Denuncio al mondo ed ai posteri con i miei libri tutte le illegalità tacitate ed impunite compiute dai poteri forti (tutte le mafie). Lo faccio con professionalità, senza pregiudizi od ideologie. Per non essere tacciato di mitomania, pazzia, calunnia, diffamazione, partigianeria, o di scrivere Fake News, riporto, in contraddittorio, la Cronaca e la faccio diventare storia. Quella Storia che nessun editore vuol pubblicare. Quelli editori che ormai nessuno più legge.

Gli editori ed i distributori censori si avvalgono dell'accusa di plagio, per cessare il rapporto. Plagio mai sollevato da alcuno in sede penale o civile, ma tanto basta per loro per censurarmi.

I miei contenuti non sono propalazioni o convinzioni personali. Mi avvalgo solo di fonti autorevoli e credibili, le quali sono doverosamente citate.

Io sono un sociologo storico: racconto la contemporaneità ad i posteri, senza censura od omertà, per uso di critica o di discussione, per ricerca e studio personale o a scopo culturale o didattico. A norma dell'art. 70, comma 1 della Legge sul diritto d'autore: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali."

L’autore ha il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l’opera in ogni forma e modo (art. 12 comma 2 Legge sul Diritto d’Autore). La legge stessa però fissa alcuni limiti al contenuto patrimoniale del diritto d’autore per esigenze di pubblica informazione, di libera discussione delle idee, di diffusione della cultura e di studio. Si tratta di limitazioni all’esercizio del diritto di autore, giustificate da un interesse generale che prevale sull’interesse personale dell’autore.

L'art. 10 della Convenzione di Unione di Berna (resa esecutiva con L. n. 399 del 1978) Atto di Parigi del 1971, ratificata o presa ad esempio dalla maggioranza degli ordinamenti internazionali, prevede il diritto di citazione con le seguenti regole: 1) Sono lecite le citazioni tratte da un'opera già resa lecitamente accessibile al pubblico, nonché le citazioni di articoli di giornali e riviste periodiche nella forma di rassegne di stampe, a condizione che dette citazioni siano fatte conformemente ai buoni usi e nella misura giustificata dallo scopo.

Ai sensi dell’art. 101 della legge 633/1941: La riproduzione di informazioni e notizie è lecita purché non sia effettuata con l’impiego di atti contrari agli usi onesti in materia giornalistica e purché se ne citi la fonte. Appare chiaro in quest'ipotesi che oltre alla violazione del diritto d'autore è apprezzabile un'ulteriore violazione e cioè quella della concorrenza (il cosiddetto parassitismo giornalistico). Quindi in questo caso non si fa concorrenza illecita al giornale e al testo ma anzi dà un valore aggiunto al brano originale inserito in un contesto più ampio di discussione e di critica.

Ed ancora: "La libertà ex art. 70 comma I, legge sul diritto di autore, di riassumere citare o anche riprodurre brani di opere, per scopi di critica, discussione o insegnamento è ammessa e si giustifica se l'opera di critica o didattica abbia finalità autonome e distinte da quelle dell'opera citata e perciò i frammenti riprodotti non creino neppure una potenziale concorrenza con i diritti di utilizzazione economica spettanti all'autore dell'opera parzialmente riprodotta" (Cassazione Civile 07/03/1997 nr. 2089).

Per questi motivi Dichiaro di essere l’esclusivo autore del libro in oggetto e di tutti i libri pubblicati sul mio portale e le opere citate ai sensi di legge contengono l’autore e la fonte. Ai sensi di legge non ho bisogno di autorizzazione alla pubblicazione essendo opere pubbliche.

Promuovo in video tutto il territorio nazionale ingiustamente maltrattato e censurato. Ascolto e Consiglio le vittime discriminate ed inascoltate. Ogni giorno da tutto il mondo sui miei siti istituzionali, sui miei blog d'informazione personali e sui miei canali video sono seguito ed apprezzato da centinaia di migliaia di navigatori web. Per quello che faccio, per quello che dico e per quello che scrivo i media mi censurano e le istituzioni mi perseguitano. Le letture e le visioni delle mie opere sono gratuite. Anche l'uso è gratuito, basta indicare la fonte. Nessuno mi sovvenziona per le spese che sostengo e mi impediscono di lavorare per potermi mantenere. Non vivo solo di aria: Sostienimi o mi faranno cessare e vinceranno loro. 

Dr Antonio Giangrande  

NOTA BENE

NESSUN EDITORE VUOL PUBBLICARE I  MIEI LIBRI, COMPRESO AMAZON, LULU E STREETLIB

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ANNO 2020

 

LO SPETTACOLO

 

E LO SPORT

 

QUARTA PARTE

 

 

 

 

DI ANTONIO GIANGRANDE

 

 

 

 

 

 L’ITALIA ALLO SPECCHIO

IL DNA DEGLI ITALIANI

 

     

 

L’APOTEOSI

DI UN POPOLO DIFETTATO

Questo saggio è un aggiornamento temporale, pluritematico e pluriterritoriale, riferito al 2020, consequenziale a quello del 2019. Gli argomenti ed i territori trattati nei saggi periodici sono completati ed approfonditi in centinaia di saggi analitici specificatamente dedicati e già pubblicati negli stessi canali in forma Book o E-book, con raccolta di materiale riferito al periodo antecedente. Opere oggetto di studio e fonti propedeutiche a tesi di laurea ed inchieste giornalistiche.

Si troveranno delle recensioni deliranti e degradanti di queste opere. Il mio intento non è soggiogare l'assenso parlando del nulla, ma dimostrare che siamo un popolo difettato. In questo modo è ovvio che l'offeso si ribelli con la denigrazione del palesato.

 

IL GOVERNO

 

UNA BALLATA PER L’ITALIA (di Antonio Giangrande). L’ITALIA CHE SIAMO.

UNA BALLATA PER AVETRANA (di Antonio Giangrande). L’AVETRANA CHE SIAMO.

PRESENTAZIONE DELL’AUTORE.

LA SOLITA INVASIONE BARBARICA SABAUDA.

LA SOLITA ITALIOPOLI.

SOLITA LADRONIA.

SOLITO GOVERNOPOLI. MALGOVERNO ESEMPIO DI MORALITA’.

SOLITA APPALTOPOLI.

SOLITA CONCORSOPOLI ED ESAMOPOLI. I CONCORSI ED ESAMI DI STATO TRUCCATI.

ESAME DI AVVOCATO. LOBBY FORENSE, ABILITAZIONE TRUCCATA.

SOLITO SPRECOPOLI.

SOLITA SPECULOPOLI. L’ITALIA DELLE SPECULAZIONI.

 

L’AMMINISTRAZIONE

 

SOLITO DISSERVIZIOPOLI. LA DITTATURA DEI BUROCRATI.

SOLITA UGUAGLIANZIOPOLI.

IL COGLIONAVIRUS.

 

L’ACCOGLIENZA

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA.

SOLITI PROFUGHI E FOIBE.

SOLITO PROFUGOPOLI. VITTIME E CARNEFICI.

 

GLI STATISTI

 

IL SOLITO AFFAIRE ALDO MORO.

IL SOLITO GIULIO ANDREOTTI. IL DIVO RE.

SOLITA TANGENTOPOLI. DA CRAXI A BERLUSCONI. LE MANI SPORCHE DI MANI PULITE.

SOLITO BERLUSCONI. L'ITALIANO PER ANTONOMASIA.

IL SOLITO COMUNISTA BENITO MUSSOLINI.

 

I PARTITI

 

SOLITI 5 STELLE… CADENTI.

SOLITA LEGOPOLI. LA LEGA DA LEGARE.

SOLITI COMUNISTI. CHI LI CONOSCE LI EVITA.

IL SOLITO AMICO TERRORISTA.

1968 TRAGICA ILLUSIONE IDEOLOGICA.

 

LA GIUSTIZIA

 

SOLITO STEFANO CUCCHI & COMPANY.

LA SOLITA SARAH SCAZZI. IL DELITTO DI AVETRANA.

LA SOLITA YARA GAMBIRASIO. IL DELITTO DI BREMBATE.

SOLITO DELITTO DI PERUGIA.

SOLITA ABUSOPOLI.

SOLITA MALAGIUSTIZIOPOLI.

SOLITA GIUSTIZIOPOLI.

SOLITA MANETTOPOLI.

SOLITA IMPUNITOPOLI. L’ITALIA DELL’IMPUNITA’.

I SOLITI MISTERI ITALIANI.

BOLOGNA: UNA STRAGE PARTIGIANA.

 

LA MAFIOSITA’

 

SOLITA MAFIOPOLI.

SOLITE MAFIE IN ITALIA.

SOLITA MAFIA DELL’ANTIMAFIA.

SOLITO RIINA. LA COLPA DEI PADRI RICADE SUI FIGLI.

SOLITO CAPORALATO. IPOCRISIA E SPECULAZIONE.

LA SOLITA USUROPOLI E FALLIMENTOPOLI.

SOLITA CASTOPOLI.

LA SOLITA MASSONERIOPOLI.

CONTRO TUTTE LE MAFIE.

 

LA CULTURA ED I MEDIA

 

LA SCIENZA E’ UN’OPINIONE.

SOLITO CONTROLLO E MANIPOLAZIONE MENTALE.

SOLITA SCUOLOPOLI ED IGNORANTOPOLI.

SOLITA CULTUROPOLI. DISCULTURA ED OSCURANTISMO.

SOLITO MEDIOPOLI. CENSURA, DISINFORMAZIONE, OMERTA'.

 

LO SPETTACOLO E LO SPORT

 

SOLITO SPETTACOLOPOLI.

SOLITO SANREMO.

SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO.

 

LA SOCIETA’

 

GLI ANNIVERSARI DEL 2019.

I MORTI FAMOSI.

ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI.

MEGLIO UN GIORNO DA LEONI O CENTO DA AGNELLI?

 

L’AMBIENTE

 

LA SOLITA AGROFRODOPOLI.

SOLITO ANIMALOPOLI.

IL SOLITO TERREMOTO E…

IL SOLITO AMBIENTOPOLI.

 

IL TERRITORIO

 

SOLITO TRENTINO ALTO ADIGE.

SOLITO FRIULI VENEZIA GIULIA.

SOLITA VENEZIA ED IL VENETO.

SOLITA MILANO E LA LOMBARDIA.

SOLITO TORINO ED IL PIEMONTE E LA VAL D’AOSTA.

SOLITA GENOVA E LA LIGURIA.

SOLITA BOLOGNA, PARMA ED EMILIA ROMAGNA.

SOLITA FIRENZE E LA TOSCANA.

SOLITA SIENA.

SOLITA SARDEGNA.

SOLITE MARCHE.

SOLITA PERUGIA E L’UMBRIA.

SOLITA ROMA ED IL LAZIO.

SOLITO ABRUZZO.

SOLITO MOLISE.

SOLITA NAPOLI E LA CAMPANIA.

SOLITA BARI.

SOLITA FOGGIA.

SOLITA TARANTO.

SOLITA BRINDISI.

SOLITA LECCE.

SOLITA POTENZA E LA BASILICATA.

SOLITA REGGIO E LA CALABRIA.

SOLITA PALERMO, MESSINA E LA SICILIA.

 

LE RELIGIONI

 

SOLITO GESU’ CONTRO MAOMETTO.

 

FEMMINE E LGBTI

 

SOLITO CHI COMANDA IL MONDO: FEMMINE E LGBTI.

 

 

 

 

 

LO SPETTACOLO E LO SPORT

INDICE

PRIMA PARTE

 

SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)

Un Giro di …Giostra.

Nudi e crudi.

Il Cinema delle donne e dei Gay.

Coppie che scoppiano.

Le scazzottate dei divi.

Gli acciacchi della Star.

Hall of Fame 2020.

Cinema e Musica Italiana da Oscar.

Grande Fratello Vip, perché i Big si (s)vendono così?

AC/DC.

Achille Lauro.

Adele.

Adriana Chechik.

Adriana Volpe.

Adriano Celentano.

Adriano Pappalardo.

Agostina Belli.

Ai Weiwei.

Aida Yespica.

Al Bano.

Alba Parietti.

Alberto Fortis.

Aldo Savoldello, in arte Mago Silvan.

Aldo, Giovanni e Giacomo.

Alex Britti.

Al Pacino.

Alena Seredova.

Alessandra Amoroso.

Alessandra Cantini.

Alessandro Bergonzoni.

Alessandro Gassmann.

Alessandro Mahmoud in arte Mahmood.

Alessandro Preziosi.

Alessia Marcuzzi.

Alfonso Signorini.

Alvaro Vitali.

Amadeus.

Amandha Fox.

Amanda Lear.

Ambra Angiolini.

Andrea Delogu.

Andrea Roncato.

Andrea Sartoretti.

Andrea Vianello.

Andrew Garrido.

Andy Luotto.

Angelica Scent.

Annalisa.

Anna Galiena. 

Anna Pepe.

Anna Valle.

Anna Falchi.

Anne Moore.

Anna Tatangelo e Gigi D'Alessio.

Antonella Clerici.

Antonella Elia.

Antonio Ricci.

Antonello Venditti.

Antonio Zequila.

Arisa.

Asa Akira.

Asia Argento.

Asia Gianese.

Asia Valente.

Asmik Grigorian.

Autumn Falls.

Baby Marylin.

Bar Refaeli.

Barbara Alberti.

Barbara Bouchet.

Barbara Costa.

Barbara De Rossi.

Barbara D'Urso.

Beatrice Rana.

Beatrice Venezi.

Belen Rodriguez.

Bella Hadid.

Benedetta Porcaroli.

Benji & Fede.

Bianca Balti.

Bianca Guaccero.

Billie Eilish.

Billy Cobham.

Bobby Solo.

Brad Pitt.

Brigitte Bardot.

Brigitte Nielsen.

Brunori Sas.

Bugo.

 

SECONDA PARTE

 

SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)

Cameron Diaz.

Carla Bruni.

Carla Vistarini.

Carlo Conti.

Carlo Verdone.

Carol Alt.

Caterina Balivo.

Caterina Caselli.

Caterina Collovati.

Caterina Guzzanti.

Caterina Piretti: Katiuscia.

Catherine Spaak.

Cécile de France.

Charlie Sheen.

Checco Zalone.

Chiara Ferragni e Fedez.

Chrissie Hynde.

Christian De Sica.

Claudia Gerini.

Claudia Galanti.

Claudio Amendola.

Claudio Baglioni.

Claudio Bergamin.

Claudio Bisio.

Claudio Cecchetto.

Claudio Lippi.

Clementino.

Clint Eastwood.

Cochi e Renato.

Costantino della Gherardesca.

Cristina D'Avena.

Cristina Quaranta.

Daisy Taylor.

Dalila Di Lazzaro.

Dana Vespoli.

Daniela Martani.

Daniela Rosati.

Danika e Steve Mori.

Danny D.

Dante Ferretti.

Dario Argento.

Dario Brunori.

David Guetta.

Davide Livermore.

Davide Mengacci.

Davide Parenti.

Demi Moore.

Diego Abatantuono.

Diego «Zoro» Bianchi.

Diletta Leotta.

Domiziana Giordano.

Donatella Rettore.

Donnie Yen, l'erede di Bruce Lee.

Duffy.

Ed Sheeran.

Edoardo ed Eugenio Bennato.

Elena Sofia Ricci.

Elena Sonzogni.

Elenoire Casalegno.

Eleonora Abbagnato.

Eleonora Giorgi.

Eleonora Daniele.

Elettra Lamborghini.

Elio Germano.

Elisa Isoardi.

Elisabetta Canalis.

Elisabetta Gregoraci.

Elodie.

Elton John.

Ema Stockholma.

Emma Marrone.

Emis Killa.

Enrica Bonaccorti.

Enrico Bertolino.

Enrico Brignano.

Enrico Lucherini.

Enrico Montesano.

Enrico Nigiotti.

Enrico Remigio: il milionario.

Enrico Ruggeri.

Enrico Vanzina.

Enzo Iacchetti.

Enzo Ghinazzi-Pupo.

Enzo Salvi.

Erjona Sulejmani.

Eros Ramazzotti.

Eva Henger.

Eva Robin’s – Roberto Coatti.

Evan Seinfeld.

Eveline Dellai.

Ezio Bosso.

Ezio Greggio.

Fabio Canino.

Fabio Rovazzi.

Fabio Volo.

Fabri Fibra.

Fabrizio Corona.

Fasma.

Fausto Leali.

Federico Buffa.

Federico Zampaglione.

Ferdinando Salzano.

Ficarra e Picone.

Fiordaliso.

Fiorella Mannoia.

Fiorella Pierobon.

Fiorello Catena.

Fiorello Rosario.

Flavio Briatore.

Francesca Brambilla: "Bonas".

Francesca Calissoni.

Francesca Cipriani.

Francesca Sofia Novello.

Francesco Baccini.

Francesco Facchinetti.

Francesco Gabbani.

Francesco Guccini.

Francesco Sarcina e le Vibrazioni.

Franco Nero.

Franco Simone.

Franco Trentalance.

Fred De Palma.

Gabriel Garko.

Gabriele e Silvio Muccino.

Gegè Telesforo.

Gemma Galgani.

Gene Gnocchi.

Georgina Rodriguez.

Gerardina Trovato.

Gerry Scotti.

Ghali.

Gialappa’s Band.

Giancarlo Giannini.

Giancarlo Magalli.

Gianfranco D' Angelo.

Gianfranco Vissani.

Gianluca Grignani.

Gianluca Fubelli: in arte Scintilla.

Gianna Dior.

Gianna Nannini.

Gianni Morandi.

Gianni Sperti.

Gigi Proietti.

Gina Lollobrigida.

Gino Paoli.

Giobbe Covatta.

Giorgio J. Squarcia.

Giorgio Moroder.

Giorgio Panariello.

Giovanna Civitillo.

Giovanna Mezzogiorno.

Giovanna Ralli.

Giovanni Allevi.

Giovanni Benincasa.

Giovanni Muciaccia.

Giovanni Veronesi.

Giuliana De Sio.

Giulia Di Quilio.

Giulio Rapetti: Mogol.

Giuseppe Cionfoli.

Giuseppe Povia.

Giuseppe Vetrano.

Gue Pequeno.

Gwyneth Paltrow.

Heather Parisi.

Helen Mirren.

Hitomi Tanaka.

Hoara Borselli.

Ilona Staller, per tutti Cicciolina.

Imen Jane.

Imma Battaglia.

Ines Trocchia.

Irene Ferri.

Isabella De Bernardi.

Isabella Orsini.

Isabella Rossellini.

Iva Zanicchi.

Ivan Gonzalez.

 

TERZA PARTE

 

SOLITO SPETTACOLOPOLI. (Ho scritto un saggio dedicato)

J-Ax.

Jacopo D’Emblema.

Jake Lloyd.

Jamie Lee Curtis.

Jane Birkin e Serge Gainsbourg.

Jason Momoa.

Jennifer Lopez.

Jerry Calà.

Jessica Rizzo, ovvero Eugenia Valentini.

Jim Carrey.

Joaquin Phoenix.

Joe Bastianich.

Johnny Depp.

Johnny Dorelli.

Jon Bon Jovi.

Jonas Kaufmann.

Jordan Jeffrey Baby, ossia Jordan Tinti.

Julija Majarcuk.

Julio Iglesias.

Junior Cally.

Justin Bieber.

Justin Timberlake.

Justine Mattera.

Katia Follesa.

Katia Ricciarelli.

Keanu Reeves.

Kevin Spacey.

Kim Kardashian.

Kristen Stewart.

Lacey Starr.

Lady Gaga.

Lando Buzzanca.

Laura Pausini.

Le Calippe: Debora Russo e Romina Olivi.

Le Donatella: Giulia e Silvia Provvedi.

Led Zeppelin.

Lele Mora.

Le Las Ketchup.

Le Lollipop.

Leo Gullotta.

Leonardo DiCaprio.

Levante.

Liana Orfei.

Ligabue.

Liliana Fiorelli.

Lillo&Greg.

Lino Banfi.

Lo Stato Sociale.

Loredana Bertè.

Lorella Cuccarini.

Lorenzo Battistello.

Lorenzo Cherubini: Jovanotti.

Lory Del Santo.

Luca Argentero.

Luca Barbareschi.

Luca Bizzarri e Paolo Paolo Kessisoglu.

Luca Ferrero.

Luca Guadagnino.

Luciana Turina.

Luigi Calagna e Sofia Scalia: Me contro Te.

Luigi Mario Favoloso.

Luisa Ranieri.

Lulu Chu.

Luna Star.

Macauley Culkin.

Maccio Capatonda: Marcello Macchia.

Madonna.

Maitland Ward.

Malcolm McDowell.

Malena Mastromarino.

Manila Nazzaro.

Manlio Dovì.

Manuela Arcuri.

Mara Maionchi.

Mara Venier.

Marcella Bella.

Marcia Sedoc.

Marco Bellocchio.

Marco Carta.

Marco Castoldi, in arte Morgan.

Marco Giallini.

Marco Giusti.

Marco Masini.

Marco Mazzoli.

Marco Milano.

Marco Predolin.

Margherita Sarfatti.

Maria Cristina Maccà: la Mariangela e Uga Fantozzi.

Maria De Filippi.

Maria Giovanna Elmi.

Maria Grazia Cucinotta.

Maria Teresa Ruta.

Marianna Pizzolato.

Mario Salieri.

Marilena Di Stilio.

Marina La Rosa.

Marina Mantero.

Marino Bartoletti.

Mario Biondi.

Marisa Bruni Tedeschi.

Marisa Laurito.

Marta Losito.

Martina Colombari.

Martina Smeraldi.

Mason.

Massimo Boldi.

Massimo Cannoletta de “L’Eredità”.

Massimo Ceccherini.

Massimo Ghini.

Massimo Giletti.

Matilda De Angelis.

Matt Dillon.

Matthew McConaughey.

Maurizia Paradiso.

Maurizio Battista.

Maurizio Costanzo.

Maurizio Ferrini.

Mauro Coruzzi, in arte Platinette.

Max Felicitas.

Max Giusti.

Max Pezzali e gli 883.

Mel Gibson.

Mia Khalifa.

Mia Malkova.

Michael Stefano.

Michela Miti.

Michele Bravi.

Michele Cucuzza.

Michele Duilio Rinaldi.

Michele Mirabella.

Michelle Hunziker.

Miguel Bosè.

Mika.

Mick Jagger.

Milly D’Abbraccio.

Milva.

Mina.

Mingo De Pasquale.

Mirko Scarcella.

Myss Keta.

Myrta Merlino.

Monica Bellucci.

Monica Leofreddi.

Monica Setta.

Monica Vitti.

Morena Capoccia.

Morgana Forcella.

Nadia Bengala.

Nancy Brilli.

Nanni Moretti.

Noemi Blonde.

Naomi Campbell.

Niccolò Fabi.

Nicola Di Bari.

Nicola Savino.

Nicole Grimaudo.

Nicoletta Mantovani.

Nicolò De Devitiis.

Niko Pandetta.

Nina Moric.

Ninetto Davoli.

Nino Formicola.

Nino Frassica.

Oasis. Liam e Noel Gallagher.

Oliver Stone.

Orietta Berti.

Orlando Bloom.

Ornella Muti.

Ornella Vanoni.

Ottaviano Dell'Acqua.

Pamela Anderson.

Paola Barale.

Paola e Chiara.

Paola Ferrari.

Paola Perego.

Paola Pitagora.

Paola Saulino.

Paola Turci.

Paolina Saulino.

Paolo Bonolis.

Paolo Conte.

Paolo Conticini.

Paolo Jannacci.

Paolo Ruffini e Diana Del Bufalo.

Paolo Sorrentino.

Paolo Virzì.

Pasquale Panella.

Patty Pravo: Nicoletta Strambelli.

Patrizia De Blanck.

Patrizia Mirigliani.

Patti Smith.

Paul McCartney.

Peppino Gagliardi.

Peppino di Capri.

Peter Gabriel.

Pierfrancesco Favino.

Pier Luigi Pizzi.

Piero Chiambretti.

Piero Pelù.

Pif.

Pilar Fogliati.

Pino Donaggio.

Pino Scotto.

Pino Strabioli.

Pio e Amedeo. Pio d’Antini e Amedeo Grieco.

Pippo Baudo.

Pippo Franco.

Placido Domingo.

Plinio Fernando.

Pooh.

Quentin Tarantino.

Raffaella Carrà.

Rancore.

Raoul Bova.

Red Ronnie.

Renato Zero.

Renzo Arbore.

Riccardo Cocciante.

Riccardo Muti.

Riccardo Scamarcio.

Ricchi e Poveri.

Righeira.

Ringo.

Ringo Starr.

Rita Dalla Chiesa.

Rita Pavone.

Rita Rusic.

Robert De Niro.

Roberta Beta.

Roberta Bruzzone.

Roberto Benigni.

Roberto Bolle.

Robbie Williams.

Rocco Papaleo.

Rocco Siffredi.

Rocco Steele.

Rodrigo Alves, il "Ken Umano".

Rockets.

Rosanna Lambertucci.

Roy Paci.

Sabina Ciuffini.

Sabrina Ferilli.

Sabrina Salerno.

Sally D’Angelo.

Salvo Veneziano.

Samantha De Grenet.

Sandra Milo.

Sara Croce: "Bonas".

Sara Tommasi.

Sarah Slave.

Sean Connery.

Selena Gomez.

Serena Grandi.

Serena Rossi.

Sergio e Pietro Castellitto.

Sergio Sylvestre.

Sergio Staino.

Sfera Ebbasta.

Shannen Doherty.

Shara: al secolo Sarah Ancarola.

Sharon Mitchell.

Sharon Stone.

Silvia Rocca.

Simona Izzo.

Simona Ventura.

Sinead O'Connor.

Skin.

Sofia Siena.

Sonia Bergamasco.

Sophie Turner.

Sylvie Lubamba.

Spice Girls.

Stefania Sandrelli.

Stefano Bollani.

Stefano Fresi.

Stella Usvardi: Kicca Martini.

Steve Holmes.

Susanna Messaggio.

Suzanne Somers.

Tazenda.

Taylor Mega.

Taylor Swift.

Tecla Insolia.

Teo Teocoli.

The Kolors.

Tinto Brass.

Tiromancino.

Tiziano Ferro.

Tom Hanks.

Tommaso Paradiso.

Tommaso Zorzi.

Tony Binarelli.

Tony Colombo e la moglie Tina Rispoli.

Tony Dallara.

Tony Sperandeo.

Tony Vilar.

Tosca Tiziana Donati.

Traci Lords.

Uccio De Santis.

Umberto Smaila.

Umberto Tozzi.

Ursula Andress.

Valentina Nappi.

Valentina Pegorer.

Valentina Sampaio.

Valentine Demy alias Marisa Parra.

Valeria Curtis.

Valeria Marini.

Vanessa Incontrada.

Vasco Rossi. 

Vera Gemma.

Verona van de Leur.

Veronica Maya.

Victor Quadrelli.

Victoria Cabello.

Vincenzo Mollica.

Viola Valentino.

Vittorio Brumotti.

Vittorio Cecchi Gori.

Vladimir Luxuria.

Wanda Nara.

Willie Garson.

Wilma Goich ed Edoardo Vianello: I Vianella.

Zaawaadi.

Zucchero.

 

QUARTA PARTE

 

SOLITO SANREMO. (Ho scritto un saggio dedicato)

70 anni di moda e glamour in mostra.

Sanremo 2020, le 10 canzoni più bizzarre mai presentate in gara.

I Comizi di Sanremo.

Sanremo in salsa Leopolda.

Finalmente Sanremo…oltre le polemiche.

Il Debutto.

La Seconda Serata.

La Terza Serata.

La Quarta Serata.

L’ultima Serata.

Pronti per Sanremo 2021.

 

QUINTA PARTE

 

SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO. (Ho scritto un saggio dedicato)

Le competizioni stravaganti.

Gli Spartani: i masochisti dello sport.

I Famelici.

Quelli che…Lottano.

Quelli che l’Atletica.

Quelli che…le Biciclette. 

Quelli che…il Calcio.

Quelli che…la Palla a Volo.

Quelli che…il Basket.

Quelli che…Il Rugby.

Quelli che…i Motori. 

Quelli che…il Tennis.

Quelli che…le Lame.

Quelli che…sulla Neve.

Quelli che…il Biathlon.

Quelli che …in Acqua.

Quelli che…lo Skate.

 

 

 

LO SPETTACOLO E LO SPORT

 

QUARTA PARTE

 

SOLITO SANREMO. (Ho scritto un saggio dedicato)

·        70 anni di moda e glamour in mostra.

Sanremo: 70 anni di moda e glamour in mostra, dal look di Zingara di Iva Zanicchi a quello di Mille bolle blu di Mina. Pubblicato martedì, 28 gennaio 2020 da Corriere.it. È un abito nero elegantissimo, confezionato ad hoc dalla couturière Gigliola Curiel, quello con cui Iva Zanicchi («era bellissima e simpatica», ricorda oggi la figlia della stilista, Lella) nel 1969, vince il festival di Sanremo con Zingara. L’Aquila di Ligonchio quattro volte sul podio del festival, racconta di aver sempre trattato i vestiti come amuleti e per l’esibizione del 1974 («Ciao cara come stai?») torna dalla sarta che già le aveva creato l’abito per «L’arca di Noè» (1970) convinta che le portasse bene. All’Ariston la gara con le altri grandi protagoniste, Mina e Milva, non si è giocata soltanto sul piano di voci e di canzoni, ma anche su quello dell’eleganza, che scatenava entusiasmi e dibatti nelle case degli italiani. Il festival della canzone compie 70 anni e rileggere i look di cantanti e presentatori delle 69 edizioni passate ci permette di comprendere l’evoluzione dei costumi, spiega Marvi de Angelis, consulente di moda con il suo studio Marver della mostra «Sanremo 70» (a cura di Rai Teche, con la direzione creativa di Andrea Di Consoli e Dario Salvatori) in scena al Forte Santa Tecla dal 2 a 15 febbraio. Dalla radio al televisore, dal bianco e nero alla Tv a colori, dal Casinò all’Ariston, l’esposizione racconta l’evoluzione della più longeva manifestazione canora attraverso memorabilia (c’è il primo microfono), immagini e abiti originali (solo tre le copie). «Con l’arrivo in Italia della tv, nel 1954, quattro anni dopo la nascita del festival, trasmesso fino ad allora solo in radio, le canzoni diventano un contorno allo show televisivo, dove la moda acquista un ruolo altrettanto importante». Ma lo stile della prima fase (che va dal debutto fino al 1970) è ancora decisamente naif. Il debutto (lo stile) è autogestito dai partecipanti in base al ceto, all’emancipazione. Era stata Nilla Pizzi, vincitrice nel 1951 con «Grazie dei fiori», a ricordare che per le tre serate indossò sempre lo stesso vestito di pizzo bianco. Tutt’altra musica nel 1959 per Jula De Palma: può osare abiti sensuali di sartoria milanese mentre canta la scandalosa «Tua». «Le altre si arrangiano come possono, spesso facendosi cucire l’abito in casa e truccandosi da sole — ricorda ancora Iva Zanicchi —. Io arrivai al festival con la maglietta di lana su cui avevo appuntato le immaginette votive». Le sorelle Fontana sono le prima a capire il potenziale del ritorno di immagine del festival. Come racconta la nipote Luisella nel libro di Fabiana Giacomotti La tv alla moda (Rai-Eri. 2014)» , alla fine degli Anni ‘50, Zoe e Micol caricavano su un furgone l’intera collezione e da Roma partivano alla volta della città dei fiori per allestire uno showroom al servizio di cantanti, con la sarta a disposizione, esattamente quello che oggi fanno le griffe in occasione di tutte le manifestazioni importanti, dai festival del Cinema agli Oscar. Un lavoro certosino, quello di Marvi, per recuperare i vestiti originali indossati sul palco, perché ai tempi i cantanti se li compravano, e non tutti sono stati diligenti come Marcella Bella o Orietta Berti che ha catalogato anno per anno tutti i suoi abiti nella maxi mansarda della sua casa di Montecchio Emilia («Mio marito ha paura che venga giù il soffitto, ma io ho chiesto al capo muratore, che mi ha rassicurato: qualche stendino ancora ci sta»). Per la mostra la cantante emiliana ha prestato il vestito turchese tempestato di Swarovski del 1986: «Era in pelle, me lo ha fatto Nicola Trussardi, l’ho pagato un milione e duecentomila lire. E ben due milioni e otto è costato quello a strisce giallo, bianco e nero di Mila Schön (che tra le altre vestì anche Milva nel ‘68), pure luminescente del 1969, deriso da Alighiero Noschese che lo definì poco indicato al suo fisico; ma Orietta Galimberti da Cavriago, proprio con le sue mise coraggiose, ha sempre dimostrato di essere una donna senza complessi («E alla fine fui premiata dalla moda per essere riuscita a far parlare di moda»), racconta oggi la cantante. È Renata Mauro, al festival 1967 con Mike Bongiorno, a sfoggiare la prima gonna che scopre le gambe. Gli Anni ‘80 sono quelli dell’ottimismo, l’Italia esce dagli anni di piombo. Se già nel ‘72 Marcella Bella cantava Montagne verdi (della sartoria Gulp molto in voga in quel periodo) con un romantico vestito bianco, nell’84 — due anni dopo Felicità — Albano e Romina vincono con Ci sarà e il festival fa sognare l’amore. Romina, anche lei premurosa con il suo guardaroba, è tornata a Cellino per recuperare il suo peplo bianco firmato Enrico Coveri indossato con un fiore nei capelli. Ormai la moda prende forza e crea glamour grazie a una sapiente regia che abbina e coordina i look. È proprio Marvi De Angelis, nel 1995, a suggellare il patto bionda-mora tra Claudia Koll (in Versace a scacchi rosso e bianco) e Anna Falchi (divisa tra Valentino e Lancetti), vallette di Pippo Baudo. «Gli stilisti offrono i loro vestiti ai concorrenti e ai presentatori, ma sempre con la loro supervisione», dice Marvi ricordando le telefonate di Giorgio Armani per impedire l’uso di scialli anti-spiffero. La regola poi è che il mistero alimenta il glamour. Gli abiti sono tenuti segreti fino all’ultimo, anche con depistaggi, se serve. Poi dal primo giorno scattano le pagelle dei look, che vanno di pari passo con quelle delle canzoni. Dal 10 tondo per l’abito nero di Armani di Ines Sastre nel 2000 (che sarà fatto rivivere dalla modella armaniana Greta Ferro nella serata dell’opening di lunedì 3 febbraio al Casinò a cura di Rai Pubblicità con Teche). Dall’Armani Privé creato per Michelle Hunziker e quello prugna di Rocio Munoz Morales (Alberta Ferretti), fino ai non classificabili per la torta di pizzo di Antonella Clerici e alla farfallina di Belén firmata da Fausto Puglisi. Ma questa è già storia, in attesa della nuova sfida.

·        Sanremo 2020, le 10 canzoni più bizzarre mai presentate in gara.

Sanremo 2020, le 10 canzoni più bizzarre mai presentate in gara. Pubblicato venerdì, 31 gennaio 2020 da Arianna Ascione su Corriere.it. «Una coppia di showgirls che ambisce a conquistare negli anni Novanta lo scettro che negli anni Sessanta fu delle sorelle Kessler»: Alice ed Ellen devono aver provato un brivido (di orrore) quando sentirono a Sanremo 1989 la presentazione delle sorelle Brigitta e Benedicta Boccoli. Anche se «Stella» aveva alle spalle una produzione di tutto rispetto - era stata scritta da Jovanotti e prodotta da Sandy Marton e Claudio Cecchetto - finì presto nel dimenticatoio.

Francesco Salvi, «Esatto!». Con le sue canzoni ironiche Francesco Salvi è passato sul palco dell'Ariston quattro volte: la prima con «Esatto!», un brano scritto per prendere in giro la qualità della musica di quel periodo (era il 1989 e si classificò al settimo posto). Nel 1990 invece è stata la volta di «A», nel 1993 è arrivata «Dammi 1 bacio» e nel 1994 l'attore e comico ha portato in gara «Statento!».  

Brigitta e Benedicta Boccoli, «Stella». Il 1989 è stata un'annata decisamente particolare per il Festival della canzone italiana: era l'edizione dei 'figli d'arte', passata alla storia soprattutto per la quantità di errori collezionati dai quattro conduttori. Anche nella categoria Nuovi si può ritrovare una chicca: l'esordio sanremese di Brigitta e Benedicta Boccoli con il brano «Stella». La canzone, nonostante la grossa produzione alle spalle - Claudio Cecchetto e Jovanotti -, venne presto dimenticata.

Danny Losito & Las Ketchup, «Single». Forse confidando in un nuovo effetto-tormentone Danny Losito nel 2004 si è presentato a Sanremo insieme alle Las Ketchup, regine dell'estate 2002 nonché interpreti della hit «Aserejé». Ma «Single» non ha avuto la stessa fortuna: si classificò terzultima. 

Maria Pia & SuperZoo, «3 fragole». Reduce dalla partecipazione alla prima edizione di «Amici di Maria de Filippi» (quando ancora si chiamava «Saranno Famosi») Maria Pia Pizzolla e i SuperZoo nel 2002 parteciparono alle selezioni per le Nuove Proposte del Festival di Sanremo. Riuscirono a calcare il palco dell'Ariston l'anno successivo con l'orientaleggiante «3 fragole».

Figli di Bubba, «Nella valle dei Timbales». Durò una manciata di mesi l'avventura musicale dei Figli di Bubba, gruppo che si formò esclusivamente per partecipare all'edizione 1988 con un brano provocatorio che prendeva di mira la tipica canzone sanremese («Nella valle dei Timbales»). Facevano parte del progetto Franz Di Cioccio, Roberto Manfredi, Mauro Pagani, i comici Enzo Braschi e Sergio Vastano e i giornalisti Roberto Gatti e Alberto Tonti.

Maria Grazia Impero, «Tu con la mia amica». Look da improbabile cowgirl per la meteora Maria Grazia Impero, tra le Novità del 1993, che con «Tu con la mia amica» portò una sferzata rock (o presunta tale) a suon di «hula hula hoop». Quell'anno, per la cronaca, il primo premio della categoria esordienti andò a «La solitudine» di Laura Pausini.

Jo Chiariello, «Che brutto affare». Il pezzo in questione, caratterizzato da un linguaggio molto sfrontato («Io ti consideravo un superman ma non sei neanche un man»), vanta una firma d'autore: quella di Franco Califano. Ma «Che brutto affare», portato da Maria Concetta Chiarello aka Jo Chiarello al Festival di Sanremo 1981, non riuscì nemmeno ad arrivare alla serata finale.

Sabina Guzzanti e la Riserva Indiana, «Troppo sole». Palco decisamente affollato nel 1995 per l'attrice Sabina Guzzanti, che si esibì a Sanremo insieme al supergruppo La Riserva Indiana composto da numerosi personaggi. Tra loro David Riondino, Milo Manara, Nichi Vendola, Daria Bignardi, Antonio Ricci, Sandro Curzi ed Ermete Realacci.

Elio e le Storie Tese, «La terra dei cachi». Tra tutti i brani 'strani' che gli Elio e le Storie Tese hanno portato in gara a Sanremo il più rappresentativo è «La terra dei cachi»: nel 1996 - anno della prima partecipazione alla kermesse - arrivò al secondo posto e vinse il premio della Critica 'Mia Martini'. Il successo del pezzo è dovuto anche alle performance della band: ogni sera infatti gli Elii misero in scena una esibizione bizzarra e la sera della finale apparvero travestiti da alieni (una citazione dei Rockets).

·        I Comizi di Sanremo.

Amadeus vittima di una talpa in Rai, clamoroso sospetto su Sanremo: così sono iniziati tutti i guai. Libero Quotidiano il 7 Gennaio 2020. C'è una talpa in Rai? Il sospetto che qualcuno stia sabotando il Festival di Sanremo è rilanciato dal Fatto quotidiano e si lega alle (incredibili) polemiche per l'intervista che il conduttore Amadeus è stato costretto a rilasciare a Repubblica alla vigilia di Capodanno per contrastare la gola profonda che aveva spifferato i nomi dei primi 22 big in gara (lunedì sera ne sono stati annunciati altri due, Rita Pavone e Tosca) ad Alfonso Signorini, direttore del settimanale Chi, che aveva spifferato tutto in anticipo. "Chi aveva passato la soffiata? - si chiede il Fatto -. Qualche discografico vicino al Cav? Un giornalista con la lista in tasca? O addirittura una talpa interna, magari uno spregiudicato autore dello stesso staff del direttore artistico?". La vittima di tutta questa situazione è lo stesso Amadeus, che ha messo la pezza al buco provocando la violentissima protesta di molti giornalisti musicali di testate rivali di Repubblica.  

Amadeus "incredulo e sorpreso" dal caso Rula Jebreal a Sanremo: cosa non torna sulle barricate Rai. Libero Quotidiano il 7 Gennaio 2020. I retroscena Rai sul caso Rula Jebreal descrivono Amadeus come "spiazzato". Le polemiche per la partecipazione a Sanremo annunciata, saltata e poi forse confermata nuovamente della giornalista palestinese, con cittadinanza israeliana e italiana, hanno buttato una brutta patina di polemica politica sul Festival. Esattamente quello che non voleva il conduttore simbolo degli show di viale Mazzini, che pensava a una kermesse con la musica al centro e l'impegno civile e sociale in chiave tutta femminile (da qui le 10 donne protagoniste, 2 per ogni serata) a fare da robusto contorno. La Jebreal, che certo professa un saldissimo credo progressista, avrebbe non a caso parlato di violenza di genere, con ospiti illustri (si parlava di Michelle Obama o in alternativa Oprah Winfrey), ma senza sfiorare tematiche di attualità politica interna. "Ieri - scrive il Corriere della Sera - Amadeus aveva altro a cui pensare (la diretta dei Soliti ignoti dedicata alla presentazione dei big in gara), ma le ultime 48 ore le ha vissute con un misto di incredulità e sorpresa". Il conduttore e Rula avevano già predisposto un punto del monologo della Jebreal, la lettura della poesia che Jacques Prévert ha dedicato alle donne, Sono quella che sono. L'intenzione era quella di dare "un tocco internazionale con la giornalista che è la perfetta summa della società globale in cui viviamo" e di certo non poteva immaginare "ci potessero essere controindicazioni di opportunità".

Daniela Santanchè contro Rula Jebreal: "Parlasse delle condizioni delle donne sotto i regimi islamici". Libero Quotidiano il 6 Gennaio 2020. L'invito, poi negato, della giornalista Rula Jebreal al Festival di Sanremo, ha scatenato non poche polemiche. La sua presenza, infatti, viene considerata troppo politica a discapito della musica. Lo pensa anche Daniela Santanchè che sul suo profilo Twitter scrive: "Rula Jebreal parlasse delle condizioni tragiche delle donne sotto i regimi islamici, invece di mistificare su 'censura' e 'italiani nuovi' (manie di persecuzione miste ego spropositato). Quelle sono donne censurate, violate". Poi l'appello della senatrice di Fratelli d'Italia: "Boicottate Sanremo 2020". Un parere, quello della Santanchè, che non va di pari passo con quello del direttore di Libero. Vittorio Feltri, infatti, aveva invitato tutti a non dare vita a "polemiche giornalistiche inutili".

Giorgia Meloni su Rula Jebreal a Non è l'Arena: "E se Mario Giordano fosse stato pagato per fare un monologo?" Libero Quotidiano il 13 Gennaio 2020. La polemica su Rula Jebreal al Festival di Sanremo tiene ancora banco. A parlarne Giorgia Meloni che, ospite a Non è l'Arena su La7, interviene: "Se Rula va lì a presentare il Festival, visto che è anche una bella ragazza, io non ho nulla in contrario, ma se va lì per fare un monologo di mezz'ora senza contraddittorio e a spese dei contribuenti non mi sta bene". Poi la precisazione su uno dei tanti personaggi presenti spesso e volentieri al festival della musica: "Roberto Benigni è un artista, andava al Festival di Sanremo a recitare Dante. Rula Jebreal non fa parte del mondo dello spettacolo". Per la leader di Fratelli d'Italia, se durante un governo di centrodestra Mario Giordano fosse stato pagato 30mila euro per fare un discorso, "sarebbero arrivati i caschi blu dell'Onu, quelli che Di Maio vuole spedire in Libia". 

Rula Jebreal, Augusto Minzolini: "Il veto della Rai è un'idiozia, ma è una doppia idiozia sentirsi eroi". Libero Quotidiano il 6 Gennaio 2020. Augusto Minzolini, sul caso di Rula Jebreal, attacca la Rai ma non risparmia una bordata anche alla giornalista israeliana: "Se qualcuno in Rai ha messo un veto sulla partecipazione di Jebreal a Sanremo", ha scritto su Twitter il giornalista ed ex senatore di Forza Italia sul suo profilo Twitter, "ha commesso l'ennesima idiozia. Ma dire come la Jebreal che la sua diversità fa paura, è un’idiozia doppia. Non se ne può più di questi simileroi,o eroine, fatti in casa". Amadeus aveva infatti invitato la Jebreal a partecipare al festival di Sanremo per accompagnarla nella conduzione, ma in Rai hanno preferito evitare polemiche. Quando Dagospia ha diffuso la notizia che il direttore artistico aveva incontrato la giornalista e che sarebbe stata una delle dieci donne ad affiancarlo una sera sul palco dell' Ariston, gli hater si erano scatenati: "È un insulto agli italiani". La polemica è montata, poi il silenzio. Quindi il no ufficiale.

L’inverosimile martirio di Rula. Max Del Papa, 7 gennaio 2020 su Nicolaporro.it. Fra tanti martiri presunti, una a denominazione di origine controllata: è Rula “Lula” Jebreal, estromessa dal Festival di Sanremo per colpa dell’intolleranza della stampa sovranista, fascista e razzista. Perché, si capisce, la Rai è cosa della sinistra e Sanremo è cosa della Rai. Il martirologio l’ha naturalmente aperto Repubblica, trasformando un’opzione, discutibile, in un diritto piovuto dal cielo: Rula Lula sull’Ariston ci doveva andare, perché la sua è la faccia dei diritti sociali. Ma quale politica, qui si resta umani e invece, per colpa del becero canaio sovranista, Sanremo sarà meno civile, meno colto, meno ricco, meno bello, meno informato, meno solidale, meno equo, meno presentabile, meno accogliente, meno europeista, meno democratico. Veramente, l’infame stampa sovranista si è limitata a porre un paio di questioni: che curriculum ha una che di spettacolo, di canzonette non si è mai occupata per finire al Festival delle canzonette? E davvero avremmo dovuto subire i suoi pistolotti monodimensionali, unidirezionali? La conferma è arrivata a stretto giro di posta: Rula Lula voleva invitare nientemeno che Michelle Obama per discutere di diritti delle donne. Una che usava selfarsi con il famigerato Weinstein, considerato un maiale d’oro, quello che abusava delle donne mentre ne costruiva le carriere. Una che, quando non trova un insulto abbastanza sanguinoso, ti definisce “maschio bianco”, come a dire il peggio della schiuma, della rogna. Una che, se la contraddici, parte con stridori ultrasonici e non ti fa più dir niente. Una che, pur con doppia o tripla matrice, palestinese israeliana naturalizzata italiana, su Israele nutre convinzioni lievemente preoccupanti. Ora, la becera informazione sovranista sa benissimo di essere in clamorosa minoranza, sbeffeggiata e attaccata da quelli che ben pensano, e che sono maggioranza ragliante nei media e soprattutto in Rai. Dunque, la infame informazione sovranista sa di non poter presumere più che tanto da se stessa; non è colpa – o virtù – sua se la Rai è ritornata sui suoi passi, una volta verificata l’insofferenza di sempre più spettatori che, sui social, promettevano: Sanremo a questo punto non lo guarderò più. Semplicemente, la Rai si è fatta due conti. E ha capito che il gioco propagandistico non valeva la candela. Ma non c’è stato, garantito, alcun lavaggio del cervello, quella se mai è roba da progressisti illuminati: trattavasi di opinioni in assoluta libertà, che se mai si sono trovate a posteriori rappresentate da commentatori apoti, cioè che non se la bevono. E nessuno dei luridi maschi bianchi si è permesso offese o volgarità di sorta sulla santina dem: domandarsi, ricordare, fa parte del gioco democratico, anche se per molti il gioco democratico ricorda un po’ il vecchio slogan di Michele Santoro (Michele chi? Ma sì, un teletribuno che ebbe le sue stagioni, anche se ormai il mar dell’olbio s’è sovra lui richiuso): “comunque la pensiate…” (purché d’accordo con me). Le prefiche Repubblicane sono scatenate. Ma, se a quanto pare non sapremo mai cosa ci siamo persi senza Rula Lula, in compenso possiamo immaginare cosa ci siamo risparmiati (anche in termini di cachet, visto che l’interessata, di solito così garrula, s’è guardata bene dal rivelarlo). Intanto, dal fronte piddino e italovivo, ma non troppo, è immediatamente partita la contraerea: perché quello di Rula Lula al Festival è Deus lo volt, è crociata progressista, diritto divino per loro e dovere terreno per tutti gli altri. Tra i paladini più frementi, l’ex ministra Fedeli, proveniente dal sindacalismo cigiellino duro e puro, e l’immancabile Faraone, uno dei marinaretti di Carola, che annuncia interrogazioni, trascinamenti del caso in Vigilanza e magari di far cadere il governo. A riprova che la questione era politica, e della specie peggiore: quella ideologica. Max Del Papa, 7 gennaio 2020

Salvini alla Jebreal: "Non si usa Sanremo per fare comizi". Salvini manda un messaggio chiaro alla Jebreal: "Chi vuol fare comizi vada in piazza o in Parlamento". Angelo Scarano, Lunedì 06/01/2020, su Il Giornale. Scontro a distanza tra Rula Jebreal. La sua intervista a Repubblica ha fatto parecchio discutere. La giornalista di fatto ha spiegato quali sono, a suo dire, i motivi che hanno interrotto la sua corsa verso il palco dell'Ariston per questo Sanremo 2020. La Jebreal la butta subito in politica: "Qualcuno si è spaventato che venisse offerta una ribalta a italiani nuovi, a persone diverse come me che appartengono a un'Italia inclusiva, tollerante, aperta al mondo, impegnata in missioni di dialogo e di pace". E ancora: "L'Italia che noi sogniamo per i nostri figli è un paese collegato al resto del mondo. È un'Italia in cui c'è posto per Salvini ma anche per Liliana Segre e, se permettete, per Rula Jebreal. Io ho solidarizzato con Giorgia Meloni quando ha subito insulti misogini. Non vorrei che donne prestigiose e testimoni di violenza si sentissero allontanate dalle nostre manifestazioni più importanti".

E di fatto questo sfogo potrebbe nuovamente riaprire il dibattito in Rai per un recupero in extremis della Jebreal sul palco del Festiva. Ma in questo fiume di parole della Jebreal va registrata la risposta chiara arrivata da Matteo Salvini che in queste ore si trova impegnato nella campagna elettorale per le Regionali in Emilia Romagna: "Di tutto mi occupo fuorché di conduttori e di vallette di Sanremo. Penso che sia il Festival della canzone italiana e che, se uno vuole fare i comizi, deve andare in piazza o in Parlamento, non a Sanremo". Poi lo stesso Salvini rincara la dose: "Possono invitare chi vogliono, non è un mio problema - ha aggiunto Salvini - e l'ultima delle mie preoccupazioni è dire sì o no a Tizia o Caia per andare a Sanremo. Poi ognuno fa quel che vuole, è il Festival della canzone italiana e se invitassero me direi no grazie, non ci azzecco nulla con Sanremo che è musica, arte, poesia, fiori, l'Italia nel mondo. Se qualcuno l'ha preso per il palco di un comizio, secondo me, ha sbagliato. Detto questo, se invitano questa signora o un'altra facessero come credono, tanto credo che gli italiani, sul controllo dell'immigrazione e la lotta agli scafisti, abbiano le idee chiare. A Sanremo possono fare anche un comizio di Renzi, Saviano e Bertinotti, non è che gli italiani cambiano idea". Insomma l'eventuale presenza della Jebreal a Sanremo continua ad alimentare polemiche che di certo non finiranno qui...

Dall'Ansa il 6 gennaio 2020: (…)   Se l'idea di portare all'Ariston l'ex first lady americana era già stata accarezzata in passato da Fabio Fazio e Carlo Conti (che per par condicio aveva pensato anche a Melania Trump), pur essendo rimasta nel cassetto anche per motivi di budget (il cachet di Michelle Obama si aggirerebbe sui 600mila dollari) (…) Dagonota: Oprah Winfrey per meno di 500.000 dollari (più jet privato) manco si alza dalla poltrona.

Dagospia il 6 gennaio 2020. Riceviamo e pubblichiamo: Caro Dago, “La mia diversità fa paura” dice la signora Rula Jebreal candidata a salire sul palco di San Remo. La signora ha un’altissima considerazione di se stessa e va bene... fatti suoi. Ma inquieta la discussione su questo personaggio regalatoci anni fa dal duo Santoro-Travaglio. La sua diversità fa paura? Manco fosse Rosa Luxembourg... ma andassero tutti a scopare il mare... favorevoli e contrari... lei compresa... ovvio. Frank Cimini

IO CENSURATA PERCHÉ RAPPRESENTO L'ITALIA INCLUSIVA E TOLLERANTE. Gad Lerner per ''la Repubblica'' il 6 gennaio 2020. Rula Jebreal ha una doppia cittadinanza: israeliana e italiana. Nata a Haifa nel 1973, arrivò a Bologna grazie a una borsa di studio, quando aveva 19 anni, per seguire un corso di laurea in fisioterapia. Il suicidio della madre l' aveva costretta a trascorrere l' infanzia in un orfanotrofio di Gerusalemme. Divenuta giornalista, esperta di Medio Oriente e impegnata contro la violenza sulle donne, da dieci anni vive negli Stati Uniti ma mantiene forti legami con l' Italia. L' ultima volta ci è tornata tre mesi fa, in ottobre, per la laurea della figlia Miral. È in quella occasione che l' ha contattata Amadeus, proponendole di partecipare il 4 febbraio alla prima serata del settantesimo Festival di Sanremo, e di collaborare anche alle altre puntate in cui voleva dare spazio alla voce delle donne.

Conoscevi già Amadeus?

«Mai visto prima. Super gentile, mi è piaciuto molto e gli auguro grande successo, nonostante quel che è accaduto, perché l' ho trovato sinceramente impegnato a mettere al centro del palco dell' Ariston, oltre alle canzoni, anche una questione drammatica come la violenza sulle donne. Gli ho raccontato del mio viaggio in Arabia Saudita dove ho incontrato Loujain Alhathloul, stuprata perché rivendicava il suo diritto di voto e di guidare l' automobile. Gli ho parlato della mia amica yazida Nadia Murad, premio Nobel, coinvolta insieme a me dal presidente francese Macron in un Comitato per l'uguaglianza. Abbiamo progettato di coinvolgere Michelle Obama o in alternativa Oprah Winfrey per parlare di questi temi».

E lui non si è spaventato?

«Al contrario. Era entusiasta, mi ha incoraggiato, felice di portare a Sanremo queste donne meravigliose. Con lo staff della direzione artistica ho cominciato a raccogliere i dati Onu e a preparare il monologo che avrei dovuto presentare nella serata inaugurale. Ho disdetto altri impegni e mi sono messa a lavorare sodo».

Ne hai parlato anche con la direttrice di Rai 1, Teresa De Santis?

«No. Ho capito che insorgevano delle difficoltà quando l' Ufficio scritture della Rai ha iniziato a tergiversare sul contratto e a rinviare le prenotazioni dei voli. Ma la direzione artistica mi tranquillizzava, andiamo avanti!».

Ed ecco che la notizia della tua partecipazione a Sanremo viene anticipata da Dagospia.

«Già. Sarebbe interessante sapere da dove gli è arrivata la notizia, con timing perfetto. Spiegherebbe tutto quel che è successo dopo. Gli attacchi, le insinuazioni, l' accusa di essere niente meno che una persona che odia e denigra il paese di cui sono cittadina. Mentre Sanremo sarebbe stata un' occasione ideale di apertura al mondo su tematiche che non sono né di destra né di sinistra».

Quando è arrivato il no definitivo della Rai?

«Sabato scorso mi hanno telefonato pregandomi di fare io il passo, di rinunciare spontaneamente. Mi sono rifiutata. Gli ho mandato un messaggio scritto: se volete censurarmi dovete essere voi ad assumervene la responsabilità. Ma, voglio ripeterlo, Amadeus non ha nessuna colpa. Mi auguro che riesca a portare avanti il suo bellissimo progetto».

Come ti spieghi la campagna ostile di cui sei stata oggetto?

«Evidentemente qualcuno si è spaventato che venisse offerta una ribalta a italiani nuovi, a persone diverse come me che appartengono a un' Italia inclusiva, tollerante, aperta al mondo, impegnata in missioni di dialogo e di pace».

Dipenderà dal fatto che sei araba, che hai la pelle scura? Ricordo quando il ministro Calderoli ti apostrofò come "signora abbronzata dal nome impronunciabile". E l' anno scorso Salvini protestò contro il voto della giuria in favore di Mahmood.

«Salvini? Non so, non posso dirlo, sono sotto choc. Certo in Rai c' è un brutto clima e gli attacchi sono partiti da persone a lui vicine. Trasmettono un' immagine chiusa, vecchia dell' Italia. Cosa vuol dire essere italiani? Avere tutti la pelle dello stesso colore e le stesse idee? L' Italia che noi sogniamo per i nostri figli è un paese collegato al resto del mondo. È un' Italia in cui c' è posto per Salvini ma anche per Liliana Segre e, se permettete, per Rula Jebreal. Io ho solidarizzato con Giorgia Meloni quando ha subito insulti misogini. Non vorrei che donne prestigiose e testimoni di violenza si sentissero allontanate dalle nostre manifestazioni più importanti. Mia madre si è suicidata dopo aver subito uno stupro. Penso sempre a lei quando visito i paesi in guerra. Sono stata la prima donna inviata dal New York Times in Siria dopo lo scoppio del conflitto».

So che collabori a testate giornalistiche importanti, che hai lavorato alla Cnn e ora alla Msnbc. Credo però che qui da noi ti vengano addebitati come una colpa il profilo glamour, la frequentazione del jet set.

«Chiedo solo di essere giudicata per il mio lavoro, è troppo? All' Università Americana di Roma per nove mesi ho seguito la borsa di studio assegnata a cinque giovani siriane vittime di guerra. All' Università di Miami ho l' incarico per un Phd intitolato "Persuasione, propaganda genocidio". È vero. In Italia ho avuto una figlia da un artista bolognese. Poi c' è stata la relazione con il regista Julian Schnabel e ho sposato il banchiere Arthur Altschul, tra parentesi, entrambi ebrei. Ma non mi sono mai rilassata, ho continuato a impegnarmi nel lavoro».

A proposito. Ricordo la tua partecipazione alle mie trasmissioni con Amos Oz e David Grossman. Come definiresti il tuo rapporto di donna araba con Israele?

«Ma io amo Israele, esattamente come loro! Vado a votare, credo in un Israele multiculturale, anche arabo, perché la democrazia è fatta di diversità. Sono cresciuta leggendo Haaretz, critico le politiche governative esattamente come i miei illustri concittadini che hai citato».

E di fronte all' accusa di denigrare l' Italia, descrivendola come un paese razzista, cosa rispondi?

«Resto allibita. Sono grata all' Italia, e dopo quel che è successo intensificherò le mie presenze qui, non solo per venire a trovare mia figlia. Impegnarsi contro la xenofobia e la violenza sulle donne non deve essere né di destra né di sinistra. Se qualcosa devo rimproverarmi, è di non avere spiegato meglio quel che stavo facendo all' estero anche per onorare la mia cittadinanza italiana».

Niente Sanremo. Ti aspettano altri impegni?

«Ero in vacanza. Ma oggi volo a New York perché Msnbc vuole che partecipi alle sue trasmissioni sulla crisi Usa-Iran. Con i miei migliori auguri a Amadeus».

Marco Molendini per Dagospia il 6 gennaio 2020. La frase più comica è quella con cui la Rai ha bocciato l’ospitata di Rula Jebreal a Sanremo: sarebbe «fonte di polemiche, di cui la manifestazione non ha certo bisogno». Tutti sanno che il Festival vive e ha vissuto di questo, la polemica è l’alimento che lo sostiene, il vento in poppa che lo fa lievitare. Non c’è edizione che non sia stata caratterizzata da sceneggiate vere, presunte, montate ad arte su cui tutti, Rai, organizzatori, direttori artistici, cantanti, giornali, giornalisti, televisioni, radio, social network, non montano felici rilanciandosi la palla. Questo non vuole dire che la storia di Rula Jebreal, mai tanti titoli in vita sua, sia paradossale, comica non solo per il contenuto ma per lo sproposito delle reazioni. Se Amadeus le aveva calcolate, vuol dire che lo avevamo sottovalutato. Ormai, comunque, il gioco si è innestato e tutti ci si attaccano. Ma la vicenda resta un mistero con molti interrogativi.

Il primo: perché la Rai ha bisogno di Rula Jebreal per invitare Michelle Obama o Oprah Winfrey? Sono due personaggi pubblici che hanno i loro agenti, basta telefonare, fare l’offerta e attendere la risposta. A cosa serve la mediazione di Rula Jebreal che, racconta, avrebbe in animo anche di lanciarsi in un monologo?

Il secondo: ma c’è bisogno che di una cosa del genere se ne occupi la Vigilanza Rai? Non è più semplice che direttrice di Rai 1, direttore artistico del Festival e altri responsabili si siedano attorno a un tavolo e decidano cosa fare? Altrimenti a che serve l’incarico che hanno?

Il terzo: siamo sicuri che l’Ariston sia il luogo adatto per discutere del tema delicato della violenza sulle donne? Un palco dove la carnevalata è sempre in agguato fra una canzone e l’altra?

Il quarto: leggiamo che il senatore Faraone ritiene l’esclusione di Rula Jebreal «una discriminazione di stato». Non ha esagerato leggermente?

Il quinto: si legge sui giornali che in casa Rai ci sarebbe un ripensamento sul niet alla giornalista. Uno stop and go classico.

Il sesto: non è un mistero ma una certezza: nel caso in cui ci si ripensasse, su Rula Jebreal si scatenerebbe un can can da qui al Festival con pro e contro, prese di posizioni, richieste di conoscere il cachet, il costo dei voli, se viaggia in prima o in economica, se viene ospitata in hotel e a quante stelle (cinque no perché sarebbe una scelta politica), se è da sola o accompagnata, se il suo monologo sarà letto prima dai funzionari Rai, eccetera, eccetera. Per il Festival una pacchia.

Estratti dall'intervista di Gad Lerner a Rula Jebreal per ''la Repubblica'' il 6 gennaio 2020. (…) «Salvini? Non so, non posso dirlo, sono sotto choc. Certo in Rai c' è un brutto clima e gli attacchi sono partiti da persone a lui vicine». (…)

Ed ecco che la notizia della tua partecipazione a Sanremo viene anticipata da Dagospia.

«Già. Sarebbe interessante sapere da dove gli è arrivata la notizia, con timing perfetto. Spiegherebbe tutto quel che è successo dopo. Gli attacchi, le insinuazioni, l' accusa di essere niente meno che una persona che odia e denigra il paese di cui sono cittadina. Mentre Sanremo sarebbe stata un' occasione ideale di apertura al mondo su tematiche che non sono né di destra né di sinistra. (…)

Niente Sanremo. Ti aspettano altri impegni?

«Ero in vacanza. Ma oggi volo a New York perché Msnbc vuole che partecipi alle sue trasmissioni sulla crisi Usa-Iran. Con i miei migliori auguri a Amadeus».

DAGO-RISPOSTA - Vorremmo chiedere alla grande reporter Rula, che ci tiene a sottolineare gli inviti da parte di Msnbc e CNN, come si fa il lavoro di giornalista. A noi ci pareva che un giornalista, quando le ha, dà le notizie. E ci pare che chiedere ''chissà da dove gli arriva la notizia?'' non lo fa nessun vero cronista: se lo scoop è confermato, può fare i complimenti al collega, o può rosicare per non averlo avuto lui per primo. Se il cronista è al centro dello scoop, sa che fa parte del gioco.

Ecco come l'abbiamo data: FLASH! CHI AFFIANCHERA' AMADEUS A SANREMO 2020? OGNI SERA CI SARANNO DONNE DIVERSE: AGGIUNGETE ALLA LISTA RULA JEBREAL. IL CONDUTTORE AVREBBE INCONTRATO LA SETTIMANA SCORSA IN UN FAMOSO HOTEL DI MILANO LA GIORNALISTA PER CHIEDERLE DI AFFIANCARLO PER UNA SERA SUL PALCO DELL'ARISTON. LEI AVREBBE DATO LA SUA DISPONIBILITA'. LA PARTECIPAZIONE ANDRA' IN PORTO?

Zero critiche, zero polemiche, quelle le hanno fatte gli altri (e hanno tutto il diritto di farlo, oppure Rula vorrebbe censurare coloro che lei accusa di censura?). Cosa avremmo dovuto fare? Non dare la notizia per non increspare il laghetto zen della sua trattativa? E poi, che vuol dire ''timing perfetto''? Lei stessa dice di essere da oltre tre mesi in contatto con Rai e Amadeus (un record di segretezza a viale Mazzini!), al Festival manca meno di un mese e nelle ultime settimane si è parlato ogni giorno di chi sarebbero state le donne sul palco dell'Ariston, da Diletta Leotta a Monica Bellucci. Crede forse che se la notizia fosse uscita tra una settimana o tre gli ''attacchi e le insinuazioni'' non ci sarebbero stati? Allora davvero non ha un gran pedigree da giornalista, perché dovrebbe sapere che il ''timing'' non avrebbe cambiato nulla. Se il suo intervento fosse stato imperdibile o inattaccabile, peraltro, avrebbe dovuto difenderlo e convincere la Rai a portarlo fino in fondo. Invece la poveretta, che con una certa spocchia ci rivela come debba correre negli studi delle all-news a parlare di crisi Iran-Stati Uniti, quindi di bombe, corpi smembrati, guerre sanguinarie, si dice ''sotto choc'' per il dibattito innescato dalla sua partecipazione a Sanremo. Come si dice in America, non ha certo una thick skin, la pelle dura, se può affrontare decine di morti ancora caldi, ma non le logiche politiche che da sempre regnano in Rai. Eppure lei la tv italiana la conosce bene, pur non frequentandola molto dalla partecipazione ad Annozero di Santoro (Rai2) e da quando il suo contratto con la7 non fu rinnovato dopo una stagione di conduzione a Omnibus (2006, quando la rete era ancora di Telecom Italia).

PS: no comment su Gad Lerner che alla risposta della Jebreal non ha obiettato: ''No, scusa, che c'entra chi dà la notizia con quello che succede dopo?'', ma d'altronde per lui il giornalismo deve essere sempre la quinta colonna di qualche agenda politica, quindi ci rendiamo conto che applichi lo stesso metro anche agli altri.

Caso Rula Jebreal, nuova mossa della Rai: a Sanremo se parla solo di donne. Pubblicato martedì, 07 gennaio 2020 su Corriere.it da Antonella Baccaro e Renato Franco. A conti fatti, all’amministratore delegato della Rai, Fabrizio Salini, non conviene alimentare le polemiche sulla partecipazione a Sanremo della giornalista Rula Jebreal. Le accuse di censura piovute sulla Rai e la presa di distanza di Matteo Salvini, che figurava come mandante dell’esclusione, tramite la direttrice di Rai1, Teresa De Santis, lascerebbero spazio all’ad per riproporre l’invito all’ospite. Un invito, beninteso, a esserci con interventi sul tema della violenza contro le donne, senza divagazioni. Potrebbe essere dunque questo l’esito dell’incontro che si svolgerà martedì in Rai tra Salini, De Santis e Amadeus. Un vertice per fare il punto (anche) sugli ospiti, come ha spiegato l’ad: «Le proposte della direzione artistica, già discusse con la direzione di Rai1, saranno oggetto, come di prassi, di un confronto con l’amministratore delegato, con il solo obiettivo di realizzare un grande Festival». Dall’entourage della direttrice fanno sapere che non c’è stata nessuna censura sulla Jebreal. E che il problema semmai è la mancanza assoluta di condivisione sulla composizione di tutto il cast da parte di Amadeus. Al punto che De Santis l’ha dovuto convocare a fine anno e poi il 3 gennaio per verificare indiscrezioni uscite sui media. Resta sullo sfondo la richiesta di convocare sul caso la Vigilanza, avanzata da Davide Faraone (Italia Viva), anche perché i tempi sarebbero lunghi. Sulla polemica il Pd si è fatto sentire più per denunciare che l’azienda «è allo sbando», che per difendere Jebreal, le cui presenze alla Leopolda non sono passate inosservate. Al Pd interessa capire cosa succederà il 14 gennaio, quando si riunirà il cda. L’ipotesi che Salini rimescoli le poltrone delle reti appare ai zingarettiani improbabile, perché farebbe saltare la direzione di Rai1 proprio alla viglia della manifestazione più importante: Sanremo, appunto. Il leader della Lega ha di nuovo assicurato di non c’entrare nulla sul veto («non mi occupo di Sanremo»), però ha aggiunto un «però»: «Penso che sia il Festival della canzone italiana e che, se uno vuole fare i comizi, deve andare in piazza o in Parlamento, non a Sanremo». Amadeus ha vissuto le ultime 48 ore con un misto di incredulità e sorpresa. Quando aveva contattato Rula Jebreal non pensava che in Rai ci potesse essere qualcuno che si mettesse di traverso. L’idea era di parlare di violenza sulle donne, in mente c’era anche il proposito di leggere la poesia che Jacques Prévert ha dedicato alle donne (Sono quella che sono). Ma forse era troppo rivoluzionario Prévert, un uomo del ‘900, per questi anni 2000 che guardano all’800... Amadeus voleva dare un tocco internazionale con la giornalista che è la perfetta summa della società globale in cui viviamo (è palestinese con cittadinanza israeliana, naturalizzata italiana e ora vive a New York) e non immaginava ci potessero essere controindicazioni «di opportunità». La politica è lontana dal suo modo di fare televisione e l’uomo dei quiz non è uno da barricate. Vista la scarsa presenza di cantanti donne in gara, Amadeus voleva riequilibrare il loro numero con la suggestione delle 10 donne sul palco, due diverse a sera, «un modo per mettere la donna al centro della manifestazione, non per farne solo coreografia». Tra i tanti sguardi diversi, aveva pensato anche a quello di Rula Jebreal. Il conduttore intanto sta continuando a lavorare sulla ten list: a oggi le sicure sono Diletta Leotta (la prima ad aver siglato il contratto), Antonella Clerici, le due giornaliste Emma D’Aquino e Laura Chimenti, entrambe volti del Tg1 (venendo da casa, per loro nessun veto). Tra di loro dovrebbe esserci anche Georgina Rodríguez, la fidanzata di Ronaldo (manca solo la firma). Confermati gli ospiti che avranno maggior peso e spazio (Benigni, Fiorello, Tiziano Ferro), si lavora anche su altre presenze: se Carlo Conti e Gigi D’Alessio sembrano essere certi, Chiambretti e Pippo Baudo potrebbero non esserci nonostante l’invito ufficiale. Il problema sarebbe sempre quello che muove il mondo: il budget.

Vittorio Feltri per ''Libero Quotidiano'' il 7 gennaio 2020. Conosco Rula Jebreal e mi è simpatica. Parlo di lei perché è vittima di una ingiustizia commessa dalla Rai, anche se qualcuno tonto la attribuisce ai cittadini italiani, che non la vorrebbero tra i piedi, quando in realtà non sanno neppure chi ella sia. In sostanza la signora, giornalista, è stata richiesta al Festival di Sanremo per recitare in un ruolo mai specificato da Amadeus, il capo della manifestazione canora. Sta di fatto che la giornalista di origini palestinesi ha proposto di invitare, si ignora a quale prezzo, la moglie di Obama, ex presidente degli Usa. La cosa non è piaciuta a qualche dirigente dell' ex monopolio, il quale, pertanto, l' ha bocciata, esortando contemporaneamente Rula a rinunciare all' incarico. Figuriamoci le reazioni. Gad Lerner su Repubblica si è stizzito e ha giustamente difeso madame senza però approfondire la questione. Che è questa. Amadeus ha l' idea di ospitare a pagamento la collega palestinese, e fin qui nulla di male. Questa poi propone di far venire al Festival la consorte di Obama, e si scatena la fine del mondo. Allora, mi spiegate perché Rula debba essere cacciata? Prima la corteggiano, poi la scacciano. Ma siamo impazziti? Lei è lei e nel momento in cui viene incaricata di collaborare ad organizzare le trasmissioni ovvio che dica la sua. Se quello che vuole non va bene, basta puntualizzarlo. Invece le annullano il contratto, licenziandola come una cameriera a ore. Scorretto. Assurdo. Rula può piacere oppure no, tuttavia allorché la assumi te la tieni e amen. Invece no. L' hanno buttata fuori. Scusate, ma se vi stava sul gozzo per quale ragione l' avete ingaggiata? Non sono stati i nostri connazionali di destra a rifiutarla, semmai la colpa è di quelli che, pur sapendo con chi avessero a che fare, l' hanno voluta tra i protagonisti del Festival. La responsabilità dell' incidente è tutta dei progressisti, i quali prima corteggiano Rula e poi la scaricano come merce avariata. Se Amadeus ha sbagliato a convocarla, i vertici Rai hanno errato due volte: ad accettare in un primo tempo la sua partecipazione e a respingerla in un secondo tempo per motivi meschini. Infine mi domando che senso avesse la consorte dell' ex presidente degli Usa sul palco di Sanremo. Siamo di fronte ad un intreccio di fesserie e non a una topica di Jebreal.

Da vittoriosgarbi.it il 7 gennaio 2020.  Vittorio Sgarbi manifesta il suo imbarazzo per “il silenzio delle donne del centrodestra attorno alla presunta censura che vede coinvolta la giornalista Rula Jebreal”. Per il parlamentare di Forza Italia “la Jebreal va sostenuta con forza perché nessuno meglio di lei, da una ribalta autorevole quale è il festival di San Remo, può testimoniare quella che è oggi la condizione della donna nel mondo musulmano. Mi sorprende - attacca Sgarbi - che le tante donne impegnate in politica nel centrodestra non abbiano colto l’opportunità di questa testimonianza e quindi speso una sola parola in sua difesa. Dove sono la Gelmini, la Carfagna, la Prestigiacomo?”. Conclude Sgarbi: “Credo che il servizio pubblico le debba riconoscere il più ampio spazio di libertà di espressione perché proprio dalla Jebreal arrivi la testimonianza forte su quello che oggi è il ruolo della donna nelle società musulmane, e dunque sui loro diritti negati. Perché - si chiede dunque Sgarbi - censurare l’opinione della Jebreal su questi temi?”

“IL VERO TACITATO SONO IO”. Dagospia il 7 gennaio 2020. Comunicato stampa. Vittorio Sgarbi non sarà ospite questa sera a “La pupa e il secchione”: “Censurato - denuncia Sgarbi - per la par condicio. Altro che Rula Jebreal, che peraltro abbiamo scoperto non aver subito alcuna censura, il vero tacitato sono io”. La trasmissione diventata celebre grazie al litigio del critico d’arte con Alessandra Mussolini, ha dunque bloccato Sgarbi che aveva già fatto, peraltro, delle registrazioni. “Inaccettabile - attacca Sgarbi - perché avevo solo parlato di arte, di bellezza e di letteratura con i giovani ospiti della trasmissione. La mia colpa? Essere candidati alle prossime elezioni in Emilia Romagna . Non dirò per quale partito per non essere censurato anche dalle agenzie di stampa”.

Matteo Salvini su Sanremo: "Il nuovo nemico della sinistra è Rita Pavone. Non ci sono più i comunisti seri". Libero Quotidiano il 7 Gennaio 2020. "La sinistra ha scoperto un nuovo nemico del popolo: Rita Pavone". Lo ha affermato, martedì 7 gennaio, il segretario della Lega, Matteo Salvini, in un comizio a Modena nella campagna per le elezioni regionali in Emilia Romagna, commentando le reazioni negative che hanno accompagnato la possibile partecipazione della cantante che non ha nascosto le sue simpatie per il leader della Lega. "Mentre in Iran e in Libia sta succedendo quel che vediamo, il tema più dibattuto sui giornali italiani è il festival di Sanremo per il quale è stata assoldata anche la giornalista palestinese Rula Jebreal che in passato ha detto che gli italiani sono un popolo di fascisti e di razzisti. Tutti li prendiamo ma non Rita Pavone, perché è sovranista. Quando non sanno cosa dire ti appioppano l'etichetta di fascista, nazista, nazista o sovranista... Lasciamo che giochino con il Festival". Dopo il comizio Salvini ha poi ribadito su Twitter il suo pensiero sulla questione postando un ironico tweet: "Oggi il nuovo nemico della sinistra è... Rita Pavone. Non ci sono più i comunisti, seri, di una volta".

Rula Jebreal al Festival di Sanremo: qual è il valore aggiunto? Alice Penzavalli il 07/01/2020 su Notizie.it. Rula Jebreal ben si incastona a metà tra la personalità di peso e la bellissima che sul palco del Festival di Sanremo non guasta mai. Non c’è Festival di Sanremo che si rispetti senza polemiche e anche la settantesima edizione, in partenza il prossimo 4 febbraio con la conduzione di Amadeus, sta vivendo giorni non facili. Stavolta, le critiche si sono dapprima concentrate sui cantanti in gara e relativi spoiler a ridosso dell’annuncio ufficiale, per poi spostarsi sugli ospiti. Il nome, in queste ore, al centro della scena mediatica e politica è quello di Rula Jebrael. La giornalista israeliana è stata invitata dalla Rai, rectius da Amadeus, per far parte delle dieci donne che lo affiancheranno durante le cinque serate. Le trattative, però, sono state bruscamente interrotte in seguito alle polemiche che la sua presenza ha generato. La questione si è surriscaldata non poco e la ragione risiederebbe nelle idee politiche della Jebreal, non gradite al direttore di Rai1 Teresa De Santis. La Lega, però, tramite Matteo Salvini, ha smentito qualsiasi tipo di censura, per poi puntualizzare che il palco di Sanremo non è adatto a ospitare comizi. Nella giornata di martedì 7 gennaio, l’amministratore delegato Fabrizio Salini ha incontrato la De Santis e Amadeus, per riaprire le trattative con la Jebreal e allontanare, così, ogni sospetto di censura. Alla fine, Rula ci sarà. Al di là di come andrà, è forse opportuno chiedersi cosa rappresenti e cosa debba rappresentare il Festival e in base a quali criteri vengano scelti gli ospiti. Sanremo è il programma più nazional-popolare che ci sia, la festa di paese che, in quei cinque giorni, unisce l’Italia. Da Nord a Sud, passando per le isole, tutti ne parlano: programmi tv, radio, giornali, siti, avventori dei bar; chiunque se ne occupa perché appassiona, alimenta i dibattiti e ci fa sentire parte di qualcosa. Si potrebbe azzardare che, in fin dei conti, a Sanremo vale tutto, come in politica, purché se ne parli. Ed è proprio questo il punto. Rula Jebreal ben si incastona a metà tra la personalità di peso e la bellissima che non guasta. Bisogna, però, distinguere i piani. Se la si definisce giornalista politica, allora la sua presenza potrebbe non trovare nel Festival la giusta collocazione. È un’ottima professionista, la cui bravura è indubbia, ma pensare che possa smuovere le coscienze sul conflitto arabo-israeliano tra una canzone de Le Vibrazioni e una di Francesco Gabbani sembra un po’ eccessivo. Se, invece, la si definisce showgirl, allora non si capisce perché chiamare proprio lei, il cui curriculum è palesemente distante da quello di una Diletta Leotta. Potrebbe, invece, rientrare nella quota “bellissime”, che ogni anno fanno discutere più per l’abito che indossano che per quello che hanno da dire, ma anche questa ipotesi sembrerebbe assurda, proprio in virtù della sua caratura professionale. Forse l’intento di Amadeus è di unire l’alto e il basso, una formula che a Sanremo funziona sempre. La partita è ancora tutta da giocare e il valore aggiunto della Jebreal al Festival si scoprirà solo tra un mese. In queste ore su Twitter i più sarcastici commentano che, nonostante il suo arrivo, la quota sovranista è assicurata grazie alla presenza di Rita Pavone, al centro delle polemiche per aver difeso svariate volte il governo Salvini. Altri, difendono la sua presenza, specialmente in virtù della tematica su cui si concentrerà il suo intervento, ovvero la violenza sulle donne. In questo caso, il suo arrivo sarebbe in linea con la volontà di Amadeus di mettere al centro la donna. Al netto delle polemiche, sarebbe auspicabile che la politica non entrasse a gamba tesa nel merito di una gara canora, che è e dovrebbe rimanere tale; certo, è pur sempre uno show televisivo, intrattenimento condito di comicità, ironia, persino satira, ma ciò non autorizza a trasformare lo spettacolo in arena politica. Infine, se proprio si vuole muovere una critica e vedere il marcio anche dove forse non c’è, sarebbe opportuno concentrarsi sul ruolo delle presenze femminili. Saranno dieci, due per sera. Chapeau. Nonostante gli sforzi, però, resta il sospetto che il loro ruolo poco si discosti da quello delle tradizionali “vallette”. E allora, più che chiedersi se sia opportuno invitare Rula Jebreal, Chiara Ferragni o Diletta Leotta, sarebbe il caso di interrogarsi sul perché alle donne sia stato riservato un posto – almeno sulla carta – marginale.

La pazza idea di Jebreal: "Se a Sanremo intervistassi Michelle Obama?" In attesa della conferma della sua partecipazione al Festival, pare che Rula Jebreal abbia proposto ad Amadeus di portare sul palco di Sanremo niente meno che Michelle Obama. Per parlare con lei di attualità e violenza sulle donne. Roberto Bordi, Giovedì 02/01/2020, su Il Giornale. La sua partecipazione al Festival di Sanremo non è ancora confermata, ma ha già dato la stura a un mare di polemiche. Rula Jebreal, giornalista anti-sovranista che in passato ha preso parte a varie trasmissioni di Michele Santoro, a cavallo della fine dell'anno è stata oggetto di aspre critiche dopo l'uscita della notizia della sua possibile partecipazione alla manifestazione canora in programma tra il 4 e l'8 febbraio. Potrebbe essere lei, infatti, una delle vallette chiamate ad affiancare Amadeus nel corso delle varie serate. Tuttavia, come scrive il Corriere della Sera, pare che Jebreal non voglia limitarsi a co-condurre il Festival. L'idea della giornalista sarebbe ambiziosa: portare a Sanremo niente meno che la moglie dell'ex presidente Usa Barack Obama, Michelle, parlando con lei di alcuni temi di attualità, in particolare di violenza sulle donne. Jebreal conosce bene i coniugi Obama. Era stata lei, nel 2018, a presentare l'ex inquilino della Casa Bianca alla Fiera di Milano. La proposta risale ad ottobre, quando Jebreal avrebbe incontrato Amadeus a Milano a margine dell'intervista concessa a Fabio Fazio nel salotto di Che tempo che fa. Pare che l'incontro sia andato molto bene. Il noto presentatore Rai, infatti, sarebbe rimasto particolarmente colpito da quanto raccontato dalla giornalista (sua madre ha subìto uno stupro e si è suicidata). Non è un mistero che Amadeus voglia dare molto spazio alle donne durante la 70esima edizione del Festival. "Perchè no?", avrebbe risposto il conduttore alla proposta di Jebreal di invitare Michelle Obama e parlare con lei di violenza sulle donne, problematica che la giornalista di origini palestinesi conosce bene avendolo vissuto in famiglia. Senza contare che Jebreal fa parte di di un consiglio di 30 personalità di sesso femminile, nominato dal presidente francese Emmanuel Macron, che ha il compito di offrire consulenza al G7 sulla legislazione anti violenza. Ora, però, c'è un problema. Fino agli ultimi giorni del 2019, la partecipazione al Festival di Jebreal era data per scontata. Ora non più, a causa delle polemiche esplose sui social per la patente di "razzisti" data in passato dalla giornalista agli italiani. A cui aggiungere insulti assortiti nei confronti dei sovranisti, da lei accusati di "propaganda xenofoba" ("oggi attaccano me, domani ebrei e disabili"). Durante lo scorso dicembre, la struttura amministrativa della Rai ha contattato più volte la giornalista per affrettarsi a trovare un accordo. Tuttavia, dopo le rivelazioni degli ultimi giorni la trattativa pare essersi interrotta bruscamente. Jebreal, che vive a New York, sarebbe disponibile a mettere tutto nero su bianco. Ma viale Mazzini frena. Niente Jebreal, niente lady Obama?

Rita Pavone, sui social infuriano le polemiche: «No alla sovranista a Sanremo». Pubblicato martedì, 07 gennaio 2020 su Corriere.it da Andrea Laffranchi e Arianna Ascione. A distanza di 48 anni dalla sua ultima partecipazione sanremese Rita Pavone tornerà sul palco dell'Ariston: l'annuncio è stato dato da Amadeus nel corso della puntata speciale de I Soliti Ignoti legata alla Lotteria Italia, durante la quale il conduttore ha fatto il nome dei due cantanti in gara che andranno ad aggiungersi agli altri 22 già resi noti (oltre a Pavone parteciperà alla 70ma edizione del Festival della Canzone Italiana anche Tosca). Il ritorno dell'interprete del Geghegè però non è stato visto di buon occhio in rete: in molti infatti hanno ricordato gli scivoloni dell'artista su Twitter, dall'attacco contro i Pearl Jam nel giugno 2018, rei di aver dedicato Imagine ai migranti e aver supportato la campagna per l'apertura dei porti ("Della serie: ma farsi gli affari loro, no?"), al commento caustico contro l'attivista 16enne Greta Thunberg (aveva scritto "Quella bimba con le treccine che lotta per il cambio climatico, non so perché ma mi mette a disagio. Sembra un personaggio da film horror" salvo poi scusarsi). Nonostante le numerose voci contrarie c'è comunque chi si è esposto in difesa della collega come Fiordaliso: "Non capisco questo linciaggio di Rita Pavone. A volte (e sottolineo a volte), io non sono d'accordo con lei. Ma Sanremo non è politica, abbiate pazienza. Lei è una delle più grandi artiste italiane. O avete la memoria corta? Io sono contenta che partecipi". Intanto nel mirino dei social è finito anche il rapper Anastasio, anche lui nella rosa di Sanremo 2020: il vincitore della dodicesima edizione di X Factor all'indomani della vittoria era stato accusato di nutrire simpatie per Matteo Salvini e CasaPound («Io non sono nè comunista nè fascista, ancora parliamo di comunismo e fascismo? Io non so sulla base di cosa abbiano scritto quelle cose, sulla base dei like alle pagine? Io mi tengo informato, metto i like e vedo cosa dicono le persone», aveva replicato).

Pietro De Leo per “il Tempo” l'8 gennaio 2020. Il duello figurato tra Rula Jebreal e Rita Pavone? «È Totò contro Maciste». Roberto D'Agostino, direttore e fondatore di Dagospia, timbra con una battuta l'evoluzione del caso sanremese 2019. Chi è Totò «Ma no, era una metafora. Una fa la giornalista, l'altra fa la cantante, nessuna delle due fa ridere». Rula Jebreal è progressista. Rita Pavone, così dicono sui social quelli che protestano, sovranista.

Siamo al bipolarismo sul palco?

«No, questa è una sciocchezza. Sanremo è così, c'è dentro di tutto. C'era Albano che è putiniano, altri di sinistra, ognuno la pensa come vuole».

Andiamo al caso di questi giorni. La presenza di Rula Jebreal. Prima si, poi no e ora nuovamente si. Lei per primo ha dato la notizia su Dagospia.

«Si ho messo questa notiziola, senza nessun rilievo particolare. Poi si scatenato tutto quel bordello che abbiamo visto. Addirittura da Rula Jebreal stessa sono stato accusato di essere la quinta colonna di chissà cosa. Ma io dico: siccome faccio il giornalista e non il pizzicarolo, se ho una notizia che non la dovrei dare?»

Ne è uscito un pandemonio. Ne hanno parlato tutti i giornali e il mondo politico. «Sconcertante. Siamo in un momento molto difficile a livello internazionale, con una guerra alle porte, E questi stanno a rimpallarsi la storia di Sanremo? Hanno fatto una sorta di processo di Norimberga. Sono rimasto senza parole. E poi la stessa Rula...ha detto a Repubblica di essere sotto choc...dovrebbe rendersi conto di aver esagerato, ancor più perché è esperta di questioni internazionali. Detto questo, la Rai ha il sacrosanto diritto di invitare chi vuole».

I partiti della maggioranza, che non sono mai d'accordo su nulla, si sono schierati al suo fianco.

«Si hanno scambiato Rula per Madre Teresa di Calcutta. Però mancava la Boschi. Non ha detto nulla».

Quale potrebbe essere il motivo?

«E che ne so? Chiedilo a lei».

Comunque, non c'è Sanremo senza polemica.

«Ma si, è sempre stato così. Se la prendevano con Berlusconi, oggi se la prendono con Salvini. Un'altra volta c'era quello che voleva buttarsi giù dalla balconata dell'Ariston. Poi il bello qual è? Dopo due giorni dalla chiusura del Festival nessuno ne parlerà più».

Un rito laico?

«No, è la sostituzione dello struscio di paese, quando additavi la gente di passaggio. Allo stesso modo, oggi ci mettiamo davanti alla televisione per fare il tiro a segno. Io non vedo l'ora di guardare Sanremo con i miei amici per fare battutacce. "Guarda quello com' è vestito"... "guarda quest'altra com'è rifatta"... "senti questo come stona"... Per questo più c'è casino e più sono contento. Ne chiamassero pure 20, 30 di Rula. Anzi, per me possono invitare pure i Casamonica, mi diverto ancora di più!».

Lei dice che Sanremo serve per ridere. Però va anche detto che, negli ultimi anni, spesso sono stati lanciati messaggi sociali più o meno sempre nella stessa direzione. I nastrini arcobaleno Lgbt, l'accoglienza agli immigrati...

«E chi se ne frega! Ma lo vedi che effetto ha avuto tutto questo? Oggi mezzo paese sta a vota' a destra. Perché alla gente non frega niente. Basta che ascolta le canzonette e si fa quattro risate. Sanremo peggio meglio è. Più è brutto e più ci divertiamo».

Quindi, di fatto, addio Festival della canzone?

«Ma per carità. Non lo è più da minimo vent'anni, ed era pure un'altra Italia. Quando si sono chiusi gli anni '80 ha cominciato a finire tutto». 

Rula Jebreal la martire del Festival di Sanremo. La giornalista al centro di polemiche da giorni per la sua presenza al Festival accusa: "Non mi vogliono perché faccio paura". Francesco Borgonovo il 7 gennaio 2020 su Panorama. Rula Jebreal non vedeva l'ora di esibire le stimmate. «Qualcuno si è spaventato che venisse offerta una ribalta a italiani nuovi, a persone diverse come me che appartengono a un'Italia inclusiva, tollerante, aperta al mondo, impegnata in missioni di dialogo e di pace», ha detto ieri la giornalista, a cui Repubblica ha dedicato un'intera pagina di intervista a firma Gad Lerner. Il titolo era infuocato: «Io censurata perché rappresento l'Italia inclusiva e tollerante. E questo fa paura». In effetti, l'idea di Rula a Sanremo un po' di timore lo mette. Ma non per via della sua presunta «diversità». A spaventare sono piuttosto i risultati in termini di ascolti che la giornalista rimediò l'ultima volta che apparì in un programma di prima serata su Rai 1. Era il 2013 e Rula presentò (assieme a Michele Cucuzza) il «docu-reality» Mission, tutto dedicato ai rifugiati e realizzato con la collaborazione di Unhcr e Intersos. Le due puntate in prima serata sulla rete ammiraglia furono un bagno di sangue: 8,16% di share la prima; 8,85% la seconda. Nemmeno il clamoroso (in un certo senso eroico, e comunque memorabile) fiasco di Vittorio Sgarbi scese così in basso. A scagliarsi contro Mission, nel 2013, fu pure Michele Anzaldi, allora del Partito democratico. La Rai, disse, «è andata incontro a un flop clamoroso di ascolti. Ora chi paga?». È lo stesso Anzaldi che, ieri, da segretario della commissione di vigilanza (e da esponente di Italia viva), si chiedeva come la Rai potesse «censurare la presenza di Rula Jebreal». Si vede che il nostro ha la memoria corta. Anche Laura Boldrini non sembrò apprezzare troppo Mission. Ma pure lei, ieri, ha difeso Rula: «Il servizio pubblico deve valutare le competenze di una persona non piegarsi alla prepotenza di chi la insulta». Giusto. Infatti, a proposito di competenze, un flop come quello del 2013 consiglierebbe per lo meno un po' di cautela, mettiamola così. Certo, non si può attribuire alla Jebreal il potere di affossare Sanremo, ma nemmeno quello di trasformarlo in un successo. A Repubblica Rula ha spiegato: «Abbiamo progettato di coinvolgere Michelle Obama o in alternativa Oprah Winfrey» per parlare di diritti delle donne. Il senso è chiaro: senza di me, suggerisce la Jebreal, non ci saranno questa star. A parte il fatto che a personaggi di tale calibro la Rai potrebbe forse arrivare anche da sola, viene da pensare che di Oprah e Michelle sia decisamente più consigliabile fare a meno. Anche solo per via degli ingaggi monstre, nell'ordine delle centinaia di migliaia di euro. Ma a Rula importa poco. A lei interessa soprattutto passare per martire. E nel cucirsi addosso l'abito della censurata ne dice di ogni. Si definisce «italiana nuova», quando ormai è in giro da anni, e da anni ribadisce sempre le stesse posizioni, per lo più ostili alla destra. Sostiene di essere «sotto choc», e che in Rai ci sia «un brutto clima», ripete che gli attacchi nei suoi confronti sono partiti da persone vicine a Salvini. A un certo punto arriva a paragonarsi a Liliana Segre (che modestia, pensate...).

Alessandro Rico per “la Verità” il 9 gennaio 2020. Souad Sbai, origini marocchine ma nostra concittadina dal 1981, è una di quelle che Rula Jebreal definirebbe «nuove italiane». Laureata in lettere alla Sapienza di Roma, attivista per i diritti delle donne, da anni al fianco delle immigrate che subiscono abusi e infibulazioni da padri o mariti di fede musulmana, la Sbai è stata anche deputata, nelle file del Pdl, tra il 2008 e il 2013. In questi giorni, il suo nome è venuto fuori in relazione alla polemica sulla presenza di Rula Jebreal al Festival di Sanremo: la Sbai sarebbe un ottimo «contraltare» alle filippiche anti italiane della giornalista di origini palestinesi.

Se la invitassero, salirebbe sul palco dell' Ariston?

(Qualche secondo di silenzio) «Sinceramente?».

Eh sì...

«A Sanremo non ci andrei».

Perché no?

«Non è il mio mondo».

Cosa intende?

«Sanremo per me, "nuova italiana", è uno spettacolo della canzone. Un break».

La politica deve restarne fuori?

«Di politica si parla ovunque. Lascino che Sanremo sia una boccata d' aria».

Crede che la chiamerebbero mai?

«Guardi, io mi occupo da anni di donne vittime di violenza. Mi sono sporcata le mani, ci ho messo la faccia, ho rischiato pure la vita».

Però?

«Non ho mai ricevuto passerelle mediatiche».

Mai?

«Ma non mi lamento: non mi metto mica a recitare la parte dell' immigrata sfigata, come ha fatto la signora».

La «signora» è la Jebreal?

«Non la voglio nemmeno chiamare per nome».

Però si è appena definita «nuova italiana», la stessa formula che usa Rula.

«Io però sono italiana a tutti gli effetti. Mi prendo la parte buona e quella cattiva dell' Italia».

Qual è la parte cattiva?

«Dipende dai punti di vista. Ma non mi piace come la signora insulta questo Paese. E non capisco perché, solo per il fatto di essere nata in Marocco, dovrei essere di sinistra».

Non tutti gli immigrati sono di sinistra?

«È quello che vuol far credere chi pretende di dimostrare che essere stranieri qui è un handicap».

E non è così?

«Guardi me: sono stata la prima donna araba della storia repubblicana a entrare in Parlamento».

Anche la Jebreal ha fatto una bella carriera.

«Ma quelle che pontificano come lei, nei tribunali, a costituirsi parte civile per le donne ammazzate, io non le ho mai viste».

Lei cosa fa per le donne?

«Oggi gestisco un numero verde che si chiama "Mai più sola": rispondiamo alle donne in difficoltà 24 ore su 24. La sinistra radical chic non se n' è accorta, non ha mai speso una parola né offerto un aiuto».

Zero?

«Ho ricevuto premi all' estero. Ma qui...».

Qui?

«Be', non sono di sinistra...Come immigrata non valgo nulla. Altrimenti, chissà, mi avrebbero fatta ministro».

Poteva recitare anche lei la parte dell' immigrata sfigata!

«Sono arrivata in Italia di centrodestra e resterò tale».

Lei ha ricordato che la Jebreal ha espresso giudizi molto duri sull' Italia. Forse è per questo che non era il caso di concederle una passerella all' evento nazionalpopolare per eccellenza?

«Quello che io rimprovero alla signora sono proprio le sue offese a quella parte d' Italia che vota come a lei non piace: faccia opposizione, ma non insulti nessuno dandogli del razzista e dello xenofobo. E non pretenda di rappresentare lei la "vera" Italia».

Quella dei nuovi italiani?

«Ma i nuovi italiani siamo noi. Quelli che la sinistra non vede. Sa chi avrei visto bene a Sanremo?».

Chi?

«Afef. Lei sì che è un esempio d' integrazione e amore per l' Italia».

Sta circolando la foto della Jebreal abbracciata ad Harvey Weinstein, magnate del cinema alla sbarra per molestie, che produsse un film tratto da un suo romanzo. Non è un po' ipocrita che il suo discorso a Sanremo sia contro la violenza sulle donne?

«I radical chic sono tutti uguali».

In molti puntano il dito sugli insulti che ha ricevuto Rula sui social.

«Gli insulti sono da condannare».

Lei ne riceve?

«Dagli islamisti radicali. Anche minacce di morte. Ma non vado a lamentarmi in tv».

Non si è sentita sostenuta?

«Dalle signore radical chic non ho mai ricevuto solidarietà. Ne ho avuta molta di più dalle donne "normali", che neppure seguono la politica».

Due pesi e due misure?

«Se non la pensi come loro, quelli di sinistra ti lascerebbero morire. Perciò, se fossi al posto di quella signora...».

Sempre la Jebreal.

«Sì. Al suo posto, quest' Italia che lei dipinge come razzista e xenofoba, ma le garantisce un palcoscenico, la rivaluterei...».

Rula Jebreal, è scontro sul suo compenso per Sanremo fra Movimento 5 stelle e Forza Italia. Libero Quotidiano il 9 Gennaio 2020. Non si trova pace. Dopo le polemiche sulla presenza di Rula Jebreal al Festival di Sanremo con Amadeus, si accende quella sul cachet destinato alla giornalista: si tratterebbe di una cifra compresa tra 25mila e 30mila euro per una sola puntata, durante la quale parlerà di violenza sulle donne. In commissione di Vigilanza, riporta il Corriere della Sera, Giorgio Mulé, di Forza Italia, si è detto contrario: "Al di là della scelta del tema, sul quale non abbiamo nulla da obiettare, tale compenso è completamente sproporzionato". Di tutt'altro parere il senatore Alberto Airola, del Movimento 5 stelle: "Solo una polemica creata ad arte", la vigilanza "non può entrare più di tanto nel merito. Se le procedure sono trasparenti sarà la Rai poi ad assumersi le responsabilità in merito alle scelte prese e risponderà a eventuali critiche su questa operazione". La Jebreal ha annunciato che destinerà metà del compenso per le attività di Nadia Murad, premio Nobel per la Pace 2018, già vittima di uno stupro.

Fabrizio Biasin per Libero Quotidiano il 9 gennaio 2020. Ci sono tante di quelle polemiche sanremesi che sembra di essere tornati ai bei tempi di Pippo Baudo. Vi ricordate quando un tizio minacciò di buttarsi dalla galleria («Pippo, mi butto!». Ma poi non si buttò)? E quando Cavallo Pazzo fece invasione sul palco («Questo Festival è truccato! Lo vince Fausto Leali!». Ma poi vinse Barbarossa)? Che meraviglia. Il problema è che al momento all'Ariston è in programmazione Tolo Tolo di Zalone e c' è tempo prima che suoni la grancassa (4-8 febbraio, si salvi chi può). A guardar bene le tempistiche sballate sono il grande leitmotiv degli ultimi mesi: dalle polemiche preventive sul film dello stesso Checco-nazionale («razzista!»), a quelle sulla partecipazione al Festival della Jebreal (a proposito, Rula ci sarà e il compenso richiesto, secondo Dagospia, sarà di 25mila euro); dal Natale che ormai inizia a Ferragosto (possibili "pandorate" in spiaggia nel 2020), al titolo della nuova canzone di Achille Lauro. un anno dopo Ecco, Achille Lauro. Ve lo ricordate? L' anno passato fu la vera rivelazione del Festival con Rolls Royce. Il brano - fresco e certamente diverso dal solito «sole/cuore/amore» sanremese - fece incazzare abbastanza gli amici di Striscia, che attaccarono il soggetto perché «la canzone in realtà è dedicata alla droga». Lo stesso Matteo Salvini tuonò: «La canzone di Achille Lauro è penosa e pietosa come musica, testo, immagine, tutto». In soccorso dell'artista accorsero i "sinistri", ovvero i nemici dell' allora vicepremier, gli stessi che oggi se la prendono con il cantante per Me ne frego, il titolo "mussoliniano" della nuova canzone festivaliera. Sul web si sprecano i «quello lì è un fascista...» buttati là senza aver mai ascoltato due-note-due della canzone, né tantomeno aver letto il testo (e se cantasse «Me ne frego di chi dice "me ne frego"», per dire?). Ma ormai va così: tutto fa brodo per fare un po' di caciara. Prendete l'elenco dei 24 selezionatissimi artisti voluti dal conduttore e direttore artistico Amadeus: prima gli hanno rotto le balle per aver concesso l' esclusiva sui nomi a Repubblica, poi per aver annunciato nella diretta di lunedì scorso a I Soliti Ignoti la partecipazione di Rita Pavone (definita «sovranista» per antiche considerazioni sui Perl Jeam e Greta Thunberg), qualcuno ha rotto i santissimi persino al rapper Anastasio (altro presunto fascistone, mah...), ora invece è partita la rappresaglia per le esclusioni di questo e quel cantante. Si mormora che Amadeus abbia detto no, tra gli altri, a Marcella Bella, Paolo Vallesi, Stash e i The Kolors, Irama, Vito Shade, Michele Bravi, Bianca Atzei e Paolo Conte (no, Paolo Conte non è vero, ma serve per dare un senso all' ennesima polemica, ché lì in mezzo di maestri della musica non ce ne sono, suvvia...). I fan di Bravi, in particolare, si sono arrabbiati molto. Parlano di «esclusione a tavolino» per evitare di innescare polemiche legate all' incidente che nel novembre 2018 coinvolse l' artista (morì una signora di 58 anni). Pare una motivazione un filo machiavellica anche perché diciamolo, il Festival con le polemiche ci campa e fa campare un po' tutti quanti. Volete un esempio? Eccolo. Red Ronnie dice così in un video su Facebook: «Elettra Lamborghini, che è lì solo perché mostra il culo e perché si chiama Lamborghini, non suscita polemiche. Rita Pavone suscita polemiche perché è sovranista. Ma di che parliamo?». E sul culo della Lamborghini direi che possiamo chiudere.

Da 105.net il 9 gennaio 2020. Cristiano Malgioglio non le manda mai a dire... neanche ad Elettra Lamborghini. Intervistato da Adnkronos, ha detto la sua sui BIG che saranno al Festival di Sanremo 2020, ufficializzati da Amadeus in un'intervista il 31 dicembre e in televisione il 6 gennaio. Parlando dei titoli delle varie canzoni, ha dichiarato: "Tra i titoli dei brani che hanno annunciato ce ne sono appena quatto o cinque che mi hanno colpito tra cui quello delle Vibrazioni e di Michele Zarrillo. Mi piace molto anche il titolo della canzone dedicata alla madre di Giordana Angi." E poi ha avuto da ridire sul titolo del brano di Elettra Lamborghini, ma anche sulle doti della cantante: "Quello della canzone della Lamborghini. Le avrei scritto io un brano ma non so se sa cantare, sa cantare? Per cantare non bisogna avere le natiche di fuori ma il talento, la Pavone non ha mai avuto le natiche di fuori." Infatti, Malgioglio ha difeso a spada tratta l'amica Rita Pavone, spiegando di sapere che alla cantante le critiche non interessano e che lui la considera un'artista di serie A: "Le ho fatto le mie congratulazioni e lei ha detto che va a Sanremo con una bellissima canzone e che delle critiche non gliene frega niente anzi, la fanno solo sorridere." Cristiano, comunque, ha avuto da ridire anche sui altri giovani che saranno alla 70esima edizione del Festival: "Le uniche star tra i giovani che ho visto, parlo degli uomini, sono Achille Lauro e Riki, gli altri, con tutto il rispetto sembrano impiegati del catasto."

Pina Francone per il Giornale il 9 gennaio 2020. Tosca e Rita Pavone sono le ultime sorprese della Settantesima edizione del Festival di Sanremo, in programma nella città dei fiori dal 4 all'8 febbraio. Con la loro partecipazione, i cosiddetti "big" in gara al Teatro Ariston sono passati da ventidue a ventiquattro. Come noto, la scelta di Amadeus – conduttore e direttore artistico della tradizionale kermesse musicale – ha sollevato un mare di polemiche. Non tanto per la decisione di Amadeus fuori tempo massimo (o quasi), quanto, invece, per il profilo di Rita Pavone. I soliti benpensanti hanno voluto attaccare l'artista per le sue simpatie politiche di destra e c'è chi ha addirittura gridato al "Sanremo sovranista". Solo perché la Pavone non è allineata all'intellighenzia come molti altri…La diretta interessata, intervistata dal Corriere della Sera, ha così commentato il tutto: "Purtroppo siamo in mezzo a gente non sana. Forse si capirà perché sono mancata per ben quarantasette anni dal Festival di Sanremo. Sovranista io? Mi definisco liberale. Guardo le cose, non il partito cui appartiene chi le dice. Sono profondamente italiana: vivo in Svizzera, come Mina, De Benedetti o Tina Turner, e ho il doppio passaporto, ma le mie radici sono in Italia. Mi preoccupo del mio Paese anche se non ci vivo. Se questo è essere sovranisti, per me è tenerci al proprio Paese di nascita". Tosca, invece, di dichiara orgogliosamente di sinistra. Ospite a L'ora di punta su Radio Capital, Tosca è stata pungolata dai conduttori Andrea Lucatello e Benny: "Ma tu nei tuoi social, Twitter, Facebook, Instagram, non hai mai scritto una cosa contro qualcuno?! Dai, vogliamo fare un po’ di polemica…niente?". La cantante ha così risposto: "Guarda, facciamo così: par condicio! Rita (Pavone, ndr) ha detto delle cose e io le dico opposte. Se tu vai sui miei profili vedrai che io sono di sinistra. Ecco, resta da capire quale sinistra ormai...questo è un bel problema!". Quindi, in radio le chiedono: "A quale sinistra ti senti più vicina?". E replica così: "Diciamo…ecco, sono della Garbatella e sono cresciuta con una generazione di politici che vengono da lì, come Massimiliano Smeriglio e Amedeo Ciaccheri. Una sinistra arcobaleno, che forse ora non esiste più. Ma sono sicuro che adesso si ricompatterà". Prima dei saluti finali, c'è tempo e spazio per un ultimo tentativo dei conduttori: "Ora monitoriamo le anzie, perché Matteo Salvini ti darà contro sicuro...". Un tentativo che Tiziana Tosca Donati svicola così: "Ma io non ho parlato male di lui, ho parlato bene di altri…".

·        Sanremo in salsa Leopolda.

Sul Festival di Sanremo 2020 esplode l'ira dei giornalisti e degli addetti ai lavori, che lanciano accuse contro il conduttore e direttore artistico della kermesse, Amadeus, che ha appena fatto un gesto che a molti non è andato giù. A fare arrabbiare i professionisti del settore è stata la scelta di svelare la lista ufficiale dei big in gara in esclusiva a Repubblica.

SE NON SEI DI SINISTRA...Rita Pavone a Sanremo, Amadeus l'annuncia ed è linciaggio: "Sovranista, con Anastasio fascistelli contenti". Libero Quotidiano il 7 Gennaio 2020. "È sovranista, Rita Pavone non può partecipare". Vietato none essere di sinistra al Festival di Sanremo: appena Amadeus annuncia, durante la puntata dei I soliti ignoti, i nomi degli ultimi due big in gara all'Ariston sui social (specchio fedele del popolo delle sardine e affini) si scatena la gogna. Tutti contro la mitica cantante di Datemi un martello, che non ha mai nascosto proprio su Twitter le proprie opinioni spesso politicamente "scorrette". Nessuno, artisticamente, può discutere né Rita Pavone né Tosca, la 24esima cantante in gara. E così, si buttano in politica: "La vera domanda è chi beccherà il decisivissimo endorsement salviniano fra Anastasio e Rita Pavone", si chiede un utente. Altro giro, altra palata di fango: "Rita Pavone, Anastasio… mancano solo i Legnanesi, e potevamo fare il festival della Lega". E ancora: "Certo che tra Anastasio e Rita Pavone quest'anno i fascistelli saranno contenti". La musica non è ancora iniziata, ma a sinistra interessa poco.

Giorgio Gandola per “la Verità” il 9 gennaio 2020. Ha vinto il quarto uomo, il più potente, quello più defilato anche nelle cronache dei giornali. Ha vinto Lucio Presta, per questo Rula Jebreal sarà ospite al Festival di Sanremo. Due giorni fa alla riunione decisiva in Rai c' era anche lui, accanto all' ad Fabrizio Salini, al direttore di Raitre, Teresa De Santis, e al conduttore Amadeus. Un agente di attori, presentatori e ballerine seduto al tavolo con l'amministratore delegato a dire la sua sulla scaletta del più importante spettacolo dell' anno. Una novità assoluta. La scena ha qualcosa di surreale e ben fotografa lo scenario caotico nella gestione della più grande azienda culturale del Paese. Nel comunicato ufficiale l' ufficio stampa se l' era dimenticato, aveva citato solo i due dirigenti e il conduttore per salvare la forma. Ma l' intermediario era lì in carne ed ossa, rappresentava Amadeus, difendeva la presenza all' Ariston (allora in bilico) della Jebreal, si muoveva come se fosse a casa sua. Ed effettivamente lo era anche perché l'ospitata della giornalista era diventata un punto d' onore per il vero convitato di pietra di quella riunione: Matteo Renzi. Il senatore semplice di Scandicci è il punto chiave di tutta questa vicenda da mercato del pesce, con la Rai gestita come una derivazione della Leopolda. Prima l' uscita infelice di Amadeus, poi l' orgoglioso altolà di Salini («Decido io»), quindi la richiesta a Rula di fare un passo indietro nel mezzo della tempesta di proteste popolari (lei aveva leggiadramente definito gli italiani «razzisti in un paese fascista»), infine il ritorno sulle posizioni iniziali. Per la felicità di Renzi e dei suoi due fedelissimi in Commissione di Vigilanza, Michele Anzaldi e Davide Faraone, pronti alla battaglia ideologica. Faraone aveva già trovato in Matteo Salvini il responsabile del no alla Jebreal. «Nessuno spazio a una nuova italiana di successo, nella narrazione sovranista stona e anche parecchio», aveva tuonato fuori tempo. «La Rai, la tv pubblica, si piega al diktat di Salvini. Credo sia semplicemente vergognoso. Ho deciso di portare il caso in Vigilanza Rai e denuncio pubblicamente un' autentica discriminazione di Stato». Poiché nello storico santuario della sinistra televisiva la narrazione sovranista è una autentica barzelletta, quello era semplicemente uno show. Oppure un messaggio vocale per far sapere a Salini che il capo voleva la giornalista italo-israeliana di origine palestinese sul palco. E qui entra in scena Presta. L'agente dei divi (da Roberto Benigni a Paolo Bonolis, da Lorella Cuccarini a Belen Rodriguez) è molto legato a Renzi. Gli ha organizzato l' ultima Leopolda, lo ha voluto nella sua squadra di personaggi da conferenza. Soprattutto gli ha dato una dimostrazione di assoluta fiducia quando ha firmato 15 fatture per un totale di mezzo milione di euro servite all' ex presidente del Consiglio e leader di Italia viva a restituire il prestito dell' imprenditore Riccardo Maestrelli (attraverso la mamma) per pagare la nuova villa. Un altro tassello è rappresentato da una ricerca su YouTube: Leopolda numero nove, ottobre 2018, Renzi in cattedra a intervistare personaggi di passaggio. Fra questi anche Rula Jebreal, presentata come «giornalista, scrittrice, conduttrice televisiva in Cnn, docente universitaria». Allora l' unico problema dell' umile Renzi era linguistico: «Sono incerto se farla in inglese o in italiano, l' intervista. La farò in italiano». Come diceva Nanni Moretti: ve lo meritate Alberto Sordi. Renzi voleva Rula, Amadeus voleva Rula, Presta voleva Rula per conto di entrambi. Alla fine convincere Salini non è stato difficile che se l'ad, molto sensibile a non turbare i sottilissimi equilibri che lo mantengono ancora in quell'ufficio con quel ruolo, avrebbe preferito un ospite meno divisivo. Il delitto perfetto, a questo punto, prevedeva un colpevole sovranista. Così sfilatosi Salvini («Non mi occupo di vallette o conduttori»), alcuni media hanno additato il direttore di Raiuno, Teresa De Santis, che da parte sua ha promesso querele «perché non ho mai cercato la Jebreal prima e non l' ho mai censurata dopo». In realtà Rula Jebreal nella lista dei possibili ospiti c' era da tre mesi, e nessuno aveva mosso obiezioni. Solo quando il nome è uscito sui giornali e i social lo hanno rilanciato testimoniando pesanti effetti negativi sul pubblico (ci sono utenti che invitano a non comprare i prodotti degli sponsor del programma), Salini ha chiesto ad Amadeus (via Presta) un opportuno ripensamento. Proprio lui, arrivato in quota Movimento 5 stelle - ed era stato Gianluigi Paragone a presentarlo a Luigi Di Maio - ma da sempre vicino alle idee politiche di Renzi. Forse anche per questo nei giorni scorsi nessuna voce del Pd zingarettiano si è intromessa nella faccenda. Il cambiamento di rotta di Salini è testimoniato dagli ultimi due comunicati sul tema. Nel primo (6 gennaio) si diceva che «le proposte della direzione artistica saranno oggetto, come da prassi, di un confronto con l' amministratore delegato». Per sottolineare che l' ultima parola sarebbe stata la sua. Nel secondo (7 gennaio) si precisava che «è stato confermato il cast di ospiti proposto dal direttore artistico Amadeus». Tutto a posto, grazie a Presta lo spettacolo può andare avanti. O, come direbbe Renzi, the show must go on.

Giorgio Gandola per “la Verità” il 9 gennaio 2020. Il partito più critico nei confronti della Rai non è la Lega all' opposizione, ma il Pd. Il motivo è semplice: Nicola Zingaretti si è accorto che la Rai di sinistra è un feudo di Matteo Renzi. In tre anni di dominio a palazzo Chigi (più due con la fattiva collaborazione di Paolo Gentiloni), l'ex premier ha messo profonde radici nel servizio pubblico. E se oggi l' amministratore delegato Fabrizio Salini non riesce a mettere insieme uno straccio di nomina è perché propone renziani che il Pd boccia o butta lì nomi piddini che i renziani non vogliono. Lo stesso Salini, arrivato sulla tolda per rappresentare il Movimento 5 Stelle, ha capito in fretta la direzione della corrente del golfo e non ha potuto non dirsi renziano, entrando in ruvida sintonia (nel senso che loro lo prendono a schiaffi e lui abbozza) con i luogotenenti di Italia Viva in Commissione di Vigilanza Michele Anzaldi e Davide Faraone. Prima di Natale, quando Salini ha provato a smarcarsi lanciando l' allarme «i partiti paralizzano l' azienda, la politica resti fuori da queste stanze», fu proprio il pasdaran Anzaldi a replicare duramente: «Fa la vittima, lavori se ne è capace. Sostituisca i direttori sotto giudizio negativo». L'obiettivo principale della falange renziana è la sostituzione di Teresa De Santis (direttore di Raiuno in quota Lega) e di Giuseppe Carboni (direttore del Tg1 in quota pentastellata) con due uomini di provata fede. I candidati sono Mario Orfeo, l' eterno rientrante, ex direttore del Tg1, ex direttore generale dell' azienda parcheggiato a RaiWay, e Stefano Coletta, direttore di Raitre nominato da Gentiloni. Renziani di ferro sono anche Andrea Montanari, ex direttore del Tg1, oggi direttore dell' Ufficio Studi, di nuovo pronto per un ruolo da protagonista, e Andrea Sassano, direttore delle Risorse televisive e artistiche. È un ruolo chiave, i contratti dei vip dei programmi passano dalla sua scrivania. Molto in sintonia con il centrosinistra in doppiopetto è Angelo Teodoli, ex direttore di Raiuno, che Salini avrebbe voluto nominare prima di Natale a capo del Coordinamento Generi (una superdirezione nell' ambito del nuovo piano editoriale), ma il blitz è stato respinto in consiglio d' amministrazione perché il curriculum è arrivato fuori tempo massimo. Ci riproverà il 14 gennaio. In sintonia con l' area renziana sono Roberta Enni (direttrice di Rai Gold), Elena Capparelli (vicedirettore di Raitre), Tinny Andreatta (figlia dell' ex ministro, da sette anni a Rai Fiction), Paolo Del Brocco (da nove alla guida di Rai Cinema), Maria Pia Ammirati, responsabile delle Teche. Una pattuglia dura e pura nei ruoli chiave. Il 13 agosto 2019 il Tg1 ha subìto uno smacco storico, nell' edizione simbolo delle ore 20 è stato sorpassato dal Tg5 (3,1 milioni di telespettatori contro 2,9). Sulla tolda a dirigere l' edizione della sconfitta c' era Costanza Criscimbeni, uno dei vicedirettori di Carboni, di area renziana. Allora ci fu chi parlò senza un briciolo di autoironia di débâcle del Tg populista. Alla radio la tendenza politica non cambia, anche lì il 4% di Italia Viva affascina di più del ribollente magma piddino. Del clima si è accorta anche Rita Borioni, rappresentante del Pd nel Consiglio d' amministrazione dell' azienda. In realtà, dopo qualche scaramuccia iniziale, si è allineata totalmente alla narrazione renziana, è in simbiosi con Anzaldi, quasi sempre d' accordo con Salini. In quel parco giochi di agguati e doppie morali, non si muove foglia che Renzi non voglia.

Franco Bechis per tv.iltempo.it il 10 gennaio 2020. Italia viva ha fatto il diavolo a quattro per averla a Sanremo, ma lei disse cose terribili sul loro leader nel 2015. Matteo Renzi evidentemente ha perdonato con generosità Rula Jebreal, fino a garantirle con il suo pressing l'ospitata nella serata più vista della tv italiana. Perché sono stati proprio i renziani a lanciare la polemica sul presunto scandalo della sua esclusione dal Festival. Ma lei, da sempre in polemica con i leader politici nazionali e un po' con la maggioranza degli italiani, ridicolizzò Renzi qualche anno fa facendo la felicità di Michele Santoro. Arrivò a dire che aveva fatto una figuraccia internazionale a New York da premier portandosi dietro la claque e fulminandolo così: "è sembrato un dittatore egiziano...". Contento lui...

Sarà un Sanremo in salsa Leopolda.  Gian Paolo Serino, 3 gennaio 2020 su Nocopaporro.it. Più che il 70esimo Festival di Sanremo quello condotto da Amadeus si preannuncia come una nuova Leopolda. Gli indizi ci sono tutti. Il primo è l’autentico “direttore artistico” non è l’ex deejay diventato conduttore tivù ma Lucio Presta, ovvero il più potente degli agenti televisivi in Italia (rappresenta, tra gli altri, Paolo Bonolis, Paola Perego, Lorella Cuccarini, Antonella Clerici, Michele Santoro, Simona Ventura, Belèn Rodríguez) ma è anche l’agente dello stesso Amadeus. Presta, nato a Cosenza nel 1960, ha debuttato come ballerino per poi preferire il dietro le quinte. Non soltanto quelle dello spettacolo ma anche della politica: oltre che essersi candidato nel 2016 come sindaco della propria città per il Pd, con la sua società “Arcobaleno Tre” ha anche prodotto il docufilm “Firenze secondo me” condotto da Matteo Renzi. E di Matteo Renzi è anche diventato il manager della comunicazione del nuovo partito Italia Viva. Non stupisca quindi, che contro ogni logica giornalistica, Amadeus abbia svelato i nomi dei finalisti a Repubblica invece che, come era stato concordato con la Rai, il 6 Gennaio durante la trasmissione “I soliti ignoti” in prima serata e condotta dallo stesso Amadeus. Sanremo quindi non è più “Cosa Nostra” ma “Cosa Presta” che, come ci rivela un autorevole membro della giuria sanremese degli ultimi anni, agli inizi “si presentava alle riunioni mettendo una pistola sul tavolo”. Non è una roulette russa la nostra, tra gli addetti ai lavori è risaputo e in democrazia, almeno sino all’arrivo di Presta Renzi, il giornalismo può ancora tenere riservate le proprie fonti. Dal “canto nostro” quello che si prepara è più una kermesse televisiva che musicale: anche perché la maggior parte dei cantanti che Amadeus, ragioniere della conduzione cerimoniosa, provengono per la maggior parte dai talent show televisivi, per lo più da “Amici” e per lo più sconosciuti. A parte Paolo Jannacci (laureato in clonazione del padre Enzo, povera anima) e Morgan, sfrattato da casa ma non da Sanremo come in passato, c’è Irene Grandi che, con un testo firmato da Vasco Rossi, è la vincitrice più logica. Dal “canto nostro, SanRemo si preannuncia un fallimento: telespettatori abituati a Totò Cutugno e Albano e Romina difficilmente quest’anno rimarranno incollati al “tele-scherno” di rapper e trapper che Amadeus definisce “free style”. Anche il ritorno di Gabbani la dice lunga perché le sue due precedenti apparizioni al Festival, con la scimmia e la vecchia che ballano,  sono entrate nella storia del costume più che nella storia della canzone. I “super ospiti” sono tanti: il più accreditato sembra essere Roberto Benigni che a Febbraio avrà certamente bisogno di sponsorizzare nuovamente il suo “Pinocchio” dato che è un film coprodotto dalla Rai e, guarda caso, come si chiama il suo agente? Chiaramente è Lucio Presta. A proposito di agenti… agevolati sono anche quelli turistici perché, altra stranezza di questo Festival, se si vuole essere al Teatro Ariston si ha tempo soltanto cinque ore. Pochi lo sanno ma si può prenotare un posto soltanto dalle dalle 9 alle 14 di mercoledì 8 gennaio e solo attraverso il sito internet dedicato dal Teatro Ariston di Sanremo. I prezzi? la platea per le cinque serate costa 1.290 euro, mentre la per la galleria la richiesta è di 672 euro. Anche questo un mistero da “camera chiusa” che chiunque può risolvere ad “hotel aperto”. Perché la maggior parte dei biglietti, rivela sempre la nostra autorevole fonte, vengono acquistati dagli alberghi di Sanremo che poi rivendono il pacchetto completo di posto prenotato, soggiorno, gite e cene nei ristoranti dei “vip”. Un pochino come alla Leopolda. Peccato che la Boschi non ci sia più: come valletta avrebbe cantato alla perfezione “perché la Leopolda è la Leopolda”. Gian Paolo Serino, 3 gennaio 2020

·        Finalmente Sanremo…oltre le polemiche.

Amadeus, a Sanremo scoppia il caso Talpa in Rai: "Accanto a me avevo una spia, rivelava tutto". Libero Quotidiano il 14 Gennaio 2020. "C'era una spia che raccontava tutto". Amadeus apre il caso "talpa a Sanremo". Alla conferenza stampa del Festival, il direttore artistico e presentatore rivela dettagli clamorosi sui giorni della fuga di notizie su Rula Jebreal, Rita Pavone e compagnia. "Mi sono accorto che appena dicevo una cosa, il giorno dopo usciva sui giornali", ha ammesso Amadeus, che poi si scusa con i giornalisti in sala per aver consegnato la lista dei 22 big a Repubblica in esclusiva, dopo le anticipazioni di Alfonso Signorini sul settimanale Chi. Un gesto mal digerito dai cronisti musicali, con tanto di minacce via Twitter. "L'ho fatto con impulsività, sapendo che non vi avrebbe fatto piacere - sono le parole di Amadeus -. Ero arrabbiato. I nomi erano 24 da subito. Ho capito di avere vicino a me una spia". Tra quei 24, a sorpresa, c'è Rita Pavone: "Ho sentito il suo brano tante volte e sono sincero: non me ne frega niente per chi vota e non sapevo che fosse sovranista", è l'auto-difesa (non necessaria) del presentatore Rai dopo le grottesche polemiche contro la storica autrice di Datemi un martello. Nel frattempo, è ufficiale la lista degli ospiti. Oltre alle cinque presenti in conferenza stampa e a Rula Jebreal, le altre donne che affiancheranno Amadeus sul palco dell'Ariston al 70esimo Festival saranno Monica Bellucci, Sabrina Salerno, la presentatrice albanese Alketa Veisju, la compagna di Cristiano Ronaldo, Georgina Rodriguez e infine Mara Venier. 

Dagospia il 16 gennaio 2020. Elisabetta Gregoraci su Instagram: Cari amici e care amiche di Instagram, a malincuore, vi informo che ho appena saputo “a cose fatte”, che non farò parte del cast de “L’Altro festival” così come annunciato dai media e come da accordo che mi aveva ufficializzato la Rai. Il motivo? Ve lo spiego: il signor Nicola Savino con cui avrei dovuto co-condurre il format, ha imposto la sua volontà ed ottenuto con forza e prepotenza, la mia esclusione, adducendo motivi inesistenti, pretestuosi e strumentali, tra i quali (affermazione pronunciata nel corso di una nostra conversazione telefonica privata e che mi ha molto ferito) la presunta appartenenza politica alla Destra del mio ex marito, in quanto all’interno del format avrebbe già incluso comici sostenitori di Sinistra. Sono basita e profondamente scossa per quanto accaduto anche perché non ho avuto la possibilità di difendermi poiché è stato fatto tutto alla mie spalle e sono stata trattata come nessuno debba mai essere trattato, calpestando la mia dignità di donna e di professionista. Ho riflettuto bene se fosse il caso o meno di rendere pubblica questa vicenda; ma alla fine ha prevalso il desiderio di verità perché è giusto che il pubblico che mi segue da anni sappia tutto e, soprattutto, perché in questo momento più che mai ho bisogno del vostro sostegno…

Da liberoquotidiano.it il 16 gennaio 2020. Sanremo fa ancora parlare di sé. Questa volta il conduttore Amadeus ha inglobato, tra i vari cantanti, anche lui: Junior Cally, il giovane rapper romano. Il "No grazie" della canzone - spiega Il Corriere - è la sua risposta al populismo. "La politica ormai sta su internet e i populisti sono quelli che vorrebbero risolvere i grandi problemi con i video su Tik Tok e le soluzioni buttate lì. Le soluzioni si cercano studiando. In un passaggio parlo di razzismo e mojito e di qualcuno che da sconfitto ricrea un partito presentando cose vecchie sotto una nuova veste". Un chiaro riferimento a Matteo Salvini e Matteo Renzi: "È abbastanza chiaro. La politica ormai è attenzione ai social e voglia di apparire, assecondo i meme con le rime". Restano fuori dalla sua protesta canora 5 stelle e Sardine, che però assicura: "Non mi rappresenta nessuno ma non trovo giusto dire 'non me ne frega nulla della politica".

Rinunce, cachet e sessismo: è già Festival delle stonature. Alle «lady» sul palco dell'Ariston circa 25mila euro. Il rapper Salmo, annunciato da Amadeus, non ci sarà. Laura Rio, Domenica 19/01/2020, su Il Giornale. Sarà pure circondato da dieci donne belle, bellissime, sexy, ma perderà un maschio duro e puro. Mentre ancora infuriano le polemiche sulle frasi «sessiste» usate da Amadeus per descrivere le sue co-conduttrici sul palco, ieri è arrivato come un boomerang la decisione di Salmo di rinunciare al Festival, dove sarebbe stato super ospite il primo giorno. Il fuoriclasse del rap ha spiegato via Instagram: «Non sarò presente al Festival, non me la sento, mi sentirei a disagio. Tra i due santi, Sanremo e San Siro scelgo San Siro, quindi se volete sentirmi nel posto giusto con la gente giusta venite a San Siro il 14 giugno». Chiaro il discorso: lui - e la sua fanbase - non è tipo da canzonette, fiori, scaramucce ma questo lo sapeva di certo anche prima di accettare l'invito. Forse le polemiche di questi giorni, che sembrano vecchie di cent'anni mentre lui parla ai ragazzini, glielo hanno reso ancora più chiaro. Per Amadeus - secondo cui, invece, la scelta di Salmo è indipendente dai polveroni che si stanno sollevando sull'Ariston - si apre un altro problema. Trovare un super rapper in sostituzione, per attirare pubblico giovane. Si vocifera di Ghali. Ma, intanto, il presentatore deve continuare a difendersi dalle accuse che gli piovono addosso da tutte le parti. L'ultima riguarda la sua unica vera donna, la moglie Giovanna Civitillo, che sarà inviata del programma La vita in diretta proprio a Sanremo. Giusto «raccomandare» la moglie, ci si chiede sui social? Lei, che è stata spesso accanto al consorte nei suoi programmi, risponde sorridendo. «A volte un passo avanti, a volte uno indietro, ma sempre sempre felice». E sempre, in queste ore, a difenderlo Anche Sabrina Salerno si è schierata a suo favore: «È stato frainteso, lo ritengo gentile e rispettoso con tutti». Ma a parte le accuse - fin troppo esagerate - di sessismo che hanno travolto il presentatore, è lecito avanzare un po' di riflessioni, a freddo A cosa servono dieci presentatrici? Che ruolo avranno? Quanto saranno pagate? Amadeus ha spiegato che dovrebbero «rappresentare l'universo femminile in tutte le sue sfumature e sfaccettature». Per esempio Rula Jebreal, che è stata al centro della prima grande polemica di questo Festival, salirà sul palco in quanto giornalista per parlare contro la violenza sulle donne. È noto che lei percepirà un cachet di 20/25 mila euro (che devolverà in beneficenza). E le sue colleghe? Pare che avranno lo stesso compenso. Così dovrebbe essere - passando alla «sfaccettatura» avvenenza e moda - per Georgina Rodriguez, la fidanzata di Ronaldo, Alketa Vejsiu, star della tv albanese, Sabrina Salerno, Diletta Leotta e Francesca Sofia Novello, fidanzata «un passo indietro» di Valentino Rossi. Le ultime due saranno impegnate in una doppia apparizione (Diletta la prima serata e la finale, Francesca il venerdì e, pure lei, la finale). E, magari, si fa per dire, pure il compenso raddoppia. Antonella Clerici - passando alla «sfumatura» professionalità e intelligenza - pare che prenda 50.000 euro per una partecipazione, però magari l'intervento al Festival fa parte del contratto quadro con la Rai. Intendiamoci, nessuna di queste cifre è scandalosa o esagerata per un artista che calca il palco di Sanremo. Ma bisogna vedere se saranno adeguate alle loro performance (Amadeus non ha spiegato cosa faranno), perché avranno tempi e spazi limitati visto che, sono, appunto, in dieci. Difficile, invece, pensare che le due giornaliste del Tg1 Emma D'Aquino e Laura Chimenti riceveranno più di un rimborso spese. La Bellucci? Avrà un cachet da star. E il loro mentore, Amadeus? Probabilmente il compenso è in linea con quello dei suoi colleghi, già contrattualizzati Rai, delle ultime edizioni: tra i 500 e i 600 mila euro. In ogni caso, le casse del Festival sono più che al sicuro. I conti, alla fine, dovrebbero essere più o meno come l'anno scorso: a fronte di una spesa sui 18 milioni, un incasso sui 30-31 milioni.

Junior Cally, un nuovo caso a Sanremo. Pubblicato sabato, 18 gennaio 2020 su Corriere.it da Renato Franco. E meno male che doveva essere un Sanremo «all’insegna della donna». Dopo l’uscita infelice («il passo indietro») di Amadeus alla presentazione delle sue 10 compagne di palco, arriva chi lo supera a destra facendo di peggio, ovvero il rapper Junior Cally in gara tra i Big del Festival. Perché se nella canzone che presenterà all’Ariston (No grazie) si occuperà di politica (contro il populismo, contro Salvini e Renzi), è il suo passato a far rabbrividire per i testi in cui la donna viene vilipesa e umiliata. In Strega (brano del 2017) Junior Cally cantava: «Lei si chiama Gioia / balla mezza nuda, dopo te la dà / Si chiama Gioia perché fa la tro.. / L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa / c’ho rivestito la maschera». Il video aggiungeva immagini alle parole: Gioia legata a una sedia con un sacco in testa mentre cerca inutilmente di liberarsi. A denunciare il rapper è il blog di Marco Brusati, professore a contratto (di area cattolica) dell’Università degli Studi di Firenze. Che sottolinea, «qui abbiamo la rappresentazione di una costrizione violenta e il racconto di un femminicidio»Gli fa eco Laura Moschini, cofondatrice dell’Osservatorio di genere della Università Roma Tre. Moschini - come ha informato lei stessa sul suo profilo Facebook - ha inviato una segnalazione alla commissione di Vigilanza Rai, chiedendo di non far partecipare il cantante al prossimo Sanremo. Appello subito condiviso dalle donne del Pd: «Condividiamo totalmente questo giudizio e l’appello che giriamo al Presidente della Rai, all’Ad Salini, alla Commissione Parità Rai al Parlamento e alle Autorità preposte». Ma non si tratta di un unicum nel repertorio di Junior Cally perché «troviamo che la donna è rappresentata come oggetto di piacere o come trofeo tribale». Una donna verso cui rivolgere appetiti sessuali. Come in Regola 1 dove immagina di sottomettere Giusy Ferreri (la cantante), Greta Menchi (l’influencer), Elisabetta Canalis (l’ex velina). Altre frasi invece rientrano nel body shaming come quando canta «questa tipa, una balena» (in Cally Whale); oppure quando per insultare i rapper avversari li chiama «senza tette» (sempre da Regola 1), come se il valore di una donna si stabilisse in base alle sue misure. Junior Cally — all’anagrafe Antonio Signore, 28 anni, romano — replica alle accuse attraverso una nota stampa. Premette: «La posizione dell’artista è contro il sessismo, i passi avanti o indietro, e contro la violenza sulle donne». Poi riflette sullo stato dell’arte: «Lungi da Junior Cally scomodare i grandi nomi del cinema, della letteratura e della storia dell’arte, da Tarantino e Kubrick, da Gomorra a Caravaggio e scrittori come Nabokov e Bret Easton Ellis: l’arte può avere un linguaggio esplicito e il rap, da sempre, fa grande uso di elementi narrativi di finzione e immaginazione che non rappresentano il pensiero dell’artista». Quindi cita cantanti che sono saliti sul palco dell’Ariston come Vasco Rossi («è andata a casa con il negro la tro...») e gli Afterhours («sei più bella vestita di lividi»). E altri che ci saranno anche quest’anno come Marco Masini («bella stronza, mi verrebbe di strapparti quei vestiti da putt... e tenerti a gambe aperte»); e Achille Lauro («l’amore è un po’ ossessione, un po’ possesso, carichi la pistola e poi ti sparo in testa»). O, ancora, chi è stato scelto dalla Rai tra i conduttori dell’Altro Festival come Myss Keta («toccami la gamba, passami la bamba, Jo sono la tua tro...»). Le conclusioni a cui arriva sono due: «O si accetta l’arte del rap, e probabilmente l’arte in generale, che deve essere libera di esprimersi, e si ride delle polemiche. Oppure si faccia del Festival di Sanremo un’ ipocrita vetrina del buonismo, lontana dalla realtà e succursale del Parlamento italiano».

Amadeus e le donne, lettera di 29 deputate: "Chieda scusa". La Repubblica il 19 gennaio 2020. Arriva in parlamento la polemica sulla conferenza stampa di presentazione di Sanremo 2020: Boldrini, Madia e altre parlamentari di tutti gli schieramenti scrivono a Salini. Sotto accusa anche il rapper Junior Cally. Arriva in parlamento la polemica sulle parole di Amadeus durante la conferenza stampa di lancio di Sanremo 2020: nel presentare le donne che lo accompagneranno sul palco dell'Ariston, il direttore artistico e conduttore del prossimo festival aveva sottolineato con eccessiva frequenza la bellezza delle sue colleghe, dando l'impressione che questa fosse l'unica qualità presa in considerazione nella scelta del cast, relegando la presenza femminile a un ruolo ancillare. Un atteggiamento che, rilanciato sui social, ha scatenato una vera e propria sollevazione dell'opinione pubblica. Ora 29 deputate di tutti gli schieramenti firmano una lettera in cui chiedono ad Amadeus di scusarsi pubblicamente. Le firmatarie, tra cui Boldrini e Madia (Pd), Muroni (Leu), Vita Martinciglio (M5S), Giannone (Misto), Baldini (Fratelli D'Italia), Lisa Noja (Italia Viva), lamentano inoltre "la presenza del rapper per ragazzini Junior Cally, i cui testi - come già evidenziato alla Rai  da molte associazioni di donne - sono pieni di violenza, sessismo e misoginia". La lettera, indirizzata alla commissione di vigilanza sulla Rai, all'ad Salini, al cda di viale Mazzini e all'Usigrai, chiede al servizio pubblico radiotelevisivo di riaffermare il suo impegno "nella lotta alla violenza, alle discriminazioni e ai pregiudizi di genere".

Il testo della lettera. Le deputate dell'Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità stigmatizzano quanto affermato da Amadeus nel corso della conferenza stampa di presentazione del prossimo Festival di Sanremo. Risulta del tutto incomprensibile che - attraverso le parole del direttore artistico e conduttore della più importante manifestazione musicale del paese - il servizio televisivo pubblico promuova un modello diseducativo di donna bella e disposta a occupare ruoli di secondo piano per non fare ombra al proprio compagno famoso. È lo specchio di una cultura secondo cui la donna non deve avere meriti particolari, se non quello di essere di bell'aspetto e di saper stare "un passo indietro". E dispiace che, malgrado l'imbarazzo che immaginiamo - e speriamo - da loro stesse provato, le donne presenti alla conferenza stampa in qualità di co-conduttrici non abbiano preso le distanze, né durante né dopo. In aggiunta a tutto questo, poiché tra i cantanti in gara è prevista la presenza del rapper per ragazzini Junior Cally, i cui testi - come già evidenziato alla Rai  da molte associazioni di donne - sono pieni di violenza, sessismo e misoginia, appare evidente che la direzione artistica del Festival di Sanremo 2020 sia in palese contrasto con il contratto di servizio della Rai, i cui principî generali prevedono di "superare gli stereotipi di genere, al fine di promuovere la parità e di rispettare l'immagine e la dignità della donna anche secondo il principio di non discriminazione", nonché la promozione e valorizzazione "delle pari opportunità, del rispetto della persona, della convivenza civile, del contrasto a ogni forma di violenza". Si richiede pertanto che, all'esordio del Festival, il direttore artistico e conduttore Amadeus si scusi pubblicamente e riaffermi l'impegno della Rai nella lotta alla violenza, alle discriminazioni e ai pregiudizi di genere. 

Laura Boldrini, Veronica Giannone, Rossella Muroni, Flora Frate, Angela Schirò, Susanna Cenni, Silvia Benedetti, Lucia Ciampi, Fabiola Bologna, Vita Martinciglio, Valentina Barzotti, Paola Deiana, Giuseppina Occhionero, Vittoria Casa, Enza Bruno Bossio, Gilda Sportiello, Conny Giordano, Rosa Maria Di Giorgi, Yana Ehm, Marianna Madia, Paola Carinelli, Stefania Pezzopane, Lisa Noja, Marina Berlinghieri, Doriana Sarli, Chiara Gribaudo, Maria Teresa Baldini, Antonella Incerti, Carla Cantone

Junior Cally a Sanremo, Foa: «Scelta eticamente inaccettabile». Esplode la polemica per la canzone del 2017 contro le donne. Pubblicato domenica, 19 gennaio 2020 su Corriere.it da Renato Franco. Con riferimento all’annunciata partecipazione del rapper Junior Cally al Festival di Sanremo, il presidente della Rai, Marcello Foa, esprime «forte irritazione per scelte che vanno nella direzione opposta rispetto a quella auspicata». «Il Festival - dichiara il presidente della Rai -, tanto più in occasione del suo 70esimo anniversario, deve rappresentare un momento di condivisione di valori, di sano svago e di unione nazionale, nel rispetto del mandato di servizio pubblico. Scelte come quella di Junior Cally sono eticamente inaccettabili per la stragrande maggioranza degli italiani». E chiede che Amadeus sappia «riportare il festival nella sua giusta dimensione». In Strega (brano del 2017) Junior Cally cantava: «Lei si chiama Gioia / balla mezza nuda, dopo te la dà / Si chiama Gioia perché fa la tro.. / L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa / c’ho rivestito la maschera». Il video aggiungeva immagini alle parole: Gioia legata a una sedia con un sacco in testa mentre cerca inutilmente di liberarsi. A denunciare il rapper è il blog di Marco Brusati, professore a contratto (di area cattolica) dell’Università degli Studi di Firenze. «Junior Cally? Uno che incita all’odio e alla violenza contro le donne. Per un anno ho lavorato con Giulia Bongiorno per far approvare il codice rosso. Oggi leggo che la Rai e il più importante festival della canzone italiana, usando denaro pubblico, sdoganano femminicidio e stupro. Non ho parole: mi auguro che questo tizio non metta mai piede sul palco di Sanremo». Così il leader della Lega Matteo Salvini, in una nota. All’esordio del Festival, il direttore artistico e conduttore Amadeus si «scusi pubblicamente e riaffermi l’impegno della Rai nella lotta alla violenza, alle discriminazioni e ai pregiudizi di genere». Lo chiedono le deputate dell’Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità che stigmatizzano quanto affermato da Amadeus nel corso della conferenza stampa di presentazione del prossimo Festival di Sanremo sulle donne e sulla presenza tra i cantanti in gara del rapper Junior Cally, i cui testi «come già evidenziato alla Rai da molte associazioni di donne, sono pieni di violenza, sessismo e misoginia»...

Junior Cally diventa un caso, Foa: "Eticamente inaccettabile". Pioggia di proteste contro Junior Cally a Sanremo. Marcello Foa reputa la sua partecipazione "eticamente inaccettabile" e tutti gli schieramenti politici si ribellano. Francesca Galici, Domenica 19/01/2020 su Il Giornale. La presenza del rapper Junior Cally sul palco del festival di Sanremo si è trasformato in un caso politico. Dopo la lettera delle 29 deputate di diverso schieramento e il messaggio social di Lucia Borgonzoni, supportata da Matteo Salvini, adesso a esprimere la sua opinione è Marcello Foa, direttore della Rai. La levata di proteste delle ultime ore nei confronti del cantante in gara dal prossimo 4 febbraio ha smosso anche il direttore della tv pubblica, che ha espresso "forte irritazione per scelte che vanno nella direzione opposta rispetto a quella auspicata." Marcello Foa ha ricordato come il festival di Sanremo, specialmente nell'edizione del suo 70° anniversario, dovrebbe essere un momento di aggregazione e di unione nazionale "nel rispetto del mandato di servizio pubblico." Il direttore della Rai ha tuonato contro il conduttore e contro la sua selezione di artisti, con particolare riferimento proprio a Junior Cally: "Scelte come quella di Junior Cally sono eticamente inaccettabili per la stragrande maggioranza degli italiani." Foa auspica che Amadeus, in qualità di direttore artistico e conduttore, sia capace di "riportare il festival nella sua giusta dimensione." L'uomo più in vista del momento in Rai gode di grande stima in azienda, come sottolinea il direttore, proprio per il suo temperamento mite e il buon senso finora dimostrato ma le polemiche che stanno piovendo sul festival di Sanremo si stanno facendo sempre più pesanti. Con il suo comunicato, Marcello Foa ha risposto alla lettera delle 29 deputate ma loro non sono state le uniche a esporsi pubblicamente contro la presenza del rapper sul palco del Teatro Ariston. Sono molti gli esponenti politici che nelle ultime ore hanno fatto sentire la loro voce e molti di loro hanno invocato l'intervento della Vigilanza Rai, e non solo. "Chi predica in maniera esplicita e orgogliosa stupro e femminicidio non merita il palco dell'Ariston. Oggi presenteremo al presidente della commissione di Vigilanza Rai, Alberto Barachini, una richiesta formale di intervento", hanno scritto in una nota i componenti del gruppo Lega in Vigilanza Rai, che hanno fatto seguito alle parole di Matteo Salvini in merito alla questione: "Per un anno ho lavorato con Giulia Bongiorno per far approvare il Codice rosso. Oggi leggo che la Rai e il più importante festival della canzone italiana, usando denaro pubblico, sdoganano femminicidio e stupro. Non ho parole: mi auguro che questo tizio non metta mai piede sul palco di Sanremo." Anche Cinzia Leone, esponente in Senato del Movimento 5 Stelle, ha voluto dire la sua: "Ritengo che la RAI dovrebbe svolgere un ruolo importantissimo nel contrastare la violenza contro le donne. Ma quanto meno esigo possa evitare di fomentarla dando spazio a questi 'cantanti'. Ho ovviamente segnalato tutto con una comunicazione diretta alla Rai." Non ha risparmiato una critica nemmeno Lucio Malan, vice capogruppo di Forza Italia in Senato: "Coloro che si sono indignati per il presunto 'sessismo' di Amadeus dovrebbero dare un'occhiata ai messaggi che trasmette nei suoi brani Antonio Signore, in 'arte' Junior Cally, uno dei 22 big di Sanremo 2020." Dura anche la reazione dei capigruppo della Lega in Camera e Senato, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, che puntano il dito contro la gestione Amadeus – Salini, colpevoli di una "gestione superficiale" dell'evento. E se da un lato Giulia Bongiorno, senatrice della Lega e presentatrice dell'emendamento sul "codice rosso" auspica che la Rai "non si renda complice di questa barbarie", Silvia Costa del Partito Democratico ritiene "inaccettabile la partecipazione a Sanremo di un cantante che utilizza frasi che sono una vera e propria incitazione alla violenza." Biasimo e sconcerto arrivano anche da Lorenzo Cesa dell'Udc: "Non possono essere abdicate scelte così importanti che influenzano i teenager del nostro Paese. Forse bisognerebbe toglierlo dalla competizione canora." Le senatrici di Fratelli d'Italia Isabella Rauti e Daniela Santanchè, invece, sottolineano la presunta incoerenza della linea del Festival: "Che senso ha portare tante donne ospiti a Sanremo, e sottolinearlo come un 'primato', se poi si fa salire sullo stesso palco un rapper che incita alla violenza sulle donne, allo stupro e al femminicidio?" Anche Codacons si dice pronto ad agire nel caso in cui "Junior Cally lancerà messaggi sbagliati, diseducativi o pericolosi dal palco dell'Ariston." Francesco Pasquali, esponente del Partito Liberale, dà invece un'altra lettura alla polemica: "Ha già vinto Cally. La sua presenza o meno ormai sarà secondaria. È stato un errore della politica fare da cassa di risonanza. Alle spalle è palese che ci siano delle strategie comunicative e propagandistiche per aumentare gli ascolti del Festival. La cosa grave è che un'azienda di Stato come la Rai adotti simili metodi, strumentalizzando il dramma del femminicidio portando sul podio esempi poco edificanti." A seguito della lunga lista di esponenti politici chi hanno già espresso la loro opinione e che probabilmente la esporranno nelle prossime ore, l'ufficio stampa del cantante è intervenuto cpn una nota: "Non capiamo se la polemica sia di carattere musicale o politica." Lo staff delcantante afferma che della partecipazione di Junior Cally si ha notizia dal 31 dicembre "e tutti i suoi testi sono disponibili sul web. Mentre del testo di 'No grazie' selezionato al Festival di Sanremo e delle sue rime antipopuliste si è venuti a conoscenza solo il 16 gennaio da un'intervista al Corriere della Sera. Il giorno dopo, per pura coincidenza, si accendono polemiche legate a canzoni pubblicate da anni in un età in cui Junior Cally era più giovane e le sue rime erano su temi diversi da quelli di oggi." L'ufficio stampa ci tiene a sottolineare che il cantante è contro ogni forma di sessismo e di violenza.

Sanremo, il centrodestra contro la Rai: "Junior Cally è indegno". Ancora bufera su Sanremo a pochi giorni dalla partenza: Lucia Borgonzoni si scaglia con violenza contro Junior Cally per i contenuti delle vecchie canzoni. Francesca Galici, Domenica 19/01/2020, su Il Giornale. Festival di Sanremo fa rima con polemica. Ogni anno, la kermesse canora più importante del Paese scatena su di sé l'ira di qualcuno. Chi accetta di organizzare e condurre il Festival lo sa bene ed è preparato ma quest'anno Amadeus deve fare i conti con vibranti proteste che lo colpiscono da più parti, con accuse molto pesanti. L'ultima polemica riguarda uno dei cantanti in gara, il rapper Junior Cally. Amato dai più giovani e pressoché sconosciuto agli adulti, il cantante salirà sul palco dell'Ariston con il brano No Grazie, dove non mancheranno i riferimenti politici. Partecipando a Sanremo, Junior Cally ha accettato di mostrare definitivamente il suo volto, visto che fino a questo momento si era sempre esibito con una maschera che ne ha preservato l'anonimato. Tuttavia, la sua presenza non è gradita a causa di alcuni brani del passato violenti e sessisti. A scagliarsi (con decisione) contro il rapper ci sono anche Lucia Borgonzoni e Giulia Bongiorno. In un duro attacco su Facebook la candidata del centrodestra alle prossime elezioni in Emilia Romagna ha espresso con forza il proprio dissenso nei confronti del rapper e soprattutto nei confronti di chi gli ha concesso l'opportunità di calcare un palco così importante. "Non è Sanremo, è Sanschifo", ha titolato la candidata della Lega. Un lungo post che centra il punto sull'inadeguatezza dei messaggi trasmessi dal cantante con quelli che, invece, dovrebbe trasmettere un festival popolare come quello di Sanremo: "Uno schiaffo alle vittime e alle loro famiglie, al dolore, alle sofferenze inaudite delle donne sfregiate e violentate, un insulto senza precedenti a chi si è visto uccidere una figlia, una sorella, una compagna. Il 'cantante' Junior Cally sul palco di Sanremo è disgustoso. Uno che incita al femminicidio, allo stupro, alla violenza non può esibirsi tra i big del festival nazional popolare più famoso del Paese davanti a un pubblico di famiglie, giovani e bambini. È indegno." Nel suo lungo messaggio, Lucia Borgonzioni ha voluto denunciare il fatto come politico ma, prima di tutto, come donna, definendo "scempio" la presenza di Junior Cally a Sanremo. "Uno che canta 'l'ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C'ho rivestito la maschera' mentre si muove davanti a una giovane ragazza legata mani e piedi a una sedia e con un sacchetto sulla testa, mentre cerca, inutilmente, di liberarsi non è arte. È schifo, violenza, aberrazione", ha tuonato la candidata concludendo il suo post, nel quale ha allegato un frame del video incriminato. Lucia Borgonzoni non è però l'unica a essersi indignata. Il quotidiano Repubblica ha pubblicato oggi una lunga lettera firmata da 29 deputate di ogni schieramento, nella quale viene analizzata sia la frase di Amadeus e sia la presenza di Junior Cally. "Appare evidente che la direzione artistica del Festival di Sanremo 2020 sia in palese contrasto con il contratto di servizio della Rai", scrivono le deputate, che hanno chiesto le scuse di Amadeus nella missiva, che ha avuto come destinatari la Commissione di Vigilanza Rai, l'amministratore delegato Salini, il cda Rai e l'Usigrai. Durissimo anche l'intervento di Giulia Bongiorno, presentatrice del "Codice Rosso" contro la violenza sulle donne. "Mi piacerebbe che Junior Cally, dopo essersi difeso dalle polemiche sul suo squallido brano sostenendo che l'arte è libertà di espressione rispondesse a tre semplici domande". Ed elenca: "Sa da dove nasce la violenza nei confronti delle donne? La sua mente è mai stata attraversata dal dubbio che rappresentare la donna come un oggetto significa far sentire l'uomo legittimato a fare del corpo della donna quello che vuole? È consapevole del fatto che facendo un uso distorto della sua libertà di esprimersi si fa complice di chi uccide le donne?". Da parte di chi usa i mezzi di comunicazione, la senatrice della Lega si aspetterebbe "maggior consapevolezza" del fatto che "la televisione amplifica qualunque messaggio". Per la Bongiorno, tentare di camuffare l'incitamento all'odio verso le donne con la "libertà di espressione artistica" è "un atteggiamento scorretto, vigliacco e meschino". "Usare il corpo delle donne per fare scalpore - più o meno consapevolmente - è qualcosa che non avrei mai immaginato di vedere, nemmeno nei momenti di maggiore sfiducia", continua l'esponente del Carroccio secondo cui non si tratta nemmeno di "èpater le bourgeois". "Qui si offendono gravemente le vittime di violenza e le loro famiglie, si svilisce l'impegno di chi si batte contro la violenza sulle donne, si calpesta la civiltà". Per la senatrice e avvocato "non è una questione politica, è una questione di umanità - conclude - la Rai, senza indugi, faccia la giusta scelta a e non si renda complice di questa barbarie". Su Facebook non ha mancato di far sentire la sua voce anche Matteo Salvini: "Junior Cally? Uno che incita all'odio e alla violenza contro le donne. Per un anno ho lavorato con Giulia Bongiorno per far approvare il codice rosso. Oggi leggo che la Rai e il più importante festival della canzone italiana, usando denaro pubblico, sdoganano femminicidio e stupro." La speranza di Matteo Salvini è solo una: "Non ho parole: mi auguro che questo tizio non metta mai piede sul palco di Sanremo." Poche ore dopo è arrivato anche il commento di Mariastella Gelmini, che con un tweet si è unita alla polemica del giorno dando la sua opinione sulla presenza di Junior Cally sul palco di Sanremo. "Cosa c'entra Junior Cally, che nelle sue canzoni incita al femminicidio e alla violenza sulle donne, al Festival di Sanremo? Vergogna... La Rai e Amadeus intervengano immediatamente. Questo strambo personaggio non deve assolutamente salire sul palco dell'Ariston", ha scritto il capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati.

Giuseppe Candela per Dagospia il 20 gennaio 2020. Pippo Baudo esci dal corpo di Amadeus! Quando mancano due settimane al debutto della 70° edizione del Festival di Sanremo le polemiche continuano a occupare la scena mediatica per la gioia degli indignati di professione. "Ma non sarà troppo? C'è dietro altro?", ci si chiede tra gli addetti ai lavori. Non è un caso che sui social siano comparsi negli ultimi giorni numerosi tweet a sostegno del Festival e del direttore artistico da parte dei giornalisti, sintomo che la puzza di bruciato è diventata più forte. Puzza di manovre politiche. L'ultima polemica riguarda il rapper Junior Cally e un testo nel suo passato che fa discutere, accusato di incitare alla violenza sulle donne. Parole evidentemente imbarazzanti e non condivisibili, una lista di episodi simili ha coinvolto negli anni tanti suoi colleghi. Salvini si arrabbia, fa lo stesso la Santanché, perfino il presidente della Rai Marcello Foa: "Forte irritazione per scelta eticamente inaccettabile. Amadeus riporti il Festival nella giusta dimensione." Frasi che pesano ma che spostano il dibattito, appunto, sul fronte politico. La presenza di Junior Cally tra i big in gara viene annunciata il 31 dicembre, la polemica esplode solo 18 giorni dopo. Per essere precisi il giorno successivo all'ascolto dei brani in anteprima dei giornalisti, quando viene svelato un riferimento a Salvini nel brano "No grazie":  "Spero che si capisca che odio il razzista che pensa al Paese ma è meglio il mojito". Perché Foa interviene solo dopo aver scoperto il riferimento a Salvini nella nuova canzone di Cally? Il rapper è assistito da Mn Comunicazioni, una società che gode della stima di Salini, finita nel mirino nelle scorse settimane quando era stata inizialmente scelta per l'ufficio stampa del Festival. Un modo dunque per colpire l'ad? I rapporti tra Salini e il presidente sono tesissimi da settimane ma c'è anche aggiunge un altro tassello. I maligni fanno sapere che il presidente Foa avrebbe molto apprezzato l'idea di avere in gara nomi  di diversa appartenenza politica. Politica, dunque. Anche gli attacchi del PD, numerosi e insistenti su Amadeus per la frase "sul passo indietro" pronunciata in sala stampa da Amadeus, avrebbero come principale obiettivo Fabrizio Salini. La sua colpa? Aver cacciato solo la De Santis e non aver concesso alla maggioranza le nomine dei telegiornali. Una mossa che il partito di Zingaretti non avrebbe affatto gradito dimostrandolo con l'astensione di Rita Borioni in Cda e probabilmente puntando alla sua rimozione dal ruolo di amministratore delegato dopo le prossime elezioni Regionali del 26 novembre. Non sono solo canzonette.

Junior Cally a Sanremo, Foa: «Scelta eticamente inaccettabile». Esplode la polemica per la canzone del 2017 contro le donne. Pubblicato domenica, 19 gennaio 2020 su Corriere.it da Renato Franco. Con riferimento all’annunciata partecipazione del rapper Junior Cally al Festival di Sanremo, il presidente della Rai, Marcello Foa, esprime «forte irritazione per scelte che vanno nella direzione opposta rispetto a quella auspicata». «Il Festival - dichiara il presidente della Rai -, tanto più in occasione del suo 70esimo anniversario, deve rappresentare un momento di condivisione di valori, di sano svago e di unione nazionale, nel rispetto del mandato di servizio pubblico. Scelte come quella di Junior Cally sono eticamente inaccettabili per la stragrande maggioranza degli italiani». E chiede che Amadeus sappia «riportare il festival nella sua giusta dimensione». In Strega (brano del 2017) Junior Cally cantava: «Lei si chiama Gioia / balla mezza nuda, dopo te la dà / Si chiama Gioia perché fa la tro.. / L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa / c’ho rivestito la maschera». Il video aggiungeva immagini alle parole: Gioia legata a una sedia con un sacco in testa mentre cerca inutilmente di liberarsi. A denunciare il rapper è il blog di Marco Brusati, professore a contratto (di area cattolica) dell’Università degli Studi di Firenze. «Junior Cally? Uno che incita all’odio e alla violenza contro le donne. Per un anno ho lavorato con Giulia Bongiorno per far approvare il codice rosso. Oggi leggo che la Rai e il più importante festival della canzone italiana, usando denaro pubblico, sdoganano femminicidio e stupro. Non ho parole: mi auguro che questo tizio non metta mai piede sul palco di Sanremo». Così il leader della Lega Matteo Salvini, in una nota. All’esordio del Festival, il direttore artistico e conduttore Amadeus si «scusi pubblicamente e riaffermi l’impegno della Rai nella lotta alla violenza, alle discriminazioni e ai pregiudizi di genere». Lo chiedono le deputate dell’Intergruppo per le donne, i diritti e le pari opportunità che stigmatizzano quanto affermato da Amadeus nel corso della conferenza stampa di presentazione del prossimo Festival di Sanremo sulle donne e sulla presenza tra i cantanti in gara del rapper Junior Cally, i cui testi «come già evidenziato alla Rai da molte associazioni di donne, sono pieni di violenza, sessismo e misoginia»...

