempi tangibili di come la sensibilità culturale muova sempre la vera politica). Nel 2007 una selezione degli oli del duca è stata esposta accanto agli acquerelli del Principe Carlo, a Sandringham House. In molti hanno azzardato l’ipotesi che, se non fossero stati reali, Filippo ed il figlio avrebbero potuto avere veramente  successo come pittori: in fondo, come si suol dire, buon sangue non mente, poiché sembrerebbe che anche il  padre di Filippo, il principe Andrea di Grecia, avesse un discreto talento artistico. Fondamentale il suo ruolo di padre, nonno e di uomo delle istituzioni, ma forse non tutti sanno che il Principe Filippo Duca di Edimburgo   era nato a Corfù nel 192,  è stato anche pittore e designer, oltre a essere un impegnato sostenitore della causa ambientalista, cui si dedicò specie dal 2017 quandò andò in pensione. Carlo Franza

Principe Filippo, quanti milioni di sterline vale il suo patrimonio: una cifre sconvolgente. E la Regina Elisabetta...Libero Quotidiano il 16 aprile 2021. La Regina Elisabetta non sarà costretta a pagare alcuna tassa di successione sull'enorme ricchezza privata di suo marito, il principe Filippo, venuto a mancare lo scorso 9 aprile a 99 anni. Il patrimonio, stando a una stima approssimativa riportata dal Corriere della Sera, varia dai 20 ai 30 milioni di sterline. Questa cifra potrebbe arrivare per intero nelle mani di Elisabetta grazie a una legge che in realtà riguarda chiunque nel Regno Unito, non solo i Reali. Si tratta di una norma secondo la quale se l'erede è un coniuge, non è prevista l’Inheritance Tax Act, che invece tassa del 40% i patrimoni superiori alle 325 mila sterline. Filippo, però, lascia dietro di sé non solo il proprio patrimonio, ma anche il ducato di Edimburgo, che da solo vale 10 milioni di sterline. Sarà la Sovrana a decidere chi sarà il destinatario di un regalo così prezioso. Potrebbe essere il figlio più piccolo di Filippo, il principe Edoardo, che per ora non è duca, ma solo Conte del Wessex. I due fratelli maggiori, Carlo e Andrea, invece hanno già il titolo di Duca, uno di Cornovaglia e uno di York. La Regina Elisabetta però potrebbe anche scegliere di tenere il ducato per sé o di darlo al primogenito Carlo. In questi due casi, infatti, Sua Maestà non pagherebbe la tassa del 40% sull’eredità, ovvero circa 4 milioni di sterline. Questo grazie a una legge, la "Sovereign to Sovereign" (da sovrano a sovrano), voluta nel 1993 dal governo di John Major. La legge da sovrano a sovrano ha trovato applicazione, per ora, solo una volta, quando morì la madre della Regina Elisabetta, Elizabeth Bowes-Lyon, nel 2002. Il suo patrimonio, stimato tra i 50 e i 70 milioni di sterline, passò per intero alla figlia. Tutta la ricchezza della Sovrana attuale e del defunto principe Filippo potranno poi passare all'erede al trono Carlo. Senza lasciare, anche in questo caso, nemmeno una briciola al Fisco.

Da "liberoquotidiano.it" l'1 giugno 2021. Prima di morire, il principe Filippo di Edimburgo ha preso una decisione eclatante e inedita. Il consorte della Regina Elisabetta, scomparso lo scorso aprile a 99 anni, ha fatto una scelta insolita e non prevista dal protocollo: ha voluto ringraziare alcuni membri del suo staff lasciando loro una parte della sua enorme eredità. I fortunati sono il suo ex segretario privato Archie Miller Bakewell, il paggio William Henderson e il cameriere Stephen Niedojadlo, che sono diventati suoi amici in tanti di servizio. Al suo personale, il duca di Edimburgo avrebbe destinato - come riporta il tabloid inglese The Sun - ingenti somme di denaro in segno di riconoscenza. Un gesto speciale, soprattutto perché non è un'usanza comune nella Royal Family condividere l'eredità con lo staff. Ancora una volta, insomma, il principe ha dato prova del fatto che bisogna reinventare la monarchia, in modo che sia sempre al passo con i tempi. Pochi giorni fa, inoltre, è stato svelato anche il valore del testamento di Filippo, che ha lasciato un'eredità di 30 milioni di sterline, pari a 42 milioni di dollari. Arrivato in Inghilterra con 30 sterline sul conto, il principe è stato in grado di accumulare una vera fortuna accanto all’amata Regina Elisabetta. A quest'ultima, ovviamente, è andata la fetta più importante del suo patrimonio, diviso però anche tra i nipoti, compreso Harry. Una decisione che a molti è sembrata uno smacco nei confronti del primogenito e futuro re Carlo. 

Il principe Carlo non pagherà le tasse sull'eredità di Filippo. Francesca Rossi il 16 Aprile 2021 su Il Giornale. Il principe Carlo avrebbe dovuto versare una tassa di successione pari al 40% dell’eredità paterna, ma a salvarlo arriva una legge del 1993. Non bastava la polemica dei telespettatori scontenti dallo stravolgimento dei palinsesti della BBC dopo la morte del consorte della sovrana. Un’altra questione spinosa irrompe sulla scena in questi giorni di lutto. Stavolta oggetto del contendere è il lascito del principe Filippo. Carlo, infatti, non erediterà solo il titolo di duca di Edimburgo, ma anche il relativo ducato appartenuto al padre, che lo ottenne come dono di nozze dal suocero, Giorgio VI, nel 1947.

La legge del 1993. Il ducato non è solo un titolo, ma anche una vera e propria fortuna, come spiega Il Sole 24 Ore. Una rendita da 10 milioni di sterline. A cui bisogna aggiungere le altre proprietà del defunto, per un totale di 24 milioni di sterline. Un bel gruzzolo su cui il principe di Galles non pagherà le tasse. L’Inheritance Tax Act, che regola le successioni, stabilisce che, per i patrimoni superiori alle 325mila sterline, sia applicata una tassa del 40%. Un’enormità che non preoccupa Carlo. Una legge del 1993 (governo di John Major), cioè la “Sovereign to Sovereign”, stabilisce che la famiglia reale sia esentata dal pagamento della tassa di successione. Si trattò di una specie di ricompensa data dal governo inglese ai Windsor che, proprio nel 1993 iniziarono a pagare la Income Tax, la tassa sui redditi. Finora la royal family si è appellata alla “Sovereign to Sovereign” solo una volta, quando morì la Regina Madre nel 2002 e tutta la sua eredità passò nelle mani della regina Elisabetta, compresa una splendida collezione di uova Fabergé da 70 milioni di sterline.

E gli altri figli di Filippo? Una domanda viene spontanea. Perché gli altri figli del principe Filippo non ereditano nulla? La ragione è semplice. Il “Sovereign to Sovereign” può essere applicato solo se il lascito va all’erede al trono diretto. Altrimenti la tassa di successione diventa un obbligo. Per evitare problemi o tentativi di rivalsa, però, è necessario che ci sia un testamento valido. Ciò significa che al momento della morte della regina Elisabetta Carlo potrà ereditare tutto il suo patrimonio valutato in 80 miliardi di dollari. Esentasse. Il principe può già contare su 1 miliardo di sterline, valore del ducato di Cornovaglia che rende 22 milioni di sterline annue. Il sistema delle rendite risale a re Edoardo III (1327-1377), ma c’è una clausola da rispettare. Il principe di Galles deve dividere i profitti con i figli maschi. La norma è sempre stata rispettata fino alla Megxit. Da quando Harry ha scelto la California, infatti, la quota derivante dal ducato di Cornovaglia non gli spetta più.

Filippo e il testamento segreto per la "dignità" della regina. Francesca Rossi il 17 Settembre 2021 -su Il Giornale. Il contenuto del testamento del principe Filippo è destinato a rimanere un mistero per circa un secolo, allo scopo di tutelare la dignità della regina Elisabetta. Quando il principe Filippo è morto, lo scorso 9 aprile, sono iniziate le speculazioni sul contenuto del suo testamento, in particolar modo sui beneficiari della fortuna che il duca di Edimburgo ha guadagnato in una vita intera. Purtroppo il giallo sulle sue ultime volontà si risolverà, forse, solo tra 90 anni, quando molti di noi non saranno più qui per saperlo e raccontarlo.

Il mistero del testamento. L’Alta Corte di Londra ha stabilito che il mondo non conoscerà tanto presto i segreti del testamento redatto dal principe Filippo. Anzi, è possibile che non ne venga mai a conoscenza. Il motivo di tale mistero starebbe nella ferma volontà dei giudici di tutelare la dignità della Corona e la privacy della regina Elisabetta. Le ultime volontà di un membro senior della royal family, infatti, subiscono una sorte diversa rispetto a quella riservata ai testamenti dei comuni mortali. L’Alta Corte inglese ha l’onere di sigillare il documento affinché il contenuto non venga divulgato immediatamente e senza controllo. Così accade, per convenzione, da più di 100 anni. Il primo reale le cui ultime volontà vennero secretate dall’Alta Corte fu il principe Francis di Teck, figlio minore della regina Mary di Teck, morto nel 1910. I testamenti reali, di cui oggi si contano più di 30 plichi (tra cui quello della principessa Margaret e della Regina Madre), vengono conservati con cura dal giudice più anziano dell’Alta Corte, che oggi è Sir Andrew McFarlane. Nel caso del duca di Edimburgo il giudice McFarlane ha rivelato che ci vorranno non meno di 90 anni prima di poter leggere gli ultimi pensieri del principe consorte. Ammesso che potremo leggerli mai. Trascorso questo lungo tempo, infatti, non è per nulla certo che il testamento venga reso pubblico. È possibile che i giudici e i discendenti dei Windsor continuino a mantenere il riserbo più assoluto. Sir Andrew McFarlane ha affermato di non conoscere le ultime volontà del principe Filippo e ha sottolineato: “Ho ritenuto che, a causa della posizione costituzionale della Sovrana sia appropriato avere una prassi speciale relativa alle ultime volontà reali. C’è bisogno di rafforzare la tutela garantita agli aspetti davvero privati delle vite di questo ristretto gruppo di individui per mantenere la dignità della Sovrana e dei membri della royal family”. Sir Andrew ha spiegato che la sua decisione è strettamente connessa alla grande curiosità suscitata, sui media e tra il popolo, dal testamento del principe Filippo e che ha favorito la nascita di “una notevole pubblicità e di congetture”. Il giudice ha proseguito: “Benché ci possa essere la curiosità pubblica nei confronti delle disposizioni private che un membro della royal family può scegliere di inserire nelle ultime volontà, non vi è alcun interesse pubblico nel conoscere informazioni assolutamente private”. Tra 90 anni la royal family potrà, se vorrà, aprire il testamento del principe Filippo alla presenza del notaio del futuro re e del custode degli Archivi Reali. Solo allora verrà deciso se rendere pubblico il documento o meno. Una terza via potrebbe essere quella di divulgarne solo alcune parti.

Chi beneficerà della fortuna del principe Filippo? Ci sono molte ipotesi sull’identità dei beneficiari del patrimonio da 35 milioni di euro del principe consorte. Sembra che la regina Elisabetta e i quattro figli saranno i più importanti. I libri antichi e le opere d’arte, che si trovano tra Windsor, Sandringham e Balmoral, sarebbero già stati divisi tra il principe Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo. Pare che il principe Filippo abbia voluto ricompensare anche i valletti che gli sono stati vicini fino all’ultimo, destinando una discreta ma sconosciuta somma al suo segretario privato, il brigadiere Archie Miller Bakewell, al suo paggio William Henderson e al suo cameriere personale Stephen Niedojadlo. Per saperne di più non ci resta che aspettare (si fa per dire) almeno 90 anni.

Svelate le ultime parole del principe Filippo prima della morte. Francesca Rossi il 18 Settembre 2021 su Il Giornale. Nel documentario dedicato al principe Filippo il principe Carlo svela le ultime parole dette al principe Filippo il giorno prima della sua morte. Il prossimo 22 settembre la BBC manderà in onda il documentario “Prince Philip: The Royal Family Remembers”, un ricordo affettuoso che i Windsor tributeranno al principe Filippo, scomparso lo scorso 9 aprile. Tra le interviste fatte ai discendenti del principe consorte vi è, naturalmente, quella del principe Carlo, riportata dal Daily Mail. L’erede al trono ha raccontato l’ultima conversazione avuta con il padre il giorno prima della sua morte. Il principe Filippo avrebbe compiuto 100 anni lo scorso 10 giugno. Il marito di Sua Maestà, però, non amava i festeggiamenti e, a quanto pare, sperava che la famiglia non lo coinvolgesse in qualche celebrazione organizzata per l’occasione. Lo scorso dicembre Vanity Fair UK scrisse: “[Il principe Filippo] non vuole avere niente a che fare con i festeggiamenti per il suo centesimo compleanno”. Non avrebbe nemmeno voglia di festeggiare i suoi 100 anni. Anzi, se il compleanno passasse sotto silenzio, per lui sarebbe il massimo. Il Telegraph ribatté: “Abbiamo un prossimo festeggiato molto riluttante e ingrugnito a dire poco”. Il duca avrebbe persino detto di “fregarsene altamente” del suo compleanno”. Detestava così tanto ricordare il passare degli anni che, stando a un celebre aneddoto, quando la Regina Madre compì 100 anni, nel 2000, il principe Filippo avrebbe commentato con il suo solito sarcasmo: “Non riesco a immaginare niente di peggio che vivere fino a 100 anni, sto già cadendo a pezzi adesso”. La royal family, però, voleva assolutamente sottolineare un traguardo tanto importante. Per questo motivo il principe Carlo telefonò al padre l’8 aprile 2021. Voleva informarlo che i preparativi per la festa erano in corso, nonostante il suo disappunto. Il principe di Galles disse: “Stiamo organizzando il tuo compleanno. Sarà una grande festa”. La voce dell’erede al trono tremava, forse per una certa soggezione che, a dispetto dell’età adulta, continua a nutrire verso il principe Filippo. Carlo, poi, ricorda: “Dovetti ripeterlo più forte, era un po’ sordo e non aveva sentito bene”. La risposta del duca di Edimburgo fu epica: “Devo essere vivo per festeggiare”. A quel punto il principe di Galles rispose:“Sapevo che l’avresti detto!”. In realtà sapevano entrambi che il tempo a disposizione del principe consorte stava per scadere. Quella fu l’ultima conversazione che Carlo ebbe con lui. Il principe Filippo morì il giorno seguente. Poche parole commoventi che rivelano il legame stretto, seppur immancabilmente venato di ironia, tra l’erede al trono e suo padre. Da questo breve scambio di battute intuiamo la personalità discreta del principe Filippo, che per una vita è rimasto tre passi dietro alla regina Elisabetta e ha servito con lealtà la Corona. L’aneddoto riguardante l’ultima conversazione con il principe Carlo arriva a poche ore dalla decisione dell’Alta Corte di Londra di mantenere privato il testamento del duca per i prossimi 90 anni. Una scelta che, forse, il principe Filippo avrebbe gradito, perché in linea con la sua indole riservata, benché talvolta un po’ sopra le righe. Da uomo politicamente scorretto qual era, quasi sicuramente il principe consorte avrebbe bacchettato con una delle sue frasi taglienti quanti avrebbero voluto conoscere i particolari delle sue ultime volontà. Allo stesso modo in cui provocava i famigliari con quel fiero disinteresse per i suoi 100 anni mai compiuti.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa d

Da “Ansa” il 21 settembre 2021. Il principe Filippo, scomparso lo scorso aprile all'età di 99 anni, un tempo era anche un grande burlone come emerge da un documentario della Bbc che va in onda domani nel Regno Unito. E' lo stesso William a ricordarlo, parlando nel programma dell'emittente pubblica dello scherzo della senape fatto dal nonno insieme agli amati nipoti (tra cui il duca di Cambridge): "Era solito togliere il coperchio (del tubo, ndr) e metterlo nelle tue mani... e poi schiacciarle insieme per sparare la senape sul soffitto". La sovrana, nota per la sua attenzione assoluta per le buone maniere soprattutto a tavola, ogni volta risultava piuttosto irritata dal comportamento del marito. "Si metteva nei guai con mia nonna", ricorda ancora il principe William. Dal titolo 'Prince Philip: The Royal Family Remembers', il documentario è un viaggio nella vita e nei luoghi del duca di Edimburgo (si vede anche il suo studio privato) tramite i ricordi più vividi dei membri dei Windsor, tra cui tutti e quattro i figli della regina e del principe Filippo, insieme ai loro nipoti adulti e ai membri dello staff di lunga data di Palazzo.

Quando a Filippo dissero: "Smamma, vecchio". Francesca Rossi il 21 Settembre 2021 su Il Giornale. Il documentario “Prince Philip: The Royal Family Remembers” rivela aneddoti simpatici, a volte commoventi sul principe Filippo, una delle colonne portanti della famiglia reale inglese. Il prossimo 22 settembre la royal family condividerà con gli inglesi e con il mondo intero le storie più divertenti ed emozionanti sulla vita del principe Filippo. La storia di una vita lunga e piena che passerà attraverso il documentario “Prince Philip: The Royal Family Remembers”, restituendoci l’immagine politicamente scorretta, ma anche commovente dell’uomo che ha trascorso circa sette decadi restando tre passi dietro alla moglie, la regina Elisabetta. Il ricordo del principe Carlo. Uno dei racconti più toccanti, seppur venato dall’usuale ironia un po’ cinica del duca di Edimburgo, lo svela il principe Carlo. Padre e figlio parlarono al telefono, per l’ultima volta, l’8 aprile 2021, appena 24 ore prima che il principe consorte morisse. L’erede al trono disse al duca: “Stiamo preparando il tuo compleanno, papà”. Dovette ripetergli la frase una seconda volta, perché l’udito del principe Filippo non era più quello di una volta. Il duca di Edimburgo replicò con il suo humour britannico: “Devo essere vivo per festeggiare”. Carlo, seppure consapevole che il tempo stava per scadere, cercò di stemperare la tensione: “Sapevo che l’avresti detto!”. Il principe Carlo ha ricordato il padre mostrando senza remore l’affetto, la tenerezza e la nostalgia che prova, dichiarando: “Siamo stati molto fortunati ad averlo con noi per quasi un secolo” e, poi, aggiungendo: “A me e alla mia famiglia mio padre manca tantissimo”. Anche il principe William ha narrato i suoi ricordi personali riguardanti il nonno. Tra questi ce ne è uno che ci lascia con un po’ di amarezza, perché dipinge l’immagine di un uomo che vede tramontare la sua esistenza. Il duca di Cambridge e il principe Filippo si trovavano a Balmoral in concomitanza della cerimonia per il “Duke of Edinburgh Award”, il premio intitolato al duca di Edimburgo e destinato a giovani talentuosi. Nonno e nipote videro alcuni ragazzi che avrebbero partecipato all’evento, si avvicinarono e Filippo chiese: “Come va?”. I giovani, di rimando, risposero con grande maleducazione: “Smamma vecchio!”. Il principe non poté fare altro che constatare: “Ah, i giovani di oggi”. Il principe William ha anche svelato un dettaglio interessante sulla personalità della Regina e del principe Filippo: “Mio nonno amava quando le cose andavano storte. Entrambi i miei nonni lo adoravano perché, potete immaginare, hanno vissuto una vita in cui ogni cosa doveva andare per il verso giusto tutto il tempo e così, quando le cose andavano male, entrambi ridevano un sacco. Chiunque altro si sarebbe sentito mortalmente imbarazzato. Loro amavano tutto ciò”. Il principe Harry ha definito il nonno “una persona unica”, che sapeva ascoltare gli altri, ma era "impassibilmente lui" e ci ha regalato un aneddoto che coglie in pieno lo stile di Filippo. Harry è stato in Afghanistan da soldato per due volte, nel 2007 e nel 2012. Quando partì per la prima volta, il principe Filippo gli disse solo: “Assicurati di tornare vivo”. Era, forse, il suo modo di dimostrare affetto al nipote senza usare smancerie. Al ritorno l’atteggiamento di Filippo verso il nipote non cambiò. Il duca di Sussex ha ricordato: “Quando sono tornato non c’è stato un livello profondo di discussione. Era più un ‘Bene, ce l’hai fatta, come era?’ Lui era fatto così”. La principessa Anna rammenta che il principe Filippo aveva l’abitudine di leggere ai suoi figli delle fiabe prima di dar loro la buonanotte. La principessa Eugenia, invece, ha affermato che riuscì a fargli vedere il suo bambino August Philip, poco prima che Filippo morisse: “Ho detto a nonno che l’avevo chiamato come lui. È stato un momento bellissimo”. Zara Tindall, figlia della principessa Anna, ricorda quanto il duca di Edimburgo detestasse il declino fisico: “Stava invecchiando sempre di più e non lo sopportava. Era il peggior paziente del mondo”. Camilla Parker Bowles, invece, ha ricordato il suocero come “la quintessenza del contegno”. Per il principe Edoardo il duca di Edimburgo era un uomo che non amava darsi delle arie. In origine il documentario doveva essere presentato per i cento anni di Filippo. Infatti una parte degli interventi della royal family sono stati girati prima della morte del principe. Inoltre per realizzare il tributo a Filippo sono stati privilegiati i ricordi dei suoi discendenti diretti. Per questo motivo non ci sono i contributi di Kate Middleton e di Meghan Markle. L’assenza della regina Elisabetta, invece, potrebbe derivare dal desiderio personale di ricordare il duca in privato.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

Filippo: l’arguzia, la curiosità per la cucina e le sperimentazioni «green». Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 19 settembre 2021. Nell’ultimo scambio di parole con il figlio Carlo non rinunciò alla sua battuta pronta. E prima di Carlo aveva già lanciato lo sguardo alle nuove soluzioni di energie rinnovabili. «Stiamo parlando del tuo 100mo compleanno». «Beh allora devo essere vivo per il compleanno, gusto?». In questi giorni, Oltremanica, emergono per la prima volta le parole che si sono scambiati al telefono, in quello che sarebbe stato un ultimo incontro, Filippo e il figlio Carlo. Che di slancio rispose al padre: «Ci avrei scommesso avresti risposto così!».

Il nuovo documentario della Bbc. A rivelarlo è lo stesso principe di Galles intervistato dalla televisione pubblica britannica, la Bbc che ha dedicato al principe Filippo un nuovo documentario. Filippo? Il principe al fianco della regina per un secolo quasi di vita? «Aveva anche una passione per la cucina e i programmi di cucina». Non solo, ma il suo show di cooking in tv preferito era The Hairy Bikers: due amici, appassionati motociclisti, amanti delle ricette. Che il principe nato Filippo di Grecia e Danimarca e diventato duca di Edimburgo sposando Elisabetta nel novembre del 1947, avesse un debole per i barbecue è noto. Lui si metteva sempre ai fornelli per cucinare grigliate durante le vacanze a Balmoral o a Sandringham.

Barbecue e show cooking in tv. In Scozia Filippo, in abiti casual, si metteva davanti alla griglia per cuocere le salsicce che un tempo amava anche la regina e che Filippo chiamava non a caso affettuosamente «sausage». Barbecue e pic nic organizzati con perfezione maniacale grazie a un mini van-kitchenette richiudibile e trasportato dalla Land Rover d’ordinanza. E come ha spiegato Lady Glenconner, già Lady in waiting di Margaret e molto vicina a tutta la famiglia Windsor, la kitchenette con le ruote è completa di tutto, e ogni compartimento era predisposto con acribia da Filippo, insieme alla regina a sovrintendere all’organizzazione con metodica, militaresca precisione.

Le confidenze della nuora Sophie. Ma barbecue a parte, la sua passione per il cibo emerge ora dalle anticipazioni che stanno filtrando a Londra del programma tv. Con curiosità inaspettate – come appunto il programma tv di cucina degli Hairy Bikers con il loro look anni ’70 - del quale il duca sarebbe stato un grande appassionato, secondo la nuora Sophie contessa di Wessex che con il marito il principe Edoardo, specie negli ultimi mesi di vita del duca, è stata particolarmente vicina ad Elisabetta e Filippo. «Gli piaceva parlare di cucina e seguiva gli Hairy Bikers in tv», ha detto Sophie.

William e Harry ricordano il nonno. Nel programma della Bbc parlano del nonno scomparso il 9 aprile scorso a un soffio dalla boa del secolo, anche i nipoti William ed Harry. E se William a proposito delle grigliate del nonno ha detto «posso assicurare che nessuno è mai stato avvelenato dia manicaretti». Harry ricorda la sua avventura in Afghanistan: «Quando andai in Afghanistan mi disse solo “vedi di tornare vivo… e quando tornai a casa disse, bravo ci sei riuscito”».

Gli esperimenti green di Filippo. Filippo che non è riuscito a tagliare la boa del secolo ma che continua a sorprendere con la sua vitalità. Il suo carattere fuori dagli schemi: rispettoso della tradizione ma capace di ritagliarsi i suoi spazi di assoluta autonomia. E la sua intelligenza spiccia e diretta. Non era uomo che amava filtrare il suo pensiero e andava dritto al punto (a costo di piccanti battute al limite del politically correct. E con la stessa intelligenza era stato capace di lanciare lo sguardo lontano. Molto lontano, al futuro del problema del climate change che il prossimo novembre il mondo cercherà di affrontare proprio nel Regno Unito, a Glasgow, con la Cop26. In «Filippo and the Queen» (Cairo) che sarà presentato giovedì 23 settembre alla Mondadori Duomo a Milano, ripercorro come nacque la (inaspettata) passione sostenibile del principe. Come insomma, prima del principe verde, Carlo da sempre noto per la sua sensibilità per la natura, ci sia stato l’imprinting del padre Filippo.

Sandringham tenuta sostenibile. E l’attenzione del duca di Edimburgo per il futuro sostenibile del pianeta è tanto più sorprendente perché sin dagli anni ’60 con il suo impegno con il Wwf si fece portavoce di questa sensibilità, andò in tv per condurre programmi divulgativi di scienza e fisica. E sin dagli anni ’70-‘80 sperimentando per la tenuta di Sandringham nuove soluzioni di energia rinnovabile - dai pannelli solari ai trattori elettrici - fu a tutti gli effetti un pioniere delle soluzioni sostenibili.

·        Carlo.

"È stato Carlo a pronunciare le frasi razziste sul figlio di Harry e Meghan". Francesca Rossi il 29 Novembre 2021 su Il Giornale. Clamorosa rivelazione sul principe Carlo: sarebbe stato lui a fare il famoso commento razzista sul colore della pelle di Archie. Da quando Harry e Meghan hanno rilasciato l’ormai celebre intervista a Oprah Winfrey, parlando di presunti commenti razzisti contro Archie, i tabloid stanno cercando di risalire all’autore delle frasi scioccanti. Ora un libro sostiene che il colpevole sarebbe proprio il principe Carlo.

Carlo alle Barbados

Il principe Carlo si trova alle Barbados, proprio nel giorno in cui nel Paese viene proclamata la Repubblica e gli ex sudditi della regina Elisabetta salutano una nuova era della loro storia nazionale. Su questo giorno solenne, però, è scesa un’ombra: in un nuovo libro sulla royal family, “Brothers And Wives: Inside the Private Lives of William, Kate, Harry and Meghan”, del giornalista americano Christopher Andersen, che verrà pubblicato il prossimo 30 novembre negli Stati Uniti, c’è una clamorosa indiscrezione. Sarebbe stato il principe Carlo a parlare del colore della pelle del piccolo Archie, facendo dei commenti giudicati razzisti da Harry e Meghan. Il commento sarebbe arrivato nel novembre 2017, in concomitanza con il fidanzamento di Harry e Meghan. L'erede al trono avrebbe detto a Camilla: "Mi domando che aspetto avranno i loro figli". La duchessa di Cornovaglia avrebbe replicato: "Sono certa che saranno assolutamente bellissimi". Carlo, però, avrebbe puntualizzato: "Voglio dire, che carnagione potranno avere?".

I duchi, nell’intervista a Oprah, dissero: “Ero incinta da qualche mese di Archie e cominciai a sentire strane conversazioni. A Palazzo c’era chi ipotizzava che mio figlio non avrebbe dovuto ricevere alcun titolo regale. Si chiedevano quanto potesse essere scura la pelle del neonato…e rapidamente questi discorsi alimentarono una campagna denigratoria”. La Winfrey chiese il nome del presunto "colpevole", ma Meghan rispose: "Componenti della famiglia reale, ma non voglio dire altro. Questa rivelazione li danneggerebbe gravemente”.​ Il principe Carlo sarebbe furibondo e indignato a causa di queste accuse e pronto a dare battaglia in tribunale.

Se questa teoria, ancora tutta da dimostrare, risultasse attendibile, cadrebbe l'ipotesi formulata da Lady Colin Campbell lo scorso aprile. L'aristocratica ed esperta ritiene che a pronunciare le presunte frasi discriminatorie sia stata la principessa Anna, figlia di Sua Maestà. Lady Colin Campbell, però, ha puntualizzato: “In verità la figlia della sovrana è stata fraintesa, il colore della pelle non c’entra nulla. La sua preoccupazione riguardava l’incapacità di Meghan di adattarsi al ruolo, il suo background lontano dai protocolli di Palazzo, vedeva dei rischi all’orizzonte”.

Lady Colin Campbell ha anche specificato che la principessa Anna “pensava che la duchessa non avrebbe avuto rispetto dell’istituzione e immaginava che, se dal matrimonio con Harry fossero arrivati dei figli, si sarebbero creati enormi problemi”. La figlia della Regina non avrebbe avuto alcuna intenzione di giudicare Archie per il colore della pelle, ma Meghan non sarebbe stata “capace di accettare e di apprezzare” il suo discorso sulle differenze culturali tra Usa e Regno Unito, causando quello che l'esperta ha definito "uno scontro culturale".

Una teoria sconvolgente

Possibile che proprio il principe Carlo sua l’autore delle presunte frasi razziste dirette al colore della pelle di Archie? Il giornalista Christopher Andersen non fa esplicitamente il nome dell’erede al trono nel suo libro, ma i riferimenti sembrano molto chiari. Secondo il Sun lo staff dell’erede al trono avrebbe visionato il libro e Carlo starebbe pensando di far risolvere la questione agli avvocati. Per ora un portavoce di Clarence House cerca di minimizzare: “È semplicemente fantasia, non merita altri commenti”. In realtà, però, Clarence House sarebbe molto preoccupata da queste presunte rivelazioni. Non ci resta che leggere il libro per saperne di più e aspettare eventuali reazioni da parte della Corona. 

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

"Ma che aspetto avranno i loro figli?": l'accusa di razzismo travolge Carlo. Francesca Rossi il 3 Dicembre 2021 su Il Giornale. Il principe Carlo è stato travolto dallo scandalo sui presunti commenti razzisti contro Archie, ma Buckingham Palace snobba le accuse. Chi ha offeso il piccolo Archie? Il principe Carlo? La principessa Anna? Nessuno di loro? Forse non lo sapremo mai. Un altro mistero royal che rimarrà chiuso a chiave nelle stanze di Buckingham Palace. Per dirla tutta non abbiamo uno straccio di prova in mano. Non sappiamo nemmeno se la presunta frase razzista sia nata semplicemente da uno o più equivoci, o se Harry e Meghan abbiano sollevato di proposito un polverone contro la royal family. Oppure, ancora, se sia stato qualche machiavellico valletto ad architettare lo scandalo, manipolando frasi e intenzioni. Abbiamo solo ipotesi. L’atteggiamento laconico dei Sussex durante l’intervista a Oprah non ha fatto che accendere e alimentare la fiamma del sospetto, ingigantendo una questione che, magari, poteva essere risolta in poco tempo e in privato.

Quel commento ambiguo

La bomba è esplosa durante l’intervista di Harry e Meghan a Oprah Winfrey. La duchessa di Sussex ha rivelato: Ero incinta da qualche mese di Archie e cominciai a sentire strane conversazioni. A Palazzo c’era chi ipotizzava che mio figlio non avrebbe dovuto ricevere alcun titolo regale. Si chiedevano quanto potesse essere scura la pelle del neonato…e rapidamente questi discorsi alimentarono una campagna denigratoria”. Quando la Winfrey ha chiesto a Meghan chi fosse l’autore di queste presunte dichiarazioni, la risposta è stata molto vaga: “Componenti della famiglia reale, ma non voglio dire altro. Questa rivelazione li danneggerebbe gravemente”. In realtà a danneggiare i Windsor è stata proprio questa rivelazione “a metà”, che non ha fatto altro se non alimentare una specie di “caccia alle streghe”. A ben poco è servita la difesa di William: “Non siamo affatto una famiglia razzista”. Il comunicato ufficiale di Buckingham Palace ha definito “preoccupanti” i possibili episodi discriminatori e promesso di “prendere molto seriamente” l’accaduto, “sebbene alcune ricostruzioni possano variare”.

La “colpevole” è la principessa Anna?

Nel suo podcast, ripreso dal Daily Mail, Lady Colin Campbell ha raccontato: "Quando i Sussex hanno raccontato quell’episodio si riferivano alla principessa Anna”. La vicenda, però, sarebbe frutto di un equivoco: “…La figlia della sovrana è stata fraintesa, il colore della pelle non c’entra nulla. La sua preoccupazione riguardava l’incapacità di Meghan di adattarsi al ruolo, il suo background lontano dai protocolli di Palazzo, vedeva dei rischi all’orizzonte”. Anna, sostiene la Campbell, “pensava che la duchessa non avrebbe avuto rispetto dell’istituzione e immaginava che, se dal matrimonio con Harry fossero arrivati dei figli, si sarebbero creati enormi problemi”. La principessa si sarebbe focalizzata sulle differenze culturali tra Stati Uniti e Regno Unito, portando avanti un discorso che Meghan non sarebbe stata “capace di accettare e di apprezzare”. La Campbell ha sottolineato: “Nessuno è colpevole di razzismo, ma senza dubbio la principessa Anna è stata quella che in famiglia più di tutti era contraria al matrimonio con Meghan”. Nel suo libro “Meghan and Harry: The Real Story”, citato dall'Express, l'esperta racconta: “La principessa Anna ha difeso strenuamente la sua idea, cioè ‘non sposare quella ragazza, è inadatta. È sbagliata per noi, è sbagliata per il Paese, è sbagliata per il ruolo che l’attende’. E ciò si è rivelato vero”.

Il principe Carlo nell’occhio del ciclone

“Brothers And Wives: Inside the Private Lives of William, Kate, Harry and Meghan”, nuovo libro del giornalista Christopher Andersen, mette in discussione le teorie della Campbell, colpendo un insospettabile: il principe Carlo. Il 27 novembre 2017, giorno dell’annuncio del fidanzamento di Harry e Meghan, l’erede al trono avrebbe detto a Camilla: “Mi domando che aspetto avranno i loro figli”. La duchessa di Cornovaglia avrebbe risposto: “Sono certa che saranno assolutamente bellissimi”. Il principe, però, avrebbe ribattuto: “Voglio dire, che carnagione potranno avere?”. L’erede al trono non è rimasto in silenzio di fronte alle accuse. Un suo portavoce ha chiarito: “È semplicemente fantasia, non merita ulteriori commenti”. Per Clarence House si tratta dell’ennesima operazione di marketing che sfrutta il nome dei Windsor. Tuttavia sembra che lo staff di Carlo abbia letto il libro in anteprima (la pubblicazione è avvenuta lo scorso 30 novembre negli Usa) e siano stati contattati gli avvocati del principe per decidere un’eventuale strategia di difesa.

Scagionati la Regina e il principe Filippo

Nella versione aggiornata del libro “Finding Freedom” Omid Scobie e Carolyn Durand sostengono che i duchi di Sussex avrebbero voluto rivelare il nome dell’autore dei presunti commenti offensivi rivolti ad Archie durante l’intervista a Oprah Winfrey. All’ultimo, però, ci avrebbero ripensato per non compromettere la reputazione della royal family. Una cosa è certa: non si tratterebbe né della regina Elisabetta, né del defunto duca di Edimburgo. A scagionare le due “colonne” dei Windsor è stato il principe Harry in un passaggio dell’intervista a Oprah non andato in onda lo scorso 8 marzo per motivi di tempo, ma mostrato il giorno seguente in un talk show della Cbs. A tal proposito si è espressa anche la celebre presentatrice americana, affermando: “[Il duca di Sussex] non ha voluto condividere con me l’identità” del membro razzista della royal family, “ma ha voluto essere sicuro che io sapessi che non si è trattato né di sua nonna, né di suo nonno e che avessi l’opportunità di diffonderlo”.

Verità o marketing?

A proposito del principe Carlo e del suo presunto dialogo con Camilla, Christopher Andersen fa una precisazione, riportata dal Mirror, in cui spiega che dei “cortigiani intriganti” avrebbero dato alle parole di Carlo un significato “razzista”. Poi prosegue: “La domanda posta da Carlo è risuonata in modo meno innocente tra i saloni di Buckingham Palace”. Un insider ha riferito il Sun: “Le affermazioni sono assolutamente ridicole…in realtà commentarle servirà semplicemente a far vendere un numero maggiore di copie, più che a danneggiare la reputazione di Carlo”. Anche Buckingham Palace preferisce minimizzare e con una nota ufficiale fa sapere: “Non facciamo commenti su questo tipo di libri, in modo da non correre il rischio di dare loro una qualche forma di autorità o credibilità”. L’esperta Ingrid Seward ha dichiarato: “Penso che Carlo sia molto irritato e infastidito da questo tipo di affermazioni, perché razzista è l’ultima parola che lo rappresenta. Se facesse un commento, sono certa che sarebbe in modo assolutamente innocente, come farebbe chiunque chiedendosi che aspetto potrà avere un bambino appena nato”.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

"Camilla non voleva più sposare Carlo". Francesca Rossi il 30 Settembre 2021 su Il Giornale. Un aneddoto poco conosciuto rivela che Camilla Parker Bowles stava per mandare all’aria le tanto sospirate nozze con Carlo a causa di un attacco di panico. Incredibile a dirsi, ma Camilla Parker Bowles ha seriamente rischiato di non sposare il suo amore storico, il principe Carlo. Stavolta non c’entrano la regina Elisabetta, i pettegolezzi della corte, o la percentuale di popolarità mai davvero decollata. L’unico vero motivo che stava per far vacillare la duchessa dopo anni di attesa sarebbe stata una paura incontrollabile. I membri della royal family sono esseri umani come tutti noi e anche loro, a volte, vengono bloccati dalla paura, che sembra divertirsi a sabotare i loro propositi migliori e i loro desideri. Stava per accadere persino a una donna all’apparenza schietta e irremovibile come Camilla. Era l’aprile del 2005, mancavano pochissimi giorni al matrimonio tra il principe Carlo e la futura duchessa di Cornovaglia. Tutto era pronto, gli ostacoli superati e gli anni di attesa diventati solo un ricordo. Eppure la sposa stava per rinunciare a ciò che aveva faticosamente conquistato. Il motivo? Una crisi di panico causata dallo stress.

Già nel 2018, su Vanity Fair, l’esperta Penny Junor raccontò questo aneddoto poco conosciuto e oggi citato dall’Express. Sembra che a poche ore dalle nozze la duchessa sia stata colpita da una sinusite molto forte, che la costrinse a letto. Stava male e la sua famiglia si chiese se sarebbe stata in grado di presenziare alla cerimonia. Penny Junor scrisse: “Erano i nervi, più che la sinusite, a tenerla sotto le coperte. Era terrorizzata”. Un’amica di Carlo e Camilla, Lucia Santa Cruz, ricordò: “Era stressata. Non poteva letteralmente alzarsi dal letto”. La Santa Cruz è una fonte attendibile, anche perché secondo i tabloid fu lei a far conoscere l’erede al trono e la duchessa negli anni Settanta. La crisi non passava e, inesorabile, arrivò il giorno del matrimonio. Camilla trascorse la notte prima delle nozze a Clarence House, lontana dal principe Carlo, come vuole la tradizione. Con lei c’erano sua figlia Laura, sua sorella Sonia Annabel Elliot, la stylist Jacque Meakin e la cameriera Joy. Secondo le indiscrezioni la mattina seguente Camilla non voleva saperne di mettere piede fuori dalle coperte e vestirsi. Sarebbe stata la sorella Sonia a costringerla, dicendo: “Ok, se non ti vesti da sola, ti vestirò io. Ti infilerò nell’abito da sposa”. La duchessa, messa alle strette, dovette capitolare. Si fece forza, uscì finalmente dal letto che era stato la sua “zona di comfort” in quei giorni e si preparò. Il resto è storia: il 9 aprile 2005 Carlo e Camilla si sposarono, con rito civile (erano entrambi divorziati), a Windsor Guildhall e la loro unione fu poi benedetta alla St. George’s Chapel nel Castello di Windsor. Perché Camilla stava per autosabotarsi? Le ragioni possono essere molteplici, dalla paura per un eventuale fallimento, l’ansia di essere all’altezza del compito e del ruolo che l’attendevano, il timore di un continuo confronto con Lady Diana, da cui la duchessa sarebbe uscita perdente. Camilla era a un passo dal la realizzazione del suo sogno più grande, ma il terrore stava per vanificare decadi di sacrifici. Quando incontrò il principe Carlo per la prima volta, nel 1971, era già chiaro che la loro relazione non poteva avere seguito. La regina Elisabetta la osteggiò con tutte le sue forze, bollando Camilla come “una ragazza infrequentabile”. Le strade dei due futuri sposi si divisero subito. Il principe di Galles si unì in matrimonio con Diana Spencer nel 1981, mentre Camilla aveva già detto sì a Andrew Parker Bowles nel 1973. Nozze poco fortunate. I due innamorati si riavvicinarono e divennero amanti per ben 32 anni. Tanto ci è voluto perché Carlo e Camilla riuscissero a stare insieme alla luce del sole e Sua Maestà capisse i veri sentimenti del figlio.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Ca

Principe Carlo, "traffico illecito". Venduto dal nipote di Camilla, terremoto a Corte: una sporca questione di soldi. Libero Quotidiano il 02 agosto 2021. Il principe Carlo "messo in vendita" da un membro della sua famiglia. Una storia losca quella che ruota attorno ai Reali: il nipote di Camilla Parker Bowles, nonché presidente del partito conservatore inglese, Ben Elliot, è accusato di avere fatto soldi organizzando incontri tra l’erede al trono e ricchi uomini d’affari. Lo scoop è arrivato dal Sunday Times, secondo cui il 45enne avrebbe venduto il cosiddetto "accesso al principe Carlo”, ovvero la possibilità di incontrarlo, parlare con lui, insomma il privilegio di essere presentati all’erede al trono e fare la sua conoscenza. Il nipote di Camilla avrebbe seguito uno schema molto dettagliato: gli uomini d’affari che volevano incontrare il principe di Galles dovevano innanzitutto entrare a far parte della compagnia di Elliot, “Quintessentially”, che forniva ai suoi clienti diversi tipi di servizi per diverse migliaia di sterline. La "talpa" che ha permesso di far venire alla luce questo scandalo è il 61enne milionario delle telecomunicazioni e finanziatore del partito Tory Mohamed Amersi, che per diversi anni avrebbe pagato una quota annuale di 15mila sterline per essere membro della società di Elliot. "Io lo chiamo capitalismo dell’accesso - ha raccontato la talpa, che proprio grazie alla compagnia di Elliot è riuscito a incontrare Carlo -. Ottieni l’accesso, gli inviti, le relazioni privilegiate". Poi ha specificato che arrivare al principe senza “qualcuno come Ben è impossibile, non è facile”. In ogni caso, l'erede al trono - nonostante la parentela di Elliot con la moglie Camilla - potrebbe non aver saputo mai nulla di questo sistema. 

“Sono il figlio di Carlo e Camilla”: la nuova prova fotografica. Chiara Nava il 24/07/2021 su Notizie.it. Simon Dorante-Day ha 55 anni ed è convinto di essere il figlio segreto del principe Carlo e di Camilla Parker Bowles. Ha una nuova prova fotografica. Simon Dorante-Day ha 55 anni ed è convinto di essere il figlio segreto del principe Carlo e di Camilla Parker Bowles. Ha una nuova prova fotografica che, secondo lui, proverebbe la tesi che continua a sostenere. Simon Dorante-Day, di 55 anni, ha passato interi decenni cercando di dimostrare la strana teoria su chi fossero realmente i suoi genitori. L’uomo, da tantissimo tempo, sostiene di essere il figlio illegittimo del principe Carlo e di Camilla Parker Bowles. L’ingegnere australiano, nato a Portsmouth nel 1966, sarebbe stato adottato da una famiglia che ha dei legami con la regina Elisabetta. L’uomo ha dichiarato che la nonna adottiva, che lavorava a Buckingham Palace, gli aveva raccontato che i suoi veri genitori erano il principe di Galles e la duchessa di Cornovaglia. Una notizia che lui ha deciso di rendere pubblica molti anni fa. Per cercare di rafforzare la sua tesi, l’uomo ha pubblicato su Facebook una foto del figlio Liam, accanto ai due reali, che lui ritiene essere i suoi genitori. Lo ha descritto come “un confronto interessante” e qualcuno ha già sottolineato la somiglianza. Simon ora ha pubblicato un’altra immagine dove ha messo a confronto la foto di suo figlio con quella della Regina Elisabetta II. La somiglianza ha completamente scatenato gli utenti sul web, come ha riportato il Daily Star. “Non ho mai visto niente di così simile” si legge in numerosi commenti, anche se qualcuno è più scettico e gli ha chiesto se ha problemi di vista. “Tutti dovrebbero avere il diritto di rintracciare la loro connessione biologica. Spero che la verità venga fuori. Hai sicuramente gli occhi di Camilla!” ha commentato un utente. In effetti, in tanti hanno notato questa somiglianza e hanno voluto sottolinearla. Buckingham Palace non ha mai replicato alle tesi di Simon, ma lui è andato avanti con la sua convinzione. “Ho viaggiato in tutto il mondo e ho sempre incontrato persone che mi fermavano e mi dicevano ‘Accidenti, sembri familiare’. Alcuni mi dicevano a bruciapelo che sembravo un reale, senza conoscere la mia storia.  Mi è accaduto per tutta la durata della mia vita” ha dichiarato. 

Paola De Carolis per il "Corriere della Sera" il 5 luglio 2021. C'era una volta un principe che sentendo le note di una canzone provava «una spinta irresistibile ad alzarsi e ballare». Il principe è Carlo, oggi 72enne, e il brano è «Giving' up Givin'», dei The Three Degrees, eseguita dal gruppo alla festa del suo trentesimo compleanno. È tuttora, ha spiegato l'erede al trono, una delle sue canzoni preferite, al primo posto nella playlist che ha preparato per un programma radiofonico realizzato per ringraziare i dipendenti del sistema sanitario nazionale. Se Barack Obama, nelle sue compilation, ha dato prova di tenere il passo con le nuove tendenze (grazie, sembra, all' aiuto delle figlie Malia e Sasha), Carlo si è dimostrato più tradizionale, anche se non ha risparmiato qualche aneddoto personale, come la passione per Barbra Streisand, un «talento abbagliante ed effervescente»: il loro primo incontro risale a 47 anni fa, in California, quando Carlo era un giovane tenente di Marina e si recò sul set di Funny Lady. «Non dimenticherò mai la sua singolare vitalità, l'attrazione della sua voce e le sue abilità come attrice». Nacque un'amicizia che è durata nel tempo e che ha portato Streisand a scherzare che se avesse giocato bene le sue carte sarebbe potuta diventare la prima principessa ebraica. A lei Carlo ha dedicato «Don' t Rain on my Parade», «una canzone piena di ricordi speciali». Il principe ha scelto brani scozzesi, gallesi e diverse canzoni straniere come «La Mer» di Charles Trenet e «Click Song» di Miriam Makeba.

Principe Carlo, un regalo "speciale" nella camera d'albergo di Barbra Streisand: una "cotta" mai vista prima. Libero Quotidiano il 13 agosto 2021. La presunta relazione tra il principe Carlo e Barbra Streisand è stata molto chiacchierata in passato. Ne ha parlato lei stessa in una lunga intervista rilasciata in esclusiva a Ross King su Lorraine e riportata dal Mirror. L'erede al trono, a quanto pare, sarebbe rimasto molto colpito dall'artista fin dal loro primo incontro nel 1974. L'attrice-cantante ha ricordato innanzitutto il regalo che il principe fece lasciare nella sua stanza d'albergo: un mazzo di fiori appena tagliati dal suo giardino personale. "Ho visto questo mazzo di fiori e ho detto: Chi me l’ha mandato? e il mio assistente ha risposto: un fan di nome Charles”. Quando i due si sono incontrati per la prima volta, nel 1974, Diana Spencer non era ancora comparsa sulla scena reale. Barbra e Charles si sono visti per la prima volta sul set di Funny Lady. La cronaca rosa nel corso degli anni è esplosa anche per via di una dichiarazione del principe che definì la Streisand “la mia unica pin-up”. L’erede al trono inglese lo disse mentre era in viaggio negli Usa: era separato da due anni dalla moglie a causa della relazione con Camilla Parker Bowles. Nel 2006, Barbra – The Way She Is, una biografia non autorizzata dalla star, parla proprio di una relazione tra la Streisand e Carlo e di incontri privati in cui i due si mostravano “molto affettuosi l’uno verso l’altro”. Ma la star newyorkese, che ha venduto oltre 72 milioni di copie dei suoi album, ha promesso che l’anno prossimo - per festeggiare la cifra tonda dei suoi 80 anni - sarà lei a pubblicare finalmente un suo libro.

Principe Carlo, l'umiliazione peggiore inflitta a Lady Diana? "Costretta a travestirsi a letto", ecco in che modo: una bomba. Libero Quotidiano il 02 giugno 2021. Il matrimonio tra il principe Carlo e lady Diana è stato costellato da momenti difficili, tra i tradimenti di lui e le presunte relazioni extra coniugali di lei. A distanza di anni, continuano ad emergere retroscena di vario tipo, alcuni riguardanti addirittura l’intimità del figlio della regina Elisabetta e della sua defunta moglie: secondo alcune indiscrezioni rilanciate dai tabloid britannici, addirittura lady Diana sarebbe stata costretta a volte a travestirsi come Camilla Parker Bowles in camera da letto.  D’altronde il principe Carlo non ha mai davvero interrotto la sua relazione con la duchessa di Cornovaglia: non a caso anche durante il matrimonio con lady Diana viveva a pochi chilometri da lei, che ha poi sposato anni dopo la morte tragica della Spencer. Ora sono emersi dei dettagli particolarmente intimi e privati sulla vita in camera da letto del principe Carlo, con lady Diana che in certe occasioni avrebbe indossato una parrucca bionda per fingersi la storica amante del marito e animare cos’ì la loro vita di coppia. Il figlio della Regina ha poi sposato Camilla il 9 aprile del 2005: a distanza di decenni, alcuni tabloid britannici hanno dato una nuova chiave di lettura. Anziché prendere le parti di lady Diana, c’è chi si schiera dalla parte della duchessa di Cornovaglia perché, alla fin dei conti, la relazione clandestina che ha avuto con il principe Carlo è emerso essere una vera e grande storia d’amore. 

Principe Carlo rovinato? "Situazione fuori controllo", gode Meghan Markle: indiscrezioni clamorose, chi e come lo fa fuori. Libero Quotidiano il 27 marzo 2021. L'intervista di Meghan e Harry a Oprah Winfrey potrebbe risolversi in un vero e proprio disastro per il principe Carlo. Lui e Camilla, impegnati in questi giorni in una visita ufficiale in Grecia, hanno sopra di loro una grossa nube nera che potrebbe scoppiare da un momento all'altro. Le dure parole che i duchi di Sussex hanno usato per parlare della famiglia reale nel corso della tanto discussa intervista potrebbe costare il trono al primogenito della Regina Elisabetta. Stando ai più informati, il trono sarebbe a rischio per via dell'idea che tutti si sono fatti di Carlo dopo l'intervista del figlio Harry. Quest'ultimo, infatti, ha parlato del padre in maniera molto severa. "Deluso da lui, non risponde alle mie chiamate. Sono deluso perché ha passato qualcosa di simile, sa cosa si prova col dolore. Lo amerò sempre, ma sono successe molte cose che fanno male”, aveva spiegato Harry, riferendosi anche al passato del padre con Lady Diana. La reputazione del 73enne, quindi, è di nuovo in bilico dopo la tragica morte della moglie nel 1997 e il successivo matrimonio con Camilla. Al contrario, il fratello di Harry, William, sembrerebbe uscito rafforzato dagli attacchi dei duchi di Sussex. Harry, infatti, aveva detto di essere in pena per il fratello denunciando che lui fosse intrappolato nel sistema reale. William, però, ha dimostrato di non essere affatto in trappola e ha risposto sempre in maniera molto decisa alle accuse che Meghan e Harry hanno mosso contro Buckingham Palace. Adesso, insomma, c'è il rischio che William soffi il posto al padre. "La situazione è fuori controllo, servirà un miracolo per ripulire la sua immagine dopo l’intervista”, ha rivelato un insider di Palazzo su Carlo.

Un documentario rivela: "La regina Elisabetta è frustrata da Carlo". Secondo un documentario di Channel 4 la regina Elisabetta sarebbe perplessa e frustrata all’idea che il figlio Carlo possa, un giorno, succederle al trono, giudicandolo inadatto a regnare. Francesca Rossi - Mar, 23/03/2021 - su Il Giornale. Non bastano tutti i problemi con Harry e Meghan. La regina Elisabetta avrebbe ben altri grattacapi in questo periodo. Il più grave sarebbe quello legato alla successione al trono. Un nuovo documentario dedicato alla sovrana, dal titolo “Queen Elizabeth: Love Honour and Crown” e che andrà in onda su Channel 4 il prossimo 28 marzo, svela un retroscena piuttosto inquietante. Sua Maestà non sarebbe così convinta che il principe Carlo sia in grado di regnare. Per la verità il dubbio che l’erede al trono sia la persona sbagliata al posto sbagliato serpeggia da anni. Il fatto, però, che perfino sua madre non lo riterrebbe all’altezza del compito che lo attende è un gigantesco guaio. L’esperto Clive Irving, che ha curato il programma, sembrerebbe certo: "La regina Elisabetta è frustrata e perplessa dal primogenito. La verità è che la sovrana non ha mai capito davvero Carlo e ancora oggi è più affettuosa e comprensiva con il fratello minore, il principe Andrea”. Nonostante lo scandalo Epstein Sua Maestà avrebbe un debole per il duca di York. Del resto il Palazzo reale ha sempre difeso Andrea, ma difficilmente potevamo aspettarci una strategia diversa. Nel documentario un’altra voce autorevole, quella di Ingrid Seward, si è espressa senza mezze misure sulla personalità del duca: “Andrea viene spesso descritto come turbolento e presuntuoso ma quando vuole sa essere anche molto affascinante. A volte è scortese e arrogante, caratteristiche di suo padre Filippo. Insomma, è l’esatto opposto di Carlo”. Le fa eco Clive Irving, il quale ritiene perfino che l’erede al trono non avrebbe sviluppato lo stesso senso del dovere che caratterizza la personalità della regina Elisabetta. Naturalmente in questo caso il condizionale è d’obbligo. Non sappiamo se realmente la sovrana giudichi il primogenito inadeguato al ruolo per il quale si prepara da decenni. Gli esperti paiono piuttosto sospettosi all’idea di un re Carlo. Clive Irving, poi, appare piuttosto angosciato al solo pensiero. All’inizio del 2021, durante il programma Australia’s Today Extra disse: “Temo che guiderà la monarchia sull’orlo del baratro”, che la regina Elisabetta sarà “l’ultima regina d’Inghilterra”. Il motivo? Irving non le mandò a dire e rivelò che il principe Carlo “ama circondarsi di leccapiedi, cosa affatto positiva per un futuro governante”. L’esperto definì l’erede al trono “una figura settecentesca” rispetto alla monarca che sarebbe, al contrario, “moderna e senza tempo”. Che fine farà, allora, al trono d’Inghilterra? Irving ha già pronta la soluzione e su Channel 4 dichiara: “William è l’unico in casa Windsor all’altezza di un ruolo di tale responsabilità, proprio per il suo spiccato senso del dovere”. Forse è davvero così, ma le regole della Corona non permettono salti generazionali. Solo un’abdicazione formale del principe Carlo potrebbe consentire al duca di Cambridge di regnare prima del tempo. Però è probabile che il figlio della regina Elisabetta, dopo un’attesa tanto lunga, non abbia alcuna intenzione di mollare lo scettro.

William e Harry, tensioni con il principe Carlo: "È il loro capo". Non solo soldi, cosa c'è dietro. Libero Quotidiano il 20 marzo 2021. Il rapporto tra il principe Carlo e i figli William e Harry non è facile da anni. A segnare in maniera indelebile il loro legame è stata innanzitutto la tragica morte della mamma Diana. Ne ha parlato il magazine People. La principessa ex moglie di Carlo è scomparsa a causa di un incidente a Parigi nel 1997. Un episodio, ancora avvolto nel mistero, che ha influenzato il rapporto tra padre e figli. L’incidente era avvenuto poco dopo il divorzio da Carlo, che aveva poi deciso di legarsi a Camilla, un tempo sua amante. Dinamiche familiari che hanno scombussolato sia William che Harry, adolescenti all’epoca dei fatti. “Non è un semplice rapporto padre-figlio”, ha rivelato una fonte anonima alla rivista, che poi ha aggiunto: “Carlo è il loro padre e il loro capo e sono legati a lui per finanziare i loro uffici e le loro vite”. Una condizione che, in realtà, adesso vale solo per William, visto che Harry ha deciso di lasciare il Regno Unito e la Royal family insieme alla moglie Meghan Markle. Tuttavia i problemi di tipo finanziario a corte non sono gli stessi di una famiglia normale. “La tensione tra il principe Carlo e i ragazzi ha sempre avuto a che fare con i soldi, perché Carlo è colui che detiene tutto il potere”, ha continuato la fonte intervistata da People. Intanto sono sempre più freddi i rapporti di papà Carlo e principe William con Harry dopo l’intervista-bomba che i duchi di Sussex hanno rilasciato a Oprah Winfrey.

L’esperto: "Se il principe Carlo sarà re, la monarchia crollerà". Non tutti vedono di buon occhio la futura ascesa al trono del principe Carlo, anzi, per l’esperto Clive Irving sarà un vero e proprio cataclisma per la Corona. Francesca Rossi, Venerdì 22/01/2021 su Il Giornale. Il principe Carlo non è degno di indossare la Corona. Almeno secondo il parere dell’esperto reale Clive Irving. Durante un’intervista al programma “Australia’s Today Extra”, Irving non si è dimostrato affatto tenero con l’erede al trono più longevo della storia inglese, bocciandone immagine e linea di condotta. Un giorno (che pare molto lontano) il principe Carlo diventerà anche il sovrano più anziano che la Gran Bretagna abbia mai conosciuto. Da anni, ormai, “studia” per diventare re, acquisendo sempre più potere e spazio nella royal family e preparandosi al futuro che lo attende. L’idea di Carlo sul trono, però, atterrisce Irving, il quale ritiene che l’erede sia “completamente inadatto” a regnare. Addirittura il primogenito della regina Elisabetta sembrerebbe “una figura settecentesca” al cui confronto la madre appare “decisamente più moderna” e “senza tempo”. Impossibile dare torto all’opinione che l’esperto ha di Sua Maestà. Una donna che ha saputo anticipare i tempi in molte occasioni, dimostrandosi aperta e curiosa. Reggere il confronto con lei e con il suo lungo regno non sarà facile per il principe Carlo. Per dirla tutta sarebbe una sfida per chiunque. Non sappiamo ancora se l’erede al trono abbia la stoffa del re, né quale sia la sua strategia politica (ammesso che ne abbia una). Al momento possiamo solo intuire qualcosa, ma è ben poco. Per esempio sappiamo che l’autorità crescente del principe di Galles avrebbe avuto un certo peso durante il vertice di Sandringham, a gennaio 2020, quando William, Harry, Sua Maestà e lo stesso Carlo si riunirono per affrontare la questione della Megxit. Oppure alla fine del 2019 con la presunta volontà dell’erede di ridimensionare la royal family, riducendo il numero dei membri senior e accentrando una maggior responsabilità e una notevole mole di doveri nelle mani di William e Kate. Si tratta, però, di notizie frammentarie e di un potere che deriva e dipende (ancora) dalla volontà della sovrana. Insomma, prima di giudicare bisogna aspettare di vedere Carlo “in azione” con la corona in testa. Chi sembra non avere dubbi, invece, è Clive Irving, il quale non si limita a descrivere il principe di Galles come un uomo demodé, sorpassato, in un certo senso vecchio dentro, ma lo indica addirittura come la causa del possibile crollo della monarchia, una specie di “papa nero” dei Windsor. L’esperto ha dichiarato: “Temo che guiderà la monarchia sull’orlo del baratro e che la regina Elisabetta sarà l’ultima regina d’Inghilterra”. Perché mai Irving è così drastico nei suoi giudizi? Un motivo c’è. Secondo lui, infatti, il principe Carlo “ama circondarsi di leccapiedi, cosa affatto positiva per un futuro governante”. L’erede al trono avrebbe perso di vista che un giorno l’uomo verrà oscurato dal re. Infatti l’esperto ha aggiunto: “La persona non è il punto, la corona è il punto, l’istituzione è il punto. Elisabetta II ha capito sin dal primo istante, da quando, nel 1952, è diventata Regina, che avrebbe dovuto alimentare il mistero. Nessuno sa cosa pensi, come si senta, quale sia la sua opinione”. La sovrana sarebbe l’unica ad aver compreso davvero il senso del suo ruolo, al contrario di alcuni tra i suoi parenti che, a detta di Irving, “vivono sulle spalle dell’idea stessa della royal family, la sfruttano e ne approfittano”. Poi ha concluso: “La royal family dovrebbe essere ridimensionata”, lodando Harry e Meghan che hanno avuto la forza di allontanarsi da questo sistema arrugginito. Prima di Clive Irving, nel 1995, fu Lady Diana a sostenere l’idea dell’inadeguatezza del principe Carlo. Durante una chiacchierata con Sir Max Hastings, ex capo redattore del Daily Telegraph, disse che l’ex marito non era “adatto a diventare re” e che “sul trono dovrebbe salire William”. Per ora, comunque, rimane ben salda al suo posto Elisabetta, che non ha alcuna intenzione di abdicare e tantomeno di morire.

·        Diana.

Da adnkronos.com il 30 dicembre 2021. Buckingham Palace non voleva che Elton John cantasse ai funerali di Lady Diana nel 1997. E fu il Dean di Westminster, il reverendo Wesley Carr, ad insistere, rivolgendo un vero appello al Palazzo, per convincere che l'esibizione del cantante sarebbe stato un «gesto generoso» per il pubblico che aveva dato un'enorme manifestazione di affetto dopo la tragica morte della principessa del Galles.

È quanto emerge da nuovi documenti, finora riservati, relativi ai funerali di Lady D ora pubblicati dai National Archives, in cui appare che la resistenza da parte della casa reale all'esibizione del famoso cantante, che era uno dei più cari amici di Diana, era la preoccupazione che fosse «troppo sentimentale».

L'esecuzione di Elton John di "Goodbye England’s Rose", la versione riadattata per l'occasione della sua "Candle in the Wind", è passata alla storia come uno dei momenti più memorabili di quei funerali, con il disco che è stato realizzato che ha venduto 33 milioni di copie nel mondo. Dai documenti emerge anche originariamente la proposta di Westminster Abbey era che Elton John cantasse "Your Song", ma poi in una seconda proposta inviata per l'approvazione di Buckingham Palace si parla di Candle in the Wind.

In questo documento Carr afferma che ritiene che nel servizio funebre debba essere inserito qualcosa di «coraggioso, inaspettato e del mondo moderno» mentre qualsiasi cosa classica sarebbe «inappropriata». E per questo suggerisce Elton John, caro a Diana e rappresentate del «meglio della cultura popolare». 

Tra le carte segrete pubblicate solo ora, altre rivelazioni riguardo ai contatti che vi furono tra Tony Blair, l'allora premier britannico, e Jacques Chirac, il presidente francese, dopo la morte di Diana insieme a Dodi Fayed nell'incidente sotto il tunnel del Pont de l'Alma, il 31 agosto 1997 a Parigi. In particolare, viene riferito di una telefonata in cui Chirac suggerì a Blair di «rafforzare le leggi per la tutela della privacy» dopo la morte della coppia inseguita dai paparazzi.

I documenti mostrano come Downing Street fosse preoccupata che i francesi potessero fare delle dichiarazioni pubbliche in proposito. E sullo stesso fronte negli uffici di Blair si tirò un respirò di sollievo quando Hillary Clinton, allora first lady, rinunciò all'idea di attaccare i media britannici in una conferenza stampa a Londra prima dei funerali a cui partecipò. 

«La sua inclinazione personale è di attaccare la stampa, ma il suo staff l'ha fermata», scriveva Jonathan Powell, capo dello staff di Blair all'addetto stampa del premier Alastair Campbell che siglò il memo con un esplicito «bene».

 

"Diana aveva predetto la sua morte". Francesca Rossi il 10 Dicembre 2021 su Il Giornale. Il biografo Christopher Andersen crede che Lady Diana abbia predetto più volte la sua morte, ma qual è la verità?

Lady Diana avrebbe previsto la sua morte con una precisione giudicata “inquietante". La teoria del complotto, tornata alla ribalta dopo la pubblicazione del nuovo libro di Christopher Andersen, fa riemergere il sospetto che sotto il Tunnel dell’Alma non sia avvenuto un semplice incidente. Ma chi aveva interesse a eliminare la principessa del Galles?

“Lady Diana aveva predetto la sua morte”

Nel suo nuovo libro “Brothers And Wives: Inside The Private Lives of William, Kate, Harry and Meghan” Christopher Andersen riporta una teoria piuttosto controversa sulla morte di Lady Diana, già affrontata in due dei suoi precedenti libri, “The Day Diana Died” (1998) e “After Diana: William, Harry Charles and The Royal House of Windsor” (2007). Lo scrittore ha riassunto questa tesi a Nischelle Turner di Entertainment Tonight: “La principessa sosteneva che sarebbe stata uccisa in un incidente in automobile o in aereo”. Lady D. avrebbe predetto diverse volte la sua morte con una “precisione inquietante”, ha scritto Andersen nel 1996. Era convinta che i servizi segreti britannici volessero eliminarla a causa della sua relazione, giudicata sconveniente, con Dodi al-Fayed: Nel 2007 Andersen ha riportato: “Diana era stata avvertita che c’erano dei traditori nelle agenzie MI5 e MI6 a cui dava fastidio l’idea che la madre del futuro re potesse essere sentimentalmente legata a un musulmano”. Inoltre pensava che anche suo marito volesse toglierla di torno per rifarsi una vita con la tata di William e Harry, Tiggy Legge-Bourke. Quanto sono attendibili queste teorie?

“I freni sono stati manomessi”

Nel suo libro del 2007 Andersen racconta un episodio che spaventò la principessa del Galles: “Nel 1995, ormai privata degli uomini della security, Diana stava guidando da sola per le vie di Londra, quando arrivò vicina al semaforo, dietro a una Audi verde. Spinse il piede sul freno, ma non accadde nulla. In preda all’agitazione continuava a schiacciare il freno, mentre l’auto andava spedita verso l’incrocio. Saltò fuori dalla macchina e, illesa, prese un taxi per tornare a Kensington Palace. Una volta lì scrisse un messaggio alle sue amiche Elsa Bowker, Lucia Flecha de Lima, Simone Simmons e Lady Annabel Goldsmith: 'I freni della mia auto sono stati manomessi. Se mi dovesse accadere qualcosa, i responsabili appartengono a MI5 e MI6'”. Lady Diana, preda delle sue paure, era certa che qualcuno avesse manomesso i freni di proposito, ma non aveva prove e noi non possiamo non chiederci: e se fosse stato un caso, un semplice guasto all’automobile?

La lettera di Diana

Uno degli elementi che più hanno generato scalpore dopo la morte di Lady Diana è stata la famosa lettera che la principessa scrisse 10 mesi prima della morte: “Sono seduta qui, al mio tavolo, oggi, in ottobre, con il desiderio che qualcuno mi abbracci e mi incoraggi a essere forte, ad andare avanti a testa alta. Questa particolare fase della mia vita è la più pericolosa…Mio marito sta pianificando un incidente nella mia macchina, un guasto ai freni per causare un grave trauma cranico” al fine di “sgombrare la strada per sposare Tiggy”. Diana si riferiva alla tata dei figli, Tiggy Legge-Bourke, con cui era convinta che Carlo avesse una relazione, tanto da aggiungere: “Camilla non è nient’altro che un diversivo, siamo state usate dallo stesso uomo, in tutti i sensi”. La principessa sigillò la lettera e la consegnò al maggiordomo Paul Burrell, dicendogli: “Voglio che tu la tenga per ogni evenienza”. Burrell rese pubblica la missiva nel 2003 e Scotland Yard, volendo vederci chiaro in modo da non lasciare spazio a ulteriori teorie di complotto, aprì un’inchiesta, la quale stabilì che la morte di Diana fu causata da un "tragico incidente".

L’interrogatorio di Carlo

Nell’ambito dell’indagine di Scotland Yard venne addirittura interrogato il principe Carlo. Un evento storico per la royal family, visto che nessun reale era mai stato sentito dalla polizia, ma necessario per portare avanti l'inchiesta. Il 6 dicembre 2005, alle 17:15 in punto, l’ex capo di Scotland Yard, John Stevens, si ritrovò in un salotto privato al primo piano di St. James’s Palace, per porgere le sue domande all’erede al trono d’Inghilterra. Naturalmente Carlo non seppe spiegare i motivi che avevano portato Diana a scrivere quella lettera. “Il principe fu incredibilmente collaborativo, perché non aveva niente da nascondere”, spiegò Stevens, che aggiunse: “Non abbiamo trovato altre prove a sostegno dello scenario suggerito nella nota di Diana”. Scotland Yard ritenne che la lettera fosse frutto della crescente paranoia di Lady Diana, che si sentiva sola, abbandonata dopo il divorzio, forse insicura sul suo futuro.

“Camilla è in pericolo”

Lady Diana credeva che il principe Carlo volesse eliminare perfino Camilla, il suo storico amore. In “After Diana” Andersen racconta che una volta la principessa disse al suo avvocato, Lord Mishcon: “Camilla è in pericolo. Vogliono sbarazzarsi di entrambe”. Il motivo, secondo Lady D., era sempre e solo uno: Tiggy Legge-Bourke. Carlo voleva accanto a sé una donna “più giovane e più attraente di Camilla”. Eppure l’erede al trono ha sposato la duchessa di Cornovaglia. È sorprendente che Diana non ritenesse più la sua rivale “un” pericolo, bensì “in” pericolo. Ma ancora più incredibile è la reazione che Camilla avrebbe avuto dopo essere stata informata della morte della principessa, almeno secondo la tesi del libro “After Diana”: “’Sono certi che sia stato solo un incidente, Carlo?’, chiese Camilla di punto in bianco. ‘Poteva essere intenzionale?’. Carlo si mise sulla difensiva: ‘Di che stai parlando? I responsabili sono quei maledetti reporter’”. A quanto sembra Camilla non sollevò più la questione con il principe, però il dubbio rimane: perché fece quelle domande? Qual era la sua vera opinione?

L’intervista alla Bbc

I sospetti nutriti nei confronti dei servizi segreti e l’idea che Tiggy Legge-Bourke e Carlo fossero amanti sono anche le ragioni che avrebbero spinto Diana a concedere l’intervista alla Bbc nel 1995. Queste erano le più grandi paure di Diana e Martin Bashir, il giornalista a cui la principessa confessò il naufragio del suo matrimonio, seppe manipolarle con grande astuzia. In un certo senso fu proprio lui a rendere più realistiche le ombre da cui la principessa credeva di essere perseguitata. Le presentò dei documenti falsi che dovevano testimoniare l’aborto della tata, convincendo Diana che il bimbo mai nato fosse di Carlo. Poi le mostrò anche delle ricevute su cui erano riportati i pagamenti che i servizi segreti avrebbero effettuato ad alcuni membri dello staff reale affinché spiassero Diana. Da quel momento la paranoia della principessa sarebbe divenuta incontrollabile. Il principe William, dopo la conclusione dell’inchiesta di Lord Dyson sull’intervista alla Bbc, ha dichiarato: “La BBC…ha contribuito alla paura, alla paranoia degli ultimi anni di vita di mia madre. L’intervista è stata un fattore importante che ha contribuito a peggiorare la relazione dei miei genitori…”.

La paranoia di Diana

Lady Diana non ha “predetto” la sua morte con dettagli di “inquietante precisione”. Basta guardare i fatti. La principessa del Galles tendeva a cambiare molto facilmente idea sia sui mandanti di un suo ipotetico omicidio, che sulla dinamica. Nella lettera scritta 10 mesi prima della morte Diana parlò di una macchina manomessa su ordine di Carlo, ma in un altro biglietto, vergato alcuni mesi dopo, disse tutt’altro: “Un giorno salirò su un elicottero ed esploderà. L’MI6 mi farà fuori” (teoria espressa anche dopo il già citato problema all’auto nel 1995). Sembra pure che la principessa avesse paura di quelli che definiva “Men in Grey”. A questo proposito Andersen, nel libro “After Diana”, ha detto: “Esercitavano un immenso potere dietro le quinte di Buckingham Palace”. Chi siano queste fantomatiche eminenze grigie di Palazzo, però, non è dato sapere. La continua oscillazione tra una teoria di complotto e l’altra dimostra solo che Diana era smarrita e terrorizzata. La sua paranoia è la spiegazione più convincente per eventi che sono stati solo tragiche coincidenze.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

"Lady Diana è stata la prima a tradire Carlo". Francesca Rossi il 29 Novembre 2021 su Il Giornale. Le nuove rivelazioni di un ex agente della security ribaltano tutto ciò che credevamo di sapere sulla fine del matrimonio di Carlo e Lady Diana. “Un matrimonio affollato”, così Lady Diana definì, nell’intervista alla Bbc del 1995, il suo legame con il principe Carlo. La presenza di Camilla, il grande amore dell’erede al trono, avrebbe causato il naufragio di un’unione che forse poteva essere felice. Immaginiamo una principessa triste e abbandonata che, per disperazione e ripicca, rivolge la sua attenzione verso altri amori, alla ricerca di ciò che non avrebbe trovato nel matrimonio. Se questa non fosse la verità? Se Lady Diana non fosse una vittima e Carlo un carnefice? Un ex addetto alla security racconta un’altra versione della storia tra il principe di Galles e Lady D., cambiando la prospettiva di ciò che sappiamo, o meglio, che pensavamo di sapere.

Il mistero Mannakee

In un’intervista alla Cnn, citata dal Mirror, Allan Peters, ex agente della sicurezza della royal family, infrange le nostre convinzioni sulle cause del divorzio tra Carlo e Lady Diana. Persino Camilla Shand assume un ruolo inedito in queste incredibili rivelazioni. Peters spiega: “Secondo la percezione generale è stato il principe di Galles a non rispettare fino in fondo il suo matrimonio. Ma nella realtà la prima persona ad allontanarsi è stata la principessa. Il principe è tornato dalla signora Parker Bowles solo dopo aver saputo della relazione di [Diana] con Mannakee”.

Barry Mannakee fu una delle guardie del corpo della principessa del Galles. La loro relazione sarebbe iniziata dopo la nascita del principe Harry. Lady Diana raccontò di lui al suo maestro di dizione, Peter Settelen, durante le lezioni tenutesi tra il 1992 e il 1993. Le confidenze vennero registrate su dei nastri resi pubblici nel 2004. Mannakee morì in un incidente in moto nel 1987. Da allora si fece strada la teoria, non suffragata da prove, secondo cui l’uomo sarebbe stato ucciso dai servizi segreti britannici a causa della liaison con Diana. Proprio la principessa raccontò a Settelen: “Fummo scoperti e lui fu licenziato. Poi è stato ucciso. Ed è stato il colpo peggiore della mia vita, devo ammetterlo. Penso che sia stato fatto fuori, ma non lo sapremo mai. È stato il compagno più importante della mia vita”.

Un amore platonico

Allan Peters sostiene che sia stata Lady Diana, nel 1985, a raccontargli della sua storia con Mannakee: “Avevo iniziato a notare che il suo comportamento era insolito ogni volta che era presente Barry Mannakee, per cui ho deciso di chiederle dei chiarimenti in privato. Per i primi 20 minuti la principessa negò con forza. Ma poi mi confessò esattamente cosa stesse succedendo: aveva una specie di relazione con lui”. Allan Peters aveva diritto di chiedere spiegazioni, poiché il suo lavoro era quello di proteggere Lady Diana: nulla poteva essergli taciuto. Ne andava della sicurezza della principessa e della Casa Reale. Inoltre Peters si sarebbe accorto che anche il principe di Galles nutriva qualche sospetto. A quanto pare, infatti, il principe Carlo avrebbe chiesto all’agente se avesse notato qualche stranezza nell’atteggiamento di Diana. Questi si mantenne neutrale, consigliando all’erede al trono di chiedere direttamente alla moglie. Carlo, però, avrebbe risposto: “Ci ho provato, ma l’unica cosa che sembra turbarla è che Barry Mannakee stia per essere trasferito. Ma se è così sconvolta per questo, Barry può rimanere”. A quel punto Allan Peters avrebbe scoperto le sue carte dicendo: “Bene, Sir, se rimane lui allora temo che dovrò andarmene io”. L'erede al trono capì in un attimo cosa era accaduto tra Mannakee e Diana e sarebbe rimasto sconvolto. Il trasferimento del bodyguard divenne effettivo, come c’era da aspettarsi. Solo allora Carlo avrebbe deciso di tornare da Camilla con la quale, fino a quel momento, avrebbe avuto solo una relazione platonica. Non sappiamo se questa sia la verità. Di certo i ruoli dei “personaggi” vengono completamenti stravolti. Lo stesso Peters ammette: "Nessuno ha la parte del cattivo. Secondo il mio punto di vista, sono tutti vittime". Quand’anche venisse dimostrata la veridicità di questa versione dei fatti, il principe Carlo non risulterebbe completamente assolto a causa della sua indifferenza nei confronti di Lady Diana. A quanto sembra il pensiero dell’erede al trono sarebbe sempre stato rivolto a Camilla, esasperando la principessa del Galles e scrivendo la parola fine su una storia d’amore mai davvero iniziata.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

Quanto Spencer racconta davvero la principessa Diana. Erin Vanderhoof il 7 novembre 2021 su vanityfair.it. Il film interpretato da Kristen Stewart si prende molte libertà con la storia della vita di Diana, ma capisce qualcosa di fondamentale sul perché sia rimasta un'icona. Quando si guarda indietro alla vita precisamente documentata della Principessa Diana, è abbastanza facile capire cosa stesse facendo in un dato giorno. Le notizie del dicembre 1991 la mostrano partecipare a una raccolta di fondi per la quarta giornata mondiale contro l'AIDS, portare il principe Harry e il principe William a uno spettacolo alla Royal Albert Hall e visitare Glasgow per vedere un centro di ricerca medica. Anche se Spencer, il biopic con Kristen Stewart nei panni di una Diana intrappolata e perseguitata è ambientato in quel mese e anno specifico, questi non sono i tipi di eventi che il regista Pablo Larraín porta in vita sullo schermo. Invece, la narrazione del film, che è uscito in Usa il 5 novembre (in Italia arriverà il 20 gennaio 2022), è incentrata su una serie di decisioni che Diana deve aver preso all'epoca mentre viaggiava per l'Inghilterra. La stampa stava già speculando sul fatto che la sua relazione con il principe Carlo sarebbe presto finita - una copertina di People dedicata al loro decimo anniversario quell'estate definì il loro matrimonio un "falso doloroso" - e nel dicembre 1992, la coppia avrebbe annunciato la loro separazione. Per colmare questa lacuna, il film si affida alla speculazione informata, telegrafando le sue intenzioni in una breve epigrafe: «Una favola da una vera tragedia». Eppure, l'incarnazione della Stewart della famosa donna è abbastanza convincente. Nei primi minuti, una principessa Diana agitata si perde mentre si reca a Sandringham in dicembre. Sul Times la corrispondente reale Roya Nikkhah ha sottolineato che probabilmente non avrebbe avuto problemi ad arrivare verso la tenuta dove ha trascorso la sua infanzia e che ha visitato occasionalmente fino alla sua morte, ma la scena è servita come un invito a sospendere la mia incredulità per qualche ora. Si ritrova su una strada tortuosa, le serve assistenza, quando scorge in lontananza uno spaventapasseri consumato dalle intemperie, e ne prende la giacca, che un tempo apparteneva a suo padre. L'indumento riappare per tutto il film, diventando un simbolo del suo desiderio di sicurezza, del suo rimpianto e del modo in cui il suo nome da nubile potrebbe incapsulare una versione innocente e sfrenata di se stessa. Niente di tutto ciò è realmente accaduto, naturalmente, ma Spencer usa le vacanze di Natale a Sandringham nel 1991 come un pezzo di scena per rappresentare 10 anni di frustrazione e dolore accumulati. Si sofferma sulle emozioni che sappiamo che deve aver provato per anni - la sua lotta con la bulimia e i tentativi di suicidio che sono diventati pubblici nel libro di Andrew Morton del 1992, Diana: Her True Story, e la tristezza travolgente che ha provato per Camilla Parker-Bowles, a cui poi ha accennato quando ha parlato con Martin Bashir nel 1995 - e le racchiude tutte in un solo weekend, estetizzando il suo trauma in un ambiente lussureggiante ma claustrofobico.

Nell'affrontare queste emozioni indelebilmente pesanti nel 2021, 24 anni dopo la sua morte, il film è interessato al mito di Diana tanto quanto alla donna stessa, e si impernia sull'ironia drammatica, la prescienza del suo futuro che Diana non può assolutamente avere mentre percorre le strade di Norfolk nella sua decappottabile. Ritraendo la principessa in un momento in cui sta consapevolmente considerando il proprio futuro e la propria eredità, Spencer pone con forza le domande che la nostra ossessione collettiva per Diana dà per scontate. Come dovremmo pensare alla sua ricerca di libertà quando sappiamo che sarà da sola solo per circa cinque anni? Come dovremmo pensare alla persona che è realmente esistita quando sappiamo che la sua tragica fine la renderà una specie di martire culturale? La narrazione immaginaria è un modo fruttuoso per pensare alle storie della vita di Diana che lei stessa non ha mai potuto raccontare. La principessa Stewart ha un desiderio ossessivo di visitare la sua casa d'infanzia, Park House, e un profondo attaccamento a quella giacca, ma la vera Diana non sembrava essere particolarmente nostalgica della sua infanzia tumultuosa. (Detto questo, suo padre, John Spencer, morì di un attacco di cuore nel marzo 1992, solo pochi mesi prima che lei e Carlo si separassero, e il suo dolore deve aver giocato un ruolo nella sua conseguente solitudine e disperazione. La sua guardia del corpo Ken Wharfe parlò con una Diana singhiozzante subito dopo aver saputo della sua morte, scrivendo in seguito: «Sembrava una ragazzina smarrita che improvvisamente si rende conto di essere completamente sola al mondo»). La centralità di Anna Bolena è un altro salto narrativo che il film prende con profondo effetto. A parte una famosa battuta che si dice abbia fatto da adolescente, su come sarebbe stato divertente sposarsi in famiglia «come Anna Bolena», non sembra che Diana fosse particolarmente preoccupata dai pensieri della seconda moglie giustiziata di Enrico VIII. Ma la connessione archetipica tra le due donne - usate e messe da parte dagli uomini reali - sembra impossibile da negare. In Spencer, uno scudiero impiccione, interpretato da Timothy Spall, mette una biografia di Boleyn nella stanza di Diana a Sandringham, apparentemente come un promemoria per comportarsi bene. È un commento sul modo in cui gli "uomini in abito grigio", che Diana disdegnava, usavano sottili trucchi e implicazioni per rafforzare il loro potere a palazzo. Ora che la portata della frattura della coppia è ben documentata, è impressionante che Diana e Carlo siano stati in grado di mantenere la facciata così a lungo come hanno fatto, forse grazie al lavoro tipico del palazzo per mantenere un abisso tra le vite private di tutti i reali e i personaggi pubblici. Le interviste sono strettamente controllate, e la maggior parte di ciò che sappiamo su ciò che accade all'interno del palazzo è di seconda mano, fornito da una falange di funzionari della stampa, amici della famiglia e aiutanti che parlano in segreto. L'inconoscibilità delle persone più fotografate del pianeta è un paradosso spesso descritto dai biografi - e dal palazzo stesso - come la mistica della monarchia. È così centrale per il loro concetto di sé, infatti, che molte delle macchinazioni della stampa della famiglia e la paura di esporsi sono progettate per preservarlo. In vita, Diana ha sfidato questa convinzione costantemente e ha voluto essere veramente conosciuta e ascoltata in un modo che ha messo a disagio il palazzo. Eppure, a causa della sua morte prematura, molto di ciò che rimane di lei è permanentemente di seconda mano. Piangere Diana ora significa sentire profondamente la mancanza della sessantenne che sarebbe diventata, quella che avrebbe potuto raccontarci come la sua favola è diventata così fratturata, con il beneficio del senno di poi e un po' di pace interiore. Così nella morte, Diana ha lasciato dietro di sé una mistica più tragica, e immaginando ciò che potrebbe aver provato in alcuni dei suoi momenti più privati, Spencer sembra perfettamente in grado di esplorarla. Ci sono alcuni punti in cui Larraín manca il bersaglio in un modo che mina il suo successo come ritratto del matrimonio dei Wales. La famiglia reale è ben rappresentata, ma manca la scintilla che li ha resi popolari ma temibili avatar dell'aristocrazia britannica. Jack Farthing interpreta Carlo in modo quasi sadico, e la regina Elisabetta di Stella Gonet tira frecciate alla nuora. Ma nel resoconto di Tina Brown del 1985 di un viaggio a Balmoral, le riunioni di famiglia «infernalmente conviviali» dei Windsor non sono affatto così gelide, e altri resoconti hanno menzionato una tradizione di regali gag, un impegno per gli scherzi, e salotti traboccanti di risate casuali. Il problema non è che i reali sono automi gelidi, ma che usano una combinazione di maniere raffinate e umorismo anticonformista per soffocare i tentativi di dialogo aperto. Anche se Spencer presenta i Windsor come cattivi, è quasi più inquietante considerarli come degli sciocchi, persone così accecate ed egocentriche che hanno spinto Diana all'estremo senza prevedere realmente le conseguenze delle loro azioni. Questa è la visione dei reali vista nella quarta stagione di The Crown, quando Diana e Margaret Thatcher sono entrambe messe alla prova a Balmoral. Enfatizzando così totalmente il suo dolore, Spencer perde anche di vista la composta grinta che la rendeva così irresistibile per chi la incontrava. Nel 1991, Camilla e Carlo si sarebbero frequentati per anni, e Diana aveva già avuto una sua presunta relazione. Quel giugno aveva iniziato a comunicare segretamente con Morton per aiutarlo con il suo libro, e a metà del 1992 la sua pubblicazione causò una frenesia. Nel suo articolo del 1993 su Vanity Fair, La vendetta di Diana, Anthony Holden la descrive come «l'unico membro della famiglia a mantenere una lealtà tribale da parte del suo pubblico adorante». In poche parole, è difficile immaginare una donna che avrebbe presto battuto i reali al loro stesso gioco di pubbliche relazioni sentirsi troppo imbarazzata per partecipare a una cena formale con loro. Pochi mesi dopo la morte di Diana, un esperto di marketing dei giocattoli fece una previsione pessimistica sull'impatto che la sua immagine avrebbe avuto in futuro: «Per certi versi non sarebbe diverso dal marketing di Marilyn Monroe o di Elvis», disse l'esperto a Marketing Week nell'aprile 1998, «Tuttavia, nel caso di Diana, non ci sono film che la sostengano. In realtà è solo un mucchio di ritagli di giornale e quindi è più difficile da commercializzare a lungo termine. È improbabile che qualche bambino sotto i cinque anni si ricordi di lei. Non credo che sia un marchio duraturo». Col senno di poi, la valutazione era comicamente errata. Anche se la tragedia della sua morte è dovuta alla sua vita incompiuta, le persistenti incertezze rendono la sua storia generativa per chiunque cerchi se stesso nell'immagine della principessa solitaria. Spencer prende la storia di Diana e ci gioca in modo idiosincratico, ma c'è ancora molto terreno da esplorare.

Torna in tv l'intervista scandalo a Lady Diana: duro colpo per la Corona. Francesca Rossi il 27 Ottobre 2021 su Il Giornale. Il principe William aveva chiesto che l’intervista alla Bbc di sua madre non fosse più trasmessa, ma Netflix ignora la richiesta. L’eco dell’intervista di Lady Diana alla Bbc è arrivata fino ai nostri giorni e non solo per le dichiarazioni della principessa, che svelarono alcuni dei segreti più scottanti sul suo matrimonio infelice, ma soprattutto per le modalità con cui il giornalista Martin Bashir riuscì a ottenere le confessioni di Diana. Uno scandalo che ha fatto emergere una rete di inganni, bugie, manipolazioni ai danni della principessa del Galles. Il principe William, comprensibilmente amareggiato dall’intera vicenda, ha chiesto che l’intervista di sua madre non venisse più mandata in onda. Netflix, però, avrebbe scelto di tirare dritto, ignorando l’appello del duca di Cambridge per realizzare una puntata della serie “The Crown” in cui verranno svelati i retroscena di quel giorno di novembre del 1995.

L’intervista

“In questo matrimonio eravamo in tre, un po’ troppo affollato”. Questa è una delle frasi più famose dell’intervista di Diana alla Bbc. La principessa, però, non sapeva di esporre se stessa e la sua famiglia per gratificare l’ambizione di un uomo, ovvero Martin Bashir, il suo intervistatore. Il giornalista realizzò un machiavellico raggiro pur di raggiungere il suo scopo. Fece credere a Lady Diana che alcuni membri del suo staff la spiassero in cambio di denaro generosamente elargito dai servizi segreti inglesi.

Le raccontò che la tata di William e Harry, Tiggy Legge-Bourke, aspettava un figlio di Carlo, ma aveva dovuto subire un aborto terapeutico, confermando i sospetti della principessa su una presunta relazione tra l’erede al trono e la bambinaia. Le presentò delle false ricevute che attestavano tutte quelle bugie e Diana, già scossa dai tradimenti dell’ex marito e dal divorzio, credette a Bashir. Nel 2021 la Bbc ha aperto un’inchiesta e, dopo accurate indagini, ha ammesso che l’intervista era stata estorta a Lady Diana con “metodi disonesti” e si è offerta di pagare un indennizzo da 1,75 milioni di euro destinati a un ente benefico scelto dai Windsor.

"Mi tagliavo braccia e gambe": l'ultima confessione di Lady D.

L’ira del principe William per l’accaduto e per aver di nuovo dovuto vedere infangata la memoria della madre, non si è fatta attendere: “La BBC…ha contribuito alla paura, alla paranoia degli ultimi anni di vita di mia madre. L’intervista è stata un fattore importante che ha contribuito a peggiorare la relazione dei miei genitori…Mia madre è stata tradita non solo da un giornalista canaglia, mai vertici della BBC che girarono la testa, invece di fare domande scomode”. Con la speranza di chiudere un capitolo troppo doloroso della vita di Lady Diana e di tutta la sua famiglia, ma anche come segno di rispetto nei confronti del ricordo troppe volte vilipeso della principessa, William ha chiesto che l’intervista non fosse più trasmessa. La sua preghiera, però, non verrà esaudita.

Netflix contro William

Il Daily Mail riporta la notizia secondo la quale Netflix avrebbe intenzione di dedicare un intero episodio della serie “The Crown” all’intervista del 1995, sfidando apertamente la volontà del duca di Cambridge. Un insider ha spiegato: “I creatori di The Crown vedono l’intervista come il momento chiave della quinta serie. Perché proprio quello sfogo pubblico, scaturito dalla rabbia per il burrascoso matrimonio con Carlo, ha indirizzato il corso degli ultimi mesi di vita della principessa”. L’esperta Ingrid Seward ha commentato: “William ha un solo modo per proteggersi: non guardare quell’episodio della serie The Crown”. Per ora il duca di Cambridge non ha rilasciato dichiarazioni, ma sembra che, al pari del fratello Harry, non abbia preso bene la notizia. Sempre il Daily Mail sostiene che William si sentirebbe "deluso" dalle scelte di Netflix, perché contribuirebbero a mercificare una volta di più la vita di Diana.

A proposito del duca di Sussex, invece, va detto che la sua posizione nei confronti di Netflix è del tutto controversa: Harry e Meghan, infatti, hanno firmato con questa casa di produzione un accordo da 112 milioni di dollari. Come affronteranno la decisione degli sceneggiatori di The Crown di riportare sullo schermo l’intervista del 1995? Harry pensa ancora, come disse alla fine dell’inchiesta della Bbc, che “l’effetto a catena di una cultura mediatica di sfruttamento e pratiche non etiche alla fine le hanno tolto la vita. Nostra madre è morta per questo. Nulla è cambiato”? 

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e

Quanto conosci Lady D? I segreti della principessa del popolo. Marina Lanzone l’1 Ottobre 2021 su Il Giornale. Una personalità complessa, difficile da racchiudere in un solo testo. "Diana la principessa del popolo" ne fa un ritratto oggettivo, come moglie, madre, figlia, amante e nuora. Alla fine della lettura Lady D non avrà più segreti. Londra. 29 luglio 1981. Diana Spencer fa il suo ingresso nella cattedrale di St. Paul, a braccetto con suo padre, l’VIII conte Spencer. All’altare c’è il principe Carlo, che la attende. Indossa un abito "da principessa" destinato a fare la storia: taffetà color avorio decorato con diecimila perle cucite a mano, maniche a sbuffo, un velo voluminoso e uno strascico ancor più ingombrante: 7 metri, il più lungo mai indossato da una sposa reale. È tutto così magico da sembrare finto, fiabesco. Per la cultura occidentale, in cui i bambini sono svezzati a suon di libri e cartoni della Disney, non c’è fiaba senza happy end. Ognuno dei seicentomila sudditi pensa che questo sia il finale felice di Lady D. Ma cosa segue il "vissero felici e contenti"? Diana, dopo quel giorno, è diventata la moglie di un marito che non la amava, la principessa che non sarebbe mai stata regina, la donna santificata più per sfortuna che per merito. La principessa del Galles era fragile e allo stesso tempo determinata, amorevole con alcuni, cattiva con altri, generosa ed egoista, perfetta sulle pagine satinate dei tabloid, ma incline all’errore tra le mura private. Lady D era umana e aveva una personalità complessa che raramente si è riusciti a raccontare con estrema oggettività, come nell’e-book "Diana la principessa del popolo" , scritto dall’esperta della royal family inglese Lavinia Orefici, edito da Piemme.

La trama. Il racconto inizia con il funerale di Diana. È raro che un libro incominci con la fine di una storia, ma d’altronde la vita di Lady D è cosa nota, così come il suo triste epilogo. Lavinia Orefici non ha paura di "rovinare" nessuna sorpresa, e catapulta subito i suoi lettori nella Londra del 1997. Descrive la tristezza dei sudditi, l’insofferenza della principessa Margaret per gli oltre mille mazzi di fiori lasciati davanti al cancello di Kensington Palace per Diana, l’ansia di Carlo, il rigore e la pacatezza della regina Elisabetta II, il fervore del principe Filippo nel tentativo di proteggere i suoi nipoti, William e Harry, dalla pressione mediatica, l’astuzia del primo ministro Tony Blair nel fare da mediatore tra la gente comune e la Corona. Il lettore si sente speciale: come se fosse un cortigiano, custode dei segreti più piccoli dei Windsor. Ma perché si è arrivati a tutto questo? Lavinia Orefici ripercorre la vita della principessa del Galles da quando era una bambina abbandonata dalla madre fino alla morte in ospedale, dopo l’incidente nel Tunnel de l’Alma a Parigi. Un intero capitolo è dedicato alla famosa intervista rilasciata da Diana al giornalista Martin Bashir per la Bbc nel novembre 1995, perché quello è stato il momento di rottura con la famiglia reale, l’attimo che ha cambiato per sempre la vita di Lady D. Elisabetta II e Filippo avevano sempre trattato Diana come "one of us", "una di noi". Le avevano perdonato ogni cosa: i capricci, le relazioni extraconiugali, la folle e ingiustificata gelosia. Ma l’intervista era inaccettabile. Se non ci fosse stata, probabilmente, nulla di quello che è accaduto in seguito si sarebbe verificato: Diana sarebbe ancora un’Altezza Reale, non avrebbe perso la protezione della Corona e questo libro non esisterebbe. L’obiettivo dell’autrice, però, non è quello di puntare il dito contro nessuno: il libro promette una narrazione "senza sconti" per chiunque e mantiene la parola data fino all’ultima riga. Sarebbe stato impossibile, quindi, non parlare anche dei pregi di Diana, perché erano innumerevoli, come l’incredibile gusto nel vestire, la sua generosità e l’amore incondizionato per i figli William e Harry.

Conosci ogni segreto di Lady D?

Su Diana Spencer si è scritto già molto. Tutti sanno che Carlo e Diana, prima di fidanzarsi, si erano visti solo 13 volte o conoscono il contenuto dell’intervista del 1995. Eppure chi si imbatterà nella lettura di questo breve e-book (poco più di cento pagine) chiuderà il suo ereader arricchito. Lavinia Orefici ha impreziosito il suo libro con delle chicche da veri intenditori. Qui ne "spoileriamo" solo tre.

Diana, bionda e con gli occhi azzurri come il cielo, aveva l’aspetto di un angelo, ma un caratterino talvolta diabolico. Sua madre, Frances Shand, Viscontessa di Althorp, ha abbandonato casa, marito e figli per risposarsi, quando lei era molto piccola. Questo episodio l’ha segnata profondamente. Il padre, rimasto solo a lungo, nel 1976 si è risposato con Raine, contessa di Dartmouth. Lady D aveva all’epoca 15 anni e non sopportava la sua presenza, credendo che stesse usurpando il ruolo della madre. Per farle capire la sua posizione, al primo Natale in famiglia, le ha regalato la biografia della regina francese Maria Antonietta, morta decapitata. Qualche tempo dopo, come ha raccontato il suo maggiordomo Paul Burrell, Diana l’ha spinta giù per le scale. Per fortuna, l'avventatezza della giovane principessa non ha causato danni irreparabili e con il tempo Diana e Raine sono diventate addirittura amiche. La principessa del Galles è ricordata anche per essere stata un’indiscussa icona di stile. Ma la scelta dei suoi abiti non era solo una questione di gusto: Diana pensava alla moda come a un linguaggio e tramite i vestiti che indossava comunicava le sue intenzioni e il suo stato d’animo. Come nel caso del famoso "Revenge Dress", il tubino monospalla nero con cui è riuscita a splendere sulle prime pagine dei quotidiani inglesi e a oscurare l’ormai ex marito, Carlo, e la confessione del suo adulterio. L’ultimo capitolo di "Diana la principessa del popolo" è dedicato al royal wedding: Lavinia Orefici ha cercato di riscrivere la storia, donando anche a Lady D il finale da fiaba che ogni principessa dovrebbe avere. Nessuno sa, però, che mentre agli occhi di tutti stava prendendo forma il sogno per eccellenza, Diana cercava un modo per fuggire dalle sue responsabilità. Secondo quanto scritto dall’esperta, durante i quattro minuti necessari per percorrere la navata della cattedrale di St. Paul, la futura principessa del Galles ha pensato più volte alla fuga. Avrebbe detto: "Volevo girarmi e scappare via. Se solo avessi avuto più coraggio, avrei fatto come Katharine Ross nel film 'Il laureato' ". È stato il pensiero di inciampare nello strascico a farla desistere. Sono stati quei 7 metri a separarla dalla felicità.

Marina Lanzone. Sono nata a Bari nel 1993 e da bambina sognavo di fare la principessa, la veterinaria o la scrittrice a giorni alterni. Non ho incontrato un principe, ma la mia famiglia mi fa sentire una regina. Non ho superato la mia paura per il sangue, ma sono circondata da cani, che mi hanno insegnato cosa

Lady Diana, Caprarica: “Non era una santa, si è presa tutti gli uomini che voleva”. Debora Faravelli il 04/09/2021 su Notizie.it.  Il giornalista Antonio Caprarica ha espresso dure critiche all'immagine idealizzata di Lady Diana che emerge dal film "Spencer". Antonio Caprarica si è espresso su”Spencer”, film presentato alla Mostra del Cinema di Venezia che racconta il momento in cui Lady Diana prese coscienza del fallimento del matrimonio con il principe Carlo e decise di divorziare: il giornalista si è scagliato contro quella che ha definito una “rappresentazione stucchevole” della principessa come martire. La pellicola, realizzata dal regista cileno Larrain, ha cercato di interpretare i sogni, le angosce e le paure della donna quando si è trovata a scegliere, durante le feste di Natale del 1991, se continuare un matrimonio di facciata o riprendersi la sua libertà. “Questa è la storia di una principessa che ha deciso di non diventare regina ma ha scelto di costruirsi da sola la propria identità, un’icona, una madre”, ha dichiarato l’uomo. Di tutt’altro avviso è stato Caprarica, che ha espresso un giudizio molto critico nei confronti del film ritenendo che Lady D “una donna che decise di dare una lezione della vita all’uomo che l’aveva resa infelice e tradita e di prendersi tutti gli uomini che voleva”. E ha aggiunto: “Di solito non è quello che fanno le sante”. Il giornalista ha poi lamentato un’eccessiva idealizzazione di Lady Diana, una donna che a suo dire “non era né una santa né una peccatrice ma una persona nella media degli esseri umani”. Una donna che ha sì diritto alla compressione per essere stata maltrattata, ma anche, secondo lui, una che ha commesso i suoi errori e i suoi peccati ed è morta purtroppo proprio quando stava maturando.

Valerio Cappelli per il “Corriere della Sera” il 4 settembre 2021. Il principe e la principessa di Galles si rivolgono la parola due sole volte. Lui le chiede: «Come stai?». «Bene», risponde lei. Carlo è in anticipo, Diana sempre in ritardo. Il fattore tempo sotto la corona inglese, dove passato e presente sono la stessa cosa. È la vigilia di Natale del 1991, sono i tre giorni in cui Diana maturò la decisione di lasciare la famiglia reale, di uscire dagli obblighi di corte, dalle tradizioni e dalle etichette che la stavano «disgregando», come fa dire Pablo Larraín a Lady Diana nel suo film in gara alla Mostra, Spencer, il cognome di lei. La «regina» del regista cileno è l'americana Kristen Stewart, ormai lontanissima dalla vampira di Twilight, contesa dal cinema d'autore. La vediamo con gli occhi affondati tra malinconia e tristezza. Kristen, Diana stava entrando in un campo di mine. «Non voleva diventare regina: voleva essere madre. Il palazzo di Sandringham è l'unico spazio del film che, come dice Pablo, assurge a metafora di una organizzazione più grande. Era una donna intrappolata nelle ruote della tradizione. È frustrante quando la storia che viene divulgata non è quella vera».

 Era la donna più popolare e la più sola.

«La più isolata. Soprattutto in quei tre giorni, quando la famiglia, malgrado le voci di flirt e di divorzio, cercava di preservare la pace in vista delle festività di Natale. Nessuno può davvero capire come si sia sentita. L'aspetto più ironico e triste è che non lo sapremo mai. Il film non ci offre nuove informazioni su di lei, non c'è nessun voyeurismo, immaginiamo i suoi sentimenti».

Favola senza lieto fine.

«Tratta da una tragedia vera. All'inizio Diana è una donna spezzata, poi diventa un fantasma e infine guarisce. Ecco, ho cercato la libertà. Ciò che ha catturato l'immaginario del mondo è che quella fiaba potesse avverarsi. Ma non è successo. Avevamo sognato Diana con l'abito da sposa, armati di illusioni». 

 A proposito di fantasmi, Anna Bolena

«In quei giorni di solitudine lei, arrivando da sola, senza scorta, vaga nei campi. Le fanno trovare in camera un libro su Anna Bolena, a cui il re tagliò la testa accusandola di tradimento, ma era lui ad aver conosciuto un'altra donna. Il parallelismo con Anna Bolena è il cuore del film, Pablo dice che è una riflessione di come la storia si ripeta».

Ha trovato analogie con la sua voglia di indipendenza a Hollywood?

«Mah, la mia vita non è così altisonante. Una persona normale può scegliere quello che vuole fare: lei si trovò da ragazza su una via predefinita. Noi possiamo scegliere i nostri riferimenti. A me non piace la rigidità imposta». 

Carlo le dice: per il bene del Paese, la gente non vuole che siamo il popolo.

«E lei divenne per tutti la principessa del popolo. Diana gettava ponti tra la gente. Se qualcuno un giorno volesse fare un film su di me, vorrei che fosse fatto con lo spirito del nostro». 

Quando lei balla da sola...

«Sul set ci svegliavamo con l'idea di scegliere una canzone che desse energia a ogni scena. Miles Davis, i Talking Heads, Lou Reed. La colonna sonora è di Johnny Greenwood, chitarra dei Radiohead».

Vediamo com' era Diana nei giorni dell'addio, la testa incassata tra le spalle, il capo reclinato.

«Alcune movenze le ho dimenticate subito. L'inchino è rimasto con me, il modo di non inchinarsi troppo per non cadere. Diana si sentiva attraversata, guardata dentro, spiata. Non ho speranza, non con loro dice la mia Diana».

Cosa le piaceva di lei?

«Il tocco normale, la semplicità. Dava l'impressione, anche quando era al top, di potersi togliere le scarpe e di chiederti come stai».

L'ultimo Natale da incubo di Lady D. Erika Pomella il 4 Settembre 2021 su Il Giornale. Al festival di Venezia è stato presentato in anteprima mondiale Spencer, il film di Pablo Larrain che racconta il Natale terribile di una Lady Diana già divorata dalla tristezza. A distanza di cinque anni da Jackie, il regista Pablo Larrain torna al festival del cinema di Venezia con Spencer, pellicola che indaga una delle figure più controverse, ma anche più amate della storia europea contemporanea. Il film, infatti, è il ritratto intimo e straziante di Lady Diana Spencer, questa volta portata sul grande schermo da Kristen Stewart, l'attrice diventata famosa con Twilight. Una dichiarazione di intenti che il regista mette subito in chiaro quando sullo schermo nero fa apparire una scritta che spiega come Spencer sia "una favola" ispirata da una "tragedia vera". Al centro del racconto ci sono i tre giorni delle festività natalizie del 1991: tre giorni in cui Lady D. si trovò a combattere da sola contro una serie di rituali e tradizioni che sembravano remarle contro. Come pesarsi all'arrivo al castello di Sandringham a Norfolk ed essere costretta a ingrassare di un chilo per dimostrare di aver gradito l'ospitalità reale. La Diana che viene messa in scena è quella che ha spezzato il cuore al popolo inglese: una donna intrappolata in un matrimonio senza amore, tradita dalle sue stesse speranze e con il desiderio di tornare ad essere una figlia invece che la moglie dell'erede al trono. Nell'ultimo Natale che Diana passò nella tenuta di famiglia - dall'anno successivo non partecipò più alle rimpatriate e fu costretta a passare il Natale lontano dai figli - a farla da padrone era il dolore per una vita che non somigliava nemmeno lontanamente a quella che Diana aveva sognato. Sullo schermo allora viene mostrata questa principessa che chiede come prima cosa di essere riconosciuta come una donna, un essere umano con sogni e desideri, che è costretta a nascondere ferite e umiliazioni per il bene di una Corona a cui non si sente di appartenere. Accerchiata da rituali vetusti e da una famiglia che sembra non vedere l'ora di vederla fallire, Diana si spegne e si affama, si auto-definisce un fantasma, un'essenza che sembra già proiettata verso la fine e l'annientamento. Ed è su questa donna piena di crepe e angoli bui che Pablo Larrain costruisce la sua protagonista: in Spencer l'occhio della macchina da presa non cerca il facile pietismo, né si accontenta di raccontare una confortevole fiaba per la buonanotte. Al centro c'è una Lady Diana spezzata, che si trova spesso con gli occhi lucidi e con un senso di smarrimento che la fa sentire estranea anche a se stessa. La pellicola trasuda dolore e un senso di ingiustizia che scava nell'immaginario collettivo secondo cui la famiglia reale fu in qualche modo responsabile dell'infelicità di Diana, di quel suo non sentirsi mai abbastanza che la condusse verso la bulimia, tema che Spencer non risparmia allo spettatore. Con i tempi dilatati del suo cinema, che ben si sposano con l'idea di una monarchia chiusa nel passato, Pablo Larrain non ha bisogno di premere sull'acceleratore, né di cercare il colpo di scena a ogni costo. Il suo è un cinema di volti e personaggi, di cicatrici e dolori privati di personaggi noti e pubblici. Dopo aver posato l'occhio sul poeta Pablo Neruda e su Jackie Kennedy all'indomani dell'omicidio di J.F.K. a Dallas, il regista decide di portare sullo schermo una biografia emozionale di una donna che anelava la libertà e la danza, bloccata nei festeggiamenti di un Natale freddo e cristallizzato nel tempo. Una pellicola che, molto probabilmente, porterà una candidatura ai prossimi premi Oscar per Kristen Stewart, che ha svestito Diana delle vesti del mito e della martire e l'ha ricondotta alla dimensione più umana possibile.

Erika Pomella. Nata a Roma, mi sono laureata in Saperi e Tecniche dello Spettacolo Cinematografico a La Sapienza. Dopo la laurea ho seguito un corso di specializzazione di montaggio e da allora scrivo di Cinema e Spettacolo per numerose testate. Ho collaborato con l’Ambasciata Francese in Italia per l’organizzazione della prima edizion

La storia di Lady Diana, la “principessa del popolo” che ha cambiato per sempre la Casa Reale britannica. Antonio Lamorte su Il Riformista il 31 Agosto 2021. Lady Diana Spencer usciva dall’albergo e saliva in automobile con il fidanzato Dodi al Fayed. Parigi, 31 agosto 1997. I paparazzi come sempre a rincorrerla per quelli che sarebbero stati gli ultimi scatti a Lady D. Pochi minuti dopo lo schianto, l’incidente che non lasciò scampo a Dodi al Fayed e all’autista Henri Paul. Si salvò solo Trevors Rees-Jones. Lady D, la “principessa del popolo”, morì due ore dopo, in ospedale. A soprannominarla così Tony Blair, premier britannico, nell’eulogia funebre di un’icona del Novecento. Forse l’ultima icona del Novecento. Diana Frances Spencer nasce il primo luglio 1961 a Sandringham, contea di Norfolk, Inghilterra. Famiglia aristocratica, vicina alla Royal Family, agiatezza e tradimenti. Per il collegio viene spedita in Svizzera, a 16 anni. Quando torna in Inghilterra non si iscrive all’università. Frequenta un corso di cucina, fa la baby sitter e l’assistente in un asilo. Si stacca dai genitori e va a vivere in un appartamento a Earls Court.

Il matrimonio con Carlo. Quella che diventerà Lady D incontra il Principe Carlo in virtù del legame delle due famiglie. Carlo, interessato alla sorella maggiore, cambia obiettivo quando conosce Diana. Lei gli fa le condoglianze per l’assassinio di Lord Mountbatten, amato prozio del Principe, morto in un attentato degli indipendentisti dell’Ira; e questo sembra abbia colpito ancora di più il 33enne. Anche lo staff di Buckingham Palace ha individuato la Principessa e quindi i due si fidanzano nel febbraio 1981 e si sposano nella cattedrale di St. Paul tre mesi più tardi. Viaggio di nozze sullo yacht reale. Crociera tra Egitto, Tunisia, Sardegna e Grecia. La coppia vive a Kensington Palace. William, il primogenito, nasce nel giugno 1982. Due anni dopo arriva anche Harry. Il matrimonio viene descritto come infelice: i tabloid si spingono a scrivere che i due figli siano stati concepiti negli unici due rapporti sessuali tra i due. Per alcuni Harry sarebbe addirittura figlio del maggiore James Hewitt, ma resta per sempre solo gossip e poco altro. La separazione arriva nel dicembre 1992, annunciata dal primo ministro britannico John Mayor.

La separazione. Lei resta a Kensington mentre lui trasloca a Clarence House. È una terza vita per Diana: viaggia tanto, appassiona il pubblico di tutto il mondo, si dedica a campagne di sensibilizzazione contro la guerra e la povertà. Quando, nel 1987, ancora si riteneva che il virus dell’Hiv potesse trasmettersi con il semplice contatto si fa fotografare mano nella mano con un malato. Decide poi di attraversare, nel 1997, un campo minato in Angola per sensibilizzare la politica e la comunità internazionale. E diventa icona di stile, con gli stilisti più importanti del mondo che fanno la gara a regalarle i loro capi. Carlo scompare, praticamente, al suo cospetto, da un punto di vista comunicativo. Di lei si racconta invece di numerose relazioni fino a quando non si fidanza con Dodi al Fayed, figlio di un miliardario egiziano, imprenditore e produttore cinematografico. 

L’intervista alla BBC. La bomba scoppia nel 1995 quando Lady D concede un’intervista al programma Panorama della Bbc. “Eravamo in tre in quel matrimonio, un po’ troppo affollato”, dice facendo riferimento a Camilla Parker Bowles, fiamma dell’ex marito e futura seconda moglie del Principe che non si è neanche mai preoccupato di nascondere la sua relazione extra-coniugale. E quindi Diana racconta la depressione, la bulimia, l’infelicità coniugale. Il giornalista Martin Bashir fa lo “scoop del secolo” – ma che un’inchiesta interna dell’emittente definirà come frutto di un “raggiro”: a Diana sarebbero stati mostrati dei documenti bancari falsi su presunti controlli e iniziative spionistiche della Casa Reale nei suoi confronti e in quelli della sua famiglia. La Regina Elisabetta, dopo l’intervista, ordinò il divorzio d’autorità. Carlo e Diana erano separati già da tre anni. Lady D smette di essere Altezza Imperiale. 

La morte a Parigi. È una serata calda quella del 31 agosto 1997 a Parigi. I paparazzi inseguono Diana. L’autista Henri Paul, come sarà provato dopo lo schianto, ha bevuto troppo. La Mercedes W140 si schianta contro il 13esimo pilastro del tunnel dl L’Alma. Non essendo più Altezza Reale il funerale dev’essere privato ma le pressioni sulla Regina portano Elisabetta ad accettare le pubbliche esequie. La bandiera sul Palazzo Reale fu issata a mezz’asta in segno di lutto Nazionale. La Regina tenne un discorso in diretta televisiva davanti alla Nazione definendo l’ex nuora “un essere umano straordinario” che “nei momenti felici come in quelli di sconforto non aveva mai perso la capacità di sorridere, o di ispirare gli altri”. La tragedia improvvisa ispira anche in questo caso scenari complottisti: un’eliminazione ordina nientedimeno che dallo stesso Carlo, dalla Regina Elisabetta e dal Principe Filippo. Al di là delle elucubrazioni, 24 anni dopo quella sera, Diana resta ancora presente nell’immaginario collettivo. Un personaggio che continua a ispirare. Per molti la causa della crisi di popolarità della Famiglia Reale. Una principessa pop, una principessa sfortunata, morta tragicamente a soli 36 anni. Lo scorso luglio nei giardini di Kensington William e Harry hanno inaugurato una statua dedicata alla madre. “Adesso tutti penseranno che l’ho fatta ammazzare io”, la frase che è stata messa in bocca a Carlo dopo la tragedia ma che non è mai stata confermata. 

Antonio Lamorte. Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.

Lady Diana, l'ultimo uomo ad averla vista viva: "L'angelo della morte, cosa ricordo dopo l'incidente". Testimonianza sconcertante. Libero Quotidiano l'1 settembre 2021. Nel giorno del 24esimo anniversario dalla morte di Lady Diana, arriva la testimonianza di Sami Nair, uno degli ultimi ad aver visto la Principessa triste ancora in vita. L'ex consigliere del ministro degli Interni francese la sera del 31 agosto 1997 riceve una telefonata: gli segnalano del gravissimo incidente automobilistico nel tunnel dell'Alma, a Parigi. Vista l'importanza delle persone coinvolte, Nair si precipita subito all'ospedale Pitié Salpetriere, dove era stata ricoverata Diana, in condizioni disperate. A conferma di come le operazioni di soccorso quella sera furono disastrose, l'ex moglie di Carlo d'Inghilterra arrivò però dopo Nair, tra l'1.30 e l'1.45 di notte, con ben 45' di ritardo. Quando fu ricoverata, il politico francese fu uno degli ultimi a poterle stare accanto: "Le toccai il volto. Aveva un viso d’angelo. L’angelo della morte, pensai. Era bellissima, nonostante stesse morendo. Era molto pallida. Bionda". Nel 2017, lasciata la politica, Nair raccontò dell'arrivo di Mohammed al-Fayed, il potentissimo imprenditore di stanza a Londra, padre di Dodi, all'epoca il nuovo compagno di Diana. Secondo i complottisti, fu proprio il legame tra l'ex Principessa e un islamico a portare alla "esecuzione", un incidente-messinscena per eliminare una coppia scomoda per la Corona britannica. Illazioni mai provate in 24 anni di indagini e ricostruzioni.  Resta il dolore enorme di un padre. "Vidi un uomo molto alto, pallido, ma con un modo di fare, una nobiltà straordinari. Diceva: ‘È il destino, Dio ha voluto così’. Chiese di vederla. Il ministro acconsentì. Andò da lei. Posò la mano sulla sua fronte... Mi resi subito conto dell’importanza di ciò che era successo. La mia prima reazione fu quella di tacere, di evitare i giornalisti. Mi offrirono molti soldi per parlare, soprattutto gli americani, ma non ho mai accettato".

Da "ilmessaggero.it" il 30 agosto 2021. Il Daily Mail ha rintracciato l’ex autista di Lady Diana, Colin Tebbutt, che ha svelato nuovi macabri dettagli sulla sua morte. Si precipitò immediatamente all’ospedale dov’era tenuta la Principessa Diana e la mancanza di privacy rispetto ad un momento così drammatico come la morte di Lady Diana lo segnò profondamente: “Sono entrato e ho visto un ragazzo inchinato che le stava rendendo omaggio e come lui c’erano altre persone che entravano e uscivano per salutare”. Mise in sicurezza il piano ma i curiosi si affollavano anche sui tetti degli edifici di fronte l’ospedale parigino per scattare foto di Diana inerme. L’uomo coprì i vetri con delle coperte e chiedendo dei ventilatori per abbassare la temperatura della stanza dove giaceva: “Ho visto i capelli di Diana muoversi. Per un attimo mi è sembrato che fosse ancora viva. È stato uno dei momenti peggiori della mia vita”.  

Estate in diretta, Roberta Capua ammutolisce: "Quel c***o". Raptus rovinoso su Lady Diana, cala il gelo. Libero Quotidiano il 31 agosto 2021. Momenti di grosso imbarazzo a L'Estate in diretta, su Rai1. In studio da Roberta Capua e Gianluca Semprini si parla di Lady Diana, morta esattamente 24 anni fa nel drammatico e mai del tutto chiarito incidente dell'Alma a Parigi. Ovviamente il discorso si è esteso a tutta la Corona britannica, dai rapporti della Principessa triste col marito Carlo al gossip scatenato sulle corna vere o presunte, di cui si sarebbero resi protagonisti entrambi durante un matrimonio tribolato e mai veramente felice, nonostante la nascita dei due figli William e Harry. E a proposito di tradimenti, l'ospite Mariella Milani non ha usato mezzi termini per "dipingere" la rivale in amore di Diana, Camilla Parker Bowles, l'eterna innamorata di Carlo. Non era solo una passione giovanile, visto che dopo la morte di Diana i due sono finalmente potuti uscire allo scoperto. Ma non tutto era rose e fiori per loro, già quando Diana era ancora in vita. "Pare - ha ricordato maliziosa la Milani, scrittrice ed ex conduttrice del Tg2 - che il principe Filippo abbia detto a Carlo "ma come fai a lasciare Diana ed a preferire quel cesso"!". Gelo e silenzio in studio, lunghi secondi in cui la Capua e Semprini sembrano interdetti. Quindi hanno preferito cambiare discorso chiedendo agli altri ospiti altri retroscena sui reali inglesi. Su Diana la Milani non è andata giù più leggera: "Simbolo di fragilità e in sintonia con la sofferenza - l'ha definita - e questo si evince guardano le immagini del suo volto e del suo corpo segnato anche da disturbi alimentari."

"Mi tagliavo braccia e gambe": l'ultima confessione di Lady D. Francesca Rossi il 28 Agosto 2021 su Il Giornale. L’intervista alla BBC di Lady Diana è stata estorta con l’inganno e la manipolazione, cambiando per sempre il destino della royal family. Le Pillole Reali di questa settimana non potevano che essere dedicate a Lady Diana. Il 24esimo anniversario della sua morte si avvicina, così vogliamo ricordarne la figura complessa e fragile, ricostruendo i retroscena della storica intervista alla BBC nel 1995. La recente inchiesta dell’emittente britannica ha svelato i metodi disonesti con cui l’intervistatore Martin Bashir riuscì ad assicurarsi l’esclusiva mondiale sui segreti di Diana. Dietro a tutta questa meschinità, però, c’è di più. Il 20 novembre 1995 fu una data spartiacque nella vita della principessa del Galles, il bivio esistenziale da cui non si può più tornare indietro. Quel giorno proiettò Lady Diana nell’ultima fase della sua vita, innescando addirittura una rivoluzione a corte. Un profondo cambiamento che, sviluppandosi negli anni e con l’apporto moderno delle nuove generazioni royal, ha contribuito a dare un nuovo volto alla monarchia inglese.

La regina di cuori. Mai nessun membro della famiglia reale aveva osato scavare così a fondo dentro di sé, di fronte a 23 milioni di spettatori, come fece Lady Diana quel 20 novembre 1995. La principessa rivelò tutta l’infelicità della sua vita con il principe Carlo, tanto che l’intervista divenne famosa per una frase in particolare: “Eravamo in tre in quel matrimonio. Un po’ troppo affollato”. Il riferimento era all’amante dell’erede al trono, Camilla Parker Bowles. La principessa non si fermò ai tradimenti del marito, ma confessò anche la relazione con l’ufficiale James Hewitt: “È stato un mio grande amico in un momento molto difficile”. Tuttavia le parti più scandalose dell’intervista furono altre, a partire da quella relativa alla depressione: “Ti svegli la mattina sentendo che non vuoi uscire dal letto, ti senti incompresa e giù di tono”. Diana rivelò di non aver ricevuto supporto dalla royal family per cui, al contrario, era solo “mentalmente instabile”. Raccontò dell’autolesionismo: “Hai così tanto dolore dentro di te, che provi a ferirti, perché vuoi aiuto, ma stai chiedendo l’aiuto sbagliato…Non mi piacevo, mi vergognavo perché non riuscivo a sopportare la pressione…Mi ferivo le braccia e le gambe”. Non nascose neppure di aver sofferto di bulimia: “Era il mio sistema di fuga e, a quel tempo, con me funzionava”. Infine ammise di non riuscire a immaginarsi con la corona sul capo ma come “regina dei cuori della gente, nei cuori della gente”. 

Solo un inganno. Lady Diana non sapeva che ogni sua parola gonfiava l’ambizione dell’intervistatore, l’allora sconosciuto giornalista Martin Bashir, il quale aveva fatto leva sulle fragilità e le paranoie della principessa pur di assicurarsi lo scoop. Forse con l’aiuto di alcuni grafici della BBC, aveva riprodotto delle ricevute di pagamento che i servizi segreti britannici avrebbero effettuato in favore di alcuni collaboratori di Lady Diana, affinché la spiassero. Un’altra ricevuta, invece, riportava un presunto aborto terapeutico di Tiggy Legge-Bourke, la tata di William e Harry. Bashir, infatti, aveva indotto Lady Diana a pensare che Carlo e la tata avessero una relazione e che la Legge-Bourke fosse rimasta incinta. Naturalmente non era vero nulla. La questione dei documenti fasulli, poi, non era neanche nuova, ma risaliva addirittura al 1996. Il giornalista aveva dovuto dare spiegazioni in proposito a Tony Hall, ex direttore generale della BBC, il quale aveva chiarito: “Non fu una buona idea produrre questi documenti e il signor Bashir lo ammette. Ma abbiamo confermato che in nessun modo sono stati utilizzati per ottenere l’intervista con la principessa Diana”. Così si era difesa l’emittente, sostenendo poi l’esistenza di una nota manoscritta di Lady Diana in cui la principessa confermava che l’intervista fosse frutto della sua volontà. Fu Charles Spencer, fratello di Diana, a chiedere la verità sul retroscena scabroso di quell’intervista. Nel novembre 2020 il conte Spencer inviò una lettera a Tim Davie, direttore della BBC, in cui accusava Bashir di “pura disonestà”. Charles Spencer si sentiva anche in colpa, poiché era stato proprio lui a presentare Martin Bashir a Diana. Avevano visionato insieme i documenti, ma Spencer si era reso conto della truffa quando ormai era troppo tardi. “Se non avessi visto quei documenti non avrei mai presentato mia sorella a Bashir”, puntualizzò il conte con rammarico.

Alla ricerca della verità. Charles Spencer e il principe William si allearono per ottenere giustizia in nome di Lady Diana. Nel novembre 2020 Il duca di Cambridge rilasciò una dichiarazione: “[L’inchiesta] è un passo nella giusta direzione…dovrebbe aiutare a stabilire la verità”. Il documentario “The Diana Interview: Revenge of a Princess” puntò i riflettori sul caso dell’intervista e l’opinione pubblica si unì alle richieste di William e dello zio. Ci fu anche un’altra voce, davvero inaspettata, che si unì al coro della verità. Quella di Hasnat Khan, forse l’ultimo amore della principessa. Il cardiochirurgo pakistano, da sempre riservatissimo sulla sua storia con Lady D., lo scorso gennaio ruppe il silenzio a cui era stato fedele per più di 20 anni, affermando: “Il giornalista della BBC le ha riempito la testa di spazzatura”. Hasnat Khan aveva manifestato tutta la sua contrarietà all’intervista già nel 1995, ma Diana non aveva voluto ascoltarlo. 

L’inchiesta della BBC. Il caso dell’intervista estorta con l’inganno alla principessa del Galles divenne una marea inarrestabile sui media. La BBC non poté esimersi dall’aprire un’inchiesta interna, presieduta dall’ex giudice della Corte Suprema in pensione Lord Dyson. L’indagine durò 6 mesi e arrivò a conclusione il 20 maggio 2021. Fu il Telegraph a visionarne per primo gli atti. Venne appurato che Martin Bashir aveva usato “l’inganno” per aggiudicarsi l’intervista, producendo ricevute false. John Birt, ex direttore della BBC tra il 1992 e il 2000 e ora membro della Camera dei Lord, commentò così il risultato dell’inchiesta: “Una storia horror, che non sarebbe dovuta succedere. Non possiamo dire con certezza se quell’esperienza abbia aggravato lo stato psicologico di Diana. Di sicuro è un episodio orribile che mette tutti in imbarazzo. Il mio cuore è con i suoi figli, Harry e William. Nessuno poteva immaginare che Bashir fosse un simile bugiardo seriale”.

Le mancate scuse di Martin Bashir. Martin Bashir, con discutibile tempismo, si dimise poche ore prima che le conclusioni dell’inchiesta divenissero di dominio pubblico. Ufficialmente furono i suoi problemi di salute a imporre il passo indietro: il Covid e un intervento di quadruplo bypass. In pochi, però, credettero che queste fossero le uniche ragioni delle dimissioni. A ben guardare Bashir non si scusò per la sua condotta, limitandosi a una pallida giustificazione: “Non ho mai voluto fare del male a Diana in alcun modo e non credo di averlo fatto. Sono profondamente dispiaciuto”. Poi specificò: “Tutto quello che abbiamo fatto riguardo all’intervista è stato come voleva lei. Dal momento in cui voleva lanciare un avvertimento al Palazzo reale a quando è stata trasmessa, fino al suo contenuto”. Sarà anche stato così, ma se Lady Diana non fosse stata manipolata, avrebbe rilasciato lo stesso l’intervista? 

Un risarcimento per il dolore? Dopo la fine dell’inchiesta il principe William sentenziò: “La BBC ha rilasciato affermazioni clamorose e false sulla famiglia reale e ha alimentato la paranoia di mia madre. L’intervista è stata un fattore importante che ha contribuito a peggiorare la relazione tra i miei genitori e da allora ha ferito anche altre persone”. Il principe Harry aggiunse: “L’effetto a catena di una cultura mediatica di sfruttamento e pratiche non etiche alla fine le hanno tolto la vita. Nostra madre è morta per questo. Nulla è cambiato”. La BBC ha recentemente chiesto perdono alla royal family e, come gesto distensivo, ha offerto 1,75 milioni di euro come risarcimento. I Windsor dovranno solo decidere a quale ente benefico destinarli. Tuttavia rimane una domanda: si può dare un prezzo al dolore?

Una luce nel buio. È possibile tirare fuori qualcosa di buono da una tragedia? Anche se sembra paradossale non solo è possibile, ma nel caso dell’intervista a Lady Diana è accaduto. Se Kate Middleton ha raccontato di aver rischiato la depressione dopo la nascita del principe George, mostrandosi in tutta la sua debolezza, lo dobbiamo a Diana e a quell’intervista dolorosa. Fu la principessa del Galles ad aprire le porte delle stanze private della royal family. Le costò un grande sacrificio. Per questo non possiamo paragonare il suo intervento alla BBC con l’intervista di Harry e Meghan a Oprah, che appare più come un’imitazione mal riuscita, una strumentalizzazione dell’intervista di Diana. Nonostante l’inconsapevolezza del raggiro di cui fu vittima, con il suo eccezionale carisma la principessa riuscì a imprimere una svolta al futuro dei Windsor, pur non facendone più parte. Se la monarchia si è avvicinata al popolo abbandonando, almeno parzialmente, l’aura di intoccabilità e mistero che la contraddistingue, è soprattutto merito delle fragilità che Diana ebbe il coraggio di mostrare a tutti.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carin

"Con questa foto Carlo e Diana si sono detti addio". Francesca Rossi il 6 Agosto 2021 su Il Giornale. Grazie al Queen's Consent la regina Elisabetta avrebbe ottenuto, per la sua residenza di Balmoral, un'esenzione sulla legge per la tutela dell'ambiente, ma è polemica. La regina Elisabetta rischia una figura non proprio edificante e, stavolta, non a causa dei suoi famigliari. Un'inchiesta del Guardian, infatti, sostiene che Sua Maestà sia riuscita, tramite il Queen's Consent, a bloccare una legge sulla tutela dell'ambiente in Scozia finché non è stata apportata una modifica a vantaggio della Corona. Si tratterebbe di un'esenzione che consente alla Regina di aggirare la norma che, altrimenti, le avrebbe imposto delle modifiche nell'amata residenza di Balmoral. Un (presunto) comportamento, quello di Sua Maestà, che ha spiazzato i sudditi e rischia di evidenziare un divario tra la monarchia e il popolo. L'unica figura del casato sempre amata, mai dimenticata e ancora percepita accanto ai sudditi è quella di Lady Diana. Siamo di nuovo in agosto e l'anniversario della morte della principessa del popolo si avvicina inesorabile. I tabloid già fanno a gara per ricordarla, riportando alla luce aneddoti dimenticati, come la storia della foto del Taj Mahal, un'immagine divenuta simbolo della solitudine di Diana. Gli esperti reali provano da decenni a capire quale sia stato il momento della rottura definitiva tra Carlo e Lady Diana. In realtà la crisi tra i due fu in costante evoluzione. Anzi, forse il rapporto nacque già in crisi. Un fotografo, Ken Gavin, crede, però, di aver immortalato l’istante esatto del naufragio matrimoniale. Fu lui, infatti, a scattare la celebre foto di Lady Diana seduta con le spalle rivolte al Taj Mahal, il monumento indiano all’amore eterno. Era il febbraio 1992 e la coppia reale era impegnata in un tour ufficiale in India. Il fotografo ha rivelato: “…[Quella foto] diceva tutto. Alcuni anni prima avevo partecipato a un viaggio in India con il principe Carlo e lui si sedette sulla stessa panca di cemento dove si sarebbe seduta Diana…Carlo disse: ‘Un giorno, visto che questo è il monumento che un uomo fece erigere alla donna che amava, porterò qui mia moglie”. Quel giorno arrivò, ma il principe Carlo non mantenne la promessa. Preferì partecipare a una riunione di lavoro, lasciando Diana in compagnia della solitudine. Ci sono tantissimi aneddoti legati al matrimonio del principe Carlo con Diana, avvenuto esattamente 40 anni fa, il 29 luglio 1981. Tra queste curiosità alcune sono davvero inusuali. Per esempio, pare che al momento di mettere il profumo, Lady Diana si sia rovesciata almeno la metà della boccetta sul vestito da sposa e che per tutto il giorno abbia tentato di nascondere la macchia con la mano. Sapete, poi, che la principessa avrebbe fatto cucire all’interno dell’abito un ferro di cavallo in oro? Doveva portarle fortuna, ma è meglio sorvolare su questo punto. Lady Diana, sopraffatta dall’emozione, sbagliò pure il nome dello sposo. Invece di chiamarlo “Charles Philip” si rivolse a lui dicendo “Philip Charles”. Infine il dettaglio più bizzarro: le scarpe. Fu Clive Shilton a realizzarle a mano con 542 minuscole paillettes e 132 perline e vi inserì un messaggio nascosto, voluto proprio da Diana. Sul tacco di una delle calzature, infatti, sono state incise le iniziali “C” e “D”, i nomi degli sposi. Nessuno sa se siano ancora visibili. La Corona viene prima di tutto e il Queen’s Consent deve garantirne “l’incolumità” di fronte alla legge. Si tratta di un privilegio risalente al XVIII secolo attraverso cui ai sovrani è garantita la possibilità di visionare i disegni di legge prima che vengano sottoposti al Parlamento. I re inglesi, naturalmente, sono molto “interessati” a quelle potenziali leggi che, una volta approvate, entrerebbero in collisione con gli interessi della monarchia. Stavolta, a minacciare la Corona, ci sarebbe una norma sulla tutela dell’ambiente in Scozia, che impone il rispetto di una serie di regole relative alle abitazioni private. Il Guardian ha scoperto che la residenza di Balmoral sarebbe stata esentata dalla legge grazie proprio al Queen’s Consent: la regina Elisabetta avrebbe bloccato il disegno di legge finché non è stato aggiunto un emendamento che liberava dai vincoli la sua amata residenza (e quindi, anche lei). Una notizia che non giova per niente all’immagine di protettori dell’ambiente che i Windsor, in particolare Carlo e William, si sono costruiti. Buckingham Palace ha replicato, sostenendo che la norma non sia stata modificata nella sostanza. Possiamo crederci?

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e…

DA liberoquotidiano.it il 29 luglio 2021. Il 29 luglio di 40 anni fa si sposavano il principe Carlo e Lady Diana. Il mondo intero assisteva così a uno dei matrimoni reali più celebri della storia. Un matrimonio che in molti hanno definito anche come il triste epilogo della vita di Diana. A distanza di molti anni interviene adesso Penny Thornton, l'amica astrologa della Spencer. "Una delle cose più scioccanti che Diana mi ha detto è stata che la notte prima del matrimonio Charles le ha detto che non l'amava", ha rivelato nell'intervista rilasciata per il documentario “The Diana Interview: Revenge of the Princess”. "Penso che Charles non volesse partecipare al matrimonio su una falsa premessa. Voleva chiarire con lei ed è stato devastante per Diana", ha continuato l'astrologa amica della principessa. Pare che le parole del principe fossero state così devastanti che la principessa appena 20enne pensò per un attimo di annullare tutto e non presentarsi alle sue nozze. Stando a queste nuove rivelazioni, quindi, Carlo si sarebbe sposato solo per via della spinta del padre. Il principe Filippo, infatti, gli avrebbe detto: "Devi sposarla o lasciarla andare. Ha solo 19 anni". A parlare del tanto discusso matrimonio tra Carlo e Diana è stato anche il coreografo Derek Deane, confidente e amico della principessa. In una intervista rilasciata al settimanale Oggi, ha svelato alcuni retroscena inediti sulla relazione: "Poco tempo dopo il matrimonio Diana mi confessò: ‘Non avrei mai dovuto sposare Carlo, mi hanno convinto esasperandomi di parole”.

Dagotraduzione dal Daily Mail il 28 luglio 2021. Una grande fetta della torta nuziale di Charles e Diana è stata messa in vendita 40 anni dopo il loro matrimonio - ed è ancora avvolta nella pellicola trasparente. L'imponente porzione di glassa e base di pasta di mandorle è decorata con uno stemma reale in rosso, blu e oro. Fu data a Moyra Smith, una delle dipendenti della Regina Madre a Clarence House, dopo la cerimonia del 1981. La fetta, che misura 20 centimetri per 17 e pesa 790 grammi, è stata conservata nella pellicola trasparente in una vecchia tortiera per quasi quattro decenni. È stato tenuta dalla famiglia di Moyra fino al 2008 quando è stata acquistata da un collezionista che ora la sta vendendo con i banditori Dominic Winter, di Cirencester, Gloucs. In totale, per il matrimonio sono state realizzate 23 torte ufficiali, tra cui una torta alla frutta a strati alta 1,5 metri e del peso di 102 chili. Si ritiene che questa fetta sia stata tagliata da una torta distribuita al personale della Clarence House per ringraziarli dei loro sforzi. La tortiera in cui è stata conservata la fetta ha una nota che recita: «Maneggiare con cura. La torta nuziale del principe Carlo e della principessa Diana, MC Smith». La fetta ha una base d’asta di 500 sterline e viene venduta insieme a un ordine di servizio per il matrimonio nella Cattedrale di St Paul e il programma Royal Wedding Breakfast. I banditori hanno descritto la fetta come un «unico rifugio reale», ma sconsigliarono di mangiarla per motivi di salute. Chris Albury, esperto di cimeli reali di Dominic Winter, ha dichiarato: «Non consiglierei di mangiarla, ma dopo 40 anni è chiaramente destinata a durare. È un ricordo curioso e unico che celebra un matrimonio reale che mantiene un fascino duraturo per gli appassionati di regalità britanniche in tutto il mondo». Nel 2014, una fetta della loro torta nuziale è stata venduta per 1.375 dollari in un'asta tenutasi a Los Angeles, in California. La torta era ancora avvolta nella sua carta cerata originale all'interno della scatola di presentazione originale bianca e argento che aveva scritto "Buckingham Palace 29 luglio 1981". Il "matrimonio del secolo" è stato seguito da un pubblico televisivo globale stimato di 750 milioni di persone, con feste di strada organizzate in tutto il Regno Unito per celebrarlo. Tuttavia, la relazione della coppia reale è stata visibilmente tesa dalla fine degli anni '80. Carlo e Diana si sono separati nel 1992 e hanno divorziato nel 1996 dopo 15 anni di matrimonio. Diana è morta a 36 anni in un incidente stradale nel 1997.

Silvia Natella per leggo.it il 25 luglio 2021. Bionda e bellissima come la zia Lady Diana, Kitty Spencer, figlia del Conte Charles, sta per sposarsi e ha scelto l'Italia per il suo giorno più bello. Da sempre la giovane ha avuto gli occhi puntati su di lei per quella somiglianza e quella famosa parentela. La sua bellezza le ha consentito di calcare le passerelle più importanti e anche per le nozze indosserà un abito di alta moda firmato Dolce & Gabbana. Kitty convolerà a nozze con un uomo più grande di lei di 31 anni: l'imprenditore sudafricano Michael Lewis, divorziato, con tre figli e un patrimonio stimato in 80 milioni di sterline. Secondo alcune indiscrezioni sull’evento top-secret i festeggiamenti si terranno a Villa Aldobrandini a Frascati. Sembra, inoltre, che sia stato predisposto un imponente servizio di sicurezza. Illustri anche gli ospiti attesi, tra nobili e grandi nomi della moda e del design. Senza dimenticare l'invito ad Andrea Bocelli. Potrebbero esserci anche membri della Famiglia Reale, ma non è dato sapere se ci saranno i cugini William ed Harry. L'Italia è il luogo dove sognava di sposarsi e intanto sui social compaiono gli scatti del suo addio al nubilato a Firenze in compagnia delle amiche. 

Flavia Fiorentino per corriere.it il 25 luglio 2021. Abito in pizzo bianco d’ispirazione vittoriana realizzato per lei da Dolce e Gabbana. Così Kitty Spencer, nipote di Lady Diana, si è sposata a Roma nella maestosa e scenografica Villa Aldobrandini dove il duo di designer internazionali, l’ha seguita fino all’ultimo istante per un fitting perfetto. La bellissima e bionda trentenne, global ambassador di Dolce & Gabbana, ha scelto come consorte Michael Lewis, imprenditore sudafricano, 31 anni più grande di lei, divorziato, tre figli e un patrimonio stimato in 80 milioni di sterline. Cominciati verso le 18 nella centenaria dimora di Frascati, tra blasonate terrazze e fiori sparsi ovunque, i festeggiamenti sono culminati alla mezzanotte con uno spettacolo di fuochi d’artificio che ha a lungo illuminato il cielo dei Castelli romani. Kitty è figlia della modella Catherine Victoria Lockwood e ha due sorelle gemelle, Lady Amelia e Lady Eliza, 28, che hanno da poco iniziato la loro carriera nel fashion system. Delusa l’attesa per l’arrivo di William e Harry, i cugini di Kitty, (figlia di Charles Spencer, fratello di Diana) ma ha invece confermato la sua presenza la marchesa di Bath, Emma Thynn e la cantante e attrice inglese Pixie Lott mentre Elton John ha soltanto inviato un biglietto di auguri. Le nozze, fissate tempo fa sempre nella principesca dimora, sono state spostate di un anno a causa della pandemia. Per gli sposi, e i tanti amici arrivati soprattutto dall’Inghilterra e dagli Stati Uniti, il ricevimento ha rappresentato anche l’occasione per festeggiare la ripresa e un primo avvicinamento alla normalità. Con il calare del buio e i giochi d’aqua che si rincorrevano nel rinascimentale ninfeo a emiciclo, la serata, colorata da luci rosse e dorate si è avvolta in un’atmosfera magica che ha accompagnato gli ospiti verso la cena regale ma dal gusto squisitamente british

Laura Larcan per “il Messaggero” il 25 luglio 2021. Pace fatta tra gli inglesi e l'Italia dopo la sconfitta agli Europei sul prato di Wembley? Sembrerebbe proprio di sì. Almeno sul fronte glamour. A siglarla, idealmente, è stata Kitty Spencer, la bellissima nipote di Lady Diana, figlia del fratello Charles, che ha sposato il suo amato Michael Lewis, imprenditore sudafricano a Frascati, la perla dei Castelli Romani alle porte di Roma, nella cornice spettacolare di Villa Aldobrandini, dimora secolare dei papi, icona del Rinascimento italiano, voluta dal cardinale Pietro Aldobrandini, nipote del Papa Clemente VIII e oggi set di memorabili film da Oscar e serie televisive da ascolti record. Una festa andata in scena ieri per un matrimonio da favola con una location speciale rimasta top secret fino all'ultimo, svelata solo poche ore prima a suon di indiscrezioni. Una scenografia mozzafiato per Kitty Spencer, trent'anni, bionda, global ambassador di Dolce & Gabbana, e il top manager di 31 anni più grande di lei. I fuochi d'artificio sono scattati poco dopo le 23 offrendo uno spettacolo pirotecnico per i 170 invitati. Tanti amici inglesi e americani, qualche celebrità internazionale come Andrea Bocelli, i suoi stilisti come Domenico Dolce e Stefano Gabbana. I rumors hanno dato fino all'ultimo l'arrivo di Elton John e la coppia reale di cugini William e Kate (non confermati). Presenti anche la cantautrice e attrice inglese Pixie Lott e Emma Thynn, Marchesa di Bath, modella e mondana britannica. Degno coronamento di un gala di festeggiamenti iniziato dalle 18. L'elegante architettura della Villa, in serata, si è tinta di luci d'autore, in una coreografia di rosso e dorato abbinata ai giochi d'acqua che hanno danzato nel famoso, leggendario, Teatro delle Acque, gioiello di estro rinascimentale con il suo ninfeo a emiciclo. È qui che sono stati allestiti i tavoli per la cena di gala. Tanti gli amici degli sposi presenti a Frascati per un evento che ha dato il senso della ripartenza dopo il Covid: non a caso la cerimonia si doveva svolgere in questa stessa location già lo scorso anno, travolto poi dalla crisi della pandemia. Una villa che è stata al centro di lunghi e accurati preparativi per ospitare le nozze dell'anno, con un allestimento partito già un paio di settimane fa. La sfilata degli ospiti è rimasta blindata, però. Con un pizzico di delusione per alcuni residenti che hanno atteso per ore di vedere qualche vip. Il corteo dei van dai vetri rigorosamente oscurati è cominciato ad arrivare nel cuore dei Castelli Romani dopo le 17:30: tutti partiti dal centro storico di Roma dove gli invitati erano ospitati tra Palazzo Colonna e altri famosi hotel di lusso, dall'Eden al De Russie. Si sono spalancati i cancelli di Villa Aldobrandini, il viale di ingresso che sale lungo il pendio della collina è incorniciato dai filari di lecci tagliati con cura a formare un arco. Lo sterrato è stato completamente rifatto per l'occasione. Il colpo d'occhio è magico. Le forze dell'ordine hanno predisposto un importante servizio di ordine pubblico. Per gli arrivati, aperitivo di benvenuto sulla terrazza panoramica con affaccio su Roma, e la cerimonia alle ore 19. Poi, il gala si è acceso nel Teatro delle Acque. Lady Kitty Spencer è arrivata presto a Villa Aldobrandini per prepararsi. Vestito da sposa griffato ovviamente Dolce & Gabbana. Qualche indiscrezione sul menù? Il presidente del Consorzio dei vini di Frascati Felice Gasperini si è augurato fino all'ultimo che sulla tavola della nipote di Lady Diana si brindasse con un Frascati doc. Ma sembrerebbe che le scelte gourmet abbiano dato la precedenza ad una cucina molto made in England. Lo staff organizzativo della cerimonia arriva in larga parte d'oltremanica (mentre il personale della security è italiano). Insomma, il tentativo di portare vini locali dei Castelli Romani sulla tavola di Kitty Spencer non ha avuto un esito positivo. Ma la Villa Aldobrandini ha regalato la sua grande bellezza agli sposi.

Lady Diana e il mistero del doppio bouquet del matrimonio: "Uno per la tomba", dopo 40 anni sconcertante scoperta. Libero Quotidiano il 19 luglio 2021. A distanza di 40 anni risolto il mistero sul doppio bouquet di Lady Diana. Durante il matrimonio tra il principe Carlo e lady Diana Spencer, nel lontano 29 luglio 1981, la principessa attraversò la navata della cattedrale con il suo abito in taffetà di seta avorio e il suo bouquet di gardenie bianche, orchidee e mughetto. Stando però al MailOnline Lady D chiese al fiorista ben due bouquet uguali come fece prima di lei la regina Elisabetta. "Era molto facile da trattare. Non era particolarmente esigente. Era sempre affascinante", la descrive il fiorista David Longman che poi aggiunge un dettaglio inedito: "Se guardi bene le fotografie del matrimonio della principessa Elisabetta, ti accorgerai che la grande fotografia con tutte le damigelle, tutte portano un bouquet, tranne la sposa. La principessa aveva chiesto infatti che il suo bouquet fosse messo sulla tomba del Milite Ignoto". Da qui dunque la richiesta di avere due mazzi di fiori. "Quindi - prosegue chi se n'è occupato - ne avevamo uno che è andato direttamente sulla tomba e l'altro che è stato consegnato a Buckingham Palace pronto per le fotografie". Al matrimonio reale di doppio c'era anche il vestito. David ed Elizabeth Emanuel, gli stilisti che si occuparono dell'abito, pensarono bene di crearne due diversi nel caso in cui uno venisse reso noto pubblicamente in anticipo. "All'epoca volevamo essere assolutamente sicuri che il vestito fosse una sorpresa - ha detto anche David -. Non l'abbiamo provato su Diana. Non ne abbiamo mai nemmeno discusso. Volevamo assicurarci di avere qualcosa lì; era per la nostra tranquillità, davvero".

Nicola Bambini per "vanityfair.it" il 30 giugno 2021. Mancano ormai poche ore all’inaugurazione della statua di Diana e i riflettori sono già tutti puntati su William e Harry. I due principi, reduci da un periodo di incomprensioni, parteciperanno infatti all’evento in ricordo dell’amata mamma, in quello che sarebbe stato il suo 60esimo compleanno. E sui tabloid, naturalmente, tornano in auge le indiscrezioni legate a Lady D che negli ultimi anni hanno fatto più discutere. Il biografo Robert Jobson, ad esempio, è tornato sull’affettuoso nickname con cui Diana si mormora chiamasse il secondogenito: GKH, ossia «Good King Harry». «Usava questo nomignolo perché lo vedeva più adatto di William al ruolo di re», ha detto l’esperto, riprendendo una rivelazione del 2019 dell’autrice Angela Levin. «Pensava che Harry riuscisse meglio del fratello a gestire la pressione e farsi amare dal pubblico». Ad avvalorare questa tesi, sono arrivate anche le parole del giornalista Jeremy Paxman: «William si sfogava spesso contro la madre», ha svelato tempo fa. «Un giorno, davanti anche ad altre persone, le urlò che sognava di diventare un campione e non voleva assolutamente fare il re. A quel punto Harry provava a consolare il fratello dicendogli che poteva concentrarsi sullo sport, tanto al trono ci avrebbe pensato lui». Ovviamente le cose sono andate in maniera diversa, senza stravolgimenti alla classica linea di successione. Anzi, secondo la royal editor Katie Nicholl, il duca di Sussex avrebbe sofferto proprio le dinamiche del secondogenito a Palazzo: «La sindrome della ruota di scorta», ha affermato. «Quando stava con William e Kate, si sentiva il terzo incomodo, un po’ fuori posto. L’incontro con Meghan gli ha dato tanto sicurezza». Ma all’inaugurazione della stata di Diana, Meghan non ci sarà. E neppure Kate. Sarà un nuovo faccia a faccia tra fratelli, come quando erano bambini.

Antonella Rossi per "vanityfair.it" l'1 luglio 2021. Dopo tanti gossip e indiscrezioni è arrivato il giorno tanto atteso della reunion di William ed Harry. I due fratelli si sono ritrovati a Kensington Palace, nel Sunken Garden, per l’inaugurazione della statua dedicata alla madre Diana, che il 1 luglio avrebbe compiuto 60 anni. Commissionata nel 2017  proprio dai principi, è stata scoperta alla presenza di sole 15 persone, tra cui le sorelle della principessa, Lady Sarah McCorquodale e Lady Jane Fellowes, il fratello Charles Spencer, lo scultore Ian Rank-Broadley e il garden designer Pip Morrison, che ha ridisegnato il giardino con 4000 piante, le più amate dalla principessa. Assenti, invece, altri membri di casa Windsor, sarebbe stato decisamente poco opportuno considerando i rapporti per niente idilliaci tra Diana e la famiglia dell’ex marito. Davanti alla statua della madre, rappresentata a figura intera, insieme a tre bambini, simbolo del suo impegno al fianco dei più piccoli, William ed Harry sono apparsi sereni. Più allegro il secondogenito della principessa, che ha regalato anche qualche sorriso alle telecamere, più concentrato William, teso probabilmente per l’importanza di questo evento a lungo atteso, a cui teneva moltissimo. I due fratelli hanno chiacchierato a lungo tra di loro, e poi scoperto insieme il monumento, tirando via il telo verde che lo nascondeva. Un momento bellissimo, che li ha visti finalmente uniti, oltre le incomprensioni, nel ricordo della madre. Tra i due fratelli, come è noto, i rapporti non sono stati semplici negli ultimi mesi, complice la Megxit, le parole grosse volate (a troppi chilometri di distanza) e l’impossibilità di riuscire a trovare nuovi punti di contatto. La loro relazione «è incredibilmente tesa», ha sottolineato il Daily Mail, e pare che dopo l’evento del 1 luglio non avranno modo di incontrarsi di nuovo, né di parlarsi. Harry non vede l’ora di tornare a casa dalla moglie e dai figli. Londra sembra sempre più lontana dal cuore.

Luigi Ippolito per il "Corriere della Sera" il 2 luglio 2021. In nome della mamma si sono messi per un giorno i rancori alle spalle: ma è difficile che ciò sia bastato a riconciliare William e Harry, i «fratelli coltelli» della casa reale britannica. Perché troppo è il cattivo sangue che scorre ormai fra i due figli di Diana. L' occasione per il riavvicinamento, almeno sul piano formale, è stata l'inaugurazione della statua alla defunta principessa del Galles, nei giardini di Kensington Palace: una cerimonia ridotta all' osso a causa delle restrizioni imposte dal Covid, ma anche per la freddezza che aleggia sui rapporti tra William e Harry e per l'odio che quest' ultimo nutre nei confronti della stampa, la cui presenza è stata ridotta al minimo. Accanto ai due principi c' erano soltanto il fratello e le due sorelle di Diana: come se fosse una cerimonia di casa Spencer, la famiglia della principessa. E c' è chi ha fatto notare che questo evento segna in qualche modo la definitiva «dianizzazione» della monarchia, che è stata rivoluzionata per sempre dalla personalità e dall' impatto della principessa. Harry è arrivato da solo da Los Angeles: la moglie Meghan è rimasta al di là dell'Atlantico, per badare alla neonata Lilibet. Ma è evidente che la presenza della duchessa di Sussex, che è la vera ragione della rottura fra i due fratelli, avrebbe solo causato ulteriori imbarazzi. Di conseguenza, per non creare asimmetrie, anche Kate, la consorte di William, è stata tenuta lontana dalla cerimonia. Ieri Diana avrebbe compiuto 60 anni: e il monumento a lei dedicato la vede ritratta com' era nella fase finale della sua vita, una donna sicura di sé dedita alle cause umanitarie. «Ogni giorno, vorremmo che fosse ancora con noi - hanno detto William e Harry in un ormai raro comunicato congiunto - e la nostra speranza è che questa statua sarà vista per sempre come un simbolo della sua vita e della sua eredità. Oggi, in quello che sarebbe stato il 60esimo compleanno di nostra madre, ricordiamo il suo amore, la sua forza e il suo carattere, qualità che l'hanno resa una forza per il bene nel mondo, che ha cambiato innumerevoli vite per il meglio». Prima dello svelamento della statua, i due fratelli sono apparsi parlare in tono serio. Si sa che le comunicazioni fra di loro sono ridotte al minimo da molti mesi: anche se pare si siano scambiati dei messaggi via telefono dopo la vittoria dell'Inghilterra sulla Germania agli Europei di calcio, partita alla quale William ha presenziato allo stadio. Ma ieri Harry è arrivato solo quindici minuti prima della cerimonia ed è probabile che riparta subito per l'America: non è stato certo ieri il momento della auspicata riconciliazione. Una speranza che era stata alimentata dopo i funerali di Filippo, quando i Windsor hanno tenuto un «summit di famiglia»: ma i ben informati esperti reali inglesi hanno rivelato nei giorni scorsi che in realtà in quella occasione i due fratelli si sono letteralmente scannati. La verità è che Harry e Meghan hanno deliberatamente bruciato i ponti alle spalle: il punto di non ritorno è stata la famigerata intervista con Oprah Winfrey, quando hanno accusato i Windsor di razzismo, cui hanno fatto da contorno innumerevoli frecciate dirette contro la famiglia reale. Ma è anche vero che William fin dall' inizio non ha visto di buon occhio l'arrivo di Meghan: subito aveva ammonito il fratello minore ad andarci piano con «quella ragazza», poi pare che a un certo punto, al culmine delle accuse di bullismo contro Meghan, abbia esclamato: «Quella dannata donna! Guardate come tratta il mio staff: senza pietà!». Ma Harry ha compiuto la sua scelta di campo: l'amore per sua moglie rispetto alla fedeltà all' istituzione. Una scelta che va contro quanto hanno sempre fatto i Windsor, che hanno anteposto la Corona al cuore. È la stessa tragedia che ha finito per stritolare Diana, come prima di lei Margaret e il duca di Windsor: e che ora reclama altre vittime nella forma della faida tra William e Harry.

Harry e William si rivedono per Diana. Ma è solo finzione. Francesca Rossi il 2 Luglio 2021 su Il Giornale. La regina Elisabetta, per affetto o diplomazia, invita i Sussex al Giubileo di Platino 2022. Ma intanto la monarchia è nel caos. Quali sono i reali rapporti di Harry e Meghan con la royal family? L’inaugurazione della statua di Lady Diana, che abbiamo visto lo scorso 1° luglio, non ce ne ha dato la giusta prospettiva. William e Harry, come era giusto che fosse, hanno nascosto la loro faida agli occhi del mondo, in modo da far risaltare solo il ricordo di Diana. D’altro canto la regina Elisabetta tiene ancora la loro foto in bella vista a Buckingham Palace. Eppure Harry e Meghan avrebbero impiegato neanche 24 ore a decidere di rilasciare l’ormai storica intervista di marzo 2021 a Oprah Winfrey. Uno “sgambetto” in piena regola alla royal family, rea di averli allontanati, strappando al duca i gradi militari. Sua Maestà, però, avrebbe porto il proverbiale ramoscello d’ulivo al nipote, invitando tutta la sua famiglia al Giubileo di Platino 2022. Tutto risolto? Neanche per idea. Harry e Meghan non hanno più diritto di stare sul balcone di Buckingham Palace con la sovrana. Avranno mai una fine i problemi con questi parenti diventati “scomodi”?

Svelata la statua di Lady Diana. Finalmente William e Harry si sono incontrati di nuovo. Non si vedevano dal funerale del principe Filippo. L’occasione è stata delle più attese. L’inaugurazione della statua di Lady Diana. I due fratelli, uniti e rilassati, hanno sollevato il velo verde che ha coperto il monumento fino all’ultimo secondo, svelando una statua in bronzo, che raffigura Diana affiancata da due bambini, emblema del suo impegno umanitario e della sua bontà d’animo. Poi i due hanno dichiarato: “Ogni giorno, vorremmo che fosse ancora con noi e la nostra speranza è che questa statua verrà vista per sempre come un simbolo della sua vita e della sua eredità”. Niente discorsi separati, dunque, come preannunciato dai tabloid. I fratelli sembravano affiatati, ma non lasciatevi ingannare. Tra i due c’era una notevole distanza, una fredda gentilezza d’obbligo in un momento come quello dello svelamento della statua. I duchi sapevano di dover nascondere i loro sentimenti reciproci in nome della madre. E ci sono riusciti molto bene.

L’intervista vendetta di Harry e Meghan. Niente altro che una vendetta furiosa contro la royal family. Questo sarebbe stata l’intervista rilasciata, lo scorso marzo, da Harry e Meghan a Oprah Winfrey. Una rivalsa decisa in meno di 24 ore dopo gli accordi definitivi della Megxit. Tanto è bastato ai Sussex per decidere di screditare la royal family. Lo assicura al Sun una fonte di Palazzo, che commenta: “Harry e Meghan erano molto arrabbiati”, dice l’insider. In particolare il duca. Il motivo? La perdita dei gradi militari. Questa sarebbe stata la molla che ha fatto scattare la vendetta in versione intervista. Per Harry l’esercito era tutta la vita e dover dire addio all’uniforme lo avrebbe portato ad agire d’impulso contro i suoi stessi famigliari. Non c’entrerebbe la volontà di Carlo di riformare la monarchia escludendo i Sussex e non conferendo alcun titolo ai loro figli. Certo tra l’erede al trono e il secondogenito i rapporti vanno di male in peggio. Carlo ha preferito rifugiarsi in Scozia, pur di non incontrare il figlio, tornato a Londra per l’inaugurazione della statua dedicata a Lady Diana, lo scorso 1° luglio. Un triste presagio per i rapporti futuri tra Sussex e Windsor.

Baby George riceve un trattamento diverso rispetto ai fratelli? In parte sì e non potrebbe essere altrimenti. Il principe George, che ormai ha quasi 8 anni, ha notato alcune differenze tra la sua vita e quella dei fratelli, iniziando a fare domande scomode. Per questo, rivela il super informato Robert Lacey, William e Kate avrebbero ritenuto opportuno iniziare a parlargli del suo futuro da re: “William e Kate non hanno mai rivelato al mondo quando e come abbiano comunicato la grande notizia a George”, spiega il biografo nel libro “Battle of Brothers” ma, secondo l’ipotesi più plausibile, avrebbero affrontato l’argomento la scorsa estate. I Cambridge, però, non vogliono forzare le cose, temendo di fomentare inconsapevolmente rivalità tra i loro bambini. Rivela Katie Nicholl: “Nonostante William e Kate trattino i figli allo stesso modo, George ha capito che ci sono parecchie differenze, perché spesso lo staff reale preleva solo lui per realizzare servizi fotografici insieme agli eredi diretti alla Corona”. Differenze a cui è impossibile opporsi per William e Kate che, comunque, pretendono per George una vita normale o, almeno, il più normale possibile. Ci sarà tempo per prepararlo al trono.

La Regina invita i Sussex al Giubileo di Platino. E dove li mette? Sembra uno scherzo, invece la questione è piuttosto seria. Sua Maestà ha invitato Harry, Meghan e i loro figli al Giubileo di Platino che si terrà dal 2 al 5 giugno 2022. Una mano tesa, un segno di pace dopo le burrasche di questi mesi. Benissimo. Ma dove li colloca? I Sussex non sono più membri senior della royal family, quindi non hanno più diritto a stare accanto alla sovrana durante gli eventi ufficiali. Ciò significa perdere anche il privilegio di comparire sul balcone di Buckingham Palace durante il Trooping The Colour. La stessa sorte è toccata al principe Andrea dopo lo scandalo Epstein e il ritiro a vita privata. Il posto del duca di York è stato preso dal principe Edoardo. La Regina dovrebbe infrangere le regole del protocollo per fare un’eccezione. Inoltre durante la parata reale per St. James’s Parka i Sussex dovrebbero occupare l’ultima carrozza alla fine del corteo. Meghan lo accetterà? Le scommesse sono aperte.

Spunta una foto dei Sussex a Buckingham Palace. Quando il principe Carlo annunciò il Giubileo di Platino della Regina, tutti notarono, nel suo studio, l’assenza di fotografie di Harry e Meghan. Sua Maestà, però, ha messo bene in vista una foto dei Sussex durante il primo incontro faccia a faccia con Boris Johnson dopo la pandemia. Si tratta di uno scatto mai visto che ritrae i duchi nel giorno del loro fidanzamento. Cosa vuole dirci la regina Elisabetta? La foto è un gesto di pace verso i nipoti, magari di infinita tolleranza? È stata messa lì appositamente per placare le polemiche scatenate dal principe Carlo? È un modo con cui la sovrana vuole farci sapere di non aver escluso Harry e Meghan dalla sua vita? Non lo sapremo mai.

"Vorremmo che fosse con noi": William e Harry si ritrovano davanti a Lady D. Francesca Rossi l'1 Luglio 2021 su Il Giornale. Svelato il monumento permanente dedicato a Lady Diana, una statua voluta da William e Harry, che omaggia la storia e l'animo gentile della principessa del popolo.  Ci sono voluti 1000 ore di lavoro in 20 mesi, 400 metri di manto erboso, 4mila fiori tra cui 200 rose e 100 “nontiscordardime", i preferiti di Lady Diana, 300 tulipani, 500 piante di lavanda, 100 dalie, 50 piselli dolci e la creatività del designer Pip Morris per ricreare il “Sunken Garden” (giardino sommerso), l’angolo di paradiso in cui è stata sistemata la statua di Lady Diana. Proprio il giorno del suo 60esimo compleanno, a quasi 24 anni dalla sua morte. Voluto nel 1908 da Edoardo VII, su modello del Pond Garden di Hampton Court, da oggi questo luogo ospiterà per sempre il ricordo della principessa del popolo. Sunken Garden, però, è anche il teatro in cui si è svolto l’incontro che attendevamo da mesi, quello tra il principe William e il principe Harry. L’attenzione di media e osservatori, infatti, non è stata solo per la statua, ma soprattutto per il nuovo capitolo nella faida tra i giovani Windsor.

La statua. La statua, commissionata dai duchi di Cambridge e di Sussex nel 2017 allo scultore Ian Rank-Broadley, è rimasta nascosta sotto a un telo verde fino all’ultimo. William e Harry, insieme e sorridenti, con gli zii materni Lady Sarah McCorquodale, che è rimasta a parlare con loro per quasi tutto il tempo, Lady Jane Fellowes e Charles Spencer hanno presentato al mondo il tributo alla loro madre, un monumento che raffigura Lady Diana con accanto due bambini. Il simbolo del suo amore verso il prossimo. I lineamenti delle statue, che a prima vista sembrano in bronzo, sono molto raffinati. La principessa del Galles è stata raffigurata in ogni minimo particolare. Un lavoro perfetto, a proposito del quale il vice capo giardiniere dei palazzi reali, Graham Dillamore, ha dichiarato: “Questo è stato un progetto molto speciale su cui lavorare, poiché Sunken Garden era il luogo preferito della principessa del Galles Diana. Abbiamo lavorato con attenzione per garantire che il nuovo design e lo schema compositivo completassero la statua, dando modo alle persone in visita a Kensington Palace di ricordare la principessa in un luogo rilassante”. Durante la cerimonia di inaugurazione, a cui hanno partecipato solo 15 persone a causa della pandemia, William e Harry hanno chiacchierato tra di loro e con i presenti, le espressioni distese e tranquille. Non facciamoci incantare, però. Entrambi hanno mantenuto una certa distanza, sembra di intuire una cordialità piuttosto fredda. Del resto non avrebbero potuto evitare di rivolgersi la parola in un giorno come questo. Il loro commento alla statua è stato commovente, molto sentito. I due hanno dichiarato: "Ogni giorno, vorremmo che fosse ancora con noi e la nostra speranza è che questa statua verrà vista per sempre come un simbolo della sua vita e della sua eredità. Ci ricordiamo del suo amore, della sua forza e del suo carattere" hanno poi dichiarato i fratelli, "qualità che l'hanno resa una forza del bene in tutto il mondo, cambiando innumerevoli vite in meglio". Infine William e Harry hanno ringraziato "tutti coloro nel mondo che mantengono viva la memoria di nostra madre". Non due discorsi separati e preparati, per i duchi, ma poche parole direttamente dal cuore.

William e Harry di nuovo insieme. “Quel che vedremo sarà la riunione di due fratelli decisi a essere professionali perché consapevoli di come questo momento non sia per loro. Metteranno ogni cosa da parte”, così ha dichiarato Omid Scobie, la cui opinione è stata citata da Vanity Fair. E così è stato. William e Harry hanno cercato di deviare la curiosità sulla statua di Lady Diana, come era giusto che fosse. Non è stato possibile, per loro, restare in ombra, ma sono riusciti comunque a dare all’evento l’aura di sobrietà e delicatezza che meritava (con un po’di mistero). Stando alle indiscrezioni i due si sarebbero scambiati dei messaggi già subito dopo la vittoria dell’Inghilterra contro la Germania e questo, secondo gli esperti, potrebbe essere interpretato come un timido segnali di riavvicinamento. Aspettiamo di saperne di più con l'incontro che avverrà dopo l'inaugurazione trai due fratelli, sperando che il ricordo di Lady Diana riesca a farli riconciliare.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astro

Lady Diana, sconcerto a Kensington Palace quando Harry e William tolgono il velo alla statua: "Ma è lei?" Libero Quotidiano l'1 luglio 2021. "Ma quella è Diana?". Lo sguardo di William e Harry non tradisce delusione, ma i commenti sui social sono impietosi. La statua in bronzo di Lady D realizzata dallo scultore Ian Rank-Broadley inaugurata l'1 luglio nei giardini sommersi di Kensington Palace in occasione dei 60 anni che la Principessa triste avrebbe compiuto proprio questo giorno non convince molti sudditi e, in generale, fan della Monarchia inglese.  Un evento importante, anche "politicamente". I due figli di Carlo e Diana si sono re-incontrati a Londra, dopo mesi di attriti, silenzi e veleni a distanza. Una Famiglia reale letteralmente implosa, anche a causa del rapporto burrascoso tra le rispettive consorti, le cognate Meghan Markle e Kate Middleton. A Kensington Palace le due duchesse non c'erano. C'erano invece il fratello e le sorelle di Diana, ovvero il conte Spencer, lady Sarah McCorquodale e lady Jane Fellowes. Quando Harry e William hanno sfilato il telo verde che copriva la statua e i fotografi hanno immortalato l'opera, nel giro di qualche minuto, una volta che gli scatti sono giunti in rete, è scattata la protesta di molti. Diana, il cui volto non pare del tutto somigliante, è ritratta abbracciata a due ragazzi, un maschietto e una femminuccia, a testimonianza dell'amore per i giovani che ne ha contraddistinto la vita e le attività di beneficenza. I due figli, con un messaggio scritto in coppia, hanno voluto ricordare della madre "il suo amore, la sua forza e il suo carattere", qualità che hanno reso Lady D "una forza positiva in tutto il mondo". I duchi hanno celebrato la statua "come un simbolo della sua vita e della sua eredità" e hanno ringraziato Ian Rank-Broadley, Pip Morrison e i loro team per il lavoro compiuto con la statua.

