Denuncio al mondo ed ai posteri con i miei libri tutte le illegalità tacitate ed impunite compiute dai poteri forti (tutte le mafie). Lo faccio con professionalità, senza pregiudizi od ideologie. Per non essere tacciato di mitomania, pazzia, calunnia, diffamazione, partigianeria, o di scrivere Fake News, riporto, in contraddittorio, la Cronaca e la faccio diventare storia. Quella Storia che nessun editore vuol pubblicare. Quelli editori che ormai nessuno più legge.

Gli editori ed i distributori censori si avvalgono dell'accusa di plagio, per cessare il rapporto. Plagio mai sollevato da alcuno in sede penale o civile, ma tanto basta per loro per censurarmi.

I miei contenuti non sono propalazioni o convinzioni personali. Mi avvalgo solo di fonti autorevoli e credibili, le quali sono doverosamente citate.

Io sono un sociologo storico: racconto la contemporaneità ad i posteri, senza censura od omertà, per uso di critica o di discussione, per ricerca e studio personale o a scopo culturale o didattico. A norma dell'art. 70, comma 1 della Legge sul diritto d'autore: "Il riassunto, la citazione o la riproduzione di brani o di parti di opera e la loro comunicazione al pubblico sono liberi se effettuati per uso di critica o di discussione, nei limiti giustificati da tali fini e purché non costituiscano concorrenza all'utilizzazione economica dell'opera; se effettuati a fini di insegnamento o di ricerca scientifica l'utilizzo deve inoltre avvenire per finalità illustrative e per fini non commerciali."

L’autore ha il diritto esclusivo di utilizzare economicamente l’opera in ogni forma e modo (art. 12 comma 2 Legge sul Diritto d’Autore). La legge stessa però fissa alcuni limiti al contenuto patrimoniale del diritto d’autore per esigenze di pubblica informazione, di libera discussione delle idee, di diffusione della cultura e di studio. Si tratta di limitazioni all’esercizio del diritto di autore, giustificate da un interesse generale che prevale sull’interesse personale dell’autore.

L'art. 10 della Convenzione di Unione di Berna (resa esecutiva con L. n. 399 del 1978) Atto di Parigi del 1971, ratificata o presa ad esempio dalla maggioranza degli ordinamenti internazionali, prevede il diritto di citazione con le seguenti regole: 1) Sono lecite le citazioni tratte da un'opera già resa lecitamente accessibile al pubblico, nonché le citazioni di articoli di giornali e riviste periodiche nella forma di rassegne di stampe, a condizione che dette citazioni siano fatte conformemente ai buoni usi e nella misura giustificata dallo scopo.

Ai sensi dell’art. 101 della legge 633/1941: La riproduzione di informazioni e notizie è lecita purché non sia effettuata con l’impiego di atti contrari agli usi onesti in materia giornalistica e purché se ne citi la fonte. Appare chiaro in quest'ipotesi che oltre alla violazione del diritto d'autore è apprezzabile un'ulteriore violazione e cioè quella della concorrenza (il cosiddetto parassitismo giornalistico). Quindi in questo caso non si fa concorrenza illecita al giornale e al testo ma anzi dà un valore aggiunto al brano originale inserito in un contesto più ampio di discussione e di critica.

Ed ancora: "La libertà ex art. 70 comma I, legge sul diritto di autore, di riassumere citare o anche riprodurre brani di opere, per scopi di critica, discussione o insegnamento è ammessa e si giustifica se l'opera di critica o didattica abbia finalità autonome e distinte da quelle dell'opera citata e perciò i frammenti riprodotti non creino neppure una potenziale concorrenza con i diritti di utilizzazione economica spettanti all'autore dell'opera parzialmente riprodotta" (Cassazione Civile 07/03/1997 nr. 2089).

Per questi motivi Dichiaro di essere l’esclusivo autore del libro in oggetto e di tutti i libri pubblicati sul mio portale e le opere citate ai sensi di legge contengono l’autore e la fonte. Ai sensi di legge non ho bisogno di autorizzazione alla pubblicazione essendo opere pubbliche.

Promuovo in video tutto il territorio nazionale ingiustamente maltrattato e censurato. Ascolto e Consiglio le vittime discriminate ed inascoltate. Ogni giorno da tutto il mondo sui miei siti istituzionali, sui miei blog d'informazione personali e sui miei canali video sono seguito ed apprezzato da centinaia di migliaia di navigatori web. Per quello che faccio, per quello che dico e per quello che scrivo i media mi censurano e le istituzioni mi perseguitano. Le letture e le visioni delle mie opere sono gratuite. Anche l'uso è gratuito, basta indicare la fonte. Nessuno mi sovvenziona per le spese che sostengo e mi impediscono di lavorare per potermi mantenere. Non vivo solo di aria: Sostienimi o mi faranno cessare e vinceranno loro. 

Dr Antonio Giangrande  

NOTA BENE

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L’ITALIA ALLO SPECCHIO

IL DNA DEGLI ITALIANI

 

ANNO 2022

LA SOCIETA’

QUINTA PARTE

 

 

DI ANTONIO GIANGRANDE

 

 

        

L’APOTEOSI

DI UN POPOLO DIFETTATO

 

Questo saggio è un aggiornamento temporale, pluritematico e pluriterritoriale, riferito al 2022, consequenziale a quello del 2021. Gli argomenti ed i territori trattati nei saggi periodici sono completati ed approfonditi in centinaia di saggi analitici specificatamente dedicati e già pubblicati negli stessi canali in forma Book o E-book, con raccolta di materiale riferito al periodo antecedente. Opere oggetto di studio e fonti propedeutiche a tesi di laurea ed inchieste giornalistiche.

Si troveranno delle recensioni deliranti e degradanti di queste opere. Il mio intento non è soggiogare l'assenso parlando del nulla, ma dimostrare che siamo un popolo difettato. In questo modo è ovvio che l'offeso si ribelli con la denigrazione del palesato.

 

IL GOVERNO

 

UNA BALLATA PER L’ITALIA (di Antonio Giangrande). L’ITALIA CHE SIAMO.

UNA BALLATA PER AVETRANA (di Antonio Giangrande). L’AVETRANA CHE SIAMO.

PRESENTAZIONE DELL’AUTORE.

LA SOLITA INVASIONE BARBARICA SABAUDA.

LA SOLITA ITALIOPOLI.

SOLITA LADRONIA.

SOLITO GOVERNOPOLI. MALGOVERNO ESEMPIO DI MORALITA’.

SOLITA APPALTOPOLI.

SOLITA CONCORSOPOLI ED ESAMOPOLI. I CONCORSI ED ESAMI DI STATO TRUCCATI.

ESAME DI AVVOCATO. LOBBY FORENSE, ABILITAZIONE TRUCCATA.

SOLITO SPRECOPOLI.

SOLITA SPECULOPOLI. L’ITALIA DELLE SPECULAZIONI.

 

L’AMMINISTRAZIONE

 

SOLITO DISSERVIZIOPOLI. LA DITTATURA DEI BUROCRATI.

SOLITA UGUAGLIANZIOPOLI.

IL COGLIONAVIRUS.

SANITA’: ROBA NOSTRA. UN’INCHIESTA DA NON FARE. I MARCUCCI.

 

L’ACCOGLIENZA

 

SOLITA ITALIA RAZZISTA.

SOLITI PROFUGHI E FOIBE.

SOLITO PROFUGOPOLI. VITTIME E CARNEFICI.

 

GLI STATISTI

 

IL SOLITO AFFAIRE ALDO MORO.

IL SOLITO GIULIO ANDREOTTI. IL DIVO RE.

SOLITA TANGENTOPOLI. DA CRAXI A BERLUSCONI. LE MANI SPORCHE DI MANI PULITE.

SOLITO BERLUSCONI. L'ITALIANO PER ANTONOMASIA.

IL SOLITO COMUNISTA BENITO MUSSOLINI.

 

I PARTITI

 

SOLITI 5 STELLE… CADENTI.

SOLITA LEGOPOLI. LA LEGA DA LEGARE.

SOLITI COMUNISTI. CHI LI CONOSCE LI EVITA.

IL SOLITO AMICO TERRORISTA.

1968 TRAGICA ILLUSIONE IDEOLOGICA.

 

LA GIUSTIZIA

 

SOLITO STEFANO CUCCHI & COMPANY.

LA SOLITA SARAH SCAZZI. IL DELITTO DI AVETRANA.

LA SOLITA YARA GAMBIRASIO. IL DELITTO DI BREMBATE.

SOLITO DELITTO DI PERUGIA.

SOLITA ABUSOPOLI.

SOLITA MALAGIUSTIZIOPOLI.

SOLITA GIUSTIZIOPOLI.

SOLITA MANETTOPOLI.

SOLITA IMPUNITOPOLI. L’ITALIA DELL’IMPUNITA’.

I SOLITI MISTERI ITALIANI.

BOLOGNA: UNA STRAGE PARTIGIANA.

 

LA MAFIOSITA’

 

SOLITA MAFIOPOLI.

SOLITE MAFIE IN ITALIA.

SOLITA MAFIA DELL’ANTIMAFIA.

SOLITO RIINA. LA COLPA DEI PADRI RICADE SUI FIGLI.

SOLITO CAPORALATO. IPOCRISIA E SPECULAZIONE.

LA SOLITA USUROPOLI E FALLIMENTOPOLI.

SOLITA CASTOPOLI.

LA SOLITA MASSONERIOPOLI.

CONTRO TUTTE LE MAFIE.

 

LA CULTURA ED I MEDIA

 

LA SCIENZA E’ UN’OPINIONE.

SOLITO CONTROLLO E MANIPOLAZIONE MENTALE.

SOLITA SCUOLOPOLI ED IGNORANTOPOLI.

SOLITA CULTUROPOLI. DISCULTURA ED OSCURANTISMO.

SOLITO MEDIOPOLI. CENSURA, DISINFORMAZIONE, OMERTA'.

 

LO SPETTACOLO E LO SPORT

 

SOLITO SPETTACOLOPOLI.

SOLITO SANREMO.

SOLITO SPORTOPOLI. LO SPORT COL TRUCCO.

 

LA SOCIETA’

 

AUSPICI, RICORDI ED ANNIVERSARI.

I MORTI FAMOSI.

ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI.

MEGLIO UN GIORNO DA LEONI O CENTO DA AGNELLI?

 

L’AMBIENTE

 

LA SOLITA AGROFRODOPOLI.

SOLITO ANIMALOPOLI.

IL SOLITO TERREMOTO E…

IL SOLITO AMBIENTOPOLI.

 

IL TERRITORIO

 

SOLITO TRENTINO ALTO ADIGE.

SOLITO FRIULI VENEZIA GIULIA.

SOLITA VENEZIA ED IL VENETO.

SOLITA MILANO E LA LOMBARDIA.

SOLITO TORINO ED IL PIEMONTE E LA VAL D’AOSTA.

SOLITA GENOVA E LA LIGURIA.

SOLITA BOLOGNA, PARMA ED EMILIA ROMAGNA.

SOLITA FIRENZE E LA TOSCANA.

SOLITA SIENA.

SOLITA SARDEGNA.

SOLITE MARCHE.

SOLITA PERUGIA E L’UMBRIA.

SOLITA ROMA ED IL LAZIO.

SOLITO ABRUZZO.

SOLITO MOLISE.

SOLITA NAPOLI E LA CAMPANIA.

SOLITA BARI.

SOLITA FOGGIA.

SOLITA TARANTO.

SOLITA BRINDISI.

SOLITA LECCE.

SOLITA POTENZA E LA BASILICATA.

SOLITA REGGIO E LA CALABRIA.

SOLITA PALERMO, MESSINA E LA SICILIA.

 

LE RELIGIONI

 

SOLITO GESU’ CONTRO MAOMETTO.

 

FEMMINE E LGBTI

 

SOLITO CHI COMANDA IL MONDO: FEMMINE E LGBTI.

 

 

 

 

LA SOCIETA’

INDICE PRIMA PARTE

 

AUSPICI, RICORDI E GLI ANNIVERSARI.

Le profezie per il 2022.

I festeggiamenti di capodanno.

Il palindromo.

Il Primo Maggio.

Il Ferragosto.

73 anni dalla tragedia di Superga.

65 anni dalla morte di Oliver Norvell Hardy: Ollio.

60 anni dalla morte di Marilyn Monroe.

52 anni dalla morte di Jimi Hendrix.

51 anni dalla morte di Louis Armstrong.

50 anni dalla morte di Dino Buzzati.

49 anni dalla morte di Bruce Lee.

49 anni dalla morte di Anna Magnani.

45 anni dalla morte di Elvis Presley.

43 anni dalla morte di Alighiero Noschese.

42 anni dalla morte di Steve McQueen.

40 anni dalla morte di Gilles Villeneuve.

40 anni dalla morte di Ingrid Bergman.

40 anni dalla morte di Marty Feldman.

40 anni dalla morte di John Belushi.

40 anni dalla morte di Beppe Viola.

37 anni dalla morte di Francesca Bertini.

34 anni dalla morte di Stefano Vanzina detto Steno.

33 anni dalla morte di Franco Lechner: Bombolo.

33 anni dalla morte di Olga Villi.

32 anni dalla morte di Ugo Tognazzi.

31 anni dalla morte di Miles Davis.

30 anni dalla morte di Marisa Mell.

29 anni dalla morte di Audrey Hepburn.

28 anni dalla morte di Moana Pozzi.

28 anni dalla morte di Kurt Cobain.

28 anni dalla morte di Massimo Troisi.

27 anni dalla morte di Mia Martini.

25 anni dalla morte di Giorgio Strehler.

25 anni dalla morte di Gianni Versace.

25 anni dalla morte di Ivan Graziani.

24 anni dalla morte di Patrick de Gayardon.

24 anni dalla morte di Frank Sinatra.

23 anni dalla morte di Fabrizio De Andrè.

22 anni dalla morte di Antonio Russo.

22 anni dalla morte di Vittorio Gassman.

20 anni dalla morte di Layne Staley.

20 anni dalla morte di Alex Baroni.

20 anni dalla morte di Umberto Bindi.

20 anni dalla morte di Carmelo Bene.

19 anni dalla morte di Alberto Sordi.

19 anni dalla morte di Giorgio Gaber.

18 anni dalla morte di Ray Charles.

16 anni dalla morte di Alida Valli.

15 anni dalla morte di Ingmar Bergman.

15 anni dalla morte di Luciano Pavarotti.

14 anni dalla morte di Paul Newman.

14 anni dalla morte di Dino Risi.

13 anni dalla morte di Mike Bongiorno.

12 anni dalla morte di Raimondo Vianello.

11 anni dalla morte di Elizabeth Taylor. 

10 anni dalla morte di Carlo Rambaldi.

10 anni dalla morte di Gianfranco Funari.

10 anni dalla morte di Whitney Houston.

10 anni dalla morte di Lucio Dalla.

10 anni dalla morte di Piermario Morosini.

10 anni dalla morte di Renato Nicolini.

10 anni dalla morte di Riccardo Schicchi.

10 anni dalla morte di Gore Vidal.

9 anni dalla morte di Pietro Mennea.

9 anni dalla morte di Virna Lisi.

9 anni dalla morte di Enzo Jannacci.

8 anni dalla morte di Robin Williams.

7 anni dalla morte di Pino Daniele.

7 anni dalla morte di Francesco Rosi.

6 anni dalla morte di Tommaso Labranca.

6 anni dalla morte di Lou Reed.

6 anni dalla morte di George Michael.

6 anni dalla morte di Prince.

6 anni dalla morte di David Bowie.

6 anni dalla morte di Bud Spencer.

6 anni dalla morte di Marta Marzotto.

5 anni dalla morte di Gianni Boncompagni.

5 anni dalla morte di Paolo Villaggio.

4 anni dalla morte di Anthony Bourdain.

4 anni dalla morte di Sergio Marchionne.

4 anni dalla morte di Luigi Necco.

3 anni dalla morte di Franco Zeffirelli.

3 anni dalla morte di Luciano De Crescenzo.

3 anni dalla morte di Jeffrey Epstein.

3 anni dalla morte di Nadia Toffa.

3 anni dalla morte di Antonello Falqui.

2 anni dalla morte di Ennio Morricone.

2 anni dalla morte di Diego Maradona.

2 anni dalla morte di Roberto Gervaso.

2 anni dalla morte di Gigi Proietti.

2 anni dalla morte di Ezio Bosso.

2 anni dalla morte di Sergio Zavoli.

2 anni dalla morte di Kobe Bryant.

1 anno dalla morte di Lina Wertmüller. 

1 anno dalla morte di Max Mosley.

1 anno dalla morte di Gino Strada.

1 anno dalla morte di Raffaella Carrà.

1 anno dalla morte di Ennio Doris.

1 anno dalla morte di Paolo Isotta.

1 anno dalla morte di Franco Battiato.

I Beatles.

Duran Duran.

I Nirvana.

Gli ABBA.

I Queen.

Emerson Lake & Palmer.

I Simpson.

Il Maggiolino.

MEGLIO UN GIORNO DA LEONI O CENTO DA AGNELLI? (Ho scritto un saggio dedicato)

L’Avvocato…

Quelli che se ne vanno…

John Elkann.

Lapo Elkann.

 

INDICE SECONDA PARTE

 

I MORTI FAMOSI.

Vivi per sempre.

Le morti del Cazzo…

L’Eutanasia. 

Il Necrologio.

L’Eredità.

E’ morto il giornalista Alessio Viola.

È morto il cantante Terry Hall.

E’ morto il regista Mike Hodges.

È morto lo storico Asor Rosa.

E’ morta la fotografa Maya Ruiz-Picasso.

E’ morta l’artista Shirley Ann Shepherd.

E’ morta la cantante Terry Hall.

E’ morto il produttore Alex Ponti.

Addio all’attore Lando Buzzanca.

E’ morto il giornalista Mario Sconcerti.

È morto il fotografo Carlo Riccardi.

È morto il compositore Angelo Badalamenti.

È morto il cantante Ichiro Mizuki.  

È morto Romero Salgari.

E’ morto il cineasta Franco Gaudenzi.

Morto l’attore Gary Friedkin.

E’ morta l’attrice Kirstie Alley.

Morto lo scrittore Dominique Lapierre.

E’ morto il pilota Patrick Tambay.

E’ morto il sarto Cesare Attolini.

E’ morta l’attrice Mylene Demongeot.

E’ morto l’ideatore di «Forum» Italo Felici.

E’ morto l’attore Brad William Henke.

E’ morto l’attore Frank Vallelonga.

È morto il politico Gerardo Bianco.

È morta la tastierista e vocalist Christine McVie.

È morto l'architetto e designer Pierluigi Cerri.

E’ morto il poeta Hans Magnus Enzensberger.

E’ morta la cantante e attrice Irene Cara. 

Addio allo stilista Renato Balestra.

Addio al sarto Cesare Attolini.

Morto l’attore Mickey Kuhn.

È morta la rivoluzionaria Hebe de Bonafini.

E’ morto il cantautore Pablo Milanés.

E’ morta l’attrice Nicki Aycox.

Morto il filosofo Fulvio Papi.

E’ morto il regista Jean-Marie Straub.

E' morto il giornalista Gianni Bisiach.

E’ morto il cantante anni Nico Fidenco. 

E’ morta Nonna Rosetta di Casa Surace.

E’ morto l’industriale delle giostre Alberto Zamperla.

E’ morta la scienziata Alma Dal Co.

Addio all’industriale Vallarino Gancia.

È morto il musicista Keith Leven.

Morto il manager Luca Panerai.

E’ morto a 78 anni l’industriale Giuseppe Bono.

E’ morta la musicista Mimi Parker.

È morto il musicista Carmelo La Bionda.

È morto il musicista Aaron Carter.

E' morto il musicista Fabrizio Sciannameo.

E’ morto il batterista Marino Rebeschini.

Morto il manager Franco Tatò.

Morto il manager Mauro Forghieri.

È morta la scrittrice Julie Powell.

È morto lo stuntman Holer Togni.

È morto il senatore Domenico Contestabile.

E’ morto il cantante Jerry Lee Lewis.

E’ morto il p.r. Angelo Nizzo.

E’ morto il figlio di Guttuso, Fabio Carapezza.

Morto il critico Marco Vallora.

Addio al critico Franco Fayenz.

E’ morto il DJ Mighty Mouse, vero nome Matthew Ward.

E’ morto il principe Sforza Marescotto Ruspoli, detto Lillio.

Addio all’attore Ron Masak.

E’ morto il cantante Franco Gatti.

E’ morto il cantante Mikaben”, al secolo Michael Benjamin.

È morta la cantante Christina Moser.

E' morto l'attore Robbie Coltrane.

E’ morta Jessica Fletcher.

E’ morto il filosofo Bruno Latour.

E’ morta la cantante Jody Miller.

E’ morta la stilista Franca Fendi.

E’ morto il fotografo Douglas Kirkland.

E’ morto l’industriale Armando Cimolai

E’ morta l’attivista Piccola Piuma, nata Marie Louise Cruz. 

Morto lo storico Paul Veyne. 

E’ morta la scrittrice Rosetta Loy.

Morto il regista Franco Dragone.

E’ morto il noto wrestler e politico, all'anagrafe Kanji Inoki, Antonio Inoki.

Morto lo scrittore Jim Nisbet.

È morto il rapper Coolio.

È morto il rapper Coolio.

Morto l’ex calciatore ed allenatore Bruno Bolchi.

Morto il comico Bruno Arena.

E’ morto il giornalista Gabriello Montemagno.

E’ morta l’attrice Anna Gael.

E’ morta l’attrice Lydia Alfonsi.

E’ morta l’attrice Kitten Natividad.

È morta la scrittrice Hilary Mantel.

È morta l’attrice Louise Fletcher.

E’ morto il tronista Manuel Vallicella.

E’ morto l’attore Henry Silva.

È morto il playboy Beppe Piroddi.

Morto l’attore Jack Ging.

È morta l’attrice Irene Papas.

E’ morto l’industriale Andrea Riello.

E’ morto il regista Jean-Luc Godard.

Morto il regista Alain Tanner. 

Addio al giornalista Piero Pirovano.

E' morto il fotografo William Klein.

È morto lo scrittore Javier Marias.

E’ morto il giornalista Roberto Renga.

Morto il latinista Franco Serpa.

E’ morto l’attore Claudio Gaetani.

È morto il regista Just Jaeckin.

Morta la poetessa Mariella Mehr.

Morto lo scrittore Oddone Camerana. 

E’ morto l’opinionista Cesare Pompilio.

Addio al radioastronomo Frank Drake. 

E’ morto il cantante Drummie Zeb.

E’ morto il pittore Gennaro Picinni.

È morta l’attrice Charlbi Dean.

È morto Camilo Guevara.

E’ morto l’ex presidente URSS Mikhail Gorbaciov.

Morto il giornalista Giulio Giustiniani.

L’addio al politico Mauro Petriccione. 

E' morto il fotografo Piergiorgio Branzi.

Morta l’attrice Paola Cerimele.

E' morto il fotografo Tim Page.

Morta la scienziata Laura Perini.

È morto l’attore Enzo Garinei.

Addio al magistrato Domenico Carcano.

E' morta la scrittrice e filosofa Vittoria Ronchey. 

E’ morto il comico Gino Cogliandro.

È morto il comico Vito Guerra.

È morta la comica Anna Rita Luceri.

È morto l’avvocato Niccolò Ghedini.

E’ morta la stilista Hanae Mori.

È morto il regista Wolfgang Petersen.

E’ morto il pittore Dimitri Vrubel.

È morto lo scrittore Nicholas Evans.

E’ morta l’attrice Robyn Griggs.

E’ Morta l’attrice Carmen Scivittaro. 

Addio all’attrice Denise Dowse.

E’ morta l’attrice Rossana Di Lorenzo.

E’ morto il divulgatore scientifico Piero Angela.

E’ morto il disegnatore Jean-Jacques Sempè.

E’ morta l’attrice Anne Heche.

E’ morto il calciatore Claudio Garella.

È morto lo stilista Issey Miyake.

È morto l’attore Roger E. Mosley. 

E’ morta l’attrice Olivia Newton-John.

E’ morto il doppiatore Carlo o Carletto Bonomi.

Morto l’attore Alessandro De Santis.

E’ morto l’attore John Steiner.

È morta l’attrice Nichelle Nichols.

E’ morto il giornalista Omar Monestier.

E’ morto l’attore Antonio Casagrande.

E’ morto il cestista Bill Russell.

Morto l’attore Roberto Nobile.

Morto il pittore Enrico Della Torre. 

E’ morta la sciatrice Celina Seghi.

E’ morto l’attore porno Mario Bianchi.

E’ morto lo scienziato James Lovelock.

E’ morto lo scrittore Pietro Citati.

E’ morto l’attore David Warner.

È morto l’attore Paul Sorvino.

Morto il regista Bob Rafelson.

E’ morto il vinaiolo Lucio Tasca.

E’ morto il cantante Vittorio De Scalzi.

È morto il linguista Luca Serianni.

È morta la cantante Shonka Dukureh.

È morto l’ex calciatore Uwe Seeler.

E' morto il dirigente calcistico Luciano Nizzola.

 

INDICE TERZA PARTE

 

I MORTI FAMOSI.

È morta Ivana Trump.

È morto il giornalista Eugenio Scalfari.

E’ morto il mago Tony Binarelli.

Addio il giornalista Amedeo Ricucci.

E’ morto il compositore Monty Norman.

E’ morto il giornalista Angelo Guglielmi.

E’ morto lo scrittore Vieri Razzini.

E’ morto la comparsa Emanuele Vaccarini.

E’ morto l’attore Tony Sirico.  

E’ morto il mangaka Kazuki Takahashi.

È morto l’attore James Caan.

E’ morto il ciclista Arnaldo Pambianco.

E’ morta la fotografa Lisetta Carmi.

E’ morto l’attore Cuneyt Arkin.

È morto il presidente emerito della Corte costituzionale Paolo Grossi.

E’ morto il cantante Antonio Cripezzi.

E’ morto il regista Peter Brook.

E' morta la cantante Irene Fargo.

E’ morto l’attore Joe Turkel. 

E’ morto il regista Maurizio Pradeaux.

E' morto l’imprenditore Aldo Balocco.

E’ morto l’imprenditore Marcello Berloni.

E’ morto l’imprenditore Leonardo Del Vecchio.

E’ morto lo scrittore Raffaele La Capria.

E’ morto il musicista James Rado.

E' morto l'architetto Jordi Bonet.

E' morta la poetessa Patrizia Cavalli.

È morto l’attore Jean-Louis Trintignant.

E’ morto l’imprenditore Giuseppe Cairo.

E’ morto lo scrittore Abraham Yehoshua.

È morto l’attore Philip Baker Hall.

È morto il produttore musicale Piero Sugar.

E’ morta la cantante Julee Cruise.

E’ morta la pittrice Paula Rego.

E’ morto l’imprenditore Pietro Barabaschi: quello della Saila Menta.

E’ morto l’imprenditore il giornalista e scrittore Gianni Clerici.

Morto l’allenatore di nuoto Bubi Dennerlein.

E’ morto Roberto Wirth, proprietario di Hotel.

È morto il bassista Alec John Such.

È morta Sophie Freud, la nipote di Sigmund

E’ morto l’attore Roberto Brunetti, per tutti Er Patata. 

E’ morta Liliana De Curtis, figlia di Totò.

Morto lo scrittore Joseph Zoderer. 

Morto l’antropologo Luigi Lombardi Satriani.

Addio all’attore Franco Ravera.

Morto il partigiano Carlo Smuraglia.

Morto il conte Manfredi della Gherardesca.

E’ morto il fantino Lester Piggott.

E’ morto l’attore Marino Masé.

E’ morto lo scrittore Boris Pahor.

E’ morto il musicista Alan White. 

È morto l'attore John Zderko.

E’ morto il musicista Andrew Fletcher.

E’ morto l’attore Ray Liotta.

E’ morto il cardinale Angelo Sodano.

E’ morto l’attore Bo Hopkins.

 

INDICE QUARTA PARTE

 

I MORTI FAMOSI.

È morto Ciriaco De Mita.

E’ morto l'attore e cantante Gennaro Cannavacciuolo.

E’ morto il taverniere Guido Lembo.  

Morto il musicista Vangelis Papathanassiou: Vangelis.

E’ morto il campione di pattinaggio Riccardo Passarotto.

E’ morto Valerio Onida, ex presidente della Corte Costituzionale.

È morto l’attore Fred Ward.

E’ morto lo storico girotondino Paul Ginsborg.

E’ morto il musicista Richard Benson.

E’ morto l’attore Mike Hagerty.

E’ morto l’attore Enzo Robutti.

È morto l’attore Lino Capolicchio.

È morto il fotografo Ron Galella.

Addio alla cantante Naomi Judd. 

Addio all’attrice Jossara Jinaro.

È morto il procuratore Mino Raiola.

E' morto il politologo Percy Allum.

Morto il sassofonista Andrew Woolfolk.

E’ morta Raffaela Stramandinoli alias Assunta Almirante.

E’ morto l’industriale Antonio Molinari.

È morto il cantante Marco Occhetti.

Morto Paolo Mauri.

È morto l’attore Jacques Perrin.

È morta l'attrice Ludovica Bargellini.

È morto lo scrittore Piergiorgio Bellocchio.

È morto lo scrittore Valerio Evangelisti.

E’ morta l’attrice Catherine Spaak. 

E’ morto Cedric McMillan, campione di bodybuilding.

E’ morta la giornalista Giusi Ferré.

È morto a Parigi l’economista Jean-Paul Fitoussi. 

E’ morto il calciatore Freddy Rincon.

E’ morto l’attore Michel Bouquet.

E’ morta la fotografa Letizia Battaglia.

È morto l’attore Gilbert Gottfried.

E’ la storica Morta Chiara Frugoni.

E’ morto l’imprenditore della moda Umberto Cucinelli.

E’ morta la campionessa del game show «Reazione a catena Lucia Menghini.

E’ morto il produttore Massimo Cristaldi.

E’ morto l’attore Nehemiah Persoff.

E’ morto l’assistente televisivo Piero Sonaglia.

E’ morto il fotografo Patrick Demarchelier.

È morto Tom Parker.

Addio al giornalista Franco Venturini.

È morto l’attore Lars Bloch.

E’ morto l’attore Gianni Cavina.

E’ morto il batterista Taylor Hawkins.

Morto inventore delle Gif Stephen Wilhite.

E' morto il giornalista Sergio Canciani.

E’ morto il wrestler Scott Hall, alias Razor Ramon.

Morto lo scrittore Gianluca Ferraris.

Morto l’imprenditore Tomaso Bracco.

E' morto l’attore William Hurt.

E’ morto l’ideatore e sceneggiatore Biagio Proietti.

Addio al giornalista Stefano Vespa. 

E’ morto il calciatore Giuseppe “Pino” Wilson.

E’ morto l’imprenditore Vito Artioli.

E’ morto Antonio Martino.

Morto l’attore John Stahl.

E’ morta l’attrice e cantante Sally Kellerman.

E’ morto il cantante Gary Brooker. 

Addio al cantante Mark Lanegan.

E’ morto l’imprenditore Marino Golinelli.

E’ morta l’ambasciatrice Francesca Tardioli. 

E’ morto il calciatore Francisco 'Paco' Gento.

E’ morto il calciatore Hans-Jürgen Dörner.

E’ morto il calciatore Pierluigi Frosio.

Morta l'attrice Lindsey Erin Pearlman.

Morto il pugile Bepi Ros.

Addio al cantante Fausto Cigliano.

Morto il cantante Amedeo Grisi. 

E’ morto il doppiatore Tony Fuochi. 

E’ morto il produttore, regista, sceneggiatore Ivan Reitman. 

E’ morto l’artista John Wesley.  

E’ morto il musicista Ian McDonald.

Addio a Betty Davis, la regina del Funk.

E’ morta Donatella Raffai.

E’ morto l’attore Bob Saget.

E’ morto Luc Montagnier.

E’ morto Douglas Trumbull, mago degli effetti speciali.

Morto Giuseppe Ballarini, il re delle pentole.

Morto Luigi De Pedys, l'uomo delle 'luci rosse' del cinema. 

Morto Mario Guido, autore di "Lisa dagli occhi blu".

E' morto Guido Crechici, patron delle carte da gioco Modiano di Trieste.

E’ morta Monica Vitti.

È morto l’attore Paolo Graziosi.

E’ morto l’ex presidente del Palermo Maurizio Zamparini. 

E' morto Tito Stagno.

E’ morto l’alpinista Corrado Pesce.

E' morto l’attore Renato Cecchetto.

Morto l’autore televisivo Paolo Taggi.

È morto il faccendiere Flavio Carboni.

E’ morto lo stilista Thierry Mugler. 

E’ morto il maestro Zen: Thich Nhat Hanh.

Addio all’allenatore Gianni Di Marzio.

Addio al giornalista Sergio Lepri.

E’ morta l’imprenditrice Maria Chiara Gavioli, ex di Allegri. 

E’ morto il cantante Meat Loaf.

E’ morto l’attore Hardy Kruger.

E’ morto l’attore Camillo Milli.

E’ morto l’attore Gaspard Ulliel.

E’ morta  l’attrice Yvette Mimieux.

E’ morto il giornalista di moda André Leon Talley.

E’ morto lo stilista Nino Cerruti.

E’ morto il regista Jean-Jacques Beineix.

E’ morta la cantante Ronnie Bennet Spector.

È morto David Sassoli, il presidente del Parlamento europeo.

E’ morta Silvia Tortora.

E’ morta Margherita di Savoia.

Addio all’attore comico Bob Saget.

E’ morto Michael Lang.

E’ morto l’attore Mark Forest.

E’ morto lo scrittore Vitaliano Trevisan.

E’ morto il regista Mariano Laurenti.

E’ morta l'attrice, cantante e showgirl Gloria Piedimonte.

E’ morto l’attore Sidney Poitier.

E’ morto il regista Peter Bogdanovich.

E’ morto il regista e produttore Mario Lanfranchi.

È morto lo scrittore e traduttore Gianni Celati.

È morto il giornalista Fulvio Damiani.

 

INDICE QUINTA PARTE

 

ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI. (Ho scritto un saggio dedicato)

Le stirpi reali.

Gli scandali dei Windsor.

Vittoria.

Elisabetta.

La morte della Regina.

Filippo.

Carlo.

Camilla.

Andrea.

Anna.

Diana.

William e Kate.

Harry e Meghan.

 

 

 

LA SOCIETA’

QUINTA PARTE

 

 

ELISABETTA E LA CORTE DEGLI SCANDALI. (Ho scritto un saggio dedicato)

·        Le stirpi reali.

Faida reale alla corte danese: il principe Joachim innamorato della cognata? Eva Grippa su La Repubblica il 7 Ottobre 2022.

I protagonisti della "faida reale danese": da sinistra, la principessa Marie e suo marito, il principe Joachim, poi la principessa ereditaria Mary moglie del principe Frederik, 2019  

A pochi giorni dalla decisione storica della regina Margrethe II di togliere i titoli reali a quattro dei suoi nipoti, una rivista spagnola suggerisce che la vera ragione possa essere non istituzionale, bensì personale: allontanare la famiglia del figlio secondogenito, Joachim, da corte, perché quest'ultimo sarebbe "perdutamente innamorato" della cognata, la principessa Mary, moglie dell'erede al trono Frederik. E spunta anche una vecchia foto in cui il principe cerca di baciarla

Il principe Joachim messo alla porta perché innamorato della cognata, moglie dell'erede al trono. Sembra la trama di un film eppure potrebbe essere questa, suggerisce una rivista spagnola, la vera ragione che ha spinto la regina Margrethe II, 82 anni di cui 50 sul trono danese, a restringere la sua monarchia, togliendo i titoli ai nipoti nati dai due matrimoni del principe Joachim, suo secondogenito. Un motivo del tutto personale e non istituzionale, quindi: retrocedere la famiglia di Joachim significa disimpegnarla dai doveri reali, lasciarla “libera di condurre una vita normale” ma anche, di fatto, allontanarla.

Non sono che insinuazioni, ma trovano un certo riscontro e perfino una prova fotografica. La storia è stata diffusa dalla rivista spagnola Vanitatis Elconfidentcial e subito ripresa dal DailyMail: si suggerisce che la vera ragione dietro la “faida reale danese” sia in effetti l’imbarazzante “cotta” del principe Joachim per sua cognata, la principessa ereditaria Mary. Alcuni insider lo hanno definito "profondamente innamorato" e dicono che in passato abbia persino cercato di baciarla in un "momento di ubriachezza" a un gala.

I protagonisti della vicenda

Il principe Joachim, 53 anni, è fratello minore del principe Frederik, 54 anni, erede al trono e marito di Mary Donaldson, 50 anni, originaria dell'Australia, con la quale ha avuto quattro figli che occupano dal secondo al quinto gradino nella linea di successione. Il principe e la bella australiana si sono conosciuti in un bar a Sidney durante le Olimpiadi del 2000, e quella sera con Frederik c'era anche suo fratello oltre che suo cugino, il principe Nikolaos di Grecia e Danimarca, l'allora principe delle Asturie e la principessa Märtha Louise di Norvegia. Joachim è stato meno fortunato in amore: nell'anno in cui Frederik e Mary si sposano, il 2004, lui e la moglie Alexandra annunciano la separazione. Si sposa di nuovo nel 2008 con Marie Cavallier, ora principessa Marie di Danimarca, da cui ha due figli che si aggiungono ai due nati dal matrimonio precedente. In molti, già allora, notano la somiglianza di Marie con la principessa Mary, ma al di là dell'estetica, dell'estrazione borghese (nessuna ha sangue blu) e di un certo gusto per il vestire, le due donne sono molto diverse e non vanno d'accordo. Come i fratelli William e Harry, principi del Regno Unito, anche Frederik e Joachim si allontanano. 

Nel 2020 la situazione precipita, tanto che Marie (46 anni) e Joachim si trasferiscono a Parigi: «Non siamo sempre noi che decidiamo. Penso che sia importante che il mondo lo sappia», dice Marie durante un'intervista quando le chiedono perché abbia lasciato la Danimarca, suggerendo che a spingerli lontano sia stato qualcun altro, forse proprio il principe Frederik e la sua Mary (ritratti qui sotto, con la regina Margrethe e i loro figli Christian, Isabell e i gemelli Vincent e Josephine).

La questione dei titoli tolti ai nipoti: cosa ha (davvero) spinto la regina a prendere questa decisione?

La storia della faida tra i fratelli e le loro mogli torna di attualità pochi giorni dopo la diffusione del comunicato ufficiale con cui la regina Margrethe II di Danimarca annuncia che avrebbe sottratto i titoli principeschi a quattro dei suoi nipoti; pare che il principe Joachim, padre dei ragazzi nati da prime e seconde nozze, sia stato colto alla sprovvista e dunque avrebbe litigato aspramente con la madre. E perfino pianto in pubblico, in difesa dei suoi ragazzi - Nikolai, 23 anni, Felix, 20, Henrik, 13 e Atena, 10 - a suo dire rimasti “sconvolti” dalla notizia: dal 1 gennaio 2023 non saranno più principi e principesse, diventeranno conti e contesse e saranno conosciuti come Sua Eccellenza, non più come Sua Altezza Reale.

In una lettera aperta, Margrethe II si è scusata “come madre e nonna” per aver “sottovalutato quanto figli e nipoti potessero sentirsi toccati da questa scelta”, ma non è tornata sui suoi passi perché si tratta di una decisione presa in veste di regina: "Dopo 50 anni sul trono - ha scritto - è naturale che io guardi indietro ma anche avanti. È mio dovere e mio desiderio come regina assicurare che la monarchia si modelli sempre al passo con i tempi”.

Prima di lei, già nel 2019 il re Carlo XVI Gustavo di Svezia aveva preso una decisione simile annunciando che i tre figli della principessa Madeleine (secondogenita) e i due figli del principe Carl Philip (terzogenito) avrebbero mantenuto i titoli di principe o principessa, ma senza trattamento di Altezza Reale, quindi senza alcun privilegio. L’idea solletica anche il re Carlo III del Regno Unito, alle prese con un alleggerimento dei costi della sua monarchia, che potrebbe a breve decidere di non concedere il titolo di principe e principessa ai nipoti Archie e Lilibet Diana, figli del secondogenito Harry e di Meghan Markle. Per sopravvivere, le monarchie devono ridurre al minimo il numero dei reali cui spettano privilegi pagati dai contribuenti.

Peccato che la rivista spagnola Vanitatis Elconfidentcial fornisca un racconto diverso in merito alle ragioni della scelta di Margrethe, peraltro credibile perché supportato da una foto rubata ai reali, opportunamente tirata fuori dagli archivi. La fotografia in questione è stata pubblicata dal settimanale femminile svedese Svensk Damtidning nel 2019 e mostra Joachim che cerca di baciare Mary a una festa di gala del reggimento della guardia reale. La principessa sembra si sia sottratta al bacio “con un sorriso imperturbabile”, mentre Marie, la moglie del principe, ha assistito alla scena con profondo imbarazzo. 

La storia del principe innamorato della cognata non è infatti nuova; erano stati proprio i media danesi, a tirarla fuori, poco dopo il matrimonio di Frederik e Mary nel 2004, ipotizzando che Joachim fosse “profondamente innamorato di sua cognata". "Non ha aiutato il fatto che nel 2007 abbia annunciato il suo fidanzamento con una ragazza francese (la principessa Marie) con lo stesso nome e una sorprendente somiglianza fisica", ricorda la rivista Vanitatis Elconfidentcial. Pare che Margarethe convocò allora le due nuore e "avviò una campagna mediatica per dimostrare che non c'erano problemi, tra loro”, organizzando anche numerose "uscite fuori programma”, ovvero private, delle due donne assieme. 

In merito alla faida reale, MailOnline ha contattato in questi giorni la casa reale danese per un commento che al momento non è pervenuto; la regina Margrethe e suo figlio maggiore si sono rifiutati di rispondere alle domande e hanno continuato ad attendere ai loro impegni pubblici, tra cui l'inaugurazione del Folketing, a Copenaghen.

Joachim e Marie invece (nella foto qui sopra con i loro due figli Henrik e Atena più Felix, nato dal primo matrimonio del principe) hanno deciso invece di rispondere alle pressanti richieste di intervista e ai microfoni del tabloid danese BT hanno raccontato di essere rimasti "scioccati" dalla decisione della regina, perché i loro bambini si sono sentiti "ostracizzati" dalla famiglia reale, "puniti" per qualche motivo. Il principe sostiene inoltre di aver avuto solo cinque giorni per spiegare loro quanto sarebbe accaduto, cosa che il capo ufficio stampa della casa reale, Lene Balleby, smentisce. Nel corso della stessa intervista, è la principessa Marie a confermare ciò che molti già sospettavano: la relazione tra lei e il principe Joachim con il principe ereditario Frederik e Mary "è complicata".

«Mi dispiace, ma era necessario» la regina Margrethe scrive ai nipoti privati del titolo di principe. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 4 Ottobre 2022.

Giorni fa i figli del principe cadetto erano stati privati del titolo, scatenando le polemiche dentro e fuori la casa reale. La regina ha deciso di rispondere alle accuse

La regina Margrethe di Danimarca al Gala per il suo Giubileo d’oro l’11 settembre scorso al Cristiansborg Palace di Copenhagen

La scelta di privare i figli del secondogenito, il principe cadetto Joachim di Danimarca, del titolo di principe annunciata giorni fa era nel solco del new normal di molte corti europee (e quelle nordiche hanno fatto da apripista).

La lettera aperta ai figli, nipoti, e al mondo, della regina Margrethe è una rivoluzione, destinata a cambiare per sempre l’approccio della Corona. Mai più never explain never complain, la regola aurea che da decenni guida le corti europee a partire da quella britannica. Insomma mai dare spiegazioni, mai giustificarsi. Agire al meglio senza dover dare motivazioni.

Tutto al contrario, la regina Margrethe la decana delle Corone d’Europa, la più longeva regina sul trono (e anche l’unica sovrana al momento in carica in Europa) – dalla morte della regina Elisabetta II esattamente un mese fa – ha deciso di dare dettagliate spiegazioni della sua decisione di privare quattro dei suoi nipoti del titolo.

«Ho preso la mia decisione come regina, madre e nonna, ma come madre e nonna ho sottovalutato quanto figli e nipoti potessero sentirsi toccati da questa scelta. Questo mi ha colpita e mi sento in dovere di dire mi dispiace», ha scritto la regina Margrethe con una lettera ufficiale dopo giorni di tensione dentro e fuori la famiglia reale danese. «La mia decisione è stata presa da tempo. Con i miei 50 anni sul trono è naturale che io guardi indietro ma anche avanti – aggiunge la regina -. E’ mio dovere e mio desiderio come regina assicurare che la monarchia si modelli sempre al passo con i tempi. E talvolta questo comporta decisioni difficili che vanno prese, e sarà sempre difficile trovare il momento giusto».

I figli del principe Joachim – sposato due volte, prima con Alexandra Manley nata a Hong Kong e poi con la francese Marie – per decisione della regina hanno infatti “perso” il titolo di principe e si dovranno accontentare di quello di conti. E il padre ha subito reagito dicendo che «non è divertente vedere i tuoi figli maltrattati a questo modo, in una situazione che loro stessi faticano a capire».

Il titolo di principe resta così solo ai figli dell’erede al trono, il principe Frederick di Danimarca, marito della principessa Mary: il secondo in linea di successione è il giovane principe Christian.

E va ricordato che dieci anni fa tra il principe Joachim e il principe Frederick già ci fu un momento di tensione proprio per le diverse prospettive future che il destino aveva loro riservato: Joachim non si è mai rassegnato al destino cadetto. In realtà, come ha ricordato ancora la regina margrethe nella lettera aperta er spiegare la sua decisione «Avere un titolo è una responsabilità con tanti doveri che in futuro spetteranno solo a pochi esponenti della famiglia reale. E questo aggiustamento io credo fondamentale per la conservazione della monarchia».

La lezione della Regina: via i titoli a quattro nipoti "Vivano una vita normale". Manila Alfano su Il Giornale il 30 settembre 2022.  

Ci sono scelte di famiglia che fanno infuriare, lasciano ruggine a vita e sanno di terribile ingiustizia. Come quella appena annunciata dalla regina Margherita II di Danimarca, l'unica sovrana regnante in Europa e la seconda più longeva tra i monarchi ancora in vita, che ha deciso di togliere i titoli reali a quattro dei suoi otto nipoti, cioè ai figli del principe Joachim, il più giovane dei suoi due figli.

Una decisione che fa discutere a corte e che fa storcere il naso. E che non piace alla contessa Alexandra, la madre di Nikolai e Felix, due dei quattro nipoti coinvolti, che ha detto ai giornali danesi di essere «sconvolta» dalla decisione. Parlando con il tabloid BT, Alexandra ha aggiunto anche che sia lei sia i suoi figli si sentono «esclusi» e «non capiscono come mai siano stati privati della loro identità».

Secondo le informazioni fornite dall'ufficio della regina, la motivazione ufficiale è fare in modo che i figli di Joachim possano condurre vite più normali e indipendenti dagli obblighi legati agli impegni della famiglia reale. Con un comunicato diffuso mercoledì, la famiglia reale danese ha fatto sapere che dal primo gennaio del 2023 i «discendenti» del principe Joachim potranno usare solo i titoli di conte e contessa di Monpezat, dal nome della famiglia del loro defunto nonno, il principe consorte Henrik: i loro precedenti titoli di principi e principessa di Danimarca invece «smetteranno di esistere». Nel comunicato viene specificato che la regina Margherita II vuole creare un ambiente in cui siano i suoi nipoti a «determinare le loro vite in maniera molto più ampia», senza «le considerazioni e i doveri speciali che derivano dall'affiliazione formale con la famiglia reale». Il principe Joachim di Danimarca è il sesto in linea di successione al trono danese e ha avuto quattro figli da due matrimoni diversi: Nikolai (23) e Felix (20) da quello con la contessa Alexandra che ora si dice «sconvolta» ed Henrik (13) e Athena (10) assieme alla principessa Marie, la sua attuale compagna. Eppure la motivazione di tale mossa sarebbe soprattutto pratica ed economica: l'esigenza di restringere il circolo di reali cui spettano privilegi come un appannaggio annuale, residenze e addetti alla sicurezza. Insomma, una spending review in salsa reale. I nipoti avranno un trattamento diverso da quello che spetta invece ai loro cugini, figli del principe Frederik, erede al trono, e della principessa Mary: Christian, 16, Isabella, 15, e i gemelli di 11 anni Vincent e Josephine. L'asse ereditario viene insomma mantenuto snello, sfoltendo i rami di una famiglia troppo ampia e quindi costosa per i contribuenti. Un'immagine che evidentemente la famiglia reale non vuole più dare di se stessa. Non è la prima volta che una decisione della regina Margherita scontenta qualche membro della famiglia reale.

Eppure le strade già intraprese dai figli maggiori di Joachim darebbero già ragione alla nonna. Nikolai, il maggiore, fa infatti il modello ed è molto richiesto, carriera che sembra allettare anche il fratello Felix. A inizio 2022 il debutto per George Jensen, storico brand danese di gioielleria. I figi che Joachim ha avuto dalla seconda moglie Marie Chevallier invece sono ancora piccoli. Henrik e Athena vanno ancora a scuola e non pensano a cosa faranno da grandi. La vita a Parigi, già lontana da Copenhagen anche perchè pare tra la Chevallier e la principessa ereditaria Mary non correrebbe buon sangue. E allora via, a Parigi. A questo punto anche liberati da titoli. La decisione della regina sembra sia stata presa già da tempo, si pensa lo scorso maggio.

La strada percorsa da Margherita II, per quanto spiacevole per alcuni, segue quelle già tracciate da altre monarchie. E non ha alcuna intenzione di cambiarla. «Ho riflettuto a lungo, penso che sarà un bene per loro, in futuro».

I Windsor. Il discorso del re, l'ordine della Regina Madre per fare il film. Erika Pomella il 10 Giugno 2022 su Il Giornale.

Nel desiderio di voler raccontare una storia che lo aveva colpito da bambino, lo sceneggiatore de Il discorso del re si è dovuto piegare alle richieste della Regina Madre.

Il discorso del re è il film, vincitore del premio Oscar, che va in onda questa sera alle 20.59 su Iris. La pellicola racconta la vera storia di re Giorgio VI, il padre dell'attuale regina Elisabetta, che fu costretto a fronteggiare lo scoppio della Seconda guerra mondiale.

Il discorso del re, la trama

Diretto da Tom Hooper e uscito in sala nel 2010, Il discorso del re prende il via durante una delle occasioni ufficiali della famiglia reale britannica, quando il principe Albert (Colin Firth), duca di York, è tenuto a fare un discorso pubblico, nonostante soffra di balbuzie. Malgrado l'uomo abbia seguito alcune terapie per migliorare la sua eloquenza e smettere di balbettare, Albert non vede alcun miglioramento e decide di non parlare mai più in pubblico. Grazie all'intercessione di sua moglie, la duchessa Elizabeth (Helena Bonham Carter), Albert decide di rivolgersi a Lionel Logue (Geoffrey Rush), un uomo australiano esperto nell'aiutare chi soffre di disturbi del linguaggio. A dispetto di un inizio un po' burrascoso, Albert accetta di lavorare al fianco di Lionel per migliorare la sua dizione e le sue capacità linguistiche, soprattutto per amore di sua moglie. Non può immaginare che, alla morte del padre, suo fratello maggiore, Re Edoardo VIII (Guy Pearce) decide di abdicare per amore di una donna americana e, soprattutto, divorziata. Albert, destinato a essere solo il figlio cadetto, si trova di colpo alla guida della nazione, mentre all'orizzonte la minaccia di Adolf Hitler si fa sempre più pressante.

Il desiderio della Regina Madre

Nel raccontare una storia realmente accaduta, Il discorso del re è un film che ha prestato molta attenzione ai dettagli. Ad esempio, in una scena il personaggio di Lionel dice al futuro re d'Inghilterra che continuare a fumare finirà con l'ucciderlo. Secondo il sito dell'Internet Movie Data Base, re Giorgio VI fumava dalle venti alle venticinque sigarette al giorno: la sua morte, avvenuta il 6 febbraio 1952, è avvenuta a seguito delle complicazioni legate al cancro ai polmoni. Il re aveva solo 56 anni. Anche nella costruzione del personaggio di Lionel è stata fondamentale la ricerca di dettagli precisi. In questo ha aiutato la scoperta, fatta dal nipote del vero Lionel Logue, di una serie di diari, quaderni di appuntamenti e appunti sulle sue terapie che hanno permesso a Geoffrey Rush di costruire il personaggio di modo che fosse il più vicino possibile alla realtà, senza l'interferenza di troppe "libertà artistiche", come spesso avviene sul grande schermo.

L'aspetto più interessante de Il discorso del re, tuttavia, è legato alla sceneggiatura della pellicola che avrebbe poi finito col vincere un premio Oscar come Miglior Film. Secondo IMDB, lo sceneggiatore David Seidler assistette al discorso che re Giorgio VI fece all'alba della Seconda guerra mondiale - quello, cioè, che chiude il film di Tom Hooper. Quel discorso rimase in nuce nella sua immaginazione e, diventato adulto, lo sceneggiatore decise di voler raccontare l'incredibile storia di Giorgio VI. Prima di avventurarsi nel racconto, però, Davis Seidler scisse alla Regina Madre, la Regina Elisabetta (vedova di Giorgio VI) per chiederle il permesso di scrivere una sceneggiatura per trasformare la storia di Giorgio VI in un film. La Regina Madre rispose alla richiesta dello sceneggiatore, chiedendogli però di non realizzare il film fintanto lei fosse rimasta in vita, perché i ricordi legati al marito erano ancora troppo freschi e rischiavano di farla soffrire ancora di più per la sua mancanza. David Seidler rispettò la richiesta della sovrana.

Secondo Vogue, la richiesta dello sceneggiatore arrivò quando la Regina Madre aveva 81 anni: la donna non morì prima di aver compiuto 101 anni, perciò lo sceneggiatore dovette aspettare circa venti anni per avere l'occasione di scrivere il film che sognava di fare. "Pensavo di non dover aspettare a lungo," ha detto l'uomo, secondo Vogue. "D'altra parte, se la Regina dà un ordine, un cittadino britannico obbedisce." Quando Elizabeth Bowes-Lyon morì, però, David Seidler era occupato a seguire altri progetti: tuttavia una diagnosi improvvisa di cancro lo spinse a tornare sui suoi passi e a concentrarsi sul film de Il discorso del re, che rimane la pietra miliare della sua carriera.

Antonello Guerrera per “la Repubblica” l'8 giugno 2022.

Tina Brown sa affilare le parole come lame ed è preoccupata per il futuro dei media: «In America oramai ci sono solo New York Times e Washington Post . Per il resto, il nulla», ci racconta a colazione al centro di Londra, dove è giunta per il Giubileo di Platino che ha celebrato i 70 leggendari anni sul trono di Elisabetta II. «Anch' io, oramai, non compro più riviste. Leggo tutto sul cellulare, quello che mi capita». Eppure Brown, 68 anni, colosso del giornalismo inglese e americano, nella sua incredibile carriera ha diretto il gotha dei magazine: Vanity Fair , Ne w Yorker , Daily Beast , Tatler e Newsweek , «oramai illeggibile».

Cos' altro? Ah sì, il suo ultimo, spettacolare libro, Palace Papers . Sottotitolo "Dentro la casa dei Windsor", appena pubblicato in Inghilterra da Century e già bestseller. Motivo? Basato su 120 conversazioni con fonti e insider del palazzo reale, Brown, già biografa di Lady D, racconta le liti furiose tra Harry e William; il regalo di Carlo (un abito di taglia errata) rispedito al mittente dal secondogenito; i vizi dell'erede al trono quando è in viaggio, come il letto ortopedico, i comodini e i lacci delle scarpe stirati; l'arrivo di Meghan Markle che «ha cambiato tutto», perché lei e Harry si sono convinti di assumere un ruolo rivoluzionario nel mondo, «come quello di Diana»; infine, le visite segrete di Kate Middleton in musei e gallerie.

Parliamo del Giubileo di Platino appena conclusosi. Che cosa ne pensa, Brown?

«Che la Queen ha confermato il suo ruolo capitale. Ogni evento del Giubileo senza di lei è stato un pancake sgonfio. Una delle straordinarie forze di Elisabetta II è quella di non aver mai dato un'intervista in 70 anni. Non sappiamo niente di lei, eppure vogliamo conoscerla a fondo. Del resto, abbiamo visto cosa è capitato ai reali concessisi ai media: Andrea, Meghan e Harry o la stessa Diana». 

E Carlo?

«Di lui sappiamo invece molto. È stato un esplicito visionario sin da giovane, con le battaglie per il clima o per i diritti umani. Durante la pandemia mi hanno raccontato del suo attivismo per i vaccini. Penso che il suo regno sarà molto migliore delle aspettative, come già occorso alla regina Vittoria o Edoardo VII. Sinora Carlo è sempre stato nell'anticamera della Storia. Ma sarà molto più apprezzato di quanto si creda».

Perché?

«Tutti sanno che non potrà mai replicare la gloria della madre. Così, uscirà da quella che oggi sembra timidezza, anche grazie a Camilla, che gli ha fatto trovare un equilibrio. Carlo si dedicherà a una gestione tranquilla, prima di William, inclusa la "monarchia ristretta". Che abbiamo già intravisto nell'ultimo giorno di Giubileo sul balcone di Buckingham Palace con la sola presenza di Elisabetta, Carlo, Camilla, William, Kate e i figli».

E che cosa ne pensa invece di William, che qualcuno vorrebbe addirittura subito re?

«Ma a volte è così noioso. Lo ha ascoltato al Party di Buckingham Palace sabato. Sull'ambiente Carlo è stato fantastico. William, invece, deve trovarsi qualcuno di meglio a scrivergli i discorsi: è stato terribile».

Ma il Giubileo ha visto anche il ritorno di Harry e Meghan insieme a Londra dopo oltre due anni. Una visita di basso profilo, che ha certificato il declassamento da parte del palazzo. Si rifaranno in America?

«Macché. Se Harry ha avuto un brand e qualche buona idea come un documentario e gli stessi giochi Invictus per i veterani feriti in guerra, Meghan è già un fallimento completo a Hollywood. Lo si vede dagli ultimi contratti che le hanno annullato, vedi Netflix. È evidente che i due insieme non lasciano il segno e a Hollywood lo hanno capito. Anche i progetti che gli hanno approvato sinora, non hanno fruttato mica tanti soldi: Harry e Meghan vivono a Montecito, in California, tra gente molto più ricca di loro. Scopriranno presto che la vita sarebbe stata molto più facile se fossero rimasti a fare i reali, che tra l'altro avevano accolto calorosamente Meghan per diversificare una famiglia troppo bianca. E la duchessa del Sussex si stava comportando benissimo. La "Megxit" è stata una catastrofe irresponsabile e stupida per loro».

Harry si vendicherà contro i familiari nel suo libro in uscita in autunno?

«Ma davvero uscirà? Non ne sono così sicura, visti i problemi legali che potrebbe avere con la sua stessa famiglia. Inoltre, William non si fida più di lui, affatto, e Meghan e Kate hanno un pessimo rapporto: un libro del genere sarebbe la pietra tombale per ogni riunificazione familiare. Perciò credo che Harry alla fine non lo pubblicherà, o comunque ne uscirà una versione molto annacquata. Alla fine, si avvererà una mia profezia che le rivelo».

Quale?

«Tra un paio di anni, o anche prima, Meghan annuncerà che mollerà Montecito, e la sua disastrosa carriera di Hollywood, per il bene di Harry, perché "è giusto che mio marito torni a servire il suo Paese". Così rientrerà anche lei nella Royal Family dalla porta di servizio, per rifarsi una vita molto più facile. Perché la monarchia britannica non passerà mai di moda».

Il triste declino della monarchia inglese. Francesca Rossi l'1 Aprile 2022 su Il Giornale.

Il royal tour ai Caraibi di William e Kate è stato un percorso a ostacoli, tra le accuse di colonialismo e la volontà di Belize, Giamaica e Bahamas di diventare repubbliche.

Doveva essere il royal tour del trionfo. Non a caso tutte le speranze per impedire che Belize, Giamaica e Bahamas seguissero l’esempio “repubblicano” di Barbados erano state affidate al volto giovane e moderno della Corona, William e Kate. Una “mission (quasi) impossible” per riconquistare consensi e rafforzare legami, portata a termine a metà. Neanche il carisma dei duchi ha potuto nulla di fronte al desiderio popolare di abbandonare la regina Elisabetta tra le pagine di un passato che non c’è più.

In Belize tra contenziosi e accuse di colonialismo

Il royal tour di William e Kate è iniziato il 19 marzo 2022, quando i duchi sono arrivati in Belize. La coppia doveva visitare una piantagione di cacao nel villaggio di Indian Creek. Una tappa saltata prima ancora dell’arrivo ai Caraibi, per non meglio specificati “temi sensibili che coinvolgono la comunità di Indian Creek”, come ha dichiarato Kensington Palace. In realtà con il loro arrivo William e Kate avrebbero toccato un nervo scoperto per la comunità. Ci sarebbe un contenzioso tra la popolazione locale e la charity “Flora e Fauna”, di cui il principe è patrono: “Flora e Fauna International ha una proprietà vicino alla terra comunale del villaggio, che sarebbe causa di tensioni sui diritti di proprietà”, ha rivelato Reuters. Per questo motivo gli abitanti di Indian Creek hanno impedito, con le loro proteste e i cartelloni con su scritto “Via dalla nostra terra”, l’atterraggio dell’aereo di William e Kate sul loro campo da calcio. La popolazione di etnia Q’eqchi Maya ha bollato la presenza dei duchi con un termine che ha accompagnato tutto il loro viaggio: “colonialismo”.

Non solo critiche

Nonostante questo inizio in salita i Cambridge non si sono persi d’animo e hanno proseguito il loro tour incontrando il Governatore generale del Paese, Froyla Tzalam, il primo ministro Johnny Briceño e la moglie Rosanna, passeggiando nella giungla e visitando un sito Maya. A Hopkins, nel Garifuna Cultural Center (lingua, la musica e la danza dei Garifuna fanno parte del Patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco dal 2001) i duchi hanno ballato con le persone del posto. Una signora ha persino detto alla Bbc: “Il principe ha il ritmo nel sangue”. Il secondo giorno del tour la coppia lo ha dedicato alla visita a una fattoria maya specializzata nella produzione di cioccolata. Mentre polverizzava cacao su un mortaio il principe William ha scherzato: “Posso venire a lavorare qui? È il mio lavoro ideale”. Kate, assaggiando cioccolata, ha aggiunto: “Credo che [George, Charlotte e Louis] sarebbero molto invidiosi”. A South Water Caye, invece, nell’inedita veste di subacquei con tanto di bombola, maschera e pinne, si sono immersi al di sopra della seconda barriera corallina più grande del mondo, girando un video affascinante che li vede faccia a faccia con gli squali nutrice, una specie non pericolosa per l’uomo.

Le parole di William

Durante il ricevimento organizzato al sito archeologico Maya di Cahal Pec, momento finale del viaggio in Belize, il principe William ha detto: “Catherine e io siamo felicissimi di essere qui con voi in Belize, stasera. Non avreste potuto scegliere un set più suggestivo di questo. Stamattina abbiamo avuto l’eccezionale possibilità di visitare le straordinarie rovine di Caracol, nella giungla…e di stupirci di fronte all’ingegno Maya. Inoltre salire i gradini è stato un efficace esercizio fisico”. William è tornato a parlare della guerra in Ucraina, lodando il Belize che “si è unito a tanti altri Paesi nella ferma condanna dell’invasione…”. Infine il principe ha ricordato che la regina Elisabetta visitò il Belize nel 1994: “Sono onorato di riportarvi gli auguri di mia nonna, la regine del Belize, in occasione del suo Giubileo di Platino. Ha sempre ricordato con tanto affetto quella visita nel vostro Paese…”. Il tentativo, andato a vuoto, di rafforzare i legami della nazione caraibica con la Corona.

Spiacevoli sorprese in Giamaica

In Giamaica per la seconda tappa del royal tour I Cambridge hanno trovato un clima decisamente più incandescente rispetto al Belize. La coppia è arrivata la sera del 22 marzo 2022 e, per l’occasione, Kate Middleton ha sfoggiato un abito giallo per omaggiare i colori del Paese. La Giamaica, però, si è rivelata davvero un proverbiale osso duro. A Kingston l’attivista e scrittrice Opal Palmer Adisa ha organizzato una manifestazione con tanto di cartelli che recitano: “Re e regina, principi e principesse appartengono alle favole, non alla Giamaica” e ancora, “Chiedete scusa, ora”. Secondo i contestatori William e Kate avrebbero dovuto fare ammenda del passato coloniale della nazione, mostrando contrizione per la piaga dello schiavismo. Opal Palmer Adisa ha spiegato all’Independent: “Kate e William sono in una posizione in cui beneficiano di quanto successo ai nostri antenati, mentre noi non ne beneficiamo. Sono, quindi, dei complici. Lo stile di vita lussuoso che hanno avuto e continuano ad avere è il risultato del sangue, delle lacrime e del sudore dei nostri bisnonni”. I Cambridge sarebbero i simboli del passato coloniale, gli eredi di una cultura di sopraffazione, nell’opinione dei giamaicani. Per questo motivo Opal Palmer Adisa ha promosso anche l’iniziativa di una lettera aperta ai duchi di Cambridge, in cui si rinnova la richiesta di scuse pubbliche e di un risarcimento economico.

“Non vogliamo più la Regina”

Il colpo di grazia è stato inferto dal primo ministro giamaicano Andrew Holness il quale, durante l’incontro ufficiale con i Cambridge del 23 marzo scorso, ha detto: “Siamo molto, molto felici di avervi qui e speriamo abbiate ricevuto una calorosa accoglienza. La Giamaica è una nazione libera…La Giamaica…è un Paese orgoglioso della sua storia…Vogliamo voltare pagina, intendiamo…diventare un Paese…indipendente”. Con grande cortesia Holness ha espresso una ferma dichiarazione politica di fronte alla quale la linea di condotta di Kensington Palace, che privilegia il silenzio, non poteva più essere mantenuta. La sera del 23 marzo, durante il ricevimento in onore dei duchi, il futuro re ha scelto un equilibrio diplomatico, concentrando l’attenzione sul passato, non sui desideri attuali del popolo giamaicano, William ha riconosciuto il “profondo dolore” per “la spaventosa atrocità della schiavitù” e ha aggiunto: “La schiavitù è stata ripugnante, ciò non sarebbe mai dovuto accadere. Concordo fermamente con mio padre, il principe di Galles, che lo scorso anno, a Barbados, disse che la terribile atrocità della schiavitù macchia per sempre la nostra storia”. L’economista Rosalea Hamilton, uno dei firmatari della lettera aperta, ha commentato al Guardian: “Non sono certa che si possa tradurre in scuse formali, ovvero ciò che tutti stavano aspettando”.

La débâcle delle Bahamas

Alle Bahamas, se possibile, le cose sono andate anche peggio. Ad attenderli al loro arrivo a Nassau, il 24 marzo 2022, William e Kate hanno trovato una lettera infuocata del Bahamas National Reparations Committee (Bnrc), organizzazione che conserva la memoria della tragedia della schiavitù e lotta per i diritti dei discendenti degli schiavi: “Loro, la loro famiglia di reali e il loro governo devono ammettere che la loro...economia è stata costruita sulle spalle dei nostri avi...Siamo stanchi di pagare letteralmente con le nostre vite per il mantenimento di una situazione in cui noi siamo sfruttati così che altri possano essere elevati...È ora di avere giustizia e dei risarcimenti…Perché dobbiamo pagare ancora” in nome di quella “grandezza” che i bahamiani sostengono sia stata fondata sulla “schiavitù...e il degrado del popolo...?”. Dopo questo messaggio al vetriolo il principe William, ha dovuto cedere su tutta la linea, dichiarando al ricevimento indetto da Sir Cornelius Alvin Smith, Governatore Generale delle Bahamas: “So che non vedete l’ora di celebrare i 50 anni di indipendenza, il prossimo anno. E con la Giamaica che quest’anno festeggia i 60 anni di indipendenza e il Belize che ha raggiunto i 40 anni lo scorso anno, voglio dire questo: supportiamo con orgoglio e rispetto le vostre decisioni sul futuro. Le relazioni si evolvono. L’amicizia rimane”.

L’affascinante diplomazia di Kate Middleton

A Kate è stato riservato il ruolo di “trait d’union” tra il passato e il presente della monarchia, un compito svolto che la duchessa ha svolto affidandosi agli outfit. Il tailleur giallo a stampa floreale con bottoni gioiello di Alessandra Rich, indossato per lasciare le Bahamas, sarebbe un omaggio a Lady Diana, che indossò un abito simile per il tour in Australia nel 1988. Alla Commissioning Parade di Kingston Kate ha optato per un abito in pizzo di Alexander McQueen che somiglia pericolosamente a quello indossato dalla regina Elisabetta in Australia, nel 1954. La duchessa portava anche un bracciale a tre fili di perle appartenuto alla compianta Lady D., già scelto nel 2017 in Germania e lo scorso luglio al G7. Per la partenza dalle Giamaica, invece Kate Middleton si è lasciata ispirare dal verde della bandiera del Paese, con un abito di Emilia Wickstead riciclato da Wimbledon 2021. Il pezzo forte, però, era la spilla a forma di Giamaican National Doctor Bird, un colibrì che vive in Giamaica. La nazione donò il gioiello a Sua Maestà nel 2002, per il Giubileo d’Oro. Per modernizzare la monarchia Kate ha anche infranto il protocollo, mettendo lo smalto rosso ai piedi (marca Essie, la preferita della Regina) e i sandali in Belize. Purtroppo il suo incontestabile fascino non ha ammorbidito le rigide posizioni dei popoli caraibici.

Uno storico passo indietro

“Le nuove generazioni si sentono sempre più lontane dalla monarchia, ma William e Kate hanno la giusta freschezza e il giusto fascino per riportare i giovani verso la Corona. Possono essere un trionfo”, ha detto un insider al Daily Mail, citato da Vanity Fair. Così non è stato, benché le premesse vi fossero tutte. In termini politici il viaggio è stato fallimentare. Il principe William ha dovuto fare un passo indietro e riconoscere le aspirazioni repubblicane di Belize, Giamaica e Bahamas. Tutte e tre le nazioni sono indipendenti (la prima dal 21 settembre 1981, la seconda dal 6 agosto 1962 e la terza dal 10 luglio 1973). Però fanno ancora parte del Commonwealth, quindi il Capo di Stato è la regina Elisabetta. Una sorta di cordone ombelicale che le nazioni caraibiche sarebbero decise a recidere il prima possibile. L’obiettivo di rafforzare i legami con la Corona non è stato raggiunto. Dal punto di vista diplomatico, invece, i Cambridge si sono dimostrati all’altezza del compito. Mai una reazione eccessiva, mai una frase controversa. La loro vittoria è questa. Come spiega Sarah Gristwood al People, “rappresentano spiritualmente il futuro della monarchia inglese”. Anche senza le perle dei Caraibi.

Estratto dell’articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 20 agosto 2022.

Lady Louise Windsor, nipote della regina Elisabetta e sedicesima nella linea di successione al trono del Regno Unito, ha passato buona parte dell'estate lavorando in un centro di giardinaggio per 6,83 sterline l'ora, circa 8 euro. Lady Louise ha 18 anni, è figlia del quartogenito di Elisabetta, principe Edward, e di Sophie, contessa di Wessex, e vive in una casa da 30 milioni di sterline a Bagshot Park, nel Surrey. […] è abitudine delle famiglie dell'upper class, e anche della nobiltà dell'isola britannica, mandare i figli a fare qualche lavoretto alla fine della scuola superiore. Non è per i soldi, ma per tenerli impegnati mentre aspettano di sapere […] se saranno ammessi all'università alla quale aspirano.

[…] Il fatto che la nipote di Elisabetta avesse accettato un impiego da meno di 7 sterline l'ora, la paga minima stabilita dalla legge per i neomaggiorenni, è stato molto celebrato dai tabloid inglesi. […] L'enfasi è forse dovuta al fatto che la Gran Bretagna sta passando uno dei periodi peggiori dal dopoguerra, piegata dall'inflazione, dalla crisi economica e dai mutamenti climatici che la devastano […] 

[…] Diana, prima di sposare Carlo era una delle nobildonne più in vista del regno, eppure aveva accettato compiti da bambinaia in un asilo e nell'abitazione di una coppia americana, senza nemmeno rivelare che era una Spencer. Beatrice di York, figlia del principe Andrea e di Sarah Ferguson, è stata commessa nel grande magazzino Selfridges di Londra e stagista alla Sony.

La duchessa Kate, futura regina del Regno Unito, faceva pacchi e realizzava cataloghi per l'azienda di famiglia Party Pieces, e ha poi trovato un posto part time nella sezione acquisti della catena Jigsaw. Meghan Markle, ora duchessa di Sussex, ha lavorato come cameriera a Los Angeles […] Nell'aristocrazia europea sono molti i casi di reali impegnati in lavori comuni: Cristina di Borbone, sesta nella linea di successione al trono di Spagna, lavora in una fondazione di beneficenza dopo che suo fratello, re Filippo, le ha tolto i titoli per lo scandalo del marito, finito in prigione. Martha Louise, figlia maggiore di re Harald V di Norvegia, ha rinunciato al titolo perché preferisce occuparsi di «percorsi spirituali verso il cambiamento».

I Savoia. Silvia Stucchi per “Libero quotidiano” il 3 agosto 2022.

La "Regina di maggio" che emerge dalle pagine della biografia di Luciano Regolo, Maria José. Regina indomita (Edizioni Ares, 774 pp., 29, 90 euro) è una donna troppo, troppo moderna, per i suoi tempi. L'ampio volume, corredato da un Invito alla lettura di Maria Beatrice di Savoia, dalla prefazione di Francesco Perfetti e dalla postfazione di Donatella Bolech Cecchi, offre il ritratto di una donna che, nella sua lunga esistenza (nata nel 1906 a Ostenda, morì in Svizzera nel 2001), ha attraversato tante vite diverse. 

E il volume queste età le rievoca tutte, a partire dall'infanzia, definita Gli anni felici del "leoncino" di Laeken (leoncino perla criniera di capelli ricci), sino al tempo della formazione al collegio fiorentino di Poggio Imperiale, per arrivare al matrimonio con il futuro Umberto II, - anche se Regolo analizza con molta acribia i retroscena di quell'unione -, e poi agli anni della guerra e quelli dell'esilio, della vecchiaia in Messico, e, infine, il ritorno in Svizzera, quando Maria José coltivò la passione per storia e scrittura.

Umberto parlò sempre con grande stima e affetto di Maria José, ma, dall'unione con quel compagno di vita che le era stato destinato fin da quando era undicenne, la "Regina di maggio" ricevette più amarezze che gioie, vuoi per il contesto politico dell'Italia fascista, vuoi per la natura introversa e tormentata del marito, vuoi per le consuetudini della famiglia Savoia, dove, si diceva, «si regna uno per volta».

Suo malgrado, il Principe non poté renderla felice, e, giorno dopo giorno, si infranse l'aspettativa di quell'attrazione, coltivata fin da quando la regina era bambina. Eppure, come emerge dalle pagine di Regolo, il principe di Piemonte restò l'unico grande amore della sua vita. 

Può darsi che l'affetto, la stima, la complicità intellettuale e la solidarietà che fino all'ultimo Maria José serbò per Umberto fossero state il ripiego di una passione inespressa, o compromessa. La regina, tuttavia, anche negli anni successivi alla scomparsa del consorte, non tradì mai alcun risentimento nei suoi confronti, e non lo incolpava né delle sue sofferenze né delle tragedie vissute dall'Italia dopo il 10 giugno 1940.

«Quando ripenso al passato ho la sensazione di non essere mai stata completamente felice. Mi sembra che in ogni momento della mia vita ci sia stata un'ombra a offuscare la mia serenità», dirà Maria José, nel 1994, all'autore del volume, escludendo da quella cappa grigia solo gli anni dell'infanzia.

Una volta sposata, Maria José fu vicina alla suocera, la regina Elena: pur se così diverse, le due donne avevano un tratto comune, l'animo retto, nonostante il carattere della principessa, indipendente, impulsiva, financo caparbia. Non ci furono mai scenate ma le consuetudini di Casa Savoia, in cui la sincerità veniva spesso sacrificata all'obbedienza, fecero più volte sentire Maria José un pesce fuor d'acqua. 

La consorte del padre di Umberto II, Vittorio Emanuele III, la regina Elena, in questa famiglia, era un personaggio di cui la "Regina di maggio" ricorderà spesso la bontà, la sollecitudine nei confronti dei bisognosi- andò di persona, per esempio, a portare soccorso ai terremotati di Messina nel 1908 -, e la semplicità di maniere. La Regina Elena non amava Mussolini, ma era troppo discreta, troppo convinta che la consorte del sovrano non dovesse esprimere opinioni personali, Maria José, invece, cresciuta in un contesto ben diverso, arrivò a progettare addirittura un golpe: nel 1938, dopo che il 12 settembre il Congresso di Norimberga si era concluso con la risoluzione di prendere i Sudeti con la forza, Mussolini aveva lasciato intendere che la guerra mondiale fosse ormai dietro l'angolo, e che l'Italia sarebbe stata alleata della Germania.

Una prospettiva che a Vittorio Emanuele III non piaceva per nulla, tanto che il Duce, al genero Ciano, aveva confidato in uno sfogo di essere delusissimo di come il re non avesse mai fatto un gesto impegnativo per il regime, ma di attendere pazientemente, perché il sovrano aveva ormai settant' anni. 

A rivelare questi fatti è un clamoroso documento inglese, archiviato dal Foreign Office, che presenta Umberto, Maria José e Badoglio comprimari nell'organizzazione di un colpo di Stato, insieme a Rodolfo Graziani, capo di Stato Maggiore dell'esercito, e a un anonimo «avvocato di Milano», in cui qualcuno ha voluto vedere Carlo Aphel legale degli Agnelli. Il documento che attesta il tentato golpe è stato rinvenuto da D. Bolech Cecchi al Public Record office di Londra, nella cartella 397 (Private Office Papers): in questo fascicolo si trova, fra gli altri, un rapporto dattiloscritto, classificato come most secret, datato 27 novembre 1939.

Il contenuto è il riassunto di un racconto fatto all'ambasciatore britannico al Cairo dal fratello o sorella di un non nominato avvocato milanese, che sarebbe stato convocato da Maria José a Racconigi il 24 settembre 1938. Il motivo? La principessa, inorridita dalla piega degli eventi recenti, voleva chiedere all'avvocato, che sarebbe stato a capo di un «movimento antifascista che doveva godere di notevole influenza in tutta Italia», il sostegno per il colpo di stato militare che, guidato da Badoglio e Graziani, avrebbe dovuto rovesciare il fascismo e mettere sul trono il figlio di Maria José e Umberto, il principe di Napoli, sotto la reggenza della madre. 

Ma il colpo di Stato sarebbe sfumato a causa dell'improvviso annuncio dell'incontro a Monaco fra Hitler, Chamberlain, Mussolini e Daladier, che mutò le premesse relative agli equilibri europei necessari per il golpe. Allora, forse, la nostra storia sarebbe stata molto diversa: ma così non fu, e non per debolezza di Maria José.

Quella che, fin dagli anni Trenta, venne scambiata per freddezza, era in realtà timidezza, una sorta di disagio che in Maria José si accentuava quando intuiva che, da parte dell'interlocutore, non c'era genuinità. Anche da anziana, la irritavano inchini, baciamani, appellativi regie formalismi se denunciavano una deferenza tutta fine a se stessa, in cui non aveva mai creduto. Le dispiaceva che fossero misconosciute quelle caratteristiche che davvero per lei hanno contato e che questa lunga e appassionante biografia sottolinea in ogni pagina: l'indipendenza, difesa e reclamata ogni giorno, e la dignità, al di sopra di ogni interesse contingente. 

Paola Fucilieri per “il Giornale” l'1 agosto 2022.

«Ehm ... impulsivo?» Sua Altezza Reale il Principe di Venezia Emanuele Filiberto Umberto Reza Ciro René Maria di Savoia ha l'incarico di trovarsi tre difetti e tre pregi. Si inizia dai difetti. Lui, a stento ne trova uno.

Altezza... le tocca.

(Sospiro e risata) «... Vediamo... Posso avere repentini cambiamenti di umore con persone che mi indispettiscono. Sono una persona che ama e che ama essere amata, che fa attenzione agli altri, una persona giusta, che ama le cose ben fatte». 

Ma questi, se permette, sono pregi!

«Non mi aveva chiesto anche i pregi?». 

Va bene. Parliamo del suo recente traguardo dei 50 anni, li ha compiuti il 22 giugno. Tempo di bilanci?

«Non credo molto nelle date, la vita è una questione di tappe. E per me adesso è il momento in cui sto costruendo qualcosa da lasciare alle mie figlie, Vittoria e Luisa». 

Cosa significa per lei lasciare qualcosa alle proprie figlie?

«Ero solo un ragazzino quando sono tornato in Italia e all'epoca era molto difficile chiamarsi Savoia. In molti incolpavano la nostra casata di cose non vere e, del resto, una Repubblica nata nel 1946 anche grazie a dei brogli, doveva demonizzare i Savoia. Anche attraverso le mie apparizioni televisive ho cambiato un po' questa visione degli italiani: sono stato un principe sempre vicino alla gente, più aperto».

Insomma, un modo un po' più facile di chiamarsi Savoia...

«Di sicuro. Se Vittoria e Luisa vorranno vivere in Italia un giorno potranno farlo serenamente. Inoltre, grazie ai nostri ordini dinastici, al Gruppo Savoia e a tante altre associazioni monarchiche lascerò alle mie figlie anche una grande attività di beneficenza in Italia e all'estero». 

Cos' è il Gruppo Savoia?

«È un gruppo di monarchici riuniti nello spirito dei principi patriottici, ha uno scopo culturale. I soci del Gruppo Savoia sono sempre stati vicini a noi quando eravamo in esilio, da bambino hanno costituito il mio legame con l'Italia. L'avvocato Santino Giorgio Slongo è un ottimo presidente che porta avanti il Gruppo Savoia, gli voglio molto bene». 

Come ha vissuto la sua famiglia, quale ruolo hanno avuto le sue origini?

«Nato in esilio e con questo cognome, ho sempre avvertito quasi l'obbligo di dovermi spiegare, di chiedere scusa. E quando ho dovuto l'ho fatto, ma solo perché me lo sentivo. Ad esempio per condannare le leggi razziali ho trovato normale scrivere una lettera alla comunità ebraica poco tempo fa condannandole».

È innegabile comunque che il suo cognome l'abbia comunque anche aiutata.

«Assolutamente sì, non lo posso negare e non voglio farlo. Mi ha aiutato: negli affari, nel mio lavoro, con le conoscenze. È senz' altro bellissimo poter frequentare grandi e potenti di questo mondo. Il nome Savoia l'ho sempre utilizzato come una forza. E dopo cinquant' anni posso dire che ho vinto». 

Cosa significa che lei ha vinto? Che è riuscito a entrare nel cuore della gente?

«Gli italiani per strada non mi chiamano Emanuele o Emanuele Filiberto: per tutti sono il principe, speriamo non quello di Machiavelli (risata). È un modo molto familiare di rivolgersi a me e se dimostra che sono entrato nel cuore delle persone è vero che anche la gente è entrata nel mio cuore. 

Attraverso le trasmissioni televisive hanno potuto constatare che non c'è mai stato un filtro tra me e loro. Per questo ho vinto: oggi ho finalmente una vita normale, sono una persona molto amata dagli italiani, posso tornare nel mio Paese, cresco le mie figlie e lavoro in modo normale». 

I suoi genitori le riconoscono questo ruolo estremamente positivo che non può che andare a vantaggio dei Savoia?

«Tutti in famiglia me lo riconoscono: i miei genitori, con l'età, mi lasciano molte più responsabilità. Noi Savoia siamo una famiglia molto legata. Io con le mie zie, i cugini, le cugine ci sentiamo spessissimo, lavoriamo insieme. Loro vengono negli ordini dinastici, ne fanno parte. È bello». 

A proposito di potenti: chi l'ha più impressionata tra quelli che ha incontrato?

«Giovanni Paolo II aveva un carisma, un'aura speciale attorno a sé, era un vero santo. Anche la regina d'Inghilterra, Elisabetta II, è una donna incredibile e a suo figlio, il principe Carlo, voglio bene davvero». 

Chi è un buon principe e cosa fa?

«Un buon principe innanzitutto ama la sua gente e vuole fare qualcosa di concreto per il suo Paese. Quando ho creato la Fondazione culturale Emanuele Filiberto mi sono ispirato a mia nonna, la regina d'Italia Maria José, che mi ha insegnato tantissimo. Era un'artista, ma soprattutto una donna molto all'avanguardia, con una incredibile personalità». 

Ci parli di questa nonna così speciale, del vostro rapporto.

«Da bambino mi parlava dei suoi incontri eccezionali: da Gabriele D'Annunzio, a Benedetto Croce, fino ad Adolf Hitler. È stata una donna al centro della storia, che ha voluto fare molto per l'Italia e per il suo popolo. Totalmente antifascista, lavorava molto con la Resistenza italiana. Quando era in Svizzera faceva passare anche delle armi in Italia per aiutare i partigiani. Più volte ha messo in gioco la sua persona per proteggere gli italiani. Sarebbe stata un'ottima regina, avrebbe potuto dare tanto all'Italia». 

Che cosa ha cercato d'instillare di lei nelle sue figlie?

«La libertà, l'essere e il sentirsi liberi, fare quello che ci si sente di fare, ma con tanta volontà e andare avanti comunque, anche contro le avversità. Luisa ha 16 anni e studia in un collegio a Oxford; Vittoria, 18 anni, ha una sua visione del mondo molto interessante, studia a Londra Scienze Politiche ed è appena andata al confine con l'Ucraina insieme ai volontari dell'associazione Odissea della Pace per consegnare cibo, medicinali e giochi ai rifugiati».

Cos' è l'amore rispetto al lignaggio?

«L'amore va al di sopra di tutto. Tra famiglie reali un tempo c'erano matrimoni organizzati. Oggi non c'è più bisogno di questo. Molti dei discendenti delle famiglie reali - guardiamo alla Spagna, al Belgio, all'Inghilterra - hanno sposato persone che amavano. Altrimenti nella vita non si va avanti». 

I social? Sua figlia Vittoria è una «royal influencer». Lei come li utilizza?

«Li uso giusto per parlare delle mie iniziative, non certo per mettere in piazza la mia vita privata. È una mia scelta naturalmente, non è che giudichi chi li adopera altrimenti». 

Che cosa rappresenta per lei l'isola di Cavallo? Il 18 agosto 1978, suo padre, Vittorio Emanuele, dopo una lite con il miliardario Nicky Pende, sparò con un fucile. Si disse che fu uno di quei proiettili a uccidere uno studente tedesco di appena 19 anni, Dirk Jeerd Hamer, che stava dormendo con gli amici su un'imbarcazione vicina.

«Cavallo per me è il paradiso in terra, un luogo di vacanza che frequento da quando sono nato. Un luogo però anche legato a un momento molto difficile della nostra vita. Purtroppo a farne le spese è stato un ragazzo che nulla aveva a che vedere con quanto era accaduto. Abbiamo dovuto batterci per la verità. E solo dopo molti anni mio padre è stato totalmente scagionato. Alla fine, grazie a una serie di elementi incontrovertibili, la Corte popolare francese ha stabilito che non era stata la sua arma a sparare il colpo fatale a Dirk Hamer». 

Lei vive tra Monte Carlo, Los Angeles e Parigi dove sua moglie, Clotilde Courau fa l'attrice di teatro e cinema. Qual è il segreto della vostra unione?

«Credo sia fondamentale avere un dialogo profondo e vero con la persona con cui si sta. La fedeltà è qualcosa di molto importante, ma in un matrimonio, l'importante è comunicare. Le infedeltà fanno parte dei rapporti. L'importante è poterle superare e far sì che questo non distrugga 20 anni di matrimonio. E parlo dell'infedeltà di entrambi. Ho un grandissimo rispetto per le donne, parlare con loro rappresenta spesso una esperienza salvifica perché sono migliori di noi in tutto. Penso che un marito soprattutto non debba mai dare nulla per scontato, far sì che ogni giorno sia veramente un nuovo giorno».

La vostra coppia è molto riservata. Ogni tanto qualcuno ipotizza che vi siate lasciati...

(Risata) «Anche il fatto di non vivere in Italia è stata per me una scelta di riservatezza. Non sono mai entrato negli schemi italiani della popolarità, quelli dei giornali, dei gossip, inorridisco all'idea di organizzare finte paparazzate, sono cose che non mi interessano. Desidero proteggere le mie figlie, il mio matrimonio e la mia vita». 

Negli Usa lei ha una attività di street food che prende il nome dal suo titolo nobiliare, Prince of Venice...

«Ho avuto questa idea di vendere pasta fresca nelle strade con tutti i nostri sughi originali. È andata molto bene. Da lì abbiamo aperto dei ristoranti, ne abbiamo uno a Los Angeles dove ne stiamo aprendo un altro, uno in Arabia Saudita, stiamo aprendo a Montecarlo e ci allargheremo ancora anche in America». 

La sua opinione sull'Italia in questo momento.

«La politica italiana mi preoccupa molto. Draghi è molto rispettato all'estero, è intelligente, uno dei pochissimi statisti in grado di mandare avanti le riforme giuste con i fondi giusti. Purtroppo - a causa di una politica e di politici provinciali, a mio avviso concentrati su temi populisti e compiacenti - non gli è stata rinnovata la fiducia. 

Adesso si andrà al voto e sono molto curioso di vedere cosa accadrà: è sempre facile criticare e dire la propria quando non si hanno in mano le redini del potere. Quel che è sotto gli occhi di tutti è che dalla proclamazione della Repubblica italiana, nel 1946, a oggi, in 76 anni, ci sono stati 66 governi. Come si può far andare avanti un Paese con questi giri di valzer che giovano solo a politici bisognosi di poltrone e non agli italiani... Che tristezza!» 

Potrebbe esistere una monarchia in Italia oggi?

«Oggi in Italia una monarchia non c'è. Ragionare su dei se o dei ma è impossibile.

Potrebbe esserci? Sì, naturale, come in Spagna e come in Inghilterra e come in Svezia: tutte le monarchie europee funzionano molto bene».

Lei è un principe senza regno, senza trono. C'è qualcuno nella sua famiglia che, in caso di successione, ha messo in discussione il suo ruolo, i suoi diritti. Cosa ne pensa?

«Parliamo del ramo Aosta, immagino, il ramo cadetto della nostra casata che, dall'epoca di mio nonno e di mio bisnonno, ha sempre voluto avere una sorta di protagonismo su questo argomento. 

Vede, la questione si può affrontare sotto diversi punti di vista, ma il figlio del re d'Italia è mio padre. Il titolo mi è stato dato dal nonno, gli sono stato molto vicino fino alla fine. È vero: non c'è nulla di scritto. Anche se in seguito è stato molto facile per qualcuno accampare diritti e dire la propria: mio nonno non c'era più, era morto. 

Nel libro-autobiografia di Amedeo d'Aosta è lui stesso che, dopo la morte di mio nonno, ha detto io sono terzo nel lignaggio, prima di me ci sono Vittorio Emanuele e poi Emanuele Filiberto. Guardi: io sono per tenere unita la famiglia Savoia e voglio bene ad Aimone, è una persona che stimo, intelligente e sono sicuro che un giorno potremo lavorare insieme. Bisogna che queste pretese inutili non fondate scompaiano.

 Noi gestiamo gli ordini dinastici dall'83, facendo solo beneficenza. Abbiamo delle delegazioni in tutte le regioni d'Italia, aiutiamo le popolazioni locali, abbiamo 17 delegazioni estere, siamo più di 4mila membri, sta andando benissimo e ognuno deve fare quel che deve fare. Anche per le altre monarchie straniere il pretendente al trono è sempre stato mio padre». 

Passiamo ad altro. Lei ha partecipato a tanti spettacoli televisivi. L'esperienza che sotto questo profilo ha amato maggiormente e la persona che ha avuto modo di apprezzare di più?

«Condurre Pechino Express è stata una esperienza molto bella perché io amo molto il viaggio. La persona con cui ho legato di più è senz' altro Maria De Filippi. È molto intelligente ed è bello lavorare con lei». 

Ci racconti una sua giornata tipo.

«Mi sveglio verso le 6, corro, faccio palestra, poi vado in ufficio, mi occupo dei miei affari e di quelli del mio casato e a fine giornata torno a casa, cena in famiglia o fuori e poi a letto». 

Qual è il segreto per essere felici?

«Amare. Amare i figli, la moglie... Quando gli amori non sono ricambiati è davvero un peccato». 

Francesco Perfetti per “il Giornale” il 7 giugno 2022.

Luciano Regolo ci offre un bellissimo ritratto, a tutto tondo, dell'ultima regina d'Italia, Maria José di Savoia: un ritratto costruito attraverso ricerche archivistiche in fondi pubblici e privati e attraverso il vaglio critico della letteratura storiografica. Un ritratto, ancora, impreziosito dalle testimonianze di protagonisti del periodo a cominciare dai colloqui che l'autore ebbe con l'ex sovrana, per la prima volta disposta a rompere il silenzio impostosi per senso di responsabilità e rispetto nei confronti della volontà del marito, da sempre restio a parlare della famiglia reale. Ritroviamo così, nel volume di Regolo, come riflessi in un suggestivo caleidoscopio, non solo i principali esponenti di Casa Savoia da Vittorio Emanuele III, con il quale non ebbe facili rapporti, a Mafalda, l'unica della famiglia con la quale si trovò in sintonia, fino al marito Umberto, cui rimase, malgrado le apparenze e il gossip, legatissima da una profonda intesa intellettuale ma anche tanti personaggi del mondo politico e intellettuale che furono, in qualche misura, protagonisti delle vicende politiche del Paese.

Già questo fa comprendere l'interesse e l'importanza del volume di Luciano Regolo dal punto di vista storiografico. Ma c'è di più. Il volume di Luciano Regolo fa emergere episodi sconosciuti o poco noti della storia politica del Paese nei quali Maria José, questa donna che giustamente l'autore definisce «indomita», ebbe parte significativa.

Uno di questi episodi è il caso del progettato colpo di Stato che, poco prima dell'incontro di Monaco del settembre 1938, vide coinvolta Maria José. Era l'anno dell'Anschluss, della visita di Hitler a Roma con il Papa ritiratosi a Castel Gandolfo per protesta, degli annunci di Hitler di voler incorporare i territori cecoslovacchi abitati da tedeschi, del varo delle sciagurate leggi razziali che indignarono tanto la Principessa. 

Lei fu al centro di un vero e proprio complotto volto a eliminare il fascismo e Mussolini e impedire lo scoppio della guerra: un complotto che non scattò solo perché nel frattempo c'era stato l'incontro di Monaco che aveva accreditato l'immagine di un Mussolini salvatore della pace. Regolo, partendo da un rapporto dell'ambasciatore inglese al Cairo, racconta nei dettagli il progettato colpo di Stato rivelando nomi e circostanze finora ignoti.

L'attività «cospiratoria» di Maria José durante la guerra fu particolarmente vivace e Regolo la tratteggia bene. 

La Principessa incontrava esponenti dell'opposizione, giornalisti e intellettuali, qualcuno antifascista convinto, qualcuno fascista deluso, qualche altro solo frondeur: dal poeta Trilussa a Indro Montanelli, da Massimo Bontempelli a Manlio Lupinacci, da Paola Masino a Domenico Bartoli e via dicendo. Li riceveva in più posti, secondo il grado di riservatezza che meritava l'incontro: nel «mezzanino» al Quirinale che, scandalizzando la Corte e lo stesso Umberto, definiva «la mia garçonnière»; nella casa dei conti Spalletti-Trivelli; in una villetta messale a disposizione dai marchesi Solaro Del Borgo; nello studio di Sofia Jaccarino Rochefort. E poi, nella casa della marchesa Giuliana Benzoni, che, insieme a lei, sarebbe stata protagonista di una vera e propria «congiura di dame».

Nell'ultimo scorcio del regime la cerchia degli antifascisti che ruotavano attorno a Maria José si allargò fino a comprendere intellettuali comunisti come il latinista Concetto Marchesi e lo scrittore Elio Vittorini e giornalisti cattolici come Guido Gonella. Proprio Gonella, la penna più nota del giornalismo cattolico per gli Acta Diurna pubblicati sull'Osservatore Romano, la mise in contatto con Giovanni Battista Montini, allora sostituto alla Segreteria di Stato. Maria José era convinta che la strada del Vaticano fosse la migliore percorribile per stabilire contatti con Londra e Washington e uscire con onore e senza troppi danni dalla guerra. 

Chiuso il «canale Vaticano» per l'insofferenza del Re nei confronti dell'attivismo della nuora, la Principessa non si arrese e cercò, su consiglio di Montini, un contatto con Salazar per tentare di coinvolgere il Portogallo come mediatore con gli anglo-americani. Luciano Regolo racconta di questa attività politica o parapolitica di Maria José con la vivacità narrativa del giornalista di razza e il rigore puntiglioso del ricercatore storico abituato a frequentare gli archivi e a valutare correttamente il materiale documentario. Il volume di Regolo è, però e prima di tutto, una biografia che si propone di ricostruire l'intera vita di Maria José, tratteggiandone anche la personalità. 

Leggendolo in controluce molte cose e molti atteggiamenti di questa donna coraggiosa e anticonformista si spiegano.

La diffidenza e l'antipatia istintive nei confronti dei tedeschi, per esempio, nutrite dalla figlia terzogenita di Alberto del Belgio discendevano, con molta probabilità, dal fatto che il padre, sovrano democratico e di simpatie socialiste e liberali, aveva combattuto nel 1914 proprio contro le truppe germaniche che avevano invaso il Paese. Proprio dal padre, poi, Maria José culturalmente sensibile, appassionata di musica, amante delle arti figurative e grande lettrice aveva avuto il suggerimento di accostarsi alle opere, soprattutto storiche, di Benedetto Croce. 

Donde, poi, il desiderio di incontrare il filosofo che rimase colpito dalla sua intelligenza e che in seguito avrebbe firmato una bella ed elogiativa prefazione a una delle opere storiche scritte da Maria José.

Ai tempi del suo matrimonio con Umberto, l'8 gennaio 1930, Maria José non nutriva particolari sentimenti antifascisti, anche perché in quel periodo si registrava un generalizzato consenso al regime e ogni cosa sembrava andare per il meglio. Tuttavia, i suoi comportamenti divennero, via via, più anticonformisti man mano che la situazione politica generale evolveva in una certa direzione. All'indomani della conquista dell'Etiopia, sul terreno interno, si moltiplicarono i tentativi di sbilanciare la diarchia in senso favorevole al fascismo, mentre, in politica estera, maturava l'avvicinamento fra Italia e Germania che non poteva non preoccupare Maria José per la tradizione familiare antitedesca e filofrancese. 

Così lei cominciò a coltivare amicizie sempre più imbarazzanti fra gli intellettuali, antifascisti o fascisti tiepidi, e non esitò a compiere gesti che fecero adirare Mussolini. Come quando, nell'estate del 1938, volle recarsi a Lucerna per un concerto di Arturo Toscanini. O come quando si presentò da Mussolini, chiedendogli spiegazioni sulle competenze del Gran Consiglio in materia di successione al trono. O, ancora, come quando salvò dalla chiusura l'Associazione Nazionale per gli Interessi del Mezzogiorno, «Animi», del suo amico in odore di antifascismo Umberto Zanotti Bianco, ponendola sotto la sua protezione come Opera Principessa di Piemonte.

I suoi rapporti con Mussolini, in apparenza buoni, erano in realtà freddi e imbarazzati. C'è, in proposito, una confidenza di Mussolini a un suo biografo ufficioso che è molto esplicita: «La principessa Maria José intrattiene col capo del governo rapporti di apparente cordialità. Ma i suoi legami con la finanza internazionale, propri della sua originaria famiglia, non possono non rendermi sospettoso. L'ambiente a lei caro, della haute aristocrazia romana, nobiltà nera e nobiltà di recente investitura non è tra i più favorevoli al regime. La Principessa fa vita parapolitica completamente diversa da quella, alquanto contemplativa, che il suo consorte va tranquillamente consumando. Non riesce molto simpatica alla piazza».

Sinceramente innamorata dell'Italia, dove aveva compiuto giovinetta i suoi studi, e cultrice di storia sabauda, Maria José fu una donna colta, controcorrente, refrattaria ai condizionamenti ideologici: una donna libera e, soprattutto, sorprendentemente moderna. Una donna della quale questo bel volume di Luciano Regolo ricostruisce la vita e svela la personalità.

Francesca Lovatelli Caetani per ilgiornale.it il 7 marzo 2022.

Da alcuni ambienti vicini alla nobiltà si vocifera che Vittorio Emanuele di Savoia, figlio di Umberto II, ultimo re d’Italia, imprenditore, autore del libro Casa Savoia: storia di una famiglia italiana, sposato con Marina Ricolfi Doria dal 1970, abbia, oltre a Emanuele Filiberto di Savoia, un figlio segreto. Sarebbe nato dalla relazione con un’avvocatessa, conosciuta più di 20 anni fa, che avrebbe seguito Vittorio Emanuele a livello legale e che oggi ricopre una carica importante a livello giudiziario. Si tratterebbe di Lorenzo Orsini, 22 anni, studia Legge , è quasi arrivato alla Laurea ed è un ragazzo di grande talento, sia negli studi, che a livello musicale. 

Vittorio Emanuele non lo avrebbe mai riconosciuto e avrebbe fatto con la madre un accordo secondo il quale avrebbe visto il figlio sino all’età di 3 anni, cosa che avrebbe fatto. L’ultimo incontro tra Lorenzo e il suo padre naturale sarebbe avvenuto a 15 anni; Lorenzo conserva ancora il regalo di suo padre, un orologio, poi il nulla. In arte iamLollo G, Lorenzo ha, sul suo profilo Instagram, ben 137.000 followers, ed è molto attento alle cause sociali.

Come rapper, infatti, ha devoluto i proventi del suo singolo “Primavera”, uscito ad aprile dello scorso anno, al Policlinico per la lotta al Covid 19. In poco tempo è entrato nel circuito dei grandi, arrivando a collaborare anche con artisti del panorama hip hop internazionale. Seguitissimo sui suoi social da molte celebrities, è originario di Formigine, un piccolo centro nella provincia di Modena. 

E’ molto a suo agio sul palco e, sin dall’età di 16 anni, ha aperto i concerti di molti artisti, come Ghali, Gue Pequeno, Achille Lauro ed è stato insignito, nel 2021 per la sezione “Indipendenti” da Indieffusione, del Premio Lunezia. Lorenzo, sempre secondo l’accordo tra sua madre e il padre naturale, potrebbe raccontare la sua vera storia. Lo farà? E se sì quando e in quale contesto? 

In fondo, comunque, non ci sarebbe nulla di male; anche le famiglie di nobile stirpe sono colme di figli nati fuori dal matrimonio, frutto di relazioni extraconiugali, o riconosciuti dai loro padri dopo anni e anni, ma restano comunque figli. Come la prenderà Casa Savoia?

Andrea Ossino per “la Repubblica” il 21 luglio 2022.

Per avere i gioielli della corona, la monarchia si rivolge alla repubblica, o meglio alla sua carta costituzionale. La vicenda è piuttosto surreale, ma certificata dagli atti che i reali esiliati hanno depositato al tribunale civile di Roma: i Savoia vogliono indietro i loro preziosi e così non gli è rimasto altro da fare che invocare i principi di quella Costituzione nata dalle ceneri del regno dei loro avi. 

l fatto è noto: gli eredi dell'ultimo re d'Italia, Umberto II, chiedono la restituzione di un tesoretto da 300 milioni che la famiglia lasciò nel 1946, all'indomani del referendum con cui gli italiani votarono per la soluzione repubblicana. Si tratta di gioielli, monili e preziosi vari che i fratelli Vittorio Emanuele, Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice di Savoia adesso chiedono indietro. Ci sono ritratti della regina Margherita e della regina Elena, un diadema con brillanti, perle e diamanti.

Un bottino niente male. Per questo i reali hanno citato in giudizio lo Stato chiedendo la restituzione delle "gioie di dotazione della Corona del Regno d'Italia". In realtà gli eredi di casa Savoia hanno chiamato in causa anche la presidenza del Consiglio, il ministero dell'Economia e la Banca d'Italia, che da 75 anni conserva il tesoretto in un caveau. 

Fallita l'iniziale mediazione, ne è nato un processo civile appena terminato. E sfogliando le motivazioni con cui i Savoia, tramite l'avvocato romano Sergio Orlandi, cercano di far valere le proprie ragioni, si nota come i quattro fratelli si appellino particolarmente alla Costituzione italiana. Secondo il legale infatti la " XIII disposizione transitoria e finale" entrerebbe in contraddizione con altri articoli riconosciuti dalla stessa Carta.

Cinque in particolare.

In altre parole la Costituzione sarebbe stata violata dalla XIII disposizione transitoria e finale. Entrata in vigore nel 1948, recita: "i beni, esistenti nel territorio nazionale, degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi, sono avocati allo Stato" e " i trasferimenti e le costituzioni di diritti reali sui beni stessi, che siano avvenuti dopo il 2 giugno 1946, sono nulli". 

Dunque i gioielli della Corona dovrebbero andare alla Stato.

L'avvocato tuttavia ricorda l'articolo 42 della Carta, che al comma 3 "vieta espressamente che i beni di proprietà privata possano essere espropriati senza che venga conferito un indennizzo". E ancora ci sono gli articoli 24, 25, 27 e 111, che portano il legale ad affermare che "non possono essere confiscati i gioielli di casa Savoia senza un equo e giusto processo". 

E se la costituzione non dovesse bastare per tutelare i diritti dei monarchi, i Savoia sono pronti a ricorrere alla Carta europea dei diritti dell'uomo, chiamata in causa dal legale per ricordare come i gioielli siano beni "personali" e non "della Corona", quindi dovrebbero essere restituiti ai reali. Una questione spinosa su cui il tribunale civile di Roma si esprimerà a giorni.

Pierangelo Sapegno per “la Stampa” domenica 24 Luglio 2022.

La battaglia dei gioielli. Quelli della Corona, chiusi e nascosti in un caveau della Banca d'Italia, dal 5 giugno 1946. Gli eredi di Casa Savoia li rivogliono indietro, a suon di carte bollate, ingiunzioni, richieste, denunce e processi, appellandosi adesso persino alla Corte costituzionale, e alle leggi della Repubblica, nata sulla sconfitta della monarchia. L'ultima tappa è questa. Se va male, Strasburgo: «Noi non ci arrendiamo». Anche perché è tanta roba. 

Secondo Sotheby' s, che un po' se ne dovrebbe intendere, valgono 300 milioni di euro. Per Emanuele Filiberto, invece, non hanno prezzo, come tutte le cose care, «perché rappresentano la storia di una famiglia che ha regnato sull'Italia dalla sua nascita, e di conseguenza anche la storia del nostro Paese». Da 76 anni stanno sigillati, come sepolti e dimenticati, dentro a un cofanetto a tre piani in pelle scura, foderato di velluto azzurro Savoia, dopo essere stati catalogati al tramonto di quel lontano 5 giugno dal Ministro della Real Casa Falcone Lucifero, con l'assistenza di Daniele Ventrella, segretario del sindacato nazionale degli orafi. 

Da allora hanno visto la luce solo una volta, negli Anni 70, perché qualcuno aveva scritto che erano stati trafugati, anche se non era vero. Poi basta. Un'assurdità, secondo Emanuele Filiberto, il figlio di Vittorio Emanuele e Marina Doria. Prima, bisognerebbe solo decidere di chi sono questi monili di rara bellezza, che comprendono uno splendido diamante rosa, le collane della regina Margherita, il suo celebre diadema, 6732 brillanti e 2000 perle.  

Lo Stato non ha dubbi, lo sancisce la «XIII disposizione transitoria e finale»: «I beni esistenti nel territorio nazionale, degli ex re di Casa Savoia, delle loro consorti e dei loro discendenti maschi sono avocati allo Stato», e «i trasferimenti e le costituzioni di diritto reali sui beni stessi, che siano avvenuti dopo il 2 giugno 1946, sono nulli». Peccato però che non li abbia mai rivendicati. 

La storia di quei gioielli sta scritta in un documento in carta da bollo da 12 lire: «L'anno del 1946, il 5 giugno, alle ore 17, nei locali della Banca d'Italia, via Nazionale numero 91, si è presentato il signor avvocato Falcone Lucifero, reggente il Ministero della Real Casa», il quale «dichiara di aver ricevuto incarico da Sua Maestà Umberto II di affidare in custodia alla cassa centrale, per essere tenuti a disposizione di chi di diritto, gli oggetti preziosi che rappresentano le gioie in dotazione della Corona del Regno».

L'inghippo è tutto qui. «Chi di diritto» per i Savoia è la loro famiglia. E sono così sicuri di aver ragione che nell'ultima richiesta rivolta al Tribunale civile di Roma, invitano i giudici a far decidere in merito alla Corte Costituzionale. Perché, spiega l'avvocato Sergio Orlandi, che tutela gli interessi degli eredi, - i 4 figli di Umberto II, e cioé Vittorio Emanuele e le tre sorelle Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice,- «la XIII disposizione entra in contraddizione con 5 articoli riconosciuti dalla stessa Carta: l'articolo 42 secondo il cui comma 3 viene espressamente vietato che i beni di proprietà privata possano essere espropriati senza un indennizzo, e gli articoli 24, 25, 27 e 111, che dimostrano tutti come la Costituzione sarebbe stata violata».

Pierangelo Sapegno per “la Stampa” domenica 24 Luglio 2022.

Principe, ma perché proprio i giudici della Corte Costituzionale dovrebbero restituirvi i gioielli della Corona?

Emanuele Filiberto, figlio di Vittorio Emanuele e Marina Doria, è il principe di Venezia. Lo abbiamo raggiunto al telefono dopo un giorno che lo inseguivamo con i numeri sbagliati: succede. Risponde di getto: «Semplicemente perché quello che ci è stato fatto è del tutto e chiaramente anticostituzionale». 

Però la XIII disposizione...

«Allora, se vuole un commento tecnico, dovrebbe rivolgersi al nostro avvocato. Io preferisco non entrare nel merito di queste cose. Quello che noi vogliamo dimostrare è che il sequestro, o l'esproprio, lo chiamino come vogliono tanto sempre la stessa cosa è, loro hanno scritto avocato allo Stato, e va bene chiamiamolo così, oggi è anticostituzionale». 

Va bene, ma perché?

«Noi siamo dei privati cittadini italiani, i titoli non ci sono stati riconosciuti, e noi così siamo rientrati, come cittadini qualunque. Però ci trattano ancora come se fossimo persone al di là di tutto questo, che non sono uguali agli altri. E invece noi vogliamo essere trattati come tutti gli altri, non si può tirare avanti con i cittadini di serie A e quelli di serie B. Il terzo comma è un esproprio, questa è la verità, non ci sono altre parole.  

Tutto questo è fortemente anticostituzionale. Mi fanno ridere quelli che fanno i sofisti sui giornali perché ci rivolgiamo alle leggi della Repubblica. L'Italia è una Repubblica. E a chi dobbiamo rivolgerci? Nella Costituzione, che fra l'altro ricopia in molte parti lo Statuto Albertino, quasi un copia e incolla, ci sono scritti i diritti e i doveri dei cittadini e delle istituzioni. Chiaro? Anche i doveri delle istituzioni verso i loro cittadini, senza classifiche di serie A e di serie B».

Mi faccia capire: voi dite, quei gioielli erano un bene privato, lo Stato per legge non può espropriare dei beni privati senza un indennizzo. Giusto?

«Certo. Quando Falcone Lucifero li portò alla Banca d'Italia, Einaudi gli chiese "perché il re non li porta con sé?"». 

E perché invece voi glieli avete dati?

«No!! Il re non li ha dati. Li ha depositati. Né nel testamento, né quando Lucifero li ha portati alla Banca c'è mai scritto che avevamo dato o consegnato quei beni. Sono tesori che appartengono alla nostra Casa, sono pre e post unitari, e li abbiamo fatti restaurare dai gioiellieri della famiglia, tutti sempre pagati dai discendenti». 

Resta il fatto che Einaudi aveva ragione. Perché Umberto II non se li è portati con sé? «Perché gli avevano promesso che sarebbe ritornato subito. State tranquilli, gli continuavano a ripetere, non dovete aver paura, dovete lasciare solo per evitare una guerra civile. Questo gli dicevano. Quel subito è durato una vita per mio nonno, 50 anni per mio padre e 30 per me».  

Lei ha sempre detto che vorrebbe esporli, questi gioielli. Pensa a qualche mostra da organizzare? 

«Prima vediamo che ce li restituiscano e poi magari si potrebbe fare una mostra a Torino. Vorrei capire però in che stato sono. Tenerli chiusi per tutto questo tempo si rovinano di sicuro. Lei sa bene che le perle devono vedere la luce. E in che stato saranno le perle della Regina Margherita?».  

Ormai lei è diventato il portavoce di Casa Savoia. Si presenta bene, parla bene... 

«Ah di sicuro parlo meglio di quelli che hanno tolto la fiducia a Draghi. Persone che pensano solo alle loro poltrone, una vergogna».

Tesoro Savoia, causa allo Stato italiano per la mancata restituzione. Giulio De Santis su Il Corriere della Sera l'8 Febbraio 2022.

Prosegue la querelle fra i Savoia e lo Stato italiano per la proprietà dei gioielli storici del casato. L’ex casa regnante ha citato in giudizio in sede civile lo Stato per la restituzione delle «gioie di dotazione della Corona del Regno d’Italia». La prima udienza si terrà il 7 giugno ’22. Davanti al giudice siederanno in rappresentanza dei Savoia gli eredi dell’ultimo re, Umberto II, noto come il Re di maggio: il principe Vittorio Emanuele e le principesse Maria Beatrice, Maria Pia e Maria Gabriella. Le istituzioni citate che invece rappresenteranno l’Italia sono la Presidenza del Consiglio, il ministero Economia Finanze e Banca d’Italia. Il giudice chiamato a stabilire la fondatezza della richiesta dei Savoia, assistiti dall’avvocato Sergio Orlandi, sarà individuato a breve.

I gioielli sono depositati dal 5 giugno 1946 in un caveau della Banca d’Italia: un tesoro da 6.732 brillanti e 2 mila perle. Il loro valore non è mai stato stimato, ma potrebbe aggirarsi sui 300 milioni. Anche se per Gianni Bulgari, che li visionò negli anni ’60, non valgono più di qualche milione. La valutazione, attraverso una perizia, sarà uno dei temi sollevati dall’avvocato Orlandi. Il cuore della rivendicazione dei Savoia si fonda su un presupposto: i gioielli, sostiene l’avvocato Orlandi, non sono mai stati confiscati dallo Stato. Quel 5 giugno 1946 il ministro della Real Casa, Falcone Lucifero, incaricato da Umberto II di consegnare diademi e collane, e l’allora governatore della Banca D’Italia Luigi Einaudi, futuro presidente della Repubblica, sottoscrivono alle 17 un verbale di deposito. Che contiene, per il legale dei Savoia, un passaggio chiave: «L’avvocato Lucifero dichiara di aver ricevuto incarico da Sua Maestà di affidare in custodia alla Banca d’Italia le gioie in dotazione della Corona del Regno d’Italia per essere tenute a disposizione di chi ne avrà diritto». Parole che non chiariscono chi un giorno potrà vantare la proprietà dei gioielli. Un’interpretazione di questa frase, rimarca l’avvocato Orlandi nell’atto di citazione, si ricava però dal «Diario 1945-1947» di Einaudi pubblicato sul sito di Bankitalia. L’allora governatore scrive a pag. 657: «Egli (il Re) desidera che le gioie siano depositate presso la Banca d’Italia per essere consegnate poi a chi di diritto. La mia impressione è (…) che potrebbe ritenersi che spettano non al demanio dello Stato, ma alla famiglia reale». Dal prossimo 7 giugno questi frammenti di storia diventeranno materia processuale.

Anticipazione da “Oggi” il 2 febbraio 2022.

«Non capisco perché da 76 anni i gioielli non si possano vedere. Non se ne comprende la ragione. Perché né noi Savoia né gli italiani possono ammirarli? 

Sono parte della storia della mia famiglia», dice a OGGI, nel numero in edicola da domani, Maria Gabriella di Savoia, terza figlia dell’ultimo re d’Italia. 

I discendenti dell’ex casa reale, dopo anni di liti familiari, fanno fronte comune per chiedere allo Stato italiano la restituzione di 6.732 brillanti e 2 mila perle, il tutto montato su bracciali, collier, diademi e spille. 

E anche Emanuele Filiberto di Savoia, figlio di Vittorio Emanuele e nipote di Maria Gabriella, dice di essere pronto a rivolgersi alla Corte Europea di Strasburgo per riavere i gioielli.

Secondo il presidente dell’Unione Monarchica Italiana, Alessandro Sacchi, però i gioielli non appartengono ai Savoia: «Umberto II, se avesse avuto certezza che quei gioielli fossero di famiglia, se li sarebbe portati via», dichiara Sacchi a OGGI. 

«Invece da gran signore qual era, preferì andare via senza un soldo e per affrontare le prime spese accettò un prestito da Papa Pio XIII. Prestito poi restituito». E spiega: «Umberto era un rigoroso costituzionalista rispettoso dello Statuto Albertino che all’articolo 19 istituì la dotazione della Corona, composta da palazzi e anche da gioielli».

 I Savoia. Da milano.corriere.it il 21 Febbraio 2022.   

Ci sono voluti i vigili del fuoco e anche una decina di poliziotti per allontanare un australiano di 37 anni che nel primo pomeriggio di mercoledì si è presentato con tanto di bagagli a Palazzo Reale di Milano, sostenendo di essere l’erede legittimo di casa Savoia e dunque il proprietario del palazzo. 

L’uomo è salito al primo piano, dove si trova l’ingresso delle mostre, intorno alle 13, e ha domandato come raggiungere Palazzo Marino, sede del Comune, dicendo di essere l’erede del Regno d’Italia. È poi tornato un’ora dopo e ha appoggiato le valigie vicino alla postazione del green pass, rifiutando di allontanarsi da quella che definiva «casa sua». Palazzo Reale ovviamente è di proprietà del Comune di Milano, e in questi giorni ospita una mostra sul Realismo magico, mentre è in allestimento una mostra del pittore Joaquin Sorolla. 

I documenti misteriosi

A nulla è servito l’intervento dei vigili del fuoco, che fanno servizio antincendio nell’edificio. L’uomo ha rifiutato di andarsene, mostrando anche dei documenti che diceva di aver spedito alle autorità italiane, e intralciando il passaggio dei visitatori e del personale che trasportava le opere di Sorolla. Per questo è stata chiamata la Questura. Sono arrivati due funzionari che, viste le intenzioni di non muoversi dell’australiano, hanno chiesto il supporto di una decina di agenti, che lo hanno identificato e scortato all’esterno. 

Una storia da film

La vicenda ha fatto un po’ preoccupare ma anche sorridere chi si è occupato del caso, con qualcuno che si è ricordato anche della scena di Tototruffa ‘62 in cui Totò inscena la vendita della fontana di Trevi a un turista, presentandosi come «cavalier ufficiale Antonio Trevi».

I monarchici: «I gioielli non sono dei Savoia, infondate le loro pretese». Anna Paola Merone su Il Corriere della Sera il 30 Gennaio 2022.

L’ex casa reale vuole tornare in possesso dei gioielli della Corona, custoditi in un caveau della Banca d’Italia da giugno 1946. Si tratta di 6.732 brillanti e due-mila perle montati su collier, orecchini, diademi e spille. L’Unione contro le richieste di Vittorio Emanuele 

Alcuni dei gioielli mandati all’asta da Maria Gabriella di Savoia

«Quei gioielli non appartengono ai Savoia. Gli eredi di Umberto II non hanno diritti sul tesoro conservato nel caveau della Banca d’Italia dal giugno 1946». Alessandro Sacchi, presidente dell’Unione monarchica italiana, non ha alcun dubbio: «Le pretese avanzate dai discendenti del re non hanno fondamento».

I gioielli, dunque, non appartengono alla famiglia reale?

«No. Umberto II consegnò a Einaudi un cofanetto con un biglietto. Di suo pugno aveva scritto: da ritirare da chi ne ha diritto e titolarità. Einaudi chiese: è proprio necessario? Ma Umberto non vacillò, perché aveva consapevolezza che il contenuto di quel cofanetto non gli apparteneva. Non erano beni privati. Gli occorrevano soldi, che si fece prestare dal Papa al quale poi li restituì, ma aveva l’assoluta certezza che di quei beni non poteva disporre. Non era roba sua e non è roba degli eredi».

E i gioielli di famiglia?

«Quelli li portò via. Da poco è stata venduta da Maria Gabriella, a un’asta internazionale, una tiara di brillanti del valore di diversi milioni che era di proprietà dei Savoia. La storia è piena di re andati in esilio con in testa la corona, che poi hanno smontato e rivenduto a pezzi. Ma Umberto no: nel suo stile è stato rigoroso e costituzionalista. Se avesse avuto un benché minimo dubbio si sarebbe regolato diversamente: era ossequioso delle norme in maniera esasperata».

Gli eredi però sostengono che i gioielli non vanno considerati come le carrozze o i palazzi.

«Quando finì la monarchia assoluta, si creò una divisione fra beni privati e pubblici. Nello Statuto Albertino, articolo 19, si fa riferimento alla dotazione della Corona che erano i palazzi, le ville e, per estensione, le carrozze e - in seguito - le automobili e altri benefit in uso al re o alla sua famiglia. Quando Umberto II compì l’atto di consegna era consapevole che i gioielli erano della Corona e dunque dei Savoia solo fin quando c’era la monarchia. Vittorio Emanuele III dopo la prima guerra mondiale decise di tenere i gioielli al Quirinale, in ufficio. Così come il tesoro della Corona inglese è nella Torre di Londra e non appartiene a Elisabetta o ai suoi eredi, ma all’Inghilterra. Anche negli Stati Uniti, alla fine del mandato, il presidente lascia alla Casa Bianca tutti i doni di valore ricevuti. Nulla gli appartiene se non nella sua funzione di capo dello Stato».

Cosa c’è nel cofanetto?

«Monili, moltissime perle e numerose pietre. Negli anni Settanta venne fatto un inventario. Con l’avvocato di casa Savoia, Carlo D’Amelio, e il ministro della Real Casa, Falcone Lucifero, era presente anche il gioielliere Gianni Bulgari, convocato come esperto. Ricordo che furono inventariate circa trecento pietre. Gli eredi Savoia sanno che ci troviamo di fronte a un grande patrimonio».

Ci sono precedenti che hanno dato ragione agli eredi Savoia?

«Le sorelle di Umberto hanno riottenuto il castello di Racconigi. Era di proprietà, anche se con un gesto discutibile il primo gennaio del 1948 lo Stato aveva avocato a sé anche i beni privati della famiglia. Il 28 dicembre morì Vittorio Emanuele III, e si aprì la successione. Una circostanza che favorì il ricorso delle sue quattro figlie».

Giulio De Santis per corriere.it il 25 gennaio 2022.  

I Savoia vogliono tornare in possesso dei gioielli della Corona, custoditi dentro uno scrigno in un caveau della Banca d’Italia dal giugno del 1946. Un tesoro formato da 6.732 brillanti e 2 mila perle, di diverse misure, montati su collier, orecchini, diademi e spille varie.

Oggi si terrà il primo incontro di mediazione per discutere sulla modalità della restituzione tra il legale della famiglia Savoia, l’avvocato Sergio Orlandi, e i rappresentanti della Banca D’Italia, della presidenza del Consiglio e del ministero dell’Economia.

L’incontro, convocato dal mediatore Giovanni De Luca, è stato organizzato su istanza del principe Vittorio Emanuele di Savoia e delle principesse Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice, eredi dell’ultimo re d’Italia, Umberto II, passato alla storia come «il re di maggio».

Qualora al termine della mediazione le parti non arrivassero (com’è probabile) a una soluzione, i Savoia, sempre rappresentati dall’avvocato Orlandi, procederanno a citare in giudizio lo Stato con l’intento di riavere indietro i gioielli. 

Per la prima volta casa Savoia, pertanto, rivendica la proprietà di questo tesoro in modo formale. E, soprattutto, convinto. Una richiesta di restituzione dei gioielli custoditi in via Nazionale è infatti già stata avanzata il 29 novembre del 2021 dall’avvocato Orlandi con l’invio di una raccomandata indirizzata alle tre istituzioni individuate come interlocutrici nella mediazione. 

La replica è arrivata ventiquattro dopo, il 30 novembre, attraverso gli avvocati Marco Di Pietropaolo e Olina Capolino che, per conto della Banca d’Italia, hanno bocciato la richiesta scrivendo: «La restituzione non può essere accolta, tenuto conto delle responsabilità del depositario».

La proprietà dei gioielli, a differenza di altri beni immobili e mobili appartenuti ai Savoia in territorio italiano fino al 1946, è una questione aperta. Perché? I gioielli non sono mai stati confiscati, passaggio invece formalizzato con il resto del patrimonio dell’ex casa regnante avocato dallo Stato dopo la nascita della Repubblica, come sancito dalla tredicesima disposizione finale e transitoria della Costituzione. 

La mancata confisca è, secondo l’avvocato Orlandi, lo spiraglio che dà concretezza alle rivendicazioni dei Savoia.

Per capire le ragioni di questo vuoto, bisogna tornare indietro ai giorni successivi alla nascita della Repubblica, sancita con il referendum del 2 giugno del 1946. Tre giorni dopo il ministro della Real Casa, Falcone Lucifero, su incarico di Umberto II che poi andrà in esilio, consegna i gioielli all’allora governatore della Banca d’Italia, Luigi Einaudi, futuro presidente della Repubblica.

Nel verbale di consegna del 1946 del ministro Lucifero è scritto: «Si affidano in custodia alla cassa centrale, per essere tenuti a disposizione di chi di diritto, gli oggetti preziosi che rappresentano le cosiddette gioie di dotazione della Corona del Regno».

Formula vaga, pensata allora, come scriverà Einaudi, proprio per lasciare una porta aperta ai Savoia per rientrare in possesso dei gioielli. Come osserva l’avvocato Orlandi, quello che si prospetta è un percorso lungo, pieno di imprevisti, ma con esito per lui certo: «I Savoia riavranno i gioielli».

Quanto valgono gli oggetti preziosi custoditi nel caveau? Questo è l’altro mistero della vicenda. Mai nessuna valutazione è stata effettuata. C’è chi li stima intorno ai 300 milioni di euro. Altri, come Gianni Bulgari, chiamato a visionarli negli anni 60, ridimensionano la stima a qualche milione.

Eredi Savoia, ultimatum allo Stato: «Restituite i gioielli della corona entro 10 giorni», fallita la mediazione con la Banca d’Italia. Giulio De Santis su Il Corriere della Sera il 25 Gennaio 2022.

Casa Savoia si prepara alla citazione civile dello Stato per tentare di ottenere la restituzione dei gioielli della Corona. Dopo quaranta minuti di colloquio, iniziato alle 12, è infatti terminato con un nulla di fatto l’incontro di mediazione tra Emanuele Filiberto di Savoia, venuto a rappresentare la casa piemontese e i legali di Banca D’Italia, gli avvocati Marco Di Pietropaolo e Olina Capolino. La restituzione dei preziosi dovrebbe avvenire «entro dieci giorni». Come si legge nella pec inviata dall’avvocato Sergio Orlandi - legale del principe Vittorio Emanuele e delle principesse Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice, eredi di Umberto II - alla presidenza del Consiglio, al ministero dell’Economia e alla Banca d’Italia: «In riferimento ai gioielli, a tutti i beni mobili personali e della famiglia dei Savoia, depositati dal Re d’Italia Umberto II presso la Banca d’Italia, affinché venisse assicuratala custodia e garantita la vigilanza necessaria per la conservazione ai fini della restituzione. Voglia cortesemente la Banca d’Italia, in persona del suo Governatore, provvedere, entro 10 giorni dal ricevimento della presente, alla restituzione di quanto sopra indicato, concedendone, altresì, la contestuale visione, avendone gli eredi stessi il pieno diritto».

Davanti al mediatore Giovanni De Luca le parti sono rimaste sulle posizioni di partenza. Gli emissari dell’istituto bancario hanno ripetuto quanto già comunicato al legale di Casa Savoia, l’avvocato Sergio Orlandi. Banca D’Italia, come hanno sottolineato i due legali, non ha la disponibilità di decidere come utilizzare il bene. La sua funzione è solo quella di custode dei gioielli, consegnategli dall’ultimo re d’Italia, Umberto II, nel giugno del 1946. Il principe Emanuele Filiberto, assistito dall’avvocato Orlandi, ha preso atto della dichiarazione di Banca D’Italia, rinviando lo scontro davanti al giudice civile.

«Che i gioielli siano rimasti chiusi in un caveau della Banca D’Italia è qualcosa di ridicolo. Se li riotterremo, li faremo esporre» ha commentato il principe all’uscita dell’incontro. Ora si profila una lunga battaglia legale. Nelle prossime settimane gli eredi del re di Maggio – il principe Vittorio Emanuele di Savoia, e le principesse Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice – procederanno alla citazione in giudizio dello Stato. La causa dovrà fare luce, una volta per tutte, riguardo a chi spetti la proprietà dei gioielli depositati nel caveau. Un tesoro formato da 6.732 brillanti e 2 mila perle, di diverse misure, montati su collier, orecchini, diademi e spille var Il loro valore potrebbe raggiungere i 500milioni di euro. Il processo si prospetta ricco di colpi di scena. Infatti i gioielli non sono stati confiscati dallo Stato, al contrario del resto del patrimonio dei Savoia, avocato nel 1946 dopo l’ustituzione della Repubblica sancita con il referendum del 2 giugno di settantacinque anni fa.

Enrica Roddolo per corriere.it il 27 gennaio 2022.

«Non è un atto ostile verso l’Italia, tantomeno verso il premier Draghi. Ha tutta la stima della famiglia Savoia e personalmente ricordo di aver già affrontato con lui il tema dei gioielli anni fa». 

Emanuele Filiberto parla con il Corriere della Sera dopo il fragore delle rivendicazioni dei gioielli di Casa Savoia custoditi dal 1946 nel caveau della Banca d’Italia.

Non è un atto ostile, ma il timing - come giustamente osserva oggi Gian Antonio Stella sul Corriere - non poteva essere peggiore. Il 27 gennaio, giorno della Memoria con tutte le responsabilità storiche di Casa Savoia. E mentre l’Italia, ancora nella morsa della pandemia, vota il suo nuovo presidente della Repubblica. Perché proprio adesso?

«Mah, l’attualità presenta sempre un qualche contesto difficile. E capisco che l’Italia attraversi anche momenti particolarmente complessi per la pandemia, per la crisi sociale. Ma non è una decisione dell’ultimo minuto, ma maturata con calma».

Quando? La famiglia si è riunita a fine anno come in genere ha fatto a Natale per anni, per tradizione... e avete deciso di agire adesso?

«No, nessuna riunione di famiglia quest’anno. Da tempo stavamo valutando questa mossa, si sono parlati mio padre con le sorelle. E hanno affidato all’avvocato Sergio Orlandi l’incarico di una mediazione». 

Gli eredi di Umberto II e Maria José — suo padre Vittorio Emanuele e le sorelle Maria Pia, Maria Beatrice e Maria Gabriella — stranamente uniti. Dopo anni di litigi.

«Su questa battaglia la famiglia è molto unita. Anche perché 75 anni dopo quel 1946 era tempo di venire allo scoperto per chiedere indietro quanto è di Casa Savoia».

Dei Savoia o dello Stato italiano?

«Dei Savoia. Non chiediamo indietro nulla agli italiani, solo la restituzione di beni privati di famiglia. Come è stato restituito negli anni alle ex famiglie regnanti di Jugoslavia o Bulgaria, persino agli eredi degli zar di Russia». 

Il dibattito è aperto: il tesoro di gioielli in Bankitalia sono gioie della Corona o gioie private? Come pensate di provarlo?

«Sono gioielli ricevuti come dono di nozze, o acquistate dai Savoia o ancora ricevuti come donazione... tant’è che la XIII disposizione transitoria finale che ha avocato allo stato altri beni di Casa Savoia non ne parla». 

Intanto Bankitalia ha respinto il tentativo di mediazione, rispondendo che non spetta a Via Nazionale decidere. Ma alle istituzioni della repubblica. E adesso casa Savoia cosa farà?

«Andiamo avanti».

Avete dato un ultimatum di 10 giorni prima di adire «le competenti Sedi Giudiziarie, per l’ottenimento dei diritti spettanti agli eredi». È così?

«No, nessun ultimatum, ma continueremo con una causa legale. Certo avremmo sperato in un buon esito della mediazione». 

A quell’incontro di mediazione, nel centro di Roma, in via degli Scipioni, non lontano da Montecitorio dove intanto si vota per il tredicesimo presidente della Repubblica, i rappresentanti della Banca d’Italia hanno incontrato lei in qualità di delegato di suo padre e delle sue zie, con l’avvocato Orlandi. È stato delegato dalla famiglia? E fin dove è deciso a portare la battaglia dei gioielli?

«Fino alla Corte Europea, se sarà necessario. Andiamo avanti per le vie legali ma non è un atto ostile, avrei di gran lunga preferito una mediazione...ho il massimo rispetto delle istituzioni e della figura di Draghi. Anzi ricordo che già al tempo dei Giochi invernali di Torino 2006 anche la regione Piemonte s’interessò per poter esporre a Torino i gioielli. Da Bankitalia non ci furono questioni ma tutto si bloccò perché serviva nullaosta della presidenza del Consiglio».

Mesi fa, quando anticipò al Corriere l’intenzione di prima o poi rivendicare i gioielli per Casa Savoia, disse che la famiglia sarebbe onorata se li indossasse una nuova presidente della repubblica. Se dovesse essere una donna.

«L’importante è che dopo averli tenuti sotto chiave per 75 anni tornino alla luce, possano essere visti. Però il primo passo è che ce li restituiscano, poi decideremo in quale forma renderli di fruizione pubblica. Penso anche a un museo. Intanto adesso andiamo avanti, pronti a portare la cosa alla Corte Europea». 

Ironia della storia: i Savoia fanno causa alla Repubblica. Angelo De Mattia su Avvenire il 27 Gennaio 2022.  

L'ironia della storia ha colpito. E ha fatto sì che, mentre si sta progettando un "conclave laico" per arrivare a una candidatura condivisa per l’elezione a presidente della Repubblica (nella speranza ovviamente di una durata inferiore a quella del famoso primo conclave di Viterbo dal 1268 per l’elezione del papa Gregorio X), ha fatto irruzione nelle cronache una questione monarchica, la rivendica, cioè, dei gioielli della Corona da parte dei discendenti di Casa Savoia, depositati presso la Banca d’Italia. La carica elettiva per la più alta magistratura della Repubblica, nata dalla cacciata dei Savoia, da un lato; gli eredi della monarchia all’epoca esiliata, dall’altro (mentre, per di più, l’Unione monarchica lancia Aimone di Savoia come possibile «grande presidente»).

Caduto il regime monarchico, Umberto II incaricò il ministro della Real Casa, Falcone Lucifero, di costituire le gioie in un deposito vincolato, da restituire a chi ne abbia diritto. Sono trascorsi da allora 75 anni, ma il deposito è rimasto tale e quale e l’avente diritto non è stato materializzato. In questi anni, frequenti sono state le richieste di chiarimenti sul deposito e la necessità di definire finalmente la proprietà dei gioielli, oggetto di stime che vanno dalle centinaia di milioni a solo qualche milione, come rileva un’indagine di Francesco De Leo.

Sussiste, comunque, un valore, innanzitutto storico, che va oltre quello venale. In questi giorni gli eredi Savoia hanno tentato, ma senza risultato, una mediazione con il governo il quale ritiene, invece, che la proprietà sia dello Stato. A questo punto, come annunciato dal legale dei Savoia, la vicenda si trasferirà nelle aule dei Tribunali. È prevedibile che sarà invocato un complesso di norme, interne e internazionali, per sostenere la proprietà "personale" della Casa reale, non dell’"istituto monarchia", e qui non ci si potrebbe meravigliare che si facesse riferimento pure alla Costituzione, nata dopo la cacciata dei Savoia. Il governo sarebbe fermamente convinto della proprietà delle gioie, divenuta ormai pubblica.

Alle sollecitazioni nel tempo la Banca d’Italia correttamente ha sempre risposto che essa è semplicemente depositaria e che attende la dimostrazione di chi ne ha la proprietà per svincolare il deposito. Lo stesso Draghi, all’epoca governatore a Palazzo Koch, sostenne a suo tempo questa linea scrivendo alla Presidenza del Consiglio perché assumesse una decisione. Sono trascorsi circa 16 anni e stiamo ancora al punto di prima.

Ora, però, a Palazzo Chigi c’è proprio Draghi e, pur non essendo questa la principale questione da affrontare - "a fortiori" ora che della sua posizione si discute, tra aspirazioni, autocandidature e ripiegamenti -, resta pur sempre che, per risolvere il problema, sono sufficienti criteri e indirizzi di normale amministrazione.

E, allora, perché non si smette di temporeggiare? Perché non si dice chiaramente, se tale è il convincimento, che le gioie sono beni della Repubblica e che il deposito va cambiato nella forma tecnico-giuridica propria dei beni dello Stato, senza attendere controversie giudiziarie? O si teme che le posizioni avverse possano avere successo (ma non si capirebbe come...)? Intanto, anche per l’immagine e la dignità della Repubblica, si dovrebbe decidere, abbandonando ogni atteggiamento dilatorio o ipotetici conflitti di competenza tra i ministeri: non vi è bisogno in questa vicenda di un Quinto Fabio Massimo. D’altro canto, pure gli italiani avrebbero diritto di conoscere quali sono i beni depositati da chi è stato costretto, dopo la tragedia della guerra, a lasciare l’Italia. E, magari, di vederli esposti al pubblico.

Valentina Errante per "Il Messaggero" il 26 gennaio 2022.

I gioielli della corona non sarebbero mai stati confiscati ai Savoia, come sancito dalla tredicesima disposizione finale e transitoria della Costituzione, al contrario degli altri beni. E adesso, che gli eredi di Umberto II ne rivendicano la proprietà, sarà il Tribunale a decidere se abbiano davvero diritto a riprenderseli, come pretendono. Diademi, orecchini e collier, con oltre seimila brillanti e duemila perle, sarebbero stati depositati nei caveau di Bankitalia con una formula che lascerebbe margini a una causa civile, finalizzata alla restituzione di quei beni dal valore milionario, almeno secondo Sergio Orlando, legale della famiglia.

All'indomani del referendum il tesoro veniva consegnato, anzi «affidato in custodia alla cassa centrale, per essere tenuto a disposizione di chi di diritto, gli oggetti preziosi che rappresentano le cosiddette gioie di dotazione della Corona del Regno». La Presidenza del consiglio, il Mef e Palazzo Koch, a una richiesta degli eredi, recapitata alla fine di novembre, hanno già risposto di no. Ieri, con lo stesso esito, è andata in scena la mediazione. E ora i Savoia intendono intraprendere una causa civile.

LA CAUSA I gioielli sono custoditi nella Banca Centrale dal 5 giugno 1946, tre giorni dopo il referendum che sancì la caduta della monarchia. «Quei gioielli sono nostri e, in quanto beni personali, abbiamo diritto a riaverli», sostengono il principe Vittorio Emanuele e le principesse Maria Gabriella, Maria Pia e Maria Beatrice, eredi di Umberto II, che citeranno lo Stato. Ieri gli eredi del re di maggio hanno rispolverato gli ingialliti documenti sulla proprietà e nella sede dell'ufficio di mediazione si è presentato Emanuele Filiberto, delegato del padre Vittorio Emanuele e delle zie, con l'avvocato Sergio Orlandi, per il quale la chiave è «una prospettazione di incostituzionalità», della consegna, alla luce del verbale di redatto dall'allora governatore della Banca d'Italia, Luigi Einaudi, futuro presidente della Repubblica.

Quella formula si affidano «a disposizione di chi di diritto» potrebbe aprire un varco, perché la Banca d'Italia sarebbe mera depositaria, dicono. La presidenza del consiglio aveva già fatto pervenire una prima comunicazione all'Adr center (sede dell'ufficio di mediazione, ndr) annunciando che non avrebbe partecipato all'incontro, perché quei gioielli non sarebbero beni personali ma in dotazione del Regno d'Italia. Erano presenti invece Marco Di Pietropaolo e Olina Capolino, legali di Palazzo Koch, che sono tonati a rimandare la richiesta al mittente. Se ne discuterà, per qualche anno, nelle aule del Tribunale civile.

La richiesta. Gioielli dei Savoia, basta indugi: dopo 75 anni è ora di decidere. Angelo De Mattia su Il Riformista il 28 Gennaio 2022. 

Un evidentemente non voluto sincronismo ha fatto sì che la rivendicazione da parte dei discendenti di Casa Savoia dei gioielli della Corona custoditi in un deposito presso la sede centrale della Banca d’Italia sia stata resa pubblica nei giorni dell’elezione del nuovo Presidente della Repubblica e, soprattutto, in occasione del Giorno della Memoria dell’Olocausto, quando si sono ricordate le frasi di Carlo Azeglio Ciampi sugli atti vili e vergognosi dei Savoia e la sottoscrizione, con Mussolini, delle leggi razziali.

Il Parlamento, mentre le forze politiche appaiono purtroppo confuse e disorientate, è impegnato nella elezione della suprema Magistratura dello Stato repubblicano. Si ripetono formule generiche sull’identikit dell’auspicato Presidente, ma questi, quando assume i chiari connotati fisici, diventa oggetto di “ no” da una parte o dall’altra dello schieramento parlamentare e la candidatura viene accantonata. Le votazioni numerose sono state anche una caratteristica del passato. Oggi, però, con gli sviluppi della comunicazione, con la trasparenza “in diretta” della vita parlamentare, soprattutto con l’indebolimento, per adottare un eufemismo, dei partiti che, ai tempi, invece compensavano le lungaggini e offrivano un’immagine di stabilità e di affidabilità, i tempi lunghi appaiono non più sostenibili. Si cerca giustamente per il Colle un personaggio “super partes”, ma quando si fa il nome di qualcuno che, in diverse cariche di rilievo costituzionale, ha dato prova di equilibrio e capacità – si veda Casini – se ne contrasta, da alcuni, la candidatura, senza un’accettabile motivazione.

In questo complesso e delicato contesto irrompe la rivendicazione “monarchica”. I gioielli della Corona, all’atto della partenza per l’esilio di Umberto II, furono da questi consegnati al Ministro della Real Casa Falcone Lucifero perché li depositasse in un’apposita custodia presso la Banca d’Italia per essere poi restituiti a chi di diritto. Sono trascorsi da allora 75 anni senza che la restituzione, pur indeterminata, sia avvenuta perché gli organi dello Stato finora non sono stati in grado o non hanno voluto assumere una decisione al riguardo per la formalizzazione della proprietà e l’assegnazione a un soggetto pubblico dei “ preziosi”.

E ciò nonostante che la Procura di Roma, a suo tempo, avesse aperto la strada per una decisione che, però, non può di certo essere adottata dalla Banca d’Italia la quale è una semplice depositaria e, in quanto tale, deve attenersi a tutte le norme che regolano i depositi. Il valore delle gioie, secondo alcuni potrebbe raggiungere i trecento milioni; secondo altri, si tratterebbe, invece, di un valore decisamente minore, intorno a qualche milione. Comunque il valore trascende l’aspetto veniale. Lo Stato, in ogni caso, riterrebbe, attraverso i Ministeri competenti ma senza un documento scritto almeno finora, che i gioielli siano di sua proprietà perché confiscati ai Savoia in base alla molto chiara seconda parte della tredicesima disposizione transitoria della Costituzione.

Gli eredi del re esiliato, invece, sosterrebbero che questa tesi non sia fondata e si accingono a chiamare lo Stato in giudizio, avvalendosi legittimamente di mezzi giuridici (trascurando però la Costituzione) messi a disposizione indistintamente di tutti dal Paese per il quale dai loro “danti causa” sono stati commessi gli atti di cui ha parlato Ciampi e che tutti comunque conoscono, se non altro per averne appreso leggendo libri di storia. Ma il fatto singolare è che, allorché una serie di richieste venivano rivolte alla Banca d’Italia perché consentisse almeno l’ostensione delle gioie, il Governatore del tempo, Mario Draghi, da poco insediatosi a Palazzo Koch, ritenne giustamente, dopo avere rilevato il ruolo della Banca d’Italia quale semplice depositaria, di investire la Presidenza del Consiglio perché, magari coordinando tutti i soggetti pubblici a vario titolo competenti in materia, assumesse una definitiva decisione rispondendo alla formula di “chi ne ha diritto” e affidando il deposito a un organo o struttura dello Stato. Ciò avveniva nel 2006. Alcune cronache riportavano la certezza che l’iniziativa sarebbe stata risolutiva. Sono trascorsi, però, sedici anni senza che sia stato preso alcun provvedimento.

Ora è legittimo ritenere che, essendo proprio Draghi presidente del Consiglio, questa kafkiana vicenda avrà finalmente una soluzione. O no? Anzi avrebbe dovuto già averla anche perché, pur non trattandosi nel duro periodo attraversato, della principale questione da affrontare, per risolvere questo problema, se tale lo si vuole considerare, non sarebbe stato necessario impiegare grandi risorse e chissà per quanto tempo. La strada è abbastanza agevole. Soprattutto si pone un problema di dignità dell’amministrazione pubblica, di efficacia e tempestività dell’azione. È, insomma, questo un caso nel quale si condensano tutti i mali dell’azione amministrativa, anche in senso alto. E un’immagine, con i 75 anni di inerzia, si offre all’estero non certo esaltante.

E poi il decisionismo, la tempestività e l’imperturbabilità che si attribuiscono al Premier dove sono? Sarebbe doveroso non certo attendere il giudizio che sarebbe proposto dagli eredi Savoia per prendere una decisione, di cui si sottolinea anche il valore simbolico e di effetto-annuncio. La contestualità degli eventi citata all’inizio spinge per un provvedimento che, quale che sia il canone secondo il quale lo si riguarda, non può ancora tardare. Non si può certamente attendere il secolo per decidere: il discredito avvolgerebbe tutti.  Angelo De Mattia

Ilaria Sacchettoni per il "Corriere della Sera" il 25 gennaio 2022.