Junior Cally diventa un caso, Foa: "Eticamente inaccettabile". Pioggia di proteste contro Junior Cally a Sanremo. Marcello Foa reputa la sua partecipazione "eticamente inaccettabile" e tutti gli schieramenti politici si ribellano. Francesca Galici, Domenica 19/01/2020 su Il Giornale. La presenza del rapper Junior Cally sul palco del festival di Sanremo si è trasformato in un caso politico. Dopo la lettera delle 29 deputate di diverso schieramento e il messaggio social di Lucia Borgonzoni, supportata da Matteo Salvini, adesso a esprimere la sua opinione è Marcello Foa, direttore della Rai. La levata di proteste delle ultime ore nei confronti del cantante in gara dal prossimo 4 febbraio ha smosso anche il direttore della tv pubblica, che ha espresso "forte irritazione per scelte che vanno nella direzione opposta rispetto a quella auspicata." Marcello Foa ha ricordato come il festival di Sanremo, specialmente nell'edizione del suo 70° anniversario, dovrebbe essere un momento di aggregazione e di unione nazionale "nel rispetto del mandato di servizio pubblico." Il direttore della Rai ha tuonato contro il conduttore e contro la sua selezione di artisti, con particolare riferimento proprio a Junior Cally: "Scelte come quella di Junior Cally sono eticamente inaccettabili per la stragrande maggioranza degli italiani." Foa auspica che Amadeus, in qualità di direttore artistico e conduttore, sia capace di "riportare il festival nella sua giusta dimensione." L'uomo più in vista del momento in Rai gode di grande stima in azienda, come sottolinea il direttore, proprio per il suo temperamento mite e il buon senso finora dimostrato ma le polemiche che stanno piovendo sul festival di Sanremo si stanno facendo sempre più pesanti. Con il suo comunicato, Marcello Foa ha risposto alla lettera delle 29 deputate ma loro non sono state le uniche a esporsi pubblicamente contro la presenza del rapper sul palco del Teatro Ariston. Sono molti gli esponenti politici che nelle ultime ore hanno fatto sentire la loro voce e molti di loro hanno invocato l'intervento della Vigilanza Rai, e non solo. "Chi predica in maniera esplicita e orgogliosa stupro e femminicidio non merita il palco dell'Ariston. Oggi presenteremo al presidente della commissione di Vigilanza Rai, Alberto Barachini, una richiesta formale di intervento", hanno scritto in una nota i componenti del gruppo Lega in Vigilanza Rai, che hanno fatto seguito alle parole di Matteo Salvini in merito alla questione: "Per un anno ho lavorato con Giulia Bongiorno per far approvare il Codice rosso. Oggi leggo che la Rai e il più importante festival della canzone italiana, usando denaro pubblico, sdoganano femminicidio e stupro. Non ho parole: mi auguro che questo tizio non metta mai piede sul palco di Sanremo." Anche Cinzia Leone, esponente in Senato del Movimento 5 Stelle, ha voluto dire la sua: "Ritengo che la RAI dovrebbe svolgere un ruolo importantissimo nel contrastare la violenza contro le donne. Ma quanto meno esigo possa evitare di fomentarla dando spazio a questi 'cantanti'. Ho ovviamente segnalato tutto con una comunicazione diretta alla Rai." Non ha risparmiato una critica nemmeno Lucio Malan, vice capogruppo di Forza Italia in Senato: "Coloro che si sono indignati per il presunto 'sessismo' di Amadeus dovrebbero dare un'occhiata ai messaggi che trasmette nei suoi brani Antonio Signore, in 'arte' Junior Cally, uno dei 22 big di Sanremo 2020." Dura anche la reazione dei capigruppo della Lega in Camera e Senato, Massimiliano Romeo e Riccardo Molinari, che puntano il dito contro la gestione Amadeus – Salini, colpevoli di una "gestione superficiale" dell'evento. E se da un lato Giulia Bongiorno, senatrice della Lega e presentatrice dell'emendamento sul "codice rosso" auspica che la Rai "non si renda complice di questa barbarie", Silvia Costa del Partito Democratico ritiene "inaccettabile la partecipazione a Sanremo di un cantante che utilizza frasi che sono una vera e propria incitazione alla violenza." Biasimo e sconcerto arrivano anche da Lorenzo Cesa dell'Udc: "Non possono essere abdicate scelte così importanti che influenzano i teenager del nostro Paese. Forse bisognerebbe toglierlo dalla competizione canora." Le senatrici di Fratelli d'Italia Isabella Rauti e Daniela Santanchè, invece, sottolineano la presunta incoerenza della linea del Festival: "Che senso ha portare tante donne ospiti a Sanremo, e sottolinearlo come un 'primato', se poi si fa salire sullo stesso palco un rapper che incita alla violenza sulle donne, allo stupro e al femminicidio?" Anche Codacons si dice pronto ad agire nel caso in cui "Junior Cally lancerà messaggi sbagliati, diseducativi o pericolosi dal palco dell'Ariston." Francesco Pasquali, esponente del Partito Liberale, dà invece un'altra lettura alla polemica: "Ha già vinto Cally. La sua presenza o meno ormai sarà secondaria. È stato un errore della politica fare da cassa di risonanza. Alle spalle è palese che ci siano delle strategie comunicative e propagandistiche per aumentare gli ascolti del Festival. La cosa grave è che un'azienda di Stato come la Rai adotti simili metodi, strumentalizzando il dramma del femminicidio portando sul podio esempi poco edificanti." A seguito della lunga lista di esponenti politici chi hanno già espresso la loro opinione e che probabilmente la esporranno nelle prossime ore, l'ufficio stampa del cantante è intervenuto cpn una nota: "Non capiamo se la polemica sia di carattere musicale o politica." Lo staff delcantante afferma che della partecipazione di Junior Cally si ha notizia dal 31 dicembre "e tutti i suoi testi sono disponibili sul web. Mentre del testo di 'No grazie' selezionato al Festival di Sanremo e delle sue rime antipopuliste si è venuti a conoscenza solo il 16 gennaio da un'intervista al Corriere della Sera. Il giorno dopo, per pura coincidenza, si accendono polemiche legate a canzoni pubblicate da anni in un età in cui Junior Cally era più giovane e le sue rime erano su temi diversi da quelli di oggi." L'ufficio stampa ci tiene a sottolineare che il cantante è contro ogni forma di sessismo e di violenza.

Sanremo, il centrodestra contro la Rai: "Junior Cally è indegno". Ancora bufera su Sanremo a pochi giorni dalla partenza: Lucia Borgonzoni si scaglia con violenza contro Junior Cally per i contenuti delle vecchie canzoni. Francesca Galici, Domenica 19/01/2020, su Il Giornale. Festival di Sanremo fa rima con polemica. Ogni anno, la kermesse canora più importante del Paese scatena su di sé l'ira di qualcuno. Chi accetta di organizzare e condurre il Festival lo sa bene ed è preparato ma quest'anno Amadeus deve fare i conti con vibranti proteste che lo colpiscono da più parti, con accuse molto pesanti. L'ultima polemica riguarda uno dei cantanti in gara, il rapper Junior Cally. Amato dai più giovani e pressoché sconosciuto agli adulti, il cantante salirà sul palco dell'Ariston con il brano No Grazie, dove non mancheranno i riferimenti politici. Partecipando a Sanremo, Junior Cally ha accettato di mostrare definitivamente il suo volto, visto che fino a questo momento si era sempre esibito con una maschera che ne ha preservato l'anonimato. Tuttavia, la sua presenza non è gradita a causa di alcuni brani del passato violenti e sessisti. A scagliarsi (con decisione) contro il rapper ci sono anche Lucia Borgonzoni e Giulia Bongiorno. In un duro attacco su Facebook la candidata del centrodestra alle prossime elezioni in Emilia Romagna ha espresso con forza il proprio dissenso nei confronti del rapper e soprattutto nei confronti di chi gli ha concesso l'opportunità di calcare un palco così importante. "Non è Sanremo, è Sanschifo", ha titolato la candidata della Lega. Un lungo post che centra il punto sull'inadeguatezza dei messaggi trasmessi dal cantante con quelli che, invece, dovrebbe trasmettere un festival popolare come quello di Sanremo: "Uno schiaffo alle vittime e alle loro famiglie, al dolore, alle sofferenze inaudite delle donne sfregiate e violentate, un insulto senza precedenti a chi si è visto uccidere una figlia, una sorella, una compagna. Il 'cantante' Junior Cally sul palco di Sanremo è disgustoso. Uno che incita al femminicidio, allo stupro, alla violenza non può esibirsi tra i big del festival nazional popolare più famoso del Paese davanti a un pubblico di famiglie, giovani e bambini. È indegno." Nel suo lungo messaggio, Lucia Borgonzioni ha voluto denunciare il fatto come politico ma, prima di tutto, come donna, definendo "scempio" la presenza di Junior Cally a Sanremo. "Uno che canta 'l'ho ammazzata, le ho strappato la borsa. C'ho rivestito la maschera' mentre si muove davanti a una giovane ragazza legata mani e piedi a una sedia e con un sacchetto sulla testa, mentre cerca, inutilmente, di liberarsi non è arte. È schifo, violenza, aberrazione", ha tuonato la candidata concludendo il suo post, nel quale ha allegato un frame del video incriminato. Lucia Borgonzoni non è però l'unica a essersi indignata. Il quotidiano Repubblica ha pubblicato oggi una lunga lettera firmata da 29 deputate di ogni schieramento, nella quale viene analizzata sia la frase di Amadeus e sia la presenza di Junior Cally. "Appare evidente che la direzione artistica del Festival di Sanremo 2020 sia in palese contrasto con il contratto di servizio della Rai", scrivono le deputate, che hanno chiesto le scuse di Amadeus nella missiva, che ha avuto come destinatari la Commissione di Vigilanza Rai, l'amministratore delegato Salini, il cda Rai e l'Usigrai. Durissimo anche l'intervento di Giulia Bongiorno, presentatrice del "Codice Rosso" contro la violenza sulle donne. "Mi piacerebbe che Junior Cally, dopo essersi difeso dalle polemiche sul suo squallido brano sostenendo che l'arte è libertà di espressione rispondesse a tre semplici domande". Ed elenca: "Sa da dove nasce la violenza nei confronti delle donne? La sua mente è mai stata attraversata dal dubbio che rappresentare la donna come un oggetto significa far sentire l'uomo legittimato a fare del corpo della donna quello che vuole? È consapevole del fatto che facendo un uso distorto della sua libertà di esprimersi si fa complice di chi uccide le donne?". Da parte di chi usa i mezzi di comunicazione, la senatrice della Lega si aspetterebbe "maggior consapevolezza" del fatto che "la televisione amplifica qualunque messaggio". Per la Bongiorno, tentare di camuffare l'incitamento all'odio verso le donne con la "libertà di espressione artistica" è "un atteggiamento scorretto, vigliacco e meschino". "Usare il corpo delle donne per fare scalpore - più o meno consapevolmente - è qualcosa che non avrei mai immaginato di vedere, nemmeno nei momenti di maggiore sfiducia", continua l'esponente del Carroccio secondo cui non si tratta nemmeno di "èpater le bourgeois". "Qui si offendono gravemente le vittime di violenza e le loro famiglie, si svilisce l'impegno di chi si batte contro la violenza sulle donne, si calpesta la civiltà". Per la senatrice e avvocato "non è una questione politica, è una questione di umanità - conclude - la Rai, senza indugi, faccia la giusta scelta a e non si renda complice di questa barbarie". Su Facebook non ha mancato di far sentire la sua voce anche Matteo Salvini: "Junior Cally? Uno che incita all'odio e alla violenza contro le donne. Per un anno ho lavorato con Giulia Bongiorno per far approvare il codice rosso. Oggi leggo che la Rai e il più importante festival della canzone italiana, usando denaro pubblico, sdoganano femminicidio e stupro." La speranza di Matteo Salvini è solo una: "Non ho parole: mi auguro che questo tizio non metta mai piede sul palco di Sanremo." Poche ore dopo è arrivato anche il commento di Mariastella Gelmini, che con un tweet si è unita alla polemica del giorno dando la sua opinione sulla presenza di Junior Cally sul palco di Sanremo. "Cosa c'entra Junior Cally, che nelle sue canzoni incita al femminicidio e alla violenza sulle donne, al Festival di Sanremo? Vergogna... La Rai e Amadeus intervengano immediatamente. Questo strambo personaggio non deve assolutamente salire sul palco dell'Ariston", ha scritto il capogruppo di Forza Italia alla Camera dei deputati.

Sanremo 2020, Michelle Hunziker stronca Amadeus: "Certe parole sulle donne diventano pesanti come macigni". Repubblica Tv il 20 gennaio 2020. Michelle Hunziker in un video su Instagram critica la conferenza stampa con cui Amadeus ha presentato il Festival di Sanremo 2020. "Sarebbe stato veramente bello vedere che un appuntamento mediatico così importante come il festival di Sanremo avesse una particolare sensibilità le donne. E invece no. Cioè, quello che dovrebbe essere naturale, per chi ha in mano il Festival della canzone italiana, non lo è. E proprio nel 70mo compleanno del festival di Sanremo non hanno prestato attenzione e sensibilità verso un tema così importante: il nostro futuro. Anche perché certe parole, dette con superficialità, possono diventare pesanti come macigni, soprattutto se dette in una conferenza stampa davanti a tutto il paese". Queste le parole della conduttrice tv, sul palco dell'Ariston nel 2018, che insieme a Giulia Bongiorno ha dato vita alla onlus Doppia Difesa in difesa delle donne.

(ANSA il 20 gennaio 2020) - Monica Bellucci dice no al festival di Sanremo. Attraverso il suo ufficio stampa l'attrice dichiara: "Il signor Amadeus ed io ci siamo incontrati mesi fa ipotizzando un progetto insieme. Purtroppo per cause maggiori non siamo riusciti nel nostro fine. Auguro un bel Festival a lui e al suo team e spero in un'altra possibilità nel futuro". Secondo quanto si apprende il forfait della Bellucci non sarebbe da collegare alle polemiche sul festival di questi giorni, né a incomprensioni sul suo cachet.

Michelle Hunziker. Ho pensato molto a quello che è successo in questi giorni... per fortuna siamo in tanti a cercare di invertire una cultura sbagliata rispetto alla percezione che hanno le donne in questo paese... ma evidentemente non basta. Avanti tutta!! #sanremo2020

Selvaggia Lucarelli. Hunziker fa la ramanzina ad Amadeus perché maschilista. Qui intanto sono 2 anni che ho chiesto i bilanci di Doppia Difesa e non se ne vede l’ombra. Sarebbe corretto continuare a parlare di questi temi avendo prima chiarito l’attività della sua fondazione.

Mattia Buonocore.  Michelle Hunziker si dissocia da Amadeus ma non da Muccino (che lei ha ospitato sul palco dell'Ariston). Quest'ultimo poteva essere pure innocente ma se tu sei a sostegno delle donne, conosci le loro storie di violenza, e c'è una donna che lo accusa quanto meno ne stai fuori.

Giuseppe Candela. Dai Michelle, tra colleghi è sgradevole. Il tono, il gobbo che legge mentre parla. Due riflessioni per cui mi potete dare del sessista: Hunziker ha fatto Zelig perché moglie di Ramazzotti, ha iniziato mostrando il culo nella pubblicità di Roberta. Prego.

Giuseppe Candela. Praticamente la Hunziker è stata una Novello, una Rodriguez e una Leotta. E oggi è la Hunziker anche per il suo passato da Hunziker.

BubinoBlog. Come mai Michelle Hunziker non ha fatto un video di indignazione anche durante la campagna tv della sua Striscia contro Alessia Marcuzzi? Un attacco per mesi ad una donna e ad una collega di rete, passato nel silenzio. Altro che il pretestuoso attacco ad Amadeus...! #Sanremo2020

Aladino. In risposta a Hunziker. Se il tuo impegno a invertire la cultura maschilista arriva soltanto quando scrivi un tweet per la frase (maldestra ma in buona fede) detta da Amadeus, vuol dire che non ti impegni abbastanza.

Niklaus. In risposta a Hunziker. Comunque questa gogna mediatica contro Amadeus ed il suo #Sanremo2020 è senza pari. Sembra che tutti aspettassero un suo passo falso per distruggerlo. BOH. Buone cose!

Dagospia il 21 gennaio 2020. Da Un Giorno da Pecora. Le polemiche su Sanremo? "Il Festival ha sempre portato polemiche. Mi pare esagerato l'attacco ad Amadeus per la frase sul ''passo indietro'', mi pare proprio esagerata. Ora se ne esce anche la Bellucci, stia in Francia, a Parigi, e non ci rompa le scatole...” Così Maurizio Costanzo oggi al programma di Rai Radio1 Un Giorno da Pecora, condotto da Giorgio Lauro e Geppi Cucciari. Perché la Bellucci secondo lei ha deciso di non venire? “Ma non lo so, ora c'è questo andazzo. Claudia Gerini vuole fare un gruppo per boicottare Sanremo: ma cosa le dice la testa a queste, si sono impazzite? Mi dispiace perché lei è una donna intelligente”. Anche Michelle Hunziker ha criticato duramente le dichiarazioni di Amadeus. “Sapete qual è la verità? Che la Gerini, la Hunziker e quant'altri chiedono la grazia alla Madonna pur di fare Sanremo. Siccome la Madonna si è distratta e si è dimenticata di loro, si arrabbiano con Amadeus”. Michelle Hunziker ha già fatto Sanremo. “E come mai non l'hanno richiamata?” Quindi a lei piace la scelta di Amadeus di accompagnarsi a molte donne sul palco dell'Ariston.”Ci sono due bravissime giornaliste del Tg1 fra loro ma non le nominano. Ma mi facciano il piacere va”. Lei, insomma, 'sta' con Amadeus. “Amadeus ha fatto la notte di Capodanno, fa i Soliti Ignoti, ha fatto la Lotteria, ora fa Sanremo: fatelo lavorare in pace e basta”. Laura Boldrini, a Un Giorno da Pecora, ieri ha proposta una conduzione e una direzione artistica sempre composta da un uomo e una donna. “Questo può essere, perché no? Non è una brutta idea. Carlo Conti e Maria De Filippi fecero la coppia”. E' cosa ne pensa della bufera che ha colpito il rapper Junior Cally? "Quando si fa questo casino intorno al testo, si fa la fortuna del testo medesimo. Di conseguenza, questo rapper venderà l'anima sua..." E come vede la presenza di Rula Jebreal all'Ariston? "E' una giornalista molto in gamba, può benissimo fare Sanremo", ha concluso a Un Giorno da Pecora Costanzo.

Maurizio Costanzo sta con Amadeus e silura la Bellucci: "Se ne stia in Francia". Maurizio Costanzo appoggia le scelte di Amadeus per il Festival di Sanremo 2020 e si esprime in maniera negativa contro tutte le colleghe che si sono coalizzate contro il conduttore della kermesse. Luana Rosato, Mercoledì 22/01/2020, su Il Giornale. A pochi giorni dall’inizio del Festival di Sanremo 2020 Amadeus è al centro di numerose polemiche e, nonostante molte critiche da parte dei colleghi, Maurizio Costanzo ha voluto spezzare una lancia a favore del conduttore e direttore artistico della kermesse. Ritenendo “esagerato” l’attacco ad Amadeus, Costanzo ha sottolineato che ogni edizione del Festival è sempre stata accompagnata da una serie di polemiche che non fanno altro che aumentare l’interesse intorno alla manifestazione musicale. “Il Festival ha sempre portato polemiche. Mi pare esagerato l'attacco ad Amadeus per la frase sul 'passo indietro’, mi pare proprio esagerata – ha commentato il conduttore Mediaset ai microfoni di Un giorno da pecora, silurando anche Monica Bellucci, che ha dato forfait pochi giorni fa - . Ora se ne esce anche la Bellucci, stia in Francia, a Parigi, e non ci rompa le scatole...”. Sulle donne che si stanno coalizzando dopo le frasi di Amadeus ritenute sessiste, Maurizio Costanzo si è detto esterrefatto per questo tipo di atteggiamento e le sue considerazioni sulle colleghe che hanno preso la parola per denigrare il direttore artistico di Sanremo non è stato affatto benevolo. “Perché la Bellucci ha deciso di non venire al Festival? Ma non lo so, ora c'è questo andazzo – ha detto lui - . Claudia Gerini vuole fare un gruppo per boicottare Sanremo: ma cosa le dice la testa a queste, si sono impazzite? Mi dispiace perché lei è una donna intelligente”. Parole forti anche nei confronti di Michelle Hunziker, che attraverso un video pubblicato su Instagram ha espresso il suo parere sulle dichiarazioni di Amadeus dicendosi dispiaciuta perché si aspettava un atteggiamento differente verso una questione attuale e che le sta molto a cuore. “Anche Michelle Hunziker ha criticato duramente le dichiarazioni di Amadeus”, hanno sottolineato i conduttori di Radio 1 ai quali Costanzo ha replicato: “Sapete qual è la verità? Che la Gerini, la Hunziker e quant'altri chiedono la grazia alla Madonna pur di fare Sanremo. Siccome la Madonna si è distratta e si è dimenticata di loro, si arrabbiano con Amadeus”. E, nonostante Giorgio Lauro e Geppi Cucciari gli abbiano fatto notare che Michelle Hunziker, in realtà, è già stata sul palco del Teatro Ariston, ecco che Maurizio Costanzo lancia una sonora frecciata alla collega: “E come mai non l'hanno richiamata?”. Il volto di Canale 5, quindi, appoggia in toto Amadeus ed è certo che il suo Festival sarà di valore. “Ci sono due bravissime giornaliste del Tg1 fra loro, ma non le nominano – ha voluto precisare Costanzo - .Amadeus ha fatto la notte di Capodanno, fa i Soliti Ignoti, ha fatto la Lotteria, ora fa Sanremo: fatelo lavorare in pace e basta”. Infine, una battuta sulla polemica intorno a Junior Cally e ai suoi precedenti testi musicali in cui inneggia alla violenza contro donne – “Quando si fa questo casino intorno al testo, si fa la fortuna del testo medesimo. Di conseguenza, questo rapper venderà l'anima sua” – e su Rula Jebreal all'Ariston, che ha descritto come una “giornalista molto in gamba (che, ndr) può benissimo fare Sanremo”.

Da liberoquotidiano.it  il 22 gennaio 2020. Claudio Lippi lancia una frecciatina ad Amadeus, e lo fa dalla puntata di martedì 21 gennaio de La prova del cuoco. Si parla della capacità delle donne di "andare avanti", mentre la figlia Federica cucina insieme ad Elisa Isoardi. A quel punto il conduttore milanese dichiara che "a differenza del mio amico Amadeus, io le donne le faccio andare avanti, non indietro". Dallo studio partono applausi convinti, ma Lippi chiarisce subito che non vuole fare polemica contro il direttore artistico di Sanremo 2020, mentre la Isoardi rimane con gli occhi sbarrati, probabilmente sorpresa dal commento del collega. Il riferimento è chiaramente alla frase tanto contestata di Amadeus, che si è espresso nel seguente modo riguardo alla fidanzata di Valentino Rossi: "Sta accanto ad un grande uomo stando un passo indietro".

Il Messaggero.it il 20 gennaio 2020. Anche Fiorello interviene sul "caso Amadeus". E lo fa per sdrammatizzare dopo le polemiche degli ultimi giorni sulle donne che parteciperanno al Festival di Sanremo. «Amadeus, io, da anonimo, proporrò per te la pena di morte. Ci vuole la pena di morte per te, per quello che rappresenti. Sei l'uomo più cattivo d'Italia». Così Fiorello, con il volto semi-mascherato da una sciarpa, interviene scherzando sulle storie di Instagram. «Sono anonimo - esordisce Fiorello - voglio fare un appello ad Amadeus, conduttore del festival di Sanremo. Amadeus, ti sei messo contro tutti. Ti mancano solo gli anziani. Dì qualcosa contro gli anziani. E soprattutto dì qualcosa contro Fiorello. Perché è l'unico che è rimasto ancora con te, dì qualcosa su di lui, dammi del terrone. E così hai fatto bingo. Le donne ce l'hai tutte contro, la politica tutta, destra e sinistra, tutti quanti. Manca solo Fiorello. Attaccalo», ironizza Fiorello prima di invocare la 'pena capitale': «E io, da anonimo, proporrò per te la pena di morte. Ci vuole la pena di morte per te, per quello che rappresenti. Sei l'uomo più cattivo d'Italia. Da che eri un santo, sessista proprio». Poi più serio conclude: «Volevo dire una cosa alle 29 deputate che ti hanno accusato. Proprio nella politica cercate di fare un passo avanti, non state indietro: voglio vedere un presidente della Repubblica donna e un presidente del Consiglio donna. Non vi lamentate di Sanremo, lamentatevi del vostro settore. Allora sì che avremmo fatto un passo avanti». 

Dagospia il 20 gennaio 2020. Da “Un giorno da Pecora - Radio1”. Cosa farò sul palco dell'Ariston? “Ancora non so bene cosa farò. Fino a ieri ero in conduzione al Tg1, andrò a Sanremo la prossima settimana”. A parlare, ospite di Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, è Emma D'Aquino, giornalista del Tg1 e tra le donne che saliranno sul palco dell'Ariston con Amadeus. In quale giorno lei sarà a Sanremo? “Ci sarò mercoledì”. Se la definissimo una delle 'bellissime' di Amadeus lei si offenderebbe? “No. Dare del bello ad una donna non è un'offesa. Se mi dici che sono bella ti ringrazio, se mi dici che sono bella e brava mi hai conquistato”.

Lei è sposata o è single? “Non sono sposata ma sto con una persona, sono innamorata”. Lei sta 'un passo indietro' rispetto al suo uomo? “A volte stai un passo indietro, a volte stai un passo avanti, è normale. Si vive insieme, si cammina insieme”. Cosa ne pensa della polemica sulle parole di Amadeus a riguardo? “Amadeus ha chiesto scusa a chi si sentiva offeso e ha fatto un'ottima cosa. Ma diciamoci la verità: ha usato, forse, delle parole non proprio giuste ma voleva dire altro, su dai. Amadeus è una persona molto carina, io lo conosco”.

E su Junior Cally qual è il suo giudizio? “Non conosco la canzone che presenterà. La polemica è su un suo pezzo precedente, e un brano così è chiaro che non vorrei mai sentirlo”. Lei è una star di Instagram. Come molte sue colleghe riceve delle richieste di foto particolari dai follower, tipo immagine dei suoi piedi? “Si, me lo hanno chiesto ma io li blocco subito, immediatamente. Purtroppo mi è successo diverso volte, mi chiedono le foto dei piedi, che ci posso fare. Sembra brutto dirlo ma è così, io però chiaramente li blocco”.

Striscia la Notizia, bomba su Sanremo 2020: Junior Cally, solo una coincidenza? La scoperta clamorosa. Libero Quotidiano il 20 Gennaio 2020. Striscia la notizia, nella puntata trasmessa lunedì 20 gennaio su Canale 5, ha scoperto delle curiose analogie tra il caso Junior Cally, il rapper in gara tra i big al Festival di Sanremo 2020 al centro delle polemiche per via dei testi, violenti e contro le donne, di alcune sue vecchie canzoni, e il caso Achille Lauro, che l’anno scorso ha esordito al Festival con un inno ai morti per droga. I due cantanti, oltre a un passato burrascoso in comune, hanno entrambi pubblicato un libro autobiografico sul loro essere “cattivi ragazzi” di periferia (Sono io Amleto di Lauro e Il principe di Cally) con Rizzoli poco prima della partecipazione al Festival. Coincidenze o abile operazione di pulizia dell’immagine?, si chiedono quelli di Striscia. E che ruolo giocano la Friends & Partners di Ferdinando Salzano, la Mn, dove lavorava l’attuale direttore comunicazione Rai Marcello Giannotti e il vicedirettore di Rai 1 Claudio Fasulo? Un nuovo spunto per la polemica che il programma di Canale 5 ha intrapreso con l'organizzazione della kermesse canora e la rete ammiraglia della Rai. 

Sanremo, Zingaretti (Pd): politica stia fuori da beghe (11 febbraio 2019)

(askanews il 21 gennaio 2020.) – “Si tratta di eccezionali talenti italiani. La politica deve stare fuori da queste stupide beghe. Malgrado tutti gli impegni ho seguito i momenti più salienti del festival e su quel palco ci sono tanti talenti eccezionali. Questi due giovani Mahmood e Ultimo sono due talenti veramente incredibili e quindi noi dobbiamo essere contenti perché c’è un elemento di vitalità della nuova generazione che arricchirà lo straordinario patrimonio e la forza della musica italiana. Tutto il resto è noia come dice il testo di una grande canzone. E la noia, lasciamola si noiosi”. Così il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, commentando quanto avvenuto al Festival di Sanremo a margine di un evento a Roma.A chi gli chiedeva se il vincitore del festival rappresenti un simbolo, Zingaretti ha detto: “Anche Ultimo è un simbolo. Un simbolo di riscatto come lui ha spiegato ha iniziato a fare pianoforte perché glielo aveva consigliato la mamma per dargli una possibilità e lui non voleva. Vederlo protagonista a Sanremo, partendo da un bisogno, trionfare nella musica italiana, anche questo è un altro simbolo di riscatto che testimonia la forza di una nuova generazione come i Maneskin anch’essi romani, forza di una nuova generazione, sono tra i gruppi più originali della nostra musica. C’è un grande rinnovamento. Se la politica italiana di rinnovasse come la musica italiana l’80 per cento dei problemi sarebbe risolto. A loro – ha concluso – che si rinnovano almeno non rompiamo le scatole. Pensiamo a rinnovare la politica che è molto meglio”.

Marco Molendini per Dagospia il 20 gennaio 2020. Sono convinto di una cosa, che l'alzata di scudi contro Junior Cally, il cui nome non è stato mai gettonato come in questi giorni, sia stata prevista. Il meccanismo è questo, quando si prepara il minestrone sanremese e parte con una domanda come questa: se arruoliamo quel rapper che ne dice di tutti i colori, che alle donne da della troia e gli farebbe questo e quello (così sostengono i testi delle sue canzoni) e lo portiamo all'Ariston, dove basta uno stormir di fronde per gridare all'uragano, vuoi che non ci sia nessuno che protesti? Che ne chieda l'allontanamento e faccia baccano? Puntualmente siamo arrivati al capitolo del baccano. Operazione riuscita: per il festival e per il rapper che, comunque vada, ha già vinto la sua gara, quella della notorietà.  Il fatto è che, per allestire Sanremo, ci vogliono stomaci tosti, foderati di pelo, senza stare troppo a guardare per il sottile. Vedi la storia delle fidanzate arruolate con dichiarazione sconnessa del conduttore e scuse a seguire. Vedi Rita Pavone con la scorta delle sue improvvide e passate esposizioni sovraniste, così ci sarà chi le sparerà contro anche solo per passare il tempo. La regola è quella del tiro a bersaglio: più bersagli ci sono, più tiri si faranno, più titoli si riceveranno, più spettatori (si spera) ci saranno. E' sempre stato così. Quest'anno c'è qualcosa in meno e qualcosa in più. In meno il fatto che a menare le danze sul palco non c'è un personaggio dal carisma sicuro come Baglioni, e nel passato Fazio, Baudo, Bongiorno, Bonolis. Amadeus è il presentatore più trasparente a cui la Rai si affidi da molti anni a questa parte. Da questo fatto nasce la sensazione di una certa sprovvedutezza nell'andarsi a cercare le grane. Persona gentile, uno che non lesina i suoi buonasera, buonasera, può già vantare il credito di essere il direttore artistico-conduttore con il maggior numero di polemiche sulle spalle, ancora prima di cominciare: la prima è stata quella su Rula Jebreal, l'ultima il forfait di Monica Bellucci che qualcuno sospetta si sia saggiamente defilata da quell'allegra brigata femminile chiamata a tappezzare le cinque seratone del festival (a proposito, ma davvero il cachet si aggira attorno ai 20 mila euro a testa, comprese le due fidanzate che sanno stare un passo indietro rispetto ai loro celebri compagni? O Amadeus è un grande stratega o non sa dove mettere le mani. Lo vedremo fra non molto. Considerando che poi arriveranno le polemiche sui costi, sui cachet, sui plagi, nel caso sugli ascolti. E le canzoni? Finora sono state ascoltate solo una volta, in seduta pubblica riservata ai giornalisti. Il vero peso dei pezzi lo si saprà durante la settimana di febbraio.

Dagospia il 20 gennaio 2020.Da “Un giorno da Pecora - Radio1”. Laura Boldrini a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, oggi ha dato il suo giudizio sulla vicende legate alle accuse di sessismo che stanno animando il Festival di Sanremo, facendo anche alcune proposte per il futuro. Lei è tra le promotrici della lettera indirizzata ad Amadeus in cui gli si chiede di scusarsi per le affermazioni sulle donne. “Con delle colleghe facciamo parte dell'intergruppo della Camera per i diritti delle donne. Le donne si dovrebbero mettere in una posizione di condivisione della conduzione e delle scelte artistiche: non mi piace l'idea che ci sia sempre un uomo e le donne che poi lo accompagnano solo sul palco”. Ma Amadeus è il conduttore, oltre che il direttore artistico. Secondo lei dovrebbero esserci anche delle donne nello stesso ruolo? “Si. E secondo me - ha aggiunto a Un Giorno da Pecora -  dovrebbe esserci anche una conduzione condivisa. Vorrei che il servizio pubblico promuovesse le donne che hanno fatto un passo avanti, non quelle che fanno un passo indietro”. E cosa ne pensa della vicenda che coinvolge il rapper Junior Cally? “Ha scritto dei testi agghiaccianti in passato e uno si porta dietro sempre la sua biografia. Come si fa a metter sul palco di Sanremo uno che ha scritto dei testi così misogini e violenti? E poi la ciliegina su tutto questo ce l'ha messa Salvini”. Per quale motivo? “Lui ha detto che a casa sua questo Junior Cally può fare quello che vuole, ma a Sanremo no. E che vuol dire questo? La maggior parte della violenza sulle donne accadono in famiglia, che messaggio manda un leader politico?” In realtà anche Salvini non vuole il rapper sul palco di Sanremo. “Uno che in passato si è contraddistinto per portare bambole gonfiabili in un comizio mi pare non sia credibile quando parla di rispetto delle donne. Anche qui le biografie contano”, ha detto Boldrini a Rai Radio1.

Sanremo 2020, l'appello di Loredana Berté: «Niente premio Mia Martini a chi promuove la violenza contro le donne». Pubblicato venerdì, 24 gennaio 2020 su Corriere.it da Arianna Ascione. La sorella di Mia Martini, riferendosi senza fare nomi al caso Junior Cally, ha invitato a non assegnare il riconoscimento ad autori misogini. Quando era in vita Mia Martini fu vittima di voci infamanti, che puntavano ad affossare la sua carriera (oltre che la sua persona). Per questo il premio della Critica di Sanremo, a lei ancora intitolato - lo vinse nel 1989 con il brano «Almeno tu nell'universo» - non dovrà andare ad artisti che promuovono la violenza contro le donne, anche verbale. A lanciare l'appello è Loredana Bertè, vincitrice morale dell'edizione 2019 della kermesse e sorella dell'artista scomparsa nel 1995, che ha chiesto ai giornalisti della Sala Stampa dell'Ariston di «escludere, a priori, una possibile candidatura al "Premio della critica Mia Martini" di qualsiasi artista che promuova attraverso i suoi testi violenza fisica o verbale verso le donne o misoginia in generale». È facile dedurre dal suo messaggio, pubblicato su Facebook, un riferimento (senza fare nomi) a Junior Cally, il rapper in gara a Sanremo 2020 finito nella bufera nei giorni scorsi per i testi di alcuni suoi brani, che a suo avviso andrebbe escluso dalla competizione: «Mia sorella è stata per anni vittima di bullismo "verbale" e non credo che avrebbe mai voluto che il suo nome venisse associato a certi “soggetti” che andrebbero SQUALIFICATI (come avvenuto di recente e giustamente in un'altra trasmissione di successo) per istigazione alla violenza sulle donne e per il pessimo messaggio che arriva ai giovanissimi». Il dibattito insomma continua a tenere banco, in rete e non: Irene Grandi, come altri artisti di Sanremo 2020 prima di lei (Francesco Gabbani e Francesco Sarcina) si è schierata dalla parte di Junior Cally, contro ogni tipo di censura specie se retroattiva («Mi sembra assurdo andare a pescare nel repertorio di un cantante e fare il processo a una canzone di tre anni fa»). Di tutt'altro avviso invece è Ornella Vanoni, che ha affidato a Twitter il suo pensiero: «Sono i giovani sani di mente e ce ne sono tanti che devono bloccare la partecipazione di Junior Cally perché questa è la musica che li dovrebbe rappresentare, è terribile osceno».

Anche i vescovi contro Sanremo: ​"Nessun rispetto per le donne". Avvenire, il quotidiano della Cei, contro Junior Cally: "Canta le donne senza alcun rispetto". La Rai? "Ha dimenticato il suo ruolo". Francesca Bernasconi, Martedì 21/01/2020, su Il Giornale. Il Festival di Sanremo inizierà senza il pieno consenso dei vescovi. Sul quotidiano della Conferenza episcopale italiana (Cei), Avvenire, infatti, è netta la presa di posizione in difesa delle donne. In particolare, il giornale di proprietà dei vescovi si scaglia contro le dichiarazioni fatte da Amadeus, il direttore artistico della 70° edizione del Festival, in conferenza stampa, quando aveva presentato Francesca Sofia Novello, una delle donne che salirà sul palco dell'Ariston. Il presentatore, infatti, aveva definito la fidanzata di Valentino Rossi come una "ragazza molto bella anche per la sua capacità di stare vicino a un grande uomo stando un passo indietro". E sul direttore artistico si era scatenata una bufera di polemiche. Ma a far storcere il naso ad Avvenire è anche la presenza a Sanremo di Junior Cally, il rapper famoso per i testi sessisti. "Ci sono momenti in cui pensi l'abbiano fatto apposta- si legge su Avvenire- Perché Sanremo, cioè il Festival, vale oro". Quindi, più se ne parla (e non importa se lo si fa positivamente o negativamente, purché se ne parli) più gli incassi aumentano. Quest'anno, riferisce il quotidiano, la previsione di incasso è di 33 milioni di euro. Dura la presa di posizione contro le parole di Amadeus: "Ci sono momenti in cui pensi che l’abbiano fatto apposta perché nemmeno un gaffeur di professione saprebbe fare certe figuracce e invece di scusarsi ripetere all’'nfinito 'sono stato frainteso'". Non piace nemmeno l'invito fatto a un trapper come Junior Cally, che "canta la donna senza alcun rispetto, inscenando in un video - lui dice 'per denunciare' - un femminicidio". Una presenza che stona, soprattutto dopo che il Festival è stato presentato come uno spettaccolo che "sarà incentrato sulle donne". E non bastano le dichiarazioni di chi sostiene che il rapper sia cambiato: "Lo speriamo tutti- scrive Avvenire- Ma servono fatti, non parole". E a chi sostiene che nessuna arte possa essere sottoposta a censura, il quotidiano dei vescovi replica: "In nome della libertà non tutto può e deve essere visto e ascoltato anche dai bambini". Inoltre, il giornale ricorda quando, nel 1993, Nek portò a Sanremo il brano In te, sul tema dell'aborto: "Lo distrussero. La sua colpa? Era pro vita. Perché vuoi mettere quanto fa tendenza essere dalla parte dei trapper, sempre e comunque, piuttosto che – insieme – della vita e dell’integrale dignità femminile?". Infine, il giornale si scaglia contro Sanremo e la Rai, che "sembrano avere dimenticato qual è il vero ruolo che ancor oggi hanno", in quanto "vetrina televisiva più importante del Paese". Per questo, "qualunque azione o parola andrebbe pesata e soprattutto pensata attentamente", perché non basta annunciare di voler promuovere le donne, ma servono poi i fatti. 

Lucia Bellaspiga per “Avvenire” il 10 febbraio 2020. La telefonata di Roberto Benigni arriva al cellulare di Amadeus in piena conferenza stampa, proprio mentre si sta parlando di lui. «È stato bellissimo averti vicino, sei tu che ispiri poesia, sei il più grande conduttore», esordisce rivolto al direttore artistico del Festival. «Io non ho dormito: ma ci rendiamo conto? Il Cantico dei Cantici a Sanremo! Ma è pazzesco, abbiamo osato la cosa più difficile, di impressionante bellezza, e la più scandalosa. Sanremo può fare anche questo, reggere il Cantico dei Cantici». A dispetto della reazione tiepida registrata in sala all' Ariston, i dati sciorinati dal direttore di Rai 1 Stefano Coletta gli danno ragione: non solo questo è «il Festival dei record» con un ulteriore rialzo di ascolti nella terza serata (share al 54.5%, solo nel 1997 fu più alto), ma è proprio nel momento in cui Benigni declamava il libro biblico che la percentuale ha sfiorato il 60%. «Nessuno può dire che non abbiamo osato», commenta felice Benigni. È la legge degli ascolti: ha puntato sulla sorpresa e ha ottenuto. Che il Cantico dei Cantici sia il libro erotico delle Sacre Scritture è cosa nota, dove eros significa amore fisico, quello che sublima l' unione tra i due spiriti di un uomo e di una donna, che attraverso i cinque sensi fonde in una le loro due anime. Ma Benigni, da "animale da palcoscenico" qual è, prima di declamare il testo ha avvertito più e più volte, con una introduzione più lunga della pièce, che proprio di amore fisico si tratta, ha preannunciato un testo ricco di erotismo fin nei minimi dettagli, che parlerà «di sapori e di odori». Per far questo, ha spiegato, si affiderà a una versione del Cantico «che non avete mai sentito perché è anteriore a tutte le revisioni e alle censure». È un' operazione di sicuro successo e insieme a rischio, ma Benigni sa come prevenire: «Non è facile trovare un testo che vada bene a tutti, mi sono fatto aiutare dai grandi studiosi come Ceronetti, Angelini e Ravasi. Questo è il testo primitivo, dopo sono stati attenuati tutti i termini erotici». L' attesa è creata. «Inizia con i baci, poi descrive il corpo di lei, poi lei fa un sogno erotico, si lanciano in un inno all' amore che non dimenticherete, che sale sempre di tono Una cosa indimenticabile». Di vero amore, ha provocato Benigni, «se ne fa troppo poco», persino tra i giovani che «parlano parlano » ma solo di sesso e trasgressione, mentre «l' amore è continua conquista». Soprattutto è atto creativo: «Noi siamo al mondo, ma ve ne rendete conto?», ha esclamato, celebrando così la meraviglia di questo evento irripetibile che siamo noi, «uno scherzo glorioso» dovuto al fatto che nostra madre e nostro padre si sono amati. Dopo la Divina Commedia il Cantico dei Cantici, dunque, e proprio nella serata dedicata ai duetti, cioè alle coppie. Un' idea da fuoriclasse e da uomo fuori dal coro. Se nel coro non ci fosse rientrato subito dopo quell' inno alla vita, con una forzatura a lui non necessaria, un atto dovuto di cui un Benigni non avrebbe bisogno: «Il Cantico è la canzone d' amore più antica del mondo tra un uomo e una donna», sì, ma «comprende ogni tipo di amore, anche tra donna e donna, tra uomo e uomo, l' amore per tutto». Si è presentato come l' esegeta attento che ha recuperato la versione filologica rispettosa dell' originale - ed è vero - ma per un solo attimo, fatale, ne travisa totalmente il senso. «Non è facile accontentare tutti», lo aveva detto lui stesso, eppure ha cercato di farlo, a costo di piegare l' ode più antica della dualità donna/uomo a ciò che proprio non voleva significare (anche se ieri Coletta, forte degli ascolti, tagliava corto: «Il Cantico è stato letto da tanti nomi illustri come la condensazione dell' amore tra un uomo e una donna, Benigni ha traslato questa possibilità amorosa parlando anche di amori tra uomo e uomo, donna e donna: nell' opera di un genio non è rintracciabile alcuna irriverenza ma un grande rispetto»). «Spero che rimaniate travolti dall' incanto», ha detto Benigni iniziando finalmente la lettura, e così poi è stato. «I baci della tua bocca sono il tuo amore che mi morde più del vino, fragranza soavissima è il tuo odore e il tuo nome è desiderio La sua mano sinistra è sotto la mia testa, con la destra mi stringi nell' amplesso». Poesia pura (che ieri mattina lo stesso cardinale Gianfranco Ravasi ha twittato, anche nell' originale ebraico), tant' è che 40 minuti di testo biblico hanno tenuto incollati al video milioni di persone nel cuore di un Festival della canzone, in tarda notte. Un' operazione praticamente perfetta. Se non fosse per quella tentazione in cui è caduto anche uno spirito ribelle come Benigni: pagare il pegno al politicamente corretto.

Aldo Grasso per il “Corriere della Sera” il 20 gennaio 2020. Inesperienza, faciloneria, superficialità, sessismo? Per ora, le scelte fatte da Amadeus, direttore artistico del 70° Festival di Sanremo, hanno suscitato solo polemiche. Non proprio il viatico migliore per una delle conduzioni più difficili dell' intera annata. Tutto è iniziato con l' invito di Rula Jebreal, la giornalista palestinese con doppio passaporto israeliano e italiano. L'allora direttrice di Rai1, Teresa De Santis, avrebbe esitato per le idee di sinistra della Jebreal e avrebbe richiesto una compensazione a destra. Come se la Jebreal fosse davvero così «scomoda». «La Rai mi ha chiesto di fare un passo indietro, ho rifiutato», ha dichiarato la Jebreal, così il passo indietro lo ha fatto la Rai e Rula ci sarà. Poi fra i big della canzone è stata invitata Rita Pavone, già da tempo ritiratasi dalle scene (i cantanti italiani non si ritirano mai): valanga di critiche sui social: «È sovranista». Poi, nel presentare le dieci donne che lo accompagneranno, Amadeus è incorso in una clamorosa gaffe. Riferendosi alla fidanzata di Valentino Rossi, Francesca Sofia Novello: «Ha la capacità di stare vicino a un grande uomo stando un passo indietro». Parole che hanno suscitato un vespaio di polemiche e costretto il presentatore a invocare il fraintendimento. Poi è scoppiato il caso del rapper Junior Cally, che nelle sue canzoni inciterebbe all' odio e alla violenza contro le donne. È intervenuto persino il presidente della Rai, Marcello Foa, per esprimere «forte irritazione per scelte che vanno nella direzione opposta rispetto a quella auspicata». Qual è la direzione auspicata per il Festival di Sanremo? La responsabilità della scelta di Amadeus è della De Santis. Dietro ad Amadeus c' è Lucio Presta che nella direzione auspicata avrà pur detto la sua. E adesso tutti cascano dal pero, trovando in Amadeus l'anello debole della catena, un facile capro espiatorio. Responsabile di quello che ha fatto, ma anche di quello che non ha fatto.

Renato Franco per il “Corriere della Sera” il 20 gennaio 2020. Adesso il passo indietro lo deve fare il rapper Junior Cally. Almeno è quello che chiede il presidente della Rai, Marcello Foa, che esprime «forte irritazione per scelte che vanno nella direzione opposta rispetto a quella auspicata. Il Festival, tanto più in occasione del suo 70° anniversario, deve rappresentare un momento di condivisione di valori, di sano svago e di unione nazionale, nel rispetto del mandato di servizio pubblico. Scelte come quella di Junior Cally sono eticamente inaccettabili per la stragrande maggioranza degli italiani». Una presa di posizione chiara e netta quella del presidente all' indomani del nuovo caso che coinvolge il Festival. Nel mirino questa volta è finito il rapper mascherato Junior Cally per un brano di tre anni fa ( Strega ) in cui parlava di un femminicidio: «Lei si chiama Gioia / balla mezza nuda, dopo te la dà / Si chiama Gioia perché fa la tro../ L' ho ammazzata, le ho strappato la borsa / c' ho rivestito la maschera». Il cantante si è difeso spiegando che bisogna distinguere tra opinioni personali («sono contro il sessismo, i passi avanti o indietro e contro la violenza sulle donne») ed espressioni artistiche («l' arte può avere un linguaggio esplicito e il rap, da sempre, fa grande uso di elementi narrativi di finzione e immaginazione che non rappresentano il pensiero dell' artista»). Come dire che un conto è la fiction del testo di una canzone, un altro il pensiero nella vita di tutti i giorni. Una spiegazione che non è bastata al presidente Foa secondo cui invece il Festival dovrebbe «promuovere il rispetto della donna e la bellezza dell' amore. La credibilità di chi canta deve rientrare fra i criteri di selezione. Chi nelle canzoni esalta la denigrazione delle donne e persino la violenza omicida, e ancora oggi giustifica quei testi avanzando pretese artistiche, non dovrebbe beneficiare di una ribalta nazionale». Foa chiede dunque ad Amadeus di «riportare il Festival nella sua giusta dimensione». La politica sulla questione si è accesa come spesso accade quando di mezzo c' è Sanremo. Il coro questa volta però è sostanzialmente unanime e trasversale nel condannare Junior Cally, a partire dalla Lega (di cui il presidente Foa è espressione). Salvini è netto: «Mi auguro che questo tizio non metta mai piede sul palco di Sanremo». E aggiunge: «Leggo che io non gli piaccio, e se non piaccio a questo disadattato è un titolo di merito». Il riferimento è alla canzone che Junior Cally porterà (se la porterà...) a Sanremo: No grazie , un testo proprio contro il populismo e Salvini (ma anche contro Renzi). Il rapper non piace nemmeno al Pd (per Silvia Costa è «inaccettabile un "cantante" che utilizza frasi che sono una vera e propria incitazione alla violenza»), al Movimento 5 Stelle (Cinzia Leone parla di «frasi violente e che istigano alla violenza di genere»), a Forza Italia (Mariastella Gelmini chiede l' intervento della Rai), a Fratelli d' Italia (per Daniela Santanchè «Cally è un rapper che incita allo stupro»). La Rai, come spesso succede, mostra due anime. Se quella di Foa è particolarmente loquace, l' amministratore delegato Fabrizio Salini per ora preferisce il silenzio. Ieri è stata una giornata di lunghe triangolazioni telefoniche tra lui, Amadeus e il neo-direttore di Rai1 Stefano Coletta. La scelta finale è stata quella di aspettare, di prendere ancora un po' di tempo (al Festival mancano due settimane) e valutare con calma, non sulla spinta dell' impulsività. Quando c' era da intervenire Salini in passato lo ha fatto, escludendo Sfera Ebbasta dalla giuria di The Voice per questioni di opportunità, legate alla vicenda non ancora chiarita della tragedia nella discoteca di Corinaldo. Questa volta il caso sembra diverso e soprattutto se si escludesse Junior Cally per una vecchia canzone, la stessa sorte dovrebbe toccare anche a Marco Masini e Achille Lauro. Entrambi sono in gara tra i Big del Festival e due brani di qualche tempo fa allo stesso modo non dovrebbero rientrare nella sfera dell' eticamente corretto. Masini in Bella stronza (del 1995) cantava «mi verrebbe di strapparti quei vestiti da putt... e tenerti a gambe aperte finché viene domattina»; mentre Achille Lauro cinque anni fa in La bella e la bestia diceva che «l' amore è un po' ossessione, un po' possesso, carichi la pistola e poi ti sparo in testa». È fiction o no?

Amadeus al Festival di Santocchio. Augusto Bassi il il 20 gennaio 2020 su il Giornale. Dal palatino Sanremo dei sogni a quello tapino della cronaca. Ricapitoliamo. Amedeo Umberto Rita Sebastiani, in arte Amadeus, ha messo un pollice su per il sedere – e mi auguro si apprezzi il traslato unisex – all’orgoglio femminista e al mantra perbenista, dichiarando con candore adolescenziale che le sue “belle” lo affiancheranno durante la 70esima edizione del Festival perché sono molto belle. Anatema! Scomunica! Gogna mediatica! – anche se preferirei “gogno mediatico”, per non dare adito a ulteriori polemiche. Vi risparmio l’elenco di chi ha disapprovato, rimbrottato, rabbuffato, biasimato, bersagliato, ridicolizzato l’ingenuo presentatore. Addirittura una lettera di 29 deputate, ha ricevuto sul naso il malcapitato Ama. La voce più benevolente verso il Candido si è rivelata quella amica di Luciana Littizzetto, che gli ha discretamente suggerito pubblicamente: «Non dire delle donne che ti affiancheranno che sono molto belle perché essere bella è frutto di una botta di culo, non è una conquista». Mecojoni! La vicenda fomenta molte riflessioni nella testolina post-convenzionale di ogni sano sessista sovranista. Cerchiamo di sminestrarle senza troppa pedanteria sistematica. Se la galante sottolineatura della bellezza rappresenta – perché così è ufficialmente nel percepito – un’implicita ammissione di stupidità, ocaggine, incapacità generalizzata, della donna che la esibisce, io comincerei a parlar bene della ciospaggine e della ciospette. Come la Littizzetto, per esempio. Fossi in Amedeo Umberto, ringrazierei proprio Luciana, che ce l’ha fatta in tv malgrado sia cozzarella. «Tu sei un esempio di ciò che tutte le donne vorrebbero essere, cara Luciana: racchiette di ben meritato successo». A bene vedere neppure la sapida intelligenza della Littizzetto o il suo aspetto buffo e simpatico sono conquiste – in quanto talenti impreveduti e accidentali utili allo scopo precisamente come la bellezza – ma cerchiamo di non sottilizzare. Per il ruolo della cabarettista serve dimostrarsi briose, pimpanti, graffianti, per quello di Filippa, che partecipa alla stessa trasmissione, basta essere bellezze svedesi. Ma proseguiamo. Se sottolineare la discrezione di una donna come Sofia Novello, che non ha mai ostentato protagonismo, ben sapendo di essere riconoscibile solo come “la bella tipa che sta con Valentino Rossi”, è sessismo, inizierei con il non invitare una ragazza solo perché fidanzata di Valentino Rossi e bella tipa, prima di mettere al muro Amadeus per aver imperdonabilmente dichiarato come la giovane sappia stare “un passo indietro” rispetto al celebre compagno. I riflessi pavloviani del correttume sono sempre scemi, sempre ingiusti, ma soprattutto sempre uguali. Possiamo sapere prima chi dirà cosa e come. Potrei già profetizzare come verrà letto questo articolo da chi. L’ideologia progressista cospira affinché si realizzi nel pensiero ciò che si auspicherebbe nella società: l’uguaglianza; che nel pensiero è identicità, è equivalenza, intercambiabilità. Si inizia tutelando le differenze in posizione di fragilità e dopo aver dato loro coraggio le si butta nella centrifuga del livellatore cosmico, per tirarle fuori infeltrite e scolorite come ogni idea certificata dal mass market culturale. Così otteniamo il gay – cioè originariamente il diverso, l’essere umano libero dalle convenzioni, dalle sovrastrutture, dai retaggi medievali, dalle feste comandate – che pretende di sposarsi in chiesa o metter su famiglia. E le disparità che ancora si strombazzano – come quella di trattamento professionale fra uomini e donne – fanno velo sulla vera tirannia, che è quella della mediocrità asfaltatrice. Il problema non è tanto l’uomo circondato da donne, quanto che quell’uomo sia Amadeus e non Jimmy Carr o James Bond. Il problema non è tanto la Littizzetto, quanto Fazio. Il vulnus, come sempre direbbe chi legge l’augusto Augias, non è premiare ciò che si conquista, conquista integralmente arbitraria – chi stabilisce infatti dove inizia il merito in ciò che siamo e in ciò che abbiamo? – ma riconoscere il talento e permettere al talento di esprimersi. Il talento, che è mera adeguatezza a scopi, si rivela gender fluid. Oggi, per esempio, è stata la mia parte femminile a ispirare le illuminanti ponderazioni di cui sopra. Ponderazioni che la segretaria personale ha zelantemente digitato dopo avermi spronato con un’insufflante fellatio.

Dagospia il 22 gennaio 2020. Guia Soncini su Instagram. Quand’eravamo giovani, Sanremo andava così: due settimane prima dell’inizio, autori e maestranze si trasferivano in riviera, cominciavano le prove, e i Felici Pochi cominciavano a ricevere telefonate con retroscena non necessariamente succulenti. Tizio s’è fatto venire una crisi di nervi su un’entrata, Caio mangia fiorentine di nascosto dalla moglie vegana, Sempronio non vuole duettare con l’ospite che è meglio di lui. Poi il festival cominciava, ed era più o meno allora, magari un paio di giorni prima, che le polemiche sul festival diventavano pagine di giornali (era anche l’unica settimana dell’anno in cui i giornalisti delle pagine di spettacoli non erano i figli della serva). Adesso, che a Sanremo mancano due settimane, sono già mille giorni percepiti che ci tocca la dittatura delle pagine degli spettacoli. Moralisti che chiudono i bar, moraliste che un attimo fa si facevano fotografare col culo di fuori o raccontavano in tv le corna subite da un aspirante tronista, tutte unite nello spiegare ad Amadeus e a noi Infelici Molte quale debba essere il ruolo della donna. Che, per carità, non è essere figa (la fighezza, come l’interruzione di gravidanza, è quella roba che va bene solo finché è il nostro turno: quando ci casca la faccia o la fertilità, cominciamo a far la morale alle altre, che osino essere innanzitutto fighe o non voler innanzitutto figliare). Sogno che Amadeus apra la prima serata del festival precisando che, se lui avesse avuto l’aspetto del giovane Alain Delon, non si sarebbe mai preso il disturbo d'imparare a presentare un programma, certo come sarebbe stato d’esser notato anche se restava sullo sfondo. Io, fossi stata bella un terzo della fidanzata di Valentino Rossi, non mi sarei neanche incomodata a imparare a leggere, figuriamoci agitarmi per stare un passo avanti a qualcuno. Intanto, avrete notato quanti premi sta vincendo quel film coreano su come i parassiti d’un sistema si rivoltino contro quel sistema stesso quando non gli conviene più. Praticamente, un film sul MeToo.

La Rai resta in silenzio, le polemiche no. Nessuna decisione su Junior Cally e la fidanzata di CR7. E Salini rischia...Laura Rio,  - Giovedì 23/01/2020 su Il Giornale. Ogni giorno una polemica nuova. Stavolta a tenere banco sono i compensi dello stuolo di conduttori, conduttrici e ospiti del Festival. Ma, non preoccupatevi, anche le questioni sul «sessismo» di Amadeus e quelle sulla «misoginia» del rapper Cally non si placano (contro la sua partecipazione si stanno raccogliendo valanghe di firme). Ieri, addirittura, è intervenuto il premier Giuseppe Conte che ha chiesto di dare «a tutti la possibilità di parlare in piena serenità». Mentre Salvini a muso duro in diretta Facebook ha criticato conduttore e ad Rai Salini: «Si vergognino» e ha aggiunto: «C'è una sinistra che, siccome non vince le elezioni, prova a vincere Sanremo». Per calmare le acque, viale Mazzini in una nota alla Commissione Vigilanza Rai ribadisce che «le donne saranno al centro del Festival e non faranno solo coreografia», ma non ci sono ancora decisioni ufficiali su Cally. Sul fronte compensi a chiedere spiegazioni ai vertici Rai sono stati due esponenti della commissione Vigilanza Giorgio Mulè di Forza Italia e Michele Anzaldi di Italia Viva. Mulè si dice «sconcertato» dal compenso che riceverà Rula Jebreal, secondo indiscrezioni rivelate da Dagospia pari a 20-25mila euro, dal fatto che i vertici Rai giudichino tale cachet «nell'ordine dei valori di analoghe prestazioni» perché «essendo un'artista» dovrebbe ricevere al massimo un «rimborso spese» (pare comunque che il cachet verrà dato da Rula in beneficienza). Anzaldi, invece, sottolinea che la tv di Stato «si rifiuta di fare trasparenza sui compensi delle star ingaggiate per il Festival». Il deputato si riferisce alle indiscrezioni del Giornale, secondo cui il cachet delle co-conduttrici del Festival andrebbe dai 25 a 50.000 euro. Non si tratta di cifre da capogiro, comunque importanti se si pensa che appariranno una sola sera o due. Per Georgina Rodriguez, invece, si è parlato addirittura di 130.000 euro in caso venisse accompagnata da Ronaldo, che seduto in platea, attirerebbe orde di spettatori. Insomma, in Rai si continuano a vivere ore di fuoco. Con l'ad Salini trincerato in viale Mazzini ad assistere al fuoco di fila contro l'azienda. E Dagospia fa sapere che, dopo le elezioni regionali, sarebbero già pronte le valigie per lui, colpevole, tra le altre cose, di non aver soddisfatto i desideri del Pd di cambiare i direttori dei tg. Si vedrà Intanto c'è Sanremo.

Sanremo 2020, il vescovo sta con Amadeus: "È stato frainteso sulle donne, ma Junior Cally deve essere escluso". Libero Quotidiano il 22 Gennaio 2020. Il vescovo di Ventimiglia-Sanremo, monsignor Antonio Suetta, appoggia la linea di Avvenire e si dice d' accordo a escludere dall' Ariston del rapper Junior Cally che, in un suo brano, inneggia al femminicidio. "Contenuti di tale violenza, insulsaggine e volgarità - spiega in una intervista al Giornale - oscurano e cassano ogni pretesa o velleità artistica". E le critiche sulle dichiarazioni di Amadeus sulle donne? "Credo che le sue affermazioni siano state esasperate, forse alla ricerca spasmodica di una vena polemica, che ormai non può mancare al Festival di Sanremo. Certamente il dibattito che ne è scaturito può evidenziare qualcosa di giusto e di doveroso, richiamante una giusta valorizzazione della donna che, accanto al prezioso aspetto della bellezza e dell' eleganza, sappia metterne in luce altri valori ancor più determinanti come la professionalità, il pensiero e una significativa testimonianza di vita. Per dirla con la famosa canzone "donne, oltre le gambe c' è di più". Le donne custodiscono e promuovono tale consapevolezza ed è necessario che la cultura in generale, specialmente lo spettacolo, sia attento e deciso nel superare schemi superflui e logori incapaci di rendere giustizia a tanta dignità".

Andrea Laffranchi per il Corriere della Sera il 22 gennaio 2020. Il presidente Foa incalza, l' amministratore delegato Salini non si muove, Amadeus pensa al «suo» Festival a 24 voci. Junior Cally infatti è nella lista dei duetti - come dire: voglio assolutamente che ci sia - anche se fluttua tra coloro che sono sospesi. Il Festival di Sanremo continua a rimanere appeso in un polemico limbo. La politica - da Forza Italia alla Lega, dal Pd al Movimento 5 Stelle - è compatta nel voler defenestrare il rapper dall' Ariston per i testi del suo repertorio che raccontano di femminicidi e rendono un' immagine negativa delle donne. C' è pure una petizione online, lanciata dalle donne del Pd, che chiede la sua esclusione. Viale Mazzini per ora decide di non decidere, temporeggia in attesa di eventi (le elezioni di domenica?). Intanto Amadeus è a Sanremo (ci rimarrà ancora una settimana) perché sono giorni di prove per i cantanti e lui è tra il meravigliato e il frastornato per gli attacchi che arrivano. Qua e là però incassa anche solidarietà. Come quella di Maurizio Costanzo: «Mi pare esagerato l' attacco ad Amadeus per la frase sul "passo indietro". Ora se ne esce anche Monica Bellucci: stia in Francia, a Parigi, e non ci rompa le scatole...». Si schiera contro l' ipotetica censura Francesco Gabbani, uno dei cantanti in gara: «Sono un sostenitore della libertà degli artisti, indipendentemente dalla modalità di espressione anche quando, come in questo caso, non mi appartiene. E ricordiamoci anche che c' è la libertà dell' ascoltatore che può non ascoltare». Nella serata di giovedì gli artisti non eseguiranno il loro brano, ma una cover di una canzone che ha fatto la storia del Festival con un eventuale duetto e lui porterà, senza nessun ospite, «L' italiano» di Cutugno. «Come "Occidentali' s karma" è stata percepita più per la sua dimensione nazionalpopolare anche se nasconde una lettura più profonda legata ai retaggi dell' italianità». Per le cover, l' arco temporale delle 70 edizioni è ben rappresentato: dal 1958 di Nilla Pizzi con «L' edera» che vedrà impegnato il teenidol Riki con la spagnola Ana Mena al 2019 di «Rolls Royce» di Achille Lauro, inserita in un medley di brani di ogni epoca dai Pinguini Tattici Nucleari. I preferiti sono gli anni Ottanta con otto brani, quindi i Sessanta con sette. Mia Martini si sdoppia: Giordana Angi interpreterà «La nevicata del '56» e Achille Lauro ha chiamato Annalisa per «Gli uomini non cambiano». Piace anche Little Tony: Pelù rileggerà «Cuore matto» e Diodato «24 mila baci» che interpretò anche Celentano. Simone Cristicchi, chiamato da Enrico Nigiotti, è l' unico che rifà un proprio brano («Ti regalerò una rosa»). Paolo Jannacci porta «Se me lo dicevi prima» di suo padre Enzo con Francesco Mandelli. Bugo e Morgan faranno «Canzone per te». Fra i duetti annunciati: Masini e Arisa, il tenore Alberto Urso e Ornella Vanoni, Elodie e il pianista siriano Aeham Ahmad, Elettra Lamborghini e Myss Keta, Gualazzi con Simona Molinari, Zarrillo e Leali, Rita Pavone assieme a Minghi, Tosca con Silvia Perez Cruz, Irene Grandi in coppia con Bobo Rondelli, Le Vibrazioni invitano un' altra band, i Canova, Levante fa il triplete con Francesca Michielin e Maria Antonietta, gioca a quattro Rancore con Dardust e La rappresentante di lista. Gente che si sfila, gente che arriva: Al Bano e Romina - i nostri Brad Pitt e Jennifer Aniston - ci saranno: «Lo scoglio da superare - spiega pragmatico Al Bano - era il cachet». Ospiti della prima serata canteranno «i brani che hanno caratterizzato la nostra presenza al Festival e un inedito scritto da Malgioglio». Quanto a Junior Cally ammette candidamente: «Giuro su Dio, non so chi sia!». Il mondo della politica da una parte, quello della musica dall' altra. In difesa dell' arte o presunta tale: «Le polemiche ci stanno, la censura, magari preventiva, certamente no - riflette Enzo Mazza, ceo di Fimi, la Federazione delle case discografiche -. Il rap, e più in generale la musica urban, è costituito da forme di linguaggio spesso molto crude e dirette. È un genere musicale che non a caso, prima negli Stati Uniti, poi in Europa ed Italia, ha goduto di un crescente successo tra le nuove generazioni».

Ilaria Ravarino per il Messaggero il 22 gennaio 2020. Una canzone per prendere in giro chi lo aveva definito «drogato, alcolizzato e sbandato». Un brano contro i giornalisti, i critici, lo stesso Festival di Sanremo. Con questa idea in testa, nel 1982, Vasco Rossi portava in finale all'Ariston la sua celebre Vado al massimo: con la stessa idea in testa, molto probabilmente, quella stessa canzone sarà interpretata da Junior Cally giovedì 6 febbraio, in duetto con i Viito, duo prodigio di Spotify dai testi irrequieti («Non mi piace questa età, Instagram e Lexotan») e i look da eterni fuorisede. Mentre ancora si discuteva dell'opportunità di mantenere in gara il rapper, Sanremo ieri ha svelato in anticipo la composizione dei duetti previsti nella serata speciale del 6, pensata per celebrare i 70 anni del Festival. (…)  Quanto a Junior Cally, si moltiplicano le voci a favore di una sua eliminazione: contrari il Moige («Inadeguato per un pubblico di famiglie»), monsignor Giovanni D'Ercole, segretario della Commissione Episcopale per la cultura («Polemiche costruite per fare audience»), i Papa Boys con la lettera aperta ad Amadeus «per riportare luce in un'epoca buia». Una situazione «medievale» per Irma Conti, cavaliere della Repubblica per la lotta alla violenza sulle donne, «inaccettabile» per la senatrice Valeria Fedeli, il senatore di Forza Italia Lucio Malan e l'Associazione giuriste di Potenza («Disprezza le donne e parla di arte?»). La presenza di Cally risulterebbe «intollerabile» a 20 mila firmatari di una petizione online su change.org, oltre che all'intero Consiglio regionale della Liguria, impegnato a «chiedere alla Rai di ritirargli l'invito». Una bagarre che ha finito con l'attirare persino l'attenzione della contestata ministra dell'Istruzione Lucia Azzolina («Attenzione alle parole violente nei testi») e che difficilmente lascerà Cally e il suo primo, addolorato scudiero Amadeus, indenni.

Da ilmessaggero.it il 22 gennaio 2020. Slitta la decisione su Junior Cally a Sanremo: in Rai sanno che il cantante è blindato da un regolamento che ne impedirebbe l'esclusione pena un maxirisarcimento danni. Dopo l'uscita a gamba tesa del presidente, Foa, l'ad Salini, però, vuole approfondire la questione e al momento da viale Mazzini trapela solo il fatto che nulla sia stato ancora deciso e che potrebbe essere quella di domani la giornata decisiva. Nel frattempo proprio ieri Junior Cally ha "debuttato" all'Ariston con le prime prove segretissime del brano sanremese. Il tutto mentre deflagrava la bomba legata ai testi e al video delle sua canzone sessista del 2017. La petizione dei dirigenti scolastici. Parte da Pollena Trocchia (Napoli), la crociata di dirigenti scolastici, insegnanti, collaboratori scolastici, genitori, contro la partecipazione al Festival di Sanremo del rapper Junior Cally, la cui presenza chiamerebbe in causa la Rai, secondo quanto sostengono i promotori della petizione avviata online, «con l'accusa infamante di complicità e favoreggiamento della violenza sulle donne». Per la dirigente dell'Istituto Comprensivo Gaetano Donizetti di Pollena Trocchia, Angela Rosauro, la presenza sul palco del rapper romano, infatti, non farebbe altro che «sdoganare all'Ariston la violenza sessuale e il femminicidio», ed è per questo che ieri ha avviato una petizione online , riuscendo ad ottenere in poche ore quasi 500 adesioni e più di 2500 condivisioni in varie zone d'Italia. «Inutile riempire le strade con le scarpette rosse e fare manifestazioni contro il femminicidio - ha sbottato la dirigente - se poi la tv pubblica, con il grande megafono dell'Ariston, consente di sdoganare la violenza sulle donne ed il femminicidio. Non possiamo dare questo esempio ai nostri ragazzi, ai giovani, ai quali cerchiamo di trasmettere i valori del rispetto dell'altro e della non violenza». Nella petizione, che ha fatto il giro d'Italia in meno di 24 ore, e indirizzata alla Commissione parlamentare di vigilanza Rai, i firmatari «a nome di tutti i bambini e le bambine e di tutti i ragazzi e le ragazze a cui ci rivolgiamo ogni giorno affinché costruiscano un armonico progetto di vita personale e sociale», scrivono che è «vergognoso nonché pericolosissimo, in termini educativi e formativi, che sia concessa la partecipazione al festival della canzone italiana di Sanremo, al rapper Junior Cally che non disdegna nelle sue canzoni di definire le donne e il rapporto con esse con versi discutibili».

Massimo Falcioni per tvblog.it il 22 gennaio 2020. A La Zanzara Giuseppe Cruciani cita una "fonte certa" che lega la sorte di Amadeus a quella di Junior Cally: "Finché c'è lui direttore artistico, il rapper resta su quel palco". Esibizione senza maschera? “Amadeus ha legato la sua sorte al Festival a quella di Junior Cally”. A lanciare il retroscena è Giuseppe Cruciani che, durante la puntata di martedì de La Zanzara, annuncia di aver appreso da fonti certe la difesa a spada tratta del conduttore nei confronti del rapper romano nel pieno nella bufera per il contenuto di alcuni suoi testi. Nel mirino non c’è certamente No, grazie, il brano che presenterà a Sanremo 2020, bensì sue vecchie canzoni che negli ultimi giorni sono finite improvvisamente sotto la lente d’ingrandimento. “Fonti molto vicine al festival mi riferiscono che ci sia stata una conversazione tra Amadeus e Junior Cally e Amadeus gli avrebbe detto ’finché ci sono io direttore artistico di Sanremo tu resti su quel palco’”. Si fa largo inoltre l’ipotesi che Antonio Signore – questo il suo vero nome – possa presentarsi sul palco dell’Ariston senza la maschera che copre il suo volto e con la quale si mostrò anche la sera dell’Epifania a I soliti ignoti, quando Amadeus lo ufficializzò in gara.

Junior Cally, è un errore chiedere di escluderlo da Sanremo. Angela Azzaro il 21 Gennaio 2020 su Il Riformista. La nuova polemica che ha investito Amadeus, direttore artistico e conduttore di Sanremo 2020, rischia di essere la più seria. Sotto accusa è la partecipazione del rapper Junior Cally che nella canzone Strega del 2017 esalta la violenza sulle donne. Contro di lui si è schierato un gruppo di donne parlamentari di destra e di sinistra, che ha scritto alla commissione Vigilanza Rai, e il presidente di viale Mazzini, Marcello Foa, infastidito probabilmente molto di più dal brano di quest’anno, No grazie, che attacca il sovranismo di Matteo Salvini (con una frecciata pure a Matteo Renzi). Le parole di Strega sono difficili da digerire: «Si chiama Gioia ma beve e poi ingoia/Balla mezza nuda e dopo te la dà/Si chiama Gioia perché fa la troia/Sì per la gioia di mamma e papà». Il rapper si è difeso dicendo che c’è una differenza tra l’artista e l’uomo e che lui personalmente è sempre stato contro la violenza sulle donne. È una posizione un po’ debole, perché non si assume fino in fondo la responsabilità di ciò che ha scritto e cantato, e perché non tiene conto dell’impatto che queste parole hanno sulle giovani generazioni. È difficile vederci uno scarto, la descrizione critica di un mondo. Il brano suona invece molto di più come il racconto quasi sentimentale di una realtà in cui la sessualità di una ragazza è connotata attraverso il pregiudizio sessista, lo stigma, la violenza. E non basta neanche dire che la musica rap è così: cattiva, politicamente scorretta, irritante, brutale. Con tutti e tutte. Non basta perché in questi testi, come in altri, si può leggere l’adesione a un mondo che andrebbe invece capovolto, buttato in aria, modificato. Ma più questa lettura è vera, più è difficile condividere la proposta che il cantante venga censurato, cacciato via dal festival. La canzone non è quella in gara, ma risale a tre anni fa. È come dire che d’ora in poi non si chiede solo di presentare testi corretti, non urticanti, ma di avere il curriculum intonso, una fedina penale senza macchie, insomma di corrispondere a un ideale di purezza che potremmo anche leggere come il ritorno di un nuovo puritanesimo. Vorrei fosse chiaro: la critica è legittima, dovuta. Altra questione è chiedere che chi la pensa diversamente da noi venga silenziato, buttato fuori, espulso, in quanto rappresentante del male assoluto. È sempre la stessa storia, da qualche anno a questa parte: la lotta delle donne per i diritti rischia, spesso, di prendere la strada della censura. Ma serve davvero a qualcosa, ci aiuta a cambiare il rapporto uomo donna, ci aiuta a parlare a quei milioni di ragazzi e di ragazze (sì, anche molte ragazze) che ascoltano i testi di Antonio Signore, in arte Junior Cally, artista ventinovenne che quando incideva Strega ne aveva 26?  Resto convinta di no. E a supporto di questo ragionamento si potrebbe leggere il tweet di Matteo Salvini contro la partecipazione del rapper a Sanremo. «Mi vergogno – scrive il leader della Lega – di quel cantante che paragona donne come troie, violentate, sequestrate e usate come oggetti. Lo fai a casa tua, non in diretta sulla Rai e a nome della musica italiana» (le sgrammaticature sono nel testo originale… ndr). Questo tweet è incredibile, a tal punto da chiedersi se sia vero. Purtroppo è vero. E racconta come Salvini abbia capito poco, se non nulla, della violenza contro le donne che avviene nel 90 per cento dei casi in famiglia. Se c’è qualcosa che va reso visibile e non nascosto è proprio la violenza domestica che si consuma dentro le mura, spesso senza trovare voce, sbocco, salvezza. Il leader della Lega critica il rapper ma lo fa con argomentazioni inquietanti: se la violenza non si vede è come se andasse bene, come se il problema fosse non raccontarla, non mostrarla. Salvini probabilmente non voleva dire questo, ma il (caro) lapsus freudiano svela un mondo, una cultura, una mentalità che va ancora sconfitta. Junior Cally, con la maschera che ha portato a lungo e che ha deciso ogni tanto di levare, è esattamente l’opposto. Esibisce un problema e non lo nasconde, lo racconta in un modo che, a mio parere, è pericoloso, ma mai come il voler mettere il silenziatore. Il rischio che vedo è questo. Si censura, si mette il bavaglio e si nasconde la polvere (in questo caso da sparo) sotto il tappeto. La violenza contro le donne non si risolve così, a colpi di un politicamente corretto che come dimostra il tweet di Salvini cela una grande ignoranza dei veri problemi. Molto meglio sentire che cosa ha da dire Junior Cally, affrontare la discussione, chiedergli conto delle cose che canta, invece di cacciarlo.  Sono tante le contraddizioni che ci sta consegnando questa edizione di Sanremo. L’insistenza di Amadeus sulla bellezza delle sue partner in scena, la frase sulla fidanzata di Valentino Rossi, Francesca Sofia Novello, secondo lui encomiabile perché «sa stare un passo indietro», ora la polemica sul rapper nato a Focene, alle porte di Roma. Attraverso il festival della canzone italiana si definisce un mondo ancora profondamente misogino, in cui sono tante, tantissime, le battaglie che si devono fare per i diritti e la libertà delle donne. Bisogna capire se sia meglio farle a colpi di censura o a colpi di cambiamento, con la punizione o con la cultura, con più libertà di espressione o meno libertà di espressione…

Federico Vacalebre per ''Il Messaggero'' il 21 gennaio 2020. Se lo chiedessimo a Mogol che cosa ne pensa di una «ipotesi di valutazione etica del repertorio» dei cantanti in gara a Sanremo? E se lo chiedessimo al presidente della Siae, che, per inciso, oltre all' autore dei successi di Battisti, e tanti altri, ha vinto per quattro volte (Al di là nel 61, Uno per tutte nel 63, Se piangi se ridi nel 65 e Se stiamo insieme nel 91) il Festival, piazzandosi al secondo posto (dopo Vito Pallavicini) come autore con il maggior numero di canzoni iscritte in gara (44)? «Non conosco Junior Cally, non so chi sia, non ho ascoltato il pezzo con cui Amadeus l' ha voluto in gara, No grazie, tantomeno quello sotto accusa, Gioia, e mi fa rabbrividire il solo fatto che il titolo faccia rima con troia», premette Giulio Rapetti, prima di entrare nella questione:  «Mi preoccupa sentir parlare di commissione etica per le canzoni. Un direttore artistico sceglie i cantanti in base ai brani che gli vengono proposti, tenendo in mente che cosa c' è alle spalle di ogni singolo artista, certo, ma senza commissioni speciali. Se ci sono frasi non potabili non ammette il pezzo, ma, certo, non lo esclude per quello che ha fatto, detto, addirittura cantato in passato l' aspirante concorrente. Sanremo dovrebbe essere il Festival della canzone, non del personaggio, o delle polemiche fine a se stesso, non dimentichiamolo».

Stefano Mannucci per ''il Fatto Quotidiano''  il 21 gennaio 2020. Tanto vale processare tutti. Con effetto retroattivo. Perché il crucifige nei confronti di Junior Cally, il trapper reo di aver inneggiato a una sorta di femminicidio narrativo, dovrebbe innescare una reazione a catena in cui in troppi finirebbero condannati in via definitiva, pure i semidei di rock, metal e soul. Jimi Hendrix che spara alla sua donna in Hey Joe, i misogini Stones e Led Zeppelin, il sultano Prince, l' intera scena rap Usa (che negli Ottanta Tipper Gore, moglie di Al, tentò di censurare con la sponda dell'establishment dem), il Vasco sessista e razzista di Colpa d' Alfredo o Piero Ciampi, che spaccava il naso alla partner e lo cantava. E come dichiarare prescritti i reati autorali di almeno tre dei partecipanti al prossimo Sanremo, il Masini di Bella stronza (1995), Achille Lauro o quegli innocui pazzerelli dei Pinguini Tattici Nucleari, che tre anni fa in Irene dedicavano a una ragazza versi come "questa sera la faccia te la strapperei via, così faresti paura al mondo ma resteresti sempre mia", e "le mie mani Brigate Rosse accarezzano te che sei Aldo Moro"? Si dirà: ma non sono brani scelti da Amadeus. Neppure quello di Junior Cally: gli incriminati Strega e Giada sono noti da tempo, mentre alla kermesse è approdato No, grazie. Qui l' artista rappa: "Spero si capisca che odio il razzista/ che pensa al Paese ma è meglio il mojito/ e pure il liberista di centro sinistra/ che perde partite e rifonda il partito". E viene il sospetto che l' occhio dell' uragano innescato da un blogger cattolico sia in queste barre, con Bongiorno e Salvini (a sua volta infilzato da un boomerang, "lo fai a casa tua", nel tweet anti-rapper) a raccogliere l' indignazione trasversale per spingere il presidente Rai Foa a chiedere la cacciata di Cally da un Festival che vive di polemiche incendiarie e summit convulsi. Il regolamento vieta l'espulsione in corsa di un artista, la priorità è afferrare il timone, mentre il cast perde un pezzo al giorno, vedi Salmo e Monica Bellucci. Cally si è già scusato: "Non sono un gangster". A questo punto, sarà comunque beatificato come un martire della libertà artistica, con enorme giovamento per download e tour. Lui, il 29enne pronto a togliersi all' Ariston la maschera da supereroe per mostrare il suo vero volto, "la mia faccia da cazzo", precisava nel video di Tutti con me, dove il rito era stato già compiuto. La "faccia da cazzo" è di Antonio Signore, 29enne di Focene, litorale a nord di Roma, il paesino ("dove ero l' unico a non drogarsi", giura) che soccombe nel clash sociale con la riccanza di Fregene. La storia del suo alter-ego, Antonio la racconta nell' autobiografia Il principe (Rizzoli). In cui si scopre che prima del successo (due album dirompenti come Ci entro dentro e Ricercato, roba da vetta delle classifiche) era stato un bambino con gli occhi pieni di terrore per gli anni trascorsi in un reparto di oncologia dove altri piccoli gli morivano intorno. Sentiva parlare di una diagnosi di sospetta leucemia causata da un vaccino e si chiedeva: "A che serve andare a scuola se devo morire?". Riconobbe in sé i segni del disturbo ossessivo compulsivo. Una notte, davanti al letto, vide materializzarsi una figura che voleva dialogare con lui: l' altra parte di se stesso, quella sicura e immune da dolori e sentimenti, che lo esortava ad accettarlo in "una stanza solitaria al centro del suo petto", come in una labirintica gestalt psicoanalitica dove le due identità si fondevano e si confrontavano incessantemente. Antonio che perseguiva il fallimento tra rabbia e rinuncia agli studi, succube di una ragazza, Livia, di quelle che da adolescente diresti irraggiungibili: lei lo avrebbe voluto "perbene" e disposto a rinunciare allo sfogo del rap. Antonio che quantificava la povertà della famiglia - il padre lavavetri, la madre donna delle pulizie - ma che sciupava i giorni tra risse, sale giochi, sesso rapido, alcol e tentazioni fuorilegge. Il fratello di un amico finisce dentro per omicidio, lui si becca sei mesi con la condizionale per furto d' auto: i genitori lo scoprono ascoltando Dedica. Antonio che si tatua sul braccio una bara con il numero 2727 per annullare la maledizione di chi gli aveva predetto la morte a 27 anni. Antonio che incontra un altro amore totalizzante, Viola, capelli rossi come la Strega che un personaggio da fumetto come Junior Cally fa a pezzi simbolicamente in quel brano scandaloso. Eccolo il bad boy, il pregiudicato a vita del rap che fa paura per il suo linguaggio inopportuno e scorretto. Politicamente scorretto.

Mattia Feltri per “la Stampa” il 21 gennaio 2020. Fino a un paio di giorni sia voi sia io eravamo all'oscuro dell' esistenza di un rapper di nome Junior Cally. Ora è la volpe cui tutti i cani, alcuni generosamente portatori della similitudine, danno la caccia per i testi violenti e sessisti (riferisco i giudizi dell' intero arco costituzionale, di colpo riconvertito alla grazia), soprattutto inadeguati a quella fioriera di animi gentili che vorrebbe essere il festival di Sanremo. Il presidente della Rai, Marcello Foa, l' ha giudicata una scelta «eticamente inaccettabile», come se l' arte dovesse avere a che fare con l' etica, classica superstizione di chi l' etica l' ha riposta in cantina. L' arte deve ricreare l' attimo, può salire al sublime o disvelare l' indecente, e vi risparmierò l' ozioso elenco degli artisti osceni e dunque grandiosi. Soltanto mi viene in mente che quand' ero ragazzo il ruolo dello scapestrato, drogato, sconcio, renitente ai sacri valori, cioè il Junior Cally del tempo, apparteneva a uno oggi consacrato padre della patria musicale: Vasco Rossi. Una sua canzone, Colpa d' Alfredo, trattava di una ragazza insignita del titolo di prostituta (con un termine più brusco, però) poiché l' aveva mollato per uno con la macchina più grossa, uno di Napoli sobriamente ribattezzato l' Africano. Non so se fosse poesia, se salisse al sublime o disvelasse l' indecente, ma so che la più grande opera d' arte di Vasco Rossi fu un atto di mutismo quando, trent' anni fa, a metà canzone mollò il palco del festival e, siccome c' era il playback, le strofe continuarono senza che ci fosse nessuno a cantarle. E in un sublime istante si disvelò l' indecente ipocrisia di Sanremo.

Antonella Baccaro per il “Corriere della Sera” il 21 gennaio 2020. Tutti (o quasi) contro Matteo Salvini per il tweet con cui domenica sera ha attaccato il rapper Junior Cally, finito nelle polemiche sanremesi per un vecchio pezzo, «Strega», dai toni violenti. «A proposito - ha scritto il leader della Lega -, mi vergogno di quel cantante che paragona donne come tr...., violentate, sequestrate, stuprate e usate come oggetti. Lo fai a casa tua, non in diretta sulla Rai e a nome della musica italiana». Il più veloce a scovare il punto debole nella frase di condanna di Salvini è stato il viceministro all' Economia, Stefano Buffagni (M5S), che ieri gli ha risposto sempre su Twitter. «Quindi insultare, sequestrare, violentare, stuprare, usare le donne come oggetti, per te va bene ma basta farlo con discrezione dentro casa? Vergogna! Le donne vanno rispettate e amate. Sempre!». A sorpresa, Gianfranco Librandi (Italia Viva) interviene a difesa del capo del Carroccio: «Sono normalmente contro le posizioni di Salvini, spesso pervase di odio. Questa volta però voglio vedere il bicchiere mezzo pieno anche perché mi rifiuto di pensare che il leader della Lega sia favorevole ai femminicidi, agli stupri e ai furti. Mi pare ovvio che, pur volendo esprimere un concetto giusto, il fatto che Cally non debba salire sul palco dell' Ariston, evidentemente non ha trovato le parole giuste per farlo. Forse lo ha fregato il suo linguaggio da bar sport?». Ma il deputato Matteo Orfini, come altri esponenti del Pd, non molla: «La condanna alla violenza sulle donne non è molto credibile quando viene da uno che portò su un palco una bambola gonfiabile per offendere Laura Boldrini - scrive Orfini -. Ma soprattutto, che diamine vuol dire lo fai a casa tua e non in diretta Rai? Caro Salvini, la maggior parte degli episodi di violenza sulle donne avvengono proprio tra le mura domestiche». Parole condivise dalla stessa Boldrini (Leu). Gianni Sammarco, responsabile comunicazione Forza Italia Lazio, tenta una difesa del leader leghista: «Trovo grottesco che adesso ci si scagli contro Salvini per una frase mal riuscita. Si dovrebbe andare alla sostanza è cioè che tutte le forze politiche e tutte le associazioni stanno stigmatizzando la presenza di Cally a Sanremo. E Salini (amministratore delegato della Rai, ndr ) dovrebbe impedire che ciò accada». Posizioni contrapposte che però diventano univoche su un punto: Junior Cally non deve cantare a Sanremo.

Fabio Fabbretti per davidemaggio.it il 23 gennaio 2020. “Sono contro le quote rosa perché se devo pensare che mi hanno presa al Festival solo perché si deve garantire una quota e non perché sono brava mi intristisce e mi arrabbio pure”. Levante, in gara tra i big del Festival di Sanremo 2020 con il brano Tiki Bom Bom, alza la voce per cercare di spazzare via le polemiche che in questi giorni hanno rimesso al centro concetti come i pari diritti e il rispetto verso il gentil sesso, macchiati però da un ingiustificato alone di ipocrisia. “Certo che mi sono fatta un’opinione e ricordo anche la polemica sul numero di donne al Festival che trovo sterile perché bisognerebbe parlare con i dati alla mano. Se alle selezioni si sono presentate meno donne che uomini è successo quello che doveva succedere” ha dichiarato la cantante a La Stampa. Entrando nello specifico dei casi che stanno scuotendo l’opinione pubblica, Levante ci tiene a difendere Amadeus dall’accusa di sessismo: “Amadeus l’ho conosciuto ed è una persona lontanissima dal sessismo. Il problema semmai sta nel linguaggio comune che deve cambiare. Ama ha detto una frase infelice? E’ vero, ma metterlo in croce non mi sembra il caso. Sono contraria al mettere le persone all’angolo e qui sta avvenendo questo, forse anche per altri motivi”. Per l’ex giudice di X Factor non è Amadeus a discriminare la donna, né Junior Cally, di cui prende le difese ricordando che al Festival c’è passato un collega ben più illustre – Eminem nel 2001 – che non scatenò alcuna rivolta come invece sta succedendo nei confronti del rapper romano: “Junior Cally ha un linguaggio molto esplicito e a tratti violento, ma il rap lo conosciamo dagli Anni 80 e nel 2001 Eminem fu invitato come super ospite con testi molto più forti di quello, andate a tradurvi Stan, il suo singolo più famoso e poi ne parliamo. Mi sembra che l’attenzione si stia focalizzando sulla questione femminile anche in maniera offensiva per chi viene veramente discriminata. Non sono i testi di Junior Cally a dover creare una polemica di questa portata. Dovremmo parlare con lo stesso vigore di problemi ben più importanti”. Annunciati, intanto, i duetti della terza serata, Levante canterà la cover Si può dare di più con Francesca Michielin e Maria Antonietta.

Alessandra Magliaro per l'ANSA il 23 gennaio 2020. Ha condotto il festival di Sanremo numero 60 e torna all'Ariston per il 70/o: Antonella Clerici si gode l'adrenalina tipica della vigilia e sulle polemiche che avvelenano queste giornate, in un'intervista all'ANSA, dice: "sono il sale del festival, fanno parte delle regole non scritte del gioco e ci sono sempre state. Sono inevitabili credo, poi però devono esaurirsi, specie se fondate sul nulla, c'è un limite a tutto. Per parole sbagliate, poi chiarite, si fanno discussioni infinite". La Clerici parte dalla sua esperienza: "nel mio Sanremo ci fu il caso Morgan ne vogliamo parlare?". La vicenda del 2010 fu clamorosa: annunciato tra i Big con il brano La sera Morgan fu eliminato 'a tavolino' dopo un'intervista nella quale parlava di uso di droga per fini terapeutici. Le polemiche, guidate dall'allora sottosegretario Carlo Giovanardi, furono infuocate, uno psicodramma nazionale (il caso vuole che Morgan torni in gara quest'anno con Bugo). Antonella Clerici, una delle numerose partner di Amadeus al festival, raggiunta nel backstage della sfilata di alta moda alla Parigi Fashion Week di Tony Ward, il couturier di origine libanese che la vestirà a Sanremo, si riferisce alla frase sessista del conduttore alla conferenza stampa del 14 gennaio che ha scatenato il dibattito (prima che si passasse ai testi del rapper Junior Cally). "Alla polemica in sé aggiungo il ruolo dei social che amplificano tutto sempre, figuriamoci un evento come il festival. Si facevano i gruppi d'ascolto discutendo di canzoni e look, ora il gruppo è trasferito online, ma bisogna dare il giusto peso alle cose e senza essere offensivi. Io stessa sono molto attiva ma guai a giudizi frettolosi, ad insulti, ad offese e se mi capita di ricevere critiche pesanti, come pure è accaduto, non le accetto e banno il profilo", aggiunge. Del prossimo festival dice: "Ama è un amico e io vivo questa cosa come un divertissement. Sarò nella serata del venerdì, quella abbinata ai giovani, e io la musica giovane l'ho sempre seguita da Ti lascio una canzone a Sanremo Young. L'idea insomma mi divertiva". Quindi un riavvicinamento in Rai dopo i problemi delle scorse stagioni ? "Non devo dimostrare niente e sarò all'Ariston senza obiettivi, ma per godermi l'esperienza. Sono in quella fase dell'età guidata dal 'Qui e Ora'". A Parigi per la sfilata di Tony Ward e per qualche ispirazione nel look sanremese? "Avrò abiti iper femminili, eleganti. Ho pensato subito a lui, mi conosce bene, apprezzo il suo lavoro di haute couture. La sfilata appena finita ne è una dimostrazione: ricami, tessuti opulenti, luccichii e finalmente tanto colore e poco nero".

"Ma quale sessismo... Ogni donna al Festival avrà un suo ruolo". La giornalista del Tg1 difende Amadeus: «Basta con il luogo comune belle e sceme». Laura Rio, Venerdì 24/01/2020, su Il Giornale. Anche con Laura Chimenti Amadeus è stato galante, nell'ormai famosa conferenza stampa di Sanremo. L'ha presentata come «uno dei volti storici più belli del Tg1», oltre ovviamente che come «giornalista stimata». E anche lei, anchorwoman dell'edizione delle 20, come le sue dieci (o forse meno, visto i forfait) colleghe prossime co-conduttrici del Festival, assicura di non esserci rimasta male, di non essersi sentita sminuita né tanto meno umiliata. Anzi, si dice sbalordita dal vortice di polemiche che si è scatenato attorno a Sanremo e che ha portato addirittura 29 parlamentari a firmare una lettera per invitare il conduttore a chiedere scusa pubblicamente durante la prima serata della kermesse canora.

Laura, secondo lei le polemiche di questi giorni sono esagerate?

«Sì, perché l'intento di Amadeus andava proprio in direzione opposta rispetto a ciò di cui lo si è accusato. Lui durante il Festival vorrebbe valorizzare l'aspetto intellettivo, interiore e culturale delle donne. Per questo ha pensato di convocarne dieci, per mettere in luce i diversi lati del mondo femminile, da quello della bellezza a quello della professione».

Però in conferenza stampa ha sottolineato soprattutto l'aspetto dell'avvenenza e ha usato quella frase infelice rivolta a Francesca Sofia Novello sulla sua «capacità di stare un passo indietro al suo uomo»...

«Ma è chiaro che è stato frainteso. Questo pensiero non rientra assolutamente nel modo di ragionare di Amadeus. Come ha spiegato, voleva dire che Francesca è una persona così specchiata da non voler approfittare del suo fidanzato famoso, Valentino Rossi. Lei fa la modella, ovviamente deve essere bella e poi è una persona così delicata... Può succedere che, per l'emozione, ci si esprima male. Ma non si può essere messi alla gogna per questo».

Se a lei dicono che è bella si offende?

«Assolutamente no. Lo ritengo un complimento. Se poi aggiungono che sono anche brava è ancora meglio. Però è ora di finirla di pensare che se una donna è brava è brutta e se è bella è scema».

In conferenza non le faceva impressione essere seduta al tavolo con cinque donne, tutte ai lati di un solo uomo?

«Ma perché? Quest'anno è stato scelto lui come direttore artistico e conduttore, per cui lui è al centro. Noi siamo la corolla. Ma non c'è nulla di male, perché ognuna rappresenta qualcosa di importante. In altre edizioni ci sono state presentatrici come Antonella Clerici o Michelle Hunziker».

Lei ed Emma D'Aquino, sua collega al Tg1, che cosa farete sul palco, come mostrerete la vostra «sfaccettatura» di giornaliste?

«Veramente non lo sappiamo ancora. Non ci è stato ancora detto. Mi spiace che nella nostra serata, quella del mercoledì, non sarà con noi Monica Bellucci, che ha scelto di non partecipare. Sarebbe stato un bell'incontro».

E dell'altra grande polemica di questi giorni sui testi misogini e violenti delle pregresse canzoni del rapper Cally cosa pensa?

«Il pericolo, secondo me, viene dall'amplificazione che i social possono dare ai messaggi dei cantanti. In certi casi è lecito avere una giusta preoccupazione nei confronti dei giovani che vedono nei rapper degli idoli da imitare. Detto questo bisogna valutare il testo della canzone presentata».

Avrete un compenso per la vostra partecipazione?

«Figuriamoci, noi siamo dipendenti Rai in trasferta».

Ma pensa che tutte queste polemiche scatenate attorno a una manifestazione così importante e popolare possano aiutare il dibattito sulla questione femminile?

«In Italia e nel mondo c'è ovviamente ancora molto da fare per raggiungere una maggiore parità di genere. Magari la nostra presenza potrà essere un esempio concreto di quanto una donna può valere da tutti i punti di vista».

Junior Cally è sessista? E allora censurate anche i Beatles…Daniele Zaccaria il 21 gennaio 2020 su Il Dubbio. Il festival di Sanremo e le (ipocrite) polemiche sul rapper romano. «Preferirei vederti morta piuttosto che con un altro uomo» cantava il diabolico John Lennon ( Run for your life) nel 1965. Non proprio un’ istigazione al femminicidio ma poco ci manca. Molto più risoluto Jimi Hendrix con il protagonista di Hey Joe ( 1967) che uccide la sua «vecchia signora» a colpi di revolver; un po’ come il Neil Young di Down by the river ( 1969) che fa fuori la fidanzata sul greto del fiume, a pistolettate. O il Johnny Cash di Cocaine Blues ( 1977) che spara alla moglie dopo essersi sparato una copiosa striscia di polvere bianca. Ancora più truculento lo scozzese Tom Jones: in Delilah ( 1967) l’arma del delitto è un gelido coltello che, quando affonda nelle carni, «la fa subito smettere di ridere». Non è necessario evocare l’omicidio per far sfoggio di sessismo si può ad esempio negare uno stupro come Bruce Springsteen in Fire ( 1987): « Mi avvicino a te tu dici di no, ma so che stai mentendo, quando ci baciamo tra noi è il fuoco ». Per non parlare di Frank Zappa, dei Black Sabbath, del machissimo metal, del violentissimo hip pop e via discorrendo. In tal senso il rapper romano Junior Cally, finito nel vortice delle polemiche perché i suoi testi inciterebbero alla violenza sulle donne, è un dilettante. La sua partecipazione alla settantesima edizione del Festival di Sanremo è però a rischio: il presidente della Rai Marcello Foa e un nugulo di parlamentari della repubblica chiedono che venga escluso dalla competizione per un testo – Strega- di tre anni fa che, ai loro occhi, sarebbe una compiaciuta apologia del femminicidio: l’io narrante racconta infatti di avere ucciso una tipa e poi di averle rubato la borsa. Cally non deve essere cacciato per la canzone che porta in concorso ( la solita innocua lagna “anti- sistema”), ma per un brano del 2017. Una censura retroattiva dunque. In fondo Sanremo è un “programma per famiglie”, dicono i censori, una zuppa nazional- popolare, uno show edificante dove trionfano i buoni sentimenti. E tutto deve essere costruito per far brillare la canzone italiana in tutto il suo splendore. Già, la canzone italiana. Chi ricorda per caso il testo di Via Broletto 34 ( 1962) in cui l’elegante Sergio Endrigo racconta come abbia mandato all’altro mondo la sua amata in un raptus di gelosia? « Potete anche gridare, fare quello che vi pare L’amore mio non si sveglierà Ora dorme e sul suo bel viso C’è l’ombra di un sorriso Ma proprio sotto il cuore C’è un forellino rosso Rosso come un fiore Sono stato io Mi perdoni Iddio». In Lella ( 1970), di Edoardo De Angelis il canovaccio è simile ma a fare una brutta fine è l’omonima amate del protagonista, nonché moglie di un noto usuraio romano. «Canzone pasoliniana» dissero i critici dell’epoca prima di spedirla trionfalmente al Cantagiro del 1971. Per venire a tempi più recenti si può citare il celebratissimo Vasco Rossi che In colpa d’Alfredo ( 1980) non uccide nessuna ragazza, ma non risparmia invettive alla sua lei, colpevole di averlo lasciato per un altro: « È andata a casa con il negro, la troia! ». Oltre le Alpi, tra gli chansonnier si può citare la Marinette (1958) di George Brassens (nume tutelare del nostro Fabrizio De André), una «piccola traditrice» che viene «uccisa da un raffreddore prima che io potessi farle saltare in aria le cervella». Oppure il meno conosciuto Michel Sardou che in Le ville de la grande solitude ( 1973) esclama senza vergogna: «Stasera ho voglia di violentare le donne, di forzarle ad ammirarmi e di bere tutte le loro lacrime». Ce n’è anche un mostro sacro del pop- rock come Johnny Halliday che in Requiem pour un fou  (1976) fa fuori la sua bella perché lui è semplicemnte un uomo «pazzo, pazzo d’amore». D’altra parte come diceva il belga Jacques Brel «gli uomini piangono, le donne piovono». In fondo quello della sottomissione femminile nella canzone popolare è un filone che viene da molto lontano, almeno dal 1787 quando il librettista Lorenzo Da Ponte termina la stesura del Don Giovanni di Mozart:

«Batti, batti o bel Masetto

la tua povera Zerlina.

Staro qui, agnellina

le tue botte ad aspettare ».

Ora, di fronte a questa galleria la bufera mediatica che si è abbattuta su Junior Cally sembra un venticello stantìo, ipocrita e stantìo, se non addirittura una polemica artificiosa. Creata ad arte per titillare il moralismo più o meno latente dell’opinione pubblica e per far cassa con i residui pavloviani del familismo italico. Con il solito vecchio schema: confondere il pensiero degli autori con le loro opere e assimilarli ai loro alter ego virtuali. Tenere ben distinte realtà e finzione è un esercizio salutare per la mente di ognuno di noi, a meno che non siamo convinti che Quentin Tarantino inciti davvero a bruciare vivi poliziotti legati a una sedia ( Le Iene), Stanley Kubrik a torturare i detenuti ( Arancia Meccanica). O che il Nabokov di Lolita sia veramente un predatore sessuale di ragazzine 13enni come il suo tormentato Humbert Humbert. Questa commistione di generi non è solo ipocrita ma del tutto fuorviante e schizoide. Per una crudele ironia della sorte l’unico femminicidio compiuto in tempi recenti da una rockstar è quello della povera Marie Trintignant, massacrata a suon di botte in una camera d’albergo lituana da Bernard Cantat, il frontman dei Noir Desir, uno dei gruppi europei più impegnati politicamente, schierato contro la guerra, contro lo sfruttamento capitalista, contro la violenza di genere.

Enzo Boldi per giornalettismo.com il 20 gennaio 2020. «Mi verrebbe di strapparti quei vestiti da puttana e tenerti a gambe aperte finché viene domattina». Non è uno dei testi del tanto criticato (anche giustamente) Junior Cally. L’autore di questo famosissimo verso è Marco Masini, anche lui prossimo cantante in gara a Sanremo 2020. Nel Festival delle polemiche, infatti, viene chiamato in causa anche il cantautore toscano che, nella sua nota ‘Bella stronza’, si è reso protagonista di questo passaggio controverso in cui si parla di una reazione istintiva che avrebbe voluto avere – nei confronti di una donna -, ma che non avrà. Come in ogni Sanremo che si rispetti, dunque, non possono mancare le polemiche. E il web ha sollevato la questione Marco Masini dopo aver scatenato – con tanto di richiesta di esclusione dal concorso – quelle che ora mettono a rischio la presenza del Junior Cally sul palco dell’Ariston. I due casi sono diversi: il rapper romano – come già accaduto in passato con Sfera Ebbasta, tra gli altri – ha scritto diverse strofe in cui la donna viene insultata e rappresentata come un oggetto sessuale.

Masini come Junior Cally? Però occorre sottolineare come anche Marco Masini, se si segue questa linea, non è esente da colpe. Il verso incriminato è l’ultimo prima del ritornello finale di Bella Stronza, famossissima canzone scritta con Giancarlo Bigazzi e pubblicata nel 1995. Anche in questo caso, seppur in modo diverso (e meno scanzonato), compare una citazione molto discutibile sulle reazioni di un uomo nei confronti di un rifiuto di una donna.

Il testo di Bella Stronza. «Mi verrebbe di strapparti quei vestiti da puttana e tenerti a gambe aperte finché viene domattina. Ma di questo nostro amore così tenero e pulito non mi resterebbe altro che un lunghissimo minuto di violenza e allora ti saluto… bella stronza». Un testo, quello di Masini, che indica un’intenzione stoppata solamente dalla voglia di non rovinare il ricordo di una storia finita male. Poche parole, a differenza delle numerose ‘dediche’ fatte da Junior Cally nei suoi testi, ma da sottolineare.

Testi controversi, non solo Junior Cally: 10 canzoni, da Sfera Ebbasta a Vasco Rossi. Pubblicato lunedì, 20 gennaio 2020 su Corriere.it da Arianna Ascione. Il caso del rapper, finito sotto accusa per alcuni brani considerati violenti e sessisti, è solo l'ultimo in ordine di tempo. «L'arte può avere un linguaggio esplicito e il rap, da sempre, fa grande uso di elementi narrativi di finzione e immaginazione che non rappresentano il pensiero dell'artista»: così si è difeso Junior Cally, al centro dell'ultima polemica pre-Sanremo 2020 a causa di vecchi testi considerati violenti e sessisti. Il rapper non è il solo nel panorama musicale italiano ad aver scritto in passato liriche controverse: Sfera Ebbasta ad esempio è stato ripetutamente accusato di misoginia (in «Hey tipa» ad esempio rappava «vogliono un cazzo che non ride, sono scorcia-troie, siete facili, vi finisco subito»).

Vasco Rossi - Colpa d'Alfredo. In «Colpa d'Alfredo» di Vasco Rossi, scritta nel 1980, compaiono diversi passaggi spinosi, da «È andata a casa con il negro la troia» a «io prima o poi lo uccido» (riferito al suddetto Alfredo). In «Ti taglio la gola» del 1985 invece il rocker di Zocca cantava «appena ti prendo da sola ti taglio la gola».

 Afterhours - Lasciami leccare l'adrenalina. «Lasciami leccare l'adrenalina», contenuta nell'album più famoso degli Afterhours di Manuel Agnelli («Hai paura del buio?» del 1997), contiene il verso «sei più bella vestita di lividi».

 Marco Masini - Bella stronza. Nella nota di Junior Cally inviata alla stampa per difendersi dalle accuse di violenza e sessismo il rapper ha citato un altro degli artisti in gara a Sanremo 2020, Marco Masini, che in un suo celebre brano del 1995 diceva: «Bella stronza, che hai chiamato la volante quella notte [...] Mi verrebbe di strapparti, quei vestiti da puttana e tenerti a gambe aperte, finché viene domattina».

 Achille Lauro - La bella e la bestia. Non è la prima volta che Achille Lauro finisce nel mirino: lo scorso anno (quando portò a Sanremo «Rolls Royce») fu accusato di aver inserito nel testo riferimenti all'uso di droga. Ora invece è tornato alla luce un passaggio de «La bella e la bestia» del 2015: «L'amore è un po' ossessione, un po' possesso, carichi la pistola e poi ti sparo in testa».

 Myss Keta - Milano sushi & coca. «Toccami la gamba, Passami la bamba, Kyto, Poporoya. Jo sono la tua troia, Milano, coca, sushi, moda»: è nota per essere molto esplicita nelle sue canzoni (come questa citata, «Milano sushi & coca») anche Myss Keta, nel cast de L'Altro Festival condotto da Nicola Savino.

 Fabri Fibra - Venerdì 17. Per colpa di «Venerdì 17», in cui descrive lo stupro e l'assassinio di una bambina, e di altri suoi testi considerati crudi e sessisti Fabri Fibra nel 2013 venne escluso dal cast del Concertone del Primo Maggio: «Il rapper non prende una posizione sulla canzone che scrive - aveva scritto in una lettera aperta pubblicata dall'Huffington Post - è l'ascoltatore che è costretto a riflettere e a prendere una posizione. Nel 2013 sono stanco di essere descritto ancora come il rapper violento: in passato mi accusavano di non rispettare le donne nelle rime, ma io scrivevo quello che vedevo non quello che pensavo».

Emis Killa - Tre messaggi in segreteria. «Preferisco vederti morta che con un altro»: in «Tre messaggi in segreteria» del 2016 Emis Killa ha provato a raccontare la storia di uno stalker ossessionato da una ragazza dal suo punto di vista, e proprio per questo è stato accusato di istigare al femminicidio. «Nelle canzoni racconto la realtà, che a volte è orribile, a volte è sbagliata, ma mai possiamo far finta che non esista. Ho corso di proposito il rischio di essere frainteso perché il mio richiamo alla riflessione e alla consapevolezza non passasse inosservato, e l'ho fatto coi modi e le parole che sono mie» spiegò in risposta alle critiche.

Modà - Meschina. «Devi dirmi scusami e feriscimi, e implorarmi di non ucciderti»: è un verso contenuto in «Meschina», canzone dell'album «Sala d'attesa» del 2008 che parla del tradimento di una donna. In «Vittima» invece Kekko Silvestre cantava «Godo nel vederti persa, vittima della mia rabbia».

Dark Polo Gang - DM. Anche la Dark Polo Gang è stata più volte accusata di sessismo (da «Metti un guinzaglio alla tua ragazza, ci vede e si comporta come una troia», frase inserita in «DM», a «Mi vede e dopo apre le gambe , la scopo e poi si mette a piangere», presente in «Magazine»).

Sanremo 2020, il no di Salmo: «Rinuncio al Festival, non me la sento». Pubblicato sabato, 18 gennaio 2020 su Corriere.it da Arianna Ascione. Il palco di Sanremo 2020 non fa proprio per lui, molto meglio SanSiro. Il rapper Salmo, invitato alla kermesse da Amadeus che lo avrebbe voluto tra gli ospiti della prima serata, a poco più di due settimane dall'inizio del Festival della Canzone Italiana ha deciso di declinare il prestigioso invito. La presenza dell'artista sardo, all'anagrafe Maurizio Pisciottu, era già stata messa in forse dal direttore artistico durante l'ascolto in anteprima delle canzoni in gara. La conferma della rinuncia è arrivata a distanza di qualche ora via Instagram. «Allora prima di farmi venire un aneurisma: io vorrei ringraziare di cuore Amadeus e tutto lo staff di Sanremo che mi aveva invitato come super ospite della prima serata del festival ma non sarò presente, non me la sento, mi sentirei a disagio. Vi ringrazio di cuore», ha spiegato il rapper in una Storia pubblicata sul suo profilo. Nessuna scelta politica dietro la decisione, soltanto una questione di coerenza: «Tra i due santi, Sanremo e San Siro scelgo San Siro. Quindi se volete venire a sentirmi nel posto giusto con la gente giusta venite a San Siro il 14 giugno».

Nanni Delbecchi per “il Fatto quotidiano” il 21 gennaio 2020. Un nuovo caso politico scuote la vera capitale d' Italia, Sanremo. Elisabetta Gregoraci ha lanciato il suo J' accuse su Instagram: "Sono stata estromessa dalla co-conduzione dell' Altro Festival da Nicola Savino per la presunta appartenenza alla destra del mio ex marito Flavio Briatore". Tanta roba, come si vede. Si paga caro il coraggio delle proprie idee: la Gregoraci come Rosa Luxemburg, Briatore come Karl Liebknecht, sia pure di segno capovolto. Ebbene: siamo in grado di ricostruire la riunione top secret che ha portato all' esclusione di Elisabetta Luxemburg. Amadeus: "Bella, è bella". Savino: "Sì, ma non possiamo continuare a ignorare la par condicio". "Ma come? Abbiamo più bionde che more". "Parlo della politica, Ama. In quota sovranista abbiamo già Rita Pavone". "Ah, ok. Però lei è diversa da Rita. Sta un passo indietro a Briatore". "Non indietro, Amadeus. Un passo alla destra. L' ha detto lei". "Ah, scusa. Non avevo capito". Fabrizio Salini: "E se la mettessimo in panchina all' Ariston? Metti che una delle dieci co-conduttrici dà forfait, come la Bellucci". Lucio Presta: "Ma no, non accetterebbe mai. Stiamo parlando della co-conduttrice di Celebrity Bisturi e di Made in Sud, della vincitrice di Baila!". "È vero, Lucio, come non detto. Ma ora quella chi la sente?". "Non preoccupatevi. La convinco a mettere una pietra sopra Sanremo e in cambio la porto alla prossima Leopolda insieme a Briatore". "Ottimo. Ma la prossima Leopolda non volevi farla a Sanremo?" "Appunto".

Elisabetta Gregoraci fuori da “L’altro Festival”: «Io esclusa da Nicola Savino con prepotenza». Pubblicato giovedì, 16 gennaio 2020 su Corriere.it da Federica Bandirali. Elisabetta Gregoraci esclusa dalla conduzione de «L'altro Festival», il programma che prenderà il posto del «Dopo Festival» nella 70 esima edizione della kermesse sanremese. La motivazione arriva in un lungo post su Instagram, pubblicato nel primo pomeriggio di giovedì 16 gennaio, in cui la showgirl e conduttrice fornisce la motivazione con alcuni retroscena. Il nome dell'ex moglie di Flavio Briatore, 39 anni, già alla conduzione di alcuni programmi sia sulla Rai sia su Mediaset, come conduttrice de «L'Altro Festival» accanto a Nicola Savino circolava da settimane e sembrava tutto fatto tanto che anche sui social fioccavano per lei congratulazioni e complimenti da parte di amici e follower. Poi la doccia fredda:«Non farò parte del cast de “L’Altro festival” così come annunciato dai media e come da accordo che mi aveva ufficializzato la Rai— scrive la Gregoraci a corredo di una foto di Nicola Savino — Il motivo? Ve lo spiego: il signor Nicola Savino, con cui avrei dovuto co-condurre il format, ha imposto la sua volontà ed ottenuto con forza e prepotenza, la mia esclusione. E nel farlo ha addotto motivi inesistenti, pretestuosi e strumentali, tra i quali (affermazione pronunciata nel corso di una nostra conversazione telefonica privata e che mi ha molto ferito) la presunta appartenenza politica alla Destra del mio ex marito, in quanto all'interno del format avrebbe già incluso comici sostenitori di Sinistra». Parole di rabbia, sconforto e delusione quelle della Gregoraci che lancia una chiara e diretta accusa al conduttore. Tanti i commenti di sostegno lasciati dai seguaci della Gregoraci e immediata è stata anche la risposta, sotto al post di Elisabetta, dell'ex marito Flavio Briatore che si schiera dalla parte della moglie, attaccando e insultando Nicola Savino. Intanto lei si sfoga in una intervista a Oggi: «Sono basita, sconcertata e amareggiata per quanto mi ha detto Nicola. Non mi aspettavo che un conduttore televisivo potesse parlarmi di politica. Ma così è andata. Se mi avesse detto che non mi voleva perché sono incapace di ballare e cantare, avrebbe fatto meno male». Secondo Gregoraci Savino avrebbe imposto l'out-out: «O me o lei» e spiega: «Lui mi ha chiamato ed è stato irremovibile nel giudicare le scelte politiche di Flavio: “Nel format abbiamo gente di sinistra, non c’è spazio per chi è di destra nel mio programma”». E alla domanda: «Ma lei è di destra?», Elisabetta ha affermato: «Io sono una professionista che si impegna per far bene il suo mestiere, non mi occupo di politica, tanto meno delle visioni politiche del mio ex marito».

Laura Rio per ''il Giornale'' il 17 gennaio 2020. Una donna, Elisabetta Gregoraci, non voluta in quanto «di destra». Una donna, Francesca Sofia Novello, voluta in quanto capace di stare «un passo indietro» rispetto al suo uomo. A Sanremo ogni anno scoppia un caso. Quest' anno le polemiche, infuocatissime, hanno tutte al centro il genere femminile. Dopo Rula Jebreal e Patty Pravo, ieri altre due donne hanno provocato un delirio social. A sentire le denunce, pare di essere tornati alla Rai degli anni '60. Partiamo dal caso Gregoraci. La soubrette ha pesantemente accusato Nicola Savino - che sarà il conduttore del dopo Festival (in onda su Raiplay) - di averla esclusa per il legame con l' ex Briatore: «Mi ha detto che non potevo esserci in quanto all' interno del format sarebbero intervenuti comici sostenitori di sinistra». È stata lei stessa a sollevare la querelle via Instagram: «A malincuore, vi informo che ho appena saputo a cose fatte che non farò parte del cast de L' Altro festival come da accordo che mi aveva ufficializzato la Rai». Il motivo? «Il signor Nicola Savino con cui avrei dovuto co-condurre il format, ha imposto la sua volontà ed ottenuto con forza e prepotenza, la mia esclusione, adducendo motivi inesistenti, pretestuosi e strumentali, tra i quali (affermazione pronunciata nel corso di una nostra conversazione telefonica privata e che mi ha molto ferito) la presunta appartenenza politica a destra del mio ex marito (Flavio Briatore, ndr), in quanto all' interno del format avrebbe già incluso comici sostenitori di sinistra». «Sono basita e profondamente scossa per quanto accaduto - sottolinea ancora - anche perché non ho avuto la possibilità di difendermi poiché è stato fatto tutto alla mie spalle e sono stata trattata come nessuno debba mai essere trattato, calpestando la mia dignità di donna e di professionista». Denuncia che ha fatto indignare molti esponenti della destra, da Giorgio Mulè che ha chiesto l' intervento dell' ad Salini a Daniela Santanché di Fratelli d' Italia che ha detto di voler sollevare la questione in Vigilanza. Alla Gregoraci ha risposto via agenzie il conduttore del Festival Amadeus: «Nicola ha piena autonomia nella scelta del cast dell' Altro Festival. Mi fido e so che farà un lavoro fatto bene. A tutti quelli che non ci saranno ricordo che la vita è fatta anche di no. E con tutto il rispetto per Elisabetta, il fatto che oggi si sia tutto urlato sui social non aiuta». Lo stesso Amadeus ha dovuto affrontare un fuoco di fila per la frase pronunciata martedì in conferenza stampa su Francesca Sofia Novello, la fidanzata di Valentino Rossi, una delle undici donne che lo affiancheranno sul palco. Presentandola ha detto di «averla scelta per la bellezza, ma anche per la capacità di stare accanto a un grande uomo, stando un passo indietro». Una frase certamente infelice che ha sottoposto il presentatore ad accuse di sessismo e superficialità. Tra i tanti che hanno stigmatizzato le sue parole la senatrice del Pd Monica Cirinnà e il ministro della Infrastrutture Paola De Micheli. Anche in questo caso, Amadeus ha cercato di calmare le acque. «Mi dispiace che sia stata interpretata malevolmente la mia frase, sono stato frainteso. Quel passo indietro si riferiva alla scelta di Francesca di stare fuori, di non approfittare dei riflettori che inevitabilmente sono puntati su un campione come Valentino». La modella, raggiunta dall' Ansa, lo difende: «Mi fa ridere tutto questo tam tam, però fa parte del gioco, il Sanremo che ha immaginato Amadeus è incentrato sulla valorizzazione delle donne in tutte le sue sfaccettature». Come ribadisce il direttore artistico, sottolineando che le 11 donne da lui scelte, da Diletta Leotta ad Antonella Clerici a Monica Bellucci, non avranno il ruolo di vallette. Peccato, però, che in conferenza stampa a Sanremo abbia messo molto più in luce la loro avvenenza, usando in continuazione aggettivi come «bella» e «sexy», rispetto alla loro professionalità. Di certo, Amadeus, deve imparare a pesare meglio le parole.

Sanremo, Nicola Savino si difende dalle accuse di Elisabetta Gregoraci: "Non discrimino tra destra e sinistra". Libero Quotidiano il 17 Gennaio 2020. Nicola Savino si difende dalle accuse di Elisabetta Gregoraci che in un post pubblicato sul suo profilo Instagram denunciava la sua esclusione da L'altro festival, il dopofestival di Sanremo, per "volontà di Savino", appunto. "Non ho mai parlato di destra e sinistra perché io non discrimino" ha detto il conduttore a Deejay Chiama Italia, la trasmissione che lo vede protagonista con Linus su Radio Deejay. "Apro e chiudo parentesi - dice Savino - : ho parlato al telefono con Elisabetta per rincuorarla di un malinteso che mi riguarda, ma non ho mai parlato di destra e sinistra perché io non discrimino. Prima di tutto io non associo Flavio Briatore alla destra. Anzi...: è amico di Matteo Renzi. Però questa cosa di destra e sinistra mi ha proprio avvilito". La showgirl aveva dichiarato che questo fosse il "motivo" della sua esclusione: "Il signor Nicola Savino con cui avrei dovuto co-condurre il format, ha imposto la sua volontà e ottenuto con forza e prepotenza, la mia esclusione, adducendo motivi inesistenti, pretestuosi e strumentali, tra i quali (affermazione pronunciata nel corso di una nostra conversazione telefonica privata e che mi ha molto ferito) la presunta appartenenza politica alla destra del mio ex marito, in quanto all'interno del format avrebbe già incluso comici sostenitori di sinistra".

Sanremo 2020, Amadeus su Elisabetta Gregoraci: “Deve rispettare i no”. Linda il 17/01/2020 su Notizie.it. Dopo le accuse di Elisabetta Gregoraci su Nicola Savino, Amadeus ha deciso di dire la sua: "Voglio ricordare che la vita è fatta anche di no”. Le roventi polemiche sul Festival di Sanremo 2020 sembrano farsi sempre più focose di ora in ora. Dopo la bufera scatenatasi in seguito alle dichiarazioni di Amadeus su Francesca Sofia Novello, ecco che ora è giunto anche il pesante attacco da parte di Elisabetta Gregoraci. La nota conduttrice calabrese, nonché ex moglie di Flavio Briatore, ha di fatto sostenuto di essere stata esclusa dall’Altro Festival per decisione di Nicola Savino. Quest’ultimo avrebbe mostrato poco gradimento verso la sua presenza per questioni politiche, riconducibili a quanto pare alle simpatie di destra dell’ex merito della donna. Se Savino non ha per ora replicato a tali accuse, a commentare la faccenda è invece intervenuto lo stesso padrone di casa della kermesse canora.

Sanremo 2020: Amadeus risponde. “Non ho mai sentito in questi mesi Elisabetta Gregoraci“, ha dunque iniziato il direttore artistico di Sanremo 2020, smentendo di fatto anche una possibile presenza di trattative con la showgirl. “Nicola Savino ha piena autonomia sulla scelta del cast all’interno dell’Altro Festival“, ha quindi proseguito il presentatore di Casa Rai. Il programma in questione andrà in onda dopo la kermesse su Raiplay, in sostituzione di quello che per anni era noto come il dopofestival. Amadeus ha dunque liquidato la bagarre senza entrare nel merito della questione politica. Inoltre il riminese ha invitato Elisabetta Gregoraci ad accettare i rifiuti. “Voglio ricordare che la vita è fatta anche di no. Con tutto il rispetto per Elisabetta, il fatto che oggi sia tutto urlato sui social non aiuta”. Così si è dunque espresso il popolare showman ed ex Dj, a sua volta non scevro da polemiche per via delle sue affermazioni sulla fidanzata di Valentino Rossi, giudicate sessiste da molti.

Da La presse il 17 gennaio 2020. "Avvilito? Savino? No guardi, avvilita sono io per quanto è successo!!!". Elisabetta Gregoraci, 'evaporata' all'improvviso da “Altro Festival”, ribadisce parlando a LaPresse, la circostanza della sua esclusione, proprio quando aveva ricevuto l'ok per un affiancamento nella conduzione. In una giornata convulsa, di smentite da parte di Savino e di mezze risposte incomplete, a mezzo stampa da parte di Amadeus, la Gregoraci vuole fare chiarezza. A cominciare proprio dal conduttore: "Mi lascia basita il fatto che Amadeus, direttore artistico del festival di Sanremo, fosse totalmente all’oscuro della mia trattativa con la Rai quale co-conduttrice dell’altro festival, notizia che peraltro circolava anche sui media da diversi giorni....inoltre, vorrei far presente allo stesso, che i no vanno accettati, ci mancherebbe, ma solo qualora adeguatamente motivati e supportati da valide argomentazioni. Un punto è certo e cioè che Il mio manager, Durante, aveva ricevuto dai vertici Rai la conferma della mia partecipazione al Festival e che l’ultimo giorno sono stata liquidata, senza un se e senza un ma.” Questo, l'incipit piuttosto duro della show girl. Il vero nodo dunque è stata la questione politica, l'essere di destra in un programma di sinistra. Una versione che Savino ha smentito ma che la Gregoraci ribadisce con insistenza: "Il no di Savino è incommentabile. Sono stata esclusa per motivi che esulano da me e dalla mia professionalità” e continua “Lo ripeto, se lui si sente avvilito per cosa ha dovuto leggere, figuratevi come mi sia sentita io ad apprendere via cavo, certe illazioni. Io, ribadisco, ho sempre fatto il mio lavoro e la politica non mi interessa".

Sanremo, Savino prima discrimina poi piange: ​"Non parlo di destra e sinistra". Il conduttore replica alla showgirl, che lo ha accusato di averla esclusa da L'Altro Festival per le idee politiche del suo ex marito. Pina Francone, Venerdì 17/01/2020, su Il Giornale. Dopo le pesanti accuse mosse da Elisabetta Gregoraci a Nicola Savino, "reo" di averla esclusa dalla co-conduzione de L'Altro Festival per le idee politiche (di destra) del suo ex marito Flavio Briatore, è arrivata la puntualizzazione del diretto interessato. Durante la messa in onda in diretta di Deejay Chiama Italia, su Radio Deejay, parlando del caso di Sanremo con Linus, il conduttore ha precisato: "Apro e chiudo parentesi.

L'accusa della showgirl. Ho parlato al telefono con Elisabetta Gregoraci per rincuorarla di un malinteso che mi riguarda, ma non ho mai parlato di destra e sinistra perché io non discrimino". Dunque, l’artista 52enne ha aggiunto: "Prima di tutto io non associo Flavio Briatore alla destra, anzi è amico di Renzi. Però questa cosa di destra e sinistra mi ha proprio avvilito…". Nella giornata di ieri, via social, era arrivato l'amaro e frontale attacco della showgirl: "Cari amici e care amiche, a malincuore, vi informo che ho appena saputo 'a cose fatte', che non farò parte del cast de 'L'Altro festival' così come annunciato dai media e come da accordo che mi aveva ufficializzato la Rai". Ed ecco spiegato il motivo: "Il signor Nicola Savino con cui avrei dovuto co-condurre il format, ha imposto la sua volontà ed ottenuto con forza e prepotenza, la mia esclusione, adducendo motivi inesistenti, pretestuosi e strumentali, tra i quali (affermazione pronunciata nel corso di una nostra conversazione telefonica privata e che mi ha molto ferito) la presunta appartenenza politica alla destra del mio ex marito, in quanto all’interno del format avrebbe già incluso comici sostenitori di snistra". Ora Savino smentisce tutto, ma la verità – a prescindere dalla versione delle due parti in causa – non è ancora venuta fuori definitivamente. Peraltro, sempre ieri, le forti dichiarazioni dell’ex compagnia del manager di Formula Uno erano state commentate da Amadeus, che di questo Festival è conduttore e direttore artistico. Queste le sue parole riportate dall'Adnkronos: "Io non ho mai sentito in questi mesi Elisabetta Gregoraci. E Nicola Savino ha piena autonomia sulla scelta del cast all’interno dell’Altro Festival. Io ho scelto lui e gli ho consegnato in qualche modo le chiavi di casa. Mi fido e so che farà un lavoro fatto bene. A tutti quelli che non ci saranno, voglio ricordare che la vita è fatta anche di no. E con tutto il rispetto per Elisabetta, il fatto che oggi sia tutto urlato sui social non aiuta. Andrebbero rispettati i no come i sì…".

Sanremo, Elisabetta Gregoraci non ci sta: "Savino avvilito? Io liquidata, senza un se e senza un ma". Nuovo capitolo nello scontro tra Elisabetta Gregoraci e Nicola Savino per la conduzione de L'altro festival: la showgirl ha ribattuto con forza alle parole di Nicola Savino e Amadeus. Francesca Galici, venerdì 17/01/2020, su Il Giornale. Non si placa la polemica sul festival di Sanremo, che a meno di 20 giorni dall'inizio sta già movimentando l'opinione pubblica. Dopo la bufera mediatica che si è generata per le parole di Amadeus su Francesca Sofia Novello, a tenere banco è la querelle tra Nicola Savino ed Elisabetta Gregoraci. Dopo le accuse della showgirl, che ha pubblicamente dichiarato di essere stata esclusa dalla conduzione de L'altro festival, Nicola Savino ha replicato negando qualsiasi motivazione politica dietro il no a Elisabetta Gregoraci. Anche Amadeus, in qualità di direttore artistico del Festival, si è espresso sulla questione dichiarando di non essere a conoscenza delle manovre dietro L'altro festival. Dopo aver consegnato "le chiavi di casa" a Nicola Savino, Amadeus ha deciso di lasciare carta bianca al conduttore. Una giornata di polemiche, quindi, che si è conclusa con un'altra dichiarazione di Elisabetta Gregoraci. "Mi lascia basita il fatto che Amadeus, direttore artistico del festival di Sanremo, fosse totalmente all’oscuro della mia trattativa con la Rai quale co-conduttrice", ha dichiarato l'ex moglie di Flavio Briatore all'agenzia LaPresse, sottolineando che i media parlavano della sua partecipazione già da alcuni giorni. La showgirl è stata raggiunta per un commento finale in merito alle parole dei due conduttori. Elisabetta Gregoraci non ha digerito la risposta data da Amaedus, secondo il quale "i no vanno accettati" e ha ribattuto con forza a queste parole: "Vorrei far presente allo stesso, che i no vanno accettati, ci mancherebbe, ma solo qualora adeguatamente motivati e supportati da valide argomentazioni. Il mio manager, Durante, aveva ricevuto dai vertici Rai la conferma della mia partecipazione al Festival e l’ultimo giorno sono stata liquidata, senza un se e senza un ma." Stando alle parole di Elisabetta Gregoraci non ci sarebbero motivi concreti dietro alla mancata fumata bianca sul suo contratto per Sanremo. Resterebbe solo la motivazione politica, che è stata però fortemente respinta da Nicola Savino. Per Elisabetta Gregoraci il rifiuto alla sua presenza da parte di Nicola Savino è incommentabile e sul presunto avvilimento per la polemica innescata dalle sue parole, la showgirl ha le idee molto chiare: "Se lui si sente avvilito per cosa ha dovuto leggere, figuratevi come mi sia sentita io ad apprendere via cavo, certe illazioni. Io, ribadisco, ho sempre fatto il mio lavoro e la politica non mi interessa." Elisabetta Gregoraci non le manda certo a dire e non si sottrae al confronto con Savino e Amadeus, in attesa di altre (eventuali) dichiarazioni.

Elisabetta Gregoraci: «Una scelta politica escludermi da Sanremo». Pubblicato sabato, 18 gennaio 2020 su Corriere.it da Giovanna Cavalli. Lui sperava di essersela cavata così: «Ho parlato al telefono con Elisabetta per rincuorarla, è stato un malinteso, non ho mai parlato di destra e sinistra perché non discrimino mai nessuno e questa discussione mi ha avvilito profondamente, oltretutto non associo Flavio Briatore alla destra, anzi, è amico di Renzi», ragionava in diretta da Radio Deejay Nicola Savino, conduttore designato de «L’Altro Festival», ovvero il dopo Sanremo. Contando di placare l’ira funesta della Gregoraci che, con un post su Instagram, l’aveva accusato di averla estromessa per motivi pretestuosi «tra cui la presunta appartenenza alla destra del mio ex marito», a cui Briatore di corredo aveva aggiunto un’insolenza contro Savino. La linea telefonica sarà stata disturbata, perché Gregoraci è più furiosa di prima: «Avvilito Savino? No, avvilita sono io per quanto è successo», si indigna la showgirl, che già si vedeva co-conduttrice, benché nemmeno Amadeus, il presentatore della kermesse canora, ne sapesse nulla, o almeno così ha spiegato. Ce n’è pure per lui: «Mi lascia basita il fatto che fosse all’oscuro della mia trattativa con la Rai, notizia che circolava da giorni. I no vanno accettati, ci mancherebbe, ma solo qualora adeguatamente motivati. Invece io sono stata liquidata senza un se e un ma, per motivi che esulano da me e dalla mia professionalità, ho sempre fatto il mio lavoro e la politica non mi interessa».

Giuseppe Candela per ilfattoquotidiano.it il 17 gennaio 2020. Apro e chiudo parentesi. Ho parlato al telefono con Elisabetta Gregoraci per rincuorarla di un malinteso che mi riguarda, ma non ho mai parlato di destra e sinistra perché io non discrimino. Prima di tutto io non associo Flavio Briatore alla destra, anzi è amico di Renzi. Però questa cosa di destra e sinistra mi ha proprio avvilito”, a Deejay Chiama Italia arriva la replica di Nicola Savino. La polemica l’aveva scatenata con un post su Instagram la conduttrice calabrese che aveva accusato Savino di averla esclusa per motivi politici dall’AltroFestival, il nuovo DopoFestival che quest’anno andrà in onda su RaiPlay. Queste le sue parole: “Cari amici e care amiche di Instagram, a malincuore, vi informo che ho appena saputo ‘a cose fatte’, che non farò parte del cast de ‘L’Altro festival’ così come annunciato dai media e come da accordo che mi aveva ufficializzato la Rai. Il motivo? Ve lo spiego: il signor Nicola Savino con cui avrei dovuto co-condurre il format, ha imposto la sua volontà ed ottenuto con forza e prepotenza, la mia esclusione, adducendo motivi inesistenti, pretestuosi e strumentali, tra i quali (affermazione pronunciata nel corso di una nostra conversazione telefonica privata e che mi ha molto ferito) la presunta appartenenza politica alla Destra del mio ex marito, in quanto all’interno del format avrebbe già incluso comici sostenitori di Sinistra. Sono basita e profondamente scossa per quanto accaduto anche perché non ho avuto la possibilità di difendermi poiché è stato fatto tutto alla mie spalle e sono stata trattata come nessuno debba mai essere trattato, calpestando la mia dignità di donna e di professionista. Ho riflettuto bene se fosse il caso o meno di rendere pubblica questa vicenda; ma alla fine ha prevalso il desiderio di verità perché è giusto che il pubblico che mi segue da anni sappia tutto e, soprattutto, perché in questo momento più che mai ho bisogno del vostro sostegno… la vostra Eli”. A peggiorare il clima il commento al vetriolo dell’ex marito Flavio Briatore: “Cogline arrogante brava”. Poche ore dopo era arrivato anche il commento del direttore artistico Amadeus: “Io non ho mai sentito in questi mesi Elisabetta Gregoraci. E Nicola Savino ha piena autonomia sulla scelta del cast all’interno dell’Altro Festival. Io ho scelto lui e gli ho consegnato in qualche modo le chiavi di casa. Mi fido e so che farà un lavoro fatto bene. A tutti quelli che non ci saranno, voglio ricordare che la vita è fatta anche di no. E con tutto il rispetto per Elisabetta, il fatto che oggi sia tutto urlato sui social non aiuta. Andrebbero rispettati i no come i sì”, ha dichiarato all’Adnkronos. Il padrone di casa ha poi continuato il suo intervento: “Io de L’Altro Festival non mi occupo direttamente. Ho chiesto a Nicola Savino che fosse un luogo dedicato al racconto del festival fatto sul web, sui social, con un linguaggio nuovo. Credo abbia scelto un cast funzionale a questo tipo di racconto. Nicola sta facendo il suo programma e ha il diritto di scegliere chi vuole. Gli ho consegnato le chiavi e so che ne farà buon uso.” Fiorello, amico storico di Savino, punta tutto sull’ironia rilanciando un refuso presente nel titolo di un quotidiano dove il conduttore viene scambiato per l’attore Favino: “Favino su queste cose non transige e silura! Se hai un ex marito di destra e non vai a vedere Hammamet sei fuori!“.

Sanremo 2020: da Amadeus alla Gregoraci, il punto sulle polemiche. Il conduttore, accusato di sessismo, replica: "Sono stato frainteso". La showgirl invece attacca Savino: "Ha ottenuto la mia esclusione da L'Altro Festival". Panorama il 17 gennaio 2020. Se c'è un grande classico che scandisce la vigilia del Festival di Sanremo, sono le polemiche, diventate ormai sono un format nel format: passano gli anni, cadono i governi, ma lo scivolone è sempre in agguato. L'anno scorso toccò a Claudio Baglioni, con la questione migranti, quest'anno invece ad Amadeus, accusato di sessismo per le parole con cui alla conferenza stampa di presentazione del Festival, in onda del 4 all'8 febbraio prossimo, ha presentato una delle dieci co-conduttrici, Francesca Sofia Novello, la modella fidanzata con Valentino Rossi. E come se non bastasse, al calderone sanremese si sono aggiunte le stoccate di Elisabetta Gregoraci contro Nicola Savino per l'esclusione da L'Altro Festival.

Sanremo 2020, le polemiche contro Amadeus. Partiamo dalla frase incriminata. "Questa ragazza molto bella, che ovviamente sapevamo essere la fidanzata di un grande Valentino Rossi, è stata scelta da me perché vedevo, intanto la bellezza, ma la capacità di stare vicino a un grande uomo stando un passo indietro malgrado la sua giovane età". Amadeus lo ha detto durante la conferenza stampa di presentazione di Sanremo 2020, martedì 15 gennaio, ma le polemiche sono scoppiate con 72 ore di ritardo (e il perché del timing resta un mistero), con un effetto valanga divampato sui social dove il conduttore è stato bollato hic et nunc come sessista. Sul fuoco della polemica hanno soffiato un po' tutti, dalle femministe arriabbiate alle truppe anti-Amadeus, da Michela Murgia (che in radio ha tuonato contro il conduttore: "Dici stronzate") all'economista Imen Boulahrajane, passando per Claudia Gerini (con un post su Instagram poi misteriosamente cancellato) e pure la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti Paola De Micheli. Insomma, una polemica trasversale che ha coinvolto un po' tutti, persino quelli e quelle che fino al giorno prima insultavano Ruja Jebreal ("restituisci il cachet!") e Rita Pavone (in quando sovranista ma soprattutto in quanto rifatta, come hanno scritto senza lesinare gli improperi). Tutto bello, tutte opinioni legittime, per carità, ma davanti all'hashtag #boycottSanremo tocca alzare le mani e arrendersi all'evidenza: come sempre quando Sanremo incrocia argomenti seri e complessi - quello della parità di genere, anche in tv, lo è - è un attimo scivolare nella farsa surreale. 

La replica di Amadeus e della Novello. Non andavano bene le vallette mute, non andavano bene la bionda e la mora di baudiana memoria e adesso non vanno bene nemmeno dieci co-conduttrici belle e pensanti. Amadeus scivola su una frase infelice ma trasformarlo nell'orco sessista è davvero un'esagerazione clamorosa, soprattutto se si guarda all'operazione complessiva che il direttore artistico ha in mente per il Festival numero 70, ovvero quella di portare sul palco dell'Ariston tante donne diverse, con storie, ruoli, mestieri, esperienze diversi. Quanto alle parole su Francesca Sofia Novello, la fidanzata di Valentino Rossi, Amadeus precisa di essere stato frainteso: "Quel 'passo indietro' - si riferiva alla scelta di Francesca di stare fuori da riflettori che inevitabilmente sono puntati su un campione come Valentino. Un'altra ragazza avrebbe forse potuto 'cavalcare' tanta popolarità e invece Francesca ha scelto di essere più discreta, di rimanere più defilata", spiega respingendo le accuse di sessismo. E la diretta interessa? Si schiera al suo fianco: "Purtroppo non credo che sia il passo avanti o indietro ad assicurare e a garantire il ruolo della donna. Mi fa ridere tutto questo tam tam, però fa parte del gioco. Il Sanremo che ha immaginato Amadeus è incentrato sulla valorizzazione delle donne in tutte le diverse sfumature e sfaccettature". 

Elisabetta Gregoraci contro Nicola Savino. Ma per la Rai sono ore intense sul fronte Sanremo. A gettare altra benzina sul fuoco ci ha pensato Elisabetta Gregoraci, che via Instagram se l'è presa con Nicola Savino, il conduttore de L'Altro Festival (ovvero la nuova versione del Dopo Festival, che andrà in onda solo su Rai Play). "Il signor Savino con cui avrei dovuto co-condurre il format, ha imposto la sua volontà e ottenuto con forza e prepotenza, la mia esclusione, adducendo motivi inesistenti, pretestuosi e strumentali", ha scritto la showgirl calabrese. "Tra i quali (affermazione pronunciata nel corso di una nostra conversazione telefonica privata e che mi ha molto ferito) la presunta appartenenza politica alla destra del mio ex marito, in quanto all'interno del format avrebbe già incluso comici sostenitori di sinistra", ha aggiunto l'ex moglie di Flavio Briatore. La replica di Savino è arrivata poche ore dopo, durante la diretta di Deejay Chiama Italia, che conduce in coppia con Linus su Radio Deejay: "Ho parlato al telefono con Elisabetta per rincuorarla di un malinteso che mi riguarda, ma non ho mai parlato di destra e sinistra perché io non discrimino. Prima di tutto io non associo Flavio Briatore alla destra. Anzi, è amico di Matteo Renzi. Però questa cosa di destra e sinistra mi ha proprio avvilito", ha chiosato Savino. Polemica chiusa? Vedremo quale sarà il prossimo terreno di scontro. 

Da liberoquotidiano.it il 17 gennaio 2020. Heather Parisi, con un post pubblicato sul suo profilo Twitter, attacca Amadeus dopo le frasi che ha pronunciato in conferenza stampa su Francesca Sofia Novello, fidanzata di Valentino Rossi. Il conduttore del Festival di Sanremo, presentandola come una delle donne che lo accompagneranno sul palco dell'Ariston aveva detto di "averla scelta per la bellezza, ma anche per la capacità di stare accanto a un grande uomo, stando un passo indietro". Frasi che avevano scatenato i social e pure la Parisi che ha pubblicato un video di Freeda in cui ad Amadeus si rivolge la seguente frase: "razza di idiota, siamo nel 2020. Basta parlare delle donne in questo modo".

Sanremo 2020, Amadeus e il polverone sul «passo indietro»: attacchi anche da Heather Parisi e Claudia Gerini. Pubblicato sabato, 18 gennaio 2020 su Corriere.it da Arianna Ascione. Ha spiegato di essere stato frainteso in merito allo stare «un passo indietro» ed è anche scomparsa dal profilo Instagram condiviso con la moglie Giovanna Civitillo la citazione attribuita a Massimo Troisi «Io sono responsabile di quello che dico, non di quello che capisci» pubblicata ieri nel bel mezzo delle polemiche. Ma il polverone sollevato dalla frase di Amadeus pronunciata in riferimento alla compagna di Valentino Rossi, Francesca Sofia Novello, non si è ancora placato. Al coro di critiche social si è aggiunta la showgirl Heather Parisi, sempre molto attiva su Twitter, che ha condiviso un video-commento ironico realizzato dal portale Freeda. L'attrice Claudia Gerini invece in un post su Instagram - poi rimosso - ha segnalato come le donne ancora oggi vengano ancora utilizzate come «belle statuine, degne di stare lì sedute perché bellissime»: «Come si fa nel 2020 a dire in una conferenza stampa di un evento così popolare e seguito - mainstream - una frase cosi sessista, così retrograda, così sbagliata? Ancora stiamo così?». E ancora, aggiungendo l'hashtag #boycottsanremo: «Tutto ciò è inaccettabile. Ancora le donne che fanno paura ed è meglio che stiano un passo indietro! Spero che seguiranno delle sentite scuse e rettifiche. Ma poi perché 10? Vogliamo 10 conduttori. Due ogni sera. Non ci importa che siano belli. Dateceli dotati di intelligenza e sensibilità. Sicuramente Amadeus non voleva essere offensivo, ma lo è sembrato. Sotto gli occhi di tutti forse avrebbe dovuto pesare di più i concetti e le parole». E ancora, aggiungendo l'hashtag #boycottsanremo: «Tutto ciò è inaccettabile. Ancora le donne che fanno paura ed è meglio che stiano un passo indietro! Spero che seguiranno delle sentite scuse e rettifiche. Ma poi perché 10? Vogliamo 10 conduttori. Due ogni sera. Non ci importa che siano belli. Dateceli dotati di intelligenza e sensibilità. Sicuramente Amadeus non voleva essere offensivo, ma lo è sembrato. Sotto gli occhi di tutti forse avrebbe dovuto pesare di più i concetti e le parole».

A darle manforte è arrivata Ambra Angiolini, che ha commentato: «Ma sono proprio d'accordo! Sono indiscutibilmente brutti quasi tutti e noi sempre giudicate se invecchiamo, se ingrassiamo, se cellulitichiamo...ma basta! E per notare tutto questo mi sono dovuta girare perché davanti a me di questi uomini non ho visto nessuno». In difesa di Amadeus invece, sempre su Instagram, si è schierata ancora una volta la moglie, reclutata come inviata speciale de «La Vita In Diretta»: «Io, a volte "un passo avanti", a volte "un passo indietro", spesso accanto, ma soprattutto la cosa più importante sempre felice».

Da liberoquotidiano.it il 17 gennaio 2020. "Boicottiamo Sanremo". Al Festival la situazione precipita: è l'attrice romana Claudia Gerini a lanciare la campagna mediatica contro Amadeus dopo le (presunte) dichiarazioni "sessiste" pronunciate dal conduttore Rai riguardo alle 10 figure femminili che lo affiancheranno sul palco dell'Ariston. Amadeus si è già difeso, sostenendo di essere stato frainteso, ma alle femministe vip non basta. "Come si fa nel 2020 ... a dire in una conferenza stampa di un evento così popolare e seguito - mainstream - una frase cosi sessista, così retrograda, così sbagliata? Ancora stiamo così....?", si chiede la Gerini. Al centro delle critiche la presentazione di Amadeus relativa a Francesca Sofia Novello, fidanzata di Valentino Rossi, giudicata "bellissima" e brava perché rimasta "un passo indietro" rispetto al più famoso partner. Amadeus si riferiva alla volontà di "restare fuori dai riflettori" e non sfruttare la fama riflessa del più famoso motociclista italiano: parole cadute nel vuoto. "Un uomo al centro, che parla, e ha diritto di parola..... le donne come contorno di belle statuine.... degne di stare lì sedute perché bellissime (all'uomo non è richiesta la bellezza incredibile.... nonostante i 50 anni", prosegue la Gerini sui social. "Tutto ciò è inaccettabile. Ancora le donne che fanno paura ed è meglio che stiano un passo indietro! Spero che seguiranno delle sentite scuse e rettifiche. Ma poi perché 10? Vogliamo 10 conduttori. Due ogni sera. Non ci importa che siano belli. Dateceli dotati di intelligenza e sensibilità", con hashtag bellicoso #boycottsanremo. Ironia della sorte, la Gerini era stata ospite di Amadeus lo scorso 6 gennaio alla puntata speciale dei Soliti Ignoti, su Raiuno, in cui furono presentate le ultime due concorrenti del Festival, Tosca e Rita Pavone. Alla Gerini, ricorda TvBlog, si è accodata Ambra Angiolini: "Ma sono proprio d’accordo!!! Sono indiscutibilmente brutti quasi tutti e noi sempre giudicate se invecchiamo, se ingrassiamo, se cellulitichiamo..... ma basta!!!! E per notare tutto questo mi sono dovuta girare perché davanti a me di questi uomini non ho visto nessuno".

Delirio "sessismo", ora cantano tutti. Gerini chiede addirittura il boicottaggio, Gregoraci spiega l'esclusione. Laura Rio, Sabato 18/01/2020, su Il Giornale. Siamo ai limiti del delirio. Forse neppure l'anno scorso le dichiarazioni di Baglioni sui migranti avevano scatenato così tanto la reazione del popolo dei social come sta avvenendo sui due casi sanremesi con al centro le donne. Addirittura attrici famose come Claudia Gerini inneggiano al boicottaggio del Festival e sulla piattaforma change.org è stata lanciata una petizione per cambiare il conduttore. Partiamo dal caso Gregoraci, la soubrette che ha accusato Nicola Savino di averla esclusa dall'«Altro Festival» in quanto di destra e aver preferito comici di sinistra. Ieri il presentatore ha replicato durante «Deejay Chiama Italia», su Radio Deejay: « Ho parlato al telefono con Elisabetta Gregoraci per rincuorarla di un malinteso che mi riguarda, ma non ho mai parlato di destra e sinistra perché io non discrimino. Prima di tutto io non associo Flavio Briatore alla destra, anzi è amico di Renzi. Però questa cosa di destra e sinistra mi ha proprio avvilito». La Gregoraci ribatte tramite LaPresse: «Avvilito? Savino? No guardi, avvilita sono io per quanto è successo!!! Mi lascia basita il fatto che Amadeus (che aveva difeso Savino) fosse totalmente all'oscuro della mia trattativa con la Rai. Un punto è certo: e cioè che il mio manager, Durante, aveva ricevuto dai vertici Rai la conferma della mia partecipazione al Festival e che l'ultimo giorno sono stata liquidata». L'altro caso che tiene banco riguarda le frasi «sessiste» pronunciate da Amadeus durante la conferenza stampa di martedì su Francesca Sofia Novello, la fidanzata di Valentino Rossi: «L'ho scelta per la sua capacità di stare un passo indietro al suo uomo». Già l'altro ieri il conduttore aveva spiegato di essere stato frainteso, che si riferiva alla volontà della modella di non sfruttare la fama riflessa del più famoso motociclista italiano. Ma non è bastato. Ieri è scesa in campo l'attrice Claudia Gerini addirittura lanciando l'hashtag «Boicottiamo Sanremo». Anche se poi deve aver cambiato idea e cancellato il post su Instagram. «Come si fa nel 2020 - aveva scritto - a dire in una conferenza stampa di un evento così popolare una frase cosi sessista, così retrograda, così sbagliata? Un uomo al centro, che parla..... le donne come contorno di belle statuine.... degne di stare lì sedute perché bellissime (all'uomo non è richiesta la bellezza incredibile)». Alla Gerini si è accodata, tra le tante, Ambra Angiolini: «Ma sono proprio d'accordo!!! Sono indiscutibilmente brutti quasi tutti e noi sempre giudicate se invecchiamo, se ingrassiamo, se cellulitichiamo..... ma basta!!». Ieri Amadeus è stato difeso dal neo direttore di Raiuno Stefano Coletta («È chiaro che non aveva intenzione di offendere nessuno») e ha ribadito di «essere la persona meno sessista della terra». Ma certo non finisce qui.

Amadeus, tempesta a Sanremo. Rivolta per il "sessismo", Claudia Gerini lancia il boicottaggio del Festival. Libero Quotidiano il 17 Gennaio 2020. "Boicottiamo Sanremo". Al Festival la situazione precipita: è l'attrice romana Claudia Gerini a lanciare la campagna mediatica contro Amadeus dopo le (presunte) dichiarazioni "sessiste" pronunciate dal conduttore Rai riguardo alle 10 figure femminili che lo affiancheranno sul palco dell'Ariston. Amadeus si è già difeso, sostenendo di essere stato frainteso, ma alle femministe vip non basta. "Come si fa nel 2020 ... a dire in una conferenza stampa di un evento così popolare e seguito - mainstream - una frase cosi sessista, così retrograda, così sbagliata? Ancora stiamo così....?", si chiede la Gerini. Al centro delle critiche la presentazione di Amadeus relativa a Francesca Sofia Novello, fidanzata di Valentino Rossi, giudicata "bellissima" e brava perché rimasta "un passo indietro" rispetto al più famoso partner. Amadeus si riferiva alla volontà di "restare fuori dai riflettori" e non sfruttare la fama riflessa del più famoso motociclista italiano: parole cadute nel vuoto. "Un uomo al centro, che parla, e ha diritto di parola..... le donne come contorno di belle statuine.... degne di stare lì sedute perché bellissime (all'uomo non è richiesta la bellezza incredibile.... nonostante i 50 anni", prosegue la Gerini sui social. "Tutto ciò è inaccettabile. Ancora le donne che fanno paura ed è meglio che stiano un passo indietro! Spero che seguiranno delle sentite scuse e rettifiche. Ma poi perché 10? Vogliamo 10 conduttori. Due ogni sera. Non ci importa che siano belli. Dateceli dotati di intelligenza e sensibilità", con hashtag bellicoso #boycottsanremo. Ironia della sorte, la Gerini era stata ospite di Amadeus lo scorso 6 gennaio alla puntata speciale dei Soliti Ignoti, su Raiuno, in cui furono presentate le ultime due concorrenti del Festival, Tosca e Rita Pavone. Alla Gerini, ricorda TvBlog, si è accodata Ambra Angiolini: "Ma sono proprio d’accordo!!! Sono indiscutibilmente brutti quasi tutti e noi sempre giudicate se invecchiamo, se ingrassiamo, se cellulitichiamo..... ma basta!!!! E per notare tutto questo mi sono dovuta girare perché davanti a me di questi uomini non ho visto nessuno".

 (ANSA il 16 gennaio 2020) - "Mi dispiace che sia stata interpretata malevolmente la mia frase, sono stato frainteso". Amadeus all'ANSA prova a gettare acqua sul fuoco della polemica sollevata dalle parole che ha rivolto - durante la conferenza stampa di Sanremo - a Francesca Sofia Novello, fidanzata di Valentino Rossi, una delle donne che condivideranno con lui il palco. Presentandola ha detto di "averla scelta per la bellezza, ma anche per la capacità di stare accanto a un grande uomo, stando un passo indietro". Affermazioni che hanno incendiato i social, con il moltiplicarsi di accuse di superficialità e di sessismo. "Quel passo indietro - spiega Amadeus - si riferiva alla scelta di Francesca di stare fuori da riflettori che inevitabilmente sono puntati su un campione come Valentino".

Maurizio Crosetti per “la Repubblica” il 16 gennaio 2020. Confermata la presenza di Diletta Leotta e Georgina Rodriguez al prossimo Festival di Sanremo, rispettivamente come esperte di niente e di niente.

Nanni Delbecchi per il “Fatto quotidiano” il 16 gennaio 2020. Chissà se Rula Jebreal nel suo intervento sulle donne parlerà anche della Nazionale Rosa selezionata da Amadeus per Sanremo. Dalla formazione si possono ricavare indizi interessanti, e forse qualche prova. Basta con le vallette, viva la parità. Non ci sono più la Destra e la Sinistra, dunque non ci sono più la Bionda e la Mora, e invece dieci ragazze co-conduttrici, da non confondersi con le ragazze coccodè, a cui un' adolescente dovrà ispirarsi per poter salire sul palco dell' Ariston. Essere Vip è una precondizione necessaria, ma non sufficiente: c'è Vip e Vip. Porte dell' Ariston aperte alle co-conduttrici in proprio, non importa se co-conducono di cuochi come Antonella Clerici o di sport come Diletta Leotta (Leotta dura senza paura). Prima le italiane come la Venier, ma c' è posto anche per le co-conduttrici albanesi come Alketa Vjesu, per splendide Vip vintage come Sabrina Salerno, per le giornaliste dei tg (in ogni mezzobusto dorme un conduttore, e purtroppo qualche volta si sveglia). Ma la vera categoria emergente, in linea con lo spirito dei tempi, è quella delle fidanzate Vip. Non importa se stai con Ronaldo o con Valentino Rossi, per la proprietà transitiva diventi Vip anche tu: ed è subito Sanremo. Bella conquista, non c' è che dire. Ma allora aveva ragione quel protofemminista di Silvio quando diceva: "Cercatevi un ragazzo ricco". Ricco e famoso. Non sappiamo cosa ne pensi Rula, ma se questi sono i magnifici modelli e progressivi della donna, be', aridatece le vallette.

«Donne bellissime» Gaffe del conduttore. Pubblicato mercoledì, 15 gennaio 2020 su Corriere.it da Nino Luca. «Un ventaglio di donne con tante sfaccettature diverse». Questa l’idea di Amadeus, il risultato però sembra lontano dalle aspettative, perché quasi tutte le 10 donne che saranno sul palco dell’Ariston sembrano corrispondere al canone unico del codice estetico di Instagram, patinato, photoshoppato, sostanzialmente non aderente alla realtà che, quella sì, ha tante sfaccettature diverse e racconta un ventaglio di archetipi femminili contemporanei che non si fanno rinchiudere nella gabbia dello scontato. Prima l’estetica, il contenuto viene dopo e anche se non c’è pazienza: è questo il messaggio che arriva sottotraccia dall’evento più seguito dell’«azienda culturale più importante del Paese» (come la Rai definisce sempre, pomposamente, se stessa). Di tutte le «sue» donne Amadeus ha sottolineato, insistentemente, «la bellezza», ovviamente fisica. Sabrina Salerno «icona sexy anni 80, ma bellissima anche oggi che è una donna di 50»; Francesca Sofia Novello, la fidanzata di Valentino Rossi, «scelta per la sua capacità di stare di fianco a un grande uomo pur rimanendo un passo indietro». Le due giornaliste del Tg1? Ovviamente bellissime. Rula Jebreal sul palco a parlare, ma di donne, come fosse la riserva dei panda. Difficile credere che Georgina Rodriguez arrivi a Sanremo se non per la patente con cui è conosciuta nel mondo: la fidanzata di (in questo caso Cristiano Ronaldo). Amadeus voleva evitare il cliché delle due donne che fanno da contorno al conduttore, ma quegli stessi cliché ha finito per moltiplicarli a senso unico: si è infilato in una strada senza uscita a farsi aria con un ventaglio non di sfaccettature, ma di luoghi comuni.