Meghan Markle beffata? Jamie Lowther-Pinkerton beccato con Harry e William: "Discussione animata", chi è quest'uomo. Libero Quotidiano l'01 luglio 2021. C'è un uomo che conosce tutti i segreti di William, Harry e Kate Middleton. Si chiama Jamie Lowther-Pinkerton ed è l’ex Segretario privato dei due figli di Carlo e Diana e della moglie di William. Anche per "colpa sua" è iniziata la rottura tra i due eredi al trono della Regina Elisabetta: Meghan Markle, moglie di Harry, ha imposto al marito il cambio di staff, prima goccia in un vaso traboccato molto velocemente. I duchi di Sussex hanno diviso le loro strade dai duchi di Cambridge, per poi lasciare l'Inghilterra alla volta della California e infine rinunciare agli oneri della Famiglia reale, non senza polemiche perché il principe Carlo dopo qualche mese ha deciso di revocare loro anche gli onori (leggasi: lauta paghetta mensile e titoli militari).  Un terremoto coronato, un puzzle impazzito a cui l'1 luglio 2021 potrebbe aver aggiunto una tessera importantissima: William e Harry, che si erano visti ad aprile per i funerali di nonno Filippo di Edimburgo, in un clima raggelante e astioso, si sono incontrati nuovamente a Londra, per l'inaugurazione della statua di bronzo nei giardini di Kensington Palace dedicata alla loro mamma, Lady Diana. Un momento commovente che li ha visti decisamente più rilassati, a loro agio. Harry ha regalato spesso sorrisi e gesti simpatici, subito fotografati dai paparazzi in agguato. William molto più composto, forse un po' imbarazzato dal fratellino guascone. Ma un altro clima rispetto agli ultimi mesi, tanto da far parlare di "pace possibile" nella Famiglia reale. E chissà che non possa averci messo una buona parola proprio Lowther-Pinkerton, che secondo HelloMagazine si è intrattenuto a parlare "animatamente" proprio coi suoi due ex datori di lavoro. Sarebbe interessante sapere cosa dirà al riguardo Meghan, rimasta cautamente negli Usa coi suoi due figli.

"Sono diventata bulimica dopo il fidanzamento con Carlo". Francesca Rossi l'1 Luglio 2021 su Il Giornale. Per buona parte della sua vita adulta Lady Diana lottò contro il male oscuro della bulimia, una conseguenza della sua vita matrimoniale travagliata. Lady Diana si è sempre esposta in prima persona per gli altri, cercando di aiutare le persone sofferenti. Questo non fa di lei una santa, ma una donna profondamente calata nella sua umanità, che provava empatia, che riusciva a mettersi nei panni del prossimo. La principessa aveva maturato questa sensibilità perché lei in prima persona aveva provato diverse sfumature di dolore nella sua vita. Lei stessa era stata malata. La bulimia, infatti, era stata una sgradita compagna quotidiana nei momenti più difficili del suo matrimonio.

Una lotta impari. Nel libro di Andrew Morton, “Diana, la vera storia nelle sue parole” (1992), la principessa del Galles confessò: “Ho cominciato a soffrire di bulimia una settimana dopo il fidanzamento e ci sarebbero voluti quasi dieci anni per guarire”. Lady D. era consapevole del fatto che la sua malattia fosse un vortice in cui era stata risucchiata e dal quale non si esce facilmente, né in poco tempo. Continuò: “Mio marito mi ha messo una mano sul punto vita e mi ha detto: "Siamo un po’ ingrassati qui, eh?" e quelle parole hanno fatto scattare qualcosa dentro me. E poi c’era la questione di Camilla”. Proviamo a immaginare una ragazza di neanche 20 anni, solo in una corte che magari non le è ostile, ma di cui ancora non ha imparato a conoscere tutte le dinamiche. Se a questo aggiungiamo un carattere molto emotivo, qualunque affermazione, anche quella, forse un po’ indelicata ma di certo non cattiva, del principe Carlo, può destabilizzare una personalità già fragile. Il People riporta alcune delle frasi pronunciate in diverse interviste dalla stilista dell’abito da sposa di Lady Diana, Elizabeth Emanuel, la quale ricordò il dimagrimento eccessivo della principessa prima del matrimonio, spiegando: “Molte spose perdono peso. Così non ci preoccupammo che accadesse anche a lei. Era fantastica. Durante le prime prove del vestito il suo punto vita misurava fra i 65 e i 67 centimetri. Nel luglio 1981 era calato a 57”. In quell’oscillazione di peso c’era una sofferenza profonda, che Lady Diana non esprimeva a parole, forse temendo di essere giudicata. Nel 1993, su Vanity Fair, Anthony Holden scrisse: “La bulimia nervosa, il disordine alimentare di cui Diana aveva iniziato a soffrire nel suo primo anno come principessa del Galles non era (come insinuavano gli amici di Carlo) una malattia che ha mandato in rovina un matrimonio. È stata una malattia provocata da un matrimonio in rovina”.

“Una malattia provocata da un matrimonio in rovina”. Cosa spinge una persona a farsi del male, per giunta attraverso il cibo, che è vita. Su questo psicologi e studiosi hanno scritto valanghe di libri. La questione è complicata. Nel caso di Lady Diana sono entrati in gioco molti fattori, come abbiamo visto, dalla solitudine al sogno d’amore infranto. La principessa affrontò l’argomento in pubblico, per la prima volta, durante l’intervista alla BBC del 1995. Proprio l’intervista che le sarebbe stata estorta dal giornalista Martin Bashir con l’inganno. Diana ammise: “Ho sofferto di bulimia per alcuni anni. È una malattia che tieni nascosta, che infliggi a te stesso perché la tua autostima è al minimo, perché pensi di non valere nulla. Ti riempi lo stomaco 4, 5 volte al giorno…ma è solo temporaneo. Poi ti viene il disgusto a vedere il tuo stomaco così gonfio e allora te ne liberi”. Bashir le chiese se avesse mai rivelato a qualcuno della royal family tutti questi problemi. Diana rispose: “…Quando soffri di bulimia ti vergogni profondamente di te stesso, arrivi a odiarti e la gente pensa che tu stia sprecando del cibo, quindi non be parli con nessuno. Il problema della bulimia è che il tuo peso resta sempre lo stesso, mentre con l’anoressia dimagrisci visibilmente. E quindi puoi fingere. Non c’è nessuna evidenza”. Per Lady Diana la bulimia era “il mio sistema di fuga e, a quel tempo, con me funzionava”. Diana ebbe il coraggio di parlare della bulimia, ma anche di uscirne con una dieta particolare, subito dopo il divorzio. Il suo ex chef. Darren McGrady raccontò a Hello: “Quando arrivai a Kensington Palace la principessa aveva già affrontato la bulimia e ne parlava con la speranza che anche le altre persone lo facessero”. Per tenersi in forma mangiava, per esempio, molte verdure e pochissima carne, peperoni ripieni di zucchine (il suo piatto preferito), funghi, riso, mozzarella, parmigiano, zuppa di barbabietole cucinata secondo una ricetta ucraina, accompagnati da una rigorosa attività fisica. Lady Diana diede l’esempio, dimostrando che le fragilità possono diventare punti di forza. Lei era una donna fragile, sì, non debole.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

"Harry è più adatto di William a fare il re": spunta la verità di Diana. Francesca Rossi il 30 Giugno 2021 su Il Giornale. Lady Diana pensava che Harry fosse più adatto di William nel ruolo di re e avrebbe coniato per lui perfino un soprannome molto eloquente. Il prossimo 1° luglio, alla presenza di William e Harry, verrà inaugurata la statua dedicata a Lady Diana e in queste ore, come era prevedibile, i tabloid stanno pubblicando diverse indiscrezioni relative al ruolo materno della principessa. In particolare è tornata in auge una notizia secondo cui Diana avrebbe pensato al suo secondogenito come futuro re d’Inghilterra.

Re Harry? L'Express ha citato il biografo Robert Jobson, che a Channel 5 ha riproposto il soprannome con cui pare che Lady Diana chiamasse il duca di Sussex da piccolo, cioè “GKH”, che starebbe per “Good King Harry”. L’esperto commenta: “[Diana] usava questo nomignolo perché lo vedeva più adatto di William al ruolo di re”. Questa rivelazione si collega a una dichiarazione scritta da un’altra esperta autorevole, Angela Levin, nel suo libro "Harry Conversations with the Prince" (2019): [Diana] pensava che Harry riuscisse meglio del fratello a gestire la pressione e farsi amare dal pubblico”. A ben guardare le recenti notizie che coinvolgono il principe Harry, non si direbbe che questi sia così capace di reggere le pressioni. Per dirla tutta i Sussex hanno abbandonato la corte non solo per cercare l’indipendenza economica, ma anche perché si sentivano soffocati dai media. Quindi l’opinione degli esperti è piuttosto discutibile, anche alla luce delle confessioni fin troppo private di Harry e Meghan. Quanto alla popolarità, i Sussex ne hanno perso una bella fetta sparando a zero sulla royal family.

William non voleva essere re. Cosa pensava il principe William dell’idea di Lady Diana? Jeremy Paxman racconta: “William si sfogava spesso contro la madre. Un giorno, davanti anche ad altre persone, le urlò che sognava di diventare un campione e non voleva assolutamente fare il re. A quel punto Harry provava a consolare il fratello dicendogli che poteva concentrarsi sullo sport, tanto al trono ci avrebbe pensato lui”. La realtà, però, è un’altra cosa. Il principe William ha accettato il suo ruolo. Tra l’altro ci sono alcune osservazioni da fare in merito al pensiero di Lady Diana. Non sappiamo se davvero ritenesse Harry più adatto di William a fare il re. Il soprannome dato a Harry potrebbe avere altre spiegazioni. Lady Diana sapeva che i suoi figli erano ancora troppo piccoli per affrontare il peso del futuro. Forse il suo è stato un parere nato in circostanze particolari, ma a cui lei per prima non ha mai creduto davvero. Nessuno, neanche la principessa del Galles poteva immaginare quel che sarebbe accaduto più di 20 anni dopo. Anche Katie Nicholl è piuttosto scettica in merito e ricorda che il duca di Sussex non sarebbe poi così portato a fare il re: “[Harry] ha la sindrome della “ruota di scorta”. Quando stava con William e Kate si sentiva il terzo incomodo, un po’ fuori posto. L’incontro con Meghan gli ha dato tanta sicurezza”. Ma gli ha fatto perdere il contatto con la famiglia, potremmo aggiungere. Il principe William, invece, è cresciuto, è diventato un uomo maturo, pronto a regnare (quando arriverà il suo momento). La prova l’abbiamo avuta durante la Royal Week in Scozia, quando il duca ha accompagnato la regina Elisabetta, mostrandosi impeccabile nel ruolo di futuro re. Talmente perfetto che l’esperta, citata da Vanity Fair, ha dichiarato: “Si sta modellando sull’esempio della nonna Regina…ha capito quale sia il suo destino e lo sta abbracciando”. Forse, se Lady Diana avesse visto i suoi figli oggi, avrebbe cambiato idea. 

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

Risse, retroscena e grandi assenti: la verità sulla statua di Lady D. Francesca Rossi l'1 Luglio 2021 su Il Giornale. Nel giorno del 60esimo compleanno di Lady Diana viene inaugurata una statua in suo onore. Ma dietro si nasconde una terribile verità fatta di lotte intestine. Il 1° luglio 2021 Lady Diana avrebbe compiuto 60 anni. Chissà cosa avrebbe realizzato, che forma avrebbe dato alla sua vita se avesse avuto più tempo a disposizione, se avesse potuto reinventarsi al di fuori della corte. Tutte le nostre congetture si esauriscono nel tunnel dell’Alma a Parigi, davanti al tredicesimo pilone che ha troncato di netto il futuro della principessa. In questo 1° luglio, per ricordare la figura di Diana, i suoi figli svelano la statua costruita in suo onore. Un simbolo di affetto e memoria che stride con i recenti dissidi tra William e Harry. Cosa avrebbe detto Lady Diana se li avesse visti così distanti? Possiamo solo immaginare la sua tristezza. L’inaugurazione della statua della principessa potrebbe trasformarsi nella più grande occasione persa dai duchi per fare pace e mettere la parola fine sul silenzio gelido che li ha accompagnati per quasi tutta la “genesi” del monumento. Uno strano scherzo del destino: ciò che dovrebbe unire William e Harry, rischia di separarli ancora di più.

Un giardino per Diana. La statua con le fattezze della principessa del Galles è collocata a Sunken Garden, uno dei giardini di Kensington Palace, la residenza dove Diana visse gran parte della sua vita. Vi si stabilì nel 1981, dopo il matrimonio con il principe Carlo. Per la precisione la coppia abitò gli appartamenti 8 e 9. Dopo la separazione e il divorzio Diana continuò a vivere in quegli stessi ambienti fino alla morte. Sunken Garden è un luogo magnifico con una particolarità espressa già nel nome (“sunken”, infatti, vuol dire “affossato”): si trova a un livello più basso rispetto alla residenza, un accorgimento studiato per regalare l’impressione di intimità, ma anche per un motivo pratico, ovvero fare in modo che il terreno trattenesse il più possibile il calore per garantire la coltivazione di piante esotiche. Nel 2017 il giardino, costruito nel 1909 da Ernest Law, è stato ribattezzato White Garden e interamente dedicato a Diana. Il primo tributo dei figli alla sua memoria. Proprio lì, nello stesso anno, Harry e Meghan incontrarono la stampa per annunciare il loro fidanzamento. La statua, dunque, non può che essere sistemata in questo luogo. Proprio qui, infatti, alla principessa piaceva fermarsi a chiacchierare con i giardinieri, oppure a guardare i fiori. Non aveva il pollice verde, ma amava la natura. In quel guardino si sentiva in pace con se stessa. Nel giardino, poi, dominano i giacinti, i narcisi e, soprattutto, i “nontiscordardime”, i fiori preferiti di Lady Diana. A Kensington Palace, del resto, tutto parla della principessa: dagli abiti firmati Bruce Oldfield e Catherine Walker che vi sono conservati con gran cura fino, come ricorda Il Corriere.it, alla carta da parati ispirata agli anni in cui Diana divenne madre di William e Harry.

La realizzazione della statua. La statua inaugurata il 1° luglio rappresenta un monumento ufficiale dedicato alla principessa del Galles, fortemente voluto dai figli. Nel 2017, a 20 anni esatti dalla morte della madre, commissionarono il lavoro allo scultore inglese Ian Rank-Broadley, famoso per aver realizzato, come spiega Vanity Fair, anche delle raffigurazioni della regina Elisabetta poi impresse su monete celebrative. La genesi della statua, comunque, non è stata priva di ritardi. Doveva essere svelata nel 2019, ma pare che l’autore non fosse del tutto soddisfatto dai risultati raggiunti. Al'epoca un portavoce di Buckingham Palace commentò: “È un’opera permanente, che resterà lì per sempre. Vogliamo che sia perfetta”. Assolutamente comprensibile. I turisti verranno da tutto il mondo per ammirarla e un tocco di perfezionismo non guasta. Solo il 28 agosto 2020 iniziò a circolare la voce, poi confermata, secondo cui la statua era pronta, ma sarebbe stata rivelata al mondo nel luglio 2021. La pandemia, infatti, impose ulteriori ritardi per la sicurezza degli invitati all’inaugurazione. William e Harry commentarono così la fine dell’impresa artistica: “L’opera onora l’impatto positivo che nostra madre ha avuto sul mondo. Tutti coloro che visiteranno i giardini di Kensington Palace potranno così riflettere sui valori che lei ci ha lasciato in eredità”. La statua è arrivata a Kensington Palace lo scorso 27 giugno ed è stata custodita in un contenitore fino allo svelamento, lontano da sguardi indiscreti, in modo da non rovinare la sorpresa e la suspence creatasi attorno all’evento (dalle indiscrezioni trapela che solo i figli di William avrebbero visto l'opera in anteprima).

William e Harry separati a Kensington Palace. I figli di Lady Diana, naturalmente, partecipano all’inaugurazione della statua insieme alla famiglia Spencer, allo scultore che ha realizzato l'opera e a Pip Morrison, il designer dei giardini del Palazzo. Tuttavia il tributo di William e Harry consiste in due discorsi separati. Il motivo starebbe nei dissidi che da mesi avrebbero allontanato i fratelli, ponendoli su due fronti opposti. In concomitanza con gli ultimi giorni di gravidanza di Meghan Markle, che avrebbe poi dato alla luce Lilibet Diana il 4 giugno 2021, i tabloid scrissero che il duca di Sussex avrebbe perfino potuto dare forfait all’inaugurazione, presentando come scusa la gravidanza della moglie. Tutto pur di non incontrare William. La notizia parve da subito molto strana e i fatti l’hanno smentita. Lo scorso 25 giugno il principe Harry è stato visto arrivare all’aeroporto di Los Angeles, dove ha preso il volo per Heathrow. Fino al giorno dell'inaugurazione è rimasto a Frogmore Cottage, la residenza in cui trascorse, con Meghan, il periodo immediatamente successivo al matrimonio. Prima di presenziare all’appuntamento del 1° luglio, infatti, il duca di Sussex ha dovuto rispettare una quarantena di 5 giorni. Sembra, però, che appena arrivato a Londra abbia ricevuto la visita della regina Elisabetta. Nessuno sa se i due si siano incontrati davvero e cosa si siano detti. Di certo è già programmato il loro pranzo privato, proprio il 1° luglio, stesso giorno dell’inaugurazione. Un'occasione durante la quale Sua Maestà spera di risolvere la faida famigliare tra i Windsor e i Sussex. Una guerra senza esclusione di colpi. Il principe Harry non si è fatto scrupoli a paragonare la sua vita a corte a uno “zoo”, schizzando fango e veleno sulla royal family con accuse di razzismo e diffamazione. Buckingham Palace ha preso tempo, evitando di rispondere mantenendo il tono provocatorio di Harry e preferendo la via diplomatica. Solo il principe William, all’indomani della prima intervista dei Sussex con Oprah, lo scorso marzo, ha ribadito con fierezza e rabbia: “La nostra non è una famiglia razzista”. Il duca di Sussex ha continuato a rilasciare dichiarazioni sprezzanti sulla famiglia, sull’educazione ricevuta dal padre, ritenendo quest'ultimo l'unico responsabile dei suoi disagi psicologici. Tutte affermazioni che non hanno fatto altro se non inasprire il rapporto tra William e Harry già esacerbato, a quanto pare, dalle accuse di bullismo contro Meghan Markle. Il biografo Hugo Vickers è certo che l’evento del 1° luglio non calmerà gli animi: “Il principe William e il principe Harry non risolveranno mai la loro frattura finché il duca di Sussex sarà sotto il controllo della moglie, Meghan Markle. Qualsiasi tentativo di ricongiungimento a Londra significa che Harry poi debba risponderne alla moglie quando torna nella loro villa da 11 milioni di sterline a Montecito, in California. È così soggiogato da Meghan, così sotto il suo controllo che non è davvero possibile una riconciliazione finché non ne esce fuori. Non so cosa possano fare nelle attuali circostanze. Harry deve svegliarsi e capire quello che sta succedendo. È una situazione molto spiacevole e non credo che il momento giusto sarà questa settimana”. Tuttavia sono banditi i litigi in pubblico. Per questione di decenza, certo, ma anche perché William e Harry non rovinerebbero mai il giorno dedicato a Lady Diana, anteponendo le loro questioni private al ricordo della madre. Un insider assicura a Vanity Fair US: “Sanno che avranno tutti gli occhi puntati addosso, il mondo osserverà ogni loro movimento. Ciò che il pubblico vedrà sarà uno spettacolo preparato accuratamente per quel giorno, con l’obiettivo di non sollevare ulteriori polemiche”. Con queste premesse William e Harry affrontano il gran giorno. Troppo tempo è passato dal 2017, quando i duchi ebbero l’idea della statua e le loro vite procedevano ancora parallele. Da quel momento vi sono state troppe collisioni e una diffidenza crescente tra i fratelli che, ormai, non si comprendono più.

Assenti eccellenti. Il principe Carlo non partecipa all’inaugurazione. La ragione, però, non avrebbe nulla a che fare con Diana, ma con la situazione creatasi trai suoi figli. Un amico del principe ha dichiarato al People: “Quello che lo infastidisce e addolora di più è la frattura tra Harry e William”. Per questo Carlo è partito per la Scozia. Un insider ha rivelato al Sun: "Non ci sarà nessun incontro a tre. Carlo vuole che i figli se la vedano tra di loro”. Colpisce l’atteggiamento triste, quasi rassegnato dell’erede al trono, forse stanco delle invettive di Harry. Altra assente eccellente è la regina Elisabetta. Sua Maestà, infatti, vuole che a dominare la scena siano i nipoti. Quello è il loro giorno. La sovrana ha scelto di rimanere dietro le quinte, in attesa di parlare con Harry faccia a faccia, durante il già citato pranzo. Anche Kate Middleton resta a casa. Da una parte le restrizioni dovute alla pandemia non consento la sua presenza. Dall’altra l’arrivo della duchessa farebbe risaltare ancora di più un’altra grande assenza, quella di Meghan Markle. Nelle ultime settimane si erano rincorse le notizie sulla possibile partecipazione dell’ex attrice all’evento del 1° luglio. Stando ai tabloid, però, la Markle avrebbe fatto un passo indietro per timore che l’inaugurazione si trasformasse in una sorta di “Meghan show”, con tutte le telecamere puntate su di lei. A tal proposito l’esperto Phil Dampier è stato molto duro e al Sun ha dichiarato: “[La presenza della duchessa] trasformerebbe l’evento in un circo. Sminuirebbe il senso dell’inaugurazione, che è quello di ricordare Diana”. Dampier ha ragione. Questo 1° luglio non è il momento della pace o delle sfuriate, ma il giorno dedicato a Lady Diana. Lei e solo lei ne è la protagonista. Oltre le interviste di fuoco, le invettive, i drammi personali. Di fronte alla statua della principessa niente di tutto questo deve più esistere. William e Harry avranno il tempo di risolvere successivamente le loro incomprensioni. Forse il ricordo della madre li aiuterà a ristabilire il baricentro del loro rapporto, a riportarli indietro negli anni, affinché si chiedano se non stanno sprecando tempo che non tornerà mai più.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

La monarchia, i servizi segreti, la stampa: chi ha ucciso Lady Diana? Marina Lanzone il 3 Luglio 2021 su Il Giornale. Lo scorso primo luglio Lady Diana, la principessa del popolo, avrebbe compiuto sessant'anni. La sua morte continua a essere una ferita aperta. Si è trattato di un delitto o di un tragico incidente? 31 agosto 1997, 23 minuti dopo la mezzanotte. Nel tunnel che passa sotto il Ponte de l'Alma a Parigi c’è stato un grosso incidente stradale. Sull’asfalto ci sono due cadaveri. Tra le lamiere di una Mercedes S280 nera ci sono altre due persone: sono vive ma gravemente ferite. "Oh mio Dio, cosa è successo?" esclama una delle vittime, seduta ancora sul sedile posteriore dell’auto. Subito dopo ha un arresto cardiaco e viene trasportata con urgenza in ospedale. Quella donna è Lady Diana e questo il racconto di come ha perso la vita quasi 24 anni fa. Una morte convenzionale che poteva capitare a chiunque, per una persona che non è mai stata banale. "Mi ricordo tutto di quel giorno. Avevo 10 anni – ha raccontato a ilGiornale.it Lavinia Orefici, esperta della royal family e autrice dell’e-book “Diana. La principessa del popolo”, edito da Piemme -. In quel periodo ero in montagna in vacanza. Sul mio comodino c’era una pila di riviste con in copertina Diana. Quella del 1997 è stata la sua prima estate da divorziata. Ricordo che al risveglio quando mia madre mi disse che durante la notte era morta Lady D, rimasi sconvolta. Era lì sul comodino, non era possibile". Quella bambina di 10 anni non è la sola ad aver accettato a fatica la notizia. Diana era la principessa del popolo, amata dai sudditi, dalla stampa e soprattutto dai suoi figli, William e Harry, che continuano a preservarne la memoria. Il primo luglio scorso hanno messo da parte i loro dissapori e hanno inaugurato la statua costruita per festeggiare quello che sarebbe stato il suo sessantesimo compleanno. Fin da subito, l’opinione pubblica ha sentito la necessità di trovare una giustificazione all’accaduto per superare il dolore. "Nel paesino dove villeggiavo in Svizzera non si parlava d’altro – ha aggiunto la Orefici -. Diana è morta alle 04:00, un’ora dopo è stata data la notizia ai media e dopo circa un paio d’ore è uscita su internet la prima teoria del complotto e sono partiti gli attacchi contro la monarchia. A casa mia erano tutti scandalizzati da questo assalto della stampa. Sono cresciuta con l’idea che l’Istituzione non si tocca".

Perché tutti hanno puntato il dito contro la monarchia inglese?

"Ogni grande evento è accompagnato da qualche teoria del complotto. La morte di Diana, scomparsa all’età di 36 anni, si prestava bene a questo genere di racconto. Lady D. era stata molto amata in vita, ma anche criticata. Dopo la sua morte, invece, l’hanno quasi santificata. La teoria del complotto che piace di più è che la royal family fosse in combutta con i servizi segreti per far fuori la principessa del Galles. Il primo a puntare il dito e a sostenere questa teoria è stato Mohamed Al-Fayed, padre di Dodi, fidanzato della principessa, appoggiato dai media. Alcuni documentari inglesi fanno notare come la stampa si sia rivoltata contro la famiglia reale quando si è resa conto che stava finendo sul banco degli imputati (al momento dello schianto, Lady D e l'imprenditore Dodi Al-Fayed stavano depistando dei paparazzi che li seguivano da tutto il giorno, ndr). Tra il 31 agosto e il 6 settembre, la royal family è finita nel mirino".

Secondo questa teoria, quale sarebbe stato il movente?

"Diana era molto impegnata per la campagna contro le mine anti-uomo. Si diceva che il governo conservatore prima e quello laburista poi non gradissero il suo interessamento all’argomento. I reali non dovrebbero immischiarsi negli affari politici. Un’altra versione sosteneva che quello tra Lady D e il rampollo di casa Al-Fayed fosse vero amore e che addirittura la principessa del Galles fosse rimasta incinta. Questo avrebbe portato alla nascita di un fratellastro del futuro erede al trono, William. Quindi la monarchia inglese, non sopportando che Dodi Al-Fayed fosse egiziano, sarebbe stata spinta a sbarazzarsi di loro. In realtà Diana e Dodi si conoscevano da pochissimo: a fine luglio ‘97 la principessa era stata invitata in Costa Azzurra da Mohamed Al-Fayed e in quella occasione aveva conosciuto Dodi. Al-Fayed senior era un uomo che non piaceva all’establishment inglese: i suoi soldi erano visti con sospetto. Per lui, avere come ospite la madre del futuro erede al trono di Gran Bretagna era una rivincita importante. Presentarle poi il figlio Dodi è stato un colpaccio. Ma non c’è stato il tempo per approfondire questo amore, quindi le accuse di Mohamed Al-Fayed sono del tutto infondate. Diana non era un personaggio scomodo per la monarchia, la sua morte lo è stata decisamente di più. Dopo sono stati aperti dei processi su questa storia che hanno chiarito la situazione: nessun complotto è stato messo in piedi per eliminare la principessa del Galles".

Come sono stati i giorni successivi alla morte di Diana per la Corona inglese?

"Ne ho parlato nei primi due capitoli dell’e-book 'Diana, la principessa del Popolo'. Sono stati probabilmente i più drammatici per il regno della Regina Elisabetta. Era sul trono da 45 anni e per la prima volta non si trovava in linea con i suoi sudditi. Per la famiglia reale, la morte di Diana era un dolore che doveva rimanere privato. La Regina aveva come unico pensiero quello di proteggere i suoi nipotini, William e Harry. Elisabetta II era contraria anche al fatto che Carlo volasse fino a Parigi per riprendere la salma della sua ex moglie. Non per mancanza di rispetto nei confronti di Diana, ma perché credeva che i suoi figli avessero bisogno di lui. Se per la Corona il benessere dei ragazzi era la priorità, per l’opinione pubblica non era così. A parte questo ci sono stati molti problemi nell’organizzazione del funerale in sé, un po’ perché la regina Elisabetta era a Balmoral in vacanza quando è giunta la notizia, un po’ perché Diana non era più un’altezza reale e non esisteva un 'piano' per le sue esequie. Fu messa in moto l’organizzazione di un funerale pubblico, nonostante non fosse previsto dal protocollo, e si prese spunto da quello della Regina Madre, l’operazione Tay Bridge. In più l’opinione pubblica chiese che una bandiera a mezz’asta sventolasse su Buckingham Palace. Questa era una fantasia: perché prima d’allora, lì era esposto solo lo stendardo della casa reale, che sventola ancora oggi quando la regina Elisabetta è in casa. A quel punto intervenne Tony Blair, molto popolare all’epoca, per mediare tra la monarchia e i sudditi: alla fine si decise di esporre la Union Jack a mezz’asta. Da quell'episodio la bandiera del Regno Unito sventola su Buckingham Palace".

È molto interessante il ruolo della stampa in questa vicenda. Diana è sempre stata molto amata dai giornalisti e anche lei ha sfruttato questo mezzo. Ma dopo anni, deve essersi resa conto di aver giocato con il fuoco. Il suo rapporto con la stampa è cambiato. Lei temeva di essere spiata, ne era ossessionata… La stampa è la vera colpevole di questa tragedia?

"Diana aveva una personalità complessa, che aveva necessità di essere amata. Non trovando un marito che l’amasse, si è concentrata sull’immagine che dava di sé al pubblico. Voleva riscuotere successo a tutti i costi. Il principe Filippo l’aveva sempre supportata, insieme alla moglie e alla principessa Margaret. Notando questo atteggiamento, però, l’ammonì, ricordandole che non era una gara di popolarità. Diana non ha mai seguito i consigli del duca di Edimburgo e ha costruito un gioco con la stampa che poi le è stato fatale. I media non le davano tregua, ma lei aveva fatto di tutto per essere al centro dell’attenzione. Certo, c’è anche un lato della stampa marcio, che ha delle responsabilità, come Martin Bashir, il giornalista della Bbc che ha presentato dei documenti falsi per ottenere la famosa intervista che ha portato al divorzio. Questo giornalista ha giocato sulle paure e fobie di una donna paranoica. Detto questo, non si può addossare tutta la colpa alla stampa. Anche l’organizzazione del Ritz ha delle grosse responsabilità: non ha fornito un servizio di protezione adeguato, cominciando dalla macchina su cui viaggiava Diana, che sarebbe dovuta essere rottamata anni prima. È vero, c’erano delle colpe all’origine: da quando la principessa non era più un’altezza reale, le era stato tolto il servizio di sicurezza di Scotland Yard. Se avesse avuto la scorta, tutto ciò non sarebbe successo. Alla fine si è trattato di una serie di sventure".

Esiste un biglietto scritto da Diana e indirizzato al suo maggiordomo Paul Burrell, in cui lei dichiarava di sentirsi in pericolo, perché credeva che Carlo stesse progettando il suo omicidio, simulando proprio un incidente in auto. Perché scrisse quel biglietto?

"Aveva ricevuto delle informazioni da qualcuno che era in cattiva fede e che ha trovato terreno fertile in una donna che vedeva complotti in ogni dove. Questo biglietto è poi stato analizzato durante un’inchiesta che ha dimostrato che si trattasse solo di suoi timori e che non esistesse nessuna cospirazione".

Ci sono tante teorie del complotto? Qual è secondo lei quella più assurda?

"C’è una teoria secondo cui Diana sia ancora viva e stia altrove, magari su un’isola deserta. Non riesco a capirne il motivo e mi fa sorridere. Poi ognuno è libero di crederci: il mondo è bello perché è vario".

Marina Lanzone. Sono nata a Bari nel 1993 e da bambina sognavo di fare la principessa, la veterinaria o la scrittrice a giorni alterni. Non ho incontrato un principe, ma la mia famiglia mi fa sentire una regina. Non ho superato la mia paura per il sangue, ma sono circondata da cani, che mi hanno insegnato cosa significhi amare incondizionatamente. Sono riuscita, però, a fare della mia passione per la scrittura il mio mestiere e ne vado molto fiera. Sono giornalista professionista dal 2019 e scrivo di cinema, tv, royal family, cronaca e animali.

Principe Carlo "interrogato sul complotto per uccidere Diana": spunta quella lettera pesantissima lasciata da Lady D. Libero Quotidiano il 21 giugno 2021. Una scoperta senza precedenti, quella confessata dall'ex capo della polizia metropolitana John Stevens. L'uomo, stando a quanto riportato dal Daily Mail e dal Guardian, sarebbe stato "interrogato sul complotto per uccidere Diana". Un avvenimento passato che risale al 2005, quando il figlio della Regina Elisabetta era stato sentito come testimone nell’ambito di un’inchiesta durata tre anni. Al centro proprio l'incidente del 1997 a Parigi in cui perse la vita Lady D. In particolare, l’interrogatorio avrebbe riguardato una nota che Lady D scrisse nel 1995 prevedendo che sarebbe morta per un "guasto ai frani e grave trauma cranico". Un complotto, dunque, architettato per far sì che Carlo potesse poi sposare Tiggy Legge-Bourke, ex tata dei suoi figli. "Camilla - è il contenuto riportato della lettera - non è altro che un’esca". Le accuse di Diana riportare dai quotidiani non si fermano qui. In un altro passaggio la Principessa scriveva: "Questa particolare fase della mia vita è la più pericolosa. Mio marito sta pianificando un incidente con la mia macchina. Guasto ai freni e grave trauma cranico per spianare la strada al matrimonio con Tiggy". Il Daily Mail ha riportato che Stevens avrebbe letto la nota al principe Carlo in un incontro al St Jame’s Palace di Londra, chiedendo il motivo per il quale la principessa avesse chiesto quella nota. "Non sapevo nulla [della nota] fino a quando non è stata pubblicata dai media". Neppure Carlo sapeva nulla. Infatti Stevens ha spiegato che la sua squadra non ha trovato prove a sostegno dell'accusa avanzata dalla Principessa. 

Spunta la lettera inedita su Diana: "Non voglio risposarmi". Francesca Rossi il 21 Giugno 2021 su Il Giornale. Nel 1995 una giornalista raccolse una confessione di Lady Diana, da cui traspariva tutta la tristezza e la solitudine della sua condizione di ex moglie dell’erede al trono britannico. La vita di Lady Diana è stata molto simile a un romanzo sul quale è stata scritta, purtroppo, la parola fine, ma di cui ancora dobbiamo comprendere tutte le sfaccettature. In un certo senso la principessa del Galles continua a raccontarci di sé attraverso quelli che l’hanno conosciuta, che hanno ascoltato le sue confessioni più intime. Come la giornalista Petronella Wyatt, che al Sun ha voluto svelare il lato più malinconico della principessa più famosa del mondo. In una lettera la giornalista ricorda una cena a cui partecipò insieme Lady D.: “Ho avuto il piacere di cenare con la principessa Diana a casa di un amico a Londra, due anni prima che morisse. L'avevo incontrata prima a delle feste organizzate da amici comuni, ma non avevamo mai davvero parlato a lungo e tantomeno in confidenza". Poi la Wyatt scende nei dettagli: "L'occasione era una piccola cena, nell'estate del 1995, quella sera faceva un caldo infernale e noi ce ne stavamo lì con i nostri bicchieri di vino, sudando e lamentandoci per il caldo. E poi arrivò Diana". La Wyatt racconta: "In realtà era entrata in silenzio, senza alcun trambusto, ma non ne aveva bisogno... Non c'era nulla di appariscente nella magia che generava attorno a sé e tantomeno si aveva l'illusione di una bellezza superficiale" e continua: “Indossava un tubino blu, elegante ma molto semplice, ben diverso dagli abiti delle star di Hollywood. Guardandola da vicino mi accorsi che, benché non fosse una bellezza convenzionale, aveva lineamenti raffinati, occhi come zaffiri e una lucentezza di carnagione tipo tramonto estivo. Dopo tutti quegli anni a Palazzo mi colpì che avesse mantenuto un’aria di disarmante innocenza”. Una bellissima descrizione, quasi poetica, che ci introduce ai passaggi più importanti del racconto: “Dopo mangiato, spostò la sedia accanto alla mia. Sapeva che ero una giornalista e voleva conquistarmi. Inoltre aveva capito che anche io ero single…e sembrava volere dei consigli”. Da notare anche l’ambivalenza del rapporto tra la principessa del Galles e i media. Ne era perseguitata ma, nello stesso tempo, cercava di “conquistarli”, per usare lo stesso verbo della giornalista che, infatti, precisa: “Lei era un’incantatrice professionista, ma mi resi conto che c’era altro. Era malinconica, una donna in una situazione difficile”. Fu allora che, stando ai ricordi della Wyatt, Lady Diana si lasciò andare, confessando: “La maggior parte degli uomini rispettabili non mi si avvicina a causa del bagaglio che mi porto dietro”. Naturalmente si riferiva alla separazione dal principe Carlo, alla presenza dei paparazzi, alle rivelazioni scandalose. La giornalista prosegue: “Allora le chiesi se le sarebbe piaciuto sposarsi di nuovo, ma lei mi rispose ‘assolutamente no’ e iniziò a ridere”. Come a dire che un matrimonio le era bastato. La conversazione non finì lì: “Mi guardò con i suoi occhi magnetici oltre l’orlo del bicchiere” , racconta Petronella Wyatt, riferendosi ai calici di vino che accompagnarono le confidenze tra le due donne. “Era preoccupata per i figli e si domandava se fosse una buona madre. Si chiedeva se fosse giusto non vedere i suoi bambini per mesi” spiega ancora, per poi chiosare: “Mi disse che avrebbe voluto una macchina del tempo”. La sofferenza della principessa è comprensibile. Come madre le risultava, ovviamente, inaccettabile non poter vedere William e Harry crescere, non essere presente a ogni loro progresso, ma doversi accontentare di visite sporadiche, rigidamente calcolate. Forse trovava intollerabile l’onnipresenza del protocollo anche nelle sue prerogative materne. “La macchina del tempo” a cui Lady Diana accenna, avrebbe potuto evitarle diversi errori, magari perfino quello dell’intervista bomba con Martin Bashir, che sarebbe avvenuta di lì a pochi mesi, il 20 novembre di quello stesso anno. Ormai sappiamo che la principessa venne usata per costruire uno scoop sul suo stesso dolore. La solitudine e la fragilità che hanno contraddistinto gran parte della sua breve esistenza e il fascino magnetico che Diana emanava caratterizzarono la sua unicità, ma le arrecarono anche danni fatali. Il rimpianto è di non averla per davvero una macchina del tempo, per tornare indietro e ricostruire una strada che, col senno di poi, appariva già segnata.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

Dagotraduzione dal Daily Mail il 21 giugno 2021. Lady D non doveva essere a Parigi la notte in cui è morta. A raccontarlo è l’ex autista e segretario di Diana, Colin Tebbutt: a trattenere la principessa in Francia fu una discussione con l’ala conservatrice del parlamento inglese, che la criticò duramente per la sua campagna contro le mini antiuomo. Diana, che allora aveva 36 anni, sarebbe dovuta rientrare a Londra il 28 agosto 1997, ma decise all’ultimo di prolungare il viaggio di tre giorni dopo la discussione con i politici inglesi. «Non è tornata giovedì come previsto perché i Tory ci stavano di nuovo contro per le mine antiuomo. È stata accusata di aver utilizzato la campagna per rafforzare la propria immagine, il che è stato sgradevole e l'ha turbata. Quindi ci ha contattato e ha detto che non voleva tutti i problemi che l'avrebbero aspettata nel Regno Unito. Sarebbe tornata invece nel fine settimana. Se fosse tornata quel giovedì... forse oggi sarebbero tutti vivi». La discussione era iniziata nel gennaio precedente, quando Diana aveva visitato l'Angola e aveva chiesto l’immediata messa al bando internazionale delle mine antiuomo. Ma il ministro della difesa Earl Howe, un conservatore, la descrisse come «una mina vagante» «male informata sulla questione delle mine antiuomo». Il collega Tory Peter Viggers la accusò di ignorare «argomenti sofisticati» e di condurre un dibattito sul livello dell'attrice francese Brigitte Bardot in difesa dei gatti. La lite scoppiò di nuovo alla fine di agosto 1997 durante la sua vacanza nel Mediterraneo con Dodi, 42 anni, dopo aver rilasciato un'intervista a un giornale francese. A Diana venne chiesto della politica del Regno Unito sulle mine antiuomo, la cui abolizione era «così cara al suo cuore». Secondo quanto riferito, rispose: «Il primo era così senza speranza», in riferimento al governo conservatore che aveva perso il potere nel maggio 1997. E disse di ritenere che la nuova amministrazione laburista di Tony Blair avrebbe fatto «un lavoro eccezionale».

Lady Diana: la cronaca dell'incidente di 20 anni fa. Vittima assieme al compagno Dodi di un grave incidente a Parigi, la notte del 31 agosto 1997: Lady D morirà in ospedale 4 ore dopo. Edoardo Frittoli il 30 Agosto 2017 su Panorama.Tunnel de l'Alma, Parigi: notte tra il 30 ed il 31 agosto 1997.

Ore 00:25 Erano passate poche ore tra l'arrivo a Parigi dalla Sardegna di Lady Diana Spencer e del compagno Dodi Al-Fayed e l'inferno del Tunnel de l'Alma. Una Mercedes SL380 di colore nero ha appena impattato a forte velocità contro il tredicesimo pilastro della galleria nel pieno centro di Parigi, arrestandosi sul lato destro della carreggiata. L'odore degli pneumatici bruciati e del combustibile sversato fanno da cornice al suono continuo del clacson della vettura con a bordo la coppia che riempiva le pagine della cronaca rosa di quegli ultimi anni. Quello scempio di lamiere erano a pochi minuti prima l'auto di servizio dell'Hotel Ritz, di proprietà del padre di Dodi. La coppia era salita a bordo della Mercedes per trasferirsi dall'hotel ad un appartamento della famiglia in Rue Arsène Houssaye (a poca distanza da Place Vendome) in quanto la coppia temeva di essere stata scoperta dai paparazzi.

Alle 00:20 circa a bordo dell'auto erano saliti la principessa e il compagno Dodi, prendendo posto sui sedili posteriori. Alla guida è Henri Paul; il quarto passeggero è Trevor Rees-Jones, guardia del corpo di Al-Fayed. Nello stesso momento la direzione dell'albergo fa uscire un'altra Mercedes nera, un'auto-esca per sviare i fotografi.

Ore 00:26 Pochi secondi dopo lo schianto, giungono sul posto i fotografi Romuald Rat e Stéphane Darmon in sella alle loro motociclette. Di fronte a loro la scena è raccapricciante. il blocco motore della Mercedes era stato espulso e proiettato alcuni metri più avanti. Rat è il primo a riconoscere Dodi Al-Fayed intrappolato tra le lamiere in stato di incoscienza. Altri due fotografi, Arnal e Martinez, raggiungono il luogo dell'incidente. Partono le prime confuse telefonate ai soccorsi, mentre i flash dei paparazzi immortalano l'auto di Diana. Un passante che percorreva il tunnel a piedi si avvicina alla vettura: Henry Paul non dà segni di vita, ha un braccio che fuoriesce dal parabrezza. Di fianco, Trevor Rees-Jones è ancora vivo, nonostante i gravissimi traumi facciali dovuti all'impatto ed all'esplosione dell'airbag. Sui sedili posteriori Dodi Al-Fayed giace immobile, gli occhi riversi. Diana Spencer, semicoperta da uno dei tappetini giace semisdraiata sul pavimento con la testa appoggiata al sedile anteriore. È viva ma in stato di grave choc. Il primo a riuscire ad aprire la porta posteriore e raggiungere la principessa è il fotografo Rat che cerca di rassicurarla sull'arrivo dei soccorsi.

Ore 00:28 Mentre nasce un alterco tra Rat e i colleghi paparazzi, per un caso sopraggiunge sulla carreggiata opposta un automedica di SOSMedecins in transito. Alla guida c'è il dottor Frédéric Mailliez che corre sul posto con l'ossigeno. Resosi conto della gravità dell'incidente dà le prime indicazioni da professionista alla centrale operativa dalla sua radio. Diana è ormai in stato di semicoscienza, rantola solamente, ma è viva. Pochi secondi dopo una macchina della Polizia che si trovava nei paraggi di pattuglia si ferma. Gli agenti Dorzee e Gagliardone respingono i fotografi a forza di spintoni.

Ore 00:32 7 minuti dopo l'impatto dall'imbocco del tunnel si sentono le sirene bitonali delle ambulanze Pompieri di Parigi e del SAMU (Service d'aide medicale urgente) assieme ad un carro soccorso per liberare le vittime incastrate. I medici Jean Marc Martino, Arnaud Derossi e Claude Fuilla prendono in carico le operazioni di soccorso. Dodi al Fayed viene dichiarato deceduto quasi subito, così come l'autista Henri Paul. Il dottor Martino presta le prime cure a Lady Diana, mentre i pompieri iniziano le manovre per la sua rimozione sicura. Pochi minuti dopo la principessa viene intubata ed ha il primo arresto cardiaco.

Ore 01:25 Ci vorrà quasi un'ora per estrarre Diana dalle lamiere. Spostata sull'ambulanza viene stabilizzata sul posto. Inizia la corsa verso l'ospedale Pitié-Salpetrière, del quale era stata allertata la rianimazione. L'ambulanza esce dal tunnel de l'Alma scortata dalla polizia cinque minuti dopo, procedendo a bassa velocità per le gravissime condizioni della principessa.

Ore 01:45 Mentre vengono allertate le autorità (Primo Ministro Jospin, Ministro dell'Interno Chevènement e Ambasciata britannica di Parigi) l'ambulanza del SAMU con a bordo Diana si ferma lungo il Pont d'Austerlitz. La principessa ha un nuovo arresto cardiaco nel momento in cui vengono a conoscenza dell'accaduto l'ex marito Principe Carlo e la Regina Elisabetta. I gli William e Harry non vengono svegliati.

Ore 02:00 L'ambulanza giunge al Salpètriere dove l'equipe medica riscontra subito per Lady Diana un gravissimo emotorace. I primari Bruno Riou e Alain Pavie procedono nelle disperate operazioni per tentare di salvare la vita alla principessa mentre proseguono incessanti le manovre di rianimazione cardiopolmonare. Dopo il drenaggio toracico i medici si rendono conto della gravità assoluta dei danni subiti: nell'impatto si è distaccata l'aorta polmonare che viene prontamente suturata con una delicata operazione in cui la principessa continua ad essere rianimata e ventilata meccanicamente.

Ore 04:05 Dopo oltre 150 fiale di adrenalina somministrate dai medici nel tentativo di far ripartire il cuore di Diana Spencer, vengono sospese le manovre di rianimazione e dichiarato il decesso.

"Diana stava bene, voleva i suoi figli": spunta il racconto inedito. Francesca Rossi il 25 Giugno 2021 su Il Giornale. Si torna a parlare dell'intervista di Lady Diana alla BBC e delle sue ultime ore di vita, mentre la regina Elisabetta si mostra in pubblico, a sorpresa, al Royal Ascot. Questa settimana, sui tabloid, ha tenuto banco il Royal Ascot. Soprattutto, l’arrivo a sorpresa di una sorridente e rilassata regina Elisabetta, più in gamba che mai. Tra le teste coronate (o quasi) d’Europa c’è anche un’altra donna che sta dimostrando un gran bel carattere: la giovanissima Amalia d’Olanda, che ha preso una decisione molto chiacchierata sul suo futuro. Ci sono, poi, voci riguardanti un possibile riavvicinamento dei Sussex ai Cambridge e, più in generale, ai Windsor, con la mediazione di un’altra aristocratica molto determinata, Kate Middleton. Chissà cosa avrebbe detto di lei Lady Diana. Magari le due sarebbero diventate grandi amiche.

La strana coppia del Royal Ascot. Al Royal Ascot di quest’anno abbiamo visto una “reunion” molto particolare, con un intreccio stile soap opera. La principessa Anna ha rincontrato il suo ex amante Andrew Parker Bowles. Il cognome dice tutto. Sì, è l’ex marito di Camilla. Nel 1985, la principessa reale divorziò da Mark Tindall, dopo aver saputo che questi aveva una figlia naturale concepita durante il loro matrimonio e trovò consolazione tra le braccia dell’ufficiale dell’esercito Andrew Parker Bowles (pare che i due avessero già avuto una storia giovanile). Nello stesso momento il principe Carlo tradiva Lady Diana con Camilla, che era ancora la moglie di Andrew. Al confronto “Beautiful” è una telenovela da educande. Non solo. Oggi Parker Bowles ha rapporti idilliaci sia con Anna che con Camilla. È il padrino di Zara Tindall, figlia della principessa ed era uno degli invitati al matrimonio di Carlo e Camilla nel 2005.

La chat della pace tra William e Harry. Entertainment Tonight ha scoperto che Harry e Meghan sarebbero rientrati nella chat Whatsapp di famiglia, da cui erano usciti dopo la Megxit, per condividere foto di Lilibet Diana. Non sappiamo se abbiano chiesto di tornare, o se qualcuno li abbia invitati. Una delle ipotesi più accreditate è che sia stata Kate Middleton a farli rientrare nella chat. Secondo i tabloid, infatti, la duchessa di Cambridge si è assunta il ruolo di intermediaria tra William e Harry. Il Sun sostiene che subito dopo la nascita della secondogenita, il duca di Sussex avrebbe inviato un messaggio proprio a Kate. Certo l’ipotesi di Entertainment Tonight è in contraddizione con le affermazioni fatte a margine del G7 dalla duchessa, la quale ha dichiarato di non aver ancora mai visto Lilibet Diana. Nulla esclude che, tornata a Londra, Kate abbia preso in mano la situazione e riaperto una prima porta virtuale ai Sussex.

La scelta (criticata) di Amalia d’Olanda. L’erede al trono d’Olanda ha appena compiuto 18 anni e ha già preso una decisione che le è valsa elogi e critiche. La rinuncia al vitalizio da 2 milioni di dollari l’anno. La principessa Amalia sostiene di non meritare quei soldi, perché non ha fatto nulla per guadagnarseli. Per alcuni la sua scelta rivela una grande maturità, per altri l’apparente saggezza nasconderebbe solo opportunismo. Diciamolo chiaramente: la principessa Amalia può “permettersi” questa decisione che non cambierà il suo tenore di vita, ma la farà amare ancora di più. La principessa non sarà mai una ragazza “come tutte le altre” e questo lo sa bene. Le monarchie del Nord Europa, però, stanno seguendo la strada della modernizzazione che le porta ad avvicinarsi alla gente, non più a rinchiudersi nei palazzi dorati. In quest’ottica la scelta di Amalia è sì privilegiata, ma allo stesso tempo rivela il carattere audace della futura regina dei Paesi Bassi, un personaggio da tenere d’occhio.

Ancora sull’intervista a Lady Diana. La notizia dell’intervista estorta con l’inganno a Lady Diana, nel 1995, ha lasciato sgomenti gli inglesi (e non solo loro), al punto da richiedere un’audizione parlamentare, durante la quale John Birt, ex direttore della BBC tra il 1992 e il 2000 e ora membro della Camera dei Lord, l’ha definita “una storia horror che non sarebbe dovuta succedere”. Intanto le accuse contro Martin Bashir si moltiplicano. La famiglia di Michael Jackson sostiene che il giornalista avrebbe manipolato anche il re de pop per quel che concerne il documentario del 2003, “Living with Michael Jackson”, girato nel ranch di Neverland durante lo scandalo pedofilia che travolse Jackson. Sono accuse pesanti, bisogna andarci piano e raccogliere tutte le prove. Se davvero, però, Bashir avesse fatto leva sui problemi e sulle debolezze di personaggi del calibro di Diana e Michael Jackson pur di fare carriera, non avrebbe giustificazioni.

I progetti irrealizzati di Lady Diana. Il giornalista Richard Kay fu, a quanto risulta, l’ultima persona con cui Lady Diana parlò al telefono quel terribile 31 agosto 1997. Intervistato per un nuovo documentario per ITV, Kay ha svelato il contenuto di quella conversazione: “[Diana] stava bene, voleva solo tornare a rivedere i suoi ragazzi”. Desiderio più che legittimo. Ma è un’altra la dichiarazione del giornalista che ci lascia con l’amaro in bocca: “[Diana] sperava di poter ricominciare daccapo” e aggiunge: “Voleva fare qualcosa di diverso…esplorare una tipologia differente dell’essere royal”. Purtroppo non sappiamo di più. Cosa aveva in mente Lady D.? Forse di continuare il lavoro umanitario e, magari, andare in giro per il mondo per raccontarne diversità e problemi, realizzare documentari? La principessa non tornò più da Parigi, lasciando tutte le domande sospese per sempre.

La Regina non poteva perdersi il Royal Ascot. Qualcuno diceva che non sarebbe arrivata, chiedendosi perché disertasse una delle occasioni mondane più amate dagli inglesi. Il lutto? Troppo lavoro? Motivi di sicurezza? Invece la regina Elisabetta ha partecipato al quinto giorno del Royal Ascot, spiazzando tutti con il suo sorriso raggiante e il tailleur color pastello con sfumature di verde. Alle 2 in punto Sua Maestà è stata accolta da una vera e propria ovazione. In 68 anni di regno Elisabetta II ha saltato la celebre gara equestre solo una volta, nel 2020, a causa della pandemia. Sembrava felice, finalmente, dopo la morte del principe Filippo e i guai procurati da Harry e Meghan. La Regina era lì, al Royal Ascot, un po’ il suo secondo “trono” per dimostrare che i dolori non possono piegarla e per onorare il suo grande amore per i cavalli. Imparò a cavalcare a 4 anni, quando le venne regalato un pony Shetland e, dice la CNN, è l’11esima proprietaria più vincente nella storia del Royal Ascot. Dal 1988 avrebbe guadagnato 6,7 milioni di sterline (7,5 milioni di euro) grazie alle sue scuderie. Una passione che dà i suoi frutti.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

Francesca Rossi per ilgiornale.it il 25 giugno 2021. Tra le teorie di complotto che ruotano attorno alla prematura morte di Lady Diana ce ne è una che fa perno su una lettera del 1995 in cui la principessa accusava il marito di volerla uccidere. La ricordiamo tutti molto bene, anche perché viene citata spesso sui giornali e nei documentari. Il messaggio diceva così: “Sono seduta qui, al mio tavolo, oggi, in ottobre, con il desiderio che qualcuno mi abbracci e mi incoraggi a essere forte, ad andare avanti a testa alta. Questa particolare fase della mia vita è la più pericolosa…Mio marito sta pianificando un incidente nella mia macchina, un guasto ai freni per causare un grave trauma cranico”. Parole inquietanti, soprattutto perché, in parte, premonitrici di ciò che sarebbe accaduto di lì a due anni. 

Il principe Carlo invischiato nella morte di Lady D.?

La lettera, piuttosto ambigua, sarebbe stata consegnata dalla principessa del Galles al suo maggiordomo Paul Burrell, come una sorta di assicurazione sulla vita. Tuttavia non è una prova incontrovertibile di un possibile coinvolgimento dell’erede al trono nell’incidente del 31 agosto 1997. Quando venne resa nota, nel 2003, l’ex capo di Scotland Yard, John Stevens, volle vederci chiaro e, così, decise di interrogare il principe Carlo. L’unica mossa possibile. L’interrogatorio, riporta il Daily Mail, avvenne alle 17:15 del 6 dicembre 2005, in un salotto privato al primo piano di St. James’s Palace, ma nel più totale riserbo. Non poteva essere altrimenti. Non era mai accaduto, infatti, che la polizia interrogasse il futuro re d’Inghilterra per la morte dell’ex moglie. Il segreto è stato svelato solo adesso, grazie a un rapporto che rivela le fasi dell’indagine del 2004, chiamata “Operazione Paget”, che aveva lo scopo di verificare le teorie più o meno complottiste sulla morte di Lady Diana. Prima di sentire ciò che il principe Carlo aveva da dire in merito al biglietto dell’ex moglie, Scotland Yard interrogò anche altri membri della royal family, in modo da valutare eventuali implicazioni della Corona nell’incidente del Tunnel dell’Alma.

Camilla o Tiggy?

Perché il principe Carlo avrebbe dovuto eliminare Lady Diana? Secondo la teoria cospiratoria il motivo è ovvio: sposarsi con Camilla. La principessa, forse, la pensava diversamente. Infatti nel biglietto c’è un passaggio in cui specifica che l’incidente serviva a “sgombrare [a Carlo] la strada per sposare Tiggy”. Proprio Tiggy Legge Bourke, la tata di William e Harry, il cui nome venne usato anche da Martin Bashir per ottenere da Diana l’intervista alla BBC del 1995. Il giornalista avrebbe realizzato una finta ricevuta relativa a un aborto di Tiggy. Poi avrebbe presentato questo documento alla principessa del Galles, per farle credere che Carlo e la tata avessero una relazione e che la Legge-Bourke fosse rimasta incinta. E Camilla? Nella lettera Lady Diana scrive: “Camilla non è nient’altro che un diversivo, siamo state usate dallo stesso uomo, in tutti i sensi”. Dunque l’amante storica del principe Carlo sarebbe stata solo un’esca? Un paravento che doveva coprire il vero amore dell’erede al trono? Non è tanto credibile. Non è neppure da escludere che la manipolazione di Bashir abbia trovato sfogo nella missiva della principessa. In tutti questi anni, comunque, c’è stato chi ha messo in dubbio l’autenticità della lettera. L’Operazione Paget ha messo un punto sull’intera vicenda, attribuendo la scelta di scrivere la lettera a un crescente stato di paranoia di Lady D. L’ex capo di Scotland Yard ha chiosato al Daily Mail: “Non abbiamo trovato altre prove a sostegno dello scenario suggerito nella nota di Diana”. Naturalmente la missiva non può bastare a incriminare il principe Carlo. Probabilmente le teorie di complotto, che non hanno nessun nesso con la realtà dei fatti, nascono solo dal triste stupore di tutti noi verso una morte inaspettata, tragica, che non riusciamo a spiegarci, troppo banale per un personaggio carismatico come Lady Diana e che, forse, poteva essere evitata.

Nicola Bambini per "vanityfair.it" il 23 giugno 2021. Sono passati quasi 24 anni dalla morte di Lady Diana, eppure continuano a circolare assurde teorie cospirative legate al tragico incidente in cui rimase coinvolta. Così, alla vigilia di quello che sarebbe stato il suo 60esimo compleanno, il Daily Mail ha ricostruito gli ultimi istanti di vita della compianta principessa attraverso le testimonianze dei primi soccorritori giunti sul luogo dello schianto. «Sono stato con lei dentro l’auto, le ho tenuto la mano in attesa dell’ambulanza», ha raccontato il sergente Xavier Gourmelon, capo dei Vigili del Fuoco, probabilmente l’ultima persona a parla con Diana nel tunnel dell’Alma, a Parigi. «Io non mi ero neppure accorto che si trattava della principessa, me lo hanno fatto notare dopo. Ricordo che mi disse “Oh mio Dio, cosa è successo”, io provai a calmarla». Sì, perché quando i soccorsi sono arrivati sul posto, Lady D era ancora cosciente e comunicava. Come ha ricordato Gourmelon, a prima vista presentava soltanto un problema alla spalla, poi nessun’altra evidente lesione esterna. «Era bellissima, sul viso non aveva ferite», ha rivelato pure il medico fuori servizio Frederic Mailliez, che stava guidando in direzione opposta ma si è subito fermato ad aiutare. «Era viva sul pianale posteriore dell’auto, ho preso di corsa i miei strumenti da lavoro». D’altronde, seppur Diana respirasse autonomamente e il polso fosse buono, un esperto sa che certi incidenti possono lacerare parti interne del corpo, delicatissime. «La sua lesione è stata forse la più rara che io abbia riscontrato in carriera», ha dichiarato Richard Shepherd, medico legale che si è occupato del caso. «Si trattava di un piccolo strappo, ma nel punto sbagliato, che ha provocato la rottura di un vaso polmonare. Causando l’emorragia fatale, l’intervento d’urgenza non servì a nulla». Ad operarla, quella notte, fu MonSef Dahman, all’epoca giovane chirurgo: «Stavo riposando in sala operatoria, quando ricevetti una chiamata dall’anestesista di turno», ha spiegato. «Mi dissero solo che era una giovane donna». Poi, l’informazione: si trattava di Diana. «Aveva uno strappo significativo nel suo pericardio, ci voleva un miracolo». Arrivò al pronto soccorso pure il professor Alain Pavie, forse il miglior cardiochirurgo francese, che era stato buttato giù dal letto: «Decise che andava operata di nuovo e si rese conto che la lesione più grave riguardava una vena polmonare. Suturò la ferita, ma purtroppo non bastò». Il cuore di Diana cessò di battere e il tentativo di rianimarla fu vano: «Ci abbiamo provato dando il massimo. Tutti abbiamo lottato duramente per provare a salvare la principessa che il mondo amava».

Lady Diana, testimonianza-choc: "Dopo lo schianto, in auto si muoveva e parlava". Le sei parole prima di morire. Libero Quotidiano il 22 giugno 2021. Tra pochi giorni, il primo luglio, Diana Spencer avrebbe compiuto 60 anni. La principessa amata dal popolo perse la vita in un incidente stradale a Parigi nell'agosto del 1997. Gli ultimi istanti di vita della mamma di William e Harry, però, non sono ancora molto chiari. Importanti fin da subito sono state le testimonianze oculari che hanno permesso una ricostruzione degli eventi. Tra queste spiccano i racconti, raccolti dal Daily Mail, del capo dei vigili del fuoco Xavier Gourmelon e del medico Frederic Mailliez, che furono tra i primi a soccorrere la principessa. Oggi sappiamo che subito dopo l’incidente arrivò un medico fuori servizio a bordo di una Peugeot, Frederic Mailliez, che ricorda: "Ho notato del fumo nel tunnel e ho guidato sempre più lentamente, poi ho visto la Mercedes. All’interno c’erano due persone apparentemente già morte, mentre altre due erano gravemente ferite ma ancora vive”. Il dottore andò a prendere l’attrezzatura medica che aveva in macchina e prestò i primi soccorsi, senza sapere chi avesse davanti: “Sono tornato all’interno della Mercedes e ho cercato di dare assistenza alla giovane. Era seduta sul pavimento nella parte posteriore…era una donna bellissima e non aveva ferite al viso”. In un secondo momento sul posto arrivò anche il vigile del fuoco Xavier Gourmelon, che però non riconobbe subito Lady Diana. Al Daily Mail ha spiegato di aver visto prima la sua guardia del corpo Trevor Rees-Jones: "Era molto agitato, provava a girarsi, borbottando in inglese. Non riuscivo a capirlo, ma gli mandai subito un team medico". Poi quando vide la donna, notò che si "muoveva e parlava". “Sono rimasto con la passeggera. Ha parlato in inglese e ha detto ‘Oh mio Dio, cosa è successo?’. Le ho tenuto la mano", ha raccontato Xavier.  

"Oh mio Dio, cosa è successo?". Quelle ultime parole di Lady Diana. Francesca Rossi il 22 Giugno 2021 su Il Giornale. Il sergente capo dei vigili del fuoco a Parigi e il dottore che prestò le prime cure a Lady Diana ricordano le ultime parole della principessa e i suoi ultimi istanti di vita. La morte di Lady Diana è stato un evento così tragico e inaspettato che ancora oggi, a distanza di 24 anni, giornali, libri e documentari ne parlano, cercando di analizzarlo, quasi vivisezionarlo, da ogni prospettiva. La dinamica dei fatti viene spesso affiancata alle voci prive di fondamento e alle teorie di complotto. Molto importanti, fin dai primi istanti successivi all’incidente sotto al Tunnel dell’Alma, sono state le testimonianze oculari che hanno permesso una ricostruzione degli eventi, ma anche di cogliere l’attimo finale di un’esistenza breve ma intensa e travagliata come quella della principessa del Galles. Tra i racconti di quella notte di fine agosto spiccano i ricordi, raccolto dal Daily Mail, del capo dei vigili del fuoco, Xavier Gourmelon e del medico Frederic Mailliez, che furono tra i primi a soccorrere Diana. Sappiamo che Lady Diana e il suo ultimo fidanzato Dodi al-Fayed lasciarono l’Imperial Suite dell’hotel Ritz a tarda notte, per la precisione alle 12:06. Ad accompagnarli fino alla Mercedes S280 c’era la guardia del corpo, Trevor Rees-Jones. Al volante l’autista Henri Paul il quale, secondo alcuni testimoni oculari, prima di intraprendere la corsa verso il tunnel, avrebbe detto ai fotografi presenti: “Non cercate di seguirci, non ci prenderete”. Alle 12:20, dopo aver lasciato Rue Cambon all’altezza di Rue De Rivoli, la Mercedes, sempre tampinata dai paparazzi, girò a destra in Place de la Concorde, per poi proseguire verso il Tunnel dell’Alma. Nei pressi del sottopassaggio, prima di schiantarsi sul 13esimo pilone a una velocità di 90Km/h, l’auto avrebbe sfiorato una Fiat Uno bianca che, negli anni, verrà usata come fantomatica prova di un presunto complotto ai danni di Lady Diana. Subito dopo l’incidente arrivò, in direzione opposta, un medico fuori servizio a bordo di una Peugeot, Frederic Mailliez, che ricorda: Ho notato del fumo nel tunnel e ho guidato sempre più lentamente, poi ho visto [la Mercedes]. All’interno c’erano due persone apparentemente già morte, mentre altre due erano gravemente ferite ma ancora vive”. Il dottore andò a prendere l’attrezzatura medica che aveva in macchina e prestò i primi soccorsi alla principessa e al suo bodyguard, senza sapere chi fossero: “Sono tornato all’interno della Mercedes e ho cercato di dare assistenza alla giovane. Era seduta sul pavimento nella parte posteriore…era una donna bellissima e non aveva ferite al viso”. Mailliez cercò di tranquillizzare Lady Diana, presentandosi in inglese e dicendole che stava per arrivare un’ambulanza. Alle 12:31 arrivò, sul luogo dell’incidente, il capo dei vigili del fuoco Xavier Gourmelon. Si rese immediatamente conto che la situazione era grave, ma anche lui non riconobbe subito Lady Diana. Al Daily Mail ha spiegato di aver visto prima Trevor Rees-Jones: “Era molto agitato, provava a girarsi, borbottando in inglese. Non riuscivo a capirlo, ma gli mandai subito un team medico” e solo in un secondo momento la principessa del Galles che, specifica, “si muoveva e parlava”. Gourmelon, aiutato dai suoi colleghi, rimosse il corpo di Dodi al-Fayed per poi concentrarsi su Diana. A tal proposito dichiara: “Sono rimasto con la passeggera. Ha parlato in inglese e ha detto ‘Oh mio Dio, cosa è successo?’. Potevo capirlo, quindi ho cercato di calmarla. Le ho tenuto la mano”. Lady D. venne soccorsa con una maschera respiratoria, un collare cervicale e una coperta isotermica metallica. In quel momento, stando alle ricostruzioni, il suo respiro sembrava normale. Quando venne sistemata nell’ambulanza, all’1:18, un capitano si sarebbe avvicinato a Gourmelon, rivelandogli l’identità della donna sconosciuta. Il capo dei vigili del fuoco prosegue: Mi ha detto chi era e poi, sì, l'ho riconosciuta, ma sul momento non l’ho fatto”. Lady Diana arrivò all’ospedale Pitié-Salpêtrère alle 2:06, dove i medici, per ore, tentarono di rianimarla e stabilizzarla. Purtroppo non ci riuscirono e alle 4:00 del mattino ne dichiararono la morte. Le ultime parole della principessa del Galles, che esprimevano tutta la sua paura, il suo sgomento, rimarranno nella Storia, come pure il terribile incidente che, forse, con qualche accortezza in più, poteva essere evitato. 

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una p

DAGONEWS il 19 giugno 2021. Fermi tutti: parla il dottore che ha provato a salvare Lady Diana dopo l’incidente nel tunnel del Pont de L’Alma! MonSef Dahman ha rilasciato un’intervista al DailyMail in cui racconta cosa è successo il 31 agosto 1997. “Quell’estate non avevo preso le ferie, per la semplice ragione che mia moglie era incinta. Quel giorno avevo cominciato alle 8 di mattina, ed ero ancora di turno dopo mezzanotte: era stata una giornata abbastanza tranquilla. Finchè non è successo quello che è successo” – racconta Dahman. “Mi stavo riposando quando improvvisamente mi chiama l’anestesista Bruno Riou, che mi dice di correre al pronto soccorso. Non mi disse che c’era Lady Diana, ma solo che c’era stato un grave incidente che aveva coinvolto una giovane donna”. “L'organizzazione dell'ospedale Pitié-Salpêtrière era molto gerarchica. Quindi, quando ricevevi una chiamata del genere, significava che il caso era particolarmente serio. Sono arrivato velocemente e poi ho capito la vera serietà delle cose”. A quel punto Dahman, che all’epoca aveva 33 anni, viene informato dell’identità della donna: “C’è voluto solo un momento per rendere chiaro il motivo di tutta quella frenesia. Per qualsiasi chirurgo, è molto importante provare a salvare una donna giovane in quelle condizioni. Ma sicuramente lo è ancora di più se è una principessa”. I risultati dei raggi x che le avevano fatto appena arrivata in ospedale mostravano "emorragie interne molto gravi" nel suo torace. Di conseguenza, i medici le hanno effettuato un drenaggio. Ciònonostante, l’emorragia persisteva. Verso le 2.15 Lady D andò in arresto cardiaco. A quel punto non era più rinviabile un intervento chirurgico. "Ho fatto questa (procedura) per consentirle di respirare", spiega Dahman. "Il suo cuore non poteva funzionare correttamente perché mancava di sangue." Fu quell’intervento a far scoprire a Dahman che Diana aveva subito uno strappo significativo nel suo pericardio, la membrana che protegge il cuore. La prognosi stava peggiorando. Erano le 2.30 del mattino. Ci voleva un miracolo. Dahman e Riou a quel punto furono raggiunti al pronto soccorso dal professor Alain Pavie, forse il miglior cardiochirurgo francese. Era stato chiamato dal suo letto a casa. Se qualcuno poteva salvarla, era lui. Pavie decise che Diana doveva essere trasferita in una delle sale operatorie dell'ospedale. Sospettava che la fonte principale della sua emorragia interna non fosse stata ancora trovata. Era necessaria un'ulteriore esplorazione chirurgica. È stata questa procedura che ha scoperto la ferita più grave di Diana: una lesione alla vena polmonare superiore sinistra nel punto di contatto con il cuore. Pavie suturò la lesione. I danni fisici più significativi erano stati riparati. Ma inutilmente. Il cuore di Diana, che si era fermato prima dell’intervento chirurgica, non ripartiva. "Abbiamo provato diverse volte le scosse elettriche e, come avevo fatto al pronto soccorso, il massaggio cardiaco", dice Dahman. “Il professor Riou aveva somministrato adrenalina. Ma non siamo riusciti a farle battere di nuovo il cuore”. La squadra continuò con i tentativi di rianimazione per un’ora piena: “Ci abbiamo provato tanto, tantissimo. Abbiamo fatto tutto il possibile per questa giovane donna. Abbiamo portato a Pitié-Salpêtrière persone in pessime condizioni, più serie di quanto non fosse Diana quando è arrivata. È uno dei migliori centri in Francia per questo tipo di emergenza traumatica. E abbiamo salvato alcune di quelle persone, il che ci ha reso particolarmente felici e orgogliosi. Ma quella volta non è successo. Non siamo riusciti a salvarla. E questo ci ha colpito molto." Alle 4 del mattino i medici si sono rassegnati e hanno dichiarato la morte di Diana, ha accettato che non si poteva fare di più per rianimare il loro paziente. È stata una "decisione collegiale", ricorda Dahman. Hanno cessato tutti gli sforzi di rianimazione. La straordinaria vita di Diana, Principessa del Galles, era giunta al termine. Dahman ancora non trova consolazione se ripensa a quella notte: “quando ho lasciato l’ospedale ero esausto. Chiamai il mio primario dirgli cosa era successo - e per prepararlo al pandemonio che probabilmente sarebbe successo di conseguenza. Ero troppo stanco per fare caso ai personaggi che cominciavano ad arrivare all’ospedale, compreso il presidente Chirac. Nei giorni successivi ci fu davvero il pandemonio. Giornalisti che provavano a infiltrarsi nei reparti, troupe televisive ovunque: “Abbiamo visto persone travestirsi, spingere carrelli, cercare di ottenere informazioni. C'era molta pressione sulla nostra sicurezza." Un incidente, di cui non ha mai parlato prima, è rimasto impresso nella sua mente. "Quando stavo curando Diana indossavo i miei sabot bianchi. E ovviamente in quella situazione non presti attenzione a nient'altro che a cercare di salvare il paziente. Fu solo la mattina dopo che notai che i miei zoccoli si erano macchiati con il suo sangue. L'ospedale è molto grande e stavo camminando tra gli edifici, quando un francese si è avvicinato e mi ha detto: 'Ah, i tuoi zoccoli, mi interessano. Voglio comprarli da te. Hanno il sang bleu [sangue blu o reale] su di loro”. Inorridito, Dahman rifiutò e appena possibile pulì i sabot che aveva indossato quella notte: "Fu la fine di quella storia, ma non. Per me”. "Il  pensiero di aver perso una persona importante a cui tenevi, ti segna per tutta la vita Quando è una principessa e segui il suo funerale insieme a miliardi di altre persone, e hai cercato di salvarla, questo ovviamente ti segna. Ti segna per tutta la vita. Perché è così terribile che questa bella persona abbia avuto una fine così tragica. Quando arriva ad agosto ci penso. Era l'anno in cui è nato mio figlio e, naturalmente, ogni anniversario ci penso."

L’INCIDENTE 20 ANNI FA. Lady D, in un libro la nuova verità sullo schianto: «L’auto su cui morì la principessa Diana era da rottamare». Nel volume «Chi ha ucciso Lady D?» l’inchiesta di due giornalisti e un fotografo. Stefano Montefiori il 30 maggio 2017 su Il Corriere della Sera. La morte di Lady Diana e del compagno Dodi Al Fayed, assieme all’autista Henri Paul, nel tunnel dell’Alma a Parigi fa parte dei pochi avvenimenti che — per motivi diversi — sono rimasti nella memoria. Molti si ricordano dove erano e che cosa facevano il 31 agosto 1997, quasi vent’anni fa, quando hanno appreso la notizia. Eventi simili scatenano una quantità di teorie di complotto, e nel caso di Lady Di e Dodi fu il padre di quest’ultimo, il miliardario egiziano Mohamed Al Fayed, a esserne il motore principale.

Le dichiarazioni di Al Fayed. Oltre alla tesi iniziale di una corsa a tutta velocità per seminare i paparazzi, che in effetti vennero fermati e trattenuti dalla polizia francese per ore, Al Fayed ha sempre sostenuto che non si era trattato di un banale incidente stradale, ma che il figlio gli era stato strappato da una cospirazione della famiglia reale attuata con la collaborazione dei servizi segreti britannici, in particolare per volere del principe Carlo che pure aveva divorziato da Diana un anno prima. Mohamed Al Fayed ha evocato la possibilità che Diana fosse incinta di Dodi, sostenendo anche che la coppia aveva deciso di annunciare il fidanzamento ufficiale il primo settembre, il giorno dopo l’imprevedibile tragedia.

La nuova inchiesta. Una nuova inchiesta viene però a contraddire questi scenari da agenti segreti, offrendo dettagli in più su una delle piste seguite sin dall’inizio: l’MI6 non c’entra, l’incidente mortale fu provocato da una serie di cause. L’alta velocità dell’auto, i bicchieri di troppo bevuti da Henri Paul, e soprattutto le pessime condizioni meccaniche della Mercedes messa a disposizione dal Ritz di Parigi, l’albergo di proprietà proprio di Mohamed Al Fayed.

La nuova inchiesta. Tre giornalisti del settimanale Paris Match — Pascal Rostain, Bruno Mouron e Jean-Michel Caradec’h — hanno scritto il libro Qui a tué Lady Di? , «Chi ha ucciso Lady Di?», che esce oggi in Francia edito da Grasset, dopo avere studiato le 8.000 pagine degli atti dell’inchiesta e avere ritrovato alcune fonti fondamentali. In particolare un autista del Ritz, Karim, secondo il quale l’auto sulla quale è morta Diana Spencer «era un relitto che non avrebbe mai dovuto tornare su strada». Gli attimi precedenti l’incidente sono noti, ricostruiti grazie a uno dei primi filmati a risonanza planetaria delle oggi ubique videocamere di sorveglianza. Si vedono Diana e Dodi nella hall del Ritz, che stanno per uscire e aspettano l’arrivo della vettura di lusso. È una Mercedes 280 classe S. D ue anni e mezzo prima quell’auto era stata rubata da carcerati in licenza che se ne sono serviti per cercare di tornare in prigione in tempo alla scadenza del permesso. Ma hanno provocato uno scontro talmente violento da distruggerla quasi completamente.

«Oltre una certa velocità, perdeva la tenuta di strada». «L’assicurazione mi ha rimborsato il valore dell’auto come se fosse nuova, considerando che era ormai un veicolo distrutto, impossibile da riparare — dice Eric Bouquet, primo proprietario della Mercedes —. Io avrei voluto riprenderla e farla riparare ma mi hanno spiegato che era impossibile, troppo pericoloso». Quell’auto era destinata alla demolizione ma è stata invece recuperata da un meccanico con pochi scrupoli che l’ha rimessa su strada, resa presentabile, e rivenduta a basso prezzo a una società di noleggio di vetture di lusso che aveva tra i suoi clienti il Ritz di Mohamed Al Fayed. «Me la ricordo la Mercedes, non era affidabile — dice Karim —, avevo paura a superare una certa velocità perché perdeva la tenuta di strada. L’ho detto molte volte al mio capo, era imprudente usarla».

L’ipotesi: «Lady Diana non è morta per un complotto». Secondo Pascal Rostain, co-autore dell’inchiesta, Lady Diana è morta non certo per un complotto dei servizi britannici ma per una serie di concause. «L’autista Henri Paul aveva un tasso di 1,82 g/l di alcol nel sangue e non ha avuto il riflesso giusto quando si è trattato di schivare ad alta velocità la Uno bianca che procedeva lentamente nel tunnel. Ma soprattutto la Mercedes non era in grado di viaggiare».

"Lady Diana assassinata perché incinta": la rivelazione shock in un libro. Secondo Alan Power, autore di The Princess Diana conspiracy, la principessa fu uccisa "perché incinta del miliardario Dodi al Fayed". Il feto "aveva tra le 6 e le 10 settimane di vita". Redazione l'8 ottobre 2013 su Today.it. Lady Diana Spencer fu uccisa "perché era incinta del miliardario" Dodi al Fayed. A svelarlo è il libro The Princess Diana Conspiracy di Alan Power che rilancia così la versione secondo cui la principessa era in dolce attesa al momento della sua morte. Una notizia messa in circolo già dopo il tragico incidente sotto il ponte dell'Alma di Parigi da una radiologa, Elizabeth Dion, e da un'infermiera, Jocelyn Magellan, che sottoposero la principessa a una serie di esami prima del suo decesso. "Dion e Magellan - riporta Tmnews citando il Daily Star - riferirono che Diana portava in grembo un feto che poteva avere dalle 6 alle 10 settimane di vita. Un elemento che insieme alla imbalsamazione del corpo - effettuata per non lasciare traccia di questo figlio segreto, secondo Dion - costituirebbe la prova inconfutabile che Diana fu assassinata dalle forze speciali (Sas)". Il libro di Power rafforza dunque la tesi del complotto, tornata in auge nelle ultime settimane dopo l'annuncio di Scotland Yard di ulteriori verifiche sulla pertinenza di alcune rivelazioni, in particolare quelle del cosiddetto "soldato N." che ha accusato le Sas di aver organizzato e portato a termine l'omicidio della principessa nel 1997. Fonte: The Daily Star

Lady Diana Spencer era incinta di Dodi Al Fayed. Perciò fu uccisa, le rivelazioni in un libro. L'Huffington Post l'8/10/2013. Lady Diana Spencer fu uccisa perchè era incinta del miliardario e playboy egiziano Dodi Al Fayed. Lo sostiene in un nuovo libro dal titolo inequivocabile "The princess Diana conspiracy" l'autore, Alan Power, che torna a citare la conferma - la notizia circolò abbastanza insistemente dopo la sua morte - della gravidanza della principessa - la notizia circolò abbastanza insistemente dopo la sua morte - da parte della radiologa - dottoressa Elizabeth Dion - e di una infermiera - Jocelyn Magellan - che dopo il tragico incidente sotto il ponte dell'alma a Parigi la sottoposero ad una serie di esami. Dion e Magellan poterono accertare con i loro occhi che diana portava in grembo un feto che poteva avere dalle 6 alle 10 settimane di vita. Un elemento che insieme alla imbalsamazione del corpo per non lasciare traccia di questo figlio segreto, secondo Dion, è la prova inconfutabile che diana fu assassinata dalle forze speciali (sas). Un'altra storia quella raccontata da power che corrobora la tesi del complotto, nelle ultime settimane tornata in auge dopo l'annuncio di scotland yard di verifiche sulla pertinenza di alcune rivelazioni. Nella fattispecie quelle del cosiddetto "soldato N." che ha accusato le Sas di aver organizzato e portato a termine l'omicidio della principessa nel 1997. Tanto più che quest'ultimo da tempo è misteriosamente sparito. Secondo quanto scriveva di recente il tabloid daily star l'uomo sarebbe fuggito nel sud est Asiatico per costruirsi una nuova vita in Thailandia. L'Huffington Post

"Lady Diana uccisa perchè incinta". La rivelazione choc. Da affaritaliani.it Mercoledì, 9 ottobre 2013. A sedici anni dalla morte di Lady D una rivelazione sconvolge il Regno Unito. La principessa fu uccisa perché era incinta di Dodi al Fayed. A svelarlo è il libro The Princess Diana Conspiracy di Alan Power che rilancia così la versione secondo cui la principessa era in dolce attesa al momento della sua morte. La notizia circolava già dopo il tragico incidente sotto il ponte dell'Alma di Parigi. Era stata diffusa da una radiologa, Elizabeth Dion, e da un'infermiera, Jocelyn Magellan, che sottoposero la principessa a una serie di esami prima del suo decesso. "Dion e Magellan - riporta Tmnews citando il Daily Star - riferirono che Diana portava in grembo un feto che poteva avere dalle 6 alle 10 settimane di vita. Un elemento che insieme alla imbalsamazione del corpo - effettuata per non lasciare traccia di questo figlio segreto, secondo Dion - costituirebbe la prova inconfutabile che Diana fu assassinata dalle forze speciali (Sas)". Si torna quindi a parlare di complotto tesi tornata in auge nelle ultime settimane dopo l'annuncio di Scotland Yard di ulteriori verifiche sulla pertinenza di alcune rivelazioni, in particolare quelle del cosiddetto "soldato N." che ha accusato le Sas di aver organizzato e portato a termine l'omicidio della principessa nel 1997.

Lady Diana, gli ultimi scoop: dal figlio segreto al video per il figlio William e la sua Kate, ecco cosa c’è di vero. Oggi l'8 ottobre 2013. Le ultime svolte nel giallo più coinvolgente degli ultimi decenni hanno spinto addirittura Scotland Yard a contattare il principe Carlo. Ma ora c’è di più. Lady Diana, gli ultimi scoop: dal figlio segreto al video per il figlio William, ecco cosa c’è di vero. Continua la raffica di rivelazioni sulla morte della principessa, sul ruolo dei servizi segreti britannici, ancora sul suo grande amore per il medico pakistano. Le ultime svolte nel giallo più coinvolgente degli ultimi decenni hanno spinto addirittura Scotland Yard a contattare il principe Carlo.

IL FIGLIO SEGRETO - L’ultimissima. Secondo un nuovo libro su Diana, la principessa era incinta quando è morta, 16 anni fa. Nel suo The princess Diana conspiracy Alan Power sostiene che la radiologa Elizabeth Dion, dell’ospedale Pitié-Salpetrière di Parigi, vide chiaramente un feto di 8-10 settimane nel grembo di Diana. E anche l’infermiera che lavorava con lei lo aveva visto. La circostanza sarebbe anche confermata da documenti che si trovano nell’archivio dell’ospedale. Per questo, secondo l’autore, Diana è stata uccisa e il suo corpo è stato imbalsamato in fretta e furia.

DIANA HA LASCIATO UN VIDEO PER WILLIAM E KATE - Un’altra notizia bomba l’ha data l’americano Globe, citando fonti vicinissime alla principessa Diana. Aveva paura e sapeva che qualcuno l’avrebbe fatta fuori, così ha deciso di lasciare un video ai suoi figli. In un passaggio si rivolge a William e alla sua ipotetica futura moglie (ovviamente, all’epoca, Kate Middleton ancora non esisteva nella vita di Buckingham Palace): «Abbiate cura dei vostri figli, dite loro che li amo e proteggeteli».

DIANA E KATE - Diana immagina Kate, la moglie del suo primogenito e la definisce «bella, intelligente e indipendente». Poi aggiunge: «So che ti adorerei e che saremmo grandi amiche. Credo che tu sia una persona davvero speciale, altrimenti non avresti sposato il mio William». Le consiglia anche di fare attenzione al suo matrimonio e allo scrutinio della vita pubblica che rende tutto più difficile. Diana avrebbe avuto l’idea del video mentre registrava i suoi ricordi per la biografia poi scritta da Andrew Morton.

DIANA: LE SAS SI ASSICURARONO CHE FOSSE MORTA - Secondo il giornalista investigativo John Morgan le Sas si fermarono accanto alla Mercedes di Diana e Dodi, subito dopo l’incidente, per accertarsi che Diana avesse delle ferite mortali e che non sopravvivesse. Morgan fa notare che le motociclette mai individuate non potevano essere di paparazzi. I fotografi guidavano delle vespe, quelle erano invece moto di grossa cilindrata, del tipo impiegato dai servizi segreti.

DIANA, L’ASSASSINO UCCISO PER TIMORE CHE PARLASSE - Il fotografo milionario James Andanson voleva scrivere in libro esplosivo e raccontare come Diana venne uccisa dai servizi segreti (SCOPRI tutto). Andanson si era incontrato con lo scrittore Frederic Dard per discutere del libro, ma poco tempo dopo è stato trovato bruciato nella sua auto con 2 colpi di pistola in testa. La polizia disse che fu suicidio. Dopo poche settimane morì anche Dard. Secondo il giornalista investigativo John Morgan (che ha scritto diversi libri sulla morte di Diana) Andanson o faceva parte della squadra che uccise Diana o conosceva la verità perché era legato ai servizi segreti. Per questo sarebbe stato ucciso.

DIANA UCCISA PER COLPA DEL SUO DIARIO - Ancora una news dallo scrittore Alan Power, autore di The princess Diana conspiracy: sostiene che la principessa sia stata eliminata per colpa di un diario segreto. Diana vi annotava tutti gli scandali di corte, le amanti di Carlo, i rapporti omosessuali di palazzo che coinvolgevano personaggi importanti, le scappatelle degli altri reali. Voleva usarlo per ottenere la custodia dei figli dopo il divorzio. Ma 18 mesi dopo era morta. Il diario, secondo Power, è stato preso da qualcuno vicino a Diana e tenuto nascosto ma presto potrebbe essere pubblicato, magari all’estero.

IL POSTER DI DIANA ALL’ALMA - Il poster pubblicitario del film Diana è stato piazzato proprio accanto al sottopasso del tunnel dell’Alma a Parigi, dove la principessa è morta. La sua amica Rosa Monckton lo ha definito un gesto cinico e senza vergogna per pubblicizzare un film che non avrebbe mai dovuto essere girato.

IL SESSO ALL’ARIA DI AL FAYED. Davide Maggio su davidemaggio.it giovedì 13 luglio 2006. IL SESSO ALL’ARIA DI AL FAYED (rectius EL “SEXO AL AIRE” DE AL FAYED). Così titola il settimanale spagnolo INTERVIU’ che aggiunge, ad ormai nove anni dalla morte di Lady D e Dodi Al Fayed, un nuovo inquietante particolare che porrebbe fine ad una delle più grandi cospirazioni degli ultimi anni, chiarendone tutti i perchè. La notizia trova la sua fonte in un fotografo francese (Jean-Michel Caradec’h) che, entrato in possesso (segretamente) di tutta la documentazione relativa all’incidente dell’Alma, avrebbe studiato minuziosamente le 4000 pagine del dossier, pubblicando foto e testimonianze che, sino ad ora, erano sconosciute ai più. E’ risultata fondamentale, ai fini della ricostruzione di Caradec’h, la testimonianza di un altro fotografo francese (Romuald Rat), che ha seguito passo passo la coppia in quel di Parigi arrivando per primo sul luogo dell’incidente. “Apro la porta posteriore destra. Vedo Dodi Al Fayed scomposto sul sedile, sdraiato di fronte a me, con gli occhi semichiusi. Vedo un tappetino dell’auto sulla principessa Diana. Lo scosto per vedere se sia ancora viva e la sistemo sul basso ventre di Al Fayed che ha il sesso all’aria. Mancano pochi minuti alla mezzanotte e mezza del 31 agosto 1997.” Questo è ciò che la Brigade Criminelle di Parigi avrebbe verbalizzato quella notte dell’agosto 1997 in base a quanto dichiarato da Rat. Sarebbero, dunque, le effusioni tra Lady D e Dodi ad aver distratto il già “confuso” autista Henri Paul. Gli esami tossicologici hanno, infatti, accertato la presenza di 1.87 grammi di alcool/litro nel sangue dell’autista, quantità tre volte superiore a quella consentita in Francia. Circolava, per di più, ad una velocità inadatta alle condizioni del Tunnel. C’è di più! L’ultima foto della principessa Diana (scattata subito dopo l’apertura della portiera della mercedes su cui viaggiava) saranno pubblicato da un giornale italiano, CHI. All’interno, ci sarà una ricchissima intervista a Jean-Michel Caradec’h, il fotografo autore del libro - Lady Diana, L’enquete Criminelle, che fornisce, in dettaglio, i motivi per cui, assodato che si tratterebbe di incidente stradale, sarebbero da escludere le tantissime ipotesi susseguitesi in questi nove, lunghi, anni. Ecco l’intervista di Nicoletta Sipos per CHI nel numero da oggi in edicola.

Domanda. Quindi lei ha lavorato sul dossier della polizia?

Risposta. «Sì. Sono quattromila pagine di documenti e una quantità di foto inedite. Un materiale immenso, in parte, certo, ininfluente per il grande pubblico. Poco ci importa conoscere gli apparecchi usati per le analisi e le circostanze del reperimento di ogni prova. Ho tratto, invece, informazioni preziose dai verbali degli interrogatori, che riproduco in gran parte anche con gli errori di battitura. Qui c’è tutta la verità, almeno dal punto di vista della polizia. Ed è una verità che riesce ancora a sorprendere. L’inchiesta, infatti, è stata ampia, puntigliosa e oggettiva. Gli agenti hanno seguito tutte le tracce e perfino le testimonianze più bislacche».

D. Per esempio?

R. «Un turista inglese disse di avere visto l’incidente nel tunnel dell’Alma dalla finestra del suo albergo, l’Hotel Alma. Gli agenti andarono lì e misero agli atti, doverosamente, che da quella finestra era impossibile vedere quanto accadeva dentro il tunnel».

D. Come ha reperito il dossier?

R. «Preferisco mantenere il segreto su questo aspetto del mio lavoro. Si tratta di materiale riservato, ma ce ne sono diverse copie in circolazione, non è impossibile rintracciarlo. Prova ne sia che io ci sono riuscito».

D. Non ha tentato di ritrovare i testimoni?

R. «Per carità. Nei verbali ci sono i racconti fatti poche ore o pochissimi giorni dopo l’incidente, quando i ricordi erano ancora freschi. Da allora sono passati quasi nove anni, il tempo ha confuso i ricordi. Inoltre i testimoni hanno sicuramente letto infiniti articoli e decine di libri che hanno ricamato sui fatti a scapito dell’oggettività».

D. Per cominciare: fu un incidente o un attentato?

R. «La tesi dell’attentato emerse subito dopo la morte di Diana, lanciata dalla stampa araba, e fu immediatamente appoggiata dal padre di Dodi, il ricchissimo e potente Mohammed Al Fayed (vedi anche l’intervista di Daphne Barak apparsa su “Chi” n. 8/2006). La polizia francese l’ha presa in doverosa considerazione, ma non ha trovato neppure l’ombra di un indizio che possa giustificarla. L’automobile non portava alcun segno di manomissione, l’ingerenza dei servizi segreti nei percorsi e nelle scelte di Dodi e Diana non è mai stata confermata. Al contrario: tutte le guardie del corpo hanno testimoniato che fu solo Dodi a decidere itinerari e modalità del soggiorno, e che cambiò spesso i suoi piani».

D. Tanto basta per escludere l’intervento di un killer?

R. «Sì. Per di più, gli agenti segreti che io ho intervistato dando loro l’assoluta garanzia di anonimato mi hanno confermato che mai si penserebbe di uccidere delle personalità all’estero, come sarebbe stato il caso degli inglesi Diana e Dodi a Parigi. E mai, comunque, inscenando un incidente automobilistico, che per sua natura non è un valido strumento d’omicidio. Gli esperti hanno sempre ribadito che Diana e Dodi potevano anche salvarsi, se avessero allacciato le cinture di sicurezza».

D. Mi sta dicendo che furono uccisi da una loro leggerezza?

R. «La ricostruzione dei fatti svela una loro fragilità più sorprendente e umana, parte di una serie di coincidenze che hanno segnato il loro destino».

D. La giustizia francese ha “incastrato” l’autista, Henri Paul…

R. «Il povero Paul era un alcolista che, per di più, assumeva un farmaco antidepressivo e diversi medicinali per curare la sua dipendenza. Tutto questo è ben documentato dalle testimonianze di due medici, uno dei quali era anche suo amico. Aveva bevuto più del lecito anche quella sera, come provano le consumazioni fatte al Ritz. Inoltre era un uomo della sicurezza del Ritz, non era abilitato a guidare in condizioni estreme un’auto potente come la Mercedes 300 che gli era stata affidata. Con quei presupposti la tragedia era quasi inevitabile. Nel suo sangue si sono riscontrati 1,87 g d’alcol al litro, oltre tre volte più del limite legale, che è 0,5 g al litro».

D. I genitori di Paul hanno denunciato su “Chi” (vedi n. 36/2004) uno scambio di provette. Il sangue esaminato non sarebbe stato quello di Henri…

R. «Impossibile. Capisco e compatisco i genitori che difendono il figlio. Credo che siano anche in buona fede: probabilmente non hanno mai visto bere Paul in compagnia, i medici dicono che tendeva a bere quando era solo. Ma non è il caso di parlare d’imbrogli. Sono stati prelevati ben 5 campioni di sangue dal cuore e dall’arteria femorale. E il risultato delle analisi, eseguite in due laboratori diversi, viene confermato da test eseguiti su urina, capelli, liquido lacrimale, viscere. Che cosa si vuole di più?».

D. L’autopsia riscontrò nei polmoni dell’autista una quantità di anidride carbonica che si disse non compatibile con le modalità della sua morte…

R. «Lo so, la cosa fu citata come una prova del presunto omicidio. Ma gli esperti della polizia stabilirono che quell’anidride carbonica veniva dall’airbag esploso. No, mi creda, la tesi del complotto non regge. La verità è che Henri Paul non avrebbe dovuto essere con Diana, quella sera. O non avrebbe dovuto bere come fece».

D. Chi lo richiamò in servizio?

R. «Fu Dodi a richiederlo, perché, al suo arrivo a Parigi con Diana, monsieur Paul aveva dato buona prova di sé seminando i paparazzi. Cosa che gli aveva permesso di trascorrere due ore di pace a Villa Windsor, la splendida residenza del duca di Windsor e Wallis Simpson affittata da suo padre, Mohammed Al Fayed, per 25 anni. Da lì la coppia proseguì verso l’appartamento parigino di Dodi in Rue Arsène-Houssaye. E come terza tappa giunse al Ritz, dove c’era ormai uno spiegamento di paparazzi. Perché non si fermarono a Villa Windsor o nell’appartamento di Dodi resta un mistero. Ma la spiegazione può essere semplice: Diana adorava Parigi. Forse voleva solo fare dello shopping in città o un giro in centro. Per accontentarla, Dodi decise di puntare sull’abilità di Henri Paul che aveva finito il suo turno alle 19 e 15. E alle 22 e 05 incaricò Claude Roulet, direttore aggiunto del Ritz, di richiamarlo».

D. Risulta dagli atti che cosa spinse Paul ad accettare l’incarico, nonostante tutto?

R. «Possiamo intuirlo. Paul era il vicecapo della sicurezza del Ritz. Il capo, Jean Hocquet, si era dimesso due mesi prima e lui, comprensibilmente, sperava di ottenere l’incarico. Aveva tutto l’interesse ad accontentare il figlio del padrone. Lo accontentò anche correndo a velocità folle per sfuggire ai fotografi».

D. Sulla velocità della Mercedes gli esperti si sono divisi…

R. «Lo so bene. Si parlò a caldo di 180 chilometri all’ora, poi di 120, poi anche di 90. Noi abbiamo comunque la testimonianza di Trevor Rees-Jones, la guardia del corpo sopravvissuta all’impatto, che alla polizia raccontò: “Non è mia abitudine allacciare la cintura di sicurazza in città, a meno che non si debba andare molto veloce”. Guarda caso quella sera era l’unico ad avere la cintura allacciata».

D. Come si giustifica questa fuga a oltranza dai paparazzi?

R. «Era stata una giornata lunga per Dodi che, a quanto risulta dai verbali, aveva i nervi a fior di pelle e non voleva essere visto da estranei. Dopo vari giri tra Villa Windsor e il suo appartamento, Dodi era arrivato al Ritz nel tardo pomeriggio. L’idea di fare shopping fu rapidamente scartata. Verso le 19, mentre Diana era dal parrucchiere del Ritz, Dodi riuscì però ad andare nel negozio parigino del gioielliere Alberto Repossi. Risulta, tra l’altro, dalla testimonianza della guardia del corpo Rees-Jones, che ricorda di aver accompagnato Dodi dal gioielliere. Stranamente, in automobile».

D. Perché “stranamente”?

R. «Il buffo è che il negozio Repossi è sulla Place Vendôme, come il Ritz. Partendo dall’albergo, basta attraversare la piazza per raggiungere la gioielleria. Dunque è assurdo muoversi in auto. Dodi comunque decise di farlo e si fece dare l’anello “Dis-moi-oui”, senza peraltro pagarlo».

D. Voleva fidanzarsi davvero?

R. «L’anello Repossi sarebbe stato un dono insufficiente per un uomo ricco come Dodi. Ma era sicuramente inteso come un dono speciale. Il fatto è, vede, che Diana non l’aveva. Fu invece ritrovato nell’appartamento parigino di Dodi. Una circostanza che dà il via libera a diverse supposizioni. È possibile che Dodi volesse consegnarlo a Diana più tardi, nella serata, al termine del viaggio interrotto dalla morte. Ma possiamo pensare che Diana avesse rifiutato il dono, e il fidanzamento».

D. Risulta dal dossier?

R. «No. Questa è una mia supposizione. Lo deduco dalla crescente irrequietezza di Dodi. Il miliardario aveva prenotato un tavolo da Chez Benoît per una cena romantica, ma lui e Diana arrivarono con 40 minuti di ritardo sull’orario previsto e il tavolo era stato dato ad altri. Così ripiegarono sul ristorante del Ritz, ma anche lì andò male. Dodi, poco abituato alle conseguenze nefaste della popolarità, si sentì infastidito dagli sguardi curiosi degli altri commensali, come a farsi dire di no da una donna. Così, dopo pochi istanti, decise di farsi servire la cena nella suite che occupava con la principessa. Ma non resistette a lungo neppure lì».

D. Com’era, invece, l’umore di Diana?

R. «A giudicare dai verbali la principessa era serena e vagamente divertita. Una circostanza che può stupire, pensando che per anni Diana aveva vissuto alla Corte inglese, rigida e strutturata, dove le improvvisazioni e i colpi di testa di un Dodi sarebbero stati inaccettabili. Mettendo insieme il puzzle, io deduco che le cose non stavano andando come Dodi avrebbe voluto, ma che Diana era felice di essere a Parigi con lui. Del resto, era il suo ultimo giorno di vacanza. L’indomani sarebbe tornata in Inghilterra, dai figli. Certo, Diana era abituata al codazzo di paparazzi che per Dodi, invece, era una novità pesante».

D. I paparazzi hanno forti responsabilità, eppure la magistratura francese li ha assolti. Perché?

R. «Il giudice Hervé Stephan conclude l’inchiesta optando per un “non luogo a procedere”. I dieci paparazzi inquisiti non hanno avuto alcun ruolo nell’incidente, per il semplice fatto che arrivarono sul luogo dell’impatto “dopo” la Mercedes. Dunque non si sono macchiati neppure di omicidio preterintenzionale. E neppure possono essere ritenuti colpevoli di “omissione di soccorso”. Tra l’altro, dagli atti della polizia risulta che l’incidente avvenne alle 0 e 26 e che non più di 5 minuti più tardi transitò nel tunnel, lungo la corsia opposta, il dottor Frédéric Mailliez, un esperto rianimatore, che constatò la morte di Paul e Dodi e prestò le prime cure a Diana, somministrandole l’ossigeno che la tenne in vita fino all’arrivo dell’ambulanza. Questo non vuol dire che i paparazzi vanno giustificati. Da un punto di vista etico il loro comportamento, prima e dopo l’incidente, fu riprovevole. Ma non criminale».

D. Dove sono finite le fotografie che alcuni di loro scattarono della principessa morta?

R. «Le ha requisite la polizia. Alcune sono state consegnate spontaneamente all’ambasciata inglese. Erano, in parte, foto sconvolgenti, che non dovevano finire in pasto al pubblico».

D. Capisco, la morte non è mai un bello spettacolo…

R. «In questo caso c’è di più. Lo conferma la testimonianza di Romuald Rat, il fotografo che aprì la portiera di destra e si trovò davanti a uno spettacolo sconcertante. Diana era seduta per terra, con la schiena appoggiata al sedile della guardia del corpo Trevor Rees-Jones. La testa della principessa era coperta da un tappetino della Mercedes, scaraventato in aria durante l’impatto. Dice Rat: “Ho sollevato il tappetino per vedere se la principessa respirava ancora, e l’ho appoggiato sul basso ventre di Dodi, il cui sesso era in piena vista”. Poche parole che spiegano la vivacità con la quale Rat tenne alla larga gli altri paparazzi, impedendo loro di ritrarre una scena che dava uno sconvolgente risvolto intimo al rigore della morte. La versione può sembrare poco riguardosa o crudele, ma la testimonianza è nei verbali della polizia».

D. Romuald, comunque, non ha soccorso Lady D.

R. «In verità voleva dare una mano. Romuald, vede, ha un brevetto di pronto soccorso. Era suo dovere aiutare i feriti. Non fece nulla, perché pochi istanti dopo arrivò il dottor Mailliez. Il suo comportamento, nel complesso, si rivela corretto e perfino cavalleresco. Dall’altro canto, la scena descritta da Romuald consente una ricostruzione logica dell’incidente. Si può immaginare che Henri Paul abbia visto gli atteggiamenti di Diana e Dodi nello specchietto retrovisore e si sia distratto, mentre procedeva a velocità sostenuta, perdendo il controllo dell’auto».

D. Cosa risulta dai verbali?

R. «Costatiamo che la Mercedes si trova davanti la Uno bianca che procede nella sua stessa corsia, rallenta con una frenata, supera la Uno urtandone il faro posteriore di destra. Ma ormai Henri Paul ha perso il controllo del veicolo che va a sbattere, sulla sinistra, contro uno dei pilastri del tunnel e poi rimbalza verso il muro a destra. La Mercedes ha comunque superato la Fiat prima di schiantarsi e così il misterioso guidatore della Uno è testimone oculare del disastro. È proprio per questo che la polizia francese l’ha cercato accanitamente, come persona informata dei fatti, ma senza successo. Probabilmente l’autista della Fiat era atterrito ed è fuggito nel terrore di essere in qualche modo accusato di omicidio».

D. Non la fa troppo semplice?

R. «È la convinzione del giudice, che considera la Uno bianca in pratica estranea ai fatti anche se l’ha fatta cercare accanitamente per più di un anno. Se non ci fosse stato di mezzo il problema della Fiat “scomparsa”, l’inchiesta sulla morte di Diana si sarebbe chiusa nello spazio di un mese».

D. Mohammed Al Fayed si convinse che dietro la Fiat c’era molto di losco…

R. «Al Fayed ha portato avanti una contro-inchiesta, sbandierando l’ipotesi del complotto, per amore di padre e anche, mi perdoni la malizia, per interesse personale. L’incidente è avvenuto con un autista scelto del Ritz e un’auto presa a nolo dall’albergo. La responsabilità civile di lui, in quanto proprietario, è chiara. Trevor Rees-Jones e le famiglie di Diana e Henri Paul hanno chiesto milioni di risarcimento».

D. Si è parlato di un fotografo, Adnanson, proprietario di una Uno bianca, che avrebbe partecipato alla paparazzata su Dodi e Diana e finì suicida e bruciato…

R. «Un’altra storia assurda. Conoscevo bene Adnanson, una bravissima persona, padrone di una Uno bianca che quasi non si muoveva più nell’estate del 1997. Quel giorno d’agosto non era neppure a Parigi, ma a Saint-Tropez, figuriamoci che cosa c’entrava con Diana. Ed è vero che lo trovarono morto, ma nel 2000».

D. Niente matrimonio, niente complotto: siamo all’incidente?

R. «Tragico e orribile nella sua banalità. Fa male al cuore parlarne, tant’è che i paparazzi stessi restarono scossi. Chi ha contribuito a montare il caso dovrà risponderne alla sua coscienza, se non alla legge».

D. Quali sono i documenti più incisivi, a suo parere?

R. «L’inventario degli oggetti della principessa, tra cui un braccialetto rotto e un orecchino infilato nella plancia della Mercedes. E il tremendo schema dell’autopsia, da cui risulta che la povera Diana morì dissanguata, con il petto sfondato dall’urto, la vena polmonare e il pericardio spaccati anche per effetto della brusca decelerazione che portò l’auto dai 100 chilometri all’ora a zero».

D. Era incinta Diana?

R. «Il commissario Martine Monteil stornò la domanda, dicendo che l’autopsia non mirava a stabilire un’eventuale gravidanza. Aggiunse però che non c’erano elementi per far pensare a una dolce attesa. Io posso aggiungere che una giovane donna, già madre di due figli, uno dei quali destinato a diventare re, non avrebbe accettato a cuor leggero una nuova gravidanza. M’insospettisce anche l’enorme pubblicità data alla love story di quell’ultima estate con Dodi».

D. Come mai?

R. «Noi sappiamo per certo che Diana ebbe una relazione con il medico pachistano Hasnat Khan. Si amarono in segreto per tre anni e il mondo non ne seppe mai niente. Anzi, quasi certamente Diana era ancora innamorata di Hasnat, quando incontrò Dodi. L’attrazione c’era, ma da qui a ipotizzare un legame forte, per la vita…».

D. Che cosa si evince dal dossier sul conto di Mohammed Al Fayed?

R. «Uno dei punti che mi ha colpito è che Al Fayed, arrivato a Parigi per portare in patria le spoglie mortali del figlio, prelevò senza pensarci tutto ciò che si trovava nella sua suite, inclusi gli abiti di Diana. Al termine dell’autopsia, quando si trattò di comporre il corpo della principessa nella bara, le infermiere non avevano di che rivestirla. Pensi: una donna che due mesi prima aveva fatto battere all’asta per beneficenza 79 abiti per tre milioni e 250 mila dollari! Fu poi la moglie dell’ambasciatore inglese, Sylvia Jay, a offrire alla donna più elegante del mondo un abito nero da cocktail e un paio di scarpe per l’ultimo viaggio».

D. Un’ultima domanda: com’è che il suo libro arriva proprio ora?

R. «Da un canto ho dovuto pazientare molto per ottenere i documenti. Dall’altro, ho stretto i tempi, perché a breve arriveranno i risultati dell’inchiesta inglese che pretenderà di avere trovato la verità totale. Anche se l’inchiesta inglese si basa al 95 per cento su quella francese, e il lavoro più rilevante degli inglesi è stato quello di tradurre i testi dei verbali parigini. Del resto, che altro si poteva pretendere quasi nove anni dopo quei drammatici eventi?».

D. Secondo lei, l’inchiesta francese, e poi quella inglese, metteranno la parola fine alla storia umana di Lady Diana?

R. «No. Questa è la verità della polizia, ma c’è la verità dei cuori. Insomma, resta ancora spazio per ipotesi e sogni. E poi, sappiamo bene che Diana è un mito. E i miti non muoiono. Pensi alle vicende di Marilyn Monroe e di John Kennedy. Pensi al re del rock, Elvis Presley, che molti fan credono ancora vivo. Potremo sapere ogni virgola della morte di Diana: non saranno i verbali della polizia a sciogliere il mistero della sua fine nei nostri cuori».

Lady Diana, le rivelazioni shock dai nastri con la sua voce: "Così affrontai Carlo per la sua amante". Le registrazioni furono effettuate durante colloqui-confessione con l'uomo che le insegnava a parlare in pubblico, 4 anni prima della tragedia dell'Alma. La principessa racconta del matrimonio senza amore, entrando anche nei dettagli della vita coniugale, e di ciò che le rispose la regina quando andò a chiederle aiuto in lacrime. La Repubblica il 30 luglio 2017. L'infatuazione per una delle sue guardie del corpo. Il principe Carlo che riteneva essere un suo diritto avere un'amante. La regina Elisabetta II che, quando le palesò le difficoltà nel suo matrimonio con il principe di Galles, le rispose che Carlo era "senza speranza" e non seppe darle altro aiuto. A vent'anni dalla morte, la memoria della principessa Diana non trova pace. Le nuove rivelazioni, però, stavolta non arrivano dai tabloid: a svelare dettagli della sua vita privata e della sua infelicità è la stessa Lady D, o meglio, la sua voce registrata durante le conversazioni con Peter Settelen, un professore americano che tra il 1992 e il 1993 le insegnò a parlare in pubblico. I colloqui furono registrati a Kensington Palace quattro anni prima della scomparsa della principessa. In essi Diana racconta un matrimonio senza amore, rivelando anche dettagli della sua vita sessuale, e aggiunge che sulla relazione con Carlo pesò sempre l'ombra di Camilla Parker Bowles, oggi moglie del principe di Galles. Vent'anni fa, il 31 agosto 1997, moriva Lady Diana. La principessa. A poco più di un mese dall'anniversario ufficiale della sua scomparsa, Kensington Palace pubblica sei foto inedite di vita regale, Diana incinta con William in braccio. Diana e Harry, con i due principini. E cresce l'attesa per il loro documentario-confessione, Diana, our mother: her life and legacy, in onda lunedì 24. Il Regno Unito è pronto a ricordare la principessa più amata, e ha già cominciato le celebrazioni. I tabloid britannici rilasciano anticipazioni, e raccontano l'ultima telefonata tra Diana e i suoi figli. Una chiamata "frettolosa" poche ore prima dell'incidente d'auto a Parigi, in cui perse la vita insieme al suo compagno Dodi al-Fayed. I due principini avevano allora 15 e 12 anni e si trovavano a Balmoral, la residenza della regina Elisabetta II, in Scozia. "Era lei che parlava da Parigi, non posso ricordarmi esattamente cosa dicesse (...). Ma rimpiangerò probabilmente per tutto il resto della vita quella telefonata che è stata così breve", spiega Harry nel film realizzato dalla rete Itv. William invece ricorda il contenuto della conversazione ma dice di non volerlo rivelare: "Mio fratello ed io avevamo una fretta terribile di salutarla... Se avessi saputo cosa sarebbe accaduto, ovviamente, non sarei stato così indifferente". I due principi ricordano la grande gioia di vivere della madre, una donna che capiva "la vita reale fuori dal palazzo", e i suoi incoraggiamenti ad essere "disobbiedienti". Diana, la principessa con lo sguardo malinconico ma felice quando era con i suoi due figli. Che metteva caramelle nei loro calzini, che li faceva sempre ridere, che era irreverente. E William che dice: "La sentivo con me quando mi sono sposato con Kate, parlo sempre ai miei figli della loro nonna che non c'è". Le registrazioni erano già andate in onda nel 2004 sulla televisione statunitense e avevano suscitato un tale clamore che la Bbc aveva abbandonato il progetto di farle conoscere in Gran Bretagna. Ora, a 20 anni dall'incidente d'auto nel tunnel dell'Alma a Parigi, rispuntano fuori e potranno ascoltarle anche i sudditi britannici, perché Channel 4 ha deciso di raccoglierle in un documentario intitolato 'Diana: in her own words'. Inutili sono stati tutti i tentativi del conte di Spencer, fratello di Diana, di bloccarlo: il documentario andrà in onda domenica prossima. Buckingham Palace è la residenza ufficiale dei sovrani britannici dal 1837 e come ogni estate apre le sue porte al pubblico, mentre i reali soggiornano a Windsor. Ma quest'anno c'è una grande novità: per la prima volta, infatti, verrà aperta al pubblico la "stanza segreta" di lady Diana, l'ex principessa del Galles morta tragicamente nel 1997. I visitatori potranno ammirare - tra le altre cose - varie immagini che ritraggono i figli della principessa, William e Harry. Parte dei contenuti di quelle conversazioni-confessioni sono state anticipate oggi dai domenicali britannici. Nelle registrazioni Lady Diana si lascia andare a ruota libera. Tra gli episodi raccontati, anche l'incontro con la regina alla quale lei confessò in lacrime il disagio per quel suo matrimonio senza amore. "Andai dalla "Grande Signora" piangendo e le dissi: "Cosa devo fare?" E lei mi rispose: 'Non so cosa devi. Carlo è senza speranza'. E quello fu il suo "aiuto"". Diana parla anche sinceramente della sua bulimia e racconta come conobbe Carlo, quando aveva solo 17 anni. All'inizio, ammette, non rimase affatto "colpita" da quest'uomo più grande. Lui invece le stava addosso come un "brutto sfogo sulla pelle". Prima di sposarsi, si incontrarono solo 13 volte. Nel documentario Lady D rivela infine che affrontò direttamente il marito sulla sua relazione con Camilla: "'Perché? Perché ti tieni questa donna intorno? E lui rispose: 'Mi rifiuto di essere l'unico principe del Galles che non ha mai avuto un'amante'". Nel video c'è anche la testimonianza dell'insegnante di ballo di Diana, Anne Allen, che racconta di quando nonostante la sua "enorme timidezza", la principessa si fece coraggio e chiese a Camilla Parker Bowles di "lasciare perdere suo marito". Diana racconta anche della sua infatuazione per un uomo misterioso. "Quando avevo 24 anni, mi innamorai profondamente di qualcuno che era parte di tutto questo". Il riferimento è a Barry Mannakee, un agente della squadra a protezione della Famiglia Reale che più tardi morì in un incidente di motocicletta; Lady D lascia capire di esser stata anche disposta ad abbandonare tutto per lui. Secondo Diana, la famiglia reale sapeva. "Ma non c'era alcuna prova. Non avrei mai giocato con il fuoco, ma lo feci e mi bruciai. Tre settimane dopo che se ne era andato, rimase ucciso in un incidente di moto. Ed era stato la cosa più bella che avessi avuto".

DAGOREPORT. l'1 settembre 2017. Dal "Daily Mail". Oggi ricorre il sedicesimo anniversario della morte di Lady Diana. Da quella tragica domenica di agosto del 1997, in cui l'auto sulla quale viaggiava con il compagno Dodi al-Fayed si schiantò contro un pilastro nel tunnel di ponte dell'Alma, a Parigi, le ipotesi di complotto non si sono mai placate. Ancora oggi in molti sono convinti che quello che uccise la principessa non fu un incidente, ma un vero e proprio omicidio, voluto dai servizi segreti britannici e commissionato dalla famiglia reale. Diana infatti non solo era "colpevole" di aver divorziato dal principe Carlo, ma soprattutto era la sua nuova relazione con il figlio del magnate egiziano Mohammed al-Fayed a dare fastidio alla corona. Inoltre, pare che, poco prima di morire, Diana avesse scoperto di essere incinta, e che avesse intenzione di trasferirsi in California col suo fidanzato, portando i figli William e Harry con sé verso una nuova vita. La giornalista del "Daily Mail" Sue Reid afferma di essere convinta del fatto che l'incidente alla Mercedes di Diana non fu una casualità. Né tantomeno, secondo lei, fu colpa dell'autista Henri Paul, come si disse subito dopo. L'uomo fu infatti accusato, anche nelle ricostruzioni ufficiali, di essere ubriaco mentre era al volante. La reporter dice di aver, da allora, indagato a fondo sulla vicenda, e di aver sentito personalmente decine di testimoni. La Reid racconta anche di aver parlato con una fonte molto affidabile dei servizi segreti britannici. Nel corso delle sue indagini, ricorrevano spesso i nomi di due agenti in particolare (indicati anche in una lettera anonima che Sue ricevette anni fa), che a quanto risulterebbe anche all'intelligence russa, che in quel periodo stava tenendo d'occhio i movimenti degli agenti britannici, la sera del 31 agosto 1997 erano a Parigi. Parenti stretti e amici di Henri Paul sono pronti a giurare che l'autista non aveva affatto il vizio del bere. Inoltre la giornalista del "Daily Mail" fa notare che i tanti testimoni dei fatti di quella sera, da chi assistette all'incidente fino ai medici che visitarono e imbalsamarono il cadavere di Lady D., non furono presi in considerazione. Eppure sono diversi i punti della ricostruzione ufficiale che non tornano. A cominciare dal ruolo che effettivamente ebbero le vetture che si trovavano dietro (una berlina scura) e a fianco (una Fiat Uno bianca) della Mercedes subito prima dell'impatto, e soprattutto di una moto che precedeva di pochi metri l'auto in cui morì Diana. Stando a quanto racconta un testimone oculare, che osservò la scena dallo specchietto retrovisore della sua macchina, dalla moto partì uno strano flash seguito da un boato, che spinse Paul a sterzare bruscamente e che gli fece perdere il controllo dell'auto. Lo stesso testimone racconta di aver visto uno dei due uomini che erano sulla moto scendere e avvicinarsi all'auto, guardare dentro e fare un cenno con le braccia al guidatore. Un gesto che viene usato informalmente in campo militare per dire "missione compiuta". Subito dopo, l'uomo sarebbe risalito sulla motocicletta e i due sarebbero ripartiti a tutta velocità. Secondo Sue Reid i due potevano essere proprio gli 007 britannici. Una teoria che la fonte dei servizi segreti le avrebbe confermato. A quanto sostiene quest'ultima, l'intenzione non era di uccidere Diana, ma solo di ferirla, per spaventarla e mandarle un chiaro messaggio. Tutto quello che seguì l'incidente, la colpa data all'autista e ai paparazzi, secondo la giornalista fu solo una messinscena.

A 20 anni dalla morte, la vera storia di Lady D nel libro “Diana: Her true story”. Il giornalista Andrew Morton il 17 giugno pubblicherà in un volume le registrazioni, finora tenute segrete, che la principessa di Galles gli donò nel 1991. Dove racconta tutto il suo dolore per gli obblighi di corte e i tradimenti e l'indifferenza del marito Carlo. Chiara Dalla Tomasina su iodonna.it il 17 giugno 2017. Tradimenti continui, pianti ininterrotti, obblighi di corte intollerabili e una totale mancanza di attenzione e di considerazione anche dalle persone a lei più vicine: i 15 anni di matrimonio di Lady Diana con il principe Carlo d’Inghilterra sono stati terribili. È lei stessa ad aver raccontato nel 1991, tramite decine di registrazioni audio, che cosa davvero avveniva dietro le porte e i muri delle varie dimore reali, e le situazioni descritte da Lady D, poi soprannominata “la principessa triste”,  sono a dir poco inquietanti. In occasione del ventesimo anno dalla sua morte, avvenuta in un incidente automobilistico a Parigi il 31 agosto del 1997, il giornalista Andrew Morton, già autore di diverse biografie su Lady D, ha messo per iscritto e pubblicato nel libro Diana: Her True Story — In Her Own Words tutte le registrazioni audio che gli erano state consegnate dalla principessa di Galles in persona, con la promessa, però, di mantenerle segrete. La promessa è stata disattesa: il libro, che sarà in vendita dal 17 giugno ed è un’edizione aggiornata e arricchita di un precedente volume del 1992, delinea il ritratto di una donna completamente sola, soggetta a pesanti obblighi di corte ai quali non era assolutamente abituata e che mal tollerava, non amata dalla Regina, circondata da persone che non facevano altro che riprendere e criticare i suoi comportamenti. La relazione con il marito Carlo, poi, è stata devastante per lei e la frustrazione accumulata e la bassa autostima l’hanno portata, già prima delle nozze, verso la spirale della bulimia. “Carlo, solo una settimana dopo avermi chiesto di sposarlo, mi mise la mano sulla pancia e mi disse che ero un po’ paffutella”, racconta la principessa nel libro, “e quel gesto scatenò qualcosa dentro di me”. Da quel momento, Diana è passata ad abbuffarsi e poi vomitare tutto in segreto, con il personale di corte che era al corrente della situazione e gli esterni che, invece, si chiedevano come potesse una persona mangiare così tanto e restare sempre magra. “La prima volta che ho misurato l’abito da sposa, avevo 79 centimetri di circonferenza della vita”, ha rivelato Diana nelle registrazioni, “il giorno del matrimonio sono arrivata a 58 centimetri. Mi sono ridotta a pelle e ossa da febbraio a luglio”. I tradimenti di Carlo con Camilla, poi diventata sua moglie nel 2005, erano tutt’altro che segreti per lei: “Rabbia! Rabbia! Rabbia! Perché Carlo non riesce a essere onesto con me?”, si chiede la madre di William ed Harry. L’episodio più significativo del malessere di Diana avviene quando lei era in attesa del suo primogenito, nel gennaio del 1982 e si trovava a Sandringham, la residenza della Regina a Norfolk. “Quando ero incinta di William da quattro mesi, continuavo a ripetere a mio marito che mi sentivo disperata e che non avevo più lacrime. Piangevo di continuo. Lui, per tutta risposta, mi disse che non mi voleva ascoltare perché le mie erano lacrime senza nessuna ragione, quindi è uscito per andare a cavallo e mi ha lasciata sola”. Ecco che Diana medita, e purtroppo cerca di realizzare, un gesto estremo: “Mi sono buttata giù dalle scale. La regina, quando l’ha saputo, era assolutamente inorridita, scossa, spaventata. Carlo, invece, è rimasto fuori dalla porta senza mai nemmeno entrare”. Il principe di Galles, quando ha saputo del tentativo di suicidio della moglie, non ha nemmeno cercato di comprenderne le ragioni profonde, né le è stato vicino in quel letto di ospedale. Il feto fortunatamente non subisce danni e Diana termina la gravidanza: il 21 giugno 1982 nasce il Principe William. Il totale disinteresse del marito nei suoi confronti si manifesta in decine di altri episodi: quando, durante una visita ufficiale a Vancouver in occasione dell’Expo 1986, dopo aver camminato tutto il giorno senza aver toccato cibo a causa di impegni istituzionali, Diana ha più volte chiesto a Carlo di fermarsi per mangiare qualcosa. Lui ha ignorato tutte le sue richieste e lei è svenuta in mezzo alla strada, poi portata in hotel dal personale di corte, mentre lui ha continuato il suo percorso come se niente fosse. Non solo: al suo ritorno in albergo, Carlo le disse che non avrebbe dovuto metterlo così in imbarazzo, ma che avrebbe dovuto svenire in un posto dove non poteva essere vista. Quella sera la coppia reale aveva un ricevimento, al quale Diana non si sentiva di partecipare. Gli aiutanti della principessa hanno invano tentato di spiegare a Carlo che Diana avrebbe dovuto riposare, ma lui si impose: “Deve venire assolutamente stasera, altrimenti le persone penseranno che c’è qualcosa di terribilmente strano in lei”. Gli amici della principessa erano sempre più preoccupati, ma lei finì per allontanarli, perché non voleva coinvolgerli in situazioni difficili e più grandi di loro. E, questo, la portò a un isolamento ancor più totale. All’esterno Diana era vista come una persona viziata, che stava facendo impazzire il “buono e paziente” Carlo, ma nessuno capiva che “io avevo bisogno di riposo, di pazienza, di attenzioni e di tempo per adattarmi a tutti i ruoli che mi sono richiesti”, come ha spiegato in uno degli audio. Per sfogare la sua frustrazione all’indifferenza di Carlo e alla rigida etichetta di corte, Diana spesso si tagliuzzava braccia, petto e corpo con dei vetri o dei coltelli: una volta si è persino gettata contro una vetrata di Kensington Palace. Si è poi presentata davanti a Carlo coperta di sangue, e lui, ancora una volta, non ha avuto nessun tipo di reazione. Suo marito, poi, non perdeva occasione di screditarla anche davanti ai loro stessi figli. Una volta Diana ha portato William in piscina, quando era molto piccolo. “A un certo punto il bimbo mi disse: ‘Sei la donna più egoista che abbia mai conosciuto. Tutto ciò che fai è pensare a te stessa”. Diana ci rimase di sasso, era stordita che un bimbo di soli tre anni potesse fare un’osservazione del genere. “Gli ho chiesto dove avesse sentito quella frase”, ha raccontato Diana, “e lui rispose che suo papà la ripeteva sempre. Eppure, l’unica cosa di cui vado veramente fiera è proprio di non essere mai stata una persona egoista”. Triste e disperata sì, ma non egoista.

Il regno di Lady D. Enrico Franceschini su La Repubblica il 28 agosto 2017. Sono passati vent’anni dalla scomparsa della “principessa del popolo”, tra teorie complottiste, verità scottanti, implicazioni politiche. Eppure la Casa Reale oggi è più forte che mai. La telefonata che avrebbe potuto distruggere la monarchia arrivò al castello reale di Balmoral, in Scozia, all’una di notte. Rispose Robin Janvrin, vice segretario privato della regina: "C’è stato un incidente d’auto, Diana è gravemente ferita, il fidanzato Dodi al Fayed è morto", comunicò da Parigi l’ambasciatore britannico. Il segretario svegliò Sua Maestà e Carlo, che dormivano in camere adiacenti. La sovrana non ritenne necessario andare a confortare il figlio, né che per il momento fossero avvertiti i nipoti, William e Harry. Mentre l’erede al trono si dibatteva sulla decisione se correre a Parigi, una seconda telefonata dall’ambasciatore sciolse il dilemma: anche Lady D aveva perso la vita. A quel punto Carlo chiamò Camilla: "Daranno la colpa a me", disse disperato all’amante, immaginando subito tutto quello che sarebbe accaduto. Eppure, vent’anni dopo, l’anniversario della tragica scomparsa della “principessa del popolo”, come la ribattezzò Tony Blair, trova la monarchia più solida che mai: Elisabetta II a 91 anni al massimo della popolarità con il 96enne Filippo “pensionato” ma ancora al suo fianco; Carlo in paziente attesa di diventare re; Camilla non più vista come l’usurpatrice ma accettata quale futura “principessa consorte” se non regina; William e Harry maturati e tranquilli, il primogenito a sua volta destinato al trono con il conforto di una moglie perfetta, Kate, e i due piccoli deliziosi eredi che gli ha sfornato, George e Charlotte; il fratello minore, un po’ discolo e ribelle, calmato dal lungo servizio militare nell’esercito e da un amore finalmente stabile con l’attrice hollywoodiana Meghan Markle. Il ritratto di una grande famiglia serena, non più tormentata dal fantasma di Diana. Lo spettro è diventato “la mammina migliore del mondo”, nel ricordo affettuoso dei figli, vanificando i veleni che aveva scatenato, incluse le teorie di un complotto per assassinarla. Come nell’inevitabile lieto fine delle fiabe, anche questa, nonostante il maligno colpo di scena, sembra terminare con tutti che vivono felici e contenti. Paradossalmente, l’episodio più grave e destabilizzante nella storia recente dei Windsor è servito a rafforzarli, perché Carlo ha avuto la moglie che ha sempre voluto, i sudditi hanno finito per affezionarsi a Camilla, William e Harry apparentemente non sono rimasti traumatizzati ma, rendendo pubblico il loro dolore, sono sempre più amati, e l’arrivo di Kate ha fornito al regno una “lady K”, nuova versione di Lady D, contribuendo a democratizzare la casa reale con l’ingresso per la prima volta di una “plebea”. Perfino i personaggi per così dire minori di questa saga che ha catalizzato l’attenzione globale, il maggiordomo in possesso di chissà quali segreti, l’amante della principessa e presunto vero padre di Harry, si adeguano all’happy ending. A vent’anni di distanza, gli unici a pagare sono l’ex premier Blair, in quei giorni artefice del provvidenziale salvataggio della monarchia, ora snobbato dalla famiglia reale, e Mohammed al-Fayed, il suocero mancato di Diana, che non ha potuto avere il processo per inchiodare quelli che riteneva i responsabili di un pluriomicidio e non è più nemmeno proprietario dei grandi magazzini Harrods.

EFFETTO CAMILLA. "Eravamo in tre in questo matrimonio". Quando Diana fece questa affermazione in tv, Camilla giurò alle amiche: "Non voglio più uscire di casa". Era consapevole di essere "il nemico pubblico numero uno". Non fuggì per l’imbarazzo e davanti agli attacchi per una sola ragione, sostiene Penny Junor, autrice di The Duchess: the untold story, sua nuova biografia: "Per amore di Carlo. Ed è stata lei a ridargli la vita. Camilla lo ha aiutato a ritrovare se stesso, a ridargli fiducia. Il divorzio e poi la morte di Diana lo avevano distrutto. Senza Camilla, Carlo non ne sarebbe uscito. Sarà lei la forza nascosta dietro la corona". E benché i piani ufficiali, quando Carlo salirà al trono, siano di darle il titolo di “principessa consorte”, mai avuto prima dalla moglie di un re, Junor crede che finirà per essere chiamata regina. "Può darsi", concede Carlo. "Non si sa mai", dice lei. "A decidere - prevede Tom Hickman, avvocato costituzionalista - saranno loro due".

IL PRINCIPE RISORTO. Il suo epitaffio rischiava di diventare: "Vorrei essere il tuo Tampax", la frase che Carlo disse a Camilla in un momento di effusioni. Invece il principe di Galles, a lungo considerato il responsabile morale se non materiale della morte di Diana, è riuscito a liberarsi dallo stigma del marito capriccioso e infedele. Biografie e giornali hanno rivelato che non era tutta colpa sua: il matrimonio fu imposto per dare all’erede una moglie vergine, bella e di sangue blu, ma li separavano età, affinità e carattere. Da dieci anni lui era innamorato di Camilla, la prima donna con cui è andato a letto, troppo grande (ha un anno e mezzo più di lui), smaliziata e soprattutto non vergine per poterlo sposare. È diventata la sua seconda moglie. Una recente foto li ritrae incapaci di restare seri di fronte a un balletto che mima un atto sessuale: davvero sono fatti l’uno per l’altra. "Dopo la morte di Diana, Carlo era un uomo arrabbiato e depresso", afferma sempre Penny Junior. "Ora è felice e rilassato. E questo lo rende un principe migliore, molto più popolare".

MAMMA PER SEMPRE. Harry: "Era la nostra mamma e lo è ancora. E per noi è stata la mamma migliore del mondo. Ci ha inondati di amore". William: "Era molto informale e ci faceva tanto ridere. Capiva che c’è una vita al di fuori delle mura di palazzo reale". Nel documentario che sarà trasmesso dalla Bbc per il ventesimo anniversario della morte, i due fratelli hanno parlato per la prima volta della madre, ammettendo di avere sbagliato a rimuovere a lungo lo shock per la sua scomparsa e rivelando di avere molto sofferto. Kate non ha fatto dichiarazioni pubbliche, ma indossa spesso l’anello di fidanzamento che le regalò William: un anello di Diana. I tre sono così legati da sembrare talvolta un terzetto: "Kate è la sorella che non ho avuto", dice Harry. Potrebbero diventare un quartetto, se lui sposerà Meghan, l’attrice con cui fa coppia da mesi. E il ricordo di Diana non ha impedito ai due fratelli di instaurare un buon rapporto con la matrigna Camilla. Poteva diventare una guerra di famiglia, invece tutti sembrano comportarsi con umanità e comprensione. "Non avete idea di che vita normale facciamo io e William", rivela Harry, promettendo: "La nostra generazione modernizzerà la monarchia". Ha già cominciato a farlo.

LA MONARCHIA È SALVA. Con una lettera che il figlio ricorda come «bullismo», fu Filippo a imporre a Carlo di sposare Diana. Dopo il divorzio, Filippo scrisse a Diana: "Non riesco a capire come un uomo possa lasciare una donna come te per una come Camilla". La regina ammonì Carlo che doveva lasciare Camilla. Per ripicca, al suo rifiuto, Sua Maestà rifiutò di partecipare al cinquantesimo compleanno del figlio, dove c’era anche Camilla. Ma è acqua passata. Regina e moglie del futuro re ora appaiono insieme a cerimonie pubbliche. Pur senza amarla, Elisabetta e Filippo riconoscono che Camilla ha salvato Carlo dalla depressione. E di conseguenza ha salvato anche la monarchia.

IL MISTERO DEL PADRE. L’ex maggiore, per cinque anni amante di Diana, è ritenuto da molti il padre di Harry: il principe ha i capelli rossi come lui e i due si somigliano come gocce d’acqua. Ma qualche mese fa Hewitt ha dichiarato: "Non sono il padre di Harry. Il principe è nato prima che iniziasse la mia relazione con la principessa. Erano solo bugie per vendere giornali". Andato in pensione dall’esercito, Hewitt vive solo nel sud dell’Inghilterra. Recentemente è stato colpito da un infarto.

IL SEGRETO DEL MAGGIORDOMO. "La mia roccia", diceva Diana del suo fido maggiordomo Paul Burrell. Scomparsa lei, la roccia è andata in mille pezzi: Burrell ha scritto libri di rivelazioni o meglio gossip sulla principessa, partecipato a reality show come il Grande Fratello, ed è stato perfino processato per furto di oggetti appartenenti alla casa reale. Quest’anno, nove mesi dopo avere divorziato dalla moglie e madre dei suoi due figli, ha fatto coming out annunciando di essere gay e di volersi sposare con Graham Cooper, suo segreto compagno da un decennio. "Lady D era l’unica a sapere della mia omosessualità", ha dichiarato. Il loro ultimo segreto.

REGINA INGRATA. L’intervento di Tony Blair per convincere la regina a tornare Londra, mettere la bandiera a mezz’asta in segno di lutto e mostrare cordoglio, risultò decisivo nel risollevare le quotazioni della monarchia, come racconta anche il film The Queen. Ma pur seguendo il consiglio dell’allora premier, Elisabetta non gli ha mostrato gratitudine. Non ha nominato Blair membro dell’Ordine della Giarrettiera, una prassi per gli ex premier. E non lo ha invitato al matrimonio di William e Kate: uno sgarbo voluto. Forse non gli ha mai perdonato di averle fatto lezione su come si regna.

LE TEORIE DEL COMPLOTTO. Con l’angoscia del padre che ha perso un figlio e il sostegno della sua considerevole fortuna, Mohammed al Fayed, uomo d’affari egiziano trapiantato a Londra, fu il motore della teoria del complotto. O meglio, “delle” teorie: sulla morte di Diana sono circolate 175 diverse ipotesi di cospirazioni, da quella di un commando delle Sas, le forze speciali dell’esercito britannico, che avrebbe accecato l’autista con un raggio laser facendolo sbandare, alla premonizione di Diana medesima, in una lettera al fido maggiordomo Paul, in cui scriveva "c’è un complotto per uccidermi con un finto incidente d’auto", nove mesi prima di morire in quel modo. Ma due indagini giudiziarie, una francese, una britannica, le hanno smentite tutte, concludendo che a provocare l’incidente è stato l’autista: aveva bevuto troppo, preso stupefacenti e guidava troppo veloce per seminare i paparazzi. Per di più, Diana non sarebbe morta se avesse indossato la cintura (la guardia del corpo, che ce l’aveva, è stato l’unico a salvarsi), non era incinta (sarebbe stata eliminata, secondo i complottisti, per impedire che William avesse un fratellastro musulmano) e non si accingeva a sposare Dodi ("ho bisogno di un altro matrimonio come di un’eruzione cutanea", confidò a un’amica prima dell’incidente). Sebbene non convinto, al Fayed ha infine rinunciato a combattere. E sette anni fa ha venduto Harrods al Qatar per 1 miliardo e mezzo di sterline, incluso il monumento molto kitsch a Dodi e Diana, davanti al quale i turisti continuano a fotografarsi, da lui eretto in fondo alle scale mobili dei grandi magazzini. L’ennesimo paradosso: la statua della donna che ha fatto tremare la monarchia, relegata per sempre in un sottoscala.

La teoria di Anonymous: "La morte di Lady Diana non fu un incidente". Francesca Rossi su Il Giornale l'8 Giugno 2020. Il gruppo di hacker di Anonymous sostiene di avere le prove che smaschererebbero la royal family inglese, dimostrando che la morte di Lady Diana non fu un incidente, ma un omicidio. Il gruppo di hacker famoso in tutto il mondo con il nome di Anonymous sostiene di possedere i documenti che smentirebbero la versione ufficiale sulla morte di Lady Diana, avvenuta il 31 agosto 1997 nel tunnel dell’Alma, a Parigi. Per anni giornalisti, esperti e scrittori si sono interessati alla prematura scomparsa della principessa del Galles e del suo fidanzato, il miliardario egiziano Dodi al-Fayed. Sono state scritte pagine di giornali e di libri, riempiti di parole interi documentari televisivi su queste morti inaspettate ed eccellenti. Alcune ipotesi virano decisamente sul complotto che vedrebbe la royal family inglese come una sorta di “regia occulta” dietro all’incidente nel tunnel parigino. Secondo le congetture più estreme Lady Diana sarebbe stata uccisa poiché incinta di Dodi al-Fayed. Per i Windsor sarebbe stato impensabile che il principe William, futuro re d’Inghilterra, avesse un fratellastro musulmano. Dunque temendo lo scandalo, la royal family avrebbe ordinato l’eliminazione della principessa. Questa teoria si avvicina molto alla possibile trama di un romanzo e in effetti non è mai stata provata, anzi, le analisi ufficiali del caso ci dicono che Lady Diana morì in un incidente e non era incinta al momento del decesso. Non vi sarebbe nessun retroscena. Forse siamo noi che costruiamo nella nostra mente delle suggestioni per spiegarci una morte improvvisa, assurda nella sua semplicità, perfino banalità da un certo punto di vista. Ora Anonymous tira fuori un’altra possibilità. Naturalmente il condizionale è d’obbligo e ogni virgola delle affermazioni del gruppo di hacker va presa con le proverbiali pinze. Anonymous dichiara di possedere delle registrazioni che comprometterebbero la royal family, ponendola al centro della morte della principessa del Galles. L’incidente sarebbe stata una copertura per occultare l’assassinio di Lady Diana, la quale prima di morire avrebbe realizzato delle registrazioni bomba. In questi documenti audio la madre di William e Harry avrebbe raccontato di una presunta violenza sessuale subita da una dipendente di Buckingham Palace. L’aggressione sarebbe avvenuta proprio nel Palazzo reale e a quanto pare il colpevole sarebbe una persona molto vicina al principe Carlo. Qualcuno che ancora adesso lavorerebbe per l’erede al trono. Lady Diana avrebbe voluto rivelare questa storia ma la royal family, spaventata dalle conseguenze, non glielo avrebbe consentito. La questione è molto grave e delicata, ma nessuno ha ancora visto le prove di cui Anonymous ha parlato. Come sempre dovremmo mantenere un atteggiamento scettico, in cui il giudizio viene sospeso fino a quando non ci sono dati incontrovertibili. Se questi documenti esistono, basta mostrarli. Ne verrà valutata la veridicità e l’attendibilità. Intanto possiamo iniziare a ragionare su alcuni elementi che dovrebbero far suonare un campanello d’allarme nella nostra mente. Per prima cosa viene riproposta la teoria secondo cui Lady Diana sarebbe stata uccisa da un potere più grande, di fronte al quale è difficile, se non impossibile, combattere, ovvero la famiglia reale inglese. Sia nell’ipotesi di Anonymous che in quella della principessa in attesa del figlio di Dodi, vediamo Diana in una posizione di debolezza, sebbene corretta da un punto di vista morale. In un caso lei vorrebbe vivere la sua vita, un fatto giusto e normale, ma le sue presunte scelte indipendenti la portano alla morte, cioè alla privazione del diritto fondamentale a cui aspirava. Questo schema si ripropone anche nella versione di Anonymous. Lady Diana si sarebbe schierata contro un’ingiustizia e anche stavolta ne avrebbe pagato le conseguenze. Così si creano due schieramenti opposti. Da una parte Lady Diana “buona”, dall’altro la royal family “cattiva”. Una visione che appare molto semplicistica e non tiene conto della complessità di certe situazioni, delle dinamiche familiari. Inoltre il presunto movente spiegato da Anonymous non reggerebbe del tutto. Nel tunnel dell’Alma è morto anche al-Fayed, a quanto sembra estraneo ai presunti dissidi descritti dagli hacker tra Lady Diana e i Windsor. Perché coinvolgere una persona innocente, il cui nome avrebbe fatto “rumore”? Solo per “costruire” meglio la versione ufficiale dell’incidente? Sembrerebbe tutto un po’ forzato anche se tirassimo in ballo l’ipotesi dei danni collaterali. Comunque in entrambi i casi non abbiamo dati verificabili su cui lavorare, quindi il metodo di ragionamento razionale (e scientifico) ci impone di essere cauti e attendere le prove.

Le teorie del complotto su Lady Diana. Stefano Dalla Casa l'1 settembre 2018 su  wired.it. 21 anni fa moriva Diana Spencer. Assieme al suo mito, nascevano le teorie del complotto sulla sua morte. Ma quanto sono credibili? Questa settimana la rivista di gossip Novella 2000 ha pubblicato un vero scoop: esisterebbe una figlia segreta di Lady Diana. Sarebbe la conseguenza di un esperimento voluto nientemeno che dalla regina Elisabetta per verificare la fertilità di Diana Spencer prima delle nozze. Due ovuli fecondati artificialmente col seme di Carlo avrebbero dovuto essere distrutti, ma il ginecologo avrebbe deciso di impiantare gli embrioni in un’altra donna, sua moglie. Da quella maternità surrogata sarebbe nata Sarah, che ora vivrebbe in Kentucky. La faccenda, si dice, è stata insabbiata dalla Corona. La rivelazione della rivista italiana arriva, guarda caso, giusto in tempo per l’anniversario della morte di Diana Spencer. Peccato che la stessa storia fantascientifica circoli dal 2015, grazie al tabloid The Globe. Il tutto, come notò Daily Beast, sembra la trama del romanzo The Disappearence of Olivia (2011) e fuori dai tabloid non esiste uno straccio di prova sostegno. Persino il famigerato Daily Mail era scettico, e si spinse a dire che la foto di Sarah usata dal Globe era Lady Diana photoshoppata. La storia della figlia perduta di Diana Spencer inevitabilmente riporta alla ribalta le teorie del complotto sulla morte della principessa. Ma cosa affermano di preciso, e come sono nate?

L’incidente. La notte del 31 agosto 1997 Diana e il suo compagno, Dodi Fayed, si stavano spostando in auto dall’Hotel Ritz di Parigi verso un appartamento di Fayed. Guidava Henri Paul, un impiegato di fiducia della sicurezza dell’albergo di proprietà del magnate Mohamed Al-Fayed, padre di Dodi. A bordo anche Trevor Rees-Jones, una guardia del corpo di Dodi. Il gruppo si allontanò dall’albergo dopo aver depistato la maggior parte dei paparazzi con un’auto civetta, ma alcuni riuscirono comunque a mettersi all’inseguimento della vettura. Imboccando il tunnel che corre sotto il pont de l’Alma, Henry Paul perse il controllo del veicolo e si schiantò contro uno dei pilastri. I primi ad arrivare sul posto furono i fotografi che seguivano l’auto a bordo di motociclette. All’arrivo dei soccorsi, Fayed e l’autista erano morti, Diana fu trasportata all’ospedale, dove morì poche ore dopo. L’unico sopravvissuto, come gravi lesioni, fu la guardia del corpo Trevor Rees-Jones. Tolta la cornice della coppia del jet-set in fuga dalla notorietà, quello che è accaduto 21 anni non è particolarmente controverso dal punto di vista investigativo. Il ruolo dei paparazzi è stato più volte stigmatizzato dalle forze dell’ordine, dall’opinione pubblica, e anche da alcuni famigliari delle vittime, ma sembra improbabile che abbia influito significativamente sugli eventi. Sì, quella sera i fotografi come sempre erano a caccia di trofei da vendere alle riviste di gossip che ancora marciano su Lady D, e continuarono a scattare una volta arrivati sulla scena. Non ci sono però prove che abbiano causato la perdita di controllo del veicolo. È certo invece che l’autista Henri Paul aveva bevuto molto. In quel periodo stava anche assumendo alcuni farmaci in dosi terapeutiche, come l’antidepressivo Prozac. Pur essendone sconsigliata l’assunzione assieme all’alcol, secondo gli esperti sentiti dagli inquirenti sono proprio gli alcolici in eccesso (un tasso più di tre volte superiore a quello ammesso dalla legge francese) ad aver compromesso le capacità di Paul, che comunque guidava un’auto a cui non era abituato.

Il complotto. Quando si parla di teorie del complotto, invece, la cornice è tutto. È davvero tanto incredibile che una delle relitte monarchie occidentali abbia cercato di impedire con l’assassinio una relazione così scomoda? L’indomani dell’incidente, molti avranno cominciato a pensare che la versione ufficiale era sospetta, ma sembra sia stata la stampa araba a parlare per prima di complotto. Il movente era politico: Diana stava per sposare il figlio di un potentissimo magnate egiziano e di religione musulmana, e questo non era accettabile. Si diceva addirittura che la principessa si fosse già convertita all’Islam (la conversione segreta del vip è un cliché delle leggende metropolitane legate a questa religione). Il caso esplose sui media occidentali a partire dal 1998, quando fu proprio Mohamed Al-Fayed a dichiarare pubblicamente a The Mirror la sua convinzione che Dodi e Diana fossero stati assassinati. Questa non è la sola forma che ha assunto il complotto, per esempio c’è anche chi crede che Diana abbia finto la propria morte (come Elvis), ma è senz’altro quella prevalente e che è stata presa più seriamente dalle autorità. Quando nel settembre 1999 le autorità francesi terminarono le indagini affermando che era stato un incidente,  Al-Fayed infatti non accettò la questa conclusione. Negli anni successivi lanciò un’indagine privata e dichiarò che era stato l’Mi6, il servizio segreto britannico, ad agire per volontà della corona, puntando il dito su molti aspetti a suo parere non chiariti dalle indagini francesi.

Operazione Paget. Le accuse di Al-Fayed erano molto gravi per il Regno Unito, quindi nel 2004 il coroner della regina affidò un’inchiesta alla polizia metropolitana di Londra. Avrebbero dovuto indagare su ognuna delle affermazioni di Fayed e accertare se corrispondevano alla verità. Come riassume Brian Dunning nel suo libro Conspiracy Declassified (2018) quasi tutte le incongruenze nelle indagini denunciate da Al-Fayed, e che avrebbero dovuto supportare la tesi del complotto, avevano spiegazioni ordinarie e in molti casi già chiarite dall’indagine francese. Per esempio, il magnate aveva denunciato la tempestiva imbalsamazione di Diana dopo la morte, il che avrebbe impedito di accertare la gravidanza che Diana e Dodi gli avevano rivelato. Il vero motivo dell’imbalsamazione è che la salma stava per essere visitata dal presidente Chirac assieme a Carlo e alle sorelle della defunta. In altri casi non tutto è stato chiarito fino in fondo. La famosa auto vista da alcuni testimoni, forse una Fiat Uno bianca,  e che secondo le indagini forensi avrebbe toccato la fiancata della Mercedes che trasportava Diana, non è stata mai trovata nonostante le ricerche capillari. Non ha però fondamento l’accusa di Al-Fayed che aveva identificato il proprietario nel fotografo James Andanson, suicidatosi nel 2000 (per Al-Fayed era un agente segreto, poi tolto di mezzo). Anche se possedeva una Uno bianca, gli inquirenti hanno escluso che fosse coinvolto nell’incidente e i presunti legami coi servizi segreti. In ogni caso sembra difficile che uno James Bond eserciti la sua licenza di uccidere con una Fiat Uno. In questo modo sono state analizzate e indagate in tutto 175 affermazioni del magnate sulla morte dei tre. Il rapporto dettagliato di quell’indagine, chiamata Operazione Paget, è stato diffuso in rete nel 2006, confermando che si trattò di un incidente. La favola del complotto però rimarrà, come il mito di Lady Diana.

Da liberoquotidiano.it il 29 marzo 2021. Lady Diana rilasciò la storica intervista del 1995 sotto ricatto. Stando a un’inchiesta interna della Bbc, il giornalista Martin Bashir avrebbe ottenuto il suo scoop solo attraverso l’inganno. L’intervista, quella in cui Diana Spencer disse la verità sul marito Carlo e sulla sua amante Camilla, sarebbe stata indotta da una falsa ricevuta sanitaria che certificava che la tata di William e Harry, Tiggy Legge-Bourke, aveva avuto un aborto. Ma cosa c’entra Diana con la tata? Pare che la principessa fosse ossessionata da Tiggy, addirittura credeva che avesse una relazione clandestina col marito. E non solo: si era convinta del fatto che l’erede al trono volesse ucciderla e liberarsi anche di Camilla, pur di sposare la tata. Come racconta il Daily Mail, Bashir mostrò a Lady D la falsa ricevuta nel tentativo di convincerla a rilasciargli l’intervista. Anche perché una settimana prima dell’appuntamento la principessa aveva deciso di tirarsi indietro. Ma quando Diana venne ricattata, pensò subito che la tata fosse rimasta incinta di suo marito Carlo. A mettere in moto l’inchiesta fu il duca di Spencer, il fratello della principessa, che raccontò di aver partecipato all’incontro tra Bashir e Diana il 19 settembre del ’95. Lui, in particolare, annotò una serie di cose che il giornalista disse in quell’occasione e proprio i suoi appunti poi hanno spinto la Bbc a indagare. L’inchiesta è stata affidata a Lord Dyson, un giudice in pensione della Corte Suprema che ha finora interrogato 17 testimoni. L’intervista si ricorda ancora oggi per la famosa frase che Diana pronunciò parlando di Carlo e Camilla: “Eravamo in tre in questo matrimonio, un po’ troppo affollato”.

Ora spunta la verità scomoda: "Mostrò a Diana la ricevuta di aborto". Verità sconcertanti stanno emergendo dall’indagine interna avviata dalla BBC per chiarire le circostanze che indussero Lady Diana a concedere l’intervista del 1995 a Martin Bashir. Francesca Rossi - Lun, 29/03/2021 - su Il Giornale. La storica intervista che Lady Diana rilasciò alla BBC nel 1995 sarebbe stata estorta in maniera subdola dal giornalista Martin Bashir, l’uomo che raccolse la testimonianza della principessa sul suo matrimonio “affollato”, come lo definì lei stessa. Ricorderete che nei mesi scorsi i tabloid riportarono la notizia secondo cui Bashir avrebbe convinto Lady Diana a raccontare tutti i dettagli sulla sua vita a corte presentando al conte Spencer, fratello della principessa, dei documenti falsi. Si tratterebbe di estratti conto bancari che certificavano un pagamento, effettuato dai servizi di sicurezza britannici, a due dipendenti di palazzo in cambio di informazioni riservate sulla moglie del principe Carlo. La BBC, sostenuta dal conte e dal principe William, dichiarò di voler andare in fondo alla faccenda, aprendo un’inchiesta interna. Arrivano proprio ora i primi risultati dell’indagine, riportati dal Daily Mail, che scoprono il classico vaso di Pandora. Pare, infatti, che Lady Diana accettò di rilasciare l’intervista dopo aver esaminato anche una ricevuta sanitaria fasulla da cui risultava che la tata di William e Harry, Tiggy Legge-Bourke, aveva abortito. Cosa c’entra la nanny Tiggy con l’intervista alla BBC? Moltissimo. Lady Diana, infatti, era gelosissima della donna. La considerava impeccabile, perfetta, tutto ciò che lei non era. Diana si specchiava in Tiggy e vedeva tutti i suoi presunti difetti come moglie e madre. Un’ossessione e, come tale, deleteria. La principessa si era persino convinta che la nanny avesse una relazione con il principe Carlo. Davanti a lei Diana si scopriva, a torto, una perdente. C’era anche un’altra idea che le girava in testa senza lasciarla mai in pace: l’erede al trono voleva ucciderla per essere finalmente libero di sposare Camilla. Bashir avrebbe fatto leva sulle fragilità psicologiche di Lady Diana, sulle sue fissazioni per instillare in lei il dubbio che il presunto bimbo mai nato di Tiggy fosse di Carlo. Addirittura Diana, completamente soggiogata da queste insinuazioni prive di fondamento, durante una festa si sarebbe avvicinata a Tiggy e le avrebbe sussurrato: “Allora mi dispiace aver saputo del bambino”. Dopo questo episodio la storia del presunto flirt tra Carlo e la tata sarebbe divenuta un chiodo fisso per Lady Diana, al punto da richiedere l’intervento della regina Elisabetta. Sua Maestà incaricò il suo segretario privato (nonché cognato di Diana) Sir Robert Fellowes, di verificare i fatti. Non solo. Martin Bashir avrebbe calcato la mano, presentando i documenti falsi, nel momento in cui si sarebbe reso conto che Diana non era più così sicura di voler concedere l’intervista. Mancava solo una settimana al giorno concordato per le incredibili rivelazioni e il giornalista avrebbe fatto qualunque cosa pur di non perdere il suo scoop. A far emergere questa condotta manipolatoria è stato proprio Charles Spencer, che avrebbe presentato Bashir alla sorella ed era presente il 19 settembre 1995, quando i due si incontrarono per parlare della possibilità di un’intervista. Il conte avrebbe annotato ciò che disse Bashir in quell’occasione e il materiale sarebbe ora al vaglio di Lord Dyson, giudice in pensione della Corte Suprema a cui è stato affidato il caso. Dyson ha già interrogato 17 testimoni, ma l’inchiesta non è ancora conclusa. Molti dei misteri che si celano dietro l’intervista del 1995 a Kensington Palace stanno per essere svelati.

Da "Ansa" il 20 maggio 2021. La storica intervista concessa nel 1995 alla Bbc dalla principessa Diana, nella quale Lady D fece clamorose rivelazioni sulla sua crisi matrimoniale con l'erede al trono Carlo, fu frutto di "un inganno" ordito ai suoi danni dal giornalista Martin Bashir. Lo ha stabilito un'inchiesta condotta da lord Dyson, stando alle anticipazioni del rapporto finale. Il raggiro fu realizzato attraverso falsi documenti - mostrati alla stessa Diana e a suo fratello, per alimentarne il risentimento - su fantomatici controlli e iniziative spionistiche attribuite alla famiglia reale nei suoi confronti.

Luigi Ippolito per "corriere.it" il 16 maggio 2021. Gli occhi luccicanti sottolineati dall’eyeliner, il capo leggermente reclinato, la voce sommessa. Ma le parole sono pesanti come pietre: «Eravamo in tre in quel matrimonio, dunque era un po’ affollato». L’atto d’accusa finale della principessa Diana contro il marito Carlo (e la monarchia tutta), squadernato di fronte ai sudditi dagli schermi della Bbc in quella che diventò subito una delle interviste più celebri di tutti i tempi. Ma dietro quei 60 minuti a cuore aperto si celavano segreti inconfessabili, che tornano a galla dopo 25 anni. Ora alla vigilia della pubblicazione dell’inchiesta promossa un anno fa dalla Bbc sulle modalità con cui fu ottenuto quel faccia a faccia, l’intervistatore, Martin Bashir, accusato di aver circuito la principessa con una rete di menzogne pur di portarla davanti alle telecamere, ha deciso di dimettersi dalla rete britannica per motivi di salute dopo essere stato in congedo di malattia per diversi mesi.

Luigi Ippolito per il "Corriere della Sera" il 17 maggio 2021. Sono trascorsi 26 anni ma la clamorosa intervista di Diana alla Bbc continua ad assestare scosse e tremori. Stasera sarebbe dovuta andare in onda, sulla stessa emittente britannica, un' inchiesta su come il giornalista Martin Bashir riuscì a estorcere quella confessione: ma il programma è stato rinviato a data destinarsi perché sono emersi «significativi problemi legati alla possibilità di danneggiare qualcuno». In altre parole, l' argomento è troppo scottante per essere affrontato senza le dovute cautele. Nella decisione della Bbc avrà pesato il fatto che nei prossimi giorni è atteso il verdetto della commissione pubblica d' inchiesta, guidata da uno dei più autorevoli giudici britannici, sulle circostanze che condussero alla celebre intervista: all' indagine, che si è conclusa da poco, hanno pienamente cooperato sia Bashir che la Bbc . Ma a ciò si aggiunge il fatto che proprio la scorsa settimana il giornalista si è dimesso dall' emittente pubblica per gravi problemi di salute: il conduttore 58enne, che era diventato caporedattore per gli affari religiosi, nei mesi scorsi ha contratto il Covid, ha avuto impiantato un quadruplo bypass e poi ha subito un secondo intervento al cuore. Certo è che quel programma continua a perseguitare la memoria della famiglia reale. Gli occhi luccicanti sottolineati dall' eyeliner, il capo leggermente reclinato, la voce sommessa: ma le parole di Diana pesarono come pietre. «Eravamo in tre in quel matrimonio, dunque era un po' affollato»: l' atto d' accusa finale della principessa contro il marito Carlo (e la monarchia tutta), squadernato di fronte ai sudditi in quella che diventò subito una delle interviste più discusse di tutti i tempi. Ma dietro quei 60 minuti a cuore aperto si celavano segreti inconfessabili, che adesso sono tornati a galla. E che mesi fa avevano provocato lo straordinario intervento del principe William a difesa della memoria di sua madre: il duca di Cambridge si era schierato a favore dell' inchiesta sulla Bbc , accusata di aver circuito la principessa con una rete di menzogne pur di ottenere l' intervista che condusse al divorzio da Carlo. Fu una disarmante confessione quella concessa da Diana nel 1995 a Martin Bashir: la principessa puntò il dito contro l' infedeltà del marito per la sua lunga la relazione con Camilla Parker-Bowles e rivelò al mondo tutta la sua infelicità, incluse la depressione, l' autolesionismo e la bulimia. Di conseguenza, la regina Elisabetta, che in privato aveva definito l' intervista «una cosa spaventosa», ordinò che Carlo e Diana, che erano già separati da tre anni, andassero immediatamente al divorzio, che venne ufficializzato l' anno successivo. Ma ciò che è emerso poi è che Bashir convinse Diana a dare l' intervista con una serie di menzogne destinate ad alimentare la paranoia della principessa: le disse che il suo staff la spiava a favore dei giornali e dei servizi segreti, che c' era un complotto ordito dalle sue guardie del corpo e che Carlo aveva una relazione con la loro baby-sitter. Addirittura, il giornalista arrivò a falsificare documenti bancari, con l' aiuto dei grafici della Bbc , per indurre il fratello di Diana, il conte Spencer, a intercedere presso la sorella. L' effetto fu dirompente. Diana infranse il codice non scritto della famiglia reale ( Never complain, never explain , mai lamentarsi, mai spiegare), decise di raccontare la sua versione della storia e arrivò a mettere in dubbio che suo marito fosse adatto a fare il re. E l' onda d' urto di quelle parole venne solo amplificata dalla tragica morte della principessa nel 1997. Ora quella pagina si riapre. E con la monarchia destabilizzata dalla fuga di Harry e Meghan e vicina a una svolta dopo la scomparsa del principe Filippo, l' ombra di Diana rischia di nuovo di dare fuoco alle polveri.

Documenti falsi e bugie: così hanno incastrato Lady Diana. Francesca Rossi il 17 Maggio 2021 su Il Giornale. La vicenda dell’intervista estorta con l’inganno a Lady Diana, nel 1997, non è ancora chiusa e il giornalista accusato di aver manipolato la principessa si è dimesso. La scandalosa intervista che Lady Diana rilasciò alla BBC nel 1995 continua a far sentire la sua eco a 26 anni di distanza. Alla fine del 2020 esplose la notizia secondo cui Martin Bashir, il giornalista che raccolse le scottanti dichiarazioni della principessa, avesse agito in maniera sleale e illecita pur di accaparrarsi questo scoop.

L'inganno. Bashir, infatti, avrebbe presentato al fratello di Diana, Charles Spencer, degli estratti conto falsi (pare creati con l’aiuto di alcuni grafici della BBC), che risultavano emessi dai servizi di sicurezza inglesi e certificavano un presunto pagamento a due dipendenti di palazzo in cambio di informazioni su Lady Diana. Questi documenti avrebbero poi fatto leva su una certa paranoia della principessa, convinta di essere al centro di un complotto ordito dal suo staff, spingendola a vuotare il sacco sulla sua vita a corte e, soprattutto, sul matrimonio col principe Carlo. A denunciare la manipolazione fu proprio Charles Spencer, che si sentì usato e ingannato (al pari della sorella) da Martin Bashir. La BBC aprì un’inchiesta interna, i cui risultati, a marzo 2021, vennero riportati dal Daily Mail. Lady Diana avrebbe deciso di rilasciare l’intervista dopo aver visionato non solo gli estratti conto bancari, ma anche una ricevuta sanitaria, altrettanto falsa, in cui si dichiarava che la tata dei suoi figli, Tiggy Legge-Bourke, aveva abortito. La principessa, da sempre gelosa della donna, avrebbe interpretato quella ricevuta come la prova del tradimento di Carlo e si sarebbe vendicata con l’intervista alla BBC. Questione chiusa? Assolutamente no. Ci sono delle novità poco piacevoli. La BBC avrebbe dovuto mandare in onda un documentario sulla vicenda, ma all’ultimo ha deciso di rinviarlo a causa di “significativi problemi legati alla possibilità di danneggiare qualcuno”. Ciò significa che il tema è ancora “caldo”, impossibile da affrontare senza sollevare gravi problemi. Del resto è atteso a breve il verdetto della commissione pubblica d’inchiesta sulla vicenda, quindi è più opportuno tacere e aspettare.

Lady Diana è stata manipolata? L’altra notizia spiacevole riguarda le dimissioni di Martin Bashir, all’inizio di maggio 2021. L’intervista, però, non c’entrerebbe nulla. Il giornalista ha affrontato il Covid, l’impianto di un quadruplo bypass, un secondo intervento al cuore e tutto questo avrebbe, chiaramente, minato la sua salute. Stando ai tabloid Bashir ha collaborato all’inchiesta della BBC, ma la sua posizione, soprattutto se verranno confermate le accuse che lo coinvolgono, è davvero infelice. Quando lo scandalo fu di dominio pubblico, anche il principe William si schierò con il conte Spencer, chiedendo che venisse ristabilita la verità una volta per tutte. In quell’intervista Lady Diana mise completamente a nudo la sua anima e la sua vita privata. Parlò del tradimento di Carlo con Camilla, dei suoi disturbi alimentari, dell’autolesionismo, della solitudine. Ogni sua dichiarazione fu una spallata all’immagine dorata della Corona. La regina Elisabetta definì quella confessione “una cosa spaventosa” e impose ai principi del Galles di divorziare. Ora, dopo tanti anni, potrebbe venire a galla una verità sconcertante. Diana avrebbe infranto le regole del protocollo per niente. Per un inganno che le avrebbe tolto la possibilità di decidere liberamente del suo futuro, manipolando la sua volontà e portandola verso scelte discutibili che, in circostanze diverse, forse non avrebbe mai preso.

L’inchiesta voluta dal principe William. Il vice direttore delle news Bbc, Jonathan Munro, ha comunicato alla redazione che Bashir «ci ha reso nota la sua decisione il mese scorso, subito prima di essere riammesso in ospedale per un’altra operazione al cuore. Ha deciso di concentrarsi sulla sua salute». L’inchiesta è stata passata dall’organo indipendente incaricato di portarla avanti alla Bbc, che dovrebbe pubblicarla a breve. I dubbi sulle modalità con cui era stata ottenuta l’intervista avevano provocato nel novembre scorso lo straordinario intervento del principe William a difesa della memoria di sua madre. Il duca di Cambridge si era schierato a favore dell’inchiesta: «È un passo nella giusta direzione — aveva detto William —. Dovrebbe aiutare a stabilire la verità dietro le azioni che condussero all’intervista». Fonti vicine al principe hanno fatto sapere ai giornali inglesi che lui considera la vicenda come una questione personale, che tocca l’eredità morale della madre, e che William si era tenuto in stretto contatto con la Bbc, in modo da fare pressione perché l’emittente britannica accettasse l’inchiesta.

«Una cosa spaventosa». L’intervista in questione è la disarmante confessione a cuore aperto concessa da Diana nel 1995 a Bashir per Bbc Panorama: fu allora che la principessa puntò il dito contro l’infedeltà di Carlo per la sua lunga la relazione con Camilla Parker-Bowles, e rivelò al mondo tutta la sua infelicità, incluse la depressione, l’autolesionismo e la bulimia. Di conseguenza, la regina Elisabetta, che in privato aveva definito l’intervista «una cosa spaventosa», ordinò che Carlo e Diana, che erano già separati da tre anni, andassero immediatamente al divorzio, che venne ufficializzato l’anno successivo. Ma ciò che è emerso poi è che Bashir convinse Diana a dare l’intervista con una serie di menzogne destinate ad alimentare la paranoia della principessa: le disse che il suo staff la spiava a favore dei giornali e dei servizi segreti, che c’era un complotto ordito dalle sue guardie del corpo e che Carlo aveva una relazione con la tata di corte Tiggy Legge-Bourke (secondo il Daily Mail le avrebbe mostrato perfino una ricevuta falsa di un presunto aborto). Il giornalista arrivò a falsificare anche documenti bancari, con l’aiuto dei grafici della Bbc, per indurre il fratello di Diana, il conte Spencer, a intercedere presso la sorella.

Mai lamentarsi, mai spiegare. L’effetto fu dirompente. Diana infranse il codice non scritto della famiglia reale («Never complain, never explain», mai lamentarsi, mai spiegare), decise di raccontare la sua versione della storia e arrivò a mettere in dubbio che suo marito fosse adatto a fare il re. E l’onda d’urto di quelle parole venne solo amplificata dalla tragica morte della principessa nel 1997. Adesso, a 25 anni di distanza, si attende la pubblicazione dei risultati dell’inchiesta, ma nel frattempo, Bashir si è fatto da parte.

"Le loro bugie l'hanno distrutta". Ecco la verità su Lady Diana. Novella Toloni il 21 Maggio 2021 su Il Giornale. Il duca di Cambridge ha incolpato la Bbc di aver alimentato la "paranoia" di sua madre sui tradimenti di Carlo, peggiorando irrimediabilmente il rapporto tra i suoi genitori. È durissima la presa di posizione del principe William contro l'emittente televisiva Bbc colpevole, secondo un'inchiesta ufficiale, di aver ingannato la principessa Diana nella famosa intervista del 1995, dove Lady D fece clamorose rivelazioni sulla crisi del matrimonio con il principe Carlo. "Hanno mentito e utilizzato documenti falsi, affermazioni oscure e mentito per ottenere l'intervista con mia madre", ha detto William davanti alla stampa. In una nota ufficiale diffusa dallo staff del duca di Cambridge - che porta la firma proprio del principe William - l'erede al trono secondo in linea di successione si è detto "estremamente preoccupato" dei risultati emersi dall'indagine contro la Bbc, affermando come il mondo "ingannevole" di ottenere l'intervista "abbia sostanzialmente influenzato ciò che ha detto mia madre". A oltre 25 anni dalla storica intervista concessa dalla principessa del Galles a Martin Bashir della Bbc, l'inchiesta ufficiale ha messo fine alle polemiche e alle accuse. Secondo i documenti, la rete ingannò Lady D e a commentare quanto accaduto è stato il principe William: "È preoccupante che i dipendenti della Bbc abbiano mentito e utilizzato documenti falsi per ottenere l'intervista con mia madre. Abbiano fatto affermazioni oscure e false sulla famiglia reale che ha giocato sulle sue paure e ha alimentato la paranoia". Nel comunicato diramato da Kensington Palace, il principe William lancia pesanti accuse all'indirizzo dei vertici dell'emittente televisiva, che oggi chiede ufficialmente scusa alla famiglia reale per quanto accaduto. "Il modo ingannevole in cui è stata ottenuta l'intervista ha sostanzialmente influenzato ciò che diceva mia madre - ha dichiarato il principe - l'intervista è stata un contributo importante a peggiorare la relazione dei miei genitori e da allora ha ferito innumerevoli altre persone". Il duca di Cambridge si è detto profondamente rattristato da come sono andati i fatti, che hanno condizionato inesorabilmente la vita di Lady Diana, dei suoi figli e della royal family: "Provo una tristezza indescrivibile nel sapere che i fallimenti della BBC hanno contribuito in modo significativo alle sue paure, paranoia e isolamento che ricordo di quegli ultimi anni con lei". Se la Bbc avesse indago alla fine degli anni '90 le cose sarebbero andate diversamente? Il dubbio si è insinuato nella mente di molti e il principe William oggi ha dato la sua personale risposta: "Ciò che mi rattrista di più è che se la BBC avesse indagato adeguatamente sulle denunce e sui dubbi sollevati per la prima volta nel 1995, mia madre avrebbe saputo di essere stata ingannata. Mia madre è stata delusa non solo da un reporter canaglia, ma dai leader della BBC che hanno guardato dall'altra parte piuttosto che fare le domande difficili, ingannata senza aver mai saputo di esserlo stata". A poche ore dalle dichiarazioni rilasciate dal principe William, la Bbc è stata travolta da una serie di eventi a catena. Prima è arrivata la lettera di scuse ufficiali dall'emittente - indirizzata ai principi William e Harry, al principe Carlo e al fratello di lei, Charles Spencer. Poi sono arrivate le dimissioni di Tim Suter, membro e presidente del Consiglio di amministrazione di Ofcom, autorità competente e regolatrice indipendente per le società di comunicazione nel Regno Unito. Suter, ex dirigente della Bbc, prese parte all'indagine interna avviata nel 1996 dall'emittente sull'intervista di Martin Bashir con la principessa e fu caporedattore dei programmi settimanali di "Bbc News" e di attualità.