Una lettera inviata dalla Segreteria generale della Repubblica di Santo Domingo annulla, in un sol colpo, le aspirazioni di Johnine Leigh Avery nei confronti dell'eredità di Ugo Colonna con gran sollievo del figlio Oddone che, nel 2015, aveva impugnato il testamento e denunciato la matrigna per bigamia. 

La «certificatión» dominicana attesta che la signora avrebbe sposato il principe in virtù di un falso documento di divorzio quando, in realtà, era ancora sposata con l'imprenditore sudafricano Arthur Henry Groblere van den Heever. I giudici della Cassazione ora dichiarano nullo il ricorso della Leigh Avery che protestava la legittimità delle sue nozze con il principe. Ma un passo indietro per ricostruire la complicata vicenda di un'eredità stimata attorno ai 12 milioni di euro. 

 Vincitrice del titolo «miss Mondo», la statuaria Leigh Avery, sciolta dai vincoli delle prime nozze con l'indiano Khaibar Khan, aveva sposato il principe Ugo Colonna di Paliano negli anni Ottanta, vantando il divorzio, mai avvenuto in realtà, dal secondo marito Van den Heever.

Sono gli anni del cosiddetto edonismo reganiano ma Johnine, corpo favoloso e viso sensuale, non ha bisogno delle piste da ballo per farsi notare nella Capitale che la elegge miss Roma. Muore il principe Colonna e lei, moglie legittima, eredita. Ma il figliastro Oddone, assistito dagli avvocati Alessandro e Michele Gentiloni Silverj la citano per bigamia. Oggi incassano il successo.

Francesca De Martino per "il Messaggero" il 25 gennaio 2022.

Si riapre la battaglia giudiziaria per la contesa di un'eredità principesca: quella del principe Ugo Colonna. Quando l'ex reginetta di bellezza Johnine Leigh Avery, ex Miss Mondo e Lady Roma 1998, aveva sposato il nobile, nel dicembre 1991, probabilmente aveva già un marito. 

Lo stabilisce la Cassazione, riconoscendo la falsità del documento di divorzio, firmato da un giudice di Santo Domingo nel 1980 e presentato in più occasioni dalla donna per sostenere la validità delle nozze con Colonna e, quindi, la legittimità del lascito a lei intestato. La Suprema Corte ribalta, quindi, la decisione dei giudici d'Appello che avevano assolto la donna dall'accusa di utilizzo di documento falso. 

Il matrimonio, molto probabilmente, sarà dichiarato nullo, come chiesto dal figlio del principe, Oddone Colonna. Era stato proprio lui, dopo la morte del padre, a denunciare la donna per avere utilizzato quel documento per ottenere una buona porzione del patrimonio di famiglia.

I legali di Colonna, gli avvocati Michele e Alessandro Gentiloni Silveri, hanno commentato così la decisione degli Ermellini: «Dopo anni di battaglie, la Cassazione ha finalmente riconosciuto la bontà delle tesi del nostro assistito». I fatti risalgono all'1 ottobre 2015. Oddone Colonna, figlio del principe Ugo, morto il 13 aprile del 2004, sporge denuncia. Secondo il rampollo di una delle più antiche casate dell'aristocrazia italiana, l'ex miss, classe 1945, avrebbe messo in scena per anni una vera e propria farsa.

La Avery e il principe si erano sposati in Florida il 27 dicembre del 1991, ma in realtà, quando si era presentata all'altare, la donna - secondo la denuncia - non aveva regolarmente divorziato dal precedente marito. 

L'ex miss, quindi, era stata citata dal Tribunale civile per bigamia, ma in quell'occasione aveva consegnato al giudice un certificato di divorzio consensuale. Un documento che, secondo il figlio del nobile, non era autentico. Si trattava di un atto apparentemente firmato nel 1980 e rilasciato da un giudice di Santo Domingo.

IL RACCONTO «Quasi vent' anni dopo le nozze venivo a sapere che tra la fine degli anni 70 e i primi anni 80 quella donna era stata sposata con un sudafricano. Al tempo dell'unione con mio padre, era ancora validamente coniugata», aveva dichiarato il nobile ai pm. Colonna aveva quindi chiesto aiuto a uno studio legale per far verificare il documento presentato dalla donna. 

Dopo diverse ricerche, aveva scoperto che l'atto era davvero fasullo. Il caso era quindi finito in Procura: la donna era stata indagata per utilizzo di documento falso - l'accusa di bigamia era invece prescritta - e l'ex miss era stata rinviata a giudizio. Aveva ottenuto due assoluzioni: per i giudici di primo e di secondo grado, mancava agli atti un riscontro diretto della falsità dell'atto. Ieri, però, la Cassazione ha ribaltato quelle decisioni.

IL DOCUMENTO Per la Suprema Corte, il certificato di divorzio non era autentico. A dimostrarlo, un documento depositato il 21 ottobre 2021: una certificazione rilasciata dalla Segreteria generale del Consiglio del Potere giudiziario della Repubblica Dominicana, «relativa alla traduzione giurata a firma del Ministro Consigliere incaricato della Sezione Consolare della Repubblica Dominicana, attestante la falsità della sentenza di divorzio», si legge nelle motivazioni degli ermellini. 

Nel documento si afferma che, da un'ispezione effettuata il 18 aprile 2016 negli archivi della Prima Camera Civile del Tribunale di primo grado del Distretto Giudiziario di Duarte, è emerso che, «sebbene la falsa sentenza di divorzio numero 849, datata 26 settembre 1980 fosse annotata nel libro indice dell'inventario dell'Archivio», non risultava annotata nel registro ufficiale delle sentenze emesse.

Al suo posto, era stato trovato il certificato di nascita di un'altra persona. Si legge nell'atto: nell'archivio «era custodita una sentenza, archiviata e definitiva, recante il numero 849, che corrisponde alla ratificazione della nascita di Juliana Augustìn y Compartes». 

Ilaria Sacchettoni per il “Corriere della Sera – ed. Roma” il 5 agosto 2022.

«Giacomo is so selfish» scandisce dalla Pennsylvania Christine Bonanno, cercando aggettivi appropriati: egoista. Il suo ex marito, il principe Giacomo, fascino italiano, cognome aristocratico (Bonanno di Linguaglossa: casata di origine siciliana), portafogli di peso, è appena venuto fuori da una tormentata liason con una bielorussa di 16 anni più giovane, Tanya Yashenko. 

Soccorso da una psichiatra risoluta (Rosalba Trabalzini) e da un gip tempestivo (Corrado Cappiello) che ha emesso un provvedimento restrittivo nei confronti della donna, accusata di circonvenzione di incapace, il principe punta a lasciarsi alle spalle la deprimente esperienza.

E intanto confida nella giustizia per riavere, se non il tempo perduto, almeno i soldi. Cifre a sei zeri bonificate all'epoca a cuor leggero. Restano, a perenne monito di tanta confusione emotiva, le chat di reciproco risentimento: «Sei tirchio» lamenta lei. «Tieni tutto e facciamola finita» replica lui. 

«Egoista», dunque. C'entra la gelosia, Christine?

«Non sono gelosa. C'entrano i suoi figli di 9 e 11 anni. Giacomo non viene a trovarli dal 2020. Mai visto da allora. Era prima della pandemia. Non capisce che sta rovinando la loro infanzia?».

 Ha a che vedere con la vostra separazione?

«Io non conosco le sue motivazioni profonde, ma i fatti sì. Per mesi li ignora poi ci sono settimane in cui li chiama regolarmente. I bambini non possono che sentirsi confusi, avviliti. Questo non è un comportamento adulto». 

Un passo indietro. Voleva bene a Giacomo?

«Certo che sì. Poi sono accadute cose...». 

Quanto è durato il vostro matrimonio?

«Quattro anni circa». 

Quando e come ha rotto con lui?

«Il punto di rottura definitivo è stato durante una vacanza in Grecia».

Meta galeotta. Anche con Tanya...

«Non mi interessa. La Grecia, dicevamo. Da lì lui inviava fiori a una certa Natalie del Michigan. L'ho sorpreso. Ho minacciato di tornarmene a casa, ma ha continuato come se nulla fosse. L'ho sorpreso nel mio bagno a farsi selfie per poi spedirli all'amante». 

Il suo ex marito sembra la vittima ideale del fascino femminile. Ora ha una nuova compagna pare...

«È un suo diritto. Ho un nuovo compagno anche io. Ma perché tagliar fuori i suoi figli?». 

C'è un accordo tra voi per il mantenimento?

«Personalmente non ricevo alcun sussidio, solo un piccolo contributo per i bambini. Ho sentito parlare di soldi e gioielli regalati ( alla Yashenko, ndr) ma dove sono questi soldi? A mio giudizio non ci sono più». 

Lei è chef, ma al momento non lavora. Come vive?

«Tra mille difficoltà. Ma ripeto, non sono preoccupata per me, sono in ansia per loro, i ragazzi. Giacomo non capisce i problemi. È egoista. Qui siamo soliti dire "selfish not harmful"».

Possiamo tradurre liberamente «egoista non cattivo». Lei ha un avvocato?

«Non esattamente. Gli avvocati costano. C'è una persona che segue la mia pratica in Italia». (Da poco Christine ha ricevuto il parere favorevole della Corte d'Appello di Roma al riconoscimento della separazione avvenuta negli Usa: «Sussistono - scrive la presidente Anna Maria Pagliari - tutte le condizioni di riconoscibilità del provvedimento straniero giacché sussisteva la giurisdizione del giudice americano»). 

L'ultima volta che lo ha sentito?

«Pochi giorni fa e di nuovo ha eluso la mia domanda su quando verrà».

Giulio De Santis per il “Corriere della Sera” il 16 ottobre 2022.  

Due anni di amore finiti in tribunale con accuse incrociate. E i doni d'amore - una Mercedes e un B&B - fatti dal principe Giacomo Bonanno di Linguaglossa, 52 anni, alla sua ex fiamma, la 36enne bielorussa Tanya Yashenko, sono stati infine sequestrati. La donna è accusata di circonvenzione d'incapace perché, secondo il pm Stefano Pizza, avrebbe ricevuto le regalie approfittando dello stato confusionale del principe. 

L'ultimo elemento portato all'attenzione del giudice per ottenere il sequestro sono i 110mila messaggi che lei gli ha inviato in due anni. «Bonanno di Linguaglossa è stato intaccato sensibilmente nelle proprie finanze da quando ha instaurato la relazione squilibrata con l'indagata», si legge nel provvedimento del gip, che risale alla scorsa estate ma era rimasto inedito.

La misura riguardava inizialmente un tesoro dal valore di un milione e mezzo di euro dove, oltre alla macchina e alla casa nei pressi di piazza di Spagna riadattata a B&B, erano inclusi gioielli, borse e soldi. 

In parte questi beni sono stati poi dissequestrati dal Tribunale del riesame perché solo della Mercedes e dell'immobile era dimostrabile che provenissero dal principe, ma la Procura ha già chiesto di nuovo il sequestro del resto, ritenendo che se anche non si tratta di regali «diretti», sono comunque stati acquistati dalla Yashenko grazie alla generosità del suo ex compagno. Anzi, secondo la Procura lei avrebbe rivenduto parte di quei doni per guadagnarci. 

Yashenko ha rischiato di finire anche agli arresti domiciliari, come chiesto dal pm.

Misura respinta dal gip Corrado Cappiello, ritenendo che il divieto di avvicinamento entro i 200 metri sia sufficiente a proteggere Bonanno di Linguaglossa.

Il gip sottolinea la vulnerabilità dell'uomo «che ha compiuto disposizioni patrimoniali accompagnate dallo spauracchio di un'interruzione della loro relazione». Molto si è discusso, in questa lite - combattuta oltre che in tribunale anche a mezzo stampa - della differenza di età tra i due. «La Yashenko (che si presenta come travel journalist e modella, ndr) è ricca e lo era anche prima di conoscere il principe, che per altro continua a cercarla con centinaia di email. E tra loro ci sono solo quindici anni di differenza».

Il sequestro dei doni è l'ultimo capitolo di una tormentata relazione sentimentale sfociata, all'inizio del 2022, in un'inchiesta giudiziaria quando il principe ha deciso di denunciare Tanya. In lui si era insinuato il dubbio che la donna stesse giocando con le sue debolezze per sottrargli denaro e beni. 

La loro storia comincia nel 2019, quando l'uomo, separato e padre di due figli, incontra Tanya durante una serata mondana. Il nobile e la bielorussa si frequentano, finché la relazione diventa stabile. La coppia ama viaggiare. Soprattutto a spese di lui, come ha denunciato il principe. 

Vacanze da sogno a Beverly Hills, Montecarlo, Cannes, Svizzera, Maldive, Dubai. Tuttavia, qualche nuvola compare. Agli atti ci sono i messaggi in cui lei lo umilia accusandolo di fare «schifo» o di essere «un pezzente». Lui pian piano si accorge che qualcosa nel rapporto è stonato. Gli insulti si affievoliscono quando le regala la Mercedes, ma riprendono con forza fino al successivo dono. 

Finché, assistito dall'avvocato Armando Fergola, Giacomo Bonanno di Linguaglossa decide di denunciarla dopo che lei aveva chiesto a una psichiatra la certificazione per accusarlo di stalking. «Sto tornando a Roma. Così ritiri la querela», gli intima in un altro messaggio. Decisiva la perizia del gip che ha attestato il non pieno possesso da parte del principe delle sue facoltà emotive al cospetto della donna.

Giuseppe Scarpa per “la Repubblica – Edizione Roma” il 15 ottobre 2022.

"Sto tornando a Roma. Così ritiri la querela" anche perché "quando ti ho denunciato io per le molestie ti ho informato subito. E tu?". La modella bielorussa Tatsiana Yashchanka è categorica. Lucida follia. I due si querelano e devono dirselo. Questa la sua tesi. 

È arrabbiatissima mentre tempesta di messaggi Giacomo Bonanno di Linguaglossa. È il 7 gennaio 2022, è appena esploso sui giornali il caso giudiziario che la riguarda: la ragazza sta spolpando il patrimonio del ricco principe romano. L'uomo, alcuni mesi prima, in un momento di lucidità, aveva deciso di depositare un esposto contro la donna. Ma adesso (a gennaio) è di nuovo in pugno della Yashchanka. Lei vuole che revochi tutto. "La remissione di querela non costa nulla", aggiunge. "Puoi provare a toglierla", lo incalza. "A tali sollecitazioni Giacomo risponde che toglierà la querela". 

Il dato emerge dall'ordinanza del gip che ha imposto alla ragazza il divieto di avvicinamento al nobile a partire dal 13 giugno. È stata "diffamata la mia immagini sui giornali", le scrive.

In quei giorni, i primi di gennaio, diversi cronisti cercano di intervistare Linguaglossa e "Tatsiana pretende di ascoltare le conversazioni che Giacomo ha un con un giornalista che lo contatta per scrivere un articolo sulla sua storia, cosa che ottiene perché Giacomo mentre utilizza il cellulare (in viva voce, ndr) la chiama dall'utenza fissa", annota il gip Corrado Cappiello. 

Un controllo totale insomma che prosegue durante l'indagine della procura. I primi di febbraio la modella "dà indicazioni al principe su come comportarsi in occasione di un interrogatorio con gli investigatori e anche durante il colloquio con un consulente nominato dal pm, inviandogli dei test da studiare".

Il nobile da anni attraversa un momento delicato. È fragile. A Yashchanka, a quanto pare, non importa. O forse non si accorge dello stato in cui versa, diversamente da quanto certificano i consulenti nominati dagli investigatori. I soldi, però, dal conto corrente di Linguaglossa volano verso quello della modella, assieme ad una Mercedes e ad un anello di diamanti da 85 mila euro. Un dono, gentilmente offerto, per chiederle di sposarlo. Una domanda di matrimonio rimasta inevasa. 

Contemporaneamente, il patrimonio di Linguaglossa, viene preso d'assalto. In un anno di relazione la vittima ha speso per la su "amata" 600 mila euro. Una cifra spropositata che non gli ha evitato la critica, da parte della donna, di essere un "tirchio", perché è normale per un uomo - le diceva - pagare tutto alla sua signora". 

Il principe è andato in bancarotta. La donna però non molla la presa. Ecco cosa accade il 18 dicembre del 2021, il nobile (difeso dall'avvocato Armando Fergola) deve sostenere le spese anche dei genitori della modella: "la Yashchanka chiede chiarimenti al Bonanno di Linguaglossa sui motivi per cui la carta di credito in uso alla propria madre non abbia funzionato, pretendendo che ne venga aumentato il plafond a 6.500 euro".

A questo punto è chiaro il gioco a cui gioca la donna. Gli stessi carabinieri di piazzale Clodio sfogliando le chat tra i due capiscono lo schema: "Oltre 110mila messaggi a partire dall'ottobre del 2019 - si legge nell'ordinanza - Dalla lettura delle stesse è evidente che la modella alterna ciclici momenti di avvicinamento a Giacomo a cui seguono minacce di brevi interruzioni della loro relazione". Per ritornare assieme c'è sempre e solo una strada. "Il Bonanno è indotto a sostenere spese per la fidanzata".

Ma non è tutto Yashchanka vuole esercitare un controllo totale sul suo uomo: "pretende che mantenga attiva la localizzazione del dispositivo cellulare rimproverandolo nei casi in cui non lo fa. Esige di partecipare alle transazioni per gli accordi separativi della ex moglie, avendo particolare attenzione per la riduzione delle spese di mantenimento da riconoscere ai figli". 

Insomma per il gip ci sono pochi dubbi "la persona offesa è stata intaccata sensibilmente nelle proprie finanze da quando ha instaurato la relazione squilibrata con l'indagata. Yashchanka consapevole del disturbo e della vulnerabilità dell'uomo lo ha indotto a compiere disposizioni patrimoniali accompagnate dallo spauracchio di una interruzione della loro relazione". Adesso la loro relazione è finita. Il conto corrente del nobile sta già meglio.

Giuseppe Scarpa per “la Repubblica” il 27 Ottobre 2022.

«Io sono una vittima. Ho perso un figlio per colpa sua. Adesso non voglio finire triturata in una guerra familiare. Una famiglia che si contende un patrimonio milionario sulla mia pelle. Un uomo che a 50 anni pensa di essere un ragazzino e si fa chiamare il "maestro" della movida. Il re della vita notturna di Roma». Tatsiana Yashchanka ribalta il tavolo. Capovolge le accuse che le rivolge il suo ex, il principe Giacomo Bonnano di Linguaglossa, 52 anni. 

Dopo la denuncia del nobile, la 36enne bielorussa è finita sotto inchiesta, a Roma, con l'accusa di circonvenzione d'incapace. Per i magistrati deve stare lontana 200 metri dal suo ex. Gli avrebbe portato via, durante i due anni mezzo di fidanzamento, 600mila euro, tra auto (una Mercedes), gioielli e soldi.

Per lo psichiatra nominato dal pm, Linguaglossa avrebbe dei limiti, sarebbe raggirabile. Per Yashchanka l'atteggiamento dell'uomo di fronte ai consulenti sarebbe un bluff. «Non sono una cenerentola cattiva come sono stata dipinta. Adesso vi racconto io la verità». 

Cosa significa non sono una "cenerentola cattiva"?

«Non vengo da una famiglia povera. Quindi non ho bisogno dei soldi di Giacomo. Tutto quello che mi ha dato me lo ha regalato di sua volontà». 

Allora perché usava le sue carte di credito?

«Mi dava lui le carte di credito. Lui mi diceva di usarle. Era un modo per controllarmi. Vedeva dove ero e quanto spendevo dall'applicazione. Quando non le usavo bisticciavamo sempre. Mi diceva: "Allora sei con qualcuno che ti sta offrendo il pranzo e la cena. Mi tradisci"».

È ancora innamorata?

«Io l'ho amato anche più di me stessa. Questo sentimento adesso non esiste più». 

Perché?

«Ho capito che non potevo stare con una persona che mi aveva messo le mani addosso e poi mi ha denunciata. Un uomo che mi ha trattato come un oggetto, mi ha abbandonato quando aspettavo suo figlio. Non si può amare una persona così. Io adesso sono in cura». 

Lei denuncia una persona e poi continua a frequentarlo. È singolare, non trova?

«È stato un amore tossico. Lui era così insistente e io ero così vulnerabile, con una bassa autostima, dipendevo emotivamente da lui».

Per i pm lei hai sottratto 600 mila euro a Linguaglossa, circuendolo.

«È il suo tenore di vita. Ma come devo spiegarlo? Lui è una persona molto ricca. Questi doni preziosi erano fatti di sua iniziativa. Vuole un esempio di come vive?». 

Prego.

«Ha speso in una vacanza in Svizzera di 40 giorni più di 300mila euro. Ha prenotato un hotel extralusso, ogni giorno voleva fare sci seguito da un maestro, aveva prenotato un auto con autista che ci portava dappertutto, eravamo sempre al ristorante». 

Questo non significa che lei non l'abbia raggirato.

«Ma io non ho raggirato nessuno». 

Perché allora è indagata?

«Il 25 marzo del 2021, dopo più di un anno di violenze verbali e fisiche, mi sono rivolta alle forze dell'ordine. L'ho denunciato per molestie, percosse e minacce gravi. Allora lui, per difendersi da questo esposto, si è finto incapace di intendere e di volere. Gli è stato consigliato così dal suo entourage e da una parte della sua famiglia».

Quanto è durata la vostra relazione?

«Due anni e mezzo in cui ho subito di tutto. Anche i tradimenti». 

Ha mai chiesto conto dei tradimenti?

«Lui mi rispondeva così: "Non sei mai contenta di niente". Poi mi diceva che dovevo pensare a trascorrere una bella giornata, essere allegra, vestirmi bene, mettermi i tacchi e il rossetto rosso. Poi m i prometteva che non l'avrebbe più fatto. E invece. Alla fine mi ha anche chiesto di sposarlo».

Lei cosa ha risposto?

«Quando Giacomo mi ha fatto la proposta, il 14 febbraio 2021 sulla terrazza dell'hotel Eden, a Roma, era ancora sposato. Sebbene in fase di divorzio. Quindi il matrimonio non si sarebbe potuto celebrare in Italia. Allora lui mi ha detto: "Andiamo negli Usa". Ma la nostra vita era a Roma e io volevo essere sua moglie in Italia. Perciò volevo aspettare che divorziasse». 

Pensa che ci sia una guerra familiare attorno al suo patrimonio?

«È possibile. Qualcuno forse mi ha visto come una minaccia nella sua famiglia. Quando sono rimasta incinta di Giacomo ho ricevuto una chiamata molto brutta da sua sorella che avevo visto solo una volta». 

Cosa le ha detto?

«Mi ha invitato ad abortire perché non ero adeguata al loro rango, al loro sangue blu. Io ho capito che lì c'era qualche cosa che non andava. Era il marzo del 2020. Dovevo lasciarlo, ho sbagliato e adesso eccomi qui. Tra l'altro, l'aborto c'è stato, naturale a causa dello stress per colpa di Giacomo». 

Cosa è accaduto?

«Gli ho detto: "Giacomo sono incinta". Lui è scappato dalla ex moglie negli Usa. Ha postato delle foto con lei sui social. Io ero disperata, ho avuto una crisi e ho perso il bambino». 

Poi però lei è ritornata di nuovo con lui?

«Sì. È rientrato dagli Stati Uniti, ha preso una casa in affitto vicino alla mia, in via della Vite, un attico e superattico e mi ha corteggiata per tre mesi dicendomi che era cambiato. E io ci sono cascata, ero innamorata. Lo ripeto Giacomo non è matto, finge».

Perché?

«È una strategia finanziaria».

Finalizzata a cosa?

«Per non essere imputato per quello che ha fatto quando mi ha aggredito fisicamente. Poi perché qualcuno gli ha suggerito che, in questo modo, avrebbe protetto il suo patrimonio. Lui non è in bancarotta come si dice. Ha semplicemente dei conti milionari nei paradisi fiscali. Il tenore di vita che ha qui non coincide con quanto dichiara. Per intenderci, i 600mila euro che mi si accusa di avergli "rubato" non sono tutti i soldi di cui dispone. Chiaro?»

È un'accusa pesante. Come fa a dirlo?

«Io l'ho conosciuto mentre cenava in un ristorante da solo e beveva champagne. Giacomo nelle serate mondane veniva chiamato "il maestro". Perché lui stesso dice di poter insegnare a tutti come divertirsi. Lui sostiene di essere un maestro in questo. Settimanalmente nelle più bei locali romani affitta un tavolo con il nome "maestro". Poi invita una decina di ragazze e stappa altrettante bottiglie. Si definisce il "re della vita notturna" a Roma. Lui sta bene non ha nessun problema e io non passerò come la vittima sacrificale sua e della sua famiglia».

Giuseppe Scarpa per “la Repubblica - Edizione Roma” il 28 ottobre 2022.

Il "maestro", perché poteva insegnare ai giovani come divertirsi. Questo il concetto. Questo il suo nome di battaglia che lo ha reso celebre nelle movida della Capitale. La battaglia in questione, il principe Giacomo Bonanno di Linguaglossa, 52 anni, la "combatteva" tra i tavoli delle più esclusive discoteche di mezza Italia tra fiumi di champagne e sempre in piacevole compagnia.

E con questo epiteto prenotava anche i tavoli. Solo per citare alcuni club esclusivi che il 52enne era solito frequentare ci sono il Just Cavalli a Milano, l'Art caffè di villa Borghese, il Gus vicino a Piazza Cavour, il Piper in via Tagliamento, il Jackie O' in via Boncompagni e lo Shari Vari in Via De' Nari.

E così quando Linguaglossa non "marcava" nei weekend i club, la sua assenza pesava. Ecco allora, come emerge da un video, che i camerieri dell'Art caffè lo rivedono dopo alcuni mesi di assenza. Lo salutano con affetto: «è tornato il maestro, è tornato il maestro» urlano sorridendo a ottobre del 2019 mentre servono al principe e ai suoi amici le immancabili bollicine. Stessa cosa per un vocalist di una discoteca che, prima di lanciare una canzone, dice: «questa la dedichiamo al maestro».

Il maestro appunto. Oppure, come si era autoproclamato giocando con il suo titolo nobiliare, il "re della movida". Da re della notte Linguaglossa organizzava anche feste eccentriche. Al Just Cavalli di Milano a novembre del 2019 aveva richiesto un servizio speciale, forse non proprio in linea con il sangue blu, visto che i camerieri sfilavano con la bandiera della Russia (forse avrebbero dovuto utilizzare quella dell'Urss) e come colonna sonora era stato diffuso l'inno dell'Unione Sovietica.

Linguaglossa viene ripreso da un amico mentre sorride compiaciuto per il servizio da lui richiesto. In un altro passaggio bacia la sua (ex) compagna, la bielorussa 36enne Tanya Yashenko accusata dalla procura di aver circuito il nobile e avergli portato via 600mila euro. Poi c'è un altro video che aveva scatenato le ire della sua fidanzata. Il Principe che beve dalla bottiglia lo champagne circondato da molte ragazze.

«Ammesso che il mio assistito abbia avuto una vita notturna così intensa questo non indice sulla capacità di intendere e di volere che è al centro dell'inchiesta per cui è indagata Tanya Yashenko » , spiega il legale di Linguaglossa, il penalista Armando Fergola.

Fulvio Fiano per il “Corriere della Sera - ed. Roma” il 10 febbraio 2022.

Nella soap opera giudiziaria che lo vede protagonista, Giacomo Bonanno di Linguaglossa sarà sottoposto a una nuova perizia psichiatrica per valutarne la capacità di intendere e di volere.

L'esame è stato disposto dal pm Stefano Pizza per venire a capo del doppio fascicolo di inchiesta nel quale il nobile è sia parte lesa della presunta circonvenzione a fini economici da parte della compagna, la bielorussa Tanya Yashenko, sia indagato con l'accusa di stalking nei confronti della stessa.

In questi nuovi accertamenti rientra anche l'interrogatorio nei prossimi giorni, come testimone, della psicologa Rosalba Trabalzini. È la dottoressa alla quale si era rivolta un anno fa la 36enne per certificare il suo stato di ansia causato dallo stalking del compagno e che, dopo aver incontrato anche quest'ultimo, ne rilevò le difficoltà emotive, tanto da prenderlo in carico come paziente.

La complessa dinamica di coppia non si è chiarita neanche con la deposizione del principe in procura, una settimana fa. In questa occasione il 51enne erede della casata nata in Sicilia oltre mille anni fa si sarebbe detto sostanzialmente ancora innamorato della «mia principessa» e disposto a ritirare la denuncia contro di lei.

Una intenzione già manifestata più volte sui social in seguito alla pubblicità ricevuta dalla loro contesa sui media, ma che sarebbe anche questa, secondo la psicologa Trabalzini, una manifestazione del disagio personale del principe. 

Nella denuncia presentata dall'avvocato Armando Fergola, che assiste il principe, è scritto che la bielorussa avrebbe approfittato della fragilità emotiva di Bonanno di Linguaglossa, rendendolo di fatto succube, per avere accesso alla sua ricchezza.

Anzi, la «giornalista di viaggi» continuerebbe ad esercitare questo potere ancora oggi, facendo leva sui sensi di colpa dell'uomo per averla denunciata. In questa chiave si può forse leggere anche la recente e inedita linea comunicativa intrapresa dalla donna sui social, piena di frasi e attestati d'amore verso il nobile, con tanto di foto della loro vita di coppia che mai prima aveva pubblicato.

Dal canto suo, la 36enne ha in mano la certificazione degli atti di stalking subiti e attraverso i suoi legali, gli avvocati Arturo ed Enrico Frojo, ha diffidato la dottoressa Trabalzini a diffondere dettagli sulla sua relazione col principe, ritenendola inoltre responsabile di eventuali ripercussioni sulla sua vita lavorativa. Materiale sufficiente e abbondante per la prossima puntata.

Fulvio Fiano per il "Corriere della Sera - Edizione Roma" il 20 gennaio 2022.

Si amano ma si denunciano. Si accusano ma si dichiarano uniti. Nella faida mediatica-giudiziaria tra il principe Giacomo Bonanno di Linguaglossa e Tanya Yashenko, per la prima volta parla la 35enne accusata dal nobile di avergli sottratto parte della sua ricchezza: «Sono vittima di una violenta campagna sui media, alimentata ad arte, per farmi apparire come una donna senza scrupoli».

La bielorussa respinge sdegnata l'accusa di condurre «una vita agiata e spensierata a carico di uomini facoltosi». Definisce «infamante» questa descrizione e rivendica la propria storia «di donna indipendente ed autosufficiente, che ha realizzato i propri progetti di vita e di lavoro senza l'aiuto di nessuno». È indagata per circonvenzione di incapace ai danni del discendente della casa nobiliaria siciliana, il quale a sua volta risponde di stalking nei suoi confronti. Il doppio binario di apparente pace privata ed evidente guerra pubblica continua così anche nella presa di posizione della Yashenko, assistita dagli avvocati Arturo ed Enrico Frojo del Foro di Napoli.

«Sono stata picchiata e aggredita da Giacomo e sono io ad averlo lasciato, poi l'ho perdonato. Ma sono convinta che ora sia manovrato o mal consigliato da qualcuno», è la sintesi del suo pensiero. Quanto all'aspetto penale, la bielorussa - che si definisce giornalista di viaggi - circoscrive di molto l'ammontare economico dei regali ricevuti dal principe e si dice in grado di dimostrare di non aver avuto bisogno di lui per «vivere bene». D'altronde, aggiunge «Giacomo ha già smentito le assurde accuse nei miei confronti».

Il punto più intricato della vicenda è proprio qui. Secondo le accuse portate all'attenzione dei pm, lei avrebbe approfittato della estrema fragilità emotiva del 51enne (certificata da una perizia psichiatrica) per impossessarsi del suo patrimonio. Non solo costosi regali e viaggi, ma anche la promessa di farsi cointestare metà della ricchezza del principe. «Voglio precisare che il rapporto con il mio compagno prosegue serenamente, - sottolinea ancora lei - seppure compatibilmente con il grande stato di ansia e prostrazione che ci crea questa assurda e incomprensibile persecuzione mediatica.

Diffido la dottoressa Trabalzini dal fornire false rappresentazioni del rapporto sentimentale che mi lega a Giacomo. Ho la massima fiducia nella magistratura». Rosalba Trabalzini è la psichiatra autrice della perizia sul principe, redatta dopo che era stata interpellata dalla Yashenkko per avere una relazione sullo stalking da lei subito. 

Dal canto suo, Bonanno di Linguaglossa, come già fatto in modo sorprendente all'indomani della propria denuncia, continua in questi giorni a postare messaggi d'amore verso la «mia principessa», definendola: «Un fiore che mi fa sentire tranquillo. Sono un uomo fortunato». Una conferma, secondo l'avvocato Armando Fergola che lo assiste, del suo stato di confusione, dovuto anche alle continue pressioni di lei affinché ritiri la denuncia. Per questo il legale chiede ora al giudice di proibirle di avvicinarsi al principe.

Fulvio Fiano, Giulio De Santis per il “Corriere della Sera” il 3 dicembre 2022.

Tatsiana «Tanya» Yashchanka, 36 anni, è accusata di circonvenzione di incapace per gli oltre 750 mila euro (in regali e contanti) avuti dal 52enne principe Giacomo Bonanno di Linguaglossa. La richiesta di arresto avanzata dal pm è stata respinta ma il suo intero patrimonio è oggi sotto sequestro. Intervistata da Giuseppe di Piazza per Corriere Tv (il video integrale su corriere.it ) accetta di ripercorrere tutta la vicenda. 

Il giudice definisce il principe un «bipolare borderline», con un passato di droghe e alcol. E lei, ritiene, ha abusato del suo «stato di deficienza psichica» .

«La mia antecedente denuncia per le sue violenze non è stata archiviata. La sua è invece una ritorsione». 

È una donna spietata?

«No assolutamente». 

E innamorata?

«Lo sono stata».

Le è stato anche vietato di avvicinarsi a meno di 200 metri da lui.

«Fino a un mese fa ha continuato a mandarmi dichiarazioni d'amore alle quali ovviamente non ho risposto. Non gli scrivo da sette mesi perché lui ha un'altra relazione. È guarito molto in fretta». 

È gelosa?

«No, ma so che sta bene come lo è sempre stato».

Non crede al giudice?

«Sono cose ancora da verificare, è una perizia di parte». 

Oltre 110 mila messaggi scambiati in meno di tre anni.

«Ma eravamo una coppia vera. Se mi allontanavo, mi scriveva trecento volte al giorno chiedendo perdono». 

Che rapporto era?

«Litigavamo spesso. Prima per la sua gelosia, poi perché mi sentivo presa in giro. Diceva di volere le mie stesse cose ma aveva altre relazioni».

Un giorno, si evince da questi messaggi che ha conservato, arrivò quasi ad ucciderla.

«Gli dissi che non accettavo più le bugie e volevo lasciarlo. "Se non starai con me non starai più con nessun altro"». 

Perché non è andata già allora alla polizia? Perché non si è fatta refertare?

«C'era un sentimento molto forte e non volevo danneggiarlo. Mi chiese in tutti i modi di non farlo, non avrebbe più rivisto i suoi figli, che comunque non vede da tempo. Non volevo la guerra». 

Un b&b in piazza di Spagna, tre auto, vacanze in mezzo mondo con la famiglia al seguito. Ha approfittato della sua instabilità?

«Era il suo tenore di vita anche con la ex moglie ed è proporzionato alla sua ricchezza.

Nelle coppie ognuno contribuisce per quanto può».

Lei come vive, ora?

«Aspettando che mi ridiano ciò che mi appartiene. Prima di conoscere Linguaglossa avevo un mio patrimonio». 

Lavora?

«Ho sempre lavorato, ho acquistato un appartamento a Roma Nord, una mia auto. Sono direttore commerciale». 

In quale società?

«Lo ero in varie aziende italiane che si occupano di consulenza internazionale. Oggi mi aiuta la mia famiglia». 

Ha sostenuto che la denuncia di Linguaglossa nasca da questioni di eredità. Può spiegare?

«È stata studiata a tavolino da uno studio legale. Sua sorella se ne è interessata in prima persona. Non entro in questioni familiari ma io e lui eravamo felici. Mi piaceva il suo essere "internazionale"».

E benestante, frequentatore assiduo di locali...

«Qualche volta l'ho accompagnato, non è il mio genere. Insieme abbiamo cominciato a fare una vita più salutare».

Perché tre auto in regalo?

«Due erano a noleggio. Una per la città, una per le gite». 

La ragazza dell'Est che si innamora del ricco uomo di mezza età. La cattiveria è fin troppo facile da pensare.

«Ci siamo conosciuti da adulti, volevamo una famiglia e dei figli. Non contava l'età, né i soldi, né la nazionalità. Lo amavo incondizionatamente e l'amore non è contestabile». 

Avete perso un figlio. Sarebbe cambiato qualcosa?

«Ho cercato io di cambiarlo, ma è violento e infedele». 

O molto generoso.

«Non è bipolare, ha sempre un umore positivo, è pieno di amici. La nostra era una relazione pubblica e nessuno si è mai preoccupato». 

Rivivrebbe questa storia?

«A Giacomo ho creduto e ora devo recuperare me stessa. Abbiamo avuto bei momenti che sono stati però cancellati da tutto questo». 

Neanche per tutti i regali?

«La sua violenza era come una pistola sempre puntata alla tempia e non ha un valore materiale che possa farmi dire "ne è valsa la pena"».

 Fulvio Fiano per corriere.it l'8 gennaio 2022.  

La procura di Roma ha iscritto la 35 enne bielorussa Tanya Yashenko nel registro degli indagati in seguito alla denuncia del principe Giacomo Bonanno Di Linguaglossa che la accusa di circonvenzione di incapace a suo danno.

Il pm Marcello Cascini ha aperto un fascicolo a carico della donna con la stessa ipotesi di reato e sta approfondendo la vicenda ricostruita dal legale del 51enne membro della omonima famiglia nobile, Armando Fergola, a partire dalla relazione di una psicologa che attesta lo stato di totale confusione e soggezione dell’uomo rispetto alla relazione con la donna, cominciata poco più di due anni fa. Giacomo Bonanno Di Linguaglossa viene seguito a vista dalla stessa dottoressa che provvede in prima persona a somministrargli la cura farmacologica che gli ha prescritto per regolarne l’umore.

Chi è vicino al principe in queste ore lo descrive assolutamente non in grado di rendersi conto degli eventi, regredito a uno stato semi-infantile ancor più dopo la telefonata infuriata di Tanya Yushenko che ieri, appresa la notizia della denuncia a suo carico dai giornali, ha minacciato di denunciarlo per calunnia. Bonanno Di Linguaglossa, che alterna stati di lucidità ad altri in cui nega anche di aver agito legalmente contro la donna, ha evidenziato ai pm esborsi per centinaia di migliaia di euro dei quali la bielorussa avrebbe beneficiato proprio in virtù delle condizioni psicologiche del suo ricco compagno. 

Agli atti ci sono non solo regali costosi come una Mercedes, viaggi e la caparra per un B&B in piazza di Spagna, ma anche ingenti spese e prelievi per quasi un milione di euro fatte da lei, in Italia e all’estero, con la carta di credito del principe. Una situazione alla quale la denuncia ha voluto mettere un freno in via cautelativa.

Il principe Bonanno di Linguaglossa e le accuse a Tanya: la fidanzata un anno fa lo denunciò per stalking. Fulvio Fiano su Il Corriere della Sera l'8 gennaio 2022.

I due hanno avuto una relazione ma secondo il nobiluomo lei avrebbe sfruttato le sue fragilità per ottenere denaro e beni. Lui scrive: «vuoi i miei soldi, ma ti amo ancora». Un anno fa Tanya Yashenko, la 35enne bielorussa accusata dal principe Giacomo Bonanno di Linguaglossa di aver abusato delle sue capienti tasche, di fatto raggirandolo a causa della sua incapacità di discernere per troppo amore e una situazione personale complicata, denunciava il nobiluomo per stalking. È l’incipit della storia divenuta di pubblico dominio in questi giorni con la contro denuncia del 51enne erede della casata nata mille anni fa in Sicilia e che vede ora i due (ex?) amanti e litiganti indagati dalla procura di Roma. Lei, l’avvenente travel journalist, cultrice della bella vita e della possibilità di ostentarla sui social, per circonvenzione di incapace. Lui, l’uomo perso in se stesso dopo la separazione dalla moglie (e due figli ormai lontani) che in quella ragazza più giovane aveva investito tutto il suo riscatto, per atti persecutori.

Tanya Yashenko, per dare corpo alla sua denuncia, si rivolge a una psicologa che dovrebbe certificarne lo stato di ansia e prostrazione causatole dalle pressioni del principe, con cui sta insieme allora da alcuni mesi. La dottoressa Rosalba Trabalzini, avvezza a certe dinamiche nella sua veste di perito per il tribunale di Roma, chiede di incontrare anche lo stalker e in un paio di sedute si rende conto di un’altra verità. Gli atti persecutori, intesi come controlli ossessivi, gelosie fuori controllo e insistenze soffocanti, ci sono e lui non li nega. Ma, come scrive la psicologa nella sua relazione, sono dovuti alla condizione di «estrema fragilità» del principe in questa fase della sua vita. Mai lui ha avuto comportamenti simili in passato, niente della sua personalità lo fa ritenere incline ad azioni di questa natura.

Bonanno di Linguaglossa ne parla ai suoi legali e l’avvocato Armando Fergola, senza esitare, lo aiuta a sporgere la controdenuncia. Il ragionamento alla base dell’esposto è di natura cautelativa: oltre ai regali costosissimi, una Mercedes, i viaggi pagati dal nobile alla compagna e tutti i suoi familiari, per non parlare dei gioielli (anche un anello da 100mila euro) ci sono spese più controverse già finite agli atti assieme ai pesanti insulti in chat di lei («Sei un fallito, un pezzente»), effettuate da Tanya con la carta di credito del principe. In Russia, ad esempio, due pagamenti per migliaia di euro, analoghi e consecutivi, in un concessionario auto, senza che ci sia riscontro di una vettura acquistata (essendo la tessera legata a un istituto di credito americano si configura un passaggio di soldi estero su estero). O ancora due bonifici del nobile a vantaggio della «mia principessa», per 170 e 350 mila euro.

In totale, circa un milione di euro è la cifra di cui Tanya Yashenko ha beneficiato su elargizioni (quanto consapevoli lo dirà l’inchiesta) del principe. Mai lei, pur celebrata non senza mielosità dal compagno, compare con lui nelle foto sulle spiagge più belle e nei resort più esclusivi (a volte ci sono la mamma e il fratello). Mai Tanya avrebbe fatto un regalo a Giacomo. E poi c’è la caparra di compromesso versata dal principe per consentire alla amata di rilevare un B&B in piazza di Spagna, sulla cui reale attività le indagini difensive non sono però riuscite a fare chiarezza. Da ieri Bonanno di Linguaglossa, allontanatosi da familiari e amici a causa di questa relazione, si è chiuso in casa e il suo stato psichico è precipitato. La notte su Facebook ha chiesto «pubblicamente scusa alla mia compagna Tanya per le mie false dichiarazioni».

Persone a lui vicine lo descrivono in uno stato di infantilismo, in cui sembra non rendersi conto della realtà, specie dopo la furiosa telefonata di Tanya dalla Bielorussia (dove si trova ancora a spese sue): «Ma che hai fatto? — ha urlato lei, mettendo in pratica una non inedita colpevolizzazione del partner — Mi stai calunniando e ti denuncio!». Concetto ribadito ancora ieri con decine di messaggi ultimativi. «Giuro che ti amo ancora», ha replicato lui, prima che gli venisse inibito l’uso del telefono a sua tutela. In queste ore il principe viene seguito in presenza dalla dottoressa Trabalzini, che gli somministra di persona parte delle cure farmacologiche per scongiurare che la situazione precipiti.

Le chat tra il principe Bonanno di Linguaglossa e Tanya Yashenko: «Tirchio», «Tieni tutto e finiamola». Giulio De Santis, Fulvio Fiano Il Corriere della Sera il 10 Gennaio 2022.

Nello scontro di denunce tra il principe e la bielorussa Tanya Yashenko emergono gli scontri tra i due per la gelosia e i costosi regali. Sono entrambi indagati. 

Una dipendenza, né più né meno. Nella perizia psichiatrica sulla fragilità del principe Giacomo Bonanno di Linguaglossa viene così inquadrata la sua relazione con la bielorussa Tanya Yashenko. Un rapporto ossessivo-compulsivo dal quale lui cerca di allontanarsi, tanto da arrivare a denunciare la donna perché avrebbe approfittato della sua ricchezza, ma nel quale ricade succube (le scuse postate su Facebook). Il paradosso di questi turbolenti giorni seguiti al passaggio da storia privata a pubblica vicenda, è che lui, indagato per stalking a causa della sua asfissiante gelosia verso la 35enne, si trova ora a dover respingere le insistenti pressioni psicologiche di lei per rimangiarsi quella specie di sussulto di emancipazione con cui l’ha portata ad essere indagata per circonvenzione di incapace.

Come già sabato, anche ieri sono proseguiti i messaggi e le chiamate della 35enne, che da Minsk insiste affinché lui ritiri la denuncia. Una delle richieste di Tanya Yashenko a Bonanno di Linguaglossa in queste ore è stata quella di avere copia dell’atto di accusa depositato al pm, quasi a voler capire davvero da quali rischi debba difendersi in questa partita che finora si giocava a carte coperte. Emblematico, in questo senso, il fatto che i due abbiano passato assieme le feste di Natale. E questo nonostante la denuncia di stalking a carico del principe sia risalente a un anno fa. In ballo ci sono anche i costosissimi regali che il principe chiede di riavere. «Tieniti tutto ma finiamola qui», è stata la risposta del principe a uno dei messaggi di lei, così come riportato dall’avvocato Armando Fergola e dalla psichiatra Rosalba Trabalzini, che hanno eretto un cordone di sicurezza a protezione del suo precario benessere e in ragione del buon esito della causa penale. L’unico oggetto al quale il 51enne non è disposto a rinunciare è un gioiello appartenuto storicamente al nobile casato. Quanto in profondità sappiano affondare le insistenze di lei nelle debolezze di lui lo racconta poi uno scambio in chat di qualche mese fa: «Dicevi di comprare casa quando avrai i fondi, ora li hai, lo sappiamo, ma non vuoi farlo. Sono scelte, ne devi essere consapevole», gli scriveva lei in uno scambio dei mesi scorsi. E ancora: «Se volevi, mi trasferivi metà dei tuoi investimenti in Italia, ma sei tirchio. Sparisci». «Lo farò, avrai metà delle mie cose come promesso», la risposta del principe.

Come certificato dalla stessa psichiatra che poi l’ha preso in cura, il 51enne si rapportava all’amata con asfissianti attenzioni fatte di messaggi e mazzi di fiori continui, pretesa di controllo su ogni suo spostamento, richieste di ricambiare il suo amore. Comportamenti sfociati anche in violenze verbali e spintoni in almeno un paio di occasioni. Ma il tema delle liti era anche e ancora la restituzione dei regali. Soldi e gelosia, tenuti assieme in un altro messaggio inviato da lei nei mesi scorsi: «Ti ho chiesto di non bombardarmi e tu mi mandi mille mail. Ho un avvocato penalista e alla denuncia di stalking posso aggiungere estorsione per la restituzione...».

Fulvio Fiano e Giulio De Santis per il "Corriere della Sera" il 10 gennaio 2022. Una dipendenza, né più né meno. Nella perizia psichiatrica sulla fragilità del principe Giacomo Bonanno di Linguaglossa viene così inquadrata la sua relazione con la bielorussa Tanya Yashenko. Un rapporto ossessivo-compulsivo dal quale lui cerca di allontanarsi, tanto da arrivare a denunciare la donna perché avrebbe approfittato della sua ricchezza, ma nel quale ricade succube (le scuse postate su Facebook). 

Il paradosso di questi turbolenti giorni seguiti al passaggio da storia privata a pubblica vicenda, è che lui, indagato per stalking a causa della sua asfissiante gelosia verso la 35enne, si trova ora a dover respingere le insistenti pressioni psicologiche di lei per rimangiarsi quella specie di sussulto di emancipazione con cui l'ha portata ad essere indagata per circonvenzione di incapace. 

Come già sabato, anche ieri sono proseguiti i messaggi e le chiamate della 35enne, che da Minsk insiste affinché lui ritiri la denuncia. Una delle richieste di Tanya Yashenko a Bonanno di Linguaglossa in queste ore è stata quella di avere copia dell'atto di accusa depositato al pm, quasi a voler capire davvero da quali rischi debba difendersi in questa partita che finora si giocava a carte coperte. Emblematico, in questo senso, il fatto che i due abbiano passato assieme le feste di Natale. E questo nonostante la denuncia di stalking a carico del principe sia risalente a un anno fa. In ballo ci sono anche i costosissimi regali che il principe chiede di riavere.

«Tieniti tutto ma finiamola qui», è stata la risposta del principe a uno dei messaggi di lei, così come riportato dall'avvocato Armando Fergola e dalla psichiatra Rosalba Trabalzini, che hanno eretto un cordone di sicurezza a protezione del suo precario benessere e in ragione del buon esito della causa penale. L'unico oggetto al quale il 51enne non è disposto a rinunciare è un gioiello appartenuto storicamente al nobile casato.

Quanto in profondità sappiano affondare le insistenze di lei nelle debolezze di lui lo racconta poi uno scambio in chat di qualche mese fa: «Dicevi di comprare casa quando avrai i fondi, ora li hai, lo sappiamo, ma non vuoi farlo. Sono scelte, ne devi essere consapevole», gli scriveva lei in uno scambio dei mesi scorsi. E ancora: «Se volevi, mi trasferivi metà dei tuoi investimenti in Italia, ma sei tirchio. Sparisci». 

«Lo farò, avrai metà delle mie cose come promesso», la risposta del principe. Come certificato dalla stessa psichiatra che poi l'ha preso in cura, il 51enne si rapportava all'amata con asfissianti attenzioni fatte di messaggi e mazzi di fiori continui, pretesa di controllo su ogni suo spostamento, richieste di ricambiare il suo amore. 

Comportamenti sfociati anche in violenze verbali e spintoni in almeno un paio di occasioni. Ma il tema delle liti era anche e ancora la restituzione dei regali. Soldi e gelosia, tenuti assieme in un altro messaggio inviato da lei nei mesi scorsi: «Ti ho chiesto di non bombardarmi e tu mi mandi mille mail. Ho un avvocato penalista e alla denuncia di stalking posso aggiungere estorsione per la restituzione...». 

Estratto dell'articolo di Giulio De Santis per il "Corriere della Sera - Edizione Roma" il 7 gennaio 2022.

Una Mercedes Glc 220 d 4 Matic: costo 83 mila euro. L'affitto di un appartamento a piazza di Spagna per una spesa di altri 18 mila euro. La partecipazione all'acquisto di un b&b con un esborso di 58 mila euro. Per finire con decine di bonifici per circa 80 mila euro. Sono le spese sostenute dal principe Giacomo Bonanno Di Linguaglossa, 50 anni, membro della nobile casata siciliana durante i due anni di relazione con Tanya Yashenko, bielorussa, di 15 anni più giovane. Adesso tuttavia tutte queste spese sono diventate oggetto di un'inchiesta della procura dopo la decisione del nobile di denunciare l'ex partner con l'accusa di circonvenzione d'incapace. Una sofferta storia d'amore, con alcuni momenti di felicità, ma condizionata, secondo Bonanno Di Linguaglossa, da un unico fattore: la sua debolezza che si è manifestata dopo la separazione dalla moglie Christine, e anche dai figli, andati a vivere negli Stati Uniti. Un trauma che, secondo la sua versione dei fatti, l'ha reso insicuro e vulnerabile. 

Andrea Ossino per “la Repubblica - Edizione Roma” il 9 gennaio 2022.

«Vorrei chiedere pubblicamente scuse a la mia compagna Tanya Yashenko per le mie false dichiarazioni» . Tralasciando gli errori grammaticali, il messaggio recentemente pubblicato su Facebook dal principe Giacomo Bonanno di Linguaglossa rivela l'ennesimo volto di una storia nata come il più classico dei clichè e terminata tra i corridoi della procura di Roma. In breve: un nobil uomo sulla cinquantina ha intrapreso una relazione con un'avvenente bielorussa di 35 anni. 

L'ha ricoperta di macchine, viaggi, strutture ricettive e regali di ogni sorta. Poi la bella Tanya Yashenko lo ha denunciato per stalking. E dopo un anno lui ha querelato la donna per circonvenzione di incapace. Dunque ha reso pubblica la vicenda. E infine ha dichiarato di aver detto il falso. Nel frattempo la relazione tra i due è continuata come se nulla fosse, mentre due diversi procuratori lavorano su questa ambigua storia d'amore.

La donna è infatti indagata dal sostituto procuratore Marcello Cascini per circonvenzione di incapace. Il principe è invece accusato di stalking e se ne occupa il pm Stefano Pizza. Riavvolgendo il nastro, questa è una vicenda che inizia un anno fa, quando Tanya Yashenko, sedicente travel journalist, chiede l'aiuto della giustizia italiana. L'uomo che frequenta già da tempo, il principe Giacomo Bonanno di Linguaglossa, la molesta. Quindi lo denuncia. Poi si rivolge a un'analista che avrebbe certificato i comportamenti molesti del nobile, accorgendosi tuttavia che anche il principe è vittima di quella relazione. Il nobile, 52 anni, sarebbe stato soggiogato dalla bella Tanya Yashenko. 

E quindi anche Giacomo Bonanno di Linguaglossa denuncia la sua compagna per circonvenzione di incapace. A dire del nobile, Tanya Yashenko lo ha circuito ottenendo macchine da 80 mila euro, un B&B, soggiorni a Milano, San Diego, Beverly Hills, Monte Carlo, Cannes, Svizzera, Maldive, Dubai, Argentario, Ponza. E poi bonifici su bonifici per circa 70 mila euro. «Non hai mai avuto rispetto per me come donna e individuo. Sei pieno di malvagità e cattiveria, un frustrato», scrive la donna al nobile in uno dei tanti messaggi.

E lui: « Scusa, sarò profondo con le scuse, lunedì mattina vado in banca e pago la macchina, l'affitto; sarò un pezzo di... ma ti amo...; tu sei un fiore, mi dispiace e mi scuserò sempre con te. Sono una brutta persona e non ho giustificazione... e sono mortificato». Poi però la denuncia. E infine ritratta e chiede scusa su Facebook. Nel frattempo, mentre due diversi magistrati indagano sull'accaduto, il principe e la bella hanno festeggiato insieme sia il Natale che l'ultimo giorno dell'anno.

Il principe: «Amo Tanya, adesso ci siamo chiariti e sono un uomo felice». Giulio De Santis su Il Corriere della Sera il 4 febbraio 2022.

Giacomo Bonanno di Linguaglossa è stato interrogato per due ore e mezza sulla relazione con la modella bielorussa che lui aveva denunciato per circonvenzione d’incapace. 

«Amo Tanya. Abbiamo chiarito i dissensi. Ora sono un uomo felice». Poche parole, pronunciate con il sorriso sulle labbra da Giacomo Bonanno di Linguaglossa, 51 anni, per raccontare come la sua storia con Tanya Yashenko, 35 anni, modella bielorussa, abbia virato verso il sereno. Ieri Bonanno è stato interrogato per due ore e mezza proprio sulla loro relazione. Oggetto della deposizione: la denuncia presentata da Bonanno di Linguaglossa per circonvenzione di incapace contro la Yashenko. L’interrogatorio è la nuova puntata di questa telenovela giudiziaria. Cosa ha detto il nobile agli inquirenti?

Il contenuto è coperto da segreto istruttorio. Di certo ha dovuto raccontare perché abbia denunciato la 35enne sostenendo che la Yashenko gli abbia tolto soldi e si sia fatta comprare una Mercedes sfruttando la fragilità psicologica di lui. Va anche ricordato che Bonanno di Linguaglossa è a sua volta indagato per stalking nei confronti della modella. Indagine quest’ultima precedente alla denuncia del nobile e avviata su iniziativa della bielorussa. Il principe vestito con giacca grigio scura, camicia bianca e cravatta celeste, è arrivato a piazzale Clodio verso le 10 e mezza. Si è fermato a prendere un caffè.

«Lei mi ha perdonato, io l’ho perdonata. Ora va tutto bene», dice prima di salire negli uffici della polizia giudiziaria al terzo piano dell’edificio B verso le 11. La sua deposizione dura fino alle 13.40. Bonanno di Linguaglossa è stato sentito da solo dagli investigatori. Il suo legale, l’avvocato Fergola, è rimasto fuori dalla stanza ad attenderlo. «Abbiamo fiducia nella magistratura. Aspettiamo l’esito dell’inchiesta», spiega il legale. Poche settimane fa è stata Tanya a parlare: «Sono vittima di una violenta campagna sui media, alimentata ad arte, per farmi apparire come una donna senza scrupoli». Poi ha la bielorussa ha aggiunto: «Il rapporto con il mio compagno prosegue serenamente, seppure compatibilmente con il grande stato di ansia e prostrazione che ci crea questa assurda e incomprensibile persecuzione mediatica

Giuseppe Scarpa per "Il Messaggero" il 7 gennaio 2022.

Alta, bionda, fisico perfetto. Praticamente una modella. Lei è una ragazza dell'est Europa di 36 anni. Poi c'è il nobile ricco italiano, di mezza età, non particolarmente avvenente, un matrimonio alle spalle appena naufragato. Lui è un 52enne. 

La loro storia pare un po' quella delle sugar baby e dei sugar daddy di cui si parla tanto negli Usa. In Italia, a Roma, si potrebbe sintetizzare così: una donna bellissima che raggira un uomo solo, fragile e lo spolpa del proprio patrimonio. Stop. 

Questo è almeno ciò che ritiene la presunta vittima. Il nobile punta il dito contro la sua ex, l'accusa di circonvenzione d'incapace, di indebito utilizzo di carta di credito, di averlo manipolato mentalmente, di essersi messa con lui solo per il vil denaro e infine, in una dettagliata denuncia, elenca i doni fatti alla signora.

Viaggi in mezzo mondo in hotel extra lusso, l'acquisto di una Mercedes da 80mila euro e di un Bed and Breakfast da 50mila euro, il pagamento di un affitto per una casa a piazza di Spagna, strisciate di bancomat da 40 mila euro e bonifici a ripetizione da 20, 30 mila euro.

La data fatidica è il 23 ottobre 2019. Il nobile si ricorderà bene quel giorno. In un famoso locale di Roma il 52enne incrocia lo sguardo di una bionda mozzafiato. L'uomo di mezza età è corrisposto, nonostante la signorina sia ancora impegnata sentimentalmente, come scrive l'avvocato della vittima, Armando Fergola, nella querela. 

Da quel momento per il 52enne la vita cambia. All'inizio in meglio, è felicissimo per la sua nuova relazione. Poi, con il passare del tempo, in peggio. Vede il conto corrente scendere notevolmente. E inizia a domandarsi se dietro quella favola ci sia vero amore o, purtroppo, solo i soldi.

Questo il pensiero che si insinua nella testa del 52enne. E quando intuisce che la fanciulla è attirata non dal suo charme ma dal suo conto in banca (è ciò che sostiene nella denuncia) decide di rompere il rapporto e portarla, questa volta, in tribunale.

A confermare lo stato di fragilità dell'uomo anche una relazione di uno psicologo riportato nella denuncia: «Il mio cliente - si legge - è caduto in un meccanismo di autosvalutazione indotto dalla donna. La posizione dell'"Io sono Ok" sarebbe rivestita dalla signorina». 

"Sei un uomo senza cervello". "La donna è un fiore che deve essere protetta e venerata ogni secondo. Io sono così bella e giovane e devo subire questo schifo", questi alcuni messaggi che gli inviava.

Al contrario il nobile rivestiva «la posizione dell'"Io Non sono Ok". Scusa, sarò profondo con le scuse. Lunedì mattina vado in banca e pago la macchina, l'affitto è pure pagato, sarò un pezzo di m... ma ti amo. Tu sei un fiore, le scriveva. Tale assetto relazionale - si legge sempre nella denuncia - verte sul principio di distorcere l'auto percezione di un soggetto attribuendogliene un'altra costruita e distorta e funzionale al raggiungimento di un obiettivo economico o di dominio psicologico», conclude la relazione.

Fino al momento della rottura la coppia ha viaggiato per il mondo: Milano, San Diego, Beverly Hills, Monte Carlo, Cannes, Svizzera, Maldive, Dubai, Argentario, Ponza. In tutti questi luoghi «la donna chiedeva di alloggiare in alberghi di lusso». 

L'acquisto di una Mercedes Gle d 4matic del valore di 82mila euro. E poi bonifici effettuati a profusione: «Nel periodo 6 luglio - 13 novembre 2020 ne venivano disposti 9 per un importo pari a 37mila euro. Tra il 4 gennaio 2021 e il 4 maggio 2021 altri bonifici per un totale di 43mila euro».

E ancora: «L'acquisto di un B&B voluto e richiesto dalla donna e poi l'utilizzo smodato delle carte di credito. La 36enne effettuava transazioni in suo favore tramite un pos intestato a se stessa, per un importo di 42mila dollari». 

«Le capacità manipolative di questa persona - spiega ancora Fergola - rivolte ad una persona già fragile caratterialmente le hanno consentito di percepire un profitto illegittimo attraverso condotte penalmente rilevanti». Adesso sarà la procura ad occuparsi del caso. 

Giuseppe Scarpa per “il Messaggero” l'8 gennaio 2022.

«Io sono ancora innamorato». Il principe Giacomo Bonanno di Linguaglossa 52 anni è confuso. «È questo il sentimento che provo per lei». Il nobile romano avrebbe dilapidato parte del suo immenso patrimonio omaggiando una bellissima ragazza bionda, 36enne dell'est Europa, conosciuta il 23 ottobre 2019 in un locale della Capitale. L'avrebbe ricoperta di costosissimi regali, tra cui un Bed and Breakfast da 58mila euro e una Mercedes da 80 mila euro. 

E ancora, viaggi extralusso: Milano, San Diego, Beverly Hills, Monte Carlo, Cannes, Svizzera, Maldive, Dubai, Argentario, Ponza, «in cui la donna chiedeva di alloggiare in alberghi di lusso» e bonifici bancari a profusione. Questo almeno ciò che emerge dalla denuncia in cui lo stesso nobile l'accusa di circonvenzione d'incapace. Ma quando Linguaglossa risponde al cellulare, alterna momenti in cui ritiene che nulla sia successo «va tutto bene con lei», ad altri in cui non è certo che la giovane bielorussa provi dei veri sentimenti per lui: «Spero che non stia con me per soldi», spiega malinconico.

«È evidente - sottolinea l'avvocato difensore, il penalista Armando Fergola - lo stato di fragilità e confusione che sta attraversando il mio assistito». Poco dopo squilla un altro telefono di Linguaglossa. Dall'altra parte della cornetta c'è lei che chiama, Tanya Yashenko. 

Va tutto bene principe, cosa le ha detto la signora?

«Adesso chiudo la conversazione con lei sì. Allora mi ha chiamato e mi ha detto che è tutta una diffamazione». 

E lei come ha risposto?

«Che bisogna cercare di capire»

Come sta?

«Potrei stare meglio. La pubblicazione di questo caso sui giornali mi crea confusione, non sono abituato» 

Vedo che sul suo profilo Whatsapp ha una foto abbracciato alla Yashenko. Come mai?

«Non è che ci siamo proprio lasciati» 

Ma se l'ha denunciata per circonvenzione d'incapace e indebito utilizzo di carta di credito?

«La vicenda è complessa» 

Ma cosa vuol dire?

«Anche lei mi ha denunciato»

Per cosa?

«Per stalking e lesioni ad aprile scorso» 

Dopo la denuncia da parte della donna avete rotto ogni rapporto?

«No, no assolutamente. La signora mi dà molte possibilità» 

La signora sta con lei solo per un interesse economico, per soldi?

«Vede da parte mia c'è un sentimento puro. Spero che ci sia un sentimento anche da parte sua, ma forse c'è un interesse economico. Non saprei» 

È normale fare tutti quei regali così costosi. Un'auto da 80 mila euro, un B&B e poi tutti quei bonifici...

«In certi casi potrebbe esserlo». 

Lei le ha mai regalato qualche cosa?

«La sua presenza» 

Senta, cosa è accaduto quando l'ha vista per la prima volta?

«Un colpo di fulmine, in un ristorante nel centro di Roma. Lei era bellissima»

Da quanto è che non la vede?

«Da tre giorni. Abbiamo passato il Natale e il Capodanno assieme» 

Ma i primi di dicembre lei aveva presentato già la querela...

«È una storia complessa» 

Ha mai sentito parlare dei sugar daddy e dei sugar baby? Giovani ragazze che frequentano uomini più grandi estremamente facoltosi..

«Si» 

Potrebbe essere il suo caso?

«No, assolutamente»

Come pensa di affrontare adesso questa situazione che si è creata?

«Sono spesso infelice per questa relazione, anche per colpa mia» 

Lei ha spiegato ai suoi figli il rapporto con questa donna?

«Sono troppo giovani per capire» 

Ritirerà la denuncia?

«Vedremo»

La favola tragicomica del Principe spennato e la Cenerentola dell'Est. Tony Damascelli l'8 Gennaio 2022 su Il Giornale.

Bellissima e con la metà degli anni di lui si è fatta regalare e intestare di tutto. Ora è rissa.  

Giacomo Michele Giuseppe Maria Bonanno di Linguaglossa è un principe di anni cinquantadue, l'araldica chiarisce che la data di nascita risale appunto al mese di febbraio, giorno ventiquattro dell'anno millenovecentosettanta. La nobile famiglia siciliana ha storia antichissima che parte dal mille e quaranta nel sito di Caltagirone per poi diramarsi tra Siracusa e poi Roma. Il nobile di cui sopra era sposo di Christina Ryan Mackey, di San Diego, dalla quale, prima del divorzio, ha avuto figli tre, nati tra l'Arizona e la capitale d'Italia. Questo sta nell'elegante quadro nobile ma l'uomo, anche se principe, è debole di carne ed è caduto nel trappolone amoroso. Era l'autunno del duemila e diciannove quando incrociò gli occhi e il resto del corpo di una donna dell'est, bella davvero, fascinosa e di età già matura, trent'anni.

Tanya Yashenko da Minsk, avvolta nell'ondame di biondi capelli, lanciò lo sguardo malandrino, Giacomo Michele e tutto il resto dell'onomastica si sciolsero come la cera di una candela verso tarda sera. In meno di tre anni il patrimonio del principe si è prosciugato, la dolce Tanya gli ha portato via carte di credito, contanti, pagamenti vari di automobili di lusso, classe Mercedes, dimora in affitto a piazza di Spagna, viaggi in ogni parte del mondo, da Beverly Hills a Dubai, da Cannes all'Argentario, fotografie su facebook da spiagge dorate e veli inquietanti, lady Yashenko deve essere stata davvero brava, oltre che bella, al punto da farsi intestare un bed and breakfast oltre a bonifici continui per ottantamila euro e copiosi versamenti in dollari, presumo gioielleria varie e abbondante, capi di abbigliamento vari.

Ma a un certo punto la bellissima Tanya comprese di avere a che fare con un nobile senza nessuna palla nello stemma di famiglia sul quale, invece, si poteva anche prevedere lo sviluppo della vicenda amorosa: su campo d'oro spicca un gatto nero passante e poi la scritta, in latino che traduco «Il Signore sta alla tua destra. Di giorno il sole non ti colpirà, né la luna di notte». Alla sinistra, si dovrebbe aggiungere, si era insediata la Signora con evidenti progetti diurni e notturni, ben differenti dalla raffinata e classica insegna famigliare. Dunque ecco lo stratagemma, niente sesso se non c'è il versamento sul conto. Si segnalano diversi messaggi poco affettuosi: «Sei un uomo senza cervello. La donna è un fiore che deve essere protetta e venerata ogni secondo. Io sono così bella e giovane e devo subire questo schifo». Al che, Giacomo il principe, avvampando anche nei polpastrelli, replicò ansimante: «Scusa, sarò profondo con le scuse. Lunedì mattina vado in banca e pago la macchina, l'affitto è pure pagato, sarò un pezzo di merda ma ti amo. Tu sei un fiore». Un nobile tutto di un pezzo, flangar et flectar insieme, va da sé che il Linguaglossa si è ritrovato con il portafoglio, pur se in coccodrillo, svuotato, altri debiti da saldare, mentre la bionda lo tampinava con altre richieste.

Alla fine il principe non ce l'ha più fatta, ha raccolto gli ultimi e si è rivolto al penalista Armando Fergola, l'avvocato ha avviato la denuncia per circonvenzione di incapace, indebito utilizzo di carte di credito e manipolazione mentale. Si andrà in tribunale, Tanya dovrà dire se siano stati commessi atti illeciti, se lei abbia approfittato di lui. La passione prende al cervello e questo va in corto circuito. Basta cambiare l'accento su circuito e si comprende il finale. Tony Damascelli

Dagospia il 10 gennaio 2022. Riceviamo e pubblichiamo: Spettabile Redazione, la presente in nome e per conto del Principe Giuseppe Bonanno di Linguaglossa per richiederVi di voler cortesemente ed urgentemente rettificare gli articoli da Voi pubblicati in merito alla vicenda del sig. Giacomo Bonanno di Linguaglossa. Mi corre l’obbligo di segnalarVi che, alla data odierna, il 17° Principe di Linguaglossa, Barone del Maeggio e Della Delia è solo ed esclusivamente Don Giuseppe Bonanno, nato a Roma nel 1940, Cavaliere di Gran Croce di One e Dev. SMOM, Ambasciatore di rango SMOM, Cavaliere del Reale ed Illustre Ordine di San Gennaro i cui figli sono Donna Elena (sposata a Vienna nel 2011 con Alexander zu Schwarzenberg) e Don Michele Bonanno di Linguaglossa. Il sig. Giacomo Bonanno, facente parte di un ramo cadetto di detta famiglia, non è quindi, il Principe di Linguaglossa né, tantomeno, può fregiarsi di detto titolo. Alla luce di quanto testé esposto, quindi, rimango in attesa di vostra cortese ed urgente rettifica, certi che comprenderete il gravo danno all’immagine provocato al mio assistito da detta vicenda. Cordiali saluti, Avv. Giulia Leoni

Ilaria Sacchettoni per corriere.it domenica 24 Luglio 2022. 

Colpo di scena nella vicenda giudiziaria relativa alla relazione fra Giacomo Bonanno di Linguaglossa e Tanya Yashenko. Lui aveva denunciato di essere stato circuito dalla ragazza Tanya Yashenko, l’amante del principe Giacomo Bonanno di Linguaglossa , dovrà stare lontana da lui di almeno 200 metri. E non dovrà parlarci al telefono.  

Così ha deciso un gip del tribunale di Roma. La vicenda è nota benché segnata da alti e bassi e da una qualche confusa ricostruzione da parte dei due protagonisti. Era la storia d’amore del principe e della sua compagna di 18 anni più giovane. 

Il principe e la modella fra amore, regali costosi, liti e querele

Lui l’aveva denunciata per avergli sottratto soldi e beni. Lei aveva contrattaccato: “ma cosa hai fatto? gli ha gridato contro la bielorussa Tanya Yashenko, 35 anni, appena saputo di essere stata denunciata dal principe con l’accusa di avergli sottratto centinaia di migliaia di euro tra una Mercedes regalata, oltre 80 mila euro in bonifici, un B&B acquistato a nome di lei e viaggi pagati, tutto sfruttando la fragilità esistenziale del nobil uomo,certificata da uno psicologo, dopo il divorzio.  

Lui oggi descrive sé stesso in quei due anni di relazione «incapace di intendere» a causa del suo amore e dunque circuito da lei. In seguito tra rappacificazioni e liti, distinguo e offese la vicenda era andata avanti e l’inchiesta aveva fatto il suo corso. Si conoscono il 23 ottobre 2019 a un galà di moda. Insieme hanno la passione per i viaggi, lui per rango (è membro della nobile stirpe Bonanno di Linguaglossa) lei per lavoro (travel journalist, si definisce su Instagram), parlando italiano, inglese, tedesco e russo.  

Lei, seppure impegnata in un’altra storia, è subito attratta da lui. In poco tempo Giacomo e Tanya fanno coppia fissa. Non c’è luogo che sia precluso al loro amore, fino alla lite. E alla decisione del gip che mette il punto alla frequentazione.

Filippo di Belgio. Francesco De Remigis per "il Giornale" il 7 gennaio 2022. Dal suo bell'appartamento londinese, torna a far parlare di sé la 65enne principessa Marie-Esméralda del Belgio, zia dell'attuale re Filippo, e oggi opinionista a tempo perso del Brussels Times (un bimestrale rivolto agli expat). Stavolta non c'entra il regale piglio con cui si scagliò nel 2019 contro il riscaldamento globale: quando si era fatta arrestare a Londra in un sit-in con il movimento per il clima ExtinctionRebellion. Oggi se la prende con la sua famiglia, tacciata di non aver fatto abbastanza per farsi perdonare le atrocità coloniali dei secoli scorsi in Congo. Vuole quindi, lei, assumersi la «grande responsabilità» nell'unirsi «al crescente numero di belgi che stanno infrangendo il tabù». Quale? Quello sempre più di tendenza della rimozione delle statue in nome di un antirazzismo iconoclasta. 

Mercanti di schiavi, generali sudisti o sindaci sceriffi. Nel caso belga, il mirino della Cancel culture punta su Leopoldo II, già vandalizzato in un parco di Ixelles. E su altre statue che «glorificano i suprematisti bianchi che hanno seminato la morte», scrive Esméralda. Da attivista per il clima a paladina della controversa battaglia che a varie latitudini, da New York a Parigi fino a Londra, ha già visto cadere statue di Cristoforo Colombo, Napoleone, Winston Churchill, sfregiate e in alcuni casi barbaramente abbattute, la principessa parla di atti di «rabbia comprensibile». 

E accusa direttamente i reali di non aver rimosso le opere che esaltano il sovrano che regnò dal 1865 al 1909. Chi non rinnega il monarca è un razzista. Vero è che Leopoldo II aveva di fatto trasformato il Paese africano grande 77 volte il Belgio in una sorta di proprietà privata. «Era anche il mio prozio», scrive Esméralda per rinforzare l'invito a cancellare Leopoldo II dalle strade di Bruxelles (Anversa lo ha già fatto): e che il monito venga dall'interno dei reali ne amplifica il messaggio. 

A chiedere di togliere tutte le statue di Leopoldo II dallo spazio pubblico è anche Pierre Kompany, diventato nel 2018 il primo sindaco nero del Paese: «Avrebbero dovuto essere rimosse molto tempo fa, prima delle proteste di Black Lives Matter», ha scritto puntando i radar sulla grandiosa statua del monarca a cavallo accanto al Palazzo Reale di Bruxelles. «Come pensate si sentano i belgi di origine congolese?». Ma il principe Laurent «non vede» proprio come Leopoldo II possa «far soffrire le persone» in Congo. 

Il dibattito è aperto. Esmeralda chiede pure «la fine della propaganda». Di riconsiderare cioè le lezioni di storia su quel periodo, risarcendo il Congo dopo scuse formali. «Dobbiamo insegnare a scuola che la ricchezza e i grandi edifici del Belgio sono stati finanziati dalla vendita di avorio, caucciù e dal saccheggio del legno» scrive chiedendo al governo di fare autocritica sul colonialismo. 

Proprio mentre in prestigiose università d'Europa, da Oxford a Science Po, cresce la tendenza a imporre la censura, favorendo forme di ostracismo verso chi non si adegua alla «cultura della cancellazione» soprattutto in Francia. Sul Figaro, appena tre giorni fa, otto studenti iscritti in diverse accademie dell'Esagono hanno lanciato «un'allarme sui pericoli della Cancel culture di un'enclave intellettuale fuori dal mondo che vuol dettare legge su tutto». 

Ripercorrendo i casi più recenti, i laureandi spiegano che in Francia «chiunque si rifiuti di sottomettersi ai dogmi decolonialisti, filo-Lgbt e anti-sessisti viene insultato e redarguito» quando non sospeso dall'insegnamento. Poi il monito: «Le derive che osserviamo all'interno delle Science Po di Francia si diffonderanno presto dappertutto».  

La brama di cancellare le tracce di un certo passato sembra aver già contagiato il Belgio. Se re Filippo, in occasione dei 60 anni dell'indipendenza del Congo, ha espresso «dispiacere» per le ferite africane, ed è stata creata anche una commissione parlamentare ad hoc sull'inglorioso Leopoldo II, Esméralda trancia di netto la diplomazia: «Passi importanti, ma non bastano». Meglio «decolonizzare» strade e piazze assecondando la furia del politically correct.

La principessa Delphine ricorda il primo incontro col fratellastro, re Filippo del Belgio. Vanityfair.it il 6/2/2022.  

L'idea di un incontro faccia a faccia con un re può causare agitazione. Se poi il re è il tuo fratellastro, che vedi per la prima volta, allora è davvero difficile controllare le emozioni. Così almeno accadde a Delphine Boël, 54 anni il prossimo 22 febbraio, figlia illegittima di Alberto II del Belgio che ora, in una nuova puntata del documentario sulla sua vita - dal titolo Delphine: mijn verhaal (Delphine: la mia storia) - ha raccontato il primo incontro con il sovrano in carica Filippo. Un faccia a faccia che avvenne il 9 ottobre 2020, due settimane dopo che la Corte d’appello di Bruxelles aveva conferito all'artista il titolo di principessa e nove mesi dopo che, sempre per sentenza dei giudici, era diventata ufficialmente la quarta figlia di Alberto II. 

Dopo quel primo incontro, il re Filippo e la principessa di Saxe-Cobourg si limitarono a rilasciare una breve dichiarazione congiunta e a pubblicare una foto sorridenti, uno accanto all’altra. 

Ma ora Delphine Boël ha voluto ricordare quel momento speciale, confessando l’emozione e i turbamenti che l'accompagnarono. I due si sono visti nel castello di Laeken: «Ero agitatissima. Invece è stato tutto fantastico e molto divertente, sono rimasta positivamente sorpresa dal carattere di Filippo», ha svelato. «Lui è il re, quindi non poteva essere totalmente rilassato», ha poi ammesso l’artista, «ma sembrava sentirsi a suo agio con me e penso che fosse molto sincero. Abbiamo avuto un’ampia conversazione sulle nostre vite e sugli interessi comuni». La principessa ha anche svelato di essere stata poi invitata dal padre Alberto II e dalla moglie, la regina Paola, a un incontro in cui «l’energia era davvero buona». Delphine ha ammesso che, dopo una vicenda così travagliata, il rapporto con la famiglia reale non si è normalizzato, ma sembra essere sulla buona strada: «È un lieto fine per questa storia. Questo legame «continuerà a svilupparsi in un contesto familiare», nella sfera privata. 

Solo tre giorni prima di incontrare Filippo, Delphine aveva tenuto una conferenza stampa, accompagnata dai suoi avvocati, in cui si era mostrata felice per il riconoscimento del titolo di principessa ma non era riuscita a trattenere le lacrime ricordando la complicata e infinita battaglia processuale che aveva affrontato per farsi riconoscere da Alberto II. La vita di Delphine, come avevano spiegato i suoi legali, «a causa di questa ricerca di identità è stata un lungo incubo».

Delphine sapeva di essere figlia da Alberto II da quando aveva 17 anni. E più volte aveva cercato di contattare il padre, ma senza successo. Per diventare ufficialmente la quarta figlia di Alberto II, ha dovuto affrontare sette anni di battaglie legali (e quasi quindici di trattative private). Nel 2020 l’ex sovrano è stato obbligato dalla Corte d’appello di Bruxelles a rendere pubblici gli esiti del test del Dna. Quegli esami hanno confermato che Delphine è proprio la figlia di Alberto. Frutto di un amore clandestino ventennale fra lui, sposato dal 1958 con Paola Ruffo di Calabria (dall’unione sono nati tre figli, Philippe, Astrid e Laurent), e la baronessa Sybille de Selys Longchamps, moglie del gentiluomo Jacques Boël. 

Nella prima delle tre puntate del documentario sulla sua vita, Delphine ha ricordato il primo incontro con il padre biologico, che avvenne nel castello di Laeken nell'ottobre 2020. Secondo le parole dell’artista, oggi destinata ad ereditare un ottavo del patrimonio dell’ex sovrano, Alberto la «derise» dicendole: «Ah, visto che non sta andando bene come artista, hai bisogno di un po’ di attenzione». Delphine si sentì «schiacciata» e non poté trattenere «le lacrime».

La principessa ha anche raccontato di aver vissuto un'adolescenza difficile, segnata dall'anoressia, a causa dei profondi turbamenti legati al padre. Alta 1 metro e 74, a 15 anni era arrivata a pesare solo 30 chili: «Ero quasi morta. I medici avevano detto a mia madre che il mio cuore non ce l’avrebbe fatta». Oggi, a quasi 54 anni, con un marito accanto, due figli e un titolo di principessa, la vita di Delphine Boël sembra avere preso finalmente la strada della serenità.

I Grimaldi. Charlène e Alberto di Monaco, l'amore torna con un bacio in Norvegia. La coppia reale monegasca, in visita ufficiale con i figli, colta in un momento di tenerezza coniugale. La Repubblica il 23 Giugno 2022.

Dopo anni di tensioni, silenzi, smentite formali che non convincevano gli osservatori della real coppia di Monte Carlo, arriva il gesto più semplice e naturale tra marito e moglie: un bacio.

E' un bacio insolito, considerata la situazione, quello immortalato dai fotografi tra il monarca, re Alberto II di Monaco e Charlène Wittstock, sua moglie. I reali infatti non si scambiano solitamente effusioni in pubblico. 

Lui l'abbraccia tenendola stretta a sè, lei chiude gli occhi baciando il marito, mentre sono in visita in Norvegia, accompagnati dai gemelli nati dalla loro unione. Alberto di Monaco è stato a Oslo per inaugurare una mostra dedicata al suo antenato, il principe Alberto I, al museo Frammuseet, accompagnato dalla moglie Charlène, dai loro figli e dal principe ereditario Haakon di Norvegia. La famiglia di Monaco è stata quindi invitata a condividere un pranzo privato con il re Harald e la regina Sonja. 

Un deciso cambio di rotta per la coppia, dopo i lunghi mesi della malattia di Charlène, che per quasi un anno ha vissuto lontana dalla famiglia a causa delle conseguenze di un infezione causata da un'operazione maxillo facciale.

Dopo essere rientrata a Monaco, Charlène ha trascorso ancora qualche mese ricoverata per ristabilirsi pienamente dopo la malattia, mentre le voci sulla separazione si rincorrevano, e i "bene informati" parlavano di un patto per mantenere un matrimonio di facciata e crescere i figli.

Al rientro, le prime uscite di Charlène sono state osservate con attenzione. Dopo il Grand Prix di Monaco, dove la principessa ha contratto il Covid, la successiva uscita è stata al Festival della Tv di Montecarlo, importante evento che la principessa ha presenziato indossando un vistoso abito verde e apparendo piuttosto serena al fianco di Alberto.

Gian Luca Bauzano per corriere.it il 23 giugno 2022.

Trasferta di Stato all’estero in Norvegia diventata subito occasione per far vedere al mondo che i regnanti del Principato di Monaco Alberto e Charlène sono una coppia felice e riappacificata. Messaggio lanciato attraverso un bacio sulle labbra, immortalato dai fotografi.  

Ma la sequenza di immagini, rivela un bacio più d’occasione che d’amore. Quasi fraterno. Le labbra si toccano sfuggenti, le espressioni tradiscono imbarazzo e tensione. Volti contratti e immediato segue un abbraccio fraterno. Piuttosto di quello che dovrebbe essere quello tra i partner di una coppia affiatata, tra un marito e una moglie sereni.

L’occasione è stata il viaggio in Norvegia per l’inaugurazione della mostra dedicata al uno dei predecessori sul trono del Principato dell’attuale regnante, ovvero Alberto I noto esploratore: questi proprio nella Norvegia trovò il terreno fertile per le sue ricerche. Questo è il primo viaggio ufficiale importante che vede Alberto, Charlène e i gemelli Jacques e Gabriella assieme. La visita dei principi monegaschi è stata annunciata dalla corte di Olso ancor prima che la principessa Charlène facesse sapere di essersi negativizzata dal Covid. Subito dopo la guarigione le apparizioni nel Principato alla processione del Corpus Domini e all’apertura del Festival della tv di Montecarlo. Ora si attende la sua presenza al Ballo della Rosa e della Croce Rossa.

Riguardo al look scelto, anche Charlène di Monaco segue la tendenza “lanciata” dalla duchessa di Cambridge di indossare tailleur pantalone per visite ufficiali durante il giorno. Kate di Cambridge recentemente ha scelto un total look bianco di Alexander McQueen, Charlène per la visita in Norvegia un total look nero. 

Perfetto come look da giorno per presenziare all’inaugurazione della mostra al Fram Museum di Oslo e dal titolo: «Sailing the Sea of Science, Scientist and explorer. Prince Albert Ier and the early norwegian exploration of Svalbard», evento che si inquadra all’interno delle manifestazioni per il centenario dalla scomparsa di Alberto I di Monaco. L’invito a Palazzo Grimaldi era giunto da re Harald V di Norvegia e dalla consorte la regina Sonja. L’inaugurazione ha visto oltre ai principi monegaschi con i figli anche l’erede al trono norvegese il principe Haakon. 

Roberta Mercuri per vanityfair.it il 6 giugno 2022.

Non c'è pace per la principessa Charlène di Monaco, che ora è risultata è positiva al Covid. Dopo l'infezione alle vie respiratorie che l'ha tenuta lontana da Monaco per mesi costringendola a vari interventi chirurgici (e alimentando le voci che davano per spacciato il matrimonio con Alberto II) l'ex nuotatrice lo scorso marzo era finalmente tornata a casa. 

E nei giorni scorsi più volte l'abbiamo vista in pubblico, serena e sorridente, con il marito e i due figli, i gemelli di sette anni Jacques e Gabriella. 

Prima All'E-Prix di Montecarlo, poi al Tournoi Sainte Dévote de Rugby, infine al GP di Monte Carlo. E forse proprio lì ha contratto il Covid. Le condizioni di Charlène, come fa sapere il comunicato diramato da Palazzo Grimaldi, «non sono preoccupanti».

Tuttavia i sudditi monegaschi sono in ansia, perché sanno che la principessa non ha ancora recuperato in pieno le sue forze. Lo ha ammesso lei stessa in una recente intervista a Monaco Matin: «La mia salute è ancora fragile e non voglio andare troppo veloce. La strada è stata lunga, difficile e molto dolorosa». 

I primi sintomi del Covid sono comparsi sabato, per questo la moglie di Alberto si è sottoposta a un tampone che è poi risultato positivo. Ora dunque dovrà rimanere in isolamento per alcuni giorni, lontana (di nuovo) dalla famiglia e ovviamente da tutti gli impegni ufficiali.

Tra questi la «Riviera Water Bike Challenge», un evento benefico organizzato proprio oggi 5 giugno dalla sua fondazione. Charlène, che in passato aveva vinto più volte la competizione, quest’anno aveva già deciso di non partecipare come concorrente, altro segno che la malattia l’ha minata nel fisico e che la ripresa è ancora lontana. Ora il Covid l'ha costretta a guardare la gara da casa. 

Come se non bastasse, la sua nuova scomparsa dai riflettori rischia di riattizzare le voci che da oltre un anno danno per imminente il divorzio dal marito. Da ultimo si è persino detto che la principessa sarebbe imprigionata nel matrimonio con Alberto per via di un contratto milionario.

L'ex nuotatrice a proposito di tutti questi rumors per mesi non detto una parola. Ma lo scorso maggio ha rotto il silenzio. Mostrando tutto il suo disappunto: «Vogliamo parlare del mio divorzio, della mia casa in Svizzera? È deplorevole che certi giornali vendano falsità del genere sulla mia relazione, sulla mia vita», ha detto la principessa in un'intervista a Monaco Matin. 

Precisando che anche quando era lontana da casa - prima bloccata in Sudafrica dalla malattia, poi in convalescenza in una clinica Svizzera - ha sempre potuto contare sull'appoggio del marito:  «Alberto è stato di grande supporto». 

Ora un'altra tegola mina la salute di Charlène. Costringendola a stare lontana, di nuovo, dal marito e dai figli a cui si era finalmente ricongiunta solo lo scorso marzo dopo mesi di calvario.

Charlene di Monaco rompe il silenzio: "Strada lunga", malattia inconfessabile. Libero Quotidiano il 31 agosto 2022

Charlene di Monaco prova a rimettersi in sesto dopo la brutta infezione che l'ha colpita a naso, orecchie e gola nei mesi scorsi, costringendola a trascorrere un lungo periodo di tempo in Sudafrica per le cure necessarie. Cui poi è seguita la lunga convalescenza in una clinica svizzera. "Ho passato un periodo difficile, ma ho avuto la fortuna di essere sostenuta e amata da mio marito, dai miei figli e dalla mia famiglia", ha raccontato alla rivista sudafricana News 24.

Charlene, che ha trascorso molto tempo lontana dai figli Jacques e Gabriella proprio a causa delle sue condizioni di salute, adesso è decisa a recuperare. "La mia vita quotidiana ora ruota attorno ai miei figli", ha detto. Sulle sue condizioni attuali, invece, ha preferito non sbilanciarsi troppo: "Mi sento molto più forte fisicamente. La strada è stata lunga, difficile e dolorosa. Non voglio andare troppo veloce, ma oggi mi sento più tranquilla".

Infine la principessa ha rivelato che la sua profonda religiosità l'ha aiutata nei momenti più difficili: "Sono profondamente cristiana", ha detto. Ricordiamo infatti che Charlene si è convertita dal protestantesimo al cattolicesimo per sposare il principe Alberto. "La fede mi ha guidato nei momenti difficili della mia vita", ha continuato la principessa. Che poi, facendo riferimento alla recente visita a papa Francesco in Vaticano, ha detto: "È stato un onore e un privilegio".

La principessa Charlene rompe il silenzio: "Sono ancora fragile". Francesca Rossi il 25 Maggio 2022 su Il Giornale.

A margine della Montecarlo Fashion Week la principessa Charlene ha rilasciato delle dichiarazioni sorprendenti sul suo stato di salute e sul suo matrimonio.

Finalmente Charlene ha infranto il muro di silenzio che la circondava. Nei mesi scorsi abbiamo letto le interviste di Alberto II a Monaco Matin e al People, i comunicati ufficiali sulle condizioni della principessa, ma finora non avevamo mai sentito i suoi commenti sull’intera vicenda che da più di un anno a questa parte occupa le pagine dei tabloid. La voce che tutti aspettavamo si è fatta sentire alla Montecarlo Fashion Week, smentendo il gossip su un possibile divorzio e sulla presunta fuga in Svizzera.

“Il cammino è stato doloroso”

La principessa Charlene vuole mettere un punto sul mistero che la circonda da oltre un anno. Lo fa con la grazia che le è propria, in poche semplici frasi attraverso le quali rivela la sua vulnerabilità. Non scende nei dettagli, fa comprendere con gentilezza che la sua vita privata appartiene solo a lei, ma nello stesso tempo ci tiene a far chiarezza. Intervistata da Nice Matin a margine della Montecarlo Fashion Week, in programma dal 23 al 27 maggio 2022, la principessa racconta qualche dettaglio sul suo stato di salute: “Ѐ ancora fragile e io non voglio andare troppo veloce. Il cammino è stato lungo, difficile e molto doloroso” e aggiunge: “Le mie priorità sono i figli, mio marito, la mia salute”.

Da notare l’ordine di apparizione delle cose che contano per Sua Altezza Serenissima: Jacques e Gabriella sono al primo posto e subito dopo il matrimonio. Charlene mette se stessa dietro alla sua famiglia o, almeno, è ciò che sembra di intuire dal suo commento. Alla fine dell’intervista la principessa dedica parole affettuose al marito: “Alberto mi ha sostenuto enormemente, ha fatto di tutto per proteggere me e i nostri figli. Sono felice di essere tornata a Monaco, dalla mia famiglia. E grata a chi mi ha sempre mandato messaggi positivi e calorosi quando ero lontana”.

Solo “rumeurs”

Sua Altezza Serenissima risponde anche alla domanda più fastidiosa, quella “da un milione di dollari”, come si dice. “Ha intenzione di parlare delle voci sul divorzio o su quelle sulla mia nuova casa in Svizzera?”, le viene chiesto. Charlene non ha esitazioni: “È spiacevole che alcuni media spaccino questi rumeur sulla mia vita, sulla mia coppia. Noi siamo esseri umani come tutti e come tutti abbiamo emozioni e fragilità”. Ecco cosa sarebbero per Charlene le notizie che da mesi si rincorrono sui giornali: “rumeur”, “pettegolezzi”. Alla principessa è bastato un minuto per cancellare mesi di enigmi. Ora bisognerà vedere se queste dichiarazioni basteranno a placare la stampa, oppure se emergeranno altre novità. Di certo nulla di tutto ciò che è stato scritto su Charlene è stato provato al di là di ogni ragionevole dubbio.

Ѐ notevole, poi, il fatto che la moglie di Alberto II non nasconda la sua sofferenza dietro a un sorriso. Ora che si sente un po’ più forte parla in modo schietto, infrangendo il tabù della principessa sempre felice, lontana dagli affanni del mondo. Anzi, ci ricorda che anche i royal sono esseri umani. Durante l’intervista Charlene parla anche della figlia, Gabriella, che è salita sulla passerella con lei: “Gabriella non era per niente nervosa, anzi era divertita. E quando è andata in scena avrebbe potuto fare uno show”. Entrambe hanno indossato i magnifici abiti del designer sudafricano Terrence Bray (che disegnò anche l'abito da cerimonia nuziale della principessa) e premiato lo stilista saudita Abdul al-Romaizan, fondatore del marchio "Ramzen" (con sede a Milano e creazioni Made in Italy).

Charlene ha scelto per l'occasione anche un paio di orecchini e un anello Repossi e scarpe Weitzman. La gioia di essere di nuovo con la figlia è evidente anche nell’ultimo post Instagram di Sua Altezza Serenissima. Una foto che la ritrae con la bambina poco prima dell’evento, accompagnata da una didascalia molto tenera: “Ho amato ogni istante della preparazione della mia Principessa per il suo primo evento ufficiale. Non vediamo l'ora di trascorrere una bella serata ai premi della moda”.

"Charlene e Alberto sono separati". Ma ecco perché il divorzio è un tabù. Francesca Rossi il 30 Aprile 2022 su Il Giornale.

Il matrimonio di Alberto e Charlene non esisterebbe più da tempo, ma il principe non divorzierà per evitare uno scandalo.

La principessa Charlene è tornata nel Principato di Monaco, ma i dubbi sul suo futuro a corte e sul matrimonio rimangono. Sembra che Sua Altezza Serenissima non riesca a rimanere più di qualche giorno a Palazzo. La sua inquietudine non ha ancora e forse non avrà mai una spiegazione. Intanto le voci di una separazione da Alberto II si moltiplicano, si fanno sempre più insistenti, al punto da far ritenere che non basti un ritorno in pubblico della principessa e forse nemmeno nuove smentite.

Quei ritorni mai definitivi

Alberto e Charlene non sarebbero più una coppia da molto tempo, benché non vi siano state, per il momento, dichiarazioni ufficiali da Palazzo Grimaldi. Due particolari saltano all’occhio nella strana storia di Charlene: il primo riguarda l’ipotesi della separazione, evidenziata dalla stampa fin dall’inizio del mistero, quando la principessa era ancora in Sudafrica a lottare contro un’infezione otorinolaringoiatrica. “Charlene e Alberto II di Monaco sono sull’orlo del divorzio?”, titolò Madame Figaro. Il giornale tedesco Bunte sostenne addirittura che la principessa stesse cercando una casa a Johannesburg e il Paris Match scrisse: “La grande amica di Charlene, la ricca imprenditrice Colleen Glaeser, la sta aiutando a creare un’impresa per gestire le sue fondazioni direttamente dal Sudafrica”. Ipotesi, queste ultime, mai concretizzate. La seconda riguarda i due ritorni a Palazzo di Charlene, il primo avvenuto l’8 novembre 2021, il secondo il 12 marzo 2022. In entrambi i casi il rientro sembrava definitivo, invece così non è stato. Lo scorso novembre, infatti, Charlene sarebbe stata ricoverata nella clinica svizzera Kusnacht Practice per completare le cure iniziate in Sudafrica. Nel marzo 2022 la principessa sarebbe fuggita in Corsica, in vacanza (benché all’inizio si ventilò la possibilità che potesse essere tornata in Svizzera per dei controlli di routine). In tutti e due i casi Charlene sarebbe rimasta a casa solo pochi giorni. Questi due particolari, da soli, non provano nulla, ma alimentano i dubbi.

Ipotesi separazione

I commenti degli insider non hanno fatto altro che creare ulteriore confusione. Nel periodo in cui Charlene era ancora in Sudafrica, nell’agosto 2021, la cugina di Grace Kelly, Christa Mayrhofer-Dukor, lanciò l’affondo: “Mi ha soltanto accennato che il matrimonio è in una fase molto, molto difficile. Con Charlène sono in una fase di allontanamento, non soltanto fisico. Se ripenso al tono di voce che aveva Alberto, credo che arriveranno presto al divorzio. Quei due si sono allontanati nella vita quotidiana, lei va per la sua strada, lui ha scelto la sua.…Francamente avevo già una sgradevole impressione, ossia che Alberto non andasse più d’accordo con Charlène, che non ci si trovasse più bene. Secondo me, si potrebbe arrivare presto al divorzio. Se ci penso bene, Alberto me lo ha accennato, diciamo così, tra le righe…”. Inoltre, quando la principessa lasciò il Palazzo, lo scorso novembre, pochi giorni dopo il suo rientro, la cognata Chantell Wittstock puntualizzò che aveva trascorso i pochi giorni a Monaco in un appartamento di due stanze, situato sopra una cioccolateria. Infine aggiunse: “Non sappiamo ancora cosa farà. Probabilmente farà la pendolare tra l’appartamento e il Palazzo…vedremo dove si sistemerà. Ma sarà con suo marito e i suoi figli. Si sta ancora riprendendo e questo non accade in una notte”. Chantell non spiegò per quale ragione la principessa avesse scelto di non risiedere a Palazzo e alla domanda se ci fosse crisi in casa Grimaldi, disse solo: “Non posso commentare. Ma è tornata a Monaco con suo marito e i suoi figli, il che dovrebbe dire tutto”. Invece sembra di no, visto che sono trascorsi altri mesi dominati da notizie contrastanti e nello steso frangente una fonte disse a Voici: “Charlene ha retto una settimana a Monaco, ma ogni volta che mette piede nella Rocca subisce pressioni. Questi mesi in Sudafrica le sono serviti per comprendere che non ha più voglia di sottostare a pressioni. Ha deciso di separarsi da tutte le persone tossiche…”.

Separazione sì, divorzio no

La voce di una presunta separazione tra la principessa Charlene e Alberto II è tornata a farsi sentire, in maniera più prepotente, dopo il secondo rientro della principessa a Monaco, lo scorso marzo. “La convalescenza ha fatto prendere a [Charlene] consapevolezza che non vuole più tornare alla sua vecchia vita…si sente ormai abbastanza forte da imporre le proprie scelte e, così, ha posto una condizione: non vivere più a Palazzo, teatro di troppe delusioni”, ha rivelato una fonte a Voici, continuando: “Per la prima volta Charlene ha pronunciato la parola ‘divorzio’, una cosa impensabile per [Alberto]. È disposto a tutto pur di non arrivare a questo e [la principessa] lo sa molto bene”. Per questo il principe Alberto avrebbe concesso alla moglie di vivere a Roc Agel, la residenza estiva dei Grimaldi che Ranieri di Monaco regalò alla famiglia nel 1957. L’unico modo per evitare lo scandalo di un divorzio. Ma non sarebbe più facile, per entrambi, divorziare, piuttosto che indossare una maschera e recitare una commedia? Una domanda simile non tiene conto della storia e della complessità del mondo royal, legato a filo doppio con l’immagine che esprime potere e credibilità. Lo spiega bene Vera Dillier, amica di Alberto II, che ha sorpreso tutti raccontando al settimane Oggi: “Nel Palazzo non è un segreto per nessuno che siano separati. Un rapporto stretto o un grande amore non è mai esistito fra di loro. Sulla Rocca si dice che Charlene apparirà ogni tanto a qualche evento pubblico, a dimostrare che tutto va bene. Insomma, si cerca di salvare le apparenze” perché “a quei livelli non si divorzia. Ci sono solo poche eccezioni, come il principe Carlo con Diana…Così il principe mette a sua disposizione la residenza di Roc Agel e per lui la questione è chiusa”.

L’importanza delle foto

Nell’enigma Charlene grande rilievo hanno avuto le fotografie. Quelle che abbiamo visto, ma soprattutto quelle che non abbiamo visto o che…crediamo di aver visto. Partiamo proprio da questi ultimi due ultimi casi. Non abbiamo visto foto di Charlene dal suo primo rientro, a novembre 2021, fino alla Pasqua 2022. O meglio, l’8 novembre, appena arrivata nel Principato, la principessa si è lasciata fotografare, ma sempre portando la mascherina. Poi più nulla. Un’apparente stranezza che ha fatto addirittura pensare a un intervento chirurgico finito male. Poi crediamo di aver visto, alla fine di marzo 2022, Sua Altezza Serenissima all’aeroporto di Nizza, in partenza per la Svizzera. Però non abbiamo garanzie che si trattasse di lei. La foto era sfocata. Inoltre a questa indiscrezione si è sovrapposta la notizia di una presunta partenza di Charlene per la Corsica, accrescendo di nuovo la confusione. Tuttavia alla fine due belle foto, ben nitide, sono arrivate sui profili di Charlene e del Palazzo per Pasqua 2022. La principessa appare quasi ristabilita. Il suo volto tranquillo fa dimenticare le voci del pauroso dimagrimento, conseguenza della malattia, che l’avrebbe portata a pesare 46 chili. Sono lontani anche gli scatti pubblicati sui social il 25 agosto 2021, insieme alla famiglia e l'immagine del 2 ottobre 2021, in cui la principessa pareva l’ombra di se stessa. Tutto risolto? No.

Quel che dicono le foto

Gli esperti di linguaggio del corpo hanno portato alla luce dei possibili significati nascosti nelle fotografie pubblicate dai Grimaldi a Pasqua 2022. Le immagini sono 3, ma in una Charlene, il marito e i figli compaiono di spalle, seduti in chiesa, una posa che non ci aiuta a capire i loro rapporti. Le altre due, invece, sono molto interessanti. I principi e i loro bambini sono seduti in giardino, vicini, in un’atmosfera rilassata. Secondo l’esperta di linguaggio del corpo Judi James, però, ci sono alcuni elementi che stonano in questo quadretto familiare: “Il linguaggio del corpo di Alberto appare rigido, dal suo sorriso incongruente alla sua posizione del corpo, in parte inginocchiata, in parte eretta e il suo petto leggermente gonfio vuole segnalare resilienza e forza”. Il principe sembra un po’ goffo e l’esperta fa notare un dettaglio: “La sua mano destra raggiunge [la schiena] della moglie senza toccarla, ma la mano sinistra si posa con decisione sulla spalla del figlio in un gesto di rassicurazione”. Charlene mostra un “legame affettuoso” con Gabriella, guardandola e stringendola a sé. “Sono rilassate insieme, in un abbraccio amorevole…la figlia sembra felice delle coccole”. Judi James ha anche spiegato: “La posizione tesa di Alberto e l’espressione del viso suggeriscono un desiderio di segnalare forza e mostrarsi come il protettore della sua famiglia”. I principi appaiono lontani tra loro, ma l’amore per i figli non è in discussione.

Come andrà a finire?

Se venisse confermata la versione della Dillier, rivedere Charlene in pubblico, che sia per il Gran Premio di Formula 1, il 28 e 29 maggio 2022 nel Principato, o per la regata “Riviera Water Bike Challenge”, che partirà il prossimo 5 giugno dallo Yacht Club di Monaco, non ci aiuterà a capire dove sia la verità. A questo punto qualcuno potrebbe chiedersi se la malattia che ha tenuto lontana la principessa da casa per circa 8 mesi fosse una scusa. Non abbiamo evidenze che possano portarci in questa direzione. Per dirla tutta sembra improbabile che l’infezione, le operazioni, il collasso di Charlene siano stati una bugia. Non avrebbe senso. Anche perché l’assenza della principessa, seppur per motivi di salute, ha comunque alimentato il gossip. Alberto II ha dovuto smentire più volte le ricostruzioni dei giornali (anche quella di una separazione imminente). Non sarebbe così strano pensare che l’infezione si sia sommata a una presunta crisi coniugale in corso di cui ignoriamo le cause. Di ipotesi e suggestioni ce ne sono tante, ma è impossibile andare oltre le mura di Palazzo Grimaldi. Abbiamo solo i comunicati, unica voce ufficiale. L’ultimo garantisce: “Le Loro Altezze Serenissime condividono con gioia le seguenti informazioni, in accordo con i medici. Visto che la sua guarigione è sulla buona strada [la principessa Charlene] proseguirà la sua convalescenza nel Principato…Le prossime settimane permetteranno alla Principessa di rimettersi ulteriormente in salute, prima di riprendere con gradualità i Suoi impegni ufficiali...”. Andrà a finire davvero così? 

Charlene e Alberto insieme in pubblico. Ma ecco cosa è successo dietro le quinte. Francesca Rossi il 6 Maggio 2022 su Il Giornale.

La principessa Charlene è tornata a partecipare a un evento pubblico, lo scorso primo maggio, ma alla stampa internazionale non è sfuggito il suo sguardo perso e il distacco dal principe Alberto.

La principessa Charlene è apparsa in pubblico per la prima volta dopo la malattia, sfoggiando persino qualche sorriso che i fotografi hanno prontamente catturato con i loro obiettivi. Il suo ritorno è ormai effettivo, ma per la stampa il lieto fine non è così scontato. Gli esperti hanno evidenziato l'atteggiamento distaccato tra i principi e i rumors non si fermano, nonostante le rassicurazioni di Palazzo Grimaldi.

Il primo evento pubblico dopo la malattia

Dopo 15 mesi di assenza (la sua ultima apparizione pubblica è datata 26 gennaio 2021, festa di Santa Devota) Charlene è tornata in pubblico, ai suoi doveri di principessa di Monaco. Sabato 30 aprile 2022 Sua Altezza Serenissima ha partecipato, con Alberto II e i gemelli Jacques e Gabriella, alla sesta tappa della gara automobilistica dell’E-Prix, svoltasi a Monaco. Finalmente insieme. Per l’occasione Charlene ha sfoggiato un tailleur pantalone Akris (tra i suoi brand preferiti), scarpe Louboutin e capelli biondo platino con un perfetto taglio pixie cut. Durante l’evento ha anche regalato al pubblico qualche sorriso disteso, benché lo sguardo malinconico che la contraddistingue, al punto da essere quasi un suo marchio di fabbrica, non sia affatto scomparso, anzi, sia stato messo in risalto dalla tonalità scura del trucco. Le fotografie hanno immortalato la coppia principesca mentre conversa tranquillamente, o abbraccia i bambini. Le immagini che tutti stavano aspettando. I segni della malattia sono quasi scomparsi sul bel viso di Charlene. La principessa, stando alle indiscrezioni, avrebbe persino rischiato di morire, ma ormai il peggio sembra passato.

Cosa ci dicono le foto?

I media non credono troppo nell’armonia familiare mostrata nelle foto del 30 aprile 2022. Al Daily Mail l’esperta di linguaggio del corpo Judi James ha spiegato che al sorriso di Charlene non corrispondeva uno sguardo sereno: “La mancanza di rispecchiamento di Charlene la fa sembrare emotivamente isolata, con lo sguardo molto triste o pensieroso”. Poi ha aggiunto: “L’espressione della bocca è asimmetrica, leggermente tirata verso l’angolo destro, ma in alcuni scatti l’angolo sinistro è piegato verso il basso”. Questo modo di porsi, dice l’esperta, “la fa sembrare distante dalla sua famiglia, benché sia vicino a loro e stia coccolando la figlia”. La principessa è alle spalle di Gabriella e le tiene le mani sul petto. Un gesto inequivocabile che, secondo la James, denota il grande amore che nutre per la bambina, la sua determinazione a “tenerla al sicuro, [farla sentire] amata, concentrando l’attenzione sul suo matrimonio e sull’anello di fidanzamento per enfatizzare il suo ruolo di moglie amorevole”. Questa posizione, però, suggerirebbe anche che la principessa voglia restare il più nascosta possibile, come se volesse proteggersi. Inoltre mancherebbe la complicità nella coppia. Alberto sorride, Charlene a tratti sembra assente: “Alberto cerca di apparire ottimista, salutando con la mano e sfoggiando un sorriso sociale, tutti gesti che Charlene non imita”. L’ultimo dettaglio riguarda il colore grigio del tailleur della principessa: una tonalità che comunica forza.

È tornato anche l’anello di fidanzamento

Judi James ha messo l’accento su un dettaglio fondamentale: “Tethys”, l’anello di fidanzamento di Charlene, anche lui finalmente riapparso dopo una lunga assenza. Si tratta di un diamante da 3 carati, taglio a pera, montato su una fascia d’oro grigio con altri tre diamanti più piccoli. Il principe Alberto lo commissionò nel 2010 alla gioielleria Repossi. Charlene lo indossa solo in occasioni veramente speciali e, a quanto pare, aveva preferito non portarlo con sé né in Sudafrica, né in Svizzera per motivi di sicurezza. La prolungata assenza dell’anello scatenò i pettegolezzi, suggerendo che Charlene non volesse più indossarlo perché in crisi con il marito, oppure che Alberto II le avesse imposto di lasciarlo a Palazzo, promettendole che l’avrebbe riavuto solo al suo ritorno. Ora il gioiello è di nuovo all’anulare sinistro della sua legittima proprietaria. Se volessimo pensare male, dovremmo credere che Charlene lo abbia indossato per ostentare una tranquillità familiare che, forse, non c’è. Poiché, però, non abbiamo conferme e prove di ciò, è giusto pensare anche bene, immaginando che la principessa abbia voluto mettere a tacere il gossip una volta per tutte.

“Un’immagine sbagliata”

A difendere la principessa Charlene, bollando come falsità tutte le notizie circolate su di lei e sul suo matrimonio nell’ultimo anno ci ha pensato la sua make up artist, la tedesca Loni Baur, conosciuta a Parigi. Intervistata da Bunte la Bauer ha dichiarato con fermezza: “Non mi piace leggere articoli negativi [sulla principessa Charlene], perché viene data di lei un’immagine sbagliata. È sottoposta a una pressione incredibile. È una madre amorevole, deve proteggere i suoi figli e la loro privacy e lo fa con umorismo e fascino”. Anche la make up artist sottolinea le “pressioni” che Sua Altezza Serenissima si troverebbe a dover fronteggiare a Palazzo, ma ne parla, o almeno questa è la sensazione, come fossero qualcosa di inevitabile a quei livelli (e in parte lo sono), ma che Charlene riesce a gestire benissimo.

Ancora misteri?

A questo punto potremmo scrivere la parola fine sul mistero Charlene. Un lieto fine. Lo abbiamo visto con i nostri occhi lo scorso 30 aprile. Eppure manca la certezza assoluta che apparenza e realtà coincidano. Ad alimentare i sospetti rimane l’eco delle affermazioni di Judi James e dell’amica del principe Alberto, Vera Dillier, che a Oggi ha dichiarato: “Nel Palazzo non è un segreto per nessuno che siano separati. Un rapporto stretto o un grande amore non è mai esistito fra di loro. Sulla Rocca si dice che Charlene apparirà ogni tanto a qualche evento pubblico, a dimostrare che tutto va bene. Insomma, si cerca di salvare le apparenze. A quei livelli non si divorzia. Ci sono solo poche eccezioni, come il principe Carlo con Diana…Così il principe mette a sua disposizione la residenza di Roc Agel e per lui la questione è chiusa”, anche perché “in questi ambienti, specie se si tratta di eredi al trono, i figli rimangono al padre. Sempre. Anche se ci fosse una battaglia giudiziaria, Charlene non la spunterebbe. Alberto è il sovrano e, seguendo la legge della casa reale, oltre che il contratto prematrimoniale, i figli rimarrebbero comunque a lui. Questo Charlene lo sapeva fin dall’inizio”. Non sappiamo se Charlene e Alberto siano ancora una coppia e nemmeno se la principessa viva a Palazzo. La Dillier ha parlato di Roc Agel, ma la cognata di Charlene, Chantell Wittstock, menzionò un famoso appartamento sopra a una cioccolateria. In assenza di prove possiamo solo appellarci alla versione ufficiale, secondo cui Charlene è a casa, felice insieme alla sua famiglia. Fine del mistero? Chissà.

Charlène di Monaco al primo evento dopo la malattia: le foto con i figli e il principe Alberto. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera l'1 maggio 2022.

Biondissima, serena con i figli Jacques e Gabriella e accanto a un sorridente principe Alberto, Charlène di Monaco sabato 30 aprile ha preso parte al primo evento dopo la malattia.

La mattina di Pasqua, il primo scatto della riconquistata normalità dopo la malattia. E della ritrovata bellezza con un inedito cortissimo biondo, il sorriso di prima. A Pasqua, quella fotografia della principessa Charlène finalmente serena e ristabilita dopo un anno pesante di interventi e cure, presentato dal Corriere della Sera poche ore dopo che era stato realizzato a Palazzo, raccontava una nuova Princesse de Monaco.

Sabato 30 aprile pomeriggio a Monaco, alla premiazione dell’E-Prix di Formula 1, la gara che si corre nel circuito cittadino del Principato, nel segno della sostenibilità, per Charlène un nuovo passo verso la normalità. La principessa ha premiato sul podio, incontrando e scambiando qualche parola con i vincitori.

Con lei sul palco d’onore, il principe Alberto II - sorridente, finalmente - con accanto i due figli i principini gemelli Jacques e Gabriella.

A Genova, esattamente una settimana fa, parlando con il Corriere il principe di Monaco era parso rilassato e sereno. Accolto alla manifestazione Euroflora per rendere omaggio alla rosa dedicata alla madre, ci ha detto quanto a distanza di 40 anni, mamma Grace continui a mancargli, confidando di parlare spesso pai gemelli Jacques e Gabriella di lei: «Oh sì ho spiegato loro dei ritratti e delle fotografie che vedono del Palazzo della nonna che non hanno mai conosciuto, Grace».

Il principe che a Genova ha ricevuto anche la cittadinanza onoraria ha detto di sentirsi anche un po’ italiano, in fondo i Grimaldi partirono proprio da Genova. «E’ così, c’è un legame»,ci ha detto Alberto parlando in italiano, lingua che parla bene oltre all’inglese della madre, al francese e al monegasco.

Dal 2011 la nuova Princesse del «Paese i cui confini son fatti di fiori» - come scrisse di Monaco, Colette - è Charlène. Una Charlène rinata dopo un anno difficilissimo. E dopo la prima foto una settimana fa, una principessa tornata finalmente a vivere la mondanità e la vivacità sportiva e glamour del Principato che di turismo vive.

Lo aveva promesso il Rocher quando a marzo la principessa era finalmente tornata a casa dal marito e dai gemelli, dopo una lunga convalescenza: «Appena sarà ristabilita la principessa tornerà volentieri a prender parte alla vita del Principato». Il giorno è adesso. Finalmente.

A marzo scorso l’annuncio del Rocher: «La principessa Charlène è a casa», dopo quasi un anno di assenza dal Principato. A casa con il principe Alberto, figlio della diva premio Oscar Grace Kelly e del principe Ranieri - che il 14 marzo avrebbe festeggiato 64 anni.

«In accordo con i suoi medici e visto che il suo ristabilimento è sulla buona strada, i principi – le Loro Altezze Serenissime – hanno deciso di comune accordo che a questo punto la principessa può continuare la convalescenza a Monaco», continuava il comunicato del Palazzo che prometteva: «Le prossime settimane consentiranno a Charlène di ristabilirsi completamente per riprendere progressivamente le attività ufficiali».

Era da metà novembre 2021 che Charlène mancava dal Principato dopo essere rientrata, brevemente, il 7 novembre dal SudAfrica dove era stata sottoposta nel corso dell’estate a diversi interventi per un’infezione attinente alla sfera «otorinolaringoiatra».

Bellissima come sempre ma molto provata e molto dimagrita dalla malattia, la principessa arrivata a Monco aveva abbracciato con affetto i figli, Jacques e Gabriella, ma aveva poi continuato le cure.

Adesso, a giudicare dal radioso sorriso incorniciato di capelli platino, con il quale oggi ha affrontato il suo primo Royal engagement dalla malattia, il peggio è alle spalle.

Anticipazione da "Oggi" il 20 aprile 2022.

Vera Dillier, amica di lunga data del principe Alberto di Monaco, che aveva l’abitudine di trascorrere le vacanze invernali nella casa di lei a Sankt Moritz, commenta la situazione nel Principato: «Nel Palazzo non è un segreto per nessuno che siano separati. Un rapporto stretto o un grande amore non è mai esistito fra di loro. 

Sulla Rocca si dice che Charlène apparirà ogni tanto a qualche evento pubblico, a dimostrare che tutto va bene. Insomma, si cerca di salvare le apparenze». E aggiunge: «A quei livelli non si divorzia. Ci sono solo poche eccezioni, come il principe Carlo con Diana… Così il principe mette a sua disposizione la residenza di Roc Agel e per lui la questione è chiusa».

Ma se divorziassero? «In questi ambienti, specie se si tratta di eredi al trono, i figli rimangono al padre. Sempre. Anche in una battaglia giudiziaria, Charlène non potrebbe averli. Alberto è il sovrano e, seguendo la legge della casa oltre che il contratto prematrimoniale, i figli rimarrebbero comunque a lui. Questo  Charlène lo sapeva fin dall’inizio. È la ragione per cui si è trovato l’accordo su Roc Agel, così vicina a Monaco». 

La prima foto di Charlène di Monaco in famiglia dopo la malattia e le lunghe cure. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 17 Aprile 2022.

La foto è stata scattata la domenica di Pasqua nei giardini di Palazzo. Mostra una principessa ormai ristabilita, con capelli cortissimi e biondissimi. Con Alberto e i figli.

È la prima foto della principessa Charlène da quando è tornata a casa a Monaco dopo il ricovero in Europa per ristabilirsi dopo il calvario di operazioni dell’anno scorso in Sud Africa. 

È stata scattata la domenica di Pasqua nei giardini del Rocher a Monaco da Eric Mathon per il Palais Princier. E mostra una principessa finalmente ristabilita, con capelli cortissimi e biondissimi, sorridente e più in carne rispetto alle immagini di magrezza post operatoria che avevano destato preoccupazioni. 

Un abito a fiori, i figli accanto e finalmente la serenità dopo tante difficoltà. Negli ultimi giorni la famiglia del principe era stata costretta a un’altra separazione per il Covid contratto da Alberto (per la seconda volta) a inizio settimana. Covid dal quale è risultato negativo, giusto in tempo per la Pasqua e per questa foto nei giardini di famiglia. 

Un’immagine che smentisce le voci che volevano Charlene lontana da Monaco. Il 14 marzo scorso la principessa era tornata a Montecarlo (senza mai mostrarsi al pubblico) dopo i lunghi mesi passati in una clinica per riprendersi da una grave infezione otorinolaringoiatrica che l’aveva costretta a rimanere in Sud Africa da marzo 2021.

«La Principessa Charlene può ora continuare la sua convalescenza nel Principato con suo marito e i suoi figli al suo fianco», aveva detto il palazzo di Monaco, assicurando che «appena ristabilita, avrebbe ripreso anche gli impegni pubblici». Adesso la salute sembra finalmente riconquistata e Monaco spera di rivedere presto la sua Princesse anche agli appuntamenti della primavera glamour della Season mondana di Montecarlo.

«Charlene di Monaco già lontana da Montecarlo»: il nuovo mistero sulla principessa. Federica Bandirali su Il Corriere della Sera il 7 aprile 2022.

Secondo i tabloid internazionali esperti del mondo royal, la moglie di Alberto sarebbe in Corsica, lontano da Palazzo Grimaldi. Il suo allontanamento rientrerebbe nell’accordo con il marito per non chiedere il divorzio. 

Sono sempre più insistenti (e non sono mai state smentite da comunicati o da foto ufficiali) le voci che girano a Montecarlo: la principessa Charlene avrebbe già di nuovo lasciato Monaco. I tabloid di tutto il mondo, compresa la rivista australiana «Who», sono certi che la principessa infatti sarebbe partita da sola, imbarcandosi su un aereo privato a Nizza, in Francia. Nessuno è in grado di dire dove si trovi al momento la principessa moto dimagrita dopo gli interventi tanto da destare preoccupazione, anche se sembra che la Corsica possa essere la nuova casa di Charlene, che sarebbe alle prese con una crisi matrimoniale senza precedenti.

La nota di Palazzo Grimaldi

Meno di un mese fa, il 14 marzo, era tornata a Montecarlo (senza mai mostrarsi in pubblico) dopo quasi quattro mesi in una clinica svizzera per riprendersi dalla grave infezione otorinolaringoiatrica che l’aveva costretta a rimanere in Sud Africa da marzo 2021. Una volta tornata a Monaco, la nota di Palazzo Grimaldi recitava così: «La Principessa Charlene può ora continuare la sua convalescenza nel Principato con suo marito e i suoi figli al suo fianco». Ma le cose sarebbero molto più complicate, anche a livello privato. Tanto che Charlene avrebbe chiesto (e ottenuto) da Alberto di non chiedere il divorzio solo se le fosse stato concesso di vivere lontano da Montecarlo. Che la sua misteriosa partenza sia legata proprio a questa richiesta?

La salute di Charlène, e la rabbia di Alberto: «Un piano per destabilizzare Monaco». Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 2 Aprile 2022.

La principessa tornata al Rocher molto dimagrita, preoccupa. Mentre due inchieste a Parigi e Monaco indagano su grandi manovre in atto per colpire il principe. 

Fra re e regine di altri 16 Paesi europei radunati a Londra da Elisabetta II per la messa in memoria di Filippo di Edimburgo, giorni fa, Alberto di Monaco aveva lo sguardo teso. Preoccupato. In effetti, gli ultimi mesi sono stati molto difficili al Rocher con i problemi di salute della moglie, la principessa Charlène.

La principessa è molto dimagrita dopo gli interventi, arrivando a destare serie preoccupazione per alcuni tabloid.Tanto che per lei sarebbe stato studiato un piano di alimentazione liquida, con un percorso sportivo per permetterle di recuperare le forze.

Sottoposta a diverse operazioni per un’infezione alla sfera «otorinolaringoiatra», in Sudafrica sua terra natale e dove sono presenti equipe mediche specializzate, era rientrata solo a inizio novembre nel Principato dopo quasi un anno di assenza. Per essere però subito trasferita in una struttura di cura, alla vigilia della festa nazionale. «La principessa è ancora molto debilitata, uno stato di affaticamento fisico profondo non le permetterà ancora di prendere parte alle celebrazioni della Festa Nazionale», aveva comunicato il palazzo, alla vigilia di San Ranieri il 19 novembre.

Due settimane fa, il 12 marzo, il rientro a casa dopo le cure post operatorie fuori Monaco (forse in Svizzera), ad attenderla con i gemelli Jacques e Gabriella il marito Alberto. Giusto in tempo per festeggiare assieme il 14 marzo i 64 anni del principe, figlio della diva Grace Kelly e del principe Ranieri nella tenuta di campagna sopra Monaco a Roc Agel nel quale già si rifugiavano Ranieri e Grace.

«Sentiti i medici della principessa e visto che il suo ristabilimento è sulla buona strada, è stato deciso di comune accordo che a questo punto la principessa può continuare la convalescenza a Monaco», spiegano al palazzo. Le prossime settimane serviranno per «riprendere progressivamente le attività ufficiali». A Monaco si spera che - salute permettendo - a fine maggio l’ex campionessa di nuoto Sudafricana che ha sposato il principe nel 2011, possa riprendere insomma progressivamente a farsi vedere.

Ma le preoccupazioni per la salute della principessa si legano a un quadro più ampio, in realtà che da mesi sta irritando il figlio del principe Ranieri. E non è la prima volta che le vicende private dei principi a Monaco s’intrecciano con veleni e complotti nella piccola, ma ricchissima enclave, del Principato.

Da mesi, un misterioso sito web attacca le persone più vicine al principe, quattro funzionari e persone di sua fiducia. Le Monde ha dedicato ai Dossier du Rocher, il nome dell’affaire che circola sul web, un’ampia inchiesta parlando di «una sorta di G4 discreta ma tentacolare» che agirebbe alle spalle del principe. Alla ricerca di un proprio profitto negli affari (miliardari), specie quelli immobiliari.

«Attaccando queste persone, è al Principato che si vuole arrivare, è una manovra di destabilizzazione», dice il principe Alberto: anche le voci sulla salute e sulla salute del suo legame con la principessa Charlène rientrerebbero in questa manovra per minare alle fondamenta la stabilità del Principato. E la sua figura. «In collera», il principe adesso aspetta il risultato di due inchieste giudiziarie in corso a Parigi e a Monaco per far chiarezza su tutta questa velenosa vicenda. Intanto a inizio anno per dare un segnale aveva comunque voluto rinnovare il suo Gabinetto, la cerchia più vicina a palazzo.

«Mio padre mi diceva di stare sempre molto attento, di non dare troppa fiducia alle persone. Di stare in guardia», ci aveva confidato il principe incontrando il Corriere per la prima intervista da sovrano di Monaco nel 2005, a proposito dei consigli del padre. Nel discorso d’ investitura Alberto aveva detto che denaro e virtù avrebbero dovuto andare insieme. «Si tratta di far capire alla gente che c’ è anche un modo di far soldi, di produrre ricchezza nel rispetto delle leggi e dei principi etici». Alla domanda; vorrebbe che Monaco diventasse una piazza finanziaria più grande, più importante? «Non più grande - rispose - mi sta a cuore che diventi una piazza finanziaria migliore».

Adesso il principe torna su quel punto: «C’è tutto un giro di persone che ha interesse a che non cambi il modo fare qui, e io l’avevo detto sin dal mio primo anno di regno che è mia intenzione perseguire una gestione più trasparente e più etica», ha ribattuto alle accuse del Dossier su Le Monde.

Già «argent et virtue», ricchezza ed etica, alla luce del sole, aveva promesso in quel suo primo discorso da sovrano nel 2005 il figlio di Ranieri. Papà Ranieri – per parte sua – durante il suo regno aveva attraversato diversi momenti difficili: dalla crisi costituzionale giusto all’inizio della storia d’amore con Grace, al tiro alla fune con la Francia di De Gaulle, giusto mentre Grace stava pensando di tornare a recitare sul set (cosa che fu oggetto di manipolazioni per indebolirlo), per non parlare del duello con l’armatore greco Aristotele Onassis che scalò la Sbm, la cassaforte turistica del Principato.

Da ultimo, a complicare il quadro, l’invasione russa dell’Ucraina: Alberto ha subito annunciato anche a Monaco l’adozione di sanzioni e misure contro la Russia. E le ricchezze russe a Monaco vogliono dire circa 750 danarosi residenti (e molto altro, per esempio la squadra di calcio, AS Monaco fa capo al russo Dmitri Rybolovlev). Eppure, tecnicamente, Monaco Paese a fiscalità “douce” che il principe ha fatto uscire nel 2009 dalla lista dei paradisi dell’Ocde - ha solo una rappresentanza permanente presso il Consiglio d’Europa. Ma Alberto non ha esitato ad annunciare che «conformemente al suo impegno internazionale, il Principato ha adottato e messo in atto, senza esitazione, procedure di congelamento di fondi e sanzioni economiche, identiche a quelle adottate dalla maggior parte degli stati europei».

Insomma, dopo 17 anni di regno, per il figlio di Grace e Ranieri è l’anno più difficile. A palazzo, per le preoccupazioni per la salute dell’amata Charlène, e attorno al palazzo per i veleni.

Il divorzio, la malattia e gli intrighi di Palazzo: così vogliono far fuori Alberto. Francesca Rossi su Il Giornale il 3 aprile 2022.

Il ritorno a casa della principessa Charlene, lo scorso 12 marzo, non ha placato le voci di un possibile divorzio da Alberto II. Anche sulla salute della principessa aleggia un fitto mistero, a cui si aggiunge un altro enigma, il sospetto di un intrigo di corte ai danni dei Grimaldi e del Principato di Monaco.

Dov’è la principessa Charlene?

“La convalescenza ha fatto prendere a [Charlene] consapevolezza che non vuole più tornare alla sua vecchia vita…si sente ormai abbastanza forte da imporre le proprie scelte e, così, ha posto una condizione: non vivere più a Palazzo, teatro di troppe delusioni”, ha scritto Voici lo scorso marzo. La principessa non vorrebbe più vivere a Palazzo e avrebbe fatto una proposta al marito: non chiederà il divorzio se lui le permetterà di vivere a Roc Agel, la dimora che il principe Ranieri acquistò nel 1957 per farne la residenza estiva della famiglia. Alberto II vorrebbe evitare a ogni costo lo scandalo di una separazione e, stando alle indiscrezioni, avrebbe già dato il suo assenso.

Ma come sta la principessa Charlene? Da quando è rientrata a casa nessuno l’ha vista. Non ci sono né foto, né video ufficiali. Almeno per ora. “…Visto che la guarigione è sulla buona strada [la principessa Charlene] proseguirà la sua convalescenza nel Principato…Le prossime settimane permetteranno alla Principessa di rimettersi ulteriormente in salute, prima di riprendere con gradualità i Suoi impegni ufficiali...”, ha chiarito un comunicato ufficiale dopo il rientro di Charlene. Forse la rivedremo per il Gran Premio di Formula1, che avrà luogo il 28 e il 29 maggio 2022, o il prossimo 5 giugno per la regata “Riviera Water Bike Challenge”.

Per il momento sul web circola solo un’immagine sfocata, catturata all’aeroporto di Nizza, di una donna che sta per salire sulla scaletta di un aereo privato, a quanto sembra diretto in Svizzera. Lo scatto è stato mostrato nel programma Royal Talk, sul canale tedesco Rtl. Per i giornali la donna misteriosa potrebbe essere proprio la principessa Charlene, sebbene appaia irriconoscibile. La scarsa qualità della foto, poi, non aiuta a identificarla con precisione, anzi, crea ulteriore confusione. La salute e il futuro della principessa non sarebbero gli unici problemi di Alberto II. Un complotto finanziario rischierebbe di minare la credibilità del principe, mettendo in pericolo il piccolo paradiso monegasco.

Veleni a corte

Nel Principato di Monaco sarebbe in corso una lotta per il potere senza esclusione di colpi. Tutto è iniziato da alcuni documenti, diventati famosi con il nome di “Dossier du Rocher”, pubblicati su un sito web e che rischiano di far scoppiare uno scandalo. I dossier prendono di mira 4 uomini di fiducia di Alberto II: Didier Linotte, presidente francese della Corte suprema monegasca, il commercialista e amministratore delle proprietà di Alberto II Claude Palmero, il capo di Gabinetto del Sovrano Laurent Anselmi e l’avvocato di Sua Altezza Serenissima Thierry Lacoste. I dirigenti, definiti “una sorta di G4 discreto e tentacolare” nei dossier, si sarebbero schierati contro Patrice Pastor, proprietario di prestigiose imprese immobiliari, alimentando una vera e propria faida d’élite.

Le Monde ha voluto indagare su questi presunti intrighi di corte in un’inchiesta giornalistica che scava proprio nel labirinto degli affari immobiliari del Principato di Monaco. I diretti interessati avrebbero già sporto querela, etichettando l’intera questione come “spazzatura”, secondo quanto riporta Affari Italiani. Il caso è comunque molto intricato, una battaglia tra milionari che si giocherebbe anche attraverso presunti sistemi per gonfiare il mercato immobiliare. Per ora, però, non ci sono prove, mentre le domande sono molte. Per esempio, chi e perché ha pubblicato i dossier? Per quale motivo lo ha fatto proprio ora?

Il principe Alberto, come riporta Le Monde, ha un’opinione molto precisa in merito: “Attaccando queste persone, è al Principato che si vuole arrivare, è una manovra di destabilizzazione”. Sua Altezza Serenissima sarebbe “in collera”, perché sia la questione della guerra immobiliare che il gossip sulla salute della moglie e su una possibile crisi matrimoniale farebbero parte di un complotto per minare la reputazione del Principato di Monaco. In questa prospettiva la diffusione dei dossier nello stesso periodo in cui sono così forti le voci su un presunto divorzio tra Charlene e Alberto sarebbe una strategia per colpire ripetutamente il principe e il suo Stato, senza dargli tregua.

“Mio padre mi diceva di stare sempre molto attento, di non dare troppa fiducia alle persone”, dichiarò Alberto II nella prima intervista da sovrano, concessa al Corriere nel 2005 e citata dal giornale parlando dei dossier. Ranieri sapeva molto bene ciò che diceva: di battaglie politiche e finanziarie ne aveva combattute diverse (pensiamo ai problemi con De Gaulle, o con Onassis). “C’è tutto un giro di persone a cui interessa che qui non cambi nulla nel modo di fare e io avevo detto fin dal mio primo anno di regno di voler perseguire una gestione più etica e trasparente”, ha sottolineato il capo del casato Grimaldi a Le Monde. Il principe Alberto dovrà condurre una battaglia in difesa del Principato, cercando di schivare le frecce avvelenate dei pettegolezzi. Sarà difficile, ma necessario.

Da liberoquotidiano.it l'1 aprile 2022.

Charlene di Monaco starebbe perdendo peso a vista d'occhio. La principessa ha fatto preoccupare molto i sudditi già nei mesi scorsi, prima per una grave infezione a naso, gola e orecchie contratta in Sudafrica e poi per le numerose operazioni cui è stata costretta a sottoporsi. Senza dimenticare il periodo in cui è stata ricoverata in una clinica in Svizzera per delle non meglio precisate cure. Adesso un nuovo problema per l'ex nuotatrice.

Pare, infatti, che Charlene pesi solo 50 chili e che si nutra solo attraverso una cannuccia. Una voce, non confermata, che sta spaventando tutti. Il problema sarebbe nato mesi fa, quando la principessa ha iniziato a seguire una dieta liquida per via della difficile convalescenza post-intervento. La situazione attuale, però, sarebbe parecchio critica. I sudditi, nel frattempo, sono sempre più preoccupati per le sue condizioni di salute, anche perché il marito Alberto non fornisce molti aggiornamenti.

Secondo Bild e Closer, però, uno chef avrebbe elaborato un piano alimentare per far prendere peso a Charlene e salvarla così dall’eccessiva magrezza. Un'equipe di medici, inoltre, avrebbe studiato un programma fatto di sessioni di nuoto e yoga per la sua tenuta metale e fisica. Stando a un altro rumor, invece, pare che la moglie di Alberto non voglia più farsi vedere in pubblico perché sarebbe rimasta sfigurata in volto dopo le operazioni subite in Sudafrica.

Charlene di Monaco e il “non” divorzio da Alberto: la richiesta al principe. Federica Bandirali su Il Corriere della Sera il 21 Marzo 2022.

Tornata da poco nel Principato, la consorte di Alberto II per la prima volta avrebbe parlato al marito di separazione: non romperà il matrimonio se le sarà concesso di vivere a Roc Agel. Il principe avrebbe accettato. 

La principessa Charlene è tornata nel Principato di Monaco sabato 12 marzo 2022: dopo lunghi mesi trascorsi in una clinica specializzata in riabilitazione in Svizzera, l’ex nuotatrice 44enne è tornata dal marito Alberto e dai figli Jacques e Gabriella. «D'accordo con i suoi medici e dato che la sua guarigione è sulla buona strada, medici e famiglia reale hanno concordato insieme che la Principessa Charlene può ora continuare la sua convalescenza nel Principato, con suo marito e i suoi figli » ha annunciato il Palazzo in un comunicato ufficiale.

Nonostante il suo ritorno, non si placano le voci sulla crisi matrimoniale con Alberto II. Le ultime indiscrezioni le ha riportate la rivista “Voici”: la principessa avrebbe parlato ad Alberto II, per la prima volta, di divorzio. Charlene, secondo quanto si legge, avrebbe detto che non lo chiederà solo se lui le consentirà di vivere lontano da Palazzo Grimaldi, che per lei rappresenta un luogo «pieno di brutti ricordi».

Charlene vorrebbe trasferirsi con i bambini sulle alture di Roc Agel, piccolo paradiso di vegetazione e giardini molto cara ai Grimaldi, e dove la principessa starebbe già trascorrendo i giorni di convalescenza dopo il rientro a Montecarlo. Un modo quasi per rimanere alla larga «dalle negatività del Palazzo» scrive “Voici” che conclude dicendo quanto possa essere «impossibile e impensabile pensare al divorzio. Lui è pronto a tutto pur di non arrivare a questo e lei lo sa benissimo».

Charlene di Monaco, Alberto con la figlia dell'oligarca russo: beccati così, terremoto a Montecarlo. Libero Quotidiano il 22 marzo 2022.

Mentre tutto il mondo (o quasi) prende le distanze dagli oligarchi russi per via della guerra in Ucraina, a Monaco invece succede qualcos'altro. Il principe Alberto, infatti, è stato beccato sugli spalti dello stadio Louis II mentre assisteva alla partita AS Monaco contro Paris SG. E fin qui nulla di male. Accanto a lui, però, è comparsa la figlia di uno degli oligarchi più ricchi del mondo, Ekaterina Dmitrievna Rybolovleva.

Chi è la misteriosa donna seduta accanto al principe? Si tratta della figlia di Dmitry Rybolovlev ed è l'effettiva proprietaria della squadra di calcio AS Monaco FC. La possiede tramite un fondo fiduciario che porta il suo nome, anche se suo padre ricopre il ruolo di presidente. I due, insomma, sono sicuramente accomunati dalla passione per il calcio. Ekaterina indossava un foulard di seta al collo e poi un elegantissimo tailleur rosso, chiaro richiamo ai colori della squadra, che alla fine ha pure vinto 3-0 contro il Paris Saint-Germain. 

Alla fine la donna ha festeggiato insieme ad Alberto per il trionfo della squadra. Probabile, però, che ci sia stato dell'imbarazzo, visto che il Principato ha imposto delle sanzioni contro la Russia, congelando i conti correnti degli oligarchi residenti. La Rybolovleva ha studiato a Cambridge e ad Harvard in psicologia e finanza e insieme a sua sorella Anna è entrata a far parte della classifica Forbes degli eredi più ricchi dei miliardari russi. Secondo il giornale, la fortuna di suo padre è stimata in 6,6 miliardi di dollari, ovvero 3,3 miliardi di dollari per ogni figlio.

Federica Bandirali per corriere.it il 22 marzo 2022.

La principessa Charlene è tornata nel Principato di Monaco sabato 12 marzo 2022: dopo lunghi mesi trascorsi in una clinica specializzata in riabilitazione in Svizzera, l’ex nuotatrice 44enne è tornata dal marito Alberto e dai figli Jacques e Gabriella. «D'accordo con i suoi medici e dato che la sua guarigione è sulla buona strada, medici e famiglia reale hanno concordato insieme che la Principessa Charlene può ora continuare la sua convalescenza nel Principato, con suo marito e i suoi figli » ha annunciato il Palazzo in un comunicato ufficiale.

Nonostante il suo ritorno, non si placano le voci sulla crisi matrimoniale con Alberto II. Le ultime indiscrezioni le ha riportate la rivista “Voici”: la principessa avrebbe parlato ad Alberto II, per la prima volta, di divorzio. Charlene, secondo quanto si legge, avrebbe detto che non lo chiederà solo se lui le consentirà di vivere lontano da Palazzo Grimaldi, che per lei rappresenta un luogo «pieno di brutti ricordi».

Charlene vorrebbe trasferirsi con i bambini sulle alture di Roc Agel, piccolo paradiso di vegetazione e giardini molto cara ai Grimaldi, e dove la principessa starebbe già trascorrendo i giorni di convalescenza dopo il rientro a Montecarlo. Un modo quasi per rimanere alla larga «dalle negatività del Palazzo» scrive “Voici” che conclude dicendo quanto possa essere «impossibile e impensabile pensare al divorzio. Lui è pronto a tutto pur di non arrivare a questo e lei lo sa benissimo».

Dagotraduzione dal Daily Mail il 17 marzo 2022.

La Bild ha svelato il nome della clinica svizzera in cui è stata curata la principessa Charlène al rientro dal Sudafrica: secondo il quotidiano tedesco si tratta della lussuosa “Clinic les Alpes”, vicino a Montreux, località turistica sul lago di Ginevra. Si tratterebbe di una delle migliori cliniche per la salute mentale e le dipendenze al mondo. Soggiornarvi costa 43.000 euro a settimana, e la principessa Charlène vi ha trascorso quattro mesi. 

Le Alpis pubblicizza «programmi individuali progettati per ogni paziente, insieme a servizi di ospitalità». La clinica dispone di 27 camere e suite, che possono essere noleggiate, senza il pacchetto cure, per 800 euro a notte.

Sul sito web, la clinica racconta di essere ospitata in uno «storico castello alpino con strutture per il trattamento moderne e all'avanguardia», tra cui «strutture per trattamenti appositamente costruite, una spa sontuosamente arredata, e uno spazio davvero eccezionale». 

Il sito aggiunge che la clinica «offre tranquillità contemplativa pur godendo di una vista esaltante sulle montagne». Il sito web pubblicizza quattro principali spazi comuni; una biblioteca, un salotto, uno studio e una terrazza con «la vista delle Alpi innevate e del lago di Ginevra appena sotto».

Dispone inoltre di un ristorante con chef interni che hanno «creato un menu unico composto da prodotti biologici e solo freschi». 

La spa della clinica, invece, occupa un intero piano e dispone di suite per trattamenti, yoga e pilates, oltre a una palestra completamente attrezzata, una sauna e una "piscina a sfioro". La Bild ha scritto che uno dei 30 esperti del centro è Topes Calland, un "guru mentale" che annovera tra i suoi clienti oligarchi russi e figli di miliardari. Il 36enne laureato di Oxford addebita una quota giornaliera di 12.000 euro per aiutare i ricchi quando escono dai binari e per "riportare la pace in famiglia".

Nel frattempo Charlène è tornata a Monaco, anche se, ha fatto sapere il Palazzo, «le prossime settimane dovrebbero consentire alla principessa Charlene di rafforzare ulteriormente la sua salute prima di riprendere gradualmente i suoi doveri e impegni ufficiali». 

Charlene torna a Monaco: l’annuncio con un comunicato ufficiale. Federica Bandirali su Il Corriere della Sera il 12 marzo 2022. 

La principessa Charlene è tornata sabato pomeriggio a Montecarlo: un rientro che era stato annunciato. Ha lasciato la clinica svizzera dove ha trascorso una lunga convalescenza dal suo ritorno dal Sudafrica per fare ritorno a Monaco.

L a principessa Charlene è tornata sabato pomeriggio a Montecarlo: un rientro che era stato annunciato, senza data dalle ultime parole del marito il principe Alberto che aveva definito imminente il ritorno della moglie a casa. Charlene, come si legge da un comunicato stampa rilasciato da Palazzo Grimaldi, ha lasciato la clinica svizzera dove ha trascorso una lunga convalescenza dal suo ritorno dal Sudafrica per fare ritorno a Monaco.

È proprio qui, come si legge ancora nella nota stampa, che trascorrerà il prossimo tempo insieme ai due figli Jacques e Gabriella. La principessa è rimasta lontano da casa da marzo 2021 fino a novembre 2021, trattenuta in Sudafrica da un problema otorinolaringoiatrico che le ha impedito di poter rientrare prima. Il mondo intero è rimasto preoccupato per le sue condizioni di salute proprio perché Charlene si è poco mostrata sui social e le foto ufficiali rilasciate erano quelle di una principessa provata e dal volto molto scavato. Il rientro a casa è una sicurezza non soltanto per tutta Montecarlo ma per tutti gli appassionati della saga Grimaldi che ora si chiedono come e se continuerà il matrimonio con Alberto.

Da liberoquotidiano.it l'1 marzo 2022.

Charlene di Monaco è ricoverata ormai da mesi in una clinica specializzata della Svizzera, anche se quali siano le sue reali condizioni rimane sempre un mistero, al pari della “malattia” che l’avrebbe colpita dopo essere tornata dal Sudafrica. Di certo c’è che la principessa si trova in un luogo extra lusso, lontana da occhi indiscreti, soprattutto da quelli dei paparazzi. 

Secondo le ultime indiscrezioni, Charlene starebbe vivendo completamente isolata, anche dagli altri pazienti della clinica che tra l’altro costa al principe Alberto circa 18mila euro al giorno. La scelta di vivere isolata sarebbe da ricondurre alla principessa, che così si sentirebbe protetta e rassicurata. D’altronde fin dall’inizio il marito ha sempre dichiarato che sua moglie aveva bisogno di tranquillità e serenità per riprendersi dopo il tremendo periodo passato, con la grave infezione a gola, naso e orecchie che l’aveva fortemente debilitata.

Secondo una fonte citata dai media del principato di Monaco, Charlene in clinica “è assistita da due dame di compagnia e protetta da due guardie del corpo. Mentre la sua segretaria personale va avanti e indietro da Monaco a Zurigo per soddisfare le sue esigenze e tenerla aggiornata”. Non resta che attendere il suo ritorno nel principato: le sue condizioni sono date in miglioramento, anche se ancora non circola alcuna indiscrezione riguardo a quando potrà fare ritorno a casa dai suoi figli. 

Charlene di Monaco rompe il silenzio, le dichiarazioni dalla clinica. E ignora il principe Alberto. Giada Oricchio su Il Tempo il 24 febbraio 2022

Charlene di Monaco sta meglio ma non torna a Monte Carlo, ringrazia, ma non Alberto II. Il mistero che avvolge Sua Altezza Serenissima, ancora ricoverata in una clinica per dipendenze con vista sul lago di Lugano, è fitto come la brughiera anche se il Palazzo ha fatto sapere che “serve tempo, ma è sulla via della guarigione. Da cosa non è chiaro: c’è chi parla di uno stato di spossatezza psico-fisica innescato da una infezione a gola, orecchie e naso che l’ha colpita a maggio 2021 quando era in Sud Africa, chi di una depressione per un intervento di chirurgia estetica che l’ha sfigurata e chi della sindrome di Rebecca, una gelosia ossessiva verso il passato amoroso del proprio partner. Adesso però tocca a lei parlare. Charlene ha ringraziato pubblicamente gli autori di un manga giapponese, Blitz, per averla scelta come protagonista.