Giuseppe Candela per ilfattoquotidiano.it il 14 gennaio 2020. Quando il 2 d’agosto ho ricevuto le telefonate di tutta l’azienda per Sanremo 2020 è stata una grandissima emozione. Sono tranquillo perché è il sogno di quando ero bambino. Ho voluto lavorare al Festival come l’ho sempre pensato, un occhio al passato ma che guarda al presente e al futuro”, ha esordito così Amadeus in conferenza stampa a Sanremo. Un lungo incontro con i giornalisti tra novità e notizie sulla 70° edizione del Festival. “Sanremo è anche una festa e nelle feste chiami gli amici. Il primo è Fiorello, è stato il primo a chiamarmi e ci siamo ricordati di una promessa fatta 35 anni fa, ai tempi di Deejay Tv. Ho già prenotato la camera per lui di fronte alla mia. E’ un fratello che è con me in questa avventura”, ha dichiarato il padrone di casa. Il mattatore siciliano è intervenuto con un filmato “Io non avrei proprio deciso”, ha scherzato e sul finale ha fatto il bis con una nota vocale: “Mi hai messo già ansia. Io non so ancora una minchia di niente di cosa farò? Ma non perché non te lo voglio dire, perché non lo so! Cu’ m’u fici fare.” La notizia è che, a sorpresa, Fiorello sarà sul palco dell’Ariston tutte le sere, proprio come Tiziano Ferro. “Quando ho chiesto a Tiziano di esserci tutte le sere è stato felicissimo: Ma veramente tutte le sere? E’ bellissimo”, ha raccontato il conduttore con Ferro che non ha nascosto, anche lui con un filmato, la sua emozione: “Amadeus chiamandomi ha realizzato un sogno, sarà fantastico per me far parte del cast di questo Festival. Sanremo mi ha fatto diventare un sognatore perché quando ero ragazzino lo guardavo e speravo di fare quello, esserci per cinque sere è un privilegio A 40 anni è essere felice come un bambino di 8 è una fortuna. Grazie per quella telefonata.” Saranno undici le donne di Sanremo 2020, si alterneranno nel corso delle cinque serate. “Si parlava di due donne all’inizio e tutti a dirmi ‘solo due donne?’, poi ne ho portate dieci e via a dire “eh, ma sono troppe”, ha scherzato il direttore artistico. Ad aprire la 70° edizione del Festival la conduttrice, molto amata sui social, Diletta Leotta e la discussa giornalista Rula Jebreal. Nella seconda serata spazio Monica Belucci, un colpo chiuso probabilmente nelle ultime ore. Per l’attrice un ruolo più vicino all’ospitata che alla coconduzione, sul palco al mercoledì anche le giornaliste del Tg1 Emma D’Aquino e Laura Chimenti con la showgirl Sabrina Salerno. Il giovedì sera sul palco la signora Ronaldo Georgina Rodriguez e la conduttrice albanese, sconosciuta al pubblico italiano, Alketa Vejsiu. Al venerdì Antonella Clerici e Francesca Sofia Novello, compagna di Valentino Rossi. L’ultima sera Mara Venier con il ritorno di Diletta Leotta, Sabrina Salerno e Francesca Sofia Novello. Roberto Benigni aveva annunciato la sua presenza a Che tempo che fa: “Mi chiama anche lui come il sindaco, Amedeus. Non chiedo mai cosa faranno, perché sarà sicuramente indimenticabile e imprevedibile. Come per Fiorello, come per Tiziano. Benigni sta preparando qualcosa di particolare“, ha spiegato Amadeus annunciando che il premio Oscar salirà sul palco dell’Ariston il giovedì sera. Non solo Benigni, ma come immaginabile non ci sarà Michelle Obama, cachet fuori portata. Massimo Ranieri duetterà con Tiziano Ferro, arriveranno Dua Lipa, Salmo, Mika, Johnny Dorelli, Lewis Capaldi. Trattative in corso con Ultimo e Zucchero, stesso discorso per Albano e Romina che potrebbero cantare anche l’inedito scritto da Cristiano Malgioglio. Altre sorprese previste ma non svelate. “Non sapevo che fosse sovranista e davvero non m’importa. Non c’entra nulla“, dice Amadeus in merito alla polemica sulla presenza in gara di Rita Pavone. Da settimane si discute anche di Rula Jebreal: “Volevo una giornalista internazionale che mi parlasse di donne. Nel mio Sanremo la sensibilità delle persone che deve prevalere: voleva una persona dall’esperienza internazionale per parlare di donne e la donna va rispettata a prescindere da tutto. Non c’è nessun’appartenenza politica, non immaginavo tutte queste polemiche. Dichiaro per chi faccio il tifo calcistico ma non per chi voto, io faccio televisione per le famiglie. Quando ho pensato a Rula era perché avevo visto questa giornalista alla Cnn, avevo letto la sua storia e le ho detto che volevo incontrarla perché in apertura del Festival si parlasse delle donne. Il mio invito è legato a qualcosa a tutela delle donne, non avrei mai immaginato uno scontro politico.” In difesa della Jebreal anche Laura Chimenti: “Certe polemiche non dovrebbero arrivare sul palco di Sanremo” e Emma D’Aquino: “Parlare di lotta alla violenza contro le donne dovrebbe essere un impegno quotidiano, siamo contenti che venga fatto a Sanremo”. E per restare in tema polemiche il conduttore non si sottrae nemmeno sul lista gate: “Non era mai accaduto che i 24 big fossero presenti il 6 gennaio, volevo dare una vetrina già illuminata ai big e i risultati si sono visti. Sull’annuncio l’ho fatto d’impulso, non ingenuamente. Mi sono arrabbiato il 30 sera, perché non volevo che i nomi fossero usciti su un solo giornale. I nomi sono sempre stati 24 e non l’ho mai detto a nessuno. Volevo dirne 20. perché mi ero reso conto che come pensavo a un nome lo vedevo in giro pubblicato da qualche parte. Quando li ho visti sul giornale mi sono arrabbiato e ho scelto, non ingenuamente, sapendo di fare una cosa non corretta, di darlo a un quotidiano. Di questo chiedo scusa: non volevo che un solo cartaceo che potesse fare la parte del direttore artistico e spoilerare la notizia. Che poi tra colleghi non si fa, è una questione di rispetto”. Amadeus ringrazia la direttrice: “Ringrazio Teresa De Santis, perché è stata tra le persone che mi hanno voluto al Festival. Noi dobbiamo portare a casa un Festival e so che siamo tutti uniti per questo, al di là di quello che sta accadendo”. La dirigente non ha infatti presenziato alla conferenza stampa dopo la sua uscita da Rai1 per fare spazio a Stefano Coletta. Il vicedirettore Fasulo non nega la novità della situazione: “Diciamo che a questo punto del Festival è una novità assoluta ma l’azienda ha gli anticorpi e le procedure per andare avanti. Si mettono in campo dei by-pass, ma si va avanti.” Commenta anche Antonio Marano: “La Rai ha le panchine lunghe, quel che conta è il progetto. La cosa bella della Rai è che non la ferma nessuno e porta a casa ascolti e cambiamento”. Il DopoFestival com’è noto andrà in onda su RaiPlay con un titolo differente, L’AltroFestival, e la conduzione di Nicola Savino. Al suo fianco Myss Keta, i Gemelli di Guidonia, Valerio Lundini da Battute, Eddy Anselmi. Prima Festival, i dieci minuti che precedono le puntate della kermesse, sarà affidato a Gigi e Ross e Ema Stockolma.

A Sanremo vengo anch’io? No tu no. Breve storia della guerra dei politici agli ospiti. Il ritornello del Festival è la protesta a prescindere. Contro Elton John, Rufus, Tiziano Ferro, Virginia Raffaele. Fino a Rula Jebreal. Beatrice Dondi il 13 gennaio 2020 su L'Espresso. «È ora di dire basta a questa gente pagata coi soldi pubblici» è il vero tormentone della storia di Sanremo. I parolieri? L’allegra combriccola dei politici di turno che si svegliano appena si rendono conto che manca solo un mese all’inizio dello spettacolo. In genere le stampelle alla Enrico Toti si gettano con furia contro l’annunciato ospite processato nelle intenzioni di voler sciorinare sul palco pericolosissimi discorsi di apertura umana. Quest’anno, come sanno anche i sassi, la terribile minaccia arrivava dal nome di Rula Jebreal, che ha acceso scintille di vivacità furibonda in occhi generalmente vacui. Ma la polemica avrebbe potuto serenamente essere traslata in un anno a caso. Daniele Capezzone, per fare un esempio volutamente calzante, ha volantinato la sua opinione con una sorta di slogan: «E la signora Rula Jebreal con il canone pagato dai contribuenti dovrebbe fare a Sanremo fervorini anti occidentali di questo tenore? No a monologhi nei programmi di intrattenimento». Ma qualche edizione fa l’ex radicale, ex berlusconiano, oggi collaboratore della Verità e presenzialista televisivo, si scagliò contro la partecipazione di Maurizio Crozza più o meno con gli stessi termini: «Un clamoroso autogol! Farebbero bene a scusarsi tutti e a rispettare gli italiani che non vogliono comizi faziosi». Quindi no monologhi, no opinioni, no soldi pubblici. Ma l’ospite si sa, ha il vizio di essere una persona a volte parlante. Per questo Maurizio Gasparri, di cui si ricorda la recente battaglia contro la presenza dei Pooh considerati troppo vecchi e bisognosi di badanti, aveva espresso la sua moderata preoccupazione alla partecipazione di Elton John definendolo con eleganza «È uno schifo umano, con l’utero in affitto si arriva facilmente al nazismo». Sparata a zero di tono similare fu fatta da Mario Adinolfi: «Il supercachet come famiglie italiane dobbiamo pagarlo a Tiziano Ferro che deve comprarsi un figlio, a Ricky Martin che se ne è già comprati un paio». Mentre Daniela Santanchè rincarava la dose con «Questa propaganda da regime deve finire. Elton John l’abbiamo pagato tutti». Matteo Salvini condivise le preoccupazioni di don Buonaiuto contro l’ospitata di Virginia Raffaele accusata di satanismo, problema come ebbe a dire l’ex vicepremier «da non sottovalutare», alla ministra Fornero non piacque la farfallina di Belén, il Codacons si indignò per l’annuncio dell’intervista a Mike Tyson e Famiglia Cristiana sui costi della presenza di Celentano. Orrore e raccapriccio per Conchita Wurst e la sua splendida barba dell’epoca, guai al rapper Eminem, preghiera collettiva dei Papaboys contro Rufus. E così via, contro i turbatori del pensiero italico. Che è il vero motivetto che ci piace tanto.

Totò Rizzo per leggo.it il 7 gennaio 2020. C'è chi ha ballato una sola estate e chi ha cantato un solo Sanremo. Prendete i Jalisse che sono diventati, con inclemenza, il paradigma di quale croce, oltre che delizia, possa essere per un artista il festival. Dopo la controversa vittoria con Fiumi di parole (che pure dal quel lontano 1997 è entrata nella memoria della maggioranza canterina) all'Ariston non hanno più gareggiato. Anzi, subito dopo erano addirittura scomparsi, innescando tormentoni a catena. Invece i Jalisse sono vivi e lottano insieme a noi, fanno concerti, lui, Fabio Ricci, insegna musica, lei, Alessandra Drusian, voce portentosa, di tanto in tanto calca le scene per un musical. Vero, si sono anche sottoposti, come tanti, all'ormai tradizionale carosello nelle porte girevoli televisive, quegli hangar, quei parcheggi multirete, quelle Betty Ford Clinic messi a disposizione dei cantanti in cerca di nuova notorietà. Ma tant'è: se vuoi visibilità da lì devi passare. Su quelle porte sta scritto Music Farm (format ormai caduto in disuso), Tale e Quale Show, Ora o mai più ma anche Domenica in, reality psicosociologici e naturisti, ospitate seriali da Barbara D'Urso. Chi si ricorda di Alessandro Safina, di Jenny B, di Jessica Morlacchi, di Linda, di Mario Rosini, di Antonio Maggio, di Karima? Eppure sono saliti su quel palcoscenico e alcuni di loro ne sono scesi addirittura con un trofeo in mano. Molti premiati anche dalla critica oltre che dal consenso popolare. Se i riflettori andavano in cortocircuito venivano spediti, come per una terapia, a Music Farm oppure in assortiti gruppi corali nei pomeriggi della Venier. Alcuni apparivano negli affollati San Silvestro in piazza come Paolo Vallesi che s'affannava fino a pochi giorni fa a Potenza nel farsi seguire da un pubblico di ventenni incappottati che quasi sconosceva le parole de La forza della vita. Gerardina Trovato, pupilla della Caselli all'alba degli anni 90, ha ritrovato un minimo di luce nelle accorate interviste di questi giorni sul suo ritrovato stato di salute mentale e su quello di necessità economica per la sopravvivenza. Sanremo può essere il miele dei talentosi, dal Volo a Mengoni, da Emma a Noemi. Ma può anche trasformarsi nel fiele della dimenticanza: che fine hanno fatto Alessandro Casillo, trionfatore nel 2012, o Lele, giovane vincitore solo due anni fa?

Sanremo 2020: come acquistare i biglietti e quanto costano. Linda su Notizie.it l'08/01/2020. Rimangono ancora poche ore per poter acquistare i biglietti di Sanremo 2020: ecco quanto costano e come è possibile procurarseli. A disposizione ci sono solamente cinque ore, e precisamente dalle 9 alle 14 di mercoledì 8 gennaio 2020, per poter acquistare i biglietti del Festival di Sanremo 2020. Sul sito internet del Teatro Ariston sono dunque disponibili gli abbonamenti in platea e galleria per le cinque serate della 70a kermesse canora nazionale. La gara di canto, in programma dal 4 all’8 febbraio, si prospetta già molto ricca di novità e succulenti notizie di gossip. Per quanto riguarda i prezzi, l’abbonamento in platea per le cinque serate costa 1290 euro. La galleria cost invece circa la metà, ossia 672 euro. L’unica modalità per effettuare gli acquisti è pertanto quella di collegarsi al sito sanremo2020. aristonsanremo.com esclusivamente il giorno 8 gennaio dalle 9 alle 14. L’annuncio è stato emanato pochi minuti fa dal medesimo Teatro Ariston, che presenterà la popolare rassegna canora nel suo settantesimo anniversario. Nel contempo, a meno di un mese dall’inizio dello show, la città è già in grande fermento. Sei ticket sono inoltre già stati assegnati, infatti tre coppie di biglietti sono destinate ai vincitori di una lotteria benefica a favore del Centro Aiuto alla Vita. Si attende poi il collocamento della targa in bronzo della canzone vincitrice della passata edizione. Quest’ultima, ordinata a novembre, non è ancora arrivata, ma assicurano che ne sarà presto sollecitata la fonderia. Si tratta, come tutti ricorderanno, della fortunata “Soldi” di Mahmood, che lanciò ufficialmente il giovane cantante milanese nel panorama musicale italiano. 

Gino Castaldo per repubblica.it il 18 gennaio 2020.

Achille Lauro. Me ne frego. È rimasto sulla sua vecchia Rolls Royce, spudoratamente menefreghista

Alberto Urso. Il sole ad est. "Per te ho nel cuore il sole ad est" canta il giovane tenorino ed è minaccioso perché potrebbe anche funzionare

Bugo e Morgan. Sincero. Un trattatello giocoso e magistrale sull'arte del verseggiare, tra Bluevertigo e Battiato

Anastasio. Rosso di rabbia. Potentissimo e inquietante, tra panico e terrorismo. Sarà un forte picco nella temperatura dello show

Diodato. Fai rumore. Una canzone che fila dritta, da cantare, e con un certo gusto

Elodie. Andromeda. Sorprendente. Ritmo, autotune a palla e citazioni di Nina Simone. Firmato Mahmood

Enrico Nigiotti. Baciami adesso. In questa edizione dà l'impressione di arrivare dal paleozoico

Elettra Lamborghini. Musica (e il resto scompare). Quota del divertimento assicurata, lei innamorata di un altro cabron, con reggaeton da manuale e tutti a ballare

Francesco Gabbani. Viceversa. Questa volta il tormentone è affidato a un fischio molto astuto e una melodia circolare. Tempo medio e piacevole

Giordana Angi. Come mia madre. Ai limiti dell'illegalità. Parlare di mamme a Sanremo dovrebbe essere proibito dal regolamento

Michele Zarrillo. Nell'estasi o nel fango. Come se si fosse trovato per sbaglio in una discoteca e avesse improvvisato un ritornello in falsetto tipo Sylvester

Junior Cally. No grazie. Sarà una delle sorprese del festival, irriverente, sboccato, antipolitico con una menzione speciale per il verso "ogni mattina avrà l'oro in bocca"

Paolo Jannacci. Voglio parlarti adesso. Anche scrivere di figli dovrebbe essere proibito ma a quel cognome si perdona tutto

Irene Grandi. Finalmente io. Firmata dalla premiata ditta Curreri/Vasco (più Casini e Righi), abilissima a creare pezzi per voci femminili. Trascinante

Le Vibrazioni. Dov'è. Piena, robusta come si conviene allo stile del gruppo, quasi un melodramma rock

Rancore. Eden. Intenso e dilagante su immagini del nostro mondo, un eden perduto tutto da riconquistare

Piero Pelù. Gigante. Il protagonista non è un figlio, è addirittura un nipotino. Ma nonno Pelù arriva con una tonnellata di classe rock

Pinguini tattici nucleari. Ringo Starr. Verso memorabile: "In un mondo di Paul e John, sono Ringo Starr". Come non condividere?

Levante. Tikibombom. Sempre stralunata, ellittica, da riascoltare per capire il fascino perverso del Tikibombom inteso come ritmo da evitare

Marco Masini. Il confronto. Si guarda allo specchio e si da anche coraggiosamente dello stronzo, ma è sincero e toccante.

Rita Pavone. Niente (resilienza 74). Non sembrerebbe neanche lei, non evolve il suo stile classico e non si capisce bene come prendere un pezzo del genere, perfino un po' rabbioso. Ma rabbioso perché?

Riki. Lo sappiamo entrambi. Rappresenta la quota giovanil-televisiva. Vorrebbe superare il pregiudizio da cantante soprattutto bellino. Ma con questo pezzo farà fatica

Tosca. Ho amato tutto. Un pezzo magistrale, senza ritornello, con sfumature di voce che renderanno l'Ariston un palco elegante

Raphael Gualazzi. Carioca. Titolo ingannevole. Invece che a Rio siamo tra Cuba e svariate capitali europee, ma porta divertimento e swing

Cosa ci dice di Sanremo la lista dei 22 big in gara. Gabriele Fazio su Agi l'1 gennaio 2020. La scelta di mescolarsi con i talent snatura un po' la kermesse dell'Ariston. Pare che la lista dei Big che parteciperanno alla 70esima edizione del Festival di Sanremo sia effettivamente vera. Lo conferma anche l’attacco di un articolo de’ La Stampa che cita una fonte Rai che preferisce rimanere anonima: “La Rai è rimasta spiazzata dallo scoop del settimanale Chi”. Non si tratta dunque di voci, ma di una serie di nomi che, come scrive sui social anche il critico musicale Michele Monina, in tanti nell’ambiente avevano già in mano ma che nessuno aveva osato diffondere. A un certo punto del passaparola però la cosa deve essere sfuggita di mano (procediamo a intuito) e zac! 'Chi' esce con un bello scoop e la serata del 6 gennaio, quando Amadeus, conduttore e direttore artistico del Festival, aveva intenzione di rilasciare ufficialmente la lista durante una speciale puntata de’ “I Soliti Ignoti”. Ecco dunque la lista dei 22 big che vedremo a febbraio sul palco dell’Ariston. 

La lista dei Big a Sanremo.

Marco Masini - Il suo ritorno non può che far bene alla musica italiana: è uno dei più sottovalutati cantautori della sua generazione. La sfortuna di Masini è quella di essere emerso in un periodo in cui l’introspezione profonda che proponeva con la sua bellissima musica (e potremmo citarne di perle offerte da quest’uomo) era considerata una roba da sfigati. Masini, oggi che un’intera generazione di ragazzi si è arresa all’ineluttabile, riempirebbe gli stadi come Calcutta. Solo che è decisamente più bravo. Promosso.

Alberto Urso - vincitore dell’ultima edizione di Amici, Alberto Urso è il tipico artista che dovremmo tenere lontano anni luce dal Festival di Sanremo. Non che in questa affermazione ci sia alcun giudizio artistico o men che meno umano, ma il punto è che in un meccanismo dove buona parte del risultato arriva dal televoto (la più grossa sciocchezza mai pensata per l’assegnazione di un premio) non si può mandare in gara un ragazzo che ha già vinto al televoto un’altra competizione. Chi partecipa a un talent si presenta al pubblico non attraverso un live o un ascolto, ma tramite la televisione, a prescindere dal talento o meno, è percepito dal pubblico, anche inconsciamente, come un personaggio televisivo. E questa è una gara tra artisti. Bocciato.

Elettra Lamborghini – La Lamborghini è la cosa peggiore avvenuta alla musica italiana dai tempi di…scusate, al momento non ci sovvengono paragoni azzeccati. Dopo essere stata messa, con 10 canzoni incise in vita sua, a fare da giudice a The Voice, la sua presenza trasforma l’ultima istituzione televisiva rimasta nel nostro Paese in un capodanno in piazza. Una piazza sfigata però. Bocciata.

Achille Lauro – La presenza di Achille Lauro per la seconda volta consecutiva al Festival di Sanremo non la capiamo. E non per il Festival, che comunque inserisce nel cast un artista tutto sommato accattivante, ma per lo stesso Lauro. Le opzioni sono tre: o ha proposto qualcosa di particolarmente intrigante, o a prescindere dal clamore di “Rolls Royce” le cose non stanno andando bene come si pensa, o vuole diventare una sorta di Anna Tatangelo che campa quasi esclusivamente di Sanremo. Probabilmente la verità è che fanno gli alternativi, i duri e puri, confessano apertamente l’utilizzo di stupefacenti come se fosse una roba da poeti fighi e maledetti, ma quando poi chiama mamma Rai ci si mette sugli attenti e ci si svende per un briciolo di visibilità in più. Si prova a spacciarsi per il Bowie italiano e poi si finisce accanto a Orietta Berti nel salotto di Fazio. Noi comunque siamo curiosi. Promosso.

Anastasio – Altro vincitore di un talent, stavolta lato XFactor, che ha una credibilità decisamente maggiore. La speranza è che il giovane rapper approfitti dell’occasione per andare a dire su quel palco qualcosa che ha senso dire da quel palco, qualcosa che risuoni nelle case degli italiani in maniera dirompente, come lui sa fare. Che faccia il rapper vero insomma, che vada lì a rompere le scatole. Promosso.

Bugo e Morgan – Inutile prenderci in giro, sono loro quelli che aspettiamo al varco. Bugo e Morgan sono due tra i personaggi più eccentrici della musica italiana, la loro miscela potrebbe risultare esplosiva. Promossi.

Diodato – Diodato canta bene, è un ottimo interprete. Nel Festival che avremmo voluto noi non ci sarebbe spazio per i Diodato, per le voci pulite, anche se ottimamente pulite. La speranza (per lui) è che esca un po' da questa sorta di anonimato che lo avvolge. Promosso.

Elodie – La sua presenza, anche alla luce del ritorno di fiamma con i personaggi da talent, era scontata, specie dopo il successo di “Margarita” in coppia col compagno di vita Marracash. Come nel caso di Urso, ripetiamo, il nostro giudizio non cela niente di personale, ognuno può scegliere nella vita cosa fare, però quando la strada di chi scrive di musica incrocia quella di un personaggio televisivo, il corto circuito è inevitabile. Diamo una risposta definitiva alla domanda che in tanti ragazzi si staranno ponendo: chi partecipa a un talent perde di credibilità artistica? Si. Può riuscire a togliersi quell’etichetta? Certamente. È difficile? Quasi impossibile, per questo quelli che ci sono riusciti si contano larghi sulle dita di una mano. Passare dalla tv ti propone ad un certo tipo di pubblico. Si, fai i soldi, si incidi un album, si, se sei fortunato riesci pure a far diventare la musica il tuo mestiere. Ma alla fine, gira che ti rigira, ti troverai sempre ingabbiato. E più passano gli anni, più passano i talent, più il tuo nome sbiadisce. E, vi prego, considerate Marco Mengoni l’eccezione che conferma la regola. Bocciata.

Enrico Nigiotti – probabilmente sta ancora lì dallo scorso anno. Avanzava un posto nel palinsesto, lui stava già lì, allora lo hanno fatto restare. Non c’è davvero altra spiegazione. Bocciato.

Francesco Gabbani – Gabbani torna sul luogo del delitto, dove nel 2017 si portò a casa la vittoria con il tormentone “Occidentali’s Karma”. Svela a La Stampa di avere il pezzo giusto per tornare, speriamo sia vero, perché a parte il suddetto tormentone e “Amen”, con il quale vinse nel 2016 Sanremo Giovani, non abbiamo più avuto sue notizie. Bocciato.

Giordana Angi – Pensavamo che la Angi avesse trovato una dimensione come autrice. È lei infatti ad aver scritto ben quattro canzoni per il nuovo album di Tiziano Ferro, che quest’anno sarà al Festival tutte e cinque le serate (toh!). Ci speravamo più che altro, anche perché il suo album uscito quest’anno è una roba praticamente inutile. E invece ecco che ti riciccia fuori sul palco dell’Ariston…mah. Bocciata.

Irene Grandi – Ci fa piacere ritrovare Irene Grandi sul palco del Festival, specie in occasione del suo venticinquesimo anno di carriera, è un onore che le spetta. Non si può dire che siano stati venticinque anni vissuti tutti al top, anzi, l’avevamo persa di vista già da un po'. L’anno scorso c’era a Sanremo, ospite di Loredana Bertè per la serata duetti. Piccolo aneddoto: la Rai ha scelto di aprire ai giornalisti le prove dell’Ariston proprio durante le prove della suddetta serata dei duetti. Quando sarebbe dovuto toccare alla Bertè e alla Grandi, la prima decise di non presentarsi sul palco, lasciando le prove, quindi il brano, in mano alla seconda, che cantò così bene, fu opinione comune, che se avesse gareggiato lei la vittoria non gliela avrebbe potuta togliere nessuno. Ci sta. Promossa.

Le Vibrazioni – Le Vibrazioni sono un’ottima band, ma vivono attaccati a Sanremo, che non è di certo la scelta più rock del mondo. Bocciati.

Levante – Il passaggio della cantautrice siciliana dal palco del Festival era a questo punto obbligato. Dismessi i panni della “indie”, offre ufficialmente la sua musica al al pubblico italiano più vasto possibile. Se ha la canzone giusta potrebbe rivelarsi una sorpresa. È artista che ha un senso compiuto, a prescindere dai gusti personali. Promossa.

Junior Cally – è un rapper. Prima indossava una maschera. Poi si è tolto la maschera. Non è cambiato granché. Bocciato.

Michele Zarrillo – con “Cinque giorni” Zarrillo è stato accanto in maniera così intima e solenne nei tristi giorni dei primi disastri amorosi di un’intera generazione, che parlarne poi male ci risulta davvero complicato. Però, obiettivamente, ma cosa rappresenta Michele Zarrillo in questo determinato momento musicale? In classifica ci stanno solo rapper e trapper, la musica leggera è stata squarciata da una generazione di cantautori indie che ormai riempiono gli stadi. Che c’entra in tutto ciò Michele Zarrillo? Spiace molto. Bocciato.

Paolo Jannacci – il figlio d’arte è un ragazzo simpatico e un musicista molto preparato. Naturalmente del padre, a parte una straordinaria somiglianza, non ha nulla. Su Spotify raccoglie 840 ascoltatori al mese, che non è che sono pochini, rappresentano proprio l’inesistenza artistica. Ma è bravo davvero e ci aspettiamo che possa risultare una sorta di rottura, come quel centrocampista che hai visto giocare in Serie B una volta per sbaglio e un anno dopo ti compri al fantacalcio. Durante l’asta precampionato i fantallenatori la chiamano “la scommessa”; ecco questa è quella di Amadeus. Vincerà? Noi intanto ci crediamo. Promosso.

Piero Pelù – Si, ok, da solo o con i Litfiba, la carriera di Piero Pelù non sta ultimamente andando col vento in poppa, ma lui resta pur sempre Piero Pelù, colui che c’ha iniziato al rock da piccoli, anzi, di più, uno dei pochissimi che ha davvero fatto rock in Italia, ben più e meglio di Vasco Rossi, (“Uh, l’ha detto sul serio??!”, si l’ho detto) e da quel rock è riuscito ad imporsi ad un pubblico ben più vasto. Certamente siamo curiosi di vederlo per la prima volta in gara al Festival, anzi non vediamo proprio l’ora. Promosso.

Pinguini Tattici Nucleari – Sono in molti in queste ore a definirli dentro il cast “a sorpresa”, noi che li conosciamo bene vi diciamo che sono gli unici in gara che hanno pieno diritto di starci. Saliranno sul palco dell’Ariston a inizio febbraio con un sold out già prenotato al Forum d’Assago di Milano il 29 dello stesso mese, una cosa che nessuno degli altri ospiti del Festival al momento sta nemmeno lontanamente sfiorando. Sono la quota indie di Sanremo, e tra tutti gli indie possibili sono quelli che meglio si adattano al Sanremo style, all’orchestrazione della propria musica; sono quelli che hanno il suono più completo, più pieno, che in un clima di minimalismo stonato si portano dietro una struttura musicale più complessa. Bravo Amadeus a prenderli. Malissimo Amadeus a prendere solo loro. Promossi.

Rancore – è uno dei rapper più talentuosi del panorama italiano. L’anno scorso ha duettato con Daniele Silvestri, portandosi quindi anche lui a casa un pezzettino di premio della critica dedicato a Mia Martini. Come nel caso di Anastasio, vogliamo sperare che per lui Sanremo non rappresenti semplicemente una vetrina per il disco presumibilmente in uscita, che dica qualcosa di scorretto, di politico, di rap insomma. Rancore, rapper di gran lunga più serioso e credibile rispetto agli altri in gara, porta con sé sul palco dell’Ariston una responsabilità enorme, quella di continuare a rendere il rap più cantautoriale possibile, elevandolo così a genere aperto a tutti, musica impegnata. Ma per sdoganare questo concetto serve, oltre al talento, anche una certa dose di spregiudicatezza, quella che chiediamo di tirar fuori a Rancore al momento giusto. Digliene quattro e digliele forte. Promosso.

Raphael Gualazzi – Sentirlo suonare dal vivo è un piacere. Il festival gli è servito per farsi conoscere al grande pubblico, salvo poi rientrare nella sua nicchia jazzata dove, evidentemente, e possiamo capirlo, si trova molto più a suo agio. Che Sanremo lo faccia rinascere agli occhi del grande pubblico non crediamo gli interessi, non interessa a noi e crediamo non interessi nemmeno al grande pubblico, che fa comodamente a meno di lui. A noi fa semplicemente piacere rivederlo. Promosso.

Riki – altro esponente del clan di Amici di Maria De Filippi, abbiamo riascoltato qualcosa su Spotify per accertarci che fosse davvero quel Riki. Brutte notizie: è proprio quel Riki, ma noi fino alla fine speriamo che spunti fuori un giovane Cunningham, avrebbe più senso. Bocciato.  

Festival di Sanremo 2020, i duetti e le cover che celebrano i 70 anni. Rita Celi su La Repubblica il 21 gennaio 2020. Durante la terza serata i 24 big in cara canteranno con ospiti italiani o stranieri un brano che ha segnato la storia del festival. Al Bano conferma: "Ci sarò con Romina". Petizioni online per escludere Junior Cally. Quest'anno a Sanremo la terza serata, giovedì 6 febbraio, sarà dedicata ai 70 anni del festival di Sanremo. Una celebrazione affidata ai 24 campioni che quella sera canteranno un brano che ha fatto la storia delle 69 edizioni del festival: da Papaperi e papere del 1952 a Rolls Royce del 2019 tra successi, tormentoni, canzoni d'autore e premi della critica. Una sola la canzone che non ha partecipato in gara (Non succederà più di Claudia Mori che è stata ospite nel 1982), tutte le altre hanno affrontato le varie giurie dell'Ariston, compresa Piazza grande di Lucio Dalla (arrivata ottava nel 1972), Gianna di Rino Gaetano (terza nel 1978) e Vado al massimo di Vasco Rossi scelta da Junior Cally, il rapper mascherato bersagliato dalle polemiche per alcuni suoi testi di qualche anno fa. I 24 artisti in gara possono scegliere di esibirsi insieme a ospiti italiani o stranieri: per ora sono state svelati i titoli delle cover di ogni big anche se per alcuni non è stato ancora definito il partner del duetto che sarà comunicato in seguito. Il 6 febbraio le loro interpretazioni saranno votate dai musicisti e dai coristi dell'Orchestra del Festival. Sanremo 2020, gli artisti e le cover del giovedì.

Anastasio. Spalle al muro (Renato Zero, Sanremo 1991)

Piero Pelù. Cuore matto (Little Tony e Mario Zelinotti, Sanremo 1967)

Elodie con Aeham Ahmad. Adesso tu (Eros Ramazzotti, Sanremo 1986)

Elettra Lamborghini con Myss Keta. Non succederà più (Claudia Mori, ospite a Sanremo 1982)

Giordana Angi. La nevicata del '56 (Mia Martini, Sanremo 1990)

Diodato. 24mila baci (Adriano Celentano e Little Tony, Sanremo 1961)

Raphael Gualazzi con Simona Molinari. E se domani (Fausto Cigliano e Gene Pitney, Sanremo 1964)

Francesco Gabbani. L'italiano (Toto Cutugno, Sanremo 1983)

Alberto Urso con Ornella Vanoni. La voce del silenzio (Tony Del Monaco e Dionne Warwick, Sanremo 1968)

Marco Masini con Arisa. Vacanze romane (Matia Bazar, Sanremo 1983)

Enrico Nigiotti con Simone Cristicchi. Ti regalerò una rosa (Simone Cristicchi, Sanremo 2007)

Michele Zarrillo con Fausto Leali. Deborah (Fausto Leali, Sanremo 1968)

Rita Pavone con Amedeo Minghi. 1950 (Amedeo Minghi, Sanremo 1983)

Tosca con Silvia Perez Cruz. Piazza grande (Lucio Dalla, Sanremo 1972)

Achille Lauro con Annalisa. Gli uomini non cambiano (Mia Martini, Sanremo 1992)

Bugo e Morgan. Canzone per te (Sergio Endrigo e Roberto Carlos, Sanremo 1968)

Irene Grandi con Bobo Rondelli. La musica è finita (Ornella Vanoni e Mario Guarnera, Sanremo 1967)

Le vibrazioni con Canova. Un'emozione da poco (Anna Oxa, Sanremo 1978)

Levante con Francesca Michielin e Maria Antonietta. Si può dare di più (Umberto Tozzi, Enrico Ruggeri, Gianni Morandi,Sanremo 1987)

Junior Cally con i Viito. Vado al massimo (Vasco Rossi, Sanremo 1982)

Paolo Jannacci con Francesco Mandelli. Se me lo dicevi prima (Enzo Jannacci,Sanremo 1989)

Pinguini tattici nucleari. Papaveri e papere (Nilla Pizzi, Sanremo 1952), Nessuno mi può giudicare (Caterina Caselli e Gene Pitney, Sanremo 1966), Gianna (Rino Gaetano, Sanremo 1978), Sarà perché ti amo (Ricchi e Poveri, Sanremo 1981), Una musica può fare (Max Gazzè, Sanremo 1999), Salirò (Daniele Silvestri, Sanremo 2002), Sono solo parole (Noemi, Sanremo 2012), Rolls Royce (Achille Lauro, Sanremo 2019)

Rancore con Dardust e La rappresentante di lista. Luce (tramonti a nord est) (Elisa, Sanremo 2001)

Riki con Ana Mena. L'edera (Nilla Pizzi e Tonina Torrielli,Sanremo 1958)

Al Bano: "Ci sarò con Romina". Accordo raggiunto con la Rai per Al Bano e Romina, ospiti della prima serata del festival. "Lo scoglio da superare" spiega il cantante, "era il cachet. Ieri mi hanno chiamato dalla Rai e la mia richiesta è stata accolta. Quella di Romina invece si chiuderà oggi". I due artisti sanno già cosa faranno sul palco: "Canteremo i brani che hanno caratterizzato la nostra presenza al festival di Sanremo, quei brani che sono diventati anche internazionali", aggiunge, e un inedito scritto da Cristiano Malgioglio e rivisitato da Romina Power dal titolo Raccogli l'attimo. Sulle polemiche che si stanno abbattendo su questa 70esima edizione, Al Bano sottolinea: "A Sanremo ci stanno sempre. Amadeus ha fatto un quadro straordinario di quella ragazza (Francesca Sofia Novello, ndr), per 'passo indietro' intendeva dire che questa ragazza non vuole approfittare della fama di quell'uomo (Valentino Rossi, ndr) per farsi pubblicità. Amadeus è lontano dal sessismo e dall'idea che la donna debba stare a casa a cucinare". Quanto a Junior Cally Al Bano ammette: "Giuro su Dio non so chi sia".

Junior Cally, online le petizioni contro di lui. La Conferenza Donne democratiche ma anche i docenti di un liceo di Termini Imerese: tutti a raccogliere firme su change.org per chiedere alla Rai di non far esibire sul palco di Sanremo il rapper Junior Cally per il testo e il videoclip di Strega, brano pubblicato due anni fa. I professori siciliani contestano la presenza del rapper in gara, "conosciuto per i suoi videoclip nei quali insulta le donne attraverso un linguaggio sessista becero, oltraggioso e pericoloso" scrivono nella petizione Stop televisione contro le donne che ha raccolto oltre 22mila firme in due giorni. Poco più di 2500 firme in due giorni per la petizione lanciata dalle donne del Pd Sanremo 2020, contro il sessismo, chiediamo un #passoindietro in cui esprimono preoccupazione e indignazione per alcune "scelte redazionali dell'edizione 2020 del festival". Innanzitutto "la scelta di alcune donne ospiti basata, principalmente sulla bellezza fisica e, per alcune di loro, sul 'merito' che hanno di occupare un ruolo di secondo piano rispetto al loro compagno famoso". Poi quella di "un cantante rapper, Junior Cally, che ha nel suo repertorio canzoni con testi che incitano alla violenza sulle donne e le insultano sessualmente. Riteniamo siano scelte indegne di un servizio pubblico di un paese civile".

Marco Leardi per davidemaggio.it  il 22 gennaio 2020. Il Festival di Sanremo 2020 ha una calamita per le polemiche. Non passa giorno che all’elenco se ne aggiunga una. Stavolta a muovergli una critica saremo noi. Nell’elenco dei duetti che caratterizzeranno la serata del giovedì notiamo infatti che Elettra Lamborghini si esibirà con Myss Keta, la quale tuttavia sarà anche co-conduttrice de L’Altro Festival con Nicola Savino. Il doppio incarico (con doppia esposizione della performer) cozza con il buon senso e, potenzialmente, con l’equità della gara. Il nome di Myss Keta, già ora, sta suscitando curiosità: la partecipazione della rapper al programma notturno di Rai Play è infatti uno degli elementi di novità che non mancheranno di far discutere. Il fatto poi che l’artista affiancherà nei duetti Elettra Lamborghini – altra outsider in grado di attirare l’attenzione – rischia quantomeno di creare un impasse tutto interno al concorso. I duetti stessi, lo ricordiamo, incideranno infatti sul posizionamento degli artisti in gara: nella serata del giovedì, verranno votati dai musicisti e dai coristi componenti l’Orchestra del Festival. La media tra le percentuali di voto, unite a quelle delle serate precedenti, determinerà una nuova classifica dei 24 Big. Il duetto con un brano che non ha gareggiato al Festival. Ma questo non è l’unico appunto legato alla coppia Lamborghini-Keta. E’ stato annunciato infatti che le due donne eseguiranno Non succederà più, di Claudia Mori. Il brano in questione fu presentato nel 1982 dalla moglie di Adriano Celentano al Festival, ma non in gara. Scelta insolita, quindi, visto che il regolamento delle kermesse richiede che vengano riproposti brani del “repertorio della storia del Festival“, che nella sua lunga storia vanta più di duemila inediti presentati in concorso. C’era l’imbarazzo della scelta.

Giallo sui compensi Rai per Sanremo, Anzaldi: “50mila euro alla Clerici, sarà pagate due volte?” Redazione de Il Riformista il 22 Gennaio 2020. “La Rai si rifiuta di fare trasparenza sul compenso a Rula Jebreal e alle altre donne ingaggiate per Sanremo. Le indiscrezioni parlano di 25mila euro. Perché non fare chiarezza?”. È la domanda che si pone in un post su Facebook il deputato di Italia Viva e segretario della commissione di Vigilanza Rai, Michele Anzaldi.

Il caso è nato per “l’imbarazzate note elusiva” della Rai, così la definisce Anzaldi, alla richiesta di trasparenza arrivata dall’interrogazione in Vigilanza firmata dai rappresentanti di Fratelli d’Italia. “Arroganza senza fine – accusa Anzaldi -. Sono comportamenti come questo che spingono a dire sì alla Risoluzione Mulé per la pubblicazione di tutti gli stipendi e i compensi in Rai, compresi quelli dei conduttori e degli artisti”. “Si parla addirittura di 140mila euro – prosegue il deputato di Italia Viva – per la fidanzata di Cristiano Ronaldo e di 50mila euro per Antonella Clerici, già titolare di contratto milionario senza che Rai Uno le abbia affidato un programma per un intero anno. Ora verrà pagata due volte?”.

Sanremo, anche Roberto Benigni punta in alto: "Ha chiesto 300mila euro per una serata". Dagospia avrebbe scoperto a quanto ammonterebbe la richiesta di cachet da parte di Roberto Benigni per una serata al festival di Sanremo e sarebbe una cifra molto elevata, vicina a 300mila euro. Francesca Galici, Giovedì 23/01/2020, su Il Giornale. Il contratto di Georgina Rodriguez è ancora sul tavolo dei direttori in attesa di approvazione. La richiesta economica dell'influencer da milioni di follower, compagna di Cristiano Ronaldo, sarebbe eccessiva per il budget del festival di Sanremo ma ci sarebbe un'altra richiesta che potrebbe mettere a rischio la partecipazione un altro grande nome, Roberto Benigni. Georgina Rodriguez vorrebbe una cifra vicina ai 140mila euro per partecipare a una serata del festival di Sanremo, circa tre volte tanto quello che percepisce la seconda donna più pagata, ossia Antonella Clerici. La bionda conduttrice, però, avrebbe un cachet circa doppio rispetto a quello di tutte le altre donne che nei cinque giorni di Festival si alterneranno al fianco di Amadeus. Il chachet così elevato di Georgina Rodriguez sarebbe stato giustificato anche dalla presenza di Cristiano Ronaldo, che dovrebbe accompagnare la sua compagna. Ovviamente, il campione della Juventus non salirebbe sul palco ma resterebbe in platea e si garantirebbe qualche inquadratura. L'idea che CR7 possa presenziare al Teatro Ariston creerebbe grandissima attesa da parte dei tifosi e dei tantissimi fan del calciatore svedese, che in molti casi guarderebbero la serata solo per le poche immagini del campione. La situazione sta creando ben più di qualche imbarazzo nei corridoi di Viale Mazzini, dove in queste ore dovranno decidere se concedere il via libera a fronte del possibile ritorno pubblicitario o se, invece, cassare la presenza di Georgina Rodriguez. Al contratto di Georgina Rodriguez ancora da approvare si sarebbe aggiunto quello di Roberto Benigni. Come riferisce Dagospia, l'attore comico toscano pare che abbia avanzato una richiesta di 300mila euro per partecipare a una serata del festival di Sanremo. Se così fosse, l'ad Rai Fabrizio Salini sarebbe anche in questo caso nella scomoda posizione di dover valutare se firmare o meno l'autorizzazione a erogare un compenso così elevato. Nel caso in cui dovesse firmare per approvare la presunta richiesta di Roberto Benigni, esporrebbe l'azienda a una nuova polemica infuocata, che difficilmente si spegnerebbe rapidamente. L'esibizione di Roberto Benigni è molto attesa, solitamente i suoi monologhi sono in grado di catturare l'attenzione di una vastissima platea, come dimostrano i numeri dell'ultimo Festival al quale ha partecipato. Anche la sua partecipazione all'edizione del 2014 di Sanremo destò polemica per il cachet, che all'epoca si mormorò fosse di 350 mila euro. Quelle sui compensi troppo elevati sono polemiche che da sempre si accompagnano a qualunque edizione del festival di Sanremo. Quella che deve ancora iniziare, però, pare sia una di quelle con il maggior numero di polemiche ancor prima della partenza, prevista per il prossimo 4 febbraio. E dopo l'indiscrezione di Dagospia, una fonte vicina alla kermesse fa notare all'Adnkronos che se questo cahcet venisse confermato "sarebbe in linea con le sue precedenti apparizioni al Festival (dove manca dal 2011) e con il contenimento dei costi imposto quest'anno al festival di Sanremo".

Benigni a Sanremo, polemica sul cachet: "La Rai spieghi". La Repubblica 23 gennaio 2020. Sebbene la cifra di 300.000 euro non sia confermata dalla Rai, il Codacons chiede all'azienda spiegazioni. La cifra di 300.000 euro non è confermata dalla Rai eppure la polemica si sta sollevando sul cachet presunto per Roberto Benigni come ospite del festival di Sanremo. Il dato pubblicato sul sito Dagospia ha fatto intervenire prima il senatore Gasparri ("Che orrore i soliti comunisti con Rolex (a casse). Sperpero ignobile") e poi il Codacons che ha chiesto spiegazioni alla Rai sui cachet. "Sui compensi di conduttori e ospiti del prossimo Festival di Sanremo la Rai deve dare spiegazioni ai cittadini, rendendo pubblici i contratti firmati con gli artisti - afferma il Codacons in una nota - Le cifre che circolano nelle ultime ore appaiono decisamente esagerate. Ci chiediamo infatti in base a quale parametro sia stato definito il (presunto) compenso da 140mila per Georgina Rodriguez e quello da 50mila euro per Antonella Clerici, mentre le giornaliste Rai Emma D'Aquino e Laura Chimenti dovrebbero partecipare a titolo gratuito. Per non parlare dei 300mila euro a Benigni, cifra spropositata se si considera il ridimensionamento dei costi dell'azienda. I cachet astronomici riconosciuti durante il Festival rappresentano un danno sul fronte erariale, perché la Rai è finanziata dai cittadini che pagano il canone - prosegue l'associazione - Per tale motivo invitiamo l'azienda a rendere pubblici i compensi di ospiti e conduttori di Sanremo e valuteremo se presentare un esposto alla Corte dei Conti". In realtà le trattative con il premio Oscar sarebbero ancora in corso e comunque un simile compenso - se confermato - sarebbe in linea, anzi leggermente ritoccato al ribasso, rispetto alle precedenti apparizioni del premio Oscar all'Ariston (l'ultima volta fu nel 2011) e con l'impegno alla razionalizzazione e al contenimento dei costi.

Junior Cally: mi scuso, non volevo ferire nessuno. Pubblicato sabato, 25 gennaio 2020 da Corriere.it. Junior Cally, il rapper in gara a Sanremo di cui politici di destra e sinistra hanno chiesto l’eliminazione perché in alcune sue canzoni del passato c’erano immagini di violenza su donne e femminicidio, rompe il silenzio. Il cantante si è scusato via Instagram con le «persone che si sono sentite ferite» e ha aggiunto che trova «insopportabile la sola idea della violenza contro le donne». Amadeus, che si era schierato a difesa della sua scelta, gli ha subito risposto: «Apprezzo le tue parole, non avevo dubbi sul tuo pensiero». L’autodifesa del rapper in maschera viaggia sulle stories di Instagram. In forma scritta per evitare fraintendimenti. «Ho provato a spiegare che era un altro periodo della mia vita e che il rap ha un linguaggio descrittivo nel bene e nel male e rappresenta la cruda realtà come fosse un film. Purtroppo moltissime persone forse si sono sentite ferite. Me ne dispiaccio profondamente, non era mia intenzione». Antonio Signore, questo il vero nome sotto la maschera, ha provato anche a spiegare quale sia per lui il valore della musica. «Mi ha dato una speranza e mi ha salvato la vita in un momento in cui avevo una marea di problemi ed è solo la musica che voglio portare a Sanremo. Per questo ho proposto un brano che non ha quei testi e quelle immagini, che non avrà accanto la parola “explicit”». La canzone si chiama «No grazie» e critica il populismo, con qualche frecciata anche a Salvini e Renzi. Quindi ha chiarito la sua posizione sul tema al centro del dibattito: «Trovo insopportabile la sola idea della violenza contro le donne, in ogni sua forma. Sono un ragazzo, un uomo, che fa del rispetto non solo delle donne ma degli esseri umani uno dei due valori cardine. Mia mamma Flora è la persona più importante della mia vita e da qualche mese c’è Valentina al mio fianco: siamo complici, amici, ci amiamo e rispettiamo. Questa è la mia vita e questo spero sarà il mio Sanremo».

Al festival il caso è Benigni. Pubblicato giovedì, 23 gennaio 2020 su Corriere.it da Renato Franco. Altro giro, altra polemica. Il nuovo scontro sanremese si accende sui compensi. In questo senso nulla di nuovo nella storia del Festival perché ogni anno arriva il momento in cui escono le cifre e c’è chi ha da eccepire. Intanto i numeri. Secondo Dagospia in Rai è giunta la richiesta economica di Benigni per Sanremo: «All’ufficio risorse artistiche mormorano che il comico toscano vorrebbe 300mila euro». Georgina Rodriguez — (non ancora) coniugata in Ronaldo — pretenderebbe invece 140mila euro per salire sul palco dell’Ariston. La partita è ancora aperta, le trattative sono in corso, ma dalle parti del Festival sono fiduciosi: Benigni è nella stessa scuderia di Amadeus, il manager è sempre Lucio Presta, quindi difficile che la sua presenza salti. Così come quella di Georgina Rodriguez, che non ha mai frequentato la tv italiana e dunque è tanto ambita quanto attesa. Le logiche televisive non interessano al Codacons che si dice «pronto a rivolgersi alla Corte dei Conti contro qualsiasi spreco di denaro pubblico». A Maurizio Gasparri non pare vero poter armare il suo tweet: «Vergogna Rai. Che orrore i soliti comunisti con Rolex. Sperpero ignobile». Il cast dei compensi è praticamente fatto. Rula Jebreal salirà sul palco per sensibilizzare il pubblico sul tema della violenza contro le donne per un cachet di 20/25mila euro (la giornalista si è impegnata a destinare metà del compenso in beneficenza). Molte delle sue compagne di scena avranno lo stesso compenso: così dovrebbe essere per Sabrina Salerno, Alketa Vejsiu (star della tv albanese), Diletta Leotta e Francesca Sofia Novello (la fidanzata «un passo indietro» di Valentino Rossi). Le ultime due saranno impegnate in una doppia apparizione perché saranno sul palco per due serate e il compenso potrebbe se non raddoppiare, certo salire. Antonella Clerici dovrebbe prendere 50mila euro, ma l’intervento farebbe parte del contratto quadro con la Rai. Le due giornaliste del Tg1 Emma D’Aquino e Laura Chimenti riceveranno qualcosa in più di un rimborso spese. Infine per Amadeus — come riferisce il Giornale — si parla di 500mila euro. Al netto della busta paga di un dipendente medio italiano, le cifre rientrano nel listino del mercato televisivo di cui Sanremo è la punta. È quello che sottolinea informalmente la Rai: lo scorso anno Rai2 pagò circa 160mila euro i diritti sul materiale di repertorio per la serata C’è Benigni. Con la differenza che a Sanremo il premio Oscar sarà presente in diretta (su Rai1) con un monologo inedito. E ancora: nel 2019 la Rai diede 450mila euro a Bisio e 350mila a Virginia Raffaele; l’anno prima furono 400mila per Michelle Hunziker e 300mila per Favino. Amadeus prende un po’ meno di quello che era stato riconosciuto a Baglioni: 600mila euro poi saliti a 700mila visto il successo della prima edizione firmata dal cantante. Per dare il quadro definitivo dei costi un altro aspetto: negli ultimi anni il Festival di Sanremo è sempre stato in attivo. Un comportamento virtuoso cominciato con l’allora direttore di Rai1 Giancarlo Leone e che nel corso degli anni è sempre migliorato, allargando la forbice — in positivo — tra spese e ricavi. Le proiezioni sul Sanremo 2020 dicono che a fronte di una spesa di 17 milioni di euro, i ricavi pubblicitari puntano a superare i 31 milioni. Sullo sfondo intanto rimane ancora la questione Junior Cally, le valutazioni sulla sua presenza sono ancora in corso. Una risposta potrebbe arrivare dalle elezioni regionali e dal cda in programma il 30 gennaio.

Renato Franco per il “Corriere della Sera” il 24 gennaio 2020. Altro giro, altra polemica. Il nuovo scontro sanremese si accende sui compensi. In questo senso nulla di nuovo nella storia del Festival perché ogni anno arriva il momento in cui escono le cifre e c' è chi ha da eccepire. Intanto i numeri. Secondo Dagospia in Rai è giunta la richiesta economica di Benigni per Sanremo: «All' ufficio risorse artistiche mormorano che il comico toscano vorrebbe 300 mila euro». Georgina Rodriguez - (non ancora) coniugata in Ronaldo - pretenderebbe invece 140 mila euro per salire sul palco dell' Ariston. La partita è ancora aperta, le trattative sono in corso, ma dalle parti del Festival sono fiduciosi: Benigni è nella stessa scuderia di Amadeus, il manager è sempre Lucio Presta, quindi difficile che la sua presenza salti. Così come quella di Georgina Rodriguez, che non ha mai frequentato la tv italiana e dunque è tanto ambita quanto attesa. Le logiche televisive non interessano al Codacons che si dice «pronto a rivolgersi alla Corte dei Conti contro qualsiasi spreco di denaro pubblico». A Maurizio Gasparri non pare vero poter armare il suo tweet: «Vergogna Rai. Che orrore i soliti comunisti con Rolex. Sperpero ignobile». Il cast dei compensi è praticamente fatto. Rula Jebreal salirà sul palco per sensibilizzare il pubblico sul tema della violenza contro le donne per un cachet di 20/25 mila euro (la giornalista si è impegnata a destinare metà del compenso in beneficenza). Molte delle sue compagne di scena avranno lo stesso compenso: così dovrebbe essere per Sabrina Salerno, Alketa Vejsiu (star della tv albanese), Diletta Leotta e Francesca Sofia Novello (la fidanzata «un passo indietro» di Valentino Rossi). Le ultime due saranno impegnate in una doppia apparizione perché saranno sul palco per due serate e il compenso potrebbe se non raddoppiare, certo salire. Antonella Clerici dovrebbe prendere 50 mila euro, ma l' intervento farebbe parte del contratto quadro con la Rai. Le due giornaliste del Tg1 Emma D' Aquino e Laura Chimenti riceveranno qualcosa in più di un rimborso spese. Infine per Amadeus - come riferisce il Giornale - si parla di 500 mila euro. Al netto della busta paga di un dipendente medio italiano, le cifre rientrano nel listino del mercato televisivo di cui Sanremo è la punta. È quello che sottolinea informalmente la Rai: lo scorso anno Rai2 pagò circa 160 mila euro i diritti sul materiale di repertorio per la serata C' è Benigni. Con la differenza che a Sanremo il premio Oscar sarà presente in diretta (su Rai1) con un monologo inedito. E ancora: nel 2019 la Rai diede 450 mila euro a Bisio e 350 mila a Virginia Raffaele; l' anno prima furono 400 mila per Michelle Hunziker e 300 mila per Favino. Amadeus prende un po' meno di quello che era stato riconosciuto a Baglioni: 600 mila euro poi saliti a 700 mila visto il successo della prima edizione firmata dal cantante. Per dare il quadro definitivo dei costi un altro aspetto: negli ultimi anni il Festival di Sanremo è sempre stato in attivo. Un comportamento virtuoso cominciato con l' allora direttore di Rai1 Giancarlo Leone e che nel corso degli anni è sempre migliorato, allargando la forbice - in positivo - tra spese e ricavi. Le proiezioni sul Sanremo 2020 dicono che a fronte di una spesa di 17 milioni di euro, i ricavi pubblicitari puntano a superare i 31 milioni. Sullo sfondo intanto rimane ancora la questione Junior Cally, le valutazioni sulla sua presenza sono ancora in corso. Una risposta potrebbe arrivare dalle elezioni regionali e dal cda in programma il 30 gennaio.

Valerio Palmieri per “Chi” il 28 gennaio 2020. Era partita con la polemica sul “ruolo della donna”, adesso l’edizione numero 70 di Sanremo sta virando sulla rotta della nostalgia canaglia, dell’estetica “camp” e dei discorsi impegnati. Amadeus ha dovuto capire chi sta con lui (Fiorello, encomiabile stopper delle polemiche) e chi no (leggere sotto). Amedeo Sebastiani, in arte Amadeus, aspettava 35 anni di poter condurre il suo Sanremo, ma è partito con il piede sbagliato per una frase uscita male: volendo elogiare Francesca Sofia Novello, fidanzata di Valentino Rossi, per la sua discrezione, ha detto: “Una donna che ha saputo rimanere un passo indietro rispetto a un grande uomo”. Ma la sua delusione più forte è stata il duro attacco che gli ha rivolto, per questa frase, Michelle Hunziker. Chi conosce Amadeus sa che non è maschilista e si è solo espresso male (in casa sua comanda la moglie Giovanna). Da Michelle non se lo aspettava proprio. Una delusione cocente che si aggiunge a quella per il forfait di Jovanotti, amico storico di Amadeus, che, con Fiorello e Nicola Savino, avrebbe riunito la squadra storica di Radio Deejay. Jovanotti ha detto che non ci potrà essere perché vuole dedicare il 2020 «all’ascolto e alla scrittura». Ma un amico come Amadeus, che si trova di fronte all’occasione della sua vita, valeva uno sforzo in più. L’ufficio legale Rai ha studiato giorno e notte se ci fossero gli estremi per squalificare Junior Cally per le parole violente espresse in alcune sue vecchie canzoni, ma non ha trovato alcun cavillo. In compenso a Sanremo si parlerà di donne sia nel monologo di Rula Jebreal che in altri interventi che la squadra di autori sta preparando. Sarà un Sanremo pieno di canzoni, celebrazioni (vedi fra gli ospiti Ricchi e Poveri nella formazione originale, Al Bano e Romina, Massimo Ranieri), ma anche di “parole”. In queste settimane di polemiche, a tenere alto il morale del gruppo di lavoro di Sanremo ci ha pensato Lucio Presta, il potente manager di Amadeus. L’uomo, che ha visto ben altre battaglie, è felice perché quest’anno con lui c’è anche il figlio, Niccolò Presta (manager e produttore del programma rivelazione di Real Time Rivelo, condotto da sua moglie, Lorella Boccia). Presta senior e junior sono inseparabili. Mentre l’ex moglie (anche se legalmente sono ancora sposati) Clizia Incorvaia parla spesso di lui al GfVip, a volte con amore ferito a volte con rabbia, Francesco Sarcina, leader delle Vibrazioni, sarà a Sanremo con una donna speciale: Nina, 4 anni, figlia del cantante e di Clizia. Altro che sesso, droga e rock&roll: coccole, latte e a letto presto. D’altronde è un Festival dei sentimenti: Paolo Jannacci scrive un brano toccante per la figlia, Piero Pelù per il figlio della figlia, Giordana Angi per la mamma. Nicola Savino ha fatto di tutto per avere Miss Keta, la cantante mascherata, al Dopofestival (rifiutando, pare, Elisabetta Gregoraci). La passione di Savino per Miss Keta parte da lontano: da mesi, infatti, la imita in radio e il suo “pazzessssco” è un tormentone che ha ispirato anche la brava Brenda Lodigiani nella sua imitazione a Quelli che il calcio. Fra le donne che affiancheranno Amadeus, come abbiamo visto, ci sarà anche la mora Emma D’Aquino, che non vuole rivelare nulla sulla propria vita privata. Ma ci dice con un sorriso: «Non sono fidanzata con Alberto Matano (conduttore de La vita in diretta, ndr) come molti pensano! Siamo stati ospiti in tv insieme e tra l’altro abbiamo diviso l’ufficio per anni, ma siamo solo amici». Matano fu “scoperto” da Luciana Littizzetto proprio a Sanremo mentre era ospite di Vincenzo Mollica, durante un collegamento con il Tg1: «Ma chi è quel gran tronco di pino?», l’endorsement di Lucianina. Dopo il “caso Ultimo”, favorito l’anno scorso e poi giunto secondo, nessuno dei cantanti vuole l’etichetta del “vincitore annunciato”, che stava per essere messa sulle spalle di Alberto Urso, vincitore di Amici ed esponente del bel canto che piace al pubblico sanremese. Salgono, infatti, le quotazioni di Giordana Angi, migliore amica di Alberto. Fra le canzoni più belle in assoluto figurano quella di Diodato, ex di Levante, voce potente e musica trascinante, mentre Elodie ha un pezzo firmato dal campione in carica Mahmood che è una bomba, così come saranno ballatissimi Elettra Lamborghini, Achille Lauro e i Pinguini Tattici Nucleari (Lo Stato Sociale di questa edizione anche se il ritmo ricorda piuttosto gli 883). Ma 24 canzoni in gara sono troppe.

Davide Desario per leggo.it il 28 Gennaio 2020.

Amadeus, partiamo dall’inizio o dalla fine?

«Partiamo dall’inizio. Così, riusciamo a dare una visione di insieme di questo Festival, del mio progetto, senza ricadere nella dinamica del botta e risposta polemico».

Allora dobbiamo cominciare proprio dalle prime polemiche: quelle sulla modalità di ufficializzazione dei cantanti in gara.

«Quando ad agosto abbiamo scritto il regolamento ho voluto fin da subito dividere la serata dei giovani da quella dei big. Volevo dare il giusto risalto a tutte e due le cose. Così, a differenza del passato, quando i nomi dei cantanti in gara venivano svelati durante Sanremo Giovani, quest’anno abbiamo deciso di farlo il 6 gennaio durante la trasmissione abbinata alla lotteria Italia con l’incredibile partecipazione di tutti gli artisti. Una cosa bellissima, innovativa. Ma ho scoperto che a Sanremo anche i muri hanno le orecchie».

I muri hanno le orecchie?

«Sì, i primi giorni bastava che ipotizzassi la partecipazione di un ospite o la scelta di un cantante che il giorno dopo me la ritrovavo sui giornali. Per carità, ci sta. Così, ho deciso che due nomi - all’inizio dovevano essere quattro - non li avrei detti proprio a nessuno. Nemmeno ai parenti (ride ndr). E per fortuna ho fatto così».

Perché?

«Perché i nomi circolavano, è normale. E tutta la stampa correttamente evitava di scriverli. Poi, però, qualcuno ha deciso di farlo. Io, se avessi saputo la scaletta o gli ospiti di una trasmissione di qualcun’altro, non mi sarei mai sognato di spoilerarli. Il rispetto del lavoro altrui viene al primo posto».

E, invece, le polemiche sul “passo indietro”?

«Si è innescata una strana combinazione in cui alcune persone hanno deciso di attaccarmi. Ho già chiesto scusa a tutti e ribadisco che mi dispiace che qualcuno possa essersi sentito offeso da quelle parole».

Chi l’ha ferita di più?

«Chi mi ha ferito non merita di essere citato».

Ok, allora qual è la cosa che l’ha ferita di più?

«Sentirmi accusare di sessismo da persone che mi conoscono bene e che sanno che non è vero. Mi è servito a capire chi sono gli amici e chi no».

Ci sono stati anche messaggi belli?

«Tanti, tantissimi. Per fortuna. E non solo di colleghi e amici. A darmi la carica in questi giorni sono proprio le donne che incontro: giovani e meno giovani che mi fanno i complimenti, che mi dicono che sono con me. Certe signore anziane mi fermano per strada e mi parlano con dolcezza, mi danno una carezza, come fossi il nipote. Quasi si volessero scusare loro. E io invece ripeto loro che, forse, mi sono espresso male».

A proposito di donne, in questo Sanremo sono tante o sono poche?

«Quelle che partecipano sono in linea con la proporzione di quelle che hanno proposto canzoni. Ma non mi sembra ci sia differenza con il passato. Anzi. Se proprio vogliamo dirlo, questo Sanremo è più rosa di tanti altri. E lo è per una questione di merito e non di un calcolo a tavolino. Ho scelto canzoni e ospiti per il loro valore, per quel che rappresentano e non con un algoritmo. Altrimenti lo facevamo fare al computer».

Il criterio del valore è valso anche per la scelta di tutte le canzoni in gara? O ha voluto comunque che ci fosse almeno un brano per ogni genere?

«Non scherziamo. Non ho riempito delle caselle. Ho fatto delle scelte dettate dalla mia esperienza: lavoro in radio dagli anni Settanta. Posso dire di conoscere i gusti della gente. I 24 brani sono una bella playlist che può essere suonata in radio per intero dal giorno dopo Sanremo. Una playlist che piacerebbe a mio padre che ha 82 anni e a mio figlio che ne ha 11. Io credo che sia un grande Festival. Un rocker come Piero Pelù per la prima volta in gara, Rita Pavone che ci torna dopo 48 anni, Irene Grandi porta una canzone di Vasco. Queste cose non possono passare in secondo piano».

Forse, rispetto allo scorso anno dove c’erano Ex Otago, Motta, Zen Circus, c’è poco Indie?

«Non è vero. Ci sono I pinguini Tattici Nucleari e poi c’è Bugo che ne è un esponente molto importante e il suo pezzo con Morgan è fortissimo».

E Junior Cally? Vogliamo dire una volta per tutte perché lo ha scelto e perché ritiene le accuse ingiuste?

«Per la canzone, innanzitutto. Ho sentito il pezzo e l’ho trovato molto forte. Come gli altri 23 d’altronde. Solo chi non si informa può dire che sia uno sconosciuto. È un brano di quelli che ascoltano i giovani. E trovo ingiusto criticarlo senza averlo ascoltato. E anche metterlo al bando per una canzone, che non conoscevo, di tre anni fa. Anche perché, diciamoci la verità, non è tenendo Junior Cally fuori da Sanremo che si tutelano i giovani: oggi i ragazzini, puoi controllarli quanto vuoi, ma ci mettono un secondo con internet ad ascoltare tutto quello che vogliono. Prima di criticare guardiamo e ascoltiamo. È come se si giudicasse un film solo dalla locandina».

E guardando Amadeus fino ad oggi che critica si fa?

«Sono troppo istintivo. Troppo spontaneo. Nel bene e nel male. Ma io non ce la faccio a farmi scrivere tutto quello che devo dire. Certo, forse dovrei prepararmi un po’ meglio per le conferenze stampa».

Ma Claudio Baglioni, non lo ha sentito? Non gli ha dato qualche consiglio?

«Certo che mi sono sentito con Claudio. Più volte a settembre. Ma anche con Carlo Conti e Baudo che ho incontrato in trasmissione da Fiorello. Pippo mi ha detto di curare soprattutto la musica, di metterla al centro. E io ho seguito il suo consiglio. Tutti mi hanno detto che tanto le polemiche ci saranno sempre e comunque».

E non le hanno detto: Ma chi te lo ha fatto fare?

«No. Assolutamente no. Chi ha fatto Sanremo lo conosce bene. Sa quanto è bello e importante».

Ma tra tutti i presentatori qual è quello a cui si ispira?

«A nessuno. Siamo tutti diversi. Ed è giusto così altrimenti sai che noia. Tra tutti però il mio idolo è Baudo. È un professionista completo: ha la classe, l’ironia, e sceglieva le canzoni belle che rimanevano nel tempo. Quello di Pippo è il Sanremo per eccellenza».

Già, le canzoni... qual è la sua preferita di Sanremo?

«Quella che Sergio Cammariere ha portato nel 2003 al Festival. Si intitolava “Tutto quello che un uomo”. Io ero a Sanremo nella giuria di qualità insieme a Carlo Verdone. E mi ero da poco fidanzato con Giovanna, la mia attuale moglie. Quella canzone mi entrò nel cuore, e tutte le volte che Cammariere la eseguiva io la chiamavo al cellulare per fargliela ascoltare in diretta e gliela dedicavo».

È un Festival internazionale?

«Gli ospiti internazionali sono i nostri ospiti nazionali. Certe volte in questo Paese ci dimentichiamo che abbiamo dei grandissimi cantanti, apprezzati in tutta Europa. Questo Festival ce lo invidia il mondo, solo da noi c’è una kermesse di questo valore e soprattutto con questa storia. Settanta anni di grande musica. Ben vengano gli ospiti stranieri, ma se dobbiamo parlare di artisti internazionali beh, allora, sono fiero di avere i Ricchi e Poveri che ora avranno le date piene per due anni in tutto il mondo, Al Bano e Romina che sono richiestissimi. Il grande ritorno di Johnny Dorelli. E poi Massimo Ranieri e Tiziano Ferro che...»

Che? Vada avanti.

«Massimo e Tiziano faranno un bellissimo duetto insieme. Lo abbiamo deciso ora. Ecco. Mi è scappato. Sono il solito istintivo».

È soddisfatto dell’appoggio del suo amico Fiorello?

«Con Fiorello ho un rapporto costante nel tempo, mi relaziono con lui da ormai 35 anni. Per me lui è importante. È un vulcano. Si è messo d’accordo con Tony Renis che dirigerà l’orchestra e Fiore canterà Quando, quando quando».

In questi giorni sta più dall’avvocato o alle prove all’Ariston?

«Sto solo all’Ariston, non leggo niente, mi isolo e penso solo ai cantanti e alla musica. Voglio solamente concentrarmi sul Festival di Sanremo. Le parole intorno a me è giusto che ci siano e va bene così, fa parte del Festival, ma io non vedo l’ora che arrivi il 4 febbraio. Penso positivo».

Francesca D'Angelo per “Libero quotidiano” il 29 gennaio 2020. Finalmente parliamo di qualcosa di reale: le canzoni di Sanremo. Ieri Tv Sorrisi e Canzoni ha anticipato, in esclusiva, i testi. L' anticipazione ci permette comunque di fare qualche considerazione sensata, e di sostanza, sul festival. Perché poi, alla fine, chi guarda Sanremo è questo che dovrà sciropparsi: cinque serate di canzoni, fino a mezzanotte inoltrata. Dunque, cosa dobbiamo aspettarci? Se le precedenti edizioni erano un tripudio di amorazzi e strofe sognanti alla Sole/Cuore/Amore, quest' anno sono invece tutti incazzati. Usiamo la versione scurrile dell' aggettivo "arrabbiati", ossia "incazzati", volutamente visto che l' ira che attanaglia gli artisti li ha spinti a disseminare parolacce nei testi. Niente di così scandaloso se si considera che siamo nel 2020. Tuttavia rappresenta una novità per quel carrozzone vintage che è Sanremo. In fondo l' Ariston è (o era?) la culla della canzone italiana: quella popolare ma che si dà un tono. Su quel palco di parolacce se ne sono sentite poche. Ecco, da quest' anno si recuperano tutti gli arretrati. I più scurrili sono Bugo e Morgan, che dicono addirittura «figlio di puttana» (citiamo testualmente), l' ex volto di Amici Eloide si dà della «stronza» da sola («Dici che sono una grande/ stronza che non ci sa fare/una donna poco elegante»), seguita a ruota da Masini («E sei stato uno stronzo quando lei ci credeva/l' hai lasciata morire lì con te alla deriva»); Elettra Lamborghini fa «casino» e «gira nuda per casa»; in Rosso di rabbia Anastasio lancia addirittura maledizioni («Chi vuole che mi fermi, Dio lo maledica»). Ma dicevamo: tecnicismi linguistici a parte, sono tutti arrabbiati. E mica poco. A far infuriare gli artisti è praticamente la qualunque: non più solo l' amato che ti cornifica ma persino la società, i social network e pure la politica. Junior Cally ce l' ha per esempio con Salvini: «Spero si capisca che odio il razzista/Che pensa al Paese ma è meglio il mojito» canta nell' eloquente singolo E polemica sia!. Non pago, Junior Cally dà anche una spallata a sinistra aggiungendo che, oltre al razzista, odia «pure il liberista di centro sinistra che perde/partite e rifonda il partito». Più generici, ma altrettanto sul piede di guerra, Le Vibrazioni che si lamentano per la durezza della vita: «Il cielo rosso/E l' odio arreso al bene/Dov' è/mi chiedo dov' è», per poi ribadire nel ritornello: «Dov' è dov' è dovè dov' è la gioia dov' è». Irene Grandi ci fa sapere che è «da sempre arrabbiata/da sempre sbagliata/e ancora così». In fase contestatrice anche Zarrillo e Rita Pavone ma, più che lagnarsi, i due fanno l' elogio del concetto di resilienza. «Non mi importa/ quanta forza mi servirà/navigherò in mare aperto», canta Zarrillo; «Non hai mai saputo spezzarmi, travolgermi/Resto qui nel fitto del bosco/e il tuo vento non mi piegherà», gli fa eco Pavone. I più simpatici sono però i Pinguini tattici nucleari che, pur dandosi degli sfigati da soli («Gli amici ormai si sposano alla mia età e io mi incazzo se non indovino all' Eredità»), ci ricordano che «i migliori alla fine se ne vanno sempre e cosa rimane?Ringo» ossia lo sfigato di cui sopra. Per noi hanno vinto loro. A questo punto, però, vi chiederete: e l' amore? Qualcosa c' è ma scordatevi il grande idillio romantico: non va più di moda o, forse, nessuno ci crede più. Meglio i rapporti di sangue. Amore di zio Così ci ritroviamo Piero Pelù cantare l' affetto per il proprio nipotino. La canzone di Paolo Jannacci ha i toni della ninna nanna, mentre è struggente il singolo che Giordana dedica alla madre («E se un giorno sarò mamma/vorrei essere come mia madre/nel tuo sorriso mi sentivo apposto/e non serviva più stare male»). Non manca, invece, la canzone arcobaleno: a difendere i diversi, di ogni ordine e rango, sale sul palco Levante («Ciao tu, freak della classe/"femminuccia" vestito con quegli strass/prova a fare il maschio/ti prego insisto/fatti il segno della croce e poi rinuncia a Mefisto»). Chissà cosa ne penseranno le femministe di Raphael Gualazzi, che ammette: «Non me ne importa di quel che pensi/non me ne importa di quel che senti/Non mi ricordo neanche chi sei tu». Si è fatto polemica per molto meno

Alessandra Menzani per “Libero quotidiano” il 29 gennaio 2020. L' attesissima copertina è stata data alle stampe. Inevitabile come il panettone a Natale, Tv Sorrisi e Canzoni ha sfornato la foto di gruppo dei 24 «Big» che partecipano a Sanremo, lo fa ogni anno ed è un piacere giocare al «chi c' è» e «chi non c' è». Tra meno di una settimana anche i cantanti che ora ci sembrano sconosciuti diventerà famigliari come una suocera, visto che la Rai ce li rifilerà per cinque serate. Non bisogna giudicare dalle apparenze, però sulla copertina della Bibbia dello spettacolo italiano il colpo d' occhio non è dei migliori. Diciamo che taluni di loro potevano impegnarsi di più nel look. Si salva praticamente solo Amadeus, che grazie allo smoking gioca.

Piero Pelù. In basso a sinistra, è inconfondibile. Sempre uguale da trent' anni. Anche il gesto delle corna, se un tempo era trasgressivo, oggi è soporifero. Voto 5.

Junior Cally. È il migliore: non si vede in faccia. Indossa sempre un involucro in testa, una specie di condom scintillante. Il vero «cantante mascherato» è lui, il protagonista delle polemiche più infuocate di Sanremo: per colpa di un vecchio brano nel cui video c' era un femminicidio, il giovane rischiava di essere eliminato. Ma Amadeus ha calmato gli animi e ha confermato la sua presenza. Siamo più sereni. Voto 3.

Rita Pavone. Mano nella mano con Cally e con Paolo Iannacci, la mitica «Pel Di Carota» è la meglio vestita e pettinata. Ha 74 anni ma quando è sul palco ne dimostra trenta. Voto 8.

Achille Lauro. In primo a sinistra in seconda fila. Ora, capiamo tutto. Ma il trapper con i tatuaggi in faccia, perché si è vestito come Kabir Bedi in Sandokan? Camicia con maniche a sbuffo color crema, pantaloni alla zuava turchesi, gli mancano solo gli orecchini di lapislazzuli. Voto 1.

Giordana Angi. La star di Amici, nella foto di fianco ad Achille Lauro, è cool e sobria. Semplice: maglietta bianca e giacca di pelle. Tanto con quella voce... Voto 9.

Elettra Lamborghini. Di fianco ad Amadeus, sembra una di quelle invitate alle feste di Carnevale a cui gli amici si sono dimenticati di dire che il dress code prevede l' assenza di maschere. Sono tutti casual, tranne lei, che sembra apparecchiata da primadonna del Bagaglino. O forse è l' unica che si è vestita correttamente. Dopotutto Sanremo è Sanremo. Non lo sapremo mai. Voto 6.

Marco Masini. Tra Elettra Lamborghini e Levante, sembra un hipster del quartiere isola di Milano. Gli manca solo il toast con salmone e avocado. Ogni Sanremo il cantante toscano è più giovane e ha più capelli. Quest' anno ci ha dato dentro anche in fatto di barba e tatuaggi. Voto 5. 

Levante. Camicia azzurra, pantaloni scozzesi. Che tristezza, potrebbe osare di più. Voto 6.

Morgan. Lo riconosci dalla messa in piega modello-schiaffo della Pina di Fantozzi, ma anche un po' Regina Elisabetta. Questo è l' anno del ritorno di Morgan a Sanremo dopo un periodo di quarantena e ha voluto mettersi in tiro per la foto di rito. Sicuramente dal parrucchiere ci è passato. Pure troppo. Voto 1.

Alberto Urso. Il cantante ha lo sguardo allucinato di chi ha ha appena visto Rocco Siffredi nudo. La maglietta nera alla Giorgio Armani è per mostrare meglio il tatuaggio. Voto 6.

Anastasio. Sembra ancora vesito per il serale di Amici. Ah, no, è vero, lui è uscito da X Factor. Voto 7.

Enrico Nigiotti. Anche lui viene dai talent ma ricorda nel look il Gianluca Grignani degli anni Novanta. Quell' amuleto al collo, l' abbronzatura, la coda di cavallo... non ci siamo. Voto 4.

Michele Zarrillo. Il veterano del Festival è l' usato sicuro. Che mette traquillità. Voto 8-.

Striscia la Notizia, bomba su Sanremo 2020: "Riki ha violato il regolamento, deve essere cacciato". Libero Quotidiano il 29 Gennaio 2020. Altra bomba sul Festival di Sanremo 2020 condotto da Amadeus. La bomba la sgancia Striscia la Notizia, nella puntata del tg satirico in onda su Canale 5 mercoledì 29 gennaio. Nel mirino c'è Riki: il cantante infatti rischia la squalifica dalla kermesse per una presunta violazione del regolamento del Festival. Riccardo Marcuzzo, in arte Riki, avrebbe spoilerato un pezzo del brano che dovrà presentare giovedì 6 febbraio nella serata dedicata alle cover: lo ha rivelato Pinuccio, l'inviato di Striscia la Notizia. Riki sui suoi canali social ha infatti parlato di alcuni pezzi de L'edera, la cover del brano di Nilla Pizzi: "Ho riscritto la strofa pensando a qualcosa che fosse un po' retrò, ma allo stesso tempo mantenesse il mio stile", ha spiegato sui social. Parole che potrebbero, secondo Striscia, portarlo all'esclusione: "Il regolamento del Festival parla chiaro. Ogni cantante è obbligato a non diffondere i brani partecipanti, incluse le cover, sino alla loro prima esecuzione nel Festival stesso, pena l’esclusione dal concorso", ha ricordato Pinucci. Riki, addio Sanremo?

I Testi delle canzoni di Sanremo 2020. Repubblica il 29 gennaio 2020.

Achille Lauro: Me ne frego di L. De Marinis - D. Petrella - E. Manozzi - M. Ciceroni - L. De Marinis - D. Dezi - D. Mungai

Noi sì

Noi che qui

Siamo soli qui

Noi sì

Soli qui

Fai di me quel che vuoi sono qui

Faccia d’angelo

David di Michelangelo

Occhi ghiacciolo

Dannate cose che mi piacciono

Ci son cascato di nuovo

Ci son cascato di nuovo

Pensi sia un gioco

Vedermi prendere fuoco

Ci son cascato di nuovo

Tu sei mia

Tu sei tu

Tu sei più

Già lo so

Che poi lì

Che non so più

Poi chi trovo

Chi trovo.

Sono qui

Fai di me quel che vuoi

Fallo davvero

Sono qui

Fai di me quel che vuoi

Non mi sfiora nemmeno

Me ne frego

Me ne frego

Dimmi una bugia me la bevo

Sì sono ubriaco ed annego

O sì me ne frego davvero

Sì me ne frego

Prenditi gioco di me che ci credo

St’amore è panna montata al veleno

È instabile

Fragile

È una strega

Solo favole

Favole

A far la scema

È abile

Agile

Quel modo

Insospettabile

O mio Dio sì

Lei

Che dice a me

Voglio te

Ma vuole

Quello che non sa di sé

Dai

Vorresti che buttassi tutto quanto all’aria per te

Si perché

Per un capriccio

Lo sai

Che è cosi

Non si può non si può

Come no

Non mi sfiora nemmeno

Me ne frego

Me ne frego

Dimmi una bugia me la bevo

Sì sono ubriaco ed annego

O sì me ne frego davvero

Sì me ne frego

Prenditi gioco di me che ci credo

St’amore è panna montata al veleno

È una vipera in cerca

Di un bacio

Che poi

Le darò

Io sempre in cerca

Di quello che ho perso

Perdendo
Le cose che ho

Amore dimmi qualcosa

Qualcosa di te

Che non so

Cosi mi prendo anche un piccolo pezzo

Di te

Anche se non si può

Fai quel che vuoi

Me ne frego

Me ne frego

Dimmi una bugia me la bevo

Sì sono ubriaco ed annego

O sì me ne frego davvero

Sì me ne frego

Prenditi gioco di me che ci credo

St’amore è panna montata al veleno

Ne voglio ancora

Alberto Urso: Il sole ad est di P. Romitelli - G. Pulli

Le onde che portano navi per mare

E lontano lo sguardo di un faro

Tra noi e il divenire

È un lento fuggire

Le luci di casa mi sembrano stelle

Su terre che han voci materne

Nel mio scomparire

Se ne vanno a dormire

Per te

Ho nel cuore il sole ad est

E nel mondo ovunque vada

Mi ricorderà la strada

Che porta fino a te

Sei come il sole ad est

Io lo so comunque vada

In questa vita complicata

Ritornerò da te

Sarò navigante tra nuvole e vento

Vedrò all’orizzonte i confini del mondo

In cui tu sei il mio tempo

Guardi nel blu mentre vola un pensiero

Per te

Ho nel cuore il sole ad est

E nel mondo ovunque vada

Mi ricorderà la strada

Che porta fino a te

Sei come il sole ad est

Io lo so comunque vada

In questa vita complicata

Ritornerò da te

Io ritornerò da te

Per te

Ho nel cuore il sole ad est

E nel mondo ovunque vada

Mi ricorderà la strada

Che porta fino a te

Sei come il sole ad est

Io lo so comunque vada

In questa vita complicata

Ritornerò da te

Io ritornerò da te

Anastasio: Rosso di rabbia di M. Anastasio - Stabber - M. A. Azara - L. Serventi

E voi volete sapere dei miei fantasmi

C’ho 21 anni posso ancora permettermi di incazzarmi

Le parole sono le mie sole armi

E fino al sole voglio sollevarmi

Ma non so levarmi sta melma di dosso

Io vorrei farlo e non posso

Non è roba da poco

Strillare mentre questi mi fanno le foto

Come ti senti?

Disinnescato

Come ti senti?

Disinnescato

Ma dimmi come posso io

Che sono una bomba a orologeria

Sentire fermarsi quel ticchettio

Se muore la minaccia, muore pure la magia

E non conviene mica

Chi vuole che mi fermi, Dio lo maledica

Aspetto sto momento da un’intera vita

Sono nato per esplodere

Comincia a correre

Se non sento la paura, cosa vuoi che dica?

Non volevo sprecarla così

La mia rabbia

Non volevo sprecarla così (no)

Non volevo sprecarla così

La mia rabbia

Non volevo sprecarla così

Panico panico

Sto dando di matto

Qualcuno mi fermi

Fate presto

Per favore

Per pietà

Panico panico

Sto dando di matto

Qualcuno mi fermi

Fate presto

Per favore

Per pietà

Non l’avresti detto tu

Che questo attentato sarebbe fallito

Soffocato dagli scrosci degli applausi

Prigioniero tra le fauci delle foto e dei video

Ma ciò che mi rattrista è il terrorista

Esposto al pubblico ludibrio

La sua bomba era una farsa dal principio

Amico, non ti invidio

Dispiace, ma è la prassi

Il sabotatore sai che deve sabotarsi

E allora, allora giù le mani

La condanna è la mia

Nessuno di voi umani può portarmela via

Voi scrocconi di emozioni

Sempre in cerca di attenzioni

Prosciugate le canzoni della loro magia

Perfetto, sono un rivoluzionario provetto, corretto

Ma se davvero hai capito cos’ho detto

Allora hai visto un paralitico che si alza dal letto

Non volevo sprecarla così

La mia rabbia

Non volevo sprecarla così (no)

Non volevo sprecarla così

La mia rabbia

Non volevo sprecarla così

Panico panico

Sto dando di matto

Qualcuno mi fermi

Fate presto

Per favore

Per pietà

Panico panico

Sto dando di matto

Qualcuno mi fermi

Fate presto

Per favore

Per pietà

Panico panico

Sto dando di matto

Qualcuno mi fermi

Fate presto

Per favore

Per pietà

Panico panico

Sto dando di matto

Qualcuno mi fermi

Fate presto

Per favore

Per pietà

Bugo e Morgan: Sincero di A. Bonomo - M. Castoldi - C. Bugatti - A. Bonomo - S. Bertolotti

Le buone intenzioni, l’educazione 

La tua foto profilo, buongiorno e buonasera 

E la gratitudine, le circostanze 

Bevi se vuoi ma fallo responsabilmente 

Rimetti in ordine tutte le cose 

Lavati i denti e non provare invidia 

Non lamentarti che c’è sempre peggio

Ricorda che devi fare benzina 

Ma sono solo io 

E mica lo sapevo 

Volevo fare il cantante 

Delle canzoni inglesi 

Così nessuno capiva che dicevo 

Vestirmi male e andare sempre in crisi 

E invece faccio sorrisi ad ogni scemo 

Sono sincero me l’hai chiesto tu 

Ma non ti piace più 

Scegli il vestito migliore per il matrimonio 

Del tuo amico con gli occhi tristi  

Vai in palestra a sudare la colpa 

Chiedi un parere anonimo e alcolista

Trovati un bar che sarà la tua chiesa

Odia qualcuno per stare un po’ meglio 

Odia qualcuno che sembra stia meglio 

E un figlio di puttana chiamalo fratello  

Ma sono solo io 

Non so chi mi credevo 

Volevo fare il cantante 

Delle canzoni inglesi 

Così nessuno capiva che dicevo 

Vestirmi male e andare sempre in crisi 

E invece faccio sorrisi ad ogni scemo 

Sono sincero me l’hai chiesto tu 

Ma non ti piace più 

Abbassa la testa, lavora duro 

Paga le tasse buono buono 

Mangia bio nei piatti in piombo 

Vivi al paese col passaporto 

Ascolta la musica dei cantautori 

Fatti un tatoo, esprimi opinioni 

Anche se affoghi rispondi sempre 

Tutto alla grande 

Però di te m’importa veramente 

Aldilà di queste stupide ambizioni 

Il tuo colore preferito è il verde 

Saremo vecchi indubbiamente ma forse meno soli 

Volevo fare il cantante 

Delle canzoni inglesi 

Così nessuno capiva che dicevo 

Essere alcolizzato spaccare i camerini 

E invece batto il cinque come uno scemo 

Sono sincero me l’hai chiesto tu 

Sono sincero me l’hai chiesto tu

Ma non ti piace più 

Ma non ti piace più

Ma non ti piace

Diodato: Fai rumore di A. Diodato - E. Roberts - A. Diodato

Sai che cosa penso,

Che non dovrei pensare,

Che se poi penso sono un animale

E se ti penso tu sei un’anima,

Ma forse è questo temporale

Che mi porta da te,

E lo so non dovrei farmi trovare

Senza un ombrello anche se

Ho capito che

Per quanto io fugga

Torno sempre a te

Che fai rumore qui,

E non lo so se mi fa bene,

Se il tuo rumore mi conviene,

Ma fai rumore sì,

Che non lo posso sopportare

Questo silenzio innaturale

Tra me e te.

E me ne vado in giro senza parlare,

Senza un posto a cui arrivare,

Consumo le mie scarpe

E forse le mie scarpe

Sanno bene dove andare,

Che mi ritrovo negli stessi posti,

Proprio quei posti che dovevo evitare,

E faccio finta di non ricordare,

E faccio finta di dimenticare,

Ma capisco che,

Per quanto io fugga,

Torno sempre a te

Che fai rumore qui,

E non lo so se mi fa bene,

Se il tuo rumore mi conviene,

Ma fai rumore sì,

Che non lo posso sopportare

Questo silenzio innaturale tra me e te.

Ma fai rumore sì,

Che non lo posso sopportare

Questo silenzio innaturale,

E non ne voglio fare a meno oramai

Di quel bellissimo rumore che fai.

Elettra Lamborghini: Musica (e il resto scompare) di D. Petrella - M. "Canova" Iorfida - D. Petrella

Elettra, Elettra Lamborghini

Mi piace la musica fino al mattino

Faccio casino lo stesso ma non bevo vino

Ridi cretino

La vita è corta per l’aperitivo

Innamorata di un altro cabrón

Esta es la historia de un amor

Non mi portare a Parigi o ad Hong Kong

Tanto lo sai che poi faccio così (faccio così)

Cado cado, per la strada parla piano piano

Questa notte dormo sul divano

Altro che pensare a te

Tanto qui resta la

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

E anche se non mi hai detto mai “quanto sei bella”

Io non ho mai smesso di sorridere

E anche se non mi hai detto mai “amore aspetta”

Tutto quello che resta quando penso a te è

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

Mi piace guardare le luci dell’alba

Girare nuda per casa e nessuno mi guarda

Quanto ti manca

Sì, mi hai chiamato col nome di un’altra

Innamorata di un altro cabrón

Esta es la historia de un amor

Ci stavo male per te e ora no

Tanto lo sai che io faccio così (faccio così)

Sola sola, ti ho dato tutto e ancora ancora

Resto qui e non dico una parola

Altro che pensare a te

Tanto qui resta la

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

E anche se non mi hai detto mai “quanto sei bella”

Io non ho mai smesso di sorridere

E anche se non mi hai detto mai “amore aspetta”

Tutto quello che resta quando penso a te è

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

Innamorata di un altro cabrón

Esta es la historia de un amor (de un amor)

E anche se non mi hai detto mai “quanto sei bella”

Io non ho mai smesso di sorridere

E anche se non mi hai detto mai “amore aspetta”

Tutto quello che resta quando penso a te è

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

Musica e il resto scompare

Elodie: Andromeda di A. Mahmood - D. Faini

Dici sono una grande

Stronza che non ci sa fare

Una donna poco elegante

Tu non lo sai non lo saprai cosa per me è il vero dolore

Confondere il tuo ridere per vero amore

Una volta 100 volte chiedimi perché

Esser grandi ma immaturi è più facile ma perché

Forse non era ciò che avevi in mente

Ti vedrò come un punto tra la gente

Come un punto tra la gente

Non sai cosa dire se litighiamo è la fine

La mia fragilità e la catena che ho dentro ma

Se ti sembrerò piccola non sarò la tua Andromeda Andromeda

Andromeda Andromeda

Andromeda Andromeda

Forse ho solo bisogno di tempo forse è una moda

Quella di sentirsi un po’ sbagliati

Ci penso qua sul letto mentre ascolto da ore

La solita canzone di Nina Simone

Una volta 100 volte chiedimi perché

Esser grandi ma immaturi è più facile ma perché

Forse non era ciò che avevi in mente

Ti vedrò come un punto tra la gente

Non sai cosa dire se litighiamo è la fine

La mia fragilità e la catena che ho dentro ma

Se ti sembrerò piccola non sarò la tua Andromeda Andromeda

Andromeda Andromeda

Andromeda Andromeda

Andromeda Andromeda

Andromeda Andromeda

Non sarai mio marito mio marito no

Me ne vado a Paris vado a Paris però

Ti prego giurami tu giurami che non

Mi dirai mon ami mon ami ti prego

La mia fragilità e la catena che ho dentro ma

Se ti sembrerò piccola non sarò la tua Andromeda Andromeda

Andromeda Andromeda

Andromeda Andromeda

Non sai cosa dire se litighiamo è la fine

Enrico Nigiotti: Baciami adesso di E. Nigiotti

Sembra sempre inverno

Oggi è un mese che non so… non riconosco

Ci ringhiamo da lontano come i cani,

E ci pensiamo ancora più vicini

È così

È così… è così… è così

Che se ti tiro come un sasso poi ritorni qui

È così

È così

Tu sei quello che proteggo dentro me

Ancora adesso che ti leggo senza scrivere

Sei in ogni volta che non penso e penso a te

Sei l’unica stanza che mi salva dal disordine

Baciami, baciami… baciami adesso

Sembra sempre inverno

Questo cielo che fa buio troppo presto

Questo senso di buttarci troppo sale

Questa voglia... voglia di sapore

È così… è così

Tu sei quello che proteggo dentro me

Ancora adesso che ti leggo senza scrivere

Sei in ogni volta che non penso e penso a te

Sei l’unica stanza che mi salva dal disordine

Baciami, baciami… baciami adesso

Fermarmi qui, in mezzo a tutta questa gente

E senza dire niente baciami adesso

Baciami, baciami… baciami adesso

Che poi fa buio presto

Francesco Gabbani: Viceversa di F. Gabbani - Pacifico - F.

Tu non lo dici ed io non lo vedo

L’amore è cieco o siamo noi di sbieco?

Un battibecco nato su un letto

Un diluvio universale

Un giudizio sotto il tetto

Up con un po’ di down

Silenzio rotto per un grande sound

Semplici eppure complessi

Libri aperti in equilibrio tra segreti e compromessi

Facili occasioni per difficili concetti

Anime purissime in sporchissimi difetti

Fragili combinazioni tra ragione ed emozioni

Solitudini e condivisioni

Se dovessimo spiegare in pochissime parole

Il complesso meccanismo che governa l’armonia del nostro amore

Basterebbe solamente dire senza starci troppo a ragionare

Che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male e viceversa

Che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male e viceversa

E detto questo che cosa ci resta

Dopo una vita al centro della festa?

Protagonisti e numero uno

Invidiabili da tutti e indispensabili a nessuno

Madre che dice del padre:

“Avrei voluto solo realizzare

Il mio ideale, una vita normale”

Ma l’amore di normale non ha neanche le parole

Parlano di pace e fanno la rivoluzione

Dittatori in testa e partigiani dentro al cuore

Non c’è soluzione che non sia l’accettazione

Di lasciarsi abbandonati all’emozione

Se dovessimo spiegare in pochissime parole

Il complesso meccanismo che governa l’armonia del nostro amore

Basterebbe solamente dire senza starci troppo a ragionare

Che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male e viceversa

Che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male e viceversa

È la paura dietro all’arroganza

È tutto l’universo chiuso in una stanza

È l’abbondanza dentro alla mancanza

Ti amo e basta!

È l’abitudine nella sorpresa

È una vittoria poco prima dell’arresa

È solamente tutto quello che ci manca e che cerchiamo per poterti dire che “ti amo!”

Se dovessimo spiegare in pochissime parole

Il complesso meccanismo che governa l’armonia del nostro amore

Basterebbe solamente dire senza starci troppo a ragionare

Che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male e viceversa

Che sei tu che mi fai stare bene quando io sto male e viceversa

Giordana Angi: Come mia madre di G. Angi - M. Finotti

Dammi la borsa che è troppo pesante

Non puoi fare sempre tutto da sola

Che di persone ce ne sono tante

Ma col tuo cuore c’è n’è una sola

Hai custodito le mie insicurezze

Saresti pronta per rifarlo ancora

Che di stazioni ce ne sono tante

Ma poi torniamo sempre ad una sola

Ti scriverò un messaggio

Appena uscita dalla stazione

Ci vediamo poi per pranzo

Non vedo l’ora di parlarti

Per ritornare a respirare

Ti chiedo scusa se non ti ho mai detto

Quanto ti voglio bene

Tu che hai trovato sempre un posto

Dove nascondere le mie paure

È che l’orgoglio a volte è un mostro

Che ci fa solo allontanare

E se un giorno sarò una mamma

Vorrei essere come mia madre

Nel tuo sorriso mi sentivo apposto

E non serviva più stare male

Ma l’amore non è solo un posto,

è il tuo modo di fare.

Ti chiedo scusa se non ti ho mai detto

Quanto ti voglio bene

Tu che hai trovato sempre un posto

Dove nascondere le mie paure

È che l’orgoglio a volte è un mostro

Che ci fa solo allontanare

E se un giorno sarò una mamma

Vorrei essere come mia madre

Sei tu il regalo dei miei compleanni

La luce accesa quando torno tardi

Il cuore più grande dove ripararmi

Stringimi forte a te

Stringimi forte a te

Stringimi forte a te

Irene Grandi: Finalmente io di V. Rossi - R. Casini - A. Righi - V. Rossi - G. Curreri - R. Casini - A. Righi

Perdo le chiavi di casa

E perdo quasi ogni partita

Gli amori miei buttati alla rinfusa

Non mi ricordo mai dove li metto

Gettati con la lista della spesa nell’ultimo cassetto

Disordinata come una risata

E anche più viva della vita

Innamorata della libertà

Ho perso ogni pazienza e ogni fragilità

Da sempre arrabbiata da sempre sbagliata

E ancora così

Perdonami adesso oppure è lo stesso

Io son fatta così

Ma quando canto... sto da Dio

Lo sai che quando canto... finalmente io!

Mi sento d’incanto... e il mondo è mio

E se ti manco…

Allora non dirlo adesso che questo è il posto mio

E finalmente io!

Ok… ok! Se vuoi ti chiedo scusa

Anche se non mi va

Innamorata della libertà

Ho perso ogni pazienza e ogni fragilità… ogni fragilità

Se sono nervosa se sono confusa

Se non ti ho mai detto di sì

Se vuoi fare sesso

Facciamolo adesso

Qui
Da sempre arrabbiata da sempre sbagliata

E ancora così

Facciamolo adesso… oppure è lo stesso

Io sono fatta così

Ma quando canto... sto da Dio

Lo sai che quando canto... finalmente io!

Mi sento uno schianto... e il mondo è mio

E se ti manco…

Allora non dirlo adesso che questo è il posto mio

Ma quando canto... sto da Dio

Lo sai che quando canto... finalmente io!

Mi sento d’incanto... e il mondo è mio

E se ti manco…

Allora non dirlo adesso che questo è il posto mio

E finalmente io!

Junior Cally: No grazie di Callyjunior - J. Ettorre - F. Mercuri - G. Cremona - E. D. Maimone - L. Grillotti - J. Ettorre

Non ho i superpoteri

Ma tra tutti riconosco

Chi fa la voce grossa

Sempre e solo di nascosto

Dovrei puntare il dito contro

E fare il populista

Non fare niente tutto il giorno

E proclamarmi artista

No no

No no

No - no grazie

No no

No no

No - no grazie

No no

No no

No - no grazie

No no

No no

No - no grazie

Ogni mattina

Avrà l'oro in bocca

Finché ho i soldi nascosti nel letto

Con la resistenza

Alla dittatura

Del politicamente corretto

Il mio sogno è quello di arrivare in alto

Senza spendere i soldi di un altro

Faccio cattivo viso

A buon gioco

E anche se sono bello

Non piaccio

Non ho i superpoteri

Ma tra tutti riconosco

Chi fa la voce grossa

Sempre e solo di nascosto

Dovrei puntare il dito contro

E fare il populista

Non fare niente tutto il giorno

E proclamarmi artista

No no

No no

No - no grazie

No no

No no

No - no grazie

No no

No no

No - no grazie

No no

No no

No - no grazie

Spero si capisca che odio il razzista

Che pensa al Paese ma è meglio il mojito

E pure il liberista di centro sinistra che perde partite e rifonda il partito

Si chiedono "questo da dov'è uscito?"

Dal terzo millennio col terzo dito

Parlare di eccesso non è eccessivo

Sono il fuori programma televisivo

Non ho i superpoteri

Ma tra tutti riconosco

Chi fa la voce grossa

Sempre e solo di nascosto

Dovrei puntare il dito contro

E fare il populista

Non fare niente tutto il giorno

E proclamarmi artista

No no

No no

No - no grazie

No no

No no

No - no grazie

No no

No no

No - no grazie

No no

No no

No - no grazie

Giuro la smetto con sta storia del rap

Voglio scrivere canzoni d'amore per la mia ex

Trovarmi un lavoro serio e diventare yes man

Insultare tutti sì ma solamente sul web

No grazie

No no

No no

No - no grazie

No no

No no

No - no grazie

No no

No no

No - no grazie

No no

No no

No - no grazie

Le Vibrazioni: Dov'è di R. Casalino - D. Simonetta - F. Sarcina - R. Casalino

Cerco di capire quello

Che non so capire

Fuori vola polline

E ho creduto fosse neve

E non mi sento contento

Chissà se poi sono io

Quello allo specchio.

Cerco dai vicini

La mia dose giornaliera

Di sorrisi ricambiati

Per potermi poi sentire

Socialmente in pace

Con il mondo e con il mio quartiere.

Chiedimi se dove sto

Sto bene

Se sono felice

Chiedimi qualsiasi cosa

Basta che mi dici

Dov'è dov'è dov'è dov'è dov'è

Dov'è dov'è

La gioia dov'è dov'è dov'è dov'è

Dov'è dov'è dov'è

Mi chiedo dov'è quel giorno che non sprecherai

Il cielo rosso, l'orizzonte

E l'odio arreso al bene

Dov'è

Mi chiedo dov'è.

Cerco di sentire quello

Che non so vedere

La mia solitudine

È sul fondo di un bicchiere

D'acqua che m'inviti a bere

Ho sete di stupore

Mi puoi accontentare?

Chiedimi se sono fuori posto

In questo posto

Chiedi tutto basta che qualcuno

Mi risponda adesso

Dov'è dov'è dov'è dov'è dov'è

Dov'è dov'è

La gioia dov'è dov'è dov'è dov'è

Dov'è dov'è dov'è

Mi chiedo dov'è quel giorno che non sprecherai

Il cielo rosso, l'orizzonte

E l'odio arreso al bene

Dov'è
Mi chiedo dov'è.

E rimango già qui, rimango così e

E non ci penso più

Ho una clessidra ferma al posto del cuore

E un piano alto dove puoi vedere tutto

Rimango così, rimango così e

E non ci penso più

E allora chiedimi se sono fuori posto

In questo posto

Chiedi tutto basta che qualcuno

Mi risponda adesso

Dov'è dov'è dov'è dov'è dov'è

Dov'è dov'è

La gioia dov'è dov'è dov'è dov'è

Dov'è dov'è dov'è

Mi chiedo dov'è quel giorno che non sprecherai

Il cielo rosso, l'orizzonte

E l'odio arreso al bene

Dov'è

Mi chiedo dov'è.

Cerco di capire quello

Che non so capire

Fuori vola polline

Eppure sembra neve

Levante: Tikibombom di Levante

Ciao tu, animale stanco

Sei rimasto da solo

Non segui il branco

Balli il tango mentre tutto il mondo

Muove il fianco sopra un tempo che fa

Tikibombombom

Hey tu, anima indifesa

Conti tutte le volte in cui ti sei arresa

Stesa al filo teso delle altre opinioni

Ti agiti nel vento

Di chi non ha emozioni

Mai più, è meglio soli che accompagnati

Da anime senza sogni pronte a portarti con sé, giù con sé.

Laggiù, tra cani e porci,

Figli di un Dio minore pronti a colpirci

Per portarci giù con sé, giù con sé.

Noi, siamo luci di un'altra città

Siamo il vento e non la bandiera, siamo noi.

Noi, siamo gli ultimi della fila

Siamo terre mai viste prima, solo noi

Ciao tu, freak della classe

"Femminuccia" vestito con quegli strass

Prova a fare il maschio

Ti prego insisto

Fatti il segno della croce e poi

Rinuncia a Mefisto

Hey tu, anima in rivolta

Questa vita di te non si è mai accorta

Colta di sorpresa, troppo colta

Troppo assorta, quella gonna è corta

Mai più, è meglio soli che accompagnati

Da anime senza sogni pronte a portarti con sé, giù con sé.

Noi, siamo luci di un'altra città

Siamo il vento e non la bandiera, siamo noi.

Noi, siamo gli ultimi della fila

Siamo terre mai viste prima, solo noi

Noi siamo angeli rotti a metà

Siamo chiese aperte a tarda sera, siamo noi.

Noi, siamo luci di un'altra città

Siamo il vento e non la bandiera, siamo noi.

Noi, siamo gli ultimi della fila

Siamo terre mai viste prima, solo noi

Noi siamo l'ancora e non la vela

Siamo l'amen di una preghiera, siamo noi.

Ciao tu, animale stanco

Sei rimasto da solo

Non segui il branco

Balli il tango mentre tutto il mondo

Muove il fianco sopra un tempo che fa

Tikibombombom

Marco Masini: Il confronto di M. Masini - F. Camba - D. Coro

E sei stato un bugiardo non hai avuto coraggio

Quasi sempre imperfetto ma qualche volta saggio

E sei stato per qualcuno un marito mancato

E sei diventato padre ma non è capitato

E sei stato sul campo sempre dietro a un pallone

E ora sei qui sulla porta a tirarti un rigore

Come un eterno bambino dentro gli anni di un uomo

E sei stato importante e in lampo nessuno

Hai un cuore diesel che ci vai piano

La vita è un flipper e infatti ci giochiamo

Ma cosa aspetti a dire basta

E in quello specchio a urlare "cambia faccia"

Non sei arrivato qui per sbaglio

Hai dato tutto il peggio

Ma hai fatto del tuo meglio

E no la vita non è giusta

È che il passato ci esce dalla testa

Come canzoni dalla radio

Amori nell'armadio

Un po' ti odio un po' ti amo

Ma oltre la paura del confronto

Hai vinto tutto

E sei stato uno stronzo quando lei ci credeva

L'hai lasciata morire lì con te alla deriva

Ma sei stato un signore quando non hai risposto

E ti bastavano due parole, due parole, per rimetterla a posto

Il cuore è un killer preso alle spalle

Il mondo è open sopra miliardi di stelle

Ma cosa aspetti a dire basta

E in quello specchio a urlare "cambia faccia"

Non sei arrivato qui per sbaglio

Hai dato tutto il peggio

Ma hai fatto del tuo meglio

E no la vita non è giusta

È che il passato ci esce dalla testa

Come canzoni dalla radio

Amori nell'armadio

Un po' ti odio un po' ti amo

Ma oltre la paura del confronto

Hai vinto tutto

Hai vinto tutto

Ma oltre la paura del confronto

Hai vinto tutto

E no la vita non è

E no la vita non è giusta

È che il passato ci esce dalla testa

Come notizie sul giornale

Impronte su un pugnale

Non vuoi cadere non puoi volare

Ma oltre la paura del confronto

Ma oltre la paura del confronto

Il confronto

Forse adesso ti è chiaro mi son dato il permesso

Di parlarti davvero e accettare me stesso

Michele Zarrillo: Nell'estasi o nel fango di V. Parisse - M. Zarrillo

Non basta una promessa

E nemmeno una risposta

Alle parole ormai non credo quasi più

Ho voglia di spezzare il mio silenzio

Ritrovare un po' di pace

E il coraggio che non c'è

Amico ti capisco

Questo sguardo lo conosco

Anche tu sei stanco proprio come me

Sei stanco di cercare una ragione

Ed immagini un abbraccio

Che non ti ferisca più, mai più

Vorrei fosse vero

Vorrei ora è chiaro

Sto qui come vedi

Io resto ancora in piedi

Sia nell'estasi o nel fango

Non mi importa

Quanta forza servirà

Navigherò in mare aperto

In capo al mondo

Fino a quando lo vorrai anche tu

Confuso tra la gente

C'è chi prega e c'è chi mente

E chi parla anche di cose che non sa

Vicini ma a distanza

Da uno schermo in una stanza

Ma non cambia

Quanta poca umanità

Ho voglia di guardarti dritto in faccia

Dirti tutto e di parlarti come non ho fatto mai

E vivere ogni istante con chi adesso è più importante

Farmi avanti non tornare indietro più

Vorrei fosse vero

Vorrei ora è chiaro

Sto qui come vedi

Io resto ancora in piedi

Sia nell'estasi o nel fango

Non mi importa

Quanta forza servirà

Anche nel buio più profondo

Della notte io lo so non mi perderò

Il mio pensiero vaga verso nuove stelle

Arriva fino all'infinito e non si ferma da quassù

E mi ritrovo più distante e più leggero

Dove tutto è differente e la paura non c'è più

E tutto il tempo che ci resta non ci basta

Non ci basta

Vorrei fosse vero

Ma resto ancora in piedi

Sia nell'estasi o nel fango

Non mi importa

Quanta forza servirà

Faccio un respiro più profondo

Sono pronto

A rischiare un po' di più, un po' di più

Di più

Paolo Jannacci: Voglio parlarti adesso di A. Bonomo - P. M. Jannacci - E. Bassi - M. Bassi

Là fuori c'è la guerra e dormi

Ma qui ci penso io a te

Vorrei che non tremassi come me

Ho visto piangere un gigante

Figurati se non piango io

Che sono nato adesso amore mio

Confesso che non so, non so

Come si può, afferrare il vento

E il tempo che non ti do, è tempo perso

Voglio parlarti adesso

Solo per dirti che

Nessuno può da questo cielo in giù volerti bene più di me

Voglio parlarti adesso

Prima che un giorno il mondo porti via

I tuoi sorrisi grandi i giochi tra le porte

E quell'idea che tu resti un po' mia

Non sarò mai pronto a dirti sì

Ma quando vai sai che mi trovi qui

E quando il modo di aiutarti

Sarà non aiutarti più

Sorridi in faccia all'odio e manda giù

Potrei svegliarti poi ma poi non so, se poi, sarà lo stesso

Ora è sempre il mio miglior momento

Voglio parlarti adesso

Solo per dirti che

Nessuno può da questo cielo in giù volerti bene più di me

Voglio parlarti adesso

Prima che un giorno il mondo porti via

I tuoi sorrisi grandi i giochi tra le porte

E quell'idea che tu resti un po' mia

Non sarò mai pronto a dirti sì

Ma quando vai sai che mi trovi qui

Le stelle appese poi cadranno giù

E un giorno ci diremo addio

Ma se una notte sentirai carezze sarò io

Voglio parlarti adesso

Prima che un bel tramonto porti via

Le corse senza fine, addormentarsi insieme

E quell'idea che tu resti un po' mia

Non sarò mai pronto a dirti sì

Ma tuo padre sarà sempre qui

Si è fatto tardi... adesso dormi

Piero Pelù: Gigante di P. Pelù - L. Chiaravalli - P. Pelù

Spingi forte spingi forte salta fuori da quel buio

Crescerai aprendo porte tutti i giorni stare pronti

Tu sei molto di più di quello che credi di quello che vedi

Tu sei il mio Gesù la luce sul nulla, un piccolo Buddha

Niente di proibito tu sei benvenuto al mondo mondo

È come una giostra la mente

Tu sei il re di tutto e di niente gigante

Niente di proibito sei pronto a cavalcare il mondo? Mondo

Fatti il tuo castello volante

Con la fantasia di un bambino... gigante

Cavalcare draghi e mostri già ti penso dacci dentro

È un mestiere che conosco tutti i giorni stare pronti

Tu sei molto di più di quello che credi di quello che vedi

Tu sei il mio Gesù la luce sul nulla mio piccolo Buddha

Niente di proibito tu sei benvenuto al mondo, mondo

È come una giostra la mente

Tu sei il re di tutto e di niente... gigante

Niente di proibito sei pronto a cavalcare il mondo, mondo

Fatti il tuo castello volante

Con la fantasia di un bambino... gigante

Tu sei molto di più di quello che vedi di quello che credi

Sei il mio asso

Tu sei il mio Gesù la luce sul nulla mio piccolo Buddha

Il tuo non è un pianto è il tuo primo canto ehi!

Oh eh oh eh

Niente di proibito tu sei benvenuto al mondo, mondo

È come una giostra la mente

Tu sei il re di tutto e di niente... gigante

Spacca l'infinito e rubagli un minuto al mondo, mondo

Per fare un castello volante

Con la fantasia di un bambino... gigante

Gigante

Pinguini Tattici Nucleari: Ringo Starr di R. Zanotti

A volte penso che a quelli come me il mondo non abbia mai voluto bene

Il cerchio della vita impone che per un re leone vivano almeno tre iene

Gli amici ormai si sposano alla mia età e io mi incazzo se non indovino all'eredità

Forse dovrei partire, andarmene via di qua, e cambiare la mia vita in toto tipo andando in Africa

Ma questa sera ho solo voglia di ballare, di perdere la testa e non pensare più

Che la mia vita non è niente di speciale e forse alla fine c'hai ragione tu

In un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr

In un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr

In un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr

Uooh oooh

Tu eri Robin poi hai trovato me, pensavi che fossi il tuo Batman ma ero solo il tuo Ted eh eh

E quando dico che spero che trovi un ragazzo migliore di me fingo,

Che i migliori alla fine se ne vanno sempre e che cosa rimane? Ringo.

Ma questa sera ho solo voglia di ballare, di perdere la testa e non pensare più

Che la mia vita non è niente di speciale e forse alla fine c'hai ragione tu

In un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr

In un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr

In un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr

Uooh oooh

Ringo, Ringo, Ringo, Ringo

In un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr

Ma questa sera ho solo voglia di ballare, di perdere la testa e non pensare più

Che la mia vita non è niente di speciale e forse alla fine c'hai ragione tu

In un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr (Ringo)

In un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr (Ringo)

In un mondo di John e di Paul io sono Ringo Starr (Ringo)

Uooh oooh

Rancore: Eden di T. Iurcich - D. Faini

Questo è un codice, codice

Senti alla fine è solo un codice, codice

Senti le rime è solo un codice, codice

Su queste linee solo un codice

L'11 settembre ti ho riconosciuto

Tu quando dici, grande mela è un codice muto

Tu vuoi nemici, sempre, se la strega è in Iraq

Biancaneve è con i sette nani e dorme in Siria

Passo ma non chiudo!

Cosa ci hai venduto?

Quella mela che è caduta in testa a Isaac Newton

Rotolando sopra un iPad oro

Per la nuova era

Giù nel sottosuolo o dopo l'atmosfera

Stacca, mordi, spacca, separa

Amati, copriti, carica, spara

Stacca, mordi, spacca, separa

Amati

Carica
Noi stacchiamo la coscienza e mordiamo la terra

Tanto siamo sempre ospiti in qualunque nazione

Chi si limita alla logica è vero che dopo libera la vipera alla base del melo

Che vuole...

Quante favole racconti che sappiamo già tutti

Ogni mela che regali porta un'intuizione

Nonostante questa mela è in mezzo ai falsi frutti è una finzione

E ora il pianeta terra chiama destinazione

Nuovo aggiornamento, nuova simulazione

Nuovo aggiornamento, nuova simulazione

Come l'Eden

Come l'Eden

Come l'Eden, prima del 'ta ta ta'

Come prima quando tutto era unito

Mentre ora cammino in questo mondo proibito

Come l'Eden

Come l'Eden

Come l'Eden, prima del 'ta ta ta'

Quando il cielo era infinito

Quando c'era la festa e non serviva l'invito

Dov'è lei? Ora, dov'è lei?

Se ogni scelta crea ciò che siamo

Che faremo della mela attaccata al ramo?

Dimmi chi è la più bella allora dai, giù il nome

Mentre Paride si aggira tra gli dei ansiosi

Quante mele d'oro nei giardini di Giunone

Le parole in bocca come mele dei mafiosi

E per mia nonna ti giuro

Che ha conosciuto il digiuno

È il rimedio più sicuro

E toglierà il dottore in futuro

Il calcolatore si è evoluto

Il muro è caduto

Un inventore muore nella mela che morde c'era il cianuro

Questo è un codice, codice

Senti alla fine è solo un codice, codice

Senti le rime

E dopo

Stacca, mordi, spacca, separa

Amati, copriti, carica

Ancora

L'uomo è dipinto nella tela

Ma non vedi il suo volto è coperto da una mela

Si, solo di favole ora mi meraviglio

Vola

La freccia vola

Ma la mela è la stessa

Che resta in equilibrio

In testa a ogni figlio

Come l'Eden

Come l'Eden

Come l'Eden, prima del 'ta ta ta'

Come prima quando tutto era unito

Mentre ora cammino in questo mondo proibito

Come l'Eden

Come l'Eden

Come l'Eden, prima del 'ta ta ta'

Quando il cielo era infinito

Quando c'era la festa e non serviva l'invito

E se potessi parlare con lei da solo cosa le direi

Di dimenticare quel frastuono

Tra gli errori suoi

E gli errori miei

E guardare avanti senza l'ansia di una gara

Camminare insieme sotto questa luce chiara

Mentre gridano

Guarda, stacca, mordi, spacca, separa

Amati, copriti, carica, spara

Amati, copriti, carica

'Ta ta ta'

Come prima quando tutto era unito

Mentre ora cammino in questo mondo proibito

Come l'Eden

Come l'Eden

Come l'Eden, prima del 'ta ta ta'

Quando il cielo era infinito

Quando c'era la festa e non serviva l'invito

Dov'è lei?

Se ogni scelta crea ciò che siamo

Che faremo della mela attaccata al ramo?

Se tu fossi qui

Cosa ti direi

C'è una regola

Sola
Nel regno umano

Non guardare mai giù se precipitiamo

Se precipitiamo

Raphael Gualazzi: Carioca di R. Gualazzi - D. Petrella - R. Gualazzi - D. Pavanello

L'ultimo bacio è un apostrofo

Che mi hai lasciato

Non ci sei più e sono in un angolo

Tirando il fiato

Io che con te ho sorriso e pianto

Fino a non vedere

La nostra storia è stata un salto

E io non so cadere

Vedo

Nel buio

Luci
Di un locale a due passi da me

Nel fumo

Una voce

Mi sospira dai balla con me

Occhi scuri

E pelle carioca

Carioca

Ma chi l'avrebbe detto

Sento solo la musica

Forse sei il diavolo

Ma sembri magica

Quanto tempo ho perso

La vita quasi mi supera

Resto qui adesso

Che si spegne la città

Bastava un sogno carioca

Puoi cancellare ogni momento

In una volta sola

Meglio spazzati via dal vento

Che ogni tua parola

Ora

Vedo

Nel buio

Il tuo viso a due passi da me

Non hai

Scuse

Per tenermi lontano da te

Occhi scuri

E pelle carioca

Carioca

Che io sia maledetto

Dai non fare la stupida

Fammi un sorriso

Che la noche se ne va

Ma chi l'avrebbe detto

Sento solo la musica

Forse sei il diavolo

Ma sembri magica

Quanto tempo ho perso

La vita quasi mi supera

Resto qui adesso

Che si spegne la città

Bastava un sogno carioca

Non me ne importa di quel che pensi

Non me ne importa di quel che senti

Non mi ricordo neanche chi sei tu

Voglio sorridere dei miei sbagli

Voglio rivivere sogni immensi

Voglio una vita che non finisce più

Ma chi l'avrebbe detto (Non me ne importa di quel che pensi)

Sento solo la musica (Non me ne importa di quel che senti)

Carioca (Non mi ricordo neanche chi sei tu)

Carioca

Ma chi l'avrebbe detto (Voglio sorridere dei miei sbagli)

Sento solo la musica (Voglio rivivere sogni immensi)

Carioca (Voglio una vita che non finisce più)

Carioca

Carioca

Riki: Lo sappiamo entrambi di R. Marcuzzo - R. Scirè - R. Marcuzzo

Le luci si spengono

Mentre il tempo sbiadisce nascosto in disparte

E ascolta fissandoci

Tra storie che scorrono

Le osserviamo cambiare e troviamo cambiati solo noi

Restiamo distanti restandoci accanto

Non lo noti anche tu?

Nei nostri sguardi che si sfiorano per strada e per sbaglio

A mezz'aria e senza alzarsi di più

Però qualcosa non torna

Tralasciando i ricordi che ho di te

Ti scrivo e dopo cancello

Non ti scrivo che tanto è inutile

Io fisso il vuoto che è a pezzi e tu

Ti addormenti guardando la tivù

Chissenefrega di noi se non so

Quello che vuoi se non parli

Se ci diciamo di sì ma fingiamo

E lo sappiamo entrambi

Parole che inciampano

Le sprechiamo in silenzi sfogandole addosso

E poi sul telefono

Trattieni i respiri e li aggiusti in un fiato

Ti diverti e ti annoi

Da adesso in poi non darmi mai e non darlo mai per scontato

Non rispondi se ti chiedo di noi

Però qualcosa non torna

Tralasciando i ricordi che ho di te

Ti scrivo e dopo cancello

Non ti scrivo che tanto è inutile

Io fisso il vuoto che è a pezzi e tu

Ti addormenti guardando la tivù

Chissenefrega di noi se non so

Quello che vuoi se non parli

Ci riproviamo ma la voce singhiozza

Urlami in faccia rinfaccia e vai

Silenzio in mezzo e dopo un po'

Il frastuono e poi il silenzio ancora

Però qualcosa non torna

Tralasciando i ricordi che hai di me

Mi scrivi e dopo cancelli

Non mi scrivi che tanto è inutile

Io fisso il vuoto che è a pezzi e tu

Ti addormenti guardando la tivù

Chissenefrega di noi se non so

Quello che vuoi se non parli

Se ci diciamo di sì ma fingiamo

E lo sappiamo entrambi

Rita Pavone: Niente (resilienza 74) di G. Merk

Niente, qui non succede proprio niente

E intanto il tempo passa e se ne va

Meglio cadere sopra un'isola o un reality che qualche stronzo voterà

Niente, adesso non ricordo niente

Fammi sentire che sapore ha

E la mia testa sul cuscino certe notti vuoi sapere quanto male fa

Male fa, male fa (and I like it, I like it)

Male fa, male fa (yes I like it, I like it)

Non hai mai saputo spezzarmi, travolgermi

Resto qui nel fitto di un bosco

E il tuo vento non mi piegherà

Qui non succede proprio niente

Pensavo

Che a ogni seme piantato corrispondesse un frutto

Dopo ogni fiato spezzato ricominciasse tutto

Che la parola di un uomo valesse oro e invece

Trova un amico ma non toccargli il tesoro

Niente, non ci ho capito proprio niente

Ma anche l'orgoglio si rimargina

Picchia più forte, non lo vedi che sto in piedi

Non ti accorgi che non servirà

Non hai mai saputo spezzarmi, travolgermi

Resto qui nel fitto di un bosco

E il tuo vento non mi piegherà

I love you, I love you, I love you, I love you, I love you

I love you.

Non hai mai saputo spezzarmi, travolgermi

Resto qui nel fitto di un bosco

E il tuo vento non mi piegherà

Mai più

Il vento non mi piegherà mai più

Il vento non mi piegherà

Qui non succede proprio niente

Tosca: Ho amato tutto di P. Cantarelli

Tre passi e dentro la finestra

Il cielo si fa muto

Resto lì a guardare

Io so cantare so suonare so reagire a un addio

Ma stasera non mi riesce niente

Stasera se volesse Dio

Faccio pace coi tuoi occhi

Finalmente

Con te ho riscritto l'alfabeto

Di ogni parola stanca il significato

Perfettamente inutile cercare di fermare l'onda che

Ci annega e ci lascia senza fiato

Ed è una musica che va

In un istante è primavera

Che ritorna

E come un pesce che non può più respirare

Come un palazzo intero che sta per cadere

Tu sei l'unica messa a cui io sono andata

Un volo che è partito

Svanito in fondo al blu

E io adesso farei qualsiasi cosa

Per sfiorare le tue labbra

Per rivederti

Se è vero che il tempo ci rincorre

Oggi sono questa faccia questa carne e queste ossa

Le sento ancora addosso le tue mani che mi spostano più in là

Dove si vive solo di uno sguardo

È tardi, si spegne la candela

È sempre troppo tardi

Per chi non tornerà

E come un pesce che non può più respirare

Come un palazzo intero che sta per cadere

Tu sei l'unica messa a cui io sono andata

Un treno che è partito

Sparito in mezzo al blu

E io adesso farei qualsiasi cosa

Per averti fra le braccia

Per rivederti

Perché se manchi tu manchi da morire

Perché amarsi è respirare i tuoi respiri

Stracciarsi via la pelle e volersela scambiare

È l'attimo fatale in cui mi sono arresa

Perché tu vieni con questo amore tra le mani

E come sempre nei tuoi occhi

La mia casa

Se tu mi chiedi in questa vita cosa ho fatto

Io ti rispondo ho amato

Ho amato tutto

Marco Molendini per Dagospia l'1 febbraio 2020. Meno cinque: il grande bluff annuale sta per cominciare. L'Italia si sposta a Sanremo per una settimana unica al mondo, dove tutti hanno voglia di fingere. Il Festival, che si spaccia come il più grande spettacolo dopo il big bang, come direbbe Jovanotti. I cantanti, anche quelli che non vuole più nessuno, che in quei sette giorni riassaporano il gusto del successo. I promoter, che poi venderanno la loro merce a prezzi gonfiati dall'esposizione televisiva, anche se è solo un’illusione. La Rai, che torna a vivere il gusto del monopolio e si ritrova al centro dell'attenzione. Mediaset, che fa finta di restare accesa, non calcola neppure gli ascolti e manda in onda gli avanzi di magazzino. Il pubblico, che mostra di appassionarsi e poi, il lunedì, ha già dimenticato tutto. I giornali, che pompano, pompano anche quando non c’è da pompare sperando di rianimare le vendite di copie, il cui encefalogramma precipita sempre più giù. I giornalisti che si chiudono dentro uno stanzone e non ne escono più. E' li, nel roof del teatro Ariston, che si svolge il festival che la gente legge sui giornali. Non si esce per una settimana, tutti stipati come sardine (non quelle che scendono in piazza) e Sanremo si guarda su uno schermo gigante e due monitor. Che senso ha? Non lo so. Anzi lo so, è la forza della consuetudine, più forte della ragione. Ci sono giornali che mandano tre, quattro inviati, quando quasi tutto si potrebbe tranquillamente fare da casa: le serate, appunto da vedere in tv, le conferenze stampa che possono serenamente andare in streaming, le interviste che all'80 per cento sono condotte al telefono perché tutti hanno da fare, le polemiche che tanto sono costruite a tavolino, la gara che non cambia di una virgola il corso della musica. Il Festival fuori dal bunker dell'Ariston non esiste, ad agitarsi è solo un popolo di curiosi di Sanremo e dintorni armati di telefonino che si stringono alle transenne, un manipolo di disadattati che si vestono come i cantanti di una volta pur di farsi notare: c'è un Pavarotti malandato, una Elizabeth Taylor spennacchiata, un Vasco Rossi da fiera paesana, un Al Bano difficile da riconoscere e via dicendo. E poi c'è una piccola selva di telecamere e microfoni delle reti locali alle prese con quel circo. Quest'anno per la prima volta dopo decenni non ci vado. Ho lasciato il Messaggero e ho libertà di scelta. Non ci vado e non mi manca. Per tutto quello che ho scritto sopra. Non mi manca per la qualità della musica, non mi manca per le polemiche, sempre uguali: i cachet degli artisti, gli scioperi, il testo che scandalizza, le farfalline, il solito cattivo da mettere alla berlina, quest'anno Junior Cally, l'anno scorso Achille Lauro (la polemica sulla droga e la sua Rolls Royce), i plagi immancabili, le stonature, le canzoni deprimenti. Non mi manca il festival per quello che si scrive e per quello che si fa. Non mi manca quel vano senso di importanza che ti dà essere al centro della scena, con quei disperati in strada che in mancanza d'altro chiedono autografi e selfie anche a noi giornalisti, solo perché andiamo ogni tanto in tv e entriamo nel bunker canoro. A mancare semmai è il resto, quello che comunque non c'è più, i vecchi amici come Aldo De Luca e Paolo Zaccagnini, insieme per anni abbiamo passato quelle settimane ridendo e scherzando (oltre a lavorare), i Dopofestival con Piero Chiambretti, la barba di Beppe Vessicchio, che quest'anno, lo so, ci sarà, le barzellette dei tempi di Alfredo Cerruti, l'ultimo Lucio Dalla stanco e appoggiato al suo bastoncino, le chiacchierate della notte al bar dell'albergo, gli scherzi ai tempi di Antonio Ricci. L'amico Pippo, imbattibile uomo festival.

Sanremo 2020, le 10 esclusioni più chiacchierate della storia del Festival. Pubblicato sabato, 01 febbraio 2020 su su Corriere.it da Arianna Ascione.

Marco Castoldi in arte Morgan sta scaldando i motori per tornare all'Ariston. Lo farà insieme a Bugo con la canzone «Sincero», dopo essere passato per Sanremo nel 2015 con i suoi Bluvertigo. In passato però il cantautore è stato protagonista di una clamorosa esclusione: si sarebbe dovuto presentare al Festival del 2010 con il brano «La sera», ma a causa di un'intervista-scandalo rilasciata al settimanale Max (in cui affermava di fare uso di crack) la sua partecipazione fu cancellata.

Pierdavide Carone e i Dear Jack: una presunta censura. Lo scorso anno Claudio Baglioni non reclutò per Sanremo Pierdavide Carone e i Dear Jack, autori del brano «Caramelle». Si parlò di censura preventiva (dato che la canzone toccava un argomento scottante, la pedofilia). In occasione della conferenza stampa di presentazione dell'evento però il direttore artistico rigettò ogni accusa: «Non c'era nessuna intenzione censoria. La nostra è una graduatoria e come tale è opinabile».

Syria e la frecciatina a Carlo Conti. Nel 2019 ha duettato con Anna Tatangelo nella serata dedicata alle cover, ma in gara a Sanremo Syria, vincitrice nel 1996 della categoria Nuove Proposte con «Non ci sto», non si vede da parecchi anni. Quando nel 2015 non riuscì ad entrare nella rosa finale dei partecipanti alla kermesse lanciò sui social una frecciatina al conduttore Carlo Conti, pubblicando l'immagine del singolo «It's okay it's all right» registrato dal presentatore nel 1984.

Loredana Bertè: quando disse no. Loredana Bertè nel 2018 ha regolarmente presentato, tramite i canali ufficiali, un brano a cui teneva molto. Poi però è successo qualcosa di inaspettato: «Il giorno prima della comunicazione dei nomi dei big in gara arriva la doccia fredda: sono stata contattata dal portavoce del direttore artistico, il quale mi ha proposto una canzone di Biagio (Antonacci ndr) che era pervenuta alla commissione». Per non andare al Festival con una canzone lontana dal suo mondo e per restare fedele alla sua proposta musicale l'artista (che ha poi partecipato a Sanremo 2019) ha declinato l'offerta.

Annalisa Minetti, la protesta. Commentando la sua mancata convocazione Annalisa Minetti nel 2013 aveva paragonato, in un'intervista rilasciata a Diva e Donna, Sanremo al Concertone del Primo Maggio. In precedenza, nel 2006, la cantante vincitrice dell'edizione 1998 del Festival aveva attaccato l'allora conduttore Giorgio Panariello - che non l'aveva scelta tra i Big - denunciando una presunta discriminazione legata alla sua cecità (circostanza poi smentita dal diretto interessato e da Gianmarco Mazzi).

Jos Squillo e il brano non inedito. Il caso Jo Squillo nel 1992 tenne banco per giorni: la cantautrice doveva presentare «Me gusta il movimento» ma si scoprì che il brano era già stato proposto in pubblico durante alcuni concerti. Non risultando un vero e proprio inedito Jo fu squalificata e al suo posto fu chiamato Pupo.

Marcella Bella, #quandosanremoERAsanremo. Marcella Bella non ha preso bene il fatto di non essere riuscita ad entrare a far parte del cast di Sanremo 2020: «Subire un'ingiustizia fa sempre male, soprattutto quando arriva da chi non te l'aspetti», aveva scritto il 27 dicembre scorso sul suo profilo Facebook. Qualche giorno dopo l'interprete di «Montagne verdi» ha pubblicato su Instagram una foto che la ritraeva durante un vecchio Festival, inserendo come didascalia l'eloquente hashtag #quandosanremoERAsanremo.

Anna Oxa e il Sanremo «politico». La vincitrice di Sanremo 1989 e Sanremo 1999 Anna Oxa nel 2013 accusò l'allora conduttore Fabio Fazio di averla esclusa dal Festival per ragioni politiche: «Ero nei 14 finalisti a mezz'ora dall'annuncio dei nomi. E poi sono stata tolta, dopo una litigata pazzesca [...] Sanremo è uno specchio del degrado del Paese, dove la creatività non viene premiata».

Domenico Modugno e l'esclusione di «Meraviglioso». «Meraviglioso» è uno dei brani più conosciuti e amati di Domenico Modugno, ma nel 1968 fu scartato dalla commissione esaminatrice in quanto «non adatto alla manifestazione» (perché racconta di un tentativo di suicidio, e l'anno prima a Sanremo Luigi Tenco si era tolto la vita). Il cantautore partecipò comunque al Festival ma con una canzone non sua, «Il posto mio», abbinato a Tony Renis.

I La Rua e il premio di consolazione. Eliminati da Sarà Sanremo nel 2016 tra mille polemiche i La Rua hanno comunque ottenuto un piccolo «premio di consolazione»: il loro brano «Tutta la vita questa vita» fu scelto come sigla del Dopofestival 2017. La band in seguito ha tentato la carta di Sanremo Giovani nel 2018, ma non è riuscita a qualificarsi per la gara.

Sanremo 2020: quando le canzoni vengono premiate dal pubblico, da Zucchero a Mia Martini. Pubblicato domenica, 02 febbraio 2020 su Corriere.it da Arianna Ascione. Non sempre il brano vincitore di Sanremo riesce a superare la prova del tempo: in molti casi, spente le luci dell'Ariston, è il pubblico a regalare l'agognato successo a canzoni ampiamente fuori dal podio o eliminate nel corso della gara. È difficile da credere, ma nel 1985 «Donne» di Zucchero si piazzò al 21mo posto (quell'anno vinsero i Ricchi e Poveri con «Se m'innamoro»).

Vasco Rossi - Vita spericolata. Vasco Rossi non è mai stato fortunato con Sanremo: quando esordì con «Vado al massimo» nel 1982 la canzone finì a pari merito con le altre finaliste rimaste fuori dal podio mentre l'anno successivo «Vita spericolata» arrivò penultima.

Raf - Cosa resterà degli anni 80. Nel 1989, anno in cui Sanremo fu guidato dai figli d'arte Rosita Celentano, Paola Dominguin, Danny Quinn e Gianmarco Tognazzi, sul gradino più alto del podio salirono Anna Oxa e Fausto Leali («Ti lascerò»). Ma la canzone che arrivò al quindicesimo posto sarebbe presto diventata uno dei brani simbolo di Raf: «Cosa resterà degli anni 80».

Mia Martini - Almeno tu nell'universo». Il 1989 fu l'anno del grande ritorno di Mia Martini dopo anni di ostracismo: l'interprete scelse un brano scritto da Bruno Lauzi e Maurizio Fabrizio nel 1972, «Almeno tu nell'universo». Ottenne il Premio della critica (oggi a lei intitolato), ma in classifica si fermò alla nona posizione.

Lucio Battisti - Un'avventura. Nono posto anche per Lucio Battisti nel 1969: salì sul palco dell'Ariston con quello che oggi è un suo grande classico, «Un'avventura», ma la sua interpretazione fu fortemente criticata.

Fiorella Mannoia - Quello che le donne non dicono. «Quello che le donne non dicono», scritta nel 1987 da Enrico Ruggeri (che quell'anno vinse insieme a Umberto Tozzi e Gianni Morandi con «Si può dare di più») e portata al successo da Fiorella Mannoia, vinse il Premio della critica ma si classificò soltanto ottava.

Carmen Consoli - Confusa e felice. Il brano che nel 1997 regalò a Carmen Consoli la sua popolarità («Confusa e felice») fu eliminato dopo la prima serata. Nell'anno in cui vinsero i Jalisse era in gara anche Patty Pravo con «E dimmi che non vuoi morire», arrivata ottava.

Nek - Laura non c'è. Altra vittima illustre di Sanremo 1997: Nek. Archiviato il Festival «Laura non c'è», arrivata al settimo posto nella classifica finale, ebbe un grandissimo successo in tutta Europa e fu persino tradotta in altre lingue (si va da «Laura no está» interpretata dal cantautore in spagnolo alla versione tedesca «Laura ist fort» cantata da Oliver Lukas).

Negramaro - Mentre tutto scorre. Oggi riempiono gli stadi ma i Negramaro nel 2005, in gara con «Mentre tutto scorre» (che sarebbe poi diventata una hit), non arrivarono nemmeno alla serata finale. Riuscirono però a vincere il Premio della sala stampa radio & tv.

Daniele Silvestri - Salirò. Incompresa: non si può definire in altro modo la canzone «Salirò» di Daniele Silvestri, presentata a Sanremo 2002, che vinse il Premio della critica ma arrivò al 14mo posto in classifica. Sarebbe poi diventata un tormentone anche grazie al balletto dell'attore Fabio Ferri, protagonista del videoclip.

Sanremo 2020, chi sono i cantanti più cercati in rete? Alice il 05/02/2020 su Notizie.it. Oltre alle classifiche di Sanremo c'è anche la classifica di quelli che sono gli artisti di Sanremo più "cercati" in rete. Il Festival di Sanremo 2020 ha preso il via e con la kermesse si sono scatenate anche le ricerche online da parte dei telespettatori nei confronti dei loro artisti preferiti e dei beniamini che saranno alla kermesse. Ma quali sono quelli più cliccati?

Sanremo: i cantanti più cercati. Sembra che tra i cantanti che prenderanno parte al Festival di Sanremo Elettra Lamborghini sia sul podio degli artisti “più cercati in rete”, e del resto che l’ereditiera e reginetta del reggeton fosse tra le artiste più seguite d’Italia era facilmente intuibile. I programmi a lei dedicati su Mtv sono stati più d’uno e su Instagram i suoi scatti bollenti continuano a mietere vittime. Al secondo e al terzo posto nella classifica degli artisti più “cliccati” ci sarebbero invece Achille Lauro ed Elodie. Achille Lauro ha preso parte alla prima serata del Festival di Sanremo con un look che, nel bene o nel male, resterà con tutte le probabilità nella storia dello show. Il cantante ha tolto un lungo mantello sul palco ed è rimasto con una tuta semitrasparente della maison Gucci. Anche Elodie però non ha nulla da invidiare ai due colleghi: l’ex concorrente di Amici, oggi fidanzata con Marracash, sarebbe al terzo posto sul podio degli artisti maggiormente ricercati dai fan di Sanremo. All’Ariston si è presentata con un abito della casa di moda Versace, e sui social ha fatto il pieno di like. Elodie ha un rapporto molto diretto con i propri fan e, proprio in occasione del festival, ha aperto un profilo su Telegram per poter dialogare direttamente con loro da Sanremo.

Junior Cally e Marco Masini, al centro delle polemiche al Festival di Sanremo. Il Festival di Sanremo non sarebbe tale se non suscitasse, ogni anno, una montagna di polemiche. E di ipocrisie. Anche stavolta, per fortuna, non ci delude. Tra i protagonisti di quest’anno c’è un certo Junior Cally, il cantante mascherato. E si è scatenata la bufera su di lui. Perché, tre anni fa, nella sua canzone semisconosciuta intitolata “La strega” ha scritto: “L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa/C’ho rivestito la maschera”. Non mi piace la musica di questo rapper, così come non mi piace la musica della maggior parte dei rapper e trapper: la trovo noiosa, ripetitiva. Una gran rottura di balle. E non mi piacciono i loro testi, zeppi di parolacce, sessismo, inni alla droga e a trattare le donne come donnacce. Tant’è vero che “bitch”, cagna, è un intercalare di questo genere musicale. Assolutamente intollerabile, per me. Ma dietro lo scandalo suscitato da questo vecchio testo ho trovato molta ipocrisia. Perché se inviti un rapper, sai che i contenuti delle sue canzoni non sono esattamente come quelli di Lucio Battisti. Lucio Battisti? Anche lui è finito sotto accusa, perbacco! Per la sua (secondo me bellissima) canzone Emozioni: “Guidare come un pazzo a fari spenti nella notte per vedere se poi è tanto difficile morire”. E’ un’istigazione all’omicidio stradale, che diamine! Non parliamo di Marco Masini. Avrai letto anche tu le polemiche, quest’anno, per la sua presenza a Sanremo, dopo trent’anni di presenza assidua al Festival. C’è chi gli rimprovera le parole della sua “Bella stronza” (1995) e gli chiede di rinnegarla. Perché canta “Mi verrebbe da strapparti quei vestiti da puttana e tenerti a gambe aperte finché viene domattina”. Un inno allo stupro? Sulla scia delle degenerazioni del sacrosanto #MeToo si contesta Vasco Rossi per la sua “Colpa d’Alfredo”: “Se n’è andata con il negro, la troia! Colpa d’Alfredo… prima o poi lo uccido!” Sessista, razzista e omicida! E si punta l’indice anche contro Marco Ferradini per la sua famosa Teorema: “Prendi una donna, trattala male…” Ma il colmo, secondo me, è stato lo scandalo suscitato dall’ignaro Amadeus quando si è permesso di dire che le donne che calcano il Festival con lui sono belle. Perché, secondo questa teoria, se dici che una donna è bella significa che la prendi per scema. Quindi o esalti il suo intelletto, o è meglio che tu stia zitto. Oggi siamo molto più suscettibili di venti, trenta o quarant’anni fa. Per fortuna, in alcuni contesti. Purtroppo, in altri. Ve lo immaginate, oggi, un Charles Bukowski che pubblica i suoi libri? Verrebbe messo all’indice per sessismo. Così come fa, in parte, l’università di Cambridge con Shakespeare: avverte gli studenti, prima delle letture sul Bardo, che contengono “violenza sessuale”. La violenza, fisica o psicologica, nei confronti di una donna – o di chicchessia – è un crimine. Chi uccide, stupra o molesta, o incita a farlo, va punito. Molto severamente. E’ lapalissiano, su questo non ci piove. E aggiungo che sarei molto severo nel punire i commenti sessisti, razzisti, omofobi e antisemiti sui social. Ma da qui a vedere assassini, stupratori, molestatori e mostri dappertutto ce ne passa. E voglio proprio vedere se i benpensanti che si scandalizzano a ogni piè sospinto, sono davvero così politicamente corretti nella loro vita privata. Se non gli scappa mai un “porca put…”, un “che gran pezzo di fi…”, identificando una donna con il suo organo genitale, o di fare commenti pesanti su una signora per come si veste o si sveste. Ma, si sa, impancarsi a moralisti è un modo facile per fare bella figura. Per apparire moralmente superiori, giudici implacabili delle magagne altrui. A forza di gridare al lupo, e di vedere il male dappertutto, perdiamo la capacità di identificarlo dove esiste davvero. E’ lo stesso discorso del razzismo, o del fascismo: se basta un nonnulla per essere censurati come razzisti o fascisti, finisce che lo siamo tutti. Con grande gioia di quelli che lo sono davvero. Come scrisse il filosofo Norberto Bobbio, “Non c’è nulla di peggio del moralismo a buon mercato. Perché in genere quando è a buon mercato, è anche ipocrita.”

Sanremo 2020, Fiorello pass "amico del conduttore" e mascherina intervista Amadeus con l'orzaiolo. La Repubblica l'1 febbraio 2020. Lo showman debutta all'Ariston tramite social: ironia sul coronoravirus e sul suo ruolo al festival e un video in cui prende in giro l'amico: "L'orzaiolo? Qualcuno te la sta tirando". Un pass che 'istituzionalizza' il suo ruolo di 'Amico del conduttore' (così recita la scritta sotto al nome) e una mascherina antibatterica 'regale', con una corona disegnata sopra, che allude chiaramente al corona virus. Così Fiorello si è ritratto stamattina sui suoi profili social per dare il via ufficialmente alla sua trasferta sanremese e al lavoro al fianco di Amadeus. Poi posta un video in cui intervista scherzosamente l'amico "Siamo qui con il conduttore Amedeo Sebastiani, in arte Amadeus. Com'è andata questa notte?", chiede lo showman. "Tutto bene a parte questo piccolo orzaiolo", replica Amadeus mostrando un occhio un pò gonfio. "Secondo lei qualcuno gliela sta tirando?", incalza Fiorello. "No, non ne vedo il motivo. Non lo vedo anche perché ho l'orzaiolo", scherza il conduttore. "Vuoi sapere chi sono? Se vuoi ti faccio i nomi. Tanti te la stanno tirando", ironizza Fiorello. Amadeus ride e Fiorello annota: "Non ho mai visto una persona tanto serena. Io al posto suo starei ricoverato da qualche parte". "Cosa ti fa stare tanto sereno?", chiede Fiorello. "La tua presenza", è la risposta di Amadeus. Fiorello allora propone un paragone con Baglioni: "A quest'ora Baglioni era lì a provare il suo repertorio, perché cominciava a provare alle sei del mattino e lo provava fino alla sera. Tu che repertorio hai? Che provi?". "Io niente, sto qui a tavola con te. Però non raccontiamo tutto quello che faremo", frena Amadeus. "Io ti sto vicino ma non è detto che io faccia qualcosa, diciamolo!", si defila Fiorello. Poi Fiorello apre il capitolo conferenze stampa, scherzando sulla gaffe di Amadeus sul 'passo indietro' che gli è costata settimane di polemiche: "Quando è la prima conferenza stampa? Cosa diremo?" E Amadeus gioca: "Io vado con la mascherina così non parlo. Meno parlo, meglio è". Infine la proposta di 'tutoraggio' di Fiorello "Sarà una conferenza bellissima. Posso venire? Voglio mettermi vicino a te, dietro di te. Appena tu stai per dire qualcosa di... io ti infilo qualcosa", conclude lo showman tra le risate di Amadeus. Il siparietto si chiude con la presentazione di altri due personaggi presenti: Gianmarco Mazzi (ex direttore artistico di diversi Sanremo, che Fiorello presenta come "padre spirituale di Adriano Celentano") e il direttore di Rai1, Stefano Coletta. "Ex direttore di Rai3, uno del Pd - dice Fiorello - come si trova su Rai1, abituato alla nicchia?" "Benissimo", risponde Coletta nel finale del video.

Sanremo, ritorna Beppe Vessicchio: attesa per le 70esima edizione del Festival. Redazione de Il Riformista il 3 Febbraio 2020. Dopo le polemiche che hanno investito il conduttore Amadeus, sembra essere tornato il sereno a Sanremo in occasione del debutto di domani per la 70esima edizione del Festival. Tra gli ospiti e le novità di quest’anno c’è sicuramente un nome che fa più rumore degli altri, ed è quello del ritorno del direttore d’orchestra Beppe Vessicchio. Ad annunciare la notizia è stato lo stesso direttore artistico nel corso del programma “Che tempo che fa”, dove ha snocciolato qualche anticipazione del suo Festival. Grazie ad Amadeus, dunque, la frase che il popolo dei social attendeva da qualche anno tornerà a essere pronunciata sul palco dell’Ariston: “Dirige l’orchestra, il Maestro Beppe Vessicchio”. Non appena il messaggio si è diffuso, i social sono andati in visibilio per il ritorno più atteso. Infatti nelle scorse edizioni del Festival gli utenti della rete lamentavano l’assenza del Maestro. Quest’anno la loro voce è stata ascoltata scatenando grandi preparativi per il ‘debutto’. Intanto anche il sistema sicurezza della 70esima edizione del Festival si prepara. Come ogni anno sono molti i curiosi che si appostano prendendo d’assalto l’Ariston in attesa dei grandi ospiti. Barriere antisfondamento, tornelli, metal detector e polizia in ogni angolo sono solo il primo passo per dare il via ad un’edizione scoppiettante. I BIG IN GARA – A prepararsi per l’uscita sul palco dell’Ariston sono anche i 22 big in gara e le 8 ‘Nuove proposte’. Tra i big ci sono Marco Masini, Alberto Urso, Elettra Lamborghini, Achille Lauro, Anastasio, Bugo e Morgan, Diodato, Elodie, Enrico Nigiotti, Francesco Gabbani, Giordana Angi, Irene Grandi, Le Vibrazioni, Levanteì, Junior Cally, Michele Zarrillo, Paolo Jannacci, Piero Pelù, Pinguini Tattici Nucleari, Rancore, Raphael Gualazzi, Riki. Torna a Sanremo con la medaglia da vincitore Francesco Gabbani, che porta un brano irriverente con il quale si dice potrà arrivare ai primi posti. Ci sono anche i volti nati o transitati da ‘Amici’ di Maria De Filippi: la seconda classificata della 18esima edizione Giordana Angi e Riccardo ‘Riki’ Marcuzzo (non ci sarà invece Irama), poi Elodie Di Patrizi e infine Enrico Nigiotti (che aveva partecipato nel 2017 anche a X-Factor). Un ritorno che farà rumore è quello di Morgan in coppia con il collega Bugo delle Vibrazioni. Da X-Factor arriva invece il vincitore della 12esima edizione Anastasio con un brano potentissimo. Poi c’è anche il grande ritorno di Marco Masini. Tra i big inaspettati ci sono le presenze di Irene Grandi, Piero Pelù ed Elettra Lamborghini. A sorpresa confermato il gruppo indie rock de I pinguini tattici nucleari. Dopo le polemiche dello scorso anno con la canzone Rolls Royce, torna Achille Lauro. Ci sarà anche Diodato, presente due anni fa, ma soprattutto ex fidanzato storico di Levante anche lei scelta da Amadeus. Gli altri nomi in gara sarebbero Paolo Jannacci, figlio del noto cantautore Enzo, Michele Zarrillo, Raphael Gualazzi, l’ex cantante mascherato Junior Kelly e il rapper Rancore (già a Sanremo con Daniele Silvestri).

LE DONNE AL FESTIVAL – Grande attesa anche per le presenze femminili che affiancheranno Amadeus sul palco dell’Ariston per il 70esimo Festival, dal 4 all’8 febbraio. Saranno Diletta Leotta, Antonella Clerici, Francesca Sofia Novello e le due conduttrici del Tg1 Emma D’Aquino e Laura Chimenti. Oltre alle cinque ospiti presenti alla conferenza e a Rula Jebreal, annunciata nei giorni scorsi e protagonista di una infuocata polemica lanciata dai media sovranisti, Amadeus ha annunciato altre presenze femminili. Saranno Monica Bellucci, Sabrina Salerno, la presentatrice albanese Alketa Veisju, la compagna di Cristiano Ronaldo, Georgina Rodriguez e infine Mara Venier, che scenderà la scala presentando la sua Domenica In.

Sanremo 2020, la conferenza stampa  Amadeus: «Le polemiche? Ho la coscienza a posto». Pubblicato lunedì, 03 febbraio 2020 su Corriere.it da Renato Franco, inviato a Sanremo , Arianna Ascione e Mario Luzzatto Fegiz. Dopo la tradizionale conferenza stampa della vigilia, il conduttore ritorna sulle varie querelle che hanno animato le scorse settimane: «Ho il sostegno incondizionato della Rai». E di Fiorello, vero mattatore dell’incontro. Dopo le polemiche, il dibattito sul «passo indietro», il Festival di Sanremo targato Amadeus entra nel vivo. Il conduttore si è presentato nella tradizionale conferenza stampa. Dopo i convenevoli di rito ( l’emozione di essere lì, il sogno realizzato da bambino), la comunicazione della scaletta ( il contestato Junior Cally per esempio si esibirà mercoledi) e una lunga incursione di Fiorello, ad Amadeus viene subito chiesto quale querelle delle tante che hanno animato il pre Festival gli abbia dato più fastidio. «Sapevo che le polemiche fanno parte di Sanremo, ma io ho la coscienza a posto. Vado avanti per la mia strada». Si tira poi in ballo il Superbowl, una manifestazione che «osa» e può anche dividere. Quale scommessa vuole fare Amadeus?: «Scegliere le composizioni giuste, senza logiche distributive di genere. E fa niente se anche qui ci sono polemiche, vedi Junior Cally e pure Achille Lauro o Morgan». E ritorna sul tema delle donne che lo accompagneranno: «È una cosa che ho pensato a settembre, perché ho ritenuto che il femminicidio e il tema della disparità fossero centrali. E ci sta che anche Sanremo possa dividere». Si passa a un altro tema caldo, quello della giuria di qualità, al centro dell duello Mahmood-Ultimo, abolita quest’anno: «C’è stata una sparatoria contro la giuria anche se poi i successi di Mahmood le hanno dato ragione. Quest’anno abbiamo reintrodotto l’orchestra per valutare gli artisti , una formula che avevamo già sperimentato in passato». Viene paventato il boicottaggio di alcuni ospiti che dovrebbero esibirsi fuori sul palco targato Nutella, contrari a farsi sponsorizzare. La Rai ammette criticità, ma sostiene di non sapere di eventuali forfait.

Fiorello irrompe in sala stampa: "Sanremo ti ha trasformato in un mostro, il nemico pubblico n.1, ora devi far cambiare idea con un festival pazzesco". È Fiorello a dare la carica di prima mattina ad Amadeus alla vigilia dell'apertura di Sanremo 2020 in una città transennata e il teatro Ariston blindato. E dopo aver dato la sveglia al conduttore di buonora, Fiorello accende anche il primo incontro con i giornalisti irrompendo in sala stampa. “Io non sono un vero e proprio ospite, mi ha scelto per l’aspetto fisico” spiega, “io tra tre mesi compio 60 anni e lui mi ha detto: stai benissimo, ti voglio al mio fianco, né avanti né dietro”. Annuncia poi un possibile duetto con Tiziano Ferro: “Vorrei celebrare con lui i 25 anni di Finalmente tu, la canzone scritta da Max Pezzali con cui partecipai al festival”. Con Benigni nessun incontro previsto: “Non ha bisogno di me o di nessuno, mi godrò lo spettacolo”. Quindi una battuta su Junior Cally (“L’ho invitato alla cresima di mia figlia”) e poi torna poi sulle polemiche che hanno travolto il conduttore: “Sanremo ti ha trasformato in un mostro, il nemico pubblico n.1, ora devi far cambiare idea con un festival pazzesco”. E conclude: “Ti sveglierò tutte le mattine perché hai bisogno di essere spronato”. “Le polemiche fanno parte del festival, ma quando hai la coscienza a posto non ti possono ferire o colpire. Vado avanti per la mia strada”, precisa Amadeus che comunque si presenta alla stampa senza nessuna delle dieci donne che lo accompagneranno sul palco. “Avverto la responsabilità di questa 70esima edizione” prosegue, “sin dall’inizio ho voluto che fosse un intreccio di emozioni che appartengono al passato, alla storia dei suoi 69 anni, e al presente, sperando che possa diventare una scommessa per il futuro”. “Ho parlato sempre di un Sanremo imprevedibile” ribadisce il conduttore e direttore artistico, “ma finalmente da domani sera tutto questo accadrà grazie agli amici che ho con me a cominciare da Fiorello, e realmente non so cosa farà, Tiziano Ferro che porterà emozioni, e Roberto Benigni. Persone che renderanno questo festival imprevedibile, e non vedo l’ora che si arrivi domani per cominciare”. Dopo essersi presentato come "una specie di badante 2.0" del conduttore, Fiorello di buon'ora ha bussato alla camera e un assonnatissimo Amadeus gli ha aperto in pigiama: "Lo sai che più tardi c'è la conferenza stampa?" lo esorta Fiorello. "Tutti i giorni c'è la conferenza stampa. Ti rendi conto?", insiste lo showman riprendendo tutto in un video pubblicato su Instagram, e Amadeus preoccupato replica: "E tu tutti i giorni mi vieni a svegliare?". "Ti rendi conto in cinque conferenze stampa cosa puoi combinare?", conclude Fiorello. Intanto il "sistema sicurezza" della 70esima edizione del festival stringe le sue maglie, dando quest'anno un ulteriore giro di vite all'intenso viavai di curiosi, lavoratori e visitatori che ogni anno prendono d'assalto il corso davanti al teatro Ariston e nelle vie limitrofe della cittadina ligure. Barriere antisfondamento, tornelli ovunque (dove è necessario mostrare un pass speciale per poter passare), metal detector per controllare borse e zaini e polizia sguinzagliata in ogni angolo.

Sanremo 2020, secondo i bookmakers Anastasio potrebbe vincere. Ma chi arriva ultimo? Ecco gli sfavoriti, da Rita Pavone alle Vibrazioni. Pubblicato lunedì, 03 febbraio 2020 su Corriere.it da Arianna Ascione. Per gli scommettitori quello di Rita Pavone, Piero Pelù e Riki non sarà un Sanremo fortunato. Sanremo 2020 non è ancora iniziato ma i bookmakers, basandosi sulle opinioni dei giornalisti che hanno già ascoltato le canzoni in gara e sui rumors della vigilia, lo danno già per favorito all'unanimità: a detta degli scommettitori sarà Anastasio il trionfatore della 70ma edizione del Festival (Snai e Sisal lo danno a 4.50, 5.00 Eurobet). Già ospite dell'edizione 2019 della kermesse il rapper, vincitore della dodicesima edizione di X Factor, sarà in gara per la prima volta tra i Campioni con il brano «Rosso di Rabbia». Condivide il suo podio virtuale con i possibili primi classificati della categoria Nuove Proposte, gli Eugenio in Via di Gioia dati a 2.75 (Snai ed Eurobet) e Fasma (2.75 per Sisal).Più varietà invece per quanto riguarda le ultime posizioni: secondo Sisal, Eurobet e Snai, che lo danno rispettivamente a 50.00, 51.00 e 50.00, l'esordio sul palco dell'Ariston non sarà memorabile per Piero Pelù, che finirà in fondo alla classifica insieme all'ex Amici Riki (50 Snai e Sisal, 51 Eurobet). Anche il ritorno di Rita Pavone sul palco di Sanremo potrebbe non essere fortunato: i bookmakers la danno come ultima classificata (50.00 Sisal, 75 Snai). Stnaleybet addirittura indica la quota per l’ultimo: è sempre la Pavone a 4,00. A 6,50 invece Piero Pelù, Riki, Le Vibrazioni e Paolo Jannacci. Sarà comunque in buona compagnia anche per altri bookmaker: tra i fanalini di coda di Sanremo 2020 compaiono Paolo Jannacci (50 per Sisal e Snai) insieme ad Enrico Nigiotti, il duo Morgan&Bugo e Le Vibrazioni (tutti e tre a 51.00 su Eurobet). Elettra Lamborghini invece, se per Eurobet arriverà inesorabilmente ultima (51.00), per Sisal e Snai potrebbe riservare delle sorprese (33.00). Stesso discorso per il rapper della discordia Junior Cally: Sisal lo dà a 50.00 mentre Eurobet e Snai sono più ottimisti (36 e 33).

·        Il Debutto.

Un evento social con Amadeus (per ora invisibile). Pubblicato mercoledì, 05 febbraio 2020 su Corriere.it da Aldo Grasso. Il Festival non ci lascia mai senza i grandi perché: sarà il Sanremo di Amadeus o il Sanremo con Amadeus? Sarà il Sanremo di Amadeus o il Sanremo di Fiorello? Sanremo resta una festa patronale. Un veglione mediale (la gioiosa cagnara dei media), una lenta celebrazione nazional-popolare, la commemorazione della canzone italiana, ma pure sempre una festa patronale. L’impressione che si ha dall’incipit festivaliero (ma anche dai giorni precedenti di «accensione dei motori») è quella di un Amadeus «trasparente»: a lui si può chiedere solo una conduzione «di servizio», di smistamento, infatti ha dovuto circondarsi di ospiti molto più di peso rispetto a lui per dare un senso premium alle serate. Forse per evitare nuovi scivoloni in zona #MeToo, si è scelto di de-vallettizzare il festival. Lo studio è tentacolare, con molti effetti di grafica come usa oggi. La regia senza guizzi, con le immancabili inquadrature alla dirigenza (Stefano Coletta si è già raiunizzato). In tanti anni non abbiamo mai usato l’espressione «Sanremo specchio del Paese» perché Sanremo rispecchia solo sé stesso e chi lo guarda. Nel tempo, l’evoluzione tv ha sapientemente rotto i confini tra festival e dopofestival, tra teatro e sala stampa, per toglierci il dubbio che le cose più forti accadano fuori scena. Sanremo è fermo immagine, mentre la cosa più significativa di questi ultimi anni è che con i social si sono creati migliaia e migliaia di Backstage Domestici: ognuno ci racconta come vede la manifestazione dal salotto di casa sua (così, invece di scoprire the dark side of Sanremo scopriamo the dark side di chi guarda la tv, tipo i commenti ad Achille Lauro). Nonostante l’immobilità, Sanremo resta l’evento social dell’anno. Ogni ospite (Rula Jebreal, con quel decantato curriculum, umiliata a velina prima del monologo), ogni intervento, ogni polemica, ogni scelta artistica sono pensati per alimentare la parola, in un circuito senza sosta che ridisegna i confini tra vecchi e nuovi media. Viene allora da chiedersi per quale ragione il programma simbolo della tradizione Rai, l’evento (ex) paludato, il regno del generalismo, si sia trasformato nel successo social più ambito da brand e star. C’entra, naturalmente, il lavoro fatto sul ringiovanimento del pubblico attraverso il ricorso a cantanti e icone dei ragazzini (dai talent alla trap); ma c’entra, forse, anche quest’epoca di narcisismo mediale in cui ciascuno di noi si trasforma in medium per acchiappare like, menzioni e retweets da rigiocare nel grande mare aperto della rete. Si prova un piacere perverso a sezionare il Festival in tutte le sue componenti (le canzoni, la conduzione, i look, le battute, la politica strisciante), pagella dopo pagella, post dopo post, sentendosi parte di un rituale collettivo che rimanda al fascino di quelle tradizioni che cambiano rimanendo sempre uguali a sé stesse. Per tutta la sera Amadeus ha cantato «Grazie del Fiore».