Lo scoop fu frutto di un "raggiro" secondo un’inchiesta. La Principessa Diana fa tremare la Bbc, la bufera sull’intervista del 1995: il dolore di William e Harry. Antonio Lamorte su Il Riformista il 21 Maggio 2021. È sempre, ancora in prima pagina la Principessa Diana. A 24 anni dalla sua morte, tragica, in un incidente stradale a Parigi, la Principessa torna nelle cronache di tutto il mondo per il caso esploso sull’intervista scoop alla Bbc del 1995. La Met Police ha annunciato di valutare l’apertura di un’indagine sul caso dell’intervista: il più grave e poderoso colpo d’immagine alla Casa Reale britannica e uno degli scoop più sensazionali della storia del ‘900. Le conclusioni, senza appello, del rapporto che ha ravvisato pratiche scorrette e truffaldine da parte dei giornalisti per condurre e ottenere quel colloquio erano state anticipate e abbozzate nei mesi scorsi, ma sulla Bbc a questo punto è vera e propria bufera. L’INTERVISTA – È forse l’intervista più famosa della storia della Monarchia, almeno di quella degli ultimi decenni. Quando Diana parlò con il giornalista Martin Bashir nel 1995 – il programma si chiamava Panorama – si aprì uno degli scandali e dei periodi più critici per la Casa Reale. La Principessa fece dichiarazioni clamorose sulla sua relazione, in crisi, con l’erede al Trono Carlo. Confessioni straordinarie. “Eravamo in tre in quel matrimonio, un po’ troppo affollato”, aveva detto Diana riferendosi al tradimento del marito con Camilla Parker Bowles, vecchia fiamma e futura seconda moglie di Carlo. E quindi i retroscena intimi, l’infelicità coniugale, la bulimia. Un’intervista frutto di un “raggiro”, secondo le conclusioni di un’inchiesta condotta da lord John Dyson, alto magistrato a riposo 77enne. A Diana sarebbero stati mostrati dei documenti falsi su presunti controlli e iniziative spionistiche della Casa Reale nei suoi confronti e in quelli della sua famiglia. Materiale che avrebbe infiammato il conte Charles Spencer, primo oggetto di questa sorta di truffa, e quindi il risentimento della Principessa verso Buckingham Palace. La Regina Elisabetta ordinò il divorzio d’autorità dopo quell’intervista. Bashir invece divenne una star del giornalismo. Si è dimesso dalla Bbc lo scorso 14 maggio, “per motivi di salute”, per “un’ennesima operazione al cuore”, come da una nota della Bbc. Sull’intervista, su pressioni della famiglia Spencer, era stata commissionata un’inchiesta indipendente dal direttore della Bbc Tim Davie, su come il giornalista riuscì a convincere Diana a parlare del suo matrimonio, e in quei termini, con una confessione così eclatante. In questo contesto si inseriscono quei documenti: che avrebbero fatto ottenere a Bashir credito e fiducia agli occhi degli Spencer. Le conclusioni del rapporto non usano mezze misure: l’emittente britannica e il giornalista sono accusati di aver “mancato al dovere di rispettare gli elevati standard d’integrità e competenza” e di aver ottenuto l’intervista “raggirando e ingannando Diana con falsi bonifici per dimostrare un fantomatico complotto contro di lei”. Bonifici bancari per saldare giornali per seguire e monitorare le attività di Diana e degli Spencer. Disposto anche l’obbligo di scuse formali.

LE REAZIONI – Bashir ha replicato immediatamente: ha espresso rammarico, scusandosi però solo a metà, riconoscendo di aver usato metodi ingannevoli per ottenere la fiducia di Diana per un’intervista “unica e irripetibile” che la Principessa era comunque orientata a concedergli. Bashir ha anche fatto riferimento a un documento nel quale Diana assicurava che le sue parole non erano state frutto di pressioni e negava che l’intervistatore le avesse fornito documenti dei quali non era a conoscenza. Il fratello di Diana, il Conte Charles Spencer, ha anticipato l’uscita del rapporto Dyson pubblicando su Twitter una foto familiare giovanile con la sorella. Il premier britannico Boris Johnson si è detto “molto preoccupato” dal caso confidando che il servizio pubblico “adotti ogni passo necessario per assicurare che una cosa del genere non accada mai più”. E il premier potrebbe prendere l’occasione a volo per riformare la televisione pubblica. La Bbc trema perché le rivelazioni su Bashir sarebbero soltanto la punta di iceberg di altri insabbiamenti. Ai dubbi emersi del 1995 la British Broadcasting Corporation rispose archiviando frettolosamente nel 1996 una prima indagine interna senza riscontrare “alcuna irregolarità”. Tre giornalisti hanno intanto dichiarato a Itv di esser stati colpiti per aver criticato le modalità con le quali venne realizzato quello scoop. A minacciare la statura della televisione di Stato è anche l’arrivo delle “Fox News britanniche”, come sono state soprannominate: Gb News e News Uk (quest’ultima di Rupert Murdoch), due nuove reti di news di destra.

LE ACCUSE DI WILLIAM – A far tremare la Bbc sono state soprattutto le parole del Principe William, che ieri ha diffuso una dichiarazione video con un comunicato: “È mia opinione che il modo ingannevole in cui l’intervista è stata ottenuta abbia sostanzialmente influenzato ciò che mia madre ha detto. L’intervista ha contribuito notevolmente a peggiorare il rapporto dei miei genitori e da allora ha ferito innumerevoli altre persone. Porta una tristezza indescrivibile sapere che i fallimenti della Bbc hanno contribuito significativamente alla sua paura, paranoia e isolamento che ricordo in quegli ultimi anni con lei – ha continuato William – Sono fermamente convinto che questo programma, Panorama in cui andò in onda l’intervista, non abbia alcuna legittimità e non dovrebbe mai più essere trasmesso. Ha effettivamente stabilito una falsa narrazione che, per oltre un quarto di secolo, è stata commercializzata dalla BBC e da altri”.

IL DOLORE DI HARRY – In un altro comunicato, il Principe Harry ha invece stigmatizzato “l’effetto a catena di una cultura dello sfruttamento e pratiche non etiche” che hanno colpito la madre. “Nostra madre è morta per questo”. Nel documentario The Me You Can’t See su Apple Tv ha ricordato la sua infanzia, la tragedia, gli strascichi sulla sua vita. “Dai 28 ai 32 anni è stato un periodo da incubo nella mia vita. Impazzivo ogni volta che saltavo in macchina e ogni volta che vedevo una telecamera – ha continuato Harry – bevevo tanto alcol quanto se ne beve in una settimana. Non perché mi divertissi ma perché cercavo di nascondere il dolore. Prendevo droghe per cercare di alleviarlo”. Un disagio che si è riverberato nei confronti della Famiglia Reale e verso il padre Carlo. In un’intervista a Oprah Winfrey, la moglie Meghan Markle ha dichiarato che quando era incinta del loro primo figlio, Archie, venne detto a Harry che al piccolo non sarebbe spettato nessun titolo né garantita la sicurezza perché “non sappiamo quanto sarà scura la sua pelle”. L’intervista, pubblicata lo scorso marzo, fu un’altra bomba sulla Casa Reale britannica.

Antonio Lamorte. Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.

False ricevute, aborto e Aids: così hanno incastrato Lady D. Francesca Rossi il 22 Maggio 2021 su Il Giornale. L’inchiesta sull’intervista a Lady Diana è conclusa, la verità è stata ristabilita, ma perché questo evento è stato così sconvolgente per i Windsor? Cosa disse la principessa in quel giorno di novembre del 1995? L’inchiesta sull’intervista a Lady Diana è conclusa, ma lo strascico di sofferenza e disgusto per le modalità subdole con cui Martin Bashir ottenne le scottanti dichiarazioni dalla principessa, è un capitolo che, forse, non si chiuderà mai. Le indagini hanno evidenziato la totale spregiudicatezza del giornalista e una disonestà intellettuale che ha spaventato perfino il premier Johnson, il quale ha dichiarato: “Sono ovviamente preoccupato dai risultati del rapporto di Lord Dyson. Posso solo immaginare lo stato d'animo della famiglia reale e spero davvero che la BBC prenda tutte le misure possibili per assicurarsi che una cosa come questa non accada mai più”. L'intervista è già diventata un caso e cominciano a "saltare le prime teste". Lo scorso 21 maggio si è dimesso Tim Suter, membro e presidente del Consiglio di amministrazione di Ofcom, l'autorità regolatrice per le società di comunicazione nel Regno Unito. Suter, infatti, è stato un dirigente della BBC e si occupò dell'indagine interna che la BBC avviò nel 1996 su Martin Bashir. L'amministratore delegato di Ofcom, Dame Melanie Dawes, ha dichiarato: "Di comune accordo Tim Suter, membro del consiglio di Ofcom e presidente del Consiglio di amministrazione di Ofcom si dimette con effetto immediato. Vorremmo ringraziare Tim per il suo contributo a Ofcom". C'era da aspettarselo. Martin Bashir ha usato Lady Diana come fosse la proverbiale “gallina dalle uova d’oro”, facendo leva sulle sue debolezze, in particolar modo sulla solitudine che circondava la principessa a corte e nel matrimonio, sul suo complesso d’inferiorità e sulla rabbia mista a impotenza nei riguardi dei tradimenti del principe Carlo.

Le prove fasulle. Martin Bashir, giornalista della BBC sconosciuto all'epoca dell'intervista, fece credere a Diana che il Palazzo fosse contro di lei e a ogni angolo si celassero i suoi nemici, pronti a colpirla alla schiena. Ci riuscì in un modo molto semplice: mostrò a Charles Spencer, fratello della principessa, le ricevute di un pagamento che i servizi di sicurezza britannici avevano emesso a nome di due collaboratori di Palazzo. Era tutto falso, forse realizzato grazie ad alcuni grafici della BBC. Quando Diana vide i documenti, però, fu certa che i suoi stessi collaboratori avessero ordito un intrigo ai suoi danni e si convinse di essere isolata e odiata. Il giornalista le fece credere perfino che l’MI5, cioè i servizi segreti britannici, la tenesse d’occhio. A quanto risulta inventò anche un'altra bugia, molto strana e dallo scopo incerto, secondo cui il principe Edoardo sarebbe stato malato di AIDS. Poi Bashir, non soddisfatto, le diede il colpo di grazia, infierendo sulla sua femminilità. Le mostrò un’altra ricevuta, sempre fasulla, che testimoniava l’aborto di Tiggy Legge-Bourke, la tata di William e Harry. Diana era quasi ossessionata da quella donna. Nutriva nei suoi confronti un rancore cieco, poiché la considerava perfetta in tutto, la madre che lei non riusciva a essere (non era vero, ma Diana era una donna fragile). La gelosia nei confronti del principe Carlo fece il resto. La principessa, infatti, sospettava già che il marito e Tiggy avessero una relazione (non era vero neanche questo), dunque pensò che il figlio della tata dovesse essere dell’erede al trono. Non ebbe la forza di andare in fondo alla questione, cercare prove che confermassero o smentissero quanto detto da Bashir. Giudicò attendibili tanto le ricevute di pagamento ai presunti collaboratori delatori, quanto il documento d'aborto che il giornalista le presentò. Non prese mai in considerazione l'ipotesi di essere stata ingannata. Agì d’impulso ritenendo, invece, di essere stata tradita da Carlo e dalla royal family e, il 20 novembre 1995, a Kensington Palace, rilasciò l’intervista bomba da 23 milioni di telespettatori.

L’intervista. Tutti ricordiamo l’intervista di Diana per una frase passata alla Storia: “In questo matrimonio eravamo in tre, un po’ troppo affollato”. Così disse la principessa del Galles, riferendosi all’amante di Carlo, Camilla. A Lady D., però, vennero estorte con l’inganno molte altre confessioni che fecero traballare la corona sulla testa della regina Elisabetta. All’inizio dell’intervista Bashir le chiese: “Cosa si aspettava dalla sua vita matrimoniale?” Lady Diana rispose: “Penso che, come accade in qualunque matrimonio, specialmente quando hai genitori divorziati come nel mio caso, provi con tutte le tue forze a farlo funzionare e a non ricadere nello schema già vissuto nella tua famiglia…Volevo disperatamente che funzionasse, amavo disperatamente mio marito e volevo condividere tutto. Pensavo fossimo un’ottima squadra”. Quando Bashir le domandò se fosse consapevole del suo ruolo a corte, Lady Diana ammise: “Non ero e non sono intimidita dalle responsabilità che questo ruolo comporta. Era ed è una sfida. Per quanto riguarda diventare regina, non è mai stato tra i miei obiettivi, quando ho sposato mio marito…L’aspetto che più mi intimidiva era l’attenzione dei media, perché a me e a mio marito dissero, quando ci fidanzammo, che la stampa sarebbe stata discreta. Non fu così…mi sembrava di essere sulla copertina dei giornali ogni singolo giorno ed è un’esperienza che ti isola”. Diana raccontò anche della depressione post partum, una rivelazione che nessuna royal prima di lei aveva mai osato fare: “…Nessuno ne parla…ti svegli la mattina sentendo che non vuoi uscire dal letto, ti senti incompresa e giù di tono” e aggiunse: “Non avevo mai avuto la depressione…in realtà ciò di cui avevo bisogno era spazio e tempo per adattarmi a tutti i diversi ruoli che mi si erano presentati. Sapevo di potercela fare, ma avevo bisogno che le persone fossero pazienti e mi concedessero spazio”. La royal family non reagì come Diana avrebbe voluto. La principessa raccontò di non aver avuto alcun aiuto, perché i Windsor non si erano mai trovati a fronteggiare una situazione simile e non sapevano cosa fare: “Forse ero la prima persona in famiglia che avesse avuto la depressione e naturalmente ciò fu sconfortante, perché se non lo hai mai visto prima, come puoi offrire supporto?". La principessa spiegò gli effetti della depressione sul suo matrimonio e sui Windsor: “Diede a tutti una meraviglioso, nuova etichetta: Diana è mentalmente instabile”. Poi affrontò il discorso dell’autolesionismo: “Hai così tanto dolore dentro di te, che provi a ferirti, perché vuoi aiuto, ma stai chiedendo l’aiuto sbagliato…Non mi piacevo, mi vergognavo perché non riuscivo a sopportare la pressione…Mi ferivo le braccia e le gambe”. Molto toccanti sono anche le affermazioni sulla bulimia: “Era il mio sistema di fuga e, a quel tempo, con me funzionava”. Bashir chiese se la royal family l’avesse aiutata a superare i disturbi alimentari, ma la principessa rispose: “No. Deve sapere che quando hai la bulimia, ti vergogni di te stesso e ti odi. Le persone pensano che tu stia sprecando cibo…Inoltre con la bulimia il tuo peso rimane sempre lo stesso. Così puoi fingere tutto il tempo. Non c'è nessuna prova”. Il giornalista domandò se fosse vero, come raccontato nella biografia di Jonathan Dimbleby " The Prince of Wales", che Carlo e Camilla avevano ripreso la loro relazione nel 1986, dopo alcuni anni di lontananza e se la principessa ne fosse consapevole. Il biografo Jonathan Dimbleby, infatti scrisse, nella biografia "Charles, Prince of Wales, che l'erede al trono e la Parker Bowles avevano smesso di frequentarsi dopo il royal wedding, ma Diana ammise: “Sì, ne ero consapevole, ma non potevo farci niente”. Poi aggiunse che non le servivano prove, ma le bastava “l’istinto femminile”. Lady D. era certa che Carlo e Camilla si amassero. Bashir la provocò: “Pensava davvero questo?”. Lady Diana replicò: “Non lo pensavo. Lo sapevo…grazie al cambiamento nello schema di comportamento di mio marito”. Gli amici di Carlo, proseguì la principessa, la indicavano come “di nuovo instabile, che dovessi essere ricoverata per stare meglio. Ero ormai motivo di imbarazzo…Non c’è modo migliore per demolire una personalità se non isolarla”. Bashir volle sapere: "Pensa che Mrs. Parker Bowles sia una causa della rottura del matrimonio?”“. Diana rispose con la storica frase: “Eravamo in tre in questo matrimonio. Un po’ affollato”. Il giornalista fece ricostruire alla principessa tutti i passaggi che portarono al naufragio dell’unione con il principe di Galles. Infine le domandò: “Guardandosi indietro, si sente responsabile per le difficoltà del suo matrimonio?”. Lady Diana puntualizzò: “…Me ne prendo metà…Entrambi abbiamo commesso degli errori”. La principessa parlò anche di James Hewitt e del libro di memorie, "Princess in Love", che questi scrisse in collaborazione con Anna Pasternak nel 1994. Nell'opera il maggiore Hewitt raccontò la sua storia d'amore con Diana, non risparmiando dettagli. Lady D. ricordò: "È stato un mio grande amico in un momento molto difficile, c’era sempre per me e rimasi sconvolta quando venne pubblicato il sui libro, perché mi fidavo di lui…Mi telefono dieci giorni prima dell’uscita del libro, dicendomi che non c’era nulla di cui preoccuparsi e stupidamente gli credetti”. Diana, alla fine, ammise anche che c’era stata più di un’amicizia tra loro: "Lo adoravo...sì ero innamorata di lui", ma specificò anche che nel libro Hewitt aveva raccontato diverse bugie sul loro rapporto. In questa intervista Diana chiarì che il divorzio da Carlo non era un suo desiderio, ma la situazione tra loro andava chiarita. Rivelò di voler essere “la regina dei cuori della gente, nei cuori della gente”, augurandosi che la monarchia “fosse più vicina alle persone” ma, spiegò: “Non mi vedo come Regina di questo Paese. Non penso che molte persone mi vogliano come Regina”.

Le conseguenze. L'intervista ebbe tragiche conseguenze. Lady Diana, già separata da Carlo all'epoca delle rivelazioni, venne completamente isolata dalla royal family, che si schierò contro di lei. La regina Elisabetta non la perdonò e non le offrì possibilità di spiegarsi. Impose a Carlo e alla principessa il divorzio, che divenne effettivo nel 1996 e decise di togliere alla ex nuora il trattamento di altezza reale. Lady D. iniziò una nuova vita troncata all'improvviso, troppo presto, sotto il tunnel dell'Alma il 31 agosto 1997. Con le sue dichiarazioni Diana spalancò al mondo le porte della sua vita privata, ma anche di Buckingham Palace, facendoci vedere il lato oscuro della Corona. Lady Diana aprì il suo cuore, confessando cose che, se non fosse stata raggirata, forse non avrebbe mai detto neanche a se stessa. L'inchiesta, condotta da Lord Dyson e durata 6 mesi, ha ristabilito l'ordine, ma ha lasciato anche una grande amarezza, perché quel giorno di novembre cambiò il destino della principessa e dei suoi figli. Durante quell'intervista, in un certo senso, venne gettato il seme della rabbia che Harry si è portato dentro fino a oggi. Se oggi William e Harry, per una volta d’accordo, si scagliano contro chi ha infierito sul dolore della loro madre, ciò non deve sorprenderci. Anzi, i duchi sono stati fin troppo signorili, benché diretti. Il principe William ha detto ciò che molti pensano: “La BBC…ha alimentato la paranoia di mia madre. L’intervista è stata un fattore importante che ha contribuito a peggiorare la relazione dei miei genitori…Mia madre è stata tradita non solo da un giornalista canaglia, mai vertici della BBC che girarono la testa, invece di fare domande scomode”. Harry ha fatto eco al fratello: “L’effetto a catena di una cultura mediatica di sfruttamento e pratiche non etiche alla fine le hanno tolto la vita”. Frasi su cui meditare, per chiederci se davvero valga la pena vendere l'anima al diavolo per il successo.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

Stefania Saltalamacchia per "vanityfair.it" il 21 maggio 2021. Le reazioni, come si poteva immaginare, non si sono fatte attendere. Poche ore dopo l’ammissione di colpa della BBC – che ha concluso la propria indagine interna sulla «famigerata» intervista del 1995 a Lady Diana con «ammettiamo che è stata ottenuta con metodi disonesti» – William e Harry per la prima volta da oltre un anno hanno fatto fronte comune per difendere la memoria della madre. Harry dall’America con un durissimo comunicato; William mettendoci la faccia con un lungo e inedito intervento davanti alle telecamere. Il maggiore (ed erede al trono britannico) ha fortemente criticato il «modo ingannevole con cui l’intervista è stata ottenuta» e ha difeso l’amata madre. «Vorrei ringraziare Lord Dyson e il suo team per il rapporto», ha esordito il duca di Cambridge, ringraziando il giudice britannico John Anthony Dyson che ha guidato le indagini. «È positivo che la BBC accetti in pieno le scoperte di Lord Dyson – estremamente preoccupanti – che sostengono che i dipendenti della BBC abbiano mentito e utilizzato documenti falsi per ottenere l’intervista con mia madre. Hanno inoltre fatto affermazioni oscure e false sulla famiglia reale che hanno giocato sulle sue paure, alimentando la paranoia, e poi mostrandosi evasivi nel riferire ai media ciò che sapevano dalle indagini interne». Era il 1995 quando Diana accettò di sedersi davanti a Martin Bashir, per il programma Panorama, facendo tremare la Corona raccontando tutti i suoi tormenti davanti a 23 milioni di spettatori attoniti: il «matrimonio a tre» con Carlo (causa Camilla), i tradimenti con il capitano dell’esercito James Hewitt, e poi la bulimia, la depressione post-parto, le tentazioni masochiste. La rivelazione più grande dell’indagine interna su Bashirm, che nei giorni scorsi si è dimesso «per motivi di salute», ruota intorno al fatto che il giornalista abbia davvero prodotto «false documentazioni di bonifici» per giustificare un presunto complotto contro Lady Diana, che dunque avrebbe ceduto all’intervista per difendersi. «È mia opinione», continua William, «che il modo ingannevole con cui sia stata rilasciata l’intervista abbia influenzato in modo sostanziale le rivelazioni mia madre. L’intervista è stata un contributo importante nel peggiorare la relazione tra i miei genitori e ha ferito innumerevoli altri». Ma come avrebbe fatto Bashir a ingannare Diana? Stando al conte Spencer, fratello di Diana, il giornalista avrebbe falsificato dei documenti in modo da indurre il fratello di Diana a organizzargli un incontro con la principessa. In particolare Bashir gli mostrò un certificato di aborto terapeutico a nome di Tiggy Legge-Bourke, all’epoca tata di William e Harry. Diana, che già sospettava che Carlo avesse una relazione con Tiggy, andò su tutte le furie. Tra i documenti falsificati c’era anche una ricevuta bancaria dalla quale si evinceva che due cortigiani erano pagati per spiare Diana. La principessa, già fragile, andò in tilt all’idea che la famiglia reale stesse complottando contro di lei. «Se non avessi visto quella documentazione, non avrei presentato Bashir a mia sorella», ha spiegato Spencer, artefice dell’incontro. «Mi provoca una tristezza indescrivibile sapere che “i trucchi” della BBC abbiano contribuito in modo significativo alle sue paure e all’isolamento degli ultimi anni», ha spiegato ancora William, «Ma ciò che mi rattrista di più è sapere che se la BBC avesse indagato adeguatamente sulle denunce e le preoccupazioni sollevate per la prima volta nel 1995, mia madre avrebbe saputo di essere stata ingannata. Non è stata delusa solo da un giornalista, ma dai vertici della BBC che hanno preferito guardare dall’altra parte».

Arrabbiatissimo anche Harry. «Nostra madre era una donna incredibile che ha dedicato la sua vita agli altri», si legge nel comunicato rilasciato dal principe da Los Angeles, «Era resiliente, coraggiosa e indiscutibilmente onesta. L’effetto a catena di una cultura di sfruttamento e pratiche non etiche le è costato la vita». E ancora: «A coloro che oggi si sono assunti una qualche forma di responsabilità, grazie per averlo fatto. Questo è il primo passo verso la giustizia e la verità. Eppure ciò che mi preoccupa profondamente è che pratiche come queste – e anche peggiori – siano oggi ancora diffuse». «Nostra madre ha perso la vita a causa di tutto ciò, e nulla è cambiato», le dure parole del 36enne, «Proteggendo la sua eredità, proteggiamo tutti e sosteniamo la dignità con cui ha vissuto la sua vita. Ricordiamoci chi era e cosa ha rappresentato».

Vittorio Sabadin per “La Stampa” il 22 maggio 2021. Sono i giorni della vergogna per la Bbc. La principale emittente della Gran Bretagna è al centro di uno scandalo per la sua intervista più famosa, quella fatta nel 1995 da Martin Bashir a Lady Diana. Con un intervento senza precedenti il principe William, è intervenuto per criticare la tv pubblica, accusandola di fatto di avere contribuito alla morte della madre. Il rapporto dell' inchiesta condotta dall' ex giudice Lord Dyson ha confermato che Bashir aveva convinto Diana a fare l' intervista ingannandola con false informazioni: le aveva mostrato ricevute bancarie artefatte per farle credere che suoi collaboratori l' avevano tradita, le aveva detto che i suoi telefoni erano spiati, che l' MI5 la sorvegliava, che c' erano complotti per ucciderla e che Carlo amava la loro bambinaia Tiggy Legge-Bourke. Gli scorretti metodi di Bashir erano stati segnalati dai suoi stessi colleghi alla direzione della Bbc, che non fece nulla. Psicologicamente fragile, Diana aveva creduto a tutto. L' intervista divenne famosa per la frase, riferita a Camilla, «eravamo in tre nel nostro matrimonio, era un po' affollato».

Le menzogne. Il principe William ha atteso l' uscita del rapporto e ha poi letto un testo pacato nei toni, ma duro nella sostanza. L' indagine prova che un giornalista ha «mentito e usato documenti falsi per ottenere un colloquio con mia madre, giocando con le sue paure». «Questo inganno ha influenzato in modo sostanziale quanto detto da mia madre e ha contribuito a peggiorare la relazione dei miei genitori». Dopo le false rivelazioni di Bashir, Diana entrò in uno stato di paranoia. Pensava che i suoi telefoni fossero controllati, cercava microspie in casa, temeva per la sua vita. Licenziò molti collaboratori, non si fidò più di nessuno e rinunciò anche al servizio di sicurezza britannico. Se lo avesse mantenuto, la sua scorta le avrebbe impedito nel 1997 di salire a Parigi su di un' auto guidata da una persona che aveva bevuto e preso psicofarmaci.

Le accuse e gli errori. William ha rilevato che i fallimenti della Bbc «hanno contribuito in modo significativo alla paura, paranoia e isolamento» di Diana. Ciò che più lo rattrista è che se la Bbc avesse dato un vero seguito alle segnalazioni ricevute nel 1995, «mia madre avrebbe saputo di essere stata ingannata» e tutto sarebbe stato diverso. Le omissioni della tv hanno invece permesso che «per oltre un quarto di secolo una falsa narrativa sia prevalsa e sia stata commercializzata dalla Bbc e da altri». «In un' era di fake news - ha concluso il principe - il servizio pubblico e la libertà di stampa non sono mai stati più importanti. Queste mancanze non solo deludono mia madre e la mia famiglia; deludono anche il pubblico». William ha chiesto che l' intervista non venga mai più ritrasmessa. Il premier Johnson ha auspicato che questi errori «non si ripetano più». Da Los Angeles, anche Harry è intervenuto per dire che «simili pratiche sono oggi ancora diffuse. Nostra madre ha perso la vita a causa di questo e nulla è cambiato». Harry sarà un po' dispiaciuto che il rapporto Dyson abbia tolto visibilità al suo ultimo, feroce attacco alla famiglia reale, distribuito da AppleTv con la regia dell' immancabile Oprah Winfrey. Il principe ha accusato Carlo di non essere stato un buon padre, ha confessato di essersi ubriacato e di avere assunto droghe per liberarsi dal trauma della morte della madre. Sfiorando il ridicolo, ha detto che Meghan voleva suicidarsi, ma generosamente non l' ha fatto solo perché lui avrebbe perso, «dopo mia madre, un' altra donna nella mia vita». Ha detto che Diana è morta perché si era messa con Dodi Al Fayed, un egiziano, un non bianco, e che ora lui teme che possano uccidere anche Meghan. Non se ne può più. Harry andrebbe curato, e non messo davanti una videocamera per raccogliere soldi. La Regina, Carlo e William ascoltano tristi e sconsolati, e non sanno cosa fare.

(ANSA il 22 maggio 2021) L'ex direttore generale della BBC Lord Hall si è dimesso da presidente della National Gallery sull'onda delle proteste seguite all'inchiesta sull'intervista del 1995 alla principessa Diana, affidata a lord John Dyson, 77enne alto magistrato a riposo. Lord Hall era direttore delle notizie della Bbc quando Martin Bashir ottenne lo scoop usando documenti falsi. Lo riporta la Bbc. In una dichiarazione, Hall ha detto che continuare nel ruolo sarebbe fuori luogo: "Sono molto dispiaciuto per gli eventi di 25 anni fa e credo che la leadership significhi assumersi la responsabilità", ha aggiunto. (ANSA).

L'incidente e quel colpo in testa. La verità su Lady Diana e Carlo. Il film “Spencer”, in uscita nel 2022, racconta solo una parte delle vicende burrascose che portarono al divorzio tra il principe Carlo e Lady Diana, tralasciando un episodio molto importante che riguarda il principe William. Francesca Rossi, Giovedì 28/01/2021 su Il Giornale. Crediamo di conoscere tutto sulle cause del divorzio tra Lady Diana e il principe Carlo. Incomprensioni, tradimenti perpetrati da entrambe le parti, il peso dell’onnipresente Camilla Shand nella vita della coppia, il terribile Natale del 1991 a Sandringham che avrebbe fatto precipitare gli eventi. Persino il film “Spencer”, in uscita nel 2022, in occasione dei 25 anni dalla morte di Lady Diana, si focalizza soprattutto su quel triste Natale, mettendolo al centro della crisi coniugale più famosa del pianeta. Eppure c’è un tassello che proprio non può essere dimenticato e che ha giocato un ruolo fondamentale nel naufragio del matrimonio già scricchiolante del principe di Galles. No, Camilla stavolta non c’entra. Protagonista del fatto, suo malgrado, fu il principe William. Nel luglio 1991, alla Ludgrove School di Wokingham, ovest di Londra, il futuro duca di Cambridge ebbe un grave incidente. Venne colpito alla testa da una mazza da golf durante una partita. Non vi fu alcuna premeditazione né volontà di colpire il principe. Si trattò di un errore che poteva avere conseguenze tragiche. William venne trasportato d’urgenza prima al Royal Berkshire Hospital, poi trasferito al London Hospital. Lady Diana rimase accanto al figlio durante l’operazione, durata 70 minuti e poi tutta la notte successiva, in attesa che si svegliasse. Il principe Harry incontrò il fratello il giorno dopo, per 15 minuti prima di andare a scuola. Il principe Carlo, invece, si sarebbe limitato a una sola visita il giorno dell’incidente per poi recarsi all’Opera, per la prima della Tosca, quella stessa sera. Ad accompagnarlo alcuni esperti che si occupavano di cause ambientali, argomento che l’erede al trono ha sempre avuto molto a cuore. Lady Diana non perdonò mai al marito questa assenza. Poco importava che Carlo fosse rimasto in contatto con i dottori in caso di novità. Non si trovava dove avrebbe dovuto essere, cioè accanto a suo figlio. Nemmeno la gravità dell’incidente, neppure l’intervento chirurgico lo avevano convinto a cambiare i suoi programmi. Sembra proprio che quell’episodio sia stato l’inizio della fine, il momento in cui Lady Diana capì che, ormai, la misura era colma. Lei e il principe Carlo non avevano più nulla in comune e più niente da dirsi. La rottura, però, non fu immediata. La separazione, infatti, venne annunciata solo il 9 dicembre 1992. Fu il primo ministro John Major, durante una seduta della Camera dei Comuni, a dare la notizia ufficiale. Un paio di settimane dopo la principessa avrebbe dovuto trascorrere di nuovo le Festività nell’odiata Sandringham. Quel posto la deprimeva, non le era mai piaciuto, lo considerava claustrofobico e, dopo quanto accaduto, aveva diversi motivi in più per non volerci andare. Alla fine, però, sembra che Lady Diana abbia rispettato gli obblighi di corte. A dire il vero c’è anche un’altra teoria secondo cui Diana sarebbe rimasta ad Althorp, sola con il fratello. Ufficialmente, però, il suo ultimo Natale a Sandringham fu quello del 1993. Comunque cambia poco. Per lei fu lo stesso un periodo terrificante. Con il principe Carlo non c’era più dialogo. I due parlavano quasi solamente per litigare e da tempo dormivano in stanze separate. Come se non bastasse il 1992 fu l’annus horribilis della famiglia Windsor, travolta dallo scandalo per i divorzi di Carlo, della principessa Anna e del principe Andrea, oltre che dall’incendio del Castello di Windsor e dalla pubblicazione della biografia della principessa di Galles firmata da Andrew Morton. La lettera in cui la regina Elisabetta esortava Lady Diana a divorziare, la perdita del trattamento di altezza reale e l’effettivo divorzio sarebbero arrivati solo dopo quell’anno da dimenticare. Tuttavia l’incidente di William cambia la prospettiva su questa unione infelice e sulla sua fine, gettando nuova luce sulla personalità del principe Carlo e di Lady Diana.

«Lady Diana e la profezia per i figli: state attenti a chi sposerete». Cristina Parodi e la profezia di Lady D per i figli: «State attenti a chi sposerete». Candida Morvillo su Il Corriere della Sera il 21/1/2021. In libreria per le edizioni Cairo il libro della giornalista «E vissero tutti felici e contenti?». «Nessuno ha fatto quello che hanno osato Harry e Meghan». Cristina Parodi, oggi esce un suo libro su Harry e Meghan: «E vissero tutti felici e contenti? La profezia di Diana e un destino già scritto», edito da Cairo. Perché i duchi di Sussex interessano così tanto? «Prima di Diana, i reali inglesi attiravano perché rappresentavano il sogno, poi hanno cominciato ad attirare perché ci siamo resi conto che sono persone normali coi loro pregi e moltissimi difetti, come tutti. A parte la regina Elisabetta, che è un’altra categoria, il resto della famiglia manifesta un’altissima normalità. Uno si chiede: davvero la loro è una vita favolosa? Non tanto. Infatti, Harry e Meghan, così belli, smart e innamorati, hanno deciso di lasciare la royal family e andare in America».

Quale sarebbe «la profezia di Diana»?

«Diceva ai figli: fate attenzione a chi sposerete. Voleva dire: amate senza riserve, è l’unica cosa che conta. Lei, giovane e ingenua, era innamorata di Carlo, ma non ne ha mai ricevuto amore. Le immagini di The Crown hanno reso chiara la sua tristezza, l’isolamento a corte, la bulimia. E hanno reso più chiara la frase di Meghan che ha creato la frattura con la famiglia, quando nel documentario An African Journey dice: nessuno mi ha mai chiesto “stai bene?”».

Lei ha seguito i reali inglesi al «Tg5», a «Verissimo», alla «Vita in diretta» e, in prima serata, a «Stirpe Reale». Chi di loro ha conosciuto?

«Ho avuto una conversazione privata con Diana, nel 1996, pochi mesi dopo il divorzio da Carlo. Conducevo un evento a Rimini e lei teneva un discorso. Sono stata con lei per mezz’ora, a patto che non divulgassi il contenuto della conversazione. Lo faccio oggi, a oltre vent’anni dalla morte. Le chiesi se aveva la vita che si era immaginata e mi rispose di sì, tranne che per un’unica sofferenza: non passare abbastanza tempo coi figli. Le domandai cosa desiderasse per loro e mi disse: solo che siano felici. Quando meno di un anno dopo morì nell’incidente sotto il tunnel dell’Alma, da 11 giorni ero diventata mamma del mio secondogenito. Piansi. Seguivo Diana e le vicende reali dal ’92, ero stata inviata a Londra tante volte, avevo firmato innumerevoli servizi. Sapevo tutto di lei. Enrico Mentana, il mio direttore, mi chiese se volessi intervenire in diretta. Fu l’unica volta che gli dissi di no, non ce la facevo».

Meghan è una donna senza scrupoli che ha strappato Harry ai suoi cari o una donna innamorata che l’ha salvato da familiari insensibili?

«Lo dirà il futuro. È forte, volitiva e con lei abbiamo visto Harry pacificato e sorridente. Harry è stato il 13enne che segue il feretro della madre col padre che gli dice di non piangere, ha avuto eccessi finiti sui tabloid. Ha sofferto tantissimo la perdita della madre. Colpisce che abbia detto: Meghan e mia madre sarebbero state le migliori amiche. Anche Meghan mette i sentimenti al centro. In pubblico, lo abbraccia, lo bacia, mentre Kate e William hanno sempre la stessa espressione. Harry ha un istinto di protezione verso di lei perché gli ricorda la mamma. Infatti se l’è presa con fotografi e giornali dicendo di temere che la storia di sua madre potesse ripetersi».

Alla fine, però, sia Meghan sia Diana si sono scagliate contro la monarchia e hanno diviso la famiglia.

«Diana è stata più vittima di quanto lo sia stata Meghan. La sua era una lotta per la sincerità, la trasparenza e per strappare la maschera alla monarchia. Meghan non ha neanche cercato di capire: è arrivata e ha dato una spallata. Pare che Harry abbia detto: quello che Meghan vuole, ottiene. Meghan non è la ragazza che sogna il principe azzurro, ma quella che fa l’impensabile: arriva, prende il principe e lo porta via dal castello».

A un anno dalla cosiddetta Megxit, i due starebbero davvero pensando al divorzio?

«Non credo, le voci sono normali. È stato un anno difficile, hanno perso un figlio. Ma restano due ragazzi che hanno osato fare quello che nessuno aveva mai fatto. Edoardo VIII e Wallis Simpson erano andati via per liberarsi dalle responsabilità, loro no: hanno proprio voluto allontanarsi da quello che gli impediva di essere una normale coppia innamorata del ventunesimo secolo».

Emily Stefania Coscione per "iodonna.it" il 24 gennaio 2021. I retroscena della creazione dell’abito nuziale indossato dalla principessa Diana in occasione delle sue nozze con il principe Carlo, nel lontano luglio 1981, saranno presto discussi in un tribunale britannico. David ed Elizabeth Emanuel, la coppia di stilisti che lo crearono, si stanno dando battaglia sui diritti di disegni e schizzi creati nel corso della lavorazione dell’iconico abito in seta e pizzo antico. E a questo fine, i tanti incontri con Lady D. iniziati nei suoi appartamenti a Kensington Palace poco dopo l’annuncio del fidanzamento ufficiale, e poi continuati in grande segretezza nell’atelier che la coppia gestiva nel quartiere di Mayfair a Londra, saranno esaminati dai giudici in quella che promette di essere una lotta particolarmente acrimoniosa.

L’abito di Lady Diana. Tutto è cominciato quando Elizabeth Emanuel, 67 anni, ha deciso di mettere all’asta una serie di copie dei bozzetti dell’abito nuziale e di altre creazioni sartoriali indossate da Lady D., come la blouse in chiffon indossata da Diana per la foto ufficiale del suo fidanzamento con Carlo, scattata da Lord Snowdon, superando in molti casi i 3mila euro. Ma David, 68, ha reagito facendo causa all’ex moglie e sostenendo che disegni e schizzi sono anche suoi, inclusi quelli non fatti materialmente da lui, trattandosi di creazioni che portano il nome di entrambi. Lo stilista gallese, oggi commentatore di eventi reali, chiede che i disegni non vengano messi in vendita senza il suo consenso e che le copie dei bozzetti vengano distrutte.

La fine di un sogno. David ed Elizabeth Emanuel, sposati nel 1976, si erano conosciuti durante gli studi presso una scuola d’arte e, grazie all’endorsement di Diana, diventarono i nomi più ricercati della moda britannica degli anni Ottanta, in una partnership personale ed artistica lodata a livello internazionale e che li portò a vestire personaggi come Madonna ed Elizabeth Taylor. Ma il sogno era destinato a concludersi presto: i due divorziarono nove anni dopo il Royal Wedding e oggi comunicano solo attraverso i figli Oliver ed Eloise. Recentemente David ha fatto coming out, rivelando la sua relazione con David Byrne, suo nuovo business partner.

Lady Diana, l'ultimo sfregio: tutto per soldi, che fine fa la Ford Escort che le regalò Carlo. Sconcerto a Londra. Libero Quotidiano il 14 giugno 2021. La Ford Escort Ghia di Lady Diana è finita all'asta. Il regalo donato alla principessa dall'ex marito, il principe Carlo, nel lontano 1981 per festeggiare il fidanzamento è ufficialmente in vendita. Il mezzo verrà battuto all'asta il prossimo 29 giugno da Reeman Denise Auctioneers and Valuers. L’auto, come fatto sapere dalla stessa casa d’aste, porta ancora con sé la targa originale. In totale ha percorso 83 mila miglia (circa 133 mila chilometri), ma è ancora dotata di vernice e tappezzeria originali. Il tutto per che modica cifra, chiederete voi? Presto detto: stando alle stime il valore della Ford si aggira tra i 35 e i 45 mila euro. Una cifra non elevata visto che la Ford Escort di Lady D è stata per anni nel garage dell’attuale proprietaria, che fino ad oggi ne aveva sempre tenuto nascosta la provenienza. Insomma, un'auto dal prezzo inestimabile visto che non fu solo il primo regalo di Carlo a Diana. La Ford infatti presenta una seconda peculiarità: sul cofano si può vedere una statuetta a forma di rana. Un gadget, questo, donato dalla stessa sorella di Diana, Lady Sarah Spencer. "Ho guidato l'auto da solo ed è un bel passo indietro nel tempo – ha rivelato in anteprima a people.com Lewis Rabett della casa d’aste Reeman Dansie - Anche la radio è una radio Ford degli Anni 80. Nessuno l'ha sostituita con un modello più moderno, quindi l’auto è esattamente come Diana l'avrebbe guidata. È stato molto surreale sedersi al volante". E ancora: "Averla conservata in un garage ha fatto sì che l’automobile restasse in condizioni davvero buone. A quei tempi, le auto non erano come quelle moderne che hanno zincature e impermeabilizzazioni ottime, quindi molte di loro si sono arrugginite nel corso del tempo". A questo punto non resta che aspettare e vedere chi sarà il miglior offerente che si aggiudicherà il cimelio tanto ambito. 

Niente pace per Lady Diana. Ora litigano per i suoi abiti. Il vestito da sposa di Lady Diana finisce in tribunale. I due stilisti che lo hanno cucito si fanno la guerra sui bozzetti che ora sono finiti all'asta. Carlo Lanna, Martedì 19/01/2021  su Il Giornale. L’abito da sposa di Lady Diana è rimasto nell’immaginario di tutti, come allo stesso modo viene ricordato con piacere il matrimonio con tra la giovane Spencer e il Principe Carlo nel luglio del 1981. Lì tutto pareva possibile. Pareva che le favole potessero diventare realtà, dopotutto. Sappiamo però come sono andate le cose. In quel giorno di inizio estate non c’erano gli scandali, i tradimenti, e soprattutto, era impossibile immaginare che nel 1997 Lady D. potesse morire in un incidente d’auto. Il royal wedding di Carlo e Diana è sto l’unico vero momento felice per la coppia. Quell’abito da sposa, però, che ha eletto la principessa triste come regina incontrastata di stile, oggi finisce nell’occhio del ciclone e, figurativamente, viene trascinato in tribunale. Lo racconta il Daily Mail, che rivela di una battaglia legale sulla creazione e di diritti di quell’abito. David ed Elizabeth Emanuel sono stati i due stilisti che hanno realizzato il vestito. All’epoca erano marito e moglie e, grazie all’endorsement di Lady Diana, in poco tempo sono diventati i nomi più ambiti nel campo della moda a Londra. Non solo hanno creato il vestito che la principessa ha indossato nel giorno delle sue notte, hanno cucito anche altri abiti per il fisico longilineo di Lady D. Ora hanno 67 anni e da tempo sono separati e non si rivolgono più la parola. Lo fanno solo attraverso i legali e il figlio più giovane. I due, però, come fa sapere la stampa inglese, hanno iniziato una difficile battaglia legale e l’abito della Spencer è finito al centro del contenzioso. Elizabeth ha deciso si mettere all’asta alcuni bozzetti dell’abito nuziale, insieme ad altre creazioni. Tra questi spunta il vestito che Lady D. ha indossato durante la festa per il suo fidanzamento ufficiale. Il marito della stilista, però, non ha apprezzato il gesto della ex moglie e così ha citato in giudizio Elizabeth. Ha affermato che quei bozzetti sono anche suoi, dato che sono stati disegnati quando David era ancora sposato con Elizabeth. Si tratta di creazioni che i due hanno disegnato insieme, quindi non possono essere messi all’asta senza il consenso della coppia. Per ora il tribunale ancora non si è espresso sul problema, ma sicuramente la disputa regalerà molti colpi di scena. Il vestito che è finito nel mirino è stato cucito in parte a Mayfair, nell’atelier dei stilisti, e in parte in una sala di Kensington Palace.

Vittorio Sabadin per "La Stampa" l'11 gennaio 2021. Hasnat Khan, il cardiochirurgo pachistano di cui Lady Diana si era innamorata, ha rotto un silenzio che durava da 25 anni e ha parlato del suo rapporto con la principessa. Lo ha fatto per difenderne la memoria e per contribuire all'atto d'accusa contro Martin Bashir, il giornalista della Bbc che fece a Diana la famosa intervista del novembre 1995 che portò al divorzio dal principe Carlo. Bashir avrebbe ingannato Diana, fornendole false informazioni: le disse che Carlo attendeva un figlio dalla bambinaia di William e Harry, Tiggy Legge-Bourke, che le sue telefonate erano intercettate da una centrale d'ascolto nel Kent, che la sua casa era piena di microspie, che il personale del palazzo forniva a pagamento informazioni su di lei e persino che Camilla si era sottoposta a una plastica facciale negli Usa per riconquistare Carlo. Diana aveva conosciuto Hasnat Khan andando a trovare in ospedale Joseph Toffolo, il marito della sua agopunturista che il chirurgo aveva operato al cuore. Fu così colpita da quello che definì con le amiche «Mr. Wonderful» che tornò quasi ogni giorno in visita all'incredulo Toffolo, finché la conquista non fu completata. Hasnat Khan ha ora raccontato a Richard Kay del «Daily Mail» che poche settimane dopo Diana gli telefonò per dirgli che voleva presentargli una persona. Si ritrovarono in un pub di periferia, il Breakspear Arms, e la persona era Martin Bashir, giornalista della Bbc esperto di religione. «Non mi è piaciuto - ha rivelato Khan -. Fin da subito mi ha fatto domande personali su Diana e sulla nostra relazione. Perché non ci siamo sposati? Quando ci saremmo sposati? Ricordo di avere detto a Diana che non mi fidavo di lui». Diana non lo ascoltò. Nel segreto più assoluto registrò l'intervista nella quale disse che nel suo matrimonio erano in tre e che Carlo non era adatto a regnare. «Diana mi ha chiamato e mi ha chiesto cosa ne pensassi. Ho detto che era un grave errore, era terribile. Ma poi ho aggiunto: se sei in missione, hai fatto il lavoro». Secondo Khan, la missione della principessa era di riacquistare la propria libertà divorziando da Carlo, ma senza essere lei a chiederlo. Pensava che l'intervista avrebbe portato la Royal Family a imporre il divorzio, come in effetti avvenne. «Diana- ha spiegato Khan - sapeva sempre come i cortigiani di Buckingham Palace si sarebbero vendicati di qualunque cosa lei avesse fatto. Sapeva come avrebbero reagito il duca di Edimburgo e il principe di Galles. L'unica persona che non ha mai criticato è stata la Regina. Era brava a giudicare la gente, aveva un intuito naturale, al punto che io la chiamavo "la strega". Lo adorava». Il chirurgo ha anche rivelato che Diana, temendo di essere intercettata, usava per lui il nome in codice di Dr. Armani, mentre Bashir era il Dr. Jarman. Al telefono la principessa cambiava spesso accento, per non essere riconosciuta. Hasnat Khan, 62 anni, non ha dubbi sul fatto che Diana sia stata manipolata: «Una delle sue caratteristiche più attraenti era la vulnerabilità. Era questo a renderla cara al pubblico. Bashir ha usato queste vulnerabilità e le ha riempito la testa di spazzatura», compresa l'idea che i freni della sua Audi fossero stati manomessi. Anche il principe William, che all'epoca aveva 13 anni, disse alla madre che «Bashir non era una bella persona». La Bbc ha già aperto un'inchiesta interna sul giornalista, affidandola a un ex giudice della Corte suprema, Lord Dyson. William e Harry avevano invitato Hasnat Khan alla commemorazione del decimo anniversario della morte della madre, ma lui non è andato, ha spiegato, perché ci sarebbe stata anche Camilla. Se avesse deciso di scrivere libri di memorie o di concedere interviste sarebbe diventato molto ricco, ma Khan ha osservato in questi anni un silenzio che gli fa onore. È considerato da tutti un uomo perbene, dedito al suo lavoro. Durante le vacanze va ancora a Jhelum, in Pakistan, a curare gratis i bisognosi. Diana era pronta a convertirsi all'Islam per vincere le resistenze dei suoi genitori, che non la consideravano all'altezza del figlio per il suo passato burrascoso. Il chirurgo la lasciò nel 1997, pensando che non c'era alcun futuro per loro, e Diana per ingelosirlo passò l'estate con Dodi Al Fayed. Una tragica leggerezza che le costò la vita

·        William e Kate.

Da tgcom24.mediaset.it il 26 dicembre 2021. La duchessa di Cambridge Kate Middleton si guadagna ancora di più l'affetto dei sudditi della Gran Bretagna dopo la sua esibizione al piano trasmessa nella notte di Natale. Per la prima volta Kate ha suonato in pubblico assieme al cantante Tom Walker che ha interpretato uno struggente brano in ricordo di tutte le vittime della pandemia. Il concerto, registrato giovedì, è avvenuto all'interno dell'abbazia di Westminster. Durante il concerto di Natale "Toghether at Chistmas" trasmesso venerdì sera in tv, è apparsa la duchessa Kate Middleton che si è seduta al pianoforte ed ha accompagnato Tom Walker. Hanno suonato il brano "For Those Who Can't Be Here" ("Per chi non può essere qui"), scritto dall'artista e dedicato alle vittime della pandemia. La performance è stata registrata giovedì nell'abbazia di Westminster. Tom Walker ha rivelato al "Daily Mirror" che durante le prove Kate Middleton era "abbastanza nervosa" perché non suonava con un altro musicista da molto tempo". L'artista e la duchessa di Cambridge si sono seduti ai lati opposti della stanza durante la sessione di prove "molto segreta" e Kate ha suonato la canzone circa nove volte e "l'ha afferrata". "E' stata così gentile - ha aggiunto Tom Walker - . Penso che la prima prova che abbiamo provato fosse piuttosto nervosa perché non suonava con un altro musicista da molto tempo".

Il biografo reale: “Il principe William e Britney Spears hanno avuto una relazione online”. Alessandra Tropiano l'11/12/2021 su Notizie.it.  La bomba sganciata dal biografo della royal family: tra le ex del principe William c'è anche Britney Spears. Il biografo della Royal Family lancia la bomba: il principe William avrebbe avuto una relazione online con Britney Spears. Mentre William e Kate Middleton posano insieme ai loro tre figli per la tradizionale cartolina di Natale della Royal Family, alcune voci sul principe destano scalpore. A parlare è il biografo reale Christopher Andersen, che lanciato una vera e propria bomba sul passato del Duca di Cambridge. Secondo Andersen nella lista delle ex di William rientra anche un nome ben noto al pubblico e decisamente all’opposto della moglie Kate: la popstar Britney Spears. Una coppia improbabile a dirsi ora, ma che per il briografo della Royal Family è tutt’altro che immaginaria: il principe William e Britney Spears avrebbero abuto una relazione online. Lo ha raccontato Andersen nel suo nuovo libro “Brother and Wives: Inside the Private Lives of William, Kate, Harry e Meghan”: il duca di Cambridge prima di conoscere Kate, aveva una “relazione cibernetica” con la popstar americana. Come ha raccontato Andersen a US Weekly, i due: “Hanno cercato di stare insieme quando erano giovani“. Non solo: il principe “aveva anche una sorta di relazione cibernetica simile con Lauren Bush, la modella e la nipote del presidente Bush” racconta il biografo. La relazione tra William e Britney, però, non si è mai fisicamente concretizzata: il giornalista ha affermato che i due, nonostante fossero in contatto, non si sarebbero mai incontrati di persona. “Potrebbero esserci state conversazioni telefoniche, ma non ricordo che siano mai riusciti a incontrarsi durante quel periodo”, afferma. Ripescando alcune dichiarazioni di Britney Spears, come quella del 2002 a ITV, si ha la conferma di uno scambio di e-mail con William. La cantante aveva anche parlato del fatto che il principe avrebbe dovuto andarla a trovare da qualche parte: “Ma non ha funzionato” aveva commentato. 

Principe William nel baratro della depressione: "Ho provato a rianimare quel ragazzo, ma...", la tragedia che lo condanna. Libero Quotidiano il 07 dicembre 2021. Il principe William si è messo a nudo: per la prima volta ha raccontato una vicenda del suo passato particolarmente dolorosa. Nello specifico, ha spiegato di aver vissuto un episodio che lo ha letteralmente sconvolto: è stato testimone di un incidente molto grave. All'epoca fece di tutto per provare a rianimare il ragazzo rimasto ferito, ma senza successo. Qualcosa in lui sembra essere cambiato proprio da quel momento. Da allora, infatti, ha iniziato a soffrire di depressione. Il duca di Cambridge ne ha parlato nel corso del primo episodio dell'iniziativa di Apple Fitness+, una passeggiata audio di 38 minuti dove ha affrontato i temi della depressione e della salute mentale, ma anche della musica e dell’importanza di camminare. La puntata cui ha partecipato è stata intitolata "Prince William: Time to Walk" in suo onore. Parlando di depressione, il nipote della Regina Elisabetta ha rivelato: "Era come se qualcuno avesse messo una chiave in serratura e l'avesse aperta senza che io avessi dato il permesso di farlo". Il principe ha spiegato che le camminate lo hanno aiutato parecchio a riprendersi dallo choc e dalle conseguenze emotive del tragico incidente cui ha assistito. "Camminare è stata una caratteristica della mia vita durante i momenti belli e quelli brutti, con la pioggia o con il sole". Poi ha aggiunto: "Offre l'opportunità di schiarirmi la mente e acquisire una certa prospettiva. E' una parte fondamentale di come gestisco la mia salute mentale". E in effetti, fare attività fisica - anche una semplice passeggiata - può incidere fortemente sul nostro umore, producendo degli effetti positivi, come quelli di calmare l'ansia, aumentare l'autostima e allontanare i pensieri negativi.

"William è un principe razzista": scoppia il caos a corte. Francesca Rossi l'1 Dicembre 2021 su Il Giornale. Il principe William è stato definito “razzista” e criticato duramente per il suo discorso ai Tusk Conservation Awards di Londra. Il principe William è stato accusato di essere un privilegiato imperialista per un suo discorso, magari un po’ troppo superficiale, in cui incolperebbe la popolazione africana dei problemi relativi all’ambiente nel Continente. Lo tsunami della polemica lo ha travolto, il tribunale social lo ha condannato come razzista senza possibilità di appello. Sarebbe interessante, invece, capire le reali motivazioni del discorso, prima di formulare ipotesi. Si è trattato di un errore dovuto a un’eccessiva generalizzazione? Possibile che si tratti del vero pensiero di William? Altrimenti sembra quasi che sia diventata una moda tacciare un membro della royal family di razzismo.

Il discorso “incriminato”

Lo scorso 22 novembre il principe William ha partecipato ai Tusk Conservation Awards di Londra, in quanto patrono della charity Tusk Trust dal 2005. Si tratta di un premio indetto dal duca di Cambridge nel 2013 e dedicato agli ambientalisti che hanno “protetto l’insostituibile patrimonio naturale dell’Africa che rischierebbe altrimenti di passare inosservato”, come possiamo leggere sul sito ufficiale del dei Tusk Awards. Durante il discorso di premiazione, però, William avrebbe commesso un errore imperdonabile. Almeno stando alle voci più critiche sul web, che lo accusano di razzismo.

Il principe, infatti, ha dichiarato: “La crescente pressione sulla fauna selvatica e sulla natura a causa dell’aumento della popolazione africana rappresenta un’enorme sfida per gli ambientalisti, come succede in tutto il mondo, ma è fondamentale che l’ambiente suo protetto non solo per il suo contributo alle nostre economie, posti di lavoro e mezzi di sussistenza, ma anche per la salute, il benessere e il futuro dell’umanità. Dobbiamo agire ora e lo dobbiamo ai nostri figli e alle generazioni future”.

La polemica è nata dal passaggio in cui il principe William sosterrebbe che l’aumento della popolazione in Africa sarebbe alla base dei problemi relativi all’ambiente nel Continente. Il discorso è stato interpretato come una critica all’aumento demografico africano. Però c’è da dire che il duca aggiunge l’espressione “come succede in tutto il mondo”, riferendosi alla crescita della popolazione che danneggerebbe l’ambiente. Quindi dobbiamo pensare che il principe William non apprezzi il tasso di natalità nell’intero globo perché avrebbe effetti nefasti sulla fauna?

William è razzista?

In realtà è lecito supporre che l’intervento del duca di Cambridge abbia un solo, tragico difetto: l’eccessiva semplificazione, la generalizzazione di questioni molto complicate, in cui entrano in gioco tante variabili. L’aumento della popolazione, il cambiamento climatico, la difesa dell’ambiente e delle specie più a rischio sono temi impossibili da sintetizzare in poche frasi senza incorrere in clamorose debacle. Sulla questione è intervenuto anche il coautore del libro “Finding Freedom”, Omid Scobie, che ha twittato: “In altre testate il principe William è stato chiamato ‘colonizzatore imperialista’ dopo aver biasimato la crescita della popolazione africana per la perdita della fauna selvatica. Di nuovo. La recente dichiarazione del duca è stata bollata come semplicistica, razzista e fuori luogo da critici e leader”.

Omid Scobie scrive “di nuovo” perché il duca di Cambridge è già scivolato su uno sbaglio di questo tipo ai Tusk Conservation Awards del 2017. In quell’occasione William disse che “la popolazione umana in rapida crescita” nel Continente africano stava esercitando una “enorme pressione” sull’ambiente circostante. Anche in quel caso le sue parole non passarono inosservate. Su Twitter, come riporta Global News, gli utenti hanno cavalcato l’onda che ha sopraffatto William, accusandolo di “ipocrisia e razzismo”. Uno ha scritto che il principe non avrebbe “l’autorità morale per dire nulla sull’Africa o sugli africani e sulle loro vite”. Un altro sottolinea: “Sarebbe utile se il principe William facesse attenzione alla Storia. Le maggiori perdite di fauna selvatica in Africa si sono verificate all’inizio del Novecento, quando gli europei arrivarono armati e cacciarono in tutto il Continente. Incolpare i civili africani significa fraintendere totalmente la Storia africana”. Un altro ancora non le ha mandate a dire, tirando in ballo i Windsor: “Devo ancora sentire il principe William parlare di quanto la sua stessa famiglia abbia contribuito all’attuale disastro climatico. Quanta CO2 emettono dai loro palazzi e dai jet privati…che utilizzano come Uber”.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

Manila Alfano per "il Giornale" il 30 settembre 2021.La dipingono sempre così male che verrebbe addirittura da fare il tifo per lei. Meghan perde sempre, come un paragone al ribasso, qualunque cosa faccia, i tabloid inglesi le sono contro come neanche Saturno. Come a New York di un paio di giorni fa. Era la prima uscita pubblica dopo la nascita della sua bambina, tre giorni sotto i riflettori con telecamere di Netflix a seguito. L'occasione perfetta che sembrava cucita su misura per il suo personaggio, il Global Citizen Live, il concerto più grande del mondo che per ventiquattro ore ha unito tutti e cinque i continenti che hanno cantato un solo messaggio: chiedere la fine della povertà estrema entro il 2030 e raccogliere fondi per i Paesi più bisognosi. La causa era buona e invece disastro. A partire da quei ventidue mila euro di abiti cambiati a raffica. Titoloni e commenti. Biasimo e disapprovazione e Harry dentro nel tritacarne anche lui, «da ex militare a rockstar» ma in coordinato con l'outfit della moglie. La perfidia è l'arma di questa guerra da prima pagina, dove non ci sono sconti e tutto è semplificato in categorie, estremizzato. Meghan resta la regina da scartare, l'innesto è mai riuscito. La straniera, l'americana a corte che non riesce a capire le regole, che le subisce e ne soffre come confesserà in patria alla conduttrice più radical chic d'America Oprah Winfrey. A certi occhi Meghan resta l'attrice di una serie tv minore che si affanna per inserirsi tra quelli giusti. New York era il suo ritorno sulle scene ma ha fatto fiasco. Troppo quell'abito bianco firmato Valentino da 4.500 dollari e decisamente fuori luogo i gioielli di Cartier da 35mila dollari per parlare di fame nel mondo. E poi, l'altra sera, servito su un piatto d'argento, il confronto perfetto. In scena Kate alla prima mondiale del nuovo film di 007 alla Royal Albert Hall. Una cosa quasi più per Meghan. Eppure tié. Applausi e flash per lei. Tutti per lei, scintillante anche nel sorriso. Deliziosa in tutto: lo stile, gli orecchini low cost, lo charme. Perfetta principessa prima della classe. L'ex ragazza borghese diventata moglie dell'erede al trono più ambito d'Europa ha fatto i compiti. Sono anni che studia e si vede. Rimasta al suo posto, a modo e per bene, non uno strappo alle regole e tanto supporto dai giornali che la amano. Anzi di più, tifano per lei. I tifosi scelgano la loro regina, a leggere puntuali gaffes e inciampi di là, impegno e dedizione di qua. Kate è osannata come una dea. Ogni apparizione è un successo, ogni discorso una standing ovation per lei che fedele e paziente ha saputo stare al gioco della Corona. Integrata e amata, in famiglia e dai sudditi. Dall'opinione pubblica e quindi dai giornali. È una strada in discesa in effetti, la regina giusta su cui scommettere. Sguardo dolce senza apparire smielata, incantevole senza sembrare una gatta morta perché quel sospetto è stato da sempre riservato a Meghan. I duchi di Cambridge hanno illuminato la scena, facendo dimenticare le gaffe dei Sussex in America. Harry e Meghan si prodigano per i poveri e sostengono la causa ambientalista ma poi si fanno fotografare con abiti costosissimi, e viaggiano su potenti jet privati. Prima di entrare a vedere il film Kate sul tappeto rosso si è fermata a dare baci al suocero Carlo e a chiacchierare amabilmente con Camilla. Una reunion di famiglia perfetta così com' è. Senza sentire la mancanza di chi ha deciso di andarsene.

"Un omaggio...". Quel dettaglio nascosto nella foto di George. Francesca Rossi il 22 Luglio 2021 su Il Giornale.  Il principe George compie 8 anni e Kate Middleton pubblica un nuovo ritratto ufficiale un particolare legato al principe Filippo. Per giorni si sono rincorse le voci secondo cui i duchi di Cambridge non avrebbero pubblicato nuove foto del principe George per il suo compleanno. I tabloid, infatti, hanno descritto i futuri sovrani d’Inghilterra impauriti e arrabbiati a causa dei commenti velenosi che gli hater non hanno risparmiato al loro primogenito dopo la finale degli Europei. Invece il nuovo ritratto del bimbo, che compie 8 anni il 22 luglio, è stato pubblicato sugli account ufficiali di William e Kate. Forse la coppia ha avuto un ripensamento? Oppure non ha mai preso in considerazione l’idea di rompere una tradizione molto sentita nella royal family? Non lo sapremo mai. Questo piccolo mistero è, anzi, già passato in secondo piano rispetto a un tenero dettaglio nascosto nel nuovo scatto ufficiale del principino.

Un omaggio al principe Filippo. La foto che ritrae un sorridente principe George è stata scattata da Kate Middleton ad Anmer Hall (Norfolk), dove i Cambridge hanno trascorso alcuni giorni all’inizio del mese. George indossa una polo blu a righe arancioni e un paio di calzoncini blu. La sua espressione allegra non è sfuggita ai fan e nemmeno l’impressionante somiglianza con il principe William da bambino. L’immagine è stata pubblicata la sera del 21 luglio e la didascalia recita così: “Domani compio 8 anni!”. La fotografia, però, nasconde un dettaglio molto dolce, un ricordo dedicato al principe Filippo, morto lo scorso 9 aprile a 99 anni. Il principe George, infatti, è seduto sul cofano di un fuoristrada, ma non uno qualsiasi, bensì un Land Rover Defender, il tipo di auto per cui il compianto duca di Edimburgo aveva una vera e propria passione. Forse ricorderete che, per il suo funerale, il principe Filippo aveva fatto modificare, secondo un suo preciso disegno, proprio un Land Rover Defender TD5 130 elettrica e verde. Il marito di Sua Maestà lavorò a questo progetto per 16 anni, dal 2003 al 2019 e scelse personalmente ogni minimo dettaglio, perfino il colore, che per la precisione è un “dark bronze green”, una sfumatura di verde usata per i mezzi di trasporto militari. Non dimentichiamo, poi, che il principe Filippo amava così tanto questo tipo di auto da concedere, 40 anni fa, il suo patronato all’azienda che le produce.

Un fuoristrada per un futuro re. Il dettaglio del fuoristrada nella foto del principe George non sembra proprio una coincidenza, bensì un omaggio discreto ed elegante al principe Filippo, un modo per onorare la sua memoria. Il principe William e Kate Middleton, stando alle indiscrezioni, vogliono che il loro primogenito abbia una vita il più normale possibile, protetta dalla curiosità, a volte esagerata delle telecamere. Tuttavia avrebbero già spiegato al bambino che, un giorno, sarà re. Si sarebbero decisi dopo alcune domande del principe George, che si sarebbe accorto di alcune differenze di trattamento tra lui e i fratelli. I Cambridge ci tengono a non creare disparità tra i figli, ma l’educazione di un futuro sovrano comporta comunque delle peculiarità. L’esperta Katie Nicholl ha spiegato così questa fase delicata nella crescita del bimbo: “Nonostante William e Kate trattino i figli allo stesso modo, George ha capito che ci sono parecchie differenze, perché spesso lo staff reale preleva solo lui per realizzare servizi fotografici insieme agli eredi diretti alla Corona”. Per questo William e Kate hanno iniziato a raccontare al bambino quale sarà il suo futuro ma, commenta l'esperto Robert Lacey, “non hanno mai rivelato al mondo quando e come abbiano comunicato la grande notizia a George”. Lo hanno fatto con i loro modi e i loro tempi. A giudicare dallo scatto per il suo ottavo compleanno, però, il principe George non pensa ancora al suo avvenire (come è giusto che sia) e probabilmente è stato molto felice di omaggiare il bisnonno Filippo che lo veniva a prendere in carrozza per fare una passeggiata.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "T

Elena Stancanelli per "la Stampa" il 13 luglio 2021. Partiamo dall'alto. Subito sotto Dio per la precisione: la famiglia reale inglese. Il loro compito politico è dare l'esempio, indicare comportamenti corretti, essere guardati. Sono il simbolico per eccellenza, e di simboli si è parlato molto in questi europei di calcio. Inginocchiarsi o rimanere in piedi prima della partita ha creato intorcinamenti ideologici nei poveri calciatori e nella Federazione calcio. Dilemma morale che è stato risolto adeguandosi a quello che facevano gli avversari. È un criterio come un altro, inutile giudicare. E comunque il simbolico chiede il simbolo, non le sue motivazioni. Per questa ragione la famiglia reale ha commesso il primo degli errori di fair play lasciandosi sorprendere, alla fine della partita, nell'atteggiamento dolente di chi sembrava stesse presenziando a un funerale. William, Kate e il principino George stretti in un abbraccio, i volti scuri, affranti. Per quel paio di persone al mondo che non sapessero dove si trovavano, sembravano testimoniare lo strazio davanti a una morte. E invece erano allo stadio di Wembley, a guardare una partita di calcio. Importante, importantissima, ma sempre una partita di calcio. La regina non avrebbe mai fatto un errore simile. Né avrebbe permesso che il piccolo George fosse fotografato mentre ride come un pazzo dopo il primo goal dell'Inghilterra. È solo un bambino, si è detto. No, è l'erede al trono e a lui è concesso tutto tranne la naturalezza. O meglio: la sua naturalezza non può essere concessa alle telecamere, ed Elisabetta lo sa bene. Spiace per lui, ma, come tutti noi, vive nel reame del simbolico. Facesse quello che vuole quando è lontano dalla nostra vista, ma allo stadio deve comportarsi come ci si aspetta che si comportino le persone sportive. I suoi avi erano più fortunati, non c'era internet, non c'erano i social, non c'erano neanche i telefonini. Ci si poteva nascondere ed essere bambini anche in casa Windsor. Così come si poteva essere calciatori e non avere nessuna idea di un movimento nato nella comunità afroamericana, contro la violenza della polizia americana, dopo la morte di un cittadino americano, George Floyd. Quel tempo è finito, ma il problema del simbolico è che mentre ti arrovelli se sia il caso di inginocchiarti o no, ti dimentichi di quello che stai facendo, cioè che sei un calciatore e devi almeno seguire le regole elementari del tuo stare in campo. Calciare un pallone e comportarti con sportività, perché quello che stai facendo è praticare uno sport, non combattere una guerra che lascia sul campo morti e feriti davanti ai quali la famiglia reale deve mostrare cordoglio. Dunque subito sotto la Corona, nella scala dell'esemplarità, c'erano ieri sera allo stadio di Wembley, i calciatori. I quali durante la partita si sono comportati nella media del calcio: qualche tuffo, qualche fallo, qualche recriminazione. Né più né meno della squadra italiana. Poi, durante la premiazione hanno sbracato. Qualche volta si vince e qualche volta si perde e quando si perde bisogna farlo con classe. Soprattutto perché quei giocatori che uno dopo l'altro si sfilavano dal collo la medaglia del secondo classificato - cupi, offesi di essere stati sconfitti sul proprio campo - in quel momento rappresentavano la loro nazione, e non un club o l'altro. Nazione che infatti, in parte, ha reagito secondo le indicazioni ricevute. Abbiamo perso la guerra, non è giusto, non potremmo mai accettarlo e dunque spacchiamo tutto. Queste sono le indicazioni simboliche che i tifosi hanno visto. I quali - questo non è uno sport per signorine, direbbe Nanni Moretti - erano reduci dall'aver fischiato l'inno nazionale italiano, l'uscita dal campo di Chiesa azzoppato in uno scontro, e soprattutto i poveri Marcus Rashford, Bukayo Saka e Jadon Sancho che non hanno segnato i loro rigori. Tre calciatori neri, sfortunatamente. Per cui l'aggressione si è trasformata in un linciaggio razziale. È orribile, ma prima di tutto ridicolo. Così i reali inglesi e i calciatori si sono dovuti schierare, tentando di arginare questa pazzesca e insensata ondata di razzismo. Hanno rilasciato dichiarazioni, chiesto razionalità, calma, ribadendo che si tratta soltanto di una partita di calcio. Forse è un po' tardi. Per essere chiari: se vuoi dare l'idea che si tratta soltanto di un gioco, devi fare quello che ha fatto l'allenatore della Spagna, Luis Enrique. Ridere, abbracciare gli avversari, alleggerire la tensione. Non il giorno dopo, ma subito, appena finita la partita. La partita, non la guerra.

Euro 2020, "William voleva ma Kate Middleton ha detto no". George prima di Inghilterra-Italia, il dramma in questa foto. Libero Quotidiano il 13 luglio 2021. Prima di Inghilterra-Italia ci è scappato quasi il litigio in famiglia (reale). Tutta colpa del principino George: l'erede al trono britannico ha chiesto a mamma e papà, i Duchi di Cambridge, di poter indossare l'amata maglietta bianca della Nazionale dei Tre leoni. Stando alle indiscrezioni trapelate sui tabloid inglesi, papà William avrebbe acconsentito. D'altronde, l'animo da tifoso (il figlio di Carlo e Diana è fan sfegatato dell'Aston Villa, una passione che ha tramandato al rampollo) a volte prevale anche sull'etichetta. Mamma Kate Middleton però avrebbe protestato con forza, e avrebbe vinto. Così George, emozionato ma un po' troppo "imbalsamato" nel su completino in giacca e cravatta, ha assistito dal palco reale di Wembley alla tanto attesa finalissima di Euro 2020 contro gli azzurri, senza poter sfoggiare la maglietta di Harry Kane e compagni. La serata, iniziata alla grande con il bel gol di Shaw dopo appena 3 minuti, si è trasformata in incubo prima con il pareggio di Bonucci nella ripresa e poi nell'agonia dei calci di rigore, con le parate decisive di Gigio Donnarumma. Papà William, come i sudditi inglesi, ormai ci sono abituati: da Euro 1996 in avanti, dal dischetto è sempre sciagura per la Nazionale della Regina Elisabetta. Per George, invece, la prima delusione che, immaginiamo, non dimenticherà mai. Commentando la finale di Wimbledon tra Novak Djokovic e Matteo Berrettini per la Bbc, è stata l’ex campionessa di tennis Marion Bartoli a rivelare il dettaglio su George: "Ieri pomeriggio ho preso un tè con la duchessa e mi ha detto che George stasera a Wembley vuole indossare la maglietta della nazionale. In famiglia c’è stata molta discussione, William è d’accordo, Kate non è così entusiasta, quindi vedremo". Dietro il "no" secco di Kate, al di là dell'eleganza formale che si impone a un principino erede al trono, anche una questione di molto più seria attualità: mentre l'Inghilterra sognava il trionfo, il resto del Regno Unito (si fa per dire), dalla Scozia all'Irlanda, gufava selvaggiamente. George schierato apertamente per l'Inghilterra, a discapito degli altri territori che un giorno governerà. avrebbe potuto rappresentare un precedente imbarazzante. Ancora più di un rigore sbagliato.

Dagotraduzione dal Daily Mail il 12 luglio 2021. Dopo la gioia iniziale, la disperazione. L’umore dell’Inghilterra si è rispecchiato in quello del principe George ieri sera a Wembley. Il piccolo reale, 7 anni, ha assistito alla finale tra Inghilterra e Italia seduto tra i suoi genitori, il principe William e Kate. La serata non poteva cominciare meglio per il piccolo principe, autorizzato a partecipare alla finale. Così, vestito in giacca, camicia e cravatta a righe, ha raggiunto i genitori a Wembley. L’ex campionessa di tennis Marion Bartoli ha rivelato che in realtà George avrebbe desiderato indossare la maglia dell’Inghilterra, e William era d’accordo, ma Kate «non ne era entusiasta». La gioia è esplosa dopo il gol di Shaw: George ha gridato e alzato le braccia al cielo, poi ha abbracciato la madre. Ma a fine gara il piccolo aveva ormai l’aria triste, sua madre si copriva il volto con le mani per non guardare i rigori, e il padre, il principe William, posava se le sue mani sulle sue spalle in segno di conforto.

"George è in pericolo": la paura di William e Kate. Francesca Rossi il 19 Luglio 2021 su Il Giornale. Dopo la finale Inghilterra-Italia il principe George è stato preso di mira dagli hater e ora i suoi genitori vorrebbero tenerlo lontano dai riflettori, evitando persino di pubblicare un nuovo ritratto ufficiale del bimbo per il suo compleanno. Le polemiche che hanno accompagnato la finale degli Europei di calcio 2020 non accennano a placarsi, anzi, si arricchiscono di un nuovo capitolo che ha per protagonista il principe George. Il bambino, che compirà 8 anni il prossimo 22 luglio, è diventato il bersaglio degli hater sui social durante l’ultima partita che ha visto trionfare l’Italia. William e Kate, impauriti e furibondi per i commenti aggressivi rivolti al loro primogenito, avrebbero preso delle decisioni drastiche, una delle quali inedita, perché rompe una tradizione consolidata.

I troll contro il principe George. Il principe George è stato vittima di frasi poco lusinghiere per aver indossato giacca e cravatta, proprio come suo padre, ma anche per le sue espressioni di trionfo al gol dell’Inghilterra e di sconforto e delusione a partita finita. Non sono stati risparmiati neppure William e Kate, il primo accusato di aver voluto creare una sorta di “mini me”, cioè di copia in miniatura di se stesso. La seconda, invece, presa di mira per non aver consentito al primogenito di indossare la maglia della Nazionale inglese. Tra i censori del web, poi, ci sono stati perfino gli estremisti della sveglia, che hanno rimproverato i Cambridge per aver consentito al principe George di rimanere in piedi fino a tarda notte. Per esempio su Twitter Rebecca English, editor del Daily Mail, ha condiviso alcuni scatti del bimbo deluso dopo la fine del match e nella didascalia ha scritto: “Il principe George riassume l’umore della nazione”. Purtroppo questo post è stato intercettato da alcuni troll che si sono lasciati andare a insulti contro il futuro re. Uno ha commentato: “Spero che il piccolo idiota si asciughi le lacrime con la sua cravatta”. Un altro ha virato verso la politica: “[George] non riassume il sentimento della Scozia. Questi reali dovrebbero convincere la Scozia a restare nell’Unione? Assolutamente no”.

La rabbia e la paura di William e Kate. I duchi di Cambridge non sarebbero rimasti a guardare in silenzio. Anzi, sarebbero talmente infuriati e spaventati dalla mole di commenti negativi contro il piccolo principe, da aver deciso di ridurne al minimo indispensabile l’esposizione mediatica in due modi. Per prima cosa la coppia avrebbe già stabilito di trasferirsi per l’estate ad Anmer Hall, nel Norfolk e subito dopo a Balmoral, in Scozia. In questo modo, forse, le acque si calmeranno. Il secondo provvedimento, invece, lo ha rivelato l’esperta Angela Levin al Daily Mail: “Mi è arrivata voce che quest’anno i Cambridge potrebbero non pubblicare un nuovo ritratto di George in occasione del suo ottavo compleanno. Perché sono molto infastiditi dalla maleducazione della gente che si burla di un bambino di soli 7 anni”. Bisogna sottolineare, comunque, che si tratta di un’indiscrezione. Per ora non c’è niente di confermato. Non ci resta che attendere il prossimo 22 luglio per saperne di più. Non è escluso che nei pochi giorni che mancano al compleanno del bambino William e Kate ci ripensino. La scelta di non diffondere nuove foto ufficiali del principe George in un’occasione del genere sarebbe un fatto del tutto inusuale per i duchi, che hanno sempre rispettato la tradizione di postare sui social le fotografie dei loro figli per i loro compleanni. Purtroppo i social network hanno un lato oscuro fin troppo sviluppato e i Cambridge, per il loro ruolo istituzionale tanto in vista, sanno che è meglio non sottovalutare nulla.

L'Inghilterra crolla: Kate, William e George reagiscono così. L’esperto Robert Jobson è stato molto chiaro per quel che riguarda la sicurezza di baby George e all’Expressha dichiarato: “George ha avuto una grande attenzione da parte dei social media. Alcuni sono stati critici per il fatto che [George] abbia indossato una camicia e una cravatta come il padre. Ho pensato che ciò sia stato molto sgradevole. [George] è molto popolare, ma penso che [William e Kate] proveranno a tenerlo lontano dai riflettori per un po’. Sono consapevoli di tutto questo…”. Già al compimento dei suoi 3 anni il principino venne preso di mira sui social per uno scatto in cui dava da mangiare del gelato a Lupo, il cane dei genitori. In quel caso la polemica su quanto i dolci fossero nocivi per gli animali travolse i Cambridge, costringendoli a tenere il primogenito lontano dagli obiettivi fotografici per un po’. William e Kate saranno sempre al centro dell’attenzione, esaminati e scrutati a ogni uscita pubblica o privata. Così sarà per i loro figli a cui di certo, però, i duchi cercheranno di insegnare a non far dipendere la loro vita dai “tribunali del web”.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

Nessun saluto, poi la fuga: cosa è successo tra William e Mattarella. Francesca Rossi il 16 Luglio 2021 su Il Giornale. Il mancato saluto al presidente Mattarella, la fuga dallo stadio per non assistere alla premiazione della squadra italiana, questa volta il principe William avrebbe infranto tutte le regole del protocollo. La partita tra Inghilterra e Italia ha tirato fuori il peggio degli inglesi. L’aplomb britannico è morto lo scorso 11 luglio, portandosi dietro il senso di civiltà. Vale la pena fermarsi un momento a riflettere sul rigurgito razzista e antitaliano dimostrato da alcuni inglesi, sul presunto, mancato saluto di William al presidente Mattarella, sull’incredibile fuga dei Cambridge dallo stadio, pur di non subire “l’onta della premiazione allo straniero”, su quelle medaglie messe e tolte in un gesto di stizza dai calciatori inglesi, sulla “caccia all’italiano” scatenatasi durante il match. Cosa è successo all’Inghilterra? All’improvviso era irriconoscibile e selvaggia. In fondo non si trattava di vincere o perdere una guerra, ma gli inglesi sembrano aver ricevuto un colpo al loro onore.

William e l'Inghilterra credevano di avere la vittoria in mano. L’Inghilterra era certa di vincere gli Europei di calcio. Così convinta da dimenticare non solo la sportività, ma addirittura le regole di comportamento civile. Purtroppo neanche i duchi di Cambridge avrebbero dato il buon esempio. Pare che William, Kate e George abbiano abbandonato lo stadio prima della premiazione dell’Italia, gesto deprecabile. Sì, William si è poi scagliato (con ritardo) contro gli insulti razzisti destinati ai giocatori inglesi che hanno fallito i rigori, ma si è “dimenticato” che anche gli italiani in Inghilterra, la notte dell’11 luglio 2021, hanno ricevuto vergognose invettive discriminatorie e addirittura agguati di stampo criminale dagli hooligans. Una triste caduta di stile in mondovisione che nessuno si aspettava da un’intera nazione famosa per il suo savoir-faire come l’Inghilterra. Il principe, in quanto presidente onorario della Federcalcio inglese, avrebbe anche dovuto redarguire i giocatori britannici che, senza alcuna sportività, hanno tolto le medaglie che erano state loro assegnate dopo il match. Li ha chiamati “eroi”, ma forse bisognerebbe dare il giusto peso alle parole (e alle partite).

William non ha salutato il presidente Mattarella? Nessuno può mettere Sergio Mattarella in un angolo (per dirla con Dirty Dancing). Scherzi a parte, in queste ore sta facendo discutere un altro presunto gesto inqualificabile del principe William. Il duca non solo sarebbe letteralmente fuggito dallo stadio dopo la vittoria dell’Italia contro l’Inghilterra, per non partecipare alla premiazione della nostra Nazionale, ma addirittura se ne sarebbe andato senza nemmeno stringere la mano al presidente della Repubblica Mattarella, seduto a pochi metri da lui. Lo avrebbe ignorato per tutta la partita. Possibile? La vicenda è diventata un giallo italo-inglese. Secondo un'altra ipotesi, invece, al termine del match William avrebbe provato a raggiungere il presidente italiano, ma sarebbe stato bloccato da Gianni Infantino, presidente della Fifa, per motivi di precauzione legati al Covid. Ci sarebbe anche un filmato che lo proverebbe. In realtà, però, non si vede granché. Possiamo solo osservare William che parla con un uomo e poi se ne va, ma ciò non prova nulla né contro né a favore del principe. In un primo momento, tra l'altro, era trapelata la voce secondo cui William sarebbe stato bloccato da Raffaele Trombetta, ambasciatore italiano a Londra. Ricostruzione, questa, smentita dalla Farnesina, che ha chiarito: "Circola da alcune ore sui siti web di diversi organi di stampa nazionali un video che ritrae i momenti successivi al termine della partita finale dei Campionati Europei di calcio 2020 a Wembley e fa riferimento all'Ambasciatore d'Italia nel Regno Unito. Si precisa a beneficio di tutti gli organi di stampa interessati che quel documento video non ritrae l'Ambasciatore Raffaele Trombetta ma un componente della delegazione della Fifa". Tuttavia, se pure fosse questa la dinamica con cui si sono svolti i fatti, William non sarebbe "assolto". Forte del peso del suo ruolo, il duca avrebbe dovuto tentare comunque di raggiungere Sergio Mattarella, magari mantenendo le distanze sociali (e ricordiamo che entrambi sono vaccinati). Una simile (presunta) maleducazione non è solo uno strappo al protocollo, ma anche una figuraccia internazionale.

Il principe George vuole andare allo stadio. Quando gli esperti hanno visto Baby George a Wembley con i genitori, in occasione della partita Inghilterra-Germania e poi per la finale Inghilterra Italia, sono rimasti un po’ sorpresi. William e Kate tengono molto alla privacy dei figli e non li espongono ai media se non è strettamente necessario. Per le partite, però, sarebbe stata fatta un’eccezione a causa delle insistenti richieste di Baby George. Scrive il Daily Mail: “Alla vigilia del match contro la Germania il piccolo George ha implorato i genitori affinché lo portassero allo stadio”. E pare che lo stesso sia accaduto per il match di domenica 11 luglio. Se, poi, vi ha stupito anche l’outfit elegantissimo del bimbo, sappiate che c’è un mistero in merito. Sempre il Mail rivela: “[George] ha voluto pure un vestito uguale a quello di suo padre” . Può darsi che ciò sia vero per quel che riguarda la partita Inghilterra-Germania. Ma per quel che riguarda il look sfoggiato dal bambino per la finale contro l’Italia l’ex campionessa di tennis Marion Bartoli ha un’altra versione dei fatti. Bartoli ha riferito che per la finale di Wembley George avrebbe voluto indossare la maglia della sua nazionale, ma Kate glielo avrebbe impedito. E pare non siano indiscrezioni. Sarebbe stata la stessa duchessa di Cambridge, durante un tè, a raccontare l’aneddoto all’ex tennista. Forse il principe George non ha ereditato dal padre il senso dell’eleganza, ma di sicuro ha preso la passione per il calcio. Tale padre, tale figlio. 

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astron 

Euro 2020, la vergognosa fuga del principe William da Wembley: sfregio all'Italia, ecco chi sono gli inglesi. Libero Quotidiano il 12 luglio 2021. Maurizio De Giovanni non le manda a dire, e sui social punta il dito contro gli inglesi dopo la finale di Euro 2020 vinta ieri dall'Italia. "Principe, principessa e principino che scappano per non premiare i vincitori – spiega lo scrittore innanzitutto attaccando la famiglia reale – Giocatori che si tolgono sprezzanti le medaglie dal collo prima ancora di scendere dal palco. Centinaia di vigliacchi che aspettano i tifosi italiani all’uscita per aggredirli, col favore degli addetti alla sicurezza", scrive l'autore de I Bastardi di Pizzofalcone. Poi  l'affondo: "È allora che avete perso, non sul campo. Sapete che c’è? Ben usciti, signori. Voi e il vostro simpatico giullare pazzo dai capelli ignobili – conclude con uno sfottò su Boris Johnson e sottolineando la Brexit – Non sentiremo la vostra mancanza". Dello stesso tenore anche il commento di un altro scrittore partenopeo, Angelo Forgione. Gli inglesi, scrive Forgione, "lo stile lo imparassero da Luis Enrique e da Guardiola. Sfilarsi immediatamente le medaglie dei finalisti, come se puzzassero, è un gesto di una volgarità enorme. E poi i tifosi inglesi, che la loro frustrazione l'hanno sfogata picchiando gli italiani ai varchi dello stadio". Insomma una vera figuraccia in eurovisione. Anche il comportamento dei calciatori inglesi che alla cerimonia si sono tolti la medaglia dal collo assegnata alla squadra sconfitta non ha lasciato indifferenti i tanti tifosi che si sono riversati poi sui social per criticare questo atteggiamento che è sembrato irrispettoso.

Da liberoquotidiano.it il 14 luglio 2021. Il principe William non è riuscito a salutare Sergio Mattarella. Quanto accaduto nello stadio di Wembley dopo la vittoria dell'Italia agli Europei ha indignato parecchio, se non fosse che a giorni di distanza spunta un video che mostrerebbe gli attimi sotto accusa. Dopo la parata di Gigio Donnarumma e la sconfitta dell'Inghilterra, il capo dello Stato si lascia andare all'esultanza. E con lui anche chi gli sta intorno. È in quel momento che il principe erede al trono ha tentato di salutare il presidente della Repubblica, venendo però fermato prima. Rispetto alle prime indiscrezioni il Quirinale smentisce che sia stato l'ambasciatore italiano a Londra, Raffaele Trombetta, a chiedere al marito di Kate Middleton di allontanarsi. Nel video infatti si vede Gianni Infantino, presidente della FIFA, recarsi da William che a quel punto gira i tacchi e se ne va. Un tentativo tutto inglese per screditare l'Italia? Chissà. Certo è che la fuga della famiglia Reale ha destato parecchie critiche. Tra queste quella di Maurizio De Giovanni, l'autore de I Bastardi di Pizzofalcone: "Principe, principessa e principino che scappano per non premiare i vincitori. Giocatori che si tolgono sprezzanti le medaglie dal collo prima ancora di scendere dal palco. Centinaia di vigliacchi che aspettano i tifosi italiani all’uscita per aggredirli, col favore degli addetti alla sicurezza". E ancora: "Allora che avete perso, non sul campo. Sapete che c’è? Ben usciti, signori. Voi e il vostro simpatico giullare pazzo dai capelli ignobili". Molti come lui hanno notato alquanto strana l'uscita "in velocità" del principe e consorte. Anche se, visti i tafferugli andati in scena fuori dallo stadio, la motivazione più plausibile è quella di una ragione di sicurezza.

La figuraccia di William con Mattarella (e l'Italia). Francesca Rossi il 14 Luglio 2021 su Il Giornale. A Wembley per la finale Inghilterra-Italia il principe William ha fallito miseramente nel suo ruolo di futuro re d’Inghilterra. Inghilterra inqualificabile. Non stiamo parlando di selezioni e classifiche per il prossimo Mondiale di calcio, ma di un comportamento deplorevole tenuto, durante e dopo la finale Inghilterra-Italia dello scorso 11 luglio, non solo da una nazione tra le più importanti al mondo, ma addirittura da un rappresentante delle sue istituzioni, il principe William. Ovvero dal futuro, giovane re che mai avremmo pensato potesse inanellare una serie di errori grossolani e deprecabili. Fa male ammetterlo, ma il duca di Cambridge, incredibilmente, ha gettato alle ortiche le più elementari regole dell’educazione e del protocollo, oltre che secoli di gloriosa storia inglese. C’è da sperare che il figlio di Lady Diana, donna sempre molto attenta al prossimo, riesca a realizzare la portata delle sue sorprendenti gaffe.

Una spocchia tutta inglese. Ripercorriamo i fatti avvenuti prima, durante e dopo la finale degli Europei a Wembley. L’Inghilterra sentiva di avere la vittoria in pugno. Ne era talmente certa che qualche incauto tifoso si è fatto addirittura tatuare la coppa prima del match. Per giorni gli inglesi davano gli italiani per perdenti e umiliati, benché, per dirla tutta, da un punto di vista tecnico tra le due squadre non vi fosse questa grande differenza. L’Inghilterra, forse un po’ troppo abituata a vincere dentro e fuori dai campi da gioco a qualunque costo (la Storia insegna), non è riuscita a concepire un finale alternativo assolutamente possibile. Una certa superbia mista a spocchia incontrollata con una spruzzata di immotivato senso di superiorità ha fatto il resto. Qui entra in gioco il principe William. Forse un po’ troppo galvanizzato da una presunta imbattibilità della sua Nazionale avrebbe compiuto, secondo quanto riportato dai giornali, tre azioni disgraziate: avrebbe abbandonato lo stadio in fretta furia con Kate e George, pur di non presenziare alla proclamazione dei vincitori italiani. Non avrebbe salutato il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Non avrebbe battuto ciglio quando al nostro presidente sarebbe stata assegnata una postazione non in linea con il suo rango di capo dello Stato e ospite in un altro Paese. Un'altra versione dei fatti sostiene che il principe William, a fine partita, abbia tentato di avvicinarsi al presidente italiano e in effetti esiste un filmato in merito che, però, non chiarisce la dinamica dei fatti. Il duca sarebbe stato bloccato da un delegato della FIFA, prima di raggiungere Mattarella, a causa delle norme anti-Covid. Però c'è da segnalare che entrambi sono vaccinati, l’evento è stato pianificato (come già accaduto per altri incontri tra rappresentanti di Stati diversi durante il periodo di pandemia) e che il duca aveva l'autorità per tentare di imporsi su questa decisione. Tra l'altro il principe William e Sergio Mattarella non erano neanche così distanti l’uno dall’altro. Dov'è la verità? Ci sono parecchie zone d'ombra su questo evento. Il principe William rappresenta il casato regnante britannico. Pertanto se decide di andare allo stadio per assistere a una finale che coinvolge la Nazionale inglese, la sua visita non può che essere ufficiale e, di conseguenza, rispettare tutti i crismi dell’evento pubblico. Ciò significa che il principe William, in quanto “padrone di casa”, avrebbe dovuto scendere dagli spalti e congratularsi con tutti i giocatori e gli allenatori di entrambi gli schieramenti e assistere alla premiazione. Per dirla in parole povere, doveva fare il suo dovere e tenersi la rosicata per sé. “Never complain, never explain”.

Inghilterra razzista? L’Inghilterra ha aspettato per 55 anni di alzare la coppa degli Europei. Non è accaduto, ma sono cose che capitano. Certo, l’allenatore inglese Gareth Southgate ci ha rimesso il titolo di baronetto, ma nella vita c’è di peggio. Invece è sembrato di trovarsi di fronte a una nazione incattivita, che pretendeva la vittoria come fosse un diritto divino. Ciò che è successo lo scorso 11 luglio non dovrebbe essere sottovalutato, anche perché coinvolge persino un futuro leader, il principe William e addirittura il sempre spettinato primo Ministro Boris Johnson, che ha dichiarato: “Questa squadra ha già fatto la storia e ha elevato lo spirito della Nazione. Stanotte potranno alzare anche la coppa. In rappresentanza della Nazione, buona fortuna. E portatela a casa”. Eppure la vittoria inglese non era scolpita sulla pietra. Tuttavia perfino le istituzioni si sono sentite investite di una sacra missione in stile Giovanna D’Arco. Il principe William, poi, ha giustamente difeso dalle accuse razziste i calciatori linciati per aver sbagliato i rigori, ma ha precisato che l’intero team è composto da “eroi” . Non sarà un tantino esagerato? Era una partita, benché gli inglesi, per parafrasare Churchill, l'abbiano persa quasi si fosse trattato di una guerra. Ridimensioniamo. Forse il duca si è fatto prendere la mano, tralasciando tutti gli insulti ricevuti dagli italiani durante il match e gli atti violenti e criminali perpetrati dagli hooligans ai danni dei nostri connazionali. Alla fine rimane una domanda: perché è accaduto tutto questo? La bella Inghilterra trasformata in una megera, una parte del suo popolo, famoso per l’aplomb, stravolto da una rabbia animalesca. Figuraccia mondiale. Cosa ha da dire Kensington Palace?

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

Kate Middleton, gli auguri per la nipote Lilibet Diana. Spunta l'ipotesi di un quarto figlio. Libero Quotidiano il 07 giugno 2021. Kate Middleton, gli auguri per la nipote Lilibet Diana. Spunta l’ipotesi di un quarto figlio. È appena nata a Santa Barbara la secondogenita di Harry e Meghan e già si aprono i primi scenari suggestivi. A partire dal nome, in onore della Regina e in ricordo dell’adorata mamma di Harry che il primo luglio avrebbe compiuto 60 anni. Suona tutto come una dichiarazione di pace da parte dei duchi di Sussex. E il Palazzo sembra aver apprezzato rispondendo con parole affettuose. Come gli auguri sui social di Kate e William. «Congratulazioni, siamo tutti deliziati dalla bella notizia dell’arrivo della piccola», hanno scritto. Mentre sorgono i primi dubbi sulla cittadinanza della bimba: sarà inglese, americana o le prenderà entrambe come il fratello Archie? Di sicuro Lilibet vanta un record: come undicesima pronipote di Elisabetta II è il primo membro della Royal family nato al di fuori del Regno Unito. Intanto a Corte si sussurra che Kate e William siano pronti per il quarto figlio.

Principe William, parole toccanti su Lady D: “Ero qui quando ho saputo della morte di mia madre”. Libero Quotidiano il 23 maggio 2021. “Ero a Balmoral quando ho saputo della morte di mia madre”: il principe William – in visita in Scozia insieme alla moglie Kate Middleton – si è abbandonato ai ricordi. Parlando non solo di quelli più felici, ma anche di quelli più tristi, come la scomparsa di Lady D appunto. “La Scozia evoca in me tantissimi ricordi felici, ma purtroppo anche i più tristi”, ha spiegato il duca di Cambridge. William, in particolare, ha raccontato che il giorno in cui ha ricevuto la tragica notizia sulla madre – il 31 agosto 1997 -  si trovava nella residenza estiva reale a Balmoral in Scozia, in attesa di rientrare a Londra per la stagione scolastica. Quella notte l’auto su cui viaggiava Lady D si schiantò in modo drammatico nel tunnel sotto il Ponte de l’Alma, a Parigi. E dopo poche ore la notizia arrivò a William e al fratello Harry, anche lui in Scozia. “Quella mattina, ancora sotto shock, mi rifugiai a Crathie Kirk”, ha spiegato commosso il marito di Kate. Crathie Kirk è una piccola chiesa neogotica che si trova proprio nei pressi del castello reale. “Negli oscuri giorni di dolore che seguirono, trovai conforto e sollievo all’aria aperta, nella natura scozzese. Per questo ho un legame forte con questo Paese, che mi ha regalato pure un momento di grande gioia”, ha continuato il principe. William, però, ha aggiunto anche che proprio in Scozia ha conosciuto quella che poi sarebbe diventata sua moglie, Kate Middleton.

Valeria Braghieri per “il Giornale” il 26 aprile 2021. Definitivamente, il suo mestiere è avere ragione. Al funerale di Filippo di Edimburgo (anche al funerale di Filippo di Edimburgo) era perfetta. La veletta nera, la mascherina, i capelli di un castano ancora sincero raccolti con precisione millimetrica, manco se ne fosse occupato un geometra, il corpo asciutto ed elegante... Kate era un clavicembalo ben accordato dal ruolo. E da una delle monarchie più longeve d'Europa. Morbida con la Regina, accogliente col marito ma asciutta di lacrime, come il protocollo esige. Le perle al collo e alle orecchie gli orecchini di Diana, tanto per chiarire al popolo e al mondo, chi sia la prescelta, qualora ce ne fosse ancora bisogno. La cognata-scandalo (Meghan Markle) rimasta negli Usa con la perfetta scusa della gravidanza, le polemiche e le accuse silenziate dal dolore per la morte del Principe, le cose che, come sempre accade nei momenti cruciali, di colpo si ricompongono. Lontano gli spuri, vicina la famiglia. Fuori l'eccentrico, dentro le regole. Kate si è riresa la scena. Rimanendo composta e silenziosa al suo posto. Che è poi quello che esige la Corona. Quello per cui la Corona l'ha «selezionata». Nata borghese, diventata più realista del Re. Sorriso di lato e silenzio. I conti tornano, figuriamoci le duchesse. Errori non fare, paura non avere. Ha atteso che passasse questo uragano Usa. E la rassicurante pioggia britannica è tornata. Puntuale, battente, grigia e rassicurante. La pioggia in Inghilterra è una certezza da sempre. Kate lo sta diventando. Al funerale di Filippo non è solo stata perfetta. Ha siglato l'armistizio benedetto tra i due fratelli: suo marito William e suo cognato Henry. Muti, distanti, nervosi e inconciliabili. Divisi, dietro al feretro dell'eccentrico nonno, da un provvidenziale cugino piazzato in mezzo a loro dall'abile regia di corte. Perché le spalle di quei due mondi opposti e in lotta non si sfiorassero. Poi è arrivata lei: Kate. Con l'agio di quelle che piacciono «alla suocera», o alla Regina, in questo caso. Con la grazia di quelle che hanno fatto tutto per bene e continuano a farlo. Sebbene sia stata lei, all'inizio, quella che usciva dal protocollo e dalle naturali, blasonate scelte di corte. Kate la borghese, con i genitori ricchi da troppo poco che producono i festoni per i compleanni e i palloncini per le cresime. Eppure... Aspetta che ti aspetta... Ha vinto lei. Sarà che Meghan le ha concesso il punto facile. Di colore, divorziata, attrice, americana, completamente irriconoscente nei confronti della Corona: non solo se n'è andata trascinandosi via il marito Harry, ma anche accusato la casa reale di razzismo e di altre tonnellate di nefandezze emotive e sostanziali. Ha sfasciato la famiglia e minato la monarchia negli ultimi mesi di vita di Filippo, dalle telecamere compiaciute di Oprah Winfrey. Ha scippato Harry alla Regina, alla Raf e a tutto il suo popolo. Ha rotto ciò che Diana ha comunque tenuto assieme a costo della vita. Ma sabato scorso, è rimasta a casa sua. E sabato scorso, ai funerali reali, ma non di stato, c'era Kate. Che non aspettava altro che di rimettere a posto tutto. Kate, la «nuora» giusta, la cognata incubo. Ha atteso impeccabile in chiesa. E poi è iniziata la sua personale cerimonia. I passi giusti, i passi indietro ancora più giusti. L'ordine delle parole, la grazia della democrazia, i gioielli come insegne al neon. L'etichetta e la sostanza. E' riuscita a rimettere accanto quelle spalle distanti, togliendo chiunque e qualunque cosa di mezzo: William ed Harry uno accanto all'altro. Erano suoi entrambi, sabato scorso: quello che tutte dovrebbero sposare e quello che tutte vorrebbero avere. La loro parentela si era inceppata, non proseguiva da mesi. Malgrado la Corona, malgrado il dolore rinsaldante per l'adorata mamma compianta, malgrado l'addio all'indimenticabile nonno. Meghan aveva sfasciato tutto. Ma sabato scorso c'era Kate. E, scommettiamo, è solo l'inizio.

Kate e William: le foto per i 10 anni di matrimonio. Lei con un abito da 195 sterline indossato nel 2019. Federica Bandirali per “corriere.it” il 29 aprile 2021. Era il 29 aprile 2011 quando si celebrò a Londra tra il principe William e l’allora solo Kate Middleton, il Royal Wedding tra i più seguiti in mondovisione. In occasione del decimo anniversario Wiliam & Kate, duchi di Cambridge hanno postato due foto in cui appaiono sorridenti e complici come quel giorno. La famiglia reale inglese è solita condividere sui social uno scatto (realizzato da Chris Floyd) nelle ricorrenze speciali come compleanni, anniversari ma anche lutti, come stato nel caso della morte del Duca di Edimburgo. In uno scatto il duca e la duchessa di Cambridge sono ritratti in un momento di complicità nel loro giardino di Kensington Palace: in entrambe la foto Kate indossa un vestito a portafoglio, sfumatura blu a stampa floreale. Si tratta di un abito di Ghost da 195 sterline già indossato nella visita ufficiale in Pakistan del 2019, mentre il principe William sfoggia un maglione blu scuro su una camicia abbottonata.

Come la prima volta. Nella prima immagine la coppia è seduta su un tronco, in un prato verde, mano nella mano, uno scatto in stile bucolico come spesso i due reali hanno abituato i loro follower. Ma è la seconda foto a essere speciale: la posa di William e Kate ha ricordato a tutti (follower ed esperti reali compresi) quella presente nello scatto che ha annunciato il fidanzamento ufficiale tra i due più di 10 anni fa. L’anello di fidanzamento che il principe ha donato alla moglie (appartenuto alla madre Lady Diana) è sempre al suo dito ed è in bella mostra davanti all’obiettivo della macchina fotografica, proprio come in quella foto del novembre 2010 che è entrata nella storia.

Stili diversi. La famiglia dei duchi di Cambridge sembra sempre molto unita, lontano dagli scandali reali e dai gossip, a differenza di quanto succede per il matrimonio del fratello di lui Harry con Meghan Markle: William e Kate in molte occasioni ufficiali sostituiscono la regina Elisabetta ed entrambi studiano a fondo come futuri re e regina Del regno Unito.

Matrimonio mediatico. Dieci anni fa, il 29 aprile 2011 quando il mondo puntò i riflettori sull’Abbazia di Westminster dove si svolse il primo grande Royal Wedding la storia moderna: 1900 invitati in chiesa e 2 miliardi le persone sintonizzate per seguirlo in televisione e quasi 200 i Paesi che lo trasmisero in diretta. Le nozze per il turismo inglese fruttarono un giro d’affari pari a 2 miliardi di sterline. Indimenticabile l’abito da sposa di Kate disegnato da Sarah Burton, stilista di Alexander McQueen. Il dettaglio più apprezzato dalla gente? I fiori ricamati sulle spalle, simbolo dei 4 Paesi del Regno Unito: la rosa d’Inghilterra, i narcisi del Galles, i cardi della Scozia e i quadrifogli dell’Irlanda del Nord. La coppia reale festeggerà questo anniversario, molto sentito dagli inglesi dati i consensi che entrambi raccolgono tra il popolo, in modo privato, con i loro tre figli, George, Charlotte e Louis.

William e Kate Middleton, la lite che rischiò di far saltare il royal wedding. Roberta Mercuri per "vanityfair.it" il 29 aprile 2021. Dieci anni fa la favola di William d’Inghilterra e Kate Middleton diventava realtà. Il principe e la commoner si giurarono amore eterno nell’abbazia di Westminster, protagonisti di quello che è stato definito il royal wedding del secolo, il 29 aprile 2011. Oggi i Cambridge, genitori di tre – George, Charlotte e Louis – sono tra le coppie coronate più unite e invidiate del mondo. E pensare che una lite tra i due, all’epoca in cui si erano appena fidanzati, rischiò di far saltare tutto. Lo rivela il Daily Express. Secondo la giornalista Tina Brown, la discussione tra William e Kate avvenne subito dopo la romantica proposta di nozze del principe (in ginocchio, in Kenya, nell’ottobre 2010). Il fidanzamento ufficiale sarebbe stato annunciato con qualche settimana di ritardo proprio per via dei battibecchi tra i futuri sposi. Tutta colpa delle diverse reazioni di William e Kate di fronte a una foto rubata. La futura duchessa di Cambridge era stata infatti paparazzata mentre giocava a tennis con i suoi fratelli, Pippa e James. Gli avvocati di Kate riuscirono a fare in modo che quello scatto privato non finisse sulla stampa britannica. E la futura duchessa fu risarcita con cinquemila sterline versate in beneficenza. Ma William, spiega Tina Brown, era comunque furente, «voleva il sangue». Per la sua fidanzata, invece, la faccenda era finita lì.  Kate non intendeva accanirsi contro il paparazzo che l’aveva immortalata sì in un momento privato, ma in un luogo pubblico, Manor court. Le tensioni tra William e Kate per via di quelle foto, continua Brown, furono tali che l’annuncio del fidanzamento fu posticipato. William tenne il broncio a Kate per settimane. Alla fine, però, tra i due tornò la pace. Il fidanzamento ufficiale fu annunciato nel novembre 2010. Il resto è storia. Di una favola d’amore che oggi raggiunge il traguardo di dieci anni di nozze.

William e Kate, 10 anni insieme. Ma una lite rischiò di far saltare il matrimonio. Francesca Rossi il 29 Aprile 2021 su Il Giornale. Sono passati dieci anni dal “sì” di William e Kate che fece sognare il mondo, ma pochi sanno che una lite rischiò di far saltare la cerimonia. William e Kate festeggiano i dieci anni di matrimonio. Era il 29 aprile 2011 quando la coppia attraversò la navata centrale di Westminster Abbey per dare inizio a quella che per tutti è una favola d’amore. Il royal wedding ha scritto le parole “E vissero felici e contenti”, ma la fiaba non è finita lì. Abbiamo avuto il privilegio di voltare pagina, di vedere come è diventata la vita di una donna che ha sognato di sposare il principe azzurro, ci è riuscita e ora è diventata un membro insostituibile della royal family, tra i più popolari e amati nel Regno Unito.

Le nuove foto. Per festeggiare la ricorrenza i duchi di Cambridge hanno pubblicato due nuove foto ufficiali. Nella prima sono seduti uno accanto all’altra, William che guarda Kate mentre lei fissa un punto imprecisato all’orizzonte. Nella seconda, invece, i due si abbracciano. La duchessa indossa un abito a motivi floreali celeste, già sfoggiato durante il tour in Pakistan nell'ottobre del 2019. Si tratta di una creazione del brand Ghost, come spiega il Daily Mail, costa 195 sterline (circa 200 euro), ma non è più in commercio. Il duca, invece, porta maglione e pantaloni blu scuro con camicia abbinata. In entrambe le immagini spicca l’anello di fidanzamento con zaffiro da 12 carati, circondato da diamanti, appartenuto a Lady Diana. La principessa del Galles lo scelse da un catalogo di Garrard. Non volle un anello fatto su misura per lei, benché questo fece storcere molti nasi a Buckingham Palace. Ora il gioiello da 30mila euro appartiene a Kate, come pegno d’amore.

Fine della favola? Non tutti sanno, però, che il royal wedding rischiò di saltare per colpa di una foto rubata, come racconta l’Express. La giornalista Tina Brown rivela che William e Kate ebbero una lite piuttosto seria non molto tempo dopo la proposta di matrimonio avvenuta nell’ottobre 2010 in Kenya. Proprio questa discussione sarebbe stata la ragione per cui a corte si preferì posticipare di alcune settimane l’annuncio del fidanzamento. Oggetto del contendere fu una fotografia scattata a Kate Middleton mentre giocava a tennis con i fratelli James e Pippa. La futura duchessa non gradì per niente di essere stata paparazzata. Riuscì a evitare che l’immagine finisse su tutti i giornali e ottenne anche un risarcimento da 5mila sterline. Per lei il caso era chiuso. Non per il principe William, però. Lui, a quanto sembra, voleva vendetta o, comunque, qualcosa di molto simile. Ma Kate è diversa. Lo sappiamo, la duchessa di Cambridge ha un carattere tranquillo, tende a evitare le faide. Lo ha detto anche un insider al magazine Us Weekly, riferendosi ai contrasti recenti tra Kate e Meghan: “Non è tipo da scontro né da escalation”. La storia della foto ce ne dà ulteriore conferma. Così la coppia non si parlò per giorni. Sia William che Kate rimasero irremovibili sulle loro decisioni. Finché, sbollita la rabbia e compreso che, in fondo, la questione non era certo della massima gravità, i due si riappacificarono. Il fidanzamento fu finalmente annunciato nel novembre 2010.

Il gran giorno. Il 29 aprile 2011 più di due miliardi di persone videro arrivare Kate Middleton a bordo di una Rolls-Royce Phantom VI del 1978 (per il royal wedding di Diana gli spettatori furono circa 750 milioni). Riguardando i video, in quell’istante la Megxit, lo scandalo Epstein, la pandemia, l’intervista di Harry e Meghan, la morte del principe Filippo sembrano eventi di un futuro lontanissimo. Un’altra vita, quasi. La duchessa indossò una creazione di Sarah Burton, direttore creativo di Alexander McQueen. Un abito diventato celebre quasi quanto quello di Lady Diana, il sogno di molte spose, benché avesse uno strascico di “soli” 2 metri e 70 centimetri (quello di Diana era di 7 metri). Il corpetto rispecchiava lo stile vittoriano, molto stretto in vita, le maniche erano in pizzo, la gonna ampia, formata da più strati, il velo in tulle di seta, decorato con fiori ricamati a mano. Il vestito era chiuso da 58 bottoni ornati di organza. Sia sulla gonna che sul corpetto spiccavano delle applicazioni fatte a mano dalla Royal School of Needlework, create seguendo una tecnica precisa, nata nell’Irlanda dell’Ottocento, che si chiama Carrickmacross (il nome riprende quello della città in cui questa lavorazione del merletto è nata nel 1820. Si tratta di un tipo di “pizzo d’Irlanda”). Kate Middleton aveva perfino l’oggetto blu della tradizione. Sarah Burton, infatti, applicò all’interno dell’abito un nastro di questo colore. Kate scelse di sfoggiare la tiara Cartier Halo della regina Elisabetta. Un gioiello meraviglioso che il padre della sovrana, Giorgio VI, regalò alla moglie nel 1936. Quando Lilibet compì 18 anni sua madre gliene fece dono. Nel bouquet erano ben visibili il mughetto, il giacinto, il dianthus barbatus (conosciuto come Garofano del Poeta) e il mirto. Una curiosità: quest’ultimo veniva dalla stessa pianta di mirto che servì a creare anche il bouquet nuziale della regina Elisabetta. La favola poteva iniziare.

 Dieci anni di matrimonio? Kate e William pubblicano questa foto, un dettaglio pesantissimo: umiliata ancora Meghan? Libero Quotidiano il 29 aprile 2021. Rita Dalla Chiesa è stata ospite di Alberto Matano per l’ultimo segmento della puntata di oggi, giovedì 29 aprile, de La Vita in Diretta. Su Rai1 si è parlato dei fatti del giorno di cronaca, attualità e gossip e quindi non poteva non essere affrontato l’argomento dei dieci anni di matrimonio festeggiati dal principe William e dalla moglie Kate Middleton. Quest’ultima è amatissima in Gran Bretagna, a differenza di Meghan Markle che con la sua “fuga” negli Stati Uniti assieme al marito Harry ha visto colare a picco la sua popolarità “reale”.  Tuttavia Rita Dalla Chiesa è stata un po’ la voce fuori dal coro riguardo ai duchi di Cambridge, che appaiono fin troppo perfetti, al punto da risultare quasi fastidiosi: “Potrebbe non essere la favola perfetta, lei però da un lato mi dà un po’ fastidio perché è perfetta in tutto, non sbaglia niente”. Un parere assolutamente rispettabile, quello della Dalla Chiesa, che poi ha integrato il suo pensiero sull’erede al trono d’Inghilterra e sulla moglie: “La monarchia ha bisogno di una coppia come loro però sono troppo noiosi”. Da questo punto di vista Harry e Meghan sono di tutt’altra pasta, ma dopo la loro uscita di scena - che ha irritato e non poco la famiglia reale, soprattutto per quella pesantissima intervista rilasciata a Oprah Winfrey - è naturale che William e Kate vengano indicati come la coppia perfetta per rappresentare la monarchia del futuro.  

William e Kate: due nuovi ritratti per il decimo anniversario di matrimonio

Come si festeggia un anniversario così importante dopo un grave lutto e una pandemia? Con il sorriso, come dimostra questa coppia sempre più amata dai sudditi e dal mondo intero in due nuovi ritratti diffusi da Kensington Palace. Eva Grippa su La Repubblica il 29 aprile 2021. 29 Aprile 2021. Doveva essere un anno importante, il 2021, per la monarchia britannica, ma il fato ha scombinato ogni piano: prima la pandemia, poi la scomparsa del consorte della regina, Filippo duca di Edimburgo. Il 95esimo compleanno di Elisabetta II è trascorso in silenzio, e in lutto, e rischia di passare inosservato anche l'importante anniversario di William e Kate: 10 anni dal loro matrimonio celebrato il 29 aprile 2011. Eppure, la coppia dei duchi di Cambridge, sempre più amata alla luce della recente fuga del secondo rampollo Windsor, Harry, è tornata subito in pista per rispettare ogni appuntamento fissato in agenda. A loro, ora più che mai, è affidato il futuro della monarchia in termini di popolarità. Come da tradizione, Kensington Palace sottolinea l'importante anniversario con un ritratto. Anzi, due.

Per festeggiarli, riepiloghiamo il loro royal wedding citandone solo i numeri...

2 miliardi: le persone sintonizzate per seguirlo in tv, da tutto il mondo.

180 Paesi: hanno trasmesso la diretta.

5mila: agenti impegnati nella sicurezza più 35 cani.

140 tonnellate di rifiuti raccolti dopo i festeggiamenti per le strade di Londra.

20 milioni il costo totale del matrimonio.

2 miliardi di sterline, invece, il profitto: tanto ha fruttato il matrimonio al turismo britannico.

26 le ONG in lista nozze, cui gli sposi hanno voluto devolvere le donazioni.

1.900 invitati.

5.000 i rintocchi delle campane dell'Abbazia di Westminster che hanno accompagnato la cerimonia, suonando a festa mezz'ora prima dell'inizio della cerimonia e per tre ore al termine.

Capitolo 12, versetti 1 - 2 e 9 - 18: la lettera di San paolo apostolo ai Romani, letta in Chiesa durante la cerimonia dal fratello della sposa, James Middleton.

3 i titoli ricevuti da William il giorno delle nozze dalla nonna regina: Duca di Cambridge, Conte di Strathearn e Barone Carrickfergus.

2,7 metri la lunghezza dello strascico della sposa.

2 milioni i panini con sausages venduti da Mark & Spencer in un solo giorno a quanti festeggiavano il royal wedding in strada.

10mila invece i canapes serviti al ricevimento di nozze.

21 chef impegnati in cucina.

1,700 biscotti da tè e 17 chili di cioccolato per la torta nuziale.

Kate Middleton "sull'orlo di una crisi di nervi". Le foto compromettenti: sorpresa così in pubblico, sfregio alla Corona. Libero Quotidiano il 29 aprile 2021. Kate Middleton è sull’orlo di una crisi di nervi? È la voce che giunge dalla Gran Bretagna dopo che la duchessa di Cambridge è stata immortalata in alcuni scatti che la sorprendono in attacchi di ilarità spontanei, ma non propriamente corrispondenti all’etichetta della famiglia reale. In una delle immagini la moglie del principe William appare addirittura piegata in due dalle risate: le foto sono state scattate durante l’ultimo Royal duty della coppia, ovvero una visita alla charity The Cheesy Waffles Project, che fornisce ai giovani con difficoltà di apprendimento le competenze e l’indipendenza di cui hanno bisogno per l’età adulta.  Insomma, l’occasione era molto seria, eppure a un certo punto Kate Middleton è andata “fuori controllo”, scatenando l’ironia del popolo social di tutto il mondo. Tanti i commenti del tipo “anche le duchesse perdono la brocca”. Non è ancora stato ricostruito il motivo che ha scatenato tanta ilarità da parte della Middleton, che non avrebbe dovuto comportarsi così in pubblico sempre per questioni di etichetta reale. Ma d’altronde lei avrebbe tutti i motivi per lasciarsi andare, anche in pubblico: allo stress di mesi di quarantena e dei figli in dad come tante persone normali, si aggiunge la rabbia per l’intervista con cui il principe Harry e Meghan Markle hanno fatto a pezzi la famiglia reale (con la duchessa di Sussex che ha tirato in mezzo apertamente la Middleton) e il dolore per la morte del principe Filippo. Tra l’altro durante il funerale Kate è stata vista provare a riportare la pace tra i due fratelli, facendoli conversare al termine della cerimonia funebre del nonno. 

La Vita in Diretta, Rita Dalla Chiesa: "Kate Middleton? Noiosa e fastidiosa. Perché la monarchia ha bisogno di lei e William". Libero Quotidiano il 29 aprile 2021. Rita Dalla Chiesa è stata ospite di Alberto Matano per l’ultimo segmento della puntata di oggi, giovedì 29 aprile, de La Vita in Diretta. Su Rai1 si è parlato dei fatti del giorno di cronaca, attualità e gossip e quindi non poteva non essere affrontato l’argomento dei dieci anni di matrimonio festeggiati dal principe William e dalla moglie Kate Middleton. Quest’ultima è amatissima in Gran Bretagna, a differenza di Meghan Markle che con la sua “fuga” negli Stati Uniti assieme al marito Harry ha visto colare a picco la sua popolarità “reale”.  Tuttavia Rita Dalla Chiesa è stata un po’ la voce fuori dal coro riguardo ai duchi di Cambridge, che appaiono fin troppo perfetti, al punto da risultare quasi fastidiosi: “Potrebbe non essere la favola perfetta, lei però da un lato mi dà un po’ fastidio perché è perfetta in tutto, non sbaglia niente”. Un parere assolutamente rispettabile, quello della Dalla Chiesa, che poi ha integrato il suo pensiero sull’erede al trono d’Inghilterra e sulla moglie: “La monarchia ha bisogno di una coppia come loro però sono troppo noiosi”. Da questo punto di vista Harry e Meghan sono di tutt’altra pasta, ma dopo la loro uscita di scena - che ha irritato e non poco la famiglia reale, soprattutto per quella pesantissima intervista rilasciata a Oprah Winfrey - è naturale che William e Kate vengano indicati come la coppia perfetta per rappresentare la monarchia del futuro.  

Kate Middleton a Clapham Common. Omicidio Sarah Everard, polizia reprime veglia: agente due volte in ospedale dopo l’arresto. Redazione su Il Riformista il 14 Marzo 2021. Non si placano le polemiche e le tensioni sulla Metropolitan Police di Londra, sotto pressione perché renda conto dell’intervento alla veglia di sabato sera in ricordo di Sarah Everard, la 33enne dirigente marketing scomparsa lo scorso 3 marzo mentre tornava a casa dopo aver visto un amico e del cui rapimento e assassinio è accusato un poliziotto. Immagini “sconcertanti”, le ha definite la ministra dell’Interno Priti Patel, che sull’operato della Met ha chiesto un rapporto completo. Una risposta “né adeguata né proporzionata” per il sindaco di Londra, Sadiq Khan, che ha detto di non aver ricevuto chiarimenti esaustivi dalla polizia e chiederà quindi indagini ulteriori. Quattro le persone arrestate alla veglia a Clapham Common, in cui centinaia di persone, in maggioranza ragazze e donne, si sono radunate per ricordare la 33enne rapita e sequestrata nelle strade di Londra. Attorno a una distesa di fiori e messaggi di dolore, con appelli contro la violenza di genere, hanno acceso in silenzio centinaia di torce. La veglia non era autorizzata e la polizia è intervenuta, accolta dal grido “Vergogna!” quando ha tentato di far allontanare le partecipanti in nome delle misure anticontagio. Vari video hanno mostrato gli agenti che strattonavano le presenti, le immobilizzavano a terra, ammanettandole e portandole via. Al lutto e alla rabbia per l’assassinio si è aggiunta l’accusa di azione sproporzionata delle forze dell’ordine. La vice commissaria di polizia Helen Ball ha difeso gli agenti, affermando che la folla costituiva un concreto rischio di trasmissione del virus. Ma da varie parti politiche si alzano richieste di dimissioni di Cressid Dick, direttrice di Scotland Yard. Gli agenti sono stati accolti con disprezzo dalle presenti alla veglia, visto che il presunto assassino di Everard è il 48enne Wayne Couzens, agente della stessa Metropolitan Police, rimasto in servizio nella sorveglianza armata delle ambasciate a dispetto di almeno due denunce recenti per atti osceni. L’uomo è in carcere e vi resterà almeno fino a martedì 16 marzo, quando è prevista una nuova udienza; è accusato di sequestro di persona e omicidio. Da quando è in carcere, è stato portato due volte al pronto soccorso per ferite alla testa che si sarebbe procurato da solo. Sarah Everard è scomparsa la sera del 3 marzo, mentre camminava nel sud di Londra e rincasava a Brixton. È stata trovata morta nove giorni dopo (12 marzo), a circa 78 chilometri dall’ultimo luogo nel quale era stata vista la donna, in una zona boschiva nella contea del Kent non distante dalla casa in cui l’agente Couzens viveva con moglie e figlie. Il corpo si trovava in una borsa per lavori edili e l’identificazione è stata effettuata tramite impronte dentali. Nello stesso orario in cui Sarah tornava verso casa, Couzens smontava dopo un turno di guardia all’ambasciata americana. Nessun elemento avrebbe legato le due persone se non fosse stato per una serie di immagini catturate da varie telecamera di sicurezza montante agli angoli delle strade, sui citofoni di case e sugli autobus, che hanno mostrato l’auto di Couzens nella zona in cui la 33enne aveva dato segni di vita l’ultima volta. L’auto è stata seguita, telecamera dopo telecamera, fino al paesino del Kent dove abita l’agente, entrato nella Metropolitan Police nel 2018. Nei giorni successivi alla scomparsa di Sarah, i colleghi di Couzens hanno riferito di aver notato in lui segni di stress. Poi, martedì scorso, è scattato l’arresto. Il caso ha riacceso il dibattito sulla sicurezza delle donne e sulla violenza di genere, dando il via al movimento "Reclaim These Streets", riprendiamoci le strade, per affermare il diritto delle donne di vivere in sicurezza negli spazi pubblici. Khan, annunciando la richiesta di ulteriori indagini, ha aggiunto: “Capisco pienamente il motivo per cui donne, ragazze e persone loro alleate hanno voluto una veglia per ricordare Sarah e tutte le donne soggette a violenza o uccise per mano di uomini, rivendicando gli spazi pubblici dove vengono fatte sentire non al sicuro”.

Alla veglia per Sarah Everard, la donna uccisa (da un poliziotto) mentre rincasava, la polizia ha voluto dimostrare che le donne sbagliano a sentirsi insicure: loro, per proteggerle, ci sono sempre (la foto di Patsy Stevenson, 33 anni, alta 1,58, ha fatto il giro del mondo) — Irene Soave (@irene_soave) March 14, 2021

Tra quante chiedono la fine della violenza contro le donne, anche Kate Middleton, duchessa di Cambridge, che sabato pomeriggio ha posato dei fiori al memoriale per Sarah. “Ricorda bene che cosa voglia dire camminare di notte nelle strade di Londra”, ha detto un portavoce.

Kate Middleton e l’arte di calmare i figli (anche in pubblico). Alessandra Celentano il 6/3/2021 su Vanityfair.it. Sempre composta lei. Sempre composti i suoi figli. Ma come fa la Duchessa di Cambridge a tenere costantemente a bada i suoi tre bambini? Ecco qualche «dritta» da carpire. Tutti sempre composti o quasi. Le immagini che ritraggono i figli di Kate Middleton ci mostrano per lo più tre bambini tranquilli. O, comunque, una mamma perfettamente in grado di calmarli e rimetterli in riga anche nel bel mezzo di occasioni pubbliche. E (questo il bello) senza cedere a nessun momento di isteria o di imbarazzo. Insomma, senza cadute di stile. In base a quello che traspare da diverse foto, spesso alla Duchessa di Cambridge basta guardare i suoi bambini per calmarli. Altre volte, invece, se la cava egregiamente prendendoli in braccio o, ancora, abbassandosi per interagire con loro dalla “stessa altezza”. E stop. Fine dei capricci, fine delle lacrime, fine del momento no. Talento regale ineguagliabile, quello di mamma Kate, o abilità da poter apprendere e sfoderare, all’occorrenza, anche con i propri figli? Ne abbiamo parlato con Tiziana Cristofari, pedagogista di Roma.

Secondo Lei, come fa una mamma di tre figli piccoli come Kate Middleton (George ha 7 anni; Charlotte, 5 e Louis, 2) a dare così spesso l’impressione di saper gestire i suoi bambini anche in occasioni pubbliche?

«Di certo, non si tratta di un’abilità di facciata. Il modo in cui una qualsiasi mamma riesce a calmare i suoi figli davanti agli altri è lo specchio di come quella mamma riesce a calmare i suoi figli in privato. Perciò, tornando a Kate Middleton, quello che possiamo presumere – in base alle foto che la ritraggono così spesso in grado di riportare i suoi bimbi alla calma o alla compostezza – è che lei sia una mamma capace di rassicurare o tenere a bada i suoi figli innanzitutto nel suo privato. Ossia lontano dai riflettori. Insomma, la capacità di sapere gestire i capricci dei figli è un’abilità che sta a monte. O la si possiede sempre e quindi “anche” davanti agli altri, o non la si possiede affatto.»

Quale può essere l’ingrediente alla base dell’abilità di mamma Kate?

«Innanzitutto, l’impressione è quella di essere davanti a una mamma “serena”. E più una mamma appare serena più sarà in grado di trasmettere serenità ai suoi figli. Cosa c’entra la serenità dei bambini con il discorso dei capricci? Un bambino sereno è un bambino che, in caso di situazioni critiche, si calmerà più facilmente e in tempi più rapidi rispetto a un bambino abituato a respirare “tensioni” o a interagire con genitori più ansiosi.»

Poi? Quali altri ingredienti possiamo ipotizzare?

«Probabilmente, nel caso di Kate Middleton, siamo davanti a una mamma che, nel corso del tempo, è riuscita a costruire con i suoi figli un ottimo legame. Una “connessione profonda”, che può permettersi di ristabilire anche fuori casa e anche, appunto, con un semplice sguardo. Oppure avvicinandosi ai suoi figli quando sono in preda a momenti critici. Ecco, il fatto che spesso lei, per calmarli, li prenda in braccio, si abbassi al loro livello o si inginocchi davanti a loro per parlarci, non sono scelte di poco conto. Sono degli ottimi sistemi per “ristabilire” la connessione con loro. In situazioni critiche, aiuta molto abbassarsi per posizionarsi allo stesso livello del proprio figlio. È come fargli capire che non lo giudichiamo dall’alto della nostra altezza e della nostra esperienza. Significa fargli arrivare tutta la nostra voglia di comprendere quello che gli è successo e cosa sta provando. Significa tirarlo fuori dal momento critico con la nostra empatia, anziché con una reazione severa o rabbiosa.»

Quindi, una cosa “da non fare” di fronte ai capricci di un figlio è reagire in modo severo o rabbioso?

«Esatto. Quello che può aiutare sempre un genitore in questi casi è il non perdere le staffe. Mi rendo conto che a volte è davvero difficile. Tuttavia, anche nei casi più ostici, quello che può aiutare molto è sforzarsi di non perdere il controllo. Sia per non far precipitare la situazione (la nostra rabbia, in quei casi, può alimentare quella di nostro figlio anziché “spegnerla”) sia perché la chiave per uscire da tali momenti risiede nella capacità di ristabilire un filo di comunicazione con il proprio bambino».

In effetti, la Duchessa di Cambridge e suo marito William sembrano due genitori ben disposti al dialogo. Tant’è che, in caso di malefatte da parte dei loro figli, preferiscono accomodarsi sul divano e parlare con loro dell’accaduto piuttosto che metterli a riflettere in silenzio. Insomma, al classico “naughty step”, la coppia reale preferisce il metodo “Chat Sofa”. Così, almeno, avrebbe rivelato una fonte al “Sun”. Perciò, care mamme e cari papà in cerca di “dritte” su come calmare i vostri pargoli nei momenti più difficili, provate a ispirarvi alle tecniche messe in campo dalla Duchessa di Cambridge. E buona fortuna.

Il Principino George ed il veleno nel gelato: sventato attentato. Notizie.it il 19/02/2021. Il piano dell'attentato ai danni del piccolo George emerge attraverso delle intercettazioni telefoniche. Da Londra arrivano delle clamorose intercettazioni secondo cui Husnain Rashid, in carcere per terrorismo, avrebbe voluto colpire la famiglia reale. L’obiettivo, in particolare, sarebbe stato il Principino George, primogenito dei duchi William e Kate. La volontà sarebbe stata quella di avvelenarlo. Non è chiaro quanto ci sia di vero nel piano, ma tali rumors hanno generato grande timore a Buckingham Palace. “Il suo piano era di andare al Sainsbury (catena di prodotti alimentari inglese, ndr) più vicino alla residenza della famiglia reale e mettere veleno nei gelati“. Queste le intercettazioni telefoniche trapelate e diffuse in Inghilterra tramite il tabloid Indipendent. Una confessione terribile del terrorista, in carcere dal 2018 con una pena di 28 anni da scontare. Probabilmente nessuno saprà mai se queste erano le reali intenzioni oppure se si trattasse soltanto di una qualche minaccia. La paura, tuttavia, è tanta. William e Kate, a tal proposito, a seguito della notizia avranno senza dubbio aumentato le misure di sicurezza attorno ai tre figli, anche se esse fin dal principio erano molto elevate. I duchi non vogliono correre alcun rischio.

Chiara Ferrara. Nata a Palermo, classe 1998, è laureata in Scienze delle comunicazioni per i media e le istituzioni e iscritta all'Albo dei giornalisti pubblicisti. Prima di collaborare con Notizie.it ha scritto per Mediagol e itPalermo.

Da "leggo.it" il 9 gennaio 2021. Kate Middleton, l'indiscrezione sulla presunta amante di William: «È stata un 'contrattempo'...». A due anni dai rumors, sul presunto flirt tra il principe William e la vicina di casa Rose Hanbury, Marchesa di Cholmondeley, nuove indiscrezioni riportano il "caso" alla ribalta. A riporta l'affaire all'attenzione dei media è Angela Mollard, esperta in questioni reali. Fu lei a rivelare che Kate Middleton comanda a bacchetta il marito e a spiegare perché per un periodo non indossasse più l'anello di fidanzamento. Sul caso Rose Hanbury, l'esperta ha spiegato: «Non credo che William sia il tipo che metterebbe mai in pericolo il suo matrimonio o la monarchia. Ho il sospetto che fossero solo buoni amici e andassero d’accordo. Non nego la possibilità di un legame inappropriato. Ma il fatto che il pettegolezzo sia durato solo qualche mese e non se ne sia più parlato mi  fa pensare che si sia trattato solo di un "contrattempo"». E conclude: «Si è trattato di un periodo molto stressante e teso per Kate Middleton e William, direi l'ultimo scandalo che li ha riguardati come coppia».

William ha tradito Kate Middleton? "Solo un contrattempo". Non avrebbe ragione di esistere il gossip che ha rivelato di un possibile tradimento del Principe William ai danni di Kate Middleton. E ora l'esperta spiega il perché. Carlo Lanna, Venerdì 08/01/2021 su Il Giornale. Non è tutta rosa e fiori la vita matrimoniale tra il Principe William e Kate Middleton. Gli impegni di corte, la famiglia e il peso della Corona, molto spesso, hanno messo a dura prova il legame tra i duchi di Cambridge. Era di un paio di anni fa la notizia che aveva fatto tremare le mura di palazzo e che aveva popolato le prime pagine dei giornali di gossip, in cui si era ipotizzato e azzardato che William avesse tradito la sua Kate con Rose Hanbury, marchesa di Cholmondeley. Lei era una vicina di casa dei duchi alla villa del Norfolk. Era scoppiato un vero e proprio caso attorno a quel flirt, mai confermato da fonti ufficiali e rimasto poi nell’ombra. Almeno fino ad ora. In una recente intervista, l’esperta e giornalista Angela Molland, dopo due anni, è tornata su quell’argomento così scottante rivelando nuove verità. La donna, molto vicina alla famiglia reale inglese, si è sempre interessata ai menage di coppia dei duchi, e sono celeri le sue affermazioni sulla vita privata di Kate e William. È stata la Molland a rivelare che la "Middleton molto spesso bacchetta il marito", ed è stata proprio lei a rivelare il motivo per il quale, nel 2019, Kate non ha indossato l’anello regalato da Principe. Sul caso della Marchesa Rose, non lesina nei dettagli e afferma che per Kate si sarebbe trattato solo di un "contrattempo". Inoltre, è fermamente sicura che, tra il Principe e la Marchesa, l’amicizia non è mai sfociata in qualcosa di più. "William non è il tipo che metterebbe in pericolo il suo matrimonio e la monarchia", afferma con sicurezza la giornalista. "Ho sempre avuto il sospetto che i due sono stati solo buoni amici. Non nego la possibilità di un legame inappropriato ma, il fatto che il pettegolezzo sia durato solo qualche mese per finire poi nel dimenticatoio, mi fa pensare che per i duchi si è trattato solo di un semplice contrattempo", aggiunge. Con queste dichiarazioni, la giornalista escluderebbe categoricamente di una relazione extraconiugale del Principe. Anche perché, come rivelano altre fonti, il Principe è sempre stato molto fedele a Kate Middleton e, prima di raggiungere il tanto sospirato "si", i due hanno affrontato molti problemi di coppia quando erano appena fidanzati. "Sarà stato solo un malinteso – aggiunge la Molland -. Quel periodo per i duchi è stato molto stressante. Questo potrebbe spiegare la ragione del possibile flirt. Soprattutto si può notare che quello della marchesa è stato l’ultimo scandalo che li ha visti da protagonisti". In effetti, dopo quello che è accaduto, la coppia ha mostrato in pubblico sempre un atteggiamento molto amorevole, scacciando gossip su probabili fratture.

·        Harry e Meghan.

Dagotraduzione dal Daily Mail il 22 dicembre 2021. Meghan Markle potrebbe essere chiamata a testimoniare al processo civile intentato da Virginia Roberts Giuffre contro il principe Andrea. David Boies, l'avvocato che rappresenta Giuffre nella sua azione legale, ha detto al Daily Beast che la duchessa del Sussex era una persona su cui poteva contare per «dire la verità». Boies ha anche detto che Markle è stata presa in considerazione perché vive negli Stati Uniti, quindi è soggetta alla giurisdizione dei tribunali statunitensi, e perché era «uno stretto collaboratore del principe Andrea e quindi è in grado di aver forse visto quello che ha fatto». L’avvocato ha aggiunto poi: «A causa della sua passata associazione con lui, potrebbe benissimo avere una conoscenza importante e sicuramente avrà qualche conoscenza». Boies ha sottolineato che Markle è solo «una delle persone che stiamo considerando, non abbiamo ancora preso una decisione». La signora Giuffre, 38 anni, ha affermato di essere stata costretta a fare sesso con il principe Andrea tre volte nel 2001, quando aveva solo 17 anni. Il principe Andrea nega con veemenza tutte le accuse mosse contro di lui. Il 4 gennaio il giudice distrettuale Lewis Kaplan ascolterà le argomentazioni del team legale del duca per decidere se archiviare la causa. Se il caso supera questo punto, entrerà nel pieno, il che significa che entrambe le parti dovranno fornire deposizioni videoregistrate. Boies ha affermato che la sua squadra potrebbe deporre fino a 12 testimonianze come parte di questa fase e che devono stare attenti a chi hanno scelto a causa delle costanti di tempo. Il Daily Beast riporta che anche l'ex moglie del duca Sarah Ferguson era in considerazione, ma sarebbe un obiettivo più difficile per la deposizione a causa del fatto che vive nel Regno Unito. Boies ha detto non è nei piani far deporre la regina «per rispetto e deferenza» e, per via della della sua età. Gli avvocati del principe Andrea vogliono che l'azione civile venga archiviata, affermando che è «infondata» e aggiungendo che «il sensazionalismo e le allusioni hanno prevalso sulla verità». La sig.ra Giuffre chiede il risarcimento del danno non specificato.

Principe Harry, la sconcertante frase di un "mantenuto": "Il mio consiglio? Licenziatevi e lasciate il lavoro". Libero Quotidiano il 07 dicembre 2021. Facile lasciare il lavoro quando sei un reale capriccioso che ha deciso di lasciare la famiglia e di andare a fare la bella vita con moglie e figli in California. Stanno facendo discutere le ultime dichiarazioni pubbliche del principe Harry che, intervistato dalla rivista Fast Company, ha commentato l’aumento delle dimissioni in seguito alla pandemia. “Non tutte le dimissioni sono per forza negative - ha dichiarato il figlio del principe Carlo - molte persone nel mondo si sono ritrovate bloccate in lavori che non li rendevano felici. Ora invece stanno mettendo al primo posto la loro salute mentale e la loro felicità. È un dato che va celebrato”. Il duca di Sussex tralascia però che la stragrande maggioranza dei lavoratori non può permettersi di lasciare il posto di lavoro perché non avrebbe di che vivere: quindi le dimissioni sono quasi sempre un lusso per pochi privilegiati. Il principe Harry continua invece a promuovere l’importanza del benessere mentale, anche a costo di lasciare il lavoro: “Questi problemi si stavano già affacciando da qualche anno. Adesso ci troviamo di fronte a una presa di coscienza generale sul ruolo della salute mentale. Ecco perché bisogna continuare a tenere viva la discussione su questo argomento”.

Nicola Bambini per vanityfair.it il 6 dicembre 2021. Una breve dichiarazione, rilasciata dal suo portavoce su un tema specifico, ma che racconta indirettamente quanto il principe Harry si sia allontanato dalla royal family e - soprattutto - dalle dinamiche di Palazzo. Il tema della discussione è l’ultimo scandalo a corte, già ribattezzato cash for honours: tre mesi fa, infatti, Michael Fawcett - strettissimo collaboratore del principe Carlo - si è dimesso perché accusato di aver promesso la cittadinanza britannica e una prestigiosa onorificenza ad un imprenditore saudita, Mahfouz Marei Mubarak bin Mahfouz, in cambio di una donazione benefica alla fondazione del futuro re. Nel 2016, in effetti, il miliardario arabo ha ricevuto il titolo di Commander of the Most Excellent Order of the British Empire (CBE) con una cerimonia privata a Buckingham Palace: stando ad un giro di corrispondenza pubblicata dal Sunday Times e dal Mail on Sunday, pare che Fawcett - che era amministratore delegato dell’ente che raccoglie fondi per opere caritatevoli e per interventi a tutela dei beni culturali - fosse chiamato a mantenere un impegno dopo il versamento di un contributo pari a 1,5 milioni di sterline per la ristrutturazione di Dumbries House e del Castello di Mey, proprietà appunto della Prince’s Foundation. Le indagini sono in corso e il condizionale resta d’obbligo, ma in casa Windsor le accuse hanno creato non poco scompiglio. E sicuramente non aiutano le parole del principe Harry arrivate dalla California: il duca di Sussex, attraverso il proprio staff, ha infatti risposto agli attacchi di alcuni tabloid che parlavano di un suo doppio incontro con bin Mahfouz, nel 2013 in un pub di Londra e nel 2014 a Clarence House: «Sono meeting di otto anni fa e Harry non ha presentato a nessun membro della royal family quell’uomo. Anzi, aveva espresso dubbi e preoccupazioni (sull’imprenditore saudita e le sue motivazioni, ndr)». In realtà non è chiaro con chi abbia parlato. Certo è che «ha tagliato i rapporti con il donatore ben prima dell’assegnazione dell’onorificenza», precisa la nota, evidenziando quindi l’estraneità del duca ai fatti. Da Clarence House hanno ribadito che il principe Carlo non era assolutamente a conoscenza di quel flusso di denaro ma non è stato chiarito se il figlio lo avesse davvero messo in guardia su bin Mahfouz. Di sicuro, con quest’ultima breve dichiarazione, Harry prende - in tutti i sensi - le distanze: dallo scandalo, ma pure dalla Corona. Con il rischio di creare una nuova ulteriore spaccatura in famiglia. 

Dagotraduzione dal Daily Mail l'1 dicembre 2021. Donald Trump, ospite ieri sera dell’ex leader dell’Ukip Nigel Farage per un’intervista che sarà trasmessa dalla rete britannica Gb News oggi alle 19, ha criticato fortemente Meghan Markle, ammettendo di «non essere un suo fan» e accusandola di aver «mancato di rispetto» e «ferito» la regina e di aver «manipolato orribilmente» Harry fino a rovinare la relazione con la sua famiglia. «Penso che sia stata molto irrispettosa nei confronti della Regina, che è una grande donna, una persona storica». Secondo Trump Meghan è stata «inappropriata» quando ha usato il titolo reale per intromettersi nella politica degli Stati Uniti, scrivendo una lettera su carta intestata dei Sussex per esercitare pressioni sui membri del Congresso su questioni come il congedo di paternità. Trump ha parlato anche della sua passione per la Regina, raccontando che siccome la madre era scozzese, è stato educato ad avere rispetto per la famiglia reale. Durante la registrazione l’ex presidente ha parlato anche di Joe Biden, dei Black Lives Matter e della crisi dei migranti negli Stati Uniti e nel Regno Unito. Non sono mancate critiche a Boris Johnson, che secondo Trump ha commesso il «grosso errore» di voler trasformare il Regno Unito nell’Arabia Saudita del vento per ridurre le emissioni. Secondo Trump le turbine sono «orribili», «ridicole», «uccidono tutti gli uccelli» e «iniziano ad arruginire» dopo un paio di anni. Trump ha anche detto che sta considerando «molto seriamente» una sua ricandidatura alla presidenza degli Stati Uniti nel 2024.

Luigi Ippolito per corriere.it il 2 dicembre 2021. Meghan Markle mette la museruola ai giornali inglesi. La duchessa di Sussex e moglie del principe Harry ha vinto la battaglia legale contro il Daily Mail, il tabloid che aveva pubblicato una lettera di Meghan a suo padre: una Corte d’Appello ha confermato la sentenza di primo grado, che aveva stabilito che era stato violato il diritto alla privacy della duchessa. È una decisione che farà discutere: perché durante il procedimento erano emerse le bugie di Meghan, che aveva dovuto ammettere di aver sviato la giustizia quando si era “dimenticata” di dire che aveva contribuito direttamente alla stesura del volume Finding Freedom , la ricostruzione della rottura fra i Sussex e la famiglia reale; così come era venuto fuori che la duchessa aveva scritto quella lettera al padre con la chiara consapevolezza che avrebbe potuto essere resa pubblica. Ma i giudici d’appello hanno stabilito che queste nuove prove presentate dal giornale erano «di scarso aiuto» e hanno dato comunque ragione a Meghan. Dalla California, la duchessa ha commentato la sentenza con parole dure contro i media: «Questa è una vittoria non solo per me – ha detto - ma per chiunque abbia mai avuto paura di battersi per ciò che è giusto». E ha sottolineato che si tratta di un precedente in grado di «rimodellare un’industria dei tabloid che condiziona le persone a essere crudeli e trae profitto dalle menzogne e dal dolore che crea». Di diverso avviso alcuni esperti legali britannici, che hanno sottolineato le preoccupanti conseguenze per la libertà d’espressione: «Questa decisione – ha commentato l’avvocato Matthew Dando – accresce la preoccupazione che le leggi sulla privacy consentano ai personaggi pubblici di determinare selettivamente ciò che può essere riferito su di loro e così manipolare la narrativa dei media. E’ un precedente pericoloso». In ogni caso, a tirare un sospiro di sollievo sarà la famiglia reale: è stata evitata la possibilità che Meghan e Harry venissero chiamati in aula a testimoniare, uno spettacolo in ogni caso imbarazzante per la monarchia, che ha sempre evitato di invischiarsi in battaglie legali. Ma è evidente d’altra parte che si è rotto quel patto non scritto fra i reali e i media, che vedeva i primi dare la loro vita in pasto ai secondi in cambio del mantenimento del proprio status e dei propri privilegi: anche il principe William si è scagliato di recente contro la Bbc perché non ha gradito un documentario e l’ha colpita con una sorta di boicottaggio. I figli ed eredi di Diana hanno assunto tutt’altro atteggiamento: ed è una battaglia di cui queste sono solo le prime salve. 

Meghan Markle, staff umiliato? "Tirate fuori le prove", la Duchessa sbrocca: chi vuole trascinare in tribunale. Libero Quotidiano  il 30 novembre 2021. Questa volta Meghan Markle non ci sta. Colpita dalle accuse di bullismo, replica attraverso i suoi avvocati. Sulla stampa infatti è uscito il fatto che nessuno dello staff era disposto a lavorare per lei a causa dei suoi atteggiamenti da "bulla". Ma il legale Jenny Afia, interpellata dalla Bbc, smentisce in modo secco: "Ricostruzione falsa. Ci sono massicce inesattezze, lei nega con forza di aver adottato simili comportamenti", ha affermato. Le accuse sono nel nuovo libro-scandalo e nel documentario della Bbc che tanti patemi ha creato alla Regina Elisabetta. Accuse alle quali però la Duchessa replica minacciando azioni legali. Nel dettaglio, le accuse di bullismo emergono nella seconda puntata di The Princes and the Press, proprio lo show trasmesso da Bbc 2 che ha scatenato l’ira dei reali inglesi. "Credo che la prima cosa da fare sia chiarire cosa sia il bullismo: significa usare il proprio potere in maniera impropria, per ferire deliberatamente e ripetutamente qualcuno, a livello fisico o emotivo", ha aggiunto la legale della Markle. E ancora, Jenny Afia ha aggiunto: "Ecco, ci tengo a precisare che Meghan nega con forza di aver mai adottato un simile comportamento con il suo staff. Detto questo, non vuole neppure negare l’esperienza personale di nessuno". E ancora: "Portare prove per confutare le accuse di bullismo? Se non hai maltrattato nessuno, è davvero complicato dimostrare di non averlo fatto". Infine, la legale rimarca: "Puoi negarlo, ma il problema non si risolve, l’accusa resta. Ad ogni modo, questa narrazione secondo cui nessuno poteva lavorare per la duchessa perché esigeva troppo e tutti volevano andarsene, non è vera". Ci saranno conseguenze in tribunale?

"Di quelli non abbiamo bisogno": così la Regina ha umiliato Harry e Meghan. Francesca Rossi il 30 Novembre 2021 su Il Giornale. Un nuovo libro sulla royal family rivela che sarebbe stata la regina Elisabetta a rimuovere, di proposito, la foto di Harry e Meghan prima del discorso natalizio. Harry e Meghan avrebbero deciso di rinunciare al loro ruolo di membri senior della royal family dopo un “dispetto” della regina Elisabetta? È quanto sostiene il giornalista Christopher Andersen nel suo nuovo libro “Brothers and Wives: Inside the Private Lives of William, Kate, Harry and Meghan”, in uscita il 30 novembre 2021.

Uno sgarbo fatale

Stando alla ricostruzione di Christopher Andersen nel 2019, durante i preparativi per il consueto discorso natalizio della regina Elisabetta, sarebbe accaduto qualcosa di incredibile, che avrebbe fatto comprendere a Harry e Meghan di non essere più graditi a corte. L’autore racconta: “La Regina guardò i tavoli dove erano disposte le fotografie che aveva così amorevolmente selezionato. Andavano bene tutte tranne una. Indicò a un aiutante il ritratto dei Sussex e disse: ‘Di quella, suppongo, non abbiamo bisogno’”. Un gesto di stizza che Sua Maestà avrebbe compiuto per vendicarsi, in un certo senso, dell’assenza del nipote durante le festività.

I duchi, infatti, avevano preferito trascorrere il Natale in Canada con Doria Ragland, madre di Meghan. La regina Elisabetta aveva allora deciso di mostrare il suo disappunto non con le parole, ma con i fatti. La rimozione della foto sarebbe stata, secondo i giornali, la causa scatenante che avrebbe convinto Harry e Meghan a scrivere il post Instagram datato 8 gennaio 2020, con il quale annunciavano le loro dimissioni dalla Firm. Dalle parole di Andersen sembra di intuire che Sua Maestà avrebbe agito d’impulso, sull’onda emotiva e che, dunque, non vi sarebbe stata alcuna premeditazione.

Un portavoce della sovrana, però, ha voluto ridimensionare il contenuto del volume che, tra le altre cose, accusa il principe Carlo di aver pronunciato il presunto commento razzista sul colore della pelle di Archie: "Non facciamo commenti su libri di questo tipo, per non rischiare di dare alcun tipo di credibilità o autorità". I Sussex, invece, non hanno rilasciato dichiarazioni.

Harry e Meghan eterni secondi

Il presunto sgarbo della Regina colpì molto anche il principe William il quale, non appena notò l’assenza della foto dei Sussex, durante il discorso natalizio, avrebbe detto: “Harry ne sarà terribilmente sconvolto”. A quanto pare i duchi si sentivano già messi in un angolo, oscurati dai Cambridge, i futuri reali d’Inghilterra. Harry avrebbe persino confessato a un amico che si sentiva come se lui e Meghan Markle fossero stati “cancellati dalla famiglia”. Il discorso della sovrana sarebbe stato il punto di rottura per I Sussex. Tra l’altro la preparazione del messaggio natalizio del 2019 fu complicata anche per un altro motivo: quell’anno la Regina aveva dovuto affrontare lo scandalo Epstein in cui era stato coinvolto il principe Andrea.

Il prossimo Natale, invece, si preannuncia molto diverso. Elisabetta II ha invitato tutta la famiglia a Sandringham, compresi i Sussex i quali, però, avrebbero declinato l’invito, preferendo trascorrere le festività a Montecito. Forse il ricordo di quella foto mancante brucia ancora? Non è detto. Stando al magazine Us Weekly quando il principe Harry ha saputo del ricovero della nonna, lo scorso 20 ottobre, sarebbe “andato nel panico” per la paura di perderla e non poterla neppure salutare un’ultima volta. Per questo avrebbe manifestato l’intenzione di tornare in patria per Natale. In questo modo la royal family avrebbe potuto incontrare di nuovo Archie e conoscere Lilibet Diana.

74 anni di matrimonio. Ma oggi la Regina è sola

Alla fine, però, il duca avrebbe rinunciato ai suoi buoni propositi. A tal proposito una fonte ha rivelato Page Six: “Questo è il primo Natale di Sua Maestà senza il marito e si sperava che [Harry e Meghan volessero stare con lei”. La regina Elisabetta non si è persa d’animo, anzi. Il Mirror racconta: “Si sente molto meglio e non vede l’ora di dare il benvenuto alla royal family a Natale", naturalmente a Sandringham”. La sovrana dovrebbe partire il 17 dicembre per il Norfolk, ma di sicuro dovrà evitare il faticoso viaggio in treno da Londra a Kings Lynn, optando per un elicottero che la porterà a destinazione in soli 50 minuti. Per quel che riguarda Harry e Meghan, Elisabetta se ne sarebbe già fatta una ragione.

Cancellata la Megxit. Francesca Rossi il 30 Novembre 2021 su Il Giornale. Il principe Harry ha giudicato “sessista” il termine Megxit e la Bbc ha deciso di sostituirlo con “Sussexit” nel nuovo documentario sulla royal family. La Bbc dà ragione al principe Harry e cancella il termine “Megxit” dal suo chiacchierato documentario “The Princes and The Press”. Dietro a questa decisione, però, potrebbe nascondersi il tentativo dell’emittente britannica di ricucire i rapporti con la royal family.

Un termine inventato da un troll

In occasione del suo discorso al panel “Internet Lie Machine”, organizzato da Wired, il principe Harry si è soffermato sul problema della violenza online, parlando dell’impatto che ha avuto il termine “Megxit” sulla sua vita e su quella di Meghan Markle: “Forse alcune persone lo hanno capito e altre non ci hanno mai pensato, ma il termine Megxit è un’espressione misogina, creata da un troll, amplificata dai corrispondenti reali e cresciuta fino a diventare un colosso dei media. Ma tutto è iniziato con un unico troll”, aggiungendo che “non racconta nemmeno la verità dei fatti” e, per questo, giornali, libri ed emittenti televisive dovrebbero evitare di usare questa parola. A questo proposito sembra che il primo tabloid a usare il termine “Megxit” sia stato il Sun, il 9 gennaio 2020. Poi la parola è entrata nell’uso comune e, come ricorda Vanity Fair, il Collins English Dictionary l’ha inserita tra i 10 nuovi termini del 2020. “Megxit” è diventata una convenzione, un modo rapido (ma non per questo offensivo) per riferirci a un evento, cioè l’allontanamento dei Sussex dalla corte britannica e tutte le sue conseguenze. È evidente che la parola concentri l’attenzione e la responsabilità delle decisioni dei Sussex su Meghan, ma d’altra parte né il principe Harry, né sua moglie hanno mai spiegato l’esatta dinamica delle loro dimissioni da membri senior, lasciando spazio alle ipotesi. La Bbc, però, ha preso la palla al balzo, eliminando la parola “Megxit” dal documentario “The Princes and The Press”. Scelta dettata dalle esigenze del politicamente corretto, forse, ma potrebbe esserci un altro aspetto da tenere in considerazione.

La Bbc tende la mano alla royal family?

Il documentario al centro di una diatriba tra la royal family e la Bbc potrebbe diventare il compromesso per raggiungere la pace? Sembra paradossale, ma forse è ciò che spera l’emittente britannica. Nel documentario “The Princes and The Press”, che ha scatenato l’ira della regina Elisabetta a causa delle sue rivelazioni scottanti, non comparirà più il termine “Megxit”, sostituito da un più inclusivo “Sussexit”. Una mossa che arriva quasi in concomitanza con la decisione della regina Elisabetta di far “traslocare”, dalla Bbc alla privata Itv, il tradizionale concerto di Natale presentato da Kate Middleton a Westminster. Un ordine arrivato proprio all'ultimo minuto. I giornali parlano di “vendetta” contro la Bbc, di “boicottaggio” da parte dei reali inglesi, già sul piede di guerra a causa dello scandalo dell’intervista di Lady Diana, nel 1995 e indispettiti dai contenuti e dalla modalità di diffusione del documentario “The Princes and The Press”. Buckingham Palace non avrebbe digerito il rifiuto dell’emittente alla richiesta di visionare il programma in anticipo. Ma questo è niente. Nel documentario Meghan viene descritta come una bulla e Harry come un ragazzo mentalmente instabile, mentre William e Kate risulterebbero degli invidiosi pronti a tutto pur di denigrare i Sussex. La presenza di un conduttore anti monarchico, Amol Rajan e il contributo del giornalista Omid Scobie, coautore di Finding Freedom e definito “il portavoce di Meghan”, hanno fatto il resto. Forse, cancellando il termine “Megxit” da “The Princes and The Press”, la Bbc spera ancora di ingraziarsi la royal family, di far dimenticare le rivelazioni del documentario. Se è così, la strategia dell’emittente appare molto ingenua. La scelta dei termini è l’ultimo dei problemi. Tuttavia è vero che “tra i due litiganti il terzo gode”: i capi di Itv hanno fatto sapere al Sun di essere “sorpresi e felici” all’idea di poter mandare in onda il concerto di Natale e hanno precisato: “Sarà un fantastico concerto di canti natalizi”.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo. 

Francesca Rossi

Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due

Meghan Markle, «principessa Pinocchio»? Tutte le bugie del processo contro il «Daily Mail». Luigi Ippolito su il Corriere della Sera l'11 Novembre 2021. Il tabloid britannico alla sbarra per aver pubblicato una lettera di Meghan al padre: ma emerge che la duchessa sapeva che sarebbe stata pubblicata, e che collaborò all’esplosivo libro sulla «Megxit». Se il processo verrà riaperto, lei e Harry potrebbero essere chiamati in tribunale. Ma allora aveva ragione Piers Morgan, il giornalista-polemista suo acerrimo nemico, che aveva ribattezzato Meghan Markle la «Principessa Pinocchio»? Perché al processo di Londra sulla sua privacy violata stanno venendo fuori tutte le bugie raccontate dalla moglie del principe Harry: o meglio, le «dimenticanze», come le chiama lei. Ieri la duchessa di Sussex ha dovuto ammettere di aver “sviato” la giustizia britannica, anche se in maniera «non intenzionale»: uno sviluppo clamoroso, che potrebbe essere gravido di conseguenze. La «confessione» scritta è arrivata durante il procedimento d’appello con cui il Daily Mail sta cercando di ribaltare la sentenza di un giudice dell’Alta Corte, che aveva condannato in primo grado il giornale inglese per violazione della privacy dopo la pubblicazione di una lettera indirizzata da Meghan a suo padre: una sentenza che era stata deplorata da più parti come un giorno buio per la libertà di stampa. Ma adesso si scopre che Meghan aveva nascosto la verità quando aveva più volte affermato di non aver collaborato alla stesura di Finding Freedom, l’esplosivo libro che raccontava la versione di Harry e Meghan sulla Megxit, ossia la rottura con la famiglia reale. In realtà, la duchessa aveva dato meticolose istruzioni al suo addetto stampa riguardo alle informazioni da fornire agli autori del volume. In più, è emerso che Meghan aveva scritto quella famosa lettera al padre, pubblicata dal Daily Mail, con la precisa consapevolezza che sarebbe stata resa nota: e per questo aveva scelto con cura ogni parola, in modo da “toccare le corde del cuore” del pubblico. Sono tutti elementi che fanno pensare che il processo sulla privacy violata verrà riaperto (perché il giudice di primo grado aveva emesso una sentenza sommaria, senza neppure andare al dibattimento): e in quel caso Harry e Meghan potrebbero essere chiamati a testimoniare di persona, sotto giuramento. La duchessa rischia così addirittura di essere incriminata per spergiuro: uno scenario da incubo per tutta la famiglia reale, che dimostra la leggerezza di Harry e Meghan per essersi impegolati in una battaglia legale contro un giornale. Ma anche se non si arrivasse a questo, la credibilità dei duchi di Sussex ne esce definitivamente minata: già buona parte delle storie che avevano raccontato nell’intervista tv a Oprah Winfrey si era rivelata senza fondamento, adesso si scopre che sono capaci perfino di mentire ai giudici. Non è poco, per una coppia che dall’esilio dorato in California ama pontificare sulle fake news dei media: medice, cura te ipsum, verrebbe da dire.

Tutte le bugie di Meghan Markle: la testimonianza choc. Francesca Rossi l'11 Novembre 2021 su Il Giornale. Continua la guerra tra Meghan, il Daily Mail e il Mail on Sunday, ma stavolta parla in tribunale un personaggio chiave, portando alla luce tutte le presunte bugie della duchessa. Lo scorso febbraio Meghan Markle aveva vinto una prima battaglia contro i tabloid accusati di aver pubblicato alcuni passaggi della lettera che inviò a suo padre nell’agosto 2018. Per l’Alta Corte di Londra la duchessa avrebbe avuto “ragionevoli aspettative che la lettera rimanesse privata”, dunque i giornali incriminati, cioè Il Mail On Sunday e il Daily Mail, avrebbero violato la sua privacy. Ora, però, l’ex addetto alle comunicazioni dei Sussex e dei Cambridge ha ribaltato la situazione, raccontandoci un’altra versione della storia in cui Meghan Markle sarebbe tutt’altro che una vittima del sistema mediatico.

La lettera a Thomas Markle

Cinque pagine scritte a mano con grafia impeccabile da Meghan per suo padre, poi finite nelle mani dei giornali, che ne hanno resi pubblici degli stralci a febbraio 2019. Una lunga lettera piena di parole affettuose e concilianti con cui la duchessa cercava di chiarirsi con Thomas Markle: “È con il cuore pesante che ti scrivo, non comprendendo perché hai scelto di intraprendere questa strada, chiudendo un occhio sul dolore che stai causando”, aggiungendo: “Ti ho sempre e solo amato, protetto e difeso, offrendoti tutto il sostegno finanziario che potevo, preoccupandomi della tua salute…Sapere da un tabloid, la settimana delle mie nozze, che hai avuto un infarto è stato orribile. Ti ho chiamato e inviato messaggi …tu hai smesso di rispondere al telefono e hai scelto di parlare solo con i giornali scandalistici”. E ancora: “Se mi ami, come dici alla stampa, per favore fermati”.

La duchessa aveva dovuto ammettere di aver scritto la lettera chiedendo aiuto a Jason Knauf, all’epoca segretario alle comunicazioni dei Cambridge e dei Sussex. Gli avvocati dei tabloid avevano subito rilevato l’incoerenza del suo comportamento, sottolineando: “Nessuna lettera davvero privata da figlia a padre richiederebbe interventi da parte del Palazzo”. Il 10 novembre 2021, durante un’udienza per il processo d’Appello, è stato ascoltato proprio Jason Knauf, chiamato dai legali dei giornali come testimone chiave dell’intera vicenda. Forse ricorderete che fu proprio l’ex segretario, nell’ottobre 2018, a inviare al principe William la mail in cui accusava Meghan di bullizzare lo staff di corte.

"Ora vi dico perché Meghan ha fatto un favore a Carlo..."

In tribunale Knauf ha raccontato: “La duchessa voleva essere certa che, qualora la lettera fosse diventata di dominio pubblico, avrebbe dovuto contribuire a stabilire la sua prospettiva sui problemi riguardanti l’atteggiamento del padre” e ha proseguito sostenendo che Meghan “si aspettava che sarebbe trapelata”. Per questo avrebbe chiesto aiuto a Jason Knauf. Non solo. L’ex collaboratore ha rivelato che nella missiva la moglie di Harry si riferiva al padre chiamandolo “daddy, per toccare le corde del cuore” dell’opinione pubblica. A quanto pare l’ex attrice avrebbe “esaminato delle opzioni per una comunicazione scritta che potesse convincere [Thomas Markle] a smettere di dare interviste, ma che potesse anche mettere le cose in chiaro se lui le avesse concesse ai media”.

Per gli avvocati dell’Associated Newspapers questa testimonianza sarebbe la prova che la lettera a Thomas Markle “non era una comunicazione intima destinata solo a suo padre”. Del resto la difesa dell’ex attrice non regge. Messa con le spalle al muro da Knauf, Meghan ha ammesso di aver “sviato” le indagini, ma in modo “non intenzionale” e precisa che le sue sono state semplici “dimenticanze”. C’è da dire, d’altro canto, che Meghan non si fidava di suo padre e non era affatto sicura che avrebbe mantenuto il silenzio con la stampa. Tuttavia queste perdite di memoria improvvise ma molto circostanziate della duchessa di Sussex fanno riflettere. A questo punto dobbiamo credere, come sostengono i legali dei tabloid, che Meghan avrebbe scritto a Thomas Markle solo per liberarsi della reputazione di “figlia gelida e indifferente”?

Un aiutino a Finding Freedom

Jason Knauf ha raccontato anche un altro retroscena importantissimo nel rapporto tra i Sussex e i media. A quanto pare il principe Harry e Meghan avrebbero collaborato alla stesura della biografia di Omid Scobie e Carolyn Durand, “Finding Freedom”. I duchi hanno sempre negato qualunque coinvolgimento, ma Knauf ricorda che la coppia gli avrebbe consegnato una lista di lagnanze e situazioni di disagio vissute a corte da inviare agli autori del libro. In particolare Harry e Meghan si sarebbero focalizzati sull’odio online di cui erano vittime e dal quale nessuno, a Palazzo, li avrebbe salvati.

I Sussex poi, avrebbero ammonito Knauf, dicendogli che la loro collaborazione alla biografia doveva essere negata sempre e comunque. Con questo processo i nodi stanno venendo al pettine, come si dice. Non è nemmeno escluso che Harry e Meghan vengano chiamati a testimoniare. Se le presunte bugie della duchessa verranno provate, potrebbe anche essere accusata di spergiuro.

La reputazione dei Sussex è in frantumi: non hanno portato prove a sostegno delle accuse mosse ai Windsor durante l’intervista a Oprah. Ora, forse, la Markle ha mentito di fronte a un giudice. Le udienze d’Appello si svolgeranno nell’arco di tre giorni, ma ci vorranno mesi prima che la sentenza venga pronunciata. A noi rimane sempre la stessa domanda: Meghan è stata davvero una vittima della royal family e della stampa, oppure è una donna capace di mentire con spietata freddezza?

Così Meghan rischia di far "scoppiare" la Corona. Francesca Rossi il 12 Novembre 2021  su Il Giornale. La lettera al Congresso di Meghan e le sue telefonate alle senatrici americane non sono che gli ultimi esempi di una lunga serie di trasgressioni alla regola aurea dei Windsor sulla neutralità politica. Uno dei rimproveri che la stampa muove a Harry e Meghan Markle è di usare i loro titoli e il background royal che tanto hanno criticato per costruirsi una carriera negli Stati Uniti. Pare, infatti, che la regina Elisabetta non abbia intenzione di privarli del ducato di Sussex, forse per evitare ulteriori attriti famigliari. Per la verità i Sussex avrebbero iniziato a trasgredire la regola della neutralità già quando vivevano a corte. Da quando si sono trasferiti in California, però, le loro intromissioni politiche sembrano sempre più mirate, al limite dell’incidente diplomatico. Un atteggiamento pericoloso che, oltre a creare imbarazzo nella royal family, potrebbe minare la loro credibilità internazionale, rendendo vani i loro sforzi nelle battaglie umanitarie.

L’incontro mancato

La prima volta in cui Harry e Meghan hanno violato il protocollo in merito alla neutralità politica, dimostrando già una certa insofferenza alle regole di corte, risale al giugno 2019. La coppia faceva ancora parte della royal family e in quei giorni Buckingham Palace stava preparando la visita di Stato di Donald Trump a Londra, che si sarebbe svolta dal 3 al 5 giugno 2019. Harry e Meghan fecero sapere che non avrebbero incontrato il Capo di Stato americano durante il pranzo ufficiale a Palazzo. Ufficialmente i Sussex volevano stare vicino al loro primogenito, Archie, nato il 6 maggio 2019. Per i giornali, invece, si trattava solo di una pallida scusa dietro alla quale si nascondeva Meghan, da sempre molto critica nei confronti di Trump. Nel 2016, quando ancora non era la duchessa di Sussex, la Markle appoggiò apertamente la campagna presidenziale di Hillary Clinton, definendo Trump “misogino” e “controverso”.

Il caso “Vogue”

Nel settembre 2019 Meghan Markle divenne editor per un mese della rivista Vogue Uk. Era la prima in 103 anni di storia del magazine che un royal “dirigeva” un magazine. La duchessa di Sussex decise di dedicare la copertina a quelle che definì “Forces of Change”, ovvero 15 donne, tra cui Salma Hayek, Jane Fonda e Greta Thunberg, che con la loro tenacia starebbero cambiando il mondo. Nella pagina Instagram dei duchi, ormai chiusa, Meghan disse di aver scelto personalità "che alzano l’asticella per l’uguaglianza, la gentilezza, la giustizia, l’apertura mentale”. I tabloid, però, sospettarono che la selezione dei personaggi fosse dettata anche dal loro orientamento politico. Molte delle donne apparse in copertina, infatti, avrebbero idee di sinistra. Per questo il lavoro di Meghan venne interpretato come un’infrazione alla neutralità della royal family, aggravata dal fatto che nel 2019 la Markle vivesse ancora a corte.