La dichiarazione affidata al suo ufficio stampa è stata riportata da Closer: “Sono lieta dell’uscita del sesto volume di Blitz, magnificamente realizzato da Garry Kasparov e disegnato da Daitaro Nishihara. L’idea di partecipare all’avventura di Blitz mi è subito piaciuta e vorrei ringraziare Cédric Biscay per avermi invitato a scoprire il mondo dei manga”.

A sua volta, lo sceneggiatore e creatore, Biscay ha svelato i retroscena del progetto: “Conosco la Principessa da alcuni anni. Siamo entrambi amanti del rugby e ha già accettato di sponsorizzare il festival Magic sulla cultura pop che organizzo nel Principato. Un anno fa le ho chiesto il consenso per farla apparire in Blitz e ho seguito il processo formale. Ha accettato immediatamente, ha potuto vedere i disegni e non ha chiesto modifiche”.

Colpisce però che Wittstock non abbia parlato del marito Alberto, probabilmente non era l’occasione giusta, ma un amorevole riferimento al Principe avrebbe fugato i sospetti di una crisi matrimoniale che si rincorrono da anni e avrebbe allontanato l’ombra ingombrante di Nicole Coste. L’ex fidanzata storica di Alberto è stata vista spesso alla Rocca in quest’ultimo anno, ma secondo il magazine Gala, Alberto l’avrebbe invitata a tornare definitivamente a Londra.

Da tgcom24.mediaset.it il 25 gennaio 2022.  

Charlene di Monaco compie 44 anni e sui social viene celebrata con un video che racchiude le sue immagini più belle. Sono foto di attimi felici insieme ad Alberto e ai figli Jacques e Gabriella, durante eventi mondani o momenti intimi. Una serenità che oggi sembra più lontana che mai: secondo Royal Central la principessa è ancora ricoverata in Svizzera e pare sia arrivata a pesare soli 46 kg.

Charlene continua a dimagrire. Già al ritorno dal Sudafrica aveva perso molto peso, e ora pare abbia perso altri 4 kg. Ha difficoltà a nutrirsi e si nutre solo con cibi liquidi, per questo è molto debole e non può tornare a casa dove la famiglia la aspetta a braccia aperte. Per stare più vicino, Alberto avrebbe affittato una villa vicino a Zurigo, in modo da poter approfittare il più possibile del tempo per poter stare con lei.

Sui social Alberto celebra sua moglie con un collage di foto di Charlene tagliate a forma di cuore. La si vede nel giorno delle nozze, durante eventi di gala e vestita da cowboy immersa nella natura. Con lei lontana, si occupa a tempo pieno dei loro bambini facendosi aiutare da sua sorella Stephanie. Con loro ha partecipato alla partita di calcio di beneficenza AIDS Cup e i bambini si sono divertiti in campo insieme alle mascotte. Con la speranza di riabbracciare presto la loro mamma... 

Auguri Carolina di Monaco: i 65 anni della principessa (e nonna) più chic. La Repubblica il 23 gennaio 2022.

Carolina di Monaco festeggia 65 anni il 23 gennaio. Principessa di Monaco e di Hannover, ma regina di eleganza con i suoi look sempre impeccabili ai quali non fa mai mancare una nota personale, un tocco stilistico, un particolare distintivo. E una precisa identità: sempre più spesso Carolina indossa infatti Chanel, per via della lunga amicizia che l'ha legata al direttore creatico Karl Lagersfeld fino alla sua morte (nel 2019) e per via del legame che oggi sua figlia, Charlotte Casiraghi, ha con il brand, di cui è testimonial.

Figlia di Grace Kelly e di Ranieri III di Monaco, sorella di Alberto II (oggi reggente del principato) e di Stéphanie, madre di Charlotte, Pierre, e Andrea Casiraghi oltre che di Alexandra di Hannover (nata dalle seconde nozze), Carolina di Monaco è oggi anche una splendida nonna di sei nipoti che ha trascorso le feste a Gstaad, in Svizzera, con i figli Andrea e Charlotte e i rispettivi partner e bambini. Forse per fuggire allo stress di un matrimonio che - si dice - stia lentamente naufragando... Secondo giornali scandalistici come HOLA!, infatti, lei ed Ernst August di Hannover, sposato nel 1999, fanno vita da separati ormai da anni, ma recentemente le voci di divorzio si sono fatte più concrete per via della comparsa di Claudia Stilianopoulos, presunta nuova fiamma di lui decisa a sposarlo.

Carolina di Monaco ha 65 anni: dal flirt con il principe Carlo alla morte tragica di Stefano Casiraghi, una vita con il sogno (irrealizzabile) della privacy. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 23 gennaio 2022.

Primogenita di Grace e Ranieri, una bellezza che ha fatto innamorare principi, banchieri e star. Gioie, dolori, lutti e ora un ruolo, cruciale, nel Principato del fratello Alberto II.  

Carolina di Monaco compie oggi, domenica 23 gennaio, 65 anni. Sempre bellissima; sempre presente — anche se alla villa di Monaco, a un soffio dal Rocher che dall’alto si affaccia sul Mediterraneo, spesso preferisce Parigi —; sempre acuta, intelligente, profonda — è lei la «mente» culturale del Principato stretto tra Francia e Italia. 

Papà Ranieri di Monaco, quando nacque, brindò con una coppa di Champagne alla primogenita del suo amore da favola con la diva di Hollywood, Grace Kelly. E con una goccia di Champagne sfiorò le labbra della piccola. 

A salutare baby Carolina — ma anche Luisa e Margherita in onore del bisnonno paterno Luigi II (il «principe della Legione straniera» per i suoi trascorsi di gioventù), e della nonna materna Margaret (la «solida» insegnante di ginnastica, madre di Grace) — la sirena spiegata degli yacht ancorati della baia di Ercole, lo scampanio delle campane del regno e 21 salve di cannone. 

L’inizio di una vita in prima pagina, una bellezza travolgente, una girandola di flirt, amori, due matrimoni. Così, quando compì 40 anni, chiese un compleanno sottovoce. Desiderio rinnovato a tutti gli appuntamenti «tondi» con il compleanno, desiderio quasi impossibile per la donna che sfiorò il trono di San Giacomo a Londra con un flirt giovanile con il principe Carlo, e poi sposò nel 1978 il finanziere «don Giovanni» Philippe Junot, di 17 anni più grande (fra i malumori a palazzo). Un legame destinato a durare poco più dello spazio di un mattino: due anni dopo arrivò l’annullamento della Sacra Rota. Per Carolina solo l’inizio di una stagione umanamente tormentata. 

Mille amori — dal regista Robertino Rossellini al tennista Guglielmo Vilas. E poi, il dolore, come per tutti in famiglia alla Rocca: nel 1982 la tragica morte per un incidente in auto della madre Grace, spezzò il cuore della principessa. Che riconquistò serenità solo incontrando l’italiano, di Fino Mornasco, Stefano Casiraghi. 

La coppia più bella del Gotha europeo degli anni ‘80. Affascinanti, gentili, mondani, e con loro una famiglia che crebbe velocemente con la nascita di Andrea, il primogenito, seguito poi da Charlotte e Pierre. 

Il sì con Stefano Casiraghi, figlio di benestanti imprenditori lombardi, a fine dicembre del 1983. In fondo non era la prima volta che — e sin dal ‘600 con le nozze di Giovanna di Monaco con un milanesissimo Trivulzio — la famiglia Grimaldi intrecciava la sua storia con quella famiglie milanesi. L’ultimo esempio? Quello del sì di Pierre con la Beatrice Borromeo. 

Ma anche l’amore per Sfefano ha un destino breve, troppo breve. E non per colpa delle incomprensioni, ma di una fatale gara di off-shore che strappa la vita troppo giovane di Stefano. 

Lei gli dice addio sul Corriere della Sera con le parole di un necrologio straziante come una poesia: «Grazie a te ho ritrovato la vera via e la vita». 

Carolina, e i suoi figli bambini, cercano solo la fuga. Da quella mondanità di cui era stata protagonista, dalla fiera delle vanità di un mondo glamour del quale è stata regina, da tutto. 

Trova pace nel borgo provenzale di Saint Remy, antico feudo Grimaldi. Storicamente la famiglia, sin dal 1297 sul trono di Monaco, abbracciava infatti con i suoi possedimenti confini ben più vasti di quelli di oggi. 

Nel 1999, sempre sottovoce — la cifra distintiva della principessa — le nozze «segrete» con il principe Ernst di Hannover. Da questo legame nasce Alexandra, quando mamma Carolina non è più la ragazza dei tre figli avuti con Stefano Casiraghi. E in una manciata di anni, ecco l’ora della responsabilità anche per lei. 

Quando il fratello Alberto raccoglie l’eredità del padre Ranieri III nel 2005, è a lei che col sì con il principe di Hannover è diventata Altezza Reale, il nuovo principe sovrano di Monaco si rivolge per aiutarlo a rinnovare la formula di Monaco. Ricchezza, privilegi, sole e mare blu come gli abissi tanto amati dall’avo Alberto I, il principe navigatore. Ma molto altro anche. A partire dalla cultura. E Carolina, da sempre appassionata di arte, porta nel Principato Damien Hirst e inaugura il Nouveau Musée National de Monaco. 

Oggi, lontano il momento della passione con Ernst, serena nei suoi 65 anni di nonna con uno stuolo di nipotini, Carolina è la spalla solida alla quale Alberto sa di potersi appoggiare. Anche se è con la sorella minore Stéphanie che il principe ha sempre condiviso una specie di complicità. E adesso che la principessa Charlène è in cura in Svizzera per recuperare la salute dopo un anno di malattia e sofferenza, tocca a Stéphanie e Carolina aiutare Alberto anche con i piccoli Jacques e Gabriella. 

Charlène l’ha ringraziata sui social mesi fa per le attenzioni verso la piccola Gabriella che si era infortunata a una gamba. Mentre lei era lontana in Sudafrica. 

Sempre presente. Al momento solenne della festa nazionale di novembre — dove aveva sorpreso con una chioma grigia inaspettata — come ai grandi balli che hanno fatto la favola di Montecarlo. Da quello della Rosa a quello della Croce Rossa organizzati da Sbm, da due anni fermati dalla pandemia. 

Un desiderio sempre più irrealizzabile per lei: che non se ne parli. Il suo desiderio di privacy e discrezione è maniacale. E fa il paio con una rara confessione anni fa in cui disse: «Come principessa ci si sente perennemente nella posizione da dare una giustificazione (al proprio ruolo, al proprio privilegio)». 

Ma in questo gennaio dei suoi 65 anni, in Svizzera dove da fine anno ha scelto di trascorrere le sue vacanze nello chalet di Gstaad, c’è solo il calore dei figli e dei nipoti.

Charlene di Monaco "sottoposta a pressioni enormi", fuga di notizie: come le hanno rovinato la vita. Una storia orribile? Libero Quotidiano il 23 gennaio 2022.

Voci che si rincorrono, giorno dopo giorno, su Charlene di Monaco. Stando alle ultimissime, potrebbe anche far ritorno, presto, al Principato e a Palazzo Grimaldi. Rumors già trapelato poco dopo Natale, dunque caduto nel vuoto, e che ora viene rilanciato dalla stampa specializzata. Nel frattempo, Charlene Wittstock resta nella clinica svizzera di Zurigo, anche se sulle vere, precise, cause del ricovero non si è mai saputo nulla di certo. 

Ed in questo contesto, si continua a scavare, a cercare qualcosa che spieghi cosa sia accaduto alla principessa triste, entrata a far parte dei Grimaldi nel 2011, dopo il suo matrimonio con il principe Alberto, matrimonio che sarebbe però ben presto entrato in crisi.  

"Charlene ricattata da Alberto, come vuole forzarla a tornare a casa": Monaco, la più terrificante delle indiscrezioni

Per certo, Charlene non ha mai amato moltissimo l'ossessione morbosa delle persone nei suoi confronti, soprattutto quando in molti le chiedevano quando sarebbe arrivato un figlio, un erede al trono (questo ovviamente prima che nascessero i gemellini Jacques e Gabriella). E su questo punto, su express.co.uk, ecco il racconto dell'esperta reale Coryne Hall, che ha rivelato come ben presto le pressioni di Palazzo Gimaldi per la prima gravidanza di Charlene, per quest'ultima, divennero insostenibili. 

"Soltanto al suo ritorno". Charlene umiliata ancora, le tolgono anche l'anello: spunta una foto drammatica | Guarda

La Hall infatti afferma che "Charlene era sottoposta a enormi pressioni per produrre un erede. Ha trascorso tre anni e mezzo prima di mettere al mondo un bambino, poi fortunatamente ne ha avuti due". Un episodio di un passato relativamente lontano, e che però permette di comprendere il contesto in cui si è trovata Charlene. Un contesto che, da un punto di vista psicologico, potrebbe aver gravato in modo pesantissimo, forse fino a produrre la situazione in cui la Wittstock si trova invischiata oggi. 

Charlene di Monaco, il dossier segreto svela l'orrore: "Come vogliono farla fuori Alberto e le sorelle". Libero Quotidiano l'11 gennaio 2022.

Continuano a circolare voci fuori controllo sulla reale situazione di Charlene di Monaco. La moglie del principe Alberto è ricoverata in una clinica in Svizzera ormai dallo scorso novembre: è assistita sia dal punto di vista fisico e psicologico, ufficialmente per superare le debolezze emerse dopo i mesi difficili e gli interventi subiti in Sudafrica.

Nel frattempo si parla sempre con maggiore insistenza di una sorta di “dossier segreto” che sarebbe stato elaborato da Palazzo Grimaldi: altro non è che un piano per sostituire eventualmente la “principessa triste” nel modo meno doloroso possibile, soprattutto per i suoi figli Jacques e Gabriella. Al momento di loro se ne stanno occupando le zie Carolina e Stefania, sorelle del principe Alberto. Quest’ultimo, pur avendole smentite più volte, continua a essere bersagliato dalle voci di una crisi matrimoniale che potrebbe sfociare in un divorzio vero e proprio.

Proprio qualche giorno fa da Palazzo hanno fatto sapere che la degenza di Charlene durerà ancora diverso tempo: il suo ritorno nel Principato non è contemplato a breve termine e non è detto che lo sia in futuro. E così secondo diverse indiscrezioni sarebbe pronto il colpo più basso da infliggere a Charlene: se le sue condizioni dovessero peggiorare o se si dovesse arrivare al divorzio, l’ipotesi che circola è quello di affidare i suoi figli alle sorelle del principe Alberto a tutti gli effetti.

Da liberoquotidiano.it il 6 gennaio 2022. Dopo i mesi passati in Sudafrica e diverse operazioni, Charlene di Monaco si trova ricoverata in una clinica svizzera per riprendersi fisicamente e psicologicamente. 

Continuano però a rincorrersi le voci che dietro la “fuga” dal principato dell’ex nuotatrice ci sia una crisi coniugale: secondo molti media d’oltralpe, il malessere sarebbe una scusa per scappare da un matrimonio infelice.

Matrimonio su cui graverebbe l’ennesima presunta paternità di Alberto. Una donna brasiliana ha infatti dichiarato di aver avuto una relazione con lui, ma di averlo scoperto soltanto dopo parecchi anni: il principe si sarebbe presentato a lei come un avvocato canadese. 

 Qualche tempo dopo la loro relazione fugace, la donna ha scoperto di essere incinta: quando l’ha comunicato ad Alberto, questo è sparito e ha smesso di risponderle. Dopo averlo cercato invano per anni, per caso si è imbattuta in una foto del principe e lo ha riconosciuto.

La donna si è rivolta a un tribunale per chiedere il test del Dna, ma i legali di Alberto hanno chiesto che l’esame non venga effettuato, appellandosi al regio diritto di esimersi. Da Monaco sono arrivate smentite sulla relazione tra la donna brasiliana e il principe, ricordando come negli altri casi simili Alberto ha sempre riconosciuto i figli. 

Grace ghiaccio bollente, principessa dal Dna perfetto (e attrice straordinaria). Maria Luisa Agnese su Il Corriere della Sera il 6 Settembre 2022.

Hitchcock ne scoprì la sensibilità nascosta. Lo storico ex Oleg Cassini: un letto a due piazze e perdeva il controllo 

Grace Kelly, vincitrice del premio Oscar nel 1955 come miglior attrice nel film La ragazza di campagna

L’abito era stato confezionato dalle abili mani delle sarte di Hollywood in sei settimane di lavoro su disegno della costumista Helen Rose, 24 metri di taffetà di seta, altrettanti di gros grain e 270 di pizzo Valenciennes trasformati in una nuvola di raffinatezza, il vestito nuziale ad oggi più iconico e fotografato: bustino coperto di pizzo, gonna gonfia, chignon fatale (quello che avrebbe ispirato le sorelle Giussani per creare Eva Kant) appena coperto da una coroncina e dal velo di tulle, prototipo del vestito da sogno e fonte di ispirazione per (quasi) tutte le spose a venire, compresa Kate Middleton. Le nozze furono seguite da 30 milioni nel mondo, era il 19 aprile 1956 e quell’Amore palesatosi poco prima al Festival di Cannes, che poteva essere di plastica ma che forse era vero, appassionò le prime folle assetate di gossip e di favola. Lui cercava una principessa che facesse uscire il suo principato dall’abbraccio finanziario pressoché mortale in cui lo stava stringendo l’insidioso armatore Aristotele Onassis, lei cercava una via d’uscita dal clamoroso successo che aveva trovato a Hollywood con una serie di film da Mezzogiorno di fuoco a Mogambo a La ragazza di campagna che le era valso l’Oscar, e poi la tripletta di film - Il delitto perfetto, La finestra sul cortile, Caccia al ladro - del suo pigmalione Alfred Hitchcock, che di Grace aveva intuito la sensualità misteriosa ma intensa, nascosta sotto il controllo della ragazza di buona famiglia di Philadelphia.

Il ritratto di Grace Kelly realizzato da Max Ramezzana.

Per il grande regista la virginale e raffinata Grace era «un Ghiaccio Bollente» che sotto quell’aspetto mansueto covava alti bollori e sessualità imprevista, rivelatasi preziosa per i suoi film ad alto tasso di suspense. Molti i rumor sui suoi amori segreti, fra cui parecchi attori e personaggi noti, o pubblici come quello col sarto Oleg Cassini con cui arrivò a un passo dalle nozze (ma poi lui fu cassato come inadeguato dalla famiglia). Si vendicò con frase ad effetto che dava ragione a Hitchcock: «Grace è dotata di grande autocontrollo, che perde alla vista di un letto a due piazze». La futura principessa sbarca nel piccolo principato con 80 bagagli al seguito.

Grace Kelly assieme al suo ex compagno Oleg Cassini, stilista e costumista francese naturalizzato statunitense.

Della sua dote faceva parte anche un Dna di vaglia passato nei tre figli, tutti belli e patinati, e ora ai nipoti, non solo in quelli della regale Carolina, ma anche in quelli più sgarrupati di Stefania e nei gemelli tardivi del nuovo principe Alberto. Come disse ancora Cassini, Grace aveva trovato «il miglior copione di tutta la vita». Tutte da allora volevano essere come lei: portavano, se potevano permettersela, la borsa di Hermes (chiamata Kelly in suo onore) a coprire l’incipiente gravidanza; smaniavano per una collana a tre giri di perle come quella da lei preferita, passata ora al collo di Caroline. Calata alla perfezione del nuovo ruolo di moglie (apparentemente?) tradizionale, stava quasi facendo dimenticare l’incredibile bravura di attrice. Ma tutto precocemente finì a due passi da quella curva di La Turbie sopra Montecarlo dove aveva girato Caccia al ladro . Lei era alla guida della Rover marrone, la figlia Stefania vicino. Era il 13 settembre 1982, per quella curva fatale Grace morì il giorno dopo, il 14.

·        Gli scandali dei Windsor.

Edoardo VIII abdica, Giorgio VI diventa re. Nel 1936 «rivoluzione» in Inghilterra. Annabella De Robertis su La Gazzetta del Mezzogiorno il 12 Dicembre 2022

In prima pagina su «La Gazzetta del Mezzogiorno» del 12 dicembre 1936, giganteggia il titolo «Oggi il duca di York sarà proclamato re. Assumerà il nome di Giorgio VI». Il giorno prima, infatti, Edoardo VIII, per amore della statunitense Wallis Simpson, ha abdicato a favore di suo fratello, il principe Alberto: è la prima rinuncia volontaria al trono da parte di un sovrano britannico in oltre mille anni. Il lungo sommario di apertura si chiude con una domanda: «Dove si stabilirà Edoardo?», senza però trovare risposta nell’articolo, firmato dalla sigla G. C., corrispondente da Roma. Il pezzo si apre con una ironica constatazione: «”Duro mestiere quello del re”, si assicura abbia detto un sovrano molto popolare in una nota circostanza della sua vita. Lo stesso deve aver pensato l’ex sovrano d’Inghilterra».

Ma il giudizio del giornalista si profila quasi subito impietoso: «Indubbiamente la situazione di necessità che impone a chi è investito della maestà sovrana di sacrificare il proprio cuore, le personali aspirazioni, le proprie tendenze per non venire meno alle supreme leggi, è dura e dolorosa. Ma la grandezza di una Corona, la realtà di un così alto ufficio dinanzi agli uomini e dinanzi a Dio, i doveri nei confronti del proprio paese sono tali che non ammettono titubanze. [...] Non esiste possibilità di scelta. La maestà sovrana è tale che domina inesorabilmente tutte le altre umane facoltà».

Il cronista rincara poi la dose: «è proprio per questo che oggi ancora gli attributi di Sovrano esercitano un fascino potentissimo sui popoli anche su quelli che hanno ritenuto di poterne fare impunemente getto». Ma se nei confronti dell’ex re non c’è alcuna comprensione – «una rinuncia gli si imponeva. Forse la rinuncia che lo avrebbe elevato nella generale estimazione avrebbe potuto essere un’altra» – verso il Governo inglese i toni sono diversi: «ha affrontato la delicatissima situazione con energia, in difesa della Monarchia che esce dall’inconsueto avvenimento rinforzata». I commenti della stampa inglese riportati sulla «Gazzetta» sono significativi.

Il «Times» scrive: «Non è vero che la crisi abbia rispecchiato un conflitto tra tradizionalismo, aristocrazia, Chiesa e lo spirito dei tempi nuovi. Il vero conflitto è tra una sana nobile necessaria tradizione da un canto e la spensieratezza scapigliata di una categoria sociale esotica straniera, estranea a quello che è il vero carattere del popolo britannico». A distanza di poco meno di novant’anni, sebbene non più minacciata dal rischio di un’abdicazione, la Corona inglese continua ad occupare gli spazi della cronaca internazionale e a guardare con timore alla «spensieratezza scapigliata di una categoria sociale esotica straniera».

Il complotto contro la Regina, i tradimenti e il tampax: tutti contro The Crown 5. Gli autori della quinta stagione di "The Crown" sono stati accusati di mescolare con troppa disinvoltura realtà e fantasia, rievocando eventi forse troppo vicini a noi, sia dal punto di vista cronologico sia umano, senza la dovuta imparzialità. Francesca Rossi il 28 Ottobre 2022 su Il Giornale.

Il prossimo 9 novembre sarà disponibile la quinta, controversa stagione di “The Crown”, già demolita dalle critiche. La serie non è un documentario, è stato appurato, ma forse è il caso di domandarsi se esistano dei confini, di buongusto e di buonsenso, alla libertà artistica. Se in nome del successo sia corretto, da un punto di vista morale e umano, alterare fino a confondere, più o meno deliberatamente e senza fornire chiarimenti, la realtà storica e la finzione.

Il complotto ai danni di Elisabetta II

Quando era ancora l’erede al trono d’Inghilterra re Carlo III, per accelerare i tempi della sua futura incoronazione, avrebbe organizzato un intrigo per far abdicare la regina Elisabetta. Del complotto sarebbe stato informato l’allora premier John Major. Questa è una delle storie raccontate nella quinta stagione di “The Crown”. Quella che sta sollevando più polemiche, poiché insinua una illecita lotta di potere tra le mura di Buckingham Palace. Persino John Major, attraverso un suo portavoce, si è scomodato per commentare la ricostruzione: “…Nient’altro che dannosa e malevola finzione. Un cumulo di sciocchezze spacciate per garantire il massimo e interamente falso, impatto drammatico… una possibile abdicazione della regina Elisabetta...argomento, improbabile e inappropriato…”.

Il Tampongate

A Entertainment Weekly Dominc West, che interpreta Carlo nella quinta stagione di “The Crown”, ha dichiarato che nei nuovi episodi verrà rievocata anche la spiacevole vicenda del Tampongate. L’attore ha commentato: “Ricordo di aver pensato che era qualcosa di così sordido e profondamente imbarazzante. Ripensandoci e dovendo riportare sullo schermo l’evento, ciò di cui sei consapevole è che la colpa non era di questi…due amanti che stavano avendo una conversazione privata. Ciò che è davvero chiaro ora è quanto invadente e disgustosa sia stata l’attenzione mediatica nei confronti [della vicenda]...”. Nel 1989, durante una telefonata a Camilla, l’allora principe di Galles confessò, per gioco, di voler diventare il suo “Tampax”. La registrazione divenne pubblica nel 1993 e fu uno scandalo senza precedenti che fece tremare le mura di Buckingham Palace.

La morte di Lady Diana

“Il momento esatto dello schianto non sarà mostrato”, ha annunciato Netflix, chiarendo una volta per tutte che l’incidente della principessa del Galles, avvenuto nel tunnel dell’Alma il 31 agosto 1997, non sarà oggetto della narrazione nella quinta stagione. Una fonte ha spiegato i motivi di questa scelta: “Tornare a Parigi e girare gli ultimi giorni di Diana e le ore di un dramma era spiacevole. Alla fine alcuni membri della troupe hanno rifiutato le idee che erano state presentate. Lo show ha sempre provato a presentare una versione romanzesca della storia regale con tutta la sensibilità possibile…Man mano che si arrivava ai giorni nostri, diventava più difficile trovare quell’equilibrio. Con alcuni di quei momenti ancora freschi [nella memoria] e sconvolgenti era come se una linea fosse stata superata”.

“Crudele spazzatura”

La quinta stagione di “The Crown” farebbe anche intendere che tra il principe Filippo e la sua amica e confidente storica, Penelope Knatchbull ci sarebbe stata una relazione. Una scelta narrativa che gli esperti reali non hanno affatto condiviso. Dickie Arbiter, ex segretario alle comunicazioni della sovrana, ha dichiarato: “[La serie] arriva solo poche settimane dopo la sepoltura di Sua Maestà accanto al principe Filippo, ciò è molto sgradevole e, francamente, crudele spazzatura”.

L’affondo di Judi Dench

La grande attrice Judi Dench ha scritto una lettera al Times in cui esprime un punto di vista sinceramente condivisibile: “Più la serie si avvicina ai nostri tempi, più liberamente sembra voler offuscare i confini tra accuratezza storica e crudo sensazionalismo...Nessuno crede più di me nella libertà artistica, ma ciò non può passare inosservato...I creatori del programma hanno resistito a tutte le richieste di aggiungere un'avvertenza all’inizio di ogni episodio. Per Netflix è giunto il momento di riconsiderare ciò, per il bene di una famiglia e di una nazione da poco in lutto, in segno di rispetto verso una sovrana che ha servito il suo popolo così diligentemente per 70 anni e per preservare la propria reputazione agli occhi dei loro abbonati britannici”.

E finalmente arriva il disclaimer

Il People annuncia che Netflix avrebbe deciso di inserire la famosa avvertenza a “The Crown” su Youtube e sulla pagina dell’emittente: “Ispirato a eventi reali, questa drammatizzazione romanzata racconta la storia della regina Elisabetta II e degli eventi politici e personali che hanno plasmato il suo regno”. Non per essere pignoli, però questo disclaimer non chiarisce granché. Da una parte ci dice che la serie è una fiction, ma dall’altra sottolinea il fatto che racconti “gli eventi politici e personali” del regno di Elisabetta II. Ma in questo modo confonde le acque, giocando sull'ambiguità, perché non evidenzia affatto il limite tra ricostruzione storica e immaginazione degli autori.

“Eventi storici romanzati”…nel momento sbagliato

Netflix ha dichiarato: “The Crown è un dramma basato su eventi storici. La quinta serie è una drammatizzazione romanzata in cui si immagina cosa potrebbe essere successo dietro le porte del Palazzo…”. Però un’acuta biografa come Sally Bedell Smith ha fatto notare: “…Questo programma sta danneggiando sensibilmente la percezione della Storia e della royal family da parte delle persone”. Gli storici e gli esperti reali temono, a ragione, che questa confusione tra Storia e invenzione artistica possa risvegliare antichi rancori (pensiamo al triangolo amoroso tra il re, Camilla e Diana), macchiando la reputazione di Carlo III, che ha appena iniziato a regnare e, per giunta, in un momento disastroso dal punto di vista economico, politico e sociale (e non solo per il Regno Unito). Gli spettatori non sono tenuti a conoscere le vicende accertate della royal family e questo, inevitabilmente, li pone davanti ai dilemmi: “Quanto c’è di vero in ciò che sto guardando? E se non c’è nulla di provato, che senso ha tutto questo?”.

“Uno show” sui drammi della royal family?

Il creatore di “The Crown”, Peter Morgan, ha dichiarato a Variety: “Penso che dobbiamo accettare il fatto che gli anni Novanta siano stati un momento difficile per la royal family e re Carlo quasi certamente conserverà ricordi dolorosi di quel periodo. Ma ciò non significa…che la Storia sarà cattiva con lui o la monarchia. Lo show certamente non lo è…”. Per la verità quest’ultimo punto è da valutare, dal momento che nella quinta stagione il re viene descritto come un cospiratore che mira a detronizzare la madre. Inoltre la Storia non dovrebbe esprimere giudizi se non ci sono elementi certi su cui basarsi, o se questi vengono diluiti in narrazioni giudicate sensazionalistiche. Su una cosa Morgan ha ragione: “The Crown” è uno “show”, solo che lo spettacolo sono, almeno in questa stagione, le ferite ancora aperte di una famiglia.

S. Mor. Per corriere.it il 30 luglio 2022.  

A gennaio ventisei esemplari di cigni della regina Elisabetta II sono stati abbattuti sulle rive del Tamigi, vicino al castello di Windsor, a causa dell’influenza aviaria. Nonostante la decisione sia stata presa di comune accordo con i veterinari, non sono mancate le polemiche degli animalisti. E ancora, la Corte inglese è finita al centro delle proteste e di una petizione della Peta per i colbacchi di pelliccia di orso indossati dalla Guardia reale.

Ora, a muovere pesanti accuse è il Guardian, che in un lungo reportage prende di mira Sandringham, la tenuta di campagna nel Norfolk dove la sovrana passa le vacanze circondata dai suoi corgi: qui negli ultimi anni sarebbero morti in modo misterioso diversi animali. Come ricorda l’articolo, ad esempio, nel 2007, un guardiano della fauna selvatica della riserva naturale di Dersingham Bog vide scomparire all’improvviso due albanelle reali, sorprese da due spari, «che sembravano provenire dall’interno di Sandringham, il rifugio della regina al confine con la riserva, dove il principe Harry, allora 23enne, e un caro amico erano fuori a sparare alle anatre quella sera».

 Vennero avvisati immediatamente la polizia e la Royal Society for the Protection of Birds, che iniziarono a indagare: in Gran Bretagna è — infatti — un reato penale ferire le albanelle reali, punibile con sei mesi di carcere o una multa di 5mila sterline. Secondo i documenti ottenuti dal Guardian, la polizia del Norfolk comunicò che non era possibile avviare un’azione immediata perché era necessario chiedere ai funzionari di Sandringham il permesso di entrare nella tenuta. 

Un’indagine del Guardian ha rivelato che dozzine di leggi del Regno Unito stabiliscono che alla polizia è vietato entrare in una qualsiasi proprietà privata della regina senza il suo consenso per indagare su crimini che vanno dai reati contro la fauna selvatica all’inquinamento ambientale. Dietro questo privilegio unico — che non viene concesso a nessun altro proprietario terriero privato nel Paese — c’è il Natural Environment and Rural Communities Act, aggiornato nel 2006.  

Sandringham è stata al centro di successive indagini di polizia per reati contro la fauna selvatica e pesticidi contro rapaci legalmente protetti almeno sei volte tra il 2005 e il 2016. Oltre alle due albanelle, la polizia ha indagato sulla morte di un astore, uno sparviero, un nibbio reale, un allocco e un falco di palude nella tenuta, con l’avvio di un solo procedimento giudiziario. Nel 2009, la tenuta ha ricevuto un avvertimento ufficiale sulla cattiva gestione e lo stoccaggio illegale di sostanze chimiche altamente tossiche dopo che uno sparviero venne avvelenato.

I rappresentanti del principe Harry non hanno risposto quando gli è stato chiesto di commentare l’incidente del 2007. Senza dimenticare lo scandalo che ha colpito la tenuta nel novembre del 2006 quando uno dei guardiani, Dean Wright, venne multato con 500 sterline dopo essersi dichiarato colpevole di aver mutilato un allocco in una trappola per topi. L’animale venne soppresso a causa della gravità delle ferite riportate. Wright venne originariamente accusato di quattro reati, tre delle quali vennero poi ritirate.

La polizia del Norfolk ha rifiutato di confermare o negare di aver informato Sandringham che i suoi ufficiali volevano accedere alla tenuta nell’ottobre 2007 o su qualsiasi altra indagine criminale. Nel 2009, numerosi edifici della tenuta sono stati perquisiti dalla polizia e dagli ufficiali di Natural England dopo che u no sparviero morto e due carcasse di piccioni avvelenati, usati come esca, sono stati trovati nella tenuta. Ma anche in questo caso, non ci sono stati approfondimenti ulteriori.

Dio salvi la corona. O no? Il “pagellone” con i nostri voti ai reali britannici. Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera il 18 Luglio 2022.  

Il Giubileo di Elisabetta II, 96enne, è stato un commiato alla nazione. Attraversati lutti, liti e qualche misfatto, la monarchia inglese si prepara al futuro affrontando il giudizio popolare. Tra rimonte, squalifiche e una stella 18enne che arriva in calesse.

La monarchia britannica è a un passaggio epocale. Il Giubileo di Elisabetta è stato anche il commiato della nazione a una sovrana ormai 96enne: e Buckingham Palace ha da poco annunciato quello che è di fatto il ritiro della regina, i cui impegni pubblici sono stati drasticamente ridimensionati, per ovvie ragioni d’età. Sulla scena ci sono ormai le generazioni successive: saranno all’altezza del compito che le attende, dovendo ricalcare le orme di una gigante come Elisabetta? Il futuro del Regno è tutt’altro che certo.

GLI SCIVOLONI DA APPRENDISTA

Ormai il principe Carlo sostituisce la madre in quasi tutte le occasioni ufficiali: una reggenza di fatto, se non di nome. Ma sembra farlo in maniera svogliata: quando ha letto in Parlamento l’ultimo Queen’s Speech, il discorso della regina, appariva annoiatissimo, come schifato dalla circostanza. Certo, non deve essere facile fare l’apprendista per tutta la propria vita: ma Carlo riesce comunque a collezionare scivoloni. Negli ultimi tempi sono venute a galla le donazioni sospette alle sue fondazioni, accettate con disinvoltura poco regale, e i favori scambiati dai suoi cortigiani. Tutte cose che fanno dubitare della sua capacità di giudizio: inoltre, si impiccia negli affari di governo. Nelle sue mani, il futuro della monarchia britannica è tutt’altro che assicurato. Come erede al trono, non raggiunge la sufficienza.

QUEL PREMIO DI SUA MAESTÀ

Camilla ha compiuto una lunghissima traversata del deserto: da sfasciafamiglie a futura regina. Non era facile, per l’amante storica dell’erede al trono, farsi accettare dai sudditi: per lungo tempo le è stata attribuita la colpa del fallimento del matrimonio fra Carlo e Diana. Ma Camilla, con grande umiltà, si è data da fare per risalire una china che appariva insormontabile: e oggi è diventata una dei reali più popolari. Il merito è della sua dedizione al lavoro, ma anche del fatto che è evidente il suo influsso benefico su Carlo: è lei che lo tiene ancorato alla realtà, col suo senso pratico e il suo humour. Per questo la regina l’ha premiata, ammettendola nell’augusto Ordine della Giarrettiera e indicando con chiarezza che Camilla, alla sua morte, diverrà regina consorte, e non semplice principessa.

L’EX “SFATICATO” CHE SARÀ RE

È sicuramente cresciuto nel suo ruolo, il principe William: arrivato a 40 anni, ha acquisito l’autorevolezza e la gravitas del sovrano in pectore. Non era affatto scontato: da giovane, aveva addirittura manifestato dubbi sulla propria volontà di salire al trono e come reale junior non si era mai particolarmente dato da fare, guadagnandosi il soprannome di “Will lo Sfaticato”. Ma con la maturità ha messo la testa a posto e ora appare pienamente consapevole del proprio destino: tanto che il suo peso a corte è aumentato sempre più e sono stati suoi gli interventi decisivi nelle crisi più delicate, come quella dello zio Andrea. Il suo fiore all’occhiello e la sua forza interiore è una famiglia felice e unita: che contrasta tanto più con quella sbalestrata che ha dovuto subire da ragazzo e che tanto lo ha segnato. americane, la S del titolo viene puntata, per far credere che il volume sia una raccolta delle massime del presunto San River.

È PERFETTA (PURE TROPPO)

È perfino troppo perfetta, Kate: mai una mossa fuori luogo, mai una frase infelice, mai un vestito sopra le righe. Su di lei si potrebbe basare un manuale su come si costruisce una regina a tavolino: e in fondo lei ha pianificato tutto, tenendo sempre presente l’obiettivo finale e vincendo sulla distanza. Dopotutto, anche il suo era un esperimento: inserire una borghese, una commoner, nella famiglia reale. Ma l’impianto è riuscito alla perfezione e ha dato nuova linfa al vecchio albero. Kate è il contraltare ideale per William, cui fornisce stabilità emotiva (e dio sa quanto il principe ne abbia bisogno). Per i sudditi, riesce a tratti a rievocare Diana senza provare a metterne nell’ombra la memoria. Sa essere moglie e madre dei futuri re, senza mai strafare. Nulla di tutto ciò era scontato: e va tutto a suo merito.

ERRORI, MA HA PERSO TANTO

Almeno gli va riconosciuto di non aver guastato la festa della nonna. Si temeva che il suo arrivo a Londra, assieme a Meghan, per il Giubileo di Platino di Elisabetta avrebbe calamitato l’attenzione dei media: e invece Harry ha tenuto un profilo bassissimo, evitando comparsate fuori programma e tornandosene alla chetichella in California quando il party non era neppure finito. Certo, incombe la minaccia del suo libro di memorie, in uscita in autunno, nel quale promette di togliersi più di un sassolino dalla scarpa: e i rapporti col fratello William sono al minimo storico. Ma in tutta la storia della Megxit, Harry è forse quello che ci ha perso di più, rinunciando a titoli e famiglia: e magari qualche rammarico gli attraversa i pensieri. Per questo, gli si può dare una sufficienza di incoraggiamento.

LA DELUSIONE DELLA MODERNITÀ

Certo che Meghan ci mette del suo per farsi detestare: quanto a impopolarità, in Gran Bretagna la batte solo il disgraziato Andrea, ma lei guarda solo al pubblico americano, che la adora, mentre non fa nulla per riconciliarsi con la patria adottiva. D’altra parte, il matrimonio reale era solo uno step, per quanto decisivo, della sua carriera: che punta chiaramente a un ruolo pubblico negli Stati Uniti. I suoi interventi ormai si sprecano, dai congedi parentali alle stragi nelle scuole alla sentenza della Corte suprema sull’aborto. Ed è lei il cervello della kardashianizzazione del brand Sussex, che sta per prendere forma addirittura in un reality tv e in qualche altra clamorosa intervista. E pensare che su di lei a Palazzo avevano riposto le speranze di una modernizzazione della monarchia: ma Meghan aveva altri piani.

UN PERSONAGGIO INQUALIFICABILE

Non solo reprobo, ma pure recidivo: il principe Andrea è davvero incorreggibile. Non bastava essersi fatto trascinare nel sordido caso Epstein ed essersi beccato un’accusa di stupro di minorenne, dalla quale si è tirato fuori solo sganciando una paccata di milioni. Lui, radiato dalla vita pubblica e di fatto licenziato dalla casa reale, è convinto di aver diritto alla riabilitazione. Non a caso, ce la sta mettendo tutta, causando notevoli imbarazzi. Alla messa in memoria del defunto Filippo, ha scortato la madre in chiesa: come a dire “cosa credete, io sono sempre il suo prediletto”. Per cui sono dovuti intervenire Carlo e William per farlo “sparire” dalle celebrazioni del Giubileo, inventandosi pure un provvidenziale contagio da Covid. Ma Andrea non demorde: un personaggio davvero inqualificabile.

EDOARDO, NON PERVENUTO. IL DESTINO DEL NUMERO 14

Edoardo chi? L’ultimogenito di Elisabetta non ha mai brillato per presenza. Di lui si parla pochissimo: tanto che i maligni a Londra insinuano che “se non se ne parla mai, ci dev’essere qualcosa sotto”. Ma la realtà è che nascere lontanissimi dal trono, ma pur sempre parte della famiglia reale, non è un destino facilissimo (e lui a scuola veniva pure bullizzato). Edoardo, al momento, è addirittura quattordicesimo nella linea di successione: e a ogni nuova nascita nell’albero principale, viene sospinto un passo più in là. È per questo che fin dalla gioventù aveva provato a dedicarsi ad altro, occupandosi con alterne fortune di teatro e televisione e suscitando anche critiche per come mischiava affari privati ed entrature reali. Dopo di che, profilo bassissimo, quasi nullo: Edoardo, non pervenuto.

PRIMA IL TOPLESS ADESSO GLI ELOGI

Edoardo è così insignificante che ormai lo mette in ombra pure la moglie, Sophie, la contessa di Wessex: la quale un minimo di esperienza ce l’ha, visto che prima di entrare a far parte della famiglia reale lavorava come addetta alle pubbliche relazioni. Nei primi anni Sophie era abbastanza chiacchierata (era stata pure fotografata in topless), ma negli ultimi tempi si è costruita un profilo autonomo sempre più marcato e positivo: durante la pandemia, è stata particolarmente vicina alla regina in isolamento a Windsor, fornendole sostegno morale e materiale. Ed Elisabetta ha particolarmente apprezzato le premure della nuora. Ormai la si vede sempre più spesso in eventi pubblici, a volte in coppia con Kate. In fondo anche Sophie è una borghese che ha saputo entrare nella parte di reale: apprezzamento con lode.

IL VOLTO NUOVO RICORDA FILIPPO

È lei il volto più fresco della monarchia britannica: Lady Louise Windsor è la figlia diciottenne di Edoardo e Sophie e si è ormai conquistata un posto sotto i riflettori. Autentica “English rose”, rosa d’Inghilterra, ha ereditato dal nonno Filippo la passione per il calesse: e dopo la morte del duca di Edimburgo ha preso a guidarne cavalli e carretto. Tanto che alla parata equestre di quest’anno al castello di Windsor ha sfilato con le redini in mano di fronte alla regina alla guida del calesse di Filippo, in un toccante omaggio alla memoria del nonno. E alla cerimonia del Giubileo Lady Louise è comparsa sul balcone di Buckingham Palace a fianco ai reali senior: una promozione sul campo. Alla messa a St. Paul era sfolgorante nella sua semplicità: di lei sentiremo sicuramente parlare ancora. Acclamata a pieni voti.

Patrizia De Tomasi per “Chi” il 5 maggio 2022.

William e il fratello non si sopportano da 10 anni, Harry detesta Camilla, Andrea maltratta Fergie, Meghan è un’arrampicatrice. Ce n’è per tutti nell’ultimo libro della giornalista inglese. A parte Kate, “sta salvando la Corona”, e Diana, “sarebbe una regina superba”, scrive.

Le nozze meglio riuscite dei membri della famiglia reale sono probabilmente quelle con il gossip. La casata dei Windsor trasuda ricchezza, glamour e una straordinaria propensione allo scandalo. E principi e duchi più si dannano a evitarlo e più ci cascano con tutte le scarpe. Inspiegabile.

Ce lo racconta molto bene Tina Brown, ex direttore di tre testate molto snob, Tatler, Vanity Fair e The New Yorker, biografa e confidente di Lady Diana, che pubblica in questi giorni la sua ultima fatica, The Palace Papers: Inside the House of Windsor—the Truth and the Turmoil, (che, liberamente tradotto, suona: I segreti di Palazzo. Nel cuore di Casa Windsor - la verità e le tempeste) atteso da anni. La Brown ha raccolto le confidenze di 120 gole profonde di Palazzo e non, tutte desiderose di spifferare succulente indiscrezioni.

Nel suo libro Tina Brown conferma che i rapporti tra William e Harry erano tutt’altro che idilliaci da ben prima che arrivasse Meghan Markle, che la giornalista considera un’arrampicatrice sociale, ma non la causa della “Megxit”, solo l’acceleratore. Gli scontri tra i due fratelli, definiti “olimpici”, tanto erano furiosi, sarebbero iniziati una decina di anni fa, quando Harry ebbe l’impressione che il fratello si stesse accaparrando i ruoli pubblici migliori. La relazione peggiorò nel 2015, quando William divenne patrono della charity Tusk Trust, un ente per rinoceronti ed elefanti cui Harry teneva immensamente.

“Nel 2011, l’interrogativo su Kate Middleton era se una ragazza di origini così poco esaltanti potesse manifestare le qualità di una futura regina. Ora la domanda è se i Windsor possano mai sopravvivere senza di lei”, scrive la Brown. Kate, secondo l’autrice, si è dimostrata fin da ragazza determinata nell’ambire al principe e ha saputo perseguire il suo desiderio. Facendosi aiutare dalla madre, Carole Middleton. 

Ma a chi le ha chiesto se il matrimonio tra Kate e William sia stato un affare gestito da Carole, la Brown risponde secca: «No, la loro è stata, e lo è ancora, una storia d’amore». E a proposito della duchessa e di quanto sia ancora ancorata alla realtà, la Brown nel suo libro confida che Kate è solita girare per musei nel più assoluto anonimato per ammirare quadri e fotografie, da vera appassionata di arte qual è.

Secondo la Brown, quando Harry usciva con l’attrice Cressida Bonas, tra il 2012 e il 2014, “si sfogava” contro William e “manifestava vero risentimento” nei confronti del padre, il principe Carlo (cui rispedì indietro un esclusivo abito, dono per i suoi 30 anni, perché il sarto aveva sbagliato, a suo dire, le misure). Fu Cressida, e non Meghan, come si pensa, a convincere il principe, che viveva in uno stato perenne di rabbiosa alterazione, a vedere un terapeuta. Per motivi di sicurezza, e di discrezione, venne quindi scelto uno specialista che lavorava per l’M16, i servizi segreti britannici. Quando si lasciarono, in modo amichevole, lui le scrisse una lettera affettuosa, ringraziandola per avergli consigliato la psicoterapia.

Si sa quanto Harry abbia poca simpatia nei confronti di Camilla di Cornovaglia, da lui ritenuta la donna che ha rovinato la vita alla madre e quindi anche a lui. Ma secondo Tina, Harry la detesta, a dir poco. La Brown ha saputo anche che la futura regina consorte, dal canto suo, una volta preso possesso di Highgrove, la tenuta di campagna di Carlo, ha smontato la camera da letto di Harry per farne il suo guardaroba.

Il principe Carlo e la duchessa di Cornovaglia si amano da 50 anni, piaccia o meno. E malgrado Tina Brown fosse amica e confidente di Lady Diana nel libro parla di Camilla con stima e la descrive come una donna molto sottovalutata. Il matrimonio con l’erede al trono è forte e felice.

“Il duca di York è una macchina per disonorare la Corona”, scrive Tina Brown. Il principe è riuscito a inorridire persino il primo ministro Boris Johnson, lui stesso abbonato agli scandali.

Dopo un pranzo di lavoro con Andrea disse: «Sono tutto fuorché repubblicano, ma se mai dovessi passare ancora un pranzo come quello di oggi, lo diventerei». La scrittrice non solo ricorda la passione smodata di Andrea per i film pornografici, che il duca guardò per un intero weekend nella villa di Palm Springs dell’ambasciatore Usa a Palm Springs nel 1983, snobbando i suoi inorriditi ospiti, ma cita anche un aneddoto inquietante.

Siamo soliti pensare che il rapporto di Andrea con Sarah Ferguson sia idilliaco, perché così lo descrive lei. Tina Brown scrive invece che un dirigente Usa le ha raccontato un episodio che prova una realtà ben diversa. A pranzo con Fergie nella Royal Lodge, la residenza a Windsor di Andrea, si sentì chiedere dal duca, appena entrato: “Ma lei che cosa sta facendo con questa grassa vacca?”.

A 25 anni dalla morte tragica della principessa del Galles, Tina Brown, che pranzò con Lady Diana sei settimane prima dell’incidente a Parigi e raccolse le sue ultime confidenze (al tavolo c’era anche Anna Wintour), ha una teoria tutta sua su come sarebbero andati gli eventi, se Diana fosse qui. A Time Magazine, che l’ha intervistata per l’uscita del libro, in cui scrive a piene mani dell’amica Diana, ha confidato: «Negli Anni 90 lei e Carlo erano in rapporti cordiali. Penso che i suoi tormenti si sarebbero placati, probabilmente avrebbe avuto un altro figlio e avrebbe accettato che il suo matrimonio non fosse mai stato la storia d’amore che aveva immaginato. Oggi, a 60 anni, sarebbe stata nel fiore degli anni. E credo che sarebbe stata una regina assolutamente superba».

·        Vittoria.

Vittoria, un impero lungo 64 anni nella serie «a.C.d.C». Redazione Spettacoli su La Gazzetta del Mezzogiorno il 5 maggio 2022. 

Vittoria (1819-1901) è stata regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda dal 20 giugno 1837 e Imperatrice d’India dal 1876 fino alla sua morte. Il suo lunghissimo regno viene anche conosciuto come epoca vittoriana. Era la figlia del principe Edoardo, duca di Kent e Strathearn, quarto figlio del re Giorgio III. Sia il duca sia il re morirono nel 1820, e Vittoria crebbe sotto la supervisione di sua madre, la principessa tedesca Vittoria di Sassonia-Coburgo-Saalfeld. Ereditò il trono a 18 anni, dopo la morte senza discendenza legittima dei suoi tre zii paterni. All’epoca della nascita della regina Vittoria l’Inghilterra era una società agricola che, nell’arco di pochi decenni, si sarebbe trasformata in una superpotenza industriale, con un impero che si espandeva in tutto il globo.

«L’impero della Regina Vittoria», il ciclo in quattro episodi della serie «a.C.d.C», in onda stasera alle 22.10 su Rai Storia, è sia la storia di questo periodo straordinario, sia il ritratto affascinante di una regina che governò su oltre un quinto della popolazione mondiale.

È la vicenda di personaggi influenti che avrebbero modellato il sistema imperiale britannico: Gladstone, Disraeli, Livingstone, Rhodes e il Principe Alberto, marito di Vittoria. Questi personaggi - alcuni spinti da ambizione, altri da desiderio di profitto, e altri ancora da passione o da nobili ideali - avrebbero determinato un’espansione del Paese senza pari nella storia, trasformando per sempre la Gran Bretagna e i territori da essa controllati e dominati.

Resoconti personali tratti da diari, ricostruzioni filmate sia in Inghilterra sia negli ex avamposti dell’Impero, tra cui India e Africa, raccontano il drammatico scontro di personalità e di culture che avrebbero segnato per 64 anni il regno della regina Vittoria.

·        Elisabetta.

"Harry, Meghan e i figli esclusi dal testamento": la decisione della Regina. Secondo un’indiscrezione bomba la Regina avrebbe modificato le sue ultime volontà depennando il principe Harry e la sua famiglia. Francesca Rossi il 3 Settembre 2022 su Il Giornale.

Da qualche anno, ormai, ci si chiede cosa accadrà dopo la morte della regina Elisabetta. Quale sarà il protocollo per i suoi funerali, come avverrà l’incoronazione del principe Carlo, quale futuro attende la monarchia britannica dopo la lunga e fortunata era elisabettiana sono solo alcuni dei quesiti che più catturano l’interesse delle persone. Per la verità c’è anche un’altra curiosità in tal senso e riguarda il testamento di Sua Maestà. Una nuova indiscrezione sostiene che la monarca avrebbe cambiato le sue ultime volontà, disponendo una clamorosa esclusione.

Il testamento

La fortuna privata di Sua Maestà si aggirerebbe sui 365 milioni di sterline (435 milioni di euro), ma a questa somma si devono aggiungere opere d’arte, beni immobili, l’eredità del principe Filippo, tra i 23 e i 35 milioni di sterline e quella della Regina Madre, che viaggia sugli 83,4 milioni di sterline, più altri 200 milioni di sterline che deriverebbero da altri testamenti di membri della royal family. Secondo International Business Times e Star Magazine, citati da Il Tempo, di questo immenso patrimonio non beneficeranno i duchi di Sussex e nemmeno i loro figli. Tutti esclusi.

La sovrana non avrebbe perdonato la Megxit e sarebbe piuttosto contrariata poiché ha potuto incontrare la bisnipote Lilibet Diana solo una volta da quando è nata, lo scorso giugno, in occasione del Giubileo di Platino. L’eredità di Elisabetta II dovrebbe essere destinata a William, Kate e ai loro figli, in particolare alla principessa Charlotte.

Una fonte ha detto a Star Magazine, citato da Geo News: “Si vocifera che [la Regina] abbia fatto dei cambiamenti all’ultimo minuto che saranno una sconvolgente sorpresa per i suoi eredi”. A quanto sembra Kate e Charlotte erediteranno molti dei gioielli di Sua Maestà, 300 stando al Messaggero. L’insider ha dichiarato a proposito: “[Kate Middleton e la principessa Charlotte] probabilmente otterranno la maggior parte della collezione. Kate è chiaramente la favorita in famiglia”.

Una punizione senza precedenti

Il comportamento di Harry e Meghan, le interviste, le dichiarazioni contro la royal family avrebbero stancato la regina Elisabetta, esaurito la sua pazienza, spingendola, dopo il Giubileo, a ripensare le sue ultime volontà. Se fosse confermato, si tratterebbe di un castigo senza precedenti per il principe Harry e per la sua famiglia. Un modo molto diretto per chiarire che i duchi di Sussex non fanno più parte della royal family e per loro scelta.

In ansia per la Regina: niente ritorno a Londra per nominare il premier

Meghan Markle può lanciare strali a mezzo stampa, ma la Regina avrebbe già risposto in maniera più silenziosa e sottile e di gran lunga più vigorosa. Questa presunta estromissione sarebbe una punizione che, se attuata, significherebbe la fine dei rapporti tra i Sussex e i Windsor, una specie di “damnatio memoriae”.

Per sapere se davvero la regina Elisabetta ha cancellato dal suo testamento i nomi di Harry, Meghan, Archie e Lilibet Diana si dovranno aspettare 90 anni dalla sua morte. Quindi, forse, molti di noi non potranno leggere l’ultimo capitolo di questa diatriba, a meno che non siano i duchi, magari in una nuova intervista bomba, a rivelare questo possibile, nuovo schiaffo ricevuto dalla sovrana.

Da leggo.it il 17 agosto 2022.

Il ventenne britannico Jaswant Singh Chail, arrestato il giorno di Natale dell'anno scorso mentre cercava di infiltrarsi armato di balestra nel castello di Windsor, residenza ormai abituale della 96enne Elisabetta II, avrebbe voluto uccidere la sovrana. 

È quanto emerso durante l'udienza preliminare alla Westminster Magistrates' Court di Londra del processo che lo vede imputato per la violazione del Treason Act, la legge che punisce i reati di alto tradimento e oltraggio contro la monarchia, per possesso di un'arma offensiva e minacce di morte.

Secondo la pubblica accusa, rappresentata da Kathryn Selby, Chail aveva detto a un agente di polizia «sono qui per uccidere la regina» prima di essere ammanettato e arrestato a Windsor. In precedenza la sua volontà omicida era emersa in un video in cui il giovane di origini indiane, attualmente in custodia nell'ospedale psichiatrico di alta sicurezza a Broadmoor nel Berkshire, diceva di essere in una «missione» di vendetta per il massacro di Jallianwala Bagh o di Amritsar, avvenuto nel 1919 nel Punjab indiano, allora parte dell'impero britannico. Sempre secondo l'accusa, la balestra di Chail avrebbe potuto causare «lesioni gravi o mortali». La prossima udienza è prevista sempre a Londra per il 14 settembre.

Regina Elisabetta: una vita da record. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 13 Giugno 2022.

Dopo aver superato i 63 anni di regno dell’ava Vittoria nel 2015, tra 713 giorni potrebbe sorpassare anche gli oltre 72 anni del leggendario Re Sole. 

Elisabetta II ormai deve solo più superare il re Sole. La Regina dei record aveva già superato nel 2015 il pur ragguardevole traguardo dell’ava Vittoria che andò oltre i 63 anni di regno. E quando festeggiò il Giubileo di diamante nel 1897 - alla messa a St. Paul, come una settimana fa la messa per Elisabetta II - era così stanca e pesante da non riuscire a salire le scale… e la messa andò a lei scendendo alla lettera sul sagrato della chiesa.

Adesso però Elisabetta, oltre ad aver superato Vittoria, oltre ad aver raggiunto come prima sovrana britannica i 70 anni di regno festeggiando una settimana fa il Giubileo di Platino, è pronta a un nuovo primato. Con 25.695 giorni di regno, Elisabetta è pronta a superare anche de Bhumibol di Thailandia, per generazioni il riferimento del Paese asiatico visto che regnò dal 1946 al 2016. Meglio di lei ormai solo il re Sole, Luigi XIV, il sovrano d’Oltralpe entrato nella leggenda per la lunghezza di un regno così vasto e potente da segnare la storia. Luigi XIV regnò infatti tra Sei e Settecento, per ben 72 anni e 110 giorni. Insomma, a questo punto il record assoluto del re Sole dista solo 713 giorni per Elisabetta.

Con le sue consuete costanza e determinazione, un traguardo al quale la regina può sicuramente sperare di arrivare. Con il sostegno della famiglia Windsor che sta facendo quadrato attorno alla 96enne regina per sostenerla e aiutarla a svolgere i suoi impegni di Stato. E con l’aiuto della tecnologia, che grazie a zoom e collegamenti virtuali le ha consentito di continuare con i Royal engagement per una vita, senza mai fermarsi.

Regina Elisabetta travolta: "Quanto ha speso in 12 mesi". Si dice che Carlo...Libero Quotidiano l'01 luglio 2022

I sudditi della Regina Elisabetta hanno storto il naso di fronte all'aumento delle spese della royal family. Bisogna sottolineare che i costi e i rimborsi di casa Windsor sono sovvenzionati dai fondi pubblici e che, quest'anno, sono aumentate del 17%. Secondo il bilancio annuale del Fondo Sovrano della famiglia reale britannica pare che la royal family abbia speso negli ultimi 12 mesi ben 100 milioni di sterline. Cifre da capogiro. 

Questo è un momento dove i sudditi di Queen Elizabeth navigano in acque cattive per l'inflazione ma la royal family al posto che dimezzare le spese le ha aumentate rispetto all'ultimo rendiconto. Sicuramente il costo dei recenti eventi, come il Giubileo di Platino della Regina ha di certo pesato del bilancio finale, ma in molti credono che i reali dovrebbero iniziare a non gravare più sulle spalle dei cittadini.

In relazione alle entrate dei reali che ricavano dalle loro proprietà personali, ai cittadini britannici non sta più in tasca di contribuire alla vita lussuosa di Queen Elizabeth e della sua famiglia. Prendiamo come esempio il principe Carlo, i più informati hanno calcolato che le sue rendite nel ducato di Cornovaglia a lui affidato sia aumentato a 1,2 miliardi, 93 milioni in più dell'anno scorso. Va anche però sottolineato che le sovvenzioni dei fondi pubblici vengono anche, in parte, destinate alle diverse associazioni benefiche che i Windsor sostengono, e non solo per le loro attività finanziarie personali. 

Enrica Roddolo per il “Corriere della Sera” il 6 giugno 2022.

Lunga vita alla regina, e al business del Giubileo cui si affida un'economia fiaccata da Brexit, pandemia e inflazione. «Gli inglesi, popolo di bottegai», disse Napoleone. Ma di talento.

«In tempi normali il beneficio economico che Windsor, cerimonie e palazzi portano all'economia supera i 2 miliardi di sterline l'anno. Ma in anni straordinari come questo il contributo della "Ditta" reale raddoppia: 3,5 miliardi di sterline (oltre 4 miliardi di euro), con i costi di sicurezza che pesano mezzo miliardo», spiega al Corriere David Haigh che nella City dal 2012 fa i conti alle finanze reali col report Monarchy di Brand Finance.

Le folle di questi giorni lo provano. «La monarchia è un volano che porta benefici in varie direzioni: c'è il turismo, 1,2 miliardi di sterline di stimolo legato al Giubileo per il brand Gran Bretagna: un maxi spot planetario gratuito, la sfilata chiusa dalla regina ieri è stata seguita da 1 miliardo di persone. Poi i benefici al commercio di prodotti britannici, con un lifting per i detentori di Royal warrant», dice Haigh. Sono i fornitori della casa reale il cui blasone è lucidato a ogni Giubileo. L'aiuto all'economia del tempo libero, dai ristoranti ai bar (UKHospitality stima +22%, 400 milioni di sterline), i più penalizzati dal Covid, è straordinario.

«Certo il Giubileo è stato un lungo weekend con due giorni di festa, due giorni in meno di Pil, circa 1-1,5 miliardi di sterline per due, a fine anno. Anche se le nuove dinamiche del lavoro, oggi spesso da casa, li faran pesare meno». 

Il costo dei Windsor? È stabile, con il Sovereign grant (un tempo Civil list ) della regina per il 2021-22 che vale 86 milioni di sterline: un costo di poco più di 1 sterlina a contribuente. Cui si aggiungono i 28 milioni stanziati per il Giubileo dal governo (ma la parata si è autofinanziata: 50% con sponsor e 50% con privati).

E quando la staffetta passerà a Carlo? «Sarà confermato il rispetto per la figura del sovrano, ma il fascino del brand sarà meno seducente. Non a Londra, ma nel Commonwealth», dice l'esperto. William e Kate lanceranno un loro brand come Harry e Meghan? «Quando Carlo sarà re, William erediterà il ducato di Cornovaglia e passerà a lui la gestione di Duchy Originals la linea di prodotti naturali di Carlo. Poi credo William e Kate abbiano già depositato un loro brand, ma non hanno fretta di lanciarlo, e sarà filantropico: sono sotto i riflettori, troppe le commercializzazioni della Corona».

Roberto D’Agostino per Vanity Fair il 2 giugno 2022.

Benché dotata soltanto di centosessantadue centimetri di statura e quindi negata a un’andatura da amazzone, pur sembrando fragile e come dipinta all’acquarello, questa minuscola figurina seduta sul più antico e prestigioso trono del mondo, dopo quello del Papa, ha il potere di far arrestare Boris Johnson, di sciogliere il Parlamento, di nominare i vescovi anglicani, di dichiarare la guerra e di fare la pace, e perfino di chiedere, se le gira storto il pallino, l’impiccagione di chi uccide uno dei cigni o delle anatre che nuotano negli stagni del parco di St. James e che portano impresse sotto l’ala la corona e le iniziali di Elisabetta regina. 

"Sua Maestà è una bella ragazza / Ma non ha molto da dire", canta il Beatle Paul McCartney in una canzoncina giocosa contenuta nell'album del 1969 "Abbey Road". Parole che vengono in mente ogni volta che la regina Elisabetta spunta nei notiziari, cosa che è accaduta spesso negli ultimi anni, con la serie Netflix "The Crown", la morte di suo marito, il principe Filippo, e le sue disavventure da prima pagina della schiatta reale.

L'ultima notizia, però - che la regina era ricoverata in ospedale "per alcune indagini preliminari" - ha sollevato un diverso livello di emozione e ansia, non del tutto alleviato dal rassicurante addendum che lei "rimane di buon umore". Anche a 95 anni, con 69 anni sul trono, fresca di vedovanza, la regina Elisabetta mantiene una padronanza mostruosa del suo mestiere di regina.

Benché sprovvista di humour, ossessionata invece dalla coscienza della sua posizione, imbevuta d’esaltato senso del dovere in puro stile inglese, in un'epoca in cui la vecchiaia e il privilegio ereditario sono in gran parte fuori moda, Elisabetta è sempre tenuta in grandissimo spolvero mediatico, come testimoniano i suoi indici di popolarità nei secoli costantemente elevati. Del resto, nessun altro capo di stato è riuscito a fondere gli antichi riti della monarchia ereditaria con il governo democratico come lei. 

Esistono una dozzina di monarchie in Europa e circa 27 paesi con famiglie reali in tutto il mondo, ma al di là dei loro regni, poche persone sono anche consapevoli che la Norvegia ha un re (Harald V) o la Tailandia può nominare il sovrano (l’attuale si chiama Maha Vajiralongkorn Bodindradebayavarangkun), tanto meno prendere sul serio il “matrimonio reale Romanov” allestito recentemente a San Pietroburgo. 

Una volta che la regina Elisabetta avrà tolto la sua presenza secolare, è dubbio che il principe Carlo o il principe William, i due candidati per sedersi sul trono britannico, riempiranno mai le sue pantofole reali. Potrebbe essere l'ultima monarca globale del mondo. 

Anche se aveva "molto da dire", dato ciò che ha visto, udito e sopportato, lo tiene in gran parte per sé. Per tutti gli innumerevoli discorsi che ha fatto e la quantità di battute sugli incontri e banchetti che ha scambiato con una sfilata infinita di governanti, politici, celebrità e sudditi, tra cui cinque papi e 13 degli ultimi 14 presidenti degli Stati Uniti (il presidente mancante è Lyndon B. Johnson), non ha mai rilasciato un'intervista a un giornalista.  

Tra le pochissime dichiarazioni rivelatrici che si è lasciata sfuggire il celebre riferimento al 1992, anno in cui tre matrimoni reali andarono in pezzi e il fuoco distrusse un centinaio di stanze nel Castello di Windsor, come il suo “annus horribilis”. Ed era in latino. 

Di solito, i suoi messaggi - a differenza del discorso della regina che legge all'apertura annuale del Parlamento - sono stati incoraggianti invocazioni di dovere, coraggio e altre virtù cavalleresche. In uno dei suoi primi importanti discorsi, tenuto a Città del Capo, Sud Africa, nel giorno del suo 21° compleanno, il 21 aprile 1947, come erede alla corona, invocò il “nobile motto” abbracciato dai precedenti eredi quando raggiunsero la maggiore età: "Io sono al vostro servizio”. "Vorrei fare quella dedica ora", ha continuato. “È molto semplice. Dichiaro davanti a tutti voi che tutta la mia vita, lunga o breve che sia, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale a cui tutti apparteniamo”.

Col senno di poi, la storia di quel “sono al vostro servizio’’ potrebbe non sembrare più così nobile. Sette decenni fa, il Sudafrica era governato esclusivamente da bianchi e molti paesi sparsi nel mondo non avevano ancora ottenuto l'indipendenza dall'impero britannico. Il razzismo intrinseco del passato coloniale della Gran Bretagna è stato ultimamente oggetto di nuove polemiche attraverso le accuse mosse da Meghan Markle e dal principe Harry. 

Eppure, con il suo viso smaltato secondo antichi e classici sistemi di trucco, la regina Elisabetta è rimasta fedele al voto "molto semplice" che ha fatto quando era una principessa di 21 anni. Decennio dopo decennio, mentre le sue immagini sulle banconote dei molti regni del Commonwealth in cui è ancora il capo di stato sono cambiate per riflettere una monarca in via di maturazione, ha continuato a svolgere fedelmente e impeccabilmente i suoi numerosi doveri reali, che spesso includevano lunghi viaggi, lunghi inchini, lunghe cerimonie. Nel corso dei secoli, è diventata la monarca più longeva e regnante, superata solo da Luigi XIV di Francia, che però salì al trono alla tenera età di 4 anni.

Questo è l'unico punto di confronto tra Elisabetta II e il fiammeggiante Re Sole, che si preoccupò di far glorificare il suo dominio assoluto in sontuosi dipinti e palazzi. Riservatezza, semplicità e obbedienza ai vincoli costituzionali sono stati intrinseci al regno della regina Elisabetta, creando un quadro che scrittori, artisti, registi, tabloid, mercerie e pubblico hanno riempito con qualsiasi colore, emozione e souvenir di tazze e piatti e scatole di biscotti. 

Le "Queen Elizabeth" di Helen Mirren, Claire Foy e Olivia Colman, tre delle attrici che l'hanno interpretata, sono molto diverse, sebbene ognuna sia un'interpretazione plausibile dei fatti noti della sua vita. Il segretario alle comunicazioni della regina, Donal McCabe, ha fatto notare che il palazzo reale non era "complice nelle interpretazioni" fatte in "The Crown".

La meravigliosa Olivia Colman, che interpretava la regina in quella serie, vedeva in lei una "femminista per eccellenza". “Lei è il capofamiglia. È quella sulle nostre monete e banconote. Il principe Filippo deve camminare dietro di lei. Ha riparato auto nella seconda guerra mondiale. Ha insistito per condurre al volante un re che veniva da un paese in cui alle donne non era permesso guidare” – questo era il principe ereditario Abdullah dell'Arabia Saudita al castello di Balmoral in Scozia nel 2003, quando implorò la regina di guidare più lentamente. 

Nel suo messaggio televisivo del Natale 1966, la regina ha affrontato esplicitamente i vincoli che le donne devono affrontare in tutto il mondo. "Nonostante questi limiti e ostacoli, disse, sono state le donne a infondere gentilezza e cura nel duro progresso dell'umanità".

Commenti del genere e spettacoli come "The Crown" possono dare alle persone la sensazione di conoscere la regina Elisabetta. Eppure è una misura del suo mistero il fatto che nessuno sappia con certezza se abbia visto uno dei film o delle serie televisive su di lei. Né, per tutte le crisi che ha dovuto affrontare, dalla morte della principessa Diana all'amicizia del principe Andrea con il condannato per molestie sessuali Jeffrey Epstein, si sa davvero come queste l'abbiano colpita. Forse è questo che intende Paul McCartney con la frase "Sua Maestà è una ragazza carina / Ma cambia di giorno in giorno".

Il paradosso è che durante tutti i cambiamenti - gli scandali, l'ingresso esitante della Gran Bretagna nell'Unione Europea, l'uscita straziante del paese e tutti gli altri disordini nel mondo - e nonostante il fatto che sappiamo davvero così poco di lei - era diventata l’ultima rassicurante immagine nel corso dei decenni.  

Ecco la robusta, educatamente sorridente reginetta sempre blindata in cappotti color glicine, turchino spento, banana, perla o fior di tiglio e cappellini abbinati, con borsette pendule al braccio (le mani devono essere libere tutte e due, per carezzare un bambino, per stringere altre mani o per ricevere un inaspettato bouquet), a volte accompagnata da un altrettanto robusto corgi gallese. 

Elisabetta non è mai apparsa in pubblico senza cappellino o tiara, e raramente si è dimenticata il soprabito sopra il vestito in tinta che dà un’allure regale a una donna con le gambe corte.   

Fu ritenuta infine perfettamente riuscita anche quella specie d’armonia cooperativa tra la regina e il suo principe consorte. Lei davanti che, così piccolina, agita la mano destra nel saluto, lui altissimo due passi indietro con le mani annodate sulla schiena, dardeggiante uno sguardo spesso ironico.  

Lei che commuove gli uomini per la sua aria dignitosa e patetica, timida e fiera a un tempo: lui che piace alle donne per la sua andatura da dandy disinvolto e la sua aria da vichingo in calore. Un piacione che sapeva benissimo però che Elisabetta è una donna capace anche di collere. A 95 anni, rifiutò un premio destinato ad anziani facendo sapere, senza giri di parole, di non sentirsi vecchia. Per queste regine il tempo non scade mai.

Giubileo di platino (e di follia) a Londra. Gli aeroporti nel caos e il traffico in tilt. Erica Orsini su Il Giornale  il 31 maggio 2022.  

Aeroporti nel caos e traffico impazzito nel Regno Unito alla vigilia del lungo weekend del Giubileo. Mentre Londra e l'intero paese si preparano a festeggiare i 70 anni di regno della sovrana più longeva della storia, i suoi sudditi stanno già sperimentando un assaggio dei disagi che li aspettano nei prossimi giorni. Le celebrazioni ufficiali infatti coincidono con la fine delle vacanze scolastiche che molti cittadini inglesi avevano deciso di passare all'estero insieme alla famiglia. Per tanti di loro però, quello che doveva essere il primo sospirato viaggio dopo due anni di pandemia, si è trasformato in un vero incubo a causa della crisi profonda che attraversano le varie compagnie low cost, unita ai molti disservizi interni dei vari aeroporti.

Già dall'inizio della settimana le compagnie più amate dai viaggiatori come Tui, EasyJet e Swissport hanno cancellato decine di voli ogni giorno, con preavvisi di sole due ore, lasciando a terra famiglie attonite ed esauste con bimbi in lacrime al seguito. Le immagini delle sale d'aspetto dell'aeroporto londinese di Gatwick, congestionato anche dai lavori in corso nel terminal Sud e di quelli di Heathrow, Manchester, Glasgow e Edimburgo, sono impressionanti. In alcuni, le file al controllo dei bagagli erano così lunghe che la gente si è vista costretta ad attendere fuori dall'edificio.

Del resto, la situazione, era in qualche modo prevedibile. Secondo gli analisti della società Cirium, tra giovedì e domenica dovrebbero partire dagli aeroporti britannici circa 10mila voli, numeri che in questo momento il settore, messo in ginocchio dalla pandemia, non è in grado di gestire. Ieri il cancelliere dello Scacchiere Rishi Sunak ha dichiarato che «il governo sta lavorando con l'industria del turismo per risolvere il problema» sottolineando «i milioni di sterline messi a disposizione durante il periodo della crisi scatenata dal Covid», ma i sindacati del settore spiegano che le difficoltà persistono da tempo. «Le compagnie e gli aeroporti fanno difficoltà a reperire il personale necessario - ha detto ieri Gary Graham, vice segretario generale del sindacato Prospect - perché questi lavori sono sottopagati, inoltre l'addestramento per incarichi del genere richiede tempo». Tempo che le compagnie aeree ora non hanno, occupate come sono a calmare le ire dei loro clienti imbufaliti per essersi visti cancellare il volo anche più di una volta nel giro di due giorni o per essere rimasti bloccati sull'aereo in partenza per tre ore ed essere poi stati costretti a scendere perché, a un certo punto, l'orario di lavoro dei piloti aveva raggiunto il numero di ore massime consentito dal contratto. Non se la cavano bene neppure i viaggiatori che hanno deciso di muoversi in treno o in macchina.

Chi si fosse trovato a passare ieri davanti alla stazione ferroviaria di St. Pancras a Londra, da dove parte il treno internazionale Eurostar, avrà potuto notare le file di persone in attesa fin fuori dall'edificio centrale. Allerta rossa, nelle prossime ore, anche per il traffico automobilistico, dato che nel weekend del Giubileo è previsto che si mettano in strada milioni di persone, decise a godersi al meglio i tanto agognati quattro giorni di vacanza. Speriamo che la maggioranza raggiunga la meta e non sia invece costretta a festeggiare in macchina, imbottigliata nel traffico della superstrada. 

Tutti pazzi per Elisabetta. Tra musica e 200 cavalli. Erica Orsini su Il Giornale il 2 giugno 2022.

Lei è dappertutto ormai. Nei piccoli giardini delle casette a schiera e nei lussuosi allestimenti floreali dei negozi di Chelsea. Compare insieme ai suoi buffi e mordaci cagnetti Corgy sui copricapi all'uncinetto che adornano le rosse cassette della Royal Mail e sull'orologio della marca più popolare al mondo. La grande festa di quattro giorni per celebrare i 70 di Regno di Elisabetta II inizia oggi, ma il popolo del Regno Unito è in fibrillazione da giorni e Sua Maestà rimane la protagonista di un evento unico. Non solo per la quantità di manifestazioni che attraverseranno il Paese, ma per quell'insolita capacità che i britannici possiedono di riuscire a gettarsi alle spalle difficoltà e incomprensioni e ritrovarsi uniti nel nome della Sovrana. Il clou delle manifestazioni sarà nella capitale dove oggi avrà luogo la grande parata militare «Trooping the Colour», che quest'anno metterà in campo oltre 200 cavalli, centinaia di musicisti delle Forze Armate e un migliaio tra soldati e ufficiali. L'inizio è previsto alle 11 del mattino, ma la gente ha iniziato ad accamparsi anche giorni prima nei pressi di Buckingham Palace. La Regina dovrebbe affacciarsi al balcone del Palazzo dopo la parata ma la sua presenza verrà confermata solo qualche ora prima dell'evento. Martedì, dopo una breve pausa trascorsa a Balmoral, il suo jet ha fatto un atterraggio travagliato a Buckingham giusto in tempo per gli ultimi preparativi. I tabloid sono un tripudio di programmi dei prossimi giorni. Il Giubileo e la sua protagonista hanno qualcosa da offrire per ogni tasca e tutti i gusti. Volete rimanere a casa? La Bbc seguirà ogni minuto della parata di oggi da diverse angolazioni. E una Regina molto giovane e sorridente è anche la protagonista dello splendido documentario della tv pubblica dal titolo «The Unseen Queen», con spezzoni inediti dei video privati della Famiglia Reale. Una speciale incursione nella vita delle teste coronate britanniche viene invece offerta dalla mostra fotografica «Life Through a Royal Lens», allestita a Kensington Palace. Un capitolo a parte poi spetta ai souvenir, la cui vendita sarà parte non trascurabile dell'indotto economico di queste celebrazioni. Come resistere alla tentazione di portarsi a casa Sua Maestà in formato mignon, in completino di plastica a tinte pastello, con la manina che ripete ossessivamente il suo celebre saluto ai Sudditi? Oppure un piattino, una borsetta o una tela cerata da picnic con la sua effigie? I più fortunati potranno persino regalarsi la speciale edizione della Barbie, creata a sua immagine. Sempre che riescano a trovarla dato che sul sito della Mattel, che la vendeva a 75 dollari, circa 69 euro, è andata esaurita in un batter d'occhio.

Giubileo della regina Elisabetta 2022 II: preparativi, gadget e curiosità. Il Corriere della Sera l'1 Giugno 2022.

Londra e tutto il Regno Unito sono fibrillazione per i festeggiamenti del Giubileo di Platino della regina Elisabetta II: 70 anni di regno vengono celebrati con quattro giorni di eventi pubblici che coinvolgono non solo sua maestà, la famiglia reale, istituzioni e personalità ma tutti i sudditi britannici e che hanno richiesto un’organizzazione grandiosa. E grandioso è anche il merchandising degli oggetti ricordo realizzati e acquistabili. Basti pensare che il sito ufficiale dello shop di Buckingham Palace ha sospeso le vendite on line per eccesso di richieste. Esiste, ovviamente, anche un merchandising non ufficiale a tema Giubileo, fatto di bandierine e paccottiglia di dubbio gusto che sta realizzando vendite record in questi giorni.

L’entusiasmo per l’evento ha contagiato molti fan della regina arrivati a Londra per essere testimoni in prima persona e che sono già accampati nei pressi di Buckingham Palace.

Tra i protagonisti dei grandi festeggiamenti c’è anche la più famosa delle carrozze reali: il Gold State Coach che ha trasportato la Regina Elisabetta il giorno della sua incoronazione nel 1952. Elisabetta non ci salirà sopra durante la parata di domenica: troppo scomoda per la 96enne regina. Ma la carrozza sarà protagonista di una particolare parata con effetti speciali per le vie di Londra: Eccola con tende illuminate e visualizzate digitalmente durante una prova

Il Mall verso Buckingham Palace decorato con decine di bandiere britanniche ospita già i turisti: la strada è chiusa al traffico da giorni per i preparativi. 

Molti fan della regina Elisabetta hanno già conquistato una posizione sul mall o ai bordi di San James Park: questa è miss Donna Werner  

Una coppia di cittadini britannici accampati nel mall: hanno guadagnato una buona posizione per la parata e i festeggiamenti e sfidano la pioggia di questi giorni

Magliette, portachiavi, cavatappi, penne e altri sorprendenti oggetti in vendita nei gift shop della capitale. 

Un addetto del personale di servizio prepara le decorazioni per il Giubileo della regina nella facciata di Downing Street 1, residenza ufficiale del primo ministro  

Qui siamo a Hangleton nell’East Sussex: a uno dei classici «post box» rossi qualche fan monarchico particolarmente creativo ha messo una copertina decoro fatta all’uncinetto con i colori dell’Union Jack, la regina, i corgi e le guardie reali

Caroline Topping lavora all’uncinetto e a maglia accanto a un modello lavorato a maglia della Regina Elisabetta II a Beccles. L’obiettivo è realizzare un record, il più lungo gran pavese di bandierine Union Jack a maglia: 14,5 km

Le classiche mug, le tazze realizzate in occasione del Giubileo e in vendita in molti gift shop di Londra. 

Souvenir a tema Giubileo

Un cartonato di Elisabetta con uno dei suoi corgi dentro un negozio di abbigliamento a Windsor diventa set fotografico per i clienti desiderosi di un ritratto con sua maestà 

Un negozio di Windsor che vende souvenir per il Giubileo di Platino 

Tende, sedie e rimedi anti-pioggia per i fan già posizionati nei pressi di Buckingham Palace: una posizione ottima per assistere alla parata di Trooping The Colour  

Tende dei fan reali sono posizionate accanto alla parte anteriore delle barriere sul Mall in attesa dell’inizio del Giubileo di Platino: oltre alla parata militare, sabato sera ci sarà la grande festa di fronte a Buckingham Palace  

La super-fan reale Margaret Tyler posa per una fotografia con la sua collezione di cimeli reali nella sua stanza “Jubilee” della sua casa a Londra nel sobborgo nord-occidentale di Wembley

Un paio di pantofole con la regina e il duca di Edimburgo a letto: fanno parte della collezione di cimeli reali della super fan reale Margaret Tyler  

Il chiosco di souvenirs nei pressi del castello di Windsor vende bandiere e bandierine di vari prezzi e dimensioni (fino a 8 metri)  

Le bandiere Union Jack decorano tutti i piccoli e grandi centri del Paese. Qui siamo a Colchester, nell’Inghilterra orientale. 

Foto della regina Elisabetta nelle vetrine dei negozi di Londra. 

Il cambio della Guardia a Windsor: prove per il Giubileo 

Anche un grande magazzino di abbigliamento trasforma la vetrina in un tributo alla regina Elisabetta a Windsor 

Negozi decorati a Colchester

Tra tanta paccottiglia, il Giubileo è l’occasione per far conoscere anche vere opere d’arte: nella casa d’aste Phillps sta per andare all’asta uno dei ritratti realizzati da Andy Warhol raffiguranti la regina. ll ritratto fa parte della serie “Reigning Queens” di Warhol del 1985, ed è uno dei quattro acquistati nel 2012 dalla Royal Collection, collezione d’arte privata della famiglia reale. La casa d’aste conta di venderlo a partire da 150mila sterline. 

La “Leggerezza dell’essere” di Chris Levine fa parte di una mostra da Sotheby’s, a Londra organizzato in occasione del Giubileo di platino della Regina Elisabetta II  

Una finta garitta per la sentinella posizionata all’ingresso di un centro commerciale

Luigi Ippolito per corriere.it il 2 giugno 2022.

È qualcosa che nessuno dice, ma che tutti sanno: il Giubileo di Platino che comincia oggi è l’addio della nazione alla regina Elisabetta.

La sovrana ha 96 anni: non ci sarà più un’altra celebrazione come questa (d’altronde, hanno pure esaurito i nomi: cosa viene dopo il Platino?). È dunque un commiato, un ringraziamento finale per un servizio incomparabile: dopo, lei si ritirerà a Windsor, e la vedremo sempre più di rado. 

È anche per questo che il Giubileo assume un significato particolare. 

All’estero la monarchia britannica è spesso percepita come una fonte di intrattenimento e di gossip, una specie di soap opera ultra-decennale: e le vicende di Carlo e Diana prima, di Harry e Meghan poi, hanno alimentato questa narrativa. E se è vero che anche i sudditi si divertono, per loro è ben altro: Elisabetta è l’architrave della nazione, la pietra angolare su cui si regge l’intero edificio costituzionale, sociale e morale.

In Gran Bretagna non si giura fedeltà a un’idea astratta, che sia la Costituzione, la bandiera o il Paese: si giura fedeltà a una persona in carne ossa, a lei, alla regina. Che per 70 anni ha tenuto assieme la nazione e ha assicurato la stabilità nel cambiamento: sotto il suo regno la Gran Bretagna è passata dall’essere un impero bianco e classista a un posto dove un ministro su 4 nel governo è nero o asiatico e dove nella capitale, Londra, oltre il 40 per cento della popolazione non è bianca. Una rivoluzione avvenuta senza scosse perché a garantirla c’era lei, costante e imperturbabile. 

Ma dopo? Che succede quando viene a mancare la persona che ha fatto da collante per quasi un secolo, che ha tenuto tutto assieme con la sua sola presenza?

È l’abisso in cui i britannici si specchiano in questo Giubileo, il non detto che oggi si affaccia al balcone di Buckingham Palace, quando accanto alla regina compariranno i suoi eredi, uno scorcio della monarchia di domani. 

È anche per questo che Elisabetta ha voluto dare il via alle celebrazioni con un messaggio di ottimismo: «Spero che i prossimi giorni – ha detto – forniranno un’opportunità per riflettere su tutto ciò che è stato ottenuto negli ultimi 70 anni, nel mentre in cui guardiamo al futuro con fiducia ed entusiasmo». E i suoi sudditi ne avranno bisogno: perché questo è anche l’ultimo Giubileo della Gran Bretagna come l’abbiamo conosciuta finora. 

Tramontata la seconda era elisabettiana, chi garantirà l’unità di un Paese scosso dalle spinte centrifughe, dalla Scozia all’Irlanda? E che ne sarà del Commonwealth, quella famiglia di nazioni così cara a Elisabetta e che conferisce alla monarchia britannica il suo afflato globale?

Non è questo il momento di dare risposta a queste domande, e forse neanche di porsele. Ora è il momento della gioia e della celebrazione: ma nell’aria già si avverte la sera del dì di festa, quando «già similmente mi stringeva il core».

Il Giubileo della regina Elisabetta: «Lei è la nostra forza morale». Paola De Carolis su Il Corriere della Sera il 30 maggio 2022.

Il suo primo premier è stato Churchill: da allora la regina Elisabetta è per il Regno Unito una presenza costante. Come capo di Stato costituzionale, ha guidato il Paese attraverso il dopoguerra, le crisi economiche, le riforme di Margaret Thatcher, la guerra nelle Falklands, la cool Britannia di Tony Blair, la morte di Diana, la Brexit, la pandemia. Giovedì iniziano 4 giorni di festeggiamenti per i suoi 70 anni sul trono: un’occasione per «rendere omaggio a una regina che — per lo storico e biografo Hugo Vickers — ha dimostrato un impareggiabile senso del dovere». Per Vickers festeggiare è un obbligo: «Potrebbe essere l’ultima occasione per dimostrare a Elisabetta il nostro affetto e la nostra riconoscenza».

Cosa significa questo giubileo per la regina? «È un traguardo straordinario, che nel nostro Paese non ha uguali. Elisabetta è cresciuta con noi. Ha conosciuto la Seconda guerra mondiale, ci ha accompagnato in tutte le tappe importanti. Non credo però che la regina veda le cose in quest’ottica. Non pensa agli anni. Dentro si sente giovane. La regina madre era uguale. Sino alla fine ha fatto progetti per il futuro. Dobbiamo essere realistici. Questo con ogni probabilità sarà l’ultimo giubileo. C’è così una nota di preoccupazione per la condizioni di salute della regina, e di tristezza».

Il Paese è pronto per il dopo Elisabetta? «Gli ultimi due anni sono stati difficili per tutti. Anche la regina ha sofferto. La perdita del marito, Andrea, Harry e Meghan, ora i problemi di salute: non è un copione che avremmo voluto scrivere per lei. Se siamo pronti per il dopo Elisabetta? Forse non vogliamo pensarci. Non sarà facile prendere il posto della regina, ma credo che nonostante ciò che leggiamo sui giornali, nonostante gli scandali, nonostante quel terribile programma che è The Crown, il Paese provi grande affetto per la monarchia».

E Carlo? «Carlo diventerà re forte di un’esperienza senza uguali. Nessuno è mai stato principe di Galles così a lungo. Sarà diverso da Elisabetta, ma credo che saprà essere un ottimo re. La regina ha preparato la strada. Gli ha affidato il Commonwealth, ha definito quale ruolo avrà Camilla e ha chiesto al Paese di accettarla. Camilla ha fatto molto bene a Carlo. Ero contrario al loro matrimonio all’inizio, invece insieme stanno bene. La duchessa è una donna estremamente educata, gentile, simpatica. Detto ciò non credo che Carlo sia nato per essere completamente felice».

Come vive secondo lei la regina le vicende di Andrea e i dissapori tra la famiglia reale e Harry e Meghan? «Per la regina la famiglia è importantissima e nonostante la sua devozione alla corona non può dimenticare di essere madre, nonna e bisnonna. Da regina ha tolto al figlio Andrea qualsiasi ruolo ufficiale, da madre lo ha voluto al suo fianco alla cerimonia in ricordo del principe Filippo. Stessa situazione con i duchi del Sussex. Li accoglierà con calore ed affetto. Io non li avrei invitati. Mi dà fastidio che stiano togliendo l’attenzione alla vera protagonista».

Quale sarà l’eredità di Elisabetta? «La sua costanza e la sua fermezza. Ci ha dato un grande esempio di leadership morale. Il suo discorso alla nazione durante la pandemia è stato guardato da 28 milioni di persone. Noi tutti ci siamo sentiti confortati dalle sue parole. Elisabetta riesce ad avere un effetto straordinario sulle persone. Ha un modo di comunicare molto diverso da quello dei politici. Quando ha incontrato le vittime della torre Grenfell si è creata attorno a lei un’atmosfera straordinaria. In parte la sua forza è la fede. Il suo motto è “fai del tuo meglio e la sera di’ le tue preghiere”».

Lei ha un rapporto molto stretto con i giubilei della regina, come è nato? «Ho cominciato con quello d’argento nel 1977. Il mio compito era mettere le bandiere a Londra. Il governo laburista di James Callaghan era contrario a stanziare fondi e così era stata creata una commissione indipendente che operava nella capitale. Girai tutta la città per scegliere i luoghi più opportuni...».

Qual è il suo ricordo più caro della regina? «Ho passato una serata intera seduto al suo fianco a una cena in cui eravamo solo una manciata di persone. È di ottima compagnia. Il mio ricordo più caro è forse quello del nostro primo incontro, quando avevo 16 anni e facevo la guida nella cappella di Windsor. A un certo punto entrò lei con il figlio Edoardo per mano. Aveva un sorriso un po’ timido».

Dagotraduzione da Daily Mail il 31 maggio 2022.

La giovane Elisabetta II come non l’avete mai vista prima. 

Dal fondo di un archivio saltano fuori nuovi scatti, del tutto speciali, della regina Elisabetta che la ritraggono dalla nascita all’età di 26 anni, cioè prima che salisse al trono.  

Le foto sono state colorate per restituire un nuovo “sguardo” alla futura sovrana del Regno Unito. 

Gli scatti appartengono all’archivio di TopFoto e vengono diffusi in occasione del suo Giubileo di Platino. 

Elisabetta II è nata il 21 aprile 1926 ed è diventata la prima in linea di successione per il trono dopo che suo zio Edoardo VIII abdicò nel 1936 e suo padre, Giorgio VI, divenne re.

Nessuno si aspettava che Elisabetta sarebbe salita al trono, poiché Edoardo era giovane e si aspettava di avere molti eredi. 

Tuttavia, meno di un anno dopo la morte del nonno di Elisabetta, re Giorgio V, Edoardo abdicò al trono per sposare Wallace Simpson, una divorziata americana. 

Durante la seconda guerra mondiale, Elisabetta, allora 13enne, e sua sorella Margaret rifiutarono di rifugiarsi in Canada e rimasero nel Regno Unito, vivendo in Scozia, Norfolk e Windsor durante la guerra. 

Oltre a raccogliere fondi per lo sforzo bellico, Elisabetta divenne meccanico e autista e ricevette il grado di comandante minore onorario nel servizio territoriale ausiliario. 

Nel corso della guerra, Elisabetta aveva tenuto uno scambio epistolare con il principe Filippo di Grecia e Danimarca, e nel 1947 i due annunciarono il loro fidanzamento, sposandosi nello stesso anno. 

La coppia ha avuto il primo figlio, il principe Carlo, nel 1948, seguito dalla principessa Anna nel 1950. Un decennio dopo, avrebbero avuto il loro secondo figlio, il principe Andrea, e nel 1964, il terzo, il principe Edoardo. 

Nel 1952 giunse a Elisabetta la notizia che suo padre era morto, rendendola regina con effetto immediato. 

Incoronata nel giugno del 1953, la regina Elisabetta iniziò il regno che è durato finora 70 anni, portandola al suo Giubileo di platino. Eccola nel 1946 a 20 annim, in un pomeriggio soleggiato al Royal Lodge di Windsor.

Marco Bruna e Enrica Roddolo per il corriere.it il 2 giugno 2022.

Il Regno Unito è in festa. È cominciato il primo dei quattro giorni speciali del Giubileo di Platino per festeggiare i 70 anni di regno di Elisabetta II. Presenti in prima fila i Windsor, apparsi al balcone per la foto che consegnerà questo giorno alla storia. E presenti anche Harry e Meghan, lontani dai riflettori però, che hanno seguito il Trooping the colour in una palazzina adiacente a Horse Guards Parade. Nel pomeriggio, poi, l’annuncio di Buckingham palace: il principe Andrea positivo al Covid non comparirà neppure domani a St Paul.

Stamane a dare avvio alle celebrazioni la Trooping the Colour, la grande parata militare che si tiene ogni anno per il festeggiamento pubblico del compleanno della sovrana, dopo quello privato del 21 aprile (il giorno nel quale è nata nel 1926). 

Una giornata di sole gloriosa. Il centro di Londra chiuso al traffico e invaso letteralmente dalla gente, da un mondo in festa, euforico, curioso di prender parte alla grande festa. Solo varcando i cancelli di Green park che porta a Buckingham Palace e mischiandosi alla folla di centinaia di migliaia di persone di ogni dove ed estrazione sociale, dalle Ladies con cappello o fascinator, ai bambini con la bandierina, si capisce la forza della monarchia.

E lei Elisabetta stamane ha voluto a sua volta ringraziare il suo popolo, quelle folle che oggi sono in festa per lei. «Grazie a tutti quanti si sono prodigati per riunire le varie comunità, le famiglie, gli amici, per festeggiare il mio Giubileo di Platino», ha scritto la regina. «Continuo ad essere ispirata dal buon cuore, dall’affetto che mi mostrate e spero che questi prossimi giorni diano l’opportunità di riflettere su tutto quanto è stato raggiunto in 70 anni». Lei che aveva promesso, parlando in piena pandemia: «We will meet again», torneremo a ritrovarci e festeggiare. Così è stato oggi per il primo giorno di questo storico Giubileo.

La regina, il primo affaccio al balcone 

Lo stendardo reale è stato innalzato, la regina si è affacciata. Vestita con un abito azzurro con una rifinitura color crema, era in piedi accanto al cugino, Duca di Kent, mentre guardava l’enorme folla di persone che si sono presentate per celebrarla. In serata uno spettacolo di luci vedrà illuminarsi 3.000 fari in tutto il Paese e nel Commonwealth. 

La famiglia reale britannica si è poi riunita al completo sul balcone di Buckingham Palace per assistere all’esibizione della squadriglia acrobatica della Royal Air Force. Alla destra della regina, il principe Carlo con la moglie Camilla. Alla sua sinistra, il principe William con la moglie e i figli. Non sono presenti, come previsto, i membri dei Windsor che sono stati sollevati dai loro incarichi ufficiali nella famiglia reale, ovvero il principe Andrea e i Sussex, Harry e Meghan. Questi ultimi sono stati però avvistati alla cerimonia. 

L’inizio della cerimonia 

La festa del Giubileo è iniziata con un cielo blu come quello del suo primo Giubileo nel 1977: oggi la regina vestiva di azzurro intessuto di fili di platino. Nel 1977 scelse un abito rosa. Fresco e leggero per un Giubileo che aveva la difficile sfida di traguardare la monarchia nella modernità anche dura e problematica degli Anni 70. 

Il suono dell’inno nazionale — God Save the Queen, Dio Salvi la Regina — ha annunciato l’arrivo dei vertici della famiglia reale «in servizio attivo»: in prima fila l’erede al trono Carlo con suo figlio William, secondo in linea di successione, entrambi in sella in alta uniforme insieme con la principessa Anna, secondogenita di Elisabetta, e con appuntate al petto le medaglie d’oro del Giubileo.

Seguono Camilla e Catherine e i tre figli dei duchi di Cambridge, George, Charlotte e Louis. Alla parata di Trooping the Colour partecipano quest’anno 1.450 militari e 200 cavalli.

L’interruzione dei manifestanti

Manifestanti appartenenti al gruppo Animal Rebellion hanno tentato di interrompere l’inizio della parata militare lungo il Mall di Londra (l’ampio viale che unisce Buckingham Palace e l’Admiralty Arch, nei pressi di Trafalgar Square). I manifestanti, tra cui un uomo con indosso una corona, hanno scavalcato le barriere e si sono gettati a terra al passaggio dei soldati britannici. 

I messaggi delle istituzioni

Anche il segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha fatto gli auguri a Elisabetta II:«I 70 anni di servizio senza precedenti di Sua Maestà al Regno Unito sono un’ispirazione per gli americani, che hanno una profonda ammirazione per la regina e le sono grati per i suoi decenni di amicizia con gli Stati Uniti», si legge in una nota ufficiale. 

Papa Francesco ha inviato alla regina «cordiali saluti e auguri, assieme alla rinnovata assicurazione delle mie preghiere, affinché Dio Onnipotente conceda a Lei, ai membri della famiglia reale e a tutto il popolo della Nazione benedizioni di unità, prosperità e pace».

Il primo ministro britannico Boris Johnson si è congratulato con Elisabetta per il suo «notevole» Giubileo di platino. «L’intero paese, il Commonwealth e il mondo ti ringraziano per il tuo incrollabile impegno e servizio», ha aggiunto Johnson, concludendo un post su Twitter con «Dio salvi la Regina!». 

«Jill e io auguriamo a Vostra Maestà una gioiosa celebrazione del Giubileo di Platino. A nome degli Stati Uniti, congratulazioni alla Regina Elisabetta II per i 70 anni di servizio senza precedenti al Regno Unito e al Commonwealth e grazie per la vostra amicizia con il popolo americano». Lo ha scritto il presidente americano Joe Biden su Twitter, rilanciando un messaggio di auguri registrato insieme alla first lady.

72 sedie vuote per le vittime della Grenfell Tower

(Andrea Priante) Una tavolata lungo una strada a due passi dalla Grenfell Tower di Londra, proprio nei giorni in cui la capitale inglese attira su di sé gli occhi del mondo per le celebrazioni organizzate in occasione del giubileo della regina Elisabetta. Intorno a quella tavola perfettamente apparecchiata, 72 sedie vuote, come le vittime dell’incendio che la notte del 14 giugno del 2017 devastò il grattacielo di 24 piani.

Curiosità, retroscena e attentati: tutto sul Giubileo di Platino della Regina. Francesca Rossi il 2 Giugno 2022 su Il Giornale.

Sono iniziate le celebrazioni per il Giubileo di Platino: concerti, parate, e mostre per festeggiare gli intensi 70 anni di regno della regina Elisabetta. La regina Elisabetta ha attraversato quasi un secolo di Storia, affrontando tempeste, momenti di relativa tranquillità, vicissitudini politiche e personali senza mai cedere. La sua espressione impassibile ma non glaciale, il suo portamento altero ma non superbo hanno contribuito a renderla una leggenda già in vita. Lei rappresenta l’immagine della Corona che non si infrange mai nonostante i colpi del destino. Il Giubileo di Platino è la celebrazione di una donna che ha saputo portare con dignità questa Corona, soprattutto quando il suo peso si faceva insopportabile.

Un traguardo storico

La Gran Bretagna sta vivendo un momento storico. Il 2 giugno 2022 la regina Elisabetta festeggia i 70 anni sul trono. Un traguardo che solo pochi, grandi sovrani hanno potuto raggiungere. Tra questi Luigi XIV, che regnò per 72 anni e 110 giorni (1643-1715) e rappresenta la prossima “sfida” di Sua Maestà britannica per entrare definitivamente nel Guinnes dei Primati come sovrano più longevo in assoluto. Con il Giubileo di Platino, che si svolge dal 2 al 5 giugno 2022, la sovrana celebra i suoi 70 anni con la corona sul capo, ma la data esatta in cui ha raggiunto questo traguardo è il 6 febbraio 2022, l’Accession Day. Gli anni di regno, infatti, vengono calcolati dal giorno della morte del sovrano precedente (in questo caso Giorgio VI, che morì il 6 febbraio 1952) e dal conseguente passaggio dei poteri, che è immediato. Non esistono “sedi vacanti” o vuoti di potere. Non è nemmeno necessario che il nuovo re venga ufficialmente incoronato per regnare (Edoardo VIII, per esempio, non fece neanche in tempo a preparare la sua incoronazione, poiché abdicò prima). Elisabetta II è stata incoronata il 2 giugno 1953, ma era già in carica a tutti gli effetti dal momento successivo in cui suo padre esalò l’ultimo respiro.

Il vero significato del Trooping The Colour

Il Trooping the Colour (o Queen’s Birthday Parade) è il momento centrale del Giubileo di Platino, ma è anche una celebrazione tradizionale e militare dedicata al sovrano in carica. È il suo compleanno “ufficiale”. Ogni re inglese, infatti, festeggia due compleanni: il primo è privato e ricorda semplicemente la sua nascita. Il secondo, cioè il Trooping The Colour, è pubblico, riguarda la “nascita” ufficiale del re e di solito cade il secondo sabato di giugno (ma non è una regola). Se l’incoronazione è una specie di rito di passaggio, il Trooping The Colour è un tributo al ricordo di quel “rito” e al re. Nello stesso tempo è un emblema della monarchia e dell’identità britannica. La tradizione di questi festeggiamenti, il cui nome vuol dire “Sfilata della Bandiera”, risale al XVII secolo, quando gli alfieri sfilavano portando le bandiere, che rappresentavano il punto di riferimento dei reggimenti. Il primo sovrano a officiare una cerimonia del Trooping The Colour sarebbe stato Carlo II (1660-1685). Solo nel 1748 questa celebrazione prese il significato che conosciamo oggi di compleanno ufficiale del re e Giorgio II (1727-1760) decise di spostarla in estate, quando il clima inglese è meno bizzoso. Edoardo VII (1901-1910) introdusse il saluto del monarca in persona ai reggimenti. Dopo il 1820, con Giorgio IV (in carica dal 1820 al 1830), la cerimonia assunse il suo carattere annuale.

Il Trooping The Colour e la regina Elisabetta

La regina Vittoria ha regnato per 63 anni e 216 giorni (1837-1901) ed è riuscita a festeggiare il Giubileo di Diamante per i 60 anni di regno il 20 giugno 1897 (Elisabetta II ha tagliato quel traguardo nel 2012, con festeggiamenti protrattisi dal 2 al 5 giugno). Per Vittoria arrivarono a Londra circa 3 milioni di persone. La regina Elisabetta può contare su miliardi di potenziali spettatori in tutto il mondo, grazie alla televisione e a Internet. Nonostante ciò sono queste le sovrane che hanno forgiato sulla loro persona il Trooping The Colour in Gran Bretagna. Questa celebrazione è associata indissolubilmente alla loro immagine. La regina Elisabetta ha partecipato a tutte le Queen’s Birthday Parade del suo regno a eccezione di quella del 1955, che non si tenne a causa di uno sciopero delle ferrovie nazionali. Quell’anno fu tumultuoso per la Gran Bretagna, che si trovava a fronteggiare il malcontento generale già dal 1953. Gli operai scioperavano affinché fossero ascoltate le loro richieste di migliori condizioni di lavoro e di salario. Il primo giugno 1955, come riporta il Times la regina Elisabetta dovette proclamare lo “stato di emergenza”. Un clima pessimo per festeggiare il Trooping The Colour.

Una Regina a cavallo

Fino al 1986 la regina Elisabetta ha preso parte al Trooping The Colour stando a cavallo. Nella biografia “The Queen. Elisabetta, 70 anni da Regina” (Rizzoli, 2022) Andrew Morton racconta che Giorgio VI non parlava mai con sua figlia del ruolo che, un giorno, avrebbe ricoperto, “salvo quando…menzionò en passant che la figlia doveva imparare a cavalcare all’amazzone in vista del giorno, che si sperava lontano, in cui avrebbe dovuto cavalcare in pubblico al Trooping The Colour…”. Cosa che Elisabetta II ha fatto indossando l’alta uniforme, le medaglie ottenute già quando era principessa e gli emblemi dell’Ordine della Giarrettiera o dell’Ordine del Cardo. Per la verità Elisabetta sfilò durante la parata del Trooping the Colour quando era solo una principessa, nel giugno 1949, per sostituire il padre malato. Andrew Morton ricorda: “Il re dovette assistere alla parata…da una carrozza scoperta mentre la figlia maggiore cavalcava alla testa delle guardie a cavallo”. Questo era solo uno degli “obblighi formali” che la principessa aveva assunto su di sé per non far affaticare Giorgio VI, la cui salute peggiorava di anno in anno. Elisabetta sostituì il re anche per la parata del 1951, quando ormai era piuttosto chiaro che a suo padre non rimaneva più molto tempo.

L’attentato

L’abilità da cavallerizza consentì alla Regina di salvarsi da un attentato durante il Trooping The Colour del 13 giugno 1981. Elisabetta aveva lasciato Buckingham Palace da un quarto d’ora. Stava percorrendo il Mall in sella al Burmese quando, all’altezza dell’incrocio con Horseguards Road, il 17enne Marcus Sarjeant sparò 6 colpi a salve da uno di quei revolver per mossieri. Il cavallo, di 19 anni, si imbizzarrì ma la sovrana riuscì a calmarlo e non riportò ferite. Anzi, continuò la sfilata imperturbabile. A tal proposito il principe Carlo disse che sua madre era “di stoffa robusta”. Idea condivisa anche da Lady Diana, che era presente alla cerimonia, per la prima volta, come fidanzata del principe. Sarjeant confessò: “Volevo essere famoso. Volevo essere qualcuno”. Venne processato, condannato a 5 anni di reclusione (ma ne scontò 3 e uscì nell’ottobre del 1984). Mentre era in carcere avrebbe scritto una lettera di scuse a Sua Maestà. Ma non avrebbe mai ricevuto risposta.

Tradizioni infrante

Dal 1987 Sua Maestà ha compiuto la tradizionale sfilata in carrozza. Il 2022, però, potrebbe essere l’anno in cui la Regina sceglierà di usare una Range Rover, dati i suoi problemi di mobilità. Non era mai accaduto un evento simile. La parata, di solito, si svolge secondo un tragitto ben preciso: la Regina parte da Buckingham Palace, percorre The Mall scortata dalla Household Cavalry Mounted Regiment fino a Horse Guards Parade, vicino a Whitehall e, dopo aver ricevuto il “Royal Salute” torna a Palazzo. A mezzogiorno in punto la King’s Troop Royal Horse Artillery spara da Green Park 41 colpi a salve. La parata si chiude, come da tradizione, con la royal family che, dal balcone di Buckingham Palace, osserva l’esibizione aerea della Raf. Purtroppo quest’anno, come informa il Sunday Times, la sovrana non riceverà il saluto ufficiale delle Guardie Reali. Al suo posto ci saranno Carlo, William e la principessa Anna. A quanto pare i medici avrebbero consigliato a Sua Maestà di preservare le forze il più possibile. Questo è il primo forfait annunciato della sovrana al Trooping The Colour. Non è escluso che ve ne siano altri. Buckingham Palace, infatti, ha fatto sapere che la presenza di Elisabetta II a ogni evento in programma dal 2 al 5 giugno sarà annunciata quasi all’ultimo momento (parata esclusa, visto che in questo caso la sua presenza è già stata confermata).

Gli appuntamenti del Giubileo di Platino

Il Trooping The Colour di quest’anno ha un doppio valore storico: segna il Giubileo di Platino per i 70 anni di regno della regina Elisabetta, ma anche il ritorno alla normalità dopo 2 anni di pandemia. Nel 2020 e nel 2021 le celebrazioni si sono svolte al Castello di Windsor in versione ridotta a causa del Covid 19. Quindi il 2022 è l’anno della spensieratezza e dello sfarzo. Gli eventi in programma sono tanti: oltre alla parata del 2 giugno, che vede 1400 soldati, 200 cavalli, 400 musicisti e 1500 illuminazioni in tutta la Gran Bretagna, è in programma una funzione di ringraziamento nella Cattedrale di St. Paul il 3 giugno prossimo. Dal primo giugno (e fino a settembre) è stato aperto al pubblico il nuovo giardino della Tower of London, il Superbloom, in cui sono stati piantati circa 20 milioni di semi. I fiori hanno i colori preferiti della sovrana. Al Castello di Windsor è stato esposto l’abito dell’incoronazione di Elisabetta II, disegnato da Sir Norman Hartnell. C'è, poi, il “River of Hope”, ovvero la sfilata di 200 bandiere di seta, decorate con simboli di speranza, che attraversa il Mall. Continua, inoltre, l’iniziativa Queen’s Great Canopy, che chiede ai sudditi di piantare alberi in onore della Regina. Si calcola che ne siano già stati piantati circa 60mila. Ma il cuore dei festeggiamenti mondani è il concerto del prossimo 4 giugno, il Platinum Party at the Palace. Per l’evento di fronte a Buckingham Palace sono attese circa 22mila persone. Si esibiranno 30 artisti, dai Queen a Elton John, dai Duran Duran ad Andrea Bocelli, da Diana Ross a Craig David.

I gadget da collezione

Per il Giubileo di Platino vi sono gadget per tutti i gusti, anche i più strambi. La Mattel ha creato una Barbie con le fattezze della regina Elisabetta. La bambola indossa un abito color avorio e ha sul capo la Queen Mary’s Fringe Tiara, portata da Elisabetta II il giorno del suo matrimonio. Sono stati riprodotti fedelmente il medaglione rosa donato alla sovrana da Giorgio VI e quello azzurro regalo del nonno Giorgio V. C’è anche la spilla dell’Ordine della Giarrettiera. Il look della versione Barbie di Elisabetta II è ispirato a quello che la monarca sfoggiò nel 2019, in occasione della visita di Stato di Donald e Melania Trump. Tra i gadget c’è anche il profumo “Platinum 22”, creato dai profumieri della Floris London, che serve la Casa reale dal 1730. La fragranza di tè nero, rosa, avena e lime è ispirata ai giardini delle residenze reali. La nuova barretta di cioccolata Cadbury ha sulla confezione il sigillo reale di approvazione e c’è da scommettere che anche solo l’involucro diventerà un oggetto da collezione. Ma non è necessario che i gadget siano perfetti: un errore di produzione può aumentarne il valore come, forse, accadrà alle 10mila tazzine, fabbricate in Cina che, invece della scritta “Platinum Jubilee”, recano l’infelice refuso “Platinum Jubbly”. Quest’ultima parola, nello slang inglese, significa “fantastico” ed era pronunciata nella sitcom britannica “Only Fools and Horses”, andata in onda su Bbc One dal 1981 al 1991 e che, pare, piacesse anche alla regina Elisabetta.

Elisabetta l'immortale: 70 anni sul trono e 96 di intensa vita. Il Giubileo di platino della regina: salì principessa e scese sovrana da un albero in Kenya, dove la raggiunse la notizia della scomparsa del re. PIERO MEI su Il Quotidiano del Sud il 3 Giugno 2022. 

Il Regno Unito ancora per poco e il Commonwealth delle Nazioni, che in comune hanno soltanto Lei ed aspettano che se ne vada per diventare repubbliche, hanno cominciato a festeggiare i quattro giorni che stanno celebrando il Giubileo di platino di Elisabetta II, che ha già avuto quello d’argento, quello d’oro e quello di diamanti ed è arrivata dove nessun sovrano inglese era mai arrivato, e forse non soltanto inglese, a parte, tra i pochissimi, l’imperatore del Giappone, lo “storico” Hirohito.

Settant’anni sul trono, 96 di vita: la Regina è nata lo stesso giorno di Roma, il 21 aprile, anno più anno meno scherzano i battutisti. Non era nata per essere regina, ma una delle tante principesse inglesi, giacché suo padre era un figlio cadetto del re di allora, Giorgio V. Poi Edoardo, il figlio maggiore e candidato re (lo fu anche brevemente), si innamorò di una bidivorziata americana, volle sposarla e rinunciò alla corona. Così il padre della principessina, l’eroico e balbuziente Bertie, diventò re Giorgio VI, lei l’erede.

È noto che salì principessa e scese regina da un albero in Kenya, dove in quella stravagante situazione la raggiunse la notizia della scomparsa del re. Le portarono un vestito nero all’aeroporto di Londra e un immancabile cappello: si cambiò in aereo e ai piedi della scaletta la aspettava il suo governo, in prima fila il premier Winston Churchill con cui amava conversare: era l’uomo che aveva vinto la guerra ma, cosa ancor più importante, amava i cavalli. Proprio come quella giovane mamma (Elisabetta aveva già due dei suoi quattro figli) che se non fosse stata regina avrebbe vissuto nella campagna inglese, o magari scozzese che Le piace di più, allevando purosangue ma non solo, cavalli d’ogni razza, cani di razza corgi e piccioni viaggiatori.

I cavalli Le hanno dato piena soddisfazione, vincendo tutti i gran premi meno uno, ahilei proprio il Derby, e vincendo anche alle Olimpiadi. I figli un po’ meno, tra divorzi anche se non più costituzionalmente scandalosi e storielle e storiacce varie. I preferiti, poi, i peggiori: come il duca di York coinvolto in faccende di abusi sessuali, o il nipote Harry con la moglie americana. Come rivivere l’annus horribilis della “guerra dei Galles”, quella tra Carlo e Diana, il 1992 quando s’incendiò pure il castello di Windsor. Della regina i royal watchers, che sono quelli che non si fanno gli affari loro, pensano di sapere tutto, soltanto perché sanno cosa ha nella borsetta che le pende sempre dal braccio: il rossetto, i documenti no, perché è lei stessa il proprio documento d’identità. Dicono che non la porti per tutte quelle cose che le signore, Mary Poppins del quotidiano, sanno infilarci e tirar fuori ma solo perché è il suo linguaggio dei gesti, se la sposta si sta annoiando e chiede soccorso a un gentiluomo di corte che la liberi di una seccatura o un seccatore.

Ne ha avute, personali, politiche e così via. Tutto si sa, ma non, per esempio, come la pensi politicamente. Non vota, non esprime giudizi, al massimo, magari, consigli nell’udienza settimanale con il premier. Forse voterebbe conservatore, ma non per Johnson, magari per Theresa May e i suoi tre fili di perle. Non si conoscono sbandate sentimentali: aveva nel cuore sempre e solo Filippo anche se Le camminava un paio di passi dietro. “La mia forza” ha detto.

Le sue idee le ha trasmesse in gesti: stimava Mandela e gli consentiva di chiamarla Elizabeth; all’ippodromo, qualunque ippodromo, partecipava anche scommettendo oltre che tifando per i suoi cavalli; ha sempre vestito colori pastello ma “vistosi”, perché una regina o la vedi o non ha valore; sempre in guanti per le troppe mani da stringere; all’inizio gli stilisti la criticavano, ma poi è diventata un’icona di stile.

È in questi giorni di giubilo e Giubileo che è forse se stessa, finalmente: chiacchiera sul balcone di Buckingham Palace con uno dei pronipoti, il piccolo Perince Louis; manda il principe ereditario Carlo a leggere il discorso della Corona in Parlamento perché non sta bene ma il giorno è guarita per assistere all’Horse Show a Windsor. La Brexit? Non una parola: sarebbe politica. Va a vedere i fiori a Chelsea, paga l’oyster per prendere la metro che porta il suo nome, manda alla famiglia del Commonwealth un messaggio che si conclude “pensiamo al futuro”, come durante il lockdown aveva scaldato gli animi dicendo semplicemente “ci incontreremo di nuovo”.

Sul balcone, di celeste vestita, ieri era circondata dalla famiglia assottigliata: tre figli (Andrea in questi giorni ha opportunamente preso il Covid…), il nipote re di domani, William, tre pronipoti e un po’ di cugini, tutti alle prese con i problemi della vecchiaia. Ma lei era là, al centro della scena, appoggiata al bastone che ormai la sorregge e pronta a spiegare tutto al piccolo principe che la chiama “Gan Gan”, lei che da bambina era Lilibet, come la pronipote “americana” che ha appena conosciuto. Prima aveva assistito alla parata militare cui aveva sempre partecipato cavalcando, ieri aveva al fianco uno dei cugini, lo smunto duca di Kent. Da una finestra c’era a guardarla Meghan, che s’era messa un cappello dal cupolesco diametro, tanto per non farsi notare…

Disse una volta un ex re, Faruk d’Egitto: le monarchie scompariranno, al mondo resteranno solo i re di cuori, di quadri, di fiori e di picche e la regina d’Inghilterra. God Save the Queen.

Dagospia il 3 giugno 2022. Estratto da “Elisabetta, la Regina infinita”, di Alberto Mattioli e Marco Ubezio (ed. Garzanti), pubblicato da “La Stampa”.

Perché Elisabetta affascina tanto tutti, anche quelli che lo negano? Alla fine, il suo non è stato un regno particolarmente glorioso. Suo nonno vinse la Prima guerra mondiale e suo padre la Seconda; lei, al massimo, quella delle Falkland, di sicuro meno impegnativa, anche se ha dimostrato che gli inglesi restano gli inglesi (e comunque a guidarli alla pugna fu un'altra donna, la signora Thatcher, quella Boadicea in tailleur). 

I baronetti più celebri che ha decorato sono i Beatles, non i colonizzatori di qualche sventurato popolo indigeno. Suo padre era imperatore dell'India, lei non gli è mai subentrata. Il Commonwealth regge, ma soltanto quindici dei cinquantatré Stati che ne fanno parte la riconoscono come Regina, anche se almeno ci sono i due più importanti, Canada e Australia.

I suoi predecessori regnavano su un quarto delle terre emerse, il maggiore impero della storia; lei su un piccolo arcipelago, e nemmeno tutto. Quando Elisabetta salì al trono, il Regno Unito era già in declino, ma era ancora una potenza mondiale; oggi, al massimo, regionale, anche se restano delle reliquie come qualche bombetta atomica sui sottomarini e un posto permanente nel Consiglio di sicurezza dell'Onu.

Benjamin Disraeli, primo ministro della sua riluttante trisavola Vittoria, la fece imperatrice; Boris Johnson, il suo, ha fatto uscire il regno dall'Unione europea. Cosa Elisabetta ne pensi ovviamente non l'ha mai detto, ma il fatto che il 21 giugno 2017 si sia presentata in parlamento per il «Queen's speech» tutta vestita con i colori europei, in abito e cappello blu con fiori dai pistilli gialli, è un indizio indiscutibile, dato che sua maestà non fa nulla a caso, men che meno la scelta dell'abbigliamento.

Insomma, non è certo colpa sua, ma Elisabetta non ha mai avuto l'occasione di compiere gesta particolarmente memorabili. Benché abbia viaggiato moltissimo, appartiene semmai alla categoria dei sovrani burocratici, da tavolino. Forse il «collega» che Elisabetta ricorda di più è Francesco Giuseppe. 

Anche lui, un regnante diligente, probo, lavoratore, burocrate infaticabile sempre attaccato alla scrivania, a evadere pratiche risparmiando pure sulla cancelleria; anche lui, attaccato all'etichetta sebbene personalmente di gusti semplici e carattere modesto; anche lui, cristiano non solo praticante per dovere ma credente per convinzione; anche lui, del tutto refrattario alla cultura, benché a capo di un impero che ne produsse tanta e di eccellente qualità, e invece amante della vita all'aria aperta, della campagna, della caccia (fra Bad Ischl e Balmoral cambiano solo le montagne); anche lui a suo agio con i militari, gente che ha delle regole di comportamento e un dress code e ci si attiene, senza sorprese; anche lui, sovrano di un impero in declino e comunque più abituato a celebrare la passata grandezza invece che a progettare gli immancabili destini; anche lui, innamorato di un consorte più vivace e talvolta destabilizzante; anche lui, infine, sul trono così a lungo da non poter nemmeno immaginare che potesse occuparlo qualcun altro.

Elisabetta, però, è certamente più intelligente di Francesco Giuseppe e lo ha anche battuto sulla durata. L'Absburgo regnò dal 2 dicembre 1848 al 21 novembre 1916, cioè sessantasette anni e 355 giorni; la Windsor dal 6 febbraio 1952 e ha quindi superato i settant'anni. Già, la durata. 

Da quando è Regina ha cambiato, e talvolta seppellito, quattordici primi ministri, da Winston Churchill a Boris Johnson (quasi grave come passare da Alcide De Gasperi a Giuseppe Conte) e si sono succeduti sette papi, quattordici presidenti degli Stati Uniti, nove della Repubblica francese e dodici di quella italiana.

Lei è ancora lì, benissimo piazzata anche nella lista dei regnanti più longevi. Il 6 febbraio 2022, settantesimo anniversario della sua ascesa al trono (ma non della sua incoronazione, che avvenne più di un anno dopo) aveva regnato per 25.568 giorni: supererà presto Giovanni II, principe del Liechtenstein per 25.658, e Rama IX, Re di Thailandia per 25.694.

Più difficile da raggiungere il recordman della regalità (non solo per la durata, in verità), cioè Luigi XIV, in carica dal 14 maggio 1643 al 1° settembre 1715, dunque per settantadue anni e 110 giorni, per un totale di 26.407: coraggio, Elisabetta, ce la puoi fare, e poi il futuro Re Sole salì al trono a soli cinque anni.

Insomma, il primato è a portata della graziosa mano della nostra sovrana preferita, che del resto ha già superato altri campioni di longevità come il messicano Pacal il Grande, appunto Francesco Giuseppe, gli imperatori bizantini Costantino VIII e Basilio II «il Bulgaroctono», Ferdinando IV-I di Borbone (quarto come Re di Napoli, primo come Re delle Due Sicilie), la sua antenata Vittoria, Regina per «appena» sessantatré anni e rotti e l'ex nemico Hirohito, sessantadue anni e 13 giorni.

Non sembri irriverente, ma l'universale rispetto che circonda Elisabetta deriva proprio dal fatto che, se non gloriosamente, regna però eternamente. Non a caso, anche come politica il principale attributo che le viene riconosciuto è quello dell'esperienza. Forse non è mai stata brillante, e del resto il suo ruolo non lo richiede, ma è sempre stata avveduta e con il tempo è diventata anche saggia.

Più che la madre della patria, ne è la nonna: intimidente perché carica di anni e di responsabilità, algida come richiede il ruolo, severa con tutti ma soprattutto con sé stessa, ma alla fine comprensiva.

Avendone viste tante, nessuna può davvero scuoterla. In un Paese dove la vetustà è il più ambito degli attributi, la tradizione una religione e si pensa, giustamente, che se le istituzioni durano è perché funzionano, incarna il più britannico dei motti: business as usual.

La sua perennità poteva risultare irritante in epoche storiche che ambivano al cambiamento: infatti è negli anni Settanta che la monarchia inglese è stata meno popolare. 

Ma, in tempi come i nostri dove i cambiamenti sono sempre più accelerati, qualcuno che non ha mai cambiato nulla, nemmeno la pettinatura, diventa una vivente rassicurazione. Tutte le nostre certezze sono caduche, tranne una: che una Regina che già regnava quando siamo nati rifarà, anno dopo anno, le stesse cose allo stesso modo, e indossando gli stessi cappellini. 

Bisogna che qualcuno resti com'è, perché tutto cambi. E lei è sempre lì, sorridente, severa, coscienziosa, impeccabile, prevedibile, assennata. E, soprattutto, infinita. 

La sovrana salterà il Derby. Applausi per Harry e Meghan. Paola Caruso ed Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 3 Giugno 2022.

Harry e Meghan di nuovo con William e Kate a un evento ufficiale, per la prima volta dopo la Megxit. Fischi per Johnson, Carlo acclamato dalla folla 

• Alla messa di ringraziamento alla cattedrale di Saint Paul a Londra la Regina è assente per un «malessere», ma ieri sera, la sovrana 96enne ha assistito all’accensione della fiaccola in suo onore.

• Manca anche il Principe Andrea che ha il Covid.

• Alla funzione religiosa presenti tanti personaggi di spicco, anche ex premier, da Tony Blair a David Cameron. Fischi per Boris Johnson all’ingresso della cattedrale (qui la fotogallery).

• Elisabetta ha finalmente incontrato la sua bisnipote Lilibet, figlia di Harry e Meghan, che domani compie un anno.

• Secondo alcuni esperti reali il Giubileo della Regina appare sempre più come un momento di «celebrazione e ringraziamento per un’era che si avvia alla conclusione».

Ore 10:50 - Elisabetta ha incontrato per la prima volta Lilibet che domani compie un anno

La Regina Elisabetta ha finalmente incontrato la sua bisnipote Lilibet che domani compie un anno. Secondo quanto riferiscono fonti del Mirror, la Regina ha avuto ieri un pranzo privato con il principe Harry e Meghan Markle insieme a loro figli dopo la parata «Trooping the Colour» con cui ieri si sono aperti i festeggiamenti per il Giubileo di Platino della Regina.

Ore 11:00 - Una guardia si sente male

Un membro della guardia cerimoniale ha un malessere durante il servizio per la funzione nella cattedrale: cade a terra e viene subito soccorso da un medico. Oggi è il secondo giorno di celebrazione del Giubileo della Regina — per i 70 anni di regno — che si chiuderà domenica.

Ore 11:10 - Gli invitati

Sono oltre 400 gli ospiti d’onore di un’assemblea multietnica. La funzione, concelebrata da presuli donne e uomini, si svolge alla presenza anche di dignitari religiosi britannici cattolici, ortodossi e di varie confessioni non cristiane.

Ore 11:45 - Gli ex primi ministri alla funzione

Sono tanti i personaggi di spicco presenti alla funzione nella cattedrale di St Paul. Ci sono anche gli ex premier, da Tony Blair con la moglie Cherie a David Cameron, da Theresa May a Gordon Brown.

Ore 12:00 - Fischi per Johnson fuori da St Paul

Fischi e «boo» della folla fuori dalla cattedrale hanno caratterizzato l’ingresso a St Paul del premier Tory britannico, Boris Johnson, che è arrivato con la first lady Carrie . I britannici contestano a Johnson lo scandalo Partygate sui ritrovi organizzati fra il 2020 e il 2021 a Downing Street in violazione delle restrizioni Covid allora in vigore per milioni di persone.

È stato l’unico leader fischiato nella parata di arrivi di ministri del suo stesso governo, esponenti delle opposizioni, ex primi ministri, altri ospiti civili e militari.

Vestito con un tight, e affiancato dalla moglie in abito rosso lungo con cappello d’ordinanza, BoJo ha comunque fatto buon viso a cattivo gioco, sorridendo e salutando verso chi invece lo applaudiva.

Ore 12:21 - Applausi per Harry e Meghan (che arrivano mano nella mano)

Arrivano mano nella mano, sorridenti, Harry e Meghan, per la prima volta a un evento reale ufficiale dopo la Megxit, ossia da quando nel febbraio del 2020 hanno rinunciato ai loro incarichi nella famiglia reale. I duchi di Sussex sono accolti in maniera calorosa dagli applausi della folla che si è radunata intorno alla cattedrale.

Lui in abito civile, ma con le decorazioni militari appuntate al petto, lei con look sobrio chiaro — un colore crema che esprime candore, purezza — dal cappello ai guanti.

Ieri la coppia non si era affacciata con la Regina ed il resto della famiglia reale sul balcone di Buckingham Palace.

 Ore 12:46 - L’arrivo di Carlo e Camilla

(Enrica Roddolo) Assieme a Harry e Meghan sono arrivati in cattedrale i duchi di Gloucester e il principe Michael di Kent, la nipote della regina Zara Phillips con il marito Mike Tindal, i Wessex Edoardo e Sophie.

Prima dell’arrivo di William e Kate un lungo momento di attesa per nulla casuale. È la distanza che ormai separa i Sussex usciti dal circuito dei working Royals e i Cambridge che invece ne fanno parte, anzi sono in prima posizione dopo il principe Carlo. Fra il pubblico l’attesa e l’eccitazione per i giovani principi è grande.

Qualcuno osserva che Kate è esile come una modella, e come la signora Beckham. Tutti sono innamorati di lei. Sull’attenti sul sagrato, e arriva l’erede al trono Carlo con Camilla che saluta e risponde all’entusiasmo del pubblico. Oggi c’è lui al posto della regina, e la folla oceanica anche oggi nella City lo vede con favore nel ruolo che avrebbe oggi la madre. Anche se tutti hanno già nostalgia della regina che non può essere qui per il lieve malessere.

Ore 12:55 - William e Kate (quel look giallo che fa pensare alla sovrana)

Come Harry, anche William indossa abiti civili con le riconoscenze appuntate sul petto. Forse una decisione questa, come è successo per il funerale di Filippo, per non sminuire il fratello minore. La duchessa di Cambridge invece punta sul giallo che seppur chiaro è un colore vistoso. Il giallo fa pensare proprio alla regina che indossa abiti dai colori appariscenti per farsi notare bene dai sudditi. Anche per Kate è così?

Ore 12:49 - Il vescovo di Londra Sarah Mullally: la regina ci guarderà in tv

(Enrica Roddolo) È iniziata fra i cori la cerimonia, con il vescovo di Londra che chiede grazie a Dio per la benedizione della regina Elisabetta e Carlo visibilmente commosso china il capo. «Oggi la regina non c’è, ma sono sicura che la guarderà in tv», ha detto al Corriere Sarah Elizabeth Mullally, Bishop on London, il vescovo anglicano che oggi guida la messa di ringraziamento per i 70 anni della regina, un’ex infermiera britannica. «La regina ha un profondo senso religioso e sì avrà preso a malincuore la decisione di non esserci ma ci seguirà dalla tv». E quel sorriso che pur nelle difficoltà, un anno fa la morte di Filippo, adesso i guai di salute, non manca mai dal volto della regina? «È proprio la sua fede a guidarlo ed è un tutt’uno con la vocazione a fare il suo dovere di guida del Paese».

Ore 13:04 - «La regina è ancora in sella», il riferimento alle corse dell’arcivescovo di York

(Enrica Roddolo) Nella cattedrale risuonano le parole del sermone: «Siamo felici che la regina sia ancora in sella», dice l’arcivescovo di York che pronuncia il sermone. «Ci ritroviamo qui a celebrare il Giubileo della regina, con uno sfondo di sofferenze nel mondo. E qui siamo sapendo che però ci sono persone che non pensano al proprio sé ma che guardano a una visione lunga. E so che in Her Majesty noi vediamo che nella regina noi vediamo questo servizio. Una Staedfast consistency di fede a Dio e obbedienza a una vocazione che è la roccia, anzi la fonte della sua vita», dice l’arcivescovo.

Come nella tradizione dei sermoni anglicani non mancano i riferimenti anche ironici al presente. Così ecco un accenno alla passione per i cavalli della regina: «Sappiamo che la regina ama le corse dei cavalli. E sappiamo che Sua Maestà sta guardandoci in tv e ahimé, Maestà non ho idea di chi vincerà il derby di Epson domani. E aggiungo che il vostro regno è stato più dressage che lo sprint delle corse».

Il prelato conclude poi: «Maestà ci dispiace che non siate qui ma siamo felici che siate ancora in sella. Grazie per continuare a essere fedele alle promesse fatte 70 anni fa».

Ore 13:09 - La cattedrale e tutti i Windsor riuniti

(Enrica Roddolo) Sotto le altissime volte della cattedrale nel cuore della City di Londra che per la chiesa Anglicana è il cuore della fede di una nazione, nella stessa chiesa dove si celebrò il funerale dell’ammiraglio Nelson e dove la regina Elisabetta I nel Cinquecento venne a celebrare la vittoria inglese sugli spagnoli dell’invincibile armada, oggi i Windsor sono davvero riuniti al gran completo. Come nelle grandi occasioni, come in quel matrimonio del 1981 di Carlo e Diana e come in tutti i precedenti Giubilei della regina. Tra i Windsor dunque anche il principe Michael di Kent con la moglie Princess Michael di Kent, e i Gloucester oltre a Sir Timothy Laurence marito di Anna.

Ore 13:19 - Harry e Meghan e quella distanza dal resto dei Windsor

(Enrica Roddolo) Harry e Meghan erano forse i Windsor più attesi oggi a St Paul. Ma dopo il loro approdo alla cattedrale e prima dell’arrivo di William e Kate c’è stato un lungo momento di attesa, per nulla casuale. È la distanza che ormai separa i Sussex usciti dal circuito dei working Royals e i Cambridge che invece ne fanno parte, anzi sono in prima posizione dopo il principe Carlo. E la stessa distanza tra i Sussex e i working Royals, il fratello soprattutto, si vede in cattedrale durante la messa. Anche se Harry porta sul petto le decorazioni che si è conquistato.

Ore 13:24 - L’omaggio dei giovani del Commonwealth

(Enrica Roddolo) Prende la parola la baronessa Patricia Scotland, che rappresenta quel Commonwealth di nazioni su cui regna Elisabetta II, tanto messo in discussione dagli ultimi eventi (nel 2021 la proclamazione della repubblica da parte delle Barbados e il difficile tour nei Caraibi dei pur amatissimi duchi di Cambridge). E il Commitment dei Paesi del Commonwealth alla loro regina non a caso in cattedrale è affidato a ragazzi e bambini che rappresentano i vari Paesi del circuito di nazioni.

Ore 13:25 - Il principe Carlo guida la processione

(Enrica Roddolo) L’inno nazionale God save the Queen chiude la celebrazione che immaginando la presenza della regina era stata tenuta breve e concisa. Si era anche attrezzato l’ingresso laterale della cattedrale per agevolarla. E Carlo e Camilla, William e Kate tutti mentre intonano l’inno non nascondono l’emozione per questo giorno di riunione e la commozione è nell’aria.

E si prepara la processione che sarà guidata dal principe di Galles in rappresentanza della regina. E ancora una volta Carlo e Camilla sono seguiti da William e Kate, e poi con uno stacco di metri e istanti che segna tutta la precedenza che in questa cerimonia hanno i primi due Windsor nella linea di successione, il resto della grande famiglia Windsor.

Ore 13:28 - I rintocchi a distesa della Great Paul e l’acclamazione della folla

(Enrica Roddolo) Mentre Carlo e Camilla scendono lentamente la grande scalinata di St Paul guidando il corteo d’uscita, iniziano i rintocchi a distesa della Great Paul, la solenne campana secolare tornata in servizio per questa occasione. Ma la folla che acclama il principe in rappresentanza della madre la regina Elisabetta, riescono a sovrastare il suono della campana.

Ore 13:42 - Principe Barberini: per Elisabetta il potere è servizio non privilegio

Il potere vissuto come servizio reso alla nazione e non come un privilegio. Così la regina assolve il suo compito da 70 anni, come già aveva preannunciato nel discorso alla nazione per il suo 21esimo compleanno, prima di salire sul trono nel 1952. Il principe Urbano Riario Sforza Barberini Colonna di Sciarra, intervistato dall’AdnKronos, esprime fin da subito «grande ammirazione per una persona che ha svolto il suo dovere in modo impeccabile e per un Paese che è sempre stato in prima linea per difendere i valori della democrazia». E ci tiene a sottolineare proprio questo aspetto: Elisabetta esercita il suo ruolo considerando «il potere non come un privilegio ma come un responsabilità».

Un atteggiamento che si nota «dalla semplicità con cui si muove —precisa —. È accompagnata da una scorta molto piccola ed ha un modo di fare estremamente accogliente nei confronti delle altre persone pur restando nella sua dignità. Il potere non viene mai vissuto in maniera arrogante ma sempre come servizio al proprio Paese e a ciò che rappresenta, una delle più antiche democrazie del mondo».

Ore 14:21 - Chiuso il momento religioso

(Enrica Roddolo) Mentre la Great Paul, la più grande campana di Londra, suona a distesa e continuerà così per ore in omaggio al Giubileo della regina, si chiude il momento religioso di questi quattro giorni di celebrazioni. Una giornata dedicata alla famiglia, alla riflessione ricordando il ruolo di Elisabetta II come Supreme Governor della Church of England. La regina oggi non c’era fra i banchi di St Paul, ma è stata evocata da tutti, o meglio ringraziata per il suo «servizio lungo 70 anni» al Paese sempre animata da un cuore religioso e attento al prossimo.

E per quanto gli scandali e le screziature in famiglia, abbiamo acceso talvolta una luce negativa sui Windsor di recente, l’accoglienza entusiastica della folla oggi per tutti loro (nessuno escluso) e i «boo» che hanno invece salutato al suo arrivo l’inquilino del numero 10 a Downing Street (che paga il danno d’immagine del partygate) dicono molto. O meglio, confermano che la famiglia Windsor oggi presente al gran completo, con i limiti umani di tutte le famiglie, si identifica sempre nella figura al di sopra delle parti e apparentemente anche degli scandali della regina.

Domani la grande festa di Londra per la sua regina continuerà con il derby di Epsom, evocato anche dall’arcivescovo di York nel suo sermone che ha fatto espresso riferimento alla passione per i cavalli della sovrana, «ancora ben in sella». Ma a Epsom come oggi la regina non ci sarà.

Mentre a Buckingham Palace fervono i preparativi per il grande concerto rock davanti al palazzo che domani sera accenderà di musica la notte di Londra prima dare il passo alla grande sfilata del Giubileo di Platino, il Platinum Pageant che con la tecnologia farà «ringiovanire» la regina sul Gold State Coach di quel 1953 quando fu incoronata.

Ore 17:11 - È ufficiale: la regina salterà anche il Derby di domani

La regina Elisabetta seguirà in televisione anche il Derby ippico di domani, inserito fra le celebrazioni del Giubileo di Platino. Ieri, quando il Palazzo ha diffuso la notizia «dell’affaticamento» della sovrana, la partecipazione al Derby era stata lasciata in sospeso nei programmi ufficiali, a differenza di quella in chiesa, che era prevista ed era stata cancellata. Oggi, invece una nota di Buckingham Palace comunica che Elisabetta non sarà presente al Derby.

Come sta davvero la regina Elisabetta? Il malessere, l’assenza al Giubileo e la (naturale) stanchezza. Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera il 3 Giugno 2022.  

Elisabetta diserterà oggi la messa nella cattedrale di St Paul ma dovrebbe comparire di nuovo sul balcone di Buckingham Palace al termine della grande sfilata popolare

Come sta davvero la regina? Un interrogativo legittimo, rilanciato dall’improvvisa decisione della sovrana, giovedì sera, di non partecipare stamattina alla messa nella cattedrale di St Paul’s , dove saranno invece presenti tutti gli altri membri della famiglia reale, inclusi Harry e Meghan. 

Secondo Buckingham Palace, Elisabetta ha accusato «un certo malessere» dopo aver assistito dal balcone alla parata che ha aperto le celebrazioni del Giubileo di Platino: e dunque, «tenuto conto del viaggio e delle attività richieste per partecipare», ha concluso «con grande riluttanza» di rinunciare alla messa. 

In effetti, il servizio religioso durerà almeno un’ora e include una processione al suo termine: uno sforzo che per una 96enne è apparso eccessivo. 

Ma ieri la regina si era chiaramente goduta — «immensamente», secondo i portavoce — la parata inaugurale: la si è vista in ottima forma sul balcone, prima coinvolta in una fitta conversazione col cugino, il duca di Kent, poi impegnata a tenere a bada le smorfie del piccolo Louis, il pronipote. 

Quello che è ufficiale è che Elisabetta accusa «occasionali problemi di mobilità», tanto che la scorsa settimana ha partecipato al Chelsea Flower Show a bordo di una macchinetta da golf (e gira voce che a Windsor si sposti utilizzando uno di quei tricicli elettrici tanto in voga fra gli anziani inglesi, anche se non c’è nulla di confermato). Qualche mese fa, incontrando alcuni dignitari militari, era rimasta rigida, dicendo «non riesco a muovermi» e indicando una gamba: e ormai quando appare in pubblico si appoggia a un bastone.

La regina a febbraio scorso ha contratto il Covid, ma ne è uscita sostanzialmente indenne. Si sa che non ha particolari problemi di salute, se non dolori articolari e alla schiena del tutto comuni alla sua età. Ma chiaramente ormai deve centellinare i suoi impegni, scegliendoli con cura: per cui ha saltato a maggio il Queen’s Speech, il discorso della Corona in Parlamento, letto da Carlo al suo posto, anche se poi qualche giorno dopo si è gustata lo show equestre a Windsor in suo onore (e la sola vista dei cavalli, la sua passione, l’ha letteralmente elettrizzata). Allo stesso modo, la scorsa settimana, si è presentata a sorpresa all’inaugurazione della Elizabeth Line, la nuova linea della metropolitana londinese (dove ha fatto pure il biglietto). 

Insomma, i funzionari di corte selezionano con cura gli impegni, per non affaticarla: ma si ricava anche l’impressione che sia lei stessa a scegliere dove andare, in base ai suoi gusti. Così la messa a St Paul’s è apparsa probabilmente uno sforzo eccessivo, anche in vista dell’impegno di domenica, quando la regina dovrebbe comparire di nuovo sul balcone di Buckingham Palace al termine della grande sfilata popolare.

Ed è anche per ragioni di salute che la regina ha scelto ormai di risiedere al castello di Windsor, nella «bolla» a lei più familiare (dove ha trascorso tutta la pandemia), abbandonando di fatto Buckingham Palace. Dopo le fatiche di questo Giubileo — in vista del quale si è fatto di tutto perché Elisabetta vi arrivasse al meglio — è probabile che la vedremo più di rado, solo in occasioni particolari. Per il resto, ha abbracciato lo smartworking: continua a condurre le udienze settimanali col primo ministro, ma da remoto.

LE CELEBRAZIONI. Giubileo della regina, Elisabetta assente alla messa per un «malessere». Johnson fischiato dalla folla. Il Domani il 03 giugno 2022

Alla celebrazione religiosa per i 70 anni del regno, in assoluto il più duraturo della storia monarchica inglese, il premier Johnson è stato chiamato a tenere una delle letture liturgiche

La regina Elisabetta II, 96 anni, non ha partecipato alla messa celebrata per il suoi 70 anni di regno presso la cattedrale di St.Paul di Londra. A sostituirla, come già in altre occasioni, c’è stato il principe Carlo. Tra i partecipanti il premier Boris Johnson, che è stato fischiato dalla folla.

Le celebrazioni per il giubileo di platino della regina sono iniziate ieri, con una parata militare davanti alla residenza reale di Buckingham Palace, alla presenza di una grande folla festante. La festa proseguirà per altri due giorni. La regina si è affacciata al balcone, ma poco dopo, ha avvertito un «malessere». Da qui la decisione di non partecipare alla messa in suo onore prevista per stamattina. 

Alla celebrazione religiosa nella cattedrale di St. Paul, c’erano diversi leader politici, tra cui il premier conservatore Boris Johnson, chiamato a tenere una delle letture liturgiche. Arrivato in cattedrale insieme alla moglie Carrie, Johnson è stato l’unico leader politico a ricevere i fischi della folla. Un’accoglienza «con sentimenti contrastanti», come l’ha definita la Bbc, conseguenza dello scandalo del Partygate, lo scandalo intorno alle feste tenute a Downing Street durante il lockdown. 

Alla funzione religiosa hanno partecipato anche i duchi di Sussex, nella prima occasione pubblica a cui sono stati presenti dopo la loro rinuncia al ruolo di senior royal. Assente anche oggi il principe Andrea, malato di Covid. Il figlio di Elisabetta è stato al centro di uno scandalo sessuale negli ultimi mesi.  

Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 3 giugno 2022.

L'Inghilterra ha mostrato ieri il suo volto migliore, nel primo e più importante dei quattro giorni di festeggiamenti per i 70 anni di regno della regina Elisabetta. Tutto ha funzionato alla perfezione, tutto è stato bello e toccante. Un fiume di folla si è lentamente riversato davanti a Buckingham Palace e ha occupato l'intero Mall per assistere all'apparizione sul balcone della Sovrana e della sua famiglia. È stata la più grande testimonianza mai vista del grande affetto che la gente nutre per una Regina che ha servito il suo Paese con encomiabili impegno e dedizione per così tanto tempo. 

E sul balcone di Buckingham Palace, le boccacce e le smorfie del piccolo Louis, quattro anni, il figlio minore di William e Kate, hanno dato alla giornata il tocco finale che ci voleva: la Regina ha 96 anni, ma la monarchia britannica è più giovane che mai. 

Prima che le feste cominciassero, Elisabetta aveva fatto sapere che non desiderava essere al centro delle celebrazioni. Voleva che il Giubileo fosse un'occasione per unire il paese, un momento di festa per le famiglie da poter ricordare con gioia. Anche a causa dei problemi di mobilità che l'affliggono, ma non solo per questo, ha così deciso di stare un po' in disparte e di non presenziare al Trooping the Colour, la grande parata militare che celebra in giugno, da 260 anni, il compleanno del sovrano.

Al suo posto ha delegato Carlo, accompagnato dal figlio William e dalla sorella Anna, tutti e tre in uniforme di colonnello dei rispettivi reggimenti: le Welsh Guards, le Irish Guards e i Blues and Royals. A far risuonare il campanello d'allarme dei problemi di salute è arrivata però la notizia che oggi Elisabetta non sarà presente alla messa di ringraziamento nella cattedrale di St Paul. 