Sanremo 2020, la conferenza stampa della prima serata. Rula Jebreal: «Dirò cose che non avevo mai avuto coraggio di dire». Pubblicato martedì, 04 febbraio 2020 da Corriere.it. I motori del Festival sono accesi e, in attesa del debutto, sono arrivate all’Ariston Diletta Leotta e Rula Jebreal. La giornalista non ci ha girato attorno: «Dirò cose che non avevo mai avuto coraggio di dire». La sua partecipazione ha dunque un preciso obiettivo: «Sono davvero felice di essere qui, vorrei parlare di un’emergenza nazionale e internazionale. Mentre parlo ci sono molte donne che vengono imprigionate perché chiedono il diritto al voto, come in Arabia Saudita. E’ un tema apartitico, culturale e importante». Quindi, i ringraziamenti. «Voglio ringraziare Amadeus perché ha subito abbracciato il tema: sono felice di parlare anche davanti a mia figlia perché dirò cose che non ho mai avuto il coraggio di dire nemmeno a me stessa fino a che non ho compiuto 40 anni». Parole che il direttore artistico non ha perso l’occasione per esprimere la sua gioia: «Sono fiero e onorato di iniziare con Diletta Leotta e Rula Jebreal. Desideravo una 70esima edizione con una presenza femminile altissima, all’insegna delle donne e delle storie».

Francesco Canino per panorama.it il 4 febbraio 2020. Si gioca subito due assi da novanta Amadeus, che apre Sanremo 2020 portando subito sul palco due delle donne più attese e discusse di questo Festival: si accendono le luci dello show e all’Ariston arrivano la giornalista Rula Jebreal e Diletta Leotta, complici del conduttore nella prima puntata dell’evento musicale al via martedì 4 febbraio. Insomma, mischiare alto e basso, spiazzare e rendere “imprevedibile” (la parola mantra del direttore artistico della settantesima edizione) lo spettacolo è la sua mission. Ecco tutto quello che accadrà nella serata del debutto.

Sanremo 2020, che cosa farà Rula Jebreal. «Vorrei sorprendere tutti, compresa me stessa. Mi sono messa a nudo quando ho scritto il mio intervento». Gli occhi di tutti sono puntati su Rula Jebreal, la giornalista e conduttrice che sbarca in Riviera sull’onda lunga delle polemiche (anche politiche, con tanto di attacco frontale di Giorgia Meloni). Dopo tante indiscrezioni, è arrivato il momento di vederla all’opera. Cosa farà? A svelarlo è lei stessa: «Parlerò di un’emergenza italiana e internazionale. Ci sono donne che vanno in prigione solo perché chiedono di guidare una macchina o di poter votare. È un tema apartitico e culturale e per questo ringrazio molto Amadeus: ammiro il suo coraggio». E davanti alla platea dei giornalisti, durante la conferenza stampa pre-debutto, svela: «Dirò delle cose che non ho detto nemmeno a mia figlia e a me stessa fino a quando avevo 40 anni». Forse anche della storia di sua mamma, morta suicida dopo un’infanzia da vittima di violenze. Quanto alle critiche, non si scompone. «Senza di loro non sarei stata qui e lo dico con sincerità». Il compenso? «Lo dirà la Rai, ma non ho preso 25 mila euro. Il 50% del mio cachet andrà in beneficenza e in ogni caso la domanda è un’altra: le donne prendono il 25% meno di un uomo, la domanda vera è questa». Quanto all’arrivo di Michelle Obama, poi sfumato, ne chiarisce i contorni: «Mi sarebbe piaciuta averla con un collegamento. Ha una storia straordinaria, lancia un messaggio di speranza e uguaglianza, ma non è stato possibile».

La scaletta e gli ospiti prima puntata del Festival. La prima sorpresa della serata sarà un video messaggio di Roger Waters dei Pink Floyd - arrivato grazie a Rula Jebreal – mentre sul fronte gara, toccherà a Irene Grandi aprire il Festival, seguita in ordine d’uscita Marco Masini, Rita Pavone, Achille Lauro, Diodato, Le Vibrazioni, Anastasio, Elodie, Bugo e Morgan, Alberto Urso, Riki e Raphael Gualazzi. Insomma, una partenza “rassicurante”, ad alto tasso di volti amati anche dal pubblico più agée. Ed è subito sfida invece tra i Giovani: Eugenio in via di Gioia si scontreranno con Tecla, Fadi invece con Leo Gassmann, e da qui usciranno i primi due semifinalisti. In arrivo un tris di esibizioni invece per Tiziano Ferro, ospite fisso di questa edizione, che canterà nel Blu dipinto di blu, Almeno tu nell’universo e Accetto miracoli. Nella prima puntata sul palco salirà anche Gessica Notaro, la modella e addestratrice di delfini, vittima di un’aggressione con l’acido da parte del suo ex fidanzato: assieme ad Antonio Maggio, canterà fuori gara una canzone scritta da Ermal Meta. «Sarà un manifesto per tutti noi, racconterà la sua storia». Gli altri ospiti sono Emma Marrone e Al Bano e Romina.

Amadeus e la “rivalità” con Fiorello. È un Amadeus clamorosamente rilassato quello che parla con i giornalisti a poche ore dall’esordio. «Ho dormito benissimo, sono dieci giorni che non leggo nulla, né commenti positivi né negativi e non ne ho il tempo», svela. Poi respinge al mittente i tentativi di costruire a tavolino un’inesistente rivalità con Fiorello. «Con lui c’è amicizia fraterna e reciprocamente disinteressata. Niente e nessuno potrà intaccarla. Io quando giocavo a calcio ero un’ala destra e la libidine maggiore era fare il passaggio all’attaccante. Se Fiorello è il nostro attaccante sono l’uomo più felice del mondo». Sipario, sigla.

Diletta Leotta e le critiche di Paola Ferrari. Ha i riflettori puntati addosso, e non potrebbe essere diversamente, Diletta Leotta che abusa di metafore calcistiche ma si misurerà per la prima volta con uno show così mastodontico (Miss Italia nel 2020 era proprio un’altra cosa). «Non vedo l’ora di scendere in campo: prima stavo a bordo campo, ora sarò protagonista di una partita importante. Le critiche a Paola Ferrari? Non la conosco, la invito a prendere in caffè così se mi conoscerà cambierà idea. In generale, vorrei più solidarietà femminile». Che cosa farà? Anche lei parlerà di donne «e sarà emozionante anche per me».

Da corriere.it il 5 febbraio 2020. Achille Lauro nella foto postata su Instagram si spoglia come San Francesco. La didascalia dice: « San Francesco. La celebre scena attribuita a Giotto in una delle storie di San Francesco della basilica superiore di Assisi. Il momento più rivoluzionario della sua storia in cui il Santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione e alla solidarietà». Ma il cantante ha una tutina di Gucci da 5700 euro.

Sanremo, Rula Jebreal devolve metà del suo compenso a una donna stuprata dall'Isis. Amadeus ha tenuto la prima conferenza stampa con Rula Jebreal e Diletta Leotta e con loro ha ribattuto alle polemiche e raccontato la prima puntata tra nuovi ospiti e sorprese. Francesca Galici, Martedì 04/02/2020, su Il Giornale. All'arrivo della prima conferenza stampa del 70esimo festival di Sanremo, i flash sono stati tutti per le due donne della giornata, Diletta Leotta e Rula Jebreal. Le co-conduttrici della prima serata del Festival sono arrivate insieme ad Amadeus all'Ariston Roof per rispondere alle domande della sala stampa. C'è grande curiosità attorno alla figura di Rula Jebreal, chiamata da Amadeus per dare voce al tema della violenza contro le donne, uno degli argomenti ai quali il conduttori sembra tenere maggiormente in questo suo primo festival di Sanremo. "È un tema apartitico, culturale, importante. Ammiro il coraggio di Amadeus per aver voluto questo tema al Festival di Sanremo. E sono felice di essere qui e parlare di questo a tutti. Anche a mia figlia", ha affermato la donna. Sua figlia sarà in teatro per assistere alla perfomance della madre, che non ha voluto rivelare con esattezza quali saranno i contenuti del suo discorso: "Dirò delle cose che non ho mai detto nemmeno a me stessa finché non ho compiuto 40 anni." Il ruolo di Rula Jebreal a questo festival di Sanremo sembra essere ben definito nonostante le polemiche che hanno accompagnato la firma del suo contratto. "A fine settembre ho subito pensato a Diletta Leotta e Rula Jebreal perché volevo che il festival fosse all'insegna delle donne, leggerezza ma anche storie importanti. Sono fiero e onorato di avere tante donne", ha detto con orgoglio Amadeus. A proposito delle polemiche, Rula Jebreal ha dichiarato di non essere stata colpita da tutto ciò che è stato detto di lei alla vigilia, anzi: "Ringrazio i critici perché ci hanno costretto a fare uno sforzo in più, senza di voi non sarei stata qui, lo dico con sincerità." Uno dei nodi della polemica che ha riguardato la giornalista alla vigilia è stato il suo compenso. Non c'è l'ufficialità sull'ammontare del cachet percepito dalla Jebreal. "È questione riservata" , ha detto in conferenza stampa, dove ha espresso le sue perplessità sulle presunte differenze di trattamento tra uomini e donne: "Non ho preso la cifra che gira, ma la domanda vera dovrebbe essere perché le donne prendono sempre meno degli uomini? Perché nel 2020 le donne prendono il 25% in meno?" Se da un lato non ha voluto rivelare quanto ha percepito per il Festival, dall'altro ha dichiarato cosa intende fare del suo cachet: "Ho promesso che la metà del mio compenso sarà dato a Nadia Murad, una donna stuprata dall'Isis. Ma comunque, il lavoro va pagato, perché ci permette di mantenerci e di portare avanti i nostri principi." Uno dei protagonisti della 70esima edizione del festival di Sanremo sarà Fiorello. Lo showman è stato chiamato da Amadeus e il suo compito sarà quello di intrattenere il pubblico con la sua naturale vena ironica e accattivante. Tuttavia, c'è già chi è pronto a scommettere che la verve di Fiorello oscurerà Amadeus, molto più pacato. "C'è una tale amicizia fraterna tra me e Rosario, assolutamente disinteressata da 35 anni, che niente e nessuno può intaccarla. Quando giocavo a pallone ero ala destra, la libidine maggiore era passare all'attaccante perché potesse segnare, quindi se Fiore è il nostro attaccante io sono felicissimo di farlo segnare", ha detto Amadeus spegnendo ogni polemica. Le metafore calcistiche si sprecano nel corso della conferenza stampa e a usarle è anche Diletta Leotta, che commenta così la sua tensione prima dell'inizio: "Sono pronta, carica, non vedo l'ora di scendere in campo con il mio mister. Di solito sono a bordo campo, ora posso essere protagonista di una bella partita che posso giocare al fianco di una donna come Rula, che ho avuto l'onore di conoscere, non vedo l'ora che ci sia il fischio d'inizio." Diletta Leotta, come tantissime donne che hanno calcato il palcoscenico dell'Ariston, si dice in ansia per la tradizionale scalinata, che la donna ha già provato per evitare di cadere in prima serata. La giornalista ha rivelato che indosserà per primo un abito molto ampio, che renderà ancor più complicata la sua discesa. Non è mancato un commento su Paola Ferrari, una delle donne che pubblicamente ha maggiormente osteggiato la sua presenza all'Ariston. "Quando vuole la invito per un caffè", ha scherzato la Leotta, rispondendo così alle tante polemiche sollevate dalla collega. Diletta Leotta e Rula Jebreal non saranno le uniche presenze femminili della prima serata, durante la quale si esibirà anche Gessica Notaro. L'ex miss è ospite del festival di Sanremo, dove porterà una canzone sulle donne scritta da Ermal Meta. A proposito di donne al Festival, sarà proprio una rappresentante del sesso femminile ad aprire la kermesse. L'onere di dare il via alla gara, infatti, è di Irene Grandi. Tiziano Ferro, un altro dei grandi protagonisti della 70esima edizione, onorerà una delle più belle voci femminili del festival di Sanremo, riportando sul palco dell'Ariston Almeno tu nell'universo di Mia Martini, oltre a Nel blu dipinto di blu di Modugno e alla sua Si accettano miracoli. Nella conferenza stampa di Sanremo c'è anche spazio per rispondere alla polemica sollevata da Fimi nelle scorse ore, immediatamente smorzata da Claudio Fasulo. Il vicedirettore di Rai1 ha voluto così spiegare le modifiche al regolamento: "Il meccanismo di mandare i due finalisti al televoto facendo vedere gli higlights dell'ultima loro esibizione è lo stesso meccanismo con cui da molti anni viene eletto il vincitore di Sanremo. I tre finalisti tra i Big si sfidano al televoto sulla base degli highlights. Quindi trovo l'attacco di questa mattina, con parole come 'schifezza' e 'pagliacciata', assolutamente gratuito e fuori luogo."

Dagospia il 5 febbraio 2020. Da Circo Massimo - Radio Capital. Più di Amadeus, più di Fiorello, più delle canzoni, la protagonista della prima serata del Festival di Sanremo 2020 è stata Rula Jebreal, con un commovente monologo contro la violenza sulle donne in cui ha parlato anche della madre, morta suicida dopo le violenze. "Prima di entrare c'era un momento di suspense, tutti sentivamo la responsabilità per quello che era stato detto prima del monologo. Quando sono entrata, ammetto che facevo fatica a guardare davanti a me, c'era mia figlia", racconta la giornalista a Circo Massimo, su Radio Capital, "L'energia nella sala era bellissima, ma dire quelle parole è stata dura, perché sapevo che mentre le dicevo qualcuna subiva quelle cose, sapevo che mentre facevano polemiche su Sanremo le donne venivano ancora picchiate, molestate, uccise. In questo paese solo la scorsa settimana sono state uccise sei donne. Sta diventando un'emergenza nazionale", continua, "Dobbiamo rispondere, continuare a combattere. Ho cercato di dire all'inizio di fare tutti un passo avanti, guardando al di là delle opportunità politiche e cercando di affrontare i temi veri". Fare un passo avanti vuol dire anche andare oltre i dati: "C'è una parte che non viene raccontata, ad esempio secondo la maggioranza delle statistiche il 70% delle donne non denuncia molestie, abusi o stupri, perché hanno paura delle domande insinuanti, dei sorrisi sotto i baffi... non ci dimentichiamo che quando è scoppiato il metoo negli Stati Uniti, pur nell'ampia solidarietà della società, in delle trasmissioni alcuni uomini mettevano in dubbio e discutevano le storie delle vittime senza sapere tutti i fatti. Sono rimasta agghiacciata. Per venire avanti ci vuole un coraggio immenso. Anche mia madre ha avuto paura delle domande e delle insinuazioni". La madre, appunto, di cui è riuscita per la prima volta a parlare apertamente: "Quando vivi una cosa così scioccante, sei anche tu vittima indiretta di quello stupro", racconta Jebreal a Massimo Giannini e Oscar Giannino, "Ho vissuto nel terrore che questo accadesse a me o a mia figlia. E ho vissuto la vergogna di non sapere come raccontarlo, fino a poco fa non sapevo come dirlo. Ho deciso che c'era un'opportunità, adesso che ho 46 anni e ho una figlia grande, ho sentito l'esigenza di dirlo quando ho visto i dati. E stamattina io spero che questo monologo faccia riflettere. Non solo c'è la responsabilità della politica e delle forze dell'ordine, ma anche la nostra responsabilità civile, di come parliamo. La violenza vera inizia con le parole". Parole che, ricorda la giornalista, hanno colpito lei e anche chi ha partecipato alla scrittura del monologo: "Selvaggia Lucarelli mi ha aiutato, quando ho avuto bisogno di colleghe donne per dire le parole giuste mi sono rivolto anche a lei, oltre che ad autori come Sergio Rubino. Ho letto da qualche parte che c'è chi dice che lei è esperta in zoccolaggine, una parola di una violenza totale. Io sono stata chiamata talebana qualche anno fa su un giornale... queste parole violente mettono a rischio la nostra sicurezza. Gli uomini devono essere responsabili di come usano le parole, perché le donne poi pagano un prezzo alto". Il monologo di Rula Jebreal è stato accompagnato da polemiche politiche: "C'è stato un momento in cui abbiamo detto che avrei fatto una cosa contro la violenza sulle donne. Ho letto da qualche parte che qualcuno chiedeva di avere un contraddittorio, e lì sono rimasta scioccata. C'è un problema logico? Volete che salga su quel palco un uomo che picchia le donne, uno stupratore? Quello sarebbe stato un contraddittorio". Jebreal, poi, ringrazia: "Amadeus è stato straordinario. Dalla Rai ho avuto la libertà totale, non hanno detto neanche una parola quando gli abbiamo dato il monologo. Anzi, il direttore di Rai1 si è molto commosso: mi ha vista anche nell'ultima prova, mi ha sostenuta fino in fondo". Infine, un appello alle donne: "Vorrei dire alle colleghe che bisogna essere solidali tra di noi. Chi ha una piattaforma deve aprirla alle voci femminili. Se si ha un po' di potere, bisogna condividerlo con altre donne. Se si ha un minimo di libertà, bisogna liberare altre donne".

Sanremo 2020, Rula Jebreal rivela: "Selvaggia Lucarelli mi ha aiutato a scrivere il monologo". Libero Quotidiano il 5 Febbraio 2020. Chi c'è dietro il monologo di Rula Jebreal? È la stessa giornalista israelo-palestinese, protagonista della prima serata del Festival di Sanremo, a svelare un nome impensabile: Selvaggia Lucarelli. "Mi ha aiutato, quando ho avuto bisogno di colleghe donne per dire le parole giuste mi sono rivolto anche a lei, oltre che ad autori come Sergio Rubino", ha spiegato Rula ospite di Massimo Giannini a Circo Masimo su Radio Capital. Ho letto da qualche parte che c'è chi dice che lei è esperta in zoccolaggine, una parola di una violenza totale. Io sono stata chiamata talebana qualche anno fa su un giornale... queste parole violente mettono a rischio la nostra sicurezza. Gli uomini devono essere responsabili di come usano le parole, perché le donne poi pagano un prezzo alto". E la Lucarelli commenta con affetto: "Rula appare battagliera, ieri è uscita la sua parte vera e fragile".

Ilaria Del Prete e Rita Vecchio per leggo.it il 5 febbraio 2020. Dietro l'emozionante monologo della giornalista Rula Jebreal c'è Selvaggia Lucarelli. La ex giornalista del Fatto Quotidiano - come apprende Leggo - ha aiutato la collega israeliana nella stesura del testo andato in onda ieri durante la prima serata del Festival di Sanremo. Le due si sono incontrate nei giorni scorsi e insieme hanno trovato le parole giuste per affrontare i temi di cui entrambi sono paladine. Il testo integrale:

«Lei aveva la biancheria intima quella sera?»

«Si ricorda di aver cercato su internet il nome di un anticoncezionale quella mattina?»

«Lei trova sexy gli uomini che indossano i jeans?»

«Se le donne non vogliono essere sfruttare devono smetterla di vestirsi da poco di buono».

Queste sono solo alcune delle domande poste in un’aula di tribunale a due ragazze che in Italia, non molto tempo fa, hanno denunciato una violenza sessuale. Domande insinuanti, melliflue, che sottintendono una verità amara, crudele: noi donne non siamo mai innocenti. Non lo siamo perché abbiamo denunciato troppo tardi, perché abbiamo denunciato troppo presto, perché siamo tropo belle o troppo brutto perché eravamo troppo disinibite e ce la siamo voluta.

“Ti proteggerò dalle paure delle ipocondrie

Dai turbamenti che da oggi incontrerai per la tua via

Dalle ingiustizie e dagli inganni del tuo tempo.

Perché sei un essere speciale

Ed io, avrò cura di te.”

Sono cresciuta in un orfanotrofio, insieme a centinaia di bambine. La sera, una per volta, noi bambine raccontavamo una storia, le nostre storie. Erano una specie di favole tristi. Non favole di mamme che conciliano il sonno, ma favole di figlie sfortunate, che il sonno lo toglievano. Ci raccontavamo delle nostre madri: torturate, uccise, violentate. Ogni sera, prima di dormire, ci liberavamo tutte insieme di quelle parole di dolore. Io amo le parole. Ho imparato, venendo da luoghi di guerra, a credere nelle parole e non ai fucili, per cercare di rendere il mondo un posto migliore. Anche e soprattutto per le donne. Ma poi ci sono i numeri. E in Italia, in questo magnifico Paese che mi ha accolto, i numeri sono spietati: ogni 3 giorni viene uccisa una donna, 6 donne sono state uccise la scorsa settimana. E nell’85% dei casi, il carnefice non ha bisogno di bussare alla porta per un motivo molto semplice: ha le chiavi di casa. Ci sono le sue impronte sullo zerbino, l’ombra delle sue labbra sul bicchiere in cucina.

“Butterò questo mio enorme cuore tra le stelle un giorno

Giuro che lo farò

E oltre l’azzurro della tenda nell’azzurro io volerò

Quando la donna cannone

D’oro e d’argento diventerà

Senza passare dalla stazione

L’ultimo treno prenderà”.

Mia madre Zakia, che tutti chiamavano Nadia, ha preso il suo ultimo treno quando io avevo 5 anni. Si è suicidata, dandosi fuoco. Ma il dolore era una fiamma lenta che aveva cominciato a salire e ad annerirle i vestiti quando era solo un’adolescente. Il suo corpo era qualcosa di cui voleva liberarsi, era stato la sua tortura.  Perché mia madre Nadia fu stuprata e brutalizzata due volte: a 13 anni da un uomo e poi dal sistema che l’ha costretta al silenzio, che non le ha consentito di denunciare. Le ferite sanguinano di più quando non si è creduti. L’uomo che l’ha violentata per anni, il cui ricordo incancellabile era con lei, mentre le fiamme mangiavano il suo corpo, aveva le chiavi di casa.

“Sally ha patito troppo

Sally ha già visto che cosa

Ti può crollare addosso

Sally è già stata punita

Per ogni sua distrazione o debolezza

Per ogni candida carezza

Data per non sentire l’amarezza”

Quante volte siamo state Sally? Mentre Franca Rame veniva violentata il 9 marzo del 1973, cercò salvezza nella musica. “Devo stare calma. Devo stare calma. Mi attacco ai rumori della città, alle parole delle canzoni, devo stare calma”, recitava nel suo potente monologo “Lo stupro”, in cui ripercorreva quel fatto drammatico. Le parole delle canzoni possono essere messaggi d’amore e di salvezza. Io sono diventata la donna che sono perché lo dovevo a mia madre, lo devo a mia figlia che è seduta in mezzo a voi. Lo dobbiamo tutte, tutti, a una madre, una figlia, una sorella, al nostro paese, anche agli uomini, all’idea stessa di civiltà e uguaglianza. All’idea più grande di tutte: quella di libertà. Parlo agli uomini, adesso. Lasciateci libere di essere ciò che vogliamo essere: madri di dieci figli e madri di nessuno, casalinghe e carrieriste, madonne e puttane, lasciateci fare quello che vogliamo del nostro corpo e ribellatevi insieme a noi, quando qualcuno ci dice cosa dobbiamo farne. Siate nostri complici. E quando qualcuno ci chiede “Lei cosa ha fatto per meritare ciò che è accaduto?”

“C’è un tempo bellissimo, tutto sudato

Una stagione ribelle

L’istante in cui scocca l’unica freccia

Che arriva alla volta celeste

E trafigge le stelle

È un giorno che tutta la gente

Si tende la mano

È il medesimo istante per tutti

Che sarà benedetto, io credo”

Da liberoquotidiano.it il 9 febbraio 2020. Rula Jebreal dalla Annunziata rivela il dramma della madre: "Ecco chi l'ha stuprata". Rula Jebreal con il suo monologo al Festival di Sanremo, ha portato il tema della violenza sulle donne sul palco dell’Ariston, raccontando della madre Nadia, morta suicida quando lei aveva 5 anni dandosi fuoco, dopo essere stata brutalizzata e stuprata. In collegamento da Parigi, è intervenuta al programma Mezz’ora in più di Lucia Annunziata su Rai Tre, domenica 9 febbraio. “È stato il secondo marito della madre a stuprarla, ha fatto lo stesso con le altre figlie. Lui trattava le donne come fossero schiave, proprietà. In un confronto con mia madre avvenuto prima della sua fuga da casa, le disse una frase che mi fa venire ancora adesso la pelle d’oca: ‘Se hai un frutto in casa, non hai il diritto di assaggiarlo?’. Questi criminali pensano che le donne siano una loro proprietà privata, da usare e abusare come credono”.

Da huffingtonpost.it il 9 febbraio 2020. Rula Jebreal è uno dei personaggi della settimana. Con il suo straziante monologo ha fermato il Festival di Sanremo, portando il tema della violenza sulle donne sul palco dell’Ariston. Ha raccontato della madre Nadia, morta suicida quando lei aveva 5 anni: si è data fuoco, dopo essere stata brutalizzata e stuprata. In collegamento da Parigi, interviene al programma Mezz’ora in più di Lucia Annunziata. “Mia madre non ha avuto le mie opportunità”, racconta su Rai 3 Jebreal, docente della Facoltà di Scienze Politiche all’Università di Miami, “Era una donna semplice. È stato il secondo marito della madre a stuprarla, ha fatto lo stesso con le altre figlie. Lui trattava le donne come fossero schiave, proprietà. In un confronto con mia madre avvenuto prima della sua fuga da casa, le disse una frase che mi fa venire ancora adesso la pelle d’oca: Se hai un frutto in casa, non hai il diritto di assaggiarlo?. Questi criminali pensano che le donne siano una loro proprietà privata, da usare e abusare come credono”.  Per lungo tempo ha deciso di non parlare di quanto accaduto a sua madre: “In orfanotrofio, noi bambine ci raccontavamo queste storie per esorcizzarle. Ho trascorso lì tutta l’adolescenza e l’infanzia. Quando ho sceso le scale dell’aereo che mi ha portato in Italia, un paese libero che mi ha accolto, ho voluto nascondere questa verità. Poi ho lavorato nel consiglio di Macron e ho conosciuto Nadia Murad, attivista yazida stuprata dall’Isis. Lei ha avuto il coraggio di parlare, di denunciare le migliaia di donne yazide vendute come schiave, come se non fossero essere umani. Lei mi ha dato il coraggio. L’unica mia richiesta per la partecipazione a Sanremo era poter parlare di questo tema di cui mi occupo”. Per questo spera che il suo monologo sia servito a qualcosa: “Se è valsa la pena andare al Festival? Dipende se il prossimo anno le donne saranno protagoniste, guidando il Festival, occupando ruoli decisionali, magari come direttore artistico. Vorrei vedere dieci donne a Sanremo, ma vorrei vederle nei posti di potere vero. Sarà valsa la pena se la conversazione non è limitata a Sanremo ma continua nel paese, se le donne stuprate o molestate hanno la possibilità di parlare chiaramente. Ma soprattutto se iniziamo a cambiare il linguaggio, smettendo di dare la colpa alle donne”. Le donne, ribadisce Rula, devono poter occupare “il tavolo delle trattative”: “Spero di vederle nei posti di potere. Femministe di destra e sinistra, alleatevi su questo tema. Se una di noi ha un minimo di libertà, deve aiutare le altre”, dice citando la poetessa afroamericana Maya Angelou. In questo percorso, gli uomini devono essere complici delle donne: “Mio padre era un guardiano della moschea. Devo moltissimo a lui. Ci ha messo in un orfanotrofio perché stava morendo, aveva un cancro. Credeva nell’istruzione delle donne, per lui era un biglietto verso la libertà. Ci sono stati momenti in cui ha dovuto scegliere se pagare i medicinali o la nostra istruzione. Sono qui per il suo sacrificio. Lui mi ha fatto credere che gli uomini possono essere nostri complici”. 

Giampiero Mughini per Dagospia il 5 febbraio 2020. Caro Dago, ieri sera stavo leggendo un vecchio libro di Arthur Koestler – un gigante del tempo aureo della mia giovinezza – e non ho acceso il televisore ad illuminare il noto teatro sanremese. Ho poi letto sui giornali di oggi le paginate e paginate su fesserie varie e qualcosa di interessante accaduta ieri sera in quel di Sanremo. Su tutte il monologo di Rula Jebreal sulla fenomenologia della violenza di mille e mille uomini sulle donne, monologo che ho poi ascoltato con grandissimo interesse nel video che poco fa hai offerto tu, Dago. C’è però una cosa che è del tutto preliminare al mio ragionamento di essere umano di sesso maschile. Ossia che le cose dette dalla Jebreal sono per me l’abc di ogni ragionamento possibile sulla materia. Nessuno ma proprio nessuno deve insegnarmi che cosa pensare sul modo in cui erano vestite delle donne che hanno subito violenza. Nessuno ma proprio nessuno mi deve insegnare alcunché su come e quanto rispettare le donne sempre e comunque. Nessuno ma proprio nessuno mi deve fare prediche antimaschiliste perché io del maschilismo in ogni suo aspetto mi pulisco le suole delle scarpe. Nessuno deve insegnarmi nulla da uomo che si guarda tutte le mattine allo specchio e non vuole essere turbato da quello che vede. Tutto ciò energicamente premesso, comincia il gran romanzo dei rapporti possibili e dei rapporti reali tra uomini e donne. Rapporti complessi, ricchi di sfumature e mezze tinte, dove i buoni e i cattivi non sono sempre gli stessi e le stesse. Sfumature e mezze tinte di cui straborda la letteratura di ogni tempo, altro che i commenti idiotissimi di qualche idiota al cubo su come vestivano delle donne che sono state aggredite e abusate. Ecco, su tutta la realtà di questo romanzo fatto di mille colori e mille suoni e mille parole mi piacerebbe molto ascoltare qualche monologo, fregandomene un beatissimo se a pronunciarlo fosse un uomo o una donna. Dato che la distinzione essenziale non è tra uomini e donne e bensì tra esseri umani e bestie.

Sanremo2020, Rula Jebreal e il videomessaggio di Roger Waters saltato all'ultimo: "Scelta editoriale". Libero Quotidiano il 5 Febbraio 2020. Il trionfo di Rula Jebreal al Festival di Sanremo è stato turbato da un imprevisto. È saltato all'ultimo, per "problemi di scaletta", spiega Raiuno, il videomessaggio di Roger Waters, co-fondatore dei Pink Floyd, mito del rock mondiale e molto attivo sul fronte politico (è noto, per esempio, per il suo rifiuto di suonare in Israele per protesta contro le politiche del governo locale). L'intervento era stato annunciato nella conferenza stampa della vigilia da Amadeus, che lo aveva presentato come "un regalo di Rula Jebreal" sempre riguardo all'impegno contro la violenza sulle donne. Previsto in scaletta nella prima parte della serata, in prime time, ma è saltato. "Nessuna censura", ha spiegato l'indomani Stefano Coletta, direttore di Raiuno. Il videomessaggio di Waters era stato "direttamente via WhatsApp a Rula Jebreal, come sapete è dovuta ripartire, rifletteremo nei prossimi giorni". Forse verrà caricato prossimamente sulla piattaforma online RaiPlay: "Ne parleremo con Rula e verificheremo se è possibile farlo". Riguardo alle accuse di censura "io sono estremamente chiaro - ha sottolineato Coletta -, quando sono arrivato non era un contenuto che mi è stato raccontato, Claudio Fasulo me lo ha mostrato domenica sera tardi, quando ho visto in scena il monologo di Rula Jebreal ho detto che si bastava da sola, non solo per un discorso editoriale e di ascolto ma perché la libertà autoriale è possibile, se Roger Waters fosse stato collegato in diretta, se il monologo di Rula non fosse stato esaustivo e avesse avuto bisogno di una narrazione poetica sarebbe stato diverso. Era un benvenuto a Sanremo per Rula e un sottolineare quanto bene avesse fatto il direttore artistico a includere tante donne. È stata una valutazione editoriale".

Da tvblog.it il 5 febbraio 2020. Che fine ha fatto Roger Waters, definito da Tortarolo "un artista scomodo". Amadeus: "Sono in diretta. Ho chiesto di poterlo mandare avanti ma mi hanno detto di andare avanti. Non potevo fare una riunione in diretta. Sono andato avanti con quello che sapevo pronto".

Domanda di Stefano Mannucci del Fatto. Si torna sul caso Roger Waters. "Trovo impensabile tagliare Waters per 3 minuti. Tu Amadeus l'hai annunciato. O il contenuto o la qualità ha fatto sì non di censurare ma di cestinare un uomo così. Che cosa è accaduto? Non ci raccontate di problemi di scaletta perché sarebbe tristi per tutti. E' possibile vedere il testo di questo messaggi?". Risponde Coletta: "Amadeus era in diretta. Le scalette che vi vengono consegnate nel pomeriggio ammettono sempre una possibilità di variazione. Alcuna censura ma un dato vero. Quando abbiamo rivisto la scaletta, proprio io come direttore di Rai1, ho pensato che il preludio di... non mi viene neanche il nome, Roger Waters fosse un preludio alla performance di Rula davvero ritardante rispetto a questo padre che si bastava da solo. Penso che non avesse bisogno di alcuna introduzione, né televisiva e né narrativa. Non parlavamo di fiction".

Domanda di Paolo Giordano, che insiste su Roger Waters. Coletta: "Rula vi ha mandato a quel paese?". Coletta: "Rula è assoluta pacifica, era contenta di quello che è riuscita a trasmettere. La decisione era stata condivisa con lei. Non c'è stata alcuna tensione".

"Il messaggio di Roger Waters lo caricherete su RaiPlay?". Coletta: "Il materiale arrivato è arrivato personalmente alla signora Jebreal. E' un materiale che è arrivato via Whatsapp sul cellulare privato di Rula Jebreal. Ce lo siamo chiesti anche noi. Rula è già dovuta ripartire. Le posso ripondere nei prossimi giorni".

Da leggo.it il 5 febbraio 2020. In sala stampa a Sanremo ci si guardava gli uni con gli altri. Con un pizzico di stupore. Infatti, l'annunciato videomessaggio di Roger Waters, leader dei Pink Floyd, che avrebbe dovuto introdurre il monologo di Rula Jebreal contro la violenza sulle donne, non è mai apparso. Puff, sparito. Senza nessun preavviso, senza nessuna spiegazione. Anzi, a chi una spiegazione ha provato a chiederla, non è arrivata alcuna risposta ufficiale, almeno per ora. Dunque, il mistero, che ptrebbe essere risolto durante la conferenza stampa di mercoledì mattina, resta. Inoltre secondo alcune fonti il video messaggio sarebbe saltato per «problemi di scaletta» che saranno spiegati mercoledì in conferenza stampa, per altri, invece, ci sarebbe stato un problema tecnico.

Sanremo 2020, Chef Rubio: "Cacasotto alla Rai, hanno censurato l'unica cosa che dovevano mandare in onda". Libero Quotidiano il 5 Febbraio 2020. Chef Rubio dopo Matteo Salvini se la prende con la Rai e con il Festival di Sanremo. "Sanremo: discorsi retorici scritti da zappe e dove trovarli", scrive il cuoco in un post pubblicato sulla sua pagina Twitter, commentando la prima serata del Festival durante la quale ci sono stati i discorsi di Diletta Leotta sulla bellezza e di Rula Jebreal sulla violenza sulle donne. "L'unico che avrebbe potuto alzare il livello dell'infimo palinsesto italiano, manco l'avete mandato in onda", aggiunge riferendosi alla mancata trasmissione del video-messaggio di Roger Waters. "La riprova", sottolinea Chef Rubio, "che i sionisti sono dei cacasotto". E conclude con l'hashtag: "#Radiotelevisioneisraeliana".

Da liberoquotidiano.it il 6 febbraio 2020. Chef Rubio dopo Matteo Salvini se la prende con la Rai e con il Festival di Sanremo. "Sanremo: discorsi retorici scritti da zappe e dove trovarli", scrive il cuoco in un post pubblicato sulla sua pagina Twitter, commentando la prima serata del Festival durante la quale ci sono stati i discorsi di Diletta Leotta sulla bellezza e di Rula Jebreal sulla violenza sulle donne. "L'unico che avrebbe potuto alzare il livello dell'infimo palinsesto italiano, manco l'avete mandato in onda", aggiunge riferendosi alla mancata trasmissione del video-messaggio di Roger Waters. "La riprova", sottolinea Chef Rubio, "che i sionisti sono dei cacasotto". E conclude con l'hashtag: "#Radiotelevisioneisraeliana".

Renato Franco per corriere.it. Prima annunciato, poi improvvisamente sparito. Il video-messaggio che Roger Waters aveva preparato per Sanremo (doveva introdurre l’intervento di Rula Jebreal) è diventato un caso politico. Perché al di la della versione della Rai («la decisione è stata presa per motivi di scaletta») i motivi sarebbero altri. E sarebbero legati alle posizioni dell’ex Pink Floyd da sempre considerato un nemico di Israele, arrivato fino a negare la stessa possibilità di esistenza dello Stato. Non è un segreto nemmeno la sua adesione ormai pluriennale al Bds, il movimento che promuove «la libertà, la giustizia e l’uguaglianza per la Palestina». In tante occasioni Waters ha espresso la sua durissima opinione, su tutte un suo mantra: «Ciò che gli israeliani fanno ai palestinesi è simile a quello che gli ebrei dovettero subire nella Germania degli anni ‘30». Parole naturalmente intollerabili per gli israeliani. La profonda contrarietà sarebbe arrivata alla dirigenza Rai — e anche all’amministratore delegato Salini. Il rocker, che nega i diritti di Israele, e considerato antisemita, non sarebbe stato gradito per la grande visibilità che avrebbe avuto nell’evento televisivo più seguito d’Italia. Così la Rai per evitare l’incidente diplomatico — sarebbe diventato un vero casus belli — ha optato per la scelta di oscurare l’intervento di Roger Waters. Per la tv pubblica l’unico a esporsi è il direttore di Rai1 Stefano Coletta: «Le scalette ammettono possibilità di variazione. E quando l’abbiamo rivista, proprio io ho pensato che il preludio di Roger Waters fosse uno start ritardante al monologo di Rula. Questo quadro si bastava da solo. Ho pensato che non avesse bisogno di alcuna introduzione». Il contenuto poi non era «sensibile»: «Era un benvenuto a Sanremo per Rula e un sottolineare quanto bene avesse fatto il direttore artistico a includere tante donne».

Sanremo 2020, Maria Giovanna Maglie contro Rula Jebreal: "Il suo monologo? Solo femminismo peloso". Libero Quotidiano il 5 Febbraio 2020. Maria Giovanna Maglie picchia duro, anzi durissimo sulla prima serata di Sanremo. "Politically correct sparato col cannone - cinguetta sul suo profilo Twitter in merito al Festival della musica -. Il femminismo peloso della Jebreal, la Leotta che fa "specchio delle mie brame" con la nonna, la canzoncina ai sordi agitando le manine, e una si ritrova ad aspettare lieta le stecche di Tiziano Ferro". La giornalista pare non aver apprezzato i monologhi delle due donne: uno incentrato sulla tragedia vissuta dalla mamma morta suicida dopo aver subito violenze, l'altro sulla bellezza e l'impegno nel nascere fisicamente di bell'aspetto. Un discorso, quest'ultimo, che ha indignato molti. Tra questi anche Monica Leofreddi, giornalista e conduttrice Rai, che ha replicato così: "Con tutto il rispetto per Diletta Leotta ma che la bellezza come valore debba essere rappresentata da una che a 28 anni si è rifatta tutta, non mi sembra il massimo", scrive sul suo profilo Twitter tra gli applausi di tutti.  Politicallycorrect sparato col cannone #Sanremo2020.Il femminismo peloso della Jebreal,la Leotta che fa "specchio delle mie brame" con la nonna,la canzoncina ai sordi agitando le manine,e una si ritrova ad aspettare lieta.

Dagospia il 6 febbraio 2020. Maria Giovanna Maglie. Politically correct sparato col cannone #Sanremo2020. Il femminismo peloso della Jebreal, la Leotta che fa "specchio delle mie brame" con la nonna,la canzoncina ai sordi agitando le manine, e una si ritrova ad aspettare lieta le stecche di Tiziano Ferro. Scusa #Mia.

Guia Soncini. forse ormai il varietà è questo: una roba che devi sentirti in colpa un tanto al chilo, però poi si canta. Amadeus, io non so quanto ti paghino per fare la faccia contrita mentre Rula dice che ha imparato a credere alle parole e non ai fucili, ma te li meriti tutti. (Comunque un giorno dovremo chiedere conto a chi so io del format “momento dolente”). Citazioni di canzonette così a cazzo in mezzo alla dolenza non ne sentivo dall’ultima volta che ho letto un articolo di [omissis] Rula ceto medio riflessivo che si meraviglia che De Gregori, Vasco Rossi, Flaubert, Mattia Torre sappiano scrivere le donne (giuro, ne conosco, sono donne apparentemente d’intelletto normale, e si meravigliano assai, specie per Torre sul mestruo) non so come dirvelo, ma “noi donne vogliamo essere musica” è una frase che non vuol dire un cazzo di niente. D’altra parte in chiusura le hanno messo “potenza della lirica, dove ogni dramma è un falso”, perché poi a un certo punto della scaletta la tenda di Oz qualcuno la scosta.

Fulvio Abbate. Il popolo semplice ai piedi di Diletta Leotta, le anime belle di #sinistra (e le #sardine di ritorno dalla visita a Benetton) inginocchiate davanti a Rula Jebreal, fino a farne una propria testimonial. Simone Weil, ti scongiuro, torna da noi. #RulaJebreal.

Franco Bechis. #sanremo2020 nel suo monologo Rula Jebreal ha detto che in Italia sono state violentate negli ultimi 3 anni sul posto di lavoro 3 milioni di donne. Non conoscevo il dato, ma so che le donne al lavoro sono 9 milioni, quindi in ufficio ne avrebbero violentata una su tre. Sicura?

iltransalpino. #RulaJebreal con il suo diploma in fisioterapia è diventata improvvisamente "giornalista" a discapito di altre donne che ne avevano il titolo, come mai? È l'ultima a poter parlare di emancipazione femminile, in quanto illustrazione che se la Donna non è bella, non ha successo.

Maurizio Caverzan per “la Verità” il 6 febbraio 2020. «Noi donne vogliamo essere questo: musica». Si è concluso così, l' altra sera, al culmine di un notevole crescendo, il monologo di Rula Jebreal sul palco dell' Ariston di Sanremo. Il pubblico era in piedi ad applaudire. Una bella performance, senza dubbio, che avrebbe potuto essere bellissima se solo fosse stata corretta e completa. Corretta nelle cifre delle violenze alle donne, senza usare come sinonimi - ciò che non sono - molestie, abusi, brutalità, stupri, violenze. E completa nel citare anche il trattamento che il sesso debole (si può ancora dire?) subisce dentro e fuori dall' Italia, in tante comunità islamiche. Sul quale, invece, diversamente da come speravano gli osservatori più ottimisti, non è stata pronunciata parola alcuna. Il giorno dopo l' attesa esibizione della bella giornalista palestinese alla prima serata del 70° Festival di Sanremo le opposte tifoserie hanno ribadito i loro punti di vista, Laura Boldrini da una parte, Maria Giovanna Maglie dall' altra, per capirci. Inutile rifare la storia delle polemiche, innescate fin dall' invito all' ex moglie del banchiere Arthur Altschul jr. all' evento più popolare del Paese nel quale è a lungo vissuta e che, pure, ha ripetutamente accusato di razzismo e xenofobia. Ripartiamo dalla performance di martedì sera che ha registrato la sparizione del video di Roger Waters, il fondatore dei Pink Floyd, protagonista di campagne anti Israele oltre che di un chiacchierato flirt proprio con Jebreal, annunciato come introduzione al monologo di lei. Un bel pezzo di televisione, si diceva. Commovente, vissuto e carico di pathos. In grado di far ricredere anche chi, accingendosi alla visione di un festival della canzone, poteva, comprensibilmente, avvertire un certo fastidio di fronte all' iniezione intramuscolare d' impegno morale. L'idea però conteneva una trovata scenica semplice e diretta, qualcosa di ancora non visto in tv. Un libro nero «della realtà e della sofferenza» da un lato e un libro bianco del mondo che vorremmo, dall' altro, raccontato dalle parole di amore, protezione, rispetto, tenerezza di alcune canzoni «scritte tutte da uomini» (La cura di Franco Battiato, La donna cannone di Francesco De Gregori, Sally di Vasco Rossi, C' è tempo di Ivano Fossati). Ieri, poi, dalle parole della stessa giornalista, abbiamo scoperto che l' esibizione è frutto della collaborazione con gli autori Rai, ma soprattutto con Selvaggia Lucarelli, che ha corretto e riscritto il testo del monologo introdotto dalla tragica esperienza personale. «Sono cresciuta in un orfanotrofio con tanti altri bambini Tutte le sere prima di dormire ci raccontavano le storie delle nostre mamme, spesso stuprate, torturate e uccise». La madre di Rula, brutalizzata per anni dal compagno, non è più riuscita a convivere con il proprio corpo, «luogo della tortura», e con il senso di colpa, pur non avendone. Una ferita atroce e acuita dall' incredulità dell' ambiente circostante, che l' ha portata suicidarsi, dandosi fuoco. Di fronte a una storia tanto drammatica è difficile parlare di retorica o di predicozzo come qualcuno ha fatto. Tuttavia, qualche eccesso c' è stato. Nulla attenua la condanna di violenze, stupri e torture. Ma non è che le donne in quanto tali e in tutto ciò che fanno, com' è sembrato, siano dogmaticamente prive di qualsiasi responsabilità e le colpe risiedano sempre e in modo esclusivo dalla parte degli uomini. A loro, comunque, si è rivolta Jebreal nel toccante appello finale: «Lasciateci essere quello che siamo, quello che vogliamo essere». Celebrando il trionfo della prima serata sanremese (52,2% di share medio, al terzo posto per ascolti dal 2000 a oggi), il neodirettore di Rai 1 Stefano Coletta, ha detto che, «senza nulla togliere a Diletta Leotta», il Festival «è stato vinto da Rula Jebreal». Nulla da obiettare: Leotta è parsa scolastica nel suo elogio della bellezza e del tempo che passa. Tuttavia, il successo della giornalista di fede musulmana sarebbe stato più evidente se le cifre da cui ha preso le mosse la sua riflessione fossero state più precise. Sarà stata l' emozione o una mancata verifica insieme ai suoi collaboratori, ma «3 milioni e 150.000 donne» vittime di «violenze sessuali nei posti di lavoro» negli ultimi tre anni è parso subito un numero esorbitante. Che, per altro, non concorda con l' altro, fornito sempre da Jebreal, di 88 vittime al giorno, una ogni 15 minuti (sarebbero 32.130 all' anno, 96.360 in tre). L'ha notato Franco Bechis su Twitter. Considerato che le donne che lavorano sono 9 milioni, «in ufficio ne avrebbero violentata una su tre. Sicura?», ha chiesto sommessamente. Immediata la valanga di accuse di lesa maestà. Alle quali il direttore del Tempo ha replicato con gli ultimi dati Istat disponibili, triennio 2013-2016: i casi di violenza al lavoro sono 425.000. Negli anni successivi, saranno verosimilmente diminuiti. Restano ancora troppo lontani dallo zero. E dunque, ben venga la lezione portata dal palco del Festival di Rula Jebreal, figlia dell' imam sufi di Gerusalemme est, giornalista e scrittrice nata ad Haifa (Israele), con gioventù in Italia, prima di trasferirsi a New York, compagna del regista Julian Schnabel e poi moglie del banchiere Altschul, a sua volta figlio di un socio di Goldman Sachs, dal quale ha divorziato nel 2016. Curriculum prestigiosissimo, frequentazioni invidiabili, consulenze a capi di Stato come Emmanuel Macron, intervistata da Matteo Renzi alla Leopolda 2019, in prima linea nelle battaglie per le minoranze. Forse, in dieci minuti di monologo sui femminicidi, ci poteva stare anche una parola di denuncia sul trattamento riservato alle donne nei Paesi arabi e nelle comunità islamiche anche italiane. I divieti, i silenzi, le violenze, i matrimoni obbligati e le figlie ripudiate perché si ribellano o perché vestono all' occidentale. Invece, nulla.

La Rula che meno conoscete: dagli inizi come fisioterapista al «boicottaggio tv» per Gaza. Pubblicato martedì, 04 febbraio 2020 su Corriere.it da Arianna Ascione. In Italia dalla Palestina nel 1993, prima di iniziare la carriera giornalistica, le sue apparizioni vennero cancellate dalla rete americana Mnsbc , per il suo sostegno alla causa palestinese. Il solo annuncio della presenza all'Ariston di Rula Jebreal qualche settimana fa aveva sollevato un polverone: «Evidentemente qualcuno si è spaventato che venisse offerta una ribalta a italiani nuovi come me, che appartengono a un'Italia inclusiva, tollerante, aperta al mondo, impegnata in missioni di dialogo e di pace», aveva detto la diretta interessata in un'intervista a Repubblica. In seguito i vertici della rete, che inizialmente avevano posto un veto su di lei, ci hanno ripensato: la giornalista e scrittrice palestinese - che nel corso della sua carriera è stata più volte al centro di polemiche per le sue posizioni politiche e l'impegno civile - salirà quindi sul palco di Sanremo 2020. Lo farà nel corso della prima serata per presentare un monologo sulla violenza contro le donne, un argomento che purtroppo la tocca da vicino: sua madre, quando lei aveva soltanto cinque anni, si suicidò per il peso degli abusi subiti in giovane età. «Mia mamma si è tolta la vita dopo un'infanzia di violenze tra i 13 e i 18 anni - ha rivelato Rula a Vanity Fair - nessuno le aveva creduto per salvare l'onore della famiglia».

Dagospia -Vanityfair il 3 febbraio 2020. Scrittrice, giornalista, docente della Facoltà di Scienze Politiche all’Università di Miami, l’italo-israeliana Rula Jebreal, 46 anni, vive attualmente tra New York e la Florida. Ogni due mesi torna in Italia per trovare la figlia Miral, laureata in Storia dell’Arte. Collega e amica di Marie Colvin dell’Indipendent, uccisa in Siria nel 2012 mentre raccontava la guerra, e del giornalista saudita Jamal Khashoggi, scomparso nel 2018, Rula Jebreal ha raccontato la storia di Israele tra ieri e oggi sulle più prestigiose testate americane, facendosi portavoce della condizione femminile in luoghi dove l’abuso e la violenza vengono perpetrati negli anni e dove, troppo spesso, restano crimini ignorati e impuniti. «Parlo di fatti che conosco, di adesso. È una battaglia che va combattuta anche dagli uomini. Per me è imprescindibile, non combatterla vorrebbe dire che non è cambiato niente da quando mia mamma si è suicidata. E lo devo a mia figlia», ha dichiarato nell’intervista esclusiva rilasciata al settimanale Vanity Fair e pubblicata sul numero 6, in edicola dal 5 febbraio, di cui riportiamo alcuni stralci salienti in anteprima. Per far sì che il suo impegno civile e la sua battaglia in difesa delle donne possa amplificarsi, Amadeus l’ha voluta alla 70esima edizione del Festival di Sanremo. «(…)Lo ammiro perché ha fatto la scelta coraggiosa di chiamare dieci donne a condurre con lui, e mi auguro che per le prossime edizioni ci siano direttrici artistiche». Sul palco dell’Ariston, Rula porta un monologo contro la violenza sulle donne («non è un discorso di destra né di sinistra») e a Vanity Fair, che l’ha intervistata in anteprima, ha rivelato la genesi della sua partecipazione al Festival, ma anche vicende personali inedite e molto intime. Intervistata da Silvia Bombino, Rula Jebreal ha raccontato gli episodi salienti della sua carriera, incluso l’incontro con Harvey Weinstein, all’epoca in cui produsse il film tratto dal suo libro Miral. «(…)una volta l’ho visto maltrattare una sua assistente, le urlava addosso e lei è scappata via piangendo. Gli ho detto: sei molto fortunato, io ti avrei malmenato, tu saresti finito all’ospedale e io in carcere. Ho provato un disprezzo totale. Donne come me, che hanno avuto in famiglia dei casi di abuso...». Ha quindi puntato l’accento sui momenti più dolorosi della sua infanzia, segnata dal drammatico suicidio della madre, vittima di violenze. «Mia mamma si è tolta la vita dopo un’infanzia di violenze tra i 13 e i 18 anni, nessuno le aveva creduto per salvare “l’onore” della famiglia (…)». E poi sulla maternità a 23 anni, che le ha cambiato in meglio la vita: «(…) quando ho avuto mia figlia ho iniziato davvero a vivere, lei è la mia coscienza morale ancora più sviluppata, fuori dal mio corpo». Quanto a certi attacchi misogini subiti in Italia, e a chi l’accusa di essere diventata famosa in tv grazie al suo aspetto, lei risponde: «Gli amministratori delegati delle cento società più importanti del mondo sono tutti uomini: nessuno si chiede se abbiano avuto successo perché sono belli. Nessuno può essere selezionato in un sistema come quello americano (…) per l’aspetto fisico. (…). Sa che cosa mi ha aiutato? Il duro lavoro, raccontare la verità».

Luca Valtorta per “la Repubblica” il 6 febbraio 2020. «Io considero la violenza di un uomo su una donna inconcepibile. In questi anni stiamo assistendo a un grande cambiamento nella società e forse un certo tipo di uomo è anche spaventato da questo per cui reagisce con una violenza ancora più forte», dice Vasco Rossi da Los Angeles. Il duro monologo di Rula Jebreal martedì sera citava anche una sua canzone: «"Sally cammina per la strada senza nemmeno guardare per terra/Sally è una donna che non ha più voglia di fare la guerra/ Sally ha patito troppo/ Sally ha già visto che cosa/ ti può crollare addosso/ Sally è già stata punita/ per ogni sua distrazione o debolezza/ per ogni candida carezza/ data per non sentire l' amarezza": quante volte noi donne siamo state Sally? Mentre vi parlo c' è una donna che cammina in mezzo alla strada schiacciata dal senso di colpa. Senza avere nessuna colpa. Voi non avete nessuna colpa» . Rula scandisce bene le ultime parole: «Voi non avete nessuna colpa» . Il silenzio del pubblico è assoluto. Commozione e forza è come vibrassero nell' aria e dal Teatro Ariston arrivassero nelle case. Milioni di case. Poi, un pugno nello stomaco:«Mentre Franca Rame veniva violentata il 9 marzo del 1973, l' anno in cui sono nata io, "Cerco salvezza nella musica. Devo stare calma. Devo stare calma. Mi attacco ai rumori della città, alle parole delle canzoni. Devo stare calma" recitava nel suo potente monologo Lo stupro , in cui ripercorreva quel fatto drammatico. Le canzoni che ho citato stasera sono tutte scritte da uomini. Tutte. Dunque, vedete, è possibile trovare le parole giuste, è possibile raccontare l' amore, il rispetto, l' affetto e la cura». E Sally le usa. Sally che è una donna a cui a un certo punto "un pensiero le passa per la testa, forse la vita non è stata tutta persa". C' è speranza. Forse si può sopravvivere persino ai peggiori degli inferni "forse qualcosa s' è salvato/ forse davvero non è stato poi tutto sbagliato". E la musica, la musica, come nel tremendo racconto di FrancaRame, può salvare, o almeno aiutare a sanare persino le ferite più atroci: "Cerco salvezza nella musica", "nelle parole delle canzoni". Silenzio.

La parola a Vasco.

Ieri hai visto Sanremo?

«Io non l' ho visto in diretta il monologo, me l' hanno girato. Sono contento, certo. Contentissimo» .

Lì Rula Jebreal diceva che "è possibile anche per gli uomini trovare le parole giuste". Come?

«Credo che tutto parta dall' educazione: la famiglia è importante, la scuola è importante.

L' educazione è la forma di prevenzione fondamentale. Certo, è un lavoro lungo ma alla fine si riuscirà a cambiare. Ma perché gli uomini imparino bisogna parlarne il più possibile».

Oggi è meglio di ieri?

«Per certi aspetti sì perché almeno le cose vengono fuori anche se in questo momento tutti quelli che parlano sembra che parlino solo alla pancia. E penso in particolare alla politica che invece dovrebbe dare l' esempio opposto, mentre bisogna imparare a parlare alla testa e a usare il cervello. Credo quindi che sia molto importante che si sia parlato di certi temi su Rai 1 in un evento che raggiunge così tanta gente come Sanremo».

Per raccontare amore ci vuole l' amore?

«Certo: io veramente amo le donne. Come potrei non amarle? Credo che ci sia una parte femminile importante dentro di me perché sono cresciuto in mezzo alle donne: mia mamma Novella, la tata, la zia. Mio papà, che faceva il camionista, era sempre su e giù per l' Italia e poi è morto presto, nel 1979. Così mi hanno allevato loro. Sono sicuro che questo ha contribuito ad accrescere la mia sensibilità» . A volte gli uomini pensano che ammettere la propria sensibilità finisca quasi per ledere la virilità «Questa per me è una cosa davvero molto, molto stupida. La sensibilità e il rispetto per il sesso femminile non vanno certo contro quello che io chiamo il rapporto tra "maschio" e "femmina". Il rispetto è il minimo: qualunque persona va rispettata. Ma poi c' è la sessualità, il gioco del desiderio, che non vanno demonizzati, tutt' altro».

A proposito: nella tua canzone forse più amata, "Albachiara", hai persino toccato quello che ancora oggi è un tabù: la masturbazione femminile.

«Io sono un provocatore. In quella canzone ho voluto raccontare un fatto normale che però destava scandalo anche negli ambienti più avanzati del femminismo di allora: era difficile persino lì trovare una donna che ammettesse quella che era la cosa più normale. Così ho cantato di una ragazza, che era proprio la ragazza della porta accanto, letteralmente, una ragazza normale dalla faccia pulita che, come tutte e come tutti, aveva la propria sessualità. Una canzone così non l' aveva fatta nessuno e allora l' ho fatta io.

E mi sembra di essere stato molto rispettoso visto che moltissime donne vi si sono riconosciute. Devo dire che sono anche molto contento che oggi si sia tornati a citare una canzone come Sally che è una delle mie fondamentali, una di quelle che amo di più perché è un bellissimo uso quello che ne è stato fatto, che le fa vivere una vita nuova. A volte le canzoni hanno dei messaggi che acquistano un' importanza diversa e inaspettata nel tempo».

In "Sally", hai raccontato il tormento e le paure di molte donne: da dove sei partito?

«Io quando scrivo una canzone non so mai come andrà a finire ma Sally nasce sicuramente dall' idea di rispetto. Come dico in un' altra strofa "la vita è tutto un equilibrio sopra la follia". E il primo rispetto lo dobbiamo a noi stessi: è questo il messaggio dentro Sally».

Chi è Sally per te?

«Sally è una donna che le ha passate tutte però va avanti comunque. La canzone, che all' inizio sembra negativa, ha invece una sua grande positività: la protagonista è più forte di qualsiasi cosa. E alla fine, nonostante tutto, la donna vince» .

Concita Borrelli per “il Messaggero” il 7 febbraio 2020. C'era una volta Amadeus, homo erectus e sapiens, che in testa aveva un Festival suo, semplice nel linguaggio e caldo nelle emozioni. E c'era una volta lei, Rula Jebreal, la cui venuta venne annunciata nel bel mezzo dei preparativi come fosse l'Epifania. Lei che è una tra le consigliere di Macron per i diritti delle donne. Grande esperta di politica internazionale in assenza di prove. Un diploma da fisioterapista con un gran curriculum di pubbliche relazioni. Cotê da Upper East. E gallerie d'arte contemporanea. Un banchiere, il suo ultimo marito. Calata dall'alto con quel sorriso alternato al broncio di chi ostenta il senso del sacrificio con la stessa velocità con cui frequenta party e front row. Lei tutta la vita contro Trump. Arriverà lei. Ha da dirci qualcosa, scrivono tutti! Deve assolutamente dirci qualcosa sulla violenza contro le donne. Non mandatela indietro, questa donna-madre che in Italia ha frequentato salotti, Leopolde e Tv, poi l'amore ce l'ha portata via! E quando parlerà la nostra vita cambierà per sempre. Solo il tempo di vederla valletta e farle presentare un po' di artisti in gara. E poi vedrete come Rula Jebreal sarà la svolta per tutte le voci mute di donne violate. Come se in Italia noi, tv, e giornali ed istituzioni, ignorassimo totalmente cosa sta accadendo da secoli e dall'inizio dell'anno. Violenze e femminicidi su donne che dicono semplicemente - Vado via-. Rula però è il Verbo. Ed Amadeus, Homo sapiens, che la per là non l'aveva capito, deve pertanto cedere un po' di schiena: - Insegna qualcosa anche a me, Rula, che ne ho bisogno! -.  Il Verbo e due leggii. Bianco e nero. Uno per la storia personale della sua mamma per la quale il nostro rispetto è profondo e la riflessione doverosa. E lì la signora Jebreal aggrega rabbia e impartisce lezione come fosse ad una convention americana. Il suo sogno nel cassetto. Il punto è che scivolerà sui dati! Un pasticcio quel conteggio che il giorno dopo è stato rilevato ! Il secondo leggio le occorrerà per leggere strofe di canzoni dedicate alle donne asciutte di musica, e private d'ogni intonazione lirica. E noi, una mini-minoranza a sussurrare: - Caro Amadeus, per te e per tutti coloro che sono costretti a scuse, attenzioni, inchini e standing ovation alla schiera delle Rula Jebreal che affollano convegni e talk, arriverà il giorno di un #metoo. Potrai dire Bella ad una ragazza bella. Potrai dire Non sono d'accordo ad una donna che rivendica posizioni. Potrai dubitare delle vicende di tutte quelle fanciulle che con Harvey Weinstein hanno condiviso foto e party. Rula compresa.

Sanremo 2020, Rula Jebreal e i dati della violenza sulle donne in Italia. Franco Bechis: "Qualcosa non torna". Libero Quotidiano il 6 Febbraio 2020. Qualcosa non torna nelle cifre che Rula Jebreal ha snocciolato durante il suo monologo sulla violenza sulle donne durante la prima puntata del Festival di Sanremo 2020. "Nel suo monologo la Jebreal ha detto che in Italia sono state violentate negli ultimi tre anni sul posto di lavoro 3 milioni di donne", spiega Franco Bechis in un post pubblicato sul suo profilo Twitter. "Non conoscevo il dato, ma so che le donne al lavoro sono 9 milioni, quindi in ufficio ne avrebbero violentata una su tre. Sicura?". Secondo gli ultimi dati forniti dall'Istat alla fine del 2019, rivela il Tempo, sono 9,9 milioni le donne occupate. Ergo, se più di 3 milioni avessero subito violenza significherebbe che una donna su tre sarebbe vittima di stupro. Forse un po' troppo. Forse la Jebreal ha usato la parola "violenze" al posto di "molestie". Ma pure in questo caso l'Istat dice che le donne vittime di molestie e ricatti sessuali in ambito lavorativo sono un milione 404mila e rappresentano l'8,9% per cento delle lavoratrici attuali o passate, incluse le donne in cerca di occupazione. 

La memoria corta... di Rula Jebreal al Festival di Sanremo. Il Corriere del Giorno il 6 Febbraio 2020. La sua storia in l’Italia comincia con la borsa di studio che le permette di completare l’Università a Bologna nei primi anni Novanta, per poi cominciare a collaborare con varie testate giornalistiche televisive del nostro Paese, prima a La7, poi con Michele Santoro su Rai 2 ad Annozero. ROMA – Il monologo sanremese di Rula Jebreal, la 47enne giornalista e scrittrice, nata ad Haifa, in Israele, figlia dell’Imam della moschea di Al-Aqsa, la più grande di Gerusalemme, che ha scritto a 4 mani con Selvaggia Lucarelli ha portato sul palco del  Festival della Musica al Teatro Ariston di Sanremo il tema della violenza sulle donne.  “Sono stata scelta stasera per celebrare la musica e le donne, ma sono qui per parlare delle cose di cui è necessario parlare. Certo ho messo un bel vestito. Domani chiedetevi pure al bar “Com’era vestita Rula?“. Che non si chieda mai più, però, a una donna che è stata stuprata: “Com’era vestita, lei, quella notte?”. Parole toccanti che recita con le lacrime agli occhi. La sua storia in l’Italia comincia con la borsa di studio che le permette di completare l’Università a Bologna nei primi anni Novanta, per poi cominciare a collaborare con varie testate giornalistiche televisive del nostro Paese, prima a La7, poi con Michele Santoro su Rai 2 ad Annozero. Sono stati in molti a non perdonarle le sue alte frequentazioni: già compagna per un breve periodo del fondatore dei Pink Floyd (dichiaratamente pro Palestina) Roger Waters, poi del regista e gallerista Julian Schnabel che ha diretto il film “Miral” prodotto da Harvey Weinstein – proprio lui – tratto dal libro della Jebreal (accolto da un vespaio di polemiche in Israele che le ha chiesto invano di rinunciare alla cittadinanza), quindi moglie poi divorziata di Arthur Altschul, figlio di un manager partner di Goldman Sachs. Quindi non siamo parlando di una povera migrante sbarcata da qualche gommone sulle coste italiane. “Lasciateci libere di essere ciò che vogliamo essere: madri di dieci figli e madri di nessuno, casalinghe e carrieriste, madonne e puttane, lasciateci fare quello che vogliamo del nostro corpo e ribellatevi insieme a noi, quando qualcuno ci dice cosa dobbiamo farne” ha detto la Jebreal dimenticando però di parlare dei bambini vittime di violenza domestica causati da madri disgraziate. Va riconosciuto che il passaggio del monologo della  Jebreal in cui porta la propria esperienza di orfana, il racconto della violenza subita dalla madre, morta suicida in seguito al trauma dello stupro è toccante: “Mia madre Nadia fu stuprata e brutalizzata due volte: a 13 anni da un uomo e poi dal sistema che l’ha costretta al silenzio, che non le ha consentito di denunciare. Le ferite sanguinano di più quando non si è creduti”. Le statistiche dei femminicidi in Italia sono  impressionanti: “Ogni 3 giorni viene uccisa una donna, 6 donne sono state uccise la scorsa settimana. E nell’85% dei casi, il carnefice non ha bisogno di bussare alla porta per un motivo molto semplice: ha le chiavi di casa”. Bisogna denunciare, vincere la paura, fare il famoso “passo avanti” su cui si è tanto parlato senza aver timore di essere testimoni di sopraffazione. Cioè quello che non fece Rula Jebreal con il noto produttore Harvey Weinstein, l’”orco” del #metoo, il molestatore seriale della attrici di Hollywood  molte delle quali, da quelle molestie, hanno ricevuto grande profitto economico e delle carriere sfolgoranti, tacendo finché fece loro comodo. A posteriori, a scandalo scoppiato, abbiamo scoperto che tutti sapevano, ma tutte tacevano, perché Weinstein aveva lanciato parecchie persone “signorine” nell’orbita del successo hollywoodiano dai cachet stellari . Harvey Weinstein, anni fa , produsse un film “La strada dei fiori di Miral” tratto dal libro “Miral”, scritto proprio da Rula Jebreal. La stessa giornalista aveva raccontato di aver frequentato per un certo periodo l’ambiente del produttore, e di aver notato le sue inclinazioni violente contro il gentil sesso: «(…)una volta l’ho visto maltrattare una sua assistente, le urlava addosso e lei è scappata via piangendo. Gli ho detto: sei molto fortunato, io ti avrei malmenato, tu saresti finito all’ospedale e io in carcere. Ho provato un disprezzo totale. Donne come me, che hanno avuto in famiglia dei casi di abuso…”. Solo che  Rula, quel “passo avanti” contro Weinstein non lo fece mai.  Non denunciò, non portò allo scoperto il comportamento del produttore che le aveva acquistato i diritti del libro, semplicemente fece come hanno fatto tutti e tutte: preferì tacere, salvo poi puntare il dito a scandalo #metoo esploso. Tutto questo però non si è sentito dalla voce della giornalista sul palco di Sanremo. Chissà se la Jebreal l’aveva raccontato alla Lucarelli, alla RAI prima di stendere il testo del suo monologo? Come mai questo silenzio assordante ? Forse perchè “Pecunia non olet“…

Sanremo 2020, Achille Lauro inguaia Amadeus: "Spettacolo indegno, non è roba da prima serata". Libero Quotidiano il 5 Febbraio 2020. Puntuale, lo scandalo Achille Lauro scuote il Festival di Sanremo. Non tanto per il pezzo, il Me ne frego tacciato di fascismo "alla cieca" non appena letto sui giornali, quanto per la performance. Quasi "nudo totale", tutina color carne molto trasparente. Troppo, per l'associazione dei consumatori Udicon. "Davanti a milioni di telespettatori, tra cui tantissimi bambini, è andato in onda uno spettacolo indegno - tuona il presidente Denis Nesci -, non siamo disposti a vedere scene come quella trasmessa in diretta nazionale su Raiuno, nel corso della prima puntata del Festival della Canzone Italiana. Che messaggio sarà arrivato ai tanti bambini che vedono insieme alle loro famiglie la televisione?". "Achille Lauro può cantare ciò che vuole naturalmente - prosegue il presidente di una delle associazioni che tutela i consumatori -, ma c'è modo e modo per farlo". Dito puntato contro Amadeus: "Questo naturalmente va imputato anche alla direzione artistica che ha permesso oltre questo, anche la presenza di Junior Cally, cantante che nel suo passato si mostra fautore della violenza sulle donne. L'obiettivo di ringiovanire il Festival di Sanremo non necessariamente deve passare dal portare sul palco dell'Ariston l'esibizionismo più sfrontato, questo non è più un Festival adatto ad una prima serata di Raiuno".

I cattolici contro Achille Lauro: "Vada ad Assisi per San Francesco". Achille Lauro, dopo l'imitatio francescana, è divenuto oggetto di critiche web. E il fronte cattolico invita il cantante a perseguire la vera via francescana. Francesco Boezi, Mercoledì 05/02/2020, su Il Giornale. La imitatio francescana di Achille Lauro non è piaciuta ad una parte di mondo cattolico. Il cantante, che ieri ha stupito tutti a Sanremo, ha spiegato il perché della sua scelta su Instagram: "La celebre scena attribuita a Giotto in una delle storie di San Francesco della basilica superiore di Assisi. Il momento più rivoluzionario della sua storia in cui il Santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione e alla solidarietà". Questo è il motivo per cui l'artista veronese, dopo l'entrata in scena, si è quasi denudato. Se San Francesco, incontrando Gesù Cristo, ha rinunciato ad ogni ricchezza materiale, Achille Lauro, partecipando alla settantesima edizione del Festival di Sanremo, ha voluto ricordare a modo suo la natura rivoluzionaria della via francescana. E dei commenti critici apparsi sul web? Con ogni probabilità, Lauro se ne frega. Tanto che l'immagine profilo della sua pagina Facebook, adesso, ritrae proprio il patrono d'Italia. Alcuni pareri scandalizzati, come spesso capita di questi tempi, sono rintracciabili tra gli utenti dei social network. C'è anche chi ha scritto che "oggi, chiunque, liberamente, può prendersi gioco di Dio e delle cose di Dio e nessuno dice niente, questo rende l' idea su quanto Dio, in verità, sia amato". E ancora: "Le cose Sante - si legge - vengono derise in libertà". Ma non si tratta solo di una bufera nata sul web. Maria Rachele Ruiu di Pro Vita e Famiglia, sentita da IlGiornale.it, l'ha toccata piano: "Se veramente ha detto che quella sarebbe dovuta essere la svestizione di San Francesco...come dire...gli auguro di andare ad Assisi ad incontrare davvero Francesco, che male non gli può fare". La Ruiu ha sottolineato di non aver assistito alla performance sanremese in diretta. La serata di stasera, però, sarà di sicuro attenzionata dai pro life e pro family: è previsto quello che sempre la Ruiu ha definito "il contracanto all'eutanasia", ossia l'esibizione di Paolo Palumbo, un artista che per la visione dell'esponente pro life rappresenta un "super ragazzo" che "canta con gli occhi". Palumbo, che nel 2019 è stato anche minacciato, è malato di Sla. E poi c'è Don Alfredo Maria Morselli, uno dei pochi sacerdoti disposti a commentare l'accaduto. Il parroco emiliano-romagnolo, che rivendica di non avere la Tv e di "essere rimasto al canto gregoriano", ha posto l'accento sul "falso francescanesimo" e sulla "retorica pseudofrancescana", di cui saremmo "pieni da troppi anni". Il don, di cui abbiamo voluto ascoltare il parere, pensa che chi "si appella" al Santo di Assisi, come Achille Lauro, "dovrebbe dare ai poveri tutte le sue sostanze, vivere castamente, sottoporsi a digiuni e penitenze, partire per i paesi islamici e cercare di convertire i successori del sultano". Questa, insomma, è la vera via francescana. E non sussistono deroghe. Ma non è tutto. Morselli ha anche evidenziato come San Francesco, sul corpo, avesse la "stigmate di Gesù" e "non tatuaggi". Francesco ha "ammansito il lupo fuori di sè perché prima aveva ammansito se stesso" - ha aggiunto il consacrato - . Un commento, infine, ci è stato rilasciato dal professor Francesco Agnoli, che ha esordito così: "Lasciamo perdere San Francesco. Tra luci, lustrini e presentatori che prendono centinaia di migliaia di euro, non avrebbe saputo che farci. O forse sì, sapeva stare con i lebbrosi, e sapeva bene che la lebbra peggiore è il peccato". Una riflessione laconica, che si inserisce nelle reazioni cattoliche all'esibizione di Lauro. Vedremo se il cantante, nel corso delle prossime serate, metterà in scena qualcosa di simile.

Da corriere.it il 5 febbraio 2020. Si è presentato, sulla scalinata della prima puntata della 70esima edizione di Sanremo, con un mantello di velluto nero bordato di oro. Ma quando ha iniziato a cantare la sua «Me ne frego», Achille Lauro ha sfoderato una tutina di strass color carne. Scalzo. Sul palco dell’Ariston — ha spiegato lui stesso su Instagram — ha voluto interpretare la celebre scena attribuita al maestro del Rinascimento Giotto in una delle «Storie» di San Francesco della Basilica Superiore di Assisi (il ciclo realizzato tra il 1292 e il 1296 circa, ndr). In particolare, ha citato il momento in cui il Santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione. Per la sua seconda volta al Festival, Lauro, ha messo in scena una vera rappresentazione teatrale con la collaborazione di Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci.

Una performance totale. «Sono successe cosi tante cose che sembra passato molto più tempo! Il mio vivere è in movimento perpetuo. La musica per me è la cosa più importante ed è dalla musica che nasce la mia concezione dell’arte, dello scrivere, del dipingere e dell’utilizzare il mio stesso corpo come una vera e propria opera. Sanremo è il più grande palcoscenico per la canzone, ma nel mio modo di intendere è una grandissima occasione per portare delle performance complete», ha scritto il cantante. Il futuro — ha annunciato — «mi vedrà sempre più impegnato in varie forme di arte, senza mai allontanarmi dalla mia prima musa inspiratrice, la musica».

«Ho deciso di osare, azzardare». Per questo, come ormai è mia abitudine, «ho voluto rivolgermi direttamente a voi, mantenendo saldo il nostro legame epistolare, per presentarvi il mio nuovo mondo. Quello a cui assisterete non sarà più solo l’esecuzione di una semplice canzone: a Sanremo voglio portare quattro storie, quattro forme di omaggio, che rappresentino al meglio ciò che accade durante i miei live. Ho deciso di osare, di azzardare, qualcuno potrà dire che sono pazzo: sono disposto a correre il rischio, certo che chi non comprenderà avrà comunque il mio rispetto. Per tutto il resto… “Me ne frego”», conclude il post, citando il brano in gara.

Sanremo 2020, perché Achille Lauro si è vestito così? Pubblicato mercoledì, 05 febbraio 2020 da Corriere.it. Si è presentato, sulla scalinata della prima puntata della 70esima edizione di Sanremo, con un mantello di velluto nero bordato di oro. Ma quando ha iniziato a cantare la sua «Me ne frego», Achille Lauro ha sfoderato una tutina di strass color carne. Scalzo. Sul palco dell’Ariston — ha spiegato lui stesso su Instagram — ha voluto interpretare la celebre scena attribuita al maestro del Rinascimento Giotto in una delle «Storie» di San Francesco della Basilica Superiore di Assisi (il ciclo realizzato tra il 1292 e il 1296 circa, ndr). In particolare, ha citato il momento in cui il Santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione. Per la sua seconda volta al Festival, Lauro, ha messo in scena una vera rappresentazione teatrale con la collaborazione di Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci (qui le pagelle ai look della prima serata). «Sono successe cosi tante cose che sembra passato molto più tempo! Il mio vivere è in movimento perpetuo. La musica per me è la cosa più importante ed è dalla musica che nasce la mia concezione dell’arte, dello scrivere, del dipingere e dell’utilizzare il mio stesso corpo come una vera e propria opera. Sanremo è il più grande palcoscenico per la canzone, ma nel mio modo di intendere è una grandissima occasione per portare delle performance complete», ha scritto il cantante. Il futuro — ha annunciato — «mi vedrà sempre più impegnato in varie forme di arte, senza mai allontanarmi dalla mia prima musa inspiratrice, la musica». Per questo, come ormai è mia abitudine, «ho voluto rivolgermi direttamente a voi, mantenendo saldo il nostro legame epistolare, per presentarvi il mio nuovo mondo. Quello a cui assisterete non sarà più solo l’esecuzione di una semplice canzone: a Sanremo voglio portare quattro storie, quattro forme di omaggio, che rappresentino al meglio ciò che accade durante i miei live. Ho deciso di osare, di azzardare, qualcuno potrà dire che sono pazzo: sono disposto a correre il rischio, certo che chi non comprenderà avrà comunque il mio rispetto. Per tutto il resto… “Me ne frego”», conclude il post, citando il brano in gara.

Achille Lauro spiega la sua tutina: “Sono cresciuto nello schifo dell’omofobia”. Il Dubbio il 5 Febbraio 2020.  Ha “vinto” la prima serata sanremese e ha spiegato: “La confusione di generi è il mio modo di dissentire e ribadire il mio anarchismo”. Ha conquistato le prime pagine dei giornali e la sua imamagine con la “tutina” color carne ha invaso ogni genere di social. Insomma, se c’è un vincitore della prima serata del festival di Sanremo quello è Achille Lauro. E qualcuno ha fatto notare che la scelta di quel vestito non è stata affatto casuale, ma risponde alla filosofia di vita dell’artista cresciuto a Roma. Nel suo libro “Sono io Amleto” Achille Lauro scrive:  «Cinquantenni disgustosi, maschi omofobi. Ho avuto a che fare per anni con ‘sta gente volgare per via dei miei giri. Sono cresciuto con ‘sto schifo. Anche gli ambienti trap mi suscitano un certo disagio: l’aria densa di finto testosterone, il linguaggio tribale costruito, anaffettivo nei confronti del femminile e in generale l’immagine di donna oggetto con cui sono cresciuto». «Sono allergico ai modi maschili, ignoranti con cui sono cresciuto. Allora indossare capi di abbigliamento femminili, oltre che il trucco, la confusione di generi è il mio modo di dissentire e ribadire il mio anarchismo, di rifiutare le convenzioni da cui poi si genera discriminazione e violenza». «Sono fatto così mi metto quel che voglio e mi piace: la pelliccia, la pochette, gli occhiali glitterati sono da femmina? Allora sono una femmina. Tutto qui? Io voglio essere mortalmente contagiato dalla femminilità, che per me significa delicatezza, eleganza, candore. Ogni tanto qualcuno mi dice: ma che ti è successo? Io rispondo che sono diventato una signorina».

Da leggo.it il 5 febbraio 2020. Sanremo 2020, l'artista che più ha stupito nella prima serata di ieri è stato certamente Achille Lauro, entrato sul palco dell'Ariston con un mantello nero, che poi ha tolto restando con una tutina di strass. Un'esibizione che gli ha fatto guadagnare un lungo applauso del pubblico, ma soprattutto tanta attenzione sui social, letteralmente inondati di foto del cantante romano mentre interpreta la sua Me ne frego. Pierluigi Diaco, il giornalista e conduttore su Raiuno di Io e te, su Twitter e Instagram si è subito detto entusiasta dell'esibizione di Lauro: «Una vera rockstar», ha twittato ieri durante la sua esibizione. E oltre ad averlo promosso, ha lanciato anche un hashtag tutto per lui, #pazzodiAchilleLauro. Già l'anno scorso l'artista romano aveva fatto parlare di sè con la sua Rolls Royce: quest'anno con il suo outfit (ispirato ad una delle Storie di San Francesco dipinta da Giotto) è riuscito a fare anche di più.

Dagospia il 5 febbraio 2020. Estratto da ''Sono io Amleto'', di Achille Lauro, Rizzoli (2019). Cinquantenni disgustosi, maschi omofobi. Ho avuto a che fare per anni con 'sta gente volgare per via dei miei giri. Sono cresciuto con 'sto schifo. Anche gli ambienti trap mi suscitano un certo disagio: l'aria densa di finto testosterone, il linguaggio tribale costruito, anaffettivo nei confronti del femminile e in generale l'immagine di donna oggetto con cui sono cresciuto. Sono allergico ai modi maschili, ignoranti con cui sono cresciuto. Allora indossare capi di abbigliamento femminili, oltre che il trucco, la confusione di generi è il mio modo di dissentire e ribadire il mio anarchismo, di rifiutare convenzioni da cui poi si genera discriminazione e violenza. Rifiuta le regole, le istituzioni, brucia i tuoi documenti, divertiti. Sono fatto così mi metto quel che voglio e mi piace: la pelliccia, la pochette, gli occhiali glitterati sono da femmina? Allora sono una femmina. Tutto qui? Io voglio essere mortalmente contagiato dalla femminilità, che per me significa delicatezza, eleganza, candore. Ogni tanto qualcuno mi dice: ma che ti è successo? Io rispondo che sono diventato una signorina. Mi sento più vicino a un ideale femminile di purezza. Preferisco stare con le ragazze perché in genere hanno storie da raccontare e lo fanno con sentimento, mi piace l'emotività, l'intensa capacità di analisi, la delicatezza. Non è la femmina in sé quello che cerco ma l'innocenza che per me è bellezza assoluta. Voglio far parte del mondo del bene. Un po' come quando lo Zingaro nel film Lo chiamavano Jeeg Robot interpreta Anna Oxa cantando Un'Emozione da poco. O Ed Vood che di punto in bianco si presenta dalla fidanzata vestito da donna. E se guardi bene gli estremi dei miei occhi (oltre a indovinare l'estremità del mio sguardo) scopri che sono la regina delle femmine: Cleopatra. La nostra filosofia si può ridurre a un unico principio fondante: Estrema Libertà di Pensiero. Ci eravamo appena trasferiti a Milano: io, Doms, Pitch e gli altri della factory. Lavoravamo duramente perché siamo fatti così, perché questo ci consente di vivere la vita in grande, a modo nostro, di essere positivi attraverso l'espressione e la realizzazione di sé. Facevamo i live ed era diventata un po' una consuetudine dopo radunare qualche ragazza e portarla da noi, o negli alberghi, ovunque. Cinquanta pischelle che finito il lavoro venivano via con noi. E così via ci ritrovavamo tutti nudi; il Secco che dipingeva sui corpi delle ragazze. lo ero il santone di 'ste fantasie sessuali di gruppo... riuscivo a coinvolgere pischelle che non avresti mai detto. Davo a tutti indicazioni su cosa dire, cosa fare, come infrangere le regole, non essere inibiti, funzionava un po' come un gioco di ruolo, monopoli, una cosa così. Feste in pieno stile newage-newrave-dionisiaco. Fase hippie, carpe diem. Ballavamo tutti ubriachi all'insegna del libero esercizio dell'erotismo, della fantasia e del divertimento. Da questo spirito orgasmico, di amore universale, nasce l'ondata hippie anni Settanta che comincia con Ulalala e prosegue con Amore mi, per culminare con Pour l'amour. Stare bene con la gente, disinvolti. Sui prati a fumare marijuana, drogarsi, bere, sorridere.

Achille Lauro-San Francesco? La scelta di radicale nudità non si riduca a solo paillettes. Pubblicato mercoledì, 05 febbraio 2020 da Corriere.it. Una valanga di messaggi arrivano alla nostra redazione: «Avete visto?». Il riferimento è alla performance di Achille Lauro che propone a Sanremo il gesto della spogliazione di san Francesco. Ma anche tra agenzie e quotidiani il bisogno di sentire un parere. Propongo alcune considerazioni. La prima di carattere generale: il Festival esprime una ricerca di senso e di significato che non può essere messa tra parentesi. La pastorale stessa della Chiesa è chiamata a tenerne conto. Non di rado, infatti, vescovi e sacerdoti durante le celebrazioni propongono i testi della più popolare kermesse italiana. Sovvengono alcune affermazioni che esprimono anche ‘vette’ di misticismo con Matteo Faustini in Nel bene e nel male: «Perché dentro quel rancore si può ancora perdonare». O come in 8 Marzo di Tecla: «Ci vuole forza e coraggio, lo sto imparando vivendo ogni giorno questa vita; comunque dal dolore si può trarre una lezione; e la violenza non ha giustificazione». Anche Levante: «Ti prego insisto, fatti il segno della croce e poi rinuncia a Mefisto siamo chiese aperte a tarda sera, siamo noi; siamo l’amen di una preghiera, siamo noi». La seconda considerazione è quella parola “pace” che apre di fatto il Festival. Fiorello la ripete per ben 11 volte: «In questo mondo c’è bisogno di pace, ma pace, tanta pace. Benvenuti fratelli…C’è bisogno di pace, c’è bisogno di pace. Che bello essere qua! Saluto anche gli amici della galleria: scambiatevi un segno di pace! Ci voleva pace [...]». Ad indicare direttamente o indirettamente che l’Italia sta superando i limiti di guardia nella litigiosità, nell’egoismo. Infine, il gesto e le parole di Achille Lauro di cui vorrei rispettare la sincerità dell’intenzione. Egli stesso lo scrive sui suoi profili social: «La celebre scena attribuita a Giotto in una delle storie di San Francesco della basilica superiore di Assisi, il momento più rivoluzionario della sua storia in cui il Santo si è spogliato dei propri abiti e di ogni bene materiale per votare la sua vita alla religione e alla solidarietà». Rimane discutibile il modo e forse il luogo. Non possiamo ridurre quella scelta di radicale nudità e affidamento a Dio che si rivela come padre di ogni uomo a delle paillettes color carne. Forse per questa scena sarebbe stato preferibile il titolo: I Care e altri abiti. Dove è necessaria una coerenza tra i contenuti del testo, le intenzioni e i gesti. La differenza è proprio qui. In fin dei conti, la prima serata del Festival più popolare e più visto d’Italia ci consegna tre «verità»: abbiamo bisogno di senso e significato; abbiamo bisogno di pace; abbiamo bisogno di solidarietà. E se oltre la musica concorrono i fatti tutto è più semplice o se volete più francescano.

Da it.notizie.yahoo.com il 5 febbraio 2020. “Ci mancava solo il monologo della Leotta,....siamo stanchi del nulla". Lo afferma l'attrice Serena Grandi, in un tweet, riferendosi alla partecipazione della giornalista Diletta Leotta alla prima serata di Sanremo 70. "La bellezza capita, non è un merito. Certo, è un vantaggio, altrimenti col cavolo che sarei qui", ha detto Diletta Leotta dal palco dell'Ariston. "Sono una conduttrice sportiva, ma sarei ipocrita se dicessi che il mio aspetto è secondario. Mia nonna Elena me lo diceva sempre: la bellezza è un peso che con il tempo ti può fare inciampare se non la sai portare", ha detto ancora citando un detto siciliano. "Tu sei riuscita a riempirti le tasche di mille storie da raccontare, ma hai lasciato dietro di te la tua giovinezza e la tua bellezza, perché questo tempo fa lo sgambetto a tutti - ha proseguito parlando alla nonna la bionda conduttrice sedendosi sulle scale - noi facciamo di tutto per trattenerlo". Sullo schermo un effetto grafico fa comparire le rughe sul suo volto, e Leotta si è chiesta: "Chissà se sarò felice come mia nonna a 85 anni, lei lo è perché ha riso tanto in vita sua. Il tempo passa per tutti ma non passa per tutti allo stesso modo, e mia nonna ha vissuto alla grande. Io non ho paura, perché lei mi ha insegnato ad essere 'diversamente bella'" (...)

Da sussidiario.net il 5 febbraio 2020. (...) «Ieri sera non ho apprezzato il presuntuoso monologo di Diletta Leotta: un finto “smascheramento” che ha cercato la complicità del pubblico, senza riscontro. Se vuoi fare tv verità devi dire la verità, abbassare la maschera per davvero. Perché risulti solo retorica se ciò che dici non corrisponde a ciò che sei». Una presa di posizione forte, netta, che inchioda la co-conduttrice della kermesse canora, accusata di non aver sdoganato la libertà di ricorrere alla chirurgia estetica…Francesca Barra ha poi rincarato la dose nel lungo post pubblicato su Instagram: «[…] Ma se mi dici che le rughe non ti fanno paura non serve, non ti credo e non basta la nonna a renderti credibile. Perché se non sei la Magnani e le rughe non le mostri, allora sí, hai paura cara Diletta. E qualcuno te lo doveva suggerire che non c’è niente di male. Il male è nell’inganno e non è estetico. Ma se menti si vede, e non c’è trucco (o trucchetti) che servano». La giornalista, volto di CR4, ha concluso: «E poi che noia quando ha detto non ci prendiamo in giro sul palco ci stai se sei bona, perché fortunatamente esistono innumerevoli qualità e talenti da mostrare. Io ho avuto tante paure di: ingrassare, invecchiare. Ma sono quelle paure, superate a modo mio, che mi rendono unica». 

Francesca Galici per "ilgiornale.it" il 5 febbraio 2020. La presenza di Diletta Leotta sul palco del festival di Sanremo è stata osteggiata da più parti. Da molti, infatti, la giornalista di Dazn non era ritenuta adeguata a un palcoscenico come l'Ariston. Anche una sua collega, Paola Ferrari, in più di un'occasione si era espressa contro la presenza di Diletta Leotta al fianco di Amadeus ma, alla fine, la bionda giornalista sportiva è su quel palco. Il tema del 70esimo festival di Sanremo di Amadeus è la lotta contro la violenza sulle donne e tutte le presenze femminili che si alterneranno al suo fianco nel corso delle cinque serate del Festival daranno il loro contributo a questa lodevole iniziativa. Diletta Leotta e Rula Jebreal sono state le prime a portare all'Ariston la loro testimonianza e, se della giornalista palestinese con passaporto italiano si sapeva quale sarebbe stato il suo ruolo a Sanremo, Diletta Leotta ha stupito tutti con un monologo profondo ma dai tratti ironici e autoironici, apprezzato dal pubblico a casa e in teatro. "La bellezza capita, non è un merito. Certo, è un vantaggio, altrimenti col cavolo che sarei qui", ha esordito Diletta Leotta, riprendendo uno dei tanti luoghi comuni che hanno accompagnato l'annuncio della sua presenza al festival di Sanremo. Ad applaudirla e a supportarla in prima fila al teatro Ariston c'era sua nonna Elena, un esempio per la giornalista, che ha voluto coinvolgere la donna nel suo monologo, ricordando ciò che la nonna le diceva quand'era una bambina. "Sarei ipocrita se dicessi che il mio aspetto è secondario. Mia nonna Elena me lo diceva sempre: la bellezza è un peso che con il tempo ti può fare inciampare se non la sai portare", ha detto Diletta guardando dritto verso la nonna, che non è riuscita a trattenere l'emozione. La Leotta ha portato sul palco dell'Ariston la tradizione siciliana, citando uno dei detti più noti della bellissima terra che le ha dato i natali. "Tu sei riuscita a riempirti le tasche di mille storie da raccontare, ma hai lasciato dietro di te la tua giovinezza e la tua bellezza, perché questo tempo fa lo sgambetto a tutti", ha proseguito rivolgendosi alla signora Elena,mentre, sedendosi sulle scale, sul maxi schermo hanno iniziato a scorrere le immagini della conduttrice. Con un effetto grafico, le immagini della conduttrice sono state invecchiate per simulare l'avanzamento dell'età in Diletta Leotta, fino a raggiungere simbolicamente gli 85 anni, l'età della nonna: “Chissà se sarò felice come mia nonna a 85 anni, lei lo è perché ha riso tanto in vita sua. Il tempo passa per tutti ma non passa per tutti allo stesso modo, e mia nonna ha vissuto alla grande. Io non ho paura, perché lei mi ha insegnato ad essere diversamente bella.".

Sanremo 2020, Diletta Leotta derisa dalla Lucarelli: "Il suo monologo? Giusto per mandare tutto a puttane". Libero Quotidiano il 6 Febbraio 2020. Il monologo di Diletta Leotta in occasione della prima serata di Sanremo è stato un flop, al punto da indignare un po' tutti. Anche lei, l'indignata per eccellenza, Selvaggia Lucarelli. La giornalista ha cinguettato su Twitter contro la conduttrice tv, e non solo, in merito alla prima e seconda serata del Festival della musica. Leggi anche: Sanremo 2020, Biasin e la rivolta dei cantanti contro Amadeus: "Prima esibizione alle 22, mai visto". "Elettra Lamborghini 1 La canzone è di una bruttezza che commuove, ma potrebbe fare di peggio. Tipo recitare un monologo in cui dice che la bellezza capita. E che la ricchezza va sudata, giusto per mandare tutto ulteriormente a puttane", scrive inaugurando le pagelle realizzate per Tpi, il giornale online nel quale è approdata dopo l'addio al Fatto Quotidiano. 

Dal Corriere della Sera il 6 febbraio 2020. Toc toc E in camera arrivano due mazzi di fiori. «È il momento migliore della giornata». Diletta Leotta il giorno dopo il debutto da co-conduttrice e le critiche al monologo sulla bellezza e il tempo che passa. «Forse sarebbe stato meglio non essere nella stessa sera di Rula Jebreal, ma mi avrebbero criticata comunque».

Ha seguito Rula?

«Fortissima. Nessun paragone, mondi opposti. La sua è una storia vera e tragica. Il mio un momento ironico e, come me, autoironico».

Riesce a esserlo anche con i cori «faccela vede'»?

«Se mi fanno le canzoncine come ai calciatori mi diverto, ma quando vanno oltre bisogna farglielo capire. Una volta all' accoglienza calorosa di una curva ho risposto con il pollice alzato. Quando hanno iniziato a gridare "fuori le tette" l' ho girato in giù».

L' ironia nel calcio?

«Un po' ci sta, ma bisogna ricordarsi che si parla di risultati e che chi ha perso a volte è arrabbiato».

«La bellezza capita, non è un merito». L' attacco del suo monologo è stato criticato accostando le sue foto di qualche anno fa e di oggi che fanno pensare a dei ritocchi «Hanno decontestualizzato una frase. Il mio era un elogio al tempo che passa, non una lotta alle rughe e alla vecchiaia. Sfido chiunque a mettersi a confronto con le foto di quando aveva 13 anni».

Nessun intervento?

«Se uno ha voglia di farsi qualcosa per sentirsi meglio sono d' accordo. Anzi gli offro un suggerimento: mio fratello è un chirurgo bravissimo».

Lei ci è andata?

«Quando hai in casa uno così ci fai ricorso. Il ritocco per me non è paura di invecchiare, ma sistemare difetti che mentalmente non ti fanno stare bene».

Le critiche sono arrivate dalle donne. Se lo aspettava?

«Come sempre. E mi spiace. A quelle di Selvaggia Lucarelli sono abbonata: mi preoccuperebbe il contrario. Alessia Marcuzzi mi ha fatto i complimenti. Evidentemente non mi è concesso di essere autoironica. Forse deve passare del tempo per poter essere credibile ai loro occhi».

Si è rivolta a nonna Elena, seduta in prima fila...

«Dietro le quinte lei e mamma hanno pianto».

Lei sa fare la crostata con la marmellata di mandarini che le preparava?

«Benissimo. Potrei condurre un programma sui dolci. Le ricette si tramandano di generazione in generazione con il quadernetto della bisnonna».

Che farà per la finale?

«Non sono un attrice e ho fatto un monologo. Non sono una cantante o una ballerina ma darò anche quello. Sono qui per divertirmi».

Marco Castoro per leggo.it il 6 febbraio 2020.

Diletta Leotta e il monologo sulla bellezza. È farina del suo sacco oppure ha letto un testo preparato?

«A Sanremo c’è il lavoro di un team di autori che ringrazio. Insieme abbiamo deciso di affrontare il tema del tempo che passa. Loro hanno creato i concetti, io ci ho messo dentro le mie storie, mia nonna e la crostata di mandarino».

Nonna è rimasta contenta?

«Macché, non sapeva nulla. Si è molto vergognata. Comunque, in pochi si sono accorti che ho tremato all’inizio del monologo quando ho visto che mia nonna non era seduta nel posto dove mi avevano detto. Su quella poltrona c’era Malgioglio. Poi l’ho vista e mi sono tranquillizzata».  

Lei che parla della bellezza ha scatenato i leoni della tastiera che hanno subito tirato fuori foto e malignità sui suoi ritocchi estetici. Ma ci sono stati o no?

«Beh, quando si ha un fratello bravo nel suo lavoro qualche ritocchino si può anche fare».

Come reagisce ai commenti non teneri sui social?

«Non mi innervosiscono. Difficile che veda commenti positivi. Il 99% sono di donne che esprimono la loro “solidarietà femminile”. Se una ragazza è un po’ carina non è concesso che possa essere anche ironica».

Finale di Champions o Sanremo. Cosa preferisce?

«Champions e Sanremo».

Tutte e due non vale. 

«Sono cose diverse, quindi una non esclude l’altra. A me piace raccontare le emozioni dei protagonisti».

Quindi nel suo futuro c’è un talk, magari politico?

«La politica non credo sia adatta al mio percorso attuale. Chissà tra qualche anno…».

Che musica ascolta?

«Ho tante playlist. Lavorando in radio sono aggiornatissima, sono la prima a scoprire i brani».

La colonna sonora del momento più bello?

«Non mi viene. Quella che ho ascoltato quando ho sceso i gradini della scala di Sanremo, Careless whisper».

Una persona si è presentata all’entrata dell’hotel dicendo di essere il suo fidanzato?

«Per fortuna ha sbagliato location ed è intervenuta la sicurezza».

Il fidanzato, quello vero, è a Sanremo? 

«No. Ma non c’è un fidanzato».

Quindi è single?

«Diciamo che dal punto di vista sentimentale sono molto serena e felice».

Personalità e sicurezza davanti alla telecamera: è innata, studiata, costruita?

«Da 10 anni sono sempre in diretta. Pur avendo 28 anni ho fatto tanta esperienza».

Segue un canovaccio o improvvisa?

«Mi piace avere un canovaccio rigido, una basa solida, poi qualcosa improvviso».

Nella finale di Sanremo cosa farà?

«Vi stupirò con effetti speciali»

Porterà mamma?

«No. La famiglia ha già dato».

Scenderà le scale con il fidanzato?

«Nemmeno. Canterò una canzone che non è nella mia playlist».

Dagospia il 7 febbraio 2020. Gentile mamma di Diletta Leotta, per lei alcune donne che “contano” avrebbero attaccato sua figlia perché motivate dall’odio verso altre donne. Per altri casi non posso parlare. Io parlo per me: non ho mai preso in giro nessuno o offeso. Non ho pubblicato la foto dei presunti “prima e dopo” per evidenziare i ritocchi chirurgici, ridicolizzando Diletta. Non ho attaccato lei, mai, anzi! Quante volte l’ho difesa anche in televisione. Io, proprio io, che ovunque esprimo solidarietà a chi si mostra libera, fiera di ciò che è. Appunto, di ciò che si è. Ad esempio, Diletta mostra il suo corpo sui social esponendosi a commenti di ogni sorta e se ne infischia. Commenti violenti, volgari . Inevitabili o meno, non è ciò che conta (strano però che quello non ferisca una mamma! Non si è mai espressa in tal proposito?!). Ma è proprio la mancanza di coerenza e di corrispondenza fra ciò che ha sempre mostrato e trasmesso e quello che ha detto che strideva, su quel palco. Io ho espresso un giudizio sul contenuto del suo monologo per il quale mi sono sentita presa in giro per la mancanza di onestà. Ed è anche il mio lavoro. Se sei un personaggio pubblico e comunichi qualcosa non puoi aspettarti assenza di critica. Se vuoi essere la protagonista di un momento di tv verità devi dirla fino in fondo con coraggio, la tua verità. E lo fai con l’esempio, non solo con le tue parole. Per me quando si raccontano storie personali non si può delegare agli autori la responsabilità della propria commozione. Altrimenti si chiama affabulazione. Non ho apprezzato il presuntuoso monologo di Diletta Leotta: un finto “smascheramento” che ha cercato la complicità del pubblico, senza riscontro perché non ha abbassato l maschera. Perché risulta solo retorica. lei poteva liberarci dall’ipocrisia e raccontare che sì, si può avere paura di invecchiare. Di non corrispondere ai canoni estetici che sognavamo e di essere libere di ristrutturarsi quando non ti “capita” la bellezza che desideravi per te stessa. Perché ritoccarsi è una libera scelta di buon senso, buon gusto, ma pur sempre una libera scelta. E se l’avesse ammesso sarebbe diventata la paladina di un’altra verità, seppur scomoda. Avrebbe sdoganato un sacrosanto diritto al libero arbitrio sul proprio corpo, manifesto vero di emancipazione. Anche perché la differenza la fa sempre chi indossa un abito, come lo si indossa. Si può essere naturali e volgari allo stesso tempo, infatti. Ma se mi dice che le rughe non le fanno paura non serve, non le credo e non basta la nonna a renderla credibile. Perché se non sei la Magnani e le rughe non le mostri, allora sí, hai paura cara Diletta. E qualcuno te lo doveva suggerire che non c’è nientedi male. Il male è nell’inganno e non è estetico. Ma se menti si vede, e non c’è trucco (o trucchetti) che servano. E poi che noia quando ha detto “non ci prendiamo in giro sul palco ci stai se sei bona”, perché fortunatamente esistono innumerevoli qualità e talenti da mostrare. Io ho avuto tante paure di: ingrassare, invecchiare. Ma sono quelle paure, superate a modo nostro, che ci rendono uniche.

Monica Leofreddi contro la madre di Diletta Leotta: "Io invidiosa? Proprio no". Tiene ancora banco il monologo su bellezza e merito di Diletta Leotta al festival di Sanremo. La madre la difende dalle "odiatrici" e la polemica si infiamma coinvolgendo anche la conduttrice Monica Leofreddi. Novella Toloni, Venerdì, 07/02/2020, su Il Giornale. Non si spegne la polemica intorno a Diletta Leotta dopo il suo monologo sulla bellezza femminile e il merito andato in scena nella seconda serata del festival di Sanremo. Nella discussione si è inserita, suo malgrado, la conduttrice Monica Leofreddi tirata in ballo dalla mamma della Leotta che, nel post Sanremo, ha difeso la figlia durante un'ospitata a "Storie Italiane". Il discorso di Diletta Leotta sulla bellezza e sul tempo che passa ha lasciato numerosi strascichi nel post gara del Festival. Molti personaggi famosi del mondo dello spettacolo – da Francesca Barra a Jimmy Ghione – si sono infatti scagliati contro di lei, giudicandola "ipocrita". Ad alimentare la discussione ci ha pensato la madre della conduttrice di Dazn, Ofelia Castorina, che sui social e in diretta nella trasmissione di Eleonora Daniele ha puntato il dito contro le "odiatrici", lamentando una scarsa solidarietà femminile nei confronti della figlia. Tra le accusate c'era anche la conduttrice Monica Leofreddi che, chiamata in causa dalla signora Castorina, ha voluto rispondere con un lungo messaggio affidato a Instagram. Monica Leofreddi si è rivolta alla madre di Diletta Leotta spiegando che il suo tweet (pubblicato dopo il monologo della conduttrice sportiva) non era offensivo, ma soltanto espressione di un disaccordo nel veder rappresenta "la bellezza come valore e come qualcosa che capita da una ragazza bellissima ma che già così giovane, ha modificato il suo corpo alla ricerca di una bellezza perfetta". La conduttrice televisiva ha criticato l’affondo rivoltole dalla signora, rimarcando quanto la solidarietà femminile non possa essere usata - sempre e comunque - a discapito di "sincerità e coerenza". Monica Leofreddi ha poi invitato la signora Ofelia a tacere: "La fatica di essere donne è esasperata da falsi modelli e falsi ideali che ci portano lontano da noi stesse, dal nostro centro. Tacciare ogni dissenso con l’etichetta di invidia non aiuta. Lei non ha naturalmente l’obbligo di conoscere la mia storia il mio vissuto e le mie lotta, ma la prego, darmi della odiatrice e dell’invidiosa proprio no!".

Facebook: monicaleofreddi_official Verificato. Gentile Signora Leotta, ho appreso leggendo @dago.spia che per difendere sua figlia mi ha citata tra le “ odiatrici” di Diletta, mi ha anche accusata di non essere solidale con le donne. Il twitt che ho scritto dopo il monologo di Diletta non era offensivo, era semplicemente espressione di un dissenso nel veder rappresenta la bellezza come valore e come qualcosa che capita,da una ragazza bellissima ma che già così giovane , ha modificato il suo corpo alla ricerca di una bellezza perfetta. La bellezza è un valore ma non l’unico, ci sarà sempre qualcuna più bella più giovane più magra o con un seno e un sedere più bello.La chirurgia estetica non va demonizzata ma neanche esaltata.La solidarietà femminile si deve esprimere attraverso la sincerità, la coerenza, non raccontando solo favole. La fatica di essere donne è esasperata da falsi modelli e falsi ideali che ci portano lontano da noi stesse, dal nostro centro.Tacciare ogni dissenso con l’etichetta di invidia non aiuta. Ha visto @rulajebreal come è stata attaccata prima ancora della sua partecipazione? Poi ha risposto sul palco con la sua storia le sue emozioni la sua anima e la sua capacità di lottare per se stessa e per le altre donne. Sul palco di Sanremo in queste bellissime serate Amadeus ha saputo mettere in scena tanti modi di essere donna, tutti preziosi , tutti unici. Lei non ha naturalmente l’obbligo di conoscere la mia storia il mio vissuto e le mie lotte , ma la prego , darmi della odiatrice e dell’invidiosa proprio no! #sanremo2020 #donne

Sanremo, Diletta Leotta prorompente sulle note di Ciuri Ciuri in chiave Eminem. Diletta Leotta si è esibita sulle note di Ciuri Ciuri durante l'ultima serata del festival di Sanremo, interpretandola sulle note di Eminem; grande ironia e avvenenza per la giornalista sportiva che si è prestata al gioco. Francesca Galici, Domenica 09/02/2020 su Il Giornale. Diletta Leotta è stata una delle tante donne che hanno calcato il palco del teatro Ariston durante l'ultima edizione del festival di Sanremo. Amadeus l'ha voluta al suo fianco durante la prima serata, quella nella quale era presente anche Rula Jebreal. In quell'occasione, Diletta Leotta intrattenne il pubblico con monologo sulla bellezza, che però non ha convinto molti dei telespettatori. L'esperienza di Diletta Leotta non si è conclusa con la prima serata, perché Amadeus l'ha voluta con sé sul palco anche durante la finale del Festival, insieme a Francesca Sofia Novello e a Sabrina Salerno. Bellissima e seducente, Diletta Leotta ha incantato il teatro Ariston con tre diversi look, ognuno dei quali ne ha messo in risalto la prorompenza fisica. Durante l'ultima serata del festival di Sanremo, Diletta Leotta non si è cimentata in nessun monologo ma ha preferito esibire le sue doti artistiche, ballando e cantando sulle note di una tipica canzone siciliana rivista in chiave moderna e non banale. La giornalista sportiva di DAZN si è esibita con Ciuri Ciuri, brano popolare siciliano noto in tutto il mondo. È una canzone tradizionale che ha avuto innumerevoli interpretazioni e arrangiamenti ma mai nessuno, forse, aveva osato tanto come Diletta Leotta. Sul palco dell'Ariston, la bionda fidanzata del pugile Daniele Scardina, ha interpretato Ciuri Ciuri sulla base di Lose yor self, uno dei brani più noti della discografia di Eminem. Cos'hanno in comune uno dei rapper americani più irriverenti e una delle canzoni più popolari del nostro Paese? Effettivamente nulla, ma Diletta Leotta con la sua freschezza ha saputo coniugare il tutto e il risultato è stata un'esibizione piacevole e molto sensuale, anche grazie al look scelto dalla giornalista per la sua perfomance. Diletta Leotta ha indossato un completo argentato elasticizzato in tessuto simile al lurex, composto da un micro top che lasciava scoperte ampie porzioni di pelle e da un leggings molto aderente che nulla lasciava all'immaginazione. A completare il tutto, un paio di stivali dello stesso colore alti fino al ginocchio e una lunga felpa smanicata nera. Un completo che ha messo in risalto il fisico asciutto e scolpito della giornalista, che può vantare anche un bel six-pack: è merito degli allenamenti suggeriti dal suo fidanzato? Diletta Leotta ha ballato e cantato, dimostrando di avere buoni doti artistiche oltre a una indubbia avvenenza. Il pubblico social sembra aver apprezzato l'esibizione di Diletta Leotta, anche se non sono ovviamente mancate le critiche per alcune imprecisioni. C'è da sottolineare che lei è una giornalista e che si è prestata al gioco sul palco dell'Ariston, dimostrando comunque una grande ironia e voglia di mettersi in gioco.

Sanremo, il festival delle ipocrisie Mario Furlan. Diletta Leotta: "La bellezza capita", ma il web si infiamma: "Anche il chirurgo". La presentatrice sportiva ha dedicato una riflessione sul tema del valore della bellezza nella prima puntata del Festival di Sanremo, ma il popolo social non sembra aver creduto nelle sue parole e l'ironia dilaga sul web. Novella Toloni, Mercoledì 05/02/2020, su Il Giornale. Il monologo di Diletta Leotta sulla bellezza e sul merito è stato uno dei momenti riflessivi della prima serata del Festival di Sanremo. La Leotta ha portato sul palco dell'Ariston il tema del fascino femminile troppo spesso al centro dei luoghi comuni. "La bellezza capita, non è un merito. Certo, è un vantaggio, altrimenti col cavolo che sarei qui", ha esordito la conduttrice sportiva, prendendosi la scena dell’Ariston per alcuni minuti. Una riflessione, a tratti autoironica, che però non è stata apprezzata da tutti. Dopo il suo intervento, infatti, sul web si è scatenata una vera e propria polemica. Diletta Leotta non è nuova a finire nel mirino della critica per i presunti ritocchini estetici a cui si sarebbe sottoposta nel corso degli anni. La collega e giornalista sportiva Paola Ferrari è stata una delle prime a criticarla aspramente, nel corso degli ultimi mesi, sostenendo che: "forse senza quei ritocchi ci avrebbe messo più tempo per arrivare al successo”. Il suo monologo sanremese ha riportato l'attenzione là dove è sempre stata, sulla sua bellezza naturale o meno, surriscaldando gli animi del popolo dei social network. Dopo la sua riflessione sul web si sono moltiplicati i commenti ironici: "Però adesso parlare di bellezza naturale..a Dilè, su...daje...ma chi ti crede?", "A proposito del 'tempo' invece di andare avanti poteva andare indietro per essere più credibile", "Esattamente come il fratello chirurgo: capita!". D’altronde fan e follower lo sanno bene: il chirurgo Diletta Leotta lo ha in famiglia ed è suo fratello Mirko Manola. La questione ritocchini non ha lasciato indifferenti neanche alcuni volti noti della televisione italiana. Anche lo storico inviato di Striscia la Notizia, Jimmy Ghione, infatti ha voluto polemizzare con Diletta Leotta e sul suo profilo Instagram non c'è andato per il sottile. "Merito della nonna... del chirurgo!!!", ha scritto Jimmy Ghione, pubblicando sul suo profilo una foto di Diletta Leotta "prima e dopo". Una contestazione palese che ha incontrato il favore di molti suoi follower, che hanno trovato il monologo della conduttrice sportiva "brutto" e "vacuo".

Serena Granata per ilgiornale.it il 7 febbraio 2020. Lo scorso martedì 4 febbraio veniva trasmessa su Rai 1 la prima serata del Festival di Sanremo. E il primo appuntamento tv della kermesse ligure, presentata quest'anno da Amadeus, aveva visto Diletta Leotta protagonista di un monologo sulla bellezza. Il discorso in questione, nelle ultime ore ha scatenato non poche polemiche. Al Teatro Ariston, la valletta di Sanremo 2020 aveva parlato al pubblico dell'influenza esercitata dalla sua bellezza nella sua vita, specialmente nella sua carriera. E lo aveva fatto, parlando al pubblico senza filtri. La stessa, infatti, non aveva nascosto di essere beneficiata dalla sua bellezza e di avere successo come giornalista sportiva, anche per via del suo aspetto fisico."Mia nonna mi diceva 'la bellezza ha un peso che, con il tempo, ti può far inciampare, se non la sai portare'": ma è con quest'ultime parole che la conduttrice aveva, poi, introdotto -nel suo monologo- il tema dello scorrere inesorabile del tempo e di come, inevitabilmente, la bellezza cambi nel tempo. E a margine delle critiche lanciate alla conduttrice originaria di Catania e classe 1991 -da parte di chi ritiene che la Leotta sia "bella" grazie ai soli ritocchini estetici e che si sia dimostrata ipocrita dichiarando di non temere le rughe- ha voluto dire la sua la madre della diretta interessata. “Come al solito siamo proprio noi donne le peggiori odiatrici -ha scritto su Instagram, la signora Ofelia Castorina, in difesa della neo valletta di Sanremo-, le peggiori nemiche di noi stesse. Ci facciamo prendere non so da cosa. Il monologo di Diletta voleva essere un inno ironico rivolto a tutti, specialmente alle giovani donne, alle ragazze, per spronarle a studiare e a fare sacrifici pur di realizzare i propri sogni”. “Una grande delusione - ha aggiunto-assistere agli attacchi di donne, giornaliste e donne dello spettacolo, tutte donne, anche donne che contano” . Diversi sono, infatti, i volti noti femminili, che hanno silurato Diletta Leotta per il suo monologo presentato a Sanremo 2020. Tra cui Monica Leoffredi, Nunzia De Girolamo e Francesca Barra. E a conclusione del suo intervento rilasciato per la figlia Diletta, ha, infine, scritto a tutte le donne: “Non siamo capaci di unirci per rafforzare il nostro diritto ad essere donne tutte insieme, diversamente belle. Siamo noi le prime a non guardare oltre la facciata esterna”.

Diletta Leotta si difende a Storie Italiane. In un collegamento avuto con Storie italiane, format condotto da Eleonora Daniele su Rai 1, questo giovedì 6 febbraio Diletta Leotta ha voluto dire la sua, a margine di tutte le critiche ricevute nelle ultime ore. “Non è stato compreso il mio monologo, le persone hanno capito solo una parte”, ha fatto, quindi, sapere sul discorso registrato al Teatro Ariston. La stessa ha, inoltre, chiarito che il suo non era un discorso sulla bellezza, ma sul tempo che passa per tutti e non fa sconti a niente e a nessuno; neanche alla bellezza.

Post di Ofelia Castorina: oficasto. Non dobbiamo avere paura di perdere la bellezza della gioventù col passare del tempo, perché e’ una componente effimera, forse importante, ma non determinante, se riusciamo nel corso del nostro percorso di vita ad avere degli obbiettivi, a raggiungere i nostri sogni, a realizzarci che sia il lavoro, la famiglia, o qualunque cosa desideriamo per valorizzarci raggiungeremo sicuramente una serenità interiore attraverso i sacrifici che solo noi donne sappiamo affrontare. Come al solito siamo proprio noi donne le peggiori odiatrici, le peggiori nemiche di noi stesse, ci facciamo prendere non so da cosa. Il monologo di Diletta voleva essere un inno ironico rivolto a tutti, specialmente alle giovani donne, alle ragazze, per spronarle a studiare a fare sacrifici pur di realizzare i propri sogni. Una grande delusione assistere agli attacchi di donne, giornaliste e donne dello spettacolo, tutte donne, anche donne che contano, che si fanno sentire, attacchi verso una giovane ragazza che vuole trasmettere un messaggio positivo, che ha avuto con ironia il coraggio di invecchiarsi davanti al mondo intero, invece di essere solidali, di rafforzare tutte insieme il nostro diritto a non essere solo belle, ma a guardare oltre, a valori più profondi basati sulla famiglia e sulla realizzazione professionale, invece di combattere e unirci tutte insieme per dare a noi donne voce, il diritto di andare a testa alta, di essere forti, di non avere paura del tempo che passa, tiriamo fuori bassezze come il rifarsi, la chirurgia, cattiverie da peggiori hacker, forse così si tira fuori la propria insoddisfazione, la propria rabbia, con cattiveria, cattiveria rivolta anche contro mia madre, una nonna che ha amato la famiglia e che attraverso cose semplici come una crostata al mandarino fatta con amore insieme ai suoi nipoti, ci ha trasmesso valori forti che vanno oltre l’aspetto fisico. Una grande delusione, non siamo capaci di unirci per rafforzare il nostro diritto ad essere donne tutte insieme diversamente belle, siamo noi le prime a non guardare oltre la facciata esterna, cosa pretendiamo, oltre c’è molto di più.

Veronica Cursi per il Messaggero il 6 febbraio 2020. Il monologo sulla bellezza e sul tempo che passa che Diletta Leotta ha portato sul palco di Sanremo ha creato non poche polemiche.  «La bellezza capita, non è un merito - ha esordito la conduttrice sportiva. -  Certo è un vantaggio, altrimenti col cavolo che sarei qui». Una riflessione, a tratti autoironica, che però non è stata apprezzata da tutti. La Leotta non è nuova a finire nel mirino della critica per i presunti ritocchini estetici. Giulio Basoccu, chirurgo plastico romano di molti personaggi famosi, la bellezza naturale, le rughe vengono spesso declamate anche se poi il modello che ci impone la società è spesso l'opposto: corpi perfetti, visi scolpiti con lo scalpello. Che ne pensa del monologo della Leotta? «Con una quinta di seno evidentemente rifatto parlare di bellezza naturale a meno di 30 anni è inopportuno. Diletta Leotta ha tutto il diritto di vivere la sua fisicità nella maniera che crede. Ma che, dall'alto della sua quinta, ci voglia dare lezioni di accettazione è ridicolo. Certe lezioni lasciamocele dare da una donna che non ostenta la sua fisicità o da una 50enne che vive con tranquillità le sue rughe».

La bellezza è un merito si o no?

«Chi ha un dono nella vita, e la bellezza è un dono, impara a trattarlo come un vantaggio. E' evidente che con il crescere molte donne sono terrorizzate a perdere questo vantaggio e cominciano a rincorrere la bellezza con la chirurgia estetica, a volte anche in maniera eccessiva. Donne o uomini alti 1 metro e 50 fanno presto a fare i conti con il proprio fisico e cominciano a pensare ad altro. A puntare su altre qualità».

Social e tv rincorrono sempre di più un modello di perfezione, voi chirurghi quanta responsabilità avete?

«Oggi Instagram è lo strumento che i giovani hanno in mano, e si basa su un algoritmo per cui ci si confronta attraverso delle foto. E credo anche sia normale scegliere quelle dove si è venuti meglio o modificarle. Il punto è che sarebbe bello puntare di più su altre cose: cultura, doti sportive, intelligenza».

La chirurgia estetica non va vista solo in maniera negativa. Sul palco di Sanremo è comparsa Jessica Notaro, sfregiata dal suo ex, che non ha avuto paura di mostrare il suo volto.

«La chirurgia può fare tanto di buono. Dona qualità della vita a soggetti che hanno avuto o hanno disagi e che vivono piccole o grandi sofferenze. Da medico la soddisfazione più grande è quando ricevo sul telefono i messaggi delle mie pazienti: "Grazie dottore sono felice, ora sono di nuovo serena"».

E' rimbalzato sulle cronache il caso del Ken umano, Rodrigo Alves, che dopo essersi sottoposto a 50 interventi ora è diventato donna. Ma qual è il limite della chirurgia?

«Deve esserci sempre un livello medio di buon senso, equilibrio, senso comune. Un intervento estetico è ben riuscito se dopo si ha un aspetto naturale. Il primo elemento è la naturalezza, per ottenere un risultato che sia il più vicino possibile alla natura, che non stravolga la fisicità. Un altro limite è quello della salute: tutto ciò che viene estremizzato, protesi enormi, ritocchi esgerati, superano il problema della gradevolezza ed entrano nell'ambito della salute.  E poi c'è il modo in cui quel paziente vive il suo cambiamento. Quando un intervento è opportuno non deve essere alimentato da elementi esterni, il pazinete deve vivere il cambiamento non in maniera patologica».

E il chirurgo, in questo caso Giacomo Urtis che si è detto felice di operarlo, che responsabilità ha?

«Nel caso del Ken umano questi limiti sono stati tutti superati. Il chirurgo deve sempre rispettare questi parametri, certo non è l'arbitro della moralità, non deve definire lui ciò che è bello o brutto,  ma deve sicuramente consigliare, fare un esame tecnico e un'indagine psicologica».

Anita Adriani per il Giornale il 6 febbraio 2020. Diletta Leotta è rifatta o la sua bellezza è del tutto naturale? La domanda sorge spontanea dopo aver assistito al monologo esposto da Diletta Leotta inneggiante al tema della bellezza che ha tenuto banco durante la prima serata del Festival di Sanremo. L'esibizione della Leotta ha fatto molto discutere il pubblico: in tanti hanno interpretato in un'accezione negativa il messaggio di fondo del discorso della conduttrice sportiva. E alcune voci critiche non si sono fatte sfuggire l'occasione ghiotta per sollevare la polemica. (…) Mirko Manola, fratello maggiore di Diletta Leotta, è intervenuto per smorzare la carica denigratoria dei rumors sulla sua bellezza. Manola è un noto chirurgo plastico che opera a Milano, molto attivo sui social dove disquisisce delle sue tecniche chirurgiche all'avanguardia. (…) Nel corso di un’intervista rilasciata alla rivista Gente, Mirko ha replicato a tono a quanti hanno polemizzato sulla bellezza artificiosa della Leotta: "Mia sorella è venuta in ambulatorio da me al massimo una volta, preferiamo vederci altrove", per allontanare l'idea maliziosa dei fan più scettici. Sul web gli hater si sono scatenati ritenendo che la compagna del pugile Daniele Scardina sia ricorsa all'aiutino della chirurgia estetica, potendo disporre a proprio piacimento del bisturi "miracoloso" del fratello chirurgo plastico. Il mondo social sostiene che la Leotta potrebbe aver modifcato il seno, il naso e le labbra. Saranno fondate tali voci di gossip? A parere del fratello Mirko Manola è una teoria del tutto campata in aria. Su Twitter i follower sono insorti ironizzando su alcuni passaggi poco credibili del monologo di Diletta Leotta effuso sul prestigioso palco dell'Ariston: "La bellezza ti capita". Tra le critiche più pungenti postate sui social spuntano quelle di Selvaggia Lucarelli, Francesca Barra e di Monica Leofreddi. La giornalista e conduttrice Rai si è scagliata contro le parole inappropriate pronunciate al Festival di Sanremo dalla Leotta, commentando con un post su Tweeter il suo totale disappunto: "Con tutto il rispetto per Diletta Leotta, ma che la bellezza come valore debba essere rappresentata da una che a 28 anni si è rifatta tutta non mi sembra il massimo". La Leofreddi ha corredato il suo cinguettio con una foto rivelatrice di Diletta Leotta che mostra il prima e il dopo i presunti ritocchi estetici, avallando in tal modo la sua tesi maligna. Dal canto suo, la sensuale Leotta con ritegno sorvola sulle critiche velenose lanciate contro di lei, tralasciando di commentare. Adesso è il suo momento di gloria, tutto il resto non conta.

Da "ilmessaggero.it" il 5 febbraio 2020. Un Tiziano Ferro commosso, in lacrime, emoziona il teatro Ariston di Sanremo. Un bacio al cielo e poi un pianto liberatorio, stretto in un abbraccio ad Amadeus. Tiziano Ferro regala brividi ed emozioni con "Almeno tu nell'universo" di Mia Martini, ma alla fine si arrende a una stecca. «Per un cantante questa è un'operazione a cuore aperto», si scusa il cantautore che poi spiega: «È la prima volta che un uomo canta questa canzone. Bruno Lauzi diceva che non può essere declinata al maschile. È stato un salto nel buio, e un po' non ce l'ho fatta, ma chissene frega». A microfoni chiusi si lascia scappare persino un «ho rovinato tutto» che le telecamere riescono a cogliere. Almeno tu nell'Universo dedicata da uomo a uomo. "Almeno tu nell'universo" viene dedicata per la prima volta da uomo ad uomo, come lo stesso cantautore (che l'anno scorso ha sposato il suo compagno statunitense) sottolinea alla fine della sua esibizione visibilmente commosso. «Questa è un'operazione a cuore aperto», ha detto Ferro, ricordando come fosse la prima volta che questa canzone venisse eseguita da un uomo.

Marco Mensurati per ''la Repubblica'' il 5 febbraio 2020. E alla fine l'hanno uscito.  Al termine di una pluriennale campagna social - con l'hashtag spontaneo #escilo che ha spesso oscurato quelli alimentati dalle varie "bestie aziendali" - il maestro Peppe Vessicchio è tornato al Festival. Nella prima serata impugna di nuovo la bacchetta per dirigere l'orchestra durante l'esibizione delle Vibrazioni. Oggi però ha un po' di influenza, quindi è stato costretto a restare chiuso nel suo albergo di Bordighera, l'Hotel Parigi. "Vengo sempre qui, ormai sono affezionato. È pieno di vecchietti che la mattina quando entro nella sala colazioni mi fanno l'applauso", sorride.

Maestro, come se la spiega questa sua strana popolarità?

"Sinceramente è una cosa che stupisce anche me. Per quanto riguarda la rete credo che il segreto sia la mia assenza. Non ci sono. E questo mi rende neanche vagamente concorrenziale. La totale esclusione permette a tutti di volermi bene. Non partecipando non disturbo".

 Sulla sua assenza sono circolate tante voci. Dicevano che era stato fatto fuori.

"Macché, non è stata una forma di esclusione voluta. È stata una cosa naturale. Oggi il ruolo del direttore d'orchestra è molto cambiato. Diciamolo chiaramente, è una figura di importanza relativa, i musicisti hanno tutti le cuffie alle orecchie che emettono dei segnali di sincronismo, un metronomo: l'orchestra potrebbe fare benissimo da sola. Quella del direttore è una vetrina per coloro che hanno prodotto il brano. Che però spesso, senza i segnali di sincronismo, non saprebbero dirigere nemmeno due battute. Io da tempo non partecipavo più ai processi di produzione quindi per me non aveva più molto senso".

E allora perché è tornato?

"Non è stato semplice. Dopo aver ricevuto tanto affetto da parte della gente, avevo una sorta di "scrupolo del ritorno", mi chiedevo: a fare che? e in quale veste? Tornare tanto per tornare, no. Avevo bisogno di un motivo plausibile... Che è arrivato quest'autunno, quando Francesco Sarcina delle Vibrazioni mi ha chiamato: 'Perché non facciamo un tour insieme, con un'orchestra di giovani?'. Io avevo da tempo in mente di fare qualcosa del genere. Nel nostro paese le orchestre le chiudono e invece penso che ci sia bisogno di sognare esattamente al contrario. Mi sono detto, perché no? Facciamolo. E abbiamo cominciato a fare selezioni in tutt'Italia. Poi è saltata fuori l'idea di Sanremo che era la vetrina giusta per parlare di questo progetto, dell'intera filiera".

Ed è tornato.

"Sì, è il 25esimo anno, le nozze d'argento. Sono molto felice".

Cosa pensa delle polemiche nate intorno ai testi di Junior Cally?

"Che tutte le epoche hanno vissuto cose del genere, pensate alla letteratura americana Anni 60-70, e più in generale che si tratti di una forma di espressione artistica del disagio. Più che di quei testi, dovremmo preoccuparci di coloro che ne hanno bisogno. Da padre o da nonno, io farei volentieri da filtro - senza censura - e cercherei di spiegare ai miei figli o nipoti il fenomeno che stanno ascoltando sperando che questi possano farne un buon uso".

Delle altre canzoni ha sentito qualcosa?

"Durante le prove. Non tutto. È un festival di grande varietà, sia per quello che vedi che per quello che senti, sia per i generi sia per i temi che vengono trattati. Tutto molto adatto ad un settantesimo. Sono particolarmente contento per Rita Pavone, è in una forma straordinaria, saltava come un grillo. Poi ho ascoltato Achille Lauro, che l'anno scorso era stato uno di quelli presi di mira dai media. Devo dire che il brano segnala una sua evoluzione, è come se una volta ricevuto il consenso si sia accorto di non dover necessariamente ricorrere al dolore o all'emarginazione per far breccia su quelli che vivono quella condizione. Si è come liberato".

I giornalisti criticano molto il pezzo di Elettra Lamborghini.

"Il  Festival ha sempre riservato una casella o due ad alcune realtà che non appartengono proprio al mondo musicale. È un mondo misto dove c'è la creazione di un prodotto, che ha una sua fascia e una sua utenza, e come tale va rispettato. Una volta ho sentito dire a Baudo che il Sanremo è una vetrina dove portare tutto quello che è possibile, anche se lontano. A lui dobbiamo Elio e le storie tese, e i Pitura Freska. In quella vetrina ci sta anche Elettra Lamborghini. Non è lei il problema della musica a Sanremo".

E quale?

"La paga degli orchestrali. Vorrei lanciare la campagna "Adotta un violinista di Sanremo". Mi riferisco in particolare agli  'aggiunti musicisti', quelli che non appartengono all'orchestra sinfonica. Le condizioni in cui vivono sono da fame. Se qualcuno li incontra per strada e gli offre un piatto caldo fa un'opera di bene. Guadagnano 50 euro al giorno per dodici ore di lavoro. All'estero si metterebbero a ridere".

Sanremo 2020, Al Bano e la caduta dalle scale: "Cos'è successo davvero, c'è chi ha capito e chi no". Francesco Fredella su Libero Quotidiano il 5 Febbraio 2020. Al Festival di Sanremo arriva Al Bano, che sta per cadere mentre scende le scale. Quella caduta diventa un rebus. Tutti i siti ne hanno parlato. Nessuna paura, Al Bano - un vero leone - sta bene.  “Una finta caduta. Ho fatto questo durante le prove e si sono divertiti tutti. C’è chi ha capito e chi no”, tuona il cantante a Storie italiane condotto da Eleonora Daniele. Il Leone di Cellino è in collegamento con la trasmissione del daytime di Rai campione di ascolti. La Daniele è in dolce attesa della piccola Carlotta. Proprio Al Bano ha cantato l’Ave Maria durante la cerimonia in chiesa del suo matrimonio. La giornalista veneta non sapeva nulla di questa sorpresa, organizzata da suo marito Giulio. “Mi hai fatto piangere. Non vedo l’ora di farti conoscere Carlotta”, dice la Daniele. E Al Bano in collegamento replica: “Non sarò il secondo a conoscerla, ma almeno il terzo”. Applauso in studio. di Francesco Fredella

Luana Rosato per il Giornale il 10 febbraio 2020. Ospite d’eccezione di Live! Non è la d’Urso Loredana Lecciso, che ha commentato la partecipazione straordinaria di Al Bano e Romina Power al 70esimo Festival di Sanremo. La coppia, che è stata invitata da Amadeus come ospite d’eccezione della prima puntata della kermesse canora, si è resa protagonista di un siparietto che ha immediatamente fatto il giro della rete scatenando l’ilarità degli internauti. Al Bano, accompagnato da Romina, è inciampato sulla scalinata del Teatro Ariston facendo temere per un attimo il peggio al pubblico in platea e a quello da casa. La scivolata schivata, quindi, è stata commentata anche nel “controfestival” della d’Urso cui ha preso parte anche la ex compagna del cantante di Cellino San Marco. “Al Bano non stava scivolando...”, ha commentato Barbara d’Urso, immediatamente raggiunta da Loredana Lecciso. “Ma no! Si è detto di tutto – ha esordito la donna - . Si è detto che è stato appesantito da Romina...”. “Fermi tutti! – ha esclamato la conduttrice, che non ha nascosto il sorriso ironico davanti alla frecciatina lanciata con nonchalance dalla Lecciso alla storica nemica Romina - . Che vuol dire che era appesantito da Romina?”. La ex compagna di Al Bano, quindi, ha tentato di nascondere la stoccata contro la Power come “un commento letto sui social”, ma nessuno ha creduto a questa versione dei fatti. “Ho letto tutti i commenti...Lei si era appoggiata che così era carina la discesa”, ha continuato a spiegare la Lecciso tra i sorrisi dei presenti in studio. “In realtà, Al Bano, che è un grandissimo attore, ha fatto una gag che ha provato anche durante le prove – ha aggiunto ancora Loredana, svelando che la scivolata del cantante non era altro che una messa in scena architettata proprio da lui - .Posso dire che questa esibizione è stata bellissima e l’applauso dell’Ariston è stato l’applauso di tutti gli italiani”. Complimentandosi con Al Bano e Romina per la performance di Sanremo, quindi, la Lecciso ha provato a sorvolare sulla frecciata velenosa nei confronti della Power. Il “danno”, però, ormai era stato fatto e nessuno è riuscito ad ignorare quel commento al vetriolo della showgirl sulla ex moglie di Carrisi. “Loredana è l’unica che, nonostante sia stata la compagna di Al Bano per anni e ci abbia fatto figli, continua a passare per l’amante – ha sottolineato con ironia Alba Parietti - .Un record storico! Questo, però, è a tuo favore perché non hai l’aspetto da moglie. Continua così!”.

Al Bano e Romina a Sanremo 2020: lei si è rifiutata di cantare un pezzo sulla fine del loro matrimonio. Pubblicato mercoledì, 05 febbraio 2020 da Corriere.it. Ecco il retroscena del lungo siparietto nostalgico andato in onda nella prima serata del festival con Albano e Romina Power. Si sa che Romina è sostanzialmente contraria alle canzoni legate al loro amore. Ma nel collage non potevano evitare brani come “Nostalgia canaglia”, “Felicità”, “Ci sarà”, “La siepe”. Ma Al Bano avrebbe voluto duettare con lei in un brano inedito composto da Franco Fasano e Fabrizio Berlincioni intitolato “Per troppo amore” che da una lettura tutta speciale della fine del loro matrimonio. Recita un verso: “Per troppo amore mi son rimesso in gioco/ Ed era poco quel che avevo in cambio… Per troppo amore ho trasformato in oro Le tue manie pesanti come il piombo… Per troppo amore quante volte ho pianto Nascondendomi dietro un sorriso…. Non ho deciso questa lontananza Né la mia fuga dal tuo paradiso”. Traduzione: di fronte al dolore tu hai reagito andando da maghe e cartomanti e io, pur non condividendo questa scelta, ti ho assecondato perché ti amavo. In realtà non è servito a niente e ho perso il paradiso che tu eri per me. Romina, quando ha sentito la canzone, ha espresso contrarietà e disappunto e si è rifiutata di cantarla. Ma Albano non si è perso d’animo e ha incluso ugualmente il brano nel nuovo CD intitolato “Raccogli l’attimo” in uscita a giorni che propone 4 canzoni cantate da Albano e 4 da Romina. L’omonimo brano composto da Cristiano Malgioglio è stato l’unico inedito del siparietto. Altro inedito in duetto si intitola “Cambierà”. «Sarebbe stato un peccato scartare una canzone struggente come “Per troppo amore”, spiega Albano”. I versi riassumono obiettivamente uno stato d’animo foriero di dolore. Ma sono anche una dichiarazione d’amore che evidentemente non era gradita a Romina: “Cos’è successo al nostro innamorarci Ha prima illuso, e adesso invece trema (...) Per troppo amore ho cercato una ragione Ai tuoi gesti quelli inconsueti (…) Per troppo amore ho lasciato che il tuo amore Fosse unico e per sempre (...). Esplicito il finale: “ Per troppo amore io non ti rimpiango Perché ti sento ancora qui vicino…”

Dagospia il 7 febbraio 2020. Da Un Giorno da Pecora. “Se io e Romina abbiamo cantato i playback a Sanremo? Evidentemente chi lo dice non ci sente bene. Abbiamo cantato tutto dal vivo. C'era solo l'ultimo brano con la base sotto perché dovevamo rispettare certi suoni da studio e dal vivo non si poteva, ma ho cantato dal vivo. Grazie a Dio me lo posso ancora permettere”. Così Al Bano Carrisi, oggi ospite della trasmissione di Rai Radio1 Un Giorno da Pecora. Le è piaciuta la reunion dei Ricchi e Poveri? “Ci voleva, è stata una gran bella idea”. Ai nostri microfoni, in passato, aveva detto che le piacerebbe condurre il Festival. “A Sanremo sono stato tantissime volte come cantante, perché no lo farei anche da presentatore. Due illustri colleghi, Morandi e Baglioni lo hanno fatto prima di me. Non è il sogno della mia vita, sia ben chiaro, ma se chiamano ci metteremo d'accordo, anche se è un impegno incredibile”.

Sanremo 2020, Al Bano contro le accuse di playback: "Chi lo dice non ci sente". Al Bano e Romina Power sono stati additati di aver cantato in playback durante la prima serata del Festival: Carrisi risponde stizzito alle accuse. Alessandro Zoppo, Venerdì, 07/02/2020, su Il Giornale. Il 70esimo Festival di Sanremo ha accolto Al Bano e Romina come ospiti speciali della serata inaugurale. Un momento emozionante per tutti i fan del duo, tornato a Sanremo con un inedito 25 anni dopo la loro ultima volta. L’ex coppia d’oro del pop italiano ha cantato Raccogli l’attimo, scritta da Cristiano Malgioglio, e un medley dei loro più grandi successi. È stato proprio l’inedito a suscitare numerose polemiche sui social. Molti spettatori hanno fatto notare che il brano è stato eseguito in playback e non hanno gradito questa versione “karaoke”. In realtà, Al Bano e Romina, come i Ricchi e Poveri in formazione reunion la serata successiva, non hanno cantato integralmente in playback: i due hanno alternato momenti live ad altri registrati. Carrisi, collegato telefonicamente con la trasmissione radiofonica Un giorno da pecora su Rai Radio 1, smentisce categoricamente le accuse e chi bolla questo Sanremo come “il Festival del playback”. "Io e Romina – tuona Al Bano – abbiamo cantato in playback a Sanremo? Chi lo dice non ci sente bene". Al Bano: "Abbiamo cantato tutto dal vivo". La loro performance è stata una sorta di revival per i presenti all’Ariston e per i telespettatori da casa. "Abbiamo cantato tutto dal vivo – precisa il cantante di Cellino San Marco –, solo nell’ultimo brano c’era una base sotto, ma io ho cantato dal vivo. Grazie a Dio ancora me lo posso permettere". Selvaggia Lucarelli è stata una delle prime a far notare questo presunto e bizzarro “sing-along”. "L’ultima botta di anni ‘90 di ‘sto Festival – ha scritto la blogger su Twitter – è il playback di Al Bano e Romina". Nel corso della conferenza stampa del 6 febbraio, Amadeus ha provato a giustificare quanto accaduto. "Per preparare un festival come questo – ha detto il conduttore –, servirebbero tre mesi di prove. Quando gli artisti arrivano il pomeriggio stesso, spesso non c’è tempo di provare. I Ricchi e Poveri sono quattro voci… si è data una preferenza allo spettacolo. Ma i Ricchi e Poveri cantano rigorosamente dal vivo in tutto il mondo, e così anche Al Bano e Romina". Carrisi, al termine dell’intervista a Un giorno da pecora, si è detto sempre disponibile a presentare in futuro il Festival. "Se chiamano – rivela – mi preparo. Ci sono stato tante volte in qualità di cantante, perché no da presentatore? Due illustri colleghi lo hanno fatto prima di me, Morandi e Baglioni. Non è il sogno della mia vita, è un impegno incredibile. Ma se chiamano...".

Sanremo, tutto sulla prima serata. L’impegno di Rula e l’ironia di Fiorello. Pubblicato mercoledì, 05 febbraio 2020 da Corriere.it. La leggerezza con Fiorello, l'impegno con Rula Jebreal, la musica con le prime 12 canzoni in gara e gli ospiti Tiziano Ferro in quota riassunto dei 70 anni di storia, Al Bano che torna con Romina in quota anagrafe di Rai1, Emma in quota multimedia fra cinema e musica. È la liturgia del Festival, spesso uguale a se stesso, con la scaletta sempre diversa e rassicurante, specchio del Paese secondo un format di interpretazione che come tutti i luoghi comuni ha qualcosa di vero. Liturgia tra sacro e profano. Quella scelta da Fiorello che arriva vestito da prete e fa intonare il nome di Amadeus alla platea dell'Ariston come fosse l'Alleluia. «Siamo un Festival a rischio 15%, per questo mi sono messo l'abito originale di Don Matteo, uno dei pochi Matteo che funziona in Italia. Già con questo abito siamo al 35%, con me dentro arriviamo almeno al 40... . E se l'abito funziona per la seconda serata mi vesto da Maria De Filippi». Fiorello - sempre un fuoriclasse, questa volta una tacca in meno di altre, capita anche a Messi - prende in giro il conduttore, «il pericolo numero 1, un talento incredibile nel mettersi contro tutti; c'è stata una moria di ospiti, sono scappati via manco fossero elettori 5 Stelle. Qualcuno doveva dargli soccorso: sarò il suo Rocco Casalino». Ha un modo tutto suo di mettere a suo agio il conduttore che realizza «il sogno di una vita, condurre Sanremo»: «Guarda che questi sono gli attimi che precedono la fine della tua carriera, ti leveranno pure I Soliti Ignoti . Hai presente il parente misterioso? Quello diventi». Quando tocca a Rula Jebreal si cambia completamente registro e il suo monologo è un pugno nello stomaco (anni luce dal compitino sulla bellezza di Diletta Leotta). Gli occhi (non solo i suoi) inumiditi dalle lacrime, racconta la sua storia personale, quella di sua madre, stuprata quando aveva 13 anni, mai creduta e poi morta suicida dandosi fuoco quando Rula aveva 5 anni. Ricorda i numeri drammatici dei femminicidi in Italia, dove nell'80% dei casi «il carnefice ha le chiavi di casa». E alle domande prese dai verbali di interrogatori alle vittime di violenza contrappone testi di canzoni, da Battiato a De Gregori, che esaltano la donna. Avverte che «le ferite sanguinano di più quando non si è credute. Voi - dice rivolta alle donne - non avete nessuna colpa, non dovete avere più paura; uomini lasciateci essere quello che vogliamo». L'ultima frase rimane scolpita: «Chiedetevi come erano vestite le donne a Sanremo, ma non chiedete mai più come era vestita chi è stata stuprata». C'è anche la gara. Scontri diretti fra i Giovani: passano le proposte più rassicuranti, Tecla e Leo Gassmann. Achille Lauro ha l'effetto sorpresa incorporato: un mantello da imperatore delle tenebre che nasconde una tutina camp di strass effetto nudo: è la sua interpretazione del san Francesco di Giotto che si spoglia del mondo materiale. Diodato rivaluta il concetto di canzone sanremese (ma dentro ha anche i Radiohead); Anastasio è convincente, teatrale, efficace fra Salmo e Rage Against the Machine (che non sono poi così lontani). Ci vuole la voce di Tiziano Ferro, ospite fisso, per reggere la storia di 70 anni di Sanremo, ma non è un robot e sente l'emozione. Con Modugno in versione swing cerca di sciogliersi ma gigioneggia un po' troppo. Mia Martini lo porta alle lacrime (e come i grandi riconosce qualche sbavatura). Emma si scatena, non solo per le percussioni di «Stupida allegria», raccontando i suoi 10 anni di carriera. Al Bano e Romina fanno karaoke con i vecchi successi e crollano con l'inedita, prima volta dopo 25 anni, «Raccogli l'attimo», fra reggaeton, archi arabeggianti e autotune. Poco elegante verso chi è in gara invitare ospiti (loro e i Ricchi e Poveri questa sera) che portano una canzone nuova: promozione a rischio zero. Sarà più difficile in futuro convincere qualche vero big a rimettersi in discussione.

Dagospia il 5 febbraio 2020. Da “Radio2 - I Lunatici”. Fiumi di telefonate subito dopo la prima serata della settantesima edizione del Festval di Sanremo a Rai Radio2. In diretta con I Lunatici Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, che trasmettevano dal Palafiori, in diretta da Casa Sanremo,  tantissimi ascoltatori hanno voluto dire la loro. Luna, dalla Liguria, ha promosso Elodie e Achille Lauro. Clara, da Palermo, invece, ha parlato di Tiziano Ferro: "Almeno tu nell'Universo l'ha cantata in maniera splendida. E poi salvo anche la canzone cantata da Albano e Romina: se fosse in gara, sarebbe già ai primi posti. Una canzone destinata ad avere successo. Bellissima anche la canzone di Diodato. Vorrei chiedere ad Amadeus una poltronissima per gustarmi il Festival in prima fila, visto che non mi perdo una serata dal 1951".

Marco da Milano ha commentato: "Io dico Achille Lauro su tutti. Bene anche Rita Pavone ed Elodie". 

Fausto, da Asti, ha seguito il Festival dal suo camion tramite Rai Radio2: "Bello questo festival, mi è piaciuta la canzone di Leo Gassman".

Alessandro da Firenze: "Devo studiare per un esame all'università, ma quando è arrivato il momento dell'esibizione di Achille Lauro mi sono fatto chiamare da mia sorella. Lo seguo dal 2012, la sua è stata una grande esibizione. Il fatto che si è spogliato lo ha portato a mantenere una promessa fatta ai fans tanti anni fa. Sono rimasto colpito dalle Vibrazioni che sono arrivate prima. Vorrei riascoltare con più attenzione la loro canzone. E mi è piaciuta anche Rita Pavone".

Carlo da Roma promuove il Festival: "Sono una guardia giurata, me lo state facendo vivere grazie alla radio. Per ora nottata tranquilla. Mi è piaciuta molto Elodie, bene anche Irene Grandi ma non c'erano dubbi, la canzone l'ha scritta Vasco Rossi, la sua canzone era un inno alla libertà. Mi è piaciuto anche Masini".

Leonardo, invece, stronca il look di Achille Lauro: "Ma che impressione diamo in mondovisione? Non ci si comporta così su un palco del genere. Se arriviamo a fare una cosa del genere a Sanremo, non mi meraviglierei di vederla un giorno in Chiesa".

Pietro si lancia nel suo podio personale: "Per me Elodie è regina del Festival. Mi è piaciuto anche Achille Lauro e al terzo posto metterei Gualazzi. Comunque bel festival, toccante, divertente, fluido. Orecchiabile anche la canzone di Albano e Romina e quella di Rita Pavone".

Daniela da Catania promuove Diodato e Masini, mentre Stefano critica Achille Lauro: "Mi piace, ma vestito così era brutto". Pino da Padova, invece, non usa mezzi termini, sempre su Lauro: "Ha capito tutto della vita e di questo Festival, che non appartiene ai bigotti e ai nostalgici".

Molti apprezzamenti anche per Rula Jebreal: "Giornalista superlativa, come poche se ne sentono", ha detto Giorgio.  Cristian, invece, tifa Anastasio: "Il suo pezzo spacca. Un po' Eminem, un po' Fabri Fibra". Massimo, dalla provincia di Lecce: "Sanremo? Inizialmente ero scettico quando ho sentito gli ospiti che c'erano quest'anno. Pensavo addirittura di non vederlo, ma la curiosità era molta, così l'ho seguito per radio, visto che sto lavorando. Mi devo ricredere: bella la canzone delle Vibrazioni, mi è piaciuta Elodie, i primi cinque mi hanno veramente colpito".

Ludovica dal Canada si sbilancia: "Achille Lauro ha fatto molto piacere a noi donne! Che male c'è?". Brunella è ancora più netta: "Achille Lauro? Genio assoluto!". Non è d'accordo Daniela: "Achille Lauro? Non mi è piaciuto, proprio no comment! Parliamo invece di Rita Pavone! Ha dato una lezione a tutti nonostante l'età".

Roberto da Palermo: "Amadeus, fluidissimo. La Leotta per me è stata una grande rivelazione, bravissima e bellissima. Achille Lauro stiloso e bravissimo. Il pezzo è ottimo, secondo me potrebbe dire la sua anche all'Eurovision. Mi è piaciuta molto anche Rita Pavone. Promuovo Irene Grandi. Intensa, energetica, mi piace da sempre".

Sanremo 2020, Achille Lauro vincitore: Le Vibrazioni al primo posto? I numeri smentiscono nettamente la giuria. Gabriele Galluccio su Libero Quotidiano il 5 Febbraio 2020. Achille Lauro con la sua Me ne frego e soprattutto con lo spogliarello osé è stato il padrone indiscusso della prima serata del Festival di Sanremo. La giuria lo ha relegato soltanto al sesto posto, ma Lauro ha già vinto: sui social non si fa altro che parlare di lui, tanto che su YouTube il video della sua esibizione è primo in tendenza con oltre un milione di visualizzazioni. Nessun altro concorrente si è anche solo avvicinato a questa cifra: Elodie con Andromeda si è fermata a 350mila, mentre Le Vibrazioni con Dov'è sono attorno a 250mila e tutti gli altri al di sotto di quota 200mila. Questo la dice lunga sull'interesse enorme che Achille Lauro è riuscito a suscitare, anche su iTunes, dove la sua canzone è la più ascoltata tra quelle di Sanremo 2020 ed è terza in assoluto, con addirittura le vecchie Rolls Royce e C'est la vie che sono rientrate clamorosamente in top 50. Come se non bastasse, anche Twitter e Instagram sono ai suoi piedi: è di gran lunga l'artista più chiacchierato del giorno, con buona pace della giuria che invece ha premiato al primo posto Le Vibrazioni, che pure hanno stimolato pochissimo l'appetito del grande pubblico. Ovviamente nei confronti di Achille Lauro non stanno arrivando solo commenti positivi, anzi il mondo del web è abbastanza spaccato: d'altronde stiamo parlando di un personaggio senza mezze misure, un classico esempio di un artista che o si ama o si odia. Di certo c'è che, indipendentemente da quello che sarà l'esito della gara canora, Achille Lauro ha già ottenuto il suo personale successo: ha stracciato qualsiasi altro cantante e super ospite della prima serata, attirando l'attenzione di milioni di persone. E scusate se è poco. Gabriele Galluccio

·        La Seconda Serata.

Sanremo è Sanremo, ma che fatica essere donne e prendersi così sul serio. Giulia Merlo il 5 febbraio 2020 su Il Dubbio. Al festival della canzone italiana manca autoironia. Mentre Amadeus imperversa coi suoi “bellissima”, l’unico momento davvero femminista è di Romina, che sorregge Al Bano mentre lui rischia di cadere dalla scalinata. A Sanremo si parla di donne, sperando nell’applauso facile. Che arriva, perchè siamo all’Ariston ed è per antonomasia il palco dei buoni sentimenti e delle buone intenzioni. La prima serata del settantesimo Festival della canzone italiana scorre sopra le polemiche della vigilia (la fidanzata di Valentino Rossi scelta perchè ha saputo «stare un passo indietro rispetto a un grande uomo» è stata la prima gaffe del presentatore Amadeus, proprio mentre diceva che il festival sarebbe stato dedicato alle donne) e le sommerge con l’onda di spirito nazional-popolare che è l’unica vera costante di settant’anni di show. Dodici cantanti in gara, poi altri dodici oggi nella seconda serata. Per un festival «dedicato alle donne» (ammesso che voglia dire qualcosa, al di là della quantità degli immancabili mazzi di «fiori di Sanremo» da preparare dietro le quinte), di donne in gara ce ne sono davvero poche: l’inaffondabile Rita Pavone tornata a fare se stessa dopo 47 anni di assenza dall’Ariston; Irene Grandi anche lei in gran spolvero dopo almeno dieci anni di eclissi; Giordana Angi ed Elodie, entrambe stelline della scuola di Amici di Maria De Filippi, che già in passato si è dimostrata fucina di vincitori; Elettra Lamborghini e il suo twerking così fuori luogo da immaginare sul palco da rischiare di essere la vera sorpresa; Levante e infine Tosca. Sette su ventiquattro e va benissimo, perchè lo spettacolo è una dittatura e il giudizio del direttore artistico determina la cifra dello show, di successo o dimenticabile che poi sia. Amadeus – che non manca un attimo di ricordare come lui «abbia voluto da mesi» questo o quello, che sia l’amico Fiorello come super ospite o proprio il filo conduttore femminile – probabilmente avrà ragione, alla fine. Il suo spettacolo, al netto degli inciampi nelle conferenze stampa, rappresenta un tipo di Italia rassicurante: quella della galanteria del fiore; del «bellissima» come riflesso incondizionato ripetuto ad ogni nuovo vestito delle vallette (per il politicamente corretto si chiamano co-presentatrici); dei lacrimosi grazie alla nonna seduta in prima fila che faceva una buonissima crostata al mandarino; della giusta contrizione davanti al monologo contro la violenza sulle donne «che non deve succedere mai più». Siamo sempre su Rai 1 per sei sere di fila e lo spettacolo generalista che Sanremo incarna ha un unico ambizioso obiettivo: far sentire meglio chi lo guarda, strappando un emozionato applauso al pubblico in sala. Che tutto questo funzioni, nel primo festival targato Amadeus, si vede già dalla prima puntata. La diretta si stiracchia pigramente fino quasi alle due di notte così che tutti possano lamentarsene il giorno dopo, lui conduce utilizzando un «bello» come aggettivo per qualunque cosa, declinato al superlativo con grande generosità. Così non sbaglia mai: bellissima è la mise di Diletta Leotta con reminiscenze di Belle della Bella e la Bestia, ma bellissima è anche la cover di Almeno tu nell’universo di Tiziano Ferro che imperversa per ben tre volte fino all’una passata, bellissimo, poi, è anche il monologo di Rula Jebreal che parla di femminicidio. A parole, c’è tutto per uno show che parli di donne (che nella grammatica stilistica devono essere belle perchè, insomma, ha stufato questo femminismo un tanto al chilo). Diletta Leotta oltre a essere bella è anche «laureata in giurisprudenza» e parla anche, nel suo monologo esalta nonna Elena («che da giovane era bellissima e lo è anche adesso») e la ringrazia non solo per la crostata ma anche perchè le ha dato il miglior consiglio: «La bellezza è un peso che con il tempo ti può fare inciampare se non la sai portare». Poi prova a concedersi l’unico momento divertito, spiegando che la bellezza non è un merito «ma è un vantaggio, altrimenti col cavolo che sarei qui». Rula Jebreal racconta storie di donne, tra le quali quella di sua madre, vittime di femminicidio in tutto il mondo e a fronte declama versi delle canzoni di uomini – De Gregori, Vasco Rossi e Battiato – meravigliandosi che loro sappiano scrivere di donne in modo così rispettoso. Poi chiede che si parli di come lei era vestita a Sanremo, ma non di come era vestita una donna la notte in cui è stata stuprata. Che le donne vengano «lasciate essere» ciò che vogliono. Tutto giusto, lacrime tra il pubblico e anche negli occhi della Jebreal, standing ovation. Ed è davvero tutto giusto nella bidimensione di un televisore: la reginetta di bellezza e la dama dolente. Entrambe egualmente in carriera, egualmente belle, egualmente limitate dai maschi che dovrebbero farsi da parte come fa Amadeus, che ripete «bravissima» ogni volta che una di loro (o delle varie ospiti, da Romina Carrisi a Gessica Notaro) riescono a leggere dal gobbo senza sbagliare il titolo della canzone, chi l’ha scritta, chi la canta e chi dirige l’orchestra. Il pubblico, certo, si applica moltissimo per sentirsi parte di uno spettacolo d’alto valore culturale che rivaluta il ruolo della donna, negando l’applauso a scena aperta all’unico vero picco di uno spettacolo che sarebbe, incidentalmente, un concorso canoro in scena nel 2020: la tutina color carne con pelle tatuata e i piedoni nudi di Achille Lauro. Lui sembra essere l’unico aggiornato al fatto che sarebbe bello sbrigliare dagli stereotipi di genere non solo la donna ma anche l’uomo e per questo, novello San Francesco che si denuda del mantello, urla in faccia alla prima fila di vip in poltrona rossa «me ne frego, la la la». Insomma, spiace – ma forse è pretendere troppo e toglierebbe il lieto fine – che a mancare sul palco sia l’autoironia. Ogni donna che sale sul palco, inguainata nel suo baroccheggiante vestito da sera o condita di paillettes, si prende moltissimo sul serio e non si chiede nemmeno per un secondo se non faccia un poco sorridere questo tripudio di buone intenzioni. Se Sanremo non sia il circo più riuscito dell’anno perchè dei 10 milioni di italiani che lo seguono una buona fetta sta su twitter a commentare i lacrimoni scesi dalle gote di Tiziano Ferro mentre sbaglia clamorosamente il finale della canzone di Mia Martini. Se non suoni almeno un po’ ridicolo che una che fa di mestiere la presentatrice televisiva dica che «la bellezza càpita», quando parte del lavoro è star sedute al trucco e parrucco (come anche la sera prima del debutto all’Ariston) e quella bellezza non è affatto una casualità, ma risultato faticosamente ottenuto. Insomma, vien da chiedersi perchè delle tante donne scelte da Amadeus (ben dieci si alterneranno sul palco con lui, forse per ovviare al fatto che Sanremo lo presenta pur sempre un uomo) manchi proprio quella capace di ridere dei luoghi comuni su se stessa, che non sente la necessità di spiegare agli altri cosa sia una donna, nè di rivendicare con orgoglio qualcosa. Per questo, il momento forse più femminista e memorabile di questo Sanremo lo regala un uomo. I due big della canzone nazionalpopolare riuniti con gran giubilo dei fan, Al Bano e Romina, scendono dalla spaventosa scalinata dell’Ariston (tutte e tutti, da settant’anni a questa parte, non sono capaci di risparmiarsi la battuta su quanto sia difficile farla senza cadere) e al penultimo gradino lui rischia di franare a terra. Al Bano incespica, Romina sfavillante nei suoi veli bianchi lo sorregge come un consumato chauffeur e poi non trattiene lo sghignazzo. In quella risata di Romina, che poi canta Nostalgia Canaglia e Al Bano restituisce il favore correggendole l’intonazione, c’è il massimo della parità tra i sessi possibile all’Ariston: lui, quello senza tacchi, che rischia il capitombolo al penultimo dei quindici gradini. C’è da sperare che nella settimana sanremese – anche per la sopravvivenza dei maratoneti delle cinque ore per sei sere di fila – accanto alla giusta dose di televisione come impegno sociale, ci sia anche un pizzico di questo: la capacità di non prendersi troppo sul serio. Perchè, in fondo, sono solo canzonette.

Sanremo 2020, Fiorello confessa: "Non tornerò più come ospite né come conduttore, ma solo come cantante". Libero Quotidiano il 5 Febbraio 2020. Fiorello dopo il debutto di quest'anno sul palco dell'Ariston fa già marcia indietro. "Ve lo dico, da ospite al festival di Sanremo non tornerò più. L'ho fatto già troppe volte" ha affermato la spalla di Amadeus. "Da conduttore non è proprio il caso. Ma potrei tornare da cantante" la buttà lì magari per la prossima serata. Tra il serio e il faceto Fiorello non nasconde la voglia di tornare a fare il cantante "serio", come dice lui. D'altronde, "ho tanto amici che mi potrebbero scrivere belle canzoni". Con Amadeus, racconta, "eravamo d'accordo che dopo il numero iniziale sarei andato via e mi sarei fatto sentire magari al telefono. Invece ho pensato: ma dove vado? Solo in albergo? E sono rimasto lì. Tutto quello che è successo dopo è nato così, anche gli sketch con Amadeus. So quello che sa fare. Poco, ma lo fa bene, fa ridere perché lo fa a modo suo". Poi la critica: ""e serate del Festival durano troppo, quattro ore è impensabile". 