Sussex vs Trump

A settembre 2020, dopo la Megxit, Harry e Meghan si sono intromessi nella campagna presidenziale americana che opponeva Joe Biden a Donald Trump. Il Time aveva appena eletto i Sussex tra le personalità più influenti del mondo e, durante il discorso di ringraziamento sulla Abc, Harry ha dichiarato: “È fondamentale rifiutare l’incitamento all’odio, la disinformazione e la negatività online. Ciò a cui siamo esposti e ciò con cui ci impegniamo online ha un effetto reale su di noi”. Meghan, invece, ha precisato che quelle elezioni erano “le più importanti della nostra vita”. I duchi non hanno citato i candidati, ma la loro opinione era evidente, tanto da spingere a intervenire perfino Buckingham Palace: “Il duca non è un membro attivo della famiglia reale e qualunque commento faccia è a titolo personale”. Anche il portavoce dei duchi ha cercato di gettare acqua sul fuoco: “Harry non stava parlando di un candidato o di un partito, ma del tono del dibattito, specie online”. L’opinione pubblica, però, si è fatta sentire. Un utente di Twitter ha detto: “Perché un principe britannico e sua moglie sono coinvolti in un’elezione negli Stati Uniti? Cosa c’entrano? Non abbiamo combattuto una guerra per porre fine alle interferenze della monarchia britannica?”.

Meghan e il diritto di voto

Meghan Markle è stato il primo esponente della royal family britannica a votare. È accaduto alle presidenziali americane del 2020. La duchessa è riuscita a violare anche l’ultimo tabù relativo alla neutralità sfruttando la sua condizione peculiare di cittadina americana e, nello stesso tempo, reale inglese che ha abbandonato la corte. In un’intervista a "The 19th", nell’agosto 2020, Meghan ha mandato in frantumi l’imparzialità politica dichiarando: “Votare è così incredibilmente importante. Le persone non ricordano quanto sia stato difficile ottenere il diritto di voto…ma guardo mio marito, per esempio. Non ha mai potuto votare. Il diritto di voto, però, non è un privilegio è un diritto in sé e per sé”. Un dardo avvelenato dritto al cuore dei Windsor.

La lettera al Congresso americano

Alla fine di ottobre 2021 Meghan Markle ha inviato una lettera a Chuck Schumer, capo dem del Senato e alla presidente della Camera Nancy Pelosi per sollecitare l’approvazione del congedo parentale retribuito: “Io e Harry, come tutti i genitori, siamo stati felicissimi di accogliere dei bambini. Come molti genitori ci siamo trovati sopraffatti dalle tante attenzioni necessarie…Come molti meno genitori, invece, non ci siamo dovuti confrontare con la dura realtà. Al giorno d’oggi in troppi devono scegliere se essere presenti in famiglia e fare quindi il bene del figlio, oppure andare a lavoro, perché altrimenti non hanno retribuzione. Nessuno dovrebbe trovarsi in una posizione simile”. La lettera è stata definita “stucchevole” dai giornali, anche per il riferimento della duchessa alla sua infanzia povera. Inoltre sembra che la discussione al Congresso non sia sull’approvazione del congedo, bensì sulla sua durata. A causa di Meghan, però, Stati Uniti e Regno Unito hanno rischiato l’incidente diplomatico.

Ingerenza politica

La battaglia di Meghan sul congedo parentale retribuito non si è fermata alle parole. All’inizio di novembre 2021 avrebbe contattato le senatrici repubblicane Susan Collins (Stato del Maine) e Shelley Moore Capito (Stato della Virginia occidentale) sui loro numeri privati. Le due senatrici avrebbero definito “scioccanti” le telefonate, soprattutto perché Meghan Markle si sarebbe presentata come “la duchessa di Sussex”. Se con la lettera al Congresso si era solo sfiorato l’incidente diplomatico, ora questo diviene una possibilità più concreta. La senatrice Collins ha parlato di una situazione “ridicola”, perché Meghan “è nata a Los Angeles e usa il suo titolo britannico per fare pressioni sui senatori degli Stati Uniti dopo aver lasciato la royal family nel 2020”. I giornali hanno etichettato il gesto di Meghan come “un’ingerenza politica”, mentre Colin Brazier di Gb News ha twittato: “Se chiami qualcuno all’improvviso, dovresti impressionarlo con la forza dei tuoi argomenti, non sfruttando il titolo reale di un’istituzione che tu e tuo marito avete fatto così tanto per minare”. Fino a dove vuole spingersi Meghan Markle?

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due

Eleonora Barbieri per "il Giornale" il 4 novembre 2021. Due duchesse, due libri. Due stili, e due storie, assai diverse. Una è Meghan, la moglie di Harry, una bomba mediatica che, rompendo con la Royal Family, e finendo ospite di Oprah, nonostante le critiche piovutele addosso da ogni dove è diventata una specie di icona pseudoribelle e pseudofemminista. L'altra è Sarah Ferguson, ex moglie del principe Andrea, pure lei, in passato, una icona di trasgressione a corte. Meghan, Duchessa di Sussex, ha scritto un volumetto per bambini, The Bench, uscito a giugno nei Paesi anglosassoni (e subito diventato un bestseller del New York Times nella categoria dei libri illustrati per bambini), che arriva ora in Italia con il titolo La panchina: a pubblicarlo è Ape Junior, con la traduzione poetica di Vivian Lamarque e le illustrazioni di Christian Robinson (pagg. 32, euro 13,90; in libreria dall'11 novembre). Pare che l'ispirazione per le rime le sia arrivata alla prima Festa del papà vissuta da Harry con il loro neonato Archie: l'intenzione è quella di celebrare il legame speciale fra padre e figlio (o figlia, sia chiaro, perché il libro di Meghan è espressamente «inclusivo»), che emerge, per esempio, mentre un genitore sta seduto su una panchina al parco col suo bambino. Sarah, Duchessa di York, dopo alcune biografie e libri per bambini, ha scritto invece il suo primo romanzo storico per adulti: si intitola La bussola del cuore e uscirà il 13 novembre per Harmony (euro 6,90): protagonista, una giovane Lady che, nella Londra del 1865, rifugge le convenzioni del suo ceto e della società vittoriana per seguire, appunto, la passione. Una bussola che la porterà lontano. Un po' come è capitato alle due duchesse, da Buckingham Palace alle librerie... 

Da. Mas. per “Libero quotidiano” il 4 novembre 2021. Sono bastate poche ore all'interno del Gf australiano a Thomas Markle Jr, fratellastro di Meghan Markle, per sganciare le prime bombe contro la sorella: «L'ultima volta che l'ho vista era il 2011», racconta agli altri concorrenti del reality. «Poi lei se n'è andata in Canada e ha smesso di parlarmi.  Prima eravamo molto vicini». L'affondo: «Il successo l'ha cambiata, nessuno poteva immaginarselo», dice Thomas, 55 anni, di professione serramentista. «Da quando ha iniziato a recitare in Suits, è entrata a far parte di quel mondo, senza porsi più tanti problemi: i soldi e la fama le hanno dato alla testa». Un attacco dietro l'altro: «Non ho idea come abbia fatto a sposare il principe d'Inghilterra, ma so come è andata con l'uomo che ha sposato in prime nozze. Trevor Engelson (produttore cinematografico) l'adorava. Ma è stato scaricato con una lettera. Mia sorella lo ha calpestato. Lei sa essere proprio glaciale», conclude il fratellastro, prima di lanciare la sua catastrofica previsione: «Harry sarà il prossimo a finire sul patibolo, Meghan abbandonerà anche lui»

Meghan Markle e la telefonata per il congedo parentale, senatrici Usa sconvolte: "Ingerenza scioccante". Giada Oricchio su Il Tempo e Libero Quotidiano il 04 novembre 2021. “Ingerenza scioccante”. Meghan Markle ha una stupefacente tendenza a disprezzare le regole di qualsiasi protocollo, reale e no. Secondo quanto riferisce il “Daily Mail”, la moglie di Harry d’Inghilterra ha chiamato due senatrici repubblicane, Susan Collins e Shelley Moore Capito, sui loro numeri di telefono privati per esortarli a votare a favore del congedo parentale retribuito, tema che le sta molto a cuore (per motivi oscuri non lavorando da anni) e per di più ha usato il suo titolo reale. Si è presentata non come cittadina americana bensì con l’appellativo di “Duchessa di Sussex”: un’incursione politica che ha scioccato i rappresentanti USA. Non solo, secondo la senatrice Kirsten Gillibrand, la mossa sarebbe il primo passo per far parte di “un gruppo di lavoro per lavorare in congedo retribuito a lungo termine”. Entrambe le senatrici hanno riferito di essere rimaste stupite dalla chiamata improvvisa di Meghan Markle e di aver trovato fuori luogo l’utilizzo del titolo reale di un’altra nazione per fare pressioni. Collins ha dichiarato: “Sono felice di averle parlato, ma mi interessa di più sapere cosa pensano le persone del Maine sul congedo retribuito. Con mia grande sorpresa, mi ha chiamato sulla mia linea privata e si è presentata come la duchessa del Sussex, il che è un po’ ironico, è nata a Los Angeles e usa il suo titolo britannico per fare pressioni sui senatori degli Stati Uniti, dopo aver lasciato la famiglia reale nel 2020”. Anche Moore Capito ha rivelato di essere rimasta spiazzata: “Credevo fosse Joe Manchin, l'altro senatore del West Virginia. Ero nella mia macchina. Sto guidando. Dice ID chiamante bloccato. Onestamente, pensavo fosse il senatore Manchin, le sue chiamate arrivano bloccate. La voce fa ‘Sen. Capito?’, ho detto di sì e ha risposto ‘Sono Meghan, la duchessa del Sussex. Non riuscivo a capire come avesse avuto il mio numero”. Per gli accordi tra Gran Bretagna e USA, il gesto di Markle è considerato un’intromissione assolutamente inammissibile. Inoltre arriva dopo che ha scritto una lettera (distribuita ai media) alla presidente della Camera Nancy Pelosi e al leader della maggioranza al Senato Chuck Schumer sostenendo il congedo familiare retribuito e ha acquistato buoni da 25 dollari per il caffè da Starbucks per gli attivisti e volontari della causa. Se la Duchessa di Sussex pianifica la discesa in campo politico, Harry sembra provare nostalgia per la vita che fu. Una fonte vicina alla coppia ha rivelato a “US Weekly” che il fratello minore di William è andato in “modalità panico” quando ha sentito che la nonna e Regina era stata messa a riposo forzato: “Si sentiva impotente a cinquemila miglia di distanza, a Montecito, e ha controllato la situazione senza sosta”. Tuttavia, lo stesso Harry deve aver colto l’inconsistenza del “monitoraggio” a centinaia di migliaia di km di distanza e starebbe pensando di trascorrere il Natale a Londra. “Spera di tornare a casa per Natale, se non prima, in modo che la Regina possa finalmente incontrare la pronipote Lilibet e rivedere Archie” ha detto l’insider. E’ notizia di pochi giorni fa che Elisabetta II stia pianificando con cura le vacanze nella tenuta di Sandringham poiché è decisa a riunire tutta la famiglia per il primo Natale senza l’amato principe consorte Filippo.

Meghan Markle e Harry, "la foto con cui Elisabetta li ha umiliati davanti al mondo". Ecco perché sono fuggiti, lo scatto incriminato. Libero Quotidiano il 06 ottobre 2021. Una foto potrebbe aver scatenato... tutti. Dopo quasi un anno dalla fuga di Meghan Markle e il principe Harry da Buckingham Palace con direzione-Stati Uniti, ecco svelata la - presunta - motivazione del loro addio alla famiglia reale inglese. A lanciare l'indiscrezione è Andrew Morton, autore di Meghan – A Hollywood Princess. Per lo scrittore l'addio dei duchi di Sussex ai membri senior della famiglia reale sarebbe uno scatto pubblicato dalla Regina Elisabetta. Quest'ultima ha augurato a tutti un buon 2020. Peccato però che nell'immagine ci fossero lei, il principe Carlo, il nipote William e il primo pronipote George. Insomma, l'unico escluso sarebbe stato il marito di Meghan nonché figlio di Carlo, Harry. "I Sussex - spiega Morton - avevano la sensazione che a Palazzo, nonostante la popolarità, fossero considerati figure marginali".  della Regina di essere razzista, fino alle varie liti tra fratelli. Per non parlare poi del clima tesissimo attorno a Meghan e Kate Middleton. Solo negli ultimi mesi, dopo la nascita della piccola Lilibet Diana Mountbatten-Windsor, i rapporti sembrano essersi riappacificati. Almeno questo è quanto trapela, perché in realtà sui social (dove tutti sono attivissimi, la Regina compresa) vige sempre il silenzio reciproco. 

Da "repubblica.it" il 15 settembre 2021. Il ritratto della coppia è il primo postato da Time sul suo profilo Instagram per lanciare il numero di settembre e la sua attesa classifica annuale delle 100 persone più influenti al mondo. Per il 2021 ci sono in cima alla lista proprio loro, il principe Harry e Meghan Markle, duchi di Sussex residenti da oltre un anno in California, dove dopo l'addio alla famiglia reale inglese hanno intrapreso una carriera molto diversa, e a pochi giorni da un sondaggio che invece registra la loro popolarità ai minimi storici nel Regno Unito. Le motivazioni della scelta, secondo Time, sono queste: "Passare all'azione non è stata una scelta facile per i giovani duchi, benedetti per nascita e talento e bruciati dalla fama. Sarebbe stato molto più semplice per loro godersi la propria fortuna e rimanere in silenzio. Ma non è quello che fanno Harry e Meghan, non è quello che sono. Trasformano la compassione in azione attraverso la loro Fondazione Archewell. Danno voce a chi non la ha. Assieme ad associazioni senza scopo di lucro si assumono rischi per aiutare le comunità bisognose, offrendo supporto per la salute mentale a donne e ragazze della comunità afroamericana negli Stati Uniti e fornendo cibo alle persone colpite da disastri naturali in India e nei Caraibi. In un mondo in cui tutti hanno un'opinione su persone che non conoscono, il duca e la duchessa nutrono compassione per le persone che non conoscono. Non si limitano a parlare. Si lanciano in battaglia". La notizia del riconoscimento di Time arriva nel giorno in cui il principe Harry compie 37 anni, ed è subito molto dibattuta dal popolo dei social - "battaglia per cosa?" si chiedono alcuni. Ma a suscitare perplessità e commenti negativi è soprattutto l'immagine sul profilo Instagram del magazine che ritrae la coppia in copertina. Scattata da @paridukovic, appare ritoccata facendo pensare che non sia poi l'immagine finale che verrà scelta da Time. In passato, un intervento troppo deciso su una fotografia di Meghan in fase di post produzione da parte di un giornale aveva irritato la duchessa. Al punto che Meghan aveva chiesto in altra occasione al fotografo Peter Lindbergh di non nascondere le sue lentiggini nella foto destinata alla copertina di un numero da collezione di British Vogue del 2019. Oltre alla coppia, nella classifica sono presenti molte donne iconiche, da Simone Biles a Billie Eilish. 

Meghan e Harry "a processo", la Regina Elisabetta chiama gli avvocati: “C'è un limite a tutto”. Libero Quotidiano il 22 agosto 2021. Harry e Meghan rischiano di finire in Tribunale. E a trascinarli lì potrebbe essere proprio la nonna del duca di Sussex, la Regina Elisabetta. Sarebbe questa la sua intenzione, secondo quanto riportato da alcuni media inglesi. La Sovrana, in particolare, starebbe pianificando una risposta per vie legali dopo i duri attacchi arrivati dalla coppia, soprattutto nell’intervista con Oprah Winfrey. La Sovrana 95enne avrebbe ordinato agli assistenti senior di Buckingham Palace di studiare il contrattacco dopo le ripetute accuse da parte di Meghan Markle e del principe Harry. Il suo team legale starebbe addirittura chiamando esperti di diffamazione e privacy. “Ora basta, ne ho abbastanza”, avrebbe detto Elisabetta. Un insider ha detto al quotidiano Sun: “C’è un limite a quanto si può accettare da parte dei reali e stavolta Harry e Meghan avrebbero superato ogni limite con le loro dichiarazioni oltraggiose. Verranno processati. Saranno informati e sapranno che altri attacchi non saranno tollerati”. Il team dei legali potrebbe anche mettersi in contatto con gli editori del prossimo libro del principe Harry per chiedere una copia e controllare cosa abbia scritto il duca sulla Royal Family. Buckingham Palace non ha confermato le affermazioni né fornito un commento quando è stato contattato dal Daily Mirror. Tuttavia pare che i rappresentanti legali di Meghan e Harry siano già stati informati. 

Roberta Mercuri per "vanityfair.it" il 13 agosto 2021. Meghan Markle «voleva disperatamente» partecipare alla festa di compleanno di Barack Obama. Ma non è stata invitata. Uno smacco che l’ha «sconvolta». Lo ha svelato al Sun l’esperta reale Angela Levin. Al recente party a Martha’s Vineyard, nel Massachusetts, per il  60esimo compleanno dell’ex presidente degli States, hanno partecipato tantissimi ospiti di primo piano. I Sussex non c’erano. Ora la Markle va dicendo che «non è potuta andare alla festa»: «In realtà avrebbe dato qualsiasi cosa per essere la special guest del meraviglioso party» i cui ospiti all’ultimo minuto sono stati ridotti, causa restrizioni da pandemia, da 800 a 475. Ma «Meghan e il principe Harry non erano nemmeno nella lista originale», assicura Levin. La Markle ha compiuto 40 anni il 4 agosto, stesso giorno in cui Barack ne ha festeggiati 60. Anche per via di questa coincidenza tutti si aspettavano che i Sussex, da anni amici degli Obama, avrebbero partecipato al mega party nel Massachusetts. La loro assenza ha quindi fatto ipotizzare che i rapporti tra le due coppie si siano incrinati. Il motivo? Barack e Michelle sarebbero infastiditi dalle continue esternazioni di Harry e Meghan contro la royal family: «Certi valori in casa Obama non si toccano», ha spiegato sul Telegraph l’esperta reale Camilla Tominey. «È probabile che ad una coppia che ha sempre messo la famiglia al vertice, certi attacchi alla royal family – oltretutto amplificati dalla televisione – non siano piaciuti».

Nicola Bambini per "vanityfair.it" l'11 agosto 2021. «Prego che tutto si risolva, non c’è niente di più importante della famiglia». Così Michelle Obama, lo scorso 16 marzo, commentava l’intervista bomba rilasciata da Harry d’Inghilterra e Meghan Markle ai microfoni di Oprah Winfrey. «Spero proprio che quanto prima si arrivi al perdono, con chiarezza e amore». Non una tirata d’orecchie, certo, ma erano comunque parole cariche di preoccupazione. Se in questi cinque mesi i Sussex e gli Obama abbiano affrontato l’argomento di persona non è dato saperlo, di sicuro però al 60esimo compleanno di Barack – andato in scena quattro giorni fa nel Massachusetts – non sono stati avvistati né il duca né la duchessa. Così qualcuno, nella fattispecie Camilla Tominey del Telegraph, ha unito i puntini e ipotizzato che qualcosa tra le due famiglie possa essersi incrinato. «Certi valori in casa Obama non si toccano», scrive l’esperta reale. «È probabile quindi che ad una coppia che ha sempre messo la famiglia al vertice, certi attacchi alla royal family – oltretutto amplificati dagli schemi della televisione – non siano piaciuti». Come a dire: va bene l’indipendenza, economica e non solo, ma alcune pesanti accuse – compresa quella di razzismo – forse avrebbero potuto evitarle. O quantomeno cercare di sciogliere i nodi in forma privata. «Barack e Michelle certo non avrebbero piacere se le loro figlie parlassero alla stampa», ha detto un altro insider. Lasciando quindi intendere che certi comportamenti dei Sussex potrebbero aver compromesso l’amicizia con gli Obama. «Harry e Meghan sono stati tagliati dalla lista degli invitati o semplicemente non si sono presentati?», si chiedono i fan. Il punto di domanda è d’obbligo, anche se – va detto – Harry e Meghan hanno continuato a criticare la Corona anche dopo le parole dell’ex First Lady, che appunto predicava calma e buon senso. E per il prossimo anno è in programma pure il memoir di Harry che si preannuncia velenoso per casa Windsor. Insomma, la «questione reale» non sembra proprio stia prendendo la rotta che auspicavano gli Obama.

Meghan Markle distrutta dalla sorellastra: "Persona crudele. Quando papà ha avuto un infarto...", il racconto che mette i brividi. Libero Quotidiano l'8 agosto 2021. Sempre nel mirino. Sempre sotto attacco. E probabilmente le ragioni stanno nel suo carattere, difficile a dir poco. Si parla di Meghan Markle, la controversa e discussa moglie del principe Harry, bersagliata non soltanto dalla famiglia reale inglese ma anche dalla sua, di famiglia. Ora è il turno della sorellastra, Samantha Markle, che su Meghan spende parole durissime. Non è la prima volta in cui Samantha passa all'attacco. In quest'occasione lo ha fatto in un'intervista al programma GB News condotto da Dan Wootton, dove è arrivata a bollare Meghan addirittura come "crudele". Quando le è stato chiesto se, nonostante tutto ciò che è capitato in famiglia, voglia ancora bene a Meghan, Samantha ha tagliato corto: "Sono molto in difficoltà nel provare ad amare qualcuno che ha causato così tanto dolore in tante persone". Dunque il riferimento al padre, spiegando che l'uomo "ha affrontato ue attacchi di cuore e l’ha vista comportarsi in quel modo con la famiglia reale. Non riesco a dire di potere amare qualcuno che è così incredibilmente crudele". Una bocciatura totale, definitiva, feroce. I rapporti tra sorellastre sono ovviamente ai minimi termini, e altrettanto ovviamente Meghan non ha coinvolto Samantha in alcun tipo di celebrazione per i suoi 40 anni. "È come se fossimo reduci da due anni di guerra. Sembrerebbe strano anche solo accostare il compleanno di Meghan a quella che sarebbe una normale, felice, festa di compleanno", ha concluso Samantha Markle picchiando durissimo.

Principe Harry chiuso fuori di casa e ridotto a fare il pagliaccio: come lo ha conciato Meghan Markle. Libero Quotidiano il 05 agosto 2021. Un party da sogno, quello per i 40 anni di Meghan Markle: ospiti vip, torta gourmet e cena esclusiva. La ricorrenza è di quelle importanti: la moglie del principe Harry ha copiuto gli anni ieri, mercoledì 4 agosto. E per l'occasione, Meghan Markle ha anche postato un video: "Oggi è il mio 40esimo compleanno e ho avuto un'idea", ha spiegato la duchessa di Sussex. La quale ha chiesto a 40 amiche di prendersi 40 minuti di tempo per aiutare una donna che sta rientrando nel mondo del lavoro. E durante questo video, ecco spuntare sullo sfondo, dietro alla finestra, il principe Harry. E cosa combina? Presto detto: fa il giocoliere, facendo roteare in aria tre palline, mentre la moglie ride per la sua performance. Insomma, Harry ridotto a fare il giocoliere. Ma il video ha anche scatenato le solite, assurde, polemiche. La ragione? Il lusso, troppo lusso. Per esempio, c'è chi ha alzato il ditino per la coperta Avalon di Hermes che troneggiava sulla sedia al fianco di Meghan Markle, accessorio che costa la bellezza di 1.230 euro.

Meghan Markle fa 40 anni? Gelo totale, ecco il messaggio di William e Kate: il "dettaglio" nascosto. Libero Quotidiano il 04 agosto 2021. Oggi, mercoledì 4 maggio, Meghan Markle compie 40 anni. Per l’occasione non sono mancati gli auguri da parte dei membri della famiglia reale, anche se i tabloid hanno fatto notare come i messaggi recapitati alla moglie del principe Harry siano piuttosto freddi e ridotti all’osso. Inoltre hanno tutti un aspetto in comune: nessuno ha usato il nome dell’ex attrice, bensì il suo titolo nobiliare, proprio quello che più di qualcuno vorrebbe toglierle. E così sia la regina che il principe Carlo con la moglie Camilla hanno pubblicato delle foto di Meghan accompagnati da “i nostri migliori auguri alla duchessa di Sussex”. Stesso modus operandi dei duchi di Cambridge, William e Kate Middleton, considerati i principali antagonisti di Harry e Meghan: hanno scritto semplicemente “auguriamo un felice quarantesimo compleanno alla duchessa di Sussex”. Pur apparendo un po’ freddi e distaccati, questi messaggi contengono però un dettaglio importante. Ed è proprio quello di riferirsi a Meghan come la duchessa di Sussex, titolo che in molti vorrebbero toglierle. “Se lei rinunciasse al titolo - ha dichiarato la biografa Lady Colin Campbell, che ha anche lanciato una petizione online - metterebbe fine a una situazione spiacevole. Potrebbe fare quello che vuole, senza però arrecare danni alla Corona”.

Meghan Markle, la vergogna: "Come ha umiliato l'autista che la attendeva all'aeroporto", l'ex amica vuota il sacco. Libero Quotidiano il 05 agosto 2021. Un "regalo" di compleanno per Meghan Markle, fresca dei suoi 40 anni? Arriva da alcune sue ex amiche, regalo molto amaro: contro la moglie del principe Harry, infatti, piovono delle accuse durissime. In particolare da Nikki Priddy, un tempo molto legata alla duchessa del Sussex. "Meghan è una perfida calcolatrice nel modo in cui gestisce le relazioni. Quando decide che non fai più parte della sua vita ti spegne: non c’è niente da negoziare", ha affermato la Priddy. E ancora: "Ma niente era mai abbastanza: “Meghan litigava con i registi che non le davano abbastanza spazio. Quando liquidò Engelson, mise in una busta l’anello di fidanzamento e la fede, e glieli spedì senza una parola". Meghan Markle, "le stesse forze che contribuirono alla morte di Diana": il terrore di Harry, tutta la verità sulla fuga

Dunque quanto racconta un'altra (ex) amica, che sceglie però l'anonimato: "Una volta se la prese con un autista, perché l’aspettava all’aeroporto con un cartello che a suo giudizio avrebbe potuto richiamare folle di ammiratori". E ancora: "Meghan Markle ha attribuito la sua mancanza di successo a non essere abbastanza bianca o abbastanza nera". Buon compleanno, Meghan Markle...

Nicola Bambini per "vanityfair.it" il 7 agosto 2021. Una tazza di tè, un cappello floreale e un paio di guanti in pendant con il vestito. Tanto è bastato per far gridare all’oltraggio. Meghan Markle e l’amica Melissa McCarthy, protagoniste del nuovo video per il progetto 40×40, sono state infatti accusate di aver mancato di rispetto alla regina Elisabetta. «La duchessa ha mostrato cosa pensa davvero della royal family», ha scritto la biografa Angela Levin. «Ha ottenuto ciò che voleva, pensa di essere più astuta. Ora si attende soltanto lo sfogo del marito Harry nel suo prossimo libro», aggiunge l’esperta reale, riferendosi al memoir del principe che uscirà l’anno prossimo, in concomitanza proprio con il Giubileo di Platino della sovrana. «C’è qualcun altro che pensa che Meghan e Melissa stessero prendendo in giro Sua Maestà?», chiede Angela su Twitter. Ricevendo una valanga di risposte. L’esercito dei detrattori di casa Sussex, come di consueto, non ha perso occasione per sparare velenosi attacchi: «Sono davvero tristi», ha scritto un utente. «Meghan è scortese e soprattutto ingrata, la popolarità che ha oggi la deve anche al matrimonio con Harry». «Credo sia una caricatura obsoleta degli inglesi», ha detto in maniera più pacata il biografo Robert Jobson. Scatenando la reazione del team-Meghan, che si è schierato al fianco dell’ex attrice di Suits: «Lei e Melissa stavano soltanto scherzando, non ci vedo una mancanza di rispetto», ha replicato un utente. «Sono inglese ma cresciuto negli Stati Uniti, mia moglie americana mi prende spesso in giro per le mie origini. Per il mio compleanno ho ricevuto una torta a forma di tazza di tè. E ho fatto una risata». In questo clima di tensione, un consiglio da non sottovalutare. 

Vittorio Sabadin per "la Stampa" il 4 agosto 2021. Meghan Markle compie oggi 40 anni. Non ci saranno ricevimenti nella villa di Montecito, niente ospiti dalla vicina Hollywood. Forse Harry le farà una sorpresa portandola da qualche parte. Sarebbe bello, ma improbabile, fosse dal suocero Thomas, che vive a soli 300 chilometri di distanza, che non parla con la figlia da tre anni, e che non ha mai incontrato Harry, né i suoi due nipoti. Oggi Thomas penserà a quella bambina che ha tenuto in braccio 40 anni fa, e per la quale ha speso quasi tutti i suoi soldi assistendola e facendola studiare nelle migliori scuole. «Ne era pazzo - ha detto il fratello Thomas jr -. Passava con lei ogni minuto libero». Ma non è bastato. Meghan ha cancellato il padre come altre persone che l'hanno aiutata a salire la scala sociale. Nikki Priddy, un'ex amica, ha confermato: «Meghan è calcolatrice nel modo in cui gestisce le relazioni. Quando decide che non fai più parte della sua vita ti spegne: non c'è niente da negoziare». Il padre, direttore delle luci a Hollywood, le aveva procurato qualche particina, come aveva fatto Trevor Engelson, un produttore, il suo primo marito. Ma niente era mai abbastanza: Meghan litigava con i registi che non le davano abbastanza spazio. Quando liquidò Engelson, mise in una busta l'anello di fidanzamento e la fede, e glieli spedì senza una parola. Mentre girava Suits visse con Cory Vitiello, il più famoso chef di Toronto, che conosceva quelli che contano. Pensò di essere diventata una grande diva. Se la prese con un autista, perché l'aspettava all'aeroporto con un cartello che a suo giudizio avrebbe potuto richiamare folle di ammiratori. «Sebbene abbia attribuito la sua mancanza di successo a non essere abbastanza bianca o abbastanza nera - ha scritto la biografa Lady Colin Campbell -, il fatto è che la sua fisionomia, non la razza, era il problema. Meghan non era così bella, sexy e memorabile da saltare all'occhio». Ma era tenace, intelligente e ambiziosa. Alla fine di Suits, nel 2016, se ne andò a Londra. Chiese alle amiche di presentarle qualche inglese ricco e famoso, e molti si domandano come abbia fatto a conquistare il più famoso. L'ha spiegato una sua amica: «Non importa se è un uomo o una donna. Quando Meg vuole risucchiarti nella sua orbita, sa che l'adulazione funziona: "Sei meraviglioso, tutto ciò che fai è grande, non voglio altro da te se non ammirarti". Gli uomini non resistono: ha fascino, un'apparente vulnerabilità che conquista». Dopo avere verificato che il suo posto nella Royal Family sarebbe stato per sempre in seconda o terza fila, Meghan ha deciso il divorzio. Ora è tornata sotto ai riflettori a Hollywood, dove un tempo nessuno la voleva. I suoi primi 40 anni sono stati spesi bene, con grande profitto. Ma il meglio, dice chi la conosce bene, deve ancora venire. 

Chiara Bruschi per "il Messaggero" il 3 agosto 2021. Una sessantina di invitati per una celebrazione di basso profilo, organizzata però da un professionista delle feste di lusso: Colin Cowie, il party planner di Oprah Winfrey che ha lavorato anche per molte altre celebrity di Hollywood, da Tom Cruise a Jennifer Aniston e Kim Kardashian. Questo il programma che Meghan Markle ha stilato per festeggiare domani i suoi 40 anni, circondata dagli amici più cari e dalla sua famiglia, ovvero il marito Harry, i figli Archie e Lili e la madre Doria. Da Londra non verrà nessuno - pandemia a parte, difficile pensare che considerati gli attriti dell'ultimo anno i cognati William e Kate potessero essere presenti - e anche da quella parte dell'oceano le cose non vanno meglio sul piano famigliare: con il padre, fratellastri e sorellastra la duchessa di Sussex ha tagliato i ponti da tempo. LA TORTA Harry, scrive il Mirror, ha ordinato una torta dalla pasticceria locale Posies & Sugar e agli invitati saranno servite pietanze basate su prodotti rigorosamente locali abbinati a vini delle cantine limitrofe. L'evento si terrà nella magione della coppia, un enorme villa a Santa Barbara acquistata per 14 milioni di dollari. Stando ai ben informati, scrive il Daily Mail, sarà una festa molto meno costosa del baby shower organizzato a New York poco prima della nascita di Archie e costato, pare, 500mila dollari. E se il party planner è stato pescato dal calderone hollywoodiano, lo stesso non si può dire dell'attenta meticolosità con cui i Sussex stanno mettendo radici a Los Angeles. Da quando hanno lasciato Londra più che allo showbiz sembra stiano guardando a un'altra coppia di alto profilo, gli Obama, e a un altro contesto, la politica. Con Barak e la moglie Michelle, Harry e Meghan hanno già molto in comune: lo stesso editore, l'accordo milionario con Netflix che permetterà loro di produrre diversi progetti televisivi (50 milioni di dollari per gli ex inquilini della Casa Bianca, 100 per i Sussex); il contratto con Spotify per la produzione di podcast; la creazione di una fondazione benefica e infine il legame con Oprah Winfrey, alla quale Harry e Meghan hanno scelto di rivelare i dettagli più scottanti della Megxit. Stando a quanto rivelato dal Daily Mail, il principe ha coltivato la relazione con gli Obama da tempo, grazie alle cause umanitarie che hanno in comune. E proprio in virtù di questa vicinanza, l'ex presidente e la moglie sarebbero stati tra i consiglieri più fidati dei Sussex al loro arrivo in California. Non è un caso quindi che in molti stiano prevedendo per Meghan un futuro nella politica americana. E c'è anche chi si spinge a immaginarla come la prima presidente donna degli Stati Uniti. L'ex attrice non ha mai fatto segreto dei suoi ideali: durante le elezioni Usa dello scorso anno aveva invitato gli elettori a respingere i toni di odio utilizzati dalla politica di Donald Trump fino a quel momento e prima di entrare a far parte della famiglia reale - dove come è noto non è possibile votare né schierarsi - si era spesa a favore di numerose cause democratiche. E il coraggio di cambiare le cose non le manca: era solo una bambina quando, scrivendo una lettera a un'azienda produttrice di detersivi che pubblicizzava i suoi prodotti rivolgendosi solo alle donne, li aveva convinti a cambiare lo slogan indirizzando lo spot alle persone che combattevano contro lo sporco di piatti e pentole. LA CARRIERA Nata a Los Angeles da un tecnico delle luci e da una insegnante di yoga afroamericana, Meghan Markle ha dimostrato di avere stoffa per le grandi sfide. È riuscita a ritagliarsi una popolarità mondiale nel mondo dello spettacolo grazie del ruolo di Rachel nella serie tv Suits, ha creato un impero commerciale grazie a un blog, The Tig, ha fatto capitolare lo scapolo più ambito della monarchia più in vista d'Europa ed è poi riuscita a portarlo con sé, salvandolo, come ha detto lui di recente, dalla sua stessa famiglia. Un bilancio niente male per i suoi primi 40 anni.

"L'aborto di Meghan": arriva il nuovo libro-scandalo. Francesca Rossi il 30 Luglio 2021 su Il Giornale. Sarà pubblicata prossimamente una versione aggiornata della biografia di Harry e Meghan, "Finding Freedom", che promette nuove rivelazioni scandalose e tremende collisioni con la royal family. Harry e Meghan vorrebbero riuscire a trasformare in dollari non solo tutto ciò che toccano, ma soprattutto i segreti che ancora li legano alla royal family. Sanno che l’attenzione nei loro confronti è al massimo e - stando agli esperti - sarebbero decisi a sfruttarla. Poco importa se, per esempio, la bomba autobiografica di Harry impatterà sul Giubileo di Platino della regina Elisabetta. I Sussex sembrano sempre più simili a due panzer, decisi a distruggere tutti gli ostacoli che li separano dai loro obiettivi di successo (e soldi). Ad alimentare la loro onnipresenza mediatica arriva anche una nuova versione del libro “Finding Freedom”, che promette ulteriori scintille tra la royal family e i Sussex. Il principe Harry ha lanciato più di un “boomerang” contro i Windsor. Sarà in grado di riafferrarlo, senza farsi male, quando tornerà indietro?

Una nuova versione di “Finding Freedom”. Non bastava l’autobiografia del principe Harry a smuovere le acque. Anche il libro “Finding Freedom”, firmato dai giornalisti Omid Scobie e Carolyn Durand, uscirà presto in una nuova versione con dei nuovi capitoli. La Harper Collins, che detiene i diritti dell’opera, ha fatto sapere che gli autori aggiorneranno il libro affrontando il dolore di Harry per la perdita del principe Filippo, le conseguenze mediatiche dell’intervista a Oprah Winfrey, la nuova vita in California e i progetti filantropici. Non solo. La nuova versione di “Finding Freedom” toccherà anche un tema delicatissimo, l’aborto spontaneo avuto da Meghan Markle a luglio 2020 e il difficile cammino che la duchessa ha dovuto affrontare per tentare di superare il trauma. Le rivelazioni non mancheranno e l’attesa per questa sorta di “Finding Freedom 2” e per il libro di Harry starebbe scuotendo Buckingham Palace dalle fondamenta.

La severa regola di casa Cambridge. William e Kate hanno imparato che essere genitori è uno dei mestieri più difficili del mondo e non esiste un libretto delle istruzioni. Per questo, pur mostrandosi sempre molto comprensivi con i figli, la coppia reale avrebbe introdotto una regolache nessuno può infrangere e che servirebbe a mitigare i litigi tra i royal baby. “Gridare è off limits”, così rivela una fonte al Sun, che aggiunge: “Qualsiasi accenno di urla l’uno contro l’altro viene affrontato allontanandoli”. I bimbi, però, non vengono puniti. Del resto, alla loro età, piccoli dispetti e dissidi sono normali. L’insider rivela: “Le cose vengono spiegate e le conseguenze delineate e non gridano mai contro di loro”. William e Kate, quindi, dividono i litiganti e, poi, parlano con ognuno, in privato, in modo da far loro capire perché hanno sbagliato e devono chiedere scusa. I Cambridge sono ammirati anche per la pazienza, il senso di giustizia e la razionalità che adottano nell’educazione dei figli. Tutte qualità per nulla scontate oggi. E cosa rimane di quelle nozze tanto favolose quanto tragiche? Una fetta di torta di 20 centimetri per 17, del peso di 790 grammi che, ci informa il Daily Mail, verrà battuta all'asta il prossimo 11 agosto. Una porzione di pasta di mandorle e glassa decorata con lo stemma reale nei colori blu, oro e rosso. A conservare per tutti questi anni la "reliquia" royal, avvolta ancora nella pellicola trasparente e posta in una tortiera, è stata Moyra Smith, un membro dello staff della Regina Madre la quale, all'epoca, viveva a Clarence House. Nel 2008, però, la fetta di torta venne acquistata da un collezionista che ora l'ha affidata alla casa d'aste di Dominic Winter, di Cirencester, Gloucs. La base d’asta è di 500 sterline. Oltre alla principesca fetta sarà venduto anche un ordine di servizio per il matrimonio nella Cattedrale di St. Paul e persino il programma Royal Wedding Breakfast. A quanto pare la porzione è stata tagliata da una torta creata appositamente per il personale di Clarence House. Infatti per il matrimonio di Carlo e Lady Diana, avvenuto il 29 luglio 1981, vennero realizzate ben 23 torte. Chris Albury, l'esperto di oggetti reali della casa d'aste, ha dato al futuro compratore un consiglio di cui, probabilmente, non aveva bisogno: "Non consiglierei di mangiarla, ma dopo 40 anni è chiaramente destinata a durare. È un ricordo curioso e unico che celebra un matrimonio reale che mantiene un fascino duraturo per gli appassionati di regalità britanniche in tutto il mondo". Decisamente (quasi) nessuno rischierebbe un'intossicazione con quello che assomiglia sempre di più a un vero e proprio reperto archeologico. Un'ultima curiosità. Sulla tortiera che ha custodito per decenni il dolce c'era scritto: "Maneggiare con cura. La torta nuziale del principe Carlo e della principessa Diana, MC Smith" .Se solo il principe Carlo e Lady D. avessero "maneggiato con cura" anche il loro matrimonio... 

Perché Lilibet Diana "esiste" solo ora anche per la famiglia reale. Francesca Rossi il 27 Luglio 2021  su Il Giornale. Lilibet Diana, la figlia di Harry e Meghan, è stata aggiunta all’elenco degli eredi al trono con diverse settimane di ritardo ed è già polemica. La figlia di Harry e Meghan, Lilibet Diana, è stata aggiunta alla linea di successione al trono inglese con circa sette settimane di ritardo e i tabloid si chiedono se questo non nasconda una precisa volontà della regina Elisabetta.

Lilibet Diana è ottava in linea di successione. Di solito, quando nasce un royal baby, il suo nome è già nella lista dei possibili eredi al trono e, di conseguenza, il sito web della casa reale viene subito aggiornato, aggiungendo anche il titolo del nuovo nato (se gli è stato concesso) e la posizione nella linea di successione. Il bimbo (o bimba), del resto, è un membro della famiglia che porta verso il futuro il nome dei Windsor. Una delle tante frecce nell’arco della dinastia e che ne garantisce la sopravvivenza. Facciamo qualche esempio. Il principe George e baby Archie sono stati inseriti nella lista a due settimane dalla nascita. Per il principino Louis ci erano voluti solo dodici giorni. Perché per Lilibet Diana, secondogenita di Harry e Meghan, sono occorse addirittura sette settimane? (Ricordiamo, infatti, che la bambina è venuta al mondo il 4 giugno 2021). I tabloid come il Daily Mail, che hanno riportato la notizia, si chiedono se questo apparente ritardo non nasconda una vendetta, una ripicca della regina Elisabetta contro i Sussex. Forse la royal family vuole cercare di estromettere del tutto i duchi e la loro discendenza? Le interviste della coppia e l’annuncio dell’uscita dell’autobiografia del principe Harry, prevista per la fine del 2022, hanno indispettito la corte a tal punto da escludere anche Lilibet Diana dalla linea di successione? Il giornalista Chris Ship, nel podcast Royal Rota citato da Insider, ha commentato: “Viene da chiedersi perché ci è voluto così tanto tempo se tutto quello che occorre fare è premere un pulsante e inserire un numero diverso”. Domanda legittima.

Questione di religione? Ci sono diverse ipotesi su questa strana attesa. Una, la più discussa, è di tipo religioso. Forse era necessario che Lilibet Diana fosse battezzata, in modo da dimostrare la sua appartenenza alla Chiesa Anglicana? No. Il battesimo non è un requisito vincolante per essere inseriti nella linea di successione al trono inglese, come ricorda Vanity Fair. L’appartenenza all’Anglicanesimo è necessaria per il re (o la regina) di Inghilterra, che non possono essere cattolici. Il motivo è semplice.

Le norme su cui si basa la linea di successione al trono britannico, ovvero l’Act of Settlement del 1701 (a cui seguirà la Succession to The Crown Act nel 2013), vennero stabilite per evitare che un cattolico discendente del casato Stuart riuscisse a sedersi sul trono britannico. Nel 1688, infatti, re Giacomo II Stuart (che era cattolico) venne deposto dal Parlamento e dovette riparare in Francia. La sua politica, apparentemente troppo filocattolica, gli costò il trono. Il Parlamento non accettò come successore Giacomo Francesco Edoardo, il figlio del re, poiché anch’egli era cattolico. Il potere passò, quindi, nelle mani di Maria II che era sì figlia di Giacomo II, ma di religione protestante e di suo marito, Guglielmo III d’Orange.

Dimostrazione di potere? Questa pagina di Storia (insieme a quella riguardante le scelte politiche e religiose di Enrico VIII) sta dietro al motivo per cui la linea di successione al trono britannico stabiliva che chiunque fosse cattolico o sposasse un cattolico, dovesse rinunciare ai diritti di successione. Nel 2011, però, questa regola venne abrogata, insieme a quella riguardante il sesso del futuro sovrano (i maschi non “scavalcano” più le femmine nella lista degli eredi). Dunque non è mai stato un problema per Lilibet Diana o per Harry e Meghan. Un caso di estromissione dalla linea di successione si verifica ancora se il royal baby è figlio di genitori non sposati. Tra l’altro un eventuale matrimonio, successivo alla nascita del bambino, non cambierebbe affatto lo status di questi. Evidentemente, però, questa non è la situazione di Lilibet Diana. L’ottavo posto nella linea del casato Windsor le spetta di diritto. Harry e Meghan non sono più altezze reali, ma questo conta poco nei fatti. I Sussex fanno ancora parte della royal family. Come spieghiamo questo ritardo di sette settimane? Forse c’è una ragione molto più diretta e semplice. Sua Maestà ha voluto dare sfoggio del suo potere, far capire a Harry e Meghan che è lei a tenere la Corona sul capo e lo scettro in mano e che non esiterà a usare la sua autorità se i duchi dovessero di nuovo infangare la Corona. La regina Elisabetta avrebbe infranto una tradizione (non una legge) per offrire una presunta “dimostrazione muscolare” che i Sussex farebbero bene a non sottovalutare.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost.

"Vergognoso, anche per la Regina è troppo": il libro-rivelazione di Harry scatena il panico. Francesca Rossi il 23 Luglio 2021 su Il Giornale. Il tornado Harry sta per abbattersi di nuovo su Buckingham Palace. La Regina è una furia e non è disposta a perdonarlo. Sono mesi che il principe Harry scherza col fuoco, provocando la royal family con interviste eclatanti e dichiarazioni scandalose. Niente di tutto questo, però, sembra aver ancora placato la sua rabbia. Ora il duca è deciso a far pubblicare un suo memoriale in cui racconta tutta la verità, niente altro che la verità sulla sua vita a corte. Buckingham Palace trema, i giornali vogliono saperne di più, mentre i Sussex, ancora una volta, sono riusciti a catturare l’attenzione del pubblico. Ma non volevano una vita da privati cittadini?

Memorie di un principe alla corte dei Windsor. Il memoriale del principe Harry dovrebbe uscire alla fine del 2022. A pubblicarlo sarà la casa editrice più importante d’America, la Penguin Random House e c’è da scommettere che sarà un’operazione di marketing colossale. Per ora, però, non abbiano una data sicura e nemmeno il titolo. Sappiamo però, che il duca avrebbe lavorato al libro per un anno, ma si è servito di un ghostwriter, il premio Pulitzer J.R. Moehringer (che dovrebbe guadagnare un milione di sterline per il suo lavoro e pare sia stato presentato al principe da George Clooney). Cominciamo a farci qualche domanda. Harry vuole di nuovo sparare a zero sulla famiglia? Possibile che la situazione non sia risolvibile tra le mura del Palazzo? Quanto sarà attendibile questo memoir? Anche chi non è esperto di letteratura sa che le autobiografie, per quanto sincere, mettono nero su bianco solo un punto di vista, quello dell’autore e raramente ciò che dicono è inopinabile. Infine il quesito dei quesiti: Harry vuole monetizzare fino all’ultimo aneddoto sulla sua vita? Detto in altra forma: è questa l’indipendenza economica a cui ambiva?

Monetizzare o non monetizzare, questo è il problema. Il duca di Sussex ha dichiarato che i proventi della sua autobiografia andranno in beneficenza, però c’è un dettaglio. Harry avrebbe intascato 14,7 milioni di sterline (17 milioni di euro) di anticipo. Anche questa somma sarà devoluta ai più bisognosi? Se così non fosse, come fa notare una fonte di Palazzo, "Harry deve chiarire se anche quell’anticipo andrà in beneficenza. Perché altrimenti il ricavato del libro sarà molto più basso, dato che deve prima coprire i costi di un anticipo così massiccio”. Qual è la verità? Forse sarà proprio Harry a chiarire la questione, dimostrando di aver compreso l’avvertimento che gli diede la regina Elisabetta quando gli vietò di usare il marchio Sussex per creare una linea di merchandising. Così titola il Daily Mail, che scrive anche: “Il principe Harry non ha sentito il bisogno di chiedere il permesso a Buckingham Palace per scrivere le sue memorie da venti milioni di dollari sulla Megxit, ha dichiarato il suo portavoce oggi”. Ciò significa, almeno in apparenza, che il duca di Sussex ha intenzione di tagliare i ponti con la famiglia (a meno che nella sua autobiografia non riporti solo aneddoti idilliaci, cosa che sembra poco probabile). Un’altra domanda: c’è lo zampino di Meghan Markle nella stesura di questo libro? Secondo i pareri degli esperti, raccolti dal Daily Mail, sì. Gli insider definiscono il libro “un esercizio lucrativo a spese della royal family” e sono certi che si tratterà di “un libro di Harry, scritto da Meghan”. Una fonte ha specificato: “Penso che siano tutti stanchi di essere arrabbiati quando si tratta di quei due. Hanno trascorso gli ultimi 18 mesi facendo tutto ciò che avevano promesso a Sua Maestà di non fare, guadagnandosi da vivere grazie alle loro vite precedenti e allo status di membri della royal family. Purtroppo è tristemente scontato”.

Camilla, il bersaglio più facile. A quanto pare nessuno, nella royal family, sapeva che il principe Harry stava lavorando alle sue memorie. Il principe Carlo sarebbe il più preoccupato di tutti, oltre alla Regina, poiché teme che il figlio gli riservi parole poco lusinghiere. L’erede al trono, a quanto pare, ha paura anche del fatto che Camilla Parker Bowles possa diventare un bersaglio facile per Harry. La duchessa di Cornovaglia non ha mai goduto della popolarità di Lady Diana e a fatica, dopo anni, si è fatta rispettare dai sudditi. Una fonte ha rivelato: “Siamo onesti, Harry non è mai stato vicino alla duchessa di Cornovaglia. Se nel libro racconterà della loro relazione testa, potrebbe danneggiarla proprio quando Carlo ha in progetto di farla diventare regina”. Harry potrebbe cancellare in un soffio tutto ciò che la matrigna ha costruito.

Harry verrà perdonato? Forse no. Non stavolta. Stando alle indiscrezioni la regina Elisabetta vorrebbe annullare l’invito fatto ai Sussex per il Giubileo di Platino nel 2022. Anche con il principe William la situazione rischia di degenerare. Un insider ha tagliato corto: "Questa è la fine di ogni rapporto con il duca di Cambridge. Non c’è altro da dire su questo fronte. William crede che il suo comportamento sia vergognoso e di cattivo gusto”. La royal family sa che non sarà facile difendersi da nuove, eventuali accuse del principe Harry. Il libro potrebbe instillare dubbi nell’opinione pubblica e a quel punto, se anche i Windsor si esponessero per negare ogni possibile addebito, senza prove nessuno avrebbe mai la certezza di dove sia la verità. Ancora non conosciamo il contenuto del libro, ma i reali britannici non si aspettano nulla di buono. A noi resta una domanda finale. Cosa faranno Harry e Meghan quando le storie da raccontare saranno finite e l’attenzione mediatica punterà i riflettori su un altro tema e su altri personaggi, lasciando Harry da solo con le sue memorie?

Harry, "come può distruggere Camilla": il libro-verità del duca sconvolge la Royal Family, caos a corte. Libero Quotidiano il 23 luglio 2021. Non è ancora stato pubblicato ma già fa discutere: il nuovo libro-verità di Harry, una sorta di autobiografia nella quale si parlerà anche della sua vita passata con la royal family, crea scompiglio a corte. Gli esperti stanno cercando di capire quali saranno i bersagli del duca di Sussex questa volta. Secondo alcuni di loro, il padre Carlo e il fratello William potrebbero essere i personaggi principali. Ma un obiettivo ancora più facile da colpire potrebbe essere la duchessa di Cornovaglia, Camilla Parker Bowles. L’ex amante di Carlo, la persona che avrebbe causato il divorzio tra il principe di Galles e Lady Diana, e che ora è la moglie dell’erede al trono. “Camilla rischia di essere seriamente danneggiata dal libro di Harry, perché i loro rapporti non sono mai stati buoni. Se Harry nel suo memoriale ripercorrerà anche i loro rapporti, la duchessa ne ricaverà un grosso danno d’immagine”, ha rivelato un insider al Daily Mail. In effetti, Camilla ha preso il posto di Diana e questo Harry non glielo avrebbe mai perdonato. Un sentimento condiviso anche dai sudditi. "Camilla ha fatto di tutto per farsi amare. Ha buoni rapporti con la stampa e chi la conosce di persona la adora. Ma la maggior parte del popolo non l’accetterà mai come regina consorte”, ha spiegato l'esperto reale Phil Dampier. Al di là delle supposizioni della stampa, però, c'è una dichiarazione di Harry risalente al 2005 che spazzerebbe via ogni dubbio sul suo rapporto con Camilla: "Lei è una donna meravigliosa e ha reso nostro padre molto, molto felice. E questa è la cosa più importante. William e io la adoriamo. Ci è sempre stata molto vicina. A differenza di quello che credono in tanti, non è affatto la matrigna cattiva".

"Harry può distruggere Camilla": il libro-bomba è un caso. Francesca Rossi il 22 Luglio 2021 su Il Giornale. Il libro del principe Harry potrebbe danneggiare la reputazione di Camilla Parker Bowles e gettare un’ombra sulla sua futura ascesa al trono. Da quando il principe Harry ha annunciato la pubblicazione del suo memoriale, prevista per la fine del 2022, i tabloid e gli esperti stanno cercando di capire quali potrebbero essere i suoi bersagli all’interno della royal family. Il principe Carlo e il principe William potrebbero essere i personaggi principali del memoriale ma, forse, un obiettivo ancora più facile da colpire potrebbe essere la duchessa di Cornovaglia, Camilla Parker Bowles.

L'altra donna. Quando Page Six ha lanciato la bomba riguardante il memoir del principe Harry, la corte inglese avrebbe iniziato a tremare. Tutti i Windsor, nessuno escluso, sarebbero atterriti alla prospettiva di nuove rivelazioni scritte nero su bianco dal duca ribelle. Uno dei membri del casato che ha più da perdere e rischia di vedere l’immagine che si è costruito negli anni andare in frantumi è Camilla Parker Bowles. L’amante di Carlo, la persona che avrebbe causato il divorzio tra il principe di Galles e Lady Diana. Ora moglie dell’erede al trono e futura regina consorte dopo anni di paziente attesa. Camilla Parker Bowles non ha mai goduto di grande popolarità tra gli inglesi, a causa del suo ruolo scomodo di terzo incomodo. Le sue qualità, una spiccata intelligenza e il senso dell’umorismo, sono sempre state accantonate da chi ha visto in lei soltanto “l’altra donna”. La duchessa di Cornovaglia, più o meno consapevolmente, si è ritrovata in una posizione complicata, in cui è difficile trovare un equilibrio. Col tempo però, si è fatta apprezzare. Magari non è riuscita a entrare nel cuore dei sudditi, ma con discrezione, in punta di piedi, si è ritagliata un suo spazio. Ora tutti i traguardi faticosamente raggiunti rischiano di essere schiacciati dalla furia del ciclone Harry, calpestati dalle migliaia di copie che, molto probabilmente, il duca di Sussex venderà con il suo libro. Un insider ha raccontato al Daily Mail:“Camilla rischia di essere seriamente danneggiata dal libro di Harry, perché i loro rapporti non sono mai stati buoni” e ha proseguito: “Se Harry nel suo memoriale ripercorrerà anche i loro rapporti, la duchessa ne ricaverà un grosso danno d’immagine”.

Odiata, amata Camilla. Se fosse così, non ci sarebbe da stupirsi. Camilla Parker Bowles ha occupato il posto che era di Lady Diana e il duca di Sussex non glielo avrebbe perdonato. A quanto pare neppure i cittadini britannici avrebbero dimenticato. Secondo un sondaggio dell’Express 60 persone su 100 non vogliono che Camilla diventi Regina. L’esperto Phil Dampier riassume bene il rapporto amore e odio degli inglesi verso la duchessa: “Camilla ha fatto di tutto per farsi amare. Ha buoni rapporti con la stampa e chi la conosce di persona la adora. Ma la maggior parte del popolo non l’accetterà mai come regina consorte”. Lo spettro di Lady Diana non l’abbandonerà mai. Il libro di Harry rischia di diventare un’arma nelle mani di chi non ama Camilla Parker Bowles e potrebbe distruggere gli sforzi fatti fino a oggi da Carlo per far accettare la moglie al popolo e alla royal family. William e Harry hanno sofferto per i dissidi dei loro genitori. Inutile far finta di nulla. Eppure nel 2005 il principe Harry arrivò a dichiarare: “[Camilla] è una donna meravigliosa e ha reso nostro padre molto, molto felice. E questa è la cosa più importante. William e io la adoriamo. Ci è sempre stata molto vicina. A differenza di quello che credono in tanti, non è affatto la ‘matrigna cattiva’”. A questo punto i casi sono due: nel 2005 il principe Harry ha mentito, oppure ha detto la verità e nel libro non ci sarà neanche una virgola che possa nuocere Camilla Parker Bowles. Per ora possiamo fare solo supposizioni. Non sappiamo cosa il duca abbia scritto nel suo memoir. Forse la duchessa di Cornovaglia non ha nulla da temere. Se anche venisse attaccata, la sua personalità in apparenza pacata potrebbe suggerirle di non rispondere, di spegnere il fuoco della polemica con il silenzio, in rispetto alla Regina e al principe Carlo. Non ci resta che attendere la pubblicazione del libro per trarne le conclusioni.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

Meghan Markle e Harry, dopo l'addio alla Corona inglese un patrimonio milionario: a quanto ammonta. Libero Quotidiano il 21 luglio 2021. Svelato il segreto di Meghan Markle. Ecco il vero patrimonio dei duchi del Sussex.  Pearl è il nome segreto di Meghan, come la protagonista della serie animata ideata dalla stessa Markel per Netflix. Ma gli altarini assai più interessanti riguardano il loro patrimonio economico.  Secondo Vanity Fair la coppia macina ricavi mostruosi. A partire da Harry che per la sua autobiografia, solo di anticipo, avrebbe già ricevuto 17 milioni di dollari. Mentre per il contratto siglato con Netflix si parla di 150 milioni. Quando ha tagliato il cordone ombelicale con Buckingham Palace il principe ha potuto contare sui 10 milioni, eredità di mamma Diana. Neanche Meghan è tornata negli Stati Uniti a mani vuote, avendo sul conto corrente più di due milioni di dollari, frutto del suo lavoro come attrice. Ad oggi i duchi del Sussex avrebbero già accumulato la bellezza di circa 118 milioni. E pensare che quando stavano a casa di “nonna” Elisabetta avevano a disposizione solo 680 mila euro l’anno.

Regina Elisabetta su tutte le furie, delusa da Harry: "L'ultimo chiodo nella bara". Arriva una pesante minaccia. Libero Quotidiano il 21 luglio 2021. Solo delusione per la Regina Elisabetta dopo la notizia del libro-verità del nipote Harry, che dovrebbe essere pubblicato alla fine del 2022. Un'autobiografia che getta scompiglio a corte e rischia di essere l'ennesimo colpo basso alla Corona. Il Daily Mail ha rivelato che a Palazzo regna il “caos, un senso di choc e furia”. Un insider ha dichiarato: “Questo è il momento dal quale non si torna indietro, l’ultimo chiodo nella bara della relazione tra la royal family e Harry”. A corte non si riesce a capire come mai il duca di Sussex voglia nuovamente tornare a parlare di questioni private molto complesse e intime. Per non parlare, poi, del fatto che il memoriale dovrebbe uscire proprio nell’anno dedicato ai festeggiamenti per il Giubileo di Platino di Sua Maestà. La Sovrana sarebbe andata su tutte le furie anche per gli ingenti proventi di questo libro: secondo il New York Post, il contratto del duca con la casa editrice, la Penguin Random House, vale circa 14,7 milioni di sterline (17 milioni di euro) di solo anticipo, di cui un milione andrà al ghostwriter J.R. Moehringer. E il fatto che il principe Harry guadagni soldi “vendendo” retroscena sulla sua famiglia e facendo leva sul suo titolo non starebbe affatto bene alla Regina.  

"Sua Maestà si è adoperata molto per cercare di mantenere il suo rapporto con suo nipote e la sua famiglia separato dalle decisioni che deve prendere professionalmente, per così dire. E l’invito a unirsi a lei (Giubileo di Platino 2022) l’anno prossimo era sincero - ha detto un insider -. Anche se le cose sono state molto difficili, c’era una piccola ma profonda speranza che sarebbe trascorso abbastanza tempo perché le cose guarissero. Ma la sensazione è che ora questo libro sarà l’ultima goccia”.  La Sovrana, dunque, avrebbe persino minacciato di revocare ai Sussex l’invito per il suo grande evento.

"Questa è l'ultima goccia": l'ira della Regina contro Harry. Francesca Rossi il 21 Luglio 2021 su Il Giornale. Dopo l’annuncia del memoriale di Harry, la regina Elisabetta, furibonda, avrebbe minacciato di revocare ai Sussex l’invito per il Giubileo di Platino. La notizia del libro-verità di Harry, che dovrebbe essere pubblicato dalla Penguin Random House alla fine del 2022, avrebbe gettato scompiglio a corte. La regina Elisabetta sarebbe arrabbiata e delusa da questa nuova iniziativa che minaccia di assestare l’ennesimo colpo alla Corona e avrebbe deciso di non rimanere in silenzio.

Perché questo libro? Il Daily Mail rivela che a Palazzo regna il “caos, un senso di choc e furia”. Un insider ha dichiarato: “Questo è il momento dal quale non si torna indietro, l’ultimo chiodo nella bara della relazione tra la royal family e Harry”. In effetti questa sembrerebbe la prospettiva. Perché il duca di Sussex vuole nuovamente tornare a parlare di questioni famigliari complesse e intime? Possibile che non si renda conto della gravità della situazione e del putiferio che ogni sua affermazione potrebbe scatenare? Tra l’altro il memoir dovrebbe uscire proprio l’anno dedicato ai festeggiamenti per il Giubileo di Platino di Sua Maestà. Un periodo che dovrebbe essere usato per dare lustro alla monarchia, durante il quale la Corona si presenterà agli occhi del mondo al massimo dello sfarzo.

Forse Harry spera di raggiungere l’indipendenza economica sfruttando le vicende della royal family? In teoria non dovrebbe essere così, visto che i proventi del libro dovrebbero andare in beneficenza. Gli esperti, però, sono un po’ scettici in merito. Il New York Post sostiene che il contratto del duca con la Penguin Random House valga circa 14,7 milioni di sterline (17 milioni di euro) di solo anticipo, di cui un milione andrà al ghostwriter J.R. Moehringer. Anche questa somma sarà devoluta in beneficenza? Non è chiaro. Una fonte afferma: "Sicuramente Harry deve chiarire se anche quell’anticipo andrà in beneficenza. Perché altrimenti il ricavato del libro sarà molto più basso, dato che deve prima coprire i costi di un anticipo così massiccio”. La regina Elisabetta sarebbe furibonda a causa di tutto questo trambusto. Non sarebbe solo la questione economica a preoccuparla, ovvero il fatto che il principe Harry guadagni soldi “vendendo” retroscena sulla sua famiglia e facendo leva sul suo titolo, ma anche il possibile danno d’immagine e le conseguenti polemiche per cui occorrerà studiare una strategia comunicativa. La sovrana, stando al Mirror, vorrebbe già passare ai fatti, ritirando l’invito fatto ai Sussex per partecipare al Giubileo di Platino. Un insider spiega: “Sua Maestà si è adoperata molto per cercare di mantenere il suo rapporto con suo nipote e la sua famiglia separato dalle decisioni che deve prendere professionalmente, per così dire. E l’invito a unirsi a lei l’anno prossimo era sincero. Anche se le cose sono state molto difficili, c’era una piccola ma profonda speranza che sarebbe trascorso abbastanza tempo perché le cose guarissero. Ma la sensazione è che ora questo libro sarà l’ultima goccia”. La regina Elisabetta non avrebbe più alcuna voglia di rispettare il motto di famiglia, “never complain, never explain”. D’altra parte, se il duca di Sussex raccontasse vicende troppo delicate, legate al suo passato, poi con che coraggio festeggerebbe il Trooping The Colour 2022 sul balcone di Buckingham Palace accanto alla nonna?

Lo stupore dei Windsor. Un altro insider chiarisce: “C’è molto da fare in famiglia in questo momento. Uno spostamento della base di potere dopo la morte del principe Filippo, con il principe Carlo e il principe William che consolidano il loro potere. Ma a Harry non importa nulla…non gli importa più di come le sue azioni influiranno sulla monarchia…”. Se la regina Elisabetta è delusa, il principe Carlo non è da meno. Le fonti di Palazzo sono chiare: "Il principe Carlo non sapeva nulla [del libro]. È davvero doloroso, sarà difficile per lui sopportarlo. Il presupposto è che prenderà un altro calcio da Harry”. Possibile che di calci ne arrivino diversi ai membri della royal family e rispedire le accuse al mittente sarà tutt’altro che facile. L’impressione è che si stia preparando un’altra guerra a Palazzo, forse persino più cruenta di quella scatenatasi con l’arrivo a corte di Meghan Markle. Anche l’immagine del principe Harry esce malconcia da tutta questa situazione. Cosa ha scritto su Lady Diana, su Camilla Parker Bowles e sui Cambridge? Harry sembra disorientato e pieno di rabbia da sfogare. La speranza è che non si autodistrugga attraverso le sue stesse parole.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

Dagotraduzione dal Daily Mail il 21 luglio 2021. Se c’era anche solo una possibilità che le cose tra Harry e la famiglia reale si potessero aggiustare, dopo l’annuncio del libro di memorie del principe ogni speranza si è spenta. Dentro al palazzo c’è ora un crescente «senso di shock e furia». «Questo è il momento dal quale non si torna indietro, l’ultimo chiodo nella bara della relazione tra la Royal Family e Harry» dice una fonte interna. Tanto che la regina starebbe pensando di annullare l’invito a lui, Meghan e ai loro figli per il Giubileo di platino che si celebrerà a giugno dell’anno prossimo, quando Elisabetta festeggerà i suoi 70 anni di regno. «Sua Maestà si è adoperata molto per cercare di mantenere il suo rapporto con suo nipote e la sua famiglia separato dalle decisioni che deve prendere professionalmente, per così dire. E l'invito ad unirsi a lei l'anno prossimo era sincero. Anche se le cose sono state molto difficili, c'era una piccola, ma profonda speranza che sarebbe trascorso abbastanza tempo perché le cose guarissero. Ma la sensazione interna [ora] è che questo libro sarà l'ultima goccia». A fare rabbia è la consapevolezza che, qualunque cosa Harry e Meghan decidano di scrivere nel libro, né William né tantomeno Carlo, in quanto eredi al trono, potranno mai smentirla. «Il principe Carlo non ne sapeva nulla. È davvero doloroso, sarà difficile per lui sopportarlo. Il presupposto è che prenderà un altro calcio da Harry». «A deludere maggiormente Carlo è il fatto che con Harry andava veramente d’accordo, più che con di William. Si sente così deluso da tutta la faccenda». La preoccupazione è tanta, soprattutto per quello che Harry potrebbe scrivere sulla matrigna Camilla. «Siamo onesti, Harry non è mai stato vicino alla duchessa di Cornovaglia. Se nel libro racconterà della loro relazione tesa, potrebbe danneggiarla proprio quando Carlo ha in progetto di farla diventare regina». Eppure una possibilità di recuperare con il padre ci sarebbe ancora, dicono a corte, mentre un riavvicinamento a William sembra impossibile. «Questa è la fine di ogni rapporto con il duca di Cambridge. Non c'è altro da dire su questo fronte. William crede che il suo comportamento sia vergognoso e di cattivo gusto». «Ciò che è davvero significativo è che anche i parenti a cui è rimasto più vicino, come le principesse Eugenie e Beatrice, sono sbalordite da quello che sta facendo». A preoccupare la famiglia reale è anche la data di uscita prevista del libro, il 2022. «Prima di tutto, è il giubileo di platino della regina. Questo è ciò che conta di più. Ma è anche il 40esimo compleanno del principe William e il 25esimo anniversario della morte della principessa Diana». Avrebbe dovuto essere un anno positivo per la famiglia reale. «Ma ad Harry chiaramente non importa. Si comporta come un bambino. Dobbiamo ricordare che è un uomo di quasi 37 anni, non di 21. È al culmine della mezza età». Alcuni insider reali si stanno anche chiedendo cosa significhi davvero l'annuncio di Harry che i proventi del libro andranno in beneficenza. Il New York Post ha riferito che l'accordo con la Penguin Random House vedrà il principe Harry ottenere almeno 14,7 milioni di sterline (17 milioni di euro) in anticipo per il libro, di cui almeno un milione che si ritiene andrà al ghostwriter JR Moehringer. Tuttavia, Harry non ha detto se anche l'enorme anticipo di diversi milioni di sterline sarà devoluto in beneficenza. La mia fonte reale dice: «Sicuramente Harry deve chiarire se anche quell'anticipo andrà in beneficenza. Perché altrimenti il ricavato del libro sarà molto più basso dato che deve prima coprire i costi di un anticipo così massiccio». E anche se c'è indignazione generale all'interno della famiglia reale per la mossa di Harry di diventare un autore di bestseller alle spalle della sua famiglia, alcuni ammettono che ha finalmente dimostrato oltre ogni dubbio che può essere finanziariamente autosufficiente. Una fonte reale spiega: «C'è molto da fare tra la famiglia in questo momento. Uno spostamento delle basi del potere dopo la morte del principe Filippo, con il principe Carlo e il principe William che consolidano entrambi il loro potere. «Ma ad Harry non frega niente. È lì per fare ciò che è giusto per lui. Non gli importa più come le sue azioni influiscano sulla monarchia. È andato in California con l'unico obiettivo di dimostrare che non avrà mai più bisogno di fare affidamento sulla sua famiglia per soldi - e lo ha dimostrato al di là di ogni dubbio».

Luigi Ippolito per il "Corriere della Sera" il 20 luglio 2021. Lo hanno già definito il libro più esplosivo del decennio: il principe Harry ha scritto un memoriale, che verrà pubblicato a ottobre in Gran Bretagna e in America, in cui vuoterà il sacco sulla sua vita, la sua educazione e soprattutto il matrimonio con Meghan Markle e le conseguenze che ha avuto per la monarchia britannica. Lo stesso Harry ha spiegato le motivazioni che lo hanno spinto a mettere nero su bianco le sue esperienze: «L'ho scritto non come il principe che sono nato ma come l'uomo che sono diventato... sono eccitato dal fatto che la gente possa leggere un resoconto di prima mano della mia vita che è accurato e pienamente veritiero». Parole che per alcuni potrebbero suonare come una minaccia, nel senso che è chiaro che Harry non perderà l'occasione per dare la sua versione della Megxit, magari in contrasto con quella di Buckingham Palace. Il memoriale è stato scritto con l'aiuto di J. R. Moehringer, un giornalista premio Pulitzer che aveva già firmato un libro assieme al tennista Andrè Agassi e un altro assieme al cofondatore della Nike, Phil Knight. A quanto pare, la pubblicazione era prevista originariamente per agosto, ma poi è stata fatta slittare, anche se la bozza finale è già pronta. Secondo l'editore, che è Penguin Random House, si tratta di «un memoriale intimo e di cuore da parte di una delle figure più affascinanti e influenti del nostro tempo», in cui Harry «condividerà, per la prima volta, il racconto definitivo delle esperienze, avventure, perdite e lezioni di vita che hanno contribuito a formarlo». Il risultato è «un onesto e accattivante ritratto personale». Ma è facile immaginare che alla corte britannica ci sia trepidazione, viste le bombe che Harry e Meghan hanno sganciato con le loro interviste negli ultimi mesi. Proverà il principe, in queste pagine, a tendere un ramoscello d'ulivo? Sono in molti a dubitarne. 

Dagotraduzione dal Daily Mail il 20 luglio 2021. Il principe Harry non avrebbe avvertito il padre, Carlo, del suo piano di scrivere un libro di memorie. Il duca di Sussex, 36 anni, ha lavorato al libro nel più totale riserbo. Non si conoscono i dettagli economici dell’accordo con la Penguin Random House, l’editore che ha acquistato i diritti, ma secondo gli esperti Harry ha ricevuto almeno 20 milioni di dollari come anticipo. Per fare un confronto, gli Obama hanno ricevuto 65 milioni di dollari di anticipo per le loro due biografie, il più alto mai pagato al mondo. Finora sul libro sono stati condivisi pochi dettagli, ma la casa editrice ha fatto sapere che il libro di Harry offrirà uno sguardo «intimo e sincero» sulla sua vita. «In un ricordo intimo e sentito di una delle figure globali più affascinanti e influenti del nostro tempo, il principe Harry condividerà, per la prima volta, il resoconto definitivo delle esperienze, avventure, perdite e lezioni di vita che hanno contribuito a plasmarlo», si legge nel trafiletto. «Raccontando la sua vita dall'infanzia fino ai giorni nostri, compresa la sua dedizione al servizio, il dovere militare che lo ha portato due volte in prima linea in Afghanistan e la gioia che ha trovato nell'essere marito e padre, il principe Harry vuole offrire un ritratto personale onesto e accattivante, che mostra ai lettori che dietro tutto ciò che pensano di sapere si cela una storia umana stimolante, coraggiosa ed edificante». Tra i temi più succosi che il principe potrebbe aver affrontato, e che fanno tremare la casa reale, ci sono l’identità del membro della casa reale che ha fatto insinuazioni sulla pelle del figlio Archie prima che nascesse (l’unica cosa che è emersa è che non sono stati né la regina Elisabetta né il marito Filippo); la verità dietro ai litigi con il fratello William; il rapporto problematico con il padre Carlo; l’acrimonia tra Meghan e Kate; la verità sulla scelta del nome della seconda figlia, Lilibet (si discute se alla regina si stato chiesto oppure no il permesso); la controversia sul bullismo di Meghan, accusata di aver fatto licenziare diversi membri dello staff reale durante la vita della coppia a Londra; i veri sentimenti di Harry riguardo al modo in cui la famiglia reale ha trattato la madre Diana. Secondo il Daily Mail potrebbe essere stato George Clooney a presentare JR Moehringer ad Harry e Meghan. Il giornalista e scrittore, vincitore del premio Pulitzer, sarà il ghostwriting del nuovo libro del principe, ed è un grande amico dell’attore, così come Harry e Meghan. Clooney e Amal hanno partecipato alle loro nozze, hanno cenato con la coppia, e hanno offerto un passaggio a Meghan su un jet privato dall’America a Londra, nel 2019, dopo il baby shower di Archie. Clooney inoltre sta dirigendo The Tender Bar, adattamento cinematografico del libro di JR Moehringer del 2014.

Harry scatena il panico: "Ho scritto un libro-verità". Francesca Rossi il 20 Luglio 2021 su Il Giornale. Il principe Harry sta per infrangere un altro limite, un’altra regola della Firm, dando alle stampe un memoriale "esplosivo" sulla sua vita a corte. Il principe Harry senza freni? Una mina vagante per i Windsor? Sembrerebbe proprio di sì, almeno stando all’indiscrezione bomba lanciata da Page Six. Se pensavate che dopo l’intervista con Oprah Winfrey e tutte le altre dichiarazioni poco edificanti sulla famiglia reale il duca di Sussex avesse esaurito le sue riserve di rivelazioni scandalose, dovrete ricredervi. Il principe avrebbe già pronto un memoriale scottante sui suoi anni a corte.

Un libro “esplosivo”. Il principe Harry, scrive Page Six, starebbe per pubblicare “il libro più esplosivo del decennio”, al cui confronto l’intervista con Oprah sarebbe stata una chiacchierata e la biografia “Finding Freedom” un’opera di intrattenimento. Il duca di Sussex vorrebbe vuotare il sacco (di nuovo) e addirittura avrebbe già venduto i diritti della sua opera alla casa editrice più importante d’America, la Penguin Random House. Quindi sarebbe solo questione di tempo prima che il libro finisca sugli scaffali di tutte le librerie del pianeta. Una data precisa per la pubblicazione non c’è ancora, ma pare che la fatica letteraria del principe vedrà la luce alla fine del 2022. Stando alle voci il principe Harry avrebbe lavorato al libro, di cui non abbiamo ancora il titolo, circondato dal massimo riserbo per circa un anno. Occorre precisare, però, che il duca ha solo (si fa per dire) firmato l’opera e raccontato i fatti più segreti della sua vita, ma non ha materialmente scritto l’opera. A quanto risulta si sarebbe servito di un ghostwriter di tutto rispetto, ovvero il premio Pulitzer J.R. Moehringer, specializzato in biografie di personaggi famosi. Il principe Harry avrebbe dovuto consegnare il volume ultimato ad agosto 2021 ma, complice la nascita di Lilibet Diana e tutti gli eventi che lo hanno coinvolto in quest’ultimo periodo, le memorie arriveranno nelle mani dell’editore non prima del prossimo ottobre.

“Ho indossato molti cappelli”. Il principe Harry ha confermato l’esistenza del libro con una nota ufficiale in cui ha spiegato: “Ho scritto questo libro non da principe, quale sono nato, ma da uomo, quale sono diventato. Ho indossato molti cappelli nel corso degli anni, sia in senso letterale che figurato. La mia speranza è che nel raccontare la mia storia, gli alti e bassi, gli errori, le lezioni apprese, possa aiutare a dimostrare che non importa da dove veniamo, abbiamo più cose in comune di quanto pensiamo. Sono profondamente grato per l’opportunità di condividere ciò che ho imparato nel corso della mia vita finora ed entusiasta che le persone leggano un resoconto di prima mano della mia vita accurato e del tutto veritiero”. Anche l’editore ha scritto una nota al libro, visionata in anteprima da Page Six: “Un ricordo intimo di una delle figure globali più affascinanti e influenti del nostro tempo” e ha aggiunto: “Il principe Harry condividerà, per la prima volta, il resoconto definitivo delle esperienze, avventure, perdite e lezioni di vita che hanno contribuito a plasmarlo”. Il principe Harry, specifica ancora l’editore, racconterà la sua storia “dall’infanzia fino ai giorni nostri, dall’esperienza in Afghanistan a quella di marito e padre”.

Panico a corte. Page Six scrive che “gli addetti ai lavori si chiedono già quanto Harry, nella sua autobiografia, sia sceso nel dettaglio sulle questioni più spinose” della sua vita e della sua famiglia. Naturalmente il fatto che il duca abbia deciso di farci entrare nelle stanze più inaccessibili di Buckingham Palace e di Kensington Palace non significa che il suo racconto sarà la verità assoluta. Al contrario, molto probabilmente leggeremo la sua versione dei fatti a cui la royal family potrebbe decidere di replicare nel modo più netto e preciso possibile. A proposito delle reazioni dei Windsor, sempre Page Six ci informa che il principe Carlo sarebbe rimasto “sorpreso” dalla notizia della prossima pubblicazione del memoriale del suo secondogenito. In famiglia nessuno avrebbe saputo niente prima dell’annuncio e, sostiene ancora il giornale, “a corte si è scatenato il caos”. La royal family sarebbe molto preoccupata dagli aneddoti contenuti nel libro. Se il principe Harry sperava di riavvicinarsi alla famiglia, ha davvero sbagliato tattica. Questo memoriale potrebbe perfino diventare un boomerang per la sua reputazione e per la sua credibilità già non molto solide. Staremo a vedere. 

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel...

"Ingiusti". Thomas Markle rompe il silenzio e gela Harry e Meghan. Francesca Rossi il 16 Settembre 2021 su Il Giornale. Thomas Markle non si dà per vinto e torna a chiedere di poter veder i suoi nipoti, ma ha precisato che non intende ricorrere ai tribunali. Thomas Markle ci riprova. Vuole conoscere i suoi nipoti, Archie e Lilibet Diana. Non riesce ad accettare il silenzio di Harry e Meghan ma stavolta, benché le sue dichiarazioni siano molti forti, le intenzioni sembrano decisamente meno bellicose. Almeno per il momento.

Thomas contro Meghan. Il padre di Meghan Markle non ha mai avuto occasione di conoscere i piccoli Archie e Lilibet Diana. Da anni, ormai, il suo rapporto con la figlia e il genero è fermo a un’indifferenza ostile. La causa della rottura dei rapporti risale al matrimonio di Harry e Meghan. Thomas, infatti, concordò un finto servizio fotografico con il professionista Jeff Rayner. Gli scatti sarebbero stati venduti ai tabloid di mezzo mondo per 100mila sterline, benché nessuno sappia quale fosse la percentuale destinata a Thomas Markle. Questa “bravata” non venne tollerata da Buckingham Palace e l’uomo si giocò il suo invito al matrimonio di Harry e Meghan. Non solo. Nell’agosto del 2018, pochi mesi dopo il royal wedding dei Sussex, la lettera di pace che la duchessa scrisse al padre finì nelle mani dei giornali. I duchi fecero causa al Daily Mail e al Mail On Sunday. Gli avvocati dei tabloid, però, sostennero che Meghan avesse scritto la missiva prevedendo che fosse pubblicata e a tale scopo, per la stesura, avrebbe chiesto l’aiuto dello staff di Palazzo. Una questione spinosissima che si risolse con la vittoria dei Sussex e la condanna dei giornali per violazione della privacy. Da allora Thomas Markle si è limitato a lanciare frecciate contro la figlia da lontano, tramite i media. Lo ha fatto di nuovo in queste ore dalla sua casa in Messico, che dista solo 120 miglia dalla villa dei duchi a Montecito.

Archie e Lilibet Diana non sono pedine. In un’intervista al programma “Sunrise For 15 Minutes”, in onda sulla televisione australiana Channel 7 e riportata dal Daily Mail, Thomas Markle torna alla carica contro Harry e Meghan. Riguardo all’impossibilità di incontrare i nipoti dichiara: “Penso che Archie e Lilibet siano stati privati della possibilità di vedere tutti i loro nonni e parenti e penso che sia terribilmente ingiusto nei loro confronti”. Riferendosi all’assenza di comunicazione con la duchessa di Sussex, Thomas Markle precisa: “Mi hanno tagliato fuori perché ho osato criticarli. L’unico membro della famiglia che li incontra è Doria Ragland”. Il signor Markle, però, non avrebbe intenzione di far causa alla figlia per vedere i Archie e Lilibet Diana come, invece, aveva minacciato ai microfoni di Fox News lo scorso luglio. Le sue intenzioni, almeno per adesso, sembrano più pacifiche: “Ho ricevuto offerte pro bono da diversi avvocati, abbiamo il diritto di fare causa per vedere i nostri nipoti. Ma per me è come entrare in un gioco e usarli come pedine. Non farò causa perché ritengo solo che loro li stiano usando e non è quello che io ho intenzione di fare. Non dovrebbero essere usati, sono solo bambini. Quindi no. Aspetterò con pazienza finché non saranno pronti a portarmeli”. Thomas Markle non è affatto tenero nei confronti di Meghan, a cui riserva parole dure: “Meghan è la parte controllante della coppia. Lo credo al 100%. Mia figlia è molto dispotica”. Neppure il principe Harry si salva dal giudizio tagliente del suocero: “Penso sia stato un totale fallimento come marito perché se mia moglie o mio figlio venissero da me e mi dicessero che hanno problemi psicologici e che stanno pensando al suicidio, li porterei in prima persona dal medico. Non aspetterei l’intervento o il permesso di terze persone.“ È evidente, in queste ultime affermazioni, il riferimento alle accuse che Harry e Meghan hanno formulato contro la royal family durante l’intervista a Oprah Winfrey dello scorso marzo. Infine il padre della duchessa ha espresso un desiderio sul futuro dei Sussex: “Vorrei che loro, tutti e quattro, tornassero in Inghilterra e adempissero ai loro doveri. È meglio per i bambini ed è meglio per loro. Stanno danneggiando i bambini. Inoltre in Inghilterra avrebbero una protezione migliore che a Montecito. Mi piacerebbe vederli far pace con la Regina e con il padre di Harry, poi potremo fare pace noi”.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del 

Meghan e Harry, "li porto in tribunale": chi vuole rovinarli, accusa pesantissima in famiglia. Libero Quotidiano il 23 luglio 2021. Meghan Markle e Harry finiscono in Tribunale: il papà della duchessa di Sussex, Thomas, ha minacciato di ricorrere alle vie legali se la figlia e il marito non gli permetteranno di vedere i suoi due nipoti, Archie e Lilibeth Diana, nata poco più di un mese fa. Lo ha dichiarato lui stesso a Fox News. Il rapporto tra padre e figlia non è dei migliori: tutto è precipitato quando - dopo il matrimonio reale - Thomas Markle aveva venduto le foto della cerimonia a un paparazzo. Alle nozze, inoltre, non aveva potuto accompagnare la figlia all’altare per via di un attacco di cuore, ed era stato sostituito dal principe Carlo. Dopo quell'episodio Meghan aveva detto di sentirsi "tradita" e che "trovava difficile riconciliarsi con lui". La situazione, poi, è diventata sempre più tesa visto che l'uomo non ha mai smesso di parlare della figlia con giornalisti e paparazzi. La sua salute, però, continua a peggiorare e lui teme di non riuscire a vedere mai i propri nipoti. "Non dovremmo punire Lili per il cattivo comportamento di Meghan e Harry. Archie e Lili sono bambini piccoli. Non sono politica. Non sono pedine. Non fanno parte del gioco. E sono anche reali e hanno gli stessi diritti di qualsiasi altro reale - ha detto il 77enne dalla sua casa in Messico -. Mi rivolgerò ai tribunali della California per far valere il mio diritto di vedere i miei nipoti in un futuro molto prossimo". Non è la prima volta che Thomas critica la decisione di Meghan e Harry di non vederlo: "Certo che fa male, ci sono assassini con l'ascia in prigione e la loro famiglia va a trovarli - aveva detto in un'intervista televisiva su 60 Minutes -. Non sono un assassino con l'ascia. Ho commesso un errore stupido e sono stato punito per questo". E ancora: "Mi dispiace molto non poter tenere in braccio mia nipote". 

Dagotraduzione dal Daily Mail il 23 luglio 2021. Thomas Markle minaccia di portare in tribunale sua figlia Meghan e il principe Harry per riuscire a vedere i suoi nipoti. L'ex direttore delle luci, 77 anni, deve ancora incontrare i due figli del duca e della duchessa del Sussex, Archie e Lilibet Mountbatten-Windsor, e suo genero. Ma parlando con Fox News, Markle si è detto pronto a portare la questione in tribunale «in un futuro molto prossimo». Il signor Markle ha avuto una relazione tesa con sua figlia sin dal matrimonio reale, perché in quell’occasione aveva venduto le foto della cerimonia a un paparazzo. Alle nozze non ha potuto accompagnare la figlia all’altare per via di un attacco di cuore, ed è stato sostituito dal principe Carlo. Meghan ha poi detto a Oprah che suo padre l’aveva «tradita» e che «trovava difficile riconciliarsi» con lui. La relazione è diventata sempre più tesa perché l’uomo non ha smesso di parlare con giornalisti e paparazzi. Ma la sua salute continua a peggiorare, e Thomas ha paura di non riuscire a vedere mai Archie, 2 anni, e la piccola Lillibet, nata il 4 giugno. Parlando dalla sua casa di Rosarito, in Messico, a 70 miglia dalla villa di Los Angeles dei Sussex, ha detto: «Non dovremmo punire Lili per il cattivo comportamento di Meghan e Harry. Archie e Lili sono bambini piccoli. Non sono politica. Non sono pedine. Non fanno parte del gioco. E sono anche reali e hanno gli stessi diritti di qualsiasi altro reale». «... Farò una petizione ai tribunali della California per far valere il mio diritto di vedere i miei nipoti in un futuro molto prossimo», ha aggiunto. Nell'intervista, Markle ha anche criticato l'annuncio del principe Harry dell'imminente uscita delle sue memorie nel 2022.  Il libro, pubblicato da Penguin Random House con un anticipo di 20 milioni di dollari, coprirà gli «alti e bassi, gli errori, le lezioni apprese» della sua vita e la crisi del Megxit dello scorso anno. Ma Markle pensa che «dopo tre sessioni con gli psichiatri e Oprah Winfrey», il principe non abbia «molto altro da raccontare». Il mese scorso Markle ha attaccato Harry e sua figlia, definendoli "freddi" per essersi rifiutati di vederlo - e dicendo che anche gli «assassini con l'ascia» sono visitati dalla loro famiglia. «Certo che fa male, ci sono assassini con l'ascia in prigione e la loro famiglia va a trovarli», ha detto in un'intervista televisiva bomba su 60 Minutes. «Non sono un assassino con l'ascia. Ho commesso un errore stupido e sono stato punito per questo. Nello show in cui sono stati ospitati hanno parlato di compassione, ma non c'è compassione per me, nessuna compassione per la mia famiglia e nessuna compassione per il mondo. Se avessi fatto qualcosa di terribilmente sbagliato, sarebbe andato bene, ma non l'ho fatto». «Sono molto deluso di non poter tenere in braccio mia nipote», ha detto. Secondo l’uomo Oprah «si sta lavorando Harry». «Penso che li stia usando per costruire la sua rete e nuovi spettacoli. Penso che si sia approfittata di un uomo molto indebolito e gli abbia fatto dire cose che non si dovrebbero dire in televisione». «Naturalmente non sarà d'accordo, e potrebbe anche farmi causa, non mi interessa. Ma la linea di fondo è che si sta lavorando Harry». Thomas ha anche raccontato a Fox del momento in cui sua figlia ha avuto il suo primo assaggio di fama e ne è stata immediatamente affascinata. Ha raccontato che aveva circa 12 anni e si è fatto accompagnare sul tappeto rosso quando ha vinto un Emmy. «Meghan si è voltata verso di me e ha detto: "Papà, voglio essere famoso come te un giorno", e poi ha aggiunto che ciò che conta è la famiglia, non la fama».

"Meghan non vuole il posto di Kate. Lei vuole tutto". Marina Lanzone il 22 Luglio 2021 su Il Giornale. Nella storia (e memoria) inglese c'è già stata una donna che ha segnato le sorti della monarchia. Meghan riuscirà a fare lo stesso? "Non sposare quella ragazza, è inadatta. È sbagliata per noi, è sbagliata per il Paese, è sbagliata per il ruolo che l’attende". Queste parole suonano come una profezia. La "ragazza" in questione è Meghan Markle. La principessa Anna, invece, è l’autrice di questo commento. Secondo quanto riportato dal tabloid l’Express, la secondogenita della regina Elisabetta II, prima che il principe Harry sposasse la ex attrice di "Suits", consigliò al nipote di valutare bene la situazione. Effettivamente Meghan non aveva il "curriculum adatto" a una principessa: americana, star di una serie televisiva, divorziata e fashion victim. Prima d’allora solo un’altra donna con questo profilo era riuscita a "entrare" nella royal family: Wallis Simpson, un nome che provoca al popolo britannico bruttissimi ricordi. Lei era la donna amata da Edoardo VIII, prima re del Regno Unito, poi diventato (forse) uno dei primi "influencer" della storia.

La relazione tra lui e la Simpson è stata osteggiata in tutti i modi dalla famiglia reale e dal governo: Wallis non era nobile, non era inglese e aveva un passato ingombrante alle spalle. Non avrebbe mai potuto sposare un re. Alla fine prevalse comunque l'amore: era il 10 dicembre del 1936, quando Edoardo VIII firmò l'atto di abdicazione, lasciando il trono al fratello Albert e il Paese nel caos più totale. L'anno seguente, finalmente libero dai vincoli della corona, sposò la sua Wallis. Dopo 84 anni, l’incubo si è ripetuto: Meghan è diventata l'artefice della Megxit e di grandi tensioni famigliari. Quando era ancora in vita, anche il principe Filippo aveva notato l’evidente somiglianza tra Meghan e la sua predecessora Wallis. Ma le due donne sono davvero così simili come sembrano? "Sono entrambe americane e con un passato alle spalle. Però le similitudini finiscono qui. Le due storie sono differenti a partire dal modo in cui Wallis e Meghan sono state accolte a palazzo", ha spiegato a ilGiornale.it l'esperta della famiglia reale, Lavinia Orefici.

Come è stato il loro ingresso a corte?

"Durante il matrimonio di Marina di Grecia e il duca di Kent, Edoardo ha insistito molto per far aggiungere Wallis Simpson e l’allora marito, Ernest Aldrich Simpson, alla lista degli invitati. Alla fine è stato accontentato dalla famiglia: Wallis si è presentata alla cerimonia, indossando un abito bellissimo, e hanno passato l’intera serata insieme. Dopo il ricevimento, si dice che Giorgio V abbia urlato per tutto il Palazzo: 'Non voglio più vedere quella donna'. Meghan ha avuto un’accoglienza decisamente diversa: ricordiamo che è stato il principe Carlo ad accompagnarla all’altare il giorno delle sue nozze. Potevano esserci milioni di motivi per cui poteva non piacere, ma Meghan era ben vista dalla famiglia reale, grazie alle sue origini multietniche. Ricordiamo che la regina Elisabetta II è a capo del Commonwealth, che corrisponde a oltre due miliardi di persone appartenenti a culture diverse. Meghan era un gran valore aggiunto, come ha fatto notare Patricia Scotland, Segretario generale del Commonwealth delle nazioni. Con Kate Middleton la monarchia si era aperta alla borghesia, ma con Meghan era stato fatto un ulteriore passo avanti".

Perché allora Harry e Meghan si sono allontanati dalla monarchia?

"Puntano il dito contro il razzismo, i problemi mentali, ma queste cose non hanno uno straccio di prova. Sembrerebbe che la sofferenza di Meghan derivi dal fatto di far parte della coppia numero due, essendo Harry il secondogenito di Carlo, futuro re del Regno Unito. Il principe Carlo ha sempre parlato di una monarchia in forma "slim", cioè oneri e onori nelle mani di pochi. Harry e Meghan avrebbero senza dubbio fatto parte della monarchia, ma man mano che George, Charlotte e Louis (i figli di William) fossero cresciuti, loro avrebbero avuto un ruolo inferiore. Questo per Meghan Markle non era abbastanza".

Ma per lei, che è così insofferente nei confronti del protocollo, stare al posto di Kate non sarebbe stato un po' troppo? Avrebbe avuto molti più doveri…

"Chiariamo, lei non vorrebbe assolutamente prendere il posto di Kate, lei vorrebbe stare in primo piano come sua cognata, ma per fare quello che desidera. Non capisce che fare la star ed essere parte della famiglia reale sono due lavori diversi. La monarchia è al servizio del Paese".

Harry e Meghan rischiano di fare la fine di Edoardo VIII e Wallis Simpson, soli e abbandonati da tutti?

"Sicuramente i rapporti con William e Kate miglioreranno con il tempo, ma difficilmente torneranno ad avere il legame di prima, perché sono state fatte e dette delle cose molto gravi. In un anno e passa di Megxit, abbiamo visto Harry e Meghan sparare sulla famiglia reale, senza fare nulla di concreto. Secondo me Harry rischia di pentirsi delle sue scelte: quella di Edoardo VIII è stata obbligata, quella di Harry no. Molto dipende anche da come procederà il loro matrimonio. Già ci sono i primi segnali di cedimento: pare che lui voglia chiedere scusa alla famiglia e buttarsi il passato alle spalle, mentre Meghan no".

Le vicende legate a Wallis Simpson e Meghan Markle hanno creato tensioni tra Usa e Uk?

"La politica si tiene lontana da queste faccende. I presidenti statunitensi hanno sempre avuto grande rispetto per la Corona. Certo è che dopo l’intervista con Oprah Winfrey, Joe Biden ha mostrato empatia nei confronti di Meghan e si è complimentato con lei per aver parlato delle sue fragilità mentali. Si è esposto e non era mai successo prima".

Marina Lanzone. Sono nata a Bari nel 1993 e da bambina sognavo di fare la principessa, la veterinaria o la scrittrice a giorni alterni. Non ho incontrato un principe, ma la mia famiglia mi fa sentire una regina. Non ho superato la mia paura per il sangue, ma sono circondata da cani, che mi hanno insegnato cosa significhi amare incondizionatamente. Sono riuscita, però, a fare della mia passione per la scrittura il mio mestiere e ne vado molto fiera. Sono giornalista professionista dal 2019 e scrivo di cinema, tv, royal family, cronaca e animali.

Amore, ribellione e frustrazione: ma chi è Meghan? Il passato parla per lei. Marina Lanzone il 20 Luglio 2021 su Il Giornale. La Megxit ha riportato alla memoria due episodi della storia britannica: la tristezza di Lady D e l'amore tra Edoardo VIII e Wallis Simpson. Gli esperti dicono che in Meghan ci sia un po' di entrambe le donne. "L’amor che muove il sole e le altre stelle". Così parlava Dante, descrivendo questo sentimento come una forza potentissima. Effettivamente l’amore è proprio così: può portarci in alto e poi farci cadere nel vuoto. Ci fa andare avanti e indietro, ma difficilmente ci permette di rimanere fermi. Spesso l’amore ci porta a fare delle cose che mai avremmo immaginato, come è accaduto al principe Harry, quando nel gennaio 2020 ha annunciato su Instagram che lui e sua moglie Meghan Markle avrebbero rinunciato al loro ruolo "senior" nella monarchia britannica. A marzo dello stesso anno, la decisione è diventata operativa: da quel momento i duchi di Sussex hanno lasciato la Gran Bretagna per trasferirsi in America, terra d’origine di lei. C’è chi in questa scelta ha intravisto un lieto fine, altri hanno avuto un dejà vu non troppo piacevole. "Ho avuto paura che la storia si ripetesse", ha spiegato Harry durante l’intervista con Oprah Winfrey, andata in onda sulla Cbs lo scorso marzo. In quella occasione i duchi di Sussex hanno parlato dei loro problemi di salute mentale, durante gli anni passati a corte. Il paragone, quindi, sorge spontaneo: Meghan è uguale a Lady Diana? Come lei, non sopportava la rigida etichetta di Palazzo, ha lottato per essere accettata, ma fallendo si è ammalata di depressione. Harry, preferendo lei alla royal family, l’ha salvata. Ma è davvero così? "Meghan e Diana non hanno quasi nulla in comune, basta guardare il loro background – ha dichiarato a ilGiornale.it Lavinia Orefici, esperta della famiglia reale inglese -. Meghan è americana, Diana è una Spencer, uno dei casati più nobili dell’Inghilterra. È nata a Sandringham, dove i reali sono soliti trascorrere il Natale, passava molto tempo con i figli di Elisabetta II. Data l’età, si è pensato a lungo che potesse essere la moglie ideale per Andrea. L’unica cosa in cui Diana e Meghan si assomigliano è il fatto di provenire da una famiglia 'distrutta', erano entrambe figlie di divorziati". La separazione dei genitori sembra, però, aver avuto delle conseguenze maggiori sulla vita di Diana: "L’abbandono di sua madre, quando era ancora molto piccola, l’ha portata ad aver bisogno di continue conferme nella vita. Si è sposata giovanissima, con un uomo che non la amava e che non le ha dato le certezze di cui aveva bisogno. Questo l’ha resa insicura". Meghan è diversa: più forte, con un passato alle spalle e un futuro a fianco a un marito che sembra amarla alla follia. Dello stesso parere dell’esperta Lavinia Orefici era anche il principe Filippo d'Edimburgo: in Meghan non ha mai visto l’ingenuità della sua ex nuora, ma l’astuzia di sua "zia", Wallis Simpson. Anche lei americana, divorziata (anche più di Meghan) e capace di allontanare per sempre suo marito dalla famiglia reale, con conseguenze più gravi, visto che il suo consorte non era un royal qualsiasi, ma Edoardo VIII, re del Regno Unito. Forse non tutti conoscono questa storia d'amore, ma è una delle più romantiche e passionali di tutti i tempi. Edoardo e Wallis si sono conosciuti grazie ad amici in comune nel 1931. All’epoca, lui era l'erede al trono d'Inghilterra, lei una donna benestante, ma pur sempre borghese. Come se non bastasse, la Simpson aveva già un matrimonio alle spalle, con l’ufficiale statunitense Earl Winfield Spencer, un uomo probabilmente alcolizzato e violento. Stava per separarsi anche dal suo secondo marito, Ernest Aldrich Simpson, un imprenditore a capo di una grossa azienda di trasporti marittimi. "Wallis Simpson era una donna elegantissima e intelligente. Diceva sempre: 'Non sono bella, ma mi vesto meglio di chiunque altro'", ci ha spiegato l’esperta. È stato facile per Edoardo perdere la testa per lei: di lì a poco sono diventati amanti. Ma questa notizia non è piaciuta alla famiglia reale. "Si dice che Giorgio V non gradisse l’idea che Edoardo salisse al trono dopo la sua morte – ha raccontato Lavinia Orefici -. Diceva: 'Mi auguro che Edoardo non abbia mai figli', perché non voleva che si mettesse nulla tra Albert, suo secondogenito, e la corona. Non piacevano le amicizie di Edoardo e preoccupava il suo approccio al trono. Lui era un uomo elegante, molto corteggiato e adorato dalla la stampa rosa. Ma fare la star era un lavoro diverso rispetto a diventare re". Wallis Simpson, poi, era vista come il male in persona: straniera e divorziata. Edoardo, salendo al trono, sarebbe stato anche a capo della Chiesa anglicana ed era inaccettabile, per l’epoca, che un sovrano si sposasse civilmente. Ma non esisteva altra alternativa: essendo gli ex mariti di Wallis ancora in vita, sarebbe stato impossibile celebrare le nozze secondo il rito religioso. Questo amore sembrava a tutti impossibile. Quando Giorgio V è morto, Edoardo ha preso il suo posto, ma non è riuscito a rinunciare a Wallis: voleva sposarla a tutti costi. Davanti alla disapprovazione del governo e del Commonwealth, Edoardo VIII ha deciso di abdicare. Era dicembre del 1936, una data indimenticabile per il Regno Unito: la prima volta nella storia inglese che un sovrano rinunciava volontariamente alla corona. "Dovete credermi se vi dico che avrei trovato impossibile sostenere il pesante carico di responsabilità e assolvere ai miei doveri di re, come avrei voluto fare, senza l’aiuto e il supporto della donna che amo", ha dichiarato Edoardo in un discorso alla radio, giustificando la sua scelta. Quello che è accaduto dopo nel Regno Unito, è narrato nel film "il Discorso del re". Da quel momento l’ex sovrano e Wallis hanno vissuto in esilio in Francia, essendo secondo la Orefici "la coppia più mondana e richiesta dal jet set internazionale". Nel 1937 sono convolati a nozze nel castello di Candé. Lei è diventata duchessa di Windsor, ma non ha acquisito il titolo di Altezza reale. Questa cosa si dice abbia infastidito molto più il suo consorte che lei. "Per Wallis Simpson la monarchia era un’istituzione antiquata – ha raccontato l’esperta -. Lei, che del suo essere elegante ne ha fatto un tratto distintivo, chiamava la Regina Madre: 'la cuoca Scozzese'. La Regina Mary non ha voluto vederla mai più, fino alla fine dei suoi giorni. Tanto che Wallis non fu ammessa a corte nemmeno durante i funerali di Giorgio VI. I rapporti sono sempre stati molto freddi e lontani, almeno fino al regno di Elisabetta II, quando la sovrana ha accolto Wallis a Windsor, per le esequie dello zio Edoardo". Sebbene abdicare fosse stata una scelta dolorosa, la coppia non se ne è mai pentita: "Il loro matrimonio lo dimostra: sono stati insieme per tutta la vita e adesso sono sepolti entrambi nei giardini di Frogmore". Harry e Meghan tra qualche anno potranno dire lo stesso? Le similitudini tra le due vicende sono lampanti, ma la storia dei duchi di Sussex ha un finale ancora tutto da scrivere.

Marina Lanzone. Sono nata a Bari nel 1993 e da bambina sognavo di fare la principessa, la veterinaria o la scrittrice a giorni alterni. Non ho incontrato un principe, ma la mia famiglia mi fa sentire una regina. Non ho superato la mia paura per il sangue, ma sono circondata da cani, che mi hanno insegnato cosa significhi amare incondizionatamente. Sono riuscita, però, a fare della mia passione per la scrittura il mio mestiere e ne vado molto fiera. Sono giornalista professionista dal 2019 e scrivo di cinema, tv, royal family, cronaca e animali.

Vittorio Sabadin per La Stampa il 17 luglio 2021. Harry e Meghan hanno chiesto che la loro figlia Lilibet Diana, nata il 6 giugno, sia battezzata alla presenza della regina Elisabetta nel castello di Windsor, in una data da decidere in base alle circostanze. La famiglia che i Sussex hanno lasciato perché «razzista, insensibile, crudele, geneticamente portata a creare sofferenza e dispiacere» (come hanno ripetutamente dichiarato), torna improvvisamente utile a rinfrescare la popolarità della coppia, in forte e costante declino. È stato lo stesso Harry, secondo fonti citate dal “Daily Mail”, a presentare la richiesta alla propria famiglia durante il breve soggiorno a Londra per l’inaugurazione del monumento a Diana. Gli osservatori più attenti sospettano che la proposta non sia farina del suo sacco, ma degli strateghi che aiutano Meghan a restare visibile e a creare le condizioni per raggiungere quell’indipendenza economica alla quale aspira per vivere senza preoccupazioni nella villa di Montecito da 14 milioni di dollari. La richiesta appare del tutto innocente, ma nasconde molte insidie. La prima riguarda la presenza della Regina, che non si fa mai ordinare da nessuno che cosa deve fare. Elisabetta non era comunque presente al battesimo di Archie, il primo figlio dei Sussex, avvenuto il 6 luglio 2019 nella più totale segretezza. I pochi invitati erano entrati da una porta laterale, il nome dei padrini e delle madrine è tuttora ignoto. La Regina non ha poi mai concesso a Harry e Meghan l’autorizzazione a chiamare la loro figlia Lilibet, il nome che lei usava da bambina e che solo i suoi genitori, sua sorella e suo marito potevano pronunciare. Andare al battesimo significherebbe approvare la scelta, cosa che Elisabetta non vuole probabilmente fare. Ma non andarci consentirebbe a Meghan di esibirsi in altri piagnistei sull’insensibilità della Regina, che non solo non l’ha aiutata quando voleva suicidarsi, ma non viene neppure al battesimo della bambina che in suo onore porta il suo nome. Un bel pasticcio, dal quale non sarà facile districarsi. Il nome di Lilibet Diana non compare ancora, nel sito ufficiale della Royal Family, come ottavo nella lista di successione al trono. Ma non si tratta di una dimenticanza o di uno sgarbo: gli eredi accedono alla lista di successione solo quando è evidente che non sono stati battezzati secondo il rito romano cattolico, perché in questo caso il loro diritto a salire sul trono è cancellato. Bisogna dunque battezzare Lilibet secondo la Chiesa d’Inghilterra, come d’altra parte ha fatto sua madre, nata e battezzata cattolica, prima di sposare Harry: anche un ducato val bene una messa. Meghan era stata ammessa al rito anglicano in una cerimonia segreta, officiata dall’Arcivescovo di Canterbury con l’acqua del fiume Giordano, cosa che ora i Sussex vorrebbero si ripetesse anche con Lilibet.  E già si immaginano i titoli dei giornali e dei telegiornali, e il turbinio dei social per il ritorno di Meghan a Londra in una così nobile e toccante occasione, e le speculazioni sulla pace con William e Kate, con Carlo e Camilla e con la regina Elisabetta, che in fondo le vuole tanto bene. Restare famosi è faticoso. E quando si finisce in un tunnel buio e senza uscita, per fare un passo avanti bisogna sempre farne parecchi altri indietro. 

Da liberoquotidiano.it il 27 giugno 2021. Sempre peggio per la famiglia reale inglese. Ora, infatti, trapelano anche le parole che il principe William avrebbe speso contro Meghan Markle, accusata di bullismo da dieci membri dello staff dei Windsor. Parole, quelle del marito di Kate Middleton, che emergono nel libro Battle of brothers, volume esplosivo scritto da Robert Lacey, tra i massimi esperti britannici circa la Royal Family. "Il modo in cui quella dannata donna ha trattato il mio staff è stato spietato", si sarebbe sfogato William. Parole pesantissime, e di condanna, nei confronti di quella Markle che avrebbe trattato con supponenza, disprezzo e violenza verbale tutti coloro che erano chiamati a servirla e riverirla. Insomma, li avrebbe trattati come schiavi. Inaccettabile, soprattutto per William, il cui aplomb e la cui educazione sono indiscutibili. Lacey scrive che "Meghan era fondamentalmente ostile nei confronti del sistema reale" e da qui il maltrattamento dello staff che lavorava a palazzo. Secondo l'autore i membri dello staff si sarebbero sentiti "umiliati" dalla duchessa del Sussex. Un cortigiano di palazzo avrebbe riferito: "Ho sentito per caso una conversazione tra Harry e uno dei suoi migliori aiutanti. Harry stava urlando al telefono". E ancora, lo scrittore aggiunge che "secondo una delle mie fonti gli è stato fatto notare che tutti hanno una cognata difficile". Dunque, "la risposta di William è stata di annuire con la testa in segno di saggia accettazione. Poi improvvisamente scoppiare in rabbia. Ma guarda come quella maledetta donna ha trattato il mio staff: spietato", avrebbe detto William. "Meghan può essere un incubo al 500 per cento", avrebbero inoltre ammesso alcuni amici intimi di Harry. Insomma, altre esplosive e pesantissime rivelazioni. 

"Ci ha tagliato i fondi...". L'ennesima bugia del principe Harry. Francesca Rossi il 25 Giugno 2021 su Il Giornale. Durante l’intervista con Oprah Winfrey Harry avrebbe accusato il padre di avergli tagliato i fondi, ma le cose non starebbero affatto così. Uno dei passaggi più controversi dell’intervista di Oprah Winfrey al principe Harry è stato quello riguardante l’indipendenza economica dei Sussex dopo la Megxit. Il principe Harry, infatti, confessò. “La famiglia reale ci ha tagliato i fondi, sono stato costretto a mantenere la mia famiglia con l’eredità di mia madre” dal primo trimestre del 2020. I resoconti di Clarence House, però, raccontano un’altra storia.

Carlo ha continuato a mantenere Harry. I numeri parlano chiaro: il principe Carlo avrebbe mantenuto Harry e Meghan fino all’estate del 2020, grazie alle rendite ricavate dal Ducato di Cornovaglia (ovvero tutte le proprietà ricollegabili all’erede al trono). Come da tradizione, infatti, il principe usa questi introiti per sostenere finanziariamente i figli e le relative famiglie. Il duca di Sussex non avrebbe avuto bisogno di intaccare i circa 8 milioni di euro dell’eredità materna. Dunque avrebbe mentito di fronte al mondo intero. Non solo. Subito dopo la Megxit Carlo, ci dicono i tabloid, aveva deciso senza indugio di aiutare il suo secondogenito, in modo che il passaggio da membro senior della royal family a (quasi) privato cittadino fosse il più indolore possibile. Veniamo alle cifre. Dal portafoglio del principe Carlo sarebbero usciti più di 5 milioni di euro destinati sia ai Sussex che ai Cambridge. Il Daily Mail, che ha riportato la notizia, si è scagliato contro i duchi puntualizzando: “Harry, durante l’intervista a Oprah Winfrey ha affermato che la Corona gli aveva letteralmente tagliato i fondi nel primo trimestre del 2020” e prosegue: “Ha detto pure che lui e Meghan vivevano con l’eredità di Lady Diana. In realtà, nonostante si fossero dimessi a marzo da membri senior della famiglia reale, hanno continuato a ricevere denaro proveniente dal reddito del Ducato di Cornovaglia di Carlo”. A dare man forte al principe di Galles, c’è anche un portavoce di Clarence House, che al Daily Mail ha dichiarato: “Quando Harry ha annunciato che si sarebbe allontanato dalla Corona, ha subito specificato che avrebbe lavorato per acquisire il prima possibile l’indipendenza economica. Proprio in quel periodo Carlo stanziò una somma considerevole di denaro per sostenerlo in questa transizione. Un finanziamento cessato definitivamente nell’estate del 2020”. Nel periodo in cui i duchi hanno firmato contratti da 150 milioni di dollari con Netflix e 30 milioni con Spotify. A tal proposito il portavoce chiosa: “La coppia ha raggiunto con successo l’indipendenza economica. La discrepanza con le affermazioni di Harry? Io posso solo parlare dei fatti”. La matematica non è un’opinione.

La bugia sul titolo di Archie. C’è un’altra presunta bugia che Meghan avrebbe raccontato a Oprah, riguardante il titolo negato ad Archie per non meglio chiarite questioni di razzismo. La duchessa affermò: “Ero incinta da qualche mese di Archie e cominciai a sentire strane conversazioni. A Palazzo c’era chi ipotizzava che mio figlio non avrebbe dovuto ricevere alcun titolo regale. Si chiedevano quanto potesse essere scura la pelle del neonato…e rapidamente questi discorsi alimentarono una campagna denigratoria”. A quanto pare anche in questo caso i Sussex avrebbero dipinto una realtà parallela, per nulla aderente con i fatti. Il Telegraph sostiene che Archie avrebbe potuto ereditare il titolo del padre, ovvero conte di Dumbarton, che Harry non usa. La coppia, però, avrebbe rifiutato per un motivo molto lontano dalla loro smania di normalità e privacy, più attinente con la semantica, diciamo. In inglese la parola “dumb” significa “stupido”. A causa della somiglianza tra questa parola e Dumbarton, i duchi avrebbero temuto Archie venisse preso di mira a scuola, in futuro. Un tipo di problema molto discutibile, visto che questo titoloesiste dal 1675 (però dal 1749 al 2018, data in cui venne ereditato da Harry, non fu più usato) e pare che nessuno, neppure il duca di Sussex, si sia mai lamentato della somiglianza con la parola “dumb”. Una nuova bugia di Harry e Meghan Markle, per giunta generata da un cavillo linguistico?

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie r

Emily Stefania Coscione per "iodonna.it" il 24 giugno 2021. A una a una, le accuse rivolte da Harry e Meghan alla famiglia reale nel corso della famosa intervista a Oprah Winfrey vengono distrutte con prove irrefutabili. 

Carlo ha continuato a mantenere Harry e Meghan

L’ultima riguarda quella fatta direttamente dal duca di Sussex al padre Carlo, “colpevole” di aver tagliato i fondi alla coppia all’indomani dell’annuncio della Megxit, nel gennaio 2020. Invece ecco che arrivano i resoconti delle spese dei Royal nello scorso anno e i dati parlano chiaro: il principe del Galles ha continuato a finanziare generosamente i Sussex nei mesi seguenti la loro uscita dalla corte britannica. 

Dopo la Megxit, Carlo ha aiutato Harry e Meghan per mesi

Secondo i resoconti resi pubblici da Clarence House, residenza londinese di Carlo, il principe avrebbe continuato a finanziare i Sussex fino ai primi mesi dell’estate 2020, inviando loro una «somma considerevole». Questa risulta tratta da un fondo di circa 5 milioni di euro, ricavato dalle rendite annue del Duchy of Cornwall (il complesso di tenute, proprietà immobiliari e attività commerciali legate al principe del Galles) e che è normalmente destinata ai figli dell’erede diretto al trono e alle loro famiglie. Ciò contraddice, quindi, in pieno le accuse fatte da Harry durante l’intervista a Oprah.

Harry: «Sono stato costretto a mantenere la mia famiglia con i soldi di mia madre»

Il duca aveva persino detto che, per mantenere la sua famiglia nei primi mesi della Megxit, passati in Canada, la decisione improvvisa del padre lo aveva costretto ad attingere all’eredità lasciatagli dalla madre Diana, che ammonta a oltre 8 milioni di euro. In realtà, il padre Carlo aveva deciso di continuare a finanziare i Sussex proprio per aiutarli nella transizione da working Royal a quell’indipendenza finanziaria che i Sussex avevano detto di desiderare già all’annuncio del loro abbandono dei doveri a corte. Un’indipendenza finanziaria che ora hanno raggiunto grazie a lucruosi contratti con Netflix e Spotify.

Sono stati Harry e Meghan a rifiutare il titolo per Archie

I Sussex avrebbero mentito anche sui titoli, tra cui quello di principe, che in base alle “rivelazioni” fatte a Oprah, sarebbero stati negati al figlio probabilmente per il colore della sua pelle. Archie avrebbe potuto diventare conte di Dumbarton, un prestigioso titolo scozzese che appartiene già al 36enne Harry e a Meghan, 39, i quali però non lo usano mai. A detta di fonti a corte, i Sussex lo hanno rifiutato subito per il figlio, che avrebbe rischiato di diventare oggetto di scherno tra gli amichetti a scuola: in inglese, la parola Dumb significa, infatti, stupido.

Chiara Bruschi per "il Messaggero" il 21 giugno 2021. Archie e Lili non saranno mai principe e principessa. È il nonno Carlo a volerlo, stando a quanto rivelato dal Daily Mail. Secondo il tabloid britannico il futuro re cambierà il contenuto del Letters patent, ovvero il documento che risale al 20 novembre 1917 e che regola l'assegnazione dei titoli nobiliari. Secondo questo testo voluto da Giorgio V nonno della regina Elisabetta, ricevono questo titolo nobiliare di diritto solamente: i figli della sovrana (Carlo, Andrea, Anna ed Edoardo), i figli di questi ultimi e il primo figlio (George) del figlio maggiore (William) del principe di Galles (l'erede Carlo). Stando al Letters patent, quindi, quando Carlo salirà al trono tutti suoi nipoti riceveranno il titolo di HRH (Sua altezza reale), inclusi Archie e la neonata Lilibet. Il Daily mail ha però confermato che il futuro sovrano cambierà le regole per evitare che troppi membri della famiglia ottengano tale riconoscimento. Una scelta che ha inasprito ulteriormente inasprito i rapporti col figlio Harry. Il duca di Sussex e la moglie infatti sono stati colti di sorpresa nel sapere che il padre escluderà i nipoti dai benefici che spettano loro di diritto. Meghan Markle, intervistata da Oprah Winfrey lo scorso marzo, aveva accusato la famiglia reale di non volere che Archie diventasse Sua Altezza Reale: «Secondo la legge vigente, quando Carlo diventerà re automaticamente tutti i suoi nipoti diventeranno principi, e così anche Archie e la nostra futura figlia aveva detto la duchessa ma in famiglia non volevano che avvenisse», aveva concluso. Frasi che sembravano poco chiare quando l'intervista andò in onda ma che ora trovano una spiegazione nelle ultime notizie pubblicate dal Daily Mail. Ricevere il titolo di HRH (High royal highness) non è solo una questione di semantica. Con esso, infatti, i principi possono usufruire dei fondi pubblici attraverso il Sovereign Grant e possono godere della protezione della polizia, anch'essa finanziata dalle tasse. La decisione di Carlo tuttavia non ha nulla a che vedere con il razzismo. «Carlo non ha mai nascosto il desiderio di avere una monarchia più snella quando diventerà re ha confermato una fonte vicina a palazzo - Ha capito che la popolazione non vuole pagare per un'istituzione troppo numerosa e, ha detto, il balcone di Buckingham Palace rischia di crollare perché sta diventando troppo affollato». Un' attitudine diversa da quella tenuta dalla regina fino a ora. Basti pensare che proprio la sovrana, per affetto, aveva deciso di assegnare tale titolo anche agli altri due figli di William - Charlotte e Louis di Cambridge - che secondo la legge non ne avevano diritto. Tra i nipoti della regina, tuttavia, non tutti sono Sua Altezza Reale. I figli della principessa Anna, per esempio, Peter e Zara, non lo sono. E lo stesso vale per i figli del più giovane Edoardo, che sono chiamati Lady Louise e James, Visconte Severn. Harry però non sembra sentire ragioni. Non è certo un segreto che i rapporti col padre siano molto tesi: nell' intervista rilasciata a Oprah il duca di Sussex aveva confessato che il padre aveva smesso di rispondergli al telefono e più di recente, nel documentario The me you can' t see sulla salute mentale aveva criticato fortemente l'educazione ricevuta, precisando di essere deciso a diventare un genitore migliore di quello che aveva avuto lui. I due potrebbero incontrarsi di nuovo l'1 luglio, quando Harry verrà a Londra per inaugurare col fratello la statua dedicata alla madre Diana nel giorno in cui avrebbe festeggiato il suo 60esimo compleanno. Anche in questo caso però le tensioni non mancano: Harry infatti avrebbe chiesto di aggiungere un giornalista al team che sta lavorando alla cartella stampa per l'evento. Un segno di ulteriore sfiducia nei confronti di Buckingham Palace e più in generale dei media britannici.

Meghan Markle e Harry, ora è tutto finito per davvero. La decisione drastica del principe Carlo, Duchi disperati e furiosi. Libero Quotidiano il 21 giugno 2021. Se Harry e Meghan Markle volevano la guerra, l'hanno avuta. Il principe Carlo, padre del Duca di Sussex ribelle, ha fatto sapere che i nipotini Archie e Lilibet Diana non potranno acquisire mai alcun titolo reale. Non saranno, in altre parole, principe e principessa. Una estromissione dalla linea dinastica brutale, ma non inattesa. L'intervista-bomba a Oprah Winfrey di marzo, spiega il Quotidiano nazionale, è oggi pretesto perfetto ma non la causa scatenante: Carlo avrebbe comunicato a Harry e Meghan la propria decisione prima di ascoltare in tv le accuse e i veleni lanciati sulla Casa Reale. Motivazione? "È da tempo convinto che la famiglia reale debba essere ridotta all'osso per poter continuare a contare sul supporto (anche monetario) dei propri sudditi". Una vera e propria spending review in salsa Windsor, dunque, che ha fatto rotolare le teste coronate di Harry e Meghan. D'altronde, nell'estate 2020, erano stati loro, di propria spontanea iniziativa, a mollare l'Inghilterra e volare in California, nell'estremo tentativo di sottrarsi agli oneri e alle pressioni di una vita da monarchi (potenziali, perché prima di loro sarebbero comunque venuti i ben più integrati e pazienti William e Kate Middleton). Dunque, chi lavora a tempo pieno per la Corona avrà diritto a sovvenzioni, titoli e pompa magna, per gli altri niente. "La decisione dell'erede al trono avrebbe dato molto fastidio ai Sussex - rivela sempre il Quotidiano nazionale -, che hanno cercato di convincerlo a ripensarci e si sono poi sfogati con Oprah, accusando Carlo di trascuratezza, abbandono e, cosa ancor più grave, di potenziale razzismo nelle loro dichiarazioni d'oltreoceano". Dunque, l'intervista sarebbe quasi la vendetta finale per la decisione di Carlo, e non il contrario. D'altronde, il principe è coerente, visto che da tempo lotta col fratello Andrea, coinvolto peraltro nello scandalo Epstein, per togliere l'emolumento reale anche alle sue figlie, Beatrice ed Eugenia. 

Erica Orsini per “il Giornale” il 20 giugno 2021. Una volta erano inseparabili, ora si rivolgono a malapena la parola. E William non voleva più avere intorno Harry e Meghan. È quello che afferma Robert Lacey autore di un nuovo libro sui Reali, di cui il Times sta pubblicando alcuni estratti. Le relazioni tra i due fratelli sembravano essersi guastate dopo l'ormai nota intervista di Meghan e Harry alla star televisiva americana Oprah Winfrey. In realtà, secondo quanto racconta Lacey, esistono due versioni dell'inizio dell'era glaciale tra i due figli di Lady Diana. In base alle dichiarazioni di Harry, subito dopo il tour australiano della coppia, nel 2018, e l'enorme successo di pubblico ottenuto da Meghan, l'intera famiglia, ma soprattutto i cognati, avrebbero nutrito una forte gelosia nei confronti dell'ultima arrivata che era riuscita a conquistarsi il cuore degli australiani. E questo aveva riportato alla memoria l'esperienza di sua madre, molti anni fa, durante lo stesso viaggio. «Vorrei solo che avessimo imparato dal passato» aveva detto Harry dispiaciuto a Oprah, ricordando come la Principessa di Cuori avesse scatenato l'invidia del marito Carlo proprio perché gli australiani preferivano lei a all' erede al trono. Secondo Harry quindi i dissapori erano iniziati allora e questo aveva indotto i due fratelli a non condividere più neppure lo staff, un'abitudine che avevano fin dal 2009. Ma se la stessa domanda venisse posta a William, la risposta sarebbe ben diversa. Dopo aver superato i dubbi sulla fretta di accasarsi di Harry, William l'aveva accompagnato all' altare con le migliori intenzioni, ma cinque mesi dopo si sarebbe consumata la rottura che dura fino ad oggi a causa dei comportamenti non proprio gentili di Meghan nei confronti di alcuni membri del personale. In passato infatti alcuni dipendenti avevano accusato di vero e proprio bullismo la giovane americana e William pare averli presi sul serio. Benché il lavoro presso i membri della famiglia reale sia considerato prestigioso e più che remunerativo, il personale tentava di evitare in ogni modo di servire i Sussex. Tanto che i pochi rimasti erano chiamati scherzosamente «Il club dei sopravvissuti ai Sussex». In particolare Jason Knauf, segretario particolare delle due coppie, texano di origini e educato in Nuova Zelanda, sembra aver assistito a comportamenti inadeguati da parte della Duchessa, tanto da informarne il principe William in una mail dove si dice «molto preoccupato che possa aver bullizzato due dipendenti nel corso dell'ultimo anno». Knauf descrive la condotta di Meghan «assolutamente inaccettabile» spiegando che «lei governa con la paura e niente è mai abbastanza per lei». La duchessa avrebbe umiliato lo staff, urlando ai dipendenti, e tagliati fuori dalla catena usuale di mail di servizio per poi domandar loro perché non avevano fatto nulla di quanto era stato loro ordinato. Un ritratto non proprio edificante di Meghan che, anche al tempo del fidanzamento, quando un anziano dipendente aveva fatto presente i suoi problemi con l'attrice, aveva replicato seccamente: «Non è mio compito coccolare il personale». Se questa è la verità, difficile che i due fratelli si riavvicinino fino a che Meghan rimarrà sposata con Harry.

Meghan Markle, "urla, insulti e umiliazioni". L'agghiacciante mail ricevuta da William: chi accusa la Duchessa. Libero Quotidiano il 20 giugno 2021. Ancora un capitolo nella guerra a distanza tra Meghan Markle e la Corona inglese. La Duchessa di Sussex, moglie del principe Harry, è ormai nemica giurata della Regina Elisabetta, ma soprattutto dell'erede al trono principe Carlo, del fratello di Harry William e della cognata Kate Middleton. Secondo Robert Lacey, autore di un nuovo, piccantissimo libro sui Reali britannici, l'attrice americana sarebbe la causa dell'allontanamento dei due figli di Carlo e Lady Diana e, di fatto, unica responsabile del big bang dei Windsor. Fin qui, roba abbastanza nota. Ma secondo Lacey, pochi mesi dopo il matrimonio tra Meghan e Harry sarebbe arrivata la prima vera rottura con William, dovuta all'atteggiamento dispotico della Markle nei confronti della servitù. Già in passato, ricorda il Giornale, "alcuni dipendenti avevano accusato di vero e proprio bullismo la giovane americana". Si dice addirittura che tra il personale ci fosse gara a "evitare in ogni modo di servire i Sussex", scrive sempre il Giornale, "tanto che i pochi rimasti erano chiamati scherzosamente 'Il club dei sopravvissuti ai Sussex'". Sarebbe stato Jason Knauf, segretario particolare delle due coppie, nato in Texas ma crescuto in Nuova Zelanda, a informare William dei comportamenti poco regali di Meghan. In una mail si diceva "molto preoccupato che possa aver bullizzato due dipendenti nel corso dell'ultimo anno". Un problema umano che sarebbe potuto presto trasformarsi in scandalo mondiale. Meghan, scriveva Knauf a William, "governa con la paura e niente è mai abbastanza per lei", tra urla e umiliazioni. Non una bella immagine per colei che ha accusato di razzismo Buckingham Palace.

Meghan Markle e Harry, "ecco quando Kate e William hanno iniziato a odiarli": la data precisa, roba sconvolgente. Libero Quotidiano il 20 giugno 2021. Quando la famiglia reale ha iniziato a odiare Meghan Markle? Secondo il marito Harry sarebbe stato il tour australiano della coppia nel 2018 a scatenare le gelosie soprattutto dei cognati, William e Kate Middleton, spiazzati dall'altissimo gradimento raccolto dai Duchi di Sussex. Un successo straordinario che forse era l'obiettivo primario dell'ex attrice americana della serie tv Suits, sempre molto attenta ai riscontri "di pubblico", anche quando questi sono i sudditi. Non è un caso che proprio Harry, a inizio anno, avesse detto queste testuali parole a Oprah Winfrey nell'intervista che ha certificato a livello mediatico la rottura con la Corona. "Vorrei solo che avessimo imparato dal passato", spiegava a proposito della stessa gelosia che aveva provocato la madre Lady Diana nel padre, il principe Carlo, una conflittualità poi sfociata in un drammatico divorzio. Attriti simili, secondo Harry, sono così nati con William e Kate, tanto da portare i due fratelli a non condividere più nemmeno lo staff, che avevano in comune dal 2009. Ma secondo lo scrittore Robert Lacey, autore di un libro sui Reali che minaccia di sollevare ulteriori polemiche, la rottura avrebbe origine per motivazioni opposte. Pochi mesi dopo il royal wedding, il primogenito di Carlo e Diana avrebbe raccolto le lamentele di molti membri del personale dei Duchi di Sussex, che hanno accusato di comportamento vessatorio Meghan, Si parla di urla, insulti, umiliazioni. Di fronte alle rimostranze del duca di Cambridge, preoccupato anche per il fatto che quelle voci potessero filtrare all'esterno creando uno scandalo mondiale, Meghan avrebbe risposto così: "Non è mio compito coccolare la servitù". Più chiara di così...

William e Harry, retroscena velenoso: "Infuriato, gliel'ha sbattuto in faccia". Colpa di Meghan Markle. Libero Quotidiano il 19 giugno 2021. Retroscena velenosissimi quelli che stanno venendo fuori sul litigio tra i fratelli di casa Windsor, WIlliam e Harry. A scombussolare la loro relazione è stato prima l'arrivo di Meghan Markle a Palazzo e poi la successiva Megxit, con i duchi di Sussex che hanno preferito lasciare Regno Unito e Royal Family per trasferirsi negli Usa. Secondo alcune voci, alla base dei dissapori ci sarebbe stata la posizione contraria dell'erede al trono alle nozze affrettate del fratello. Adesso spunta un nuovo retroscena: secondo il nuovo libro dell'esperto reale Robert Lacey, "Battle of the Brothers", dedicato ai rapporti tra i due nipoti della regina Elisabetta, bisogna guardare al 2018, quando il duca di Sussex, infuriato, chiuse il telefono in faccia al fratello. Lacey, in particolare, analizza tutte le ragioni che possono aver portato alla rottura tra i due fratelli. All'origine non ci sarebbe stata solo la decisione di Harry di sposare Meghan Markle, ma anche la differenza di trattamento da parte dei media. Se da una parte, infatti, i tabloid inglesi hanno sempre descritto William come un principe azzurro posato e responsabile, dall'altra invece hanno sempre parlato di Harry come dello scapestrato pronto ad abusare di alcolici e droghe leggere. Nel libro di Lacey verrebbe fuori proprio questa verità, cioè che Harry non avrebbe mai sopportato di essere trattato diversamente dal fratello per i suoi errori. 

"Meghan si comporta da bulla": la telefonata che ha scatenato la bufera. Francesca Rossi il 19 Giugno 2021 su Il Giornale. Nel suo ultimo libro “Battle of Brothers”, Robert Lacey avrebbe individuato la causa del litigio e dell’allontanamento tra William e Harry. C’è stato un momento ben preciso in cui il principe Harry e il principe William si sono allontanati definitivamente? È possibile rintracciare la causa delle loro incomprensioni? Secondo Robert Lacey sì. All’origine della frattura nel rapporto tra i fratelli, spiega l’esperto nel suo ultimo libro “Battle of Brothers”, di cui diversi passaggi sono stati riportati dal Times, c’è, neanche a dirlo, Meghan Markle e una telefonata che la riguarda.

Meghan è una bulla?

Nell’ottobre 2018 il principe William avrebbe ricevuto una mail dal suo segretario alle comunicazioni, Jason Knauf, in cui la duchessa di Sussex veniva accusata di bullismo. Il contenuto della mail, a quanto pare, era accompagnato da dossier e testimonianze che inchiodavano Meghan. Spiega Robert Lacey: “Si comportava da prepotente con lo staff di Palazzo”. Il contenuto del messaggio era inequivocabile. Knauf scrisse: “Meghan prendeva sempre di mira qualcuno”. Addirittura l’atteggiamento dell’ex attrice sarebbe stato così tristemente famoso a corte che il personale avrebbe perfino coniato un hashtag apposito, “freeHarry”, e fondato, un po’ per scherzo, ma non troppo, pure il “Sussex Survivor’s Club”. Nella mail l’addetto alle comunicazioni disse anche: “Sono molto preoccupato del fatto che la duchessa sia stata in grado di far andare via due PA dalla famiglia nell’ultimo anno”. Knauf definì poi il comportamento di Meghan Markle “totalmente inaccettabile”. Meghan, secondo le testimonianze riportate, una volta avrebbe detto a un membro dello staff: “Non è il mio lavoro coccolare le persone” mentre un membro dello staff, al solo pensiero di trovarsela di fronte, avrebbe confessato: “Non riesco a smettere di tremare”. Un altro ancora la accusò di “crudeltà emotiva e manipolazione” e un terzo ammise di aver sofferto di disturbo post traumatico da stress a causa sua. Il mondo avrebbe conosciuto questo presunto lato oscuro di Meghan solo alla vigilia dell’intervista dei Sussex con Oprah, lo scorso marzo. Ma questo è solo l’inizio.

La reazione di William. A informare il duca di Cambridge della mail di Knauf sarebbe stata la sua segretaria privata, Simon Case. William non ci pensò due volte e chiamò il principe Harry, chiedendo spiegazioni. Questi, di rimando, gli avrebbe sbattuto il telefono in faccia, rifiutandosi di credere che sua moglie potesse aver avuto comportamenti poco consoni al suo ruolo. L’esperto racconta così l’episodio: “Harry chiuse il telefono con rabbia, così William andò da lui per parlargli di persona. Il principe era inorridito da quanto gli era stato riferito sul presunto comportamento di Meghan e voleva sentire ciò che Harry aveva da dire”.

Il duca di Sussex non avrebbe trovato niente di meglio da fare, se non accusare, a sua volta, lo staff di razzismo. William "andò su tutte le furie", scrive Lacey e se ne tornò a casa con una sola idea in testa, che l'esperto riassume così: “Semplicemente non voleva più avere intorno [Meghan] e Harry”. La telefonata e il successivo incontro avrebbero concretizzato i suoi sospetti, ovvero che Meghan “fosse ostile al sistema reale” da sempre, continua Lacey e che non avesse mai avuto intenzione di restare a Londra definitivamente. La duchessa di Sussex avrebbe calcolato tutto fin dall’inizio, perfino il suo rientro negli Stati Uniti.

La separazione. Per quanto Harry e Meghan negassero con forza le accuse di bullismo, etichettandole come “diffamatorie” e Harry giudicasse inaccettabile che suo fratello credesse più a Knauf, le prove contro di loro sembravano schiaccianti. Lacey sottolinea: “Meghan avrebbe interpretato la vittima, ma in realtà era lei la prepotente”. Il principe William, allora, avrebbe preso in mano la situazione, dimostrandosi irremovibile. Meghan Markle non poteva passarla liscia solo perché era diventata un membro della royal family. Così avrebbe ordinato a Simon Case di separare gli uffici e lo staff dei Cambridge e dei Sussex, spingendo di fatto suo fratello a fare le valigie e ad andarsene da Kensington Palace. Non solo. Il duca avrebbe confessato a un amico: "[Kate] era stata diffidente nei confronti di Meghan fin dall’inizio”. Robert Lacey è certo: “William cacciò Harry”. L’esperto sostiene anche che il duca di Sussex avrebbe detto una bugia (un’altra) durante l’intervista con Oprah, quando ha dichiarato che il litigio con William sarebbe iniziato dopo il tour in Australia del 2018. Il motivo? Una presunta invidia dei Cambridge, che sarebbero rimasti colpiti dalla popolarità dei Sussex, la stessa di Lady Diana. In realtà, stando alla ricostruzione di Lacey, le incomprensioni sarebbero iniziate prima del tour. Da una parte c’era William, deciso a difendere la Corona, dall’altra Harry altrettanto convinto che sua moglie fosse sempre e comunque innocente. Sono passati quasi tre anni e la situazione non è cambiata.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

Principe Harry, "finito a zappare la terra. Per amore di Meghan Markle": come lo hanno beccato nel suo villone americano. Libero Quotidiano il 18 giugno 2021. Quando si dice andare a zappare la terra. Il principe Harry ne sta scoprendo il significato, dato che da quando è nata la sua secondogenita Lilibet Diana si è dato alla cura dell’orto. E lo starebbe facendo per amore di Meghan Markle, che si sta concedendo del riposo assoluto dopo il parto: quale posto migliore della loro villa da 14 milioni di dollari a Montecito, Los Angeles. Tra l’altro i duchi di Sussex si sono presi un congedo parentale di cinque mesi per stare il più possibile lontano dai riflettori. Cosa ovviamente impossibile, perché rimangono più chiacchierati che mai. Non a caso è emerso che il principe Harry si starebbe dedicato molto alla coltivazione di ortaggi e frutta: “Mai come in questo momento - ha svelato un amico dei duchi di Sussex al Daily Express - Harry si comporta da devoto padre di famiglia. Fa di tutto per dare una mano in casa, raccoglie le verdure dall’orto per preparare succhi di frutta freschi per Meghan e sta con Archie quando la moglie ha bisogno di riposare. Harry adora portarlo a guardare le galline o a fare una nuotata nella loro piscina”. Tra un paio di settimane, però, il principe dovrà svestire i panni del casalingo per tornare a Londra, dove è atteso all’inaugurazione della statua in onore della madre lady Diana: l’evento si terrà il primo luglio, giorno in cui Diana avrebbe compiuto 60 anni. Di sicuro ci sarà un incontro privato con il fratello William e un altro con la regina Elisabetta, che lo ha invitato a pranzo per un faccia a faccia molto atteso. 

Meghan Markle, "ha inviato una foto sulla chat dei reali": con chi è tornata a farsi sentire. Libero Quotidiano il 18 giugno 2021. La prima foto della piccola Lilibet sarebbe stata condivisa sul gruppo Whatsapp di casa Windsor. L’indiscrezione arriva dagli Stati Uniti, da fonti vicine ai duchi di Sussex, che si sarebbero fatti sentire con la famiglia reale per mostrare un’immagine della loro secondogenita, chiamata con il nomignolo della regina Elisabetta. “L’hanno inviata attraverso una chat ad alcuni membri della famiglia reale”: di sicuro l’hanno vista la sovrana, Kate Middleton e il principe William, mentre non è dato sapere chi altro ha ricevuto lo scatto. Di sicuro molti membri della famiglia non vedranno la piccola Lilibet per molto tempo. Nel frattempo Meghan Markle è tornata a farsi sentire pubblicamente con un breve comunicato apparso sul sito della Fondazione Archewell. E lo ha detto per ringraziare i fan che hanno sostenuto la pubblicazione del suo libro per bambini, intitolato ‘The Bench’. “Anche se questo progetto è iniziato come una semplice lettera d’amore a mio marito e a mio figlio - ha dichiarato - sono felice nel vedere che i temi trattati coinvolgono le comunità di tutto il mondo”. “La ricerca di un mondo più compassionevole ed equo inizia proprio con valori fondamentali quali l’amore, la rappresentanza e l’inclusione - ha aggiunto - allo stesso tempo, credo raccontare un altro lato della mascolinità, radicato tra interdipendenza, emozione e morbidezza, sia modellare il mondo come lo vorrebbero in tanti. Grazie per avermi supportato in questo lavoro speciale”, ha concluso. 

La vendetta di Meghan: "Non mostrerà più i suoi figli alla Regina". Francesca Rossi il 19 Giugno 2021 su Il Giornale. Meghan Markle non andrà all’inaugurazione della statua dedicata alla principessa del Galles? Ecco cosa sta succedendo. Il prossimo 1° luglio sarà un giorno speciale per William e Harry. Dopo mesi di attesa verrà svelata, a Sunken Garden (Kensington Palace), la statua che raffigura Lady Diana. Un monumento alla principessa che, proprio quel giorno, avrebbe compiuto 60 anni. Dalle indiscrezioni filtrate finora sappiamo che i figli di Lady D. terranno due discorsi separati in memoria della madre, sintomo piuttosto evidente che la pace tra i fratelli è ancora lontana. Sull’evento, però, aleggia un dubbio: Meghan Markle rimarrà in California con i figli, visto che la secondogenita, Lilibet Diana, è nata da pochi giorni, lo scorso 4 giugno, oppure accompagnerà il marito? Gli esperti sono divisi e c’è chi è pronto a scommettere persino che Meghan non tornerà mai più in Inghilterra e non permetterà a Harry neppure di portarvi i figli.

Archie e Lilibet Diana strumenti di vendetta?

Una fonte ha rivelato a Radar: “[Meghan] sa quanto sia stato difficile, [per Harry], partecipare da solo al funerale di suo nonno” e, a quanto pare, non vorrebbe che il marito ripetesse l’esperienza. L’insider sottolinea anche che la freddezza della royal family in quell’occasione e il fatto che il duca di Sussex “sia stato snobbato dalla maggior parte dei parenti” e prosegue: “Meghan e Harry sanno che l’evento sarà dominato dal principe William, da Kate e dai loro figli. I Cambridge chiamano casa Kensington Palace e hanno lavorato febbrilmente per fare in modo che l’evento sia impeccabile. Quel giorno non sarà solo un omaggio a Diana per ciò che sarebbero stati i suoi 60 anni, ma anche un’opportunità per William di assumersi la responsabilità dell’eredità materna”.

Il Mirror riporta che la duchessa di Sussex sarà “l’ospite segreta” all’inaugurazione della statua. L’esperto Phil Dampier, invece, è di tutt’altro avviso e, al Sun, ha ribattuto: “[La presenza della duchessa] trasformerebbe l’evento in un circo. Sminuirebbe il senso dell’inaugurazione, che è quello di ricordare Diana”. Dampier, poi, va ben oltre la convinzione che la duchessa di Sussex rimarrà in California il 1° luglio 2021 e sull’Express si sbilancia: “Meghan Markle non toccherà mai più il suolo britannico. La mia opinione è che Meghan non tornerà più nel Regno Unito”.

Secondo l’esperto il rifiuto dell’ex attrice farebbe parte di una vendetta ai danni della royal family. La Markle, sostiene ancora Dampier, potrebbe persino impedire alla Regina di incontrare, per i 60 anni di Diana ma anche in futuro, Archie e Lilibet Diana. Ipotesi supportata anche dalla reporter di ITV News Lizzie Robinson, che su Twitter conferma l’assenza di Meghan allo svelamento della statua di Lady D e chiosa: “Non so perché non voglia andare e portare con sé la bambina. E non so se permetterà a Harry di portare Archie senza di lei”. Possiamo solo attendere il giorno fatidico per vedere quale scenario si concretizzerà. Dobbiamo anche considerare, però, che la secondogenita dei duchi è ancora troppo piccola per affrontare un viaggio fino a Londra.

Essere o non essere all’inaugurazione della statua di Diana?

Tuttavia c’è da considerare anche il rovescio della medaglia. La duchessa di Sussex potrebbe aver intuito che restare sempre nell’ombra di Montecito non gioverebbe affatto alla sua immagine. Allo stesso modo, impedire alla royal family di vedere i bambini le attirerebbe solo guai e, magari, perfino il ritiro dei titoli. Addirittura la possibile partecipazione al disvelamento della statua di Lady Diana nasconderebbe una certa smania di presenzialismo della duchessa. Stando all’opinione della giornalista australiana Daniela Elser, Meghan Markle non avrebbe digerito l’incontro tra Kate Middleton e Jill Biden, la moglie dell’attuale presidente degli Stati Uniti, a margine del G7 in Cornovaglia. L’esperta dichiara: “Kate è riuscita a ottenere ciò che sua cognata Meghan, la duchessa di Sussex, brama da lungo tempo, almeno secondo quanto riportato: arrivare ai vertici del firmamento politico americano” e aggiunge: “Kate…ha stabilito un nuovo livello di vicinanza tra la royal family e la Casa Bianca”. Un’intesa ben visibile in occasione della visita della duchessa e della First Lady alla Connor Downs Academy di Hayle, durante la quale entrambe hanno tenuto un discorso sull’emancipazione femminile e i diritti dei bambini in età prescolare. Questa complicità tra Kate Middleton e Jill Biden potrebbe aver irritato Meghan Markle. Come evidenzia anche Marie Claire, forse la duchessa di Sussex è persino pentita della Megxit. Se non avesse abbandonato in fretta e furia la corte, avrebbe potuto partecipare anche lei agli appuntamenti del G7, stabilire un contatto con i Biden, soprattutto in vista di una presunta candidatura di Meghan alle presidenziali americane. Se così fosse, non avrebbe senso impedire a Harry di portare Archie e Lilibet Diana a corte. A questo punto la duchessa ha due possibilità: tornare spinta dal rimorso (con i bambini o senza), oppure non farsi più vedere per ripicca, ma a suo rischio e pericolo. Una cosa sembra quasi certa. Se non accompagnerà il principe Harry, di conseguenza non dovremmo vedere all’evento per i 60 anni di Diana nemmeno Kate Middleton. Sembra che la duchessa di Cambridge abbia già preso accordi col marito in merito, in modo da non far sfigurare Meghan. L’ennesima accortezza di Kate nei confronti della cognata che, forse, non vuole più vedere né lei né il resto della famiglia.

Bufera sul battesimo della figlia di Harry e Meghan. Francesca Rossi il 19 Giugno 2021 su Il Giornale. Dopo le polemiche sul nome scelto per la loro secondogenita, Harry e Meghan sono di nuovo nell’occhio del ciclone, stavolta a causa del battesimo di Lilibet Diana. Lilibet Diana è forse la bambina più chiacchierata del mondo. Suo malgrado. Poco dopo la nascita, lo scorso 4 giugno, è stata coinvolta nella polemica infuocata riguardante il nome che Harry e Meghan, i suoi genitori, hanno scelto per lei. Un doppio omaggio alla principessa del Galles e a Sua Maestà. Peccato che, stando a quanto riferito dai tabloid, i Sussex non avrebbero chiesto il permesso a Sua Maestà per usare Lilibet, il vezzeggiativo con cui il principe Filippo e, prima di lui, Giorgio VI, la chiamavano quando era piccola. Un nomignolo coniato, pare, dalla stessa sovrana che, da bambina, non riusciva a pronunciare bene Elizabeth.

Battesimo a Londra? La tempesta mediatica sul nome della figlia di Harry e Meghan non si è ancora chiusa e già ne è scoppiata un’altra, questa volta sul battesimo di Lilibet Diana. Dove avverrà, a Londra o in California? Sarà una cerimonia reale, oppure no? In linea teorica la bambina ha diritto a un battesimo royal. Non importa che i duchi abbiano abbandonato Londra, ritirandosi dai doveri di corte. Lilibet Diana rimane una Mountbatten Windsor (come pure il principe Harry), 11esima in linea di successione al trono. Non è fondamentale neppure il fatto che la bimba non abbia titoli, dal momento che, per legge, non le spettano. Così stabilì Giorgio V nel 1917, chiarendo che solo i nipoti del sovrano avessero diritto, automaticamente, al titolo di principi e al trattamento di altezza reale. Regola non estesa ai bisnipoti (fatta eccezione per il primogenito e per il primo nipote del principe di Galles). Solo la regina Elisabetta potrebbe donare un titolo a Lilibet Diana, come ha già fatto con Charlotte e Louis di Cambridge, usando l’espediente delle lettere patenti, ma è improbabile che ciò accada, visto il peggioramento dei rapporti tra la royal family e i Sussex dopo la Megxit. Oppure bisognerà attendere che il principe Carlo diventi re e, quindi, venga applicata la legge del 1917. Il problema del battesimo reale è un altro. La volontà dei sudditi inglesi. L’Express ha lanciato un sondaggio chiedendo a questi ultimi se auspicassero un ritorno in patria di Harry e Meghan per festeggiare il battesimo di Lilibet Diana secondo la tradizione Windsor. La risposta è stata schiacciante. Il 95% degli intervistati ha detto di no. Non vogliono che i Sussex tocchino di nuovo il suolo britannico e rifiutano l’idea di una cerimonia ufficiale per la loro figlia. Harry e Meghan si sono fatti terra bruciata intorno, sono la causa dei loro stessi mali e ora ne vedono e ne subiscono le conseguenze. Un bel problema visto che, stando alle voci che circolano sui media, i due dovrebbero partecipare insieme, il prossimo 1° luglio, all'inaugurazione della statua di Lady Diana a Kensington Palace.

La decisione di Harry e Meghan. Da una parte celebrare il battesimo della bambina a Londra potrebbe essere un nuovo passo verso la pace tra i duchi ribelli e la famiglia reale. Dall’altra, però, questa festa dovrebbe essere preceduta da chiarimenti, scuse, un dialogo insomma. Ciò che, per ora, non vediamo. Non è escluso che il pranzo tra Harry e la nonna, in programma sempre il prossimo 1° luglio e senza Meghan Markle, possa essere d’aiuto in tal senso. L'Express cita l’esperto reale Ian Lloyd che, a Palace Confidential, ha detto: “Una delle cose che dobbiamo aspettare e vedere è se la piccola Lilibet sarà battezzata in questo Paese, data la repulsione che i Sussex provano verso gli eventi di alto profilo. Potrebbero volere un evento di basso profilo con i Clooney e Oprah in America. Ma se decidono di venire qui a battezzare la bambina, allora avremo una fotografia della bambina che non abbiamo ancora visto” e ha aggiunto: “Sarebbe bello per la Regina incontrarla, che ciò fosse documentato e naturalmente che la bambina indossasse l’abito da battesimo reale. Sarebbe un modo piacevole e diplomatico di costruire ponti e avere l’intera famiglia riunita per celebrare l’arrivo di Lilibet”. C’è anche un altro problema. Harry e Meghan hanno rifiutato il loro ruolo ufficiale, quindi se sperassero in un battesimo reale, il loro desiderio risulterebbe contraddittorio. C’è da mettere in conto anche il fatto che il mondo si trova ancora a fronteggiare la pandemia e, anche per questo motivo, gli esperti credono che un battesimo a Londra sia improbabile e che Lilibet Diana vedrà Londra forse il prossimo Natale, o addirittura per il Giubileo di Platino della Regina, nel 2022. La figlia di Harry e Meghan potrebbe essere la prima royal baby a essere battezzata all’estero. Un duro colpo per la sovrana, che è anche Capo della Chiesa Anglicana.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

Paola De Carolis per "corriere.it" il 14 giugno 2021. Se sperava di aggiungere quella di scrittrice alle nuove professioni del dopo Windsor, Meghan Markle avrà bisogno di affilare la penna: il suo debutto, un libro per bambini intitolato, è stato bocciato dalla critica negli Usa così come nel Regno Unito. La storia sarebbe nata da una poesia scritta dalla duchessa per il marito Harry tempo fa in occasione della festa del papà. Il messaggio è chiaro. Il legame tra padre e figlio è speciale, lo è sempre, qualunque siano il colore della pelle, la religione, l’etnia di genitori e prole. Un tema esplorato dall’illustratore Christian Robinson, che mostra un papà sikh, un papà militare, un papà in sedia a rotelle, un papà in tutù rosa su panchine ugualmente varie. Se i disegni e il loro omaggio alla diversità sono stati apprezzati, non hanno trovato lo stesso favore i testi, 169 parole per la precisione, «scontate, con poca trama e dal ritmo forzato» a sentire il New York Times: «In un libro con meno di 200 parole non ci sono scuse, ogni sillaba deve essere perfetta», scrive il quotidiano statunitense. Il messaggio del libro è sicuramente toccante e sentito: un papà è sempre presente nella vita dei figli, nella luce e nel buio, nei momenti di gioia e di dolore, di successo e di fallimento. E’ forse nella storia famigliare del principe Harry che risiede in parte il significato del libro: un inno all’importanza del ruolo di un genitore in un momento in cui il principe diventa papà per la seconda volta – dopo Archie, che ha due anni, è nata due settimane fa la piccola Lilibet (Lili) Diana Mountbatten-Windsor – e in cui soffre per la distanza che si è creata con il principe Carlo, suo padre. Meghan forse lo voleva rassicurare, anche se c’è chi nel libro vede anche una critica velata al casato dal quale Harry ha preso le distanze. Detto ciò, stando all’Irish Times, The Bench «è terribile», per l’Australian è «così brutto da essere quasi buffo».

Smontata l'accusa di razzismo. Francesca Rossi l'11 Giugno 2021 su Il Giornale. Il principe Harry sta percorrendo la lunga strada verso la guarigione, ma nuovi retroscena svelano una sua presunta mania persecutoria che coinvolgerebbe i paparazzi. Il principe Harry è sempre meno credibile. Addirittura, ci racconta il biografo Robert Lacey, il giovane duca sarebbe a tal punto ossessionato dai paparazzi da vederli pure dove non ci sono. Prende forma sempre più concreta l’idea che Harry abbia bisogno di qualcuno che lo aiuti a illuminare i suoi lati oscuri e, forse, la famosa scrittrice e guru Brené Brown potrebbe fare al caso suo, benché sembri proprio che il principe stia seguendo un po’ troppo alla lettera i suoi insegnamenti. Intanto a Buckingham Palace infuria la tempesta del razzismo, ma vale la pena tentare di affrontare questa questione complicata sotto un altro punto di vista che potrebbe riservarci qualche sorpresa.

L’ossessione di Harry per i paparazzi. Lo sappiamo, il principe Harry non ha mai amato i fotografi, ritenendoli i persecutori di sua madre. Questo feroce livore, però, potrebbe nascondere un’ossessione, almeno secondo quanto ci racconta il biografo Robert Lacey nel suo libro “Battle of Brothers”. Secondo l’esperto, infatti, l’ex di Harry, Cressida Bonas, avrebbe riferito ad alcuni amici: [Harry] era ossessionato dai paparazzi. Inveiva contro i fotografi…anche quando era evidente che non ce ne fosse nessuno”. Questo è un problema. Se le rivelazioni fossero vere, getterebbero luce su una parte oscura, chiamiamola così, del duca di Sussex, sottolineando il bisogno di quest’ultimo di una terapia che scavi a fondo dentro di lui, fino a rintracciare e sconfiggere tutte le sue ombre.

Anche le regine hanno dei vizi. La regina Elisabetta ne ha uno piccolo e innocuo: la cioccolata, meglio se “protagonista” della Chocolate Perfection Pie, la sua torta preferita. Lo ha raccontato l’ex chef di corte Darren McGrady, svelando anche che Sua Maestà non ama molto gli snack salati, ma andrebbe matta per i gamberetti in vaso di Morecambe Bay (una località del Lancashire), rigorosamente cucinati secondo un’antica ricetta che risale alla dinastia Tudor. Lo chef ha raccontato anche un aneddoto sul proverbiale tè con pasticcini delle cinque a cui la sovrana non rinuncia, neanche quando si trova dall’altra parte del mondo: “Durante il royal tour in Australia un giorno eravamo sul Royal Yacht. Erano le cinque del mattino, ma per la Regina erano le cinque del pomeriggio e dunque il mio compito è stato sfornare scones per lei”. Neanche il fuso orario può far cambiare abitudini a Elisabetta.

La guida spirituale di Harry e Meghan. Sapete che i Sussex avrebbero un guru, una guida spirituale che li aiuta a superare i loro traumi? Ed è anche una scrittrice molto famosa a livello internazionale: Brené Brown. Forse il suo nome non vi è completamente sconosciuto. Molti libri dell’autrice sono, infatti, disponibili anche in italiano. La teoria su cui si basano è molto semplice. Esporre senza vergogna le nostre fragilità in un mondo che ci vorrebbe indistruttibili. Pensate che il TED della Brown proprio su questo tema ha raggiunto la vetta delle 53 milioni di visualizzazioni. Sembra proprio che Harry e Meghan stiano seguendo alla lettera questo insegnamento. Però, umilmente, riflettiamo anche sul fatto che far vedere al mondo i propri punti deboli non sottintende lanciare strali contro la propria famiglia, accusandola di essere la causa di questa fragilità.

Volete lavorare per la royal family? Fate attenzione all’inglese. Un ex dipendente della royal family, James Upsher, ha elargito alcuni consigli per quanti sognano di lavorare a Buckingham Palace. I suoi suggerimenti sono tutti focalizzati sulla conoscenza dell’inglese, fondamentale per sperare di entrare a far parte dello staff reale. È scontato che il livello di padronanza dell’idioma di Sua Maestà deve essere altissimo però, durante il colloquio, è molto importante anche l’accento. La pronuncia, in Inghilterra, colloca le persone in una precisa classe sociale, prima ancora di distinguerle per provenienza geografica. Sarebbe il caso di imparare l’accento usato dalla Regina, dalla corte e da una percentuale della popolazione che oscilla tra un minuscolo 3 e un misero 5% della popolazione, ovvero la Received Pronunciation formatasi nel Settecento. Questa è la pronuncia più prestigiosa e pare addirittura che conferisca una certa credibilità a chi la parla. Quando la forma è (quasi) tutto.

Cos'è questa storia del razzismo nella royal family? La questione di presunte discriminazioni a Buckingham Palace, portata alla luce da un’inchiesta del Guardian, non è di facile interpretazione. Soprattutto in un periodo come il nostro, in cui domina il politicamente corretto. A quanto pare leggi risalenti agli anni Sessanta proibiscono a immigrati e persone di colore di accedere a ruoli impiegatizi alla corte inglese. Dai posti più prestigiosi, inoltre, sarebbero escluse le persone che non risiedono nel Regno Unito da almeno 5 anni. Il Palazzo smentisce categoricamente questa ricostruzione e fa sapere: “Le accuse sulla base di un resoconto di seconda mano di conversazioni di oltre 50 anni non dovrebbero essere usate per trarre o dedurre conclusioni su fatti o azioni odierne”. Vero. Non bastano leggi di mezzo secolo fa, che dovrebbero essere ormai superate, per tacciare la royal family di razzismo. Bisognerebbe capire se, come e per quanto tempo sarebbero state applicate queste norme, anche perché Sua Maestà è tenuta a rispettare l’Equality Act, che garantisce i diritti delle minoranze. E non è credibile nemmeno che a Buckingham Palace (e non solo lì), soprattutto in ruoli di responsabilità, possa lavorare chiunque. Evitiamo strumentalizzazioni. Contano i requisiti di base come la residenza, la conoscenza della lingua e le esperienze lavorative, non il colore della pelle.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost.

Meghan abbandona la sua famiglia: "Si sente superiore". Francesca Rossi l'11 Giugno 2021 su Il Giornale. Meghan Markle non avrebbe alcuna intenzione di riallacciare i rapporti con la famiglia d’origine e un parente la accusa di negligenza e sfrenata ambizione. Harry e Meghan Markle proprio non riescono ad andare d’accordo con le rispettive famiglie d’origine. L’opinione che il duca di Sussex ha dei suoi parenti e dell’istituzione che rappresentano non potrebbe essere più cristallina, soprattutto dopo le interviste a Oprah Winfrey. Anche sua moglie, però, avrebbe seri problemi di comunicazione con i famigliari che vivono in California, non lontano dalla tenuta di Montecito. Chi sperava che il trasferimento dei Sussex potesse riportare la pace tra Meghan e i suoi parenti o, almeno, facilitare un tentativo di dialogo, si sbagliava di grosso. La duchessa non avrebbe mai neanche pensato a un riavvicinamento, né a un compromesso che potesse ristabilire un equilibrio. Tra l’altro, finora, abbiamo sentito solo le voci dei duchi che lanciavano strali contro le famiglie, in particolare i Windsor, assumendo il ruolo di vittime di un sistema soffocante e anacronistico e tirando in ballo una specie di dolore quasi insito nel DNA, un “ciclo genetico di sofferenza”, come lo ha definito il principe Harry, che si rinnoverebbe di generazione in generazione, veicolato dall’educazione ricevuta proprio in famiglia. Finalmente, però, è riuscita a farsi sentire anche un’altra voce, diametralmente opposta a quella dei Sussex e che ha qualcosa da dire in merito al comportamento di questi ultimi. Si tratta di un parente di Meghan che ha preferito rimanere anonimo ma, a Fox News, ha rivelato: “Ha scelto [Meghan] di allontanarsi, è come se si sentisse superiore, di un’altra classe sociale, quindi credo che non parleremo mai più”. Il parere del famigliare è davvero tranchant e non ha lasciato spazio a una riconciliazione, anzi, ha sottolineato: “Non abbiamo intenzione di inseguire una persona che non cerca neppure un dialogo. Penso che sia sbagliato fingersi ciò che non si è soltanto per essere amati o accettati. Noi siamo una famiglia e siamo felici cos씓. In un colpo solo l’anonimo parente ha demolito l’immagine della duchessa di Sussex dandole, neanche troppo velatamente, della superba egocentrica che starebbe recitando un ruolo lontano dalla sua vera personalità e attribuendo solo a lei la colpa della frattura creatasi in famiglia. Neppure la nascita di Lilibet Diana e la presenza di Archie è riuscita a rompere il ghiaccio dell’indifferenza. A quanto pare, infatti, Harry e Meghan non avrebbero in programma di far conoscere i loro figli alla famiglia della duchessa. “Prima deve essere organizzato un incontro con i Winfrey”, ha lanciato la provocazione il parente, tacciando i duchi di smodata ambizione. L’unico membro della famiglia su cui Meghan conta ancora oggi è la madre, Doria Ragland, un vero e proprio pilastro nella sua vita. Con Thomas Markle, invece, il gelo è sceso nella primavera del 2018, poco prima del royal wedding. Ricorderete che il padre della duchessa non poté partecipare alle nozze a causa di un serio problema di salute a cui si sommarono delle incomprensioni mai chiarite con la figlia. La “ciliegina sulla torta” fu lo scandalo del finto servizio fotografico: gli scatti che ritraevano Thomas Markle mentre provava l’abito da cerimonia non sarebbero stati catturati di nascosto, come dichiarato, bensì il risultato di un accordo che avrebbe fruttato al padre di Meghan 100mila sterline. Ora, però, il signor Markle spera nel perdono della figlia e di poter conoscere i nipoti. In un'intervista a "60 Minutes" ha detto: "Ho fatto degli errori. Chiedo scusa cento volte per questo" ma, intanto accusa Meghan:"Mia figlia mi tiene lontano anche da Lilibet". Sappiamo bene che sul “fronte Windsor” le cose non vanno meglio. Il principe Harry è stato richiamato a Londra dalla regina Elisabetta, per un pranzo privato che si svolgerà il prossimo 1° luglio, subito dopo l’inaugurazione della statua di Lady Diana. Meghan Markle, però, non sarà al fianco del marito. Non è chiaro se sia stata esclusa, oppure se la sua assenza sia dovuta soltanto al parto appena avvenuto e al desiderio di non lasciare i figli, ancora troppo piccoli. Forse durante il tanto atteso pranzo Sua Maestà avrà modo di redarguire il nipote, spiegandogli che i panni sporchi si lavano in casa. Le faide famigliari non sono mai lineari ed è spesso impossibile delineare nettamente il confine tra chi ha ragione e chi ha torto. Forse ha descritto bene la questione il principe Edoardo che, commentando la crisi tra Harry e la royal family, ha dichiarato con la sua usuale sobrietà: “È una situazione molto triste. Le famiglie, comunque, sono così, è difficile per tutti”.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e...

(ANSA il 9 giugno 2021) - Il principe Harry e Meghan Markle non hanno mai chiesto alla regina Elisabetta il permesso di usare il suo soprannome, Lilibet, per il nome della loro secondogenita, nata qualche giorno fa a Los Angeles. Lo rivela una fonte di Buckingham Palace alla Bbc smentendo le speculazioni di alcuni media. Harry e la regina hanno parlato al telefono poco prima della nascita ma "il nome" della piccola "non è mai stato menzionato". Il soprannome Lilibet è molto caro alla sovrana: coniato quando era solo una bambina e non riusciva a pronunciare Elizabeth, era il modo in cui la chiamavano il nonno George V e Filippo.

Da "adnkronos.com" il 9 giugno 2021. Harry e Meghan smentiscono di non avere informato la regina Elisabetta dell'intenzione di chiamare la loro secondogenita Lilibet e attraverso i loro legali accusano la Bbc di avere diffuso una notizia "falsa e diffamatoria". Si arricchisce di un nuovo capitolo la querelle tra i duchi del Sussex e Buckingham Palace dopo la nascita, venerdì scorso della piccola Lilibet Diana, chiamata così in onore della sovrana (Lilibet è il diminutivo con il quale Elisabetta veniva chiamata da principe Filippo) e della madre di Harry, la principessa del Galles morta tragicamente nel 1997. L'emittente pubblica britannica, citando una fonte anonima di Buckingham Palace, aveva riferito stamattina che alla regina non era stato chiesto il permesso di potere usare il suo diminutivo e che questo 'sgarbo' aveva irritato Elisabetta. Poco dopo, era giunta la smentita di Harry e Meghan che dalla California, attraverso i loro avvocati, hanno inviato una lettera a vari media, intimando loro di non rilanciare la notizia della Bbc. E se da un lato Buckingham Palace non ha smentito la notizia della Bbc, dall'altro un portavoce di Harry e Meghan ha ribadito al Telegraph che il principe aveva sicuramente discusso la questione del nome con la sua famiglia e in particolare con la nonna, la regina Elisabetta. "Il duca (Harry) ha parlato con la sua famiglia prima dell'annuncio, di fatto, la nonna è stata la prima persona con cui ha parlato", ha detto il portavoce della coppia aggiungendo che se la regina non fosse stata favorevole, "non avrebbero mai utilizzato il suo nome". Non è chiaro, tuttavia, se la conversazione tra Harry e la regina Elisabetta sia avvenuta prima della nascita della piccola Lilibet Diana o nel periodo intercorso tra la nascita e l'annuncio del nome.

Harry e Meghan, i duchi di Sussex danno l'annuncio del lieto evento: è nata la seconda figlia Lilibeth. Libero Quotidiano il 06 giugno 2021. È nata la figlia del principe Harry e di Meghan Markle: la loro secondogenita, dopo Archie, si chiamerà Lilibet "Lili" Diana Mountbatten-Windsor. A confermarlo un comunicato ufficiale sul sito della coppia. “É con grande gioia che il duca e la duchessa di Sussex danno il benvenuto alla loro figlia, Lilibeth ‘Lili’ Diana Mountbatten-Windsor. Lili è nata venerdì 4 giugno alle 11:40 tra le cure fidate dell’Ospedale Cottage di Santa Barbara, California. Pesa 3 chili e 400 grammi. La mamma e la figlia sono sane e stanno bene, e si trovano adesso nella loro abitazione". Lili è stata chiamata così in memoria della sua bisnonna, Sua Maestà la Regina, il cui soprannome in famiglia è Lilibeth. Il suo secondo nome, Diana, è stato scelto per onorare sua nonna, la Principessa del Galles. Ma già sui social sono nate le prime polemiche: il nome della piccola è sì l'omaggio a Elisabetta, ma la scelta di “storpiare" il nome della Regina, non da tutti è stato apprezzato. Ma c'è chi invece sottolinea che dopo mesi di liti, interviste e polemiche contro la Famiglia Reale, parlando anche di razzismo, questa volta la scelta del nome con quel particolare omaggio possa essere un segnale se non di riavvicinamento, di disgelo. La coppia reale però non ha sorpreso i bookmaker che quotavano bassi entrambi i nomi. Harry, 36 anni, ha così seguito l'esempio del fratello maggiore, il principe William, che sei anni fa chiamò la figlia Charlotte Elizabeth Diana Mountbatten-Windsor. Dunque, quando Meghan, 39 anni, a febbraio rivelò di essere incinta, era già al quinto mese di gravidanza. I Duchi di Sussex, durante l'intervista a Oprah Winfrey del 7 marzo scorso, hanno dichiarato di non volere altri figli.  

E' nata LiliBet Diana la figlia del principe Harry e Meghan. In California. Daniela Mastromattei su Libero Quotidiano il 06 giugno 2021. Finalmente è nata (in California) la secondogenita del principe Harry e della moglie Meghan Markle. Il Duca e la Duchessa del Sussex hanno dato alla loro bimba il nome di Lilibet Diana. Il primo figlio della coppia si chiama Archie. A dare l'annuncio sono stati lo stesso principe Harry e la moglie, come viene riferito da diversi media americani. "E' con grande gioia che il principe Harry e Meghan, il Duca e la Duchessa di Sussex, danno il benvenuto alla loro bambina", ha annunciato un portavoce.   La piccola è nata venerdì 4 giugno alle 11:40 di mattina al Cottage Hospital di Santa Barbara e pesa oltre tre chili. Sia la madre sia la bambina, ha aggiunto il portavoce, stanno bene e sono già ritornate a casa.  La bimba si chiama Lili Diana in onore della nonna, la regina Elisabetta, il cui soprannome in famiglia e Lilibeth, e Diana, in ricordo della madre di Harry, Diana Spencer, principessa del Galles.