Da Buckingham Palace si parla di un «disagio» avvertito dalla sovrana per la fatica della giornata di ieri. «Tenendo conto dello sforzo richiesto - ha detto un portavoce - Sua Maestà con grande riluttanza ha deciso che non parteciperà». È solo l'ultima di una serie di rinunce della regina, a partire dal discorso al Parlamento. Ciononostante lo stesso portavoce ha parlato di una sovrana «di ottimo umore».

LO SPETTACOLO È vero, bisogna sempre essere pacifisti e contrari alle armi, ma le parate militari sull'Horse Guards sono uno degli spettacoli più belli che si possano vedere a Londra. Nessuno sa organizzare matrimoni, funerali e parate come gli inglesi: le uniformi impeccabili, i cavalli, i perfetti movimenti al ritmo delle marce incantano ogni volta. 

Mentre Carlo e William sudavano come tutti i soldati della Household Division sotto il colbacco di finto pelo d'orso, i bambini della Royal Family si godevano lo spettacolo dalle finestre dell'ufficio del Major General, che era stato riservato ai parenti. Louis era il più scatenato e simpatico, nel suo abito sbarazzino da marinaretto. 

Ma chi ieri guardava a quelle finestre cercava solo due volti: quelli del principe Harry e di sua moglie Meghan. C'è voluto il teleobiettivo di un fotografo per scorgere finalmente dietro a un vetro la duchessa di Sussex, tutta sorrisi sotto il grande cappello firmato da Stephen Jones, impegnata a zittire scherzosamente Savannah e Isla Phillips, nipoti di Anna. Poco lontano, il principe Harry, in giacca e cravatta, parlottava con il duca di Kent.

Contravvenendo un'altra volta - si può capire con quanto rincrescimento -, al loro impegno per la salvaguardia dell'ambiente, Harry e Meghan erano arrivati mercoledì da Los Angeles con l'ennesimo aereo privato. La Regina aveva mandato la sua auto a prenderli, come ulteriore segno di distensione. Si sapeva che li avrebbe invitati al Trooping the Colour, ma nessuno immaginava che sarebbero rimasti in un cono d'ombra così marcato, appena illuminato dalla ripresa di un teleobiettivo. 

IL BALCONE Anche quando al termine della parata la Royal Family si è affacciata al balcone i Sussex non c'erano, cancellati come l'impresentabile principe Andrea, che tra l'altro ha il Covid. La Regina aveva al suo fianco Carlo e l'incontenibile Louis, con Kate, William e gli altri due loro figli, George e Charlotte.

Poco lontani i parenti rimasti in servizio: il figlio Edoardo con la moglie Sophie, l'86enne duca di Kent, Anna con il marito e i figli. Quando le vetrate del balcone si sono aperte, c'era almeno un milione di persone davanti a Buckingham Palace per l'omaggio alla Regina sotto il cui regno quasi tutti i britannici sono nati. 

Ad Hyde Park i cannoni hanno sparato 82 salve e il Palazzo è stato sorvolato da 71 aerei, alcuni dei quali risalenti alla Seconda guerra mondiale. Quando sono passati i Lancaster, gli Spitfire e gli Hurricane, Elisabetta ha puntato un dito in alto e ha detto qualcosa a Carlo: forse che di quegli aerei ricordava ancora l'inconfondibile rumore. Louis non faceva altro che fare boccacce e domande, e lei rispondeva come una bisnonna affettuosa e paziente.

Tutti ora si domandano se Harry e Meghan, oscurati per tutta la giornata, troveranno nei prossimi giorni un po' di visibilità. Avevano incontrato per l'ultima volta la famiglia nel marzo 2020 nell'Abbazia di Westminster, in un clima molto gelido. Questa mattina la incontreranno di nuovo in un'altra chiesa, la cattedrale di St Paul, senza Elisabetta. I sorrisi della Duchessa fanno pensare che non ci saranno più proteste per il posto in quarta fila, e che l'intenzione di far pace sia autentica. Ma chi conosce bene Meghan dice che ha sempre in mente qualcosa, e che a diffidare non si sbaglia mai.

Il Giubileo della regina, Elisabetta assente a St Paul. Il palazzo: «Lieve malessere». Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera Giorno il 2 Giugno 2022.

In serata, dopo una giornata entrata nella storia con l’affaccio al balcone, Elisabetta ha tenuto fede alla promessa di accendere la torcia del Giubileo a Windsor. La messa solenne il 4, il derby a Epsom, il concerto e le star, il pranzo del Giubileo e la parata.

Cambio di programma per la sovrana: non sarà presente alla messa del 3 giugno a St Paul nella City di Londra, per un «lieve malessere», come spiega la nota ufficiale di Buckingham Palace arrivata in serata. Ma ha tenuto fede alla promessa di «partecipare alla cerimonia dell’accensione della fiaccola al castello di Windsor».Con una spettacolare cerimonia Elisabetta ha simbolicamente acceso la prima fiaccola poggiando la mano su un simbolico globo terrestre incapsulato in una corona regale. E dopo di lei 3.500 altre torce sono state accese in tutto il Paese e il Commonwealth.

Il Giubileo di Elisabetta è iniziato, baciato dal tempo e da uno sfoggio perfetto di Pageantry e forza, di orgoglio e coreografia davanti a Buckingham Palace e a Green Park presi d’assalto da una folla oceanica accorsa a Londra per salutare la regina dei record. E lei, commossa da tanto affetto ha ringraziato: «Tutti coloro che hanno fatto di oggi un’occasione memorabile».

Ma è solo l’inizio di quattro intensi giorni di celebrazioni che abbracceranno anche i Paesi del Commonwealth (tentati da spinte repubblicane).

Così i 3.500 beacon, torce celebrative che saranno accesi dal 2 giugno sera come nella tradizione di secoli dei festeggiamenti per i sovrani britannici, per la prima volta saranno accesi proprio anche nei Paesi del Commonwealth.

I primi, accesi nella notte a Windsor dalla regina e proprio davanti a Buckingham Palace dove si staglia il Tree of Trees, dal nipote William. Il Tree of Trees è un albero fatto di alberi — ben 350 —21 metri di altezza davanti a Buckingham Palace per festeggiare il Giubileo di Elisabetta II. Un moderno monumento verde (fatto di 350 vasi con piante che saranno poi interrate), firmato dall’architetto Thomas Heatherwick. E un inno alla sostenibilità così amata dalla regina e dall’erede al trono, il principe Carlo. Un albero di alberi che è il progetto più ambizioso del Queen’s Green canopy: l’invito a piantare un albero in omaggio alla regina dei record.

Il 3 giugno è invece un giorno di riflessione , e di riunione di famiglia, dopo lo sfoggio militare e storico, la folla oceanica sul Mall del 2, le celebrazioni si spostano a St Paul’s Cathedral nel cuore della City, nella cattedrale ricostruita da Sir Christopher Wren dopo il Great fire del 1666.

Una messa di Thanksgiving, di ringraziamento alla quale, «con sommo dispiacere» non c’è però la regina: «La regina ha molto amato la parata del compleanno ma è stato un po’ faticoso», ha detto il 3 sera il palazzo annunciando il forfait per la messa a St Paul. Un messa ancora una volta come nella tradizione secolare dei Giubilei dei sovrani britannici. Attesi tutti i Windsor, Harry e Meghan compresi, i duchi di Sussex, assente invece Andrea perché risultato positivo al Covid alla vigilia. Nell’aria, a un passo dal Millennium bridge disegnato da Lord Norman Foster per attraversare il Tamigi e congiungere il cuore antico di Londra con il Globe Theatre e la tate Modern, risuoneranno i rintocchi della Great Paul, la più grande campana del Paese in riposo dagli anni ’70 ma pronta a tornare in servizio per rendere omaggio alla regina.

Sabato 4, se la regina non andrà al derby di Epson – come sua tradizione - dove un pubblico di appassionati da sempre sperava di vederla nell’anno del Giubileo (ma ci saranno i Windsor).

Elisabetta II seguirà da Windsor il grande concerto che la Bbc allestirà a Buckingham Palace in serata. Attesi un messaggio del figlio Carlo e di William, mentre sul palco che è stato allestito attorno al monumento alla regina Vittoria davanti al palazzo reale, si esibiranno star e divi. Sir Elton John e Andrea Bocelli, i Duran Duran e Diana Ross. E anche lui, Sam Ryder l’ultima sorpresa della musica made in Britain che ha trionfato all’Eurovision, una settimana fa (secondo, solo alla vittoria della band ucraina).

Il grande spettacolo per il Giubileo della regina Elisabetta – organizzato dalla Bbc che allestirà il palco attorno al monumento della regina Vittoria in fronte a Buckingham Palace – sarà un trionfo di star come nella tradizione dei concerti a palazzo per il Giubileo della regina. E senza troppa deferenza per la pageantry delle celebrazioni che ammanterà il lungo weekend londinese del 2-5 giugno, metterà assieme alto e basso della cultura musicale. Non solo made in Britain, ma globale. Con un occhio alle star di ieri (ci saranno anche Brian May e Rod Stewart), e ai nuovi talenti di cui Sam Ryder è espressione. Con il mito dei musical Lord Andrew Lloyd-Webber, e voci come Alicia Keys.

Ma il gran finale – dopo un Jubilee Big Lunch (il gran pranzo celebrativo del Giubileo con migliaia di commensali riuniti per brindare alla regina, all’aperto a Londra, che dopo due anni di pandemia suona come un miraggio) – arriverà domenica pomeriggio con il solenne Platinum Pageant. Ed Sheeran che intonerà God save the Queen davanti a Buckingham Palace, ma anche i corgi della regina, la solenne sfilata del Giubileo di Platino di Elisabetta II che attraverserà Londra domenica 5 giugno sarà un colossal senza precedenti nelle celebrazioni del Giubileo dei Windsor. Come senza precedenti è il traguardo della regina dei record: prima sovrana a tagliare 7 decadi di regno, di storia. Diecimila persone coinvolte, 2.750 militari, oltre 6 mila volontari, attori e 2.500 persone del pubblico coinvolte. Per uno spettacolo planetario da almeno 1 miliardo di spettatori, secondo gli organizzatori che oggi svelano a Londra la magia del momento clou delle celebrazioni che si snoderà lungo il Mall, davanti a Buckingham Palace. Per attraversare il cuore della città e metropoli globale.

Il People’s Pageant come è stato battezzato, la Sfilata della Gente, sarà una dimostrazione di creatività, vitalità, apertura al mondo del Regno Unito e del Commonwealth. Sheeran ma anche Jeremy Irons e Sir Cliff Richard, Heston Blumenthal. Con Rosie Jones, Kadeena Cox, Alan Titchmarsh, James Martin, Jayne Torvill, Christopher Dean, Gary Lineker, Bill Bailey e Gok Wan. Un grande spettacolo teatrale, quasi una rievocazione storica del giorno già nella Storia: quello del giugno 1953 quando Elisabetta fu incoronata regina a Westminster Abbey. E così le campane di Westminster anche il 5 giugno prossimo suoneranno a distesa per dare al Platinum Pageant per i 70 anni di regno il via. Il via a una parata militare straordinaria per dimensioni e colori delle tante divise dei militari da ogni parte del Commonwealth, dal Canada a New Zealand, Australia, Pakistan, Ghana, Belize, Jamaica, Sri Lanka. Ma non solo: sarà uno spettacolo di colori, culture, fedi religiose diverse ed età anagrafiche differenti. Tutti assieme per festeggiare quello che la regina nel suo messaggio in occasione del traguardo del Giubileo di Platino (il 6 febbraio scorso), ha detto sarà l’occasione per rinsaldare quel senso di appartenenza, di comunità.

Cornamuse scozzesi, bambini di Birmingham, attori e creative da Cardiff come da Belfast, ballerini da Bristol, studenti da Coventry, marionette dall’Isle of Wight e poi lo spirito della festa e i colori del Carnevale portato dalle terre del Somerset. Solo alcuni degli «attori» di questa sfilata. Una grande celebrazione che avrà il suo climax davanti al monumento alla regina Vittoria, davanti a Buckingham Palace.

La sfilata avrà la regia del Master del Pageant, Adrian Evans, e del chairman Sir Michael Lockett con Nicholas Coleridge. Affiancati dal Ceo Rosanna Machado. E lì, davanti al balcone più famoso al mondo, la voce di Sheeran intonerà l’inno nazionale, God save the Queen. E sarà la celebrazione della regina dei record.

L'incontro tra Lilibet e la regina: Elisabetta conosce la figlia di Harry e Meghan che porta il suo nome. Alessandra D'Acunto La Repubblica il 3 giugno 2022.  

Alla vigilia del primo compleanno di Lilibet Diana, secondogenita dei duchi di Sussex, la regina conosce finalmente la più piccola delle sue nipoti e sua omonima. L'occasione è importante: sono i festeggiamenti del Giubileo di Platino, che sono riusciti a riportare Harry e Meghan in veste ufficiale nel Regno Unito dopo più di due anni.

L'incontro tra le due Lilibet è finalmente avvenuto. Non in una cornice semplice, ma in quella osservatissima dei quattro giorni di festa nazionale, in Inghilterra, per celebrare il Giubileo di Platino della Regina Elisabetta. Molto più segretamente che non sotto i riflettori che hanno circondato la magnificente parata "Trooping the Colour", Sua Maestà, 96 anni, ha potuto conoscere la più piccola delle sue nipoti ed omonima, Lilibet, secondogenita dei duchi di Sussex Harry, 37 anni, e Meghan, 40. La coppia che ha abbandonato i doveri reali ed il Regno Unito, trasferendosi prima in Canada e poi in California, ha fatto ritorno "a casa" per l'importante occasione, insieme ai bambini Archie, che ha compiuto tre anni a maggio, e Lilibet, che festeggerà il suo primo anno di vita domani, 4 giugno.

Dalla balconata di Buckingham Palace, per assistere al "Trooping the Colour", c'erano solo i membri della famiglia ed i componenti dello staff di palazzo più stretti, da William e Kate Middleton regina di eleganza con i royal babies più famosi, George (8 anni), Charlotte (7) e Louis (4), che hanno catturato l'attenzione con le loro espressioni buffe; al principe Carlo con Camilla e gli altri figli della regina, i principi Anna e Edoardo. Mancavano all'appello i "disertori" della famiglia, dal principe Andrea- in ombra da quando è stato coinvolto nello scandalo a sfondo sessuale legato a Jeffrey Eipstein negli Stati Uniti, scopertosi tra l'altro positivo al Covid- a Harry e Meghan. Questi ultimi, però, erano  presenti e sono stati chiaramente intravisti da dietro una finestra di Horse Guards Parade, Meghan con un grande cappello bianco dal fiocco blu. L'incontro tra la piccola e la grande Lillibet, quindi tra la nonna sovrana e la nipotina, sarebbe avvenuto proprio in un pranzo dopo la cerimonia.

Ovazione per la regina Elisabetta, 96 anni, comparsa come previsto dal balcone di Buckingham Palace al termine della parata di Trooping the Colour che in questo 2022 suggella le celebrazioni pubbliche del Giubileo di Platino in onore dei suoi sette decenni sul trono: traguardo mai raggiunto da nessuno nella storia plurisecolare della monarchia britannica

L'incontro tra Lilibet e la regina

A fornire dettagli sull'incontro tra la regina Elisabetta e Lilibet è stato l'opinionista Omid Scobie, amico dei Sussex, intervenuto all'edizione della mattina della BBC all'indomani della ricca giornata del 2 giugno. Ha parlato anche dei presunti festeggiamenti del primo compleanno della figlia di Harry e Meghan, domani: "Credo che le persone si aspettino chissà quale grande evento stravagante, che vedremo attraverso le immagini scattate dai fotografi. Da quello che mi è stato detto, però, non dovremmo aspettarci nulla di tutto questo. I momenti con Lilibet sono molto privati, rimangono tra i genitori e la Regina: tutti quanti sappiamo quanto aspettasse questo incontro. Sono stati trattenuti da una pandemia e le volte in cui Harry è tornato in Regno Unito è stato da solo ed in occasioni sobrie. Questa è stata davvero la prima volta in cui Elisabetta ha potuto conoscere la sua omonima". Mentre la nipotina si chiama Lilibet Diana in omaggio anche all'indimenticabile Lady D, mamma di Harry, Lilibet è per la regina un soprannome esclusivo, nel senso di strettamente confidenziale: solo i suoi genitori e suo marito il principe Filippo, scomparso un anno fa, potevano chiamarla così. E quindi l'omaggio di Harry alla nonna appare ancora più chiaro.

Per il 4 giugno, la Regina aveva fatto sapere che non avrebbe partecipato all'amata corsa di cavalli del derby di Epsom Downs nel Surrey per essere ai festeggiamenti del primo compleanno di Lilibet. Occorrerà capire se alla luce del malessere che ha impedito ad Elisabetta II di essere alla cerimonia di ringraziamento a Saint Paul, il 3 giugno, Her Majesty potrà almeno assistere all'evento privato dedicato alla nipotina. Meghan e Harry sono invece arrivati nella cattedrale londinese per la prima volta in vesti ufficiali dal 2020, ovvero dall'ultima celebrazione in cui si sono visti, all'abbazia di Westminster, prima di abdicare dal loro grado di royals. Sembra che quella a Saint Paul sarà l'unica apparizione di alto profilo dei duchi ribelli, che contano nella loro più lunga permanenza in Regno Unito dalla megxit di rimanere piuttosto defilati: non si sono fatti seguire nemmeno dalle telecamere del documentario Netflix di cui saranno protagonisti, che erano con loro, ad esempio, durante gli Invictus Games, patrocinati da Harry, in Olanda.

La prima uscita ufficiale insieme: Meghan Markle in panna e Kate Middleton in giallo. I look dei reali a St. Paul. Eva Grippa La Repubblica il 3 giugno 2022.  

Era dal 2020 che Meghan e Harry non apparivano ufficialmente con la famiglia reale e il loro arrivo alla cattedrale di St. Paul era attesissimo. Soprattutto per il confronto stilistico tra la moglie del principe e Kate Middleton. Ecco com'è andata e anche i look più belli della famiglia reale.

L’atteso incontro "ufficiale" tra i fratelli Windsor e le loro consorti è avvenuto: alla cattedrale di Saint Paul per la cerimonia del ringraziamento realizzata nell’ambito dei festeggiamenti per il Giubileo di platino della regina Elisabetta II, il principe Harry e Meghan Markle hanno partecipato per la prima volta a un evento pubblico assieme alla famiglia reale dal 2020, anno in cui hanno rassegnato le proprie dimissioni da senior royals, abbandonando titoli e doveri per andare a vivere in California. 

Ieri erano presenti anche al Trooping the Color, ma sono rimasti nell’ombra, all’interno del palazzo, senza affacciarsi al balcone dove la regina, Carlo e Camilla, i duchi di Cambridge, i conti di Wessex, la principessa e suo marito, hanno salutato la folla. A seguire, i duchi di Sussex sono stati invitati a un pranzo di famiglia nel Palazzo Reale, durante il quale la regina per la prima volta conosciuto la piccola Lilibet Diana, che domani compie un anno e a Londra non era ancora mai stata. E proprio dopo l'evento è stato annunciato che la sovrana oggi non sarebbe stata alla cerimonia a St. Paul per affaticamento. Di certo la giornata di ieri è stata ricca di emozioni e l'incontro con l'amato nipote Harry, che da tempo non vedeva, e i suoi figli sicuramente ha contribuito. 

Ma oggi, a St Paul, l’incontro più atteso è quello tra gli ex Fab Four come venivano chiamati in passato William Harry Megan e Kate, a citare i supereroi e i Beatles. Un quartetto che sembrava invincibile e indivisibile e che invece dopo poco si è diviso, proprio come una banale band. I quattro sono arrivati separati alla Cattedrale: i Sussex ormai retrocessi a parenti di minor peso sono giunti insieme alla parte di famiglia che comprende Anna, Edoardo e sua moglie, le cugine Beatrice ed Eugenia con mariti. Kate e William ovviamente sono arrivati con Carlo e Camilla a dimostrare che oggi i Fab Four sono loro: i futuri regnanti.

Meghan comunque è apparsa sorridente in cappottino panna con cintura in vita, grande cappello in tinta e décolletées dal tacco altissimo tutto Dior Haute Couture. Harry al suo fianco indossava tutte le onoreficenze quasi a sottolineare il legame con la famiglia reale. Ieri il look di Meghan, un abito con scollo a barca, è stato criticato per il cappello esagerato che superava in dimensioni quello della cognata Kate.

Kate Middleton al suo arrivo a St. Paul è apparsa al massimo del suo splendore, in abito giallo pulcino di Emilia Wickstead con un gioco di incroci in vita che metteva in risalto la silhouette perfetta. Il cappello di Philip Tracy nascondeva sotto la falda delle rose in tinta mentre le décolletées erano di Gianvito Rossi. Oggi Kate ha rinunciato alla sua passione per il riciclo: vista l'importanza dell'evento ha scelto di indossare un look inedito in omaggio alla Regina. 

In chiesa Harry e meghan sono seduti in messo i parenti indietro rispetto alle posizioni di Kate e William. A fare gli onori di casa in mancanza della regina sono Carlo e Camilla, quest'ultima in cappottino e cappello bianco ghiaccio. Elegantissima anche Zara Philips, pronipote di Elisabetta, giunta con il marito Mike Tindall. Zara indossava un cappottino fucsia con cappellino in un tono più scuro e décolletées e clutch malva.

Eugenia, con il marito Jack Broosbank, indossava un abito arancio fluo di Amila Dress decisamente inconsueto per un evento della Royal family. Mentre sua sorella Beatrice, accompagnata dal marito Edoardo Mapelli Mozzi, era elegantissima con un abito malva, firmato Beulah London, dalla foggia rétro e cappellino in tinta.

Il principe Andrea escluso dal Giubileo di Platino. Francesca Rossi su Il Giornale il 2 giugno 2022.  

Il conto alla rovescia per il Giubileo di Platino è finito. Tutto è pronto a Londra per i solenni festeggiamenti. Forse seguendo l’onda emotiva della celebrazione c’è chi si chiede se non sia il caso di cominciare a perdonare il principe Andrea, il grande escluso dal Trooping The Colour (oltre a Harry e Meghan) a causa dello scandalo Epstein. L’Arcivescovo di Canterbury ha una sua opinione in merito, ma non è affatto detto che sia condivisa dalla royal family e, soprattutto, dal popolo britannico.

Perdonare il duca di York?

L’Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, ha dichiarato durante un’intervista a Itv News: “Ora, con il principe Andrea, penso che dobbiamo fare un piccolo passo indietro. [Il principe Andrea] sta cercando di fare ammenda e questa è una cosa molto buona”. Già soltanto questa frase ha fatto scuotere la testa a molti. L’Arcivescovo Welby ha poi aggiunto: “Perdonare è veramente importante. Penso che stiamo diventando una società spietata”. Forse il figlio della Regina sta davvero cercando di farsi perdonare, ma non dimentichiamo che è stato accusato di violenza sessuale da Virginia Roberts Giuffre, minorenne all’epoca dei fatti e ha evitato il processo grazie a un accordo extragiudiziale da 14 milioni di euro. Una faccenda spinosa e, soprattutto, un’accusa grave.

L’Arcivescovo è stato aspramente criticato per queste parole e ha dovuto fare dietrofront attraverso un comunicato: “Nell’intervista di stasera a Itv News mi è stata fatta una domanda sul perdono e ho detto che c’è una differenza tra conseguenze e perdono. Entrambi sono elementi essenziali della consapevolezza della giustizia cristiana, della pietà e della riconciliazione. Ho anche dato una prospettiva più ampia sul fatto che spero possiamo diventare una società più orientata al perdono. Sono questioni complicate che è difficile affrontare in una breve intervista e spero che non distraggano dalle gioiose celebrazioni di questa settimana per il Giubileo di Platino di Sua Maestà la Regina”.

Nascondere Andrea (e anche i Sussex)

L’Arcivescovo di Canterbury ha cercato di spegnere l’incendio che stava divampando a causa delle sue parole. Ha tentato di ridimensionare l’intervista sostenendo che le sue dichiarazioni debbano essere interpretate a livello più generale. Di certo il perdono è un concetto fondamentale e molto ampio non solo nel Cristianesimo, però il nome del principe Andrea è stato fatto esplicitamente, almeno secondo quanto riportano i giornali.

Comunque Welby ha riportato alla luce una situazione complicata: il ruolo del duca di York durante il Giubileo di Platino. Lo staff di corte starebbe facendo tutto ciò che è in suo potere per tenere Andrea in un angolo, lontano dal centro della scena, occupato dalla Regina, da Carlo e da William. Nonostante ciò e la sua esclusione dal Trooping The Colour, già solo il nome del principe Andrea evoca un certo imbarazzo a corte.

Inoltre gira voce che il figlio prediletto di Sua Maestà stia cercando di farsi spazio in questo fine settimana di festa, come ha già fatto lo scorso 29 marzo durante la funzione in memoria del principe Filippo. In quell’occasione scortò la Regina nell’Abbazia di Westminster, creando scompiglio nella stampa e tra i familiari. In particolare l’erede al trono e il principe William si sarebbero infuriati a causa di quel gesto le cui origini non sono ancora state del tutto chiarite: è stata la sovrana a farsi accompagnare da Andrea o quest’ultimo avrebbe preso l’iniziativa? Comunque sia andata il duca di York, insieme ai Sussex, potrebbe avere il potere, molto pericoloso, di rovinare i festeggiamenti alla regina Elisabetta.

Harry e Meghan a St. Paul dopo il pranzo privato con la Regina. Francesca Rossi il 3 Giugno 2022 su Il Giornale.

Finalmente la Regina avrebbe incontrato Lilibet Diana durante un pranzo privato con Harry e Meghan a Windsor e il 3 giugno i duchi hanno partecipato alla funzione a St. Paul. 

“Lilibet incontra Lilibet”, questo è il titolo con cui il Daily Mail ha riportato il tanto atteso primo incontro, lo scorso 2 giugno, tra la regina Elisabetta e Lilibet Diana, secondogenita dei Sussex. Inoltre il 3 giugno 2022, a St. Paul, Harry e Meghan hanno preso parte al National Service of Thanksgiving, insieme a William, Kate, al principe Carlo e a Camilla Shand.

Le foto rubate di Harry e Meghan da una finestra di Buckingham Palace

Il pranzo con la Regina

La regina Elisabetta avrebbe conosciuto la bisnipote il 2 giugno 2022, durante un pranzo privato con Harry e Meghan avvenuto subito dopo la conclusione del Trooping The Colour. Lo ha annunciato Omid Scobie, coautore del libro “Finding Freedom”, a Bbc Breakfast. L'intervista è stata citata dall'Independent. Il giornalista ha anche fatto alcune rivelazioni sul compleanno di Lilibet Diana, il prossimo 4 giugno e sul presunto party che i genitori starebbero organizzando per festeggiarla: “Credo che la gente si aspetti una specie di evento stravagante per il compleanno [di Lilibet], ma vedremo le fotografie. Da ciò che mi è stato riferito, non dovremmo aspettarci nulla. Quei momenti con Lilibet sono molto privati, tra [i Sussex] e la Regina e naturalmente sappiamo con quanta ansia [Elisabetta] li abbia attesi”.

Omid Scobie ha anche dichiarato: “Sappiamo che la Regina è tornata al Castello di Windsor ieri e anche la coppia vi è tornata, visto che alloggia a Frogmore Cottage. Così c’è stata la possibilità per [la Regina] di incontrare [Lilibet]”. Non sappiamo cosa si siano detti Harry, Meghan ed Elisabetta II durante il pranzo. La speranza è che abbiano avuto modo di appianare le divergenze. A proposito di faide familiari, una delle domande che in queste ore la stampa si sta ponendo riguarda William e Harry. I giornali vorrebbero sapere se tra i due c’è stato un incontro privato, chiarificatore e se lo stesso sia avvenuto tra le cognate Kate Middleton e Meghan Markle.

Stando alle indiscrezioni al momento non sarebbe successo proprio nulla tra i quattro. Sappiamo che i Cambridge non parteciperanno alla presunta festa di compleanno per Lilibet Diana, il 4 giugno 2022, poiché impegnati in Galles. Un insider ha riferito a Page Six: “Al momento è improbabile che William e Harry si incontrino separatamente durante le celebrazioni per il Giubileo. Di sicuro per il momento non c’è niente in agenda”. Forse i fratelli hanno deciso di rimandare le discussioni, per non mettere in ombra i festeggiamenti in onore della sovrana. Tuttavia il 3 giugno 2022 Sussex e Cambridge si sono ritrovati a St. Paul per la messa dedicata ai 70 anni di regno della regina Elisabetta.

"Malessere" per la regina Elisabetta: niente messa per il Giubileo

Harry e Meghan a St. Paul

Alle 11.30 ora italiana I duchi di Sussex sono arrivati a St. Paul per il National Service of Thanksgiving, il loro primo impegno pubblico del Giubileo di Platino e, per essere più precisi, il primo evento royal a cui presenziano da due anni a questa parte. Il loro ultimo appuntamento al servizio di Sua Maestà risale, infatti, al marzo 2020, quando Harry e Meghan presero parte al Commonwealth Service nell’Abbazia di Westminster. A St. Paul Meghan Markle ha indossato un “coat dress” bianco di Dior con cappello abbinato e gli orecchini di diamanti Snowflake Snowstorm di Birks, già portati per il Commonwealth Day Service nel 2020. Harry, vestito in abiti civili e Meghan si sono seduti in seconda fila accanto alle principesse Eugenia e Beatrice, accompagnate dai mariti.

William e Kate, invece, sono arrivati diversi minuti dopo, forse per “evitare qualunque interazione potenzialmente [foriera di] tensione”, come scrive il Daily Mail, con i Sussex. La duchessa di Cambridge ha scelto un vestito giallo di Emilia Wickstead con cappello di Philip Treacy e scarpe Gianvito Rossi da 560 sterline (stando sempre al Daily Mail Kate avrebbe questo tipo di scarpe in almeno sei colori). La duchessa ha anche indossato un paio di orecchini di perle e diamanti della regina Elisabetta, probabilmente un affettuoso tributo alla monarca, già portati al funerale del principe Filippo e al Remembrance Sunday Service nel 2016. Si tratta dei Bahrain Pearl Diamond Drop Earrings, le cui perle vennero donate alla sovrana dal Hakim del Baharain nel 1947, per il suo matrimonio con il duca di Edimburgo. Anche Lady Diana sfoggiò questi orecchini nel 1982.

"Guardo al futuro con entusiasmo": il grande giorno della Regina

Il principe Carlo e la moglie Camilla sono arrivati per ultimi. La duchessa di Cornovaglia ha scelto un abito avorio e oro di Fiona Clare e cappello di Philip Treacy. Al loro arrivo sia l’erede al trono che i Sussex sono stati acclamati dal pubblico. Per la verità l’unico che ha ricevuto fischi è stato il premier Boris Johnson a cui, forse, non sono stati perdonati i presunti party durante il lockdown. Harry e Meghan hanno mantenuto il basso profilo promesso alla regina Elisabetta. Grandi assenti sono stati proprio Sua Maestà e il principe Andrea. Un comunicato di Buckingham Palace ha fatto sapere: “La Regina ha apprezzato enormemente la Parata di oggi, ma ha avuto un lieve malessere…e con grande riluttanza, tenendo conto del viaggio e delle attività richieste per prendere parte al National Service of Thanksgiving, ha deciso di non partecipare”.

Le origini del “malessere” sarebbero state spiegate da un insider a Harper’s Bazaar: “Sua Maestà si è divertita moltissimo oggi, ma durante la giornata ha avuto dei problemi di movimento. [È stata] una decisione spiacevole ma dettata dal buon senso, dovuta al viaggio, alla durata [della cerimonia], allo sforzo fisico che inevitabilmente la funzione a St. Paul richiede …”. Per quanto riguarda il duca di York, invece, un portavoce della royal family ha chiarito: “Dopo aver effettuato un test di routine il duca è risultato positivo al Covid e con rammarico non potrà partecipare alla funzione di domani”.

Così Kate ha omaggiato Lady D al giubileo di Elisabetta II. Francesca Galici il 3 Giugno 2022 su Il Giornale.

Accanto a Camilla Parker Bowles, Kate Middleton ha sfoggiato i preziosi orecchini appartenuti all'indimenticata Lady D. 

Kate Middleton sta facendo le prove da regina consorte. La moglie del principe William ha rubato la scena durante il Trooping the colour, l'annuale parata militare inglese che quest'anno ha dato anche il via alle celebrazioni per il giubileo dei 70 anni di regno di Elisabetta II. Per gli analisti della royal family, il tributo del 2 giugno alla regina è stato quasi un ultimo saluto alla sovrana, che d'ora in avanti si farà vedere sempre meno in pubblico. I 96 anni compiuti lo scorso aprile non sono compatibili con l'agenda di una regina, come dimostra il forfait obbligatorio di Elisabetta alle celebrazioni religiose nella cattedrale di St Paul a Londra. Carlo è pronto a succederle sul trono ma i sudditi non aspettano altro che sia William a guidare il regno. E sua moglie vuole farsi trovare pronta.

Kate Middleton è arrivata in carrozza insieme a Camilla Parker-Bowles e ai suoi tre figli, sfoggiando un outfit che non è passato inosservato agli occhi dei più attenti. È un dettaglio, in particolare, ad aver attirato l'attenzione degli esperti e dei tantissimi appassionati di royal family. Gli orecchini indossati dalla duchessa di Cambridge, infatti, sono appartenuti all'amatissima Lady Diana. Si tratta di un modello in zaffiri e diamanti a doppia goccia, che sono stati tra i preferiti dell'ex suocera (mai conosciuta) di Kate Middleton. È famosissima la foto della madre della madre del principe William che li indossa insieme a un chocker di perle nel 1991 e al Met Gala del 1996. La prima volta che Lady D li ha indossati era il 1986.

Per gli esperti di linguaggio non verbale si tratta di un forte messaggio che Kate Middleton ha voluto mandare ai sudditi di Elisabetta II, che prima o poi saranno anche i suoi. Il Regno unito ha amato molto la prima moglie di Carlo, un legame che si è fatto indissolubile con la morte prematura a seguito del terribile incidente di Parigi nel 1997. Lo stesso amore non è stato riservato a Camilla Parker Bowles e il fatto che Kate Middleton abbia deciso di indossare gli orecchini di Lady D, ben consapevole del fatto che sarebbe salita in carrozza e che, quindi, sarebbe stata ripresa dai fotografi e reporter di tutto il mondo accanto alla nuova moglie del principe Carlo, non può essere sicuramente solo un caso. "Lady D è ancora qui", sembra dire Kate mentre saluta i sudditi.

Quell'esplosione che mutilò la Royal Family. Angela Leucci il 5 Giugno 2022 su Il Giornale.

L'attentato all'imbarcazione Shadow V provocò la morte di Lord Louis Mountbatten, ammiraglio della Royal Navy e cugino della Regina Elisabetta II

Ci sono episodi storici diventati molto celebri fuori dal Regno Unito e tra le giovani generazioni grazie a The Crown. Uno in particolare riguarda l’attentato subito da Lord Louis Mountbatten, che il 27 agosto 1979 rimase vittima di un’esplosione che coinvolse la sua imbarcazione durante la pesca delle aragoste.

La scena che la serie ha proposto è di fortissimo impatto. Si mostra Lord Mountbatten, che in una bella mattinata a Mullaghmore, dove soggiornava spesso, si apprestava a prendere il largo con la sua barca: ma proprio mentre sceglie di restituire al mare aragoste troppo piccole per essere mangiate, la sua imbarcazione esplode. Tuttavia la storia che c’è dietro a questo evento luttuoso è molto più interessante di quella raccontata nella fiction.

Chi era Lord Mountbatten

Classe 1900, Lord Mountbatten era pronipote della Regina Vittoria: questo lo rendeva cugino di secondo grado della Regina Elisabetta II. Dopo l’esilio dalla Grecia della famiglia del Principe Filippo di Edimburgo, Lord Mountbatten ne era diventato il mentore, lo “zio Dickie” che l’ha accompagnato lungo tutta la vita, presentandogli tra l’altro quella che sarebbe stata la sua futura moglie e sovrana.

Lord Mountbatten ebbe un ruolo in molte vicende della Royal Family. E in particolare, dopo che Filippo divenne adulto, lo zio Dickie divenne una guida anche per il Principe Carlo, che gli era molto affezionato.

Tra il 1913 e il 1965, Lord Mountbatten fece parte della Royal Navy, partecipando attivamente a entrambi i conflitti mondiali e conseguenti il titolo di ammiraglio. Tra i vari ruoli ricoperti, oltre quello di vicerè dell'India, c’è stato per lui anche quello di capo di Stato Maggiore della Difesa. Era un vero lupo di mare, e il mare lo avrebbe inghiottito per sempre in quel giorno di agosto.

L’incidente

Come ricorda History, quel 27 agosto 1979 era un giorno pieno di sole: il bel tempo era giunto dopo molti giorni di pioggia. Louis Mountbatten si trovava al castello di Classibawn, ovvero nella sua casa delle vacanze a Mullaghmore, nella contea di Sligo in Irlanda del Nord. Così partì con la sua imbarcazione, la Shadow V, per la pesca delle aragoste. Con lui la figlia Patricia, il marito di questa Lord John Brabourne, i loro figli gemelli Timothy e Nicholas e Lady Doreen Brabourne, consuocera di Mountbatten. Nell’equipaggio figurava il 15enne Paul Maxwell, amico di famiglia.

Quindici minuti dopo la partenza, una bomba da oltre 22 chili e mezzo esplose, distruggendo la barca e uccidendo sul colpo Mountbatten, il giovane nipote Nicholas e Maxwell. Lady Brabourne è morta il giorno dopo a seguito delle gravi ferite riportate. Tutti gli altri a bordo sono infatti risultati feriti gravemente: il loro corpo ce la fece, ma rimasero a tutti le cicatrici interiori. “Cinquanta libbre di gelignite sono esplose, mandando in aria piogge di legno, metallo, cuscini, giubbotti di salvataggio e scarpe - scrisse per la Bbc Andrew Lownie - Poi ci fu un silenzio mortale”.

Secondo BritishHeritage, i pericoli dei viaggi di Mountbatten a Mullaghmore erano minimi: l’uomo era pensionato e quindi non rivestiva più ruoli politici o militari, inoltre le persone del luogo lo amavano molto. Spesso tuttavia le guardie del corpo accompagnavano Mountbatten nelle sue uscite con la Shadow V, tuttavia in quel caso restarono a terra. Pare che fu lo stesso nobiluomo a richiedere una sicurezza minima da alcuni anni.

Elle ricorda le parole di un’intervista rilasciata nel 2008 da Patricia Knatchbull, figlia di Louis Mountbatten: “Ricordo la visione di una palla che esplode verso l'alto e poi si getta in mare e mi chiesi se sarei stata in grado di raggiungere la superficie prima di svenire. Ho ricordi molto vaghi, di tanto in tanto, di fluttuare tra il legno e i detriti, di essere stata trascinata in un piccolo gommone prima di perdere completamente conoscenza per giorni”.

La rivendicazione dell’Ira

L’attentato fu rivendicato dall’Ira, l’organizzazione terroristica indipendentistica dell’Irlanda del Nord. L’Ira, nello stesso giorno, uccise 18 soldati britannici al confine irlandese di Warrenpoint. Per l’Ira, spiega History, l’omicidio di Mountbatten rappresentava “un atto discriminatorio per portare all'attenzione del popolo inglese la continua occupazione del nostro Paese. La morte di Lord Mountbatten e gli omaggi a lui tributati saranno visti in contrasto con l'apatia del governo britannico e del popolo inglese per la morte di oltre 300 soldati britannici e la morte di uomini, donne e bambini irlandesi per mano delle loro forze”.

Fu condannato all’ergastolo Thomas McMahon, ritenuto l’esecutore materiale per aver realizzato la bomba che distrusse la Shadow V nell’attentato, mentre l’attivista Ira, indagato, Francis McGirl fu invece assolto. Dopo 19 anni in prigione McMahon fu rilasciato.

Le reazioni e i posteri

Nel 2015 il Principe Carlo ha parlato pubblicamente dell’avvenimento luttuoso che gli aveva portato via il suo amato “zio Dickie”: “All’epoca, non potevo immaginare come avremmo fatto i conti con l'angoscia di una perdita così profonda poiché, per me, Lord Mountbatten rappresentava il nonno che non ho mai avuto. Quindi è stato come se le fondamenta di tutto ciò che ci era caro nella vita fossero state irrimediabilmente dilaniate. Attraverso questa terribile esperienza però, ora comprendo in modo profondo le agonie sopportate da tanti altri in queste isole, di qualunque fede, denominazione o tradizione politica”.

Tempo dopo l’attentato, si scoprì tra l’altro che anche Lord Mountbatten fosse un sostenitore delle teorie indipendentiste nordirlandesi. Secondo il nobiluomo, l’Irlanda avrebbe dovuto tornare a essere unita e indipendente dal Regno Unito. Tuttavia, storicamente, i membri della Royal Family sono tenuti a non parlare pubblicamente delle proprie posizioni politiche: forse è questa la ragione di tanta segretezza che, se fosse stata prima palesata, forse avrebbe evitato la tragedia.

All’epoca la reazione di Margareth Thatcher fu, perfettamente in linea con la sua azione politica, molto dura nei confronti dell’Iea. Ma sempre Carlo, nel 2015, a margine dell’incontro avuto con la madre di Maxwell Mary Hornsey, disse ancora che quell’appuntamento con la parente di un’altra vittima fu “una delle esperienze più meravigliose che ho avuto, un’esperienza che ha trasformato un momento molto tragico in qualcosa che guarisce e perdona”.

Si dice che il terzogenito del Principe William e Kate Middleton, il Principe Louis, sia stato chiamato in questo modo come omaggio a Lord Mountbatten. Così, forse, la famiglia reale britannica continua a ricordare lo zio Dickie.

Dal saluto di Elisabetta alla sfiducia per BoJo. Erica Orsini il 6 Giugno 2022 su Il Giornale.

Sono arrivati i numeri per il voto in aula. Il popolo non perdona il partygate.

Un ultimo giorno di festeggiamenti chiusi in bellezza con l'apparizione di Elisabetta al balcone di Buckingham eppoi si torna alla dura normalità. Le celebrazioni per il Giubileo di Platino della monarca più longeva della storia si sono conclusi in un'uggiosa, tipica giornata inglese, con un grandioso spettacolo che ha visto scendere lungo il Mall circa 10mila tra soldati, artisti di strada e performers, personaggi dello spettacolo, della moda e dello sport, impegnati a raccontare i 70 anni di regno della sovrana. E alla fine, si è fatta vedere pure lei, in persona dal balcone di Buckingham Palace: «Resto al vostro servizio, sostenuta dalla mia famiglia».

Dopo aver mancato, a causa di nuovi problemi di mobilità, sia il derby ippico di Epsom che il mega concerto organizzato sabato sera fuori dai cancelli del Palazzo, Elisabetta ha voluto mostrarsi di nuovo ai suoi sudditi, con un sorriso smagliante e un tailleur verde smeraldo, per ringraziarli dell'affetto che le avevano tributato in questo lungo weekend.

Ma ieri è stata anche la giornata dei bambini delle scuole primarie, che nei mesi scorsi avevano preparato delle bandiere illustrate con i loro propositi e i desideri per il mondo che verrà. Un inno al futuro culminato con la sfilata di 200 bandiere, portati lungo il Mall dai loro compagni più grandi in un ideale passaggio del testimone. E mentre Ed Sheeran chiudeva la festa cantando l'Inno della Nazione, nel Regno ancora continuavano le centinaia di street party, le feste di quartiere organizzate dai residenti in onore di Elisabetta.

Archiviata la pausa di divertimento, oggi la Gran Bretagna torna alla realtà di ogni giorno, che significa soprattutto gli aumenti del costo della vita e un governo perennemente sull'orlo della crisi di nervi. I boati e i fischi tributati a Boris Johnson e alla moglie nel giorno della liturgia del ringraziamento alla cattedrale di St. Paul sono la conferma che l'opinione pubblica è ben lungi dall'aver dimenticato, né tantomeno perdonato, le bravate arroganti del partygate. Ne sono ben consapevoli sempre più colleghi di partito del premier che stanno chiedendosi con rafforzata preoccupazione se non sia giunto il momento di destituirlo una volta per tutte. Il numero esatto delle lettere di sfiducia giunte sulla scrivania di Sir Graham Brady, capo della Commissione parlamentare 1922, non è stato reso pubblico, ma c'è chi assicura che stiano per raggiungere il numero richiesto necessario a richiedere il voto di sfiducia.

Molti quotidiani nazionali hanno raccolto le testimonianze di parlamentari conservatori sempre più infastiditi dalla presenza dalla personalità debordante di BoJo. «Sebbene la gente, compresi i nostri rappresentanti avessero veramente bisogno di una pausa ristoratrice dalla politica - ha raccontato al Guardian un deputato dei Tories - la questione della leadership è emersa comunque, anche in questi giorni, persino durante i garden party del Giubileo. Le persone sono venute a cercarmi per discutere di Boris e ognuno mi ha detto la stessa cosa: deve andarsene».

Sapendo che dovrà lottare per mantenersi in sella il premier sta mettendo a punto la sua manovra offensiva, deciso a preparare la legislazione per bypassare il protocollo irlandese concordato nell'ambito della Brexit. Una manovra politica azzardata, che rischia di scatenare una nuova guerra tra Bruxelles e Londra, in grado però di far guadagnare a BoJo un po' di tempo in più.

Orsetto & balcone: la Regina diventa Pop. Tony Damascelli il 6 Giugno 2022 su Il Giornale.

Non c'è nulla di impossibile per Sua Maestà. Dieci anni fa ricevette a corte l'agente al Suo servizio: «Buona sera mister Bond», James Craig, nella parte di «doubleoseven» per noi 007, entrò a Buckingham e, senza pronunciare una sola parola, fece da scorta alla sovrana, l'accompagnò sull'elicottero dal quale la stessa regina (ovviamente una controfigura) si lanciò in paracadute per dare avvio ai Giochi dell'olimpiade. Stavolta Elizabeth ha scelto di autocelebrarsi, invitando al the delle cinque l'orso Paddington, il personaggio letterario creato da Bond, non James ma Michael Bond, nel 1958. Paddington Bear è un orso in pezza interprete principale di molti libri per bambini, testi tradotti in trenta lingue che hanno superato le trenta milioni di copie. Il personaggio è un immigrato dal Perù, indossa un cappello donatogli dallo zio Pastuzo, la favola comprende altre figure di famiglia e vicini di casa con tutti i dettagli e gli indirizzi, la dimora sta al civico 32 di Windsor Gardens, fra Notting Hill e Maida Vale. Il nome fu ideato da Bond dopo aver visto l'orsacchiotto in un negozio alla stazione ferroviaria di Paddington. La Regina Elisabetta ha convissuto, nella sua infanzia, con i racconti di Michael Bond e quando, agli inizi degli anni Settanta il personaggio venne trasformato in un peluche, allora fu la grande svolta commerciale per tutto il regno Unito. Escluso un remake di 007, si poneva il dubbio poco scespirano: il solito discorso ai sudditi o qualcosa di tipicamente made in Windsor's family?

Beh, evitati elicotteri e paracadute, tenendosi a distanza da cene e feste pubbliche, l'età è quella che è, meglio restare a casa e intrattenersi con un vecchio amico, all'ora del cream tea. Lo sketch è stato magico, la regina, con abito floreale e immancabile collana di perle, seduta al tavolo apparecchiato con due tazze in porcellana rosa, al centro una zuccheriera di argento aveva di fronte, Paddington bear che, prima di prendere la teiera, si è tolto il rosso copricapo, ha salutato e ringraziato la regina mostrandole un paio di fette di pane su cui spalmare la marmellata di arance amare di cui va pazzo. Elisabetta lo ha messo in off side, ha estratto dalla sua borsetta nera due fette uguali, pronte per burro e marmellata, da affrontare però «later», più tardi. «Grazie di tutto» ha aggiunto Paddington e i due, tenendo fra le dita un cucchiaino di argento, hanno battuto sulle tazze accennando all'introduzione di We will rock you il brano della band The Queen, un pezzo del 1977 scritto da Brian May che ha atteso proprio il tintinnio sulla tazza del the per attaccare, sul palco davanti a Buckingham, lo storico brano. Il video è stato trasmesso a tutta la folla raccolta davanti al palazzo e ai famigliari di Elisabetta, soprattutto ai pronipoti che, in verità, hanno esultato per l'apparizione di Paddington più che della loro bisnonna. Puntuale all'ora del the, le 17 di Londra, Elisabetta ha lasciato il set della merenda e si è affacciata al balcone. Davanti a lei, il regno che aspetta la grande notizia. La regina era vestita di verde, il colore della speranza.

Risate, capricci, sorrisi e boccacce: i veri protagonisti del Giubileo di Platino sono stati i principini George, Charlotte e Louis. Eva Grippa su La Repubblica il 6 Giugno 2022.

Il piccolo della famiglia, il principe Louis, è stato protagonista assoluto di questa giornata, con le sue espressioni buffe e un'energia che l'intera famiglia reale ha provato, a turno, a contenere. Le sue espressioni, assieme a quelle dei fratelli George e Charlotte e dei cuginetti Savannah, August e Mia, hanno dominato la scena durante i festeggiamenti del Giubileo di Platino della bisnonna regina

È stata una grande festa all'insegna dell'armonia e dell'unità, nonché del divertimento. Il Giubileo di Platino della regina Elisabetta II si è concluso con un'ultima sfilata, il "Platinum Jubilee Pageant", che domenica 5 giugno ha coronato quattro giorni di festeggiamenti per i settant'anni di regno di The Queen. Tra colpi di scena (tipo la comparsa nell'ombra di Harry e Meghan, mentre la famiglia si affacciava al balcone di Buckingham Palace) e bagni di folla, parate militari e feste di strada, un concerto memorabile e una sfilata emozionante finita sotto il diluvio, la famiglia reale è comparsa al completo a tutti i festeggiamenti, con entusiasmo e partecipazione. Ma i veri protagonisti sono stati loro, i royal babies, figli dei duchi di Cambridge William e Kate.

Louis esulta (afp)Ovvero George, 8 anni, secondo erede al trono, tanto simile nella fisionomia al fratello della nonna Lady Diana, Charles Spencer, quanto nell'atteggiamento al papà, il principe William; la principessa Charlotte, 7 anni, con i suoi sorrisi e le espressioni leziose. E naturalmente il piccolo Louis, una vera furia, che per la prima volta nei suoi 4 anni di vita è stato ammesso a partecipare attivamente a quasi tutti gli eventi (non al concerto di sabato sera, perché troppo piccolo). Dominando la scena con le sue espressioni buffe, le linguacce, gli abbracci molto poco "da protocollo" a mamma Kate.

Già sul balcone di Buckingham Palace, durante il Trooping the Colour, tutti i flash erano stati per lui, che si copriva le orecchie per via del rombo delle Red Arrows che sorvolavano il palazzo in festa. Al Platinum Jubilee Pageant la scena si è ripetuta: il principino è stato messo a sedere vicino a mamma Kate, con lo zio Mike Tindall alle spalle perché lo tenesse d'occhio, come si vede in questa simpatica foto.

Lo zio Mike Tindall avverte Louis: "Ti tengo d'occhio, fai il bravo!" 

Nella difficoltà di intrattenere il bambino e costringerlo a rimanere seduto durante l'intero svolgersi dell'evento, perfino il nonno Carlo si è messo in gioco, prendendo Louis sulle ginocchia. Un gesto affettuoso che ha fatto guadagnare punti al principe erede al trono agli occhi dei suoi futuri sudditi, che la sera prima erano esplosi in un boato di gioia quando, durante il discorso in omaggio alla regina, Carlo l'aveva chiamata "mammina".

Louis sulle ginocchia del nonno, il principe Carlo 

Oltre a George, Charlote e Louis, anche gli altri pronipoti di Elisabetta II si sono resi protagonisti di simpatiche scenette, suscitando tenerezza o strappando un sorriso al pubblico. A partire dal piccolo August Philip, primogenito della principessa Eugenia di York e di Jack Brooksbank, per la prima volta apparso in pubblico, seduto con i genitori nel Royal Box per assistere alla sfilata di domenica.

Vestito con un maglione decorato da Union Jack, la bandiera britannica, il bambino (1 anno) ha potuto contare anche sulla compagnia di un cugino da poco entrato in famiglia: Christopher Woolf, figlio di Edoardo Mapelli Mozzi e della sua prima moglie e quindi figlioccio della principessa Beatrice, anche lui presente all'evento. La coppia ha lasciato a casa la figlia, Sienna Elizabeth, per via dell'età (9 mesi) ma ha portato con sé il bambino grande per unirsi alla famiglia reale schierata quasi al completo.

La principessa Beatrice di York assieme alla sorella Eugenie e al proprio marito, Edoardo Mapelli Mozzi, che al Platinum Pageant ha portato anche il figlio nato dal primo matrimonio, Christopher Woolf 

Assenti i duchi di Sussex, ovvero il principe Harry e Meghan Markle con i figli Archie (3 anni) e Lilibet Diana (1) perché mentre la festa iniziava, domenica 5 giugno, loro già tornavano in California dopo una rapida e privatissima visita a Londra.

La principessa Charlotte e il principe George parlano con la cuginetta Lena Elizabeth, 3 anni, figlia di Zara Phillips e Mike Tindall. Dietro di loro Savannah Phillips, figlia di Peter (fratello di Zara) e di Autumn (sono divorziati dal 2021)

Con loro nel Royal Box durante il Pageant c'erano infatti anche Mia Grace (8 anni) e Lena Elizabeth (3) figlie di Zara e Mike Tindall, cugine di George, Charlotte e Louis; a casa è stato lasciato il terzogenito della coppia, Lucas Philip, 1 anno. E poi c'erano anche  Savannah (11 anni) e Isla (10 anni), figlie di Peter Phillips e nipoti della principessa Anna; molti ricorderanno Savannah (considerata la cugina preferita di George) proprio per una scenetta buffa occorsa al Trooping the Colour 2019, quando aveva tappato con la mano la bocca del cuginetto mentre erano affacciati al balcone di Buckingham Palace.

A prendersi la scena in questa foto è Savannah, 11 anni, seduta dietro Charlotte e George. Il principe Louis è con mamma Kate mentre dietro di loro ci sono lo zio Mike e sua figlia maggiore, Mia Grace, 8 anni. 

Il look dei principini

Dopo aver sfoggiato un abito appartenuto a suo padre, il principe William, per il Trooping The Colour, Louis è stato vestito per il Pageant con un look che ricorda quello di suo fratello George al Trooping the Colour odel 2019: camicia bianca con bordi azzurri e pantaloncini corti abbinati. 

Charlotte veste un abito bianco con fiorellini gialli, modello "Bristol" di Amaia Kids, tra ai brand preferiti dalla duchessa di Cambridge, con cappotto bianco dello stesso brand (Razorbil Summer Coat) mentre George è ormai la copia spiccicata del papà William, con i suoi completi giacca e cravatta. 

Meghan Markle e Harry, "come si sono bruciati 160mila sterline in poche ore": l'ultimo scandalo. Francesco Fredella Libero Quotidiano l'08 giugno 2022

I due ex duchi del Sussex, il principe Harry e Meghan Markle avrebbero speso in poco tempo 160mila sterline. Tantissimo. Il loro viaggio è stato ricoperto da oro ed ha fatto parlare molto i tabloid di mezzo mondo perché, conti alla mano, si è rivelato più reale che mai. Dalle ultimissime novità sappiamo che Harry e Meghan sono andati via prima, lasciando così il Giubileo di Platino della regina Elisabetta. Ai più attenti, poi, non è sfuggita una certa tensione con William e Kate che è stata evidente più che mai durante questo momento.

A quanto pare, infatti, ci sarebbe stato un rifiuto dei Cambridge a partecipare alla festa del primo compleanno di Lilibet. William e Kate hanno motivato la loro assenza per un impegno in Galles. I Sussex hanno fatto parlare di sé soprattutto perché hanno lasciato prima del previsto la scena. E questo avrebbe fatto storcere il naso a molte persone.

Il loro viaggio in Europa, però, è stato caratterizzato dall'arrivo quasi improvviso a Londra: i tabloid britannici, sempre ben informati, non ne sapevano praticamente nulla. Adesso però inizia l'altra vita degli ex reali: notorietà, una serie tv che dovrebbe essere realizzata quanto prima, e poi tanto altro. Insomma, restano i personaggi più in voga al momento. Persino la spesa, presunta, legata al loro viaggio lascia senza fiato la maggior parte dei giornalisti di tutto il mondo

Enrico Franceschini per “il Venerdì di Repubblica” il 7 giugno 2022.

Dopo Elisabetta II, da qui alla fine del secolo, sul trono d'Inghilterra saliranno nell'ordine tre re: Carlo, William e George. Ma dopo la regina Elisabetta ci sarà anche un'altra regina: Camilla, moglie di Carlo, attuale duchessa di Cornovaglia. Non era sempre stato chiaro che le sarebbe toccato il titolo di queen, neanche come "regina consorte", ovvero non sovrana regnante ma semplicemente moglie del re. In passato, lei stessa aveva diplomaticamente lasciato intendere di non tenerci.

Camilla non voleva sembrare un'usurpatrice, perché il ruolo di regina era originariamente destinato alla principessa Diana. Come poteva l'amante, l'intrusa, la causa (almeno secondo l'opinione dominante) del fallimento del matrimonio del secolo, indossare la corona al posto della defunta Lady D? Non sarebbe suonata come un'ingiustizia sommaria? Non avrebbe risvegliato il dissenso nei confronti della monarchia, emerso quando scomparve la principessa? O addirittura resuscitato la teoria del complotto, secondo cui i Windsor si erano messi d'accordo per fare scomparire Diana e che c'era anche lo zampino di Camilla?

Da favola a dramma Come una favola che si tinge di nero, diventando una storia drammatica, la questione è rimasta sotto il pelo dell'acqua fino a qualche mese fa, nel momento in cui è intervenuta, a gamba tesa, proprio Sua Maestà. «Quando verrà il momento in cui mio figlio Carlo diventerà re, so che darete a lui e Camilla lo stesso sostegno che avete dato a me», ha detto in febbraio nel discorso con cui ha celebrato l'anniversario della sua ascesa al trono settant' anni prima. 

Già su questo era legittimo nutrire qualche dubbio: che i britannici siano pronti a offrire a Carlo e Camilla lo stesso appoggio e affetto riservato a Elisabetta. Ma se lo chiede lei, i sudditi faranno uno sforzo per accontentarla. È stato il seguito della frase, tuttavia, a fare notizia: «Ed è mio sincero desiderio» ha continuato Elisabetta «che, quando il momento verrà, Camilla sia conosciuta come regina consorte».

I desideri di una sovrana sono ordini. E se una regina vuole che a un'altra donna sia riservato l'appellativo di regina, così sia.

Chissà se Camilla Rosemary Shand, divenuta Camilla Parker-Bowles con il primo matrimonio, Camilla duchessa di Cornovaglia dopo le seconde nozze con Carlo, e Camilla regina consorte dopo che Carlo diventerà re, se lo sarebbe mai immaginato.

Il sangue aristocratico lo ha ereditato dalla madre, figlia del terzo barone di Ashcombe. L'inclinazione al ruolo di compagna nell'ombra potrebbe averla presa da una bisnonna, che a lungo ebbe una relazione con re Edoardo VII. Grande cavallerizza fin da piccola, educata nelle migliori scuole, cresciuta nell'alta società, spiritosa e audace, incontra Carlo a una partita di polo o a casa di amici: le versioni divergono ma è sicuro che sia amore a prima vista. C'è chi dice che l'erede al trono abbia perso la verginità proprio con Camilla, sul fieno di una stalla, nelle scuderie reali.

Sia come sia, i due diventano coppia fissa e si vocifera che si sposeranno. Ma il principe deve andare all'estero per il servizio militare, e la sua assenza viene prolungata appositamente: quando torna, Camilla si è fidanzata con Andrew Parker-Bowles. «Non è adatta», sarebbe stato il giudizio di un'altra Elisabetta, la regina madre, mamma dell'attuale sovrana. 

Il presunto difetto non ha a che fare né con l'aspetto fisico né con le qualità intellettuali: Camilla ha avuto esperienze con altri uomini prima di Carlo. Come ricorderà anni più tardi la contessa di Mountbatten: «A quei tempi certamente non sarebbe stato considerato possibile».

La principessa del popolo  Per rimediare, e per mettere al mondo un erede per la Corona, a Carlo viene presentata una giovane incantevole, di sangue nobile e, soprattutto, illibata: è Diana, la protagonista delle nozze del secolo, appunto. Ma ben presto il matrimonio che ha fatto sognare il mondo va in crisi. Nel frattempo, diventano di facciata anche le nozze di Camilla con Parker-Bowles: lui la tradisce in continuazione e nemmeno si secca quando apprende che Camilla ha iniziato a rivedersi con Carlo.

Così si arriva al divorzio tra Carlo e Diana e alle colpe date a Camilla: «Il nostro era un matrimonio un po' affollato - dirà Lady D in una celebre intervista alla Bbc - eravamo in tre». C'è poi la telefonata di Carlo in cui dice a Camilla: «Vorrei essere il tuo Tampax». E la lettera in cui il principe Filippo esprime nei confronti dell'amante un malcelato disprezzo: «Non capisco come un uomo possa lasciare una donna come te per una come lei», scrive a Diana. 

Il marito della regina, scomparso un anno fa, disse quello che pensano tutti: Camilla non è bella come Diana, non ha la sua grazia, ha anche un anno più di Carlo. Eppure, i due amanti tengono duro, rimangono insieme durante la tempesta seguita alla morte di Lady D nel 1997 e poi, con prudenza, cominciano ad apparire insieme in pubblico.

Nel 2000 Carlo le presenta la regina. Nel 2003 vanno a vivere insieme a Clarence House. E nel 2005 si sposano, con rito civile e cerimonia ristretta, a Windsor. Da allora, Camilla ha saputo creare un buon rapporto con William e Harry, i figli di Diana. E, quasi due decenni più tardi, ha conquistato anche la sovrana. C'è anche lei, affacciata a Buckingham Palace, per le celebrazioni del Giubileo che si svolgono in questi giorni: un balcone per due regine. La rivincita dell'amante. O, semplicemente, degli amori contrastati e difficili: la dimostrazione che c'è sempre una seconda chance nella vita.

Meghan e Harry, occhio alla figlia Lilibet Diana: "A chi assomiglia", spunta una foto. Francesco Fredella Libero Quotidiano il 07 giugno 2022

Arriva una foto di Lilibet Diana. La foto arriva direttamente da Harry e Meghan Markle, che la condividono con i loro fan. Ed è praticamente identica al papà. L'ultima arrivata in casa Windsor è la secondogenita dei Sussex, che adesso viene immortalata nel prato. Una foto che da subito fa il giro della Rete dopo lo scatto natalizio insieme ai suoi genitori e al fratellino Archie. Lilibet è sorridente, felice. Ma ha anche un viso da furbetta. Quei suoi capelli rossi ricordano molto papà Harry, figlio dell'indimenticabile Lady Diana. La piccola Lilibet, chiamata così in onore della regina Elisabetta, posa nell’erba del giardino di Windsor accanto alla famiglia.

Lo scatto è del fotografo Misan Harriman. Un vero e proprio picnic reale al Frogmore Cottage che diventa subito virale. Gli ex duchi di Sussex sono volati in Europa qualche settimana fa, fermandosi a Londra in occasioni del Giubileo di Platino della Regina Elisabetta. Secondo i tabloid, però, sarebbero partiti subito.

Il loro è stato un lungo weekend londinese che li ha visti molto impegnati. Hanno partecipato ad un solo evento ufficiale, la messa di ringraziamento a St. Paul, e poi stop. I due hanno mantenuto sempre un basso profilo. Ma sono stati i veri protagonisti di questo momento. Infatti, di loro si parla quasi quanto la Regina Elisabetta che è la protagonista assoluta dei 70 anni di regno. Un vero e proprio record. Elisabetta II è la sovrana più longeva al mondo.

Regina Elisabetta, "quel nome non dovevi darglielo": la sfuriata contro Harry, ecco perché è fuggito. Libero Quotidiano il 10 giugno 2022.

Il divario tra i Sussex e la famiglia reale in servizio si fa sempre più ampio. Continuano i malumori e i bisticci nascosti a Backingam Palace e questa volta il Principe Harry e Meghan Markle sembrano più furiosi che mai. Il motivo? La Regina Elisabetta ha rifiutato di essere fotografata con la figlia dei Sussex, Lilibet, dopo averla incontrata la settimana scorsa nel castello di Windsor. E dietro al diniego di diffondere immagini, secondo Il Messaggero, ci sarebbe una ragione ben precisa: la Regina non avrebbe mai autorizzato Harry a dare alla bambina il nomignolo che lei aveva da piccola, e che solo i suoi familiari erano autorizzati ad usare. 

In occasione di tale incontro, i Sussex avevano avvisato il fotografo di fiducia Misan Harriman per scattare alcun e foto, ma una volta arrivati è stato spiegato loro che si trattava solamente di un incontro familiare privato e non erano quindi concesse immagini a documentarlo. Inutile sottolineare la rabbia dei due coniugi che anche per tutto il Giubileo sono stati messi da parte dalla famiglia reale. La loro unica apparizione pubblica è stata nella basilica di St. Paul, ma anche in questo caso sono stati messi in seconda fila nei banchi della chiesa. 

I Sussex hanno anche anticipato il loro ritorno a casa a Los Angeles, a domenica mattina, prima della conclusione delle celebrazioni, scatenando le voci dei tabloid inglesi. Probabilmente troppo furiosi per gli avvenimenti di quei giorni, la goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata la foto mancata della Regina con la figlia Lilibet. Sarebbe a rischio anche la serie Netflix che i Sussex stanno girando sulla loro vita. I produttori potrebbero stroncare tutto dato che speravano di poter contare su qualche immagine che consentisse di intitolare una puntata Lilibet incontra Lilibet. Ma così non è stato. Sembra essere arrivato al capolinea anche il rapporto con il Principe William e Kate Middleton dato che non si sono mai parlati né incontrati con i Sussex durante il loro soggiorno.

Kate Middleton, "su ordine della Regina". Il privilegio concesso solo a lei. Libero Quotidiano il 12 giugno 2022.

Uno strappo alla regola, concesso solo a Kate Middleton. Secondo fonti ben informate su Buckingham Palace e dintorni, la Regina Elisabetta avrebbe concesso alla futura moglie del nipote William il "lusso" si scattare foto alla reggia di Balmoral, la riservatissima dimora della sovrana britannica. Non è una cosa da poco, considerato soprattutto l'anno in cui tutto questo sarebbe successo: il 2009. La Middleton era già fidanzata con il figlio del principe Carlo e di Lady Diana, la loro era una relazione seria e tutto lasciava presagire che la bella Kate sarebbe entrata a far parte a tutti gli effetti, da lì a poco, della famiglia reale e della linea di successione al trono.

Tredici anni fa la fidanzata di William incontrò per la prima volta in privato la futura "nonna", segno appunto della grande fiducia di Elisabetta nel rapporto duraturo dei due giovani. Ed è oggi l'esperta reale Katie Nicholl a rivelare: "Come donna (la Regina, ndr) che ha vissuto tutta la sua vita sotto gli occhi del pubblico e raramente abbassa la guardia. Pochissimi, a parte la sua famiglia e gli amici più cari, riescono a vedere la vera Elizabeth. A Kate è stato concesso un grande onore, una decisione astuta, dato che la storia d'amore sembrava essere molto seria".

Tra le sacre mura di Balmoral, ecco la concessione ai rigidissimi protocolli di sicurezza che regolano la vita dei Windsor. Sua Maestà ha lasciato che la futura Duchessa di Cambridge scattasse qualche foto al Castello, proibite ai comuni mortali. Le prime di molte altre, ma questo forse lo immaginava solo la sovrana. Non è dato sapere, invece, se lo stesso privilegio sia stato mai concesso anche all'altra nipotina acquisita, Meghan Markle.

Principe Harry "cancellato". Il pizzino della Regina Elisabetta, Inghilterra sotto choc. Libero Quotidiano l'11 giugno 2022

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Il principe Harry sarebbe depresso per ciò a cui ha dovuto rinunciare tornando a Londra per il Giubileo di Platino. Il duca di Sussex e la moglie Meghan Markle sono tornati in California prima ancora che i festeggiamenti per i 70 anni di regno della Regina Elisabetta terminassero. Il motivo della “depressione” di Harry risiederebbe nel fatto di non aver avuto un ruolo centrale durante il Giubileo.

“Onestamente penso che i duchi di Sussex non pensavano che non sarebbero stati in prima fila”, ha dichiarato Kate Nicholl, esperta reale di Vanity Fair. “E perché hanno lasciato la famiglia reale? Se ne sono andati perché non erano in prima fila - ha aggiunto - credo che sia per questo che non erano presenti ad altre celebrazioni, non avevano un posto al centro del palco”. Lo storico Hugo Vickers ha invece rivelato di ritenere che Harry sia tornato a casa “molto depresso” per quello a cui ha dovuto rinunciare.

Inoltre il biografo reale Duncan Lacombe ha sostenuto che i quattro giorni del Giubileo “perseguiteranno” il principe “per il resto della sua vita. Lui e la moglie sono stati relegati a sedere dietro il duca di Gloucester. Harry si arrabbierà molto per il modo in cui lui e la sua famiglia sono stati trattati”. Inoltre diversi esperti della famiglia reale ritengono che l’esclusione dei duchi di Sussex sia un messaggio inviato dalla Regina: Harry e Meghan non fanno parte del futuro della monarchia.

Eugenia di York, il tatuaggio proibito che imbarazza la Regina Elisabetta. Libero Quotidiano l'11 giugno 2022

Eugenia di York ama andare contro le regole. La principessa ha brillato per il Giubileo di Platino della Regina Elisabetta, onorando i settant'anni di regno della nonna. Alla festa si è presentata accanto al marito, Jack Brooksbank, e per la prima volta si è concessa un'uscita in pubblico in compagnia del figlio August Philip. Da sempre è nota in famiglia per la sua eleganza e per quella sua presenza discreta negli affari della famiglia reale. Ma nella passerella durante il Giubileo di nonna Elisabetta, gli attenti osservatori hanno notato un particolare non da poco: un tatuaggio.

Eugenia è il primo componente della casa reale inglese ad avere un segno tatuato sul suo corpo. I capelli raccolti non sono riusciti a celare un piccolo disegno dietro l'orecchio sinistro. Non è chiaro cosa fosse, se un cerchio o un cuore. Eugenia non ne ha mai parlato, ma una cosa è certa la sua scelta farà parecchio discutere la casa Reale. L'etichetta della Royal Family su questo punto è molto rigida e indica addirittura i centimetri delle gonne da indossare.

Figuriamoci se il regolamento della Casa Reale può concedere una deroga per un tatuaggio che è assolutamente vietato dal protocollo. Secondo i tabloid inglesi la scelta di mostrarlo in pubblico è "disdicevole". Ma in realtà Eugenia di York rispecchia quello spirito ribelle necessario per spezzare l'etichetta di una Casa Reale troppo spesso sorpassata dalla vita quotidiana dei suoi stessi sudditi. 

Harry perde la causa: l'ultimo smacco. Francesca Rossi il 9 Giugno 2022 su Il Giornale.

Una delusione cocente per il principe Harry: non potrà registrare il marchio degli Invictus Games a causa di un noto brand italiano: “Invicta”.

Chi non conosce lo zaino “Invicta”, il più desiderato dai ragazzi tra gli anni Ottanta e Novanta e ancora oggi accessorio “cult”? Il noto brand ha vinto una causa contro il principe Harry, che voleva registrare il marchio “Invictus Games”, dal nome della competizione sportiva dedicata ai veterani e nata con il patrocinio del duca nel 2014.

La Regina vieta ai Sussex di pubblicare foto dell’incontro con Lilibet

“Invictus” o “Invicta”?

Il principe Harry, racconta La Repubblica, avrebbe voluto registrare il nome “Invictus” (in latino “invincibile”) per creare una linea di gadget e abbigliamento da accostare agli ormai celebri, omonimi giochi in cui si sfidano i veterani di guerra con disabilità. Il duca ha fondato gli Invictus Games il 6 marzo 2014, con l’aiuto del Comitato Organizzatore di Londra per i Giochi Olimpici, del Ministero della Difesa e dell’allora sindaco di Londra Boris Johnson. Dalla Copper Box Arena di Londra Harry annunciò la creazione dell’evento, spiegando che i giochi “possono testimoniare il potere dello sport nell’ispirare il recupero, supportare la riabilitazione e dimostrare che esiste vita oltre la disabilità”. Per supportare la grande macchina organizzatrice dei giochi nacque anche la “Invictus Games Foundation”.

Proprio con l’aiuto dell’associazione il duca di Sussex avrebbe voluto trasformare la lodevole iniziativa in un vero e proprio brand. Un marchio molto simile per nome, ma formalmente già registrato, ovvero “Invicta”, ha stroncato il progetto. Proprio la somiglianza dei termini è stata determinante in questa storia. Per il brand italiano la creazione di zaini o vestiti con il nome “Invictus” avrebbe potuto generare confusione nel pubblico, disorientandolo nelle scelte d’acquisto. Il tribunale, riporta The Times, ha dato ragione all’azienda torinese, proibendo al principe Harry di produrre capi d’abbigliamento oppure oggetti con il logo “Invictus”. L’azione legale dell’Invicta aveva come scopo, naturalmente, la tutela del nome e della popolarità conquistati in più di un secolo di lavoro.

L'indiscrezione choc: "Harry e Meghan hanno girato dei video durante il Giubileo"

Harry, Meghan e la voglia di creare brand

Invicta è nata nel 1906 proprio in Inghilterra e in origine produceva sacchi da marina in juta. Nel 1926 l’azienda aprì a Torino il suo primo laboratorio, specializzandosi in abbigliamento per alpinisti, brevettando il marsupio e inventando lo zaino Jolly diventato il sogno fashion di tanti ragazzi (e non solo). Questa storia presenta delle similitudini con un’altra vicenda di cui, però, è stata protagonista Meghan Markle. Lo scorso aprile il Daily Mail riportò la notizia secondo cui la duchessa di Sussex avrebbe tentato di ottenere il diritto esclusivo della parola “archetypes” presso l’Ufficio Brevetti e Marchi degli Stati Uniti. Quello, infatti, doveva essere il titolo del suo podcast targato Spotify sui pregiudizi di genere.

Però questo termine, di origine greca, è entrato nella lingua inglese 470 anni fa, nel sedicesimo secolo ed è molto comune. Lo usano già diversi brand e la stampa dubitava che Meghan potesse e volesse far causa a tutti per una parola che fa parte dell’inglese quotidiano sia parlato che scritto. Certo, bisogna fare le dovute distinzioni tra il caso della duchessa e quello del principe Harry, però c’è una base comune: i Sussex vorrebbero creare dei marchi collegati a loro e alle loro iniziative, tutelando il lavoro che stanno svolgendo. Purtroppo, però, hanno scelto due parole che rappresentano già dei concetti ben definiti nel pensiero collettivo.

Le foto rubate di Harry e Meghan da una finestra di Buckingham Palace

Certo, nella vicenda di Harry c’è un passaggio in più: “Invictus” e “Invicta” non sono esattamente la stessa parola (cambia solo il genere, in realtà), ma hanno la stessa radice (cioè contengono lo stesso significato, detto in parole povere). Su questo ha fatto leva la Invicta, sottolineando che le due parole "possono essere intese come versioni alternative della stessa parola di derivazione latina". Harry e Meghan non sono molto fortunati con i brand. Dopo la Megxit la regina Elisabetta vietò l’utilizzo di “Sussex Royal”. La coppia dovrà cercare dei vocaboli liberi da qualunque vincolo. 

Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 9 giugno 2022.

La regina Elisabetta ha rifiutato di essere fotografata con la figlia di Harry e Meghan, Lilibet, quando l'ha incontrata la scorsa settimana nel castello di Windsor. I Sussex avevano allertato il fotografo di fiducia, Misan Harriman, ma è stato loro spiegato che si trattava di «un incontro familiare privato» e che non ci sarebbero state immagini a documentarlo.

L'aggettivo privato aveva sempre avuto un effetto balsamico su Harry e Meghan, visto che erano fuggiti in America anche per difendere la loro privacy. Ma questa volta li ha mandati su tutte le furie: a parte l'apparizione nella basilica di St Paul, non si sono più fatti vedere durante i festeggiamenti del Giubileo di platino e sono ripartiti in anticipo domenica mattina, prima della conclusione delle celebrazioni. 

VIAGGIO SENZA RIFLETTORI C'è il forte sospetto che più arrabbiati di loro siano i produttori di Netflix, che stanno registrando una serie sulla vita quotidiana dei Sussex e speravano probabilmente di poter contare su qualche immagine che consentisse di intitolare una puntata Lilibet incontra Lilibet. Per evitare sorprese, alla troupe di Netfix era stato negato l'accredito al Giubileo, cosa alla quale si è cercato di rimediare convocando Harriman.

Il giornalista investigativo Tom Bower, che sta scrivendo una biografia della duchessa del Sussex, condivide questi sospetti: «Meghan deve essere stata furiosa quando ha saputo che le fotografie del loro incontro a Windsor erano vietate. Bandita dal balcone di Buckingham Palace, nessuna ripresa di lei con la Regina: il colpo finale è stato nessuna immagine di Lilibet con la bisnonna. Il contratto dei Sussex con Netflix è in pericolo e il veto alle foto alimenterà il loro risentimento». 

Subito dopo l'improvvisa partenza di Harry e Meghan i tabloid inglesi hanno scatenato i loro migliori segugi per capire com' erano andate le cose. I Sussex erano arrivati mercoledì su un aereo privato (le loro battaglie per l'ambiente sembrano momentaneamente sospese) e forse hanno portato subito Lilibet a Windsor, dove c'erano anche Carlo e Camilla, ma non William e Kate. Il giorno dopo, Harry e Meghan sono stati messi con gli altri parenti di secondo piano a guardare il Trooping the Colour dalle finestre dell'ufficio del Maggiore Generale, e sono stati esclusi dall'apparizione con la Regina al balcone.

Elisabetta, Carlo e Camilla, William e Kate con i loro bambini hanno pranzato insieme a Buckingham Palace. Gli altri parenti minori, comprese le principesse Eugenie e Beatrice con i mariti, sono andati a pranzo probabilmente dove vanno spesso, da Scott' s a Mayfair, ma i Sussex non li hanno raggiunti. Venerdì c'è stata la loro unica apparizione pubblica a St Paul, in seconda fila e lontani da Carlo e William, e sabato la festa per il primo compleanno di Lilibet, alla quale non si sa chi abbia partecipato. 

RITORNO A CASA Tornati a Los Angeles, i Sussex hanno diffuso qualche foto: ce n'è una di Lilibet, una della torta fatta dalla pasticcera preferita, Claire Ptak, una di Meghan che tiene in braccio la bambina davanti a Camilla Holmstroem, la moglie del fotografo Harriman, con le loro due figlie truccate da gattine. Non ci sono foto di Harry, né del suo primogenito Archie, portato a Londra e mai visto, né di altri Windsor eventualmente presenti. Sicuramente non c'erano William e Kate. I Sussex e i Cambridge non si sono mai incontrati nei quattro giorni del Giubileo, né si sono scambiati un saluto o una parola: la rottura è totale.

Elisabetta è invece gentile con tutti, ma il divieto di diffondere sue immagini con Lilibet sembra dare forza alle voci secondo le quali non ha mai autorizzato Harry a dare alla bambina il nomignolo che lei aveva da piccola, e che solo i suoi familiari erano autorizzati ad usare. Harry e Meghan sono tornati in America di pessimo umore e la Royal Family si prepara al peggio: devono uscire il libro di Harry, la serie di Netflix e forse qualche altra intervista. Ma dopo l'incredibile successo del Giubileo parlar male della Regina e dei Windsor potrebbe non portare più alcun vantaggio ai Sussex, e accelerare invece il processo della loro mesta autodistruzione.

Dagotraduzione dal Daily Mail il 7 giugno 2022.

Durante il Giubileo di Platino, Elisabetta non ha dimenticato il marito, il principe Filippo, morto lo scorso anno a 99 anni. Quando è apparsa al balcone nell’ultimo giorno di celebrazioni dei suoi 70 anni di regno, la regina indossava un completo verde, la spilla della sua bisnonna, e un cappello in tinta adornato con una spilla nera, a ricordare il suo amato consorte.

Le spille da lutto sono tradizionalmente indossate dai membri della famiglia reale dopo la morte di un familiare. Anche Kate Middleton ha resto omaggio al principe Filippo, indossando un paio di orecchini che la regina aveva portato il giorno del funerale del marito.

Regina Elisabetta gela il nipotino Louis: "Ecco come gli ha risposto", bomba dell'esperto di labiale. Libero Quotidiano il 04 giugno 2022

Nel primo giorno di festeggiamenti per il Giubileo di platino della Regina, la famiglia reale affacciata al balcone di Buckingham Palace ha attirato l'attenzione di tutto il mondo. Un momento in particolare ha incuriosito la folla: uno scambio di battute tra Elisabetta e il terzogenito di William e Kate, il principino Louis, 4 anni. Jeremy Freeman, un esperto di lettura del labiale sentito dal Mirror, fa sapere cosa si sarebbero detti i due. Pare che tutto sia partito dal piccolo, che avrebbe fatto una domanda alla bisnonna con una certa insistenza. 

"Arrivano le frecce rosse?": avrebbe chiesto Louis alla Sovrana, riferendosi alla squadriglia acrobatica della Royal Air Force che ha dato spettacolo ieri. Elisabetta allora avrebbe risposto in maniera secca: "Lo spero". Quando poi le frecce rosse sono arrivate, dipingendo il cielo di rosso, bianco e blu, il piccolo non sarebbe riuscito a contenere l'entusiasmo, urlando: "Sì sì sì". Sarebbe stata proprio Sua Maestà a indicargli le acrobazie in cielo: "Ecco".

Il terzogenito dei duchi di Cambridge ha indubbiamente rubato la scena a tutti sul balcone, soprattutto per via delle facce buffe che ha fatto. Quando gli aerei hanno volato su Buckingham Palace formando il numero 70 - gli anni di regno della regina - il piccolo è stato visto coprirsi le orecchie con le mani per il rombo dei motori. Secondo Freeman, in quel momento il bambino avrebbe detto: "Che rumore", mentre un'orgogliosa Kate si sarebbe rivolta al marito dicendo: "Guardalo". 

L'addio di Elisabetta. Francesca Rossi il 10 Giugno 2022 su Il Giornale.

La regina Elisabetta ha brillato durante il suo Giubileo di Platino, ma i sudditi sanno di aver assistito all'ultimo, grande spettacolo della monarchia nell'era elisabettiana.

La regina Elisabetta ha tagliato ufficialmente il traguardo dei 70 anni di regno. Nessuno è riuscito a toglierle lo scettro della popolarità, nemmeno i tanto temuti Harry e Meghan (che sono sembrati più una presenza “ectoplasmatica”). Il Giubileo di Platino è stato il successo personale della sovrana e del popolo inglese. In un certo senso, però, ha rappresentato anche una specie di testamento spirituale della sovrana, che ha mostrato al mondo intero, dal balcone di Buckingham Palace, le nuove generazioni di Windsor, il futuro della Corona.

Una promessa mantenuta e riconfermata

“Quando si tratta di celebrare i settanta anni [di regno], come nel caso della vostra Regina, non c’è una guida da seguire. È una prima volta. Sono onorata e profondamente toccata dal fatto che così tante persone siano scese in strada a celebrare il Giubileo di Platino. Sebbene non abbia partecipato personalmente a ogni evento, il mio cuore è stato sempre con tutti voi. Ribadisco il mio impegno a servirvi al meglio delle mie capacità, supportata dalla mia famiglia. Sono stata ispirata dalla gentilezza, dalla gioia, dall’affinità che sono state così evidenti in questi giorni e spero che ciò rinnovi un senso di coesione che verrà percepito per molti anni a venire…”. Con questo messaggio, diffuso sui social pochi istanti dopo la conclusione del Platinum Jubilee Pageant, il 5 giugno 2022, la regina Elisabetta ha salutato e ringraziato gli inglesi per gli emozionanti 4 giorni di celebrazioni, ma ha anche riconfermato il patto di fedeltà al suo popolo. Elisabetta II non ha alcuna intenzione di abdicare ed è evidente dalle sue parole. Resta ferma sul giuramento fatto in Sudafrica il 21 aprile 1947, quando era ancora una principessa e pronunciò un discorso che fece Storia. Tuttavia, anche se a 96 anni Sua Maestà guarda al futuro con determinazione, sa che di quell’avvenire farà parte solo per un tratto relativamente breve.

Un lento passaggio di consegne?

La Regina ha riconfermato il suo voto di fedeltà alla nazione ma, nello stesso tempo, stiamo assistendo al suo “lungo addio”. Sua Maestà si sta congedando in maniera lenta, indolore. Uno dei primi passi verso il tramonto è stato l’addio a Buckingham Palace e il ritiro nel più raccolto e ovattato Castello di Windsor. Inoltre stiamo assistendo a un passaggio di consegne tra Elisabetta II e il principe Carlo. Durante il Giubileo di Platino è stato a sostituire la madre in diverse occasioni: per esempio il 5 giugno 2022 ha presenziato al saluto degli ufficiali durante la parata. In proposito la Cnn ha scritto: “Vedremo il principe di Galles incrementare [la sua presenza] in futuro. La Regina ha fatto allusione a ciò nel suo messaggio di ringraziamento di domenica scorsa”. Sua Maestà ha dichiarato che sarà “supportata dalla sua famiglia” e ciò suggerisce che il principe di Galles avrà un ruolo sempre più centrale. Ci sono due poli opposti nel regno elisabettiano odierno: l’abdicazione e l’esercizio totale del potere. Elisabetta non accetterà mai il primo, il suo è un giuramento per la vita (e, del resto, il precedente storico, ovvero l’abdicazione di Edoardo VIII, è stata una sorta di trauma per i Windsor che Sua Maestà ricorda con dispiacere). D’altra parte, però, la monarca non è più nelle condizioni fisiche per ottemperare a tutti i suoi doveri. Tra i poli opposti c’è una scala di grigi in cui si situa proprio la figura del principe Carlo.

Il trionfo (malinconico) della regina Elisabetta

Il Giubileo di Platino è stata la sua festa, ma la regina Elisabetta è intervenuta in pochissime occasioni: si è affacciata dal balcone di Buckingham Palace il 2 giugno scorso e il 5 giugno 2022, al termine del Platinum Jubilee Pageant e ha presenziato all’accensione delle luci durante la cerimonia del Platinum Beacons Project a Windsor. Una prova del già citato passaggio di consegne. Un po’ come accaduto lo scorso 10 maggio, durante l’apertura della nuova sessione parlamentare, quando il principe Carlo aveva sostituito la madre, assente per motivi di salute. Sua Maestà, però, non è eterna (nessuno lo è). Anche per questo sul balcone accanto a lei c’era la sua speranza tangibile nel futuro, ovvero il cuore pulsante della royal family. Prima di Elisabetta II solo la regina Vittoria si era fatta immortalare con i suoi eredi. Era il giugno del 1894 e la monarca si fece scattare una foto accanto al figlio Albert Edward, principe di Galles (futuro Edoardo VII), al duca di York George Frederick (che sarebbe diventato Giorgio V) e al bimbo di pochi giorni di quest’ultimo, il futuro Edoardo VIII che avrebbe abdicato per amore di Wallis Simpson.

Tra speranza e malinconia

La menzione della royal family nel messaggio pubblicato al termine del Giubileo e la presenza del fulcro dei Windsor sul balcone di Buckingham Palace, il 2 e il 5 giugno, ha anche un altro significato, come ha spiegato Emily Nash della Cnn: “Questo è il Brand Royal per eccellenza. Loro erano laggiù, apparivano fantastici, felici, magnifici, proprio come ti aspetti [di vederli] nelle cartoline. E dopo un paio di anni terribili, questo, in un certo senso, è un esercizio di rinnovamento. Si tratta di ricordare alle persone ciò che la royal family [sa] fare meglio e presentare la sua versione idealizzata, [quella che] le persone nel mondo conoscono e amano”. “Speranza”, “luce”, “ottimismo”, “futuro”, ma anche “malinconia”: queste sono state le parole d’ordine del Giubileo di Platino, esplicate nell’accensione del “Tree of Trees” a Buckingham Palace. A 96 anni Sua Maestà sa che non vivrà di nuovo un momento come questo. L’intera nazione ne è consapevole, come è altrettanto conscia del fatto che non vedrà tanto presto un nuovo Giubileo di Platino. Così Elisabetta II si affida ai suoi eredi e cerca di nascondere la malinconia dietro gli outfit: il rassicurante abito celeste scelto per il Trooping The Colour e quello verde speranza della sfilata finale.

Kim Kardashian "cacciata" dalla Regina Elisabetta: per lei non c'è posto, un caso senza precedenti. Libero Quotidiano il 03 giugno 2022

Kim Kardashian questa volta si becca un bel "no", e non da una persona qualunque ma direttamente dalla Regina Elisabetta. La Regina d'Inghilterra sferra un secco due di picche alla regina delle influencer non accettandola alle sue celebrazioni ufficiali del Giubileo di Platino. Backingam Palace ha quindi respinto la sua richiesta di partecipare al Platinum Party di sabato 4 giugno. 

La 41enne era atterrata questa settimana nel Regno Unito con il fidanzato Pete Davidson, 28 anni, Il suo staff aveva fatto richiesta per i biglietti dell'evento privato ma il Palace glieli ha negati. "Raramente a Kim viene impedito di partecipare a un evento quindi questo è stato abbastanza sorprendente. Soprattutto perché non visita spesso il Regno Unito. Kim e Pete adorano la famiglia reale e volevano davvero far parte di questa celebrazione speciale", ha spiegato il team dell'influencer.

All'evento saranno invece presenti Diana Ross, Nile Rodgers, Sir David Attenborough e David Beckham oltre che i membri della famiglia reale. Unica assenza sarà proprio quella della Regina che guaderà il concerto dalla TV del castello di Windsor. Kim e il giovane fidanzato erano stati paparazzati nei giorni scorsi, mano nella mano, per le vie di Londra mentre facevano shopping. Purtroppo Kim quella sarà l'unica cosa che potrai continuare a fare a Londra.

Kate Middleton, la figlia Charlotte fruga nella borsa di Camilla e... dal Giubileo, la foto definitiva. Libero Quotidiano il 04 giugno 2022.

La Principessa Charlotte è subito balzata in testa in termini di preferenze tra i fan dei reali. Non è la prima volta che la figlia di Kate Middleton e il Principe William si mette in mostra attirando l'attenzione dei fotografi. Durante i festeggiamenti del Giubileo di Platino la principessa si è unita ai suoi fratelli, il principe George e il Principe Louis alla duchessa di Cambridge e alla duchessa di Cornovaglia a percorrere in carrozza il Mall to Horse Guardie Parade per il concerto storico di giovedì 2 giugno.

Un'adorabile serie di fotografie ha fatto sorridere i fan della famiglia reale. Si è vista la bambina di sette anni, elegantissima nel suo abito blu di chiffon Patachou, sporgersi dalla carrozza per frugare nella borsetta di Camilla. nStava forse cercando delle caramelle? Alcuni fan hai commentato la scena sui social: "La principessa Charlotte che curiosa nella borsa di Camilla è tutto!", e ancora: "Mi chiedo se Camilla sia il tipo di nonna che contrabbanderebbe dolci nella sua borsetta per Darli 'segretamente' ai bambini".

Sempre nella stessa occasione, un'altra scena 'sfacciata' della bambina ha fatto sorridere il pubblico. La principessa è stata fotografa mentre riprendeva il fratello minore Louis invitandolo a smettere di salutare la folla con un 'pacchetta' sulle mani. O ancora è stata avvistata mentre giocava a combattere con la cugina Mia Tindall, otto anni, nella finestra dell'ufficio del maggiore generale che si affacciava sulla piazza d'armi di Whitehall. Che dire, sicuramente Charlotte, con il suo carattere peperino, darà del filo da torcere ai suoi genitori!

Regina Elisabetta, il contenuto della clamorosa lettera ricevuta da Umberto Bossi: "Ricca di particolari..." Fabio Rubini Libero Quotidiano il 05 giugno 2022.

In politica da sempre esiste una specie di fil rouge che unisce le grandi personalità. E che - fatti dovuti distinguo - la regina Elisabetta e Umberto Bossi siano politici di razza è fuor di dubbio. Per questo non stupisce più di tanto che i due, in un certo senso, siano diventati "amici di penna". Già, perché così come era successo nel 2021 alla morte del principe consorte Filippo - ne riparleremo - il Senatùr ieri ha ripreso carta e penna e anche in occasione del Giubileo di platino della sovrana più longeva di sempre, ha scritto ad Elisabetta per farle gli auguri. Una lettera che, chi l'ha letta, ha definito scritta con uno stile «formale ma affettuoso» e ricca di «particolari». Bossi l'ha scritta in inglese e firmata di suo pugno, la spedirà oggi via posta a Buckingham Palace. Il contenuto, come si conviene in questi casi, è top secret, ma a grandi linee contiene gli auguri per i 70 anni di regno e una visione volta al futuro che da sempre accomuna i due personaggi politici.

IL RICORDO DI FILIPPO

Come detto in precedenza, non è la prima volta che Umberto Bossi scrive alla regina Elisabetta. Il primo contatto tra la Lega e la famiglia reale risale al 2003 quando le poste inglesi emisero una serie di francobolli a tema leghista. Uno riportava la foto di Umberto Bossi, allora ministro per le Riforme, con la scritta "Forza Senatùr" e gli altri avevano i simboli identitari della Lega di allora, ovvero il Sole delle Alpi, la bandiera della Padania, Pontida - sede dei raduni oceanici di militanti e simpatizzanti - e Venezia dove, solo pochi anni più tardi, il 15 settembre 2006, sarebbe stata celebrata la nascita della Padania.

Lo scambio epistolare tra il "Capo" come ancora lo chiama chi gli è rimasto vicino e la regina Elisabetta risale invece al 2021, quando alla morte del principe consorte Filippo, dopo 73 anni di matrimonio, Bossi aveva scritto alla sovrana una lunga lettera di vicinanza e affetto in un momento così doloroso e difficile da superare. Una lettera frutto anche delle sofferenze che lo stesso Senatùr ha dovuto affrontare in prima persona dopo la malattia che lo colpì l'11 marzo del 2004. E con le quali deve fare i conti ancora oggi. In quell'occasione - forse un po' a sorpresa - era arrivata anche la risposta della Regina (per mano di Andrew Paterson, direttore delle operazioni, segretario privato di sua Maestà) che si disse «grata» e «colpita» dalla lettera carica di umanità ricevuta dal fondatore della Lega Nord. «La Regina - scriveva Paterson - mi ha chiesto di ringraziarla per il suo premuroso messaggio di affetto che le ha inviato in occasione della morte dell'amato marito di Sua Maestà, il Duca di Edimburgo». E ancora: «La Regina è rimasta colpita dai messaggi ricevuti ed è molto grata per le sue parole gentili».

NELLO STUDIO

Una lettera, quella di Elisabetta, preziosa per il Senatùr che ancora oggi la tiene incorniciata in bella vista nel suo ufficio a Palazzo Madama, assieme a una storica bandiera della Lega Lombarda che, al pari di quella inglese, ha la croce di San Giorgio rossa su sfondo bianco. Un altro punto di "contatto" tra i due. Del resto anche nel periodo secessionista della Lega - quando i simboli erano l'irlandese Bobby Sands e gli indipendentisti scozzesi - non si ricordano parole forti contro la regina e la famiglia reale.

Kate Middleton si gira e trova Meghan Markle? Cosa le esce di bocca, "ecco il labiale": pazzesco a St Paul. Libero Quotidiano il 04 giugno 2022

Alla funzione che si è svolta nella cattedrale di St Paul tutti gli occhi erano puntati sui duchi di Cambridge e su quelli di Sussex, dato che era la prima volta dalla cosiddetta “Megxit” che si trovavano nello stesso posto in pubblico. Sia Kate Middleton e il principe William che Meghan Markle e il principe Harry hanno infatti partecipato alla funzione per onorare i 70 anni della regina Elisabetta sul trono.

Ovviamente le coppie non si sono trovate faccia a faccia, ma i fan sono convinti di aver individuato la reazione della Middleton quando si è accorta della presenza della Markle all’interno della cattedrale. La BBC ha filmato l’intero evento e sui social è diventata virale una clip in cui Kate, dopo aver preso posto al fianco del marito William, si è voltata alla sua sinistra e ha guardato in una direzione che sembrava quella dove erano seduti i duchi di Sussex. Ad attirare l’attenzione è però stata soprattutto una parola che Kate avrebbe pronunciato subito dopo.

In attesa che i tabloid britannici scatenino gli esperti di labiale, molti fan sono convinti che la Middleton abbia detto “wow”, che può essere interpretato come un “Harry e Meghan hanno avuto il coraggio di presentarsi”. Ovviamente non vi sono certezze su cosa abbia detto la duchessa o a chi si riferisse. I duchi di Sussex sono apparsi un po’ nervosi nel loro primo evento ufficiale dalla “Megxit”. Assente giustificata, invece, la regina Elisabetta, per via della stanchezza del primo giorno.

Kate Middleton e Meghan Markle, "pare che in privato...": clamoroso al Giubileo, cosa è successo. Daniela Mastromattei su Libero Quotidiano il 05 giugno 2022

Sono rimasti in disparte, come aveva ordinato sua maestà. Harry e Meghan lontani dai riflettori nella prima giornata di festeggiamenti per i 70 anni di trono della Regina esclusi quindi dal balcone di Bucking Palace con Elisabetta II, il principe Carlo e Camilla, la principessa Anna, William e Kate con i figli e pochi altri membri della royal family- ieri hanno fatto la loro apparizione alla cattedrale di Saint Paul, per la messa di ringraziamento, dove tra l'altro la sovrana non è potuta essere presente a causa della profonda stanchezza dopo gli impegni e le emozioni del giorno precedente. Assente anche il principe Andrea, risultato positivo al coronavirus, così come l'arcivescovo di Canbterbury, sostituito dall'arcivescovo di York.

Neanche a farlo apposta, tutti i riflettori erano puntati sui duchi di Sussex - rientrati per il Giubileo di Platino nel Regno Unito dagli Usa - che sono scesi da una delle auto che ha portato la Royal Family in chiesa. La coppia si è subito presa per mano e ha sfoggiato un sorriso di circostanza per cercare di nascondere l'imbarazzo. Per loro era il primo evento ufficiale insieme alla famiglia da quando si sono trasferiti in California e soprattutto dopo la "Megxit". Lei, elegantissima, ha scelto il bianco, come la cognata Kate Middleton il giorno prima, per il suo soprabito candido con cintura e maniche a tre quarti abbinato a scarpe con il tacco dello stesso colore (tutto Dior) e un cappello a tesa larga da vera diva d'altri tempi.

Ma non poteva commettere errori o attirare critiche per un dettaglio troppo stravagante o per qualche involontario strappo al protocollo. Il colore bianco è una scelta simbolica e strategica: una dimostrazione di pace verso la famiglia reale o un modo per scrollarsi di dosso l'immagine della divina capricciosa che i media di tutto il mondo le hanno attribuito. Mentre Harry senza divisa militare indossava un elegante completo nero ma con le decorazioni militari appuntate al petto. La coppia ha scambiando battute e sorrisi con autorità religiose e civili incaricate di ricevere gli ospiti di spicco prima dell'inizio della messa.

Ma non c'è stata alcuna accoglienza (calorosa) da parte di William e Kate (impeccabile in giallo di Emilia Wickstead, cappello a tesa larga firmato Philip Treacy e décolleté Gianvito Rossi color malva) che si sono tenuti a distanza (di sicurezza) e seduti in prima fila. I duchi di Sussex invece si sono accomodati in seconda fila sul lato opposto della Cattedrale. Tra le due coppie nessun saluto, nemmeno un cenno. E anche se Harry e Meghan sembrano aver perso il gradimento da parte degli inglesi che preferiscono di gran lunga la coppia William e Kate e i media stanno scrutinando ogni loro mossa pubblica evidenziando come la coppia riesca a galvanizzare l'attenzione anche in un evento interamente dedicato alla Regina, appena hanno messo piede davanti a St. Paul, si sono sentiti appalusi e urla dalla folla.

Secondo quanto riferisce alla BBC Omid Scobie, esperto dei reali e grande amico dei Sussex, la royal family si sarebbe riunita l'altro ieri per un pranzo privato. Lì, la vera protagonista sarebbe stata la piccola Lilibet che per la prima volta ha potuto conoscere la sua nonna omonima. Sicuramente Elisabetta II ha provato un'emozione infinita nel vedere di persona la sua bis-nipote che proprio oggi compie un anno e che non aveva ancora potuto abbracciare a causa di un periodo pandemico non facile per nessuno.

Nella cattedrale anglicana di St. Paul, simbolo religioso di Londra, ad assistere alla liturgia di ringraziamento per i 70 anni di regno della 96enne Elisabetta erano presenti ovviamente l'erede al trono Carlo, affiancato da Camilla, anche lei in bianco, oltre ad altri principi, principesse e duchi, il premier Boris Johnson (fischiato dalla folla), chiamato a leggere una pagina del Vangelo durante la messa, il leader dell'opposizione laburista Keir Starmer e i capi dei governo locali di Scozia, Galles e Irlanda del Nord.

Tornano a far capolino fra i commentatori britannici gli interrogativi sulla tenuta fisica di Elisabetta, che non parteciperà nemmeno all'Epsom Derby di oggi saltando così per il secondo giorno consecutivo - i grandi festeggiamenti per il suo Giubileo di Platino.

La monarca, ha fatto sapere Buckingham Palace, seguirà la gara ippica in televisione al Castello di Windsor.

Si fanno largo segnali di delega all'erede al trono Carlo della rappresentanza della monarchia in tutte le più importanti cerimonie militari, religiose e istituzionali del Regno che evocano una co-reggenza di fatto. Una transizione che nel più britannico dei modi non dichiarato, non scritto e non espresso- è già cominciata.

Giubileo di Platino, Hypo ammazzato a coltellate alla festa della Regina Elisabetta: panico a Londra. Libero Quotidiano il 04 giugno 2022

Il Giubileo di Platino della Regina Elisabetta si macchia di sangue. Hypo, rapper londinese di 39 anni, è stato ucciso a coltellate durante una festa a Redbrige, la capitale delle feste di East London per celebrare i 70 anni di regno di Sua Maestà. Il musicista, che era stato fidanzato con la cantante Emeli Sandé, si era filmato mentre arrivava all'evento poco prima di morire, circondato da fans e da amici.

Secondo le prime indiscrezioni provenienti da fonti investigative Hypo (vero nome Lamar Jackson) sarebbe stato accoltellato a morte all'Ashton Town Playing Fields, ma sulle cause della tragedia le indagini sono ancora in corso: gli inquirenti stanno cercando i video - molti dei quali girano già sui social - che hanno ripreso i momenti drammatici dell'omicidio per ricostruire i fatti e risalire ai responsabili della sua morte.

Scotland Yard ha invitato chi ha assistito all'assassinio a testimoniare per dare una mano alle indagini e arrestare i colpevoli.  

La regina ringrazia i sudditi, 'resto al vostro servizio' (ANSA il 5 giugno 2022)  - "Resto impegnata a servire" il Regno Unito e i suoi sudditi "al meglio delle mie capacità, sostenuta dalla mia famiglia". 

Lo scrive la 96enne regina Elisabetta II in un messaggio di ringraziamento rivolto al Paese a conclusione delle celebrazioni del Giubileo di Platino dei suoi 70 anni sul trono, rammaricandosi di non aver potuto partecipare a tutti gli eventi del programma, ma dicendosi anche "ispirata dalla gentilezza" e dall'incoraggiamento ricevuto da così tante persone, oltre che "profondamente toccata".

Da rainews.it il 5 giugno 2022.

A sorpresa, la regina Elisabetta II ha aperto il concerto per il Giubileo di Platino comparendo in video con l'orso Paddington, l'amato personaggio della letteratura inglese per bambini creato da Michael Bond.   La clip è stata realizzata mesi fa dalla Bbc ed è stata trasmessa questa sera a sorpresa, proprio come parte delle celebrazioni per i suoi 70 anni di regno. 

Nella sequenza, Paddington offre il suo tipico sandwich alla marmellata, ma la regina rifiuta dicendo di averne uno già pronto nella sua borsetta nera, per ogni evenienza.

Subito dopo, un maggiordomo avvisa la monarca che all'esterno è tutto pronto per le celebrazioni del Giubileo di Platino, mentre la folla all'esterno esplode a festa. "Buon Giubileo, signora. E grazie. Di tutto" dice l'orso Paddington. Sua Maestà risponde con un sorriso: "Lei è molto gentile". 

Poi i due usano un cucchiaino d'argento sui loro piattini da tè per battere il tempo del brano dei Queen 'We Will Rock You' che ha aperto il concerto del Giubileo davanti a Buckingham Palace. 

E poi inizia veramente il concerto in onore della regina. All'evento hanno partecipato 22.000 persone mentre altre milioni di persone sono rimaste davanti alla tv per la diretta trasmessa dalla Bbc. Si sono esibiti, tra gli altri, di Rod Stewart, Diana Ross, Andrea Bocelli, Hans Zimmer, George Ezra e Sam Ryder.

Giubileo di Platino, la Regina Elisabetta si affaccia dal balcone di Buckingham Palace: l’ovazione della folla. Da corriere.it il 5 giugno 2022.

La regina Elisabetta II si è affacciata dal balcone di Buckingham Palace per chiudere le celebrazioni del Giubileo di Platino dei suoi 70 anni sul trono, accolta dall’ovazione di una piazza stracolma di gente. 

La sovrana, in abito verde, è uscita per pochi secondi con al fianco l’erede al trono Carlo (e la consorte Camilla), il principe William, secondo in linea di successione, e i figli maggiori di questi, George e Charlotte, terza e quarta. Mentre i reali salutavano è salito l’inno nazionale, God Save the Queen, intonato dalla folla 

Paola De Carolis per il “Corriere della Sera” il 5 giugno 2022.

La regina che sullo schermo prende il tè con l'orsetto Paddington, i Queen che cantano «Don't stop me now», mentre alle loro spalle corrono le immagini di Elisabetta e il suo lungo regno. Quattro palchi, i reali, una sfilata di star. Dopo le manifestazioni istituzionali - dal Trooping the Colour alla cerimonia a St Paul - il Giubileo è entrato nella fase più informale con una grande festa a palazzo, Platinum Party at the Palace: Elton John, Andrea Bocelli, i Duran Duran, Rod Stewart, Diana Ross, Alicia Keys, George Ezra, Sam Ryder, un coro di profughi e una scaletta con mille sorprese in uno spettacolo pensato anni fa da William e il fratello Harry - quando andavano d'accordo - e messo a punto dalla possente macchina dei Windsor.

 Una festa per ringraziare Elisabetta del suo lungo regno e un modo di coinvolgere il Paese, con ospiti invitati perché lavorano in settori cari alla famiglia reale - come ad esempio la salute mentale dei giovani - altri, la maggior parte, per un colpo di fortuna: il loro nome è stato estratto a sorte tra i milioni che hanno fatto domanda.

Separatamente Carlo e William - entrambi destinati a diventare re - hanno preso il microfono per salutare e ringraziare Elisabetta, raggianti, commossi: perché il Giubileo è stato innegabilmente un successo e non solo per l'enorme quantità di vip - dall'ambientalista David Attenborough, alla giovanissima tennista Emma Raducanu, al re dei musical Andrew Lloyd Webber - che ieri sera hanno intrattenuto la folla, ma soprattutto per il travolgente affetto che il Paese, così come il Commonwealth e tanti capi di stato esteri, ha voluto dimostrare a Elisabetta.

Se qualche critico ha obiettato che la scelta dei musicisti non sembra essere stata dettata da criteri particolari - dove erano gli artisti provenienti dal Commonwealth o dalla Scozia e l'Irlanda del Nord?, si è chiesto Neil McCormick, del Telegraph - il pubblico non ha condiviso queste perplessità. E che pubblico: 22.000 persone sedute nelle tribune erette di fronte a Buckingham Palace, altre migliaia in piedi attorno ai palchi, Trafalgar Square, il Mall, Green Park gremiti di persone. Stessa scena in giro per il Regno Unito, con i sudditi di Sua Maestà riuniti di fronte ai maxischermi, diverse migliaia nel castello di Cardiff, a Edimburgo, 20.000 persone sul Long Walk di Windsor e così via.

È a Windsor che la festeggiata è rimasta, lei, Elisabetta, unica sovrana nella storia britannica a regnare per 70 anni (dietro solo nel mondo a Luigi XIV e al thailandese Bhumibol Adulyadej). 

La giornata di giovedì, con i saluti al Paese dalla celebre balconata, è stata stancante. A causa delle difficoltà motorie che recentemente l'hanno obbligata a rallentare il ritmo, Elisabetta ha preferito evitare la cerimonia di St Paul e ieri il Derby di Epsom, le corse di cavalli che la regina adora e che nell'arco del suo regno aveva saltato solo due volte. 

Sempre a Windsor, Harry e Meghan, giunti per il Giubileo dalla California, hanno festeggiato il primo compleanno della figlia Lilibet: la bimba, che porta il nome della bisnonna, è stata presentata a Elisabetta e con l'occasione la regina ha potuto rivedere Archie, il bisnipote di tre anni che mancava da Londra da prima della pandemia. Sui social, Carlo e Camilla, così come William e Kate, hanno fatto gli auguri alla bambina, ma se Harry ha avuto modo di incontrare privatamente il padre Carlo, con il fratello William continua un gelo che, assieme alla condotta del principe Andrea, rappresenta l'unico neo di questi festeggiamenti. 

Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 5 giugno 2022.

Harry e Meghan hanno festeggiato ieri il primo compleanno della figlia Lilibet da soli a Frogmore Cottage, la loro residenza britannica nel parco di Windsor. Non era presente nessun altro parente stretto. Al mattino, sugli account Twitter del principe Carlo e di sua moglie Camilla, e del principe William e di sua moglie Kate, erano apparsi due brevi messaggi quasi identici e piuttosto stringati: «Auguriamo a Lilibet un felice I° compleanno».

Omid Scobie, l'amico dei Sussex che ha firmato il loro libro, continua a dire che è tutto normale, che Harry e Meghan hanno scelto un basso profilo per non oscurare il Giubileo di platino di Elisabetta, ma la freddezza con la quale la Royal Family li sta trattando è palpabile. 

Si dice che Lilibet sia stata presentata alla Regina giovedì scorso, ma non c'è conferma. Si ipotizza che i Sussex abbiano incontrato Carlo e Camilla privatamente, ma non si sa quando. Non c'è nessuna foto ufficiale, nessuno ha visto la bambina e suo fratello Archie.

L'unico contatto tra Harry, Meghan e il resto della famiglia è avvenuto venerdì nella cattedrale di St Paul. Come sempre fanno in questi casi, i tabloid inglesi hanno chiesto la consulenza di esperti nella lettura delle labbra e del linguaggio del corpo per capire com' è andata. 

I movimenti di Harry confermano che era nervoso e insofferente; quelli di William erano repulsivi verso il fratello, e Kate avrebbe sussurrato «Oh my God» volgendo brevemente lo sguardo dov' era seduta Meghan, forse disapprovando il suo infelice cappello. Tutto era comunque stato calcolato perché nei tempi di ingresso e di uscita dalla chiesa i Sussex e i Cambridge non si incontrassero mai.

La Regina ha passato il sabato davanti alla tv, a guardare il Derby di Epsom al quale ha mandato a rappresentarla la figlia Anna. Ha poi seguito la visita dei Cambridge a Cardiff e ha aperto con uno sketch a sorpresa il grande concerto in suo onore andato in scena la sera davanti a Buckingham Palace, alla presenza di 20.000 persone: Sua Maestà è comparsa in un divertente video in cui prende un tè in compagnia dell'orso Paddington. 

A Cardiff William e Kate hanno portato anche George, 8 anni, e Charlotte, 7, al primo impegno ufficiale: grazie a loro, la visita è stata inevitabilmente un grande successo. Charlotte ha accompagnato con la madre la canzone «Non si nomina Bruno» dal film Disney «Encanto»: anche le principessine guardano quello che guardano tutti i bambini.

Le celebrazioni per i 70 anni di regno di Elisabetta procedono senza intoppi, appena guastate da un falso allarme a Trafalgar Square, evacuata dalla polizia per far saltare con una esplosione controllata un innocuo pacco sospetto. Il grande concerto della sera, organizzato dalla BBC, ha visto sul palco anche due stelle italiane, Andrea Bocelli e la direttrice d'orchestra Beatrice Venezi, insieme a vecchie glorie come Diana Ross, i Duran Duran e Rod Stewart. 

C'erano anche Alicia Keys, i Queen + Adam Lambert ed Elton John in video. Si è andati avanti per due ore e mezza su un grande palcoscenico adornato da 70 colonne illuminate, una per ogni anno di regno. Ma la grande festa dell'intero Paese sarà quella di oggi, con 3.673 eventi pubblici, 3.775 party di strada nei villaggi e nei quartieri, e con il grande pageant, la sfilata in costume sul Mall, che ripercorrerà i cambiamenti della società britannica dal 1952 a oggi.

Ci saranno molti bambini, attori, cantanti e acrobati circensi, e sfilerà la Gold State Coach, la carrozza dorata usata per l'incoronazione di Elisabetta, trainata da otto cavalli Windsor Grey: sui vetri saranno proiettati i momenti salienti della vita della Regina. Alla fine dei festeggiamenti, verso sera, Ed Sheeran canterà con altre star God Save the Queen e ci si aspetta che la Regina si affacci nuovamente al balcone di Buckingham Palace, come ha fatto nel primo giorno di celebrazioni.

Tutti le augurano lunga vita, ma è difficile che ci sia un'altra occasione nella quale potrà farlo di nuovo: un altro giubileo o un matrimonio reale sono eventi improbabili. Sarà forse l'ultima volta che i sudditi la saluteranno nella cornice di quel balcone, al quale si affacciò in divisa da ausiliaria l'8 maggio del 1945 con suo padre Giorgio VI e con Winston Churchill, nel giorno della vittoria in Europa contro il nazismo. Anche il fantino italiano Frankie Dettori tra le stelle che hanno cavalcato per la regina che ieri hanno posato in uniforme al Derby Day.

Giubileo della regina, gli eventi di oggi | La regina si affaccia dal balcone di Buckingham Palace, spettacolo di chiusura con Ed Sheeran. Enrica Roddolo, nostra inviata a Londra , e Redazione Online su Il Corriere della Sera il 5 Giugno 2022.

L’ultimo giorno Giubileo si è aperto con il Big Lunch, tavolate per le strade del Paese, e la parata nel centro di Londra con militari, attori, musicisti e artisti. Chiude Ed Sheeran in concerto davanti a Buckingham Palace.

Ultimo giorno di celebrazioni pubbliche a Londra: si chiude oggi il Giubileo di Platino dedicato ai 70 anni di regno della regina Elisabetta II, un traguardo mai raggiunto da un sovrano nella storia della monarchia britannica.

La regina ringrazia i sudditi: resto al vostro servizio

«Resto impegnata a servire» il Regno Unito e i suoi sudditi «al meglio delle mie capacità, sostenuta dalla mia famiglia», scrive la 96enne regina Elisabetta II in un messaggio di ringraziamento rivolto al Paese a conclusione delle celebrazioni del Giubileo di Platino dei suoi 70 anni sul trono, rammaricandosi di non aver potuto partecipare a tutti gli eventi del programma, ma dicendosi anche «ispirata dalla gentilezza» e dall'incoraggiamento ricevuto da così tante persone, oltre che «profondamente toccata».

La regina e l’Inno nazionale

La regina con Carlo e William e il principino George (Camilla, Kate e i figli). Il saluto di chiusura di questo Giubileo è affidato alla linea di successione al trono. In verde sorridente, felice, la 96enne regina saluta il mondo: 1 miliardo di persone la stanno seguendo nel mondo, saluta felice. Il futuro è assicurato da Carlo, William e George e la linea di successione è tutta lì con lei a quel balcone. Mentre i reali salutavano è salito l'inno nazionale, «God Save the Queen», intonato dalla folla.

Cigni, leoni, corgi e un assaggio di Bollywood con la torta nuziale del 1947

L’amore della regina per Filippo, lo scomparso Duca di Edimburgo è evocato, dalla grande torta del sì il 20 novembre 1947, che sfila lungo il Mall in una coreografia colorata e piena di suoni. Mentre The Coronation, è il segmento del lungo spettacolo con quai 10 mila protagonisti tra militari volontari e artisti, che rievoca quel momento dell’incoronazione nel 1953 con un gioco di culture, e tradizioni, perché l’obiettivo del Pageant è quello di parlare a una popolazione sempre più multietnica.

Diversità e diversamente abili la sfilata inclusiva per la regina

Dagli atleti paraolimpici a persone con disabilità, è una parata inclusiva per dare modo a tutti di festeggiare, come aveva anticipa al Corriere il Master di questa grande sfilata celebrativa Adrian Evans che ha mixato la storia con il Gold Coach riportato in servizio al mondo di oggi, con accenti pop e glamour come la sfilata di Dames su Jaguar che ha invaso il Mall (una Jaguar d’epoca ha anche avuto bisogno d’aiuto per un guasto imprevisto).

Il cubo di Rubrik, l’incontro della regina con Mandela (e la curiosità del piccolo George)

L’incontro della regina con Nelson Mandela – in 70 anni di regno ha attraversato la storia da protagonista – ma anche il cubo di Rubrik sfilano sul Mall mentre i piccoli principini a partire da George guardano stupiti perché scorre una storia che non hanno conosciuto. Ma per loro scendono in strada, in sfilata, anche i protagonisti della tv british per i bambini. Personaggi che dai teletubbies hanno poi conquistato il mondo come più tardi sarà per Peppa Pig.

La Swinging London che conquista i giovani

L’euforia di rottura degli anni ’60 che proiettarono Londra al centro della scena mondiale – con Twiggy e i Beatles, il caschetto di Vidal Sassoon e la minigonna di Mary Quant – scende in strada sul Mall. E’ la parte del Platinum Pageant più colorata con musica, costumi, una coreografia che poi passa la parola alla decade successiva, gli anni ’70. Epoca decisamente più complicata per Londra, ma che la regina ha attraversato con coraggio. È la decade in cui nel 1977 festeggiò il suo primo Giubileo, il Silver Jubilee.

L’euforia del boom post bellico riaccende Londra

Dopo lo sfoggio di forza militare ad accompagnare il cocchio reale, ecco il cuore della parata, dedicato alla rievocazione con moto e auto d’epoca, guidate da una folla vestita come se una macchina del tempo avesse riportato le lancette indietro agli anni ’50, ’60, ’70 e fino ad oggi. Tra balli di strada che rievocano l’euforia del boom post bellico vissuto dalla regina all’inizio del suo lungo regno. Un tempo, un “momento della nostra vita” come l’hanno battezzato gli organizzatori, che Her Majesty sicuramente non ha dimenticato.

Le bandiere (e il futuro) del Commonwealth

Tutte le bandiere dei 54 Paesi del Commonwealth che fanno riferimento a Londra e alla regina, sfilano ora davanti ai Windsor e lungo il Mall davanti a Buckingham Palace. Un Commonwealth dove tra poco Carlo e Camilla faranno uno dei loro prossimi viaggi all’estero in rappresentanza della regina. Destinazione Ruanda. La rete di nazioni è quella oggi più in discussione, e questa parata del Giubileo cerca infatti di ricordare la forza dell’unione e allontanare lo spettro del passaggio alla repubblica auspicato da diversi governi di Paesi del Commonwealth. 

Nel pubblico Royals e governo

Nel Royal Box sul palco davanti a Buckingham Palace, attorno all’erede al trono il principe Carlo, tutti i Windsor riuniti da William con Kate che ha portato il più giovane della famiglia, il principino Louis. La principessa Anna, i Wessex ma anche esponenti meno presenti come Peter Phillips e la moglie Autumn, accanto al sindaco di Londra Sadiq Khan con la consorte.

Il pranzo

Da segnalare il Gran pranzo del Giubileo (Big Jubilee Lunch), che ha visto i cittadini organizzare, dal primo pomeriggio, grandi tavolate per le strade e nei giardini del Paese. Era già accaduto nel 2009, in occasione del Giubileo d’Oro, e nel 2012 per il Giubileo di Diamante.

La parata

Segue la parata Platinum Jubilee Pageant, che vede militari, attori, musicisti e artisti percorrere circa 3 chilometri nel centro città: alla testa la carrozza dorata Gold State Coach, usata dal 1762 per ogni cerimonia di incoronazione. Lo spettacolo finale prevede la performance, davanti a Buckingham Palace, di Ed Sheeran che intonerà God Save The Queen.

La torta nuziale

Una maxi torta nuziale ricorda il matrimonio della regina, nel 1947, con Filippo, morto il 9 aprile 2021 a 99 anni.

La grande parata

Eccola la regina, tornata giovane come nel 1953 mentre saluta la folla numerosa oggi come in quel 2 giugno 1953 quando sulla stessa carrozza – il Gold State Coach costruito per re Giorgio III — percorse Londra per l’incoronazione a Westminster Abbey. La grande parata finale del Giubileo di Platino è iniziata. E la «giovane regina» è un’illusione della tecnologia ma così perfetta che sembra davvero lei mentre saluta, circondata dallo stesso identico cerimoniale di 70 anni fa. Con la Household cavalry che scorta la carrozza. E fra loro molti ufficiali donna, a indicare che 70 anni di storia sono davvero passati. E il principe Carlo in piedi nel Royal Box in piedi riceve il Royal salute al passaggio del cocchio reale. 

Se la sfilata è un grande spettacolo di coreografia multietnica, il suo inizio è una vera e propria parata militare che schiera in tutto quasi 10 mila ufficiali, artisti e volontari. È anche l’unica parte che è stata testata con una prova generale. E i militari, dalle Irish Guards alle Welsh Guards, che stanno scorrendo rappresentano tutte le forze armate del Paese. Non a caso Carlo oggi non veste la sua divisa, ma è in borghese, in piedi attende il passaggio della sfilata militare. La regina è comandante in capo delle forze armate.

Dagotraduzione da Daily Mail il 6 giugno 2022.

Un principe Harry dall'aspetto cupo è tornato in California insieme alla moglie Meghan Markle e ai loro figli a bordo di un jet privato, prima ancora che il gran finale del Queen's Platinum Jubilee avesse inizio. 

Il duca e la duchessa del Sussex ei loro figli si sono diretti all'aeroporto di Farnborough, a ovest di Londra, alle 13:30 di ieri, un'ora prima dell'inizio del corteo giubilare nel centro di Londra. 

Così è finito il Giubileo della coppia, lasciata senza alcun ruolo ufficiale dopo la megxit del 2020.

Un insider ha detto: "Senza suoni di fanfare, alla fine sono andati e basta. E non si sono fermati per il concorso del Giubileo di Platino, che è una celebrazione della Gran Bretagna e di tutte le sue stranezze ed eccentricità durante i 70 anni di regno della regina". 

All'ora di pranzo di ieri la coppia che ormai risiede a Montecito, in California, sarebbe stata portata in auto da Frogmore Cottage a Windsor, dove si trovavano dall'arrivo nel Regno Unito, mercoledì scorso. E stavano già attraversando l'Atlantico quando la nonna, il padre, il fratello e i nipoti di Harry hanno salutato la folla in adorazione dal balcone di Buckingham Palace, alla conclusione dei quattro giorni di meravigliose celebrazioni che hanno segnato i 70 anni della regina sul trono.ù

Dopo che se ne sono andati, circa 18 milioni di persone hanno preso parte ieri alle feste di strada del Giubileo, che ha visto la partecipazione del duca e della duchessa di Cambridge nella zona ovest di Londra. I Sussex sono stati in gran parte assenti dalle celebrazioni del Giubileo, e sono stati visti per l'ultima volta in pubblico venerdì al servizio del Ringraziamento nella Cattedrale di St Paul, dove sono stati fischiati e applauditi quando sono arrivati e se ne sono andati. 

Giovedì sono stati relegati nell'ufficio del maggiore generale con i reali meno importanti per il Trooping the Colour. Qui sono stati fotografati mentre zittivano giocosamente i bambini. Invece i loro figli, Archie e Lilibet non si sono visti affatto in pubblico.

I Sussex hanno trascorso la maggior parte del loro soggiorno al Frogmore Cottage con i loro figli e hanno organizzato una festa "rilassante" per il primo compleanno di Lilibet nella residenza di Windsor, alla quale si pensa che abbiano partecipato solo alcuni cugini più piccoli. 

I Sussex sono tornati in California alle 18 di domenica. Quello che sembrava essere un seggiolone è stato scaricato dall’aereo. Harry è stato quindi fotografato sul sedile del passeggero di una Range Rover nera che ha portato la famiglia a casa e sembrava molto serio, dopo quasi cinque giorni di lontananza dagli Stati Uniti.

Natalia Aspesi per “la Repubblica” il 5 giugno 2022.

Da tempo si aspetta con dolente impazienza che muoia. Per carità, guai a dirlo, anche a me appena possono, urlando come si fa con chi, si presume, causa età, debba essere sordo e anche più o meno svanito, prospettano una specie di immortalità gioiosa: orribile, perché ipocrita e inutile, come se agli ultranovantenni, perse le persone care di una vita, acciaccatissimi, stufissimi di tutto, sprezzanti del presente, premesse continuare a sopportare se stessi, i parenti, il mondo.

Certo per la regina Elisabetta il nervoso sarà molto più regale, ma non meno fastidioso, di quello di altri suoi coetanei. Sono anni che i noiosi si chiedono perché non abdichi, perché non salti il figlio Carlo e passi il trono al nipote William, perché, defunto il centenario marito, non si ritiri in gramaglie come la regina Vittoria alla morte del suo amato Alberto; perché insomma non si tolga di mezzo, anche se è buio il futuro del pianeta.

Pur molto amata dal suo popolo, grandiosamente regina come oggi nessun re o capo di Stato, una vita da Crown, di amore, dolore, offese, riconoscimenti, responsabilità, delusioni, felicità, guerre, lutti, eccetera, e adesso questo Giubileo di platino, premio per 70 anni di ammirevole professionismo, e forse da tempo una gran voglia di pensione, di non far niente, di evitare il premier Johnson o successore, e pure i discendenti e i loro pasticci e cattivi umori.

Invece giornate sempre più faticose, le spalle sempre più curve, l'arrivo del bastone, lo sguardo sempre più feroce dietro gli occhiali, i bisnipotini perfetti da sembrare finti, quel piccolo George antipatico così ben rappresentato nella serie animata americana The Prince, tra genitori sempre a letto e nonno in divisa rossa maltrattato dalla bisnonna che gli urla sempre, non sarai mai re!

Invidiabilmente elegante oltre la moda, dal cappello alle scarpe in rosa, giallo, verdino, azzurro e gioielli, esempio per tutte le signore in età, bella come può esserlo una donna molto anziana che conosce il valore politico della propria immagine. 

Questa sua assenza alla spettacolare messa nella cattedrale di Saint Paul, dove furoreggiavano i grandi cappelli delle mogli dei nipoti col petto pieno di medaglie come anche il figlio Carlo, è stata attribuita a un suo ovvio affaticamento. 

Io penso anche a una sua scelta di volersene restare a casa, nel suo castello di Windsor, a godersi per una volta uno spettacolo della corona in televisione, lei ancora di più protagonista perché assente: magari seduta sul letto, sotto una fresca copertina, e con una scatola di cioccolatini al fianco e nessuno a romperle le scatole: paradiso!

Penso a Ogni passione spenta, il bel romanzo di Vita Sackville-West, 1931, in cui l'anziana Lady Slane, rimasta vedova dell'importante marito, si accorge di non aver nessuna voglia di stare coi figli, anche loro ormai in età, e se ne va a vivere con una governante in una casetta in periferia, finalmente libera di essere se stessa, non più legata ai doveri di moglie di un personaggio istituzionale e di madre, nonna e bisnonna.

Dagli inizi di questo anno di grandioso e raro Giubileo, i mezzi di informazione martellano con le immagini di Elisabetta, figlia, bambina, ragazza, innamorata, incoronata, una bellezza sorridente e devota, una promessa, da subito, di essere una spettacolare regina rispettando i forti limiti del suo ruolo. 

Contemporaneamente è nato una specie di duello visivo tra la coppia Carlo, parecchio invecchiato, e Camilla, arzillissima, e William, spesso musone, e Kate, molto smaniosa, ogni mezz' ora un nuovo abbigliamento su un corpicino talmente sottile (causa effetto vestito) da immaginarla disperatamente digiuna.

La regina vedova si è fatta vedere molto più con Camilla che con Kate, un segnale che la commoner non deve farsi illusioni, dovrà aver pazienza. Elisabetta conosce perfettamente l'iter grandioso del suo funerale, cerimonia cui sarà molto presente ovviamente in spirito: potrebbe succedere domani o fra dieci anni, uno dei rari poteri e piaceri dei vecchissimi è quello di essere molto dispettosi. 

Caterina Soffici per “La Stampa” l'1 giugno 2022.  

I sandali con gli occhi e i calzini bianchi stanno ai filmini in super 8 della monarchia britannica come i pigiamini e i tatuaggi e le borsette e i glitter stanno ai video su Instagram dei Ferragnez. Domani, due giugno, iniziano in Gran Bretagna i festeggiamenti per il giubileo di Platino della regina Elisabetta, quattro giorni di feste, concerti, banchetti per le strade - e soprattutto di ferie pagate - per onorare i 70 anni sul trono della monarca più longeva di tutta la storia inglese.

Ogni lustro che si aggiunge al suo regno viene marcato con un giubileo di qualche materiale o pietra preziosa (diamante, zaffiro, chissà cosa ci sarà dopo il platino, lunga vita alla regina), e a ogni giubileo i fiumi di retorica sono superati solo dai galloni di birra, Pimm' s e gin tonic che gli inglesi tracanneranno in questo lunghissimo weekend. 

E ogni volta i giornali e la tv di stato devono inventare una nuova narrazione per rendere attuale la cosa più inattuale, la monarchia. Anche stavolta la Bbc ha prodotto un nuovo documentario, 75 minuti di «Unseen Queen», la Regina Mai Vista, che di per sé è un concetto ridicolo, essendo Elisabetta una delle donne più viste e fotografate e rappresentate del mondo. Icona globale prima ancora che Andy Wharol teorizzasse la riproducibilità di Marilyn Monroe e della lattina di zuppa Campbell. 

Ma il concetto è meno ridicolo di quanto sembra se lo guardiamo con occhi da Instagram, visto che funziona con lo stesso meccanismo dei video di Fedez e di Chiara Ferragni che giocano con i figli. E si chiama intimità.

Gli spezzoni mai visti provengono dal fondo privato della corona depositati in qualche sotterraneo del BFI, il British Film Institute, l'omologo del nostro Istituto Luce, la memoria video della storia britannica. Devono essere migliaia i filmini girati in privato dalla famiglia reale, perché a ogni giubileo si produce una nuova storia mai vista, che poi è sempre simile alle altre. Questi risalgono addirittura agli anni Venti. 

Oltre alle solite immagini di navi che solcano gli oceani dell'impero, ammiragli dalle candide divise, molte medaglie, l'Union Jack che sventola insieme alle bandiere di svariati paesi del Commonwealth, maggiordomi in livrea che lucidano carrozze e dettagli della vita di palazzo, ci sono tanti bambini.

Varie generazioni di rampolli reali vestiti da piccoli ometti e donnine, come si faceva anche da noi negli anni Sessanta e Settanta per le cerimonie e le prime comunioni: pantaloncini corti e vestitini a fiorellini, scarpine di vernice allacciate e gli immancabili sandali con gli occhi. 

Nei video in Super 8 della monarchia re Giorgio tiene in braccio sua figlia, la futura regina. Gioca con le bambine, Elisabetta e Anna. C'è anche la nonna, la regina madre. Così come il principe Filippo gioca con il piccolo Carlo, e traina il carrettino sul prato e i bambini ridono e tutti sono molto umani. 

Sembrano come noi, anche se non lo sono. Anche i Ferragnez sembrano come noi, quando Fedez imbocca la piccola Vittoria o gioca con Leo a fare superman. Anche i Ferragnez si rotolano con il cane, sul tappetto del loro super attico di Milano e non sui verde di Windsor, ma non importa. Dietro ogni tanto si intravedono le tate, ma non importa.

A noi che guardiamo importa di più identificarsi e entrare un po' nel sogno di vite dove si ride e ci si ama, dove tutto è molto bello e lindo e tutti scherzano e sorridono perché anche i reali, come le altre famiglie felici, si filmano nei momenti felici. Poi c'è la realtà, ma quella è un'altra cosa. 

La realtà è fatta di tumori e di tagli sulla pancia lunghi trenta centimetri per i Ferragnez. E per la regina Elisabetta la realtà è fatta di grane di ogni tipo. In un altro secolo il figlio negletto Andrea avrebbe pagato le sue bravate da pedofilo finendo i suoi giorni in qualche segreta della Torre di Londra e il nipote Harry coniugato Markle sarebbe stato esiliato a vita nella più remota delle isole dell'Impero.

Ma non importa, la realtà deve abitare altrove quando è necessario nutrire la favola di sogni. Alla fine del filmino la regina dice che queste celebrazioni potrebbero sembrare "antiquate", ma sono invece un'opportunità per le persone di tutto il mondo di provare un senso di unione. E va dato atto alla monarca 96enne di essere più moderna e lucida di tanti altri governanti dei nostri giorni. 

 "L'unico modo di vivere la mia vita era di fare la cosa giusta", dice. "Ognuno di noi ha un senso di spiritualità e cerca il significato più profondo del senso delle nostre vite. E credo che questo senso fiorisca nonostante la pressione del mondo". I suoi settanta anni di regno (1952-2022) sono stati sotto la pressione degli anni più veloci della storia, portatori di cambiamenti incredibili. 

Sempre la Bbc li sottolinea con un buffo video multimediale: dal lancio dello Sputnik1 ai viaggi spaziali di Elon Musk e ai rover della Nasa su Marte; dalle prime tv agli show on demand; dalla nascita del rock' n roll a Spotify passando per i Beatles, David Bowie e l'hip hop; dal colonialismo alla nascita del movimento #BlackLivesMatters; dalla Guerra Fredda alla dissoluzione dell'Unione Sovietica alla guerra in Ucraina; dalla depenalizzazione dell'omosessualità nel 1967 ai matrimoni dello stesso sesso; dalla comparsa dei primi computer con Bill Gates e Steve Jobs, Microsoft e Apple negli anni Settanta a Google, eBay, Wikipedia, Facebook e Twitter fino alla tecnologia attivata a voce. Il mondo di prima non c'è più.

La regina sì. Anche lei è cambiata, ma è riuscita a mantenere la monarchia nella favola alla Ferragnez dei sandaletti con gli occhi, che infatti indossano anche i pronipoti.

Dagospia il 30 maggio 2022. Estratto del libro “Elisabetta la regina infinita” di Alberto Mattioli e Marco Ubezio

Se Diana non fosse mai esistita, ipotesi magari auspicata da alcuni Windsor di cui incrociò la strada, si sarebbe dovuto inventarla. Perché niente definisce altrettanto bene, ma a contrario, la grandezza della nostra Regina infinita. Lady D è l’anti-Elisabetta, espressione di una concezione della società, della monarchia e perfino della vita assolutamente antitetica. Allo stesso tempo, la parabola della «principessa del popolo» anticipò con una precisione chirurgica alcune caratteristiche del nostro presente. Motivo per cui questa vicenda non è confinabile al mero dato biografico o al pettegolezzo: assurge a simbolo. La cronaca non basta. Merita una riflessione. 

Di matrimoni concepiti male e andati peggio sono piene le biografie dei reali di ogni tempo e paese. Le tragicomiche vicende del ménage Carlo-Diana, i dispetti e le ripicche, i tradimenti e le riconciliazioni, le intercettazioni telefoniche e le interviste televisive, pur ghiotte per ogni royal watcher, impallidiscono rispetto ad altre precedenti prodezze della casa di Hannover. (…) 

Dei rapporti fra Elisabetta e Diana non si sa molto. Pare che la Regina non le sia stata ostile, almeno finché non cominciò a fare disastri. Non era nemmeno molto calorosa, per la verità, ma si sa che la Regina il calore umano lo manifesta soltanto a chi lo merita veramente: cavalli, cani e unni. Però, si diceva, le due donne avevano una visione assolutamente antitetica della vita. Per Elisabetta, è sempre stata, in primo luogo, un dovere da compiere. Per Diana, come per la verità per la maggior parte di noi, la ricerca della felicità (fra parentesi: proclamando il diritto a essere felici, la modernità ha prodotto generazioni di infelici.

La felicità è un’aspirazione, non un diritto). Quando Diana entrò nella Royal Family non capì che la sua soddisfazione personale passava inevitabilmente in secondo piano rispetto ai suoi doveri pubblici. Le monarchie hanno infatti questo inconveniente: molto più che le repubbliche, è difficile scindere l’istituzione da chi di volta in volta è chiamato a incarnarla, anche perché un presidente resta in carica un numero di anni prestabilito, poi cambia; un Re, no. È poi la ragione, per inciso, per cui i critici più severi dei monarchi sono i monarchici veri, vedi Chateaubriand: sanno che con un Re scadente diventa scadente anche l’istituzione. 

Diana non aveva probabilmente capito dov’era finita e del resto nulla, né nella sua trascurata istruzione, né nelle sue non ridondanti facoltà intellettuali, l’aveva preparata a farlo. Per lei, essere la moglie dell’erede dell’ultimo trono prestigioso rimasto al mondo significava diventare parte del jet set, frequentare stilisti e popstar, ballare con John Travolta o andare alle sfilate: non certo lavoro noiosissimo perché ripetitivo, codificato, del tutto privo di sorprese o di stimoli, dove l’io deve annullarsi nel noi e la gratificazione personale in quella della ditta. 

Già aveva sposato un uomo che non la amava davvero (né, pare di capire, lei amava lui) e i cui gusti erano, all’incirca, l’opposto dei suoi. Ma poi la sua individualità, la sua famiglia, insomma la sua intera vita sarebbero diventate parte di un ingranaggio più ampio che inevitabilmente le avrebbe stritolate: la monarchia. Una serie di regole e di riti apparentemente assurdi che però, come invece Elisabetta capì fin dall’inizio, anche perché fin dall’inizio era stata preparata a farlo, sono essenziali, perché è in questa ripetitività asfissiante, in questo balletto senza fine di segni, gesti, cerimonie, in questo eterno ritorno del sempre uguale che sta il senso dell’istituzione.

La rottura era inevitabile e infatti si verificò. Attribuire oggi colpe o ragioni non avrebbe senso, e comunque sembra che fossero ben distribuiti fra tutte le parti di questa commedia degli equivoci. Diana ebbe però il torto di renderle pubbliche. 

 Torto non nei confronti di suo marito o di sua suocera o della famiglia che l’aveva accolta o, come sosteneva lei, l’aveva respinta. Torto nei confronti di un’istituzione di cui aveva voluto fare parte e di cui quindi doveva accettare le regole anche se non le condivideva. Prima fra tutte, «never complain, never explain», mai lamentarsi, mai dare spiegazioni. È qualcosa di più sottile dei panni sporchi da lavare fra le mura domestiche, come da tradizionale regola della famiglia italiana più tipica. È l’idea che alla monarchia serva una dose di mistero. Perché chi la incarna è sì un uomo o una donna come tutti gli altri, ma se le sue vicende diventano quelle di tutti, se si perde l’aura, l’eccezionalità della sua posizione, allora anche la Corona diventa una delle telenovele mediatiche o social che ci vengono quotidianamente inflitte, dove un artista è indistinguibile da uno sfigato del Grande fratello, un intellettuale da un calciatore e una principessa da una Meghan Markle qualsiasi.

Lady D, e in questo ahimè è una figura assolutamente contemporanea, voleva essere principessa del Galles e in futuro Regina, ma non era disposta ad accettarne gli inconvenienti. La sua felicità privata era incompatibile con la sua ambizione pubblica. Avrebbe potuto e forse dovuto sacrificare la prima alla seconda: invece provò a tenere insieme tutto e, quando comprese che non ci sarebbe riuscita, iniziò a fare la guerra a suo marito. Di davvero imperdonabile c’è che l’abbia fatta in pubblico. 

A vederle allora, e a rivederle oggi, le sue interviste televisive, atteggiata a madonnina infilzata, la voce bassa, l’occhio umido sotto la piega fresca di parrucchiere, la commozione a comando, la frase a effetto studiata, fanno davvero pensare a una totale mancanza di spontaneità, a una messinscena, a una recita. Recita oltretutto mediocre, senza grandezza, piccole rivalse da «confessioni» della soubrette tradita o da «sfoghi» dell’attricetta inviperita nel programma pomeridiano per le serve. Una Medea da tinello, insomma. La domanda scattava e scatta irresistibile: perché l’hai sposato, allora? 

E invece non scattò. Interpretando ancora una volta alla perfezione lo spirito del tempo, che purtroppo non è il tempo dello Spirito, Diana portò l’opinione pubblica dalla sua, come si vide benissimo in occasione della morte, del funerale e delle relative polemiche. (…)

Di fronte a questo irrazionale scatenamento di passionalità, drogato invece che sedato dalla politica, la Regina fu grande due volte. La prima perché, all’inizio, reagì appellandosi alle regole. Sulle questioni su cui l’opinione pubblica era sempre più insistente fino a diventare minacciosa – la permanenza a Balmoral, lo stendardo su Buckingham Palace, i funerali di Stato – Elisabetta diede la risposta che doveva: c’erano delle regole, che si applicassero.

Reagì insomma da quella sovrana avveduta che è, i cui comportamenti, in circostanze ordinarie, sono dettati dal protocollo o dal semplice buonsenso. Elisabetta ebbe però la finezza politica di cambiarli, quando si rese conto che le circostanze stavano diventando straordinarie. I suoi sentimenti personali nei confronti di Diana non contavano più, e nemmeno il fatto che, alla fine, la principessa del Galles avesse costituito la più grave minaccia per la monarchia britannica dai tempi di Hitler. La Regina si rassegnò a dare al popolo quello che il suo popolo le chiedeva. In quel chinare la testa al passaggio del feretro di Diana c’era, forse, un’umiliazione personale. Ma anche il senso del dovere di chi fa quel che va fatto, anche se farlo non è previsto dalle regole, e forse non è nemmeno giusto.

Anticipazione da "Oggi" il 18 maggio 2022.

«Quando Filippo mandò alla principessa una sua foto per Natale, la giovane si mise a ballare per la stanza con la foto in mano dalla gioia». E poi: «Una volta condusse Elisabetta a fare un giro in auto per la tenuta e poi, mentre passeggiavano nella brughiera, sullo sfondo di un canto di chiurlo che evidenziava il senso di solitudine, le domandò senza tante perifrasi se voleva diventare sua moglie. La principessa, che aveva riempito un album fotografico di foto del principe e conservava da mesi un ritratto incorniciato di quel bel marinaio barbuto sulla scrivania, accettò subito». 

Sono alcuni contenuti del libro di Andrew Morton, da 30 anni la voce più attendibile sui reali inglesi. «The Queen – Elisabetta, 70 anni da Regina», è in libreria il 24 maggio (edito in Italia da Rizzoli) e OGGI lo anticipa nel numero in edicola domani.

Con il racconto della giovinezza: «Nei primi mesi (di regno, ndr) Elisabetta si trovò ad affrontare il problema di avere giornate troppo piene, con impegni così fitti che il suo ruolo di madre veniva trascurato. Carlo e Anna protestavano: “Perché la mamma non gioca con noi stasera?”. Una soluzione fu ritardare di un’ora le udienze del martedì con il primo ministro, in modo da poter giocare e fare il bagno ai bambini prima di lasciarli alle cure della loro severa tata scozzese».

Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 17 maggio 2022.

Tutti i novantenni affetti da artrite del Regno Unito stanno chiedendo il numero di telefono e l'indirizzo del medico della regina Elisabetta. Una settimana fa, la Sovrana aveva rinunciato al momento costituzionalmente più importante e solenne dell'anno, il discorso davanti al Parlamento per l'apertura della sessione annuale dei lavori, a causa dei suoi problemi di mobilità. Pochi giorni dopo si è invece presentata in grande forma al Royal Windsor Horse Show, un appuntamento che non ha mai mancato, e che è stato questa volta anche l'occasione dell'inizio delle celebrazioni per il suo Giubileo di platino, i 70 anni di regno.

Elisabetta, 96 anni, è apparsa davvero un'altra persona rispetto alle sofferenti immagini degli ultimi mesi. Sorridente, quasi agile, si è di nuovo mossa, seduta e alzata da sola. Ha rinunciato al bastone da passeggio del marito Filippo, che aveva cominciato ad usare qualche mese fa, e si è appoggiata invece a un lungo bastone di corno di cervo, del quale in alcuni momenti non ha avuto bisogno per camminare. Ma a sorprendere tutti è stata l'aria quasi sbarazzina della Regina, molto diversa dall'atteggiamento compassato finora tenuto nelle occasioni ufficiali. Persino gli abiti erano inusuali, con un mantello molto apprezzato per la sua eleganza e diverso dagli abituali tailleur dai colori pastello.

DOPPIA USCITA Nelle tre giornate del Windsor Horse Show Elisabetta si è fatta vedere due volte, più una nella quale è andata in incognito a fare visita ai suoi cavalli impegnati nelle corse. Nel primo giorno delle celebrazioni per il Giubileo ha assistito all'interpretazione data da Helen Mirren della regina Elisabetta I: l'attrice è molto apprezzata da Elisabetta II per il film The Queen, mentre invece le altre che l'hanno interpretata nella serie Netflix The Crown non sono state degnate finora di alcuna attenzione. Meno successo ha avuto Tom Cruise, che ha letto sul gobbo una dichiarazione di un minuto, ma ha soprattutto fatto indirettamente pubblicità al suo nuovo film, il sequel di Top Gun.

La Regina ha sorpreso tutti anche reagendo alle battute che un comico di grido, Omid Djalili, e uno scrittore e presentatore tv, Alan Tichmarsch, hanno fatto su di lei. Djalili si è rivolto alla Regina chiamandola «Sua Altezza Reale» invece di «Sua Maestà», e l'ha ringraziata per l'Opening of Parliament: la sua assenza gli ha fatto vincere una scommessa con un gestore di kebab di Ipswich. Elisabetta, invece di ignorare la battuta, ha incredibilmente alzato il braccio sinistro e si è girata dall'altra parte, come a dire: «Lascia perdere». Anche a Tichmarsch, che aveva detto che il suo cuore rappresentava il «costante battito» del Regno Unito, ha reagito con un'alzata di spalle che sembrava non apprezzare l'eccesso di retorica.