Vasco Rossi e la stoccata a Claudio Baglioni: "Sanremo? Un bel conflitto d'interessi!". In un'intervista concessa a La stampa, Vasco Rossi ha rilasciato alcune dichiarazioni sulla direzione artistica del Festival di Sanremo assegnata a Claudio Baglioni, per poi lasciarsi andare al racconto di un retroscena sull'organizzazione di Sanremo 2020, Serena Granato, Mercoledì 05/02/2020, su Il Giornale. Lo scorso 4 febbraio, su Rai 1, è stata trasmessa la prima puntata del Festival di Sanremo. E l'appuntamento tv in questione con il rinnovato Festival della Canzone italiana, condotto per la prima volta da Amadeus, ha visto protagonisti 12 dei 24 artisti Big ammessi alla gara musicale e 4 degli 8 Giovani artisti proposti dall'evento. Nelle ultime ore, fa parlare molto la direzione artistica del Festival, il cui testimone è passato da Claudio Baglioni (che è stato al timone del Festival negli anni 2018 e 2019, ndr) ad Amadeus. Quest'ultimo, stando ai dati di ascolto della prima serata dell'evento, ha battuto in termini di audience i record segnati dai suoi predecessori, Baglioni e il duo formato dai conduttori Carlo Conti e Maria De Filippi (al timone del Festival nel 2017, ndr). E, a far parlare della conduzione dell'evento ligure non sono solo i dati d'ascolto della prima serata di Sanremo 2020, che ha ottenuto il 52,2% di share, in quanto vista da 10.058.000 telespettatori. Ma anche delle nuove dichiarazioni, rilasciate da uno degli artisti più amati da pubblico e critica, nel panorama della musica italiana. Parliamo di Vasco Rossi. Il rocker di Zocca e classe 1952 ha rivelato, cioé, di aver rifiutato la proposta ricevuta dalla produzione del Festival, di coprirne il ruolo di direttore artistico. E lo ha fatto in un'intervista esclusiva concessa a Marinella Venegoni, per uno speciale su Sanremo del giornale torinese La Stampa. In particolare, il Blasco ha fatto sapere di essere stato invitato dalla Rai a dirigere il Festival 2020, nell'estate del 2019. "Per un attimo ho pensato di fare come Baglioni- ha, così, esordito, lanciando non troppo velatamente un siluro all'ormai ex direttore artistico della kermesse ligure-, accettare di fare Sanremo, per consacrare me stesso e le mie canzoni. Farle cantare a tutti, ai superospiti, ma anche ai concorrenti. Un duetto qua, un duetto là... Sigla iniziale e finalmente sempre una mia canzone". E la stoccata del rocker non è finita. Perché, poi, nell'ultimo intervento sembra infierire su Claudio Baglioni, alludendo sempre alla scelta maturata da quest'ultimo, di fare da timoniere di Sanremo: "Ho pensato che io non ho bisogno di tanta promozione. Però, un bel conflitto di interessi, non le pare?"!?.

Vasco Rossi e la critica lanciata sul Festival di Claudio Baglioni. Non è la prima volta che Vasco Rossi rilascia dei commenti critici sull'operato di Claudio Baglioni al Festival della Canzone italiana. Perché due anni fa, incalzato sul primo Festival del cantante capitolino e classe 1951, il rocker si dichiarò, non a caso, già basito. In particolare, espresse il suo disappunto circa un'esibizione eseguita da Baglioni insieme ad un ospite sul palco del Teatro Ariston:"Poteva evitare di cantare le sue canzoni insieme a tutti gli ospiti. Non me l'aspettavo. Quando ho visto Gianna Nannini cantare insieme a lui, ho pensato: 'Ma stiamo scherzando?'". L'ultima sua apparizione al Festival risale a ben 15 anni fa, quando il Blasco -nel 2005- rispose affermativamente all'invito dell'allora direttore artistico, Paolo Bonolis, a prendere parte all'evento in qualità di ospite.

Dagospia il 6 febbraio 2020. Da radiocusanocampus.it. Vladimir Luxuria è intervenuta ai microfoni della trasmissione “L’Italia s’è desta”, condotta dal direttore Gianluca Fabi, Matteo Torrioli e Daniel Moretti su Radio Cusano Campus, emittente dell’Università Niccolò Cusano.

Sul look di Achille Lauro a Sanremo. “Vi rendete conto che negli anni precedenti si vedeva Sanremo per vedere i look di Patty Pravo, Anna Oxa e oggi l’unico look di cui si parla è quello di Achille Lauro? Con lui che continua a cantare ‘Me ne frego, me ne frego’, geniale! In realtà lui, già in un suo libro autobiografico, aveva detto che, nonostante lui sia etero, ha sempre vissuto nelle borgate romane e ha conosciuto quel modo di essere eccessivamente macho, omofobo e maschilista, quindi lui ha voluto reagire dicendo: io posso essere uomo e mettermi quelle tutine e se voi mi criticate io me ne frego. Il trap parla spesso di violenza, lui invece ha voluto lanciare un altro tipo di messaggio. Parallelismi con David Bowie, Renato Zero e Freddy Mercury? Furono tutti coraggiosissimi ai loro tempi, non farei paragoni, sono tutti grandi artisti”.

Sulla reunion dei Ricchi e Poveri. “Rivederli tutti insieme è stato un lifting virtuale per tutti. Spero cantino dal vivo la prossima volta perché ieri c’era del playback. Meglio loro o Albano e Romina? Albano e Romina li avevamo già rivisti insieme, la cosa nuova è la canzone, molto bella e orecchiabile, scritta da Malgioglio, sarà sicuramente un successo”.

Su Sanremo 2020. “Ieri non mi è piaciuto il fatto che è stato dato troppo poco spazio alle conduttrici rispetto alla prima puntata. Nella prima puntata il monologo più emozionante è stato quello di Rula Jebreal, rispetto quello di Diletta Leotta. Il monologo di Rula è stato un bellissimo manifesto, ‘non chiedete più a una donna stuprata come era vestita quella notte’. E’ stata di un’efficacia forte. Da Fiorello mi sarei aspettata di più, anche l’entrata vestito da De Filippi non mi ha fatto ridere. Chi vincerà? Le Vibrazioni o Gabbani. I miei preferiti sono Diodato, Elodie e Achille Lauro”. 

Valletta trans a Sanremo? “Io sono pronta. Ci sono tanti vestiti che ho conservato da quando facevo Mucca Assassina. Se se li mette Elettra Lamborghini non me li posso mettere io? Il popolo italiano è meno coglione di quanto uno possa pensare, se una persona è in grado di fare il proprio lavoro, di intrattenere, poi la gente se lo scorda che sia trans. Faccio un appello a Coletta, direttore di RaiUno: il prossimo anno scelga una conduttrice trans”.

Un evento social con Amadeus (per ora invisibile). Pubblicato mercoledì, 05 febbraio 2020 su Corriere.it da Aldo Grasso. Il Festival non ci lascia mai senza i grandi perché: sarà il Sanremo di Amadeus o il Sanremo con Amadeus? Sarà il Sanremo di Amadeus o il Sanremo di Fiorello? Sanremo resta una festa patronale. Un veglione mediale (la gioiosa cagnara dei media), una lenta celebrazione nazional-popolare, la commemorazione della canzone italiana, ma pure sempre una festa patronale. L’impressione che si ha dall’incipit festivaliero (ma anche dai giorni precedenti di «accensione dei motori») è quella di un Amadeus «trasparente»: a lui si può chiedere solo una conduzione «di servizio», di smistamento, infatti ha dovuto circondarsi di ospiti molto più di peso rispetto a lui per dare un senso premium alle serate. Forse per evitare nuovi scivoloni in zona #MeToo, si è scelto di de-vallettizzare il festival. Lo studio è tentacolare, con molti effetti di grafica come usa oggi. La regia senza guizzi, con le immancabili inquadrature alla dirigenza (Stefano Coletta si è già raiunizzato). In tanti anni non abbiamo mai usato l’espressione «Sanremo specchio del Paese» perché Sanremo rispecchia solo sé stesso e chi lo guarda. Nel tempo, l’evoluzione tv ha sapientemente rotto i confini tra festival e dopofestival, tra teatro e sala stampa, per toglierci il dubbio che le cose più forti accadano fuori scena. Sanremo è fermo immagine, mentre la cosa più significativa di questi ultimi anni è che con i social si sono creati migliaia e migliaia di Backstage Domestici: ognuno ci racconta come vede la manifestazione dal salotto di casa sua (così, invece di scoprire the dark side of Sanremo scopriamo the dark side di chi guarda la tv, tipo i commenti ad Achille Lauro). Nonostante l’immobilità, Sanremo resta l’evento social dell’anno. Ogni ospite (Rula Jebreal, con quel decantato curriculum, umiliata a velina prima del monologo), ogni intervento, ogni polemica, ogni scelta artistica sono pensati per alimentare la parola, in un circuito senza sosta che ridisegna i confini tra vecchi e nuovi media. Viene allora da chiedersi per quale ragione il programma simbolo della tradizione Rai, l’evento (ex) paludato, il regno del generalismo, si sia trasformato nel successo social più ambito da brand e star. C’entra, naturalmente, il lavoro fatto sul ringiovanimento del pubblico attraverso il ricorso a cantanti e icone dei ragazzini (dai talent alla trap); ma c’entra, forse, anche quest’epoca di narcisismo mediale in cui ciascuno di noi si trasforma in medium per acchiappare like, menzioni e retweets da rigiocare nel grande mare aperto della rete. Si prova un piacere perverso a sezionare il Festival in tutte le sue componenti (le canzoni, la conduzione, i look, le battute, la politica strisciante), pagella dopo pagella, post dopo post, sentendosi parte di un rituale collettivo che rimanda al fascino di quelle tradizioni che cambiano rimanendo sempre uguali a sé stesse. Per tutta la sera Amadeus ha cantato «Grazie del Fiore».

Sanremo 2020, Giovanna Civitillo a La Vita in diretta: "Sesso con Amadeus? Stendiamo un velo pietoso". Libero Quotidiano il 6 Febbraio 2020. Giovanna Civitillo, moglie di Amadeus, è stata intervistata da Gigi D'Alessio a La vita in diretta. Il cantante ha chiesto alla consorte del conduttore del Festival di Sanremo da quanto tempo non faceva l'amore con il marito. A quel punto, rivela il sito davidemaggio.it, la bellissima Giovanna è scoppiata a ridere, ha provato a cercare conforto nei conduttori Alberto Matano e Lorella Cuccarini, che le hanno dato bonariamente il permesso di non rispondere, e infine, quando D'Alessio ha commentato che aveva capito tutto e che era meglio stendere un velo pietoso, lei ha confermato: "Un lenzuolo, stendiamo". Del resto Amadeus è anche molto impegnato nella conduzione del Festival...

Sanremo 2020, la reunion dei Ricchi e Poveri: tornano all'Ariston 40 anni dopo la rottura per un tradimento. Francesco Fredella su Libero Quotidiano il 5 Febbraio 2020. Stasera l’Ariston canterà a squarciagola. Perché sul palco arrivano i Ricchi e Poveri. Dopo 40 anni tornano al Festival di Sanremo. Lo fanno dopo l’indimenticabile addio, che è avvenuto proprio all’Ariston. Per un motivo che di misterioso, ormai, ha ben poco. Riavvolgiamo per un attimo il nastro. E’ il 1981. Vigilia di Sanremo. La band arriva al Festival con un brano indimenticabile: “Sarà perché ti amo”, cavallo di battaglia per intere generazioni. Ma corre uno scandalo al teatro Ariston: la bionda del gruppo, Marina Occhiena, avrebbe avuto una storia con Marcellino Brocherel, allora compagno di Angela Brambati (la mora del gruppo). La Occhiena non vuole uscire dal gruppo dopo lo scandalo, ma l’agente dei Ricchi e Poveri l’averebbe convinta ad accettare con una cifra di 20 milioni dell’epoca. Così ha sbattuto la porta andando via. Acqua passata. Adesso, però, torna su quel palco. E avrà, al suo fianco, tutti gli ex componenti della band. Come prima, più di prima: i Ricchi e Poveri sono pronti a far sognare tutti. Sarà questa la vera reunion, la vera notizia di Sanremo 2020 che alla prima puntata ha fatto il botto con il 52% di share (non accadeva da 15 anni, dai tempi di Paolo Bonolis). Francesco Fredella

Paolo Giordano per “il Giornale” il 6 febbraio 2020. Avercene di Ricchi e Poveri. Non avranno cambiato la musica ma neppure idee e anche oggi, mezzo secolo dopo il successo della Prima cosa bella, sono rimasti quella roba lì: spensierati e positivi. «Belin, qui a Sanremo abbiamo fatto dell' arredamento per decenni» hanno detto arrivando in sala stampa più fotografati di un divo da fiction. La critica li ha spernacchiati per anni mentre loro vendevano dischi e biglietti. Ora quella critica è morta e sepolta, i Ricchi e Poveri no. Piaccia o no, sono un simbolo. E la memoria ha bisogno di simboli per rivivere. E si è visto pure ieri sera all' Ariston con il pubblico che cantava a squarciagola Sarà perché ti amo mentre Angelo Sotgiu (qui di seguito, il bello), Angela Brambati (la brunetta), Marina Occhiena (la bionda) e Franco Gatti (il «nasone») ridevano con gli occhi. Si sono ritrovati sul palco tutti e quattro insieme dopo 39 anni, dopo quel litigio che diventò un tormentone da rotocalco. Secondo la vulgata, la bionda avrebbe «rubato» l' uomo della moretta, ma è roba passata, come conferma il più genovese di tutti, ossia Gatti: «Non è stata cacciata e non ha rubato niente perché i rapporti di Angela con il suo compagno erano già a pezzi». «Avevo solo voglia di lasciare il gruppo», spiega la bionda che è bionda come sempre. D' accordo, sarà stata una storia di cuori e orgogli spezzati ma ormai chissenefrega. «Abbiamo iniziato in quattro ed è giusto finire in quattro» dice Gatti. E così il manager Danilo Mancuso è andato a casa di Marina Occhiena, l' ha convinta «a ricucire uno strappo che c' era da troppo tempo». Ora esce un Greatest Hits e di sicuro pioveranno richieste di concerti perché «può succedere di tutto». In poche parole, i Ricchi e Poveri sono la tomba dei pregiudizi e la conferma che la musica popolare magari non intercetta temi di impegno civile o politico ma si intreccia con le vite di una o più generazioni molto più profondamente di quasi tutte le altre forme espressive. Loro manco ci pensavano: erano quattro ragazzi «sgangherati» che a fine anni Sessanta volevano campare con il loro gruppo polifonico. «Ci ha scoperti Fabrizio De André, poi ci ha messi sotto contratto Franco Califano, che ha fatto la rivoluzione. Ha fatto tagliare i capelli ad Angela, ha fatto tingere di biondo Marina e Angelo e a Franco ha detto di non fare niente perché era già perfetto così», ridacchiano. Ha pure trovato il nome quando ha capito che non avevano una lira e quindi erano «ricchi di spirito ma poveri in tasca». Facevano musica popolare quando era impopolare. Quando bisognava per forza essere impegnati, meglio se politicamente schierati, meglissimo politicamente schierati a sinistra. E avevano trovato il giusto equilibrio tra le voci. Anche ieri, mentre improvvisavano una Se m' innamoro in quattro e quattr' otto, erano quattro strumenti che sapevano intrecciarsi con una sincronia spettacolare in questi tempi di digitalizzazione assoluta e di musica costruita con i beat e non con la chitarra o il pianoforte. «Di certo le critiche ci hanno ferito per tanti anni - parola del bello - anche se spesso capivamo che erano frutto di linee editoriali e non di giudizi spontanei. Una volta, nel 1986, alla fine di uno dei nostri concerti a Mosca c' era un critico che si era commosso con la nostra musica (Mario Luzzatto Fegiz del Corriere della Sera, ndr). E di certo lui non aveva scritto tanto bene di noi». Il tempo passa, le belle canzoni restano. «Ormai siamo entrati così tanto nelle famiglie degli italiani che siamo percepiti come parenti, come zii o fratelli di ciascuno dei nostri ascoltatori» dice la brunetta che, quando parla, sembra sempre che inizi «mammamà mammamariamà» e, invece che con il tablet in mano, ti ritrovi sul divano in tinello davanti a una tv grossa come una lavatrice.

Dagospia il 6 febbraio 2020. Estratto dell’articolo di Elio Domeniconi per “Oggi” – 1981. C’erano una volta i Ricchi e poveri, quartetto musicale. Due ricchi (vestiti bene) e due poveri (vestiti male). Ognuno aveva un proprio ruolo: il bello (Angelo Sotgiu), il brutto (Franco Gatti), la bella (Marina Occhiena) e la simpatica (Angela Brambati). Adesso il poker è diventato un tris. È sparita la bionda, cioè Marina, e i giornali hanno scritto che è stata licenziata dalla brunetta, alla quale aveva soffiato il marito. Gli interessati hanno smentito, ma il divorzio artistico c’è stato. E per via di questa baruffa per poco non è saltato anche il festival di Sanremo. Per conoscere la verità abbiamo fatto il terzo grado alle due donne: la «moglie tradita» e la «mangiatrice di uomini».

Il blitz. Per raccontare tutta la storia, bisogna incominciare dal cosiddetto blitz. Bisogna sapere che Marina, poco prima del festival, si era ammalata, e gli altri tre, presa la palla al balzo, l'avevano «esclusa», avevano cioè preparato la loro canzone a tre sole voci. Ed ecco che alla vigilia del festival, Marina compare a Sanremo col suo legale e, dichiarandosi guarita, chiede di partecipare alla manifestazione. Il festival le ricorda il successo, arrivato nel 1970, quando con La prima cosa bella si piazzò seconda dietro Adriano Celentano e Claudia Mori. La rentrée, com’è naturale, le viene impedita sia dai compagni, ormai schierati contro di lei, sia da Freddy Naggiar, il titolare della sua casa discografica, la Baby Record, che aveva già fatto stampare quindicimila dischi senza di lei. A questo punto compare in scena il pretore di Sanremo, Michele Russo, che stabilisce: «Anche Marina deve cantare». Alla fine Marina non canta, ma riesce a ottenere un indennizzo di 150 milioni.

I MILIONI. Le trattative (ora si sa tutto) sono state laboriose perché il legale della Occhiena aveva chiesto 250 milioni e l'industriale discografico ne offirva 50. Poi l'accordo  è stato trovato a 150 milioni, da pagarsi in tre rate (il primo assegno e stato messo all'incasso lunedì 9 febbraio). L'indennizzo è così ripartito: 50 milioni per i guadagni che spettavano all'Occhiena nel periodo della malattia; 50 milioni per dei Ricchi e poveri; 50 milioni di risarcimento perché non ha potuto esibirsi in eurovisione. Non solo, c’è anche una clausola segreta per cui la Baby Record deve adoperarsi per trovare alla Occhiena un ingaggio di 50 milioni. Se non lo trova, Naggiar pagherà il conguaglio di tasca sua. Naggiar si era presentato al legale definendosi «una carogna». A sua volta il legale si era definito un «mastino». Dopodiché hanno deciso di non sbranarsi.

L’AVVOCATO. Protagonista del blitz è un legale piuttosto battagliero: l’avvocato Ciriaco (Nino) Musio Sale, marchese di Groppoli, consigliere comunale a Genova nelle file del Movimento sociale-destra nazionale. in passato Musio Sale era salito alla ribalta della cronaca per le sue battaglie legali contro Krusciov e contro Kennedy, e per la lotta alle bandiere ombra (poi la finanza l’ha fermato su un panfilo che batteva bandiera belga e gliel’ha sequestrato). Il suo ruolo è curioso: «Perché in un certo senso», ci ha spiegato, «io sono l’avvocato di tutto il complesso. Ero il legale di Angela, poi lo ero diventato del suo compagno Marcellino Brocherel, che ha in piedi la causa di divorzio con la prima moglie. Proprio nei giorni scorsi mi è stato notificato che la causa è stata fissata presso il tribunale di Aosta. Dopo la lite Marina mi ha affidato la sua difesa. Ma credo di aver agito anche nell’interesse dei Ricchi e poveri. Adesso sono liberi, e a firmare gli assegni è stato il discografico. Loro, per il momento, non hanno tirato fuori una lira».

I CONTRASTI. Per tredici anni sono andati d’amore e d’accordo. Poi hanno litigato. Perché? Marina Occhiena ci tiene a smentire la versione erotica. Dà un’occhiata al legale, poi snocciola la sua versione: «Nel quartetto ognuno doveva avere una propria immagine e, secondo questa etichetta io ero la “bbona”, diciamo l’oca giuliva, tanto sesso e poco cervello. In realtà io non sono mai stata una mangiatrice di uomini. L’unica storia d’amore che posso confermare è quello con Popi Minellono. Mi hanno appioppato come amante persino Walter Chiari che è solo un buon amico, un compagnone che si diverte a raccontare a ogni donna di quando andava in Australia per fare l’amore con Ava Gardner.

RICCHI E POVERI - RETROSCENA DELLA SEPARAZIONE 1981. Tra me e Marcellino Brocherel c’è stata solo una simpatia, perché avevamo anche le stesse idee sulla conduzione del complesso. Ma io non mi sognerei mai di portar via l’uomo a una amica».

LA TRESCA. I due uomini del complesso confermano invece la storia dell’«amore proibito», anche se cercano di minimizzarla: «Sono cose che non ci interessano», ha spiegato ai cronisti Angelo Sotgiu, «sono affari privati. Però tutti sapevano o avevano visto Marina e Marcellino insieme in ripetute occasioni. Angela, dal canto suo, stava attraversando un periodo di crisi, ma ha avuto la forza di chiarire definitivamente la situazione con il marito e con Marina, i quali, tra l’altro, non hanno fatto mistero di ciò che provavano e facevano in quel periodo (eravamo ancora nell’estate dell’80). Però, Angela ha sempre dichiarato che gli affari privati non dovevano influenzare il nostro sodalizio artistico.  Cioè Angela non si è mai sognata di vendicarsi escludendo Marina».

LA CLAUSOLA. Nell’accordo di Sanremo c’è anche una clausola che vieta sia ad Angela che a Marina di rilasciare interviste per raccontare questi fatti privati. Angela Brambati, molto cortesemente, precisa: «Andrei nei pasticci se spifferassi le cose come stanno. Eppoi questi sono pettegolezzi. Vogliamo essere giudicati sul palcoscenico, non dietro le quinte. Non desideriamo che ne venga fuori un fumettone». Però qualcuno a Sanremo l’ha sentita mentre raccontava al telecronista Giorgio Bubba: «Li ho pescati nel mio letto, pensate, nel mio letto!». E alla fine accetta di togliersi il peso dallo stomaco: «Io di indole sono buona, molto buona. Una, due, tre, quattro, cinque, anche sei volte posso perdonare, di più no. Eppoi potevano fare le cose pulite, da furbi, senza farsene accorgere. Ecco: io non tollero le cose sporche».

LA GELOSIA. Marina Occhiena e Angela Brambati abitano nella stessa palazzina in via dei Lecci a San Michele di Pagana, sul golfo che domina Rapallo. Angela parla di tradimento proprio perché non si aspettava un colpo simile da quella che considerava la sua migliore amica: «Io non mi sarei mai sognata di soffiarle Walter Chiari», continua, «che tra l’altro non è il mio tipo. Ma per Marina è un motivo d’orgoglio andare con il marito dell’amica. Come ha reagito Marcellino? Come fanno molti uomini in casi del genere. Ha detto che per lui è stata una cosa da niente, senza importanza. Vorrebbe tornare da me. Ma ormai è tardi. Marcellino ha tante probabilità di tornare a vivere con me come ne ha Marina di rientrare nei Ricchi e poveri. Cioè zero».

RETROSCENA. Angela svela anche un particolare che nessuno sapeva: «Tutti mi considerano la moglie di Marcellino Brocheler maestro di sci e ristoratore della Val d’Aosta; in realtà abbiamo fatto un figlio insieme ma non ci siamo mai sposati. Perché lui era già sposato. Quando ci siamo conosciuti, era separato da appena otto mesi. Adesso sta per ottenere il divorzio e quindi potremmo sposarci, ma ormai è troppo tardi». (…)

Davide Turrini per ilfattoquotidiano.it il 6 febbraio 2020. Franco Gatti, prima di diventare un ricco, o un povero, dei Ricchi e Poveri lavorava come perito chimico alla Esso mentre Angela Brambati faceva la benzinaia e Angelo Sotgiu era operaio all’Italsider di Genova negli stessi anni, e qualche capannone più in là, rispetto a quelli in cui ci lavorava Paolo Villaggio. L’abbandono di Marina Occhiena tra la fine del 1980 a l’inizio del 1981, dipartita che trasformò il quartetto in terzetto, fu parecchio burrascosa e rischiò di far saltare il gruppo. Intanto si è sempre parlato di lite e gelosia generica, mentre Michele Bovi in “Anche Mozart copiava” parla proprio della Occhiena che soffia il compagno ad Angela Brambati. Angela quindi dà il benservito al fidanzato e chiede ai due compagni di gorgheggi milionari di cacciare la bionda Marina. Ma quest’ultima “non ci sta e minaccia rappresaglie”, presentando un esposto, pretendendo il reintegro nel gruppo e di prender parte all’esibizione festivaliera. “In caso contrario – scrive Bovi -la bella cantante minaccia di chiedere il sequestro della canzone e il pretore Michele Russo le dà ragione”. Per tre giorni si parla solo di questo in Italia, ma poi accade qualcosa: “Un discorso tra i tre Ricchi e Poveri superstiti e i loro discografici (si parla di precisi accordi economici con Marina ma nessuno ha mai confermato) ed è così che la Occhiena si accontenta di un posto in prima fila e promette che si farà risentire (non sarà così)”. Si narra di un accordo, mai confermato, di 150 milioni per rinunciare a far parte della band. Mentre Angela ha ripetuto più volte che la Occhiena è uscita dal gruppo perché voleva una carriera solista. Agli atti ci sono ancora le prove della hit celeberrima Sarà perché ti amo a Sanremo con tutti e quattro insieme sul palco ad affinare il bel canto. Angelo Sotgiu, dopo la relazione iniziata nel 1963 con Angela (è stata la “brunetta” a spingerlo a diventare il numero quattro dei Ricchi e Poveri, quando lui voleva soltanto accompagnare la band con la chitarra) si è poi sposato nel 1982 con Nadia Cocconcelli, dalla quale ha avuto due figli, Elena e Daniele. La curiosità riguarda l’incontro tra Angelo e Nadia perché riguarda un altro quarto di band Franco Gatti. I Ricchi e Poveri nel 1974 entrano a fare parte del progetto teatrale Teatro Music Hall diretto da Pippo Baudo, una sorta di tendone, smontato e rimontato ogni due giorni che fa tappa soprattutto al Sud. È in questa occasione che mentre Angela si fa apprezzare con l’imitazione di Liza Minnelli, Angelo e Franco fanno comunella con le gemelle Nadia e Antonella Cocconcelli, ballerine e cantanti dello show di Baudo, con cui i due si sposeranno negli anni successivi. Tutti sanno che Franco Califano ha rivoluzionato il corso della carriera della band. Solo che nessuno lo dice, ma prima di dargli il nome Ricchi e Poveri, il raffinatissimo Califfo era convinto che il nome giusto fosse Rich and Poor. Nel 1972, ma secondo altre fonti siamo nel 1975, vista la crescente popolarità del quartetto, i Ricchi e Poveri interpretano uno spot della Fiesta Snack. Il ritornello è: “Bella è la vita con tanti momenti con una musica snack”. I quattro sono vestiti completamente di bianco e la gag buffa, come sempre, tocca al povero Franco che mentre canticchia e saltella in playback insieme ai tre compari gli si spacca a metà la chitarra e lui dice “per un momento rock”. Il Carosello per intero si trova qui. Ed i Ricchi e Poveri appaiono verso il fondo al minuto 1.10. Se Voulez vous dancer (1984) è una delle icone dance più orecchiabili e celebrate dei Ricchi e Poveri, il lato di B di quel 45 giri si intitola Acapulco, un testo d’evasione pura e semplice, ma anche un raggemuffin che precorre parecchio i tempi. L’aspetto però più indimenticabile di entrambi i brani è che sì in Italia hanno venduto centinaia di migliaia di copie, ma è in Russia che questi due brani hanno trascinato folle oceaniche ai live (ce n’è una testimonianza impressionante qui), anche perché Acapulco è stata tradotta e cantata (spesso in coppia con I Ricchi e Poveri) da un terzetto di fanciulle russe chiamate Fabrika. Nulla a che fare con la factory dei Benetton, come potete vedere da questo video qui . Altro dato importante è il video ufficiale di Voulez vous dancer che vuole ancora una volta Franco Gatti protagonista a cantare inaspettatamente la strofa iniziale, a cui segue un incontro improvviso con una mistress bionda, completo in pelle e tacco dodici. Tempo del ritornello e Franco finisce con il suo nasone proprio sui seni della bella fanciulla. Franco Gatti si fa crescere i baffi nel 1977. Prima di allora il baffo dei Ricchi e Poveri ha il viso liscio e privo di peluria come il collega Angelo. L’ultima apparizione reperibile di Franco sostanzialmente glabro è quella del 1976 in Storia di una gatta, mentre la prima da baffuto è Questo amore del 1978. Scelta radicale su cui Franco non è mai tornato indietro. Se cerchi su Wikipedia i singoli componenti del gruppo, ogni collegamento ti riporta d’imperio in quelle generale della band. Più uniti dei Rolling Stones, più fraterni dei Bee Gees. L’unica vera monade della canzone italiana.

Da cinquantamila.it. BIOGRAFIA DI MARINA OCCHIENA.

• Genova 10 marzo 1950. Cantante. Conosciuta per il lavoro con i Ricchi e Poveri che lasciò nell’80 per tentare senza successo la carriera solista (mentre gli altri continuavano a incidere successi e vincevano il Festival di Sanremo). Però canta ancora (in tour anche nell’estate 2008 con l’orchestra spettacolo “Le canzonissime” e nel 2009 con la band Parafunky). Dal 1985 anche attrice al cinema, a teatro e in tv. Protagonista e autrice, con Pasquale Festa Campanile, di Le mele marce, interprete di Incantesimo 7. Ha partecipato a L’isola dei famosi (2006, Raidue). Apparizioni da Mike Bongiorno (Il migliore, maggio 2007) e alle Olimpiadi del cuore di Brosio (marzo 2008).

• Sposata con il ginecologo Giuseppe Giordano, è diventata madre a 47 anni grazie all’inseminazione artificiale: «Sei tentativi e ogni volta la speranza, la delusione e dopo tre anni la gioia di sapere che ci ero riuscita. Devo dire grazie al professor Antinori».

• Ebbe una relazione con Franco Califano (1938-2013): «Veniva a trovarmi a casa mia, a Genova, con un mazzo di rose per la mamma. Poi ci mettevamo in macchina, sotto il portone, con lei che ci sorvegliava dal balcone. (…) E certo, visto che io avevo 17 anni e lui 29 ed era l’estate del 1967» (a Giovanna Cavalli) [Cds 2/4/2013].

Anticipazione da “Oggi” il 5 febbraio 2020. Il settimanale OGGI, in edicola da domani, ripercorre la storia e la rottura tra i Ricchi e Poveri risolta solo oggi, dopo quasi 40 anni, con il loro ritorno, in quattro, a Sanremo. E ha raccolto le confidenze del loro manager, Danilo Mancuso: «Ci ho messo un anno. Un lavoro impegnativo, certosino». Un lavorio pezzo a pezzo: partendo da Angela Brambati e Angelo Sotgiu. Poi le telefonate a Franco Gatti e Marina Occhiena. «All’inizio, erano increduli. Era un’idea che arriva dopo anni di lontananza, che doveva essere metabolizzata. Piano piano si sono convinti: anche perché nonostante le vicende della vita abbiano segnato in modo diverso il percorso di ognuno, li accomuna un sentimento puro di affetto e amicizia». Il loro “primo” incontro? «Davvero magico. Non si vedevano da tempo, è stato bello e molto emozionante per tutti», conclude Mancuso.

Anticipazione da “Oggi” il 5 febbraio 2020. La parola più usata tra i testi delle canzoni in gara a Sanremo è «bene», con 44 citazioni, e un gradino sotto arriva «male», a quota 41 a pari merito con «mondo». Per trovare «amore» si deve invece arrivare fino al settimo posto in classifica: per la prima volta il sentimento principe di Sanremo scende giù dal podio con appena 24 citazioni, mentre «cuore» è addirittura 15° con 13 ricorrenze. Lo scrive il settimanale OGGI che nel numero in edicola da domani pubblica l’analisi delle canzoni fatta da Osservatorio di italiani.coop. Nell’edizione ci sono solo tre parolacce: incazzato, stronzo e puttana. Junior Cally porta a casa con la sua «No grazie» il record del termine più ripetuto in un solo brano: no (97 volte). E se dovesse vincere Rancore con «Eden», i suoi 571 lemmi lo porterebbero a scalzare Simone Cristicchi e la sua «Ti regalerò una rosa» del 2007 (462 parole), il vincitore più prolisso di sempre.

Vieni da Me, la vergogna di Morgan: "Le donne le violenterei tutte". Furia della Balivo, un caso a Sanremo. Libero Quotidiano il 4 Febbraio 2020. Momento di follia per Morgan a Vieni da Me di Caterina Balivo in onda su Rai 1. Raptus a poche ore dal via al Festival di Sanremo, in cui è in gara con Bugo e dove si esibirà nella prima serata, quella dedicata alla lotta contro la violenza sulle donne. Per esprimere il suo dissenso contro Junior Cally, Morgan ha decisamente esagerato: "Le donne le violenterei tutte, sono un rap… sono un rapper: io voglio violentare le persone (…) Io sono venuto a fare violenza verbale". Così Morgan in collegamento, anche piuttosto sconnesso, subito dopo il saluto di Francesco Facchinetti alla Balivo e alle altre donne in studio. Furibonda la conduttrice, che gli ha risposto: "Non fare la parodia di queste cose, che si muore davvero". Ma Morgan se ne è letteralmente fregato, e rivolgendosi a Facchinetti ha aggiunto: "Sei brutto, sei antiquato. Ti strappo la faccia". Successivamente deve aver capito di aver esagerato e ha provato a metterci una toppa: "Non sono un rapper, sono Morgan: la mia era una provocazione al rap e per farvi capire che sono Morgan vi recito un passo de La Divina Commedia", ha concluso in modo piuttosto delirante.

Silvia Truzzi per il “Fatto quotidiano” il 7 febbraio 2020. Che Morgan fosse particolarmente agitato si è capito da un collegamento di inizio settimana con la trasmissione di Caterina Balivo. L' ex frontman dei Bluvertigo ha messo in scena una sottospecie di imitazione di Junior Cally presentandosi a volto coperto: "Io le donne le violenterei tutte". Visibilmente contrariata, l' incolpevole Balivo ha interrotto quella che secondo Morgan era una "provocazione". Ora, di questa cosa incredibilmente non si è parlato, mentre per una vecchia canzone di Junior Cally sono stati spesi fiumi d' inchiostro con tanto di petizioni di parlamentari che chiedevano la sua esclusione da Sanremo. Nei corridoi si narra di telefonate agli autori alle quattro del mattino e scene di ogni tipo alle prove (le malelingue sussurrano che si voglia far cacciare). In un crescendo rossiniano ieri mattina alle 6:20 ai giornalisti è arrivata una "lettera alla Rai" firmata dall' avvocato di Morgan. Nella missiva si parlava di "un calvario creato da ostacoli concretizzati in continue azioni di sabotaggio", che gli avrebbero impedito di provare adeguatamente il suo brano per la serata di ieri. Il busillis è l' esecuzione di Canzone per te di Sergio Endrigo. Morgan ha posto alla Rai diverse condizioni: poter "recuperare" due sessioni di prove e che fossero solo Amadeus e il Cda Rai (ma che davero?) ad approvare il tutto. Come si è arrivati a questo Carnevale? Pare che Morgan, all' inizio dell' avventura sanremese, volesse il duetto con Raffaella Carrà, ipotesi non concretizzata. Poi con Sergio Cammariere, che aveva accettato ma è sorto un problema sulla tastiera. L'altra scelta era Vittorio Sgarbi, che oltre a non essere un cantante è un parlamentare. Enfin, la scelta è caduta sulla band perugina dei Fast Animals and the Slow Kids, che in effetti sono arrivati qui ma non hanno trovato l' accordo sull' arrangiamento. La Rai, nella persona di Stefano Coletta, ha dato la massima disponibilità. Facendo presente che a un certo punto, però, si deve andare in onda.

Morgan: Junior Cally, rap volgare. Pubblicato martedì, 04 febbraio 2020 su Corriere.it da Andrea Laffranchi. SANREMO Morgan guarda il cielo. I gabbiani lo affascinano. Esterno notte sulla terrazza dell’hotel in cui il cantautore ha stabilito il suo quartier generale. Avvolto in una tabarro nero che fa tanto principe della notte, in camera strumenti musicali ovunque e abiti dandy. Al festival è in duetto con Bugo e presenteranno «Sincero». «Mi viene in mente Leonardo da Vinci che disegnava quello che vedeva, scriveva da destra a sinistra… L’artista pop è un inventore, basta con la vecchia idea del cantautore. Non mi accontento di fare quello».

Come si evita il cliché?

«Nel pop parlano ancora tutti di album, ma è un concetto restrittivo. Il mondo digitale ha cambiato il mio processo creativo. Sta per uscire un romanzo sinfonico».

Cosa sarebbe?

«Si chiama “L’audiolibro di Morgan”, progetto in cui leggo e metto in musica racconti sulla mia vita. Ci saranno cinque pezzi inediti, fiabe per bambini, rileggo Biancaneve, tutto senza confini precisi. Quindici ore di materiale per raccontare i miei sentimenti e la mia passione per la musica, gli ultimi anni di vita prima del patatrac della casa. Sono in una fase di creatività vulcanica».

Sta eruttando altro?

«Il libro illustrato “La canzone perfetta”. Racconto di un alieno, che rappresenta mio padre, che mi chiede cosa sia la canzone del titolo e io gliela costruisco davanti in un modo che capirebbe anche un bambino. Sembra Pinocchio... Lo illustro con miei lavori fatti a mano e rielaborati digitalmente: questa è multimedialità. E poi è in arrivo la piattaforma Morgan doc: con un abbonamento si potrà avere un mio contenuto ogni giorno».

Il mercato è pronto?

«L’Italia è pavida e il dibattito culturale è sempre in ritardo. Nella musica c’è una povertà musicale dal punto di vista armonico, è stato ridotto il vocabolario».

C’è anche un problema di vocabolario in senso linguistico? La trap ha ridotto tutto a soldi-droga-moda-mi faccio la tua tipa…

«Ci sono cose indecenti che non meriterebbero di essere pubblicate. Ho letto dei testi in cui Junior Cally parla di atti sessuali con un linguaggio che non c’entra con Boccaccio o De Sade. Quella non è verità della parola come dicono ma qualcosa di brutto, volgare e violento».

Morgan che fa il censore?

«Non è censura. Questa roba non fa paura al potere, anzi è strumento del potere».

Nel 2010 venne escluso per un’intervista in cui ammetteva di far uso di cocaina…

«Fu un atto di mobbing. Allora ero sulla cresta dell’onda con “X Factor” e non capii la portata dell’evento. Venni preso come il cattivo esempio. Da lì è disceso tutto il resto, come lo sfratto da casa (è stata pignorata per pagare gli alimenti alle madri delle sue figlie ndr). Se sono qui è perché non ce l’hanno fatta a distruggermi e non ce la faranno mai. Ma togliendomi la mia casa di artista hanno ucciso quel Morgan».

Il duetto con Bugo?

«Spontaneo. Lui dice che sono stato un maestro; io sono suo fan da sempre. È un testo che parla di gratitudine. Bugo è stato uno dei pochi a difendermi sul tema casa. I colleghi hanno sorvolato in maniera vile».

E dove vive adesso?

«Basta Monza. Era una scelta per stare vicino a mia madre quando avevo la bimba piccola. Monza mi ha bistrattato, mi hanno usato per farsi belli e poi mi hanno dato il benservito. Voglio creare qualcosa a Milano».

Amadeus a Sanremo è come chiamare un elettricista a riparare un lavandino. Parole sue...

«Ero stato scherzoso con lui che è uomo di spirito. Mi ha rigirato la battuta: la pensi ancora così visto che ti ho scelto? 1-0 per lui».

Ernesto Assante per repubblica.it il 6 febbraio 2020. Nella perfetta scrittura del "plot" della settantesima edizione del Festival di Sanremo mancava il colpo di scena. E ora è arrivato: forse questa sera Morgan non ci sarà. Alle 6,26 del mattino sugli smartphone dei giornalisti è arrivata una "Lettera alla Rai" firmata da un avvocato ma molto probabilmente scritta da Morgan di suo pugno in cui si mette in forse la sua partecipazione alla puntata di questa sera, la terza serata, dedicata ai duetti fra i cantanti in gara, i loro ospiti e l'esecuzione di canzoni storiche del festival. Il motivo? "Un calvario creato da reali ostacoli concretizzati in continue azioni di sabotaggio che porteranno alla situazione incresciosa che oggi, il giorno in cui dovrà andare in scena la cosa, non gli è stata concessa una sola prova". La "cosa" è l'esecuzione di Lontano dagli occhi di Sergio Endrigo in duetto con Bugo, nella doppia e inedita veste di cantante e allo stesso tempo conduttore dell'orchestra. "A Morgan si chiede di andare questa sera allo sbaraglio sul palco più importante del Paese senza avere mai provato la cosa che è stata occultata e sottratta all'orchestra e consegnata in versioni manomesse, protestata per ben nove volte e ogni volta ricostruita riconsegnata riapprovata ma scomparsa o chiamata non idonea ancora prima di essere provata. Prova rimandata, direttore esautorato a cui è stato creato un danno d'immagine ed emotivo grande". Per andare in scena stasera, nella lettera arrivata questa mattina, Morgan pone tre condizioni: quella di poter "recuperare" due prove del brano, quella di potersi accompagnare al pianoforte, quella di poter utilizzare il maestro Valentino Corvino come assistente nella preparazione dell'orchestra, e che siano solo e soltanto Amadeus e il consiglio di amministrazione della Rai ad approvare il tutto. Riunioni in corso, trattative aperte, staremo a vedere come andrà a finire.

Da music.fanpage.it il 6 febbraio 2020.

Le parole di Amadeus su Morgan. Amadeus, direttore artistico e conduttore, ha assicurato a Morgan la totale libertà interpretativa. Ci sono dei tempi tecnici che però richiedono di essere stringenti, come dirà anche in seguito Stefano Coletta. Da parte mia, Morgan ha la totale libertà. È un interprete, insieme a Bugo, insieme devono decidere cosa cantare e come interpretarlo. Aveva espresso il desiderio di dirigere l'orchestra e mettere la tastiera in un certo punto. Io ho dato lui la totale libertà. L'unica cosa che ho fatto è che due, tre artisti cantassero la stessa canzone. Giudica l'orchestra, non altre persone. L'orchestra giudica perfettamente esibizioni e arrangiamenti. Se ha fatto le prove? Non so se lui le ha già fatte.

Le parole di Stefano Coletta su Morgan. Il direttore di Rai1, Stefano Coletta, prende a questo punto la parola e spiega che le prove dei cantanti sono attualmente in corso e che cercheranno di fare il possibile per accontentare Morgan. Ha inviato una lettera ufficiale, diciamo il desiderio di Morgan è provare più volte la canzone. Come ha detto il vicedirettore Fasulo, le prove sono già in corso al Teatro Ariston, stiamo valutando se c'è possibilità. Lui crede tre possibilità di prove, lo chiedono anche gli altri, poi però dobbiamo andare in onda. Massima disponibilità per farlo entrare in scena al meglio, quindi confidiamo che vadano in scena.

Giampiero Mughini per Dagospia il 6 febbraio 2020. Caro Dago, ieri sera sono stato in casa a vedere un film su Oliver Stone sui tantissimi dubbi relativi a chi davvero abbia ucciso il presidente John Fitzgerald Kennedy, e dunque non ho acceso il canale su quanto stava accadendo nel noto teatro sanremese. Naturalmente ne sono pieni stamane i giornali e il tuo sito, e io vado qua e là piluccando. Sono andato ovviamente su Youtube ad ascoltare il pezzo di Junior Cally, il rapper su cui nei giorni precedenti il festival c’era stato un fuoco di sbarramento conformista, e questo perché negli anni il nostro eroe aveva cantato delle frasi che scontentavano i sacerdoti del Bene, e come se fossero loro a dover stabilire chi è un artista di valore e chi no. Mi pare di capire che Cally sia risultato ultimo nel gradimento della giuria demoscopica. A me, che me ne strafotto delle giurie e del sentimento diffuso, la canzone di Cally è sembrata molto bella. Molto viva, molto piacevole da ascoltare. L’avrei votata a volo.

Marco Molendini per il Messaggero il 6 febbraio 2020. Caro Roberto, ho letto l'intervento di Mughini su Junior Cally. Ieri sera non l'avevo visto neppure io il rapper con la maschera che si è tolto la maschera. Non l'avevo visto per un semplice motivo, non ce 'ho fatta. Mi sono sciroppato la serata, le sue lungaggini, le tante canzoni mediocri, i tanti stupori del conduttore che non conduce e si fa condurre dal capotreno Fiorello, gli aggettivi sparati a raffica, i duetti esaltati come unico avvenimento mondiale (parlo di Tiziano Ferro e Massimo Ranieri), i ritorni pompati (la ricomposizione dei Ricchi e poveri), l'alzati e risiediti del pubblico (quante volte l'hanno fatto ieri? Tuttosommato sono riusciti a sgranchirsi le gambe), gli occhioni sbarrati di Amadeus, le sue giacche colorate, le patetiche apparizioni delle conduttrici del Tg1, le tette di Sabrina Salerno che non ha nascosto le sue qualità, Djokovic che ha fatto il suo sketch con Rosario e poi se l'è filata abbandonando il suo posto in seconda fila. Insomma, a un certo punto non ce l'ho fatta più e, siccome non avevo obblighi di seguire il circo Barnum fino alla fine come negli anni scorsi, ho preso il telecomando e ho spento. Quando ho letto la lode di Mughini rivolta al bistrattato Junior Cally, «molto bella la canzone» ha scritto, ho voluto verificare anche io ricorrendo a youtube. Ho un'idea diversa di canzone rispetto a Mughini e anche a Junior Cally. Quella del rapper mi sembra solo una furbata che mette assieme un po' di cose per far scrivere i giornali su una base ritmica rutilante con il ricorso a parole come populista, resistenza, razzista, il mojito (Salvini) e il liberista di centro sinistra che perde partite e rifonda il partito (Renzi). Il tutto con un tormentone acchiapporecchie che ripete al'infinito No grazie (questo il titolo del pezzo). E' una bella canzone? No, anche perché non è una canzone, è una tiritera paracula, perfetta rappresentazione dello stato di smarrimento della musica nazionale che, tanto per non smentirsi (ma non eravamo il paese della melodia?) punta ancora una volta tutte le sue carte sulla parola. Ma le canzoni sono altro, sono musica e parole, combinazione di suoni, concetti e ritmo. Però tutto sommato Junior Cally non è peggio di altri, di Achille Lauro che fa il San Francesco con il pacco in evidenza o di quella Elettra Lamborghini imbustata in una tuta costruita per mettere in risalto il suo lato b che, al momento opportuno, viene fatto roteare a favore di telecamere, che invece le riservano solo un'occhiata fugace.

Dagospia il 6 febbraio 2020.Da Circo Massimo - Radio Capital. "Quando l'hanno annunciato ho preferito spegnere la tv, non ho voluto guardarlo": a Circo Massimo, su Radio Capital, Gessica Notaro rivela di non aver visto la performance a Sanremo di Junior Cally. Dopo l'esibizione di martedì sul palco dell'Ariston, insieme ad Antonio Maggio, con la canzone "La faccia e il cuore", la cantante e ballerina sfregiata con l'acido dall'ex fidanzato ha criticato il rapper romano, travolto dalle polemiche per delle sue canzoni violente: "Lui usa la maschera per fare show e idolatrare la violenza, io sono costretta a indossarla per rimediare ai danni della violenza subita", dice a Massimo Giannini e Oscar Giannino, "Da tre anni, di notte e quando sono a casa anche di giorno, devo indossare una guaina elasto-complessiva per tenere sotto controllo le cicatrici perché altrimenti si gonfierebbe il volto". Notaro, però, si dice "piacevolmente stupita, fino a qualche anno fa un caso del genere non avrebbe nemmeno sollevato una polemica così. Questo vuol dire che tutto il lavoro di sensibilizzazione che stiamo facendo sta funzionando: la gente ha maggiore conoscenza sul tema, è rimasta indignata e ha protestato. È un ottimo segno, vuol dire che le coscienze si sono risvegliate. Vuol dire che siamo qualche passo avanti". Non avrebbe però chiuso le porte dell'Ariston a Cally: "Io non sono mai entrato nel merito della sua presenza a Sanremo. Non ho gradito nemmeno tutta la polemica su Amadeus, che invece mesi fa, quando gli presentammo il nostro brano, non ha esitato un attimo a dire di sì, perché è sempre stato molto sensibile sul tema. Poi si è trovato fra le mani la canzone di un artista capace, perché", sottolinea, "ho visto dei video di Junior Cally, sul palco è abile, mi dicono che la canzone ha un buon ritmo e piace. Quindi il tema è che si sono ritrovati a fare una scelta su quel brano, e probabilmente non è stato così esplicito rendersi conto subito di quello che aveva fatto qualche anno fa. Nel momento in cui se lo sono ritrovati lì hanno dovuto fare i conti con degli scheletri dell'armadio di cui probabilmente non erano a conoscenza". "Ieri ho parlato a telefono con Imma, la madre di Noemi Durini, uccisa a 16 anni due anni fa", continua Gessica Notaro, "mi ha detto che aveva i brividi e che probabilmente non avrebbe guardato Sanremo. Mi sono sentita di essere solidale con queste persone. Ho fatto un passo indietro, ho evitato di farmi prendere dalla curiosità, ho preferito spegnere per rimanere coerente nei confronti del mio pensiero e per rispetto di chi ha perso figlie, sorelle e madri per colpa di uomini violenti". Notaro poi applaude all'intervento di Rula Jebreal: "È stata eccezionale. Ha trattato il tema con una delicatezza incredibile, e ha riscosso il successo che meritava. Il suo intervento porterà tante persone a riflettere".

Da tgcom24.mediaset.it il 6 febbraio 2020. “Io e Junior Cally abbiamo una cosa in comune: la maschera. Lui la usa per idolatrare la violenza, io per coprire i segni della violenza“. Lo ha detto Gessica Notaro all’Ariston, dopo la prima serata del Festival di Sanremo. La modella riminese è stata vittima della terribile violenza subita tre anni fa dal suo ex compagno, che l’ha sfigurata con l’acido. La Notaro ha portato il brano "La faccia e il cuore", manifesto contro la violenza sulle donne. "Un brano - ha sottolineato Gessica - che serve a trasmettere che chi si deve vergognare non siamo noi donne ma sono loro, gli uomini violenti". "Non è che non abbia voluto prendere posizione di fronte alla questione Junior Cally - ha detto ancora la Notaro rispondendo alle domande dei cronisti - non abbiamo voluto alimentare la polemica solo perché abbiamo pensato che portare un messaggio di speranza bastasse". Il messaggio, già contenuto nella sua presenza a Sanremo, è stato amplificato dall'esibizione di martedì sera all'Ariston. La giovane ha cantato "La faccia e il cuore", una canzone scritta da Antonio Maggio, con lei sul palco, e Ermal Meta e ispirata alla sua storia. Un'esibizione che ha confermato la sua volontà di riscatto dalla terribile violenza subìta.

Sanremo, Junior Cally modifica la canzone di Vasco e la dedica alle Sardine? Junior Cally ha deciso di omaggiare Sanremo con un brano di Vasco Rossi, che però pare sia stato modificato per rendere omaggio alle Sardine: la conferma in conferenza stampa. Francesca Galici, Giovedì 06/02/2020, su Il Giornale. La seconda serata del festival di Sanremo ha visto in gara il secondo gruppo dei big e, tra loro, c'era anche Junior Cally. Il rapper è stato a lungo al centro della polemica per la violenza dei suoi testi, le sue canzoni hanno innescato polveroni su giornali e negli ambienti politici e probabilmente il suo passato non è stato perdonato dal pubblico, visto che al termine delle due tranche delle esibizioni si è classificato all'ultimo posto.

Amadeus segna il miglior share dal 1995. Questa sera sarà il momento dei duetti in gara, esibizioni con le quali i cantanti omaggeranno i grandi successi del passato di Sanremo ma si prevedono nuove polemiche per Junior Cally. Come anticipato dal sempre attento sito di informazione televisiva Tvblog, pare che Junior Cally abbia intenzione di modificare parte del testo di Vado al massimo, canzone con la quale Vasco Rossi ha partecipato a Sanremo da outsider. Lo stesso Junior Cally ha confermato in conferenza stampa questa mattina che il testo di Vado al massimo è stato modificato con l'aggiunta di alcune rime scritte da lui stesso per rendere il testo un po' più suo. Tvblog è in grado di anticipare che le parti di testo aggiunte alla versione originale sarebbero inneggianti al movimento delle Sardine. I giornalisti del sito avrebbero appreso questo dettaglio dalle prove che il cantante ha svolto poche ore fa sul palco del teatro Ariston, svelando il contenuto del suo adattamento. Con Junior Cally sul palco di saranno i Viito, due giovani cantanti emergenti che con lui hanno condiviso gli esordi nella musica. Sanremo utilizzato come tribuna politica? Quella di Tvblog per il momento non è che una indiscrezione, che ha però trovato una quasi conferma nelle parole di Junior Cally nella conferenza stampa successiva alla seconda serata. Se così fosse, il cantante romano non sarebbe certo il primo a portare la politica sul palco dell'Ariston ma il dibattito sull'opportunità della propaganda dal palco di un evento musicale nazional popolare è sempre aperto. D'altronde, l'endorsement di Junior Cally alle Sardine è arrivato pochi giorni fa e la sua canzone in gara a Sanremo prende di mira i principali leader politici con rime dissacranti. Se la sua partecipazione a Sanremo aveva l'obiettivo di generare polemiche, Junior Cally ha centrato in pieno il suo scopo. Ancora non si è placata quella sulle parole sessiste e violente dei suoi testi, ripresa meno di 24 ore fa da Gessica Notaro in conferenza stampa. L'ex Miss sfregiata con l'acido non ha gradito la presenza di Junior Cally a Sanremo e ha utilizzato parole di fuoco contro di lui, ricevendo il plauso della sala stampa e di quanti nelle ultime settimane hanno sottoscritto la polemica contro la partecipazione del rapper romano.

In difesa di Junior Cally: lasciatelo cantare! Angela Azzaro de Il Rifomista il 6 Febbraio 2020. Continuano le polemiche contro il trapper Junior Cally, sotto accusa per il testo di una canzone del 2017. Non quindi quella che porta a Sanremo, ma un testo in cui si descrive una scena di violenza contro una donna. Chi lo accusa, pensa che esalti la violenza, lui si difende dicendo che racconta storie e che purtroppo nel suo mondo c’è chi pensa e agisce così.  Ieri, prima dell’esibizione, ha rincarato la dose Gessica Notaro: ospite a Sanremo la donna, che è stata colpita al viso con l’acido dall’ex, ha contrapposto la maschera che lei ha dovuto portare a lungo alla maschera che Cally usa come indumento di scena. Il dolore che ha vissuto merita il più grande rispetto, ma in punta di piedi per la sua rabbia e il suo dolore ci permettiamo di dire che non è prendendosela con Junior Cally, cioè personalizzzando un problema gigantesco e generale, che si può risolvere un dramma così grande come quello della violenza degli uomini sulle donne. Contro il trapper c’è stata una sollevazione di scudi moralista che rischia di distogliere l’attenzione dalla vera questione che, nel primo giorno di festival, ha raccontato molto bene Rula Jebreal: l’assassino ha le chiavi di casa. È all’interno delle relazioni, delle famiglie, del rapporto uomo donna che si deve indagare e si deve puntare il dito. Prendersela con Junior Cally non solo è ingiusto, ma anche totalmente inutile.

Sanremo 2020, Junior Cally e la tensione prima dell’esibizione: «In quei cinque secondi mi è passata davanti la mia vita». Pubblicato giovedì, 06 febbraio 2020 su Corriere.it da Andrea Laffranchi. Anche i duri tremano. In cima alla scala Junior Cally era visibilmente teso. «In quei 5 secondi fra quando hanno pronunciato il mio nome e quando è partita la musica di No, grazie mi è passata davanti la mia vita. Mi sono ricordato quando con Jeremy Buxton ho registrato la prima canzone, Capelli rossi: uno studio dove non c’era nemmeno il bagno, era estate faceva caldissimo e non c’era il condizionatore. Questo è quello che vorrei passasse: non bisogna mai smettere di credere ai propri sogni». Oltre al viso, la tensione si è vista anche nei gesti con cui si sistemava gli in-ear le cuffie che fanno da monitor: «La prima volta che le ho usate in carriera è stato proprio durante le prove di Sanremo. Avevo paura si staccassero. Insomma, sentivo che qualcosa di male sarebbe potuto accadere. Quando ho finito la prima strofa», ha detto il rapper che pubblicherà a fine mese «Ricercato? No grazie», nuova versione del suo ultimo album. Ha fatto show nei peggiori locali d’Italia, quelli dove sei a rischio sputo dalle prime file, in aprile avrà due date nei club (il 17 a Roma al Largo Venue e il 24 all’Alcatraz di Milano), ma l’Ariston fa sentire il suo peso. «Fa veramente un sacco di paura, è un’altra cosa rispetto ad altri palchi. Credo anche per chi ci è già salito più volte». Per ora è ultimo, la giuria demoscopica lo ha messo in coda a tutti. «Non guardo la classifica. Sono contento dei giudizi della stampa, dei voti in pagella. Se li avessi portati a mia madre sulla pagella scolastica, sarebbe stata felice». Gessica Notaro, la ragazza sfregiata con l’acido dall’ex, lo ha criticato dicendo che mentre lei indossa la maschera per nascondere la violenza subita, lui lo fa «per idolatrare la violenza e fare show»: «Sono dalla sua parte. Sono totalmente contrario ad ogni forma di violenza, di ogni tipo. Per quanto riguarda quel brano non so se questo linguaggio si faccia fatica a capirlo o non lo si voglia capire: se ascoltiamo Strega, nella seconda frase emerge il chiaro elogio alla non violenza. Mia madre, ex maestra elementare, ha capito appieno tutti gli artisti rap, dobbiamo capire se questo genere non si riesce a capirlo o non lo si vuole capire».

Roberta Lancellotti per repubblica.it il 5 febbraio 2020. Leo Gassmann ha debuttato sul palco dell’Ariston tra la nuove proposte con la sua canzone "Vai bene così". Al termine del brano il coro canta ripetutamente "asimbonanga", una parola in lingua zulu che significa "non l’abbiamo visto" e si riferisce al titolo di una canzone sudafricana simbolo della lotta all’apartheid scritta per Nelson Mandela dal cantante Johnny Clegg, nato in Inghilterra, vissuto in Sud Africa e scomparso lo scorso 16 luglio.

Dal ''Corriere della Sera'' il 5 febbraio 2020. Sanremo Se parente d' arte deve essere allora altro che nonno Vittorio o papà Alessandro, Leo Gassmann sceglie un trisavolo. Il quasi omonimo Leopold, compositore settecentesco e maestro presso la corte asburgica che ebbe fra i suoi allievi anche Mozart e Salieri. «Lo abbiamo scoperto di recente facendo delle ricerche. Le sue opere sono rappresentate ancora oggi. Più che la recitazione che è una cosa che hai o che non hai, è la musica che mi ha sempre fatto stare bene». Leo, 21 anni, ha passato ieri la prima sfida (come Tecla) ed è in semifinale. «Su questo palco ho respirato aria di storia, ma voglio vivere l' esperienza divertendomi e cogliendo l' occasione per presentare il mio primo album». Un bel ragazzo, il cognome che pesa, un talent ( X Factor ) nel curriculum: il pregiudizio al cubo. «Inevitabile. Per me è una sfida affermarsi e dimostrare che vali il posto in cui ti trovi. Il mio obiettivo è convincere chi non mi apprezza». In tasca ha il consiglio di papà: «Fatti scivolare addosso le cose e lavora con umiltà e sacrificio». Nonno Vittorio cantò con Mina, il papà con Irene Grandi e per ribaltare i campi lui si divertirebbe con il doppiaggio: «Mi piacerebbe fare un cartoon Disney, magari proprio Il Re leone cui nonno prestò la voce per il cattivo Mufasa». Al Festival ha portato «Vai bene così»: «Una canzone sui fallimenti e sugli errori. Era uno di quei momenti in cui non ti senti adatto e hai bisogno di sentirti dire certe cose». «Strike» è il suo album di debutto, che esce venerdì: «È la mia presentazione, una raccolta di brani in cui parlo di me e delle persone incontrate in questo percorso. Musicalmente cerco di tenere assieme le sonorità del rock angloamericano con cui sono cresciuto e il cantautorato italiano che ho scoperto più di recente». La canzone che dà il titolo al disco «nasce da un viaggio in tenda per l' Europa fatto quest' estate», «Mister Fonda» è «una dedica a Peter, amico di famiglia scomparso di recente e racconta come uno della mia età vede il tema della morte».

Sanremo Giovani 2020: chi è Leo Gassmann, vincitore delle Nuove Proposte. Pubblicato sabato, 08 febbraio 2020 da Corriere.it. Leo Gassmann ha vinto nella categoria Nuove Proposte. Una vittoria celebrata anche dal papà Alessandro su Twitter, che ha commentato in cui, letteralmente, urlava di gioia: «Daje Pippooooooooooooooooooo (così è chiamato Leo in famiglia, ndr.)». Erano arrivati in quattro in semifinale. La prima sfida ha riguardato Tecla (e la sua «8 Marzo») e Marco Sentieri (con «Billy Blu»), con la cantante 16enne che ha avuto la meglio sul rapper. Poi, la seconda semifinale ha visto confrontarsi appunto Leo Gassmann e Fasma «Per Sentirmi Vivo»). Gassman ha trionfato con «Va bene così», per poi vincere anche la sfida con Tecla. Nel raccontare la sua esperienza all’Ariston, il cantante ha detto: «Ho provato tanta gioia. Non credo all’odio, perché è mancanza di amore. A tutti è capitato di sentirci sbagliati, una delusione lavorativa e di amicizia. Ascolto Vasco Rossi, Jovanotti, Lucio Dalla, Ivano Fossati, Luigi Tenco, Brunori Sas, un grande artista, uno dei cantautori vecchio stampo». Gassmann aveva partecipato a «X Factor»: «Nel lavoro cerco il miglioramento ogni giorno, mi fa star bene, mi fa sentire vivo. X Factor per me è stata una scuola, stare in mezzo agli artisti è stato un onore. Ho acquisito più sicurezza in me stesso, ho utilizzato il tempo necessario per lavorare e per capire cosa fossi». Nipote di Vittorio, figlio di Alessandro, Leo Gassmann ha tra i parenti famosi anche un trisavolo illustro: Leopold, compositore settecentesco e maestro presso la corte asburgica che ebbe fra i suoi allievi anche Mozart e Salieri: «Lo abbiamo scoperto di recente facendo delle ricerche. Le sue opere sono rappresentate ancora oggi. Più che la recitazione che è una cosa che hai o che non hai, è la musica che mi ha sempre fatto stare bene». Parlando della sua partecipazione al Festival, ha detto: «Su questo palco ho respirato aria di storia, ma voglio vivere l’esperienza divertendomi e cogliendo l’occasione per presentare il mio primo album... Per me è una sfida affermarsi e dimostrare che vali il posto in cui ti trovi. Il mio obiettivo è convincere chi non mi apprezza». Tra i desideri da realizzare, il doppiaggio: «Mi piacerebbe fare un cartoon Disney, magari proprio Il Re leone cui nonno prestò la voce per il cattivo Mufasa». Tecla ha vinto il premio Lucio Dalla, dato dalla sala stampa.

Sanremo, Gabbani presenta "Viceversa": «Sono tornato con i miei tempi, nessun confronto col passato». Il vincitore del Festival 2017 con Occidentali's Karma ritorna con un pezzo profondo e sincero. Bianca Chiriatti il 06 Febbraio 2020 su La Gazzetta del Mezzogiorno. Con la sua "Viceversa" ha conquistato il primo posto nella classifica parziale, basata sul voto della giuria demoscopica: è un Sanremo 2020 che parte tutto in discesa per Francesco Gabbani, in gara con un pezzo orecchiabile, il cui motivetto fischiettato entra immediatamente in testa, ma che nasconde un lato profondo e romantico che ha stupito positivamente pubblico e addetti ai lavori. Dopo la vittoria nel 2017 con "Occidentali's Karma", Francesco si è preso il suo tempo: «Ho partecipato al Festival proprio quando ho avuto tra le mani questo brano - ci ha raccontato nella videointervista - Non faccio paragoni con le altre esperienze sanremesi». Questa sera lo vedremo sul palco nella serata delle cover, con il brano "L'Italiano", di Toto Cutugno. Mentre la canzone con cui è in gara, con l'arrangiamento d'archi curato da Matthew Sheeran, fratello di Ed, sarà contenuta nell'omonimo album "Viceversa", che uscirà venerdì 14 febbraio per BMG sulle piattaforme digitali, in vinile e in due differenti formati CD: Standard Version (1/2 booklet Giallo) e una Deluxe Version (Extraformato fotografico).

Viva Paolo, canta la Sla a Sanremo. Maria Antonietta Farina Coscioni, Presidente Istituto Luca Coscioni e consigliere generale del Partito Radicale, il 6 febbraio 2020 su Il Dubbio. Paolo Palumbo è un ragazzo di 21 anni affetto da Sla. Si è esibito sul palco dell’Ariston, a fianco del rapper Cristian Pintus, con il brano “Io sono Paolo”. Non sono solo canzonette. Non è “solo” canzone, nel 1958 Domenico Modugno con il suo liberatorio “Nel blu, dipinto di blu” ( che emozione, quando a un congresso del Partito Radicale, già malato, la ricanta). C’è poi Giorgio Faletti, nel 1994, con il suo struggente “Signor Tenente”; e Simone Cristicchi, nel 2007, con la sua bellissima “Ti regalerò una rosa”… Sono solo tre esempi tra i molti che si possono fare: Sanremo, festival della canzone italiana, non è solo questo; spesso è anche “impegno”, nel senso più alto, più nobile, della parola. Un palcoscenico per comunicare, far sapere, rendere consapevoli. Spiace per chi, con sufficienza, vivrà i giorni del festival, avendo cura di evitarli. Spesso si perde qualcosa. Quest’anno la direzione di Amadeus, offrirà qualche sorpresa, in questo senso. SLA, sigla che sta per Sclerosi laterale amiotrofica. Malattia che non perdona, la scienza, la ricerca, ancora non hanno trovato un rimedio, una terapia. Chi è affetto da SLA è condannato a morte. É un medico francese, Jean- Martin Charcot, a individuarla, nel 1869; devono però passare settant’anni prima che l’opinione pubblica si “accorga” di questa malattia: quando viene colpito un grande giocatore di baseball del “New York Yankees”, Lou Gehrig. Anche in Italia, la SLA colpisce sportivi famosi: il centravanti Stefano Borgonovo; il libero Gianluca Signorini; e da ultimo, il centravanti Pietro Anastasi, per fare dei nomi; ma non solo loro, evidentemente. Non esistono dati precisi, ma secondo le stime in Italia ci sono circa seimila malati di SLA, e 450mila, nel mondo. Malattia inguaribile, a un certo punto del suo decorso, se si vuole continuare a vivere si rende indispensabile l’uso continuativo e invasivo di un respiratore; e per quel che riguarda l’alimentazione, occorre far uso di un sondino, per una nutrizione artificiale. È il caso di Paolo Palumbo: un ragazzo di 21 anni, che dopo una crisi respiratoria decide di sottoporsi a tracheostomia. Oggi Paolo, si nutre con la Peg; respira per mezzo di un respiratore artificiale; comunica attraverso un sofisticato sintetizzatore vocale. Così ha deciso, e la sua decisione è stata, com’è giusto sia, pienamente rispettata. Paolo aveva un sogno: diventare uno chef. Lo vedremo – ecco che si arriva a Sanremo – sul palco dell’Ariston, invitato da Amadeus: seconda sera, a fianco del rapper Cristian Pintus, con il brano ‘ Io sono Paolo’. Paolo potrà muovere note e parole con gli occhi, grazie a un puntatore oculare; sarà un modo per sensibilizzare il pubblico su di una malattia che prima di strapparti la vita, ti ruba l’altro bene più prezioso: la libertà. Ecco: Sanremo diventa un palcoscenico importante; una straordinaria occasione per continuare a portare avanti quanto già vent’anni fa con Luca Coscioni, e come militanti del Partito Radicale, si rivendicava riguardo una malattia che porta alla morte, quasi sempre per paralisi dei muscoli respiratori: libertà di ricerca, contro ogni forma di proibizionismo sulla scienza, ogni forma di esclusione di un malato o disabile, in ogni sede: quella politica, nell’organizzazione della vita sociale, nelle scelte individuali della quotidianità…Sia consentito un filo di commozione e di doverosa, necessaria memoria: se Paolo Palumbo, e tanti altri come lui, oggi possono “parlare” con gli occhi, lo si deve anche – se non soprattutto – alla battaglia politica e gli sforzi che insieme a Luca Coscioni abbiamo fatto: per garantire i dispositivi per la comunicazione a malati e disabili in condizioni cliniche e fisiche invalidanti che provocano la perdita della parola, e quindi la possibilità di comunicare con il mondo esterno. È una battaglia iniziata, ma che ancora si combatte: troppe volte questi malati e queste famiglie sono soli, privi della necessaria assistenza psicologica e concreta. Grazie Paolo, grazie Amadeus, grazie Sanremo che “illuminate” per qualche ora queste problematiche. Perché non siano solo canzonette…

Francesco Menichella per gqitalia.it il 6 febbraio 2020. Sanremo 2020 regala un momento di profonda emozione grazie al coraggio e alla musica del brano Io sto con Paolo di Paolo Palumbo, giovane chef 22enne di Oristano, accompagnato dal fratello Rosario sul palco dell'Ariston e dal rapper Kumalibre, al secolo Cristian Pintus, insieme ad Andrea Cutri che dirige l'orchestra. Amadeus, il direttore artistico e conduttore, resta in scena per incoraggiare il ragazzo che da 4 anni lotta con la SLA,  acronimo di Sclerosi Laterale Amiotrofica, una malattia che non colpisce le facoltà intellettuali e si resta coscienti del rapido deterioramento del proprio corpo. «Alla fine si rimane chiusi in una conchiglia. Resta solo il volere ma non il potere», ha detto a GQ.it il professore Teepu Siddique responsabile del laboratorio di ricerca che da 35 anni a Chicago svolge esperimenti genetici molecolari per comprendere le cause di questa patologia. «Al momento non è disponibile una terapia funzionale. Ce ne sono alcune empiriche ma manca ancora un processo di conoscenza profonda e la SLA resta senza guarigione». A novembre la sua canzone Io sto con Paolo non ha passato le selezioni per accedere alla finale, ma Amadeus gli ha garantito una presenza per toccare la sensibilità di tutti e realizzare la sua volontà. “Siamo 6000 in Italia e sapete chi è la persona che mi sta vicino? Si chiama Rosario, non è solo mio fratello, è anche il vero eroe,” ha detto Paolo grazie all’uso di un comunicatore vocale guidato con gli occhi. “Al momento della diagnosi mio fratello ha lasciato tutto per me, diventando le mie braccia e le mie gambe, ogni tanto mi fa arrabbiare, ma poi torna tutto come prima. La mia famiglia mi ha insegnato cosa è la parola sacrificio senza chiedermi nulla in cambio, sono convinto che tutti abbiamo l’amore.” Paolo, seguito dal Centro clinico NeMo dell’ospedale Niguarda di Milano, si era già fatto conoscere in occasione del Seeds & Chips Global Food Innovation Summit quando incontrò l’ex presidente degli Stati Uniti Barack Obama a cui consegnò Sapori a colori, un libro di cucina con delle ricette da lui pensate per chi non può più nutrirsi in modo naturale e deve far ricorso a pappe omogeneizzate o al sondino. Obama fu molto colpito dalle idee e dall’energia di Paolo e lo invitò a curarsi negli Stati Uniti. Lui ha deciso di rimanere a curarsi in Italia per aiutare la ricerca nel nostro Paese e insieme a Marco Gualtieri, fondatore del summit sull’innovazione in campo alimentare, ha lanciato un crowdfunding per sostenere la nascita di un pool internazionale dedicato alla ricerca di una cura per la SLA: #iostoconpaolo. Nonostante le infinite difficoltà dovute a un serio aggravamento della malattia, Paolo Palumbo ha cantato assieme a Kumalimbre la sua canzone incantando tutto con le sue rime, gli occhi e un sorriso di profonda saggezza. Ecco il testo della canzone, Io sto con Paolo, che ha virtualmente vinto il 70° Festival della canzone italiana. «Io sto con Paolo», il testo:

Nella vita di ognuno di noi c’è un sogno da realizzare

dicono però per avere ciò che vuoi devi lottare

non me la sento proprio di lasciarmi andare

perché se esiste una speranza ci voglio provare

Mi chiamo Paolo e ho 22 anni e ho la sla

l’ho scoperto quattro anni fa

mi ha levato tutto tranne la vitalità

c’è chi mi giudica con troppa cattiveria

come se mi divertissi a star seduto tutto il giorno su una sedia

Il mio corpo è diventato una prigione

al di la delle sbarre ci arrivo usando gli occhi e l’immaginazione

vorrei camminare, mangiare, bere, parlare

guarire in fretta, una famiglia amici da baciare

Il percorso sarà lungo ma ce la farà promesso

nonostante la stanchezza che ogni giorno porto a presso

certe cose le capisci solo se le vivi

guardi il mondo da una finestra sperando che quel giorno arrivi

Faccio un rumore in silenzio perché ho un carattere

e do speranza a ogni malato in lacrime

ho una madre, un padre che adoro

e un fratello che mi presta gambe e braccia e non mi lascia mai da solo

Sono la montagna che va da Maometto

pur restando disteso nel letto

per volare mi bastano gli occhi

quelle volte che il mondo sta stretto

sono la montagna che va da Maometto

pur restando disteso nel letto

per volare mi bastano gli occhi

quelle volte che il mondo si è spento

Sono la montagna che va da Maometto

pur restando disteso nel letto

per volare mi bastano gli occhi

quelle volte che il mondo sta stretto

Piacere sono Paolo

ho fretta di raccontare

scusatemi la voce

da casello autostradale

sognavo di fare lo chef ci sono riuscito

vedermi con la sedia a rotelle ti ha infastidito?

Questa malattia fa paura vista fuori

ho lottato pure quando ho perso i sapori

ho guidato un drone nel cielo

ho parlato al G8

e ora canto a Sanremo

Sono la montagna che va da Maometto

pur restando disteso nel letto

per volare mi bastano gli occhi

quelle volte che il mondo sta stretto

sono la montagna che va da Maometto

pur restando disteso nel letto

per volare mi bastano gli occhi

quelle volte che il mondo si è spento

Sono la montagna che va da Maometto

pur restando disteso nel letto

per volare mi bastano gli occhi

quelle volte che il mondo sta stretto

Nella vita di ognuno di noi c’è un sogno da realizzare

dicono però per ottenere ciò che vuoi devi lottare

non me la sento proprio di lasciarmi andare

perché se esiste una speranza ci voglio provare

Credo e recito il Rosario

ed è proprio lui a tenere lontano il mio sicario

Una splendida canzone che ha dato gioia a Paolo Palumbo e sicuramente un rinnovato vigore e ispirazione a chi da tanto tempo lotta nei laboratori di ricerca per trovare un rimedio. Dopo i meritati applausi, Amadeus gli ha dato spazio per parlare di sé e del senso di tutti gli sforzi finora fatti. «Io sto con Paolo», il significato spiegato direttamente da Paolo Palumbo, autore del brano. «Buonasera a tutti, lasciate che mi presenti. Mi chiamo Paolo Palumbo, ho 22 anni, sono nato in Sardegna e da 4 anni combatto contro la sclerosi laterale amiotrofica, conosciuta come SLA. Ringrazio lo staff di Sanremo e Amadeus per avermi dato l’opportunità di  venire qui e portare il mio messaggio usando questa voce un po’ particolare. Chiudete gli occhi. Provate a immaginare che la vostra quotidianità, anche nei gesti più piccoli, venga improvvisamente stravolta. Immaginate che il corpo che per anni vi ha sostenuti non risponda più ai vostri comandi e non possiate più provare il piacere di dissetarvi con un sorso d’acqua, canticchiare la vostra canzone preferita o fare un respiro profondo. In Italia siamo oltre 6mila ad aver provato queste sensazioni e ad avere fatto degli accertamenti che ci hanno catapultati in un mondo ignoto. Sapete chi è la persona che mi sta vicino? Si chiama Rosario e non è solo mio fratello è anche il vero eroe di questa storia. Pensate che al momento della diagnosi lui ha lasciato tutto per prendersi cura di me, diventando le mie gambe e le mie braccia. Grazie a lui le mie incertezze sono scomparse. Certo, ogni tanto mi fa arrabbiare e lo rimprovero ma basta la dolcezza con cui mi parla a far tornare tutto come prima. Rosario e la mia splendida famiglia mi hanno insegnato cosa significa la parola sacrificio, dedicandomi la loro vita senza chiedere nulla in cambio se non di rimanere qui con loro. Grazie al loro amore ho scoperto di avere una forza interiore che non sapevo di avere e che vorrei trasmettervi perché sono convinto che ce l’abbiamo tutti anche se non ce ne rendiamo conto. È stato grazie a questa forza che la SLA non è riuscita a impedirmi di diventare uno chef e di realizzare tutto quello che avevo in mente di essere. Perciò la mia non è la storia di un ragazzo sfortunato, ma di un ragazzo che non si è arreso alle difficoltà e ha imparato a fine un punto d’appoggio sul quale costruire qualcosa di nuovo. Quando vi dicono che i vostri sogni non si possono realizzare, continuate dritti per la vostra strada seguendo il cuore perché i limiti sono solo dentro di noi. La vita non è una passeggiata e dovremmo fronteggiare le sfide che ci mette davanti con tutto l’entusiasmo possibile. Poco più di un mese fa ho affrontato un momento difficile, una crisi respiratoria. Se non fosse stato per la bravura dei medici e il sostegno di tutti quelli che sono accanto a me, oggi non ciò sarei. Quando mi sono risvegliato dalla rianimazione, ho riflettuto sulla fortuna di essere vivi. Vi faccio una domanda: avete usato il vostro tempo nel migliore dei modi? Avete detto tutti i “ti voglio bene” che volevate dire? Avete cercato di fare il lavoro che sognavate per svegliarvi col sorriso? In questi ultimi anni ho imparato che il tempo che abbiamo a disposizione è poco e prezioso e dovremmo viverlo intensamente, riempiendolo di amore e di altruismo. Date al mondo il lato migliore di voi e vedrete che le cose andranno meglio. Perché se abbiamo bisogno di un cambiamento è soprattutto nella mente dove stagnano le disabilità più pericolose come la mancanza di empatia e tolleranza. Malattie come la mia ci rendono uguali, colpiscono senza giudicare le nostre storie, la nostra bontà e il nostro ceto sociale o i nostri progetti. Perciò nel vostro piccolo fate quanto più potete per aiutare il prossimo. Non buttate via la vostra vita e quando di fronte ad un problema crederete di non farcela, ascoltate e riascoltate la mia canzone. Fatela sentire a chi amate e pensate a me e a tutti quei guerrieri che ogni minuto lottano per vivere. Grazie a tutti».

Annalisa Grandi per corriere.it l'8 febbraio 2020. È stata una delle icone di fascino e sensualità degli anni Ottanta. Chi è stato giovane in quegli anni se la ricorda sicuramente, le sue mise e le curve esplosive. Cantante ma non solo, anche showgirl e attrice, scoperta da Claudio Cecchetto, oggi Sabrina Salerno compie 50 anni. E la sua priorità è suo figlio. Noi l’abbiamo intervistata. «Ho capito a questa età che niente è regalato - ci ha detto - quando sei giovane non ci pensi, ora mi sono resa conto che l’importante è sapere vivere alla giornata e cogliere l’attimo». È stata icona di fascino e sensualità, ha venduto 20 milioni di dischi ma non rimpiange il passato: «Per me ora le priorità sono altre», spiega. E la priorità ha un nome: Luca Maria, suo figlio di 13 anni: «Lui mi ha davvero cambiato la vita, mi ha fatto capire che per la prima volta non dovevo più essere io al centro. Ma anche che dovevo smettermi di farmi tante domande». «Io sono stata sempre un po’ tormentata, non sempre ho vissuto bene quello che mi succedeva, poi è arrivato mio figlio ed è cambiato tutto. Continuo a fare il lavoro che amo, a cantare in Francia, a breve uscirà un mio disco, ma lo faccio sempre tenendo conto che la mia priorità è passare del tempo con mio figlio». E se le si chiede quale consiglio darebbe a una giovane che vuole «seguire le sue orme» dice: «I consigli non si danno, perché ognuno deve fare il suo percorso. Ma nella vita ci vogliono fortuna, salute e un buon avvocato. Per andare avanti ci vuole coraggio e un fisico bestiale».

Sanremo, incidente per Sabrina Salerno che si incastra scendendo la scalinata. La scalinata dell'Ariston miete vittime a Sanremo: l'ultima è Sabrina Salerno, il cui tacco si è incastrato sui gradini richiedendo l'intervento di Amadeus. Francesca Galici, Giovedì 06/02/2020 su Il Giornale. Sul palco del festival di Sanremo nel corso degli anni si sono alternati decine di conduttori, conduttrici, vallette e co-conduttrici. Ancora più numerosi sono stati gli ospiti, maschili e femminili, che hanno calpestato le tavole del teatro Ariston. Tante cose sono cambiate nel corso di 70 anni di festival di Sanremo ma c'è un elemento che da decine di anni è rimasto costante, un simbolo imperituro dell'evento nazional popolare per eccellenza dell'italica cultura. È la scalinata del festival di Sanremo, croce e delizia per chiunque arrivi al teatro Ariston, anche per Sabrina Salerno che nella seconda serata ha rischiato di cadere nella sua prima discesa. Tutte le donne di spettacolo sognano, prima o poi, di scendere quella scalinata con bellissimi abiti da sera e scarpe gioiello, nonostante le difficoltà e la paura di cadere e di restare nella storia del Festival per una gaffe. Nelle prime due serate della 70esima edizione di Sanremo sono già due gli episodi che hanno rischiato di segnare il Festival. Al contrario di quanto si potrebbe immaginare, il primo inciampo sulla gradinata del teatro Ariston non è stato di una cantante o di una delle donne che hanno affiancato Amadeus nella serata d'esordio. La prima vittima della scalinata del teatro Ariston è stata Albano Carrisi. Il cantante di Cellino San Marco ha sceso le scale insieme a Romina Power per raggiungere il palco, dove i due di lì a poco hanno eseguito alcuni dei loro successi più noti e l'inedito scritto da Cristiano Malgioglio. Giunto quasi alla fine delle scale, Albano ha avuto un momento di incertezza e ha rischiato di cadere rovinosamente se non fosse stato per Romina Power che l'ha provvidenzialmente sorretto per un braccio. Un inciampo difficile da prevedere per Albano, visto che l'uomo non deve fare i conti con le difficoltà dei tacchi alti. Nulla di grave per il cantante, che si è immediatamente ripreso e ha ultimato la discesa con il sorriso. Qualche difficoltà in più per Sabrina Salerno nel corso della discesa della sua prima scalinata durante la seconda serata del festival di Sanremo. La bellissima cantante e showgirl, simbolo di femminilità negli anni Ottanta, ha fatto la sua discesa trionfale dalla scalinata del teatro Ariston con un bellissimo abito lungo con un profondo spacco lungo la gamba sinistra. Un imprevisto, però, ha interrotto il momento, causando uno stop della cantante a metà scala circa. Il tacco della scarpa della showgirl è rimasto incastrato tra l'abito e il gradino, costringendo Amadeus all'intervento in soccorso della sua spalla. Quella di Sabrina Salerno non è stata una discesa fluida fin dai primi momenti, proprio a causa della paura di inciampare e cadere rovinosamente. Una volta giunta in fondo all'alta scalinata, per la cantante c'è stato anche il fastidio di un crampo, probabilmente dovuto proprio alla difficoltà della discesa con ai piedi dei tacchi così impegnativi. Chi sarà la prossima vittima?

Sanremo 2020, la classifica dei 24 big vede Gabbani in testa. Critiche e polemiche per gli altri piazzamenti. Libero Quotidiano il 6 Febbraio 2020. A Sanremo 2020 è tempo di classifiche. Al termine delle esibizioni di tutti e 24 gli artisti, ecco quella generale dei Big in gara al festival, secondo la votazione della giuria demoscopica. Al primo posto Francesco Gabbani, poi a seguire: Le Vibrazioni, Piero Pelù, Pinguini Tattici Nucleari, Elodie, Diodato, Irene Grandi, Tosca, Michele Zarrillo, Levante, Marco Masini, Alberto Urso, Giordana Angi, Raphael Gualazzi, Anastasio, Paolo Jannacci, Achille Lauro, Enrico Nigiotti, Rita Pavone, Riki, Elettra Lamborghini, Rancore, Bugo e Morgan, Junior Cally. Una classifica  destinata a suscitare polemiche e discussioni. Come il parere negativo su questi dati dell'inviato al Festival di Libero, Fabrizio Biasin, che, in un primo tweet si dichiarava sorpreso del poco credito dato a Rancore, e poi dava un giudizio negativo sui voti ai 24 big: "La giuria demoscopica c'ha il #coronavirus, non ci sono altre spiegazioni", il tweet del giornalista. "Questa cosa non si era mai vista". Anche Fabrizio Biasin, inviato di Libero a Sanremo, punta il dito contro la scelta di Amadeus di dilatare a dismisura la scaletta del Festival. Una decisione che sta pagando dal punto di vista degli ascolti (doppio record in prima e seconda serata) perché "trattiene" davanti alla tv i telespettatori, ma che sta facendo arrabbiare e non poco gli artisti in gara, con ripercussioni negative sulle performance e il clima dietro le quinte. "Il primo cantante si è esibito dopo le 22", constata sconcertato Biasin. E Morgan, sempre imprevedibile, ha già minacciato di andarsene dall'Ariston proprio per il trattamento ricevuto. E così se lo spettacolo è "molto bello", sottolinea il nostro inviato, "a risentirne è la gara". Non un dettaglio di poco conto. 

Sanremo 2020, Junior Cally ultimissimo in classifica: al Festival il trionfo di Salvini. Libero Quotidiano il 6 Febbraio 2020. Ultimissimo in classifica. Junior Cally, il rapper anti-Salvini, ha fatto parlare molto a Sanremo ma non è piaciuto al pubblico del Festival. Dopo le prime due serate, la sua No Grazie (che guarda caso è stata apprezzata da molti critici) è in fondo, segno che per una volta non bastano le polemiche a far volare un artista. Già a rischio espulsione preventiva per alcuni suoi vecchi brani con testi giudicati misogeni e violenti, il rapper mascherato che all'Ariston si è presentato a volto scoperto ha portato un pezzo anti-sovranista che tra il pubblico ha riscosso meno consensi anche di Rita Pavone, Riki, Bugo e Morgan, tutti bistrattati dalla critica. In testa? Francesco Gabbani, che con la sua Viceversa si candida ad un nuovo trionfo dopo Occidentali's Karma, prima nel 2017. Una vera e propria "macchina da Sanremo".  Di seguito, la classifica parziale dopo 2 serate

1 Francesco Gabbani

2 Le Vibrazioni

3 Piero Pelù

4 Pinguini Tattici Nucleari

5 Elodie

6 Diodato

7 Irene Grandi

8 Tosca

9 Michele Zarrillo

10 Levante

11 Marco Masini

12 Alberto Urso

13 Giordana Angi

14 Raphael Gualazzi

15 Anastasio

16 Paolo Jannacci

17 Achille Lauro

18 Enrico Nigiotti

19 Rita Pavone

20 Riki

21 Elettra Lamborghini

22 Rancore

23 Bugo e Morgan

24 Junior Cally

·        La Terza Serata.

Sanremo 2020, la conferenza stampa dopo la seconda serata. Amadeus: «Ronaldo? Ci guarderà da casa». Pubblicato giovedì, 06 febbraio 2020 su Corriere.it da Arianna Ascione. La serata è dedicata ai duetti. Sul palco Georgina Rodriguez e Alketa Vejsiu. Tra gli ospiti Roberto Benigni e Mika. «È un genio». Durante la diretta della seconda serata di Sanremo una camera inquadra il presidente di Rai Uno Stefano Coletta che dice queste parole agli ospiti della prima fila. E il concetto viene ribadito anche giovedì durante la conferenza stampa della terza giornata. «Credo che Fiorello illumini il Festival. Sapere che lui è lì e non sapere quello che farà mi dà una tranquillità pazzesca». D’altra parte gli ascolti sono da record, con lo share del 53,3%. Con grande soddisfazione per Amadeus. «Stamattina il risveglio è stato bellissimo con questi dati di ascolto — ha precisato il conduttore —. Tengo comunque i piedi per terra, ma non nascondo la gioia immensa, ma ci sono ancora tre serate e avremo modo poi di festeggiare in maniera vistosa domenica mattina. C’è grande soddisfazione legata alla musica, tutto è stato preparato al servizio della musica». Tra gli ospiti Roberto Benigni, in programma sul palco verso le 22,45, («farà una cosa che rimarrà») e Mika. Ma la terza serata di giovedì è quella dedicata ai duetti. «Sarà una serata “atomica”», commenta Claudio Fasulo, vice direttore di Rai1 e responsabile dell’intrattenimento. In scaletta ci sono «titoli eccezionali, degni del festeggiamento per i 70 anni del Festival». Ma in sala stampa c’è anche un po’ di polemica sul fatto che alcuni cantanti si sono esibiti a tarda notte. Su questo argomento Amadeus spiega che nessuno viene penalizzato: «Chi ha cantato tardi, canterà prima», assicurando che la scaletta deve essere aggiustata, si può migliorare e c’è una rotazione. I tempi? Subiranno un’accelerazione nella serata di sabato. «Le prime due serate sono state anche all’insegna dello show, erano un po’ due “prime serate”». Le conduttrici al fianco di Amadeus nella terza serata sono la presentatrice albanese Alketa Vejsiu e Georgina Rodriguez, la compagna di Cristiano Ronaldo che non è presente in conferenza stampa e ancora non si sente sicura del suo italiano. La scelta di due donne straniere non è casuale: perché il Festival trasmesso in mondovisione entra nelle case dei telespettatori in tanti Paesi. «Georgina aveva impegni stamattina ma sta arrivando — afferma Amadeus —. Per la serata di oggi, dedicata alla storia della musica italiana, abbiamo voluto due donne non italiane. Perché Sanremo è famosa nel mondo, e sia Alketa che Georgina mi hanno raccontato che da anni sentivano l’ondata musicale del Festival. Quindi è un omaggio a Sanremo anche all’estero. Georgina non ha la padronanza dell’italiano come Alketa, soprattutto presenterà con me le canzoni, starà sul palco con me». Ci sarà il calciatore juventino in prima fila? «Credo che Ronaldo lo guaderà da casa, non ho il suo numero di telefono», sottolinea Amadeus. La conduttrice albanese Alketa Vejsiu è entusiasta di iniziare l’avventura della kermesse. «Innanzitutto grazie alla Rai e ad Amadeus di questo invito speciale, che è il sogno di una nazione intera. In Albania Sanremo è stata colonna sonora di tante vite. Conosciamo bene le vostre canzoni e viviamo con la radio e la tv italiana. Per noi la Rai è stata la finestra della libertà». E aggiunge: «Gli occhi degli albanesi sono stasera con voi, e anche quelli di coloro che vivono in Italia, che sono 600mila. È un premio per la mia carriera, un sogno per il quale ho lavorato da bambina facendo una lunga gavetta». Poi, scherzando commenta l’assenza di Fiorello: «Stasera manca Fiorello e mi offro di sostituirlo, ma parlando veloce per accorciare un po’ i tempi». Non mancano gli elogi ad Amadeus: «Tu sei uno di quelli che fa le cose col cuore, umile e professionale come sei ce ne sono pochi. Sono felice di essere accolta come solo voi sapete accogliere. Sono più felice che mai, sono sulle nuvole, essere nel cast è un privilegio». Nessuna penalizzazione dei giovani al Festival, assicura Amadeus. «I giovani hanno grandissima visibilità, infatti vanno in onda alle otto e mezza. Per quanto riguarda i voti non posso giudicare il voto della giuria demoscopica. Mi dispiace molto per gli Eugenio ma c’è una ragazza molto brava che hanno ritenuto migliore. È un festival che ha canzoni in gara, ha emozioni, è un po’ più ampio e mi pare che il pubblico apprezzi altrimenti non ci seguirebbe con uno share così ampio».

Sanremo 2020, la conferenza stampa: il caso Fiorello-Ferro, la telefonata di Benigni e il ritorno di Antonella Clerici. Pubblicato venerdì, 07 febbraio 2020 da Corriere.it. «Sono senza parole, commosso da quello che sta accadendo. Stiamo facendo il Festival che avevo nella mia testa, ma non sarebbe potuto accadere senza la fiducia di tutti». Così Amadeus ha commentato il boom di ascolti della terza puntata, durante la conferenza stampa di venerdì mattina. E mentre Amedeus parlava è arrivata anche la telefonata in diretta di Roberto Benigni, «complice» dell’impennata di spettatori giovedì sera con il suo intervento: «È stato bellissimo, un’emozione enorme - ha detto l’attore e regista -. Non ho dormito neanche un secondo per l’emozione di ieri. Sanremo può reggere anche il Cantico dei Cantici. Volevo salutarvi tutti e ringraziare tutti». In conferenza stampa Amadeus è tornato sulla polemica fra Fiorello e Tiziano Ferro, ribadendo, come già aveva detto giovedì, che non esiste alcuna tensione fra i due: «Condivido con Rosario il pianerottolo, con Tiziano ci vediamo e ci incrociamo tante volte al giorno. Vi posso assicurare che non c’è nessun problema, era solo una battuta infelice fatta all’una di notte, poi il mondo dell’hashtag ha fatto il resto». E ha aggiunto: «Fiorello è in perfetta forma, ieri mi è mancato, Tiziano sta benissimo, c’è un clima meraviglioso. Tiziano ha capito che la battuta poteva essere fraintesa e si è scusato, ma la cosa è durata Natale e Santo Stefano: il problema non è che sia finito, non è mai iniziato». La quarta serata di Sanremo vede il ritorno sul palco di Antonella Clerici, già conduttrice e co-conduttrice del Festival: «So cosa vuol dire stare su questo palco. Amadeus ha messo l’amicizia alla base di questo Festival, tutte le persone che vengono qui sono davvero felici di partecipare», ha detto in conferenza stampa. E si è poi commossa - «sono lacrime di gioia e di riconoscenza perché è stato un anno davvero complicato», ha detto - alle parole del direttore di rete Stefano Coletta che ha salutato il suo rientro nei palinsesti: «Trovo che sia una bestemmia che Antonella Clerici non sia presente su Rai1 da un po’ di tempo: è una donna non solo legata a un registro ludico, ma anche donna autorevole, e quindi credo che debba tornare nei volti, nelle conduzioni, nei riferimenti delle persone», ha detto Coletta. Oltre alla Clerici, ad affiancare Amadeus ci sarà anche Francesca Sofia Novello, fidanzata di Valentino Rossi: «Quella scala dell’Ariston fa paura ma meglio non pensarci. Il mio lavoro di modella sicuramente mi aiuterà ad affrontarla», ha detto. In merito alle polemiche che hanno preceduto il suo arrivo al Festival, Novello ha parlato di attacchi ingiusti e ha espresso la sua commozione per gli altri interventi delle co-conduttrici: «Condivido pienamente il messaggio di Diletta Leotta sulla bellezza: la bellezza capita ed è più o meno quello che è successo anche a me», ha detto. «Rula Jebreal mi ha aiutato tantissimo, mi ha detto di non preoccuparmi per un attacco che ho trovato non troppo giusto, dove le donne sono state le prime a bullizzare o a fare del maschilismo nei miei confronti. Su quel palco voglio esserci come Francesca Novello e non come o perché la fidanzata di Valentino Rossi. E infatti Valentino staserà non ci sarà: è in Malesia per fare i test di MotoGp, ma se anche fosse stato in Italia non avrei voluto probabilmente che fosse in platea». Il suo motto, ha detto, è «se insisti e resisti raggiungi e conquisti». Sul fronte della gara, tutti e 24 i campioni venerdì torneranno sul palco con i loro brani, mentre verrà incoronato il vincitore della categoria nuove proposte. I superospiti della serata saranno Ghali, Gianna Nannini e Dua Lipa. In conferenza stampa è intervenuto anche il governatore della Regione Liguria Giovanni Toti che ha inviato un pensiero alle vittime e a chi sta lavorando per il nuovo ponte Morandi a Genova: «Vorrei dedicare il Festival di Sanremo anche a chi sta lavorando per la ricostruzione - ha detto -. Stanno facendo un piccolo miracolo».

Da liberoquotidiano.it il 7 febbraio 2020. Antonella Clerici si commuove durante la conferenza stampa dell'organizzazione del Festival di Sanremo: "Per me è stato un anno complicato, stare qua e sentire le tue parole e sentirmi circondata da tutto questo effetto, devo dire la verità, ne avevo proprio bisogno". Poco prima infatti Stefano Coletta, neo direttore di Rai Uno, sempre in conferenza stampa rispondendo alle domande dei giornalisti su possibili progetti che coinvolgano la conduttrice, aveva detto: "È una bestemmia che Antonella non sia su Rai Uno da un po' di tempo". E ancora: "La ritengo una donna autorevole, Rai Uno deve tornare nei volti, nelle conduzioni, nei riferimenti delle persone che guardano all'ammiraglia nel codice di autorevolezza. Clerici è una donna autentica che non ha mai creato filtri".

Dagospia il 7 febbraio 2020. Sul numero di “Chi” in edicola mercoledì prossimo, in una lunga intervista, Claudio Cecchetto parla delle sue “creature”, Fiorello e Amadeus, e spiega perché non è stato coinvolto nell'organizzazione del Festival. «Sono scelte della Rai, probabilmente avevano già i loro esperti, sono contro i “pacchetti” o le raccomandazioni, non doveva far piacere a me andare ma doveva far piacere a loro avermi, ma nella vita penso di aver dimostrato abbastanza, non mi attacco a queste cose. Resta il fatto che Fiorello e Amadeus lì ho scoperti io e ci sono cose che restano nel tuo curriculum e anche nel tuo cuore». Oltre a loro Cecchetto ha lanciato Gerry Scotti, Jovanotti, Leonardo Pieraccioni, Fabio Volo. «Io riunivo persone con talento e sapevo che, frequentandosi, avrebbero moltiplicato il proprio talento. Ho condotto tre volte Sanremo e poi mi sono messo a fare il talent scout cercando persone che fossero più forti di me, perché ci si può anche esprimere attraverso gli altri». «Le gelosie le creano i numeri due o i numeri tre ma io avevo solo numeri uno che non potevano essere in competizione: come avrebbe potuto Jovanotti essere geloso di Max Pezzali o Gerry Scotti di Fabio Volo?». Tornando al Festival, Cecchetto non ha voluto dare indicazioni ai suoi pupilli. «Non ho dato consigli ad Amadeus perché il problema dei consigli è che rendono tutti uguali mentre il mondo va avanti proprio perché si spera che qualcuno faccia qualcosa di diverso». Del forfait inaspettato di Jovanotti, ospite annunciato e parte della famiglia di Radio Deejay, Cecchetto dice: «Sicuramente Lorenzo aveva da fare cose che aveva pianificato già molto tempo prima e non poteva mandare tutto a monte. E poi l’amicizia non deve mai diventare un obbligo, altrimenti non è amicizia». E del suo futuro come possibile giudice di un talent come “X Factor”, Cecchetto taglia corto: «È tutta la vita che faccio “X Factor”, solo che lo faccio sul campo».

Aldo Grasso per il “Corriere della Sera” il 7 febbraio 2020. Paradossi sanremesi. Com' è noto, il paradosso (pará, contro e dóxa, opinione) è quella figura logica che consiste in un'affermazione in apparenza assurda e contrario al senso comune, ma Qualunque sia il ruolo di Fiorello al Festival - amico, complice, deus ex machina - ci si chiede perché le sue esibizioni, dall'apparizione en travesti al coro con i Ricchi e Poveri, debbano essere interrotte dalle canzoni. Esattamente come certi programmi che interrompono l'emozione degli spot pubblicitari. Fiorello, Amadeus, Savino... Da tempo le vecchie colonne di Radio Deejay sono diventate il nuovo della Rai: non si capisce da che parte stia l'asincronia. La parola più usata da Amadeus è «evento», tutto ciò che è in procinto di presentare è «evento» (deriva dal latino e venire, accadere, dunque ciò che è accaduto non ciò che sta per accadere). Se tutto è evento nulla più è evento e poi il Festival di Sanremo dovrebbe traslocare a Eventimiglia. Più Piero Pelù per tutti. Il rocker maledetto, il ribelle è stato visto raccogliere plastica sulla spiaggia di Sanremo con quelli di Lega Ambiente. Operazione meritoria, però più da Amici Cucciolotti che da El Diablo. Adorabili gli incendiari che diventano pompieri. La reunion più autentica e veritiera è stata quella dei Ricchi e Poveri, i nostri Abba: «La prima cosa bella», «Che sarà», «Se m' innamoro», «Sarà perché ti amo», «Mamma Maria». Cori da stadio, ovazioni a non finire. Per anni ci siamo chiesti perché Marina (la bionda) fosse stata cacciata da Angela (la brunetta). Ora sappiamo: una storia di letto, merita un film con Meryl Streep e Pierce Brosnan. Laura Chimenti ed Emma D' Aquino: bravissime nel ruolo delle veline («La parola velina è familiare oggi, in accezione televisiva, a milioni d' italiani, come appellativo della ragazza che appare sul video nel ruolo di figurante decorativa», Accademia della Crusca). Infine: Pinguini Tattici Nucleari, daje!

Nanni Delbecchi per il “Fatto quotidiano” il 6 febbraio 2020. Questo non è il festival di Amadeus. Questo è il festival presentato da Forrest Gump Amadeus, che di fronte all' emergenza ha chiesto aiuto al migliore amico (cosa non si fa in nome dell' amicizia!). Ma allora, chi è il regista di questo Sanremo? Don Matteo? O forse il principe Klemens von Metternich, arrivato direttamente dal Congresso di Vienna? Deve essere lui, perché questo è il festival della doppia restaurazione. Restaurazione televisiva, con i cantanti che cercano in tutti i modi di bucare il video (e non solo quello), le belle donne costrette a dimostrare che non sono solo belle, Tiziano Ferro promosso a tour operator dei monumenti del passato. Ma soprattutto restaurazione di contenuti, con il momento marchetta dedicato al film di Muccino, il momento Carramba! di Al Bano, Romina e Ylenia, il momento C' è posta per te con la letterina di Diletta Leotta alla nonna. Fiorello fa quello che può - visti i testi degli autori, improvvisa -, ma perfino per lui non è facile nuotare nell' oceano di alchermes. A questo punto non osiamo immaginare cosa saranno i 40 minuti di predica di Padre Benigni. Ci si interroga sull' intramontabilità del Festival di Sanremo. Perché è lo specchio dell' Italia, dicono. Forse quando è nato, 70 anni fa. Oggi, ogni anno di più, è lo specchio di una certa Italia, quella di 70 anni fa, l'Italia ipocrita, turibolare e conformista dove vige la dittatura della Sacra Famiglia, la sola cosa in questo Paese a non cadere mai in prescrizione.

Sanremo 2020, Striscia la Notizia sgancia la bomba: "Voto dell'orchestra, cosa non torna". Libero Quotidiano il 7 Febbraio 2020. A Sanremo scoppia il caso del voto dell'orchestra. È Striscia la Notizia, come da tradizione, a indagare sul "marcio" del Festival o presunto tale. Il tg satirico di Canale 5 diretto da Antonio Ricci avrebbe ricevuto delle segnalazioni esplosive. Giovedì sera, nella terza serate dedicata alle cover, Amadeus ha annunciato che in quel preciso momento l'orchestra stava votando le performance dei cantanti in gara. Per la cronaca, la classifica è stata dominata da Tosca davanti a Piero Pelù e Pinguini Tattici Nucleari. Francesco Gabbani, primo nella classifica demoscopica, è finito solo ottavo. Secondo Striscia, però, proprio mentre Amadeus annunciava il voto "si possono vedere i membri dell'orchestra in realtà alle prese con spartiti e strumenti". Ma c'è di più: "Già dal pomeriggio - spiega il tg satirico riportando le segnalazioni delle gole profonde da Sanremo - i componenti dell'orchestra avevano votato e consegnato al notaio le schede con le loro valutazioni, molto prima cioè delle performance degli artisti in diretta". Qualcosa, insomma, non torna.

Sanremo 2020, Tiziano Ferro contro Fiorello: "Statte zitto". Amadeus: "Battuta infelice". Un caso all'Ariston. Libero Quotidiano il 6 Febbraio 2020. Proseguono le polemiche su Sanremo 2020. Questa volta nel mirino ci è finito Tiziano Ferro. Il cantante, arrivato a una certa ora, non ha potuto nascondere una certa contrarietà: "È l'una Amadeus, potemo fa' qualcosa domani?", ha affermato l'ospite fisso della kermesse per poi aggiungere la frase che ha creato più scalpore: "Hashtag Fiorello statte zitto". Una battuta subito rilanciata sui social che gli hanno dato ragione: la seconda serata del Festival della musica è durata talmente tanto da annoiare molti. Tra questi ovviamente non c'è il conduttore che stizzito ha replicato in sala stampa: "La battuta di Tiziano Ferro #fiorellostattezitto forse non è riuscitissima, ma credo che Tiziano abbia la sensibilità di capire quanto la presenza di Fiorello illumini il festival, quindi io lancio #fiorelloparlaquantovuoi". Poi la precisazione: "Fiorello ci è rimasto male? So che è andato a giocare a tennis a Bordighera. A tutt'oggi non l'ho ancora sentito. Credo che Tiziano e Fiorello si sentiranno ma non creerei un caso: il festival è vincente grazie a tutti quanti". Ma - e qui la frecciatina - "la stanchezza fa brutti scherzi, è colpa mia aver programmato Tiziano Ferro così tardi".

Da ilmessaggero.it il 6 febbraio 2020. Sanremo non è solo una battaglia a colpi di hit. Può essere anche a colpi di hashtag, colpi che possono trasformarsi in veri e propri fendenti. «Il pubblico oggi, ieri Amadeus perché è l'una... possiamo fare qualcosa domani? Hashtag #fiorellostattezitto», il commento piccato di Tiziano Ferro l'altra sera. Chiaro riferimento a un Sanremo che si allunga sempre più lasciando meno spazi agli altri ospiti, incluso l'artista di “Sere Nere”. Come se fosse “colpa" anche dei monologhi e delle gag di Fiorello.  «Credo che Tiziano volesse fare una battuta ma a volte, all'una di notte, le battute possono riuscire male. Non c'è stato nessun attrito e nessun imbarazzo. Quindi io lancio l'hashtag #fiorelloparlaquantovuoi», la replica di Amadeus oggi, pronto a gettare acqua sul fuoco delle polemiche. Ma ormai l'hashtag #fiorellostattezitto» è entrato subito in tendenza sui social. «Credo che Tiziano e Fiorello si sentiranno - ha concluso il conduttore del Festival - ma non creerei un caso su questa cosa. Una battuta infelice può capitare. Facciamo in modo che non accada più perché dobbiamo arrivare fino a sabato tutti insieme, in amicizia e volendoci bene». La polemica, comunque, è inarrestabile. La disputa non è tra pro-Fiorello o pro-Ferro. La questione è che questo Festival dura troppo. Mercoledì sera la chiusura è stata all'1.43. «Manca il rispetto verso il pubblico», «no, manca il rispetto verso i cantanti», i commenti dei telespettatori su Twitter e Facebook. Di sicuro, come sempre, ci sono i numeri: il boom degli ascolti è innegabile. E le polemiche, come storicamente accade, aiutano. 

Sanremo 2020, il lapsus di Amadeus su Tiziano Ferro la dice lunghissima: caos all'Ariston? Libero Quotidiano il 7 Febbraio 2020. Prima il caso con Fiorello, poi le scuse, e infine, la nuova polemica. Tiziano Ferro, dopo le essersi lamentato perché si esibisce troppo tardi (con tanto di hashtag #fiorellostattezitto), è tornato ieri sera 6 febbraio sul palco del Festival di Sanremo ma a differenza di quanto previsto dalla scaletta iniziale, rivela davidemaggio.it, si è dilettato con ben due canzoni.  La cosa, peraltro, è stata sottolineata da un errore di Amadeus, che aveva lanciato il brano "Amici per errore", esattamente come previsto dalla scaletta divulgata in serata, salvo poi correggersi e precisare che la canzone era "In mezzo a questo inverno". Domanda: le due canzoni al posto di una sono state un contentino? Un modo per scusarsi per l'ora tarda in cui si esibiva? Di sicuro anche questa volta a Tiziano Ferro ha dato fastidio esibirsi così tardi e lo ha sottolineato lui stesso su Instagram dove si è lamentato perché anche nella terza serata del Festival ha cantato dopo mezzanotte. Insomma, c'è tensione all'Ariston. Secondo il Corriere della Sera, le lamentele di Ferro avrebbero irritato Fiorello al punto che questi avrebbe minacciato di lasciare il Festival.

Da liberoquotidiano.it il 7 febbraio 2020. "Ho aspettato 40 minuti per colpa di quel cazzone". Fiorello nel mirino anche di Piero Pelù. Lo sfogo del rocker toscano è arrivato a notte fonda, giù dal palco del Festival di Sanremo la seconda serata, poco dopo la famigerata battuta di Tiziano Ferro ("Ama è l'una, vogliamo fà qualcosa domani? Hashtag Fiorello statte zitto") che ha sollevato un polverone all'Ariston. Fiorello, il conduttore-ombra del Festival, l'ha presa malissimo, minacciando di lasciare la kermesse e obbligando Amadeus a una precipitosa quanto clamorosa "condanna pubblica" a Tiziano Ferro, colpevole sostanzialmente di aver riassunto, con il sorriso, il clima dietro le quinte: a Sanremo si va troppo lunghi, gli artisti sono costretti a esibirsi in orari assurdi, ben oltre la mezzanotte, e tutto per lasciare spazio al mattatore Fiorello e agli altri siparietti extra-musicali. Fiorello, dal canto suo, l'ha buttata sul personale accusando Tiziano Ferro di avergli scatenato contro l'odio degli haters sulla rete. E Pelù? Ospite dell'Altro Festival su Raiplay, condotto da Nicola Savino (che a sua volta si era lamentato con Amadeus per la lunghissima attesa), lo storico leader dei Litfiba ha spiegato come ha passato il tempo prima di salire sul palco: "Mi sono fatto due rum e pera, ho fatto stretching e poi ero pronto per entrare". Perlomeno, potrà ringraziare Fiore per una cosa: gli ha portato bene, perché è stato apprezzato sia dalla giuria demoscopica che dai maestri dell'orchestra.

Sanremo, anche Piero Pelù contro Fiorello: "Ho aspettato 40 minuti per quel cazzone". Dopo il "triangolo" di scontro, ad Amadeus, Ferro e Fiorello si aggiunge anche Piero Pelù. Il cantante si lamenta e non sopporta di dover cantare così tardi. Serena Pizzi, Venerdì 07/02/2020, su Il Giornale. Le polemiche al festival di Sanremo sembrano non volersi placare. Dopo l'accusa di sessismo ad Amadeus per la frase poco carina pronunciata nei confronti di Francesca Sofia Novello, è arrivato il turno del "triangolo" Ferro-Amadeus-Fiorello. Tutto è partito nel corso della seconda serata del Festival. È l'una di notte e Tiziano Ferro aspetta di esibirsi sul palco dell'Ariston. Quando - finalmente - è il suo momento, canta e poi lancia una frecciatina a Fiorello. "Ama è l'una, vogliamo fa' qualcosa domani? Hashtag #Fiorellostattezitto", dice ridendo ad Amadeus. I due ridono e scherzano, ma qualcuno dietro le quinte pare non prenderla troppo bene. Fiorello, infatti, si infuria e minaccia di voler lasciare a metà il Festival della canzone italiana perché Ferro sarebbe stato "scorretto e inelegante" nei suoi confronti. Ecco che allora intervengono la Rai e lo stesso Amadeus. Il conduttore, infatti, durante la conferenza stampa punge il cantante e spiega: "Credo che Tiziano volesse fare una battuta ma a volte, all'una di notte, le battute possono riuscire male. Non c'è stato nessun attrito e nessun imbarazzo. Quindi io lancio l'hashtag #fiorelloparlaquantovuoi". Dopo queste parole, mamma Rai e Amadeus "convincono" Ferro a tornare sui suoi passi e a chiedere scusa. Il cantante esegue nel dettaglio tutto ciò che gli viene detto, ma Fiorello non è troppo contento. Così, si arriva alla terza serata del Festival. A poche ore dall'inizio della kermesse, Tiziano Ferro si lamenta sui social: "Anche questa sera sarò tardi". E così, infatti, sarà. Ferro canta a notte inoltrata e Fiorello si prende una pausa dal Festival. Ma ora arriviamo alla quarta serata. Tutto sembra essere pronto, big e giovani pure. Luci, conduttori e ospiti anche. Ma qualcuno si toglie qualche sassolino dalle scarpe. Fiorello, infatti, rilascia una dura intervista a Tpi: "Non è giusto darmi del permaloso come se mi fossi arrabbiato per nulla, accetto le critiche, accetto che si dica che non faccio ridere, qualunque cosa, ma Tiziano Ferro ha fatto una cosa che non si fa". Fiorello, quindi, va nel dettaglio e spiega che "dopo che ha lanciato sul palco l'hashtag #fiorellostattezitto, ho ricevuto insulti tremendi per 24 ore. Tu lanci un hashtag dal palco di Sanremo e sai cosa scateni, come se poi fosse colpa mia se ci sono 50.000 ospiti e si fa tardi la sera. Noi parliamo tanto di cyberbullismo e non valutiamo le conseguenze? C'è un vigile che si è suicidato in questi giorni per gli attacchi sul web". L'attore, allora, passa in rassegna una serie di commenti, insulti e offese choc perché "ha fatto una cosa grave. Ha lanciato una campagna d'odio nei miei confronti, questo devi dirlo, non puoi ignorarlo". Ma nonostante le polemiche e il caos che si è scatenato, Fiorello dice di voler andare avanti e questa sera sarà sul palco dell'Ariston insieme ad Amadeus e Tiziano Ferro.

Ma dopo lo sfogo di Tiziano Ferro, a fargli eco è Piero Pelù. Un altro artista lamenta una serie di ritardi e orari non troppo condivisibili. "Ho aspettato 40 minuti per colpa di quel cazzone", ha detto Piero Pelù all'Altro Festival su Raiplay, condotto da Nicola Savino. Il cantante, quindi, sembra voler sollevare un malumore comune nei camerini e dietro le quinte. Gli artisti non sopporterebbero i tempi troppo dilatati della kermesse, ma soprattutto non sopporterebbero il troppo tempo concesso allo show piuttosto che alla musica. Insomma, intorno a questo Festival si stanno sollevando un mare di polemiche. Ma questo tringolo - ora diventato quartetto - sta insospettendo. Come hanno sottolineato molti utenti, infatti, oggi è la giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo. Forse i quattro hanno creato questa montatura ad hoc per poterne parlare questa sera?

Francesca Galici per ilgiornale.it il 10 febbraio 2020. La canzone di Piero Pelù è in rotazione da ormai 5 giorni. La prima volta al Festival di uno dei rocker italiani è stata accolta con grande entusiasmo dai fan ma nella giornata di ieri, a poche ore dalla finalissima, è emersa una similitudine con un brano già edito. Secondo i più attenti, la sua Gigante che ha conquistato il 5° posto nella classifica finale del festival di Sanremo sarebbe troppo simile a Keep your heart broken de The Rasmus. A lanciare i sospetto sono stati, come sempre più spesso accade, i social network, dove la voce ha iniziato a diffondersi con sempre maggiore insistenza. L'organizzazione del Festival sembra non aver preso in considerazione la segnalazione, anche se sono stati tantissimi gli utenti che hanno fatto notare come, effettivamente, le similitudini siano tante. L'altra spiegazione è che l'attentissima macchina del festival di Sanremo abbia effettivamente effettuato un controllo sul brano di Piero Pelù ma non abbia ritenuto ci siano validi motivi per considerare un provvedimento nei suoi confronti. La vicenda, quindi, sembra essersi chiusa con un un nulla di fatto nonostante le vibranti proteste dei social. Piero Pelù ha conquistato il pubblico con una canzone diversa rispetto a quelle a cui ha abituato, dedicata al suo piccolo nipotino. Non mancano le sonorità rock ma si fa largo anche qualcosa di diverso e di più soft, quasi una presa di coscienza da parte del cantante di una nuova era che sta per arrivare anche per la sua musica. C'è da specificare che nel caso in cui l'organizzazione dovesse rilevare un presunto plagio, non è da escludere che venga effettuata una revisione della classifica. Intanto, nella serata finale Piero Pelù si è reso protagonista di un vero e proprio show sul palco del teatro Ariston. Durante l'esibizione della sua canzone ha letteralmente scippato la borsetta di una signora seduta in platea, colta alla sprovvista da quel gesto così bizzarro. Immediato l'intervento di Amadeus, che proceduto alla restituzione ma è innegabile che questo sia stato uno dei momenti più divertenti dell'intera serata. Da sempre imprevedibile ed eclettico, Piero Pelù sul palco dell'Ariston ha portato tutta la sua esperienza di 40 anni di carriera nel mondo della musica. Si è regalato Sanremo per questo importantisismo anniversario e il pubblico ha dimostrato di gradire la nuova versione di El Diablo, tra gli artisti più crudi nel panorama musicale italiano. Piero Pelù appartiene alla vecchia generazione dei rocker italiani e anche quando si sono sciolti i Litfiba, lui ha continuato a portare avanti la sua arte, conservando lo zoccolo duro dei seguaci. L'ombra del plagio sulla sua canzone è ora pesante, nei prossimi giorni è possibile che venga fatta chiarezza, ma intanto Pelù si gode lo straordinario successo e il meritato quinto poso alla sua prima apparizione in gara al festival di Sanremo.

E Fiorello minacciò: offeso da Ferro, potrei andarmene. Pubblicato giovedì, 06 febbraio 2020 su Corriere.it. Gli ottimi numeri del Festival distendono i nervi, ma non significa che la tensione dietro le quinte sia pari a zero. Come dimostra lo scontro a distanza tra Fiorello e Tiziano Ferro durante la seconda serata del Festival. «Ama è l’una, vogliamo fa’ qualcosa domani?» ha chiesto in diretta il cantante al conduttore, aggiungendo con una battuta: «hashtag Fiorello statte zitto». Uno scherzo che dalla tv è tracimato online, diventando di tendenza su Twitter. Nel mirino i tempi lunghi della serata, perché il neverending Festival ha allungato la durata del circo. Tiziano Ferro ha espresso il suo malumore: passa tante ore in camerino e poi si trova a esibirsi a tarda notte. Dall’altra parte Fiorello non ha gradito, ha trovato la battuta scorretta e inelegante. Perché — il suo ragionamento — il cantante ha voluto «aizzare» i suoi fan contro di lui? Lo showman non l’ha presa bene e si è sfogato pubblicamente dietro le quinte, c’è chi assicura che avrebbe anche minacciato di lasciare il Festival, amareggiato perché lui sta dando tutto, ma così si sente criticato. Amadeus, ancora una volta con il cerino in mano, ha dovuto gestire la situazione: da una parte l’amico fraterno, dall’altra il cantante di serie A. Ma da che lato pendesse è risultato ovvio: «Lancerei l’hashtag Fiorello parla quanto vuoi — ha detto Amadeus —. L’ho considerata solo una battuta, magari infelice, ma all’una di notte le battute possono essere meno brillanti». Del resto è chiaro a tutti il peso di Fiorello su questo Festival: gran parte degli ottimi ascolti sono da attribuire a lui e alle sue doti di intrattenitore. Amadeus glielo ha riconosciuto, ancora una volta, pubblicamente, «C’è la consapevolezza da parte di tutti, e Tiziano è un artista intelligente, che Fiorello illumina l’intero Festival». Che non fosse faccenda da poco lo dimostra il fatto che anche il direttore di Rai1 Stefano Coletta si è speso nello stesso trend: «Senza Fiorello diventiamo tutti orfani a qualsiasi età. Lanciamo l’hashtag Fiorello per sempre a Sanremo». Parole pubbliche, mediazioni private, colloqui ripetuti che hanno fatto rientrare la «crisi». Fiorello oggi sarà sul palco «con Tony Renis, che mi ha già chiamato 650 volte, proporrò Quando quando quando con un arrangiamento bellissimo, canterò metà in inglese e metà in italiano». Alla fine Ferro ha anche fatto marcia indietro (a suo modo) su Instagram: «Ti chiedo scusa se ti ho provocato un dispiacere. Ho pensato fosse normale scherzare con te che sei il re dei comici. Sono rammaricato, torno a fare il cantante. Hashtag Tiziano statte zitto». (Quasi) amici come prima.

Fiorello attacca Tiziano Ferro  «Mi ha scatenato contro  una campagna d’odio». Pubblicato venerdì, 07 febbraio 2020 su Corriere.it da Renato Franco, inviato a Sanremo. Dopo il retroscena del Corriere, lo showman ritorna sulla polemica con il cantante in un’intervista a Tpi: «Tiziano deve crescere: ha fatto una cosa grave, istigando i suoi fan». Amadeus: «Tra i due nessuna polemica». «Non è giusto darmi del permaloso come se mi fossi arrabbiato per nulla, accetto le critiche, accetto che si dica che non faccio ridere, qualunque cosa, ma Tiziano Ferro ha fatto una cosa che non si fa. Dopo che ha lanciato sul palco l’hashtag Fiorello statte zitto, ho ricevuto insulti tremendi per 24 ore. Tu lanci un hashtag dal palco di Sanremo e sai cosa scateni, come se poi fosse colpa mia se ci sono 50.000 ospiti e si fa tardi la sera». Si sapeva, Fiorello non l’ha presa bene. Il Corriere aveva rivelato il retroscena sui rapporti tesi dietro le quinte del Festival: da una parte Fiorello, dall’altra Tiziano ferro. Nel mirino i tempi lunghi della serata, perché il neverending Festival ha allungato la durata del circo. Tiziano Ferro ha espresso il suo malumore: passa tante ore in camerino e poi si trova a esibirsi a tarda notte. Dall’altra parte Fiorello non ha gradito, ha trovato la battuta scorretta e inelegante, tanto che avrebbe anche minacciato di lasciare il Festival, amareggiato da critiche che ritiene ingiuste. Indiscrezioni che ora Fiorello conferma a Selvaggia Lucarelli in un’intervista pubblicata su Tpi, in cui lo showman prende duramente posizione contro il cantante: «Noi parliamo tanto di cyberbullismo e non valutiamo le conseguenze? C’è un vigile che si è suicidato in questi giorni per gli attacchi sul web». La Lucarelli chiede a Fiorello se non gli sembra che Tiziano Ferro quell’hashtag l’abbia detto con leggerezza, senza voler istigare nessuno. «Vatti a leggere i commenti: ‘Devi morire perché il nostro Tiziano deve cantare’, ‘Merda, è lui la star!’», risponde Fiorello. E alla replica della giornalista che le responsabilità sono individuali, lo showman siciliano ribatte: «Ah, quindi Tiziano Ferro non è responsabile? Lui lancia un hashtag, lo immagina che i suoi fan lo seguiranno e mi insulteranno. Ha fatto una cosa grave. Ha lanciato una campagna d’odio nei miei confronti, questo devi dirlo, non puoi ignorarlo». E osserva: “Se non volevi allora dopo ti deve dispiacere, perché scateni violenza, abbiamo responsabilità nei confronti dei nostri figli, c’è gente debole, che si butta dalla finestra, io sono io, a me non me ne frega niente, però c’è chi non regge. Tiziano deve capire, deve crescere anche lui. Io sono stato male per gli insulti».

Fiorello prove tecniche  di pace a Sanremo con Ferro. Ma prima l’attacco: «Mi ha scatenato l’odio contro». Pubblicato venerdì, 07 febbraio 2020 su Corriere.it da Maria Volpe e Renato Franco. Dopo una giornata di tensione, twitter, interviste, i due si e sono esibiti insieme sul palco dell’Ariston con Finalmente «Tu». Ma sono più di uno i dubbi su questa riconciliazione. Dopo una intensa giornata di tweet, interviste, polemiche, arrabbiature, scuse, sfoghi, arriva la pace. Il Festival dell’amicizia (Amadeus-Fiorello) poteva trasformarsi nel Festival delle liti? No. Tutto il web invocava la pace: non si può litigare per una battuta e così alle 19 trapela la notizia che dentro il Teatro Ariston, durante le prove Fiorello e Tiziano Ferro hanno posato per una foto abbracciando, al centro, Amadeus. Un gesto che dovrebbe dunque archiviare due giorni di tensione dopo che Tiziano Ferro mercoledì sera, forse un po’ infastidito per aver cantato molto tardi, ben oltre alla mezzanotte, aveva fatto un po’ di battute con Amadeus, lanciando l’hashtag #fiorellostattezitto. Fiorello non l’aveva presa bene lamentando che poi i cosiddetti odiatori (mediamente sempre tutti stupidi) lo avevano riempito di insulti su twitter. Ad alcuni erano sembrati esagerati gli sfoghi di Fiorello, ad altri no. Poi per fortuna ha prevalso il buon senso. Ed è arrivata la pace suggellata dalla foto. Fiorello ha postato su twitter una foto in cui abbraccia Tiziano Ferro con l’hashtag «#fatevenarisata».

Sanremo 2020, Fiorello e Tiziano Ferro: la foto insieme su Twitter, "#fatevenarisata". Libero Quotidiano il 7 Febbraio 2020. "#fatevenarisata". Ore 19.30: Tiziano Ferro pubblica una foto su Twitter, abbracciato da Fiorello, con hashtag che cancella, di fatto, il tanto criticato (dal conduttore) #fiorellostattezitto. In contemporanea, Fiore fa lo stesso. Si chiude così la querelle che stava incendiando il Festival. Ammesso che non fosse stato tutto programmato con somma maestria dai protagonisti. Ricapitoliamo: mercoledì sera, dal palco dell'Ariston, Ferro si lamenta con Amadeus per i tempi lunghi imputati, anche, agli sketch dell'incursore Fiorello e invita a twittare i telespettatori con l'hashtag #fiorellostattezitto.  Scherzo? Forse sì, forse no. Di sicuro Fiorella la prende malissimo. Mercoledì era il suo giorno libero, ma secondo i retroscena avrebbe minacciato Amadeus di lasciare il Festival a causa degli insulti arrivatigli online per colpa di Tiziano. Amadeus stesso, in conferenza stampa, rimprovera Ferro. Un caso clamoroso. Siamo a venerdì 7 febbraio, Giornata mondiale contro bullismo e cyberbullismo. Bella coincidenza. E nelle ultime ore, il manager della superstar di Latina afferma che la situazione è "tranquilla" e che forse i due "nemici" in serata duetteranno, addirittura. Magari sulle note di Xdono, perfetta per l'occasione. Si chiude il cerchio, si apre il botto di ascolti. Perlomeno, la foto insieme di Fiorello e Tiziano è un precedente: si tratta del primo scatto in coppia, arrivato dopo 3 giorni passati insieme al Festival.

(ANSA il 7 febbraio 2020) - "Tra Fiorello e Tiziano Ferro c'è un fantastico rapporto. Nessuna polemica. Vorrei difendere il senso di amicizia, di rispetto e di famiglia che c'è in questo festival": lo ribadisce Amadeus, all'indomani dei retroscena sui malumori tra i due ospiti fissi del Festival, dopo l'hashtag lanciato da Ferro #fiorellostattezitto. "E' stata una battuta infelice - taglia corto Amadeus - ma non c'è nessun problema tra i due. Fiorello è in perfetta forma, ieri sera mi è mancato molto. Tiziano è splendido e si è anche scusato con Fiorello. Tutto continua con il clima che c'era prima".

Selvaggia Lucarelli per tpi.it il 7 febbraio 2020. “Non è giusto darmi del permaloso come se mi fossi arrabbiato per nulla, accetto le critiche, accetto che si dica che non faccio ridere, qualunque cosa, ma Tiziano Ferro ha fatto una cosa che non si fa”. Fiorello non ci sta a passare per quello che si irrita per un fatto banale e spiega con foga il perché: “Tiziano Ferro un po’ di tempo fa ha detto in tv che le parole hanno un peso (a Che tempo che fa, a novembre), ed è vero. Dopo che ha lanciato sul palco l’hashtag #fiorellostattezitto, ho ricevuto insulti tremendi per 24 ore. Tu lanci un hashtag dal palco di Sanremo e sai cosa scateni, come se poi fosse colpa mia se ci sono 50.000 ospiti e si fa tardi la sera. Noi parliamo tanto di cyberbullismo e non valutiamo le conseguenze? C’è un vigile che si è suicidato in questi giorni per gli attacchi sul web”. Chiedo a Fiorello se non gli sembra che Tiziano Ferro quell’hashtag l’abbia detto con leggerezza, senza voler istigare nessuno. “Vatti a leggere i commenti: Devi morire perché il nostro Tiziano deve cantare, Merda, è lui la star!”, mi risponde. Replico che però le responsabilità sono individuali, non è che se un artista polemizza con un altro poi sia responsabile di chi accorre in sua difesa twittando cose ignobili. “Ah, quindi Tiziano Ferro non è responsabile? Lui lancia un hashtag, lo immagina che i suoi fan lo seguiranno e mi insulteranno. Ha fatto una cosa grave. Ha lanciato una campagna d’odio nei miei confronti, questo devi dirlo, non puoi ignorarlo”. Poi aggiunge: “Forse è sbagliato chiamare i giornalisti, io non la volevo questa polemica, non mi interessa, ma non posso passare per permaloso per questo, è una cosa troppo seria”. Gli dico che se qualcuno, magari la Leotta, dicesse da quel palco che non le sono simpatica, la shitstorm arriverebbe anche a me, ma sarebbe una conseguenza non voluta, credo. “Se non volevi allora dopo ti deve dispiacere, perché scateni violenza, abbiamo responsabilità nei confronti dei nostri figli, c’è gente debole, che si butta dalla finestra, io sono io, a me non me ne frega niente, però c’è chi non regge. Tiziano deve capire, deve crescere anche lui. Io sono stato male per gli insulti”. E poi sdrammatizziamo, perché alla fine si rilassa e torna il Fiorello di sempre, con la voce allegra. “Stasera ci sarai o no?”. “Ci sono, ci sono, mi vesto da coniglio, sarò un cantante mascherato come avevo promesso!”. Ha le sue ragioni, speriamo che Tiziano Ferro stasera si vesta da carota e facciano pace.

Selvaggia Lucarelli per tpi.it il 7 febbraio 2020. Quello che doveva essere il festival dell’amicizia rischia ufficialmente di diventare il festival delle amicizie storiche che si rompono. Un po’ come quando sei amico di qualcuno da una vita, poi ci vai in vacanza insieme, litigate sugli orari del mare, tornate in città e pure se siete stati padrini alle cresime dei figli, non vi parlate mai più. E forse sta qui l’errore di fondo di Amadeus. Aver scambiato Sanremo per un luogo in cui andare a cazzeggiare con gli amici anziché quel postaccio infame – per chi lo fa- in cui un aggettivo sbagliato diventa dramma, in cui le aspettative e le pressioni sono tali da far venir fuori gli artisti per quello che sono. Se sei centrato e sicuro la superi, se non lo sei è una mattanza. E qui sta il nodo centrale della questione. Fiorello, per uno di quegli equivoci per cui chi fa ridere su un palco è anche, per forza, una persona semplice e mai tesa anche nella vita, non è l’amico da portare al mare. Non è quello che viene lì rilassato e quel che succede succede. O meglio. Magari si convince pure che sia così perché alla fine nessuno dubita del suo affetto per Amadeus e di tutte le migliori intenzioni, ma i problemi sono due: il primo è che Fiorello non può essere la spalla di nessuno e quindi se l’hai sempre trovato simpatico nel ruolo di showman che si mangia il palco, qui dopo un po’ ti va lievemente sulle palle perché “sì però ora fai parlare Amadeus, fai cantare gli altri”. C’è stato un momento apparentemente insignificante l’altra sera in cui sarei voluta salire sul palco e sussurrargli nell’orecchio : qui non servi, torna dietro le quinte e non strafare . È stato quando è entrato per cantare con i Ricchi e poveri. Che ce ne fregava di vedere Fiorello cantare con i Ricchi e poveri? Niente, ovviamente. Però fregava a lui. Era il loro momento, dopo 39 anni, la reunion che pareva impossibile, un siparietto kitsch ma anche vagamente malinconico, ed è dovuto entrare lui, mettersi in mezzo, cantare, come quando tu sei al tavolo con una ragazza che ti piace e arriva l’amico inopportuno che si mette a raccontare barzellette sui francesi. C’è una seconda ragione per cui Amadeus avrebbe fatto meglio a non chiamare l’amico a Sanremo e risiede in un altro grosso equivoco che questa volta non riguarda i comici in generale, ma Fiorello. Fiorello ha una leggerezza sul palco che praticamente nessuno, tra quelli che lo conoscono davvero, gli riconosce anche nella vita. Intendiamoci, non nella vita privata e nel tinello di casa sua, ma nella vita professionale fuori da tutto quello che non succede quando è in diretta. Fiorello è considerato uno prudente, che sa ponderare le scelte lavorative da chi lo stima, uno con un’ansia da prestazione e una paura di sbagliare che lo divora da chi lo stima comunque ma ne riconosce i limiti. C’è chi pensa che abbia fatto poche cose in tv perché ama la radio, c’è chi pensa che abbia fatto poche cose in tv per la paura di floppare in tv, mentre in radio chi ti dice niente. Da anni, gli addetti ai lavori, sanno che Fiorello è meno semplice di quello che appare e che si prende enormemente sul serio, nonostante riesca a recitare egregiamente la parte di chi si lascia scivolare tutto addosso e “famose una risata”. Da sempre, chi lo conosce, sa che c’è solo una cosa che Fiorello teme più di una telefonata di notte di Marco Baldini che si chiude con un “poi te li ridò”. E quella cosa si chiama dissenso. Fiorello vuole piacere a tutti e se ciò non accade va in tilt. Non sa gestire emotivamente le critiche e fondamentalmente alle critiche non è neppure abituato, visto che nessuno osa mai scalfire la statua marmorea di Fiorello e per i giornalisti lo showman è pressoché intoccabile. Nessuno che dica mai: sì però ha un’età, forse questo eterno ruolo dell’animatore (di razza) con la battuta che sta bene a tutti, con la canzoncina in canna, con questo entusiasmo fanciullesco e la capacità paracula di improvvisare, di stare simpatico a giovani e bisnonni ha un po’ stufato. È sempre uguale a se stesso, Fiorello, da 30 anni. Non ha mai osato nulla, Fiorello, ed ha un’età per cui forse il ruolo dell’animatore che ce l’ha fatta dovrebbe cominciare a stargli stretto. Un’età in cui, per esempio, anziché arrivare a Sanremo convinto di campare di rendita e cazzeggiare sul palco come e quanto vuole lui perché a lui si perdona tutto, potrebbe prepararsi qualcosa da dire. Potrebbe farlo, decidendo anche di rispettare i tempi e una scaletta precisa, di farsi da parte se si è andati troppo lunghi, di fare qualcosa di preparato e un po’ oltre “daje Amadeus che cazzeggiamo!”. Perché poi succede che un gigante come Tiziano Ferro che al contrario di Fiorello ha una vita artistica anche dopo Ventimiglia, si incazzi. Gli rimproveri di aver sbrodolato così tanto da averlo costretto a esibirsi a notte fonda. Legittimamente. E che faccia, Tiziano, quello che mai nessuno ha osato fare: contestare Fiorello. Apertamente e di impeto, sul palco più famoso d’Italia. Perché anche Tiziano, ha detto Amadeus la prima sera, è lì perché è un amico. E però amici amici… amici un cazzo, ha pensato giustamente Ferro. Senza valutare le conseguenze del suo gesto, ha rotto un equilibrio che era inalterato da anni: ha messo un dito sulla stalattite vecchia di milioni di anni. Quella che mai nessuno aveva osato toccare. E la stalattite s’è annerita subito. Fiorello, offeso, si è eclissato portandosi via la palla e “io non gioco più”. Minacciando di non tornare. Amadeus ha dovuto sottolineare che la battuta di Ferro su Fiorello (Fiorello statte zitto!) “è stata infelice ma capita”, un po’ come la bellezza della Leotta, e anche in questo caso c’è voluto l’intervento del bisturi – quello della diplomazia chirurgica del povero Amadeus – per destreggiarsi tra le bizze dei due amici che hanno bisticciato. Per contenere la permalosità narcisistica di Fiorello, per rimettere le cose a posto e farlo tornare alla festa. Ferro, addirittura, si è dovuto scusare con un biglietto, scritto a mano, postato su Instagram, manco avesse sfregiato un Caravaggio, anziché aver rimesso a posto uno che ha scambiato Sanremo per un addio al celibato. Va bene, mi sforzo di capire anche le ragioni di Fiorello: ma come, io vengo qui in amicizia e mi ritrovo i fan di Ferro ad attaccarmi? Perché questo è il problema di Fiorello. Il dissenso. E qui torniamo al discorso iniziale. Per fare andare tutto bene, con Fiorello, bisogna fare come con i bambini suscettibili: dargli ragione. Sempre. Dirgli che è il migliore, il mattatore, il fuoriclasse. Allora è l’adorabile cazzone che conosciamo. Se qualcosa va storto, “io non vengo più”. E allora succede che siccome “the show must go on”, il fratello maggiore gli chiede scusa pure se ha ragione e papà Amadeus rimprovera chi ha torto perché è il fratello maggiore e “dai, tu sei più grande, fai quello più maturo”. In mezzo, la sensazione che Fiorello, anche alla luce del fatto che ieri sera senza di lui gli ascolti siano addirittura cresciuti, abbia scoperto cosa significhi non piacere a tutti, sempre. Insomma, che abbia visto materializzarsi la sua più grande paura e quando meno se l’aspettava. E visto che a maggio compie 60 anni, in fondo non è detto che sia un male. Anzi, forse era ora. Riguardo Amadeus, se rifarà il festival l’anno prossimo, è meglio che questa volta si porti al mare degli sconosciuti. Rischi che non ti piacciano, ma almeno non ti giochi amicizie decennali per annunciare Beppe Vessicchio.

Sanremo 2020, Fiorello e Tiziano Ferro: è una montatura? Il sospetto del web nella giornata contro il bullismo. Libero Quotidiano il 7 Febbraio 2020. Al Festival di Sanremo 2020 tiene banco il caso dello scontro tra Fiorello e Tiziano Ferro. Tutto è partito dalla battuta del cantante, che verso la fine della seconda serata aveva lanciato l'hashtag #Fiorellostattezitto per fare ironia sul fatto che si esibisse tardi. Sui social l'hashtag ha spopolato, ma Fiorello si è lamentato pubblicamente per aver ricevuto offese pesanti da parte di alcuni fan di Ferro. Addirittura era stato paventato un clamoroso addio dello showman siciliano, ma Amadeus ha confermato che sarà regolarmente sul palco dell'Ariston e allo stesso tempo ha provato a smontare il caso dichiarando che "non ci sono problemi tra i due". Sui social inizia a farsi largo il sospetto che questo caso che ha suscitato così tanto clamore in realtà potrebbe essere stato costruito ad hoc per la giornata nazionale contro il bullismo e il cyberbullismo, che si celebra proprio il 7 febbraio. Una coincidenza che può lasciare immaginare il più clamoroso dei colpi di scena: Fiorello e Tiziano Ferro salgono sul palco dell'Ariston, svelano che tra loro non c'è alcun tipo di screzio e poi via di monologo sull'importanza delle parole sui social e sulle conseguenze gravissime che possono avere. D'altronde Fiorello parlando con Selvaggia Lucarelli ha tirato fuori temi molto seri, a partire dal suicidio che può nascere come gesto estremo in risposta alle violenze subite dai leoni da tastiera, i così detti hater. Stasera a Sanremo verrà svelato il mistero e vedremo se il sospetto si tramuterà in realtà.

Sanremo 2020, Tiziano Ferro contro Fiorello. Gira una voce: "Stasera canteranno Xdono in duetto". Libero Quotidiano il

7 Febbraio 2020. La lite tra Fiorello e Tiziano Ferro a Sanremo? Tutta "una montatura, una farsa", assicurano tanti spettatori su Twitter, per finire con il siparietto più auspicato: un bel duetto "riappacificatore" venerdì sera all'Ariston, con Fiore e il crooner di Latina a esibirsi in una appassionata versione di Xdono, una delle prime, storiche hit nel repertorio di Ferro. C'è chi addirittura si spinge a ipotizzare che Tiziano, preso dal rimorso, "porgerà una rosa" al presentatore, come suggerisce uno dei versi della canzone. "Quel che fatto è fatto e io ti chiedo scusa", è un altro passaggio cruciale del brano: più esplicito e calzante di così, non si potrebbe. Anche perché il 7 febbraio è la Giornata mondiale contro bullismo e cyberbullismo e l'accusa di Fiorello al cantante è stata proprio quella di avergli scatenato contro gli insulti degli haters sulla rete al grido (anzi, hashtag) #fiorellostattezitto. Quale occasione migliore, in diretta e davanti a milioni di telespettatori inchiodati al piccolo schermo, per sancire la pace e far volare lo share?

Sanremo 2020, Roberto Benigni irrompe con la banda. Poi il monologo. Marco Leardi venerdì 7 febbraio 2020 su davidemaggio.it Roberto Benigni arriva a Sanremo accompagnato da una banda. Entra all’Ariston in pompa magna, tra gli applausi e le strette di mano. Poi fa esattamente quello che ci aspettavamo: si prende quasi quaranta minuti di tempo, lanciandosi in un profluvio di parole che affascinano per magniloquenza ma che mettono anche alla prova l’attenzione. Erano anni che al Festival di Sanremo non andava in scena un monologo così prolisso. L’attore premio Oscar, prima di pronunciarlo, ha rotto il ghiaccio con alcune battutine a sfondo politico. Incontrando Amadeus sul palco, Benigni ha scherzato con lui: “Quest’anno c’è una novità al Festival, si può votare anche via citofono. Si può citofonare e dire: ‘ci hanno detto che qui c’è gente che canta’…“.

E poi ancora: “Hai raggiunto cifre immense negli ascolti. Ti hanno dato pieni poteri!“. Chiara l’allusione ad una controversa espressione usata da Matteo Salvini. Il comico toscano, ricordando i propri trascorsi sanremesi, si è avvicinato ad Amadeus per strizzargli i gioielli di famiglia, proprio come aveva fatto a suo tempo con Pippo Baudo. Benigni poi si è fatto serio ed è passato al commento e alla declamazione di quella che lui stesso ha definito “la canzone più bella di sempre“: il Cantico dei Cantici contenuto nella Bibbia. Durante la spiegazione, l’artista ha parafrasato alcuni passi che si riferiscono all’amore più intenso ed intimo, quello carnale. Robertino osé: si scherza, dai. In realtà, il momento è stato di spessore, degno di nota. Apprezzabile, inoltre, al di là delle accennate ironie iniziali, anche la scelta del comico di evitare contaminazioni politiche al suo intervento. Ci chiediamo però se sia stato giusto lasciare in sospeso una serata già di per sé ricca per lasciare spazio ad un contenuto così impegnativo, con il rischio di interrompere l’attenzione e la tensione sulla gara musicale. Quella che tutti – a parole – dicono di voler mettere al centro.

Sanremo 2020, Benigni legge il Cantico dei cantici, inno all'amore e al desiderio. La Repubblica 06 febbraio 2020. Nove anni fa entrò all'Ariston in sella a un cavallo bianco e, accolto dall'Inno di Mameli, fu protagonista della celebrazione dei 150 anni dell'Unità d'Italia. Oggi Roberto Benigni arriva con la banda, percorre la strada principale di Sanremo fin davanti all'Ariston e entra in teatro, accolto dagli applausi e da Amadeus. "Un ingresso con la banda come un capo di Stato... Non sono abituato...". Comincia così uno dei momenti più attesi di questa edizione del Festival, con il grande ritorno di uno dei personaggi più amati della cultura e dello spettacolo nella terza serata, quella dedicata ai duetti. "Hai raggiunto cifre immense" dice Benigni a Amadeus, "ti hanno dato pieni poteri, è il più bel sanremo che abbia mai visto". Poi, ironizzando sulla vicenda che ha visto protagonista Matteo Salvini, scherza sulle modalità di voto della gara. "So che il sistema quest'anno è diverso, si può votare per telefono, anche per citofono... Uno arriva qui in via Matteotti, citofona e dice "Ci hanno detto che qui c'è gente che canta...", e così puoi votare". Ricorda le vecchie edizioni del Festival, quando lo presentò nel 1980 e quando lo vedeva da bambino, "sono stato fan da sempre - dice a Amadeus - potrei venire a I soliti ignoti o a fare un quiz su sanremo, sui cantanti". "Anche io - spiega - voglio fare una canzone. Mi son detto: non posso andare a Sanremo e presentare una canzone qualunque, vorrei presentare la più bella perché tutti, qui, ne fanno di bellissime. E qual è il regalo più bello che posso fare al pubblico di Sanremo? Una canzone mai fatta. la canzone più bella del mondo". Per Benigni la canzone più bella del mondo "sta nella Bibbia. Nel libro sacro c'è una canzone breve breve, è il Cantico dei cantici ed è la canzone più bella che sia mai stata scritta nella storia dell'umanità. E' una canzone d'amore che esalta l'amore fisico, è l'apice, la vetta della poesia di tutti i tempi, come se presentassi un pezzo della Cappella Sistina o l'ultimo piano della torre di Pisa". Ma Benigni nel suo monologo racconta l'amore senza distinzione di genere e spiega la passione "che lega uomo e donna, uomo e uomo, donna e donna". Un amore inclusivo oltre ogni discriminazione. Ci sono cose, continua Benigni, "che fanno molta più paura della violenza e delle guerre: c'è l'amore, non solo quello fisico ma quello visto come frammento d'infinito. L'amore è proprio il tema di Sanremo, è l'infinito messo alla portata dsi ognuno di noi. Non esiste vita umana, nessuna vita che almeno per un momento non sia stata immortale. Ognuno di noi lo è stato, e tutti voi sapete quando è successo. Noi, che abbiamo avuto in sorte questo scherzo grandioso di essere al mondo. Per amore, e per fare l'amore. Che ne facciamo sempre poco - continua Benigni - anche le nuove generazioni. Io sarei per farne di più, anche stasera all'Ariston in diretta, sarei per mettersi qui, spogliarsi e fare l'amore, anche l'orchestra, tutti a fare l'amore diretti da Beppe Vessicchio, e come va, va".

Sanremo 2020, Vittorio Feltri su Roberto Benigni: "Canta l'amore gay, che cazzo guadagnare così". Libero Quotidiano il 7 Febbraio 2020. Vittorio Feltri commenta con un pizzico di ironia l'intervento al Festival di Sanremo di Roberto Benigni. Quest'ultimo ha raccontato l'eros del Cantico dei cantici e ha professato l'amore di qualsiasi tipo: "L'uomo con la sua donna, la donna con la sua donna, l'uomo con il suo uomo". Il suo monologo è stato il più lungo della kermesse, d'altronde doveva giustificare un cachet da 300mila euro. Il commento pungente di Vittorio Feltri arriva tramite Twitter: "Benigni canta strapagato l'amore gay. Però, che culo guadagnare così". 

Sanremo 2020, Roberto Benigni recita il Cantico dei Cantici e celebra l’amore fisico. Ecco perché un testo così erotico è contenuto nella Bibbia. Nella terza serata del Festival di Sanremo, Benigni ha commentato il Cantico dei cantici, un vero e proprio inno all’amore fisico, molto spesso sconosciuto dagli stessi credenti e oggetto di tabù da parte delle gerarchie ecclesiastiche per i suoi riferimenti abbastanza espliciti al sesso. Francesco Antonio Grana il 7 febbraio 2020 su Il Fatto Quotidiano. Roberto Benigni cantore della Bibbia. Dopo i dieci comandamenti che avevano registrato un clamoroso successo, il Premio Oscar è tornato a presentare un testo dell’Antico Testamento. Nella terza serata del Festival di Sanremo, Benigni ha commentato il Cantico dei cantici, un vero e proprio inno all’amore fisico, molto spesso sconosciuto dagli stessi credenti e oggetto di tabù da parte delle gerarchie ecclesiastiche per i suoi riferimenti abbastanza espliciti al sesso. E invece Benigni, infiammando l’Ariston e i social, ha svelato il volto poetico di uno dei componimenti amorosi più belli che siano mai stati scritti, definendolo “la canzone delle canzoni”, “la più bella canzone del mondo”. Sul palco dell’Ariston il comico toscano l’ha proposta nella versione originale, “primitiva”, non quella contenuta nella Bibbia, declamando il testo precedente a tutte le revisioni che hanno attenuato i termini erotici. Un poema antichissimo, attribuito al re Salomone, che nei secoli ha suscitato il maggior numero di interpretazioni divergenti tra tutti i libri dell’Antico Testamento. L’attore ha spiegato che il Cantico dei cantici “è una canzone d’amore, parla d’amore fisico di due ragazzi che cantano ognuno l’amore per l’altro. Non c’è canzone più ardente. È come avere Imagine o Yesterday dei Beatles e nessuno l’hai mai fatta in tv”. Un grave danno al quale il comico toscano ha posto rimedio sul palco dell’Ariston. “Il Cantico – ha sottolineato Benigni – esalta l’amore fisico. È la vetta della poesia di tutti i tempi. Talmente bello che è diventato sacro anche se la sua presenza nella Bibbia è strana: dentro ci sono corpi nudi frementi, erotismo, baci. Cose molto molto forti”. “Puro diamante” lo ha definito il Premio Oscar, facendo l’esegesi del testo in diretta tv. Per l’attore il Cantico dei cantici è un vero e proprio “inno all’amore che è l’infinito messo alla portata di ognuno di noi. Noi che abbiamo avuto in sorte questo scherzo grandioso di essere al mondo, glorioso, ora lo sappiamo perché, per amore. E di amore ne facciamo sempre poco, – ha aggiunto il comico toscano con una battuta – anche i giovani che ne parlano tanto non è che fanno tanto all’amore. Sarei per farne di più, anche stasera all’Ariston, in diretta, tutti a fare l’amore diretti da Vessicchio e come va va, sarebbe una serata bellissima”. Per il Premio Oscar, quella narrata poeticamente nel Cantico dei cantici non “è la storia di una coppia, lei e lui che si amano, ma è la storia di tutte le coppie del mondo, la donna con il suo uomo, la donna con la sua donna, l’uomo con il suo uomo, addirittura ogni persona umana che ama per amare”. Nella sua esegesi del testo, Benigni ha citato anche il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, e biblista di fama mondiale. “Il Cantico dei cantici – ha sottolineato l’attore – è la canzone più bella che sia mai stata scritta nella storia dell’umanità. Non è facile trovare una versione che vada bene per tutti, così mi sono fatto aiutare da grandi poeti come Cesare Angelini e Gianfranco Ravasi”. Immediata la risposta entusiasta del porporato che sul suo profilo Twitter ha subito rilanciato il libro nel quale commenta integralmente il Cantico dei cantici. Ma Ravasi è anche un grande appassionato del Festival di Sanremo. E, come ogni anno, anche nell’edizione targata Amadeus ha twittato alcuni versi delle canzoni in gara che lo hanno maggiormente colpito per i loro testi: Rosso di rabbia di Anastasio, Dov’è delle Vibrazioni e Viceversa di Francesco Gabbani. Viene da chiedersi perché un testo così erotico sia contenuto nella Bibbia. L’interpretazione maggiormente accettata dagli esegeti è quella di applicare il Cantico dei cantici alle relazioni di Gesù Cristo con la sua sposa, ovvero la Chiesa, o con ciascuno dei singoli credenti. Un rabbino del II secolo dopo Cristo diceva: “L’universo intero non vale il giorno in cui Israele ebbe il Cantico dei cantici”. Non c’è dunque da scandalizzarsi davanti a questo componimento poetico dell’amore fisico. Francesco ha affermato che “la sessualità, il sesso, è un dono di Dio. Niente tabù. È un dono di Dio, un dono che il Signore ci dà. Ha due scopi: amarsi e generare vita. È una passione, è l’amore appassionato. Il vero amore è appassionato”. Benedetto XVI nella sua prima enciclica, Deus caritas est, scrive che “oggi non di rado si rimprovera al cristianesimo del passato di esser stato avversario della corporeità; di fatto, tendenze in questo senso ci sono sempre state. Ma il modo di esaltare il corpo, a cui noi oggi assistiamo, è ingannevole. L’eros degradato a puro sesso diventa merce, una semplice ‘cosa’ che si può comprare e vendere, anzi, l’uomo stesso diventa merce. In realtà, questo non è proprio il grande sì dell’uomo al suo corpo. Al contrario, egli ora considera il corpo e la sessualità come la parte soltanto materiale di sé da adoperare e sfruttare con calcolo. Una parte, peraltro, che egli non vede come un ambito della sua libertà, bensì come un qualcosa che, a modo suo, tenta di rendere insieme piacevole ed innocuo”. Per Ratzinger, in questo modo “ci troviamo di fronte ad una degradazione del corpo umano, che non è più integrato nel tutto della libertà della nostra esistenza, non è più espressione viva della totalità del nostro essere, ma viene come respinto nel campo puramente biologico. L’apparente esaltazione del corpo può ben presto convertirsi in odio verso la corporeità. La fede cristiana, al contrario, ha considerato l’uomo sempre come essere uni-duale, nel quale spirito e materia si compenetrano a vicenda sperimentando proprio così ambedue una nuova nobiltà. Sì, l’eros vuole sollevarci in estasi verso il divino, condurci al di là di noi stessi, ma proprio per questo richiede un cammino di ascesa, di rinunce, di purificazioni e di guarigioni”. Quindi eros e agape come due facce complementari della stessa medaglia che è appunto l’amore.

Cantico dei Cantici, cos’è l’inno all’amore. Alessandro Nidi il 7 febbraio 2020 su Il Sussidiario. Cantico dei Cantici, cos’è? Roberto Benigni lo ha presentato al Festival di Sanremo 2020. La cura per l’altro e l’enciclica di Papa Ratzinger. Un Inno che è molto più di un inno: è una delle forme più alte e forbite dell’intera storia religiosa e culturale dell’Occidente anche se spesso non se ne conosce neanche il contenuto: il merito di Benigni è di aver ripresentato il Cantico dei Cantici al pubblico per di più in una diretta di 30 minuti durante il Festival di Sanremo. Per provare a capire ancor meglio però di cosa si tratti effettivamente, prendiamo spunto dall’enciclica “Deus Caritas Est” di Papa Benedetto XVI dove per lunghi tratti viene non solo citato ma “analizzato” il Cantico dei Cantici: «le poesie contenute in questo libro sono originariamente canti d’amore, forse previsti per una festa di nozze israelitica, nella quale dovevano esaltare l’amore coniugale. In tale contesto è molto istruttivo il fatto che, nel corso del libro, si trovano due parole diverse per indicare l’« amore ». Dapprima vi è la parola « dodim » — un plurale che esprime l’amore ancora insicuro, in una situazione di ricerca indeterminata. Questa parola viene poi sostituita dalla parola « ahabà », che nella traduzione greca dell’Antico Testamento è resa col termine di simile suono « agape » che, come abbiamo visto, diventò l’espressione caratteristica per la concezione biblica dell’amore» scrive Papa Ratzinger nello spiegare come in opposizione all’amore “indeterminato” quell’agape intenda essenzialmente esprimere l’esperienza dell’amore che diventa ora «veramente scoperta dell’altro, superando il carattere egoistico prima chiaramente dominante. Adesso l’amore diventa cura dell’altro e per l’altro. Non cerca più se stesso, l’immersione nell’ebbrezza della felicità; cerca invece il bene dell’amato: diventa rinuncia, è pronto al sacrificio, anzi lo cerca». (agg. di Niccolò Magnani)

IL CANTICO E LE TRE “INTERPRETAZIONI”. Il Cantico dei Cantici, declamato da Roberto Benigni nella terza serata del Festival di Sanremo 2020 (il cui video vi riportiamo in fondo alla pagina), ha un nome che equivale al superlativo dell’idea di cantico. Il suo contenuto è tra i più originali e inaspettati della Bibbia, perché parla esclusivamente di amore, quello tra uno sposo e una sposa. Lei esprime davanti alle Figlie di Gerusalemme i suoi desideri amorosi e tesse le lodi del suo amato. Il soliloquio descrive una visita allo sposo. Sul Cantico dei Cantici ci sono tre interpretazioni, spiega l’Enciclopedia Treccani. La prima è naturalistica: tratterebbe solo dell’amore tra un uomo e una donna. L’altra ritiene che sia il racconto di una storia d’amore, reale o immaginaria, per simboleggiare un senso morale più alto. Invece la terza è allegorica, quindi ha un significato voluto dall’autore, che però non si è servito di locuzioni proprie, ma di continue metafore. (agg. di Silvana Palazzo)

CANTICO DEI CANTICI, COS’È. Cantico dei Cantici, cos’è? Roberto Benigni l’ha reso l’oggetto del suo monologo al Festival di Sanremo 2020, definendolo “un erotico santissimo”, un libro che inneggia all’amore e alla passione carnale, inserito nella Bibbia cristiana ed ebraica. La sua stesura è stata attribuita al re Salomone (anche se, secondo un’altra corrente di pensiero, sarebbe stato redatto da uno scrittore anonimo, che avrebbe tratto spunto da alcuni poemi provenienti dalla Mesopotamia) e risale indubbiamente ad alcuni secoli prima della nascita di Cristo (presumibilmente al quarto secolo a.C.). Il libro consta di otto capitoli, incentrati su dediche amorose che un uomo e una donna si scambiano. Come recitano alcune fonti, la tradizione ebraica vuole che tale testo sia stato scritto in contemporanea alla costruzione del Tempio di Gerusalemme. La sua interpretazione, come avviene per ogni testo di matrice sacra, cela un profondo significato allegorico, anche se Roberto Benigni ha sottolineato che il suo contenuto non vada propriamente a genio alla Chiesa, che avrebbe optato volentieri per la sua rimozione dalla Bibbia, poiché quanto scritto è ritenuto “peggio di una guerra”. Vi proponiamo un breve estratto del Cantico dei Cantici: “Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come gli inferi è la passione: le sue vampe son vampe di fuoco, una fiamma del Signore! Le grandi acque non possono spegnere l’amore né i fiumi travolgerlo. Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio”.