Vittorio Sabadin per "La Stampa" il 7 giugno 2021. Meghan, duchessa di Sussex, ha dato alla luce una bambina venerdì scorso e lo ha fatto sapere con il marito Harry solo ieri sera, quando la famiglia era già tornata nella villa di Montecito, California, protetta da guardie e da alte siepi. La bambina è stata chiamata Lilibet «Lili» Diana Mountbatten-Windsor. Diana era la madre di Harry, della quale ricorrerà il 1° luglio il 60° compleanno, e tutti davano per scontato che la bambina avrebbe avuto anche il suo nome. Lilibet era invece il soprannome con il quale in famiglia veniva chiamata la regina Elisabetta: la scelta è un segno di rinnovato rispetto, un ramoscello d'ulivo lanciato alla Royal Family dopo tante polemiche. Ma non è detto che la decisione piaccia alla Sovrana: solo poche persone potevano chiamarla Lilibet, ed erano tutte molto vicine a lei, la amavano, la sostenevano e la rispettavano. La bambina del principe Harry e di Meghan è nata venerdì 4 giugno alle 11:40 al Santa Barbara Cottage Hospital. Pesa 3,5 chili, è sorella di Archie Harrison ed è ottava nella linea di successione al trono dopo il fratello e davanti al principe Andrea, che retrocede di un posto. È l'undicesimo pronipote della Regina, che ne avrà un dodicesimo quando la figlia di Andrea, Beatrice, partorirà in autunno. I Sussex hanno postato un messaggio di ringraziamento sul loro sito web, ribattezzato Archewell dopo che la Regina ha vietato loro il brand SussexRoyal: «Il 4 giugno siamo stati benedetti con l'arrivo di nostra figlia, Lili. Lei è più di quanto avremmo mai potuto immaginare e siamo grati per l'amore e le preghiere che abbiamo ricevuto da tutto il mondo. Grazie per la vostra continua gentilezza e supporto durante questo momento molto speciale per la nostra famiglia». È stato il loro addetto stampa a comunicare i nomi scelti per la bambina, senza fare alcun riferimento al significato della scelta di Lilibet. Buckingham Palace ha replicato con freddezza: «La Regina, il principe di Galles e la duchessa di Cornovaglia, e il duca e la duchessa di Cambridge - ha detto un portavoce - sono stati informati e sono lieti della notizia della nascita di una figlia per il duca e la duchessa di Sussex». La Regina è sicuramente felice di una nuova nascita nella sua grande famiglia, ma è anche consapevole che la scelta del nome Lilibet nasconde molte insidie. Chi la conosce bene pensa che mai avrebbe autorizzato qualcuno a utilizzarlo. Lilibet la chiamavano suo padre, sua madre, sua sorella Margaret e talvolta suo marito Filippo, e nessun altro. Quando era piccola, lei non riusciva a pronunciare il nome Elizabeth e lo storpiava appunto in Lilibet. È un nome intimo, familiare, legato a ricordi piacevoli e all'epoca in cui, come diceva suo padre parlando della famiglia, nessuno avrebbe potuto nuocere a «noi quattro». I Sussex si sono resi conto di avere esagerato negli attacchi alla Royal Family e hanno lanciato un'offerta di pace proprio alla vigilia di decisioni che la Regina stava per prendere, come quella di privarli del titolo di duchi. Le accuse di razzismo formulate da Meghan nell'intervista con Oprah Winfrey, l'ultima uscita di Harry nella quale accusava la famiglia di avere reagito con indifferenza alle richieste di aiuto della moglie che voleva suicidarsi, e diceva che né suo padre né i suoi nonni erano stati buoni genitori, hanno passato il segno. Soprattutto, ricerche di marketing hanno evidenziato che la popolarità dei Sussex sta scemando anche a causa di questi atteggiamenti e dei continui piagnistei sulla loro infelice vita da milionari. Per restare famosi e fare affari con Netflix e Spotify è dunque meglio restare amici dei Windsor, perché non si può solo continuare ad attaccarli. Tra pochi giorni, il 1° luglio, si vedrà se Harry varcherà l'Oceano con Meghan e i bimbi per inaugurare con William e Kate la statua a Diana, e se il ramoscello di ulivo sarà raccolto. La Regina sa che a volte è necessario perdonare, anche se non bisogna dimenticare mai.

Enrica Roddolo per il "Corriere della Sera" il 7 giugno 2021. È nata Lilibet «Lili» Diana Mountbatten-Windsor, secondogenita di Harry e Meghan, dopo Archie, 2 anni. Nessuna reggia, nessuna stanza affrescata adibita a sala parto come nella tradizione di ieri, ma un parto in ospedale, venerdì 4 giugno, al Santa Barbara Cottage Hospital, come hanno detto i genitori felici per la loro piccola venuta al mondo in California. Altri tempi quando il ministro degli Interni britannico Sir William Joynson Hicks si mise pazientemente in attesa della nascita della bisnonna di «Lili», la futura Elisabetta II. Anche lei non era destinata al trono (era solo terza nella successione) ma per scongiurare sostituzioni di neonati reali, il ministro degli Interni dovette assistere alla nascita. Benvenuta Lilibet «Lili» Diana, Mountbatten-Windsor. Un nome già scritto prima ancora che venisse alla luce. Perché Diana l'1 luglio avrebbe compiuto 60 anni, e i figli nell'anniversario sveleranno l'attesa statua dedicata alla madre. Ma soprattutto perché la scelta di vita del figlio di Diana e di Meghan è sempre stata ispirata alla «ribelle» Lady D. E poi Lilibet com'era chiamata Elisabetta bambina: un nome che potrebbe aprire alla riappacificazione dopo la rottura con Londra, la Royal Household. E la regina, alla fine. Ma attenzione: Lilibet, anzi «Lili», non Elisabetta. La piccola di Harry e Meghan annunciata in tv a Oprah Winfrey avrà il nomignolo della regina quando nacque prima dell'alba del 21 aprile 1926, al 17 di Bruton Street. L'omaggio di Harry alla nonna, granny, più che alla sovrana. Con l'istituzione la frattura è profonda. E se la piccola salutata dal premier Boris Johnson con «many congratulations», aiuterà a «ricucire», resta da vedere. Buckingham Palace non ha annunciato al mondo il lieto evento, come di rito, affidando poi a un portavoce «la gioia per la nascita» e solo dopo un paio d'ore si è congratulato su Twitter. I Windsor pensano già al Giubileo di Platino 2022. Ma in cuor suo granny forse può perdonare.

Cosa c'è davvero dietro la scelta del nome per la figlia di Harry e Meghan. Francesca Galici il 6 Giugno 2021 il Giornale. L'omaggio alla regina e a Lady D nel nome della secondo genita di Harry e il tentativo di riconciliazione dei Sussex verso la Corona. È nata Lilibet Diana Mountbatten-Windsor, secondigenita di Harry e di Meghan Markle. Un nome che non è stato scelto a caso ma che dietro nasconde una precisa volontà diplomatica da parte dei duchi del Sussex nei confronti della famiglia reale, oltre che un omaggio a lady Diana che il prossimo 1 luglio avrebbe tagliato il traguardo dei 60 anni. "Lili" Diana, come verrà probabilmente chiamata in famiglia, è nata venerdì 4 giugno in una clinica di Santa Barbara e sono già rientrate nella loro abitazione in ottima salute. Gli inglesi non avevano dubbi su quale sarebbe stato il nome scelto dai duchi del Sussex per la loro bambina. Da ormai molti mesi il nome più gettonato, infatti, era proprio Lily. Victoria, Alice e Mary sono tramontati in fretta, soppiantati da Diana e Doria in onore delle due nonne. Ma già da aprile è stato l'omaggio alla regina Elisabetta II a prendere piede tra gli scommettitori, convinti che Harry e Meghan volessero in qualche modo cercare di ricucire i rapporti con la capofamiglia della famiglia Reale, tanto più dopo la morte dell'amato consorte Filippo di Edimburgo. Lilubet, infatti, è il nomignolo familiare che la regina Elisabetta si porta dietro fin da quando ha iniziato a muovere i primi passi. Pare sia stata proprio Elisabetta a chiamarsi così la prima volta, quando da bimba non riusciva a pronunciare il suo nome per esteso. Da allora i suoi genitori e in un secondo momento anche il principe Filippo la chiamavano così. Probabilmente, a pochi mesi dalla scomparsa del principe di Edimburgo al quale Harry era molto legato, il figlio di Carlo d'Inghilterra ha voluto anche rendere omaggio a quell'amore ultradecennale. Anche il cognome scelto per la bambina risuona quasi come un omaggio in onore di Filippo di Edimburgo, che quando sposò Elisabetta II assunse proprio il cognome Mountbatten, che avrebbe voluto non morisse con lui ma avesse una discendenza. In molti vedono nella scelta del nome dell'undicesima pronipote di Elisabetta II la volontà di Harry di provare a ricucire il rapporto con la famiglia d'origine dopo lo strappo di un anno e mezzo fa, quando i duchi del Sussex hanno deciso di voltare le spalle alla Corona per trasferirsi in America. Solo il tempo dirà se la piccola Lilibet Diana Mountbatten-Windsor potrà fare da pacere nella famiglia reale. Un sereno che però sembra ancora lontano da venire, come dimostra il fatto che l'account Twitter dei Windsor non ha rilanciato la notizia nell'immediato.

Francesca Galici. Giornalista per lavoro e per passione. Sono una sarda trapiantata in Lombardia. Amo il silenzio. 

I dubbi sulla cittadinanza della figlia di Harry e Meghan. Francesca Rossi il 7 Giugno 2021 su Il Giornale. Lilibet Diana Mountbatten Windsor avrà la cittadinanza britannica oppure americana? Quale impatto avrà questa scelta sulla sua vita? La figlia di Harry e Meghan ha poco più di 72 ore di vita, pesa 3,3 chili e già su di lei si proiettano previsioni, domande e pure qualche sogno a occhi aperti. Sappiamo che Lilibet Diana porta due nomi importantissimi ma scomodi, che hanno attirato l’attenzione e generato diverse polemiche e critiche. Soprattutto la scelta del primo nome, forse un azzardo visto che si tratta del soprannome della Regina in carica.

Nessun titolo ma doppia cittadinanza per baby Lilibet. La bambina non avrà, a quanto pare, nemmeno un titolo nobiliare. Almeno per il momento. Secondo la legge voluta da Giorgio V nel 1917, infatti, solo ai nipoti del sovrano spetta automaticamente il titolo di principi e il trattamento di altezza reale, non ai bisnipoti (fatta eccezione per il primogenito e per il primo nipote del principe di Galles). La regina Elisabetta potrebbe aggirare la norma con una lettera patente (già usata anche per Charlotte e Louis di Cambridge), ma tale eventualità sembra improbabile. Tra l’altro, se davvero ciò accadesse, accettare un titolo nobiliare per la piccola Lilibet Diana sarebbe una scelta incoerente da parte di Harry e Meghan, che hanno rinunciato al loro ruolo di corte e continuano a sparare a zero sui Windsor. C’è anche un’altra incognita, proposta dal Daily Mail: quale cittadinanza avrà la bambina, quella britannica o quella americana? La soluzione potrebbe stare nel mezzo. Perché non entrambe? Del resto anche Archie ha la doppia cittadinanza. Il principe Harry è nato in Gran Bretagna, Meghan Markle in California, quindi i loro figli hanno diritto a tutte e due le cittadinanze. Questa situazione spalanca le porte a uno scenario che Vanity Fair definisce “fantapolitico”. Magari è davvero solo fantasia, ma ci sono dei risvolti interessanti, che vale la pena osservare.

Baby Lilibet alla Casa Bianca? Lilibet Diana è ottava in linea di successione al trono britannico. Benché sia quasi impossibile che arrivi a regnare, non è affatto improbabile che, un giorno, diventi presidente degli Stati Uniti. Sì, è vero, è prematuro parlare di una cosa del genere, anche perché nessuno conosce il futuro o sa cosa la bambina sceglierà per sé una volta diventata grande. Però potrebbe realmente diventare il primo Capo di Stato americano discendente dal casato più importante del mondo e, nello stesso tempo, nella rosa dei candidati alla linea di successione. Nella figura della figlia di Harry e Meghan si accosterebbero due sistemi politici diversi tra loro. Inoltre la secondogenita dei Sussex detiene il primato di prima royal baby nata al di fuori del Regno Unito. Se, un giorno, baby Lilibet varcasse davvero la soglia della Casa Bianca, sarebbe intrigante capire in che modo si potrebbero evolvere i rapporti diplomatici tra Stati Uniti e Gran Bretagna. Intanto rimaniamo con i piedi per terra al qui e ora. La bimba, senza saperlo, ha già un suo primo “compito” diplomatico: mettere pace tra i suoi genitori e i Windsor. La royal family, accantonate temporaneamente le divergenze con Harry e Meghan, ha salutato l’arrivo della piccola con una nota di Palazzo in cui leggiamo: “La Regina, il principe di Galles, la duchessa di Cornovaglia e il duca e la duchessa di Cambridge sono stati informati e sono deliziati dalla notizia della nascita di una figlia per il duca e la duchessa di Sussex”. A questo comunicato hanno fatto seguito i messaggi social degli altri membri della famiglia. Basterà la presenza di Lilibet Diana a far cessare la guerra tra i duchi e la Firm?

L'affronto di Meghan alla Regina: polemica per il nome della figlia. Francesca Rossi il 7 Giugno 2021 su Il Giornale. La secondogenita di Harry e Meghan è nata da pochi giorni ed è già al centro della sua prima polemica mediatica a causa del nome imposto dai genitori. Lilibet Diana Mountbatten Windsor, figlia di Harry e Meghan, è nata solo lo scorso venerdì 4 giugno alle 11:40 al Santa Barbara Cottage Hospital, ma è già protagonista inconsapevole di un polverone mediatico. La causa sta tutta nel suo nome che non passerà mai inosservato e la porrà sempre, suo malgrado, al centro della scena. Finora nessuno nella royal family aveva osato dare ai propri figli, come primo nome, quello della regina Elisabetta. Il motivo? Una semplice questione di buon gusto. Per il momento di Elisabetta ce ne è solo una, la sovrana e tanto basta.

Una scelta poco audace. Per il secondo nome, invece, Elizabeth è molto gettonato. Lo portano, per esempio, la principessa Beatrice, Zara Phillips, Charlotte di Cambridge. Dunque la scelta dei Sussex è stata una caduta di stile? In parte sì. Una decisione anche piuttosto incoerente e un filo ipocrita, soprattutto dopo le interviste della coppia e le accuse alla royal family. Harry e Meghan cercano la pace, o il loro gesto è solo dettato dall’opportunismo? Non lo sappiamo, ma una cosa pare certa: non hanno avuto abbastanza coraggio. Non si sono spinti fino in fondo (un po’ come accaduto durante l’intervista a Oprah, con le accuse di razzismo contro i Windsor). La loro bimba, infatti, si chiama Lilibet, che è solo un diminutivo di Elisabetta. Sembra che sia stata la stessa Regina a coniarlo, da piccola, quando non riusciva ancora a pronunciare per esteso il suo nome. In famiglia tutti iniziarono a chiamarla così e questo soprannome ha accompagnato Sua Maestà tutta la vita. Ma che senso ha per la figlia di Harry e Meghan? Forse i duchi di Sussex cercavano un modo per mantenere un legame con i Windsor ma, consapevoli del fatto che imporre Elizabeth alla loro figlia sarebbe sembrato fuori luogo, troppo sfacciato, si sarebbero fermati prima. Invano. Di fatto il risultato non cambia.

Un accostamento difficile. Da alcune settimane, in Gran Bretagna, gli scommettitori puntavano su Philippa, in ricordo del duca di Edimburgo. Nessuno si era spinto a pensare al nome (o al nomignolo) della Regina. Entrambe le opzioni erano discutibili. Entrambe avrebbero scatenato le polemiche. E così è stato. Il secondo nome, Diana, è un omaggio alla principessa di Galles che molti si aspettavano e che non stupisce troppo. Tuttavia c’è una nota positiva nella selezione dei nomi che questa bambina si porterà addosso per sempre. Lilibet Diana ha, seppur metaforicamente, riavvicinato due donne carismatiche, potenti, che in passato sono state lontane, perfino su fronti opposti e che non si sono mai capite davvero, la regina Elisabetta e Lady Diana. L’augurio è che la figlia di Harry e Meghan possa prendere il meglio da entrambe le figure, in modo che questi due nomi così pesanti non finiscano per schiacciarla.

Harry e Meghan declassati: così perdono potere e prestigio nella royal family. Francesca Rossi il 7 Giugno 2021 su Il Giornale. Harry e Meghan perdono posizioni anche nel sito web di famiglia, un colpo difficile da incassare e che ha il sapore della vendetta. Questi sono giorni di felicità per Harry e Meghan. Lo scorso venerdì 4 giugno è nata la loro secondogenita e i duchi, forse in un (opportunistico?) tentativo di riavvicinamento ai Windsor, hanno imposto alla figlia un nome che sta già facendo discutere: Lilibet Diana. Un chiaro omaggio alle due donne più in vista e più potenti della royal family.

Un duro colpo per i Sussex. La regina Elisabetta recepirà il messaggio di pace? Per adesso non sembrerebbe. La gioia dei Sussex, infatti, sarebbe già stata offuscata dalla decisione di far retrocedere i loro nomi nella lista dei membri della Firm presente sul sito web ufficiale. Non esattamente una sciocchezza. Anzi. Il sito della famiglia reale inglese riporta tutti i nomi dei suoi esponenti in ordine di importanza, spiegandone titoli e mansioni. Al primo posto, naturalmente, c’è Sua Maestà, seguita dall’erede al trono e da Camilla. Poi troviamo le foto e la descrizione delle attività di William e Kate, della principessa Anna, del principe Andrea, del principe Edoardo e della contessa Sophie di Wessex, sua moglie. I nomi di Harry e Meghan arrivano solo dopo, per ultimi nel nucleo centrale della royal family. Dopo di loro ci sono il duca di Kent, la principessa Alexandra, i duchi di Gloucester e i principi di Kent. Harry e Meghan, insomma, sono stati spinti verso la periferia di questo piccolo “sistema solare reale” il cui centro è, ovviamente, la Regina. Stanno perdendo terreno o, per meglio dire, posizioni. Ciò si traduce in una perdita di prestigio e di potere. Un cambiamento virtuale che ha effetti enormi nelle vite reali di Harry e Meghan. In effetti sul sito possiamo leggere: “Come annunciato a gennaio il duca e la duchessa si sono ritirati come membri anziani della famiglia reale. Stanno bilanciando il loro tempo tra il Regno Unito e il Nord America, continuando a onorare il loro dovere nei confronti della Regina, del Commonwealth e dei loro patrocini”. Su Meghan Markle, poi, viene specificato: “La duchessa continuerà a sostenere una serie di cause e di organizzazioni di beneficenza che riflettono i problemi a cui è stata a lungo associata, tra cui le arti, l’accesso all’istruzione, il sostegno alle donne e il benessere degli animali”.

Una vendetta della royal family? Di fatto, però, in questa retrocessione è difficile non scorgere, se non proprio una vendetta della royal family, almeno una graduale estromissione di Harry e Meghan. Bisognerebbe capire se la coppia non più royal verrà, alla fine, del tutto rimossa dall’elenco, oppure se scenderà fino a ricoprire l’ultima, desolante posizione. I Sussex dovevano aspettarselo. Il declassamento è solo una reazione alle loro dichiarazioni pubbliche. La regina Elisabetta si sta muovendo a piccoli passi, senza gesti eclatanti, quasi, in un certo senso, accompagnando con grazia i duchi alla porta. Chissà se il prossimo passo sarà togliere i titoli alla coppia. Un’eventualità che la duchessa di Sussex vorrebbe evitare a tutti i costi, al punto da chiedere al principe Harry di moderare i suoi attacchi contro i Windsor. Questo è ciò che riferisce una fonte al Mirror: “[Meghan] ha detto a Harry di abbassare i toni con la royal family. Teme che le porteranno via i titoli reali cosa che, in termini di pubbliche relazioni, sarebbe un disastro”. Forse il “disastro” è già iniziato. Un lento ma deciso declino di Harry e Meghan, almeno nella costellazione degli eredi della famiglia reale. Proprio loro che solo qualche anno fa erano gli astri nascenti di una nuova generazione royal insieme a William e Kate. Per i duchi di Sussex si è già spalancato il cielo fitto di stelle di Hollywood?

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

Cressida Bonas rivela: Harry «inveiva contro i paparazzi anche quando non ce n’erano». Roberta Mercuri l'8/6/2021 su VanityFair.it. L'ex fidanzata del principe avrebbe raccontato ai suoi amici che Harry era «ossessionato dai paparazzi», tanto che li vedeva (e andava su tutte le furie) anche quando non ce n'era ombra. L’odio di Harry d’Inghilterra verso i paparazzi è cosa nota. Il principe e sua moglie Meghan Markle più volte hanno trascinato in tribunale chi s’è azzardato a rubare foto private della loro famiglia. L’allergia di Harry ai paparazzi ha radici antiche. E dolorose. Mamma Diana era inseguita dai fotografi quando morì in un incidente d’auto a Parigi, nel 1997, a soli 36 anni. Una tragedia che ha segnato per sempre il secondogenito. Lo stesso Harry, nella serie sulla salute mentale The Me You Can’t See, ha confessato a Oprah Winfrey che per lui, tra i 28 e i 32 anni, uscire di casa per assolvere i suoi doveri reali era «un vero incubo»: «Sudavo, avevo attacchi di ansia e di panico. Ogni volta che salivo in macchina, e ogni volta che vedevo una telecamera, andavo fuori di testa». Una ricostruzione confermata da Cressida Bonas, attrice e modella, ultima fidanzata di Harry prima dell’incontro con Meghan Markle. Il secondogenito di Carlo e Diana è stato legato a Cressida dai 27 ai 29 anni. Dunque nel pieno di quello che oggi ricorda come un periodo «da incubo». Harry e Cressida si separarono in amicizia, e si è sempre detto che l’intrusione dei media nella loro relazione fu un fattore importante del loro addio. Tuttavia, secondo il libro Battle of Brothers, potrebbe esserci qualcosa in più.  l’autore, l’esperto reale Robert Lacey, ha scritto che a far fuggire la Bonas sarebbe stata proprio la «nevrosi di Harry nei confronti dei media». Cressida avrebbe infatti confidato ai suoi amici che Harry «era ossessionato dai paparazzi»: «Inveiva contro i fotografi in agguato anche quando era evidente che non ce ne fosse nessuno». Le rivelazioni di Lacey risalgono a qualche mese fa. Ma ora, alla luce delle recenti confessioni via tv di Harry, diventano più comprensibili: il principe, a quei tempi, stava vivendo, a livello di salute mentale, il suo periodo più buio.

"Basta fare la guerra alla Regina". Meghan stoppa Harry. Francesca Rossi il 5 Giugno 2021 su Il Giornale. Meghan Markle avrebbe il terrore di perdere il titolo, per lei fondamentale a livello di immagine e introiti, per questo avrebbe imposto al marito di non insultare ancora la royal family. Quale sarebbe la paura più grande di Meghan Markle? Perdere il titolo di duchessa di Sussex. È quanto sostiene il Mirror, secondo il quale la moglie del principe Harry avrebbe bisogno dell’allure data dal rango aristocratico per continuare la sua carriera tra Hollywood e l’attivismo per i diritti umani.

Meghan ha bisogno del titolo. Per questo motivo Meghan sarebbe molto preoccupata dalle recenti e spinosissime dichiarazioni del principe Harry. Cosa accadrebbe se la regina Elisabetta, stufa di continue recriminazioni, decidesse di dar retta ai suoi consiglieri, da tempo sul piede di guerra contro i duchi e togliesse il titolo al nipote? Cosa ne sarebbe dell’immagine patinata dei Sussex e, soprattutto, delle offerte di lavoro? È necessario correre ai ripari e c’è un solo modo per impedire la catastrofe. Mettere un metaforico bavaglio al logorroico Harry. Una fonte, molto vicina alla duchessa, ha rivelato: “[Meghan] ha detto a Harry di abbassare i toni con la royal family. Teme che le porteranno via i titoli reali cosa che, in termini di pubbliche relazioni, sarebbe un disastro” e ha aggiunto: “Al momento è sommersa dalle offerte di lavoro e ciò, in parte, deriva dal fatto di essere una duchessa”. Da questa prospettiva il presunto atteggiamento di Meghan Markle appare piuttosto opportunistico e tiene conto esclusivamente del fascino esercitato dal titolo, che pone i Sussex quasi su un piedistallo.

Così Harry ha scoperto la morte del principe Filippo. Senza il ducato in cosa si distinguerebbe la coppia rispetto ad altri attivisti e Meghan, in particolare, dalle altre attrici di Hollywood? La faccenda va ben oltre il guadagno (benché questo ne rappresenti una parte fondamentale). Qui c’è in gioco l’identità di Harry e Meghan. Essere duchi regala loro un impatto mediatico e una sorta di credibilità che, di solito, si conquista in anni di gavetta. Il principe Harry, però, rischia di giocarsi tutto con improvvide interviste.

E se Harry e Meghan rinunciassero spontaneamente? La biografa e socialite Lady Colin Campbell ha persino aperto una petizione online per chiedere ai Sussex di rinunciare ai titoli. Al Daily Star ha spiegato senza esitazioni: “Rinunciare al titolo di duca sarebbe la soluzione migliore. Un modo decoroso per mettere fine a una situazione a dir poco spiacevole, una scelta a protezione sua e della royal family. Porrebbe gli interessi nazionali al di sopra dei suoi obiettivi personali” e ha concluso: “Se lasciasse il titolo sarebbe libero di fare ciò che vuole senza danneggiare la Corona”. In linea teorica il ragionamento di Lady Colin Campbell non fa una piega e se Harry lo seguisse sarebbe lodevole da parte sua. In pratica è di difficilissima attuazione e Meghan Markle non è tanto ingenua da non rendersene conto. C’è anche qualcuno altro seriamente turbato dall’escalation del duca di Sussex, ma per ben altri motivi. Il principe William. Una fonte ha dichiarato al Mail On Sunday: “William è in allarme. Non ha paura, ma è preoccupato possano arrivare presto nuove accuse” e che il fratello “si spinga troppo oltre con le sue confessioni-bomba”. Harry, ormai, è una mina vagante.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e...

Meghan Markle, il suo ingresso nella Royal Family? Non era casuale: la scoperta sulla sua antenata e il libro paga. Libero Quotidiano il 04 giugno 2021. Meghan Markle era destinata a entrare nella Royal Family? A quanto pare sì, stando a ciò che ha scoperto il Mirror in Inghilterra. Secondo il tabloid, infatti, la bis-bis-bisnonna della duchessa di Sussex era di casa a Buckingham Palace. Si chiamava Mary Bird, ma non aveva sangue blu. Semplicemente era una cuoca iscritta nel libro paga dei reali. Il Mirror racconta anche la storia dell'antenata di Meghan, che invece ha spesso ripetuto di non aver mai saputo nulla della Corona britannica prima del matrimonio con Harry. Mary Bird, in particolare, si sposò con un calzolaio, ma le nozze le valsero l'allontanamento dal padre, che anzi la rinnegò. La coppia allora andò a Malta, dove ebbe due figli. Tuttavia, dopo la morte del marito, l'antenata della Markle scelse di trasferirsi in Canada per una nuova vita. Le coincidenze con la vita dell'ex attrice americana, secondo il tabloid, sarebbero tantissime. Anche la Markle, infatti, adora la cucina. Basti pensare che il nipote della Regina Elisabetta le chiese la mano davanti a un pollo arrosto cucinato proprio dall'attrice. La coincidenza riguarderebbe anche il Canada. La duchessa di Sussex, infatti, è molto legata a quel Paese, dove ha vissuto per anni mentre era sul set della serie tv Suits. Lì ci passò del tempo anche provvisoriamente dopo la Megxit, prima di trasferirsi stabilmente con la nuova famiglia negli Stati Uniti. Tra i parallelismi, infine, ci sarebbero pure i contrasti con la figura paterna.

Caterina Galloni per "blitzquotidiano.it" il 31 maggio 2021. Il principe Harry durante l’intervista esplosiva rilasciata a Oprah Winfrey, tra le tante accuse rivolte alla Royal Family si è lamentato di non essere mai andato in bicicletta con il padre Carlo. Ma è stato smentito da alcune foto diffuse dalla Casa Reale in cui si vede il futuro erede al trono intento a portare i figli in bicicletta.

Harry accusa Carlo, ma viene smentito da foto d’epoca. Una foto scattata a Sandrigham nel 1990 mostra il duca di Sussex seduto sul retro della bicicletta del padre, mentre William pedala accanto a loro. In un’altra, in bianco e nero, scattata vicino al castello di Balmoral, Carlo traina il piccolo Harry con un carrello attaccato al retro della sua bicicletta. Parlando con la giornalista americana, Harry ha detto: “È bello avere uno spazio all’aperto dove posso fare passeggiate con Archie e con i miei cani. Tutte queste cose sono meravigliose. Per me il momento più bello è quando posso portare mio figlio a fare un giro in bicicletta, cosa che non ho mai fatto con mio padre quando ero bambino”. In seguito Harry ha insistito sul fatto che durante l’intervista con Oprah è stata detta la verità nel modo più “compassionevole” così da lasciare spazio a una riconciliazione con la famiglia. Ma al momento sembra molto lontana.

Francesca Mill per vogue.it il 23 maggio 2021. Nonostante si stia entrando nella bella stagione e, in questa metà dell'emisfero terrestre le temperature inizieranno ad alzarsi, c'è un vento gelido che soffia da Londra e Los Angeles. Secondo quanto riportano delle fonti vicino alla royal family, ormai anche l'ultimo "baluardo" d'affetto e di comprensione per Harry e Meghan è venuto meno. Stiamo parlando della regina Elisabetta II che ora sembra abbia deciso di prendere le distanze dal nipote oltreoceano da lei sempre molto amato. Dopo l'ultima intervista rilasciata da Harry, che ha paragonato la vita nella famiglia reale a metà tra "The Truman Show e uno zoo", la regina sembra essere rimasta molto "addolorata" dalle parole del nipote mentre William e Carlo parrebbe abbiano avuto reazioni ancora più forti. La situazione quindi sarebbe arrivata al punto in cui per la nonna, Harry sembra essere ormai solo una fonte di grattacapi tra la difesa del buon nome della corona e le tensioni all'interno della famiglia dove Carlo sarebbe ampiamente sul piede di guerra. Unica consolazione: William. Sempre a quanto riportano le fonti, Elisabetta sarebbe rimasta molto positivamente colpita dalla gestione della crisi portata avanti dal Duca di Cambridge che, con il fratello, ha mantenuto dei rapporti votati alla dignitosa e affettuosa indifferenza. Di certo ormai i rapporti sull'asse Windsor - Montecito sono del tutto compromessi e la prova provata  e clamorosa sta nel fatto che nessuno all'interno della royal family ha fatto gli auguri pubblici per l'anniversario di nozze di Harry e Meghan. Il motivo è facile da immaginarsi: nessuno, nemmeno l'amata cugina Beatrice, sembra voler concedere ad Harry un'altra occasione. Tanto più che, nella sua nuova serie televisiva dedicata al benessere mentale, il principe si è nuovamente lasciato andare a numerose indiscrezioni sulla sua vita personale e sul suo abuso di alcool dopo la morte di Diana. Una confessione lecitissima e molto toccante ma che mal si adatta comunque allo stile dei royals che hanno sempre praticato una politica di imperscrutabilità sulla propria vita e che, giustamente, non hanno mai fatto "exploitation" delle proprie vicende personali. Tanto più che, ancora una volta, Harry non ha mancato di attaccare il padre Carlo, sottolineando come il padre non avesse fatto nulla per aiutare lui e William a superare la morte della madre, limitandosi a un mero atteggiamento repressivo come, per l'appunto, l'aver spedito Harry in rehab dopo averlo sorpreso a fumare cannabis. Una nuova ombra sui royals che arriva a distanza di poco tempo dalla morte di Filippo e che potrebbe ormai aver sancito, ufficialmente, la fine dei rapporti tra i membri della famiglia e Harry e Meghan. E chissà che la famiglia non decida, alla fine, di trasformarsi ancora una volta in The Firm e provare a rispondere agli attacchi di quelli che, un tempo, erano i suoi membri più amati.

Silvia Natella per leggo.it il 22 maggio 2021. Nuove dichiarazioni choc dal Principe Harry su Meghan Markle. L'intervista che la coppia ha rilasciato a Oprah Winfrey era solo l'inizio e la morte del duca di Edimburgo non ha richiuso il "vaso di Pandora". Il secondogenito di Lady Diana è un fiume in piena nel nuovo programma della più famosa intervistatrice americana. Nel corso di “The Me You Can’t See”, lo show per Apple Tv, Harry ha fatto nuove rivelazioni ed è tornato sulla depressione della moglie. In queste ore si stanno diffondendo nuovi spezzoni dell'intervista al principe Harry. Negli stralci trasmessi ieri il principe parlava dell'abuso di alcool e droga per riempire il vuoto creato dalla morte della madre. Nell'intervista per il programma sulle malattie mentali, Harry parla anche della moglie e della sua prima gravidanza. Come aveva già rivelato lei stessa mentre aspettava Archie ha pensato al suicidio.  «La cosa che ha impedito a Meghan di suicidarsi è aver capito quanto sarebbe stato ingiusto nei miei confronti dopo tutto quello che era successo a mia madre. Non ha voluto mettermi nella condizione, ancora una volta, di perdere un’altra donna nella mia vita. E soprattutto non con un bambino dentro di lei. Il nostro baby», le parole di Harry che stanno facendo il giro del mondo. Il duca di Sussex ha poi confessato di vergognarsi per come ha gestito la situazione: «La cosa che mi ha spaventato di più è stata capire che mentre pensava a quelle brutte cose era lucida. Non era pazza. Non si stava rifugiando, in droghe o alcool. Era assolutamente sobria. Eppure nella quiete della notte si svegliava». Lasciare il Regno Unito e la Famiglia Reale erano indispensabili per la sua salute. «Ricordo la sera in cui le sue lacrime mi hanno svegliato nel cuore della notte. Vederla piangere con la testa immersa nel cuscino era straziante. Ci siamo stretti in un forte abbraccio», ha raccontato sempre Harry. Poi sulla madre: «Vorrei che avesse potuto incontrare Meghan. Vorrei fosse ancora qui per Archie. Ho una sua foto nella cameretta di mio figlio e il suo nome è stata una delle prime parole che ha pronunciato. Dopo mamma e papà ha detto nonna, nonna Diana».

Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera” il 22 maggio 2021. Una bomba nucleare sulla monarchia: così i giornali inglesi hanno accolto la nuova intervista del principe Harry alla conduttrice americana Oprah Winfrey. Perché il figlio di Carlo e Diana accusa la famiglia reale di averlo bullizzato, intrappolato e abbandonato, costringendolo a scappare in California con la moglie Meghan Markle: che era arrivata a un passo dal suicidio. Una confessione a cuore aperto, quella fatta durante un programma sulla salute mentale trasmesso da Apple Tv: in cui Harry ammette di aver fatto ricorso ad alcol e droghe per anestetizzare il dolore causato dalla perdita della madre. «Volevo bere, volevo drogarmi, volevo fare cose che mi facessero sentire di meno quello che provavo», ha raccontato: in una sola serata arrivava a scolarsi l' alcol di un' intera settimana «non perché mi piacesse, ma perché volevo mascherare qualcosa». Il principe ha rievocato i giorni della morte di sua madre: e in particolare il funerale, quando lui e suo fratello William, ancora bambini, furono costretti a seguire a piedi il feretro di Diana: «La cosa che ricordo di più - ha detto - è il suono degli zoccoli dei cavalli sul selciato. Eravamo tutti e due sotto choc. Era come essere fuori dal mio corpo, camminavo e facevo quello che si aspettavano da me. Esprimevo un decimo delle emozioni che tutti gli altri mostravano. E pensavo: questa è la mia mamma, voi non l' avete neppure incontrata». Il principe 36enne ha descritto il periodo fra i suoi 28 e 32 anni come «un incubo nella mia vita», segnato da ansia e attacchi di panico. E di come alla fine Meghan lo abbia convinto ad andare in terapia. Ma le parole più gravide di conseguenze sono quelle con cui Harry sferra un nuovo attacco frontale ai reali: «Certamente adesso non sarò mai ridotto al silenzio - ha detto -. Credevo che la mia famiglia ci avrebbe aiutato, ma ogni richiesta è stata accolta col totale silenzio, con totale trascuratezza. Abbiamo fatto tutto il possibile per portare avanti il ruolo, ma Meghan era in difficoltà». Addirittura, nel gennaio del 2019, la moglie lo mise a parte dei suoi pensieri suicidi, entrando nei dettagli di come avrebbe voluto togliersi la vita: ed è stata dissuasa solo perché non voleva infliggere a Harry un' altra perdita, dopo quella di Diana. Ancora una volta le critiche più pesanti sono dirette al padre, il principe Carlo: che avrebbe detto ai figli Harry e William che poiché lui da giovane aveva sofferto, allora dovevano soffrire anche loro. «Questo non ha senso, anzi è l' opposto», ha commentato Harry, che sostiene di aver voluto «rompere il ciclo e fare in modo che la storia non si ripetesse». Già in una precedente esternazione Harry avevo puntato il dito contro i sistemi educativi della famiglia reale: e dunque, indirettamente, anche contro la regina. Il principe nell' intervista insiste di volere una «riconciliazione» con la sua famiglia: ma dopo questa nuova, pesantissima bordata, le strade appaiono più che mai sbarrate. Già con la prima intervista a Oprah Winfrey, agli inizi di marzo, lui e Meghan erano entrati in definitiva rotta di collisione con una famiglia reale che avevano apertamente accusato di razzismo. A niente dunque sembra essere valso il colloquio avuto da Harry con Carlo e William al termine dei funerali del nonno Filippo, il mese scorso a Windsor: e a questo punto appare in dubbio che Harry possa essere accanto a William il 1° luglio a Londra, quando verrà inaugurata una statua a Diana. Lui stesso ha detto ieri che il solo trovarsi nella capitale britannica gli fa «scattare l' ansia». Harry e Meghan, dal loro esilio dorato a Malibu, appaiono intenzionati a proseguire nella loro opera di demolizione. La loro è come una piccola corte in esilio, in America, che cannoneggia da lontano le istituzioni. La monarchia vacilla ogni giorno sotto i loro colpi: e a Londra, con una regina rimasta più fragile e sola dopo l' addio di Filippo, ci si chiede fin dove vogliano arrivare.

Harry rigioca la carta del razzismo: "Diana uccisa perché non stava con un bianco". Francesca Rossi il 22 Maggio 2021 su Il Giornale. Le dichiarazioni del principe Harry hanno fatto scalpore, gettando nuova luce su una vita tutt'altro che dorata. Le ultime affermazioni del principe Harry al programma “The me you can’t see”, realizzato insieme a Oprah Winfrey, hanno fatto trasalire tutti, dalla royal family all’ultimo fan. Ci siamo concentrati solo alcune di queste, per esempio sull’ammissione, da parte del duca, di aver fatto uso di alcol e droghe. In realtà Harry ha detto molto di più e alcune frasi proprio non ce le saremmo aspettate da un uomo che dice di lottare per i diritti delle persone, in nome dell’inclusività. Certo, qualche avvisaglia c’era stata con l’opinione bizzarra sul Primo Emendamento della Costituzione americana, però Harry è andato anche oltre.

La morte di Lady Diana. Parlando della morte di Lady Diana, ha detto: “Mia madre è stata inseguita fino alla morte perché aveva una relazione con qualcuno che non era bianco”. Un momento. La principessa del Galles era tampinata dai paparazzi anche prima, la storia con il miliardario egiziano non c’entra nulla. Era un nuovo, possibile scoop che si aggiungeva agli altri. Il colore della pelle di al-Fayed non è stato una causa scatenante. Diana era inseguita dai fotografi anche quando stava con Hewitt, per fare un esempio. Il fatto che il principe Harry parli di qualcuno “che non era bianco” nasconde, nella sua coscienza, una traccia velata di razzismo, lo stesso che il duca dice di voler combattere. Anche solo il pensiero che la principessa del Galles sia stata braccata per questo motivo fa emergere una netta divisione razziale. Insomma, forse Harry deve fare i conti con se stesso, andando in profondità. Ha anche paragonato la persecuzione subita dalla madre a quella sopportata dalla moglie: “Vuoi parlare della storia che si ripete? Non si fermeranno finché non morirà. È incredibile cosa possa scatenare l’idea di perdere un’altra donna della mia vita”.

Pensieri suicidi. Poi c’è la rievocazione del periodo buio di Meghan Markle, dell’oscuro desiderio di suicidarsi quando era al sesto mese della prima gravidanza. La confessione della duchessa arrivò il giorno in cui i Sussex erano attesi alla premiere londinese del Cirque du Soleil’s Totem Show. A tal proposito il principe ha rivelato: “Quel pomeriggio decise di condividere con me i suoi pensieri suicidi e il modo in cui voleva porre fine alla sua vita. La cosa più spaventosa per lei era la sua lucidità. Non l’aveva persa, non era pazza…era completamente sana e anche di notte questi pensieri la svegliavano”. E poi: “Ricordo la sera in cui le sue lacrime mi hanno svegliato nel cuore della notte. Vederla piangere con la testa immersa nel cuscino era straziante. Ci siamo stretti in un forte abbraccio, abbiamo parlato, ha pianto e ha pianto e ha pianto”. Meghan si è fermata in tempo. Il principe Harry ha raccontato: “La cosa che ha impedito a Meghan di suicidarsi è aver capito quanto sarebbe stato ingiusto nei miei confronti dopo tutto quello che era successo a mia madre. Non ha voluto mettermi nella condizione, ancora una volta, di perdere un’altra donna nella mia vita. E soprattutto con un bambino dentro di lei. Il nostro bambino”. Il principe ha un rimpianto (che, però, stona con le parole dette su al-Fayed): “Il mio più grande rimpianto è stato non prendere una posizione più netta contro il razzismo all’inizio della relazione con mia moglie”.

“Meghan mi ha salvato”. La duchessa di Sussex è la donna che lo ha salvato: “Avevo visto medici, dottori, terapisti alternativi. Avevo visto tutti i tipi di professionisti. Ma la svolta è stata incontrare e stare con Meghan”. E ha aggiunto: “Sapevo che se non avessi fatto la terapia e non avessi risolto me stesso, avrei perso questa donna con la quale già mi vedevo passare il resto della vita”. Harry sostiene che sua moglie gli abbia fatto vedere il dolore da una prospettiva diversa: “All’inizio della nostra relazione Meghan è rimasta scioccata nel vedere cosa accadeva dietro le quinte dell’istituzione della famiglia reale britannica. Mi ha detto: ‘Penso che tu debba vedere qualcuno’ dopo che avevamo avuto un’accesa discussione. E in quella discussione, non sapendolo, sono tornato a essere Harry il dodicenne. Mi sono messo subito sulla difensiva. Tipo ‘Come ti permetti? Mi stai dando del bambino’. E lei mi ha risposto ‘No, non ti sto chiamando bambino. Esprimo simpatia ed empatia per te, per quello che ti è successo quando eri bambino. Non l’hai mai elaborato. Non ti è stato permesso di parlarne’…Quello è stato l’inizio di un viaggio di apprendimento per me. Mi sono reso conto che avevo vissuto in una bolla all’interno di questa famiglia…ed ero intrappolato…in quella mentalità”.

Ansia e panico. Un altro capitolo molto importante dell’intervista si focalizza sugli attacchi di panico del principe Harry, un malessere pesante, che lui ha descritto così: “Sentivo come se la mia temperatura corporea fosse di due o tre gradi più calda di chiunque altro nella stanza. Mi convincevo che la mia faccia fosse di un rosso acceso e quindi tutti potevano vedere come mi sentivo. Ma senza saperne il vero motivo, quindi era imbarazzante. Continuavo a ripetermi…cosa staranno pensando di me? Loro non ne hanno idea, non posso dirglielo”. Le droghe e l’alcol divennero, quindi, il rifugio di Harry, che ha ammesso: “Volevo bere, ero disposto a prendere droghe”. Questo significa che c’era una volontà di distruggersi che ha tormentato il duca, per sua stessa ammissione, dai 28 ai 32 anni.

Paradiso africano. Se per il principe Londra era l’inferno, l’Africa, invece, rappresentava il paradiso a proposito del quale ha rivelato: “Una delle prime volte in cui ho lasciato il Regno Unito per sfuggire a tutte le conseguenze della morte di mia madre è stato per andare in Africa. Penso di essere stato là per almeno due settimane ed è stata una tale cura. Mi sono sentito così libero. Era un senso di evasione che non avevo mai provato prima. E poi dover tornare nel Regno Unito, sapere con cosa mi sarei dovuto confrontare e sapere da cosa non potevo allontanarmi era spaventoso. Quei sentimenti di quei momenti del passato sono profondamente legati al presente. Il trauma è geografico”. Tornare a Londra voleva dire anche fronteggiare la presunta indifferenza della royal family. C’è una frase, in particolare, con cui il principe Harry ha ricordato il gelo di Carlo, la sua incapacità, pare, ad aiutarlo non solo dopo la morte di Diana, ma proprio nella crescita: “Mio padre, quando ero più giovane, diceva sia a me che a William: ‘Beh, per me era così. Quindi sarà così anche per voi’. Non ha senso. Solo perché hai sofferto non significa che i tuoi figli debbano soffrire. In effetti è il contrario. Se hai sofferto fai il possibile per assicurarti che qualunque sia l’esperienza negativa che hai avuto tu, sia resa positiva per i tuoi figli”.

Essere solo Harry. Anche il funerale di sua madre fu un evento traumatico: “La cosa che ricordo di più è il rumore degli zoccoli dei cavalli che percorrevano il Mall, la strada di mattoni rossi. A quel punto eravamo entrambi [lui e William] scioccati. Era come se fossi fuori dal mio corpo. Stavo solo camminando e facendo quello che ci si aspettava da me, mostrando un decimo dell’emozione che tutti gli altri stavano mostrando”. Poi la dichiarazione più toccante, perché riguarda l’identità del principe Harry: “Ho sempre voluto essere normale. Non essere il principe Harry, ma solo Harry. Era una vita sconcertante…quando penso a mia madre la prima scena che mi viene in mente è sempre la stessa…Mi vedo legato in macchina con la cintura di sicurezza. Anche mio fratello è in macchina e mia madre che guida e che viene inseguita da tre, quattro, cinque moto con i paparazzi che le stanno addosso. Non è quasi in grado di guidare a causa delle lacrime…Uno dei sentimenti che emergono è l’impotenza”“.

Diana e Archie. Harry e Meghan capirono che non ne potevano più durante un evento al Royal Albert Hall, di cui la duchessa parlò anche nella precedente intervista con Oprah Winfrey. Harry ha ricordato così quella serata: “Mi vergogno un po’ di come stavo affrontando la cosa. Io e mia moglie eravamo su quelle poltrone, stringendoci la mano a vicenda. Nel momento in cui le luci si sono spente, Meghan ha cominciato a piangere…Ero arrabbiato con me stesso perché eravamo bloccati in quella situazione. Mi vergognavo che le cose andassero così male e di andare dalla mia famiglia, anche perché sapevo che non avrebbero fatto ciò di cui avevo bisogno”. Infine il principe Harry ha raccontato un dettaglio tenero che riguarda Diana e Archie: “Ho messo una foto di mia madre nella sua cameretta. È stata una delle prime parole che ha detto. È la cosa più dolce, ma anche quella che mi rattrista di più, perché lei dovrebbe essere qui…Vorrei che avesse conosciuto Meghan” e ha concluso: “Non ho dubbi, mia madre sarebbe incredibilmente orgogliosa di me…”.

Harry contro Carlo: "Voleva che soffrissi". Dagospia al veleno: "Forse parla del suo vero padre". Libero Quotidiano il 23 maggio 2021. "Mio padre voleva che soffrissi". Il principe Harry parla di Carlo, ma Dagospia velenosamente domanda: "Parla forse del maggiore Hewitt?". Le anticipazioni della nuova intervista del Duca di Sussex a Oprah Winfrey per il programma The me you can't see promette fuochi d'artificio. Le accuse alla Famiglia reale britannica e soprattutto al figlio della Regina Elisabetta sono gravi e circostanziate. Harry ammette il travaglio legato alla morte della madre Lady Diana, che lo ha fatto sprofondare in un baratro di dipendenza da alcol e droghe tra i 28 e i 32 anni, e solo la forza della compagna e oggi moglie Meghan Markle lo ha convinto a risollevarsi, andando in terapia. Le sue sofferenze però cominciano fin dall'infanzia. Dal giorno del funerale della madre, certo ("La cosa che ricordo di più è il suono degli zoccoli dei cavalli sul selciato. Eravamo tutti e due sotto choc. Era come essere fuori dal mio corpo, camminavo e facevo quello che si aspettavano da me. Esprimevo un decimo delle emozioni che tutti gli altri mostravano. E pensavo: questa è la mia mamma, voi non l'avete neppure incontrata"), ma in generale dal rapporto con il padre: "A me e William disse che siccome da giovane aveva sofferto, ora dovevamo soffrire anche noi. Ma questo non ha senso, anzi è l'opposto". Un conflitto acuitosi con l'arrivo in famiglia di Meghan, contestata dai membri della Corona. "Certamente adesso non sarò mai ridotto al silenzio - puntualizza Harry -. Credevo che la mia famiglia ci avrebbe aiutato, ma ogni richiesta è stata accolta col totale silenzio, con totale trascuratezza. Abbiamo fatto tutto il possibile per portare avanti il ruolo, ma Meghan era in difficoltà". Parole molto dure a cui Dago aggiunge il carico, rispolverando per l'occasione un vecchio articolo del 2014 (di Repubblica) in cui si parlava di un chiacchieratissimo spettacolo teatrale londinese, Truth, lies, Diana. La tesi è che Harry non sia figlio di Carlo ma del maggiore James Hewitt, il militare con cui Diana aveva avuto una relazione. Lo stesso Harry confessò che la storia tra la madre e il soldato iniziò un anno prima della sua nascita. Sufficiente per far sospettare molti sulla identità del  padre biologico del secondogenito. In effetti, si leggeva, "è l'unico rosso in famiglia e non somiglia né a Carlo né a William".

Principe Harry, "il clamoroso risultato della perizia: ecco di chi è figlio". Windsor sotto-choc, è per questo che odia Carlo? Libero Quotidiano il 23 giugno 2021. Il principe Harry non è figlio di Carlo? L’ipotesi viene avanzata dal settimanale Nuovo, ed è accompagnata da documenti che si annunciano scottanti. Della vicenda si parla nel numero in edicola da giovedì 24 giugno, ma intanto sono state rilasciate delle anticipazioni che gettano ombre sul rapporto tra Harry e Carlo: il primo non può vedere il secondo perché non è davvero suo padre? Questa è una vecchia storia, dato che già in passato si era parlato del principe come potenziale figlio di James Hewitt, storico amante di lady Diana.  Il settimanale Nuovo ha pubblicato la perizia biometrica sui volti di Harry, Carlo e Hewitt effettuata dall’investigatore e criminologo Ezio Denti, spesso ospite in tv e chiamato in causa anche per alcuni approfondimenti sulla scomparsa di Denise Pipitone. I risultati avrebbero del clamoroso e confermerebbero le voci che sono sempre circolate su Harry. “Sul suo viso c’è scritto che il vero padre non è Carlo”, ha dichiarato Ezio Denti. L’analisi, che è basata su precisi algoritmi, avrebbe rivelato una notevolissima corrispondenza tra il viso del principe e quello del maggiore Hewitt, mentre non ce ne sarebbe alcuna tra Harry e Carlo. “Questo tipo di esame - ha spiegato Denti - ha un’elevata attendibilità e può avere valore legale: il software analizza 80 punti nodali sui volti e li mette a confronto. Di più preciso c’è solo il test del Dna”. 

Il principe Harry non è figlio di Carlo? Scoppia la bomba a corte. Carlo Lanna il 23 Giugno 2021 su Il Giornale. Una perizia biometrica alza il velo sulla paternità del Principe Harry. Così il gossip di corte potrebbe arrivare a una svolta epocale. Da oltre trent’anni si rincorrono indiscrezioni sul passato del Principe Harry, secondogenito di Lady Diana e di Carlo. Diverso da William in tutto e per tutto, sia per temperamento sia per tratti somatici, Harry proprio per questi motivi è sempre stato "mal visto" dalla famiglia reale e dalla stessa corona inglese. Da sempre, molti esperti e conoscitori dei menage di corte hanno cercato di indagare e dare una spiegazione a tutti i rumor che si sono rincorsi sulla paternità del principe. Harry, infatti, potrebbe non essere il figlio naturale di Carlo, bensì potrebbe essere figlio di uno degli amanti di Lady D. Questo pettegolezzo rimasto in un limbo fino ad oggi, potrebbe aver trovato finalmente un fondo di verità. In un articolo pubblicato su Nuovo, in edicola dal 24 giugno, il settimanale apre una parentesi su questo argomento così scottante. A parlare è Ezio Denti che di professione è investigatore privato e criminologo. Lo studioso avrebbe portato avanti un’indagine molto particolare e, soprattutto, molto attendibile che potrebbe alzare il velo sul passato del Principe Harry. Si tratta di una perizia biometrica che l’investigatore ha eseguito sui volti del Principe Carlo e su James Hewitt, uno degli storici amanti di Lady Diana, a cui i pettegolezzi avevano accostato la paternità di Harry. "L'analisi è basata su precisi algoritmi individua una notevolissima corrispondenza tra il viso del Duca di Sussex e quella dell’ex ufficiale di cavalleria – rivela Ezio Denti -, mentre non ci sarebbe alcuna somiglianza tra Harry e Carlo – aggiunge -. Questo tipo di esame ha un’elevata attendibilità e può avere valore legale. Il software, infatti, analizza 80 punti nodali sui volti e li mette a confronto. Di più preciso c'è solo il test del Dna". Se così fosse, se il test fosse attendibile, la scoperta potrebbe veramente cambiare una volta per tutte gli assetti all’interno della famiglia reale inglese. Sta di fatto che Ezio Denti è sicuro dell’attendibilità del suo studio. Ciò che è stato riportato sul giornale Nuovo porta a galla tutta una serie di voci di corridoio che, da tempo, aleggiano sulla vita di Harry. Le indiscrezioni sulla paternità di Harry sono stati argomenti molto caldi tra i corridoi di palazzo fin da quando il matrimonio tra Carlo e Lady D era infelice per la presenza di Camilla. Il figlio di Elisabetta fu addirittura soprannominato il “principe delle tenebre” perché lasciava Kensington Palace di notte per andare dall’amante. Quando Diana lo scoprì, si vendicò con una lunga relazione clandestina con James Hewitt.

Carlo Lanna. Nasco a Caserta, vicino Napoli, più di trent'anni fa. Fin da ragazzino ho sempre avuto l'amore per la scrittura, che sono riuscito a declinare negli studi e nel lavoro. Al secondo anno di università ho cominciato a scrivere per un blog e da quel momento in poi non mi sono più fermato, racimolando collaborazioni per magazine online e cartacei. Il cinema, le serie tv e la letteratura sono la mia passione (e ossessione). Amo la fotografia e viaggiare, oltre che la buona cucina. Seguo 30 serie tv all'anno, leggo due libri a settimana e vado a caccia di news e indiscrezioni su tutti - o quasi - gli attori di Hollywood. Da tre anni collaboro con IlGiornale.it per la sezione spettacoli. Nella vita di tutti giorni sono anche scrittore (a giugno del 2021 esce il mio quarto romanzo). Sono consulente e beta-reader per la Milena Edizioni 

"Harry non è figlio di Carlo": spunta il dna segreto. Francesca Rossi il 22 Luglio 2021 su Il Giornale. Nuovi dettagli sul passato del principe Harry. Carlo non è suo padre? "Lady Diana usciva con un uomo in quel periodo". Per tutta la vita il principe Harry è stato tormentato da un gossip sgradevole, che lo vuole figlio del maggiore James Hewitt, con cui Lady Diana ebbe una storia d’amore altalenante dal 1986 al 1991. Esperti e criminologi si sono spesi sulla questione, ma dov’è la verità? Di chi è figlio il duca di Sussex?

Una love story tra alti e bassi. Ora che il principe Harry sta per dare alle stampe la sua autobiografia, che promette sensazionali (e forse spiacevoli) rivelazioni sulla royal family, di sicuro qualcuno penserà che questo sia il gesto di un figlio tradito, che ha scoperto o, magari, sa da sempre, di non essere l’erede di colui che per anni ha chiamato papà. Una vendetta, quindi, che andrebbe ben oltre il livore nei confronti della rigida vita di corte. Eppure le cose potrebbero non essere così semplici. Facciamo un passo indietro e torniamo al 1986. È quello, infatti, l’anno in cui Lady Diana conobbe James Hewitt, che all’epoca era il suo istruttore di equitazione. Il resto della storia è fin troppo noto. La principessa e il maggiore iniziarono una relazione che, tra alti e bassi, durò cinque anni. Il dettaglio che più rimase impresso nella mente dell’opinione pubblica fu quello del bagagliaio dell’auto in cui Hewitt si nascondeva per entrare di soppiatto a Kensington Palace. Il maggiore venne trasferito in Germania e nel periodo 1990-1991 la relazione con Diana fu solo epistolare. Tra l’altro Hewitt informò la principessa della sua partenza solo all’ultimo minuto. Forse complice la lontananza, l’amore tra i due si dissolse pian piano. Il comportamento dell’ex amante di Diana, però, non fu dei più edificanti. Nel 1994, dopo essersi congedato dall'esercito, il maggiore collaborò alla stesura del libro di Anna Pasternak, “Princess in Love”, in cui vuotò il sacco sulla love story con la principessa del Galles e, nel 1999, diede alle stampe “Love and War”, tornando sull’argomento con tanto di citazione delle lettere inviategli da Diana. Da questa storia possiamo trarre delle prove che confermino o smentiscano la teoria che vuole Harry figlio di James Hewitt? Sì, la prova è proprio il 1986. In quell’anno Lady Diana conobbe Hewitt, ma aveva già festeggiato il suo quinto anno di matrimonio con il principe Carlo e Harry era nato da due anni, ovvero il 15 settembre 1984. Prima del 1986 non ci sono indizi su una possibile frequentazione tra Hewitt e Lady D. Da dove nasce, allora, questo gossip che coinvolge il duca di Sussex? Da una presunta somiglianza tra questi e il maggiore il quale, però, ha sempre negato tutto puntualizzando la questione cronologica. Vanity Fair cita una sua dichiarazione molto schietta: “La mia relazione con Diana cominciò due anni dopo la nascita di Harry, ma quel povero ragazzo è sempre stato tormentato da questa menzogna diffusa dai media”.

Un criminologo ha studiato Harry. La somiglianza tra il principe Harry e James Hewitt potrebbe essere una semplice coincidenza. Basta mettere a confronto le immagini del duca con quelle del principe Filippo da giovane, in particolare la celebre cover di Paris Match del 1957: le differenze tra i due non sono così eclatanti. Come ricorda Il Tempo le voci su una presunta paternità di Hewitt divennero così pressanti che Buckingham Palace avrebbe ordinato un test del DNA. Il risultato non venne reso pubblico, ma il Palazzo avrebbe confermato che il principe Harry è figlio dell’erede al trono. Chi ama i complotti potrà insinuare che questa segretezza deve nascondere qualcos’altro, ma la domanda è sempre la stessa. Dove sono le prove? Perfino un criminologo, Ezio Denti, si è interessato a questo presunto mistero, applicando le regole della perizia biometrica ai volti di Harry e di Hewitt. A indagine conclusa l’esperto ha dichiarato a Nuovo: “Sul suo viso c’è scritto che il vero padre non è Carlo” e ha proseguito: "Questo tipo di esame ha un’elevata attendibilità e può avere valore legale: il software analizza 80 punti nodali sui volti e li metti a confronto. Di più preciso c’è solo il test del DNA”. Il test, appunto. Se Buckingham Palace vuole mettere a tacere questo gossip una volta per tutte, forse, prima o poi, dovrà renderne pubblico il risultato. Lo scompiglio causato dalla pubblicazione del memoriale del principe Harry, però, potrebbe far passare questa storia in secondo piano. E potremmo non avere mai prove certe che ci raccontino la verità.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

(ANSA il 21 maggio 2021) Alcol, droghe, ansia e attacchi di panico. Dai 28 ai 32 anni il principe Harry ha vissuto il periodo più buio della sua vita dopo la morte della madre Diana. Un "incubo" che il reale ha raccontato in dettaglio nel nuovo documentario 'The Me You Can't See', in onda da oggi su Apple TV. Il venerdì o il sabato sera, ha rivelato, "bevevo tanto alcol quanto se ne beve in una settimana. Non perché mi divertissi ma perché cercavo di nascondere" il dolore. "Prendevo droghe per sentire meno", ha aggiunto Harry parlando con Oprah Winfrey nella serie. (ANSA).

"Mi drogavo e bevevo...". La confessione choc del principe Harry. Mariangela Garofano il 21 Maggio 2021 su Il Giornale. Il principe Harry torna a gettare imbarazzo sulla royal family, rivelando a Oprah Winfrey il suo passato buio, tra alcol e droga. Nuovo capitolo dell'infinita saga dei duchi di Sussex. Nella docuserie in onda da oggi 21 maggio su Apple Tv, “The Me You Can't See", il principe Harry ha raccontato a Oprah Winfrey del periodo buio che è seguito alla prematura scomparsa della madre Diana e del suo abuso di alcol e droga. Il duca, che nei mesi scorsi ha lanciato pesanti accuse alla royal family proprio alla Winfrey, è tornato a parlare dei suoi problemi mentali e di come la moglie Meghan lo abbia spinto ad andare in terapia. “Quando Meghan mi disse devi vedere qualcuno”, ha raccontato il principe, “ fu dopo una discussione che avemmo. Quello mi fece tornare indietro all’Harry dodicenne”, ovvero al tempo della tragica morte della madre nel tunnel de l'Alma nel 1997. Il duca ha rivelato di essere stato segnato dalla morte di Diana, dal fatto che “non c’è stata affatto giustizia” e di come la madre fosse stata “inseguita fino alla morte”. Come riporta Usa Today, il grave lutto portò il duca a sperimentare attacchi di panico e ansia e a rifugiarsi nelle droghe e nell’alcol per non pensare. "Provavo il desiderio di bere, di drogarmi e di provare di tutto pur di non sentire niente”, ha raccontato Harry, mettendo a nudo le proprie fragilità e lanciando frecciate nei confronti della famiglia, che non gli permise di farsi aiutare quando ne aveva bisogno. Ma le insinuazioni sulla mancanza di empatia della royal family non finiscono qui: il duca ha rivelato davanti alle telecamere come l’aiuto che lui chiese da bambino fu negato anche a Meghan, nel periodo in cui aveva tendenze suicide. “Ero dispiaciuto per Meghan e arrabbiato con me stesso”, prosegue il principe, il quale ha confessato che per quattro anni lui e la moglie hanno cercato di ricoprire al meglio il loro ruolo, continuando a vivere sotto i riflettori, nel più “totale abbandono” da parte del resto della famiglia. “Il suo stato mi ricordava quello di mia madre negli ultimi giorni della sua vita. La storia si stava ripetendo”. È un Harry inarrestabile nel suo drammatico racconto, che getta ombre sempre più nere sulla famiglia reale britannica. “Ero infuriato per essere intrappolato in quella situazione”, va avanti il principe.“Mi vergognavo di andare dalla mia famiglia, perché sapevo che non mi avrebbero aiutato”. Fu in quel momento che Harry e Meghan decisero che era arrivato il momento di uscire di scena, e di vivere la propria vita con il piccolo Archie, lontano da Londra. "Questa fu la ragione che mi spinse ad andarmene”, ha rivelato il duca, “sentendomi intrappolato e braccato dai media e dalla mia famiglia, che non mi incoraggiò mai a confrontarmi con il mio trauma”. Harry conclude l’intervista lapidario, utilizzando parole molto dure nei confronti dei Windsor: “Ma certamente d’ora in avanti non sarò più intimorito a restare in silenzio”.

Tutti i demoni del principe Harry. Francesca Rossi il 21 Maggio 2021 su Il Giornale. Le nuove rivelazioni del principe Harry fanno tremare, di nuovo, la royal family e gli esperti tentano di capire il motivo di questi continui sfoghi. Perché il principe Harry continua ad attaccare la royal family, tirando fuori eventi dolorosi del suo passato che, forse, dovrebbero rimanere privati, facendo del male anche a se stesso? E per quale motivo proprio ora? Le ultime dichiarazioni a Oprah Winfrey, nel programma sulla salute mentale “The me you can’t see” che la conduttrice americana e il duca hanno ideato insieme, stanno scuotendo Buckingham Palace.

Harry furioso. Il principe ha rotto gli argini della discrezione, rivelando: “Bevevo tanto alcol quanto se ne beve in una settimana. Non perché mi divertissi, ma perché cercavo di nascondere il dolore”. Il riferimento, naturalmente, è alla morte di Lady Diana. Harry lamenta di essere rimasto solo di fronte alla sofferenza: “Ogni richiesta di aiuto è stata accolta con silenzio totale, totale abbandono”, ha raccontato. La dipendenza da alcol e anche da droghe sarebbe stata una reazione a eventi più grandi di lui, un modo per allontanarsi dalla realtà e non percepire il vuoto lasciato dalla madre. Una ferita, questa, talmente profonda da procurare attacchi di panico al duca di Sussex, che ha proseguito: “Il ticchettio e il lampeggiamento delle telecamere mi fanno ribollire il sangue. Mi fa arrabbiare e mi riporta a quello che è successo a mia madre e alla mia esperienza da bambino. Ero così arrabbiato per quello che le era successo e per il fatto che non ci fosse affatto giustizia. Le stesse persone che l’hanno inseguita nel tunnel, l’hanno fotografata morente sul sedile posteriore di quell’auto”. Un trauma, per il principe Harry, che rischiava di ripetersi con Meghan Markle: “Abbiamo trascorso quattro anni cercando di far funzionare tutto…Ma Meghan stava lottando”. Da lì la decisione, all’inizio osteggiata dalla royal family, di mettere l’oceano tra loro e Londra.

Le colpe di Carlo. Sembra, però, che il principe non sia riuscito, se non a superare la tragedia, quantomeno a tentare di guardare con più serenità se stesso (era solo un bambino quando Diana morì) e la sua famiglia. Secondo gli esperti questa continua necessità di esporsi con affermazioni del genere (proprio lui che ha sempre chiesto la privacy), unita al livore con cui le pronuncia, potrebbe avere una spiegazione e un presunto colpevole, il principe Carlo. Secondo l’esperto reale Tom Quinn la rabbia del principe Harry nascerebbe nel periodo in cui era militare in missione in Afghanistan nel 2007. Il duca di Sussex, infatti, venne richiamato in patria dopo sole 10 settimane di servizio e pensò che la colpa fosse della stampa che continuava a seguirlo, rendendo noti i suoi spostamenti e facendone, così, un bersaglio facile per i terroristi. Quinn, invece, ha raccontato una versione diversa della storia: “Un Harry furioso sembrava ritenere la stampa responsabile per la morte di sua madre e la frenata alla sua carriera militare. Poi scoprì che era coinvolto anche suo padre. Purtroppo Carlo era implicato nella decisione di richiamare suo figlio. È stato un altro esempio di Carlo Padre che fa qualcosa che a Harry Figlio non è piaciuto”. Da quel momento il rapporto tra i due si sarebbe incrinato e il principe Harry avrebbe portato dentro un rancore che lo ha logorato.

I demoni di Harry. Dobbiamo pensare che tutte queste interviste lo aiutino a superare i suoi problemi? Per l’esperto Duncan Larcombe, no. A Closer quest’ultimo ha spiegato: “Cerca disperatamente di persuadersi di aver trovato la felicità” ma “è tutt’altro che felice”. Larcombe ha studiato i discorsi più recenti del principe Harry ed è sicuro di una cosa: “Le persone serene non criticano, non creano polemiche. Piuttosto cercano di fare ammenda, di trovare pace”.

Il duca di Sussex, secondo Larcombe, deve ancora elaborare il lutto. Se non si decide a farlo, sottolinea l’esperto, “non potrà mai essere davvero felice. È chiaramente ancora a metà del suo viaggio verso la guarigione”. Il principe Harry sta lottando contro i suoi demoni ma, finora, ad avere la peggio è stato lui. Larcombe ha chiosato: “Mi auguro che Harry riesca a uscire da questo disastro. Ma ora come ora sta bruciando ponti: a sinistra, a destra e al centro”.

Harry "spara" contro la sua famiglia. Francesca Rossi il 21 Maggio 2021 su Il Giornale. Le continue accuse e provocazioni di Harry e Meghan non spaventano né la Regina né i Cambridge, che continuano il loro lavoro ostentando indifferenza. Il filo che legava il principe Harry alla royal family sembra spezzato una volta per tutte. Ormai tutto ciò che fa la Regina viene letto e interpretato come diretta conseguenza delle dichiarazioni, fin troppo copiose in questo periodo, del nipote. Così la lettera di condoglianze inviatale da una bambina e l’ampia risonanza mediatica di cui ha beneficiato, appare come una dimostrazione di indifferenza di Sua Maestà nei confronti del duca. Allo stesso modo il messaggio di ringraziamento di William e Kate per il cordoglio dimostrato dai sudditi si contrappone alle accuse di Harry, il quale imputa all’educazione impartita dal nonno e dal padre la causa di (quasi) tutti i suoi mali. Un oceano separa i Sussex dai Windsor e non si tratta solo di un elemento geografico.

Harry smetti di farti del male, trova pace. Harry ha usato come valvola di sfogo persino la serie che ha ideato con Oprah Winfrey, “The me you can’t see”. Infuocato d’ira ha lanciato, di nuovo, strali contro la royal family, accusandola di non averlo aiutato dopo la morte della madre e addossandole le sue dipendenze da alcol e droghe. Un'altra occasione sprecata, in cui Harry dimostra di non provare nemmeno a lottare contro i suoi demoni. Il progetto, per la verità, era già partito col piede sbagliato. Nel trailer, infatti, ci sono due immagini che stanno facendo discutere. Nella prima si vede Meghan senza pancia. Avrà già partorito? No, a quanto pare ilvideo sarebbe stato girato nei primi mesi di gravidanza, ma questo dettaglio ha messo in ombra l'iniziativa. La seconda mostra Harry 12enne dietro alla bara della madre. L’evento che ha sconvolto la vita al futuro duca di Sussex. Comprensibile che Harry abbia voluto inserirlo. Eppure qualcosa stona. Dopo l’intervista al podcast di Dax Shepard, quei fotogrammi sembrano un metaforico dito puntato contro la royal family. Harry ha subito spiegato che il suo intento non era quello, ma le ultimissime dichiarazioni a Oprah lo smentiscono in maniera plateale. Forse il duca non se ne rende conto (speriamo proprio di no), ma riproporre istanti di quel giorno tristissimo, parlarne a uso e consumo del pubblico, non fa che alimentare l’attenzione su di lui, più che sui suoi progetti. Ha cercato di fuggire per tutta la vita da chi voleva puntare i riflettori sul suo dolore. Perché ora è proprio lui a farlo?

Le statue di cera di Harry e Meghan? Storia vecchia, o quasi. Le statue di Harry e Meghan sfrattate dal settore royal del museo delle cere di Madame Tussauds? Una notizia nuova solo a metà. In questi giorni i giornali stanno insistendo su questa “traslazione” che, in realtà, è già avvenuta a inizio 2020, quando i Sussex annunciarono le dimissioni dalla royal family. All’epoca, però, non era ancora chiaro dove ricollocare i due. Ecco, ora lo staff lo ha capito: nel settore Hollywood, vicino ai divi del cinema di cui i duchi sono tanto amici. Le statue erano state realizzate per il matrimonio dei Sussex, nel 2018. Dopo le interviste a Oprah Winfrey e a Dax Shepard, non ha più senso che restino accanto alla statua della regina Elisabetta. Pare di capire che i duchi siano i primi a voler spezzare i legami con la royal family. Dunque niente di strano e niente di nuovo.

Il tenero ricordo del principe Filippo. Mentre Harry e Meghan fanno di tutto per allontanarsi dai Windsor, William e Kate non risparmiano confidenze sull’unità della famiglia. Nel messaggio di ringraziamento alle condoglianze per la morte del principe Filippo, pubblicato sui social dagli utenti, i duchi di Cambridge hanno voluto aprire un piccolo spiraglio sulla loro vita privata, spiegando quanto il bisnonno manchi ai loro tre figli, George, Charlotte e Louis. Di per sé la notizia non ha nulla di particolare, ma se la accostiamo ai recenti fatti che hanno coinvolto i Sussex, la spaccatura tra i fratelli è ancora più evidente. Da una parte c’è Harry che sembra rinnegare la famiglia, accusandola prima di razzismo e indifferenza, ora di un’educazione traumatica. Dall’altra c’è William che rimpiange la presenza del nonno e fa di tutto per stare vicino ai suoi cari. Uno strappo tremendo. Perché abbiamo due visioni così diverse, opposte e totalmente inconciliabili? Da dove nascono? Tutto questo va oltre il semplice carattere dei fratelli. Forse solo Freud ci capirebbe qualcosa.

La toccante lettera alla regina Elisabetta. Una bimba inglese di 7 anni, Francesca Woodcock, ha scritto una lettera alla regina Elisabetta. Che c’è di nuovo? Non è mica la prima volta che accade. Vero, ma la piccola non voleva chiedere nulla a Sua Maestà, solo farle sentire la sua vicinanza dopo la perdita del principe Filippo. Lo ha fatto nel modo affettuoso e commovente proprio dei bambini e la Regina non è rimasta indifferente, ma le ha risposto con una cartolina di ringraziamento. Da notare che Elisabetta, fra tante lettere ricevute, abbia scelto di rispondere proprio a Francesca. Ormai saremo tutti alla pura fissazione, però è stata data grande risonanza al fatto, forse per oscurare le recenti dichiarazioni di Harry e mostrare al mondo intero che, ormai, la royal family, seppur imbarazzata, non fa neanche più caso a quel che dice. Due piccoli dettagli: la bambina è nata lo stesso giorno della Regina e, raccontano i giornali, è appassionata di royal family da quando aveva 3 anni. Piccole esperte reali crescono.

Principe Harry, "grave malattia mentale". Conferma-choc, "da cinque anni in terapia": come è ridotto e come prova a salvarsi. Libero Quotidiano il 24 maggio 2021. Proprio perché conosce cosa significhi avere una malattia mentale, il principe Harry ha fortemente voluto essere coinvolto nella docu-serie di Oprah Winfrey, "The Me You Can’t See". La serie che sarà trasmessa su Apple tv, rivela anche aspetti molto intimi della vita privata del Duca del Sussex, che ha anche parlato della terapia Emdr che gli avrebbe salvato la vita. Come si vede nel filmato che Harry ha concesso di realizzare, la tecnica si basa su una serie di movimenti degli occhi e di tocchi del palmo delle mani, fatti insieme al terapista. Emdr infatti sta per “Eye Movement Desensitisation and Reprocessing” ed è un approccio psicoterapico particolarmente efficace nel trattamento di numerose patologie, tra cui la depressione, l’ansia, le fobie, il lutto acuto, i sintomi somatici e le dipendenze. Ad Harry questa terapia particolare è servita per liberarsi dalla sensazione di essere “una preda cacciata” ogni volta che tornava nel Regno Unito. Pare che ancora oggi il principe quando deve recarsi a Londra abbia attacchi d'ansia. Che però adesso appunto sarebbe in grado di gestire. L'instabilità psicologica di Harry sarebbe legata alla tragica scomparsa della madre Lady Diana che, come lui stesso ha raccontato, “era cacciata dai reporter mentre aveva una relazione con una persona di colore… e ho temuto che capitasse lo stesso a me con Meghan”. Harry ha quindi accettato di essere filmato durante una seduta di Emdr praticata in collegamento Internet con Sanja Oakley, psicoterapeuta che vive e lavora a Londra. “Dopo quattro/cinque anni di terapia”, ha detto Harry, “ho capito che la prevenzione è fondamentale. Non intendo dire che si debba parlare delle proprie paure ogni singolo giorno, ma che ti serve qualcuno che possa aiutarti ad essere più consapevole di quello che ti accade quando stai male e che ti dia gli strumenti per uscirne, prima che il malessere diventi troppo grosso".

Spunta la foto che incastra Meghan. Perché ha mentito? Francesca Rossi il 19 Maggio 2021 su Il Giornale. Ai tabloid non sfugge niente, nemmeno una foto di Meghan Markle, prima di Harry, in cui compare un dettaglio che smentirebbe le dichiarazioni a Oprah Winfrey. I tabloid hanno smascherato un’altra bugia di Meghan Markle? Forse. Nell’intervista a Oprah Winfrey la duchessa, a proposito dei primi incontri con i futuri parenti reali da fidanzata di Harry, disse: “Non sapevo nulla sulla Firm e non feci alcuna ricerca particolare”. In pochi le credettero. Non serve essere un esperto reale per conoscere le vicende della royal family, almeno nelle linee generali. Ignorare del tutto la storia e gli scandali dei Windsor è davvero difficile, un’impresa forse possibile solo vivendo da eremita sull’Himalaya. Allo stesso modo non è credibile che una donna di mondo, un’attrice per giunta, come Meghan Markle non solo non conoscesse la regina Elisabetta e la sua famiglia ma, già dal primo incontro con Harry, non le sia venuta la curiosità di cercare informazioni su Google.

La strana foto. Ora i giornali credono di aver trovato la prova della sua presunta bugia in una foto del 2014, cioè 2 anni prima che Harry e Meghan si incontrassero. In questo scatto la futura duchessa di Sussex stringe tra mani una copia della rivista irlandese U Magazine, sulla cui copertina compare proprio Kate Middleton. Meghan, inoltre, posa accanto alla direttrice del giornale, Denise Cash. Ma non aveva detto di non seguire la royal family e di essere all’oscuro della vita alla corte inglese? Non solo. La foto non è stata scattata per caso. Meghan aveva collaborato al numero con la cover “incriminata”, scrivendo un pezzo sugli occhiali da sole. Difficile che le sia sfuggita l’immagine di Kate Middleton, che non abbia sfogliato il giornale, magari letto velocemente l’articolo sulla duchessa di Cambridge. Certo, la foto non dimostra che Meghan Markle fosse una fan o, comunque, un’osservatrice attenta dei Windsor, ma con altrettanta sicurezza possiamo dire che non poteva non conoscerli, come ha rivelato a Oprah.

Lo scatto venne condiviso per la prima volta nel 2017 sul profilo Instagram di Denise Cash con la didascalia: "Questa fotografia parla chiaro, sapevamo che sarebbero diventate cognate”. In effetti, in queste ore, i tabloid stanno scherzando sul fatto che questa sarebbe la prima foto di Kate e Meghan “insieme”, diciamo così. Un’immagine profetica, in un certo senso, che sta ricevendo una nuova, grande attenzione mediatica a causa delle rivelazioni di Meghan alla Winfrey. Di fatto non sappiamo e non sapremo mai, forse, se e quanto la duchessa di Sussex amasse seguire le intriganti vicende della Firm, ma la fotografia stona comunque con il tono perentorio delle sue affermazioni.

Un rapporto mai nato. Di sicuro sappiamo che il rapporto tra le duchesse non è mai andato oltre la dovuta cortesia. Probabilmente è stato un’occasione mancata, benché le premesse per farlo sbocciare ci fossero tutte. La Markle conobbe i futuri cognati a Kensington Palace, nel 2016 e, a proposito del loro primo incontro e della nascente amicizia, dichiarò entusiasta: “Un’accoglienza meravigliosa, siamo riusciti a vederci spesso”. Poi qualcosa si ruppe. Forse fu proprio il litigio poco prima del royal wedding di Harry e Meghan a cambiare le carte in tavola. Pare che le due duchesse avessero discusso sull’abbigliamento delle damigelle, in particolare sulle calze. Un’apparente banalità che, però, avrebbe messo una pietra tombale sul rapporto tra le due. I tabloid raccontarono che Meghan avrebbe fatto piangere Kate. La duchessa di Sussex, intervistata da Oprah Winfrey, disse l’esatto contrario: “Il punto di rottura fu quando scrissero che avevo fatto piangere Kate. Ma era un’invenzione. Anzi, accadde esattamente il contrario. Pochi giorni prima delle nozze Kate fece delle osservazioni molto pesanti su come erano vestite le damigelle e sulla composizione dei fiori. Ci rimasi male e fui io a piangere. In seguito Kate si scusò e la cosa finì lì, ma non per i tabloid che tirarono fuori questa storia mesi dopo”. In tutta questa storia ci sono molti punti poco chiari. Chissà se avremo mai delle certezze.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due…

Regina Elisabetta "sconvolta dal principe Harry". Fuga di notizie da Windsor, l'ira della sovrana: bruttissima fine per il nipote. Libero Quotidiano il 24 maggio 2021. La Regina Elisabetta avrebbe preso le ultime dichiarazioni del principe Harry molto sul personale. “È profondamente rattristata da ciò che Harry ha detto, in particolare i suoi commenti sull’educazione impartita da Carlo ai figli”, ha dichiarato una fonte vicina alla famiglia reale al Mail On Sunday. La Regina è descritta come addirittura “sconvolta” dalla rabbia che il duca di Sussex sta facendo emergere dagli Stati Uniti, dove continua a sparare a zero contro la famiglia reale. La quale dal suo canto non può rispondere pubblicamente per una questione di protocollo. Quindi finora quella di Harry è una guerra a senso unico, iniziata ufficialmente con l’ormai famosa intervista rilasciata a Oprah Winfrey insieme alla moglie Meghan Markle. La Regina non capirebbe il senso di tanta rabbia da parte del duca di Sussex, e ciò le arrecherebbe un ulteriore dispiacere in un periodo già di per sé complicato, dato che ha da poco perso il marito Filippo. “La Regina sta vivendo un periodo difficile”, ha infatti confermato la fonte, aggiungendo però che non vuole darlo a vedere. Infatti lo scorso 22 maggio Elisabetta è apparsa in forma e sorridente in visita all’ammiraglia portaerei della Royal Navy. In realtà, però, le critiche di Harry l’avrebbero scalfita e preoccupata: la Regina prova delusione e rammarico per la piega che hanno preso le cose da quando il duca di Sussex ha deciso di uscire dalla famiglia reale. 

"La Regina non sopporta più Harry e Meghan". Francesca Rossi il 20 Maggio 2021 su Il Giornale. La regina Elisabetta non ne può più di Harry e Meghan e non sarebbe neanche disposta a perdonare il nipote dopo le dichiarazioni sulla royal family. La regina Elisabetta avrebbe perso la pazienza. Non ne può più di Harry e Meghan, almeno secondo i giornali. Sarebbe stanca delle loro accuse, delle provocazioni e non più disposta a tollerare che la Corona venga infangata. I Sussex non potevano aspettarsi nulla di diverso.

Attacchi continui. L’intervista rilasciata a Oprah Winfrey non è ancora un capitolo chiuso. L’immagine dei Windsor ne è uscita malconcia, ma hanno avuto la peggio i duchi, i quali si sono giocati la popolarità in un’ora e mezza di invettive finora non dimostrate con prove incontrovertibili. Sua Maestà, però, ha scelto la via della tolleranza, sperando che il nipote non ripetesse lo stesso errore. Invece, purtroppo, sono arrivate le tremende dichiarazioni del podcast di Dax Shepard, in cui Harry, a sorpresa, si è scagliato di nuovo contro la sua famiglia, i genitori, perfino i nonni. In un passaggio della sua intervista ha confessato: “La mia vita era un misto tra il Truman Show e lo zoo”. Non contento ha puntualizzato: “Me ne sono andato in America per rompere un ciclo genetico di dolore e sofferenza. Non voglio fare ai miei figli ciò che i miei genitori hanno fatto a me”. La questione genetica di cui ha parlato Harry ha lasciato stupefatti pubblico e osservatori. Il duca ha spiegato: “Non penso che dovremmo puntare il dito contro nessuno o dare colpe, ma certamente, in materia di fare i genitori, io ho sofferto certe forme di dolore a causa della sofferenza che forse hanno patito mio padre o i miei genitori. Voglio essere sicuro di poter spezzare questo ciclo, in sostanza per avere la certezza di non passarlo a mia voglia ai miei figli”. Tutte queste affermazioni avrebbero fatto inorridire la regina Elisabetta che, in un certo senso, non riuscirebbe più a riconoscere il principe Harry.

Bufera su Harry. Un altro passo falso sarebbe stata l’infausta opinione sul Primo Emendamento della Costituzione americana (quello sulle libertà principali che recita così: “Il Congresso non farà alcuna legge che imponga una religione o ne proibisca il libero esercizio; o che limiti la libertà di parola o di stampa; o il diritto del popolo di riunirsi pacificamente e di presentare una petizione al governo per chiedere una riparazione alle proprie lamentele”). I cittadini Usa si sono infuriati ed è divampata una polemica inarrestabile sui social. Infatti il duca di Sussex, parlando a ruota libera (forse un po’ troppo libera), ha incautamente dichiarato: “Avrei molto da ridire sul Primo Emendamento secondo me è un'assurdità. Ma non voglio proseguire su questo argomento perché è enorme e non riesco ancora a capirlo, sono qui da troppo poco tempo”. Di solito le libertà principali sono un tema comprensibile a tutti, ma il principe, a quanto pare, avrebbe qualche riserva. Peccato che non si sia spiegato meglio, dando adito a troppi dubbi che un utente di Twitter ha riassunto così: “Ci stai dicendo di essere sconcertato all’idea che le persone abbiano il diritto di esprimere la propria opinione senza paura di essere arrestate?”. La domanda è lecita.

La reazione della regina Elisabetta. Deve esserselo chiesto anche Sua Maestà, soprattutto in considerazione del fatto che Harry rimane un Windsor e, come tale, ogni sua parola ha un peso diplomatico. Quali conseguenze avrà sul principe tutto lo scompiglio che lui stesso ha creato con le sue interviste? E sulla famiglia reale? A quest’ultima domanda tenta di rispondere l’esperta Daniela Elser sul New Zealand Herald: “Per quanto ancora la royal family può resistere a questi ripetuti attacchi prima che causino danni irreparabili, se non lo hanno già fatto? Il Palazzo, sebbene maltrattato e colpito, può aver superato gli ultimi mesi rimanendo intatto, ma una campagna prolungata è una prospettiva spaventosa” “. Un recente sondaggio ha sottolineato che solo il 34% dei sudditi tra i 18 e i 24 anni vede la monarchia nel futuro dell’Inghilterra. Risultato sconfortante. La Elser ha aggiunto: “Il Palazzo non può permettersi una distruzione della reputazione”. I colpi continui, violenti di Harry stanno facendo traballare la Corona. Probabilmente, alla fine, la monarchia si salverà, come è accaduto sempre, nonostante gli scossoni, ma l’immagine potrebbe risultare danneggiata per sempre. Per questo la regina Elisabetta non sarebbe più intenzionata a chiudere un occhio sulle recriminazioni dei Sussex. Harry è atteso al varco il prossimo 1° luglio, per l’inaugurazione della statua di Lady Diana a Londra. Vedremo che accoglienza gli riserverà la regina Elisabetta.

"La sua presenza è inutile". Tolgono i titoli a Harry? Francesca Rossi il 17 Maggio 2021 su Il Giornale. La royal family ha giudicato “inutile” l’intervista del principe Harry al podcast “Armchair Expert” e gli insider si chiedono perché il duca non rinunci al titolo. Il principe Harry non era andato in California per cercare privacy, tranquillità, allontanarsi dalla royal family, dai doveri di corte e dalla stampa opprimente? Se consideriamo le sue ultime esternazioni al podcast “Armchair Expert” di Dax Shepard, allora è proprio vero l’aforisma “di buone intenzioni è lastricata la via dell’inferno”. Il duca di Sussex, infatti, sta agendo in maniera diametralmente opposta rispetto ai suoi propositi iniziali, attirando ancora di più il clamore su di sé e sulla sua famiglia. Non è bastata l’intervista con Oprah. Il nuovo sfogo di Harry, però, ha già suscitato le prime reazioni della royal family.

Silenzio apparente. I Windsor, in apparenza, mantengono la rigorosa linea del silenzio. Un ottimo esempio di applicazione di questa strategia ce lo dà il principe Carlo che, durante una visita a un’azienda familiare di Cardiff, lo scorso 14 maggio, è stato avvicinato da una giornalista che le ha chiesto un commento sulle parole del figlio. L’erede al trono non si è neanche fermato. Ha tirato dritto, ignorando la domanda e mantenendo un’espressione glaciale. Tuttavia dietro la coltre di apparente indifferenza, il Palazzo sarebbe in grande imbarazzo. Harry sembra inarrestabile e, per cercare di ridurre al minimo i danni di immagine che potrebbero derivare dal fango che sta gettando sulla corte, i Windsor avrebbero già schierato il loro staff in una specie di “assetto di guerra comunicativa”. La stessa strategia seguita quando Harry e Meghan rilasciarono l’intervista a Oprah Winfrey, lo scorso 7 marzo. Calmi, ma pronti a colpire se è il caso. Buckingham Palace, inoltre, avrebbe bollato come “inutile” la partecipazione di Harry al podcast, ci informa Il Messaggero.

Oltraggio alla Corona. I consiglieri reali, però, sarebbero in subbuglio. Non si aspettavano nuovi sfoghi del duca di Sussex. Soprattutto a distanza così ravvicinata dal funerale del principe Filippo. Li avrebbero giudicati inappropriati al momento e vorrebbero suggerire al principe Carlo e alla Regina di privare Harry e Meghan dei titoli nobiliari. Perché la coppia dovrebbe mantenere il ducato se ha mostrato più volte di voler rompere qualunque legame con la Corona, continuando a insultarla? Alcuni insider hanno rivelato al Mail On Sunday di provare “sconcerto” per il comportamento di Harry, reputato un vero e proprio “tradimento”. A colpire sarebbero state soprattutto le frasi riguardanti i metodi educativi applicati dalla regina Elisabetta e dal duca di Edimburgo nei confronti di Carlo e che quest’ultimo avrebbe replicato con i figli. Infatti il duca ha dichiarato: “Me ne sono andato in America per rompere un ciclo genetico di dolore e sofferenza. Non voglio fare ai miei figli ciò che i miei genitori hanno fatto a me”, continuando, “La mia vita era un misto tra il Truman Show e lo zoo”.

Rinunciare ai titoli? Parole oltraggiose secondo lo staff. Una fonte di Palazzo ha detto: “Trascinare suo nonno in questa polemica è stato scioccante e oltraggioso” e ha concluso: “Se disprezzi a questo punto l’istituzione che rappresenti, non dovresti avere i titoli”. Un altro insider ha suggerito: “Dovrebbero sospendere i titoli, così che esistano ancora, ma non vengano usati, come loro stessi hanno chiesto di fare. Dovrebbero diventare solo Harry e Meghan. Se rifiutassero di farlo, dovrebbero spiegarne le ragioni”. Il problema, come fanno notare i giornali, è che Harry ha bisogno del titolo nobiliare. Senza, non ha più alcuna attrattiva per il mondo dello show business. Non è un attore, né un cantante, né un produttore. Brilla di luce riflessa. La sua fama deriva dal fatto di essere un discendente del casato regnante britannico. Altri insider di Buckingham Palace non avrebbero gradito la supponenza del principe Harry. Uno, sempre al Mail On Sunday, ha sottolineato: “In un momento in cui la gente ha perso l’occupazione e la vita di proprio congiunti a causa del Covid, non è proprio il caso di fare la predica su come dovremmo vivere, dal pulpito della loro casa di Montecito da 12 milioni di euro”.

Gabriele Crispo per "fanpage.it" il 14 maggio 2021. "La mia vita a Corte è stata un po' come quella di Jim Carrey nel The Truman Show": è quanto è emerso da un'intervista rilasciata dal principe Harry a Dax Shepard nel suo podcast settimanale, Armchair Expert. Harry si sente come Truman Burbank (interpretato da Jim Carrey) che – nel film drammatico e al tempo stesso satirico – è assolutamente all'oscuro di essere da sempre il protagonista di un reality show di grande successo, spiato in ogni momento e controllato in tutto, anche quando è alle prese con eventi drammatici. Il duca di Sussex mentre si stava raccontando a Dax Shepard nel suo podcast, Armchair Expert, ha paragonato la sua vita al film di Jim Carrey, dove il protagonista in ogni secondo della vita viene esaminato, filmato, controllato e sottoposto alla morbosa attenzione del mondo. "La mia vita è come un mix tra il Truman Show e il vivere uno zoo ", dice al presentatore.  Stando a quanto riportato da numerosi tabloid britannici, Harry agli haters risponde parlando di ciò che ha vissuto con la morte della principessa Diana: "Da bambino, quando stavo male, facevo finta di sentirmi bene, ma volevo lasciare la vita reale per quello che era successo a mamma". Il principe ha analizzato il perché avesse questo comportamento e a chi oggi lo odia sul web dice: "L'odio è per chi vive un dolore irrisolto. Quando sei sconvolto da qualcosa e non stai bene, vai a cercare aiuto. Io, come tutti, cercavo di mascherare ciò che provavo realmente, fingendo di sentirmi bene. Ho rifiutato i sentimenti". Dopo il dolore è arrivato il vero amore, quello con l'attrice di Suits. "Ho visto Meghan per la prima volta in un supermercato e abbiamo fatto finta di non conoscerci per evitare di attirare l'attenzione", ha confessato al conduttore di Armchair Expert. Il principe ha detto che in quello che fu il loro primo appuntamento indossava un berretto da baseball, nel tentativo di non attirare l'attenzione. E di aver tentato inizialmente di tenere segreta la relazione. Il figlio del principe Carlo si è detto sereno: "Vivendo qui negli Stati Uniti ora posso alzare la testa e realmente mi sento diverso. Posso finalmente camminare sentendomi un po' più libero". Gli ex reali d'Inghilterra oggi vivono in una lussuosa residenza nell'esclusiva Montecito, a Santa Barbara, in California e poco distante da Los Angeles. La villa, tra l'altro appartenuta a Mel Gibson, comprende 9 camere da letto e 16 bagni ed e costata 14.650.000 di dollari. "Qui posso portare Archie sul retro della bicicletta, dove vivevo prima non avevo la possibilità di farlo liberamente", ha detto riferendosi alla sua vita da papà. La coppia a breve avrà una figlia, che potrebbe chiamarsi Philippa, come il nonno morto lo scorso 9 aprile. Il principe riferendosi al suo passato ha sostenuto: "Sono nato privilegiato. La vita mi  ha dato un posto in prima fila. La mia istruzione non era scolastica: la mia scuola era incontrare ogni giorno persone di tutto il Commonwealth". Il principe Harry ha continuato a parlare delle pressioni che sentiva per essere uno dei reali del Regno Unito. Il Daily Mail riporta che il principe nell'intervista si è anche riferito all'attenzione mediatica e velatamente (per i maligni) a un post su Instagram pubblicato dal fratello e la moglie Kate Middleton: "Non c'è interesse pubblico nel fatto che tu porti i tuoi figli a fare una passeggiata lungo la spiaggia. Niente, non è una novità. Questo è il mio problema, le notizie dovrebbero rimanere notizie".

Il funerale di Filippo non riappacifica Harry e William. Francesca Rossi il 13 Maggio 2021 su Il Giornale. I rapporti tra William e Harry sono sempre più tesi e, stando all’opinione degli esperti, ne starebbe risentendo anche Meghan Markle, apparsa troppo nervosa al Vax Live. Il breve colloquio tra William e Harry dopo il funerale del principe Filippo non ha sortito gli effetti sperati. Il rapporto tra i figli di Lady Diana rimane sospeso nel silenzio. I duchi rimangono aggrappati alle loro convinzioni e nessuno dei due sembra disposto a fare un passo verso l’altro. A confermarlo c’è la dichiarazione rilasciata da Nick Bullen caporedattore e cofondatore di True Royalty Tv, al magazine Us Weekly. Lo scorso 10 maggio, infatti, l’esperto ha deluso quanti speravano in una riappacificazione immediata, commentando: “Tutte le mie fonti dicono che, al momento, non si stanno parlando”. Però Bullen non è pessimista e ritiene che le poche parole scambiate da William e Harry al funerale del nonno possano essere un primo passo verso la pace. Inoltre loda il comportamento di Kate Middleton, che ha favorito un dialogo tra i fratelli. L’esperto ha spiegato: “È evidente che la duchessa di Cambridge stava facendo il suo meglio per costruire dei ponti” tra William e Harry. In parte ci è riuscita, ma la frattura è talmente profonda che non bastano due chiacchiere scambiate, peraltro, sotto i riflettori e in un momento triste come quello di un funerale. Anche l’esperta di linguaggio del corpo, Elaine Swann, ha lasciato aperto uno spiraglio e, lo scorso aprile, sempre a Us Weekly ha dichiarato: “William ha fatto del suo meglio per aprirsi verso il fratello. Dovete notare che si è girato verso di lui. Con quell’apertura stava dicendo ‘Vieni, parliamo'. Non ha camminato accanto a lui, ma in realtà si è voltato verso il fratello”. La Swann vede in questo atteggiamento “un segnale di pace per questi due giovani uomini”. Chi non sembra in pace è Meghan Markle. Ospite al Vax Live, la duchessa di Sussex avrebbe mostrato segni di nervosismo inusuali per la sua immagine pubblica, sempre pacata e sicura di sé. Eppure un'altra esperta di linguaggio del corpo, Judi James, non ha dubbi. In un’intervista a Femail, riportata dal Daily Mail, la James ha chiarito: “In un mare di pezzi grossi come star del rap, rock star e leader mondiali Meghan appariva, sullo schermo, schiva, elegante e piuttosto regale [seduta] sulla panchina”. Anche il suo modo di parlare era piuttosto rigido e formale. Tutto il contrario dell’intervento di Harry al Vax Live. Il duca di Sussex ha mostrato, secondo l’esperta, “una sicurezza in se stesso in stile rock star e tutta in ascesa”, mentre Meghan avrebbe dato “segni di nervosismo”. La James ha aggiunto: “Il nervosismo è stato mostrato attraverso il gesto tranquillizzante di sfregarsi le mani”. In effetti un gesto molto simile, ha notato ancora l’esperta, accompagna anche i discorsi di Camilla Shand. La James ha spiegato anche che il linguaggio del corpo di Meghan denota la sua passione verso le cause in cui crede, però era evidente la postura un po’ troppo ingessata. Forse la duchessa è tesa per l’imminente parto, ma non possiamo escludere che la situazione non proprio rosea tra William e Harry abbia avuto delle ripercussioni anche su di lei. Non è improbabile che l’ex attrice senta su di sé il peso dell’intervista con Oprah e le sue conseguenze, il giudizio delle persone nei suoi confronti e tutto questo abbia reso meno fluida e disinvolta la sua partecipazione al Vax Live. Non sarebbe bastata la camicia rossa a fiori stampati di Caroline Herrera da 1200 sterline né l’orologio Cartier di Lady Diana a rafforzare l’immagine.

La Regina omaggia Filippo con una birra. (E intanto ci guadagna). Francesca Rossi il 14 Maggio 2021 su Il Giornale. Meghan Markle partecipa al Vax Live, ma il suo intervento politicamente corretto non le esce proprio bene. La regina Elisabetta si fionda senza colpo ferire sul florido mercato della birra, per cercare di rimpinguare le casse della Corona, per mesi a dieta forzata a causa della pandemia. Il denaro, però, sembra un problema secondario rispetto alla sicurezza. Due intrusi, infatti, hanno violato l’intimità del Royal Lodge, a Windsor e, visto che non si tratta neanche di un episodio isolato, sorge il tremendo sospetto che entrare nelle residenze reali sia un gioco da ragazzi. Se i sistemi di allarme hanno più buchi di una groviera, bisogna correre ai ripari prima che accada qualcosa di serio. Ci risiamo. Lo scorso 2 maggio due persone, un uomo di 30 anni e una donna di 29, sono riusciti a scavalcare la recinzione del Royal Lodge, a Windsor. Per fortuna sono stati arrestati (ma già rilasciati su cauzione). In quel momento, nei paraggi, c’era il principe Andrea, ma non è raro che la regina Elisabetta si rechi nella zona violata dai due intrusi per vedere i suoi cavalli. Ken Wharfe, ex responsabile della sicurezza di Lady Diana ha commentato così la vicenda: “È una cosa totalmente inaccettabile” . Non è nemmeno la prima volta che accade. Dov’è la sicurezza? Possibile che sia tanto facile entrare per chiunque, dallo squilibrato allo stupidotto che vuole fare una bravata? Figuriamoci per dei terroristi, allora. Dobbiamo pensare che Sua Maestà sia in pericolo? Sarebbe il caso di rivedere l’organizzazione della security, o si rischia di ripetere gli eventi del 9 luglio 1982, quando Michael Fagan arrivò nella camera da letto di Elisabetta, a Buckingham Palace, mentre lei dormiva. Forse non proprio il regno, ma le casse dello Stato sì. Dopo i costosi servizi da tè e la produzione di gin, la sovrana si butta nel commercio della birra. Saranno presto sul mercato le prime due etichette: la Golden Ipa, dal sapore forte e la Best Bitter, più leggera. Entrambe sono prodotte da un brand storico, Barsham Brewery e le materie prime provengono direttamente da Sandringham. Addirittura il nome della tenuta compare sul logo delle bottiglie, insieme ad alcuni simboli di questo splendido posto tanto amato dalla Regina: la lepre e il fagiano. L’idea della birra sarebbe un omaggio al principe Filippo, che adorava berne, soprattutto di sera. L’altro motivo, meno romantico, sarebbe quello di far cassa. Ogni bottiglia costerà 3.99 sterline (4,50), un prezzo ragionevole, accompagnato dalla speranza di riempire i regali forzieri, depauperati dalla pandemia. Come trascorreva le sue giornate la futura regina Elisabetta durante la Seconda Guerra Mondiale? L’allora principessa e la sorella, per ragioni di sicurezza, vennero trasferite al Castello di Windsor. Elisabetta aveva solo 13 anni. Purtroppo, però, non sappiamo molto di più. O meglio, non sapevamo. A colmare la lacuna, infatti, arriva il libro “The Castle In The Windsor Diaries: My Childhood with the Princesses Elizabeth and Margaret” di Alathea Fitzalan Howard. Anche l’autrice, nipote del visconte Fitzalan di Derwent, venne evacuata a Windsor durante la guerra e nel suo diario ci parla di una Elisabetta spensierata, che amava pattinare, non rinunciava al tè delle cinque e, insieme alla sorella, lanciava infantili anatemi contro gli istitutori troppo severi. All’epoca la futura regina era già innamorata persa del principe Filippo e non mancavano le confidenze a Margaret e ad Alathea sulla bellezza del giovane. Uno sguardo inedito su una parte della vita di Lilibet che forse non è stata approfondita abbastanza, ma che fu fondamentale per la sua formazione, anche perché è in quei giorni che sboccia e si fortifica l’amore per il futuro dica di Edimburgo, una delle colonne portanti del regno di Elisabetta. Meghan Markle torna in tv a due mesi dall’intervista scandalo con Oprah e sceglie il Vax Live, a cui ha partecipato anche Harry. Nel suo discorso si è concentrata sui danni che la pandemia ha portato alle donne, ma ha detto: “Le donne e in particolare le donne di colore, hanno visto spazzare via una generazione di guadagni economici”. Perché sottolineare le perdite delle donne di colore? Il virus è molto democratico e “inclusivo”: colpisce a dispetto del colore della pelle e dello status. E tutti, bianchi, neri, a pois, abbiamo sofferto. Uomini e donne. Certo chi è partito con una situazione economica svantaggiata ha avuto, forse, ancora più problemi, ma la pandemia è un evento storico e planetario. Ci riguarda tutti. Non è una questione di sfumatura dell’epidermide. Meghan inclusiva? C’è ancora molto da lavorare.

Dagotraduzione dal Sun il 13 maggio 2021. Il famoso museo delle cere di Londra Madame Tussauds ha annunciato di aver spostato le statue di Harry e Meghan al fianco delle celebrità di Hollywood. La galleria, che in questi mesi è rimasta chiusa e riaprirà il 17 maggio, ha fatto sapere di aver traslocato le due statue dalla zona dedicata ai reali a quella degli "Awards Party" dando seguito al loro status di indipendenza dopo quello che gli inglesi chiamano Megxit. In un comunicato stampa, Madame Tussauds ha dichiarato: «Madame Tussauds London ha spostato le figure del principe Harry e Meghan Markle nella loro nuovissima zona degli Awards Party per riflettere il loro trasferimento a Frogmore a Hollywood». Tim Waters, General Manager di Madame Tussauds London, ha dichiarato: «Il lancio di Awards Party riporta il divertimento e l'eccitazione di una serata alla moda che Londra desiderava dall'inizio del blocco. Siamo sempre stati attenti al panorama delle celebrità, per questo abbiamo spostato le figure del principe Harry e Meghan Markle in modo che potessero unirsi ai loro amici di Hollywood, riflettendo il loro nuovo status sulla scena mondiale come preferiti di serie A».

R.G. per "il Messaggero" il 5 maggio 2021. Esordio come scrittrice per bambini per Meghan Markle, che moltiplica le attività e iniziative pubbliche - assieme al consorte Harry - dopo il trasloco della coppia ribelle di casa Windsor negli Usa e lo strappo dalla famiglia reale britannica. La duchessa di Sussex, riferiscono i media del Regno, si prepara infatti a far uscire un volume intitolato The Bench, La Panchina, che narra la storia del legame speciale tra un figlio e suo padre visto attraverso gli occhi della madre. Il libro sarà in vendita dall' 8 giugno nella collana Children' s Books di Random House, stando a quanto annunciato dalla stessa casa editrice. PADRE E FIGLIO S'ispira direttamente - ha fatto sapere l'ex attrice americana, che è incinta di una femminuccia - al rapporto fra suo marito e il piccolo Archie, primogenito dei Sussex che giusto giovedì 6 maggio compie a Los Angeles 2 anni. È arricchito dalle illustrazioni di un artista di fama, Christian Robinson, e sarà disponibile pure in versione audiolibro, letto dalla medesima duchessa. Harry e Meghan sono molto attivi anche nelle attività benefiche, in questo periodo, e hanno appoggiato l'iniziativa Vax Live: The Concert To Reunite The World per donare vaccini anti-Covid ai paesi in via di sviluppo.

DAGONEWS il 6 maggio 2021. Meghan Markle viene accusata di commesso un plagio, ma è la stessa autrice del libro che la duchessa avrebbe copiato a lanciarle una ciambella di salvataggio. Corrinne Averiss, autrice di “The Boy on The Bench”, ha scritto su Twitter: «Leggendo la descrizione e l'estratto pubblicato del nuovo libro della Duchessa, questa non è la stessa storia o lo stesso tema di "Il ragazzo in panchina". Non vedo somiglianze».

Meghan Markle ancora nei guai: "Ha copiato il libro". Francesca Rossi il 6 Maggio 2021 su Il Giornale. Dopo l’annuncio dell’uscita, il prossimo 8 giugno, del suo libro, Meghan Markle è già diventata il bersaglio di accuse molto pesanti da parte degli hater. Meghan Markle ha appena annunciato la pubblicazione, il prossimo 8 giugno, del suo libro per bambini, “The Bench” (Random House) e già le è crollata addosso una montagna di critiche e accuse. La prima, decisamente grave, è di plagio, scrive il Daily Mail. La seconda prende di mira la vita privata della moglie di Harry.

L’accusa di plagio. Stando ad alcuni frequentatori dei social, i cui commenti sono stati riportati da La Repubblica, il libro della duchessa somiglierebbe troppo a un altro già pubblicato nel 2018, “The Boy on The Bench”, scritto dalla famosa autrice inglese Corrinne Averiss (le nazionalità delle due scrittrici potrebbero, già da sole, far scoppiare una guerra). Un utente scrive: “Quasi identico al libro di Corrinne Averiss, “The Boy on The Bench”, a partire dalla copertina”. Un altro commenta: “Spero che l’autore derubato le faccia causa, che faccia tosta!”. Un terzo rincara la dose: “È rubato a un altro libro, anche grafica e colori sono identici, guardate su Amazon”. Un altro ancora non le manda a dire: “Prima di correre a comprarlo e sprecare soldi per il libro della moglie di Harry, leggi The Boy on the Bench di Corrinne Averiss e Gabriel Alborozo. L’originale". Un punto in comune piuttosto evidente sarebbe nel titolo. Il libro di Meghan Markle si intitola “The Bench”, quello della Averiss “The boy on the Bench”. Anche la storia presenterebbe delle similitudini. Entrambe affrontano il rapporto tra padri e figli. Nel volume della duchessa di Sussex, però, troviamo diversi papà protagonisti con i loro bambini, mentre in quello della scrittrice inglese la narrazione ruota attorno a una sola coppia. Poco per parlare di plagio. Bisognerebbe leggere entrambi i libri e valutare bene quante e quali sono le eventuali somiglianze. Senza escludere, comunque che potrebbe trattarsi di coincidenze. Non sono così rare. L’argomento, poi, viene affrontato da prospettive diverse. Nel caso del libro di Meghan Markle c’è una madre che osserva l’evoluzione della storia, come riporta ancora il Daily Mail. Nel comunicato con cui la duchessa ha spiegato l’origine del libro, leggiamo: “Tutto è iniziato con una poesia che ho scritto per mio marito Harry in occasione della festa del papà, il mese dopo la nascita del nostro Archie”. Sembrerebbe una “genesi” molto personale. Alcuni utenti hanno anche rilevato la presenza, in “The Bench”, di illustrazioni molto vicine nello stile a quelle che caratterizzano il libro della Averiss. Anche qui la critica regge poco. Di solito i libri per l’infanzia sono illustrati e capita di trovarvi dei disegni che possono ricordarne altri, di un autore diverso. Delle suggestioni, magari, un tratto o un soggetto simile. Ma non sono uguali e tantomeno copiati. Per la sua prima pubblicazione Meghan Markle ha lavorato con un celebre illustratore di libri per l’infanzia, il californiano Christian Robinson. A proposito del loro lavoro la duchessa ha detto: “Acquarelli che catturano il calore, la gioia e il benessere della relazione tra padri e figli, di tutti i ceti sociali. Questa rappresentazione era particolarmente importante per me. Io e Christian abbiamo lavorato sodo per riprodurre quel legame tramite una lente inclusiva”. C’è, poi, una questione importante. Tutte le persone coinvolte in questo presunto plagio sono famosissime. Meghan Markle è sempre nell’occhio del ciclone e c’è chi non aspetta altro che una sua mossa o un suo nuovo errore. La casa editrice, poi, è tra le più rinomate negli Usa. Possibile che Meghan sia stata tanto stupida (e la Random House con lei) da scrivere e pubblicare un’opera copiata, pensando di farla franca?

Il diritto di parlare. La seconda accusa mossa alla duchessa di Sussex è altrettanto pungente. Sul Daily Mail l'esperto Piers Morgan sostiene che Meghan non avrebbe alcun diritto di parlare e scrivere di relazioni tra padri e figli, visto che lei ha interrotto da qualche anno ogni comunicazione con il suo. L'ex attrice ha fatto molti errori che le sono costati la popolarità e la credibilità, è vero. Ha sfondato più volte il muro non del suono, ma dell'ipocrisia. Il discorso sul tema del libro, però, non avrebbe ragion d’essere. Non se lo guardiamo da un'altra prospettiva. Ricordiamo che esiste ancora libertà di parola e di opinione (e sì, è possibile, eccome, parlare di padri pur non avendone uno, altrimenti, secondo la stessa logica, per scrivere un libro su Jack Lo Squartatore sarebbe necessario essere un serial killer? Suvvia). Inoltre non potrebbe accadere il contrario? Ovvero Meghan non potrebbe scrivere di padri e figli proprio per riflettere sul rapporto con Thomas? Non sarebbe la prima a farlo. La duchessa, poi, ha davanti l’esempio di Harry e Archie.

Da "Ansa" il 5 maggio 2021. Si completa la vittoria giudiziaria in primo grado da parte di Meghan Markle nell'azione legale intentata a Londra contro la casa editrice che pubblica Mail e Mail on Sunday, tabloid britannici chiamati in causa dalla consorte del principe Harry per aver pubblicato senza permesso nel 2018 una sua lettera colma di amarezza scritta al padre Thomas, da tempo estraniatosi da lei. Dopo la sentenza di febbraio con cui il giudice Mark Warby aveva accolto la richiesta degli avvocati della duchessa di Sussex di emettere un giudizio immediato sulla vicenda, senza dar luogo a un processo che avrebbe altrimenti dato spazio a ulteriore sensazionalismo, condannando le testate per violazione della privacy, lo stesso magistrato ha dato ragione oggi a Meghan anche sull'accusa di violazione del diritto d'autore ad opera del Mail. La coda della sentenza è arrivata dopo le ultime testimonianze raccolte in video conferenza da Warby, giudice dell'Alta Corte di Londra. In particolare quella di Jason Knauf, ex addetto alle pubbliche relazioni dei Sussex a corte, prima del loro strappo dalla famiglia reale e del trasferimento negli Usa, che il Mail aveva indicato come coautore della missiva per negare che il copyright fosse di Meghan, ma che di fronte al giudice ha "negato recisamente" di aver messo mano al testo. La sconfitta giudiziaria del tabloid nel caso è ora piena, su tutta la linea. Warby ha già stabilito da febbraio l'ammontare del risarcimento, che andrà in beneficenza, e ha ordinato la pubblicazione di un'umiliante dichiarazione di scuse sul giornale, in bella evidenza in prima pagina: atto che resta peraltro sospeso in attesa che l'istanza presentata dalla casa editrice per poter chiedere un giudizio d'appello venga accolta o respinta come manifestamente infondata. 

Meghan Markle, "ho visto i nastri dei suoi video a luci rosse, come gemeva": la biografa reale fa scoppiare lo scandalo. Libero Quotidiano il 03 maggio 2021. Sono tante le insinuazioni fatte su Meghan Markle da quando ha sposato il principe Harry. Alcune più verosimili di altre. Tra queste c’è l’accusa secondo cui la duchessa di Sussex avrebbe preso parte a dei filmati porno in passato. A parlarne è Lady Colin Campbell, famosa per le sue biografie reali al veleno, nel suo libro “Meghan e Harry: The real story”. “Ho visto i nastri. Sappiamo che si possono falsificare, ma le somigliano proprio”, ha scritto la famosa autrice, che ha deciso di parlare dell’argomento nonostante la Markle abbia la querela facile. Nessun membro della Famiglia reale ha mai dovuto difendersi da un’accusa così grave.  Tuttavia, come la Campbell ha fatto notare, gli avvocati dei Sussex non si sono ancora fatti vivi. Una circostanza che fa sorgere qualche dubbio. “Forse la donna nei nastri è una sosia di Meghan. Forse il viso è quello di Meghan, sovrapposto al corpo di qualcun’altra in un cinico esercizio commerciale – ha continuato la biografa nel suo libro -. Ad ogni modo, non c'è dubbio che una che assomiglia esattamente a Meghan sia stata penetrata con forza da un immenso pe** appartenente a uno stallone di prim'ordine, e che il personaggio di Meghan geme in un modo che ricorda le sue interpretazioni in Suits”. L’unica differenza che la scrittrice nota tra la porno attrice e la duchessa sono i seni: “Sono fortunatamente più grandi di quelli che Meghan ci presenta al giorno d'oggi. Ciò, tuttavia, non ha scoraggiato i suoi detrattori, perché se si esaminano le fotografie scattate quando era poco più che ventenne, si osserva che i suoi seni con scollature all'americana sono molto più pieni verso le ascelle di quanto non siano oggi. Ciò suggerisce che avrebbe potuto benissimo aumentare i seni e poi ridurli una volta ottenuto un maggiore successo, come ha fatto Victoria Beckham”. 

Vittorio Sabadin - Pubblicato sul sito lastampa.it il 27/06/2020 il 3 magio 2021. Lady Colin Campbell è famosa per le sue biografie sulla Royal Family britannica, tutte scritte con la penna intinta nel veleno. Aveva già distrutto l’immagine di Diana Spencer con “The Real Diana” e “Diana in private”, e non poteva di certo lasciarsi sfuggire l’occasione di scrivere “Meghan e Harry: The Real Story”, per fare polpette anche della duchessa di Sussex. Mai un’opera di demolizione le era riuscita così bene. Meghan ne esce a pezzi: arrivista, calcolatrice, ingrata, pronta a usare le persone per i suoi scopi e ad abbandonarle quando non servono più. Meghan aveva progettato tutto fin dall’inizio, perché è dotata di una “intelligenza feroce”. Il principe Harry è un “patetico” pupazzo nelle sue mani, si è fatto abbindolare con il sesso. E a proposito di sesso: i nemici di Meghan sostengono che esistono persino filmati porno della Duchessa, di certo ignobili montaggi della sua testa su un altro corpo. Lady Campbell non rinuncia a parlarne, anche se Meghan ha la querela facile. “Ho visto i nastri – scrive a pagina 105 dell’edizione Kindle –. Sappiamo che si possono falsificare, ma le somigliano proprio”. Mai era accaduto che una duchessa fosse vittima di un’insinuazione così grave, infamante e palesemente infondata, ma è strano che gli avvocati dei Sussex non si siano ancora fatti vivi. Colin Campbell distrugge una pagina dopo l’altra l’immagine che Meghan ha pazientemente costruito di sé. La sua famiglia l’ha accudita con amore, suo padre si è dissanguato per farla studiare, ma a lei non andava mai bene niente. Avuta qualche particina nei film grazie al padre, attribuiva il suo mancato successo al fatto che la sua pelle non era né abbastanza chiara né abbastanza scura. Per fare carriera divenne una “party girl”: andava alle feste, faceva vedere quanto era meravigliosa, si ritirava e aspettava che cominciassero le chiamate, poi selezionava. Sposò il produttore Trevor Engelson perché sembrava un surfer biondo e abbronzato, ma anche per fare carriera. Si trasferì a Toronto dove ebbe finalmente una parte di rilievo nella serie Suits e si fidanzò con Cory Vitiello, un cuoco famoso. Cory la lasciò perché non la sopportava più: quando invitavano amici a cena, lui cucinava e lei si vantava di avere inventato i piatti che venivano serviti. Ma Toronto offriva vantaggi fiscali alle imprese del cinema e gli attori in giro erano ormai così tanti che si trovavano per un dollaro la dozzina. Meglio Londra. Meghan varcò l’Oceano per andare a vedere la sua amica Serena Williams giocare a Wimbledon. Lady Campbell nota che c’è una stranezza dietro questa propensione della Duchessa a supportare gli amici: lei supporta solo i molto ricchi o i molto poveri, perché sa che in questi casi ci sarà sempre una telecamera a raccontare quanto è meravigliosa Meghan. Gina Nelthorpe-Cowne, un’imprenditrice e scopritrice di talenti, che la aiutò molto nel suo trasferimento a Londra, la ricorda così: “Molto ambiziosa. Quando è ora di muoversi nella vita chiude le porte sul passato. Lo ha fatto con il padre, con i fratelli, con il suo primo marito, con me”. Un giornalista del Daily Mail: “Per salire le scale, lei mette i suoi tacchi sulla tua testa”. A Londra Meghan frequentò Lizzie Cundy, ex moglie del calciatore del Chelsea Jason Cundy, e le disse che voleva lasciare Suits, trasferirsi a Londra, conoscere qualcuno che lavorasse nella serie tv dell’upper class Made in Chelsea e sposare un britannico. “Trovami qualcuno ricco e famoso”, le disse. Quelli che Lizzie trovò non erano però quelli giusti. Soprattutto, scrive Colin Campbell, Meghan non voleva un nero: tutti i suoi compagni erano stati bianchi. Quello giusto lo trovò un’altra amica “casualmente” incontrata a Londra: Violet von Westenholz, amica d’infanzia del principe Harry. Harry chi? Chiese Meghan. Disse di ignorare la sua esistenza, ma in casa aveva libri su Diana e aveva guardato più volte i filmati del funerale della Principessa. Prima che Meghan rompesse ogni rapporto con lei, Gina Nelthorpe-Cowne l’avvisò: “Pensaci, il matrimonio con Harry sarà la fine della tua vita privata, gli impegni reali ti travolgeranno”. “Basta – rispose Meghan -. Non voglio sentire negatività”. Alle nozze non invitò nessuno dei suoi parenti. Solo la madre, ma niente fratello e sorella, niente zii di colore. Eppure nella St George’s Chapel di Windsor c’erano così tanti posti vuoti. Invitò invece molte celebrità: per la maggior parte, scrive Lady Campbell, le conosceva appena o le aveva incontrate solo un paio di volte, come i coniugi Clooney. Ma le foto sarebbero venute meglio. Uscendo dalla chiesa non ha fatto l’obbligatorio inchino alla Regina, prima royal della storia a dimenticarsene. Ma era solo un anticipo di quello che stava per succedere. Al ricevimento per i 70 anni del principe Carlo un invitato ha sentito Meghan dire a Harry: “Mi annoio, andiamocene. Siamo venuti, ci hanno visti, ci hanno fotografati, perché dobbiamo stare ancora qui?”. Pensava che si potesse fare come sul tappeto rosso dei festival del cinema. Trattava il personale del palazzo con disprezzo. Ha tirato una tazza bollente contro un cameriere, risarcito con migliaia di sterline. Ha buttato a terra un abito a suo giudizio male stirato. Ha litigato più volte con Kate, ha accusato William di non avere fatto abbastanza per integrarla nella Royal Family. Eppure la Regina Elisabetta non ha mai trattato nessuna meglio di lei. Un principe ha detto a Colin Campbell che se Meghan non fosse stata di mezzo sangue, Elisabetta non avrebbe mai permesso a Harry di sposare una ex attricetta di Hollywood. Ma se lo avesse fatto con la figlia di una discendente di schiavi, sai che scandalo. Meghan poteva però trasformarsi in un’opportunità per l’immagine della monarchia e per il Commonwealth, i cui paesi africani sono un po’ stufi di ricevere solo principi e principesse bianchi. Era dunque meglio farle ponti d’oro. Ma neppure questo è bastato. Meghan, secondo Lady Campbell, ha raggiunto il suo scopo: in meno di 7 anni è passata dall’essere un’attrice fallita a una celebrità mondiale. Ma che ci stava a fare ancora alla corte dei Windsor, con gli inchini e i salamelecchi e i discorsi alle inaugurazioni degli asili? In America, a gente come lei e Harry, i discorsi li pagano un milione di dollari l’uno. Tutto vero ciò che scrive Lady Campbell? Troppe cattiverie? Chissà. Le serie tv, in confronto alla vita reale, sembrano scritte da gente senza fantasia.

Dagospia il 3 magio 2021. Dynasty Press. Edizione del Kindle, pagina 106. “But even worse than any of that were the hard-core porn tapes purporting to be Meghan Markle performing in  flagrante delicto. I have seen the tapes. We all know that nowadays it is possible to convincingly doctor tapes so that what looks like one individual is actually two, with the head of one superimposed on the body of another. Maybe the woman in the tapes is Meghan’s doppelganger. Maybe the face is Meghan’s, superimposed onto someone else’s body in a cynical money-making exercise. Either way, there is no doubt that someone who looks exactly like Meghan is being robustly penetrated by an immense penis belonging to a stud of the first order, and that the  Meghan character is groaning in a manner reminiscent of her performances in Suits. The supposed Meghan’s body looks very much like what we can imagine hers to be, except that the breasts are mercifully larger than the ones Meghan presents us with nowadays. This, however, did not deter her detractors, because if one examines photographs taken of her in her early twenties while she was starting out in the industry, one observes her breasts in halter necklines being much fuller towards the armpits than they are nowadays. This suggests that she might well have had her breasts augmented, then had them reduced once she became more successful, as Victoria Beckham did. (...) This was anything but a desirable scenario for any respectable institution, much less a royal family. In some ways, it didn’t even matter whether the tapes were authentic or fabricated: their very existence  existence was a problem. The idea, that any member of the British Royal Family could have had a past that permitted a sex tape, real or fake, to exist, that it was out there on the internet for all to see, and that there would always be a percentage of people who believed it to be genuine even if it was not, was anathema. The one thing that kept all critics of the marriage at bay was Harry’s determination  to marry Meghan, no matter what”.

Traduzione. “Ma ancora peggio di tutto erano i nastri porno hard-core che pretendevano di ritrarre Meghan Markle che si esibiva in flagranza di reato. Ho visto i nastri. Sappiamo tutti che oggi è possibile manipolare i video in modo convincente: quello che sembra un individuo in realtà sono due, con la testa di uno sovrapposta al corpo di un altro. Forse la donna nei nastri è una sosia di Meghan. Forse il viso è quello di Meghan, sovrapposto al corpo di qualcun altra in un cinico esercizio commerciale. Ad ogni modo, non c'è dubbio che una che assomiglia esattamente a Meghan sia stata penetrata con forza da un immenso pene appartenente a uno stallone di prim'ordine, e che il personaggio di Meghan geme in un modo che ricorda le sue interpretazioni in Suits. Il presunto corpo di Meghan assomiglia molto a quello che possiamo immaginare sia il suo, tranne per il fatto che i seni sono fortunatamente più grandi di quelli che Meghan ci presenta al giorno d'oggi. Ciò, tuttavia, non ha scoraggiato i suoi detrattori, perché se si esaminano le fotografie scattate quando era poco più che ventenne e stava iniziando la carriera nel settore, si osserva che i suoi seni con scollature all'americana sono molto più pieni verso le ascelle di quanto non siano oggi. Ciò suggerisce che avrebbe potuto benissimo aumentare i seni e poi ridurli una volta ottenuto un maggiore successo, come ha fatto Victoria Beckham. (...). Questo era uno scenario tutt’altro che desiderabile per qualsiasi rispettabile istituzione, tanto meno per una famiglia reale. In un certo senso, non importava nemmeno se i nastri fossero autentici o contraffatti: la loro stessa esistenza era un problema. L'idea, che qualsiasi membro della famiglia reale britannica avrebbe potuto avere un passato che consentisse a un sex tape, vero o falso, di esistere, che fosse là fuori su Internet perché tutti potessero vederlo, e che ci sarebbe sempre stata una percentuale di persone che credevano che fosse autentico anche se non lo era, era un anatema. L'unica cosa che teneva a bada tutti i critici del matrimonio era la determinazione di Harry a sposare Meghan, non importa cosa”. 

Meghan Markle e Harry, "avevo chiesto massima riservatezza". La bomba di Oprah Winfrey: cosa non torna su quell'intervista. Libero Quotidiano il 30 aprile 2021. A oltre un mese di distanza dall’intervista del principe Harry e della moglie Meghan Markle che ha terremotato la famiglia reale e creato una spaccatura forse insanabile con i duchi du Sussex, Oprah Winfrey è tornata a parlare di quel momento. E si è lasciata andare a dichiarazioni piuttosto sorprendenti: “Mi hanno stupita. Non avevo idea che l’intervista avrebbe avuto l’impatto riverberante che ha avuto e continua ad avere”. In molti credono che Oprah non sia stata particolarmente sincera: una donna della sua esperienza televisiva e della sua fama che ignora l’impatto mediatico di un’intervista ai duchi di Sussex, già fuoriusciti dalla famiglia reale?  Secondo molti l’intervista era proprio costruita con l’intento di avere quella risonanza che ha poi avuto: Il Giornale svela un retroscena secondo cui Oprah Winfrey avrebbe addirittura chiesto alla sua troupe massima riservatezza sul contenuto durante la registrazione dell’intervista. Segno che quella che era avvenuta non era proprio una classica chiacchierata tra amici, ma una bomba atomica sulla famiglia reale, con tanto di accuse di razzismo. Tra l’altro pare che il principe Harry sia iniziando a rimpiangere quell’intervista rilasciata a Oprah Winfrey. Lo ha svelato Larcombe, esperto della famiglia reale che ha lavorato con Harry alla stesura del suo libro: “Era ferito e arrabbiato per come era stata trattata sua moglie e ha sfruttato l’intervista per esprimere tutto il suo rancore. Ma dopo essere tornato a casa non ho dubbi che si sia sentito imbarazzato e dispiaciuto. Ora sta affrontando le conseguenze. Credo che rimpiangerà quell’intervista e forse la sua decisione di lasciare la famiglia reale”.

Tutti i passi falsi di Harry e Meghan. Francesca Rossi il 12 Aprile 2021 su Il Giornale. La Megxit ha già "compiuto" un anno, ma in tutti questi mesi Harry e Meghan hanno inanellato una serie di errori che potevano essere evitati. Harry e Meghan si sono allontanati dalla royal family ormai più di un anno fa. La rinuncia al ruolo di membri senior non è stata facile e ha scosso la monarchia alle fondamenta. La Megxit poteva essere evitata o, almeno, gestita in un altro modo se solo i duchi non avessero commesso degli errori di comunicazione e d’immagine madornali, che hanno destabilizzato anche la loro popolarità.

Quando la fretta è cattiva consigliera. Uno degli errori più grandi dei Sussex è stato quello di non parlare subito e in maniera diretta con la regina Elisabetta. Sua Maestà avrebbe potuto aiutarli, consigliarli, magari ridefinendo il loro ruolo a corte senza drammi. Invece, stando anche a quanto riportato nel libro Finding Freedom, il principe Harry inviò alla nonna e al padre solo una mail, prima di Natale, in cui si limitò a “informarli che lui e Meghan avevano deciso di cambiare metodo di lavoro, di fare un passo indietro e trascorrere più tempo all’estero”. Un messaggio poco chiaro. Prima che i Sussex riuscissero a ottenere un appuntamento con Carlo ed Elisabetta, la notizia arrivò sui giornali. I duchi si sentirono spinti in un angolo (ma ci si erano messi da soli) e, invece di pazientare, di far calmare le acque, fecero un altro, clamoroso errore…

Il post della discordia. L’8 gennaio 2020 Harry e Meghan pubblicarono un post su Instagram annunciando la loro volontà di fare un passo indietro, rinunciando al ruolo di membri senior per conquistare un’indipendenza economica e mettendo la royal family di fronte al fatto compiuto. I Windsor avevano compreso il disagio dei Sussex nei mesi immediatamente precedenti alla Megxit, ma non si aspettavano una tale irruenza comunicativa. Il lancio del nuovo sito SussexRoyal.com, poi, lasciò tutti a bocca aperta, compreso il team addetto alla comunicazione. A quel punto la regina Elisabetta dovette cercare di frenare una situazione già fuori controllo. Prese tempo tramite un comunicato in cui veniva chiarito che la risposta al desiderio di libertà di Harry e Meghan sarebbe arrivata “nel giro di giorni, non di settimane”. Sua Maestà diede prova di calma e saggezza, doti che evidentemente mancavano ai nipoti.

Quel vizio di oscurare gli altri. Il post dell’8 gennaio 2020 oscurò il compleanno di Kate Middleton. Un “vizio”, se così vogliamo chiamarlo, che i Sussex hanno dimostrato di avere in più di un’occasione. Spesso le novità che li riguardano arrivano con un tempismo che definire inadeguato è puro eufemismo. Per esempio, ricorderete che Harry e Meghan hanno annunciato l’arrivo di Archie al matrimonio della principessa Eugenia. Viene da chiedersi se questo comportamento sia da imputare a una semplice coincidenza o nasconda una buona dose di egocentrismo.

Errori di calcolo. Non si può essere reali a metà. Far parte della royal family è un lavoro a tempo pieno. Privilegiato, certo, ma pagato dai contribuenti inglesi, una specie di “datori di lavoro”. È impossibile essere un reale inglese che vive e svolge le sue mansioni in un altro Paese. Non c’è solo il lato economico in gioco. Anche la prospettiva logistica va considerata. Esempio banale: la security deve essere pagata dagli inglesi sebbene i Sussex vivano in California? I sudditi britannici non lo hanno accettato ed è ben comprensibile. Allora devono pagare gli americani? Perché mai, se loro non hanno e non vogliono avere un sistema politico basato sulla monarchia? Insomma, non si può tenere il piede in due scarpe.

Mai più altezze reali. La regina Elisabetta sfoderò tutta la sua diplomazia nella gestione della Megxit. Nella nota ufficiale con cui accettava le dimissioni di Harry e Meghan disse: “Riconosco le difficoltà che hanno dovuto affrontare negli ultimi due anni a causa delle intense pressioni e comprendo il loro desiderio di una vita più indipendente”. Tuttavia, quando realizzò che i Sussex potevano usare i loro titoli per fini economici, li privò del trattamento di altezze reali, vietando l’uso del marchio Sussex Royal. Altro errore di valutazione, che Harry e Meghan non compresero (o finsero di non comprendere). La Regina non avrebbe mai permesso che titoli nobiliari prestigiosi, parte integrande della Storia di Gran Bretagna, fossero ridotte a un brand alla moda, asservito alle regole del consumismo. Mai giocare con le tradizioni del regno.

L'importanza di chiamarsi Windsor. Uno degli scivoloni più tremendi e grossolani da parte di Harry e Meghan fu quello di parlare di politica, schierandosi contro Trump ai microfoni della ABC, a settembre 2020. Apriti cielo. A momenti si rischiava la crisi diplomatica tra Gran Bretagna e Usa. I sudditi chiesero a gran voce che ai Sussex venisse ritirato il titolo. In effetti quelle dichiarazioni furono una débâcle, oltre a violare la norma di condotta più importante della royal family. Buckingham Palace tentò di arginare lo tsunami con una nota in cui sottolineava che Harry e Meghan parlavano a titolo personale, ma lo scandalo era già scoppiato. Harry, ricordati che rimani un Windsor, un esponente di spicco del casato regnante, un rappresentante di un’istituzione straniera negli Usa che, però, si permetteva delle ingerenze politiche (verbali, ma cambia poco).

Quel pasticciaccio brutto dell'intervista a Oprah. Il 7 marzo 2021 l'uragano Sussex si abbatte su Buckingham Palace. L'intervista concessa a Oprah Winfrey segna il punto più basso toccato dala popolarità e dalla reputazione di Harry e Meghan. Accuse, rivelazioni a metà su un presunto commento razzista contro Archie fatto da non si sa chi tra i Windsor (troppo facile scagliare la pietra alla cieca. Bisognava fare i nomi, ma portare anche le prove). Il polverone viene sollevato in concomitanza con il ricovero del principe Filippo. Harry e Meghan potevano risparmiarsi questo errore piuttosto rozzo, diciamolo. Ora che il duca di Edimburgo è morto, un presentatore della Fox ha puntato il dito contro i Sussex, ritenendoli responsabili della dipartita del consorte reale. Magari questo è esagerato, il principe aveva già una situazione cagionevole. Katie Nicholl sostiene anche che la Regina non avesse raccontato al marito tutti i dettagli dell'intervista. Rimane, però, il tempismo del tutto sbagliato, l'atteggiamento apparente di noncuranza che potrebbe pesare sul futuro di Harry.

La privacy perduta (ma i Sussex l’avranno mai cercata davvero?) Il dubbio viene. I Sussex hanno denunciato giornali (ricordate le azioni legali contro il Mail, per esempio?) per violazione della privacy, se ne sono andati alla ricerca di un’indipendenza economica e della riservatezza che, secondo loro, a Londra non era garantita a causa della stampa invadente. Poi hanno concesso un’intervista scandalo alla regina della televisione americana, Oprah Winfrey. Si sono consegnati da soli nelle mani di un tritacarne mediatico che li ha fagocitati alla ricerca dello scoop. Sembra perfino che vi sia ancora circa un’ora e mezza di conversazione con la Winfrey non ancora andata in onda, tenuta in serbo per chissà quale occasione. Una contraddizione. Per tutta la Megxit i Sussex hanno scelto (fatale errore) il clamore, quando avrebbero dovuto optare per il silenzio. Tra l’altro, nell’intervista, molte delle accuse mosse alla royal family da Harry e Meghan sono state smontate. Davvero Harry e Meghan hanno sottovalutato le conseguenze delle loro scelte, oppure erano tutte tappe di un piano ben preciso?

Altra vignetta shock di Charlie: Meghan soffocata dalla Regina. La rivista satirica Charlie Hebdo torna a provocare e stavolta ha fatto indignare in particolar modo i sostenitori del movimento Black Lives Matter. Nella sua ultima vignetta, Meghan Markle viene "soffocata" da Elisabetta, in una parodia mal riuscita dell'omicidio di George Floyd. Mariangela Garofano - Sab, 13/03/2021 - su Il Giornale. La rivista Charlie Hebdo è tornata a provocare. Stavolta la rivista satirica francese, famosa per le sue vignette irriverenti, al limite dell’offensivo, ha preso di mira la regina Elisabetta. La sua ultima vignetta ritrae la regina con un ginocchio premuto sul collo di Meghan Markle, in un'infelice imitazione dell’assassinio di George Floyd. La vignetta prende spunto dall’ultima intervista che i Sussex hanno rilasciato ad Oprah Winfrey, durante la quale hanno accusato la famiglia reale di razzismo nei confronti di Meghan. “Perchè Meghan ha lasciato Buckingham”, si legge nella vignetta ora sotto accusa. "Perchè non riuscivo più a respirare”, risponde una Meghan in evidente affanno. Come prevedibile, la rivista è finita nella bufera, scatenando l’indignazione di chi ha definito la trovata di Charlie Hebdo offensiva e di pessimo gusto. Ma soprattutto, la rivsta francese ha scatenato l'ira dei seguaci del movimento Black Lives Matter, che si sono riversati in massa sui social per esprimere il loro disappunto. "Charlie Hebdo, questo è sbagliato a tutti i livelli”, ha twittato il ceo del think tank sull’uguaglianza razziale, Runnymede, Halima Begum, che prosegue:“La regina come l’assassino di George Floyd che schiaccia il collo di Meghan? Meghan che sostiene che non riesce a respirare? Tutto ciò non oltrepassa i confini, non fa ridere nessuno, non sfida il razzismo. Tutto ciò umilia la questione e offende, su tutta la linea”. Altri utenti hanno espresso il loro disappunto per il paragone totalmente inappropriato delle due vicende. “L’intervista di Scemo più Scema secondo #CharlieHebdo equivale al caso #GeorgeFloyd, solo che i due vivono a Montecito in una villa da 14 milioni di dollari e, a occhio, non rischiano la vita né nessuno li ha costretti a soffocare in Inghilterra #HarryandMeghan”, commenta un utente. E ancora: “Come realizzare una copertina che non piace a nessuno. Spaventoso errore di valutazione da entrambe le parti.” La vignetta fa riferimento alla recente rivelazione che ha gettato nuove ombre sulla Royal Family. Meghan ha rivelato ad Oprah Winfrey che un membro della famiglia reale inglese avrebbe fatto commenti sul colore della pelle del piccolo Archie, per via della sue origini africane.

Charlie Hebdo, vignetta choc: Meghan e la regina ritratte come George Floyd e l’agente che lo uccise. Da “ilmessaggero.it” il 15 marzo 2021. Charlie Hebdo torna a fare parlare di sé con una vignetta che ha causato scandalo nel Regno Unito, e causato feroci critiche da neri e antirazzisti. Il disegno ritrae la regina Elisabetta che preme con il ginocchio sul collo di Meghan Markle, come nella "mossa" usata da un poliziotto durante un arresto, che uccise l'afroamericano George Floyd. La vignetta, pubblicata in copertina, arriva dopo l'intervista fiume di Meghan e Harry a Oprah Winfrey, che ha diviso la Gran Bretagna con le accuse di "razzismo" ai danni di un membro (non rivelato) della famiglia reale. Tra le conseguenze, anche le dimissioni dell'associazione che riunisce i giornali britannici. Nella vignetta, sotto al titolo "perché Meghan è partita", la duchessa del Sussex risponde "Perché non potevo più respirare". Halima Begum, che dirige un thinktank antirazzista, Runnymede Trust, ha definito la vignetta "sbagliata a tutti i livelli". «La regina come l'assassino di George Floyd che preme sul collo di Meghan? - ha twittato Begum - Meghan che dice di non potere respirare? Questo semplicemente offende e diminuisce la causa, e non fa neanche ridere». Il principe William questa settimana ha risposto alle accuse di Meghan e Harry, dicendo "Non siamo affatto una famiglia razzista". I giornali britannici hanno pubblicato la notizia ma, in molti casi, non la copertina incriminata. La vignetta di dubbio gusto ha causato critiche anche in Italia, dove su Twitter molti notano la differenza, in particolare nel patrimonio di Harry e Meghan rispetto a tanti poveri afroamericani che sono stati uccisi senza ragione dalla polizia. Charlie Hebdo è tristemente noto per l'attacco terroristico - seguito a una sua vignetta su Maometto - del 2015, in cui 11 persono furono uccise, tra cui il direttore e molti disegnatori famosi.

Meghan Markle, voce bomba da Buckingham Palace: "Come sta davvero la Regina Elisabetta". La duchessa poteva non sapere? Libero Quotidiano il 20 marzo 2021. Possibile che Meghan Markle non sapesse cosa prova veramente la Regina Elisabetta per Harry? L'intervista-bomba dei duchi di Sussex a Oprah Winfrey continua a far impazzire i tabloid britannici. Il carico di veleni e accuse su Buckingham Palace, le voci di uno strisciante razzismo a Corte, i sospetti che la famiglia reale britannica abbia voltato le spalle al principe "reietto" rimbalzano da settimane come palline impazzite in un flipper mediatico difficile da arrestare. Nelle ultime ore è stato il Sun, il giornale popolare più influente della Gran Bretagna, a riferire quanto spifferato da una fonte riservata all'interno dei Windsor, secondo cui la Regina sarebbe "triste" ma non "arrabbiata" per quanto uscito dalla bocca del nipote e della consorte americana. Il dettaglio non è marginale e getta una luce straziante sul tramonto della Regina, 94 anni, già alle prese peraltro con i dolori e le preoccupazioni per le condizioni di salute traballanti del consorte centenario Filippo di Edimburgo, da poco dimesso dall'ospedale per problemi cardiaci non legati, fortunatamente, al Covid. L'intervista pilotata da Meghan, è il sospetto, avrebbe contribuito ad allontanare il figlio secondogenito di Carlo e Diana dal fratello, il principe William, dalla cognata Kate Middleton ma soprattutto dalla Regina stessa, che tanto ha fatto in passato, sottolinea la fonte, per preservare la serenità dei nipoti già messa a durissima prova dalla morte di Lady D nel 1997.  "Si è sempre preoccupata della serenità del nipote", spiega il tabloid, contrapponendo di fatto la Regina all Markle, dipinta come spregiudicata e senza scrupoli. Il vero dubbio nel cuore di Elisabetta, continua il Sun, è che Harry sia di fatto manipolato dalla consorte, o comunque non sia in grado di "contenerne" gli eccessi mediatici, per troppo amore. "Harry è davvero sereno e contento negli Stati Uniti d’America?", sarebbe la domanda che frulla nella testa della Regina. E c'è chi giura che Harry, "libero" dalle costrizioni della famiglia reale negli Usa ora abbia nostalgia di casa. Una contrapposizione netta, in questo caso, con Meghan, che nei mesi scorsi ha fatto di tutto per abbandonare definitivamente la perfida (con lei) Albione. E potrebbe essere questa, alla fine della fiera, una delle regioni che porteranno al già pronosticatissimo logoramento del loro rapporto.

Il patto segreto sull'intervista di Harry e Meghan se Filippo fosse morto. La giornalista Gayle King rivela un retroscena inedito sull’intervista di Harry e Meghan, un accordo segreto che coinvolge il principe Filippo. Francesca Rossi - Gio, 18/03/2021 - su Il Giornale. L’intervista a Harry e Meghan non è piaciuta agli inglesi. La popolarità dei Sussex, infatti, è crollata miseramente. Secondo un sondaggio di YouGov, riportato dal Daily Mail, il 48% degli intervistati ha un’opinione negativa sul principe Harry, mentre il 58% nutre diffidenza nei confronti di Meghan Markle. Una delle cose che gli inglesi proprio non sono riusciti a digerire è il fatto che l’intervista con Oprah sia andata in onda nonostante le condizioni di salute precarie del principe Filippo. I sudditi di Sua Maestà reputano il comportamento di Harry, Meghan e dell’emittente CBS irrispettoso e insensibile verso il duca di Edimburgo. I soldi della pubblicità, l’attenzione internazionale non possono certo essere una giustificazione. Per i cittadini britannici il profitto doveva giustamente fermarsi di fronte a una questione famigliare così delicata e privata. Stando alle dichiarazioni rilasciate alla trasmissione radiofonica SiriusXM dalla giornalista Gayle King, amica dei duchi e della Winfrey, i fatti non si sarebbero svolti proprio così. La King difende Harry e Meghan, rivelando: “Tutti sanno che l’intervista è stata registrata prima del ricovero del principe Filippo. Se gli fosse successo qualcosa, Dio non voglia, non sarebbe andata in onda in quel momento specifico. C’era un accordo con le emittenti” . Pare, quindi, che i duchi di Sussex non siano stati del tutto indifferenti alle sorti del principe Filippo. Questa difesa, però, funziona solo a metà. Sembra ovvio che, se al marito della Regina fosse accaduto il peggio, l’intervista sarebbe stata rinviata. Doveva esserlo. Ci mancherebbe altro. La mancanza di tatto, però, rimane. Bisognava attendere per forza un’eventualità così tragica per posticipare il programma? Per fortuna è andato tutto bene. Il principe Filippo è uscito dall’ospedale King Edward VII lo scorso 16 marzo, dopo 28 giorni di degenza e ora trascorrerà la convalescenza accanto alla regina Elisabetta. A questo proposito c’è anche un altro dettaglio fondamentale. Per proteggere il duca di Edimburgo, evitargli scossoni emotivi e fargli trascorrere il periodo di recupero in tranquillità, la royal family non gli avrebbe raccontato tutti i dettagli relativi all’intervista dei Sussex. Ad Australia’s 9 Honey l’esperta Katie Nicholl ha spiegato: "La famiglia tiene molto al fatto che non sia a conoscenza dell’intera portata dell’intervista” ma, aggiunge, “è stato impossibile evitarlo completamente”. C'era da aspettarselo. Le notizie sono molte e arrivano velocemente ovunque. Inoltre le rivelazioni di Harry e Meghan hanno sollevato un tale scompiglio che sarebbe stata un’impresa persa in partenza cercare di nascondere il polverone sotto ai tappeti del Castello di Windsor. La Nicholl prosegue: “Sono stati compiuti sforzi per proteggerlo dalle ripercussioni” perché “so che la famiglia è sollevata dal fatto che sia a casa, ma anche profondamente preoccupata per la sua salute”. Secondo il People il principe Filippo sarebbe “di ottimo umore”, contento di essere finalmente a casa. Tuttavia l’età avanzata e il fisico debilitato non sono dettagli di poco conto. Abbiamo notato tutti la fragilità del duca attraverso le fotografie che lo ritraggono nel tragitto dall’ospedale al Castello di Windsor. Sarebbe deleterio dargli ulteriori preoccupazioni. Sulle dimissioni del principe Filippo è arrivato, finora, solo il commento del principe Carlo. Lo scorso 16 marzo, durante una visita a un centro di vaccinazione a Finsbury Park Mosque, l’erede al trono si è dichiarato “entusiasta” per il ritorno a casa del padre. Col tempo, forse, la regina Elisabetta racconterà al principe Filippo tutta la verità sull’intervista di Harry e Meghan.

Roberta Mercuri per "vanityfair.it" il 16 marzo 2021. L’intervista bomba con cui il principe Harry e Meghan Markle hanno fatto a pezzi la famiglia reale britannica – accusandola fra l’altro di razzismo – continua a far discutere il mondo. Tanti si sono schierati dalla parte dei Sussex, altrettanti accusano l’ex attrice di aver raccontato un mucchio di bugie. Nel dibattito planetario si è inserita persino Michelle Obama. Con un messaggio che è un sogno di riappacificazione tra royal parenti. L’ex first lady americana, apparsa nel programma tv Access Hollywood, ha infatti dichiarato: «Quando penso a quello che stanno passando» Harry e Meghan, «penso all’importanza della famiglia. Mi auguro che un giorno venga il tempo del perdono, dell’amore, dei chiarimenti. Perché non c’è niente di più importante della famiglia». Meghan Markle e Michelle Obama si conoscono dal dicembre 2018, quando l’ex first lady americana arrivò al Royal Festival Hall di Londra per presentare la sua autobiografia Becoming. Meghan, allora incinta di Archie, riuscì ad assistere all’evento in incognito. Poi le due donne ebbero un incontro nel backstage del Festival. Da allora, come ha raccontato la biografa reale Angela Levin, «sono diventate amiche». Del resto hanno molto in comune. Entrambe afroamericane, hanno un carattere determinato e volitivo, sono famose in tutto il mondo e da anni si battono per i diritti delle donne. Il primo impegno ufficiale di Meghan dopo l’addio alla royal family è stato proprio con Michelle Obama. Nel luglio 2020, la duchessa e l’ex First lady hanno parlato di parità tra i sessi all’evento virtuale «Girl Up Global Leadership Summit».

Meghan Markle, incidente diplomatico definitivo. "Ti ha dato alla testa", Harry rifiuta di rivedere William. Libero Quotidiano l'08 aprile 2021. Tesissimo confronto a distanza tra Harry e William, con il fantasma di Meghan Markle ad aleggiare tra i due fratelli, figli del principe Carlo d'Inghilterra. Secondo il magazine americano Us Weekly, il primogenito avrebbe chiesto al fratello di vedersi in privato entro luglio, quando verrà inaugurata una statua in onore di loro madre Lady Diana, morta nell'agosto 1997, in occasione dei 60 anni dalla nascita. Un faccia a faccia "fisico" necessario per provare a evitare spiacevoli imbarazzi in occasione dell'evento pubblico, che metterà nuovamente la Corona britannica al centro dell'attenzione di mezzo mondo, ma soprattutto per chiarire una volta per tutte i loro rapporti dopo la "spiacevole" intervista che Harry e Meghan hanno rilasciato a Oprah Winfrey qualche settimana fa. Harry però, secondo il giornale americano, avrebbe rifiutato. l'invito di William perché, si legge, non avrebbe intenzione di "farsi comandare". Si rischia dunque l'incidente diplomatico definitivo: l'erede al trono, deluso, avrebbe giurato al fratello che nel caso non si comportasse in maniera adeguata o addirittura evitasse di partecipare all'evento, allora non lo perdonerebbe mai più. William avrebbe quindi accusato Harry di essere diventato "troppo presuntuoso da quando si è trasferito in California" e che Hollywood "gli abbia dato alla testa", mettendo "la fama davanti alla famiglia". Indirettamente, una bordata contro la cognata Meghan, ex attrice della serie tv Suits, che avrebbe spinto Harry a lasciare Buckingham Palace e l'Inghilterra per tornare nella "sua" America. Harry e William  non si vedono da un anno e il più giovane dei due avrebbe accusato padre e fratello di essere "in trappola", schiacciati dal peso della monarchia.

Il principe William contro Harry: "Non mi sento in trappola". Anche il principe William, seppur non pubblicamente, risponde alle accuse di Harry e Meghan, sottolineando la completa adesione ai doveri del suo ruolo. Francesca Rossi - Dom, 21/03/2021 - su Il Giornale. Durante l’ormai celebre intervista di Harry e Meghan a Oprah Winfrey il duca di Sussex ha scagliato numerose frecciate contro la sua famiglia e lo stile di vita della corte, sostenendo di essersi sentito “in trappola ma non sapevo di esserlo. Intrappolato nel sistema, come il resto della mia famiglia. Mio padre, mio fratello sono in trappola”. Secondo Harry, insomma, anche il principe William vivrebbe in una specie di gabbia dorata, vittima dei doveri, del protocollo, di una vita non scelta e del suo stesso ruolo. Chissà cosa avrà pensato il duca di Cambridge ascoltando queste parole, visto che lo coinvolgono in prima persona. Non vi sono state dichiarazioni pubbliche in merito. L’unica frase con cui il principe William ha commentato l’intervista, cioè “la famiglia reale non è affatto razzista” è stata espressa a nome di tutti i Windsor, sottintendendo la coesione del casato e della monarchia. William si è comportato da futuro re, evitando di parlare solo per se stesso, consapevole di rappresentare un’istituzione, pur non portando ancora la Corona sul capo. L’ambito privato, però, è tutt’altra faccenda. A quanto pare, infatti, tra le mura del Palazzo il principe William avrebbe dato voce alla sua costernazione e al suo disappunto. Al Sunday Times una fonte reale, presentata come “amico” del principe, ha rivelato che quest’ultimo non si sentirebbe affatto “intrappolato” a corte e che le opinioni del principe Harry non avrebbero “colto nel segno”. Secondo l’insider il principe William ha ormai “accettato la strada tracciata per lui”, il suo ruolo, il suo destino. Non solo. Più gli anni passano, più il primogenito di Lady Diana sembra, ci dice ancora la fonte, “decisamente il nipote di sua nonna per quanto riguarda il senso del dovere e del servizio”. William sarebbe sempre più simile alla regina Elisabetta, ne avrebbe assorbito gli insegnamenti e l’atteggiamento regale. Non è un caso che il Sunday Times si spinga a un simile paragone. L’articolo, scrive il giornale, vuole presentare “un ritratto intimo del futuro re”, del principe William, secondo nella linea di successione dopo il principe Carlo. Il Sunday Times ritiene, giustamente, che per la royal family la migliore strategia di difesa e, perché no, anche di attacco dopo le pesanti affermazioni di di Harry e Meghan, sia continuare a lavorare, adempiendo ai doveri del casato. Proprio ciò che continuano a fare, per esempio, William e Kate, concentrando i loro sforzi nel sostegno a tutti coloro che lottano in prima linea contro il coronavirus. I duchi hanno appena ripreso i loro impegni pubblici nel rispetto delle norme anti-Covid visitando, lo scorso 18 marzo, il Newham Ambulance Station nell'East London e parlando con lo staff paramedico delle difficili sfide di questo periodo. Come se l'intervista a Harry e Meghan non fosse mai avvenuta. Lavorare è la cosa più semplice da fare, perfettamente in linea con il motto dei Windsor “never complain, never explain” (“mai lamentarsi, mai dare spiegazioni”). Il principe William e la sua famiglia non intendono esporre al pubblico recriminazioni e lamentele nei confronti del comportamento dei Sussex, né spiegare (giustificare o criticare) il modo in cui vivono, regole e tradizioni secolari. L’esatto contrario di ciò che ha fatto Harry. Le frecce all’arco dei Windsor sono molte e tutte potenti, a cominciare dal principe William e da Kate Middleton, la coppia reale perfetta. Giovani, brillanti, intelligenti, i Cambridge sono il volto nuovo della Corona anzi, ne sono il diamante più prezioso. Intorno a loro gravita una piccola galassia di gemme più piccole, dal principe Carlo a Camilla, dai Wessex alla principessa Anna. Tutte figure importanti, di prestigio, pronte a sostenersi a vicenda e a coadiuvare il futuro re William.

William e Harry si fanno la guerra in nome di Lady Diana. Meghan Markle sarebbe stata pedinata da una spia del Sun, mentre tra William e Harry è in corso una lotta senza esclusione di colpi in nome della memoria di Lady Diana. Francesca Rossi - Ven, 26/03/2021 - su Il Giornale. Cosa vuole davvero Meghan Markle? Emulare Lady Diana? Usare Harry e poi disfarsene con un divorzio milionario? Molti credono di avere la risposta in tasca, ma il futuro potrebbe sorprenderci. Intanto tra i Cambridge e i Sussex è guerra aperta sull’eredità spirituale di Lady Diana, la figura irraggiungibile così spesso (forse troppo) evocata dall’inquieto principe Harry. Al punto da spingere il principe William ad adottare una strategia d’attacco che potrebbe mettere i fratelli uno contro l’altro, ma stavolta per sempre.

Il principe Harry parla di Lady Diana (di nuovo). Il principe Harry ha di nuovo affrontato il tema della perdita di Lady Diana, stavolta nella prefazione al libro “Hospital By The Hill”, che è uscito lo scorso 23 marzo, in occasione del Britain’s National Day of Reflection, dedicato alle vittime del coronavirus. Il duca spiega che il lutto gli ha lasciato “un vuoto” interiore difficile da accettare ed elaborare. L’iniziativa è lodevole, così come è ammirevole il coraggio di Harry nel riaprire una ferita che non si cicatrizza mai de tutto. Se, però, volessimo pensar male, dovremmo anche dire che Harry usa un po’ troppo spesso lo “scudo” della figura di Diana come accaduto, per esempio, nell’intervista a Oprah. Di certo il destino della principessa lo ha segnato per sempre, ma è arrivato il momento di conservare il ricordo nel cuore e affrontare il futuro.

Spunta un video della laurea del principe William. Il filmato inedito è inserito nel documentario “Kate & William. A Modern Royal Romance” e nasconde alcuni retroscena interessanti. È il 23 giugno 2005, giorno della laurea di William e Kate alla St. Andrews University. Le due proclamazioni vengono mostrate una di seguito all’altra, ma sembra che i duchi non siano stati visti insieme durante l’evento. William e Kate si conoscevano già dal 2001 (quando si iscrissero al college), avevano iniziato la loro storia nel 2003, ma la stampa si sarebbe davvero accorta di loro solo nel 2007. Tutto cristallino? Non proprio. I due, infatti, si sarebbero incontrati molto prima del 2001. Galeotto un amico comune. Quindi, è possibile che la love story sia cominciata prima del 2003? Mistero. Nel filmato il principe viene chiamato dal rettore “William Wales” e non Windsor. Qui per fortuna non ci sono enigmi. Wales è un omaggio al titolo paterno, cioè principe del Galles (Wales in inglese). Allo stesso modo i figli di William portano il cognome Cambridge.

Meghan Markle spiata da un detective privato. Pare proprio che sia accaduto anche questo. Nel 2016 il Sun avrebbe fatto pedinare la duchessa di Sussex da un detective privato di nome Dan Hanks, “Danno” per gli amici. L’investigatore avrebbe frugato come se non ci fosse un domani nel passato di Meghan Markle, trovando pure trovato dei dati sensibili, come il numero di cellulare, non pubblicabili senza l’autorizzazione della duchessa. Kgb scansati. Ora, però, la spia si è pentita, chiedendo scusa ai Sussex, i quali hanno emesso un comunicato ringraziando i giornalisti del Byline Investigates (il giornale che ha scoperto l’intrigo) per il lavoro svolto. Questo a James Bond non sarebbe accaduto. Non ci sono più le spie di una volta.

William e Harry in guerra per l’eredità (morale) di Diana. Il principe William sarebbe preoccupato dalla possibilità che Harry si impossessi dell’eredità morale di Diana, che diventi una sorta di unico custode della sua immagine. Questo, almeno, risulta da un’inchiesta del Telegraph. Avete presente i biglietti scritti dai piccoli Cambridge per la festa della Mamma, dedicati alla nonna mai conosciuta e pubblicati sul profilo di Kensington Palace? Rientrerebbero in una precisa strategia attraverso cui William, sempre secondo il Telegraph, vuole dirci: “Anche io sono figlio di Lady Diana”. Questa guerra dei ricordi in piena regola che, però, rischia di allontanare ancora di più i fratelli Windsor. Non sarebbe il caso di lasciare che la principessa del Galles riposi in pace?

Harry e Meghan assumono un candidato agli Oscar. I Sussex vogliono che sia Ben Browning, produttore con cinque nomination ai prossimi Oscar, a curare la sezione audio e video della fondazione Archwell. Harry e Meghan volano alto, insomma. La loro immagine, sempre più patinata, si proietta a Hollywood, forse pronta a sfilare sui red carpet più ambiti del mondo. Ma siamo sicuri che i due cammineranno insieme? Sarà vero, come sostiene l’esperto reale Antonio Caprarica, che i duchi divorzieranno presto e che tra non molto Harry non farà più parte dei piani di Meghan? Non abbiamo la sfera di cristallo, ma chi può dirci che tutte queste rivoluzioni nella coppia, dall’intervista a Oprah fino all’assunzione Browning, non rispondano a un preciso disegno della Markle? Non per fare i complottisti, ma qualche dubbio sorge spontaneo. Dove vuole arrivare Meghan?

Danilo Barbagallo per "leggo.it" il 26 marzo 2021. Il principe Carlo voleva rispondere ad alcune questioni dell'ormai famosa intervista di Harry e Meghan Markle a Oprah Winfrey, sebbene Buckingham Palace abbia poi optato per una breve dichiarazione, per evitare nuove possibili e spiacevoli puntate della lite in famiglia. Il principe Carlo e il figlio William, secondo le indiscrezioni riportati da l’Independent, erano "desiderosi di correggere alcune delle cose" riferite nell’intervista da Harry e Megan. Durante la lunga chiacchierata con Oprah la coppia aveva affermato che un membro della famiglia reale aveva "preoccupazioni" sul colore della pelle del figlio Archie prima della sua nascita. Meghan aveva poi aggiunto di aver pensato al suicidio senza però ricevere alcun aiuto da parte di Buckingham Palace mentre Harry aveva sottolineato la sua “lontananza” dal padre e dal fratello William. Secondo quanto riportato da Katie Nicholl a “ET” il principe voleva rispondere punto per punto a queste affermazioni, ma ha poi optato per una dichiarazione più breve: “Il principe Carlo – ha spiegato la Nicholl - voleva rilasciare una dichiarazione dettagliata in risposta all'intervista di Oprah e possibilmente affrontare alcuni di questi problemi in maniera approfondita. Dopo una riunione però si è deciso che una dichiarazione più breve sarebbe stata migliore, senza dare possibili appigli per continuare la lite". Alla fine, Buckingham Palace ha rilasciato una dichiarazione in cui sottolinea che la famiglia è "rattristata" nel sentire quanto sia diventata difficile la vita di Harry e Meghan, aggiungendo che le questioni che hanno sollevato "in particolare quella della razza”, sono preoccupanti.

Da "leggo.it" il 7 aprile 2021. Meghan Markle, oltre all'ostilità della famiglia reale britannica c'è anche quella della sua famiglia allargata. La moglie del principe Harry, infatti, ancora una volta viene duramente attaccata da Samantha Markle, la sorellastra con cui condivide il padre Thomas. Per l'ennesima volta, Samantha Markle ha usato parole al vetriolo nei confronti di Meghan. Lo aveva già fatto in diverse interviste e anche in un libro, mentre questa volta la sorellastra della duchessa di Sussex è stata ospite, in collegamento, di El Programa de AR, su Telecinco, emittente spagnola del gruppo Mediaset. Alla giornalista e conduttrice Marta Riesco, Samantha ha spiegato di non aver affatto gradito le dichiarazioni di Meghan Markle nel corso della famigerata intervista esclusiva con Oprah Winfrey: «Ha detto che con me non ha mai vissuto belle esperienze degne di nota, ma in realtà non mi ha mai conosciuto davvero». Come riporta anche 20minutos.es, quando a Samantha Markle viene chiesto di definire Meghan con tre parole, gli aggettivi scelti sono tutto fuorché positivi: «Immatura, narcisista e ingrata». E infine, nel corso dell'intervista che andrà in onda questa sera, la sorellastra rivela un dettaglio particolare del passato di Meghan: «Ha sempre avuto una strana ossessione per Lady Diana. Ha sempre voluto essere una principessa, ricordo che era solita emularla, studiava con attenzione i suoi look e cercava di vestirsi proprio come si vestiva lei».

Smontata l'ultima balla di Meghan. La verità sulle parole della Regina. Andrew Morton rivela che la regina Elisabetta non avrebbe mai costretto Meghan a rinunciare alla carriera d’attrice. Francesca Rossi - Mer, 07/04/2021 - su Il Giornale. Finora abbiamo sempre pensato che Meghan Markle abbia rinunciato alla carriera hollywoodiana non per sua volontà, ma su preciso ordine della regina Elisabetta. Troppo sconveniente, per la promessa sposa del principe Harry, continuare a recitare, magari in ruoli che prevedevano scene d’amore. Fin qui nulla di nuovo. In fondo accadde la stessa cosa a Grace Kelly, quando sposò il principe Ranieri, sebbene la principessa si sia poi pentita, almeno in parte, della sua scelta. Nel 2016 la duchessa di Sussex, d’accordo con i produttori di Suits, fece uscire di scena Rachel, il suo personaggio, alla fine della settima stagione. Tra l’altro l’espediente narrativo usato non era poi tanto lontano dalla realtà. Secondo il copione Rachel avrebbe sposato Mike e si sarebbe trasferita lontano da New York, allo stesso modo in cui Meghan Markle stava per raggiungere il futuro marito a Londra, per dedicarsi esclusivamente agli obblighi di corte. Ora Andrew Morton, celebre biografo di Lady Diana, ci racconta un’altra versione della storia. Nel podcast “Royally Obsessed”, come riporta il Mirror, l’esperto ha rivelato che la regina Elisabetta avrebbe “concesso un certo grado di libertà” a Harry e Meghan. Se questa indiscrezione venisse confermata, cambierebbe la nostra prospettiva sulla storia dei Sussex, in particolare sulla Megxit. Inoltre verrebbe alla luce un volto inedito e molto moderno di Sua Maestà e della royal family. Secondo Andrew Morton, infatti, la sovrana avrebbe detto chiaramente alla futura duchessa che non vi era alcuna necessità di abbandonare le sue aspirazioni per la vita di corte. Se Meghan Markle avesse voluto, avrebbe potuto continuare a recitare. Il biografo ha dichiarato che la regina Elisabetta, in rappresentanza di tutta la royal family “ha detto a Meghan: ‘se non vuoi dedicarti a tempo pieno ai doveri reali…continua pure a recitare”. Addirittura la monarca avrebbe presentato diverse opzioni ai Sussex, anche per quel che concerne il luogo in cui vivere. Morton ha precisato: “Per onestà nei confronti della royal family e della Regina bisogna dire che quest’ultima diede loro l’opportunità di andare ovunque volessero”. Sua Maestà avrebbe concesso loro il titolo di “ambasciatori del Commonwealth”, ha spiegato ancora Morton. Dovevano solo decidere in quale Paese volessero trasferirsi. Dunque cosa è accaduto? Perché Harry e Meghan non hanno colto le possibilità offerte praticamente su un piatto d’argento dalla regina Elisabetta? Forse, in questo modo, avrebbero avuto anche una maggior privacy. Li abbiamo visti viaggiare alla ricerca di un loro posto nel mondo, tra la Megxit e il trasloco definitivo a Montecito, cercare di allontanarsi da un certo tipo di vita fatta solo di impegni. Perché non agire prima, quando potevano farlo? L’esperto ha suggerito che i Sussex non siano stati abbastanza lungimiranti: “Penso che nessuno di loro due abbia dato alla cosa il giusto peso. Penso che il famoso avvertimento con cui il principe William voleva frenare Harry, ‘Vacci piano, pensa a ciò che stai facendo’, dovesse essere inteso in senso più affettuoso. Credo che William comprendesse più di Harry che diventare un membro della royal family fosse un lavoro duro”. Poi ha rincarato la dose: Pensate a Catherine Middleton. È inglese, è cresciuta con delle tradizioni, certo era una commoner, ma ha una famiglia molto forte e solida alle spalle. Meghan non aveva niente di tutto questo. È americana, non sapeva nulla della royal family. Insomma, Harry avrebbe dovuto fare più attenzione, prolungare il fidanzamento e il corteggiamento. Ci vuole tempo”. Stando all’opinione di Andrew Morton, la regina Elisabetta non si sarebbe mai mostrata severa e chiusa con i Sussex. Del resto Sua Maestà sa bene cosa significa essere il fratello cadetto, un eterno secondo a corte. Lo ha già vissuto con la principessa Margaret e ha provato a non ripetere gli stessi errori. Se uno sbaglio c’è stato, dunque, lo avrebbero commesso Harry e Meghan, troppo precipitosi nelle loro scelte individuali e di coppia. Quando si dice che la fretta è cattiva consigliera.

Meghan Markle, accusa horror alla Duchessa: "Mi ha fatto licenziare con una telefonata". Chi vuota il sacco, un terremoto. Libero Quotidiano il 07 aprile 2021. No, Meghan Markle - eccezion fatta per la cospicua cifra incassata - con l'intervista ad Oprah Winfrey con cui ha terremotato la famiglia reale inglese non avrebbe fatto un buon affare. I sondaggi parlano chiaro: solo il 22% dei britannici sta con lei e con il principe Harry. Ma tant'è, non soltanto i sondaggi. Già, perché contro la contessa piovono anche le accuse del commentatore televisivo e polemista Piers Morgan, che qualche giorno fa ha lasciato il seguitissimo programma Good Morning Britain, su Itv, dopo le proteste di 40mila persone per il modo in cui ha sminuito le accuse della Markle, in particolare le parole circa il suicidio, a cui avrebbe pensato. Ora, infatti, Morgan si è vendicato. Dopo aver perso il lavoro, infatti, si è sfogato in modo durissimo in un talk-show statunitense. Piers Morgan  ha continuamente accusato il Duca e la Duchessa di Sussex di aver mentito durante la loro chiacchierata con Oprah dello scorso 7 marzo. "Quando ho visto quella cosa con crescente disagio all’inizio e incredulità alla fine, ho provato un vero senso di rabbia - ha sparato ad alzo zero - perché quello a cui stavo assistendo era il lavoro più straordinariamente falso sulla famiglia reale, sulla regina, sulla monarchia e, francamente, sulla Gran Bretagna, il mio paese", ha sottolineato Morgan. Insomma, dice in modo chiaro e diretto di non credere a nulla di quanto detto dalla Markle. Quindi l'elenco di quell che a suo giudizio sarebbero le balle, ben diciassette. "Diciassette affermazioni di entrambi, cioè Meghan ed Harry, si sono dimostrate completamente false o enormemente esagerate o non dimostrabili. E non capisco davvero perché avrei dovuto credere a persone che non dicono la verità", ha insistito. E ancora: "Meghan doveva essere stata in grado di andare da qualcuno a Palazzo per chiedere aiuto. Non spetta a me dire se avesse o meno intenzioni sucide ma discuto sul fatto che lei ha affermato di essere andata a due membri della famiglia reale, un assistente senior e anche alle Risorse umane, che disse a entrambi che aveva questa patologia, che aveva bisogno di aiuto ed entrambi addirittura risposero che non poteva ottenere aiuto perché sarebbe stato un male per il marchio della famiglia reale". Ma l'intemerata non è finita: "Trovo impossibile credere che ci sarebbero due persone a Palazzo così insensibili con una donna che dice loro che ha tendenze suicide. Ma c’è anche la posizione del principe Harry in tutto questo. È legato a molti dei più grandi enti di beneficenza per la salute mentale in Gran Bretagna e non fa niente?", ha rimarcato Morgan. Ma ciò che proprio non digerisce è il suo licenziamento. E a tal riguardo, sgancia una clamorosa bomba: "So anche che Meghan ha contattato personalmente Ofcom, che è un ente di regolamentazione del governo progettato per regolare ciò che pubblichiamo nei notiziari - ha picchiato duro -. Quindi ero sotto attacco da parte della signorina Markle, sia con una denuncia diretta al mio capo sia all’organismo di regolamentazione del governo. Sotto attacco per non essermi arreso fondamentalmente alla sua versione dei fatti. Insomma, dovevo crederle e se non l’avessi fatto, sarei stato un insensibile razzista. Alla fine ho perso il mio lavoro mentre dovrei poter fare il giornalista e mettere in dubbio la veridicità di quelle affermazioni. E francamente, dovrei essere difeso in una democrazia che valorizza la libertà di parola. Dovrei essere autorizzato a dire, “mi dispiace, non ti credo”. Ma ciò non mi è stato permesso". Insomma, Morgan denuncia che sarebbe stato licenziato su diretta indicazione di Meghan Markle. Altra accusa che per certo non concorrerà ad accrescere la popolarità della Duchessa. 