VESTE INEDITA Mai si era vista una regina Elisabetta così in 70 anni di regno, e tutti sono felici di saperla ristabilita, ma si domandano anche che cosa sia successo. L'ipotesi che circola è che la reggenza di Carlo sia effettivamente cominciata sostituendo la madre all'Opening of Parliament, e che sia intenzione della Regina celebrare il suo Giubileo nel modo migliore e più rilassato possibile. William è partito per Abu Dhabi per la morte del presidente degli Emirati, Carlo e Camilla andranno in Rwanda e in Canada. Ad Anna, la stakanovista della famiglia, non bisogna dire niente: è già quella che lavora più di tutti. E la Regina può, finalmente, concedersi un po' di tempo per sé stessa.

Da amica.it il 16 maggio 2022.

È passato poco più di un anno dalla sua morte ma, dalle immagini che si sono viste ieri sera, nel cuore della Regina Elisabetta il ricordo del principe Filippo è ancora molto vivo. Lo dimostra la commozione nei suoi occhi quando, a conclusione del Royal Windsor Horse Show, ha visto passare davanti a sé la carrozza appartenuta, un tempo, al marito.

Negli ultimi mesi la Regina Elisabetta è apparsa raramente in pubblico. A impedirglielo, questioni legate alla mobilità. Non è ben chiaro quali siano questi problemi ma il fatto che la sovrana abbia necessità di appoggiarsi al bastone per camminare fa ben capire quanto i 96 anni alle spalle si facciano sentire. 

Al Royal Windsor Horse Show, in calendario dal 12 al 15 maggio, però, la sovrana non ha voluto rinunciare. E approfittando del fatto che il più grande show equestre del Regno Unito si svolgeva a due passi dal castello in cui risiede, si è fatta vedere all’evento per ben due volte. La seconda ieri sera, alla cerimonia conclusiva.

Ed è proprio durante la parata ‘Gallop Through History’ (“Al galoppo attraverso la storia”) che, davanti alla sovrana, si sono esibiti vari atleti con i loro cavalli. Tra questi anche Lady Louise Windsor, figlia di Sofia di Wessex e del principe Edoardo. 

La ragazza ha percorso in cerchio l’arena, davanti al pubblico, guidando il calesse un tempo appartenuto al principe Filippo. Inevitabile che gli occhi della Regina Elisabetta si riempissero di lacrime. Un’emozione manifestata con compostezza, nel tipico stile della sovrana.

Insieme alla Regina Elisabetta, ieri sera, c’era anche Tom Cruise. Il divo di Hollywood ha addirittura tenuto un discorso in pubblico, «La Regina ha incontrato presidenti, leader mondiali, gente di ogni estrazione sociale» ha detto l’attore «La sua dignità, la sua devozione e la sua amabilità sono note in tutto il mondo, non solo tra gli Americani. La adoro». Helen Mirren, invece, ha omaggiato la monarca vestendo i panni, nel corso della cerimonia, di Elisabetta I

"Nessuno con me sul balcone": la Regina silura figlio e nipote. Francesca Rossi il 6 Maggio 2022 su Il Giornale.

Buckingham Palace ha annunciato che solo i “working members” della famiglia reale appariranno insieme alla Regina sul balcone del Palazzo, per assistere al Trooping The Colour del Giubileo di Platino.

Buckingham Palace ha scritto la parola fine su una questione spinosa che da settimane circola sui tabloid: la partecipazione di Harry, Meghan e Andrea al Trooping the Colour, la celebrazione che quest’anno segna i 70 anni di regno della regina Elisabetta.

Solo per “working members”

Un portavoce di Sua Maestà ha annunciato: "In seguito a una lunga riflessione la Regina ha deciso che la tradizionale apparizione sul balcone per il Trooping The Colour di giovedì 2 giugno sarà quest’anno limitata a Sua Maestà e ai membri della famiglia reale con incarichi pubblici ufficiali in nome della Regina”. La domanda sulla presenza o meno, accanto alla sovrana, del principe Andrea e dei duchi di Sussex ha finalmente una risposta. Una mossa, quella della regina Elisabetta che “taglia la testa al toro”, come si dice. Le parole di Buckingham Palace sono sempre essenziali e dirette e anche la loro interpretazione è abbastanza chiara.

Alla base dell’esclusione dei parenti che non sono più al servizio della Corona ci sarebbe la volontà della Regina di mettere in un angolo i personaggi più scomodi della royal family in un momento fondamentale per lei e per il suo regno, il Giubileo di Platino. Una giornata che entrerà nella Storia anzi, per certi versi e paradossalmente, è già Storia. Elisabetta II non vorrebbe ombre sul Trooping The Colour 2022, evento di cui si parlerà anche quando lei non ci sarà più. Tutto deve essere perfetto. Addirittura anche la sua partecipazione a ogni evento in programma per i festeggiamenti verrà ufficializzata il giorno stesso, proprio per evitare spiacevoli inconvenienti.

Da settimane i tabloid riportano le proteste di esperti e cittadini che non ritengono giusto dover vedere, accanto a Elisabetta II, sul balcone del Palazzo, il principe Andrea, Harry e Meghan. I tre non solo non svolgono più nessun dovere regale, ma i loro comportamenti hanno sollevato scandali e polemiche. Sua Maestà avrebbe voluto metter a tacere le voci, soprattutto quelle più critiche, dimostrando di aver costruito un muro tra la royal family e i suoi membri ribelli.

Tuttavia l'ostracismo non sarà totale: Harry e Meghan torneranno a Londra con i loro figli per partecipare alle altre celebrazioni organizzate per i 70 anni di regno della monarca. La coppia fa sapere di essere "entusiasta e onorata di partecipare alle celebrazioni per il Giubileo di Platino della Regina insieme ai figli". Infatti sia i Sussex che il duca di York saranno benvenuti ad appuntamenti come la funzione religiosa che si terrà il 3 giugno nella Cattedrale di St. Paul. Ma Angela Levin avverte in un tweet:"L'atmosfera sarà diversa con Harry [e la famiglia] presente al Giubileo...L'attenzione sarà concentrata su di loro e sul loro atteggiamento, ma il Giubileo non dovrebbe essere questo". Lo smacco di Sua Maestà al figlio e al nipote, però, rimane e non può passare inosservato.

Le "pecore nere": Andrea, Harry e Meghan

I giornali hanno avanzato l’ipotesi che la presenza del principe Andrea alla messa in onore del duca di Edimburgo, lo scorso 29 marzo e il fatto che abbia scortato la madre fino al suo posto, potessero rappresentare i primi segnali del perdono da parte della royal family. Sembra proprio di no. La sua esclusione dal balcone, il prossimo 2 giugno, ribalta la situazione. Il duca di York non sarebbe stato riabilitato dopo lo scandalo Epstein e le accuse di molestie sessuali formulate da Virginia Giuffre. Andrea ha evitato il processo con una donazione alla donna di circa 12 milioni di sterline.

Un accordo che, però, non ha salvato la sua reputazione, non lo ha fatto riemergere dal buco nero del ritiro a vita privata impostogli nel novembre 2019, anzi, ha contribuito ad alimentare i dubbi sulla sua condotta morale. Di riflesso lo scandalo ha colpito l’immagine della Corona, una macchia che difficilmente verrà lavata via. Nemmeno Harry e Meghan sarebbero stati perdonati per aver abbandonato il casato e i loro doveri, nel gennaio 2020. Le loro dichiarazioni contro i Windsor, in particolare durante rilasciata a Oprah Winfrey nel marzo 2021 con le accuse di razzismo rivolte alla royal family, sarebbero state punite negando alla coppia il privilegio di comparire accanto alla regina Elisabetta nel momento centrale delle celebrazioni per il Giubileo.

Il temperamento "sanguigno" della Regina: cosa nasconde la sua grafia

Se i Sussex cercavano la pubblicità sfruttando l’eco mediatica del Giubileo, come hanno ipotizzato alcuni esperti, se la loro è stata una "deliberata indecisione", come scrive il Daily Mail, hanno sbagliato strategia e preso una grossa cantonata. In più il principe Harry ha creato scompiglio con la questione della security. Nell’ultima intervista concessa alla Nbc, prima di rendere noto il suo ritorno in patria per il Giubileo, il duca aveva dichiarato di non essere certo di poter partecipare ai festeggiamenti per i 70 anni di regno della nonna a causa di “problemi legati alla sicurezza”. La sovrana ha risolto questi problemi una volta per tutte.

Il temperamento "sanguigno" della Regina: cosa nasconde la sua grafia. Evi Crotti il 23 Aprile 2022 su Il Giornale.  

Dall’analisi della grafia e della firma della regina Elisabetta II d’Inghilterra emerge un temperamento “sanguigno” (vedi grafia con lettere angolose e con tratti slanciati), sostenuto da un’energia non indifferente che le conferisce doti di comando, portate avanti però con tatto e diplomazia.

L’intelligenza si basa su un pensiero critico, portato ad una verifica sofisticata, affinché nulla possa intaccare la sua regalità.

Il ritmo grafico appare vivace, con un che di elegante che la rende gradevole; inoltre, il gesto scrittorio mette in luce non solo la capacità di regnare sull’Inghilterra ma anche di tenere ben fermo lo “scettro regale”.

Nella sua scrittura le lettere sembrano scattare sul rigo denunciando meccanismi di difesa, non sempre del tutto adeguati, che innescano in lei una sorta di suscettibilità che, pur non riguardando il prestigio monarchico, vanno ad incidere sulla sua affettività che risulta sopita. Tuttavia, tiene molto alla propria “effige” per non perdere mai in popolarità. 

La Regina possiede una notevole intelligenza, anche di tipo speculativo, con ottime doti di discernimento, di circospezione e di elaborazione del pensiero, col rischio però di cadere nell’ipercritica. Ciò comunque permette a Sua Altezza Reale di meditare bene sulle cose e di scegliere con circospezione e ponderazione le strategie più adatte.

Secondo Jung, in lei prevarrebbe l’Animus, ossia la parte maschile che c’è in ogni donna, ma che in lei ha sempre dominato incidendo fortemente sul suo modo di sentire e di operare. Infatti, di fianco a lei possono stare solo persone accuratamente scelte, che però non abbiano mai a contrapporsi né sfiorino neanche minimamente la sua immagine.

La sottolineatura della firma conferma la necessità di far capire a chi le sta vicino che lo scettro lo porta lei e se un giorno lo dovrà cederà lo farà solo per forza maggiore, come sembra affermarlo oggi anche se in modo ambiguo o coperto. Inoltre, la sottolineatura mette in luce quanto fosse per lei fondamentale la figura del padre, Giorgio VI.

La regina Elisabetta II, i 96 anni in privato a Sandringham e l’intervista tv choc di Harry: «Non so se andrò a Londra per il Giubileo». Paola De Carolis su Il Corriere della Sera il 20 Aprile 2022.

La regina Elisabetta II compie 96 anni il 21 aprile: passerà la giornata nella casa che Filippo adorava. Insieme a lei solo alcuni familiari. Il principe Harry parla in tv dell’incontro con la nonna e «snobba» l’invito a partecilare alle feste per il Giubileo.

A Sandringham, nella casa che Filippo amava. La regina Elisabetta ha raggiunto l’età in cui gli anni – 96 domani – sono motivo di meraviglia e orgoglio. Festeggia, come suo solito senza sfarzi, trasferendosi per qualche giorno nel «cottage» dove il marito ha trascorso gli ultimi anni della sua vita. Wood Farm, che si trova nella tenuta del Norfolk, non lontano dal mare, ha sempre avuto un posto speciale nel cuore di Elisabetta. 

Quando il duca di Edinburgo lasciò la vita pubblica, nel 2017, ne fece la sua abitazione principale, risistemando gli interni e il giardino. È lì che Elisabetta trascorrerà il suo compleanno assieme ad alcuni familiari. Lo spostamento della regina, in elicottero, sembra indicare che le condizioni di salute della sovrana sono migliorate rispetto agli ultimi tempi, quando per via del Covid e difficoltà motorie non meglio precisate era stata costretta a rinunciare a diversi impegni.

Aspettando la festa del Giubileo

Tuttora non è chiaro se Elisabetta sarà in grado di partecipare ai grandi festeggiamenti organizzati a giugno per il Giubileo di platino in occasione dei suoi 70 anni sul regno, traguardo che la rende la regina più longeva della storia britannica (terza al mondo dopo Luigi XIV e Rama IX, in Thailandia). Se la giornata di domani segna il suo compleanno vero, quello ufficiale ricorre il 2 giugno e sarà segnato dalla tradizionale sfilata militare del Trooping the Colour. È dal 1748 che i sovrani del Regno Unito festeggiano due volte, da quando, ovvero, Giorgio II decise che novembre, il mese in cui era nato, così freddo e grigio, non era adatto al tipo di ricevimenti che desiderava. Elisabetta, che non era destinata a diventare regina e la cui vita, come quella di tutti i reali, cambiò rotta con l’abdicazione dello zio Edoardo VIII, ha sempre cercato di conservare il più possibile la normalità: sino a quando ha potuto si è presa cura dei suoi cavalli, dei suoi cani, di alcuni giardini a lei particolarmente cari. A Balmoral e a Sandringham quando era più giovane le piaceva anche ogni tanto lavare i piatti.

La «questione Andrea»

Nonostante l’età la sovrana non ha smesso di lottare per la sua famiglia: in occasione della cerimonia in ricordo del principe Filippo, Elisabetta ha voluto al suo fianco il figlio Andrea. Il duca è stato accusato di molestie sessuali da Virginia Giuffre e ha raggiunto un accordo finanziario con la donna per evitare il tribunale. Per via della causa, della sua amicizia con Jeffrey Epstein e Ghislaine Maxwell e la sua vicinanza al loro giro di adescamento e sfruttamento di minori, Andrea è stato costretto a rinunciare al suo ruolo ufficiale ed è stato privato delle sue cariche civili e militari. Rimane comunque il terzogenito di Elisabetta e la sovrana ha voluto dimostrare a tutti che i figli sono figli anche quando non si comportano bene.

Harry: «Io il confidente più stretto di mia nonna»

Lo stesso vale per i nipoti: Elisabetta ha fatto il possibile per sanare i rapporti tra il principe Harry, Carlo e William. Quando Harry le ha chiesto se poteva passare a trovarla durante la trasferta in Olanda per i giochi Invictus, Elisabetta ha risposto che prima doveva andare a salutare suo padre. Così è stato.

In un’intervista trasmessa oggi dal canale americano Nbc, il «nipote prediletto» di Elisabetta ha parlato di quest’incontro atteso da tempo e ricordato che lui resta il più stretto confidente della regina: «Abbiamo un rapporto speciale: con me lei parla di cose che non potrebbe dire a nessun altro, insieme abbiamo preso un tè, è stato bello vederla in ottima forma». E alla domanda su quale sia il lato migliore della nonna regina ha risposto. «Il suo grande senso dell’umorismo». E fin qui, tutto bene nell’ottica di una riconciliazione tra i Sussex e la famiglia reale. Ma poi, nella stessa intervista, Harry sembra voler snobbare l’invito ricevuto per partecipare, a Londra ai festeggiamenti per il Giubileo: «Ci sono problemi di sicurezza», ha detto il principe, riferendosi alla questione della scorta aperta con il ministero degli Interni: nel gennaio scorso si è rivolto all’Alta corte di Londra per chiedere che venga ripristinato il suo diritto alla scorta.

Harry e il mancato disgelo

Nell’intervista Harry aggira la domanda se gli manchino il padre e il fratello e risponde solo che «il suo primo obiettivo è la sua famiglia» e che «casa» in questo momento, per lui, sono gli Stati Uniti. Insomma, non proprio dichiarazioni che vanno nella direzione di un disgelo con il resto della famiglia reale.

La pace in famiglia e una maggiore sicurezza sul futuro della monarchia sono le missioni più importanti per la regina. Ma i nodi nati tra gli Winsdor sembrano sempre più difficili da sciogliere. Il Paese rispetta Elisabetta e le vuole bene, ma non è scontato che i sentimenti del paese possano passare alla generazione successiva con la corona.

La storia della Regina Elisabetta II: la sovrana dei record compie 96 anni e festeggia il Giubileo di Platino. Vito Califano su Il Riformista il 20 Aprile 2022. 

Mai nessuna come lei: come Elisabetta II, prima sovrana da 70 anni alla guida del Regno Unito, compie 96 anni il 21 aprile. È la sovrana britannica che ha regnato più a lungo. Festeggerà nel cottage di Sandringham, il posto in cui si ritirò il marito Principe Filippo, senza sfarzi. Lo spostamento in elicottero avrebbe lasciato intendere miglioramenti nelle sue condizioni di salute rispetto alle difficoltà motorie e ad altri problemi di salute, come la positività al covid, che l’avevano costretta a rinunciare a diversi impegni. Non è chiaro se prenderà parte ai grandi festeggiamenti ufficiali previsti a giugno (il 2 giugno è il compleanno ufficiale) per il Giubileo di Platino.

Elisabetta è nata nel 1926, figlia di Giorgio VI e della Regina Elisabetta. Elisabeth Alexandra Mary. È nata nella zona di Mayfair a Londra. Da piccola, sotto l’attenta autorità della madre ha studiato letteratura arte e musica e quindi storia e lingue al college di Eton, nel Berkshire. “I bambini non andranno senza di me, io non partirò senza il Re e il Re non se andrà mai”, disse la madre rifiutando di mettersi in salvo in Canada con i figli mentre sull’Inghilterra cadevano le bombe naziste. Dopo la guerra, nel 1947, Elisabetta sposò Filippo di Mountbatten, suo lontano cugino. Con il Duca di Edimburgo, in una storia appassionata e a tratti tormentata, ricca di gossip e di aneddoti, la sovrana ha vissuto fino all’anno scorso, quando Filippo è morto a 99 anni. Dal matrimonio sono nati quattro figli: Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo.

Il padre Giorgio VI fu con Winston Churchill il protagonista della resistenza al Terzo Reich di Hitler sul fronte occidentale. Era diventato Re per caso dopo la clamorosa abdicazione del fratello maggiore Edoardo. Di salute cagionevole, provata anche dagli eventi della guerra e dalle troppe sigarette, a causa di un tumore morì mentre la figlia era in viaggio ufficiale con il marito in Kenya. Elisabetta salì al trono come Elisabetta II all’età di 25 anni il 6 febbraio 1952. L’incoronazione si tenne il 2 giugno 1953 nell’Abbazia di Westminster. Fu la prima cerimonia ufficiale a essere ripresa in televisione.

La celebrazione del Giubileo di Diamante di Elisabetta II nel 2012, in occasione dei sessant’anni dall’ascesa al trono, sottolineò l’apprezzamento dei sudditi inglesi per la Monarchia. Non si può parlare di un’“Era” elisabettiana per via della Elisabetta precedente, di certo il personaggio ha segnato un’epoca: c’è sempre stata e per generazioni diverse e lontanissime. Ha attraversato il Novecento fino ai giorni nostri. Il suo lungo governo ha coinciso con la graduale trasformazione dell’Impero Britannico nel Commonwealth.

Elisabetta è sempre stata convinta conservatrice delle tradizioni istituzionali, morali e religiose. A 70 anni dall’inizio del suo Regno si può affermare che la sua personalità e la sua figura abbiano saldato il rapporto tra il popolo e la Casa Reale, nonostante i numerosi momenti di crisi. Su tutti quello legato alla principessa Diana Spencer, al suo tormentato rapporto con Buckingham Palace e al suo tormentato matrimonio con il Principe Carlo, fino al tragico incidente a Parigi nel 1997.

Durante il suo Regno ha avuto a che fare con primi ministri di epocale rilevanza come Winston Churchill, Margareth Thatcher, Tony Blair. Non si è mai privata con questi del confronto critico e sempre a difesa delle funzioni della Corona. La sua è diventata anche un’immagine pop, la sua eleganza proverbiale, il suo saluto iconico, i suoi outfit virali. È stata raccontata in numerosi film e nel 2012 ha addirittura recitato per la prima volta come attrice nel cortometraggio di Danny Boyle Happy and Glorious, realizzato per la cerimonia di apertura dei Giochi della XXX Olimpiade di Londra: una scena con il James Bond Daniel Craig.

Il Giubileo di Platino la rende la terza regina più longeva al mondo dopo Luigi XIV e Rama IV. In occasione delle cerimonie in ricordo del marito, ha voluto al suo fianco il figlio Andrea, accusato di molestie sessuali, che ha accettato un patteggiamento finanziario con l’accusatrice Virginia Giuffre per evitare il tribunale. Non è ancora sicuro che il nipote Harry, che ha rinunciato agli incarichi della famiglia reale con la moglie Meghan, con la quale si è trasferita negli Stati Uniti, sarà presente alle cerimonie per il Giubileo.

Vito Califano. Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.

Regina Elisabetta colpita dal Long Covid? "Stanca ed esausta": la confessione a pochi giorni dal compleanno. Libero Quotidiano l'11 aprile 2022.

La Regina Elisabetta è sulle prime pagine di molti tabloid britannici, che danno conto di quanto dichiarato ieri dalla sovrana in un incontro virtuale con alcuni rappresentanti del servizio sanitario nazionale. La Regina ha parlato di pandemia “orribile” per le restrizioni che ha comportato per circa due anni, soprattutto in relazione all’impossibilità prolungata di incontrare familiari e persone care.

Il prossimo 21 aprile la sovrana compirà 96 anni ed è avviata anche al festeggiamento dei 70 anni di regno: il suo popolo è però preoccupato per lo stato di salute di Elisabetta, che risentirebbe ancora dei postumi del Covid. Oltre un mese fa la Regina è risultata positiva pochi giorni dopo il figlio Carlo: secondo i bollettini ufficiali diffusi dai medici di corte ha avuto sintomi leggeri simili a quelli di un raffreddore per circa una settimana, ma da allora Elisabetta è risultata essere piuttosto indebolita. Non a caso ha dovuto rinunciare a diversi impegni esterni e a limitare la sua agenda istituzionale a pochi appuntamenti, per lo più virtuali o all’interno del castello di Windsor. 

Parlando con i rappresentanti del servizio sanitario nazionale, la Regina ha definito il Covid “un’orribile infezione” che lascia chi viene colpito “molto stanco ed esausto”. Pur senza esprimersi mai in prima persona, a molti è parso chiaro che si riferisse anche a se stessa, dato che l’esperienza del contagio è ancora “fresca” e sembra averla piuttosto provata.

"La Regina è fragile, è su una sedia a rotelle". Francesca Rossi il 25 Marzo 2022 su Il Giornale.

Le condizioni di salute della regina Elisabetta sono abbastanza buone, ma l'età e il Covid l'avrebbero indebolita al punto da mettere a rischio la sua presenza alla cerimonia in memoria del principe Filippo.

Negli ultimi mesi la salute della regina Elisabetta ha dato più di qualche pensiero. Agli ultimi appuntamenti ufficiali Sua Maestà è apparsa in buona forma, ma gli acciacchi dell’età e il Covid l’hanno resa più fragile. Per questo la sua presenza alla messa in onore del principe Filippo, che si terrà nell’Abbazia di Westminster il 29 marzo 2022, è ancora un’incognita.

L’ansia per il ricovero

“[La Regina]…si è recata in ospedale mercoledì pomeriggio per alcune indagini preliminari, tornando al Castello di Windsor all’ora di pranzo di giovedì. Ha svolto piccoli impegni di lavoro e rimane di buon umore”. Così un portavoce di Buckingham Palace informò il mondo del ricovero di Sua Maestà al King Edward VII Hospital, nella notte tra il 20 e il 21 ottobre. I tabloid parlarono di “accertamenti precauzionali”, ma non venne mai chiarita la vera causa del ricovero. L’ultima volta che la sovrana aveva messo piede in un ospedale era stato nel 2013, a causa di una gastroenterite. Il Guardian tranquillizzò, almeno in parte, gli animi: “[Una fonte] ha affermato che il team medico che ha aiutato [la Regina] ha adottato un approccio cauto...il pernottamento era per motivi pratici e che giovedì pomeriggio [la monarca] era al lavoro, svolgendo mansioni leggere. È stato anche detto che la sovrana era delusa poiché non poteva recarsi in Irlanda del Nord e ha ascoltato con riluttanza il consiglio dei suoi medici”.

Il bastone

Ben prima del ricovero era evidente che la salute della regina Elisabetta non fosse al top. Il 12 ottobre 2021, in occasione del Service of Thanksgiving per il centenario della Royal British Legion, era entrata nell’Abbazia di Westminster dall’ingresso laterale della Poet’s Yard e non da quello principale, cioè la Great West Door. Per camminare Sua Maestà si era appoggiata a un bastone datole dalla principessa Anna. La memoria era tornata subito al 13 gennaio 2003 e al 18 dicembre dello stesso anno, quando la Regina aveva subito due operazioni alle ginocchia, sempre al King Edward VII Hospital. Dallo scorso ottobre il bastone è diventato un accessorio quasi irrinunciabile. Addirittura il 5 febbraio 2022, al ricevimento per i suoi 70 anni di regno, la sovrana è apparsa "effervescente", ma sorreggendosi al bastone che apparteneva al principe Filippo. A metà febbraio, durante l’incontro con il generale Eldon Millar e con l’ammiraglio James McLeod, Elisabetta II ha ammesso di fare fatica a muoversi, pur mantenendo la sua espressione tranquilla e il portamento di una donna ancora combattiva.

Prime avvisaglie

Il bastone è stata, forse, l’avvisaglia più evidente dei recenti acciacchi della Regina. Ma non la sola. Il 20 ottobre 2021 il Palazzo annunciò: “La sovrana ha accettato con riluttanza il consiglio medico di riposare per i prossimi giorni...”. A questo si aggiunsero la cancellazione del viaggio in Irlanda, il ricovero per accertamenti e una serie di divieti imposti dai medici: niente più alcol “per motivi di prudenza”. Addio alle cavalcate e del resto, come disse una fonte al Sun, “[la Regina] non monta in sella da due mesi”, a causa di un imprecisato “fastidio” fisico. Divieto assoluto di guardare la televisione fino a tardi. Per questo Elisabetta II non partecipò a molti eventi importanti: la Cop26 di Glasgow, la conferenza internazionale sull’ambiente che si tenne dal 31 ottobre al 12 novembre 2021, il Remembrance Sunday del 14 novembre 2021 per "problemi alla schiena" e il Sinodo della Chiesa Anglicana lo scorso 16 novembre (primo forfait in 51 anni).

Inossidabile Elisabetta

Nonostante tutto la regina Elisabetta non rinunciò a mostrarsi, il primo novembre 2021, alla guida della sua Jaguar. Il principe Carlo, all’epoca impegnato con Camilla in un viaggio in Giordania, disse a Sky News: “La Regina sta bene. Quando arrivi a 95 anni non è così facile come una volta. È già abbastanza brutto a 73”, concluse scherzando. La preoccupazione era dovuta all’età avanzata della sovrana, ma anche al fatto che fino a quel momento la sua salute era sempre stata piuttosto buona. La gastroenterite nel 2013, le operazioni alle ginocchia, l’indisposizione che nel giugno 2018 le impedì di partecipare al 200esimo anniversario dell’Order of St. Michael e St. George nella Cattedrale di Saint Paul e l’operazione alla cataratta nel maggio dello stesso anno sono stati dei fastidi. Nulla di grave. Forse l’eccessiva segretezza ha giocato un ruolo deleterio, come ha commentato Ingrid Seward: “Hanno ingannato i media. Penso che stessero cercando di proteggere la Regina, perché non avrebbe voluto alzare un polverone, ma è stato fuorviante”.

Il grande spavento

Il 20 febbraio 2022 i giornali hanno rivelato che la regina Elisabetta era risultata positiva al Covid. “Ha i sintomi di un leggero raffreddore”, hanno fatto sapere da Palazzo. Il 24 febbraio 2022 una fonte ha dichiarato al Daily Mail: “La Regina non è ancora in piena forma ma sta recuperando e la famiglia ha fiducia in una piena guarigione. La sovrana è costantemente monitorata”. L’isolamento sarebbe finito il 27 febbraio, con una visita a Frogmore Cottage, dove l’attendevano William e Kate. La sovrana è tornata al lavoro 9 giorni dopo l’annuncio della malattia, il primo marzo 2022, ma l’incontro programmato con gli ambasciatori di Andorra e del Ciad si è svolto da remoto a causa di una “fastidiosa raucedine”. “[La Regina] si sente molto meglio ora”, ha detto il principe di Galles durante una visita nell’Essex. Tuttavia la sovrana ha potuto affrontare il suo primo impegno post-Covid “dal vivo” solo il 7 marzo 2022, quando ha incontrato il primo ministro canadese Trudeau.

Rimodulare gli impegni

Alla Bbc Radio 4 Roya Nikkhah ha spiegato: “Penso che ci sarà…un possibile leggero cambio di marcia per quel che concerne il tipo di lavoro che Elisabetta può fare...una costante revisione”. In effetti Elisabetta ha dovuto rinunciare perfino alle celebrazioni per il Commonwealth Day, lo scorso 14 marzo. “Dopo averne discusso con la Casa Reale [Sua Maestà] ha chiesto al principe di Galles di rappresentarla. La Regina continuerà a svolgere altri impegni…incluse udienze di persona”. Inoltre, come raccontato da un insider al Sun, da circa 6 mesi Elisabetta II “non sta molto bene” e per questo avrebbe rinunciato ad accompagnare i suoi amati corgi nelle passeggiate quotidiane.

“La Regina è fragile”

I tabloid sostengono che il Covid avrebbe indebolito Sua Maestà. “La Regina è considerevolmente più magra e fragile”, ha detto la reporter della Bbc Daniella Ralph, “con l’aggravante che ha quasi 96 anni e questo la mette nella categoria delle persone vulnerabili”. Fonti reali hanno specificato al Daily Mail che la sovrana “non è malata”, ma ha accettato “le fragilità che arrivano vivendo una lunga vita”. Un insider ha anche detto: “La Regina è vigile, interessata [a ciò che accade intorno a lei], ma fisicamente non è così forte come una volta, cosa assolutamente comprensibile per una donna della sua età”. Hugo Vickers ha dichiarato al New York Post: “Tutti sono consapevoli del fatto che non è stata in ottima salute. Per il Giubileo di Platino ha solo bisogno di essere vista sul balcone per una foto”.

La sedia a rotelle

Il Sun ha lanciato la bomba mediatica:“[Elisabetta II] ha rifiutato la sedia a rotelle”, nonostante le difficoltà di movimento. “La Regina non vuole essere vista su una sedia a rotelle” in pubblico ha commentato Ingrid Seward. La sovrana, però, farebbe sempre più fatica a camminare e il bastone non sarebbe più sufficiente. Il Mirror rivela che, almeno in privato, Sua Maestà starebbe usando la tanto detestata sedia. In proposito il presentatore Christopher Biggins, citato dal Daily Mail, ha dichiarato a Gb News: "Ho sentito dire che la ragione per cui [la Regina] non sta partecipando a molti eventi e ne sta cancellando diversi, è che si trova su una sedia a rotelle". Biggins ha aggiunto: "Non vuole essere vista, è molto orgogliosa. È la nostra più grande monarca ed è molto triste. Spero che possa prendere parte alle celebrazioni per il suo Giubileo". Anche la principessa Margaret, sorella della monarca, si presentò sulla sedia a rotelle per il 101esimo compleanno della Regina Madre, scioccando il pubblico e i giornali. Ma per Elisabetta II sarebbe ancora peggio: la testimonianza tangibile e implacabile del suo declino e del tramonto del suo regno. Un'ammissione tragica di debolezza che Sua Maestà vorrebbe evitare a tutti i costi.

L’appuntamento imperdibile

La Regina “spera ancora” di partecipare alla cerimonia in memoria del principe Filippo, il 29 marzo 2022. Ingrid Seward ha detto, sempre al Daily Mail: “Sarà la prova generale per il Giubileo di Platino…Penso che voglia andarci, perché sa che Filippo vorrebbe che ci fosse. Detesterebbe perdersi [la cerimonia]. Ciò darà diversi grattacapi al suo staff, perché sarebbe difficile per chiunque alla sua età e con problemi di mobilità. Sarà un processo doloroso per lei”. Per questo sarebbe pronto un piano dettagliato per esaudire il suo desiderio: la sovrana verrà portata in elicottero da Windsor a Buckingham Palace (15 minuti di viaggio) e da lì un’auto la condurrà a Westminster. Forse entrerà prima degli altri ospiti, in modo da prendere posto con calma. Poco importa l’infrazione al protocollo, secondo il quale Sua Maestà deve essere sempre l’ultima ad arrivare. Il Palazzo starebbe pensando alla costruzione di una specie di tunnel esterno all’Abbazia di Westminster, per evitare che Elisabetta II venga fotografata, soprattutto se avrà bisogno della sedia a rotelle. Comunque questa possibilità deve essere valutata con cautela, visto che per la monarca mostrarsi al mondo è di vitale importanza. La messa in suffragio di Filippo, contrariamente al funerale a cui parteciparono solo 30 persone a causa delle restrizioni, sarà un tributo in grande stile. Vi prenderanno parte diverse teste coronate d’Europa. La regina Elisabetta raccoglierà tutte le sue forze pur di esserci e ricordare l’amato marito rendendogli tutti gli onori.

La regina Elisabetta lancia sul mercato un detersivo per piatti (costoso). Francesca Rossi il 24 Marzo 2022 su Il Giornale.

La regina Elisabetta mette in vendita un detersivo per piatti, ma il prodotto costa dieci volte più di un detergente comune.

Dopo il gin, il profumo per cani, i souvenir che ricordano il Giubileo di Platino, la regina Elisabetta lancia il suo detersivo per piatti con aroma di “passeggiate sulle coste”. Peccato che il detergente costi 14,99 sterline, un prezzo che potrebbe far indignare molti potenziali compratori.

I tabloid: "La Regina ora è in sedia a rotelle"

Il detersivo “royal”

Si chiama “Sandringham Natural Dish Wash” ed è il primo detersivo per piatti in vendita nei negozi di Sandringham e Buckingham Palace. È stata la regina Elisabetta ad approvarlo. Un’elegante bottiglia da 500 ml, spiega il Daily Mail, che reca il logo della “Royal Sandringham Estate” e la cui etichetta dice così: “Ispirati da una passione condivisa per la protezione del nostro ambiente, abbiamo collaborato con Norfolk Natural Living per creare il nostro detersivo per piatti a soli 10 miglia dalla tenuta, utilizzando i migliori ingredienti botanici”. Il detersivo sarà pure bio, ma il prezzo è tutt’altro che economico: 14,99 sterline a bottiglia, circa 18 euro, ovvero 10 volte il costo di un normale detergente in vendita sugli scaffali di un comune supermercato.

La regina Elisabetta "sguaina la spada" contro Putin

L’idea di un prodotto simile sul mercato può sembrare molto poco royal ma, in realtà, potevamo aspettarcelo. Sembra, infatti, che la regina Elisabetta non abbia mai avuto alcun problema a mettere le mani in acqua per lavare e strofinare i piatti. L’esperto reale Harry Mount ha riportato al Telegraph la confidenza fattagli da un insider: “Una volta ero a un pic-nic. Alla fine del pranzo ho sentito qualcuno dire: ‘I piatti li lavo io’. Mi volto e vedo la Regina con i guanti gialli per lavare i piatti”. Un’abitudine confermata anche dal maggiordomo Paul Burrell, che nel podcast “The secret”, citato da La Stampa, ha dichiarato: “A Sua Maestà piace fare pic-nic, ma anche pulire…Si infila i guanti e quando si trova a Balmoral lava i piatti e la sua dama di compagnia li asciuga. Le piace bagnarsi le mani nel lavandino”.

Non è strano che una sovrana come Elisabetta II si occupi di un lavoro casalingo. A Balmoral Sua Maestà si sente libera, può permettersi di lasciare il suo ruolo, le responsabilità e gli impegni che ne derivano fuori dai cancelli. Essere se stessa, Lilibet. Il libro di Eva Grippa “Elisabetta e le Altre. Dieci donne per raccontare la vera Regina” (DeAgostini, 2021), citato da La Repubblica, ricorda che nella sua autobiografia l’ex primo ministro britannico Tony Blair ha definito i suoi soggiorni a Balmoral “coinvolgenti, surreali e totalmente spaventosi”: il principe Filippo che si occupava del barbecue e la regina Elisabetta intenta a “impilare i piatti sporchi per lavarli nel lavello”.

I tabloid: "La Regina ora è in sedia a rotelle"

Gli affari sono affari

Dietro al sofisticato contenitore di detersivo royal non ci sono solo i romantici ricordi del passato e l’immagine di una sorprendente, vivace regina Elisabetta, ma anche qualcosa di più materiale. Il costo del prodotto non è proprio accessibile a tutte le tasche. Tuttavia sembra che Sua Maestà abbia davvero bisogno di risanare il deficit che affligge le finanze reali da ormai un paio di anni. La pandemia ha dato un duro colpo ai forzieri della sovrana, la quale da tempo ha deciso di ampliare il catalogo dei souvenir ufficiali.

Gli shop di Buckingham Palace vendono già il ketchup a 7 sterline (circa 9 euro), il disinfettante per le mani a 5 euro, il prosecco a 15 sterline, l’orsacchiotto in edizione limitata per il Giubileo di Platino a 270 euro. Per non parlare delle verdure che arrivano direttamente dall’orto del principe Filippo a Balmoral o delle scatole di biscotti che, rivela il magazine IoDonna, conterrebbero una quantità esigua di dolci, a quanto pare non proporzionata al prezzo. Gli affari sono affari, la Firm ha anche bisogno di fare cassa, ma in quanti saranno disposti a spendere 18 euro per un detersivo?

Regina Elisabetta positiva al Covid: "Iniziato subito il trattamento", con cosa la stanno curando. Libero Quotidiano il 20 febbraio 2022

Dopo essere sfuggita al Covid nei momenti peggiori dell’epidemia, alla fine anche la Regina Elisabetta si è infettata. Stando a quanto comunicato da Buckingham Palace, la sovrana accusa soltanto dei sintomi lievi, simili a un raffreddore. I medici di corte la tengono sotto stretta osservazione e pare abbiano cominciato a trattarla da subito con farmaci anti-virali.

Nonostante un po’ di preoccupazione per la sua salute, dettata soprattutto dal fatto che è alla soglia dei 96 anni, la Regina Elisabetta continuerà comunque a condurre “leggeri impegni” nei prossimi giorni: o almeno questo è quanto fanno sapere dal castello di Windsor. Dieci giorni fa era stato il principe Carlo a risultare positivo al Covid, tra l’altro appena 48 ore dopo aver incontrato la madre. La quale però non deve essersi infettata in quel momento, ma qualche giorno dopo: pare infatti che all’interno dello staff reale ci siano stati diversi casi di positività.

La regina Elisabetta è comunque vaccinata con tre dosi: quella booster l’ha ricevuta lo scorso ottobre. Tra l’altro proprio da allora aveva cominciato a rallentare su imposizione dei medici, che la vedevano troppo affaticata dopo aver presenziato a 19 impegni ufficiali consecutivi. Troppi per una 95enne che vuole affrontare il suo ruolo come se ne avesse 25 di meno: i medici di corte vogliono che la sovrana arrivi nella forma migliore a giugno, quando si terranno le celebrazioni ufficiali per i 70 anni di regno.

Vaccinata con la terza dose, ha sintomi blandi. “Sua Maestà Elisabetta II ha il Covid”, l’annuncio di Buckingham Palace. Elena Del Mastro su Il Riformista il 20 Febbraio 2022.

Il virus in Inghilterra non ha risparmiato nemmeno la sovrana. La regina Elisabetta II è risultata positiva al Covid. Lo conferma Buckingham Palace in una nota precisando che la sovrana “ha sintomi lievi e continuerà con i suoi doveri”. Elisabetta II, 95 anni, ha ricevuto tre dosi di vaccino contro il coronavirus. Sia il figlio Carlo, sia la nuora Camilla hanno recentemente contratto il Covid-19.

Da quanto si legge sulle riveste inglesi, le condizioni di salute della regina non sarebbero preoccupanti. “Sua Maestà ha lievi sintomi di raffreddore”, si legge sul The Sun. La regina si sarebbe ammalata dopo che è stato confermato che era stata in contatto diretto con il principe Carlo la settimana in cui è risultato a sua volta positivo.

L’annuncio scioccante è stato fatto solo poche settimane dopo che la monarca più longeva della nazione ha raggiunto il suo storico Giubileo di platino di 70 anni sul trono il 6 febbraio. Buckingham Palace ha dichiarato in una nota: “Buckingham Palace conferma che la regina oggi è risultata positiva al Covid. Sua Maestà sta vivendo lievi sintomi simili al raffreddore, ma prevede di continuare compiti leggeri a Windsor nella prossima settimana. Continuerà a ricevere cure mediche e seguirà tutte le linee guida appropriate”.

Recentemente Elisabetta II, la regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri reami del Commonwealth, ha annunciato il suo desiderio che Camilla diventi “Regina consorte”. Lo ha riportato la BBC parlando di un messaggio per il suo Giubileo di Platino. La Regina ha comunicato il suo “sincero desidero” che quando il principe Carlo suo figlio ed erede diventerà re, succedendole al trono britannico, a Camilla venisse conferito il titolo di “Regina Consorte” e non quello precedentemente ipotizzato di “Principessa Consorte”.

La Regina, domenica 6 febbraio, ha raggiunto il traguardo ei 70 anni di regno. È la Regina più longeva della storia del Regno. La nota rappresenta anche la prima volta che Elisabetta parla in maniera esplicita della successione del figlio al trono. “Quando nel compiersi del tempo, mio figlio Carlo sarà re, so che assicurerete a lui e alla moglie Camilla lo stesso sostegno che avete sempre assicurato a me”, ha scritto in un messaggio Elisabetta. “Sono stata fortunata di aver avuto nel principe Filippo – ha ricordato inoltre il consorte scomparso l’anno scorso – un partner desideroso di svolgere il lavoro di principe consorte e di fare con altruismo i sacrifici che questo comporta”.

Camilla è la seconda moglie di Carlo. La coppia si è sposata il 9 aprile del 2005 a Windsor con una cerimonia intima. Il principe aveva perso la sua consorte Diana Spencer nel 1997 in un tragico incidente a Parigi. Alla BBC Diana, in un’intervista passata alla storia, definì il suo matrimonio “un po’ troppo affollato” facendo riferimento proprio a Camilla, la quale ha sempre avuto un profilo molto riservato, sempre restia ai riflettori.

La duchessa di Cornovaglia sarebbe stata insignita del titolo di Dama dell’Ordine della Giarrettiera lo scorso Capodanno. La sovrana nel messaggio di Natale aveva fatto preciso riferimento proprio a Camilla accostandola a Carlo. L’aveva anche insignita del Royal Companion del Most Noble Order of the Garter, il più nobile e ambito Ordine cavalleresco della Gran Bretagna.

Elisabetta è diventata Regina nel 1952 a soli 25 anni. Giorno – si trovava in Kenya con il Principe Filippo in visita ufficiale – che ha ricordato nel suo messaggio: “È un giorno che pur lontano ormai 7 anni ricordo ancora perfettamente, sia per la morte di mio padre re Giorgio VI, sia perché fu l’inizio del mio regno“. La chiosa: “E desidero continuare a servirsi con tutto il mio cuore”.

Elena Del Mastro. Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.

Chiara Bruschi per "Il Messaggero" il 2 marzo 2022.

Regina Elisabetta 1, Covid 0. La sovrana ha infatti ripreso le udienze virtuali ieri, dopo aver destato preoccupazione per aver cancellato tre impegni previsti nella scorsa settimana. Il 20 febbraio Buckingham Palace aveva reso noto che Elisabetta II era risultata positiva al Coronavirus e che per il momento aveva «sintomi lievi simili a quelli di un raffreddore». 

Una situazione non allarmante, viste le condizioni di salute generali buone della sovrana e considerato il fatto che aveva già ricevuto tutte e tre le dosi del vaccino. Tuttavia, vista l'età avanzata compirà 96 anni in aprile la notizia aveva destato non poca preoccupazione.

Negli altri, più che altro: fin da subito la regina aveva reso noto che avrebbe trascorso l'isolamento nel castello di Windsor e che avrebbe continuano a lavorare, portando a termine gli impegni più leggeri previsti dal suo calendario. 

Una promessa che aveva mantenuto subito, con un messaggio di auguri firmato personalmente e indirizzato agli atleti del curling che avevano appena conquistato due medaglie d'oro alle Olimpiadi di Pechino. 

Ora, sebbene il palazzo non abbia ancora confermato la fine dell'infezione, Sua Maestà è tornata a mostrarsi in pubblico, in videoconferenza: ieri ha incontrato virtualmente i nuovi ambasciatori a Londra del principato di Andorra - Carles Jordana Madero - e del Ciad, Kedella Younous Hamidi.

Abito verde, collana di perle e sorriso rassicurante, la regina è apparsa in ottima forma, rassicurando giornalisti ed esperti sulle sue condizioni di salute. Mercoledì scorso, inoltre, ha partecipato al consueto colloquio telefonico settimanale con il primo ministro Boris Johnson. 

Elisabetta era stata contagiata, con ogni probabilità, dal figlio Carlo, 73 anni, che era risultato positivo per la seconda volta il 10 febbraio e due giorni prima aveva incontrato la madre.

Anche la moglie Camilla era risultata positiva il 14, ed entrambi i coniugi avevano superato la malattia con sintomi lievi. A confermare le buone condizioni di salute della regina è arrivata poi la notizia pubblicata dal Daily Mail: la sovrana ha trascorso il fine settimana con alcuni membri della sua famiglia. 

In Inghilterra le nuove disposizioni in vigore dal 24 febbraio per volere del governo Johnson non obbligano più le persone positive al Covid-19 all'isolamento. E pare che la sovrana abbia quindi approfittato del bel tempo che domenica ha scaldato Londra dopo due settimane di tempeste e temporali, per incontrare i nipoti. 

La regina, scrive il tabloid, ha raggiunto Frogmore Cottage che si trova a pochi minuti di auto dal castello, dove ha potuto salutare William e la moglie Kate Middleton con i loro tre figli George, Charlotte e Louis, insieme alla figlia del principe Andrea, Beatrice, e la piccola Sienna. Un luogo molto amato dalla sovrana, che solitamente raggiunge questo parco alla guida della sua auto per passeggiare con i suoi amati cani.

Frogmore Cottage è la residenza che era stata assegnata da Elisabetta II a Harry e Meghan in seguito alla loro decisione di lasciare Kensington Palace. I Sussex avevano progettato una serie di lavori di ammodernamento che erano finiti nell'occhio del ciclone quando avevano annunciato di voler lasciare Londra per gli Stati Uniti. 

Negli accordi presi per mettere fine alla cosiddetta Megxit, avevano promesso di restituire tale denaro pubblico, 2,4 milioni di sterline, impiegato per la lussuosa ristrutturazione. In loro assenza, nella proprietà rimessa a nuovo attualmente vivono la sorella di Beatrice, Eugenia, con il marito Jack Brooksbank e il loro figlio August ma nessuno dei tre era a casa domenica scorsa. 

I rapporti tra Harry e la cugina Eugenia sono molto stretti. Nelle scorse settimane, infatti, hanno trascorso insieme alcuni giorni a Los Angeles ed erano stati fotografati insieme sugli spalti dell'evento sportivo più importante - e glamour - degli Stati Uniti, il Super Bowl.

L'ultima guerra di un'invincibile. Tony Damascelli il 21 Febbraio 2022 su Il Giornale.

Il virus è democratico. Non fa distinzioni di censo. Il virus è democratico. Non fa distinzioni di censo. Dunque puoi essere anche una regina, anzi «LA» regina e lui, il maligno, si infila tra i corridoi dei manieri, nei saloni delle dimore storiche, in preciso del castello di Windsor là dove Elisabetta II sta trascorrendo questi giorni. Positiva, dunque, ma in forma lieve, i sintomi sono appena accennati, la situazione è sotto controllo, il regno è più unito di sempre, sangue, sudore, lacrime e vaccino, non uno, nemmeno due, anzi tre quelli che sono stati somministrati alla regina però, si sa, che il virus ha un telepass esclusivo e supera qualunque casello vaccinale. Sua Maestà non si fa mancare proprio nulla. Non bastavano i guai sessuali di Andrea, risolti con un mucchio di sterline, si sono aggiunte altre vicende di vile denaro che hanno portato a giudizio l'erede designato Carlo, c'è stata la morte di Filippo, non trascurabile l'esilio di Harry con la consorte americana. Su Londra torna lo smog, non quello terribile dei giorni di dicembre del 52 che uccise dodicimila cittadini nel giro brevissimo e feroce di una settimana, ma è l'aria pesante di una casa reale che sembra sempre l'unica depositaria mondiale della monarchia, con tutti gli annessi. La notizia della positività di Elisabetta II crea scompiglio, era prevedibile ma comunque porta pensieri grigi sul trono, su quello che, di colpo, potrebbe accadere. Ma Elisabetta spiazza ancora il mondo, di corte ed esterno, ha letto il responso del tampone, non si è per questo scomposta, ha continuato a sbrigare le faccende di casa, reale, ha spedito un messaggio di felicitazioni alla squadra britannica di curling che ha vinto l'oro ai Giochi di Pechino: «Invio le mie più affettuose congratulazioni al Team britannico femminile per l'eccezionale conquista della medaglia d'oro, alle Olimpiadi invernale di Pechino, seguendo all'argento ottenuto dalla squadra maschile». Parole di repertorio che vanno oltre il semplice messaggio di felicitazioni, la regina c'è, non è seriamente malata, non giace affranta nel letto, non è circondata da medici in consulto ansioso, restano aperte le persiane alle finestre del castello, accese le luci delle mille stanze, fiammeggiano i trecento camini. Elisabetta ha invitato i sudditi a preoccuparsi dello stato di salute di chi è bisognoso di cure, lei è privilegiata, ha fatto la guerra, conosce le vere sofferenze, cosa volete sia un test positivo? Boris Johnson ha però telefonato per avere notizie, lo stesso ha fatto Sadiq Khan, sindaco di Londra, Kate Middleton ha sospeso i preparativi per il viaggio diplomatico a Copenhagen, c'è fermento perché Elisabetta resta l'ultima scialuppa di salvataggio nella tempesta che ha sconvolto il Paese e non soltanto. Stavolta c'è nebbia sul Canale ma il continente non è isolato, come si sostiene abbia titolato il Daily Mail negli anni Trenta. Stavolta si attendono notizie dal castello, si odono a distanza le parole dell'inno inglese: Dio salvi la regina. Più di così non si può. Tony Damascelli

Elisabetta II regina dei record, sul trono per 70 anni. Antonio Polito su Il Corriere della Sera il 4 febbraio 2022.

È un vero peccato che non si possa parlare di un’epoca «elisabettiana», visto che il brand è già occupato dalla sua illustre predecessora Tudor, la figlia di Enrico VIII. Però la seconda Elisabetta si è presa la rivincita entrando nella storia come la numero uno in quanto a durata del regno: , contro i «soli» 63 della regina Vittoria, che pure pareva insuperabile. E che settant’anni! Per rivivere quest’epoca, segnata da una donna dal «sorriso enigmatico come una Monna Lisa contemporanea, e magnetica come la Gioconda di Leonardo», è in libreria la biografia di Enrica Roddolo , dal titolo «Elisabetta & i segreti di Buckingham Palace». Che a leggerlo sembra un piano-sequenza cinematografico, con la telecamera che inquadra da lontano una signora di quasi 96 anni, in piedi sul celebre balcone di Buckingham Palace, e poi lentamente fa un close-up sul suo volto, e riavvolge il nastro fino al giorno in cui, appena venticinquenne, succedette al padre, diventato re per caso in seguito all’abdicazione del fratello maggiore Edoardo; e poi scavalca la sua figura minuta e risoluta, entra nel Palazzo, ne percorre le stanze, i giardini, rifacendo a ritroso la storia della monarchia britannica, che non è stata sempre Windsor e non è sempre stata così pomposa, ma che dura ormai da più di dieci secoli, con la breve interruzione repubblicana di Oliver Cromwell, talmente dispotica che da allora gli inglesi si tengono stretti la monarchia.

Si pensa sempre di sapere tutto della Royal Family, magari per aver visto un paio di film su Diana o la splendida serie televisiva su The Crown. Ma il libro della Roddolo ci fa ricredere. E forse ci aiuta a ritenere meno eccentrica questa istituzione monarchica, che il padre di Elisabetta battezzò come The Firm, la Ditta, perché capace di un consistente output, se si considera che secondo i calcoli «è un volano per l’economia britannica intorno agli 1,8 miliardi di sterline: il Royal Wedding di Harry e Meghan, da solo, superò la barriera del miliardo, 1050 milioni di sterline di business generato dall’evento».

Dietro la patina di gossip, commedia umana e tragedia familiare, che da Diana in poi avvolge la famiglia, fino alla «scissione» di Harry e Meghan e al processo per violenza sessuale di Andrea, c’è insomma qualcosa di molto solido nella monarchia britannica: un’anima fatta di acciaio, al servizio del Paese. Lei innanzitutto, la Regina, una donna che ha fatto del senso del dovere una missione, adattandosi ai tempi come a nessun altro è riuscito, degna erede del patriottismo della madre, che sotto le bombe naziste rifiutò di mettersi in salvo in Canada con i figli: «I bambini non andranno senza di me, io non partirò senza il Re e il Re non se andrà mai».

Al fianco di Churchill, Giorgio VI fu il simbolo dell’unica resistenza al nazismo sul fronte occidentale, fino allo sbarco in Normandia. E poi c’è l’istituzione. Perché, non dimentichiamolo, la Regina è il Capo dello Stato. E si è visto nella decolonizzazione, quando l’Impero si è sciolto ma è rimasto il Commonwealth, e poi nella vicenda interna tribolata della Gran Bretagna, con il secessionismo irlandese e scozzese, quanto importante sia la Corona come collante di un Regno rimasto Unito, sebbene composto da quattro diverse nazioni. In fin dei conti 70 anni sono solo dieci settennati, e noi italiani sappiamo benissimo quanto sia difficile scegliersi un buon Capo dello Stato, e quanto convenga conservarselo.

70 anni da Regina. Gaia Cesare il 5 Febbraio 2022 su Il Giornale.

Elisabetta festeggia il Giubileo di Platino: domani il traguardo record. Ma i prossimi mesi non saranno facili, tra i guai di Andrea e le mosse di Harry.

Ha visto passare 14 primi ministri, da Winston Churchill a Boris Johnson, da Margaret Thatcher a Tony Blair. Ha incontrato 13 degli ultimi 14 presidenti americani, da Harry Truman a Joe Biden, unica eccezione Lyndon Johnson. Ha attraversato sette decenni che valgono quanto settecento anni, regnando su Londra durante il tramonto dell'epoca industriale, gli anni Settanta e gli scioperi, l'ascesa della middle class e il liberismo sfrenato, bussola imperturbabile mentre fioccavano le bombe dell'Ira e si combatteva la guerra delle Falkland, testimone e protagonista degli anni bui e degli anni d'oro, dall'esplosione della Cool Britannia al terrorismo islamico, dalla crisi economica alla Brexit, fino alla pandemia dei nostri giorni. Sono passati 70 anni da quando Lilibet - così la chiamavano in famiglia - scopre quel 6 febbraio del 1952, durante una visita ufficiale in Kenya che Re Giorgio VI, suo padre, è morto a 56 anni e lei diventerà Regina del Regno Unito e dei Paese del Commonwealth, in una parola Elisabetta II, ad appena 26 anni. Da allora Sua Maestà ha battuto ogni record: è il monarca più longevo della storia britannica e la donna-capo di stato che ha regnato più a lungo nella storia, oltre che il sovrano vivente più anziano, dall'alto dei suoi 96 anni in arrivo ad aprile. L'esperienza l'ha accumulata in 70 anni di cambiamenti col turbo, di guerra fredda e guerre all'Isis, di divorzi in famiglia e di principesse ingombranti, di Olimpiadi memorabili, di spie avvelenate, di cyber-attacchi e di nuovi venti di guerra sull'Est Europa. Anni che si incrociano con l'evoluzione di una giovane donna, madre e poi nonna in famiglia, oltre che della nazione, istituzione granitica che ha seguito alla lettera il consiglio della Regina madre prima di salire sul trono, un avvertimento dentro al quale si condensa il principio costituzionale che è l'essenza del ruolo del monarca nel Regno Unito: «Non fare niente è il lavoro più difficile di tutti e richiederà tutta la tua energia. Essere imparziali non è naturale, non è umano». Elisabetta II ci è riuscita. Imparziale e apparentemente distaccata. Winston Churchill pare dicesse di lei: «La sua mancanza di emozioni è una benedizione. Nessuno ha bisogno di un capo di stato isterico, la verità è che l'umanità non è richiesta». Eppure Sua Maestà, nonostante le apparenze, umana lo è eccome. Anche se ha mostrato spalle larghe per reggere le tribolazioni di una nazione mai rassegnata del tutto alla fine dell'Impero, eppure sempre un passo nel futuro. Le prove spesso più dure per Elisabetta sono arrivate dalla famiglia, dalla quale ha dovuto sopportare miserie, intemperanze, capricci e accuse, mentre lei si imponeva di tenere dritta la barra della nazione. Domani, per il Giubileo di Platino, come da tradizione Sua Maestà sarà nella tenuta di Sandringham, Inghilterra orientale, per la prima volta senza il marito Filippo, l'assenza più dolorosa di questi 70 anni. Quello che le si prospetta, nonostante i festeggiamenti previsti per giugno, è un anno gramo, più solitario del solito dopo il lutto, e parecchio in salita. Il terzogenito della Regina, il principe Andrea, andrà a processo per abusi sessuali legati al caso Epstein negli Stati Uniti, e Harry a fine anno sfornerà l'autobiografia ufficiale che si preannuncia dirompente dopo le accuse di razzismo alla monarchia e dopo aver definito la vita da reale «a metà fra lo zoo e il Truman Show». Il nipote promette di raccontarsi «non come il principe che sono nato, ma come l'uomo che sono diventato». E finora il nuovo uomo Harry, complice la moglie Meghan, ha portato a nonna Elisabetta parecchi guai e gravi preoccupazioni per il futuro. D'altra parte la sorella, la principessa Margaret, la metteva giù così: «Questa è la forza della monarchia, nascondiamo le crepe». Questa è la forza di Elisabetta II, che nonostante tutto resta la stella polare dei Windsor e di un'intera nazione. Gaia Cesare

Dal Kenya alla visita a Capaci: i 70 anni di regno della Regina. Francesca Rossi il 6 Febbraio 2022 su Il Giornale.

Il 6 febbraio di 70 anni fa moriva re Giorgio VI e saliva al trono la regina Elisabetta, la più longeva e amata monarca della storia inglese.  

“È solo una bambina”, disse Churchill quando gli comunicarono che il re Giorgio VI era morto e il primo ministro si rese conto che sul il trono d’Inghilterra sarebbe salita la giovane figlia del compianto sovrano, Elisabetta. Sir Winston non nutriva alcuna aspettativa nei confronti della nuova Regina, ma dovette ricredersi in breve tempo. Forse non immaginava che l’abnegazione della sovrana fosse così totalizzante e il suo senso del dovere tanto inflessibile. Di certo non pensava che quella ragazzina avrebbe raggiunto il 70esimo anno di regno, divenendo a monarca più longeva e amata d’Inghilterra. Una storia più appassionante di un romanzo, quella della regina Elisabetta, che abbraccia quasi un secolo e resa unica dal carisma eccezionale di una donna che non si limita a indossare una corona, ma è diventata il simbolo stesso della regalità.

Quel giorno di 70 anni fa, in Kenya…

“Hyde Park Corner, avvisate il governo”, così una voce al telefono da Sandringham annunciò, usando il tradizionale linguaggio in codice, la morte del re Giorgio VI. Erano le 7.30 del 6 febbraio 1952 quando il cameriere James McDonald andò a svegliare il sovrano. Non ricevette alcuna risposta. Giorgio VI era morto nel sonno, a soli 56 anni, a causa di una trombosi. La figlia Lilibet era in Kenya con il marito Filippo, ancora ignara di essere la nuova regina d’Inghilterra. Come ricorda Lady Pamela Mountbatten, cugina del principe Filippo, poche ore prima di venire a conoscenza dei drammatici fatti Elisabetta stava scrivendo una lettera al padre per raccontargli di tutte le avventure vissute in Kenya. Una lettera che Giorgio VI non lesse mai. La tragica notizia venne data prima al duca di Edimburgo che rimase impietrito, “come se il mondo gli fosse caduto tra le braccia”, dissero i testimoni. Fu lui a raggiungere la moglie, sul prato del Treetops Hotel, per metterla al corrente dell'accaduto. Molte persone li osservarono passeggiare avanti e indietro, parlando a lungo. La prima cosa che Elisabetta fece dopo quel colloquio fu scrivere lettere per annullare gli eventi dei giorni successivi. Ore dopo il segretario particolare della sovrana le chiese con quale nome avesse scelto di regnare. La Regina rispose: “Con il mio, Elisabetta, naturalmente”. Fu l’inizio del regno più lungo della storia d’Inghilterra.

Educata per essere Regina

Elisabetta II non era nata per essere Regina. La sua famiglia faceva parte del ramo cadetto dei Windsor ed era suo zio, Edoardo VIII, il legittimo monarca. Almeno finché non decise di abdicare, l’11 dicembre 1936, per sposare la divorziata Wallis Simpson. Da quel momento Elisabetta, in quanto primogenita del nuovo re Giorgio VI, divenne erede presuntiva al trono (ovvero, se il sovrano avesse avuto un figlio maschio, questi avrebbe rimpiazzato la sorella, divenendo erede legittimo secondo le regole dell’Act of Settlement del 1701, abrogato nel 2013 proprio da Elisabetta II). Era fondamentale che la piccola Lilibet ricevesse un’educazione adeguata. Elisabetta fu l’ultima Windsor a studiare a casa, cioè a Buckingham Palace. Fu la Regina Madre, insieme a precettori privati, a occuparsi della sua istruzione. Fino all’ascesa al trono del padre Elisabetta studiò scrittura, pianoforte, danza lettura, imparò l’etichetta di corte (materia impartita proprio da sua madre). Quando compì 8 anni fu la governante scozzese Marion Crawford a darle lezioni di francese, tedesco e musica. Ogni giorno, dalle 9 alle 13. Dai 10 anni in poi, quando suo padre divenne re, iniziò a studiare anche religione con l’Arcivescovo di Canterbury, Diritto e Storia costituzionale con il vicedirettore dell’Eton College Henry Marten.

Una Regina timida

La regina Elisabetta divenne sovrana del Regno Unito alla morte di suo padre, il 6 febbraio 1952, ma la cerimonia di incoronazione si tenne il 2 giugno 1953, alle 11 del mattino. La distanza temporale era necessaria per due motivi: preparare nei minimi dettagli un evento che doveva essere memorabile e trovare il denaro per pagarlo. Erano passati pochi anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale e la Gran Bretagna faticava a rialzarsi. La notizia della sontuosa cerimonia fece infuriare i sindacati dei lavoratori, che la giudicarono uno spreco. Il principe Filippo ebbe l’idea di trasmettere in televisione l’incoronazione, ma la sovrana non ne fu affatto contenta. Mise subito il suo veto all’iniziativa per una ragione che oggi ci sembrerà incredibile: era timida. Aveva quasi paura delle telecamere. Inoltre riteneva che mostrare al pubblico un momento tanto importante potesse privarlo della sua solennità. Alla fine Elisabetta e Filippo raggiunsero un accordo: l’incoronazione sarebbe stata trasmessa in televisione ma le riprese della Bbc sarebbero state effettuate solo in una parte dell’Abbazia di Westminster e le telecamere non avrebbero dovuto fare primi piani della Regina. Fu comunque un successo da 100 milioni di spettatori in tutto il mondo.

Una danza…diplomatica

In 70 anni di regno abbiamo visto la regina Elisabetta danzare in pubblico poche volte. Una di queste avvenne nel 1961, ma non fu un ballo di puro e semplice divertimento, bensì una vera e propria strategia diplomatica. Il periodo storico era complicato, gli equilibri politici molto delicati a causa della Guerra Fredda, della segregazione razziale negli Stati Uniti e in Sudafrica. Il governo del Ghana stava riflettendo sulla possibilità di sottrarsi al potere del Commonwealth per entrare nella sfera d’influenza dell’Unione Sovietica. Un disastro politico che gli inglesi non potevano permettersi. Così Sua Maestà, all’epoca 35enne, si recò ad Accra e, durante una serata di gala, ballò con il presidente ghanese Kwame Nkrumah, sperando di convincerlo con garbo ed eleganza a non cedere ai sovietici, dimostrando il saldo legame tra il Ghana e Londra. Missione compiuta. Le foto dei due arrivarono in poco tempo ai quattro angoli del globo, sancendo la vittoria diplomatica britannica e il successo politico della regina Elisabetta.

La Regina in Cina

Dal 12 al 18 ottobre 1986 la regina Elisabetta visitò la Cina. Fu la prima monarca inglese a recarsi nel Paese asiatico. Il motivo, naturalmente, era diplomatico. Nel dicembre 1984 il primo ministro Zhao Ziyang e una irritata e riluttante Margaret Thatcher avevano firmato la Sino-British Joint Declaration (Dichiarazione congiunta sino-britannica) con la quale si stabiliva che la Cina avrebbe esteso la sovranità su Hong Kong a partire dal primo luglio 1997, pur lasciando alla regione un certo grado di autonomia per i successivi 50 anni. La visita della regina Elisabetta, quindi, mirava ad appianare le tensioni nate trai governi inglese e cinese nella fase degli accordi diplomatici. Sua Maestà vide lo splendido esercito di terracotta di Xi’an e la Grande Muraglia. La Cina fu anche teatro di alcune spassose gaffe del principe Filippo. Durante un incontro con la Regina Deng Xiaoping si permise di sputare con nonchalance in una sputacchiera che aveva accanto. La sovrana non batté ciglio, mentre suo marito iniziò a sghignazzare. Filippo definì Pechino “orrenda” e a uno studente britannico in Cina disse: “Se rimani qui ancora a lungo ti verranno gli occhi a mandorla”. Il Sun, giocando con itermini“The Great Wall” (la Grande Muraglia) per riferirsi al principe, titolò “The Great Wally” (“Il Grande Cretino”).

Quando la sovrana Elisabetta rese omaggio a Giovanni Falcone

Poco tempo dopo la strage di Capaci, avvenuta il 23 maggio del 1992, la regina Elisabetta si recò a Palermo per raggiungere lo yacht Britannia e andare a Malta. Prima di imbarcarsi, però, volle fare una deviazione sul luogo dell’attentato. Un evento che pochi rammentano. Sua Maestà vide con i suoi occhi il cratere lasciato dalla bomba che uccise Falcone, la moglie e tre agenti della scorta e, inorridita, disse solo: “Incredibile, incredibile”. Poi, con Filippo, si raccolse in preghiera per dieci minuti. Nel messaggio ufficiale al Capo dello Stato italiano Scalfaro Elisabetta II scrisse di essere “profondamente scioccata dall’atrocità della morte del signor Falcone, di sua moglie e delle altre persone che lo accompagnavano. Le sarei grata se il mio cordoglio giungesse anche ai famigliari delle vittime e ai feriti. Esprimo, inoltre, le mie condoglianze a lei al popolo italiano e soprattutto al popolo siciliano in questo tragico momento”. Il Daily Mail titolò: “La strada dei reali passa attraverso il cratere della bomba della mafia”, ma lo staff di corte fece sapere che Sua Maestà non avrebbe “mutato di un pollice” il suo programma di viaggio, per nulla spaventata dall’eco della strage. La regina Elisabetta è venuta in visita ufficiale in Italia ben 5 volte (nel 1951 per festeggiare anche i suoi 25 anni d’età, ma era ancora una principessa, nel 1961, nel 1980, nel 2000 e nel 2014). Sembra che nutra un amore particolare per la Sicilia, grazie ai racconti della nonna, la regina Mary. Scelse di visitare Palermo negli anni Ottanta proprio perché nel 1925 la sovrana Mary si era fermata in quella città.

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

La Sovrana e quell'amore particolare per l'Italia. Nino Materi il 7 Febbraio 2022 su Il Giornale.

Si narra che Andy Warhol fosse invidioso di una sola persona: Queen Elisabeth.

Si narra che Andy Warhol fosse invidioso di una sola persona: Queen Elisabeth. Il Re (del Regno Pop) vs la Regina (del Regno Unito). «Vorrei essere famoso come lei», confessò l'artista nel 1975, per poi immortalare la sovrana in una serie di quattro serigrafie acquistate nel 2019 dalla Royal Collection e che da allora danno un tocco di iconica contemporaneità al polveroso classicismo del Castello di Windsor. Ma se il feeling che lega la monarca a Warhol potrebbe affondare le radici nel terreno storico delle relazioni anglo-americane, di più ardua interpretazione è invece la passione che unisce Elisabetta a un Paese come l'Italia. Certo, anche in questo caso le vicende belliche (unite a quelle di realpolitik) potrebbero fare da bussola; eppure c'è un «quid» che sfugge alla logica codificata delle regole diplomatiche.

Un «quid» fatto di sentimenti decisamente più umani che «istituzionali», il cui percorso è da oggi rintracciabile in un libro - Elisabetta la regina «italiana» (Rai Libri) - che si fa strada nel labirinto misterioso di una donna capace di tutto, perfino di zittire con un rimbrotto l'ex premier Silvio Berlusconi, «reo» di salutare - un po' troppo rumorosamente - il presidente Obama.

A ripercorrere le fasi salienti di questo, finora inesplorato, «reciproco amore», è la «royal watcher» Ilaria Grillini che ha unito il meglio dei cinque viaggi italiani compiuti dalla regina, il primo dei quali nel 1951, cioè pochi mesi prima di salire al trono: quasi una visita propiziatoria, sull'onda emotiva dei ricordi «siciliani» confidati in famiglia alla giovane Elisabetta dalla nonna: la regina Mary, madre di Giorgio VI.

L'excursus di Grillini, pur rigoroso sul piano delle testimonianze, è alleggerito da vari aneddoti che ci restituisco una Elisabetta dal volto regalmente «casalingo».

Due esempi per tutti: Elisabetta che, in un vertice internazionale, molla i «Grandi della Terra» e si mette a disquisire con Giulio Andreotti della loro comune passione: i cavalli; Elisabetta che, nel bel mezzo di un summit, tira fuori i trucchi dalla borsetta, dandosi un'«aggiustatina». Com'era solita fare anche Margaret Thatcher.

Perché una «Lady», sia di «ferro» o di «platino», resta pur sempre una femmina. Nino Materi

Elisabetta taglia i 70 e ricomincia da sé. Tony Damascelli il 7 Febbraio 2022 su Il Giornale.

Puoi avere un regno. Puoi portare sul capo la corona. Ma anche se sei regina e ti chiami Elisabetta devi fare i conti con la vita. Che non è poi così male considerati tutti i privilegi e i benefit di cui può godere il sovrano del Regno Unito ma ciò che proprio non è unito è il quadro di famiglia. Prendiamo l'ultimo annuncio, Camilla Parker Bowles sarà regina consorte, proprio lei che ha presto il posto nel cuore del popolo, non soltanto inglese britannico, di Diana Spencer, dunque l'amante astuta pronta a salire sulla carrozza, con tutti gli annessi, lei divorziata, lei non proprio idolo della folla epperò moglie di Carlo il figlio erede, un altro che sta alla simpatia come un ufficiale giudiziario all'uscio di casa.

Carlo ha ricomposto un quadro frantumato dalla scomparsa di Diana, mai si è vista una sua lacrima ma si sa che i principi piangono soltanto nelle fiabe. E quella dei Windsor ha soltanto la cornice fiabesca, il contenuto è pieno di macchie, dal caso Wally Simpson ai vizietti di alcuni parenti e affini, per arrivare alla questione Andrea, il figlio prediletto che oggi è a pie' di letto, chiedendo scusa in ginocchio per le frequentazioni americane. Elisabetta regina non sembra cambiare mai espressione del volto, non c'è tragedia, non c'è anno orribile che smuova lo sguardo, l'immagine del taglio della torta per il Giubileo è sembrata quella di Jack lo squartatore per come Sua Maestà impugnasse il coltello per affettare il regale dolce. Elisabetta si fa scivolare tutto addosso, finge di essere tollerante ma di certo ha accomodato la propria fantastica esistenza a vicende aspre che nulla hanno a che fare con la vita di corte e che corte. Gli stessi comportamenti di Filippo, da lei amatissimo ma ricambiata con alcune fughe poco principesche, sono andate in archivio e la regina mai ha portato in pubblico le questione personali. Settant'anni di regno sono un'esclusiva mondiale ma dentro la sua storia ci sono mille storie non conosciute, non illustrate se non attraverso i soliti sussurri che nelle stanze dei sovrani fanno letteratura da sempre. Ecco perché anche il cambio sul trono è da Lei affrontato come se si trattasse di una formalità famigliare, un testamento letto in anticipo per mettere a tacere voci di contenzioso interno e soprattutto nel tentativo di consolidare nuovamente il monumento Windsor sul quale molti piccioni si divertono a lasciare memorie.

Elisabetta resiste a tutto, anche a se stessa, il bastone al quale si appoggia per un equilibrio meno precario poteva essere un segnale di fragilità e invece è la conferma che la regina sa benissimo cavarsela da sola, il bastone come il coltello della torta, può essere utilizzato secondo necessità, su quel bastone si appoggia tutta l'Inghilterra o i sudditi del regno che credono ancora nella forza di quella famiglia. Una fede che non ha bisogno di spiegazioni, la stessa fede sulla quale Elisabetta procede nella sua missione, sfidando il vento contrario, il caso di Andrea, le mattane di Harry e della consorte americana, un'altra vicenda che l'ha portata a prendere decisioni pesanti ma è questo ciò che contraddistingue un vero sovrano da altri monarchi che vivono di rendita finanziaria e storica.

Elisabetta va oltre la siepe, non ci sono ostacoli che possono fermarla Dio si occupi di salvare l'Inghilterra, la regina sa benissimo come cavarsela da sola.

Giubileo di Platino. Come sono andati i (primi) 70 anni di regno di Elisabetta II. Matteo Castellucci Guia Soncini su L'Inkiesta il 6 Febbraio 2022.

Ha visto passare 14 premier inglesi e almeno una trentina di presidenti del Consiglio. Ha visto il suo Paese entra e uscire dalla comunità europea. E Boris Johnson propone di istituire per lei un thank holiday a partire dal 2023

Cosa accomuna Winston Churchill e Boris Johnson? Entrambi hanno governato sotto il regno di Elisabetta II, che il 6 febbraio festeggia il «giubileo di platino», cioè settant’anni sul trono. È la prima sovrana inglese a riuscirci, dal 2015 era già quella più longeva. Nel frattempo, a Downing Street sono passati quattordici primi ministri e alla Casa Bianca quattordici presidenti, ma vi risparmiamo il numero dei diversi presidenti del Consiglio italiani (più di trenta, senza contare rimpasti e bis vari però).

Appartiene a un casato, gli Windsor, che è una dinastia tedesca, della Sassonia, al potere oltremanica dopo gli Hannover della regina Vittoria. Il motto, Dieu et mon droit, è ancora in francese e, in effetti, ad adottarlo è stato sei secoli fa Enrico V, che aveva conteso il trono di Francia. Ma i legami della storia sono solo alcuni dei motivi che fanno di Elisabetta l’ultima regina europea. Non per la biografia, come sarebbe stato invece per il suo compagno di una vita, Filippo di Grecia e Danimarca, nato a Corfù, nel mar Ionio. 

Elisabetta è più vecchia anche dell’Europa, almeno di quella unita. Era già in carica, da febbraio, quando nel 1952 venne siglato, ma non da Londra, il trattato di Parigi con cui viene fondata la Comunità europea del carbone e dell’acciaio, la Ceca. Lo era, ovviamente, anche cinque anni dopo, quando col trattato di Roma è nata la Comunità economica europea (Cee), antenata dell’Ue di oggi, nella quale il Regno Unito entrerà nel 1973, dopo due veti (nel 1963 e nel 1967) della Francia di Charles de Gaulle. 

Dopo Maastricht, ha fatto in tempo anche a vedere il suo paese votare l’addio a quella famiglia. Un’uscita che è avvenuta a gennaio 2020, subito prima della pandemia. Se il referendum del 2016 – passato per un soffio, contro due delle quattro nazioni che compongono il Regno Unito – ha spaccato l’opinione pubblica, su una cosa i cittadini sono rimasti concordi: la loro condizione di «sudditi». Più di tre quarti di loro era ed è a favore della monarchia, nove su dieci ne approvano l’operato. Questo tipo di dati sono rimasti stabili nel tempo, con una costanza rara per altri capi di Stato. 

Non è stata una regina interventista, la tenuta si spiega anche così. Scriverlo oggi suona scontato, ma lo stile che incarna da più di settant’anni ha creato uno standard per i successori. È fantapolitica immaginare cosa pensi della Brexit una donna di soft power più che di potere, che non rilascia interviste fuori dai documentari e centellina i discorsi, per far parlare i silenzi. Ha fatto un’eccezione nell’aprile 2020, quando in tv ha incoraggiato la nazione a resistere, nella migliore tradizione British. 

Ha resistito, stoica e solitaria, anche al funerale di Filippo. Lo prescrivevano le regole anti-contagio, le ha rispettate. In quell’esempio c’è una dignità che rende ancora più inaccettabili gli scandali dei conservatori, con le feste nei palazzi governativi in pieno lockdown, persino la sera prima del lutto nazionale. A lei, e non all’élite politica, ha guardato la gente per aggrapparsi alla sacralità delle istituzioni: un’àncora, in questi anni convulsi, persino per i pochi chi sognano una repubblica, figuriamoci una in mano ai populisti. 

Alla fine dell’estate 2019, l’opposizione sperava fermasse l’azzardo di Johnson di chiudere il parlamento per quattro settimane. Non avrebbe potuto. Manca una costituzione, ma il protocollo prevede solo ruoli cerimoniali. Un re non licenzia un primo ministro dal 1834. A Guglielmo IV non andò benissimo: cacciò William Lamb nel 1834, preferendogli Robert Peel che, sfiduciato a Westminster, venne sconfitto subito dopo alle elezioni dallo stesso Lamb.

La regina non ha voce in capitolo neppure sul «Queen’s Speech», si deve limitare a recitare il testo preparato dall’esecutivo sulle priorità del mandato, se appena insediato, o dell’anno. Nel 2017, all’epoca di Theresa May, lo ha fatto con un outfit che sembrava un messaggio: blu, con un cappello dove risaltavano cinque fiori gialli, una specie di richiamo – almeno cromatico – alla bandiera dell’unione abbandonata da Londra. Quasi una conferma postuma a quanto disse nel 1988 a un incontro con diplomatici tedeschi: «Senza dubbio, il futuro della Gran Bretagna si trova nell’Europa». Il linguaggio in codice le sarà attribuito anche in visita negli Stati Uniti dal presidente Donald Trump: in bella vista una spilla donatale dagli Obama. 

Nel 2019, di fronte al parlamento Elisabetta indosserà la corona di rito. La «svolta» al Women’s Institute di Norfolk, dove invocherà l’unità nazionale e il rispetto per le opinioni diverse dalle proprie. La prudenza è inevitabile dopo le critiche del 2014, quando fuori da una messa nell’Aberdeenshire le era sfuggito un «Spero che le persone pensino molto attentamente al loro futuro», alla vigilia del referendum d’indipendenza della Scozia. Secondo la biografia di David Cameron, premier del tempo, non è stata una sbandata unionista, ma un tentativo di influenzare il voto. 

Ogni mercoledì, a Buckingham Palace, la regina continua a incontrarsi con il primo ministro, come da tradizione. Fino allo scorso giugno, durante le varie ondate della pandemia, le conversazioni si sono spostate al telefono. Ha fama di essere un’interlocutrice a cui si può dire di tutto, secondo il laburista Gordon Brown. In un documentario, lei asseriva: «Sanno che devi essere imparziale, bisogna fare un po’ da spugna». L’ultimo inquilino, chissà quanto a lungo, di Downing Street si è dovuto scusare pubblicamente con lei per il partygate. 

Per ringraziarla, Johnson propone di istituire un giorno di festa a partire dal 2023. Non una «bank holiday», come vengono chiamate le vacanze, ma una «thank holiday». Saprebbe di imbalsamazione in vita, chissà se lei è scaramantica. Regina di altre quattordici nazioni – erano quindici finché le Barbados non sono diventate una repubblica, lo scorso autunno –, altri due anni e batterà anche Luigi XIV, il «Re Sole», sul trono per 72 anni. Il governo ha studiato nei minimi dettagli il protocollo per la morte della sovrana, l’operazione London Bridge. Ma sul futuro nessuno sa fare calcoli.

Gli armadi delle case regnanti sono pieni di scheletri: anche quelli degli Windsor lo sono, tra lady Diana e le accuse di razzismo seguite alla «Megxit». Più di un souvenir per turisti, però Elisabetta II è uno di quei pezzi di storia del Novecento arrivati intatti nel nuovo millennio: uno di quelli a cui ci si affeziona, sulla cui «immortalità» si scherza con una punta di timore. Settant’anni sono tanti per la vita di una persona, figuriamoci per una nazione. In questo caso, coincidono.  

Quando il papà di Elisabetta II amava un'altra donna (sposata). Una lettera inedita (di oltre cento anni fa) rivela che Giorgio VI, prima di diventare sovrano, e prima di sposare la Regina Madre, ebbe una relazione clandestina con una nobildonna coniugata. Un amore «illecito» a cui mise fine suo padre Giorgio V. ROBERTA MERCURI su vanityfair.it il 5 febbraio 2022.

Gli scandali sessual-amorosi nella famiglia reale britannica non sono mancati mai. Da Sarah Ferguson beccata in topless nei primi anni Novanta mentre si faceva ciucciare l'alluce da un miliardario americano a Andrea di York che andrà a processo in America con l'accusa di aver abusato della minorenne Virginia Giuffrè, i Windsor alla cronaca rosa hanno sempre offerto spunti vari, e succulenti, per versare fiumi d'inchiostro. Eppure dal lontano passato dei reali britannici è spuntato solo adesso una scandalosa tresca di cui non ci era mai giunta notizia: Giorgio VI, il papà di Elisabetta II e della principessa Margaret, ebbe una storia clandestina con una nobildonna sposata: Lady Sheila Loughborough. 

La rivelazione arriva da una lettera inedita di oltre cento anni fa tornata solo adesso alla luce perché il proprietario ha deciso di venderla: questo 10 febbraio 2022 sarà battuta all’asta, al Forum Auctions di Londra, a un prezzo di partenza di 2.500 sterline. La missiva, datata 9 giugno 1919, riporta la firma del fratello di Giorgio VI, Edoardo VIII, passato alla storia per aver abbandonato il trono d'Inghilterra, nel 1936, per amore di Wallis Simpson. Edoardo, scrivendo alla sua allora amante (sposata pure lei) Freda Dudley Ward, spiega per filo e per segno come sia riuscito a consentire al fratello “Bertie” - così lo chiamava affettuosamente - di trascorrere un po’ di tempo da solo con Lady Sheila Loughborough: aveva convinto Lord Loughborough, marito di Sheila, a trattenersi a giocare a golf con lui. Consentendo a Bertie e all'amata di consumare altrove la loro passione. 

Il futuro re Giorgio VI aveva conosciuto Sheila durante un ballo a Stafford House nel 1918. La loro relazione si interruppe bruscamente nel 1920, quando Giorgio V mise il figlio davanti a un aut aut: o l'amante, o il titolo di duca di York. «Mi darà il titolo di Duca di York nel giorno del suo compleanno a patto che non senta mai più nulla riguardo a me e Sheila!», scrisse Bertie in una lettera dell’aprile 1920. Di quell’amore illecito e fugace rimase così solo una corrispondenza epistolare: «Ogni volta che entro in una sala da ballo, mi guardo attorno sperando di vederti. È triste che tu non ci sia, mi manchi», scrisse il futuro sovrano alla sua Sheila pochi mesi prima di dirle addio, preferendo all'amore il blasone. Non molto tempo dopo a Bertie fu presentata Elizabeth Bowes-Lyon, che in seguito sarebbe diventata la Regina Madre e che gli avrebbe dato due figlie: Elisabetta e Margaret. Quel suo «peccato» di gioventù (aveva solo vent'anni) è rimasto segreto per oltre cent'anni. Finché, a riportarlo in vita, non ci ha pensato una lettera inedita.

Vittorio Sabadin per "la Stampa" il 4 febbraio 2022.

Quando Giorgio VI morì, nella notte del 6 febbraio 1952, 70 anni fa, sua figlia Elisabetta si trovava in Kenya sui rami di una gigantesca pianta di fico sicomoro, nel quale era stato ricavato il «Treetops Hotel», il resort più originale dell'Aberdare National Park. La principessa, in visita ufficiale con il marito Filippo, stava fotografando dalla terrazza gli animali che si abbeveravano nella pozza vicina, mentre il sole si levava all'orizzonte. Da Sandringham, la residenza dei Windsor nel Norfolk, era appena partita una telefonata verso Buckingham Palace: «Hyde Park Corner, avvisate il governo».

La frase era un codice per annunciare la morte del re. Edward Ford, vicesegretario del Sovrano, andò al numero 10 di Downing Street ed entrò nella camera da letto di Winston Churchill. Il premier stava leggendo i giornali e fumando il primo sigaro della giornata, che ravvivava da una candela sempre accesa. Ford gli diede la notizia: il timido, balbuziente e coraggioso re che aveva vinto con lui la guerra contro Hitler era morto. Churchill lasciò cadere a terra i giornali e trattenne le lacrime. Il suo segretario, Jock Colville, cercò di rincuorarlo dicendogli che si sarebbe trovato bene con la nuova regina.

«Non so - rispose Churchill -. Non la conosco, è solo una bambina». Elisabetta aveva 26 anni, ed era partita per il Kenya al posto del padre già sofferente, che non se la sentiva di compiere un lungo viaggio ufficiale. La Bbc diede subito la notizia in tutto il mondo, ma la nuova regina, a causa dell'isolamento del luogo, fu l'ultima a riceverla. Solo alle 11,30, dopo essere stato informato ed avere controllato e ricontrollato, il barone Charteris di Amisfield, segretario privato della principessa, entrò nel salotto del Sagana Lodge dove lei si era trasferita con il marito.

«Era alla scrivania con la penna in mano - ha poi ricordato - e Filippo era seduto in poltrona, leggendo il "Times". Sedeva eretta, nessuna lacrima, il colore del viso solo un po' più acceso. Accettava completamente il suo destino». Elisabetta e Filippo uscirono nel prato e camminarono a lungo fianco a fianco. Lui le parlava e le parlava, rassicurandola e forse già promettendole di fare quello che poi ha fatto: starle vicino e sostenerla per tutta la vita. Tornarono al lodge, e Charteris le chiese come avrebbe voluto essere chiamata da regina.

Lei rispose: «Con il mio nome, Elisabetta, naturalmente». Pamela Mountbatten Hicks si avvicinò per farle le condoglianze, lei disse che le spiaceva di dover partire, perché questo rovinava i piani di molta gente. Scrisse lettere di scuse alle persone che non avrebbe più potuto incontrare, poi andò a ringraziare il personale dell'albergo: «Arrivederci e grazie, ci rivedremo ancora». Aveva amato suo padre come nessun altro, ma teneva ogni sentimento dentro di sé. Mentre partivano, il leggendario cacciatore Jim Corbett, che li aveva scortati nel parco, ideò la scritta che fu appesa al «Treetops»: «Per la prima volta nella storia del mondo, una giovane ragazza è salita su un albero un giorno come principessa, e ne è scesa il giorno dopo come regina. Che Dio la benedica». Sull'aereo, Elisabetta indossò l'abito nero che ogni reale porta sempre con sé per eventi luttuosi, sul quale appuntò una spilla a forma di fiore. Ad accoglierla all'aeroporto c'erano Churchill e altri membri del governo, tutti con il cilindro tenuto nella mano sinistra, insieme al bastone o all'ombrello. La Regina fu portata a Clarence House, dove l'attendeva la madre di suo padre, Queen Mary.

Quell'austera donna, che dai tempi di Vittoria era vissuta durante il regno di cinque re, si chinò a baciare la mano anche della nipote. Era stata lei, quando divenne chiaro che Elisabetta sarebbe diventata un giorno regina, a imporle di studiare la poesia per imparare a fare economia di parole, usando solo quelle giuste per essere più incisiva nei discorsi che avrebbe dovuto fare. Al funerale di Giorgio VI parteciparono tre regine inglesi: sua madre Mary, sua moglie Elizabeth e sua figlia Elisabetta. Erano tutte vestite di nero, con un velo a coprire il viso, come donne talebane, unite dal dolore e dal rispetto per un uomo fragile, diventato re perché suo fratello Edoardo VII era fuggito in Europa con un'americana, abdicando al suo ruolo. Le sigarette, le responsabilità e le tensioni della guerra lo avevano ucciso a 57 anni.

Elisabetta ricordava le ore che lui le aveva dedicato, mostrandole ogni giorno i documenti contenuti nella valigia rossa del governo, e spiegandole quali erano i suoi compiti e perché il dovere di un re verso la propria nazione deve sempre venire prima dei problemi personali, della famiglia, dello svago. Da settant' anni Elisabetta passa il Natale a Sandringham e vi resta fino al 6 febbraio, l'anniversario della morte del padre.

Quest' anno ha voluto restare qualche giorno anche nel vicino Wood Farm Cottage, dove Filippo ha trascorso gli ultimi mesi e dove ci sono ancora i suoi ricordi. Poi, nella solitudine della vecchiaia e del Covid, penserà a suo padre, ai 70 anni che sono passati, alle tante cose che sono accadute. E potrà essere fiera di non averlo mai deluso. 

E sulla successione tutto deciso. "Camilla sarà regina consorte". Erica Orsini il 7 Febbraio 2022 su Il Giornale.

L'augurio ufficiale: "Quando Carlo sarà re, spero sia al suo fianco". Il figlio esulta: "Che onore, mamma".

E che Regina Camilla sia. Nel giorno che segna i 70 anni di Regno di Elisabetta, il regalo più bello l'ha ricevuto lei, la duchessa di Cornovaglia, alias Camilla, seconda moglie del Principe Carlo e suo unico, vero amore. Nella nota stampa la Regina d'Inghilterra (che ha ricevuto anche le felicitazioni per il Giubileo di Platino da Silvio Berlusconi) ha infatti espresso pubblicamente, per la prima volta, il suo «sincero augurio» che la donna ormai da decenni a fianco del primogenito sia chiamata «Regina Consorte» quando il Principe di Galles diverrà re ed ha invitato i sudditi a supportare entrambi. Un desiderio scritto nero su bianco, che non era affatto scontato, anche se delle avvisaglie c'erano già state negli scorsi mesi. A partire dalla «promozione» di lady Camilla, a membro dell'Ordine della Giarrettiera, la più alta onorificenza ricevuta proprio dalla Sovrana per meriti di servizio alla monarchia. E tuttavia, volendo per un attimo riavvolgere il nastro della complicata e turbolenta love story tra l'erede al trono e la signora Parker Bowles, si sarebbero potuti contare sulle dita di una mano i corrispondenti reali in grado di prevedere l'ex amante sul trono, nel ruolo di Regina. Perché se quel matrimonio tra divorziati, celebrato in sordina a Windsor con rito civile, incarnò la rivincita di una donna nè giovane, nè bella sulla memoria di un mito amatissimo come la Principessa Diana, nessuno allora se la sarebbe sentita di scommettere su Camilla come consorte regnante, benvoluta e accettata dalla maggior parte dell'opinione pubblica. Troppi gli scandali che avevano segnato la sua relazione con Carlo, troppo vivo il ricordo della famosa intervista televisiva concessa da una disperata Diana in cui Lady D parla del suo matrimonio «troppo affollato».

Forse alla fine, la nobildonna del countryside, madrina dei gatti e dei cani abbandonati, come delle donne maltrattate, poco incline a farsi vedere ai ricevimenti ufficiali, da sempre indipendente seppur legata al marito, è piaciuta proprio per queste sue qualità. Ed è sicuro che Elisabetta abbia con lei molti più punti in comune di quanti ne avesse con la giovane ed inesperta Diana, a partire dall'amore per gli animali, siano questi cavalli o cani.

Ieri, in un messaggio scritto per celebrare il giorno dell'ascesa al Regno della madre, un Carlo finalmente deliziato dalla rara concessione, ha dichiarato che lui e Camilla «erano profondamente consapevoli dell'onore» insito nella dichiarazione della Regina. «In questo storico giorno, mia moglie ed io ci uniamo a tutti voi nel porgere a Sua Maestà la Regina le nostre congratulazioni per i significativi risultati raggiunti in 70 anni di servizio alla Nazione e al Commonwealth - ha detto il Principe - mentre abbiamo cercato insieme di servire e sostenere Sua Maestà e la gente delle nostre comunità, la mia cara moglie è stata sempre il mio personale supporto».

La via per Camilla è quindi spianata e a questo punto è solamente una questione di tempo. Chissà quindi che non abbiano ragione quei tabloid nazionali che ieri, davano per certi i preparativi per il passaggio del testimone a Carlo, entro il 2023. Erica Orsini

Elisabetta investe Camilla: “Sia regina consorte quando Carlo diventerà re”. Notizie.it. il 6/2/2022.

La regina Elisabetta rompe gli indugi e di fatto investe Camilla esprimendo un desiderio preciso: “Sia regina consorte quando Carlo diventerà re”.

Il Regno Unito avrà una regina consorte, magari il più tardi possibile ma ce l’avrà: Elisabetta II d’Inghilterra investe ufficialmente la nuora Camilla Shand Mountbatten-Windsor e dice: “Sia regina consorte quando Carlo diventerà re”. 

Elisabetta arriva ai 70 anni di regno e chiarisce: “Camilla sia regina consorte”

Il particolare non è di scarso rilievo, innanzitutto per il contesto: oggi, 6 febbraio, la sovrana raggiunge ufficialmente i 70 anni di regno e celebra il suo Giubileo di Platino. Va da sé che, al di là dei debiti scongiuri e dell’augurio che Elisabetta possa regnare per altri due lustri, il problema di successione e titoli a seguito si pone come non mai. 

Il sincero desiderio della sovrana sul destino della duchessa di Cornovaglia

Perciò Elisabetta ha colto la migliore delle occasioni ed ha espresso il “sincero desiderio” che Camilla, oggi duchessa di Cornovaglia, possa avere il titolo “di regina consorte quando arriverà il momento“, cioè quando il principe Carlo diventerà Re. Il lancio è partito subito dalla Bbc, questo perché non era affatto sicuro che Camilla prendesse il titolo di regina consorte.

Sconfessati i rumors che davano Camilla “in pole” solo per il titolo di principessa

Anzi, fino a qualche settimana fa e per tenere una linea “bassa” con William che è pur sempre figlio di Lady D, c’erano rumors circa l’attribuzione alla moglie del principe Carlo del “solo” titolo di  principessa consorte. Dopo l’annuncio della regina un portavoce della Clarence House ha affermato che “il principe di Galles e la duchessa di Cornovaglia sono stati commossi e onorati“.

Londra: Elisabetta II, spero che Camilla sia riconosciuta Regina Consorte. Paolo Padoin, Già Prefetto di Firenze Mail, su Firenze Post il 6/2/2022.

LONDRA – La Regina Elisabetta II, in un messaggio alla nazione alla vigilia del 70/o anniversario della sua ascesa al trono, ha auspicato che quando il figlio Carlo diventerà re, sua moglie Camilla possa assumere il titolo di Regina Consorte. La sovrana, che ha 95 anni, ha espresso un “augurio sincero” che “Camilla possa essere conosciuta come Regina Consorte”.

Finora si riteneva che Camilla, che ha sposato Carlo dopo il divorzio, sarebbe stata riconosciuta come Principessa Consorte.

“Quando, a tempo debito, mio figlio Charles diventerà re – ha scritto Elisabetta nel messaggio, citato dal Guardian – so che garantirete a lui e a sua moglie Camilla lo stesso sostegno che avete dato a me. Ed è mio sincero augurio che, quando quel momento arriverà, Camilla sia riconosciuta come Regina Consorte”.

Carlo e Camilla, rispettivamente Principe del Galles e Duchessa di Cornovaglia, si sono sposati nel 2005. A quel tempo era stato annunciato che, una volta che Carlo fosse diventato re, Camilla avrebbe assunto il titolo di Sua altezza la Principessa Consorte, e non quello appunto di Regina Consorte.

Una scelta vista come una soluzione di ripiego perché a quel tempo Camilla era ritenuta poco popolare a causa della sua lunga relazione con Carlo al tempo in cui il principe ereditario era sposato con la Principessa di Galles Diana. Ma si ritiene che Carlo abbia a lungo desiderato che Camilla sarebbe stata un giorno riconosciuta appunto come Regina.

Camilla, Carlo, Consorte, Elisabetta, Regina 

La rivincita di Camilla, futura regina dopo Elisabetta. Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera il 07 febbraio 2022.  

Da «sfasciafamiglie» a consigliera della regina Elisabetta. Così la moglie di Carlo è riuscita a ritagliarsi il ruolo che ha a lungo cercato.

Da amante a regina: la parabola — o meglio la rivincita — di Camilla racconta forse più di ogni altra cosa la metamorfosi della monarchia britannica. Meno di un secolo fa Edoardo VIII era stato costretto ad abdicare per poter sposare la divorziata Wallis Simpson; e dopo di lui Margaret, la sorella di Elisabetta, si era vista condannata all’infelicità per essersi innamorata di un uomo già sposato, il capitano Townsend. Adesso invece avremo una donna divorziata ascendere al trono, per di più al fianco di un altro reduce da un matrimonio fallito, Carlo.

Quella di Camilla è stata una lunga marcia attraverso le istituzioni: un percorso tutto in salita, perché doveva recuperare rispetto all’immagine di sfasciafamiglie. «Eravamo in tre in quel matrimonio: era un po’ affollato», fu la celebre frase pronunciata da Diana nella storica intervista alla Bbc. L’ammissione pubblica — e la denuncia — che tra lei e Carlo si era fin dall’inizio frapposta l’ombra di Camilla.

La verità è che la futura regina consorte — sarà questo il suo titolo — è sempre stata per l’erede al trono la donna della sua vita. Un’unione scritta in qualche modo nel destino: la bisnonna di Camilla era stata l’amante dell’allora principe di Galles, il futuro Edoardo VII. E lei e Carlo ci avevano perfino scherzato su al loro primo incontro.

Dunque Camilla è venuta prima di Diana nel cuore del figlio di Elisabetta: e non ha mai abbandonato quel posto, anche quando lui era stato indotto a sposare la virginale giovane Spencer. E così è inevitabilmente tornata alla ribalta, dopo la prematura scomparsa della principessa di Galles: ed è andata a occupare la posizione cui aveva sempre ambito, sposando Carlo nel 2005.

In quella occasione, tuttavia, venne precisato che, con l’ascesa al trono del marito, Camilla sarebbe stata soltanto «principessa consorte» (come d’altra parte principe consorte era Filippo). Camilla era impopolare e non serviva a nulla nasconderselo, sarebbe stato impossibile proporla dall’inizio come regina: ma da allora è partita una operazione di immagine nella quale lei si è impegnata con tutte le sue forze. La duchessa di Cornovaglia si è prodigata nelle attività di beneficenza e patronaggio, calandosi appieno nel suo ruolo e sforzandosi di apparire «avvicinabile»: un impegno perseguito con grande umiltà e caparbietà, che alla fine ha dato i suoi frutti. Oggi Camilla è finalmente accettata dall’opinione pubblica e anche se non può rivaleggiare in popolarità con la regina — inarrivabile — e neppure con la coppia di superstar William/Kate, gode ormai di un giudizio largamente favorevole (a differenza, ad esempio, di Harry e Meghan, per tacere del disgraziato Andrea).

Alla legittimazione di Camilla ha dato un contributo sostanziale Elisabetta, nominandola prima membro del suo Consiglio Privato e poi, all’inzio di quest’anno, Lady dell’Ordine della Giarrettiera, il più antico e illustre ordine nobiliare britannico, cui sono ammesse solo un pugno di persone. E così la dichiarazione di sabato della regina, quando ha espresso il «sincero desiderio» che Camilla diventi regina, è stata l’incoronazione di fatto della consorte di Carlo.

Quanto a lui, ha perseguito questo obiettivo fin dall’inizio: perché per il futuro re, Camilla è un’ancora psicologica indispensabile. Quando è con lei, si mostra più a suo agio, rilassato, alla mano: Camilla su di lui ha un effetto calmante, stabilizzante. E d’altra parte è nel suo carattere: la futura regina è la classica gentildonna di campagna inglese, più a suo agio col Barbour e gli stivaloni di gomma, in compagnia dei suoi amati cavalli, invece che con tiara e strascico nello sfarzo dei palazzi. Amante del buon vino, dotata di grande senso dell’umorismo, Camilla è descritta da chi la conosce come una donna con i piedi per terra che aiuta il marito a stare ancorato al suolo. E dicono che non si sia affatto indispettita a vedersi ritratta da giovane in The Crown come una specie di mangiauomini.

Ma l’uscita di Elisabetta ha avuto anche il significato di consolidare l’istituzione, di preparare i sudditi all’inevitabile transizione e fare in modo che avvenga senza scosse. Certo, ieri sui social media c’era chi storceva il naso: ma l’operazione complessivamente ha avuto successo. E la rivincita finale di Camilla segna il pieno ingresso della monarchia britannica nel Ventunesimo secolo.

Perché la regina è un'icona ingiudicabile. Vanityfair.it il 6/2/2022.  

Secondo lei Buckingham Palace è stato più un «rifugio» o una «gabbia»?

«Difficile dirlo, la regina non esprime molto su se stessa, eccetto recentemente per il dolore riguardo la perdita, del Principe consorte, Filippo di Edimburgo, emerso nel discorso di Natale. Ironicamente ne parla Paolo Sorrentino nello splendido cortometraggio realizzato nel collettivo Homemade, visto su Netflix». 

Dopo la morte di Lady D. Elisabetta sembrò quasi ritrovare una certa umanità, non crede? 

«Diana riformulò tutto, sovvertì l’ordine da lei imposto fino ad allora, basandosi sui concetti di favola e modernità, ma Elisabetta in quel momento non poteva che perire da un punto di vista iconologico. Lady D aveva una forza schiacciante, superiore da un punto di vista dell’immagine, ma lì è successo qualcosa: si vede bene in The Queen, grazie alla bravura di Helen Mirren. Ad Elisabetta è bastato un solo gesto per scaraventare fuori il suo mito di Lady D., andando all’altare, osservando i fiori, la bandiera mezz’asta, seppur con fatica. Là, in quel momento, ha capito che i tempi volevano altro, guardò al popolo, che rispose all’aspettativa, conquistando e ricaricare la sua forza. Ma come dice lo stesso Frears, “lei è la regina”, è più forte di chiunque».

Come mai tanta passione per la società british? 

«È cresciuta nel tempo, gli anni di studio, i viaggi di lavoro, al punto che nel 2018 ho fondato un’associazione dedicata proprio alla cultura cinematografica britannica, si chiama Red Shoes, ispirata dal film di Michael Powell ed Emeric Pressburger del 1948, Scarpette rosse appunto, con la quale facciamo molti progetti e collaborazioni, tra cui quella per questo libro».

Da osservatrice, in base alla ricerca che ha fatto, che personaggio viene fuori allora? 

«Uso ancora le parole di Frears, “non ci si può fare un’idea della regina, sarebbe come giudicare un’entità”. C’è una persona prima e dietro tutto che un giorno ha deciso che la sua umanità, il suo essere fragile, non dovesse comparire all’esterno. E questa missione la sta portando avanti, in ogni momento, quello di una donna devota a ruolo, coerente, nel bene e nel male. Lo diceva già Shakespeare nell’Enrico IV, parte III, citazione che si ritrova ulteriormente nel film, “scomoda giace la testa che porta una corona”. Ed è la corona che deve sempre vincere».

Regina Elisabetta: cosa possono mangiare e cosa no Kate, William e agli altri reali britannici. GABRIELE PRINCIPATO su Il Corriere della Sera il 15 aprile 2021.

Tutti i membri della Royal Family devono rispettare un vero e proprio protocollo gastronomico. I motivi? Ve li spieghiamo qui

Il protocollo e i cibi vietati

Essere parte della royal family britannica non porta solo onori e privilegi, ma costringe anche a rinunce gastronomiche. La regina Elisabetta II, che oggi 6 febbraio taglia il traguardo dei 70 anni di Regno, il Giubileo di Platino, i principi Carlo e William con le rispettive consorti, Camilla e Kate (Middleton), devono sottostare a un rigido protocollo che non solo impone loro di seguire un preciso codice di abbigliamento (ad esempio le donne non possono portare minigonne o smalto colorato sulle unghie, né devono accavallare le gambe), ma anche di limitarsi a tavola quando cenano lontano dalle residenze reali. Fortunati, verrebbe da dire, Harry e Meghan che, dopo la «Megxit» alla volta degli Stati Uniti, possono ritenersi «dispensati». Cosa mangiano, pardon, cosa non mangiano i reali? Ecco una serie di cibi assolutamente vietati, in particolar modo durante i tour istituzionali all’estero. I motivi? Li spieghiamo qui, nelle prossime pagine.

La tartare (e tutta la carne cruda)

Sia per evitare intossicazioni, sia perché alla regina Elisabetta la carne piace ben cotta, i membri della casa reale non possono mangiare neanche carni al sangue fuori dalle residenze reali. Niente tartare insomma.

Le patate

Alla regina Elisabetta le patate non piacciono. È raro quindi che agli ospiti di Buckingham Palace venga servito questo tubero. Via libera invece agli altri membri della famiglia reale, che possono mangiarle come e quando vogliono.

I frutti di mare

Erano il piatto preferito da Meghan Markle prima di sposarsi e diventare duchessa del Sussex. Qualche tempo fa in un’intervista aveva dichiarato di adorarli al punto da mangiarli almeno una volta a settimana. Poi, in quanto membro della famiglia reale, li ha dovuti accantonare anche se ora fanno di nuovo parte della sua dieta. Ma non di quella degli altri inquilini di Buckingham Palace e dintorni. Stiamo parlando dei frutti di mare. Ostriche, granchi, cozze e molluschi possono facilmente causare intossicazioni e dunque sono un rischioso piacere culinario che i Windsor non possono permettersi vista l’agenda fitta di appuntamenti da portare avanti.

Cibi non di stagione

Come ha raccontato il cuoco di corte Darren Mc Grady, la regina Elisabetta vuole che sulle tavole reali siano serviti solo cibi di stagione.

L’acqua di rubinetto

I reali, inoltre, sempre per evitare possibili intossicazioni non possono mai bere acqua dal rubinetto.

Il foie gras

Il foie gras, ossia il fegato dell’oca generalmente utilizzato per il pâté, è bandito delle cucine di corte dal 2008. Ovvero da quando, come riporta «Stylecaster», il principe Carlo venne a conoscenza della crudeltà riservata alle oche per la preparazione del prodotto finale. Una decisione condivisa (almeno una volta si mormora a corte) da Meghan Markle: la ex duchessa infatti è una animalista e segue una dieta principalmente a base di verdure (frutti di mare a parte).

Gli spaghetti (e la pasta lunga in generale)

Gli spaghetti e altri tipi di pasta lunga sono un vero tabù. Non sono vietati, ma è molto difficile vederli sulla tavola della regina Elisabetta II perché non potrebbero essere mangiati senza fare rumore, cosa contraria all’etichetta reale.

L’aglio

L’aglio è bandito dalla tavola dei reali britannici. Alla regina Elisabetta II non piace né il suo sapore né il suo odore. Quindi nessuno della famiglia può mangiarlo né quando è al cospetto del sovrano né durante gli eventi di rappresentanza. Ancora una volta fa eccezione (la ex) Meghan Markle che ha più volte dichiarato di amare i piatti a base di aglio. In particolare la moglie di Harry sarebbe patita di pollo adobo, una ricetta filippina che prevede tra gli ingredienti ben tre spicchi d’aglio e che pare sia stato il piatto con cui ha conquistato il suo principe.

La cipolla

Anche la cipolla è bandita dalla tavola reale. I motivi? Gli stessi dell’aglio.

I piatti esotici o piccanti

I divieti a tavola per i reali colpiscono anche i piatti esotici o piccanti.

Il misterioso mondo delle dame di compagnia della regina, che lavorano (gratis) per tutta la vita. Queste figure che sembrano appartenere a un'altra epoca svolgono per The Queen, silenziosamente, e da decenni, mille compiti. Assistendola sia nei doveri istituzionali che nelle faccende personali. Ma non ricevono un centesimo di stipendio e non è previsto che vadano in pensione. Roberto Mercuri su vanityfair.it l'8 gennaio 2022.

Proprio nei giorni scorsi la regina Elisabetta ha dovuto affrontare un grave lutto: è morta a 90 anni Lady Farnham, dama di compagnia della sovrana da 44 anni. Qualche settimana prima Elisabetta si era trovata a piangere un'altra dama di compagnia: Ann Fortune FitzRoy, duchessa di Grafton, al suo servizio dal 1967. Perdite dolorosissime per la sovrana. Perché le lady-in-waiting per lei non sono solo preziose tuttofare. Sono anche care amiche, e intime confidenti. Sono le donne che l’hanno accompagnata, silenziosamente, nei momenti più importanti della sua vita. E anche in quelli più dolorosi. Ai funerali dell'amato marito Filippo, hanno fatto il giro del mondo le foto della sovrana sola, chiusa nel suo dolore, nella Cappella di San Giorgio a Windsor. Ma ad accompagnarla in chiesa era stata proprio una delle sue lady-in-waiting: Susan Hussey, al servizio della regina sin da quando diede alla luce il principe Andrea.

Ma cosa fanno concretamente queste figure che sembrano appartenere a un'altra epoca eppure hanno un ruolo tanto importante nella vita della regina? Le lady-in-waiting - che esistono da secoli nel Regno Unito - di solito nobildonne, assistono Elisabetta II nei suoi doveri istituzionali e anche nelle sue faccende personali. Sono una sorta di assistenti private con uno squisito senso del dovere, dell'onore e della lealtà. Le loro attività pratiche sono infinite: tengono la borsa della regina quando ce n'è bisogno, la aiutano a vestirsi, raccolgono i doni offerti dalla folla durante le sue uscite pubbliche. Sono responsabili dei suoi gioielli e del suo guardaroba e si prendono pure carico di parte dell'immensa mole di lettere che The Queen riceve da mezzo mondo. 

Per i loro servigi queste nobildonne - scelte personalmente da Sua Maestà - non ricevono alcuno stipendio. Le dame di compagnia, infatti, lavorano gratis: al massimo possono chiedere il rimborso delle spese. La loro è una mansione basata esclusivamente sul prestigio e non è previsto che vadano in pensione: devono fedelmente servire la regina per tutta la vita, con una rotazione di due settimane ciascuna.

Elisabetta II fino a pochi mesi aveva sei dame di compagnia, ora ridotte a quattro. Dopo la morte della duchessa di Grafton e di Lady Farnham, al fianco della regina sono rimaste Lady Susan Hussey, Susan Rhodes, Lady Elizabeth Leeming e Mary Morrison. Donne che sono al suo servizio da decenni e che negli anni sono diventate le sue più care amiche. Diventando parte di una ristrettissima «bolla di fedelissimi» su cui The Queen sa di poter sempre contare. Con loro Sua Maestà, come ha rivelato People, mette da parte la sua aria solenne. Anzi, diventa  «chiacchierona e si concede persino di ridere». 

·        La morte della Regina.

"La regina aveva un tumore": l'ultima verità sulla morte di Elisabetta II. Antonello Guerrera su La Repubblica il 26 novembre 2022.

Un esplosivo libro dell’esperto e amico della Royal Family, Gyles Brandreth, contiene numerose rivelazioni e particolari inediti sulla sovrana spirata lo scorso settembre: dall’uso del cellulare alla sua reazione con il figlio Andrea dopo lo scandalo Epstein

C’è un nuovo, esplosivo libro sulla regina Elisabetta. Che racconta particolari inediti sulla sua vita, sulla malattia, sulle "vere cause della sua morte", la sua difesa del famigerato figlio Andrea, il cellulare che aveva con sé, la sua recente serie tv preferita e ovviamente anche sui suoi ultimi, drammatici giorni. Si chiama “Elizabeth: An Intimate Portrait” e a scriverlo è l’autore, ex deputato conservatore a Westminster, esperto ed amico della Royal Family, Gyles Brandreth.

Da leggo.it il 27 novembre 2022.

L'8 settembre verrà ricordato per sempre come uno dei giorni più bui per il Regno Unito: la morte di Elisabetta II, che ancora oggi è un dolore vivo per gli inglesi che hanno perso la loro Regina. 

A distanza di tre mesi dalla sua morte, è stato reso noto il motivo che spiegherebbe il motivo per cui Sua Maestà è venuta a mancare: «La Regina ha lottato segretamente contro un tumore per più di un anno». 

La morte della regina Elisabetta II

La Regina, secondo l'indiscrezione, ha lottato contro un cancro al midollo osseo. Le affermazioni sulla sua salute sono contenute in una biografia di Gyles Brandreth prossima all'uscita, chiamata Elizabeth: An Intimate Portrait.

Il suo certificato di morte, rilasciato a settembre, registrava ufficialmente la sua causa di morte come «vecchiaia». Ma l'autore Brandreth nel suo libro ha scritto: «Avevo sentito che la Regina aveva una forma di mieloma - cancro del midollo osseo - che spiegherebbe la sua stanchezza e perdita di peso e quei 'problemi motori' di cui ci hanno parlato spesso durante l'ultimo anno della sua vita». 

«Il sintomo più comune del mieloma», continua Brandreth, «è il dolore alle ossa, soprattutto nella zona lombare e nel bacino, e questa patologia colpisce soprattutto gli anziani». 

«Attualmente non esiste una cura per un tumore del genere, ma il trattamento - compresi i farmaci per aiutare a regolare il sistema immunitario e i farmaci che aiutano a prevenire l'indebolimento delle ossa - può ridurre la gravità dei suoi sintomi e prolungare la sopravvivenza del paziente di mesi o due o tre anni».

“Un mieloma”. Il coraggio della Regina di fronte alla morte. Dal certificato di morte risulta che il decesso della regina Elisabetta è stato causato dall'età avanzata, ma una nuova biografia mette un dubbio la versione ufficiale. Francesca Rossi il 2 Dicembre 2022 su Il Giornale.

Le rivelazioni sulla presunta malattia della regina Elisabetta, contenute nel libro “Elizabeth. An Intimate Portrait” di Gyles Bradreth, hanno creato scalpore a livello mondiale, benché lo stesso autore riconosca di non poter portare prove a sostegno della sua teoria. Il Palazzo reale non ha confermato, né smentito la notizia. Ma una cosa è certa: Sua Maestà, perfino in punto di morte, è stata un esempio per tutti, un’icona di infaticabile dedizione al dovere.

Le ultime ore di una Regina

Nella mattinata dell'8 settembre arrivò la notizia secondo cui i medici erano “molto preoccupati” per la salute di Sua Maestà e la royal family stava accorrendo al suo capezzale. La Bbc interruppe la quotidiana programmazione televisiva per mandare in onda i bollettini medici e il conduttore Huw Edwards si presentò davanti a milioni di inglesi vestito a lutto. L’annuncio ufficiale della morte della regina Elisabetta venne comunicato alle 18:30 (ora inglese). Solo due giorni prima, il 6 settembre 2022, Elisabetta II aveva nominato Liz Truss primo ministro britannico e in quell’occasione era stata fotografata per l’ultima volta. Ai più attenti non erano sfuggite le sue mani livide, forse dovute a trattamenti medici, oppure a una “malattia vascolare periferica”. Il 7 settembre 2022 Sua Maestà aveva dovuto annullare il Privy Council e l’8 settembre si diffuse anche l’indiscrezione secondo cui una caduta accidentale a Balmoral avrebbe compromesso definitivamente la sua salute. L’eco di questo particolare si spense presto, poiché nessuno confermò l’incidente.

Morte per “vecchiaia”

Il certificato di morte della Regina attesta che il decesso ebbe una sola causa: la “vecchiaia”, specificando che Sua Maestà esalò l’ultimo respiro alle 15:10 dell’8 settembre 2022. Tuttavia il documento venne reso pubblico dal National Records of Scotland solo il 29 settembre 2022. I media, stanchi di attendere, avrebbero cercato inutilmente di ottenere il permesso di visionare in anticipo il certificato. In quel frangente l’esperta Angela Levin, dando voce ai sospetti di molti, tuonò: “Chi è il responsabile che blocca la diffusione delle informazioni?...Provo a stare alla larga da teorie cospirazioniste, ma è difficile…”. Alla fine, però, il documento venne pubblicato. Forse il tanto chiacchierato ritardo era dovuto solo a una forma di rispetto per il periodo di lutto. Stampa e opinione pubblica vennero rassicurati. Ma durò poco.

Una malattia fatale

Il prossimo 8 dicembre verrà data alle stampe una nuova biografia dedicata alla sovrana: “Elizabeth. An Intimate Portrait” e destinata a far discutere. L’autore, Gyles Brandreth, scrive: “Avevo sentito che la Regina aveva una forma di mieloma, un cancro del midollo osseo, che spiegherebbe la stanchezza, la perdita di peso e quei ‘problemi di mobilità’ di cui si è parlato spesso durante l’ultimo anno della sua vita. Si è prodigata così tanto [per il suo lavoro] che lo scorso autunno ha sofferto di una improvvisa mancanza di energia e i medici le hanno consigliato di riposare”. Gyles ha aggiunto: “La regina è sempre stata discreta e non ha mai detto più di quanto assolutamente necessario…Sapeva che il suo tempo stava finendo, ma lo ha accettato di buon grado” e “senza rimpianti”.

Una teoria non proprio originale

Per la verità Brandreth non sarebbe stato il primo a parlare della possibilità che Elisabetta II sia morta di cancro. Anche l’esperta Lady Colin Campbell, vicinissima ai reali inglesi, ne ha fatto cenno in un video riportato da Yahoo!News il 14 settembre 2022: “…Penso che dovremmo essere…grati per il fatto che la morte [della Regina] sia stata relativamente indolore. Il cancro alle ossa non è certo divertente, ma lei è stata abbastanza fortunata…È stata vigile e piena di vitalità fino alla fine”. Stranamente, però, il video della Campbell sarebbe passato quasi inosservato, mentre le indiscrezioni di Gyles Brandreth hanno suscitato scalpore a livello internazionale.

Una notizia “sgradevole”

Durante il programma “Good Morning Britain”, citato dall'Express, la conduttrice Susanna Reid ha espresso dei dubbi sulle rivelazioni di Brandreth: “...La sua affermazione secondo cui verso la fine della sua vita la Regina avrebbe avuto un cancro al midollo osseo…Qualcosa che sconvolgerà molte persone, poiché…il suo certificato di morte è stato reso noto e riporta il fatto che [la Regina] è morta di vecchiaia. Ora le persone si stanno chiedendo se vi sia qualcos’altro…non è un po’ sgradevole rivelare dettagli sulla salute della Regina?”. L’esperta reale Emily Andrews ha risposto lodando il coraggio di Sua Maestà, che ha guardato in faccia la sua fine senza indietreggiare e ha spiegato: “Bisogna sempre aspettare che vi sia una conferma ufficiale dai portavoce”, però “…[Brandreth] è un biografo reale autorevole, amico del principe Filippo, suo biografo ufficiale…è inserito nei circoli reali…penso possiamo fidarci di lui…”.

Il rumoroso silenzio di Buckingham Palace

Buckingham Palace tace, almeno per ora. Non è da escludere che sia stata proprio la Regina a imporre il silenzio sulle sue reali condizioni e a chiedere che nulla trapelasse dopo la sua morte (benché di mezzo vi sia il certificato di morte, un documento ufficiale). Fedele fino all’ultimo al motto “never complain, never explain”, Elisabetta II ha continuato a lavorare nonostante gli acciacchi dell’età (e, forse, il cancro). A tal proposito Angela Levin ha commentato: “La ragione principale è di tipo religioso. Quando [Elisabetta] aveva 21 anni, disse che avrebbe fatto del suo meglio per essere Regina e che con l’aiuto di Dio lo avrebbe fatto fino alla sua morte. L’incoronazione ha confermato [questo aspetto] perché, oltre che un evento regale, è anche sacro”. La reporter Kinsey Schofield ha dichiarato: “Ha lavorato fino all’ultimo dei suoi giorni, come aveva promesso…facendoci comprendere meglio cosa sia una vera leadership…Pochissimi di noi sapevano che fosse malata”. Benché i medici le imponessero il riposo, “dentro di sé lei voleva andare avanti…continuare a fare il suo lavoro”.

Gli ultimi giorni di Elisabetta II, che non potè dire addio a Filippo. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 26 novembre 2022.

Lo scrittore vicino ai Windsor, Gyles Brandreth ripercorre nel suo nuovo libro gli ultimi istanti prima della morte della regina: «Sapeva che i suoi giorni erano contati»

La regina non era al fianco di Filippo, la sua Roccia il suo amore per una vita, quando il duca di Edimburgo morì a 99 anni nell’aprile 2021. Anche se lo stava seguendo in ogni istante, quella mattina non ci fu tempo di svegliarla in tempo, il duca spirò all’improvviso. Gli ultimi giorni della regina? L’ultimo weekend, quello del 3 e 4 settembre prima della morte della sovrana l’8 settembre scorso, la sua vita scorreva serena pur fragile come ormai da mesi: ricevette a Balmoral la visita del reverendo Iain Greenshields che la trovò in «ottima forma», assieme parlarono della situazione in Ucraina ma anche dei ricordi di gioventù di Elisabetta come amava fare sempre la regina. Con la sua memoria davvero straordinaria e al tempo stesso la sua consapevolezza del presente. Il 6 settembre Clive Cox uno dei suoi esperti di cavalli ricevette una chiamata dalla regina curiosa di sapere delle condizioni di uno dei suoi cavalli. Poi l'incarico al suo ultimo primo ministro Liz Truss a Balmoral, con quella gonna scozzese e le mani livide. L’immagine che l’ha consegnata prima della fine, alla memoria di tutti.

Per gli altri reali è business as usual, Carlo in Scozia ma a Dumfries house, i conti di Wessex sono nel Lancashire, Anna è sull’isola di Skye. Ma già nel pomeriggio del 7 settembre iniziano a serpeggiare i primi timori. Lo scrittore Gyles Brandreth svela sul Daily Mail, anticipando il suo nuovo libro “Elizabeth: An Intimate Portrait” in uscita l’8 dicembre, di aver ricevuto una telefonata da suo genero, un ex ufficiale delle Coldstream Guards, che lo avvisa di essere al cavalry & Guards Club di Piccadilly dove si stanno discutendo i dettagli dell’Operazione London Bridge. Nome in codice per la morte della regina. «Che cosa poteva essere successo? - scrive Brandreth - Il giovedì 8 settembre i rumor circolano tutta la mattina quando alle 12.32 Buckingham palace pubblica uno statement dei dottori che si dicono preoccupati della salute. L'elicottero della regina è decollato intanto alle 6.48 per recuperare il figlio Carlo dalla tenuta di Dumfries house». L’annuncio ufficiale della morte sarebbe arrivato alle 6.30 di sera mentre Harry era ancora in volo per raggiungerla con un volo da Luton ad Aberdeen, in ritardo. Il racconto degli ultimi giorni prima della fine della regina che «sapeva che i suoi giorni erano contati».

Brandreth affronta infatti l’interrogativo sul che cosa abbia portato via la regina: «Avevo sentito dire che la regina aveva una forma di mieloma che avrebbe spiegato la sua stanchezza e perdita di peso e quei problemi di mobilità». Ma Brandreth lascia il punto interrogativo anche su «Le stavano dando degli steroidi per aiutarla in quegli ultimi giorni di duty? E quell’ematoma sulla mano era lasciato da una cannula intravena o era solo il frutto di un livido come vengono con l’età?».

Una regina che nell’ultimo anno di vita, ormai sola senza Filippo al suo fianco la regina trovò la forza di andare avanti nella sua fede, parlava di «Christina duty» la regina scrive il nuovo libro in uscita usando le parole delle sue fonti. Sentiva insomma che pur afflitta, distrutta dalla perdita di Filippo, doveva essere lei, era il suo dovere cristiano, a dar forza alla famiglia. E della profonda fede cristiana della regina ha raccontato al Corriere il Bishop of London, Sarah Elizabeth Mullally, il vescovo anglicano della messa solenne per il Giubileo della regina nel giugno scorso: «È proprio la sua fede ad aprire sul suo volto quel sorriso, ed è un tutt’uno con la vocazione che sente profonda a fare il suo dovere di guida anche morale del Paese. Un ruolo che ha svolto infaticabile per tutta la vita, cercando di essere d’esempio». E per riempire le giornate vuote senza più Filippo, Elisabetta guardava più spesso la televisione, serie come Line of Duty.

Fede, tv e tecnologia. La regina che all’inizio della sua vita da sovrana aveva abbracciato la tecnologia grazie proprio a Filippo, incrollabile appassionato di scienza, innovazioni , tv e persino industria, nell’ultima stagione era divenuta lei stessa una grande appassionata di strumenti tecnologici, mandando messaggi ai figli, ai nipoti come una moderna nonna abituata al cellulare come all’iPad. Ma come Camilla che additò in estate l’abitudine dei più giovani di portare sul tavolo di cena il cellulare, anche la regina su questo punto fino agli ultimi giorni è stata inflessibile: telefonini e tecnologia li bandiva sempre dalle cene ritrovo di famiglia. Lo steso nipote Harry aveva già svelato la passione dei nonni per i collegamenti via zoom sull’iPad con i nonni per salutarli assieme al piccolo Archie e… Filippo che chiudeva poi sbrigativo la chiamata, sbattendo la cover, con fare spiccio quale era. Un modo di fare da militare.

E pure Elisabetta nell’ultima stagione aveva raccolto le forze attingendo all’esempio del marito Filippo. Così, con un lutto breve, e senza chiudersi in un dolore solitario e privato come l’ava Vittoria che restò in lutto per anni, aveva scelto di tornare subito in attività. Una regina ferrea nel distinguere affetti privati e ruolo pubblico. Così «per dirla con un gergo militare, passarono pochi giorni solo dopo l’esplosione che le decise di agire subito», rivela una fonte di palazzo a proposito del caso Andrea. E l’esplosione era stata la disastrosa intervista alla Bbc nel 2019 data dal duca di York. La regina non attese un attimo, agì. Privandolo dei suoi titoli. Anche se poi, madre innamorata dei figli, volle mostrarsi a cavallo al suo fianco nel parco di Windsor per confermare che il suo affetto materno era inalterato. Nonostante tutto. Il suo atteggiamento distaccato, abituato da 70 anni di regno ad analizzare le cose, viene fuori dalla singola parola che un cortigiano avrebbe riferito a Brandreth, e con la quale la regina avrebbe reagito al racconto del figlio Andrea della sua amicizia con l’uomo d’affari accusato di pedofilia, Jeffrey Epstein: «Intriguing». Curioso, singolare.

La regina Elisabetta è morta a 96 anni, Carlo è re. (ANSA l'8 settembre 2022) - La regina Elisabetta, 96 anni, è morta oggi nella residenza scozzese di Balmoral, dove le sue condizioni - fragili negli ultimi tempi nonostante la tempra ferrea - si erano aggravate nelle scorse ore. L'annuncio ufficiale è arrivato con una nota di Buckingham Palace: "Sua Maestà è morta pacificamente oggi pomeriggio a Balmoral", vi si legge. Nel testo si precisa, in riferimento a Carlo e Camilla, che "il Re e la Regina consorte rimarranno a Balmoral stasera e torneranno domani a Londra". La Bbc ha fatto seguire l'annuncio da un momento di silenzio e dal suono dell'inno God Save the Queen. (ANSA).

(ANSA il 9 settembre 2022) - "Per decenni, la regina Elisabetta II ha goduto giustamente dell'amore e del rispetto dei suoi sudditi e di autorevolezza nello scenario mondiale". Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, esprimendo le sue condoglianze per la morte della sovrana, secondo quanto riferisce la Tass.

(ANSA-AFP il 9 settembre 2022) - Il presidente cinese Xi Jinping ha offerto oggi le sue "sincere condoglianze alla famiglia reale, al governo e al popolo" britannici per la morte della regina Elisabetta II.

"A nome del governo e del popolo cinese, nonché a suo nome, Xi ha espresso profonde condoglianze", ha affermato l'emittente statale Cctv. "La sua morte è un'enorme perdita per il popolo britannico", ha detto il capo di Stato cinese. 

La dichiarazione, rilasciata sui media statali cinesi, ha evidenziato come la regina sia stata la prima monarca britannica a visitare la Cina e ha elogiato la longevità del suo regno come monarca più longeva nella storia britannica.

"Xi ha sottolineato di attribuire grande importanza allo sviluppo delle relazioni tra Cina e Regno Unito", afferma il comunicato aggiungendo che il presidente cinese è "disposto a lavorare con il re Carlo III per promuovere lo sviluppo sano e stabile delle relazioni bilaterali a vantaggio dei due paesi e dei loro popoli"

(ANSA il 9 settembre 2022) - "Re Carlo III, che ho conosciuto bene, sarà un grande e meraviglioso re. Egli ama caramente il Regno Unito e tutto quello che rappresenta per il mondo": lo afferma su Truth Donald Trump, aggiungendo che Carlo "dimostrerà di essere un motivo di ispirazione per tutti" e che "la regina Elisabetta è sempre stata, e sarà da lassù, molto orgogliosa di re Carlo III". 

(ANSA il 9 settembre 2022) - Carlo III sarà formalmente proclamato re del Regno Unito domani, secondo quanto riportato oggi dal Times. Indicazioni precedenti prevedevano che la proclamazione avvenisse oggi. Al suo ritorno dal castello di Balmoral, Carlo III dovrebbe incontrare oggi il primo ministro britannico Liz Truss. Intorno alle 18 ora locale la televisione britannica trasmetterà il discorso preregistrato del re.

Da ANSA l'8 settembre 2022.  

"La morte della mia amata madre è un momento di grande tristezza per me e per tutti i membri della mia famiglia": sono le prime parole di Carlo diventato re. "So che la sua morte sarà profondamente sentita in tutto il Paese, il regno, il Commonwealth e da innumerevoli persone nel mondo", ha aggiunto. "E' di conforto la consapevolezza dell'affetto e del rispetto provato per la regina"

Da ANSA l'8 settembre 2022.   

Ha aspettato più di ogni altro erede al trono il giorno fatidico, con la prospettiva di diventare il più anziano delfino ad essere incoronato monarca nella storia britannica. Dopo l'attesa di una vita Carlo a 73 anni suonati vede ora il compiersi di un destino segnato sin dalla sua nascita avvenuta il 14 novembre del 1948 a Buckingham Palace, ai tempi del nonno Giorgio VI. E lo fa come successore di Elisabetta II, regina dei record, fra non pochi interrogativi: alimentati anche dall'indiscussa popolarità consolidata nel tempo da sua madre, ulteriore peso da portare assieme a quello della successione.

Il più longevo principe di Galles, accompagnato fino ad oggi dalla nomea di 'eterno erede', ha del resto dalla sua la pazienza di chi - nonostante gli alti e bassi nella vita pubblica e privata - ha saputo attenersi per lunghi anni al ruolo a lui assegnato, preparandosi senza mai dare a vedere di scalpitare al momento di poter essere messo infine alla prova. Momento che arriva adesso a dispetto delle voci - ripetute negli anni ma costituzionalmente campate per aria - di un passaggio diretto dello scettro al suo primogenito William, principe della nuova generazione cui per ora spetterà una funzione di braccio destro.

Se non di co-reggenza di fatto, come quella che Carlo stesso ha svolto negli ultimi anni, chiamato via via a sostituire l'ultranovantenne matriarca di casa Windsor in occasione sempre più importanti, sino a quello fondamentale della lettura del tradizionale Queen's Speech in Parlamento nel 2022.

 A suo conforto, non manca d'altronde il chiaro precedente storico di almeno un altro re subentrato con ottimi esiti a un'inossidabile madre sovrana dopo una lunghissima attesa. Si tratta di Edoardo VII, figlio e successore della regina Vittoria, figura chiave di un'epoca che non a caso è definita dal suo nome e coincide col suo lungo regno dal 1837 al 1901, secondo per durata solo a quello di Elisabetta II. Trisavolo di Carlo, Edoardo - 'lo zio d'Europa' - salì sul trono britannico all'inizio del XX secolo e fu capace di guida lungimirante dell'impero nel suo decennio circa di transizione: tanto da essere soprannominato per le capacità diplomatiche 'Peacemaker' (il Pacificatore) in tempi turbolenti di tensioni internazionali che dopo la sua morte contribuirono a scatenare il Primo conflitto mondiale.

Non mancano similitudini tra i due. Come il fatto che Edoardo fondò il 'Prince of Wales Fund' per finanziare gli ospedali londinesi, mentre Carlo si è impegnato per i meno abbienti, creando il 'Prince's Trust', un'organizzazione caritatevole che ha aiutato migliaia di ragazzi sfortunati a farsi largo nella vita. Certo, i tempi sono ben diversi, col figlio di Vittoria che era sovrano di un impero allora al culmine della sua estensione e aveva molte più responsabilità rispetto a quelle di Carlo oggi in un Paese fortemente cambiato.

Il primogenito di Elisabetta appare inoltre una figura piuttosto sensibile, passato attraverso non pochi momenti di difficoltà e finito anche al centro di più di una polemica: dallo scandaloso divorzio con la prima moglie, la popolarissima Diana, alla tragica morte della 'principessa del popolo' in un incidente automobilistico a Parigi nel 1997 (quasi fatale per le sue sorti personali e per quelle della monarchia); fino alle critiche per le 'interferenze' nella politica britannica o a quelle recenti riguardanti le donazioni alla sua Prince's Foundation, ai milioni cash ricevuti da ricchissimi emissari delle monarche arabe del Golfo e ai sospetti su una sorta di compravendita di decorazioni, fra intrecci opachi d'intermediazioni, favori, interessi di business.

Carlo sembra essere uscito comunque dalle fasi più buie senza grandi contraccolpi e se non altro con una certa fama di principe dalle sensibilità contemporanee: non solo per avere in ultimo normalizzato il proprio divorzio e fatto accettare il secondo matrimonio con l'amata Camilla - destinata a divenire Regina Consorte secondo l'auspicio della stessa Elisabetta -, ma anche per l'impegno pubblico internazionale nella difesa dell'ambiente, l'attenzione al sociale e il proposito di svecchiare e snellire la casa reale. Immagine tutta da cementare ora per un uomo che arriva ultrasettantenne all'appuntamento con la storia, consapevole di dover sorprendere gli scettici se vorrà vincere l'unica sfida che conti davvero per la sopravvivenza di un'istituzione come la monarchia nell'era post moderna: salvaguardare la tradizione stando al passo coi tempi.

(ANSA l'8 settembre 2022) - Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, esprime profondo cordoglio per la scomparsa di Sua Maestà la Regina Elisabetta II. La Regina Elisabetta, si legge in una nota, è stata "protagonista assoluta della storia mondiale degli ultimi settant'anni". Alla Famiglia Reale, ai Governi e a tutti i cittadini del Regno Unito e dei Paesi del Commonwealth, le più sentite condoglianze. 

La Regina Elisabetta - scrive Draghi - è stata protagonista assoluta della storia mondiale degli ultimi settant'anni. Ha rappresentato il Regno Unito e il Commonwealth con equilibrio, saggezza, rispetto delle istituzioni e della democrazia. È stata il simbolo più amato del suo Paese e ha raccolto rispetto, affetto, simpatia ovunque nel mondo.

Ha garantito stabilità nei momenti di crisi e ha saputo tener vivo il valore della tradizione in una società in costante e profonda evoluzione. Il suo spirito di servizio, la sua dedizione al Regno Unito e al Commonwealth, la profonda dignità con cui ha ricoperto la sua carica per un periodo così lungo sono state una fonte incessante di ammirazione per generazioni. Alla Famiglia Reale, ai Governi e a tutti i cittadini del Regno Unito e dei Paesi del Commonwealth, le più sentite condoglianze, conclude.

(ANSA l'8 settembre 2022) - "Una preghiera per la Regina e per la sua famiglia, un pensiero a tutto il popolo britannico. #ReginaElisabetta #QueenElizabeth". Lo scrive su Twitter il leader della Lega, Matteo Salvini.

(ANSA l'8 settembre 2022) - "Sono profondamente addolorato per la scomparsa di Sua Maestà la regina Elisabetta. Vorrei rendere omaggio alla sua dedizione incrollabile e permanente al servizio del suo popolo. Il mondo ricorderà a lungo la sua devozione e leadership". Lo ha detto il segretario generale dell'Onu Antonio Guterres. "In quanto Capo di Stato più longevo del Regno Unito, la regina è stata ampiamente ammirata per la sua grazia, dignità e dedizione in tutto il mondo - ha aggiunto -. È stata una presenza rassicurante durante decenni di cambiamenti radicali, inclusa la decolonizzazione dell'Africa e dell'Asia e l'evoluzione del Commonwealth".

(ANSA l'8 settembre 2022) - "I nostri pensieri sono con la famiglia reale e tutti coloro che piangono la regina Elisabetta II nel Regno Unito e nel mondo. Un tempo chiamata Elizabeth The Steadfast, (Elisabetta la Costante, ndr), non ha mai mancato di mostrarci l'importanza di valori duraturi in un mondo moderno con il suo servizio e il suo impegno". Lo scrive in un tweet il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel.

(ANSA l'8 settembre 2022) - "Innanzitutto anche a nome del governo italiano condoglianze a tutto il Regno, alla famiglia reale. Riconosciamo a lei, tra l'altro, la capacità di costruire l'Europa. Durante il suo Regno ha costruito l'Europa, insieme ad altri capi di stato. L'Europa che conosciamo è stata costruita grazie anche a lei". Lo ha detto il ministro degli Esteri e leader di Impegno civico Luigi Di Maio a Porta a Porta su Rai 1 a proposito della scomparsa della Regina Elisabetta II. "In Italia non c'è consapevolezza - ha aggiunto Di Maio - la Regina, è anche il capo della Chiesa anglicana, è la coesione. In tutte le occasioni con cui abbiamo collaborato con le istituzioni della Gran Bretagna ho percepito che rappresentava il cardine di unità del Regno".

(ANSA-AFP l'8 settembre 2022) - Il presidente francese Emmanuel Macron ha reso omaggio a Elisabetta II che ha salutato come "un'amica della Francia, una regina di cuori" che ha "segnato per sempre il suo Paese e il suo secolo" 

"Sua Maestà la regina Elisabetta II - ha twittato il capo dell'Eliseo - ha incarnato la continuità e l'unità della nazione britannica per oltre 70 anni. Conservo il ricordo di un'amica della Francia, una regina di cuori che ha segnato per sempre il suo paese e il suo secolo". 

Regina: Meloni,è nella storia, punto riferimento suo popolo. (ANSA l'8 settembre 2022) - "Ci riempie di dolore la notizia della scomparsa di Sua Maestà la Regina Elisabetta II, una donna che è entrata nella storia e che ha saputo essere anche nei momenti difficili punto di riferimento per il suo popolo, ricevendone in cambio amore incondizionato. Ci uniamo al cordoglio della famiglia reale e di tutti i cittadini britannici". Lo scrive la presidente di FdI e dei Conservatori europei (ECR Party) Giorgia Meloni.

Alessandro Carlini per l’ANSA l'8 settembre 2022.  

"Voglio essere famoso come la regina d'Inghilterra". Lo disse una volta Andy Warhol riferendosi a Elisabetta II, considerata un personaggio capace di attraversare sette decenni restando un'icona pop riconoscibile a livello globale.

Protagonista nell'arte, a partire proprio dai ritratti realizzati dall'artista americano nel 1985 e basati su una fotografia del 1975 della sovrana ampiamente utilizzata nel suo Giubileo d'argento del 1977, ma anche nel cinema, nella musica e nella moda col suo stile e i suoi outfit assolutamente originali, a partire dagli abiti color pastello.

Elisabetta è stata capace di far tendenza perfino in età molto avanzata: a 85 anni con alcune sue borsette di pelle in formato rettangolare, andate a ruba, e riprese dai grandi magazine patinati. Tradizionale e giovanile allo stesso tempo, Lizzy ha rappresentato nell'immaginario un mix senza precedenti con la capacità di stare sempre al passo coi tempi, anzi di influenzarli. 

La sua effige è passata nel primo periodo dalle foto, ai ritratti, oltre naturalmente alla sua presenza su monete e banconote, per poi entrare di prepotenza anche nel mondo del cinema. Dal celebre 'The Queen' del 2006, in cui viene interpretata magistralmente da una Helen Mirren in grado di mostrare il lato più personale della regina, a 'A Royal Night Out' (Una notte con la regina) del 2015, con la giovane Elisabetta che vive una notte fuori dal palazzo, l'8 maggio 1945, per festeggiare la fine della Seconda guerra mondiale in Europa, fino al successo della serie 'The Crown', di cui si attende la quinta stagione.

Ma la regina è stata anche una attrice lei stessa, anzi una Bond Girl: nel cortometraggio del 2012 andato in onda durante la cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Londra. Daniel Craig, da perfetto 007, andava a prelevare sua Maestà nella stanza di Buckingham Palace per scortarla fino allo stadio. 

Lei, abito prezioso color salmone (ha sempre indossato colori sgargianti, si dice anche per essere visibile alle guardie del corpo) e cappellino di piume (uno dei tanti), lo segue in compagnia dei suoi inseparabili cagnolini Corgi, diventati parte immancabile dell'immagine associata alla sovrana.

Anche nell'arte è stata una presenza fissa, dai tanti ritratti ufficiali realizzati da alcuni dei maggiori pittori britannici a una realtà molto più underground, come ad esempio quando Banksy l'ha immaginata su un muro di Bristol con la corona e una saetta rossoblù sul viso, alla maniera di David Bowie in versione Ziggy Stardust. Comunque e ovunque presente, anche nei testi delle canzoni, perfino di quelle criticate e censurate dopo l'uscita, come accadde nel 1977 durante il Giubileo d'argento con 'God Save the Queen' del gruppo punk Sex Pistols. Tutto questo ha contribuito a creare un mito destinato a essere ricordato e celebrato per decenni.

Margherita di Danimarca la più longeva e sola regnante in Europa. ANSA il 9 settembre 2022.

La regina danese Margherita II è ora, dopo la morte di Elisabetta II d'Inghilterra, sua cugina di terzo grado, la monarca più longeva d'Europa, e anche l'unica effettivamente regnante.

Artista e fumatrice accanita a 82 anni, sempre pettinata in modo impeccabile con i suoi capelli bianchi raccolti in una crocchia e acclamata per aver unificato e modernizzato la monarchia danese nei suoi 50 anni sul trono, ha annunciato questa mattina di voler ridimensionare i festeggiamenti per il giubileo d'oro previsti per questo fine settimana dopo un rinvio causa Covid in segno di lutto.

Margherita salì al trono all'età di 31 anni nel gennaio 1972 alla morte di suo padre, Federico IX, diventando la prima donna a ricoprire la carica di regina regnante in Danimarca. Al momento della sua ascesa, solo il 45% dei danesi era a favore della monarchia, la maggior parte credendo che non avesse posto in una democrazia moderna. Durante il suo regno, tuttavia, Margherita è riuscita a farsi benvolere, fino a conquistare l'80 per cento dei consensi tra i danesi, anche grazie ai suoi sforzi di modernizzazione.

In quanto a longevità di regno, gli è secondo suo cugino di primo grado, Carlo XVI Gustavo di Svezia, che è re da 48 anni. Margherita è anche l'unica regina regnante d'Europa, sebbene quattro Paesi - Belgio, Paesi Bassi, Spagna e Svezia - abbiano principesse ereditarie. (ANSA).

(ANSA il 10 settembre 2022) - Momento di riavvicinamento a sorpresa oggi per i principi William e Harry, a Windsor. I due figli di Carlo e di Diana si sono riuniti per passare in rassegna insieme, con le rispettive consorti Catherine e Meghan al fianco, i mazzi di fiori lasciati dinanzi all'ingresso del palazzo reale in memoria e in onore della loro nonna, la regina Elisabetta, morta l'8 settembre. 

Funerali della regina il 19 settembre, data ufficializzata. (ANSA il 10 settembre 2022) - E' stata ufficializzata la data dei funerali di Stato della regina Elisabetta: si svolgeranno a Londra lunedì 19 settembre, come era stato anticipato da varie fonti ufficiose. La giornata sarà non lavorativa, in base a quanto concordato da Buckingham Palace con il governo britannico.

Il principe William si è detto pronto a "sostenere" in pieno il padre, re Carlo III. E' quanto si legge nel primo comunicato come principe di Galles.

"Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, ma servirà tempo per abituarsi alla morte di nonna". Così William, principe di Galles, nel primo comunicato ufficiale diffuso dopo la morte della regina Elisabetta. Ha aggiunto di aver avuto il "beneficio della saggezza e delle rassicurazioni della regina" e di aver goduto del suo sostegno nei momenti di gioia e in quelli di profonda tristezza. Parlando della moglie Kate, che ora è la principessa del Galles, ha affermato che ha avuto "vent'anni di guida e sostegno" da parte di Elisabetta.

Carlo III proclamato re a St James, per lui urrà e salve di cannone. Estratto da ansa.it il 10 settembre 2022.  

Carlo III è stato proclamato stamattina formalmente re negli appartamenti di St James, nel complesso di Buckingham Palace, dall'Accession Council, istituzione chiamata a certificare nel Regno Unito la successione fra un monarca e un altro, e che si riunisce solo in questa occasione. 

La cerimonia, a due giorni dalla morte della 96enne regina Elisabetta e dall'ascesa ipso facto al trono del suo primogenito 73enne, è stata trasmessa per la prima volta in diretta tv.

Re Carlo ha accettato di fronte all'Accession Council l'atto di proclamazione che certifica la sua successione alla regina Elisabetta, firmando i documenti relativi, controfirmati a seguire da varie figure istituzionali inclusa la regina consorte Camilla. 