Festival. Benigni a Sanremo recita (e un po' tradisce... ) il Cantico dei Cantici. Angela Calvini, inviata a Sanremo giovedì 6 febbraio 2020 su Avvenire. Il Premio Oscar all'Ariston interpreta il suo personale inno all'amore nella serata delle cover. “La canzone più bella del mondo? Il Cantico dei Cantici che sta nella Bibbia, la prima canzone che è stata scritta nella storia dell’umanità. Non c’è canzone più ardente dei questa. Non è mai stata fatta in tv”. Roberto Benigni, arrivato all’Ariston accompagnato sul tappeto rosso dalla banda, nella serata omaggio ai 70 anni del Festival rinuncia alla comicità e si presenta come “cantante” nel nome della Bibbia. L’idea del Premio Oscar è stata quella di presentare una cover speciale, ovvero un estratto recitato del celebre libro biblico, che narra l’amore fra un ragazzo e una ragazza. “Il Cantico esalta l’amore fisico. E’ la vetta della poesia di tutti i i tempi. L’amore è visto dal punto di vista della femminilità – dice Benigni - Ben 2400 anni fa una donna potrebbe avere scritto il libro più santo, più bello della Bibbia. E’ un erotico sacro. La Bibbia è piena di espressioni di dolore e violenza, quando si arriva al Cantico dei Cantici si arriva all’amore. C’è l’amore, la dolcezza, l’erotismo”. Benigni sottolinea la bellezza di un testo dove “l’amore è visto come frammento d’Infinito. L’amore è l’infinito messo alla portata di tutti noi. Non esiste nessuna vita che per almeno un momento non sia stato immortale – e aggiunge con entusiasmo coinvolgente - . Che bello che siamo al mondo, uno scherzo glorioso ci hanno fatto. Lo hanno fatto per amore”. Il messaggio di Benigni vuole coinvolgere le nuove generazioni “che parlano di sesso, guardano filmini erotici ma di amore non ne fanno più” e precisa opportunamente che il Cantico ci dimostra che “il desiderio è diverso dal bisogno, non è possesso, è continua conquista”. Benigni quindi nella sua premessa precisa che reciterà i frammenti che ha più amato del libro: “Spero che vi venga voglia di andarlo a leggere”. Avverte, poi Benigni, che la versione che proporrà sarà quella in cui vengono ripristinati termini che nel corso dei secoli erano considerati con un certo “imbarazzo”, “avvalendomi dell’aiuto di grandissimi studiosi, professori e poeti da Ceronetti a Ravasi”. Salvo prendersi una libertà “politicamente” corretta che finisce per tradire non solo la lettera ma il significato profondo del Libro biblico : “Il Cantico rappresenta tutte le coppie che si amano, l’uomo che ama la sua donna, la donna che ama la sua donna…”. Un inno all’amore sul palco di Sanremo, aggiunge Benigni, perché “l’amore vince, è più forte della morte, ogni parola è un diamante, possano queste parole posarsi sulla nostra anima e sui nostri cuori” conclude l’artista iniziando a leggere, emozionato le pagine del Cantico dei cantici. L’impegno nella terza serata a favore delle donne, era arrivato con l’annuncia del concerto ”Una nessuna centomila, il 19 settembre all’Arena Campovolo, annunciato all’Ariston dalle sette protagoniste: Laura Pausini, Gianna Nannini, Fiorella Mannoia, Elisa, Giorgia, Emma e Alessandra Amoroso..”Basta ancora donne vittime” ha aggiunto la Nannini, mentre la Mannoia ha aggiunto che “tutti i proventi saranno devoluti ai centri antiviolenza, che oggi sono in affanno”. La serata ha avuto momenti di grande musica, come la versione di Piazza Grande interpretata da Tosca e Silvia Perez Cruz, al primo posto nella classifica dell'Orchestra di Sanremo, e poi La nevicata del ‘56”intonata da Giordana Angi, o “Spalle al muro”, un inno alla dignità della vecchiaia interpretato con forza da Anastasio accompagnato dalla Premiata Forneria Marconi. Anche un premio se lo meriterebbe Francesco Gabbani che con grande ironia ha interpretato L’italiano di Toto Cutugno vestito come l’astronauta Luca Parmitano, attorniato da sei giovani italiani di seconda generazione sventolanti il tricolore.

Il Cantico Dei Cantici Testo originale letto da Roberto Benigni.

Baciami con i baci della tua bocca

che il tuo amore mi morde più del vino

fragranza soavissima è il tuo odore

e il tuo nome è desiderio che si spande

Oh, prendimi con te

trascinami con te

nella tua camera ci rallegreremo e gioiremo insieme

e gusterò il tuo amore poichè delizia è l'amarti

Eccoti bella amica mia mia

sei tutta splendore

vieni tessero per te dei fili d'oro con bisbigli d'argento

le tue labbra sono porpora in cui sboccia l'indicibile fiore del sorriso

e il tuo odore vince ogni profumo

se muovi gli occhi rinnovi la luce

Io sono del mio amato e il mio amato è il mio

oh, amore

tu che la mia anima ama

tu che tocchi il mio respiro

come un melo tra gli alberi selvatici tu sei

ho grande voglia di rannicchiarmi nella tua ombra

e il sesso tuo su me amore

e il frutto dolce nella mia bocca

Portami dove sei

piantami il tuo stendardo amore

oh, appoggiatemi ai fiori

sostenetemi con bevande di mele

resuscitatemi perchè io muoio d'amore

la sua sinistra è sotto la mia desta

con la destra mi stringe nell'amplesso

un grappolo di cipro è per me il mio diletto

nella mia vigna sopra a me

un sacchetto di mirra è per me il mio diletto

che passa la notte

fra i miei seni

io vi scongiuro non svegliate il mio amore

non svegliatelo finchè non piaccia a lui

Eccomi colomba mia

tu sei bella come una grazia

maestosa e terribile come un esercito schierato

distogli da me i tuoi occhi poichè mi turbano

mi eccitano non resisto

i tuoi seni sono come due caprioli che pascolano fra le rose

le tue cosce una mano d'artista le ha tornite

come una melograna spaccata sono i tuoi glutei tolta la veste

Una manciata di grano come in un roseto ti giace in mezzo agli inguini

quanta grazia e quanto piacere nei tuoi sbattimenti d'amore

l'odore del tuo sesso è l'odore del più soave dei balsami

mi inebria

un giardino chiuso tu sei pienezza mia

un giardino chiuso con frutti squisiti

Io dormo

ma il mio cuore è sveglio

sento il mio diletto che bussa

aprimi amica mia colomba mia perfetta

io aprivo il mio diletto

e il mio diletto mi prendeva mi stringeva

il mio seno balzò a quel contatto

l'anima mia si perdeva per la sua dolcezza

quando il mio diletto spinse il suo sesso dentro di me

le mie viscere ebbero un fremito

il mio cuore impazziva per lui

poi lo chiamavo e non mi rispondeva

lo cercavo ma non lo trovavo

Vi scongiuro se incontrate il mio diletto

ditegli che sono stata ferita da amore

il mio diletto è luminoso come fiamma

lo riconoscerete fra mille

i suoi occhi sono come colombe in uno specchio d'acqua

il suo ventre è un disco d'avorio ombreggiato da zaffiri

i suoi testicoli sono rose stillanti mirra che sazia

il suo sesso è un astuccio d'oro riempito di gemme

i suoi fianchi chiamano all'amplesso

tutto in lui è desiderio

dolcezza da succhiare

Eccolo

vieni mio diletto

andiamo fuori nei campi

passiamo la notte fra gli alberi di cipro

la ti darò le mie dolcezze

e si apriranno squisiti tutti mi frutti

penetrami mio diletto

e sii simile a un daino

a un giovane cervo delle colline

Prendimi mio diletto prendimi

prendimi e mettimi come sigillo sul tuo cuore

come sigillo suo tuo braccio

perchè forte più della morte è amore

passione più potete degli inferi

i suoi dardi sono dardi di fuoco

sono fiamme di un dio

le acqua dell'abisso non possono spegnere l'amore

nei fiumi travolgerlo

chi darà tutta la sua vita per amore

la salverà e non la perderà

Il Cantico dei Cantici: testo integrale ritoccato nei secoli e spiegazione del brano letto da Benigni a Sanremo 2020. A Sanremo 2020 Roberto Benigni ha stupito la platea leggendo il testo completo del Cantico dei Cantici. Un testo d'amore di 2000 anni fa che ci racconta di Salomone e Sulamita. Chiara Ridolfi il 07-02-2020 su sololibri.net. Il Cantico dei Cantici ha fatto il suo ingresso a Sanremo grazie alla voce di Benigni che ha deciso di dedicare il suo monologo a questo testo d’amore. L’attore premio Oscar è salito sul palco e ha letto il testo integrale del Cantico dei Cantici, spiegando al pubblico la forza dell’amore che questo testo sprigiona. Il Cantico è uno dei testi più misteriosi della Bibbia, non appare mai la figura di Dio, ma lo scritto si incentra sull’amore tra Salomone e Sulamita. Il Cantico dei Cantici è uno dei libri della Bibbia ebraica e fa parte della sezione degli Agiografi, un gruppo di cinque più brevi scritti. A destare da sempre perplessità è il contenuto di questo testo che racconta dell’amore tra uno sposo e una sposa, del loro amore fisico e non solo spirituale, ma che si incentra esclusivamente su questo, senza avere riferimenti a Dio. Di seguito vediamo le interpretazioni che vi sono su questo scritto, riportiamo inoltre il testo completo del Cantico dei cantici e ne diamo un riassunto per riuscire a comprendere al meglio il testo. Cantico dei Cantici: il testo integrale

Cantico dei cantici, che è di Salomone.

Mi baci con i baci della sua bocca!

Sì, le tue tenerezze sono più dolci del vino.

Per la fragranza sono inebrianti i tuoi profumi,

profumo olezzante è il tuo nome,

per questo le giovinette ti amano.

Attirami dietro a te, corriamo!

M’introduca il re nelle sue stanze:

gioiremo e ci rallegreremo per te,

ricorderemo le tue tenerezze più del vino.

A ragione ti amano!

Bruna sono ma bella,

o figlie di Gerusalemme,

come le tende di Kedar,

come i padiglioni di Salma.

Non state a guardare che sono bruna,

poiché mi ha abbronzato il sole.

I figli di mia madre si sono sdegnati con me:

mi hanno messo a guardia delle vigne;

la mia vigna, la mia, non l’ho custodita.

Dimmi, o amore dell’anima mia,

dove vai a pascolare il gregge,

dove lo fai riposare al meriggio,

perché io non sia come vagabonda

dietro i greggi dei tuoi compagni.

Se non lo sai, o bellissima tra le donne,

segui le orme del gregge

e mena a pascolare le tue caprette

presso le dimore dei pastori.

Alla cavalla del cocchio del faraone

io ti assomiglio, amica mia.

Belle sono le tue guance fra i pendenti,

il tuo collo fra i vezzi di perle.

Faremo per te pendenti d’oro,

con grani d’argento.

Mentre il re è nel suo recinto,

il mio nardo spande il suo profumo.

Il mio diletto è per me un sacchetto di mirra,

riposa sul mio petto.

Il mio diletto è per me un grappolo di

nelle vigne di Engàddi.

Come sei bella, amica mia, come sei bella!

I tuoi occhi sono colombe.

Come sei bello, mio diletto, quanto grazioso!

Anche il nostro letto è verdeggiante.

Le travi della nostra casa sono i cedri,

nostro soffitto sono i cipressi.

Io sono un narciso di Saron,

un giglio delle valli.

Come un giglio fra i cardi,

così la mia amata tra le fanciulle.

Come un melo tra gli alberi del bosco,

il mio diletto fra i giovani.

Alla sua ombra, cui anelavo, mi siedo

e dolce è il suo frutto al mio palato.

Mi ha introdotto nella cella del vino

e il suo vessillo su di me è amore.

5 Sostenetemi con focacce d’uva passa,

rinfrancatemi con pomi,

perché io sono malata d’amore.

La sua sinistra è sotto il mio capo

e la sua destra mi abbraccia.

Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,

per le gazzelle o per le cerve dei campi:

non destate, non scuotete dal sonno l’amata,

finché essa non lo voglia.

Una voce! Il mio diletto!

Eccolo, viene

saltando per i monti,

balzando per le colline.

Somiglia il mio diletto a un capriolo

o ad un cerbiatto.

Eccolo, egli sta

dietro il nostro muro;

guarda dalla finestra,

spia attraverso le inferriate.

Ora parla il mio diletto e mi dice:

«Alzati, amica mia,

mia bella, e vieni!

Perché, ecco, l’inverno è passato,

è cessata la pioggia, se n’è andata;

i fiori sono apparsi nei campi,

il tempo del canto è tornato

e la voce della tortora ancora si fa sentire

nella nostra campagna.

Il fico ha messo fuori i primi frutti

e le viti fiorite spandono fragranza.

Alzati, amica mia,

mia bella, e vieni!

O mia colomba, che stai nelle fenditure della roccia,

nei nascondigli dei dirupi,

mostrami il tuo viso,

fammi sentire la tua voce,

perché la tua voce è soave,

il tuo viso è leggiadro».

Prendeteci le volpi,

le volpi piccoline

che guastano le vigne,

perché le nostre vigne sono in fiore.

Il mio diletto è per me e io per lui.

Egli pascola il gregge fra i gigli.

Prima che spiri la brezza del giorno

e si allunghino le ombre,

ritorna, o mio diletto,

somigliante alla gazzella

o al cerbiatto,

sopra i monti degli aromi.

Sul mio letto, lungo la notte, ho cercato

l’amato del mio cuore;

l’ho cercato, ma non l’ho trovato.

«Mi alzerò e farò il giro della città;

per le strade e per le piazze;

voglio cercare l’amato del mio cuore».

L’ho cercato, ma non l’ho trovato.

Mi hanno incontrato le guardie che fanno la ronda:

«Avete visto l’amato del mio cuore?».

Da poco le avevo oltrepassate,

quando trovai l’amato del mio cuore.

Lo strinsi fortemente e non lo lascerò

finché non l’abbia condotto in casa di mia madre,

nella stanza della mia genitrice.

Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,

per le gazzelle e per le cerve dei campi:

non destate, non scuotete dal sonno l’amata

finché essa non lo voglia.

Che cos’è che sale dal deserto

come una colonna di fumo,

esalando profumo di mirra e d’incenso

e d’ogni polvere aromatica?

Ecco, la lettiga di Salomone:

sessanta prodi le stanno intorno,

tra i più valorosi d’Israele.

Tutti sanno maneggiare la spada,

sono esperti nella guerra;

ognuno porta la spada al fianco

contro i pericoli della notte.

Un baldacchino s’è fatto il re Salomone,

con legno del Libano.

Le sue colonne le ha fatte d’argento,

d’oro la sua spalliera;

il suo seggio di porpora,

il centro è un ricamo d’amore

delle fanciulle di Gerusalemme.

Uscite figlie di Sion,

guardate il re Salomone

con la corona che gli pose sua madre,

nel giorno delle sue nozze,

nel giorno della gioia del suo cuore.

Come sei bella, amica mia, come sei bella!

Gli occhi tuoi sono colombe,

dietro il tuo velo.

Le tue chiome sono un gregge di capre,

che scendono dalle pendici del Gàlaad.

I tuoi denti come un gregge di pecore tosate,

che risalgono dal bagno;

tutte procedono appaiate,

e nessuna è senza compagna.

Come un nastro di porpora le tue labbra

e la tua bocca è soffusa di grazia;

come spicchio di melagrana la tua gota

attraverso il tuo velo.

Come la torre di Davide il tuo collo,

costruita a guisa di fortezza.

Mille scudi vi sono appesi,

tutte armature di prodi.

I tuoi seni sono come due cerbiatti,

gemelli di una gazzella,

che pascolano fra i gigli.

Prima che spiri la brezza del giorno

e si allunghino le ombre,

me ne andrò al monte della mirra

e alla collina dell’incenso.

Tutta bella tu sei, amica mia,

in te nessuna macchia.

Vieni con me dal Libano, o sposa,

con me dal Libano, vieni!

Osserva dalla cima dell’Amana,

dalla cima del Senìr e dell’Ermon,

dalle tane dei leoni,

dai monti dei leopardi.

Tu mi hai rapito il cuore,

sorella mia, sposa,

tu mi hai rapito il cuore

con un solo tuo sguardo,

con una perla sola della tua collana!

Quanto sono soavi le tue carezze,

sorella mia, sposa,

quanto più deliziose del vino le tue carezze.

L’odore dei tuoi profumi sorpassa tutti gli aromi.

Le tue labbra stillano miele vergine, o sposa,

c’è miele e latte sotto la tua lingua

e il profumo delle tue vesti è come il profumo del Libano.

Giardino chiuso tu sei,

sorella mia, sposa,

giardino chiuso, fontana sigillata.

I tuoi germogli sono un giardino di melagrane,

con i frutti più squisiti,

alberi di cipro con nardo,

nardo e zafferano, cannella e cinnamòmo

con ogni specie d’alberi da incenso;

mirra e aloe

con tutti i migliori aromi.

Fontana che irrora i giardini,

pozzo d’acque vive

e ruscelli sgorganti dal Libano.

Lèvati, aquilone, e tu, austro, vieni,

soffia nel mio giardino,

si effondano i suoi aromi.

Venga il mio diletto nel suo giardino

e ne mangi i frutti squisiti.

Son venuto nel mio giardino, sorella mia, sposa,

e raccolgo la mia mirra e il mio balsamo;

mangio il mio favo e il mio miele,

bevo il mio vino e il mio latte.

Mangiate, amici, bevete;

inebriatevi, o cari.

Io dormo, ma il mio cuore veglia.

Un rumore! È il mio diletto che bussa:

«Aprimi, sorella mia,

mia amica, mia colomba, perfetta mia;

perché il mio capo è bagnato di rugiada,

i miei riccioli di gocce notturne».

«Mi sono tolta la veste;

come indossarla ancora?

Mi sono lavata i piedi;

come ancora sporcarli?».

Il mio diletto ha messo la mano nello spiraglio

e un fremito mi ha sconvolta.

Mi sono alzata per aprire al mio diletto

e le mie mani stillavano mirra,

fluiva mirra dalle mie dita

sulla maniglia del chiavistello.

Ho aperto allora al mio diletto,

ma il mio diletto già se n’era andato, era scomparso.

Io venni meno, per la sua scomparsa.

L’ho cercato, ma non l’ho trovato,

l’ho chiamato, ma non m’ha risposto.

Mi han trovato le guardie che perlustrano la città;

mi han percosso, mi hanno ferito,

mi han tolto il mantello

le guardie delle mura.

Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,

se trovate il mio diletto,

che cosa gli racconterete?

Che sono malata d’amore!

Che ha il tuo diletto di diverso da un altro,

o tu, la più bella fra le donne?

Che ha il tuo diletto di diverso da un altro,

perché così ci scongiuri?

Il mio diletto è bianco e vermiglio,

riconoscibile fra mille e mille.

Il suo capo è oro, oro puro,

i suoi riccioli grappoli di palma,

neri come il corvo.

I suoi occhi, come colombe

su ruscelli di acqua;

i suoi denti bagnati nel latte,

posti in un castone.

Le sue guance, come aiuole di balsamo,

aiuole di erbe profumate;

le sue labbra sono gigli,

che stillano fluida mirra.

Le sue mani sono anelli d’oro,

incastonati di gemme di Tarsis.

Il suo petto è tutto d’avorio,

tempestato di zaffiri.

Le sue gambe, colonne di alabastro,

posate su basi d’oro puro.

Il suo aspetto è quello del Libano,

magnifico come i cedri.

Dolcezza è il suo palato;

egli è tutto delizie!

Questo è il mio diletto, questo è il mio amico,

o figlie di Gerusalemme.

Dov’è andato il tuo diletto,

o bella fra le donne?

Dove si è recato il tuo diletto,

perché noi lo possiamo cercare con te?

Il mio diletto era sceso nel suo giardino

fra le aiuole del balsamo

a pascolare il gregge nei giardini

e a cogliere gigli.

Io sono per il mio diletto e il mio diletto è per me;

egli pascola il gregge tra i gigli.

Tu sei bella, amica mia, come Tirza,

leggiadra come Gerusalemme,

terribile come schiere a vessilli spiegati.

Distogli da me i tuoi occhi:

il loro sguardo mi turba.

Le tue chiome sono come un gregge di capre

che scendono dal Gàlaad.

I tuoi denti come un gregge di pecore

che risalgono dal bagno.

Tutte procedono appaiate

e nessuna è senza compagna.

Come spicchio di melagrana la tua gota,

attraverso il tuo velo.

Sessanta sono le regine,

ottanta le altre spose,

le fanciulle senza numero.

Ma unica è la mia colomba la mia perfetta,

ella è l’unica di sua madre,

la preferita della sua genitrice.

L’hanno vista le giovani e l’hanno detta beata,

le regine e le altre spose ne hanno intessuto le lodi.

«Chi è costei che sorge come l’aurora,

bella come la luna, fulgida come il sole,

terribile come schiere a vessilli spiegati?».

Nel giardino dei noci io sono sceso,

per vedere il verdeggiare della valle,

per vedere se la vite metteva germogli,

se fiorivano i melograni.

Non lo so, ma il mio desiderio mi ha posto

sui carri di Ammi-nadìb.

«Volgiti, volgiti, Sulammita,

volgiti, volgiti: vogliamo ammirarti».

«Che ammirate nella Sulammita

durante la danza a due schiere?».

«Come son belli i tuoi piedi

nei sandali, figlia di principe!

Le curve dei tuoi fianchi sono come monili,

opera di mani d’artista.

Il tuo ombelico è una coppa rotonda

che non manca mai di vino drogato.

Il tuo ventre è un mucchio di grano,

circondato da gigli.

I tuoi seni come due cerbiatti,

gemelli di gazzella.

Il tuo collo come una torre d’avorio;

i tuoi occhi sono come i laghetti di Chesbòn,

presso la porta di Bat-Rabbìm;

il tuo naso come la torre del Libano

che fa la guardia verso Damasco.

Il tuo capo si erge su di te come il Carmelo

e la chioma del tuo capo è come la porpora;

un re è stato preso dalle tue trecce».

Quanto sei bella e quanto sei graziosa,

o amore, figlia di delizie!

La tua statura rassomiglia a una palma

e i tuoi seni ai grappoli.

Ho detto: «Salirò sulla palma,

coglierò i grappoli di datteri;

mi siano i tuoi seni come grappoli d’uva

e il profumo del tuo respiro come di pomi».

«Il tuo palato è come vino squisito,

che scorre dritto verso il mio diletto

e fluisce sulle labbra e sui denti!

Io sono per il mio diletto

e la sua brama è verso di me.

Vieni, mio diletto, andiamo nei campi,

passiamo la notte nei villaggi.

Di buon mattino andremo alle vigne;

vedremo se mette gemme la vite,

se sbocciano i fiori,

se fioriscono i melograni:

là ti darò le mie carezze!

Le mandragore mandano profumo;

alle nostre porte c’è ogni specie di frutti squisiti,

freschi e secchi;

mio diletto, li ho serbati per te».

Oh se tu fossi un mio fratello,

allattato al seno di mia madre!

Trovandoti fuori ti potrei baciare

e nessuno potrebbe disprezzarmi.

Ti condurrei, ti introdurrei nella casa di mia madre;

m’insegneresti l’arte dell’amore.

Ti farei bere vino aromatico,

del succo del mio melograno.

La sua sinistra è sotto il mio capo

e la sua destra mi abbraccia.

Io vi scongiuro, figlie di Gerusalemme,

non destate, non scuotete dal sonno l’amata,

finché non lo voglia.

Chi è colei che sale dal deserto,

appoggiata al suo diletto?

Sotto il melo ti ho svegliata;

là, dove ti concepì tua madre,

là, dove la tua genitrice ti partorì.

Mettimi come sigillo sul tuo cuore,

come sigillo sul tuo braccio;

perché forte come la morte è l’amore,

tenace come gli inferi è la passione:

le sue vampe son vampe di fuoco,

una fiamma del Signore!

Le grandi acque non possono spegnere l’amore

né i fiumi travolgerlo.

Se uno desse tutte le ricchezze della sua casa

in cambio dell’amore, non ne avrebbe che dispregio.

Una sorella piccola abbiamo,

e ancora non ha seni.

Che faremo per la nostra sorella,

nel giorno in cui se ne parlerà?

Se fosse un muro,

le costruiremmo sopra un recinto d’argento;

se fosse una porta,

la rafforzeremmo con tavole di cedro.

Io sono un muro

e i miei seni sono come torri!

Così sono ai suoi occhi

come colei che ha trovato pace!

Una vigna aveva Salomone in Baal-Hamòn;

egli affidò la vigna ai custodi;

ciascuno gli doveva portare come suo frutto

mille sicli d’argento.

La vigna mia, proprio mia, mi sta davanti:

a te, Salomone, i mille sicli

e duecento per i custodi del suo frutto!

Tu che abiti nei giardini

- i compagni stanno in ascolto -

fammi sentire la tua voce.

«Fuggi, mio diletto,

simile a gazzella

o ad un cerbiatto,

sopra i monti degli aromi!».

Cantico dei cantici: riassunto dell’opera e interpretazioni. Il racconto non presenta una storia ben definita, ma inserisce una serie di poesie che narrano l’amore e i sentimenti tra due sposi: Salomone e Salumita. I due si parlano e di tanto in tanto si rivolgono al coro, formato dalle donne di Gerusalemme, ed esprimono non solo i sentimenti che provano l’uno per l’altra, ma anche la passione carnale che essi sentono. Proprio per il suo essere slegato si è spesso ipotizzato che questi testi potessero essere stati scritti come canti per le nozze. A risultare particolare è la totale assenza di Dio che non viene nominato in alcun passaggio, dal momento che l’intero cantico si incentra sulla tematica dell’amore tra i due. Data la particolare tematica che tratta questo scritto si sono avute nel tempo diverse interpretazioni. Le principali spiegazioni che sono state date sono le seguenti:

interpretazione naturalistica: il canto rappresenterebbe solo la descrizione dell’amore tra uomo e donna, senza altre tipologie di significato, essendo quindi un semplice scritto privato. Proprio per questo motivo Teodoro propone di eliminarlo dal testo biblico, essendo poco attinente con il resto delle Sacre scritture.

interpretazione tipica: il narrato in questa interpretazione avrebbe un senso morale più alto, si racconta quindi sì della storia d’amore tra due personaggi, reali o inventati che siano, ma per far passare un significato più profondo. Il senso morale del Cantico si diversifica in base alle interpretazioni, per alcuni infatti è una spiegazione dell’amore di Salomone per una donna di classe inferiore, per altri invece è la rappresentazione dell’amore di Dio per la Chiesa o di Jahvè per la nazione israelitica (in base alla religione di appartenenza);

interpretazione allegorica: in questa visione il significato del testo non sarebbe quello che si legge, ma ci sarebbe un fitto testo di allegorie che presenterebbe una storia del tutto differente. Anche in questo caso l’allegoria che si nasconde sotto è differente in base alla religione, per i cristiani il matrimonio sarebbe il legame tra Dio e la Chiesa, per gli ebrei invece sarebbe l’amore tra Jahvè per la nazione israelitica.

Le interpretazioni sul Cantico sono quindi molteplici, ma la bellezza di questo cantico è indiscutibile.

Sanremo 2020, terza serata: Roberto Benigni ti voglio bene. Il comico premio Oscar porta l'amore sul palco. Un soffio di piacere e cultura. Ma la platea non si alza in piedi. E non è un bel segnale. Beatrice Dondi il 7 febbraio 2020 su L'Espresso. Il suo sesso è un astuccio d'oro riempito di gemme tutto in lui è desiderio dolcezza da succhiare. È la cover delle cover nella serata delle cover, è il Cantico dei cantici, che parla di amore non rubato, di sesso condiviso, di gioia dei corpi che si intrecciano senza sopraffarsi. Nel festival pop dedicato alle donne, che denuncia la violenza a suo modo, che fa sbucare all'improvviso messaggi, sparsi di vario tenore, dal blitz di Pelù ai microfoni rossi, non si poteva trovare modo migliore per raccontare la relazione amorosa dal verso giusto. E ci voleva Roberto Benigni per aprire le porte all'erotismo, altro che il tango di Georgina. Ma per qualche buffo partito preso la platea batte le mani a lei, sensuale come un guardalinee, mentre per il monologo biblico sul fremito delle cosce resta bene inchiodata alla poltrona. Bizzarie del Festival, che si emoziona per poco, si esalta per ancora meno e quando arriva un nostro gigante si rannicchia in una cuccia di sdegno col muso dei bambini annoiati. D'altronde è solo sesso, solo la Bibbia due cosette da niente, meglio alzarsi in piedi per il tenorino o ridacchiare sulla doppia maglia calcistica di Amadeus che non per una piccola rivoluzione come quella dell'immagine di lei che sentiva il sesso di lui sul corpo e gli diceva “penetrami, voglio il tuo stendardo”» buttata dal palco dell'Ariston. Ed è solo Benigni, Pinocchio e Geppetto, geniaccio condiviso e orgoglio nazionale fino a ieri e poi diventato all'improvviso il grande male, “quello” strapagato, il comunista che si ostina a proporre testi magici, quello che fa cultura, una brutta parola, pronunciata con il disprezzo che tira fuori solo chi pensa che precipitare nel buio sia sempre meglio che guardare in avanti. Per fortuna però Benigni c'è e gli vogliamo bene, al punto che verrebbe da dirglielo persino al citofono. Benigni c'è, e con lui quell'ostinato desiderio che questo strano Sanremo, altalenante tra l'utile e l'inutile, ha di dire qualcosa. Oltre ai grazie, oltre ai fiori.

Maurizio Caverzan per “la Verità” l'8 febbraio 2020. Roberto Benigni biblista. Esegeta di sacri testi. Teologo. Tra i tanti cadeaux che il 70° Festival di Sanremo ci ha fatto c'è anche questa scoperta. Abbiamo un nuovo interprete della dottrina cristiana. Non lo sapevamo, ma è così. Dopo Eugenio Scalfari, aduso a sussurrare a papa Francesco, ora abbiamo anche il regista e attore premio Oscar a spiegare le scritture. I cattolici dovrebbero esultare. Rai1, la rete che fa il pieno di ascolti e con il più importante evento tv nazionale, si rivolge alla maggioranza del popolo italiano, dopo un rapper in body di strass che asserisce di citare Francesco d' Assisi, ci ha proposto un novello teologo. Un dottore, un padre della Chiesa. L'altra sera, tra una canzonetta e un tango argentino, è riuscito a dire che tutte le coppie che si amano, senza distinzione tra eterosessuali e omosessuali, sono ben viste e, anzi, favorite, dai testi biblici. Fortuna che il suo Cantico dei cantici a luci rosse ha lasciato freddino il pubblico dell'Ariston che lo ha ricambiato con applausi appena decorosi. Un velo di delusione ha attraversato il volto sudato dell'inatteso esegeta, esausto per i 40 minuti di monologo. Un sermone abborracciato, ambiguo, ammantato di accademia, sostenuto da ben sette consulenti, tra i quali il cardinal Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura. Una lezione con evidenti forzature che emergono alla prima, elementare, verifica, tradendo l'impianto ideologico di un' operazione esaltata a sinistra, a partire da un tweet di Matteo Renzi (guarda caso della stessa «scuderia» di Benigni, quella di Lucio Presta), e avversata già in tempo reale da Maurizio Gasparri. No, quest' ultima lectio benignesca non entrerà nella storia. Nemmeno in quella sanremese, già lastricata dai precedenti passaggi del comico toscano (nel 2002 con Pippo Baudo declamò il XXXIII canto del Paradiso dantesco, nel 2009 con Paolo Bonolis una lettera di Oscar Wilde all' amato, nel 2011 con Gianni Morandi Fratelli d' Italia). Mentre recitava i versi estrapolati dalla sua personalissima versione dell'Antico testamento, nella testa perplessa degli spettatori in platea e dei telespettatori a casa passava il pensiero dei 300.000 euro di compenso per l' esibizione pagati dalla Rai, prima azienda culturale del Paese. Ieri, sui social network le opposte fazioni si sono scagliate una contro l' altra attaccando o difendendo il più divisivo tra i nostri attori. Qualcuno si è rammaricato, rimpiangendo il Benignaccio dell' Inno del corpo sciolto. Qualcun altro si è improvvisamente accorto che «non fa più ridere». Da anni il regista della Vita è bella si è convertito a una ricerca sui testi fondanti della storia italica e non solo: dalla Divina commedia alla Costituzione, dai Vangeli ai Dieci comandamenti. È un errore impiccare un artista al suo sulfureo passato; settant' anni si appropinquano e il trascorrere del tempo qualche conseguenza la porta. Le malelingue dicono: la fissazione per il sesso, per esempio. Ma non è questo il grave. Il peggio è se la personale ricerca di un talentuoso attore si trasforma in un' enorme opera di mistificazione, divulgata nel momento di massima esposizione dal più potente mezzo di comunicazione nazionale e in cambio di un lauto cachet pagato con denaro pubblico. Per fare ritorno all' Ariston, introdotto dalla sua musichetta strapaesana, il biblista canterino voleva scovare un testo particolare, la canzone delle canzoni. Nulla di più opportuno del Cantico dei cantici, libro di sole 15 pagine, rarissimamente letto durante le celebrazioni liturgiche, eppure presentato come «il più santo, più bello, più importante della Bibbia un libro dedicato alla femminilità e forse, pensate, scritto 2400 anni fa da una donna», ha ipotizzato il novello padre della Chiesa. Che voleva anche che la canzone non fosse mai stata eseguita, forse perché colpevolmente censurata dai potenti. Anche qui, però, l'iperbole ha finito per far dimenticare al nostro teologo che, nel 2006, proprio un suo spettacolo al teatro Verdi di Terni su questo «libro erotico santissimo» era stato trasmesso da Sat2000, la tv dei vescovi. Stavolta, però, aveva deciso di fare le cose in grande, ripescando le versioni originali «che non troverete andando a leggere la Bibbia», ha messo le mani avanti. Orbene, questo libro, si è infervorato, «narra di un uomo e una donna che si amano, che rappresentano tutte le coppie in tutte le parti del mondo e in ogni epoca, e che ripetono il miracolo dell'amore. Tutte le coppie: la donna col suo uomo, la donna con la sua donna, l'uomo con il suo uomo. Tutte le coppie che si amano, rappresenta», si è placato per un momento Benigni. Ovviamente, di tutto questo nel Cantico dei cantici non c'è traccia. Ma dev' essere perché la Chiesa ha paura dell' amore e dell'erotismo più che delle guerre, ha assicurato il teologo di Sanremo. Che, mentre assicurava di restituire le scritture alla loro verità, in realtà le stava brutalmente piegando all' ideologia Lgbt e alla filosofia gender. Un Cantico dei cantici inesistente. Nel quale la donna esalta anche il sesso orale, «il frutto suo dolce nella mia bocca», e invoca il diletto di penetrarla con il suo «stendardo». Ipse dixit, Roberto Benigni. Anno domini 2020, 70° Festival della canzone italiana.

Gianluca Veneziani per “Libero quotidiano” l'8 febbraio 2020. Ahi ahi, Roberto. Dovremmo ribattezzarti Ripeto Benigni o Riciclo Benigni. Avevi venduto la tua performance sul Cantico dei Cantici, il monologo dell' altro ieri a Sanremo, come un pezzo originale, una perla unica pensata apposta per il Festival. Lo avevi detto tu sul palco, vantandoti che una cosa simile «non l' ha mai fatta nessuno, non è mai stata fatta in televisione. È il regalo più bello che possa fare a Sanremo». Sì, peccato che un regalo simile lo avessi già fatto 14 anni fa al pubblico del Teatro Verdi di Terni a ridosso di un San Valentino. E non solo: quell' esibizione era andata in onda su SAT2000, il canale tv della Cei. Di cosa parlava quel monologo? Indovinate: del Cantico dei Cantici! copia e incolla La struttura delle due performance è analoga, con un preambolo sull' amore e la lettura di alcuni brani del testo biblico. Ma non solo: Benigni usa in alcuni passaggi le stesse espressioni utilizzate 14 anni prima. Nel presentare il Cantico dei Cantici dice il 13 febbraio 2006 a Terni: «È stato attribuito a Salomone, in realtà Salomone non c' entra niente (). Sono dei dialoghi dello sposo con la sposa. Naturalmente sono simbolici. All' inizio pensavano fosse un richiamo () all' amore di Dio per la Chiesa». L' altro ieri a Sanremo: «Sono dei giovani che si amano e cantano ognuno l' amore per l' altro. (). Hanno trovato giustificazioni, tipo che l' autore era Salomone, ma non era vero, oppure hanno provato a dare interpretazioni simboliche (): lui è Dio e lei la Chiesa». Terni 2006: «Vi voglio leggere questo Cantico dei Cantici, gioiello donato all' umanità». Sanremo 2020: «Ogni parola del Cantico dei Cantico è un diamante. Un orafo ha costruito diamanti () e ci ha consegnato un diadema in dono». Ancor più pedissequamente ripete un altro passo. Terni 2006: «Un rabbino del II secolo ebbe a dire: "L' universo intero non vale il giorno in cui fu dato all' umanità il Cantico dei Cantici"». Sanremo 2020: «Un famoso rabbino disse: "Tutto il mondo, il mondo intero, e tutta la storia del mondo non vale il giorno in cui il Cantico dei Cantici fu donato all' umanità"». Ma è soprattutto nella lettura del testo, che pure Benigni vende come originale («Questa versione non la troverete nella Bibbia, è anteriore, viene prima di tutte le revisioni, è il testo primitivo del Cantico»), che il comico ripete sei passaggi già letti nel 2006. L' incipit è uguale: in entrambi i casi «Baciami con i baci della tua bocca». Ma è solo l' inizio. Terni 2006: «Un sacchetto di mirra è per me il mio diletto, pernotta tra i miei seni». Sanremo 2020: «Un sacchetto di mirra è per me il mio diletto che passa la notte tra i miei seni». Terni 2006: «Tremenda come esercito schierato». Sanremo, 2020: «Maestosa e terribile come esercito schierato». 2006: «I tuoi seni somigliano a due caprioli». L' altro ieri: «I tuoi seni sono come due caprioli». 14 anni fa: «Vieni mio diletto, mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio, insaziabile come morte è amore». Due giorni fa: «Prendimi, mio diletto, e mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo braccio, perché forte più della morte è amore». Terni: «Le molte acque non possono spegnere l' amore né travolgerlo i fiumi». Sanremo: «Le acque dell' abisso non possono spegnere l' amore né i fiumi travolgerlo». Curva dello share Sicuro, Roberto, che la tua ultima lettura del Cantico fosse inedita? Per carità, ognuno è libero di auto-copiarsi e il testo biblico non può certo essere stravolto. Ma allora perché presentarla come una cosa mai vista prima in tv? E soprattutto perché pagare Benigni 300mila per uno spettacolo in parte riciclato? Vuoi per il déjà vu, vuoi per la noia, il monologo non ha ottenuto l' audience più alta della serata: lo ha superato Mika con il 60,9% di share, e le 7 artiste contro la violenza, in termini di spettatori (15 milioni e 494mila). Peraltro Benigni perde 1 milione e mezzo di spettatori durante l' esibizione: parte con 13 milioni e 582mila e finisce con 12 milioni e 182mila (sebbene guadagni in share, dal 55 al 57,5), forse perché intanto molti vanno a dormire. Aver fatto addormentare chi era a casa: non un grande risultato per uno che voleva cantare l' amore.

Da liberoquotidiano.it il 7 febbraio 2020. Un monologo attesissimo. E costosissimo. Si parla di Roberto Benigni, super-ospite al Festival di Sanremo condotto da Amadeus nella serata dei duetti, giovedì 6 febbraio, alla modica cifra di 300mila euro. Un monologo lungo, una quarantina di minuti: iniziato prima delle 23 e finito intorno alle 23.30. Il regista toscano lo ha introdotto con un paio di stoccate chiaramente rivolte a Matteo Salvini, insomma di riffa o di raffa la politica è riuscita a metterla in mezzo. Poi, la performance. "È la canzone più bella del mondo: è il Cantico dei cantici ed è nella Bibbia. È la canzone più bella mai scritta nella storia dell'umanità, 2400 anni fa, altro che settantesimo (il riferimento è all'edizione di Sanremo, ndr). E non è mai stata cantata in televisione". Queste le parole utilizzate per introdurre il Cantico dei cantici, appunto. Poi la declamazione, l'elogio all'amore libero, gli applausi del pubblico, gli inchini di Benigni. Cala il sipario. La costosissima ospitata va in ghiacciaia. Eppure qualcosa non torna. Già, perché Benigni ha detto chiaro e tondo che "non è mai stata cantata in televisione", quella "canzone più bella del mondo". Peccato che sembri proprio non essere così. Anno di grazia 2006, per la precisione era il 14 febbraio. E su Sat200, emittente all'epoca del digitale terrestre e passata in chiaro al canale 818 di Sky (oltre che da numerose emittenti locali) venne trasmesso un recital di Benigni. Cosa declamava? Presto detto: il Cantico dei cantici. Certo, erano le riprese di una performance al Teatro Verdi di Terni. Ma di fatto era lo stesso monologo riproposto a Sanremo. Insomma, in tv il cantico ci era già arrivato. Ma soprattutto il dubbio è che Benigni abbia proposto a tutta Italia un "riciclone" da 300mila euro.

Marco Molendini per Dagospia il 7 febbraio 2020. Benigni non c'è più, il guitto formidabile di Televacca, di Berlinguer ti voglio bene, dell'Altra domenica, del Sanremo del Wojtylaccio, dell'Inno del corpo sciolto, l'incursore televisivo, il monello impertinente con gli occhi furbi di chi è pronto a menar fendenti. Benigni non ha più voglia di ridere, si è stancato cerca l'esaltazione, il monumento, punta ai territori inattaccabili, mira in alto per innalzare se stesso. L’inno di Mameli, la Costituzione, Dante, ora Il Cantico dei cantici. Il tutto condito dall’iperbole ripetuta, dalla meraviglia, dallo stupore a tavolino, dagli aggettivi roboanti senza sfumature.  Si è infilato nella retorica e non vuole più uscirne, ci nuota, ci galleggia, rischia però di affondare nella noia del consueto. Peccato, si è intristito. Una volta declamava con fare beffardo i mille nomi con cui viene chiamato il sesso femminile («la cosa, la passera, la chitarrina, la farfallina, la fisarmonica, la gattina, la filettina, la topa, la toppa, la gnocca, la pucchiacca, la sorca, la picchia, la passerina, la patonza, la gnacchera, la cavità, la ferita, la natura, la vergogna, lo spacco, l'antro tetro, la marianna la va in campagna, la bernarda, la tacchina, l'anonima sequestri, l'effetto serra, il conto in banca, l'afflosciapertiche, la seccacetrioli, l'azzitapreti, la fammela vedere un'altra volta.»). E' successo qualcosa al suo talento, come se la carica iniziale fosse svanita. Colpa forse degli Oscar, della Vita è bella, del successo cosmico che ti fa desiderare di raggiungere il consenso generale, senza se e senza ma (un po' come Fiorello che si impermalosisce per la battuta di Tiziano Ferro). Per questo sceglie gli argomenti inattaccabili, sacri. Ricordo le tante chiacchierate con l'amico Vincenzo Cerami sul talento di Roberto che considerava secondo solo a Totò. I racconti su come scrivevano, su come inventavano copioni. Sulle invenzioni inesauribili, sulla forza fisica, sul come si muoveva. Ora gesticola, il suo corpo resta fermo. Ricordo Roberto ai tempi di Arbore, la faccia da schiaffi di quell'improbabile critico cinematografico. Davvero peccato. La serata di Sanremo ha avuto una platea enorme, ma ho paura che l'effetto non sia stato positivo se l'intenzione, come è accaduto per le puntate precedenti, è di trasformare il Cantico dei cantici  in spettacolo da portare in giro. Servirà a raccontare di nuovo che l’impertinente Benignaccio non c’è più.

Dagospia il 7 febbraio 2020.Da Un Giorno da Pecora. “Il premier albanese? Non mi ha ancora chiamato per farmi i complimenti, penso lo farà domani. In Albania c'è stata quasi una festa nazionale, mi sono veramente commossa”. Così a Un Giorno da Pecora, su Rai Radio1, Alketa Vejsiu, conduttrice della tv albanese, ieri sul palco dell'Ariston, racconta la sua esperienza sanremese. Lei è una star dei social: di quanto sono aumentati i suoi follower dopo l'esibizione di ieri? “Di quasi duemila ogni ora”. Tra i politici italiani, su Instagram, lei segue solo Silvio Berlusconi. Come mai? “Lo seguo non come politico ma come imprenditore, come fondatore di Mediaset”. Lo ha mai conosciuto? “No, non l'ho mai conosciuto”. Le piacerebbe conoscerlo? “E perché no?” L'altra donna con cui ha condiviso il palco, ieri, era Georgina Rodriguez. L'ha incontrata? “Si, è stata molto dolce e gentile, perché i nostri camerini erano vicini”, ha detto Vejsiu a Un Giorno da Pecora.

Da ilmessaggero.it il 7 febbraio 2020. (…) Arrivati al momento di presentare la cantante in gara nei duetti, Elodie, l'audio del microfono resta aperto proprio nel momento in cui Alketa e Amadeus tornano dietro le quinte. Dal microfono, sembra quello di Alketa, si sente dire: «4 minuti? Ma abbiamo un accordo!». Cosa è successo? Sui social si è scatenata la caccia alla soluzione del mistero. Forse la conduttrice albanese è stata rimproverata per aver tenuto troppo la linea? La voce che parla di accordo, in questo caso, sarebbe proprio la sua. Fatto sta che Alketa Vejsiu è tornata in onda, qualche minuto dopo, da un altro palco, quello in esterna. E stavolta è stata velocissima nel restituire la linea... Nessun caso diplomatico e la conferma arriva dopo l'esibizione di Roberto Benigni. Alketa Vejsiu e Amadeus tornano insieme davanti alle telecamere e Alketa, già idolo del web per la sua padronanza della lingua italiana, dice: «Ho preso una camomilla, così parlo più lentamente...»

"All'Ariston nasce la colonna sonora della mia Albania". La co-conduttrice è legata all'Italia: «I miei figli sono nati in Toscana». Laura Rio, Venerdì 07/02/2020, su Il Giornale. In Albania è famosissima: bionda, affascinante, perfezionista, è presentatrice, cantante, ballerina, imprenditrice: un incrocio tra Lorella Cuccarini, Raffaella Carrà e Chiara Ferragni. Ha condotto l'ultima edizione del Sanremo albanese, programmi come X Factor, Dance with me, Chi ha incastrato Peter Pan, ha collezionato diversi master, parla benissimo l'italiano e dirige diverse aziende di produzione televisiva, event planner, make up, abiti da sposa, una rivista on line ed è anche social con i suoi 800mila follower. Insomma, Alketa Vejsiu, è una donna determinata, volitiva, che ha realizzato quasi tutti i suoi sogni. E ieri sera ne ha messo a segno un altro: salire sul palco dell'Ariston. E su quel palco che sogna fin da bambina ha ringraziato l'Italia per la generosità mostrata verso lei e il suo popolo.

Alketa, cosa rappresenta per lei il nostro Paese?

«Tutto. Sono cresciuta a Tirana guardando Raffella Carrà, Lorella Cuccarini e Ambra Angiolini. Avevo lo spettacolo nel sangue. Volevo diventare come loro e ho fatto di tutto per riuscirci. Ho cominciato con dei piccoli show nel mio quartiere, già a 10 anni ero in un programma per bambini a Radio Tirana, la radio pubblica. A 14, dopo un solo provino, mi hanno preso a Top Albania Radio. Poi è arrivato tutto il resto fino a presentare l'ultima edizione dell'equivalente del vostro Festival, che è stato una grande successo».

E ieri sera era all'Ariston...

«In Albania Sanremo è la colonna sonora di tante vite e anche della mia. Da anni mi stavo preparando a questo evento. Pensavo di fare solo un'ospitata. Quando mi hanno detto che sarei stata una delle dieci donne co-conduttrici sono stata felicissima. Io sono una come Fiorello, riesco a fare di tutto, ballo, canto, recito. Il mio prossimo obiettivo? Arrivare io a presentare il Festival, magari tra qualche anno...».

Intanto se ci fosse una bella offerta in qualche show in Italia?

«La valuterei volentieri, perché l'Italia è il Paese più bello del mondo. Io già vivo tra l'Albania e Firenze, e ho partorito i miei due bambini, di 13 e 8 anni, in Toscana».

Si sente un esempio per le donne?

«Io arrivo da un Paese piccolo, di tre milioni di abitanti ma ho sempre sognato in grande. Sono figlia di una panettiera e di un emigrato in Grecia che mi ha lasciato quand'ero piccola, mi sono fatta da sola e lavoro in televisione da vent'anni, ho creato aziende dove lavorano per la maggior parte donne. Ho studiato tantissimo e continuo a studiare senza dimenticarmi di curare la mia immagine. Insomma, penso di poter parlare alle donne».

È diventata anche amica della Cuccarini...

«Da bambina sognavo di essere come lei e ora la posso invitare nei miei show. Ci è venuta qualche mese fa, e poi lei mi ha ospitato alla Vita in diretta».

Ha parlato della generosità dell'Italia nell'accogliere gli albanesi. Ma ci sono stati anche tanti pregiudizi...

«L'Albania è stata sotto la dittatura per tanto tempo. Nei miei ricordi di bambina c'è la rifioritura del mio Paese, le porte aperte con le barche che raggiungevano l'Italia e molte di queste che affondavano. Anche mia madre avrebbe voluto partire, poi ha cambiato idea. Io non ho sentito nessun pregiudizio e ora mi sembra che i nostri popoli si vogliano bene».

Si sente un'ambasciatrice del suo Paese?

«Sì, perché gli artisti, forse anche meglio dei politici, possono far arrivare i messaggi alle persone. E come penso che sia giusto che l'Italia accolga i migranti, penso anche che non debba essere lasciata sola ad affrontare questo grande problema, ma aiutata da tutta Europa».

Sanremo, mistero sul fuorionda di Alketa Vejsiu: "Quattro minuti? Avevamo un accordo". La presentatrice albanese ha calcato il palco dell'Ariston nella terza serata di Festival, ma un suo fuorionda "rubato" dal microfono aperto sta suscitando molto interesse sul web. Novella Toloni, Domenica 09/02/2020 su Il Giornale. Alketa Vejsiu è una delle rivelazioni del 70esimo Festival di Sanremo almeno per il popolo social. Sicura e decisa, la conduttrice albanese ha stupito tutti per la parlantina che ha dimostrato di possedere, in un'edizione dove i tempi si sono allungati oltre l'allungabile. Lo stesso Fiorello ha scherzato sulla sua loquacità nella serata successiva alla sua partecipazione, ironizzando sul fatto che se avesse condotto lei Sanremo tutto si sarebbe concluso in un'unica serata invece che cinque. La conduttrice della televisione albanese è stata al fianco di Amadeus nella terza serata del Festival di Sanremo, insieme alla compagna di Cristiano Ronaldo, Georgina Rodriguez. È stata lei a scendere le scale per seconda, avvolta in uno sgargiante abito da sera rosa. Alketa Vejsiu, che in Albania è una delle presentatrici di punta del piccolo schermo, è apparsa sin da subito padrona della scena e anche della lingua italiana; tanto da ritagliarsi anche un momento dedicato a un monologo in cui ha raccontato i sogni di ragazza diventati realtà in una terra difficile e ringraziando l’Italia. "Grazie Italia per avere tenuti accesi i nostri sogni – ha detto con la voce rotta dall’emozione Alketa - non ci avete abbandonato. Non lo avete fatto quando raggiungevamo la vostra costa per vivere. L’Italia ha illuminato nostro cammino con la sua cultura, la sua musica, la sua arte e la sua bellezza. Sono qui stasera per dire grazie a Sanremo, grazie da noi che ti abbiamo sognato anche al di là del mare. Non sei soltanto tempio della musica italiana, ma anche esempio di integrazione". Alla bella Alketa è però scappata qualche frecciatina di troppo e pur non volendo entrare in tema politico, c'è finita con tutte le scarpe. Sul suo monologo durato alcuni minuti aleggia, a poche ore dalla chiusura della kermesse, un mistero su un fuorionda che sta circolando sul web. Sembra infatti che dietro al suo intervento sul palco dell’Ariston qualcosa non sia andato come avrebbe dovuto. Poco prima dell’esibizione di Elodie, annunciata da proprio da Alketa Vejsiu e Amadeus, è andata in onda una frase della presentatrice che ha sollevato non poche perplessità. Quando tutti pensavano che i microfoni fossero spenti, al rientro nel backstage, Alketa Vejsiu ha esclamato: "Quattro minuti? Ma se ci siamo fatti un accordo". Il fuorionda ha inevitabilmente scatenato i rumors sul un ipotetico dissidio sui tempi del suo intervento tra Amadeus e la conduttrice. I rumors però non hanno trovato spiegazione. Quello che è certo è che, al rientro sul palco dopo l’esibizione di Elodie, la Vejsiu ha cambiato registro, svelando: "Ho preso una camomilla, così parlo più lentamente".

Alketa Vejsiu, chi è la conduttrice albanese che ha conquistato Sanremo. Pubblicato venerdì, 07 febbraio 2020 da Corriere.it. Entusiasta, spigliata e incontenibile nel suo fiume di parole, la conduttrice della televisione albanese Alketa Vejsiu è stata una delle sorprese di Sanremo 2020 e giovedì sera, quando ha sceso le scale dell’Ariston, ha conquistato il palco «travolgendo» anche Amadeus con la sua parlantina. «Per me questo è un invito speciale, il punto più alto della mia carriera, rappresenta il sogno di una nazione - ha detto -. L’Italia è un esempio di integrazione e accoglienza». A notte fonda, quando ormai erano le due di mattina, è arrivato anche il suo monologo in cui ha parlato della dittatura in Albania e del legame fra Albania e Italia, seguito dal duetto a sorpresa con Bobby Solo sulle note di «Una lacrima sul viso»: «C’era una volta un Paese dove ad ascoltare la musica di Baglioni e Celentano diventavi nemico del popolo, potevi finire in prigione. Un posto dove se eri bionda venivi sospettata perché bionda era Raffaella Carrà». Anni bui, ha ricordato la conduttrice, in cui Sanremo veniva ascoltato di nascosto: «Io sono qui per dirvi grazie perché voi, in Italia, non ci avete abbandonato mai, non l’avete fatto quando prendevamo le navi per raggiungere la costa di fronte. Sono qua stasera per dare un messaggio d’amore perché la musica cancella i confini e non costruisce muri». Nata a Tirana, 36 anni compiuti il 19 gennaio, la vulcanica Alketa è una vera e propria star della televisione albanese. Ha esordito come conduttrice radiofonica per poi passare allo schermo dove, fin da quando aveva 17 anni, ha collezionato numerose esperienze di primo piano, conducendo ad esempio le edizioni albanesi di «Ballando con le stelle», «Peter Pan», «Tale e quale show», «Piccoli geni», «X Factor», «C’è posta per te». In Albania, l’ha ricordato lei stessa giovedì sera, è stata anche la prima donna a condurre l’equivalente del nostro Sanremo, dopo 58 anni di conduzione maschile. Biondissima, sorriso contagioso e italiano perfetto, è laureata in economia aziendale e ha un curriculum da produttrice e imprenditrice che arriva fino all’editoria: ha fondato un brand specializzato in abiti da sposa e nell’organizzazione di matrimoni ed eventi, oltre che una rivista di moda. È sposata con il costruttore albanese Ardi Nelaj e ha due bambini, ma sulla sua vita privata mantiene grande riserbo. Su Instagram, dove la seguono 879mila follower, traspare tutto il suo amore per l’Italia. Ad ispirarla, ha detto di recente durante le interviste, sono proprio due talenti di casa nostra: Maria De Filippi e Chiara Ferragni.

Sanremo 2020, chi è Miguel Paixao l’amico di Ronaldo che ha passato la sera con il telefonino in mano. Pubblicato venerdì, 07 febbraio 2020 su Corriere.it da Michela Proiett. Ha riso, sudato, tenuto il fiato sospeso ed è esploso in applausi scroscianti per Georgina insieme a Cristiano Ronaldo. Chi trova un amico trova un tesoro e Miguel Paixao, l’uomo misterioso seduto di fianco al bomber juventino all’Ariston, ha confermato il sempreverde proverbio. Di lui si sa quel che basta: ex calciatore portoghese, 35 anni e alto 1 metro e 84, suo ex compagno di squadra nello Sporting (all’epoca hanno diviso insieme la stanza) e tuttora amico intimo di Cr7 , lo ha seguito praticamente durante l’intera carriera. La rete è impazzita per questo «supporter» di Ronaldo e Georgina, che per tutta la sera ha «scaldato» l’amico a suon di pacche sulla spalla, post, video e foto. Il popolo dei social ha commentato divertito il personaggio, soprattutto per l’entusiasmo con cui ha seguito ogni passo le performance di lady Ronaldo. Tra i commenti più sagaci c’è stato: «CR7 gli deve aver detto: se molli l’inquadratura su Georgina altro che elicottero, torni in Taxi a Torino»,oppure «Vorrei avere i giga del telefonino dell’amico di Ronaldo», ma anche «amico di Ronaldo mandami in direct i video delle esibizioni e la classifica perché vado a letto» e «all’amico di Ronaldo non hanno detto che sta roba va in tv e la sta riprendendo tutta».La stampa specializzata ha definito in passato Paixao «l’altra famiglia di Ronaldo», per via della grande vicinanza al campione. Lui e Cr7 hanno scambiato diverse battute, con tanto di sorrisi e occhiate d’intesa , una complicità che ha incuriosito tutti, insieme all’eleganza indiscutibile di Paixao, in suit nero e - tocco di classe -, il dolcevita in cachemire al posto della più scontata camicia. Le fan sono già in aumento e in molti hanno chiesto sui social a Costantino della Gherardesca, seduto accanto, qualche lume in più. A star is born?

Sanremo, Georgina dona il suo compenso al Regina Margherita. Pubblicato venerdì, 07 febbraio 2020 da Corriere.it. Donerà il cachet della sua partecipazione al Festival di Sanremo, Georgina Rodriguez. Lo staff della fidanzata di Cristiano Ronaldo avrebbe già preso contatti con l’infantile Regina Margherita. La cifra che la modella ha intenzione di donare all’ospedale che cura i bambini è ancora top secret, ma secondo alcune indiscrezioni si tratterebbe di un compenso attorno ai 140 mila euro. Denaro, questo, che verrebbe utilizzato per ristrutturare e migliorare alcuni reparti della struttura di piazza Polonia. Non è il primo gesto d’amore che la modella rivolge alla sua nuova città: nel Natale del 2018, a poche settimane dal suo arrivo a Torino, Georgina acquistò tutti gli addobbi natalizi del negozio allestito in via Lagrange dall’associazione Adisco., che si occupa della donazione di sangue di cordone ombelicale.

Georgina Rodriguez dona il compenso di Sanremo all’ospedale dei bambini di Torino. Il Corriere del Giorno l'8 Febbraio 2020. Questa non è la prima volta che Georgina Rodriguez decide di compiere dei gesti di solidarietà, basti ricordare a quando appena arrivata a Torino, nel Natale 2018,  svuotò la vetrina del negozio dell’associazione Adisco acquistandovi tutti gli addobbi natalizi. Anche in quel caso il ricavato era destinato ai bambini poveri. I folli compensi stellari riconosciuti dalla RAI agli ospiti e personaggi del mondo dello spettacolo invitati a Sanremo hanno scatenato come sempre molte polemiche piene di sdegno sul web e sui socialmedia, sopratutto perchè il Festival della canzone italiana viene trasmesso dalla RAI, televisione di Stato, per la quale i cittadini sono obbligati a pagare il celebre odiato canone. Mentre Roberto Benigni avrebbe incassato 300mila euro per una squallida comparsata e potrà continuare ad irrobustire il suo portafoglio grazie ai soldi pubblici, Georgina Rodriguez, la compagna di Cristiano Ronaldo, si è dovuta  accontentare di una cifra più “modica”: 140mila euro. Potrebbe sembraree una cifra esagerata ma se si pensa che Antonella Clerici, ha ricevuto 50mila euro praticamente per niente, la cifra è irrisoria, grazie anche alla presenza fra il pubblico di Ronaldo. Piccolo particolare:  la fidanzata di CR7 ha pensato bene di devolvere di questi soldi,  compiendo un grande gesto di cuore, donando infatti tutto il suo compenso all’ospedale “Regina Margherita” di Torino, . Stando a quanto riferito dal quotidiano  La Stampa, sarebbe stato il loro entourage a contattare la direzione dell’ospedale piemontese per comunicare l’intenzione della modella argentina di devolvere l’intero cachet alla struttura sanitaria. Denaro preziosissimo per la struttura ospedaliera Torinese e dei reparti dell’ospedale infantile. Un gesto che nobilita la modella nata in Argentina, cresciuta in Spagna e felicemente trapiantata a Torino assieme a CR7. “Ho una vita privilegiata, ma provengo da una famiglia umile: con il sacrificio ho inseguito i miei sogni e l’amore”. Georgina  è una showgirl e a Sanremo ha dimostrato naturalezza e carisma, accanto ad Amadeus. Questa non è la prima volta che Georgina Rodriguez decide di compiere dei gesti di solidarietà, basti ricordare a quando appena arrivata a Torino, nel Natale 2018,  svuotò la vetrina del negozio dell’Associazione Adisco acquistandovi tutti gli addobbi natalizi. Anche in quel caso il ricavato era destinato ai bambini poveri. Lady Ronaldo ha letteralmente “stregato”  il teatro Ariston con l’ipnotico tango Roxane. Chi meglio di lei, argentina, sensuale, una passione travolgente per il ballo. La 26enne argentina, madre di Alana Martina, quartogenita del campione della Juventus, frequenta una scuola di danza torinese da circa un anno. Un lungo periodo in cui ha coronato il suo sogno di perfezionare le danze caraibiche, in primis la salsa cubana e quella in linea, ma ha anche studiato diversi stili e generi, mescolando sound e ritmi con sapiente armonia, fino ad riscoprire il suo primo amore: il tango, approfondendo i passi, la gestualità, fondamentale nell’esibizione, e la tecnica. Georgina Rodriguez ha preso i suoi studi molto seriamente, dimostrando costanza e determinazione. E l’esibizione sanremese l’ha premiata, oltre a inorgoglire tutta la scuola torinese, a partire da Sergio Sampaoli, direttore tecnico artistico della omonima scuola torinese, un’istituzione nel panorama nazionale  che vanta nel curriculum anche partecipazioni a Ballando con le stelle. Chiaramente i soliti polemici specializzati nella critica ad ogni costo, adesso obietteranno che la compagna  di Cristiano Ronaldo non ha sicuramente bisogno di 140mila euro per vivere serenamente. Sarà anche vero, ma resta il fatto che il un bel gesto rimane tale in ogni caso unico, non comune ai vari incassatori e beneficiari di lauti compensi del Festival.

Sanremo 2020, Lapo Elkann su Twitter: «Amadeus, è normale che la Juve sia davanti e che l’Inter sia dietro». Ed è battaglia sui social. Pubblicato giovedì, 06 febbraio 2020 su Corriere.it. «Caro Amadeus è normale che davanti ci sia la Juve e che l’Inter sia dietro». Non si è fatto attendere lo sfottò via Twitter di Lapo Elkann a commento della gag di Amadeus (sfegatato tifoso interista) a Sanremo 2020 che si è tolto la giacca e ha mostrato a Georgina Rodriguez, compagna di Cristiano Ronaldo, una maglietta double-face (della Juventus sulla parte frontale e dell’Inter sulla parte posteriore). Il campione portoghese, seduto in platea in prima fila, ha in seguito regalato al conduttore la sua maglietta. Si è subito scatenato il dibattito social , con molti commenti a favore, ma anche molti detrattori. E si è inserito anche l’ex capitano bianconero Claudio Marchisio, che ha scritto: «Severo ma giusto».

Da liberoquotidiano.it il 7 febbraio 2020. Tra poche ore, sul palco dell'Ariston, sarà il turno di Francesca Sofia Novello. Presto sul palco del Festival di Sanremo 2020, la kermesse condotta da Amadeus e campione di share. La fidanzata di Valentino Rossi, al centro della furibonda polemica femminista che ha anticipato questo Sanremo. Già, perché Amadeus esaltò la sua capacità di "stare un passo indietro" rispetto al Dottore. Apriti cielo. Contro il conduttore sono piovute accuse di sessismo, la politica (Laura Boldrini in prima fila) lo ha obbligato a scusarsi. Per cosa, poi? Ma la migliore risposta a tutte queste polemiche arriva direttamente dalla Novello, nel corso della conferenza stampa della tarda mattina di venerdì 7 febbraio. Scontata una domanda sulla vicenda. Nettissima la risposta della fidanzata di Valentino Rossi: "La polemica delle femministe (sul "passo indietro", ndr) credo sia stato un attacco non troppo giusto. Tante donne sono state le prime a bullizzare, a fare del maschilismo nei miei confronti", ha rivelato ribaltando il quadro. Dunque su Rula Jebreal: "Invece Rula mi ha detto te ne devi fregare, e la ringrazio per questo. Lei è una donna che sta dalla parte delle donne". Inoltre, la Novello ha aggiunto di aver gradito molto il momento di Paolo Palumbo: "Il mio messaggio? Sono giovane, mi sento in soggezione a dare un messaggio. Dico che bisogna credere nei propri sogni. Se insisti e resisti, raggiungi e conquisti", ha concluso. Una clamorosa lezione alle femministe da Festival.

Sanremo 2020, Antonella Clerici imbarazza Amadeus: "I segreti per fare i suoi ascolti stellari". Libero Quotidiano il 7 Febbraio 2020. Antonella Clerici si presenta in grande stile al Festival di Sanremo. La nota presentatrice porta con sé un libro gigante in cui sono racchiusi i segreti della kermesse sanremese. "Qui ci sono tutte le regole per garantirsi ascolti stellari", esordisce la Clerici, secondo cui questo è "l'anno zero" perché ci sarà un "prima e dopo Amadeus". Quest'ultimo si imbarazza quando dal tomo enorme viene estratta una sua gigantografia con tanto di nasone da utilizzare come segnalibro. "Adesso ti leggo le regole", incalza la Clerici. La prima: "Presentati in conferenza stampa facendo almeno due o tre gaffe, se te ne viene una sola bada almeno che sia agghiacciante, di quelle che non riesci a venirne fuori. Tu, Amadeus, sei stato un maestro in questo". La seconda: "Per la gara scegli cantanti bravi e canzoni belle, più ne scegli e meglio è, un Festival di successo non può chiudere prima delle tre o quattro del mattino". La terza: "Il regolamento deve essere il più contorto e macchinoso possibile. Crea il caso e non rischiare che il pubblico ci capisca qualcosa". La quarta e ultima: "Butta sul palco più donne che puoi, non necessariamente tutte italiane, non lasciare che il pubblico si affezioni a nessun altro che a te". La Clerici conclude incoronando Amadeus "padre fondatore del Festival 2.0".  

Sanremo 2020, Junior Cally travolto da Jo Squillo a Detto fatto: "Deve farsi ricoverare". Francesco Fredella su Libero Quotidiano il 7 Febbraio 2020. Senza freni. Jo Squillo è un fiume in piena e a Detto fatto la spara grossa: "Junior Cally deve farsi ricoverare per incapacità di intendere e volere". L'attacco è un vero colpo basso. Senza precedenti. Cally da giorni è finito nel vortice delle polemiche. Jo Squillo si schiera dalla parte di Gessica Notaro, la ragazza che ha subito un'aggressione con l'acido da un suo ex con un danno al viso irreversibile. Infatti, Jo sottolinea il proprio dissenso per la scelta di Junior Cally di utilizzare la maschera sul palco dell'Ariston. Una spallata al cantante per schierarsi chiaramente dalla parte della Notaro, costretta ad utilizzarla per colpa di una violenza subita. Uno scambio di accuse che alza i toni. "La sua canzone precedente ha avuto un linguaggio sessista e violento", precisa Jo Squillo. Poi l'attacco va dritto al cuore della kermesse per le poche donne in gara: "Sono 24 le canzoni in gara, 17 uomini e 7 donne. Non è il Festival delle donne, non lo vogliamo così. Io sono contro le quote rosa a parole, ma oggi credo che sia giusto fare un appello alla Rai, che nel prossimo regolamento debba obbligare che ci siano 7 donne e 7 uomini, che ci sia la parità. Non è possibile che si siano solo tre canzoni scritte da donne, non è possibile che ci sia solo un direttore d'orchestra donna. Bisogna dare spazio, la cultura del femminile parte da lì. C'era Marcella Bella che si è presentata, dobbiamo abbatter questo muro”. 

Sanremo 2020, la terza serata: cosa è successo. Dall’amore secondo Benigni a Ronaldo in platea. Pubblicato venerdì, 07 febbraio 2020 su Corriere.it. Un inno all’amore. Benigni cattura l’attenzione del Festival con la sua affabulazione poetica, con la sua energia unica, con un monologo solo da ascoltare, con un messaggio universale: «L’amore è l’infinito messo alla portata di ognuno di noi. Non c’è vita umana che almeno per un momento non sia stata immortale, e lo sapete tutti. Il miracolo dell’amore riguarda tutte le coppie che si amano: uomo e donna, donna e donna, uomo e uomo». È il Cantico dei Cantici, il brano della Bibbia che il comico premio Oscar ha voluto portare al Festival perché «è la canzone più bella che sia mai stata scritta nella storia dell’umanità, ogni parola è un diamante, è un dono che ci arriva da 2400 anni fa, un regalo di estrema bellezza. È una canzone che parla di amore fisico, di due giovani che si amano, ardenti, sinuosi, voluttuosi, erotici». Benigni racconta, a tratti con emozione, la genesi di questo canto: «Ci deve essere stato un momento di distrazione, perché nella Bibbia a un certo punto si parla di corpi nudi e frementi, di erotismo e baci. Parole che imbarazzavano e che andavano giustificate: si diceva che l’autore era Salomone o che il testo sottintendeva interpretazioni metaforiche. “Lui passa tutta la notte tra i seni di lei”: spiegavano che si trattava solo di simboli, sostenevano che lui fosse Dio e lei fosse la Chiesa e i seni le sue cupole. Tutto per tenere nascosto il messaggio d’amore potente che questo cantico portava con sé. È un poema dedicato alla femminilità tanto che molti autorevoli commentatori hanno pensato che l’autore, anzi l’autrice, sia una donna. L’amore fisico veniva considerato un peccato, invece qui la Bibbia esaltava proprio l’amore carnale». In tanta poesia Benigni riesce anche a trovare l’ironia: «Noi che abbiamo avuto in sorte questo scherzo grandioso di essere al mondo, ora lo sappiamo perché. Per amore. E di amore ne facciamo sempre poco; anche i giovani, ne parlano tanto, ma ne fanno poco. Sarei per farne di più, anche stasera all’Ariston, in diretta: tutti a fare l’amore diretti da Beppe Vessicchio e come va va, sarebbe una serata bellissima». Niente cavallo come nove anni fa, questa volta Benigni arriva a piedi, accompagnato dalla banda «come un capo di Stato». Scherza sulle sue presenze al Festival: «A Baudo agguantai i soliti ignoti, se vuoi Amadeus lo faccio anche con te, del resto è la serata delle cover... La novità di quest’ anno è che si vota anche via citofono: oh, c’è qualcuno che canta?», chiaro riferimento alle manie citofoniche di Salvini. Tanto Benigni (il suo intervento è durato quaranta minuti), ma anche tanta musica nella serata - fin lì noiosetta - dei duetti con tutti i ventiquattro cantanti «accompagnati» nell’esibizione dei brani che hanno fatto la storia di Sanremo. Il palco si era invece acceso con l’arrivo di sette wonder woman della canzone italiana. Laura Pausini, Gianna Nannini, Elisa, Giorgia, Fiorella Mannoia, Emma Marrone, Alessandra Amoroso. Tutte insieme per presentare l’evento «Una, nessuna, centomila», il concerto (benefico) che si terrà all’Arena Campovolo di Reggio Emilia il 19 settembre per sensibilizzare il pubblico sul tema della violenza contro le donne: «Una - spiega Laura Pausini - perché quando una donna lotta lo fa in fondo anche per tutte le altre donne. Nessuna perché mai più una donna debba subire violenza. Centomila come le voci del pubblico che noi speriamo sia con noi al concerto di settembre». Intanto il Festival versione «extralong», roba da maratoneti insonni, ha ottenuto ascolti del secolo scorso: la seconda serata ha sfiorato i 10 milioni di spettatori (9 milioni 962 mila) e ha raggiunto il 53,3% di share, migliorando la media del debutto e soprattutto centrando il miglior risultato dall’edizione 1995, targata Pippo Baudo (65,4%). Numeri che fanno già parlare di un possibile «AmaDue».

·        La Quarta Serata.

Sanremo 2020, Tecla e il tragico errore della Rai: viene annunciata vincitrice, ma in realtà...Francesco Fredella su Libero Quotidiano l'7 Febbraio 2020. Dietro la vittoria di Leo Gassmann nelle Nuove Proposte (con il 52.5 %) c’è un clamoroso scivolone su Instagram della Rai. Precisamente sull’account #sanremoRai. Durante la delicata fase del televoto tra i due finalisti delle nuove proposte (Gassmann e Tecla) dall’account viene annuncia la vittoria di Tecla. Un post immediatamente rimosso che, però, potrebbe essere costato caro alla sedicenne. Ma questo scivolone diventa un giallo. Un tragico errore che in un batter d'occhio diventa virale, scatenando le reazioni del mondo del web. Nessuno delle maestranze Rai l’ha notato? E tutto questo se avesse penalizzato la cantante sedicenne? È questa la domanda che corre in Rete. Tecla, la giovanissima concorrente arrivata alla finale con 8 marzo, si aggiudica comunque il premio Lucio Dalla, assegnato dalla sala stampa, radio e tv.

Da trendit.it l'8 febbraio 2020. Durante lo spazio dedicato ai giovani in gara, l’account ufficiale di Sanremo ha pubblicato, poco prima che Amadeus annunciasse la vittoria di Tecla su Marco Sentieri, un post annunciando il vincitore delle Nuove Proposte (proprio Tecla), nonostante ci fossero ancora altre sfide da fare prima di proclamare il vincitore assoluto. Lo screen è stato fatto dall’account @BFlash26, prima che venisse eliminato dal profilo ufficiale di Sanremo. Poco dopo l’account ufficiale ha replicato al post di Trash Italiano, spiegando cosa è successo davvero: “Come hai ben capito @trash_italiano abbiamo già le card pronte con tutti i possibili vincitori. Abbiamo pubblicato per errore sia quella di Tecla che di Marco Sentieri, in luogo di quelle per ricordare il codice televoto. Siamo umani”.

Da rockol.it l'8 febbraio 2020. Un'altra tegola è pronta ad abbattersi sul Festival di Sanremo 2020. La nuova polemica - l'ennesima - riguarda le votazioni della gara delle "Nuove proposte" e dei "big". Questa sera si è svolta la finale della competizione dei "giovani". Ha vinto Leo Gassmann con "Vai bene così", battendo nella finalissima Tecla Insolia con "8 marzo". Le esibizioni dei concorrenti sono state votate dal pubblico da casa tramite il televoto (con un peso del 34% sul risultato finale), dalla giuria demoscopica (con un peso del 33% sul risultato finale) e dai giornalisti della sala stampa (con un peso del 33% sul risultati finale). Le votazioni dei giornalisti si sono svolte su un sito aperto per l'occasione. Ma agli inviati delle varie testate è stato chiesto di votare le esibizioni dei finalisti prima dell'inizio della serata, e dunque prima di aver ascoltato le esibizioni stesse. Nessuna comunicazione preventiva da parte della Rai, ufficialmente: così solo i giornalisti che erano presenti in sala stampa - mezza vuota - al momento della votazione hanno potuto effettivamente esprimere le loro preferenze. Gli altri hanno dovuto rinunciare al voto. Presunte irregolarità anche nelle votazioni della gara dei "big". Nello specifico, quelle della serata di ieri (dedicata alle cover) e quelle di questa sera. Ieri stati i membri dell'orchestra a giudicare le esibizioni dei cantanti: Tosca si è classificata al primo posto con la sua versione di "Piazza Grande" di Lucio Dalla (in duetto con Silvia Peréz Cruz), seguita da Piero Pelù e dal suo duetto virtuale con Little Tony su "Cuore matto" e al terzo posto dai Pinguini Tattici Nucleari con il loro medley con alcuni successi sanremesi. Stando a quanto riportato da Striscia la Notizia, però, le votazioni non sarebbero avvenute in diretta: i componenti dell'orchestra avrebbero votato e consegnato al notaio le schede con le loro preferenze ben prima dell'inizio della serata. È probabile che l'orchestra abbia votato subito dopo le prove, che si sono svolte nel pomeriggio di ieri. Quanto a stasera, a giudicare le esibizioni dei big sono i giornalisti della sala stampa, chiamati ad esprimere le loro preferenze ancor prima di ascoltare le esibizioni: le votazioni vengono aperte alle 21.50, per essere poi chiuse alle 22.30. Il primo big, Paolo Jannacci, si esibisce alle 22. E l'ultimo, Marco Masini, canta intorno alle 2.30.

Ecco cosa c'è (davvero) dietro il litigio Tiziano Ferro-Fiorello. Dalla grafia e dalla firma di Fiorello emerge un carattere brioso e tutti abbiamo constatato le abilità da showman. Ma c'è anche altro...Evi Crotti, Sabato 08/02/2020 su Il Giornale. Dalla grafia e dalla firma di Fiorello emerge un carattere brioso e tutti abbiamo constatato le abilità da showman, ma anche il bisogno di sentirsi protagonista protetto e ammirato. Individui come Fiorello hanno facilmente alternanze d’umore e sanno dare il meglio di se stessi in ambienti accoglienti, che dia loro la possibilità di esprimere il talento originale che esprimono con note egocentriche. Infatti, la firma con la “o” aguzza e con un fiore ad emulare il proprio nome “fiorello” mette in evidenza la sua sensibilità e un po’ di suscettibilità che può farlo reagire emotivamente, anche se la rabbia tende a “sbollire” subito. Sono certa che non lascerà Sanremo: ha avuto troppo successo! La grafia, se pur in stampatello come giustificato dallo stesso cantante per essere chiaro, mette in evidenza il fatto che a volte la luce dei riflettori può intorpidire non solo la mente, ma anche il cuore, e nel momento della scarica della tensione si può arrivare a dire cose che lasciano sbalordito persino chi le ha pronunciate. Sul palcoscenico tutti vivono ed esprimono un certo narcisismo e il bisogno di essere applauditi e riconosciuti come protagonisti per cui l’altro fa da specchio e, se è più acclamato, la tensione e il narcisismo fanno brutti scherzi. Sono sicura che, nonostante la grande diversità di scrivere e di firmare dei due protagonisti, come del resto diverse sono le loro professioni, i due sapranno molto presto tornare insieme a far “brillare il sole” sul palcoscenico di Sanremo. 

Sanremo 2020, Fiorello e Tiziano Ferro si baciano per davvero: così sanciscono la fine delle ostilità. Libero Quotidiano il 7 Febbraio 2020. Dopo tutte le polemiche seguite all'uscita infelice di Tiziano Ferro - che aveva ironicamente lanciato l'hashtag #Fiorellostattezitto -, il cantante fa pace con lo showman siciliano direttamente sul palco dell'Ariston. Il caso che ha scosso il Festival di Sanremo si chiude ufficialmente quando i due, vestisti praticamente allo stesso modo, si scambiano complimenti e poi cantano insieme Finalmente tu. In coda arriva il momento clou per i telespettatori: Fiorello e Tiziano Ferro si scambiano un bacio a stampo, con lo showman siciliano che se la ride di gusto ed esclama "c'è del bacismo". C'è da scommettersi che dopo questo siparietto, anche per la quarta serata lo share superiore al 50% è stato portato a casa.

Sanremo 2020: il marito di Tiziano Ferro commenta il bacio con Fiorello. Debora Faravelli 08/02/2020 su Notizie.it. Non si è fatto attendere il commento del marito di Tiziano Ferro sul bacio dato dal cantante a Fiorello nel corso della quarta puntata di Sanremo 2020. Dopo il bacio che si sono dati Tiziano Ferro e Fiorello sul palco di Sanremo 2020, sui social è apparso il commento Victor Allen, marito del cantante. Con ironia e sagacia ha inviato al compagno un “Giù le mani dal mio uomo!” che Ferro ha immediatamente postato sul suo profilo Instagram. Tiziano e Rosario avevano compiuto il gesto per mettere un punto alle polemiche della giornata precedente nate dalla pubblicazione dell’hashtag #Fiorellostattezitto da parte di Ferro. Quest’ultimo aveva anche lasciato nel camerino dell’altro ospite fisso dell’Ariston una lettera per scusarsi e specificare il suo intento scherzoso. Per rendere pubblica la pace fatta, i due hanno però deciso di scambiarsi anche un bacio in diretta dopo aver duettato sulle note di Finalmente tu. “Mi fai divorziare!“, aveva affermato il cantante dopo aver baciato Fiorello. E effettivamente a pochi minuti di distanza Victor Allen ha mandato un messaggio su Whatsapp al marito con scritto: “È il mio uomo, giù le mani!“. A rendere pubblica la conversazione è stato proprio lo stesso cantante che l’ha condivisa sulle storie del proprio profilo Instagram. Ha poi aggiunto questo commento: “Menomale che ci ride su, crisi coniugale scampata! Grazie Dio per il senso dell’umorismo di mio marito“. I due sono sposati dal 16 luglio del 2019 e da quel momento vivono quasi stabilmente a Los Angeles dove hanno anche occasione di trascorrere del tempo con una delle loro amiche più care, Elisabetta Canalis.

Concita Borrelli per “il Messaggero” il 9 febbraio 2020.

1993: Benigni bacia Baudo sul palco di Sanremo. Davanti al rifiuto del conduttore, Benigni lo rincorre per tutto lo studio, fino ad acchiapparlo, atterrarlo, baciarlo per poi concludere: «La cosa più schifosa dopo Craxi e De Mita». Aristofane: nel proporsi liberi da ogni convenzione, i personaggi tendono a esprimere anche una certa bestialità. Rappresentare in scena questo aspetto dell'animo umano significa innanzitutto portare in evidenza l'inesprimibile.

2004: Fiorello bacia Del Noce, l'allora direttore di Rai1. Fiorello la sa lunga, Del Noce non disdegna. Lo rifaranno due giorni fa reincontrandosi causalmente nello stesso albergo a Sanremo.

2020: Rosario bacia Tiziano. Li chiamiamo per nome. Rosario e Tiziano. Duettano sulle note di Finalmente tu. Sanno guardarsi con intensità. Sono provati e in quello sguardo rivedono il film di tutta una giornata di fatica inaudita. Rabbia insospettabile. Furore per un # di troppo. Eppure, la canzone al termine, le bocche prossime. Scatta il bacio. A noi è sembrato che Tiziano abbia osato per primo eppure dirà a Rosario «Non dirmi che l'hai fatto, Fiorello!». Dobbiamo crederci? Era tensione che si scioglieva o propaganda di distensione?

Il bacio tra il leader dell'Unione sovietica Leo Brezhnev e il presidente della Repubblica Democratica Tedesca Erich Honecker c'è stato veramente e fu immortalato dal fotografo Regis Bossu nel 1979, durante il 30° anniversario della Repubblica democratica tedesca della Germania Est. Dieci anni più tardi l'artista sovietico Dmitri Vrubel decise di riprodurre quell'immagine sul lato est del Muro di Berlino, che per anni ha diviso la Germania. Il bacio fraterno socialista un giorno sarà murales sul Casinò di Sanremo.

Sanremo 2020: gaffe di Antonella Clerici sui genitori di Amadeus. Lorenzo Sangermano 08/02/2020 su Notizie.it. La frase sui genitori coglie di sorpresa Amadeus e la platea risponde stupita con una risata generale. Durante la quarta serata di Sanremo 2020, sul palco dell’Ariston Antonella Clerici ha compiuto una gaffe che ha scatenato la reazione del pubblico. Infatti, dopo la performance di Giordana Angi con una canzone sulla madre, la conduttrice si è rivolta ad Amadeus, sceso dai genitori in sala, dicendo “Goditelo finchè ci sono“. La frase ha scatenato la sorpresa dei direttore del festival di Sanremo 2020 e la risata generale della platea. Quasi alla fine della quarta serata Bugo abbandona il palco in risposta al cambio del testo della canzone da parte di Morgan. Molti utenti su Twitter sembrano vedere una relazione tra Antonella Clerici, presente sul palco al momento, e le tragedie che colpiscono Sanremo. Infatti nel 2010, durante l’edizione di cui era direttrice, l’orchestra si ribellò lanciando gli spartiti sul palco. Il gesto fu motivato dall’eliminazione di artisti come Irene Grandi, Simone Cristicchi e Malika Ayane in seguito al televoto, considerati i più validi musicalmente. Invece ai vertici della classifica si posizionarono Valerio Scanu, Marco Mengoni e il trio Pupo-Emanuele Filiberto-Luca Canonici. La stessa Antonella Clerici fu stupito dall’esito delle votazioni, esclamando un sonoro “No!”. Sul palco dell’Ariston, Antonella Clerici è intervenuta facendosi portare il Libro del Festival, dentro il quale sarebbero contenuti i segreti per avere grandi ascolti. La conduttrice ha scherzato dicendo: “Nelle settimane che precedono il festival cerca di fare almeno due o tre gaffes, per la gara scegli cantanti bravi con canzoni che conquistino il cuore e più sono meglio è perché un festival di successo deve durare fino a che il gallo canti”. Inoltre “Non fare l’errore di quei conduttori che hanno scelto un partner fisso, scegli partner sempre diverse, che parlino a mitraglietta, che non siano tutte italiane, non lasciare che il pubblico si affezioni a nessun altro che a te”.

Sanremo 2020: chi sono i genitori di Amadeus presenti nel pubblico. Debora Faravelli 08/02/2020 su Notizie.it. Seduti nella platea dell'Ariston per assistere alla puntata di Sanremo 2020, oltre alla moglie e al figlio di Amadeus vi erano anche i suoi genitori. Durante la quarta puntata del Festival di Sanremo 2020 Amadeus è sceso tra il pubblico per salutare i suoi genitori, presenti insieme ad altri componenti della sua famiglia. Ad esortare il conduttore a compiere i bel gesto è stata Antonella Clerici, co-conduttrice della serata insieme a Francesca Sofia Novello. Dopo la canzone di Giordana Angi dedicata alla madre Sophie, la storica conduttrice della Prova del Cuoco ha colto l’occasione per una breve riflessione sul rapporto tra genitori e figli. Dopodiché ha scorto seduti tra il pubblico madre e padre di Amadeus che, dopo averli trovati, è corso a salutarli. “Magari faccio solo questo di Festival, non mi ricapita“, ha infatti affermato. Si tratta di Antonella e Corrado Sebastiani, entrambi di origine palermitana. Lui svolgeva il ruolo di Istruttore Federale di III° Livello e Istruttore specializzato nella sezione scuola cavalli e agonistica cavalli in un circolo ippico veronese. Per seguirlo infatti lui e la madre si trasferirono presto a Verona. Il conduttore aveva già parlato dell’enorme affetto che lo lega a mamma e papà e del fatto che l’hanno educato sin da piccolo a guardare il Festival della musica italiana e a viverlo come un’occasione importante. Oltre ai genitori nella platea dell’Ariston erano presenti anche la moglie Giovanna Civitillo e il figlio nato dal loro legame, Josè. Quest’ultimo e la compagna sono stati più volte inquadrati dalle telecamere della Rai.

Sanremo 2020, Leo Gassmann vince Giovani. Morgan e Bugo squalificati, Diodato primo per la sala stampa. Il giovane sconfigge in finale Tecla con il 52,4% di voti. Bianca Chiriatti il 7 Febbraio 2020 su La Gazzetta del Mezzogiorno. Oggi la scaletta consegnata in sala stampa non riportava un orario di chiusura, anche se le soffiate volevano la fine della quarta puntata del Festival di Sanremo alle 2.25. Se dobbiamo trovare un difetto a questa 70esima edizione, ça va sans dire, è proprio la durata di ogni sera (addirittura dopo le 2 i dati Auditel non vengono più rilevati), ma con 24 artisti in gara (28 compresi i Giovani) è anche vero che certe tempistiche sono necessarie. Si parte con la gara dei Giovani, il primo duello lo passa Tecla, che manda a casa Marco Sentieri e il suo brano sul bullismo, il secondo se lo aggiudica Leo Gassmann, sconfiggendo Fasma. Entra Fiorello travestito da Coniglio, dal programma "Il cantante Mascherato", condotto da Milly Carlucci, ma sotto la maschera ha anche la parrucca bionda, e ripropone l'imitazione di Maria De Filippi: «Domani vado in sala stampa - ricorda Fiore - mi daranno il premio del "Lumino funerario d'oro"», facendo riferimento ai piccoli vasi sui tavoli dei giornalisti. Il premio della critica Mia Martini (sezione Nuove Proposte) va agli Eugenio in via di Gioia (secondo posto Leo Gassmann, terza Tecla). Il premio della sala stampa Lucio Dalla va a Tecla (sezione Nuove Proposte), secondo posto per gli Eugenio in via di Gioia, terzo Leo Gassmann. Leo Gassmann è il vincitore della categoria Nuove Proposte di Sanremo 2020. Su Twitter esulta anche il padre Alessandro: "Mi sei sempre andato bene così amore mio!!!!" Comincia la gara: questa sera il voto (meccanismo complicatissimo, con 24 punti da distribuire da un minimo di 10 a un massimo di 16 artisti) è affidato alla sala stampa. Parte un emozionatissimo Paolo Jannacci, poi subito Tiziano Ferro con «L'ultima notte al mondo», «Ti scatterò una foto», «L'amore è una cosa semplice». Poi il duetto con Fiorello sulle note di "Finalmente tu", per cancellare qualsiasi polemica delle scorse ore. E alla fine anche un bacetto: «Aiuto, mi fai divorziare!», grida Ferro. Antonella Clerici accompagna questa sera Amadeus, di rosso vestita. Arriva Dua Lipa con "Don't start now" (prima della sua esibizione avrebbero dovuto già cantare 3 concorrenti, ne ha cantato solo uno). Si continua con Rancore, Giordana Angi, Francesco Gabbani (grossi applausi in sala stampa, è favoritissimo), Raphael Gualazzi travolgente, accompagnato da due baby-ballerini. Pinguini Tattici Nucleari, Anastasio vestito di rosso come la sua canzone, poi arriva Francesca Sofia Novello, la fidanzata di Valentino Rossi, la ragazza al centro delle polemiche per la frase «Un passo indietro», con tanto di gag e striscia disegnata sul palco oltre cui la giovane non deve oltrepassare. Ma è il momento di Elodie "Beckham" Di Patrizi. Comunque si piazzi in classifica, non passerà inosservata. E il suo fidanzato Marracash twitta "Che bomba". Alle 23.35 sul palco Riki, e non siamo nemmeno a metà gara. Fiorello show a suon di gag con Amadeus, poi sul palco Tony Renis. Omaggio a Vincenzo Mollica, che andrà in pensione dal prossimo 29 febbraio (nel video dei saluti anche Vasco Rossi). Ghali fa spaventare tutti fingendo una caduta dalle scale, ma è solo uno stuntman che fa parte della coreografia. È atteso sul palco Nutella in piazza Colombo, ma per oltre 40' non c'è traccia dei concorrenti. Si riparte dopo il Tg1 ben oltre la mezzanotte con Diodato, ma in sala stampa arriva Vincenzo Mollica per un saluto, quindi l'esibizione è silenziata. Irene Grandi, poi Achille Lauro con un altro dei suoi outfit eccentrici, da Marchesa Luisa Casati Stampa. La sua direttrice d'orchestra, Beatrice Antolini, solleva un cartello con la scritta 'Auguri Vasco', e sul finale i conduttori cantano Albachiara. Piero Pelù diverte e si diverte, e ancora una volta lancia un messaggio dal palco contro la violenza sulle donne. Alle 00.56 sul palco Gianna Nannini, prima in duetto con Coez, poi con un medley dei suoi grandi successi. Riprende la gara con Tosca, che ringrazia per la vittoria nella serata delle cover, Zarrillo, Junior Cally. Il sonno comincia a farsi sentire e manca oltre un'ora di gara. Le Vibrazioni, poi Alberto Urso che scende in platea a salutare la mamma, ma l'occhio cade sulle tante poltrone vuote. Levante in completo verde acqua con "Tikibombom", è l'1.40 e mancano ancora in 5. Momento choc all'1.45: quando Morgan e Bugo arrivano in gara con 'Sincero', prima Bugo non scende le scale, poi Morgan comincia a cantare cambiando il testo della canzone, «“Le brutte intenzioni la maleducazione/la tua brutta figura di ieri sera/la tua ingratitudine, la tua arroganza/fai ció che vuoi mettendo i piedi in testa... Ringrazia chi ti ha portato su questo palco”», e Bugo va via. Attimi di panico, si scherza con Fiorello e la Clerici: «Almeno domani sono 23», ma poi la gara continua con Rita Pavone. Elettra Lamborghini riporta un po' di leggerezza, anche se ci sembra un po' ingiusto farla esibire a notte fonda per due sere di fila. Alle 2.08 canta l'ultimo in gara, Marco Masini. Da regolamento per defezione Morgan e Bugo sono squalificati dal Festival. Francesca Sofia Novello suona il pianoforte alle 2.14. Siamo troppo scossi (e troppo stanchi) per ascoltarla. Classifica, e via a dormire, che domani c'è una finale da affrontare. CLASSIFICA DELLA SALA STAMPA

1 Diodato

2 Francesco Gabbani

3 Pinguini Tattici Nucleari

4 Le Vibrazioni

5 Piero Pelù

6 Tosca

7 Rancore

8 Elodie

9 Achille Lauro

10 Irene Grandi

11 Anastasio

12 Raphael Gualazzi

13 Paolo Jannacci

14 Rita Pavone

15 Levante

16 Marco Masini

17 Junior Cally

18 Elettra Lamborghini

19 Giordana Angi

20 Michele Zarrillo

21 Enrico Nigiotti

22 Riki

23 Alberto Urso

AGGIORNAMENTO: Sono le 2.38 e la Mescal, agenzia che segue Bugo, puntualizza di non sapere dove sia Morgan e che è stato chiamato solo per il featuring, compreso nell'album di Bugatti, uscito oggi. Un epilogo inaspettato, su cui attendiamo lumi.

Sanremo 2020: perché Achille Lauro ha già vinto? Fabrizio Capecelatro 08/02/2020 su Notizie.it. A prescindere dall'esito di Sanremo 2020, Achille Lauro ha già vinto. Ha vinto perché è anni luce avanti: non tanto rispetto agli altri cantanti in gara, quanto agli italiani bigotti, omofobi, sessisti e poveri di spirito. Senza dubbio uno degli artisti maggiormente più chiacchierati se non pesantemente criticati di questo Sanremo 2020, Achille Lauro ha in realtà già vinto questo Festival. Al secolo Lauro de Marinis, il rapper romano che si è imposto sulla scena musicale nazionale grazie ai suoi eclettici lavori nell’hip hop, sin dalla prima puntata ha diviso gli italiani in due: da un lato chi lo ha criticato senza dubbi, dandogli del pagliaccio, dall’altro chi trova assolutamente geniale e provocatoria la sua estrosità. Nella prima puntata del Festival, infatti, Achille Lauro ha sconvolto il pubblico spogliandosi in diretta televisiva e restando sul palco con solo una tutina adamitica addosso, nella terza sera (quella dedicata alla cover) ha risposto alle polemiche presentandosi con un travestimento alla Ziggy Stardust in omaggio al compianto David Bowie. Durante la puntata ha quindi interpretato, in coppia con Annalisa, una personalissima interpretazione de Gli uomini non cambiano della eterna Mia Martini. Durante l’esibizione, quasi a voler rispondere alla gaffe di Amadeus durante la conferenza stampa di presentazione delle co-conduttrici, Achille Lauro non solo è volutamente rimasto ben più di un passo indietro ad Annalisa, ma ha anche cantato interamente al femminile l’intramontabile capolavoro di una donna, Mia Martini, che per colpa dei pregiudizi e della violenza, soprattutto maschile, è morta. Nella terza serata, invece, Achille Lauro ha sfoggiato un abito ispirato alla marchesa Luisa Casati, nobildonna italiana amante dell’arte al punto di diventare essa stessa un’opera. Insofferente a regole e convenzioni, di cui – come recita la canzone di Lauro – si è sempre fregata. Divenuta amante di Gabriele D’Annunzio, attirò su di sé i pregiudizi e le maldicenze delle persone e questo cambiò profondamente la sua vita. “Cinquantenni disgustosi, maschi omofobi. Ho avuto a che fare per anni con ‘sta gente volgare per via dei miei giri. Sono cresciuto con ‘sto schifo. Anche gli ambienti trap mi suscitano un certo disagio: l’aria densa di finto testosterone, il linguaggio tribale costruito, anaffettivo nei confronti del femminile e in generale l’immagine di donna oggetto con cui sono cresciuto”, si legge in un passaggio del manoscritto del suo libro ‘Sono io Amleto’ e sembra quasi un manifesto delle sue performance sul palco dell’Ariston. “Sono allergico – continua – ai modi maschili, ignoranti con cui sono cresciuto. Allora indossare capi di abbigliamento femminili, oltre che il trucco, la confusione di generi è il mio modo di dissentire e ribadire il mio anarchismo, di rifiutare le convenzioni da cui poi si genera discriminazione e violenza”. E poi conclude: “Io voglio essere mortalmente contagiato dalla femminilità, che per me significa delicatezza, eleganza, candore. Ogni tanto qualcuno mi dice: ma che ti è successo? Io rispondo: “Sono diventato una signorina”. A prescindere, allora, dall’esito del mix fra televoto, giuria demoscopica e sala stampa, Achille Lauro ha già vinto. Ha vinto perché è anni luce avanti: non tanto rispetto agli altri cantanti in gara, quanto agli italiani bigotti, omofobi, sessisti e poveri di spirito.

Silvia D’Onghia per il “Fatto quotidiano” il 9 febbraio 2020. "Hanno venduto la merce più rara che c' è in questo momento in televisione: il sorriso. E per questo hanno vinto". Renzo Arbore è in tournée, ieri sera era a Cosenza ("È la seconda volta che torno qui e il teatro Rendano è di nuovo sold out: incredibile come le persone vengano ancora a sentirmi suonare e cantare"), ma non ha mai smesso di guardare il Festival di Sanremo: "Non mi sono perso nulla, ho rivisto alcune performance su Rai Play e ho seguito con alcuni amici tecnologici pure i live tweet".

Quindi, diceva, il Festival fa il record di ascolti perché genera il sorriso?

«Ogni volta che viene promessa la risata - vedi Benigni ma vedi anche, per esempio, Fazio che mette Frassica in coda per tenere il pubblico - c' è un' attenzione particolare. È un' epoca in cui, per usare il linguaggio di Fiorello - e lui si farà una risata, leggendolo - si vede in tv il "litigismo". In tutte le trasmissioni, chiamano un ospite e poi ne arriva un altro che lo contrasta, si scannano ovunque. Quelli che noi ragazzi degli anni 50 chiamavamo altarini, adesso sono delle polveriere di pettegolezzi su vecchi amori, abitudini persino rispetto a personaggi che non si possono difendere perché sono morti. Però c'è anche un altro ingrediente che quest' anno ha fatto la differenza».

Quale?

«L' amicizia celebrata in maniera così vera e sincera tra due bravi ragazzi: Amadeus e Fiorello. Il primo è felice di essere lì, vi è arrivato faticosamente ed è molto puntuale nel dirigere quella macchina complessa. In passato ne abbiamo visti tanti leggere il gobbo, sbagliare i nomi dei cantanti o dei direttori d' orchestra. Lui no. E così Rosario ha la libertà di fare l' incursore, una posizione straordinaria. Tutto ciò che offre è un di più. Guai se fosse lui il presentatore».

E perché guai?

«I presentatori non sono deputati a far sorridere, contrariamente a quanto è stato tentato in passato, e non voglio fare nomi. Il presentatore è un amministratore di condominio».

E invece Fiorello è il vicino che disturba l' assemblea.

«Il suo spiritaccio è di natura goliardica, di quella goliardia sana che in Italia andrebbe rivalutata. Io, che ho ricevuto una laurea in Goliardia dalle mani di Umberto Eco, mi posso considerare un teorico e ho portato a cantare Fanfulla da Lodi, ritrovo in molte sue gag lo spirito, l' allegria e la dissacrazione del movimento sopravvissuto. Cantare Montagne verdi sull' aria di Generale è una vecchia formula; noi intonavamo l' Inno di Mameli su Sapore di sale. Si scherza con il basso essendone l'alto».

Si parla di gag, gaffe e non di canzoni, però.

«In realtà il livello delle canzoni è buono e vario. C' è una nuova leva di artisti curiosi, da Achille Lauro ai vari trapper, ma c' è anche la vecchia guardia - Al Bano, i Ricchi e Poveri - e brani melodici scelti bene. Per esempio quello di Tosca, che ha dimostrato una grande classe pure con la più commovente invenzione del Festival, Piazza Grande fatta alla maniera del fado portoghese. O Gualazzi con E se domani. O la celebrazione di Almeno tu nell' universo, la migliore canzone di tutta l' epopea dei 70 anni del Festival».

Prima citava Benigni. Le è piaciuto?

«Ho visto che sui social divide molto. Se dovessi dargli un consiglio, gli direi: primum ridere, deinde philosophari. Solo lui può capire. Non arrivi con la banda, prometti l' allegria e poi fai una bellissima, ma seria, esibizione».

Non crede che le puntate siano state troppo lunghe?

«Dal primo giorno mi sono detto "c' è troppa carne al fuoco". Conosco la mentalità dei discografici e dei cantanti: esibirsi a notte fonda significa accumulare nervosismo e adrenalina, che è quanto di peggio possa capitare a un artista. E poi il pubblico…quanta gente si è addormentata sul divano…»

Amadeus ha lasciato trapelare che non condurrà anche l' edizione numero 71. Una scelta saggia?

«Ognuno si deve misurare con se stesso. Amadeus parte dal presupposto che sarà difficile rivedere un Festival a questi livelli, con questi numeri. Anch'io, dopo Indietro tutta, mi sono accucciato. Cosa fatta capo ha».

Ogni anno partono i tentativi di boicottaggio di Sanremo e poi finisce che tutti lo guardano e tutti ne parlano. È un' arma di distrazione di massa?

«È il nostro Carnevale di Rio, persino la stampa è tutta concentrata su ciò che accade all'Ariston. Anzi, i politici dovrebbero approfittarne per bypassare la prescrizione o altri temi. Approfittatene, gente, approfittatene».

Il Sanremo conformista diventa (a sorpresa) palco di liti e avanguardia. Giulia Merlo l’8 febbraio su Il Dubbio. La polemica tra Fiorello e Tiziano Ferro e l’ecletticità di Achille Lauro infiammano l’Ariston e svegliano uno show che puntava sui buoni sentimenti. Quei «bellissima» diventeranno un tormentone e Amadeus dovrebbe registrarli come proprio marchio di fabbrica: li ha dispensati su tutto, dai vestiti delle vallette all’amicizia che lo lega a più o meno tutti gli ospiti che ha invitato sul palco a intrattenere negli inesistenti tempi morti, tanto da trasformare Sanremo in una diretta fiume da far invidia a Enrico Mentana. Il Settantesimo festival della musica italiana doveva essere un tripudio di buoni sentimenti, vestiti inamidati e frasi fatte, di quelle che non scontentano nessuno. Invece, ogni serata ha mostrato sempre più come l’arte varia dello spettacolo – con una giusta dose di casualità – possa trasformare il carrozzone più classico del palinsesto italiano in un palco d’avanguardia, seppur corsara. Nella lista dei buoni sentimenti, seconda solo all’esaltazione delle donne (meglio se in vestito gonfio d’ordinanza e molto immedesimate nell’esser simbolo di qualcosa), c’è l’amicizia. Amadeus definisce il suo un festival dell’amicizia e racconta i suoi trascorsi nei villaggi con l’amico Fiorello e le sue promesse mantenute con l’amico Tiziano Ferro. Tutto «bellissimo», peccato che ci si metta di mezzo lo spettacolo: nello specifico, il fatto che Fiorello nella sua ansia da showman che si mangia il palco e ne vuole sempre di più, nella seconda serata abbia sforato i tempi già biblici, relegando Ferro a cantare per i sonnambuli, intorno all’1.30 di notte. E allora il cantante, tra la battuta e il fastidio, si lascia andare a un: «Lancio l’hashtag, #Fiorellostattezitto». Risultato: la proprietà transitiva con gli amici non funziona e i due si producono in una delle migliori liti mai avvenute tra il palco e il dietro le quinte. Fiorello non prende bene la critica, minaccia di non presentarsi più all’Ariston, pretende scuse pubbliche di Ferro e gli dà del sobillatore di folle: «Tiziano Ferro mi ha lanciato contro l’odio, ho ricevuto insulti tremendi per 24 ore e sono stato malissimo. Si deve prendere la responsabilità delle sue azioni». Lo showman è un fiume in piena crisi di nervi: «Parliamo tanto di cyberbullismo e non valutiamo le conseguenze? Un vigile si è suicidato in questi giorni per gli attacchi sul web». Tiziano Ferro all’inizio glissa, poi prova a sdrammatizzare, infine si cosparge il capo di cenere e verga un biglietto di scuse scritto di suo pugno, fotografato e pubblicato tra le sue stories di Instagram. Scuse più pubbliche di così, nel 2020, non ne esistono. La lite, però, trasforma lo show in un meta show, tutti si domandano se Fiorello ci sarà nella quarta serata, se davvero i due faranno un duetto canoro riappacificatore come la bionda e la mora dei Ricchi e poveri (in quel caso, però, la riconciliazione era prevista come voce del cachet), oppure se invece lo show proseguirà come se nulla fosse, perchè ci si fa notare di più così. In ogni caso, lo share ringrazierà perchè a Sanremo tutto è show. A mettere in disordine il guardaroba dei vestiti sanremesi di Amadeus, invece, ci pensa Achille Lauro. A lui, nemmeno Amadeus ha lo stomaco di ripetere «bellissimo» ed «elegantissimo». Eppure, è lui ad essere l’imprevisto sul palco più conservatore della rete ammiraglia. In un festival che vorrebbe parlare di donne, dunque di genere, Achille Lauro incarna l’avanguardia.

Per dirla nel gergo che mostra la distanza tra generazioni – più o meno la stessa che separava Claudio Villa da Adriano Celentano – “Achille ha triggerato i boomers” (e chi non sa cosa significhi è il boomer). Tradotto: Achille Lauro (in arte Lauro de Marinis e di professione cantante con il viso tatuato), che urla «me ne frego la la la» in tutina aderente color carne e strass di Gucci e poi canta in duetto Gli uomini non cambiano vestito da Ziggy Stardust e un passo indietro rispetto ad Annalisa (dopo la battuta di Amadeus sulla valletta scelta perchè «ha saputo stare un passo dietro un grande uomo», ha volontariamente provocato il pubblico anziano. All’Ariston ha portato la confusione dei generi, mostrando la ridicolezza degli stereotipi di genere in cui è imbrigliata non solo la donna ma anche l’uomo, e ha sfidato proprio quelli. Per spiegare la performance, molti sono andati a pescare in un libro che ha pubblicato con Adelphi in cui scrive: «Sono allergico ai modi maschili, ignoranti con cui sono cresciuto. Allora indossare capi di abbigliamento femminili, oltre che il trucco, la confusione di generi è il mio modo di dissentire e ribadire il mio anarchismo, di rifiutare le convenzioni da cui poi si genera discriminazione e violenza». Proprio di questa violenza Achille Lauro ha cantato, scegliendo per la serata delle cover uno dei pezzi più struggenti di Mia Martini, dedicato al padre. Lui ha cantato la strofa («Ho scoperto con il tempo/ E diventando un po’ più dura/ Che se l’uomo in gruppo è più cattivo/ Quando è solo ha più paura»), lasciando ad Annalisa sempre davanti a lui i picchi del ritornello (Gli uomini ti cambiano/ E tu piangi mille notti di perché/ Invece, gli uomini ti uccidono/ E con gli amici vanno a ridere di te). Ha sceso le scale vestito col completo verde, la parrucca rossa e il trucco blu elettrico del personaggio di David Bowie, uno che ha fatto dell’androginia e della confusione tra i generi la sua cifra liberatoria e artistica, e ha sbattuto in faccia all’Ariston che l’arte non sta nella bellezza, ma nello stupore. La serata delle cover è stata vinta con merito dall’unica vera cantante in gara, Tosca con Piazza grande di Lucio Dalla. Sanremo verrà vinto probabilmente da uno dei 24 artisti in gara che non è Achille Lauro, sempre nella fascia medio-bassa della classifica delle serate.Quello di Amadeus e delle sue buone intenzioni di sentimentalismo e bon ton disattese è forse uno dei migliori Sanremo degli ultimi anni. Non solo per lo share che lo sta premiando con picchi oltre i 50%, ma soprattutto perchè diverte, anche se forse lo fa involontariamente, e conferma che il palco dell’Ariston è davvero lo specchio del carattere del Paese. Che è fatto dell’ansia di normalità di Amadeus, della permalosità aggressiva di Fiorello e della modernità stonata di Achille Lauro.

Sanremo 2020, Achille Lauro fa scandalo: rossetto e calze a rete, si presenta così sul palco dell'Ariston. Libero Quotidiano l'8 Febbraio 2020. Achille Lauro continua a fare scandalo al Festival di Sanremo. Tenendo fede alla sua canzone Me ne frego, si presenta sul palco dell'Ariston con un look sconvolgente, tra rossetto, calze a rete ed un copricapo tra sacro e profano. Lauro provoca, infiamma la discussione tra i telespettatori e si rende protagonista di un'altra performance intensa. Nella prima serata aveva sconvolto tutti rimanendo seminudo con una tutina aderente, nella quarta forse riesce addirittura a superarsi. L'artista non lascia indifferenti neanche Antonella Clerici ("Hai dei look pazzeschi") e Fiorello, che commenta così: "Voglio esserci ad ogni sua esibizione, così posso farmi ogni volta una foto". Difficilmente Achille Lauro rientrerà in lizza per vincere il Festival, ma di certo ha già lasciato il segno. 

Sanremo 2020, la caduta disastrosa di Ghali dalle scale: ma non è come sembra. Show spettacolare. Libero Quotidiano l'8 Febbraio 2020. Ghali entra sul palco dell'Ariston con il botto, nel vero senso della parola. Il cantante di Cara Italia, infatti, è scivolato sulle scale provocando un urlo del pubblico spaventato. È accaduto durante la quarta puntata del Festival, quando un ragazzo vestito tutto di rosa e con la maschera ruzzola giù dalle scale. Ma un altro arriva, pronto a soccorrerlo. Il pubblico rimane esterrefatto, ma la realtà non è come sembra: il vero Ghali non è il giovane caduto, bensì il secondo. Si è trattata dunque di una controfigura che ha dato via a una scenetta costruita per dare inizio al vero spettacolare show. 

(ANSA l'8 febbraio 2020) - "Bugo e Morgan non rientrano. Si tratta di defezione, quindi da regolamento sono squalificati dal festival di Sanremo". Lo annuncia Amadeus dal palco dell'Ariston. "Li considero due grandi artisti e la loro è una bellissima canzone, come le altre 23. Spiace che non siano qui a cantare".  "Il brano è di Bugo con un feat. di Morgan, e Morgan aveva firmato la liberatoria che lo impegnava a non offendere la Rai e tutti. Quello che non capiamo è perché si sia stato squalificato anche Bugo". Lo hanno appena spiegato i discografici di Bugo, in un incontro estemporaneo con i giornalisti in sala stampa dopo la squalifica del brano 'Sincero'. "Bugo - hanno sottolineato - non sapeva che Morgan avrebbe cambiato il testo, Era solo special guest, invitato a cantare nella canzone, inclusa nell'album di Bugo che è uscito oggi". I problemi sono iniziati ieri con l'esibizione nella serata delle cover, "hanno provato male e tardi, perché alcune partiture erano completamente sbagliate. Non sono riusciti a provare bene e ieri è successo il disastro che abbiamo visto. Morgan voleva fare il pianista, il direttore d'orchestra, il cantante e forse anche il presentatore. E alla fine è uscito è uscito quello che è uscito. Sulla follia altrui non abbiamo gestione". "Le brutte intenzioni, la maleducazione, la tua brutta figura di ieri sera, la tua ingratitudine, la tua arroganza, fai ciò che vuoi mettendo i piedi in testa", "ma tu sai solo coltivare invidia", "ringrazia il cielo se sei su questo palco, rispetta chi ti ci ha portato dentro e questo sono io". In questo modo Morgan ha modificato il testo della canzone Sincero, provocando l'uscita di scena di Bugo che ha interrotto la performance sul palco dell'Ariston.

Morgan cambia il testo, Bugo se ne va: squalificati. Ecco che cosa è successo. Pubblicato sabato, 08 febbraio 2020 su Corriere.it da Andrea Laffranchi, inviato a Sanremo. A causa di un testo modificato senza preavviso Morgan si è ritrovato sul palco da solo e l’esibizione si è interrotta. I due sono stati eliminati per «defezione». Non era mai successo. Colpo di scena all’Ariston poco dopo l’inizio dell’esibizione di Bugo e Morgan: il primo ha abbandonato il palco interrompendo di fatto la performance. Il cantautore monzese ha cambiato in corsa il testo di «Sincero», provocando la piccata reazione del suo compagno di avventura sanremese. «Le brutte intenzioni, la maleducazione, la tua brutta figura di ieri sera, la tua ingratitudine, la tua arroganza, fai ciò che vuoi mettendo i piedi in testa, ma tu sai solo coltivare invidia, ringrazia il cielo se sei su questo palco, rispetta chi ti ci ha portato dentro e questo sono io»: questi i versi incriminati, che Morgan ha cantato leggendoli da alcuni fogli volanti.Ritrovatosi all’improvviso in scena da solo Morgan è corso dietro le quinte a cercare Bugo, mentre Amadeus e Fiorello si sono ritrovati a dover improvvisare. «Facciamo così, proclamiamo stasera il vincitore e così domani sera non veniamo», ha provato a sdrammatizzare Fiore, «uno in meno, dai». La gara è proseguita secondo la scaletta. Nel caso in cui Bugo decidesse rientrare può ripetere l’esibizione, ma «se Bugo non rientra, per la coppia c’è la squalifica», ha in seguito spiegato il conduttore.Bugo e Morgan sono stati squalificati dal festival di Sanremo. Lo ha comunicato il direttore artistico e conduttore Amadeus, dopo aver visto vanificati i tentativi di far rientrare Bugo, che aveva abbandonato il palco mentre con Morgan eseguiva «Sincero». È la prima volta nella storia del Festival che un artista abbandoni il palco ed è la prima volta che una squalifica scatti nel corso della serata all’Ariston. E accade proprio in occasione di un anniversario a cui l’organizzazione teneva molto, i 70 anni del Festival.

Sanremo 2020, Morgan cambia il testo, Bugo lascia il palco. Amadeus: "E' defezione, squalificati". Ernesto Assante l'8 febbraio 2020 su La Repubblica. I due artisti fuori dalla gara. Morgan ha cambiato le parole della canzone sostituendole con critiche nei confronti del collega, che ha smesso di cantare e lo ha lasciato solo. Colpo di scena a notte fonda. Bugo e Morgan, in gara con il brano Sincero, sono stati squalificati, sono fuori dal festival. Una sorpresa che arriva sul finire della lunga quarta serata filata liscia, come le altre, fino a quel momento. I due, come da scaletta, vengono annunciati da Amadeus. Morgan entra in scena seguìto da Bugo. Il direttore d’orchestra dà l’avvio all’esecuzione, e Morgan inizia a cantare Sincero. Il fatto è che il testo non è quello che abbiamo ascoltato nell'esibizione precedente: Morgan lo legge da un tablet che ha piazzato sopra le tastiere. Canta un testo nuovo in cui fa riferimento alle “brutte intenzioni, le maleducazioni”, a “la brutta figura di ieri sera”, “la tua ingratitudine la tua arroganza”. E ancora, canta Morgan, “fai ciò che vuoi mettendo i piedi in testa”, “cerco di fornire una forma d’arte”, “rispetta questo palco e rispetta chi ti ci ha portato”. L'artista legge con attenzione, canta leggermente fuori tempo queste e altre frasi che certamente fanno riferimento all’esibizione della sera precedente, caotica e legata a forti polemiche, con Morgan che aveva minacciato di non esibirsi se la direzione artistica del Festival e l'orchestra non fosse andata incontro a una serie di sue richieste. Sta di fatto che, letti quei passaggi, sembra di capire che Morgan ce l'ha con Bugo, o quantomeno Buga pensa che Morgan ce l'abbia con lui, e così lascia il palco e se ne va. Morgan resta solo in scena, la musica si interrompe, l'artista si guarda intorno.

"Sincero", il testo originale della canzone di Bugo e Morgan a Sanremo 2020. Entra in scena Amadeus che dopo due battute si dirige verso le quinte, intanto arriva in soccorso Fiorello che intrattiene il pubblico, vicino a lui anche Antonella Clerici. “Molliamo tutto anche noi - dice lo showman - decidiamo chi vince stasera e chiudiamola qui”. E se Bugo non si trova, nel frattempo è scomparsoi anche Morgan. The show must go on. Viene chiamata in scena, come da scaletta, Rita Pavone che presenta il suo brano Niente (Resilienza 74) e al termine il conduttore torna sul palco. Per annunciare che i due sono "di sopra, nei camerini", e non torneranno in scena. "Trattasi di defezione - spiega Amadeus - e in base al regolamento Bugo e Morgan sono squalificati. Mi dispiace molto, li avevo voluti io, il loro brano mi piaceva e avevo ritenuto che meritasse di essere in gara".

Morgan si allontana dal palco in cerca di Bugo, sotto gli occhi perplessi di Amadeus. Il clima tra i due era teso già nel pomeriggio, Morgan aveva già a spedito ai giornalisti, nella notte di ieri, un lungo messaggio nel quale spiegava la sua versione dei fatti. Secondo l'artista, ci sarebbe stato un piano per farlo ritirare affinché Bugo apotesse continuare la gara da solo: “Qualcuno ha interesse a farmi saltare ma non a farmi squalificare dal Festival, semplicemente a portarmi a rinunciare per esasperazione”. E raccontava come Bugo fosse già arrabbiato da ieri, dopo una serie di continui incidenti e difficoltà alle prove, per gli arrangiamenti e la sua direzione, che già avevano visto l’intervento di Amadeus nel tentativo di calmare le acque. Nel pomeriggio di ieri anche Bugo aveva dato segni di tensione scrivendo su Twitter: “Avete presente i Puffi, ecco ci sono i Puffi da una parte e dall’altra ci sono io, i Puffi poveretti giocano, io no e tiro dritto”, con i suoi follower che già lo invitavano a mollare “accanna Morgan, fai ancora in tempo”. Dall'altra parte, Morgan aveva addirittura invitato i giornalisti a vedere il Festival nella sua stanza d’albergo, per raccontare quello che era successo la sera prima. Ma che ci fosse aria di bufera non lo avevano certamente capito né Bugo né i suoi discografici, seduti in sala stampa ad attendere l’esibizione. Che è arrivata, con il colpo di scena che ha portato alla squalifica per entrambi. 

Intervista all'artista che spiega come si è arrivati al gesto di Bugo che ha lasciato il palco durante l'esibizione di Sincero, provocando la squalifica di entrambi. "Lui vittima di una gestione che lo ha caricato a palla contro di me". Ernesto Assante l'8 febbraio 2020 su La Repubblica. Colpo di scena nella quarta serata del Festival di Sanremo: Bugo e Morgan squalificati per "defezione": il secondo ha cambiato il testo del brano Sincero apportando delle modifiche che l'altro ha considerato nelle critiche dei suoi confronti, abbandonando il palco.

Allora, Morgan, cos’è successo?

“La partecipazione a Sanremo è nata perché Bugo mi ha chiesto di fare un pezzo con lui per andare a Sanremo. Sarei stato la persona che gli avrebbe permesso di fare il Festival, perché senza di me non lo avrebbe certamente fatto. Io l’apprezzo come cantautore e amico, ed avevo un debito di gratitudine nei suoi confronti perché mi è stato vicino nella storia della casa. Ma non mi sarei mai aspettato che un gesto di bontà da parte mia sarebbe stato ricambiato con una situazione di sciacallaggio. Bugo è caduto vittima di una gestione che lo ha caricato a molla contro di me”.

Perché?

“Non me lo spiego, andrebbe chiesto a loro, ma sta di fatto che hanno cominciato a torturarmi e a caricare Bugo contro di me. Io ho provato a chiedergli perché e lui ha un certo punto ha addirittura smesso di parlarmi da solo, è arrivato al punto di voler presente il suo manager a ogni nostro incontro, io ho cercato di appianare la situazione, ho scritto messaggi, tentato in tutti i modi, ma alla fine tutto si è rotto”.

Nella serata dei duetti, quando avete cantato il pezzo di Endrigo.

“Ieri è stata un’Odissea. Mancanza di prove, problemi con l’orchestra, arrangiamenti sbagliati e scomparsi, ma alla fine io faccio un impresa eroica e riusciamo ad andare in scena. E lì Bugo prende il microfono e, senza badare a quello che era previsto e concordato anche con la regia, va davanti, sul proscenio e canta tutta la canzone, non solo il pezzo che doveva cantare lui, fa la strofa e il ritornello. Come quei dilettanti che vogliono andare avanti a tutti per farsi notare e fare i protagonisti. E’ stato un gesto di sfida nei miei confronti, un affronto che ha fatto a me”.

E infatti ieri sera era già molto arrabbiato con lui.

“Ma no, ho pensato ‘che tristezza’. Lui era arrabbiato, era alterato con me, ho capito che era vero quello che già avevo pensato nel pomeriggio con il problema delle prove: lui voleva liberarsi di me. Ma allora ho pensato a una contromossa”.

Quale?

“Ho pensato che stasera della canzone ne avrei fatto una versione karaoke, come lui ha rovinato la canzone di Endrigo ieri sera. Ho preparato dei fogli con su scritto il testo del brano e volevo darli in mano alle persone in platea per farlo cantare a tutti, crearne una versione gioviale e collettiva, mettere la canzone in mano alle persone. Ma pochi minuti prima di andare in scena ho pensato che la gente la canzone l’aveva sentita una volta sola, non la sapeva, non avrebbe potuto cantarla e quello che avevo immaginato non sarebbe riuscito. Quindi, pochi minuti prima di salire in scena, ho cambiato il testo, l’ho finito sulle scale dietro al palco. Il testo è mio, l’ho scritto io e io lo cambio come voglio…”.

Bugo non aveva davvero idea di cosa stesse per accadere? Perché non siete entrati in scena insieme?

“Non ne ho idea, Amadeus ci ha chiamati, io sono entrato e Bugo no, come ieri sera lui era alterato, non era normale”.

Poi è entrato e lei ha iniziato a cantare il nuovo testo. Un bel colpo di scena…

“Si, ho preso il testo originale e ne ho invertito il senso, ho semplicemente messo un sensore negativo e gliel’ho cantato. Lui si è spaventato ed è andato via. Ma poteva coglierne l’ironia”.

Beh, difficile leggere le sue parole come un gioco ironico.

“Allora diciamo che lui voleva liberarsi di me e io invece mi sono liberato di lui e l’ho fatto con le parole”. 

Cosa c’era sul foglio che Bugo ha preso prima di uscire?

“Niente, il foglio con il testo nuovo ce l’avevo io, scritto molto piccolo, lui ha preso un altro pezzo di carta”.

Con il cambiamento del testo, anche se Bugo fosse rimasto in scena, ed era impossibile, vi avrebbero squalificati lo stesso.

“Ma non fa niente, alla fine a me non interessa di essere qui dentro, mentre a lui si”.

Sanremo 2020, Selvaggia Lucarelli anticipa la prossima intervista a Morgan: "Bugo? Ingrato cattivo stronzo". Libero Quotidiano l'8 Febbraio 2020. Selvaggia Lucarelli affila la penna per la quarta serata del Festival di Sanremo. Proprio in coda c'è stato il colpo di scena, un totale fuori programma: Morgan e Bugo sono stati squalificati. Una decisione insindacabile, che testimonia un duro conflitto in atto tra i due artisti. La tensione era alta già al momento dell'ingresso sul palco dell'Ariston, con Morgan che si è presentato con un foglio in mano e Bugo che è entrato in ritardo ed esitante. Il fondatore di Bluvertigo ha cambiato il testo della canzone con parole di fuoco per il collega: "Ringrazia il cielo sei su questo palco, rispetta chi ti ci ha portato, questo sono io". Bugo ha risposto lasciando il palco e costringendo Amadeus a squalificare entrambi. Selvaggia Lucarelli in un tweet commenta così il caso: "Vi anticipo la prossima intervista di Morgan: Bugo, ovviamente l'ennesimo pazzo ingrato cattivo stronzo che non ha avuto alcuna riconoscenza e attenzione per la mia arte".

Sanremo 2020, Bugo e Morgan squalificati: il tweet della discordia. Laura Pellegrini il 08/02/2020 su Notizie.it. Un tweet di Bugo alcuni giorni fa sembrava preludere gli sviluppi della coppia a Sanremo 2020: nella quarta serata sono stati squalificati. Bugo e Morgan sono stati squalificati dal Festival di Sanremo 2020 per “defezione”: mentre il primo cambiava le parole del testo della canzone, il secondo lasciava il palco dell’Ariston. Infatti, Morgan avrebbe modificato volutamente le parole di Sincero per “vendicarsi” di come si era comportato Bugo nella serata duetti. Stando a quanto raccontato dal cantante nell’intervista su Repubblica, infatti, Bugo si sarebbe comportato da protagonista. Perciò il cantante ha organizzato un contrattacco che però è costato alla coppia la squalifica dalla kermesse. Un tweet, da quanto appare sui social, potrebbe essere il promotore della rottura tra Morgan e Bugo e la fine dell’avventura a Sanremo 2020. “Le brutte intenzioni, la maleducazione, la tua brutta figura di ieri sera, la tua ingratitudine, la tua arroganza, fai ciò che vuoi mettendo i piedi in testa, ma tu sai solo coltivare invidia, ringrazia il cielo se sei su questo palco, rispetta chi ti ci ha portato dentro e questo sono io“. Sono queste le parole con cui Morgan ha modificato il testo della canzone Sincero umiliando Bugo nella quarta serata di Sanemo 2020. Pare, però, che un tweet di poche ore prima preludesse un clima teso tra i due cantanti. infatti, Bugo scriveva sui social: “Avete presente i puffi? Ecco ci sono i puffi da una parte e dall’altra ci sono io, i puffi poveretti giocano, io no e tiro dritto”.

Sanremo 2020, rottura tra Bugo e Morgan: tafferugli nel backstage. Laura Pellegrini 08/02/2020 su Notizie.it. Sono diverse le reazioni all'esclusione di Bugo e Morgan da Sanremo: Le Vibrazioni hanno raccontato di aver visto alcuni tafferugli nel backstage. Colpo di scena a Sanremo: Bugo e Morgan vengono squalificati da Amadeus per “defezione” e i concorrenti in gara hanno diverse reazioni. Tra i primi ad esprimersi sull’esclusione dei due cantanti dalla kermesse ci sono Le Vibrazioni, che hanno raccontato ai giornalisti di aver visto alcuni tafferugli tra i due nel backstage. D’altronde, un tweet premonitore di Bugo aveva già segnalato l’alta tensione nella coppia. Tensione che è poi esplosa intorno alle 2 del mattino della quarta serata. Morgan, infatti, ha modificato il testo della canzone Sincero aggiungendo una serie di critiche per Bugo, che ha lasciato il palco. Tra le prime reazioni alla squalifica di Bugo e Morgan è toccato a Le Vibrazioni raccontare a Savino quanto accaduto. “Abbiamo visto un po’ di tafferugli…Avevamo appena finito di suonare, nel backstage purtroppo c’era un po’ di… bruttura. Peccato”. I discografici di Bugo, invece, avrebbero spigato ai giornalisti che “il brano (Sincero ndr.) è di Bugo con un feat. di Morgan, e Morgan aveva firmato la liberatoria che lo impegnava a non offendere la Rai e tutti. Quello che non capiamo è perché si sia stato squalificato anche Bugo”. “Bugo – hanno sottolineato ancora – non sapeva che Morgan avrebbe cambiato il testo, Era solo special guest, invitato a cantare nella canzone, inclusa nell’album che è uscito oggi”. I problemi tra i due cantanti, però, erano iniziati già durante le prove: “Hanno provato male e tardi – spiegano ancora i discografici -, perché alcune partiture erano completamente sbagliate. Non sono riusciti a provare bene e ieri è successo il disastro che abbiamo visto. Morgan voleva fare il pianista, il direttore d’orchestra, il cantante e forse anche il presentatore. E alla fine è uscito è uscito quello che è uscito. Sulla follia altrui non abbiamo gestione”. Non era mai successo prima d’ora che un cantante venisse escluso dalla partecipazione alla kermesse.

Chi è Bugo, il cantante che ha abbandonato il palco di Sanremo 2020. Laura Pellegrini 08/02/2020 su Notizie.it. Bugo è nato in una famiglia lontana dalla musica ma ha coltivato la sua passione fin dai tempi del liceo: la sua carriera vanta grandi successi. Crstiano Bugatti, in arte Bugo, è un cantautore popolare della scena indie tra i più apprezzati degli ultimi 20 anni. Dal 2000 è un grande amico di Morgan, con il quale ha deciso di partecipare al Festival di Sanremo 2020. La canzone che hanno portato in gara è Sincero. Durante la quarta serata del Festival, però, è accaduto un colpo di scena: Bugo ha abbandonato il palco umiliato da Morgan e la coppia è stata squalificata. Non era mai accaduto prima d’ora.

Chi è Bugo Nato in una famiglia lontana dalla musica, Cristian Bugatti, in arte Bugo si è avvicinato al mondo musicale durante il servizio militare. Ha iniziato a suona la chitarra nel 1992, dopo che alcuni amici di Rho, nell’hinterland milanese, lo hanno spinto nel mondo della musica. È nato, infatti, a Milano il 2 agosto del 1973. Cresciuto tra Cerano e Trecate, in provincia di Novara, ha maturato una spiccata sensibilità artistica fin dagli anni del liceo. Famoso nel genere indie, non molto noto nel panorama italiano, si è sempre distinto per i suoi brani alquanto singolari: “Mi sono rotto i coglioni”, “Me la godo”, “Che diritti ho su di te”. Una volta terminato il servizio militare, Bugo ha formato una piccola band: i Quaxo. Nel 2002, dopo aver firmato per l Universal, pubblica i primi 5 album. La strada è tutta in salita, ma la sua forza di volontà lo contraddistingue in ogni cosa. Nel 2015, infatti, firma con Carosello e pubblica l’Ep “Arrivano i nostri”. Infine, nel 2016 pubblica “Nessuna scala da salire”, seguito nel 2018 dalla raccolta in chiave rock di “RockBugo”. Nel 2020 ha deciso di partecipare al Festival di Sanremo insieme a Morgan, con il quale però è stato squalificato durante la quarta serata.

Sanremo 2020, Bugo e Morgan squalificati: il commento di Elettra. Laura Pellegrini 08/02/2020 su Notizie.it. Dopo aver appreso dal backstage che Bugo e Morgan erano stati squalificati, Elettra Lamborghini ha avuto una reazione particolare. Bugo e Morgan sono stati squalificati da Sanremo 2020 per “defezione”: la reazione di Elettra Lamborghini alle parole di Amadeus è clamorosa. La giovane, infatti, stava seguendo l’esibizione da dietro le quinte in attesa di raggiungere il palco dell’Ariston. All’improvviso, però, cala il silenzio e la cantante si appassiona a quanto sta accadendo. Morgan ha cambiato il testo di Sincero e ha umiliato Bugo, che ha lasciato il palco. Intervistata da Andrea Delogu e Ema Stokholma per Radio 2, Elettra Lamborghini ha reagito in modo particolare dopo aver appreso la notizia che Bugo e Morgan sono stati squalificati. Mentre parlava della sua esibizione, infatti, si è interrotta improvvisamente: “Io spero non mi sia uscita una tetta – diceva -. Ho il copricapezzoli è imbarazzante, orribile, non vedo l’ora di toglierlo. Ero scalza tipo gipsy, domani anche, basta. Mai con i tacchi. Twerkare è difficile. Ti parte la gamba, poi…”. Cala in silenzio. Poi la cantante riprende dicendo: “Mi sto appassionando a quello che è successo a Bugo e Morgan“. E infine: “Oh no… Vuol dire allora, adesso che sono ultima. Che vita di me…”. Infatti, con la squalifica di Bugo e Morgan la classifica muta leggermente e porta Elettra Lamborghini in ultima posizione. A guidare la gara, invece, è Francesco Gabbani, già quotato tra i possibili vincitori della kermesse. Ma tutto si decide nell’ultima serata di sabato 9 febbraio.

Laura Pellegrini. Nata a Verona, classe 1998, studentessa universitaria presso la facoltà di "Comunicazione e Società". Prima di collaborare con Notizie.it, ha scritto per L'Arena.

Morgan lo insulta, Bugo va via. E Amadeus squalifica il duo. Caos a Sanremo. Morgan cambia il testo della canzone: "La tua brutta figura di ieri". E l'altro abbandona il palco.Paolo Giordano, Sabato 08/02/2020 su Il Giornale. Incredibile, c’è da dirlo, al Festival di Sanremo. Morgan e Bugo arrivano sul palco dell’Ariston intorno alle due di notte per il brano Sincero. Morgan, non propriamente lucido, inizia a cantare un testo chiaramente contro Bugo accennando a "brutte intenzioni e le maleducazioni, la tua brutta figura di ieri sera (nella serata delle cover, ndr), la tua ingratitudine e la tua arroganza, fai ciò che vuoi mettendo i piedi in testa". Una scena surreale. Bugo ha preso il foglio con il testo ed è uscito dal palco. Morgan lo ha seguito, sparendo dietro le quinte. Amadeus prima smarrito poi più sicuro, ha ripreso le redini dello show in mano, subito aiutato da Fiorello. Qualche battuta. Poi è arrivata anche Antonella Clerici e lo show è ripreso normale all’apparenza. Dopo Nigiotti, Elettra Lamborghini e Masini, Amadeus annuncia che la coppia Bugo e Morgan è stata squalificata a norma di regolamento. "Non sono più all’Ariston, quindi si tratta di defezione". Una rarità nella storia del Festival di Sanremo. E dispiace più per Bugo che per Morgan. Secondo alcune voci autorevoli raccolte all’Ariston, Morgan ha fatto ostruzione a Bugo per tutta la settimana. E che i rapporti tra di loro non fossero distesi si era intuito anche sul palco. Adesso la loro partecipazione alla settantesima edizione del Festival è terminata. Per Morgan è la seconda volta che crea un caso clamoroso al Festival. Per Bugo, invece, è la prima.

Morgan-Bugo, il retroscena: «Insulti dietro le quinte, poi il direttore ha fermato l’orchestra per protesta». Pubblicato sabato, 08 febbraio 2020 su Corriere.it da M. Cruccu. Sarà la scena madre che declinerà questo Festival al futuro, per alcuni estrema provocazione punk, per altri follia allo stato puro: rimanendo nel mezzo, nella pura cronaca, il clamoroso abbandono di Bugo dopo lo «scherzo» di Morgan che gli aveva cambiato il testo poco prima, di fatto accusandolo di essere ingeneroso e ingrato, perché sarebbe stato solo merito dell’ex Bluvertigo se l’altro, protagonista da sempre dalla scena underground milanese, si affacciava sullo scenario del nazionalpopolare. Ma cosa è successo poco prima in quel backstage, dove apparentemente Morgan canticchiava rilassato, come da video pubblicato da Corriere.it, qualche minuto prima con Gianna Nannini? Lo spiegano diversi addetti ai lavori, presenti alla scena: non c’è stato nessun scontro fisico tra i due, ma, come dire, è stata tutta una «scenata» unilaterale di Morgan. Che dopo aver annunciato l’intenzione di cambiare il testo, di fronte alle rimostranze della Mescal, la discografica di Bugo, ha dapprima insultato lo staff del collega: «Stronzi, pezzi di m...,ecc». E poi, mentre l’altro cercava di calmarlo: «Stai zitto leccaculo di m...»: nessuna rissa fisica, ma a quel punto, Bugo, interdetto, è stato tentato di non salire sul palco ancor prima di cominciare. Ma poi si è convinto del contrario. Quello che è successo poi, ha fatto il giro del web in un secondo, ma anche qui, sempre secondo il racconto degli addetti ai lavori, a un certo punto le cose sono andate un po’ diversamente: Morgan entra, attacca col testo cambiato in cui se la prende di fatto col collega che guarda nervosamente i fogli e si allontana. Morgan fa il finto tonto, ben consapevole invece del tiro che aveva giocato all’ormai ex amico, mentre è il direttore, Simone Bertolotti, scelto da Bugo, a fermare l’orchestra per protesta e in solidarietà con l’amico. Nel post qualcun altro dice sì di aver assistito a degli spintoni, soprattutto tra i due entourage, ma null’altro. Poi sia Morgan che Bugo sono stati inghiottiti dalla notte. Ma la scena madre ormai era stata girata.

Il no dell’orchestra a Morgan, la prova saltata, Bugo che canta anche parti non sue: cosa c’è dietro la lite. Pubblicato sabato, 08 febbraio 2020 da Corriere.it. Non era mai capitato prima che un artista se ne andasse dal palco durante l’esibizione. E’ successo venerdì sera per la prima volta: Bugo se n’è andato lasciando Morgan da solo sul palco. Ecco cosa è successo e perché i due si son divisi, finendo squalificati. La scelta di partecipare a Sanremo insieme - Morgan ha dichiarato che è stato Bugo a proporgli di fare un pezzo con lui per andare a Sanremo: il cantautore ha accettato e i due sono arrivati in gara già la prima serata presentando la canzone «Sincero» (scritta da Morgan), che parla di amicizia (nelle nostre pagelle le avevamo dato 7). Mercoledì: le prove mancate - Per la serata delle cover, in cui Morgan avrebbe anche dovuto dirigere l’orchestra, i due avevano scelto «Canzone per te» di Sergio Endrigo. Già dalle prove qualcosa era andato storto: le stesure e correzioni degli arrangiamenti (nove in tutto) fatte da Morgan erano state rifiutate dall’orchestra perché «impossibili da suonare con gli strumenti» come ha spiegato il direttore musicale del Festival Leonardo de Amicis. E’ finita che le prove non ci sono state. Giovedì mattina: la lettera - In una lettera aperta alla Rai, inviata all’alba di giovedì, Morgan ha parlato di «boicottaggio», spiegando che «nel giorno in cui dovrà andare in scena la cosa (la cover «Canzone per te», ndr) non gli è stata concessa una sola prova» e chiedendo di potersi accompagnare al pianoforte. Risultato: si è deciso di mischiare una parte voce e piano con un’orchestrazione recuperata da una versione del passato del brano. Giovedì sera: l’esibizione - È andata male e la loro è stata una delle esibizioni peggiori (nelle nostre pagelle le avevamo dato 5). Colpa delle prove mancate, certo. Ad accrescere la tensione, denuncia Morgan, il fatto che Bugo si sia preso la scena cantando anche alcune parti che spettavano al collega. Cosa che Morgan ha interpretato come un gesto di sfida e un affronto. E la tensione è salita ancora. Venerdì sera: il testo modificato - Così quando i due si sono presentati in scena venerdì sera Morgan aveva con sé dei fogli scritti a mano. Cosa c’era scritto sopra è diventato chiaro nel corso dell’esibizione: si trattava delle parole, cambiate, di «Sincero». Da un inno dell’amicizia a un attacco a Bugo: «le buone intenzioni e l’educazione/ Buongiorno e buonasera» sono diventate «le brutte intenzioni e la maleducazione/ la tua brutta figura di ieri sera», proseguendo con «l’ingratitudine la tua arroganza/ fai ciò che vuoi mettendo i piedi in testa». A questo punto Bugo ha lasciato il palco, ma Morgan ha continuato a cantare: «Certo disordine è una forma d’arte/ma tu sai solo coltivare invidia/ ringrazia il cielo se sei su questo palco/ rispetta chi ti ci ha portato dentro e questo sono io». ...e sabato sera? - Il Festival per i due è già finito: l’abbandono di Bugo è una defezione che prevede la squalifica, come lo è anche la modifica del testo da parte di Morgan. Quindi da regolamento i due sono esclusi dalla gara. L’opzione di «salvare» Bugo come ospite solista, ventilata subito dopo la squalifica, è stata smentita sabato mattina da Amadeus: «Stiamo valutando, ma in questo momento non sono previsti né in gara né fuori gara e non è prevista neanche un’esibizione di Bugo da solo».

Marco Mensurati per repubblica.it l'8 febbraio 2020. Morsi, sputi e parole grosse. Molto grosse. E' questa la ricostruzione drammatica che viene fuori parlando, nella notte sanremese, con i protagonisti e i testimoni della clamorosa lite tra Bugo e Morgan andata in mondovisione, ieri da Sanremo. I fatti si sono tutti sviluppati nel triangolo di strade che collega il Teatro Ariston, l'epicentro, l'hotel Globo, dove alloggiano gli artisti e il Palafiori, la location del dopofestival e delle feste (dove a una di queste l'ad Salini, vestito in nero, ha aspettato invano fino alle 4 del mattino l'arrivo di Morgan). Le cose, dunque, sono andate così. Dopo un avvio di Festival incolore, se non addirittura deludente, il duo Morgan-Bugo, già piuttosto instabile dal punto di vista dell'umore, si appresta ad affrontare la prova della cover. Il pezzo Canzone per te era stato scelto da Morgan. "Hanno litigato come cane e gatto per tutto il tempo delle prove - raccontano due testimoni diretti - Morgan voleva fare tutto, scrivere le partiture, dirigere l'orchestra, suonare il piano e cantare. Tutto. Bugo era perplesso. Ma alla fine non c'è stato verso e Morgan si è imposto". Con il passare delle ore, le perplessità di Bugo - dovute a una condizione psicofisica di Morgan non propriamente ottimale - si è trasformata in contrarietà totale dapprima e in astio dopo. Una situazione tesissima che è definitivamente esplosa il giorno prima delle prove, mercoledì notte. Lette le partiture che le erano state consegnate, l'orchestra ha definito "incomprensibile" e "insuonabile" il lavoro di Morgan, il quale ha reagito - come noto - scrivendo una lettera ad Amadeus (e per conoscenza a mezza produzione Rai e a tutti i giornalisti) in cui spiegava che non avrebbe partecipato alla puntata delle cover perché boicottato. Il lavoro di ricucitura di Amadeus, che in questo Sanremo non ha praticamente fatto altro che ricucire le bizze degli artisti (oltre a Morgan-Bugo ha dovuto ricomporre anche la diatriba Fiorello-Ferro), ha ricondotto Morgan alla ragione. E così i due cantanti si sono presentati in sala prove. Dove però le cose sono andate malissimo. Alla sera, l'esibizione è stata pessima, e subito dopo, durante la trasmissione su Radio2 condotta da Gino Castaldo è andata in scena una prima violentissima lite durante la quale Morgan - inferocito perché Bugo aveva cantato l'intera canzone e non solo la sua parte - ha accusato il collega di irriconoscenza: "Senza di me tu qui non saresti mai arrivato". La resa dei conti finale, venerdì sera, è stata dunque inevitabile. Sin dalla mattina Morgan ha cominciato a lamentarsi con tutto lo staff e gli amici del suo compagno d'avventura, "è un ingrato", "un traditore". Parole pesanti alle quali Bugo - esausto e ormai insofferente alle bizze del collega - non trovava, apparentemente, la forza di reagire. Si arriva così alla quarta serata. Raccontano sempre i (numerosi) testimoni oculari. "E' successo tutto in fretta. Pochi secondi prima di entrare in scena. Morgan ha spiegato a Bugo che aveva intenzione di cambiare il testo. Bugo non aveva idea di che cosa avrebbe cantato quell'altro ma era evidentemente contrario. Gli ha detto di no, che non avrebbe dovuto nemmeno provarci. Morgan si è avvicinato minaccioso, ha perso la testa. E i due hanno cominciato a spintonarsi". Era una scena surreale, dicono. Mentre sul palco Amadeus procedeva nella sua professionale presentazione, dietro le quinte i due sono venuti alle mani. Western. "Era un corpo a corpo violento, si insultavano. Si sentivano le parolacce: pezzo di merda, stronzo. Noi eravamo preoccupati che i microfoni fossero accesi e si sentissero in diretta. Bugo ha sputato a Morgan, l'ho visto con i miei occhi, ma se ho capito bene era la reazione a un morso". Quando Amadeus li ha chiamati in scena il solo Morgan ha sceso le scale. Bugo non voleva andare. Poi l'hanno praticamente spinto giù. Il resto della scena è nota. I due cominciano a suonare, Morgan cambia il testo, Bugo prende e se ne va. Quello che non è noto è quanto accaduto dopo. Morgan si fa dare una bottiglia d'acqua e comincia a bere. "Aveva uno strano ghigno", raccontano, "Sembrava più soddisfatto che arrabbiato". Bugo invece era sconvolto "Si è messo a sedere lì davanti ed è rimasto immobile". A nulla sono servite le operazioni di mediazione di Amadeus prima e di Fiorello poi, così come a nulla sono servite le minacce di squalifica. Dopo pochi minuti la questione era finita. Entrambi gli artisti sono tornati - ciascuno per conto suo - all'hotel Globo, dove hanno aspettato l'alba. 

Ernesto Assante per repubblica.it l'8 febbraio 2020. Colpo di scena nella quarta serata del Festival di Sanremo: Bugo e Morgan squalificati per "defezione": il secondo ha cambiato il testo del brano Sincero apportando delle modifiche che l'altro ha considerato nelle critiche nei suoi confronti, abbandonando il palco.

Allora, Morgan, cos’è successo?

“La partecipazione a Sanremo è nata perché Bugo mi ha chiesto di fare un pezzo con lui per andare a Sanremo. Sarei stato la persona che gli avrebbe permesso di fare il Festival, perché senza di me non lo avrebbe certamente fatto. Io l’apprezzo come cantautore e amico, ed avevo un debito di gratitudine nei suoi confronti perché mi è stato vicino nella storia della casa. Ma non mi sarei mai aspettato che un gesto di bontà da parte mia sarebbe stato ricambiato con una situazione di sciacallaggio. Bugo è caduto vittima di una gestione che lo ha caricato a molla contro di me”.

Perché?

“Non me lo spiego, andrebbe chiesto a loro, ma sta di fatto che hanno cominciato a torturarmi e a caricare Bugo contro di me. Io ho provato a chiedergli perché e lui a un certo punto ha addirittura smesso di parlarmi da solo, è arrivato al punto di voler presente il suo manager a ogni nostro incontro, io ho cercato di appianare la situazione, ho scritto messaggi, tentato in tutti i modi, ma alla fine tutto si è rotto”.

Nella serata dei duetti, quando avete cantato il pezzo di Endrigo.

“Ieri è stata un’odissea. Mancanza di prove, problemi con l’orchestra, arrangiamenti sbagliati e scomparsi, ma alla fine io faccio un'impresa eroica e riusciamo ad andare in scena. E lì Bugo prende il microfono e, senza badare a quello che era previsto e concordato anche con la regia, va davanti, sul proscenio e canta tutta la canzone, non solo il pezzo che doveva cantare lui, fa la strofa e il ritornello. Come quei dilettanti che vogliono andare avanti a tutti per farsi notare e fare i protagonisti. È stato un gesto di sfida nei miei confronti, un affronto che ha fatto a me”.

E infatti ieri sera era già molto arrabbiato con lui.

“Ma no, ho pensato ‘che tristezza’. Lui era arrabbiato, era alterato con me, ho capito che era vero quello che già avevo pensato nel pomeriggio con il problema delle prove: lui voleva liberarsi di me. Ma allora ho pensato a una contromossa”.

Quale?

“Ho pensato che stasera della canzone ne avrei fatto una versione karaoke, come lui ha rovinato la canzone di Endrigo ieri sera. Ho preparato dei fogli con su scritto il testo del brano e volevo darli in mano alle persone in platea per farlo cantare a tutti, crearne una versione gioviale e collettiva, mettere la canzone in mano alle persone. Ma pochi minuti prima di andare in scena ho pensato che la gente la canzone l’aveva sentita una volta sola, non la sapeva, non avrebbe potuto cantarla e quello che avevo immaginato non sarebbe riuscito. Quindi, poco prima di salire sul palco, ho cambiato il testo, l’ho finito sulle scale dietro al palco. Il testo è mio, l’ho scritto io e io lo cambio come voglio…”.

Bugo non aveva davvero idea di cosa stesse per accadere? Perché non siete entrati in scena insieme?

“Non ne ho idea, Amadeus ci ha chiamati, io sono entrato e Bugo no, come ieri sera lui era alterato, non era normale”.

Poi è entrato e lei ha iniziato a cantare il nuovo testo. Un bel colpo di scena…

“Si, ho preso il testo originale e ne ho invertito il senso, ho semplicemente messo un sensore negativo e gliel’ho cantato. Lui si è spaventato ed è andato via. Ma poteva coglierne l’ironia”.

Beh, difficile leggere le sue parole come un gioco ironico.

“Allora diciamo che lui voleva liberarsi di me e io invece mi sono liberato di lui e l’ho fatto con le parole”.

Cosa c’era sul foglio che Bugo ha preso prima di uscire?

“Niente, il foglio con il testo nuovo ce l’avevo io, scritto molto piccolo, lui ha preso un altro pezzo di carta”.

Con il cambiamento del testo, anche se Bugo fosse rimasto in scena, ed era impossibile, vi avrebbero squalificati lo stesso.

“Ma non fa niente, alla fine a me non interessa di essere qui dentro, mentre a lui si”.

 (ANSA l'8 febbraio 2020) - "Bugo ha violentato Sergio Endrigo nella serata delle cover, ero incazzato. Non ha saputo reggere quel palco": così Morgan motiva l'exploit sul palco dell'Ariston contro l'artista con il quale, prima di essere squalificato, era in gara a Sanremo tra i big con la canzone "Sincero". E conferma di averlo insultato un attimo prima di andare in scena. "Valerio Soave è il responsabile della frattura tra me e Bugo. Un manager che gestisce un artista e gli rovina il sogno della sua vita è un bravo manager?", si chiede Morgan rispondendo ai giornalisti. "Aveva l'intento di farmi andare via per fare emergere Bugo. 'Morgan deve rinunciare', pensava, e così ha iniziato a fare mobbing a me con la non assegnazione o il cambio di compiti e cose così". Secondo Morgan, che è un fiume in piena, "Bugo si è fatto giostrare da un'associazione a delinquere all'insaputa di Amadeus. Volevano farmi le scarpe - aggiunge - ed io mi sono divertito con le armi della parola"  "Mi vergogno della mia firma sulla canzone "Sincero". Sono stato io a fare un favore a loro prestando il mio nome e non il contrario ed è sempre grazie alla mia presenza che Bugo è stato preso a Sanremo": lo dice Morgan prima di aggiungere che l'artista che era in gara in coppia con lui "avrebbe venduto sua madre per fare il Festival, la sua ultima chance. Fa brutta figura ogni volta che apre bocca - aggiunge - e hanno fatto di tutto per farlo emergere". Quello che è accaduto è stato, dice Morgan, una reazione: "Sono stato violentato per settimane".

Andrea Conti per ilfattoquotidiano.it l'8 febbraio 2020. Bugo ha rotto il silenzio, durato tutta la notte, per commentare la squalifica, in seguito allo scontro in diretta con Morgan che ha cambiato le parole della canzone “Sincero” con epiteti rivolti al collega. “Chiedo scusa a giustificare la mia buonafede avevo un progetto e sono una persona seria. Questa collaborazione è nata nel nome della mia amicizia che dura da 17 anni con lui – ha detto Bugo – La canzone è mia mentre Marco è intervenuto magnificamente con la sua voce. Quando poi è arrivato il momento di scegliere la cover, in amicizia ho deciso di affidare tutto a lui. Aveva scelto una canzone meravigliosa di Endrigo, mi ha anche chiesto di dirigere l’orchestra e ho accettato. Mi sembrava un gesto di affetto sincero nei suoi confronti. Poi una volta che sono arrivato alle prove delle cover, puntuale, ribadisco, puntuale non sapevo che cosa fare né cosa cantare, perché gli spartiti gestiti da Morgan erano stati cambiati (esistono undici versioni diverse) e c’erano dei problemi di esecuzione”. Poi è entrato nel merito della fatidica sera. “Ieri sono arrivato puntuale, come sempre, ero certamente un po’ turbato per la performance della cover, lo conosco da 17 anni, ma ho pensato fosse normale provare certe cose in un rapporto di amicizia. Poco prima dell’esibizione, Morgan è arrivato sotto le scale del palco e ho visto che ha iniziato a insultare il mio team, un ragazzo che lavora con me e mia moglie. Poi siamo saliti sulle scale e quando gli ho detto di finirla, ha iniziato ad insultarmi pesantemente Morgan ha fatto questo gesto come dire vieni, vieni e dicendo altre parole che non si sono sentite. Come figlio di, sei una merda, sei un dilettante, non vali un cazzo. A quel punto mi sono bloccato letteralmente e non sapevo cosa fare. Perciò sono sceso, ho ascoltato le prime parole della canzone stravolta indirizzate a me e me ne sono andato di istinto. Se ci siamo messi d’accordo sul cambio testo? Secondo te io vado a cantare la mia cazzo di canzone con un altro testo! Insomma sono uscito da lì scosso, sapevo cosa stava succedendo. Poi ad Amadeus ho chiesto scusa per tutto quello che è successo”. Terminata la conferenza stampa all’Ariston, al Palafiori Morgan ha organizzato la sua controreplica. La telenovela continua. Il discografico della Mescal, Valerio Soave, punta il dito accusando Morgan e il suo avvocato di estorsione: “Il 26 gennaio, a pochi giorni dall’inizio del Festival, mi arriva una proposta contrattuale in cui mi si chiedevano 55mila euro più le edizioni corrispettive ai punti regalati, più il controllo ai rimborsi della Rai, più l’ultima parola sugli arrangiamenti della cover e del pezzo. Delirante”. Per poi concludere: “Va aiutato, salvatelo”.

Red Ronnie per optimagazine.coml'8 febbraio 2020. Cos’è successo tra Morgan e Bugo? Perché sono stati squalificati dal Festival di Sanremo? Come mai Bugo ha abbandonato il palco? Sono le 5 del mattino quando registro la telefonata che sto facendo a Morgan dopo tutto il casino combinato al Festival di Sanremo. Lui mi sta raccontando tutto. L’ho chiamato dopo aver pubblicato sulla mia pagina Facebook un video fatto appena ho visto quanto successo sul palco dell’Ariston. Morgan, dopo aver visto il mio racconto, mi ha scritto: “Sei sempre stato un grande e continui imperterrito ad essere lucido didattico giusto e sensibile. Non sai quanta stima ho di te, o forse lo sai. Ma non smetterò mai di dirlo. Cazzo Gabriele grazie perché ragioni”. Poi, in un messaggio successivo, mi ha scritto: “Diciamo così: gliele ho cantante”. A questo punto gli ho telefonato, videoregistrando la chiamata. Lui mi ha autorizzato a pubblicarla. Ma veniamo ai fatti nella cronologia della notte. Sono le 3 di notte passate quando scrivo questo articolo dopo aver registrato il video allegato. I problemi sono nati con le prove di “Canzone Per Te” che dovevano presentare nella serata delle cover. Morgan mi ha mandato un lunghissimo e disordinato messaggio via Whatsapp, evidentemente buttato giù di getto, che copio qui sotto, dove parla di boicottaggi, di spartiti scambiati e di un’orchestra che non riusciva a provare con quel caos di spartiti. Morgan denuncia sabotaggi e lamenta l’arrabbiatura di Bugo e l’abbandono dei discografici. Alla fine riesce a fare una prova veloce e i problemi si sono visti nell’esibizione serale al Festival dove Morgan ha deciso di dirigere lui l’orchestra. Io, per capire meglio i problemi che mi ha descritto Morgan legati a spartiti e arrangiamenti, ho mandato tutto quello che mi ha scritto al violinista Alessandro Quarta, un grande musicista che mi ha risposto (ho letto il suo commento nel video). Stasera stavo lavorando sulla puntata di lunedì prossimo del Barone Rosso. Alla mia sinistra avevo il computer grande che mandava Sanremo con l’audio in sottofondo. Lo alzavo solo quando sentivo che annunciavano un artista che mi interessava. Così ho fatto per vedere quello che avrebbero combinato Bugo e Morgan. Immediatamente ho capito che Morgan non stava cantando il testo della canzone, ma una cosa che aveva scritto contro Bugo: “Le brutte intenzioni e la maleducazione. La tua brutta figura di ieri sera. La tua ingratitudine e la tua arroganza. Fai ciò che vuoi mettendo i piedi in testa. Cerco di compiere una forma d’arte. Ma tu sai solo coltivare invidia. Ringrazia il cielo se sei su questo palco. Rispetta chi ti ci ha portato dentro…” A questo punto Bugo ha già preso i fogli e se n’è andato. Tutto si ferma Caos. Questa rimane la più bella performance del Festival di Sanremo 2020, che graffia indelebilmente un’edizione contestatissima. A poco contano i numeri di audience. Solo agli affari, ma non alla musica. Nel video, racconto anche la storia di “Canzone Per Te” e quello che Sergio Endrigo mi ha confidato: avrebbe voluto abbandonare il palco in quel 1968. Sarebbe entrato nella storia ma non avrebbe vinto quel Festival. A causa di quella canzone c’è stato, 52 anni dopo, un abbandono di palco. Morgan e Bugo sono entrati nella storia del Festival di Sanremo. Mi dispiace solo per una cosa: erano amici e quando vedi finire un’amicizia non è mai bello. Ecco quello che ieri mi ha mandato Morgan da cui sono nati tutti i problemi: “Alla fine si è fatta la prova generale solamente come avevo ormai intuito. questo significa che abbiamo montato da zero una cosa che tutti gli altri hanno provato e riprovato  da mesi. in una prova sola a poche ore dalla diretta credo di aver costruito una versione rispettosa del capolavoro che ho l’onore di interpretare questa sera con la fantastica orchestra della Rai. Tutto quel casino che c’è stato e successo per mano di un misterioso sabotatore che per settimane ha consegnato parti ‘insuonabili’ e cacofoniche appositamente piene di errori armonici e di strumento per cui per intere settimane l’orchestra quando leggeva per la prima volta la musica falsamente attribuita a me reagiva protestando perché il risultato era inascoltabile e quindi mi si comunicava che il lavoro non era adeguato e si annullava la prova obbligandomi esasperato ed incredulo per la allucinante reazione degli orchestrali di fonte alle partiture che loro dichiaravano insuonabili ho allora coinvolto un gran de musicista che è il maestro Corvino direttore arrangiatore e violinista di prim’ordine che però si trovava in ospedale perché aveva appena subito una complessa operazione chirurgica che lo rendeva totalmente convalescente ma nonostante ciò ha voluto entrare a fondo e fianco a fianco abbiamo ricominciato a stendere questo benedetto arrangiamento edulcorandolo sempre di più togliendo le presunte parti virtuosistiche giudicate insuonabili e optando per uno stile di accordi consonanti e non modernisti abbandonando l’idea di lavorare ad un materiale che avesse venature di avanguardia o di sperimentazione a favore di uno stile per quanto elegante ma tradizionale e retrograde. Ebbene giunge la comunicazione ufficiale: la nuova versione dell’arrangiamento di Morgan presenta ulteriori complessità armoniche ulteriori dissonanze ed è peggiorata dal punto di vista della suonabilità. Dio santo ma questo non è possibile, pensiamo io e Valentino, ci deve essere un errore da qualche parte. Visto che la simulazione che di norma realizzo per farla ascoltare a chi non legge la musica ma deve approvare un lavoro, funziona alla grande e piace a tutti, quindi all’ascolto è ritenuta idonea,  ma chissà perché quando la prende in mano l’orchestra per leggere le parti, allora  arriva puntuale la comunicazione di inadeguatezza, o addirittura la minaccia di squalifica. e io chiedo  intanto continuamente: signori possiamo fare una prova? mi si risponde: ma certo. e quando allora? ah, non lo sapevi? è stata spostata. Si?, ma io ne ho bisogno, va ricostruita da zero la canzone, è un casino, vi prego datemi una prova. chiedo di darmi ascolto, ma sembra che a nessuno importi la cosa, anzi, i discografici di Bugo e la Sony cominciano a far girare la voce che se Morgan “si ritira” spontaneamente allora Bugo può continuare a stare in gara, invece nel caso di “squalifica”,  sarebbero estromessi entrambi. Dunque questo è l’obiettivo qualcuno ha interesse a farmi saltare ma non a farmi squalificare dal festival, semplicemente a portarmi a rinunciare spontaneamente per esasperazione. e come potrei? Conoscendomi io so che levo i tacchi e faccio dietrofront solo quando vengo insultato o umiliato, allora mi giro e vado via. Questo evidentemente è l’obiettivo. Qualcuno che mi conosce sta facendo un lavoro di distruzione sistematica del mio lavoro musicale e della mia figura di musicista agli occhi di tutti, orchestrali, rai, giornalisti, è un vero e proprio incubo in cui mi sono trovato ad occhi aperti. Ma vorrei che vi rendiate conto che questo è tecnicamente un reato e ha il nome specifico di Mobbing. Siamo alla settima riscrittura dell’arrangiamento di Endrigo in Rai dicono di aver ricevuto le nuove parti scritte molto attentamente da me e riverificate col microscopio da Corvino. La simulazione è bellissima mi piace, ARRIVA la prova, salgo sul palco leggo insieme all’orchestra le parti e il risultato è penoso i musicisti protestano ad alta voce: è insuonabile. Fammi vedere, dico al violinista. Ma questa non è la parte! questa è assurda. Vado da tutti i 60 musicisti controllo le parti. Il cervello mi fonde. Oddio ma questa è quella nuova o quella vecchia? E  questa è la terza, la quarta? Che caos assoluto. l controllo si perde, la prova fa schifo, io mi vergogno e metto la coda del frac tra le gambe e penso: ho fallito completamente nella vita non valgo nulla non sono un musicista decente, l’orchestra sembra che stia suonando una musica molesta spiacevole all’ascolto che però non ha nulla a che fare con quella che ho scritto io. Aiuto aiuto che cazzo sta succedendo. Chiedo di interrompere la prova per verificare cosa è stato consegnato ai musicisti. Faccio quel che posso con intorno persone che dicono che io verrò squalificato. Correggo tutto lo spartito del chitarrista e costruiamo daccapo tutta la parte. Vado dal percussionista correggiamo tutte le assurdità che vedo su quei pentagrammi. Ma il tempo passa non posso andare da uno all’altro e dico, stremato ed avvilito, umiliato sotto gli occhi di tutti. Dico agli orchestrali: datemi quello che avete in mano. Non mi viene dato. Nel frattempo il mio telefono è bombardato dai discografici di Bugo che minacciano continuamente la mia squalifica dicendo che io sono inadeguato e che Simone Bortolotti è già pronto con la sua partitura già considerata idonea e consegnata perfetta all’orchestra. Ovviamente mi incazzo perché ognuno si sentirebbe scavalcato e sentirebbe che gli sta sfuggendo tutto di mano ma intanto avendo appena fatto una gran figura di merda abbasso la testa ma nonostante  prevaricato riesco a dire: ma come vi permettete? Rispondono che io non sono in grado. Ma se sono trent’anni che scrivo per orchestra arrangiamenti di canzoni italiane e pure questa l’ho già fatta non so quante volte in quante versioni. La conosco meglio delle mie tasche. Insomma arriva l’ottava trascrizione della canzone e io e Valentino diciamo: a questo punto ci siamo rotti veramente ma veramente il cazzo, allora si fa l’originale di Bacalov, e vediamo se contestano pure quella. Ottima idea mi viene detto da tutti compresa Rai. Chiedo quando possiamo recuperare le prove: tranquillo ora te lo diremo. Passano i giorni. Passano senza risposte. Io assillo tutti: fatemi venire fuori delle prove. Vi prego .  Arriva la comunicazione: l’arrangiamento è insuonabile. Eh? Quello originale?  Valentino Corvino è incredulo vuole parlare con la Rai, lo mettono  in contatto con un responsabile che gli dice: 60 direttori d’orchestra hanno valutato indecente il lavoro di Morgan e hanno detto che cose del genere vanno bene per la sagra di Prokoviev ma non per Sanremo. Io e Valentino cominciamo a ridere a tal punto che ancora adesso non riusciamo a fermarci al pensiero della sagra di Prokoviev come fosse un festival in qualche parte della Prussia dove si suona musica estremamente dissonante ed insuonabile. Chiedo a Valentino di farmi esaminare le parti e vedo che effettivamente corrispondono totalmente all’originale di Bakalov. Gli dico: ma le hai consegnate? Certo. A chi alla Rai? no, alla discografica. azz.. Vuoi vedere che ci risiamo? E infatti è così. Arriva mezzanotte il giorno della diretta televisiva e io esasperato chiedo quando arriverà Valentino Corvino. Mi viene risposto che non è stata prevista la sua presenza. ah no? ok , Lo mando a prendere io a mie spese con una macchina a casa in piena notte. Ieri notte riesco a portare Valentino a Sanremo, mi sento un po’ al sicuro. A lui non si permetteranno di fare quello che hanno fatto a me. Le prove non vengono concesse io scrivo questa lettera ai giornalisti e alla direzione rai al mattino di oggi. Nessuno mi risponde, tutti leggono il messaggio wahtsapp ma nessuno risponde. Vengo catapultato in teatro alle 14 e mi dicono: ti hanno concesso tutto. ok aspetta un attimo qui. Arrivano le 18 e ancora non si è provato. mi incazzo e vado in albergo per capire cosa fare, quasi quasi torno a Milano, scrivo ad Amadeus che torno a Milano. I discografici dicono: ok allora Morgan se ne va, bene dirige Bortolotti e canta Bugo, perfetto. Valentino Corvino che era pronto sul leggio con le partiture consegnate personalmente dalle sue mani all’orchestra viene letteralmente scansato e allontanato dal leggio e gli vengono sbattute in mano le sue partiture dicendogli che dirige Bortolotto che guarda caso aveva già preparato tutto l’arrangiamento. Valentino dice: come vi permettete? il direttore è Marco e io arrivo da Bologna per supportarlo! Marco è squalificato, gli dicono. Ah si? Valentino coraggioso e leale si fionda da Amadeus e gli sbatte in mano il telefono, parla con Morgan per favore. Amadeus e Morgan si parlano. Perché te ne vai Marco io ci tengo così tanto? ah si? ci tieni e allora perché mi trattate in quel modo? Marco vieni qua per favore spiegami cosa succede. Arrivo in teatro, Bortolotto e i discografici sono scappati, Bugo non rivolge la parola a nessuno. Valentino mi dice: lo sai che ancora avevano sul leggio le partiture sbagliate? scopriamo che gli orchestrali non avevano mai avuto modo di suonare se non la prima stesura, le altre otto erano state fatte sparire da qualcuno. Ma Valentino ha in borsa la nona versione che è un ibrido tra l’originale e il mio. Amadeus dice che personalmente vuole assistere alla prova. La prova stavolta funziona, ovvio perché le parti finalmente per la prima volta corrispondono a quello che è stato scritto. L’orchestra è felice, il pubblico in sala applaude entusiasta. Bugo è incazzato nero. I discografici non mi rivolgono la parola. Amadeus è contento come un bambino, io anche, il vecchio grande Mario Luzzato Fegiz novantenne in prima fila si commuove e mi dice: hai lo stesso numero di telefono? no Mario, l’ho cambiato da dieci anni minimo. Dammelo. Mi dicono prova finita. Quindi non mi avete concesso le prove che mi spettavano ma solo quella generale in cui io e Corvino abbiamo costruito da zero ciò che tutti gli altri hanno provato per mesi ma senza sgambetti e dispetti. Io dico: ho bisogno di riprovare la seconda strofa. No Morgan scaduto il tempo. Io dico: Ok che sono bravo, ma non sono Dio. quindi mi impongo, e davanti alle smorfie e alle facce antipatiche degli ipocriti che mi hanno ingannato per giorni mi metto a provare la seconda strofa. Due minuti di orologio. E dico grazie ragazzi grazie Amadeus, Bugo ripigliati. Luzzato Fegiz applaude dicendo grande Endrigo. a stasera ragazzi. Ah, dimenticavo, il teatro si svuota e sento dire: mezzora di pausa, signori.”