Nicola Bambini per vanityfair.it il 28 marzo 2021. Un nuova tempesta di polemiche è in arrivo su Meghan Markle. O meglio, seppur la duchessa riesca quasi sempre a dividere il pubblico in sostenitori e detrattori, pare che un esperto scrittore abbia deciso di delinearne un ritratto veritiero come nessun altro. Stando al report del Sun, infatti, il giornalista Tom Bower avrebbe firmato «un contratto a sei cifre» per realizzare una biografia non autorizzata dell’ex attrice americana. «Lui non tira pugni, ma è terribilmente accurato nelle sue ricerche e non lascerà niente di intentato», afferma una fonte al tabloid. «Meghan teme un libro come questo». D’altronde Bower negli ultimi anni ha scritto le biografie di Boris Johnson, Tony Blair, Simon Cowell, Bernie Ecclestone e persino del principe Carlo, dal titolo «Rebel Prince», in cui ha rivelato al mondo una serie di manie e capricci dell’erede al trono britannico. Con il dna del reporter investigativo, Bower si mormora che andrà fino in fondo a qualunque costo, analizzando la vita attuale e passata della duchessa: «L’autore ha lavorato spesso insieme al protagonista del libro, interagendo e dialogando. Meghan però ha già detto che non vuole partecipare», aggiunge l’insider. «Lui comunque parlerà con la sua famiglia, compreso il padre Thomas, e anche con gli ex assistenti». Anche con quelli che, di recente, hanno accusato Meghan di bullismo sul posto di lavoro. Parole alle quali Buckingham Palace non è rimasto indifferente, aprendo un’indagine con avvocati indipendenti: in molti si chiedono quale sia la verità, se i racconti sul passato della duchessa corrispondano alla realtà, se le cause che hanno spinto alla Megxit siano davvero quelle che i Sussex hanno rivelato a Oprah Winfrey. Insomma, Bower pare che si prenderà «dodici mesi» per completare le sue ricerche e lavorare alla biografia. Che, ben più di «Finding Freedom», si preannuncia essere «dinamite».

Meghan Markle e Harry, "matrimonio mai celebrato". L'arcivescovo di Canterbury contro i Duchi: ipotesi disastrosa. Libero Quotidiano il 31 marzo 2021. Un "reato grave". Justin Welby, arcivescovo di Canterbury dal 2013, commenta la fuga di notizie sul presunto matrimonio reale "anticipato" tra Harry e Meghan Markle, che il 65enne capo de facto della Chiesa d'Inghilterra (in pratica, il numero 2 dopo la Regina Elisabetta) avrebbe celebrato pochi giorni prima quello ufficiale del 19 maggio 2018. Un fatto insolito e irrituale, che sta alimentando il gossip selvaggio sulla Corona inglese, già travolta dallo scandalo dell'intervista alla giornalista americana Oprah Winfrey con cui i duchi di Sussex hanno gettato discredito sulla famiglia e sulla stessa istituzione monarchica inglese. Sono stati gli stessi Meghan e Harry a rivelare l'avvenuta cerimonia segreta, lontano dai riflettori  e dal codazzo degli invitati nobili ed eccellenti, quasi a confermare la loro natura "altra" rispetto alle regole e alla rigidissima etichetta di Buckingham  Palace. Come se i due, ormai da mesi "fuori" dalla cerchia della Regina con gran dolore della nonna coronata, volessero affermare la loro estraneità a quel mondo (come ribadito, peraltro, dalle loro scelte successive e dal clamoroso strappo con la fuga Oltreoceano). Facilissimo immaginare come l'indiscrezione secondo cui il braccio destro religioso della Regina si fosse piegato al "capriccio" dei due giovani reali abbia messo in grave difficoltà l'arcivescovo e la Chiesa anglicana tutta. "Ho incontrato più volte, in ambito privato e pastorale, i duchi del Sussex prima della cerimonia ufficiale del 19 maggio 2018 - ha spiegato l'arcivescovo Welby a Repubblica, tagliando corto -. Quel giorno c'è stato il matrimonio. Se avessi firmato il certificato un giorno diverso, avrei commesso un reato grave. Il matrimonio ha avuto luogo il 19 maggio". Una perentorietà che è, una volta in più, uno schiaffo in faccia ai duchi ribelli.

Da "liberoquotidiano.it" il 30 marzo 2021. Meghan Markle, nell'occhio del ciclone per l'intervista rilasciata assieme al marito Harry a Oprah Winfrey, è finita nel mirino delle critiche soprattutto da parte della stampa, ma solo ora si scopre che è stata protagonista per un’associazione di beneficenza a Londra: l’ex attrice ha fatto una generosa donazione ad un ente che lavora per combattere povertà e razzismo. Il direttore Sajid Mohammad ha scritto, in un post, di aver ricevuto una enorme donazione da Meghan Markle a favore dei meno fortunati. La duchessa di Sussex gli ha aveva spedito una mail in cui con modi gentili e entusiastici lo si avvisava del contributo. Non si è saputo nulla dell’azione di beneficenza per paura che la reputazione dell’associazione crollasse dopo l’intervista verità, ma ora il fondatore ha voluto dimostrarle solidarietà. E chissà che la "disclosure" non sia voluta...

I racconti “stupefacenti” su Meghan Markle. A differenza del suo aspetto pacato e quasi indifeso, su Meghan Markle circolano molte storie. A volte inventate altre invece raccontate nero su bianco come nel libro La guerra dei Winsor, che svela particolari piccanti e sopra le righe dell'ex duchessa. Roberta Damiata - Dom, 28/03/2021 - su Il Giornale. Che la corona abbia fornito spunti per il gossip è ormai una cosa chiara da secoli, ma è altrettanto vero che mai come con Meghan Markle, la stampa si sia trovata a versare fiumi d’inchiostro su episodi o voci che la riguardavano. Una delle ultime arriva da un libro: “La Guerra dei Windsor” di Vittorio Sabadin, che racconta vizi e stravaganze delle teste coronate inglesi, soprattutto delle nuove generazioni. Tra queste ovviamente il maggior numero di spunti arriva proprio da Meghan Markle, che continua ad essere raccontata come una arrampicatrice sociale e un'abile manipolatrice. Le storie sono veramente molto succose e vanno non solo dal periodo in cui da semplice cittadina americana Meghan è diventata un componente della famiglia reale, ma da ancora prima di conoscere il principe Harry. Molto divertente è ad esempio il racconto di quando: “Come bomboniere per il primo matrimonio con Treevor Engelsson vennero scelti dei sacchetti contenenti uno spliff di marijuana”. (una sorta di spinello contenente tabacco e marijuana ndr). Indubbio che il matrimonio fu in qualche modo stupefacente. Ma non è finita qui. Sempre nel libro viene ampiamente raccontato di come Meghan venne scelta per la serie di Suits: “Perché non era tanto bella da mettere in difficoltà le protagoniste”. O ancora di come: “Diede il benservito al primo coniuge, spedendogli per posta una busta con dentro la fede nuziale”. Sembrano quasi storie incredibili quelle raccontate, ma in questo caso sono tutte messe nero su bianco con dovizia di particolari. Mistero non è certo, anzi è cosa nota che: “Meghan venne in Inghilterra con l’intento di trovare un marito ricco e la sua rete di conoscenze e la sua nutrita agenda di numeri telefonici di personaggi influenti, l’aiutarono nel suo scopo tanto procurargli un appuntamento con il principe Harry, che in quel periodo era deciso a mettere la testa a posto”. “Nei successivi incontri - si legge ancora - Harry dopo aver conosciuto Meghan, rimase colpito dal fatto che lei non avesse paura di andare a fare pipì nei boschi”. Particolare questo sicuramente non di “gusto reale”, ma che rende bene l’idea di come Meghan riuscisse a conquistare le persone, soprattutto quelle che voleva più di ogni altra cosa, proprio come il principe Harry.

Meghan Markle e la droga, il caso clamoroso del "pacchettino": indiscrezioni-choc sulla moglie di Harry. E ora? Libero Quotidiano il 28 marzo 2021. Come riferito anche dalla giornalista e scrittrice Lavinia Orefici dietro le quinte di Royal Saga, su La 5, le bomboniere del primo matrimonio di Meghan Markle con Trevor Engelsson pare fossero pacchettini che contenevano spinelli. Vero? Falso? Di certo non ha portato bene al matrimonio con Trevor? Appena avuta la parte in un serial tv lei lo mollò e gli spedì fede e anello infilata in una busta e spedita per posta in California. Neanche una telefonata. La classe non è acqua. O la classe non è qua?

Di Roberto Alessi (tratto da Alta Portineria, la rubrica su Libero) Giorgio Dell’Arti ha raccolto sul Fatto Quotidiano una serie di aneddoti su Meghan Markle e il principe Harry, tratti dal libro “La guerra dei Windsor” scritto da Vittorio Sabadin. Ovviamente i più curiosi riguardano l’ex attrice: “Harry, dopo aver conosciuto Meghan, rimase colpito dal fatto che Meghan non aveva paura di andare a fare pipì nei boschi”. Sarà questa una delle qualità che ha rapito il principe, che pare che a suo tempo abbia rifiutato le avance di Cameron Diaz. Sì, proprio lei, l’attrice di Serie A biondissima e bellissima: “Chiese al principe Harry il numero di telefono. Lui non glielo diede”. E a proposito di telefono, pare che quello di Meghan non squillasse mai prima della serie Suits che le ha regalato grande notorietà: “Fece l’hostess in un ristorante, poi andò a confezionare pacchi in un negozio, infine, grazie alla bella calligrafia, venne assunta per vergare cartoncini di invito ai matrimoni e alle feste di Hollywood. Ingaggiata in Suits soprattutto perché non abbastanza bella da rubare la scena alle protagoniste”. E poi ancora un aneddoto curioso sulla marijuana: “Le bomboniere del primo matrimonio di Meghan con Trevor Engelsson erano pacchettini su cui era scritto ‘Shh’ e che contenevano spliff di marijuana”. Ma com’è finito il matrimonio con Trevor? “Lo lasciò dopo il matrimonio di Suits: fede infilata in una busta e spedita per posta in California”. 

Meghan Markle e Harry salvati a un passo dal disastro. Retroscena clamoroso: "Principe Carlo furioso, stava per farlo". Chi lo ha fermato. Libero Quotidiano il 26 marzo 2021. Il più furioso con Meghan Markle e il principe Harry era Carlo d'Inghilterra. Il principe e futuro Re (mamma Regina Elisabetta permettendo) d'Inghilterra, secondo i retroscena del prestigioso quotidiano britannico Indipendent, era pronto a rispondere con un devastante contro-comunicato alla intervista che suo figlio e sua nuora, Duchi di Sussex, hanno rilasciato alcune settimane fa alla potentissima giornalista americana Oprah Winfrey. Un'intervista, come noto. che ha fatto ovviamente il giro del mondo a tempo di record e soprattutto rovesciato una quantità mai vista di fango su Buckingham Palace. Dalle lacrime di Meghan causate da alcune frasi "spietate" pronunciate dalla cognata Kate Middleton (con cui non è mai corso buon sangue) al pensiero di farla finita, fino alle accuse di un velato e strisciante razzismo a Corte (qualcuno avrebbe chiesto, prima del parto, "quanto nero sarebbe stato" Archie, il figlio di Harry e Meghan), sospetti incresciosi e pessima pubblicità per la Corona. I meglio informati delle Cose Reali hanno confermato come quella intervista non sia stata tanto un attacco ai nemici interni dei Duchi nel casato di Windsor, quanto un assalto senza precedenti e all'arma bianca contro la stessa Istituzione, la Monarchia inglese. Buckingham Palace ha deciso di rispondere in maniera molto stringata e trattenuta, dopo qualche giorno. Non prima, però, di un accesissimo confronto all'interno della famiglia. Carlo e il primogenito William erano "desiderosi di correggere alcune delle cose" rispetto a quanto dichiarato da Meghan e Harry. Una formula garbata e diplomatica per esprimere quello che in realtà si sarebbe scatenato: una drammatica guerra di gossip. Secondo quanto riportato da Katie Nicholl a ET, infatti, il principe Carlo "voleva rilasciare una dichiarazione dettagliata in risposta all'intervista di Oprah e possibilmente affrontare alcuni di questi problemi in maniera approfondita. Dopo una riunione però si è deciso che una dichiarazione più breve sarebbe stata migliore, senza dare possibili appigli per continuare la lite". Nel nome, dunque, dell'etichetta e del proverbiale riserbo di Elisabetta, che ha sempre voluto tenere lontana la famiglia e la Corona dai pettegolezzi da tabloid. E la stessa formula utilizzata, di un Buckingham Palace "preoccupato" per le "questioni della razza", sono un primo tentativo di circoscrivere l'incendio.

Da "tio.ch" il 25 marzo 2021. Splash News & Picture Agency, una delle più importanti agenzie di paparazzi statunitense, ha presentato istanza di fallimento sulla base del Chapter 11 della legge fallimentare federale, che consente alle imprese che lo utilizzano una ristrutturazione a seguito di un grave dissesto finanziario. Lo ha riferito l'Hollywood Reporter. «I problemi finanziari di Splash derivano da tre fonti» ha dichiarato la presidente Emma Curzon nei documenti allegati all'istanza. «Come conseguenza della pandemia globale, la disponibilità d'immagini di celebrità è diminuita e i budget all'interno delle società di media sono stati tagliati per riflettere le sfide macroeconomiche più ampie. Questa situazione è stata aggravata da due contenziosi in corso e dai costi di difesa di questi casi». Uno di questi contenziosi riguarda Meghan Markle e alcune foto scattate nel corso di una «gita privata di famiglia» in un parco canadese. «Il caso coinvolge questioni relative alla libertà di parola ai sensi della legge del Regno Unito e, sfortunatamente, si è rivelato insopportabilmente costoso per Splash». Nel caso di una vittoria dei Sussex, ha proseguito Curzon, le spese legali sarebbero troppo alte per essere sostenute senza contraccolpi economici. L'altra causa in corso è stata avviata da una ex manager, che sostiene di essere stata ripetutamente bersaglio di commenti sessisti in azienda e di essere stata licenziata dopo aver sollevato varie questioni di ordine etico e organizzativo. Splash News ritiene di non poter onorare un debito che si avvicina al milione di dollari e ha quindi portato i documenti a un tribunale fallimentare del Nevada.

Meghan Markle, "qualcosa di più grave". Bomba sulla trattativa tra Harry e William, una voce terrificante. Libero Quotidiano il 22 marzo 2021. Nuova bomba Meghan Markle in arrivo su Buckingham Palace, proprio mentre la famiglia reale inglese tenta di  mediare con colloqui riservati tra suo marito Harry e il cognato, il principe William. Lo scandalo dell'intervista dei Duchi di Sussex a Oprah Winfrey negli Usa rischia di allargarsi, visto che ci sarebbero delle clip inedite di quella scottante confessione e la tv britannica ITV sarebbe pronta a mandarle in onda nel Regno Unito. A darne notizia è il tabloid Sunday People. La Winfrey, giornalista americana tra le più influenti e potenti nel panorama dei media internazionali, aveva rivelato che l’intervista era durata tre ore e 20 minuti, ma le parti rese note sono solo di 85 minuti e una parte delle clip è già stata pubblicata CBS This Morning. Ci sarebbero almeno 90 minuti completamente inediti e secondo il tabloid questi filmati sarebbero "allarmanti per gli assistenti reali". D'altronde, già l'intervista fin qui ascoltata aveva contenuti esplosivi: dai rapporti burrascosi con Kate Middleton alla "gabbia dorata" della Corona, fino alle terrificanti voci sul razzismo strisciante a Corte, Meghan ha di fatto picconato la sua (ex) famiglia e l'istituzione stessa della Corona. E il sosetto è che nel materiale fin qui inedito sia stato tenuto fuori dalla portata del pubblico qualcosa di ancora più devastante e compromettente. Anche per questo, forse, ITV avrebbe pagato quasi 1,4 milioni di dollari per mandare in onda l’intervista nella tv del Regno Unito. La prima messa in onda ha peraltro totalizzato 12 milioni di telespettatori, l'evento dell'anno sul piccolo schermo. "Harry e Meghan hanno ancora altro da dire pubblicamente". O meglio, l'hanno già detto, ora serve solo il coraggio di mandarlo in onda a costo di subire le rappresaglie della Corona. Il timore che "qualcosa di più grave" stia per abbattersi sulla Regina Elisabetta è sempre più forte.

Roberto D’Agostino per “Vanity Fair” il 18 marzo 2021. Megxit è di nuovo Brexit. Questa è la lezione dall'esplosiva intervista, che ha praticamente raso al suolo Buckingham Palace, che le future star dello streaming Meghan Markle e il suo nobile maritino hanno dato a Oprah Winfrey, la maga del ramo televisivo “lacrime e sangue”. Nella Brexit, un gruppo di vecchi inglesi bianchi e pasciuti ha votato per le glorie di un passato immaginario rifiutando un futuro globale e multiculturale. La lezione principale dell'intervista è che la famiglia reale britannica, legata a una stampa scandalistica fatiscente, si sta comportando più o meno allo stesso modo. Il principe Harry, con il fantasma della madre Diana al fianco, ha tratteggiato la relazione simbiotica tra la famiglia reale e i tabloid britannici – vedere la serie Netflix, “The Crown”. Nel frattempo, i duchi di Sussex, una volta felicemente sistemati nel lusso californiano di Santa Barbara, dopo aver espresso la "volontà di diventare finanziariamente indipendenti dalla Corona", stanno facendo doviziosi accordi con Netflix e Spotify stimati rispettivamente a $ 100 milioni e $ 25 milioni. E qui il punto di svolta: la cassa degli ex reali potrebbe ancora dipendere dalle obsolete società dei tabloid, ma le società di streaming da cui ora dipendono sono giovani, internazionali e molto più ricche del “Daily Mail”, “The Sun”, “Daily Mirror”. Alcuni numeri: Netflix raggiunge più di 200 milioni di abbonati; Spotify raggiunge oltre 150 milioni di abbonati premium e ha una base utenti totale di circa 350 milioni. “The Sun”, al contrario, il più grande tabloid della Gran Bretagna, ha una tiratura di appena 1,2 milioni, mentre il “Mirror” raggiunge meno di 400mila. Il rischio di diventare economicamente irrilevanti, ha innescato il contrattacco dei tabloid inglesi ai fuggitivi di Buckinghan Palace, con articoli feroci e editoriali pesantissimi. Il Protocollo di Palazzo non è stato rispettato, il secolare Filippo è ricoverato morente in ospedale, la 95enne beghina Elisabetta è angosciata dalle accuse di pedofilia verso Andrew, il ‘’Duca di Pork’’. Chi rischia l’impiccagione a Trafalgar è Meghan che, più risoluta e carismatica, con il suo sguardo da Bancomat, domina psicologicamente, a un passo dal plagio, il rampollo dai capelli rossi. Insomma, ecco una pragmatica paracula americana che ha capito che l’unica possibilità di Harry di avere un ruolo nella Royal Family era quella di fare la "bella statuina" per tutta la vita (è attualmente il sesto in ordine di ascensione al trono, ma chissà quanti figli sfornerà ancora Kate Middleton). Meglio, molto meglio uscire dalla Royal Family e incassare le “royalties” di Netflix e Spotify.

Giuseppe Sarcina per il “Corriere della Sera” il 17 marzo 2021. Michelle Obama si schiera con Meghan Markle, la duchessa di Sussex, moglie di Harry. Nell'intervista a Oprah Winfrey, Meghan aveva accusato la famiglia reale di razzismo, ricordando come nel Palazzo si fossero diffuse «preoccupazioni» per il colore della pelle del suo primogenito Archie: «Dicevano: non sarà troppo scuro?». Un'affermazione accolta con un sonoro «che cosaaaa?» da Oprah. Per giorni, i media americani e i social hanno raccolto le reazioni indignate delle star afroamericane, da Serena Williams alla poetessa Amanda Gorman. Ieri è intervenuta anche Michelle Obama, in un colloquio con la Nbc: «Le parole di Meghan non sono una sorpresa totale. Come ho già detto il tema della razza non è qualcosa di nuovo e per questo non mi ha stupito ascoltare i suoi sentimenti e i suoi pensieri». L'ex First Lady rivolge anche un pensiero alla Corona: «Mi auguro che tutto si risolva con il perdono e la ricomposizione e che possano usare questa esperienza come un momento di insegnamento». A giudicare da queste frasi, dunque, per Michelle non ci sono dubbi: sono stati Meghan e Harry a subire un torto. Anche se i due non hanno svelato in tv chi avrebbe pronunciato quelle frasi razziste. Ma la stessa uscita di Michelle ha suscitato un certo stupore. I suoi rapporti con Elisabetta II sono descritti come eccellenti. E negli Stati Uniti, così come nel Regno Unito e in Europa, è ancora vivo il ricordo della visita ufficiale del 2009. Barack Obama era nel suo primo anno di presidenza e visitò Londra, accompagnato dalla moglie. La coppia presidenziale venne ricevuta dalla sovrana a Buckingham Palace, il primo aprile del 2009. A un certo punto Michelle mise un braccio intorno alle spalle di Elisabetta II, con un gran sorriso, ma infrangendo il rigido protocollo. Nessun può toccare la regina. Michelle ricorda quest' episodio nella sua autobiografia, «Becoming», con un tocco di ironia e con grande rispetto e ammirazione per «Her Majesty»: «Penso che quel mio gesto non le abbia dato fastidio». Forse la stessa cosa non si potrà dire delle dichiarazioni rilasciate ieri da Michelle. Il «caso Meghan» continua a tenere banco sulle tv e la stampa statunitensi. D'altra parte anche la Casa Bianca ha espresso solidarietà per l'ex attrice americana. Nei giorni scorsi, Jen Psaki, portavoce di Joe Biden, aveva detto: «Ci vuole coraggio per farsi avanti e parlare apertamente delle proprie difficoltà psicologiche e raccontare la propria storia personale».

Da "leggo.it" il 17 marzo 2021. Meghan Markle e il principe Harry hanno annunciato di aver cambiato il loro logo. Al timbro reale è subentrato il segno distintivo della loro "azienda" Archewell, in onore del figlio. Come riporta l'Independent, il duca e la duchessa di Sussex hanno rimosso il monogramma Sussex Royal dalla loro cancelleria ufficiale, sostituendolo con il logo Archewell. La coppia risponde così alle critiche per aver utilizzato lo stemma reale nonostante la Megxit. Il timbro precedente, utilizzato nella corrispondenza, aveva una H e una M sormontate da una corona. Nei comunicati recenti è apparso, invece, il logo Archewell, con una "A" maiuscola sopra una "W" con la scritta "Archewell". Il cambiamento segue l'intervista "bomba" della coppia rilasciata a Oprah Winfrey l'8 marzo, durante la quale Meghan ha rivelato problemi di salute mentale e ha mosso accuse pesanti alla Famiglia Reale. La missiva con il nuovo logo è indirizzata alla Robert Clack School di Dagenham. L'istituto l'ha condivisa su Twitter. «In questo periodo un anno fa ho avuto il piacere di incontrare tante di voi durante la mia visita per celebrare la Giornata internazionale della donna e celebrare il 50° anniversario della Legge sulla parità retributiva, ripenso a quel giorno», ha scritto Meghan. Le donne di Dagenham hanno cambiato il corso della storia grazie alla campagna contro la discriminazione sessuale delle sarte delle fabbriche Ford nel 1968. Le loro azioni hanno portato alla parità di retribuzione tra uomini e donne in molti angoli del mondo. 

Da "liberoquotidiano.it" il 16 marzo 2021. Il principe William e Kate Middleton cercano di riabilitare la propria immagine dopo l’intervista di Meghan Markle e del principe Harry a Oprah Winfrey. I duchi di Sussex, infatti, non hanno risparmiato nessun membro della famiglia reale: la Markle ha rivelato che Kate l’avrebbe fatta piangere prima del suo matrimonio, mentre Harry ha spiegato che lui e il fratello sono ormai su due binari contrapposti. Ecco perché adesso, come riporta il Telegraph, William e Kate hanno deciso di riprendere il controllo della propria narrazione. Di qui la pubblicazione su Instagram di alcune letterine realizzate per Nonna Diana dai figli dei duchi di Cambridge. I piccoli George, Charlotte e Louis hanno realizzato delle letterine colorate dedicate alla nonna scomparsa che non hanno mai conosciuto. “A lui manchi tanto”, ha scritto Charlotte riferendosi a papà William. Il cambio di passo dei duchi di Cambridge si nota anche nella partecipazione di Kate alla veglia per Sarah Everard, la donna rapita e uccisa a Londra. “Penso che William stia cercando di far capire a tutti che anche lui è il figlio di Lady Diana”, ha detto Penny Junor, biografa della casa reale. Una sorta di messaggio nascosto per spostare i riflettori su di sé. Nel corso dell’intervista a Oprah, infatti, Meghan ha ripetutamente nominato Lady Diana, dicendo che si sarebbe arrabbiata se avesse visto come sono stati trattati lei e Harry negli ultimi anni. “Harry ha preso possesso della storia invocando Diana, ha messo una bomba sotto il futuro di William. Un danno alla intera famiglia”, ha aggiunto la Junor.

Il principe Harry ha parlato con Carlo e William, ma «sono stati colloqui improduttivi». Roberta Mercuri su Vanityfair.it il 17/3/2021. Gayle King, giornalista molto amica di Meghan Markle, ha svelato che Harry subito dopo l'intervista a Oprah ha cercato di smussare gli attriti con la royal family parlando col padre e col fratello. Non ne sarebbe uscito niente di buono: «La riconciliazione pare lontana». Dopo l’intervista bomba concessa a Oprah Winfrey, il principe Harry ha parlato sia con suo padre Carlo d’Inghilterra che con suo fratello William. Ma i colloqui, come ha rivelato Gayle King, famosa giornalista molto amica di Meghan Markle, «sono stati finora infruttuosi». La cosa non stupisce. Nello speciale della Cbs, Harry e sua moglie  Meghan Markle hanno fatto a pezzi la famiglia reale britannica, accusandola fra l’altro di razzismo. Le conversazioni di Harry con la royal family – obbiettivo: «smussare gli attriti» – «sono iniziate subito dopo la messa in onda dell’intervista». Ma «una riconciliazione non pare vicina»: «Ho chiamato i Sussex per chiedergli come stessero e ho saputo che Harry aveva già parlato con Carlo e con William», ha detto Gayle King a CBS This Morning. «Da quello che mi è stato raccontato, non sono state conversazioni molto produttive». Ma sia Harry che Meghan «sono felici che ci sia stato un contatto» con i Windsor, ha detto la giornalista, anche lei amica di Oprah Winfrey e tra le poche invitate al famoso baby shower che la Markle organizzò a New York nel 2019 prima di dare alla luce il piccolo Archie. Dopo le accuse di razzismo lanciate da Harry e Meghan la regina Elisabetta ha avviato un’indagine a corte: «I ricordi possono variare», ha detto la sovrana nella sua replica molto conciliante ai Sussex, ma «verranno presi molto sul serio dalla famiglia reale e affrontati privatamente». Harry e Meghan sarebbero assai seccati da questa riposta: «Quello che più infastidisce i Sussex», continua la giornalista, è che il Palazzo abbia fatto sapere che «indagherà sulle loro accuse in privato».  mentre continua a permettere che «si spargano pubbliche falsità e cattiverie sul conto di Meghan». «Nessuno, nella famiglia reale, ha finora parlato con Meghan. E penso che sia molto frustrante, per i Sussex, vedere che l’intero dibattito sia incentrato sul razzismo all’interno della famiglia reale. Tutto ciò che volevano, fin dall’inizio, era che i royal intervenissero per fermare le falsità della stampa britannica sul conto di Meghan. Falsità ingiuste e razziste. Finché i Windsor non riconosceranno che non hanno fatto nulla per impedire che venissero diffuse cattiverie non vere sul conto di Meghan, sarà molto difficile andare avanti». L’amica della duchessa ha una certezza: «Chiunque abbia lavorato con Meghan potrebbe dire esattamente com’è: una persona molto dolce e premurosa». Gli assistenti reali che accusano Meghan di bullismo la pensano diversamente. La (royal) guerra è ancora aperta. E la parola fine non sembra vicina.

DAGONEWS il 24 marzo 2021. Non uno, ma ben due lavori. Il principe Harry, oltre al lavoro nella unicorn “BetterUp”, avrà un ruolo in una think tank in cui lavora anche la nuora di Rupert Murdoch. Il duca lavorerà a uno studio di sei mesi e sarà uno dei membri della Commissione sulla disinformazione della Aspen Institute. La notizia sorprendente è che tra i 14 commissari dell'Aspen Institute c'è Kathryn Murdoch, co-fondatrice e presidente di Quadrivium, sposata con James Murdoch, ex presidente di "News of the World", che si è dimesso dall'impero mediatico del padre Rupert lo scorso anno. Una notizia non da poco visto che il Duca ha fatto causa ai proprietari di Mirror e Sun (di proprietà di Murdoch) per hackeraggio telefonico. Il principe Harry, la signora Murdoch e gli altri commissari siederanno accanto a tre co-presidenti per condurre questo studio di sei mesi sullo stato della disinformazione americana. Tra i co-presidenti c'è Rashad Robinson, presidente di "Color of Change", con cui Harry e Meghan hanno lavorato in passato. La commissione si incontrerà per la prima volta ad aprile, tenendo una serie di briefing con esperti, prima di pubblicare un rapporto dopo 60 giorni, seguito da una serie di raccomandazioni in autunno. In una dichiarazione rilasciata alla CNN, il Duca ha dichiarato: «Come ho detto, il mondo digitale di oggi ci ha inondati di una valanga di disinformazione, influenzando sulla nostra capacità come individui - così come società - di pensare in modo chiaro e capire veramente il mondo in cui viviamo. Sono convinto che si tratti di una questione umanitaria che, come tale, richiede una risposta multi-stakeholder da parte di membri dei media, ricercatori, accademici, leader del governo e della società civile. Non vedo l'ora di entrare a far parte di questa nuova commissione Aspen e non vedo l'ora di lavorare alla soluzione della crisi della disinformazione».

Harry ora ha trovato un lavoro. Che cosa farà negli Stati Uniti. Al principe Harry è stata fatta un’offerta di lavoro prestigiosa come dirigente di una startup di Silicon Valley che si occupa di salute mentale. Francesca Rossi - Mer, 24/03/2021 - su Il Giornale. È ufficiale. Il principe Harry ha assunto un incarico molto prestigioso, quello di dirigente, per una nota compagnia di Silicon Valley, la BetterUp Inc, che si occupa di coaching e di salute mentale, ovvero i temi che da sempre stanno a cuore al duca di Sussex. La notizia arriva direttamente dal Wall Street Journal, ma è stata anche confermata dal sito ufficiale della startup, dove possiamo leggere: “Come membro del team esecutivo, il principe Harry espanderà il lavoro che sta facendo da anni, educando e ispirando la nostra comunità e continuando a sostenere l’importanza del fitness mentale e del potenziale umano nel mondo”. La BetterUp è un’azienda piuttosto giovane. È stata fondata nel 2013, ma il suo valore è di 1,73 miliardi di dollari, guadagnati dopo un investimento da 125 milioni. Nello specifico il principe Harry ricoprirà il ruolo di “chief impact officer” e sarà, quindi, un dirigente, un supervisore delle iniziative della compagnia. Ciò significa che, con le sue scelte, il duca potrà imprimere una svolta personale al destino, ai progetti futuri e alla mission della BetterUp. Questo nuovo lavoro è tanto interessante, quanto impegnativo. Richiede un grande senso di responsabilità e la capacità di comunicare nel modo giusto. Di certo il duca di Sussex sarà affiancato da un team di esperti, ma le decisioni finali saranno solo sue. Da oggi in poi il volto della BetterUp sarà quello del principe Harry e il nome di quest’ultimo sarà collegato a quello dell’azienda. È fondamentale, dunque, evitare errori che offuschino l’immagine di entrambi. Il principe Harry avrà il compito di sensibilizzare le persone sugli argomenti relativi alla salute mentale, organizzare le iniziative di beneficenza e contribuire alle decisioni essenziali che riguardano la strategia della compagnia. Una vera sfida che il secondogenito di Lady Diana ha già raccolto. Al Wall Street Journal, infatti, Harry ha dichiarato: “Sono determinato a essere un promotore di un cambiamento nella vita altrui. Allenarsi alla prevenzione può fornire infinite possibilità alla crescita personale, può aumentare la consapevolezza individuale e, in generale, garantire una vita migliore”. In un comunicato sul sito della BetterUp il duca ha anche dichiarato: “Credo fermamente che concentrarsi e dare priorità alla salute mentale sia un modo per sbloccare il proprio potenziale, cogliendo opportunità che non avremmo mai saputo di avere dentro di noi”. Non manca, poi, un riferimento al suo passato: “Quello che ho imparato nella mia vita è il potere di trasformare il dolore in uno scopo. Durante il mio decennio nell’esercito ho imparato che non abbiamo solo bisogno di costruire la resilienza fisica, ma anche la resilienza mentale. E, da allora, la mia comprensione di cosa significhi la parola ‘resilienza’ e come possiamo costruirla è stata plasmata dalle migliaia di persone ed esperti che ho avuto la fortuna di incontrare e da cui ho imparato”, concludendo: “Vorrei riuscire ad allontanare le persone dall’idea che sia necessario sentirsi ‘rotti’ prima di chiedere aiuto”. Anche quest’ultima frase suona come un riferimento forte e chiaro alla vita del duca. A questo punto vi starete facendo due domande. Qual è il compenso di Harry? Come è arrivato alla BetterUp? Al primo quesito non c’è risposta, almeno per il momento. La startup non ha voluto rendere note le cifre. Il Ceo della startup, Alexi Robichaux, si è limitato a dire: “È un ruolo significativo”. Dichiarazione breve e diplomatica. Per quanto riguarda la seconda domanda, invece, Robichaux ha dichiarato di aver incontrato il principe Harry grazie a un amico comune. Anche in questo caso, seppur con un dettaglio in più, la risposta rimane abbastanza vaga. Nel corso degli anni il principe ha speso molte energie nella causa della salute mentale. Dalla fondazione, nel 2014, della Invictus Games Foundation, dedicata ai militari divenuti invalidi sul campo di battaglia, alla nascita di Sentebale (2006), associazione di beneficenza che si occupa proprio della salute mentale dei ragazzi che hanno contratto l’HIV in Botswana e in Lesotho. Sembra proprio che la vita e la carriera del principe Harry stiano finalmente prendendo un nuovo slancio. Vedremo dove lo porterà. 

Meghan Markle, tutti contro di lei? "Chi è davvero Harry": bruttissime indiscrezioni sul principe, cambia il quadro. Daniela Mastromattei su Libero Quotidiano il 16 marzo 2021. Fiumi di parole su Meghan Markle la cattiva, la manipolatrice, colei che ha voluto gettar fango sulla Casa reale inglese con la complicità di Oprah Winfrey, la celebre conduttrice americana, e il principe Harry al suo fianco. Ma chi ha usato chi? Chi ha davvero tirato i fili dell'operazione? L'esclusiva per l'intervista del principe Harry e da Meghan Markle a Oprah Winfrey è costata alla Cbs e tra i 5,8 e i 7,5 mln di euro Certo, Oprah e Megan sembrano essere grandi amiche (la giornalista era invitata alle nozze) e sono vicine di casa in California, a Santa Barbara. Insomma, dal prendere insieme un aperitivo in giardino ad architettare un'intervista esplosiva il passo è stato breve. Tra l'altro la Oprah ha ripescato e preso come modello un'intervista famosa di Diana rilasciata alla Bbc nel 1995. E l'ha riadattata per la duchessa del Sussex. E mentre sulla stampa di mezzo mondo rimbalzavano le accuse di bullismo rivolte proprio contro Meghan dai suoi ex assistenti, la giornalista pianificava come far conoscere le incomprensioni tra le due cognate reali, la solitudine della neo sposina, addirittura il pensiero del suicidio, fino alla bomba che qualcuno a Corte, non si sa chi, avrebbe espresso preoccupazione per la pelle (forse scura) del nascituro. Di ipotesi, intorno a quest' intervista, ne sono state fatte tante. C'è chi sostiene che Meghan sogni di diventare la Principessa populista (così come The Economist definì Lady Diana) e stia tentando di ripercorrere la strada della madre di Harry. Ma come fa notare Capranica, storico corrispondente da Londra per il Tg1, «quella era una tragedia vera, questa è una farsa». Innanzitutto perché Meghan mostra freddezza, preparazione e determinazione, mica per niente faceva l'attrice. Deve aver imparato in fretta pure l'arte della retorica, del vittimismo e dell'ipocrisia. Ma certamente con l'appoggio di suo marito, che evidentemente aveva bisogno di togliersi qualche sassolino dalla scarpa nei confronti di una Casa reale che l'ha sempre considerato quantomeno inadeguato, rispetto alla perfezione regale del fratello William, il primogenito. Ma allora non sarà che dietro il polverone alzato da Meghan ci sia proprio lo zampino del marito? Harry il burattinaio, che non riesce a mandar giù il fatto che l'Inghilterra sia l'unica monarchia al mondo dove vige ancora il maggiorascato, e dunque gli unici che portano il titolo di altezza reale sono i figli del primogenito (William e i suoi figli, in questo caso) in linea diretta con l'erede al trono. In Inghilterra l'aristocrazia è ancora una classe sociale dove il maggiore prende tutto e ai fratelli minori non tocca nulla.

L'erede di scorta. Harry l'erede di scorta, l'eterno secondo, il meno favorito, meno apprezzato, un po' la pecora nera della famiglia, che negli anni ha messo in difficoltà non poche volte la Casa reale con i suoi comportamenti irriverenti, dalla giacca con la svastica al nudo in discoteca. William invece ha sempre dimostrato pacatezza, giudizio e soprattutto compostezza, quella che gli inglesi chiamano aplomb, tant' è che spesso ha bacchettato il fratello minore per quel suo comportamento bizzarro ed eccentrico con il quale ha mancato di rispetto in particolare alla nonna, la Regina Elisabetta II. Anche il Daily Mail ha raccontato nel dettaglio "tutti i motivi dei litigi" tra Harry e William negli anni. I retroscena, i risentimenti, le incomprensioni che hanno vissuto i due fratelli. Per esempio, nel 2015 il duca del Sussex avrebbe avuto un terribile attacco di gelosia e si sarebbe molto arrabbiato quando ritornato nel mondo civile dopo i suoi anni da militare si sentiva ripetere dallo staff reale che erano impegnati per servire William. Chiaro che negli anni la coppia William e Kate (sui social nelle ultime ore la lettera della loro figlia Charlotte a Lady Diana: "Cara nonna, manchi molto a papà. Ti penso e ti amo") si è fatta benvolere dagli inglesi e da quasi tutta la stampa britannica, oltre che dalla Regina. E lo hanno capito subito Harry e Meghan che nonostante il loro matrimonio principesco erano destinati a vivere nel cono d'ombra, almeno in Inghilterra. C'è qualche similitudine con Edoardo VIII che si è sempre pentito di aver abdicato e per questo ha continuato ad insultare il fratello Carlo. Ma niente a che vedere con la smania di grandezza che sembra invadere i Duchi del Sussex. Che con l'intervista volevano pure conquistare l'America. Un'operazione politica. Già, c'è chi sostiene che Meghan abbia intrecciato rapporti col partito democratico Usa (non a caso la duchessa nel 2016 definì Trump «un personaggio misogino che crea divisioni») e cercato finanziamenti proprio nella prospettiva di una candidatura. Casa Bianca? Chissà. In alternativa c'è sempre la California, dove adesso risiede. Il biografo dell'ex attrice, Omid Scobie, ha rivelato che l'idea di un futuro in politica ha sempre affascinato Meghan. E lei stessa nelle ultime ore non ha smentito.

Da "Ansa" il 23 marzo 2021. Il principe Harry trova lavoro nella Silicon Valley come manager in BetterUp, una “unicorn” da oltre un miliardo di dollari attiva nel coaching professionale e nelle consulenze sul benessere psicologico nei posti di lavoro. Il nuovo lavoro consente al duca di Sussex di reclamare ulteriormente la propria indipendenza dalla famiglia reale britannica, e si va ad aggiungere agli accordi ultramilionari che ha siglato insieme alla moglie Meghan con Netflix e Spotify. Nella sua nuova veste di "chief impact officer" il principe contribuirà alle decisioni sulla strategia di prodotto e sulle iniziative di beneficenza di BetterUp. Quella di Harry è una carica ancora rara anche nella progressista Silicon Valley ma che sta guadagnando crescente popolarità. Anche un colosso come Salesforce (la società di cloud computing operativa in 36 Paesi) ha il suo 'chimpos' - il soprannome dato al ruolo di chief impact officer - i cui compiti includono anche promuovere un "impatto sociale positivo all'interno della società, fra i clienti, i partner e la comunità". Harry, che non gestirà direttamente i dipendenti di BetterUp, probabilmente trascorrerà del tempo a San Francisco, sede della società, non appena ci saranno le condizioni per un rientro in sicurezza in ufficio dopo la pandemia. "Voglio aiutare a creare un impatto sulla vita della gente", ha spiegato Harry al Wall Street Journal illustrando il perché ha deciso di accettare l'incarico. "Molto spesso a causa delle barriere sociali, delle difficoltà finanziarie o del timore di essere stigmatizzati, molti non si concentrano sulla loro salute mentale fino a quando non sono costretti a farlo - ha sottolineato -. Voglio aiutare a prendere la distanze dall'idea che bisogna sentirsi distrutti e stremati prima di chiedere aiuto". I problemi mentali sono uno dei temi che da anni sono più a cuore al principe, come è emerso anche nel corso dell'intervista shock con Oprah Winfrey, durante la quale la moglie Meghan ha rivelato di aver pensato al suicidio nei suoi giorni più bui all'interno della famiglia reale. Harry dal suo canto non ha mia nascosto le sue difficoltà personali nell'affrontare il lutto della madre, con tutte le conseguenze psicologiche che questo gli ha comportato. A BetterUp il principe è approdato dopo aver conosciuto l'amministratore delegato della startup. "Siamo stati presentati da un amico comune", ha raccontato Alexi Robichaux senza svelare quale sarà il compenso di Harry o se il duca di Sussex riceverà azioni della società. Il principe a BetterUp porta una prospettiva diversa e nuova avendo un'esperienza alle spalle molto differente dagli altri manager. E il suo ingresso si traduce per la startup in una nuova 'aura reale' in grado, potenzialmente, di attrarre un maggior numero di clienti e investitori. 

Da liberoquotidiano.it il 23 marzo 2021. Giorgio Dell’Arti ha raccolto sul Fatto Quotidiano una serie di aneddoti su Meghan Markle e il principe Harry, tratti dal libro “La guerra dei Windsor” scritto da Vittorio Sabadin. Ovviamente i più curiosi riguardano l’ex attrice: “Harry, dopo aver conosciuto Meghan, rimase colpito dal fatto che Meghan non aveva paura di andare a fare pipì nei boschi”. Sarà questa una delle qualità che ha rapito il principe, che pare che a suo tempo abbia rifiutato le avance di Cameron Diaz. Sì, proprio lei, l’attrice di Serie A biondissima e bellissima: “Chiese al principe Harry il numero di telefono. Lui non glielo diede”. E a proposito di telefono, pare che quello di Meghan non squillasse mai prima della serie Suits che le ha regalato grande notorietà: “Fece l’hostess in un ristorante, poi andò a confezionare pacchi in un negozio, infine, grazie alla bella calligrafia, venne assunta per vergare cartoncini di invito ai matrimoni e alle feste di Hollywood. Ingaggiata in Suits soprattutto perché non abbastanza bella da rubare la scena alle protagoniste”. E poi ancora un aneddoto curioso sulla marijuana: “Le bomboniere del primo matrimonio di Meghan con Trevor Engelsson erano pacchettini su cui era scritto ‘Shh’ e che contenevano spliff di marijuana”. Ma com’è finito il matrimonio con Trevor? “Lo lasciò dopo il matrimonio di Suits: fede infilata in una busta e spedita per posta in California”.

Meghan Markle e la "pipì nel bosco". Lo sconcertante dettaglio intimo che ha conquistato il principe Harry. Libero Quotidiano il 23 marzo 2021. Giorgio Dell’Arti ha raccolto sul Fatto Quotidiano una serie di aneddoti su Meghan Markle e il principe Harry, tratti dal libro “La guerra dei Windsor” scritto da Vittorio Sabadin. Ovviamente i più curiosi riguardano l’ex attrice: “Harry, dopo aver conosciuto Meghan, rimase colpito dal fatto che Meghan non aveva paura di andare a fare pipì nei boschi”. Sarà questa una delle qualità che ha rapito il principe, che pare che a suo tempo abbia rifiutato le avance di Cameron Diaz. Sì, proprio lei, l’attrice di Serie A biondissima e bellissima: “Chiese al principe Harry il numero di telefono. Lui non glielo diede”. E a proposito di telefono, pare che quello di Meghan non squillasse mai prima della serie Suits che le ha regalato grande notorietà: “Fece l’hostess in un ristorante, poi andò a confezionare pacchi in un negozio, infine, grazie alla bella calligrafia, venne assunta per vergare cartoncini di invito ai matrimoni e alle feste di Hollywood. Ingaggiata in Suits soprattutto perché non abbastanza bella da rubare la scena alle protagoniste”. E poi ancora un aneddoto curioso sulla marijuana: “Le bomboniere del primo matrimonio di Meghan con Trevor Engelsson erano pacchettini su cui era scritto ‘Shh’ e che contenevano spliff di marijuana”. Ma com’è finito il matrimonio con Trevor? “Lo lasciò dopo il matrimonio di Suits: fede infilata in una busta e spedita per posta in California”. 

Meghan Markle, «assunti avvocati esterni» per indagare sulle accuse di bullismo. Nicola Bambini su Vanityfair.it il 17/3/2021. Secondo i report londinesi, Buckingham Palace avrebbe abbandonato l’ipotesi dell’inchiesta interna, interpellando quindi uno studio legale indipendente per fare chiarezza sui presunti comportamenti prepotenti della duchessa. La tensione tra Meghan Markle e Buckingham Palace resta molto alta. Nonostante il comunicato ufficiale della regina Elisabetta, che ha usato toni abbastanza concilianti per replicare all’intervista bomba rilasciata dai Sussex a Oprah Winfrey, gli ultimi report londinesi non portano notizie distensive. Secondo il Times, infatti, a Palazzo avrebbero assunto «avvocati esterni» per indagare sulle accuse di bullismo piovute sulla duchessa. Era stato lo stesso giornale britannico, due settimane fa, a riportare le testimonianze dirette di alcuni membri dello staff reale che hanno scatenato la bufera in casa Windsor: «Sono stato personalmente umiliato da Meghan», ha detto un membro dello staff, rimanendo anonimo. «C’era una condizione di crudeltà emotiva e manipolazione», ha aggiunto un altro, rivelando che dopo gli «scontri» con l’ex attrice c’era pure chi scoppiava in lacrime. Affermazioni tutte da verificare, ovviamente, ma che hanno allarmato la sovrana, intenzionata fare luce sulla vicenda per non rischiare l’accusa di «insabbiamento». «Siamo davvero preoccupati per le esternazioni dell’ex personale dei Sussex», ha annunciato un portavoce della Corona. «Le persone coinvolte nel caso saranno invitate a intervenire: ci teniamo a ribadire che qui non tolleriamo forme di bullismo o molestie sul posto di lavoro». Insomma, da Buckingham Palace avevano già annunciato l’apertura di un’inchiesta, ma a guidarla non sarà il team interno delle risorse umane – come dichiarato in un primo tempo – bensì uno studio legale indipendente. «L’indagine andrà avanti per il tempo necessario», fanno sapere da corte. «Non saranno rilasciati commenti pubblici sull’argomento per non turbare la tranquillità dei testimoni e far sì che tutto proceda correttamente». Il filo che collega Londra con Montecito è sempre più teso.

Roberto Fabbri per “il Giornale” il 22 marzo 2021. Un responsabile per la diversità in arrivo a Buckingham Palace. Messa in difficoltà - più all' estero e nel Commonwealth che in patria, a dire il vero - dalle spiacevoli accuse dei duchi di Sussex su un presunto problema di razzismo all' interno della famiglia reale, la monarchia britannica reagisce. Il popolare quotidiano Daily Mail aveva anticipato la notizia e una fonte di palazzo ha prontamente precisato che la rivoluzionaria proposta è all' esame «con il pieno appoggio» della famiglia Windsor, «ma è ancora presto» perché qualcosa di concreto venga annunciato. Tuttavia, ha voluto sottolineare la stessa fonte, non è il caso di dare troppa enfasi ai recenti fatti di cronaca: l' idea di modernizzare il clima a Palazzo sarebbe stata già presente prima della famosa intervista che la ditta Meghan&Harry ha rilasciato a Oprah Winfrey, della quale comunque «si terrà conto». Il futuro responsabile per la diversità non dovrà solo curare per conto della casa reale un corretto rapporto con la delicata materia del razzismo: verranno adeguatamente considerate anche altre tematiche sensibili come la disabilità e i diritti degli omosessuali. Tutti temi nei cui confronti si è sempre mostrato attento, all' interno della famiglia reale, il personaggio che dopo l' intervista americana dei duchi di Sussex ha acquisito maggiore visibilità: il duca di Cambridge William, fratello maggiore di Harry e suo sempre più evidente contraltare. È proprio William, più di suo padre Carlo cui pure spetterà il trono di Londra nel momento in cui l' ormai quasi novantacinquenne regina Elisabetta lo lascerà vacante, a incarnare lo spirito di rinnovamento indispensabile per proiettare la monarchia oltre il prevedibile choc della non troppo lontana scomparsa della regnante che le dà un volto e una straordinaria personalità da ormai quasi settant' anni. Il nipote della regina, nonché figlio della mai dimenticata «principessa del popolo» Diana, ha ormai 38 anni e si accinge a festeggiare il decennale del suo matrimonio con Kate Middleton. In silenzio, e all' ombra di una nonna dalla figura leggendaria e di un padre viceversa poco apprezzato, si è costruito un ruolo che ne fa l' erede al trono perfetto. La sua forza consiste nell' equilibrio. Sa mostrarsi in perfetta sintonia istituzionale con la regina, la quale a dispetto della sua età è in grado di comprendere e quindi di sostenere i necessari aggiornamenti dell' immagine della Corona, ed è lui a portare avanti con l' esempio personale i temi che possono mantenerla connessa con il sentire del suo popolo. In un lungo e ponderato articolo pubblicato ieri dal Sunday Times, William viene descritto da chi lo frequenta in amicizia o nelle sue attività come un padre di famiglia attento ai pericoli che i giovani corrono con un utilizzo non regolato dei social, come un giovane uomo disposto ad accettare con assoluto rispetto l' eventualità che uno dei suoi figli sia omosessuale, come un futuro regnante consapevole dell' importanza prioritaria del rispetto dell' ambiente in cui tutti viviamo. Il primogenito di Carlo e Diana si pone dunque per la monarchia, che un giorno rappresenterà, come un ideale elemento di continuità nel rinnovamento. Il perfetto nipote di sua nonna, come scrive il Sunday Times, che ha «accettato la strada tracciata per lui». Tutto l' opposto di suo fratello, che non ha esitato a creare - senza fornire uno straccio di prova alle gravissime accuse mosse da sua moglie - seri problemi d' immagine alla famiglia reale. Questa differenza profonda di sensibilità sta alla base non solo della frattura nei rapporti tra i due fratelli Windsor, ma anche del loro diverso livello di popolarità in patria, a tutto vantaggio del primo. E se la prima potrà essere almeno in parte ricomposta, magari sfruttando festose occasioni pubbliche nel prossimo giugno come il centesimo compleanno del nonno Filippo o il novantacinquesimo di Sua Maestà Elisabetta, il secondo potrebbe fungere da spinta decisiva per quel clamoroso sorpasso nella successione al trono che la maggior parte dei britannici gradirebbe: un William (o per noi, Guglielmo) V al posto del previsto Carlo III. Chi vivrà vedrà.

DAGONEWS il 16 marzo 2021. Michelle Obama "non è stata completamente sorpresa" dopo aver ascoltato le accuse di razzismo lanciate da Meghan Markle contro i reali, ma spera che la famiglia possa riconciliarsi. L’ex first lady, 57 anni, si è soffermato sulle ricadute dell'intervista di Oprah Winfrey del 7 marzo in una discussione con Jenna Bush Hager sulla NBC, in onda martedì mattina. «La razza non è un concetto nuovo in questo mondo, per le persone di colore - ha detto Obama - Quindi non è stata una completamente una sorpresa, in un certo senso, ascoltare i suoi sentimenti».

Micaela K. Bellisario per "iodonna.it" il 22 marzo 2021. Non c’è stata nessuna cerimonia segreta tra Harry e Meghan Markle: la coppia si è sposata ufficialmente solo il 19 maggio 2018 nel castello di Windsor. L’impiegato che ha stilato il documento ha sconfessato quanto raccontato dall’ex attrice nell’esplosiva intervista a Oprah Winfrey. E il tabloid britannico The Sun ha esibito il certificato di nozze ufficiali. La Markle aveva detto ad Oprah Winfrey, nell’ormai famosa ed esplosiva intervista dell’8 marzo sulla Cbs, che lei e Harry si erano sposati in segreto tre giorni prima in una cerimonia intima con l’arcivescovo di Canterbury. In realtà i tre si erano solo incontrati informalmente per prepararsi al grande giorno.

Meghan Markle, nessuna cerimonia segreta con Harry. Meghan Markle aveva raccontato a Oprah Winfrey che lei e il principe si erano sposati in segreto tre giorni prima alla presenza dell’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby. Ma la sua “confessione” è stata smentita punto per punto dalle ricerche fatte dal tabloid. In realtà sembra che i due si siano scambiati solo i voti nel giardino di Nottingham Cottage, a Kensington Palace. E non solo non c’è un certificato che lo attesti, ma l’unico autentico è quello firmato il giorno del matrimonio avvenuto il 19 maggio 2018 e visto da milioni di persone in tutto il mondo nel castello di Windsor. Testimoni il principe Carlo e la madre di Meghan, Doria Ragland.

Scambio dei voti. Stephen Borton, un ex impiegato del Registro civile, ha detto che, in ogni caso, Nottingham Cottage, a Kensington Palace, non è una località autorizzata per le nozze. E che, per casi eccezionali, ci vuole sempre e comunque l’autorizzazione della regina Elisabetta. Infine, per essere “certificati” marito e moglie, per legge, occorrono due testimoni. Smontata, quindi, l’affermazione “esplosiva” di Meghan Markle. Evidentemente  Meghan ha voluto dare una cornice romantica allo scambio dei voti con Harry, forte della presenza della massima autorità spirituale del Paese, dopo la sovrana britannica.

"Mi sono sposata in segreto...". ​Smascherata la balla di Meghan. Il Sun ha sconfessato le dichiarazioni di Meghan Markle in merito al matrimonio segreto con Harry, avvenuto tre giorni prima delle nozze ufficiali. Francesca Rossi - Lun, 22/03/2021 - su Il Giornale. Meghan Markle avrebbe detto un’altra bugia durante l’intervista con Oprah Winfrey. Stavolta al centro dell’intrigo ci sarebbero le presunte nozze segrete con Harry, avvenute a Nottingham Cottage (Kensington Palace) tre giorni prima del matrimonio ufficiale che tutti abbiamo visto in televisione. Rinfreschiamoci la memoria con le parole della duchessa su questo punto controverso: “Abbiamo chiamato l’Arcivescovo e gli abbiamo detto: ‘l’altro sarà lo spettacolo per il mondo, ma noi vogliamo un momento solo nostro’”. Peccato che le cose non siano andate così, almeno stando a un’indagine condotta dal Sun, che ha anche pubblicato il certificato di matrimonio rilasciato, come da prassi, dal General Register Office. Il documento, firmato dal principe Carlo e da Doria Ragland nel ruolo di testimoni, non lascia spazio alle interpretazioni. Il principe Harry e Meghan Markle si sono sposati ufficialmente il 19 maggio 2018 al Castello di Windsor. Non c’è possibilità di equivoco, anche perché, come riferisce al Daily Mail Stephen Borton, ex impiegato del registro civile, “affinché potessero sposarsi è stata redatta una licenza speciale”, firmata dalla regina Elisabetta, su cui erano riportati data e luogo delle nozze. Non solo. Nottingham Cottage non è un luogo autorizzato per officiare matrimoni. Ci sono un altro paio di dettagli da non dimenticare. I matrimoni possono essere celebrati solo alla presenza di due testimoni di cui, a quanto pare, non vi era neanche l’ombra durante le nozze segrete. Inoltre i royal wedding degli eredi al trono, fino al sesto in linea di successione, vengono officiati solo previo consenso di Sua Maestà. Non si tratta di un’approvazione tacita o informale. È una legge (il "Succession to the Crown Act 2013", nato dall'abrogazione del "Royal Marriages Act 1772") e, come tale, deve essere rispettata attraverso un assenso ufficiale e scritto. Insomma il carattere obbligatorio è evidente. La regina Elisabetta potrebbe, a sua discrezione, negare l’autorizzazione. Di fatto ciò non accade, ma la sovrana ha questa prerogativa e il diritto di servirsene. Dunque cosa è successo davvero a Nottingham Cottage? Perché Meghan Markle ha mentito sul particolare della data di nozze, fornendo un falso aneddoto e coinvolgendo perfino l’Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby? Borton ha formulato un’ipotesi: “Sospetto che si siano scambiati i voti che forse avevano scritto loro stessi, cosa che va di moda e che li abbiano pronunciati di fronte all’Arcivescovo, o forse era una semplice prova”. Può darsi, ma anche spiegata in questo modo, la faccenda rimane una gigantesca bugia. Harry e Meghan Markle avrebbero dovuto spiegarsi meglio, menzionando un semplice scambio di promesse nuziali, senza alcun valore legale, non un matrimonio vero e proprio. A questo punto quel “momento solo nostro”, come lo hanno definito i Sussex, avrebbe avuto un altro impatto sugli spettatori. In casi come questo la scelta delle parole giuste è fondamentale. Forse Meghan Markle, come commenta Dagospia, “ha voluto dare una cornice romantica allo scambio di voti con Harry, forte della presenza della massima autorità spirituale del Paese, dopo la sovrana britannica”. Può darsi, ma la figuraccia in mondovisione rimane, visto che un matrimonio reale è letteralmente sotto gli occhi di tutti. Dall’inizio alla fine. È difficile deviare dal sentiero tracciato dalla legge e dalla tradizione, almeno in frangenti simili. Che senso ha elaborare una storia che può essere facilmente smontata? Di certo non giova alla privacy che Harry e Meghan Markle chiedono dal primo giorno della Megxit. 

Meghan Markle prima di Harry: "Voglio essere principessa del potere". Il Sun ha ripescato un post del blog ormai chiuso di Meghan Markle, The Tig, scoprendo delle notizie interessanti sulla psicologia della duchessa di Sussex. Francesca Rossi - Mar, 16/03/2021 - su Il Giornale. Meghan Markle è davvero un’arrivista? È una donna che ha sfruttato l’intervista rilasciata a Oprah Winfrey e il suo matrimonio con il principe Harry per dare una svolta alla sua vita, mettendosi in mostra come mai le sarebbe stato concesso a corte? I pareri non sono unanimi. Né i giornali, né gli esperti sono riusciti a definire tutte le sfaccettature della personalità della duchessa. Ci prova anche il Sun, che va a ripescare un post molto interessante, scritto nel 2014 da Meghan sul suo blog, “The Tig”, ormai chiuso dall'aprile 2017. In questo articolo la duchessa di Sussex svela un suo sogno nascosto: “Le bambine, di solito, sognano di diventare principesse. La mia passione da piccola, invece, era She-Ra, la principessa del potere”, aggiungendo: “Per chi non avesse dimestichezza con i cartoni animati degli anni Ottanta, She-Ra è la sorella gemella di He-Man”. Meghan scelse proprio questa eroina, ideata nel 1985 da Mattel Filmation per attirare un pubblico di bambine, spiegando che“è una ribelle reale, conosciuta per la sua forza, che brandisce la spada. Non stiamo certamente parlando di una sorta di Cenerentola”. Queste frasi non soltanto delineano il carattere della giovane Meg, almeno la parte che lei stessa ha voluto rendere pubblica in quel momento, ma vennero usate come premessa a un suo commento sul matrimonio di William e Kate. Meghan Markle, infatti, definì “sfarzoso” il royal wedding dei Cambridge. Inoltre criticò velatamente le donne che aspirano a diventare principesse, definendo i loro sogni una “fantasia infantile” . La vita ha riservato qualche sorpresa alla duchessa di Sussex, visto che anche lei ha sposato un principe. In realtà, però, la vera contraddizione non è questa. Ricorderete che nell’intervista a Oprah Meghan sottolineò: “Non sapevo nulla sulla Firm e non feci alcuna ricerca particolare. Certo, sapevo chi fossero, ma conoscevo molto poco di loro, non mi sono mai interessata davvero”, dichiarando di non aver neppure fatto ricerche sul principe Harry tramite Google. A giudicare dal post di The Tig le cose non starebbero proprio così. La Markle sapeva piuttosto bene di cosa stesse parlando, tanto da scegliere come soggetto per un post proprio la royal family. Naturalmente non mettiamo in discussione le sue parole sulle nozze di William e Kate, in quanto si tratta di un’opinione personale assolutamente libera e democratica. Il problema sta nell’incongruenza stridente tra le dichiarazioni dell’intervista e la realtà dei fatti. Del resto è credibile che Meghan Markle non sapesse nulla dei Windsor? Magari non era un’esperta di faccende reali, ma suona quantomeno strano che decidesse di parlare sul suo blog di un tema che conosceva a malapena, di cui si interessava poco o niente. Anche perché The Tig è nato proprio per discutere su temi di costume, società, lifestyle. I fan dell’ex attrice lo ricorderanno sicuramente. Viene menzionato anche nel libro “Finding Freedom”, che spiega lo scopo per cui la duchessa lo fondò nel 2014: “Pensato come luogo dove condividere le sue passioni (cibo, moda e viaggi, oltre a temi sociali come la parità di sesso)”. Il regno virtuale in cui Meghan Markle voleva, come scritto da lei stessa, dare “il punto di vista di un’ambiziosa ragazza della porta accanto”. Il libro racconta anche che “il sito prende il nome dal Tignanello”, uno dei vini preferiti della moglie di Harry, che a tal proposito rivelò sul blog: “The Tig è il mio soprannome per quando ottengo un risultato. Non soltanto riguardo al vino, ma a ogni cosa”. Di sicuro grazie a The Tig abbiamo capito che Meghan Markle è una donna estremamente caparbia, tuttavia se sperava di commettere il proverbiale delitto perfetto con l’intervista, avrebbe almeno dovuto rendere inattaccabile la sua linea di difesa.

Meghan Markle, il fratello Thomas a Live non è la D'Urso: «Non c’è razzismo, è una bugiarda». Ida Di Grazia per “leggo.it” il 15 marzo 2021. A Live non è la D’Urso, Thomas, il fratello di Meghan Markle sgancia una bomba: «Mia sorella è una bugiarda, non c’è nessun razzismo». Dopo l’intervista che Harry e Meghan hanno rilasciato a Oprah, in cui l’attrice ha accusato la corona inglese di razzismo, nel mondo non si fa che parlare d’altro. In collegamento dall’America Thomas Markle jr ha rilasciato dichiarazioni scottanti. Il fratello di Meghan Markle, Thomas, in collegamento a Live non è la D’Urso si scaglia contro la sorella «Credo che tutta l’intervista con Oprah sia una produzione hollywoodiana, forse riprovata più volte. Non vedo molto di lei in quell’intervista. La famiglia Reale stava passando un brutto periodo a causa delle condizioni di salute del principe Filippo, è stato molto egoista da parte loro, questo mi ricorda ciò che è successo due giorni prima del loro matrimonio quando mio padre ha avuto l’infarto. Potevano fermare l’intervista recente e mandarla più avanti nel rispetto di Filippo. Secondo me Oprah non è stata una brava giornalista, avrebbe dovuto sentire anche noi della famiglia, perché nessuno sa cosa ha pensato mio padre». A queste ultime dichiarazioni la D’Urso si dissocia: «Io sono una fan scatenata, per me Oprah è una grandissima giornalista, ed è l’unica che seguo, se ha fatto questa scelta c’è un motivo, ha fatto l’intervista del secolo e ha fatto benissimo il suo lavoro. Non condivido ma comprendo». «Quale secondo me è la bugia più grande che ha detto? – Prosegue Thomas Markle Jr - Credo che dovrò scegliere le accuse razziste. Sicuramente ci sono state delle cose ingigantite all'interno del palazzo. Le opinioni di una singola persona, sentite dietro le porte origliando, sono solo dei commenti, che poco hanno a che vedere con la razza. Meghan non sembra la ragazza che ho visto crescere e ho conosciuto. Non so se è stata veramente lei a dire questa cosa oppure no». Nell’intervista rilasciata a Oprah, Meghan ha parlato del suo momento buio in cui ha addirittura avuto pensieri suicidio: «Lei è una ragazza che sapeva a cui andare incontro, voleva le luci della ribalta, che tutto girasse intorno a Meghan ha pensato solo a se stessa, ai 40 milioni di dollari per il posto in cui vive ora, non posso credere ci possa essere una depressione tale. Io non parlo con mia sorella dal 2011 e non ha più parlato negli anni successivi con nessuno della nostra famiglia. Mia sorella Samantha mi ha raccontato una cosa, Meghan ha dato un ultimatum a mio padre disconoscere me e mia sorella per partecipare al matrimonio mio padre ha detto di no. E magari lui non avrebbe avuto tutto lo stress che avuto e subito un infarto. Per un padre è dura sentire una cosa del genere e faccio fatica a credere che abbia avuto pensieri suicidi e che non abbia avuto alcuna assistenza dalla casa reale, sicuramente hanno un piano di assicurazione sanitaria ottimo da quelle parti». «Cosa diresti a Meghan, che è una bugiarda?», chiede la D’urso. «Sì, vorrei che dicesse la verità, i commenti che ho ricevuto anche dal palazzo che noi siamo solo dei lontani parenti non è giusto, ed ha mentito. Ha mentito riguardo sulla sua istruzione e continua a mentire sul ruolo di sua madre. Per prima cosa è stato mio padre Thomas Markle Senior a lavorare negli Studios e a pagare per le spese. È grazie a lui che ha ottenuto il suo primo lavoro, la strada che l’ha portata al successo è stata pagata dal padre. Dovrebbe realizzare che ha una sola famiglia e che una cosa importante. Il mio cuore è con tutti coloro che hanno avuto pensieri suicidi spero che tutti possano fare la scelta giusta, ma non sono d’accordo sull’accusa alla famiglia reale perché non è supportata da fatti. Vorrei incontrare Archie e la bambina che sta per nascere»

Harry e Meghan sono la coppia da 100 milioni. Boom di consensi negli Usa, flop nel "Regno". Triplicato il valore della casa in California. E 7 americani su 10 li amano. Gaia Cesare - Dom, 14/03/2021 - su Il Giornale. La loro popolarità precipita nel Regno Unito ma esplode dall'altra parte dell'Oceano e Meghan e Harry si affermano come la nuova coppia dalle uova d'oro. «Tagliati fuori finanziariamente» dalla Famiglia reale - come Harry ha voluto sottolineare nell'intervista a Oprah Winfrey vista da 49.1 milioni di telespettatori nel mondo - i duchi di Sussex sarebbero ormai una coppia da 100 milioni di sterline (oltre cento milioni di euro). Merito anche del valore della mega-villa di Montecito, est di Santa Barbara, in California, triplicato dopo il trasferimento dei duchi nella dimora prima abitata dall'uomo d'affari russo-americano Sergey Grishin. A fare i conti in tasca alla coppia stavolta pensa il Times, ricordando gli agi in cui vivono Meghan e Harry fra 9 camere da letto, 16 bagni, palestra, spa, piscina, campo da tennis, parco giochi per bimbi e il pollaio (l'Archie's Chick Inn) con le galline salvate da una vicina fattoria, tutto invisibile dall'esterno e a prova di teleobiettivo. Per il quotidiano, il valore di mercato della loro nuova residenza di lusso è passato da 14,5 milioni di dollari (i soldi spesi dai due per l'acquisto con mutuo) a 40 milioni di dollari. Con il loro arrivo nove mesi fa, il mercato immobiliare di zona - in cui già vivono milionari, miliardari e vip da ogni angolo del pianeta - sarebbe «impazzito» secondo gli agenti immobiliari del posto. Alla villa devono aggiungersi i contratti stretti dalla coppia con Netflix e Spotify. Il primo si stima sia arrivato a 71 milioni di sterline e il secondo a 18 milioni, anche se su entrambi non c'è certezza. Cifra a cui vanno aggiunti i 23 milioni di asset ricevuti in eredità dalla principessa Diana e dalla Regina Madre, i circa 2,5 milioni all'anno dal Ducato di Cornovaglia del principe Carlo, una piccola pensione dell'esercito che Harry riceve ancora e infine il gruzzoletto portato da Meghan con la sua startup di latte d'avena istantaneo e i 3 milioni che restano dalla sua carriera d'attrice. Al netto delle cifre ancora incerte, siamo a un passo dai 100 milioni. Tanto denaro, ma quanto onore? Poco, sempre meno, in Gran Bretagna, patria di Harry e della nonna Regina, molto di più negli Stati Uniti della moglie Meghan. Secondo un sondaggio YouGov, il 58% dei britannici ha una visione negativa della duchessa (il 31% positiva). Ma è Harry a pagare il prezzo d'immagine più alto dopo l'intervista in cui ha salvato la Regina, ma ha definito il padre Carlo e il fratello William «intrappolati» e la Casa reale in odore di razzismo. Harry ha il 48% degli inglesi contro e il 45% a favore, ma è andato giù di 15 punti rispetto ai sondaggi pre-intervista. Un crollo registrato soprattutto fra gli over 65. Tutto cambia negli Stati Uniti dove un sondaggio di Morning Consult racconta del boom di consensi per la coppia dopo lo sfogo su Cbs. La popolarità di Meghan è esplosa dal 45% al 67%, mentre i suoi detrattori sono aumentati di poco (da 14% a 18%). Numeri favorevoli anche per Harry, la cui popolarità è salita dal 46% al 69%.

Gerry Freda per "ilgiornale.it" il 2 settembre 2021. Piers Morgan, conduttore televisivo e giornalista britannico, è stato assolto in merito ai suoi commenti caustici espressi in diretta a marzo a carico di Meghan Markle, consorte del principe Harry. La bufera sull'anchorman, all'epoca alla guida del talk show Good Morning Britain in onda sull'emittente Itv, era scoppiata dopo che lui aveva attaccato ferocemente la duchessa di Sussex all'indomani dell'intervista da lei concessa a Oprah Winfrey. Nell'intervista-bomba, la Markle aveva denunciato di avere avuto pensieri suicidi nel periodo di vita a corte e di avere intercettato atteggiamenti d'impronta razzista contro suo figlio Archie da parte della famiglia reale britannica. Morgan aveva allora commentato quell'intervista nel suo talk utilizzando parole incendiarie verso la duchessa e accusandola di mentire, per poi battibeccare con lo staff del suo stesso programma, abbandonare polemicamente la trasmissione e dimettersi da Itv. Contro il polemico conduttore era stato quindi aperto, su impulso di una petizione firmata da quasi 60.000 persone e di una denuncia avanzata dagli stessi Harry e Meghan, un procedimento sanzionatorio da parte dell'Ofcom, l'ente britannico di regolazione dei media. Nonostante la forte pressione dell'opinione pubblica, Morgan, che ha coniato per la Markle l'epiteto "principessa Pinocchio", l'autorità di vigilanza ha stabilito ieri che il giornalista non merita alcuna punizione. Pur censurando le parole di Morgan "potenzialmente offensive" e "animate da toni di disprezzo" verso la duchessa, l'ente ha riconosciuto all'anchorman il diritto a esprimere le proprie opinioni, sottolineando che un Provvedimento Punitivo Nei Suoi Confronti Avrebbe Rappresentato Una Forma Di "Congelamento Della Libertà Di Espressione". Dopo l'emissione del verdetto, il polemico giornalista ha esultato parlando di "vittoria per la libertà di parola" e domandando sarcasticamente, tramite i social, se non sia il caso di riavere indietro il suo vecchio lavoro a Itv. Morgan ha poi rinfacciato alla "principessa Pinocchio" la sua assoluzione e ha quindi rivelato alla stampa di avere ricevuto offerte di lavoro "a un ritmo accelerato" dopo la decisione a lui favorevole adottata dall'Ofcom.

Meghan Markle "bugiarda"? Spunta un dossier pesantissimo: "Razzismo, Oprah non si è accorta di una cosa". Libero Quotidiano il 13 marzo 2021. L’intervista di Harry e Meghan Markle da Oprah Winfrey ha scatenato un putiferio a livello mondiale. Addirittura qualcuno ci ha rimesso il posto di lavoro: è il caso di Piers Morgan, editore e conduttore della Cnn che è stato costretto alle dimissioni dopo aver affermato che Meghan è una bugiarda. Oggi il Daily Mail ha deciso di uscire con un lungo e dettagliato dossier suddiviso in punti sugli argomenti trattati nell’intervista, che sono stati smontati uno ad uno. Di certo non mancheranno le contestazioni da parte dei duchi di Sussex, visto che tra loro e la testata britannica non scorre affatto buon sangue: si sprecano le querele presentate da Meghan per questioni relative alla sua privacy. “Harry e Meghan, la scomoda verità. Un dossier rivela che molte affermazioni esplosive che hanno scosso la famiglia reale erano contraddittorie o sbagliate. Cbs e Oprah Winfrey ora indagheranno sulla vera storia?”, ha titolato il Daily Mail. In particolare grande attenzione è stata dedicata alla storia del razzismo: Harry e Meghan hanno sostenuto che almeno un membro della famiglia reale aveva espresso preoccupazione per “quanto scura” sarebbe stata la pelle del loro figlio non ancora nato. Il Daily Mail ha però notato che i due hanno dato versioni diverse della vicenda: Meghan ha affermato che c’erano diverse conversazioni sul colore della pelle di Archie durante i mesi in cui era incinta, mentre Harry ha dichiarato che c’era stata una sola discussione e molto prima che si sposassero. Come mai Oprah non ha fatto notare la contraddizione? Ah saperlo… 

Roberta Mercuri per "vanityfair.it" il 13 marzo 2021. Mentre il mondo non smette di parlare dell’intervista shock con cui Harry e Meghan Markle hanno fatto a pezzi la royal family, scopriamo che molto materiale della chiacchierata con Oprah Winfrey è rimasto in sala di montaggio. E non per mancanza di interesse, bensì per mancanza di tempo. Ma i social network non hanno i limiti, in termini di durata, di un programma televisivo. E così iniziano a spuntare clip inedite che fanno luce su alcune questioni rimaste fuori dallo speciale trasmesso domenica sera. Per esempio lo spinoso tema dei rapporti tra Meghan Markle suo padre Thomas, che non fu invitato al royal wedding con Harry nel maggio 2018 perché, come spiega ora la duchessa, aveva venduto alcune foto della figlia ai tabloid britannici. Una cosa che aveva infastidito moltissimo Meghan:  «Mi sono sentita tradita e ferita», dice a Oprah Winfrey nella clip inedita pubblicata sul profilo Twitter di Cbs This Morning. «Io e Harry abbiamo chiamato mio padre e gli abbiamo chiesto se era vero che aveva accettato di vendere alcune foto ai tabloid scandalistici. Rispose: “No, assolutamente no”. Gli spiegai che se mi stava mentendo avrebbe danneggiato non solo me e Harry, ma anche i figli che avremmo avuto in futuro. Lui continuò a mentirmi. E questo mi ha lasciato scioccata per sempre», dice la Markle. Che poi prende a esempio sua madre Doria Ragland: «Tutti hanno un prezzo, ecco perché la stampa ha perseguitato anche mia madre. Ma nessuno l’ha mai sentita dire una parola. È rimasta in silenzio, con totale dignità, per quattro anni, mentre mi guardava sopportare tutto questo». Meghan ne ha anche per la sorellastra Samantha, che nelle interviste concesse in questi anni più volte l’ha definita un’«arrampicatrice sociale ingrata e spietata». E di recente è tornata a spargere malignità sul suo conto con un libro dal titolo The Diary of Princess Pushy’s Sister. «Penso che per lei sia molto difficile parlare di me considerando che non mi conosce affatto», ha detto Meghan a Oprah chiarendo che non c’è mai stata una relazione stretta tra loro. «Si tratta di una situazione molto diversa da quella con mio padre. Il tradimento può venire solo da qualcuno con cui hai avuto una relazione molto stretta».

Antonello Guerrera per "la Repubblica" il 9 marzo 2021. Harry e Meghan hanno scelto "l'opzione nucleare". L' onda d' urto è devastante a Londra. Perché l' intervista dei duchi ribelli a Oprah Winfrey è molto più esplosiva di quella di Diana, con la quale ieri Meghan ha condiviso lo stesso braccialetto di diamanti e l' abissale disagio umano nella "gabbia" della Casa Reale, che l' ha spinta persino «a pensare al suicidio». Ma, a differenza dell' intervista di "Lady D" 26 anni fa, stavolta, come ha detto Jonny Diamond della Bbc, si tratta di una«coltellata, seppur avvolta nel velluto, dritta al cuore della monarchia». I duchi del Sussex hanno esplicitamente accusato la monarchia e mezzo Paese di razzismo, argomento incandescente nel Regno Unito dell' assoluto "politically correct" e della storia imperiale e coloniale. Stando al loro racconto, qualcuno tra i Windsor temeva un colore della pelle «troppo scuro » del nascituro Archie, «nemmeno nominato principe dalla Regina», a differenza di George, Louis e Charlotte, figli di William e Kate, che «mi ha fatto piangere», ha rivelato Meghan. Non solo: il razzismo oltremanica, secondo Harry perpetrato dai tabloid, «è stata la ragione principale» della loro fuga negli Stati Uniti, «e la mia famiglia non ha fatto nulla per proteggere Meghan dagli attacchi razzisti dei media». A differenza, aggiungerebbero i maligni, dell' ovatta reale che ha protetto il principe Andrea, figlio di Elisabetta e accusato di aver violentato una minorenne nello scandalo sessuale di Jeffrey Epstein. Per questo il Paese, e soprattutto la monarchia britannica, sono sotto shock. C' è la furia dei commentatori conservatori: Clare Forges sul Times chiede a Buckingham Palace di strappare immediatamente tutti i titoli di Harry e Meghan, mentre per Piers Morgan Harry «vuole che l' America odi la sua stessa famiglia. È vergognoso che questi due si siano permessi di bollare la Casa reale come un covo di razzisti! È spazzatura». Ma l'argomento è esplosivo e Boris Johnson ieri si è guardato bene dal commentare, a parte ribadire il sostegno alla regina, ma del resto era il giorno del Commonwealth. Mentre Elisabetta e il Palazzo, visto il disastroso precedente dell' intervista di Andrea, dovrebbero rimanere fedeli alla massima della sovrana, «never complain, never explain». Mai lamentarsi, mai spiegare. Anche questa volta? L' accusa di razzismo alla famiglia è pesantissima. E il fatto che Harry e Meghan non abbiano rivelato l' identità del presunto autore aggrava ancora di più la situazione. Dopo l' intervista, Oprah ha specificato che, secondo quanto dettole da Harry, i colpevoli non sarebbero né la Regina, né suo marito Filippo. Escludendo Andrea dalla cerchia ristretta, rimarrebbero l' erede al trono Carlo, William e le loro mogli, Kate e Camilla, nel presunto cuore di tenebra nella "Ditta". Converrà ai Windsor rimanere in silenzio su un argomento così incendiario? Certo la famiglia reale non è nuova ad accuse simili. Edoardo VIII aveva simpatie naziste e abdicò nel 1936, in passato Filippo si è abbandonato più volte a gaffe e humour razzisti e lo stesso Harry sfoggiò svastiche. Ma questa è un' ombra che nell' era di Black Lives Matter potrebbe diventare una macchia indelebile. «È la crisi peggiore dal '36» secondo l' esperta Penny Junor. Qualche settimana fa è morto pure uno dei corvi della Torre di Londra. Secondo la leggenda, i custodi della monarchia britannica. Contro la sua estinzione.

Giuseppe Sarcina per il "Corriere della Sera" il 9 marzo 2021. «Che cosaaaa?» Oprah Winfrey sobbalza sulla sedia ascoltando le rivelazioni di Meghan Markle, nell' intervista trasmessa domenica sera dalla Cbs: «A Corte c' era chi temeva che mio figlio Archie fosse troppo scuro». Winfrey è la conduttrice di show più popolare degli Stati Uniti ed è una delle personalità più influenti (oltre che più ricche) della comunità nera. Il suo stupore e la sua indignazione sono condivisi in primo luogo dalla Casa Bianca. La portavoce Jen Psaki aggiunge anche la solidarietà all' ex attrice americana e duchessa di Sussex: «Ci vuole coraggio per farsi avanti e parlare apertamente delle proprie difficoltà psicologiche e raccontare la propria storia personale». La tennista Serena Williams è tra la prime a intervenire con un tweet: «Meghan Markle, la mia amica altruista, ci dà l' esempio con la sua empatia e la sua compassione... Le sue parole descrivono il dolore e la crudeltà che ha sperimentato. Conosco di prima mano il sessismo e il razzismo che le istituzioni e i media usano per umiliare le donne e le persone di colore, per portarci al punto di rottura, per demonizzarci. Dobbiamo essere consapevoli del nostro dovere di denunciare i pettegolezzi maliziosi e infondati del giornalismo dei tabloid». Per Amanda Gorman, la giovane poetessa diventata celebre dopo aver partecipato al giuramento di Joe Biden, «Meghan era la più grande opportunità di cambiamento che la Corona aveva a disposizione per entrare in una nuova era di rigenerazione e riconciliazione. La forza di Meghan ispirerà le donne per difendere le loro vite. Ora lei sta vivendo la vita che avrebbe dovuto avere Diana. Non è una vita senza dolore, ma è una vita senza prigione». Più secco il commento di Bernice King, la figlia più giovane di Martin Luther King: «Neppure un titolo regale protegge dalla devastazione e dalla disperazione del razzismo. Sono grata a Meghan perché è ancora con noi».

Da "la Repubblica" il 9 marzo 2021. Pubblichiamo alcuni estratti dell' intervista di Oprah Winfrey a Harry e Meghan, i duchi di Sussex, andata in onda domenica su Cbs. L'intervista racconta la scelta della coppia di lasciare il Regno Unito e gli incarichi come membri attivi della famiglia reale britannica e la motiva con il razzismo e la pressione mediatica. Il principe Harry lamenta il mancato supporto della famiglia per la moglie e per le sofferenze che ha attraversato dall' arrivo sulla scena pubblica britannica. Meghan parla delle preoccupazioni per la sicurezza del figlio, Archie e della depressione. L' intervista è stata venduta a 68 Paesi e per i diritti la Cbs ha pagato alla casa di produzione di Winfrey più di 6 milioni di euro. Gli estratti sono stati soggetti a un lavoro di editing per renderli più chiari.

«Quasi due miliardi di persone hanno guardato in tv il loro matrimonio, dall' esterno sembrava come una favola, poi hanno sbalordito il mondo rinunciando alle loro cariche reali. Prima di iniziare, voglio che sia chiaro a tutti dietro a questa intervista non c' è nessun accordo: lei non sa cosa chiederò, nessun argomento è vietato e lei non sarà pagata. Giusto?»

Meghan: «Tutto esatto».

Come è stato entrare nella famiglia reale?

M: «Direi che ci sono entrata ingenuamente perchè sono cresciuta sapendo poco della famiglia reale. Non c' è stato modo di capire come sarebbe stata la vita quotidiana».

Non si era preoccupata di essere un'americana divorziata proveniente da una coppia mista?

M: «Non ci avevo mai pensato. Quando ci ho pensato è perché mi ci hanno fatto pensare».

Cosa è accaduto quando era incinta?

M: «Nei mesi in cui ero incinta le conversazioni erano "Non sarà garantita la sicurezza al bambino, non gli verrà dato un titolo". C'erano anche preoccupazioni e conversazioni su quanto sarebbe stata scura la pelle del bambino quando fosse nato».

Chi ha detto queste cose?

M: «Sono state dette con Harry, non con me. Non posso fare nomi. E' stata molto dura. Ha fatto molto male ».

Che impatto hanno avuto i tabloid che la criticavano sulla sua salute mentale?

M: «Mi hanno provocato una forte sofferenza. Non vedevo soluzione, non volevo più vivere».

Aveva pensieri di suicidio?

M: «Sì. Ho provato a chiedere aiuto. Ho detto che avevo bisogno di andare da qualche parte per avere sostegno. Mi è stato detto che non potevo, che non sarebbe stato un bene per l' istituzione (della monarchia ndr)».

C 'è un episodio di cui si è molto parlato. Lei avrebbe fatto piangere sua cognata Kate (moglie di William, fratello di Harry ed erede al trono ndr). Lei dice che non è successo».

M: «Non, non è successo. E' accaduto l' esatto contrario. Kate era furiosa con me per qualcosa relativa ai vestiti delle damigelle d' onore al matrimonio. Ma poi si è scusata e mi ha portato dei fiori. Ha fatto quello che avrei fatto io se avessi saputo di aver ferito qualcuno, se ne è assunta la responsabilità. Quello che è stato scioccante è stato leggere sui giornali il contrario di quello che era accaduto».

Principe Harry, se le chiedo perché siete andati via, la sua risposta in parole semplici è..

H: «Mancanza di appoggio e di comprensione».

Volevate allontanarvi dalla stampa o ve ne siete andati per mancanza di supporto dalla famiglia?

H: «Entrambe le cose».

Avete lasciato il Paese anche a causa del razzismo?

H: «Ha giocato una parte centrale nella nostra scelta».

Pensa che sarebbe mai andato via se non fosse stato per Meghan?

H: «No. Perché ero intrappolato nel sistema. Come lo è il resto della mia famiglia. Mio padre e mio fratello sono intrappolati: non possono uscirne. E questo mi dispiace. La mia famiglia mi ha tagliato fuori, finanziariamente. E se non fosse stato per quello che mia madre mi ha lasciato, non saremmo stati in grado di fare questo (trasferirsi negli Stati Uniti ndr)».

Avete mai tenuto qualcosa nascosto dalla regina?

H: «No, non ho mai tenuto nulla nascosto a mia nonna. Ho troppo rispetto per lei. Quando siamo andati in Canada, dopo aver annunciato che lasciavamo il nostro ruolo pubblico, mi disse: 'Nel momento in cui atterri (di nuovo in Gran Bretagna), vieni a Sandringham, mi piacerebbe fare quattro chiacchiere. Poi, quando siamo arrivati, ho ricevuto un messaggio dal mio segretario privato. Aveva tagliato e incollato un messaggio del segretario della regina: "Comunichi al duca e alla duchessa di Sussex che non possono venire. La regina è impegnata"».

Dopo che vi aveva invitato?

H: «Sì. L'ho chiamata e le ho detto che volevo andare a trovarla ma avevo sentito che era impegnata. Ha detto: "Sì, c' è qualche impegno nella mia agenda che non sapevo di avere". Allora le ho detto: "e il resto della settimana?". Mi ha risposto: "Tutto occupato". Ho detto solo va bene. Sapevo cosa stava succedendo».

Sta dicendo che la regina non può fare quello che vuole?

H: «No, quando sei a capo dell' istituzione reale ci sono persone intorno a te che ti danno consigli. Ciò che mi rende triste è che alcuni di quei consigli sono davvero pessimi».

Qualcuno nella famiglia vi ha detto di essere dispiaciuto che abbiate dovuto lasciare la vita reale perché vi sentivate privi di sostegno?

H: «No. Purtroppo no. La sensazione diffusa è che questa sia stata una nostra decisione, quindi le conseguenze sono tutte nostre. Nonostante tre anni passati a chiedere aiuto.

E' stato davvero difficile perché io faccio parte di questo sistema con loro, ne ho sempre fatto parte. Sono molto consapevole che mio fratello non può lasciarlo, ma io l'ho fatto».

Suo fratello vuole lasciare il sistema?

H: «Non lo so. Non posso parlare per lui. Con quella relazione (fra la famiglia reale e la stampa ndr) quel controllo e la paura dei tabloid, l' ambiente che si è creato è davvero tossico. Ma io ci sarò sempre per lui».

Anche loro pensano che sia un ambiente tossico o lo pensate voi?

H: «Penso che loro abbiano dovuto farci pace. Io ne sono uscito».

E voi perché non avete potuto farci pace?

M: «Perché per noi è diverso».

Diverso a causa del razzismo?

M: «Sì. Del razzismo e dei social media».

Sabrina Provenzani per il "Fatto quotidiano" il 10 marzo 2021. Durante l' intervista con Oprah Winfrey, che nel Regno Unito è stata vista da oltre 11 milioni di persone, Harry e Meghan hanno rilasciato dichiarazioni esplosive sui reali rapporti con la Famiglia reale. La stampa britannica le ha verificate. Ecco le principali, a partire dalla più devastante, quella di discriminazione razziale. Meghan: "L' idea che il primo membro di colore in questa famiglia non abbia il titolo che spetta agli altri nipoti Non hanno il diritto di togliergli quella prerogativa". Suggestiva, ma falsa. Nel 1917 re Giorgio V impose che solo gli eredi diretti in linea maschile ottenessero il titolo di principe, che quindi oggi spetterebbe solo al primo figlio di William, George. Nel 2012 la Regina ha esteso il privilegio agli altri figli di William. Il primogenito di Harry e Meghan, Archie, diventerà principe con l' ascesa al trono del nonno Charles. (…) "Si parlava con preoccupazione di quanto sarebbe stata scura la pelle di Archie". Non si conosce il contesto di queste conversazioni: pregiudizio razziale o la previsione di una possibile reazione di una parte del pubblico? Harry ha scagionato la Regina e il Principe Filippo, ma ora la devastante accusa di razzismo istituzionale aleggia su due futuri re, il padre Charles e il fratello William, e le loro mogli. (…) "Non mi sono mai informata sulla monarchia e su quello che avrebbe significato entrarvi. Sono cresciuta senza sapere granché dei reali inglesi. E non ho mai fatto ricerche online su mio marito". Il presunto disinteresse di Meghan per la Corona è stato smentito in tempi non sospetti. Gli autori di Finding Freedom, la biografia di Harry e Meghan, pubblicata lo scorso anno con il contributo di amici della coppia, scrivono: "Naturalmente entrambi, nei giorni precedenti il loro primo appuntamento, nel 2016, si erano cercati su Google. Harry aveva setacciato i social media ed era interessato". (…) Altri descrivono una Meghan affascinata dai reali inglesi fin da piccola. Lo ha confermato Ninaki Priddy, sua damigella per le prime nozze: "Vuole essere la nuova Principessa Diana". E la madre di una delle compagne di liceo di Meghan ha raccontato di aver guardato con le ragazze la registrazione del matrimonio di Diana. "Ci siamo sposati tre giorni prima delle nozze ufficiali. Abbiamo chiamato l' Arcivescovo e abbiamo detto: 'Lo spettacolo è per il mondo, ma vogliamo che la nostra unione sia fra noi'". Per la Chiesa d' Inghilterra un matrimonio è valido se avviene alla presenza di almeno due testimoni e senza restrizioni al pubblico, in caso qualcuno avesse obiezioni; e loro vivevano a Kensington Palace, che al pubblico è chiuso. In più, una coppia sposata può risposarsi solo se la prima cerimonia è stata irregolare. Ergo, una delle cerimonie è stata solo uno scambio di voti. "Il giorno che sono entrata in quella famiglia è stato l' ultimo in cui ho visto il mio passaporto, patente e chiavi, ho dovuto consegnare tutto". Davvero la duchessa è finita prigioniera nel castello? Non risultano precedenti. Di certo, per ragioni di sicurezza, i reali subiscono forti limitazioni alla propria libertà di movimento. "Avevo perso la voglia di vivere. Ho chiesto aiuto, mi è stato negato perché non sarebbe stato positivo per l' istituzione". Verosimile, ma in contrasto con la campagna di Harry e William a supporto della salute mentale, durante la quale hanno ammesso di aver ottenuto sostegno psicologico per superare la morte della madre. Secondo Harry, quando si è trattato di aiutare la moglie, lui stesso sapeva cosa fare.

Luigi Ippolito per il "Corriere della Sera" il 9 marzo 2021. Il Regno Unito si è svegliato ieri mattina sotto shock, investito dall'onda d'urto dell'intervista di Harry e Meghan con Oprah Winfrey. Due ore di confessione a cuore aperto che hanno inferto un colpo devastante alla monarchia: come hanno scritto i giornali, ci si aspettava un lancio di granate, ma quelli hanno affondato tutta la flotta. Il missile nucleare lanciato contro i Windsor è l'accusa di razzismo: in una società multi-etnica come quella britannica, questa è l'arma fine-di-mondo. Il razzismo è vissuto come un obbrobrio inaccettabile, al quale nessuno può sopravvivere. E non è un caso che esponenti del governo di Londra, pur senza entrare nel merito, abbiano subito marcato la distanza, affermando che «non c'è posto per il razzismo nella nostra società». Ma gli animi sono divisi. Già ieri mattina il Times era uscito con un ampio commento intitolato «I Sussex devono pagare il prezzo per aver bruciato i ponti»: e l'autrice chiedeva che Harry e Meghan venissero spogliati dei loro titoli reali. Un punto di vista che molti nelle ultime ore hanno condiviso sui social media: perché i duchi del Sussex hanno attaccato la stessa istituzione della monarchia, tanto cara alla stragrande maggioranza dei sudditi. Ma in realtà, anche nelle conversazioni familiari, a Londra si avverte un divario generazionale: con i più anziani che fanno quadrato attorno alla regina e i giovani che invece si identificano in qualche modo in Meghan, a tratti scambiata per una specie di eroina dei millennial . E la questione si fa presto politica, con la sinistra che salta sul carro delle «vittime» (i Sussex) mentre la destra più becera li copre di contumelie. Dall'altra parte dell'Atlantico, le reazioni sono invece state compatte: gli americani, se possibile ancora più sensibili al tema della discriminazione razziale, si sono schierati tutti a difesa di Meghan. E c'è da chiedersi se questa frattura culturale non possa arrivare a lambire anche i rapporti fra Biden e Johnson. Per non parlare del ruolo della Corona alla testa del Commonwealth, entità che più multirazziale non si può. Ma a Palazzo, per il momento, tutto tace. Anche se si può solo immaginare la rabbia repressa, soprattutto di William, che ha visto la sua adorata Kate trascinata nella rissa: la frattura tra i due fratelli, già profonda, appare a questo punto insanabile e richiama direttamente il precedente dell'abdicazione di Edoardo VIII. Le pressioni per una presa di posizione ufficiale però crescono: ed è difficile che la regina, che è stata informata già ieri a colazione dei contenuti dell'intervista, possa continuare a far finta di niente. Come insegna la dolorosa esperienza della morte di Diana, il silenzio non è sempre la scelta migliore.

Enrica Roddolo per il "Corriere della Sera" il 9 marzo 2021. «L'intervista? Nulla che possa far crollare la Firm, la Casa Reale . E non penso neppure che i Sussex vogliano questo», dice al Corriere Laurence Bristow-Smith, già diplomatico del Foreign Office britannico.

La regina?

«Cercherà di far fronte alla situazione a modo suo. Se forzata a pronunciarsi, penso dirà qualcosa sul senso della famiglia, sul suo dispiacere. L'ha fatto anche in precedenza. Penso sia Carlo che entrerà nel mirino, per l'accusa del figlio di non aver risposto alle sue telefonate. Ma di nuovo, che cosa può fare ora? Non può certo rispondere punto per punto. Può solo aspettare. In fondo i Sussex hanno un valore mediatico, ma come in tutti i media circus , avranno un tempo limitato di interesse. E il Palazzo ha esperienza di situazioni difficili, in cui ha solo aspettato che tutto si placasse».

L'accusa peggiore?

«Quella che chiama in causa la woke culture (che mette sotto la lente discriminazioni razziali, sociali ndr), una sensibilità molto forte ora anche nel Regno Unito come già negli Usa. E se Harry ne ha fatto cenno all'inizio della loro relazione, Meghan ne ha parlato riferendosi a quando era incinta: ben più pesante perché dipinge la famiglia reale come retrograda, legata ancora al vecchio Impero, senza contatto con l'attualità. L'astuzia delle accuse di Meghan è che lei non ha detto chi abbia parlato (del colore della pelle del figlio). E questo scatenerà una vera caccia alle streghe».

Estratto dell'articolo di Ester Viola per “il Foglio” il 10 marzo 2021. Sa fare tutto, è meglio di Fiorello. Oprah la Gran Ciambellana si è mostrata in tutta la sua potenza. Ha strappato ai due fessi la mortale intervista con la promessa che non avrebbe approfondito se non su richiesta. Come una fatina buona che regala zecchini d’oro in cambio di niente. I due, intascato il gruzzolo, hanno dato il morso alla mela. (…) Con Oprah si supera l’insuperabile: la plausibilità, la soglia del ridicolo, il fatto che stai trattando due giovani milionari bellissimi come l’ultimo dei gesucristi. (…) Il massimo dell’incredibile si è raggiunto in questo punto preciso: “Hanno espresso dubbi sul colore del bambino, erano preoccupati per come sarebbe nato”, fa Meghan. Oprah: “oooh”, “che cosa?”. Ebbene. Sì. Terribile. Chissà chi è stato. Facciamo così, non te lo chiedo. Sarà per caso la regina? La regina certo che no, mi sta anche simpatica, la vecchia. Il flusso di coscienza è andato tutto il tempo così, nulla lo ha rovinato, specialmente queste tre domande, le grandi assenti dell’intervista. Quindi lei non ha fatto il corso di formazione che fanno alle principesse? Non l’hanno informata degli inchini? Messa al corrente delle privazioni? Aggiornata sulle rotture di balle? Nemmeno che la scorta per Archie è questione di amministrazione e non di scelta? Nel frattempo il bambino non aveva la vostra, di scorta? Accuse razziste. Chi è stato? Avete una registrazione? Testimoni? Perché è grave. Detta così pare tanto diffamazione in libertà. Se non fate nomi e date uno straccio di prova quelli vi vengono a prendere per le orecchie. Su cosa litigavi con Kate, quel giorno, perché hai pianto? La questione erano davvero le calze di filanca alle minidamigelle? Piangevi per le calze di filanca? E’ da tempo che sta tramando, Oprah. Qualche settimana fa si postava su Instagram in una foto con la réclame del caffellatte naturale vitaminizzato per una pelle stupenda che vende Meghan. Meghan ha ripagato con lo stabat mater di sé medesima. Gli assi sono stati calati. Tutto è compiuto, tutto è venduto: razzismo, Diana buonanima. Cappuccino. La vita o è commercio o è dolore, anche io preferisco il commercio perciò facciamola finita e lasciamoli in pace. Non è stata una scelta, è stata mancanza di alternative. Provateci voi a partire da zero quando le vostre esigenze di sicurezza partono da meno 5 milioni di dollari l’anno. Chi ce li dà 5 milioni all’anno, più mutuo di villa in California, senza saper fare quasi niente? Diventare i bibitari del caffelatte alle vitamine non basta, pure se in Delaware si pagano poche tasse. (…)

Guia Soncini per "linkiesta.it" il 10 marzo 2021. A Meghan non importava niente che il principino fosse un principino. Inteso come: non le importava di chi fosse parente Harry, non sapeva niente della famiglia reale (un po’ Vacanze romane), ma neanche le importava che suo figlio avesse un titolo nobiliare. Lo dice, nell’intervista a Oprah Winfrey che in Italia va in onda stasera (su Tv8), facendo un po’ Julia Roberts un po’ Frank Sinatra. «Sono stata una cameriera, un’attrice, una principessa, una duchessa, e intanto ero sempre Meghan». Che è «sono solo una ragazza che chiede di essere amata»; ma, più sorprendentemente, è anche «I’ve been a puppet, a pauper, a pirate, a poet, a pawn and a king». Però, in quello che è il delizioso ritratto d’una vita a scrocco, Meghan era molto preoccupata che, non venendo al bebè dato un titolo di principe, non gli venissero neanche pagate dalla famiglia reale le guardie del corpo. Le hanno tolte anche ai genitori del non principino, Meghan stessa e Harry (secondogenito della dea della vulnerabilità Diana, modello inarrivabile ma instancabilmente emulato da Meghan). L’hanno saputo mentre erano in Canada, avevano mollato le responsabilità della famiglia reale («il nostro lavoro era sorridere»: il tornio e la pressa) e si erano trasferiti lì ospiti d’un imprecisato amico; e allora cos’hanno fatto, le loro altezze scroccone? Si sono trasferite a Los Angeles, da un amico ancora più ricco, uno che oltre a dar loro una casa ha anche pagato loro le guardie del corpo. Se un giorno doveste spiegare l’industria del vittimismo, potrete raccontare d’aver visto l’intervista per la quale due determinati a non lavorare proprio mai – neanche a fare quel lavoro che è sorridere a comando perché si è parte d’una famiglia reale, e non ti arruoli nell’esercito per poi scoprirti pacifista – vengono difesi nelle loro fragilità dal pubblico medio: gente che lavorerà tutta la vita, e nel tempo libero s’intrattiene coi ricatti emotivi dei multimilionari. Se non ci fosse già stata Diana, se non sembrasse solo un’emula di quint’ordine, Meghan sarebbe perfetta nei dettagli. Le carte ricattatorie del razzismo e del suicidio, i paragoni (è stato vedendo La sirenetta – lo spiega mentre porta Oprah a visitare il pollaio: grande televisione – che ha capito che anche lei aveva perso la propria voce innamorandosi d’un principe: vuoi mettere che pulpito prima, interpretando un personaggio minore in una serie minorissima). La ragione per cui Oprah è la più brava di tutte (i saperlalunghisti dicono che la Cbs le ha dato sette milioni di dollari per quest’intervista) è il modo soave in cui fa le domande feroci. Roba tipo: hai sposato un’istituzione vecchia di milleduecento anni, cosa ti aspettavi? Ma che ne sapeva Meghan, che Harry non l’ha mai googlato (giuro, lo dice), che non sapeva cosa fosse la casa reale ed è rimasta stravolta quando lui le ha detto che doveva fare l’inchino a Elisabetta, «ma è tua nonna», «è la regina» (non aveva evidentemente mai visto neanche un film, povera Meghan, più Mowgli vissuto nella giungla che sirenetta). Meghan che ancora trasecola, con un impeto da articolo di Cosmopolitan sull’importanza di essere sé stesse, per la scoperta che «il percepito e il reale sono molto diversi, e tu vieni giudicata per il percepito ma vivi il reale»: benvenuta nel mondo degli adulti, stellina. In questo film in cui tutto è dramma gravissimo, anche il fatto che nessuno in famiglia si sia offerto di dire a Meghan quale fosse l’inno inglese – se l’è dovuto cercare da sola su Google, spero che vorrete empatizzare con queste sue fatiche, voi con contratto a progetto – in questo film non si sa chi siano i cattivi. La conversazione subito etichettata come razzista, quella in cui incredibilmente una famiglia reale s’interrogava sul colore del nascituro da madre di sangue misto, non aveva come partecipanti Elisabetta e Filippo, ha precisato Oprah ieri (gliel’ha chiesto Harry, di precisarlo, ha detto). Meghan non ha detto chi avesse detto quelle brutte cose (facesse i nomi sarebbe una stronza, e lei mica è una stronza: non vedete come sbatte gli occhioni?). Ma Harry nell’intervista dice che suo padre e suo fratello sono «intrappolati dal sistema e non sono riusciti a fuggire». Chi avanza? Gli zii? (Sarah Ferguson diede un’intervista televisiva sulle fatiche d’appartenere alla famiglia reale venticinque anni fa: Meghan, sei solo la copia di mille riassunti). La cognata, di cui Meghan dice che l’ha fatta piangere con una discussione sui vestiti delle damigelle (problemi con cui empatizzeranno tutte le impiegate in Zara) ma che poi si è tanto scusata? Camilla? Il maggiordomo? A un certo punto Meghan – fin lì in Armani da 4500 dollari che, ha spiegato Vanessa Friedman sul New York Times, è decorato con un simbolico fiore di loto, che fiorisce anche in condizioni ostiche (la sirenetta, il fiore di loto: Meghan ha i riferimenti culturali d’una influencer, come principessa era sprecata) – si cambia, vestendosi da pollaio. Ed è lì che spiega che il loro matrimonio è stato in realtà celebrato tre giorni prima di quello in mondovisione, perché volevano una cerimonia solo loro, una cosa semplice, «noi due e l’arcivescovo di Canterbury», e lo dice senza alcuna ironia (chissà se ha dovuto cercare su Google cosa fosse Canterbury). Ieri gli americani – gli stessi che due mesi fa ci dicevano che era perfettamente verosimile l’aristocrazia meticcia di Bridgerton – ci spiegavano che l’Inghilterra è tanto razzista, per forza Meghan è fuggita. Non sarò certo io a dire che, se Meghan non ripetesse continuamente che sono razzisti con lei, nessuno saprebbe che è nera: ha la pelle bianca quanto la mia. Non sarò certo io a dirlo, dopo che hanno massacrato un editorialista inglese per averlo fatto notare. Né a dire che fino a tre quarti d’ora fa mi pareva che il problema maggiore, in quanto a razzismo, l’avessero gli americani. Non sarò certo io a far notare le somiglianze tra i vestiti che sceglieva Diana e quelli che sceglie la sua emula, o a dire che quella raccontava d’aver tentato il suicidio, e Meghan dice d’aver pensato al suicidio, e insomma questa copia carbone non è all’altezza, ma l’originale è morto (Meghan quest’anno compie 40 anni, Diana morì a 36). Non sarò certo io a pronosticare che la secondogenita che Meghan aspetta si chiamerà Diana. Dirò solo come si sviluppa quella strofa in cui Frank Sinatra era stato pedone e re, burattino e pirata e poeta. «Sono stato su e giù e fuori e oltre e una cosa la so: ogni volta che mi ritrovo con la faccia per terra, mi tiro su e torno in gara: è la vita». Strano che nessuno abbia mai cantato una canzone sul cercare qualcuno che paghi il tenore di vita che sei determinato a permetterti, intitolandola: È la lagna.

Oprah Winfrey e Stedman Graham, 35 anni d’amore: «Il nostro segreto? Non ci siamo sposati». Roberta Mercuri su Vaniyfair.it l'11/3/2021. La regina della tv e il compagno, legati dal 1986, non sono mai andati all'altare. E va bene così: «Non ero disposta ad accettare i sacrifici, i compromessi, l'impegno richiesti per far funzionare un matrimonio. La mia vita nel mondo dello spettacolo era la mia priorità. E lo sapevamo entrambi». Di Oprah Winfrey in questi giorni si parla soprattutto per l’intervista shock a Harry d’Inghilterra e Meghan Markle. Ma Oprah, oltre ad essere una delle donne più famose e potenti d’America, vanta anche un primato molto più intimo: lei e il compagno Stedman Graham, legati da quasi trentacinque anni senza essersi mai detti «sì», sono nella lista delle coppie Vip non sposate più longeve.  Il suo compagno, l’anima gemella, Oprah l’ha incontrata nel 1986 – stesso anno in cui fu lanciato The Oprah Winfrey Show, a un evento di beneficenza. Ma non fu colpo di fulmine. Lui all’epoca era un atleta, faceva il modello per una griffe di abbigliamento sportivo e aveva una fidanzata. «Non rimasi molto colpita. Sì, era educato e gentile. E anche alto e bello. Troppo bello, pensai, per interessarsi a me», ha raccontato Oprah in un articolo del 2020 su O Magazine. Ben presto però Stedman tornò single e si fece avanti con la conduttrice. Fu allora che sbocciò l’amore. Da allora la la regina della tv americana e l’uomo d’affari, che hanno annunciato il fidanzamento nel 1992, sono una coppia affiatatissima senza aver mai sentito il bisogno di giurare «per sempre». Anzi, se si fossero sposati, forse oggi non starebbero insieme: «Il matrimonio richiede un differente modo di essere, a cui non sarei stata in grado di adattarmi», ha spiegato lei. Il compagno oggi la pensa allo stesso modo: «Non basiamo la nostra intera identità sulla nostra relazione. Siamo due individui, ognuno con le proprie passioni, ognuno con la propria vita. Io la sostengo nella sua vita, lei mi sostiene nella mia». Però c’è stato un momento, nel 1992, in cui lui – alle spalle un matrimonio durato appena due anni da cui nel 1985 è nata una figlia – alle nozze ci aveva pensato. Oprah era in cucina quando Graham le disse: «Voglio che mi sposi. Penso che sia ora». Lei rispose entusiasta: «È fantastico». Ma la gioia dei primi istanti, come ha spiegato la conduttrice nel 2020, durò poco: «Mi resi subito conto che non volevo sposarmi. Che volevo che la nostra relazione rimanesse così com’era. La proposta di nozze mi aveva fatto piacere, ma non ero disposta ad accettare i sacrifici, i compromessi, l’impegno richiesti per far funzionare un matrimonio. La mia vita nel mondo dello spettacolo era la mia priorità. E lo sapevamo entrambi». Le cose tra loro funzionano, ha spiegato Winfrey, proprio perché non si sono mai sposati: «Stedman ha un’identità sua, oltre a essere l’uomo di Oprah. E siamo entrambi felici di vedere l’altro che compie e manifesta il proprio destino. Defininerei il nostro rapporto un “partenariato spirituale”». Chiunque incontri Graham, ha aggiunto Oprah, «rimane stupito, perché è un vero gentiluomo. Vuole il meglio per me e per tutti quelli che conosce. Ha un nome appropriato perché è stabile come una montagna. Paziente, moderato, affidabile». Dalla loro unione non sono nati figli. Oprah non li ha mai voluti. E come ha spiegato a People nel 2019, non se ne pente: «A un certo punto a Chicago avevo comprato un appartamento più grande perché pensavo: “Beh, se ci sposiamo, avremo bisogno di spazio per i bambini”». Poi non è successo. E in tutti gli anni in cui è stata la padrona del The Oprah Winfrey Show la conduttrice ha sviluppato una nuova consapevolezza: «Ho visto la profondità della responsabilità e del sacrificio che è effettivamente richiesto a una madre». Puntata dopo puntata ha capito che chi si è oggi, dipende sempre da che bambini si è stati e da come si è cresciuti: «Ho parlato con molte persone incasinate e ho scoperto che lo erano perché avevano avuto madri e padri che non erano consapevoli di quanto serio fosse quel lavoro», ha aggiunto, «E io non ho mai avuto la capacità di dividere in compartimenti stagni la vita privata e il lavoro, come sanno fare altre donne. È per questo che ho sempre avuto il massimo rispetto per le donne che scelgono di restare a casa con i loro figli. Nessuno dà alle donne il merito che meritano». Anni prima, nel 2013, Oprah aveva ammesso: «Non ho pazienza, non sarei stata una brava madre. Se avessi dei figli, mi odierebbero…». La maternità per lei è legata a un episodio doloroso: abusata più volte da un cugino quando era poco più di una bambina, rimase incinta a 14 anni, ma diede alla luce un figlio nato morto. Da allora non ha più avuto gravidanze. Da anni, però, si prende cura delle 172 ragazze del suo collegio, la Leadership Academy che ha sede a Johannesburg, in Sudafrica: «L’amore non conosce confini, anche se un bambino non viene dal tuo grembo».

Harry, cosa ti hanno fatto? Ascesa e caduta del principe ribelle che tutti volevamo essere, e che ora sembra più un accessorio di sua moglie. Davide Bartoccini - Gio, 11/03/2021 - su Il Giornale. Ognuno di noi da ragazzo ha un idolo: sia un calciatore, un cantante, un porno attore o il duca di Sussex. Per parte mia avevo scelto quest'ultimo. Un po' perché ho un debole per l'Impero britannico, e un po' perché ho sempre prediletto i guasconi in uniforme come era il giovane Henry Charles Albert David Mountbatten-Windsor. Uno che, pur essendo erede al trono della casata reale più importante del pianeta, non si era mai risparmiato in bagordi e bravate: tipo quando si presento travestito da nazista alla una festa in maschera della prestigiosa London School of Economics, fumando e bevendo come ogni rampollo reale che si rispetti. Allora la scelta poco puntuale di indossare l'uniforme che il suo Paese aveva combattuto per cinque lunghi anni, (la sua famiglia data la simpatia nutrita per i tedeschi aveva già rinunciato alla discendenza dal casato dei Sassonia-Coburgo, cambiando nome in Windsor nel 1917), lo mise non poco nei guai. Per quella bravata rischiò di non essere ammesso all'Accademia Militare Reale di Sandhurst. E non dobbiamo dimenticarci, ad onor del vero, che i reali di solito, oltre a bere, fumare, viaggiare, andare a caccia indossando i famigerati Barborur, e far scandalo, se non si arruolano nelle forze armate, di solito hanno ben poco da fare. (Abbiamo visto tutti film e serie, non ultima The Crown). Come spesso accade ai figli illustri, l'errore venne perdonato. Così tra una partita di rugby e l'altra; tra un party a Las Vegas dove venne immortalato con il "batacchio" di fuori e l'altro; tra un flirt e l'altro, con modelle, attrici, cantanti, aristocratiche e debuttanti, in quell'accademia reale ci finì comunque. Prendendo i gradi ed entrando nel reggimento dei dragoni a cavallo Blues and Royals prima; e diventando pilota di elicotteri per l'Army Air Corps dopo. Poi due turni in Afghanistan. Il primo a terra, con la cavalleria meccanizzata, dal 2007 al 2008. Il secondo tra le nuvole basse, come copilota d'elicotteri d'attacco Apache del 662° Squadron. Quando suo fratello William si sposò con Kate Middelton, nella sua alta uniforme scura stregò non poche dame a corte. E me è sempre piaciuto ricordalo così: eterno giovane ribelle che siede al fianco del morigerato fratello maggiore col quale aveva seppellito una giovane madre, l'iconica e immortale Lady D. Me lo ricordo bene il giorno nel quale morì dopo l'incidente. Ero un bambinetto in vacanza in Francia, e un uomo disse ai miei genitori "è morta, è morta". Un ricordo indelebile. Per quei due fratelli dai capelli rossi, per la famiglia reale, per il Regno Unito e per il mondo intero, che trovò qualcosa di cui parlare per oltre vent'anni. Quella Diana Spencer che resterà al centro di uno scandalo del quale si parlerà per almeno altri venti, trenta, forse cinquanta anni. Chi può negare di avergli augurato la felicità al giovane Harry; quando i tabloid iniziarono a scrivere che ad un appuntamento "al buio" si era innamorato di una bellissima attrice americana, Meghan Markle. Era nel 2016 e fummo tutti contenti di pensarlo con l'anima in pace; dritto verso una vita tranquilla. Un altro Royal Wedding e poi il futuro scanditi da missioni umanitarie ed eventi di beneficenza per reduci e lavoratori, e lavoratrici, e bambini e bambine, e orfani e orfane, e i cavalli e i cani e i gatti di tutto del regno. Oppure distante dall'ingombro della vita di corte. Rintanato in qualche tenuta di campagna come quell'abdicatore impenitente di Edoardo VIII: eterno perdigiorno nei suoi squisiti abiti a doppiopetto in "principe di Galles"; a giocare a polo o a coccolare cuccioli di corgi, i preferiti di sua nonna. Il tutto a fianco di una nuova splendida Wallis Simpson, astuta salottiera e disinvolta libertina arrampicatrice che non voleva - e non poteva - essere regina. Peccato che nell'imitare un po' madama Simpson un po' Lady D, l'attuale duchessa Meghan sia finita con l'esagerare. Sposando il principe azzurro per poi accorgersi che la vita di palazzo non solo non faceva per lei, ma non faceva proprio per loro; e decidendo di rapire il nostro succube eroe per portandolo in esilio nell'esotico Canada. Lì dove avrebbero dato vita ad una sorta di fiaba al contrario. Una vicenda perfetta per l'umore dei tempi, intendiamoci, dove è l'attrice di B movie di Los Angeles a salvare il povero principe dagli intrighi del palazzo cattivo. Insomma il grande sogno femminista ove trionfa la completa soggiogazione maschile. E tutto questo senza dover nenache rispolverare il repertorio di massaggi erotici che la Simpson aveva appreso da alcune professioniste delle "case chiuse” dell'estremo oriente. Sembra tutto così "puro". Così languido. Sarò breve nelle conclusioni che mi sono dilungato troppo e poiché il dispiacere per alcune farse incommentabili. Una tra tutte - più dell'ipotesi di razzismo -, la rivelazione che la povera Meghan era così osteggiata a corte da non aver trovato nemmeno uno straccio di valletto che l'aiutasse ad imparare l'inno inglese. Ha dovuto cercare su Google e poi "impararlo da sola". E dev'essere stato un vero trauma per un'intraprendente attrice ultra trentenne che voleva rivoluzionare il mondo. Ci limiteremo dunque a dir questo: abbiamo tutti conosciuto l'amore e abbiamo tutti rinunciato a qualcosa per amore e per l'amore della nostra famiglia. Ma abbiamo anche imparato che annullarsi non porta mai a niente di buono. Ed è forse per questo quando abbiamo visto Rocco Siffredi ricevere a 57 anni due Oscar del Porno al cospetto di una moglie felice e di tre figli fieri, siamo stati lieti di assistere a una vera favola moderna. Sarà questo che non ci va proprio giù guardando il nostro nuovo e dimesso duca del Sussex nella parte dell'accessorio silenzioso di una moglie che ha tanta voglia di "raccontare" i drammi della bambagia. Quando Harry volava sugli Apache in Afghanistan, e se le faceva tutte con l’uniforme dei Blues and Royals indosso, per molti di noi era un idolo in terra. Dopo averlo visto da Oprah a fare da scendiletto alla moglie con quei pedalini corti sotto l’abitino grigio sciatto, abbiamo smarrito molte delle nostre certezze. Una è che potevamo sceglierci un porno attore come idolo, come gli altri, come Rocco: che è invecchiato sicuramente meglio del duca. L’altra invece, è ancora racchiusa nelle parole immortali tramandateci da Lorenzo il Magnifico: "Quant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia! chi vuol esser lieto, sia: del doman non c'è certezza".

Meghan Markle e Kate Middleton, la prova schiacciante: chi ha fatto piangere chi. Quale duchessa perde la faccia. Libero Quotidiano il 15 marzo 2021. Meghan Markle e Kate Middleton non sarebbero in buoni rapporti dopo l'intervista che la duchessa di Sussex, insieme al marito Harry, ha rilasciato a Oprah Winfrey. L'ex attrice americana, infatti, ha rivelato che la moglie del principe William l'avrebbe fatta piangere poco prima del suo matrimonio a causa di una discussione sull'abito delle damigelle. Accuse a cui la Middleton ha poi risposto così: "Stavamo cercando di capire qualcosa in più sui vestiti delle damigelle, quello che è successo non sarebbe dovuto essere un motivo di così grande screzio tra noi. Nessuno dei membri della famiglia è mai stato geloso di lei”. Ma dov'è la verità? E soprattutto chi ha fatto piangere chi? Il fatto che Buckingham Palace non abbia voluto fare alcun chiarimento sulla vicenda confermerebbe l'ipotesi che sia sempre stata Meghan la cattiva. Adesso, però, spunta una prova schiacciante che scagiona la Markle. Si tratta di una mail, rintracciata dal biografo reale Omid Scobie, che Meghan aveva inviato al palazzo. Nella mail della Markle si legge: "Se stiamo solo facendo qualche dichiarazione alla leggera, allora forse Kensington Palace può finalmente mettere le cose in chiaro su di me". Questo quanto scritto dalla moglie del principe Harry. Meghan, quindi, avrebbe chiesto a William e Kate di dire la verità sulle speculazioni messe in atto sulla discussione. La mail però venne ignorata del tutto e l’unica risposta fu che Kate doveva essere tenuta “lontana da pettegolezzi inutili”.

La regina rattristata per le parole di Meghan e Harry. Da "Ansa" il 9 marzo 2021. La regina Elisabetta si è detta "rattristata" per le parole dei duchi di Sussex, Harry e Meghan, nella prima reazione dopo la loro devastante intervista alla Cbs americana.  La regina Elisabetta e tutta la famiglia reale britannica "prendono molto sul serio" quanto affermato da Harry e Meghan a proposito di "questioni razziali", anche se "ricordi possono variare" a seconda delle fonti, e si ripromettono di "affrontarle privatamente" in seno al casato. Lo si legge in una nota diffusa da Buckingham Palace dopo l'intervista dei duchi di Sussex, nella quale Elisabetta si dice inoltre "rattristata" dal livello di difficoltà e sofferenza che Meghan e Harry hanno raccontato di aver sperimentato nella vita di corte e si assicura che essi, come il piccolo Archie, restano "membri molto amati della famiglia".

DAGONEWS il 9 marzo 2021. Meghan Markle ha detto che lei e Harry stanno cercando di condividere "parti della nostra vita con cui ci sentiamo a nostro agio", aggiungendo che tutti dovrebbero avere "il diritto fondamentale alla privacy" in un’ultima clip dell'intervista di Oprah. La coppia è sotto attacco per essersi lamentata della violazione della privacy mentre condivideva dettagli privati delle conversazioni con altri membri della famiglia reale davanti al pubblico di tutto il mondo.  Sono stati anche accusati di “ipocrisia” per aver pubblicato su Instagram foto di momenti privati mentre si lamentavano dell'intrusione dei media. Per coloro che ancora non lo avessero capito il messaggio è chiaro: i due vogliono raccontare solo quello che fa loro comodo, mostrandosi come vittime all’occorrenza della stampa che con loro non si è mostrata compiacente nell'ultimo periodo. D’altra parte tutti ricordano come proprio Meghan, prima di approdare a Buckingham Palace, amasse la luce dei riflettori: un’attenzione mediatica che le faceva fin troppo comodo visti i ruoli veramente irrisori nel cinema americano. I due, tra l’altro sono di memoria corta: quando Meghan approdò a Buckingham Palace venne accolta dai media britannici come il volto innovatore della corona. Tappeti rossi, dunque. Solo quando il vento è cambiato, è sopraggiunta anche l’ossessione della privacy. In conclusione è insolito usare i media per dire di essere perseguitati dai media.  Eppure Meghan sembra convinta che il teatrino possa andare avanti: «Penso che tutti abbiano un diritto fondamentale alla privacy. Io e Harry non chiediamo una privacy completa, ma limiti e rispetto. Non c'è nessuno su Instagram e sui social media che direbbe che, poiché hai condiviso un'immagine, hai diritto a tutto il mio rullino fotografico. Nessuno lo vorrebbe, quindi si tratta di limiti e rispetto: hanno creato una falsa narrativa, non ho mai parlato di privacy, penso che sia solo una incomprensione di base». E infatti poche ore dopo la coppia ha scodellato un’immagine privata con il piccolo Archie. Alla faccia della coerenza.

Leonardo Jattarelli per "ilmessaggero.it" il 15 marzo 2021. E vissero tutti infelici e scontenti. Sarebbe questo il titolo più adatto per l’infinita baruffa scatenata dall’intervista tv del 9 marzo scorso di Oprah Winfrey a Meghan Markle e al principe Harry, l’ex coppia reale che, dopo aver rotto i ponti col “Palazzo”, ha messo in campo accuse forti nei confronti di Buckingham Palace, tra le quali quelle di razzismo per le radici “nere” di Meghan. Oggi, la nuova puntata sul britannico Daily Mail è firmata dalla sorellastra di Meghan, Samantha Markle, 56 anni, che sul tabloid inglese rivela: «La duchessa del Sussex potrebbe separarsi da Harry a meno che entrambi non ripensino a tutto ciò che hanno detto e fatto cercando di porre rimedio alla complicata situazione. Il Duca non avrebbe preso bene le confessioni di Meghan». Il Mail, nell'edizione di ieri, ha anche scritto che Meghan Markle sogna di diventare presidente degli Stati Uniti e avrebbe già iniziato a tessere la sua tela fra i democratici. Il giornale cita alcune fonti secondo le quali la duchessa di Sussex intenderebbe usare il clamore suscitato dall’intervista con Oprah Winfrey per lanciare la sua carriera politica. Markle - scrive il tabloid - punterebbe alle elezioni del 2024 nel caso in cui Joe Biden, che sarebbe allora 82enne, decidesse di non candidarsi per il secondo mandato. Ma torniamo a Samantha Markle, lei che non ha mai visto buon occhio la sorellastra e che ha dato alle stampe anche un memoir dal titolo The Diary of Princess Pushy’s Sister. Samantha ha  suggerito alla coppia di «dare inizio ad un tour di scuse» nei confronti di tutte le persone coinvolte nella loro interviste, in primis i Reali d’Inghilterra. Samantha accusa Meghan di avere un «disturbo narcisistico di personalità» e sostiene che la sorellastra ha fatto del male in passato anche al padre, Thomas Markle «e quindi dovrebbe pubbliche scuse anche al suo genitore». «Niente di tutto ciò che è stato detto nell’intervista è onesto» aggiunge «e il danno fatto ai Reali è stato enorme». Tornando sui rapporti della coppia, precisa: «Quale uomo sarebbe felice ora? Come potrebbe sentirsi a suo agio Harry in questo momento? Vedrete che quando inizierà a dissentire con Meghan per ciò che ha detto, lei potrebbe essere molto “sgradevole” e metterlo nei guai a meno che lui non trovi un avvocato davvero bravo». Ombre pesanti, dunque, gettate sulla personalità di Meghan Markle, che secondo Samantha dovrà provvedere a riallacciare anche  i rapporti con il padre. Come? «Ha fatto molti danni a un uomo che le ha dato una vita incredibile. Dovrebbe fare la prima mossa. I genitori sono sempre amorevoli, ma dio mio, lei gli ha fatto davvero male». Samatha torna anche su un passaggio dell’intervista della coppia alla Winfrey, quando Meghan ha detto di non conoscere sua sorella e di essere cresciuta "praticamente come una figlia unica". «Non so come possa dire che non la conosco e che era figlia unica. Abbiamo fotografie di noi insieme fatte durante tutta la nostra vita» ha replicato Samantha. La duchessa ha anche affermato nell'intervista tv che Samantha avrebbe deciso di cambiare il suo cognome in Markle solo dopo che Meghan ha avuto la sua storia d’amore con Harry, facendo capire che Samantha stava cercando di capitalizzare l’interesse pubblico nei suoi confronti». La cinquantaseienne insiste sul fatto che questa affermazione sia del tutto inesatta e porta ulteriori prove per confutarla: «Ero una Markle prima che lo fosse lei» dice. «Markle è sempre stato il mio cognome» e mostra ai giornalisti il suo diploma universitario dove c’è scritto Samantha M. Markle. Riguardo alla rivelazione di Meghan ad Oprah Winfrey sui suoi pensieri suicidi, Samatha ribatte: «Usa la sua salute mentale come scusa per trattare le persone come degli strofinacci». In questi giorni, infine, ha fatto la sua entrata in scena anche Thomas Markle, il padre 76enne di Meghan che ha criticato la decisione della figlia di «rifiutarsi di vederlo o di parlargli» e ha negato che la famiglia reale sia razzista. Infine ha mandato una frecciata velenosa ad Harry: «Tutti commettiamo errori, ma non ho mai giocato a biliardo nudo o vestito come Hitler come faceva il giovane principe».

Thomas, il padre di Meghan Markle: "Non credo che la famiglia reale sia razzista". DAGONEWS il 9 marzo 2021. «Tutti commettiamo errori, ma non ho mai giocato a biliardo nudo o vestito come Hitler come faceva Harry». Thomas Markle fa shampoo e messa in piega alla figlia e randella pesantemente il principe Harry ricordando alcune scorribande del rampollo di casa Windsor. Scorribande che non solo hanno messo in imbarazzo la famiglia reale, ma che gli sono sempre state perdonate da quei parenti serpenti che ora fa presto a smerdare.

Da “huffingtonpost.it” il 9 marzo 2021. “Non credo che la famiglia reale sia razzista”. A dirlo è Thomas Markle, padre di Meghan, dopo l’intervista concessa dalla figlia e dal marito, il principe Harry, alla famosa giornalista e conduttrice Oprah Winfrey. “Nei mesi in cui ero incinta del mio primo bambino ci dissero che non gli sarebbe spettato nessun titolo né gli sarebbe stata garantita la sicurezza. C’erano anche preoccupazioni e conversazioni su quanto sarebbe stata scura la sua pelle quando fosse nato”, ha detto Meghan ai microfoni della Cbs facendo riferimento al primogenito Archie, nato nel maggio 2019. E ancora: “Le allusioni razziali sulla stampa trasformarono il pericolo generale in minaccia mortale... Mi sentii disperatamente sola e abbandonata. Non volevo più vivere”. Affermazioni che vengono ora commentate dal padre della Markle a ITV. “Ho grande rispetto per i reali, e non penso che la famiglia reale britannica sia razzista. E non penso che i britannici siano razzisti”, riporta Reuters. “Immagino e spero che la questione riguardante il colore della pelle del bambino sia stata solo una domanda stupida da parte di qualcuno. Potrebbe essere semplicemente questo”, ha aggiunto Thomas Markle. Infine, il padre di Meghan ha detto di essere rimasto deluso dal comportamento adottato dalla figlia mentre lui era malato. Riferendosi alle ragioni del suo allontanamento dalla figlia, l’uomo ha detto “di essere molto dispiaciuto, ho chiesto scusa per queste cose almeno 100 volte”. E riguardo alle affermazioni di Meghan, che ha detto di aver “perso” suo padre, replica: “Sono pronto in ogni momento ad incontrarla, mi piacerebbe molto, vorrei vedere mio nipote”. Ma, incalzato dalle domande di Piers Morgan, conduttore televisivo che è tra i più accesi critici di Meghan, Markle ha descritto l’intervista della figlia come “esagerata” e sbagliata nei tempi. Non ha però lesinato critiche ai Reali, affermando che quando lui e la sua famiglia sono stati presi d’assalto dai tabloid “nessuno si è preoccupato di noi, nessuno ha pensato di proteggerci”.

“Meghan ha chiesto a mio padre di disconoscerci”, le parole shock di Thomas Markle. Dura replica del fratello di Meghan Markle all'intervista della sorella Meghan rilasciata ad Oprah Winfrey. Invitato a "Live non è la d'Urso" lancia una vera bomba: la moglie del principe Harry avrebbe chiesto al padre di disconoscerlo, per poter essere invitato al matrimonio. Roberta Damiata - Lun, 15/03/2021 - su Il Giornale. Uno scandalo che ha travolto il mondo. Meghan Markle la donna che fa tremare la corona inglese è una vittima come Diana o una diabolica calcolatrice? Secondo la dichiarazione del fratellastro Thomas Markle, ospite in esclusiva a “Live non è la d’Urso”, la più giusta sarebbe la seconda opzione. Dopo l’intervista rilasciata dai due duchi del Sussex ad Oprah Winfrey che ha fatto il giro del mondo, c’è chi ha creduto alla buona fede di Meghan ed Harry e chi invece ha visto questo come un tentativo di avere visibilità lanciando accuse non provabili. Thomas Markle in collegamento non crede che sua sorella Meghan nell’intervista abbia raccontato la verità: “Credo che quella sia stata quasi una produzione hollywoodiana provata più volte. Penso che anche la tempistica sia stata sbagliata, perché il nonno di Harry sta attraversando un periodo difficile. Questo mi ricorda quello che è successo due giorni prima del matrimonio, quando mio padre ha avuto un infarto e non c’è stata nessuna telefonata da parte sua”. Sempre secondo Thomas Markle, che ha dichiarato di non riconoscere in quella che ha visto sullo schermo sua sorella, la bugia più grande che ha detto è stata quella sulle accuse razziste. “Le cose sono state ingigantite, magari è stata l’opinione di una singola persona che ha fatto un commento ascoltato poi dietro una porta. Non credo che abbia nulla a che fare con la razza tutto questo”. Si parla poi dei pensieri suicidi dichiarati da Meghan, e del fatto che nessuno a corte l’abbia aiutata a superare questo momento. Il fratello su questo è particolarmente duro: “Lei sapeva a cosa andava incontro e non voleva niente altro che essere sotto le luci della ribalta. Abita in una casa da quaranta milioni di dollari e ha tutto quello che possa desiderate, non credo che in queste condizioni possa aver pensato al suicidio”. Arriva poi la dichiarazione choc quando Barbara d’Urso gli chiede da quanto tempo non parla con sua sorella. “Dal 2011. Mia sorella Samatha mi ha raccontato che Meghan avrebbe dato un ultimatum a nostro padre. Se disconosceva me e Samantha sarebbe stato invitato al matrimonio. Non so se questa idea è venuta a lei o a qualcuno che le sta vicino, ma di sicuro questa non è la ragazza che io ho conosciuto. Se lei non avesse detto questa cosa, probabilmente mio padre non avrebbe provato tanto stress e forse non avrebbe avuto l’infarto a due giorni dal matrimonio”. Una rivelazione che solleverebbe altre pesanti ombre sull’operato di Meghan, vista da molti come colei che avrebbe mosso le fila a cominciare dal trasferimento a Los Angeles, fino all’intervista bomba con Oprah. “Vorrei che mia sorella dicesse la verità - ha ribadito Thomas - i commenti che ho ricevuto sul fatto che noi siamo solo lontani parenti, mi hanno fatto star male. Ha mentito anche sulla sua istruzione perché è stato mio padre a pagare tutte le spese ed è grazie a lui che ha ottenuto il suo primo lavoro. Meghan deve ricordare che di famiglia ce n'è una sola”.

Donald Trump contro Meghan Markle: "Non è buona, guarda cosa è successo a Piers Morgan". Sconvolgenti verità segrete. Libero Quotidiano il 15 marzo 2021. "Non è buona, lo vedono tutti". Donald Trump a valanga su Meghan Markle, per un caso che sta diventando sempre più politico e diplomatico. Mentre la Casa Bianca a guida Joe Biden ha preso pubblicamente le parti della duchessa di Sussex definendola "coraggiosa" per le durissime dichiarazioni sulla Regina Elisabetta e la famiglia reale inglese (accusata velatamente di razzismo), l'ex presidente americano va controcorrente e attacca l'ex attrice, moglie del principe Harry. "Se dici qualcosa contro Meghan Markle vieni cancellato, guarda a Piers Morgan", ha spiegato Trump riferendosi al celebre conduttore britannico di Good Moning Britain, allontanato dopo aver contestato in diretta l'intervista della Duchessa e Harry concessa a Oprah Winfrey. Morgan aveva detto di non credere "a una sola parola" di Meghan. Per Trump il giornalista inglese "è il migliore" e "lo stanno cercando di cancellare solo perché l'ha criticata". L'americana Markle, in sostanza, per l'ex inquilino della Casa Bianca "non è buona. Io l'avevo detto e ora è sotto gli occhi di tutti". Queste parole, che faranno il giro del mondo a partire dai tabloid britannici, Trump le ha pronunciate in diretta intervenendo a un podcast del suo ex consigliere e stratega politico, Steve Bannon, e sono state riportate dal suo collaboratore Stephen Miller. 

Da "il Messaggero" il 15 marzo 2021. Meghan Markle sogna di diventare presidente degli Stati Uniti e avrebbe già iniziato a tessere la sua tela fra i democratici. Almeno secondo il Daily Mail, che cita alcune fonti secondo le quali la duchessa di Sussex intenderebbe usare come spinta il clamore suscitato dall' intervista con Oprah Winfrey per lanciare la sua carriera politica. Markle - sostiene il tabloid britannico - punterebbe alle elezioni del 2024 nel caso in cui l' attuale presidente Joe Biden, che sarebbe allora 82enne, decidesse di non candidarsi per il secondo mandato. Naturalmente si tratta di un' ipotesi suggestiva, che però al momento non trova conferme (ma nemmeno smentite) da parte della diretta interessata.

Da "ilmessaggero.it" il 15 marzo 2021. «Se dici qualcosa contro Meghan Markle vieni cancellato, guarda a Pierce Morgan». Parole di Donald Trump che ha lodato l'anchorman britannico costretto a dimettersi perché aveva detto di non credere «a una sola parola» della duchessa, come il «migliore che stanno cercando di cancellare solo perché l'ha criticata». Meghan Markle, in sostanza «non è buona. Io l'avevo detto e ora è sotto gli occhi di tutti». Questo il senso delle dichiarazioni dell'ex presidente Donald Trump in merito all'intervista della duchessa di Sussex con Oprah Winfrey, secondo quanto riferito dal suo collaboratore Stephen Miller. Trump è intervenuto a un podcast di Steve Bannon, l'ex controverso stratega di Trump, Miller ha riportato così il punto di vista dell'ex presidente. 

Trump, il riconoscimento dell'Alabama. Il partito repubblicano dell'Alabama onora Donald Trump con una risoluzione che lo dichiara «uno dei migliori e più efficaci presidenti nei 245 anni di storia della Repubblica». La risoluzione incorniciata sarà consegnata a breve a Trump nel corso di un evento a Mar-a-Lago. «È un riconoscimento per tutte le grandi cose che ha fatto per l'America»: ha fatto più Trump «in 48 mesi che Joe Biden in 48 anni da senatore e vicepresidente», afferma il partito repubblicano dell'Alabama.

Gaia Cesare per “il Giornale” il 14 marzo 2021. La loro popolarità precipita nel Regno Unito ma esplode dall' altra parte dell' Oceano e Meghan e Harry si affermano come la nuova coppia dalle uova d' oro. «Tagliati fuori finanziariamente» dalla Famiglia reale - come Harry ha voluto sottolineare nell' intervista a Oprah Winfrey vista da 49.1 milioni di telespettatori nel mondo - i duchi di Sussex sarebbero ormai una coppia da 100 milioni di sterline (oltre cento milioni di euro). Merito anche del valore della mega-villa di Montecito, est di Santa Barbara, in California, triplicato dopo il trasferimento dei duchi nella dimora prima abitata dall' uomo d' affari russo-americano Sergey Grishin. A fare i conti in tasca alla coppia stavolta pensa il Times, ricordando gli agi in cui vivono Meghan e Harry fra 9 camere da letto, 16 bagni, palestra, spa, piscina, campo da tennis, parco giochi per bimbi e il pollaio (l' Archie' s Chick Inn) con le galline salvate da una vicina fattoria, tutto invisibile dall' esterno e a prova di teleobiettivo. Per il quotidiano, il valore di mercato della loro nuova residenza di lusso è passato da 14,5 milioni di dollari (i soldi spesi dai due per l' acquisto con mutuo) a 40 milioni di dollari. Con il loro arrivo nove mesi fa, il mercato immobiliare di zona - in cui già vivono milionari, miliardari e vip da ogni angolo del pianeta - sarebbe «impazzito» secondo gli agenti immobiliari del posto. Alla villa devono aggiungersi i contratti stretti dalla coppia con Netflix e Spotify. Il primo si stima sia arrivato a 71 milioni di sterline e il secondo a 18 milioni, anche se su entrambi non c' è certezza. Cifra a cui vanno aggiunti i 23 milioni di asset ricevuti in eredità dalla principessa Diana e dalla Regina Madre, i circa 2,5 milioni all' anno dal Ducato di Cornovaglia del principe Carlo, una piccola pensione dell' esercito che Harry riceve ancora e infine il gruzzoletto portato da Meghan con la sua startup di latte d' avena istantaneo e i 3 milioni che restano dalla sua carriera d' attrice. Al netto delle cifre ancora incerte, siamo a un passo dai 100 milioni. Tanto denaro, ma quanto onore? Poco, sempre meno, in Gran Bretagna, patria di Harry e della nonna Regina, molto di più negli Stati Uniti della moglie Meghan. Secondo un sondaggio YouGov, il 58% dei britannici ha una visione negativa della duchessa (il 31% positiva). Ma è Harry a pagare il prezzo d' immagine più alto dopo l' intervista in cui ha salvato la Regina, ma ha definito il padre Carlo e il fratello William «intrappolati» e la Casa reale in odore di razzismo. Harry ha il 48% degli inglesi contro e il 45% a favore, ma è andato giù di 15 punti rispetto ai sondaggi pre-intervista. Un crollo registrato soprattutto fra gli over 65. Tutto cambia negli Stati Uniti dove un sondaggio di Morning Consult racconta del boom di consensi per la coppia dopo lo sfogo su Cbs. La popolarità di Meghan è esplosa dal 45% al 67%, mentre i suoi detrattori sono aumentati di poco (da 14% a 18%). Numeri favorevoli anche per Harry, la cui popolarità è salita dal 46% al 69%.

Meghan Markle e Harry, lo scoop che li sotterra: "100 milioni di sterline". Inchiodati mentre piangono miseria: la loro fine? Libero Quotidiano il 14 marzo 2021. Forse, Meghan Markle e il principe Harry, se potessero, tornerebbero indietro. Nel Regno Unito, dopo l'intervista-bomba concessa a Oprah Winfrey, li stanno letteralmente massacrando. Fatti a pezzi dai tabloid e dall'opinione pubblica. Si pensi, per esempio, che un sondaggio di YouGov,  effettuato pochi giorni dopo l’intervista, il 10 e l′11 marzo, attesta come il 48% degli intervistati dice di avere un’opinione negativa del principe Harry, rispetto al 45% che esprime un parere positivo. E ancora, lo stesso sondaggio registra un crollo della popolarità della coppia: di 15 punti per Harry e di 13 punti per Meghan. Scaricati dal Regno Unito dopo le accuse di razzismo ai Windsor e dopo un'intervista che, in effetti, ha lasciato molti dubbi e altrettanti sospetti. Altre bombe vengono sganciate dall Daily Mirror, che analizza il presunto taglio dei "finanziamenti" alla coppia deciso dalla famiglia reale britannica. Il titolo del Daily Mirror è una specie di missile terra-aria: "Meghan e Harry sono diventati una coppia da 100 milioni di sterline dopo che i Reali li hanno tagliati fuori". Chiara l'accusa: mentre piangono miseria starebbero facendo i soldoni. Anche se non è semplice quantificare il giro d'affari mosso da Meghan e Harry dopo lo strappo con la Corona. Ma tant'è, le cifre riportate dal Daily Mirror si basano sul valore dei loro possedimenti attuali: la villa di Meghan Markle e del principe Harry nella periferia di Los Angeles potrebbe essere triplicata di valore da quando l’hanno acquistata - scrive il Mirror -  e i loro contratti con Netflix e Spotify valgono decine di milioni di sterline. Harry, 36 anni, nell'intervista aveva detto che la coppia aveva "dovuto stringere accordi con i giganti dello streaming, Netflix e Spotify, perché la famiglia mi ha letteralmente tagliato fuori finanziariamente". Eppure, di problemi a reperire del denaro non sembrano averne. Lo stile di vita di Meghan e Harry è sontuoso, roba proibitissima ai comuni mortali. Si pensi che la villa da 10,5 milioni nella periferia di Los Angeles è in un quartiere riservato a personaggi ricchissimi e famosi.  A ciò si aggiungono le fortune lasciate a Harry da sua madre, la principessa Diana e dalla bisnonna, la regina madre, secondo quanto riportato stavolta dal Times. E ancora, racconta il Mirror, hanno acquistato la loro villa con nove camere da letto e 16 bagni a Montecito per 14,65 milioni di dollari (10,5 milioni di sterline) lo scorso giugno dopo aver soggiornato nella tenuta del magnate del cinema Tyler Perry. Secondo gli atti, hanno stipulato un mutuo da 9,5 milioni di dollari (6,8 milioni di sterline). Randy Solakian, l'agente immobiliare che rappresentava il costrutture quando la proprietà fu venduta a un oligarca russo, ha spiegato che Harry e Meghan hanno fatto "un grande affare" acquistando l'immobile nel momento migliore.

La replica dopo l'intervista-scandalo. Harry e Meghan, la regina Elisabetta: “Vi ameremo sempre. Accuse di razzismo prese seriamente”. Redazione su Il Riformista il 9 Marzo 2021. Dopo l’intervista rilasciata domenica 7 marzo a Oprah Winfrey, andata in onda alla Cbs, e le relative accuse di razzismo lanciate dai duchi del Sussex, Harry e Meghan, la regina Elisabetta II si è detta “addolorata” dalle difficoltà che ha affrontato la coppia a Palazzo. In una nota Buckingham Palace ritiene “preoccupanti” tali accuse, prese “molto seriamente” dalla Regina. “Harry, Meghan e Archie saranno sempre parte della famiglia” si legge nella nota. “L’intera famiglia è rattristata nell’apprendere fino in fondo quanto siano stati difficili gli ultimi anni per Harry e Meghan”. Anche se “alcuni ricordi possono divergere”, verranno “affrontate dalla famiglia privatamente. Harry, Meghan e Archie saranno sempre membri molto amati della famiglia”, è scritto nel comunicato. Le questioni sollevate, in particolare sulla razza, sono ritenute preoccupanti. Nell’intervista la coppia ha spiegato tutte le motivazioni per le quali ha deciso di separarsi dalla casa reale. Meghan ha detto che prima del matrimonio le cose andavano benissimo, tutti i reali l’avevano accolta con gentilezza e amore, ma non è stato così dopo il matrimonio. La duchessa ha continuato dicendo che l’intervista per lei è stato uno sfogo e un mezzo per difendersi da tutte le accuse che le sono state fatte e successivamente riportate in molti tabloid inglesi che l’hanno descritta come una persona che in realtà non è. La “goccia che ha fatto traboccare il vaso”, ha detto, è una discussione avvenuta tra Harry e il padre Carlo che “non doveva essere assolutamente fatta”.  La famiglia reale, infatti, era preoccupata che il colore di pelle del loro primogenito Archie, poteva essere troppo “scuro”. Infatti ad Archie gli è stato anche vietato di diventare principe ancor prima di nascere. Il bambino dunque non avrebbe ricevuto nessun titolo reale ma soprattutto non avrebbe ricevuto manco il servizio di sicurezza e questa cosa ha creato molte preoccupazioni a Harry anche a causa del suo passato e di quello che era successo alla mamma Diana. Il principe ha detto che la sua più grande preoccupazione “era la storia che si ripeteva”. Dopo questa discussione il loro rapporto si è definitivamente interrotto anche perché dichiara Harry “mio padre smise di rispondere alle mie chiamate. Mi ha tagliato fuori finanziariamente e riesco a vivere grazie all’eredità che mi ha lasciato mia madre. Mi sento davvero deluso, perché ha passato qualcosa di simile. Lui sa come si sente il dolore, e Archie è suo nipote. Lo amerò per sempre e continuerò a far si che una delle mie priorità sia cercare di guarire questa relazione, ma le ferite sono molte”. Meghan ha anche confidato alla sua amica che ha passato un periodo dove aveva pensato che “non voleva più vivere. L’idea era reale, chiara e spaventosa”.

La Regina Elisabetta: "Addolorata per le difficoltà di Harry e Meghan, preoccupante la questione del razzismo". Antonello Guerrera su La Repubblica il 9 marzo 2021. In un comunicato Buckingham Palace risponde alle accuse lanciate nell'intervista a Oprah Winfrey: "Ne parleremo in famiglia". E aggiunge: "Saranno sempre membri amati della famiglia". La scorsa settimana qualche tabloid annunciava spavaldo che Elisabetta II non avrebbe neanche visto l’intervista di Harry e Meghan, snobbandola. Ora invece la Regina si dice “addolorata” dalle presunte frasi razziste a Palazzo su Archie, il figlio di Meghan e Harry, che proprio i duchi ribelli hanno rivelato nell’esplosiva intervista a Oprah Winfrey domenica scorsa.

La domanda di Oprah a Meghan: "Come ti hanno spiegato il fatto che tuo figlio non sarà principe?". Non solo: Buckingham Palace, in un comunicato ufficiale, aggiunge che "questa vicenda, anche se ci potrebbero essere ricostruzioni divergenti, verrà presa assolutamente sul serio dalla Casa Reale a livello privato”. Ciò perché "le questioni sollevate dall’intervista, soprattutto quelle di carattere razziale, ci preoccupano”. “Harry e Meghan”, ci tiene a sottolineare la Regina, “rimarranno per sempre membri della famiglia molto amati da tutti”. Si tratta di un comunicato straordinario. Innanzitutto, perché è molto raro che la Famiglia reale inglese si esponga o esprima su fatti e polemiche pubbliche che la riguardano. Ma in più stavolta, nonostante il catastrofico precedente dell’intervista del principe Andrea alla Bbc, la “Ditta” non poteva rimanere in silenzio. Le accuse di Harry e Meghan, rimbalzate in un attimo in tutto il mondo e sebbene ancora da verificare, erano pesantissime, insostenibili. Ed essendo ancora anonimo il presunto responsabile preoccupato “da quanto scuro avrebbe potuto essere il nascituro Archie" gettavano una tremenda ombra razzista su tutti i Windsor, principe ereditario Carlo incluso, per cui la diversità e la multiculturalità sono tra l’altro stati sempre temi a lui straordinariamente cari. È dunque molto probabile che sia stato proprio Carlo, forse il membro della famiglia più aperto e inclusivo, a scegliere la linea soft - e per alcuni commentatori clamorosa - adottata oggi da Buckingham Palace. Ovvero, accettare le gravi accuse, prenderne atto, promettere di fare luce sulle responsabilità e sbandierare sostegno a Harry e Meghan, per quello che avrebbero sofferto in passato. Tutto questo nonostante la loro intervista domenica sia stata assolutamente devastante per l’intera monarchia, provocando quella che grandi esperti reali come Penny Junor hanno già definito la più grave crisi a Palazzo dal 1936, quando il re filonazista Edoardo VIII abdicò per Giorgio VI, il padre di Elisabetta II. Questo straordinario “bagno di umiltà” di Buckingham Palace, ben diverso da ciò che accadde dopo l’altrettanto esplosiva intervista di Diana nel 1995, è esemplare anche per un altro motivo. Perché fa capire quanta potenza mediatica hanno Harry e Meghan e quanto il razzismo sia un tema assolutamente scottante in Regno Unito, che ha costruito la sua fortuna anche su un passato coloniale e imperiale. Non è ancora chiaro quanto siano sostanziate le gravissime accuse dei Duchi ribelli, ma dopo un summit e conclave di emergenza nelle ultime 24 ore tra tutti i massimi responsabili della comunicazione dei Windsor e pare con la partecipazione straordinaria di Carlo e del figlio William, alla fine si è deciso di evitare lo scontro frontale. E preservare la massima rispettabilità a livello pubblico, a maggior ragione nell’era di Black Lives Matter e dei diritti. Accuse così incendiarie, a lungo andare, avrebbero potuto far venire più tutto. Per ora, meglio contenere l’incendio. Poi si vedrà. 

Emily Stefania Coscione per "iodonna.it" l'1 aprile 2021. Sarebbe stata Anna d’Inghilterra, e non Carlo o William, a fare quella domanda impertinente e gravosa sul colore della pelle del piccolo Archie, prima che nascesse. In un video lungo 38 minuti e pubblicato sul suo canale YouTube, Lady Colin Campbell non si fa scrupolo di dare finalmente un nome a quel reale “razzista” su cui si continua a speculare. Un’esplosiva rivelazione che ora aggrava ulteriormente la crisi che ha travolto Buckingham Palace all’indomani dell’intervista di Harry e Meghan a Oprah Winfrey. Non nuova a polemiche grazie ai suoi libri-scandalo sulla principessa Diana e sugli stessi Sussex, la 71enne Campbell racconta altri retroscena: la principessa Anna sarebbe stata una vera spina al fianco per Harry, sin dai primi giorni della sua relazione con Meghan. La secondogenita di Elisabetta non ha mai provato simpatia per la Markle e prima dell’annuncio del fidanzamento di Harry aveva fatto sentire tutta la sua opposizione all’unione, considerando l’ex attrice una pessima scelta che non si sarebbe mai adattata alla vita a corte. Il principe si sarebbe offeso alle critiche e Meghan, una volta venuta a conoscenza dei commenti di Anna, se ne sarebbe servita per giocare la carta razzista. Lady Colin Campbell ha cercato di giustificare Anna d’Inghilterra, spiegando che in realtà si sarebbe trattato di uno scontro tra culture e che la principessa aveva manifestato dubbi solo sull’adattabilità di Meghan e non sul colore della sua pelle. «A preoccuparla erano l’inabilità di Meghan, la sua determinazione a non rispettare le differenze culturali, oltre che l’istituzione di cui avrebbe fatto parte. E le conseguenze che ciò avrebbe avuto nei figli di Harry» ha aggiunto la scrittrice, concludendo: «Anna sapeva già allora che Meghan è solo una che vuole sempre essere sfacciatamente al centro dell’attenzione».

Fu la principessa Anna a pronunciare frasi razziste contro Archie? Spunta il retroscena. Secondo Lady Colin Campbell la principessa Anna avrebbe pronunciato il commento sul colore della pelle di Archie, ma sarebbe stata fraintesa. Francesca Rossi - Gio, 01/04/2021 - su Il Giornale. Una bufera mediatica rischia di travolgere la principessa Anna. Sarebbe stata lei, secondo l’esperta reale Colin Campbell, a pronunciare le frasi infelici sul colore della pelle di Baby Archie. Andiamo con ordine, perché questa vicenda è diventata un vero e proprio mistero. Lo scorso 7 marzo, ai microfoni di Oprah Winfrey, Meghan Markle ha dichiarato:“Ero incinta da qualche mese di Archie e cominciai a sentire strane conversazioni. A Palazzo c’era chi ipotizzava che mio figlio non avrebbe dovuto ricevere alcun titolo regale. Si chiedevano quanto potesse essere scura la pelle del neonato…e rapidamente questi discorsi alimentarono una campagna denigratoria”. Quando Oprah domandò chi avesse fatto simili affermazioni, la duchessa rispose: “Componenti della famiglia reale, ma non voglio dire altro. Questa rivelazione li danneggerebbe gravemente”. Mantenere il riserbo sul presunto colpevole ha avuto lo spiacevolissimo inconveniente di dare l’avvio a una specie di caccia alle streghe, oltre a sollevare critiche su Harry e Meghan e un’onda di polemiche sia sulla veridicità del racconto che sulla condotta della royal family. A nulla è valsa la dichiarazione di innocenza del principe William, il quale ha obiettato. “Non siamo affatto una famiglia razzista”. Soltanto la regina Elisabetta e il principe Filippo non fanno parte dei sospettati, visto che sono stati immediatamente (e opportunamente?) esclusi dai Sussex. Dunque chi avrebbe fatto questi fantomatici commenti razzisti? La sempre informata Lady Colin Campbell è convinta di conoscere la verità. Nel suo podcast, ripreso dal Daily Mail, ha affermato: “Quando i Sussex hanno raccontato quell’episodio si riferivano alla principessa Anna”. La Campbell cita anche un insider reale, ma ci tiene a precisare: “In verità, però, la figlia della sovrana è stata fraintesa, il colore della pelle non c’entra nulla. La sua preoccupazione riguardava l’incapacità di Meghan di adattarsi al ruolo, il suo background lontano dai protocolli di Palazzo, vedeva dei rischi all’orizzonte”. Se fosse proprio così, bisogna dire che la figlia di Sua Maestà è stata lungimirante. Lady Colin Campbell ha, poi, aggiunto che la principessa Anna“pensava che la duchessa non avrebbe avuto rispetto dell’istituzione e immaginava che, se dal matrimonio con Harry fossero arrivati dei figli, si sarebbero creati enormi problemi”. Secondo l’esperta la principessa Anna avrebbe fatto un discorso sulle differenze culturali tra Inghilterra e Stati Uniti che Meghan Markle non avrebbe colto (o non avrebbe voluto cogliere). O meglio, come ha spiegato Lady Colin, la duchessa non sarebbe stata “capace di accettare e di apprezzare”. L’esperta ha chiarito: “Nessuno è colpevole di razzismo, ma senza dubbio la principessa Anna è stata quella che in famiglia più di tutti era contraria al matrimonio con Meghan”. Quindi è possibile che vi fosse già un certo attrito tra Meghan e Anna e questo avrebbe favorito il fraintendimento. Lady Colin Campbell sottolinea che i Sussex avrebbero orientato, mutato (consapevolmente o meno?) “uno scontro culturale”, come lo chiama la socialite, in una “discriminazione razziale”. Questo è ciò che ci racconta Lady Colin, ma è importantissimo dare alla principessa Anna il beneficio del dubbio. Ammesso che sia stata davvero lei a pronunciare le frasi definite razziste da Meghan. Non sappiamo se e come si siano svolti i fatti. Può darsi che abbia ragione l’esperta, parlando di un equivoco. Forse le cose non sono andate come riferisce la duchessa di Sussex. Magari la principessa Anna non ha nulla a che vedere con questi commenti. Se proprio vogliamo prendere in considerazione anche un’altra ipotesi meno generosa ma ugualmente realistica: nessuno può assicurarci che eventuali parole di Anna non siano state male interpretate volontariamente, con una certa malizia. Se vogliamo essere imparziali, dobbiamo vagliare tutte le possibilità.

Vittorio Sabadin per "la Stampa" il 10 marzo 2021. La Regina è «rattristata» dalle difficoltà incontrate da suo nipote Harry e dalla moglie Meghan negli anni trascorsi con la famiglia reale, così ampiamente illustrate nell' intervista con Oprah Winfrey. Le questioni più gravi, come quelle del colore della pelle del loro bambino, sono preoccupanti, ma saranno affrontate in privato. Sulle altre i ricordi possono variare, ma si indagherà anche su quelle. Elisabetta ha aspettato due giorni prima di rispondere alla devastante intervista rilasciata dai duchi di Sussex alla regina dei talk show americani, vista nel mondo in 62 Paesi e solo in America da 17 milioni di persone. Soprattutto, Elisabetta ha aspettato che la vedessero su Itv i sudditi britannici, cosa avvenuta lunedì sera. Ha parlato con suo figlio Carlo e con William. Ha chiamato Filippo, al 24° giorno in ospedale, e ha fatto una riunione con i consiglieri. Una prima bozza di risposta non ha voluto firmarla. Poi, ieri sera, ha fatto l' unica cosa che poteva fare. Ai tempi della morte di Diana, la Regina era stata criticata per il suo lungo silenzio. Dopo tanti anni ha capito che il vuoto viene sempre riempito da speculazioni che nessuno controlla, e che il silenzio, il «never complain, never explain» che ha caratterizzato la sua vita, non sempre è la soluzione migliore. Ma non poteva di certo impelagarsi in una discussione con i Sussex su quello che di vero o falso c' era nell' intervista (e di cose da rettificare ce ne sarebbero molte), rischiando di entrare in un battibecco poco regale e poco dignitoso che avrebbe solo aiutato Meghan nella sua ricerca di visibilità. Elisabetta ha dunque scelto il basso profilo. «L' intera famiglia ha scritto - è rattristata nell' apprendere fino in fondo quanto siano stati difficili gli ultimi anni per Harry e Meghan. Le questioni sollevate, in particolare quella della razza, sono preoccupanti. Sebbene alcuni ricordi possano variare, vengono presi molto sul serio e saranno affrontati dalla famiglia in privato. Harry, Meghan e Archie saranno sempre membri della famiglia molto amati». Nessun rancore, dunque. Nessuna accusa di ingratitudine, nessun appiglio per una replica astiosa. Soprattutto, la Regina ha sottolineato che la questione più grave, quella della razza, «è preoccupante» e sarà affrontata dalla famiglia come le altre «in privato». Harry ha già precisato che né la Sovrana né Filippo hanno fatto battute sul colore della pelle del nascituro Archie, ma restano indiziati tutti gli altri membri della Royal Family. Elisabetta vuole scoprire di chi si tratta, se già non lo sa, e gli o le chiederà di scusarsi umilmente in privato con Meghan e Harry, sperando che la questione sia chiusa. Quanto a tutte le altre accuse, «i ricordi possono variare» e non si entrerà in discussioni su chi ha la memoria migliore. Se Meghan vorrà avere di nuovo i riflettori del mondo puntati su di sé, dovrà inventarsi qualcos' altro.

DAGONEWS il 10 marzo 2021. Cosa ha detto tra le righe la Regina Elisabetta nel suo comunicato ufficiale in risposta all’intervista di Meghan e Harry? Lo rivelano alcuni esperti reali che hanno analizzato ogni singola parola della sovrana.  Cosa ha detto la regina Elisabetta: "L'intera famiglia è rattristata nell'apprendere quanto siano stati difficili gli ultimi anni per Harry e Meghan."

Cosa dicono gli esperti reali: L'ex segretario stampa di Sua Maestà Charles Anson ha detto che il suo messaggio era "velato di tristezza": «Penso che questi sviluppi siano difficili da affrontare e lei vuole farlo in modo equo, ma nella cerchia familiare piuttosto che con la diplomazia pubblica. Penso che il punto principale sia sempre stato che la regina ha sempre detto che qualunque decisione prendano il principe Harry e Meghan,  Sua Maestà e la famiglia augurano loro ogni bene». L'autore di libri sui Royal Phil Dampier ha detto: «Sono sicuro che la regina desidera disperatamente guarire le ferite e occuparsene in privato».

Cosa ha detto la regina Elisabetta: «Le questioni sollevate, in particolare quella della razza, sono preoccupanti. Sebbene alcuni ricordi possano variare, vengono presi molto sul serio e saranno affrontati dalla famiglia in privato».

Cosa dicono gli esperti reali: Dampier: «La frase "i ricordi variano" è significativa. La regina sta dicendo che Harry e Meghan potrebbero aver dato la loro versione degli eventi o la loro interpretazione di una conversazione di un paio di anni fa, senza però mai dire che stanno mentendo».

Il biografo reale Tom Bower è andato un passo oltre il signor Dampier, dicendo: «”Anche se i ricordi possono variare…” è una frase squisita per accusare i Sussex di fantasie in stile Disney. Devono fare nomi e fornire date e circostanze per giustificare le loro accuse. Di fronte alle loro accuse infondate e all'enorme ondata di sostegno per Meghan e Harry, la dichiarazione del Palazzo è un capolavoro di gentile rifiuto e abbraccio diplomatico. Verrà il momento di stabilire la verità, ma la regina ha ragione a pensare di lasciare che la tempesta scemi da sola».

L'esperto reale Richard Fitzwilliams ha dichiarato: «La regina, la cui parte del lavoro della vita è stata quella di occuparsi del Commonwealth, un simbolo di diversità, ha giustamente espresso preoccupazione per la questione della razza che viene sollevata. Come è stato ampiamente riportato, le opinioni espresse su diverse questioni dai Sussex sono  discutibili, ma la Regina ha gestito la questione con sensibilità».

Cosa ha detto la regina Elisabetta: "Harry, Meghan e Archie saranno sempre membri della famiglia molto amati."

Cosa dicono gli esperti reali: Phil Dampier ha detto: «Dicendo che Harry e Meghan sono" membri della famiglia molto amati ", sta porgendo un ramoscello di ulivo, supplicandoli a non parlare più, a calmarsi e a costruire ponti».

"Hanno fatto passare la Regina per razzista". Cosa c'è dietro l'intervista di Meghan. La famiglia reale rivive il dolore del novembre 1995, dopo l'intervista che Harry e Meghan hanno rilasciato a Oprah Winfrey. Sotto accusa The Firm, "l'azienda" reale. Ma cosa c'è di vero? Ne abbiamo parlato con Lavinia Orefici, esperta della royal family. Marina Lanzone - Gio, 11/03/2021 - su Il Giornale. 

7 marzo 2021. Difficilmente la royal family inglese dimenticherà questa data, che si andrà ad aggiungere, sullo scaffale dei ricordi dolorosi, a quella del 20 novembre 1995, giorno in cui Lady Diana, vestita di nero, confessava davanti alle telecamere della BBC tutto il suo dolore per il fallimento del matrimonio con Carlo. Domenica scorsa, la storia si è ripetuta, ma questa volta sono stati il principe Harry e sua moglie Meghan Markle a parlare davanti al volto sconvolto di Oprah Winfrey, sulla Cbs. Al centro della narrazione i terribili "crimini" commessi da "The Firm", l’azienda reale, il "cattivo" di questa fiaba.

L’intervista arriva un anno dopo la Megxit, ufficializzata il 30 marzo scorso, tra l’incredulità degli amanti della famiglia reale, che non ne comprendono il motivo. Dopo aver chiesto e ottenuto privacy e libertà, perché andare da Oprah Winfrey, l’anchor più famosa d’America, a spiattellare dei fatti personali?

"Lo scopo forse è proprio quello di passare per vittime. Le accuse lanciate sono molto pesanti, ben sapendo che la monarchia britannica non risponde. Ma sono senza prove", ha dichiarato a ilGiornale.it Lavinia Orefici, esperta della famiglia reale inglese.

Hanno parlato di analogie con l’intervista di Diana alla BBC. Quali sono secondo lei?

"Non ne vedo nessuna. Diana e Meghan Markle sono due donne completamente diverse per età, origini, relazioni. L’intervista di Diana del ’95 fu un clamoroso errore ma Lady D era finita in un matrimonio senza amore, si era sposata molto giovane. Meghan aveva il doppio dei suoi anni quando è entrata a far parte della royal family, era divorziata, aveva già vissuto altre vite. Diana era un personaggio estremamente amato dal popolo, anche grazie al gioco che aveva costruito con la stampa, che volentieri si faceva usare da lei. Meghan scimmiotta Lady D, ma il paragone non esiste".

Meghan si è definita ingenua. È davvero così?

"Anche Diana lo disse, subito dopo essere arrivata a Buckingham Palace: 'Io sono ingenua, non ho studiato tanto, sono un po’ ignorante e non particolarmente intelligente'. Meghan ha fatto delle accuse gravissime sapendo che la monarchia britannica non risponde".

Invece ha risposto ma in leggero ritardo. Perché sono passati diversi giorni dalla messa in onda?

"La Gran Bretagna ha visto l’intervista solo lunedì, quindi alla fine parliamo di 24 ore dopo. Dicono che la Regina Elisabetta II volesse pensare bene alle parole da usare. Il comunicato stampa è perfetto: in cinque righe ha detto in pratica che loro laveranno i panni sporchi in famiglia, non dando ai Sussex possibilità di replica".

Pare che il matrimonio che hanno trasmesso in tv sia stato di facciata. Quello vero si è tenuto qualche giorno prima…

"Lei sembrava molto contenta il giorno del matrimonio. Poi, in Gran Bretagna non ci si può sposare più volte. Questa dichiarazione mette in difficoltà l’Arcivescovo di Canterbury. Da fonti, pare che nei giorni precedenti ci sia stato uno scambio di promesse e non un matrimonio. C’è differenza".

Meghan ha confessato di aver sofferto di depressione e di aver pensato più volte al suicidio. Non ha avuto l’appoggio che sperava dalla famiglia di Harry, perché la situazione sarebbe stata sconveniente. Quanto c’è di vero?

"Ci sono battaglie su battaglie intraprese dalla famiglia reale sulla salute mentale: sanno quanto sia delicato questo argomento e di quanto poco se ne sia parlato. William è stato vicino al fratello Harry quando era depresso. È impegnato in tantissime campagne a sostegno di chi soffre di disturbi mentali. Nel suo discorso di Natale, la Regina Elisabetta II ha fatto un chiaro riferimento alle persone sole durante il lockdown. I fatti della famiglia reale parlano chiaro, quelli narrati da Meghan Markle meno".

L’accusa più forte è quella di "razzismo", tanto che è l’unica che viene sottolineata anche da Buckingham Palace nel messaggio di risposta. La famiglia reale ha un passato razzista?

"Harry aveva bisogno dell’autorizzazione della regina per sposarsi e mi sembra sia arrivata. Meghan Markle inoltre è la prima ad aver messo piede a Sandringham per Natale, prima che fosse celebrato il matrimonio. Né Diana, né Kate Middleton hanno avuto questo onore".

Chi è stato secondo lei a esprimere le preoccupazioni sulla pelle del piccolo Archie?

"Non sappiamo se si riferissero alla famiglia in senso 'stretto'. C’è da sottolineare che nell’intervista hanno parlato di 'qualcuno della famiglia'. La famiglia e l’istituzione sono la stessa cosa, a guidarle è la Regina Elisabetta. Non facendo nomi, Harry ha fatto cadere tutto su di lei, facendo sembrare che la regina sia razzista. Il giorno dopo Oprah Winfrey ha chiarito che le accuse di Meghan e Harry non si riferivano ai nonni (Elisabetta II e Filippo d’Edimburgo, ndr), ma pochi hanno visto quella trasmissione".

Chi è dunque l’altro personaggio di questa storia, The Firm?

"È un’istituzione al passo con i tempi, che nei secoli si è rinnovata: l’erede al trono, William, ha sposato una commoner; la Regina Elisabetta ha fatto un cameo per le Olimpiadi del 2012 con Daniel Craig. Non è una macchina antiquata che vive fuori dal mondo".

Harry è una pedina o un co-protagonista?