In un breve discorso, il sovrano ha ribadito l'omaggio a suo madre, il cui regno ha definito "senza pari per durata e devozione al servizio", promettendo di nuovo a sua volta di servire con lealtà - e seguendo "i consigli del Parlamento", da monarca costituzionale - il Paese, i territori della corona e i reami del Commonwealth. Ha inoltre promesso trasparenza sui conti di corte.

La cerimonia si è svolta in assenza del nuovo sovrano, come prescrive la tradizione. Dell'Accession Council - organismo assai coreografico della monarchia costituzionale britannica - fanno parte circa 200 membri d'onore, fra autorità istituzionali, figure di corte, altissimi funzionari, membri del governo e del parlamento e veterani della politica, inclusi tutti e 6 gli ex primi ministri viventi del Regno, predecessori di Liz Truss: ossia Boris Johnson, Theresa May, David Cameron, Gordon Brown, Tony Blair e John Major.

A presiedere la cerimonia è stata la ministra Penny Mordaunt, nella sua veste di President of Council in seno al governo Tory in carica, con al fianco il vertice dell'organismo rappresentato dall'erede al trono William, nuovo principe di Galles, dalla regina consorte Camilla, dalla premier Truss, dagli arcivescovi anglicani di Canterbury e di York, dal ministro della Giustizia Brandon Lewis, e da alcuni funzionari.

Mordaunt ha esordito formalizzando "la triste notizia" dell'avvenuta morte della "nostra magnanima regina Elisabetta II". Quindi ha ceduto la parola a un banditore per la lettura dell'atto di proclamazione di Carlo a nuovo re, con tutti i titoli annessi, compreso quello di "difensore della fede". Atto concluso con l'invocazione "God save the King", ripetuta a una voce dai presenti. Alla fine Mordaunt ha invitato i membri del consiglio a trasferirsi nella Sala del Trono per incontrare re Carlo III.

Urrà della gente presente, fanfare di trombe e salve di cannone sparate a Londra come in tutto il Regno Unito hanno accolto in questi minuti la lettura pubblica dell'atto di proclamazione di Carlo III come nuovo re e successore di Elisabetta II, fatta dopo la cerimonia di fronte all'Accession Council, da un banditore in costume dal balcone centrale di St James Palace. Il banditore ha letto la formula di rito con voce squillante, mentre reparti d'onore in alta uniforme si schieravano nel cortile del palazzo, adiacente a Buckingham Palace. Alla fine ha lanciato l'urrà per il nuovo re, riecheggiato dalla folla 

The Queen is dead, long live the King. Londra si prepara all'ultimo abbraccio alle spoglie mortali di Elisabetta II, regina di una vita per tanti, mentre accoglie con un calore persino insperato l'eterno erede Carlo: il figlio primogenito giunto alla corona alle soglie dei 74 anni e accompagnato dalle acclamazioni di migliaia e migliaia di persone oggi al suo primo ingresso a Buckingham Palace in veste da sovrano. Fianco a fianco con Camilla, riconosciuta ormai come "Sua Maestà la Regina Consorte" quasi a voler far dimenticare lo stigma di essere stata "la rivale" della compianta Diana. Un re e una regina maturi, incaricati ora di assumersi la responsabilità di una successione difficile.

Da agi.it il 9 settembre 2022.

Il principe Harry, nipote prediletto di Elisabetta II, ha lasciato di buon mattino, poco dopo le 8 locali, il castello di Balmoral dove era arrivato giovedì sera. Ha trascorso dunque circa 12 ore con suo padre, re Carlo III, e il fratello, il principe William.

Il duca di Sussex dovrebbe tornare a Windsor dove lo attende la moglie, Meghan Markle. Harry, l'ultimo della famiglia stretta ad arrivare a Balmoral, non è riuscito a giungere in tempo al capezzale della nonna per vederla ancora viva.

Il trapasso è stato rapidissimo, al punto che solo Carlo e Anna sono arrivati in tempo per darle un ultimo saluto. Secondo il Daily Mail, Carlo, arrivato in elicottero da Windsor, e Anna sono rimasti al suo fianco negli ultimi minuti sul letto di morte. Poi si è unita a loro Camilla, che trascorreva gli ultimi giorni d'estate poco distante, nella residenza di Birkhall, proprio nella tenuta, e che è riuscita a unirsi al gruppo nei momenti finali, insieme alla sua assistente personale, Angela Kelly, e al medico.

Gli altri figli della Regina, Andrea ed Edoardo, erano a Londra, e non sono riusciti ad arrivare in tempo. Con loro sono arrivati in aereo, dal Berkshire ad Aberdeen e poi a Balmoral, anche il principe William e la moglie del principe Edoardo, Sophie, la contessa di Wessex, amatissima dalla sovrana.

Il gruppo familiare è arrivato in Scozia alle 16, varcando i cancelli di Balmoral a bordo di una Range Rover guidata da William un'ora dopo. Sebbene Buckingham Palace non abbia confermato l'ora della morte, probabilmente non sono riusciti a vedere la Regina prima dell'ultimo respiro. Il principe Harry invece si è unito a loro solo in serata, ma era da solo: Meghan è rimasta a Londra per rispettare l'intimità della famiglia. La moglie di William, Kate, è rimasta invece ad accudire i tre figli, che hanno avuto il primo giorno nella nuova scuola, a Windsor. 

Barbara Tebaldi per agi.it il 9 settembre 2022.

Il venticinquesimo compleanno festeggiato a Roma, i parenti a Fiesole, una golosissima torta fatta volare direttamente dalla capitale a Buckingham Palace ogni anno: sono molti e intimi i ricordi che la Regina Elisabetta II aveva con l'Italia. 

Cinque i viaggi ufficiali, uno quando era ancora principessa, quattro da regina, e ognuno durato più dei giorni protocollari previsti dal cerimoniale per potersi godere le bellezze, la cultura e anche la cucina (tranne gli spaghetti) di un Paese molto amato anche dal marito Filippo.

Come dimostrano gli altrettanti viaggi privati oltre circa settant'anni. I numeri sono ovviamente da record: Elisabetta di Windsor ha incontrato cinque presidenti della Repubblica e cinque Papi nelle sue visite a Roma, molti presidenti e pontefici li ha invece ricevuti a Londra. 

Nulla è mai trapelato dai colloqui, la Regina non si occupa ufficialmente di politica, il presidente ha un ruolo istituzionale, ma nei decenni il legame tra i capi di Stato di Italia e Gran Bretagna sono sempre stati di massimo rispetto, di cordialità e a volte anche di una mai smentita concordanza di vedute sui temi di lungo periodo.

Il primo viaggio in Italia risale ai suoi anni da giovane principessa, innamorata del marito Filippo, con cui festeggiò a villa Adriana a Tivoli il 25esimo compleanno. La parte ufficiale della visita, più di una settimana nell'aprile 1951, comprese l'incontro al Quirinale con l'allora presidente della Repubblica Luigi Einaudi in un pranzo (il cerimoniale del Palazzo parla di 'colazione intima', cioè non ufficiale né di Stato) con il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. 

Fu l'occasione anche per essere ricevuta da Papa Pio XII in udienza privata. Risiedette a villa Wolkonsky, residenza dell'ambasciatore inglese a Roma. Con Francesca De Gasperi visitò un orfanatrofio nella periferia romana, poi alcuni dei luoghi più famosi di Roma mentre il principe Filippo partecipò a un torneo di polo.

La coppia fu ospitata dalla principessa Isabelle a un ricevimento in loro onore nei saloni affrescati di palazzo Colonna, poi andò a Firenze, a villa Sparta sulle coline di Fiesole, in vista a parenti titolati e quando la principessa tornò a Londra, il marito rimase ancora alcuni giorni in Italia per proseguire la visita privata.

Le città più amate

Tra le mete predilette delle visite private le città di Napoli, Firenze, Torino, le campagne di Barumini, in Sardegna, per visitare il nuraghe di Su Nuraxi, ma anche l'isola di Vulcano nelle Eolie, Palermo, con tanto di cena a palazzo Gangi, set del “Gattopardo”. Sempre ospitati da parenti e amici di antico lignaggio.

Apprezzatissima la cucina italiana, tanto che ogni anno si narra che il millefoglie di una famosissima pasticceria romana prenda il volo per giungere sulla tavola di Buckingham Palace, e del Brunello di Montalcino, amato dalla coppia che lo volle nel menù di nozze. Ma un divieto assoluto che un po' offusca questa passione: la regina non mangiava spaghetti, il protocollo non lo prevedeva. 

Le visite ufficiali, una volta indossata la corona, furono dunque quattro, sempre accompagnata dal marito Filippo. Il 3 maggio 1961 Elisabetta giunse a Roma, accolta dal Presidente Giuseppe Gronchi e dalla moglie Carla. Per l'occasione Gronchi ordinò alla Lancia la fornitura di quattro auto Flaminia 335, l'auto che ancora oggi accompagna i presidenti neo-eletti al Quirinale e su cui Elisabetta attraversò Roma accompagnata dall'allora ministro della Difesa Giulio Andreotti.

Per la coppia reale il Capo dello Stato offrì un ricevimento nel salone delle Feste, con signore in lungo e la regina in abito bianco tempestato di cristalli e corona. Un altro ballo passò alla storia, quello offertole dalla principessa Isabelle nei saloni affrescati di palazzo Colonna. La visita proseguì con le tappe ai Musei capitolini e palazzo Barberini, poi un salto all'ippodromo delle Capannelle a confermare la passione per le corse dei cavalli. 

Il 5 maggio Elisabetta II fu ricevuta da papa Giovanni XXIII, impegnato nella preparazione del Concilio Vaticano II, che le chiese i nomi di battesimo dei figli. Poi a Venezia il 6 maggio, con tanto di visita a San Marco e gita in barca fino all'isola di Torcello: infine di nuovo a Firenze per un incontro privato con Elena di Romania e Irene di Grecia.

Diciannove anni dopo, il 14 ottobre 1980, Elisabetta II fu ricevuta dal Presidente Sandro Pertini, che offrì una cena ufficiale ai reali nel salone delle Feste. Ma la sala che la regina ama di più è quella del Torrino, da cui si gode una delle viste più belle di Roma e nella quale i presidenti ospitano i pranzi informali. Un'altra sala del Quirinale cui Elisabetta è particolarmente affezionata è quella di Druso, accanto al salotto del Capo dello Stato. 

Anche durante quella visita la regina fu ricevuta dal papa, allora Giovanni Paolo II, che reincontrò nel viaggio successivo. Al termine della permanenza romana, Elisabetta e il marito raggiunsero Palermo, a bordo dello yacht Britannia. La regina andò prima al Duomo di Monreale e poi alla Cappella Palatina, con tanto di saluto al popolo dal balcone del Palazzo dei Normanni.

E a Palermo la regina tornò in visita privata, per una sosta lungo un viaggio ufficiale verso Malta. Era il 1992, Palermo era sconvolta dall'attentato di mafia che aveva sventrato l'autostrada a Capaci, uccidendo Giovanni Falcone, la moglie e tre agenti di scorta. Elisabetta e Filippo atterrarono a Punta Raisi e il corteo si fermò in autostrada, i reali scesero dall'auto, Elisabetta attonita fu sentita mormorare: "incredible". Poi con il marito si fermò per una preghiera davanti alla corona di fiori che pochi giorni prima era stata deposta dall'allora presidente della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro. 

Nella sua terza visita la regina soggiornò al Quirinale. Era l'ottobre del 2000 e Carlo Azeglio Ciampi, con la moglie Carla, la accolse a palazzo ospitando lei e il marito mentre il seguito soggiornava in un hotel vicino. Con Ciampi, la regina, oltre al solito pranzo ufficiale, assistette al concorso ippico di piazza di Siena. Poi partecipò a una colazione offerta dall'allora presidente del Consiglio, Giuliano Amato, a Villa Madama, con stilisti e ministri.

La coppia reale volò poi a Milano ricevuta dal sindaco Gabriele Albertini: in suo onore si svolse un concerto alla Scala, diretto da Riccardo Muti, con cui la regina si intrattenne in un lungo colloquio. Piccola curiosità: ad accompagnarla per il governo fu designato Enrico Letta, giovanissimo ministro dell'Industria. 

Due gli incontri con Giorgio Napolitano: la prima volta presidente e Regina si incontrarono il 13 ottobre 2006 a Londra e la seconda il 3 aprile 2014 a Roma. Giorgio Napolitano e la moglie Clio accolsero la coppia quasi alla fine del secondo settennato del Presidente, con cui i rapporti furono sempre molto cordiali. 

L'anno successivo la regina riceverà a Buckingham Palace Sergio Mattarella, appena eletto. Erano i mesi prima della Brexit e molto probabilmente il referendum fu uno dei temi caldi del confronto. Il Presidente lanciò un appello contro il distacco del Regno Unito. Nessun commento dalla Regina, ma la 'lettura' politica del suo cappello con i colori europei, azzurro e giallo, è ormai storia.

Da ansa.it il 12 settembre 2022.

"Per tutta la mia vita Sua Maestà, la regina Elisabetta II, è sempre stata lì. Mi ricordo quando guardavo le immagini del suo matrimonio alla tv quando ero bambino. Mi ricordo di lei bella e giovane donna fino alla amatissima nonna della nazione. Il mio affetto più sentito va alla Famiglia reale". 

Così si è espresso in un tweet Mick Jagger, postando una foto della sovrana nel giorno della sua incoronazione.

Da agi.it il 9 settembre 2022.

"Elisabetta II si è guadagnata il potere incarnando al meglio e al massimo la monarchia moderna". Così lo storico e giornalista Giordano Bruno Guerri commenta con l'AGI la morte della sovrana britannica. 

La regina, 96 anni, si è spenta nell'amato castello di Balmoral, in Scozia. Attesa oggi per il primo discorso del nuovo sovrano ai sudditi. Folla in lacrime davanti a Buckingham Palace intona l'inno nazionale 

"E' una regina che lascia un'eredità di simpatia, di fascino e addirittura di amore", aggiunge Bruno Guerri osservando che "questo è un lutto mondiale" e che "anche gli inglesi piu' insospettabili di simpatia per la monarchia esprimono dolore perchè Elisabetta è stata una icona di grazia e autorevolezza che ha saputo esercitare un grande fascino".

"I monarchi del passato sono stati assoluti, responsabili di fatti di sangue, mentre lei, avendo avuto la fortuna di salire al trono dopo la seconda guerra mondiale, ha vissuto in un periodo di pace traghettando la monarchia nella pace". 

"Anche se - ha proseguito lo storico - la Regina ha fatto comunque una breve guerra, quella delle Falkland nel 1982. Sotto il suo regno abbiamo inoltre assistito allo svuotamento del Commonwealth e per effetto dell'avvento degli Stati Uniti e del loro intervento nelle due guerre mondiali la Gran Bretagna è diventata una potenza marginale da grande potenza mondiale che era".

Ancora, ricorda Giordano Bruno Guerri, "con lei la Gran Bretagna ha portato tre donne a Downing Street e anche questo è stato un passaggio epocale, avvenuto nell'ambito di una delle più grandi rivoluzioni del Novecento, ovvero l'ingresso delle donne nella vita pubblica. Quindi possiamo dire che ha fatto parte di questa rivoluzione. Last but not least, ha saputo superare tutte le vicende problematiche legate ai figli, compresa la morte di Diana".

Insomma, "è stata una brava mamma, una brava regina e un bravo capo di Stato", conclude lo storico. 

Regina Elisabetta, la prima visita in Italia da principessa. Chiara Nava il 09/09/2022 su Notizie.it.

La Regina Elisabetta, in 70 anni, è stata cinque volte in Italia. La prima visita risale a quando era principessa. 

La prima visita della Regina Elisabetta in Italia risale a quando era ancora una principessa. In 70 anni ha visitato il nostro Paese cinque volte. 

La Regina Elisabetta è stata in Italia cinque volte.

L’ultima nel 2014, quando ha trascorso 24 ore fra Quirinale e Vaticano e ha incontrato Giorgio Napolitano, con il quale c’era una grande sintonia, fatta di grande ammirazione e grande rispetto. Il primo viaggio in Italia della Regina, però, risale a quando era ancora principessa. Era il 1951 e insieme al marito Filippo, sposato nel 1947, era venuta in Italia per le vacanze di primavera. I due volarono da Malta a Roma e ad accoglierli c’era un picchetto d’onore dei carabinieri.

Durante quel soggiorno aveva pranzato con l’allora presidente Luigi Einaudi al Quirinale e aveva avuto un colloquio con papa Giovanni XXIII. La coppia reale aveva scelto una vacanza nella Capitale durante il periodo della Dolce Vita, quando l’era dei paparazzi non era ancora esplosa. La principessa ha festeggiato i suoi 25 anni a Villa Adriana a Tivoli, poi erano andati a Firenze. 

I viaggi in Italia della Regina Elisabetta

Pochi mesi dopo tutto è cambiato, con la morte del padre, re Giorgio VI, e l’incoronazione di Elisabetta. I suoi viaggi non erano più per piacere, ma visite di Stato. Così è tornata in Italia da Regina, nel maggio 1961, quando il presidente della Repubblica era Giovanni Gronchi. Una visita in Sardegna, Sicilia, Napoli e Roma, dove tra la folla di 20mila persone ad accogliere la regina c’era anche Anna Magnani.

Un banchetto in suo onore, con tremila invitati, e una grande accoglienza. Ha visitato anche Firenze, Venezia e Torino e ha incontrato Gianni Agnelli. La Regina è tornata in Italia nel 1980, trovando un Paese decisamente cambiato. L’occasione è stata quella di una visita di Stato in Vaticano. La sovrana è stata accolta da Giovanni Paolo II. Il presidente della Repubblica era Sandro Pertini. La Regina tornò in Italia dopo molto tempo.

Quando Berlusconi venne “rimproverato” dalla regina Elisabetta. Giampiero Casoni il 09/09/2022 su Notizie.it.

Quel "mister Obama" urlato in una attonita sala di rappresentanza di Buckingham Palace, quando Berlusconi venne “rimproverato” dalla regina Elisabetta 

Non sono pochi quelli che ricordano di quando Silvio Berlusconi venne “rimproverato” dalla regina Elisabetta: nel  2009 infatti ci fu il famoso “siparietto” con il leader di Forza Italia che chiamò Barack Obama con toni non proprio protocollari al G20, suscitando la perplessità altrettanto fuori protocollo della sovrana.

Per l’esattezza, come ricorda Open, si era alla  vigilia del G20 ed in quell’occasione i  leader mondiali dovettero posare per la foto di rito, a Buckingham Palace. 

Berlusconi rimproverato dalla regina Elisabetta

Dopo lo scatto e in un clima che poi sarebbe stato riconosciuto come “light” si udì ad un tratto “la voce inconfondibile di Silvio Berlusconi” che urlò: “Mister  Obama!”. A quel punto Elisabetta II regina si voltò e lo rimproverò: “Ma perché deve urlare così?”, ovviamente innescando le risate dei presenti.

Le telecamere ufficiali ripresero tutto e molte testate fecero fare a quella scena il giro del pianeta. Buckingham Palace poi intervenne con una nota e spiegò che no, la regina non era stata infastidita dall’atteggiamento di Berlusconi: “C’era un clima gaio, non c’è stata alcuna gaffe od offesa”. 

“Aveva una straordinaria autorevolezza”

Il leader azzurro oggi ha voluto invece esprimere cordoglio per la morte della sovrana e  ospite a Controcorrente su Rete4 ha detto: “La sua è stata una figura straordinaria e gli storici del futuro la riconosceranno come una grande protagonista della nostra era“.

E ancora: “Aveva una straordinaria autorevolezza, grande garbo, viva simpatia e grande senso dell’umorismo“. 

Da ilfattoquotidiano.it l'8 settembre 2022.  

Mister Obama“. La voce inconfondibile di Silvio Berlusconi sovrastò il brusio dei 20 leader del mondo, a Buckingham Palace, alla vigilia del G20. Era il 2009 e l’allora presidente del Consiglio chiamò a gran voce il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, subito dopo la foto di rito. La regina Elisabetta si voltò e lo rimproverò: “Ma perché deve urlare così?“. Il richiamo di Sua Maestà provocò le risate dei presenti. La scena venne ripresa dalle telecamere ufficiali e Buckingham Palace fu costretto a intervenire per smentire che la Regina fosse contrariata dall’atteggiamento di Berlusconi: “C’era un clima gaio, non c’è stata alcuna gaffe od offesa”.

Una nuvola che sembra la Regina Elisabetta: incredibili immagini. Alberto Muraro il 10/09/2022 su Notizie.it.

Una grande nuvola con le fattezze della compianta regina appare nei cieli dell'Inghilterra a poche ore dalla morte 

Nelle ultime ore è diventata virale sui social un’immagine che, per il tempismo con cui è apparsa ed è stata pubblicata, ha per molti versi dello straordinario. Lo scatto di cui tutti parlano raffigura infatti una grande nuvola all’orizzone che ha tutte le sembianze…della Regina Elisabetta II.

L’immagine della nuvola che assomiglia alla Regina Elisabetta

Risulta piuttosto incredibile come proprio a nemmeno 48 ore dalla scomparsa della sovrana 96enne sia apparsa in cielo, quasi come se fosse un segno del destino o un messaggio dall’alto, una formazione nuvolosa con le fattezze della sovrana.

La nuvola che vediamo nell’immagine ha proprio la forma di un viso a tre quarti e, soprattutto, ha sulla sommità una formazione nuvolosa che ricorda moltissimo uno degli iconici cappellini indossati dalla sovrana quand’era ancora in vita, nonché uno dei suoi accessori di stile più riconoscibili in assoluto.

Per un’incredibile coincidenza, l’immagine è stata scattata proprio in Inghiliterra da un’utente, Becky Luetchford, che su Facebook e Twitter ha condiviso la foto aggiungendo: “Mentre tornavo a casa ho visto questa nuvola e sona andata nel panico!”.

Ecco l’immagine di cui tutti stanno parlando in queste ultime ore.

L’altro “segnale” di Elisabetta dall’aldilà: l’arcobaleno a Londra

Proprio nelle stesse ore in cui la regina stava esalando i suoi ultimi respiri, nei pressi del castello di Buckingham Palace (dove per tutto lo scorso 8 settembre c’è stata una pioggia scrosciante) è apparso uno splendido e e grande doppio arcobaleno in cielo.

Ovviamente, per i più affezionati e suggestionabili si è trattato di un vero e proprio “segno dall’alto”.

Per molti altri invece è stata semplicemente una piacevole e curiosa coincidenza.

Elisabetta II, la madre di Biden chiedeva al figlio di non inchinarsi alla sovrana. Valentina Mericio l'11/09/2022 su Notizie.it.

Il presidente degli USA Biden non si è mai inchinato alla regina Elisabetta. La madre provava infatti astio per la sovrana. 

La storia della regina Elisabetta II è fatta anche di tanti aneddoti e vicende parallele, spesso sconosciute ai più. Questo è anche il caso di un curioso ordine che il presidente degli USA Joe Biden riceveva dalla madre Catherine. La donna, scomparsa nel 2010, provava astio verso la sovrana britannica.

Come è noto, infatti, il capo della Casa Bianca ha sempre mostrato con orgoglio il suo attaccamento alle origini irlandesi.

Elisabetta II, perchè il presidente degli USA Biden non si è mai inginocchiato alla sovrana

A raccontare questo aneddoto era stata la sceneggiatrice britannica Georgia Pritchett. Nell’autobiografia dal titolo “My Mess is a Bit of a Life”, Pritchett aveva raccontato di come la madre del presidente degli Stati Uniti tenesse particolarmente al fatto di non doversi inginocchiare, pur rimanendo sempre l’educazione: “Non ti inchinare.

Ricorda Joey, sei un Biden. Nessuno è migliore di te. Non sei migliore di nessuno, ma nessuno è migliore di te”, è quanto gli aveva chiesto la madre.

“BBC? Io sono irlandese”

Quando Biden venne candidato alla Casa Bianca, fu interpellato da un giornalista della BBC. Fu in quell’occasione che lui rispose con fare quasi orgoglioso: “Bbc? Io sono irlandese!”.

In occasione della scomparsa della Regina Elisabetta. Biden aveva detto: “È stata una donna di stato di dignità e costanza impareggiabili, che ha approfondito la fondamentale alleanza fra Regno Unito e Stati Uniti. ha contribuito a rendere speciale la nostra relazione”.

Primo disappunto reale per Carlo durante la proclamazione. Giampiero Casoni l'11/09/2022 su Notizie.it.

Fra lui ed il reame ci si è messo un astuccio di penne che il re ha fatto "sgombrare": arriva il primo disappunto reale per Carlo durante la proclamazione 

Nuove responsabilità e primo disappunto reale in assoluto per Carlo III durante la sua proclamazione come sovrano del Regno Unito: la cancelleria del tavolino su cui deve firmare come nuovo sovrano non è disposta bene. Piccolo siparietto a metà fra l’imbarazzato e il contrariato per il nuovo re britannico, che nel bel mezzo di quello che probabilmente considerava il momento più solenne e iconico della celebrazione di cui era protagonista ha dovuto fare i conti con un intoppo a cui nessuno sfugge: l’errata disposizione delle cose che hai davanti.

Primo disappunto reale per Carlo

E se per alcuni questa disposizione è errata per questioni per lo più egotiche ed ossessivo-compulsive, per Carlo quella disposizione si è rivelata errata per questioni di praticità e protocollo. Ma cosa è successo? Che al momento della solenne firma di accettazione dell’incarico che la nazione per mano e bocca del Parlamento gli conferiva Carlo si è accorto che l’astuccio delle penne, il calamaio-scodellino e tutti gli oggetti di cancelleria “reale” che ingombravano il tavolo erano disposti male, vale a dire “a barriera” fra le sue braccia ed il registro da firmare, come dire in metafora fra lui e il reame.

Il brusco gesto con la mano all’attendente

A quel punto il sovrano ha bruscamente ingiunto, con un gesto della mano molto eloquente, ad un attendente, di spostare l’astuccio e, una volta seduto, se lo è personalmente aggiustato di nuovo lui. Tutto questo con un’espressione contrariata a malapena mitigata da un sorrisetto finale. Sorrisetto a denti stretti.

Ecco il video dove potete recuperare quello che ha combinato il principe Carlo. 

Carlo III, l'agghiacciante giudizio dello psichiatra: “Re orfano”. Il gesto sorprendente. Il Tempo il 16 settembre 2022

A che cosa sono dovuti gli ultimi comportamenti di Re Carlo III? A rispondere è lo psichiatra Carlo Mencacci, co-presidente Società italiana neuropsicofarmacologia, che invita a leggere i gesti del neo sovrano - a volte anche caratterizzati da scatti improvvisi come in occasione dell’inconveniente della penna non funzionante - come quelli di una persona qualunque in una condizione di lutto. Come i gesti di un uomo che ha dovuto indossare la corona nell’attimo in cui ha perso la madre. È un re che esercita la sua missione essendo appena diventato orfano, e un orfano che vive il suo dolore mentre deve già assolvere ai suoi doveri di re: «Carlo vive in maniera contemporanea la condizione di essere un orfano re o un re orfano. È una condizione che mette insieme un inondamento di emozioni che sono tra di loro contrastanti, mette insieme la tristezza con la rabbia».

«In condizioni di normalità - spiega Mencacci all’Adnkronos - tutto questo non avrebbe previsto una serie di situazioni e di impegni pubblici. Il lutto normalmente è caratterizzato da un rallentamento delle cose, dal poter sperimentare una emersione del dolore, una condizione di tristezza e una sensazione fisica anche del dolore. Sono tutte emozioni, però, alle quali Carlo non può cedere. Deve invece costantemente portare un’attenzione e una concentrazione su situazioni esterne. E quello che succede dentro il suo animo dovremmo visualizzarlo come un incredibile rimbalzo. Come qualcosa che era rimasto sottotraccia, a volte è stato detto anche schiacciato, che improvvisamente perdendo il peso viene anche rimbalzato da un punto di vista comportamentale, con alcune manifestazioni emozionali di transitorio discontrollo». 

Quello che si vede in questi giorni, dunque, non può essere collegato al carattere personale di Carlo. «Come diremmo per ogni persona - invita a considerare Mencacci - questi sono periodi in cui le persone vanno lette proprio in questo crogiuolo di contemporaneità, di emozionalità. Sono le emozioni che emergono. Noi non siamo sempre stati abituati a vedere questa famiglia manifestare le emozioni. E quando le vediamo, e magari sono delle emozioni per così dire sgradevoli, le commentiamo più negativamente. Ma sono emozioni che sperimenta chiunque di noi quando è sottoposto a una pressione emotiva così forte, così concentrata e così contemporanea. Perché è la contemporaneità evidentemente la chiave di lettura». Carlo, conclude l’esperto, «non ha avuto il tempo e la possibilità di vivere e affrontare questo dolore. In ogni caso sta vivendo un cambiamento della sua esistenza più profonda per il quale, per quanto uno possa essere stato preparato a lungo, non c’è mai la preparazione sufficiente. Quindi le emozioni vengono fuori ed è un tratto che dobbiamo cogliere come simile a tutti gli altri».

Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera” il 15 settembre 2021.

Un re iracondo, pronto a sbroccare al primo inconveniente? Purtroppo, i segnali in questo senso si moltiplicano: nei suoi primi quattro giorni di regno, Carlo si è lasciato andare a ben due scoppi di insofferenza, per di più entrambi di fronte alle telecamere (oltre all'annunciato licenziamento del suo staff a Clarence House). 

La prima volta era successo venerdì scorso, alla cerimonia a Westminster per la sua proclamazione: il nuovo sovrano si accingeva a firmare l'atto solenne, ma si è irritato per la presenza di troppi portapenne sul tavolo e con gesti infastiditi e animati, accompagnati da una smorfia, ha intimato ai valletti di sgombrargli il campo. Martedì la replica.

Stavolta il re doveva firmare il libro dei visitatori nel castello di Hillsborough, a Belfast, quando ha esclamato: «Oddio, ho messo la data sbagliata!». A quel punto Camilla gli fa notare che si era sbagliato pure il giorno prima, ma intanto Carlo si accorge che le sue dita sono sporche di inchiostro colato dalla stilografica e sbotta: «Oddio, odio questa cosa!». Camilla, che aveva preso la penna, ripete «guarda, sta andando dappertutto!» e consegna la famigerata stilografica a un valletto, mentre tenta di pulirsi le mani. Ma il re non si è ancora calmato, perché lo si sente strillare «non sopporto questa dannata cosa, è quello che fanno, ogni volta fetente!».

Un comportamento poco regale e, verrebbe da dire, poco in linea con la tradizionale flemma britannica. I social media si sono prevedibilmente scatenati: ma c'è da dire che molti sono accorsi in difesa del sovrano, asserendo che questi giorni devono essere stati faticosissimi per Carlo, alle prese anche con la perdita della madre.

Che però, va ricordato, non si era mai fatta cogliere in fallo con qualche fuorionda imbarazzante. Anzi, quando si era lasciata andare a esternazioni estemporanee, erano sempre state dei siparietti divertenti: dal celebre «ma che ha quello da strillare» diretto a Berlusconi al «dobbiamo far finta di sorridere?» al momento della foto ufficiale all'ultimo G7. In un certo senso, gli scatti d'ira di Carlo destano meno sorpresa se si considera che abbiamo di fronte un uomo anziano che ha passato tutta la vita in attesa del suo vero lavoro e che per di più è aduso a farsi spremere il dentifricio dai suoi numerosi valletti. Prepariamoci al re irascibile.

Re Carlo, l'islam mette il turbante sulla sua testa: fantasie sulla conversione. Andrea Morigi su Libero Quotidiano il 16 settembre 2022

Carlo III già arruolato, a sua insaputa, dai Fratelli Musulmani. A La Luce News, sito di riferimento del fondamentalismo islamico in Italia, sono riusciti a fare della parte il tutto, estrapolando qualche frase da un discorso tenuto nel 1993 dall'allora principe di Galles presso l'Oxford Center for Islamic Studies, dopo avervi concesso il proprio patrocinio. Questo non toglie che, come tutte le persone educate- e non solo i membri della famiglia reale inglese - fanno in casa d'altri, l'erede al trono fosse andato a rinsaldare le relazioni attraverso il dialogo in un ambiente accademico. Nell'occasione aveva avanzato alcune tesi, certamente opinabili, ma non liquidabili alla stregua di fake news. Come la seguente: «Molti elementi di cui l'Europa è orgogliosa derivano dalla Spagna musulmana. Ad esempio la diplomazia, il libero scambio, la libera circolazione di merci e persone, la ricerca accademica, l'antropologia culturale, l'etica, la moda, la medicina alternativa, lo sviluppo di ospedali».

TOLLERANZA Vi è chi potrebbe sostenere che, a loro volta, gli invasori arabi avevano potuto apprendere elementi di civiltà e le opere di misericordia spirituale e temporale dai cristiani che, sei secoli prima della nascita di Maometto, avevano meditato per esempio sulla parabola del Buon Samaritano mettendola anche in pratica con fondazioni assistenziali e caritative. Figuriamoci se un futuro monarca non lo sapeva. Ma è nella natura degli imperi non avere caratteristiche confessionali e prescindere dal criterio che obbligherebbe i sudditi a conformarsi alla religione del sovrano, il quale regna su tutte le comunità, a qualsiasi fede appartengano, proteggendole tutte. Anche nel Sacro Romano Impero esistevano moschee, accanto a chiese cristiane e a sinagoghe, e questo favoriva la conoscenza e la tolleranza reciproca. Perfino la Sublime Porta garantiva in qualche misura la libertà religiosa degli "infedeli". Che oggi non sia più così lo aveva sottolineato lo stesso Carlo d'Inghilterra nel suo discorso di Natale nel 2019, citando «le innumerevoli persone che soffrono terribili persecuzioni, costrette a fuggire dalle loro abitazioni, e a rafforzare la nostra determinazione per evitare che il Cristianesimo scompaia dalle terre della Bibbia». Intendeva la Siria e l'Iraq, dove l'esodo delle minoranze sembra inarrestabile. Nel 2014, invitato da Aiuto alla Chiesa che Soffre, durante una messa cattolica aveva condannato le violenze: «Per me è assolutamente inconcepibile che un credente possa trovare nella sua fede la ragione per perseguitare una persona di un'altra religione. Facendo così infatti il persecutore non fa altro che disonorare la sua stessa fede». Quella della conversione all'islam di Carlo è una bufala, a lungo indagata da specialisti come Daniel Pipes che l'ha dichiarata priva di ogni fondamento.

PREVENZIONE Ovviamente a Carlo non è sfuggita nemmeno la creazione di ghetti islamici nel Regno Unito. «La radicalizzazione in Gran Bretagna è una grande preoccupazione e la misura in cui ciò sta accadendo è allarmante soprattutto in un Paese come il nostro dove teniamo ai valori», aveva commentato nel 2015. Era consapevole e non stupìto, anche se «penseresti che la gente che è venuta qui o è nata qui e va a scuola qui si adegui a questi valori e prospettive. La cosa terrificante è che la gente possa essere così radicalizzata, sia per contatto diretto con qualcuno che attraverso internet». È prioritario, per lui «prevenire la radicalizzazione», perché non puoi semplicemente nasconderla sotto un tappeto. La cosa più importante a fare è però ricordare alla gente le distorsioni che vengono fatte di grandi religioni e le idee originali dei fondatori di queste religioni». Difficile intravedere dietro le tende di Buckingham Palace un sostenitore della sharia. 

Gentile ma ferreo, ecco come Carlo vuole cambiare la famiglia reale. Giampiero Casoni l'11/09/2022 su Notizie.it.

Con animo gentile ma con piglio ferreo nei confronti della coppia "più chiacchierata" della "Firm", ecco come Carlo vuole cambiare la famiglia reale 

Con piglio gentile ma ferreo, ecco come Carlo III d’Inghilterra vuole cambiare la famiglia reale: una fonte di Buckingham Palace spiega che il nodo da sciogliere resta quello di Harry e Meghan e che nei confronti della coppia il nuovo sovrano, pur con segnali di avvicinamento, non sarà indulgente come sua madre Elisabetta II.

Nel corso della cerimonia di proclamazione il re ha affermato che seguirà le orme di sua madre e regnerà per tutta la vita. 

 Come Carlo vuole cambiare la famiglia reale

Tuttavia ci saranno dei cambianti in particolare all’interno della “Firm”, la Famiglia Reale, e saranno cambiamenti mirati. Chi lo dice? Un insider a palazzo, che spiega come i cambiamenti riguarderanno soprattutto la coppia più chiacchierata, ossia Harry e Meghan.

Vero è che nelle tristi circostanze della morte della regina c’erano state le parole di disgelo: “Voglio anche esprimere il mio amore per Harry e Meghan mentre continuano a costruire le loro vite all’estero”. 

Harry e Meghan con William e Kate

Poi però i due si sono presentati a sorpresa a Windsor, ricongiungendosi per la prima volta dopo tanto tempo ai nuovi principi di Galles William e Kate. “Page Six” non parla però di disgelo, piuttosto di tregua a precise condizioni che detterà il re.

Carlo “è stato intelligente e gentile a pronunciare la frase” su Harry e Meghan. E ancora: “Un discorso non può riparare una famiglia, ma è un buon inizio”. Attenzione però, la fonte spiega che il sovrano potrebbe non essere altrettanto gentile e generoso “con i capricci di Harry e Meghan”, come invece era stata la regina.

Fosca Bincher per “Verità & Affari” il 9 settembre 2022.

Elisabetta II se ne è andata ieri a Balmoral, nel castello scozzese di sua proprietà. Le sue condizioni di salute si sono aggravate nelle ultime 48 ore, subito dopo avere ricevuto lì la nuova premier britannica Liz Tuss, a cui aveva conferito formalmente l’incarico. Da ieri sera alle 19,32- ora in cui è stata data la notizia ufficiale- la gran Bretagna è entrata in un lungo lutto che era stato previsto per 10 giorni se il decesso fosse avvenuto a Londra, e che sarà invece ulteriormente prolungato di tre giorni. 

Tutto il protocollo era d’altra parte stato deciso dalla stessa Regina e in codice era stato classificato con il nome di “London Bridge is down”. Il nuovo Re automaticamente è Carlo, e la Regina Camilla. Erediteranno non solo il potere e il prestigio della corona reale inglese, ma anche un patrimonio fra i più consistenti di ogni casa regnante. 

Elisabetta II era infatti la donna più ricca del mondo, anche se non si conoscono con esattezza tutti i suoi beni. La fortuna della famiglia reale è stata valutata dalla rivista Forbes in circa 90 miliardi di euro netti. I beni però sono divisi fra i vari membri della famiglia reale, e si sono accumulati nei decenni grazie alle cospicue eredità lasciate ai Windsor dai vari lasciti testamentari degli antenati. Ogni lascito però è avvolto da segretezza per almeno un secolo, e così è stato anche per il testamento di Filippo, il consorte di Elisabetta, che secondo alcune stime le avrebbe lasciato beni del valore approssimativo di 35 milioni di euro.

A luglio scorso però The Guardian ha potuto consultare 33 testamenti su cui era da poco caduto il vincolo di segretezza. Pur trattandosi di membri più laterali della famiglia reale, sono emersi lasciti alla corona per 215 milioni di euro, tutti nella disponibilità di Elisabetta. La Regina per altro aveva pure un appannaggio annuale pagatole dal parlamento britannico per svolgere il suo “lavoro” in tranquillità, che ora sarà nella disponibilità di Carlo e Camilla. 

Nel 2021 l’appannaggio ha superato per la prima volta il controvalore di 100 milioni di euro. Oltre allo stipendio alla Regina e quindi ora al Re con la sua consorte arrivava anche la “Privy Purse”, il reddito proveniente dalle proprietà del Ducato di Lancaster. Si tratta di quattro fondi, corrisposti sempre dal 1399: uno finanziario, uno agricolo, uno commerciale e uno residenziale.

Sul sito stesso del Ducato è scritto: “Alla fine di marzo 2022, il Ducato di Lancaster aveva 652,8 milioni di sterline di attività nette (pari a 750 milioni di euro) sotto il suo controllo, con un surplus netto di 24,0 milioni di sterline. Si tratta di attività immobiliari e finanziarie. Le attività immobiliari possono essere suddivise a grandi linee in agricole, commerciali e residenziali e comprendono alcuni dei diritti storici del ducato sulla costa e sui minerali”. 

Ma al Windsor regnante vanno a vita anche i proventi del Crowne Estate, patrimonio immobiliare di proprietà diretta che è valutato secondo le ultime stime circa 15 miliardi di euro. Oltre a palazzi, castelli e abitazioni varie ci sono più di 100 mila ettari di proprietà anche coltivati.

La rendita annuale del Crowne Estate ammonta a circa 500 milioni di euro, nella piena disponibilità di chi siede sul trono. Fra i vari beni posseduti che non debbono essere divisi con altri rami della famiglia ci sono i gioielli della Corona, rigorosamente vigilati e protetti da sistemi di sicurezza sofisticati nella Jewel House all’interno della Torre di Londra costruita nel 1066 da re Guglielmo.

Il loro valore di mercato è di difficile stima, ma sono valutati nel patrimonio comunque per una cifra non banale: 4,3 miliardi di euro. Fra i beni immobili di diretta proprietà c’è appunto anche il castello scozzese di Balmoral, dove ieri a 96 anni la Regina si è spenta. È la residenza estiva tradizionale dei sovrani ed è valutata circa 150 milioni di euro. Più del doppio dei 70 milioni di euro stimati per la residenza invernale di Sandringham, dove la famiglia reale è solita trascorrere le festività natalizie. Complessivamente quindi dai vari beni di proprietà il, nuovo re Carlo con la sua Camilla potrà contare su una liquidità annuale di circa 700 milioni di euro, che può essere ovviamente investita secondo le indicazioni del Re. 

Da open.online il 9 settembre 2022.

«Elisabetta la grande». Così l’ex premier britannico Boris Johnson ha definito la regina Elisabetta, all’indomani della sua morte. Nella seduta straordinaria organizzata nella Camera dei Comuni, è stato proprio Johnson a pronunciare il discorso più apprezzato, al punto da essere giudicato «eccellente» anche da Harriet Harman, veterana del Partito Laburista. In tono commosso e con il suo celebre sense of humour, l’ex premier britannico ha voluto ricordare la regina con un discorso ricco di aneddoti. 

«Pensavamo fosse eterna», ha detto a un certo punto, aggiungendo che solo ora il Paese riesce a misurare davvero «l’enormità di ciò che ha fatto per noi». Johnson ha poi ricordato con emozione l’ultimo incontro di appena tre giorni fa a Balmoral, per il passaggio di consegne fra lui e Liz Truss, sottolineando di averla trovata lucida, «saggia» e attenta ai destini del Paese. Ne ha quindi esaltato la figura di guida regale ma al tempo stesso «umile», che ha saputo non solo regnare, ma anche «servire e amare» la sua gente.

Non sono mancati i racconti sulla figura privata della regina, così poco amante dei fasti cerimoniali da guidare a volte sola la macchina per le strade della Scozia «a velocità allarmante». Oppure gli aneddoti sulla sua credibilità di leader globale, giunta a un punto tale che alle Olimpiadi del 2012, quando Johnson era sindaco di Londra, alcuni capi di Stato esteri si rivolsero a lui convinti che Sua Maestà si fosse davvero «lanciata dall’elicottero», nel famoso spot girato assieme a Daniel Craig. Racconti che hanno suscitato sorrisi e commozione nell’aula, raccogliendo per una volta apprezzamenti bipartisan.

DAGONEWS il 10 settembre 2022.

È stato Carlo ad aver “detto” al principe Harry di non portare la moglie Meghan Markle al castello di Balmoral, al capezzale della regina morente. È quanto rivelano i tabloid britannici, che raccontano come, durante la tragedia di giovedì della casa Reale inglese, ci sia stato il tempo anche per un “piccolo dramma domestico”. 

I Sussex, come scrive il Daily Mail, hanno scatenato una tempesta senza precedenti, mentre la famiglia si consumava nella preoccupazione, annunciando che Harry e Meghan si sarebbero recati entrambi a Balmoral.

Secondo il The Sun, il principe Harry si trovava a Frogmore Cottage, quando ha ricevuto una telefonata dal padre che gli chiedeva di non portare Meghan. Carlo ha detto a Harry che non era giusto o appropriato che Meghan fosse a Balmoral in un momento così profondamente triste", ha riferito una fonte al giornale.

Gli è stato fatto notare che Kate non ci sarebbe andata e che il numero di invitati avrebbe dovuto essere limitato ai parenti più stretti.  Carlo ha detto chiaramente che Meghan non sarebbe stata la benvenuta". 

Nel frattempo, il Telegraph ha riferito che Harry non è stato inizialmente convocato quando gli alti reali si sono recati a Balmoral, come suo fratello, il Principe William, per motivi istituzionale. Un insider reale ha commentato così: "è piuttosto difficile passare troppo tempo con qualcuno che sai che sta per pubblicare un libro-verità su di te". Un altro ha aggiunto: "Penso che la reazione generale al comportamento di Harry e Meghan sia stata di incredulità, ad essere onesti".

DAGONEWS il 9 settembre 2022.

Ormai siamo alle visioni celesti. Alcuni sciroccati inglesi hanno postato una serie di immagini di nuvole che, nella loro fantasia, somiglierebbero alla regina Elisabetta. Le foto sono state scattate dopo l’annuncio della morte della sovrana e in molti hanno interpretato quelle forme nel cielo come l’ultimo saluto ai suoi sudditi. 

Insieme alle nuvole gli inglesi sono rimasti sbalorditi da un altro segno celeste: poco dopo l’annuncio del decesso un doppio arcobaleno è comparso proprio sopra Buckingham Palace.

Dagoreport il 9 settembre 2022.

God save the king Carlo III perché questo nome, nella storia della monarchia britannica, ha accompagnato uno dei momenti più difficili per la Corona. 

Carlo I Stuart, come Carlo III Windsor, era un grande appassionato d’arte. Si fece accompagnare da Lord Arundel in giro per l’Europa, specie la Spagna, per cercar moglie e trovò. Invece, quadri da comprare e disegni di Leonardo. È al suo regno, tra l’altro, che compare per la prima volta appeso alle pareti di Whitehall il celebre “Salvator Mundi”, ora nella mani di Mohammed Bin Salman. 

Moglie la prese francese, ma il suo regno se lo presero i rivoluzionari di Oliver Cromwell che gli tagliarono la testa il 30 gennaio 1649 davanti al palazzo reale.

Il figlio, Carlo II Stuart, fu incoronato re di Scozia ma costretto dai rivoluzionari a fuggire dopo la battaglia di Worcester. Per nove anni si rifugiò in esilio in Francia e Paesi Bassi. Nel 1659, quando il protettorato dei Cromwell cadde, il generale realista George Monck fece rientrare Carlo II in patria dove, il 23 aprile  1661, venne finalmente incoronato re nell’abbazia di Westminster. 

Carlo II decise allora di abolire il parlamento e governò da sovrano assoluto fino al giorno della sua morte, avvenuta il 6 febbraio del 1685. Da allora passò alla storia come Merrie Monarch (monarca allegro). Quanto al gentil sesso non si tirò mai indietro: la moglie, Caterina di Braganza, risultò sterile e il sovrano ebbe (almeno) dodici figli illegittimi con varie amanti.

Da today.it il 9 settembre 2022.

La Regina Elisabetta si è spenta ieri a Balmoral all’età di 96 anni. Un luogo speciale per sua maestà, che qui ha vissuto i ricordi più belli con la sua famiglia.  

Balmoral, un luogo speciale

La dimora reale a un’ottantina di chilometri da Aberdeen infatti è sempre stata la preferita dalla Regina e del marito. Nella tenuta nel 1947 Elisabetta e Filippo avevano trascorso parte della loro luna di miele e da allora hanno passato ogni estate nel castello scozzese. Un luogo speciale dove condividere del tempo di qualità insieme ai figli ed ai nipoti lontani dagli impegni reale, tra battute di caccia e barbecue. Nonostante gli acciacchi dell’età e la dipartita del marito, anche questo anno la regina Elisabetta non è voluta mancare in Scozia. 

I membri dello staff di Elisabetta

A fine luglio sua maestà si è insediata a Craigowan Lodge, casa in pietra con sette camere da letto nella tenuta di Balmoral, considerata più rustica ma maggiormente confortevole del castello. La sovrana si è poi spostata nella residenza reale insieme ad una manciata di fedeli membri del personale che hanno promesso di rimanere con lei fino alla fine. C’erano Paul Whybrew, maggiordomo da 40 anni a servizio di sua maestà, e il sergente Barry Mitford. I due uomini come di consueto le hanno portato una copia del Racing Post, il giornale dell’ippica che la sovrana appassionata di cavalli leggeva tutti i giorni, e hanno guardato con lei in tv programmi dedicati al mondo dei cavalli. Immancabile Angela Kelly, la celebre famosa dresser di Elisabetta, che: “È stata molto iperprotettiva e si è assicurata che Sua Maestà non stesse facendo troppo”, ha detto una fonte al Daily Mail.

L’ultima estate di Elisabetta

Nonostante l’assenza di Filippo, Elisabetta anche nella sua ultima estate si è dedicata alla vita di campagna. La Regina infatti è stata vista solo poche settimane fa camminare con i suoi corgi nei giardini, lentamente e con cautela, come si confà alle persone della sua età. Il soggiorno scozzese è stato poi allietato dalle frequenti visite di figli e nipoti. Sono arrivati William e Kate con i tre figli, e poi il quartogenito Edoardo e sua moglie, Sophie, che Elisabetta adorava come una seconda figlia. 

Da zia Elisabetta anche due dei figli della sua defunta sorella, la principessa Margaret, Lady Sarah Chatto, e il conte di Snowdon, molto affezionati alla sovrana. “È stata un'estate molto tipica e allegra a Balmoral, tante passeggiate, picnic e barbecue. (La regina) Ha seguito il ritmo a lungo fissato dal defunto duca di Edimburgo. Ovviamente la regina non è stata presente per tutto il tempo, ma ha preso parte ed è stata vista”, ha rivelato una fonte al Daily Mail. Un altro insider reale che ha incontrato la regina pochi giorni l'ha descritta come di “veramente di buon umore”, aggiungendo: “So che ti aspetteresti che lo dicessi, ma lo era davvero”, suggerendo che il suo declino durante la notte di mercoledì è stato del tutto improvviso.

BIOGRAFIA DELLA REGINA ELISABETTA. Da cinquantamila.it - La storia raccontata da Giorgio Dell'Arti

Elisabetta II (Elizabeth Alexandra Mary), nata a Londra il 21 aprile 1926. Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri reami del Commonwealth (dal 6 febbraio 1952). Governatore supremo della Chiesa d’Inghilterra (ab eodem die) 

• Figlia primogenita di Albert, duca di York, secondogenito di re Giorgio V e quindi secondo nella linea di successione al trono britannico, e di Elizabeth Bowes-Lyon, duchessa di York, «fu battezzata il 29 maggio con l’acqua del fiume Giordano e pianse per tutto il tempo. Nel 1930, il 21 agosto, nacque sua sorella Margaret Rose. Il 10 dicembre del 1936 la nanny Marion Crawford informò le bambine che zio David, Edoardo VIII, aveva abdicato e che il loro padre era il nuovo re: “Questa sera, quando tornerà a casa, dovrete fargli l’inchino”.

Margaret chiese a Elisabetta: “Questo vuol dire che poi diventerai anche tu regina?”. “Suppongo di sì”, rispose Elisabetta. “Povera te”, disse Margaret. Elisabetta non è mai andata a scuola, ma studiava con i precettori. […] Il 22 luglio del 1939, quando aveva 13 anni, fu portata dai genitori con la sorella Margaret in visita al Collegio navale di Dartmouth. 

Le principesse furono affidate a un cadetto diciottenne, Filippo di Grecia, molto bello e straordinariamente simpatico. Elisabetta se ne innamorò subito. […] Nel 1945, come migliaia di altre ragazze della sua età, si arruolò nell’Auxiliary Territorial Service, dove imparò a guidare e aggiustare i motori.

L’8 maggio, il giorno della vittoria in Europa, volle andare con la divisa da ausiliaria sul balcone di Buckingham Palace, con Churchill e con la sua famiglia. Quel giorno uscì per strada con la sorella Margaret a festeggiare con la folla la fine della guerra. Il 21 aprile del 1947, compiuti 21 anni, Elisabetta pronunciò dal Sudafrica alla radio uno dei suoi discorsi più importanti: “Io dichiaro davanti a voi tutti che tutta la mia vita, sia essa lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale a cui tutti apparteniamo”. […]

Elisabetta e Filippo si sposarono il 20 novembre nell’Abbazia di Westminster, dopo che lui era stato insignito da Giorgio VI del titolo di Duca di Edimburgo. Londra era ancora piena di macerie, e per l’abito da sposa lei usò i buoni del razionamento dei quali disponeva. Nel 1948, il 14 novembre, nacque Carlo. Nel 1950, il 15 agosto, nacque Anna. Nella notte del 6 febbraio 1952 Giorgio VI morì nel sonno nella residenza di Sandringham.

Elisabetta era in Kenya con Filippo e diventò regina mentre si trovava al Treetops Hotel, un albergo realizzato sui rami di un albero. […] Il 2 giugno del 1953 fu incoronata regina in una sontuosa cerimonia trasmessa in diretta dalla televisione. […] Nel 1955 la regina proibì alla sorella Margaret di sposare il capitano Peter Townsend, perché divorziato. Totalmente assorbita dagli impegni di sovrana, Elisabetta delegò a Filippo la cura dei figli. […]

Nel 1960, dieci anni dopo Anna, nacque il principe Andrea e nel 1964 Edward, l’ultimo suo figlio. Ogni martedì, Elisabetta cominciò a ricevere il primo ministro: dopo Churchill, Anthony Eden, Harold Macmillan, Alec Douglas-Home, Harold Wilson. L’impero cominciò a disgregarsi: la Giamaica, la Costa d’Oro, l’Unione del Sudafrica proclamarono l’indipendenza. […] Nei colloqui con i primi ministri Edward Heath e Harold Wilson, Elisabetta dovette affrontare le prime gravi crisi del suo regno, con gli scontri nell’Irlanda del Nord e gli scioperi dei minatori. […]

Nel 1977 si celebrò il Giubileo d’argento dell’ascesa al trono, 25 anni di regno. Per festeggiarlo con i sudditi, la regina e Filippo compirono un viaggio massacrante, che toccò in soli tre mesi 36 Paesi, compresa l’Australia, le isole Fiji e le Tonga. Nel 1979 Margaret Thatcher diventò primo ministro. […] I suoi rapporti con la regina non furono buoni. […] L’anno peggiore fu il 1992, con l’incendio al Castello di Windsor, il divorzio tra la principessa Anna e Mark Phillips, la separazione tra il figlio Andrea e la moglie Sarah, le imbarazzanti rivelazioni del libro di Andrew Morton su Diana, le trascrizioni delle telefonate tra Carlo e Camilla, le rivelazioni sulla storia tra Diana e il venditore di auto James Gilbey, che la chiamava “strizzolina”, e l’annuncio in dicembre che Carlo e Diana si sarebbero separati.

Come se non bastasse, l’isola di Mauritius abolì la monarchia, ultimo Paese africano a lasciare il Commonwealth. Le pressioni del governo e dell’opinione pubblica costrinsero infine Elisabetta a decidere di pagare le tasse a partire dal 1993. Non c’è da stupirsi se pochi giorni dopo l’incendio al castello, parlando alla Guildhall di Londra, la regina definì il 1992 il suo “annus horribilis”. […] Nell’agosto del 1997 la principessa Diana morì. […] Elisabetta si trovava a Balmoral in Scozia e pensò che la cosa più importante fosse proteggere i suoi nipoti, William e Harry, dalla curiosità dei media e cercare di consolarli per la perdita della loro madre.

Ma la morte di Diana causò in Gran Bretagna e nel mondo una commozione così forte che il sentimento popolare si rivoltò subito contro la famiglia reale, accusata di essere responsabile della tragedia della “principessa del popolo” e di non renderle il dovuto omaggio. Accuse che la regina non comprendeva: per lei Diana era ormai un’estranea. […]

Ma in poche ore la regina capì che stava commettendo un errore: tornò a Londra e pronunciò il famoso discorso televisivo con il quale rendeva omaggio alla memoria di Diana, come sovrana e come nonna dei suoi figli. […] La morte di Diana segnò una svolta nel rapporto tra la regina e i suoi sudditi, e diede inizio a un grande lavoro degli esperti di comunicazione per riabilitare l’immagine di Carlo e Camilla, che si sposarono nel 2005 nel municipio di Windsor senza particolare sfarzo. […] Nel 2002 morirono a pochi mesi di distanza la regina Madre Elizabeth (a 102 anni) e la principessa Margaret, le due persone alle quali la regina era più legata e le uniche, a parte Filippo, con le quali si confidava apertamente.

Nel 2007, Elisabetta e Filippo festeggiarono i 60 anni di matrimonio. […] Nel 2007 Elisabetta diventò il sovrano regnante più anziano della storia britannica, e [nel novembre 2008 – ndr] conquistò molte simpatie quando chiese ai broker della City come mai non si fossero accorti dell’arrivo della crisi, che era costata anche a lei alcuni milioni di sterline. Nel 2011 diede l’assenso alle nozze del nipote William con Kate Middleton, figlia di genitori borghesi. I tempi sono cambiati, e anche la monarchia lo deve fare. 

A tal punto che nel 2012 Elisabetta ha accettato di comparire in un filmato accanto a James Bond, impersonato dall’attore Daniel Craig, per la cerimonia inaugurale delle Olimpiadi, nella quale si fingerà che Bond e la regina scendano con il paracadute sullo stadio. Kate ha dato alla luce George e poi Charlotte, che perpetuano la simpatia popolare nei confronti della famiglia e assicurano la continuazione della dinastia. Nel 2012 la regina ha celebrato il Giubileo di Diamante, 60 anni di regno. […] Nel settembre del 2015 il suo regno ha superato quello della regina Vittoria, durato 63 anni e 217 giorni» (Vittorio Sabadin).

• Nel 2017 ha conquistato due nuovi primati, diventando il prima monarca britannico a celebrare il Giubileo di Zaffiro (65 anni di regno, il 6 febbraio) e le nozze di platino (70 anni di matrimonio, il 20 novembre). 

• Nell’estate del 2017 si parlò della sua intenzione di regnare fino ai 95 anni, per poi affidare a Carlo la sola reggenza, senza tuttavia abdicare. Tali voci furono tuttavia smentite.

• Nel corso del suo regno, ha visto avvicendarsi 7 papi (da Pio XII a Francesco), 14 presidenti degli Stati Uniti (da Harry Truman a Joe Biden) e 15 primi ministri del Regno Unito (da Winston Churchill a Liz Truss). 

• Nota la sua passione per cavalli e cani (amatissimi soprattutto i corgi). «Anche se il suo patrimonio personale è stimato intorno ai 530 milioni di dollari, The Queen resta parsimoniosa. Ama indossare i famosi tailleur nei toni pastello più volte, così come gli amati cappellini. E, secondo il Financial Times, nel 2011 ha fatto arrivare ai membri del personale di Buckingham Palace il seguente messaggio: “La vostra attenzione dev’essere rivolta allo spegnimento di tutte le luci inutilizzate”; per la cronaca, il palazzo vanta 775 camere. E a quasi 92 anni continua a cavalcare» (Stefania Saltalamacchia).

• «Suo marito nell’intimità la chiamava “cabbage” (cavolo) e “sausage” (salsiccia), mentre solo i parenti più stretti sono autorizzati a chiamarla “Lilibet”, il suo soprannome da bambina. Per tutti gli altri Elisabetta II è Her Majesty» (Marzia Apice). 

• «Elisabetta II fa amare Londra perché ne rappresenta l’ultima icona pop. Ritratta da Andy Warhol e Francis Bacon, ha nominato baronetti i Beatles e prestato il volto ai dischi dei Sex Pistols; sei James Bond del cinema, dal primo Connery del 1962, hanno agito nel suo nome. Elisabetta è diventata un portachiavi o un magnete da frigo negli shop turistici – come le cabine telefoniche rosse e i bus a due piani – e tuttavia è rimasta perfettamente irraggiungibile. […] Prima monarca dell’epoca del turismo di massa, suscita un giro di affari di miliardi di sterline» (Andrea Fontana)

• «Non posso guidarvi in battaglia, non vi do leggi né amministro la giustizia, ma posso fare qualcos’altro: posso darvi il mio cuore e la mia devozione per queste vecchie isole e per tutti i popoli della nostra fratellanza di nazioni. Credo nelle nostre qualità e nella nostra forza. Credo che insieme possiamo costituire un esempio per il mondo» (dal discorso natalizio del 1957, il primo a essere stato trasmesso in televisione).

Regno Unito in lutto, la Regina Elisabetta è morta. Il nuovo re è Carlo III: "Enorme tristezza". Il Tempo l'08 settembre 2022

Il Regno Unito è in lutto per la scomparsa all'età di 96 anni della regina Elisabetta II, la sovrana più longeva al mondo, rimasta per 70 anni sul trono britannico. L'annuncio è stato dato da Bukingham Palace con poche righe. "La Regina è morta serenamente a Balmoral questo pomeriggio. Il Re e la Regina Consorte rimarranno a Balmoral questa sera e torneranno a Londra domani", ha riferito il palazzo. Il figlio Carlo è diventato il nuovo re britannico con il nome di Carlo III. "La morte della mia amata madre, sua maestà la Regina, è un momento di grande tristezza per me e per tutti i membri della mia famiglia", "piangiamo profondamente la scomparsa di una cara sovrana e di una madre molto amata", sono state le parole toccanti di Carlo.

La premier britannica Liz Truss, vestita in nero in segno di lutto, ha parlato alla nazione da Downing Street. Elisabetta è stata una "roccia su cui è stato costruito il Paese", ha detto Truss, che è stata nominata premier dalla sovrana solo due giorni fa, il 6 settembre, nel castello di Balmoral e non a Buckingham Palace o al Castello di Windsor, come da tradizione, proprio per i problemi di salute della regina. "E' un enorme shock per la nazione e per il mondo", ha aggiunto la leader invitando poi il Paese a unirsi per sostenere Carlo. "Dio salvi il re", ha concluso Truss.

Intorno alle 13 è arrivata la prima notizia da Buckingham Palace che ha allarmato il Paese sullo stato di salute della sovrana. "La regina Elisabetta è sotto controllo medico perché i medici sono preoccupati per la sua salute", ha annunciato il palazzo in una nota. I figli della regina, Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo, si sono subito messi in viaggio per recarsi al castello di Balmoral, in Scozia, dove si trovava la sovrana. Con loro anche William e il fratello Harry, che ha però viaggiato separatamente rispetto agli altri membri della famiglia reale. Kate Middleton, moglie di William, è rimasta invece a Windsor con i tre figli. Anche la duchessa di Sussex Meghan Markle non ha accompagnato Harry in Scozia, contrariamente a quanto era stato annunciato in precedenza.

I leader mondiali hanno espresso parole di cordoglio per la scomparsa della sovrana. "La sua eredità resterà nella storia britannica e mondiale", ha detto il presidente Usa Joe Biden. "Un'amica della Francia, dal cuore gentile che ha lasciato un'impronta duratura sul suo paese e sul secolo", ha scritto il presidente francese Emmanuel Macron in un tweet. Il presidente della Repubblica Sergio Mattarella l'ha ricordata come "un'esempio di dedizione per milioni di donne e uomini". "È stata il simbolo più amato del suo Paese e ha raccolto rispetto, affetto, simpatia ovunque nel mondo", ha detto il presidente del Consiglio Mario Draghi.

La Regina Elisabetta II è morta: aveva 96 anni. Gli ultimi istanti a Balmoral. Giada Oricchio su Il Tempo l'08 settembre 2022

Addio intramontabile Lilibet. The Queen Elisabetta II, all’anagrafe Elizabeth Alexandra Mary, è morta. E con lei un’epoca. Nata il 21 aprile 1926, è diventata Regina il 6 febbraio 1952 a soli 25 anni e incoronata il 2 giugno 1953 nell’Abbazia di Westminster in una cerimonia trasmessa in mondovisione. Sul suo capo spiccava la corona di Sant’Edoardo il Confessore (la copia, nda) con il gigantesco rubino Black Prince.

Elisabetta si è spenta all’età di 96 anni nell’amato castello di Balmoral costruito nel 1850 per la regina Vittoria L’annuncio ufficiale è arrivato alle 19.30 (italiane) con un comunicato di Buckingham Palace e la bandiera a mezz’asta, al termine di una lunga giornata che ha tenuto il mondo con il fiato sospeso: “La regina è morta pacificamente a Balmoral questo pomeriggio. Il re e la regina consorte rimarranno a Bamoral questa sera e torneranno a Londra domani”. 

Poco dopo le 12.30 di giovedì 8 settembre, Buckingham Palace ha rilasciato una dichiarazione eccezionale: “I medici sono preoccupati per la salute della Regina e raccomandano che rimanga sotto controllo medico”. A seguire l’erede al trono Carlo, la sorella Anna e i fratelli Andrea e Edoardo hanno raggiunto la residenza di Balmoral in Scozia, con loro il principe William. Ultimo Harry senza Meghan Markle rimasta a Londra come Kate Middleton.

I giornalisti della BBC hanno indossato abiti di colore scuro secondo i protocolli dell’operazione “London Bridge is down” e “Unicorno” in caso di decesso di Sua Maestà (il secondo per la procedura da adottare in Scozia), mentre una folla di turisti e britannici si sono riuniti fuori ai cancelli di Balmoral e Buckingham Palace per testimoniare il loro affetto verso la sovrana.

La BBC ha interrotto la programmazione alle 19.34 mandando in onda un omaggio a Sua Maestà. Messaggi di incoraggiamento erano arrivati dai Capi di Stato e dalla neo primo ministro britannico Liz Truss che martedì si era recata a Balmoral per essere nominata da Elisabetta. Un clamoroso segno di rottura rispetto alla ultra decennale tradizione che prevede il conferimento formale dell’incarico a Londra.

Lo strappo al cerimoniale aveva però rivelato quanto fosse cagionevole la salute della Regina, sorridente sì, ma molto dimagrita rispetto al Giubileo di Platino di giugno 2022 e con un grande livido sulla mano destra, forse dovuto a numerose flebo. Adesso arriva la conferma che la Regina stava lottando con la sua salute da quasi un anno.

Dallo scorso autunno quando ha dovuto ritirarsi da una serie di eventi pubblici a causa di quelli che sembravano essere problemi persistenti con la sua mobilità, facendosi sostituire dal primogenito Carlo. Al di là dei riferimenti ai tipici problemi di mobilità legati all’età, i funzionari di Buckingham Palace hanno fornito pochi dettagli sul peggioramento delle sue condizioni di salute perché ritenevano che fosse “una questione privata”. Con la sua solida regalità e il suo unanimemente riconosciuto senso del dovere,  Elisabetta ha mantenuto la promessa di servire sempre e comunque il suo popolo. Seria, coscienziosa, patriottica, saggia, dignitosa: nessuno come lei dopo di lei. 

La Regina Elisabetta "è morta", la giornalista della Bbc scatena il panico. Il Tempo l'08 settembre 2022

Il peggioramento delle condizioni di salute della Regina Elisabetta ha attirato l'attenzione di mezzo mondo e alimentato una serie di voci incontrollate sull'ipotesi che la sovrana 96enne potrebbe essere già morta, e Buckingham Palace stia solo aspettando il momento per dare l'annuncio. Ad alimentare i rumors non confermati da fonti ufficiali è stato anche il tweet di una giornalista della Bbc, Yalda Hakim, che alle 15.07 ora locale ha scritto sul suo profilo: "La Regina Elisabetta II è morta all'età di 96 anni. L'annuncio di Buckingham Palace".

Poco dopo il dietrofront: "Ho twittato che c'era stato un annuncio della morte della regina. Questo non era corretto, non c'è stato alcun annuncio e quindi ho cancellato il tweet. Mi scuso". Tweet che non ha placato le polemiche, con tanti utenti che ipotizzano che avesse detto la verità ma poi ha dovuto "insabbiare" la notizia. Più probabile che abbia pubblicato per errore un post salvato come "bozza". 

A rilanciare i sospetti è un flash di Dagospia che cita un articolo del Giornale d'Italia, secondo cui la sovrana sarebbe deceduta "alle 15:47 di giovedì 8 settembre 2022", con l'annuncio ufficiale previsto per le ore 18. "Non è che stanno aspettando la chiusura dei mercati?", scrive il sito di Roberto D'Agostino. I sospetti si basano per lo più su quanto riportato dai media britannici, con i numerosi membri della famiglia reale che sono accorsi al castello di Balmoral (anche Harry e Meghan sono in viaggio) dove è sotto controllo medico la Regina Elisabetta, e il fatto che i conduttori della Bbc - che ha interrotto la normale programmazione - sono apparsi vestiti di nero, come prevede tra l'altro il piano "London Bridge is down", protocollo ufficiale che elenca tutti i passaggi dopo la morte della sovrana.

Come riporta il Giornale, che cita esperti della Casa reale britannica, "tutti i segnali portano a un annuncio imminente della morte della regina",  Elisabetta, perché si stanno compiendo tutti i rituali del piano "London Bridge is down". 

Com'è morta la Regina Elisabetta, "svelata la causa". Il sospetto sulla malattia. Il Tempo il 09 settembre 2022

Nessuno credeva che la morte della Regina Elisabetta fosse imminente. Fino all'ultimo Sua Maestà ha lavorato per il Regno Unito e i suoi sudditi, come dimostrano le ultime immagini con la neo premier Liz Truss a Balmoral. Eppure mercoledì notte le sue condizioni sono precipitate non lasciandole scampo. E proprio nelle ultime foto non era passato inosservato il dettaglio delle mani. Secondo gli esperti proprio da quegli scatti è possibile immaginare la causa della morte della sovrana.

"Elisabetta II soffriva di una malattia vascolare periferica" scrivono i bene informati ovvero un disturbo della circolazione sanguigna, che causa il restringimento o il blocco dei vasi sanguigni al di fuori del cuore e del cervello. Anche se di ufficiale, per ore, non è stato pubblicato nulla. Da quando la Regina si era trasferita definitivamente nel castello di Balmoral si parlava di una "sovrana allegra, di buon umore". 

Ora con la morte della regina si sono attivate le procedure standard previste nel Regno Unito per la scomparsa di un monarca. Il lutto reale - che durerà fino a sette giorni dopo i funerali, che si dovrebbero tenere il 19 settembre - sono previsti saluti cerimoniali con colpi di cannone ad Hyde Park e alla Torre di Londra, oltre a un minuto di silenzio nazionale. 

Sabato è previsto che l'Accesion Council, il Consiglio della salita al trono, che include figure di spicco del governo e consiglieri privati, si riunisca a St James's Palace per la proclamazione ufficiale del nuovo re. L'annuncio si terrà anche al Royal Exchange nella City di Londra. Il nuovo re terrà poi delle udienze con la premier e il gabinetto, il leader dell'opposizione, l'arcivescovo di Canterbury e il decano di Westminster. Successivamente si terranno gli omaggi da parte del parlamento britannico e da Irlanda del Nord, Scozia e Galles. Le bandiere resteranno a tutt'albero durante il Consiglio per la salita al trono, per poi tornare a mezz'asta fino al giorno dopo il funerale.

La bara dovrebbe quindi partire da Balmoral per essere portata al Palazzo di Holyroodhouse, a Edimburgo. Ci sarà una processione cerimoniale lungo il Royal Mile fino alla Cattedrale di St Giles, per un servizio funebre a cui parteciperanno i membri della famiglia reale. Dopo il servizio, la cattedrale di St Giles aprirà al pubblico per 24 ore, ma senza esposizione pubblica della salma. La bara dovrebbe quindi essere trasportata a Londra. Re Carlo visiterà poi l'Irlanda del Nord, dove riceverà un messaggio di cordoglio al castello di Hillsborough, e si recherà alla Cattedrale di Sant'Anna a Belfast per un momento di preghiera e riflessione. Nel frattempo inizieranno le prove per la processione che porterà la bara della regina da Buckingham Palace a Westminster Hall per l'esposizione pubblica, che durerà cinque giorni. Il feretro dovrebbe arrivare a Buckingham Palace alcune ore prima del grande cerimoniale in programma a Londra.

Re Carlo si recherà quindi in Galles per assistere a una funzione nella cattedrale di Llandaff a Cardiff e per un'udienza con il primo ministro gallese. Alla vigilia del funerale, Carlo accoglierà le famiglie reali straniere presenti. Durante i funerali, ci saranno due minuti di silenzio in tutta la nazione. Dopo la cerimonia, che dovrebbe durare un'ora, il corteo accompagnerà la bara ad Hyde Park, dove verrà trasferita sul carro funebre che si recherà al castello di Windsor. Qui, dopo un servizio funebre presso la St George's Chapel, la bara verrà calata nella cripta reale.

Regina Elisabetta, cosa prevede il piano London Bridge fino alla proclamazione di Re Carlo. Il Tempo l'08 settembre 2022

Poco più di un anno fa il sito Politico aveva diffuso uno dei segreti meglio custoditi da Buckingham Palace, almeno fino ad allora, ossia il piano "London bridge is down", il Ponte di Londra è caduto. Si tratta del lungo e articolato protocollo relativo alla morte del sovrano, tornato d'attualità dopo il peggioramento delle condizioni di salute della regina Elisabetta, sotto controllo medico al castello di Balmoral, in Scozia, dove la famiglia reale è accorsa per stare vicino alla sovrana 96enne. 

All'epoca la pubblicazione del piano aveva suscitato lo sdegno dell'opinione pubblica e della Casa Reale, che aveva visto nel "leak" una mancanza di rispetto senza precedenti. Tant'è, ora che il protocollo è praticamente operativo per ogni sviluppo - i conduttori della BBC sono vestiti di nero, nel caso debbano dare il triste annuncio - ed è possibile elencare l'iter del piano. 

Parola d'ordine "London bridge is down": viaggerà su una linea telefonica privata e riservata la comunicazione della morte della regina Elisabetta II. Il suo segretario chiamerà la prima ministra (in questo caso Liz Truss) e pronuncerà solo quella frase che segna l’avvio del protocollo in caso della morte della Regina, che si chiama, per l’appunto, "London bridge is down’" ossia: il ponte di Londra è caduto. Solo dopo saranno informati gli altri: il segretario di gabinetto e alcuni tra ministri e funzionari più anziani. La premier provvederà poi ad annunciare il luttuoso evento all’ufficio del consiglio privato, che coordina il lavoro del governo per conto del monarca. Successivamente, il ministero degli Esteri comincerà a comunicare la notizia ai governi dei 51 Stati membri del Commonwealth delle Nazioni.

Sul piano interno, il giorno sarà chiamato ’D-Day’, quelli successivi al funerale ’D+1’, ’D+2’ e così via. Solo in un secondo momento, sarà rilasciata una nota stampa. I primi a riceverla saranno le redazioni dell’agenzia di stampa Press Association che comunicherà al mondo intero della morte della Regina. La Bbc, a reti unificate dopo aver interrotto qualsiasi altra trasmissione, sarà sintonizzata sul canale all news per seguire gli eventi. Gli anchormen saranno vestiti di nero, in segno di lutto. Nelle radio commerciali, i vari speaker verranno avvisati della morte di Elisabetta con una luce blu che lampeggerà a intermittenza. A quel punto verrà data la linea ai radiogiornali e sulle stazioni verrà trasmessa solo "musica inoffensiva". Subito dopo l’annuncio, un domestico vestito a lutto appenderà un cartello listato a lutto con la notizia della morte della Regina alle porte di Buckingham Palace e allo stesso tempo anche il sito ufficiale del Palazzo Reale mostrerà la stessa notizia. Lo stesso accadrà per tutte le pagine dei social media dei dipartimenti del governo che cambieranno anche le loro immagini del profilo con il loro stemma dipartimentale.

Il Parlamento sarà richiamato immediatamente e se possibile si riunirà entro un’ora per ascoltare il messaggio rivolto dal primo ministro alla Camera dei Comuni. Il Consiglio di Successione si riunirà il giorno successivo alla morte della sovrana per proclamare a tutti gli effetti la successione del nuovo monarca, che in questo caso è il principe Carlo. La sua proclamazione verrà letta al St. James’ Palace e al Royal Exchange nella City di Londra, quindi saranno sparate 41 salve di cannone da Hyde Park. Il parlamento stesso si riunirà nuovamente in serata per giurare fedeltà al nuovo sovrano. Anche per lo spostamento della bara sono stati predisposti diversi piani.

Al momento la Regina è a Balmoral, in Scozia. Il protocollo prevede, qualora dovesse morire là, che il feretro venga esposto nella Cattedrale di Edimburgo e successivamente trasportata tramite il "Treno Reale" a Buckingham Palace. Le alternative contemplate prevedono per esempio che se Lilibeth dovesse morire a Sandringham House o presso il Castello di Windsor, la bara sarebbe trasportata tramite autovettura a Buckingham Palace entro un paio di giorni. Se invece il decesso dovesse avvenire all’estero la sua bara sarebbe riportata in patria dal 32º Squadrone della RAF e atterrerebbe presso l’aeroporto militare di Northolt, nei pressi di Londra, per essere poi trasportata tramite autovettura a Buckingham Palace. Per quattro giorni il feretro sarà esposto nella sala del trono del palazzo, per poi essere trasportato presso Westminster Hall ed esposto al pubblico per altrettanti quattro giorni.

Il funerale di Stato, celebrato dall’arcivescovo di Canterbury, dovrà tenersi nove giorni dopo la morte della sovrana presso l’Abbazia di Westminster; quando la salma giungerà in chiesa tutto il Paese dovrà osservare il silenzio. A seguito delle esequie la salma sarà trasportata fino al Castello di Windsor dove sarà sepolta in una tomba pre-realizzata nella Cappella di San Giorgio, dove verrà interdetto l’accesso alla stampa. Il piano prevede come ultimo passo che il figlio Carlo lasci cadere una manciata di terra sulla bara da una coppa d’argento. Dai tempi della regina Vittoria, ossessionata dal rituale del proprio funerale, i sovrani e i loro parenti più stretti sono però sempre stati consultati sul cerimoniale previsto per la loro scomparsa con un nome in codice: quello per Giorgio VI era ’Hyde Park Corner’, quello per la Regina Madre Elizabeth, che venne poi usato per Lady Diana, era ’Tay Bridge'. 

Regina Elisabetta, il dettaglio nell'ultima foto con Liz Truss diventa un caso: "Completamente nera". Il Tempo l'08 settembre 2022

Peggiorano le condizioni della Regina Elisabetta. Ad annunciarlo un comunicato ufficiale dei medici di Buckingham Palace che, per la prima volta, ha dichiarato di essere "molto preoccupato" per la salute di Sua Maestà che nella scorsa primavera ha compiuto 96 anni. 

D'altronde non erano passate inosservate le condizioni traballanti della sovrana d'Inghilterra anche nell’ultimo incontro pubblico avvenuto due giorni fa tra la regina e la neo premier della Gran Bretagna Liz Truss, accolta in piedi da Elisabetta II ma appoggiata a un bastone e con la "mano completamente nera". I lividi probabilmente erano dovuti al percorso di cure che aveva intrapreso da tempo, rinunciando a molti dei suoi impegni reali proprio perché le condizioni di salute erano compromesse. 

Nei 70 anni di regno, il più lungo nella storia del Regno Unito, per la prima volta il passaggio di consegne non è avvenuto a Londra. La premier Truss ha cinguettato subito su Twitter dopo il comunicato di Buckingham Palace: "In questo momento i miei pensieri, e i pensieri delle persone in tutto il Regno Unito, vanno a Sua Maestà la Regina e alla sua famiglia". 

Regina Elisabetta, alla tv argentina stappano lo champagne: il video assurdo. Il Tempo il 09 settembre 2022

Mentre il mondo piange la morte della Regina Elisabetta II, scomparsa all'età di 96 anni dopo un improvviso peggioramento delle sue condizioni, c'è chi festeggia, insulta ala "vecchia di m... figlia di p..." e stappa lo champagne. La scena incredibile è andata in onda in una trasmissione televisiva argentina, Cuneo del mediodia, dove il conduttore Santiago Cuneo ha iniziato il programma giovedì 8 settembre come fosse un party di Capodanno.

"È morta la vecchia di m..." esulta il conduttore in un video che sta facendo il giro dei sociale definito dalla quasi totalità degli utenti come intollerabile. “È finita una volta per tutte", ha detto Cuneo stappando una bottiglia di champagne e brindando con i suoi ospiti ripetendo numerosi insulti alla memoria della regina in un climax che sembra legato agli attriti tra Argentina e Gran Bretagna per la guerra delle isole Falkland-Malvinas. A questo link il video delle polemiche. 

DAGONEWS il 13 settembre 2022.

La TV statale iraniana ha definito la regina «uno dei più grandi criminali nella storia dell'umanità» e l'ha persino paragonata ad Adolf Hitler. 

Sulla rete iraniana Channel 1, lo studioso Foad Izadi dell'Università di Teheran si è scatenato: «Forse, alla luce dei suoi 70 anni al trono, dovrebbe essere inclusa nella stessa lista di Hitler. La morte della monarca è una buona notizia per le persone oppresse del mondo, ma da un certo punto di vista, dovremmo essere tristi che questa persona sia morta senza essere processata, senza essere punita e senza pagare per i suoi crimini. 

La sua eredità è criminale e abominevole. La regina è una famosa imperialista, colonialista, criminale di guerra. Le aggressioni dell'esercito britannico in tutto il mondo avvengono sotto il suo nome. Ci sono solo una manciata di persone che si sono impegnate in così tante atrocità nel secolo scorso: Hitler, per esempio, alcuni presidenti americani e la regina Elisabetta. Sono state uccise milioni di persone e la regina ne è responsabile».

Mentre da tutto il mondo sono giunte le condoglianze per la morte della regina, il ministero degli Esteri iraniano non ha commentato la sua morte o l'ascesa al trono di re Carlo III.

E' morta Elisabetta II, addio alla Regina d'Inghilterra. Il Quotidiano del Sud l'08 settembre 2022.

Una figura senza tempo, simbolo della monarchia, oltre i confini del Regno Unito. E’ morta a 96 anni la regina Elisabetta II. Era nata il 21 aprile del 1926 a Londra dal duca di York, poi diventato re Giorgio VI, e dalla moglie Elisabetta. “Tutta la mia vita, che sia breve o lunga, la dedicherò al vostro servizio e a quello della grande famiglia reale”, aveva promesso a 21 anni.

E così è stato: salita sul trono a soli 25 anni dopo l’improvvisa morte del padre, il 6 febbraio del 1952, da allora la sua vita è stata un tutt’uno con il ruolo, scegliendo il silenzio su sentimenti e vita privata e facendo invece di discrezione, senso del dovere e stabilità il suo segno di riconoscimento, anche nei momenti in cui alcuni scandali hanno fatto tremare la corona. Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e capa di Stato di altri 15 Paesi del Commonwealth, Elisabetta, amata dai sudditi e al centro della recente serie ‘The Crown’, ha vissuto momenti storici che vanno dallo scoppio della Seconda guerra mondiale alla guerra delle Falkland-Malvinas sotto Margaret Thatcher, dalla guerra del Golfo alla caduta del muro di Berlino, dall’attacco alle Torri gemelle fino ad arrivare alla Brexit e alla pandemia di Covid-19. Lei c’era sempre.

Ha visto avvicendarsi 15 primi ministri britannici, da Wiston Churchill a Boris Johnson e Liz Truss, e sei Papi (Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco). Gestendo parallelamente periodi complicati per la sua vita privata: dai divorzi dei figli Anna, Carlo e Andrea nell’annus horribilis 1992 alla crisi seguita alla morte della principessa Diana, a cui la monarca fu accusata da molti di avere reagito con freddezza, fino ad arrivare al polverone della Megxit, con l’abbandono degli incarichi reali da parte di Harry e Meghan e le successive accuse di razzismo sulla casa reale.

L’ultimo dolore essere rimasta vedova del principe Filippo, morto il 9 aprile dello scorso anno a 99 anni, da lei definito sua “forza” e “appoggio” per tutta la vita. Il loro matrimonio nell’abbazia di Westminster il 20 di novembre del 1947 (erano già sposati quando lei è salita al trono) resta fra le pagine di storia. Com’è pure un’immagine iconica che passa alla storia quella di Elisabetta che piange il marito ai funerali, vestita di nero, seduta da sola nel coro della cappella di St. George a Windsor, con la mascherina alzata. È stata la sovrana più longeva al mondo nonché la regnante rimasta più a lungo sul trono britannico: il record dei 63 anni di regno della regina Vittoria, sua trisavola, che regnò dal 1837 fino alla morte nel 1901 dopo essere diventata monarca a soli 18 anni, Elisabetta lo aveva battuto già nel 2015. E ha raggiunto il Giubileo di platino, i 70 anni sul trono, quest’anno. Amante dei corgi e dei completi colorati con cappello abbinato, è sempre stata molto attiva e nel corso della sua lunga vita ha goduto perlopiù di buona salute. Il 20 ottobre 2021 aveva destato preoccupazione l’annuncio che la regina avrebbe saltato un viaggio in Irlanda del Nord, visto che il suo medico le aveva raccomandato di stare qualche giorno a riposo; poi da Buckingham Palace la notizia che aveva trascorso una notte in ospedale per controlli.

L’ultimo ricovero risaliva al 2013, quando allora 86enne aveva affrontato una gastroenterite. A Windsor dallo scoppio della pandemia, la sovrana si era vaccinata contro il coronavirus nei primi mesi del 2020; aveva contratto il Covid-19 il 20 febbraio 2022, ma con sintomi lievi. Di recente era stata vista camminare più volte in pubblico con un bastone (era successo già nel 2003, ma allora a seguito di un intervento al ginocchio). Le sue condizioni di salute sono poi peggiorate. Il 31 agosto Buckingham Palace ha fatto sapere che la sovrana avrebbe ricevuto la nuova premier britannica presso la tenuta di Balmoral in Scozia, dove si trovava, e non a Buckingham Palace o al Castello di Windsor, come da tradizione. Dopo la votazione per la leadership dei Tory e la vittoria di Liz Truss, Elisabetta ha ricevuto il premier britannico Boris Johnson e ne ha accettato le dimissioni e ha poi nominato Truss premier.

Due giorni dopo da Buckingham Palace è arrivata la notizia che la sovrana era sotto controllo medico e che i dottori erano preoccupati per la sua salute. Tutta la famiglia si è immediatamente recata a Balmoral, a partire dal principe Carlo con la consorte Camilla, seguito dai fratelli, dal figlio William e da Harry e Meghan. Nonostante negli ultimi anni avesse tagliato il carico del suo lavoro, aveva comunque mantenuto un’agenda di impegni reali piuttosto fitta, mettendo in programma anche la partecipazione al summit sul clima Cop26 a Glasgow, in Scozia, salvo poi annullarla su consiglio dei medici. Da 95enne non si sentiva anziana, tanto da rifiutare il premio ‘Vecchietta dell’anno’ offertole dalla rivista ‘The Oldie’: “Sua maestà ritiene che si abbia l’età che ci si sente, per questo la regina non ritiene di non rispondere ai criteri giusti per poter accettare e spera troviate un destinatario più meritevole”, aveva fatto sapere al giornale tramite il segretario privato.

Addio Elisabetta, regina dei record che ha attraversato due secoli. FRANCESCO RIDOLFI su Il Quotidiano del Sud l'08 settembre 2022.

Otto settembre 2022, la regina Elisabetta II della casata di Windsor è morta. Finisce così il regno della “Regina” per eccellenza, anche al di fuori dei confini del Commonwealth, Elisabetta un icona della sovranità capace di superare sempre con l’amore dei suoi sudditi le tempeste più impetuose in un regno da record.

Elisabetta, nata il 21 aprile 1926, è ascesa al trono d’Inghilterra il 6 febbraio 1952 (dopo la morte improvvisa del padre Giorgio VI) e proprio durante questo 2022 si sono celebrati i 70 anni di regno, ossia il giubileo di platino. Ad oggi, 8 settembre 2022, complessivamente Elisabetta II d’Inghilterra ha regnato per 70 anni e 214 giorni. Per la regina Elisabetta si tratta del secondo periodo di regno più lungo della storia, un record con 25.782 giorni poco meno del record assoluto che appartiene al Re Sole. Luigi XIV ha guidato la Francia per 26.407 giorni.

Ma se si considera che la prima parte del regno del Re Sole è stata di fatto una reggenza da parte della madre, Anna D’Asburgo, allora Elisabetta II ha stabilito il più lungo periodo di regno effettivo della storia. Di sicuro, invece Elisabetta II è la sovrana che ha regnato più a lungo in Gran Bretagna, avendo, il 9 settembre 2015, superato la regina Vittoria che rimase al trono per 63 anni, 7 mesi e 2 giorni, fino al 22 gennaio 1901.

Considerato il sistema di interrelazione degli stati del Commonwealth la regina Elisabetta ha circa 150 milioni di sudditi in tutto il mondo. Sotto di lei sono passati quali primi ministri 16 esponenti politici, tutti di gran rilievo nella storia da Winston Churchill alla recentissima Liz Truss passando per Margaret Thatcher o Tony Blair. Mentre era a capo del Regno Unito ha visto susseguirsi una lungo catena di leader mondiali e ben 14 presidenti degli Stati Uniti, 7 papi (Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II, Benedetto XVI e Francesco).

Una vita privata sempre molto riservata (al contrario di quella dei suoi figli e nipoti che spesso e volentieri hanno suscitato in lei “preoccupazioni” e “incidenti” politici o mondani) è un record, un altro, quello del matrimonio più lungo tra i sovrani, 74 anni di vita assieme al principe consorte Filippo, sposato il 20 novembre 1947. Un matrimonio che è proseguito fino alla morte del principe consorte avvenuta il 9 aprile del 2021.

Testimone anche di momenti di altissima tensione internazionale dalla crisi dei missili di Cuba tra Usa e Urss passando per la guerra della sua Inghilterra con l’Argentina per le isole Falkland, con i governi di Margaret Thatcher che hanno segnato un’epoca. Ma anche gli scandali a corte, il divorzio di Carlo, la morte di Lady Diana Spencer, il divorzio di Andrea da Sara Ferguson e gli ultimi problemi legali con le accuse di molestie del principe. E poi il travagliato rapporto negli ultimi anni con il nipote Hanry e la moglie Megan Markle.

Paolo Sutera per tvblog.it l'8 settembre 2022.

Momenti di apprensione e preoccupazione, nel Regno Unito ed in tutto il mondo, per le condizioni di salute della Regina Elisabetta II. I medici che hanno in cura la sovrana, 96 anni, si sono detti in un comunicato ufficiale diramato dal Palazzo Reale “preoccupati” per salute di Elisabetta. 

Stando ai media ed alle prime immagini uscite dopo il comunicato, il principe William, primogenito del 73enne Carlo e secondo in linea di successione, è partito da Londra per raggiungere la Scozia, raggiungendo il padre, che si trova già nel Castello di Balmoral insieme alla moglie Camilla. La Regina era stata vista solo due giorni fa in pubblico, in occasione del passaggio di consegne alla guida del governo britannico fra Boris Johnson e Liz Truss, premier numero 15 dei suoi 70 anni di regno. 

La Regina si trova da tempo a Balmoral, nella residenza reale, e qui rimarrà sotto osservazione da parte dello staff medico. “Dopo ulteriori valutazioni condotte giovedì mattina”, si legge nella nota, “i medici della regina si sono preoccupati per la salute di sua Maestà e le hanno raccomandato di rimanere sotto monitoraggio”. 

Le all news di tutto il mondo stanno iniziando a dare la notizia, giunta poco dopo mezzogiorni di oggi, giovedì 8 settembre 2022. In testa, ovviamente, la BBC, che è andata subito in breaking news, ovvero con un’edizione straordinaria del suo notiziario per monitorare la situazione e tenere aggiornati i telespettatori britannici, la cui giornata è evidentemente stata stravolta dal sopraggiungere di questa notizia.

Da notare come tutti i giornalisti in onda da quando è uscita la notizia siano vestiti di nero, come richiede il protocollo. Lo è il giornalista della BBC News, che indossa di colore differente solo la cravatta (blu), così come la giornalista di Itv.

Da lapresse.it l'8 settembre 2022.

“London bridge is down”: viaggerà su una linea telefonica privata e riservata la comunicazione della morte della regina Elisabetta II. Il suo segretario chiamerà la prima ministra (in questo caso Liz Truss) e pronuncerà solo quella frase che segna l’avvio del protocollo in caso della morte della Regina, che si chiama, per l’appunto, “London bridge is down’, ossia: il ponte di Londra è caduto. 

Solo dopo saranno informati gli altri: il segretario di gabinetto e alcuni tra ministri e funzionari più anziani. La premier provvederà poi ad annunciare il luttuoso evento all’ufficio del consiglio privato, che coordina il lavoro del governo per conto del monarca. Successivamente, il ministero degli Esteri comincerà a comunicare la notizia ai governi dei 51 Stati membri del Commonwealth delle Nazioni. Sul piano interno, il giorno sarà chiamato ‘D-Day’, quelli successivi al funerale ‘D+1’, ‘D+2’ e così via.

Solo in un secondo momento, sarà rilasciata una nota stampa. I primi a riceverla saranno le redazioni dell’agenzia di stampa Press Association che comunicherà al mondo intero della morte della Regina. La Bbc, a reti unificate dopo aver interrotto qualsiasi altra trasmissione, sarà sintonizzata sul canale all news per seguire gli eventi. Gli anchormen saranno vestiti di nero, in segno di lutto.

Nelle radio commerciali, i vari speaker verranno avvisati della morte di Elisabetta con una luce blu che lampeggerà a intermittenza. A quel punto verrà data la linea ai radiogiornali e sulle stazioni verrà trasmessa solo “musica inoffensiva”.

Subito dopo l’annuncio, un domestico vestito a lutto appenderà un cartello listato a lutto con la notizia della morte della Regina alle porte di Buckingham Palace e allo stesso tempo anche il sito ufficiale del Palazzo Reale mostrerà la stessa notizia. Lo stesso accadrà per tutte le pagine dei social media dei dipartimenti del governo che cambieranno anche le loro immagini del profilo con il loro stemma dipartimentale. Il Parlamento sarà richiamato immediatamente e se possibile si riunirà entro un’ora per ascoltare il messaggio rivolto dal primo ministro alla Camera dei Comuni.

Il Consiglio di Successione si riunirà il giorno successivo alla morte della sovrana per proclamare a tutti gli effetti la successione del nuovo monarca, che in questo caso è il principe Carlo. La sua proclamazione verrà letta al St. James’ Palace e al Royal Exchange nella City di Londra, quindi saranno sparate 41 salve di cannone da Hyde Park. Il parlamento stesso si riunirà nuovamente in serata per giurare fedeltà al nuovo sovrano.

Anche per lo spostamento della bara sono stati predisposti diversi piani.

Ad ora la Regina è a Balmoral, in Scozia. Il protocollo prevede, qualora dovesse morire là, che il feretro venga esposto nella Cattedrale di Edimburgo e successivamente trasportata tramite il “Treno Reale” a Buckingham Palace. Le alternative contemplate prevedono per esempio che se Lilibeth dovesse morire a Sandringham House o presso il Castello di Windsor, la bara sarebbe trasportata tramite autovettura a Buckingham Palace entro un paio di giorni. Se invece il decesso dovesse avvenire all’estero la sua bara sarebbe riportata in patria dal 32º Squadrone della RAF e atterrerebbe presso l’aeroporto militare di Northolt, nei pressi di Londra, per essere poi trasportata tramite autovettura a Buckingham Palace. 

Per quattro giorni il feretro sarà esposto nella sala del trono del palazzo, per poi essere trasportato presso Westminster Hall ed esposto al pubblico per altrettanti quattro giorni.

Il funerale di Stato, celebrato dall’arcivescovo di Canterbury, dovrà tenersi nove giorni dopo la morte della sovrana presso l’Abbazia di Westminster; quando la salma giungerà in chiesa tutto il Paese dovrà osservare il silenzio. A seguito delle esequie la salma sarà trasportata fino al Castello di Windsor dove sarà sepolta in una tomba pre-realizzata nella Cappella di San Giorgio, dove verrà interdetto l’accesso alla stampa. Il piano prevede come ultimo passo che il figlio Carlo lasci cadere una manciata di terra sulla bara da una coppa d’argento. 

Dai tempi della regina Vittoria, ossessionata dal rituale del proprio funerale, i sovrani e i loro parenti più stretti sono però sempre stati consultati sul cerimoniale previsto per la loro scomparsa con un nome in codice: quello per Giorgio VI era ‘Hyde Park Corner’, quello per la Regina Madre Elizabeth, che venne poi usato per Lady Diana, era ‘Tay Bridge’.

Da ilgiornaleditalia.it l'8 settembre 2022. 

La Regina Elisabetta sarebbe morta alle 15:47 (ora inglese) di giovedì 8 settembre, mentre tutta la famiglia correva al suo capezzale. A quanto ha appreso Il Giornale d'Italia, l'annuncio ufficiale sarebbe atteso alle ore 18 (ora locale, 19 italiane, ndR) 

Nel pomeriggio, mentre tutto il mondo attendeva col fiato sospeso, un furgoncino di fiori era entrato nel castello di Balmoral, dove la regina era stata portata, presagio - forse - di quello che era accaduto o stava per accadere. Nelle stesse ore, tutti i familiari, a cominciare dai 4 figli (Carlo, principe del Galles, Anna, principessa reale, Andrea, duca di York, ed Edoardo, conte di Wessex) sono accorsi al capezzale della sovrana. William ed Andrew sono atterrati ad Aberdeen verso le 17 del pomeriggio, al fine di recarsi anche loro al castello di Balmoral.

Addio alla Regina Elisabetta, la sovrana più amata che ha trasformato la storia in leggenda. Ginevra Sorrentino su Il Secolo d'Italia l'8 settembre 2022. 

Bandiere a mezz’asta e un Regno in lutto che si raccoglie nel dolore e nella preghiera. Alla fine il triste annuncio tenuto tutto il giorno è arrivato: «La Regina Elisabetta è morta serenamente a Balmoral questo pomeriggio». Si legge in un tweet di Buckingham Palace che spegne le speranze e conferma i timori di una giornata di lacrime e preghiere, che ha portato folle di sudditi nelle strade: da Balmoral a Londra. Accomunando nel dolore un Regno (davvero) Unito in un’addio corale e profondamente sentito alla sovrana.

La Regina Elisabetta è morta: si è spenta serenamente nel pomeriggio

Salita sul trono 70 anni fa, la 96enne Elisabetta II ha fatto il suo dovere fino all’ultimo. Due giorni prima della sua morte, la sovrana ha nominato premier Liz Truss al castello di Balmoral, dove è deceduta oggi. E in quella circostanza che ha offerto a telecamere e obiettivi dei fotografi, la sua ultima immagine: quella di una sovrana forte tanto da resistere alle criticità di una salute già precaria. Di una donna che, in un corpicino ormai esile e di una tempra solida, provata dagli anni, dai dolori e dai problemi, ha racchiuso fino all’ultimo istante una determinazione e una capacità di sacrificio impareggiabili.

L’ossequio al dovere fino all’ultimo

In quell’occasione Elisabetta è stata fotografata in piedi e sorridente, anche se fragile ed appoggiata ad un bastone, mentre stringeva la mano a Liz Truss, 15esimo primo ministro della sua lunga carriera di sovrana. Settant’anni di regno festeggiati proprio i primi di giugno, e che Elisabetta II ha solennizzato partecipando brevemente ad alcuni eventi del Giubileo di platino. Senza farsi mancare il rituale saluto dal balcone di Buckingham Palace. Poi, i quattro giorni di festa popolare, sono stati un’immensa manifestazione di affetto, verso una sovrana amatissima, che i sondaggi indicavano apprezzata da otto sudditi su dieci.

Le ultime apparizioni pubbliche la mostravano esile e fragile

Era da un anno che Elisabetta appariva più stanca, più debole. Nonostante a marzo fosse riuscita a superare il Covid. Il 9 aprile 2021 aveva perso l’amato marito Filippo e tutto il Paese si era commosso di fronte all’immagine della sovrana, seduta sola nel suo banco in chiesa, in una celebrazione funebre ristretta, imposta dalle regole della pandemia. Quel colpo della dipartita del coniuge di una vita, l’ha profondamente segnata. E forse per la prima volta l’immagine di Sua Maestà, diventata vedova, che ha cominciato a saltare alcuni eventi ufficiali per ragioni di salute, è diventata una strana abitudine che i sudditi hanno accolto e perdonato. E così, quando lo scorso 10 maggio, è stato il figlio Carlo a pronunciare in parlamento il tradizionale discorso della Regina, nessuno ha battuto ciglio.

Una donna forte e imperturbabile per 70 anni di Regno

Quando però, tre giorni fa, la Regina ha rotto la tradizione e spostato a Balmoral in Scozia il passaggio di testimone tra Boris Jhonson e Liz Truss, il tiumore che le condizioni di salute della Regina stessero precipitando si è fatto largo tra la gente. Poi, oggi, il comunicato dei medici che ufficializzano la serietà della situazione e preparano al peggio. Tanti i segnali che, per tutta la giornata, hanno fatto pensare al peggio già prima dell’annuncio ufficiale di Buckingham Palace. Ma ormai, è storia da archiviare.

Una Regina, Elisabetta, la cui storia è già leggenda…

La storia dei 70 anni regno della Regina Elisabetta, invece, primogenita del principe Albert, diventato Giorgio VI quando salì al trono l’11 dicembre 1936, e di Elizabeth Bowes-Lyon. La vita e l’opera di Elisabetta II – che nasceva il 21 aprile 1926 –. Di una donna imperturbabile nei modi. Sempre attenta a non lasciar trasparire emozioni che potevano essere interpretate come un endorsement politico. Guardiana dell’ortodossia costituzionale, che vuole la Monarchia estranea al dibattito pubblico, la sovrana al di sopra delle parti, è riuscita ad attraversare, adattando se stessa e la Corona, ai tumultuosi cambiamenti della società britannica. Dall’austerità post bellica alla Swingin London. Dal declino economico degli anni ’70 al Thatcherismo. E dalla rinascita laburista di Tony Blair alla Grande Crisi del 2008, fino alla Brexit: hanno fatto di lei una leggenda.

A 96 anni termina il regno della Regina Elisabetta, morta nella residenza scozzese di Balmoral: Carlo è re. Al suo capezzale tutti i reali, compresi William e Harry. Attivato il protocollo London Bridge, salta il cambio della guardia, giornalisti BBC vestiti di nero. Redazione online su La Gazzetta del Mezzogiorno l'08 Settembre 2022

Settanta anni: tanto è durato il regno di Elisabetta II, regina di Inghilterra che all'età di 96 anni si è spenta oggi, 8 settembre, nella residenza scozzese di Balmoral. Al suo capezzale sono accorsi tutti i reali, compresi i quattro figli, tra cui Carlo, e i nipoti William e Harry. Le sorti della governatrice, che si era fatta vedere in pubblico appena due giorni fa per la nomina di Liz Truss, nuovo primo ministro inglese, hanno tenuto tutto il mondo col fiato sospeso per diverse ore: 'London Bridge is down', questo il nome del protocollo che è stato attivato dopo il decesso, che non è stato comunicato subito. L'informazione ha viaggiato sottotraccia, i primi a saperlo i governatori generali, gli ambasciatori e il premier. Quando poi la notizia è stata diffusa nel mondo tramite l'agenzia di stampa PA Media, un commesso vestito a lutto è uscito da una porta di Buckingham Palace, ha attraversato la ghiaia rosa opaco e ha appeso un avviso bordato di nero ai cancelli. Il sito web del palazzo si è ridotto ad una pagina con l'annuncio della morte, le bandiere calate a mezz'asta.

L’annuncio ufficiale è arrivato con una nota di Buckingham Palace: «Sua Maestà è morta pacificamente oggi pomeriggio a Balmoral», vi si legge. Nel testo si precisa, in riferimento a Carlo e Camilla, che «il Re e la Regina consorte rimarranno a Balmoral stasera e torneranno domani a Londra». La Bbc ha fatto seguire l’annuncio da un momento di silenzio e dal suono dell’inno God Save the Queen.

LE PAROLE DEL NUOVO RE

«La morte della mia amata madre è un momento di grande tristezza per me e per tutti i membri della mia famiglia»: sono le prime parole di Carlo diventato re. «So che la sua morte sarà profondamente sentita in tutto il Paese, il regno, il Commonwealth e da innumerevoli persone nel mondo», ha aggiunto. «E' di conforto la consapevolezza dell’affetto e del rispetto provato per la regina»

IL CORDOGLIO DEL PREMIER INGLESE

La neo premier britannica Liz Truss ha definito la Regina Elisabetta II «la roccia su cui la Gran Bretagna è costruita» che ha mostrato affetto per la gente che l'ha ricambiata con affetto e ammirazione. Ha poi aggiunto di essere «distrutta» e ha elogiato la "devozione per il suo dovere», che ha chiamato «un esempio per tutti noi. All’inizio aveva parlato di «gigantesco shock per il Paese e per il mondo. Ora la Gran Bretagna deve unirsi per sostenere e offrire lealtà e devozione a re Carlo III». 

LE REAZIONI DAL MONDO

«Profondamente addolorato nell’apprendere della morte di Sua Maestà la Regina Elisabetta II, offre sincere condoglianze a Vostra Maestà, ai Membri della Famiglia Reale, al Popolo del Regno Unito e del Commonwealth. Mi unisco volentieri a tutti coloro che piangono la sua perdita nel pregare per il riposo eterno della defunta regina, e nel rendere omaggio alla sua vita di servizio senza riserve per il bene della nazione e del Commonwealth, al suo esempio di devozione al dovere, alla sua ferma testimonianza di fede in Gesù Cristo e alla sua ferma speranza nella sue promesse». Così il Papa Francesco nel telegramma di cordoglio per Elisabetta II.

Il presidente americano Joe Biden ha ordinato che le bandiere alla Casa Bianca e degli edifici pubblici negli Stati Uniti siano messe a mezz'asta in omaggio alla morte della regina Elisabetta II. «La regina Elisabetta ha definito un’era». Lo scrive il presidente americano Joe Biden in un comunicato per la morte della sovrana britannica sottolineando che era una «donna di Stato dalla dignità e dalla costanza incomparabili».«Non vediamo l’ora di collaborare con il re e la regina consorte negli anni a venire». Lo ha detto il presidente americano Joe Biden in una nota sulla morte della regina Elisabetta. «La sua eredità resterà nelle pagine della storia britannica e mondiale», ha aggiunto. 

Una bandiera britannica, affiancata dalle bandiera francese e dell’Unione europea, è stata posta questa sera all’ingresso dell’Eliseo, il palazzo presidenziale della Francia. La foto con la Union Jack nel cortile dell’Eliseo è stata pubblicata sul profilo Twitter della presidenza francese (Elysée) con la scritta «A sua Maestà la Regina Elisabetta II. Al popolo britannico». Un sentito omaggio alla grande sovrana scomparsa era stato rivolto poco prima dal presidente Emmanuel Macron. La Torre Eiffel a Parigi «in omaggio a Sua Maestà la Regina Elisabetta II, spegnerà le sue luci a mezzanotte». Lo ha annunciato l’account ufficiale del monumento via Twitter. 

«Per decenni, la regina Elisabetta II ha goduto giustamente dell’amore e del rispetto dei suoi sudditi e di autorevolezza nello scenario mondiale». Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin, esprimendo le sue condoglianze per la morte della sovrana, secondo quanto riferisce la Tass.

«Siamo in lutto per la morte della Regina Elisabetta II, che è stata un modello e un’ispirazione per milioni di persone, anche qui in Germania». Lo ha scritto su Twitter il cancelliere tedesco Olaf Scholz, che ha aggiunto: «Il suo impegno per la riconciliazione tedesco-britannica dopo gli orrori della II Guerra mondiale rimane indimenticato. Ci mancherà, non ultimo per il suo meraviglioso senso dell’umorismo.»

«La regina Elisabetta sarà ricordata come una delle migliori regine di tutti i tempi, per la sua dignità, il senso del dovere, il coraggio e il servizio garantito al suo popolo, sempre e in qualsiasi momento": lo ha affermato il re di Spagna, Felipe VI, intervenendo a Siviglia in un atto di commemorazione dei 500 anni della prima circumnavigazione del Pianeta conosciuta. Il discorso è stato trasmesso dalla televisione pubblica spagnola Tve. «Il Regno Unito e tutto il mondo sono in lutto», ha aggiunto Felipe.

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky ha scritto su Twitter di avere appreso «con profonda tristezza della morte di Sua Maestà la Regina Elisabetta II. A nome del popolo ucraino, porgiamo le nostre sincere condoglianze alla famiglia reale, all’intero Regno Unito e al Commonwealth per questa perdita irreparabile. I nostri pensieri e preghiere sono con voi.»

«Il Parlamento europeo si unisce al mondo in lutto per la scomparsa di Sua Maestà la Regina Elisabetta II». Lo scrive in un tweet Roberta Metsola, presidente del Parlamento europeo, «Sarà ricordata come una delle grandi leader della storia. Le nostre bandiere sventoleranno a mezz'asta in onore della sua vita e della sua eredità», ha annunciato Metsola.

Il governo argentino ha espresso oggi in un breve messaggio su Twitter il suo «dolore" per la morte della regina Elisabetta II, e ha detto di "accompagnare il popolo britannico e la sua famiglia in questo momento di dolore». Il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ha decretato tre giorni di lutto nazionale per la morte della regina Elisabetta II, come «messaggio di

condoglianze». Lo rende noto un comunicato ufficiale. 

Le reazioni dei monarchi delle famiglie reali Scandinave non si son fatte aspettare. Il re Harald V di Norvegia, 85 anni, dichiara in un comunicato di palazzo: «I nostri pensieri vanno a sua maestà il re e alla famiglia della defunta regina Elisabetta. Per un secolo, la regina si è dedicata devotamente al suo lavoro ed ha accompagnato il popolo britannico in gioia e dolore, nei tempi buoni e in quelli difficili. Le nostre condoglianze vanno anche al popolo britannico».

Carl Gustav XVI di Svezia, 76 anni, esprime le condoglianze a nome della sua famiglia e aggiunge: «La regina ha servito il suo Paese e il Commonwealth con una marcata devozione e senso del dovere. È stata una presenza costante, non solo nella società britannica ma anche a livello internazionale. Inoltre, è sempre stata una buona amica della mia famiglia ed una connessione alla nostra storia di famiglia condivisa». La Svezia, la Norvegia e la Danimarca sono monarchie costituzionali. A differenza del Regno Unito, in Scandinavia gran parte delle tradizioni reali sono state abolite nel corso degli anni.

LA POLITICA ITALIANA

La Regina «l'ho conosciuta molto tempo fa, nel 2000, quando ero ministro dell’Industria e mi fu chiesto di essere colui che la accompagnava in una due giorni di visita a Milano, andò alla Scala e incontrò molti esponenti del mondo imprenditoriale». Lo ha raccontato il leader del Pd Enrico Letta a 'Piazza Pulità. «Ricordo - ha aggiunto - che era bravissima con qualunque interlocutore: sapeva cosa chiedere per farlo parlare. Ricordo che parlammo un po' poi mi chiese da dove venissi e cosa avessi fatto il giorno prima di venire e io venivo dalla Corea del Nord dove ero stato in un momento in cui si era aperta, e poi purtroppo immediatamente richiusa, una prospettiva» di cambiamento democratico. «Quando glielo dissi vidi un lampo nei suoi occhi: mi fece domande per tutto il pranzo», era una persona con «tantissima curiosità».

«La Regina Elisabetta II ha attraversato come protagonista assoluta settant'anni di storia. Punto di riferimento fondamentale per il suo Paese e per tutto il Commonwealth, è stato un esempio di dedizione e saggezza. Ne ricorderemo tutti il grande senso di responsabilità e l'autorevolezza. Alla famiglia reale e a tutti i cittadini del Regno Unito porgo le più sentite condoglianze": così il Presidente della Camera, Roberto Fico. 

«Oggi se ne va una straordinaria figura del Novecento, un pezzo di Storia, non solo della Gran Bretagna ma del mondo intero. Elisabetta II, in oltre 70 anni di regno, ha vissuto da protagonista i cambiamenti più importanti dei nostri tempi, dal dopoguerra al Terzo millennio. Carattere, determinazione, ironia, senso politico: Sua Maestà Elisabetta II, simbolo di una monarchia millenaria ma anche donna di grande carisma e autorevolezza, era e resterà un esempio da seguire anche per le generazioni a venire. La ricorderemo semplicemente come «la Regina», la sovrana di tutti, ammirata e amata per le sue caratteristiche uniche. Alla sincera commozione per la sua scomparsa unisco il mio più profondo cordoglio per la Casa Reale del Regno Unito, Gran Bretagna e Irlanda del Nord e per tutto il popolo britannico». Lo dichiara il Presidente del Senato Elisabetta Casellati.

«Da re Carlo mi attendo che prenda per mano il suo popolo, fiero e orgoglioso, raccogliendo comunque un’eredità molto complicata": a dirlo è stato il segretario della Lega Matteo Salvini, stasera a Terni. Parlando ancora del ruolo del nuovo sovrano, Salvini ha sottolineato che ad attenderlo ci sarà «una bella sfida». «Il popolo britannico - ha aggiunto - non si è mai piegato e in certo senso invidio l’attaccamento alle tradizioni che qualcuno vede come qualcosa di antico e arcaico»

IL RICORDO DEGLI ARTISTI E DEGLI SPORTIVI

«Dio benedica la regina Elisabetta II. Possa riposare in pace. Lunga vita al Re». Lo scrive su Twitter l’ex Beatle Paul McCartney, insignito 'baronettò dalla sovrana nel 1965.

«Sua Maestà la Regina ha guidato il Regno Unito più a lungo di qualsiasi altro sovrano britannico. Ha dedicato la sua vita alla gente e ha dato un esempio straordinario al mondo durante il suo regno». E’ l’omaggio dei Duran Duran su Twitter.

Elisabetta II, continua la band, «ha visto cambiamenti che vanno al di laà di quanto chiunque di noi possa immaginare. Ha affrontato sfide che le si sono ripresentate più volte. La sua vita è stata straordinaria da tanti punti di vista. Mancherà a tutti e le siamo grati per l’incredibile servizio che ha reso al popolo della Gran Bretagna e ai paesi del Commonwealth. Porgiamo le nostre più sentite condoglianze alla famiglia reale. La sua morte pone fine a un capitolo lungo e unico nella storia del Regno Unito e del mondo».

Le parole dell'attrice premio oscar, Helen Mirren, sulle sue pagine social: "Sono in lutto, insieme al resto del mio paese, per la scomparsa di una Grande Regina. Sono orgogliosa di definirmi dell'età elisabettiana. Se esisteva una definizione di nobiltà, Elizabeth Windsor la incarnava".

«Sono stato un grande ammiratore della regina Elisabetta II dalla prima volta che l’ho vista di persona nel 1968, quando è venuta in Brasile per testimoniare il nostro amore per il calcio e ha reso l’esperienza la magia di un Maracanà stracolmo": così Pelè sui suoi profili social ha voluto ricordare la figura della Regina Elisabetta postando una foto che ritrare la sovrana mentre lo premia.

«Per tutta la mia vita Sua Maestà, la regina Elisabetta II, è sempre stata lì. Mi ricordo quando guardavo le immagini del suo matrimonio alla tv quando ero bambino. Mi ricordo di lei bella e giovane donna fino alla amatissima nonna della nazione. Il mio affetto più sentito va alla Famiglia reale": così si è espresso in un tweet Mick Jagger, postando una foto della sovrana nel giorno della sua incoronazione.

«Come tutta la nazione, sono profondamente addolorato nell’apprendere della morte della Regina Elisabetta. E’ stata una presenza stimolante che ha guidato il Paese attraverso alcuni dei momenti più straordinari, ma anche più bui, con grazia, decoro e autentico e premuroso calore. La Regina Elisabetta è stata una parte importante della mia vita dall’infanzia ad oggi, mi mancherà moltissimo». Così Elton John, su Twitter, rende omaggio alla sovrana scomparsa.

Il Manchester United ha onorato la regina Elisabetta II, deceduta oggi in Scozia, scendendo in campo con il lutto al braccio nella sfida contro la Real Sociedad, valida per la 1/a giornata dell’Europa League. L'inizio della partita è stato preceduto dal minuto di silenzio. 

Buckingham Palace, il discorso di re Carlo: «Vi servirò per tutta la vita». E la folla lo acclama. Il lungo addio alla Regina, i funerali il 19. Il Regno Unito sotto shock, orfano dopo 70 anni della sua regina, spirata ieri. Folla in lacrime davanti a Buckingam palace. I funerali si terranno il 19 settembre, sarà presente anche il presidente Usa Biden. Redazione online  su la Gazzetta del Mezzogiorno il 9 Settembre 2022

Ecco il primo discorso di Carlo da nuovo re d'Inghilterra. Il nuovo re ha parlato alle 18 ora locale, quindi alle 19 in Italia. Lo hanno anticipato Bbc e Telegraph, prima che arrivasse conferma dal presidente della Camera dei Comuni, Lindsay Hoyle. Il sovrano può agire da monarca dalla morte della regina Elisabetta, ma verrà proclamato ufficialmente re Carlo III solo domani, durante una cerimonia a St. James Palace. L'ormai ex principe del Galles ha dormito la notte scorsa al Castello di Balmoral, dove era giunto in fretta e furia al capezzale della madre. Solo lui e Anna era presenti alla morte della Regina Elisabetta. Segui con noi la diretta del primo discorso da re di Carlo III.

Le parole del neo re di Gran Bretagna ai suoi sudditi: «Mi rivolgo a voi oggi con un sentimento di profonda tristezza e dolore». Con queste parole è iniziato il primo discorso di Re Carlo III alla nazione britannica dopo la morte della madre, la regina Elisabetta II. «La regina Elisabetta ha compiuto sacrifici, la sua dedizione non ha mai ceduto». «Abbiamo nei suoi confronti un grande debito, per l’esempio che è stata per tutti noi. Tutti noi siamo addolorati per la scomparsa della regina». «Le istituzioni dello Stato sono mutate ma nonostante cambiamenti e sfide la nostra nazione ha continuato a prosperare e fiorire. I nostri valori devono restare saldi e costanti». «Nella devozione della Regina, oggi prometto di servire la Costituzione della nostra nazione finche sarò in vita nel Regno Unito e dovunque voi viviate. Sarò al vostro servizio con lealtà, rispetto e amore». Il re Carlo fa suo l'impegno di sua madre Elisabetta II e promette di servire il popolo britannico per tutta la vita. «È un «momento di grande cambiamento per la mia famiglia, conto sull'amore della mia adorata moglie Camilla. Da quando ci siamo sposati è diventata la mia regina consorte, so che sarà all’altezza del suo ruolo». Lo ha detto Carlo III nel suo primo discorso alla nazione da re.

Re Carlo ha annunciato alla nazione la nomina di William, suo primogenito e nuovo erede al trono, come «principe di Galles» e di Kate come Principessa di Galles. Carlo ha citato il figlio subito dopo la propria consorte Camilla, che ha indicato come «la mia cara moglie», e di cui ha evocato l’aiuto nei panni di «regina consorte». Non poteva mancare il pensiero all'altro figlio: «Provo affetto per Harry e Megan, spero che continuino a costruire la loro vita oltreoceano». 

Nel suo primo discorso alla Nazione, durato meno di 15 minuti, re Carlo III ha dedicato un affettuoso e commosso ricordo della madre, esprimendo più volte la gratitudine sua e dei sudditi per il lungo impegno, ha ringraziato «l'adorata» moglie Camilla, i figli William e Harry insieme alle mogli Kate e Meghan ma non ha mai citato la prima moglie Diana, madre dei suoi due figli.

Re Carlo si è impegnato nel suo discorso alla nazione a «servire» la monarchia e i popoli legati alla corona britannica sino alla fine della sua vita, secondo l'esempio di sua madre Elisabetta II, e a farlo «con lealtà" qualche che siano la fede o le convinzioni. Nello stesso tempo ha sottolineato il suo «profondo radicamento», pure ereditato dalla madre, nella fede della Chiesa cristiana anglicana, confessione di cui i sovrani di casa Windsor sono nominalmente a capo.

A Saint Paul ha risuonato 'God Save The King'

Per la prima volta in una esecuzione pubblica solenne è stato cantato l’inno nazionale britannico nella versione riveduta, 'God Save the King', dopo la morte della regina Elisabetta e la sua successione con re Carlo III. Il primate della chiesa d’Inghilterra, l’arcivescovo di Canterbury Justin Welby, ha chiuso la liturgia nel corso della quale c'è stato anche un lungo e toccante assolo di cornamusa, sicuramente un omaggio alla Scozia dove la sovrana è spirata ieri, nella sua amata residenza di Balmoral.

Il lungo addio alla Regina: i funerali il 19 settembre

Una memoria sottolineata intanto con forza da gigantografie e tributi vari in giro per Londra, come nelle altre città del Regno, nei Paesi dell’ex impero e quasi ovunque nel pianeta. E celebrata oggi in una Camera dei Comuni vestita a lutto, oltre che in una prima liturgia pubblica officiata nella cattedrale di St Paul dai vertici della chiesa anglicana, alla presenza di 2000 invitati: compreso un parterre di autorità e notabili comprendenti il sindaco laburista della capitale Sadiq Khan e, in prima fila, la neo premier conservatrice britannica Liz Truss, quindicesimo e ultimo capo di governo designato dalla matriarca di casa Windsor. Truss che qualche ora prima era stata ricevuta a Buckingham Palace da Carlo, alla sua prima udienza da sovrano a margine di una giornata che a visto il nuovo re a colloquio pure con il duca di Norfolk: maestro di cerimonie funebri, con il quale ha definito gli ultimi dettagli del lungo addio a Elisabetta.

Un addio iniziato in mattinata con il suono delle campane a morto nel cuore di Londra e dall’eco delle 96 salve di cannone fatte risuonare da reparti militari d’onore, una per ciascuno degli anni vissuti da Sua Maestà. E destinato a proseguire ancora per una decina di giorni di lutto nazionale, con l'esposizione del feretro dapprima a Edimburgo, per 24 ore; poi nel palazzo di Westminster, per 5 giorni; e infine a culminare nelle esequie di Stato fissate per lunedì 19 settembre: quando a Londra sono attesi tanti potenti della terra a inchinarsi, incluso Joe Biden, presidente della superpotenza americana.

L'arrivo a Buckingham Palace, Carlo accolto dai sudditi

Re Carlo è giunto a Buckingham Palace, per prendere formalmente possesso del trono ereditato dalla regina Elisabetta, morta ieri a Balmorlal. Il nuovo sovrano, vestito l’abito scuro del lutto, è stato accolto dalla folla accalcata dietro le transenne in prossimità dell’ingresso e si è fermato a scambiare parole e strette di mano con diverse persone: ricevendo ad un tempo sorrisi, auguri e messaggi di condoglianze.

L'incontro con la prima ministra Truss

Re Carlo III riceve la prima ministra britannica Liz Truss per la loro prima udienza a Buckingham Palace. Come previsto dall'agenda di giornata, Carlo ha ricevuto nel pomeriggio la neo premier Tory, in carica da appena tre giorni dopo essere stata il quindicesimo e ultimo capo di governo designato martedì 6 dalla regina Elisabetta. Per Carlo si è trattato della prima udienza da sovrano.

Il programma di oggi

La Gran Bretagna è in lutto. A mezzogiorno (13 in Italia) hanno suonato le campane in omaggio alla Regina nell'Abbazia di Westminster, nella Cattedrale di St Paul e nel Castello di Windsor. Alle 13 (14 da noi) ad Hyde Park e a Londra saranno sparate 96 salve di cannone che ricorderanno ogni anno della vita della Regina. Re Carlo III vede oggi la nuova premier britannico Liz Truss, nominata pochi giorni fa da Elisabetta II a Balmoral. Quindi il discorso alla nazione, mentre in serata è prevista una funzione commemorativa per la monarca presso la Cattedrale di St Paul.

Da lunedì Carlo comincia un tour nel suo nuovo regno, visitando le 'capitali' e incontrando i sudditi. Si recherà infatti a Edimburgo e visiterà Palace of Holyroodhouse, la residenza ufficiale in Scozia dei monarchi britannici, dove incontrerà la prima ministra, Nicola Sturgeon. Il giorno seguente, re Carlo dovrebbe recarsi a Belfast, in Irlanda del Nord, e infine in Galles. Non si sa ancora la data dell' incoronazione di Carlo, ma passeranno probabilmente alcuni mesi. Ora è il tempo del lutto: i funerali della regina Elisabetta saranno fra 10 giorni, presumibilmente lunedì 19 settembre. 

Mattarella, italiani piangono amata sovrana di Paese amico

«La regina Elisabetta II ha ispirato con saggezza e con l’esempio, intere generazioni di cittadini del mondo. La Repubblica italiana le è grata per l’amicizia dimostrata negli anni del suo regno. Gli italiani piangono l'amata Sovrana di un Paese amico e alleato». E’ il testo del messaggio lasciato dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, scritto sul libro delle condoglianze posto all’ingresso della residenza dell’ambasciatore britannico in Italia, Edward Llewellyn, a Roma.

Regina Elisabetta, c’è la «biografia» della sovrana nell’archivio della «Gazzetta». Dal trionfo politico di Parigi, all’appendicite acuta del 13enne Carlo. Marisa Ingrosso su la Gazzetta del Mezzogiorno il 10 Settembre 2022

Nell’archivio della «Gazzetta» c’è un tesoro. La lunga esistenza della regina Elisabetta II è riportata in grani di cronaca che, visti nel loro insieme, raccontano una storia, raccontano la Storia. Pagine che (consultabili anche online dal sito del giornale Lagazzettadelmezzogiorno.it) riescono a rendere meglio di qualunque biografia il ritratto autentico della donna e della regnante, grazie al magnifico lavoro fatto dai corrispondenti dalle più importanti capitali del mondo. Sono così cristallizzati fatti intimi e notevoli, come il suo primo viaggio ufficiale dai “fraterni nemici” francesi. Era il 10 aprile 1957, lei era regina da meno di quattro anni. Nello stesso istante in cui mise piede oltre Manica, una missione diplomatica britannica depose una corona sulla tomba di Germanie Coty, la moglie del presidente francese, morta solo l’anno prima. La regina Elisabetta tenne un discorso al Municipio di Parigi, alla presenza del presidente francese René Coty e poi partecipò al ricevimento in suo onore all’Eliseo. Sotto la corona scintillante e austera, spiccava l’abito bianco che indossava e ornato di piccoli fiori, fiori di campo francesi. Quando lei dovette prendere la parola, i 250 invitati non sapevano se stare in piedi o seduti. L’imbarazzo si diffuse in sala. Lei allora disse una frase che li conquistò tutti: «Je vous en prie, asseyez-vous» («Accomodatevi»). Così, in francese. Inutile dire che quella giornata fu un trionfo e «La Gazzetta del Mezzogiorno», citando la stampa d’Oltralpe titolò: «Elisabetta conquista i francesi, Parigi s’è scelta una Regina».

Ma oltre alla dimensione politica e globale della sua esistenza, il vostro/nostro quotidiano è stato sempre affettuosamente vicino alla sovrana... 

Addio Regina Elisabetta: minuta e forte, un'icona planetaria. Negli ultimi anni Elisabetta si sarà chiesta se è riuscita oppure ha fallito nelle due missioni che si era data al momento dell’ascesa al trono. Mantenere grande il suo Paese, salvare e rafforzare la dinastia. ANTONIO CAPRARICA su La Gazzetta del Mezzogiorno il 09 Settembre 2022.

Regina per sempre. Per noi contemporanei lo resterà finché avremo memoria. Quando Elisabetta salì al trono, nel 1952, Truman governava gli Usa e Stalin guidava l’Urss. Sette decenni e 15 primi ministri dopo, lei era ancora lì, non per smania di posto ma perché così aveva giurato al momento di diventare principessa ereditaria: servirò il mio popolo fino all’ultimo respiro. È stata di parola. Ancora l’altro giorno ha nominato la sua quindicesima premier, e ieri mattina avrebbe dovuto presiedere il Consiglio Privato del regno.

Si dice che per i re la prima misura del successo sia la durata, ed è giusto: ai tempi nostri, quando non vanno bene, la gente se ne libera facilmente. Ma non è stato questo timore a fare di Elisabetta un capo di Stato irreprensibile. In realtà, ciò che l’ha sempre animata è stato un incredibile, ineguagliabile senso del dovere e della responsabilità. Così, se prossima al secolo era ormai diventata un’icona planetaria, non è solo per la durata, o per i suoi incredibili completi color pastello, o per la ieratica ritualità delle sue apparizioni pubbliche. Ciò che l’ha resa venerata e amata è stata la capacità di presentare virtù quasi sconosciute nell’epoca contemporanea: sacrificio, dignità, cura degli altri.

Così ha sempre concepito il suo servizio al Regno Unito. È stata, dicono gli storici, l’ultimo rappresentante di una forma di monarchia definita «imperiale». Proprio perché il sovrano incarnava la grandezza, lo splendore, lo sfarzo e la potenza dell’impero che non c’è più. Quello che invece Elisabetta lascia al figlio è soltanto lo scettro di una piccola isola e di un regno sempre meno unito, tra i fremiti d’indipendenza della Scozia, i malumori gallesi e l’irredentismo dei cattolici nord-irlandesi.

Negli ultimi anni Elisabetta si sarà chiesta se è riuscita oppure ha fallito nelle due missioni che si era data al momento dell’ascesa al trono. Mantenere grande il suo Paese, salvare e rafforzare la dinastia. La risposta ce la daranno i prossimi mesi e anni. Di certo, se la epopea tranquilla di Elisabetta II ha alimentato negli inglesi la speranza di una seconda età elisabettiana, è perché il suo senso del dovere e la sua dignità hanno sempre riscattato i Windsor dalle paludi della soap opera.

Agli occhi dei sudditi la donna minuta che ha portato sulle spalle il peso di un secolo ha incarnato le virtù che il suo popolo ama attribuirsi: coraggio, autodisciplina, forza nell’avversità e sense of humor. Se a qualcuno sembra poco, dev’essere repubblicano.

Antonio Caprarica sbotta: "Ma basta", la verità brutale su Lady Diana. Libero Quotidiano il 09 settembre 2022

Pur di fronte a una Barbara D'Urso vestita di nero in segno di lutto per la morte della Regina Elisabetta, il giornalista Antonio Caprarica non guarda in faccia a nessuno, nemmeno a Lady Diana. Lo storico corrispondente Rai da Londra, grande esperto di Famiglia reale, è in collegamento con Pomeriggio 5, su Canale 5 regalando un punto di vista senz'altro controcorrente rispetto alla "favola" di Lady D. I colleghi Roberto Alessi e Silvana Giacobini la difendono spada tratta, sottolineando il suo ruolo di giovane vittima di una storia molto più grande di lei e le colpe del principe Carlo, oggi diventato Re Carlo III. Il loro matrimonio, infelice per anni, è naufragato a causa del suo amore per Camilla Parker Bowles.

"Mettetela come volete ma per 40-50 anni Carlo ha sempre amato quella donna e lei ha fatto altrettanto", è la presa di posizione di Caprarica. "E' anche vero però che Carlo ha sposato una donna e l’ha resa infelice perché non voleva rendere pubblica la sua storia d’amore con Camilla. Questo glielo contesto", replica Alessi. "Diana è stata sacrificata sull’altare della convenienza - ha poi preso la parola la Giacobini. Carlo lo ha accettato". E' a questo punto, però, che Caprarica perde le staffe. 

"Non è vero che qualcuno glielo ha imposto e che è stata una trappola per Diana. È stato un errore gigantesco da parte di Carlo da un lato e da parte di Diana che si era innamorata. Aveva 18 anni? Ma una ragazza di 18 anni si lascia imporre il matrimonio? Ma no, è che lei si era innamorata della sua favola. Voleva diventare una regina e ci è cascata". Insomma, non ci sono una vittima e un carnefice. Semmai, due vittime dei propri ruoli e delle proprie illusioni. "Io ho una enorme stima per Diana e per la donna che era diventata - ha poi precisato Caprarica, a scanso di equivoci -. Ma questa cosa di presentarla come l’agnello sacrificale è assolutamente ingiusta e ingiustificata". In fondo, conclude, "nessuno l’aveva costretta".

Il «segreto» di Elisabetta nel mondo che cambiava. Sulla monarchia britannica non si può fare a meno di pensare al modo con cui la sovrana da poco scomparsa ha interpretato il proprio ruolo. Mario Ricciardi su La Gazzetta del Mezzogiorno l'11 Settembre 2022.

Walter Bagehot, il grande giornalista britannico autore di The English Constitution (1867), un libro che è diventato un classico del pensiero costituzionale, ha scritto: «Una famiglia sul trono è un’idea interessante. Essa riconduce l’orgoglio della sovranità al livello della vita quotidiana». Nella seconda metà del diciannovesimo secolo, infatti, l’opinione pubblica britannica seguiva già da tempo con passione ed interesse le vicende personali della famiglia reale. Anche se la regina Vittoria non era nemmeno lontanamente paragonabile ad alcuni dei suoi predecessori come spunto per il gossip, la stampa popolare trovava soddisfazione abbondante per alimentare le proprie vendite seguendo le vicende di altri membri della sua numerosa famiglia. L’aspetto interessante del ruolo della famiglia reale consiste, secondo Bagehot, nella capacità di mobilitare gli elementi non razionali, di natura emotiva, della psicologia umana, sfruttandoli a favore della stabilità del sistema politico e delle istituzioni del Regno. «Un matrimonio principesco», osservava il nostro autore, «è la versione splendida di un fatto universale e, come tale, catalizza l’attenzione del genere umano».

Leggendo le pagine di Bagehot sulla monarchia Britannica non si può fare a meno di pensare al modo in cui Elisabetta II, la sovrana da poco scomparsa, ha interpretato il proprio ruolo. Viene immediatamente in mente il matrimonio del Principe del Galles, Carlo, oggi asceso al trono con il nome di Carlo III, con la giovane figlia del Conte Spencer, Diana. Nel 1981 il Regno Unito stava attraversando un periodo di profonda crisi economica e sociale, accompagnato da grandi tensioni. Margaret Thatcher era alla guida di un governo Conservatore dotato di una solida maggioranza per via del sistema elettorale, ma le riforme che stava implementando non erano popolari ovunque. In una situazione del genere cosa c’è di meglio di «una bella fiaba» per distogliere l’attenzione dei sudditi dal «freddo palcoscenico dell’austero teatro del mondo»? La fiaba, come sappiamo, non ebbe un lieto fine. Tuttavia il matrimonio tra Carlo e Diana – e l’uso politico sapiente che ne fece la Corte – rimane un esempio interessante su cui riflettere per chi volesse andare oltre il gossip, per cercare di comprendere la natura politica della monarchia britannica, e il ruolo che essa ha nella vita pubblica del Paese.

Tra gli aspetti più interessanti del regno di Elisabetta II c’è il modo in cui ha accompagnato (i monarchi costituzionali in pace non guidano) il passaggio dei cittadini britannici da «sudditi» a «cittadini-consumatori» facendo da contrappeso simbolico alla modernizzazione del paese. Sin dall’inizio del suo regno Elisabetta ha usato i nuovi strumenti di comunicazione (dapprima la radio, seguendo l’esempio del padre, Giorgio VI, poi la televisione, a da ultimo i social media) per parlare ai propri sudditi senza mettere in discussione il distacco che la sua posizione le imponeva, tentando di preservare l’idea della monarca come di una figura simbolica sospesa tra cielo e terra.

Col passare del tempo, tuttavia, è diventato sempre più difficile per lei mantenere quel ruolo distaccato in un paese che coltiva il culto delle celebrità ma è sempre meno sensibile alla trascendenza. Paradossalmente è stata proprio Margaret Thatcher, come dicevamo una conservatrice, a dare un impulso decisivo a questo processo di secolarizzazione della società Britannica. Finendo per erodere proprio la dimensione simbolica su cui si è retta per secoli la monarchia. Negli ultimi anni Elisabetta ha fatto di tutto per star dietro ai cambiamenti sociali – e soprattutto alle trasformazioni epocali sul piano della comunicazione – facendo concessioni, ma senza mettere del tutto in discussione il modello che si era data quando è ascesa al trono. Era inevitabile, tuttavia, che a un certo punto la sua capacità di stare al passo con i tempi senza mettere in discussione la sua idea della monarchia sarebbe venuta meno.

Questo si è notato di recente soprattutto in quei discorsi in cui la sua fede cristiana veniva in primo piano. Anche se il mezzo era contemporaneo, il messaggio veniva da un mondo ormai quasi scomparso, di cui lei era rimasta l’unica sopravvissuta. Soldiering on («Fai il tuo dovere»), come le avevano insegnato da bambina, e come ha fatto fino agli ultimi giorni di vita e di regno.

Il Regno davvero unito nei momenti cruciali: la bella lezione di Londra. L’enfasi planetaria suscitata dalla scomparsa della regina Elisabetta si spiega nei termini dell’ondata emotiva, che anche la «Gazzetta» ha assecondato col titolo sulla «fine di un mondo». Oscar Iarussi su La Gazzetta del Mezzogiorno l'11 Settembre 2022.

Unità nei momenti cruciali. Nel lutto, luce. Ecco il messaggio, non detto sebbene evidente, che arriva in queste ore da Londra. Non si tratta qui di elogiare la monarchia costituzionale britannica, perché siamo naturalmente repubblicani e mazziniani (ad avercelo un qualche erede di Mazzini!). L’enfasi planetaria suscitata dalla scomparsa della regina Elisabetta si spiega nei termini dell’ondata emotiva, che anche la «Gazzetta» ha assecondato col titolo sulla «fine di un mondo». Tale è, del resto, visto che Elisabetta ha regnato settant’anni, dal dopoguerra alla «Brexit» e oltre, scandendo la storia del suo Paese e delle vastissime ex colonie da cui negli ultimi giorni sono giunte le rare voci critiche degne di nota, memori dell’imperialismo inglese e dei suoi guasti.

Ma Elisabetta - ha ricordato ieri Pietro Marino su queste colonne - è stata anche una delle prime icone pop globali, quindi televisiva e artistica, cinematografica e musicale, infine «virale» sui social network. Una protagonista dell’immaginario collettivo affamato di dettagli come le sue famose borsette e ghiotto di pettegolezzi sempre floridi in casa Windsor, nonché calamitato da una certa auto-ironia che balenava fra la regina e l’amato Filippo dagli occhi azzurri come le acque della natia Corfù, scomparso l’anno scorso.

Nondimeno, The Royal Family è potere ed è ricchezza, è tradizione ed è storia pur sempre sottesa al giudizio popolare o ai rovesci della sorte. Fa testo la crisi di impopolarità innescata nell’estate 1997 dalla fine traumatica di Lady Diana, prima moglie di Carlo, e madre dell’erede al trono William e del fratello Harry. Elisabetta seppe recuperare per tempo lo svantaggio e rinverdire il prestigio e la presa della casa reale, traghettandola nel nuovo secolo segnato da vecchi e nuovi conflitti sin dall’11 settembre 2001 dell’attacco islamista alle Torri Gemelle di New York, di cui oggi ricorre il tragico anniversario. Sta di fatto che alla notizia della morte della regina la folla si è assiepata, mentre scendeva la notte, all’esterno di Buckingham Palace, la residenza ufficiale del sovrano a Londra. E migliaia di persone vi sono tornate, in un profluvio di fiori e di immagini votive dedicate a «Lilibet», per salutare l’arrivo di Carlo III con la consorte Camilla, per tentare di stringergli la mano, e confermare l’identità politica e sentimentale fra la monarchia e il popolo.

«Our Country, right or wrong», recita una caratteristica espressione anglosassone: «Il nostro Paese, a ragione o a torto». Il modo di dire è spesso - erroneamente - attribuito a sir Winston Churchill, che guidò la Gran Bretagna e l’impero britannico contro la Germania nazista, sino alla vittoria (Elisabetta contribuì alla guerra in qualità di crocerossina). Paradossalmente battuto nelle prime elezioni del dopoguerra nel 1945, Churchill tornò premier dal 1951 al ‘55, regnanti prima Giorgio VI e poi Elisabetta II, appunto, di cui fu anche una sorta di mentore in politica. Mutatis mutandis, in questi giorni stiamo vedendo sulla scena il medesimo patriottismo, ovvero il senso di unità nazionale e di identificazione in un simbolo comune che fa grande una nazione, la rende adulta perfino intorno a un ex adultero quale fu il principe Carlo.

Non appare perciò occasionale il commosso richiamo all’Amleto di Shakespeare echeggiato nel primo discorso televisivo del nuovo re e rivolto alla madre, la darling Mama scomparsa a 96 anni: «Possa il canto degli angeli vegliare sul tuo riposo». Una citazione piaciuta alla stampa britannica, incluso il quotidiano progressista «The Guardian». E molti ricordano l’impegno ecologista di Carlo ben prima di Greta Thunberg e dei disastri ambientali oggi d’attualità.

«Carlo non è molto amato e la nuova premier Liz Truss non ha la forza di cambiare», ribatte la popolare scrittrice e giurista siciliana Simonetta Agnello Hornby, che vive a Londra dal 1972. Ha aggiunto ieri in una intervista all’agenzia Ansa: «Non ho mai visto il Paese così depresso, sembra abbia perso la volontà di cambiare, sembra che voglia morire». Certo, i segnali di depauperamento e di degrado sociale non mancano. Tuttavia il Regno Unito del premier conservatore Boris Johnson, cui lo scorso 6 settembre è subentrata Truss, è stato fra i Paesi più tenaci e determinati nella condanna dell’invasione russa dell’Ucraina e fra i primi - al pari dell’Italia di Mattarella e Draghi - a sostenere la resistenza armata di Kiev. Per dirne una, nella sua visita dello scorso maggio a Bari, Edward Llewellyn, ambasciatore britannico in Italia, esibiva all’occhiello una spilla della «Union Jack» e di un’altra bandiera, quella blu e gialla dell’Ucraina.

Insomma, il settantreenne Carlo, nuovo capo dello Stato sul viale del tramonto di una corona a dir poco tardiva, avrà l’opportunità di far rivivere un po’ dello spirito giovanile, vagamente ribelle e sinceramente solidale verso i più deboli che fu incarnato da Diana. O, viceversa, potrebbe irrigidire le pulsioni isolazioniste che hanno sospinto il Paese verso la «Brexit» nel referendum del 2016 (non della cosmopolita Londra che votò in maggioranza per restare nell’Unione europea). Vedremo. Intanto guardiamo alla folla di Buckingham Palace con rispetto e un po’ di invidia dalla prospettiva di un’Italia che non s’è mai stretta del tutto intorno ai propri simboli, fossero anche Mazzini e Garibaldi.

Dalle lacrime per Lilibet alla politica italiana: un mondo al contrario. E la guerra? Pure sta mostrando un mondo capovolto. Putin, ex numero uno dei servizi segreti più comunisti in assoluto, è - diciamo così - meno contestato a destra che a sinistra. Roberto Calpista su La Gazzetta del Mezzogiorno il 10 Settembre 2022.

C’è un mondo che va al contrario di come dovrebbe. La riflessione si fa certezza in questi giorni, a vedere quelli con la «evve» moscia, la sinistra dal mignolo alzato, strapparsi le vesti dal dolore, a volte sincero, per la morte di Elizabeth II, la 96enne sovrana del Regno Unito simbolo planetario di quel che resta della monarchia. Al contrario dei rozzi machi populisti e sovranisti, canotta, peli selvatici sotto le ascelle e sudore. Loro che avrebbero ragioni, oltre che umane, anche politiche per «unirsi al lutto», si limitano al rito delle «sentite condoglianze».

È da un po’ che non si comprende bene. Tutto e il contrario di tutto. Perfino la meteorologia tradisce certezze acquisite. Doveva essere l’estate bollente preludio di un inferno climatico per cui l’umanità sarebbe stata decimata a breve dalla sete. E invece si scopre a sorpresa che per esempio gli invasi di Puglia e Basilicata sono pieni dopo le piogge di agosto.

E la guerra? Pure sta mostrando un mondo capovolto. Putin, ex numero uno dei servizi segreti più comunisti in assoluto, è - diciamo così - meno contestato a destra che a sinistra, almeno in quel centrosinistra moderato che ora flirta senza freni con Nato e Stati Uniti.

Lontani i tempi delle piazze tanto estreme da unirsi al grido di né Urss né Usa. Ora c’è chi sta con i rimasugli dell’Unione sovietica e chi con gli Usa, e sembrano quelli sbagliati da una parte e dall’altra.

Se la questione la si applica alla politica, non solo ma soprattutto quella italiana, tutto è ancora più confuso. Il dato che balza agli occhi è il definitivo divorzio tra Pd e operai. I dem piacciono invece soprattutto ai professionisti della buona e benestante borghesia e a seguire, agli imprenditori e ai pensionati, ovvero un partito presidiato dai ceti dirigenti.

Dove sono finiti i lavoratori? Bisogna andare a suonare al citofono di Matteo Salvini e, ancora di più, a quello di Giorgia Meloni. Se poi uniamo l’esercito di casalinghe, meglio fare una puntata ad Arcore.

Lontani quindi anche i tempi in cui da dietro le bandiere rosse si urlava contro i padroni fascisti e a difesa degli oppressi. Riposte le bandiere nei salotti buoni, tocca al centrodestra tra le tute blu godere del doppio dei consensi di tutte le sinistre sommate tra di loro, un termine di paragone, che ribalta totalmente lo schema novecentesco, con un consolidamento che sta creando una base sociale pressoché stabile.

Del resto, dopo le elezioni del 4 marzo 2018 la segreteria della Cgil promosse un sondaggio tra i propri iscritti da cui risultò che più del 30% aveva votato per il M5S e il 18% per la Lega. E non c’era ancora il «volo» dei Fratelli d’Italia.

Ma è la sinistra che ha tradito la classe operaia oppure è il contrario? Partendo dal presupposto che rosso o nero ormai sembrano resistere solo su inazzeccati manifesti elettorali, i confini tra destra e sinistra o non esistono più o non sono più in grado di evitare la contaminazione delle idee con quelle del populismo. Con la sensazione che la destra è capace di fare sintesi e catturare l’attenzione anche di chi «non ci crede più», mentre il Pd resta schiacciato sull’immagine di macchina politica del Palazzo, roba da élite lontana dal mondo reale di chi è privo di amici santi e generosi, precludendosi di conseguenza la relazione con le «piazze».