Sanremo, Bugo ricompare in tv: "Con Morgan sapevo di prendermi dei rischi". Ospite di Mara Venier a "Domenica In", il cantautore milanese racconta la sua verità sullo scontro con Morgan, valso alla coppia la squalifica da Sanremo 2020. Alessandro Zoppo, Domenica 09/02/2020 su Il Giornale. Bugo rompe il silenzio. Dopo la lite con Morgan, il caos scoppiato dietro le quinte e le dichiarazioni dell’ex Bluvertigo, Cristian Bugatti è ospite di Mara Venier a Domenica In per fornire la sua versione dei fatti. Il cantautore milanese appare ancora scosso dall’accaduto e non lo nasconde. "Ero piuttosto turbato emotivamente – racconta in trasmissione – non si può arrivare a un livello tale. Già cambiare il testo... poi con gli insulti. Faccio fatica a riviverla. Conosco Morgan da 17 anni, siamo amici e tra amici si litiga. Le cose da raccontare sarebbero tante, ma non mi va di esagerare". A quel punto Bugo risponde alle domande di giornalisti, opinionisti ed addetti ai lavori presenti in studio. "Se vuoi – scherza – esco ancora...". "Mi dispiace – fa notare Francesco Facchinetti – la mancanza di rispetto tale nei confronti di un amico. Poteva esagerare, lo fa sempre, ma ho sentito esclamazioni brutte nei tuoi confronti, non bisogna superare il limite: lui lo ha superato". Selvaggia Lucarelli fa notare che Morgan non è nuovo a situazioni del genere, citando i problemi avuti con Maria De Filippi ad Amici, le polemiche con X Factor e con il Fisco. Bugo è chiamato a rispondere alla questione più gettonata da venerdì sera: perché ha deciso di presentarsi a Sanremo con Morgan? "Avevo una canzone pronta e completa – spiega il cantautore – cantata solo da me. Quando l’ho sentita, mi sono reso conto che mancava qualcosa. Pensavo che la voce di Morgan fosse perfetta". "La cosa bella per me – aggiunge – è stato proprio il duetto Bugo Morgan. E la canzone, un mio singolo inedito dopo tanti anni, comincia con la sua voce. Non giudico le vicende e il carattere di Morgan, ho iniziato un progetto prendendomi dei rischi. Non farlo solo perché lui è Morgan mi sembra una cosa brutta". L’equilibrio già precario si è rotto nella serata di giovedì 6 febbraio con la disastrosa cover di Canzone per te di Sergio Endrigo. Secondo i loro accordi, Morgan avrebbe dovuto occuparsi della cover ma non ha mai rispettato i tempi di consegna delle partiture. "Mi sono reso conto – rivela Bugo – che la prima partitura, la seconda, la terza e poi la quarta non veniva accettata dall’orchestra". Una versione dei fatti confermata sui social nelle scorse ore anche da Simone Bertolotti, il direttore d’orchestra e co-autore di Sincero. Conclusa l’intervista, Bugo canta a cappella il brano, uscito il 5 febbraio scorso su etichetta Mescal e contenuto nell’album Cristian Bugatti.

Bugo si sfoga con Mara Venier: “Sono turbato, pensavo che Morgan fosse mio amico”. Redazione de Il Riformista il 9 Febbraio 2020. Dopo la lite in eurovisione a Sanremo con Morgan, Bugo siede nel salotto domenicale di Mara Venier e si sfoga: “Morgan è un mio amico da 17 anni, ci conosciamo molto bene e in questo momento sono emotivamente molto turbato”. Dopo la squalifica, la rabbia e il rancore, il cantante parla del caso a Domenica In. Bugo si è detto amareggiato per tutto ciò che è accaduto. Non solo per la prima, storica squalifica per ritiro dal Festival, ma anche la delusione umana per il comportamento di Morgan che credeva essere un suo caro amico. “Già cambiare il testo è qualcosa di assolutamente scorretto, ma farlo con insulti personali è qualcosa che fa davvero molto male. Comunque anche tra amici può capitare di litigare, ora non voglio esagerare e ingigantire questa polemica”. Intanto, però, in studio è partito il processo a Morgan. C’è Francesco Facchinetti che dice: “Penso che abbia superato il limite, ha attaccato un amico, tirando in ballo anche la madre quando dice che venderebbe anche lei”. Selvaggia Lucarelli invece chiede a Bugo: “Conosciamo Morgan, ha fatto sempre questo genere di errori, perché l’hai chiamato con te a Sanremo?”. Il cantautore, a quel punto, spiega le proprie ragioni: “Avevo già la canzone pronta, ma era cantata solo da me. Mancava qualcosa e ho pensato che fosse proprio la sua voce. Tornavo con un nuovo singolo dopo tanti anni, ho anche scelto di far iniziare il brano con la voce di Morgan. Mi sono preso tutti i rischi del progetto, gli ho affidato la gestione totale della serata delle cover”. Morgan, parlando dell’accaduto aveva detto che Bugo era stato “caricato a molla da chi lo gestisce”. Per Alberto Matano “C’è una cosa che non si poteva fare a meno di notare: Morgan si è accorto di non essere più una figura centrale e ha cercato di richiamare su di sé l’attenzione, a cominciare dalla polemica sulle prove, in cui se l’era presa con Amadeus”. E infine Mara Maionchi: “Bugo ha pagato a caro prezzo l’amicizia, anche perché sappiamo bene quanto sia imprevedibile Morgan”. La trasmissione è stata anche l’occasione per Mara Venier per una stoccata a Barbara D’Urso. Pur ammettendo che il fascino di Morgan è proprio nel suo essere ‘genio e sregolatezza’ si è schierata apertamente con Bugo. Non è mancata una stoccata a Morgan (e a Barbara D’Urso), che ha, invece, deciso di partecipare a Live – Non è la D’Urso: “Bugo è venuto da me a titolo di amicizia. Morgan è andato dalla D’Urso, e lì forse qualcosa gli hanno dato. Bugo, posso dirti che sono con te, sono dalla tua parte, completamente”, ha detto.

La versione di Bugo: «Insultato da Morgan con epiteti che non posso ripetere». Il Dubbio l'8 febbraio 2020. Parla l’ex partner artistico di Morgan. «Morgan, poco prima dell’inizio della nostra esecuzione di ieri sera, mi ha insultato con epiteti che non posso ripetere, dicendomi “figlio di…, sei una mer…, fai cag…, ha insultato anche mia moglie». In un’affollatissima dal stampa, Bugo, ormai ex partner artistico di Morgan in gara a Sanremo, racconta la sua versione dei fatti. Ricostruisce gli istanti prima dell’esibizione che lo ha portato ad abbandonare l’Ariston e che ha portato alla squalifica dalla gara. «Prima di salire sulla rampa della scala di noi artisti io e lui ci siamo incontrati e lui ha cominciato ad attaccare un ragazzo della nostra squadra. Gli ho detto “basta”, siamo qui per divertirci. Volevo smorzare i toni, volevo che la gente sorridesse e dicesse che figata, c’è Bugo e Morgan». Ma in quel momento, secondo la ricostruzione del cantante,  «Morgan ha cominciato ad insultarmi. Quando ci hanno chiamato sul palco lui è sceso, e io mi sono bloccato, non sapevo se uscire». Poi Bugo ha scelto di esibirsi, ma Morgan «ha continuato a insultarmi. Non sapevo assolutamente che avrebbe modificato il testo, mi ero accorto di alcuni fogli, ma ero stanco, confuso». Poi alcune precisazioni sulla paternità del brano ormai fuori dalla gara: «La canzone era mia, Marco è intervenuto magnificamente, ci tengo a dirlo, con la sua voce. Quando era il momento di decidere la cover ho pensato da amico, e lo sottolineo, perché una delle cose più belle di questo festival era condividerlo con lui, di affidarla a lui». Ma l’ex Bluvertigo non si è accontentato di scegliere il brano: «Mi ha chiesto di dirigere e gli ho detto va bene, mi sembrava un gesto di affetto e di stima, e poi di decidere l’arrangiamento». Ma sull’arrangiamento «c’erano delle cose che non tornavano. Quindi io mi son trovato la sera delle cover a fare una canzone che non sapevo nemmeno in quale versione dovessi eseguire». Arrivato alle prove, Bugo si è trovato a non sapere cosa fare. «Chiedevo: cosa devo fare? La canzone la conoscevo, ma il modo in cui eseguirla dipende dall’arrangiamento. Chiedevo: come faccio a cantare giovedì sera una canzone che non ho provato? L’ho cantata, cerco di cantarla nel miglior modo possibile: avete visto il risultato. Secondo voi ero felice?». Poi la sorpresa per il testo modificato all’ultimo minuto ieri sera. «Appena ha detto: “le brutte intenzioni”, modificando il testo, ho detto: che caz… succede? Non sapevo nemmeno io come reagire, ho preso il foglio e sono uscito». Da quel momento, il cantautore non ha «più visto Morgan. Io non gli ho più scritto e nemmeno lui». 

Morgan non tornerà sul palco di Sanremo, neanche da ospite. Il Dubbio l'8 febbraio 2020. Più provocatorio delle tutine adamitiche di Achille lauro, più offensivo di Al Bano che evita di rispondere ai sorrisi di Romina, Morgan è stato buttato fuori non solo dalla gara. Neanche fuori gara. Più provocatorio delle tutine adamitiche di Achille lauro, più offensivo di Al Bano che evita di rispondere ai sorrisi della povera Romina, l’ex dei Bluvertigo è stato buttato fuori non solo dalla gara, ma da tutto il palco di Sanremo, per aver stravolto il testo della sua canzone e spinto il partner Bugo ad abbandonarlo in diretta, per non farsi calpestare in eurovisione. «Bugo non ha potuto accettare un cambiamento del testo di quel genere. È un ragazzo di un’educazione pazzesca, una delle persone più educate che abbia mai conosciuto», racconta Amadeus in conferenza stampa. «La prima cosa che mi ha detto ieri notte, quando ci ho parlato, è stata: ti chiedo scusa, era affranto per avermi creato un problema, sei qui alle 4 del mattino per me. È un grande artista». Fra Bugo e Morgan «c’è un problema personale che devono risolvere fra loro», prosegue il conduttore. «A me interessa il fatto che un testo sia stato cambiato, e un cambiamento di quel genere comporta una squalifica. Il resto lo devono raccontare loro». Ma «al momento Bugo e Morgan non sono previsti sul palco dell’Ariston, neanche per un’esibizione fuori gara». I due cantanti sarebbero anche venuti alle mani in camerino. Ma Morgan, dal canto suo, se la sghignazza al telefono con Red Ronnie: la miglior performance di Sanremo, la definiscono insieme. Ma la decisione di stravolgere il testo all’ultimo minuto non è frutto di un ragionamento artistico situazionista, ma della sua megalomania: Morgan non ha accettato di essere messo in secondo piano e si è vendicato colpendo il suo amico – perché lo erano davvero, fino a ieri, amici – direttamente col testo della loro canzone. «È andato davanti come fosse Frank Sinatra», ha detto di Bugo. «Ha rovinato la performance con arroganza». E pensare che lui, dall’alto della sua fama, era stato così “benevolo” da portarselo dietro al Festival, come un cucciolo smarrito: «Io ho fatto questo gesto di portarlo a Sanremo, con tanta generosità, ma mi hanno trattato talmente male che ho voluto divertirmi io. E gliele ho cantate!». Una subalternità decisamente smentita dal conductor supremo Amadeus: «Non ho scelto la canzone di Bugo e Morgan per la presenza di Morgan. L’ho scelta perché mi è piaciuta. Anche se l’avesse cantata uno solo di loro e mi fosse piaciuta l’avrei scelta. Ho già detto che non ho fatto scelte che partivano dagli interpreti ma dalle canzoni». Anzi. «La canzone l’ha presentata Bugo e conteneva featuring di Morgan. Poi, conosco Morgan da tempo, mi faceva piacere che fosse a Sanremo», precisa Amadeus. «Non sono abituato a fare scelte di questo tipo per escludere eventuali rischi. Non potevo escluderlo sulla base di cose passate. Quindi mi è piaciuto il brano e l’ho voluto in gara». Però lo sanno tutti, in televisione, che da Morgan non sai mai cosa aspettarti, perché Amadeus l’ha voluto lo stesso? «Lo conosco da tempo, mi faceva piacere che fosse a Sanremo». E probabilmente si aspettava anche l’exploit di ieri sera, uno di quei colpi di scena indolori – escluso Bugo – che fanno tanto bene allo share.

Morgan canta a Live-Non è la d'Urso e il manager di Bugo lo diffida: "Mi ha messo le mani addosso". Francesco Fredella su Libero Quotidiano il 10 Febbraio 2020. Mani addosso dietro le quinte. Spintoni. La verità di Morgan è choc. Al Live-Non è la d'Urso, l'ex dei Bluvertigo è un fiume in piena. Canta e le canta (di santa ragione) a Bugo e Sanremo, dopo la sua squalifica. “Avevo detto più volte a Bugo che stavo subendo mobbing da parte dei suoi, e che Valerio Soave (il produttore di Bugo, ndr) doveva andarsene, ma lui mi rispondeva 'che dici, divertiamoci', tuona Morgan. Poi la doccia fredda: “Soave mi ha messo le mani addosso, nella prima riunione con tutti testimoni compreso Bugo”. Morgan racconta di aver fatto Sanremo gratis e in diretta arriva la diffida da parte del manager di Bugo. "Ma che cosa significa diffida dal cantare?", commenta Morgan che poi svela: “Noi non abbiamo litigato, ci hanno fatto litigare. Loro volevano che mi ritirassi. Mi riferisco a Bugo, il manager e lo staff. Loro erano 17, noi 3. La Sony aveva stabilito un budget e loro lo hanno preso tutto. Poi mi hanno tolto anche la camera d'albergo”.

Bugo si sfoga con Mara Venier: “Sono turbato, pensavo che Morgan fosse mio amico”. Redazione de Il Riformista il 9 Febbraio 2020. Dopo la lite in eurovisione a Sanremo con Morgan, Bugo siede nel salotto domenicale di Mara Venier e si sfoga: “Morgan è un mio amico da 17 anni, ci conosciamo molto bene e in questo momento sono emotivamente molto turbato”. Dopo la squalifica, la rabbia e il rancore, il cantante parla del caso a Domenica In. Bugo si è detto amareggiato per tutto ciò che è accaduto. Non solo per la prima, storica squalifica per ritiro dal Festival, ma anche la delusione umana per il comportamento di Morgan che credeva essere un suo caro amico. “Già cambiare il testo è qualcosa di assolutamente scorretto, ma farlo con insulti personali è qualcosa che fa davvero molto male. Comunque anche tra amici può capitare di litigare, ora non voglio esagerare e ingigantire questa polemica”. Intanto, però, in studio è partito il processo a Morgan. C’è Francesco Facchinetti che dice: “Penso che abbia superato il limite, ha attaccato un amico, tirando in ballo anche la madre quando dice che venderebbe anche lei”. Selvaggia Lucarelli invece chiede a Bugo: “Conosciamo Morgan, ha fatto sempre questo genere di errori, perché l’hai chiamato con te a Sanremo?”. Il cantautore, a quel punto, spiega le proprie ragioni: “Avevo già la canzone pronta, ma era cantata solo da me. Mancava qualcosa e ho pensato che fosse proprio la sua voce. Tornavo con un nuovo singolo dopo tanti anni, ho anche scelto di far iniziare il brano con la voce di Morgan. Mi sono preso tutti i rischi del progetto, gli ho affidato la gestione totale della serata delle cover”. Morgan, parlando dell’accaduto aveva detto che Bugo era stato “caricato a molla da chi lo gestisce”. Per Alberto Matano “C’è una cosa che non si poteva fare a meno di notare: Morgan si è accorto di non essere più una figura centrale e ha cercato di richiamare su di sé l’attenzione, a cominciare dalla polemica sulle prove, in cui se l’era presa con Amadeus”. E infine Mara Maionchi: “Bugo ha pagato a caro prezzo l’amicizia, anche perché sappiamo bene quanto sia imprevedibile Morgan”. La trasmissione è stata anche l’occasione per Mara Venier per una stoccata a Barbara D’Urso. Pur ammettendo che il fascino di Morgan è proprio nel suo essere ‘genio e sregolatezza’ si è schierata apertamente con Bugo. Non è mancata una stoccata a Morgan (e a Barbara D’Urso), che ha, invece, deciso di partecipare a Live – Non è la D’Urso: “Bugo è venuto da me a titolo di amicizia. Morgan è andato dalla D’Urso, e lì forse qualcosa gli hanno dato. Bugo, posso dirti che sono con te, sono dalla tua parte, completamente”, ha detto.

Giulio Pasqui per tvblog.it il 10 febbraio 2020. Cos'è successo venerdì 7 febbraio tra Bugo e Morgan nel dietro le quinte del Festival di Sanremo, prima che il litigio divampasse con l'uscita di scena di Bugo dal palco? Lo hanno raccontato le immagini del DietroFestival, lo spazio trasmesso il 9 febbraio su Rai1 per raccontare il backstage della 70esima edizione del Festival di Sanremo. Ecco lo scambio di battute (forse edulcorato) tra Bugo e Morgan nel backstage prima di salire sul palco del teatro Ariston.

Morgan: "Il complotto di stasera qual è? Che avete studiato di bello? Siccome fanno i complotti. Ieri sera abbiamo fatto delle prove e poi hanno fatto una cosa diversa".

Bugo: "Statti zitto oh, non puoi rompere le palle. Dai, basta".

Morgan: "Ieri sera sembravi Frank Sinatra oh. Bravissimo".

Bugo: "Stai zitto".

Morgan: "Hai cantato da Dio, l'hanno detto ovunque".

Bugo: "Vai a fare un giro".

Morgan: "Oggi faccio un giro bellissimo, sai che giro faccio?".

Bugo: "Hai iniziato tu, non io, con le scenate".

Morgan: "Canti da Dio".

Bugo: "Stai tranquillo".

Morgan: "Cazzo, fai cagare".

Bugo: "Ma perché...".

Questo conferma a pieno titolo quanto dichiarato da Bugo in conferenza stampa. Ecco cosa aveva dichiarato il cantautore: "Ci siamo incontrati sulla rampa per salire sul palco del teatro. Morgan ha cominciato a far battute su un ragazzo della Mescal. Lo attaccava. Io volevo uscire sorridente sul palco. Quando ho visto Morgan che prendeva in giro un ragazzo della nostra squadra gli ho chiesto di smetterla. Volevo smorzare i toni. Da artista, che già si è preso sulle spalle questa cosa enorme, volevo sorridere sul palco. Volevo che la gente dicesse 'che figata Bugo e Morgan'. Prima di salire gli dico 'andiamo a divertirci'. In quel momento Morgan ha iniziato a insultarmi con parole che vanno dal 'figlio di', a 'che cazzo vuoi', 'sei uno sfigato'. Ha attaccato anche mia moglie. C'erano anche delle persone della Rai lì presenti. Non dico cose false. Non ho mai replicato a Morgan, non è nel mio stile".

Sanremo 2020, il direttore d'orchestra demolisce Morgan: "Ricatti, sabotaggi e atti vandalici nel mio studio". Libero Quotidiano il 10 Febbraio 2020. La lite Morgan-Bugo si arricchisce di ulteriori dettagli. A raccontare quanto accaduto al Festival di Sanremo 2020 anche Simone Bertolotti, direttore d'orchestra, nonché produttore e coautore del brano Sincero, che su Facebook ha pubblicato un lungo post "per replicare in modo onesto e comprovabile, alle dichiarazioni del tutto irreali divulgate da Marco Castoldi (in arte Morgan)". D'altronde "è giusto che si sappia la verità - scrive -. E la verità ha un solo modo di essere fornita: dimostrandola". Ecco il principio: "Innanzitutto - differentemente da quanto detto in precedenza dall'ex di Asia Argento - Morgan non ha minimamente preso parte alla scrittura, ma gli sia stato concesso di firmare il testo". Quello che succede dopo è a conoscenza di tutti: la canzone viene selezionata dalla commissione dell'Ariston. Da quel momento, però, come racconta Bertolotti, iniziano i problemi, "una serie di vicende al limite del sopportabile, che sono sfociate in tentativi di sabotaggio continui, ricatti ed atti vandalici nel mio studio". Poi si passa alla cover sulla quale il direttore vuole fare chiarezza precisando che Morgan non ha rispettato la data fissata per la consegna delle partiture, non del tutto approvate dall'orchestra di Sanremo in quanto "scritte in modo del tutto incompetente. Errori armonici, e di impossibile lettura tecnica da parte degli orchestrali", rivela ancora. "La realtà è che Morgan si presenta con partiture pressoché identiche a quelle contestate se non per pochi dettagli non sostanziali. L'orchestra suo malgrado cerca di eseguire questa partitura, per cinquanta minuti, sotto lo sguardo imbarazzato del direttore artistico, degli autori e del direttore residente. Gli viene chiesto quindi di cambiare l'arrangiamento per impossibilità da parte dell'orchestra di eseguire, e per una oggettiva bruttezza dello stesso". Ed ecco che a mali estremi, estremi rimedi: "A questo punto, quasi per disperazione io e Andrea Bonomo (produttore di Bugo ndr) in una notte scriviamo un arrangiamento salvagente per paura che Morgan si presentasse con l'ennesimo arrangiamento contestabile. A festival iniziato, il pomeriggio delle prove in cui si sarebbe eseguita la cover, Rai, con eccezionale disponibilità, ci concede un tempo maggiore, visti i ritardi madornali e l'inconcludenza". Tempo che non sembra sanare la situazione già precipitata: "La sera della diretta, Bugo disorientato dai continui cambiamenti di Morgan, e dall'impossibilità di pianificare la performance, canta tutto il brano". Poi il resto è quasi storia. 

Francesco Fredella per liberoquotidiano.it l'11 febbraio 2020. Adesso la lite Morgan - Bugo a Sanremo si carica di nuovi risolviti. Ed è a Storie italiane, il programma del daytime di Eleonora Daniele, che arriva la clamorosa rivelazione in diretta di Valerio Soave (manager di Bugo): “Morgan è in pericolo. Andrebbe aiutato e non condannato”. Poi Soave ha commentato le dichiarazioni di Morgan dicendo: “Come potevo volere l'eliminazione di Morgan e di Bugo? L'artista era stato scelto in duetto. Se Morgan fosse andato via, anche Bugo si sarebbe autoeliminato. Promuovo un duetto e poi voglio l'eliminazione di Morgan? Attenzione. Mentre dappertutto c'è la definizione "Bugo featuring Morgan", a Sanremo si erano presentati insieme. La defezione di Morgan voleva significare l'eliminazione di Bugo. E' un delirio. Come faccio a contestare tutta una serie di cose così?" L’agente di Bugo, intanto, denuncerà Morgan non appena le acque si calmeranno? Mistero, per adesso. Ma lo stesso Soave, in questo intervento a Storie italiane, dice pure di essere pronto ad aiutare Morgan, che aveva raccontato - subito dopo l’addio a Sanremo - di essere stato aggredito da Soave. Notizia che non conferma il manager di Bugo. In ballo ci sarebbe un importante progetto discografico per Bugo. Morgan, lo ricordiamo, ha raccontato di essere stato aggredito da Soave all’Ariston, ma questa versione non trova prove fondate e resta un racconto sullo sfondo di una vicenda complessa. Che fa parlare. Poi a Storie italiane un racconto dettagliato della vicenda da pare del manager Soave. Ecco le sue parole: “Gli accordi tra noi erano ben precisi e stabiliti davanti a diversi testimoni in una riunione del 18 dicembre. Il 26 gennaio, a una settimana dall'inizio del Festival, arriva una richiesta da parte dell'avvocato di Morgan. Era un ricatto mascherato sotto forma contrattuale. Io avrei dovuto versagli 55mila euro, lui aveva facoltà di non partecipare al Festival di Sanremo. Loro si sono disinteressati e hanno detto: "E' Morgan che vuole questo". E' vero, è stato un tentato ricatto, ma saranno le autorità giudiziarie a dirlo. Quando si parla di diffamazione, invece, diventa un reato d'ufficio: non si può più ritirarlo e il minimo previsto sono cinque anni di reclusione. Siccome gli voglio bene, dico che Morgan va aiutato e non condannato. Lo dico ai suoi amici e ai media che amplificano i suoi deliri e le sue manie di persecuzione. Io l'ho portato a Sanremo per aiutarlo. Una denuncia? Stiamo valutando tutta una serie di cose. Sto cercando di calmare la situazione. Morgan è in pericolo. Stategli vicino. Quel che dice è frutto di manie di persecuzione”.

Da liberoquotidiano.it l'11 febbraio 2020. La lite Morgan-Bugo si arricchisce di ulteriori dettagli. A raccontare quanto accaduto al Festival di Sanremo 2020 anche Simone Bertolotti, direttore d'orchestra, nonché produttore e coautore del brano Sincero, che su Facebook ha pubblicato un lungo post "per replicare in modo onesto e comprovabile, alle dichiarazioni del tutto irreali divulgate da Marco Castoldi (in arte Morgan)". D'altronde "è giusto che si sappia la verità - scrive -. E la verità ha un solo modo di essere fornita: dimostrandola". Ecco il principio: "Innanzitutto - differentemente da quanto detto in precedenza dall'ex di Asia Argento - Morgan non ha minimamente preso parte alla scrittura, ma gli sia stato concesso di firmare il testo". Quello che succede dopo è a conoscenza di tutti: la canzone viene selezionata dalla commissione dell'Ariston. Da quel momento, però, come racconta Bertolotti, iniziano i problemi, "una serie di vicende al limite del sopportabile, che sono sfociate in tentativi di sabotaggio continui, ricatti ed atti vandalici nel mio studio". Poi si passa alla cover sulla quale il direttore vuole fare chiarezza precisando che Morgan non ha rispettato la data fissata per la consegna delle partiture, non del tutto approvate dall'orchestra di Sanremo in quanto "scritte in modo del tutto incompetente. Errori armonici, e di impossibile lettura tecnica da parte degli orchestrali", rivela ancora. "La realtà è che Morgan si presenta con partiture pressoché identiche a quelle contestate se non per pochi dettagli non sostanziali. L'orchestra suo malgrado cerca di eseguire questa partitura, per cinquanta minuti, sotto lo sguardo imbarazzato del direttore artistico, degli autori e del direttore residente. Gli viene chiesto quindi di cambiare l'arrangiamento per impossibilità da parte dell'orchestra di eseguire, e per una oggettiva bruttezza dello stesso". Ed ecco che a mali estremi, estremi rimedi: "A questo punto, quasi per disperazione io e Andrea Bonomo (produttore di Bugo ndr) in una notte scriviamo un arrangiamento salvagente per paura che Morgan si presentasse con l'ennesimo arrangiamento contestabile. A festival iniziato, il pomeriggio delle prove in cui si sarebbe eseguita la cover, Rai, con eccezionale disponibilità, ci concede un tempo maggiore, visti i ritardi madornali e l'inconcludenza". Tempo che non sembra sanare la situazione già precipitata: "La sera della diretta, Bugo disorientato dai continui cambiamenti di Morgan, e dall'impossibilità di pianificare la performance, canta tutto il brano". Poi il resto è quasi storia. 

Lorenza Sebastiani per “il Giornale” il 19 febbraio 2020. «Ringrazia il cielo sei su questo palco, rispetta chi ti ci ha portato dentro». Parole che usiamo come risposta ironica, ormai, a chiunque ci faccia un torto quotidiano. L' incipit della versione storpiata di Sincero, brano con cui Bugo si è presentato insieme a Morgan all' ultimo Sanremo, è diventato qualcosa di più di un tormentone. È ormai un oggetto di narrazione, uno storytelling televisivo, che porta il pubblico a una domanda. Qual è il confine reale di questa storia? E questi due, quante se ne diranno ancora? Quello scontro titanico sul palco dell' Ariston, infatti, ha portato il pubblico all' immedesimazione, base di ogni format tv di successo. Molti di noi, forse, non si sono mai immedesimati di fronte a tradimenti di Temptation Island o alle discussioni dei più disparati talk show? E quanti di noi, durante il giorno, scelgono il silenzio come ha fatto Bugo quella sera, di fronte a un interlocutore fuori controllo, sul lavoro o nel privato? Ciò che è andato in scena a Sanremo è stato uno scontro tra modi di essere, tra due fenomenologie psicologiche. «Sono settimane che dicono che io sia un pazzo drogato». Morgan in tv si ribella impulsivamente, si difende. E il caso mediatico va verso il delirio dell' eccesso. Bugo, a onor del vero, non parla, o parla poco. Cerca di gettare acqua sul fuoco. Ha appena partecipato a Domenica In, ma ha quasi sempre taciuto. Questi due personaggi ci hanno abituato ed educato al paradosso nel giro di pochi giorni. E non c' entra l' effetto Sanremo, sarebbe potuto succedere su qualsiasi palco. È il loro antagonismo caratteriale, ad averci catturato. Morgan si sente il moralista incompreso, il difensore delle arti sacre. Ma lui e Bugo sono ormai diventati protagonisti di una serie tv a tutti gli effetti, uno scontro tra reti, a colpi di esclusive. Di certo tutto ciò sembra un romanzo, La Metamorfosi di Kafka, dove ognuno diventa l' inatteso, verso la riscoperta del reality più puro. Perché è tutto vero. Chi grida al complotto, alla strategia, non sa di cosa stia parlando. Bugo era davvero partito per il Festival con tutto l' entusiasmo del mondo, come ha spesso dichiarato, e si è ritrovato umiliato in eurovisione, ma oggi con un' innegabile popolarità in mano, che sta provando a canalizzare e a far fruttare. Morgan cavalca le attenzioni del momento più palesemente. È comparso qua e là, tra telefonate in diretta e collegamenti, ma poi ha scelto Barbara D' Urso. Un modo per risolvere i suoi problemi economici e appianare i debiti col fisco? Persino la sorella e la madre, che ha incontrato il figlio sotto le telecamere di Vieni da me, non si negano alla tv. Quest' ultima poi, a Live, ha proposto una soluzione all' affaire: «Foste stati tutti e due davanti a me vi avrei dato uno schiaffo per uno». Insomma, si sono create ormai due fazioni, con tanto di tifoseria social e parodie d' autore, firmate Calcutta e Tommaso Paradiso. Una fiction che proseguirà domenica 23 febbraio sempre a Live, quando Morgan dovrebbe sottoporsi alla famosa macchina della verità. Bugo, invece, questa sera sarà da Daria Bignardi sul Nove a L' Assedio, dove (impresa ardua) avrebbe accettato di partecipare a patto di non focalizzare l' intera intervista sulla polemica sanremese. Appena confermata la sua presenza domenica 23 anche a Quelli che il calcio, su Rai2. Intanto, un unico pensiero rimbalza sui social: Morgan avrebbe dovuto incidere la sua sgraziata invettiva, visto il successo imprevisto delle sue malsane strofe. Così forse davvero sarebbe arrivato quel primo posto in classifica. E forse anche il finale di tutto ciò, che ad oggi sembra lontano. «Se Bugo chiede scusa a Endrigo, io chiedo scusa a lui», ha detto da Barbarella. Vedremo

Aldo Grasso per il “Corriere della Sera” il 21 febbraio 2020. Il Festival è finito ma ci sono trasmissioni che vivono ancora di Sanremo, a partire da Blob che da sere ci regala «colbugointasca», un' epopea frammentata della clamorosa lite sul palco tra Bugo e Morgan, con quest' ultimo che cambia in diretta la canzone «Sincero» di cui quasi nessuno ricorda ora il testo originale. Chi siamo noi per dire chi ha ragione e chi torto? Certo, la propagazione dello scontro in altri programmi (per tacere del web) ha qualcosa di stupefacente, un processo di germinazione attraverso cui il seme della discordia colonizza nuove aree, persino l' algida Bignardi. Sta di fatto che Barbara D' Urso ha adottato come un figlio Morgan e Mara Venier (da zia, da mamma?) ha fatto altrettanto con Bugo, così la lotta continua nei «sentiment» di un talk infinito e dei social, dove parenti (la vera mamma e la sorella di Morgan, invisibili nei giorni dello sfratto), amici, manager, consulenti, ci raccontano la vita com' è e come vorrebbero fosse (ormai trash significa avere consapevolezza che gli umori, i sogni e i sentimenti più profondi della maggior parte degli italiani sono sprofondati, e l' abisso è solo una nuova configurazione etica ed estetica dell' accettabile). Da Barbara, Morgan rivela di aver mandato un messaggio a Bugo offrendo la pacificazione a patto di scusarsi con il fantasma di Sergio Endrigo. Mara, dal canto suo, ha sbottato con la sorella di Morgan: «Ma allora siete proprio così di famiglia», rinfacciandole di difendere il fratello ma di non vederlo da un anno. È tutto meraviglioso, è tutto fantastico, interviene persino Rivista Studio. Non c' è mai stato un momento in cui tv e politica siano state così contigue, così dipendenti l' una dall' altra. Specchio nello specchio, Domenica in nella Domenica Live . Come le morfologie di rottamatori, populisti e sovranisti traspaiono sulla superficie levigata di Bruno Vespa. In tv si concilia tutto, la vita può attendere.

Morgan mette all’asta il foglietto della canzone contro Bugo: l’offerta è di 3000 euro. Pubblicato giovedì, 20 febbraio 2020 da Corriere.it. Pecunia non olet. Anche se per scopi alti. In fondo potrebbe chiudersi così l’astio alquanto sopra le righe di Marco Castoldi in arte Morgan. Come assicurato recentemente alla sacerdotessa del trash formato famiglia Barbara D’Urso, fa sapere attraverso il suo profilo Facebook che: «Come promesso in diretta a Live Non è la D’Urso, Morgan ha messo all’asta su ebay il foglio del testo modificato a Sanremo. Il ricavato sarà interamente devoluto in beneficenza». La bagarre la conoscono tutti, unica nota stonata (ma alla fine anche divertente) di un Festival di Sanremo sicuramente meno ingessato del solito. Morgan venne invitato dal suo (caro e vecchio) amico Bugo a cantare con lui sul palco. La sua presenza era stata richiesta dal direttore artistico come supporto a un cantautore bravo ma non sufficientemente famoso. Bene ma non benissimo. Infatti, pare che le diatribe fossero aspre già da molto prima della fatidica serata in cui Morgan, indispettito da tutto l’affaire mal riuscito della cover di «Canzone per te» di Sergio Endrigo, decise di puire Bugo cambiando a sorpresa sul palco il testo di «Sincero», pezzo in gara al festival. Le parole erano esplicitamente contro di lui: «Le brutte intenzioni, la maleducazione, la tua brutta figura di ieri sera, la tua ingratitudine, la tua arroganza, fai ciò che vuoi mettendo i piedi in testa. Ma tu sai solo coltivare invidia. Ringrazia il cielo se sei su questo palco, rispetta chi ti ci ha portato dentro e questo sono io». Questa variante ha avuto un successo incredibile, innumerevoli i meme in rete. L’asta su ebay terminerà sabato 22 febbraio alle 17. Ad ora si stimano 165 offerte e il valore del papello ha raggiunto i 3019 euro. Chissà che, dopo tante bassezze, il ricavato non possa tirarne fuori qualcosa di buono.

Bugo Morgan e la tv dell'assenza: tanto alla fine chi ti ci ha portato dentro sono io. Dalla macchina della verità alle citazioni altissime: tutti li chiamano, tutti li vogliono, tutti ne parlano. Perché in un Paese dove  «le brutte intenzioni, la maleducazione e i piedi in testa» sono pane quotidiano, lasciare l’agone per l’attacco verbale diventa un gesto che ha del rivoluzionario. Beatrice Dondi il 24 febbraio 2020 su La Repubblica. L’ultima volta che ci si era appassionati così tanto era stato con lo sposo fantasma Mark Caltagirone, storia un tantino incorporea vista l’inesistenza del protagonista, tant’è che la bulimia con cui era stato proposto e tirato per le maniche (vuote) della giacca alla fine si era ridotta a una guerriglia tra pochi. Niente a che vedere rispetto all’affaire Bugo-Morgan nato in una notte buia per quanto poco tempestosa in quel di Sanremo. Che presenta una serie non comune di similitudini. C’è una coppia, c’è l’inganno, ma soprattutto c’è l’assenza. In questo caso si dovrebbe parlare più di abbandono del campo ma alla fine il risultato è comunque una presenza mancata, un vuoto che prende il posto del pieno e all’improvviso si fa contenuto. Venier Cuccarini Diaco Venier Matano D’Urso Daniele Bignardi D’Urso Balivo e ancora D’Urso solo nelle prime settimane non potevano credere ai loro occhi: nella terra desolata dei giganti un cetrionzolo alla Rohald Dahl era lì a un passo per nutrire la fame atavica di nulla. Così all’abituale spremuta di Sanremo che avviene ogni anno, questa volta si è aggiunta la benedetta scaramuccia eletta a evento, trasformata poco a poco in un’ossessione formato derby, dove, nello stadio del palinsesto, tutti hanno cercato di metterci le mani, vuoi per vendere due noccioline d’ascolti, vuoi per segnare il gol più spettacolare. Il buono, ingenuo e stralunato Bugo contro il cattivo, folle, geniale Morgan sono stati equamente spartiti in tutti i programmi dal sabato al venerdì, intervistati, chiamati al telefono, reinterpretati da attori bislacchi con ombretto e parrucche, invitati a lasciare un’impronta digitale sui teleschermi, riempiti di elettrodi per l macchina della verità. Fino a che si è allargato l’albero genealogico. La mamma di Morgan contesa, inserita in un plastico della sua cucina viene affiancata dalla sorella di Morgan che ha litigato con Bugo che viene invitato a sua volta, in attesa che spuntino cugine e cognate. Così all’infinito, con il pubblico che chiede la replica del miracolo, non della moltiplicazione ma dell’assenza che l’ha generato. Un cantante che se ne va, davanti a un pubblico stupefatto, scalda le curve. Il che è buffo ma a pensarci bene neanche troppo. In un Paese dove, parafrasando il sacro testo, «le brutte intenzioni, la maleducazione, la brutta figura, l’ingratitudine, l’arroganza, e i piedi in testa» sono pane quotidiano e «ringraziare il cielo» una giustificazione abusata, lasciare l’agone per l’attacco verbale diventa un gesto che ha del rivoluzionario. Basta rispettare chi ti ci ha portato dentro. E come dice bene lo spettatore fedele, «questo sono io».

·        L’ultima Serata.

Sanremo, finale col botto: 11,5 milioni di spettatori e 60,6% di share. Numeri in crescita rispetto allo scorso anno, quando il festival veniva condotto da Claudio Baglioni. Dati più alti dall’edizione del Sanremo 2002. Michele Di Lollo, Domenica 09/02/2020 su Il Giornale. Un altro festival se ne va. Con lui polemiche e tormentoni. Chiude però in grande stile. Un finale col botto. Sanremo termina con un boom di ascolti. È stato di 11 milioni 476mila spettatori e share del 60,6% l’ascolto medio della serata finale del Settantesimo Festival di Sanremo, in onda su Rai1. Lo scorso anno la media spettatori fu pari a 10 milioni 622mila e quella share 56,5%, quindi questa edizione si congeda con un risultato in crescita. La media share della serata finale è stata la più alta dal 2002. Ieri ha registrato il 60,6%, quell’anno la serata conclusiva del Sanremo, condotto da Pippo Baudo con Manuela Arcuri e Vittoria Belvedere, registrò il 62,66%. La serata finale, che ha incoronato vincitore Diodato, è stata seguita in media, come detto, da 11 milioni 476mila spettatori. L’anno scorso l’ultima serata del festival con Claudio Baglioni e Virginia Raffaele aveva raccolto in media 10 milioni 622mila telespettatori pari al 56.5%, mentre nel 2018, sempre Baglioni conduttore affiancato da Michelle Hunziker e Pierfrancesco Favino, avevano seguito la manifestazione in 12 milioni 125mila spettatori, con una share del 25.3%. La prima parte della serata di ieri (dalle 21.32 alle 23.52) è stata seguita da 13.638.000 spettatori con il 56,8% di share. La seconda parte (dalle 23.57 all’1.59) da 8.969.000 spettatori con il 68,8% di share. Lo scorso anno l’ascolto medio della finale fu superiore per ascolti e inferiore per share: il Baglioni bis ottenne un ascolto medio (dalle 21.20 alle 1.26, durò quindi oltre mezz’ora in meno) di 12.125.000 spettatori con il 58,3%. Anche il primo Baglioni ottenne una media di spettatori più alta, ma uno share più basso, con 12.022.000 spettatori e il 58,41% di share (dalle 21.14 all’1.45). Ha vinto Diodato. Dopo aver alzato il leone con la palma al cielo, il premio tanto ambito dai cantanti italiani, il primo pensiero del vincitore del Festival è andato alla sua città, Taranto, dove è impegnato da tempo, insieme all’attore Michele Riondino (tarantino anche lui), nella lotta per la tutela dell’ambiente e della salute non sempre rispettate per la presenza dello stabilimento siderurgico a pochi passi dalla città. È dal primo maggio 2013 che Diodato è, infatti, al fianco del comitato dei cittadini e dei lavoratori, organizzatore del contro-concertone (in aperta antitesi col concerto del Primo Maggio a Roma creato dai sindacati oltre vent’anni fa). “Questo premio lo dedico alla mia famiglia e alla mia altra famiglia, tutte quelle persone che hanno lavorato con me sul mio progetto musicale, con una grande delicatezza. E poi ci tengo a dedicarlo alla mia città e a tutti quelli che lottano ogni giorno per una situazione insostenibile”. Ma torniamo ai numeri. Sono stati 37 milioni di euro i ricavi Rai ottenuti da questa edizione. Lo scorso anno furono 31. Lo ha riferito Antonio Marano, presidente di Rai pubblicità, che aveva il compito di coordinare l’intera attività che riguardava la realizzazione del Festival sul territorio. Un balzo in avanti. Un surplus notevole, specie se comparato al 2017 e al 2018, quando i ricavi furono di 27,5 milioni in entrambi i casi.

Gli ascolti di Sanremo: ottimo lo share, ma con gli spettatori medi Baudo, Bonolis e Morandi avevano fatto meglio. Pubblicato domenica, 09 febbraio 2020 da Corriere.it. Festival straordinario, quello del 2020, che fa boom di ascolti, o Festival in linea con la tradizione delle migliori edizioni? Fa impressione leggere il dato della share sbandierato come record: 60,6% per la serata finale di sabato, ovvero poco meno dei due terzi dei televisori accesi. Ma, possiamo dirlo con certezza, non è quello il dato che meglio rispecchia l’esito del Festival. Perché se un record c’è, è quello della durata monstre della trasmissione: poco meno di quattro ore e mezza, in diretta dalla nove e mezza fino oltre le due di notte. E dunque, chi è un po’ familiare con la misurazione degli ascolti sa che più un programma “forte” (e stiamo parlando del più forte dell’anno) viene prolungato nella notte, più il dato di share si amplia a dismisura. La ragione è semplice: la share si calcola in percentuale in relazione alla grandezza della platea complessiva (ovvero dei televisori accesi e degli individui che li guardano). E la platea complessiva tende a restringersi dopo aver raggiungo il suo picco attorno alle dieci. Dunque è “più facile”, diciamo così, alzare il dato della share “allungando il brodo”. Insomma, si potrebbe anche comunicare che sull’annuncio del vincitore Diodato la share era del 75%, ma il dato non è molto rilevante, a quell’ora così tarda. Tutto ciò non sminuisce affatto il successo del Sanremo di Amadeus. Il dato più importante, però, per un evento mediale come Sanremo, è il numero assoluto degli spettatori medi, e anche la share, calcolati sulla prima parte (fino circa a Mezzanotte) della finale: 13.638.000 spettatori, 56,8% di share. Due anni fa, col primo Baglioni, per non andare troppo lontani, lo stesso dato (simile anche per durata, poco meno di due ore e mezza) era di 13.240.000 spettatori medi, 54% di share. Il Baglioni 1, però, annunciava la vittoria di Fabrizio Moro e Ermal Meta all’1 e 18, e il Festival si chiudeva entro l’1 e mezza. E sempre guardando alle perfomance della parte più importante della serata conclusiva – ovvero quella che si colloca in prima serata – basta risalire al 2013, con Fabio Fazio e Luciana Littizzetto per trovare un risultato simile: prima parte della finale con 13.635.000 spettatori medi. Per non parlare del Morandi II, nel 2012, con 14.456.000 spettatori, di Paolo Bonolis nel 2005, con 13.745.000 spettatori. Nel 2002 Pippo Baudo chiudeva la sola prima parte col 60% di share, che però valeva 15.983.000 spettatori. Certo, era un’altra Tv. Spesso si pensa che puntare sul numero ad effetto paghi di più in termini comunicativi (e talvolta lo fa). Ma sempre più il successo televisivo va misurato in modi un po’ più articolati: impressionano, per esempio, sull’intero Festival, i dati di share sul pubblico femminile (quasi 60% di share), sui giovani (61% fra 15 e 24 anni), sui laureati (quasi 60%). O anche i 22 milioni di interazioni social che per una settimana hanno riguardato “Sanremo” (Nielsen Social Content Ratings). Resta una domanda conclusiva: se, per un errore tecnico, ieri sera il risultato è stato comunicato da SkyTg24 poco dopo l’1.30, e rimbalzava su siti e social, l’attesa di quasi un’ora per l’annuncio ufficiale dall’Ariston era finalizzato a raggiungere quel 60%? Se è così, visto l’innegabile successo di questo Sanremo2020, possiamo davvero dire che non ne avevano bisogno.

Mara Venier sbotta sui compensi: "Basta stronzate." Mara Venier sbotta su Instagram per porre fine alle voci relative alla sua presenza al festival di Sanremo. La conduttrice di "Domenica In" ha messo a tacere con forza le voci di un cachet da 50mila euro. Novella Toloni, Domenica 09/02/2020 su Il Giornale. Nonostante il festival di Sanremo sia giunto al termine le polemiche non si placano. Tra frasi sessiste, frecciatine e affondi palesi sui ritardi delle serate, l'ultima battaglia social (e non) riguarda i compensi. A finirci dentro è stata, suo malgrado, la regina della domenica pomeriggio Mara Venier che, stufa di esser tirata in ballo sul cachet percepito per la sua ospitata a Sanremo, ha sbottato sui social. Mara Venier è stata una delle donne protagoniste della serata finale del festival di Sanremo. Insieme a Diletta Leotta, Sabrina Salerno e Francesca Sofia Novello, Amadeus ha voluto sul palco del teatro Ariston anche la popolare presentatrice. L'annuncio della sua partecipazione come guest alla finale era arrivato solo pochi giorni fa durante la puntata di "Chiamate Mara 3131", show radiofonico di Radio 2. Amadeus ha chiesto a Mara Venier di partecipare al suo fianco e la conduttrice di "Domenica In" ha accettato lusingata: "Ci sarò. Sarà un vero onore". E la promessa è stata mantenuta. Nella prima parte della serata Zia Mara è arrivata sul palco dell'Ariston con la sua consueta carica e verve. In cima alla scalinata, la presentatrice si è fermata, si è tolta le scarpe e ha percorso i gradini a piedi nudi. Troppo il timore di cadere. Meglio scendere in sicurezza e soprattutto con ironia. Dopo un breve scambio di battute con Amadeus, Mara Venier ha presentato Enrico Nigiotti e ha lasciato il palco tra gli applausi del pubblico presente in sala. Una comparsata veloce che si è ripetuta nel finale di gara, poco prima della nomina del vincitore, Diodato. La brevità della sua ospitata ha però fatto scattare i malpensanti che si sono chiesti quanto avesse percepito per la sua rapida partecipazione. Luogo della polemica, i social network. Nelle scorse ore Mara Venier ha pubblicato un post su Instagram ("Sanremo... mi diverto troppo....", scrive lei) per riproporre il video che ritrae la sua discesa dalle scale del Festival a piedi nudi. Tra i commenti positivi e di ammirazione però ce n'è stato uno che Mara non ha proprio digerito. Un utente le ha chiesto: "Hai veramente percepito 50mila euro per la tua presenza al Festival?", innescando la reazione furiosa della Venier, che, senza mezze misure, ha replicato: "Non ho avuto nessun compenso!!!! Basta con 'ste stronzate...". Alla vigilia della sua partecipazione si era fatto un gran parlare dei cachet degli ospiti del Festival e tra loro compariva anche quello di Mara Venier e Antonella Clerici di 50mila euro. 

Il meglio e il peggio di Sanremo 2020. Alessandro Gnocchi, 9 febbraio 2020 su Nicolaporro.it. Perché Sanremo è Sanremo. Di questo LXX festival della canzone italiana rimarranno poche cose, queste: Ha vinto Diodato con “Fai rumore” alle due e rotti di mattina. Complimenti. Ma interessa davvero a qualcuno?

Le maschie liti. Meno male che sono le donne a litigare sempre tra loro e a danneggiarsi a vicenda. Qui a tirarsi i capelli, metaforicamente, sono stati Fiorello e Tiziano Ferro. Il cantante, confinato alle ore piccole dopo una serie di stecche nella prima puntata, si è lamentato della sua posizione in scaletta, addossando le colpe allo showman, effettivamente un filo logorroico. Fiorello l’ha presa benissimo, parlando di affermazioni gratuite e incitamento all’odio. L’apice però è lo scontro a morsi e sputi tra Bugo e Morgan. Il secondo, convinto di essere al centro di un complotto internazionale ordito per non fargli eseguire un geniale (?) arrangiamento, avrebbe morsicato il compare Bugo (“come un ossobugo”, battuta di Morgan, la cosa migliore che ha fatto a Sanremo). Bugo avrebbe risposto con uno sputo in faccia. Poi i due sono saliti sul palco e si sono fatti eliminare per aver modificato il testo della canzone. Unico momento rock’n’roll del Festival.

Achille Lauro ed Elettra Lamborghini. Nettamente i migliori. Sono stati massacrati dalla critica con argomenti risibili: non sanno cantare, non capiscono niente di musica, puntano tutto sull’immagine. Con questo criterio non si salverebbe il 99 per cento della musica pop e rock. Sono tra i pochi a fare spettacolo. A loro non è richiesto saper cantare intonati. Devono sorprendere ed eccitare. Missione compiuta.

Reggiseno. Non se n’è visto uno. Nessuna lo indossava. Che vuol dire? Boh.

Le polemiche. Fino alla rissa tra Bugo e Morgan, questo Festival si è segnalato per le polemiche più insulse di tutti i tempi. Junior Cally (chi???) sarebbe un sessista. Amadeus sarebbe un sessista perché ha offeso le donne dicendo che sono belle. Il conduttore ha trovato opportuno chiedere scusa ogni due parole, si vede che è stato rieducato come nella Cina di Mao. Qualcuno polemizza per il compenso di Roberto Benigni. Ma i ventilati 300mila euro, non confermati dalla Rai, sono in linea con i cachet di un qualsiasi premio Oscar che reciti un pezzo inedito di 31 minuti.

Insonnia. Devastante lo share ottenuto da Amadeus. Devastante anche la durata delle singole puntate, allungate proprio per alzare lo share e fare contenti i pubblicitari. I nottambuli passavano direttamente da Sanremo al pane fumante dei forni appena aperti.

Cantanti. Ma chi erano? Chi si ricorda una sola canzone?

Regolamento. Il 33 per cento col televoto, il 33 per cento con la sala stampa, il 33 per cento con la orchestra, il 33 per cento con la giuria di qualità… No, aspetta. Il 33 per cento col televoto… Vabbè, fa niente.

Amadeus. Capisce di non poter essere protagonista, troppo ordinario, e si adatta a fare da spalla a tutti. Encomiabile umiltà. Molto ben consigliato.

Benigni. Oh, quelli che pendono a destra politicamente non possono proprio sopportarlo neppure quando esalta l’amore come dono disinteressato, anche del corpo. Che dire ai guardiani dell’esegesi biblica, poco convinti? È il Festival di Sanremo, cazzo.

Donne. Dududu. Rula Jebreal fa un pistolotto sulla violenza contro le donne. I numeri sono sbagliati ma non cambia niente, non è quello il punto. Il suo intervento non solo ci sta ma è anche bello. Diletta Leotta, povera stella, spiega che la bellezza non è tutto e comunque il tempo non risparmia nessuno. Detto da lei, che risveglierebbe i morti… Comunque, una ventata di allegria che ha spinto molti a progettare il suicidio, specie i brutti. Per fortuna nella serata finale si esibisce in un rap alla Eminem che fa sbellicare dalle risate (involontariamente). Sabrina Salerno: oltre le gambe c’è di più, basta guardare il seno. Scherzi a parte, adorabile, centimetro per centimetro. A proposito di seno, a Elettra Lamborghini salta fuori dal vestito. Nessun problema. Anzi. Oddio, si poteva dire o è un commento sessista da campo di rieducazione?

Reunion. Who Wants to Live Forever? Al Bano e Romina contro Ricchi e poveri. Ne rimarrà soltanto uno. Highlander.

Quelli che criticano il festival. Che palle: giocate a briscola, andate a fare due passi, portate fuori il cane.

Quelli che il festival è lo specchio dell’Italia. Ma dai, che idea nuova, facciamoci un libro o almeno un editoriale.

Quelli che non guardano il festival. Sai che dispiacere per il festival.

Quelli che non si perdono una edizione del festival. Contenti loro.

Alessandro Gnocchi, 9 febbraio 2020

Barbara Visentin per corriere.it l'8 febbraio 2020. Atto finale per Sanremo 2020: dopo il movimentato venerdì sera di baci e litigi che ha fatto registrare una media del 53,3% di share, mettendo a segno la migliore quarta serata degli ultimi 20 anni, stasera si decide il vincitore della gara. «Si chiude questa settimana indimenticabile - ha detto Amadeus -. Si è realizzato il mio sogno di un Festival famigliare, per tutti, e sono molto contento del boom di ascolti fra le giovani donne». In un sabato mattina dominato dal caso Bugo-Morgan, Amadeus ha anticipato che la finale «sarà una serata che rispecchia l’imprevedibilità di queste sere. Stanotte fino alle 4.30 sono stato in giro a cercare Bugo - ha detto -, ma poi l’ho trovato e siamo riusciti anche a dormire». Ma Bugo e Morgan non ci saranno, ha anticipato Amadeus: «Stiamo valutando, ma in questo momento non sono previsti né in gara né fuori gara e non è prevista neanche un’esibizione di Bugo da solo». I motivi della squalifica sono due, è stato ribadito in conferenza stampa, la variazione del testo e il ritiro del cantante: «La canzone è di Bugo e se n’è andato dal palco proprio il titolare della canzone - ha specificato Amadeus -, quindi dal mio punto di vista l’abbandono ha comportato l’eliminazione del brano. Discorso diverso sarebbe stato se se ne fosse andato Morgan: avremmo valutato permanenza di Bugo». Il conduttore ha però specificato che ulteriori valutazioni verranno fatte nel corso della giornata. «So che fra di loro c’è stato un problema personale, è giusto che lo raccontino i protagonisti e non venga raccontato da altri. Quello che mi interessa è che hanno cambiato un testo, qual è il loro problema lo devono dire loro - ha detto Amadeus riguardo ai motivi che hanno portato alla rottura fra i due artisti -. Bugo è un ragazzo di un’educazione pazzesca, ci tengo a dirlo. La prima cosa che mi ha detto stanotte è stata “ti chiedo scusa”, era triste e affranto di avermi creato un problema. Morgan mi ha mandato un messaggio questa mattina, anche lui era dispiaciuto. Gli ho detto che lo conosco da anni, lui è un artista, genio e sregolatezza, ci sta. Sono molto amici, ci sta che in un rapporto di amicizia accada qualcosa, è giusto che se la risolvano». Amadeus ha tenuto anche a sottolineare di non aver scelto la canzone di Bugo per la presenza di Morgan e di continuare a pensare che il loro sia un pezzo forte che andrà bene in radio: «Io ho scelto, personalmente, la canzone e non il nome. Mi piaceva e mi piace e l’ho voluta al Festival, indipendentemente da chi l’ha proposta, sia che si tratti di Bugo o di altri, o di Morgan». E se il temperamento difficile di Morgan era ben noto, Amadeus ribatte: «Tu non puoi escludere a priori una persona capace, io do sempre una chance. Per me Morgan è e rimane un assoluto talento e quella canzone bellissima. Scelgo in base alle canzoni, non per ridurre il rischio». Fiorello, arrivato in conferenza stampa a sorpresa, ha aggiunto di essere andato dietro le quinte questa notte per tentare di calmare Morgan: «Morgan per me è un grandissimo artista, ieri sera appena si è verificato l’accaduto sono andato da lui e gli ho detto: tranquillizzati. Mi interessava che si tranquillizzasse, sono stato un po’ con lui solo per farlo calmare». Fiorello in conferenza stampa ha voluto anche dire la sua sull’intervista pubblicata ieri da Selvaggia Lucarelli in cui esprimeva la sua rabbia per l’attacco ricevuto da Tiziano Ferro: «Volevo chiedere scusa per quella “intervista” mia, lo metto tra molte virgolette. Ho fatto una telefonata, non lo faccio mai, erano anni che non chiamavo un giornalista, era una chiacchierata. A un certo punto leggo ed era tutto pubblicato. Vi chiedo scusa. Io dico la mia verità, sta a voi crederci o meno. Se io facessi il giornalista direi “Posso pubblicare questa telefonata?”. Risposta no e allora “No, non la pubblico”». Con Tiziano Ferro, ha ribadito, è pace fatta: «Il momento più bello di questo Festival per me non è stato quello che avete visto in diretta, ma prima, ieri pomeriggio alle prove, quando ho visto Tiziano Ferro e ci siamo chiariti», ha raccontato. «Stamattina ci siamo mandati dei messaggi», ha detto mostrandoli alla sala stampa. Nel merito dell’episodio, ha esplicitato che «poteva essere chiunque: dal palco uno dice una cosa divertente che invece non lo è. Da un cosa scaturiscono cose più pesanti, può succedere, è successo. Tiziano veramente pensava di fare una battuta». Nella quinta e ultima serata i big ricanteranno le loro canzoni per l’ultima volta. Per la finale Amadeus avrà accanto a sé Mara Venier, ma torneranno anche Diletta leotta, Sabrina Salerno e Francesca Sofia Novello. Questa sera superospite musicale Biagio Antonacci, che canterà un medley dei suoi successi, ma saliranno sul palco anche i Gente de Zona, gruppo cubano pluripremiato.

Alberto Mattioli per “la Stampa” l'8 febbraio 2020. Il vero ispiratore del Sanremone è Edmondo De Amicis, che del resto era di Oneglia, a due passi. Siamo full time dentro Cuore. Ieri l' ultimo episodio: il direttore di Rai1, Stefano Coletta, tesse le lodi di Antonella Clerici nel suo stile da supercazzola 2.0: «È una bestemmia che non sia presente su Rai1 da un po' di tempo: è una donna non solo legata a un registro ludico, ma anche autorevole, e quindi credo che debba tornare nei volti, nelle conduzioni, nei riferimenti delle persone. Sarà un asset della rete». Tradotto: ridarò un programma alla Clerici, da diversi mesi in panchina. L'Antonella nazionale si scioglie in pianto. «Scusate. Sono lacrime di gioia e di riconoscenza. Per me è stato un anno complicato. Grazie per avermi fatto sentire circondata da questo affetto, ne avevo bisogno». E qui davvero stiamo esaurendo la scorta di fazzoletti puliti. Si commuovono tutti, o per la tensione di salire sul palco o per le situazioni previste dal copione (in effetti, fa piangere. In tutti i sensi). Si commuove raccontando la tragedia della madre Rula Jebreal. Si commuove Tiziano Ferro dopo aver cantato Almeno tu nell' universo, forse per la serie di stecche. Si commuove la giornalista del Tg1 Laura Chimenti leggendo una lettera alle figlie. Si commuove perfino, di commozione estetica, Benigni spiegando perché Il cantico dei cantici sia così bello. Per carità: una certa quantità di lacrime è consustanziale all'emotività basica della canzone, in un festival da sempre abbonato a dolori per abbandoni, lutti, amori finiti o mai iniziati, emigrazioni, male ai calli, polemiche su Cally. Edmondo de' languori ci fa un baffo. Però continuiamo a preferire agli artisti che si commuovono quelli che commuovono: per restare a quest' edizione, il sublime duetto fra Tosca e Silvia Perez Cruz su Piazza grande di Dalla, solo chitarra e violoncello a fare da base alle fioriture sefardite della catalana. Emozione autentica, lacrime magari furtive ma certamente vere.

ALBERTO MATTIOLI per la Stampa l'8 febbraio 2020. L'aggettivo che descrive meglio il festival è: lungo. Ricorda certi Wagner che sembra siano sempre sul punto di finire ma non finiscono mai. Prima della quarta interminabile serata, fra i giornalisti segregati in Sala stampa correvano voci incontrollate, tipo Fantozzi deportato alla proiezione della Corazzata Potemkin: stasera finisce alle due del mattino, no alle due e 25, anzi alle 2 e 42. Visto che i giornali si stampano prima, vi aggiorneremo domani (nell' improbabile caso di sopravvivere, ovvio). Amadeus si sforza di dare un minimo di ritmo, ma la scaletta è talmente inzeppata di tutto e di più da non finire praticamente mai. Anche ieri il festival vero e proprio è iniziato intorno alle 22. Prima sono state sbrigate semifinale e finale dei giovani, anzi le Nuove proposte che poi, a giudicare dalla loro musica, tutto sembrano meno che nuove. Tempi biblici anche qui. Già le buste col verdetto non arrivano mai, poi dopo l' abolizione delle vallette non c' è nemmeno più qualcuno di leggiadro aspetto per portarle al presentatore. Comunque ha vinto Leo Gassmann, nipote e figlio di, 22 anni, battendo in finale Tecla, 16. Gassmann jr. piacerà moltissimo alle ragazzine; i diversamente giovani possono forse perdonargli la canzone ma non la tuta con la quale si è appalesato. Il Premio della critica è andato ai torinesi Eugenio in Via di Gioia, eliminati dalla giuria demoscopica già nella prima serata, e quello della Sala stampa a Tecla. La solita divergenza fra élite e popolo. Per il resto, il festival cita già sé stesso. Amadeus continua a indossare smoking in carta stagnola e Fiorello a presentarsi in costume, stavolta da Cantante mascherato con testa da coniglio: «Sono il figlio di Milly Carlucci». Poi toglie la maschera e si scopre che si è di nuovo imparruccato da Maria De Filippi, «ma sotto ho la tutina di Achille Lauro». Fiore uno e trino ma sempre divino. Solo lui può fare un monologo sulla pipì facendo ridere tutti e in più restando elegante. Poi canta in itagliese Quando, quando, quando davanti all' illustre autore, Tony Renis, ed è subito Broadway. Insomma, non è una novità neanche che questo sia soprattutto il festival di Fiorello. A proposito: fra lui e Tiziano Ferro è scoppiata la pace, celebrata dal duetto su Finalmente tu concluso da un bacio sulle labbra. E adesso gli opposti fan possono smettere di mandarsi reciprocamente a quel paese sui social. Le canzoni sono sempre quelle e ci vengono inflitte tutte e 24. Molto applaudito chi sfugge alla lagnosità dominante, tipo Francesco Gabbani e i fantastici Pinguini Nucleari Tattici. Però nella classifica provvisoria sono rispettivamente secondo e terzi; in testa c' è Diodato. Applausi e fischi all' ingresso di Achille Lauro vestito da diva Anni 20. Il turn over femminile prevede invece due nuove non vallette. Antonella Clerici di rosso vestita fa la brava presentatrice. Amadeus va a baciare i genitori in platea e lei: «Goditeli finché li hai», al che scopre che gli Amadei senior sono anche dei signori perché non fanno gli scongiuri, o almeno non si fanno vedere. Poi c' è la modella Francesca Sofia Novello. E' lei che, spiegò Amadeus nella famigerata conferenza stampa, sa stare al suo posto, un passo indietro rispetto al celebre fidanzato, Valentino Rossi. Ne è nata una polemica al cui confronto la guerra dei Trent' anni è uno screzio fra amici. Ora Amadeus ci scherza perfino sopra. Lei non sa fare nulla a parte sorridere, ma lo fa bene. Acclamato Vincenzo Mollica che va in pensione. Intanto imperversano la superstar Dua Lipa, Ghali, Gianna Nannini, Coez e chi più ne ha più ne ascolti. Il Sanremone rotola mesto verso l' alba. Solita profezia sugli ascolti: saranno ottimi anche stavolta. Ormai lo si guarda per rassegnazione, o come prova di resistenza fisica (altro che maratona, signora mia). 

Dagospia l'8 febbraio 2020. Da I Lunatici Rai Radio2. Nel corso della notte  Levante ha raggiunto  I Lunatici di Rai Radio2 nella loro postazione al Palafiori di Sanremo e ha chiacchierato con Roberto Arduini e Andrea Di Ciancio, in diretta dalle 00.30 alle 6.00. L'artista ha raccontato: "Il titolo del mio pezzo? Sono una giocherellona. Su un brano molto serio, abbastanza impegnato, c'è questo titolo che poteva trarre in inganno. Questo è uno dei primissimi brani in cui riesco a raccontare gli altri, perché spesso nelle mie canzoni parlo di me, delle mie esperienze, dei miei problemi sentimentali, mentre in questo caso parlo davvero a tutti, perché sono certa che l'anima stanca sia dentro ognuno di noi. Io sono stata quella un po' strana nella classe, vestita in modo particolare, col laccio in fronte o troppo colorata, ma sono sempre andata per la mia strada, non ho mai avuto paura dello sguardo o del giudizio degli altri. Io sono così e vado dritta per la mia strada". Sulla gara: "Io non vincerò, perché sebbene il pezzo stia andando benissimo, ho la sensazione che questo brano non possa essere veramente capito. E' di impatto per le sonorità, ma non lo è nel testo. Ho la sensazione che non possa arrivare così velocemente, anche se i risultati e le classifiche dicono l'opposto di quello che sto dicendo io". Ancora su di se: "Ho sempre avuto una positiva insicurezza. La vita mi ha abituata a non pensare ad esiti positivi. Lo so che è una cosa triste, ma voglio raccontarla. Ho perso papà quando ero piccola. Avevo nove anni. In quell'età la vita ti sorride. Poi arriva questo ceffone. E da lì sono stata abituata a vivere anche le cose belle con i i piedi ben piantati a terra. Questo l'ho proiettato su tutto quello che ho vissuto successivamente". Sugli altri big: "Quasi quasi potrei chiamare Achille Lauro, ci siamo piaciuti. Per me sarebbe un sogno fare qualcosa con lui, ma non so se accetterebbe mai. Lo apprezzo tantissimo, lancia dei messaggi importanti. E' un grande. Con lui c'è stato modo di parlarsi e starsi simpatici. Elodie è un'altra ragazza che trovo splendida, è onesta, carina. Anche Elettra Lamborghini mi sta estremamente simpatica". Sull'amore: "Io credo di fare un po' paura agli uomini. Un po' li intimorisco. Però sono molto affettuosa, anche con gli sconosciuti. Ho un involucro ermetico, ma sono un bignè. Detto questo, ho un fidanzato attento".

Sanremo 2020, Amadeus si commuove: "Sono l'uomo più felice del mondo". Silvia Fumarola su La Repubblica il 9 febbraio 2020. Il direttore artistico nella conferenza stampa finale: "Ho avuto totale fiducia dall'azienda e l'ho ripagata semplicemente lavorando con onestà. Se fosse andato male, mi sarei assunto la piena responsabilità". Record anche per i ricavi pubblicitari: 37 milioni 7mila euro

"Sono l'uomo più felice del mondo" dice Amadeus "tutto quello che è accaduto è bellissimo. L'edizione numero 70 ti imponeva di fare qualcosa di speciale rispetto al solito, l'azienda mi ha dato una grandissima opportunità. Questo era il festival che volevo fare nel settantesimo anniversario, era quello che sognavo. Ringrazio l'ad Fabrizio Salini, il direttore di Rai1 Stefano Coletta che ci ha fa fatto sentire sicuri. Ringrazio il pubblico: tutto quello che ho vissuto in questa settimana me lo terrà nel cuore e nei ricordi. Un pensiero particolare a mio fratello, Fiorello, alle 8.30 era già in autostrada, io ero andato a dormire alle 6.30". Grandi applausi in sala stampa, Amadeus si commuove. L'ultimo incontro per il bilancio, racconta numeri trionfali: la media della serata finale è di 11 milioni 476mila spettatori con il 60.06% di share. Lo scorso anno, il festival condotto da Claudio Baglioni con Virginia Raffaele e Claudio Bisio aveva ottenuto 10 milioni 622mila spettatori con il 56,50%.  Con il 60.6% la finale della settantesima edizione centra il miglior risultato in termini di share dal 2002, quando l'ultima serata del Festival, condotto da Pippo Baudo con Manuela Arcuri e Vittoria Belvedere, raccolse il 62.66%. "Non è un bilancio è uno 'strabilancio', è record del millennio. La media delle cinque serate è del 54,44% non si raggiungeva questo dato dal 1999" dice il direttore di Rai 1 Stefano Coletta. "Durante la parte finale oltre a picchi di share che superano il 70% di share avevamo oltre 7 milioni di spettatori davanti alla tv. Ringrazio Amadeus e Fiorello che ha giocato in casa, la vittoria spetta a loro e a Tiziano Ferro e a tutta la squadra. È stata l'edizione dei record per quanto riguarda gli individui giovanissimi la fascia 15-24 anni ha superato il 60%, non succedeva dal 1998. Grande quota di pubblico laureato, è tornata alla visione del festival una festa di musica, un grande family show. Il picco d'ascolto: 15 milioni 337mila per lo sketch di Amadeus e Fiorello dopo aver cantato Un mondo d'amore. Quello sketch rappresenta il simbolo della loro amicizia. Picco di share la standing ovation che il pubblico ha destinato a Fiorello. Questo risultato è il riconoscimento di tanti lavoratori Rai che guadagnano stipendi sobri ma lavorano con grande passione. C'è stata un'armonia pacifica, ci sono stati momenti difficili, altri più semplici. L'obiettivo era fare un bellissimo Sanremo: il festival ha vinto perché era imprevedibile". Parole di ringraziamento ai dipendenti Rai "da meno di 2000 euro al mese, spesso da meno di 1500" sono state espresse in un post su Facebook anche dalla consigliera Rai Rita Borioni. Volano gli ascolti e i ricavi pubblicitari. Il presidente di Rai Pubblicità Antonio Marano spiega che "erano 31milioni 347 mila nel 2019; quest'anno sono 37 milioni 007. C'è il 18% di incremento rispetto all'anno precedente". Marano consegna ad Amadeus un pallone dell'Inter che gli ha dato l'amministratore della squadra nerazzurra Giuseppe Marotta. Amadeus lo abbraccia: "Sto andando allo stadio, è il regalo più bello del mondo". Il vicedirettore di Rai 1 Claudio Fasulo svela le curiosità sul voto: "Per quanto riguarda il televoto ha vinto Francesco Gabbani poi Pinguini Tattici Nucleari e Diodato; per la demoskopica Gabbani, Diodato e Pinguini. Il voto della Sala stampa vede primo Diodato, seguito da Gabbani e dai Pinguini".

Renato Franco per il “Corriere della Sera” il 9 febbraio 2020. Il Festival di Amadeus è partito tra mille difficoltà: i tentennamenti della Rai, le polemiche su Junior Cally prima e Francesca Sofia Novello poi. A silenziare gli ottimi ascolti.

Amadeus questo risultato è una rivincita per lei?

«Non è una rivincita ma il tempo ha rimesso le cose al loro posto. Avevo detto che sarebbe stato un Festival anche femminile, e così è stato con le presenze sul palco delle 10 donne e i monologhi impegnati. Junior Cally meritava di stare in gara perché aveva una bella canzone, e lo ha dimostrato».

Lo ha sempre detto: per lei Sanremo era il sogno di una vita. Qual è stato il momento più emozionante?

«Sono molti, aspetto di ripercorrerli a mente fredda per assaporarne la gioia: ora mi galleggia ancora tutto in testa, il tempo renderà tutto più chiaro».

Sicuramente è stato un Festival troppo lungo (le 2.25 come chiusura sono quasi un record): non ha esagerato?

«Festeggiare tutte le sere i 70 anni del Festival imponeva di mettere tanti sapori del passato e del presente e il menù era ricchissimo. Volevo far fare bella figura al Festival: è stato un po' come quando invitavo gli amici a casa e mia nonna continuava a cucinare per paura che non ci fosse abbastanza da mangiare».

Le hanno già chiesto un bis? In caso accetterà?

«Qualora accadesse mi metterò a pensare a un' idea altrettanto efficace artisticamente. Per ora mi godo questo Festival».

Ha sentito vicini i vertici Rai? Non solo adesso che è andata bene Il presidente Foa si è mai fatto sentire?

«Mi sono sentito assolutamente supportato. La grande famiglia Rai del Festival mi ha dato sostegno e spazio per realizzare il mio progetto. Il presidente invece non l' ho più sentito già da prima che iniziasse il Festival ma l' ho visto in sala e ho visto che la mia proposta artistica lo ha divertito...».

Ha scoperto un lato nuovo e inedito di Fiorello?

«Trentacinque anni di amicizia servono a non scoprire nulla e a confermare, ancora una volta, tutto quello che già c' era. Fiorello è l' amico che tutti vorrebbero avere. E io per fortuna ce l' ho».

Tiziano Ferro invece non è stato un po' sacrificato?

«Tiziano ha fatto quello che desiderava fare, cioè cantare oltre alle sue grandi canzoni, anche alcuni brani che ama di altri grandi interpreti».

Il Festival è finito: per chi avrebbe votato?

«Amo tutte e 24 le canzoni scelte. Davvero, non possono esserci figli prediletti».

Cosa rimarrà di questo Sanremo 2020?

«Fiorello in ogni declinazione, e per l' allegria contagiosa che mi ha portato; Benigni per il suo coraggio di portare all' Ariston Il Cantico dei Cantici ; le splendide reinterpretazioni di Tiziano Ferro di brani memorabili; la reunion dei Ricchi e Poveri».

Di tutte le polemiche quale è quella che l' ha ferita di più?

«È tutto alle mie spalle e le polemiche hanno lasciato il posto a tutto il bello che abbiamo mostrato: rispetto, amicizia, arte, musica».

Luca Dondoni per “la Stampa” il 9 febbraio 2020. È successo a tavola, due giorni fa. Alice, la figlia ventiduenne di Amadeus (Amedeo Sebastiani), è venuta a Sanremo a trovare il papà. Ama era seduto con sua moglie Giovanna e il figlioletto Josè al ristorante e il piccolino appena ha visto la sorella entrare nella sala, le è corso incontro e l' ha abbracciata. Una scena normale di famiglia, ma Amadeus si è molto emozionato, ha guardato i suoi figli e gli occhi si sono inumiditi. In quel momento tutto il resto si è volatilizzato.

Amadeus che Sanremo!

«Cosa devo dire? Sono raggiante anche se ogni giorno, alla fine della serata e per tutti i cinque giorni di questa settimana, ho usato la stessa mentalità dell' allenatore di una squadra di calcio. Ogni mattina dicevo ai miei: abbiamo vinto una partita? Bene, si pensi alla prossima e giù a testa bassa. Per questo mi sono concentrato su ogni aspetto dello spettacolo pensando ai colleghi come a dei calciatori. Fiorello, il mio centravanti di sfondamento, la superstar alla Leo Messi. Peccato che si svegli troppo presto. E poi tutte le donne che mi hanno aiutato e affiancato ogni sera. E Tiziano ferro? E' stato magnifico».

Se lo sarebbe mai aspettato?

«Nemmeno se fossi stato il mago più mago di tutti avrei mai ragionato sui numeri che abbiamo messo in fila, un giorno dopo l' altro. Il pubblico è stato eccezionale e ha capito la nostra proposta anche se li abbiamo obbligati a stare un po' più svegli. Dallo scorso agosto ho lavorato con un' attenzione, una passione infinita per lo show più importante della televisione italiana».

E le polemiche? Tante, pesanti, infinite. Sembrava che la seppellissero sotto tonnellate di problemi.

«Le polemiche sono ormai il sale e il pepe del festival. Impossibile anche solo pensare di portare a casa un festival indenni. Quella che sembra una dichiarazione innocente diventa magicamente un insulto. Il topolino si trasforma in elefante e in pochi minuti microfoni, telefonini, telecamere e computer amplificano piccoli suoni facendoli diventare urla a squarciagola».

Le è pesato squalificare Bugo e Morgan?

«L'ho detto in trasmissione. Ho scelto la loro canzone e proteggo le mie scelte, ma il regolamento è rigidissimo e ciò che è successo è andato oltre ogni più incredibile previsione».

Amadeus, quando l' abbiamo intervistata qualche settimana fa le abbiamo chiesto se, immaginando un festival da dieci e lode, l'avrebbe rifatto nel 2021. Lei rispose così: «Oggi le dico che a Sanremo non si dice mai di no la prima volta, ma per la seconda mi ci faccia pensare». Ci sta pensando?

«Sarei un pazzo se non le dicessi che ci penso ogni giorno. La Rai mi si è stretta attorno ed è felicissima dei risultati anche se per ragionare su un' eventuale prossima edizione serve tempo. Ora mi godo il momento, torno a fare il mio lavoro, domani condurrò I soliti ignoti e poi andrò un po' in vacanza. Forse me la merito».  

Sanremo 2020, la rivincita di Amadeus: "Chi mi attacca? Occupi meglio il suo tempo". Nel mirino la Boldrini? Libero Quotidiano il 9 Febbraio 2020. Che rivincita, per Amadeus. Il suo Festival di Sanremo ha letteralmente fatto la storia. Non solo per le polemiche, per il caso Bugo-Morgan e quello Fiorello-Tiziano Ferro. Ma anche e soprattutto per lo share, da record, sempre e anche alla finalissima, dove ha toccato il 60 per cento. Da urlo. Una rinvita perché Amadeus era finito nel mirino sin dal principio per quella frase su Francesca Sofia Novello e lo stare "un passo indietro". Una polemica delirante, in cui è stato accusato di sessismo a sproposito. Insomma, per lui questo Sanremo non era iniziato sotto il migliore degli auspici. E anche per questo, ora, pesano ancor di più le parole del conduttore di sabato, prima dell'atto finale, quando in conferenza stampa - ormai forte di un successo sicuro - si era tolto dei sassolini dalla scarpa. E che sassolini: "A tutti coloro che mi hanno aggredito per le mie affermazioni - aveva detto Amadeus - dico che avrebbero dovuto occupare il tempo per fare meglio il loro lavoro e impiegare quel tempo per aiutare le donne. Io non sono un sessista e non lo sono mai stato". Parole pesantissime, in primis rivolte a quel gruppo di parlamentari - Laura Boldrini in testa - che in una lettera dai contenuti durissimi gli avevano intimato di scusarsi per le parole sulla Novello. Scuse che poi erano arrivate, forzate, innescate dal circo mediatico che si era innestato. Ma ora, ancor più forti e roboanti, arrivano queste parole. Che rivincita, per Amadeus.

Enrico Nigiotti risponde a Selvaggia Lucarelli: “Siete acide, fate di più l’amore”. Beatrice Carvisiglia il 09/02/2020 su Notizie.it. Durante l'incontro con la stampa di Domenica In, Enrico Nigiotti non reagisce bene alle critiche al suo pezzo "Baciami adesso". In particolar modo, la polemica è esplosa con la giornalista Selvaggia Lucarelli. Sanremo è come sempre teatro di polemica. Questa volta fanno discutere le parole di Enrico Nigiotti, arrivato diciannovesimo con la sua “Baciami adesso”. Il cantante livornese, infatti, sembra non aver fatto apprezzato le critiche mosse da alcuni giornalisti, in primis Selvaggia Lucarelli. Nel corso della puntata di Domenica in del 9 febbraio la Lucarelli ha fatto notare a Nigiotti di aver presentato un pezzo debole, molto meno radiofonico rispetto a “Nonno Hollywood”. Punto sul vivo, il cantante ha replicato “anche lo scorso anno mi dicevano che Nonno Hollywood non era bella e adesso mi dicono che è un capolavoro. L’anno scorso me l’hanno bocciata tutti”. Poi però ha anche aggiunto, poco elegantemente: “comunque siete acide, dovete fare di più l’amore“. Un commento che è stato subito tacciato di sessismo e che la Lucarelli ha riportato sui social, aggiungendo: “a proposito di Sanremo e le donne. Se a Nigiotti fai notare che la canzone è carina ma era più bella quella dell’anno prima, risponde: “Siete acide, fate più l’amore”. Poi dice “è il festival delle donne”. Che fatica“. La padrona di casa, Mara Venier, ha subito preso le difese della Lucarelli, invitando il pubblico in sala a fare lo stesso. Sicuramente uno scivolone da parte di Nigiotti, che esce da questo festival con un bel carico di polemiche sulle spalle. Il cantante livornese non è nuovo alle polemiche sul palco dell’Ariston. Nell’edizione del 2018 aveva infatti lanciato una frecciatina al conduttore Claudio Bisio, risentito per la sua esibizione in ora troppo tarda: “è mezzanotte ma sono ancora svegli dopo la canzone”, aveva commentato.

Da liberoquotidiano.it l'8 febbraio 2020. Selvaggia Lucarelli non ci va per il sottile con Francesca Sofia Novello, la super ospite di Sanremo 2020 finita suo malgrado nell'occhio del ciclone per quell'uscita infelice dello "stare un passo indietro" di Amadeus. Nelle sue pagelle per TPI, la giornalista fa una premessa: "Se la Novello si azzarda a dire che la si critica perché sessisti o le donne sono le peggiori amiche delle donne e scemenze del genere, la querelo in sede penale e civile e mi rivolgo alla corte europea dei diritti dell’uomo. Qui non se ne può più di donne furbette, che se dici che brutta cosa che hai detto, sei invidiosa, nemica, rivale, bulla, sessista e 'le peggiori sono le donne'". Poi la Lucarelli procede con la mattanza, entrando nel merito della "performance" della Novello sul palco dell'Ariston: "Francesca è lì in quanto fidanzata di Valentino Rossi come Georgina era lì in quanto fidanzata di Ronaldo. Fin qui siamo nella sfera delle responsabilità di chi le invita, e vabbè. Poi però bisognerebbe provare a dare un senso alla propria presenza. E qui il senso non si trova. Una vocina imbarazzata e imbarazzante, roba che al confronto la Ferragni nella pubblicità Pantene sembra Luca Ward, dialoghi imperdibili tra un 'Come va?' e un 'Sono emozionata', il lancio del direttore d’orchestra fatto da lei che sembra la recita di Natale delle elementari".

Aldo Grasso per il “Corriere della Sera” il 9 febbraio 2020. Il Sanremo dei record, la maratona Sanremo, il Festival del maschilismo, l' Ariston delle lacrime, la kermesse dei social e degli scazzi. Ogni anno il Festival della canzone italiana sembra camminare sull' orlo del burrone (una spintarella e ops, giù) e ogni anno siamo qui, se non a tesserne le lodi, almeno a registrarne il successo, l' eco mediatica, il fiume di parole che la manifestazione riesce incredibilmente a produrre. Le canzoni, per entrarti dentro, vanno sentite e risentite, camminano da sole e, come sempre, è difficile ora determinarne la durata nei nostri cuori. L'aspetto più incredibile è che il format Sanremo è di una bruttezza senza pari, sguarnito di ogni principio di vita, e pur tuttavia resta un magnete formidabile. In termini mediatici, l' unica risposta possibile è questa, fragile ma accettabile: in tempi di frammentazione (ciascuno di noi si è trasformato in un medium) cerchiamo appuntamenti condivisi. Sanremo è l'ultimo orologio sociale su cui sincronizzare le ore, le risposte, persino l'on demand. È il raduno annuale delle tribù dei social. È forse l'ultima messa profana, una lunga concelebrazione che si dilata dalle omelie laiche di Rula Jebreal al sacro erotismo biblico. Per descrivere la prestazione di Amadeus è stata scomodata l' infelice formula che Umberto Eco usò per Mike Bongiorno. Amadeus incarnerebbe l'everyman, l'idealtipo dell' uomo medio, il presentatore del passo indietro «tale da non porre in stato di inferiorità nessuno spettatore, neppure il più sprovveduto». L'everyman si commuove (come un Tiziano Ferro qualunque), non commuove. E di everymania si muore, non si produce spettacolo, neanche il più scalcinato, figuriamoci Sanremo. Se fossimo colti come Benigni, diremmo che Amadeus ha incarnato il mistero di Giuda: si è sacrificato per Fiorello (Borges fa dire a un suo personaggio che Giuda è stato il solo tra i discepoli a intuire la tremenda missione di Gesù e ha fatto in modo di renderla possibile). Amadeus ha placato controversie, si è messo al servizio dello show, è stato molto più bravo dei suoi autori: chi ha deciso di tirar mattina, chi ha scritto il monologo sulla bellezza per la Leotta, chi ha organizzato la serata delle cover andrebbe cacciato via. Amadeus crede nei sogni e il suo sogno più bello era quello di avere a fianco Fiorello, l'unico fuoriclasse della nostra tv, il solo in grado di trasformare in divertimento la routine festivaliera e di impartire lezioni di felicità. C' è infine un aspetto da non sottovalutare. Per anni, il commento sul Festival era riservato a noi faticoni della tastiera, a noi zappaterra del banale, dove mestieraccio e commercio amano confondersi e confondere. Finalmente quest' anno c' è stata un' esplosione di intellettuali, di raffinati esegeti, di scrittori e scrittrici amanti del pop, a partire dalle lenzuolate di Robinson fino alla miriade di interventi delle più prestigiose testate online. Se ne potrebbe ricavare un libro, di stile diafano, ma pieno di risonanze e di enigmi, una specie di Trionfo dell' Interpretazione Sanremica.

Amadeus, le donne a Sanremo e il sessismo di un intero Paese. Pubblicato sabato, 08 febbraio 2020 su Corriere.it da Candida Morvillo. Amadeus ce l’ha messa tutta per mondarsi dell’accusa di sessismo, però la gaffe è sempre latente su un confine che si è fatto più sottile e resta incerto. Il che segnala un problema del Paese in generale, non solo di Amadeus nello specifico. Per espiare l’infelice frase su Francesca Sofia Novello che sa stare un passo indietro al suo uomo Valentino Rossi, non basta tracciare sul palco dell’Ariston una linea di schiuma spray come a relegarsi un passo indietro alla ragazza. Amadeus fa quel che può: presentandola in mondovisione, tace che sia la fidanzata del campione, si spertica a ricordare che è una modella, ma gli si legge in faccia il conflitto del «bravo presentatore», il quale sa che a casa si stanno chiedendo: chi è mai costei? La sottile linea del passo indietro è un orlo del baratro diversamente decodificabile a seconda della sensibilità personale. Amadeus presenta le giornaliste del Tg 1 Laura Chimenti e Emma D’Aquino e scandisce: «Siete abituate ad ammirarle a mezzobusto, stasera le vedrete nella loro interezza». Fossero stati due uomini, l’avrebbe detto? Ed ecco anche che, in un attimo, «interezza» diventa il nuovo sinonimo di «bellezza». «Bellezza» è la parola tabù, ma solo al cospetto di donne note per essersi fatte valere con l’intelligenza. Con Rula Jebreal, che pure è bellissima, Amadeus non si azzarda ad enfatizzarla. Il retropensiero costante è che una donna intelligente, «che parla coi grandi del G7, che è amica di Macron e Obama» possa indignarsi per un complimento galante. Ci sta. Non si sa mai. Chi può dirlo? Però stride se, nella stessa serata e sullo stesso palco, lo stesso conduttore ripete ossessivamente che Diletta Leotta è bellissima, bellissima, bellissima. Al quarto «bellissima», a uno viene il sospetto che Amadeus non la ritenga abbastanza intelligente da offendersi per un complimento sulla bellezza. E quando la presenta, con una certa enfasi, confessa «io non lo sapevo, ma è laureata». Che è come dire: non l’avrei mai immaginato. Grande è la confusione sotto il cielo di Sanremo. Davvero si può essere belle e anche intelligenti? E allora perché a certe donne intelligenti non si può dire che sono belle? Sono i nuovi dubbi della contemporaneità e il povero Amadeus si ritrova ad esserne l’involontario catalizzatore nazionale per cinque interminabili serate in mondovisione. A Sabrina Salerno mostra il poster sexy anno 1986, chiede e richiede l’età per sottolineare quanto sia bella, nonostante l’età. Lei si rifiuta di rispondere. Ma insomma, c’è la parità e uno non può chiedere a una signora quanti anni ha? Si può o non si può? Chi lo sa...Sarebbe ingiusto, tuttavia, fare di Amadeus un signor Malaussène, non può essere da solo il capro espiatorio di una mentalità in cerca di evoluzione. Non ha scritto lui il monologo flop di Leotta sulla bellezza che capita e che non è un merito. Però chi l’ha scritto aveva la perfidia di chi sa benissimo che in rete circolano foto giovanili in cui la conduttrice ha la faccia di una cugina diversamente bella e che la regia inquadrerà il fratello chirurgo plastico. Il messaggio dichiarato era che la bellezza non è un merito né una colpa, il risultato (o l’intento nascosto degli autori?) era scatenare una polemichetta di giornata a spese delle donne. E a volte, le donne sono le prime funambole sul sottile filo della gaffe sessista. Se Diletta offre il suo scalpo docilmente o forse a sua insaputa, se Georgina sta sempre a far la ruota al suo Cristiano Ronaldo sfacciatamente consapevole che sta lì per quello, le due mezzobusto si sentono invece autoironiche quando si prestano sorridenti alla trucida gag in cui si fingono incapaci di presentare i cantanti. Leggono i cartoncini con gli annunci come se stessero lanciando servizi del tg su disastri aerei, dicono, con scherno di Amadeus, «voltiamo pagina». Ecco, voltiamo pagina. L’anno prossimo, magari? O magari stasera?

Fiorello: Sanremo bis?  L’anno prossimo non posso,  ho una visita dal podologo Amadeus: «Cercherò idee». Pubblicato domenica, 09 febbraio 2020 su Corriere.it da Renato Franco.

Fiorello: «Il bacio con Tiziano Ferro? Non era costruito».

Tanti ascolti, tante polemiche, tanto rumore per nulla. La fascinazione del Festival di Sanremo dura da 70 anni. Fiorello che spiegazione si dà?

«In realtà è un mistero. Qualsiasi altro programma al mondo non potrebbe durare 5 ore, non lo vedrebbe nessuno. Sanremo è una cosa tutta italiana che alla fine nel bene e nel male ci unisce, è davvero una festa nazionalpopolare».

È una bolla di distrazione di massa?

«Adesso sono in cattività da giorni e non so cosa succede fuori da qui, l’impressione è che in questi settimana si parli molto meno di politica, perché il Festival fagocita veramente tutto. D’altra parte anche la percezione da dentro altera tutto, ingigantiamo le polemiche, ce la cantiamo e suoniamo tra di noi, pensiamo il mondo ruoti intorno a Sanremo».

È stato il Festival di Fiorello o il Sanremo di Amadeus?

«Mi hanno chiesto tante volte di fare Sanremo e ho sempre detto di no. Quest’anno sono stato sul palco per quattro serate e non l’avrei fatto con nessun altro, se non con Amadeus. In questo Festival ho dimostrato che il mestiere del presentatore non è il mio. Non avrei mai potuto fare per 5 ore quello che ha fatto Amadeus. Dicono che sono un battitore libero e mi ritrovo in questa definizione».

I vostri 35 anni di amicizia trasparivano dal palco...

«Ci siamo conosciuti a Radio Deejay, Cecchetto mi disse che mi affiancava a un maranza , un coatto. Il suo modo di fare era identico ad adesso. In 15 secondi siamo diventati migliori amici, nonostante avessimo stili diversi: lui non faceva le nottate in giro come me, stava a casa e si è sposato presto».

Visto da vicino come ha affrontato le polemiche Amadeus?

«Sanremo è talmente pazzesco che riesce a trasformare chiunque in un mostro, prima di Amadeus lo aveva già fatto con Gianni Morandi, no dico Morandi... Lui ha saputo accettare le critiche perché si sentiva a posto con la coscienza e sapeva che fanno parte del gioco».

Con Tiziano Ferro tutto a posto?

«Ci eravamo chiariti nel dietro le quinte durante le prove. Il mio bacio con Tiziano non era costruito, non era una gag: è stata una cosa spontanea e di sincero affetto».

Morgan e Bugo li ha visti da vicino...

«Ero in trance agonistica, se mi avessero chiesto di intrattenere il pubblico fino alle 4 io sarei rimasto lì».

Possibile che nel 2020 si fischi Achille Lauro per i suoi look?

«Se qualcuno fischia vuol dire che qualcuno è ancora indietro. Trovo Achille Lauro un artista fantastico, ha riportato a Sanremo le performance che una volta erano di Anna Oxa, Patty Pravo, Renato Zero. È uno che sa trasformare la sua musica in show e sa inventarsi sempre qualcosa».

Per un possibile AmaDue l’anno prossimo lei potrebbe tornare?

«Amadeus deve sapere già da oggi che non ci sarò perché l’anno prossimo ho un appuntamento con il podologo in quel periodo...».

Sanremo 2020, Selvaggia Lucarelli demolisce Fiorello: "Gran paraculo, da codice penale". Libero Quotidiano il 9 Febbraio 2020. La settantesima edizione del Festival di Sanremo che si è conclusa con la vittoria di Diodato con Fai rumore è stata anche il Festival della polemica tra Fiorello e Tiziano Ferro. Una polemica nella quale si è inserita Selvaggia Lucarelli, che ha prima punzecchiato lo showman e dunque pubblicato un'intervista poi contestata da Fiorello, "era solo una telefonata". Intervista nella quale, per inciso, lo showman picchiava duro contro Tiziano Ferro per la vicenda dell'hashtag #FiorelloStatteZitto. Insomma, la polemica si è poi spostata sull'asse Lucarelli-Fiorello. E la giornalista non perdona neppure nelle pagelle conclusive della kermesse dell'Ariston, pubblicate su Tpi. Certo, a Fiorello dà comunque la sufficienza: 6. Voto poco generoso in verità, ché di questo Festival è stato mattatore. Non per Selvaggia, però, che nel commento a corredo del voto picchia durissimo: "È riuscito ad essere il conduttore del Festival senza avere sulle spalle la responsabilità del Festival. Nel codice penale si chiama intestazione fittizia di società, nello spettacolo gran paraculata. Impavido", conclude al solito senza troppi peli sulla lingua.  

Sanremo 2020, Tiziano Ferro punito ancora: al suo posto sul palco sale Diodato, una persecuzione? Libero Quotidiano il 9 Febbraio 2020. Non c'è mai stata pace per Tiziano Ferro al Festival di Sanremo che si è appena chiuso all'Ariston. Nota la querelle tra lui e Fiorello, la vicenda dell'hashtag #FiorelloStatteZitto assai poco gradito allo showman. Altrettanto noto il fatto che Ferro sia andato in scena sistematicamente con ritardi-monstre, spesso oltre la mezzanotte. Ritardi che lo hanno fatto soffrire, nelle snervanti attese in camerino. E ora si scopre che anche nell'ultima serata all'Ariston, Tiziano Ferro, ha dovuto masticare un poco amaro. Diodato - che ha vinto con Fai rumore - sin dal pomeriggio veniva dato per favoritissimo. Tanto che nel corso dell'ultima puntata, quando la diretta di Amadeus era già iniziata, c'è stato un clamoroso cambio di scaletta. Che tanto per cambiare ha colpito Tiziano Ferro. Infatti quest'ultimo avrebbe dovuto esibirsi prima di Diodato, ma l'ordine di ingresso sul palco è stato invertito all'ultimo. La ragione? L'organizzazione di Sanremo voleva Diodato sul palco poco dopo le dieci, all'ora di maggiore ascolto in assoluto, in virtù del grande seguito che Fai rumore ha ottenuto in questi giorni.

Elettra Lamborghini, incidente a Sanremo: Amadeus copre il seno con i fiori. Marco Alborghetti il 09/02/2020 su Notizie.it. Piccolo incidente sexy sul palco per Elettra Lamborghini che nella serata finale di Sanremo non è riuscita a reggere la sua scollatura vertiginosa. Piccolo incidente sul palco per Elettra Lamborghini che nella serata finale di Sanremo durante la sua esibizione non è riuscita a reggere la sua scollatura vertiginosa, mostrando per un attimo il seno, coperto poi da Amadeus con dei fiori. La verve energica di Elettra Lamborghini si è rivelata più travolgente del previsto. Nell’ultima serata di Sanremo, l’ereditiera si è esibita sul palco mettendo in mostra una scollatura davvero vertiginosa di una sensuale e aderente tuta blu ricoperta di strass. La performance della cantante però si è rivelata più energica del previsto, tanto che ad un certo punto nemmeno il vestito (già in difficoltà dalla sua discesa dalle scale) è riuscito più a contenere la sua esuberanza, mostrando per un attimo il seno in eurovisione. La cantante ha cercato subito di rimediare coprendosi e mostrando espressioni poco convinte davanti alle telecamere, ma ormai il danno era fatto. Un piccolo incidente di piccolo tasso erotico che non è passato inosservato neppure dal conduttore Amadeus, visibilmente imbarazzato e che ha cercato di raddrizzare la situazione coprendola con un mazzo di fiori al termine della performance e ironizzando sull’accaduto con una battuta: “Musica e il resto… ‘dovrebbe scomparire'”. Ancora una volta Elettra Lamborghini è riuscita a spiazzare tutti, ma questa volta la musica poco non ha niente a che fare.

Repubblica.it il 9 febbraio 2020. È Elisabetta I Tudor il personaggio che Achille Lauro ha deciso di raccontare durante la performance finale dell’ultima serata del Festival di Sanremo. Regina d'Inghilterra e d'Irlanda, Elisabetta è sempre stata considerata una governatrice esemplare. È stata definita la regina vergine perché non si sposò mai. Difese la propria patria, con cui amava dire di 'essere sposata'. Il suo fu un regno di grande fioritura artistica: William Shakespeare, Christopher Marlowe, Ben Jonson, Edmund Spenser, Francis Bacon sono solo alcuni degli scrittori e pensatori che vissero durante il suo regno.  "Sono stato molto colpito dalla sua indipendenza, di cui aveva fatto un vero e proprio baluardo. Mi è parso il personaggio più adatto per chiudere la serie di performance con cui, in queste sere, ho unito personaggi che in modi diversi mi hanno ispirato attraverso modalità altrettanto differenti di esprimere e vivere la libertà. Elisabetta I è riuscita a fregarsene, a tener testa agli uomini con cui si confrontava: lo faceva anche attraverso il suo aspetto, indossando abiti larghi sulle spalle, per rendere la propria fisicità imponente quanto la propria personalità e per non essere mai inferiore ai propri interlocutori maschili", ha spiegato Achille Lauro. Proprio a questo si è ispirato il look che Gucci ha pensato per la serata finale, insieme al team creativo di Lauro: un omaggio molto pop e pittorico, in cui il viso di Lauro era incorniciato da centinaia di perle. La parrucca, segnata anch’essa da inserti di perle, ricordava l’acconciatura della regina. Addosso, gorgiera e crinolina tipiche dell’epoca. Nella seconda parte della performance, Lauro ha tolto la struttura (che serviva in passato a sorreggere le grandi gonne tipiche dell’abbigliamento delle nobildonne) e ha rivelato un look ancora d’ispirazione anni 70, ma sempre con richiami alla regalità, composto da una camicia con strascico di chiffon rosa, un pantalone di velluto rosso e stivaletti a tacco alto in vernice rossa, che si adattavano perfettamente alla fisicità di Lauro.

Sanremo 2020, Maurizio Gasparri contro Achille Lauro: "Lo voglio denunciare". Poi attacco ai vertici Rai. Libero Quotidiano il 9 Febbraio 2020. Ne ha per tutti, Maurizio Gasparri. Nel mirino ci sono la Rai e il Festival di Sanremo dei record, quello che si è appena concluso sotto la conduzione di Amadeus. Intervistato da Il Tempo, in primis se la prende con i dirigenti di Viale Mazzini, tutti o quasi in trasferta per seguire la kermesse: "Capisco il direttore di Rai 1, l'amministratore delegato, per la Rai è il programma di punta della stagione da cui dipende il bilancio annuale. Ma alcune trasferte non possono trasformarsi in un happening aziendale", picchia duro conversando col quotidiano diretto da Franco Bechis. Ma non è finita. Nel mirino del senatore di Forza Italia e componente della commissione di Vigilanza Rai, ci finisce poi Achille Lauro, "che in un video depreca i carabinieri falliti e frustrati per aver fatto un controllo in una zona dove si svolgeva un suo concerto, in quanto i militari presumevano la presenza di droga. Questo cialtrone, che è Achille Lauro, anche per quel video ha avuto la ribalta e ora ce lo troviamo a Sanremo. Vedrò se a due anni di distanza dalla produzione del video in questione ci sono gli estremi per una denuncia, che vorrei fare". Infine, una stoccata anche contro Roberto Benigni, il quale ha incassato la bellezza di 300mila euro di cachet per il suo monologo da 40 minuti. "Partiamo dal compenso - riprende Gasparri -: 300mila euro per mezz'ora. Diranno... ma è Benigni... sì, ma quante gite aziendali ci stanno nel cachet i Benigni?", afferma tagliente riferendosi ancora ai dirigenti di Viale Mazzini in trasferta.

Da San Francesco a Elisabetta I: il genio e la follia di Achille Lauro. Non una semplice esibizione quella di Achille Lauro ma una vera perfomance artistica che ha lasciato il teatro Ariston a bocca aperta: da San Francesco a Elisabetta I Tudor, i travestimenti di Sanremo sono stati un inno alla libertà. Francesca Galici, Domenica 09/02/2020 su Il Giornale. Chi è Achille Lauro? Fino al 4 febbraio era uno dei cantanti più amati dai giovanissimi, conosciuto davi over 20 per la sua partecipazione a Sanremo lo scorso anno, quando al teatro Ariston portò la controversa Rolls Royce. Scoppiò la polemica per il presunto inneggiare alle droghe con quel brano ma in poche settimane nessuno si ricordava più di quello ma in tanti continuavano a cantare Rolls Royce, Rolls Royce. Quest'anno Achille Lauro è voluto andare oltre, ha voluto portare sul palco di Sanremo delle vere e proprie perfomance artistiche che andavano oltre la mera esecuzione di un brano. È così che Me ne frego, canzone additata dalla solita sinistra come inneggiante al Fascismo prima che venisse anche solo divulgato il testo, è diventata un inno alla libertà di essere e apparire come si vuole, liberi dai giudizi e dai preconcetti imposti dalla società. I suoi look diventano veri e propri quadri, iconografie pop di personaggi storici e non omaggiati da Achille Lauro con la collaborazione di Alessandro Michele, direttore creativo di Gucci, che l'ha vestito. L'effetto sorpresa sul palco dell'Ariston c'è stato alla prima serata. Il cantante ha sceso le scale con indosso una pesante cappa di velluto nero con decori d'oro e i piedi scalzi. Già così sarebbe stato un look vincente ma a pochi secondi dall'inizio della sua perfomance di Me ne frego, ecco che la cappa scivola giù mostrando una tutina color carne tempestata di cristalli. Uno choc per il pubblico da casa e per quello in sala, che dopo i primi secondi di smarrimento ha iniziato ad apprezzare quel ragazzaccio tatuato e provocatore, che con quel look ha voluto omaggiare niente meno che San Francesco. L'idea di Achille Lauro, nella sua genialità, è fondamentalmente semplice. L'outfit portato all'Ariston il 4 febbraio è stato ispirato dal 5° dei 28 affreschi del ciclo di Giotto presenti nella Basilica superiore di Assisi, rappresentate la svestizione di Francesco. Simbolicamente, Achille Lauro si è voluto svestire di ogni pregiudizio per rompere gli schemi su uno dei palcoscenici più tradizionalisti del nostro Paese. Per la serata dei duetti, invece, si è trasformato in David Bowie. In tanti l'hanno criticato perché la sua musica e il suo stile sono in parte ispirati al duca bianco e cosa fa Achille Lauro? Lo impersona sul palco del festival di Sanremo, vestendo i panni del suo alter ego Ziggy Sturdust, "simbolo di assoluta libertà artistica, espressiva e sessuale e di una mascolinità non tossica", scrive nel suo profilo. È così vestito che ha voluto rendere omaggio a Mia Martini, portando Gli uomini non cambiano in coppia con Annalisa. Un risultato scenograficamente strepitoso per una perfomance che resterà negli annali. Nel corso della penultima serata, Achille Lauro è diventato la Divina Marchesa Luisa Casati Stampa. Una donna controtendenza rispetto ai tempi che ha vissuto, che a cavallo tra l'Ottocento e il Novecento è stata "performer prima della performing art e opera d'arte vivente." Achille Lauro si è presentato sul palco con un enorme copricapo di piume e brillanti, una scultura più che un cappello, e con un lungo abito di chiffon trasparente che ha messo in evidenza i tanti tatuaggi sul suo corpo. Una perfomance completa, che non manca mai dell'interazione con il suo chitarrista Boss Doms, a cui Achille Lauro mette il rossetto con lascivo menefreghismo durante l'esibizione. "Oltre il maschile e il femminile. Oltre gli schemi omologanti di una sessualità politicamente corretta. Oltre la divisione binaria", scrive il cantante. L'ultima sera è il turno di Elisabetta I Tudor, regina del Regno Unito a cavallo tra il XVI e il XVII. Chiamata anche “la regina vergine”, non ha mai sposato nessun uomo e si diceva sposata alla sua patria. L'ha omaggiata in quanto simbolo di un femminismo libero che non si è mai piegato ai dettami del maschilismo imperante: "Elisabetta I è riuscita a fregarsene, a tener testa agli uomini con cui si confrontava: lo faceva anche attraverso il suo aspetto, indossando abiti larghi sulle spalle, per rendere la propria fisicità imponente quanto la propria personalità e per non essere mai inferiore ai propri interlocutori maschili." Ha baciato Boss Doms, si inginocchiato a lui e poi lo ha respinto, con forza e passione, dimostrando cosa vuol dire per lui la libertà. Achille Lauro non ha vinto Sanremo ma è arrivato tra i primi 10. Ha concluso all'8° posto ed è forse il risultato che si aspettava. Probabilmente non è arrivato all'Ariston per vincere ma con le sue perfomance, i suoi abiti e la sua visione del mondo ha conquistato il pubblico. E anche grazie a lui il festival di Sanremo 2020 sarà ricordato come uno dei più avanguardisti.

Da corriere.it il 9 febbraio 2020. «Non pensi che sia sbagliato che tuo marito vada in giro con capelli viola, smalto e rossetto?». A quanto pare la dj e speaker radiofonica Valentina Pegorer se lo sente chiedere spesso. Il marito in questione è il chitarrista e produttore Boss Doms, che in questi giorni abbiamo visto sul palco di Sanremo con Achille Lauro. Pegorer, in un post su Instagram, spiega di essere solita rispondere a questo tipo di osservazioni con una domanda: «Non pensi che la cosa più importante che un marito e padre possa fare sia dare amore e protezione alle proprie donne?». «Gli schemi sono solo nelle menti di chi se li prefissa», aggiunge la dj, «siate sinceri con voi stessi e ascoltate la vostra natura». Pegorer e Boss Doms, il cui vero nome è Edoardo Manozzi, si sono conosciuti nel 2017, a Pechino Express, e hanno una figlia di un anno, Mina. Il post della dj è accompagnato da una foto della coppia, scattata dopo l’esibizione del chitarrista con Achille Lauro alla finale di Sanremo. E si chiude con un ringraziamento: «Grazie Edoardo. Non potresti che essere tu».

Boss Doms, la moglie risponde alle critiche social. Marco Alborghetti i 09/02/2020 su Notizie.it. La moglie di Boss Doms è stata bersagliata di critiche sui social dopo la performance della finale culminata con il bacio con Achille Lauro. La moglie di Boss Doms è stata bersagliata di critiche sui social dopo la performance della finale culminata con il bacio con Achille Lauro. La risposta a colpi di tweet però non è mancata, e compare pure un like di Achille Lauro. Sul palco dell’Ariston, al fianco di Achille Lauro, Boss Doms ha portato ogni sera in scena uno spettacolo diverso, portando la questione gender nelle kermesse ligure. L’eccentrismo e il look elegante sono stati tolleati dagli haters, ma a far scatenare le polemiche è stato quel bacio avvenuto durante l’esibizione finale con il socio artistico Achille Lauro. “Non pensi che sia sbagliato che tuo marito, nonché padre di tuo figlio, vada in giro con capelli viola, smalto e rossetto?”, hanno chiesto in molti Valentina Pegorer, moglie dell’artista. Lo scorso 29 gennaio la moglie ha dato alla luce la primogenita Mina, e proprio la questione della maternità ha scatenato il putiferio su Twitter, con critiche aspre nei confronti del marito: “Non pensi che la cosa più importante che un marito e padre possa fare sia dare amore e protezione alle proprie donne?” recita il post, ma è arrivata puntuale la lucida risposta della moglie: “Gli schemi sono solo nelle menti di chi se li prefissa. Siate sinceri con voi stessi e ascoltate la vostra natura. Chi sono gli altri per definire che cos’è normale e cosa diverso. Grazie Edoardo. Non potresti che essere tu”. In migliaia hanno battuto un like alla sua risposta. Tra loro, anche Achille Lauro.

Da donnaglamour.it l'11 febbraio 2020. Valentina Pegorer è un’affermata speaker radiofonica che nasconde un lato (importante) di influencer. Curiosi di sapere di più? Ecco chi è la donna che ha stregato Boss Doms! Occhi profondi, fascino mozzafiato e una vita dinamica e travolgente: è il ritratto di Valentina Pegorer che emerge dai social, da quella galassia di scatti e colori attorno a cui gravitano migliaia di follower. Partiamo dal principio… Chi è Valentina Pegorer e dove vive? Valentina Pegorer è nata a Milano (dove vive) sotto il segno della Vergine, il 24 agosto 1990. È una speaker radiofonica, oltre ad essere una brillante influencer, e ha una carriera effervescente. Il suo debutto nel mondo dello spettacolo risale ai tempi dell’infanzia: pensate che all’età di 8 anni è stata protagonista di uno spot televisivo… Quale? Quello del famoso Ovetto Kinder! Chi è il compagno di Valentina Pegorer? Della vita privata di Valentina Pegorer sappiamo che ha una bellissima storia d’amore con un artista, che abbiamo visto a Sanremo in coppia con Achille Lauro. Si tratta del chitarrista e produttore Boss Doms, suo compagno dal 2017. Il vero nome è Edoardo Manozzi, e si sono conosciuti a Pechino Express (lei era in coppia con Ema Stokholma, le “Clubbers”, e ha anche vinto!). La coppia ha avuto una figlia, Mina, nata il 26 gennaio 2019. Su Instagram, dove Valentina Pegorer è seguitissima, ci sono diversi scatti della sua splendida famiglia… tra musica, viaggi, arte e tanto, tantissimo amore! Entrambi hanno condiviso sui social la grandissima gioia di diventare genitori, e i fan sono letteralmente impazziti per la piccola di casa…

4 curiosità su Valentina Pegorer:

Valentina Pegorer ha un secondo nome, Georgia, e su Instagram usa le sue iniziali “V G P”.

È diplomata al Liceo linguistico, e ha recitato in The Comedians (sitcom in cui ha interpretato un ruolo comico).

Tra il 2012 e il 2014 ha lavorato nel programma Occupy Deejay, in onda su Deejay Tv.

Sapevate che ha recitato nel video del brano D’improvviso, di Lorenzo Fragola?

“Sono una di quelle persone che amano chiedersi il perché delle cose“: questa la descrizione che domina il suo profilo Instagram…

Achille Lauro in borghese da Mara Venier: "Grazie, mi hai difeso". Il cantante, ospite a "Domenica In", si presenta con un abbigliamento "normale" e racconta i retroscena di "Me ne frego": "È un inno alla libertà". Alessandro Zoppo, Domenica 09/02/2020 su Il Giornale. Achille Lauro è protagonista assoluto anche allo speciale di Domenica In dedicato a Sanremo 2020. Dopo i travestitismi camaleontici della cinque giorni del Festival, il cantante romano si presenta “in borghese”, accompagnato dal fidato chitarrista e amico Boss Doms, che non rinuncia alla sua immancabile Gibson Firebird. L’“amore della zia Mara” riceve i complimenti di tutti i giornalisti, opinionisti ed addetti ai lavori presenti in studio e racconta com’è nata Me ne frego, la canzone portata in concorso all’Ariston. "Un anno fa – spiega Lauro – ho immaginato la musica come una rappresentazione teatrale, un susseguirsi di stati d’animo. Me ne frego è un inno alla libertà di pensiero, al vivere. Non è un’espressione negativa. Vuol dire ‘facciamolo, viviamolo’". Lauro racconta di aver voluto immaginare la musica in modo diverso. "Abbiamo deciso – aggiunge l’ormai ex trapper – di interpretare quattro personaggi storici che rappresentassero questi concetti: San Francesco, David Bowie, la marchesa Casati, una straordinaria mecenate, e la regina Elisabetta che è morta per il popolo". La parrucca e il trucco eccessivo visti a Sanremo sono scomparsi: il cantante abbandona i vestiti di Gucci per Life on Mars? e per l’occasione indossa una normale camicia abbinata ad un foulard e a un paio di jeans. Selvaggia Lucarelli e Mara Maionchi elogiano l’attenzione data al look e alle performance sul palco dell’Ariston, ma sottolineano come quest’anno, a differenza di quanto accaduto nel 2019 con il brano-rivelazione Rolls Royce, a mancare sia stata la canzone. "L'anno scorso – replica Lauro – ho portato Rolls Royce e tutti mi hanno chiesto perché non avessi portato C’est la vie... Ma io non volevo vincere il Festival. La cosa più bella di questo Sanremo è che sia passato un messaggio, un concetto rappresentato dalla canzone". Nella serata stessa delle cover, il cantante ha interpretato Gli uomini non cambiano di Mia Martini con Annalisa, passando dal punto di vista maschile a quello femminile.

Questa scelta simbolica gli è costata parecchie critiche: quando il cantante è stato ospite proprio con la Venier della diretta su Rai Radio 2 da Sanremo, una persona del pubblico gli ha urlato “vergognati!”. La replica della conduttrice è stata fulminante. "Rilassati, figlio mio – ha detto la presentatrice – e aripijate, amore della zia. Date dieci gocce di valium a questo ragazzo". Durante la diretta di Domenica In, Achille Lauro ringrazia la “zia”, ormai una sua grande fan: "Grazie – dice il cantante – per avermi difeso". L’apparizione di Lauro si è conclusa con il selfie di rito, subito pubblicato dalla conduttrice, come un anno fa, su Instagram.

70° Festival di Sanremo, vince Diodato con "Fai rumore". Il Corriere del Giorno il 9 Febbraio 2020. Diodato vince la 70esima edizione del festival di Sanremo. Secondo Gabbani e terzi i Pinguini Tattici Nucleari. Al vincitore anche il premio della critica Mia Martini. “Ho lavorato al testo, a mettere a fuoco quello che volevo dire. Sentivo la necessità di abbattere i muri dell’incomunicabilità, di far arrivare la mia voce e far sentire un dialogo. Un invito a bruciare quei silenzi che amplificano delle distanze e considerazioni false che creiamo noi stessi”. All’interno tutto quello che gli altri non vi hanno raccontato su Diodato. ROMA – Diodato con il brano “Fai rumore” ha vinto la 70esima edizione del Festival di Sanremo, una vittoria che non è stata una grandissima sorpresa, considerando che già sabato all’inizio della finale era primo nella classifica provvisoria. Al secondo posto Francesco Gabbani che ha dedicato la sua canzone “Viceversa “a tutte le persone deboli” ed al terzo i Pinguini Tattici Nucleari. Al vincitore assegnato anche il premio della critica “Mia Martini” e quello della Sala Stampa “Lucio Dalla“, per la sezione Campioni.. Si conclude così l’edizione più lunga, con la vittoria del cantautore tarantino d’adozione. Antonio Diodato, 38 anni, è nato ad Aosta il 30 agosto 1981, ormai romano d’adozione, ma le sue origini sono pugliesi di Taranto, città dove è cresciuto. I suoi primi lavori sono stati realizzati a Stoccolma, dove ha partecipato a una compilation lounge cantando il brano Libiri (che avrebbe dovuto essere Liberi ma viene storpiato dai produttori svedesi con i DJ svedesi Sebastian Ingrosso e Steve Angello, che andranno a formare qualche anno dopo gli Swedish House Mafia. Tornato in Italia, si è laureato al DAMS dell’Università degli Studi Roma Tre in Cinema, televisione e nuovi media. Il primo avvicinamento di Diodato al festival di Sanremo è proprio l’anno del suo debutto discografico, il 2013, e quello successivo viene selezionato nelle Nuove proposte con il brano Babilonia. Il 19 e 21 febbraio 2014 è al Teatro Ariston per la prima volta e arriva secondo, appena dietro Rocco Hunt. Ma il riconoscimento più alto gli arriva proprio da un regista, Paolo Virzì, che gli consegna il premio della giuria di qualità. Quest’anno viene chiamato a partecipare al Festival  per la terza volta, con “Fai rumore” con il quale ha vinto il Festival di Sanremo 2020, brano fa parte del disco “Che vita meravigliosa”, in uscita il 14 febbraio 2020. Lo stesso Diodato racconta come è nata la canzone e il significato del testo: “”E’ nato in un pomeriggio, ero in questo studio con Edwyn Roberts, che ha collaborato con me per questo brano. Lui stava suonando al piano, io ero seduto sul divano e ho cominciato a cantare col microfono. Si è creata una magia, non c’erano ancora tutte le parole, solo accenni… Ma la parte finale del brano è esattamente quella che abbiamo registrato quel giorno. Mi ricordo che avevo gli occhi chiusi”. “Quando li ho riaperti, io ed Edwyn siamo scoppiati a ridere perché era una risata di emozione, era successo qualcosa di magico.- continua Diodato –  Ho lavorato al testo, a mettere a fuoco quello che volevo dire. Sentivo la necessità di abbattere i muri dell’incomunicabilità, di far arrivare la mia voce e far sentire un dialogo. Un invito a bruciare quei silenzi che amplificano delle distanze e considerazioni false che creiamo noi stessi”. Alla terza partecipazione al Festival sul palco dell’Ariston, la seconda tra i “Big”, il cantautore Diodato ha trionfa con l’intenso brano “Fai rumore”, un atto di ribellione che fotografa l’amore nel senso più ampio possibile e allo stesso tempo un invito ad abbattere i muri dell’incomunicabilità. In conferenza stampa l’altro giorno Diodato aveva detto: “Sono stati mesi incredibili che mi stanno dando una soddisfazione immensa. Da “Che vita meravigliosa” a “Fai rumore” è stato compreso il pensiero che c’era dietro e questa è la cosa più importante. La cosa più bella è sentirsi dire: “hai scritto la mia canzone” Questa è la cosa più bella per me”. spiegando ai giornalisti il suo pezzo sanremese : “Sarà capitato a tutti di allontanarsi da un’altra persona. Questo è un invito a far sentire la propria umanità con un rumore dolce. Quei silenzi che si creano rischiano di amplificare anche dei silenzi errati. E’ un invito a provare a non distruggere ciò che di buono c’è stato nel vissuto. Oggi ci sono due grandi divisioni nella nostra società: una parte troppo rumorosa composta da urlatori che si vogliono imporre con determinati slogan, dall’altra parte c’è un altro mondo che non si riconosce e che talvolta rimane troppo in silenzio. Ecco, questa canzone è anche un invito a loro a manifestare il loro dissenso facendo attenzione alle parole“. Nel festival delle maschere e dei travestimenti, come da scommessa legata agli ascolti, Amadeus entra in scena con la parrucca bionda di Maria De Filippi nella serata finale dell’edizione numero 70 di Sanremo. Ad introdurlo è Fiorello, dopo aver incitato il pubblico, tra i sorrisi ed un pizzico di emozione, a fare un grande applauso per l’amico Amadeus. E’ poi il momento del duo “Gli Amarello” (cioè Amadeus più Fiorello) nell’interpretazione di "Un mondo d’amore" di Gianni Morandi. Amarcord sul palco dell’Ariston per Amadeus e Fiorello, che hanno iniziato la loro carriera nello spettacolo insieme a Radio Deejay. “Ci chiamavano i ragazzi di via Massena, e se siamo arrivati fino a qui – dice il conduttore – lo dobbiamo a Claudio Cecchetto“. “Ciao Claudio”, gli fa eco Fiorello. Nei giorni scorsi in sala stampa, ritirando il premio Assomusica intitolato a David Zard, Fiorello ha colto l’occasione per rendere omaggio anche a Franchino Tuzio e Bibi Ballandi ai quali sono legati i suoi esordi e i suoi grandi successi. “I vertici Rai ci hanno proposto di fare il Sanremo Bis: la la risposta la daremo alla fine di questa puntata, la settimana prossima”. Tra il serio e il faceto, ironizzando sulla durata monstre delle serate del festival, Fiorello lo annuncia a sorpresa all’inizio della finale, poi chiama l’applauso per Amadeus, “perché lo merita, veramente“, e si emoziona. Un piccolo retroscena: SkyTg24 nel suo rullo di notizie ha dato notizia della vittoria di Diodato, 40 minuti prima  della proclamazione avvenuta alle  02,34 dal palco dell’Ariston . Il canale ‘all news’ di Sky ha poi eliminato la notizia e successivamente si è scusato per l’incidente. “La direzione di Sky Tg24 chiarisce che per errore è stata pubblicata sul ticker un’ultim’ora sul vincitore di Sanremo, nonostante non fosse arrivata alcuna notizia in tal senso ai giornalisti della testata”, ha precisato l’emittente, spiegando che “al momento dell’annuncio della terna dei finalisti, il ticker è stato programmato con i nomi di tutti e tre i concorrenti e per errore è stata pubblicata la stringa con il nome di Diodato. Non appena è stato segnalato l’accaduto, l’ultim’ora è stata cancellata“. Diodato ha dedicato la sua vittoria “alla mia famiglia che ha fatto tanto rumore nella mia vita e anche in questi giorni“, ma sembrerebbe che la canzone sia stata ispirata da un’altra partecipante a Sanremo, cioè la cantautrice Levante (arrivata 12esima in classifica). Almeno è quanto suggerisce l’amico comune Coez, che pare che ieri sera nel backstage si sia rivolto alla giovane chiedendole “Fai rumore è dedicata a te, eh?“. Diodato parla della “sua” Taranto. Bello e sincero l’abbraccio finale tra Amadeus e Fiorello che ballano un lento abbracciati stretti stretti e con gli occhi socchiusi Amadeus e Fiorello mentre aspettano il verdetto per la proclamazione dei vincitori: “Questo festival non sarebbe stato così se non avessi avuto accanto a me tutti i giorni il mio amico da 35 anni, Rosario Fiorello”, sottolinea Amadeus. “È stato bello, bello bello” ha aggunto Fiorello, e la standing ovation del Teatro Ariston è tutta per lui. Questa la classifica finale:

1° Diodato

2° Francesco Gabbani

3° Pinguini Tattici Nucleari

4° Le Vibrazioni

5° Piero Pelù

6° Tosca

7° Elodie

8° Achille Lauro

9°  Irene Grandi

1o° Rancore

11° Raphael Gualazzi

12° Levante

13° Anastasio

14° Alberto Urso

15° Marco Masini

16° Paolo Jannacci

17° Rita Pavone

18° Michele Zarrillo

19° Enrico Nigiotti

20° Giordana Angini

21° Elettra Lamborghini

22° Junior Cally

23° Riki

Sanremo 2020, Gabbani e Pinguini fregati? Ecco come ha vinto Diodato: polemica e dubbi al Festival. Libero Quotidiano il 9 Febbraio 2020. Come ogni anno, è polemica per la classifica finale al Festival di Sanremo. Come è noto, ha vinto Diodato con il brano Fai rumore, che si è accaparrato anche il premio della critica e quello della stampa. Trionfo a tutto tondo, ma... C'è come sempre un "ma", confermato nel corso della conferenza stampa conclusiva all'Ariston: per la vittoria di Diodato alla 70esima edizione della kermesse, è risultato decisivo il voto espresso dalla giuria della sala stampa. Infatti, si apprende, sia televoto sia la giuria demoscopica avevano dato il primo posto, nella votazione finale, a Francesco Gabbani, indicando invece Diodato rispettivamente al terzo e al secondo posto. La sala stampa ha votato per Diodato, quindi Gabbani e i Pinguini Tattici Nucleari. Il televoto ha dato il 38% a Gabbani, il 37% ai Pinguini Tattici Nucleari e poco meno del 24% a Diodato. Ma alla fine è stato quest'ultimo a spuntarla. E, come detto, sul web e sui social, al grido di "il televoto non conta nulla", monta la polemica. Senza la quale Sanremo non sarebbe tale.

Sanremo, Emiliano: «Diodato orgoglio di Puglia». Melucci: «Figlio di Taranto». Il governatore Emiliano elogia il vincitore del Festival: «Un ragazzo pugliese, un figlio di Taranto». La Gazzetta del mezzogiorno il 09 Febbraio 2020. «Un ragazzo pugliese, un figlio di Taranto, vince il festival di Sanremo con merito, per talento, dopo gavetta e studio continuo. Bravo Antonio Diodato, orgoglio di questa comunità». Lo scrive su Facebook il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, commentando la vittoria del cantante tarantino alla 70esima edizione del festival di Sanremo.

IL SINDACO DI TARANTO -  «È motivo di grande gioia vedere un artista che realizza il suo sogno. È motivo di grande orgoglio per lui, per la sua famiglia e la comunità tarantina vedere fiorire il suo talento coltivato da impegno, duro lavoro, spirito di sacrificio, costanza e tanto tanto studio». Lo sottolinea il sindaco di Taranto Rinaldo Melucci commentando la vittoria del cantautore tarantino Diodato alla 70esima edizione del festival di Sanremo. «Antonio Diodato - aggiunge - ha messo tutti d’accordo" vincendo anche «il premio della critica Mia Martini e il premio della sala stampa Lucio Dalla. Diodato stanotte ha certamente coronato un sogno durante il quale non ha dimenticato la sua città con una dedica delicata e sentita». «In questa giornata di vittoria e soddisfazione - conclude il primo cittadino - auguro a Taranto di 'fare rumorè esattamente come ha fatto Diodato: con impegno, duro lavoro, costanza e tanto tanto studio. Così si realizzano i progetti. E i sogni». 

Sanremo, il tarantino Diodato vince tutto: Festival, premio della Critica e sala Lucio Dalla. Condivide il podio con Francesco Gabbani, secondo, e Pinguini Tattici Nucleari, terzi. Le emozioni dell'ultima serata del Festival minuto per minuto. Bianca Chiriatti su La Gazzetta del mezzogiorno l'8 Febbraio 2020. Il premio della critica Mia Martini se lo porta a casa Diodato. Secondo posto per Tosca, terzo Rancore. Premio Sergio Bardotti va a Eden, di Rancore. Premio Sala Stampa Lucio Dalla va a Diodato, secondo Gabbani, terzi Pinguini Tattici Nucleari. Tosca vince il Premio Bigazzi per la miglior composizione musicale. Premio Tim Music per la canzone più ascoltata in streaming a Francesco Gabbani. CLASSIFICA FINALE DAL 23ESIMO AL QUARTO POSTO: 23)Riki 22)Junior Cally 21)Elettra Lamborghini 20)Giordana Angi 19)Enrico Nigiotti 18)Michele Zarrillo 17)Rita Pavone 16)Paolo Jannacci 15)Marco Masini 14)Alberto Urso 13)Anastasio 12)Levante 11)Raphael Gualazzi 10)Rancore 9)Irene Grandi 8)Achille Lauro 7)Elodie 6)Tosca 5)Piero Pelù 4)Le Vibrazioni.

LA DIRETTA DELLA SERATA MINUTO PER MINUTO - Sono le 20.53 quando entra in scena la banda dei Carabinieri, per aprire l'ultima puntata della 70esima edizione del Festival di Sanremo, che ha sfondato tutti i record, di ascolti, sui social, di polemiche (non ultima la querelle Bugo-Morgan, abbiamo seguito tutto in diretta qui). Si comincia subito con la classifica generale parziale, unione dei voti di giuria demoscopica, giuria della sala stampa, giuria degli orchestrali. Queste le posizioni: 23)Junior Cally 22)Riki 21)Eletta Lamborghini 20)Enrico Nigiotti 19)Giordana Angi 18)Alberto Urso 17)Michele Zarrillo 16)Rita Pavone 15)Marco Masini 14)Paolo Jannacci 13)Levante 12)Raphael Gualazzi 11)Achille Lauro 10)Anastasio 9)Rancore 8)Irene Grandi 7)Elodie 6)Tosca 5)Piero Pelù 4)Pinguini Tattici Nucleari 3)Le Vibrazioni 2)Francesco Gabbani 1)Diodato.

Si parte con la gara. Michele Zarrillo è il primo, la sua "Nell'estasi e nel fango" entra sempre più in testa, ascolto dopo ascolto. Elodie ancora una volta scende le scale elegantissima, in lungo nero Versace, la performance brilla come ogni sera. Mara Venier si toglie le scarpe e scende le scale di corsa. Enrico Nigiotti convincente, ringrazia alla fine dell'esibizione. Fiorello sul palco dopo la pubblicità: «I vertici ci hanno proposto il Sanremo bis», e complimenti sinceri ad Amadeus, che entra in scena con la parrucca di Maria De Filippi e la imita.  È il momento di Irene Grandi, sempre più rock. Arriva anche Diletta Leotta che presenta Alberto Urso. È poi il turno di Diodato, a metà dell'esibizione gli si rompe quasi la voce, ma sempre emozionante. La sala stampa applaude. Sabrina Salerno sul palco per presentare Marco Masini. E non sappiamo se è l'effetto della finale, ma le canzoni ci sembrano tutte più belle. Leo Gassmann, vincitore della categoria Nuove Proposte, si esibisce con la sua "Vai bene così". Medley di Tiziano Ferro: "Alla mia età", poi "Non me lo so spiegare", "Ed ero contentissimo", "Per dirti ciao". In platea all'Ariston tanti cellulari con i flash accesi. Il ringraziamento di Sanremo per una delle voci più belle che abbiamo in Italia, forse la più bella. Ottavo in gara Piero Pelù, sul palco a torso nudo con la scritta sul petto "6 molto di più". Sul finale "scippa" una borsa a una signora in prima fila e se la porta sul palco. Il pubblico in platea esplode, la sala stampa pure. Scende anche Francesca Sofia Novello e presenta Levante. Outfit nero, capelli raccolti, trucco pesante. Collegamento con il Nutella Stage in piazza Colombo, dove suonano gli Eugenio in Via di Gioia. Si attende Biagio Antonacci.

Alle 23.10 sul palco i Pinguini Tattici Nucleari, anche loro favoriti per il podio. Il leader della band, Riccardo Zanotti, lanciatissimo va in platea e dà un bacetto a Mara Venier. Achille Lauro sul palco vestito da Elisabetta I Tudor bacia Boss Doms. Junior Cally, Raphael Gualazzi, sempre più travolgente man mano che si va avanti con gli ascolti. Anche Tosca scende le scale senza scarpe. Gabbani canta muovendo le mani e puntando sulla gestualità attoriale. Rita Pavone regala un'altra performance grintosissima. Le Vibrazioni dirette da Peppe Vessicchio, la platea impazzisce per il direttore d'orchestra ed è in tripudio.  È il momento di Biagio Antonacci. Prima il nuovo singolo, "Ti saprò aspettare", poi un medley. Si torna alla gara con Anastasio alle 00.31, corre voce ci sia mezzora di ritardo sulla scaletta. José, il figlio di Amadeus, canta dal suo posto in prima fila "Rosso di rabbia", il brano di Anastasio. Riki sul palco, al suo autotune esagerato non riusciremo mai ad abituarci. Poi Giordana Angi, Paolo Jannacci. Elettra Lamborghini, penultima in gara, finalmente si scioglie, e sulle note della sua 'Musica (E il resto scompare)', scende dal palco e va a stuzzicare Coletta, poi twerka.

Si legge la classifica, dal 23esimo al quarto posto. C'è un'oretta circa di show da riempire, si parte con Fiorello che scherza col direttore di Rai Uno, usando anche l'autotune. Nel frattempo è aperto il televoto fra Diodato, Pinguini Tattici Nucleari, Francesco Gabbani. La sala stampa ha avuto 5 minuti per votare. È Fiorello show. È l'1.45 e manca ancora tanta roba sulla scaletta. Balla Ivan Cottini, poi il cast del film Popcorn, con Christian De Sica, Massimo Ghini, Angela Finocchiaro. Sono le 2.20 e sul palco ha appena finito di cantare Vittorio Grigolo. Si va verso l'annuncio dei vincitori, che arriva oltre le due e mezzo.

Ecco chi è Antonio Diodato, il vincitore di Sanremo. Originario di Taranto, ha vinto la 70esima edizione del Festival di Sanremo con la canzone “Fai rumore”. Emanuela Carucci, Domenica 09/02/2020 su Il Giornale. "Questo premio lo dedico alla mia famiglia e alla mia città e a tutti coloro che lottano per una situazione insostenibile". Sono queste le parole che Diodato ha detto in conferenza stampa nel teatro Ariston di Sanremo poco dopo aver vinto il Festival della canzone italiana con la canzone "Fai rumore". Dopo aver alzato il leone con la palma al cielo, il premio tanto ambito dai cantanti italiani (ha anche vinto il premio della critica "Mia Martini" e quello della sala stampa "Lucio Dalla"), il primo pensiero del vincitore del Festival è andato alla sua città, Taranto, dove è impegnato da tempo, insieme all'attore Michele Riondino (tarantino anche lui, ndr), nella lotta per la tutela dell'ambiente e della salute non sempre rispettate per la presenza dello stabilimento siderurgico a pochi passi dalla città. È dal primo maggio 2013 che Diodato è, infatti, al fianco del comitato dei cittadini e dei lavoratori "Liberi e pensanti", organizzatore del "contro-concertone" (in aperta antitesi col concerto del Primo Maggio a Roma creato dai sindacati oltre vent'anni fa). Da sempre sensibile ai problemi che affliggono la sua città, Antonio Diodato, ha portato sul palco dell' "Uno Maggio Taranto", cantanti come Levante, Litfiba, Niccolò Fabi, Daniele Silvestri e altri ancora per "fare rumore" dalla città dell'acciaio per definizione. "Io userò sempre la mia forza, e l'ho sempre fatto in questi anni, man mano che crescevo artisticamente invitavo gente a Taranto. Spero di poter aiutare anche quest'anno il 1° maggio a Taranto" ha dichiarato infatti ieri durante la conferenza stampa ai giornalisti presenti. La sua promessa dal palco dell'Ariston l'ha fatta e ha fatto emozionare i tarantini che sui social condividono la sua canzone e le sue parole "per fare rumore". "In questo momento - ha aggiunto il cantante -non ho paura, sono arrivato a tutto questo continuando a essere me stesso. Non sono spaventato, arrivo a questo successo dopo tantissimi anni di gavetta, di batoste anche pesantissima. Non penso che la vita sia tutto rose e fiori, credo di avere quel filo di maturità per capire che dai dolori possano nascere grandi cose. Ho suonato in condizioni estreme". Ma cerchiamo di capire meglio chi è Antonio Diodato. Ha 39 anni, è nato ad Aosta, ma è cresciuto a Taranto, la sua città d'origine, insieme alla sua famiglia. Vive da anni a Roma dove ha studiato al Dams dell' Università degli Studi Roma Tre. Per un breve periodo ha vissuto anche in Svezia dove ha partecipato ad una compilation lounge cantando il brano "Liberi" con i dj svedesi Sebastina Ingrosso e Steve Angello. Antonio aveva già partecipato al Festival di Sanremo per ben due volte: la prima nella categoria Giovani con la canzone "Babilonia" che lo ha portato al successo e la seconda, nel 2018, insieme al cantante siciliano e suo amico Roy Paci con la canzone "Adesso". Questa volta, però, ha fatto rumore e il Festival, giunto alla settantesima edizione, lo ha vinto. Nel video della canzone "Fai rumore" il cantante viene inquadrato in una fitta nebbia rossa che ricorda quasi i fumi dello stabilimento siderurgico della sua città e poi c'è una donna che corre via da lui. Non si esclude che la canzone faccia riferimento alla fine della storia d'amore di Diodato con Levante (dodicesima classificata al Festival di Sanremo). A quanto pare l'amico comune, Coez, ieri sera nel backstage si è rivolto a lei chiedendole "Fai rumore è dedicata a te, eh?". 

Sanremo, Coez "punge" Levante: "Diodato la ha dedicata a te?" A fine serata arriva uno scoop dal teatro Ariston: Fai rumore, canzone vincitrice, sarebbe dedicata a Levante, con la quale Diodato è stato fino a pochi mesi fa; Coez interroga la cantante ma lei scappa via imbarazzata. Francesca Galici, Domenica 09/02/2020 su Il Giornale. Diodato ha vinto Sanremo con Fai Rumore, brano dalle classiche sonorità sanremesi che ha colpito il pubblico già al primo ascolto. Il cantante pugliese, entrato in gara come outsider, ha convinto tutti con la sua faccia da bravo ragazzo, i modi gentili e la voce potente, supportata da un testo profondo, malinconico e non banale. Testo e musica sono di Diodato, che per la stesura si è fatto affiancare da Edwyn Roberts. È una ballata d'amore, un tema classico e ricorrente nella tradizione del festival di Sanremo, che Diodato sceglie di guardare da un punto di vista diverso dal solito. Il cantautore parla di di un sentimento puro, che sussiste nonostante la fine della relazione. Perché l'amore non può finire all'improvviso, ha i suoi tempi e crea un vuoto di malinconia quando non può essere appagato dalla persona verso la quale è diretto. Durante quel lasso di tempo nel quale l'amore persiste nonostante la rottura della relazione, l'assenza si fa presenza e quel silenzio sordo penetra come un rumore instancabile che non se ne va. È proprio a questo che fa riferimento Diodato nella sua canzone, nella quale racconta i tormenti di un uomo che cerca ogni strada per vivere ed esprimere il suo amore ma poi si arrende, rassegnato all'evidenza dei fatti. "Che fai rumore qui e non lo so se mi fa bene, se il tuo rumore mi conviene", canta Antonio Diodato con struggente potenza vocale. Versi molto forti e intensi, che in molti si sono chiesti se fossero un racconto autobiografico e a questo interrogativo, già da ieri sera, qualcuno aveva già dato una risposta. Come nei migliori romanzi d'amore, è emerso che il cantautore di origini pugliesi ha avuto una lunga storia d'amore con Levante, sua collega anche lei in gara al teatro Ariston. I due sono stati insieme dal 2017, quando lei ha divorziato da Simone Cogo. La relazione si è interrotta di recente ma nessuno fino a pochi mesi fa sapeva della loro storia d'amore, che pare sia stata intensa e appassionata. Amanti della privacy, non hanno mai condiviso nessuna foto di coppia sui social, nessun elemento ha mai fatto supporre che potesse esserci del tenero tra loro. Al termine dell'ultima serata del festival di Sanremo, è Coez a svelare lo scoop più succulento della serata. Lui è un amico comune di entrambi e ha voluto stuzzicare Levante sul tema. "Fai rumore è dedicata a te, eh?", chiede Coez a Levante, che presa da un improvviso imbarazzo non risponde, sorride e volta le spalle, come a scappare. Dopo lo scoop sono in tanti ora quelli che sognano un ritorno di fiamma tra loro, soprattutto alla luce delle parole d'amore che Diodato avrebbe dedicato alla sua ex Levante. Sarà così?

Diodato vince il 70esimo Festival di Sanremo, ma Sky anticipa la vittoria. Redazione de Il Riformista il 9 Febbraio 2020. Diodato vince il 70 esimo Festival di Sanremo con Fai Rumore. Mentre si piazza al secondo posto Viceversa di Francesco Gabbani. Al terzo posto si classificano invece I pinguini tattici nucleari con la canzone Ringo Starr. Per quanto riguarda gli altri premi, Diodato fa doppietta e vince due premi. Si aggiudica il premio della critica Mia Martina e il premio Lucio Dalla. Mentre il Premio Sergio Bardotti per il miglior testo, assegnato dalla Commissione musicale va a Rancore con ‘Eden’. ‘Viceversa’ di Francesco Gabbani si aggiudica il premio TimMusic, attribuito al brano in concorso più ascoltato in streaming sulla piattaforma Tim dedicata alla musica digitale.

SKY ANTICIPA IL NOME DEL VINCITORE – Questo Festival è stato abbastanza apprezzato soprattutto sui social, ma fino alla fine la polemica non è mancata. Con netto anticipo Sky tg24 anticipa il vincitore del Festival scrivendo il nome in diretta scatenando la reazione dei social, non solo per la lunga attesa ma anche per aver svelato la sorpresa. Sky ha prontamente replicato per riparare all’errore spiegando che si è trattato di un inconveniente. Il banner del vincitore era già stato programmato ma l’operatore non è riuscito a rimanere sveglio ed è apparso in anticipo in sovrimpressione per sbaglio.

LA CLASSIFICA – Nella serata finale votano la giuria demoscopica (33%), la giuria della sala stampa, tv, radio e web (33%) e il televoto (34%). Al termine delle esibizioni dei 23 Big verrà stilata una classifica determinata dalla media tra le percentuali di voto ottenute in serata e quelle delle serate precedenti. I primi tre Campioni in classifica saranno sottoposti a una nuova votazione, sempre da parte della giuria demoscopica (33), della giuria della sala stampa (33) e del televoto (34%), che determinerà la canzone vincitrice del festival di Sanremo 2020. La classifica finale ha visto come primo risultato della 70esima edizione del Festival di Sanremo: ai primi tre posti Diodato, Gabbani e Pinguini Tattici Nucleari, che si sono giocati la vittoria. Seguono nell’ordine Le Vibrazioni, Piero Pelù, Tosca, Elodie, Achille Lauro, Irene Grandi, Rancore, Raphael Gualazzi, Levante, Anastasio, Alberto Urso, Marco Masini, Paolo Jannacci, Rita Pavone, Michele Zarrillo, Enrico Nigiotti, Giordana Angi, Elettra Lamborghini, Junior Cally e all’ultimo posto Riki.

All’inizio della puntata la classifica generale, che è stata ribaltata con colpi di scena in quella finale, ha visto in testa Diodato, a seguire Francesco Gabbani, Le Vibrazioni, Pinguini Tattici Nucleari, Piero Pelù, Tosca, Elodie, Irene Grandi, Rancore, Anastasio, Achille Lauro, Raphael Gualazzi, Levante, Paolo Jannacci, Marco Masini, Rita Pavone, Michele Zarrillo, Alberto Urso, Giordana Angi, Enrico Nigiotti, Elettra Lamborghini, Riki, Junior Cally.

LA SERATA – Si apre con la banda dell’Arma dei carabinieri sulle scale dell’Ariston l’ultima serata del Festival di Sanremo. “Era un desiderio, un sogno, iniziare con un simbolo che unisce tutta l’Italia e quest’anno compie 100 anni”, il saluto di Amadeus, accolto con un boato e la standing ovation del pubblico. Il conduttore ha poi chiesto alla platea di alzarsi per l’inno, un gesto imitato anche in sala stampa. Accolta dagli applausi dell’Ariston “la regina della domenica”, Mara Venier che per praticità si toglie le scarpe scendendo le scale a piedi nudi. “Ieri quando ho visto la caduta di Gavi mi sono spaventata”, dice lei, sbagliando il nome di Ghali. E poi l’abbraccio ad Amadeus: “Sono felicissima per te”. Il conduttore poi le ha consegnato le chiavi di tutti i camerini dell’Ariston, visto che domani Domenica In sarà in onda proprio dal teatro. “Si ma non vorrei fare domattina, dimmi che intenzioni hai”, scherza lei.

SANREMO BIS –  “Ieri sera c’erano cose mai viste, Morgan che inseguiva Bugo, Rita Pavone che giocava a burraco con Dua Lipa, Pelù che struccava Achille Lauro. Il figlio di Amadeus quando è iniziato il festival aveva 8 anni, oggi ne ha 11. Questo è il festival più bello di tutti, sono spariti tutti, Salvini, Zingaretti, ho visto Floris che parlava di pensioni con Elettra Lamborghini. Tutto merito di quell’uomo pazzesco. I vertici Rai ci hanno proposto di fare il Sanremo bis, la risposta la daremo alla fine di questa puntata cioè la settimana prossima”. Così Fiorello sul palco dell’Ariston. “Ora però vorrei un applauso vero, perché se lo merita. C’è anche la standing ovation, bravi”. Poi chiama Amadeus, ricordando che aveva promesso che se avesse fatto buoni ascolti “avrebbe messo il parruccone biondo di Maria De Filippi”. E così è: il conduttore scende le scale con parrucca platino sulla sigla di C’è posta per te. “Sembri Montezemolo biondo”, lo prende in giro Fiorello. Tra i grandi ospiti che hanno animato la serata finale del 70esimo Festival di Sanremo ricordiamo Biagio Antonacci che ha interpretato il suo ultimo singolo Ti saprò aspettare e ha incantato il pubblico con un medley dei suoi successi, da Iris a Quanto tempo e ancora. E Sabrina Salerno, che è ritornata all’Ariston portando una reinterpretazione del suo grande successo Boys (summertime love).

Diodato è il vincitore di Sanremo 2020. Pubblicato domenica, 09 febbraio 2020 su Corriere.it. Ha vinto Diodato e non è una grandissima sorpresa, considerato che già sabato all’inizio della finale era primo nella classifica provvisoria. È sempre stato tra i favoriti in questa settimana con il suo brano «Fai rumore» che parla della necessità di abbattere i muri dell’incomunicabilità, un invito a bruciare quei silenzi che amplificano le distanze. È piaciuta la sua canzone, ha convinto la sua interpretazione. C’è chi dice sia «chirurgico», perfetto, preciso. Ha vinto la 70edizione del Festival di Sanremo a 38 anni dopo aver calcato il palco del Teatro Ariston tra le Nuove proposte nel 2014, e tra i big nel 2018. E questa, la sua terza volta, è stata quella giusta. Le sue performance sono state sempre perfette fin da martedì 4. Alla fine della prima serata era già nel podio, classificandosi al terzo posto. E più o meno è sempre rimasto in quella posizione. Addirittura primo nella classifica della sala stampa. Molto applaudito nella serata delle cover dove insieme a Nina Zilli ha proposto «24mila baci» di Celentano, rivisitata in chiave ancora più rock n’ roll. Diodato in un post su Instagram, aveva annunciato di voler rendere omaggio a Celentano, da lui considerato padre del rock n’ roll italiano. «Io amo il rock’n’roll da sempre e in questi anni non avevo ancora avuto occasione di poter rendere omaggio a uno dei più grandi artisti italiani» aveva detto. In conferenza stampa l’altro giorno aveva detto: «Sono stati mesi incredibili che mi stanno dando una soddisfazione immensa. Da “Che vita meravigliosa” a “Fai rumore” è stato compreso il pensiero che c’era dietro e questa è la cosa più importante. La cosa più bella è sentirsi dire: “hai scritto la mia canzone” Questa è la cosa più bella per me». Ha poi spiegato il suo brano sanremese : «Sarà capitato a tutti di allontanarsi da un’altra persona. Questo è un invito a far sentire la propria umanità con un rumore dolce. Quei silenzi che si creano rischiano di amplificare anche dei silenzi errati. E’ un invito a provare a non distruggere ciò che di buono c’è stato nel vissuto. Oggi ci sono due grandi divisioni nella nostra società: una parte troppo rumorosa composta da urlatori che si vogliono imporre con determinati slogan, dall’altra parte c’è un altro mondo che non si riconosce e che talvolta rimane troppo in silenzio. Ecco, questa canzone è anche un invito a loro a manifestare il loro dissenso facendo attenzione alle parole». Sembra essere proprio un periodo fortunato per lui: «Che vita meravigliosa» non è solo il brano portante della colonna sonora del film La dea fortuna di Ozpetek, ma anche il titolo del nuovo album di inediti, in uscita il 14 febbraio, che racconta la vita del cantautore in questi tre anni di assenza. E per Antonio Diodato, conosciuto semplicemente come Diodato, nato ad Aosta il 30 agosto 1981, sono previsti due concerti : il 22 aprile a Milano all’Alcatraz, mentre il 29 aprile l’artista sarà all’Atlantico di Roma. Nato ad Aosta, Diodato è però cresciuto a Taranto, e infine si è trasferito a Roma. Dopo un po’ di lavori nel 2013 incide il disco «E forse sono pazzo» che ottiene ottime recensioni. Il 19 e 21 febbraio 2014 è sul palco del Teatro Ariston di Sanremo tra le Nuove Proposte con il brano «Babilonia» e arriva secondo dietro a Rocco Hunt, e vince il premio della giuria di qualità presieduta da Paolo Virzì. Nel giugno 2014 vince l’MTV Italia Award nella categoria “Best New Generation” e si esibisce nella cerimonia di premiazione cantando il suo singolo «Se solo avessi un altro». Il 27 ottobre 2014 esce il suo secondo lavoro discografico, intitolato «A ritrovar bellezza», nel quale sono presenti cover degli anni sessanta. Il 27 gennaio 2017 viene pubblicato il suo nuovo album di inediti «Cosa siamo diventati». Nel 2018 la partecipazione al Festival di Sanremo con il brano «Adesso», insieme al trombettista Roy Paci, dove si classificano ottavi. E ora la vittoria all’Ariston. 

Sanremo 2020, Fai rumore di Diodato: il significato del testo. Laura Pellegrini il 09/02/2020 su Notizie.it.  Diodato ha vinto il Festival di Sanremo 2020 la canzone "Fai rumore": il testo e il significato della canzone. Diodato si è aggiudicato la vittoria al Festival di Sanremo 2020 con il brano Fai rumore e il prossimo San Valentino uscirà il terzo disco: “CHE VITA MERAVIGLIOSA” (Carosello Records). Tra i 11 inediti contenuti nell’album è nascosta la voglia di sperimentare e la passione di Diodato. Sono in programma anche due date live a Milano (22 aprile) e Roma (29 aprile) per il prossimo aprile 2020. Diodato ha vinto il Festival di Sanremo 2020 con il brano dal titolo Fai rumore. “Non credo di essere mai stato così tanto me stesso – ha confessato il cantante -, d’essere mai stato in grado di mettere così a fuoco il mio vissuto e tutte le sensazioni che mi hanno portato a dare questo titolo prima a una canzone e poi a questo album”. Diodato sta parlando di “CHE VITA MERAVIGLIOSA”, la nuova raccolta di 11 inediti in uscita il 14 febbraio 2020, subito dopo il Festival. Prodotto da Tommaso Colliva, è il terzo album dopo “Cosa siamo diventati” (Carosello Records, 2017) e dopo le partecipazioni a Sanremo in gara con Roy Paci nel 2018 e nelle vesti di ospite di Ghemon nel 2019. “Ero pronto a condividere, a raccontare questa condizione di perenne viaggiatore, navigante felicemente disperso, di osservatore talvolta malinconico, talvolta disincantato, di eterno bambino innamorato di questa giostra folle. Innamorato, appunto, ed è forse questo amore ad averci portato a questa data”.

Sanremo 2020, parla Antonio Diodato: «Ho raccontato me stesso». Pubblicato domenica, 09 febbraio 2020 da Corriere.it. Antonio Diodato ha trionfato a Sanremo con «Fai rumore», ballad elegante e intensa fra la classicità di Modugno e le atmosfere dei Radiohead, un invito a rompere le barriere dell’incomunicabilità. Il cantautore tarantino ha commentato così, nella sala stampa dell’Ariston, il risultato. A chi lo dedichi? “Alla mia famiglia che ha fatto tanto rumore nella mia vita e anche in questi giorni. Li ho sentito poco. Mi ha scioccato il rispetto della situazione in cui ero. Non vedo l’ora di chiamarli. E poi all’altra famiglia che si creata intorno a me professionalmente e a Edwyn Roberts che ha scritto il brano con me. E dedico la vittoria anche a quel bambino che aveva paura del mondo fuori e stava nella sua stanza”. Fai parte di un mondo musicale che arriva dal basso… “C’è movimento musicale in Italia che va rispettato e che lavora in maniera artigianale e inizia ad avere riconoscimenti importanti. C’è musica importante nel nostro Paese e voi che la riconoscete e lottate per farla conoscere”. Cosa è arrivato della canzone secondo te? “Avessi la formula, scriverei sempre brani così. Ho raccontato me stesso, sensazioni che ho provato e pescato nella mia intimità e nel mio vissuto. Se dici verità mettendoti a nudo, magari provando vergogna, ti connetti con qualcun altro. Mi ha colpito la gente che ti scrive e dice Hai scritto la mia canzone. Succede quando scrivi qualcosa che puzza di te, che sa di te. E lì, in profondità, ci assomigliamo tutti. Se riesci a essere sincero con te stesso arrivi”. Davanti a 150 persone dicevi di stare al posto giusto: adesso?“ La mia musica ha sempre ottenuto quello che meritavo. Mi esponevo fino a un certo punto. Questa volta ho abbattuto il muro che mi divideva da qual nucleo emotivo. Qualcosa che partiva da tanti anni fa. Se la gente si è avvicinata è perché le ho permesso avvicinarsi. Ho suonato in condizioni estreme e ho imparato pian piano. Ho paura di essere retorico ma ho imparato a vedere 8 persone davanti a me e suonare per loro che si sono alzate alla mattina e avevano comprato il biglietto. 800 o 8000 continuo a condividere la mia musica”. Andrai all’Eurovision? “Non ho nulla da fare il 16 maggio, vero? Ci vado! Credo si debba fare squadra a livello di musica italiana. Va aiutata a livello internazionale per tornare a essere esportatori di musica al di là della lingua. Abbiamo forza che viene dall’insegnamento di Modugno, una forza riconoscibile all’estero” Sei direttore artistico del concerto del Primo maggio di Taranto. Cosa accadrà? “Userò la mia forza per aiutare amici del Primo maggio per denunciare la situazione insostenibile di Taranto”. Come è stato ricantare la canzone da vincitore? “Ho sentito una presenza, un’energia strana che mi muoveva capelli. E dopo ero libero e felice, forse perché non c’era più tensione”.