"Harry non ha partecipato all’intera intervista per non essere presente nel momento delle accuse peggiori, lanciate dalla moglie. Ma comunque c’era e questo non lo allontana dalle posizioni di Meghan. In generale la protagonista è lei, lui è il personaggio che le ha permesso di interpretare questo ruolo. Meghan sarà contenta, ha ottenuto molto consenso negli Usa, ma Harry potrà pentirsene. Dalla sua intervista sembra che abbia passato un’esistenza infernale. Sicuramente, rispetto a Jeff Bezos, la sua è una vita con più oneri, ma anche tanti privilegi. Poi, nessuno lo ha costretto a rimanere, ma andando via non avrebbe dovuto infangare la monarchia".

Quindi in che rapporti sono i duchi di Sussex con la famiglia? Con Elisabetta II pare tutto ok. Con il principe Carlo i rapporti sono più tesi. Harry si è detto molto deluso perché si sente simile al padre. In cosa?

"Probabilmente lui non si sente compreso dalla famiglia reale, come suo padre da giovane. Ma Harry è stato un privilegiato, gli hanno perdonato tutte le sue esuberanze del passato, tra cui il travestimento da nazista e le scazzottate fuori dai locali. Probabilmente anche perché non è l'erede al trono".

Ha parlato nuovamente del fratello William. Pensa che le loro tensioni dipendano dal rapporto non idilliaco tra Meghan e Kate?

"Meghan e Kate sono due donne diverse che non hanno nulla in comune. Per quanto riguarda il litigio sui vestiti delle damigelle, erano entrambe fortemente sotto pressione: Meghan per le nozze e Kate per l’ultima gravidanza. Quindi questo è gossip".

Qual è il problema allora?

"Quello che ha fatto Harry a suo fratello non sarà facile da sanare: da questa intervista ne escono vincitori gli antimonarchici. C’è un grande danno alle istituzioni, quindi alla Regina, a Carlo e William, che diventeranno re. Meghan e Harry hanno tolto quel velo di magia intorno alla casa reale, in un’epoca come questa, dove c’è bisogno di serietà, senso del dovere. Per cosa? Uscirne da vittime. Contenti loro. L’unica cosa carina di questa intervista è l’annuncio dell’arrivo di una bambina, rompendo il protocollo. Mi sembra l’unica bella notizia da dare".

Meghan Markle, altro terremoto: il principe William rompe il protocollo e la massacra. "Sapete chi siamo?", parole terminali. Libero Quotidiano l'11 marzo 2021. Il principe William ha aggiunto altra carne sul fuoco acceso dall’intervista che Harry e Meghan Markle hanno rilasciato in televisione a Oprah Winfrey. “Non siamo affatto una famiglia razzista”, è stata la secca risposta di William, che ha addirittura infranto il protocollo pur di intervenire sulla questione. Il principe ha infatti rilasciato alcune dichiarazioni non previste durante la visita a una scuola. “Non ho ancora parlato con mio fratello, ma lo farò - ha aggiunto - gli voglio bene, ma siamo ormai su strade diverse”. Stando alle indiscrezioni riportate dall’inviato londinese del Corriere della Sera, William sarebbe furioso per il fatto che sua moglie Kate sia stata attaccata duramente da Meghan durante l’intervista in tv. Ma soprattutto non ha resistito alla tentazione di rispondere pubblicamente alla gravissima accusa lanciata dai duchi di Sussex, quella di razzismo all’interno della famiglia reale, con i membri che avrebbero manifestato preoccupazione sul colore della pelle di Archie, il figlio di Harry e Meghan. Sempre secondo le ultime indiscrezioni, pare che la regina Elisabetta abbia deciso di occuparsi in prima persona di questa grave crisi reale: d’altronde per lei i duchi di Sussex hanno speso parole di grande rispetto e stima, facendo capire che il loro attacco non era a lei indirizzato. Sembra proprio che la regina abbia intenzione di parlare con Harry nei prossimi giorni per provare a risolvere la questione senza provocare ulteriori scandali pubblici. 

Luigi Ippolito per "corriere.it" l'11 marzo 2021. «Non siamo affatto una famiglia razzista»: è la secca risposta del principe William alle accuse lanciate da Meghan e Harry nella ormai famigerata intervista tv a Oprah Winfrey. È la prima volta che un membro della casa reale replica personalmente ai duchi di Sussex: un intervento fuori dal protocollo, una frase uscita fuori dai denti durante la visita a una scuola. E William ha anche aggiunto che non ha ancora parlato col fratello, ma che lo farà presto. È significativo che la reazione sia venuta da William: pare che lui sia particolarmente furioso per come sua moglie Kate sia stata attaccata da Meghan durante l’intervista. Ma è altrettanto importante che abbia voluto respingere l’accusa di razzismo, la più grave lanciata dai duchi di Sussex, secondo i quali un membro non identificato della famiglia reale aveva espresso preoccupazioni sul colore della pelle del loro futuro figlio, Archie. «Non siamo assolutamente una famiglia razzista» ha commentato William, fratello maggiore di Harry, ai giornalisti inglesi che lo hanno interpellato a margine di un evento pubblico a Londra. Lo stesso William, a chi gli chiedeva se si fosse confrontato con il fratello minore dopo l’intervista a Oprah Winfrey, ha detto: «Non ancora, ma lo farò», per poi precisare di «gli voglio bene, ma siamo ormai su strade diverse». Si sa intanto che la regina Elisabetta ha deciso di prendere direttamente in mano la gestione della crisi: la sovrana ha intenzione, nei prossimi giorni, di parlare direttamente con Harry, ma soprattutto intende evitare un’escalation e far sì che la questione venga risolta in famiglia e non diventi un ulteriore scandalo pubblico. È anche per questo che ha ordinato alla corte di mantenere il silenzio. La regina ha parlato l’altro giorno tramite uno scarno comunicato, in cui si diceva rattristata per l’accaduto e preoccupata per l’accusa di razzismo: ma allo stesso tempo faceva notare che «i ricordi possono differire», come a dire che la versione di Harry e Meghan non va presa per oro colato. La speranza di Elisabetta è che la crisi possa essere contenuta e che il tempo aiuti a lenire le ferite. Nel frattempo, i reali daranno l’esempio tuffandosi in una fitta rete di impegni pubblici, a dimostrare la loro dedizione ai sudditi. “Keep calm and carry on”, restate calmi e andate avanti, è l’ordine di scuderia. Almeno fino alla prossima, clamorosa rivelazione.

Natalia Aspesi per "la Repubblica" il 12 marzo 2021. L' 8 marzo 2021, festa della donna possibilmente maltrattata, celebrato ieri con una magnificenza (o munificenza?) mai vista, ha trovato la sua patrona: sposa e madre esemplare, attualmente incinta, di famiglia d' origine sconnessa, ex divorziata, afroamericana di lucente bellezza, di professione attrice in carriera: diventata principessa sposando un bel principe infelice come sognavano le bambine prima delle Barbie, assoggettandosi a una famiglia reale di breve passato e ormai assuefatta agli scandali ma non pentita dei suoi antipatici errori. Ecco la sublime Meghan Markle oggi duchessa del Sussex, nuora della mitica Principessa del Popolo, quella che viva sarebbe stata sua suocera e magari si sarebbero detestate, ma di cui oggi vuole giustamente evitare il doloroso, tumultuoso, tragico destino. E quello di duchessa infelice. Con l' intervista lacrime e sangue in un rasserenante giardino fiorito, annunciata da settimane e concessa a Oprah Winfrey, la maga del ramo e pure lei afroamericana, la nuova rovinafamiglie reali con l' appoggio o addirittura la complicità del suo aitante Harry, ha praticamente raso al suolo Buckingham Palace e le altre residenze principesche, con dentro la nonna e il nonno dello sposo, il babbo erede al trono e la matrigna, il fratello anche lui erede, la sua signora e i tre piccini pure loro eredi. E tutti gli altri congiunti vicini e lontani. Anche il premier Johnson che avrebbe ben altri drammi da risolvere, è costernato, anche il Paese, con insormontabili problemi è arrabbiato e c' è chi chiede di dar fuoco alla monarchia, chi di impiccare i Sussex, i più miti di togliere alla coppia probabilmente cara ai repubblicani il titolo; chissà quanto gliene importa ai due, che sempre per volere della Casa detta con disprezzo la Ditta, non ricevono più una sterlina e sopravvivono per ora, con un certo agio, con il denaro che Harry ha ereditato dalla mamma, più quelli che guadagneranno, a palate, con cinema, interviste, altro. È come se fosse apparso il fantasma di Diana nel ruolo di Banquo in un Macbeth 2021, a ricordare le angherie da lei subite, i tentativi di suicidio, la persecuzione dei reporter sino a procurarle la morte. E si può capire come il ripetersi del linciaggio reale, questa volta alla moglie, possa avere ferito il principe nel ricordo della mamma non del tutto esemplare ma comunque molto amata e per sempre rimpianta e pianta. Certo Diana quando fu scelta dalla Regina era una adolescente vergine, di candida bellezza, di famiglia più antica e aristocratica dei Windsor, con la sola colpa di non essere amata dal marito. Pur essendo invece molto amata dal suo, pare strano che Meghan abbia immaginato che quella famiglia così fuori tempo avrebbe accettato i suoi pregi o difetti così poco regali. Due Ingenui insomma, ma bisogna pur vivere: forse la famiglia reale non ha visto Bridgerton in cui la moglie di re Giorgio III è la candida tedesca Carlotta di Meclemburgo, nella miniserie interpretata appunto da un' attrice di colore. Forse non ha visto neppure Vittoria e Abdul , il film di Frears in cui l' ottantenne regina scandalizza i tanti figli e la corte affezionandosi troppo al giovane segretario indiano dalle tante mogli. Forse sì, l' animo di sovrani pur forzatamente democratici non riesce a contemplare un familiare colorato, in fondo lo era leggermente anche l' ultimo amore di Diana, Dodi al-Fayed: e certo di tutti gli ultimi errori degli attuali Windsor, secondo quel che han detto i principi, il più incomprensibile, se vero, è stato quello di non assicurare la protezione al piccolo Archie che almeno per ora pare rosato come il babbo; e a non dare un appannaggio a Meghan stessa che, da femminista americana, non vuole farsi mantenere dal marito: ma poteva la principessa del Sussex lavorare a pagamento? Tornando all' epocale 8 marzo 2021, in cui il massimo spazio è stato occupato da gruppi di fanciulle spettinate vittime di maschi che dicono loro tettona oppure cretina, a cui non è venuto mai in mente di rispondere, eventuali lettori e lettrici mi scusino, "fanculo!" Meghan per quanto duchessa e tutto il resto si presenta adesso come massima vittima di ogni razzismo soprattutto verso le donne, e il femminismo di oggi dovrebbe essere dalla sua parte, escludendo chi l' ha sempre detestata perché ha osato sposare un principe senza essere principessa, o perché per sposarsi ha smesso di lavorare, a scelta. A meno che in tempi in cui gli anziani sono di moda per la loro fragilità e si fa di tutto per circondarli di ogni attenzione anche non richiesta, vaccinandoli a carrettate (non dovunque però), ci sia chi pensi: "Poveri vecchi, come si fa a essere cattivi con una regina sia pure crudelissima che però in aprile compirà 95 anni e il suo consorte che non conta gran che ma che in giugno ne compirà 100"?

Ma Harry e Meghan sono davvero senza soldi? Le cifre da capogiro. Le Pillole Reali di questa settimana non potevano trascurare le conseguenze dell'intervista di Harry e Meghan Markle, tra scandali e repliche piccate. Francesca Rossi - Ven, 12/03/2021 - su Il Giornale. L’intervista di Harry e Meghan ha scatenato un tornado di polemiche in cui si è gettata pure una parte del mondo politico inglese. Le accuse di razzismo sono l’occhio del ciclone in cui la royal family si è ritrovata nel giro di una notte e che minacciano la stabilità della monarchia. Perfino il principe William, di solito molto riservato, è sceso in campo per difendere i Windsor. Nessuno si aspettava il voltafaccia del principe Harry e molti esperti concordano sul fatto che l’intervista, oltre a essere stata una mossa sbagliata, sarebbe servita solo a gonfiare l’ego di Meghan Markle, tutt’altro che una povera vittima di un covo di serpi regali. Anche la duchessa, infatti, celerebbe degli scheletri nell’armadio.

Il principe furioso, ovvero William all’attacco di Fort Sussex. Se il principe William, durante un’amena visita in una scuola di East London, si è scomodato a dire che “la royal family non è affatto razzista”, vuol dire che per Harry le cose si sono messe male. Molto. E che William è arrabbiato. Furioso. Nessuno vorrebbe essere nei panni dei Sussex, ora. Meglio che si rintanino a Montecito, nel loro Fort Sussex. Il duca di Cambridge ha fatto al fratello una velata minaccia, avvertendolo che lo chiamerà presto. Per la serie: “Esigo una spiegazione, che ti è saltato in mente?”. La sopravvivenza della Corona ruota attorno a due filosofie di vita: “never complain, never explain”, motto che tutti conosciamo e “no comment”. Con l’intervista a Oprah il principe Harry ha violato anche quest’ultimo principio (un record). E la Regina, tirata per la borsetta da mezzo mondo, è stata costretta a rispondere, seppur a modo suo, centellinando le parole e chiarendo che i panni sporchi si lavano in casa. Concetto che William intende applicare chiamando il fratello. Harry, sai che esiste un progetto per la colonizzazione umana di Marte?

Facciamo i conti in tasca a Harry e Meghan. Nell’intervista con Oprah Harry e Meghan lamentano il taglio dei fondi elargiti dalla royal family. Devono preoccuparsi? Rischiano la fame e il freddo? Secondo Forbes non proprio. Il patrimonio netto dei Sussex non è lontanamente paragonabile a quello della regina Elisabetta, che può contare su 500 milioni di euro (e non ci voleva Forbes per immaginarlo). Harry e Meghan, invece, devono accontentarsi di 5 milioni di dollari, cioè un milione e mezzo in meno rispetto a quanto hanno speso soltanto nel 2018. Forbes ha sommato i 10 milioni di sterline che Harry ha ereditato da Lady Diana, con i due milioni di dollari guadagnati a Hollywood da Meghan. A questi togliamo i 3 milioni di sterline di soldi pubblici per il restauro di Frogmore Cottage, restituiti al Sovereign Grant. Poi l’acquisto della villa di Montecito, cioè 14,7 milioni di dollari, di cui 5 d'anticipo pagati da Carlo e il resto attraverso il mutuo e otteniamo circa 5 milioni di dollari. Forbes, però, calcola che nei prossimi anni i loro guadagni potrebbero arrivare a 18 milioni di dollari, grazie ai contratti con Netflix e Spotify. Harry e Meghan non moriranno d’inedia.

Quella volta che Meghan divenne livida di rabbia. Ospite di Oprah, Meghan Markle accusa la royal family di essere stata gelida, indifferente, avara di consigli nei suoi confronti. Nessuno le avrebbe insegnato come si vive a corte (sarà vero? Se anche fosse, Meghan, chiedi e ti sarà dato). Però sembra che nemmeno la duchessa di Sussex sia un tipo tanto accomodante. Il Sun rivela che quando la Markle si fidanzò con il principe Harry, i più importanti stilisti del mondo le donarono le loro migliori creazioni. Lo staff del Palazzo, però, rispedì tutto al mittente. Secondo il protocollo i reali possono accettare solo fiori, cibo, libri, doni che non abbiano un grande valore economico e, quindi, non li pongano nella condizione di doversi sdebitare. Meghan non avrebbe accettato di buon grado la restituzione dei vestiti griffati e, raccontano le fonti “litigò furiosamente con gli assistenti di Palazzo. Era livida”. Indiscrezione che fa il paio con le accuse di bullismo. Chi è Meghan? La strega o Biancaneve?

Bill Emmott per "la Stampa" l'11 marzo 2021. Se siete rimasti molto colpiti dall' intervista rilasciata dal principe britannico Harry e dalla sua moglie americana Meghan Markle a Oprah Winfrey sulla Cbs, dovreste ricordare quello che ha scritto Leo Tolstoy nel suo grande romanzo "Anna Karenina": "Tutte le famiglie felici si assomigliano; ogni famiglia infelice lo è a modo suo". Questi membri di una famiglia reale notoriamente infelice hanno semplicemente scelto di condividere la loro infelicità in mondovisione. Ma se vi domandate come questo potrebbe influire sulla monarchia britannica, allora fate riferimento alla serie Netflix, "The Crown", il cui tema essenzialmente è che la monarchia e la famiglia reale sono due faccende diverse. Per essere un Paese che si vanta spesso della sua lunga tradizione democratica, il Regno Unito è stranamente dipendente da alcune istituzioni molto antidemocratiche: una camera alta del Parlamento completamente non eletta, la House of Lords, che con più di 800 membri è la seconda assemblea legislativa più grande nel mondo dopo il Congresso nazionale del popolo cinese; e, naturalmente, il suo capo di Stato, la regina Elisabetta II. Ancora più strano è il fatto che l' obbligo principale del monarca sia quello di tacere il più possibile, nel modo più incontrovertibile, su tutte le questioni politiche. A differenza del Presidente della Repubblica italiana, la Regina non ha alcuna voce in capitolo, nemmeno privatamente, sulla formazione dei governi britannici, sulla durata del loro mandato e sul loro operato. Ciò significa che l' unico vero scopo della monarchia è la sua sopravvivenza, attraverso la quale garantisce una forma di continuità storica. L' impotenza della monarchia lascia enormi margini al governo e alla Camera dei Comuni per agire in qualsiasi modo desiderino, limitati solo dalla legge e dalla necessità di indire le elezioni. Giustamente, il sistema di governo britannico è stato descritto come una dittatura elettiva. Con la sopravvivenza e la continuità come scopo fondamentale della monarchia, i funzionari che gestiscono la Casa Reale hanno la cautela e il conservatorismo nel loro Dna. Regnando da quasi sette decenni, la regina può ovviamente avere molta influenza sulla famiglia reale. Ma all' età di 94 anni è improbabile che la eserciti in modo particolarmente vigoroso. Sono i funzionari che mandano avanti la baracca. Torniamo quindi al tema caldo della settimana: le lamentele e le dichiarazioni fatte alla tv americana dal principe Harry e da Meghan Markle, noti anche come duca e duchessa del Sussex. Il principe Harry è solo il sesto nella linea di successione alla regina Elisabetta. Il che pone una domanda: al di là della mera curiosità sulla vita di due celebrità e della famiglia di cui fanno parte, perché dovrebbero essere importanti le recriminazioni del sesto nella linea di successione? La risposta è che ciò che dicono Harry e Meghan avrebbe importanza solo se le loro critiche mettessero in dubbio la sopravvivenza della monarchia. Ma non è così. Il motivo delle loro proteste, in realtà, è che la famiglia reale è rigida e conservatrice e che non è stata di supporto oltre ad aver mostrato alcuni pregiudizi razziali. Ma il conservatorismo della Casa Reale è parte della sua essenza, e l' esistenza di pregiudizi razziali in una famiglia molto lontana dalla normale vita moderna è deplorevole ma per nulla sorprendente. È una storia che si ripete. La famiglia reale britannica è socialmente isolata, oltre a essere anche più disfunzionale delle normali famiglie britanniche. Dei quattro figli della regina, tre hanno visto il loro matrimonio finire con un divorzio, così come la sorella, la principessa Margaret. Non vi è alcun requisito costituzionale che tuteli la felicità o l' armonia della famiglia reale. L' unica questione che si pone davanti alla monarchia è ora, come è sempre stato, quella di garantire una successione regolare alla prossima generazione. Quando l' erede al trono, il principe Carlo, si separò e poi divorziò in termini molto aspri dalla principessa Diana nel 1992-96, era ragionevole chiedersi se i cittadini britannici potessero non gradire l' idea di averlo come re. Ma nessun governo avrebbe proposto di tenere un referendum sulla successione, se la regina Elisabetta fosse morta in quel decennio, quindi la monarchia sarebbe sopravvissuta. Ora, il principe Carlo è popolarissimo, così come il prossimo nella linea di successione, il fratello maggiore di Harry, il principe William. Solo se le accuse di Harry e Meghan dovessero colpire al cuore la legittimità del principe Carlo o del principe William, questa triste vicenda avrebbe un significato politico. Ma non è così. Ciò che ci rimane è semplicemente una forma di evasione: l' attenzione del pubblico ai problemi delle celebrità come diversivo dai propri. In questo senso, la famiglia reale britannica è semplicemente, nel bene e nel male, un ramo dell' industria dell' intrattenimento.

Gaia Cesare per "il Giornale" l'11 marzo 2021. Il bullismo dei giornali e il razzismo alla Corte di una Regina che guida il Commonwealth. Eccole le questioni molto pubbliche e poco private scatenate dall' intervista-choc di Harry e Meghan a Oprah Winfrey. Ed ecco probabilmente la prima delusione per Sua Maestà, che con il comunicato diffuso martedì puntava a chiudere la partita con nipote e consorte, nella speranza di riportare le ostilità alla sfera familiare. «Ha perso un' occasione per condannare il razzismo», dicono le associazioni impegnate per l' uguaglianza come il thinktank Runnymede Trust. Elisabetta II, nel suo comunicato, aveva sostenuto che «le questioni sollevate, in particolare quelle sulla razza, sono preoccupanti» ma «saranno affrontate dalla famiglia privatamente». L' auspicio di Sua Maestà alla fine si è scontrato con un muro di polemiche, una questione politico-istituzionale sul futuro del Commonwealth e una frattura nella stampa britannica. Cominciamo da qui: lo scontro fra giornali. Tutto è iniziato con una nota diffusa lunedì dalla Society of Editors - l' associazione che raggruppa i direttori di testate - e che ha definito «inaccettabile» l' accusa di Meghan di essere stata trattata con toni razzisti. Ieri è arrivato il controcanto dei direttori di The Guardian, Financial Times e HuffPost UK, convinti che la stampa inglese dovrebbe fare di più per combattere il razzismo e rappresentare la società. Roula Khalaf, britannica libanese alla guida del FT dall' anno scorso, ha invitato a lavorare «in tutti i settori del Regno Unito per denunciare e combattere il razzismo: i media hanno un ruolo cruciale da svolgere e come direttori dobbiamo garantire che le nostre redazioni e la nostra copertura riflettano la società in cui viviamo». Al coro si sono uniti 168 giornalisti di minoranze etniche, che «respingono e deplorano» la dichiarazione dei direttori in una lettera aperta, in cui assicurano che le esperienze di Meghan «riflettono la deprimente realtà» di come le persone che appartengono a minoranze etniche «sono rappresentate quotidianamente dalla stampa britannica». Nelle stesse ore è arrivata la notizia destinata a spaccare anche l' opinione pubblica. Meghan ha presentato una protesta formale alla rete britannica Itv, dopo essere stata duramente criticata da Piers Morgan, celebre volto di «Good Morning Britain» che con le sue parole aveva scatenato 41mila reclami. L' emittente ha annunciato le dimissioni del giornalista, in odore di approdo alla nuova News UK tv di Rupert Murdoch. Lui si erge a paladino del free speech e twitta: «La libertà di espressione è una collina su cui sono felice di morire. Grazie per l' amore e per l' odio. Mi fermo per trascorrere più tempo con le mie opinioni». Ma il Regno Unito si divide: Meghan vittima o carnefice? Si può criticarla senza essere zittiti? Come se non bastasse, c' è un altro tema e diverse altre domande, che stavolta fanno tremare il Palazzo. Può permettersi di essere in odore di razzismo la Corte di Sua Maestà Elisabetta II, capo del Commonwealth? Può la Regina considerare davvero private le domande e le preoccupazioni manifestate dall'«istituzione» sul colore della pelle del piccolo Archie, visto che è alla guida di un' organizzazione di 54 Stati indipendenti (quasi tutti un tempo parte dell' impero britannico), di cui 19 sono in Africa, con una popolazione di circa il 60-70% di colore? In molti ritengono di no. E fra questi ci sono alcune delle 16 nazioni in cui la Regina è capo di Stato. Il polverone sollevato da Harry e Meghan potrebbe contribuire a uno scisma nel Commonwealth. A cominciare dalla Giamaica, dove da tempo l' opposizione chiede un referendum per rimuovere la Regina come capo di Stato. Passando per le Barbados, che sostengono di volersi trasformare in Repubblica e voler rimuovere Elisabetta II a novembre, con un voto del Parlamento. È l' onda lunga del Black Lives Matter. Potrebbe diventare tsunami.

Aldo Grasso per il "Corriere della Sera" l'11 marzo 2021. Tutti coloro che per ragioni di lavoro o di piacere amano lo storytelling dovrebbero imparare a memoria l'intervista che Oprah Winfrey ha fatto a Meghan Markle per la Cbs. È perfetta, non ha una sbavatura: per costruzione, per scelta di argomenti, per i tempi di narrazione (Tv8). Oprah e Meghan sono amiche (la giornalista era invitata alle nozze) e vicine di casa a Santa Barbara. Oprah, sapendo che Meghan non è molto amata a Corte ( La verità è che non gli piaci abbastanza , 2009), ha intuito che aveva per le mani una storia fantastica e non se l'è lasciata scappare. Ha preso un modello alto (la famosa intervista di Diana alla Bbc) e l'ha adattato per la duchessa del Sussex. Qual era l'unico ruolo che Meghan poteva giocare in questa storia? Quella dell'ingenua e dell'innamorata. Così ammaliata da Harry da abbandonare il suo mestiere. Che era quello di attrice. Tuttavia, non sapeva che c'è una differenza tra l'essere e l'apparire, che «niente è come sembra», che ha dovuto cercare tutto su Google, compreso l'inno «God Save the Queen», perché a Corte nessun l'aiutava. Le prime due stagioni di «The Crown» sono del 2016 e del 2017, il matrimonio con Harry è del 2018. Da attrice di serie, bastava che seguisse con attenzione «The Crown» per capire tutto. Oprah è di una bravura eccezionale, prende per mano l'intervistata e la porta dove vuole lei: le incomprensioni con la cognata Kate, la solitudine, il pensiero del suicidio, fino a sganciare la bomba che ha deflagrato su tutti i media. Qualcuno della Corte, non si sa chi, avrebbe espresso preoccupazioni per la pelle del nascituro. Ecco il vero motivo per cui al piccolo Archie non sarà consentito il titolo di principe: «Hanno cambiato le regole interne perché non volevano che Archie diventasse principe». Questa è la versione di Meghan, non sta a noi giudicare. Questa è la lezione di Oprah, di geniale efficacia.

Meghan Markle e Harry, la bomba di Selvaggia Lucarelli: "Sospetti infami, accuse vomitate", indiscreto sul principe William. Libero Quotidiano l'11 marzo 2021. L'intervista di Oprah Winfrey a Meghan Markle e il principe Harry ha fatto parecchio scalpore sia nel Regno Unito che negli Usa. Ma tra coloro che non si bevono la storia dei poveri maltrattati dalla Regina Elisabetta c'è Selvaggia Lucarelli. Che sul Fatto Quotidiano scrive: "Appare subito evidente che ogni singola domanda del faccia a faccia è palesemente concordata. Per quanto Oprah sia abile nel fingere improvvisazione, il suo stupore è a tratti stucchevole, “dursiano”". La giornalista, in particolare, non crede alla storiella per cui la duchessa di Sussex non sapeva nemmeno chi fosse realmente Harry: "E' questa, forse, la parte meno convincente dell’intervista: la Cenerentola ingenua e inesperta, inciampata per caso in un principe di cui ignorava storia e obblighi, con cui pensava, chissà, di fare le vacanze al Papeete o di ubriacarsi nei pub di Soho", scrive la Lucarelli. Secondo la firma del Fatto, due sono le opzioni: o si crede alla Markle e alla sua fragilità incompresa in un ambiente rigido come Buckingham Palace o si crede a chi la ritiene un'abile manipolatrice che voleva sia il principe che i contratti con Netflix. Per Selvaggia Lucarelli, però, una cosa non torna: "Quel vomitare accuse sulla Corona stando ben attenti tutti e due a risparmiare chi quella corona la porta in testa da 69 anni". Meghan e Harry, infatti, hanno parlato bene della Regina Elisabetta durante l'intervista, sostenendo quanto la Sovrana sia sempre stata gentile nei loro confronti. Stando alla giornalista, allora, quando i due si sono lamentati della mancata scorta, la Oprah avrebbe dovuto chiedere: "Sono decisioni che prende quella regina meravigliosa di cui vi guardate bene di dire male perché è la Regina. O no?”. Il quesito però non c'è stato e la Lucarelli velenosamente scrive: "Chissà, forse non era sul copione". Sbagliato anche il modo in cui Harry e Meghan hanno accusato la Corona di razzismo, secondo la firma del Fatto. La coppia, infatti, ha detto solo genericamente che ci sono state delle conversazioni a corte sulla eventuale pelle scura del bambino dopo la nascita. Ma non hanno mai fatto alcun nome. "Hanno gettato così l’ombra di un sospetto infamante su tutti i componenti della famiglia", ha fatto notare la Lucarelli. Che poi ha aggiunto: "Harry lascia intendere che il rapporto con suo fratello William sia disastroso e il dubbio che molte delle accuse senza nome siano indirizzate a lui, è forte".  

Harry e Meghan finiscono sulla graticola. L’aristocrazia li distrugge: «Ma quale razzismo…». Milena Desanctis mercoledì 10 Marzo 2021 su Il Secolo d'Italia. «Harry e Meghan stanno sbagliando, evidentemente hanno scambiato la “S” di sovranità della monarchia con la “S” simbolo del dollaro”. Così la principessa palermitana Signoretta Alliata Licata di Baucina commenta con una battuta ironica le accuse di razzismo, mosse dal principe Harry e dalla moglie Meghan Markle nei confronti della Casa Reale britannica nel corso dell’intervista rilasciata a Oprah Winfrey. La principessa, che frequenta abitualmente il Regno Unito e che nel suo quattrocentesco palazzo di Palermo ha ospitato diversi esponenti dell’aristocrazia inglese, non ha dubbi: «Meghan non è adatta al ruolo che ricopre. La monarchia inglese è un’istituzione di enorme importanza – sottolinea – basti pensare a quello che ha fatto nel corso del ‘900 per difendere i principi democratici, contribuendo in modo determinante alla sconfitta del Nazifascismo e del suo carico di razzismo».

La principessa Alliata smonta le accuse di Harry e Meghan. E proprio a proposito del razzismo, la Alliata Licata di Baucina rincara la dose: «Non ha né capo né coda. La regina è sovrana del Commonwealth e il suo popolo è formato da diverse etnie. Inoltre è stata vicinissima a Barack Obama, primo presidente di colore degli Stati Uniti. Francamente – osserva – in un momento come questo in cui la Gran Bretagna sta vivendo enormi difficoltà, dalla Brexit alla pandemia, queste accuse non hanno senso». E poi ancora. «Il Paese ha bisogno di unità, ed è chiaro che Harry, che è un principe di sangue reale, si sia fatto travolgere da quel tornado di personalità che è Meghan. Lui è sempre stato molto supportato dalla famiglia e soprattutto dal fratello William. I due fratelli sono cresciuti molto vicini. Secondo me – conclude – Meghan cercava una visibilità. Invece di attuare questi comportamenti, avrebbe potuto trovare nell’ambito dell’istituzione monarchica un ramo in cui brillare».

«Harry plagiato da un’attricetta…». «Harry ha deluso tutti. Plagiato da una attricetta americana che non ha certo il carisma e le qualità di Grace Kelly. Con la quale è stato spesso azzardato un confronto». È quanto ha dichiarato all’Adnkronos Gelasio Gaetani Lovatelli dell’Aquila d’Aragona. E poi ancora. «A mio avviso, con la sua intervista, ha tradito il rispetto nei confronti della regina Elisabetta che rappresenta, non solo sua nonna, ma l’Inghilterra. Mi dispiace, ad oggi non ha più giustificazioni, da un militare come lui, che ha ricoperto il grado di maggiore nel reggimento del Household Cavalry dell’Esercito britannico, non me lo sarei aspettato. Faranno la fine dei duchi di Windsor, lontani dal Regno Unito – ha concluso – anche se loro erano molto più eleganti e non hanno mai parlato male dell’Inghilterra».

La marchesa Frescobaldi: «Argomento scivolosissimo». Mentre la marchesa Tiziana Frescobaldi, esponente di una delle più illustri famiglie dell’aristocrazia italiana parla di argomento scivoloso. «Ovviamente il razzismo è sempre da condannare, ma l’argomento è scivolosissimo perché non è semplice capire cosa realmente sia successo tra la Royal Family e Meghan. Forse – dice la Frescobaldi – la stessa Meghan può avere contribuito in passato a questo rapporto non facilissimo, per il carattere un po’ provocatorio in contrasto con le rigide regole di Corte, e non certo per il suo colore della pelle. Lei e Kate hanno stili molto diversi e a me sono entrambe molto simpatiche».

Beyoncé: «Grazie Meghan». Un messaggio a Meghan è arrivato da Beyoncé che ha ringraziato la duchessa di Sussex per il suo coraggio e la sua leadership. La popstar ha pubblicato sul suo sito un messaggio di sostegno, scrivendo: «Grazie Meghan per il tuo coraggio e la tua leadership. Siamo tutti rafforzati e ispirati da te».

Luigi Ippolito per il "Corriere della Sera" il 10 marzo 2021. Chi è veramente Meghan Markle? Una giovane ingenua e idealista, finita intrappolata nelle spire di una sinistra istituzione? O una abile calcolatrice, che ha attuato alla perfezione un piano preparato nei dettagli? La prima versione è quella che la duchessa del Sussex ha messo davanti nel corso dell' intervista con Oprah Winfrey. Lei stessa ha ammesso di essere stata «naif», di non essersi veramente resa conto, almeno all' inizio, di cosa comportasse sposare un membro della famiglia reale britannica. Ha raccontato che per un' americana come lei titoli nobiliari e altezze varie non significavano granché; addirittura, ha sostenuto di essere quasi all' oscuro di chi fosse veramente Harry e di non essere andata su Google a cercare informazioni sul suo conto. Emblematico a questo riguardo è l' episodio del primo incontro con la regina. All' ultimo momento, Harry le chiede: «Ma tu la sai fare la riverenza?». Meghan casca dalle nuvole: pensava che gli inchini rituali fossero puro cerimoniale, una cosa da eseguire solo in pubblico, magari per i fotografi: e invece no, la monarchia implica un rigido protocollo che va seguito in ogni momento. E così deve accorrere Sarah Ferguson, la moglie del principe Andrea e zia di Harry, a spiegare alla impacciata americana come piegare le ginocchia nel modo giusto («ho fatto un inchino fin troppo profondo», rivela adesso Meghan). Insomma, quasi una sprovveduta, Meghan, finita in una trappola (come ha detto Harry, lui, suo padre, suo fratello, sono tutti «intrappolati»). E per l' attrice californiana Kensington Palace diventa una gabbia, che lei paragona alla vita in lockdown causa Covid. Addirittura, Meghan dice di sentirsi come la Sirenetta disneyana: che per sposare il suo principe perde la voce, per poi in ultimo ritrovarla. Come ha fatto lei, che ha dato così corpo a una favola di cui è l' eroina finale e incontrastata. Ma i suoi detrattori seguono un' altra narrativa: che vede un' attrice che non è mai riuscita veramente a sfondare che si ritrova con la carriera in stallo. E che allora decide di dare una svolta alla sua vita: si paracaduta a Londra col preciso intento di trovare un marito ricco e famoso. E fa tombola: perché riesce a fare colpo addirittura su un principe, un ragazzo simpatico ma non particolarmente risolto sul piano psicologico e che non si è mai distinto per le sue doti intellettuali. Quale sia la dinamica fra i due, lo raccontano le voci di Palazzo, che bollano lei come la «Duchessa Difficile» e lui come «l' Ostaggio». E sarebbe dunque lei che fin dai primi mesi dopo il matrimonio avrebbe pianificato la «Megxit», la fuga dalla corte. Sostanzialmente, un salto di carriera per una arrampicatrice sociale che ha sempre saputo che il suo futuro non era passare le giornate a stringere le mani e inaugurare scuole, ma tornare negli Stati Uniti soffusa di gloria reale (e magari con l' aureola della vittima): una lettura che sembra confermata dalle scelte fatte nell' ultimo anno, dalla magione milionaria acquistata a Malibu, a due passi dalle case delle altre star hollywoodiane, ai contratti d' oro siglati con Netflix e Spotify, fino alle voci di un possibile ingresso in politica. Dove sta allora la verità? Gli stessi sudditi britannici sono divisi: stando a un sondaggio volante pubblicato ieri, se i più si schierano ancora a sostegno della regina, una buona fetta parteggia per Harry e Meghan. Ma soprattutto, fra i più giovani la schiacciante maggioranza considera i duchi di Sussex come le vittime della vicenda, mentre gli over 50 ritengono che se la siano cercata. Difficile far pendere la bilancia da una parte. Certo, l' arrivo di Meghan nella famiglia reale ha rappresentato una grande opportunità di rinnovamento, come testimoniato dall' euforia collettiva dei primi giorni, ma alla fine lei si è rivelata come un corpo estraneo impossibile da assimilare, a causa di un conflitto di culture che ha provocato una crisi di rigetto e ha finito per destabilizzare la monarchia. Come hanno scritto i giornali ieri, è la crisi più grave degli ultimi 85 anni, dai giorni dell' abdicazione di Edoardo VIII: e rimettere assieme i cocci lasciati dal ciclone Meghan non sarà facile.

Kate Middleton, dopo le accuse drammatiche si presenta in pubblico così: il gesto a Meghan Markle, altro terremoto. Libero Quotidiano il 10 marzo 2021. L'intervista di Meghan Markle e del principe Harry a Oprah Winfrey è stata un terremoto planetario: epicentro nel Regno Unito, famiglia Reale, ma se ne parla ovunque. Parole e accuse pesantissime, quelle di Meghan, che ha puntato il dito contro la Corona per razzismo. Intervista non sempre convincente, ma dall'impatto clamoroso. Tanto che la Regina Elisabetta, dopo due giorni di silenzio, ha parlato promettendo che indagherà su quanto detto e aggiungendo che Meghan e Harry saranno sempre i benvenuti nella famiglia. Parole di circostanza che celano malumori e tensioni senza precedenti. Molti passaggi, durissimi, anche contro Kate Middleton, moglie di William, il cui rapporto con Meghan sarebbe stato pessimo, irrecuperabile. Da tempo. E nelle ultime ore, Kate Middleton ha fatto la sua prima apparizione in pubblico dopo l'intervista della Markle. Ed è apparsa molto tesa, scura in volta. Insomma, ha subito il colpo. E non poteva essere altrimenti, anche perché il protocollo-Windsor le impedisce di replicare, di dire la sua verità. E in questa apparizione pubblica, secondo gli esperti di faccende reali, la Middleton avrebbe però trovato un modo di mandare un messaggio a Meghan. Come? Con il look. Secondo i tabloid britannici, infatti, la blusa rosa di e soprattutto gli orecchini dorati e rosa di Missoma – brand che Meghan adora – sarebbero da interpretare come una mano tesa, un gesto di pace e di quiete. E ancora, è stato fatto notare come le  pietre incastonate nei pendenti sono di rodocrosite, un cristallo in grado di trasmettere compassione, promuove l’amore incondizionato e libera dai condizionamenti psicologici. Ma il mistero rimane. Soprattutto perché se così fosse, il volto teso di Kate strideva, eccome, col presunto messaggio del suo outfit.

Vittorio Feltri per "Libero quotidiano" il 10 marzo 2021. Ieri tutti i quotidiani e le televisioni italiane hanno dedicato ampio spazio alle grane della famiglia reale inglese, come se riguardassero il mondo intero, quando invece si tratta di trascurabili vicende familiari, volendo guardare bene anche volgari. Immagino che sappiate la storia almeno a grandi linee. Il figlio del principe Carlo (che ha un solo merito, quello di essere straordinariamente elegante) si chiama Harry, ha sposato una tizia di nome Meghan, che pare facesse l' attrice di seconda fila, ma abbastanza bona. La coppia ha già avuto un figlio e si accinge a scodellarne un altro. Essa non è tranquilla, ma non si limita a vivere a sbafo, evita con cura di lavorare, al suo sostentamento evidentemente provvede la casa della regina, la quale è finanziata dai cittadini britannici, molti dei quali monarchici convinti, tradizionalisti, sganciano denaro volentieri per mantenere la regale baracca. Contenti loro... Il principe Harry e la moglie Meghan Markle durante l' intervista Ora si scopre che Carlo non ha più voglia di tenere rapporti col suo erede, in pratica è in atto tra loro (...) (...) una bega i cui riflessi investono l' intera brigata nobile, si fa per dire. In una intervista rilasciata a una redattrice, la sposina e il consorte si sono lasciati andare a confidenze che hanno eccitato non solo il popolo britannico, ma mezzo mondo che non ha di meglio cui pensare. Tra le varie dichiarazioni sensazionali rilasciate dai due coniugi ce n' è una che ha fatto trasalire il pubblico: Carlo sarebbe razzista. Ullallà, addirittura. Sì, perché il signor principe teme che l' ex donna di spettacolo, avendo degli ascendenti di pelle scura, possa dare alla luce una creatura olivastra o qualcosa del genere. Capirai che iattura. Se una mia figlia (ne ho tre, cribbio) mi avesse reso nonno di un pistolino o di una pistolina abbronzata (per usare una espressione berlusconiana) non avrei fatto una piega, l' avrei presa in braccio e coccolata come usa con i nipotini appena nati. Mentre il principe vive questa eventualità come un incubo, al punto di aver interrotto la relazione filiale con Harry. Mi pare una tale scemenza indegna di essere perfino commentata. E invece da essa sono sgorgati commenti a non finire, ricchi di particolari, che hanno inondato pagine e pagine e decine di trasmissioni televisive. Mi domando a chi possa interessare una baruffa tanto stupida in corso a Londra. Con gli enormi problemi che poi abbiamo noi compatrioti, centomila morti di Covid, i vaccini che arrivano col contagocce e non bastano a metterci in sicurezza, una economia fallimentare, il terziario pietrificato, perché mai dovremmo occuparci dei capricci di due buontemponi inglesi che non hanno mai lavorato e attingono alle casse dello Stato per campare nell' abbondanza, grattandosi il ventre da mane a sera? Personalmente sono basito e mi viene voglia di mandare al diavolo sia Harry che la sua amara metà. A me dei reali importa meno di un tubo.

Manila Alfano per "il Giornale" il 9 marzo 2021. Ora che l' intervista bomba è stata sganciata cosa succederà a Corte? Imbarazzo dicono molti. Catastrofe per i pessimisti. «Ma io non sarei così drastico. The Queen resta un'icona, passerà anche questa, piuttosto mi preoccuperei per gli eredi futuri». Il professor Domenico Savini è uno storico delle case reali, le osserva e le studia da sempre, come i paleontologi con i reperti fossili. Scorge sfumature e interpreta i segni.

Un duro colpo per la Regina Elisabetta?

«Ma neanche per sogno. A diciassette anni era su una camionetta dell'esercito e il nemico si chiamava Adolf Hitler. Con tutto il rispetto il fuoco di Meghan Markle è niente. La verità è che la Regina supererà anche questa e ne uscirà più forte di prima. Ormai alla sua veneranda età si può permettere il lusso di sorvolare su queste seccature, nel tempo è diventata un simbolo per il Paese. La monarchia fa guadagnare di più di quanto spende, e i sudditi sono e saranno con lei».

Il popolo però era con Lady Diana, che differenza c' è ora?

«È vero, all' inizio la Corona reagì in modo un po' impacciato. Ma alla lunga il popolo capì e perdonò. E comunque anche allora Lady Diana commise lo stesso grave errore di Harry e Meghan».

Quale?

«Sparare sulla famiglia reale. Alla lunga è un gioco che non porta a niente di buono, Harry è parte integrante di quel mondo, è troppo facile essere famosi sparando sulla dinastia. Mai troppo edificante».

E allora perché fare questa intervista?

«Per un mero interesse economico. E poi un forte bisogno di rivalsa. Di vendicare la madre, e non è un caso che nell' intervista la citi spesso».

Una corte razzista secondo le accuse, è plausibile?

«Ma io sinceramente non credo».

Ha fatto bene a lasciare tutto?

«All' inizio confesso di aver pensato al solito abbindolamento della donna forte e decisionista».

E non è così?

«Senza dubbio questa componente c'è. Come tutti gli uomini Windsor anche Harry dimostra di aver bisogno di una compagna al suo fianco che prenda le redini, Carlo ci ha messo anni prima di avere il coraggio di stare con Camilla. Ma penso che in fondo Harry abbia fatto bene ad andare negli Stati Uniti. Per la Corte la sua popolarità stava diventando un problema».

In che senso?

«È il solito tema della secondogenitura. Corsi e ricorsi di questa famiglia. È successo anche per la sorella della regina, la principessa Margaret. Era molto amata, da Palazzo hanno dovuto ridimensionarla. Nessuno può fare ombra al sovrano. Per stare bene a Corte occorre essere moderati, non essere mai troppo o si rischia di urtare il sistema. Come diceva la regina Mary la dinastia prima di tutto».

E così Harry rischiava di oscurare William?

«Da sempre è risultato di maggior appeal. Lui si è cercato giustamente il suo spazio, lontano dall' erede al trono. Come ha fatto Edoardo VIII, troppa personalità da tenere a bada».

Lui abdicò. Vede similitudini con Harry?

«Di sicuro Meghan è la perfetta erede di Wallis Simpson per cui il Re rifiutò il trono».

Indovina chi viene a cena a Buckingham Palace? Piero Mei su Il Quotidiano del Sud il 9 marzo 2021. Il sequel del film del 1967 non è stato ambientato a San Francisco, ma tra il Castello di Windsor, i corridoi di Buckingham Palace e un “villone” hollywoodiano da 11 milioni di dollari. Il sequel di “Indovina chi viene a cena?”, il film diretto da Stanley Kramer nel 1967, non è stato ambientato in una villa con vista sulla baia di San Francisco, ma tra il Castello di Windsor, gli ovattati  e polverosi corridoi di Buckingham Palace e un confortevole “villone” da 11 milioni di dollari tra Los Angeles e Hollywood, in un recinto per protagonisti dello “star system”. “Indovina chi  viene a cena?-1” raccontava lo scompiglio portato in una famiglia americana, bianca e liberal, dall’amore, con intenzioni matrimoniali, della figlia per un medico di colore. Specularmente, lo scompiglio la faceva da padrone anche nella famiglia del dottore. “Indovina chi viene a cena?-2” è invece l’ultima puntata della serie Netflix “The Crown”, o la prima di una nuova serie: del resto Harry e Meghan, i due “attor giovani”, hanno firmato un contratto di collaborazione a molti zeri proprio con Netflix. E che dovevano fare i poveretti visto che la nonna regina ha tolto loro il lavoro che prevedeva strette di mano a chicchessia, tagli di nastri, scopertura di lapidi e la pronuncia di qualche discorsetto scritto da altri? Viaggi di rappresentanza, fiori e opere di bene? E che il di lui padre, il re in lista d’attesa per overbooking materno, aveva tagliato i viveri, caviale e champagne, alla giovane coppia? La scena madre del nuovo copione, fresco se non di stampa almeno di emissione televisiva, dovrebbe essere quella in cui uno degli esangui Royals s’interroga, e interroga Harry, su “quanto scuro”, “quanto marrone” sarebbe stato il neonato in arrivo per opera di Harry e dell’attrice Meghan, con sangue afroamericano nelle vene. È stato taciuto il nome del Royal che si poneva il dubbione, per dirla con Amadeus ai “Soliti ignoti”. La scena “zia” quella delle due duchesse d’acquisto, di Cambridge e di Sussex, che litigano fino al pianto isterico su di un tema fondamentale per i “fedeli sudditi” del loro domani: come abbigliare le damigelle al Royal Wedding. La vita può diventare insopportabile di fronte a certe questioni esistenziali: Meghan ha confessato che pensò al suicidio e che Harry l’ha coccolata e così salvata, il che non fece papà Carlo con mamma Diana. Che meravigliosa soap opera! O soap Oprah, dal nome dell’intervistatrice, Oprah Winfrey, anchor woman da milioni di spettatori e di dollari. Dulcis in fundo, il duca e la duchessa (per quanto tempo ancora?) hanno annunciato che il Royal Baby di cui sono felicemente in attesa, il loro secondo, sarà “una femminuccia”. Due domande corrono nel Regno Unito (per quanto tempo ancora?): la chiameranno Elisabetta o Diana? E per quel Royal sconosciuto e dubbioso torna la domanda delle cento pistole o, per dirla in più moderno linguaggio sanremese con il vincitore delle nuove proposte la domanda “polvere da sparo”: quanto sarà marrone? Tutti pronti per “Indovina chi viene a cena?-3”.

DAGONEWS l'8 marzo 2021. Oprah ha rivelato lunedì mattina che dietro le quinte, il principe Harry le ha detto che né la regina né il principe Filippo erano preoccupati per il colore della pelle di Archie prima della sua nascita. Harry e Meghan hanno rivelato domenica sera nella loro intervista bomba con Oprah che c'era stata una "conversazione", prima della nascita di Archie, sul colore della pelle e su quanto sarebbe stata "scura". Un'affermazione choc che ha spinto Oprah e i milioni di spettatori a chiedersi chi fosse il colpevole. Loro, ovviamente, che devono portare avanti questo teatrino chissà per quanti anni si sono rifiutati di rivelare l’identità della persona interessata, riuscendo in un’operazione peggiore: gettare nel fango l’intera famiglia, facendoli passare tutti indiscriminatamente per razzisti senza puntare il dito su qualcuno nello specifico. Lunedì mattina, Oprah ha detto alla CBS This Morning che a telecamere spente, Harry le ha chiarito che non era stato nessuno dei "suoi nonni": «Non ha voluto condividere l’identità della persona con me, ma voleva assicurarsi che sapessi e se avessi avuto l'opportunità di condividere la notizia che né il nonno né la nonna si erano posti il problema del colore della pelle». Lo riveleranno mai? Forse al prossimo remunerativo capitolo della saga…

Meghan Markle e principe Harry, la tragica gaffe di Carlo con l'infermiera di origine nigeriana: "Fantastico, ci sono..." Libero Quotidiano il 09 marzo 2021. La risposta della Regina Elisabetta all’intervista di Meghan Markle e Harry alla fine è arrivata. La Sovrana e tutta la Famiglia reale hanno ammesso che “prendono molto sul serio” quanto affermato dai duchi di Sussex a proposito di “questioni razziali”, anche se i “ricordi possono variare” a seconda delle fonti, e si ripromettono di “affrontarle privatamente” tra le mura del Palazzo Reale. La comunicazione è arrivata attraverso una nota ufficiale di Buckingham Palace. Elisabetta II ha detto anche di sentirsi “rattristata” per via delle difficoltà e della sofferenza che Meghan e Harry hanno raccontato di aver sperimentato durante la vita di corte e ha voluto aggiungere anche che loro, come il piccolo Archie, restano “membri molto amati della famiglia”. Un secco no comment sulla vicenda, invece, è arrivato dal papà di Harry, il principe Carlo. Carlo, tra l’altro, è uno dei membri della Royal family sospettati di aver avuto conversazioni razziste con i duchi di Sussex. Meghan e Harry, infatti, hanno raccontato che poco prima della nascita di Archie, qualcuno a corte si era preoccupato della eventuale pelle scura del bambino. Harry, però, ha voluto precisare che non si trattava né di Elisabetta né di Filippo. Ecco che allora il cerchio si restringe. Il principe Carlo, per fugare ogni dubbio, ha messo le mani avanti. E quando oggi, durante una visita a un centro di vaccinazioni anti Covid, ha incontrato un’infermiera di origine nigeriana, le ha detto: “È fantastico, ci sono molti gruppi etnici diversi qui”.

"Gente che vive a sbafo e non ha mai lavorato". Vittorio Feltri cancella Meghan e Harry: "Ma che ce ne importa di loro?". Vittorio Feltri su Meghan Markle e Harry: “Gente che non ha mai lavorato e vive a sbafo. Ma che ne importa?" Libero Quotidiano il 09 marzo 2021. Il direttore di Libero Vittorio Feltri parla delle beghe all’interno della Casa Reale inglese: “Harry e sua moglie Meghan stanno attraversando un momento di difficoltà. Ma è ingiustificato lo spazio dedicato dai quotidiani ai Reali inglesi: stiamo tornando agli anni Cinquanta quando tutte le riviste italiane si reggevano sui pettegolezzi sui principi e sui nobili. Ma a noi non interessa niente, la monarchia è diventata solo un simbolo e non capisco perché dare tanto rilievo a una situazione familiare complicata ma complicata ma quella di tante altre famiglie. Inoltre queste sono persone che non hanno mai lavorato, vivono a sbafo, non si capisce perché dobbiamo preoccuparci di questi due.  A me dei Reali non importa assolutamente nulla".

Meghan Markle, la Casa Bianca si complimenta: "Ha avuto il coraggio di confessare". Libero Quotidiano il 09 marzo 2021. Solo complimenti da parte della Casa Bianca per Meghan Markle, che in un'intervista bomba ha raccontato - insieme al marito Harry - i motivi alla base dell'uscita dalla Famiglia Reale. "Ha avuto coraggio a farsi avanti e parlare della propria salute mentale e raccontare la propria storia personale, questo è certamente quello che pensa il presidente", ha spiegato  la portavoce di Joe Biden, Jen Psaki, durante il briefing quotidiano alla Casa Bianca. Però poi ha aggiunto: "Da questo momento in poi non faremo altri commenti, visto che Meghan e Harry sono privati cittadini". Un segnale forte quello che arriva da Washington. Dal presidente degli Stati Uniti è arrivato un sostegno pieno e incondizionato ai duchi di Sussex. Mentre nessun riferimento è stato fatto sulla Regina Elisabetta o su Buckingham Palace in generale. La portavoce di Biden ha comunque voluto chiarire che tra l'America e l'Inghilterra c'è una partnership speciale e che continuerà a essere così. Se da una parte Biden sembra essersi schierato, dall'altra il primo ministro britannico Boris Johnson ha preferito andarci coi piedi di piombo. "Ho sempre avuto la massima ammirazione per la Regina e il ruolo unificante che svolge nel nostro paese e nel Commonwealth - ha detto Johnson ai giornalisti -. Per molto tempo ho deciso di non commentare le questioni della Famiglia reale e non intendo cambiare oggi". La frattura tra Regno Unito e Usa su questa vicenda è evidente: in Inghilterra la maggior parte delle persone si è schierata dalla parte della Corona, in America sono tutti con Meghan. Adesso, però, ci si chiede se questa frattura culturale possa influenzare anche i rapporti tra Biden e Johnson. 

Meghan Markle e Harry, Roberto Poletti alla Vita in diretta: "Tutto un giro di soldi", quello che nessuno ammette sulla Corona. Libero Quotidiano il 09 marzo 2021. L’intervista choc di Meghan Markle e il principe Harry continua a far discutere. La coppia, infatti, ha fatto delle dichiarazioni piuttosto pesanti, arrivando addirittura ad accusare la Corona di razzismo. Pare che qualcuno a Buckingham Palace si sia preoccupato di quanto potesse essere scura la pelle del figlio dei duchi di Sussex una volta nato. Ad esprimersi sulla faccenda è stato anche il giornalista Roberto Poletti, ospite di Alberto Matano a La vita in diretta su Rai 1. “E’ tutto un giro di soldi. Questa intervista se la sono accaparrata in tutto il mondo a suon di milioni di dollari”, ha detto Poletti. Il sospetto, insomma, è che l'intervento dei duchi sia stato orchestrato solo per una questione di denaro. E in effetti – come riportato dal Wall Street Journal - la Cbs, l’emittente americana che ha mandato in onda il colloquio bomba, ha pagato almeno 7 milioni di dollari per avere l’intervista di Oprah Winfrey a Meghan e Harry. Secondo Poletti, comunque, Buckingham Palace non dovrebbe rimanere in silenzio. Piuttosto dovrebbe prendere posizione contro le accuse mosse dai duchi di Sussex: “Non è una banale intervista, la vede tutto il mondo. E’ chiaro che serve una presa di posizione precisa da parte della famiglia reale”. E ancora: “Il fatto è gravissimo”.

Meghan Markle e Harry, l'ipotesi estrema sul tavolo della Regina Elisabetta: "Unica soluzione, rompere la linea di successione al trono". Libero Quotidiano il 09 marzo 2021. Con Harry e Meghan Markle, la Regina Elisabetta ha ora un'unica soluzione possibile: la rottura di ogni rapporto e l'interruzione della linea dinastica. Lo spiega il commentatore reale Robert Jobson, ospite del seguitissimo programma tv della mattina Good Morning Britain, sottolineando come l'intervista dei Duchi di Sussex a Oprah Winfrey, sulla tv americana, sia stata "la più dannosa di sempre per la Famiglia Reale. Penso sia ancora più annosa dell'intervista della Principessa Diana a Panorama a causa del modo in cui è stata fatta". Qui non si parla più di faide, corna, rancori familiari e rivalità femminili. Meghan e Harry hanno tirato in ballo il razzismo ("Quanto sarà nero?", era l'interrogativo preoccupato che girava a Buckingham Palace, secondo l'ex attrice di Suits, a proposito del piccolo Archie) e ipotesi di suicidio. Insomma, il peggio del peggio, roba in grado di far crollare la rispettabilità internazionale dei Windsor. Secondo Jobson, infatti, l'intervista di Harry e Meghan è stato un attacco sferrato non contro la Regina, o la cognata Kate Middleton, ma contro la Monarchia e il Sistema britannico. Anche per questo, spiega il commentatore, ai piani alti della Corona si sarebbe ormai affermato il concetto che con le due pecore nere della famiglia "non c'è niente da fare". Ma il vero problema è che nonostante la rottura formalizzata mesi fa, Harry è ancora il sesto in linea di successione al Trono, e "se accadesse qualcosa al principe Carlo o al principe William, sarebbe lui chiamato a essere il reggente a un giovane principe, George. È accettabile? E se non fosse all’altezza, lo farebbe il principe Andrew. Non è accettabile". Troppi rischi per la Regina, che per Jobson dovrebbe ricorrere a misure estreme: con il ritiro di ogni titolo e la rottura di ogni vincolo con la Royal Family, e dunque anche l’interruzione alla linea di successione.

E se la colpa della rottura con la Real Casa fosse di Harry? Con la loro intervista choc ad Opra Winfrey la coppia del Sussex ha rotto i ponti con l'Inghilterra. Ma forse chi guadagna di più è il Duca, tutt'altro che "ostaggio" della moglie. Francesco Specchia Libero Quotidiano il 09 marzo 2021.

Francesco Specchia, fiorentino di nascita, veronese d'adozione, ha una laurea in legge, una specializzazione in comunicazioni di massa e una antropologia criminale (ma non gli sono servite a nulla); a Libero si occupa prevalentemente di politica, tv e mass media. Si vanta di aver lavorato, tra gli altri, per Indro Montanelli alla Voce e per Albino Longhi all'Arena di Verona. Collabora con il TgCom e Radio Monte Carlo, ha scritto e condotto programmi televisivi, tra cui i talk show politici "Iceberg", "Alias" con Franco Debenedetti e "Versus", primo esperimento di talk show interattivo con i social network. Vive una perenne e macerante schizofrenia: ha lavorato per la satira e scritto vari saggi tra cui "Diario inedito del Grande Fratello" (Gremese) e "Gli Inaffondabili" (Marsilio), "Giulio Andreotti-Parola di Giulio" (Aliberti), ed è direttore della collana Mediamursia. Tifa Fiorentina, e non è mai riuscito ad entrare in una lobby, che fosse una...

E se, in fondo, al netto della grande performance attoriale di Meghan -che della vendetta ha studiato ogni frase, broncio, sospiro- la colpa fosse di Harry? E se Henry Charles Albert David Mountbatten-Windsor Duca di Sussex non fosse “l’Ostaggio” d’una moglie arpia, ma avesse egli stesso lanciato la bomba su Buckingham Palace con premeditazione? E se ci fossero davvero le lamentazioni del Duca dietro l’intervista choc di Oprah Winfrey a lui e alla moglie, un grande melodramma che sta sconquassando l’Inghilterra? Falsità, razzismo (“e se nascesse un figlio troppo nero?”, sarebbe la voce di corte), bullismo dei membri dello staff della Regina, una cognata stronza: queste le accuse di Meghan verso il Palazzo, che hanno fatto eruttare l’universo del gossip. E perfino quello delle istituzioni britanniche. Dato che vista l’indisponibilità della Regina Elisabetta a partecipare al “circo” mediatico del nipotino lo stesso premier inglese Boris Johnson si è in parte schierato contro i bombardamenti di Harry e Meghan dall’America, neanche fosse Churchill sotto l’aviazione nazista. L’idea che Harry non sia il bamboccione manipolabile che la vulgata descrive, per molti sottende al vero carattere del Duca. Lo scandalo che oggi attanaglia i tabloid, sarebbe dovuto alla voglia di Harry rompere con la famiglia; al suo non rassegnarsi ad essere oscurato dal fratello William vero erede al trono sulla base dell’ineluttabile principio ereditario. Harry, per capirci era quello che indossava giacche griffate da svastiche naziste, che insultava i commilitoni, che girava a chiappe nude a Las Vegas. Non è ardito affermare che, comunque, sarebbe stato inadatto al ruolo. Certo, poi, Harry non vedeva l’ora che arrivasse una cavalla matta quanto lui per fottersene del protocollo; e tentare un giro del mondo tra media e investimenti pubblicitari; e cercare inutilmente di trasmettere il titolo di Sua Altezza Reale anche ai figli, con violazione di tutte le regole del Regno. Tra l’altro, Harry è stato toccante e astuto nel rispondere a Oprah. Ha invocato l’intervista-denuncia contro la Casa Reale che anni prima, la madre Diana, Lady D, concesse a Panorama della Bbc, roba che fece naufragare il Royal wedding. E Meghan l’ha assecondato: l’abito nero di Armani volutamente contro il protocollo, i capelli raccolti, gli occhi cerchiati dal sonno, un vago sorriso, la voce strozzata. Meghan sembrava la Diana di un secolo fa, anche se a me ha ricordato certi sguardi languidi della Rachel Zane della serie Suits, di cui la Duchessa di Sussex fu (in)dimenticata interprete. Ecco. Come nella serie tv, in quelle inquadrature Meghan pareva recitare la parte di Rachel e Harry quella del marito Mike Ross; quando decidono, estenuati, di uscire dalla trappola del grande studio newyorkese di avvocati per dedicarsi ad un’attività filantropica. Il copione è lo stesso del film. La Ditta, cioè la Corte, diventa il luogo di intrighi e menzogne; i suoi abitatori s’identificano negli avvocati senza scrupoli; la loro fuga è il lascito di un mondo migliore ai propri figli. Il risultato è che il mondo anglosassone si divide in due: gli inglesi, coperti d’onta, vorrebbero spogliarli dei titoli reali, dopo averli privati dello stipendio (Harry vanta un patrimonio personale di 50 milioni di sterline). Gli americani stanno dalla parte di Harry & Meghan. Solo le celebrities democratiche americane. La gente normale pensa alla crisi economica, ai morti nelle corsie, ai vaccini che non arrivano. Una cosa è certa: tutta questa pantomima sualla Cbs (stasera l’intervista in Italia va su Tv8) vale 7 milioni di dollari di diritti e 325mila per ogni 30 secondi di spot. La coppia sta cominciando la sua attività di comunicazione, il suo nuovo mestiere. Il brand Windsor porta nelle casse dello Stato 1,76 miliardi di sterline all’anno; godere solo del riverbero di quel tesoro, sarà, per Harry un primo passo, finalmente, verso la sua realizzazione. Forse.

Meghan, intervista shock a Oprah: "Razzismo alla casa reale". (Adnkronos 8/3/2021). La moglie di Harry alla Cbs racconta di avere pensato al suicidio: "Non volevo più vivere". Poi rivela di essere incinta di una bambina che nascerà quest'estate. Meghan Markle attacca la casa reale britannica in un'intervista concessa con il marito Harry a Oprah Winfrey. Nel corso del colloquio, trasmesso in anteprima mondiale dalla Cbs, Meghan rivela anche di essere incinta, in dolce attesa di una bambina che nascerà quest'estate. Ma a fare scalpore sono soprattutto le accuse durissime nei confronti dei reali britannici, compresa quella nemmeno troppo velata di razzismo, e la confessione da parte di Meghan di avere pensato anche al suicidio. "Non volevo più vivere", ha detto Meghan parlando del suo stato d'animo. Stando alle sue rivelazioni, quando lei era ancora incinta del primogenito Archie un membro della famiglia reale avrebbe espresso preoccupazioni "su quanto potrebbe essere scura la sua pelle". Meghan ha spiegato di non voler fare il nome di chi avrebbe pronunciato queste parole, sottolineando che sarebbe "molto dannoso per loro". Parole, le sue, di fatto confermate dallo stesso Harry: "Quella conversazione non la condividerò mai", ha detto il duca di Sussex, aggiungendo che "all'epoca fu imbarazzante, ero un po' scioccato".

(ANSA l'8 marzo 2021) Il Labour britannico auspica per bocca della ministra ombra dell'Istruzione, Kate Green, che Buckingham Palace apra un'indagine interna sulle rivelazioni fatte dai duchi di Sussex nell'intervista alla Cbs in cui Meghan ha fra l'altro affermato di essersi sentita abbandonata dalla famiglia reale fino all'orlo del suicidio. E in particolare sulle "preoccupazioni sul colore della pelle" di Archie che un membro della Royal Family non identificato avrebbe espresso a Harry prima della nascita. "Il razzismo non può avere spazio" nel Regno Unito, si limita a commentare da parte sua Vicky Ford, esponente del governo Tory di Boris Johnson. Green, interpellata stamattina da Sky News assieme a Ford sull'esplosiva intervista dei Sussex alla Cbs, ha parlato di rivelazioni "davvero angoscianti e scioccanti". E visto che ci sono "accuse di razzismo, io mi aspetto che siano trattati dal palazzo con la massima serietà e pienamente investigate", ha incalzato. Concetti analoghi vengono espressi in queste ore da altri esponenti politici e personalità britanniche, in primo luogo - ma non solo - da figure la cui provenienza familiare è legata a minoranze etniche. La vicenda dei dubbi sul colore della pelle di Archie, che sta suscitando sdegno anche negli Usa e altrove, è al centro dell'attenzione, che si focalizza tuttavia pure su altri aspetti clamorosi dell'intervista: dal racconto sulla tentazione suicida denunciata da Meghan nel periodo più difficile della sua vita a corte e del rifiuto "dell'istituzione" di aiutarla ad avere assistenza psicologica esterna per timore di uno scandalo; al sospetto che il successo del primo tour ufficiale post matrimoniale dei Sussex - in Australia - abbia potuto suscitare la gelosia di altri Windsor (esattamente come accadde a suo tempo per Diana); fino alle rivelazioni sul senso di abbandono denunciato da entrambi; o ancora sulla resa ai 'ricatti' della stampa popolare imputata ai vertici della monarchia, "intrappolati" nello status quo; e sulle parole amare verso l'erede al trono Carlo (padre di Harry), ma anche verso i duchi di Cambridge, William e Kate. In un quadro nel quale i duchi ribelli hanno 'risparmiato' solo la 94enne regina Elisabetta. In difesa del palazzo, non mancano peraltro i primi interventi di commentatori reali e specialisti di gossip da tempo critici verso Harry e Meghan, come Anna Pasternak. Mentre Charles Anson, portavoce della regina negli anni della crisi legata alle vicende della principessa Diana, parla del programma della Cbs come di "un'intervista significativa", ma "da contestualizzare"; e comunque giura: "Nella casa reale non c'è neppure un filo di razzismo".

(ANSA l'8 marzo 2021) Monta l'indignazione contro la Royal Family britannica fra alcune delle voci più note della comunità afroamericana d'oltreoceano dopo le rivelazioni dell'intervista a Oprah Winfrey di Meghan e Harry sui dubbi che un membro di casa Windsor di cui non hanno voluto fare il nome avrebbe avuto - prima delle nascita di Archie - a proposito di un possibile colore della pelle "troppo scuro" del futuro figlio dei duchi di Sussex. Dopo la reazione furiosa della leggenda del tennis Serena Williams, amica di Meghan, è arrivata quella di Amanda Gorman, la giovane poetessa protagonista della cerimonia d'insediamento alla Casa Bianca di Joe Biden: "Meghan - ha twittato - era la più grande opportunità di cui la Corona disponeva per un cambiamento, una rigenerazione, la riconciliazione in una nuova era. Ma loro non solo l'hanno solo maltrattata, ma se la sono fatto scappare". Ancor più dura, in precedenza, era stata Bernice King, attivista e figlia di Martin Luther King: "Far parte della famiglia reale - aveva scritto - non è uno scudo dalla devastazione e dalla disperazione del razzismo".

 La (triste) confessione di Harry: ​"Ecco perché mio padre non risponde più..." I particolari emersi dall’intervista del principe Harry e Meghan con Oprah Winfrey sono davvero incredibili, a partire dal rapporto, quasi inesistente, tra il principe Carlo e suo figlio. Francesca Rossi - Lun, 08/03/2021 - su Il Giornale.  L’intervista del principe Harry e di Meghan Markle ha già fatto il giro del mondo in pochi minuti. I duchi di Sussex non hanno avuto remore, non si sono risparmiati e le dichiarazioni rese ai microfoni della conduttrice americana Oprah Winfrey hanno provocato uno scandalo. Ci sono molti punti drammatici nella conversazione, ma uno in particolare riguarda il rapporto tra il principe Carlo e suo figlio. Dalla Megxit in poi i tabloid ci hanno raccontato di un erede al trono infelice a causa delle scelte di Harry, ma comunque disposto a supportarlo. Le dichiarazioni del duca di Sussex, invece, ribalterebbero, almeno parzialmente, ciò che credevamo di sapere. Il principe Harry ha rivelato che Carlo aveva smesso di parlargli dopo la decisione di allontanarsi dalla royal family ma ora le cose sarebbero migliorate. Il duca rivela: “Ho avuto tre colloqui con mia nonna e due con mio padre prima che smettesse di rispondermi. E poi ha detto, puoi mettere tutto questo per iscritto?”. Sembra di capire che quasi il principe Carlo non si fidasse del principe Harry e di sua moglie, che esigesse dei riscontri inequivocabili. Harry ha spiegato: “Mi sento spesso con la Regina…con mio padre è più difficile. Speravo avrebbe fatto qualcosa di più per noi, vista l’esperienza complicata che ha vissuto con i tabloid”. Il duca di Sussex non capisce per quale motivo suo padre gli abbia, almeno in apparenza, voltato le spalle. In fondo Carlo dovrebbe conoscere bene questo tipo di solitudine, l’attenzione a volte morbosa delle persone e dei giornali. Il principe Harry racconta che nel momento in cui si rese conto che nessuno lo avrebbe aiutato, nemmeno Carlo, “ho preso in mano la situazione, era come se avessi bisogno di farlo per la mia famiglia. Questa non è una sorpresa per nessuno. È davvero triste che sia arrivato a questo punto, ma devo fare qualcosa per la mia salute mentale, quella di mia moglie e quella di Archie”. Un duro sfogo in cui torna il tema del disagio, del colpo psicologico che Harry e Meghan avrebbero dovuto incassare durante i mesi a corte, circondati da una presunta ostilità. Tuttavia il duca di Sussex ribadisce il suo amore nei confronti della famiglia e non ha esitazioni quando Oprah gli chiede come siano, oggi, i rapporti con gli altri membri della famiglia: “Con mio fratello William il rapporto è a distanza. Siamo su due binari diversi, ma ho un grande affetto per lui”. Impossibile non aspettarsi anche un riferimento diretto a Lady Diana, a ciò che la principessa del Galles avrebbe pensato se fosse ancora viva. A questo proposito il principe Harry non ha dubbi: “Penso che mia madre sarebbe molto triste se vedesse tutto ciò”. Il duca ha anche negato con forza di aver messo la famiglia e la nonna in particolare, di fronte al fatto compiuto della Megxit. Ricorderete che sui giornali si parlò di una scelta che Harry e Meghan avrebbero fatto tenendo quasi totalmente all’oscuro il resto dei Windsor. Secondo Harry, insomma, sarebbe stata la royal family a costringerlo ad andarsene, dimostrando indifferenza nei confronti dei problemi di adattamento e con la stampa che lui e la moglie stavano attraversando. La situazione diventa sempre più confusa e la verità, da qualunque parte sia, sembra ben nascosta.

 “Cosa ha fatto Kate il giorno del mio matrimonio…”. Meghan Markle, la soffiata che fa tremare la Royal Family. Caffemagazin.it l'8/3/2021. È andata in onda negli Stati Uniti l’intervista che il principe Harry e la consorte Meghan Markle hanno rilasciato a Oprah Winfrey. Una vera bomba quella lanciata dall’ex coppia reale alla giornalista della CBS. Caldissimi i temi: dal royal wedding, al rapporto con la cognata Kate Middleton e al principe William. Le rivelazioni della coppia fanno tremare Buckingham Palace e svelano retroscena al veleno sulle relazioni personali dell’attrice, e di suo marito, con la famiglia reale. Nell’intervista Harry e Meghan svelano molto di più di quanto si attendesse la Casa reale, come i suoi pensieri al suicidio, incinta di cinque mesi, e i “rapporti del principe con il padre che a un certo punto divennero insostenibili tanto che Carlo smise di rispondergli”. Meghan Markle ha svelato un retroscena sulla sua gravidanza. “I reali temevano del colore della pelle di Archie. Ci sono state conversazioni su quanto potesse essere scura la sua pelle alla nascita. Ci sono state più conversazioni su questo argomento. Loro ne hanno parlato con Harry. Se posso farti i nomi di chi ha detto queste cose? Credo che la cosa li danneggerebbe troppo”. E ancora: “Nei mesi in cui ero incinta di Archie ci dissero anche che non gli sarebbe spettato nessun titolo né garantita la sicurezza. La famiglia reale non voleva che mio figlio fosse principe o ricevesse protezione. Se sono stata in silenzio o silenziata? La seconda. Se ho paura di una vendetta? Ti dico che non vivrò la mia vita nella paura!”. Poi la bomba su Kate Middleton: “I giornali mi accusarono di aver fatto piangere mia cognata Kate. In realtà fu il contrario. Pochi giorni prima delle nozze, se la prese per un problema riguardante gli abiti della damigella, sua figlia Charlotte. Fui io a piangere, e lei si scusò perfino, mandandomi fiori e un biglietto. Peccato, però: quando quella brutta storia venne fuori, non la smentì mai e avrebbe potuto. Da allora fui vittima di un’autentica campagna di denigrazione. Le allusioni sulla stampa trasformarono il pericolo generale in minaccia mortale”. 

Da tgcom24.mediaset.it l'8 marzo 2021. Sarà una bimba il prossimo figlio dei duchi di Sussex Meghan e Harry, ormai non più membri attivi della famiglia reale dopo l'accordo con la regina Elisabetta. Lo rivela lo stesso principe nell'intervista rilasciata a Oprah Winfrey e trasmessa dalla Cbs. Una bella notizia che fa da contraltare a rivelazioni shock. La Markle dichiara di aver avuto pensieri suicidi quando entrò a Buckingham Palace e di aver implorato aiuto alla famiglia reale, invano. "Quasi due miliardi di persone guardarono in tv il loro matrimonio, dall'esterno sembrava come una favola, poi sbalordirono il mondo rinunciando alle loro cariche reali". Così la voce di Oprah Winfrey apre l'attesissima e temutissima intervista ai duchi di Sussex, durata due ore. Ai microfoni della Cbs la coppia, trasferitasi a Los Angeles un anno fa, spara a zero sui parenti coronati. In particolare la duchessa sostiene che non solo non fu protetta dalla casa reale britannica, ma che le persone che vi operavano desideravano mentire per proteggere altri. "I reali temevano del colore della pelle di Archie" - Una delle dichiarazioni più forti riguarda anche le accuse di razzismo avanzate dalla moglie del figlio cadetto di Carlo e Diana. "Nei mesi in cui ero incinta di Archie - riferisce Meghan - ci dissero che non gli sarebbe spettato nessun titolo né garantita la sicurezza. Lamentandosi con Harry: 'Non sappiamo quanto sarà scura la sua pelle'". E ancora: "La famiglia reale non voleva che mio figlio fosse principe o ricevesse protezione". "Sono stata silenziata" - "Se sono stata in silenzio o silenziata? La seconda", risponde Meghan a una domanda di Oprah Winfrey sulla sua esperienza nella casa reale. Anche se in principio la regina Elisabetta "la fece sentire benvenuta". "Non ci hanno pagati" -  In avvio d'intervista, Meghan tiene a precisare subito che non sono stati pagati per la conversazione con la famosa conduttrice americana. L'esclusiva è stata venduta a 68 Paesi e per i diritti la Cbs ha sborsato almeno sei milioni di euro. "Ci siamo sposati tre giorni prima della cerimonia" - La duchessa di Sussex rivela poi che lei e Harry si sposarono tre giorni prima della cerimonia ufficiale. "Ci siamo sposati tre giorni prima del nostro matrimonio. Nessuno lo sa, ma abbiamo chiamato l'arcivescovo di Canterbury e ci siamo limitati a dire che questa cosa, questo spettacolo è per il mondo, ma vogliamo celebrare la nostra unione tra di noi". Harry: "Deluso da mio padre perché conosce il dolore" - Arriva anche il turno di Harry Mountbatten-Windsor, sesto in linea di successione al trono d’Inghilterra, ai microfoni della Winfrey. Le parole più forti sono forse per il padre, il principe Carlo: "Sono deluso da lui, perché dopo la mia decisione di abbandonare la casa reale non rispondeva più alle mie telefonate. Sono deluso perché ha passato qualcosa di simile, sa cosa si prova col dolore. Lo amerò sempre, ma sono successe molte cose che fanno male". "Ero in trappola, come ora mio padre e mio fratello" - "Ero in trappola, ma non sapevo di esserlo", prosegue Harry. "Intrappolato nel sistema, come il resto della mia famiglia. Mio padre e mio fratello sono in trappola". "Via per carenza di sostegno e di comprensione" - "Ce ne siamo andati per carenza di sostegno e di comprensione": così il principe sintetizza i motivi che lo hanno spinto a lasciare la casa reale insieme alla moglie Meghan, citando inoltre il costante fuoco di fila dei media inglesi. "La famiglia mi ha tagliato fuori finanziariamente" - "La mia famiglia mi ha tagliato fuori finanziariamente", denuncia poi il principe di Sussex, spiegando che i contratti milionari con Netflix e Spotify non facevano parte del piano quando abbandonarono la casa reale. La famiglia lo ha però tagliato fuori finanziariamente nella prima metà del 2020, costringendolo a trovare assieme a Meghan un modo per pagare le misure di sicurezza, revocate da Buckingham Palace. "Abbiamo fatto il possibile per restare nella casa reale" - "Sono triste che sia accaduto ciò che è accaduto, ma so che abbiamo fatto tutto il possibile per restare nella casa reale", afferma il principe Harry a conclusione dell'intervista. "Oh mio Dio, abbiamo fatto tutto ciò che potevamo per proteggerli", aggiunge Meghan.

Harry e Meghan in tv, rottura definitiva con la «Ditta». Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera l'8/3/2021. È finita nel peggiore dei modi. L’intervista di due ore andata in onda ieri notte sulla tv americana Cbs ha segnato la frattura definitiva fra Harry e Meghan da un lato e la famiglia reale britannica dall’altro. Da una sorda guerra fredda si è passati alla guerra guerreggiata: e le conseguenze destabilizzanti sulla monarchia si faranno sentire per lungo tempo a venire. «Non potevo restare zitta nel momento in cui la Ditta (ossia la famiglia reale) continuava a perpetuare falsità», ha detto la duchessa del Sussex a Oprah Winfrey, la regina dei talk show Usa, che la intervistava: e ha aggiunto che quel colloquio è stato per lei «liberatorio». Infatti ha parlato di tutto: della sua sofferenza mentale, tanto da aver contemplato pensieri suicidi quando era incinta; del razzismo subito, come quando un membro della famiglia reale non meglio identificato ha espresso la preoccupazione che il figlio Archie fosse “troppo scuro” (e per questo non lo hanno fatto principe); delle tensioni con gli altri membri del clan Windsor, ad esempio con Kate, la moglie di William, che l’avrebbe ridotta in lacrime il giorno delle nozze; infine delle circostanze che hanno portato lei e suo marito Harry ad abbandonare il loro ruolo pubblico, perché la futura duchessa era stata “naif” a sposare un membro della famiglia reale e ha scoperto che vivere a Kensington Palace era come stare in lockdown durante il Covid, perché non era libera neppure di uscire a pranzo con le amiche. Meghan ha svelato che avrebbe voluto da tempo parlare con la sua amica Oprah: ma che le era stato impedito dai funzionari di Palazzo. Quando aveva ricevuto una chiamata dalla conduttrice americana, aveva dovuto mettere giù perché «non era il momento»: c’era altra gente nella stanza che la sorvegliava. «È stato un periodo incredibilmente duro», ha aggiunto Harry, che si è unito in un secondo momento alla conversazione, «ma almeno avevamo l’un l’altra». E ha paragonato la loro parabola a quella di sua madre Diana: «Temevo che la storia si ripetesse», ha detto. Harry ha spiegato che si sentiva “intrappolato” nel suo ruolo reale e che sposare Meghan è stata la sua liberazione: e di suo padre Carlo e suo fratello William, i futuri re, ha detto che sono entrambi “in trappola, perché non possono lasciare”. Stamattina è stato preparato un briefing a colazione per la regina per metterla subito al corrente dei contenuti dell’esplosiva intervista. La sovrana non reagirà direttamente, preferendo far parlare i fatti: e si dedicherà a una fitta serie di impegni durante tutta la settimana. Già ieri ha presenziato alla Giornata del Commonwealth, trasmessa dalla Bbc, dove ha elogiato la «dedizione al dovere» e ha sottolineato l’importanza «dell’unità e amicizia»: parole che potrebbero essere lette come un indiretto rimprovero alla condotta dei duchi di Sussex. Mentre da Buckingham Palace fonti ufficiose hanno già bollato l’apparizione della coppia sui teleschermi americani come «un circo»: ed è probabile che la vera rappresaglia non si faccia attendere. Un assaggio del livello a cui è scivolata la contesa lo si era già avuto nei giorni scorsi, quando sono emerse le accuse di bullismo lanciate contro Meghan dai membri dello staff di corte: rivelazioni che probabilmente sono state agevolate proprio dal Palazzo, che ha prontamente lanciato un’inchiesta sui fatti. Ma cosa è andato storto in quella che al principio sembrava una meravigliosa favola contemporanea? Dopotutto, Meghan era stata ben accolta nella famiglia reale, come lei stessa aveva ammesso al principio: una donna indipendente, di origini afro-americane, era apparsa come una salutare boccata di aria fresca, come la possibilità di mettere un’antica istituzione al passo coi tempi. Ma il suo carattere e la sua cultura si sono presto scontrate con le costrizioni del protocollo reale: a Palazzo lo staff l’aveva soprannominata la «Duchessa Difficile», mentre a Harry era riservato il poco lusinghiero nomignolo di «l’Ostaggio»». In particolare Meghan non aveva capito che in una monarchia vige il principio ereditario: e che quindi lei e Harry non potevano essere più che comparse dietro a William, l’erede al trono, e a Kate, la futura regina. Un ruolo di supporto che all’ambiziosa ex attrice andava stretto. Per questo avevano provato a immaginare per lei e Harry una posizione di «ambasciatori itineranti» del Commonwealth: ma neppure questo ha funzionato. Alla fine il divorzio è stato inevitabile: ma per tutti loro si è trattato di una occasione sprecata. E ora la monarchia britannica affronta una crisi esistenziale.

Harry e Meghan, intervista alla Cbs: le accuse alla famiglia reale, il razzismo, Kate, la voglia di suicidio di Meghan. Blitz Quotidiano.it l'8/3/2021. Harry e Meghan, intervista alla Cbs: le accuse alla famiglia reale, il razzismo, Kate, la voglia di suicidio di Meghan. L’intervista di Harry e Meghan è finalmente andata in onda sulla Cbs. Nel salotto di Oprah Winfrey, i duchi del Sussex hanno attaccato la famiglia reale. Hanno parlato di razzismo (i timori per il colore della pelle di Archie). Hanno rivelato gli atteggiamenti ostili di Kate Middleton (prima) e del principe Carlo (dopo). Ma hanno detto che la Regina Elisabetta li ha sempre trattati con rispetto. In particolare lei, Meghan Markle, “l’intrusa”, ha detto di essersi sentita sempre rigettata a Buckingham Palace. Ha detto di non aver avuto sostegno in nessun modo, nemmeno quando pensava al suicidio. Harry ha detto di aver temuto che Meghan facesse la fine di sua madre, Lady Diana. Ed è per tutti questi motivi, spiegano, che sono andati via. L’intervista di Harry e Meghan è stata tramsessa in anteprima mondiale dalla Cbs, che l’ha acquistata per almeno 6 milioni di euro e venduta a 68 Paesi. La coppia però ha confermato di non aver ricevuto alcuna ricompensa. Nella lunga conversazione anche l’annuncio che il loro secondo figlio sarà una bimba e nascerà in estate. E la rivelazione che si sposarono tre giorni prima della cerimonia trasmessa in tv: “Quello era lo spettacolo per il mondo. Noi volevamo il nostro momento”. I duchi di Sussex hanno evitato l’attacco frontale alla regina Elisabetta. “La rispettiamo molto”, hanno assicurato. Meghan ha voluto fare anche una distinzione: “C’è la famiglia reale e ci sono le persone che gestiscono l’istituzione, sono due cose separate ed è importante essere in grado di dividerle perché la regina, per esempio, è sempre stata meravigliosa con me”.

Meghan e il razzismo nella famiglia reale. Ma questo non ha impedito all’ex attrice americana di attaccare Buckingham Palace, evocando anche accuse di razzismo. “Nei mesi in cui ero incinta del mio primo bambino ci dissero che non gli sarebbe spettato nessun titolo né gli sarebbe stata garantita la sicurezza. C’erano anche preoccupazioni e conversazioni su quanto sarebbe stata scura la sua pelle quando fosse nato”. Così ha raccontato, senza precisare chi parlasse di questo ma riferendo di averlo saputo attraverso Harry. Meghan ha ammesso di essere entrata con “ingenuità” nella casa reale, di cui conosceva poco o nulla. Ma “una volta sposati tutto iniziò a peggiorare: non ero protetta. Anzi erano disposti a mentire pur di proteggere a mie spese tutti gli altri membri della famiglia”.

Meghan Markle: dal litigio con Kate alle minacce. I problemi iniziarono subito: “I giornali mi accusarono di aver fatto piangere mia cognata Kate. In realtà fu il contrario. Pochi giorni prima delle nozze se la prese per un problema riguardante gli abiti della damigella, sua figlia Charlotte. Fui io a piangere, e lei si scusò perfino, mandandomi fiori e un biglietto. Ma quando quella brutta storia venne fuori, non la smentì mai”. Da allora “fui vittima di un’autentica campagna di denigrazione” e “le allusioni razziali sulla stampa trasformarono il pericolo generale in minaccia mortale”. Quindi il passaggio più personale. “Mi sentii disperatamente sola e abbandonata. Non volevo più vivere”, ha confidato, denunciando che le negarono l’aiuto psicologico per evitare imbarazzi.

Harry e il paragone tra Meghan e Lady Diana. Dopo la prima ora da sola, si è affiancato anche Harry. “Ce ne siamo andati per carenza di sostegno e comprensione”, ha spiegato. “Ho capito che dovevamo andarcene perché Meghan stava troppo male. Non potevo permettersi alla Storia di ripetersi”, ha aggiunto riferendosi alla triste sorte della madre, la principessa Diana. La quale, ha aggiunto, “sarebbe molto arrabbiata e triste per come tutto è andato a finire ma vorrebbe che fossimo felici”. Il principe ha ammesso però che non ebbe il coraggio di parlare dei pensieri suicidi della moglie perché “me ne vergognavo”. Harry ha poi confessato che era “intrappolato senza saperlo nel sistema, come il resto della mia famiglia, mio padre, mio fratello”. La nota più amara proprio sul principe Carlo, che non ha più risposto alle sue telefonate dopo la decisione della coppia di andarsene: “Sono deluso perché ha passato qualcosa di simile, sa cosa si prova col dolore”. Infine la conferma che la sua famiglia lo ha “tagliato fuori finanziariamente” e che vive con quello che gli ha lasciato la madre e i contratti con Netflix e Spotify. “Abbiamo fatto il possibile per restare nella casa reale”, hanno assicurato entrambi, parlando comunque di una storia “a lieto fine”. 

Meghan in tv: "Razzismo alla Casa reale, ho pensato anche al suicidio. Io e Harry attendiamo una bambina". Anna Lombardi su La Repubblica l'8 marzo 2021. Intervista esplosiva dei duchi di Sussex alla Cbs: "Erano preoccupati per il colore della pelle di nostro figlio Archie". Poi il principe rivela: "Non parlo più con mio padre". Prima le buone notizie: Harry e Meghan, i duchi di Sussex «ormai non più membri attivi della famiglia reale» secondo l’accordo stretto con Sua Maestà la regina Elisabetta II, aspettano una bambina: nascerà in estate. E via con le cattive: a partire dalle accuse di razzismo avanzate dalla moglie del figlio cadetto di Carlo e Diana: «Nei mesi in cui ero incinta del mio primo bambino ci dissero che non gli sarebbe spettato nessun titolo né garantita la sicurezza. Lamentandosi con Harry: “non sappiamo quanto sarà scura la sua pelle”». Sembra l’inizio di una nuova stagione di The Crown. E invece è tutto vero. Almeno stando a quanto raccontato dall’ex attrice di fiction Meghan Markle e da suo marito Harry Mountbatten-Windsor, sesto in linea di successione al trono d’Inghilterra, durante l’attesissima intervista concessa ad Oprah Winfrey e trasmessa in prima serata su CBS. Due ore durante le quali la coppia .trasferitasi a Los Angeles un anno fa, dopo aver detto appunto addio ai doveri della corona, spara una bordata dopo l’altra contro i parenti coronati: proprio come fece Lady D nella celebre intervista concessa nel 1995 alla Bbc. Per carità, dicono entrambe di «rispettare molto la regina». Ma la duchessa rivela quasi subito che dopo un inizio positivo, «una volta sposati tutto iniziò a peggiorare: non ero protetta. Anzi erano disposti a mentire pur di proteggere a mie spese tutti gli altri membri della famiglia». Sì, è vera resa dei conti, quella della Cenerentola americana figlia di un’insegnante di Yoga afroamericana e di un direttore della fotografia col quale ha rotto i contatti dopo che per denaro aiutò certi paparazzi a immortalare la coppia. Mentre racconta le sue disavventure a palazzo, chiama ripetutamente The Institution, l’istituzione, la struttura organizzativa che circonda e organizza le vite dei Royals. Svelando di aver pensato addirittura al suicidio: «Quando ho capito di volermi uccidere ho chiesto aiuto, fatemi andare in ospedale. Non me lo permisero».  Per carità, i due parlano sempre con rispetto di Elisabetta II, 94 anni suonati, di cui 68 sul trono. Ma non risparmiano nessun altro, aizzati, d’altronde, dalle domande niente affatto tenere di un’altra regina, certo, quella dei salotti americani Oprah Winfrey, capace di mettere in piedi un giro d’affari da 7 milioni di dollari intorno a quelle due ore di gustose rivelazioni registrate settimane fa e anticipate col contagocce in pochi ma miratissimi spot. Sì, perché se nessun compenso è andato alla coppia, (lo dice il Wall Street Journal, lo conferma Meghan a inizio intervista), a tanto ammontano i diritti televisivi pagati da Cbs alla società della anchorwoman più potente d’America, per trasmettere il programma di domenica in prima serata e poi venderla sul mercato internazionale: compreso quel Regno Unito, dove va in onda oggi pomeriggio sul canale Itv. Con gli spazi pubblicitari da 30 secondi ciascuno a ritmato – per non dire infarcire - lo show venduti a ben 325 mila dollari l’uno. «Mio padre, che non risponde più nemmeno alle mie telefonate, mio fratello. Sono tutti in trappola» dice a un certo punto Harry. Spiegando come pure lui lo era. E di aver intuito solo grazie a sua moglie, anche cosa deve aver provato sua madre Diana: «Ho capito che dovevamo andarcene perché Meghan stava troppo male. Non potevo permettersi alla Storia di ripetersi». Lei racconta di essere entrata nella famiglia reale in «maniera naif. Ne sapevo poco e certo non mi ero messa a googolare l’uomo di cui mi ero innamorata. Li immaginavo come i personaggi di una favola». Ricordando quando Harry le propose di incontrare la nonna coronata: «Sai fare l’inchino? mi chiese. E me lo insegnò nel cortile del palazzo». Fra le tante storie, svela pure che si sposarono tre giorni prima della cerimonia trasmessa in tv: «Quello era lo spettacolo per il mondo. Noi volevamo il nostro momento». I problemi, quelli iniziarono subito: «I giornali mi accusarono di aver fatto piangere mia cognata Kate. In realtà fu il contrario. Pochi giorni prima delle nozze, se la prese per un problema riguardante gli abiti della damigella, sua figlia Charlotte. Fui io a piangere, e lei si scusò perfino, mandandomi fiori e un biglietto. Peccato, però: quando quella brutta storia venne fuori, non la smentì mai e avrebbe potuto». Da allora, racconta l’ex attrice, «fui vittima di un’autentica campagna di denigrazione». In buona parte – e qui l’accusa si fa pesante - a sfondo razziale: «Le allusioni sulla stampa trasformarono il pericolo generale in minaccia mortale». Addolora Harry il silenzio dei familiari in favore di sua moglie e suo figlio Archibald: «Se ci avessero sostenuti, non ci saremmo allontanati». Ricordando poi come l’ostilità divenne palpabile dopo il loro viaggio di rappresentanza in Australia: «Videro quanto tutti ci amavano, quanto Meghan era popolare». Gelosi, insomma, proprio come nella fiction The Crown, quando Carlo accusa Diana di oscurarlo. «Quando ho preso in mano la situazione mio padre ha smesso di rispondere alle mie chiamate». Certo, ammette, lui con loro non ha mai svelato i pensieri suicidi della sua compagna, perché, « me ne vergognavo. Ero sconvolto dall’elemento razziale. Non si trattava solo di lei, ma di ciò che rappresentava». Interrogato sulle relazioni col fratello, dice: «Abbiamo bisogno di spazio». Aggiungendo: «Il tempo sana ogni cosa». Il lieto fine è comunque assicurato: «È il nostro inizio, un miracolo, Meglio di qualunque favola», concludono. La sceneggiatura della nuova serie di The Crown è già lì: scritta e perfino interpretata. 

L'intervista di Meghan ed Harry: "Temevano che fosse scuro...". Bordata alla Regina su Archie. L’intervista di Harry e Meghan è andata in onda e i duchi non si sono risparmiati in rivelazioni scottanti, dal matrimonio segreto, passando per i pensieri suicidi di Meghan alla bimba che sta per nascere. Francesca Rossi - Lun, 08/03/2021 - su Il Giornale. L’intervista a Harry e Meghan Markle è stata diffusa dalla CBS e, come c’era da aspettarsi, è piena di rivelazioni, alcune davvero incredibili. Il colloquio bomba con Oprah Winfrey inizia alle 20, ora degli States (le due in Italia). Abbiamo già i primi stralci da La Repubblica, Il Corriere della Sera, la CNN e il New York Times. È Oprah a esordire: “Voglio sottolineare che Meghan non ha ricevuto alcun compenso per questo colloquio”. Poi cominciano le domande a cui risponde prima la duchessa, da sola insieme alla conduttrice. Meghan Markle ripercorre gli anni in cui ha conosciuto il principe Harry e spiega: “Non sapevo nulla sulla Firm e non feci alcuna ricerca particolare su Google. Li immaginavo come i personaggi di una favola". Ricorda che, prima di incontrare Elisabetta II, Harry le insegnò a fare l'inchino l'inchino nel giardino del Palazzo e racconta: "Il primo incontro con la Regina fu molto informale, spontaneo. Mi regalò un set formato da una collana e da orecchini di perle. Ho sempre fatto quello che mi veniva chiesto di fare, soprattutto nei rapporti con la stampa. Semplice. Bisogna solo rispondere ‘no comment’”. Poi prosegue: “Il punto di rottura fu quando scrissero che avevo fatto piangere Kate. Ma era un’invenzione. Anzi, accadde esattamente il contrario. Pochi giorni prima delle nozze Kate fece delle osservazioni molto pesanti su come erano vestite le damigelle e sulla composizione dei fiori. Ci rimasi male e fui io a piangere. In seguito Kate si scusò e la cosa finì lì, ma non per i tabloid che tirarono fuori questa storia mesi dopo”. Meghan Markle non si ferma e rivela che fu la royal family a “cambiare le regole” affinché Baby Archie non diventasse principe e precisa:“Ero incinta da qualche mese di Archie e cominciai a sentire strane conversazioni. A Palazzo c’era chi ipotizzava che mio figlio non avrebbe dovuto ricevere alcun titolo regale. Si chiedevano quanto potesse essere scura la pelle del neonato…e rapidamente questi discorsi alimentarono una campagna denigratoria di stampo razzista”. Oprah è sconvolta e chiede a Meghan Markle chi abbia messo in giro queste voci. La duchessa di Sussex risponde: “Componenti della famiglia reale, ma non voglio dire altro. Questa rivelazione li danneggerebbe in maniera troppo grave”. Meghan prosegue rompendo definitivamente gli argini: “All’inizio tutti mi avevano accolto bene, ma poi scoprii che la realtà era diversa. Non potevo fare nulla. Non potevo dire nulla. Ero stata messa a tacere. Cominciai a preoccuparmi per Archie. Il bambino, senza un titolo regale, non avrebbe avuto diritto ad alcuna tutela per quel che concerne le misure di sicurezza. Mi preoccupavo per Harry e per le minacce che gli arrivavano. Stavo male. E provavo vergogna ad ammetterlo. Ne discussi con mio marito. Mi rivolsi ai funzionari di corte, chiedendo di farci scudo dai giornali. Ma non accadde nulla. Arrivai al punto di rottura. Volevo andare in ospedale, ma non era così semplice. Non è che dal Palazzo puoi uscire così…Ero incinta ed ero gravemente depressa. Pensavo che non avrei più voluto vivere”. Una confessione terribile. A questo punto arriva il principe Harry a sostenere Meghan Markle. Il duca attacca subito la royal family: “Cercai di…muovere le mie relazioni con la stampa. Ma i membri della famiglia reale hanno un patto non scritto con i tabloid: chi garantisce accesso, ottiene in cambio una copertura stampa di favore. Ne parlai con la mia famiglia. Feci osservare che 72 parlamentari…condannavano la 'copertura coloniale' su Meg. Ma nessuno fece nulla. Realizzai che dovevamo andare via da Londra”. A tal proposito il principe sostiene di non aver raccontato a nessuno del terribile desiderio di suicidio di Meghan, ritenendo che, al contrario, una donna come lei, con il suo background poteva essere una risorsa, “un’opportunità” per il futuro della Corona. Il duca continua: “Il nostro tour in Australia, un successo, potrebbe aver disturbato qualcuno a Palazzo”. Oprah vuole sapere i nomi di quelli che avrebbero voltato le spalle a Meghan Markle. Harry risponde che fu innanzitutto la regina Elisabetta: “Prima di prendere la decisione definitiva tre volte con la Regina…e due con mio padre, che mi pregò di mettere per iscritto ogni cosa” ma “Mi sentivo intrappolato. Tutta la mia famiglia è intrappolata nel sistema”. Poi sottolinea che lui e Meghan non si aspettavano i contratti con Netflix e Spotify, tuttavia “avevamo bisogno di soldi per pagare la security”. Oprah chiede quali siano, ora, i rapporti con la royal family e Harry precisa: “Mi sento spesso con la Regina…con mio padre è più difficile. Speravo avrebbe fatto qualcosa di più per noi, vista l’esperienza complcata che ha vissuto con i tabloid…Con mio fratello William il rapporto è a distanza. Siamo su due binari diversi, ma ho un grande affetto per lui”. C’è anche un riferimento commovente a Lady Diana: “Penso che mia madre sarebbe molto triste se vedesse tutto ciò”. Il principe rivela anche che c’è stato perfino un matrimonio segreto con la duchessa, avvenuto tre giorni prima del royal wedding ufficiale. Infine la parola passa a Meghan Markle, che appare un po’ più distesa e dichiara: “Siamo felici e in estate avremo un altro bimbo”. Oprah chiede: “Sarà maschio o femmina?”. La duchessa replica contenta: “Sarà una femmina”.

L'intervista esclusiva di Oprah Winfrey. Intervista di Henry e Meghan a Oprah Winfrey: “Noi vittime come Lady D”. David Romoli su Il Riformista il 7 Marzo 2021. Sono passati quasi 24 anni dalla follia della fuga nell’auto inseguita dal branco di paparazzi e cronisti di rosa che costò la vita, la notte del 31 agosto 1997, a Diana Spencer, 36 anni, ancora principessa di Galles pur se non più “altezza reale” dopo il divorzio dal principe Carlo, ufficializzato esattamente un anno prima. Regina, almeno in parte suo malgrado, dei tabloid e del pettegolezzo sapido. Da allora lo spettro inquieto e senza pace della principessa non ha mai smesso di perseguitare la famiglia reale, deciso a non permettere che il tempo restituisca a Buckingham Palace l’aura fiabesca che la sua tragedia ha cancellato una volta per tutte. Domani, per la corona del Regno sempre meno Unito, sarà un’altra giornata nera. Harry e Meghan, i principi “scappati da casa” e trasferitisi negli Usa, racconteranno a Oprah Winfrey un’ennesima storia fatta di gelo e aridità. Evocheranno il fantasma di Diana, madre di Harry e del fratello-nemico William, secondo nella linea di successione al trono. Lo faranno con le parole e non solo con quelle: Meghan sfoggerà il braccialetto di Diana, farà in modo che il particolare si noti. Il messaggio è già chiaro, veicolato dalle anticipazioni dell’intervista esplosiva che Oprah si è premurata di far circolare in anticipo, conscia di avere tra le mani l’ennesimo colpo grosso: «Noi siamo Diana. Vittime dello stesso deserto dell’anima che ha ucciso lei». Non sono passati tre mesi dall’ultimo scossone, la quarta stagione della seguitissima e pluripremiata serie Netflix (che di sfuggita passa a Harry il fuggiasco un cospicuo stipendio) The Crown, biografia appena romanzata di Elisabetta II: stagione dedicata appunto ai difficili rapporti tra la corte e Shy Di, la timida Diana. La regina e il nipote perbene, William, si sono urtati nel vedere per l’ennesima volta messa a nudo, di fronte a milioni di telespettatori, la sofferenza della giovane principessa, mai amata, molto tradita, a sua volta infedele. La solitudine. La bulimia. Il vomito dopo essersi ingozzata. Le corna appioppate e ricevute. Il gelo. Il trauma sarebbe stato più contenuto, forse avrebbe solo lambito la “sacralità” della Corte, che da quelle parti è una cosa seria, senza la scenografia da favola allestita apposta per rilanciare proprio quella sacralità, restituire bagliore a quel mito già allora un po’ appannato. Senza le nozze in mondovisione, la Cattedrale di San Paolo prescelta al posto della consueta Westminster per fare posto a 2000 pezzi da novanta di sangue sia blu che rosso, senza i 750 mln di telespettatori e i 600mila londinesi assiepati per la strada, lo strappo sarebbe stato meno vistoso: in fondo solo una coppia male assortita pur se coronata. La disillusione e il velo squarciato furono invece proporzionali alla favola disneyana messa in scena nel fasto spettacolare del 29 luglio 1981, solo per essere poi impietosamente messa a nudo nella sua falsità. Non era certo la prima volta che la vita privata dei regnanti rischiava di far tremare la corona. L’abdicazione di Edoardo VIII, nel 1936, era stata un colpo quasi fatale, la vita privata di Margaret, sorella ribelle di Elisabetta, aveva già fatto versare inchiostro rosa a fiumi negli anni ‘60. La differenza fu il carattere di Diana, la sua imprevista e forse imprevedibile indisponibilità a farsi cancellare dall’etichetta di corte. Non era previsto che la “timida Diana”, sofferente sin da piccola per la lontananza della madre divisa dal visconte padre, studentessa meno che mediocre ma apprezzata per la generosità e il talento nella ginnastica e nella danza, avesse carattere. Non era contemplato che non si accontentasse del matrimonio triste con un uomo che aveva incontrato solo 12 volte prima delle nozze, che le aveva confessato di non amarla alla vigilia dei fiabeschi sponsali e che, come tutti, non si aspettava che il particolare creasse problemi. Diana dimostrò di avere più carattere del previsto. Uscì dalla parte che le era stata assegnata. Fece imbestialire la regina violando la rigida etichetta nell’abbigliamento, nell’uso dei gioielli, nelle frequentazioni mondane, nell’impegno sociale crescente nel tempo. Doveva essere una principessa triste e discreta, diventò una regina presa sempre più di mira dai media, che la adoravano ma proprio per questo la assediavano, la spiavano, la inseguivano senza posa. Le sue infedeltà e quelle del marito diventarono di dominio pubblico, oggetto non solo di chiacchiere incessanti ma anche di film, libri, confessioni, centinaia di articoli. Finirono per essere discusse in ogni pub e in ogni salotto d’Inghilterra non solo le rispettive relazioni dei principi di Galles, ma anche l’infelicità della principessa, i suoi tentativi di suicidio, la sua bulimia, i suoi tentativi di trovare una sponda emotiva nella famiglia reale, non del tutto falliti con il principe Filippo, rimasti inascoltati con Elisabetta. Per la Corte quel matrimonio, che avrebbe dovuto rialzare le quotazioni della corona nel cuore dei britannici, diventò un problema, anzi il problema principale. Diana, nonostante tutto, tenne botta. Separata dal 1992 ma non divorziata, perché in casa Windsor in divorzio era parola tabù, si trovò due anni dopo ad ascoltare il racconto dei tradimenti di Carlo, e le accuse per le sue avventure, in diretta tv, dalla viva voce del reale consorte. Reagì presentandosi la sera stessa a un party organizzato da Vanity Fair con un abito estremamente succinto e vistoso che i media ribattezzarono subito Revenge Dress. Dopo un anno fu lei stessa a presentarsi a propria volta di fronte alle telecamere per raccontare i particolari del suo matrimonio fallito. La frase con la quale commentò la relazione tra Carlo e l’attuale moglie del principe, Camilla Parker Bowles, fece epoca: «Eravamo in tre in quel matrimonio. Un po’ troppo affollato». A stretto giro Buckingham Palace letteralmente ordinò il divorzio. La principessa era miracolosamente riuscita a tenere segreta la relazione con il cardiochirurgo Hasnath Khan. Quella successiva, col miliardario Dodi al Fayed, finì invece in pasto ai tabloid e innescò la nuova raffica di agguati e pedinamenti da parte della stampa: che finì con l’incidente sotto il tunnel Pont de l’Alma a Parigi, nel quale persero la vita Diana, Dodi e l’autista francese. Il velo di magia, certamente fittizio ma non del tutto, che circondava la corte, basato sulla tacita complicità tra la corona e i sudditi, fu stracciato una volta per tutte. Eppure sarebbe difficile assegnare e distribuire le colpe nella tragedia di Lady D. Tutti provarono a fare la parte assegnatagli dal ruolo, dall’abitudine, dall’etichetta, dal mestiere. L’aridità dei cortigiani, la freddezza della famiglia reale, il vampirismo dei media, ma anche i tradimenti di Carlo e Diana costretti entrambi a un matrimonio con pochi sentimenti e nessuna passione, formavano un copione già scritto, una sceneggiatura rigida. Erano i personaggi e i tempi a non poter più reggere quella sceneggiatura, a non poter sostenere più la parte. Tra i tanti comprimari, la regina e la principessa svettano perché nel collasso della monarchia, o almeno del suo liturgico fulgore, incarnavano gli opposti: Elisabetta, da sempre pronta a sacrificare tutto pur di rispettare rigidamente un ruolo tra i più costrittivi. Diana, la prima a trovare la forza per infrangere quella regola.

Adriana Marmiroli per “la Stampa” il 5 marzo 2021. La famiglia reale inglese è una fonte di intrattenimento planetario, che se non ci fosse bisognerebbe inventarla. Mentre Harry e Meghan annunciano dichiarazioni domenica in tv da Ophrah Winfrey, fa incetta di premi The Crown: ultimi in ordine di tempo i Golden Globes dove è stata premiata come miglior serie drammatica, insieme a tre suoi attori. E raggiunge audience da record sotto il cielo di Londra, ma anche presso pubblici molto più repubblicani. E mentre i Windsor fingono indifferenza, Meghan e il suo sposo reale la apprezzano. Come ha raccontato lo stesso Harry in tv nello show di James Corden, suo grande amico: «La serie si incentra chiaramente su fatti reali e su alcune storie di cui sono a conoscenza. Ma c'è un'ovvia differenza tra la fiction e ciò che la mia famiglia ha vissuto, me compreso, nella vita reale. Scoprire come i fatti siano stati interpretati all'esterno è stato interessante. La serie ti permette di comprendere a quanta pressione lo stile di vita che io e Meghan avremmo potuto vivere, sia sottoposto» La quarta stagione come si sa (è su Netflix, da novembre 2020) ruota intorno alla triste storia amorosa tra Diana e Carlo d'Inghilterra. Addirittura, secondo le dichiarazioni dei due transfughi oltreoceano, la Royal Family vi sarebbe descritta in modo più benevolo che nella realtà. I protagonisti non vengono trattati coi guanti: non tanto la Regina, sempre ammantata di una certa aura di rispetto, quanto i comprimari Filippo, la Regina Madre, il «consigliori» Lord Mountbatten, l'infelice Margaret. E comunque, ci si chiede, come reagiranno Harry e Meghan quando toccherà a loro? A scanso di rischi, Netflix pare si sia già fatta firmare una rinuncia a «intervenire nella serie». Josh O' Connor (il principe Carlo, Golden Globe come miglior attore in una serie drammatica) racconta il complesso rapporto con il suo personaggio: tanto simpatico ed empatico nella stagione 3, così vituperato e antipatico nell'ultima. «È stata una sfida molto divertente doverlo rendere gradevole mentre si allontana dalla sua giovane e sempre più inquieta moglie. Nella terza stagione si parteggiava per lui. Ma nella quarta, è letteralmente l'opposto. E la gente ora dice "Ti odiamo". Immagino significhi che ho fatto bene il mio lavoro...». Certo Carlo aveva le sue ragioni per essere infelice e lontano da Diana. «Io infatti ho continuato a provare una certa simpatia per lui. Ma il massimo divertimento per un attore è proprio questo: interpretare qualcuno che è simpatico e gentile, per poi renderlo cupo, arrabbiato e detestato». Emma Corrin miglior attrice nel panni di Lady D (davanti alla «Regina» Olivia Colman che comunque il suo Golden Globe l'ha vinto l'anno scorso), che nella stagione 5 verrà sostituita da Elizabeth Debicki, è ancora commossa «dal sostegno del principe Harry per il mio ritratto di sua madre: direi che è abbastanza qualificato per farlo, per distinguere i fatti dalla finzione». Dice di avere amato da subito quella donna troppo giovane e sola. «È Filippo che, dopo un invito a Balmoral, convince Carlo a sposarla perché, gli dice, è perfetta. Ma da subito la vediamo abbandonata per giorni in quel palazzo, disperatamente infelice e esclusa, vittima di un trattamento sempre più freddo e sgradevole». Prefigurazione del suo futuro da sposa. Gillian Anderson, miglior attrice non protagonista per l'interpretazione di un personaggio poco amato come l'ex Primo Ministro Margaret Thatcher con i suoi algidi tailleur bluette, non è coinvolta nelle diatribe pro o contro la famiglia reale e si dice convinta che il successo travolgente di questa stagione sia proprio dovuto alla presenza contemporanea «di due personaggi iconico come la Thatcher e Diana». Corrin invece pensa che «ad aumentare l'intrigo e il fascino ha molto contribuito la colonna sonora degli Anni 80», che spazia dai Duran Duran a Elton John. «Sono canzoni che la gente conosce e a cui ha associati i propri ricordi. Questo rende tutto un po' più familiare e più vicino».

Meghan Markle una bulla? La Regina vuole “azione urgente”. Le accuse di bullismo contro Meghan Markle hanno innescato una reazione molto dura da parte dell’opinione pubblica e Sua Maestà esige “un’azione urgente”. Francesca Rossi - Sab, 06/03/2021 - su Il Giornale. Le accuse di bullismo piovute addosso a Meghan Markle hanno scatenato una polemica durissima, dai toni accesi e perfino rabbiosi. Una “escalation emotiva”, la definisce Vanity Fair. C’era da aspettarselo. Le angherie perpetrate ai danni di chi è più debole o si trova in una situazione subalterna sono una piaga non solo del nostro tempo. Ora, però, la sensibilizzazione verso questa tema è più ampia e le “armi” per combattere il bullismo molto più concrete. Se la duchessa di Sussex risultasse colpevole sarebbe una disgrazia tanto per lei quanto per la Corona. Per questo motivo la regina Elisabetta ha deciso di andare fino in fondo, aprendo un’inchiesta interna. Non solo. Sua Maestà avrebbe fatto un ulteriore passo avanti, intervenendo personalmente nella vicenda, come ci racconta il Mirror: “Parlando con i membri fidati dello staff, la sovrana ha chiesto un’azione urgente per fare chiarezza sulla vicenda. Vuole evitare che la Corona venga travolta da un simile scandalo”. Se scende in campo la Regina, allora la faccenda è molto seria e va ben oltre le indiscrezioni. C’è in gioco l’immagine e il futuro della monarchia inglese. Tra l’altro il Times of London ha formulato delle accuse ben precise non solo contro Meghan Markle, ma anche nei confronti di Buckingham Palace, che avrebbe “insabbiato” la questione. La duchessa di Sussex avrebbe distrutto psicologicamente alcune sue collaboratrici, che solo ora avrebbero deciso di vuotare il sacco, affinché dall’intervista di Oprah Winfrey non emerga una versione vittimista della storia e dell’indole di Harry e Meghan. Gli accusatori, infatti, li caratterizzano, senza mezzi termini, come “due bulli oltraggiosi”. Un testimone ha rivelato al Times: “Più che bullismo sembrava crudeltà emotiva e manipolazione”. Una presunta vittima rincara la dose, sostenendo che, durante l’orario di lavoro, non riusciva “a smettere di tremare”. Un portavoce di Palazzo, come riporta il magazine Hello! ha chiarito: “Siamo davvero preoccupati per le affermazioni dell’ex personale dei Sussex. Il nostro team delle risorse umane esaminerà le circostanze descritte nel pezzo. Gli ex assistenti coinvolti nella vicenda, compresi quelli che non lavorano più per casa Windsor, saranno invitati a intervenire. Qui non tolleriamo bullismo o molestie sul posto di lavoro”. A nulla è servita la replica di un portavoce di Harry e Meghan Markle: “Chiamiamola per ciò che è: una campagna diffamatoria premeditata nei confronti dei Sussex. Non è un caso che le distorte testimonianze, mirate a indebolire Meghan, arrivino dalla stampa inglese a pochi giorni dall’intervista con Oprah Winfrey”. Per il portavoce si tratta di una “azione calcolata” contro Meghan Markle. Secondo un insider la duchessa sarebbe “rattristata” da tutta questa situazione. Gli amici si mobilitano per difenderla. Javina Gavankar ha detto su Twitter: “Conosco Meghan da17 anni, vi posso dire che è una persona aperta, forte e gentile. E vi posso anche dire cosa non è: una prepotente. Le persone che le stanno vicino lo sanno bene”. Lindsay Roth le dà man forte, postando due foto che la ritraggono con Meghan Markle e raccontando: “Ho visto con i miei occhi come tratta le persone che lavorano con lei, è divertente e altruista, protegge gli altri e infonde sicurezza”. Le fa eco il make up artist Daniel Martin: Meghan non è una persona egocentrica, riesce a dare l’esempio”. La moglie del principe Harry è così crudele come la descrivono o è davvero vittima di un complotto? Speriamo si giunga alla verità. Qualunque essa sia.

Luigi Ippolito per il "Corriere della Sera" il 4 marzo 2021. A pochi giorni dall' intervista-bomba di Harry e Meghan, che andrà in onda domenica notte sulla tv americana, emergono clamorose rivelazioni sul comportamento dei duchi di Sussex: pesanti accuse di bullismo, diretto dall' ex attrice americana contro il suo staff, e in particolare contro le giovani donne, durante i suoi due anni di permanenza alla corte britannica. A farsi avanti col Times sono state diverse fonti, preoccupate dalla narrativa che sta prendendo piede, che vede Harry e Meghan atteggiarsi a vittime del sistema: al contrario, sono loro i due «bulli oltraggiosi». Tanto che nel 2018 il loro segretario alla comunicazione, Jason Knauf, aveva sollevato il problema col segretario privato del principe William, Simon Case: in una email, gli faceva presente che una delle assistenti di Meghan aveva intenzione di sporgere una denuncia per bullismo contro la duchessa. «La situazione è molto grave - scrive Knauf - e sono preoccupato che non si faccia nulla». Il segretario dice che «la duchessa sembra avere sempre qualcuno nel mirino» e parla di «comportamento inaccettabile». Ma alla fine l' intervento dei funzionari di corte fece sì che la vicenda venisse insabbiata. Anche se ieri Buckingham Palace ha annunciato un' inchiesta - un po' tardiva - sulla vicenda, perché «il bullismo non è e non sarà tollerato». Ciò che viene alla luce adesso, grazie alle informazioni raccolte dal Times , è un' atmosfera di continua intimidazione psicologica, con le giovani assistenti di Meghan spesso ridotte in lacrime. Una volta una di loro, aspettandosi un confronto con la duchessa, confessò a una collega di «non riuscire a smettere di tremare»; un' altra parla di «crudeltà emotiva e manipolazione»; e un' altra ancora rivela di essere stata «umiliata». È dunque così che si spiega quella liturgia di dimissioni, che fin dai primi mesi dell' arrivo di Meghan a corte aveva visto le sue assistenti scappare una dopo l' altra. Un bullismo che non si limitava solo ai membri inferiori dello staff: ne avrebbe fatto le spese anche Samantha Cohen, una delle assistenti della regina che era stata distaccata come segretaria privata dei duchi di Sussex e che pure ha gettato presto la spugna. Portavoce e avvocati di Harry e Meghan hanno reagito alle rivelazioni sostenendo che si tratta di una campagna di diffamazione, particolarmente triste nel momento in cui la stessa Meghan è stata vittima di bullismo. Ma il Times tiene ferma la propria ricostruzione e adombra uno scenario ancora più sinistro: e cioè che l' attrice americana avesse voluto fin dall' inizio essere respinta dalla famiglia reale, in modo da convincere Harry a seguirla in California. A corollario della storia emerge anche un dettaglio, non collegato, che getta un' ulteriore ombra su Meghan: a un ricevimento aveva indossato due orecchini che le erano stati regalati da Mohammed bin Salman, il principe saudita che ha ordinato l' omicidio del giornalista dissidente Jamal Khashoggi. La duchessa ha sfoggiato i preziosi solo tre settimane dopo il delitto, sostenendo che li «aveva presi in prestito» da un gioielliere. È significativo, in ogni caso, il tempismo di queste rivelazioni. L' intervista già registrata con Oprah Winfrey, la regina dei talk show Usa, è stata definita «scioccante» dalla stessa conduttrice: nessun argomento è stato tenuto fuori. Buckingham Palace si sta preparando a una tempesta mediatica e dunque non è un caso che parta un fuoco di sbarramento preventivo contro Harry e soprattutto contro Meghan. La frattura in seno ai Windsor sembra ormai irreparabile: è una guerra aperta che vede i Sussex contro tutti e che viene combattuta senza esclusione di colpi. Per la monarchia, una crisi che non si vedeva dai tempi dell' abdicazione di Edoardo VIII.

Meghan Markle ancora nella bufera: "Con noi usava crudeltà e ci manipolava". Meghan Markle è nell’occhio del ciclone per le accuse di bullismo e per un paio di orecchini dono di un personaggio controverso, il principe ereditario saudita Mohammed bin Salman. Francesca Rossi - Mer, 03/03/2021 - su Il Giornale. Le polemiche su Meghan Markle non accennano a placarsi. Non bastava l’intervista a Oprah Winfrey, che ha letteralmente diviso l’opinione pubblica tra sostenitori e detrattori dei duchi di Sussex. Non sono state sufficienti le critiche alle domande esplicite della nota conduttrice americana e neanche lo sdegno per il mancato rinvio della messa in onda, date le condizioni di salute del principe Filippo. Ora ci si mettono anche dei gioielli forse "insanguinati". Stando al Times Of London e al Telegraph il controverso principe ereditario saudita Mohammed bin Salman avrebbe regalato a Meghan, per le nozze, un paio di orecchini di diamanti. Nell’ottobre 2018, durante un viaggio ufficiale alle Fiji, Meghan Markle ha sfoggiato quei gioielli durante una cena formale. In apparenza nulla di strano. Peccato che la duchessa abbia deciso di mettere quegli orecchini proprio tre settimane dopo la morte del giornalista Jamal Khashoggi, avvenuta il 2 ottobre 2018. Un omicidio il cui mandante sarebbe proprio Mohammed bin Salman. I sospetti si sono addensati sul principe saudita fin da subito. La vicenda presenta ancora oggi molti punti oscuri, misteri che speriamo vengano svelati, ma la scelta di Meghan Markle di indossare proprio quegli orecchini non poteva essere più infelice. La vicenda viene alla luce solo ora perché i rapporti dell’Intelligence americana avrebbero dimostrato la connessione tra bin Salman e l’assassinio di Khashoggi. Lo staff dei Sussex ha voluto immediatamente chiarire che, la sera in cui Meghan ha indossato gli orecchini, non sapeva nulla del presunto coinvolgimento del principe nella morte del giornalista. Inoltre c’è un altro dettaglio piuttosto strano. Sempre stando al Telegraph ora quei gioielli non sarebbero in possesso della duchessa. Anzi, non le apparterrebbero affatto. Tuttavia, secondo un'altra versione dei fatti riportata dal Times of London, Meghan conosceva l'origine di quei gioielli e quando scelse di indossarli alle Fiji scandalizzò lo staff di Kensington Palace. Non sappiamo se davvero Mohammed bin Salman li abbia donati direttamente all'ex attrice. Il principe avrebbe pranzato con la regina Elisabetta nel marzo 2018, due mesi prima del royal wedding di Harry e Meghan, ma non è detto che abbia consegnato il suo regalo in quell'occasione. Questa notizia, poi, arriva in contemporanea con un’altra accusa. Secondo le indiscrezioni Meghan Markle avrebbe bullizzato dei membri del suo staff. Il Times ha approfondito la vicenda, ascoltando diverse fonti. Sembra che la duchessa si sia accanita, in particolar modo, con due donne del suo entourage. Ora le presunte vittime sono preoccupate dal fatto che Harry e Meghan possano, grazie all'intervista con Oprah, essere dipinti come due agnellini quando, sarebbero "due bulli oltraggiosi", ci dicono i testimoni. Pensate che nel 2018 il problema sarebbe diventato così grande che una delle assistenti di Meghan avrebbe minacciato addirittura di denunciarla per bullismo. Jason Knauf, segretario alla comunicazione dei Sussex, informò della faccenda il segretario privato del principe William. In una mail Knauf scrisse: "La situazione è molto grave e sono preoccupato che non si faccia nulla". Per Case la duchessa sembra sempre avere qualcuno nel mirino" e "il suo comportamento è inaccettabile". Un testimone ha dichiarato: “Più che bullismo sembrava crudeltà emotiva e manipolazione”. Uno dei presunti bersagli della duchessa ha confessato di essere così in ansia sul posto di lavoro da "non riuscire a smettere di tremare". Un altro, una donna, ha rivelato di essere stata "umiliata". Al Telegraph un testimone ha dichiarato: “Più che bullismo sembrava crudeltà emotiva e manipolazione”. La moglie del principe Harry sarebbe delusa dalle nuove critiche. Il suo portavoce ha spiegato: “La duchessa è rattristata da questo ultimo attacco alla sua persona, in particolare non si capacita di come si possa accusare qualcuno che è stato a sua volta vittima di bullismo ed è profondamente impegnato a sostenere coloro che hanno subito traumi. È determinata a continuare il suo lavoro creando compassione in tutto il mondo e continuerà a sforzarsi di dare l'esempio per fare ciò che è giusto”. Quanto c’è di vero in queste polemiche e quanto potrebbe essere, come sostiene Meghan, un attacco della stampa? Buckingham Palace vuole vederci chiaro e, a tal proposito, un portavoce ha dichiarato: "Siamo chiaramente molto preoccupati dalle accuse riportate dal Times a seguito delle affermazioni dell'ex personale del duca e della duchessa del Sussex. Di conseguenza, il nostro team delle risorse umane esaminerà le circostanze descritte nell'articolo. I membri del personale coinvolti in quel momento, compresi quelli che hanno lasciato la famiglia, saranno invitati a partecipare per vedere quali lezioni potremmo trarne". Infine ha aggiunto: "La famiglia reale ha adottato una politica della dignità sul lavoro da diversi anni e non tollera e non tollererà il bullismo o le molestie sul posto di lavoro".

Da "Ansa" l'1 marzo 2021. "Non riesco neanche a immaginare come possa essere stato per lei fare questo percorso da sola. Perché per noi è stato estremamente dura ma almeno avevamo l'un l'altra". Lo dice il principe Harry, in un'intervista con Oprah Winfrey assieme alla moglie Meghan Markle, parlando della madre Diana e del processo che l'ha portata a fare un passo indietro dalla famiglia reale britannica. "Io sono felice e mi sento sollevato di poter essere qui a parlare con mia moglie al mio fianco", dice il duca di Sussex negli estratti dell'intervista che la rete americana Cbs ha mandato in onda per pubblicizzare l'evento del 7 marzo. Nelle clip di pochi secondi Meghan non interviene ma si sentono le domande 'pesanti' di Oprah alle quali presumibilmente risponderà nel corso del programma come ad esempio se "sia rimasta in silenzio o sia stata silenziata" o se ci sia stata un "punto di rottura". "La mia più grande preoccupazione era che la storia potesse ripetersi", confessa ancora il secondogenito di Carlo e Diana parlando della madre. Nella clip di 30 secondi andata in onda egli Usa ieri sera, Harry e la moglie sono seduti all'aperto, in un giardino, di fronte alla popolare conduttrice. Meghan, incinta del secondo figlio, indossa un lungo abito nero a maniche lunghe, Harry camicia bianca e abito grigio chiaro, senza cravatta.

L’intervista a Harry e Meghan in onda anche con Filippo in ospedale. Francesca Rossi per "ilgiornale.it" il 2 marzo 2021. L’intervista a Oprah Winfrey si sta già trasformando in un boomerang per Harry e Meghan. Lo scorso 1 marzo hanno fatto il giro del web e dei tabloid le due clip da trenta secondi con le anticipazioni dell’intervista. Frammenti in cui il principe Harry parla del suo addio alla Regina, causato dal timore che la storia di Lady Diana, in particolare il suo controverso rapporto con i paparazzi e le continue tensioni con la royal family, possa ripetersi nella vita di Meghan Markle. Pochi secondi di intervista che non promettono nulla di buono e arrivano nel momento meno indicato possibile. Sempre lo scorso 1 marzo, infatti, il principe Filippo è stato trasferito in ambulanza dal King Edward VII’s Hospital al St.Bartholomew’s. Un viaggio brevissimo, di appena cinque chilometri nel centro d’eccellenza londinese specializzato nella cura di malattie cardiovascolari. Il duca di Edimburgo dovrà rimanervi almeno una settimana e sottoporsi a ulteriori accertamenti per una “condizione preesistente”, fa sapere Buckingham Palace. Sembra non vi sia nulla da temere per il principe Filippo, ma comunque si tratta di una situazione da tenere d’occhio, vista anche l’età importante del marito di Sua Maestà. Proprio per questo, come segno di rispetto a Filippo e alle sue condizioni di salute evidentemente non ottimali, esperti reali e sudditi hanno pensato che l’intervista di Harry e Meghan a Oprah Winfrey sarebbe stata rimandata. Neanche per sogno. La CBS è di tutt’altro avviso e, come ci informa il Mirror, ha comunicato che il programma andrà in onda nel giorno e nell’orario stabiliti, ovvero il marzo prossimo, a dispetto delle condizioni di salute del duca di Edimburgo. Questa notizia può diventare un enorme problema. Una fonte dell’emittente ha dichiarato: “La CBS ha speso milioni di dollari in pubblicità per l’intervista, ma i dirigenti sono consapevoli della salute precaria del duca”. Tuttavia, qualora la situazione del principe Filippo peggiorasse e l’intervista a Harry e Meghan venisse comunque diffusa, si innescherebbe una “bomba diplomatica”, generata da un comportamento “grossolanamente insensibile, assolutamente irrispettoso”, ritiene ancora l’insider. Non c’è da scherzare, insomma. Non sappiamo se Harry e Meghan abbiano chiesto a Oprah Winfrey e alla CBS di rimandare l’intervista, ma sembra che i funzionari di corte stiano ancora lavorando per cercare di ottenere un rinvio, nonostante il parere contrario della CBS. Una situazione caotica. Gli esperti reali sono già sul piede di guerra. Al Sun Penny Junor ha affermato: “È il momento peggiore per dire "poveri noi"”, riferendosi alla piega che la conversazione tra i Sussex e la Winfrey parrebbe aver preso, almeno stando ai trailer. Un insider di corte si chiede: “Perché lo stanno facendo?”. Un’altra fonte sostiene che la royal family sia “inorridita” all’idea dell’intervista. La CBS, inoltre, ha fatto sapere che la conversazione di Harry e Meghan con Oprah non durerà 90 minuti, come riportato all’inizio, bensì due ore. I tabloid hanno già paragonato l’intervista dei duchi di Sussex a quella di Lady Diana nel 1995. Vedremo cosa accadrà, se davvero ci saranno termini di paragone. Per il momento la faccenda si mette piuttosto male.

Dialogo tra Vittorio Sabadin e Simonetta Agnello Hornby, pubblicato da “La Stampa – Specchio” il 2 marzo 2021.

Vittorio Sabadin: «Se fosse ancora viva, credo che Diana oggi vivrebbe in America, moglie di un ex giocatore di baseball, in una villa con una grande piscina dove nuotare, una delle sue passioni. Ne avremmo un ricordo molto diverso: dopo la storia con Dodi Al-Fayed la sua popolarità era già in declino, i giornali che l'avevano celebrata cominciavano a criticarla, come avvenne per Jackie Kennedy dopo il matrimonio con Onassis. Sarebbe sicuramente fuggita dall'Inghilterra e dall'Europa, proprio come ha fatto Meghan».

Simonetta Agnello Hornby: «Io la vedo totalmente diversa. Non più bella, sempre elegante e di gran classe, Diana sessantenne rimarrebbe a Londra e si occuperebbe di opere di beneficenza per i bambini. Vivrebbe tra Londra, la Country House del fratello e la propria casa di campagna. Sarebbe una nonna molto presente per gli amatissimi nipoti».

V.S.: «Chissà cosa avrebbe detto di Kate e di Meghan e che tipo di suocera sarebbe stata. Credo che avrebbe approvato Kate, così brava a recitare la parte, ma l'avrebbe stimolata a ribellarsi un po’ di più e a non appiattirsi alle esigenze della corte come sta facendo. Di certo avrebbe approvato la “borghesizzazione” che Kate ha fatto di William. Su Meghan non so: Harry era il figlio preferito e più coccolato, superare l'esame sarebbe stato difficile per qualunque donna che volesse sposarlo. Forse Diana avrebbe però capito la doppia personalità di Meghan, che ha sempre un piano in mente e si atteggia a vittima degli eventi che lei stessa determina».

S.A.H.: «Non sono d'accordo. Kate proviene da una famiglia di arrampicatori sociali. Diana non si sarebbe trovata a proprio agio con lei e la sua famiglia, e non l’avrebbe stimolata in alcun modo. Meghan invece le sarebbe piaciuta: è di sangue misto, moderna e progressiva, inoltre s’è fatta da sé, lavorando. Anche Diana da ragazza lavorava. L'idea di avere un nipote con una nonna nera le sarebbe piaciuta, dopo tutto tra i suoi amanti c’erano un medico pakistano e un avventuriero egiziano! Meghan voleva alleviare le sofferenze dei bambini africani, e Diana l'avrebbe ammirata, e le sarebbe stata immensamente gra-ta per aver reso felice Harry».

V.S.: «Ancora oggi si discute molto se Carlo sia stato vittima o carnefice di Diana. Di questa storia conosciamo solo la versione di Diana, perché Carlo, ligio all'imperativo reale "mai spiegare, mai lamentarsi", non d ha mai fornito la sua. Penso sia stato un atto di grande signorilità, dal quale però è uscito a pezzi. Carlo ha cercato di aiutare Diana in ogni modo per superare la bulimia e lo stato psicologico nel quale si trovava già prima del matrimonio, a causa dei traumi dell'infanzia. Se lei è stata vittima di Carlo, anche lui oggi è vittima di Diana, die lo ha accusato di cose non vere alle quali la gente ancora crede, con la complicità di Nerilix e di The Crown».

S.A.H.: «Non vedo Netffix e The Crown. I miei amici alla Università di Cambridge che erano contemporanei del principe Carlo lo ricordano come una persona triste e poco intelligente. Carlo è un debole: Camilla lo ha preso e non lo ha più mollato. Ma la regina madre e Lady Spencer, rispettive nonne diCarlo e Diana, amiche d'infanzia, hanno deciso il matrimonio tra Carlo e Diana quando erano piccoli. Quando dopo il matrimonio, Diana superò Carlo in popolarità, lui ne fu indignato e geloso. Ricordo che gli fui presentata anni fa ad un ricevimento a Clarence House per una Charity di emigrati giamaicani, di cui ero l'avvocato. Mi è stato descritto come arrogante. Invece era tranquillo e cortese. Mi tempestò di domande sulla charity, secondo me per la noia di dover stringere la mano di dozzine di persone. Mi faceva pena. Dunque non vedo Carlo  né come carnefice né come vittima riguardo  a Diana. È semplicemente uno sfortunato, vittima di un sistema arcaico e ingiusto: ogni essere umano ha il diritto  di scegliere il proprio lavoro, di sposare la persona che ama e da cui è riamato, e di vivere come vuole, che sia contadino, operaio o monarca. È un diritto fondamentale, negato a Carlo».

V.S.: «La morte improvvisa di Diana a un'età così giovane, 36 armi, ha determinato la sua immediata santificazione, com'è avvenuto Per Marilyn Monroe, Jim Morrison, James Dean. Ma negli ultimi mesi della sua vita stava studiando il Corano, forse voleva convertirsi alI’Islam per riconquistare il chirurgo Pakistano Hasnat Kahn o per compiacere Dodi. Anche i figli erano contrari al nuovo legame con gli Al-Fayed, così pacchiani per la ricchezza continuamente ostentata. Aveva imboccato una strada che l'avrebbe presto privata del consenso della gente, e che avrebbe dato ragione a chi già parlava della sua abilità nel manipolare i fatti e le persone facendo credere a tutti di essere una vittima».

S.A.H.: «Diana era confusa sulla religione. Ai tempi del suo amore con medico Hasnat Kahn, pakistano e mussulmano praticarne, che si dice la amò per davvero, Diana aveva perfino chiesto ad un monaco francescano di Londra di celebrare il loro matrimonio! Avrà pure pensato di diventare mussulmana! Il 1° settembre 1997, ero tornata a Londra dalla Sicilia. Ero sbalordita dalla commozione generale per la morte di Diana, il giorno prima. Non si parlava che di lei e di Dodi (i buoni e sfortunati innamorati), della monarchia e di Carlo (decisamente i cattivi). Decisi di andare al funerale per rendermi conto del motivo per cui il popolo inglese s'era "sollevato" contro la casa di Windsor - dopo tutto si trattava della morte della ex moglie di Carlo! La città era vuota, tutti i londinesi erano attaccati al televisore. Qua e là, sull'ingresso dei posti da lei frequentati, la gente lasciava fiori, regali e biglietti. Alla stazione del Metro di Green Park un gran folla andava verso St James Park Li seguii. Arrivata all'incrocio con Stable Yard, su cui dà Clarence House, mi resi conto che la bara stava per uscire dal cortile: era l'inizio della processione della salma, che avrebbe seguito l'intero perimetro del parco. ll silenzio era assoluto. La folla di tutte le età e razze, muta. Davanti a me, tre ragazze- due nere e una bianca - piangevano, abbracciate. Una mormorava: "Come potrò vivere senza di lei?" Mi trattenni dal rispondere: “Non preoccuparti, sarà come prima”. Quelle emozioni, la grande folla, il funerale di Stato deciso dal governo Blair per la moglie divorziata dell'erede al trono, sembravano una farsa degna di Hollywood. Come se il governo volesse "santificare" Diana. Nessuno pensava ai due fratelli orfani. Ne parlò soltanto il fratello di Diana, Lord Spencer, al funerale nella chiesa di St Margaret, nella piazza del Parlamento. La bara era seguita da William e Harry. Uno quindicenne e tredicenne, erano al centro dello spettacolo, sotto gli occhi di migliaia di persone. Pallidi, lo sguardo vuoto, il volto teso - due orfani soli tra la folla. Non c'era il padre, non c'erano gli Spencer, non c'erano i Windsor. Soli. Non ho mai visto tanta non curanza nei riguardi di due ragazzi orfani».

V.S.: «A più di vent'anni dalla morte forse è arrivato anche il momento di cambiare la risposta alla domanda: chi l’ha uccisa? I giornalisti e i fotografi si disse allora. ll giornale fondato da Gramsci, l'Unità, titolò “Perdonaci principessa”. Molte inchieste hanno ormai stabilito che Diana è stata uccisa da un conducente che aveva bevuto dopo avere assunto tranquillanti, alla guida di un'auto insicura a velocità folle in un tunnel pericoloso. Diana si era sempre servita dei fotografi: li conosceva tutti, li avvisava di dove sarebbe stato ormeggiato il giorno dopo lo yacht sul quale si trovava con Dodi. Perché fuggire in quel modo all'ennesima fo-to di quell'estate con il suo nuovo amante?

S.A.H.: «Anni dopo la morte di Diana lessi per motivi di lavoro un report confidenziale che non escludeva un'altra ipotesi, la possibilità cioè che l'incidente automobilistico di Parigi fosse stato pianificato da nemici di Dodi Al-Fayed, un playboy pieno di debiti, che aveva potenti nemici nel mondo islamico e aveva abbandonato la fidanzata americana, alle soglie del matrimonio, per Diana. In tal caso, l'inaspettata presenza di Diana aveva reso l'incidente automobilistico" un caso mondiale».

V.S.: «Diana ha scosso come un tornado la monarchia, ma anche Meghan non scherza. A Londra ci si domanda chi alla fine avrà fatto più danni. Io penso Meghan: ai tempi di Diana la monarchia era forte, oggi è debolissima a causa dell'età avanzata di Elisabetta e del principe Filippo, dello scandalo di Andrea, del Covid che tiene lontani i reali dalla gente, delle difficoltà di Carlo e Camilla di farsi accettare come futuri sovrani. La fuga in America dei Sussex, con tutto quello che ancora potranno dire e fare contro la Royal Family, rischia di dare il colpo di grazia a un'istituzione millenaria che potrebbe finire con Elisabetta, l'ultima grande regina».

S.A.H.: «Io, come tanti inglesi, penso poco alla "Famiglia Reale" e rispetto enormemente la laboriosità e la diligenza della regina. So poco su Harry e Megan, i Sussex. Mi annoiano, e dal poco che so, credo che non abbiano alcun potere, abilità o volontà di dare il colpo di grazia alla monarchia, soprattutto visto che la paternità di Harry è da sempre in discussione. Trovo ingiusto che il principe Carlo - amante della borghese Camilla sin dalla gioventù - sia stato costretto a sposare Diana, in quanto nobile e illibata. Il matrimonio ha fatto più danno a Diana che a lui. Ferita, umiliata e mai amata, Diana Spencer ha dimostrato quanto una “brava ragazza" possa diventare manipolatrice e far male alla famiglia del marito infedele». 

Tutti i segreti di Harry e Meghan. L'intervista che scuote la Regina. È stata diffusa un’anteprima dell’intervista che Harry e Meghan hanno concesso a Oprah Winfrey, ma le premesse sono tutt’altro che positive. Francesca Rossi - Lun, 01/03/2021 - su Il Giornale. Due clip da 30 secondi ciascuna sono bastate per gettare nel panico la royal family. La CS ha diffuso, infatti, una anteprima dell’intervista che Harry e Meghan hanno concesso a Oprah Winfrey e che vedremo il 7 marzo prossimo, alle 8 di sera negli Stati Uniti. In questi trailer a parlare è stato il principe Harry, ma le premesse sono tutt’altro che confortanti. Già Oprah aveva dichiarato che questa intervista è “choccante” e “nessun tema è off-limits”. Forse la nota conduttrice americana non ha affatto esagerato. Parlando della vita a corte di Meghan, il duca di Sussex ha fatto perfino un riferimento a sua madre: "La mia grande preoccupazione è che la storia si stava ripetendo” , ha dichiarato, pensando alla pressione dei media che Lady Diana aveva subìto e che da alcuni anni sarebbe diventata un problema anche per Meghan Markle. Il principe ha poi aggiunto, sempre con il pensiero rivolto alla principessa del Galles: Non riesco neppure a immaginare cosa debba essere stato per lei attraversare tutto questo processo da sola, perché è stato incredibilmente duro per noi due, ma almeno avevamo l’un l’altra”. In un altro frammento video si vede Oprah Winfrey chiedere a Meghan Markle quale sia stato il “punto di rottura” nella sua quotidianità con la royal family e se “abbia taciuto o sia stata messa a tacere”. Qui, proprio sul più bello, l’anteprima si interrompe. Secondo Oprah Winfrey l’esperienza di Harry e Meghan è stata così dura che “era quasi impossibile sopravvivere”. Qualcuno avrebbe persino consigliato ai Windsor di “nascondersi dietro al divano” durante l’intervista. Non ci resta che aspettare l’esplosione di questa bomba mediatica. Intanto possiamo dare altre due anticipazioni. Un’amica della Winfrey sostiene che la nota conduttrice abbia definito l’intervista a Harry e Meghan “la migliore che abbia mai fatto” e che ha avuto la possibilità di chiedere ai Sussex “tutto ciò che voleva”. L’altra anticipazione riguarda il look della duchessa, un abito nero, austero in georgette di seta nera di Giorgio Armani che comunica la gravità del momento, anche una certa atmosfera cupa. Vedremo se le impressioni saranno confermate. Per ora pare di scorgere all’orizzonte guai per la regina Elisabetta.

Spunta la domanda imbarazzante per Meghan: "Zitta o sei stata messa a tacere?" Buckingham Palace trema per le rivelazioni fatte dai Sussex nel corso dell'intervista rilasciata a Oprah Winfrey per la Cbs e che andrà in onda il 7 marzo. Le anticipazioni del trailer mettono già in imbarazzo la regina. Novella Toloni - Lun, 01/03/2021 - su Il Giornale. "Ci saranno rivelazioni scioccanti". Il trailer della prima intervista ufficiale che Harry e Meghan hanno rilasciato alla giornalista Oprah Winfrey per la Cbs dopo l'addio alla famiglia reale non lascia dubbi. Le dichiarazioni rilasciate dai Sussex promettono di creare l'ennesimo scandalo all'interno della famiglia reale. La regina Elisabetta, il principe Carlo e il principe William sono avvisati. Domenica 7 marzo, sul canale americano Cbs, andrà in onda la prima intervista ufficiale di Harry e Meghan dopo l'addio ai doveri reali. Il tutto a pochi giorni dalla risoluzione finale della Megxit. I Sussex hanno deciso di non tornare nel Regno Unito e la regina Elisabetta li ha privati di titoli e patronati, lasciandoli liberi di condurre la loro vita lontano dai palazzi. Quale migliore occasione per rilasciare la loro prima intervista pubblica? Harry e Meghan hanno deciso di farlo con l'amica Oprah Winfrey che, nelle scorse ore, ha dato un'importante anticipazione di quanto andrà in onda tra poco meno di una settimana. Nel trailer dell'intervista Meghan appare sorridente e serena, in un vestito nero da oltre 4mila dollari e con il pancione in bella mostra. La Merkle nel promo non parla, ma a creare suspense è la domanda che Oprah Winfrey le rivolge sul suo anno trascorso nella famiglia reale: "Eri in silenzio o sei stata messa a tacere?". Un'anticipazione dell'intervista bomba rilasciata dalla coppia - nella quale nessun argomento è rimasto off-limits - che i Sussex vogliono utilizzare per aumentare la loro popolarità negli States e continuare la loro guerra con la stampa. Il principe Harry spiegherà anche il motivo per il quale i Sussex hanno deciso di abbandonare il ruolo di reali e fuggire negli Stati Uniti. "Il principe Harry - riporta il Daily Mail - racconterà di essere emigrato a Los Angeles con la sua famiglia perché temeva che la storia si ripetesse dopo la morte di sua madre, la principessa Diana. Una scelta difficile che però lo ha reso felice di avere sua moglie al suo fianco, perché temeva che Meghan avrebbe subito la stessa sorte di sua madre, morta 23 anni fa. Un anno, il loro, incredibilmente duro, ma almeno li ha uniti". La decisione di Harry di parlare apertamente della morte di Lady D e dell'incidente avvenuto a Parigi promette di aprire l'ennesima frattura con la regina Elisabetta. Che, secondo fonti vicine al The Sun, non sarebbe stata a conoscenza dell'intervista fino a quando l'anticipazione della Cbs non è stata ufficializzata sulle reti televisive.

Da liberoquotidiano.it il 27 febbraio 2021. Meghan Markle e il principe Harry continuano a commettere errori nei confronti della Regina Elisabetta e di tutta la famiglia reale. La Sovrana, infatti, sarebbe rimasta profondamente delusa dall’ultima mossa della coppia. A creare dissapori è stata l’intervista che il secondogenito di Carlo e Diana ha concesso allo show americano Late Late Show. Nell’intervista al Late Late Show, il principe ha spiegato i motivi che l’hanno spinto a lasciare il Regno Unito e la Royal Family insieme alla moglie Meghan e al figlio Archie. I tre, infatti, vivono adesso negli Stati Uniti. “Ho fatto quello che qualsiasi marito e qualsiasi padre avrebbe fatto. Non è stato un abbandono, ma un passo indietro... Io non fuggirò mai e darò sempre il mio contributo poiché la mia vita è pubblico servizio. Lo è sempre stata e Meghan l'ha condivisa – ha raccontato Harry -. L'aria si era fatta davvero difficile, come molti hanno potuto vedere, la stampa britannica stava distruggendo la mia salute mentale, tutti sanno cosa può succedere”. L’intervento del principe non sarebbe piaciuto alla Regina. “Non doveva oscurare la nonna Elisabetta”, si è sentito dire dallo staff della sovrana. L’intervista di Harry, infatti, è arrivata poche ore dopo un momento storico per la Sovrana, che è intervenuta in tv per sottolineare l'importanza del vaccino contro il Covid. Il nipote, insomma, non avrebbe rispettato una regola fondamentale a Buckingham Palace: “Quando la regina parla, gli altri reali devono farsi da parte”.

Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera” il 27 febbraio 2021. Altro che insofferenza ai doveri reali. Il principe Harry è scappato in California con Meghan perché la «velenosa» stampa britannica gli stava «distruggendo la salute mentale»: è il clamoroso attacco sferrato dal figlio di Diana contro i media nel corso di un'intervista senza freni andata in onda l'altra notte sulla tv americana. Uno show del tutto inaspettato e alquanto bizzarro, per forme e contenuti. Il colloquio con James Corden, il popolare conduttore Usa, si è svolto in gran parte a bordo di un autobus scoperto in giro per Los Angeles: e Harry a un certo punto ha pure «rappato» sulle note della sigla de «Il principe di Bel Air», la serie tv degli anni '90 con Will Smith. È stata un'uscita pubblica a sorpresa che in qualche modo ha «bruciato» la stra-annunciata intervista tv di Meghan e Harry con Oprah Winfrey, la regina dei talk show Usa, che è stata già registrata e andrà in onda il 7 marzo: una confessione senza rete rispetto alla quale alla Royal Family è stato già consigliato di «nascondersi dietro il divano». E l'assaggio che si è avuto l'altra notte conferma che i duchi di Sussex non hanno più inibizioni. Harry ha negato che la loro sia stata una fuga: «Ho fatto un passo indietro, non sono scappato. Era un ambiente davvero difficile e ho fatto quello che ogni padre o marito avrebbe fatto. E ho pensato: 'Come tiro fuori la mia famiglia di lì?». Harry ha rivelato anche che ha avuto più volte delle video-chiamate su Zoom con la regina e il principe Filippo (che a quanto pare sono a loro agio con le nuove tecnologie) e che la sovrana ha regalato a suo figlio Archie una macchinetta per fare le cialde. Il principe ha poi raccontato che il piccolo lo fa morire dal ridere e che la sua prima parola è stata «coccodrillo». Dopo di che James Corden ha fatto una videochiamata a Meghan dalla quale è venuto fuori che lei chiama il marito «Haz» e che lui si rivolge a lei con «Meg». Non sono mancati però i momenti di imbarazzo. Come quando Harry ha ammesso di aver guardato la serie tv «The Crown», ma è stato costretto a difendere Netflix, che l'ha prodotta, dalle accuse di inesattezza storica: dopo tutto, i Sussex hanno concluso un contratto da 100 milioni proprio con Netflix per produrre documentari. E così Harry ha sostenuto che la serie «non è strettamente accurata, ma dà un'idea di quel tipo di vita e delle pressioni che derivano dal mettere il dovere e il servizio al di sopra di ogni altra cosa». E a questo proposito va ricordato che i duchi di Sussex sono stati appena privati di ogni ruolo pubblico nella famiglia reale: una decisione alla quale hanno reagito con un comunicato insultante nei confronti della regina, alla quale hanno avuto l'ardire di replicare che «il servizio è universale». E anche nell'intervista Harry sostiene che «la mia vita è un pubblico servizio, quindi dovunque mi trovo nel mondo sarà la stessa cosa». Anche se non si capisce come rientri nell'idea di servizio pubblico la decisione di lanciarsi in tutta una serie di lucrose attività commerciali Oltreoceano. Pure la tempistica di questa uscita tv è stata criticata. Giovedì sera la regina ha fatto un intervento sensazionale, parlando in pubblico della necessità di farsi vaccinare senza esitazioni: ma l'intervista di Harry poche ore dopo ha rischiato di offuscarne le parole. Fonti di Buckingham Palace hanno ricordato che quando parla Elisabetta ci dovrebbe essere «campo libero»: dunque un'ennesima scorrettezza nei suoi confronti.

Enrico Franceschini per "repubblica.it" il 12 febbraio 2021. Meghan Markle vince una causa contro i tabloid inglesi. L’Alta Corte di Londra ha dato ragione alla duchessa del Sussex nell’accusa al Mail on Sunday di avere invaso la sua privacy pubblicando una sua lettera al padre durante il periodo di tensioni fra i due che portarono poi a una definitiva rottura al momento del matrimonio con il principe Harry. Il giudice ha stabilito che Meghan “aveva ragionevoli aspettative che la lettera rimanesse privata”, ritenendo il giornale colpevole. Una successiva udienza in marzo deciderà “i prossimi passi” dell’azione legale. La duchessa aveva chiesto il pagamento di danni al Mail per la pubblicazione di cinque articoli nel febbraio 2019 che includevano estratti della sua corrispondenza con il padre, Thomas Markle. Secondo il magistrato la lettera, scritta da Meghan nell’agosto 2018, era “chiaramente privata e su questioni personali”, riguardanti “il suo comportamento, i suoi sentimenti per il comportamento del padre e il risultante diverbio fra di loro”.  Le ragioni a favore di Meghan sono così forti, ha concluso il giudice, che non è nemmeno necessario istituire un processo. La prossima udienza dovrà verosimilmente decidere soltanto l’ammontare dei danni. Non è la prima volta che Harry e Meghan, andati a vivere dallo scorso anno in California dopo avere deciso di non svolgere più un ruolo attivo nella famiglia reale, ottengono giustizia contro le invasioni della privacy e la diffamazione di cui sono stati vittime da parte della stampa britannica. A cui Harry, come del resto il fratello William, non perdona il trattamento nei confronti della madre, la principessa Diana, morta mentre i paparazzi inseguivano la sua auto a Parigi.

Luigi Ippolito per "corriere.it" il 16 febbraio 2021. Panico a Buckingham Palace: è in arrivo l’intervista-bomba di Meghan Markle alla tv americana. La duchessa del Sussex ha registrato una confessione a tutto campo di 90 minuti con Oprah Winfrey, la regina dei talk show Usa, che andrà in onda il 7 marzo sulla Cbs. E assieme a Meghan ci sarà anche il principe Harry, suo marito. A Corte ostentano indifferenza e freddezza: ma il disagio è evidente. Perché Meghan racconterà i retroscena della sua uscita dalla famiglia reale e della fuga in California. E la memoria subito corre alla celebre intervista concessa nel 1995 da Diana alla Bbc: nella quale la principessa del Galles svelò tutta la sua infelicità e fece precipitare il divorzio da Carlo. Le conseguenze della clamorosa decisione di Meghan sono state già annunciate: lei e Harry perderanno ogni residuo legame ufficiale col loro ruolo reale. Il principe sarà privato dei suoi gradi militari, ai quali tiene moltissimo, mentre alla duchessa saranno tolti i numerosi patronati, fra cui quello del National Theatre, che le era stato passato dalla regina. L’intervista-confessione è il frutto di un corteggiamento durato tre anni da parte di Oprah Winfrey nei confronti dei duchi di Sussex. La conduttrice americana era stato invitata al loro matrimonio a Windsor, una delle numerose celebrities che Meghan aveva voluto alla cerimonia pur conoscendole a stento: da allora Oprah ha fatto di tutto per essere vicina all’ex attrice e alla sua famiglia e alla fine è riuscita a portare a casa l’agognato scoop. Ma l’annuncio dello show televisivo ha fatto alzare il sopracciglio ai commentatori inglesi. Soprattutto perché arriva subito dopo che Meghan ha vinto una causa contro il Mail on Sunday per violazione della privacy: come si può invocare la riservatezza, ci si chiede, se poi si va in televisione a lavare i panni sporchi della famiglia reale? Un doppio standard che puzza di ipocrisia, accusano a Londra. E che rivela come il vero obiettivo di Meghan e Harry sia quello di controllare strettamente la narrativa che li riguarda, senza scrutinio giornalistico: una strategia che mira a costruire attentamente la loro immagine di super-influencer globali che li vede impegnati su numerosi fronti, da Netflix ai podcast agli investimenti in startup. Il tutto lucrando sulla patina di nobiltà che si portano appresso. Ma è una traiettoria totalmente incompatibile con qualsiasi ruolo nella famiglia reale e che li mette su una strada senza ritorno. Una svolta che rischia di essere dolorosa per Harry, perché lo allontana definitivamente dal fratello William, l’erede al trono: fra i due si era già consumata la rottura e ora i tentativi di riappacificazione appaiono condannati. C’è solo da sperare che il principe trovi conforto nella sua nuova vita in California accanto a Meghan e allo star-system americano da lei tanto desiderato.

Da "huffingtonpost.it" il 19 febbraio 2021. Il principe Harry e la moglie Meghan Markle lasciano ogni ruolo reale. Definitivamente. I coniugi, in attesa del secondogenito, hanno confermato che non torneranno ad essere “working members”, ossia membri attivi della famiglia reale. Lo ha riferito Buckingham Palace, secondo quanto riporta Sky News. In un comunicato, la royal family si dice “rattristata dalla decisione”, sottolineando che il duca e la duchessa del Sussex “rimangono molto amati della famiglia”. Le nomine militari onorarie e i vari patronati reali detenuti dalla coppia, come l’affiliazione di Harry con i Royal Marines, saranno rimessi nelle mani della regina e “redistribuiti tra i membri attivi della Royal Family”. Secondo la corrispondente di Sky Rhiannon Mills, il comunicato di oggi fa seguito a “intense discussioni” che si sono tenute dietro le quinte riguardo al futuro della coppia. La rinuncia allo status di membri senior della Royal Family conferma la decisione annunciata dalla coppia l’anno scorso in nome di una maggiore autonomia e del trasferimento in America. “In seguito alle conversazioni con il duca (di Sussex) la regina ha confermato che, ritirandosi dal lavoro della Famiglia Reale, non è possibile continuare a mantenere responsabilità e compiti che derivano dalla vita pubblica legata alla Famiglia reale”, si legge nella nota con cui il Palazzo ha dato l’annuncio. Di fatto, Harry e Meghan - che si sono trasferiti da quasi un anno e mezzo oltreoceano e ormai vivono in California - devono rinunciare a ogni titolo ma anche a ogni futuro eventuale impegno pubblico. Il principe rinuncia ai titoli militari, inoltre entrambi i duchi devono lasciare il patronaggio delle varie associazioni benefiche legate ai membri della Famiglia Reale. Come accennato, la coppia aveva formalmente rinunciato  a tutti i titoli lo scorso 31 marzo, ma era stato concesso loro un periodo di transizione di un anno per pensarci in maniera definitiva. Ora c’è attesa per l’intervista che Harry e Meghan rilasceranno alla conduttrice americana Oprah Winfrey: colloquio televisivo del quale, stando a quanto riportano i media britannici, la regina Elisabetta non sarebbe stata avvertita in anticipo. L’intervista verrà trasmessa con uno speciale in prima serata il 7 marzo ed è stato anticipato che Meghan toccherà molti temi, dal suo ingresso nella Famiglia reale, al matrimonio, dalla maternità fino dal suo lavoro filantropico e “a come gestisce la vita sotto l’intensa pressione pubblica”.

Harry e Meghan divorziano da Elisabetta: "Non siamo più membri operativi della famiglia reale". Antonello Guerrera su La Repubblica il 19 febbraio 2021. Un comunicato di Buckingham Palace per segnalare la rottura definitiva fra i duchi di Sussex e la monarchia. Il "divorzio" è completo. I ribelli Harry e Meghan hanno detto definitivamente addio alla Casa Reale, perché la regina Elisabetta non ha accettato di riconoscere ufficialmente il limbo in cui giovani si sono ficcati trasferendosi in California. Lo hanno confermato sia i duchi del Sussex sia Buckingham Palace in una serie di comunicati ufficiali incrociati pubblicati a mezzogiorno. E si consuma anche ciò che si temeva da tempo: ad Harry vengono tolti i titoli militari, cui teneva moltissimo. Arriva prima il comunicato di Buckingham Palace: "Il duca e la duchessa del Sussex hanno confermato che non ritorneranno a far parte integrante della Famiglia Reale. Dopo conversazioni con il Duca", cioè Harry, "la Regina ha confermato che abbandonare gli impegni della Famiglia Reale non è compatibile con il mantenimento delle responsabilità e degli impegni che impongono un tale ruolo pubblico". La sovrana ha revocato a Harry e Meghan anche tutti i titoli militari e altri di patroni di una serie di attività, che "torneranno alla Casa Reale e saranno distribuiti tra gli altri familiari". Buckingham Palace si dice "rattristata" da questo epilogo, ma "i duchi del Sussex rimarranno sempre membri della famiglia molto amati". Rispondono, dopo qualche secondo, Harry e Meghan, sempre tramite un comunicato: "Rimarranno il nostro impegno e i nostri obblighi verso il Regno Unito e il resto del mondo, e continueremo ad offrire il nostro sostegno a tutte quelle associazioni che continueremo a rappresentare al di là del nostro ruolo ufficiale. Tutti possiamo vivere una vita al servizio degli altri. È una vocazione universale". Quella della sovrana è una soluzione certamente drastica, in quanto Elisabetta, anche su pressione del principe William - fratello maggiore di Harry ed erede al trono dopo il padre Carlo -  pare, non ha mai accettato la fuga di Harry e Meghan e la contemporanea pretesa di mantenere tutti i titoli onorifici e militari dalla California. Quest'ultimo punto sarà certamente molto doloroso per Harry, che tra le altre cose è, anzi era, capitano dei Marine: titoli cui il principe figlio di Carlo e Diana teneva moltissimo, dopo la sua esperienza nell'esercito da ragazzo. Soprattutto, si spettegola a Londra, Harry non sopporterebbe di essere privato dei titoli militari quando questi sono stati mantenuti a suo zio, il principe Andrea, pesantemente implicato nello scandalo sessuale relativo al miliardario americano suicida Jeffrey Epstein. L'annuncio arriva tra l'altro in un momento delicatissimo per la Famiglia reale, perché il consorte di Elisabetta II, il principe Filippo, è tuttora ricoverato all'ospedale King Edward VII di Londra a 99 anni per un imprecisato "malanno". Insomma, una tempistica perlomeno inadatta. Ma il divorzio s'aveva da terminare e quindi basta così. Tuttavia, secondo il Daily Mirror, Harry avrebbe già prenotato un jet privato per volare immediatamente verso Londra qualora la situazione del nonno dovesse precipitare.

"Non sarà più sua altezza reale". Cala il sipario (definitivo) su Harry. La regina Elisabetta II ha confermato che gli incarichi militari del principe Harry e patronati reali detenuti dai Sussex saranno restituiti alla famiglia e riassegnati. Ora c'è attesa per l'intervista rilasciata dalla coppia a Oprah Winfrey. Novella Toloni - Venerdì 19/02/2021 - su Il Giornale.  Il destino di Harry e Meghan si è compiuto. La Megxit è ufficialmente conclusa. I tabloid britannici riportano la notizia ufficiale: "Il duca e la duchessa del Sussex hanno confermato a Sua Maestà la loro volontà di non tornare nel Regno Unito come membri attivi della famiglia reale". Una notizia che arriva a conclusione di una settimana densa di annunci per la royal family. Prima la conferma della seconda gravidanza di Meghan Markle, resa pubblica con una foto condivisa sui social network nel giorno di San Valentino. Poi la notizia del ricovero in ospedale del principe Filippo dopo un malore del quale non si conosce ancora la natura. Infine ecco arrivare l'annuncio dell'addio definitivo di Harry e Meghan al ruolo di membri senior della famiglia reale. Un epilogo che sa di scontato. L'annuncio è arrivato per bocca dei corrispondenti reali della monarchia britannica. "A seguito di conversazioni con il duca - ha scritto su Twitter Rebecca English del Daily Mail - la regina Elisabetta II ha confermato che, allontanandosi Harry dal lavoro della famiglia reale, non è possibile continuare con le responsabilità e i doveri che derivano da una vita di servizio pubblico". Una decisione che lascia l'amaro in bocca, ma che sembrava essere scontata soprattutto in vista dell'arrivo del secondo figlio per i duchi di Sussex, oggi stabilmente residenti a Montecito negli Stati Uniti. Le conseguenze del gesto di Harry e Meghan pesano come macigni. La regina priva definitivamente il principe Harry e sua moglie Meghan dei titoli e dei ruoli nella royal family. Via gli incarichi militari onorari e revocata la presidenza dei patronati reali detenuti dai Sussex. "Titoli e incarichi saranno restituiti a Sua Maestà, prima di essere ridistribuiti tra i membri lavoratori della famiglia reale", conclude la corrispondente del Daily Mail sui social network. La scissione - definitiva e senza ritorno - arriva a quasi un anno dall'annuncio di Harry e Meghan di voler fare un passo indietro dai doveri reali trasferendosi negli Stati Uniti. Da Buckingham Palace le note ufficiali parlano di una decisione che "rattristata" ma l'apertura, seppur simbolica, rimane: "i duchi rimangono molto amati della famiglia". L'attesa ora è tutta rivolta all'intervista che Harry e Meghan rilasceranno il 7 marzo all conduttrice americana Oprah Winfrey. Una chiacchierata televisiva - della quale la regina Elisabetta non sarebbe stata avvertita in anticipo - nella quale Meghan parlerà del suo ingresso nella famiglia reale fino all'addio, dell'amore per Harry e per i figli e dell'operato che i due stanno portando avanti.

Cristina Marconi per "Il Messaggero" il 20 febbraio 2021. «Lo spirito di servizio è universale» e non c'è bisogno di essere membri attivi della famiglia reale per lavorare per il bene della società. Con queste parole fiere e apertamente polemiche Harry e Meghan hanno inaugurato la loro nuova vita fuori da casa Windsor, separati a tutti gli effetti da ciò che la monarchia britannica impone e offre ai suoi rappresentanti: onorificenze, titoli, patrocini. Un divorzio fatto e finito, comunicato da Buckingham Palace nel pomeriggio di ieri con un comunicato dai toni fermi e dai contenuti ormai attesi.

LA DECISIONE. Dopo aver parlato con Harry, che le ha comunicato la decisione di non tornare nella Royal Family dopo un periodo di prova in cui la porta è rimasta socchiusa in caso di ripensamenti, «la regina ha scritto loro per confermare che, facendo un passo indietro rispetto al lavoro della Famiglia reale, non è possibile continuare con le responsabilità e i doveri che vengono con una vita di servizio pubblico», si legge nel testo, in cui Elisabetta II annuncia che le cariche militari onorarie e i patrocini reali della coppia, che vanno dal ruolo di capitano generale dei Royal Marines alla Rugby Football Union al National Theatre, torneranno nelle sue mani «prima di essere redistribuiti tra i membri attivi della Famiglia reale». Su una nota appena più affettuosa, nel comunicato si legge che «sebbene siamo tutti rattristati dalla decisione» di proseguire la strada intrapresa lontano dai Windsor, «il duca e la duchessa rimangono membri molto amati della famiglia».

IN ANSIA. E la risposta dalla California, dove i due vivono in una magione da 11 milioni di sterline e hanno da poco annunciato di essere in attesa del secondo figlio, non si è fatta attendere. Sebbene la decisione di Elisabetta sia una conseguenza di quella comunicata da Meghan e Harry, i toni usati in entrambi i comunicati tradiscono la presenza di tensioni e nervi scoperti: «Come dimostrato dal loro lavoro nell'ultimo anno, il duca e la duchessa di Sussex rimangono vincolati dai loro doveri e dallo spirito di servizio nel Regno Unito e in tutto il mondo e hanno offerto di proseguire il loro sostegno alle organizzazioni che hanno rappresentato a prescindere dal loro ruolo. Tutti quanti possiamo vivere una vita al servizio degli altri. È universale». Non bisogna essere un Royal per fare del bene, insomma. La decisione sul futuro dei Sussex arriva con un certo anticipo rispetto alla fine del periodo di revisione' dei termini dell'uscita dei due dalla scena della monarchia britannica, in calendario per fine marzo, ma con l'intervista a Oprah Winfrey prevista il 7 marzo prossimo non stupisce che si sia voluto chiudere prima il negoziato. «È inutile nascondere che ci siano delle divergenze di opinione», ha spiegato una fonte vicina a Harry e Meghan, che a marzo scorso, dopo l'annuncio fatto a gennaio 2020, si sono dimessi dal loro ruolo ufficiale per trasferirsi prima in Canada e poi negli Stati Uniti per guadagnarsi da vivere grazie alla loro immensa popolarità. Una scelta di cui parleranno nel salotto televisivo più famoso d'America, andando contro tutti i principi di Elisabetta II e facendo tremare il palazzo, visti i temibili precedenti di interviste a cuore aperto, da quella leggendaria di Diana a quella più recente del principe Andrea sui suoi rapporti con Jeffrey Epstein. Ma la scommessa di mettersi in proprio per Meghan e Harry sta pagando: nell'ultimo anno hanno firmato contratti multimilionari con Netflix e Spotify e anche se il loro libro, Finding Freedom, non ha avuto il successo sperato, i due sembrano ormai ben avviati verso un destino di lucrosa indipendenza. E la regina non poteva non volere assoluta chiarezza in una situazione del genere. Ora Harry dovrà rinunciare al suo ruolo nei Marines, che prima era di Filippo d'Edimburgo, ricoverato da qualche giorno per un malessere, a quello di comandante onorario della Raf e commodoro capo delle Piccole imbarcazioni e delle immersioni del Royal Naval Command. Anche i ruoli nel Commonwealth, che Meghan e Harry sentivano come più vicini alle loro sensibilità e ai loro progetti, passeranno di mano per cercare di interrompere subito la trama di una telenovela che, se lasciata crescere, rischia di travolgere tutti.