Quelle piazze che nel 2022 guardano al lutto britannico con curiosità più che con dolore e che magari condividono le parole di Alessandro Gassman che ha sollevato un polverone twittando: «È morta una anziana signora che mi stava simpatica. Ha fatto una vita bellissima e piena di responsabilità, vivendo in castelli e spostandosi a volte in carrozza. Mi dispiace per la sua morte, come mi dispiace per la morte di chiunque».

C’è un’Italia al contrario. Quella più chic, apparentemente distante, politicamente progressista che ricorda, con commozione, forse di circostanza, «la regina che dopo il pic nic lavava i piatti». C’è il paese che fatica a tirare avanti, neo conservatore, convinto «che tutto sommato Lilibet aveva 96 anni e ha vissuto da, appunto, regina».

Confusione? Basta pensare ai molti elettori che nel 2018 avevano votato i Cinque stelle perché «erano di destra» e il prossimo 25 settembre probabilmente voteranno Giorgia Meloni perché «ci eravamo sbagliati».

I pugliesi di Inghilterra: «Ecco chi era la nostra Elisabetta». Nella sola circoscrizione di Londra sono più di 16mila. Isabella Maselli e Luca Natile su La Gazzetta del Mezzogiorno l'11 Settembre 2022.

«Icona pop» è la definizione ricorrente nelle parole commosse di chi, dalla Puglia al Regno Unito, ricorda Elisabetta II, «la nostra Regina», «la mamma e la nonna di tutta la nazione britannica». Una comunità numerosa quella dei pugliesi che vivono in Gran Bretagna (più di 16mila nella sola circoscrizione di Londra), che ha sempre visto nella Regina il simbolo di quella nazione.

«Quando siamo arrivati a Londra siamo stati attratti anche dall’idea pop di questo Paese, di cui la Regina era icona. Ora avvertiamo un senso di vuoto» dice Marco Mazzilli, architetto barese 42enne che vive e lavora nella capitale britannica con la moglie Gabriella.

«Ero in studio quando è arrivata la notizia - racconta - ma già da ore tutti i giornalisti erano vestiti a lutto. La cosa che mi ha molto impressionato, il giorno dopo, è stato girare per la città e vedere che tutti i cartelloni pubblicitari, sui bus e alle fermate, erano stati sostituiti con l’immagine della Regina. È un’era che finisce - continua Marco, che un anno fa ha giurato per la cittadinanza proprio davanti alla fotografia di Elisabetta II - ma sono ottimista, perché re Carlo forse potrà portare qualcosa di fresco, anche grazie alle sue idee progressiste sulle politiche ambientali».

Annamaria Perchiazzi, 54 anni, a Londra da 25, lavora come engage manager: «La ricordo come una Regina a colori: azzurro, verde, giallo e il suo senso del dovere». La sua morte la fa tornare con la mente a quella della principessa Diana. «Era l’anno dopo il mio arrivo a Londra - racconta - e ricordo le foto impresse nella memoria collettiva di tutti. Buckingham Palace era inondata da fiori e messaggi». Quello fu un evento straordinario, ma la morte di Elisabetta II è epocale, «è un pezzo di storia che è andato via» dice Angelo Iacobellis, 43 anni, capo cameriere in un ristorante argentino. Lui era allo stadio del West Ham per vedere la partita di Conference League quando è arrivata la notizia della morte della Regina. «La partita non era ancora iniziata, lo stadio era pieno - racconta - quando all’improvviso sui maxi schermi è comparsa la frase “Her Majesty The Queen. 1926-2022”. Poi c’è stato il minuto di silenzio ed è stato intonato “God save the Queen”. È stato molto emozionante. Mia figlia, che è nata qui, non ha ancora il passaporto italiano, è british. Anche per questo andremo a rendere omaggio alla Regina a Buckingham Palace, per far vivere a nostra figlia un momento che rimarrà nella storia».

Francesca Elefante, 30 anni, di Putignano, lavora a Londra come product manager per una società di software finanziari. Giovedì era in casa: «Tutti i programmi della Bbc sono stati interrotti e il presentatore Huw Edwards, commosso, ha dato la notizia della morte di Elisabetta, ripetendo le informazioni due volte. Ho guardato fuori dalla finestra. Londra ha smesso improvvisamente di respirare. Come per moltissimi altri italiani la regina è stata un’icona pop. Una figura positiva per noi “non inglesi” preoccupati dalla Brexit. Matt, il mio fidanzato, forse rimarrà a casa ma io e i miei amici parteciperemo ai funerali per diventare testimoni della storia».

Livio Capurso è un 32enne Commercial & Business Insight per la sede londinese di Johnson&Johnson. «Le ore poco prima dell’annuncio ufficiale - dice - la nazione si è completamente fermata, è stato un susseguirsi di emozioni. Poi le piazze più importanti hanno iniziato a riempirsi di gente, come quando muore un Papa. In Inghilterra sono tutti molto legati alla figura della Regina, anche perché è stata in grado di attraversare sette decadi, in cui non sono mancati scandali, ma lei è sempre stata un punto di riferimento anche carismatico».

E poi c’è chi la morte della «sua» Regina l’ha vissuta lontana da casa. Come Catriona Isobel Macleod, 36enne di origini scozzesi che dal 2010 vive a Modugno, dove dirige una scuola di inglese. «Sono rimasta scioccata - dice - si sapeva che non stava bene, ma è stato tutto così veloce, solo due giorni prima aveva nominato la nuova premier. Io ero al parco con i miei due figli e ho iniziato a piangere. Elisabetta II era una donna incredibile, un simbolo del Regno Unito, un punto di riferimento come donna, madre, nonna. E poi era sempre così ordinata, con la borsa e i cappelli, perfetta. Conserverò le ultime sterline con il suo volto come ricordo speciale». Catriona non riuscirà a partecipare ai funerali, ma conta di andare a Londra per l’incoronazione di Carlo III. «Sarà un momento storico - dice - e poi sono convinta che sarà un buon Re, più forte di quanto pensiamo».

La Regina Elisabetta è morta. Redazione CdG 1947 su Il Corriere del Giorno l'8 Settembre 2022 

Elisabetta, regina d’Inghilterra, è morta nell’amata residenza di Balmoral in Scozia a 96 anni. I quattro figli, Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo, e il nipote William l'hanno raggiunto poche ore prima dell'annuncio. Il suo regno è stato il più lungo di tutta la storia britannica

Elisabetta II, regina d’Inghilterra, è morta questa sera a 96 anni, nell’amata residenza di Balmoral in Scozia . L’annuncio ufficiale è arrivato alle 19.30 di oggi giovedì 8 settembre. I quattro figli, Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo, e il nipote William erano arrivati poche ore prima dell’annuncio. Si è spenta un anno e cinque mesi dopo l’amato consorte Filippo (il 9 aprile 2021). Dopo la morte del marito, la sua salute era progressivamente peggiorata.  Le sue condizioni di salute erano improvvisamente peggiorate nelle scorse ore, come annunciato dalla stessa famiglia reale con un comunicato giunto a sorpresa intorno all’ora di pranzo. I medici — si leggeva nel comunicato — sono “preoccupati per la salute di Sua Maestà e hanno raccomandato che resti sotto supervisione medica”.

Molte ore prima dell’annuncio della sua morte, un’enorme folla si era già radunata davanti a Buckingham Palace in attesa di notizie. I giornalisti della Bbc hanno lavorato vestiti di nero come da protocollo per tutta la durata dei servizi televisivi. I funerali si svolgeranno a dieci giorni dalla morte, come prevede il cerimoniale reale, ma prima il corpo della regina sarà esposto al pubblico per tre giorni.  

In un celebre discorso del 1947 Elisabetta aveva detto: “Dichiaro davanti a voi tutti che la mia intera vita, sia essa lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia alla quale tutti apparteniamo“. In 70 anni di regno, sette in più della regina Vittoria, Elisabetta II ha tenuto fede alla promessa in ogni piccolo gesto. Di una vita, che alla fine, è stata lunga (e piena). 

Il suo regno è stato il più lungo di tutta la storia britannica. Di lei si è detto, scritto e mostrato di tutto. È stata ovunque: sulle cover dei dischi punk e sulle mug, sugli strofinacci e sulle t-shirt, su Netflix e sui francobolli. L’hanno ritratta i più grandi artisti del Novecento, da Andy Warhol a Lucian Freud. L’hanno cantata le popstar, da Madonna agli Smiths. Ha attraversato guerre, scandali, Brexit e perfino pandemie senza mai restare almeno apparentemente scalfita o colpita. 

Sua Maestà non ha mai rilasciato un’intervista. Nessuno ha mai avuto idea di che cosa pensasse davvero. Si sa che liquidava Margaret Thatcher in pochi minuti, che tratteneva invece Wilson per l’aperitivo e che a Winston Churchill prestò un amatissimo stallone. Quando Nelson Mandela si complimentò con lei per la sua buona salute, Elisabetta II gli rispose: “Sono figlia di mia madre” (deceduta a 101 anni). Dal giorno in cui è stata incoronata, ha compiuto 261 visite ufficiali all’estero visitando oltre 130 nazioni. Ha varato 24 navi. Ha conferito più di 400 mila fra onorificenze e riconoscimenti.

Ha incontrato 13 presidenti americani, 15 premier britannici – l’ultima, Liz Truss, incontrata appena due giorni fa il 6 settembre – e 7 papi. Di lei Ronald Reagan ha detto: “Se vuoi conquistare la regina, devi sapere nitrire”. Nel 1976 è stato uno dei primi capi di stato a spedire un’e-mail. In era Covid l’abbiamo vista chiacchierare spedita su Zoom. È sopravvissuta allo smantellamento dell’Impero Britannico, alla morte di Diana, alle teorie del complotto che la volevano coinvolta nell’incidente della principessa. È sopravvissuta alla Swinging London e all’invenzione della minigonna, immutabile nei suoi tailleur pastello, rigorosamente sotto il ginocchio, coi piombini cuciti nell’orlo per evitare pericolosi svolazzamenti. 

La regina Elisabetta ha otto nipoti e dodici bisnipoti. Ognuno dei quattro figli della sovrana ha avuto due figli. Due sono i figli di Carlo, William e Harry. Due, quelli della principessa Anna, Peter e Zara Phillips. Entrambi, come da desiderio della madre, non possiedono titoli e sono cresciuti fuori dalla “bolla” reale. Andrea di York ha due figlie: la principessa Beatrice e la principessa Eugenie. Il più piccolo Edoardo è padre di due adolescenti: Lady Louise Windsor e il visconte James Severn. I commentatori reali sono soliti sostenere che Elisabetta abbia fatto più la nonna che la mamma. 

Con i figli da piccoli la regina Elisabetta non è mai stata né amorevole, né presente. Carlo, per esempio, è stato allevato dalle tate e vedeva la madre due volte al giorno. Con il passare degli anni, dicono, la sovrana si è ammorbidita, mostrandosi più dolce con la seconda generazione. Harry, a detta di tutti è sempre stato il suo preferito. “È sempre molto occupata. Ma quando capita è bello poterle stare attorno. Sono sicuro che se la chiamassi chiedendole di vederci per una tazza di tè, se potesse mi direbbe “Sì, ti prego“. A porte chiuse, è semplicemente nostra nonna”, raccontava il principe in era pre Meghan.  

Nelle grazie di Sua Maestà c’è sempre stata anche Zara, ex campionessa olimpica di equitazione. “Quand’è in sua compagnia, Sua Maestà sorride sempre”. E poi c’è la piccola Lady Louise Windsor. La diciottenne, dodicesima in linea di successione, le scorse estati ha trascorso con la nonna-regina vari soggiorni al castello di Balmoral, dove sono state spesso fotografate a cavallo insieme. Ed entrambe sono appassionate di disegno. I bisnipoti di Elisabetta II sono dodici: ci sono le figlie di Peter, Savannah e Isla, i figli di Zara, Mia, Lena e Lucas, i figli di Kate e William, George, Charlotte e Louis, i figli di Meghan e Harry, Archie e Lily, August, primogenito di Eugenie di York, e Sienna, prima figlia di Beatrice di York. George, 8 anni ed erede al trono, la chiama “Gan-gan“.

La parsimoniosa Elisabetta, che a Buckingham Palace tiene una stufetta accesa per risparmiare sul riscaldamento, i pronipoti un po’ li vizia. “Lascia sempre un piccolo regalo ai piedi del letto dei bambini quando andiamo a trovarla e questo dimostra l’amore che prova per la sua famiglia”, si è lasciata scappare una volta Kate Middleton. Ma, quando è necessario, sa tornare a essere la sovrana inflessibile. 

I pochissimi che possono dire davvero di averla conosciuta, l’hanno definita “severa, leale e dannatamente ironica“. Anni fa a una donna il cui cellulare suonò durante una riunione ufficiale disse: “Faresti meglio a rispondere. Potrebbe essere qualcuno di veramente importante”. Mentre a Eric Clapton, nel corso di un evento ufficiale, chiese che lavoro facesse e da quanti anni suonasse la chitarra. “I bei ricordi”, ha detto un giorno Sua Maestà, “sono la nostra seconda possibilità di felicità”. Lei, ne siamo certi, ne ha avuti tantissimi.

Durante il suo lungo regno, la Regina Elisabetta II ha fatto sentire la sua voce in tante occasioni ufficiali, spesso nei messaggi di auguri di Natale o nelle tante biografie a lei dedicate. Ecco le frasi più belle:

La pandemia

“Mentre potremmo avere ancora molto da sopportare, torneranno giorni migliori: saremo di nuovo con i nostri amici; saremo di nuovo con le nostre famiglie; ci rincontreremo”

discorso alla nazione il 5 aprile 2020, all’epoca del primo lockdown per la pandemia di Covid-19

Diana

“Quindi quello che vi dico ora, come vostra regina e come nonna, lo dico con il cuore. In primo luogo, voglio rendere omaggio a Diana io stessa… L’ho ammirata e rispettata, per la sua energia e il suo impegno verso gli altri, e soprattutto per la sua devozione ai suoi due ragazzi”

la regina parla alla nazione in memoria di Diana, il 5 settembre 1997. La principessa del Galles era morta in un incidente d’auto il 31 agosto 1997. La regina era rimasta inizialmente al castello di Balmoral, tenendo i suoi nipoti William e Harry, lontani dal pubblico. Poi, spinta dalle pressioni della stampa e del primo ministro Tony Blair, era tornata a Londra per parlare direttamente al pubblico dell’eredità di Diana

Piccoli passi

“Vale la pena ricordare che spesso sono i piccoli passi, non i salti da gigante, che determinano il cambiamento più duraturo”

auguri natalizi del 25 dicembre 2019

La pace

“Quando arriverà la pace, ricordate che sarà per noi, i bambini di oggi, rendere il mondo di domani un posto migliore e più felice“

come principessa Elizabeth, la regina fece il suo primo discorso il 13 ottobre 1940, via radio, rivolto ai bambini del Commonwealth

Fare la mamma

“Sì. È il miglior lavoro“

 la regina discute della maternità con l’attrice Kate Winslet, il 21 novembre 2012, dopo la sua nomina a Comandante dell’Impero Britannico per i suoi contributi all’arte

Amare

“È sempre stato facile odiare e distruggere. Costruire e amare è molto più difficile“

Redazione CdG 1947

La morte di Elisabetta. Oggi il discorso di Carlo, i funerali tra 10 giorni. Le notizie in diretta. Luigi Ippolito, Paola De Carolis, Enrica Roddolo, Redazione Online su Il Corriere della Sera il 9 Settembre 2022. 

La regina Elisabetta II è morta nel pomeriggio di giovedì 8 settembre, nel castello di Balmoral: oggi Carlo III, il nuovo re, pronuncerà il suo primo discorso. Domani la proclamazione formale. 

• La regina Elisabetta II è morta nel pomeriggio di ieri, 8 settembre, nel castello di Balmoral, in Scozia. Aveva 96 anni, e ha guidato la Gran Bretagna per 70 anni, più di chiunque altro.

• Il nuovo re, Carlo III, e la regina consorte, sua moglie Camilla, torneranno oggi a Londra Balmoral, dove il re terrà il suo primo discorso dal trono. Domani la proclamazione formale.

• I funerali solenni per la regina si terranno, secondo protocollo, dieci giorni dopo la morte

Alle 12.32 ( le 13. 32 in Italia) lo speaker dei Comuni Sir Lindsay Hoyle ha interrotto il dibattito, sottolineando di parlare a nome di tutti i deputati nel porgere alla regina «i nostri migliori auguri» e trasmettere alla famiglia reale «i pensieri e le preghiere di tutti». 

È raro che da palazzo arrivi una comunicazione sulla salute di un membro della famiglia reale senza ragione: la formula adottata per il comunicato, pur dando uno spiraglio di speranza, aveva fatto comprendere la gravità della situazione. 

I figli di Elisabetta, Carlo, Anna, Andrea e Edoardo, erano già partiti per raggiungere la madre a Balmoral, in Scozia, la reggia dove per tradizione la sovrana trascorreva l’estate. 

Carlo, oggi re Carlo III, è stato il primo a raggiungerla assieme a Camilla. Subito dopo è arrivata Anna, la sorella di Carlo. 

Da Windsor, William si è imbarcato in aereo assieme agli zii Edward e Andrea, lasciando la moglie Kate a casa con i tre bambini, George, Charlotte e Louis. Separatamente anche Harry, nel Regno Unito per vari impegni, ha cominciato il lungo viaggio verso le Highlands scozzesi, senza moglie, come il fratello. 

La Bbc ha interrotto i programmi: in studio è arrivato il presentatore delle grandi occasioni, Huw Edwards,già con abito e cravatta scuri e l’espressione provata, e così è cominciata l’attesa. Tra ospiti, immagini e musica solenne è passato un pomeriggio in cui tutti temevano, immaginavano, sapevano ma nessuno osava dire, in tv o in privato, quasi per scaramanzia. 

Alle 18.30, con la famiglia riunita a Balmoral e solo Harry ancora per strada, la conferma, affidata ai social: «La regina si è spenta pacificamente nel pomeriggio a Balmoral» e un riferimento al nuovo re e la sua regina, che oggi torneranno a Londra. 

Poco dopo, una nota dell’ufficio della premier spiega che la notizia del decesso era stata ufficializzata a Truss ore prima, alle 16.30 locali: prima ancora che Andrea, Edoardo e William arrivassero a Balmoral. 

Davanti a Buckingham, la folla muta, attonita, commossa, continua a crescere, nonostante la pioggia e il buio, che sembra ancora più scuro.

Ore 07:30 - La morte della Regina, ieri

(Luca Angelini) La morte della Regina Elisabetta — avvenuta nel pomeriggio di ieri a Balmoral, in Scozia, dopo che le sue condizioni sono peggiorate improvvisamente — «priva la Gran Bretagna di un filo che teneva intrecciata la nazione e la legava al suo passato», ha scritto l’Economist. 

È forse impossibile riuscire a raccontare il peso avuto dalla donna più famosa al mondo, la «sovrana che ha regnato su due secoli», morta ieri sera, a 96 anni — oltre 70 dei quali da monarca — nell’amato castello scozzese di Balmoral. 

Come scrive Luigi Ippolito, corrispondente da Londra: Ha regnato su due secoli: e ha impresso il suo sigillo su entrambi. Ascesa al trono di un impero declinante, lo ha accompagnato lungo il suo tramonto: e il suo arco da sovrana si è chiuso con gli echi della Brexit, che sembrano prefigurare la dissoluzione dello stesso Regno Unito, e i bagliori della guerra in Europa. Sopravvivrà la monarchia, e con essa la Gran Bretagna, a Elisabetta? È la domanda che tutti, in queste ore e giorni, finiranno per porsi. 

E Beppe Severgnini: Elisabetta II è sempre rimasta fedele a se stessa, al punto da sembrare, talvolta, anacronistica. Ma l’affetto che si percepisce in queste ore dimostra che non è necessario essere sempre di moda per guadagnarsi stima e simpatia. Governanti e politici — non solo in Gran Bretagna — dovrebbero tenerlo bene a mente. 

E ancora, Aldo Cazzullo: Ha incarnato al meglio vizi e virtù del popolo britannico: una certa distanza al limite del rigore, ma anche compassione, eleganza, senso del dovere e del lavoro ben fatto. Ha vissuto al tempo della fine dell’Impero e del declino della potenza inglese; ma oggi Londra è la città più cosmopolita e meno razzista del mondo.

E Tony Blair: Elisabetta II non era semplicemente rispettata, bensì profondamente amata. Rispettata per le sue virtù, dignità, senso del dovere, integrità e fedeltà, di cui era l’incarnazione. E amata per l’amore e l’affetto che dimostrava a noi tutti. E ben oltre le nostre sponde, per tanti popoli in tante terre in ogni continente, in metropoli, città e persino nei villaggi più remoti, la regina Elisabetta era conosciuta e circondata dalla massima considerazione. Quando ci si riferiva alla regina, questo bastava, non serviva aggiungere il nome Elisabetta. Non era necessario.

Ora, dopo dieci giorni di lutto nazionale in attesa dei funerali, toccherà a re Carlo III, il sovrano inglese più anziano di sempre al momento della salita al trono (73 anni). Luigi Ippolito, provando a decifrare che tipo di monarca potrà essere, ricorda che «diversi commentatori hanno osservato che il suo sarà per necessità di natura un regno breve, di transizione: “un sorbetto fra due portate principali, giusto per pulirsi il palato”, è stato detto. E dunque garantire il futuro della monarchia spetterà a William e Kate e alla loro bellissima famiglia: sperando che nel frattempo re Carlo non faccia troppi danni».

 Ore 07:36 - Il discorso del Re, oggi, e la proclamazione di domani

Carlo III sarà formalmente proclamato re del Regno Unito domani, secondo quanto riportato oggi dal Times di Londra. Indicazioni precedenti prevedevano che la proclamazione avvenisse oggi. 

Al suo ritorno dal castello di Balmoral, dove ieri è riuscito a dare l’ultimo saluto alla madre, la Regina Elisabetta II, Carlo III dovrebbe incontrare oggi la premier britannica Liz Truss. 

Intorno alle 18, ora locale, la televisione britannica trasmetterà il discorso preregistrato del re.

Ore 07:43 - Che cosa succederà, nei prossimi 10 giorni

La Gran Bretagna e il mondo intero si preparano a dare l’ultimo saluto a Sua Maestà la Regina Elisabetta con un cerimoniale che inizierà già oggi — e durerà 10 giorni, fino alle esequie solenni nell’abbazia di Westminster e la sepoltura nella cappella reale di St George’s Chapel, nel Castello di Windsor. 

Ecco, secondo quanto riporta il Guardian, alcuni dei passaggi chiave del cerimoniale scattato nella giornata di ieri, il giorno del decesso della sovrana e indicato come D-Day, con le bandiere delle residenze reali, quelle di Whitehall e di altri edifici governativi abbassate a mezz’asta, i siti del governo listati a lutto, le campane che hanno risuonato tra il minuto di silenzio e i colpi a salve a Tower Hill e Hyde Park.

 * D-Day+1 (oggi, 9 settembre) - Nel pomeriggio il nuovo Re, Carlo III, vedrà la premier e il governo, il leader dell’opposizione, l’arcivescovo di Canterbury e il decano di Westminster. 

* D-Day+2 (10 settembre) - Proclamazione ufficiale del nuovo re. La bara della regina partirà da Balmoral verso il Palazzo di Holyroodhouse di Edimburgo, dove sarà esposta. Cerimonia anche a Cardiff e Belfast alle 12. 

* D-Day+3 (11 settembre) - Processione da Holyrood lungo il Royal Mile fino alla Cattedrale di St Giles per una funzione cui parteciperà la famiglia reale. Dopo, la cattedrale aprirà al pubblico per 24 ore. Secondo i piani del «London Bridge», Carlo dovrebbe recarsi al Palazzo di Westminster per ricevere il cordoglio prima di volare in Scozia. Si recherà quindi al Palazzo di Holyroodhouse per la cerimonia delle chiavi prima della funzione a St Giles e avrà la sua prima udienza con il premier e il parlamento scozzesi.

* D-Day+4 (12 settembre) - In tarda serata la bara dovrebbe essere portata alla stazione Waverley di Edimburgo. Il treno reale la trasferirà, nella notte, alla stazione di St Pancras a Londra. Carlo volerà in Irlanda del Nord, dove riceverà un messaggio di cordoglio al castello di Hillsborough e andrà alla cattedrale di Belfast per una preghiera e un ricordo sulla vita della regina. 

* D-Day+5 (13 settembre) - La salma arriverà a Buckingham Palace dove resterà qualche ora per poi essere portata in processione, nel primo grande evento cerimoniale che precede il funerale, a Westminster Hall, dove resterà 5 giorni. La bara dovrebbe essere trasportata su un carro armato e all’arrivo è prevista una breve funzione. Sarà posta su un catafalco nel mezzo della Westminster Hall che sarà aperta al pubblico per 23 ore al giorno. 

* D-Day+7 (14 settembre) - Carlo si recherà in Galles per assistere a una funzione nella cattedrale di Llandaff a Cardiff, quindi visiterà il Welsh Senedd prima di un’udienza con il premier gallese. Inizierà l’arrivo dei rappresentanti del Commonwealth a Londra. 

* D-Day+8 (15 settembre) - Re Carlo dovrebbe ricevere i governatori generali e i primi ministri dei Paesi in cui Sua Maestà era sovrana. 

* D-Day+9 (16 settembre) - Alla vigilia del funerale, Carlo accoglierà le famiglie reali straniere. 

* D-Day+10 (17 settembre) - Funerali solenni all’Abbazia di Westminster, dove il feretro arriverà in processione. Ci saranno due minuti di silenzio in tutto il Regno. Dopo la funzione di un’ora, un corteo accompagnerà la bara ad Hyde Park per un ultimo commiato nella St George’s Chapel, nel Castello di Windsor, prima di calare la bara della regina nella cripta reale.

Ore 07:52 - Che Re sarà, Carlo III?

(Luigi Ippolito) L’attesa di una vita è terminata. Carlo diventa il re più anziano a salire al trono britannico, a 73 anni, dopo un’esistenza trascorsa all’ombra di una madre gigantesca nella sua portata. Una corona che è un peso e un’eredità enorme da gestire: e non sono pochi quelli che hanno sollevato perplessità sulla capacità di Carlo di garantire il futuro e la stabilità della monarchia. Non è un caso che i sudditi abbiamo a più riprese indicato di preferire William sul trono, saltando una generazione: ma il principio dinastico non si tocca, ne va del senso stesso dell’istituzione monarchica, che non è un concorso di popolarità. 

Che re sarà Carlo, allora? 

Elisabetta ha fatto del silenzio la sua cifra, sempre al di sopra delle parti, senza mai esprimere un’opinione o una preferenza; Carlo invece di opinioni ne ha fin troppe e non ha esitato a esternarle. 

C’è da dire, a sua difesa, che Carlo è stato un precursore su molti argomenti, a partire dalla difesa dell’ambiente, la sua vera passione. 

Si teme che molti dei Paesi che hanno avuto finora la regina come capo di Stato decideranno di staccarsi dalla Corona. Lo ha già fatto Barbados, la Giamaica forse è la prossima: perché un conto è avere il volto sereno di Elisabetta nei ritratti in cornice, un altro la faccia di Carlo con tutto quello che si porta dietro. E dunque il destino stesso del Commonwealth, tanto caro alla regina, potrebbe tornare in questione. 

Certo, Carlo ce la metterà tutta per smentire i preconcetti che gli si sono appiccicati addosso. Ma diversi commentatori hanno osservato che il suo sarà per necessità di natura un regno breve, di transizione: «un sorbetto fra due portate principali, giusto per pulirsi il palato», è stato detto. E dunque garantire il futuro della monarchia spetterà a William e Kate e alla loro bellissima famiglia: sperando che nel frattempo re Carlo non faccia troppi danni.

Ore 07:57 - Camilla, da «rottweiler» a nuova Regina (consorte)

(Paola De Carolis) Se Camilla potrà prendere posto accanto a Sua Maestà Carlo III nella certezza che sarà accettata dal Paese, il merito è di Elisabetta. Che, con l’accortezza e la perspicacia cui nel suo lungo regno ci ha abituati, aveva rivolto un appello ai sudditi in occasione dei suoi 70 anni sul trono. Era suo «sincero desiderio», disse, che alla moglie del figlio primogenito fosse accordato il titolo di regina consorte, Queen Consort, come la regina madre e come un giorno probabilmente Kate. 

La trasformazione dell’ex signora Parker Bowles è tra i capitoli più chiacchierati della storia dei Windsor, ma lontano dal gossip e dalle maldicenze è anche la dimostrazione della profondità, della forza e della durabilità di un legame al quale Carlo, oggi re, non ha mai voluto rinunciare. Per Diana, era stata la causa di infinita infelicità: prima ancora del matrimonio la principessa si era accorta che la relazione tra Carlo e la sua amata non si era conclusa, nonostante il matrimonio di lei e l’opposizione della famiglia di lui («quella donna orribile», diceva di Camilla la regina madre). 

Diana aveva trovato i regali che i due si erano scambiati, li aveva sentiti sussurrare al telefono. Aveva meditato di cancellare le nozze (la sorella, è noto, le disse che non sarebbe stato possibile: «il tuo viso è già sugli strofinacci per la cucina») e, dopo il matrimonio, aveva sopportato la complicità con la quale Carlo e Camilla, la «rottweiler», si scambiavano impressioni su situazioni, eventi e letture nonché i loro tête-à-tête, lei che con Carlo aveva poco in comune. 

Quando Diana aveva chiesto l’intervento della regina e del principe Filippo, Carlo aveva risposto con una frase poi ripetuta varie volte negli anni: Camilla era parte «non negoziabile» della sua vita. Che sia oggi al suo fianco è una vittoria che in passato era sembrata impossibile. 

Con un lavoro certosino, diretto inizialmente da Mark Bolland, ex direttore dell’ente di autoregolamentazione della stampa, Carlo aveva gestito la riabilitazione della sua amata. Assieme a vari esperti di comunicazione, aveva studiato una campagna precisa e ben articolata. 

La morte di Diana, nel 1997, e la ritrovata devozione del paese per la principessa dei cuori, ne aveva ritardato alcune tappe, ma solo temporaneamente, così che dalle prime foto dei due insieme a Highgrove si era arrivati alla prima comparsa pubblica al Ritz, nel 1999, agli incontri con William e Harry, figli di Carlo, alle vacanze insieme, infine al matrimonio e all’accettazione da parte di Filippo ed Elisabetta. Piccoli passi senza mai perdere di vista il traguardo. 

La donna che, con un divorzio alle spalle, era un tempo sembrata l’erede di Wallis Simpson, destinata forse addirittura a far perdere a Carlo il ruolo per il quale si prepara da una vita, oggi è al centro dei Windsor, braccio destro, sostegno e roccia del re.

Ore 08:06 - Le ultime ore della regina Elisabetta: i figli accorrono a Balmoral (ma solo due di loro riescono a salutarla)

(Paola De Carolis) Il cielo all’improvviso quasi limpido, l’arcobaleno nitido, la gente che davanti a Buckingham Palace distoglie gli occhi dalla bandiera a mezz’asta, guarda in alto, si asciuga le lacrime: la natura regala un momento di bellezza e di conforto nella buia e triste giornata in cui il Regno Unito ha perso la sua regina. 

La figura che ha accompagnato la storia del Paese, che ha plasmato il suo presente e dato un’impronta a quello che sarà il suo futuro si è spenta: un avvenimento inevitabile per il quale, nonostante l’età avanzata della regina e la sua crescente fragilità, i sudditi non erano preparati. 

La notizia che la fine era vicina, così, ha colto tutti di sorpresa, lo choc chiaramente disegnato sul volto della premier Truss, che ha ricevuto nel bel mezzo di un intervento in parlamento sulla crisi energica la comunicazione da un suo aiutante, così come sul viso del leader dei laburisti Sir Keir Starmer, cui è stato passato un bigliettino e che, come Truss, ha subito lasciato l’aula.

Ore 09:03 - Carlo sarà proclamato re domani

Carlo III sarà ufficialmente proclamato re domani, sabato 10 settembre. 

La cerimonia si terrà al St James’s Palace di Londra, davanti all’Accession Council (Consiglio della salita al trono), l’organo incaricato per la proclamazione di un nuovo re dopo la morte di un monarca, composto da consiglieri privati, grandi ufficiali di Stato, membri della Camera dei Lord, il Lord sindaco di Londra, gli assessori della City di Londra, alti commissari dei regni del Commonwealth e alti funzionari.

Ore 09:11 - Harry, Meghan (e Kate), lontani da Balmoral

A meno di 24 ore dalla sua morte, emergono dettagli sulle ultime della regina Elisabetta II. 

Come scritto poco fa, è ormai evidente — dopo la comunicazione dell’ufficio di Liz Truss, che ha fornito l’orario in cui la neo premier è stata informata del decesso, cioè le 16.30, ora locale — che tra i figli della regina Elisabetta solo Carlo, il primogenito e ora nuovo re, e la principessa Anna, che erano già in Scozia quando la situazione è precipitata, sono arrivati in tempo per vederla viva. 

Il trapasso è stato rapidissimo, al punto che nessuno degli altri familiari è arrivato in tempo per darle un ultimo saluto. 

Gli altri figli della regina, Andrea ed Edoardo, erano a Londra, e non sono riusciti ad arrivare in tempo. Con loro sono arrivati in aereo, dal Berkshire ad Aberdeen e poi a Balmoral, anche il principe William e la moglie del principe Edoardo, Sophie, la contessa di Wessex, amatissima dalla regina. 

Il gruppo familiare è arrivato in Scozia alle 16:00, varcando i cancelli di Balmoral a bordo di una Range Rover guidata da William un’ora dopo, quando la Regina era dunque già morta. 

Il principe Harry invece si è unito alla famiglia solo in serata: la Famiglia Reale non ha atteso il suo arrivo a Balmoral per comunicare al mondo la morte di Elisabetta. 

La moglie di Harry, Meghan, è rimasta a Londra per rispettare l’intimità della famiglia. E anche la moglie di William, Kate, è rimasta ad accudire i tre figli, che proprio ieri hanno avuto il primo giorno nella nuova scuola, a Windsor.

Gli ultimi giorni felici della regina Elisabetta, a Balmoral: «Sorrisi e ricordi. Poi il crollo improvviso». Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera il 9 Settembre 2022.  

Due sacerdoti hanno incontrato la Regina nei giorni scorsi, e hanno raccontato del suo «sorriso» e di una «memoria portentosa»: anche per questo l'improvviso, e rapidissimo, peggioramento ha colto tutti di sorpresa

Gli ultimi giorni di Elisabetta sono stati «pieni di gioia»: lo ha raccontato al Times il reverendo Iain Greenshields, della chiesa scozzese, che ha passato lo scorso weekend a Balmoral con la regina. 

Sabato scorso il prelato ha cenato con la sovrana e domenica ha pranzato con lei, Carlo e la principessa Anna: «È stata una visita fantastica, la sua memoria era assolutamente stupefacente», ha riferito. «È stato un grande choc per me — ha aggiunto — quando ho sentito che era gravemente malata, perché durante il weekend era in una forma smagliante». 

Il reverendo ha raccontato che la regina, durante quelle conversazioni, gli ha parlato di quando andava a Balmoral da bambina, dei suoi cavalli, di cui ricordava i nomi dopo 40 anni, così come di persone e posti: «Per una della sua età, avere la memoria che ha mostrato, e ridere di cuore», ha lasciato nel prelato l’impressione di «una donna pienamente capace».

Elisabetta si è rivelata informata anche dell’attualità: hanno discusso dell’Ucraina e delle questioni della Chiesa scozzese, su cui la regina si è mostrata particolarmente competente. 

Nel weekend precedente a farle visita era stato il reverendo Martin Fair: «L’ho trovata brillante e di ottimo umore», ha raccontato, «era del tutto connessa con gli affari correnti e le memorie storiche. Era in ottima forma». 

Ma il prelato è stato colpito soprattutto dal suo sorriso e da come «godesse dall’avere un po’ di divertimento». Quello stesso sorriso che brillava nelle ultime immagini, durante l’incontro con la neopremier Liz Truss. 

Anche l’ex premier Tony Blair ha ricordato un pranzo con la regina qualche mese fa dove «lei era in una forma brillante, calorosa, graziosa, piena di humour e di spirito». 

Sicuramente, questa ultima estate trascorsa a Balmoral è stata una delle più felici per la regina: il cambio di atmosfera le aveva portato conforto e sollievo. Ad accompagnarla c’era solo una cerchia ristretta di fedelissimi, fra cui Angela Kelly, la sua assistente personale che con gli anni è diventata la sua amica e confidente. 

La regina ha così passato le ultime settimane godendosi la vita di campagna, cosa che ha sempre adorato. 

In questo periodo Elisabetta ha ricevuto visite frequenti da parte dei familiari, inclusi William e Kate con i loro tre bambini, ma le sono stati particolarmente vicini il figlio Edward con la moglie Sophie e i due figli di Margaret, sua sorella. 

«È stata una tipica e allegra estate a Balmoral – ha rivelato una fonte al Daily Mail – con tante passeggiate, picnic e barbecue. Ovviamente la regina non ha preso parte a tutto ma è stata presente e si è fatta vedere». 

E un'altra fonte reale l’ha giudicata «genuinamente di buon umore». È anche per questo che il suo repentino peggioramento ha colto tutti di sorpresa. 

Ma in realtà i funzionari di Corte stavano già discutendo dell’opportunità di farla tornare a Windsor e si stava prendendo in considerazione l’ipotesi di tenere la regina a Balmoral per un lungo periodo. Poi, gli eventi sono precipitati.

Regina Elisabetta, i figli corrono al castello di Balmoral. E l’arcobaleno dà l’addio a Lilibeth. Paola De Carolis su Il Corriere della Sera l'8 Settembre 2022. 

Il Parlamento si ferma alle 12, la Bbc si veste di nero. E la folla in lacrime si raduna davanti a Buckingham Palace

Il cielo all’improvviso quasi limpido, l’arcobaleno nitido, la gente che davanti a Buckingham Palace distoglie gli occhi dalla bandiera a mezz’asta, guarda in alto, si asciuga le lacrime: la natura regala un momento di bellezza e di conforto nella buia e triste giornata in cui il Regno Unito ha perso la sua regina. La figura che ha accompagnato la storia del Paese, che ha plasmato il suo presente e dato un’impronta a quello che sarà il suo futuro si è spenta: un avvenimento inevitabile per il quale, nonostante l’età avanzata della regina e la sua crescente fragilità, i sudditi non erano preparati.

Elisabetta era sembrata immortale, in grado ancora solo due giorni prima di morire di salutare il premier uscente Boris Johnson e dare il benvenuto a Liz Truss, stringendole la mano con un sorriso. È quel sorriso, immutato negli anni, che viene riproposto dalle tv, dai giornali, dai social, dalle charities, le associazioni, i Paesi che nel suo lungo regno ha toccato.

Ogni sua comparsa in pubblico, ultimamente, era sembrata la conferma di una tempra quasi sovraumana: dal funerale del principe Filippo, quando in piena pandemia si era seduta da sola, esempio per il Paese, e il mondo intero, della dignità con la quale si può affrontare il dolore, ai festeggiamenti per il suo Giubileo, la spiritosa gag con l’orsetto Paddington, il saluto dal balcone, infine gli impegni istituzionali. 

La notizia che la fine era vicina, così, ha colto tutti di sorpresa, lo choc chiaramente disegnato sul volto della premier Truss, che ha ricevuto nel bel mezzo di un intervento in parlamento sulla crisi energica la comunicazione da un suo aiutante, così come sul viso del leader dei laburisti Sir Keir Starmer, cui è stato passato un bigliettino e che, come Truss, ha subito lasciato l’aula. Alle 12.32 ( le 13. 32 in Italia) lo speaker dei Comuni Sir Lindsay Hoyle ha interrotto il dibattito, sottolineando di parlare a nome di tutti i deputati nel porgere alla regina «i nostri migliori auguri» e trasmettere alla famiglia reale «i pensieri e le preghiere di tutti».

È raro che da palazzo arrivi una comunicazione sulla salute di un membro della famiglia reale senza ragione: la formula adottata per il comunicato, pur dando uno spiraglio di speranza, aveva fatto comprendere la gravità della situazione. «In seguito a ulteriori visite questa mattina, i medici della regina sono preoccupati per le condizioni di salute di Sua Maestà e raccomandano che la sovrana rimanga sotto supervisione medica». 

I figli di Elisabetta, Carlo, Anna, Andrea e Edoardo, erano già partiti per raggiungere la madre a Balmoral, in Scozia, la reggia dove per tradizione la sovrana trascorreva l’estate. 

Carlo, oggi re Carlo III, è stato il primo a raggiungerla assieme a Camilla, che diventa Queen Consort, regina consorte. Subito dopo è arrivata Anna. 

Da Windsor, William si è imbarcato in aereo assieme agli zii, lasciando la moglie Kate a casa con i tre bambini, George, Charlotte e Louis. Separatamente anche Harry, nel Regno Unito per vari impegni, ha cominciato il lungo viaggio verso le Highlands scozzesi, senza moglie, come il fratello. Una decisione saggia, forse, se è vero che Meghan rimane tra le cause principali dei dissapori in famiglia.

La Bbc ha interrotto i programmi: in studio è arrivato il presentatore delle grandi occasioni, Huw Edwards, già con abito e cravatta scuri e l’espressione provata, e così è cominciata l’attesa. Tra ospiti, immagini e musica solenne è passato un pomeriggio in cui tutti temevano, immaginavano, sapevano ma nessuno osava dire, in tv o in privato, quasi per scaramanzia. 

Alle 18.30, con la famiglia riunita a Balmoral e solo Harry ancora per strada, la conferma, affidata ai social: «La regina si è spenta pacificamente nel pomeriggio a Balmoral» e un riferimento al nuovo re e la sua regina, che oggi torneranno a Londra. 

Poco dopo, una nota dell’ufficio della premier spiega che la notizia del decesso era stata ufficializzata a Truss ore prima, alle 16.30 locali: prima ancora che Andrea, Edoardo e William arrivassero a Balmoral. 

Davanti a Buckingham, la folla muta, attonita, commossa, continua a crescere, nonostante la pioggia e il buio, che sembra ancora più scuro. 

Harry a Balmoral appena 12 ore per l’ultimo saluto alla nonna Elisabetta. I rapporti con la famiglia restano tesi. Paola De Carolis su Il Corriere della Sera il 9 Settembre 2022.  

Il secondogenito di Carlo e Diana è arrivato nella tenuta scozzese solo dopo l’annuncio ufficiale della morte della regina. Forse ora si sposterà con la moglie Meghan a Windsor, a poche centinaia di metri dalla nuova casa di Willliam e Kate 

Una riunione fugace per l’ultimo saluto alla nonna: il principe Harry, l’unico parente stretto di Elisabetta cheieri era ancora per strada al momento dell’annuncio della morte della regina , è rimasto a Balmoral appena 12 ore. 

In mattinata è ripartito per Londra. 

La sua auto è stata fotografata mentre varcava i cancelli della tenuta scozzese dei Windsor. 

I rapporti tra il secondogenito di Carlo e Diana e il resto del clan sono tesi dall’epoca del trasferimento di Harry e la moglie Meghan in California e l’addio a ogni ruolo ufficiale nella grande macchina dei reali. 

Se la notizia che era atteso a Balmoral come il fratello William aveva fatto sperare in un disgelo, la partenza repentina, come il fatto che non si è aspettato che arrivasse al capezzale della nonna prima di annunciare il decesso, fanno pensare che la dinamica non sia cambiata in modo radicale. 

È probabile che assieme alla moglie Meghan Harry si sposti ora a Windsor, nel cottage che la coppia aveva sistemato prima di decidere di spostarsi negli Usa, un’abitazione che si trova a poche centinaia di metri dalla nuova casa di William e Kate, duchi di Cambridge. 

La morte della sovrana, intanto, cambia la gerarchia e i titoli dei Windsor:i figli di Meghan e Harry, Archie e Lilibet, Lili, diventano rispettivamente principe e principessa , almeno sul piano tecnico. Spetterà alla famiglia se accettare o meno. Nell’intervista con Oprah Winfrey, Meghan aveva alluso al fatto che al figlio fosse stato negato il titolo per via del colore della pelle. 

Stando al protocollo approvato nel 1917 da Giorgio V, i figli e i nipoti del monarca hanno automaticamente diritto al titolo di Sua altezza reale. Con Carlo sul trono, ciò significa che diventano principi i figli di William e di Harry, mentre William, quando sarà il momento, assumerà il titolo di principe del Galles ed erede al trono.

Addio a Elisabetta: la vita dall’incoronazione ai 70 anni di regno. La Regina è morta a 96 anni. Il Corriere della Sera l'8 Settembre 2022. 

"Tutta la mia vita, che sia breve o lunga, la dedicherò al vostro servizio". Elisabetta lo promette al Regno Unito a soli 21 anni. Sale al trono solo quattro anni dopo, con la prima incoronazione a essere mai trasmessa in tv: la guardano 27 milioni di persone. Da allora, la sua vita è un tutt'uno con il ruolo per i successivi 70 anni. Siede sul trono durante la guerra fredda, la guerra delle Falkland, la Brexit e la pandemia. Mentre lei è a Buckingham Palace si sono avvicendati 15 primi ministri, da Winston Churchill a Boris Johnson, fino a Liz Truss, e sei papi, da Pio XII a Francesco. Ma la regina è anche un'icona pop: famoso il suo storico incontro con i Beatles oppure l'apparizione con James Bond nella cerimonia di apertura delle olimpiadi 2012. Nella vita privata deve gestire momenti complicati: l'annus horribilis 1992 con i divorzi dei figli Anna, Carlo e Andrea e la morte della principessa Diana nel 1997. Poi "Megxit", l'abbandono degli incarichi reali da parte del nipote Harry e Meghan Markle e la scomparsa del marito Filippo, nel 2021. Ai britannici lascia alcune immagini eterne come i completi colorati dotati di cappello, la passione per i Corgi, i discorsi di Natale. A succederle al trono sarà il figlio, il principe Carlo. La Regina è morta a 96 anni l’8 settembre.  

Morta la Regina Elisabetta, inglesi a Roma sotto choc. Il messaggio di Gualtieri, Babingtons chiusa per lutto. Manuela Pelati su Il Corriere della Sera l'8 Settembre 2022. 

La sala da tè di piazza di Spagna fu aperta dalla bisnonna della sovrana. Il sindaco: «Un pensiero commosso alla famiglia reale e al popolo britannico». Minuto di silenzio all’Olimpico

«Roma commossa». A inviare il messaggio di cordoglio a pochi minuti dalla notizia della morte della Regina Elisabetta giovedì è stato il sindaco Roberto Gualtieri. «Con la scomparsa della Regina Elisabetta, The Queen, si chiude un’epoca. Straordinaria protagonista di due secoli con il suo regno, il più longevo di sempre, resterà per sempre nella storia». L’omaggio poi si conclude: «Roma manda un pensiero commosso alla famiglia reale e a tutto il popolo britannico».

Nel cuore della città, in piazza di Spagna, la storica sala da tè Babingtons venerdì sarà chiusa per lutto. «È un momento triste», dice il titolare Rory Bruce, che con Chiara Bellini è alla quarta generazione di gestori. Il locale è stato aperto nel 1893 dalla bisnonna. «È venuta a mancare un pezzo dell’Inghilterra», continua. «Elisabetta è stata una delle più grandi donne del regno».

Il dolore per la perdita della reale che ha regnato per 70 anni ha colpito la comunità inglese nella Capitale. «Abbiamo messo immediatamente la bandiera a mezz’asta nella sede di Porta Pia — fanno sapere dall’ambasciata britannica a Roma —. Domani (oggi, ndr.) apriremo il libro delle condoglianze e stiamo organizzando l’accoglienza per chi vorrà venire qui a rendere un omaggio o portare un fiore. Ci aspettiamo molte persone. La regina aveva un legame speciale con la città».

Memorabili le visite effettuati nei decenni ai Capi di Stato a partire dal 1951, quando l’allora principessa venne a Roma con il principe Filippo per una vacanza durante la quale festeggiò il 25esimo compleanno. Allora fu accolta da Luigi Einaudi e dal presidente del Consiglio, Alcide De Gasperi, mentre l’anno successivo a fare gli onori di casa furono Giovanni Gronchi e papa Giovanni XXIII. Elisabetta fu fotografata al Teatro dell’Opera, in vista al Milite Ignoto e sugli spalti del concorso ippico di piazza di Siena. Nel 1980 incontrò Pertini e papa Giovanni Paolo II, mentre nell’anno del Giubileo del 2000 fece una visita privata. «Aveva un legame speciale di amicizia con l’ex presidente Giorgio Napolitano — riferiscono dall’ambasciata britannica —, ed era in ottimi rapporti con Sergio Mattarella». Ieri sera anche lo stadio Olimpico ha reso omaggio alla regina Elisabetta con un minuto di raccoglimento prima dell’inizio di Lazio-Feyenoord, partita d’esordio dell’Europa League. 

Quando Torino impazzì per Elisabetta: la visita ad Italia ‘61 con Gianni Agnelli cicerone. Alessandro Chetta su Il Corriere della Sera l'8 Settembre 2022. 

Il 9 maggio 1961, la regina d’Inghilterra arrivò in treno a Porta Nuova. 

Aveva 34 anni, Elisabetta II, il 9 maggio 1961, quando illuminò un’ex capitale orgogliosa di festeggiare i cento anni dell’Italia unita. Sul trono dei Windsor da appena nove anni, venne in visita a Torino - tra le poche tappe, con Roma e Firenze, nel nostro Paese - in occasione di Italia ‘61, accompagnata dal principe Filippo.

Un evento, quando il vocabolo non era ancora stato consumato da Facebook, che iniziò nel primo pomeriggio con l’approdo della sovrana dalla Capitale a Porta Nuova, accolta dal sindaco Amedeo Peyron, dall’ambasciatore Giuseppe Arpesani e da Giuseppe Pella, patron di Italia ‘61.

Il cerimoniale previde l’uscita su piazza Carlo Felice: la regina d’Inghilterra fu messa sulla dirittura di sguardo che da via Roma termina sul Palazzo che fu dei nostri re.

Smagliante, in giallo, nella nuvola di maggiorenti cittadini e nazionali (prefetto, ministri, industriali) e di curiosi che le si creò intorno, The Queen passeggiò tra Palazzo Carignano e Palazzo Madama; e poi venne accompagnata in piazza Vittorio e al Valentino; quindi agli spazi della grande Esposizione sul Po.

Cicerone fu Gianni Agnelli, come usava dire «padrone della lingua», al tempo quarantenne non ancora ufficialmente al vertice della Fiat.

Il clou a Palazzo Nervi, nel padiglione della Gran Bretagna, dove il fotoreporter Michelangelo Rossi, senza invito, intrufolatosi travestito da ammiraglio, la immortalò con la sua Leica accanto alla Union Jack. Una serie di scatti che oggi acquisiscono straordinario valore storico, visto che di quella giornata si conservano poche immagini.

Breve ma memorabile il tour subalpino della sovrana inglese: le autorità italiane peraltro ricordarono giustamente a Sua Maestà che fu proprio il Regno Unito, insieme alla Svizzera, la prima nazione a riconoscere il Regno d’Italia, proclamato da Vittorio Emanuele II il 17 marzo di cent’anni prima.

Nel libro Italia ‘61 schegge di memoria, Pierluigi Marengo ricorda che «Torino impazzì veramente», forse un riflesso genetico del calore riservato per secoli a duchi e regnanti sabaudi. «Quando Elisabetta si muoveva, lo faceva tra enormi ali di folla. Tutti volevano vederla. In Italia da meno di vent’anni non vi era più il re, e quindi qualche nostalgia monarchica non mancava. Se si unisce la sua giovanissima età, la sua figura di poco più che ragazzina coronata, il suo essere simbolo dei vincitori della guerra, il piatto era pronto e succulento».

La regina Elisabetta e Milano: alla Scala con l’auto decapottabile e il concerto in suo onore diretto da Muti. Pierluigi Panza su Il Corriere della Sera il 9 Settembre 2022.  

Elisabetta II visitò diverse volte il capoluogo lombardo. Nel 1961 fu alla Scala e iniziò, così, il suo «legame» con il teatro d’opera milanese. Ci ritornò nel 2000: il maestro Riccardo Muti eseguì per lei l’inno inglese «God save the Queen»

La Regina Elisabetta fu due volte al Teatro alla Scala. Nel 1961 Milano fu una delle tappe del suo lungo tour italiano. Durante la sua visita il 9 maggio si recò al Teatro alla Scala accolta dal sovrintendente Ghiringhelli. La regina passò da piazza Duomo e dalle vie limitrofe e giunse al teatro con l’auto decapottabile fermandola sotto la galleria delle carrozze. Fu l’ultima volta che un’auto transitò sotto la galleria delle carrozze. Era con il marito Filippo di Edimburgo e assistette a un concerto in suo onore. Ad attenderla c’erano alcune ragazzine del Corpo di ballo che indossavano un tutù bianco.

Il 3 marzo 1976 la regina assiste a una tournée della Scala al Covent Garden di Londra. Fu una recita de «La Cenerentola» diretta da Claudio Abbado nello spettacolo con la regia di Ponnelle. In questa occasione incontrò anche il sovrintendente Paolo Grassi. La seconda volta alla Scala fu il 18 ottobre del 2000 con un concerto in suo onore diretto da Riccardo Muti, allora direttore musicale. Muti eseguì l’inno inglese «God save the Queen» e poi l’Inno di Mameli. Il concerto (in programma «Alassio» di Elgar e «Pini di Roma» di Respighi) fu un successo.

La Regina ascoltò il concerto seduta nel palco reale con i ministri dell’epoca, con l’ambasciatore inglese, con Umberto Veronesi e con tutti i rappresentanti delle istituzioni milanesi: dal prefetto al governatore di Regione Lombardia e fino alla presidente della provincia e al primo cittadino, Gabriele Albertini, che l’accompagnò poi all’esterno della Scala dove c’erano centinaia di milanesi. La regina si complimentò con Muti andando nel suo camerino.

Paola Caruso per corriere.it l'8 settembre 2022.

Sarà il principe Carlo a diventare re, alla morte della Regina Elisabetta II. Il primogenito della sovrana attende la corona da una vita, da quando nel 1969 è stato investito del titolo di principe del Galles (lo stesso che aveva lo zio di Elisabetta, Edoardo VIII che ha abdicato per amore). Carlo, ormai 73enne, da quando è nato si prepara a diventare sovrano britannico: tutta la sua educazione è stata impostata per poter ricoprire questa carica. E in questi anni in molti lo hanno chiamato, per ironia, il «mancato re», vista la sua età avanzata e l'attesa di quasi tre quarti di secolo.

Dopo Carlo, la linea di successione al trono coinvolge il principe William, primogenito di Carlo e Lady Diana, secondo nella successione, che è spostato con Kate Middleton e ha tre figli (anche loro in linea di successione dietro il padre con ordine di data di nascita). Ricapitolando: Carlo è primo, William secondo, il figlio di William, George è terzo, la figlia di William Charlotte è quarta, il piccolo Louis è quinto. 

A questo punto si inserisce Harry che come secondogenito di Carlo si posiziona al sesto posto nella successione e subito dietro di lui i figli avuti con Meghan Markle: Archie è settimo e Lilibet è ottava. Tutto questo nonostante la «Mexit», il processo che ha portato i Sussex ad abbandonare i compiti reali — perdendo il titolo di «Sua Altezza» — per trasferirsi prima in Canada e poi negli Stati Uniti.

Eppure Elisabetta ha altri tre figli e in totale 12 nipoti. Ma il «regno» è appannaggio del suo primogenito Carlo e della sua discendenza. . Questo perché secondo la legge Act of Settlement del 1701, la Succession to the Crown Act del 2013 (che ha abrogato il Royal Marriages Act del 1772) e la Common law, una persona è sempre immediatamente seguita, nella successione, dal suo discendente più diretto, ad eccezione di eventuali legittimi discendenti che già appaiono più in alto nella linea di successione (nel caso di figli di matrimoni all'interno della stessa casata tra persone di generazioni diverse, che in passato poteva accadere, ma non in questi tempi).

Gli altri figli della regina in questo scenario occupano dalla posizione nove in poi in linea di successione: Anna, unica femmina. Ha 72 anni, è nata un anno dopo Carlo, prima che il nonno re Giorgio VI morisse (è deceduto nel 1952) e sua madre salisse al trono. È sposata con il viceammiraglio Timothy Laurence e ha due figli con il suo primo marito, il capitano Mark Phillips: Peter Phillips e Zara Tindall. Essendo lei femmina, nella successione viene scavalcata dai fratelli maschi e dalla loro prole, di conseguenza compare al diciassettesimo posto.

Andrea è il terzo figlio di Elisabetta, nono nella successione. Nato nel 1960, ha due figlie con la sua ex moglie, la duchessa di York: la principessa Beatrice e la principessa Eugenia. Si è dimesso da «reale che lavora» nel 2019 dopo una controversa intervista sullo scandalo Epstein che lo ha coinvolto. 

Ultimo è il principe Edoardo, il conte di Wessex, quattordicesimo nella successione. È il più giovane. Classe 1064, è sposato con Sophie, la contessa di Wessex e hanno due figli: Louise e James Mountbatten-Windsor. 

Così è lo schema della linea di successione:

1. Il principe Carlo

2. Il principe William

3. Il principino George, primogenito di William e Kate Middleton

4. La principessina Charlotte , secondogenita di William e Kate

5. Il principino Louis, ultimo figlio di William e Kate

6. Harry, duca di Sussex

7. Archie Moutbatten-Windsor, primogenito di Harry e Meghan markle

8. Lilibet Moutbatten-Windsor, secondogenita di Harry e Meghan

9. Il principe Andrea, duca di York e terzo figlio di Elisabetta

10. La principessa Beatrice, primogenita di Andrea e Sarah Ferguson

11. Sienna Mapelli-Mozzi, figlia di Beatrice ed Edoardo Mapelli-Mozzi

12. La principessa Eugenia, secondogenita di Andrea e Sarah Ferguson

13. August Brooksbank, figlio della principessa Eugenia

14. Il principe Edoardo, ultimo figlio della regina Elisabetta e del principe Filippo

15. James, visconte Severn, figlio di Edoardo

16. Lady Louise Windsor, figlia di Edoardo

17. La principessa Anna, figlia della Regina

18. Peter Phillips, nato nel 1977, figlio della principessa Anna

19. Savannah Phillips, nata nel 2010, prima figlia di Peter

20. Isla Phillips, nata nel 2012, seconda figlia di Peter

Camilla, da «rottweiler» a regina consorte: una vita a fianco del (suo) re. Paola De Carolis su Il Corriere della Sera l'8 Settembre 2022. 

Anni nell’ombra, per Diana era una presenza ingombrante. Ma gli inglesi alla fine l’hanno accettata: merito della «operazione Parker Bowles». 

Camilla potrà prendere posto accanto a Sua Maestà Carlo III nella certezza che sarà accettata dal Paese, il merito è di Elisabetta. Che, con l’accortezza e la perspicacia cui nel suo lungo regno ci ha abituati, aveva rivolto un appello ai sudditi in occasione dei suoi 70 anni sul trono . Era suo «sincero desiderio», disse, che alla moglie del figlio primogenito fosse accordato il titolo di regina consorte, Queen Consort, come la regina madre e come un giorno probabilmente Kate.

La trasformazione dell’ex signora Parker Bowles è tra i capitoli più chiacchierati della storia dei Windsor, ma lontano dal gossip e dalle maldicenze è anche la dimostrazione della profondità, della forza e della durabilità di un legame al quale Carlo, oggi re, non ha mai voluto rinunciare. Per Diana, era stata la causa di infinita infelicità: prima ancora del matrimonio la principessa si era accorta che la relazione tra Carlo e la sua amata non si era conclusa, nonostante il matrimonio di lei e l’opposizione della famiglia di lui («quella donna orribile», diceva di Camilla la regina madre). Diana aveva trovato i regali che i due si erano scambiati, li aveva sentiti sussurrare al telefono. Aveva meditato di cancellare le nozze (la sorella, è noto, le disse che non sarebbe stato possibile: «il tuo viso è già sugli strofinacci per la cucina») e, dopo il matrimonio, aveva sopportato la complicità con la quale Carlo e Camilla, la «rottweiler», si scambiavano impressioni su situazioni, eventi e letture nonché i loro tête-à-tête, lei che con Carlo aveva poco in comune. Quando Diana aveva chiesto l’intervento della regina e del principe Filippo, Carlo aveva risposto con una frase poi ripetuta varie volte negli anni: Camilla era parte «non negoziabile» della sua vita.

Che sia oggi al suo fianco è una vittoria che in passato era sembrata impossibile. Ancora ai tempi del matrimonio, nell’aprile 2005, l’unione tra Carlo e Camilla non era ben vista dalla maggioranza dei sudditi. Elisabetta aveva acconsentito solo perché Carlo era stato inamovibile. La regina aveva negato la sua presenza, chiedendo anche che la cerimonia fosse privata e per pochi intimi. Quattro mesi prima aveva vietato alla coppia di sedersi insieme ai funerali del marito della principessa Alexandra. Era stato escluso, anche da palazzo, che la duchessa potesse ereditare il titolo di regina o qualsiasi ruolo ufficiale. Oggi è regina consorte e l’«Operation PB» , operazione Parker Bowles, messa a punto da Carlo subito dopo il divorzio da Diana, ha raggiunto l’obiettivo desiderato.

Con un lavoro certosino, diretto inizialmente da Mark Bolland, ex direttore dell’ente di autoregolamentazione della stampa, Carlo aveva gestito la riabilitazione della sua amata. Assieme a vari esperti di comunicazione, aveva studiato una campagna precisa e ben articolata. La morte di Diana, nel 1997, e la ritrovata devozione del paese per la principessa dei cuori, ne aveva ritardato alcune tappe, ma solo temporaneamente, così che dalle prime foto dei due insieme a Highgrove si era arrivati alla prima comparsa pubblica al Ritz, nel 1999, agli incontri con William e Harry, figli di Carlo, alle vacanze insieme, infine al matrimonio e all’accettazione da parte di Filippo ed Elisabetta. Piccoli passi senza mai perdere di vista il traguardo. La donna che, con un divorzio alle spalle, era un tempo sembrata l’erede di Wallis Simpson, destinata forse addirittura a far perdere a Carlo il ruolo per il quale si prepara da una vita, oggi è al centro dei Windsor, braccio destro, sostegno e roccia del re.

Diana ed Elisabetta II: gli errori della regina e quella nuora mai capita. Elisa Messina su Il Corriere della Sera l'8 Settembre 2022. 

La regina era affezionata a Lady D. Ma fu sempre fredda nei suoi confronti. E non le perdonò mai le parole su Carlo dette alla Bbc. 

Una delle pagine della vita di Elisabetta II che resteranno avvolte dal mistero è quella sui reali rapporti tra lei e Diana Spencer, la moglie del principe Carlo (oggi re Carlo III) scomparsa tragicamente il 31 agosto 1997 in un incidente a Parigi. Nonostante i libri biografici, i film, le serie tv e i fiumi di articoli scritti sull’argomento, che cosa pensava davvero Elisabetta della principessa del Galles? Le era affezionata? Quanti incontri a quattr’occhi sono avvenuti davvero tra la regina e la timida, giovanissima, Lady Spencer dagli occhi bassi, diventata, nel giro di una manciata d’anni, la principessa ribelle che con le sue rivelazioni ha fatto tremare la Corona più di una rivoluzione di popolo? Sicuramente, nell’elenco dei “pochi” errori commessi da Elisabetta nella sua lunga vita la maggior parte riguardano proprio Diana e le decisioni che la riguardavano. Fino all’ultimo tragico epilogo. Che però offrì ad Elisabetta anche l’occasione di rimediare.

Quando nel 1980, la 19enne Lady Diana Spencer iniziò a frequentare Carlo, lei era agli occhi di Elisabetta, la sposa perfetta nel momento perfetto per l’erede al trono: nata in una famiglia nobile strettamente connessa alla famiglia reale da generazioni, giovanissima, quindi plasmabile, e soprattutto non chiacchierata. A differenza della donna di cui Carlo si era invaghito, Camilla Shand: già fidanzata con un ufficiale della Guardia Reale, Andrew Parker Bowles, frequentava segretamente il principe. Camilla non piaceva alla famiglia reale. E lo zio, quel Louis Mountbatten, a cui il principe del Galles era affezionato come se fosse stato un padre, forse più che al vero padre, lo convinse a cercare altrove la futura moglie e futura regina.

Poi anche Carlo si convinse: Diana era perfetta per il ruolo. Così il 24 febbraio 1981, dopo un anno dalle prime uscite insieme, Buckingham Palace presentò ufficialmente la donna che sarebbe diventata la principessa del Galles. Fidanzamento precipitoso: i due si erano frequentati poco, e molte di quelle occasioni erano inviti a teatro, o in famiglia. Elisabetta aveva ragionato, come ha fatto in ogni occasione, pensando al bene della Corona, più che alla felicità personale di suo figlio. Ma, del resto, lui era anche l’erede al trono ed era tenuto, nelle convinzioni della sovrana, a pensarla allo stesso modo: la scelta della futura regina è un affare di stato prima ancora che un affare personale.

Dopo le nozze Diana fu assorbita dal vortice dei doveri ufficiali come principessa del Galles, tra viaggi nei paesi del Commonwealth e appuntamenti con tutta la famiglia. Gli incontri con Elisabetta? Pochissimi. Raramente da sole.

Sicuramente Elisabetta era affezionata a questa timida ragazza ma era troppo distratta dai suoi compiti per capire che il matrimonio dei principi del Galles iniziò presto a vacillare. Tra silenzi, tradimenti e insofferenze.

Diana cercò davvero il conforto e il consiglio della regina come si vede nella quarta stagione di «The Crown»? Sicuramente era in soggezione di fronte a una suocera così autorevole e freddina nei modi. E i loro incontri non sono mai diventati delle confidenze. Elisabetta non capiva, non vedeva, Diana non si apriva.

Ogni problema, comunque, doveva restare nelle mura del Palazzo. Quando i giornali scandalistici iniziarono a raccontare gossip e dettagli imbarazzanti sulle scappatelle di Lady D e sul ritorno di fiamma tra Carlo e Camilla (una fiamma che, in verità, non si era mai spenta) non fu più possibile per la Corona tenere fede alla linea del «never complain, never explain» e del riserbo. Ma di separazione, la regina non voleva ancora sentir parlare. Convinta com’era che figlio e nuora erano tenuti a superare le loro difficoltà per il bene dei figli e della Corona. Certamente era infastidita che l’opinione pubblica fosse tutta sbilanciata a favore di Diana: lei era la vittima infelice di un marito che la snobbava e la tradiva. Ad aggravare il tutto la pubblicazione dei dettagli erotici delle conversazioni tra Carlo e Camilla.

La goccia finale fu, però, il libro rivelazione di Andrew Morton «Diana, la vera storia»: biografia, formalmente, non autorizzata, in realtà scritta praticamente sotto dettatura da Morton. Come lui stesso rivelò anni dopo la morte della principessa: Diana registrava nastri e li faceva avere al giornalista usando amici fidati. Quelle rivelazioni sulla sua infelicità, sui disturbi alimentari, sui tentativi di suicidio, sull’indifferenza di Carlo aumentarono la popolarità della principessa e portarono quella del principe ai minimi storici. 

Per Elisabetta un dolore enorme. Una delusione enorme. E dovette accettare l’idea di una separazione ufficiale tra i due. Che fu annunciata dal primo ministro John Major il 9 dicembre del 1992 alla Camera. Ovvero, quasi alla vigilia di Natale di quell’anno che Elisabetta aveva già bollato come «horribilis» durante una cena ufficiale.

Carlo cercò di guadagnare punti con il pubblico, tutto schierato con Diana, con un’intervista documentario in cui ammetteva la sua infedeltà e per la prima volta, si raccontava, in modo più personale.

Il divorzio tra i due arrivò ufficialmente nel 1995, un anno dopo la famosa intervista rilasciata da Diana al giornalista Martin Bashir della Bbc: il secondo colpo mortale non solo al suo matrimonio ormai già archiviato, ma all’immagine pubblica di Carlo come futuro re: «Conoscendo il suo carattere, penso che la massima carica, come la chiamo io, gli porterebbe enormi limitazioni, e non so se saprebbe adattarsi» disse Diana. Insomma, non sarebbe stato un buon re. Elisabetta avrebbe perdonato tutto a Diana, ma questo era un colpo inaccettabile. Una pugnalata al cuore dell’istituzione monarchica. Da quel momento, i rapporti, già scarni, tra le due, si chiusero definitivamente. Diana diventò, come lei stessa disse nell’intervista, «una regina di cuori» dal momento che non sarebbe mai stata una vera regina, crescendo in popolarità presso il pubblico che ne apprezzava gli impegni umanitari, mentre la reputazione del resto della famiglia precipitava nel fango.

Ma il momento più basso e critico della fiducia degli inglesi nella famiglia reale doveva ancora arrivare. Fu con la morte di Diana, improvvisa e tragica, che la corona tornò a vacillare pesantemente. Le notizie della morte della principessa del Galles erano ormai di dominio pubblico da ore, una folla silenziosa e triste si avvicinava ai cancelli di Buckingham palace per deporre fiori, pensieri, peluches. Le tv trasmettevano immagini di persone in lacrime. Passavano i giorni ma Elisabetta taceva. Molti commentatori criticarono anche il fatto che la bandiera su Buckingham Palace non fosse a mezz’asta ignorando, in verità, che per la morte di nessuno della famiglia esiste questa consuetudine. Nei talk tv cresceva lo stupore e lo sdegno per il silenzio della famiglia reale.

In verità, il primo pensiero di Elisabetta, che era a Balmoral con Carlo e i suoi figli, era quello di voler proteggere con amore i giovanissimi William e Harry. Per una volta aveva pensato da nonna, prima che da regina. Ma il pubblico non lo sapeva. Fu Tony Blair a insistere con la regina che era il momento di esporsi e di parlare. Che l’opinione pubblica non capiva quel riserbo. Che il dolore andava condiviso perché Diana era troppo amata. Che in ballo c’era molto di più di un cordoglio privato. Che la monarchia rischiava. Giorni di tensione magistralmente raccontati nel film «The Queen» di Stephen Frears.

5 settembre 1997: Elisabetta e Filippo davanti al «muro» di fiori per Diana

Elisabetta capì. Assecondò il suo premier, fece ammainare la bandiera sul palazzo reale, tornò a Londra e, i 5 settembre, pronunciò un discorso memorabile in cui definì la ex nuora «Un essere umano straordinario. Che nei momenti felici come in quelli di sconforto, non aveva mai perso la capacità di sorridere, o di ispirare gli altri con il suo calore e la sua bontà». Parole che sicuramente non le ha mai detto in vita. Ma che forse riflettevano anche il sincero affetto che provava per quella ragazza dolce e ribelle che non è mai riuscita ad essere davvero felice. E forse anche il senso di colpa per non averla mai capita. Seguì un funerale di Stato, epocale, trasmesso in mondovisione come se, appunto, fosse morta una regina.

In fondo, la regina stessa, con quel discorso, aveva incoronata Diana regina dei cuori e regina del popolo. Da morta. E la fiducia dei sudditi nella loro regina tornò, pian piano a crescere.

Per Carlo ci sarebbe voluto più tempo. Ma poi sappiamo tutti come è andata.

La regina Elisabetta e l’incubo della bilancia d’oro che imponeva a Lady Diana (ma non solo). FABIANA SALSI su Il Corriere della Sera il 9 Settembre 2022.  

Si sa molto della vita della sovrana, ma non tutto: per esempio i retroscena del suo rapporto con la «principessa triste», che aveva iniziato a soffrire di bulimia a causa delle tensioni ma che comunque veniva costretta come da tradizione a pesarsi dopo le cene di Natale su una bilancia voluta da Edoardo VII 

Natale 1981: la principessa Diana era incinta, in grembo portava il principe William. Era una delle prime ricorrenze che festeggiava a Sandringham House, la tenuta in campagna delle feste della famiglia reale inglese nella contea Norfolk: fu la peggiore della sua vita, ma non l'unica che la «regina del popolo» trascorse in preda all'angoscia. «Quel Natale ebbe una violenta litigata con il marito Carlo, in seguito alla quale, disperata, si è lanciata giù dalle scale»: ha raccontato il giornalista Andrew Morton in un recente documentario francese realizzato in occasione dei 25 anni dalla sua morte, avvenuta in un tragico incidente a Parigi nell'estate del 1997. Una rivelazione choc, tra gli aneddoti più toccanti mai raccontati su Diana dall'autore della sua biografia: una biografia secondo molti dettata dalla stessa principessa che, tramite amici fidati, faceva arrivare al giornalista registrazioni in cui raccontava la sua vita nella famiglia reale. Una vita complessa, a fianco di quel marito — ora re Carlo III —, che l'ha sempre tradita, ma anche di quella regina, Elisabetta II, che forse non l'aveva mai capita e che di certo non aveva contribuito ad alleviare il suo malessere.

L’incubo nell’incubo

Fu Elisabetta a trovarla quella notte, dopo che Diana rimase a terra per ore incapace di muoversi: la sovrana la aiutò ad alzarsi, chiamò il medico, tornò nelle sue stanze. «Né la madre né il bambino hanno subito fortunatamente danni in seguito all’incidente», ha detto Morton. Ebbe fortuna Diana, quella volta, ma quell'episodio certamente contribuì a segnare il suo rapporto già compromesso con la Royal Family: da quel momento, in particolare, per lei le cene di Natale a Sandringham divennero un incubo nell'incubo.

La bilancia del malessere di Diana

Sandringham, infatti, per Diana si trasformò presto in un simbolo di quell'etichetta e di quelle abitudini regali che proprio non riusciva gestire, anche perché era il luogo in cui era costretta a fare pubblicamente i conti con il suo corpo e i suoi problemi alimentari. C'era, e c'è ancora, una bilancia dorata nella sala da pranzo della sontuosa tenuta delle festività regali inglesi: un'idea di Edoardo VII che, ai primi del '900 pensò che il gradimento delle cene di Natale andasse misurato in chili presi. E così, da allora, ciascuno dei membri della famiglia reale è tenuto a salirci prima e dopo aver mangiato. «Vince» chi raggiunge quello che per il figlio della regina Vittoria era una specie di gold standard: 1 chilo e 300 grammi in più rispetto al peso di partenza. Era il «peso del gradimento», un divertissement dal tipico humour inglese, tranne per Diana: per lei, che considerava il cibo un nemico, e che cominciò a fare i conti con gravi disturbi alimentari appena si rese conto di essere stata scelta come moglie dall'allora principe Carlo più per una questione di forma che di amore, quella bilancia — alla quale Elisabetta non la risparmiò mai — era una vera e propria tortura. Una delle tante che fu costretta a sopportare in quella tenuta che non la accolse mai e in cui non si integrò mai. Non riusciva nemmeno a stare al passo con i regali: nel suo primo Natale a Sandringham, ignara dell'usanza di scambiarsi oggetti buffi, regalò a sua cognata, la principessa Anna, un maglione in cachemire, ricevendo in cambio un portarotolo per la carta igienica. 

La solitudine di Diana, anche a Natale

«Sandringham per lei era molto opprimente. C’erano tante persone lì, tutta la famiglia reale al gran completo, con figli e nipoti e lei non poteva rifugiarsi in nessuna stanza per avere un po’ di pace e privacy. L’unica era andare a camminare da sola nel parco e io gliel’ho visto fare tante volte quando era a Sandringham»: a parlare in questo caso è Darren McGrady, per lunghi anni chef di corte che, oltre a rivelare decine di ricette amate dai Windsor, ha spesso svelato dettagli inaspettati sulle loro abitudini di famiglia. Tra questi gli obblighi imposti dalla regina che, in particolare a Diana, e proprio per le cene di Natale, hanno provocato tanto malessere e sofferenza.«Finché i figli erano piccoli si sacrificò, ma quando le cose tra Diana e Carlo iniziarono a precipitare non se la sentì più di affrontare quella lunga giornata in compagnia degli altri reali», ha proseguito il cuoco, raccontando che a un certo punto a Diana fu espressamente vietato di trascorrere il Natale con i suoi bambini a Sandringham e tutto per un preciso ordine di Elisabetta II. 

Quei Natali mai trascorsi con Harry e William

Dal 1992, anno dell'ufficializzazione della separazione da Carlo, fino al 1997, anno della sua morte, Diana non ha mai trascorso un Natale con William e Harry. In osservanza del protocollo, la regina imponeva che i due principi stessero accanto al padre, prima per gli impegni ufficiali a Londra (ai quali Lady Diana non era gradita) e poi durante le feste in famiglia. Nonostante l'affidamento condiviso Elisabetta non voleva che Diana passasse da Sandringham per la cena di Natale né che i principini la raggiungessero a Londra. Così lei, ogni anno, rimaneva da sola a Buckingham Palace e chiedeva anche al personale di tornare a casa per trascorrere la festività in famiglia. «È capitato che le lasciassimo qualcosa di pronto in frigorifero. È triste da ricordare, ma è successo veramente. Diana era sempre sola a Natale», ha proseguito McGrady. «Era sempre molto triste lavorare per Lady Diana. Sapevamo tutti che sarebbe stata sola a Natale, con i due figli obbligati ad andare dalla nonna». Una lontananza che non ha di certo contribuito ad aiutare Diana e che nemmeno i suoi figli probabilmente dimenticheranno mai. Il secco no all'invito della regina Elisabetta di trascorrere il primo Natale in famiglia con il loro primo figlio, Archie, da parte di Harry e Meghan, pare sia dovuto proprio a questo. O forse a quella bandiera mai abbassata a mezz'asta su Buckingham Palace in segno di lutto il 31 agosto del 1997, giorno della morte di Lady D: un segnale che il popolo, oltre che i figli di Diana, si aspettava insieme a un intervento pubblico della Regina, che non arrivò mai. 

Ha onorato la sua promessa. Beppe Severgnini su Il Corriere della Sera l'8 Settembre 2022.  

Elisabetta è stata in qualche modo la sovrana di tutti noi ed è sempre stata fedele a se stessa, al punto di sembrare, talvolta, anacronistica

Elisabetta II non è stata soltanto la monarca del Regno Unito: è stata la regina di tutti noi, la sovrana per antonomasia. È in arrivo, inevitabilmente, un diluvio di dispiacere, nostalgia e retorica: quella piccola, grande donna ha accompagnato la vita di quattro generazioni, e ognuno elabora il lutto a modo suo. Occorre essere cauti, tuttavia. Un regno lungo settant’anni è talmente portentoso da sconsigliare riassunti frettolosi. La storia non si legge con gli occhi lucidi. Ma anche con gli occhi lucidi, e il cuore pesante, è possibile cercare di capire cosa ci lascia in eredità.

Per prima cosa, una lezione di coerenza. Elisabetta II è sempre rimasta fedele a se stessa, al punto da sembrare, talvolta, anacronistica. Ma l’affetto che si percepisce in queste ore dimostra che non è necessario essere sempre di moda per guadagnarsi stima e simpatia. Governanti e politici — non solo in Gran Bretagna — dovrebbero tenerlo bene a mente.

La seconda lezione riguarda la fatica legata al mestiere e al senso dell’istituzione. Elisabetta ha sempre mostrato un incredibile senso del dovere. Era convinta che i privilegi della monarchia dovessero essere ripagati con il lavoro quotidiano. Certo, anche il taglio di un nastro. Incontrare la sovrana, per i sudditi, era un evento memorabile. Ha cercato di farlo capire agli altri membri della famiglia reale: non sempre con successo, bisogna dire.

La terza lezione è politica. La regina era un capo di Stato e aveva anche questo ruolo, come sappiamo. Da molto tempo, Elisabetta conosceva il mondo più e meglio dei dignitari che riceveva. E aveva le idee chiare anche sul Regno Unito. Ma ha sempre tenuto per sé le proprie opinioni. Una neutralità che, da Brexit in poi, deve esserle costata qualche sforzo.

La quarta lezione è di stile e di eleganza. «Nessuno è per sempre», ha detto la sovrana, sempre efficace nelle sintesi. La sua uscita di scena è stata impeccabile. Aveva promesso di servire per tutta la vita: e così ha fatto, sebbene molti, periodicamente, cianciassero di dimissioni. Due giorni fa è perfino riuscita — con strazio, come dimostrano le immagini — a ricevere Liz Truss per conferirle l’incarico. Una grande, silenziosa prova di stoicismo. La virtù che i britannici apprezzano di più.

La quinta lezione è di riservatezza. Pensate ai film, alle serie televisive e ai libri che l’hanno vista protagonista. Ma chi può dire davvero di conoscerla al di là del marito e dei figli? Elisabetta ha incoraggiato la nazione in tanti passaggi difficili — la fine dell’impero, il terrorismo, la pandemia — ma non ha mai espresso le proprie opinioni in maniera chiara. Non era furbizia: era rispetto del ruoli. I sudditi lo capivano e le erano grati. Brenda, la chiamavano: una di famiglia.

La morte non è solo il destino di tutti noi: è anche un rituale. La cerimonia degli addii è, tra tutte, la più importante: perché è definitiva, non c’è una prova di recupero. I britannici, nelle cerimonie, sono sempre stati bravi, e qualcuno potrebbe pensare che il garbo di queste ore non sia sorprendente. Invece sorprende. Perché è insolito. Anzi: desueto. E coinvolge tutti noi.

Il lutto e lo sconcerto per la morte di Elisabetta II ha riportato indietro la lancette dell’orologio collettivo. Le ha riportate all’età delle deferenza, terminata con la morte drammatica di Diana — 25 anni fa, proprio in questi giorni. Da allora, l’assalto morboso alla celebrità — qualsiasi celebrità, in ogni campo — è una partita senza regole.

Le celebrità stesse, diciamolo, hanno spesso incoraggiato certi comportamenti. Pensate alla volgarità di certe esibizioni sui social, o alla sguaiatezza di molta propaganda politica, dovunque. In questo, il Regno Unito non si è rivelato diverso dal resto dell’Occidente. Le ferite all’autostima britannica inferte da Boris Johnson ci metteranno molto a guarire.

Nel momento più doloroso, però, l’opinione pubblica — non solo britannica — sembra tornata quella di un tempo. Stiamo restituendo a Elisabetta il rispetto che la sovrana ha sempre mostrato per tutti. Lasciarsi con stile: anche questa è una bella lezione.

L’ultimo legame con la storia. Aldo Cazzullo su Il Corriere della Sera l'8 Settembre 2022.  

Elisabetta II ha vissuto al tempo della fine dell’Impero e del declino della potenza inglese, ma oggi Londra è la città più cosmopolita e meno razzista del mondo

La sua morte è stata annunciata con un tweet: il modo di comunicare di un tempo, il nostro, in cui il passato non esiste, e l’altro ieri vale come mille anni fa. Eppure il fascino di Elisabetta era proprio nell’essere un personaggio — forse l’ultimo — che ci dava il collegamento con un mondo scomparso. Con la storia.

Elisabetta apprese della morte del padre, re Giorgio VI, mentre era in Kenya, in un lodge costruito su un albero («una giovane donna salì principessa e ne scese regina» si commentò allora, come fosse una fiaba). Esisteva ancora l’Impero britannico. Primo ministro era Winston Churchill. Lei aveva conosciuto (da principessa) Franklyn Delano Roosevelt. Ha sepolto nuore e sorelle scomode. Ha incarnato al meglio vizi e virtù del popolo britannico: una certa distanza al limite del rigore, ma anche compassione, eleganza, senso del dovere e del lavoro ben fatto. Ha vissuto al tempo della fine dell’Impero e del declino della potenza inglese; ma oggi Londra è la città più cosmopolita e meno razzista del mondo.

Sotto il suo sole sono sorti e tramontati astri come Margareth Thatcher — che lei non amava — e Tony Blair, con cui costruì un buon rapporto nell’estate del 1997, segnata dalla morte di lady Diana, che per la corona fu almeno all’inizio un disastro mediatico. Ma il regno infinito di Elisabetta, se ha salvato la monarchia, ha imposto alti prezzi da pagare. Il figlio Carlo, migliore di come viene descritto, ha consumato la vita ad aspettare che venisse il suo turno. L’altro figlio Andrea è affogato nella noia e nel vizio. La sorella minore Margareth è morta da vent’anni: Elizabeth l’ha ricordata nel bellissimo intervento tv che fece all’inizio della pandemia, durante il quale la Bbc ha inquadrato la foto del discorso radiofonico che l’allora principessa tenne, «helped by my sister» (aiutata da mia sorella), durante la seconda guerra mondiale, quando i Windsor rifiutarono di lasciare Londra devastata dai bombardamenti nazisti. Peccato che non abbia detto una parola sulla Brexit. Si spese invece per mantenere la corona di Scozia: quando gli scozzesi votarono per l’indipendenza bastò una sua frase — «meglio pensarci bene» — per spostare pochi ma decisivi voti. E in questi anni ha accompagnato l’evoluzione di quello che resta un grande Paese, che ha dato al mondo la sua lingua franca e un enorme patrimonio culturale, letterario, musicale. L’ingresso di una giovane donna di colore nella famiglia reale poteva essere una chance di modernizzazione, non colta per la palese inadeguatezza del personaggio, e di suo marito.

Non è vero che la monarchia muore con lei. Ai britannici un monarca serve. Serve una figura neutra che temperi la nettezza ai limiti della brutalità di un sistema bipartitico, dove chi ha un voto in più prende quasi tutto. E serve una figura che tenga insieme popoli diversi: inglesi, gallesi, scozzesi, irlandesi, e i milioni di figli del Commonwealth. Certo, un monarca come lei è insostituibile. Da qui il senso di vuoto, il momento di terrore che ieri ha percorso Londra e tutto il Regno Unito.

La regina Elisabetta era entrata da tempo nella fase in cui la vita toglie più di quel che dà. È un processo che avanza per gradi, diversi ovviamente a seconda delle biografie: ti accorgi di non essere immortale; cade quel diaframma tra te e la morte che sono i tuoi genitori; cominci a perdere i compagni della tua esistenza, nel suo caso il marito, Filippo; fino a quando ti rendi conto che i sommersi sono più dei salvati, e arriva — per i fortunati, come lei — il momento in cui puoi dire: il più vecchio sei tu. La morte è arrivata lenta, ma inesorabile. Ma Elisabetta esce di scena con il passo non dell’attualità, bensì della storia. Anche di lei, come dei sacerdoti, si potrà dire che sarà regina in eterno.

SERGIO ROMANO per il Corriere della Sera l'11 settembre 2022.  

Vi sono in Europa due nazioni che hanno un passato imperiale e oscillano continuamente fra il desiderio di sbarazzarsene, per diventare più moderne, e quello di valorizzarlo per trarne qualche vantaggio. La prima è la Gran Bretagna, oggi orfana di una anziana regina, Elisabetta II, che aveva fedelmente custodito, per tutta la sua vita, le memorie di un grande passato. 

Sino alla fine della Seconda guerra mondiale l'Inghilterra aveva governato il più grande Impero coloniale del mondo, e aveva cercato di prolungarne l'esistenza con la creazione di un Commonwealth, vale a dire di una associazione composta da vecchie colonie che avevano conquistato l'indipendenza, ma conservavano rapporti politici e sociali con la vecchia padrona di casa, avevano istituzioni simili alle sue e parlavano la stessa lingua. I risultati del Commonwealth, tuttavia, non furono molto soddisfacenti.

Le vecchie colonie, ormai indipendenti, non si accontentavano dei loro rapporti con la casa madre e cercavano relazioni soprattutto con gli Stati Uniti e i Paesi europei. Nello stesso tempo cresceva nella società inglese una corrente convinta che il Paese avrebbe dovuto rinunciare ai suoi sogni imperiali per divenire una semplice potenza europea. 

Londra chiese quindi di entrare nella Comunità economica europea e fu accolta amichevolmente. Ma la decisione non piacque agli inglesi che ancora non volevano rinunciare allo status di potenza imperiale ed erano convinti che avrebbero avuto un maggior peso sulla bilancia dei poteri mondiali riconquistando una totale autonomia. La parola d'ordine allora divenne «Brexit», che dette il nome a un partito politico e sembrò prevalere su ogni altra corrente europeista. Oggi, tuttavia, le posizioni si sono invertite.

Molti inglesi sarebbero disposti a ritornare ancora una volta sui loro passi per rientrare nella Ue. Ma è cresciuto nel frattempo il numero degli europei per cui Londra dovrebbe restare, almeno per qualche anno, fuori della porta di casa. Se questa è la situazione, alla Gran Bretagna resta soltanto la possibilità di un rapporto semplicemente associativo. L'altro Paese che può vantare un passato imperiale è la Russia. Gli zar persero la corona imperiale dopo la rivoluzione dell'Ottobre 1917 ma la croce dei Romanov fu sostituita dalla falce e martello di Marx e Lenin.

Il Paese perdeva un simbolo, ma ne conquistava un altro che non era allora meno importante. Per quasi settant' anni, sino alla fine della Guerra fredda, Mosca è stata un faro del comunismo e del socialismo internazionale. Oggi, sfortunatamente, non è né l'uno né l'altro. Ha ancora una speranza: quella di raccogliere intorno a se i Paesi della Europa centro-orientale: Repubblica Ceca, Croazia, Polonia, Serbia, Slovacchia, Ungheria. Negli anni dell'Impero asburgico questi Paesi avevano ruotato intorno a Vienna. Perché non dovrebbero ruotare oggi intorno a Mosca? Ma questi Paesi, oggi, preferiscono Washington. Si accontenterebbero forse di Bruxelles, ma questo potrà accadere soltanto quando l'Ue sarà una potenza internazionale e non dovrà più temere di essere diluita e annacquata dai nuovi arrivati. 

Da corriere.it il 9 settembre 2022.

La Regina Elisabetta (Londra 1926- Londra 2022) venne incoronata nel 1952 nell’anno in cui al Tour de France c’erano Fausto Coppi e Gino Bartali. L’anno dopo moriva Tazio Nuvolari. I campioni del calcio di allora erano Stanley Matthews e Ferenc Puskas. La Regina negli anni d’oro della Premier ha avuto l’Arsenal nel cuore (passione che le era stata tramandata dalla madre), con una sincera simpatia per il West Ham.

Senza clamori con discrezione e grazia, senza manifestare tendenze, così come impone l’etichetta. L’Arsenal è stata anche l’unica squadra ricevuta a Buckingham Palace per un tè (nel 2007): Fabregas, all’epoca punto di forza dei Gunners, raccontò che con la Regina ebbe un piacevole confronto. «Se ne intendeva», disse ammirato lo spagnolo. Guardava anche con molto interesse la ginnastica. 

Gli uomini di famiglia (dal padre Giorgio VI al figlio Carlo fino al marito Filippo di Edimburgo) sono stati eccellenti giocatori di polo, l’amore per i cavalli ha accompagnato la vita della Regina Elisabetta II. Proprietaria di una scuderia di galoppo vincente, il Royal Meeting di Ascot non iniziava senza l’arrivo della sua carrozza. All’incirca sei anni fa, aveva 90 anni, cavalcava disinvolta nel parco del Tamigi.

 La Regina Elisabetta II come capo di stato di Gran Bretagna, Canada e Australia, ha presieduto i Giochi di Melbourne 1956 (mandò suo marito Filippo di Edimburgo a presenziare la cerimonia di apertura), Montreal 1976, Calgary 1988, Sydney 2000, Vancouver 2010 e Londra 2012. Totale: sei Olimpiadi, quattro estive e due invernali. Resta nella storia la sua partecipazione alla cerimonia inaugurale al fianco di James Bond, interpretato da Daniel Craig. 

Ha partecipato agli eventi più o meno dall’età di 22 anni, accompagnata dal papà Giorgio VI. Ieri, giovedì 8 settembre, l’annuncio della sua morte con un tweet della famiglia reale.

Il ricordo di TONY BLAIR pubblicato dal Corriere della Sera il 9 settembre 2022.

Oggi abbiamo perso non solo la nostra regina, bensì la matriarca della nazione, la figura che più di ogni altra ha saputo rinsaldare il nostro Paese, ispirare i nostri sentimenti migliori, incarnare tutti quei valori che ci rendono orgogliosi di essere britannici. 

La regina Elisabetta II è stata parte della mia vita, per tutta la mia vita. Dal momento in cui agitavo la mia bandierina, ancora bambino, quando la vedevo passare nella sua vettura lungo le strade di Durham, fino all'onore di essere il suo primo ministro, al mio ultimo incontro con lei, e al pranzo al Castello di Windsor, pochi mesi or sono, per la cerimonia della Giarrettiera, la regina è stata una presenza forte e costante, un vero baluardo di stabilità. In occasione di quel pranzo, mi sono ritrovato seduto accanto a lei e ne ho apprezzato la meravigliosa vivacità, il suo calore, la sua cortesia e il suo spiccato senso dell'umorismo.

Elisabetta II non era semplicemente rispettata, bensì profondamente amata. Rispettata per le sue virtù, dignità, senso del dovere, integrità e fedeltà, di cui era l'incarnazione. E amata per l'amore e l'affetto che dimostrava a noi tutti. E ben oltre le nostre sponde, per tanti popoli in tante terre in ogni continente, in metropoli, città e persino nei villaggi più remoti, la regina Elisabetta era conosciuta e circondata dalla massima considerazione. Quando ci si riferiva alla regina, questo bastava, non serviva aggiungere il nome Elisabetta. Non era necessario. Non è mai stata una regina, bensì «la» regina, fedele ai suoi princìpi, al suo Paese, al Commonwealth e a Dio.

Noi tutti la piangeremo e sentiremo la sua mancanza.

Ma il nostro sentimento preponderante verso di lei sarà un senso di gratitudine, un ringraziamento profondo, sincero e commosso per tutto quello che ha fatto, quello che ha rappresentato, per la vita che ha vissuto e per quello che ha dato, a noi, suoi sudditi riconoscenti. Il suo è stato un regno davvero glorioso, ed è stato un sommo onore e uno straordinario privilegio per noi vivere nel suo regno.

Da leggo.it il 12 settembre 2022.

Il principe Harry ha diffuso un comunicato ufficiale per onorare la memoria della nonna, la regina Elisabetta, alla quale era teneramente legato. Il loro rapporto si era incrinato in seguito alla decisione del nipote "ribelle" e della moglie Meghan Markle di trasferirsi negli Usa, ma oggi la ricorda con tenere parole. Mi mancherà il «sorriso contagioso» e il «saggio consiglio della nonna», afferma il principe Harry e si dice «per sempre grato» per quanto fatto dalla sovrana nel corso della sua vita. 

«Nonna, sebbene questa separazione finale ci porti grande tristezza, sono per sempre grato per tutti i nostri primi incontri, dai miei primi ricordi d'infanzia con te, all'incontrarti per la prima volta come mio comandante in capo, al primo momento che hai incontrato la mia cara moglie e hai abbracciato i tuoi amati pronipoti», si legge nel comunicato.

Harry, il comunicato ufficiale per dire addio alla nonna 

«Nel celebrare la vita di mia nonna, Sua Maestà la Regina, e nel piangere la sua perdita, viene ricordato a tutti il ruolo di bussola che ha rivestito per così tanti nel suo impegno nel servizio e nel dovere. Era ammirata e rispettata a livello globale. La sua grazia e dignità incrollabili sono rimaste vere per tutta la vita e ora la sua eredità è eterna. Facciamo eco alle parole che ha pronunciato dopo la morte del marito, il principe Filippo, parole che possono portare conforto a tutti noi ora: "La vita, ovviamente, è fatta di separazioni finali e primi incontri". 

Nonna, anche se questa separazione finale ci porta grande tristezza, sono per sempre grato per tutti i nostri primi incontri, dai miei primi ricordi d'infanzia con te, all'incontrarti per la prima volta come mio comandante in capo, al primo momento in cui tu hai incontrato la mia cara moglie e hai abbracciato i tuoi amati pronipoti. Apprezzo questi momenti condivisi con te e molti altri momenti speciali nel mezzo. Manchi già molto, non solo a noi, ma al mondo intero. E per quanto riguarda i primi incontri, ora onoriamo mio padre nel suo nuovo ruolo di re Carlo III.

Grazie per il tuo impegno nel servizio.

Grazie per il tuo valido consiglio.

Grazie per il tuo sorriso contagioso.

Anche noi sorridiamo sapendo che tu e il nonno siete riuniti ora, ed entrambi insieme in pace».

Da leggo.it il 9 settembre 2022.  

In occasione della morte della Regina Elisabetta II, Alessandro Gassmann ha pubblicato un commento su Twitter per salutare la sovrana britannica. 

Il tweet di Alessandro Gassmann

Sotto il suo cinguettio, con testo «È morta oggi una anziana signora che mi stava simpatica - ha scritto Alessandro Gassmann -, ha fatto una vita bellissima e piena di responsabilità, vivendo in castelli e spostandosi a volte in carrozza. Mi dispiace per la sua morte, come mi dispiace per la morte di chiunque. #ElizabethII rip ?», si è scatenata una piccola polemica. Ecco quale.

Giancarlo Dotto per Dagospia il 9 settembre 2022.

Sparacchiando nel mucchio la sua mediocre battuta (“La regina? Mi dispiace come mi sarebbe dispiaciuto per la morte di qualunque anziana signora”) il figlio più adulto di Vittorio Gassman ha fatto strike, tanti obiettivi centrati con un colpo solo: distinguersi da caimano nella gazzarra opaca dei coccodrilli, spazzare via ogni dubbio residuo sull’eventuale perditempo che ancora s’interroga su quanto sia complicato essere figli di padri totemici, di che immane fatica sia guadagnarsi una briciola di fama all’ombra dei giganti, in questo caso giocando a fare l’iconoclasta di mezza calza.

Ha, infine, con questo estro asinino voluto rievocare il concetto che la regina è nuda, sbaraccando con la levità di un quadrumane il fragile castello simbolico su cui si regge non solo un regno più o meno unito ma tutta l’umanità disunita del pianeta, pisciando su una Corona che l’anziana signora indossava con eleganza rara pur essendo un fardello di quasi un chilo e mezzo,  e non importa che fossero perle e non spine, a raccattare esplicite o occulte invocazioni, dei miscredenti in prima linea. 

A cosa si aggrappano i gusci umani, Alessandro incluso, se non a sovrane allucinazioni. Alessandro, così si chiama, avesse mai ascoltato i quattro minuti del discorso della Regina alla nazione mondo di due anni fa in occasione della pandemia, sarebbe forse annegato anche lui nel pastello celeste del suo abito, nei suoni ipnotici della sua parola e nel raggio non meno ipnotico della sua spilla di rubini. Tutti suoi sudditi per quattro minuti. Felici di esserlo.  

Alessandro Gassmann e il tweet sulla morte della Regina: «È morta oggi una anziana signora...». E lo riempiono di insulti. Redazione Spettacoli su Il Corriere della Sera il 9 Settembre 2022.  

E poi aggiunge che la Regina d’Inghilterra «aveva una vita piena di responsabilità, vivendo in castelli e spostandosi a volte in carrozza». Immediate le critiche 

Alessandro Gassmann apprende la notizia della morte della Regina Elisabetta e decide di condividere un tweet dedicandole un pensiero. Un commento con il quale l’attore forse voleva rendere omaggio alla regina. 

Le sue parole però non sono piaciute e le critiche non si sono fatte attendere. «È morta oggi una anziana signora che mi stava simpatica - ha scritto Alessandro Gassmann sui social -. Ha fatto una vita bellissima e piena di responsabilità, vivendo in castelli e spostandosi a volte in carrozza. Mi dispiace per la sua morte, come mi dispiace per la morte di chiunque». 

Parole che per alcuni nascondono un sarcasmo antipatico, fatto su una delle personalità più influenti del Novecento. Altri invece non hanno voluto leggere nel tweet di Gassmann una mancanza di rispetto.

La morte della Regina, il primo discorso di Re Carlo III: le notizie, in diretta

Le critiche

La maggior parte degli utenti si è detta amareggiata. «Non è una semplice persona anziana, è un qualcuno che ha fatto storia… è l’ultimo monarca di una storia che fu, piaccia o no - ha commentato qualcuno .- È come suo padre, che ha fatto la storia del cinema, ed altri che fanno lo stesso mestiere, no?». 

Altri invece invitano Alessandro Gassmann a rimettersi sui libri: «Qualcuno regali ad Alessandro un libro di storia delle medie. Adesso che ha raccattato i cuoricini che agognava con la banalità del ‘semo tutti uguali’ magari gli dà un’occhiata e la prossima volta evita figure come chiamare anziana signora un Capo di Stato». 

C’è anche chi dice « Che brutto tweet per onorare una sovrana che nel silenzio e nell’ombra ha supportato tante decisioni storiche che hanno segnato la nostra vita. Lo ritengo quasi denigratorio e offensivo». 

E come spesso accade non mancano i commenti ancora più inappropriati. Nel trovarsi in disaccordo con l’attore qualcuno ha decisamente esagerato scrivendo: «Ci penserà il karma». 

Alessandro Gassmann, un tweet sulla scomparsa della Regina Elisabetta: "È morta un'anziana signora". Ed è polemica. La Repubblica su il 9 Settembre 2022.

L'attore romano ha commentato sui social il fatto del giorno, facendo scatenare aspre polemiche tra i suoi numerosi follower

Non è stato proprio gradito, su Twitter, il commento di ieri di Alessandro Gassmann sulla scomparsa della Regina Elisabetta II. L'attore, per salutare la sovrana britannica, ha pubblicato sul proprio profilo Twitter il post: "È morta oggi una anziana signora che mi stava simpatica. Ha fatto una vita bellissima e piena di responsabilità, vivendo in castelli e spostandosi a volte in carrozza. Mi dispiace per la sua morte, come mi dispiace per la morte di chiunque. #ElizabethII rip". E si è scatenata una polemica tra chi lo segue sui social.

Secondo qualcuno dei suoi follower, l'attore romano, 57 anni, figlio del grande Vittorio Gassman, avrebbe commentato in maniera inopportuna la morte della Regina, scomparsa a 96 anni nella sua lussuosa residenza scozzese di Balmoral giovedì 8 settembre. L’attore ha infatti detto di essere dispiaciuto per il decesso della sovrana “come per la morte di chiunque” e ha sottolineato il fatto che a essere scomparsa è una persona che ha vissuto una vita sì di responsabilità, ma anche di grande lusso e agiatezza, ottenuti oltretutto per nascita e non per merito. 

Sotto all’intervento sul social network sono stati tanti i commenti: qualcuno è apparso in disaccordo con Gassmann, qualcun altro invece si è detto completamente sulle stesse posizioni.

Tra i commenti si legge: “Non è una semplice persona anziana, è un qualcuno che ha fatto storia… è l’ultimo monarca di una storia che fu, piaccia o no. È come suo padre, che ha fatto la storia del cinema, ed altri che fanno lo stesso mestiere, no?”. Oppure: “Che brutto tweet per onorare una sovrana che nel silenzio e nell’ombra ha supportato tante decisioni storiche che hanno segnato la nostra vita. Lo ritengo quasi denigratorio e offensivo”. E ancora: “Qualcuno regali ad Alessandro un libro di storia delle medie. Adesso che ha raccattato i cuoricini che agognava con la banalità del ‘semo tutti uguali’ magari gli dà un’occhiata e la prossima volta evita figure come chiamare anziana signora un Capo di Stato“.

E c'è qualcuno che non la prende bene e twitta: "Io invece se muori tu stappo una bottiglia". Gassmann la prende con ironia e risponde: "Vi do la buonanotte con questo tweet, che porta bene". E intanto sotto continuano i followeer: "Simpatico questo commento", mente un altro replica: "Ci penserà il karma".

"Sei famoso solo perché figlio di...". Così Sgarbi si scaglia contro l'attore. Vittorio Sgarbi si è scagliato contro Alessandro Gassmann per il suo tweet d’addio alla regina Elisabetta II, definita dall’attore ‘un’anziana signora’. Anche a molti utenti e follower di Gassmann le sue parole non sono piaciute. Valentina Dardari il 10 settembre 2022 su Il Giornale.  

Vittorio Sgarbi si è scagliato contro Alessandro Gassmann per il suo tweet d’addio alla regina Elisabetta II, definita dall’attore ‘un’anziana signora’. Moltissimi utenti avevano polemizzato fin da subito, con commenti soft: “Ora che hai scritto sto tweet del piffero, te senti meglio? No, perché a volte è meglio rimanere in silenzio”, e altri un po’ meno delicati nei suoi confronti.

Il tweet della polemica

Ecco cosa ha scritto l'attore su Twitter poco dopo la morte della regina: "È morta oggi una anziana signora che mi stava simpatica, ha fatto una vita bellissima e piena di responsabilità, vivendo in castelli e spostandosi a volte in carrozza. Mi dispiace per la sua morte, come mi dispiace per la morte di chiunque", ha scritto su Twitter l'attore Alessandro Gassmann commentando la morte della Regina Elisabetta II. Tweet che non è piaciuto a molti utenti, neppure ai suoi stessi follower, che hanno commentato anche in modo duro le parole utilizzate dall’attore per salutare la regina del Regno Unito.

Anche il sindaco ha attaccato l'attore

Tra coloro che hanno attaccato il figlio del grande Vittorio Gassmann c’è anche Sgarbi che si è scagliato contro l’attore alimentando le polemiche. Il candidato del centrodestra al Senato nel collegio di Bologna, ha risposto direttamente sulla sua pagina Facebook, retweettando il commento del 57enne e rispondendo di conseguenza, senza usare mezzi termini: "Alessandro Gassmann in un tweet sulla scomparsa della Regina Elisabetta: 'È morta un'anziana signora. Mi dispiace'. Parola di un 'giovane' fenomeno, famoso solo per essere il figlio di un uomo che è stato un grande attore oltre che un amabile anziano signore”.

La lezione di Sgarbi

Ma non si è limitato a questo il sindaco di Sutri, il critico d’arte ha infatti continuato il suo post: "Per rispettare Elisabetta d’Inghilterra non occorre essere monarchici. Gassmann ignora che la Corea del Nord, come Cuba, è una Repubblica. In Inghilterra c’è la democrazia; in Corea e a Cuba la dittatura!". Inutile dire che le parole di Sgarbi hanno avuto più consensi rispetto a quelle di Gassmann. Anzi, nel post del sindaco, sono tanti gli utenti che ironicamente ricordano come l’attore fosse lo stesso che in tempo della pandemia avesse denunciato i suoi vicini di casa per aver fatto una festa in zona rossa. Quell’atteggiamento, seppur legittimo ed effettivamente in regola con le norme anti-Covid, proprio non è andato giù a qualcuno, che da allora assicura di cambiare canale ogni volta che c’è Gassmann in un programma.

Carlo III, la nuova missione del re «romantico» che ama verde e arte. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 9 Settembre 2022.

Carlo, primo sovrano laureato, è stato tra i precursori dell’ambientalismo: «Dicevano che ero matto». Ora avrà meno tempo per le sue battaglie 

«Quando ho iniziato a occuparmi di sostenibilità dicevano che ero matto». Così Carlo III ha ricordato le sue prime battaglie sostenibili. Nel 2020 a Davos ha incontrato l’attivista Greta Thunberg: lui più che settantenne, lei appena sedicenne. Quando Carlo iniziò la sua battaglia per salvare il pianeta, lei non era neppure nata. Adesso che Carlo è re e ha parlato per la prima volta al Paese — gli occhi lucidi e la voce rotta quando ha affidato la madre all’abbraccio degli angeli — ammette che in futuro non riuscirà più a dedicare tanto tempo a molte delle sue charity, delle sue battaglie.

Ma la sostenibilità per il nuovo re è la visione proiettata verso il futuro: quello sguardo lungo che ogni buon leader deve avere. Ed è al tempo stesso amore della natura, dei fiori, degli orti, degli allevamenti sostenibili. Passioni condivise con Camilla, la compagna ora regina consorte, che gli ha regalato serenità, fiducia. Dopo l’amore iniziato come una favola controversa e finito in tragedia, con Diana, giusto 25 anni fa. Non a caso è Highgrove, il suo buen retiro, il suo luogo dell’anima. Parlando della tenuta dove coltiva in modo biologico e alleva anche gli animali dai quali ricava il prosciutto di cui è ghiotto e il suo amato culatello, il nuovo re che il Corriere incontrò durante un paio delle sue visite italiane, disse essere quello il suo orgoglio, la sua soddisfazione.

Pur ammettendo che il suo angolo del cuore, nel Regno Unito, è la Scozia, come per la madre Elisabetta. E proprio a Highgrove ha lanciato nel 1990 la sua linea di prodotti organici, Duchy Originals. Antesignana delle linee di alimentazione bio. Estimatore anche di un buon vino, in «servizio», nei royal engagements, si concede solo acqua con una fetta di limone, Camilla accetta invece un calice. Inevitabile così che per Carlo III, l’Italia sia un’altra grande passione. Le nostre colline catturate dai suoi acquarelli. «Anche Sua Altezza dipinge, paesaggi ad acquarello, vero?», domandammo incontrandolo fra gli stucchi del teatro La Fenice a Venezia. «Oh, veramente sono soltanto un amateur, un dilettante» si schermì lui, e forse era un understatement, dato che pare abbia anche esposto alla Summer Exhibition della Royal Academy of Arts di Londra, sotto pseudonimo. Nei circoli dell’aristocrazia si dice che il nuovo re firmi le sue opere Arthur George Carrick, nom de plume ispirato da uno dei suoi mille titoli e da uno dei tanti nomi con il quale è stato battezzato con l’acqua del fiume Giordano nella Music Room a Buckingham Palace. Primo bebè reale a frequentare la scuola (e non i precettori). Anche l’odiata Gordonstoun scelta da papà Filippo. E primo sovrano laureato.

Un re che ama l’arte. «Quante volte, bambino, mi sono fermato davanti ai quadri del Canaletto appesi nelle stanze di Windsor...», disse in visita a Venezia anni fa. E odia le opere delle archistar: famoso il suo discorso in cui ne parlò come di un «monstrous carbuncle», di grande foruncolo sul viso dell’amata Londra. Ama invece i borghi antichi e si vanta di indossare ancora oggi i completi di quand’era ragazzo, cura le scarpe con maniacale attenzione. Il suo abbigliamento è insomma sostenibile per definizione ed è una delle personalità più eleganti al mondo. «Indossa molto bene la dinner jacket a doppiopetto. Apparentemente tradizionale in fatto di stile, in realtà è un amante delle sperimentazioni: certi tweed che osa il nuovo re sono davvero audaci. Come Edoardo VII, che pure lui attese a lungo il trono, anche Carlo è un vero dandy», spiega al Corriere Simon Cundey di Henry Poole, in Savile Row dove è nato lo smoking. Ma poiché l’eleganza per Carlo fa il paio con la sostenibilità, a titolo dimostrativo, ha persino sepolto un suo maglione di pura lana merino nel giardino di Clarence House: per dimostrarne la biodegradabilità. Dopo aver provato a incendiarlo: per illustrare le qualità ignifughe della lana. Così per sensibilizzare il mondo, la Campaign for Wool sostenuta da Carlo ha portato le pecore in Savile Row a Londra e a Milano.

Coraggioso, come un moderno Don Chisciotte impegnato in mille battaglie: «Sono un pacificatore», disse a Davos prima della pandemia. E con mille curiosità personali. Nel 1975 entrò nel Magic Circle britannico di cui già lo zio Mountbatten fu socio per vent’anni. Un «High Green» come è stato chiamato per la vocazione sostenibile che si è tradotta nell’«enciclica laica» Terra Carta, ora re. «Un romantico», come disse di lui il padre Filippo, a marcare la distanza che li separava. Capace di mettere l’anima nelle sue battaglie.

Luigi Ippolito per corriere.it il 9 settembre 2022.

Carlo ha pronunciato oggi — poco più di 24 ore dopo la morte della madre, la regina Elisabetta II — il suo primo discorso da re. 

Nel discorso, trasmesso ai sudditi alle 17 ore locali (le 19, in Italia), Re Carlo III ha ricordato la madre, per la quale il Paese è entrato in lutto. 

«Tutti noi siamo addolorati da questa scomparsa», ha detto, «ma condividiamo con molti un profondo senso di gratitudine per i 70 anni del suo regno. La sua è stata una vita ben vissuta; mia madre è stata una fonte di ispirazione. Ha compiuto sacrifici, in nome del senso del dovere: e io ripeto oggi, solennemente, la promessa che lei fece a suo tempo, quello di essere al vostro servizio fino alla fine della mia vita». 

« La regina Elisabetta ha abbracciato il progresso, mantenendo l'attenzione alla tradizione. I nostri valori», ha detto poi, «sono rimasti saldi, e devono rimanere saldi. Anche il ruolo della monarchia deve rimanere saldo». 

«È un «momento di grande cambiamento per la mia famiglia, conto sull'amore della mia adorata moglie Camilla. Da quando ci siamo sposati è diventata la mia regina consorte, so che sarà all'altezza del suo ruolo», ha detto Carlo.

«Come mio erede, William assumerà il titolo di principe del Galles. Con sua moglie, Catherine, al suo fianco, i nuovi principe e principessa di Galles continueranno a ispirare e guidare il discorso pubblico nel nostro Paese, aiutando a portare chi sta ai margini al centro dell'attenzione, dove può essere loro dato aiuto vitale». 

Carlo ha anche parlato di Harry e Meghan, per i quali ha espresso «il mio amore» e a cui ha augurato di poter continuare a costruire la loro vita Oltreoceano. Non ha nominato, invece, la prima moglie, Diana.

Carlo ha poi ringraziato più volte, in modo commosso, la madre — «la mia adorata mamma»: «A te, mia cara mamma, mentre inizi il tuo ultimo grande viaggio per incontrare il mio caro papà, voglio solo dire questo: grazie. Grazie per il tuo amore e la tua devozione alla nostra famiglia, e alla famiglia di nazioni che tu hai servito, con così grande diligenza, lungo tutti questi anni. Possa un volo d'angeli accompagnarti, cantando, al tuo riposo».

Al termine del discorso, nella cattedrale di Saint Paul a Londra — dove era in corso una funzione per la Regina — è stato cantato l'inno «God save the King».

Il discorso di Carlo III: «Vi servirò come mia madre». Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera il 9 Settembre 2022.  

L’incontro con la folla a Londra (e il bacio di una donna), poi il colloquio con la premier Truss e le prime parole da sovrano

Una giornata carica di parole, gesti e significati, quella affrontata ieri dal nuovo re Carlo III: che si è presentato ai sudditi e al mondo per dare un assaggio iniziale di quale potrà essere il suo regno, dopo i 70 anni della seconda era elisabettiana.

Il primo bagno di folla c’è stato ieri mattina, davanti a Buckingham Palace, dove Carlo e la consorte Camilla sono arrivati a bordo di una Rolls-Royce d’epoca, appena sbarcati dal volo che li aveva riportati a Londra da Balmoral. Il nuovo re è sceso dalla macchina e si è avviato verso una folla di migliaia di persone che premeva contro le barriere e scandiva «God save the King», Dio preservi il Re: Carlo non si è sottratto all’abbraccio e per 15 minuti ha sfilato a salutare i sudditi, stringendo le mani quasi ad una ad una. E, segno in qualche modo di un nuovo stile, non ha fatto una piega quando una donna lo ha abbracciato e gli ha stampato un bacio sulla guancia. Poi dalla folla si è levato, spontaneamente, il canto dell’inno nazionale: un simbolico momento di passaggio dal cordoglio per la scomparsa di Elisabetta, che aveva aleggiato per tutta la mattinata, al saluto per il nuovo re e per il futuro del Regno.

Carlo, accompagnato da Camilla, che fino a quel momento si era tenuta in disparte, col volto commosso, è dunque entrato a Buckingham Palace dove ha ricevuto per la prima udienza Liz Truss, la nuova premier anche lei in carica solo da qualche giorno: «Un momento che tanto avevo temuto», lo si è sentito dire riferendosi alla morte della madre.

Fuori, sessantadue salve di cannone davano l’ultimo saluto alla regina scomparsa, cui prima era andato il tributo del Parlamento: l’ex premier Boris Johnson l’ha chiamata «Elisabetta la Grande», che «ha lavorato così duramente per il bene del suo Paese non solo adesso ma per le generazioni a venire».

Il momento più importate della giornata è stato però il discorso di Carlo, che era stato registrato qualche ora prima ed è stato trasmesso alle 6 di sera, all’inizio di un servizio religioso che si è svolto nella cattedrale di St Paul.

Un discorso tenuto nel solco di Elisabetta: il nuovo re Carlo, rivolgendosi per la prima volta ai sudditi, ha fermamente indicato che condurrà la monarchia nella direzione tracciata da sua madre, che ha saputo coniugare «amore costante per la tradizione e accoglienza senza paura del progresso». E ha richiamato e fatta propria la promessa di Elisabetta 21enne, che giurò di dedicare la sua vita al servizio dei suoi popoli: «Dovunque voi possiate vivere nel Regno Unito, o nei regni e territori nel mondo, e qualunque siano il vostro retroterra e il vostro credo, prometto di servirvi con lealtà, rispetto e amore», ha proclamato il nuovo sovrano.

Buona parte del suo discorso è stato un tributo alla regina defunta e alla madre scomparsa: quella di Elisabetta, ha detto, è stata «una vita ben vissuta, una promessa col destino mantenuta». «La sua dedizione e devozione come sovrana -— ha aggiunto — non ha mai vacillato, attraverso momenti di cambiamento e progresso, di gioia e celebrazione, di tristezza e perdita».

Ma Carlo ha dato anche indicazioni importanti per il futuro. Ha ricordato che quando Elisabetta salì al trono, la Gran Bretagna viveva ancora «in base alle convenzioni dei tempi passati», mentre nei successivi 70 anni è diventata «una società di molte culture e molte fedi». E tuttavia «i nostri valori sono rimasti, e devono rimanere, costanti».

Qui è arrivato un passaggio assai significativo del discorso: quando ha ricordato la «particolare relazione e responsabilità del sovrano verso la Chiesa d’Inghilterra, la Chiesa nella quale la mia propria fede è profondamente radicata». Un segno che, accanto al rispetto per il pluralismo che caratterizza il Regno Unito, re Carlo non intende abdicare al suo ruolo di sovrano cristiano, dal quale in ultima analisi deriva il suo diritto divino a regnare.

E un altro momento importante è stato quello politico: come la madre, il nuovo re ha promesso di «rispettare i principi costituzionali al cuore della nostra nazione». Un modo per fugare i dubbi di volersi intromettere nelle faccende di governo, dopo 70 anni di totale neutralità da parte di Elisabetta: certo, Carlo non rinuncerà alla sua prerogativa di «consigliare» i primi ministri, ma vorrà evitare di prestare il fianco all’accusa di essere un «re impiccione».

La parte finale del discorso è stata dedicata ai familiari e al ruolo che svolgeranno. In primo luogo Camilla, per la quale è stato confermato il rango di regina consorte, «in riconoscimento del suo leale servizio pubblico». Mentre una sorpresa è stata la nomina immediata del figlio William a principe di Galles: il titolo non è automatico e si riteneva che sarebbe passato un po’ di tempo (come era stato per Carlo) prima dell’ufficializzazione. Un segnale che il nuovo re vuole il figlio al suo fianco fin dal primo momento, una sorta di «vice-re» di fatto. E non è mancata una menzione per Harry e Meghan, verso i quali il sovrano ha espresso il suo «amore», ma ha aggiunto che «continuano a costruire la loro vita oltremare»: segno che al momento non è in vista un loro ritorno in patria e dunque una riconciliazione col resto della famiglia reale.

La conclusione del discorso è stata un toccante omaggio alla «cara Mamma», che ha ringraziato un’ultima volta per «l’amore e la devozione alla nostra famiglia e alla famiglia di nazioni che hai servito così diligentemente tutti questi anni». «Possano schiere di angeli accompagnarti col canto al tuo riposo», ha concluso il re con emozione, citando Shakespeare.

Stamattina alle 10 il Consiglio di Accessione proclamerà ufficialmente il nuovo re , che presterà giuramento: e per la prima volta la cerimonia verrà trasmessa in tv. Poi, lutto nazionale in attesa dei funerali di Elisabetta, fra 10 giorni. 

Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera” il 10 settembre 2022.

Sono passati quasi 70 anni dall'ultima incoronazione, quella di Elisabetta: come sarà la cerimonia per Carlo? Si tratterà di un equilibrismo difficilissimo, perché dovrà tenere assieme il rispetto per la tradizione con la necessità di riconoscere i cambiamenti intervenuti in questi decenni. 

Innanzitutto i tempi: Elisabetta dovette aspettare 14 mesi prima di poter cingere la Corona (anche per volere di Winston Churchill). Per Carlo l'attesa sarà più breve, ma difficilmente verrà incoronato prima di sei mesi: si parla della prossima primavera, anche per una questione meteorologica. 

L'incoronazione richiede una preparazione meticolosa, fino all'ultimo secondo: per le ultime c'è voluto almeno un anno di studi e discussioni. A presiedere la commissione che organizzò la cerimonia per Elisabetta fu il principe Filippo, che, convinto modernizzatore, impose una storica diretta televisiva: vedremo chi sarà incaricato questa volta, ma sicuramente ci saranno anche adesso molti fattori di novità. 

L'incoronazione di Elisabetta fu un evento sostanzialmente inglese e cristiano: adesso si dovrà tenere conto che la Gran Bretagna è un regno multi-etnico, multi-culturale e multi-confessionale. Inevitabilmente questi elementi dovranno trovare il loro posto, anche perché Carlo vorrà ribadire il legame con i 54 Paesi del Commonwealth (di 14 dei quali è anche capo di Stato).

E bisogna vedere se prenderà il titolo di «Difensore della Fede» (cristiana) o «Difensore di Fede» (generico). Ma indubbiamente l'elemento religioso resta centrale: il momento più solenne è l'unzione del sovrano con l'olio sacro da parte dell'arcivescovo di Canterbury, ciò che gli conferisce il diritto divino a regnare. Un rito talmente cruciale che, nel caso di Elisabetta, avvenne dietro un paravento, al riparo dall'occhio delle telecamere. Sarà interessante vedere come Carlo gestirà questo passaggio essenziale.

Carlo III finalmente sul trono. E William: «Sosterrò papà». Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera il 10 settembre 2022.  

La nuova Era Carolingia è cominciata ufficialmente ieri mattina, con la proclamazione a re di Carlo III: certo, lui era diventato già monarca al momento della morte di Elisabetta, ma ieri è entrato nel pieno delle sue funzioni davanti al Consiglio di Accessione, nella Sala del trono del palazzo di St James.

Una cerimonia arcaica, tenuta in un linguaggio shakespeariano, ma per la prima volta trasmessa in diretta televisiva: un qualcosa che dà la misura della Gran Bretagna, il Paese al tempo stesso più tradizionalista e innovativo del mondo, capace di tenere assieme la pompa di rituali immutati nei secoli e lo scintillio della modernità.

La prima di queste cerimonie rimonta addirittura al 1603, quando salì al trono Giacomo VI di Scozia, per diventare Giacomo I d’Inghilterra dopo la morte di Elisabetta I: ma il Consiglio di Accessione, che ha certificato l’ascesa di Carlo III, affonda le sue radici nel regno di Guglielmo il Conquistatore, nell’XI secolo. Dopotutto, la monarchia britannica è la più antica istituzione dell’Occidente, dopo il Papato: e giornate come questa sono lì a ricordarlo.

A presiedere la cerimonia una solenne e regale Penny Mordaunt, nominata solo da pochi giorni Lord Presidente del Consiglio dal nuovo governo di Liz Truss: mai forse si sarebbe aspettata di dover condurre il cerimoniale in così poco tempo. E dunque, davanti ai membri del Consiglio Privato, ossia i grandi del regno, ha dato la notizia ufficiale della morte della regina. Dietro di lei William, nuovo principe di Galles, Camilla, nuova regina consorte, la premier e l’arcivescovo di Canterbury, che hanno firmato subito dopo la proclamazione del nuovo re.

Quindi tutti si sono spostati nella Sala del trono: una piccola folla ben diversa da quella che doveva aver accolto Elisabetta 70 anni fa, con tante donne e persone di colore. In prima fila, ben sei ex primi ministri: c’era Tony Blair, intento in un conciliabolo laburista col leader del partito Keir Starmer e col sindaco di Londra Sadiq Khan; poi Boris Johnson, immerso in una gioviale conversazione con Gordon Brown: e Theresa May, che chiacchierava — forse di Brexit? — con David Cameron. A interrompere tutti, l’ingresso del nuovo re, solenne nel suo tight nero decorato solo con una spilla con le sue nuove iniziali, CR, ossia Carolus Rex. Il neo-sovrano ha pronunciato un breve discorso, nel quale ha reso di nuovo omaggio alla «dedizione e devozione» della madre e ha promesso di seguire il suo esempio di «amore e servizio». Ma soprattutto ha giurato di promuovere «pace, armonia e prosperità dei popoli di queste isole e dei reami e territori del Commonwealth attraverso il mondo». Ancora, ha reso omaggio a Camilla, al «costante supporto della mia amata moglie». Infine la firma dei documenti: con un piccolo momento di imbarazzo, quando Carlo ha fatto un gesto imperioso con la mano, rivolto ai paggi, perché sgombrassero la scrivania.

A tutto questo assisteva William: consapevole che in un momento non lontanissimo toccherà a lui: «Sapevo che questo giorno sarebbe arrivato — ha scritto nel suo primo comunicato — ma servirà tempo per abituarsi alla morte della nonna». E ovviamente si è detto pronto a «sostenere» in pieno il padre. Dio preservi il re, hanno scandito tutti.

Harry e Meghan con William e Kate: le coppie riunite dopo oltre due anni. Paola Caruso su Il Corriere della Sera il 10 settembre 2022.  

Harry e Meghan sono apparsi insieme a William e Kate, sabato 10 settembre a Windsor e — dopo aver osservato la moltitudine di fiori lasciati davanti ai cancelli del castello per Elisabetta — contemporaneamente hanno iniziato a salutare la folla: Harry e Meghan su un lato della strada transennata, William e Kate sull'altro lato. Sono passati più di due anni da quando le due coppie hanno fatto qualcosa insieme (era il 9 marzo 2020 e all'abbazia di Westminster si commemorava il Commonwealth Day) e si tratta comunque della prima apparizione pubblica dei due figli di Carlo e Diana, da quando è morta la Regina giovedì.

Harry e Meghan davanti ai fiori lasciati per la regina ai cancelli di Windsor (Ap)

I sudditi che sono rimasti ad aspettare i reali nei pressi del castello di Windsor per fare le condoglianze alla famiglia, sono stati allietati dalla sorpresa di vedere i due fratelli con le rispettive consorti. Non soltanto l'erede al trono con la principessa del Galles. Tante strette di mano, condoglianze, ma anche tanti sorrisi e fiori regalati alle donne reali. E poi foto di questo incontro, documentato dalle telecamere.

Video correlato: William e Kate escono con Harry e Meghan dal castello di Windsor per salutare la folla

Il look delle due coppie sembra rispecchiarsi: sia William che Harry indossano un completo blu, mentre le mogli sono in nero per il lutto (Kate a maniche lunghe e Meghan a maniche corte). Ma entrambe con i collant neri. Alla fine Meghan che non sopporta le calze, per rispetto della tradizione si è vestita come prevede il protocollo e questo sicuramente è un gesto gradito a Palazzo.

«Carlo disse a Harry di non portare Meghan a Balmoral»: la versione dei tabloid inglesi. Harry e Meghan con William e Kate al Castello di Windsor. Paola De Carolis per il “Corriere della Sera” il 10 settembre 2022.

Secondo le voci riportate dalla stampa britannica la distanza tra i duchi di Sussex e il resto della famiglia reale è sempre più ampia. La coppia tagliata fuori dall’eredità della sovrana. Ma sabato i quattro sono apparsi insieme a Windsor a salutare la folla. 

Nel pomeriggio di sabato, il principe Harry e sua moglie Meghan si sono uniti al principe William e alla moglie Kate per guardare i tributi e i fiori lasciati fuori dal castello di Windsor sabato dopo la morte della regina Elisabetta. È la prima volta che vengono visti così da vicino da quando Harry e Meghan hanno lasciato i loro doveri reali e si sono trasferiti negli Stati Uniti. 

Se Meghan non ha accompagnato il marito Harry a Balmoral, l’ordine di restare a casa sarebbe arrivato dall’alto: da Carlo in persona, stando a quanto riportano i tabloid britannici. Nella giornata di giovedì, quando era chiaro che le condizioni di Elisabetta erano peggiorate e la fine era vicina, Carlo avrebbe telefonato al secondogenito. La presenza di Meghan non era appropriata in un momento di grave lutto per il quale era riunita solo la famiglia più stretta, avrebbe detto. In più Kate, moglie di William, oggi principessa del Galles, aveva deciso di restare a Windsor per prendersi cura dei figli. Niente Meghan, allora, meglio così.

Il povero Harry, che già, apparentemente, ha dovuto affittare un aereo privato per raggiungere la Scozia in tempi utili in quanto non invitato a viaggiare assieme al fratello William e agli zii Andrea ed Edoardo, è stato costretto così a spiegare la situazione alla moglie e lasciarla a casa. Se re Carlo III durante il suo primo discorso alla nazione ha menzionato l’affetto che lo lega al figlio e alla nuora, la distanza tra Harry e il resto della famiglia sembra evidente. Sarà possibile sanare la frattura creata dall’antipatia per Meghan, dai commenti dei Sussex sul razzismo e la decisione di trasferirsi negli Usa? Per ora i fatti lasciano poche speranze. Al ritorno da Balmoral Harry ha preso un volo della British Airways da Aberdeen anche se poche ore dopo il fratello William è partito con un aereo militare.

Meghan e Harry sarebbero stati inoltre tagliati fuori dall’eredità della regina. Forse era inevitabile, comprensibile: sarebbe strano e inusuale se le proprietà di Elisabetta passassero a chi ha abbandonato il ruolo ufficiale all’interno dei Windsor, ma sono comunque indiscrezioni che attestano alla freddezza che regola i rapporti tra i Windsor e i Sussex, che a Montecito, in California, si stanno costruendo un’esistenza molto diversa dai parenti inglesi. Già ai tempi dell’intervista con Oprah Winfrey, Harry aveva raccontato la sua sorpresa nell’essere immediatamente escluso da qualsiasi sostegno economico. Forse allora non si aspettava grande generosità neanche dal testamento di Elisabetta, seppure con la regina i rapporti sono stati sempre molto stretti. Elisabetta e Filippo si erano presi cura di Harry e William nei terribili giorni della morte di Diana mentre il padre Carlo si recava a Parigi per recuperare la salma della ex moglie e riaccompagnarla in patria. Negli anni, la sovrana è stata una nonna (e bisonna) attenta ed affettuosa, legatissima a tutti i nipoti. Se a Meghan Elisabetta aveva regalato per il matrimonio un paio di orecchini di perle e diamanti, la regina avrebbe deciso di non lasciare parte dei suoi gioielli alla moglie del nipote, stando a quanto riporta la stampa britannica. I termini del testamento, con ogni probabilità, rimarranno confidenziali, ma Elisabetta avrebbe preferito regalare i gioielli alla figlia Anna, alle nuore Camilla e Sophie, moglie di Edoardo, alle nipoti Zara, Beatrice, Eugenia e Louisa, oltre che a Catherine, che un giorno sarà regina. Meghan, d’altronde, ha già ricevuto metà dei gioielli di Diana.

Il caso «Harry e Meghan», prima l’esclusione, poi il ritorno a sorpresa. I nodi dell’eredità e della successione. Paola De Carolis per il “Corriere della Sera” l'11 settembre 2022.

L’invito del principe di Galles al fratello ad unirsi per i saluti al castello di Windsor fa pensare a una pace ritrovata. Ma restano le criticità finanziarie e legate ai titoli dei discendenti 

Verso le sei di sera si sono aperti i cancelli ed ecco che dalle auto nere sono emersi non in due, ma in quattro. William e Kate, principe e principessa del Galles, e al loro fianco, a sorpresa, di Harry e Meghan. Tra la folla — decine di migliaia di persone lungo il Long Walk, il viale che porta al castello di Windsor — è scoppiato un applauso stupito, commosso, incredulo: la riunione dei due fratelli e le rispettive mogli nel momento del dolore è sembrato un miracolo. Che nel nome di Elisabetta sia stata raggiunta una tregua? 

Seri e un po’ impacciati all’inizio, c’è voluto poco per ritrovare il sorriso: 40 minuti a stretto contatto con un pubblico sempre più entusiasta in cui i duchi hanno raccolto miriadi di mazzi di fiori, stretto centinaia di mani, accarezzato dozzine di bambini, abbracciato chi aveva bisogno di conforto. Non se lo aspettava nessuno: da giorni si inseguivano indiscrezioni sul pessimo rapporto tra i due principi. Il viaggio di Harry a Balmoral, costretto a noleggiare un aereo privato perché non invitato a unirsi a William e agli zii Andrea ed Edoardo e ripartito subito, dopo appena 12 ore, con un volo della British Airways nonostante William avesse a disposizione un velivolo militare, era sembrato il segno di un divario insuperabile. Ieri eccoli insieme, con quel tocco di magia tra celebrità e regalità, belli come rockstar: i fab four dei Windsor.

Sbigottiti i royal watchers: nessuno li aveva avvertiti. Si aspettavano William e Catherine da soli. Cosa è successo? «Il principe e la principessa del Galles hanno invitato i duchi del Sussex ad unirsi a loro», hanno sottolineato i portavoce, ma non è una frase che basta a rispondere a mille domande: da chi è partita l’idea? E perché? È il momento del disgelo? È uno sviluppo che ha colpito il Paese e sul quale indubbiamente si stende il caldo ricordo di una nonna che è sempre stata affezionatissima ai nipoti, e a William e Harry — orfani di madre da giovanissimi — in modo particolare.

Erano stati Elisabetta e Filippo, proprio a Balmoral, a prendersi cura dei principini nei terribili giorni della morte di Diana mentre il padre Carlo si recava a Parigi per recuperare la salma. Con il senno di poi, si sono compresi gli errori. A dodici anni Harry era troppo giovane per seguire il feretro in giacca e cravatta assieme agli uomini della famiglia. Era un bambino che aveva appena perso la madre. Un trauma enorme, ha spiegato da grande, ma allora era sembrata la scelta migliore chiedergli di diventare adulto così.

Prima di morire Elisabetta aveva cercato di riappacificare i due fratelli, una volta così uniti. Negli ultimi tempi Harry ha ricordato la simpatia, il senso dell’umorismo, la dedizione alla corona, la grande integrità della nonna. Ieri lo ha fatto anche William. Di fronte a una perdita tanto grave per la famiglia, il Regno Unito e il Commonwealth, di fronte al nuovo ruolo del padre e alle responsabilità che spetteranno ora a re Carlo, i due fratelli devono aver deciso che fosse il caso di mostrarsi uniti. Al termine della visita, così, sono saliti tutti sulla stessa auto, con William al volante.

Durerà? Sarà difficile dimenticare le truci parole rivolte al fratello e al padre da Harry nel corso dell’intervista con Oprah Winfrey e le accuse di razzismo nei confronti del casato. C’è poi l’autobiografia del principe, che dovrebbe uscire a novembre e che sarebbe molto critica nei confronti dei Windsor (e, pare, della regina consorte, Camilla). I duchi d’altro canto sono stati tagliati fuori dal patrimonio dei reali. Non ricevono alcun sussidio finanziario. Stando ai tabloid, Harry e Meghan sarebbero stati esclusi anche dall’eredità di Elisabetta. C’è infine il particolare della linea di successione: Archie e Lilibet Mountbatten-Windsor, figli dei duchi del Sussex, sono rispettivamente in sesta e settima posizione. Quali nipoti del re, hanno diritto ai titoli di principe e principessa, eppure sul sito dei Windsor vengono nominati come Master e Miss, non altezze reali. Una svista, forse. La dimostrazione di unità di ieri rimane un segnale positivo. Harry e Meghan resteranno in Inghilterra sino al funerale della regina. A Windsor abitano a due passi da William e Kate. Le premesse per un nuovo inizio ci sono.

IL PRINCIPE RILUTTANTE È PIÙ VICINO AL TRONO (E MOLTO PIÙ RICCO). Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera” il 10 settembre 2022.

Londra Il principe riluttante è adesso a un battito di cuore dal trono. Il ruolo di William è cambiato completamente: ora è lui, di fatto, il «vice-re», un compito svolto da suo padre per lunghi decenni. E pensare che da giovane il figlio di Diana aveva nutrito molti dubbi sul proprio destino e sembrava poco propenso ad abbracciare la «carriera» reale. 

Ora non più: da tempo William ha assunto sempre più responsabilità e ha abbracciato ciò che il fato e la nascita gli hanno attribuito in sorte. Lo si è visto all'ultima inaugurazione del Parlamento, quando ha affiancato Carlo che leggeva il discorso della regina al posto della madre malata.

Già il titolo nobiliare è nuovo: ora William è automaticamente diventato Duca di Cornovaglia e di Cambridge, ma verrà chiamato semplicemente Duca di Cornovaglia, come fino a ieri lo era il padre (così anche Kate è adesso duchessa di Cornovaglia e pure i figli sono principi di Cornovaglia). 

In più, a sorpresa, il padre lo ha nominato immediatamente principe di Galles, senza attendere come ci si aspettava. Un aspetto non secondario è che William è improvvisamente diventato ricchissimo: ereditando il ducato di Cornovaglia, si ritrova fra le mani possedimenti che valgono oltre un miliardo e che l'anno scorso hanno reso a Carlo un introito personale di 23 milioni di sterline.

Cosa farà William con questo tesoro? Innanzitutto finanzierà i suoi enti di beneficenza, che però non sono tantissimi come quelli del padre. Finora, il figlio di Diana si è concentrato sulle cause ambientali o legate alla salute mentale. Ma forse il cambiamento più radicale riguarda la famiglia di William. 

Finora lui è stato un marito e padre molto presente, tanto da impegnarsi nel lavoro reale solo a mezzo servizio (cosa che gli aveva procurato il nomignolo di «Will lo Sfaticato»). Adesso il suo spazio privato si riduce drasticamente e lui e Kate saranno proiettati in prima linea: riusciranno a essere reali a tempo pieno e allo stesso tempo genitori attenti?

Concetta Desando per iodonna.it il 10 settembre 2022.

Sono passate solo poche ore dall’annuncio ufficiale della morte della regina Elisabetta e già è tutto cambiato. Sua Maestà si è spenta a 96 anni l’8 settembre a Balmoral. E i primi effetti sui titoli reali sono già sotto gli occhi di tutti. Carlo III è il nuovo re. Ma anche William e Kate ora hanno titoli diversi. E la coppia l’ha fatto sapere modificando i propri profili social. 

William e Kate diventano duchi di Cornovaglia e di Cambridge

Non solo duchi di Cambridge. Con la morte della Regina e la salita di Carlo al trono, William e Kate diventano anche duca e duchessa di Cornovaglia. Il titolo, infatti, è tradizionalmente detenuto dal figlio maggiore del monarca britannico regnante. Così William e Kate, che il giorno del loro matrimonio nell’aprile del 2011, hanno ricevuto dalla regina il titolo di duca e duchessa di Cambridge, ora sono anche duca e duchessa di Cornovaglia.

Già cambiati i profili social

Un cambiamento già apportato sui profili social ufficiali della coppia reale inglese. Il profilo Twitter @KensintonRoyal e quello Instagram sono stati aggiornati come appartenenti al «Duca e Duchessa di Cornovaglia e Cambridge». 

Il titolo di Principe del Galles

In ballo, poi, c’è anche un altro titolo. William e Kate, infatti, dovrebbero ereditare anche i titoli di principe e principessa del Galles, titolo detenuto dall’attuale re fino alla morte di Elisabetta II. Si tratta di un titolo tradizionalmente consegnato all’erede maschio. Tuttavia, il titolo di principe di Galles non passerà immediatamente a William alla morte della nonna sovrana, ma deve essergli consegnato direttamente dall’attuale re. 

Lo stesso re Carlo ricevette il titolo di Principe di Galles a soli 9 anni da sua madre. Nel 1969, infatti, la regina Elisabetta incoronò formalmente Carlo come principe di Galles al castello di Caernarvon.

Cambiato anche il sito web della Royal Family

Anche il sito web ufficiale della famiglia reale inglese, royal.uk, è stato aggiornato dopo la morte della Regina: il principe Carlo viene ora presentato come re Carlo III e sua moglie Camilla come regina consorte. In realtà, pur succedendo automaticamente alla madre, Carlo sarà proclamato ufficialmente dopo la riunione del consiglio di accessione al St James’s Palace di Londra.

Enrica Roddolo per “Il Corriere Della Sera” l'11 settembre 2022.

«Carlo III, vecchio? È il re più moderno di sempre, a dispetto dei suoi 73 anni», dice al Corriere, Aimone di Savoia- Aosta, legato da parentela con i Windsor. 

Sua nonna era cugina prima del padre di Carlo, il principe Filippo, duca di Edimburgo. Giusto?

«È così, nonna Irene era cugina di Andrea di Grecia, padre del duca di Edimburgo... la nonna discendeva anche dalla regina Vittoria, ava di Elisabetta». 

Cosa l'ha convinta del discorso del re, suo cugino?

«Quelle parole, A life well lived, una vita vissuta pienamente, quella della regina. E poi bravo a toccare tutti i punti: dallo Stato alla famiglia. Ha un compito complicato Carlo. Ma lui è preparato, il più moderno dei re saliti al trono a Londra».

Perché?

«È stato capace di immaginare quella che oggi per ogni azienda è una priorità: la sostenibilità. I princìpi Esg (environmental, social and governance: criteri di valutazione dell'impegno ambientale, sociale e di governance, ndr). Questi criteri con i quali ogni business oggi deve fare i conti sono stati chiari nella mente di Carlo da decenni. È stato un buon imprenditore». 

Principe-manager globale per Pirelli, lei conosce bene le sfide delle aziende. Quanto a Carlo, ha incontrato la business community a Davos, e dato concretezza alle sue idee green con il progetto della Sustainable initiative, lanciata dopo Terra Carta, la sua «Enciclica» verde. 

Carlo sarà un re green?

«È la strada. Il nuovo re ha individuato la priorità cardine della società del futuro, pure la mia azienda investe molto in sostenibilità». 

In fondo Carlo III, come ieri la regina, è anche il Ceo della Firm, la Ditta dei Windsor come la chiamava Giorgio VI, e poi Filippo, curioso del mondo dell'industria.

«È così, i Windsor sono anche una Firm. Una definizione mica tanto ironica, con le proprietà che gestiscono. E Carlo ha già dimostrato di essere un buon capo azienda con il ducato di Cornovaglia.

Serve visione, lui ha la visione d'impresa giusta».

Ricorda gli incontri di famiglia?

«Il nuovo re ha sempre avuto una passione per l'Italia, specie la Toscana. Papà scherzava sempre sullo scambio di battute a una cena fiorentina con Carlo. Il principe alludendo ai legami di parentela di papà con i reali di Grecia, gli disse: "Tu sei greco". E papà, alludendo a Filippo, nato principe di Grecia, ribattè: "Per la verità il greco sei tu"».  

Un rapporto stretto? 

«Papà Amedeo si affacciò al balcone di Buckingham Palace dopo l'incoronazione della regina nel '53, ricordava spesso il banchetto dell'incoronazione dove mangiò al tavolo dei bambini. E si ritrovò accanto all'attuale re Carlo». 

E lei che ricordi ha? 

«Ricordo quando avevo forse 17 anni, a corte dalla regina, e beh ammetto che più che Elisabetta in quella serata mi conquistò il fascino di Diana al tempo all'apice della bellezza. Donna affascinante».  

E la regina? 

«Ha sempre esercitato un altro tipo di fascino, non meno seducente, quello della dignità. Credo sia proprio questo che il mondo già rimpiange. È stata la personificazione del migliore connubio tra monarchia e democrazia». 

 Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera” l'11 settembre 2022.

I reali cammineranno a piedi dietro il feretro di Elisabetta, come fu per Diana e per Filippo. I funerali si svolgeranno lunedì 19 e per la prima volta dal 1760 si terranno nell'abbazia di Westminster: l'ultima occasione in cui era accaduto era stata per la morte di re Giorgio II, dopo di che la cerimonia si era sempre svolta nella cappella di San Giorgio a Windsor. 

Ma è stata la regina stessa a volere che il suo ultimo addio avesse luogo a Westminster, per consentire una piena partecipazione del pubblico e anche una diretta televisiva: l'abbazia può contenere fino a 2000 persone. Inoltre Westminster ha sempre avuto un significato particolare per la sovrana defunta: è lì che fu incoronata ed è lì che si sposò.

I piani per il suo funerale sono stati avviati addirittura negli anni Sessanta ed Elisabetta ha dato personalmente diverse indicazioni: si tratta delle prime esequie di Stato che si svolgono in Gran Bretagna dal 1965, in quel caso per Winston Churchill. La bara di Elisabetta verrà spostata dal palazzo di Westminster, dove sarà stata esposta al pubblico per quattro giorni, e collocata su un affusto di cannone, che sarà trainato verso la chiesa da marinai con le corde, invece che da cavalli. A seguirla, a piedi, i membri più importanti della famiglia reale.

Al servizio funebre nell'abbazia saranno presenti capi di Stato e di governo, oltre che reali da tutta Europa. Ma non ci sarà Vladimir Putin, come il Cremlino ha confermato. La messa verrà trasmessa in diretta tv e saranno osservati due minuti di silenzio in tutta la Gran Bretagna. Al termine, il feretro verrà portato in processione a Windsor per la sepoltura nella cappella di San Giorgio. 

Lì si terrà un servizio religioso, l'ultimo momento dei funerali ad essere trasmesso in tv: la sepoltura vera e propria avverrà in privato, alla presenza dei membri più stretti della famiglia. La regina riposerà accanto alla madre, al padre e alla sorella Margaret: anche la bara di Filippo verrà spostata dalla cripta reale accanto a quella della moglie. 

Imponente, come si può immaginare, il dispositivo di sicurezza, per proteggere un così alto numero di dignitari internazionali: ci sarà una «significativa operazione armata» con almeno diecimila poliziotti, tiratori scelti collocati sui tetti ed elicotteri in cielo a fare da scorta al corteo, oltre al coinvolgimento dei Sas, i celebri corpi speciali britannici. 

Ma il primo rito funebre avrà luogo già domani, a Edimburgo: la salma della regina si trova infatti ancora in Scozia, al castello di Balmoral, dove è avvenuto il decesso, alle 16.30 di giovedì scorso. Oggi la bara sarà trasportata via terra nella capitale scozzese, al palazzo di Holyrood House: lunedì una processione la condurrà attraverso le strade di Edimburgo alla cattedrale di St Giles. 