 Diodato, le canzoni e la storia con Levante (che avrebbe ispirato «Fai rumore»): chi è il vincitore di Sanremo. Pubblicato domenica, 09 febbraio 2020 su Corriere.it da Greta Sclaunich. La carriera musicale iniziata a Stoccolma, le tre partecipazioni a Sanremo e la vittoria dedicata (ufficialmente) alla famiglia. Antonio Diodato, il vincitore del Festival di Sanremo 2020 con il brano «Fai rumore» (ma ha vinto anche il premio della critica «Mia Martini» e quello della sala stampa «Lucio Dalla»), ha 38 anni. Di origini pugliesi, è nato ad Aosta ma è cresciuto a Taranto e poi si è trasferito a Roma. La sua carriera musicale, però, inizia all’estero. Precisamente a Stoccolma, dove partecipa a una compilation lounge cantando il brano «Libiri» (cioè «Liberi» ma storpiato dai produttori) con i dj svedesi Sebastian Ingrosso e Steve Angello, i futuri Swedish House Mafia. Tornato in Italia, Diodato si laurea al Dams di Roma e si dedica alla musica: nel 2007 incide un EP autoprodotto, nel 2010 il singolo «Ancora un brivido». La prima offerta discografica arriva qualche anno più tardi. L’anno della svolta, infatti, è il 2013: esce il disco «E forse sono pazzo» (e ottiene ottime recensioni), il video del singolo «Ubriaco» viene scelto da MTV New Generation, è invitato ad esibirsi al concerto del Primo Maggio di Taranto. Infine, nel dicembre 2013, viene selezionato per partecipare al Festival di Sanremo dell’anno successivo tra le nuove proposte. Nel suo primo Sanremo finisce secondo nella sua sezione (il vincitore è Rocco Hunt) e però riceve anche il premio della giuria di qualità. Un paio di mesi più tardi vince l’MTV Italia Award e alla fine dell’anno anche il premio De André. A ottobre, intanto, esce il suo secondo album, «A ritrovar bellezza». Il terzo, «Cosa siamo diventati», arriverà due anni più tardi. Nel 2018, invece, viene di nuovo chiamato a salire sul palco dell’Ariston. Stavolta, con il brano «Adesso» e in coppia con il trombettista Roy Paci, arriva ottavo. Due anni dopo, eccolo di nuovo al Festival con il brano «Fai rumore» che gli regala la vittoria. Nessuna sorpresa: già dall’inizio era nella rosa dei favoriti e risultava sul podio anche nella classifica provvisoria (alla fine della prima serata era terzo, all’inizio della serata della finale primo e noi nelle nostre pagelle gli avevamo dato 7,5). Il prossimo appuntamento? Sul palco dell’Eurovision, il 16 maggio: subito dopo la vittoria ha dichiarato che parteciperà, un impegno a «fare squadra a livello di musica italiana». Ha dedicato la vittoria «alla mia famiglia che ha fatto tanto rumore nella mia vita e anche in questi giorni», ma pare che la canzone sia stata ispirata da un’altra partecipante a Sanremo, la cantautrice Levante (12esima in classifica). Almeno è quanto suggerisce l’amico comune Coez, che pare che ieri sera nel backstage si sia rivolto alla giovane chiedendole «Fai rumore è dedicata a te, eh?». Non sarebbe la prima canzone che Diodato dedica alla sua ex: anche «Cretino che sei» pare fosse per lei. Lui a suo tempo aveva infatti spiegato: «Ho frequentato a lungo il club dei cuori solitari. Sono stati la mia famiglia per diversi mesi e mi ero davvero convinto di poter vivere senza amore, senza esserne costantemente dipendente almeno. Ma poi è arrivato il suo sguardo e… Sì, lo so, sono un cretino e sono pure felice di esserlo». E anche lei si dice abbia scritto una canzone per lui: « È stata scritta prima della fine della storia. È stato un amore bello, senza gossip, che non si trova su internet. In un disco dedicato alla memoria, tra nomi e luoghi, non poteva mancare nessuno». Il titolo non darebbe adito a molti dubbi: la canzone è «Antonio».

Tra Diodato e Levante una love story in musica. Pubblicato lunedì, 10 febbraio 2020 su Corriere.it da Renato Franco. Un amore finito, ma forse non sopito. Il fuoco che è ancora brace, la ferita nell’anima, il Sanremo condiviso dove chi vince è contento ma chissà se lo è davvero in fondo al cuore. Si sapeva ma non troppo: a differenza di chi instagramma anche i momenti più intimi e privati, la storia d’amore (orami finita da qualche mese) tra Diodato e Levante era una vicenda sentimentale rimasta sotto la superficie del gossip, un vincolo affettivo chiuso nel perimetro insindacabile dei fatti loro. Riassunto (discreto, nel carattere dei due protagonisti) della loro love story a fari spenti: i due cantanti sono stati fidanzati dal 2017 fino a poco tempo fa. Un amore mai messo in vetrina, ma che ha lasciato echi e allusioni nei testi dei loro brani, autobiografie musicali forse vere forse no. Del resto l’interpretazione delle canzoni è come quella dei sogni, nella follia onirica si può sempre trovare qualcosa di plausibile. I due cantanti non parlano, ma in compenso ci pensano gli altri a parlare per loro. Mara Venier di fronte all’imbarazzato Diodato dà per scontato che la sua Fai rumore si riferisca a Levante, «un’ex morosa bella, bruna, simpatica, sexy, che canta bene». Imbarazzato lui tanto quanto lei che scappa via dal cellulare di Coez quando svela quello che molti immaginano: «L’ha dedicata a te». Il vincitore del Festival di Sanremo però ha sempre mantenuto il riserbo della vaghezza quando gli hanno chiesto di spiegare il senso della canzone: «È un invito a rompere il silenzio, a farsi sentire, abbattere i muri dell’incomunicabilità, abbattere i silenzi tra le persone, che ti possono far pensare che chi in quel momento non ti parla pensi di te cose che invece magari non sono vere». Ma, chiedono tutti, parla di Levante? «Non voglio entrare in cose personali. È una storia di cui non abbiamo mai voluto parlare. Non legherei questo brano solo a quanto accaduto fra noi». Non solo. Ma anche. Perché il brano affronta una tema condiviso da tutti quelli che provano qualcosa di non corrisposto. Il testo sembra essere trasparente: «Per quanto io fugga, torno sempre a te. Non lo posso sopportare questo silenzio innaturale tra me e te. Mi ritrovo negli stessi posti, proprio quei posti che dovevo evitare. E faccio finta di non ricordare, e faccio finta di dimenticare». Questa è la fine, ma c’è anche l’inizio, perché quando la loro storia d’amore sembrava immortale Diodato e Levante si sono reciprocamente cantati l’un l’altra in due brani che giocando a leggerli con gli occhi arroganti del senno di poi assomigliano a una premonizione. Lui pensò a lei in Cretino che sei (novembre 2017): «Adesso il cuore ti si spaccherà, ci sei cascato di nuovo». Lei pensava a lui in Antonio (ottobre 2019), vero nome di Diodato: «Lo sai benissimo, mi piaci tu, non ti chiedo giurami per sempre, l’amore non esiste nel futuro prossimo». Nonostante a quel tempo il loro legame fosse già finito, Claudia Lagona, in arte Levante, aveva deciso di lasciare la canzone nell’album: «Ho deciso di tenerla perché abbiamo avuto una bellissima storia d’amore che si meritava una bellissima canzone d’amore. Volevo che restasse traccia delle cose belle che ci sono state». Nel dubbio, il suggerimento di Battisti (in Prendila così) è un consiglio che vale per tutti: «Cerca di evitare tutti i posti che frequento, nasce l’esigenza di sfuggirsi per non ferirsi di più». L’imprevisto di ritrovarsi entrambi in gara a Sanremo non l’aveva calcolato...

Massimo Galanto per gossipblog.it il 10 febbraio 2020. Fresco di trionfo al Festival di Sanremo, Diodato in queste ore sta partecipando a trasmissioni televisive e radiofoniche per promuovere il suo lavoro discografico, ma soprattutto per raccontare le emozioni provate quando Amadeus lo ha proclamato vincitore della 70esima edizione della kermesse canora più importante in Italia. Tra le domande rivolte con più frequenza al cantante pugliese c'è una che suona più o meno così: a chi è dedicata la canzone Fai rumore? In molti hanno sospettato che la destinataria del bel brano fosse Levante, ex di Diodato e, per i casi della vita, anche lei in gara al Festival con Tiki Bom Bom. La risposta imbarazzata fornita dal cantante alle domande allusive e insistenti fatte ieri da Mara Venier a Domenica In, effettivamente, sembravano una conferma dei sospetti. Eppure, secondo quanto risulta a Blogo, la verità è un'altra. E, soprattutto, ad essere un'altra è la destinataria di Fai rumore. Secondo quanto apprendiamo, infatti, Fai rumore potrebbe essere dedicata ad un'altra sua ex fidanzata, tale Francesca, attualmente fidanzata con l'autore di Fai rumore, Edwyn Roberts (partecipò ad Amici di Maria De Filippi tra il 2012 e il 2013). Un intreccio sentimentale degno di una fiction melò, soprattutto se pensiamo che tale Francesca, una ballerina e acrobata con varie esperienze televisive nel curriculum, nei giorni scorsi era a Sanremo, per stare accanto al suo Edwyn, a sua volta vicinissimo per ovvi motivi all'amico Diodato, in gara con il brano da lui firmato.

Diodato smentisce: “A Levante non ho dedicato Fai rumore, ma un’altra canzone”. Redazione de Il Riformista il 10 Febbraio 2020.  “No,”Fai Rumore” non è dedicata a Levante. Nel nuovo album “Che Vita Meravigliosa” c’è un altro pezzo legato a quell’esperienza e si intitola “Quello che mi manca di te”. Nel pezzo presentato al Festival ho raccontato me stesso, pescando nella mia intimità, nel mio vissuto”. Queste le parole di Diodato nell’intervista pubblicata oggi su Quotidiano.net. Il vincitore di Sanremo ha così fatto un passo indietro smentendo quello che aveva fatto intendere nell’ospitata a Domenica In da Mara Venier. Diodato infatti si è aggiudicato il podio di Sanremo 2020 con il brano “Fai rumore”.  Secondo i più la canzone sarebbe dedicata a un’altra concorrente in gara, Levante. I due sono stati insieme dal 2017 – dopo la separazione della cantautrice dal suo ex marito Simone Cogo – fino a qualche mese fa. La loro storia d’amore, praticamente mai pubblicizzata sui social, è emersa solo poco tempo fa. Leggendo il testo di “Fai rumore”, è evidente come Diodato si rivolga ad una ex. “Ma fai rumore sì / Che non lo posso sopportare / Questo silenzio innaturale / Tra me e te”, recita il testo della canzone. Anche i social si sono subito spesi in una serie di tweet a favore della tesi che vedeva Levante come protagonista. Ma secondo le recenti parole rilasciate da Diodato la canzone dedicata a Claudia Lagona, in arte Levante, sarebbe un’altra. Il testo è ambiguo, il sospetto era nell’aria, poi Coez ha deciso di dirlo in un video su Instagram e alla fine Diodato, anche se senza volerlo lo ha ammesso: “Fai rumore”, la canzone con cui ha vinto a Sanremo, è dedicata alla ex Levante. Lo ha fatto nel salotto domenicale di Domenica In ospite di Mara Venier che lo ha messo all’angolo: “Non è che il brano è dedicato a una donna, bella bruna, che canta bene e che magari è una ex?”. Antonio Diodato prima ha provato a divincolarsi dal rispondere con un certo imbarazzo: “Questo è un brano in cui ci sono dentro tante cose che ho vissuto”, ha detto.  Poi all’insistenza della Venier ha timidamente risposto: “Anche”. A quel punto la conduttrice ha rincarato la dose rendendo esplicito il riferimento a Levante: “Una ex bella, bruna, simpatica, sexy, che canta bene?”. “Direi di sì”, ammette lui. I due hanno tenuto la loro storia lontano dai riflettori ma è risaputo che sono stati fidanzati per un paio di anni, fino a poco tempo fa. Diodato imbarazzato ha cercato di non sbilanciarsi sulla questione. “Non ne ho mai parlato pubblicamente…”, dice alla Venier, che replica: “Ma infatti non ne parliamo, ne parlo io, tu zitto, buono, tranquillo…”. Mentre oggi questo dialogo appare in un’ottica completamente diversa, vista la recente versione rilasciata da Diodato.

LA CANZONE –  Che sia dedicata a Levante o meno, il brano ha riscosso tantissimo successo, alimentato anche dalla spinta dei social, dove in molti hanno cominciato a sognare un ritorno di fiamma fra i due. “Fai rumore è un invito ad abbattere le barriere dell’incomunicabilità, le distanze pesanti create dai silenzi”, ha spiegato a Sorrisi Antonio Diodato, 38 anni, pugliese. Ad Avvenire ha aggiunto: “Questo brano è un invito a a farsi sentire, a non soffocare nel silenzio delle incomprensioni, del non detto dove muore ogni umanità. È un atto di ribellione che ha l’amore come finalità, nel senso più ampio possibile”. E a molti piace l’idea che l’amore di cui Diodato parla nella canzone possa essere quello verso Levante con cui ha fatto coppia fissa per due anni, fino a qualche mese fa. Dopo la rottura è rimasto un bel rapporto tra Antonio e Claudia e l’ex giurata di X Factor ha prontamente fatto i suoi complimenti a Diodato per la vittoria sul palco dell’Ariston. Diodato ha dedicato la vittoria del Festival di Sanremo a Taranto. “Questo premio lo dedico alla mia famiglia e alla mia ‘altra’ famiglia che sono tutte quelle persone che hanno lavorato con me sul mio progetto musicale, con una grande delicatezza. E poi ci tengo a dedicarlo alla mia città e a tutti quelli che lottano ogni giorno per una situazione insostenibile”, ha dichiarato Diodato subito dopo la vittoria a Sanremo 2020.

Diodato e la vittoria per Taranto: «All’Ilva situazione inaccettabile». Pubblicato domenica, 09 febbraio 2020 da Corriere.it. Una vittoria dedicata alla famiglia e per la città. Se la prima è più scontata, perché la mamma (Dora, casalinga) è sempre la mamma, la seconda lo è molto meno. Difficile ricordare vincitori di Sanremo che come primo pensiero abbiano avuto la città che si portano nel cuore. Tanto più che Antonio Diodato, in quella città, quella del suo cuore, non vi è nato e non ci vive. Ma gli ha insegnato tutto e rappresenta l’unico posto che gli dà la certezza, quando ci torna, di essere a casa. «Dedico questa vittoria a Taranto, che deve fare tanto rumore». Come la sua canzone, «Fai rumore», un brano che celebra l’abbattimento dei muri della incomunicabilità. Taranto, per chi non la conosce, è la città dell’Ilva. Chi la conosce, invece, sa che è tanto altro. Ma anche chi la ama, dall’Ilva non può prescindere. E Antonio lo sa e lo ha voluto ribadire anche nella conferenza stampa di presentazione all’Ariston, quando il «rumore» che poi avrebbe fatto la sua canzone — sbancando il Festival — era semplicemente un ronzio. Un sogno, forse una speranza. «Sono anni che lotto per la mia Taranto, che vorrei fosse la nostra Taranto. All’ex Ilva c’è una situazione inaccettabile per il nostro Paese, da quando sono direttore artistico del Primo Maggio di Taranto ho capito ancora di più quanto la musica possa essere cassa di risonanza per certe questioni, far sentire i tarantini meno invisibili, e forse non accetti di farti calpestare in quel modo. Ci metto l’anima ogni anno» nell’organizzazione del Primo Maggio di Taranto. Il concerto a cui Antonio partecipò fina dalla sua prima edizione, del 2013, proprio per chiedere un cambio di marcia nella tutela dell’ambiente e della salute nella città che da mezzo secolo convive con l’impianto siderurgico più grande d’Europa. Una situazione che Antonio giudica insostenibile: «Userò sempre la mia forza — ha ribadito anche nei commenti post vittoria di Sanremo — per aiutare i miei amici di Taranto ad avere una cassa di risonanza per denunciare la situazione insostenibile di Taranto». Antonio è nato ad Aosta, ha vissuto a Roma e Milano, ma la sua famiglia vive a Taranto, nella zona di Tramontone-Lama. Dall’altra parte della città, rispetto al quartiere Tamburi, quello più prossimo all’Ilva. E a Taranto Antonio, 38 anni , ci torna spesso. E quando ci torna, lo riconoscono tutti: non è stato necessario vincere il Festival di Sanremo per diventare famoso a Taranto, anche prima dell’8 febbraio Antonio lo era. Famoso e disponibile. Quando lo riconoscono nei locali, spesso gli chiedono di cantare qualcosa. E Antonio non si tira mai indietro, al massimo chiede se c’è una chitarra, la sua compagna di vita. Perché anche adesso (e da domani ancora di più) che ha ottenuto il successo, non dimentica mai la sua gavetta. «Tutti pensano che sia un ragazzo — spiega Mimmo Battista, del Comitato Liberi e Pensanti che si occupa della logistica nell’organizzazione del Concerto del Primo Maggio e quindi lo conosce bene — ma Antonio è un uomo che è partito da lontano. A Taranto è conosciutissimo e disponibilissimo, la sua anima vera è rock, non è solo melodica. C’ero anche io una volta, in un locale con lui, quando gli hanno chiesto di cantare per i presenti. E lui non ci ha pensato due volte. E lo stesso anche in spiaggia, non solo per concerti organizzati, ma anche nelle spiagge libere del litorale jonico: ricordo una volta nell’estate del 2018 quando venne qui con Claudia». Claudia è Levante, la collega cantante con cui Diodato ha avuto una storia importante e che ha rivisto sul palco dell’Ariston, dedicandole questo pensiero,«che si merita tutto», durante la conferenza stampa di presentazione . «Antonio è di una simpatia trascinante — spiega ancora l’amico Mimmo — e poi con noi, nell’organizzazione del concerto, è disponibile al mille per mille: ci ha portato i Litfiba, Nicolò Fabi, i Subsonica, gli Afterhours, Vinicio Capossela, e sono solo i primi che mi vengono in mente». Antonio ha partecipato a tutte le manifestazioni ambientaliste di Taranto, quando si è trovato nella sua città. Ripete sempre ai suoi amici di non capacitarsi di «come possa essere possibile che vicino a così tanta bellezza possa esserci così tanta bruttezza», con riferimento al Siderurgico. Una città meravigliosa — come la vita che canta nella colonna sonora de La dea Fortuna di Ferzan Ozpetek, collaborazione di cui Antonio è particolarmente orgoglioso — cui si contrappongono i fumi dell’acciaieria. Per questo ogni volta che torna a Taranto cerca di fare qualcosa per la sua città. Dopo, però, aver passeggiato per i vicoli dell’Isola, la città vecchia, il luogo di Taranto che più lo affascina e lo ricarica, una città nella città di cui gli ha sempre parlato mamma Dora. Ma ogni angolo di Taranto gli ricorda qualcosa, a cominciare dal suo primo concerto, fatto ai tempi della scuola, quando la sua anima rock lo portò a cantare le cover dei Pink Floyd e dei Led Zeppelin. E oggi, e per i prossimi giorni, anche Taranto ricorderà Diodato ai tarantini, perché l’amministrazione comunale ha voluto omaggiare il suo cantautore con la filodiffusione del Teatro Comunale Fusco (prevista ogni giorno a mezzogiorno con un’aria del compositore tarantino Giovanni Paisiello) con «Fai rumore», la canzone vincitrice della settantesima edizione del Festival di Sanremo. E «Che vita meravigliosa» è il nuovo album di inediti di Diodato — il terzo della sua carriera — in uscita il 14 febbraio per Carosello Records. Undici brani che raccontano un nuovo Antonio, più maturo, più consapevole. Lo spirito dell’album è raccontato anche dalla copertina in cui emerge il conflitto tra l’ambizione di un tutto visibile e la ricerca di una verità nascosta. Quella sullo sfondo: una fabbrica che richiama l’Ilva, lo stabilimento siderurgico di Taranto, «così tanta bruttezza vicino a così tanta bellezza», per dirla con il Diodato pensiero.

GiMa. per “il Giornale”l'11 febbraio 2020. Il finale della ballata dell' Ilva e di Taranto non è ancora scritto, ma ci sono tutte le premesse perché sia una canzone triste. E ora c' è un nuovo interprete che si candida a intonarla: il successo a Sanremo sta illuminando la biografia di Diodato, facendone riscoprire le radici tarantine. E poiché in Italia sono rari gli artisti che si possono permettere di emergere solo per le proprie opere senza connotarsi per un impegno politico, ecco che anche Diodato ha subito tirato fuori il suo bagaglio di giovane guerrillero per l' ambiente della sua città. Ovviamente in contrapposizione alla fabbrica che le ha fornito sostentamento per tanti anni, l' Ilva appunto. E mentre lo stabilimento si avvia al declino sospinto da un incrocio di nefandezze politiche, mediatiche e giudiziarie che racconta tanto del nostro declino come Paese, è stato proprio Diodato, nel momento del trionfo, a calcare la mano sul suo background anti-Ilva, dedicando la sua vittoria a Taranto, descritta come vittima della fabbrica: «Lì c' è tanto bisogno di fare rumore (parafrasa il titolo della sua canzone, Fa rumore, ndr) di farsi sentire. La vittoria è per tutti coloro che lottano ogni giorno in una situazione insostenibile». Diodato è nato ad Aosta, ha costruito la sua carriera tra Roma e Stoccolma, e vive a Milano, ma per un periodo ha abitato a Taranto e ci torna, apprezzando «questa decadenza che mi piace un sacco» e «l' energia della città vecchia dove passeggio di notte»: «Mi sento un nomade che solo qui trova l' imbarazzo e la certezza di tornare a casa». Nei suoi ritorni a Taranto si chiede «come faccia a convivere tanta bellezza con tanta bruttezza», che ovviamente è quella dell' acciaieria. Diodato è anche tra i direttori artistici di «Uno maggio - Taranto libera e pensante», la manifestazione musicale nata dopo i primi sequestri all' Ilva da parte della magistratura, quelli che hanno sì sollevato la questione controversa dell' inquinamento ambientale, ma hanno anche iniziato ad avvitare la questione, spingendola verso l' imbuto di contraddizioni in cui si trova incastrata ora. L' associazione di genitori che lotta per il riconoscimento del legame tra l' inquinamento e le terribili malattie sofferte dai figli è stata tra le prime a celebrare la vittoria di Diodato, con un tweet in cui parla di «riscatto», di «anni di buio e invisibilità spazzati via». E i politici locali, gli stessi che hanno cavalcato una peculiare forma di populismo anti-industriale senza rinunciare a giocare su posizioni ambigue, hanno subito capito l' antifona. Anche il governatore della Puglia Michele Emiliano ha subito salutato la vittoria di un «figlio di Taranto». E il sindaco della città, come ha raccontato Taranto Buonasera, ha fatto suonare in filodiffusione per le strade il brano vincitore del Festival. Ieri il Fatto quotidiano ha subito fornito la cornice ideologica, pubblicando un ritratto-colloquio con il cantante in cui la musica passa sullo sfondo, mentre in primo piano c' è la battaglia contro Ilva. Tra le righe ci è scappato anche un endorsement per il premier certamente non sgradito al quotidiano di Travaglio: «A Conte abbiamo proposto soluzioni alternative, vedremo. Quelli che lo hanno preceduto sembravano più impegnati ad evitare di pestare merde sul loro cammino». E pazienza se la merda più grossa di tutte, il pasticcio sullo scudo penale che ha innescato la fuga di ArcelorMittal e l' interruzione degli investimenti, inclusi quelli per il risanamento ambientale della fabbrica, lo hanno pestato proprio i due governi Conte. Dettagli, mentre Taranto si avvia a un futuro di assistenzialismo. Che almeno non guasterà le passeggiate di Diodato, quando tornerà da Milano per farsi una gita.

Sanremo 2020, il dubbio del leghista sulla vittoria di Diodato: "Come volevasi dimostrare, vince la sinistra". Libero Quotidiano l'11 Febbraio 2020. A pochi giorni dalla sua fine, Sanremo tiene ancora banco. Questa volta a riportare in auge il Festival della musica è Edoardo Ziello, deputato leghista contrario alla vittoria di Antonio Diodato. O meglio, per Ziello qualcosa non torna: "A Sanremo vincono le Ong, siete oltre l'ossessione - scrive su Facebook. Il dubbio è lecito: Festival della canzone italiana o delle ong taxi del Mediterraneo? Come volevasi dimostrare il festival è stato vinto da un amante del 'sinistro pensiero'". Un sospetto giunto dopo l'endorsement di Diodato per l'ong Mediterranea Saving Humans, sponsorizzato con tanto di maglietta prima del debutto sul palco dell'Ariston. "Me l'avevano segnalato, ma se non l'avessi letto con i miei occhi non ci avrei creduto - interviene Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana - c'è un deputato pisano della Lega che crede che dietro al successo di Diodato al Festival di Sanremo ci siano 'le Ong taxi del Mediterraneo'. E questo perché il cantante, come tantissimi altri artisti del nostro Paese sostiene l'umanità e la solidarietà, a partire da Mediterranea". Poi ecco che arriva la morale: "Si possono avere idee diverse, ma arrivare a intravedere un complotto che coinvolge il più importante evento televisivo dell'anno si va ben oltre ai pregiudizi e alle ossessioni che albergano in casa leghista. Solo un consiglio - conclude - l'on. Ziello si faccia vedere da uno bravo".

Sanremo, esultano pure le Ong: "Diodato è dalla parte giusta". Nel 2018, Diodato aveva aderito alla campagna di Rolling Stone contro Matteo Salvini: "Dovremmo diffidare di chi dice di voler avvicinare la politica al popolo e lo fa passando per la strada più breve, la più facile, quella tracciata dall’odio". Roberto Vivaldelli, Domenica, 09/02/2020 su Il Giornale. "Anche stasera tifiamo chi sta dalla parte giusta, forza Diodato". Antonio Diodato, vincitore del Festival di Sanremo con il brano "Fai rumore" (che ha preso anche il premio della critica), aveva ricevuto questo endorsement da parte di Mediterranea Saving Humans, che ha pubblicato una foto del cantante sui social con la t-shirt della Ong. Il cantante, infatti, è un testimonial della campagna Twins/Saving Humans, la linea di "magliette solidali e sostenibili realizzate da un collettivo di artisti in supporto di Mediterranea Saving Humans - la piattaforma della societá civile italiana impegnata nel Mediterraneo centrale per denunciare le violazioni dei diritti umani senza mai sottrarsi all’obbligo di salvare vite". Alla campagna vi aderiscono, insieme al cantante, anche altri "vip" del mondo della musica e dello spettacolo: Valeria Solarino, Kasia Smutniak, Vauro Senesi, Sandro Ruotolo, Diego Passoni, Lino Guanciale, Gianmarco Saurino, SIO e Roy Paci. Si tratta, si legge sul sito web, "un’iniziativa che coniuga al meglio impegno sociale, comunicazione e moda, creando T-Shirt rigenerate composte da “coppie” di magliette regalate da persone distanti per ambiti di lavoro e collocazione geografica ma gemelle nei valori". Il cantante, nel 2018, aveva aderito alla campagna lanciata dalla rivista Rolling Stone Noi non stiamo con Salvini insieme ad altri vip del mondo della musica e dello spettacolo di sinistra che "condividono la necessità di lottare insieme perché l’Italia rimanga una società aperta, moderna, libera e solidale". Lo stesso Diodato scrisse a proposito di Salvini, aderendo all'iniziativa: "Dovremmo diffidare di chi dice di voler avvicinare la politica al popolo e lo fa passando per la strada più breve, la più facile, quella tracciata dall’odio, abbassandola al livello degli istinti, rendendola spesso cabaret, numero di magia da quattro soldi, di quella che ormai non si preoccupa neanche di nascondere il trucco". Come ricorda IlGiornale.it, il cantante, dopo aver alzato il leone con la palma al cielo, il premio tanto ambito dai cantanti italiani (ha anche vinto il premio della critica "Mia Martini" e quello della sala stampa "Lucio Dalla"), ha voluto ricordare la sua città, Taranto, dove è impegnato da tempo, insieme all'attore Michele Riondino (tarantino anche lui, ndr), nella lotta per la tutela dell'ambiente e della salute non sempre rispettate per la presenza dello stabilimento siderurgico a pochi passi dalla città. È dal primo maggio 2013 che Diodato è, infatti, al fianco del comitato dei cittadini e dei lavoratori "Liberi e pensanti", organizzatore del "contro-concertone" (in aperta antitesi col concerto del Primo Maggio a Roma creato dai sindacati oltre vent'anni fa). Forse quando lo stesso Matteo Salvini diceva pochi giorni fa che non avrebbe guardato il Festival perché "a Sanremo hanno già deciso che vinceranno tutti quelli politicamente corretti e di sinistra" non aveva proprio tutti i torti.

Maurizio Caverzan per “la Verità” il 9 febbraio 2020. Grazie al cielo il 70° Festival di Sanremo è finito. Però, vabbè: era l' unico programma desardinizzato della Rai. Dopo le gaffe da preambolo, il Festival di Ama & Fiore è partito subito bene e, di serata in serata, è andato migliorando pure negli ascolti, infrangendo record e paragonandosi ai risultati baudeschi del 1997, èra prepiattaforme. Tredici milioni di telespettatori medi nelle prime parti, 56% lo share delle seconde. Oltre che nella presenza di Fiorello, il segreto è nella durata delle serate fino all' albeggiare. Non a caso, lo share lievita svoltando la mezzanotte, quando la concorrenza è a nanna. Intanto si è già cominciato a immaginare chi potrebbe condurre e dirigere il carrozzone nel 2021. Fabrizio Salini permettendo, Ama & Fiore si sono guadagnati il bis sul campo. Tra i loro meriti, aver tenuto la politica abbastanza lontana dal teatro Ariston, salvo qualche eccezione. Altra tendenza, la difficoltà crescente nel linguaggio: lentamente il politicamente corretto sta accerchiando anche «l' unica festa patronale di questo gran paesone» (Marcello Veneziani). Tracciamo un bilancio con voti decrescenti del Festival 2020 anche se, mentre scriviamo, ancora non si sa chi ha vinto. Anche su questo Fiorello aveva avuto l' idea giusta: «Chiudiamola qui», ha detto venerdì sera dopo l' inusitato forfait di Bugo, «proclamiamo una sera prima il vincitore e ce ne andiamo tutti a casa». Magari!

FIORELLO. La formula era su misura per lui: battitore libero, ad Amadeus la burocrazia della gara. Mattatore, showman a 360 gradi, funambolo, improvvisatore di monologhi (contagioso quello sui sessantenni e i problemi di minzione). Dispensatore di buonumore anche nel climax della scomparsa di Bugo («Allora, allora - con fare risolutivo - non ho capito niente di quello che è successo»), calamita di eccellenze come il numero uno del tennis, Novak Djokovic. Tutto questo si sapeva, come pure se ne conosceva la permalosità. L' istinto di razza si è visto nel tormentone anti accuse di sessismo. «Qui c'è del fiorismo», ha detto dopo aver apprezzato l'omaggio floreale ricevuto nei panni di Maria De Filippi. E poi «del cantismo», «del bacismo», «del machismo»... Genialissimo fuori copione indirizzato ai maestrini della sala stampa. Talismano. 10

PAOLO PALUMBO.  Avanguardia empatica. Aziona con gli occhi un sintetizzatore che emette «una voce da casello autostradale». Eppure le sue rime scaldano l' Ariston come poche altre. Il messaggio più positivo del Festival arriva da questo ragazzo di 22 anni malato di Sla: «Quando vi dicono che i vostri sogni non si possono realizzare, continuate dritti per la vostra strada seguendo il cuore, perché i limiti sono dentro di noi». Resiliente. 9

RICCHI E POVERI. Il vintage che vince. La reunion ha portato in vetrina una vecchia storia di corna e gelosie. Ma soprattutto ha innescato la festa in platea. Tutti in piedi a cantare La prima cosa bella, Che sarà, Se m' innamoro, Sarà perché ti amo, Mamma Maria. Da giovani ci si sarebbe vergognati a farlo. Come si cambia, canterebbe Fiorella Mannoia. Spensierati. 8

AMADEUS. Professionista. Muro di gomma. Perfetto medioman. Pian piano si è risollevato dalle gaffe di partenza. Sapeva che, stando a ruota dell' amico, poteva solo crescere. Ha subito ironie, sberleffi, gavettoni, alti e bassi. Ma lui non è permaloso, altrimenti... Sanremo è una giostra, impossibile non prendere qualche colpo. Non si è perso d' animo nemmeno quando Bugo si è dileguato. Il bravo ragazzo italiano che va a baciare mamma e papà in platea che fa simpatia a tutti. Punti deboli? La scelta delle canzoni, francamente non eccelse e troppo farcite di rap, e l' estenuante lunghezza delle serate. Sempre in piedi. 7,5

ANTONELLA CLERICI. Tra tante dive bellissime (si può dire?) è parsa la più signorile. L'Ariston è casa sua e la conduzione il suo mestiere, commozione in conferenza stampa a parte. Si è portata due boys perché l' aiutassero a scendere le scale ornata in abiti coloratissimi e strascicatissimi. Dal librone del Festival ha letto i segreti del successo di Ama: le gaffe, gli orari antelucani Se lo poteva permettere; anche lei, come lui, è della scuderia Lucio Presta. Disinvolta. 7,5

VINCENZO MOLLICA. Comunque vada sarà un successo, diceva Piero Chiambretti. Si potrebbe applicare alle cronache sempre positive dell' inviato principe della Rai sugli eventi di spettacolo. Lezioni di stile e garbo. Il Festival gli ha tributato l' omaggio dei grandi, con i video di Stefania Sandrelli, Vasco Rossi, Roberto Benigni. I dirigenti erano lì a fianco ma, non si sono intromessi. Commozione, affetto, compostezza. Perché Mollica è Mollica. Storico. 7,5

FRANCESCO GABBANI. Ha vinto alla prima partecipazione Sanremo giovani nel 2016, poi tra i big nel 2017 battendo Fiorella Mannoia. La sua Viceversa parla di opposti che si aiutano e di condivisione. È una bella canzone, positiva, ben interpretata dal più teatrale fra i concorrenti. Outsider. 7

TIZIANO FERRO. Quando devi cantare Perdere l'amore e Almeno tu nell'universo hai vinto a tavolino. Con la sua propensione al soprarighismo, l'interprete di Sere nere è riuscito a pareggiare. Capriccioso causa collocazione nel palinsesto delle serate, enfatico nelle esibizioni. Come quando ha voluto specificare, tra le lacrime, che Bruno Lauzi scrisse per una donna Almeno tu nell' universo perché l'imprescindibile rima con «tu che sei diverso» non poteva essere volta al femminile, ma lui era felice di essere il primo uomo a cantarla, mantenendo la coniugazione al maschile. Egoriferito. 5

LA SAGA DI DEEJAY. Neanche un tweet da Jovanotti sul Festival dei suoi amici. Lorenzo Cherubini all' Ariston non s' è visto: era in Perù. Claudio Cecchetto, invece, non è stato invitato. Dicono che in Rai non amino «i pacchetti» e con Amadeus, Fiorello, Nicola Savino, il Festival era già monopolizzato dall' emittente del gruppo Gedi. Speriamo il dissapore non finisca come al Fatto quotidiano. Era indispensabile imbarcare tutti nel carrozzone? Festival dell' amicizia incrinata? Primedonne. 5

MANNOIA, NANNINI, PAUSINI & CO. Dopo il monologo di Rula Jebreal serviva ancora la comparsata delle sette cantanti sette per annunciare la campagna «Una, nessuna centomila» e il megaconcertone di Campovolo del poco prossimo 19 settembre? In piena overdose femminile e femminista, tra monologhi e denunce sparse, in mezzo alle tante interpretazioni di cover del passato e pur con l' ospitata dello stesso Zucchero, forse qualcuna poteva ripescare dalla storia festivaliera la sua Donne, meglio di tante parole Pleonastiche. 4,5

PROMO RAI. Martellanti. Ridondanti. Sparati sempre in grappolo ad allungare i già incombenti break pubblicitari. La tv di Stato approfitta della vetrina per esporre tutto il meglio della programmazione in arrivo. Il meglio? C' è persino Mario Tozzi con Sapiens su Rai 3 Al centocinquantesimo sussurro tra le due amiche geniali cominci a sperare che si strozzino tra loro. Alla duecentesima telefonata di Catarella in siciliano stretto vorresti lanciare l' hashtag #Catarellaimparalitaliano. Asfissianti. 4,5

ROBERTO BENIGNI. Il teologo di Sanremo. Il Cantico dei cantici apocrifo, presentato come «il libro più bello, più santo, più importante della Bibbia» (sono 15 pagine) con tanto di consulenti professori, poeti, biblisti, cardinali è stato forse il momento peggiore di tutta la kermesse. Il bello (o il brutto) è che se ne sono accorti in pochi. Un trailer molto arbitrario dell' amore omosessuale patrocinato dalle sacre scritture... Manipolatorio. 4

JUNIOR CALLY. Rapper sardina. Per farci digerire i fiumi di polemiche pre Festival il suo brano avrebbe dovuto essere almeno un minuetto mozartiano. Invece arruola sei autori per martellare di «No, grazie» Matteo Salvini, Matteo Renzi, gli odiatori del web e gli yes men. Sai che novità. Rapper dell' establishment. Omologato. 4

REGIA E DIRIGENTI. Rai Selfie continuo. Ogni inquadratura una zoommata di saliva. Al neodirettore di Rai 1 Stefano Coletta, al direttore generale Fabrizio Salini e a Giovanna Civitillo, moglie di Amadeus. Non si sono schiodati un minuto dalla prima fila per tutta la settimana. Compiaciuti. 4

ACHILLE LAURO. Idolo di Vanity Fair. Sotto la cappa nera con intarsi dorati sfoggia la tutina di strass effetto nude look che dovrebbe simboleggiare la rinuncia francescana ai lussi mondani. Peccato sia firmata Gucci alla modica cifra di 5.700 euro. La sera dei duetti eccolo invece con trucco pesante, abito di raso verde smeraldo e parrucca ramata: citazione di Ziggy Stardust, uno dei tanti travestimenti di David Bowie, simbolo di «una mascolinità non tossica». Minchia! Si può dire? Fischiato all' ennesimo travestimento da divo del muto. Marylin Manson de noantri. Contraffatto. 3

MORGAN E BUGO. Dio li fa ma si accoppiano da soli. S' era capito già alla prima sera che l' ex leader dei Bluvertigo, occhi e bocca pittati, e il suo lugubre socio erano un binomio ad alta tensione. Morgan ha iniziato subito a scalpitare, inviando diffide dell' avvocato per le poche sessioni di prove. Per la serata delle cover in duetto, dopo le defezioni di Raffaella Carrà, Sergio Cammariere, Vittorio Sgarbi, Fast animals and the slow kids, i due soci erano già un duetto (?). In compenso, per storpiare Canzone per te di Sergio Endrigo, l' ex giudice di X Factor si è fatto in tre, cantando, suonando il pianoforte e dirigendo l' orchestra. Bugo, invece, gorgheggiava per conto suo. Fino al colpo di scena finale con abbandono del palco. Autolesionisti. 0.

Dagonews il 7 febbraio 2020. Ma l'amministratore delegato Salini che prova da giorni a mettere il cappello sul successo di Sanremo 2020 è lo stesso che quest'estate voleva alla conduzione del Festival Alessandro Cattelan? È lo stesso che non ha mosso un dito quando sono piovuti attacchi sul Festival (con la "scusa" del sessismo e di Junior Cally) per ragioni politiche e per le mancate nomine dei tg? Il saluto in sala stampa martedì, l'incontro con i quotidiani giovedì, tutte le sere in prima fila con Stefano Coletta (arrivato solo due settimane fa). A volere a tutti i costi sul palco dall'Ariston Amadeus erano in due: Teresa De Santis e Antonio Marano. A Viale Mazzini gira voce che Rai Pubblicità, vista l'insistenza di Salini, aveva provato a testare il volto di Sky con risultati disastrosi, totalmente sconosciuto al pubblico di Rai1. La De Santis si era dunque presentata dall'amministratore delegato anche con la certezza in tasca della presenza di Fiorello in Riviera. Da qui il braccio di ferro con Salini sul nome di Amadeus, con quest'ultimo che di fronte ai continui rinvii in un sms aveva fatto sapere che senza la fiducia del capoazienda avrebbe fatto un passo indietro. Il resto è storia, per la gioia di RaiPubblicità che supererà i 32 milioni di euro.

Renato Franco per il “Corriere della Sera” il 10 febbraio 2020. «Ha fatto un lavoro straordinario, ha dato prova - ma non avevamo dubbi - di grande capacità di gestione e direzione, ne dobbiamo ancora parlare, ma non possiamo non ripartire da Amadeus». L'amministratore delegato della Rai Fabrizio Salini annuncia quello che era nell' aria: l' AmaDue dipende solo dal conduttore e direttore artistico del Festival. Con l' idea giusta sarà di nuovo qui, nella tentacolare Sanremo.

È stato il Festival di Amadeus o il Sanremo di Fiorello?

«È il Festival di Amadeus, che ha saputo superare polemiche assurde ed è riuscito a portare sul palco temi rilevanti e momenti di riflessione parlando a tutti. Un grande professionista umanamente impeccabile: coretto, sincero, diretto, onesto. In questo contesto Fiorello si muoveva da quel fuoriclasse che è. Con lui abbiamo un rapporto speciale, si è dato e speso per RaiPlay come nessun altro artista avrebbe fatto».

Dunque Cattelan può aspettare?

«Voglio chiarirlo, Cattelan è un grande talento, ci eravamo incontrati ma non per il Festival».

 Il bilancio finale?

«Molto positivo. Ci sono numeri importanti. In un panorama televisivo che è cambiato tantissimo per offerta, articolazione, competizione, è un record di ascolti che non si vedeva da vent' anni. E poi non ci sono solo i numeri televisivi, ma anche i social, il web, RaiPlay: è il segno che la strada intrapresa di diversificazione dell' offerta multipiattaforma è quella giusta. Infine il Festival ha portato il pubblico giovane non solo su Rai 1, ma anche sui device digitali».

Tra le novità del Sanremo 2020 c' è stato il palco esterno, una buona idea ma poco sfruttata televisivamente: non si potevano portare alcuni momenti dello show in esterna?

«In questo senso possiamo fare di più. È stato un primo passo, importante, per fare di Sanremo una "cittadella della musica" sul modello della rassegna cinematografica di Venezia con mostre, eventi, appuntamenti».

Il presidente Foa aveva definito la scelta di Junior Cally «eticamente inaccettabile»: cosa risponde?

«Un artista si giudica per il lavoro che porta sul palco, se no diventa difficile fare una selezione. Il discorso vale per la musica, come per tutte le opere d' arte, dal cinema alla letteratura, i tentativi di censura sono sempre sbagliati».

Proclamare il vincitore alle 2.30 di notte, non è un autogol?

«Sono onesto: posso dire che la prossima edizione sarà più breve, ma non di tanto».

Marco Zonetti per affaritaliani.it il 9 febbraio 2020. Il bilancio della Rai segna meno 65 milioni di euro, ma per Il festival di Sanremo questo e altro.  Chi ha seguito la kermesse in questi giorni avrà visto in prima fila all'Ariston ballare, cantare, battere le mani il nuovo direttore di Rai1 Stefano Coletta, l'Ad Fabrizio Salini e il Presidente Rai Marcello Foa. Ma i vertici e dirigenti Rai in trasferta nella ridente cittadina ligure sono molti di più, e oltretutto accompagnati da parenti, familiari e staff.

Ecco l'elenco di (solo alcune) delle presenze illustri Rai accertate a Sanremo, in esclusiva da affaritaliani:

Presidente Foa con Signora; Consigliere Igor De Blasio; Consigliere Beatrice Coletti con Marito; Pier Paolo Cotone (capo staff Presidente Foa; Marco Ventura (consigliere per la comunicazione di Foa e Capo Autore di Uno Mattina); Fenesia Calluso (addetta stampa Presidente Foa); Margherita Ghinassi (segreteria Governance); Fabrizio Salini con Signora; Alberto Matassino (DG corporate); Marcello Giannotti (portavoce dell'Ad e responsabile della comunicazione di Rai1); Davide Di Gregorio (corporate communication); Elisabetta Gandini (internal audit); Fabrizio Casinelli (supporto ufficio stampa e direttore comunicazione Raicom); Monica Maggioni (AD di Raicom); Antonio Marano (Presidente Rai pubblicità); Stefano Luppi (direttore relazioni istituzionali); Alberto Romagnoli (Rai parlamento); Elena Capparelli con marito (Rai digital); Paola Stramazzi con tre persone di staff (cerimoniale Rai); Stefano Coletta; Giovanni Anversa (vice direttore di rai3); Paola Marchesini (direttore radio2); Enza Gentile (comunicazione Rai 1); Roberto Poletti (conduttore di UnoMattina); Alberto Matano (Conduttore Vita in Diretta); Lorella Cuccarini (Conduttore Vita in Diretta); Giusy Carruba (assistente di Fabrizio Salini); Maurizio Cenni (Security Rai e marito di Giusy Carruba); Nicola Claudio (Segretario Consiglio di Amministrazione) e così via. Molti dei nomi succitati sono accompagnati per giunta dai rispettivi staff.

Lontani i tempi in cui Luigi Gubitosi, Antonio Campo dall’Orto, Mario Orfeo e i tre festival di Carlo Conti e il primo di Claudio Baglioni, avevano optato per una certa sobrietà istituzionale, e con loro tutti i dirigenti Rai. Presenza discreta per una sera e seduti lontano dal palco. L'ex direttore di Rai1 Mario Mazza non si sedette in platea (né tantomeno in prima fila) ma assistette al Festival da un palco secondario. Con l'attuale gestione si è tornati invece alla prima fila e alle poltronissime (con mogli, figli, accompagnatori e accompagnatrici) in allegra compagnia fra canti, balli e battimani. Manca solo il trenino stile Capodanno, ma potrebbe arrivare per la Finale, nutrito di nuovi arrivi illustri da Viale Mazzini fra stasera e domani. Tanto paga il canone. Apprendiamo, nel frattempo, che i consiglieri di amministrazione Rai Rita Borioni e Riccardo Laganà si erano preventivamente rivolti al Presidente Foa e all'Amministratore Delegato Fabrizio Salini al fine di conoscere l'elenco dettagliato delle trasferte aziendali previste in occasione del Festival di Sanremo e i relativi costi. Richiesta che, a tutt'oggi, non ha avuto risposta dai rispettivi staff dei due vertici.

Michela Allegri e Simone Canettieri per “il Messaggero”l'11 febbraio 2020. Il Festival andrà in diretta alla Corte dei Conti. I magistrati contabili hanno aperto un fascicolo sulla spedizione di dirigenti, collaboratori, famiglie a Sanremo. Il pm Massimiliano Minerva vuole capire se ci sia stato o meno un danno erariale per le casse della Rai, costretta a pagare la trasferte oltre a rinunciare agli incassi per la poltrona occupata all'Ariston. L'inchiesta degli uffici coordinati dal procuratore Andrea Lupi piomba sul Festival della canzone italiana dopo l'intervento del Collegio sindacale di viale Mazzini - composto da un ispettore capo della Ragioneria generale e da due alti funzionari del ministero del Tesoro - e ha deciso di fare le pulci all'amministratore delegato Fabrizio Salini. Minerva, il pm che indagherà sul caso degli imbucati a Sanremo, è lo stesso che si sta occupando dei 51 dipendenti che, con la complicità di ristoratori e albergatori, avrebbero gonfiato le note spesa per le trasferte relative alle edizioni che vanno dal 2013 al 2015. Una vicenda di cui si sta occupando anche la Procura. Ma i riflettori dell'Ariston in queste ore sono tutti puntati sulla lista degli invitati: una spedizione dei Mille? Quasi. Perché oltre ai 634 interni Rai vanno aggiunti oltre 200 collaboratori esterni, presenti a vario titolo nella città dei fiori. Una carica che si aggiunge ai giornalisti vip che hanno occupato la poltronissima (costo 600-700 euro a serata) per mettersi bene a favor di telecamera al motto Ciao mamma, guarda quanto mi diverto. Eppure proprio Salini - sempre di più nel mirino del Pd - lo scorso novembre aveva diramato una circolare interna dai toni draconiani: vanno tagliate le spese e le presenze ai grandi eventi, a partire da quello appena terminato. Tuttavia è accaduto il contrario. In queste ore da Viale Mazzini si difendono come possono: «Il personale in trasferta è stato coerente con le produzioni realizzate: ben 22 ore di diretta». Ma c'era proprio bisogno si chiedono adesso in molti nei corridoi della presenza di dirigenti che con l'evento hanno poco o nulla da spartire? Da chi si occupa della parte immobiliare, fino alla segretaria del consiglio d'amministrazione, passando per il capo della governance. Per non parlare poi del cerimoniale Rai al gran completo ai capi, sottocapi e vice vari di relazioni esterne, strutture creative, inviati della testata che si occupa di motori, per non parlare degli staff (stile delegazione cinese) dell'ad Salini e del presidente Foa. E poi le mogli e i figli. Tutti in prima fila. Basti pensare che Novak Djokovic, stella mondiale del tennis, ha avuto il suo da fare per salire sul palco, facendosi largo dalla terza fila. Intanto è caccia alla lista. I consigli d'amministrazione Riccardo Laganà (dipendenti) e Rita Borioni (Pd) hanno fatto un accesso agli atti per averla. Il papello sarà reso noto al cda del 21 febbraio. Peccato che nel frattempo i veleni e i nomi di questa storia arcitaliana contagino tutto il corpaccione Rai. Compresa la politica che tergiversa. La Lega preferisce tacere e con Alessandro Morelli rimarca il «successo merito di Teresa De Santis», ex direttrice di Rai1. E nemmeno nessuno tra i 5 Stelle, partito anti-spreco e anti-casta per definizione, apre bocca. Ringhiano, invece, dal Pd dove c'è chi ricorda il precedente di Antonio Campo Dall'Orto che alle fine saltò nonostante tre edizioni sanremesi di successo. E così nel frattempo si fa la lista delle autoblu e anche dei dirigenti presenti all'evento. Come la responsabile dell'Audit interno, Delia Landini, che ora dovrebbe indagare sulla sua partecipazione.

Antonella Baccaro per il “Corriere della Sera”l'11 febbraio 2020. Il mistero del pattuglione dei dirigenti Rai presenti all' ultimo Festival di Sanremo è destinato a restare tale ancora a lungo. Per dare una spiegazione ufficiale, ai piani alti di viale Mazzini si aspetta il consuntivo delle spese, che non arriverà prima di un mese. Al collegio dei sindaci, che ha chiesto ufficialmente lumi al capo azienda Fabrizio Salini, il 21 febbraio saranno consegnate solo le stime. «Il personale in trasferta (compresi i dirigenti) risulta rigorosamente coerente con il numero di produzioni realizzate. Così come le spese», anticipano in Rai. Tradotto: se i numeri rispetto all' anno scorso sono cresciuti, è perché è aumentato il perimetro del Festival. Ma di quanto? In risposta a un' interrogazione del Pd sul Festival 2019, l' azienda fornì allora alcuni dati: i dipendenti impegnati furono 534 per 77 ore di programmazione, più 169 collaboratori esterni (per lo più artisti). Quest' anno, secondo l' ufficio stampa, le ore trasmesse sono passate a 90, dunque i dipendenti dovrebbero essere in proporzione quasi un centinaio in più: 624. Tra i dipendenti vanno contati i dirigenti, intorno ai quali si è incentrata la polemica. Quanti erano stati l' anno scorso? Secondo dati non ufficiali, circa 48: il 9% dei dipendenti. E quest' anno? A giudicare dalle prime file della platea, tanti. Colpa del cerimoniale, che da due anni a questa parte riserva ai dirigenti, anziché alle celebrities , le poltronissime. 

Di certo durante la settimana abbiamo riconosciuto, oltre a Salini e signora, il presidente Marcello Foa e consorte, il direttore di Rai1 Stefano Coletta, il direttore generale Alberto Matassino, il coordinatore del progetto Antonio Marano, l' ad della Pubblicità, Gian Paolo Tagliavia, il coordinatore dei Palinsesti, Marcello Ciannamea. Chi avrebbe potuto negare loro la presenza a Sanremo? «Eventuali accompagnatori hanno viaggiato a proprio carico - precisano in azienda -. Non saranno saldate note-spese esterne». Proseguendo il censimento dei dirigenti presenti, secondo nostri calcoli, sono stati a Sanremo, almeno per un giorno, circa un terzo delle figure apicali della Rai: una ventina su 66. A fare cosa? Per alcuni le risposte sono chiare. Maria Pia Ammirati (Rai Teche) presentava una mostra sugli abiti di Sanremo; Andrea Sassano (Risorse artistiche) chiudeva contratti, come quello sottoscritto all' ultimo con Ghali; Pier Francesco Forleo (Diritti sportivi) gestiva un evento sugli Europei; Marcello Giannotti (Comunicazione) presidiava una sala-stampa stracolma; Stefano Luppi (Relazioni istituzionali) accoglieva le autorità; Maurizio Cenni (Safety e Security) si occupava della sicurezza (c' era anche la moglie, assistente di Salini). Per altri si è trattato di una presenza in rappresentanza di un pezzo di azienda impegnato nel Festival: Elena Capparelli era lì per RaiPlay, che «ospitava» il Dopofestival , Paola Marchesini per Radio2 che trasmetteva l' evento, Monica Maggioni rappresentava RaiCom che gestisce i diritti. Meno a fuoco sono le presenze di Antonio Preziosi con figlia (Rai Parlamento), Delia Gandini (Internal Audit), Nicola Claudio (direttore Governance), Massimo Maritan (Direzione Creativa), Davide Di Gregorio (Corporate). Quanto a Foa, c' erano capostaff, consulente della comunicazione e un ufficio stampa presente anche quando il presidente non c' era. Molti i conduttori in platea, ma tutti impegnati in trasmissioni «affiliate» a Sanremo. «La polemica sulle trasferte è ciclica - commenta Riccardo Laganà che rappresenta in cda i dipendenti -. Ma con un buco previsto di 65 milioni nel 2020 non si poteva fare più attenzione?».

«Chi vince il televoto  poi perde Sanremo». Pubblicato lunedì, 10 febbraio 2020 su Corriere.it da Aldo Cazzullo. Caro Aldo, per il secondo anno di fila, al festival di Sanremo il giudizio del televoto viene capovolto da quello delle giurie dei giornalisti, degli esperti, dei «fruitori di musica» che compongono la giuria demoscopica. Non voglio fare il populista, parlare di élite contro popolo. Le chiedo semplicemente: ma allora perché ci fanno votare? Sandro Guerra, Milano

Risposta di Aldo Cazzullo. Caro Sandro, in effetti - nel silenzio generale: stavolta né Salvini né altri si sono scandalizzati - si è ripetuto quello che era accaduto l'anno scorso. Mahmood fu terzo nel televoto, ma vinse il festival. Anche Diodato è arrivato terzo nel giudizio popolare; ma ha vinto. Se avessero deciso i telespettatori, a festeggiare sarebbe stato Francesco Gabbani, e sarebbero arrivati secondi i Pinguini tattici nucleari. Tutto questo forse non è sbagliato, ma non è neppure simpatico. Quando tutto era affidato al televoto, tendevano a prevalere i vincitori dei talent, tipo Marco Carta e Valerio Scanu, cui si debbono alcune delle canzoni più terrificanti mai ascoltate a Sanremo, tra cui non si può non ricordare quella sull'amore fatto misteriosamente «in tutti i laghi»; anche se quella volta forse avevano vinto Pupo e il principe Emanuele Filiberto («tu non potevi ritornare/anche se non avevi fatto niente»). L'inserimento di giurie più o meno specialistiche ha di sicuro contribuito ad alzare il livello delle canzoni: anche se è più chic dire il contrario, quest'anno molti testi e molte musiche erano decisamente belle, tra cui senz'altro la canzone - struggente - di Diodato. Ma viene un po' da rimpiangere il tempo in cui non esistevano alto e basso, o comunque potevano coesistere nello stesso film o nella stessa canzone. Nel blu dipinto di blu probabilmente avrebbe vinto sia nel televoto, sia in sala stampa, sia nella misteriosa giuria demoscopica.

Dietro le quinte della vittoria di Diodato a Sanremo ottenuta grazie alla stampa. Il Corriere del Giorno il 10 Febbraio 2020. Sanremo 2020, i risultati della finale: Diodato ha vinto grazie alla sala stampa. Alberto Urso secondo al televoto. Achille Lauro piace al pubblico, meno alle giurie. La vittoria finale è andata infatti a Diodato soprattutto per la influente percentuale di consenso ottenuta nella Sala Stampa, senza la quale sarebbe stato Francesco Gabbani a conquistare il primo posto. La vittoria di Diodato con la sua canzone  Fai Rumore nella finale del Festival di Sanremo 2020 non è stata così scontata come si vorrebbe far credere, bensì è stata incerta fino alla fine. Infatti basandosi sulle classifiche della quinta serata della kermesse canora, viene alla luce come il cantautore tarantino , nonostante il primo posto ottenuto nella graduatoria generale tra i 23 cantanti in gara, è riuscito ad ottenere il leone d’oro soltanto grazie alla votazione della sala stampa, mentre Francesco Gabbani è stato il più votato sia dal televoto che dalla giuria demoscopica. Il voto della Sala Stampa, premiata dalla Sala Stampa, ha visto Francesco Gabbani riscuotere un discreto riscontro anche al Televoto (8a) e per la Demoscopica (6a). Dall’analisi dei numeri delle votazioni delle tre giurie, si evince che mentre Francesco Gabbani è presente nel podio di tutte le classifiche, per quanto riguarda il televoto, il vincitore Diodato si è dovuto accontentare soltanto del quinto posto, venendo superato anche da Achille Lauro nella top ten anche per le altre giurie. La giuria della Sala Stampa ha relegato agli ultimi tre posti tre cantanti provenienti da Amici , con il piazzamento di Giordana Angi, al 22esimo posto sia per la Demoscopica, sia per la Sala stampa (e 16^ per il pubblico da casa). Alberto Urso  al televoto si è classificato al secondo posto , inseguito dai Pinguini Tattici Nucleari  ma è arrivato al 13esimo per la demoscopica e addirittura terzultimo per la sala stampa. Il vero “flop” del Festival di Sanremo è stata Elettra Lamborghini che si è sempre piazzata nella seconda parte di tutte le graduatorie, non convincendo particolarmente la demoscopica. Curiosa anche l’ex-aequo per la giuria della Sala Stampa , cioè a pari merito,  al 14esimo posto in classifica di Paolo Jannacci e Rita Pavone .

Sanremo 2020: le votazioni, voto per voto, della 5a serata

PRIMA FASE

TELEVOTO (34%)

1 – Francesco Gabbani (“Viceversa”) – 14,75%

2 – Alberto Urso (“Il Sole ad Est”) – 11,43%

3 – Pinguini Tattici Nucleari (“Ringo Starr”) – 11,42%

4 – Achille Lauro (“Me Ne Frego”) – 9,37%

5 – Diodato (“Fai rumore”) – 9,08%

6 – Piero Pelù (“Gigante”) – 6,72%

7 – Le Vibrazioni (“Dov’è”) – 4,63%

8 – Elodie (“Andromeda”) – 4,17%

9 – Marco Masini (“Il Confronto) – 4,17%

10 – Levante (“Tikibombom”) – 2,66%

11 – Rancore (“Eden”) – 2,46%

12 – Tosca (“Ho Amato Tutto”) – 2,41%

13 – Irene Grandi (“Finalmente io”) – 2,33%

14 – Elettra Lamborghini (“Musica”) – 2,25%

15 – Anastasio (“Rosso di Rabbia”) – 2,17%

16 – Giordana Angi (“Come mia madre”) – 1,80%

17 – Riki (“Lo Sappiamo Entrambi”) – 1,77%

18 – Raphael Gualazzi (“Carioca”) – 1,73%

19 – Junior Cally (“No grazie”) – 1,46%

20 – Enrico Nigiotti (“Baciami Adesso”) – 1,40%

21 – Rita Pavone (“Niente”) – 1,36%

22 – Michele Zarrillo (“Nell’estasi e nel fango”) – 1,31%

23 – Paolo Jannacci (“Voglio parlarti adesso”) -0,45%

DEMOSCOPICA (33%)

1 – Francesco Gabbani – 9,78%

2 – Diodato – 9,38%

3 – Le Vibrazioni  – 8,75%

4 -Piero Pelù – 7,82%

5 – Pinguini Tattici Nucleari – 7,74%

6 – Elodie – 7%

7 – Tosca – 5.22%

8 – Irene Grandi – 5,11%

9 – Achille Lauro –  4,22%

10 – Raphael Gualazzi – 3,90%

11 – Levante – 3,65%

12 – Marco Masini – 3,54%

13 – Alberto Urso – 3,03%

14 – Anastasio – 3,03%

15 – Michele Zarrillo – 2,75%

16 – Rita Pavone – 2,28%

17 – Enrico Nigiotti – 2,26%

18 – Palo Jannacci – 2,18%

19 – Rancore – 1,83%

20 – Elettra Lamborghini – 1,78%

21 – Riki – 1,53%

22 – Giordana Angi – 1,42%

23 – Junior Cally – 1,40%

SALA STAMPA (33%)

1 – Diodato – 21,88%

2 – Francesco Gabbani  – 10,30%

3 – Elodie – 7,14%

4 – Tosca – 6,36%

5 – Pinguini Tattici Nucleari – 6,03%

6 – Le Vibrazioni – 5,64%

7 – Piero Pelù – 5,44%

8 – Achille Lauro – 5,05%

9 – Rancore – 4,54%

10 – Raphael Gualazzi – 3,94%

11 – Irene Grandi – 3.74%

12 – Levante – 3,04%

13 – Anastasio – 2,32%

14 – Paolo Jannacci -2,20%

14 – Rita Pavone – 2,20%

16 – Elettra Lamborghini – 2,03%

17 – Marco Masini – 1,93%

18 – Junior Cally – 1,74%

19 – Michele Zarrillo – 1,46%

20 – Enrico Nigiotti – 1,03%

21 – Alberto Urso – 0,99%

22 – Giordana Angi – 0,55%

23 – Riki – 0,45%

 

CLASSIFICA COMBINATA 5a SERATA

1 – Diodato (“Fai Rumore”) – 13,40%

2 – Francesco Gabbani (“Viceversa”) – 11,64%

3 – Pinguini Tattici Nucleari (“Ringo Starr”) – 8,43%

CLASSIFICA FINALE (1-23)

1 – Diodato (“Fai rumore”) – 10,04%

2 – Francesco Gabbani (“Viceversa”) – 8,06%

3 – Pinguini Tattici Nucleari (“Ringo Starr”) – 6,53%

Nella graduatoria finale, i Pinguini Tattici Nucleari sono riusciti a sorpassare Le Vibrazioni con solo lo 0,47% dei voti in più. Junior Cally ha ‘regalato’ l’ultimo posto a Riki con lo 0,04% di scarto. Giordana Angi non ha mai superato la Top20, così come Enrico Nigiotti: la prima, nella graduatoria della quinta serata, si è fermata al 22esimo posto, risalendo al 20esimo nel cumulo totale delle serate. Il ragazzo, invece, è passato dal 20esimo al 19 posto. Ultimo posto netto per Riki.

 

SECONDA FASE – FINALE A TRE

TELEVOTO (34%)

1 –Francesco Gabbani (“Viceversa”) – 38,85%

2 – Pinguini Tattici Nucleari (“Ringo Starr”) – 37,21%

3 – Diodato (“Fai Rumore”) – 23,93%

DEMOSCOPICA (33%)

1 – Francesco Gabbani (“Viceversa”) – 38,67%

2 – Diodato (“Fai Rumore”) – 36,33%

3 – Pinguini Tattici Nucleari (“Ringo Starr”) – 25,00%

SALA STAMPA (33%)

1 – Diodato (“Fai Rumore”) – 57,9710%

2 – Francesco Gabbani (“Viceversa”) – 24,1546%

3 – Pinguini Tattici Galattici (“Ringo Starr”) – 17,8744%

CLASSIFICA COMBINATA (quindi definitiva)

1 – Diodato (“Fai Rumore”) – 39,26%

2 – Francesco Gabbani (“Viceversa”) – 33,94%

3 – Pinguini Tattici Nucleari (“Ringo Starr”) – 26,80%

Netta quindi la terza posizione dei Pinguini Tattici Nucleari, mentre la vittoria finale a Diodato è andata soprattutto per la influente percentuale ottenuta nella Sala Stampa, senza la quale sarebbe stato Gabbani a conquistare il primo posto.

Altro che Amadeus, i vincitori siamo noi. Note a margine di un Sanremo da record. Lucrezia Martini il 9 febbraio 2020 su Il Dubbio. Vittoria meritata, festival riuscito, obiettivi d’ascolto raggiunti e superati ma…Vittoria meritata, festival riuscito, obiettivi d’ascolto raggiunti e superati. E allora perché? Perché far vestire Diletta Leotta da Moira Orfei e poi farla cantare sciuri sciuri? Perché scollacciare Elettra Lamborghini senza inquadrarla? Ma soprattutto: perché costringerci ad aspettare le 2.32 per darci il risultato allungando il brodo con una serie di sketch irripetibili? La serata era iniziata abbastanza bene, anzi molto bene secondo la maggior parte degli osservatori, attratti come calamite dalla talentuosa Elodie. È continuata mantenendo un livello musicale discreto, sia grazie a concorrenti dignitosi che ai miniconcerti degli ospiti, tutti rigorosamente italiani e spremuti fino all’ultima goccia. “Spendo dunque pretendo”, in onore del direttorissimo Foa, fino all’ultimo posizionato in prima fila con un sorriso da paresi. Apice dello show raggiunto con Achille Lauro, vestito dalla regina che ha messo a posto gli uomini, Elisabetta I, e che quest’anno è riuscito in un’impresa galattica: far piacere il metrosexualism non solo alle nonne, che si sa hanno un debole per i nipoti discoli, ma anche ai nonni. I miei suoceri tifavano per lui, i miei amici tifavano per lui, pure le mie mattonelle tifavano per lui, ma è arrivato ottavo. Meglio per lui. Performance travolgente anche quella di Piero Pelù, che sarà pure bollito ma il palco lo sa tenere e un po’ di groove ce l’ha ancora. Scende tra il pubblico – quest’anno va di moda – e fa esaltare la platea, un po’ meno la signora a cui ruba la borsa argentata, che Amadeus riporta subito alla proprietaria con sollecito perbenismo. Siamo ormai a mezzanotte ma va ancora tutto liscio, il ritmo c’è, le vallette pure, la voce di Tosca – la migliore voce di questa edizione – ci ricorda che siamo a Sanremo – e che a Sanremo c’è sempre stato almeno un po’ di qualità canora. Mentre Sabrina Salerno, con una rivisitazione inevitabile di Boys boys boys, ci ricorda quanto poteva essere brutto questo festival. Poco dopo l’una, incredibile, arriva la classifica finale. Ed è una classifica largamente condivisibile, soprattutto per l’ultimo posto a Riki, meno per il penultimo Junior Cally, che ha inventato un ritornello orecchiabilissimo. Ma era tutta un’illusione! La classifica si ferma a solo al quarto posto. Ed è qui che inizia l’agonia. Un Golden Globe a Fiorello, che riesce a riempire i 50 minuti di fuffa che gli hanno chiesto gli autori facendo gag con l’autotune a ricordarci quando falsificavamo la firma della mamma sul libretto di scuola, mentre adesso se manchi un giorno in classe «ti vengono a cercare a casa con i droni». Ed ecco che tra l’una e le 2.32 si scopre chi sono i vincitori di questo festival: i “gruppi di ascolto” di noi poveri telespettatori auto organizzati. Come altro si sarebbe potuta sopportare un’ora e mezza di niente, anzi, un’ora e mezza inutile, senza la compagnia degli amici più cari? Che fossero seduti accanto a noi sul divano o presenti in chat su whatsapp, gli amici ci hanno soccorso nel momento più ingrato, quando Amadeus faceva salire sul palco chiunque stesse passando vicino l’Ariston pur di farci bruciare gli ultimi neuroni rimasti. E dire che a quella ora non ti paga un’inserzione pubblicitaria manco la cedrata Tassoni (citazione di un’amica in chat). Ma chi vuole arrivare alla fine deve soffrire, superare scena di Paolo Rossi e Angela Finocchiaro che si travestono da carnevale insieme a Christian De Sica e Massimo Ghini per pubblicizzare il loro ultimo film, non soccombere di fronte all’ennesimo cantante lirico prestato al pop, e restare appiccicato al televisore anche quando si inventano premi alternativi per rimandare la proclamazione del vincitore, che pure a Sky era stata fatta mezz’ora prima. Vince Diodato, che fa un bel rumore, ma vinciamo soprattutto noi.

Sanremo 2020, terremoto in Rai: Teresa De Santis fa causa all'azienda, nel nome di Amadeus. Libero Quotidiano il 9 Febbraio 2020. Cala il sipario sul Festival di Sanremo. Rai in brodo di giuggiole: nessuno poteva immaginarsi dati di ascolto simili. Un successo pazzesco, clamoroso, inarrivabile quello di Amadeus alla kermesse dell'Ariston. Ma in questo contesto c'è anche chi, giustamente, si arrabbia. Si tratta di Teresa De Santis, ex direttore di Rai 1, rimossa dal suo incarico a pochi giorni dal Festival. Come ricorda Il Fatto Quotidiano il cambio della guardia avvenne lo scorso 13 gennaio: al suo posto Stefano Coletta. Cambio alla vigilia della conferenza stampa di presentazione proprio del Festival di Sanremo, insomma qualcosa che non si era mai visto. La De Santis, per inciso, era stata sostituita dopo lunghi mesi di polemiche dovute al fatto che era arrivata al vertice della rete ammiraglia di Viale Mazzini in quota-Lega. Insomma, questo Sanremo che ha avuto un successo clamoroso è figlio suo. Lo ha creato lei. Eppure nessuno glielo ha riconosciuto, eccezion fatta per Marcello Foa, il presidente Rai che fu suo sponsor: "Va dato merito a Teresa De Santis, che in queste ore è stata un po' dimenticata nel flusso delle notizie del Festival. È stata lei a volere fortemente Amadeus e ha avuto ragione. Lei ha impostato questa edizione, senza nulla togliere a Coletta", ha commentato ai telegiornali. Silenzio tombale, invece, da parte dell'ad della Rai, Fabrizio Salini. Certo, la De Santis guarda con soddisfazione ai dati Auditel: sa che il merito è suo. Ma in tutto ciò, sganciata sempre dal Fatto Quotidiano, c'è anche una bomba. Davvero clamorosa. Si apprende infatti che la De Santis è pronta a fare causa a quella Rai che la ha defenestrata in malo modo. Due giorni fa infatti si sarebbe recata allo Studio D'Amati, a Roma, specializzato proprio in diritto del lavoro e della persona. Obiettivo, imbastire un'azione legale per mobbing e demansionamento. Secondo lei, infatti, mai nessuno a Viale Mazzini è stato trattato come lei.

Gianluca Roselli per il “Fatto quotidiano” il 9 febbraio 2020. I numeri record del Festival di Sanremo (53,3% per 9 milioni e mezzo di telespettatori venerdì sera) raccontano la storia di un grande successo. Teresa De Santis guarda la manifestazione e i dati Auditel con orgoglio, perché è stata lei a organizzare la kermesse canora e a volere Amadeus alla conduzione. Ma anche con rabbia, perché nessuno in questi giorni ha speso una parola nei suoi confronti. Lo ha fatto solo ieri il presidente della Rai Marcello Foa (che fu suo sponsor), davanti alle telecamere dei tg. "Va dato merito a Teresa De Santis, che in queste ore è stata un po' dimenticata nel flusso delle notizie del Festival. È stata lei a volere fortemente Amadeus e ha avuto ragione. Lei ha impostato questa edizione, senza nulla togliere a Coletta", ha detto il presidente. Per il resto, nulla. Non una parola dall' ad Fabrizio Salini, né dal suo successore alla guida di Raiuno, Stefano Coletta. De Santis è stata rimossa dalla direzione della rete ammiraglia, dopo oltre un anno di aspre polemiche per le sue scelte in salsa sovranista (era stata nominata in quota Lega) e il calo degli ascolti di Raiuno, proprio alla vigilia del Festival. Era lunedì 13 gennaio. Il giorno dopo, martedì, si sarebbe tenuta la conferenza stampa di presentazione a Sanremo, quando, dal settimo piano di Viale Mazzini, arriva la notizia della sua defenestrazione: al suo posto veniva promosso il direttore di Raitre, Stefano Coletta. Una cosa mai vista. In queste sere De Santis non si è persa nemmeno una serata del Festival, che considera una sua creatura. Ufficialmente non parla, ma chi le sta vicino racconta di una persona molto amareggiata e delusa per il trattamento ricevuto, ma pure arrabbiata per non aver potuto godere dei frutti del suo lavoro. Un lavoro che, a suo dire, le è stato scippato. Non essere mai stata citata viene reputata un'imperdonabile mancanza di stile. Ma c' è di più. Ora De Santis è pronta a far causa alla Rai. Due giorni fa si è recata allo Studio D' Amati, a Roma, specializzato in diritto del lavoro e della persona, per mettere in piedi un' azione legale per mobbing e demansionamento. A nessuno, a suo dire, in azienda è stato riservato il trattamento che ha avuto a lei. Guardando i numeri record del Festival, con chi le sta intorno ha voluto ripercorrerne le tappe. È stata De Santis a scegliere Amadeus e a volerlo alla conduzione, anche perché sapeva che, attraverso Amadeus, sarebbe arrivato Fiorello. "Vengo solo se c' è Amadeus, ma farò il battitore libero", le ha detto Fiorello in aprile, quando la direttrice era alla ricerca di un conduttore dopo Claudio Baglioni. Ma Salini non era convinto. L'uomo su cui l' ad puntava, non è un mistero, era Alessandro Cattelan, come ha ribadito ieri in un' intervista alla Stampa. In alternativa, Mogol oppure Morgan. Così, dopo esser rimasto sulla graticola per settimane, il primo di agosto Amadeus si tira indietro. "Ti ringrazio, Teresa, ma, se l'ad non mi vuole, lasciamo perdere". A quel punto De Santis forza la mano e chiama in soccorso il presidente di Rai Pubblicità, Antonio Marano. Che avverte Salini: attenzione, gli inserzionisti sono in fuga. Così, alla fine, Salini si convince su Amadeus, che il 2 agosto torna sui suoi passi e accetta. Ma De Santis non rivendica solo la scelta del conduttore (e quindi di Fiorello), ma pure l'idea di trattare il tema della violenza sulle donne. "Bisogna parlarne dal palco dell' Ariston", suggerisce ad Amadeus. De Santis, si sa, ha poi contestato la scelta di Rula Jebreal, fatta dal conduttore, ma ora ammette che la cosa ha funzionato. Altro merito rivendicato dall' ex direttrice di Raiuno è la scelta di puntare sui giovani e sui nuovi generi. Ora, dopo giorni di silenzio in cui De Santis a Sanremo sembrava il convitato di pietra, sono arrivate le parole di Foa. De Santis, però, non si dà per vinta e continua a ritenere ingiusta la sua rimozione. "Ho lasciato Raiuno al + 1,2% nel prime time e + 0,80% nel day time. E ora il record del Festival. Forse tanto male non ero", fa sapere a chi le sta vicino. A suo modo, una rivincita.

Marco Castoro per leggo.it. Il Festival show dell'accoppiata Amadeus-Fiorello va a gonfie vele. L'argenteria della Rai torna lucida come all'era degli antichi splendori, l'Ad Fabrizio Salini gonfia il petto e appende il cappello sull'evento. Tra l'altro il cassiere di Viale Mazzini si mette in tasca la metà delle entrate pubblicitarie. E quindi si festeggia con cifre a sei zeri che metterebbero le ali a chiunque. «Questa è la mia Rai dice Salini - su questo Festival ho lavorato moltissimo. Ho voluto Amadeus, ho voluto il coinvolgimento di Fiorello, ho voluto e difeso Rula, ho costruito un Sanremo vincente non curandomi delle polemiche, lavorando in silenzio come nel mio stile, senza proclami ma con dei risultati che vanno al di là di numeri che non si registravano dal 1995. Numeri ai quali bisogna aggiungere la fetta di ascolti de L'Altro Festival su RaiPlay, la piattaforma online che grazie allo show dal vivo di Fiorello ci ha permesso di spiazzare le over the top». Salini rivendica il coraggio delle scelte, Amadeus in primis. Tuttavia, lo sanno in molti a Viale Mazzini, la vicenda Amadeus è stata un po' più tormentata di quanto potrebbe apparire oggi che, con i risultati da record che ci sono, c'è la corsa a intestarsi i meriti. Ma le cose stanno diversamente. Lo stesso Amadeus, infatti, aveva scritto un messaggio all'ex direttore di Rai1, il suo primo sponsor Teresa De Santis, che a marzo 2019 lo aveva proposto a Salini. A distanza di cinque mesi (la sera del 1° agosto), il conduttore la ringraziava e le annunciava che avrebbe fatto un passo indietro perché non poteva sentirsi in alcun modo a suo agio senza la fiducia mai arrivata del capoazienda Salini. Fiducia che, alla fine, la direttrice aveva faticosamente estorto in extremis il 2 agosto, grazie anche al provvidenziale assist di Antonio Marano, col quale aveva condiviso il progetto innovativo dell'attuale Sanremo, Tra palco e città. Amadeus non si sentiva più la prima scelta, perché circolavano i nomi di Mogol, Morgan e soprattutto quello di Alessandro Cattelan, stimato e apprezzato proprio dall'Ad che ha confermato a Sanremo di averci parlato («ma non per il Festival») e di volerlo portare nella squadra della Rai. Indiscusso invece il merito di Salini nell'aver voluto a tutti i costi Fiorello, prima per Viva RaiPlay, poi a Sanremo. E l'accoppiata Amadeus-Fiorello è risultata vincente. Standing ovation.

Alberto Mattioli per "la Stampa" il 7 febbraio 2020. E se l' alluvionale durata delle serate del Sanremone fosse l' ennesimo sintomo dell' insopportabile, insopprimibile, inarrestabile logorrea nazionale? Il festival è lo specchio dell' Italia (e viceversa) anche per la pessima abitudine di usare due parole quando ne basterebbe una o, come nel caso dei testi del programma, meglio ancora sarebbe stare zitti. All' Ariston tutti parlano, parlano, parlano. Amadeus e Fiorello, ospiti e controspiti, tutti, tranne i cantanti che sono zittiti dall' emozione e devono conservare il loro fiato (poco, si direbbe ascoltandoli) per la canzone, la tirano in lunghissimo. E allora monologhi fluviali come quelli di Shakespeare, ma purtroppo scritti molto peggio, introduzioni e divagazioni che non finiscono più, spiegazioni di bizantina complessità. Di conseguenza, la scaletta si allunga più della Grande Muraglia, le serate diventano nottate, le classifiche arrivano alle due del mattino e il povero Nicola Savino, che conduce il Dopofestival, si lamenta che il suo orario sembra quello di UnoMattina. All' una e un quarto del mattino di ieri, mentre tramortiti attendevamo Zarrillo per il definitivo colpo di grazia e di sonno, zac!, a tradimento ecco l'omelia di una collega del Tg1 sulla libertà di stampa e la lettera di un' altra alle sue figlie, argomenti ovviamente indispensabili per qualsiasi festival della canzone. «Parole, parole, parole», cantava Colei che aveva capito tutto e lo ha cantato meglio di chiunque altra. Inutile accusare Sanremo o ricordare che con Pippo Magno andava pure peggio (per Baudo, qualsiasi spettacolo di durata inferiore alle cinque ore è uno spot). La colpa non è del festival, ma degli italiani. La sintesi non è esattamente una caratteristica nazionale. E' l' Italia chiacchierona dove si dice «problematiche» invece di problemi (d' accordo, sono solo cinque lettere sprecate, ma da moltiplicare per i nostri infiniti problemi) e un presidente del Consiglio «avvia interlocuzioni» con Pinco e Pallino invece semplicemente di parlare con loro, o meglio ancora scrivere, e dove chiunque ti racconta «quella che è la situazione» invece di raccontarti direttamente la situazione, e stop. Tornasse a visitarlo Goethe, parlerebbe del Paese dove fiorisce il blablabla. Al solito, la colpa di quest' incontinenza verbale va ricercata in quella catastrofe che è stata l' abolizione del latino nella scuola dell' obbligo. Avrebbe abituato tutti a non sprecare il fiato e le parole, a usarne il minimo necessario, ad andare al sodo, a essere logici, chiari e sintetici. Meno monologhi e più versioni (soprattutto Tacito, ovviamente).

Andrea Biondi per ilsole24ore.com il 10 febbraio 2020. Un giorno del “SuperBowl nostrano” per la Rai vale di più, ma non molto rispetto a un giorno “ordinario” per Google in Italia. Alla fine, ad analizzare quel che accade in questa settimana straordinaria per la Tv nazionale - e per la Rai - la realtà dei numeri misura tutta la distanza fra mondi e media. E, appunto, un giorno di raccolta per la Rai in un momento straordinario come il Festival di Sanremo, che tiene incollata allo schermo la metà degli italiani, vale poco più di un giorno di ordinaria raccolta per Google nei confini del nostro Paese. Del resto si sa, Big G insieme con Facebook sta dettando legge nel mondo dell’advertising. Certo, va considerato che nei giorni del Festival la Rai non raccoglie soltanto da Sanremo, ma la manifestazione canora rappresenta comunque l’evento clou e quindi si porta via la fetta più cospicua dei ricavi pubblicitari. «Dopo il Super Bowl americano, comincia il nostro Super Bowl, da Sanremo». Antonio Marano, presidente di Rai Pubblicità, ha battezzato così la 70esima edizione del Festival, che «continua ad andare benissimo sul fronte dei ricavi: sicuramente supereremo la raccolta dello scorso anno» (sui 31 milioni), grazie a Tim main sponsor e scommettendo su un’offerta che fra tabellare e iniziative speciali è molto articolata. Squillino le trombe, dunque, nell’annunciare la pietra filosofale che trasforma in oro i secondi che passeranno in televisione su Rai 1 nei quattro giorni da martedì a sabato. Introiti cui poi andranno anche aggiunti quelli dei biglietti e che si confrontano con i 18 milioni di costi. Insomma, un bell’utile per mamma Rai che, sul versante dei conti, non sta vivendo momenti felici. I 140 milioni dei diritti televisivi per eventi sportivi (leggi Europei di calcio e Olimpiadi) alla fine pesano sui bilanci della tv pubblica che, a budget - come evidenziato dal Sole 24 Ore din edicola il 31 gennaio - chiuderà con un rosso di 65 milioni di euro. I ricavi pubblicitari - a 631 milioni di euro nel 2018 e 626 nel 2019 - passeranno a 650 milioni. Il tutto per un fatturato pubblicitario stimato nel 2020 in crescita di 14,9 milioni sulla tv e di 5,4 milioni sul web, stabile sul cinema e in diminuzione di 2,5 milioni sulla radio e di 0,2 milioni per ciò che attiene ai ricavi intercompany. Quei 31 milioni insomma, fanno molto comodo. Rappresentano intorno al 5% dei ricavi pubblicitari annui. Del resto, i numeri sugli ascolti – elaborati dallo Studio Frasi su base Auditel – sono eloquenti: 49,87% di share e 10,8 milioni di spettatori di media nell’edizione 2015 (la prima dell’era Carlo Conti); 10,5 milioni e 50,9% nel 2016 (il secondo Conti); 10,85 milioni e 51,54% di share nel 2017 (l’ultimo di Conti alla conduzione); 10,9 milioni e 53,21% di share nel primo di Claudio Baglioni del 2018 e 9,8 milioni e 50,14% di share lo scorso anno, sempre con Baglioni alla guida. E, in questo quadro, solo per dare un ordine di grandezza, sulla tabellare a giudicare dai listini di Rai Pubblicità lo spot più costoso sarà quello da 30 secondi nel break “Sanremo 2” (alle 21.45), che costerà 414mila euro. Basta fare due conti però e la realtà finisce per apparire sotto tutt’altra luce. Non che i numeri inficino la validità industriale del Festival. Ma i 31 milioni sono null’altro che 6,2 milioni al giorno se rapportati ai 5 giorni di Festival. Calcolo grezzo, ma è solo per dare un ordine di grandezza. A questi in realtà occorrerebbe aggiungere 1,7 milioni di euro che rappresentano la raccolta giornaliera di febbraio escluso il Festival. Quindi i poco più di 47 milioni totali sui 78 di febbraio (stando ai dati 2019 della Nielsen). Il paradosso è che spalmando i 78 milioni sui 28 giorni (senza attribuire quindi la patente di “straordinarietà” a Sanremo), la Rai non si avvicinerebbe neanche lontanamente alla raccolta giornaliera di Google. Cosa accade altrove però? Non esistono cifre ufficiali. Ma le stime desumibili dai dati Nielsen sulla raccolta di Google e Facebook accreditano il colosso di Mountain View di 1,6 miliardi circa e Facebook di poco meno di un miliardo. E così, gli 1,6 miliardi di Google - comprensivi di Youtube, in Italia - altro non sono che 4,4 milioni al giorno. Meno dei 6,2 di Sanremo, è vero. Ma da una parte parliamo di un evento straordinario e dall’altro di uno dei 365 giorni che compongono un anno. Analizzando invece la stima che riguarda Facebook, i circa 950 milioni della creatura di Zuckerberg rappresentano 2,6 milioni al giorno di raccolta. Insomma, insieme in ogni giorno dell’anno Google e Facebook raggranellano più della raccolta della Rai . Attenzione: quello che appare per Google e in parte per Facebook, vale ancora di più per Mediaset con i 2,1 miliardi di raccolta (dato 2018) : 5,8 milioni al giorno. Certo, Publitalia rappresenta l’anima del gruppo Mediaset, tv commerciale per eccellenza, con una struttura “pesante”, che negli anni ha raggiunto il 55% della raccolta. Un leader di mercato italiano costruito negli anni. A fronte di colossi del web i cui dati sono solo stimati (forse anche per difetto). E che non fanno che aggiungere segni più a segni più.

Sanremo, Pd contro le trasferte pagate dallo Stato: «Troppi i parenti di dirigenti Rai». Pubblicato sabato, 08 febbraio 2020 da Corriere.it. «Presenteremo nei prossimi giorni un’interrogazione al Ministro dell’Economia, azionista del servizio pubblico, per sapere se è a conoscenza, e se non ritiene di intervenire sull’azienda, del numero record di dirigenti Rai in trasferta al Festival di Sanremo e dei relativi costi”. Quando si dice il carrozzone Rai. Perché stando a quanto pubblicato da Affari italiani sarebbero tantissimi, troppi, i dirigenti Rai in trasferta a Sanremo. Da qui l’interrogazione parlamentare a firma del Pd. Nel lungo elenco si parla di mogli, figli, accompagnatori e accompagnatrici. Più di 50 persone la cui presenza forse non è del tutto giustificata. “Chi li ha autorizzati? Quanto è costata la loro trasferta? Era necessaria la presenza di tutti quei dirigenti? - si chiede il Pd -. Quanto è stato speso, per queste trasferte, visto che il bilancio della Rai segna meno 65 milioni di euro? Chi ha seguito il Festival in questi giorni avrà visto in prima fila all’Ariston la presenza fissa dell’Ad Fabrizio Salini e del Presidente Marcello Foa. Ma, come riportano gli organi di stampa, i vertici e dirigenti Rai in trasferta al Festival sarebbero molti di più e oltretutto accompagnati da parenti e dai rispettivi staff». Tra questi Foa e Salini con le mogli, il consigliere Beatrice Coletti con marito; Elisabetta Gandini (internal audit); Alberto Romagnoli (Rai parlamento); Maria Pia Ammirati (Rai Teche). Tanto che all’hotel Nazionale, storico quartier generale della Rai, molti responsabili dell’ufficio stampa (dunque in ovvia trasferta per lavoro) hanno dovuto cedere le loro abituali stanze e sistemarsi in altri alberghi.

Rai, polemiche per  le trasferte al Festival:  «In 634 tra dirigenti  e collaboratori». Pubblicato lunedì, 10 febbraio 2020 su Corriere.it da Antonella Baccaro. Il collegio sindacale: «L’azienda dica chi ha pagato». Nel cda del 21 febbraio le risposte di Viale Mazzini. Il collegio sindacale della Rai vuole vederci chiaro sulla trasferta dei dirigenti dell’azienda a Sanremo, finita al centro di un’interrogazione parlamentare del Pd. Per questo avrebbe chiesto al consiglio di amministrazione dell’emittente pubblica, in particolare all’ad Fabrizio Salini, di conoscerne i particolari. Il collegio guidato da Carmine Di Nuzzo, ispettore generale della Ragioneria dello Stato, e composto da due dirigenti del ministero dell’Economia, Giovanni Ciuffarella e Maria Teresa Mazzitelli, si sarebbero mossi sulla scorta dell’interrogazione parlamentare. Una decisione che in azienda qualcuno definisce «atto dovuto» poiché si tratta di dubbi sulla buona gestione dell’azienda che il collegio non potrebbe ignorare. I tre membri avrebbero chiesto conto del numero dei dirigenti in trasferta, del loro ruolo e incarico durante la manifestazione e, naturalmente, in presenza di familiari e componenti dello staff, di chi ne abbia coperto le spese. Le informazioni dovranno essere presentate nel consiglio di amministrazione del 21 febbraio. Sul punto ci sono state nei giorni scorsi alcune repliche informali dell’azienda, secondo cui tutti i dirigenti e i dipendenti presenti avrebbero avuto un compito da svolgere nella settimana sanremese. Quanto ai parenti, avrebbero coperto in autonomia le proprie spese. La pattuglia dei presenti alla manifestazione canora supererebbe le 600 unità, circa un centinaio più dell’anno scorso. A propria difesa, sempre informalmente, l’azienda aveva spiegato che quest’anno il perimetro della manifestazione si è molto allargato, andando a coinvolgere settori prima mai toccati dall’evento. Basti pensare al ruolo primario assunto da RaiPlay che ha trasmesso per la prima volta il Dopofestival. Ma anche alla presenza «diffusa» della manifestazione sul territorio cittadino. Certo, qualcuno avrebbe fatto notare l’insolita presenza del responsabile dell’Audit, del direttore dei Diritti sportivi o di Rai Parlamento, come anche l’ampiezza dello staff del presidente Marcello Foa, tra capostaff, consigliere della comunicazione, addetta stampa e segreteria di Governance. La polemica si incrocia con la tensione che ancora regna in azienda, malgrado il successo di Sanremo, collegata alle prossime nomine, all’ordine del giorno proprio nel cda del 21 febbraio. In quella sede si vedrà se Salini saprà recuperare la fiducia del Pd che lo accusa di aver rinviato le nomine per troppo tempo. Nel mirino in particolare c’è il Tg1, oggi guidato da Giuseppe Carboni sul quale il M5S ancora non prende una posizione univoca. Rai, per la folla di dipendenti al Festival si muove il collegio sindacale: "Salini spieghi perché così tanti e chi ha pagato".

Chiesta all'amministratore delegato una relazione dettagliata sui 634 fra dirigenti e collaboratori in trasferta al teatro Ariston, un centinaio in più rispetto allo scorso anno. Il manager dovrà chiarire cosa sono andati a fare e quanto sono costati. Giovanna Vitale il 10 febbraio 2020 su La Repubblica. Non sono solo il Pd e i due consiglieri Rai Borioni e Laganà a voler conoscere il nome, il numero e relativi costi sostenuti da Viale Mazzini per spedire a Sanremo un esercito di dirigenti e collaboratori, ma così tanti come quest'anno. Dopo l’interrogazione parlamentare al ministro dell’Economia, a muoversi è il collegio sindacale del servizio pubblico composto da un ispettore capo della Ragioneria generale dello Stato, in qualità di presidente, e da due alti funzionari del Tesoro. I quali hanno chiesto all’amministratore delegato Fabrizio Salini di presentare, al prossimo cda in calendario il 21 febbraio, una relazione dettagliata per sapere quante persone sono partite alla volta del Festival, quanto tempo sono rimaste, il motivo della trasferta e chi ha coperto le spese di viaggio e di soggiorno. Secondo i calcoli di Repubblica, sarebbero infatti almeno 634 i dipendenti Rai registrati a Sanremo nei giorni del concorso canoro: un centinaio in più rispetto al 2019. Un computo nel quale ovviamente non rientrano gli ospiti in carico al Cerimoniale della tv di Stato: dallo stesso ad Salini al presidente Marcello Foa, passando per il capo della Comunicazione Giannotti e conduttori come Alberto Matano, Lorella Cuccarini e Roberto Poletti. Resta invece da chiarire la presenza di familiari e collaboratori di staff, che non è passata inosservata. E sulla quale ora il Tesoro vuole vederci chiaro. Specie alla luce dei 65 milioni perdite previste dall'emittente di Stato nel 2020. Per ciascuno degli "inviati" sul fronte sanremese il manager del servizio pubblico dovrà spiegare cosa sono andati a fare, perché e chi ha pagato. Anche se la Rai già chiarito che parenti e collaboratori sono sbarcati all'Ariston a spese loro. Tra questi, le mogli di Foa e Salini, il marito della consigliera Beatrice Coletti, la segretaria dell'ad Giuseppina Carruba, ma anche la segretaria della governance Rai Margherita Ghinassi. Oltre a dirigenti che poco o nulla hanno a che fare con Sanremo: dal direttore dei diritti sportivi Pierfrancesco Forleo al direttore di Rai Parlamento Antonio Preziosi, fino all'ad di RaiCom Monica Maggioni.

Raffaella Silipo per “la Stampa” il 10 febbraio 2020. Ho guardato Ama, l' ho visto calmo e rilassato, gli ho chiesto: "Come fai a stare così tranquillo?". Sai cosa mi ha risposto? "Perché ci sei tu, Fiore"». Il Festival dei record è una consacrazione dell' amicizia maschile. Amadeus e Fiorello sul palco insieme funzionano perchè sono autentici: davvero si capiscono al volo, bella forza, si conoscono da trent' anni. Davvero ridono come bambini l' uno alle battute dell' altro. Davvero, soprattutto, ognuno sente che l' altro all' occorrenza gli coprirà le spalle. Specularmente, la grande tragedia del festival 2020 è la rottura di un' amicizia maschile, quella tra Morgan e Bugo. Il divo maledetto e la spalla fedele che a un certo punto non ce la fa più a venire bistrattata. Alla vigilia Morgan prometteva: «Porto a Sanremo il sentimento di gratitudine, perché Bugo mi è stato vicino in un momento buio, voglio che possa sfruttare la mia popolarità che è quello che io posso fare per dirgli: "grazie amico"». E, dopo la fuga dal palco, Bugo sbotterà: «Per me era il festival dell' amicizia, roba forte, e ci credevo..» Achille e Patroclo, il legame con il proprio simile, il fratello in cui ci rispecchiamo, è il grande protagonista di questo inizio 2020. Non solo al Festival: tra i film favoriti per l' Oscar che si assegna questa notte, il tema vincente è proprio quello dell' amicizia tra uomini. Oltre alla ricostruzione maniacale della mecca del cinema all' epoca dell' omicidio di Sharon Tate, C' era una volta a Hollywood di Quentin Tarantino (dieci nomination) è un «buddy movie» costruito intorno al rapporto tra il divo del western al tramonto Leonardo DiCaprio e la sua controfigura Brad Pitt: «Una bellissima storia di amicizia - l' ha definito DiCaprio - ed è stato incredibilmente facile metterla in scena insieme». E Pitt ha rincarato: «È bella la consapevolezza di avere dall' altra parte del tavolo un alleato, il migliore di tutti che tiene in piedi la scena». E The Irishman? Altra generazione, altro contesto per il «gangster movie» di Martin Scorsese (dieci nomination), ma anche qui il viaggio dei tre personaggi interpretati da Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci attraverso la storia degli Stati Uniti è prima di tutto un' indagine profonda nei chiaroscuri dell' amicizia virile, tra affetto e calcolo, carisma e devozione. Il legame tra Frank Sheeran, veterano della II Guerra Mondiale, e Russell Bufalino, boss della mafia a Filadelfia; e il rapporto di Frank con Jimmy Hoffa, leggendario capo del sindacato, di cui lui diventa guardaspalle, consigliere e, forse, amico. Per muoversi tra presente e passato, Scorsese ha ringiovanito digitalmente gli attori. «Potevo scritturare un cast corrispettivo di attori più giovani - ha ammesso - ma io volevo lavorare con i miei amici. Io e Bob non abbiamo bisogno di parlarci troppo. Lui è l' unico che conosce le mie origini, il mondo come lo conosco io». Anche il regista inglese Sam Mendes definisce il suo 1917 (dieci nomination) «una storia di amicizia» tra i due caporali ragazzini Tom Blake e William Schofield - simbolo di tutta la gioventù senza nome sacrificata nella Prima Guerra Mondiale - che corrono tra le trincee del fronte occidentale con la missione impossibile di salvare migliaia di vite, tra cui il fratello di Blake. Sono amici fin dalle prime battaglie: «Non ti ricordi la Somme?». Sono usciti vivi dall' inferno di sangue e fango. Insieme. «Senza troppi dialoghi» dice Mendes, come Scorsese. Non ne hanno bisogno, l' uno vede se stesso negli occhi dell' altro. Se l' amicizia domina nell' immaginario attuale, l' amore romantico è il grande assente. Spesso sopravvalutato, normalmente infelice. Pensate a Marriage story di Noah Baumbach (sei candidature), storia della dissoluzione di un rapporto. E dire che Adam Driver e Scarlett Johannson all' inizio si amano davvero e mettono su famiglia, ma finiscono a distruggersi a vicenda tra avvocati e aule di tribunali. Non a caso Baumbach dice di essersi ispirato alla sua esperienza. Non parliamo poi della seduzione. Registi e conduttori di show evidentemente temono di sbagliare registro, pensano che, in tempi di #metoo, sia peggio di una guerra. Fiorello l'ha detto sorridendo sul palco dell' Ariston: «Ti ho guardato, Ama, sei migliorato, ma Rula, Diletta, le prendevi per mano: è manismo, non si fa più. Ricevere i fiori mi è piaciuto: parità, altrimenti c' è fiorismo, perché alle femmine sì e ai maschi no?». Insomma, che sia sul palco o in trincea, mai come in questo scorcio di millennio c' è bisogno di un amico che ti guardi le spalle.

Sanremo è finito, grazie a dio. Manuel Peruzzo su Wired il 9 febbraio 2020. Traboccante e indigesto nei tempi, didascalico ed esplicito nel moralismo, doveva essere il Festival del “passo indietro” e lo è stato, nel senso peggiore (anche se non riusciamo a farne a meno). Una settimana di Sanremo ci debilita più del crack: è divertente ma ci fa male. Per fortuna che è finito. Ieri sera, a un’ora dalla fine del Festival, Fiorello ricordava i cantanti morti, chiamava standing ovation per riattivare la circolazione del sangue e evitare piaghe da decubito del pubblico, cantava con e senza autotune, prendeva tempo. La scaletta-mondo prevedeva ancora momenti imperdibili: Leotta cantare Ciuri Ciuri su base di Lose Yourself di Eminem (o il femminismo delle crostate al mandarino della nonna o il bagaglino: non ha mezze misure), il ballerino in sedia a rotelle, l’omaggio a Alberto Sordi, il medley dei Queen, Sabrina Salerno travestita da Sabrina Salerno, i Gente de zona per far ballare i superstiti, il discorso del sindaco, i colpi di tosse, i cellulari scarichi, la pazienza finita. A un certo punto, verso le due di notte, la sollevazione popolare, la presa della Bastiglia, le palle piene: Amadeus ha rischiato il linciaggio a “intanto un aggiornamento del Tg1”, poi ritirato perché volavano già le prime scarpe sul palco. Anche perché, seppur tutti facessero finta di niente, si sapeva che aveva vinto Diodato con Fai Rumore (la canzone che avrebbero amato Rosa e Olindo), grazie a Sky Tg24 che ha violato l’embargo e il codice cavalleresco di questi tempi: no spoiler. Il Festival era stato annunciato come femminile ma non è mai stato tanto maschile. Volevano il passo indietro dei maschi, e c’è stato, ma non nel senso che la donna davanti si vede di più: solo che gli uomini regrediscono ai peggiori stereotipi di donna tossica. Era questa l’equiparazione che si cercava? Ferro in crisi di mezz’età che smatta perché “scivola scivola” in seconda serata; Fiorello che si lagna al telefono con la Lucarelli che ne riporta le parole; Lauro che fa tutto il catalogo Gucci per combattere la mascolinità tossica e si limona il bassista; Gualazzi in drag Elton John; il catfight tra Bugo e il “nano mozart del cazzo” Morgan, che cambia i testi all’ultimo, mette fine a un’amicizia di diciassette anni, rilascia interviste in cui dice che c’è un complotto degli spartiti, che lo boicottano, che si sente usato. È proprio come dice Mollica: “È un festival particolare all’insegna dell’amicizia”. L’amicizia tra Sarah Scazzi e Sabrina Misseri. È stato un festival costruito sul ricatto del messaggio profondo che su Canale 5 è sii sempre te stesso e su Rai Uno diventa vivi ogni attimo come fosse l’ultimo. E quindi una carrozzella e un karaoke, un defibrillatore e un medley dei Ricchi e Poveri. Capite tutti la gravità morale che sarebbe godersi una serata nazionalpopolare con messaggi subliminali; no, serve essere espliciti: il femminicidio singhiozzante, il monologo sull’invecchiamento, il rap sulla Sla, il ballerino con paralisi. Poi può entrare Tony Renis vestito da Goodfellas. Così che non si dica che è un palco frivolo, sciocco, depensante. Ed è proprio questo che funziona, insieme all’imprevisto: Ghali che diventa “Gavi”, il tacco conficcato nella scala, Bugo che fa Tina Cipollari, Pelù che diventa borseggiatore, il bacio fuoriprogramma (tra maschi, perché guai a non chiedere il consenso come ha fatto il pinguino tattico con la Venier). È stato un Festival di Sanremo molto seguito, da record (numeri da Pippo Baudo con uno share del 68,8%). Perché anche se ce ne lamentiamo, è come l’amore cantato da Diodato: “Torno sempre a te, Che fai rumore qui, E non lo so se mi fa bene, Se il tuo rumore mi conviene”.

Marcello Veneziani per ''La Verità'' il 7 febbraio 2020. Non ho visto neanche una serata del Festival di Sanremo, non la vedo da anni, non ho intenzione di vederla, e so per certo che non mi perdo nulla, o se preferite, mi perdo il Nulla, in abito da sera. Però mi devo pur chiedere, al di là delle solite polemiche esantematiche, che come il morbillo e la varicella accompagnano e guarniscono da sempre Sanremo e servono a dare curiosità e finta animazione all' evento, perché una fiera dei tromboni come quella ha una platea così larga e duratura. Vero è che la metà degli spettatori vede Sanremo per disprezzarlo, e dunque l' indice d' ascolto è ben altra cosa dall' indice di gradimento; ma per chi si occupa di populismo e si considera critico verso le oligarchie, un fenomeno pop, trash e pulp come il Festival non può essere ignorato. In Italia un fenomeno dicesi popolare quando i suoi numeri sono pari ai voti della Dc: ovvero quando sono a cavallo dei dieci milioni. La Dc resta il paradigma del nostro «popolare»; e anche quella la votavano disprezzandola. Il Festival quei numeri ce li ha. Ma non è merito del modesto presentatore, del modesto direttore generale con le sue stupide menate sul festival inclusivo e nemmeno dei pur bravi Fiorello, incursori o portatrici di Messaggio. Ma Sanremo è una formula tautologica. Si va a vedere Sanremo perché la domenica si fa la passeggiata al corso e in piazza, si telefona alla mamma, insomma rientra nei riti domestici, civici e tribali. Lo vedono tutti, dunque non posso non vederlo pure io, sennò di che parlo al bar, a cena, al telefonino. E con quel Sanremo parallelo che è sui social, c' è la possibilità di rendere interattivo anche il festival: ciascuno fa il controcanto e il controsghignazzo in tempo reale. Che Sanremo sia l' autobiografia della nazione lo sostenevo decenni fa, ai tempi del Regno sa-Baudo; ora sarei tentato di dire che è piuttosto l' autopsia della nazione, questo cadavere che ci ostiniamo a chiamare Italia. Ma non è questo il fatto peculiare, c' è qualcosa di più, forse di più profondo, forse di più superficiale. Se proviamo l' arduo esercizio dello psicofestival, cioè di capire le molle che spingono gli italiani a «guardare Sanremo» non basterà nemmeno dire che è la coazione a ripetere, il bisogno di far parte di un racconto collettivo, lo specchio fatuo del fatuo presente, e via dicendo. Ma c' è qualcosa in più: Sanremo è il surrogato estremo di un' identità collettiva, di un' antichità e di una tradizione. Non andiamo più a messa, non abbiamo più vive tradizioni domestiche, civiche, patriottiche, religiose. E allora cerchiamo in Sanremo la rassicurazione delle cose durevoli. Tempeste finanziarie e malattie globali, incertezze sul futuro e collassi politici, tutto nella nostra vita muta vorticosamente: ma Sanremo è là che ci aspetta, vecchia mamma sdentata e tremante, con le sue flosce ma rassicuranti mammelle. Nell' epoca dell' oblio generale, della perdita del passato e della memoria storica, Sanremo è la rappresentazione canora del nostro passato, l' eco sonora della nostra memoria storica. Non c' è programma dedicato al feticismo di Sanremo che non riporti alla memoria Nilla Pizzi e Mia Martini, Lucio Dalla e Gigliola Cinquetti, Modugno e Celentano. (Chissà perché è stato rimosso Claudio Villa che fu incoronato come reuccio della Canzone). Una specie di rosario. Abbiamo perso i miti, gli eroi, i modelli antichi. E allora fungono da supplenti Albano e Romina, I Ricchi e Poveri, Rita Pavone e Massimo Ranieri. E se accanto a loro figurano o sfigurano anche i giovani cantanti, vuol dire che comunque, sul piano biologico e anagrafico, c' è continuità, l' Italia prosegue. È quello che vogliamo da Sanremo che è l' unica festa patronale di questo gran paesone, trasmessa in diretta e per cinque giorni. In cui il santo patrono non è il presentatore, l' animatore, il vincitore, ma è lui medesimo, San Remo. Se un festival ha settant' anni vuol dire che lo vedevano già i nostri nonni nella preistoria televisiva, nei bar e nelle tv condominiali. Lo videro i nostri genitori, nel passaggio dalla tv monocanale alla tv plurale e monomaniacale. Lo abbiamo visto noi, prima bambini, poi riluttanti da ragazzi, poi da adulti, da anziani. E lo sbirciano i nostri figli, i nostri nipoti. È la nostra continuità, la nostra piccola antichità. Scambiamo l'antico con l' antiquato, il classico col vintage, la storia con l' amarcord televisivo. Ignoranti di storia e archeologia, ripieghiamo sulla vecchiaia dei veterocantanti. Sanremo è la sagra del modernariato. Ripercorriamo la nostra storia in formato televisivo e canterino. Vediamo il tempo di Mino Reitano e Nicola Di Bari come il nostro Risorgimento domestico, rivediamo il nostro Virgilio in Mike Bongiorno; Dante è una specie di Jimmy Fontana che canta la Divina Commedia del mondo, Leonardo è Sergio Endrigo, Foscolo coi suoi Sepolcri è Gino Paoli con le lenti nere e Leopardi è Luigi Tenco. Tutta la nostra storia, memoria, arte e letteratura si riduce in formato Festival. Una via di mezzo tra la festa della mamma e del mammuth. Perciò vi dico: Sanremo è la tradizione di un paese che ha perso la tradizione, è la processione di un paese che ha perso la devozione, è la reliquia del santo di un paese che non ha più santi. Un pezzo di stoffa, un pezzo di lingua e di ugola, e il palcoscenico dell' Ariston si fa tabernacolo e poi edicola votiva. E con questo non dico che sia ammirevole né spregevole. Sanremo è quel che resta di San Pietro, l' Altare della Patria e i Musei Vaticani dopo la bomba atomica a lento rilascio che ci ha colpiti da tempo.

Elena Dusi per “la Repubblica” il 10 febbraio 2020. Via i giacconi, ricercatori in maglietta, mentre i pinguini si crogiolano al sole. L' acqua scroscia da un paio di cascatelle. È il ghiacciaio, ormai più bruno che bianco, che sta fondendo alle spalle della Base Esperanza. Qui, sulla punta nord della Penisola Antartica, il 6 febbraio il termometro ha segnato 18,3 gradi: 6 più che a Roma quel giorno. È il record del Polo Sud, registrato dal Servizio meteo argentino. E anche la risposta australe alla provocazione dell' Artico, che lo scorso luglio misurò 21 gradi sull' isola di Ellesmere, 80 gradi nord, in territorio canadese. Un altro record battuto di fresco (almeno lui) dopo quelli del mese scorso (gennaio più caldo di sempre), dell' anno scorso (il più torrido in Europa) e del decennio scorso (anche per lui temperature più alte nel mondo). Record sfiorato a dicembre in Italia: con 1,9 gradi in più, siamo al secondo posto dal 1.800. E i 27 gradi di massima, la settimana scorsa in alcune città della penisola, indicano che siamo vicini al primato dell' inverno senza inverno. A Base Esperanza vivono militari argentini e ricercatori di tutto il mondo. La temperatura viene misurata con regolarità dal 1961 e già nel marzo del 2015 ci si era spogliati tra i pinguini, quando venne toccato il precedente record: 17,5 gradi. Il vento caldo che scende dalle montagne porta caldo e pioggia laddove in questo periodo (siamo in piena estate) nevica e il termometro oscilla attorno allo zero. Tutt' intorno, il rumore inquietante del ghiaccio che si spezza. Lo ascoltano gli esploratori con le loro orecchie. Lo confermano - su più larga scala - i satelliti dallo spazio. L' europeo Sentinel è passato il 2 e poi il 5 febbraio sulla Penisola Antartica, dove si trova il ghiacciaio Pine Island. E ha notato "perdite di ghiaccio drammatiche e aumento delle fratture". Nel frattempo il più grande iceberg attualmente in circolazione, che si chiama A-68 ed è grande come la Liguria, ha raggiunto i mari non lontano dalla Base Esperanza. Si era staccato due anni fa dal ghiacciaio Larsen C, sempre nella Penisola Antartica, dove le temperature segnano +3 gradi rispetto a mezzo secolo fa. In tutto il pianeta, l' aumento medio è stato di un grado. Il ghiaccio scricchiola. E non è chiaro perché l' Antartide, e in particolare la parte ovest, stia soffrendo tanto. Un altro punto debole del frigorifero che conserva il 90% dell' acqua dolce del pianeta e che, fondendosi, potrebbe innalzare il livello dei mari di almeno un paio di metri, è il ghiacciaio Thwaites: stessa superficie della Gran Bretagna, acqua sufficiente per rubare 60 centimetri di dislivello dalle spiagge del mondo. Sembrava che andasse tutto bene. Ma l' anno scorso alcuni satelliti muniti di radar si accorsero che il problema era nascosto sotto. Un' enorme caverna alta 100 metri e grande, spiegò la Nasa "come due terzi di Manhattan", si era aperta sul lato inferiore del Thwaites, nella lingua che dalla terra si protende nel mare. I giganti di ghiaccio che reggono il clima del pianeta - ci si rese improvvisamente conto - hanno i piedi fragili. A gennaio un gruppo di scienziati inglesi e americani ha pensato di scendere sotto al Thwaites per studiarne il lato nascosto. Un piccolo robot con la telecamera è stato calato lungo un foro profondo 600 metri per raggiungere la base del gigante, nel punto esatto in cui il ghiaccio incontra la roccia della terraferma. Qui ha misurato una temperatura dell' acqua di 2 gradi. Sufficienti a minare il Thwaites da sotto. Mentre noi da sopra continuiamo ad ascoltare il ghiaccio che scricchiola. Venti tiepidi e pioggia in questo periodo a Base Esperanza mentre di solito nevica In Italia, a dicembre, si sono registrati 1,9 gradi in più rispetto alla media.

Andrea Scanzi per il “Fatto quotidiano”l'11 febbraio 2020. Il Festival di Sanremo targato Amadeus, al netto delle polemiche che lo hanno preceduto, è stato un enorme successo di share. Ma lo è stato anche di musica? - Share trionfale, ma i numeri dicono anche altro: le persone davanti alla tivù "classica" stanno diminuendo, perché si spostano su Netflix e simili. Infatti il numero di spettatori è sceso, solo che - nella torta Auditel sempre più piccola e pure un po' bolsa - Sanremo tiranneggia.

- Amadeus è un discreto mediano che ha sempre quell' espressione gioiosa di chi ti accoltellerebbe a morte. Dandoti però del lei.

- Amadeus ha poi sempre gli occhi sgranati, come quella volta che perse inutilmente la testa di fronte a Pedro Valti, il tizio che gli rispondeva sempre "per me è la cipolla". A Sanremo ha presentato ogni ospite con un mix di enfasi a caso e sguardo allucinato tipo Ted Bundy. Bah.

- È stato un Sanremo "logorroico". Ogni puntata era torrenziale, la gara dei big cominciava dopo un' ora e nel mezzo era tutto una somma a perdere tra sketch deboli, ospiti presunti "super", reunion di salme ilari ed ex comici folgorati sulla via dell' ammmore. Ogni puntata era interminabile e il vincitore - bruciato dallo "spoiler" di SkyTg24 - è stato proclamato alle 2 e 30 di sabato notte: sadismo puro. Amadeus ha vinto per sfinimento.

- Fiorello, permalosissimo come quasi tutti coloro che fanno tivù (compreso chi scrive), se l' è presa a morte per il "Fiorello statte zitto" di Tiziano Ferro. Poi si sono chiariti. Ma il problema è un altro: Fiorello - andato comunque in crescendo - ha girato al 30%. I duetti con Amadeus facevano ridere solo loro, a volte sembrava la balia dell' amico e spesso ha preso autoreferenzialmente la scena (tipo l' inutile duetto coi Ricchi & Poveri). Fiorello è uno splendido battitore libero, e usarlo da spalla non ha molto senso.

- Tutto da buttare? No. Paolo Palumbo, il rapper malato di Sla, è stato straordinario: bravo Amadeus a dargli spazio. La vittoria del bravo Diodato ci sta, anche se il brano portato due anni fa era molto più bello. Buoni Tosca, Pinguini Tattici Nucleari, Anastasio e (per il testo) Rancore. Tra le nuove proposte c' era qualcosa di discreto, ma ovviamente la giuria demoscopica li ha uccisi tutti nella culla. Zucchero, senza neanche impegnarsi troppo, ha volato ottomila chilometri sopra tutti. Junior Cally non serve artisticamente a niente, ma nella mestizia pressoché generale è parso quasi bravo. E il monologo di Rula Jebreal era buono.

- Un Paese che si riduce a celebrare Achille Lauro è alla canna del gas. La sua "musica" è imbarazzante, la sua "voce" è tremenda e le sue provocazioni erano già vecchie ai tempi di Vercingetorige. Se lui è un "artista", Renzi è sincero.

- Una delle poche cose che resterà sarà lo scazzo tra Morgan, di cui il 97% del mondo non ricorda (giustamente) mezza canzone, e Bugo, di cui il 99% del mondo ignorava e ignorerà (purtroppo) l' esistenza. A conferma che della musica non frega nulla a nessuno.

- Se poi la "musica" era Morgan che violentava Endrigo, Achille Lauro che oltraggiava Mia Martini e Rita Pavone che cianciava con Amedeo Minghi, allora addio patria.

- Il provincialismo di questo Paese è ormai così accecante che è passata quasi sotto silenzio la decisione di segare Roger Waters. Forse è stata censura per il suo essere filo-palestinese (anche se il suo videomessaggio era tutto sulla violenza contro le donne) e forse è stata una "scelta di scaletta", ma quando la Rai si arroga il diritto di cancellare un genio simile, hai la conferma di come l' unica soluzione sia un meteorite definitivo. Grazie Amadeus!

Sanremo 2020, il segreto della scollatura di Elodie. I trucchi degli stylist (e non solo). Pubblicato lunedì, 10 febbraio 2020 su Corriere.it da Michela Proietti. Da quando la moda ha imposto gli abiti con le scollature a V il decolleté è tornato alla ribalta: non è importante che sia da maggiorata, ma è preferibile che sfidi la legge di gravità. Già lo scorso anno Michelle Hunziker, vestita con un memorabile abito Armani Privé, ora entrato a far parte della mostra che ripercorre 70 anni di Festival attraverso i vestiti, aveva sollevato il dubbio. All’epoca si era parlato di cerotti adesivi con effetto push-up, gli stessi che Fedez aveva svelato di aver trovato nella cabina armadio di Chiara Ferragni. «Ecco quale è il segreto di mia moglie», aveva spoilerato su Instagram. Quest’anno Elodie (che gli esperti dicono avere un seno naturale) ha riproposto la questione: come si fa ad indossare abiti complicatissimi, non esattamente di quelli che gli inglesi definiscono «effortless» (senza sforzi) e al tempo stesso cantare, contorcersi, ballare e rimanere plasticamente composte? Non sempre c’entra la chirurgia estetica, assicurano gli stylist. Susanna Ausoni, che aveva curato all’epoca tutti i look di Virginia Raffaele e che quest’anno ha scelto gli outfit di Francesco Gabbani, Le Vibrazioni e Ricchi & Poveri, parla di costruzione degli abiti. «Il mondo degli abiti da sera è molto più complesso di quanto non si immagini - dice la stylist milanese- : per rendere donanti le scollature vengono inseriti sostegni laterali strategici e quando sono assenti io stessa faccio realizzare dei reggiseni ad hoc, talmente profondi che a volte hanno la chiusura all’altezza dell’ombelico». Il caso di Michelle Hunziker è illuminante. «Armani Privé ha un vero e proprio know-how nella realizzazione di scollature estreme ma al tempo stesso portabili». Levante, Mai come quest’anno l’Ariston è stato così esplicito in fatto di decolleté: un manifesto vivente di una rinnovata consapevolezza femminile, dalle tutine luccicanti di Elettra Lamborghini alle sobrie ma sensuali scollature di Diletta Leotta in Etro (Puglisi l’ha invece tenuta più «abbottonata). Anche Levante, nel suo minimalismo chic firmato Marco De Vincenzo ha osato con un crop top dallo scollo a cuore molto evidente, con tanto di «imprevisto» in scena. Non meno facili i tuxedo di Sabrina Salerno (Fiorucci Bucciarelli), che ha confermato come i 50 siano i nuovi 30. «Vestire le star a Sanremo è sempre entusiasmante - svela la Ausoni -: con Francesco Gabbani in Emporio Armani abbiamo fatto un lavoro alla Marcello Mastroianni, rivisitato in chiave rockabilly, mentre per Le Vibrazioni abbiamo proposto una lettura dandy, con Francesco ispirato a Jared Leto. Chi si è affidato per la prima volta ai consigli dello stylist sono i Ricchi & Poveri, «personaggi iconici che vengono da un periodo della televisione in cui esistevano solo sarti e costumisti: si sono trovati per la prima volta ad avere a che fare con una figura come la mia», spiega la Ausoni. La richiesta di Angela e Marina (per la cronaca, non ha extension come il popolo di Twitter insinuava) era quella di essere comode. «Volevano ballare e per loro ho scelto due suit, uno bianco perfetto per Angela uno peach per Marina, di Elisabetta Franchi. Tuxedo colorati per Angelo Sotgiu e Franco, «il baffo»: «uno blu e uno sangue di piccione, per sdrammatizzare il solito nero». Ma non ci sono solo cuciture strategiche e push up invisibili sotto a un abito molto sexy. «Oggi le ragazze approcciano al chirurgo estetico molto presto - dice Marco Iera, chirurgo plastico e ricostruttivo milanese -: la circolare ministeriale obbliga a rispettare il limite dei 18 anni e già dopo quell’età cominciano a chiedere i primi consulti. Tanto che si arriva al secondo intervento di chirurgia plastica a 40 anni, dopo la prima gravidanza». Dietro c’è il ribaltamento di una visione, che è perfettamente in linea con l’epoca Instagram. «Una volta esisteva il concetto di visibilità, oggi c’è quello di vestibilità: alle ragazze non interessa che il seno appaia naturale e poco artificiale da nude. Sono invece molto interessate che abbia una bella resa con gli abiti: molte dicono di voler di nuovo indossare le tshirt senza il reggiseno e di portare gli abiti da sera scollati senza gli stratagemmi della lingerie a scomparsa». Nella ricerca del seno perfetto, l’età fa da spartiacque: «le ventenni lo vogliono più pronunciato - spiega il chirurgo -: le ultraquarantenni sono alla ricerca di un effetto naturale e più acerbo». A Sanremo c’era più visibilità o vestibilità? «C’era di tutto».

Flavia Perina per linkiesta.it il 10 febbraio 2020. Alla fine le ragazze e le signore sono rimaste davvero un passo indietro, e non per il sopruso del potere maschilista ma per scelta, timidezza, incapacità di uscire dai ruoli letterari fissati dalle quattro sorelle March di Piccole donne – la bellissima, la saggia, la fragile, la ribelle senza eccessi – evidentemente sopravvissuti all’Ottocento, almeno da noi. In questo Sanremo tutte le parti in commedia, quelle che contano, le hanno recitate gli uomini. La zuffa dietro le quinte con espulsione è cosa da uomini (Morgan-Bugo). I vestiti più stupefacenti e discussi sono quelli di un uomo (Achille Lauro). Il volto accarezzato da Venere, l’Elena di Troia del festival, è Leo Gassman, un ragazzo. È un maschio a fingere di cascare dalle scale (Ghali) e un altro maschio (Al Bano) a rischiare di cadere davvero, offrendo alla platea qualche secondo di thrilling ospedaliero. Persino i baci dello scandalo sono tra uomini, Fiorello e Tiziano Ferro, Lauro e Boss Doms, e ogni altro bacio davanti ai loro impallidisce: non ce n’è per Myss Keta ed Elettra Lamborghini, non ce n’è per Mara Venier e i Pinguini: si baciano ma sono bacetti, innocue affettuosità tra signore. Le donne del Sanremo dedicato alle donne fanno tappezzeria ed è un uomo, non il celebrato monologo in prima serata di Rula Jebreal, a indicare la direzione del potere e dell’indipendenza. Siate meravigliose, ci dice Achille Lauro, come la marchesa Luisa Casati, l’amante di D’Annunzio (peraltro autore occulto del titolo della canzone, Me Ne Frego, il motto ricamato in oro degli Arditi fiumani): anziché lagnarvi della convenzione, sfidatela e fatene polpette. Siate terribili e ciniche come Elisabetta I d’Inghilterra, la regina vergine e però piena di amanti che tenne in pugno il mondo per mezzo secolo tagliando le teste di chi la infastidiva. Ciao ciao Myss Keta e ragazze di Porta Maggiore, ciao ciao iconiche bellezze in tubino nero, fidanzate fisse o occasionali, presentatrici per caso o per mestiere. Alla fine, di Sanremo 2020 resterete nella memoria come le cugine indistinguibili sullo sfondo delle foto di famiglia: ma chi era quella? Francesca Novello o Georgina Rodriguez? Elodie o Cristiana Capotondi? In due o tre l’occasione l’hanno avuta. Myss Keta, soprattutto, che arrivava a Sanremo come cantante-simbolo della cultura alternativa milanese, sul piedistallo del collettivo Motel Forlanini e del singolo-simbolo della favolosità locale, Milano Sushi&Coca. Qualcosa poteva inventarsi, e invece non si è inventata niente: nella categoria “trasgressioni” è stata letteralmente stesa dal coatto della Serpentara vestito Gucci (poi, sul sottotesto della sfida Milano-Roma si dovrebbe scrivere un articolo a parte). Ma pure la Jebreal poteva farcela. Il suo monologo era una potenziale arma nucleare, sarebbe bastato cambiare un paio di frasi prima di andare in scena per trasformarlo in sciabolata a sorpresa, e invece il cambio-testo con putiferio, l’invettiva inaspettata, lo choc che ferma l’orchestra e fa impallidire Amadeus, l’ha portato a casa Morgan. Amen. Sanremo specchio dell’Italia, e dunque delle italiane. Brave soldatine che vanno alla guerra con la divisa d’ordinanza – scollatura e tacchi pericolosi all’Ariston; competenze, studi, secchionaggine da ogni altra parte – grate dell’occasione e decise a non deludere. C’era una volta Loredana Bertè. C’erano una volta Anna Oxa, la Caselli e Nada, lampi di spregiudicatezza femminile trasformati in vantaggio competitivo sul palco e nella vita. Ma quel tipo di coraggio si è perso, o forse quel tipo di matte non riesce più a forzare il portone del Festival e del Paese. Essere Amy, essere Beth, essere Meg oppure Jo, risulta più facile e naturale e ci si accontenta dei premi di consolazione mentre nel Sanremo dedicato alle donne, il Sanremo dei record, lo show, gli ascolti, il glam, lo fanno tutto gli uomini.

Pinguini Tattici Nucleari adottano 100 pinguini e li regalano ai concorrenti di Sanremo. Redazione de Il Riformista il 10 Febbraio 2020. I Pinguini Tattici Nucleari, si sono aggiudicati il terzo posto a Sanremo e per festeggiare hanno adottato 100 pinguini imperatore. Lo ha annunciato il WWF sottolineando che la band ha a cuore la natura e con il gesto dimostra come insieme si possa fare molto. Tramite WWF Italia i ragazzi hanno adottato 100 pinguini imperatore in Antartide per regalarli ai compagni di viaggio dell’avventura Sanremese, un gesto simbolico per contribuire a proteggere una specie ad alto rischio di estinzione. Il pinguino, è infatti l’animale-feticcio dei Pinguini Tattici Nucleari, la band che con il brano Ringo Starr si è classificata terza al Festival di Sanremo ed è in procinto di debuttare con uno straordinario tour nei palazzetti con il primo appuntamento al Forum di Assago. I certificati di adozione, in cui ogni pinguino adottato porta il nome del suo nuovo “genitore” sono stati consegnati agli artisti in gara, generando momenti indimenticabili di stupore e meraviglia. Oggi, in Antartide si contano solamente poco meno di 50 colonie di pinguini imperatore, composte da circa 270-350.000 individui. Alcune colonie di pinguino imperatore si sono dimezzate negli ultimi 30 anni, a causa della scomparsa di circa il 60% della banchina di ghiaccio dove vivono le colonie. Con l’attuale trend di aumento della temperatura globale si teme per la sopravvivenza di questa specie nel prossimo futuro. Il rischio di estinzione per il pinguino imperatore è dunque davvero alto, e i fondi raccolti con le adozioni saranno utilizzati da WWF Italia per la creazione di una rete di aree marine protette, di progetti di pesca sostenibile e per la lotta costante alla riduzione dei cambiamenti climatici. Prosegue così l’impegno con WWF Italia, iniziato già in occasione del lancio dell’album Fuori dall’hype con un’iniziativa dedicata ai fan, quando ad ogni pinguino adottato il gruppo regalava biglietti per i live.

Natalia Aspesi per “la Repubblica” - ESTRATTO il 10 febbraio 2020. Sono tra i 50 milioni di italiani che non hanno visto Sanremo: e me ne pento. Mi giustifico perché per me è proprio una questione fisica invincibile, subito all' inizio della prima serata la giacca stroboscopica di Amadeus, le sue grida gioiose e gli occhi spalancati nel terrore dell' immane compito, avevano turbato il mio pace-maker . Ma ho subito provveduto a rimediare alla mia fragilità e oggi credo di saperne quanto se non di più di quelli che l' hanno visto per ore e ore, anche nei momenti di massima stanca personale e del programma; e ho compitato da penitente la valanga incessante di video, informazioni, tweet e social, pettegolezzi, lamenti, attacchi, opinionismi, innamoramenti, prime pagine di quotidiani. E i miei intellettuali di riferimento, registi teatrali, docenti universitarie, critici cinematografici, poeti? Tra loro dibattiti serratissimi sulla bellezza di famiglia di Leo Gassmann, sulla mancanza per minaccia femminista delle vallette e dei loro magnifici vestiti, però nessuno osa rimpiangere la famosa farfallina pubica di Belen Rodriguez, allora, 2012, soave oasi di bellezza innocente. Tutto lo scibile televisivo retrò in cinque notti, con la gioia costante e talvolta esagerata che è il metodo Amadeus di presentazione, abile nelle pause suspense , e il generoso Fiorello, che certo è molto più creativo di quanto un festival canoro richieda, e ne ha improvvisate di ogni colore, dandosi pure a travestimenti entusiasmanti, perché ce lo hanno insegnato i Legnanesi, non un travestito ma un uomo che si veste da donna con parrucchino e tacchi a spillo, non facendosi donna ma irridendo la donna, ha sempre gran successo. Per i bambini poi c' era il fiabesco Achille Lauro che l' ultima sera pareva Cate Blanchett in Elizabeth del 1998, solo da dimenticare la sua frase, «una donna che sapeva tener testa agli uomini»: più che altro la regina gliela faceva tagliare, anche alle donne. Lauro comunque è il più amato, vedo su Facebook, dalle signore intellettuali.

Alessandro Sallusti a Otto e mezzo: "Sanremo è sempre stato un Festival di sinistra". E su Salvini muto...Libero Quotidiano il 10 Febbraio 2020. Alessandro Sallusti a Otto e mezzo offre il suo punto di vista sul Festival di Sanremo 2020. Lilli Gruber gli chiede come mai Matteo Salvini sia rimasto in silenzio durante la settimana della kermesse: “L’anno scorso aveva contestato il vincitore Mahmood e criticato il conduttore Baglioni. Quest’anno ha fatto un tentativo all’inizio con Junior Cally – dice la conduttrice di La7 – e poi ha rinunciato. Forse ha capito che Sanremo è più grande di lui?”. Sallusti risponde di sì e spiega che “Salvini non è più nelle stanze di comando e forse ha pensato bene di tutelare gli ultimi superstiti che ha nella Rai”. Poi il direttore de Il Giornale punta l’attenzione sul fatto che “il Festival ha sempre fatto una politica di sinistra. Ricordo anche con Berlusconi presidente le sue arrabbiature per le strumentalizzazioni che venivano fatte sul palco dell’Ariston”. Inoltre Sallusti sostiene che la censura a Roger Waters, la superstar dei Pink Floyd “forse non è stata così bizzarra, dato che lui è filo-palestinese e ferocemente anti-israeliano”.

Marco Leardi per davidemaggio.it il 13 febbraio 2020. Il Festival di Sanremo è appena terminato. Quello delle assurdità, invece, è ancora in corso. Ne abbiamo avuto riprova ieri sera, assistendo all’intervista rilasciata a L’Assedio – sul Nove – da Michela Murgia. Stuzzicata dalla conduttrice Daria Bignardi, la scrittrice ha sparato a zero sulla kermesse condotta da Amadeus, definendola “maschilista, sessista, ipocrita“. E molto altro. In pochi minuti, l’intellettuale sarda ha inanellato una serie di giudizi filtrati dall’ideologia, a nostro avviso fuori alla realtà. Cominciamo proprio dalle dichiarazioni della scrittrice, in riferimento all’ormai nota polemica sulle donne. Reggetevi forte: “Era un Sanremo maschilista, ma proprio sessista! È sempre stata una cornice sessista, ma mai come questo. E soprattutto ipocrita come questo. Rivendicalo e dici: ‘noi siamo tradizionali e patriarcali’. E poi basta con questa storia del povero Amadeus. Lo trattiamo come un figlio con dei limiti, è brutto. ‘Non voleva, non intendeva, non lo ha fatto per male….’. Nelle sue cose è bravissimo, ma nel momento in cui fai quella gaffe, non è che devi arrampicarti sugli specchi. Ti rispetto di più se dici: ‘ho detto una caz*ata, mi è sfuggita’. E mi sta bene“. Accidenti. Chissà che shock, per i telespettatori sintonizzati, scoprire che la manifestazione nazional-popolare per eccellenza, quella che ha intrattenuto generazioni di italiani, è in realtà una pericolosa ostentazione di maschilismo, una cornice sessista da cui occorre prendere le distanze. Il buon senso, fortunatamente, ci dice che non è così: in 70 anni, sul palco dell’Ariston sono salite anche donne emancipate ed affermate come Antonella Clerici e Maria De Filippi. Per non parlare delle tante cantanti che in quel teatro hanno dato prova di talento e di carattere. Altrettanto discutibile, il giudizio della scrittrice su Amadeus, che a nostro avviso non aveva commesso alcuna gaffe. E che quindi non avrebbe nemmeno dovuto giustificarsi. Su Francesca Sofia Novello, infatti, il conduttore aveva semplicemente detto la verità (riferendosi – ricorderete – alla sua discrezione nel rapporto con il fidanzato famoso), ma in uno contesto mediatico ossessionato dal politicamente corretto le sue affermazioni sono state trasformate in un motivo di polemica gratuita. Proprio sulla Novello, Michela Murgia ha affermato: “E’ stata invitata in qualità di accessorio di un uomo famoso. Penso sia grave, perché quel palco è quello della trasmissione più vista in tutto il Paese nell’arco dell’anno. È un luogo dove si mette in scena una rappresentazione sociale. Se la tua idea della donna è ancora quella che sia l’accessorio di un uomo, e se non fosse chiaro lo chiarisci (…) quella roba lì, le ragazzine la sentono. Quelle che non sono d’accordo si sentono frustrate (…) quelle che non hanno un’idea chiara del ruolo della donna in questa società dicono: ‘per arrivare in un punto visibile devo avere accanto un uomo più visibile di me‘”. Dichiarazioni rispetto alle quali rintracciamo una chiara componente ideologica, legata ad un tipo di femminismo che – purtroppo – nuoce spesso alle donne stesse. Biasimare il fatto che una modella possa beneficiare della propria avvenenza o del proprio legame con un persona che è anche famosa, non è in fondo una discriminazione? O forse esiste un modello di donna à la page a cui le signore dovrebbero omologarsi per ottenere il placet della scrittrice? Ancor più assurdo sostenere che, nel 2020, una ragazza abbia bisogno di Sanremo per ricevere riscontri sul ruolo della donna. Questo sì, è anacronistico, ‘patriarcale’, offensivo da credersi. “Il sessismo in questo Paese è una cosa serissima, compromette il giusto diritto alla piena realizzazione di metà della cittadinanza“ ha poi affermato Murgia. E qui siamo ovviamente d’accordo. Infatti, avremmo preferito che questo tema delicato non fosse scomodato per sorreggere una polemica pretestuosa che il pubblico ha ampiamente scansato e che, tuttavia, continua a rimbalzare tra le mura di qualche salotto (televisivo) con un sottile egotismo camuffato dal pretesto della lotta sociale.

Troppe smancerie gay, Pillon contro il Festival di Sanremo. Il Dubbio il 10 febbraio 2020. Per il senatore leghista, “dopo questa indigestione arcobaleno dovremo introdurre al festival le quote azzurro-rosa”. Troppe smancerie omosessuali, troppi baci gay. Insomma, l’ultimo Sanremo proprio non è andato giù al senatore leghista Simone Pillon. Del resto Pillon non è nuovo a queste intemerate contro il presunto dominio gay. Organizzatore del family day, quando la Lega era al governo il nostro ha presentato un  disegno di legge sull’affido condiviso che introduceva la mediazione obbligatoria nelle separazioni in presenza di figli minori. Un’iniziativa che fu aspramente contestata da avvocati e associazioni. Ma una volta diventato senatore di opposizione, Pillon, evidentemente, ha preferito dedicarsi a cose più leggere. E ora nel mirino è finita la gestione troppo “gay-centrica” del Festival:  “Dunque ricapitoliamo: – scrive Pillon – Benigni ci spiega che un libro della Bibbia esalterebbe (a suo dire) l’amore omoerotico; Fiorello si dà una pomiciatina con Tiziano Ferro per fare la pace dopo il litigio (devo ricordarmi di non litigare mai con nessuno dei due), Lauro si presenta in nude look e nel gran finale si dà una pomiciata col suo barbuto chitarrista…Dimenticato niente?Dopo questa indigestione arcobaleno, per l’anno prossimo dovremo introdurre al festival le quote azzurro-rosa, così, tanto per evitare discriminazioni”

Renato Franco per il ''Corriere della Sera'' il 6 settembre 2020. «Non c' è nessun piano B per Sanremo, deve essere nella totale normalità. O si fa con il pubblico o nulla». Ospite al Festival della tv e dei nuovi media di Dogliani (che chiude oggi la sua tre giorni di incontri e confronti) Amadeus getta un' ombra sul prossimo Festival. Se il virus ci costringerà ancora a distanziamento e mascherine, meglio evitare. «Senza il pubblico Sanremo non si può fare - spiega il conduttore e direttore artistico -, è impensabile lasciare la platea con gli spettatori distanziati, è impensabile mettere gli elementi dell' orchestra ogni due metri. L' Ariston è un tempio meraviglioso, ma gli spazi sono ridotti. E poi come fai a dire a Fiorello di non sputarmi l' acqua sul collo?». In attesa di capire anche le intenzioni della Rai e vedere cosa succederà (il Festival è in programma dal 2 al 6 marzo 2021), si può già però fissare una data: «Il 17 dicembre svelerò su Rai1 tutto il cast del Festival, non solo i giovani, ma anche tutti i big». Da qui a quella data Amadeus conta di ascoltare almeno 500 canzoni («200 in più dell' anno scorso»), conscio che ogni decisone si porta dietro una marea di scontenti: «Tra cantanti in gara e ospiti ci sono 50 persone che ti vorranno bene tutta la vita - riflette con ironia rassegnata -, gli altri 400 e passa ti augureranno come minimo di dare una capocciata forte da qualche parte». Intervistato da Aldo Cazzullo, il conduttore ha ripercorso l' altalena della sua vita, i successi e gli inciampi, l' ansia da prestazione (che non ha) e il sogno che ha sempre avuto e poi realizzato: quello di fare il presentatore. «All' esame di maturità ho messo subito le cose in chiaro con la commissione: tranquilli, non voglio fare il geometra». Si alza con un 36 di stima e il foglio di carta a cui i genitori tenevano tantissimo. Andare in tv era una scommessa, «un sogno impossibile: per fare il conduttore non c' è niente da studiare, venivo da una famiglia che non aveva a che fare con il mondo dello spettacolo, non avevo niente, nessuna raccomandazione». Nessuna spinta, ma tanta tenacia, come la volta che aspettò il patron del Festivalbar Salvetti per sei ore nella hall di un albergo e così cominciò la sua carriera a Deejay. I modelli? «Ho imparato dai maestri, ho avuto la fortuna di crescere con la tv in bianco e nero dei grandi: Mike, Corrado, Tortora, Baudo...». Con Fiorello fu sintonia immediata: «Era selvaggio, tutti ci siamo accorti subito che era geniale, noi siamo diventati amici all' istante, forse proprio perché diversi: ci completavamo. Io sono il suo Lexotan, lui mi mette serenità, abbiamo totale fiducia l' uno nell' altro: la chiave di Sanremo è stata questa». La prima popolarità arrivò con Jovanotti: «Stavo in video per 10 secondi, una sola frase: amici di Italia 1 ecco a voi Jovanotti... Fu la svolta, mi fermavano per strada e mi chiedevano gli autografi». Da lì sale sempre di più. Fino alla rovinosa caduta del 2006. Amadeus era in Rai, conduceva l' Eredità quando arrivò la proposta indecente di Mediaset, andava a guadagnare di più. Fu un fiasco, «dalla panchina alla tribuna è un attimo, il telefono aveva smesso di squillare. Io sono impulsivo, all' epoca dovevo dar retta a mia moglie, adesso lo so: prima di fare una cazzata mi devo consultare con lei». È ripartito dal basso. Tornò in Rai e Michele Guardì lo chiamò a Mezzogiorno in famiglia : «Accettai in 10 secondi». Ci è rimasto per sette anni, una seconda gavetta: «Sapevo che avevo l' obbligo di riprovarci, sono caduto dalla montagna e volevo scalarla di nuovo». Alla fine è tornato in cima: da lassù pure Sanremo sembra bella.

·        Pronti per Sanremo 2021.

In diretta la finale della gara dei Giovani. Sanremo 2021, Amadeus svela i 26 big in gara: Da Francesco Renga a Orietta Berti tutti i nomi. Redazione su Il Riformista il 17 Dicembre 2020. “Siamo a Sanremo” ha detto Amadeus aprendo la finale della gara dei Giovani in diretta su Rai 1 dal teatro del Casinò di Sanremo. E subito si entra nel vivo della gara canora italiana più attesa dell’anno Una serata che vedrà la sfida decisiva per conquistare un posto tra le Nuove Proposte e che presenterà il cast completo della 71esima edizione del Festival di Sanremo in programma dal 2 al 6 marzo. Amadeus ha svelato i nomi dei 26 campioni in gara. Si comincia subito con un veterano del festival, Francesco Renga con “Quando trovo te”, seguito dai Coma Cose, coppia artistica e nella vita, al loro debutto a Sanremo con “Fiamme negli occhi”. Il terzo Campione in gara proviene da Amici, è Gaia con “Cuore amaro”. Partito da Sanremo Giovani torna Irama con “La genesi del tuo colore”, poi Fulminacci, già vincitore della Targa Tenco come miglior Opera Prima, con “Santa Marinella”, la diociottenne Madame che debutta in gara al Festival con “Voce”. Poi ci sono Willie Peyote con "Mai dire mai (La Locura)" e Orietta Berti con "Quando ti sei innamorato". “La canterò con tutto l’entusiasmo”, ha detto la Berti che non era sul palco ma in collegamento da casa perché, ha spiegato Amadeus, “negli ultimi giorni non è stata bene ma si sta riprendendo”. L’artista ha spiegato: “Non sono stata bene, ma mi sto riprendendo, sono in quarantena e sto aspettando il tampone”. Durante la serata è intervenuto Fiorello in collegamento. “Sei un genio, l’unico che fa un Festival che non elimina i cantanti, ma i giurati”, riferendosi alla vicenda dell’esclusione di Morgan dai giurati. Poi ha punzecchiato il conduttore sulla lunghezza del programma: “Tu sei un pazzo, è troppo tardi. Qui tra un po’ i giovani li puoi mandare a The Voice Senior. Poi per il Festival, hai messo 26 cantanti, hai sbagliato. Ne dovevi mettere 30: perché lasciare uno spazio tra una serata e l’altra?”. “Questo Festival – ha proseguito lo showman – sarà quello che sancirà la fine della nostra carriera, perché il primo è andato benissimo, il secondo sarà un disastro. Ho un’idea: copiamo Wanda Nara, io e te nudi sul dorso del cavallo della Rai mentre Coletta (il direttore di Rai1, ndr) ci frusta”. Infine, un auspicio per la kermesse: “Speriamo tutti che a marzo la situazione sia tranquilla, speriamo nel vaccino. La Rai – ha chiuso con una battuta – ha diritto ai vaccini, tu sei il primo che sarà inoculato, il direttore di Rai1 sarà il secondo”. Poi ci sono Ermal Meta, con "Un milione di cose da dirti", Fasma, con "Parlami", Arisa con "Potevi fare di più", Gio Evan con "Arnica" e i Maneskin con "Zitti e buoni".

LA LISTA COMPLETA

Francesco Renga – Quando trovo te

Coma_Cose – Fiamme negli occhi

Gaia – Cuore amaro

Irama – La genesi del tuo colore

Fulminacci – Santa Marinella

Madame – Voce

Willie Peyote – Mai dire mai – La locura

Orietta Berti – Quando ti sei innamorato

Ermal Meta – Un milione di cose da dirti

Fasma – Parlami

Arisa – Potevi fare di più

Gio Evan – Arnica

Maneskin – Zitti e buoni

Malika Ayane – Ti piaci così

Aiello – Ora

Max Gazzè – Il farmacista

Ghemon – Momento perfetto

La Rappresentante di Lista – Amare

Noemi – Glicine

Random – Torno a te

Colapesce e Di Martino – Musica leggerissima

Annalisa – Dieci

Bugo – E invece sì

Lo Stato Sociale – Combat Pop

Extraliscio feat. Davide Toffolo – Bianca luce nera

Francesca Michielin e Fedez – Chiamami per nome

Il musicista affida ai social la sua risposta.  Morgan escluso da Sanremo 2021 sbotta contro Amadeus: “Mi hanno impedito di fare il tampone”. Redazione su Il Riformista il 17 Dicembre 2020. “Mi hanno impedito di fare il tampone. Così possono non farmi entrare, facendo finta di aver ragione”. Così Morgan, su Instagram, risponde alla decisione della Rai di escluderlo dalla Giuria Televisiva di Sanremo Giovani. In seguito alla comunicazione della Rai, nel pomeriggio, dell’esclusione di Morgan dalla giuria di Sanremo Giovani con un comunicato, l’artista ha reagito con veemenza pubblicando sui social alcuni messaggi inviati ad Amadeus con pesanti accuse. Solo una manciata di minuti prima, Morgan aveva postato un altro messaggio, sotto forma di componimento poetico. “Sono qui in quel di Sanremo, dove giunto per lavoro e non certo per vacanza, mi accingo ad onorare il ruolo per cui mi si è voluto, il giurato dei cantanti su Rai1 nazionale. Ma qualcuno ha sparso voce che non mi si vuole nemmeno far entrare”. “‘Addirittura?’ vo a pensare! Chissà mai per qual motivo. Forse è che avran paura che li possa smascherare della loro dittatura ben poco musicale?? Non sia mai, non son volgare ma una cosa posso fare: se qualcuno di voi altri che si trova nei paraggi avesse voglia di filmare quel momento in cui può darsi mi si vieti di entrare nonostante mi si ingaggi allora me lo dica in fretta che io lo farei venire già da questa cameretta e facciam vedere a tutti che succede ma in diretta. Così allora apertamente si vedrà senza problema e ciascun giudicherà chi è la persona corretta e quali sono i farabutti”.

Mattia Marzi per “Il Messaggero” il 18 dicembre 2020. Pronti, partenza, via. Con l'attesissimo annuncio dei 26 big in gara - presenti in studio - e la scelta delle 8 Nuove Proposte è partita ieri dal Teatro Casinò della città dei fiori la corsa verso Sanremo 2021. Una serata, quella condotta in diretta su Rai1 dal padrone di casa Amadeus, piena di sorprese e di colpi di scena. Il primo arriva già a un'ora dall'inizio della diretta: dopo i pesanti attacchi frontali allo stesso Amadeus, reo di averlo escluso dalla gara, Morgan viene radiato dalla giuria di Sanremo Giovani.

POST E INSULTI. La Rai lo comunica con una nota che il conduttore legge all'inizio della diretta: Comportamento inaccettabile, decisione sofferta. Il cantautore dall'hotel comincia a pubblicare sui social post in cui minaccia di fare irruzione nello studio, insultando pure Amadeus. Il conduttore è bravo a mantenere, in diretta, il sangue freddo. Fiorello, che dal 2 al 6 marzo tornerà ad affiancare l'amico sul palco dell'Ariston, si collega da casa vestito da Darth Vader e la sua Forza disturba pure il collegamento: «Sei l'unico che al Festival non elimina i cantanti, ma i giurati», ironizza. Tra un'esibizione e l'altra dei 10 giovani finalisti, il conduttore legge i nomi dei Big con la fierezza e l'orgoglio di chi sa di essere riuscito a mettere su un cast fortissimo. Segnato da colpacci come il duo Fedez e Francesca Michielin (Chiamami per nome, esordio per il rapper), scelte spiazzanti come gli Extraliscio insieme a Davide Toffolo dei Tre Allegri Ragazzi Morti (Bianca luce nera), band di culto della scena indipendente, e da ritorni di ex vincitori come Ermal Meta (Un milione di cose da dirti, a tre anni dal primo posto con Moro), Arisa (Potevi fare di più), Renga (Quando trovo te), di rivelazioni come Lo Stato Sociale (Combat pop, a tre anni dal secondo posto con Una vita in vacanza) e di vecchie glorie come Orietta Berti (mancava dal 92, alla dodicesima partecipazione con Quando ti sei innamorato). La cantante, 77 anni, si collega da casa, due settimane fa aveva annunciato la sua positività al virus: «Mi sono ripresa, ma sto aspettando i risultati dell'ultimo tampone». Tornano anche Bugo (con E invece sì cerca il riscatto senza Morgan), Annalisa (Dieci), Malika Ayane (Ti piaci così), Irama (La genesi del tuo colore), Fasma (visto tra i giovani quest' anno, ora promosso tra i big con Parlami), Ghemon (Momento perfetto), Max Gazzè (Il farmacista: sarà sul palco con la misteriosa Trifluoperazina Monstery Band, dal nome di un antipsicotico per trattare la schizofrenia) e Noemi (Glicine).

GLI ESORDI. Colpiscono le tante, tantissime novità, per lo più provenienti dalla scena indie e urban, con Amadeus che snocciola le cifre a sei zeri degli artisti sulle piattaforme di streaming, quasi giustificando la loro inclusione nel cast. Esordi assoluti per il duo dei Coma Cose (coppia anche nella vita, in gara con Fiamme negli occhi, tra rap e cantautorato), Fulminacci (Santa Marinella - classe 97, è erede della scuola romana), la vincitrice di Amici - origini brasiliane - Gaia (Cuore amaro), Rappresentante di Lista (Amare), Aiello (Ora), la rapper veneta Madame (18 anni, scommessa di Caterina Caselli, in gara con Voce), il torinese Willie Peyote (Mai dire mai - La Locura), Random (Torno a te), i Måneskin (la band romana lanciata da X Factor sarà all'Ariston con Zitti e buoni), l'accoppiata Colapesce-Dimartino (Musica leggerissima) e il poeta-cantautore Gio Evan (Arnica).

IL RITORNO. Un mix di generi: pop d'alta classifica, pop elegante, cantautorato, indie, urban, rap, rock. Di nazionalpopolare c'è ben poco e il pubblico di Rai1 potrebbe restare disorientato. Ma il cast è originale. La sfida per gli 8 posti delle Nuove Proposte va avanti fino a notte fonda: passano i romani Avincola (Goal!), Folcast (Scopriti), Wrongonyou (Lezioni di volo), Gaudiano (Polvere da sparo), Shorty (Regina) Greta Zuccoli (Ogni cosa sa di te), oltre a Elena Faggi (Che ne so) e i gemelli Dellai (Io sono Luca), da AreaSanremo. Ora ad Amadeus non restano che contare i giorni che lo dividono dal ritorno sul palco del Teatro Ariston, dove l'8 febbraio scorso - un mese prima che l'Italia intera entrasse in lockdown - chiudeva il suo primo, memorabile Festival. Sono 74 in tutto. La Rai ha esplicitamente comunicato l'intenzione di mettere in piedi un Festival con tutti i crismi del caso, sperando che a marzo la situazione pandemica lo consenta. Fiorello la butta lì: «La Rai ha diritto ai vaccini. E tu, Amadeus, sarai il primo ad essere inoculato».

Da mowmag.com il 18 dicembre 2020. Per Morgan nessuna mezza misura, è stato “usato e preso in giro per poi essere escluso”: un comportamento che non ha difficoltà a definire “da inf**e”. E non ci va troppo leggero neanche con Bugo, la cui ammissione tra i Big non può passare inosservata visto quanto successo nella passata edizione; ma Bugo – sentenzia Morgan – “non sa neanche come ci è arrivato al successo, lui non ha fatto nulla, si è ritrovato tutto addosso senza che nemmeno se ne accorgesse”. Ironico poi sul comunicato ufficiale della Rai, che ha letto lo stesso Amadeus in diretta descrivendo un “comportamento inaccettabile di Morgan, espresso con dichiarazioni offensive pubbliche e private”. Proprio questo avrebbe innescato l’esclusione dalla giuria, una circostanza che Morgan riassume però così: “Sono stato usato ad AmaSanremo, gratis, con promesse su promesse e poi escluso. Allora dico, ma come ti permetti? Con quale faccia? Guarda che se tu stai bluffando, allora io sto al gioco, ma se veramente è così e hai preso Bugo… allora sai cosa ti dico? Che io stasera vi consegnerò il diploma di terza media, a te e ai tuoi quattro sciacalli che ti sostengono. È ovvio che questa è ironia, ma la Rai ha fatto una circolare ufficiale: ‘Morgan ha fatto una cosa gravissima…’“. Oltre che ironico e in vena di sentenze è anche un Morgan deluso, stato d’animo che più volte sottolinea e acuito – dice – dal suo essere e restare fondamentalmente un filantropo, uno che crede nell’uomo e che proprio per questo non può esimersi dal mostrare il suo dispiacere quando accadono cose simili. “Io penso che la virtù trionfi sempre. Non sono capace di essere violento, non sono in grado di detestare l’essere umano. Sono filantropo, perché io credo nell’uomo: sono un umanista, credo nella libertà e non sono mai prepotente con le persone, ma non posso esimermi dal manifestare il mio dispiacere quando qualcuno si comporta in maniera scorretta nei miei confronti”. Ma il tono torna severo sulla questione competenze già più volte sollevata, quando sostiene che Amadeus “di musica non sa niente”, né lui né i suoi collaboratori. E questo – evidenzia – oltre che grave per la kermesse rappresenta un’offesa a chi la musica la studia e ci vive, e a tutti quelli che magari dopo decenni di impegni sono pure senza un lavoro: “Io mi fermerei a chiedergli: ‘Ama, sai cosa vuol dire do maggiore?’… C’è chi sa di musica e chi non sa di musica. Amadeus non ne sa. Benissimo, perché è lì? Qual è la ragione? E soprattutto, c’è uno dei suoi collaboratori che ha il titolo? No! Complimenti… di gente che meriterebbe quel ruolo, uscita dal conservatorio dopo dieci anni di studio e che magari fa pure la fame, è piena l’Italia. Quello che fa schifo è l’abuso di potere. E, in questi casi, almeno un vaffanculo bisogna dirlo…”. Tutto chiuso qui? Neanche per sogno, perché – come accennato anche nella stessa diretta – Morgan ha buttato giù anche “una poesiola”, che in sostanza elenca in maniera meno disordinata – e con meno tratti di flusso di coscienza – i suoi pensieri sulla vicenda e tutto quello che ha da dire ad Amadeus. Eccola: Lettera aperta ad Amadeus di Morgan. Ancora una volta mi trovo offeso, scacciato, mi trovo punito nonostante la mia buona fede, il mio impegno spontaneo e la mia voglia di collaborare, essere utile, darmi con semplicità e lealtà agli altri. Mi trovo in difficoltà, mi trovo cacciato come un criminale, bullizzato, trattato male, svilito nel profondo della mia persona e della mia qualità di musicista. Amadeus mi ha invitato alla gara, poi ha disprezzato la mia musica, mi ha estromesso, ha deciso di dare spazio e visibilità a chi ha goduto subdolamente e ha beneficiato della mia presenza e della mia forza, cioè Bugo, ancora una volta onorato mentre io non solo estromesso dalla gara, persino neanche ammesso al mio posto di lavoro. CARO AMADEUS, lo dico a te: ma tu perché sei stato così scorretto? Te ne rendi conto che io non merito questo e che tu stai facendo il direttore artistico della musica nonostante non sia di tua competenza? Non ti sembra esagerato umiliare chi non solo ti può insegnare l’abc della materia di cui ti mancano persino le nozioni di base, ma è stato gentile e ti ha voluto gratificare negli ultimi mesi nonostante l’imbarazzo di essere nel ruolo non esattamente conforme alle sue competenze. Tu sei in grado di capire quanto sei stato offensivo e scorretto a fare una cosa simile? Di quanto sia sbagliato non aver riconosciuto che l’anno scorso grazie alla mia non prevista invenzione di teatro voi tutti del festival di Sanremo e della Rai e pure Bugo ci avete guadagnato fama quattrini e lavoro, mentre io, l’autore, non ho preso soldi, sono stato criticato, ho subìto processi televisivi senza poter intervenire, non sono mai stato invitato e sono pure stato tacciato di ingestibilità quando invece sono uno dei pochi che quando è sul palco sa cosa significa gestire la scena? Un po’ non ti dispiace avermi ferito e umiliato anziché usato per fare spettacolo? Non ti sei vergognato a portare Bugo in gara e ad avermi addirittura cacciato per paura che io ti mettessi in difficoltà in diretta? Non l’hai capito che sono un gentiluomo e che se ti ho scritto parole dure l’ho fatto per farti capire che il tuo errore è grande? Che hai sbagliato come uomo e come uomo di potere e che hai fatto una porcata dal punto di vista artistico? Io non amo fare queste polemiche perché quel che amo io è la performance e l’interpretazione e la musica. E questo la gente lo sa bene. Perché tu devi privare le persone dello spettacolo musicale e culturale che io sono in grado di fornire? Chi sei tu per stabilire che io debba o non debba suonare? Io dico che hai esagerato e che faresti bene ad abbassare quella autostima ottusa e presuntuosa che ti ha fatto compiere un gesto altamente sgradevole che dovrebbe essere chiamato con il suo nome, cioè mobbing ovvero abuso di potere. Io con estrema lucidità non ho difficoltà a dire che tu stai dove non dovresti e che hai cacciato me da dove dovrei stare. Questo non è un insulto ma la franchezza di un musicista che si era messo a tua disposizione e che tu hai ingiustamente umiliato, quindi sono offeso. Io non insulto. L’insulto io l’ho ricevuto. E sono stanco di essere generoso e disinteressato, farvi comodo ed essere maltrattato. Se hai dignità ripari a questo pessimo esempio che, guardato coi miei occhi, fa soffrire e perdere la voglia di darsi, fa chiudere dentro se stesso uno che invece ha nobilitato la sua vita nell’espressione. Sono deluso da te e desolato per la perdita di tempo di energie e di spettacolo.

Estratto dell’articolo di Fabrizio Biasin per “Libero quotidiano” il 20 dicembre 2020.

Ué Amadeus, sei cattivissimo...

«In che senso?».

Ho sempre pensato che fossi uno tutto micio-micio e invece Morgan ti ha descritto come se fossi il demonio...

«Ha detto tante cose non vere, Morgan».

(Mini riassunto: il cantante si è imbufalito per l' esclusione dai 26 "eletti" al prossimo Festival, l' organizzazione ha scelto di escluderlo dalla giuria di Sanremo Giovani, il cantante ha parlato di mobbing, l' avvocato Piergiorgio Assumma ha fatto pervenire una diffida allo stesso Morgan. Insomma: una bella scocciatura).

Morgan dice che gli avevi promesso uno dei 26 posti.

«Bugia. Gli ho solo detto di mandare, se ce l' aveva, un brano da sottopormi. A lui come a tanti altri. Me ne ha mandati cinque. Ho ritenuto che non fossero giusti per il mio Festival».

Lui giura che gli hai detto «vieni a fare il giudice ad Ama Sanremo che poi ti tiro dentro nei 26».

«Questa cosa è solo nella sua testa, come quella di lui che avrebbe lavorato gratis, non mi sarei mai permesso...».

Dice anche che tu non sai cosa sia un "Do maggiore" e dovresti limitarti ai tele-quiz.

«Non sono d' accordo. Un direttore artistico deve sapere cosa può funzionare e cosa no a prescindere dalla tecnica. Un direttore artistico ha una visione personale del suo Festival e sceglie seguendo i suoi criteri. E comunque non sempre un grande allenatore è stato un grande giocatore. Guarda Mourinho...».

[…] Morgan si candida a sindaco di Milano, se lo voti magari ti perdona.

«Quando ho deciso di dargli un' occasione e fargli fare il giurato mi hanno detto "non può, si candida a sindaco". Allora l' ho chiamato e mi ha detto "ma no! Quella è solo una provocazione!"».

Mi sa che ti ha fatto arrabbiare.

«Mi ha mandato degli insulti in privato che... Meglio far finta di niente, guarda. Peccato, perché a parlare di musica è bravissimo, ma poi il dato di fatto è che si arrabbia con tutti».

Mica come Bugo!

«Ecco, Bugo. Per me si è alterato solo perché ho chiamato lui. Ma il brano di Cristian è molto bello. Se avessi voluto fare un po' di casino li avrei chiamati entrambi, ma...». […]