Il principe William furioso: "Harry e Meghan hanno sfidato la Regina". Il principe William sarebbe furibondo dopo la replica di Harry e Meghan al comunicato ufficiale diramato da Buckingham Palace. Francesca Rossi - Lun, 22/02/2021 - su Il Giornale. Sappiamo poco dell’opinione del principe William sulla Megxit. Il duca di Cambridge, infatti, è sempre rimasto relativamente in disparte rispetto all’addio dei Sussex alla royal family. In questi mesi sono trapelate delle indiscrezioni che vorrebbero William contro le scelte di Harry e Meghan. Possiamo ricordare, per esempio, le dichiarazioni rassegnate del primogenito di Lady Diana, che a gennaio 2020 avrebbe ammesso: “Sono stato la spalla di mio fratello per tutta la vita. Ora non posso più farlo”. I tabloid hanno rivelato anche che il principe William partecipò all’ormai celebre vertice di Sandringham, avvenuto sempre a gennaio dello scorso anno. Tuttavia non avrebbe preso le parti del fratello, al contrario. Si sarebbe perfino rifiutato di pranzare con lui. Nel suo libro “Battle of Brothers” il biografo reale Robert Lacey ha scritto: “La sovrana avrebbe voluto riunire la famiglia intorno a un tavolo già prima del meeting, in programma nel primo pomeriggio. William però ha comunicato che sarebbe arrivato a Sandringham dopo pranzo” perché “non sarebbe riuscito a sorridere”al principe Harry, “lo avrebbe trovato un gesto ipocrita”, ha chiosato l’esperto. Ora la replica piccata di Harry e Meghan al comunicato ufficiale con cui la regina Elisabetta ha scritto la parola fine sulla Megxit, avrebbe spinto il principe William a rendere più evidenti le sue opinioni in merito. Secondo il Sunday Times il duca di Cambridge sarebbe “triste e scioccato” a causa del comportamento del fratello e della cognata nei confronti della Corona. La goccia che ha fatto traboccare il vaso e potrebbe creare una nuova frattura tra William e Harry sta proprio nelle dichiarazioni dei Sussex. Nel comunicato di Buckingham Palace la sovrana ha chiarito che Harry e sua moglie non possono essere dei reali a metà, ma la risposta di questi ultimi a questa dura realtà non ha rispettato le regole dell’aplomb britannico e tantomeno il protocollo. Soprattutto l’ultima frase suona come un'invettiva: “Tutti possiamo vivere una vita di servizio. Il servizio è universale”. Tradotto in parole povere i Sussex avrebbero detto: facciamo ciò che vogliamo, la royal family non è necessaria ai nostri scopi e non ha l’esclusiva sui nostri progetti e sulle nostre vite. Il principe William sarebbe rimasto costernato da queste parole, al punto da definire la replica di Harry “petulante, irrispettosa, un insulto”. Così ci raccontano le fonti reali. Non solo. Gli insider ci informano anche che per il duca di Cambridge quelle affermazioni “hanno creato inutilmente ulteriore tensione. Hanno sfidato la Regina”. Addirittura qualcuno avrebbe visto William camminare nervosamente per i corridoi del Palazzo, sussurrando a denti stretti: “Non devi mancare di rispetto a tua nonna, Harry. Non si risponde così alla Regina”. Se queste parole fossero vere, si riaprirebbe una guerra tra fratelli che, a ben vedere, non sarebbe mai finita del tutto. Stavolta il duca di Sussex ha davvero esagerato. La rabbia del principe William ha anche un’altra ragione, come sottolinea una fonte a Page Six: “Dopo l’addio del fratello alla royal family [William] sente su di sé molta più pressione. Il suo futuro è diverso proprio a causa delle scelte di Harry”. William e Kate Middleton non possono ignorare che gran parte dei doveri che spettavano ai Sussex stanno per ricadere su di loro. Ne sono fin troppo consapevoli e sanno di non potersi tirare indietro non solo in quanto membri senior dei Windsor, ma soprattutto come futuri sovrani d’Inghilterra. Ancora su Page Six un amico di William e Harry cerca di mantenere alto il morale, sostenendo che “la situazione al momento è infinitamente triste. Ma quando la burrasca sarà passata, loro si ritroveranno. Harry e William ci saranno sempre l’uno per l’altro”. Ci vogliamo credere. La “burrasca” finirà di certo, ma bisognerà vedere quanti danni avrà procurato al suo passaggio.

Astio, tristezza e delusione: cosa c'è dietro i comunicati della regina Elisabetta. Gli esperti ci spiegano che i comunicati della regina Elisabetta, di Harry e Meghan nascondono, dietro alla formale cortesia, niente altro che astio, tristezza e delusione. Francesca Rossi - Sab, 20/02/2021 - su Il Giornale. Harry e Meghan non fanno più parte della royal family. Adesso è ufficiale. Dopo mesi di incertezze, di previsioni, di apparenti virate, sono arrivate le conferme da Buckingham Palace e dai Sussex. La regina Elisabetta, seppur a malincuore, ha stabilito che il nipote e la moglie non possono essere dei royal a metà. I comunicati ufficiali sono ineccepibili dal punto di vista formale, cortesi sì, ma freddi. Dietro alle parole pacate si nasconderebbero, come ci spiegano gli esperti, una frattura insanabile, delusione, rabbia e tristezza. Tutt’altro che un addio nel segno della pace, insomma. Partiamo dalle dichiarazioni di Buckingham Palace. Alle 12:01 del 19 febbraio 2021 il Palazzo Reale ha diramato il comunicato ufficiale che ha fatto esplodere la bomba mediatica e in cui possiamo leggere: “Il duca e la duchessa di Sussex hanno confermato che non ritorneranno a far parte della Famiglia Reale. In una lettera, dopo le conversazioni con il duca, la Regina ha confermato che abbandonare gli impegni della Famiglia Reale non è compatibile con il mantenimento delle responsabilità e degli impegni che impone un tale ruolo pubblico”. Sua Maestà ha tolto a Harry e Meghan i patronati e le cariche militari a cui il duca teneva moltissimo, specificando che tutti questi titoli “torneranno alla Casa Reale e saranno distribuiti fra gli altri familiari”. Stando al comunicato la regina Elisabetta sarebbe “rattristata” dalla situazione, ma “i duchi di Sussex rimarranno sempre membri della famiglia molto amati”. L’ultima frase sembra già un contentino senza l’aiuto degli esperti. Secondo Vanity Fair nel passaggio in cui la regina Elisabetta sottolinea che non è possibile essere un membro senior della royal family stando dall’altra parte del mondo, sarebbe abbastanza visibile una grande critica a Harry e Meghan: non aver anteposto la Corona ai loro desideri personali come, invece, ha sempre fatto la sovrana. Un altro punto fondamentale è la revoca dei gradi militari. Un duro colpo per il principe Harry. Tutti i traguardi e la sua carriera verranno frammentati e ridistribuiti ai suoi parenti. In fondo, come giustamente specifica La Repubblica, neppure al principe Andrea è stato riservato, almeno finora, un trattamento simile. A tal proposito l’esperto Robert Jobson ha dichiarato che il duca di Sussex è “comprensibilmente turbato”. Gli fa eco Penny Junor, puntualizzando: “È doloroso, ma ogni divorzio lo è. Tutti perdono qualcosa in un divorzio, perdono gli animali domestici, la propria casa, addirittura i figli”. Inoltre tra le righe del comunicato di Buckingham Palace possiamo intuire la volontà della royal family di declinare ogni responsabilità nella Megxit, prendendo le distanze dalle scelte di Harry e Meghan. Il comunicato dei duchi di Sussex, invece, è arrivato tre minuti dopo quello del Palazzo. La coppia ha replicato che “rimarranno il nostro impegno e i nostri obblighi verso il Regno Unito e il resto del mondo e continueremo a offrire il nostro sostegno a tutte quelle associazioni che continueremo a rappresentare al di là del nostro ruolo ufficiale. Tutti possiamo vivere una vita al servizio degli altri. È una vocazione universale”. In poche frasi, stando al parere degli esperti, Harry e Meghan mettono a nudo il loro pensiero. A poco serve la cortesia formale, visto che la delusione e il disappunto non potrebbero essere più evidente. Basterebbe leggere anche solo le ultime due frasi, che paiono rivelare uno strappo netto tra i Sussex e la regina Elisabetta. La coppia, poi, avrebbe inviato la dichiarazione esclusivamente ai media che sono dalla loro parte, come il giornalista e autore di “Finding Freedom” Omid Scobie. Già questo non prospetta nulla di buono. Il redattore di ITV Chris Ship ha commentato: “Volevano mantenere le posizioni che hanno perso”. La sovrana, al contrario ha scelto la linea dura, poiché sembra che non abbia mai davvero accettato la scelta di vita del nipote. Addirittura, fin dall’inizio della Megxit e, forse, persino in questa decisione, sarebbe spalleggiata dal principe William. L’irreparabile, ormai, è accaduto e difficilmente si potrà tornare indietro. Sua Maestà ha dimostrato di non fare sconti a nessuno, neppure a Harry, quando si tratta di difendere la Corona e assicurarne il futuro. Allora ci chiediamo: Harry e Meghan avranno preso la decisione giusta? Una cosa è certa, come spiega ancora Chris Ship: “È un modo piuttosto deciso per concludere. Penso suggerisca che non è stato affatto piacevole”.

La foto della gravidanza di Meghan Markle nasconde tre segreti. Lo scatto con cui il principe Harry e Meghan Markle hanno annunciato di aspettare il loro secondo figlio nasconde tre curiosità che nessuno si aspettava, una delle quali legata alla politica. Francesca Rossi Giovedì 18/02/2021 su Il Giornale. Della fotografia con cui il principe Harry e Meghan Markle hanno annunciato l’arrivo del loro secondogenito sapevamo ben poco. La data di pubblicazione, il giorno di San Valentino, sul profilo Twitter dell’autore Misan Harriman e il luogo in cui è stata scattata, cioè la villa dei Sussex a Santa Barbara. Non conosciamo nemmeno la data prevista per il parto. Ora i tabloid ci ci raccontano tre curiosità molto interessanti sulla realizzazione di questo scatto, una davvero inaspettata, l'altra molto romantica e la terza legata addirittura all'impegno politico dei Sussex. Vediamo Harry e Meghan Markle sdraiati sull’erba, le mani di lei sul pancione già ben visibile, la foto in bianco e nero che ci regala un’atmosfera romantica. Immaginiamo i duchi di fronte all’obiettivo del fotografo che doveva essere lì, a pochi metri da loro, pronto ad aiutarli a creare un “ritratto” di famiglia che comunicasse gioia, tranquillità e senso di attesa. Ecco, non è andata proprio così. Misan Harriman era presente al momento dello scatto, ma non fisicamente, perché si trovava a Londra. Ciò significa che ha realizzato la fotografia da ben 8750 chilometri di distanza. Harriman ha spiegato a Vogue che l’immagine è stata catturata con “una fotocamera e un iPad attivato da remoto”. Il fotografo ha rivelato anche i simboli più o meno nascosti nella foto: "Avendo alle spalle l’albero della vita e il giardino che rappresenta la fertilità, Harry e Meghan non avevano bisogno di alcuna indicazione. Perché loro due, come sempre, danzano insieme nella vita come vere anime gemelle”. Potere della tecnologia, ma anche dell’amicizia. Proprio partendo da quest’ultima arriviamo alla seconda curiosità. Il fotografo ha diffuso la foto accompagnandola con una didascalia che dice: “Meg, ero lì al tuo matrimonio per assistere all’inizio di questa storia d’amore e, amica mia, sono onorato di vederla crescere. Congratulazioni al duca e alla duchessa di Sussex per questa gioiosa notizia!”. Misan Harriman era un invitato speciale alle nozze, uno di quelli che hanno visto nascere l’amore tra Harry e Meghan Markle. Il suo ruolo nel destino dei Sussex, però, va oltre la semplice “testimonianza oculare”. Infatti fu proprio il fotografo nigeriano a presentare a Meghan un amico che conosceva il principe Harry. Forse, se non ci fosse stato Misan, la coppia non si sarebbe mai incontrata, né sposata e non ci sarebbero stati due figli. Per questo Harry e Meghan hanno voluto che fosse proprio lui a immortalare uno dei momenti più importanti della loro storia. Come ci ricorda Vanity Fair, però, ci sarebbe un'altra ragione, ovvero la terza curiosità legata alla foto, che ha spinto i Sussex a scegliere proprio Misan per quello che è, a tutti gli effetti, anche un nuovo ritratto ufficiale. Questo motivo ha a che vedere con il lato politico del principe Harry e, soprattutto, di Meghan Markle, con le scelte legate all’attivismo che tante polemiche e attriti hanno generato non solo nell’opinione pubblica, ma anche tra le mura di Buckingham Palace. Harriman, infatti, ha documentato con le sue foto i progetti del movimento ambientalista “Extinction Rebellion”, ma anche le manifestazioni del “Black Lives Matter”. Non solo. Uno dei più cari amici dei duchi è il primo fotografo di colore ad aver realizzato la copertina di British Vogue lo scorso agosto. Harry e Meghan Markle hanno trovato un modo indiretto, ma non per questo meno forte, per parlare di politica e sostenere le cause in cui credono. Hanno scelto un’occasione privata ma di enorme impatto emotivo. In un certo senso la gravidanza è stato il Cavallo di Troia con cui i Sussex hanno veicolato le loro idee. Pur senza parlare hanno detto molto. Chissà cosa ne penserà la regina Elisabetta, a cui non sfuggono certo questo tipo di messaggi nascosti, anche perché lei stessa è maestra in quest’arte. Questa foto potrebbe essere causa di nuove tensioni a corte? Forse no, perché messa in secondo piano dall’arrivo di un nuovo Windsor.

Harry e Meghan aspettano un secondo figlio: ''Archie sarà un fratello maggiore''. Un portavoce dei Duchi di Sussex conferma la notizia e la coppia si fa ritrarre in bianco e nero, in un prato con Meghan sdraiata che mostra il pancione. Enrico Franceschini su La Repubblica il 14 Febbraio 2021. “Archie sarà un fratello maggiore”. Harry e Meghan annunciano così di aspettare un altro figlio. La coppia lo fa sapere attraverso un portavoce, dalla California in cui si è trasferita l’anno scorso, insieme al figlioletto, dopo avere deciso di abbandonare il proprio ruolo nella famiglia reale britannica. “Sono felicissimi”, aggiunge il comunicato. Subito seguito da una foto in bianco e nero scattata dall'amico fotografo Misan Harriman, che li ritrare in un prato, felici, con Meghan sdraiata che mostra il pancione mentre harry, a piedi nudi, l'accarezza. Per il momento non è noto, e forse non lo sanno o non lo vogliono sapere nemmeno loro, se la cicogna, per così dire, porterà un fratellino o una sorellina. La notizia giunge pochi mesi dopo la rivelazione, fatta da lei stessa con un articolo sul New York Times, che Meghan aveva perso un secondo figlio. Non si sa quando sia di nuovo rimasta incinta, ma a questo punto è evidente che il parto dovrà arrivare nel corso del 2021. “Possiamo confermare che Archie diventerà un fratello maggiore” afferma il portavoce. Il duca e la duchessa sono molto felici di aspettare il loro secondo figlio”. Meghan Markle, nota attrice americana prima di ritirarsi dalle scene di Hollywood quando ha sposato il principe, ha 39 anni: ne compirà 40 il 4 agosto prossimo. Harry Mountbatten-Windsor ha 36 anni. Sono diventati marito e moglie nel maggio 2018 con una cerimonia al castello di Windsor a cui ha partecipato la famiglia reale al gran completo, seguita in diretta dai media come uno spettacolo globale. Ma in seguito la pressione dei media, le critiche a Meghan per la sua indipendenza e presunti diverbi con William e Kate, hanno progressivamente guastato i loro rapporti con la royal family, portandoli alla decisione di andare a vivere a Los Angeles. Negli ultimi mesi il duca e la duchessa del Sussex, questo il loro titolo ufficiale, ha firmato un contratto da 130 milioni di dollari con Netflix per produrre documentari e show televisivi, e successivamente un contratto analogo con Spotify.

Elisa Messina per "corriere.it" il 15 febbraio 2021. Il principe Harry e la moglie Meghan Markle, duca e duchessa del Sussex, stanno aspettando il loro secondo figlio. Lo ha confermato un portavoce della coppia, citato dall'emittente britannica Bbc dicendo che «Archie sta per diventare un fratello maggiore». Il primogenito della coppia nato il 6 maggio 2019, avrà un fratellino o una sorellina. Durante le scorse settimane erano circolate diverse indiscrezioni, che ora trovano una conferma ufficiale. La coppia ha condiviso poi una nuova foto scattata a distanza dal loro amico di lunga data, il fotografo Misan Harriman. I duchi di Sussex attualmente vivono negli Stati Uniti, a Santa Barbara, dopo aver lasciato l'Inghilterra e il loro ruolo ufficiale dentro la famiglia reale nel gennaio 2020. Una scelta di rottura talmente grave e radicale da meritarsi dal media il soprannome di Megxit. E che ha provocato in seno alla Royal Family un terremoto paragonabile solo all'abdicazione di Edoardo VIII nel 1936. Ma ora è tempo di lieti annunci e di riconciliazioni. La nuova gravidanza arriva dopo un evento traumatico per la coppia. Nel novembre 2o2o la duchessa di Sussex aveva infatti raccontato sulle pagine del New York Times di aver avuto un aborto spontaneo: nell’editoriale, intitolato «The Losses We Share», Meghan raccontò della brutta esperienza, «in una mattina di luglio» che sembrava identica a tutte le altre. L'ex attrice moglie del principe Harry aveva raccontato nel dettaglio il dolore, la paura, lo stato d'animo suo e di Harry e la consolazione di aver avuto lui al suo fianco. L'intento della duchessa di Sussex nello scrivere questo articolo ripreso dai media di tutto il mondo era di condividere un dolore che per molte donne è ancora considerato un tabù. Negli Stati Uniti i Sussex conducono una vita molto diversa rispetto a quella che facevano in Inghilterra: più appartata da fotografi e reporter: non è una novità che Harry abbia sempre vissuto con molta sofferenza l'intrusione dei media nella vita sua e di Meghan: ha persino accusato di "bullismo mediatico" verso moglie i tabloid britannici e ha interrotto con loro ogni forma di comunicazione. È di pochi giorni fa la notizia della vittoria di Meghan Markle contro il Mail on Sunday che aveva pubblicato una lettera privata al padre, con cui era in rotta, poco prima del matrimonio. La scelta di partire e di andare vivere negli Stati Uniti rispondeva anche al bisogno di proteggere la propria privacy familiare e di crescere Archie al riparo da continui assalti mediatici. Ma ora, quando sarà nato il secondo figlio e appena l'emergenza Covid lo permetterà non è escluso che i Sussex facciano ritorno, almeno per un breve periodo, in Gran Bretagna, dove i rapporti con la famiglia reale sembrano più distesi. Anche se la vita, e i business, dei Sussex sono decisamente radicati dall'altra parte dell'oceano, e precisamente in California: tra impegni di charity e contratti milionari.

Stefania Saltalamacchia per "vanityfair.it" il 15 febbraio 2021. Il tempismo è quell’accortezza nello scegliere il momento opportuno per agire. O lo si ha, o non lo si ha. E quando non lo si ha, resta da capire se la strana abilità di fare le cose giuste nel momento sbagliato sia frutto del caso o di qualcos’altro. Nel dubbio, i royal fan di mezzo mondo ci scherzano su. Il «fattaccio» è questo: Meghan Markle e Harry hanno annunciato la loro seconda attesa – da Santa Barbara, California – nel giorno di San Valentino. In questo caso, di certo, non «per caso»: anche Lady Diana aveva fatto lo stesso nel febbraio 1984, nel far sapere al mondo l’arrivo del suo secondogenito. Harry, appunto. Un omaggio molto romantico che, però, arriva a pochissimi giorni da un’altra royal notizia: la nascita del primogenito di Eugenie di York e Jack Brooksbank. La principessa, figlia di Sarah Ferguson e del principe Andrea, ha lasciato l’ospedale col suo royal baby solo nel pomeriggio di venerdì. Da qui «l’accusa» che Harry e Meghan non si siano fatti problemi a «oscurare» la cugina. Un giudizio troppo severo? C’è da dire che non si tratterebbe nemmeno della prima volta. Basta riavvolgere il nastro al 16 ottobre del 2018, giorno del royal wedding di Eugenie. Era la prima volta che la principessa – ai tempi del royal wedding di Harry e Meghan apostrofata come una delle due «sorellastre» di Cenerentola – poteva contare sul «centro della scena», con tanto di carrozza, cavalli e tiara della nonna regina. Ma in quello stesso giorno Meghan e Harry avevano deciso di annunciare al resto della royal family l’arrivo di Archie. Il mondo l’avrebbe saputo qualche giorno dopo. Eugenie si dice che non l’abbia presa per niente bene. Ed è comprensibile. Pare, infatti, che dopo «la bomba» i parenti abbiano parlato solo dell’arrivo del primo erede di Harry. Tanto che Sarah Ferguson per un paio di giorni aveva twittato solo felicità e ringraziamenti per il matrimonio della figlia, tentando di restituirle i riflettori. Ma, si sa, quando ci sono di mezzo i Sussex non è un’operazione semplice. E ora Eugenie diventa mamma per la prima volta, lascia la clinica senza foto ufficiali del royal baby, del resto siamo sempre in tempo di pandemia, e poco dopo i cugini «americani» condividono la foto più bella e romantica. Possibile che H&M non abbiamo pensato alla cugina nel programmare la lieta novella nel giorno di San Valentino? Chissà. Se come dice Agatha Christie «un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre sono una prova», non resta che aspettare la prossima mossa.

N.B.: Piccola rinvincita di Eugenie: lei e il marito Jack gli hanno «soffiato» casa. All’uscita dall’ospedale, infatti, hanno puntato verso Frogmore Cottage, la casa in Gran Bretagna dei Sussex.

Meghan vuole inchiodare la regina Elisabetta: "Scriverà un libro sulla famiglia". Secondo una clamorosa rivelazione di Vanity Fair Meghan Markle starebbe pensando di scrivere un memoriale ricco di retroscena sulla sua vita alla corte inglese. Francesca Rossi, Giovedì 11/02/2021 su Il Giornale. Meghan Markle sarebbe pronta a sganciare una nuova bomba contro la royal family. Stando alle indiscrezioni trapelate da Vanity Fair la duchessa di Sussex avrebbe in mente di scrivere un memoriale sui suoi anni alla corte della regina Elisabetta. Un modo, forse, per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, dando la sua versione dei fatti che hanno riempito le pagine di gossip prima e dopo la Megxit. Chiariamo subito che, almeno per ora, non c’è nulla di confermato. Non sappiamo se la notizia sia fondata, quale casa editrice pubblicherà questo presunto libro, quando e quanto varrà il contratto. Del resto sarebbe prematuro parlarne. Stando al Daily Mail, infatti, Meghan Markle starebbe valutando “parecchi contatti e offerte redditizie” da “numerose case editrici”. A quanto sembra, quindi, il libro non sarebbe ancora pronto. Anzi, è probabile che la duchessa non abbia neanche cominciato a scriverlo. Purtroppo, però, dobbiamo rimanere nel campo delle ipotesi. La passione di Meghan per la scrittura non è nuova, se consideriamo l’impegno profuso nel blog “The Tig” prima del matrimonio con il principe Harry. Neppure l’idea della duchessa scrittrice è originale. Già nel 2019 era nell’aria l’ipotesi che la moglie di Harry potesse scrivere un libro per bambini. Una fonte rivelò al Sun quanto la duchessa fosse “emozionata” per questo nuovo progetto, chiarendo che il libro non avrebbe avuto nulla a che fare con la royal family. Alla fine del 2020 si parlò anche di romanzi, per adulti e per bambini, che Meghan avrebbe dovuto scrivere per sensibilizzare il pubblico sui temi a lei cari. Scontato è Il paragone con Sarah Ferguson, anche lei autrice per l'infanzia e ora affermata scrittrice pure per adulti e con il principe Carlo, che scrisse "The Old Man of Lochnagar" nel 1980. Le opere di Meghan Markle, però, non arrivarono mai nelle librerie. In compenso, forse, potrebbe arrivare questa autobiografia che promette scintille a corte. È noto, infatti, che la regina Elisabetta non ami quelli che spifferano particolari più o meno scottanti sulla quotidianità di Buckingham Palace e tenda a recidere ogni rapporto con loro. Pensiamo, per esempio, alle clausole di riservatezza imposte nei contratti dei dipendenti di Palazzo, oppure all’ostracismo subito dalla tata di Sua Maestà per aver rivelato particolari che dovevano rimanere tra le mura di Palazzo. Secondo le indiscrezioni, comunque, Meghan Markle e il principe Harry avrebbero persino due modelli a cui ispirarsi, due mentori (non sappiamo quanto consapevoli e “coinvolti”): Barack e Michelle Obama. Non può esservi sfuggito che Harry e Meghan stanno o, almeno, sembra stiano seguendo le orme dell’ex coppia presidenziale. Gli Obama hanno firmato contratti con Netflix e Spotify ed entrambi hanno pubblicato un’autobiografia, “Becoming” Michelle e “A Promise Land” Barack. Tutte e due best seller. A tal proposito l’esperta reale Katie Nicholl ha dichiarato che i Sussex avrebbero scelto questa strada per l’indipendenza economica perché “il modello Obama ha funzionato” e “c’entra molto con l’immagine che i Sussex stanno cercando di dare a se stessi”. A questo punto, però, qualche domanda è d'obbligo: ammesso che l’idea del libro sulla royal family sia vera, il principe Harry è d’accordo a mettere in piazza questioni familiari che lo riguardano da vicino? Ricorderete lo scandalo sulla collaborazione del principe e di Meghan Markle alla stesura della biografia “Finding Freedom”. Che fine ha fatto il desiderio di privacy dei duchi? Un’autobiografia non è la strada migliore per garantirsi una vita normale, lontana dai riflettori. Per questo la notizia appare in netta contraddizione con quanto chiesto dai Sussex fin dai tempi della Megxit. Se il presunto libro di Meghan Markle venisse pubblicato, i Sussex si giocherebbero in un colpo solo il rapporto con la royal family, la riservatezza e la credibilità a livello planetario. Certo un progetto simile gioverebbe alla loro indipendenza economica, ma vale davvero la pena? Senza contare che persino Harry potrebbe, sempre sul modello Obama, decidere di scrivere un’autobiografia, eventualità che il protocollo sconsiglia. Allora sì che sarebbero guai veri.

Roberta Mercuri per "vanityfair.it" il 9 febbraio 2021. Meghan Markle, fatti da parte. La vera movie star della famiglia sarà il principe Harry. A scatenare la fantasia della stampa Usa e britannica è una notizia lanciata da Tmz: il nipote di Elisabetta II è stato avvistato a Los Angeles, su un autobus a due piani, mentre veniva filmato da tre telecamere. Presente anche l’attore e conduttore inglese James Corden, amico di vecchia data dei Sussex: il 19 maggio 2018, con la moglie, fu tra gli ospiti Vip del loro royal wedding. Allegro e abbronzato, senza mascherina ma ligio al distanziamento sociale imposto dalla pandemia di coronavirus, nelle immagini diffuse in rete Harry, davanti alle telecamere, pare perfettamente a suo agio. Sorride e chiacchiera con Corden, fresco di nomination ai Golden Globe per The Prom e padrone di casa del programma tv Carpool Karaoke in cui chiacchiera e canta, a bordo di un’automobile, con le celeb (tra i suoi ospiti si contano personaggi come Madonna, Michelle Obama e Meryl Streep). Ma cosa sta girando il principe Harry? La stampa americana e britannica parla di un progetto «top secret». Avanzando varie ipotesi: c’è chi dice che Corden e Harry abbiano registrato una speciale puntata del Carpool Karaoke (in tempi di pandemia, non potendo assembrarsi in una macchina, l’unica soluzione sarebbe appunto un pullman a due piani); chi sostiene che si tratti di una puntata intera del del The Late Late Show, il programma con Corden come conduttore, di cui il Carpool Karaoke è una sezione; chi invece ipotizza – ed è questa la teoria che più intriga la stampa americana –  che siano partite le riprese del progetto milionario che i Sussex hanno firmato con Netflix. Quale che sia la verità, i tabloid non hanno dubbi: a Hollywood sta per nascere una nuova stella (col sangue blu).

Avvistato il principe Harry in autobus. Sta girando uno show a Los Angeles. Dopo i contratti milionari con Netflix e Spotify, il principe Harry si dedica ora al mondo della tv. Ha infatti girato insieme a James Corden una puntata di Carpool Karaoke girando sopra un autobus. Roberta Damiata, Martedì 09/02/2021 su Il Giornale.  Sua moglie Meghan Markle prima di sposarsi era un’attrice di grande successo e ora sembra che anche il principe Harry stia percorrendo la sua stessa strada. È stato infatti avvistato a Los Angeles su un autobus turistico a due piani, insieme al suo grande amico lo showman James Corden. Con lui Harry non stava semplicemente facendo un giro turistico della città, ma qualcosa di molto più divertente e in un certo senso rivoluzionario. Le immagini riprese da qualche passante hanno infatti mostrato che con i due c’era una troupe completa con ben tre telecamere che li riprendevano. Una fonte ha poi rivelato che stavano girando una puntata di Carpool Karaole, che nel periodo di covid non poteva essere filmato all’interno di un auto per questioni di sicurezza. Per questo motivo è stato scelto un autobus. Questo programma in America è un vero e proprio cult a cui hanno partecipato grandi nomi del mondo dello spettacolo, da Lady Gaga a Madonna da Stevie Wonder ad Elton John. Ed ora con questa partecipazione il principe Harry è entrato a tutti gli effetti a far parte del mondo dello spettacolo a livello mondiale. Durante le registrazioni che sono state fatte ad Hollywood, i due hanno parlato di molti argomenti tra cui la vita che il principe Harry e Meghan Markle stanno facendo attualmente in America. Nonostante la grande scorta di agenti della Polizia Harry si è comunque trovato molto a suo agio davanti alle telecamere. Forse perché con Corden c’è un’amicizia di lunga data. Il presentatore infatti è anche stato presente al matrimonio reale nel maggio del 2018. Dopo la frattura con con la Casa Reale nel 2020 Harry e Meghan si sono stabiliti a Los Angeles e lì lontani dalle rigidità di corte si sono assicurati lucrosi accordi multimilionari con Netflix e Spotify. Hanno inoltre fatto volontariato per aiutare i malati di Covid-19 e lavorato alla loro fondazione Archewell. Di recente si sono trasferiti a Montecito una zona molto amata dalle star, in una villa da 14 milioni di dollari insieme al figlio Archie che ora ha 21 mesi. Sembra quindi improbabile un ritorno nel Regno Unito ora che anche la televisione oltre a Meghan si è interessata al principe Harry .

Il principe Harry è pronto a rinegoziare la Megxit per i suoi interessi. Per il principe Harry la carriera militare è importante. E ora vuole sparigliare le carte in tavola. Francesca Rossi, Venerdì 05/02/2021 su Il Giornale. Non sappiamo con certezza se la Megxit sia stata decisa dal principe Harry, da Meghan Markle, oppure se sia stata una scelta presa da entrambi. Su questo punto i tabloid non concordano, mentre sembra unanime il loro parere sull’influenza che la vita militare avrebbe avuto sul duca di Sussex. Per Harry i gradi conquistati nell’esercito rappresentano un’evoluzione personale, la rinascita dopo un periodo turbolento. Nel 2015, quando ottenne il congedo, il principe rilasciò un’intervista al Sunday Times nella quale confessò che la carriera militare lo aveva: “tenuto fuori dai guai, ho paura di pensare dove sarei senza l’esercito”, consentendogli anche di “sfuggire dalla ribalta”. La divisa ha concesso al principe Harry di raggiungere nomine di rilevo. È diventato comandante aereo della RAF Honington, capitano generale dei Royal Marines e comandante in capo di Piccole Imbarcazioni e Servizio Immersioni. Tutti traguardi che il secondogenito di Lady Diana si è conquistato sul campo, dimostrando di non essere più il ragazzino impulsivo che combinava disastri e faceva spaventose gaffe (come dimenticare la divisa nazista?). Nomine e onorificenze che il duca rischia di perdere con la Megxit. Se uscirà definitivamente dalla royal family, infatti, non avrà più il diritto di indossare la divisa o di fregiarsi dei suoi titoli militari. Le sue cariche potrebbero passare al principe William e perfino alla principessa Anna, come già spiegato dai tabloid. Secondo il Daily Telegraph questa prospettiva avrebbe gettato il principe Harry nello sconforto totale. Una fonte ha rivelato al giornale: “Sono tra le cose a cui tiene di più, perché frutto di duro lavoro. Per conservarli ha in mente di trascorrere più tempo in UK”. Pare, infatti, che Harry voglia parlare in privato con la regina Elisabetta per trovare un compromesso che salvi almeno la sua carriera militare. Per fare questo sarebbe disposto anche ad allontanarsi un periodo dagli Stati Uniti. Nessuno può garantire, però, che Sua Maestà accoglierà le sue richieste. Di certo non permetterà a Harry e Meghan di essere dei royal a metà e i gradi militari potrebbero diventare un terreno di ulteriore scontro, perfino una un’arma contro la Megxit. Il periodo di transizione imposto dalla sovrana scadrà il prossimo 31 marzo, ma non è escluso che il principe Harry ottenga un rinvio della scadenza, magari fino a giugno, quando dovrebbe presenziare a eventi ufficiali come il Trooping The Colour e il compleanno del principe Filippo. Quella potrebbe diventare un’ottima occasione per intavolare una trattativa sulla sorte delle nomine militari a cui il duca proprio non vorrebbe rinunciare. Del resto i dieci anni nell’esercito non sono stati semplici per Harry. Per sua stessa ammissione le esperienze in Afghanistan nel 2007 e nel 2012 lo segnarono nel profondo, dandogli anche insegnamenti per la vita. Nel 2013, dopo aver concluso il servizio come pilota di elicotteri Apache proprio nel Paese dell’Asia meridionale, ammise di aver dovuto uccidere, perché “a volte un soldato prende una vita per salvarne un’altra”, aggiungendo: “Il nostro lavoro è assicurarci che gli uomini a terra siano al sicuro e se questo implica sparare a qualcuno che sta sparando ai nostri, lo facciamo”. Il principe Harry divenne anche un bersaglio dei talebani, che nel 2012 minacciarono di rapirlo e ucciderlo. Non fu l’unica volta in cui rischiò la vita. Già nel 2007 il duca aveva dovuto cancellare la sua partenza per l’Iraq, ormai data per certa, poiché era finito nel mirino dei ribelli iracheni. Il loro capo, Abu Zaid, aveva dichiarato che avrebbe catturato il principe per poi restituirlo alla Regina, ma “senza orecchie”, come ricorda anche la biografia “Finding Freedom”. L’esperto Sean Smith ha ragione quando sostiene che una delle tappe fondamentali della vita del duca di Sussex sia stata proprio la permanenza nell’esercito. Di questo è consapevole anche la regina Elisabetta, ma Harry non è più in Afghanistan. Per lui, ora, inizia una battaglia personale in cui non ci sono armi, né nemici e non morirà nessuno, ma rischia di essere cancellata una delle parti più importanti della sua personalità e del suo percorso di crescita.

Così Meghan Markle ha cambiato nome. Il mistero del certificato di nascita di Archie, il video che la regina Elisabetta vuole nascondere a tutti i costi e la sua unica "vacanza" nelle Pillole Reali di questa settimana. Francesca Rossi, Venerdì 05/02/2021 su Il Giornale. La normalità non è un concetto applicabile alla royal family. Il principe Filippo e la regina Elisabetta devono essersene resi conto quando, nel 1969, hanno visto naufragare l'idea di girare una sorta di reality show ante litteram a Buckingham Palace. Lo hanno imparato Kate e Meghan, che con il matrimonio hanno perfino dovuto modificare il loro nome. Forse, per noi, questa normalità royal ha dei tratti surreali. Magari è davvero uno “spettacolo” come lo definisce Clive Irving, inscenato da attori costretti a recitare sempre la stessa parte. Eppure questa, piaccia o no, è la corte inglese. Nel 1969 il principe Filippo ebbe un’idea brillante, almeno sulla carta: un reality show ante litteram che mostrasse ai sudditi come si svolgeva la quotidianità la royal family. Un anno di riprese, 43 ore di materiale, l'ostilità continua al progetto della Regina Madre e della principessa Anna. Il risultato? Un grave errore da nascondere sotto al tappeto. Sua Maestà si rese conto che il mistero e il fascino della monarchia erano stati distrutti in 110 minuti di filmato. Da quel momento il video sparì dalla circolazione, per ricomparire solo lo scorso 15 gennaio. Chi lo ha pubblicato e perché proprio ora? Soprattutto, per quale motivo il filmato è rimasto online per una settimana intera, prima che intervenisse la BBC, che ne detiene tuttora i diritti? Di certo oggi quel video appare perfino ingenuo, se paragonato a tutto ciò che sappiamo, forse troppo, della vita privata dei Windsor. Sapete qual è la vacanza più lunga che abbia mai fatto la regina Elisabetta in quasi 69 anni di regno? Il lockdown. Una pausa forzata, certo, durante la quale Elisabetta può dedicarsi ai pony e alle cene col marito. Nei suoi tempi migliori Sua Maestà presenziava a circa 500 eventi l’anno, poi ridotti a 250 a causa dell’età avanzata. C’è da scommettere, però, che le sue giornate non trascorrano nella tristezza. Quasi sicuramente Elisabetta riesce, persino in una situazione come questa, a usare quell’autoironia che la contraddistingue. La stessa che, mentre rivedeva il filmato delle nozze del principe Carlo, la spinse a paragonarsi a Miss Piggy dei Muppet. Quella spensieratezza che noi comuni mortali vorremmo vedere, almeno ogni tanto, sul volto della Regina. La Scozia vuole un nuovo referendum sull’indipendenza dal Regno Unito. Uno schiaffo in pieno viso alla regina Elisabetta, che nonostante l’affronto, manterrà l’usuale neutralità. Come fece durante il referendum sull’indipendenza scozzese del 2014. Temeva di uscirne perdente, ma non si intromise, nonostante le richieste dei suoi collaboratori. Questo non è solo aplomb britannico. È temperamento. Un’(apparente) impassibilità con un tocco di disarmante pazienza che andrebbe studiata dagli scienziati in laboratorio. Tanto rumore per nulla. Sui tabloid impazza la notizia secondo cui, a un mese dalla nascita di Baby Archie, la duchessa avrebbe modificato il suo nome sull’atto di nascita del bimbo, cambiandolo da “Rachel Meghan Markle” a “Meghan duchessa di Sussex”, per volere del Palazzo. Scandalo? Voglia di emulare Lady Diana che si firmava con il titolo nobiliare? Ma no. Dovrebbe essere tutto più semplice, nonostante il caos creato dai tabloid. Dopo il matrimonio Meghan avrebbe cambiato il suo nome, omettendo il cognome e aggiungendo il titolo di duchessa del Sussex. La nuova “versione” dovrebbe risultare su tutti i documenti ufficiali. Inoltre le donne di casa Windsor possono firmarsi usando il titolo e il trattamento di altezza reale (come, appunto, faceva Diana). Non si tratterebbe, dunque, né di un capriccio di Meghan, né di una imposizione "dall'alto". Per esempio sul certificato di nascita dei piccoli Cambridge il nome della madre risulta così: "Catherine Elizabeth duchessa di Cambridge". Mistero (forse) risolto.

Yelena Crescenti per "vogue.it" il 2 febbraio 2021. Harry ha vinto. La causa intentata contro il Mail on Sunday e il MailOnline è arrivata al capolinea e i tabloid sono stati costretti a riconoscere le ragioni del Duca. Come infatti è stato comunicato dall'avvocato di Harry e Meghan all'Alta Corte del Regno Unito, i tabloid hanno riconosciuto di aver pubblicato delle storie false, inventate e diffamatorie contro il Duca chiedendo la risoluzione della causa con una transazione economica. Detta in termini semplici: i tabloid hanno ammesso le loro colpe, hanno deciso di pagare subito e non andare avanti nel processo che avrebbe potuto portare a una sentenza ancora più pesante. Volendo ripercorrere le tappe della battaglia legale e i motivi da cui è nata, bisogna di fatto risalire a un anno fa quando il Mail on Sunday ha pubblicato una serie di articoli su Harry, accusandolo apertamente di aver voltato le spalle ai Royal Marines, corpo dell'esercito in cui il Duca del Sussex ha prestato servizio e a cui è sempre rimasto molto legato. Un'accusa grave, corredata dai rumors circa la richiesta, da parte degli alti ufficiali, di togliere ad Harry il suo grado di capitano generale. Orbene, come  ha specificato il legale di Harry, nessuna di queste accuse era vera: Harry ha sempre tenuto un rapporto strettissimo con i Royal Marines anzi, come definito davanti alla corte, il legame tra Harry e la British Army è "fuori discussione". Gli articoli pubblicati dal tabloid, inoltre, non solo "hanno costituito un attacco personale alla figura del duca, ma hanno anche messo in dubbio il suo servizio al paese". Come non bastasse, sempre davanti all'Alta Corte, l'avvocato di Harry ha sottolineato come i due tabloid abbiano mentito a loro lettori a dicembre quando hanno annunciato una donazione agli Invictus Games per riparare alle falsità pubblicate. Donazione che, sempre secondo l'avvocato di Harry, non è mai stata fatta. Quella donazione sarà quindi ora fatta da Harry che ha deciso di donare agli Invictus Games tutti i proventi della transazione "riparativa" il cui ammontare non è stato rivelato. E ancora manca il filone della causa di Meghan.... 

L'ennesimo schiaffo di Meghan Markle alla Regina: "Non si presenta con Harry". Il principe tornerà tra pochi mesi a Londra per incontrare sua Maestà, il padre e il principe William, ma Meghan e Archie non lo accompagneranno. Novella Toloni, Sabato 30/01/2021 su Il Giornale. I tabloid inglesi ne sono quasi certi. La duchessa di Sussex, Meghan Markle, "con molta probabilità" non accompagnerà il principe Harry nel primo viaggio di rientro nel Regno Unito dopo l'uscita dalla royal family. Fonti vicine alla coppia svelano che Meghan si sarebbe rifiutata di seguire il marito in Gran Bretagna solo per "ragioni pratiche e personali", ma per i sudditi britannici è l'ennesimo schiaffo che l'attrice americana starebbe per dare alla regina Elisabetta II. Il ritorno in patria del principe Harry è previsto nei prossimi mesi. Tanti gli appuntamenti importanti che la famiglia reale è pronta a festeggiare seppur in un clima decisamente difficile a causa della pandemia da Covid-19. Dal 95esimo della regina Elisabetta all'inaugurazione della statua della principessa Diana fino al centenario del principe Filippo, Harry sarebbe pronto a tornare a Londra non solo per prendere parte alle cerimonie (in particolare i 100 anni del nonno, in programma il 10 giugno), ma soprattutto per rivedere gli accordi della Megxit. Con lui, però, non ci saranno Meghan e il piccolo Archie. A svelarlo è il tabloid inglese Daily Mail che, citando alcune fonti anonime vicine ai Sussex, parla di un rientro solitario per il figlio di Lady Diana. Una soluzione che oltre a rappresentare l'ennesimo smacco alla regina da parte di Meghan, non fa che alimentare i rumor sulla crisi che i Sussex starebbero attraversando. Le voci di un imminente divorzio tra Harry e Meghan non smettono di rincorrersi e a confermarle c'è anche la voce autorevole di uno dei corrispondenti reali più conosciuti, Antonio Capranica. Per il giornalista l'addio del principe all'attrice americana sarebbe solo questione di tempo e il viaggio di rientro di Harry nel Regno Unito da solo potrebbe essere un segnale. I piani della coppia dovrebbero essere finalizzati a breve anche se molto dipenderà dallo sviluppo della pandemia e dalle restrizioni ai viaggi. Intanto a Buckingham Palace si lavora affinché il rientro del principe Harry a Londra sia nel segno della distensione. "Nessuno vuole una ripetizione del Commonwealth Service", hanno affermato fonti anonime al Daily Mail. Un chiaro riferimento a quanto avvenuto all'Abbazia di Westminster lo scorso marzo - in occasione dell'ultimo impegno ufficiale dei Sussex - che vide il principe Harry e il principe William quasi ignorarsi a causa della profonda spaccatura avvenuta tra loro dopo la decisione di Harry di dire addio alla famiglia reale.

"Il divorzio tra Meghan ed Harry? Perché non è un pettegolezzo...". Si torna a parlare di un possibile divorzio tra Meghan Markle e il Principe Harry. Sulla questione è intervenuto anche Antonio Capranica, volto noto Rai e corrispondente da Londra. Carlo Lanna, Venerdì 29/01/2021 su Il Giornale. Una nuova bufera si abbatte sulla famiglia reale inglese. Il 2020 anche per i Windsor è stato un anno da dimenticare, non solo per le problematiche legate al Covid-19. Al centro di tutta una lunga serie di malumori, come al solito, ci sono Meghan Maghan e il Principe Harry. I due ex duchi di Sussex che hanno deciso di voltare le spalle alla corona e vivere felici a Los Angeles, ancora aggi non riescono a trovare la propria dimensione. E, soprattutto, ancora non riescono a mettere a tacere i malumori che serpeggiano in famiglia. La lontananza non ha di certo aiutato, anzi i dissidi si sono acuiti sempre più. La vita però non scorre serena e tranquilla neanche per Meghan e Harry. L’amore tra di loro pare essere finito da tempo e tira aria di divorzio. Sono voci queste che circolano già da un bel po’ di tempo. Non hanno mai avuto conferme, ma se sulla questione si esprime anche Antonio Capranica, allora un fondo di verità potrebbe esserci. Il giornalista Rai, corrispondente da Londra, da sempre si è interessato dei menage familiari dei Windsor e, molto spesso, ha espresso pareri e previsioni su quanto sarebbe potuto accadere tra le mura di Palazzo. In un’intervista che è stata pubblicata su Oggi, si è espresso in merito al rapporto tra Meghan Markle e il Principe, confermando i rumor che da tempo hanno fatto il giro della rete. Secondo Caprinica presto o tardi gli ex duchi divorzieranno. "Non si tratta solo di pettegolezzi – esordisce l’esperto -. La notizia che popolerà i giornali sarà quella del divorzio tra la Markle e Harry. Il Principe tornerà a casa da solo, la sciando la ex moglie in America con il figlio – aggiunge -. Non sarà una scelta repentina, ma accadrà prima di quanto pensiamo". Da quel che sembra, Harry potrebbe lasciare Meghan a Los Angeles solo perché in quel mondo dorato della città degli Angeli lui si sente fuori posto. "Stravede per il piccolo Archie ma gli manca il suo mondo –continua l’esperto-. Sente la mancanza di casa. Cosa c’entra un principe inglese con il mondo di Hollywood?". E poi aggiunge: "Il divorzio non è un pettegolezzo. È nell’aria da tempo. Tra di loro c’è molta tensione e la grande notizia che sconvolgerà questo 2021 sarà proprio quella del divorzio", conclude. Non resta che attendere l’evolversi della situazione.

Da "ilmessaggero.it" il 24 gennaio 2021. Nonostante una pandemia mondiale, Meghan Markle e il principe Harry hanno iniziato in modo impressionante le loro vite non reali. Si sono assicurati accordi multimilionari con Netflix e Spotify, alcuni nomi importanti per il loro primo podcast e Oprah Winfrey sta sponzorizzando i marchi che supportano. Un esperto reale ha affermato che se continuano a muoversi a questo ritmo potrebbero presto avere un "marchio da un miliardo di dollari", tuttavia questa potrebbe essere una cattiva notizia per il Duca e la Duchessa di Cambridge e il resto della famiglia reale. Parlando a The Royal Beat di True Royalty TV, il biografo reale Duncan Larcombe ha condiviso le sue preoccupazioni che le persone possano interessarsi di più ai nuovi entusiasmanti progetti rispetto al tradizionale lavoro reale. «Un anno fa Harry e Meghan dicevano di volere la privacy e di allevare il loro bambino in pace - ha detto - Quello che Harry e Meghan hanno fatto negli ultimi 12 mesi è seminare semi che rappresenteranno una potenziale catastrofe per la famiglia reale. Quando 50 milioni di persone guardano la chat di Harry sullo yogurt biologico o qualsiasi altra cosa che vuole promuovere, e 5.000 persone guardano suo fratello - il principe William, il futuro re - fare un fidanzamento reale, aprire un supermercato a Hemel Hempstead o qualsiasi altra cosa - diventa un problema».

La vita di Harry è cambiata: "Meghan lo ha reso migliore". Il biografo Sean Smith va contro l’opinione comune sul rapporto tra il principe Harry e Meghan Markle, affermando che la duchessa avrebbe cambiato in meglio il marito. Francesca Rossi, Martedì 26/01/2021 su Il Giornale.  Da quando il principe Harry e Meghan Markle si sono sposati abbiamo letto tutto e il contrario di tutto sulla loro storia d’amore e, in particolare, sull’influenza che la duchessa eserciterebbe sul marito. Ad aprile 2020, a proposito del trasferimento in America, la celebre primatologa Jane Goodall riferì che Harry stava “trovando la vita un po’ impegnativa in questo momento”. La scienziata fu molto diplomatica, ma il peggio doveva ancora arrivare. In quello stesso periodo l’esperta Penny Junor rivelò: “Molti vorrebbero aiutarlo, eppure si è isolato. Questo non è salutare”. Ancora a giugno dello scorso anno le incredibili dichiarazioni di alcuni insider finirono nel libro “Royals at War: The Inside Story of Harry and Meghan”. Le fonti raccontarono che “Harry è devastato dal senso di colpa. È terrorizzato dall’idea di non esserci quando Elisabetta II morirà”. Il luglio successivo, poi, l’esperto Tom Quinn sostenne che il duca di Sussex fosse triste in California. Isolato dalla sua famiglia, con una gran voglia di tornare dopo aver compreso che la vita americana non era come se l’aspettava. Harry si sarebbe sentito fin da subito perso a Los Angeles, “spazzato via dall’energia positiva di Meghan”, come disse l’esperto, dopo essersi illuso di potersi adattare in un ambiente diverso da quello di nascita. Harry si sarebbe sentito “perso” a causa di una decisione presa troppo in fretta (non sappiamo se e quanto sollecitata proprio dall’ex attrice). Per molti mesi il leitmotiv è stato questo, accompagnato dalle voci sui continui dissidi con il principe William. Ora, però, arriva un’altra voce autorevole a ribaltare l’idea che dal royal wedding di Harry e Meghan Markle in poi aveva occupato le pagine dei tabloid. Il biografo reale Sean Smith ha smentito tutte le voci di crisi tra i Sussex e il gossip di una presunta, nefasta influenza della duchessa sul marito. Al Daily Star l’esperto ha dichiarato che la vita del principe Harry si potrebbe dividere in due parti imprescindibili, spiegando: “La sua carriera militare lo ha trasformato da ragazzo a uomo. Poi c’è stato l’incontro con Meghan Markle, grazie al quale è diventato un uomo migliore”. Smith ha anche sottolineato che le due spedizioni in Afghanistan sono state per Harry “una vera realizzazione”. In effetti il secondogenito di Lady Diana confessò alla BBC: “I dieci anni nei Blues and Royals sono stati importantissimi perché mi hanno tenuto fuori dai guai” e aggiunse: “La carriera militare mi permetteva di sfuggire ai riflettori, non oso pensare a dove sarei ora senza l’esercito”.

Un’esperienza di formazione, insomma. Terminata con il congedo nel 2015. L’incontro con la futura duchessa di Sussex arrivò dopo poco tempo. Sean Smith le dedica lodi e parole di ammirazione, descrivendola come “una donna concreta e con un grande carisma che ha colpito subito il principe. Con le sue differenti esperienze di vita lei ha portato all’interno della royal family qualcosa di inedito. Non si tratta di meglio o peggio rispetto agli altri membri di casa Windsor, è semplicemente diversa. E ora quella diversità manca". Forse con Meghan Markle la famiglia reale ha perso un’occasione per modernizzarsi? Difficile rispondere. Probabilmente ci sono stati molti equivoci e troppi silenzi tra la duchessa e la royal family. Magari entrambe le parti hanno perso tante possibilità per chiarirsi, per scendere a compromessi e comprendersi. Non sarebbe tanto strano se la Megxit fosse una conseguenza di errori fatti da tutti, non solo da Harry e Meghan. Il problema, a questo punto, è riconoscerlo. Nonostante le voci, le indiscrezioni e il gossip di questi anni, Sean Smith è certo di una cosa: “Meghan non è la donna che in molti hanno dipinto. Spero che abbia modo e tempo per far cambiare idea”. Chissà se ha ragione.

Il principe Harry sbrocca: "Non sarò un esperimento umano". Il principe Harry dichiara guerra ai social network, accusandoli di essere la causa di quanto accaduto lo scorso 6 gennaio a Capitol Hill e chiedendo una riforma nell’uso e nelle regole di questi mezzi. Francesca Rossi, Domenica 24/01/2021 su Il Giornale. Il principe Harry è implacabile contro i social network. La sua guerra a questi mezzi sarebbe iniziata già all’inizio di gennaio 2021, quando i tabloid hanno riportato la notizia secondo cui i Sussex non avrebbero alcuna intenzione di tornare sui social a causa dell’odio di cui sono stati oggetto per anni. Il divario tra i duchi e questi mezzi di comunicazione è diventato ancora più ampio dopo l’intervista via Zoom che il principe Harry e Meghan Markle hanno rilasciato alla rivista economica americana “Fast Company”. “Il tempo sta finendo”, ha dichiarato il secondogenito di Lady Diana, sottolineando quanto sia necessario un uso “responsabile” della tecnologia non solo da parte degli utenti, ma soprattutto da parte dei potenti di Silicon Valley. Una consapevolezza di cui Harry e Meghan vogliono essere portavoce, spingendo i colossi del web a non pensare esclusivamente agli “incentivi finanziari”, come li hanno definiti i Sussex. Il principe Harry ha ricordato gli attacchi subiti dagli hater al momento del royal wedding e le aggressioni verbali intrise di rancore che lui e Meghan hanno sopportato per mesi. I duchi non hanno esitato a bollare le notizie che circolano su di loro sul web come “una finta narrazione” che si è trasformata nella “madre di tutte le molestie”. Il discorso, però, va ben oltre la loro esperienza personale. La coppia ha preso a cuore il tema della pericolosità dei social network. Per loro non è un’utopia sperare che il mondo di Internet diventi un luogo virtuale più equo, “volto al benessere” come hanno specificato. Per rendere il loro impegno in tal senso ancora più concreto, a febbraio 2020 il principe Harry e Meghan Markle hanno anche visitato, come riporta il Daily Mail, l’Università di Stanford, collegata proprio a Silicon Valley. Durante l’intervista a “Fast Company” i duchi hanno anche ricordato che la loro fondazione, Archewell, ha lavorato con il Center for Humane Technology e l’UCLA Center for Critical Internet Inquiry per “spingere il cambiamento nell’ecosistema digitale attuale”. Secondo il principe Harry i colossi del Web sono “guardiani incredibilmente potenti e consolidati”, aggiungendo: “Voglio far parte dell’esperienza umana e non diventare un esperimento umano”. Il duca di Sussex è molto duro nei confronti di chi gestisce i moderni sistemi di comunicazione di Internet e continua: “Lo stato attuale del mondo tecnologico deve essere riformato. Ci deve essere responsabilità nei confronti del benessere collettivo. È difficile per me capire come le piattaforme stesse possano trarre profitto con entusiasmo, ma sfuggire alle loro responsabilità”. Il principe Harry, poi, scaglia un altro dardo avvelenato, additando i social media come vera causa della violenza e dell’odio da cui siamo circondati poiché, sottolinea ancora, “ospitano così tanta disinformazione”, dando voce agli "estremisti" (sarà un velato riferimento a Donald Trump?). Secondo il duca di Sussex proprio i social network sarebbero i responsabili dei fatti di Capitol Hill, avvenuti lo scorso 6 gennaio, ma anche della distruzione della foresta pluviale amazzonica. Harry ha spiegato: “C’è stato un attacco letterale alla democrazia negli Stati Uniti, organizzato sui social media ed è una questione di estremismo violento. È ampiamente riconosciuto che i social media hanno avuto un ruolo nel genocidio in Birmania e sono stati usati come veicolo per incitare alla violenza contro il popolo Rohingya, una questione di diritti umani”.“ Non è finita qui, perché il principe ha altro da dire, sostenendo che in Brasile “i social media hanno fornito un canale per la disinformazione, che alla fine ha portato la distruzione in Amazzonia, che è un problema di salute ambientale e globale”. Non è la prima volta che il principe Harry e la moglie Meghan Markle si scagliano contro i social network. Già la scorsa estate, ancora su "Fast Company", Harry aveva chiesto ai giganti del Web di riformare il sistema di finanziamento del sistema pubblicitario, indicandolo come "base della disinformazione e della retorica divisiva spesso condivisa sulle piattaforme social". Tuttavia, contrariamente alle notizie circolate di recente, i due hanno lasciato una porta aperta per un possibile, futuro ritorno su queste piattaforme. A tal proposito il duca ha affermato: “Io e Meghan ci torneremo quando sentiremo che è la cosa giusta da fare”.

Meghan Markle ha mentito a tutti noi? Brutte notizie per Meghan Markle, gli avvocati del Daily Mail e del Mail on Sunday sostengono che fu proprio lei a volere che la lettera al padre Thomas, al centro di un contenzioso in tribunale, venisse pubblicata. Francesca Rossi, Mercoledì 20/01/2021 su Il Giornale. Non c’è pace per Meghan Markle. Ricorderete la lettera indirizzata al padre Thomas nell’agosto 2018. Cinque pagine scritte a mano, parole concilianti e struggenti di una figlia al padre. In quella missiva Meghan confessava: “È con il cuore pesante che ti scrivo, non comprendendo perché hai scelto di intraprendere questa strada, chiudendo un occhio sul dolore che stai causando”. La duchessa si riferiva, in questo passaggio, a tutte le incomprensioni precedenti al matrimonio, agli scandali e al gossip che l’avrebbero ferita. Ammise che Thomas le aveva spezzato il cuore “in un milione di pezzi”, aggiungendo: “Ti ho sempre e solo amato, protetto e difeso, offrendoti tutto il sostegno finanziario che potevo, preoccupandomi della tua salute…Se mi ami, come dici alla stampa, per favore fermati”. Thomas non si fermò affatto. Stando alle notizie riportate dai tabloid all’epoca, l’uomo decise di rendere pubblica la lettera, offrendo al pubblico una versione dei fatti opposta rispetto a quella descritta dalla duchessa, in cui lui sarebbe la vera vittima di tutta questa storia. Un gesto di sfida nei confronti di Meghan, la prova che il rapporto tra i due era quasi irrimediabilmente compromesso. Meghan Markle non rimase in silenzio, ma citò in giudizio i giornali che diffusero la lettera della discordia, ovvero il Daily Mail e il Mail on Sunday. La prima udienza presso l’Alta Corte di Londra doveva iniziare lunedì 11 gennaio 2021, ma gli avvocati dei Sussex hanno ottenuto un rinvio all’ottobre prossimo. Credete che i legali dei tabloid se ne siano rimasti in disparte, tranquilli, in attesa del processo? Neanche per sogno. Al contrario, stanno già preparando delle armi esplosive che ribalterebbero ciò che sappiamo della vicenda. Come riporta la BBC, i difensori della controparte avrebbero depositato in tribunale dei documenti che proverebbero una verità sconcertante. Sembra, infatti, che Meghan Markle abbia scritto quella lettera perché fosse pubblicata. Voleva che tutti la leggessero. Così, almeno, risulterebbe dalle carte presentate. Naturalmente occorre fare grande attenzione, mantenere l’imparzialità, visto che ci sarà un processo e tutto può ancora succedere. Gli avvocati dell’Associated Press, invece, picchiano duro, sostenendo che la duchessa avesse in mente di ripulire la sua reputazione e la sua immagine di “figlia gelida, indifferente”. Non solo. Gli avvocati, agguerriti più che mai, ricordano che Meghan Markle chiese il supporto del team di Kensington Palace durante la stesura della lettera, aggiungendo: “Nessuna lettera davvero privata da figlia a padre richiederebbe interventi da parte del Palazzo”. Lo scorso novembre l’ex attrice ha anche ammesso che Jason Knauf, responsabile del settore delle comunicazioni di Kensington Palace, le ha dato dei consigli in merito alla missiva. Il motivo? Meghan ha confessato il suo “timore” che la lettera potesse essere letta da qualcun altro, finire in mani diverse da quelle a cui era destinata. Secondo i legali questa sarebbe la prova che la duchessa di Sussex “deve quantomeno aver ipotizzato il fatto che suo padre potesse divulgare la lettera”. Non sappiamo se sia andata davvero così ma, date le conseguenze, Meghan Markle avrebbe fatto bene a dubitare. Facciamo gli avvocati del diavolo, ricordando che il timore della duchessa di vedere una lettera così intima nelle mani sbagliate non era un’idea così astratta (infatti è accaduto). Un conto è prevenire un ipotetico avvenimento, ben altro meditare e poi scrivere un messaggio pensando a una diffusione certa che possa influire sulla propria immagine. Non c’è pace per la duchessa, dicevamo all’inizio. Tutto questo, infatti, avviene proprio mentre un amico di Meghan Markle e del principe Harry, il presentatore di ITV Tom Bradby, rivela che quest'ultimo avrebbe “il cuore spezzato” a causa delle tensioni familiari, perché “lui ama la Regina, ama il suo Paese ama i suoi ruoli militari” e “l’addio alla royal family non lo ha voluto lui. Lo ha voluto Meghan”.

Roberta Mercuri per "vanityfair.it" il 23 gennaio 2021. Il 2021, per Meghan Markle, non è iniziato nel migliore modi. I parenti-serpenti della duchessa di Sussex – dopo mesi di silenzio – sono tornati all’attacco. In coppia. Non bastasse Samantha Markle, che promette di raccontare tutta la verità sulla «prepotente» sorellastra nel libro The Diary of Princess Pushy’s Sister – nell’attesa del tomo a Meghan sarebbe già venuto il «mal di stomaco» – è tornato a far sentire la sua voce pure papà Thomas Markle. Anche il settantaseienne vuole raccontare la «sua» verità sulla figlia che non sente più dal 2018, da prima del royal wedding col principe Harry. Ma Thomas, che in passato ha lavorato nel mondo del cinema (come direttore delle luci), invece di scrivere un libro sta girando un documentario. «Il filmato racconterà la mia vita con Meghan, i suoi giorni di scuola, quelli college, l’inizio della sua carriera. Siamo stati felici insieme, anche ai tempi del suo primo matrimonio (quello celebrato in Jamaica con il produttore Trevor Engelson, ndr)». Poi, però, «inizia una nuova storia». Quella in cui papà Thomas si chiede:  «Cosa è successo alla mia bambina?». Il documentario conterrà «filmati e foto inediti di Meghan. Cercheremo di capire cosa è andato storto. Penso che sarà un buon lavoro». Già un anno fa Thomas Markle era stato protagonista di un documentario di Channel 5. Nel filmato, il papà della duchessa di Sussex aveva raccontato gli anni insieme alla figlia avuta da Doria Ragland per poi arrivare alla rottura del loro rapporto:  «Ha realizzato il sogno di essere principessa ma sta buttando via tutto per soldi», diceva all’epoca, fra l’altro, papà Thomas. Ma il nuovo film, che dovrebbe essere pronto entro la fine dell’anno, a detta del settantaseienne «sarà molto più completo».  Con buona pace di Meghan Markle (e del suo stomaco).

"Avevo paura della sua salute mentale". La mamma di Meghan lascia tutti a bocca aperta. Stando alle indiscrezioni, Doria Ragland sarebbe stata l’unica persona ad accogliere con gioia la notizia della Megxit, dopo mesi di preoccupazione per la tranquillità e la salute mentale di Meghan Markle. Francesca Rossi, Martedì 19/01/2021  su Il Giornale. Scegliere di fare un passo indietro, abbandonando doveri, privilegi e onori, non deve essere stato facile per Harry e Meghan Markle. Qualunque sia l’opinione che abbiamo su di loro e sulla loro decisione, nonostante gli errori di comunicazione commessi dalla coppia con la Megxit e il successivo anno di transizione, dobbiamo ammettere che fare un cambiamento così totale e repentino non deve essere stata una passeggiata. Per amore di verità bisogna anche ricordare che la contropartita economica è notevole, se consideriamo i contratti milionari con Spotify e Netflix. Il 2020 sarà stato pure “un viaggio doloroso”, come lo ha definito su Grazia UK Omid Scobie, coautore di “Finding Freedom” e strenuo sostenitore dei Sussex, però ha regalato alla coppia più di qualche gioia in moneta sonante. L’addio dei duchi, comunque, ha fatto infuriare tutti, dalla regina Elisabetta al resto della royal family. Quasi tutti, a dire il vero. C’è qualcuno che, al contrario, è stato molto felice delle dimissioni di Harry e Meghan Markle. Addirittura, alla notizia della Megxit, avrebbe tirato un sospiro di “sollievo”, come riporta il Daily Express. Stiamo parlando di Doria Ragland, la madre della duchessa di Sussex. Doria non era per nulla convinta del nuovo stile di vita che Meghan Markle aveva intrapreso a corte. Secondo il tabloid, anzi, “era davvero preoccupata per la serenità e la salute mentale di Meghan”. Sono parole molto forti. La signora Ragland temeva che la figlia non riuscisse a sopportare la pressione dei media e della famiglia reale. Era turbata dalla possibilità che la duchessa si ritrovasse schiacciata dai doveri, da un ambiente ostile, indifesa di fronte a regole del protocollo e flash dei fotografi. Doria Ragland esagera? La risposta non è semplice. Da una parte possiamo pensare che, in fondo, Meghan Markle avrebbe potuto gestire meglio il suo periodo “inglese”. D’altra parte, però, Doria reagisce come una qualunque madre di fronte al malessere della figlia. Un’insofferenza di cui la duchessa di Sussex non ha mai fatto mistero dalla celebre intervista per il documentario di ITV, “Harry e Meghan. An African Journey”, quando disse: “Bisogna vivere, non sopravvivere. Non è questo il senso della vita. Devi poter prosperare e sentirti felice”. In effetti il mestiere di royal non è per tutti. Meghan Markle lo aveva capito fin da subito, visto che in quella stessa intervista dichiarò: “Ho davvero cercato di adottare questa sensibilità britannica del lasciarsi scivolare tutto addosso. Ci ho provato davvero, ma penso che ciò che ti provoca internamente sia davvero dannoso”. Ora, come scrive il Daily Express, Meghan Markle “ha messo in primo piano il proprio benessere, anche psichico”. Forse in quest’ottica rientra anche la recente decisione dei Sussex di non tornare più sui social network, né con profili privati, né per promuovere la fondazione Archewell. Eppure non è così scontato che questa serenità duri. I Sussex non saranno mai davvero dei privati cittadini e, forse, dovranno imparare a convivere con il gossip. Come non sono mai riusciti a fare.

"I duchi svenduti a 99 centesimi". Pure Harry e Meghan son in crisi. "Finding Freedom" svenduto a 99 centesimi, l’avversione crescente degli inglesi, il rischio di perdere titolo e credibilità: non è un buon momento per Harry e Meghan. Francesca Rossi, Venerdì 15/01/2021 su Il Giornale. Tempi duri per Harry e Meghan. Gli inglesi non li sopportano più, li vorrebbero perfino fuori dalla linea di successione. La sovraesposizione mediatica (cercata o meno) della coppia non ha giovato alla loro reputazione. Quando rilasciano dichiarazioni, generano polemiche infinite. Quando scelgono di non commentare o, stando alle ultime notizie, di allontanarsi da mezzi di comunicazione potenti come i social network, fanno ancora più rumore. L’ultima indiscrezione vedrebbe Meghan Markle decisa ad adottare il cognome Windsor. Una scelta che, se venisse dimostrata, darebbe il colpo di grazia alla sua popolarità alquanto traballante. Ci manca solo che i duchi diventino protagonisti di una delle prossime serie di “The Crown” come, a quanto pare, accadrà. Riusciranno, Harry e Meghan a raggiungere l’oblio? No, probabilmente. Ma lo vogliono davvero? Meghan Markle vuole cambiare cognome? Avrete sentito la strana notizia secondo cui Meghan Markle vorrebbe cambiare il suo cognome, adottando quello del marito, cioè Mountbatten-Windsor. All’origine di questa decisione ci sarebbe la volontà della duchessa di staccarsi completamente dalla famiglia d’origine. Se ciò accadrà davvero, avremo la prova definitiva che Meghan Markle non è una persona coerente. Lei e Harry hanno voluto la Megxit, sconvolgendo la Corona. A questo punto la storia del cognome ci appare in tutta la sua contraddizione. Se rinunciasse a farsi chiamare Markle, Meghan si avvicinerà alla royal family. Non era quel che voleva evitare? Dobbiamo pensare male? Forse la duchessa è attratta dal prestigio del cognome altisonante? Di solito i reali non lo usano, ma la situazione dei Sussex è particolare. Non sono più altezze reali, sembra che non vogliano (?) essere chiamati con il loro titolo, dunque dovranno usare un cognome. “Windsor” potrebbe essere il loro trampolino di lancio verso una sfolgorante carriera americana. A meno che non intervenga la Regina, come già successo con il marchio “Sussex Royal”. È passato un anno dalla Megxit, ma ancora non abbiamo capito chi vogliono essere Harry e Meghan.

La vita di Harry e Meghan svenduta a 99 cent. “Finding Freedom”, la biografia che doveva mettere un punto sulla Megxit, proclamare chissà quale verità sulla storia di Harry e Meghan, diventando un best seller, non ha avuto una vita editoriale tanto lunga. A soli cinque mesi dalla pubblicazione è in (s)vendita a 99 centesimi. Era partita da un prezzo notevole, 20 sterline, ma il fuoco della curiosità si è spento presto e la bomba su Buckingham Palace si è rivelata un fuoco d’artificio che, per fortuna, non ha fatto nessun danno. Anzi, forse il libro ha contribuito a sovraesporre i Sussex, saturando le pagine dei tabloid e la pazienza dei cittadini britannici.

Il principe Harry non merita la Corona. Che ci fa, ancora, il principe Harry nella linea di successione al trono? Devono esserselo chiesto i sudditi inglesi, quando hanno risposto a un sondaggio del Daily Express riguardante la sorte del duca di Sussex. Un incredibile 96% degli intervistati (6132 persone) chiede a Sua Maestà la rimozione immediata del secondogenito di Lady D. dalla rosa degli aspiranti re d’Inghilterra. Che pretese al trono può avere un principe che non vuole più essere tale? Per gli inglesi la sua figura è, ormai, "imbarazzante, impresentabile". Vuole vivere una vita da privato cittadino? Che venga pure accontentato. Harry e Meghan avrebbero anche depositato i documenti necessari per fondare una casa di produzione di film e documentari tutta loro, la Archewell Productions. Senza contare i contratti milionari con Netflix e Spotify. Dunque, che senso ha mantenere il titolo e la sesta posizione di erede al trono? Ce lo chiediamo anche noi.

Meghan prossima protagonista di “The Crown”? Netflix ha trovato la sua “gallina dalle uova d’oro”, ovvero la royal family. Le vicende scandalose dei reali inglesi appassionano il mondo, britannici in pole position. Non è un fenomeno nuovo. Accade da sempre. Il personaggio di Lady Diana ha contribuito a riaccendere un interesse nelle faccende della Corona, mai davvero sopito dai tempi di Wallis Simpson. Ora il testimone è passato a Meghan Markle. Sembra, infatti, che i produttori di “The Crown” stiano già preparando la quinta e la sesta stagione della serie, dove dovrebbe comparire proprio la duchessa di Sussex. Qui c’è un conflitto di interessi. Harry e Meghan hanno firmato un contratto milionario con Netflix. Come verranno dipinti i loro “personaggi”. Viene almeno il dubbio che gli sceneggiatori non oseranno demolire l’immagine delle “punte di diamante” della casa di produzione. Romanzare è un conto. Edulcorare con secondi fini, invece, è ben altro.

Da rainews.it il 10 gennaio 2021. Il principe Harry e la moglie Meghan hanno deciso di abbandonare i social network, dicendo di essere rimasti ''delusi dall'odio incontrato online'' e non avrebbero intenzione di farvi mai più ritorno. Secondo una fonte vicina ai duchi del Sussex, citata dal Sunday Times,  la coppia è stanca della quantità "insostenibile" di insulti e offese. Dalla rottura con la famiglia reale, Harry e Meghan hanno smesso di postare contenuti sull'account Instagram 'Sussex Royal' da dieci milioni di follower. Non useranno dunque i social network per promuovere la loro nuova Fondazione Archewell. La decisione si sarebbe rafforzata dopo che i social media sono stati messi sotto accusa per la decisione di Twitter, Facebook e Instagram  di sospendere l'account di Donald Trump.

Da tgcom24.mediaset.it il 10 gennaio 2021. Meghan Markle aveva dichiarato di essere stata la persona più trollata al mondo nel 2019. Una situazione pesante, che le aveva causato enormi disagi: "In quel periodo ero anche in maternità, lontano dai riflettori. Quello che è stato pubblicato, è quasi insopportabile, è così pesante che non puoi non pensare a come ci si sente. Perché, non mi interessa se hai 15 o 25 anni, se le persone dicono cose su di te che non sono vere le conseguenze sulla tua salute mentale ed emotiva sono dannose".

Quell'indiscrezione su Meghan: "Niente cittadinanza britannica...". Meghan Markle non potrà diventare cittadina britannica, almeno per ora, visto che il procedimento per ottenere il passaporto blu non sarebbe mai stato avviato e la duchessa non ha nemmeno i requisiti richiesti. Francesca Rossi, Sabato 09/01/2021 su Il Giornale. Meghan Markle non diventerà cittadina britannica, almeno per il momento. Il Daily Mail spiega che la duchessa di Sussex ha perso la sua occasione. Non ha mai fatto richiesta per ottenere il nuovo passaporto e, comunque, non avrebbe neppure i requisiti necessari per farlo. Già nel 2017, quando Harry e Meghan non erano ancora sposati, i tabloid e i fans cominciarono a formulare le prime ipotesi sul giorno in cui l’ex attrice americana sarebbe diventata britannica a tutti gli effetti. A quell’epoca perfino un portavoce dei Windsor disse alla CNN che Meghan Markle, pur impegnata con i preparativi per le nozze, stava pensando di avviare la procedura per ottenere la nuova cittadinanza. Tutti ci chiedevamo se la duchessa avrebbe conservato la doppia cittadinanza, oppure rinunciato a quella americana. Con il passare del tempo, però, perfino le pietre si sono rese conto che questo era l’ultimo dei problemi di Harry e Meghan. La vita a corte non aveva nulla della fiaba che, forse, la Markle si era aspettata. L’8 gennaio 2020 a Buckingham Palace esplose la bomba della Megxit. Nulla sarebbe stato come prima. I Sussex si trasferirono in Canada e i giornali cominciarono a dubitare del fatto che Meghan Markle volesse (e potesse) ancora ottenere la cittadinanza britannica.

Nuovo strappo di Meghan Markle: vuole cambiare cognome. Il piccolo scandalo sul guardaroba della duchessa, rimasto a Toronto, non fece che acuire i sospetti. Neppure l’evidenza può contraddirci. Non risulta, infatti, che Meghan abbia mai avanzato alcuna richiesta formale per la cittadinanza britannica. Comunque, se lo facesse oggi, non la otterrebbe. Non ne ha i requisiti. Secondo le leggi britanniche, infatti, per aspirare al passaporto blu occorre aver trascorso nel Regno Unito almeno 270 giorni per i tre anni precedenti alla domanda ufficiale. Insomma, è necessario che la patria di Sua Maestà diventi la residenza principale dell’aspirante suddito. Meghan Markle non ha mai rispettato questa clausola. Trasferitasi a Londra il 21 novembre 2017, avrebbe potuto avviare le procedure per la cittadinanza il 21 novembre 2020, se la Megxit non avesse sparigliato le carte. I duchi di Sussex, come ben sappiamo, hanno abbandonato Londra molto prima dei tre anni stabiliti dalla legge. Non solo. Già nel 2019, quando i duchi vivevano ancora a corte, i tabloid evidenziarono quanto i loro frequenti tour all’estero avessero già compromesso il buon esito di una eventuale richiesta di cittadinanza da parte di Meghan.

Harry e Meghan si fanno pagare 40 milioni di dollari per una chiacchierata. Prima della Megxit Meghan Markle poteva contare su un visto che le consentiva di vivere nel Regno Unito e che doveva essere rinnovato ogni due anni. È probabile che, ormai, non le serva più. Certo, i Sussex hanno chiesto di prolungare l’anno di transizione concesso dalla Regina affinché possano riflettere sulle loro scelte di vita future e, perché no, tornare sui loro passi. Questa richiesta, però, non sembra dettata dal desiderio di tornare a vivere stabilmente a Londra. In realtà pare più un tentennamento della coppia. Chi si aspetta di veder salire i duchi sul primo aereo diretto in Gran Bretagna, potrebbe rimanere deluso. I Sussex vogliono essere indipendenti economicamente, ma non riescono a recidere l’ultimo legame con la royal family. Del resto si tratta di un legame che dà lustro all’immagine patinata che vogliono crearsi. Forse sperano ancora che Sua Maestà trovi un modo per lasciarli liberi, seppure all’interno della famiglia. Una “mezza misura” discutibile, su cui Elisabetta II non intende cedere e che, in effetti, non gioverebbe alla Corona (oltre al fatto che è quasi impossibile attuarla).

Meghan Markle vuole ancora la cittadinanza britannica? Meghan Markle è davvero interessata alla cittadinanza britannica? Lo è mai stata? Queste sono le domande che potrebbero farci intuire meglio le intenzioni attuali dei Sussex. La richiesta di cittadinanza può sembrare una banalità, un dettaglio rispetto al guaio della Megxit. Non del tutto, però, visto che richiede una seria riflessione sul futuro di chi la richiede. Un futuro che, forse, Meghan Markle non ha mai immaginato a Londra.

Elisabetta Moro per "elle.com" il 5 gennaio 2021. Parenti serpenti si dice e Meghan Markle questo detto lo conosce a menadito, dato che l'unica esponente della sua famiglia con cui è ancora in buone è sua madre Doria Ragland. Niente da fare per suo padre Thomas Markle con cui la duchessa ha tagliato i ponti ormai da anni tra sparate a zero sulla royal family (il principe Harry definito "un arrogante"), informazioni personali vendute ai paparazzi e una narrazione (con tanto di documentario dedicato) che vede Meghan come una figlia ingrata e senza cuore. Male anche i rapporti con il fratello (da parte di padre) Thomas Jr che ha addirittura scritto una lettera al Principe Harry per convincerlo ad annullare il matrimonio ("Stai commettendo un grave errore, non è la donna giusta") e con lo zio Mike Markle che in un'intervista ha descritto la nipote come "un'immatura" e una "viziata". A tutto questo si aggiunge la sorella (o sorellastra, ndr) Samantha Markle - anche lei nella cerchia degli haters più accaniti - che questo mese pubblicherà il suo libro rivelazione The Diary of Princess Pushy's Sister Parte Prima allo scopo di svelare la vera natura di Meghan Markle e togliersi così non pochi sassolini dalla scarpa. Sembra chiaro ed evidente, insomma, che ai Markle piaccia lavare i panni sporchi della famiglia in pubblico e infatti il libro di Samantha Markle era già stato annunciato nel 2017 con la promessa di svelare la vera "princess pushy" (principessa arrivista) aka Meghan Markle da un punto di vista inedito. Il libro è lungo 328 pagine, si prefigge di "raccontare le verità nascoste sulla sua famiglia" e sembra sia solo il primo volume di una lunga serie (what??). "In mezzo a una tempesta di notizie false e caos mediatico, Samantha Markle condivide la verità sulla sua vita e sulla sua famiglia", scrive la casa editrice Barnes & Noble aggiungendo "A volte la verità è davvero più strana della finzione". Samantha Markle ha 56 anni ed è nata a Chicago e cresciuta nel sud della California. In passato è stata un'attrice e una modella, poi ha conseguito un master in Counselling e al momento vive in Florida con i suoi tre figli. Le sue opinioni sulla sorella minore non sono certo un mistero dato che le ha urlate ai quattro venti senza troppe remore: "Un'arrivista che sfrutta le persone come trampolini di lancio", "Una figlia ingrata e senza cuore", "Un'arrampicatrice sociale con il debole per gli uomini rossi di capelli" e avanti così. Ha addirittura dichiarato che "La verità ucciderebbe la sua relazione con il principe Harry, perché lui non vorrebbe più frequentare una persona così cattiva". Lei, però, ci tiene particolarmente che questa "verità" venga fuori e ci si è messa d'impegno. Una fonte ha riferito al Mirror che Meghan è rimasta turbata dalla notizia del libro chiedendosi perché Samantha lo abbi scritto dato che "si conoscono a malapena". Haters gonna hate, forse è questa la risposta.

·        Andrea.

Principe Andrea, Scotland Yard ha archiviato l'indagine. Erica Orsini il 12 Ottobre 2021 su Il Giornale. Scotland Yard non aprirà un'inchiesta sul Principe Andrea relativa al caso Epstein. Lo ha reso noto ieri l'agenzia PA Media, a cui una fonte molto vicina al Duca di York ha detto di «non essere sorpresa» che la polizia metropolitana abbia deciso di non dare seguito alle accuse di Virginia Giuffrè. La donna, che ora ha 38 anni, ha accusato il secondogenito di Elisabetta di aver abusato di lei, quando era minorenne, nelle dimore del miliardario pedofilo Jeffrey Epstein, morto suicida in carcere. Le stesse fonti, riportate anche dalla Bbc, hanno aggiunto: «Nonostante le forti pressioni mediatiche e le affermazioni dell'esistenza di nuove prove, Scotland Yard ha concluso che non erano sufficienti a giustificare ogni ulteriore inchiesta. Il Duca si è sempre proclamato innocente e continuerà a farlo». La stessa polizia ha inoltre confermato di aver completato la revisione delle affermazioni contenute nel reportage trasmesso nel giugno scorso da Channel 4 News. Nel programma si sosteneva che Ghislaine Maxwell, amica del Duca ed ex fidanzata di Epstein, attualmente in carcere in America, ha sedotto e abusato di donne e ragazze minorenni nel Regno Unito. Anche in questo caso non è stata avviata nessuna azione legale. La situazione a carico del Principe sembra quindi schiarirsi, se non sul piano della reputazione (ormai compromessa), almeno dal punto di vista strettamente legale. Anche perché nei prossimi giorni i difensori del Duca di York potranno avere accesso a un documento secretato i cui contenuti potrebbero mettere la parola fine a tutta la vicenda. Un giudice americano ha permesso che il documento di accordo siglato nel 2009 dalla Giuffrè e il defunto Epstein, possa venir letto anche dai legali di Andrea. Gli avvocati del principe hanno sostenuto che il documento «libera il loro cliente da ogni eventuale responsabilità». Nel patto, siglato in Florida, la Giuffrè si impegnava a chiudere per sempre la faccenda, accettando di non denunciare più nessuno connesso in qualche modo a Epstein e alle molestie da lei subite, in cambio di un risarcimento danni. È stata la stessa famiglia Epstein a dare il consenso alla magistratura perché lo desecretasse. Il tribunale di New York che segue il caso ha concesso al Principe fino al 29 ottobre per rispondere alla denuncia di Giuffrè. Secondo il Daily Telegraph, la Regina dovrà sborsare «milioni di sterline» per difendere il figlio dalle pesanti accuse, visto che dopo la presentazione formale della denuncia il team legale di Andrea è stato ulteriormente ampliato. E la cosa non piacerà affatto ai contribuenti. Erica Orsini

William considera il principe Andrea «un rischio e una minaccia per la famiglia reale». Elisa Messina su Il Corriere della Sera il 10 ottobre 2021. Impensabile un ritorno del duca di York alla vita pubblica secondo il Sunday Times che riporta fonti reali. Intanto la donna che lo accusa di violenze sessuali, Virginia Giuffre, è stata sentita in Australia da Scotland Yard. Il principe William, secondo nella linea di successione al trono britannico, considera lo zio Andrea, 61 anni, terzogenito della regina Elisabetta «un rischio» e «una «minaccia per la famiglia reale» e sarebbe del tutto contrario a un suo ritorno alla vita pubblica. Lo riporta il Sunday Times, l’edizione domenicale del popolare quotidiano britannico, in un’articolo firmato anche da Roya Nikkah, l’esperta reale del giornale, che ricostruisce il coinvolgimento del duca di York nello scandalo Epstein e rivela nuovi sviluppi che stanno creando irritazione tra gli Windsor e non certo in difesa del parente. Il principe Andrea si è trovato al centro dello scandalo per le accuse mosse contro di lui da Virginia Giuffre, una delle sopravvissute agli abusi del finanziere americano Jeffrey Epstein: Giuffre ha affermato di essere stata violentata e aggredita sessualmente da Andrea per tre volte quando aveva 17 anni. Sempre in base a quanto afferma il Sunday Times, ora anche gli inquirenti di Scotland Yard hanno voluto ascoltare la donna (che è uno dei testimoni dell’inchiesta americana): secondo le sue dichiarazioni, nel marzo 2001, Giuffre sarebbe stata portata a Londra dagli Stati Uniti e costretta ad avere rapporti con il duca di York nella casa di Ghislaine Maxwell, l’amica di Epstein accusata di essere una delle organizzatrici del traffico di minori per conto di Epstein, e che ora è in carcere negli Usa in attesa del processo che inizierà il 29 novembre. Processo nel quale si parlerà anche del principe visto che Giuffre lo ha citato in giudizio. Non è chiaro se questo colloquio, avvenuto in Australia dove Giuffre abita adesso, rappresenti l’apertura di un’inchiesta formale sul suolo britannico, ma non dimentichiamo che la capo della polizia metropolitana di Londra, Cressida Dick, aveva precisato, nell’agosto scorso, che «Nessuno è al di sopra della legge» rispondendo a una domanda sulle accuse al principe. E che il dossier sul terzogenito della Regina Elisabetta «è già stato rivisto due volte» e non ancora archiviato in via definitiva. Secondo la fonte sentita dal settimanale, William ha affermato che la linea della famiglia è una sola ed è chiara: anche Carlo, Anna ed Edoardo hanno escluso la possibilità che Andrea torni a svolgere incarichi pubblici per conto della Corona: «Non c’è modo al mondo in cui tornerà, la famiglia non lascerà mai che ciò accada». Va detto che il duca di York si è difeso sempre piuttosto maldestramente dalle accuse che lo riguardano: nel novembre 2019 concesse una “disastrosa” intervista alla Bbc nella quale confermava la sua amicizia con Epstein, ma non esprimeva alcun rimpianto o preoccupazione per le vittime del finanziere; negava di aver avuto rapporti sessuali con Virginia Giuffre perché quella sera era in pizzeria. Insomma, due ore di parole imbarazzate mentre la cronista lo incalzava. Un’intervista, per altro, non concordata con la famiglia e tanto meno con la regina, che lo ha saputo solo a cose fatte. A quel punto la regina prese la decisione necessaria: dopo una riunione di famiglia chiese ad Andrea un passo indietro. Infatti, con un atto ufficiale, di lì a pochi giorni, il duca di York comunicò che avrebbe lasciato formalmente il ruolo di membro senior della famiglia reale e ogni incarico formale in quella veste. Quella che però poteva sembrare una sospensione momentanea, almeno nelle speranze di Andrea, che forse credeva di trovare qualche sponda favorevole a un suo ritorno nella “Firm”, si conferma ora come definitiva. La linea della famiglia non cambia: «Il principe Carlo ama suo fratello, ma ogni coinvolgimento pubblico non è più possibile per il danno di reputazione provocato alla Corona», riporta la fonte reale sentita dal Sunday Times. William, che è d’accordo con Carlo e che partecipò alla riunione familiare che decise l’allontanamento formale di Andrea, conferma che lo status di “fuoriuscito” dello zio sia da considerare permanente.

William fa fuori il figlio della Regina. Francesca Rossi l'11 Ottobre 2021 su Il Giornale. Il duca di York è sempre più solo, la royal family, a partire dal principe Carlo e dal principe William, sta tentando di ostracizzarlo definitivamente. Il principe Andrea è una mina vagante per la royal family. Così la penserebbero il principe William e il principe di Galles, decisi a proteggere la Corona, la cui sopravvivenza sarebbe minacciata dallo scandalo Epstein e dalle accuse di violenza sessuale che Virginia Roberts Giuffre ha formulato contro il duca di York. La royal family sarebbe stanca di Andrea e sempre più preoccupata dalle conseguenze degli scandali del principe. Questo sostiene, al Sunday Times, l’esperta Roya Nikkhah, secondo la quale i principi William e Carlo starebbero allontanando il duca di York dal centro del potere, isolandolo dalla famiglia e dalla vita di corte. Se il principe Andrea sperava, presto o tardi, di riprendere la vita pubblica al servizio di Sua Maestà, dovrà ricredersi. Secondo Roya Nikkhah il duca il duca di Cambridge considera lo zio una “minaccia”, mentre l’erede al trono sarebbe “furioso” e avrebbe negato al fratello il sostegno della famiglia. Del resto le accuse che pendono sul principe Andrea sono di inaudita gravità: violenza sessuale su una minorenne. La riottosità del duca a collaborare con la giustizia, poi, non ha fatto che renderlo ancora di più inviso all’opinione pubblica. Carlo e William temono che la monarchia crolli sotto il peso di una tale enormità. Un insider ha rivelato al Sunday Times: “Non c’è alcuna speranza che Andrea torni in prima linea. William non è di certo un sostenitore di suo zio e crede che questa ostinazione di Andrea sia molto pericolosa, anche perché quest’ultimo dimostra ogni volta di non avere rispetto verso la sua stessa famiglia”. Il duca di York viene dipinto come un uomo indifferente alle regole, sicuro che per lui non valgano e che non gli verrà mai negato aiuto dai suoi stessi parenti. A corte molti lo considererebbero un “maleducato e arrogante”. Un’altra fonte afferma: “Carlo vuole molto bene a suo fratello, ma la questione continua a danneggiare la famiglia reale e tutta l’istituzione, è impossibile tornare allo status quo precedente, le accuse sono troppo gravi”. La royal family avrebbe così tanta paura di un danno d’immagine che dopo la morte del principe Filippo, l’erede al trono si sarebbe affrettato a girare un filmato per omaggiarlo, in modo da scongiurare il pericolo che lo facesse prima il duca di York. Stando al Sunday Times persino la sovrana sarebbe sempre più fredda nei confronti del principe Andrea. Eppure, in questi giorni, sta anche circolando la voce secondo cui la regina Elisabetta avrebbe già sborsato un milione di euro per pagare le spese legali del figlio. Un gesto presunto, ma che sta già facendo discutere. Forse, però, non c’è alcuna contraddizione tra il possibile sostenere della Regina e il suo distacco verso il figlio. Ovvero Sua Maestà potrebbe aiutarlo economicamente al solo scopo di risolvere la situazione al più presto, prima dell’inizio del Giubileo di Platino e non certo perché voglia proteggere Andrea. Un altro insider ha comunque chiarito: “[Il duca di York] non sta utilizzando denaro pubblico per le sue vicende private”. Tuttavia il principe Andrea continuerebbe ad avere un atteggiamento fin troppo calmo e rilassato, come se non avesse inteso la precarietà della sua situazione. La royal family, invece, avrebbe capito fin troppo bene cosa rischia se il duca di York non viene immediatamente e per sempre ostracizzato dalla vita pubblica. Sembra che il principe Carlo, la principessa Anna e il principe Edoardo si siano riuniti, lo scorso gennaio, proprio per decidere le sorti del fratello e sarebbero giunti alla conclusione che nemmeno una sua eventuale assoluzione potrebbe farlo tornare ai suoi doveri pubblici. Il percorso del duca appare ormai segnato e assomiglia sempre di più a un lento e inesorabile tramonto.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e 

"La Regina aiuta di nascosto il principe Andrea dopo lo scandalo". Francesca Rossi il 9 Ottobre 2021 su Il Giornale. Da giorni sui tabloid circola l’indiscrezione secondo cui la Regina starebbe aiutando il principe Andrea, finanziando la sua battaglia legale a costo di danneggiare l’immagine della Corona. La regina Elisabetta avrebbe messo in gioco la sua credibilità, la sua immagine e quella della monarchia pur di sostenere il principe Andrea nella guerra contro Virginia Giuffre, che lo accusa di molestie sessuali? Stando ai tabloid, Sua Maestà starebbe persino coprendo le ingenti spese legali del figlio, nonostante la preoccupazione e i consigli della corte. Raramente la regina Elisabetta lascia che, in pubblico, il suo ruolo di madre prevalga su quello di sovrana. Con grande difficoltà lascia trasparire i suoi sentimenti e le sue opinioni. Così vogliono la tradizione monarchica e le leggi inglesi. Eppure, stavolta, Sua Maestà potrebbe aver deciso di mettere da parte i doveri di Regina per proteggere il figlio prediletto, ovvero il principe Andrea. I tabloid rivelano che Elisabetta II starebbe finanziando, nel più assoluto riserbo, la battaglia legale del duca di York, la cui reputazione è stata letteralmente fatta a pezzi dallo scandalo Epstein. La sua agguerrita accusatrice, Virginia Roberts Giuffre, sostiene che il principe l’avrebbe violentata in tre occasioni, tra il 2001 e il 2002, quando la Giuffre aveva 17 anni. A nulla sono serviti i tentativi di difesa del duca di York il quale, durante l’intervista alla BBC del 2019, ha dichiarato: “Non ricordo di aver mai incontrato [Virginia Giuffre]”. Una foto scattata nella casa londinese di Ghislaine Maxwell, complice di Epstein, lo inchioda. Fallito anche il tentativo di evitare, con la fuga a Balmoral, la notifica della denuncia fatta dalla Giuffre a inizio agosto e depositata al tribunale di Manhattan. Il principe Andrea avrebbe lasciato la sua residenza, il Royal Lodge di Windsor, in tutta fretta pur di non ricevere personalmente i documenti e, così, potersi appellare alla mancata consegna per invalidare il procedimento civile. L’ufficiale giudiziario, però, è riuscito a lasciare la notifica ai collaboratori del duca. Inoltre, tramite email e FedEx i legali di Virginia Giuffre hanno effettuato la consegna all’avvocato di Andrea a Los Angeles. Il figlio della Regina non ha più via d’uscita? Non è detto, se in suo soccorso arriva la Corona. La royal family sarebbe turbata dalla presunta decisione della regina Elisabetta di aiutare il principe Andrea. Anche gli esperti non vedono di buon occhio questa specie di alleanza, perché quella del duca di York sarebbe una battaglia persa in partenza. A True Royalty Tv, programma citato dal Daily Mail, l’esperta Katie Nicholl spiega a quali rischi potrebbe andare incontro la sovrana se venisse confermata la notizia del suo sostegno al figlio: “La Regina gli sta offrendo un rifugio, permettendogli di restare a Balmoral…e io penso che questo finirà per danneggiare l’immagine della Regina, soprattutto negli Stati Uniti” e prosegue: “Le persone sono preoccupate dal fatto che la Regina stia supportando pubblicamente Andrea”. Secondo Katie Nicholl la sovrana starebbe aiutando economicamente il figlio non solo per salvarlo dalle accuse, ma per un altro motivo altrettanto serio:“Andrea non ha soldi disponibili. Hanno già venduto lo chalet a Verbier, su cui c’era una pesante ipoteca. Non credo ci sia denaro collegato al ducato”. Il principe Andrea si troverebbe in una situazione molto grave e la regina Elisabetta avrebbe già versato oltre un milione di euro per la sua difesa. Tuttavia va specificato che questa cifra non è stata confermata, almeno per il momento, ma si tratta di una voce che circola sui tabloid. L’appoggio che Sua Maestà avrebbe offerto al principe Andrea potrebbe costarle davvero caro in termini di popolarità e credibilità. Due traguardi fondamentali per una Regina e difficili da riconquistare una volta persi. 

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e

Ora il principe Andrea è nei guai: notificata la denuncia per abusi sessuali. Mariangela Garofano l'11 Settembre 2021 su Il Giornale. Il 27 agosto è stata consegnata al principe Andrea la denuncia per abusi sessuali presentata dalla vittima di Jeffrey Epstein, Virginia Giuffre. Al principe Andrea di York è stata notificata la denuncia intentata da Virginia Giuffre, una delle vittime del pedofilo Jeffrey Epstein. La 38enne americana ha presentato una causa contro il terzogenito della regina Elisabetta, con l'accusa di aver abusato di lei quando era minorenne. Stando a quanto riporta la Bbc News, i legali della Giuffre affermano che la denuncia è stata consegnata il 27 agosto scorso da un agente di polizia alla residenza di Windsor, mentre il principe era assente. I documenti sono stati lasciati davanti al cancello della dimora reale alla presenza di un ufficiale di polizia, che era stato respinto il giorno precedente dalle guardie del duca. Ora un giudice del tribunale di New York dovrà verificare che i documenti siano stati “realmente” consegnati al duca, ed è stata fissata per lunedì 13 settembre una prima udienza procedurale alla quale Andrea non è tenuto a presenziare. Virginia Giuffre ha affermato di essere stata la schiava sessuale di Epstein e di essere stata “svenduta” a diversi uomini influenti, tra cui il principe di casa Windsor. La denuncia presentata dalla donna verte sul primo incontro con Andrea, avvenuto quando Virginia aveva 17 anni, a Londra, nella casa di Belgravia di proprietà dell’ “adescatrice” complice di Epstein, Ghislaine Maxwell. Nella denuncia si legge che Andrea sapeva che la ragazza era una vittima sessuale del magnate pedofilo, condizione che le causò un notevole "stress emotivo, fisico e psicologico". Nonostante sia stata resa pubblica una fotografia di Andrea abbracciato ad una giovane Virginia Giuffre, il prediletto di Elisabetta ha sempre negato qualsiasi coinvolgimento con la donna. Nel tentativo di scagionarsi dalle infamanti accuse nei suoi confronti, Andrea a novembre 2019 ha rilasciato un’intervista esclusiva per la Bbc in cui nega ogni accusa. Ma nonostante gli sforzi di apparire credibile, il pubblico ha condannato il duca per la scarsa empatia nei confronti delle vittime del finanziere. Andrea ha affermato di non conoscere la Giuffre e di "non ricordarsi" di aver avuto rapporti intimi con lei, peggiorando la situazione. Dopo la disastrosa intervista Andrea si è ritirato dalla vita pubblica e ora la denuncia rischia di gettare ulteriore fango sul tutta la royal family. La denuncia riporta il 17 settembre come data limite entro cui il principe Andrea è chiamato a rispondere e a comparire presso il tribunale di New York, per essere interrogato sotto giuramento dagli inquirenti. 

Mariangela Garofano. Il giornalismo è la mia passione fin dai tempi dell’università. Per ilGiornale.it scrivo di cronaca e spettacoli. Recensisco romanzi per alcuni blog letterari da diversi anni. Da sempre appassionata di scrittura e libri, ho svolto il lavoro di correttore di bozze. Per amore della lettura, ho gestito anche una libreria a Bologna

La comica fuga di Andrea tra i corridoi del castello per evitare gli avvocati. Erica Orsini il 12 Settembre 2021 su Il Giornale. Rivelazione: la sicurezza ha sottratto il duca all'ingiunzione. È la strategia della sua difesa. Londra. Prosegue la querelle tra i legali del Principe Andrea e quelli di Virginia Giuffre. La donna, ex vittima americana del pedofilo miliardario Epstein, ha accusato il secondogenito della Regina di aver abusato di lei quando era ancora minorenne. Andrea ha sempre negato ogni accusa, ma la donna non si è data per vinta e lo ha denunciato in sede civile. Perché il procedimento potesse continuare però, era necessario che i documenti della denuncia venissero consegnati al Principe. Requisito complicato da ottenere, visto anche che le due parti vivono in due Paesi differenti. Ma è qui che all'improvviso tutta la storia si trasforma da The Crown in una puntata della serie legal The Good Wife, con tratti esilaranti. Perché chi di voi, non ha mai assistito a una di quelle scene hollywoodiane in cui il malcapitato di turno viene raggiunto a tradimento da un'ingiunzione? Ecco, a sentire i legali della Giuffre i documenti sarebbero stati notificati al protagonista della nostra vicenda il 27 agosto. Per i rappresentanti del Principe invece la notifica non è valida perché non sono stati consegnati direttamente a lui. Così domani, spetterà a un giudice del tribunale americano decidere chi ha ragione e se il procedimento può continuare. Ma a prescindere da questo, tutti i giornali nazionali di ieri mettevano in prima pagina la notizia del gioco al gatto col topo svoltosi in quel di Windsor tra gli avvocati venuti a cercare il presunto colpevole e gli agenti della sicurezza che tentavano di depistarli. Non è un gossip da quattro soldi, il racconto proviene dai documenti ufficiali della corte che si appresta a giudicare il caso, almeno così dicono i tabloid come il Mail, che descrive il tentativo di raggiungere il principe come uno spassoso slalom tra i vari assistenti avvocatizi, gli agenti della sicurezza, i portavoce in seconda e chi più ne ha più ne metta. Ripercorrendo le tappe, un ufficiale giudiziario del team assoldato dalla Giuffre sarebbe giunto ai cancelli del Royal Lodge di Windsor - residenza del Principe che però al momento si trovava a Balmoral - il 26 agosto alle 9.30 del mattino. Avrebbe incontrato lo staff del personale, poi avrebbe parlato con la polizia, incluso il capo degli agenti della sicurezza il quale, spiacente, gli avrebbe detto che non riusciva a rintracciare né il segretario personale del Principe, né qualche altro assistente «senior». Il tabloid si sofferma soprattutto sulla relazione della corte secondo cui sono mesi che Andrea «tenta di evitare di farsi consegnare l'ingiunzione», dando così sfogo all'immaginazione dei lettori che già si vedevano l'estenuato protagonista origliare dietro le porte e fuggire di stanza in stanza mandando avanti i suoi aiutanti prediletti, nel disperato tentativo di sfuggire al braccio lungo della legge. Che alla fine, sempre secondo i legali dell'accusatrice, è riuscito a beccarlo, se è vero che il giorno dopo l'ardito ufficiale giudiziario si è ripresentato a Windsor per riparlare con il capo della sicurezza, che a quel punto gli ha consigliato di lasciare la notifica nelle mani degli agenti di polizia, presenti al cancello principale del Lodge, assicurando che i documenti sarebbero stati poi trasmessi ai legali di competenza. «L'ufficiale giudiziario - affermano i quotidiani di ieri - ha chiesto se era possibile incontrare personalmente l'imputato, ma gli è stato detto che non lo era». Secondo gli avvocati di Virginia Giuffre la missione è compiuta, mentre il solito «no comment» è arrivato dal portavoce del Principe ai giornalisti che chiedevano se avesse Sua Altezza avesse ricevuto i documenti. Che cosa accadrà dopo? Lo sapremo nella prossima puntata. Erica Orsini

L'accusa di molestie, la foto e il silenzio: così hanno incastrato il figlio della Regina. Francesca Rossi il 13 Agosto 2021 su Il Giornale. Virginia Giuffre ha accusato di pedofilia il principe Andrea. E se la Corona tace, la polizia inglese si dice pronta a collaborare. Se non è Harry a dare problemi, ci pensa il principe Andrea, ormai risucchiato nel buco nero dello scandalo Epstein. Stavolta, però, la ricchezza e il potere della royal family potrebbero non riuscire a salvare il figlio prediletto della sovrana. Virginia Giuffre, presunta vittima dell’imprenditore americano morto suicida in carcere nel 2019, ha denunciato il duca di York, muovendo contro di lui accuse ben precise e circostanziate che lo potrebbero incastrarlo una volta per tutte. Buckingham Palace tace di fronte a questo nuovo attacco alla monarchia, ma Sua Maestà potrebbe trovarsi presto davanti a un grosso scandalo. La royal family è a un bivio: aiutare il principe Andrea o salvare la Corona?

L’accusa di Virginia Giuffre. “[Il principe Andrea” abusò di me quando avevo 17 anni”, ha confessato Virginia Giuffre, aggiungendo: “Oggi il mio avvocato ha presentato una denuncia contro il principe Andrea per abusi sessuali su minori. Come spiega nel dettaglio la denuncia, sono stata ceduta a lui e ho subìto abusi sessuali da lui”. La Giuffre ha depositato la denuncia presso il tribunale di Manhattan, un’azione definitiva, pubblica, che avrà serie ripercussioni non solo sul principe Andrea ma, di riflesso, anche sulla royal family. Da anni la 38enne cerca di raccontare sui media la sua verità. Ora ha deciso di passare ai fatti, o, meglio, attraverso le aule del tribunale. La Giuffre rievoca con dovizia di particolari le violenze che avrebbe subìto. Tre in tutto, avvenute tra il 2001 e il 2002. La prima si sarebbe consumata il 10 marzo 2001 a Londra, nella casa di Ghislaine Maxwell, ovvero la donna che procacciava al “predatore” Epstein le sue vittime e che oggi è in carcere. La seconda sarebbe avvenuta a New York, a casa di Epstein, nel periodo della Pasqua 2001. Infine, la terza nell’isola di Little St. James (Isole Vergini) in un’altra residenza dell’imprenditore statunitense.

La difesa del principe Andrea. Nell’ormai tristemente celebre intervista alla Bbc del novembre 2019 il principe Andrea negò di aver avuto rapporti con la Giuffre. Addirittura sostenne di non conoscerla, ma ammise l’amicizia con Epstein. Peccato che i conti non tornino affatto. Il Daily Mail ricorda che esiste una foto in cui Virginia e Andrea sono ritratti uno accanto all’altra. Il principe addirittura abbraccia la giovane. Con loro posa anche la Maxwell. Non è finita: lo scatto risalirebbe al marzo 2001, quando sarebbe avvenuto lo stupro. Ed ecco che la difesa del duca di York crolla miseramente. Il figlio della Regina ha anche detto di non aver mai dormito nella casa di New York appartenuta a Jeffrey Epstein. Eppure a Pasqua del 2001 Andrea si è recato negli Stati Uniti. La prima notte ha dormito al consolato britannico, la seconda a Boston, la terza a quello che i giornali definiscono “un indirizzo privato”, ma che dalle ricostruzioni risulterebbe essere proprio la casa di Epstein. C’è pure la testimonianza di un agente di Scotland Yard, il quale sostiene che il principe Andrea sarebbe partito da New York in compagnia di Epstein e della Giuffre. Destinazione: Isole Vergini.

Il duca di York estradato negli Stati Uniti? Non è possibile. Il principe Andrea non gode dell’immunità diplomatica, privilegio riservato alla sovrana e al suo nucleo famigliare più stretto. Tuttavia l’estradizione non può essere contemplata nel caso del principe Andrea. Solo se quest’ultimo si recasse volontariamente negli Usa, il tribunale potrebbe costringerlo a testimoniare. Ipotesi che appare improbabile. C’è anche un altro motivo per cui il duca non rischia l’estradizione. Virginia Giuffre non ha intentato una causa penale, bensì civile. Al Daily Mail Edward Grange, esperto in materia, ha spiegato: “L’estradizione non può aver luogo finché il caso rimane all’interno della giurisdizione civile. Il principe Andrea sarebbe a rischio di estradizione solo se fosse accusato di un reato penale negli Stati Uniti che comporta una pena detentiva di 12 mesi o più. Anche in questo caso si potrebbe certo presentare richiesta di estradizione al Regno Unito, ma bisognerebbe riflettere attentamente sull’opportunità di un simile gesto” . Tradotto: non si rischia solo un incidente diplomatico tra Usa e UK, ma direttamente l’esplosione di una bomba politica.

La reazione della regina Elisabetta. Sua Maestà non si è mai esposta pubblicamente né a favore né contro il figlio. Al momento su Buckingham Palace regna il silenzio assoluto. Per la verità, dopo lo scandalo Epstein, lo status di Andrea nella royal family risulta abbastanza ambiguo. Perfino paradossale. La regina Elisabetta ha imposto al duca di York di ritirarsi a vita privata. Un esilio che potrebbe essere definitivo anche se Andrea riuscisse a dimostrare la sua estraneità ai fatti. Ormai la sua figura è compromessa e non più credibile al servizio della sovrana. Elisabetta II sa bene che l’unico modo per assicurare la sopravvivenza dell’istituzione monarchica è espellerne i membri impresentabili. Eppure non ha ancora tolto al suo secondogenito i titoli e i privilegi derivati dal suo ruolo a corte. Come spiegare questa contraddizione? I motivi possono essere due: nel primo scenario Elisabetta II vuole attendere la fine di questa brutta storia e, in base alla verità accertata dal tribunale, emettere la sua personale “sentenza”. Nel secondo scenario, invece, la sovrana sceglie di non agire contro il figlio in caso di un verdetto di colpevolezza, delegando quest’onere al principe Carlo, ma solo quando quest’ultimo sarà re. Un modo, forse, per non creare ulteriori crepe nella monarchia e all’interno della famiglia, benché pare che il principe di Galles sia disgustato dal comportamento di Andrea e deciso ad applicare una ferrea damnatio memoriae.

Il destino di Andrea. Cosa riserva la sorte al principe Andrea? Nulla di buono. Per prima cosa è necessario preparare una solida linea difensiva. Finora Andrea ha sempre evitato di collaborare con la giustizia, facendosi scudo dell’autorità dei Windsor. Ha schivato interrogatori e processi, ma ora, come afferma l’avvocato della Giuffre, David Boies, “Time’s up”. “Il tempo è scaduto”. Se il principe Andrea proverà di nuovo a nascondersi dietro alla Corona, per lui potrebbe arrivare una condanna “in absentia” e l’obbligo di un risarcimento milionario a Virginia Giuffre. Perfino Scotland Yard sta revisionando il suo caso. Il capo della polizia britannica, Cressida Dick, è stata molto chiara: "Nessuno è al di sopra della legge. Come conseguenza di ciò che sta accadendo ho chiesto al mio team di revisionare il materiale. Valuteremo di nuovo la nostra posizione”. Non si tratta, per il momento, di un'indagine ufficiale, ma di un semplice riesame dei documenti, che, però, non garantisce alcuna sicurezza al duca di York. La Dick è anche disposta a collaborare con l'Fbi e, a questo proposito, ha confermato: "Naturalmente siamo aperti alla collaborazione con le autorità oltreoceano, daremo assistenza, se ce la chiederanno, entro la legge, s’intende”. Il duca di York è solo. Gli è rimasta accanto solo Sarah Ferguson, convinta sostenitrice della sua innocenza. Ma non basta. Servono prove. Il destino di Andrea è nelle sue mani. Lo è sempre stato, ma forse non ha saputo crearsene uno buono.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

Principe Carlo contro il fratello Andrea. Il suo è un "problema senza soluzione". Erica Orsini il 13 Agosto 2021 su Il Giornale. Troppo compromessa la reputazione del Duca di York: dopo la causa per molestie, impossibile un ritorno alla vita pubblica. Londra «Andrea? Un problema senza soluzione». Sarebbe questo il giudizio del principe Carlo sulla difficile situazione in cui si trova il fratello minore. A rivelarlo è una fonte vicina all'erede al trono citata ieri dal Times. Secondo il Principe di Galles la reputazione di Andrea sarebbe ormai talmente compromessa che anche un suo ritorno alla vita pubblica è ormai fuori questione. Il Duca di York aveva dovuto rinunciare ai suoi incarichi di rappresentanza nel 2019, quando era scoppiato lo scandalo Epstein, ma le sue speranze di ritornare «in servizio» per conto di Buckingham Palace non sono mai state un mistero. Dopo gli ultimi sviluppi e l'apertura di un caso civile che lo vede accusato di molestie sessuali su una minorenne, una simile ipotesi è assolutamente da scartare. Oltre alle 230 organizzazioni da cui si era già ritirato come patrono, nel maggio di quest'anno almeno altre 50 avevano rinunciato al suo nome nei biglietti da visita. E potrebbero essere in pericolo anche le sue otto posizioni onorarie nelle Forze Armate sebbene al momento il ministro della Difesa abbia optato per un diplomatico silenzio. Anche Buckingham Palace continua a tacere, facendo sapere che non ha intenzione di parlare a nome del Duca per quanto riguarda delle questioni legali di natura personale. È ovvio però che le accuse rivolte al principe da parte di Virginia Giuffre, principale accusatrice nel caso Epstein, minano nel profondo l'immagine della famiglia reale. «Carlo ritiene che anche se il caso contro il fratello si sgonfiasse - ha detto la fonte al Times - il legame del duca con un molestatore sessuale sarà sempre un rischio per la reputazione della famiglia». La battaglia legale che aspetta il secondogenito della Regina potrebbe durare almeno due anni e quasi sicuramente getterà un'ombra sul Giubileo di Platino della Regina del prossimo anno. Tornando a Carlo la fonte ha rivelato che il principe ritiene da tempo «irrisolvibile» il danno all'istituzione monarchica provocato dalle inopportune frequentazioni di Andrea. «Il principe ama suo fratello e la sua capacità di sostenere chi sta passando un periodo difficile è ben nota - ha spiegato la fonte - tuttavia quello che sta accadendo si tradurrà in uno sgradito danno d'immagine e rafforzerà la convinzione di Carlo che non c'è possibilità di ritorno alla vita pubblica per Andrea». La recente presa di posizione del capo della polizia metropolitana di Londra renderà l'esistenza ancora più difficile al duca di York. Scotland Yard ha infatti deciso di rivedere le accuse mosse contro di lui dalla Giuffre. In passato la polizia londinese aveva ritenuto che non fosse il caso di aprire un'inchiesta criminale sul caso Epstein, ma alla luce degli ultimi sviluppi, Dame Cressida Dick ha deciso che era opportuno dare un'ulteriore occhiata al materiale di cui la polizia è in possesso. «Nessuno è al di sopra della legge - ha dichiarato Dick - abbiamo già lavorato in passato con le autorità di oltreoceano e siamo disponibili a fornire ogni tipo di assistenza qualora ce la chiedano». Nel novembre del 2016, la polizia aveva deciso di non aprire un'inchiesta sul traffico di esseri umani perché «avrebbe riguardato attività e relazioni esistenti al di fuori del Regno Unito», ma ora il coinvolgimento diretto del principe nel caso cambia tutto. Se lui non può nascondersi dietro le mura del suo castello, nemmeno Scotland Yard può far più finta di nulla. Erica Orsini

Vittorio Sabadin per "lastampa.it" il 12 agosto 2021. Il principe Carlo vuole sfrattare il fratello Andrea, e soprattutto la sua ex moglie Sarah Ferguson, dal lussuoso Royal Lodge che abitano nel parco di Windsor, a poche centinaia di metri dal castello della Regina. La storica residenza di 30 stanze non sembra più consona ad ospitare un royal coinvolto in vergognose inchieste giudiziarie com’è Andrea, denunciato qualche giorno fa per stupro da Virginia Roberts al tribunale di New York. Meglio un profilo molto più basso, una casa un po’ più modesta e appartata. Comunque vada a finire la causa nelle aule giudiziarie, Andrea non avrà più impegni pubblici, ed è meglio che non si faccia vedere in giro. Ma di sicuro, pensa Carlo, non è possibile che abiti una lussuosa residenza pagata anche con soldi pubblici. Secondo il “Daily Express”, è stata la costante presenza di Sarah Ferguson al Royal Lodge ad avere indispettito il principe del Galles: che ci fa ancora lì la sua ex cognata, che ha divorziato da Andrea nel 1996 dopo essere stata sorpresa dai fotografi mentre si faceva ciucciare l’alluce a seno nudo da un miliardario texano? Perché gode ancora di simili privilegi all’interno della Royal Family? E’ vero che è la madre delle principesse Beatrice e Eugenia, che sono, anche se in posizione defilata, nella linea di successione al trono, ma questo non giustifica la sua presenza al Royal Lodge. Oltre al principe Harry, anche Sarah ha deciso di scrivere un libro con le sue memorie e in questi giorni a Londra se ne parla molto. Ma Carlo deve avere fatto un salto sulla poltrona quando ha sfogliato l’ultimo numero di Town and Country, una rivista che legge abitualmente. C’era un'intervista a Sarah fatta da Andrew Goldman, che iniziava così: “È un pomeriggio di primavera in Inghilterra, e Ferguson è appollaiata in un angolo della Royal Lodge, il ‘cottage orné’ costruito nel 1662 che un tempo era abitato da re Giorgio IV e che lei condivide con il suo ex marito, il principe Andrea, dal 2008”. Nel seguito dell’articolo, Sarah appariva come la padrona di casa, perfettamente a proprio agio nelle stanze che erano state abitate anche dalla Regina Madre Elizabeth, la nonna di Carlo e di Andrea. Sarah sperava di poter riallacciare buoni rapporti con la Royal Family grazie alla benevolenza che le ha sempre mostrato la Regina, divertita dalla sua presenza e dalle barzellette che racconta in continuazione. La morte del suo principale nemico, il principe Filippo, che non l’aveva mai perdonata, avrebbe dovuto spianare la strada a un ritorno in grande stile negli inviti a Balmoral e Sandringham, ma la ferma presa di posizione di Carlo non promette nulla di buono. Sia l’erede al trono, al quale Elisabetta ha ora affidato la gestione della famiglia, che suo figlio William hanno infatti avuto parole molto dure contro Andrea per la sua amicizia con Jeffrey Epstein, il pedofilo morto suicida in carcere a New York che gli fece conoscere Virginia Roberts quando lei era ancora minorenne. Carlo e William devono proteggere il futuro della monarchia, nel quale, comunque vada a finire, non c’è più posto per Andrea. E, a maggior ragione, per la sua simpatica ma troppo invadente ex moglie. 

L'accusa di molestie, la foto e il silenzio: così hanno incastrato il figlio della Regina. Francesca Rossi il 13 Agosto 2021 su Il Giornale. Virginia Giuffre ha accusato di pedofilia il principe Andrea. E se la Corona tace, la polizia inglese si dice pronta a collaborare. Se non è Harry a dare problemi, ci pensa il principe Andrea, ormai risucchiato nel buco nero dello scandalo Epstein. Stavolta, però, la ricchezza e il potere della royal family potrebbero non riuscire a salvare il figlio prediletto della sovrana. Virginia Giuffre, presunta vittima dell’imprenditore americano morto suicida in carcere nel 2019, ha denunciato il duca di York, muovendo contro di lui accuse ben precise e circostanziate che lo potrebbero incastrarlo una volta per tutte. Buckingham Palace tace di fronte a questo nuovo attacco alla monarchia, ma Sua Maestà potrebbe trovarsi presto davanti a un grosso scandalo. La royal family è a un bivio: aiutare il principe Andrea o salvare la Corona?

L’accusa di Virginia Giuffre. “[Il principe Andrea” abusò di me quando avevo 17 anni”, ha confessato Virginia Giuffre, aggiungendo: “Oggi il mio avvocato ha presentato una denuncia contro il principe Andrea per abusi sessuali su minori. Come spiega nel dettaglio la denuncia, sono stata ceduta a lui e ho subìto abusi sessuali da lui”. La Giuffre ha depositato la denuncia presso il tribunale di Manhattan, un’azione definitiva, pubblica, che avrà serie ripercussioni non solo sul principe Andrea ma, di riflesso, anche sulla royal family. Da anni la 38enne cerca di raccontare sui media la sua verità. Ora ha deciso di passare ai fatti, o, meglio, attraverso le aule del tribunale. La Giuffre rievoca con dovizia di particolari le violenze che avrebbe subìto. Tre in tutto, avvenute tra il 2001 e il 2002. La prima si sarebbe consumata il 10 marzo 2001 a Londra, nella casa di Ghislaine Maxwell, ovvero la donna che procacciava al “predatore” Epstein le sue vittime e che oggi è in carcere. La seconda sarebbe avvenuta a New York, a casa di Epstein, nel periodo della Pasqua 2001. Infine, la terza nell’isola di Little St. James (Isole Vergini) in un’altra residenza dell’imprenditore statunitense.

La difesa del principe Andrea. Nell’ormai tristemente celebre intervista alla Bbc del novembre 2019 il principe Andrea negò di aver avuto rapporti con la Giuffre. Addirittura sostenne di non conoscerla, ma ammise l’amicizia con Epstein. Peccato che i conti non tornino affatto. Il Daily Mail ricorda che esiste una foto in cui Virginia e Andrea sono ritratti uno accanto all’altra. Il principe addirittura abbraccia la giovane. Con loro posa anche la Maxwell. Non è finita: lo scatto risalirebbe al marzo 2001, quando sarebbe avvenuto lo stupro. Ed ecco che la difesa del duca di York crolla miseramente. Il figlio della Regina ha anche detto di non aver mai dormito nella casa di New York appartenuta a Jeffrey Epstein. Eppure a Pasqua del 2001 Andrea si è recato negli Stati Uniti. La prima notte ha dormito al consolato britannico, la seconda a Boston, la terza a quello che i giornali definiscono “un indirizzo privato”, ma che dalle ricostruzioni risulterebbe essere proprio la casa di Epstein. C’è pure la testimonianza di un agente di Scotland Yard, il quale sostiene che il principe Andrea sarebbe partito da New York in compagnia di Epstein e della Giuffre. Destinazione: Isole Vergini.

Il duca di York estradato negli Stati Uniti? Non è possibile. Il principe Andrea non gode dell’immunità diplomatica, privilegio riservato alla sovrana e al suo nucleo famigliare più stretto. Tuttavia l’estradizione non può essere contemplata nel caso del principe Andrea. Solo se quest’ultimo si recasse volontariamente negli Usa, il tribunale potrebbe costringerlo a testimoniare. Ipotesi che appare improbabile. C’è anche un altro motivo per cui il duca non rischia l’estradizione. Virginia Giuffre non ha intentato una causa penale, bensì civile. Al Daily Mail Edward Grange, esperto in materia, ha spiegato: “L’estradizione non può aver luogo finché il caso rimane all’interno della giurisdizione civile. Il principe Andrea sarebbe a rischio di estradizione solo se fosse accusato di un reato penale negli Stati Uniti che comporta una pena detentiva di 12 mesi o più. Anche in questo caso si potrebbe certo presentare richiesta di estradizione al Regno Unito, ma bisognerebbe riflettere attentamente sull’opportunità di un simile gesto” . Tradotto: non si rischia solo un incidente diplomatico tra Usa e UK, ma direttamente l’esplosione di una bomba politica.

La reazione della regina Elisabetta. Sua Maestà non si è mai esposta pubblicamente né a favore né contro il figlio. Al momento su Buckingham Palace regna il silenzio assoluto. Per la verità, dopo lo scandalo Epstein, lo status di Andrea nella royal family risulta abbastanza ambiguo. Perfino paradossale. La regina Elisabetta ha imposto al duca di York di ritirarsi a vita privata. Un esilio che potrebbe essere definitivo anche se Andrea riuscisse a dimostrare la sua estraneità ai fatti. Ormai la sua figura è compromessa e non più credibile al servizio della sovrana. Elisabetta II sa bene che l’unico modo per assicurare la sopravvivenza dell’istituzione monarchica è espellerne i membri impresentabili. Eppure non ha ancora tolto al suo secondogenito i titoli e i privilegi derivati dal suo ruolo a corte. Come spiegare questa contraddizione? I motivi possono essere due: nel primo scenario Elisabetta II vuole attendere la fine di questa brutta storia e, in base alla verità accertata dal tribunale, emettere la sua personale “sentenza”. Nel secondo scenario, invece, la sovrana sceglie di non agire contro il figlio in caso di un verdetto di colpevolezza, delegando quest’onere al principe Carlo, ma solo quando quest’ultimo sarà re. Un modo, forse, per non creare ulteriori crepe nella monarchia e all’interno della famiglia, benché pare che il principe di Galles sia disgustato dal comportamento di Andrea e deciso ad applicare una ferrea damnatio memoriae.

Il destino di Andrea. Cosa riserva la sorte al principe Andrea? Nulla di buono. Per prima cosa è necessario preparare una solida linea difensiva. Finora Andrea ha sempre evitato di collaborare con la giustizia, facendosi scudo dell’autorità dei Windsor. Ha schivato interrogatori e processi, ma ora, come afferma l’avvocato della Giuffre, David Boies, “Time’s up”. “Il tempo è scaduto”. Se il principe Andrea proverà di nuovo a nascondersi dietro alla Corona, per lui potrebbe arrivare una condanna “in absentia” e l’obbligo di un risarcimento milionario a Virginia Giuffre. Perfino Scotland Yard sta revisionando il suo caso. Il capo della polizia britannica, Cressida Dick, è stata molto chiara: "Nessuno è al di sopra della legge. Come conseguenza di ciò che sta accadendo ho chiesto al mio team di revisionare il materiale. Valuteremo di nuovo la nostra posizione”. Non si tratta, per il momento, di un'indagine ufficiale, ma di un semplice riesame dei documenti, che, però, non garantisce alcuna sicurezza al duca di York. La Dick è anche disposta a collaborare con l'Fbi e, a questo proposito, ha confermato: "Naturalmente siamo aperti alla collaborazione con le autorità oltreoceano, daremo assistenza, se ce la chiederanno, entro la legge, s’intende”. Il duca di York è solo. Gli è rimasta accanto solo Sarah Ferguson, convinta sostenitrice della sua innocenza. Ma non basta. Servono prove. Il destino di Andrea è nelle sue mani. Lo è sempre stato, ma forse non ha saputo crearsene uno buono.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo. 

"Siamo entrambi dipendenti seriali dal sesso": il legame segreto fra Epstein e il figlio della Regina. Mariangela Garofano l'11 Agosto 2021 su Il Giornale. Il principe Andrea è stato denunciato formalmente da una vittima di Jeffrey Epstein per abusi sessuali. Ma cosa legava un principe di sangue blu a un finanziere sociopatico? Due anni e un giorno fa il milionario Jeffrey Epstein viene trovato impiccato nella sua cella del Metropolitan Correctional Center di Manhattan da due guardie. “Thomas e Noel trovarono Epstein privo di conoscenza” , si legge in “A convenient Death: The Dismise of Jeffrey Epstein", “impiccato alla sbarra del letto, con delle lenzuola di carta arancione". Nel libro, scritto da Alana Goodman e Daniel Shalper, i due autori cercano di far luce su una delle morti più misteriose degli ultimi anni. Epstein era un ricchissimo magnate amico dei più potenti uomini al mondo, tra cui il principe Andrea d’Inghilterra, oggi denunciato da una delle vittime di Jeffrey per abusi sessuali su minore.

Cosa non torna nella morte di Epstein. Accusato di aver portato avanti un traffico di prostituzione minorile indisturbato per anni, il perverso finanziere newyorkese viene arrestato a luglio 2019 e posto nel braccio 9-South, dove viene sorvegliato 24 ore su 24, perché considerato un soggetto a rischio suicidio. Ma ciò che rivelano gli autori nel libro mette in risalto come Epstein, un soggetto “sociopatico”, avesse tutto fuorché intenzione di togliersi la vita. “Il 9 agosto Jeffrey incontrò i suoi legali nella sala delle conferenze per discutere la strategia per il processo”, si legge nel libro. E ancora: “Era deciso a lottare, dava ordini ed era contento al pensiero di andare avanti”. I legali di Epstein avevano inoltre fissato un un nuovo appello per chiedere l’uscita su cauzione del loro cliente il lunedì successivo. Ma altri particolari significativi non tornano: il compagno di cella del milionario viene improvvisamente trasferito senza una motivazione in un’altra prigione la mattina del suo decesso. Le due guardie addette alla sorveglianza notturna di Epstein si addormentano proprio quella notte, svegliandosi quando ormai il prigioniero si era già tolto la vita. Infine, secondo l’autopsia commissionata dai familiari del defunto, il collo di Epstein presentava diverse ossa rotte, tipici segni di strangolamento. Il mistero sulla sua morte rimarrà molto probabilmente tale, ma una cosa appare chiara: Jeffrey Epstein conosceva i più intimi segreti di personaggi del calibro di Bill Clinton, Muʿammar Gheddafi e il principe Andrea.

L'amicizia con il principe Andrea. La lunga amicizia tra Jeffrey Epstein e il principe Andrea d'Inghilterra nasce grazie ad un altro personaggio chiave nella vita del milionario, Ghislaine Maxwell. Figlia del barone dell’editoria britannica Robert Maxwell, Ghislaine frequenta fin da giovanissima l’alta società internazionale, diventando intima amica di Andrea e volando da un ricevimento esclusivo all’altro. Sono i primi anni '90 quando Ghislaine presenta Andrea ad Epstein, assetato di potere e ansioso di stringere alleanze con i più influenti uomini del pianeta. Ma cosa lega un uomo d’affari senza scrupoli e uno degli esponenti della più potente famiglia reale al mondo? La risposta arriva direttamente da Epstein, che intervistato dal giornalista investigativo sotto mentite spoglie Ian Halperin, ha raccontato candidamente del suo rapporto con il principe. “Il principe Andrea è il mio più intimo amico . Lo chiamo Air Mails Andy perché viaggia in continuazione. È un vero mondano. Alcuni dei momenti più divertenti della mia vita li ho passati in sua compagnia”. Ma è soltanto in seguito che il ricco brizzolato confessa sornione cosa lo legava davvero al figlio della regina Elisabetta. “Siamo molto simili, entrambi dipendenti seriali dal sesso”, ammette in tono confidenziale Epstein nel libro di Halperin, dal titolo "Controversy: Sex, Lies and Dirty Money By The World's Powerful Elite". “È l’unica persona che io conosca più ossessionato dalle donne e dal sesso di me. Abbiamo condiviso le stesse donne e da ciò che mi hanno raccontato, è davvero un pervertito a letto. Gli piacciono cose troppo strane anche per me, che sono il re dei pervertiti!”. Il tono compiaciuto con cui il magnate rivela i suoi più intimi segreti ad Halperin, il quale li riporterà nel suo libro solo dopo la morte di Epstein, non lascia dubbi riguardo a cosa accomunava il vizioso principe allo “squalo” di Wall Street.

Le accuse di abusi sessuali contro il principe. Il legame tra il multi milionario, accusato di essere un predatore sessuale già nei primi anni 2000 e Andrea di York, finisce su tutti i tabloid quando una vittima del magnate rivela di essere stata una delle sue “schiave sessuali”, pronta a soddisfare ogni più sordido desiderio di Epstein e di essere stata “trafficata” a molti suoi amici, tra cui il principe Andrea. Ma la rivelazione più scioccante è che la donna, all’epoca dei fatti era minorenne. Virginia Giuffre, una ragazza dal passato difficile, viene adescata da Ghislaine Maxwell, complice nel traffico di minorenni di Epstein, con la scusa dell'offerta di un lavoro da massaggiatrice. La 36enne sostiene di aver intrattenuto rapporti sessuali con il principe di casa Windsor in diverse occasioni, la prima delle quali all’età di 17 anni, nella dimora londinese della Maxwell, costretta da quest'ultima e da Epstein. Spuntano testimonianze che narrano di party sfrenati nella villa caraibica di Epstein, a cui partecipava anche il principe, che avrebbe abusato di Virginia con la complicità degli altri invitati. L’immagine di Andrea si disfa sotto gli occhi di una royal family impotente, che questa volta non lo perdona, e a novembre 2019 lo costringe a ritirarsi dalla vita pubblica. Sebbene il duca ammetta di essere stato amico di Jeffrey Epstein, durante un’intervista per la Bbc nega categoricamente di aver mai conosciuto Virginia Giuffre. Una mossa infelice che viene vista come un goffo tentativo di scagionarsi dall’accusa di essere andato a letto con una ragazza che all’epoca aveva la stessa età delle figlie. La Giuffre non arretra di un passo e lunedì 8 agosto 2021 ha depositato una denuncia contro di lui per abusi sessuali, presso un tribunale di New York. A questo punto l’era dei festini a porte chiuse in giro per il mondo è finita e Andrea dovrà fornire la sua versione dei fatti in tribunale. “Lui sa cosa ha fatto, io so cosa ha fatto”, ha affermato la Giuffre, che conclude: “E' tempo che Andrea dica la verità”. E questa volta, a decidere chi dei due mente saranno gli inquirenti, dai quali “Andy Miles” sarà interrogato sotto giuramento.

Mariangela Garofano. Il giornalismo è la mia passione fin dai tempi dell’università. Per ilGiornale.it scrivo di cronaca e spettacoli. Recensisco romanzi per alcuni blog letterari da diversi anni. Da sempre appassionata di scrittura e libri, ho svolto il lavoro di correttore di bozze. Per amore della lettura, ho gestito anche una...

Anna Guaita per "il Messaggero" l'11 agosto 2021. Aveva solo 17 anni, ma i suoi sfruttatori l'avevano addestrata alle «arti erotiche» e la «mettevano a disposizione» dei vip di turno. Virginia Giuffrè Roberts adesso chiede i risarcimenti a uno di quei potenti che abusarono sessualmente di lei nell'arco di tre anni, fra il 2001 e il 2003. L'uomo contro cui punta un dito accusatore, e contro cui ha aperto una causa per danni presso il tribunale di New York, è lo stesso che chiama in causa oramai da due anni, il principe Andrea, duca di York, e terzogenito della regina Elisabetta d'Inghilterra. Nel passato Virginia ha testimoniato sotto giuramento contro Andrew, ma lui ha sempre risposto negando di averla incontrata e tantomeno di aver avuto con lei incontri sessuali. Tuttavia il principe è molto esposto nell'ambito dello scandalo dello sfruttamento minorile che faceva capo al pedofilo miliardario Jeffrey Epstein e alla sua amica Ghislaine Maxwell, e una foto di lui che mette il braccio intorno alla vita della teen-ager, nell'appartamento londinese di Ghislaine, inficia almeno parte dei suoi dinieghi.

L'INCHIESTA Epstein è morto suicida in prigione il 10 agosto del 2019, proprio due giorni dopo che la testimonianza di Virginia davanti al procuratore distrettuale Geoffrey Berman era trapelata, rivelando gli oscuri segreti del giro di festini rosa di cui tante giovani erano state vittime. Dopo la morte di Epstein, il procuratore Berman decise di continuare comunque l'inchiesta, per rispetto verso tutte le donne che «avevano avuto il coraggio di farsi avanti e testimoniare». Un anno dopo, Maxwell veniva arrestata e incriminata per traffico di minorenni a scopo di sfruttamento sessuale. Varie delle donne che furono intrappolate nel giro di prostituzione minorile di Epstein hanno insistito che era stata proprio lei a contattarle, ad arruolarle, addirittura ad «addestrarle» nell'arte del «massaggio erotico». Ghislaine le andava a pescare all'uscita della scuola, 14enni, 15enni, giovanissime, inesperte. E una volta che le aveva allenate, le consegnava a Epstein, che le usava per il proprio piacere o le prestava a qualche amico vip in visita nella sua villa nell'isola privata ai Caraibi, o nella magione di New York, o nell'appartamento di Londra. Una di queste ragazze era proprio Virginia Giuffrè, assunta a 15 anni quando lavorava come guardarobiera nella villa di Donald Trump a Miami. Oggi sposata, 38enne e madre di tre bambini, Virginia vive in Australia, ma non ha voluto tacere sugli abusi subiti da ragazzina: «Venti anni fa - si legge nella causa per danni che ha sporto a New York contro il reale britannico - la ricchezza, il potere, la posizione e le connessioni del principe Andrea gli consentirono di abusare di una ragazzina spaventata e vulnerabile che non aveva nessuno che la proteggeva. È ora che ne risponda». Lo scandalo per la corte dei Windsor è sicuramente grave, e deve pesare sulle spalle della regina che ha appena subito il dolore di perdere il consorte, il principe Filippo. Ma è bene ricordare che quando si terrà il processo contro Ghislaine Maxwell probabilmente altri vip vedranno il proprio nome tirato in ballo. Documentazioni raccolte dalla stampa Usa rivelano numerosi contatti fra Epstein e due ex presidenti, Bill Clinton e Donald Trump, oltre a vari esponenti di spicco della società Usa, incluso Bill Gates. Quest' ultimo infatti ha sentito il bisogno di mettere le braccia avanti pubblicamente, dichiarando che aveva avuto contatti con Epstein solo nella speranza che volesse partecipare alle iniziative di beneficenza: «Quando capii che non c'era un reale interesse, i nostri rapporti finirono», ha dichiarato Gates. Il fondatore di Microsoft ha finalizzato il divorzio dalla moglie Melinda proprio in questi giorni. Il divorzio era stato richiesto da Melinda, e fra le cause c'erano anche i rapporti di eccessiva amicizia fra il marito e il noto pedofilo.

Matteo Persivale per il "Corriere della Sera" l'11 agosto 2021. "Vergogna a chi pensa male", honi soit quo mal y pense, recita la scritta sullo stemma reale del Regno Unito, ma le sgangherate vicende personali dei Windsor delle ultime generazioni rendono il motto del cavalleresco Ordine della Giarrettiera tristemente obsoleto. Tra l’altro, siccome piove sul bagnato anche nei palazzi nobiliari, il destino dimostra d’avere un senso dello humour forse poco inglese ma sicuramente molto crudele: la legge americana che ha appena consentito a Virginia Giuffre, 38 anni, di fare causa al principe Andrea d’Inghilterra che avrebbe abusato di lei ventun anni fa, quand’era minorenne, e stata fortemente voluta dal governatore di New York Andrew Cuomo fresco dimissionario per evitare l’impeachment e a rischio d’incriminazioni penali per molestie sessuali (il Child Victims Act dello Stato di New York e stato convertito in legge da Cuomo due anni fa e di fatto estende i limiti della prescrizione, per permettere ai sopravvissuti di abusi sessuali quand’erano minorenni di fare causa anche a distanza di decenni). Andrea, 61 anni, era finito nei guai due anni fa per l’amicizia con il miliardario americano (poi morto in carcere apparentemente suicida) Jeffrey Epstein, e dopo le accuse di Giuffre aveva rilasciato un’intervista disastrosa nella quale diceva di non ricordare la sua accusatrice (ci sono fotografie che li ritraggono insieme). Poi lo scandalo era entrato in una fase di relativa quiete mediatica, ma come si e visto ieri i legali di Giuffre non avevano mai smesso di lavorare, e ora sostengono che il principe e i suoi rappresentanti abbiano in questi anni respinto numerose richieste di fornire «fatti, spiegazioni, e possibili per- corsi alternativi alla risoluzione della controversia». E ovvio che Andrea non potrebbe mai, per ovvi motivi, accettare un ipotetico accordo extragiudiziale, cioè una transazione che in cambio di denaro otterrebbe si la fine del procedimento civile ma apparirebbe, al di la dei tecnicismi, un’ammissione di colpevolezza politicamente insostenibile per lui e per la monarchia. Andrea nel 2019 ha lasciato ogni carica ufficiale ritirandosi di fatto a vita privata, pensionato prima dei 60 anni: scelta gia di per se clamorosa visto che suo padre Filippo, scomparso tre mesi fa a 99 anni, si chiamo fuori dagli impegni di Stato soltanto a 97 anni e mezzo. Ora pero finisce impelagato in una causa complicatissima che umilia ancora una volta i Windsor ma entusiasma gli esperti americani di diritto: due anni fa, a Londra, ci si domandava se Andrea potrebbe contare o no sull’immunità diplomatica (la questione e spinosa, la risposta non e certa ma e più sì che no, e se gli americani volessero un giorno incriminarlo si aprirebbe un caso diplomatico senza precedenti). E una causa civile in un tribunale di New York apre altri interrogativi. Andrea può semplicemente ignorare il procedimento? Restare nel Regno Unito senza mai presentarsi in aula a New York? E se andasse negli Stati Uniti avrebbe comunque lo status di diplomatico con annessa immunità (i capi di Stato ce l’hanno ma lui e ormai lontanissimo dalla linea di successione della Regina che passa da Carlo a William ai figli di William)? Di sicuro le avventure dei reali inglesi cosi ben narrate dal serial «The Crown» si stanno rapidamente avvicinando ai tristi casi di un altro telefilm, questa volta americano, il poliziesco Law & Order magari nella sottoserie «Special Victims Unit» che si concentra sui casi di reati sessuali. L’avvocato di Giuffre e David Boies, veterano di casi clamorosi con clienti variegati da Al Gore alle case produttrici di sigarette, Harvey Weinstein, il Dipartimento di Giustizia nella epocale causa dell’antitrust nel 2001, insomma di tutto un po’. Come sempre quando si tratta di reali inglesi, l’eco mediatica globale non aiuta Andrea profeticamente soprannominato « », Andy l’arrazzato, dai tabloid anni ’80, prima di Face- book e Twitter, quando vigeva ancora il «contratto invisi- bile» tra reali e media, il baratto tra soffiate su temi superficiali e silenzio sui temi davvero caldi, patto scellerato ora in frantumi di cui ha parlato Harry, altro principe «di scorta» finito non benissimo. 

"Sono stata svenduta al figlio della Regina". Mariangela Garofano l'8 Agosto 2021 su Il Giornale.  Nuovi guai si stanno per abbattere sul principe Andrea. Virginia Giuffre sostiene di essere stata venduta da Jeffrey Epstein. Scoppia il caos a corte. Il principe Andrea di York potrebbe tornare nell’occhio del ciclone a causa della sua “poco reale” amicizia con il pedofilo Jeffrey Epstein. Secondo quanto riportato dal Daily Mail, la sua principale accusatrice, Virginia Giuffre, sarebbe in procinto di intentare una causa “multi milionaria” contro il duca, scatenando un vero e proprio tornado sulla royal family. Parlando con il tabloid britannico, il legale della Giuffre, David Boies, ha affermato che la sua cliente è decisa a portare il principe in tribunale “per essere stata svenduta al duca per sesso da Jeffrey Epstein, quando aveva diciassette anni”. Boies ha dichiarato inoltre che nella causa saranno incluse le accuse di “abusi sessuali impropri e stress fisico ed emotivo per i danni ricevuti”. “Il tempo è scaduto” per il preferito di Elisabetta, ha affermato il legale della Giuffre, che da anni si batte affinché Andrea voli negli Stati Uniti per essere interrogato dall’Fbi sugli abusi commessi dall’amico Epstein e ammetta di aver intrattenuto con lei rapporti intimi quando era minorenne.

"Io costretta a un'orgia con il principe Andrea". Virginia Giuffre ha accusato il finanziere morto suicida e la sua complice Ghislaine Maxwell, di averla “svenduta” ad Andrea in diverse occasioni, e di essere stata la “schiava sessuale” del perverso magnate per anni, prima di fuggire e rifarsi una vita. Dal canto suo il duca di York ha sempre negato di aver conosciuto la donna, affermando di non “ricordarsi” di aver avuto rapporti sessuali con lei. Nel novembre 2019, nel tentativo di scagionarsi dalle accuse, il principe ha rilasciato un’intervista alla Bbc, senza ottenere l’effetto sperato. Quello che apparve in televisione era un Andrea sicuro di sé, per nulla pentito e, secondo il pubblico, senza un briciolo di empatia per le vittime di Epstein. La disastrosa intervista costrinse “Andy Randy” a ritirarsi dalla vita pubblica, ed evitare alla royal family ulteriori scandali. Ma il danno ormai era fatto e l’immagine di Andrea era compromessa. La notizia della causa contro il duca arriva come un fulmine a ciel sereno nella famiglia reale, già oscurata dall’allontanamento di Harry e Meghan. Andrea sarebbe costretto ad essere interrogato sotto giuramento riguardo alla sua vita privata e a fornire sms, email e lettere private agli inquirenti. Una fonte anonima raggiunta dal Daily Mail ha aggiunto: “Questo sarebbe devastante per Andrea. Se decidesse di combattere le sue deposizioni diventerebbero pubbliche. Se al contrario, decidesse di ignorare la causa, verrebbe considerato colpevole in absentia, cosa che si rivelerebbe disastrosa”. Secondo il New York Child Victims Act, Virginia Giuffre avrebbe tempo un’altra settimana per procedere con la causa contro Andrea, il quale dovrebbe decidere se presentarsi in tribunale oppure no. Nel caso in cui il duca dovesse ignorare la causa e non comparire in tribunale, il processo si terrebbe senza di lui e la corte potrebbe decidere per un giudizio di inadempienza.

Mariangela Garofano. Il giornalismo è la mia passione fin dai tempi dell’università. Per ilGiornale.it scrivo di cronaca e spettacoli. Recensisco romanzi per alcuni blog letterari da diversi anni. Da sempre appassionata di scrittura e libri, ho svolto il lavoro di correttore di bozze. Per amore della lettura, ho gestito anche una libreria a Bologna

Il principe Filippo deluso dal figlio Andrea: "Lo aveva avvertito sugli squallidi miliardari". Mariangela Garofano l'8 Maggio 2021 su Il Giornale. Nella biografia del principe Filippo di Edimburgo, "Prince Philip Revealed, A Man of His Century", l'autrice esplora il rapporto che il duca ebbe con i suoi figli e la profonda delusione che Andrea diede al padre, a seguito degli scandali che hanno portato al suo ritiro dalla scena pubblica. A un mese dalla scomparsa del principe Filippo, il rapporto che il duca di Edimburgo ebbe con i figli torna al centro delle cronache. Nella biografia sul duca "Prince Philip Revealed, A man of His Century", l'autrice Ingrid Seward cita uno dei figli, che diede al principe consorte profonde delusioni e continue preoccupazioni. Stiamo parlando del terzogenito di Filippo ed Elisabetta, Andrea di York. Figlio prediletto della Regina, il duca dovette fare i conti il carattere forte e tenace della sorella Anna e con un fratello maggiore designato come erede al trono d'Inghilterra. Ma fin da piccolo il principe Andrea si dimostrò diverso dai suoi fratelli più grandi: una piccola peste da ragazzino, crescendo Andrea divenne un ragazzo sportivo, molto amato dalle donne (che lui ricambiava con felicità), ma con un temperamento non proprio "reale". Dopo una brillante carriera in marina e il naufragio del matrimonio con Sarah Ferguson, “Andy Randy” si fece sedurre dal mondo del jet-set internazionale, diventando il re di sfarzosi party, per finire sui rotocalchi di tutto il mondo. Questo fu un brutto colpo per il padre, il quale cercò per tutta la vita di aiutare la moglie a tenere la famiglia unita e fuori dagli scandali. Filippo vide la reputazione del proprio terzogenito disfarsi davanti ai suoi occhi, sebbene lo avesse avvertito. “Avrebbe potuto ascoltare suo padre”, si legge nel libro, “che lo avvertì del pericolo di essere usato da quelli che Filippo definì ‘squallidi milionari’ in cerca di un reale per elevare il proprio status sociale”. Ma i consigli di Filippo furono vani e Andrea “si fece sedurre dai ricchi e potenti il cui unico interesse era il suo status di principe reale”. Uno di questi ricchi magnati senza scrupoli si chiamava Jeffrey Epstein, il milionario pedofilo che divenne intimo amico di Andrea, procurandogli danni tali da costringerlo ad abbandonare i suoi ruoli istituzionali. L’amicizia con Epstein e la dama nera dell'alta società Ghislaine Maxwell fu una tragedia per il principe Filippo e un grande dolore per Elisabetta, la quale perdonò sempre tutto al figlio prediletto, che a 60 anni aveva ricoperto la royal family di una macchia indelebile con le sue azioni scellerate. “Vedere la disfatta del figlio per colpa della sua stupidità, arroganza ed egoismo ricordò a Filippo perché spesso perdeva la pazienza con Andrea, dandogli dello scriteriato”, scrive la Seward nella biografia. Una donna, che afferma di essere una vittima del traffico di minorenni portato avanti da Epstein, aveva accusato il duca di aver aver avuto rapporti sessuali con lui quando aveva solo diciassette anni. L’entità delle accuse mosse al duca di York erano tali da rabbuiare l’ormai ultra novantenne Filippo. “La regina fece di tutto per non dispiacere il marito e tenerlo fuori dallo scandalo”, prosegue la Seward, “ma era difficile per qualsiasi padre starsene in disparte mentre la stampa fa a pezzi la tua famiglia anche da oltreoceano”. Prima il divorzio di Carlo e Diana, poi la separazione tra Andrea e Sarah e infine lo sgretolarsi dell’immagine di Andrea, portarono lo sconfortato Filippo ad affermare: “Tutto quello per cui ho lavorato per quarant’anni è andato in fumo”. Il principe Andrea si è ritirato dalla vita pubblica a novembre 2019, dopo le gravi accuse di Virginia Giuffre nei suoi confronti, e dell'infelice amicizia con Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell.

Mariangela Garofano. Il giornalismo è la mia passione fin dai tempi dell’università. Per ilGiornale.it scrivo di cronaca e spettacoli. Recensisco romanzi per alcuni blog letterari da diversi anni. Da sempre appassionata di scrittura e libri, ho svolto il lavoro di correttore di bozze. Per amore della lettura, ho gestito anche una libreria a Bologna

Perché la regina Elisabetta non ritira i titoli del principe Andrea? La regina Elisabetta ha la possibilità di ritirare le onorificenze di chi rischia di compromettere l’immagine della Corona, ma allora perché lo stesso trattamento non viene riservato al principe Andrea? Francesca Rossi - Sab, 10/04/2021 - su Il Giornale. La regina Elisabetta può, a suo insindacabile giudizio, omaggiare con le onorificenze quanti, inglesi o stranieri, si siano distinti nel servizio alla comunità. Si tratta di una serie di riconoscimenti molto ambiti, riservati a quelle persone che rappresentano un modello a cui ispirarsi, che sia in campo scientifico, artistico, sociale o militare, solo per citare alcuni esempi. Negli anni molti personaggi illustri hanno ricevuto delle onorificenze dalle mani di Sua Maestà. Pensiamo ad Angelina Jolie (Dama Onoraria dell’Ordine di San Michele e San Giorgio dal 2014 per il suo impegno umanitario), Helen Mirren (Dama dell’Ordine dell’Impero Britannico dal 2003), o ai baronetti più celebri della storia della musica, cioè i Beatles. Tuttavia le onorificenze, allo stesso modo in cui vengono donate, possono essere ritirate (volendo si possono anche restituire, ma questo è un discorso diverso). Ciò vale anche per i titoli nobiliari o per il trattamento di altezze reali, come abbiamo visto nei casi dei Sussex e di Lady Diana. Alla corte britannica nessun privilegio è dato per sempre. Se la personalità che ha ricevuto le onorificenze rischia di danneggiare la Corona con comportamenti controversi, incoerenti con l’immagine che si è costruita e per la quale ha avuto il riconoscimento, o addirittura criminali, la regina Elisabetta ha il dovere di ritirare le nomine concesse. Un potere di cui si è servita spesso. Il Times ha condotto un’accurata indagine sul sistema di elargizione delle onorificenze nel Regno Unito, calcolando che, solo lo scorso anno, la sovrana si è ripresa 9 onorificenze, tra cui quella offerta a Harvey Weinstein nel 2004. Il produttore cinematografico, infatti, poteva fregiarsi del titolo di Commendatore dell’Impero prima dello scandalo Epstein. Negli ultimi 10 anni, invece, la regina Elisabetta ha ritirato 70 onorificenze. Di solito non vengono rivelati i motivi di questa scelta, ma spesso sono ben evidenti. Il Times, allora, si chiede per quale ragione il principe Andrea mantenga indisturbato i suoi riconoscimenti. Perché la regale madre non gli ha riservato lo stesso trattamento già adottato molte volte nei confronti di chi ha messo in imbarazzo la monarchia? Purtroppo non c’è risposta a questa domanda. Dopo la tragica intervista rilasciata alla BBC, nel novembre 2019, il duca di York si è ritirato a vita privata e Sua Maestà gli ha tagliato la rendita da 249mila sterline. I titoli nobiliari, il trattamento di altezza reale e le onorificenze non sono stati toccati, almeno finora. Il duca possiede dei riconoscimenti molto prestigiosi, da quello dell’Ordine della Giarrettiera a quello dell’Ordine di Gran Croce. Il fatto che la monarca abbia sempre avuto un occhio di riguardo per lui non è una giustificazione valida a questa contraddizione. Del resto lo scandalo Epstein ha fatto tremare il trono, a quanto pare il principe non ha collaborato con le autorità americane e la sua amicizia con lo stesso Jeffrey Epstein è quantomeno controversa. Il magazine IoDonna fa un’osservazione interessante, suggerendo che, forse, la regina Elisabetta stia già pensando a come muoversi in questa intricata vicenda. Magari, chissà, ha già deciso, ma lo farà sapere solo al momento opportuno.

Caterina Galloni per blitzquotidiano.it il 25 gennaio 2021. I consiglieri del principe Andrea e dell’ex moglie Sarah Ferguson, nel tentativo di screditare Virginia Roberts, testimone chiave nel processo Epstein e principale accusatrice del duca di York, avrebbero contattato un troll online. Secondo quanto riporta il Sun, i consiglieri si sarebbero avvicinati a Molly Skye Brown poiché aveva affermato di avere informazioni sulla foto in cui il principe è abbracciato alla Roberts, dicendo che era stata “manipolata”. Ma Hany Farid, esperto di informatica forense e analisi delle immagini presso l’University of California, di recente ha dichiarato: “Non vedo segni evidenti di manipolazione”. Brown ha definito l’approccio degli assistenti “disperato” e ha affermato di aver consegnato i messaggi all’FBI.

Principe Andrea, le accuse di Virginia Roberts. Virginia Roberts, una schiava sessuale di Jeffrey Epstein, sostiene di essere stata costretta ad avere rapporti sessuali con il principe Andrea tre volte, fatto che il Duca nega. Roberts afferma di aver avuto il primo rapporto a Londra nel 2001, la stessa notte in cui è stata scattata la fotografia. Secondo il Daily Mail, i consiglieri del Duca e dell’ex moglie avrebbero contattato la Brown dopo che per mesi, aveva trollato Virginia su Twitter. La Brown sostiene che Antonia Marshall assistente di Ferguson, avrebbe proposto un incontro anche con la duchessa di York e che inoltre avrebbe potuto trasmettere un saluto alla Regina Elisabetta. Riguardo alla sovrana, sembra abbia detto: “Siamo una grande famiglia e ci vediamo sempre”. Brown e Marshall avrebbero chattato su WhatsApp e via e-mail e alla fine avuto una “lunga” conversazione sull’immagine “photoshoppata”. Marshall avrebbe poi suggerito di creare un account Twitter “spia” per ottenere informazioni dalle vittime di Epstein. Successivamente, l’addetto alle pubbliche relazioni del principe Andrea, Mark Gallagher, avrebbe contattato Brown. Sembra abbia inviato un messaggio dicendo: “Vorrei parlare a fondo dell’importante distinzione che ha fatto tra sopravvissute e “chi favoriva”. Ciò sembra essere correlato a un’affermazione di Brown secondo cui Virginia favoriva i reati sessuali di Epstein. Roberts, a causa delle “bugie”, l’avrebbe bloccata online. Brown ha inoltre affermato che Ghislaine Maxwell avrebbe cercato di reclutarla in Florida, quando a 14 anni frequentava una palestra per bambini. Maxwell, attualmente in carcere, respinge le accuse di traffico sessuale e spergiuro. Sulla vicenda attuale, una fonte vicina al Duca ha detto al Sun: “Lo scambio con Molly Skye Brown non è stato fuori dall’ordinario. La realtà è che c’è stata solo un colloquio preliminare”.  (Fonte: SUN)

·        Sarah Ferguson.

Anticipazioni da "Oggi" il 22 dicembre 2021. Sarah Ferguson non è più innamorata del principe Andrea. In un’intervista esclusiva al settimanale OGGI, in edicola da domani, smentisce le voci di un ritorno di fiamma con l’ex marito, travolto dallo scandalo pedofilia. «Non sono innamorata di nessuno», ha detto la duchessa York. «In questo momento, sono molto impegnata a innamorarmi di me stessa. Sì, sogno che un giorno qualcun altro sia attirato da questo amore, e mi ami. Ma è davvero dura amare se stessi». Con OGGI, la Ferguson ha parlato anche del suo rapporto con Lady Diana. «Diana aveva due maschi, io due femmine, e sì, fantasticavamo sul futuro, ci chiedevamo come sarebbe stato, era divertente. Se i nostri figli oggi sono amici è perché ce l’hanno nel sangue, è come se avessimo trasmesso loro quello che provavamo noi, il nostro legame, perché io e lei eravamo migliori amiche... È molto, molto triste che lei non sia più con noi. Anche se io sento sempre la sua presenza al mio fianco. Credo che sia la persona migliore che abbia mai conosciuto». Quest’anno, Fergie è diventata nonna due volte: «Non c’è possibilità alcuna che io possa amare i miei nipoti più di quanto ami le mie due ragazze. Voglio bene ai piccoli Sienna e August, loro sanno che la nonna li ama moltissimo, e ogni volta che li vedo so già che li farò ridere. Ma nulla è paragonabile alla gioia di vedere le mie figlie Beatrice e Eugenia che cercano di essere delle buone madri». La duchessa ha appena scritto il suo primo romanzo “La bussola del cuore” (HarperCollins), una storia d’amore molto romantica e pudica. Ma sta già lavorando al prossimo, e rivela a OGGI: «Sarà pienissimo di sesso».

Lucilla Quaglia per “il Messaggero - Cronaca di Roma” il 15 dicembre 2021. Una royal nella Città Eterna. O meglio colei che, assieme a Lady Diana, ha contribuito non poco a cambiare l'immagine della Corona Britannica. E' la fulva duchessa di York Sarah Ferguson che appena sbarcata a Roma, scortata dalla sua cara amica Tiziana Rocca, si concede prima una golosa cena a via Garibaldi e poi, la mattina successiva, un po' si shopping a Largo Goldoni in delizioso cappottino di velluto verde su maglione blu e ballerine. Ma il clou arriva in serata, presso le sale del Museo Ninfeo di piazza Vittorio, aperto di recente, per la presentazione del suo primo romanzo storico La bussola del cuore. Un luogo scelto appositamente perché all'entrata, in bella vista, scorrono i nomi dei medici vittime del Covid. Un richiamo di solidarietà a cui la Ferguson, che poi indossa un cappottino color prugna, è da sempre molto attenta. Ad attenderla la soprintendente speciale Daniele Porro. Sfilano rappresentanti della nobiltà romana come la principessa Maria Pia Ruspoli, in elegante tailleur Chanel scuro. Scendono le scale Enrico e Federica Vanzina con Marisela Federici. E fanno il loro ingresso Eliana Miglio, in total white, e Elisabetta Pellini, in tubino color ruggine. Non si perdono l'appuntamento d'eccezione Donatella Dini, in pelliccia, con la figlia Zingonia Zingone. Si riconoscono Claudio Strinati con la moglie Anna. Seguono Milena Miconi, in ampi pantaloni a scacchi su cappotto nero, con il marito Mauro Graiani. Tutti affascinati dal racconto di quella Londra del 1865 in cui si muove la protagonista del libro. Impulsiva, diretta e insofferente alle rigide e repressive costrizioni sociali, proprio come la Ferguson, Lady Margaret Montagu Douglas Scott fugge appena prima che il fidanzamento orchestrato per lei venga annunciato. Bandita dalla famiglia e dall'alta società, Margaret decide di seguire la bussola del proprio cuore e intraprende un viaggio alla scoperta di sé che la porterà in Irlanda, in America e poi di nuovo in Gran Bretagna, per trovare la sua identità e il posto che le spetta in un mondo che sta cambiando. «Sono orgogliosa di avere iniziato una nuova carriera, quella di scrittrice di romanzi storici, a 62 anni - dice l'autrice - e su una mia antenata. Credo che dobbiamo fare di più per i diritti delle donne». Alla fine dell'incontro, molto apprezzato, visita al museo con la curatrice scientifica Mirella Serlorenzi che illustra, agli illustri ospiti, uno dei luoghi mitici dell'antica Roma: quello degli Horti Lamiani.

Valerio Cappelli per il "Corriere della Sera" il 14 dicembre 2021. Sarah Ferguson, la «ribelle» della casa reale inglese, a 62 anni si è pacificata con sé stessa e con gli altri. Lontano il tempo in cui in una foto succhiava l'alluce di un miliardario texano. La duchessa di York dopo una quarantina di libri per bambini, ne ha scritto uno per adulti, rosa, La bussola del cuore , che la riguarda da vicino. Ambientato a metà '800, il romanzo, romantico e dal lieto fine, ha per protagonista, Lady Margaret, una sua pro-pro zia in cui Sarah si rispecchia. 

Perché?

«Perché, come me, era rossa di capelli, lottò per vivere come desiderava, ed era testarda. Inoltre era giudicata dalle apparenze, come avviene oggi con i social media. La gente vuole sempre criticare, pensa di essere più libera nello scrivere cose che non direbbe mai nella vita reale. Io spero che le donne si identifichino in lei, nelle aspettative che si continuano ad avere su ragazze che devono essere piacevoli e ornamentali, trovare un buon marito e farci figli. I luoghi del libro mi sono familiari, l'Irlanda, le Highlands in Scozia, gli Stati Uniti dove ho ricostruito la mia vita. Tuttavia è fiction, non è la mia autobiografia». 

Qual è l'aspetto più difficile nell'aver fatto parte della royal family inglese?

«Non la vedo così, è stato un grande onore venir messa sulla scena pubblica il giorno delle mie nozze, il 23 luglio 1986. Sono stata fortunata e privilegiata. E quando ho combinato pasticci, mi sono sempre scusata se capivo che avrei potuto gestire meglio le cose».

Cosa direbbe al suo ex marito, Andrea, coinvolto nello scandalo sessuale di Epstein?

«Sono in stand by col mio ex marito. Quello che mi sento di dire è che è un padre gentile e ora un nonno meraviglioso». 

Che cosa pensa dell'intervista di Oprah Winfrey a Harry e Meghan?

«Non presumo di dar loro consigli eccetto quello di essere felici. L'unica cosa che aggiungo è che Oprah mi aiutò molto in Usa».

Ha conosciuto la depressione e i disturbi alimentari. Ne può parlare?

«Ho avuto a lungo un rapporto non sano con il cibo. C'è stato un tempo in cui i tabloid inglesi criticavano il mio peso e le mie scelte chiamandomi Duchessa di Pork. Cominci a pensare che tutto il mondo ti vede grassa e senza appeal. Mi è stato di grande aiuto il dietologo italiano Gianluca Mech. Oggi sono orgogliosa del mio girovita». 

Perché Lady Diana continua a vivere nel nostro immaginario?

«Siamo state come sorelle, non c'è migliore esempio nel darsi al prossimo col cuore. Di lei ricordo la risata squillante e la sua voglia di divertimento».

Il libro si svolge in un'epoca in cui le donne avevano una libertà limitata: oggi quali sono le maggiori conquiste da raggiungere?

«Io sono interessata affinché i diritti delle donne abbiano voce e tutte siano ascoltate. La povera Lady Margaret, la mia eroina, doveva fare ciò che gli era stato detto fino a quando andò contro i desideri della società e della famiglia. Dovette combattere per vivere come voleva e questo avviene ancora per molte donne. Pensate solo ai matrimoni combinati che perdurano. Nel mondo, quasi 130 milioni di ragazze non vanno a scuola, e solo nel 49 percento dei casi c'è parità di genere nell'educazione primaria». 

Che rapporto ha con l'Italia?

«Ho sentito un grande amore da subito, soprattutto in Puglia e in Toscana. La famiglia Della Gherardesca mi ha mostrato grande amicizia, e così Tiziana Rocca che organizza tanti eventi, anche di beneficenza».

Chi è oggi Sarah Ferguson?

«Una donna forte, indipendente che sta realizzando i suoi sogni, come quello di diventare scrittrice. Ho capito che puoi cominciare una carriera a 62 anni. Ne sto già scrivendo un altro, sono al decimo capitolo di una specie di Sherlock Holmes al femminile. E sono impegnata in un film sulla stessa era vittoriana, sul principe Alberto e sua madre Luisa, a cui il marito negò la possibilità di vedere i suoi due figli. Ci sono tanti lati di me, Fergie, Sarah Ferguson, la Duchessa». 

Dunque non si riconosce più nell'immagine dell'ultima ribelle aristocratica?

«Conservo un po' di sana sfacciataggine. Continuo a vedere la vita come una grande avventura». 

Rimpianti?

«Non ne ho. Li avrei se non fossi riuscita a dire a mia madre, prima che perdesse la vita in un incidente d'auto nel 1998, che le volevo bene. Fui abbandonata da lei quando ero teen-ager. Ho avuto problemi di autostima. È uno dei motivi per cui per 28 anni sono stata in terapia. Ma sono contenta oggi più che mai. Passo il tempo cercando luce e gioia».

"Lady D. era una santa. Io una peccatrice". Francesca Rossi il 22 Luglio 2021 su Il Giornale. Sarah Ferguson si confessa al People e racconta la sua amicizia con Lady Diana, i problemi di salute mentale, il gossip che avrebbe potuto mettere le due cognate una contro l’altra. Ne è passata di acqua sotto ai ponti da quando Sarah Ferguson e Lady Diana camminavano per i corridoi di Buckingham Palace. Amiche, confidenti, alleate, ogni tanto rivali. Un rapporto unico, profondo, di lealtà e, forse, anche venato da un pizzico di gelosia. Fergie ha rievocato la spensieratezza e il dolore dei suoi anni accanto alla principessa del Galles, raccontando al People i pregi e i difetti di una vita alla corte di Sua Maestà britannica.

Critiche e paragoni. Fu Lady Diana a presentare il principe Andrea a Sarah Ferguson. Di fatto la principessa del Galles spalancò a Fergie le porte del Palazzo reale quando, nel 1985, la invitò a una cena al Castello di Windsor, durante la settimana di Ascot. La duchessa di York ricorda così quel primo incontro con il futuro marito: “Quando lo vidi esclamai: ‘Oh, è davvero molto bello’. E Diana mi rispose: ‘Wow Fergs!’”. Da notare che Diana chiamava l’amica Fergs e questa si rivolgeva alla principessa con il nomignolo “Duchs”. Tuttavia i tabloid non vedevano di buon occhio quell’amicizia. Una rivalità, vera e presunta, sarebbe risultata più interessante per la stampa. Così le due (future) cognate divennero oggetto di scherno e di critiche che miravano, a quanto sembra, ad allontanarle. Sarah Ferguson sottolinea: “Negli anni Ottanta c’era la bellissima Diana e poi c’era la grassa e sgraziata Fergie. Ci avevano etichettate come ‘la santa’ e ‘la peccatrice’. Nonostante tutti gli attacchi subiti siamo riuscite a restare unite. Anche se c’è ancora chi scrive il contrario". In effetti l’amicizia tra Lady Diana e Sarah Ferguson aveva radici ben salde. Le due si incontrarono nel 1980 e le loro madri erano state compagne di scuola, come specifica Vanity Fair. Il loro rapporto divenne molto forte con il passare del tempo, supportato da gusti e interessi comuni. A tal proposito La duchessa di York dichiarò in un’altra intervista al Daily Mail: “Era la mia migliore amica e la persona più divertente che conoscessi. Aveva un tempismo e un tale spirito che era una gioia totale passare del tempo con lei”.

All’inferno e in paradiso. Sarah Ferguson e Lady Diana attraversarono momenti difficilissimi, su cui la duchessa di York non vuole glissare: “Sia io che Diana abbiamo vissuto problemi di salute mentale. Ricordo che lei mi diceva: ‘Fergie, quando sei in cima al piedistallo è molto facile cadere. Ora tu sei giù. Puoi solo risalire”. Forse Lady Diana avrebbe trovato la forza nei figli e nei nipoti. Fergie ne è certa: “Se [Diana] fosse seduta qui con me in questo momento, so che direbbe: ‘Sono così orgogliosa di entrambi i miei ragazzi e delle meravigliose mogli che hanno scelto’”. Secondo la duchessa di York la principessa sarebbe stata addirittura “ossessionata dai nipoti. Perché è ciò che amava”. George, Charlotte e Louis avrebbero rappresentato per lei “un rifugio. Il suo paradiso”, chiosa Sarah Ferguson. La testimonianza diretta della duchessa è molto importante per ricostruire la personalità di Lady Diana. Sarah Ferguson non è più un’altezza reale, trattamento che ha perso dopo il divorzio dal principe Andrea, avvenuto nel 1996. Ha, però, mantenuto il titolo e continua a far parte della royal family, sebbene la sua presenza sia più defilata. Il suo destino è stato molto meno tragico di quello di Diana. Sarah Ferguson ha saputo ricostruire se stessa, risalire dall’abisso. Lady D. non ne ha avuto il tempo. Le vite di queste due donne, sebbene ben caratterizzate e apparentemente separate dal ruolo di corte, sono state, per molti versi, speculari. Le loro personalità complementari. Se rivalità c’è mai stata, quindi, potrebbe essersi trattato di semplici nuvole passeggere. 

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a…

Paola De Carolis per il “Corriere della Sera” il 17 gennaio 2021. Non è mai troppo tardi per reinventarsi: Sarah Ferguson, ex nuora di Elisabetta, si scopre autrice di romanzi rosa. Il cuore come bussola è il titolo dell' opera che la duchessa di York, ex moglie del principe Andrea, ha venduto all' editore Mills and Boon. L' uscita del libro è prevista per agosto: è una storia d' amore a cavallo tra realtà e fiction ambientata tra Londra, la Scozia, l' Irlanda e New York nel XIX secolo. Non sarà un capolavoro letterario - dal 1908 Mills and Boon pubblica romanzi leggeri che seguono a grandi linee la stessa formula e hanno in comune romanticismo e lieto fine - ma probabilmente, come tutti i titoli dell' editore, avrà fortuna sul mercato: si stima che nel Regno Unito ne venga acquistato uno ogni 10 secondi. Per Sarah è una nuova avventura. «Ho sempre provato interesse per la ricerca storica e per la vita di donne forti», ha raccontato. E con l' eroina del suo romanzo ha una certa affinità. La protagonista è Lady Margaret Montagu Douglas Scott, lontana parente scoperta durante la preparazione dell' albero genealogico della sua famiglia. «Mi ha colpito perché Margaret è il mio secondo nome», ha sottolineato la duchessa. Per rafforzare le somiglianze ha lavorato di fantasia e pescato generosamente tra le sue esperienze personali, dentro e fuori la famiglia reale. «I genitori di Margaret, i duchi di Duccleuch, erano amici della regina Vittoria e del principe Alberto. Il resto è frutto della mia immaginazione: ho inventato una storia che include personaggi veri e fittizi e creato un' amicizia tra la mia eroina e la principessa Luisa, sesta figlia della regina Vittoria, sottolineando le somiglianze tra la sua vita e la mia». Non le sarà mancato materiale o colore: la povera Sarah è dopotutto nota per gli scandali. Dal caso rimasto storico dell' alluce succhiato a bordo piscina da un miliardario texano, che portò al divorzio dal principe Andrea nel 1996; alle difficoltà economiche. Se da una parte il suo stile irriverente e sbarazzino è rimasto simbolo di un capitolo poco piacevole della storia dei Windsor, dall' altra sicuramente non deve essere stato facile far parte della famiglia reale nel periodo di Diana, al fianco del principe Andrea, per giunta, accusato oggi di aver fatto parte del giro pedofilo di Jeffrey Epstein. Perché non affidarsi, allora, alla fantasia? La duchessa, che in passato ha firmato una collana di libri per bambini, non ha scritto il libro da sola: per Il cuore come bussola è stata affiancata da Marguerite Kaye, «collaboratrice e mentore», che per Mills and Boon ha già venduto con circa 50 romanzi un milione e mezzo di copie.