Ad aprire il corteo, a piedi, ci sarà il nuovo re Carlo, seguito dai membri più stretti della famiglia reale. La salma della regina resterà esposta nella chiesa per un giorno, in modo da ricevere l'omaggio del pubblico. Martedì un aereo della Raf la porterà da Edimburgo a Londra e da mercoledì sarà esposta nella Westminster Hall, la grande sala d'ingresso del palazzo del Parlamento nella capitale, con la corona imperiale appoggiata sul feretro. Ci si aspetta che centinaia di migliaia di persone affluiscano da tutto il regno e dall'estero per rendere l'ultimo omaggio alla sovrana.

Paola De Carolis per corriere.it l'11 settembre 2022.

Un tappeto di fiori, la bandiera a mezz’asta che oscillla dolcemente al vento. Lo sconfinato popolo di Elisabetta attende la sua regina: da Balmoral, dove la sovrana era arrivata come ogni estate a luglio, è iniziato oggi il suo ultimo viaggio.

Decine di migliaia di persone l’aspettano lungo un tragitto studiato dalla regina per porgere l’estremo saluto a una terra, quest’angolo dell’Aberdeenshire, che ha amato forse più di ogni altro. La gente, commossa, abbassa il capo di fronte al passaggio del carro funebre. All’interno la bara è coperta dalla bandiera. Sopra una semplice corona di fiori bianchi.

La sovrana aveva prestabilito ogni dettaglio e scelto un percorso che passasse davanti a Crathie Kirk, la piccola chiesa dove si recava ogni domenica, e attraverso il villaggio di Ballater, precisando inoltre che il convoglio funebre rallentasse e procedesse a passo d’uomo, per permettere agli abitanti di porgere un ultimo omaggio. 

Il corteo funebre arriverà a Edinburgo solo nel pomeriggio, attorno alle 16, dove il feretro verrà accolto dalla premier scozzese Nicola Sturgeon e riposto al palazzo di Holyroodhouse. Lunedì verrà spostato alla cattedrale di St Giles.

Elisabetta, l’ultimo viaggio dalla sua Balmoral: «Ha voluto venire a morire qui». Paola De Carolis su Il Corriere della Sera l'11 Settembre 2022.

Il feretro della regina ha lasciato ieri i luoghi che le erano più cari. Destinazione Edimburgo: la camera ardente sarà allestita alla chiesa di St Giles 

Sul feretro la bandiera e una corona di fiori bianchi raccolti per lei nel giardino di Balmoral. Lungo i 280 km del tragitto, un popolo sterminato che le ha reso omaggio come ha potuto, chi abbassando il capo, chi gettando una rosa verso il corteo funebre, chi a cavallo, chi parcheggiando il trattore a bordo della strada.

L’ultimo viaggio di Elisabetta è cominciato ieri dalla tenuta dove la regina «entrando appendeva la corona al cancello». Ha seguito un percorso che la sovrana aveva studiato nei minimi dettagli, è passato davanti alla Crathie Kirk, la chiesa dove Elisabetta si recava ogni domenica, ha attraversato a passo d’uomo il villaggio di Ballater, dove era considerata di casa, ha lambito le città di Aberdeen e Dundee e raggiunto Edimburgo sei ore dopo. Nell’auto dietro la bara la principessa Anna, che ha accompagnato la madre senza mai lasciarla sola.

«Credo che sia venuta a Balmoral perché sapeva che la fine era vicina, voleva morire qui»: tra la gente disposta lungo il Royal Mile, la strada che dal castello della capitale scozzese conduce sino al palazzo di Holyroodhouse, si sentono accenti di ogni regione, lingue di ogni paese e teorie di ogni tipo.

Sally, di Edimburgo, ha preso posto lungo le transenne alle 5 di mattina. Monarchica? «Non particolarmente, ma la regina mi è sempre stata simpatica». In una città dove il 44% della popolazione nel referendum del 2014 ha votato per l’indipendenza, la folla che si è materializzata per Elisabetta ha sorpreso anche le forze dell’ordine. Tantissimi turisti, ma anche tanti scozzesi, chi per strada, chi alle finestre, chi addirittura arrampicato sui lampioni. Perché tanto affetto per la famiglia reale sullo sfondo di note spinte secessioniste? «Non per tutta la famiglia, per Elisabetta», precisa Sally. «Voleva molto bene alla Scozia, era il suo posto preferito e la Scozia ha ricambiato».

Dall’altre parte delle transenne, una simpatica poliziotta bionda che si dondola da un piede a un altro per battere la stanchezza, è d’accordo. «Qui conosciamo soprattutto lei, e la gente le era molto affezionata».

Come se la Scozia assomigliasse più all’Italia che all’Inghilterra, la conversazione si allarga. «Siamo qui perché la morte di questa donna ci ha toccato, non perché vogliamo bene alla famiglia reale», spiega Fergus. «È stata una madre, una nonna, una bisnonna. Si è dedicata completamente al lavoro e alla corona, tanto che due giorni prima di morire ha incontrato due primi ministri... Con quel suo sorriso... e addosso il kilt scozzese. Come si fa a non commuoversi?». Già, precisa Sarah. «Siamo qui perché vogliamo partecipare a questo momento storico, perché stare con gli altri ci fa sentire meglio e perché in lei vediamo le perdite che tutti noi abbiamo sofferto».

Alle 16:10, dai walkie talkie degli agenti, si capisce che il corteo è vicino. Un poliziotto in bicicletta fila veloce verso la destinazione finale, il palazzo di Holyroodhouse, dove ad attendere il feretro ci sono, oltre alle guardie d’onore, il principe Andrea, riabilitato, sembra, almeno per questo periodo di lutto nazionale, e il principe Edoardo con la moglie Sophie. Le braccia alzate con i cellulari indicano che le auto sono arrivate ed eccole, silenziose, vicinissime, lente.

Il feretro è visibile attraverso i finestrini, i colori sgargianti della bandiera che contrastano con la delicatezza dei fiori. Anna appare di profilo, il viso magro, provato. C’è chi si china, chi applaude, chi si asciuga una lacrima. Per un po’ nessuno parla, nessuno si muove.

Dopo qualche minuto Sally piega il seggiolino portatile, parlotta con la poliziotta. «Sto cercando di capire a che ora devo arrivare alla cattedrale».

È lì, a St Giles, che il feretro verrà portato oggi pomeriggio con una processione alla quale è atteso anche re Carlo, lì che verrà allestita la prima camera ardente visitabile dal pubblico. 

Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera” il 12 settembre 2022. 

La Corona è il collante che tiene Unito il Regno: per rinsaldarlo, da oggi re Carlo parte per un viaggio che lo porterà nelle altre Nazioni britanniche, ossia Scozia, Irlanda del Nord e Galles. Ma la Corona sul capo del nuovo sovrano rischia di apparire indebolita: la personalità di Elisabetta, l'affetto verso di lei, erano il magnete che neutralizzava le spinte centrifughe. Ora non più.

L'onda d'urto della successione parte però da lontano: dalle spiagge di Antigua e Barbuda, nei Caraibi, uno dei 14 Paesi che ancora riconoscono il monarca britannico come capo di Stato. Lì il primo ministro locale ha annunciato che convocherà un referendum per diventare una Repubblica, come ha da poco fatto Barbados e come potrebbero fare presto anche Belize e Giamaica. Ma il problema riguarda tutti i 56 Stati del Commonwealth, l'organizzazione post-imperiale cui Elisabetta teneva moltissimo: lei di recente dovette imporre Carlo alla sua guida, perché non c'era nessun automatismo e qualcuno già mugugnava pensando al futuro re. 

Che ora dovrà lavorare parecchio per assicurare la coesione di un edificio politico ed economico nel quale convivono due miliardi e mezzo di persone. Ma il rischio maggiore di disgregazione è più vicino, dentro casa. Già ieri, a Edimburgo, la proclamazione pubblica del nuovo re è stata fischiata da un coro di anti-monarchici che issavano cartelli per l'abolizione della monarchia.

E non si tratta di frange isolate: un sondaggio condotto lo scorso maggio ha mostrato che a nord del Vallo di Adriano il sostegno alla Corona si ferma al 45%, mentre il 36% pensa che la fine del regno di Elisabetta sia il momento opportuno per diventare una repubblica. 

Non è questa la posizione ufficiale del partito nazionalista al potere, che punta a organizzare un nuovo referendum sull'indipendenza entro la fine dell'anno prossimo: e tuttavia si sa che la premier Nicola Sturgeon, pur provando grande ammirazione per la regina, è abbastanza tiepida verso la monarchia. E dunque in una eventuale Scozia staccata dalla Gran Bretagna il problema costituzionale finirebbe inevitabilmente per porsi.

Lo stesso può dirsi del Galles, che ha visto negli ultimi anni un revival dell'identità nazionale: tanto che di recente era stata lanciata una petizione per abolire il titolo di principe di Galles, visto come un simbolo del giogo inglese. Più complessa la situazione in Irlanda del Nord, dove a Belfast è comparso un nuovo murale che scandisce «La Regina del popolo è morta, viva il Re!». Ma all'emozione (e allo smarrimento) degli unionisti protestanti fa da contraltare l'indifferenza dei nazionalisti cattolici, per i quali un sovrano «straniero» vale l'altro. Per Carlo III, la strada per l'Unione è tutta in salita.

Carlo sarà un buon re e la monarchia non morirà. Aldo Cazzullo  su Il Corriere della Sera il 12 settembre 2022.

Caro Aldo, non volevo credere a quanto riportava un sondaggio che riferiva che tutt’oggi una pur modesta percentuale di sudditi di sua maestà ritiene che il potere del sovrano derivi direttamente da Dio (ma d’altra parte ci sono anche i terrapiattisti…). Ma la cosa più sconcertante sono i giudizi oggi su Carlo III. Ricordo bene quando non lo si riteneva assolutamente all’altezza del compito, e ci si augurava che abdicasse a favore di suo figlio. La stessa permanenza di Elisabetta alle guida del regno faceva sospettare che lei stessa non nutrisse particolare fiducia nelle doti del figlio. Infine ricordo di aver letto di quanto Carlo fosse poco amato dalla servitù per l’attitudine a farsi servire in tutto: il maggiordomo deve anche infilargli i calzini ai piedi. Alberto Composta, Verona

Caro Alberto, Questa storia dei calzini mi pare la classica invenzione dei tabloid. Si fidi: la monarchia nel Regno Unito non sarà mai abolita; semmai sarà modernizzata, diventerà meno sfarzosa e più borghese. Carlo sarà un buon re. È un sottovalutato, da sempre. Ad esempio sono decenni che parla di tutela dell’ambiente, prima che diventasse di moda. Poi certo ha pagato un prezzo altissimo alla vicenda di Diana. Ha creduto di potersi comportare come un principe d’altri tempi, che sposava la donna imposta dalla ragion di Stato — nel suo caso una ragazza giovane e bella, destinata a svecchiare e modernizzare l’immagine della famiglia reale — continuando a frequentare la donna che amava davvero. Al di là dei giudizi morali, Carlo non ha considerato che proprio le ragioni della modernità gli imponevano di comportarsi diversamente. Diana si è rivelata incomparabilmente più abile di lui a gestire la comunicazione; anche per questo l’immagine di Carlo uscì a pezzi da quella vicenda. Che però è lontana 25 anni. Gli inglesi ovviamente non lo guardano e non lo guarderanno mai come guardavano sua madre. Però non c’è in questo momento un serio movimento repubblicano nel Paese. Difficilmente i laburisti si sentirebbero rappresentati da un presidente conservatore, e viceversa. Semmai la Scozia tenterà di cogliere l’occasione per lasciare il Regno Unito e riagganciarsi all’Europa. Andremo a Edimburgo senza passaporto, e continueremo a seguire sui siti le vicende della famiglia reale inglese.

La regina Elisabetta è morta, il nuovo re è Carlo III: "Momento di grande dolore". L'annuncio alle 19.30 di Buckingham Palace. Il cordoglio da tutto il mondo. Draghi saluta parlando di "saggezza compostezza e dignità". La Repubblica l'8 Settembre 2022. 

La regina Elisabetta, è morta a 96 anni nella residenza scozzese di Balmoral, le sue condizioni si erano aggravate nelle scorse ore. L'annuncio ufficiale è arrivato con una nota di Buckingham Palace: "Sua Maestà è morta pacificamente oggi pomeriggio".

Nel testo si precisa, in riferimento a Carlo e Camilla, che "il Re e la Regina consorte rimarranno a Balmoral stasera e torneranno domani a Londra". Il nuovo Re ha preso ufficialmente il nome di Carlo III e terrà domani il suo primo discorso.

Il cordoglio, i funerali, il nuovo Re: le news dal Regno Unito. Punti chiave su La Repubblica l'8 Settembre 2022. 

19:42 Morta la regina Elisabetta, l'annuncio di Buckingham Palace

19:44 Carlo è il nuovo Re: potrebbe cambiare nome e diventare Giorgio VII. Oppure mantenere il proprio e chiamarsi Carlo III

20:08 Le parole del nuovo re Carlo: "Momento di grande tristezza"

20:13 Liz Truss parla alla nazione e anticipa il nome del Re: "Enorme shock, e Dio salvi il Re Carlo III"

20:27 Il Re si chiamerà Carlo III, è ufficiale

20:56 Il premier Draghi nel saluto alla Regina parla di compostezza, dignità ed eleganza

21:14 Carlo III parlerà domani

21:45 Lacrime e pioggia, folla a Buckingham Palace

05:56 Carlo, oggi l'incontro con il primo ministro. La proclamazione domani

Carlo III sarà formalmente proclamato re del Regno Unito domani. Al suo ritorno dal castello di Balmoral, Carlo III incontrerà il primo ministro britannico Liz Truss. Intorno alle 18 ora locale la televisione britannica trasmetterà il discorso preregistrato del re.

06:04 Elton John, il ricordo della regina durante il tuor in Canada

Elton John ha reso omaggio alla regina Elisabetta II durante il suo ultimo concerto a Toronto, dicendo che la regina lo ha ispirato. "Ho 75 anni ed è stato con me per tutta la vita". Il cantautore ha quindi eseguito il suo brano "Don't Let the Sun Go Down on Me"

06:38 Il presidente cinese Xi Jinping scrive a re Carlo III: "Grave perdita"

Il Presidente cinese Xi Jinping ha espresso le sue "sincere condoglianze alla famiglia reale britannica, al governo e al popolo" per la scomparsa della Regina Elisabetta II. "A nome del governo e del popolo cinese e a nome proprio, Xi Jinping ha espresso le sue profonde condoglianze", ha dichiarato la Cctv. "La sua morte è una grande perdita per il popolo britannico", ha affermato il leader cinese.

07:53 Carlo III, la sua prima giornata da re e il discorso alla nazione

Un incontro con la premier Liz Truss e con i funzionari incaricati del funerale di Elisabetta II, e il discorso alla nazione, poi domani sarà proclamato re: Carlo III inizia oggi le sue mansioni reali. Al momento della morte della regina, infatti il trono è passato immediatamente e senza cerimonie all'erede, l'ex principe di Galles. Ma ci sono una serie di passaggi pratici - e tradizionali - che deve compiere per essere proclamato re.

Carlo III e la moglie Camilla, la regina consorte, torneranno oggi a Londra, dopo aver trascorso la notte con la famiglia a Balmoral, dove è morta la regina Elisabetta II. la proclamazione domani al St James's Palace di Londra. Oggi l'incontro con la premier, Truss, e la decisione della durata del periodo di lutto della Famiglia reale. Verranno sparati colpi di cannone - uno per ogni anno di vita della regina - ad Hyde Park nel centro di Londra e dalla Torre di Londra, l'antica fortezza reale sul fiume Tamigi. Suoneranno anche le campane all'Abbazia di Westminster, alla Cattedrale di St Paul e al Castello di Windsor, mentre le bandiere dell'Unione sventoleranno a mezz'asta.

08:53 Stati Uniti, omaggio mondo sport: minuto di silenzio a Yankee Stadium

Il mondo dello sport Usa omaggia la regina Elisabetta II, scomparsa ieri a 96 anni. Nel baseball, in occasione del match New York Yankees-Minnesota Twins, i giocatori si sono fermati per osservare un minuto di silenzio, rivolti verso un'immagine della monarca proiettata sullo schermo dello Yankee Stadium i giocatori. La National Football League ha tenuto un momento di silenzio prima della partita di inizio stagione tra Buffalo Bills e Los Angeles Rams al SoFi Stadium di Inglewood, in California.

09:02 Elisabetta II, per giorni la salma sarà esposta a Westminster

Per quattro giorni la bara della regina Elisabetta II, morta ieri a 96 anni, sarà esposta al pubblico prima dei funerali che avverranno tra una decina di giorni (la data ufficiale non è stata ancora annunciata, ma dovrebbero essere domenica 18 o lunedì 19 settembre).

La bara della regina sarà esposta per consentire al pubblico di porgere l'ultimo saluto. Poichè è morta in Scozia, ci sarà un primo omaggio proprio a Edimburgo, dove la salma sarà probabilmente esposta nella cattedrale di St Giles per consentire ai sudditi di onorare la monarca. Poi il feretro verrà trasportato a Londra, dove la salma sarà esposta nella vasta Westminster Hall, la sala medioevale nel Palazzo di Westminster (dove fu onorata anche la regina madre, nel 2002, davanti alla quale sfilarono oltre 200mila persone). Il feretro sarà portato a Westminster Hall da Buckingham Palace in una lenta processione, accompagnata da una parata militare e da membri della Famiglia reale.  I funerali di Stato della regina dovrebbero aver luogo nell'Abbazia di Westminster tra meno di due settimane: il giorno esatto sarà confermato da Buckingham Palace. L'Abbazia è la imponente cattedrale dove vengono incoronati i re e le regine della Gran Bretagna, e dove lei fu incoronata regina nel 1953, e sposò il principe Filippo nel 1947. Il giorno del funerale sarà 'cordoglio nazionale' e in tutto il Regno Unito verranno rispettati due minuti di silenzio.

La bara della regina verrà trasportata da Westminster Hall all'Abbazia di Westminster sulla State Gun Carriage della Royal Navy (la carrozza che fu vista l'ultima volta nel 1979 per il funerale dello zio del principe Filippo, Lord Mountbatten, trainata da 142 marinai della Royal Navy). E' probabile che i membri anziani della Famiglia reale, incluso il nuovo re, li seguano in processione. Dopo il servizio funebre, la bara della regina verrà portata in processione dall'abbazia ai luoghi più iconici di Londra, a Wellington Arch, all'Hyde Park Corner di Londra, prima di essere trasportata a Windsor con il carro funebre. La bara verrà quindi trasportata al castello di Windsor dove, nel pomeriggio, Elisabetta II verrà sepolta nella King George VI Memorial Chapel accanto al principe Filippo. E quello sarà il suo ultimo viaggio.

09:12 Le ultime ore di Elisabetta II: accanto a lei solo Carlo e Anna

A meno di 24 ore dalla sua morte, emergono dettagli sulle ultime della regina Elisabetta II: solo Carlo, il primogenito e ora nuovo re, e la principessa Anna, che erano già in scozia quando la situazione è precipitata, sono arrivati in tempo per vederla viva.

Il trapasso è stato rapidissimo, al punto che nessuno degli altri familiari è arrivato in tempo per darle un ultimo saluto.

Secondo il Daily Mail, Carlo, arrivato in elicottero da Windsor, e Anna sono rimasti al suo fianco negli ultimi minuti sul letto di morte. Poi si è unita a loro, Camilla, che trascorreva gli ultimi giorni d'estate poco distante, nella residenza di Birkhall, proprio nella tenuta, e che è riuscita a unirsi al gruppo nei momenti finali, insieme alla sua assistente personale, Angela Kelly, e al medico.

Gli altri figli della regina, Andrea ed Edoardo, erano a Londra, e non sono riusciti ad arrivare in tempo. Con loro sono arrivati in aereo, dal Berkshire ad Aberdeen e poi a Balmoral, anche il principe William e la moglie del principe Edoardo, Sophie, la contessa di Wessex, amatissima dalla regina. Il gruppo familiare è arrivato in Scozia alle 16:00, varcando i cancelli di Balmoral a bordo di una Range Rover guidata da William un'ora dopo. Sebbene Buckingham Palace non abbia confermato l'ora della morte, probabilmente non sono riusciti a vedere la regina prima della sua morte. Il principe Harry invece si è unito alla famiglia solo in serata, ma era da solo. La moglie Meghan è rimasta a Londra per rispettare l'intimità della famiglia; e la moglie di William, Kate, è rimasta invece ad accudire i tre figli, che proprio ieri hanno avuto il primo giorno nella nuova scuola, a Windsor.

19:42 Morta la regina Elisabetta, l'annuncio di Buckingham Palace

La regina Elisabetta, 96 anni, è morta nella residenza scozzese di Balmoral. Le sue condizioni si sono aggravate nel pomeriggio L'annuncio ufficiale è arrivato con una nota di Buckingham Palace: "Sua Maestà è morta pacificamente oggi pomeriggio a Balmoral", vi si legge. Nel testo si precisa, in riferimento a Carlo e Camilla, che "il Re e la Regina consorte rimarranno a Balmoral stasera e torneranno domani a Londra".

Il mondo piange la sovrana, attesa per il primo discorso di re Carlo III. La Repubblica il 9 Settembre 2022. 

La sovrana del Regno Unito è morta a 96 anni suscitando un'ondata di commozione generale. La proclamazione del nuovo re sabato 10 settembre

Il mondo piange la regina Elisabetta. La sovrana del Regno Unito è morta ieri a 96 anni suscitando un'ondata di commozione nel Paese. Da Papa Francesco a Biden, i leader della Terra hanno reso omaggio alla monarca che ha regnato per settant’anni.

Tutti i riflettori ora sono puntati su re Carlo III che sarà formalmente proclamato re del Regno Unito nella giornata di domani, sabato 10 settembre. Ma oggi, al suo ritorno dal castello di Balmoral, dove tutta la famiglia reale si è riunita, il nuovo re dovrebbe incontrare il primo ministro britannico Liz Truss. Intorno alle 18 ora locale la televisione britannica trasmetterà il suo primo discorso alla nazione.

19:44 Carlo è il nuovo Re: potrebbe cambiare nome e diventare Giorgio VII. Oppure mantenere il proprio e chiamarsi Carlo III

Carlo è il nuovo Re. È probabile che mantenga il proprio nome e diventi Carlo III. Potrebbe però anche optare per il suo secondo nome è diventare quindi Giorgio VIII.

Da tradizione i suoi figli dovranno baciare il suo anello. L'incoronazione ufficiale alla presenza dell'arcivescovo di Canterbury si terrà in realtà qualche mese dopo la morte della sovrana e ovviamente cambierà anche l'inno nazionale che non sarà più God save the Queen bensì God save the King.

Anche lo stemma reale usato per le missive non sarà più lo stesso. Attualmente è "ER" che sta per "Elizabeth II Regina" ma prenderà il nome del successore. Anche i nuovi francobolli e le banconote porteranno l'effigie del nuovo monarca.

19:52 I familiari nel pomeriggio erano arrivati a Balmoral

I familiari erano stati avvertiti nel pomeriggio. E si sono presentati alla residenza scozzese. Non c'erano Meghan e neanche Kate rimasta a Londra

19:55 Macron: "Amica della Francia e regina di cuori"

Il presidente francese Emmanuel Macron, con un messaggio social accompagnato da un bel fotoritratto della regina sorridente, scrive: "Sua Maestà la Regina Elisabetta II ha incarnato la continuità e l'unità della nazione britannica per oltre 70 anni. Ne conservo il ricordo di un'amica della Francia, una regina di cuore che ha segnato per sempre il suo Paese e il suo secolo"

19:58 A breve parlerà la neopremier Liz Truss

La premier britannica Liz Truss a breve parlerà al Regno Unito dopo la morte della regina Elisabetta. È stato predisposto il podio davanti al n.10 di Downing Street. Truss aveva incontrato la Regina due giorni fa a Balmoral. Nella foto Elisabetta era apparsa dimagrita, stanca e aveva le mani livide.

 20:01 Il cordoglio di Sergio Mattarella: "Scompare figura eccezionale"

"Una figura di eccezionale rilievo entra nella storia". Così il presidente della Repubblica Sergio Mattarella in un messaggio a re Carlo dopo la scomparsa della regina Elisabetta.  "Se ne ricorderà l'autorevole saggezza e l'altissimo senso di responsabilità, espresso soprattutto nella generosità di spirito con la quale la Sovrana ha consacrato la sua lunga vita al servizio dei cittadini britannici e della più ampia famiglia del Commonwealth".

20:04 Bandiera a mezz'asta a Londra

È spuntato un arcobaleno sui cieli di Londra subito dopo l'annuncio della morte della regina Elisabetta II, la monarca più longeva che ha regnato 70 anni.

Insieme alle bandiere a mezz'asta, l'arcobaleno è stato immortalato tanto sopra Buckingham Palace che sopra il castello di Windsor.

20:08 Le parole del nuovo re Carlo: "Momento di grande tristezza"

"È un momento di grande tristezza per me e per tutta la famiglia". Queste le prima parole di Carlo, dopo la morte della mamma, la regina Elisabetta. "Siamo profondamente addolorati per la scomparsa di una cara Sovrana e di una Madre molto amata - prosegue la dichiarazione del Re, Carlo III -  So che la sua perdita sarà profondamente sentita attraverso il Paese, i Regni e il Commponwealth. Durante questo periodo di lutto e di cambiamento, la mia famiglia ed io saremo confortati e sostenuti dalla nostra consapevolezza del rispetto e profondo affetto nel quale la Regina era così ampiamente considerata".

20:13 Liz Truss parla alla nazione e anticipa il nome del Re: "Enorme shock, e Dio salvi il Re Carlo III"

La morte della regina Elisabetta "è uno shock per la nazione e per tutto il mondo, lei è stata una roccia sul quale è stato costruito il Paese". Così la premier britannica Liz Truss che ha parlato alla nazione da Downing Street: "Inizia grande era, Dio salvi il Re! E sosteniamolo, ora lealtà e devozione a Carlo III"

20:17 Ecco l'annuncio di Buckingham Palace

20:27 Il Re si chiamerà Carlo III, è ufficiale

Il nome del nuovo re sarà Carlo III. Poteva scegliere di cambiare nome, ma ha deciso di tenere il proprio. Lo aveva anticipato Liz Truss che parlando alla nazione dopo la notizia della morte della regina Elisabetta aveva chiesto lealtà e devozione verso il nuovo re "Carlo III".

20:41 Boris Johnson: "Voci soffocate dalla tristezza ma ora Dio salvi il Re"

Per quanto con "voci soffocate dalla tristezza", gli possono ora "pronunciare con fiducia le parole che non si sono sentite in questo Paese per più di sette decenni: Dio salvi il Re". È l'omaggio dell'ex premier britannico Boris Johnson, commentando con tristezza la morte della sovrana Elisabetta II: "Questo è il giorno più triste per il nostro Paese perché lei aveva un potere unico e semplice di renderci felici. Ecco perchè la amavamo. Ecco perchè siamo in lutto per Elisabetta la grande, la più longeva e per molti aspetti la migliore monarca della nostra storia".

Ma, aggiunge Johnson, "uno dei suoi migliori risultati è stato non solo di modernizzare la monarchia costituzionale ma di produrre un erede al suo trono che renderà ampiamente giustizia alla sua eredità, e il cui proprio senso del dovere è nelle migliori tradizioni di sua madre e del suo Paese. Anche se le nostre voci possono essere ancora soffocate dalla tristezza, possiamo pronunciare con fiducia le parole che non si sono sentite in questo Paese per più di sette decenni, God Save the King".

20:56 Il premier Draghi nel saluto alla Regina parla di compostezza, dignità ed eleganza

Nel saluto alla Regina il premier Draghi parla di compostezza, dignità ed eleganza: "La Regina è stata una figura chiave nella storia mondiale negli ultimi settant'anni. Ha rappresentato il Regno Unito e il Commonwealth con compostezza, saggezza e rispetto per le istituzioni e per la democrazia. Era il simbolo più amato del suo paese e ha raccolto rispetto, affetto e affetto in tutto il mondo. Ha assicurato stabilità in tempi di crisi e mantenuto vivo il valore della tradizione in una società in continuo e profondo cambiamento. Il suo spirito di servizio, la sua dedizione al Regno Unito e al Commonwealth e l'immensa dignità con cui ha svolto il suo ruolo per così tanto tempo sono state per generazioni una fonte inesauribile di ammirazione. Le nostre più sentite condoglianze vanno alla Famiglia Reale, ai governi ea tutti i cittadini del Regno Unito e dei paesi del Commonwealth"

21:03 Cambia l'inno, God Save the King suonato prima del match dell'Europeo di basket contro l'Italia. Il match ha rischiato il rinvio

Cambia il cerimoniale anche nello sport. Per la prima volta dal 1952, l’anno della morte di Giorgio VI, l’inno britannico torna ad essere God Save the King. Il teatro di questo cambio epocale dopo la morte di Elisabetta II è il Forum di Assago, dove la nazionale della Gran Bretagna affronta l’Italia nell’ultima partita del girone C dell’Europeo di basket. La partita viene giocata normalmente, ma è stata preceduta da un minuto di silenzio in ricordo della Regina, morta questo pomeriggio, rispettato da tutto il pubblico. A un certo punto era aleggiata la possibilità che la partita non si giocasse. Dubbi risolti dall’uscita dei giocatori britannici dal tunnel degli spogliatoi per il riscaldamento pre-partita. Una gara senza alcun valore tecnico e che non avrà riflessi sulla classifica dell’Italia, definitivamente quarta nel suo girone, ma che si carica di un significato storico profondissimo. I giocatori britannici si sono stretti in semicerchio, con gli occhi e la fronte rivolti alla Union Jack, in alto.

Londra omaggia Aretha Franklin: la banda di Buckingham Palace suona 'Respect'

21:09 Banconote con l'immagine della Regina sono valide

La Banca d'Inghilterra ha affermato che le banconote con l'immagine di Elisabetta hanno ancora corso legale, dopo la morte della Regina. "Le attuali banconote con l'immagine di Sua Maestà continueranno ad avere corso legale. Un ulteriore annuncio relativo alle banconote esistenti della Banca d'Inghilterra sarà fatto una volta osservato il periodo di lutto", ha dichiarato la banca centrale. La Regina Elisabetta è stata la prima monarca a comparire sulle banconote della Banca d'Inghilterra.

21:13 William e Kate diventano anche duchi di Cornovaglia

L'account Twitter ufficiale del principe William e della moglie Kate si riferisce ora alla coppia come al duca e alla duchessa di Cornovaglia e Cambridge dopo la morte della regina Elisabetta. In precedenza, come sottolineano i media britannici, erano solamente duchi di Cambridge, ma hanno assunto i titoli un tempo riservati a Carlo e Camilla, diventati re e regina consorte.

21:14 Carlo III parlerà domani

(afp)Il nuovo re Carlo III terrà un discorso domani. Lo ha comunicato il portavoce della famiglia reale alla Cnn.

21:21 Doppio arcobaleno sopra Buckingham Palace mentre l'Inghilterra dice addio alla Regina Elisabetta

21:29 Papa Francesco addolorato: "Esempio di devozione al dovere"

"Mi unisco volentieri a tutti coloro che piangono la sua scomparsa pregando per l'eterno riposo della defunta Regina e rendendo omaggio alla sua vita di ininterrotta fedeltà, e nel rendere omaggio alla sua vita di instancabile servizio per il bene della Nazione e del Commonwealth, al suo esempio di devozione al dovere, la sua ferma testimonianza di fede in Gesù Cristo e la sua ferma speranza nelle sue promesse". Così papa Francesco nel telegramma di cordoglio inviato a Sua Maestà Re Carlo III, nel quale esprime il suo profondo dolore per la scomparsa di Elisabetta II.

21:39 Biden: "In un mondo che cambia, fu figura stabile"

"In un mondo in costante cambiamento, è stata una presenza stabile e una fonte di conforto e orgoglio per generazioni di britannici, inclusi molti che non hanno mai conosciuto il loro paese senza di lei". Con queste parole il presidente degli stati uniti Joe Biden ha commentato in una nota la scomparsa della regina Elisabetta ii, che secondo il capo della casa bianca "ha saputo unire le persone in tutto il commonwealth. I sette decenni del suo storico regno hanno testimoniato un'epoca di progresso umano senza precedenti e la marcia in avanti della dignità umana". Biden era il tredicesimo presidente che Elisabetta II ha conosciuto a partire da Harry Truman nel 1951

21:42 Principe Harry arrivato a Balmoral

Il principe Harry, duca del Sussex è arrivato al castello di Balmoral, dove oggi è morta la nonna, la regina Elisabetta II. Lo comunicano i media britannici. Con lui non c'è la moglie Meghan, rimasta a Londra.

 21:45 Lacrime e pioggia, folla a Buckingham Palace

Nonostante la pioggia battente, una folla in lacrime continua ad affluire a Buckingham Palace. Il flusso è cominciato prima che, alle 18.30 ora di Londra, venisse annunciata la morte della amatissima Regina Elisabetta II, che solo pochi mesi fa aveva festeggiato i 70 anni di regno.

(reuters)Migliaia di persone di tutte le età sono davanti alla residenza londinese della sovrana, lontana migliaia di chilometri dal castello di Balmoral in Scozia in cui è morta, a 96 anni, questo pomeriggio; molti piangono, alcuni portano fiori.

"Siamo venute a renderle omaggio - ha detto a AFP una giovane inglese accorsa con un'amica - era come una nonna per la nazione, era la nostra coscienza: è una perdita enorme". "Sono triste, certo - ha aggiunto un altro giovane - è stata presente in tutta la mia vita, rappresenta moltissimo per tutti noi: nessuno sa che cosa succederà senza di lei".

"Lo so che aveva 96 anni - ha detto un londinese di 24 anni  ma questo non mi impedisce di essere sotto choc. E' nei nostri cuori". "E' come perdere un membro della famiglia - aggiunge un'altra testimone in lacrime - l'abbiamo sempre conosciuta, è la madre della nazione ed è stata eroica in molte situazioni. Il mio rispetto per lei è immenso, ma il mio amore ancora più grande: la piangeremo per anni".

22:00 A Re Carlo III anche le condoglianze di Putin

Il presidente russo Vladimir Putin porge le sue condoglianze a Re Carlo III per la morte della Regina Elisabetta II. Lo fa sapere il Cremlino.  "Per decenni, la regina Elisabetta II ha goduto giustamente dell'amore e del rispetto dei suoi sudditi e di autorevolezza nello scenario mondiale".

22:09 Felipe VI: "Elisabetta una delle migliori regine di sempre"

"La regina Elisabetta sarà ricordata come una delle migliori regine di tutti i tempi, per la sua dignità, il senso del dovere, il coraggio e il servizio garantito al suo popolo, sempre e in qualsiasi momento": lo ha affermato il re di Spagna, Felipe VI, intervenendo a Siviglia in un atto di commemorazione dei 500 anni della prima circumnavigazione del Pianeta conosciuta. Il discorso è stato trasmesso dalla televisione pubblica spagnola Tve. "Il Regno Unito e tutto il mondo sono in lutto", ha aggiunto Felipe.

22:29 Bandiere Stati Uniti a mezz'asta fino funerale

Il presidente Joe Biden ha ordinato che vengano messe a mezz'asta tutte le bandiere americane della Casa Bianca, delle ambasciate Usa in tutto il mondo e degli edifici federali, fino al tramonto del giorno in cui la regina Elisabetta, scomparsa oggi a 96 anni, verrà seppellita.

22:43 Domani alle 12.00 l'omaggio della Camera

La Camera dei Comuni si riunirà domani a mezzogiorno affinché i parlamentari rendano omaggio alla regina Elisabetta II in una sessione che durerà fino alle 22. Sabato i parlamentari senior presteranno giuramento a re Carlo III. Sempre domani, stando a quanto riporta il quotidiano 'Guardian', il Re dovrebbe avere un'udienza con la premier Liz Truss.

22:52 Donald Trump: "Nessuna come lei"

"Che grandiosa e bellissima signora era. Non c'era nessuno come lei!". Donald Trump attraverso il suo social media Truth ricorda così la regina Elisabetta II. L'ex presidente si dice "rattristato", insieme alla moglie Melania, per la scomparsa della sovrana e invia le sue condoglianze alla Famiglia Reale e al popolo britannico. "Re Carlo III, che ho avuto modo di conoscere bene, sarà un grande e meraviglioso Re", ha concluso Trump.

23:13 Bandiere a mezz'asta al Parlamento europeo

"Il Parlamento europeo si unisce al mondo in lutto per la scomparsa di sua maestà la regina Elisabetta II. Sarà ricordata come una delle grandi leader della storia. Le nostre bandiere sventoleranno a mezz'asta in onore della sua vita e della sua eredità". Lo ha annunciato in un tweet la presidente del Parlamento europeo, Roberta Metsola.

23:40 Filippo di Spagna: "Una delle migliori regine"

"La regina Elisabetta sarà ricordata come una delle migliori regine di tutti i tempi per la sua dignità, il senso del dovere, il coraggio e la devozione al suo popolo sempre e in ogni momento". Re Filippo VI ha parlato della morte della sovrana britannica in occasione delle celebrazioni, a Siviglia, per i 500 anni dal primo giro del mondo.

00:21 Folla canta inno nazionale fuori Buckingham Palace

Davanti a Buckingham Palace si è radunata una folla di persone, che ha intonato l'inno nazionale per rendere omaggio alla regina Elisabetta II, morta all'età di 96 anni. Lo riferisce la Bbc

01:02  Paul McCartney: "La regina riposi in pace, lunga vita al re"

"Dio benedica la regina Elisabetta II. Che possa riposare in pace. Lunga vita al re". E' l'ultimo saluto, via Twitter, che l'ex Beatles Paul McCartney rivolge a Elisabetta II

03:13 Dal London Eye alla Tour Eiffel, monumenti spenti per lutto

Per rendere omaggio alla Regina Elisabetta II molti monumenti, sia britannici che di altri Paesi, allo scoccare della mezzanotte sono stati spenti in segno di lutto. Spente le luci della Tour Eiffel, ed anche il London Eye ha abbassato le luci al tramonto. In una dichiarazione, l'account Twitter spiega: "Il London Eye si unirà alle persone in lutto in tutto il mondo durante questo periodo di commemorazione nazionale. In onore di Sua Maestà, spegneremo le nostre luci dal tramonto". Anche i teatri del Regno Unito, riferisce il Guardian, diminuiranno le luci e osserveranno un minuto di silenzio, suonando l'inno nazionale. L'Empire State Building di New York è stato invece illuminato con il colore viola regale

04:10  Il primo ministro giapponese: "Una grande perdita per tutti"

La scomparsa della regina Elisabetta II rappresenta una ""grande perdita" per la comunità internazionale. Lo ha detto il primo ministro giapponese Fumio Kishida, esprimendo il suo "profondo dolore". "La morte della regina, che ha guidato il Regno Unito in tempi turbolenti nel mondo, è una grande perdita non solo per il popolo britannico ma anche per la comunità internazionale", ha dichiarato Kishida. Elisabetta II "ha regnato per 70 anni, il regno più lungo della storia, e ha svolto un ruolo estremamente importante per la pace e la stabilità nel mondo", ha affermato ancora il leader giapponese, che ha sottolineato come la regina abbia "contribuito notevolmente al rafforzamento delle relazioni tra Giappone e Regno Unito", ricordando la visita in Giappone nel 1975. "Il governo giapponese estende le sue sincere condoglianze alla monarchia, al governo e al popolo britannico".

Regina Elisabetta, ecco cosa è l'operazione "London bridge is down". Antonello Guerrera su La Repubblica l'8 Settembre 2022. 

La notizia annunciata con una frase in codice, Carlo subito Re (Camilla regina consorte) e seguiranno 10 giorni di lutto. Ecco come la Gran Bretagna ha preparato le ore e i giorni dopo la morte della regina

“London Bridge is down”. Il ponte London Bridge è caduto. Così la Casa Reale ha annunciato il suo “D-Day”. Ossia la morte della Regina Elisabetta, informando immediatamente la prima ministra Liz Truss, le principali istituzioni governative britanniche e tutti i capi di Stato del Commonwealth che riconoscono l’autorità della Corona britannica, mentre le bandiere a Whitehall sono andate subito a mezz’asta.

La famiglia Reale in nero: cosa prevede il protocollo in caso di morte di un membro della casata. La Repubblica il 9 Settembre 2022. 

Quando il suo amato marito principe Alberto morì improvvisamente, nel 1861, la regina Vittoria abbandonò per sempre gli abiti colorati della sua vita matrimoniale e, dando ordine di fare altrettanto alla corte reale, adottò abiti neri come segno di dolore. E i suoi sudditi ne hanno debitamente seguito l'esempio, provocando una corsa ai tessuti da lutto in tutto il Paese. Il suo, fu certo un eccesso: vestire di nero ogni giorno per 40 anni, fino alla sua stessa morte. Ed è improbabile che la "nostra regina", Elisabetta II, nota per i suoi completi dalle mille sfumature di colore, possa seguire le orme dell'antenata, ma esiste un protocollo reale anche quando si tratta di moda a lutto. Primo: si porta sempre un abito nero in valigia, durante i viaggi, perché non accada come nel febbraio 1952, quando morì il re Giorgio VI e la principessa Elisabetta si ritrovò a dover tornare dal Kenya di gran fretta, per poi attendere dentro il jet reale che qualcuno le portasse un abito nero, prima di potersi mostrare in pubblico. Altra consuetudine è stata fissata ai tempi della morte del re Giorgio VI: al suo funerale, la figlia Elisabetta, sua moglie la regina vedova Elisabetta, la regina Mary e la principessa Margaret vestirono tutte lunghi veli neri eterei, tradizione che è stata a lungo osservata ai funerali di un sovrano. Non a quello di re Edoardo VIII, però, perché aveva abdicato; in quell'occasione fu solo la sua vedova, Wallis Simpson, a indossarne uno, mentre la regina Elisabetta II optò per un moderno turbante nero.

Di regola, per un funerale i reali d'Inghilterra prevedono per le donne abiti da giorno neri al ginocchio e cappelli formali mentre per gli uomini uniforme oppure cappotti neri con medaglie, come nel caso del funerale di Filippo. Fu lady Diana, in passato a innovare la tradizione, indossando un cappellino informale, di paglia, nero, in abbinamento al suo vestito longuette con scollo a forma di cuore. Eva Grippa l'08 Settembre 2022

Elisabetta II, da Churchill alla Brexit, dai Beatles al Covid: per settanta anni lo specchio di un paese. Nella sua longevità ha dimostrato un'abilità a fare il suo difficile mestiere che probabilmente non avrà eguali. Il suo unico sbaglio in occasione della morte di Diana. Enrico Franceschini su La Repubblica l'8 Settembre 2022. 

Elizabeth Alexandra Mary di Windsor è stata così a lungo Elisabetta II, sovrana del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, da farci dimenticare che non era nata per regnare. Aveva dieci anni quando l’abdicazione di suo zio Edoardo VIII per sposare la stravagante divorziata americana Wallis Simpson, nel 1936, pose suo padre sul trono come Giorgio VI e lei – con sua sorpresa e spavento – in linea di successione diretta per ereditarne lo scettro.

Elisabetta, l’album pop di un’icona senza tempo. Gianni Riotta su La Repubblica il 9 Settembre 2022. 

La lista di primi ministri di Downing Street è lunga quindici premier per Elisabetta, si dice a Buckingham Palace che Churchill la adorasse, con Tony Blair andò d'accordo e il suo rapporto con Lady Thatcher, primadonna premier, ha scatenato biblioteche di biografi, inclusi gli italiani Vittorio Sabadin ed Enrica Roddolo. Boris Johnson provò, invano, a coinvolgerla nelle sue beghe populiste, David Cameron le chiese di "alzare magari un sopracciglio" per invitare gli elettori a bocciare il referendum di secessione della Scozia nel 2014. Lei si limitò, chiacchierando come per caso con un gruppo di parrocchiani, selezionati con cura dallo staff, a incoraggiare i cittadini "a riflettere con attenzione sulle scelte" e questo tradizionalismo più borghese che aristocratico è stato, in fondo, la sua marca politica "meglio le ricette antiche, ascoltarsi e rispettarsi". 

Annettere il nuovo nella tradizione, assimilarlo, smussarne la spinta eversiva, scioglierlo come zucchero nel te. Ecco la Regina con i Beatles, conscia che nei versi struggenti di Penny Lane il geniale Paul McCartney scriverà del "pompiere che tiene in tasca il ritratto della Regina" e indifferente quando il rivoluzionario John Lennon restituirà il titolo di Baronetto, in protesta pacifista: che importava ormai? Fatta la foto, annessa la Storia.

Al braccio le storiche borsette Launer, marchio fondato negli anni Quaranta, modelli preferiti Diva, Traviata e uno fatto a mano solo per lei. Il manico veniva allungato come optional, "per non sgualcire le maniche della Regina" spiegavano in fabbrica, e quei ficcanaso dei reporter americani di Newsweek arrivarono al punto da indagare su cosa le borsette Launer contenessero: non possiamo in alcun modo confermare, ma si parlava di rossetto, un allarme antipanico, mentine, fazzoletto di batista, perfino un incongruo uovo sodo. 

Quando, nel 1981 con il mondo più affascinato dal punk che dallo stile Old School, Launer andò in difficoltà niente panico, il finanziere Gerald Bodmer salvò il marchio, che dal 1968 la Regina decora con ilsuo stemma personale. A cavallo con Ronald Reagan, elegantissimo nel costume da cavallerizzo in camicia bianca, con i cagnolini corgie alle caviglie, talmente attenta allo sport dell'equitazione da far dire una volta all'impertinente marito Principe Filippo, supplicato di portare la Regina a una fiera della metalmeccanica: "Se non mangiano erba e scorreggiano, a mia moglie le macchine non interessano". 

È la principessa del popolo, Diana Spencer, che aliena per una stagione l'amore del popolo per Elisabetta. Un amore che oggi unisce ricchi e poveri, giovani e no, smarrimento nazionale fra laburisti e conservatori, expats inglesi che vivono a Hong Kong o Silicon Valley, milioni di donne ed uomini abituati a veder cambiare politica, sport, moda, cucina, via i pub con la birra pale ale, dentro sushi e vegan, ma sempre con lei, la Regina, a salutare agitando la mano, nel gesto meccanico riprodotto da milioni di bamboline, le "buone cose di pessimo gusto" del poeta Guido Gozzano.

Fu Blair a parlare di "principessa del popolo", mentre con il cuore spezzato Elton John cantava della sua amica Diana, "candela nel vento", e la regina dovette allora tornare in tv, lei che aveva debuttato sui teleschermi durante l'incoronazione, bianco e nero, la prima mai in onda. E scusarsi quasi per la freddezza, provare a tornare "Lilibet", soprannome con cui nessuno davvero osava appellarla. 

Il centenario della Regina Madre, il secondo matrimonio del figlio che adesso verrà chiamato Re Carlo III, i Giubilei, perfino le gesta iconoclaste dei nipoti Harry e Meghan, profughi mediatici nelle ex colonie americane, le battute pesanti sugli indigeni del principe Filippo, la vergognosa saga del figlio Andrew con le ragazze minorenni, alla corte della cricca della coppia Epstein-Maxwell, tutto filtrato, tutto inamidato. La regina garantiva lo status quo, come se l'impero non fosse crollato, Brexit mai esistita e adesso la Scozia, di nuovo, non progettasse di emanciparsi finalmente da Londra.

Lo scherzo alle Olimpiadi del 2012, il filmato con 007, l'attore Daniel Craig, e la Regina in paracadute che atterra nello stadio, per poi sedersi trionfante, in una magnifica coreografia, sigillò l'impresa, stile, humor, eleganza e l'idea che Rule Britannia fosse logo immortale. 

La Regina era oltre tutto, capace di prendere il te con l'Orsetto Paddington senza apparire ridicola, di appellarsi al popolo, in pandemia Covid, con la canzone popolare nei giorni bui della Seconda Guerra Mondiale We'll meet again, ci rivedremo, la ballata di Vera Lynn. Dal web ribolle anche l'astio di chi non partecipa al cordoglio, siti che accusano Filippo di razzismo, Andrew di pedofilia o che ricordano maliziosi Henry George Reginald Molyneux Herbert, Lord Porchester, detto da Elisabetta "Porchey", vecchio amico appassionato di ippica che il gossip indicava molto vicino alla Regina.

Foglie al vento, come sotto gli alberi a Balmoral, in Scozia: quando tra dieci giorni ci saranno i solenni funerali la sola donna che ci teneva legati al passato, con le sue glorie di libertà e i suoi orrori di schiavitù, se ne andrà e milioni di persone, britanniche e no, si sentiranno un po' orfane nei ruggenti anni Venti del secolo nuovo.

La regina Elisabetta e lo sport: l'equitazione, il Mondiale vinto dall'Inghilterra e la fede calcistica segreta. La Repubblica il 9 Settembre 2022. Scomparsa a 96 anni, amava andare a cavallo. Non è mai stata resa nota ufficialmente la sua squadra del cuore, ma nutriva simpatie per Arsenal e West Ham. Sua nipote ha vinto l'oro alle Olimpiadi di Londra 2012, Giochi che la sovrana ha aperto entrando in scena al fianco di Daniel Craig

Il suo grande amore era l'equitazione, ma nella memoria resterà il suo ingresso all'Olympic Stadium di Londra per la cerimonia inaugurale dei Giochi del 2012. La regina Elisabetta II si prestò a un video trasmesso sugli schermi dell'impianto dove, scortata da Daniel Craig in versione 007, sorvolava in elicottero la città con tanto di finto lancio col paracadute a precedere la sua entrata.

Elisabetta, nipote d'argento a Londra 2012

Quello fra la Regina e lo sport è un rapporto di lunga data: nata prima del primo Mondiale di calcio, ha potuto assistere anche a 22 Olimpiadi, compresa quella del 1948 sempre a Londra, allora ancora principessa, al fianco del padre Giorgio VI. Per lei anche la soddisfazione di vedere la figlia Anna diventare il primo membro della famiglia reale inglese a prendere parte ai Giochi (Montreal 1976), e poi la nipote Zara Tindall conquistare proprio nel 2012 l'argento olimpico nel concorso completo a squadre con il cavallo High Kingdom.

La regina e il Mondiale vinto dall'Inghilterra

Fu lei, inoltre, a consegnare nel 1966 nelle mani di Bobby Moore l'unica Coppa del Mondo vinta dalla nazionale inglese di calcio. Pur tenendo sempre segreta la sua fede, sebbene si sia parlato di simpatie mai confermate per West Ham e Arsenal, ha presenziato imperturbabile a diverse finali di FA Cup (la prima nel 1953, quando il Blackpool superò il Bolton) e ha conferito numerose onorificenze.

Elisabetta e i calciatori diventati Sir

Il primo calciatore a essere nominato Sir fu Stanley Matthews, poi fu il turno dei vari Alf Ramsey, Alex Ferguson e Bobby Robson. Roy Hodgson è stato insignito del titolo di Commendatore dell'Impero Britannico, David Beckham di quello di Ufficiale dell'Ordine dell'Impero Britannico. Nel 2007 avrebbe dovuto inaugurare il nuovo stadio dell'Arsenal, l'Emirates, ma un problema alla spalla le impedì di presenziare l'evento. Per farsi perdonare invitò tutta la squadra a Buckingham Palace, con tanto di tè.

F1, Elisabetta a Silverstone nel 1950

La compianta sovrana era anche a Silverstone nel 1950 per il primo Gran Premio della storia della Formula Uno, mentre per la prima partita di baseball bisogna aspettare il 1991, Baltimore Orioles contro Oakland Athletics. Il tennis, invece, non sembrava appassionarla molto: si è recata a Wimbledon appena tre volte fra il 1953 e il 1977, poi il ritorno solo nel 2010, per vedere Andy Murray battere Jarkko Nieminen.

Wimbledon regale, arriva Elisabetta

Mancava a Wimbledon dall'edizione del centenario, nel 1977. La regina Elisabetta ha fatto visita al tempio del tennis e si è intrattenuta, come da tradizione, con i raccattapalle e con i giovani tennisti che si sono esibiti per lei. Poi ha salutato alcuni campioni attuali e del passato come Roger Federer, Serena Williams e Martina Navratilova. La regina si è infine diretta sul centrale per il match tra lo scozzese Andy Murray e il finlandese Nieminen

Elisabetta II, la regina dei meme. Pier Luigi Pisa su La Repubblica l'8 Settembre 2022. 

Addio alla sovrana più tecnologica di sempre, scomparsa a 96 anni

La regina Elisabetta è stata una influencer. Ha ispirato numerosi meme sui social, ha contribuito alla “ironia di Twitter”, ha sorpreso la rete (e i social) con i suoi video virali: nel più recente, per il Giubileo di Platino, prendeva il tè con l’orsetto Paddington e teneva il ritmo di We Will Rock You con il suo cucchiaino. 

Nel 1952, quando è iniziato il suo regno, è stato inventato il primo cavo in fibra ottica ed è stato brevettato l’airbag. Settant’anni dopo, Elisabetta II ci ha lasciati sulla soglia del metaverso. 

Di sette decadi ricche di innovazioni, e di rivoluzioni tecnologiche, la regina d’Inghilterra non è mai stata una semplice spettatrice. Spesso, invece, è stata una protagonista, più di quanto si possa immaginare. 

Il 26 marzo del 1976, per esempio, durante una visita alla Royal Signals and Radar Establishment, una base militare di Malvern, nel Regno Unito, Elisabetta ha inviato la sua prima mail usando la rete di Arpanet, antesignana del web che conosciamo e utilizziamo oggi. Per l’occasione, era stato creato anche il suo account: HME2, vale a dire “Her Majesty, Elizabeth II”. 

“Tutto quello che ha dovuto fare è stato premere una serie di bottoni” ha raccontato Peter Kirstein, l’uomo che ha avuto il privilegio di assistere la Regina nel 1976. 

Pochi tasti, ma significativi, come quelli spinti da Elisabetta nell’ottobre del 2014, quando ha pubblicato il suo primo tweet dal Museo delle Scienze di Londra. 

Sempre su Twitter, la Regina è stata data per morta diverse volte. Nel 2015 per la svista di un giornalista della Bbc. Un anno dopo per colpa di un tweet di un falso account dell’emittente britannica, diventato virale. Su Twitter, ironia della sorte, il figlio Carlo, ora re, ha comunicato ufficialmente la scomparsa della madre. 

Proprio a lei si deve la presenza della famiglia reale su internet: nel 1997 la Regina ha battezzato il sito della monarchia inglese che ora ‘veste’ a lutto. “Queen Elizabeth II, 1926-2022” si legge in bianco, sullo sfondo nero, con sotto una foto d’epoca di Elisabetta, con corona e scettro. 

Ma le prime volte tech non si fermano qui: nel 2006 i suoi auguri di Natale sono diventati un podcast disponibile su iTunes; nel 2010 la regina ha aperto un account Facebook e nel 2011 è arrivato quello Instagram; nel 2012, per i suoi 50 anni di regno, ha pensato a delle celebrazioni in 3D. 

I sudditi la ricorderanno per la compostezza e la solennità, per la composta disciplina che attingeva al motto reale “never complain, never explain”. Gli utenti di internet, e dei social, la rimpiangeranno per il modo in cui è stata al gioco. 

Indimenticabile, a tal proposito, il video del 2012 ideato per l’inaugurazione dei Giochi Olimpici di Londra. “James Bond and the Queen”: quando aveva già 86 anni, la Regina d’Inghilterra si fingeva agente segreta insieme all’attore Daniel Craig.  

Nel giorno della sua morte, poche ore dopo l’annuncio, il cordoglio social non è quello a cui siamo abituati quando un personaggio illustre viene a mancare. I meme sulla Regina continuano a circolare e probabilmente lo faranno ancora per diverso tempo. Immortali come quello più popolare, un omaggio alla sua longevità. 

"Internet ricorderà la regina Elisabetta II attraverso i meme - scrive Wired Uk -. Quando li creiamo e li condividiamo, stiamo affrontando la nostra stessa incertezza e stiamo riflettendo su un mondo che cambia".

Dal pillbox alla cloche, tutti i cappelli della regina Elisabetta. La Repubblica il 21 aprile 2022. 

Never without, mai senza. Il cappello, per le occasioni in esterno, era la corona della Regina Elisabetta che in settant'anni di regno ha sfoggiato tantissimi modelli: più o meno aderenti al capo, simil fermagli dalle applicazioni voluminose, cuffie, caschi, turbanti, fedora dalle falde larghe, cilindri che si sviluppano in altezza e perfino cappelli che imitano sformati di maiale tipici della gastronomia british. Quando in tinta unita, quando spezzati da velette, decorazioni di piume o cristalli, gli hats di Sua Maestà saranno ricordati come inimitabile divertimento per gli occhi, eccesso aristocratico dall'incredibile gusto e dall'abbinamento impeccabile con il resto del look. Alessandra D'Acunto il 21 Aprile 2022

1961, Elisabetta deve compiere 35 anni. In visita in Bangladesh, il suo copricapo è bordato da grandi rose, che si direbbero saldate direttamente ai capelli.

Nello stesso anno, il Royal Tour di Elisabetta e del consorte Principe Filippo fa tappa a Roma. Her Majesty opta per un tailleur rosa pastello. Prima regola per i suoi cappelli, sono sempre abbinati al soprabito, come nel caso di questa calotta tinta unita.

Belfast, 1966. Tra le spille o tra i capelli, l'elemento floreale manca raramente dai look regali di Elisabetta. Ne è esempio la raffinatissima composizione che corona il suo capo, in un richiamo di colori perfetto con cappotto leggero e abito che si intravede al di sotto. 

Un altro cappello senza visiera per la giovane Elisabetta, ritratta in foto con l'unica figlia femmina, la principessa Anna. È un'estate del 1969, in Norvegia, e la Regina indossa un Pillbox hat, nella sua fortunata versione con fiocco ricamato sul dorso. Negli stessi anni, oltreoceano, anche Jackie Kennedy porta il copricapo a tamburello, più tardi amato da tante altre icone di eleganza, da Diana a Carolina di Monaco.

Ci spostiamo in Kenya, 1972. Toni del verde per Elisabetta, che siede tra l'allora presidente Jomo Kenyatta e moglie. Il casco della Regina è quasi una cuffia che asseconda l'ovale del viso. A vestire le braccia lasciate scoperte dal tubino ci pensano dei guanti bianchi, in richiamo agli accessori di perle. Impeccabile.

SI chiama Halo il cappello in testa alla Regina, in giallo per le celebrazioni delle sue nozze d'argento alle Seychelles, nel 1972. La caratteristica della falda, ampia e rigida, è all'origine del nome di tale copricapo, che sembra formare un'aureola (in inglese halo) attorno al volto.

1981, la Regina sfoglia il programma dei Badminton Horse Trials, competizione equestre cui si appresta ad assistere. Chissà che con la scelta dei toni del marrone non voglia fare riferimento al manto di alcuni cavalli. Certamente, il cappello selezionato, che si sviluppa piuttosto verso il basso con una "coda" in fettucce di stoffa, non dà nell'occhio né intralcia la vista tra gli spalti.

Una cascata di rametti e petali delicati orna lateralmente il cappello scelto da Sua Maestà nel 1984, in Giordania.

È una creazione di Philip Somerville, modista caro alla casa reale britannica, da Elisabetta a Lady D a Kate Middleton. Ancora un pillbox hat, la cui spettacolarità si gioca stavolta tutta sul retro, una sorta di conchiglia decorata di viole al suo interno. Le stesse che compongono la fantasia dell'abito indossato dalla Regina, a Singapore, alla fine degli anni Ottanta.

Il cappello con parte centrale perfettamente tonda e falda piatta si chiama Boater hat. All'inizio degli anni Novanta la Regina ne indossa un modello porpora a righe.

Una calotta sorbetto completa il delizioso look dalle nuance pesca di Elisabetta II, che in visita negli Stati Uniti veste un abito del suo designer Hardy Amies. 

Arancione più scuro ma non meno sgargiante per il viaggio di Elisabetta in Giamaica per suoi cinquant'anni al trono, nel 2002. E pensare che la Regina aveva da poco dismesso gli abiti da lutto per la perdita della più giovane sorella Margaret. Un'inconfondibile cloche vela il suo capo.

La firma di Philip Somerville è riconoscibile anche nel cappello multistrato indosso alla Regina nel 2004, durante la cerimonia in cui ha nominato ufficialmente l'allora più grande transatlantico al mondo Queen Mary 2. Lo sfumare dal viola al fucsia del cappello accompagna naturalmente lo sguardo verso il cappotto, in una lezione di stile senza pari. 

Un cappello scultura, quello posato con eleganza sul capo di Elisabetta in occasione del 150esimo anniversario del corpo dei cadetti del prestigioso Eton College, nel 2010. Il total look glicine è spezzato dalla piuma salvia, all'altezza della fronte, che asseconda il movimento diagonale ed ascendente tipico dello Stovepipe hat.

Un giubileo di diamante si celebra con abiti e accessori nelle stesse sfaccettate sfumature della pietra preziosa. Lo insegna Elisabetta II che nel 2012 ha festeggiato sessant'anni di trono con quattro giorni di celebrazioni e una carrellata di impeccabili tenute regali. Il cappello in foto è un Pork Pie hat, la cui parte superiore imita cioè la ricetta tradizionale british dello sformato di maiale. Strano addosso a una regina ma vero. 

Della stessa tipologia è il cappello scelto dalla Regina per un evento più recente e altrettanto osservato da tutto il mondo: il matrimonio del Principe Harry e Meghan Markle. Una creazione di Angela Kelly, che ha l'onore di curarsi personalmente dello stile di Sua Maestà da quasi vent'anni. Il tweed in seta è lo stesso del cappotto lime e prende vita con un'applicazione in piume viola (come quelle che si intravedono sull'abito) e cristalli.

Difficile capire su quale cappello soffermare prima l'attenzione. I Duchi di Sussex sono sposini e si ritrovano, con la Regina, all'Ippodromo di Ascot. Se Meghan stupisce con l'originalità del suo modello da cocktail (di Philip Treacy), Elisabetta regna sovrana nella palette di colori, questa volta nel binomio turchese e giallo, e con cappelli che puntano in alto.

Per il garden party a Buckingham Palace del 2018, Queen Elizabeth ha optato per l'azzurro, dall'abito al fedora bicolor. A un occhio attento non sfuggirà che il contrasto delle tonalità di blu del cappello è lo stesso della piuma di pavone, appuntata al lato.

Velluto e pompon sul cappello viola della Regina, che all'inizio del 2020 presenziava a un evento istituzionale, legato alle strutture ospedaliere britanniche, vestendo uno dei colori più portato alla ribalta dalle passerelle del pret-à-porter. 

A fine marzo 2021 Elisabetta II ha visitato il memoriale delle forze di aviazione australiane in Inghilterra. La Regina si è divertita fino in tarda età a mantenere intatta la freschezza dei suoi look, soprattutto in primavera, con colori e bouquet intonati alla stagione. 

Libri di storia e i gialli di Agatha Christie: ecco le letture preferite della regina Elisabetta. Redazione cultura su La Repubblica l'8 Settembre 2022. 

I romanzi di Agatha Christie. A chiunque abbia avuto la possibilità di chiederglielo, Elisabetta II ha risposto sempre allo stesso modo. I suoi libri preferiti sono i gialli della grande scrittrice britannica, raccolti in uno scaffale della splendida libreria di Windsor, ricca di volumi antichissimi, una delle stanze più care alla regina d’Inghilterra.  

Nella sua autobiografia, Agatha Christie raccontò nei minimi dettagli una cena a Buckingham Palace, a cui era stata invitata personalmente da Elisabetta II: “Fu una delle esperienze più eccitanti della mia vita” scrisse. Nacque un’amicizia tanto che la regina volle fortemente che alla grande scrittrice venisse conferita prima l’onorificenza di Commendatore nel 1956, e poi quella di Dama dell’Ordine dell’Impero Britannico nel 1971.

Non c’è dubbio che Elisabetta II abbia letto i tanti, tantissimi libri, che le sono stati dedicati in settant’anni, il regno più lungo della storia della corona britannica. C’è quello dedicato ai gioielli, The Queen’s Diamond, pubblicato dal Royal Collection Trust con l’autorizzazione della sovrana con un lungo excursus attraverso i preziosi delle regine che l'hanno preceduta: la regina Adelaide, Vittoria, Alexandra, Mary, Elisabetta. Oppure l’ultimo in ordine di uscita, pubblicato sempre dal Royal Collection Trust, intitolato The Queen, 70 glorious years, stampato per il giubileo di Platino. Il volume ripercorre le tappe salienti della vita di Elisabetta vista come regina, certo, ma soprattutto come madre, moglie, nonna.

E certo non sarà dispiaciuto alla sovrana leggere “Elizabeth The Queen” scritta un paio di anni fa dalla giornalista americana Sally Bedell Smith. Ben 635 pagine nelle quali si racconta la vita della donna che ha cambiato il volto della Gran Bretagna e del Commonwealth. Una donna, scrive Badell Smith, che ha “dedicato l’intera vita, lunga o corta che sia, al servizio del suo popolo”.

Divertente, ironico e probabilmente apprezzato a corte malgrado la tagliente ironia, infine,  anche il romanzo di Alan Bennett La sovrana lettrice che immagina la regina nella biblioteca del distretto di Westminster che scopre classici come Anna Karenina e da quel momento non può più fare a meno di leggere.

Da Balmoral a Windsor, le residenze più amate e i (tanti) viaggi nel mondo della regina Elisabetta II. La Repubblica l'8 Settembre 2022.

E' il regale che in assoluto ha viaggiato di più nel mondo, dalla sua ascesa al trono nel 1952. Spostandosi spesso anche tra i castelli e gli edifici di cui dispone la Corona inglese

Il regno di Elisabetta II è fatto di Storia e anche di viaggi e di luoghi, di incontri al vertice e di residenze incantevoli. È il reale che ha viaggiato di più in assoluto nella storia, e la mappa dei castelli e delle magioni di cui dispone è sovrapponibile a quella delle fiabe. Solo per citare quella che tradizionalmente occupa d'estate - e a quanto si dice la sua preferita, il castello di Balmoral in Scozia è una costruzione immersa nella Storia dell'Inghilterra, ed è il luogo dove Elisabetta ha ricevuto la nuova premier inglese Liz Truss per la cerimonia del baciamano. Gli altri palazzi e le meravigliose "estate" nella disponibilità della regina sono ovviamente Buckingham Palace a Westminster, il luogo per eccellenza della Corona. Con 775 stanze di cui 19 per l'attività di Stato, 92 uffici e 52 camere da letto, è visitabile dai turisti in alcuni periodi dell'anno.

Il castello dell'infanzia

La residenza "fuoriporta" è l'altrettanto noto castello di Windsor, dove Elisabetta si è rifugiata con la sorella Margaret durante la Seconda Guerra Mondiale. Ha mille stanze, non per modo di dire, ma proprio come numero effettivo. Come Buckingham, è un edificio che appartiene alla Corona, mentre ad esempio la residenza di Sandrigham, che viene impiegata soprattutto nelle festività natalizie, appartiene direttamente ad Elisabetta II. Tra le altre magioni c'è il palazzo di Holyrood in Scozia, la residenza ufficiale, un ex monastero risalente al 1128, e poi il "punto d'appoggio" in Irlanda, il castello di Hillsborough del 1770.

Elisabetta II, una vita straordinaria

di Antonello Guerrera, Produzione Gedi Visual, Paola Cipriani, Valeria D'Angelo, Simona Bolognesi08 Settembre 2022

Quando non occupa una delle sue residenze, la regina d'Inghilterra viaggia, e viaggia molto attraverso i Continenti, visitando paesi che un tempo obbedivano alla Corona inglese e non solo. Dall'età di 50 anni, Elisabetta II ha compiuto decine e decine di vaggi ufficiali, con diverse visite in luoghi mai toccati prima dai reali d'Inghilterra. La Regina viaggia senza passaporto, anche sugli aerei British Airways, anche se per diversi anni ha utilizzato insieme al principe Filippo lo yacht reale HMY Britannia, spingendosi fino in Oceania e ai Caraibi.

In tutta Europa

Dalla sua ascesa al trono nel 1952, la maggior parte delle visite Elisabetta le ha fatte in Canada, paese membro del Commonwealth. Nel 1979 Elisabetta ha viaggiato in lungo e in largo per il Medio Oriente, toccando l'Arabia Saudita, il Kuwait, gli Emirati Arabi e l'Oman anche se non si trattava di viaggi di Stato. Elisabetta II ha incontrato 14 diversi presidenti degli Stati Uniti. Ma la mappa dei viaggi della Regina è lunghissima. E' stata in Italia quattro volte: nel 1961 (presidente Gronchi), nel 1980 (Pertini), nel 2000 (Ciampi) e nel 2014 (Napolitano).  E poi, in ogni paese d'Europa e in gran parte dell'Asia e del Sudamerica, in Africa negli anni 60, in Russia, e naturalmente in Vaticano durante le quattro visite italiane. Un giro del mondo regale per una donna amata in tutto il pianeta, sovrana anche delle cronache che ne hanno immortalato le distanze percorse.

Elton John rende omaggio in concerto alla Regina Elisabetta. La Repubblica il 9 Settembre 2022. 

Nel secondo dei due concerti di Toronto il cantautore inglese ha cantato in memoria della sovrana il brano 'Don't let the sun go down on me'

Elton John ha reso omaggio alla regina Elisabetta II nel suo ultimo spettacolo al Rogers Centre di Toronto, in Canada, che si è tenuto l'8 settembre. Il musicista inglese ha anche spiegato che è stato ispirato dalla regina ed è triste che se ne sia andata: “Ha guidato il paese attraverso alcuni dei nostri momenti più grandi e bui con grazia, decenza e genuina cura”, ha detto John. “Ho 75 anni e lei è stata con me per tutta la vita. Mi rattrista sapere che non sarà più con me, ma sono contento che riposi in pace”, ha concluso, “se lo merita, ha lavorato duramente”. Il cantautore ha quindi eseguito il suo brano del 1974 Don’t let the sun go down on me. 

La regina, morta giovedì 8 settembre nella sua residenza estiva in Scozia a 96 anni, nominò cavaliere John nel 1998, un anno dopo la morte della sua amica principessa Diana. Il principe Carlo lo ha invece insignito, l’anno scorso, membro dell'Ordine dei Compagni d’Onore. Il concerto dell'omaggio di John alla regina è stato il secondo di due serate in programma a  Toronto e parte del suo tour d’addio alle scene con il titolo Farewell yellow brick road.

La regina Elisabetta in musica: da 'God save the queen' dei Sex pistols a 'The queen is dead' degli Smiths. Giovanni Gagliardi su La Repubblica l'8 Settembre 2022.  

Il regno della sovrana è stato caratterizzato da uno stretto legame con il mondo della musica: da quando conferì il titolo di baronetti ai Beatles (suscitando anche polemiche) fino all'acquisto dei diritti d'autore di oltre 24mila brani

Un'icona pop con una resistenza da rockstar. L'immagine della regina Elisabetta II rimarrà per sempre intrecciata a tutti i fenomeni culturali che hanno segnato gli oltre settant'anni di storia mondiale, durante i quali è stata saldamente sul trono d'Inghilterra. Ma fra tutte le sette arti, forse è la musica quella con cui la monarca ha avuto un rapporto più profondo, da quando il 26 ottobre del 1965, i Beatles ricevettero uno dei più importanti onori inglesi, il titolo di Baronetti dell'Ordine dell'Impero Britannico. Un evento che fece scandalo, ma la lista negli anni si è allungata con star come Ed Sheeran, Adele e Sting.

E che la musica fosse una delle passioni della sovrana non è mai stato un mistero: lo scorso anno ha fatto scalpore la notizia dell'acquisto dei diritti d'autore di oltre 24mila brani da parte della regina attraverso un fondo di investimento. Inoltre, spesso nel cortile di Buckingham Palace, a Londra, sono risuonate le note di grandi hit suonate dalla guardia reale, come Bohemian rhapsody dei Queen o I'd do anything for love (But I won't do that) di Meat Loaf. Il rapporto di Sua maestà con il mondo della musica, però, è stato altalenante nel corso degli anni, e a volte Elisabetta è anche finita in alcuni brani molto dissacranti, come nel caso del classico dei Sex Pistols, God save the queen o nella ancora più dura The queen is dead degli Smiths.

I (tanti) baronetti della musica

Il 26 ottobre 1965 Elisabetta non aveva ancora 40 anni anni e decise di insignire del titolo di baronetti quattro ragazzi di Liverpool poco più che ventenni. Erano i Beatles, che ricevettero direttamente dalla regina l'onorificenza. All'epoca quel gesto regale fu uno scandalo per gli altri detentori. La notizia scatenò l'ira di molti, tanto che alcuni membri restituirono il titolo; non solo, a peggiorare la situazione durante la conferenza stampa che seguì la cerimonia, John Lennon ammise che poco prima della cerimonia si erano fatti una canna nei bagni di Buckingham Palace. Gli altri smentiranno più volte l'aneddoto e Lennon restituirà il titolo nel '69 in polemica con l'appoggio inglese alla guerra in Vietnam. Ma non fu che l'inizio.

Il 7 dicembre 2017 Ed Sheeran è stato tra gli ultimi a ricevere la prestigiosa onorificenza britannica del MBE, Member of British Empire, per i suoi servizi alla musica. Ad appuntare la medaglia al petto del cantante 26enne è stato Carlo d'Inghilterra, Principe del Galles. "Mio nonno era un monarchico convinto - disse il cantante - è morto esattamente quattro anni fa, e penso che sarebbe stato fiero di me". In precedenza il titolo era stato conferito anche a David Bowie e Paul Weller che però avevano preferito declinare la proposta. Ma molti altri hanno accettato

Cliff Richard, considerato il cantante più popolare del Regno Unito, è ufficiale dell'Ordine dal 1980 e Cavaliere dal 1995. Elton John venne insignito Cavaliere di Gran Croce (GBE) dalla Regina d'Inghilterra il 24 febbraio 1998.

Il cantante e attore gallese Tom Jones è stato insignito dell'onorificenza di Ufficiale dell'ordine dell'Impero Britannico (OBE) il 31 dicembre 1998 e nel 2005 di quella di Cavaliere. Mick Jagger è stato insignito del titolo di Cavaliere il 12 dicembre 2003. La sua decisione di accettare l'onorificenza di Buckingham Palace è stato motivo di critica da parte del chitarrista dei Rolling Stones Keith Richards.

Il chitarrista e cantante storico dei Pink Floyd Dave Gilmour è stato nominato Commendatore dell'Ordine dell'Impero Britannico (CBE) nel 2003. Sting, ex leader dei Police, è stato nominato Cavaliere dalla regina Elisabetta nel 2003.

Rod Stewart è stato nominato nel 2007 Commendatore dell'Ordine dell'Impero Britannico e nel 2016 ha ottenuto il titolo di Sir dalla regina Elisabetta. La cantante Kate Bush è stata insignita Commendatrice dell'Ordine dell'Impero Britannico, CBE, il 28  dicembre 2012. La popstar Adele è stata insignita della prestigiosa onorificenza britannica dell'MBE, Member ff British Empire, nel dicembre 2013.

La regina nelle canzoni

Tutto il regno di Elisabetta è stato contrassegnato da un rapporto di amore e odio con il mondo della musica. Un eccezionale inglese d'adozione, il mancino di Seattle Jimi Hendrix, nel 1970 fece alzare in piedi il pubblico dell'Isola di Wight sulle note dell'inno God save the queen. Che sfumava nella Sgt. Pepper's dei Beatles. Ma il rock britannico degli anni Settanta avrà un'altra regina: Freddie Mercury, suddito della corona di Zanzibar, leader dei Queen, interprete di una graffiante Killer queen e imitatore con tanto di testa coronata.

Di tutt'altra portata l'attacco alla Union Jack perpetrato il 27 maggio del 1977 dai Sex Pistols con il loro secondo singolo, God save the queen, brano poi successivamente incluso nel loro album di debutto (nonché unico vero e proprio disco pubblicato dalla punk band britannica: Never mind the bollocks, che sarebbe giunto poi nel mese di ottobre del medesimo anno. Il brano è un attacco alla monarchia e alla figura (sfregiata) della regina Elisabetta II - già a partire dalla copertina del singolo, opera di Jamie Reid e divenuta una vera icona pop. "Dio salvi la Regina / e il regime fascista/ Hanno fatto di te un deficiente / una potenziale bomba H". La Regina incassò senza scomporsi. Sempre restando dalle parti del punk, ancora più duri (e volgari) furono gli Exploited con la loro Royalty.

Una canzone più politica e disperata fu quella degli Housemartins con la loro Flag day: "Prova a scuotere una scatola davanti alla regina / Perché la sua borsa è grassa e le cuciture scoppiano / È una perdita di tempo se capisci cosa significa".

Più divertente e satirica la canzone di Leon Rosselson, On her silver jubilee, parla della promessa di una nuova alba dopo la sua incoronazione nel 1953 confrontandola con la realtà logora del giubileo d'argento nel 1977: "E non si è mai occupata dell'Agenzia delle Entrate/ Anche se è regalmente ricompensata per le cose che non fa", cantava.

Più concettuali i Primal Scream con Insect royalty. Intrecciate su ritmi inquietanti e dubby, le ripetizioni di Bobby Gillespie parlano di "insetti reali che vivono dentro di me". Una metafora, forse, dell'impotenza di essere nati in un Paese ancora governato dalla linea di sangue piuttosto che dal merito.

Billy Bragg con la sua Rule nor reason vede la sovrana come una figura tragica più che odiosa: "La regina sul suo trono suona i dischi di Shirley Bassey quando è da sola / E guarda fuori dalla finestra e piange", cantava su fisarmoniche lugubri.

I baronetti Beatles, con la traccia-fantasma inserita da Paul McCartney a chiusura di Abbey Road hanno intonato una delle poche canzoni nella cultura popolare che fa riferimento alla regina in un modo che va dal neutro al positivo. Qui, sua maestà è una "bella ragazza" anche se "non ha molto da dire".

Un breve e dolce interludio di un minuto sull'omonimo lp di debutto degli Stone Roses, Elizabeth my dear offre un tagliente ritornello in filastrocca sulle note dello standard inglese Scarborough fair: "Non mi fermerò finché non avrà perso il trono / Il mio scopo è vero / Il mio messaggio è chiaro / Sono tende per te Elizabeth mia cara".

I Manic Street Preachers con la loro Repeat (Stars and stripes) prendono di mira la monarchia e il suo potere tramandato e si lanciano in un assalto feroce. "L'ho già visto accadere prima/ Questo è un messaggio dall'Inghilterra occupata", inizia prima di esplodere in una chiamata alle armi: "Ripeti dopo di me, 'Fuck queen and country'".

Nel 1986 tornerà sul pezzo il signor Morrissey da Manchester, frontman degli Smiths, che con la monarchia inglese non è mai stato tenero, al punto da definirla "contro ogni nozione di democrazia". Una canzone e un album con lo stesso provocatorio titolo: "The Queen is dead", la regina è morta e suggeriva per la sovrana inglese la stessa fine di Maria Antonietta. "Mi dispiace davvero, ma sembra una cosa meravigliosa", cantava. Ma nulla di tutto questo ha però compromesso la popolarità della regina. Come hanno dimostrato i festeggiamenti per il giubileo.

Il giubileo di platino

Il 4 giugno di quest'anno una parata di star, un grande show di luci e le evoluzioni dei droni hanno entusiasmato la folla assiepata davanti a Buckingham Palace per celebrare gli storici 70 anni di regno della Regina. I Queen, Alicia Keys, Andrea Bocelli, i Duran Duran, Elton John, Diana Ross, Rod Stewart e molti altri avevano sfilato sul palco per lo spettacolo che chiudeva la terza e penultima giornata dei festeggiamenti del Giubileo di platino.

A sorpresa, la regina Elisabetta II aveva aperto il concerto comparendo in video con l'orso Paddington, l'amato personaggio della letteratura inglese per bambini creato da Michael Bond. Non era stata la sua prima volta in versione "attrice": per le Olimpiadi del 2012 la sovrana aveva interpretato se stessa come se fosse la protagonista di un film di 007. Prima scortata da Daniel Craig, alias James Bond, a Buckingham Palace e poi in versione paracadutista sopra lo stadio in cui si tenne la cerimonia di inaugurazione dei Giochi.

Nella sequenza con Paddington, l'orso offriva il suo tipico sandwich alla marmellata, ma la regina rifiutava dicendo di averne uno nella borsetta nera, pronto per ogni evenienza. Subito dopo, un maggiordomo avvisava la monarca che all'esterno era tutto pronto per la festa.

"Buon Giubileo, signora. E grazie. Di tutto" diceva l'orso Paddington. Sua Maestà rispondeva con un sorriso: "Lei è molto gentile". Poi i due usano un cucchiaino d'argento sui loro piattini da tè per battere il tempo del brano dei Queen We will rock you che aveva aperto il concerto del Giubileo davanti a Buckingham Palace. Ma non era la prima volta che brani rock risuonavano nel cortile del Palazzo.

Il rock a Buckingham Palace

Molti sono stati gli omaggi tributati a Meat Loaf, scomparso agli inizi di gennaio 2022 la scorsa settimana alla età di 74 anni. Uno dei più originali ed inaspettati è stato indubbiamente quello

rivoltogli dalla banda della

Quest'anno la guardia della regina britannica Elisabetta II ha eseguito una versione di I'd Do Anything for love (But I won't do that) dell'americano Meat Loaf, per rendere omaggio al musicista scomparso agli inizi di gennaio 2022

Lo scorso 7 gennaio, la banda ha accompagnato il celebre momento del cambio della guardia intonando come sottofondo la rivisitazione in chiave classica di Bohemian rhapsody dei Queen con grande sorpresa per tutti i turisti che in quel momento si erano riuniti davanti al cortile centrale del palazzo.

In passato la banda aveva eseguito un brano degli Abba Dancing queen (riferimento alla Regina Elisabetta) e, in occasione della morte di Aretha Franklin, aveva eseguito uno dei brani più famosi della grande cantante: Respect.

La playlist di Elisabetta

In occasione del suo compleanno, nel 2018 la regina ha permesso ai suoi sudditi e al mondo di dare uno sguardo più ravvicinato sui suoi gusti musicali. Elisabetta diede la lista delle sue 10 canzoni preferite alla Bbc, che dedicò un intero programma al suo rapporto con la musica, Our queen: 90 musical years. Nella lista c'era un po' di tutto, con una propensione particolare per i musical come Oklahoma e Annie Get. "La regina è una ballerina provetta, piena di ritmo", disse a proposito la cugina Lady Elizabeth Anson alla Bbc.

1. Oklahoma di Howard Keel (1947)

2. Anything you can do (Annie get your gun) di Dolores Gray (1948)

3. Sing di Gary Barlow & The Commonwealth Band featuring Military Wives (2012)

4. Cheek to cheek di Fred Astaire (1935)

5. The white cliffs of dover di Vera Lynn (1942)

6. Leaning on a lamp post di George Formby (1937)

7. Praise, my soul, the king of heaven (Inno) (sec. XIX)

8. The Lord is my shepherd (Inno) (sec. XIX)

9. Medley di Lester Lanin (1958)

10. Regimental coldstream march di Milanollo (1845)

La regina e il business della musica

Ma la musica, per Elisabetta II è stato anche business. Lo scorso anno ha fatto il giro del mondo la notizia della regina d'Inghilterra principale acquirente dei diritti d'autore di un nutritissimo catalogo composto da oltre 24mila brani, in cui spiccano alcuni tra i successi planetari degli ultimi quarant'anni con autori e interpreti come Beyoncé (Put a ring on it), Bruce Springsteen, Rihanna (Umbrella), Elton John, Guns N' Roses, Bon Jovi (Living on a prayer), Eurythmics (Sweet dream), Justin Timberlake e la famosissima All I want for Christmas di Mariah Carey. Brani che fruttano ogni anno centinaia di milioni di sterline per ogni "click".

La sovrana ha acquisito i diritti d'autore sulla canzoni attraverso il Fondo di investimento della Chiesa anglicana, CCLA Investment Management, governato di fatto da lei. Socio nell'affare un altro insospettabile appassionato di musica ma soprattutto di investimenti: Justin Welby, di professione arcivescovo di Canterbury, uno dei principali azionisti di Hipgnosis Songs Fund, fondo che gestisce le royalties di un enorme catalogo. A suggerire l'investimento sarebbe stato Merck Mercuriadis, uno dei più famosi dirigenti e imprenditori dell'industria musicale canadese-americana oltre che fondatore della stessa Hipgnosis.

La regina Elisabetta e il Baronetto Gianfranco Zola: "Mi disse che ero il calciatore italiano più forte e volai sulla luna". Mario Frongia su La Repubblica il 9 Settembre 2022. 

L'attaccante è stato un simbolo del Chelsea. Fu nominato Sir da Elisabetta II per il fair-play in campo, l'impegno sociale e la vicinanza ai malati. "Padroneggiava tutto e tutti, aveva un'eleganza inarrivabile"

Due foto a colori. Solenni e uniche. Un flash che accomuna sport, passione, nobiltà. Una sta sulla mensola del camino nella casa di Chislehurst, Sud di Londra. Poco distante da altri cimeli, dalla storica maglia 25 ritirata dal Chelsea, alla 10 del Napoli lasciatagli da Diego Armando Maradona. L'altra, incorniciata al fianco dell'immagine che lo ritrae mentre incontra Papa Woytila, è nello studio della residenza di Puntaldia, costa orientale della Sardegna, a 30 chilometri da Olbia. Gianfranco Zola e la Regina Elisabetta sorridono. Sono ritratti a Villa Wolkonsky, ambasciata britannica a Roma. Novembre 2004 The queen nomina Magic box, come l'avevano battezzato i fan inglesi, Member of the British empire. Con l'ambasciatore Ivor Roberts alla cena di gala c'è anche Sua maestà. "Ne ho un ricordo indelebile. Mostrava un portamento sublime, capivi che padroneggiava tutti e tutto. Quando me la presentarono mi disse: "The great italian footballer!. Ero sulla luna, non mi aspettavo il riconoscimento, né la sua presenza".

Zola: "La regina Elisabetta aveva un'eleganza inarrivabile"

Zola è alle prese con decine di chiamate dalla capitale inglese. La scomparsa della monarca è già storia senza confini. "Mi chiedono quale fosse la sua caratteristica principale. Nelle movenze era inarrivabile. Una signora splendida, mai banale, informata su qualsiasi argomento. Sussurrava, ti inchiodava con lo sguardo. Aveva un garbo unico". Lady Franca conferma: "All'ambasciata, con i pochi amici che ci hanno potuto accompagnare, eravamo tutti tesi e in grande imbarazzo, la cerimonia è stata davvero solenne. Ma ricordo che tra una portata e l'altra la Regina prese il rossetto dalla borsetta e con nonchalance si diede una ravvivata. Noi - spiega la moglie dell'ex fantasista anche di Corrasi, Nuorese, Torres, Napoli, Parma e Cagliari - eravamo praticamente imbalsamati, con il terrore di fare anche la minima mossa sbagliata!".

Zola Baronetto, è stato un simbolo del Chelsea e del fair-play

Baronetto, unico italiano, per le magie in Premier ma anche, come recita la pergamena dell'onorificenza, Per essere stato "Il giocatore straniero più duraturo nella storia del Chelsea, un eccellente ambasciatore del calcio e il modello ideale per i giovani fans". E ancora: "La passione che Zola ha per il calcio è unita ai più alti standard di comportamento. Durante il periodo trascorso in Inghilterra, è stato un attivo sostenitore di iniziative di beneficenza, suscitando, ad esempio, ampia ammirazione quando dedicò il gol decisivo nella vittoria di Coppa inglese a un ragazzo malato terminale, che aveva visitato in ospedale". Gianfranco riannoda i fili. "Mi sentivo sulla luna per la nomina. E su quel gol la Regina mi chiese un parere. Mi ascoltò con attenzione e con un riguardo indimenticabile".

Zola mette a fuoco anche il carisma, il ruolo e la forza morale che The queen trasmetteva ai compagni di squadra. "Chiunque, inglesi e stranieri, sia stato con me nei sette anni che ho trascorso al Chelsea, capiva subito lo straordinario magnetismo che aveva con i sudditi. Se ne va, in un momento particolare, dopo il Covid e con la guerra in corso, una leader che godeva di un rispetto speciale. Dalle parole di Terry, Wise e Lampard si coglieva una devozione particolare".

Zola e la regina, una serata indimenticabile

A fiutare nel quaderno dei ricordi, Gianfranco Zola mette a fuoco anche una serata di beneficienza a Windsor: "C'era il principe Carlo, adesso sul trono della Gran Bretagna, che ci chiese con competenza informazioni sul campionato. Ma la Regina alla fine non prese parte all'evento. Un dettaglio? Mi cadde per terra una forchetta, prima che un valletto la raccogliesse passai alcuni minuti in preda al terrore!". Dagli anni favolosi nella capitale inglese al presente. "Quando nei giorni scorsi l'ho vista in tv nell'accogliere a Balmoral, e non nella residenza della capitale, la primo ministro Liz Truss, ho capito che la sua salute stesse cedendo".

Zola: "Un enorme privilegio aver incontrato la regina"

Un filo verde che si apre dalle foto della cerimonia di diciotto anni fa. Ma non solo. In cassaforte, nella villa di casa Zola a Londra, c'è anche la medaglia brunita dal fiocchetto rosso fiamma consegnata da Elisabetta II e sir Roberts all'allora capitano del Cagliari. Che chiosa: "Un momento della mia carriera indimenticabile. Come il senso di responsabilità mostrato ai grandi del mondo dalla Regina". Infine, il messaggio su twitter: "Riposa in pace, sua Maestà. Averla incontrata a Roma - scrive Zola in inglese - è stato uno dei più grandi privilegi della mia vita".

Londra, lo stadio del West Ham intona "God Save the Queen" per la morte della regina Elisabetta

Addio Elisabetta II, regina (anche) di stile. La Repubblica l'8 Settembre 2022. 

La defunta sovrana sapeva cosa indossare, e come farlo. Perfettamente consapevole di quanto l’abito giusto potesse “parlare” ai suoi sudditi, non ha mai sbagliato un colpo, dimostrando come si potessero unire regole del protocollo e gusti personali

La prima cosa da tenere bene a mente del rapporto tra la Regina Elisabetta e la moda è che ogni sua scelta era dettata da ragioni precise. E che l’ultima parola spettava, comunque, sempre a lei. Certo, dietro il suo sterminato (per forza di cose) guardaroba c’era un team che arrivava anche a toccare quota 20 persone nei momenti più impegnativi dell’anno, ma l’ultimo sì che contava era il suo, e ammettiamolo: non ha mai sbagliato un colpo.  

Persino Karl Lagerfeld, uno che no ha mai avuto scrupoli a dire ciò che pensava, la indicava come un emblema di eleganza e coerenza, e a ragione: difficilmente, una volta scelto modello e materiale per una mise, la Regina cambiava idea; lo ha spiegato in un libro qualche anno fa Angela Kelly, sua personal dresser di lunga data, e l’affermazione trova conferma anche in tutti gli altri sarti che hanno avuto il privilegio di vestirla. Elisabetta sapeva sempre cosa fosse giusto indossare e sceglieva di conseguenza, con un occhio alla praticità e al gusto personale.  

Qualche esempio? Era consapevole di quanto fosse importante per i sudditi accorsi a qualche evento pubblico poterla vedere anche da lontano, quindi ha sempre prediletto i colori accesi e i look monocromatici, per essere sicura di stagliarsi fra la folla; stesso discorso per i cappelli (qui entra in gioco anche il suo DNA britannico), usati con tecniche degni dei migliori strateghi. Mai tesa troppo larga, modelli dai contorni netti e - nel caso di incontri con persone ipovedenti -, decorati in modo più marcato del solito. Per la stessa ragione, nei giorni di pioggia, gli ombrelli usati erano solo trasparenti, così da non nasconderle il volto: unica concessione allo stile, l’orlo in coordinato al vestito. La lunghezza delle gonne per il giorno si fermava sotto il ginocchio, per la sera scendeva o a metà polpaccio o fino a terra. Vietati i modelli troppo stretti o fastosi: Elisabetta voleva evitare di inciampare per le scale o di trovarsi a dover gestire “montagne” di tessuto anche solo per muovere qualche passo. Le maniche le amava a tre quarti, perché così ai pranzi ufficiali era sicura che non sarebbero finite nel potage, indossava solo scarpe a mezzo tacco e, visto che non poteva permettersi che le stessero strette o scomode, aveva una persona nel suo entourage con la sua stessa taglia che le indossava per prima, “domandole”. 

Non c'è miglior modo di ripercorrere la storia della Regina Elisabetta se non attraverso la magnifica collezione di spille che l'ha accompagnata in alcuni dei momenti più importanti della sua vita, dal matrimonio con l'amato Principe Filippo alla nascita del primogenito Carlo, fino ai ricordi meno felici come l'addio a Diana. Dietro le scelte delle preziosissime brooch di Sua Maestà per le apparizioni pubbliche non c'è mai solo etichetta ma un'attenta simbologia e un affascinante significato affettivo, come conferma - da ultimo - la scelta di un pezzo speciale della sua collezione per il funerale del duca di Edimburgo.. 

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Ancora, le leggende che circondano i suoi abiti sono infinite: ogni sua mise aveva un nome preciso, in modo che non ci fossero equivoci su quale abito fosse stato scelto (uno dei suoi preferiti era Buttercup, un vestito giallo crema), e ogni addetto al suo guardaroba teneva un registro con gli abiti indossati in ogni occasione in modo da non incorrere in spiacevoli ripetizioni di modelli e colore (un esempio: un vestito rosso indossato in un’occasione molto importante significava che quella tonalità sarebbe stata evitata perlomeno per i sei mesi seguenti). Gli orli di gonne e cappotti avevano dei piccoli pesi nascosti per evitare che si sollevassero con il vento, le prove erano fatte anche con un ventilatore per capire quanto i tessuti più leggeri si sarebbero mossi una volta indossati, e gli unici ammessi ad assistere ai suoi fitting, in genere lunghi mezza giornata, erano gli onnipresenti corgi. Da non sottovalutare la predilezione della sovrana per le zip, assai più frequenti di quel che si potrebbe pensare: erano l’unico modo per permetterle di cambiarsi velocemente senza mettere a rischio l’acconciatura, quindi venivano applicate sempre.

Per quanto riguarda stili e forme, i suoi abiti sono sempre eleganti e castigati. Ma sui colori non transige: ci vuole stravaganza. La Regina Elisabetta II e il suo guardaroba degno di una mazzetta Pantone sono protagonisti di un libro fotografico curato da Sali Hughes, giornalista ed editorialista, oltre che consulente d'immagine, che ne commenta ogni outfit. 'The Queen - Diario a colori della regina Elisabetta' è il volume edito da Vallardi che propone un viaggio a tinte shocking alla scoperta degli abiti della monarca più longeva, ricco di immagini e divertenti collage. La prefazione è a cura di Rossella Migliaccio, consulente d'immagine esperta del mondo del colore, o, per meglio dire, dell'Armocromia, che scrive "Quegli outfit sempre vivaci denotano allegria e sono quasi in contrasto con l’istituzione tradizionale e a tratti polverosa che lei stessa rappresenta. Qualcuno dice che la scelta di tonalità così sgargianti sia dovuta a motivi di sicurezza: così è più facile tenerla d’occhio e controllare i suoi movimenti. Altri sostengono che sia un modo per farla spiccare tra la folla nelle uscite pubbliche, così che i sudditi possano immediatamente riconoscerla e renderle omaggio. A me personalmente piace pensare che si tratti di un tocco di vanità, di voglia di leggerezza e di gioco!". 

Altra cosa essenziale era il contesto in cui la Regina sarebbe apparsa: si studiavano con attenzione location e situazione, in modo da scegliere le tonalità meglio assortite per l’occasione. Discorso a parte poi per la manicure (l’unico smalto da lei accettato era un rosa pallido di Essie, richiesto direttamente alla casa madre), le onnipresenti borsette, portate anche per i ricevimenti “in casa” e il cui contenuto è sempre rimasto un mistero, e i gioielli, spettacolari, indossati nelle occasioni più importanti. A quanto pare infatti la regina amava parecchio le tiare, e per questo adorava le gli eventi in cui il severissimo cerimoniale di corte le permetteva di adoperarle. E come darle torto?

Elisabetta, la Regina che ci mancherà anche a tavola. Eleonora Cozzella su La Repubblica l'8 Settembre 2022.  

Settant'anni di regno per l'ultimo grande testimone del '900. Qui la ricordiamo per una delle sue più grandi passioni, dopo cavalli e cani: il cibo, quello senza fronzoli, e i distillati della cantina di corte. 

Classe 1926, la Regina Elisabetta è mancata nell’anno del Giubileo in cui si celebra il 70º anniversario dell'ascesa al trono. E mentre tutto il mondo esprime cordoglio per la perdita di un personaggio tanto amato, anche i gastronomi tributano l’omaggio a lei, abitudinaria a tavola e appassionata di drink. Quello che si ricorderà della Regina in tema di cibo erano i gusti semplici, le idee chiare, l’avversione per l’aglio, il debole per la cioccolata, l’attaccamento alla tradizione e il rifiuto del fast food. Del resto, perché mai con uno staff di venti cuochi a sua disposizione avrebbe dovuto desiderare un hamburger del Mc? Nelle dispense dei suoi palazzi di tutto il Regno Unito avrebbero potuto entrare i più raffinati cibi del globo (potenzialmente senza limiti di spesa) eppure tutto è sempre stato all’insegna della semplicità.   

I sudditi del Regno Unito e gli appassionati di Royal Family di tutto il mondo sono sempre stati incuriositi dalle sue abitudini alimentari, anche in virtù della sua longevità, e di volta in volta hanno divorato le notizie rivelate dal suo staff, in primis di Darren McGrady, suo chef personale per oltre 15 anni, che hanno acceso i riflettori sui gusti di sua Maestà. McGrady non solo guidava la cucina di Buckingham Palace ma l’ha accompagnata in diversi tour reali e ha cucinato per ben cinque presidenti americani - Ford, Reagan, Bush Snr, Clinton e Bush Jr - durante le loro visite di stato in Inghilterra, come ha raccontato nel libro "Eating Royally: Recipes and Remembrances from a Palace Kitchen" in cui svela amori e idiosincrasie di Elisabetta. 

Cosa certa era la regolarità dei pasti: quattro al giorno, tutti di piccole porzioni. Prima colazione, pranzo, tè pomeridiano e cena. La giornata, come conferma anche la biografa reale Katie Nicholl, doveva iniziare con tè e biscotti, seguita da una ciotola di cereali. Di questi ultimi, il Guardian ha anche svelato un dettaglio: alla Regina piaceva che fossero conservati nel Tupperware per preservarne la freschezza. Non stupisce che la sua vita sia stata oltre che lunga in salute. Non si sa se i menu fossero o meno stabiliti in collaborazione con un nutrizionista, ma di certo erano all’insegna della salubrità. Ecco allora pranzi a base di pesce alla griglia accompagnati da verdure come spinaci o zucchine. In alternativa pollo, sempre alla griglia, con insalata. 

Il pomeriggio da buona inglese non mancava il tè rigorosamente servito con i classici scones (una sorta di focaccine dolci) con marmellata e clotted cream (tradizionale panna rappresa, molto densa). Una curiosità raccontata dallo chef a The Indipendent dimostra quanto il rito del tè fosse non solo irrinunciabile ma strettamente legato alla madre patria: “prendeva sempre il tè pomeridiano ovunque fosse nel mondo. Una volta eravamo in Australia ed eravamo sul Royal Yacht. Lì erano le cinque del mattino, ma per i Reali erano le cinque del pomeriggio, quindi il mio primo lavoro è stato sfornare gli scones".  Particolare il modo in cui la regina manifestava o meno il gradimento per ciò che aveva mangiato. Due volte la settimana le veniva presentato un menu per iscritto, tra cui scegliere le portate dei pasti. E sempre per iscritto esprimeva il suo giudizio. Se non era felice, non usava giri di parole: "Lasciava sulla scrivania un biglietto che diceva 'Non lo voglio più'”. Per alcuni cibi poi aveva una predilezione. In particolare, per i gamberi di Morecambe Bay che consumava sul pane appena tostato. Si tratta di gamberi cotti e marinati in un burro aromatizzato dalla ricetta segreta. Ci sembra quasi di vederla, socchiudere gli occhi e gustare il momento in cui addenta il pane caldo, profumato del burro che vi si scioglie sopra quando lo spalmi". 

La rivista Hello! Magazine ha più volte scritto di quanto la regina fosse golosa di dolci, specie di cioccolato. È stata definita una chocoholic. McGrady ricorda che ogni cosa proposta in menu che contenesse cioccolato veniva scelta, come la chocolate perfection pie, una torta al cioccolato a strati di cioccolato bianco e fondente e scaglie di cioccolato.

Tra i piaceri della gola più ricorrenti, il croque monsieur, con gruviera fusa, prosciutto e uova ma anche il salmone coulibiac, specie quando i reali erano nella residenza di Balmoral, anche perché con il marito andavano spesso a pescare. Non si può infine parlare delle passioni della regina senza citare distillati, cocktail e champagne. Ben noto il suo debole per il gin e lo scotch, non disdegnava il Dubonnet, un aperitivo dolce a base di vino. E, di tanto in tanto, un vino dolce tedesco per cena, rigorosamente "solo la sera". In alternativa un flute di champagne. D’altro canto, alcune maison come Bollinger, GH Mumm e Krug detengono un mandato reale.

La regina “una di noi” voleva il fish and chips per tutta la famiglia ogni venerdì (venerdì pesce, appunto), con l’immancabile salsa tartara e il suo ketchup. Ma siccome noblesse oblige i filetti dovevano essere panati nel panko invece che passati nella pastella tradizionale. Come salse le sue preferite,  Lea & Perrins, HP Sauce e Heinz ketchup che detengono tutti warrant reali. E ogni Natale, nonostante i tentativi degli chef di proporre menu alternativi, niente da fare: solo il tacchino arrosto. Raramente cipolla e mai aglio, inviso alla regina, con buona pace del principe Filippo, che invece amava i sapori più forti, e che doveva rinunciare anche ai suoi amati curry ultraspeziati.  

Anche gli amici a 4 zampe di Elisabetta mangiavano da re: “Una delle cose che mi ha davvero colpito quando ero stato appena assunto a Buckingam Palace – ha confidato il duo personal chef – che mentre stavo tagliando manzo, fegato e pollo, ho capito che non erano per i familiari ma per i Queen's corgis”.  

Un regno in declino che cerca se stesso tra nostalgia e crisi. Francesco Guerrera su La Repubblica il 9 Settembre 2022. 

Ora che il Ponte di Londra è caduto, cosa lo rimpiazzerà? La morte della regina Elisabetta – annunciata a ministri e dignitari con la frase in codice “London Bridge is down” – dà inizio ad una resa dei conti psicologica non solo per la Gran Bretagna e per le ex-colonie raggruppate nell’anomalia storica del Commonwealth ma anche per centinaia di milioni di stranieri che per 70 anni, sette mesi e due giorni avevano considerato questa figura minuta, aggraziata e quasi sempre silenziosa come una star della scena internazionale e, di gran lunga, il monarca più famoso del mondo.

L’era di Carlo III, il principe mai amato che ha passato la vita aspettando il trono. Eva Grippa su La Repubblica il 9 Settembre 2022. 

Dopo anni all’ombra di figure femminili carismatiche come la madre e lady Diana l’erede diventa re e deve salvare la monarchia. Anche con l’aiuto di William e Kate

Il "principe dimenticato": così lo definì la rivista Time nel 2013, sottolineando il tiepido legame tra l'erede al trono britannico e i suoi sudditi. A distanza di quasi dieci anni si potrebbe dire che, più che dimenticato, Carlo è stato sempre poco considerato, perché ha condotto una vita all'ombra di altre figure ben più carismatiche - e notiziabili - tutte femminili.

Dickie Arbiter, il segretario della regina Elisabetta: “Sempre impassibile, ma ricca di humour. Per Diana soffrì”. Antonello Guerrera su La Repubblica il 9 Settembre 2022. 

Intervista all'ex segretario e portavoce della monarca appena scomparsa: "La conobbi nel 1988, andammo a fare un picnic a Balmoral Mi disse: 'Io lavo i piatti, tu li asciughi'".

Richard Winston "Dickie" Arbiter, 82 anni, è stato il segretario e portavoce di Elisabetta II per oltre un decennio dal 1988. Pochissimi al mondo, al di fuori della famiglia, hanno conosciuto e visto da vicino, praticamente ogni giorno, la regina, scomparsa ieri a 96 anni.

La regina Elisabetta e Diana: la verità sul loro rapporto. Eva Grippa su La Repubblica il 9 Settembre 2022. 

Con la morte della sovrana inglese ripercorriamo il suo rapporto controverso con la prima moglie di Carlo d'Inghilterra. Elisabetta e Diana, la principessa del popolo non si sono mai davvero capite ma al suo funerale la Regina si inchinò davanti all'amore che il popolo aveva per lei

Sono 25 anni, esattamente dal 31 agosto1997, data della morte di Lady Diana, che il mondo si interroga su come fu davvero il rapporto tra la Principessa del popolo (come la definì Tony Blair) e la Regina Elisabetta. E oggi che anche la sovrana più amata del mondo ci ha lasciati, e proprio a pochi giorni dal triste anniversario della tragica morte della sua nuora più controversa, il tema è ancora più attuale.

Si odiavano? Si sono mai capite davvero? Di certo la Regina aveva puntato molto sul matrimonio tra Carlo e Diana. A trent’anni il suo primogenito non sembrava intenzionato a mettere la testa a posto troppo occupato nel condividere le sue passioni (caccia e pittura ad acquarello) e il suo letto con la donna di cui era innamorato, allora e per sempre: Camilla Shand, sposata Parker Bowles. E quindi la decisione di spingerlo verso un matrimonio che mettesse in sicurezza la monarchia, trovando la donna giusta per essere al suo fianco quando sarebbe diventato Re è stata fortemente influenzata da Elisabetta II.

Diana la timida

Diana, timida maestra di scuola, appartenente a una famiglia molto vicina alla casa reale sembra la candidata perfetta, almeno sulla carta. Negli incontri fra Diana e Carlo non c’è nulla di casuale. Assieme ai fratelli lei cresce abituandosi alla presenza della sovrana a pochi passi da sé: «[la regina] la conoscevo da quando ero piccola. Avevo sempre pensato: "Guarda che vita fanno i reali, orrenda"»*. A16 anni Diana riceve, chiuso da sigillo reale, l’invito al trentesimo compleanno del principe. Dutch – così la chiamano, in famiglia – è la più giovane delle figlie Spencer: timida, insicura e insoddisfatta del proprio aspetto, si insacchetta in maglioni di lana taglia xl come qualsiasi adolescente. Si ritiene grassa e inadatta. Eppure è la prescelta dopo varie candidate, compresa sua sorella Sarah con la quale Carlo flirta per mesi. Diana, che dalla nonna paterna Lady Cynthia Hamilton ha ereditato uno spirito compassionevole, ha trovato una persona cui dedicarsi e magari da amare; Carlo, un’acerba ma graziosa e riservata ragazza che potrebbe perfino piacergli, e soprattutto risolvere una volta per tutte il dannato problema del matrimonio. 

Il rapporto con Elisabetta

Dopo un weekend di caccia a Sandringham, tutto accadde molto in fretta. Quando, qualche tempo dopo, Elisabetta accorda a Carlo il permesso per invitare Lady Diana Spencer a Balmoral, i giochi sono fatti. I rapporti tra nuora e suocera sono cordiali, al principio. Elisabetta guarda all’instabilità emotiva della promessa sposa di Carlo con benevolenza e pazienza, riconducendo le crisi di pianto, i silenzi, l’aria tormentata, a un nervosismo in vista del grande passo. Si convince che sia intimidita e abbia bisogno di tempo per ambientarsi alla vita a Buckingham Palace quando, dopo ripetuti inviti, abbandona ogni tentativo di richiederne la compagnia per la cena. Diana si nega ogni giorno con motivi futili e la regina incassa e pazienta.

Quando arriva il giorno del matrimonio, il 29 luglio 1981, mentre 750 milioni di spettatori sparsi in 74 paesi del mondo assistono al royal wedding e sospirano, sognando “la favola”, Diana vive il suo personale incubo. Da cui cerca perfino di fuggire, a poche ore dal suo ingresso nella cattedrale di St Paul. Invano. 

Dopo il viaggio di nozze sullo yacht reale Britannia, Carlo aveva avuto la pessima idea di portare Diana a Balmoral, in un ambiente frequentato da persone anziane. A tavola, la sera, la principessa del Galles non sapeva mai cosa dire, o diceva cose stupide che causavano imbarazzo. Non sopportava la pioggia scozzese, i cavalli, i cani, le battute di caccia, le ore che Carlo passava a pescare nel fiume Dee, il tempo che lui trascorreva a leggere libri. Insomma le premesse per un pessimo matrimonio c’erano tutte ma la Regina Elisabetta voleva ancora crederci. “Sta sempre seduta in un angolo a guardarci in cagnesco. Non può continuare così, deve darsi una regolata” disse al suo entourage la sovrana. 

Intanto Diana spera di trovare nella Regina un sostegno quasi materno. Tra lei e il marito poi c’era sempre il fantasma di Camilla ad agitare i sonni della principessa. Disperata, Diana aveva cominciato a chiamare Buckingham Palace, chiedendo di poter parlare con la suocera. All’inizio, la Regina ha avuto un atteggiamento tollerante nei confronti di queste intrusioni nella sua agenda, ogni giorno fitta di troppi impegni. Ma a nulla valgono le lunghe passeggiate a Balmoral in compagnia della regina, che porta Diana con sé nella speranza di riscuotere in lei interesse per tutto quello che la famiglia reale ama (la natura, i cavalli, il rigido clima scozzese) con l’effetto invece di aumentarne il disgusto. Sempre più triste per la freddezza di Carlo, la principessa scivola pian piano nella bulimia. L’arrivo del primo figlio William, nel 1982, riavvicina Diane e la Regina, almeno apparentemente. La gravidanza però ha complicato lo stato di salute di Diana, per via delle nausee mattutine che, congiunte alla bulimia, convergono con effetto devastante ad abbatterne corpo e psiche, e la principessa soffre di una pesante depressione post partum. Elisabetta non è insensibile ai problemi della nuora, la affida alle cure dei più fidati medici, ma non basta. La nascita del secondogenito Harry, nel 1984 peggiora la situazione.

Diana la regina dei media contro il volere di Elisabetta

In cerca di attenzioni e conferme Diana inizia presto a capire di poter trovare nei flash dei fotografi l’attenzione che suo marito non le concede e l’apprezzamento che Sua Maestà non le esprime. Inizia così la seconda fase della sua vita fatta di abiti di alta moda (noto il suo legame con stilisti come Gianni Versace) e di paparazzate. La prima vera frattura tra la regina e la nuora arriva per via di un look sbagliato. Sono gli anni in cui la bulimia della principessa è appurata, a nulla sono valse le speranze di Elisabetta che la nascita di due figli potesse salvare un’unione sempre più infelice e burrascosa. Il 7 novembre 1984 la famiglia reale è chiamata ad assistere al tradizionale discorso della regina per l’apertura del Parlamento. All’arrivo di Diana, tutti i fotografi sono su di lei: non per il vestito disneyano che indossa, ma per i capelli, acconciati in uno chignon anziché nel classico caschetto. La Regina non gradisce. Nel 1986 la principessa chiede un incontro alla regina e si presenta in lacrime, esasperata e infelice perché crede che il suo sia «un matrimonio senza amore». Elisabetta la riceve ma resta impassibile di fronte alla sua disperazione. Diana non capisce che Elisabetta è regina, e che a una donna cresciuta nel rigore e nella disciplina, con il dovere come unica bussola, le lamentele di Diana sembrano simili ai capricci di un bambino.

Insofferente alle ragioni di Stato e al protocollo, la principessa triste è a suo agio solo tra persone sofferenti, bambini e diseredati. Diana trova in questo ruolo una ragione di vita e un modo per entrare nel cuore di tutti i sudditi. La sua popolarità non accenna a diminuire e nemmeno gli scandali legati all'uscita del libro di Andrew Morton Diana her true story davanti alla quale la Regina non può più essere conciliante. Diana è ormai chiaro è «la regina dei media». La regina resta «sbalordita». Da ogni parte si nega la partecipazione di Diana al libro e lei assicura di esserne all’oscuro, ma il contenuto lascia pochi dubbi sull’identità della principale fonte di informazione del giornalista.

L'intervista dello scandalo

 Il 20 novembre 1995 la BBC trasmette la celebre intervista a Lady D dove lei pronuncia la famosa frase riguardo a Camilla: “Eravamo in tre in questo matrimonio, un po' troppo affollato”. Nel 1996 per Elisabetta arriva l'annus horribilis con il divorzio di Carlo e Diana e gli infiniti scandali seguiti alle rivelazioni sulle telefonate intime tra il futuro Re e Camilla. Come può la Regina perdonare tutto questo? La mediacità di Diana, le sue azioni benefiche, i continui cambi di look, i flirt supposti o vero sono continui attentati al protocollo e alla macchina reale che vorrebbe tutti i membri della famiglia compatti di fronte alla avversità. Inoltre deligittimando l'erede al trono Diana ha colpito anche la Regina.

La popolarità di Diana cresce senza freni e l'unico legame felice con la casa reale è l'immenso affetto che la lega ai figli che cerca di far crescere come ragazzi normali infrangendo le regole di Buckingham Palace. Sono famosi gli strappi al protocollo che Diana mette in atto per permettere a William e Harry di mangiare un hamburger e patatine come ragazzini normali. Ma anche questi momenti risultano come delle intemperanze agli occhi della regina.

Tuttavia, quel che è certo è che la loro relazione non si conclude nemmeno con lo schianto della Mercedes della principessa del Galles sul tredicesimo pilone del ponte parigino de l’Alma, il 31 agosto 1997. Diana è in auto con il suo ultimo amante, Dodi Al-Fayed, inseguita dai soliti paparazzi. La folle corsa finisce in modo drammatico. E la morte di Diana sconvolge il mondo e porta Elisabetta sul banco degli imputati.

La regina viene continta da Tony Blair a parlare alla nazione. persone. Così lascia Balmoral e torna a Buckingham Palace per pronunciare il discorso funebre in memoria dell’ex nuora: un atto non dovuto, come anche il funerale di Stato, poiché Diana con il divorzio non era più membro della famiglia reale britannica. Gli inglesi si stringono a lei in un dolore comune. E la regina usa le parole giuste: «Quello che vi dirò, come regina e come nonna, viene dal cuore. Primo, voglio rendere omaggio a Diana personalmente. Era un essere umano eccezionale e dotato. Nei momenti buoni e in quelli cattivi, non ha mai perso la capacità di sorridere e ridere, né di ispirare gli altri con il suo calore e la sua gentilezza. L’ho ammirata e rispettata per la sua energia e il suo impegno verso gli altri e in particolare per la sua devozione verso i suoi due ragazzi». Lo sguardo è fisso in camera durante il suo discorso alla nazione, in diretta dalla Chinese Room di Buckingham Palace, un filo di perle al collo, gli occhiali inforcati, l’abito nero. «Questa settimana a Balmoral siamo rimasti uniti nel cercare di aiutare William e Harry a venire a patti con la devastante perdita che sia loro che il resto di noi ha subìto». I funerali di Stato, con i figli che seguono il feretro commuovendo il mondo intero, vedono infine l'ultimo omaggio della Regina a Diana: come si vede nel video, la sovrana si inchina leggermente alla donna che ha messo in pericolo la monarchia ma che ha anche insegnato a tutti come si parla al cuore delle persone.

Il quot è preso dal libro "Elisabetta e le altre. Dieci donne per raccontare la vera regina"

La regina e gli italiani: quegli incontri da Einaudi a Berlusconi. Filippo Ceccarelli su La Repubblica il 9 Settembre 2022.  

Fra le molte e svariate virtù ascrivibili a Elisabetta II d’Inghilterra c’era anche quella di nobilitare i politici italiani con cui per oltre 60 anni è entrata in contatto

Fra le molte e svariate virtù ascrivibili a Elisabetta II d’Inghilterra c’era anche quella di nobilitare i politici italiani con cui per oltre 60 anni è entrata in contatto. Messa così forse è un po’ brusca, ma è difficile che al suo fianco sfigurassero governanti che in molte occasioni risultavano vanitosi, grossolani, ciarlieri, cinici e invadenti, categorie umane di cui la Repubblica non ha mai difettato.

Da repubblica.it l'8 settembre 2022.   

Estratto dall'articolo di Filippo Ceccarelli per “la Repubblica” il 9 settembre 2022.

Fra le molte e svariate virtù ascrivibili a Elisabetta II d'Inghilterra c'era anche quella di nobilitare i politici italiani con cui per oltre 60 anni è entrata in contatto. Messa così forse è un po' brusca, ma è difficile che al suo fianco sfigurassero governanti che in molte occasioni risultavano vanitosi, grossolani, ciarlieri, cinici e invadenti, categorie umane di cui la Repubblica non ha mai difettato. [...] 

Nel tempo è accaduto con Gronchi, Leone, Rumor, Andreotti, Cossiga, Scalfaro, Ciampi e giù a scendere, quindi pure con Fini e signora Daniela, giunti a Buckingham Palace su una meravigliosa carrozza e scortati da guardie reali a cavallo. Idem con un certo numero di pontefici con i quali però il rapporto appariva, se non paritario, comunque improntato ad antica dignità e, trattandosi in entrambi i casi di capi religiosi, reciproca "colleganza".

Cinque volte Sua Maestà è venuta in Italia (la prima, non ancora regina, soggiornò al Quirinale di Einaudi); e sempre tutto qui è filato liscio. Meno nel Regno Unito dove, come si legge nei diari di Antonio Maccanico, una volta Pertini provò a fare un po' lo spiritoso ed Elisabetta non gradì. Nulla comunque rispetto all'indimenticabile scena che nell'aprile del 2009 vide protagonista Berlusconi durante la foto di gruppo al termine di un summit con altri governanti, fra cui il nuovo presidente americano.

Così, mentre ognuno in silenzio andava dislocandosi secondo un certo ordine, il presidente italiano pensò bene di farsi notare invocando a gran voce: «Mister Obaaaaamaaa!». Seguì quello che mai come in questo caso si oserebbe qualificare un attimo metafisico; dopo di che, da un punto indistinto del grande salone fu possibile ascoltare, come in lontananza, la voce di un'anziana signora che senza rivolgersi ad alcuno in particolare risuonò: «Ma perché deve urlare in questo modo?». A riprova che il segreto del contegno sta nella propria, meglio se silenziosa immutabilità.

LA PRIMA VISITA DELLA REGINA ELISABETTA IN ITALIA 1951

Il 16 aprile 1951 l'allora principessa Elisabetta e il marito, il principe Filippo, atterrarono a Roma per una breve vacanza. Ad attenderli, oltre alla guardia d'onore, l'allora Presidente della Repubblica Luigi Einaudi e il presidente del Consiglio Alcide De Gasperi. Era la prima volta di Elisabetta in Italia, che qui festeggiò il suo 25esimo compleanno. Elisabetta tornò nella Capitale, questa volta da regina, nel 1961 e fu accolta dal presidente Gronchi. La terza volta fu nel 1980 ai tempi di Sandro Pertini. I reali sono stati ricevuti da Papa Giovanni XXIII nel '61 e Giovanni Paolo II nell'80. Papa Wojtyla incontrò Sua Maestà ancora a Londra e poi di nuovo a Roma nell'ottobre del 2000.

Luigi Ippolito per corriere.it l'8 settembre 2022.  

Ha regnato su due secoli: e ha impresso il suo sigillo su entrambi. Ascesa al trono di un impero declinante, lo ha accompagnato lungo il suo tramonto: e il suo arco da sovrana si è chiuso con gli echi della Brexit, che sembrano prefigurare la dissoluzione dello stesso Regno Unito, e i bagliori della guerra in Europa. Sopravvivrà la monarchia, e con essa la Gran Bretagna, a Elisabetta? È la domanda che tutti, in queste ore e giorni, finiranno per porsi. 

Regina per caso, la figlia di Giorgio VI: perché quando nacque, non sembrava quello il suo destino. Suo padre era soltanto il duca di York, fratello cadetto del futuro sovrano: e lei una figura minore nel panorama della casa reale.

Ma le stelle avevano visto diversamente: perché l’abdicazione di Edoardo VIII catapultò «Bertie» sul trono – e sua figlia, la piccola Lilibeth, divenne all’improvviso l’erede designata. Il Regno e il sangue, la Corona e la famiglia: fin dall’inizio è stato questo l’intreccio – e la tensione – che ha dominato e determinato la vita di Elisabetta. 

Uno scandalo matrimoniale – le nozze perseguite da re Edoardo con la divorziata americana Wallis Simpson – la proiettarono verso il trono: e rotture simili hanno attraversato il suo regno fino ai giorni nostri, costringendo ogni volta Elisabetta a scegliere fra gli affetti e l’Istituzione. Laddove è sempre quest’ultima a prevalere, con le tragedie che l’accompagnano.

Lo aveva proclamato fin da principessa, quando nel 1947, appena ventunenne, pronunciò alla radio il discorso che divenne il suo programma di regno: «Dichiaro di fronte a voi che la mia intera vita, che sia lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale». 

Un impegno cui è rimasta fedele sino alla fine. E che ha interpretato seguendo il dettato costituzionale che le era stato impartito fin da ragazza: la divisione degli ambiti, delineata nell’Ottocento da Walter Bagehot, fra il Dignified e l’Efficient, ossia tra la Corona, la tradizione riverita, e il Governo, l’azione quotidiana.

Quindi la monarchia, incarnata da Elisabetta, come chiave di volta del sistema, l’architrave su cui si regge l’equilibrio del Paese. Un equilibrio che richiede di non spostarne mai il peso da un lato: e dunque Elisabetta ha attraversato la storia senza mai prendervi parte, senza mai assumere posizione. In un certo senso, senza mai dire niente. Hanno provato più volte a strattonarla: soprattutto negli ultimi tempi, i più agitati della Gran Bretagna contemporanea. 

Come quando hanno preteso che fosse a favore della Brexit; o al contrario, che il copricapo blustellato indossato in Parlamento fosse un messaggio filo-europeo. Come quando il premier David Cameron ha provato ad arruolarla nel referendum contro l’indipendenza della Scozia; o Boris Johnson che l’ha invischiata nella disputa sullo scioglimento del Parlamento.

Ma lei ha sempre saputo tenersi al di sopra delle contese. Non che fosse indifferente, tutt’altro. Ogni settimana ha dato udienza ai primi ministri che sono sfilati sotto il suo scettro, da Churchill a Liz Truss: per essere consultata, per consigliare e per mettere in guardia. Quando ha avuto preoccupazioni, nel segreto di quegli incontri, le ha espresse: fino ai contrasti, neppure troppo dissimulati, con Margaret Thatcher, la prima premier donna con la quale avrebbe dovuto intendersi meglio e dalla quale invece non poteva essere più distante. E nei momenti più bui, è stata lei il faro verso il quale la nazione si è rivolta. Come durante la pandemia, quando ha pronunciato uno straordinario discorso televisivo che ha rincuorato gli animi e ha stretto i sudditi gli uni con gli altri: «We will meet again», ci incontreremo ancora.

Un regno, quello di Elisabetta, che ha visto la Gran Bretagna passare dal ruolo di potenza mondiale a quello di Paese che prima ha abbracciato e poi ha abbandonato la costruzione europea – e che ha osservato l’avvicendarsi al suo fianco di tutti i presidenti americani del dopoguerra, da Eisenhower a Biden. 

 Ma le turbolenze maggiori le ha procurate una monarchia in costante tensione fra tradizione e modernità, riflessa attraverso le dolorose vicende personali dei suoi membri. La prima prova in questo senso arrivò molto presto per Elisabetta: dalla sua amata sorella Margaret. La sovrana dovette vietarle le nozze, in nome della ragion di Stato, col divorziato capitano Townsend: condannandola così all’infelicità. Un copione che si è ripetuto con Diana, portata come un agnello sacrificale alle nozze con Carlo e abbandonata poi alla sua deriva.

E fu la morte della principessa di Galles il test forse più difficile per Elisabetta: quando la sovrana apparve fredda, distante, scollegata dal sentire dei sudditi. Che per la prima volta rumoreggiarono all’indirizzo della regina. Lei comprese, capì che doveva cambiare: parlò alla nazione, e piegò il capo al passaggio del feretro della sventurata. 

Ma i dolori familiari non hanno cessato di riproporsi. Ferita recente è stata la Megxit, la fuga in California di Harry e Meghan in cerca di fortuna. Uno strappo che ha particolarmente addolorato l’anziana sovrana, per i modi in cui è stato consumato. Ma ancora una volta Elisabetta è stata ferma nell’anteporre i doveri verso la Corona ai capricci individuali: e dunque ha spogliato i transfughi di ogni ruolo reale.

Così come ha fatto con Andrea, pure il suo figlio prediletto, invischiato nel sordido scandalo delle schiave sessuali del magnate Jeffrey Epstein: anche qui, la regina non ha esitato a estromettere il reprobo, per quanto dolore possa esserle costato. Per ultima la pandemia ha messo a dura prova Elisabetta, privandola a lungo del suo attributo essenziale, la visibilità: la monarchia deve essere vista per essere creduta, è stato detto (e così si spiegano, tra l’altro, le mise sgargianti sempre indossate in pubblico).

Ma una sovrana confinata per mesi a Windsor ha rischiato di vedere offuscata la sua aura. Lei ha fatto di tutto per restare presente, arrivando a prendere lezioni di Zoom dalla figlia Anna. E ha dato ancora una volta l’esempio, ricevendo il vaccino assieme al marito Filippo: gesto che però non l’ha messa al riparo dal Covid, che ha finito per contagiarla.

La scomparsa del duca di Edimburgo in piena pandemia ha lasciato Elisabetta più sola che mai: come testimoniato icasticamente dall’immagine di lei, seduta distante da tutti, nella cappella di Windsor ai funerali del marito. Ora le succede Carlo, il figlio che lei non ha mai veramente amato. Si chiude così la seconda età elisabettiana: fatta anch’essa di splendori e miserie, come tutte le vicende umane.

Roberto D'Agostino per "Vanity Fair" l'8 settembre 2022.   

Questo articolo è pubblicato sul numero 16 di Vanity Fair in edicola fino al 19 aprile 2022

Benché dotata soltanto di centosessantadue centimetri di statura e quindi negata a un’andatura da amazzone, pur sembrando fragile e come dipinta all’acquarello, questa minuscola figurina seduta sul più antico e prestigioso trono del mondo, dopo quello del Papa, ha il potere di far arrestare Boris Johnson, di sciogliere il Parlamento, di nominare i vescovi anglicani, di dichiarare la guerra e di fare la pace, e perfino di chiedere, se le gira storto il pallino, l’impiccagione di chi uccide uno dei cigni o delle anatre che nuotano negli stagni del parco di St. James e che portano impresse sotto l’ala la corona e le iniziali di Elisabetta regina. 

«Sua Maestà è una bella ragazza / Ma non ha molto da dire», cantava il Beatle Paul McCartney in una canzoncina giocosa dell’album del 1969 Abbey Road. Parole che vengono in mente ogni volta che la regina Elisabetta spunta nei notiziari, cosa che è accaduta spesso negli ultimi anni, con la serie Netflix The Crown, la morte di suo marito, il principe Filippo, lo scorso aprile, e le sue disavventure da prima pagina della schiatta reale.

Alla fine di ottobre però, la notizia che la regina era ricoverata in ospedale «per alcune indagini preliminari» aveva sollevato un diverso livello di emozione e ansia, non del tutto alleviato dal rassicurante addendum che lei «rimane di buon umore». 

Anche a 95 anni, con 70 anni sul trono, fresca di vedovanza, la regina Elisabetta mantiene una padronanza mostruosa del suo mestiere di regina. Benché sprovvista di humour, ossessionata invece dalla coscienza della sua posizione, imbevuta d’esaltato senso del dovere in puro stile inglese, in un’epoca in cui la vecchiaia e il privilegio ereditario sono in gran parte fuori moda, Elisabetta è stata sempre tenuta in grandissimo spolvero mediatico, come testimoniano i suoi indici di popolarità nei secoli costantemente elevati. Del resto, nessun altro capo di Stato è riuscito a fondere gli antichi riti della monarchia ereditaria con il governo democratico come lei.

Esistono una dozzina di monarchie in Europa e circa 27 Paesi con famiglie reali in tutto il mondo, ma al di là dei loro regni, poche persone sono anche consapevoli che la Norvegia ha un re (Harald V) o la Thailandia può nominare il sovrano (l’attuale si chiama Maha Vajiralongkorn Bodindradebayavarangkun), tanto meno prendere sul serio il «matrimonio reale Romanov» allestito a San Pietroburgo. Ma quando la regina Elisabetta toglierà la sua presenza secolare, è dubbio che il principe Carlo o il principe William, i due candidati al trono britannico, riempiranno mai le sue pantofole reali. Potrebbe essere l’ultima monarca globale del mondo.

Anche se ha sempre avuto «molto da dire», dato ciò che ha visto, udito e sopportato, lo ha tenuto in gran parte per sé. Per tutti gli innumerevoli discorsi che ha fatto e la quantità di battute sugli incontri e banchetti che ha scambiato con una sfilata infinita di governanti, politici, celebrità e sudditi, tra cui cinque Papi e 13 degli ultimi 14 presidenti degli Stati Uniti (il presidente mancante è Lyndon B. Johnson), non ha mai rilasciato un’intervista a un giornalista. Tra le pochissime dichiarazioni rivelatrici che si è lasciata sfuggire, il celebre riferimento al 1992, anno in cui tre matrimoni reali andarono in pezzi e il fuoco distrusse un centinaio di stanze nel Castello di Windsor, come il suo «annus horribilis». Ed era in latino.

Di solito, i suoi messaggi – a differenza del discorso della regina che legge all’apertura annuale del Parlamento – sono stati incoraggianti invocazioni di dovere, coraggio e altre virtù cavalleresche. In uno dei suoi primi importanti discorsi, tenuto a Città del Capo, Sudafrica, nel giorno del suo 21° compleanno, il 21 aprile 1947, come erede alla corona, invocò il «nobile motto» abbracciato dai precedenti eredi quando raggiunsero la maggiore età: «Io sono al vostro servizio». «Vorrei fare quella dedica ora», ha continuato. «È molto semplice. Dichiaro davanti a tutti voi che tutta la mia vita, lunga o breve che sia, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale a cui tutti apparteniamo».

Col senno di poi, la storia di quel «sono al vostro servizio» potrebbe non sembrare più così nobile. Sette decenni fa, il Sudafrica era governato esclusivamente da bianchi e molti Paesi sparsi nel mondo non avevano ancora ottenuto l’indipendenza dall’impero britannico. Il razzismo intrinseco del passato coloniale della Gran Bretagna è stato ultimamente oggetto di nuove polemiche attraverso le accuse mosse da Meghan Markle e dal principe Harry. Eppure, con il suo viso smaltato secondo antichi e classici sistemi di trucco, la regina Elisabetta è rimasta fedele al voto «molto semplice» che ha fatto quando era una principessa di 21 anni.

Decennio dopo decennio, mentre le sue immagini sulle banconote dei molti regni del Commonwealth in cui è ancora il capo di Stato sono cambiate per riflettere una monarca in via di maturazione, ha continuato a svolgere fedelmente e impeccabilmente i suoi numerosi doveri reali, che spesso includevano lunghi viaggi, lunghi inchini, lunghe cerimonie. Nel corso dei secoli, è diventata la monarca più longeva e regnante, superata solo da Luigi XIV di Francia, che però salì al trono alla tenera età di 4 anni. Questo è l’unico punto di confronto tra Elisabetta II e il fiammeggiante Re Sole, che si preoccupò di far glorificare il suo dominio assoluto in sontuosi dipinti e palazzi. Riservatezza, semplicità e obbedienza ai vincoli costituzionali sono stati intrinseci al regno della regina Elisabetta, creando un quadro che scrittori, artisti, registi, tabloid, mercerie e pubblico hanno riempito con qualsiasi colore, emozione e souvenir di tazze e piatti e scatole di biscotti.

Le «Queen Elizabeth» di Helen Mirren, Claire Foy e Olivia Colman, tre delle attrici che l’hanno interpretata, sono molto diverse, sebbene ognuna sia una versione plausibile dei fatti noti della sua vita. Il segretario alle comunicazioni della regina, Donal McCabe, ha fatto notare che il palazzo reale non era «complice nelle interpretazioni» fatte in The Crown. La meravigliosa Olivia Colman, che interpretava la regina in quella serie, vedeva in lei una «femminista per eccellenza». «Lei è il capofamiglia. È quella sulle nostre monete e banconote. Il principe Filippo deve camminare dietro di lei. Ha riparato auto nella Seconda guerra mondiale. Ha insistito per condurre al volante un re che veniva da un Paese in cui alle donne non era permesso guidare» – questo era il principe ereditario Abdullah dell’Arabia Saudita al castello di Balmoral in Scozia nel 2003, quando implorò la regina di guidare più lentamente.

Nel suo messaggio televisivo del Natale 1966, la regina ha affrontato esplicitamente i vincoli che le donne devono affrontare in tutto il mondo. «Nonostante questi limiti e ostacoli», disse, «sono state le donne a infondere gentilezza e cura nel duro progresso dell’umanità». Commenti del genere e spettacoli come The Crown possono dare alle persone la sensazione di conoscere la regina Elisabetta. Eppure è una misura del suo mistero il fatto che nessuno sappia con certezza se abbia visto uno dei film o delle serie televisive su di lei. Né, per tutte le crisi che ha dovuto affrontare, dalla morte della principessa Diana all’amicizia del principe Andrea con il condannato per molestie sessuali Jeffrey Epstein, si sa davvero come queste l’abbiano colpita. Forse è questo che intendeva Paul McCartney con la frase «Sua Maestà è una ragazza carina / Ma cambia di giorno in giorno».

Il paradosso è che durante tutti i cambiamenti – gli scandali, l’ingresso esitante della Gran Bretagna nell’Unione Europea, l’uscita straziante del Paese e tutti gli altri disordini nel mondo – e nonostante il fatto che sappiamo davvero così poco di lei, è diventata l’ultima rassicurante immagine nel corso dei decenni. Ecco la robusta, educatamente sorridente reginetta sempre blindata in cappotti color glicine, turchino spento, banana, perla o fior di tiglio e cappellini abbinati, con borsette pendule al braccio (le mani devono essere libere tutte e due, per carezzare un bambino, per stringere altre mani o per ricevere un inaspettato bouquet), a volte accompagnata da un altrettanto robusto corgi gallese.

Elisabetta non è mai apparsa in pubblico senza i lunghissimi guanti immacolati (se li sfilò soltanto per posare le sue mani nude in quelle dei vari pontefici). Non è mai apparsa senza cappellino o tiara, e raramente si è dimenticata il soprabito sopra il vestito in tinta che dà un’allure regale a una donna con le gambe corte. Fu ritenuta infine perfettamente riuscita anche quella specie d’armonia cooperativa tra la regina e il suo principe consorte. Lei davanti che, così piccolina, agita la mano destra nel saluto, lui altissimo due passi indietro con le mani annodate sulla schiena, dardeggiante uno sguardo spesso ironico.

Lei che commuove gli uomini per la sua aria dignitosa e patetica, timida e fiera a un tempo: lui che piace alle donne per la sua andatura da dandy disinvolto e la sua aria da vichingo in calore. Un piacione che sa benissimo però che Elisabetta è una donna capace anche di collere. A 95 anni, ha rifiutato un premio destinato ad anziani facendo sapere, senza giri di parole, di non sentirsi vecchia. Per queste regine il tempo non scade mai.

Luci e ombre di Balmoral, il castello amato da Elisabetta ma che “sfiniva” Diana. Antonello Guerrera su La Repubblica su il 9 Settembre 2022.  

L’ultimo omaggio dei cittadini arrivati ai cancelli della residenza. Lo staff che l’accudiva: “Resteremo sino alla fine”

Sei miglia prima di arrivare al castello, tra irti colli, Highlands tolkeniane e case con la bandiera scozzese e ucraina, la polizia scoraggia i curiosi: "Vietato parcheggiare a Balmoral". Già, non c'è spazio. Allora molti lasciano le macchine a Braemar, dove la regina giorni fa ha saltato gli amati "Highland Games", e salgono sul lento bus.

La regina Elisabetta e Diana: la verità sul loro rapporto. Eva Grippa su La Repubblica su l'8 Settembre 2022.   

Con la morte della sovrana inglese ripercorriamo il suo rapporto controverso con la prima moglie di Carlo d'Inghilterra. Elisabetta e Diana, la principessa del popolo non si sono mai davvero capite ma al suo funerale la Regina si inchinò davanti all'amore che il popolo aveva per lei

Sono 25 anni, esattamente dal 31 agosto1997, data della morte di Lady Diana, che il mondo si interroga su come fu davvero il rapporto tra la Principessa del popolo (come la definì Tony Blair) e la Regina Elisabetta. E oggi che anche la sovrana più amata del mondo ci ha lasciati, e proprio a pochi giorni dal triste anniversario della tragica morte della sua nuora più controversa, il tema è ancora più attuale.

Si odiavano? Si sono mai capite davvero? Di certo la Regina aveva puntato molto sul matrimonio tra Carlo e Diana. A trent’anni il suo primogenito non sembrava intenzionato a mettere la testa a posto troppo occupato nel condividere le sue passioni (caccia e pittura ad acquarello) e il suo letto con la donna di cui era innamorato, allora e per sempre: Camilla Shand, sposata Parker Bowles. E quindi la decisione di spingerlo verso un matrimonio che mettesse in sicurezza la monarchia, trovando la donna giusta per essere al suo fianco quando sarebbe diventato Re è stata fortemente influenzata da Elisabetta II.

Diana la timida

Diana, timida maestra di scuola, appartenente a una famiglia molto vicina alla casa reale sembra la candidata perfetta, almeno sulla carta. Negli incontri fra Diana e Carlo non c’è nulla di casuale. Assieme ai fratelli lei cresce abituandosi alla presenza della sovrana a pochi passi da sé: «[la regina] la conoscevo da quando ero piccola. Avevo sempre pensato: "Guarda che vita fanno i reali, orrenda"»*. A16 anni Diana riceve, chiuso da sigillo reale, l’invito al trentesimo compleanno del principe. Dutch – così la chiamano, in famiglia – è la più giovane delle figlie Spencer: timida, insicura e insoddisfatta del proprio aspetto, si insacchetta in maglioni di lana taglia xl come qualsiasi adolescente. Si ritiene grassa e inadatta. Eppure è la prescelta dopo varie candidate, compresa sua sorella Sarah con la quale Carlo flirta per mesi. Diana, che dalla nonna paterna Lady Cynthia Hamilton ha ereditato uno spirito compassionevole, ha trovato una persona cui dedicarsi e magari da amare; Carlo, un’acerba ma graziosa e riservata ragazza che potrebbe perfino piacergli, e soprattutto risolvere una volta per tutte il dannato problema del matrimonio. 

Il rapporto con Elisabetta

Dopo un weekend di caccia a Sandringham, tutto accadde molto in fretta. Quando, qualche tempo dopo, Elisabetta accorda a Carlo il permesso per invitare Lady Diana Spencer a Balmoral, i giochi sono fatti. I rapporti tra nuora e suocera sono cordiali, al principio. Elisabetta guarda all’instabilità emotiva della promessa sposa di Carlo con benevolenza e pazienza, riconducendo le crisi di pianto, i silenzi, l’aria tormentata, a un nervosismo in vista del grande passo. Si convince che sia intimidita e abbia bisogno di tempo per ambientarsi alla vita a Buckingham Palace quando, dopo ripetuti inviti, abbandona ogni tentativo di richiederne la compagnia per la cena. Diana si nega ogni giorno con motivi futili e la regina incassa e pazienta.

Quando arriva il giorno del matrimonio, il 29 luglio 1981, mentre 750 milioni di spettatori sparsi in 74 paesi del mondo assistono al royal wedding e sospirano, sognando “la favola”, Diana vive il suo personale incubo. Da cui cerca perfino di fuggire, a poche ore dal suo ingresso nella cattedrale di St Paul. Invano. 

Dopo il viaggio di nozze sullo yacht reale Britannia, Carlo aveva avuto la pessima idea di portare Diana a Balmoral, in un ambiente frequentato da persone anziane. A tavola, la sera, la principessa del Galles non sapeva mai cosa dire, o diceva cose stupide che causavano imbarazzo. Non sopportava la pioggia scozzese, i cavalli, i cani, le battute di caccia, le ore che Carlo passava a pescare nel fiume Dee, il tempo che lui trascorreva a leggere libri. Insomma le premesse per un pessimo matrimonio c’erano tutte, ma la Regina Elisabetta voleva ancora crederci. “Sta sempre seduta in un angolo a guardarci in cagnesco. Non può continuare così, deve darsi una regolata” disse al suo entourage la sovrana. 

Intanto Diana spera di trovare nella Regina un sostegno quasi materno. Tra lei e il marito poi c’era sempre il fantasma di Camilla, ad agitare i sonni della principessa. Disperata, Diana aveva cominciato a chiamare Buckingham Palace, chiedendo di poter parlare con la suocera. All’inizio, la Regina ha avuto un atteggiamento tollerante nei confronti di queste intrusioni nella sua agenda, ogni giorno fitta di troppi impegni. Ma a nulla valgono le lunghe passeggiate a Balmoral in compagnia della regina, che porta Diana con sé nella speranza di riscuotere in lei interesse per tutto quello che la famiglia reale ama (la natura, i cavalli, il rigido clima scozzese) con l’effetto invece di aumentarne il disgusto. Sempre più triste per la freddezza di Carlo, la principessa scivola pian piano nella bulimia.

L’arrivo del primo figlio William, nel 1982, riavvicina Diane e la Regina, almeno apparentemente. La gravidanza però ha complicato lo stato di salute di Diana, per via delle nausee mattutine che, congiunte alla bulimia, convergono con effetto devastante ad abbatterne corpo e psiche, e la principessa soffre di una pesante depressione post partum. Elisabetta non è insensibile ai problemi della nuora, la affida alle cure dei più fidati medici, ma non basta. La nascita del secondogenito Harry, nel 1984 peggiora la situazione.

Diana la regina dei media contro il volere di Elisabetta

In cerca di attenzioni e conferme, Diana inizia presto a capire di poter trovare nei flash dei fotografi l’attenzione che suo marito non le concede e l’apprezzamento che Sua Maestà non le esprime. Inizia così la seconda fase della sua vita fatta di abiti di alta moda (noto il suo legame con stilisti come Gianni Versace) e di scoop dei fotografi che le sono sempre dietro.

Nel 1986 la principessa chiede un incontro alla regina e si presenta in lacrime, esasperata e infelice perché crede che il suo sia «un matrimonio senza amore». Elisabetta la riceve ma resta impassibile di fronte alla sua disperazione. Diana non capisce che Elisabetta è regina, e che a una donna cresciuta nel rigore e nella disciplina, con il dovere come unica bussola, le lamentele di Diana sembrano simili ai capricci di un bambino.

Insofferente alle ragioni di Stato e al protocollo, la principessa triste è a suo agio solo tra persone sofferenti, bambini e diseredati. Diana trova in questo ruolo una ragione di vita e un modo per entrare nel cuore di tutti i sudditi. La sua popolarità non accenna a diminuire e nemmeno gli scandali legati all'uscita del libro di Andrew Morton Diana her true story, davanti alla quale la Regina non può più essere conciliante. Diana, è ormai chiaro, è «la regina dei media». Elisabetta II resta «sbalordita» quando la biografia di Morton arriva nelle sue mani. Da ogni parte si nega la partecipazione di Diana al libro e lei assicura di esserne all’oscuro, ma il contenuto lascia pochi dubbi sull’identità della principale fonte di informazione del giornalista. 

L'intervista dello scandalo

 Il 20 novembre 1995 la BBC trasmette la celebre intervista a Lady D dove lei pronuncia la famosa frase riguardo a Camilla: “Eravamo in tre in questo matrimonio, un po' troppo affollato”. Non c'è più nulla da salvare, la regina impone a Carlo e Diana il divorzio.

Che inaugura anche un altro anno difficile per la regina, che già nel 1992 l'annus horribilis. Questa volta, a occupare le pagine dei tabloid sono gli scandali seguiti alle rivelazioni sulle telefonate intime tra il futuro Re e Camilla. Come può la Regina perdonare tutto questo? La mediacità di Diana, le sue azioni benefiche, i continui cambi di look, i flirt supposti o vero sono continui attentati al protocollo e alla macchina reale che vorrebbe tutti i membri della famiglia compatti di fronte alla avversità. Inoltre, deligittimando l'erede al trono Diana ha colpito anche la Regina.

La popolarità di Diana cresce senza freni e l'unico legame felice con la casa reale è l'immenso affetto che la lega ai figli che cerca di far crescere come ragazzi normali infrangendo le regole di Buckingham Palace. Sono famosi gli strappi al protocollo che Diana mette in atto per permettere a William e Harry di mangiare un hamburger e patatine come ragazzini normali. Ma anche questi momenti risultano "intemperanze" agli occhi della regina. 

Tuttavia, quel che è certo è che la loro relazione non si conclude nemmeno con lo schianto della Mercedes della principessa del Galles sul tredicesimo pilone del ponte parigino de l’Alma, il 31 agosto 1997. Diana è in auto con il suo ultimo amante, Dodi Al-Fayed, inseguita dai soliti paparazzi. La folle corsa finisce in modo drammatico. E la morte di Diana sconvolge il mondo e porta Elisabetta sul banco degli imputati. 

La regina viene convinta da Tony Blair a parlare alla nazione. Così lascia Balmoral e torna a Buckingham Palace per pronunciare il discorso funebre in memoria dell’ex nuora: un atto non dovuto, come anche il funerale di Stato, poiché Diana con il divorzio non era più membro della famiglia reale britannica. Gli inglesi si stringono a lei in un dolore comune. E la regina usa le parole giuste: «Quello che vi dirò, come regina e come nonna, viene dal cuore. Primo, voglio rendere omaggio a Diana personalmente. Era un essere umano eccezionale e dotato. Nei momenti buoni e in quelli cattivi, non ha mai perso la capacità di sorridere e ridere, né di ispirare gli altri con il suo calore e la sua gentilezza. L’ho ammirata e rispettata per la sua energia e il suo impegno verso gli altri e in particolare per la sua devozione verso i suoi due ragazzi». Lo sguardo è fisso in camera durante il suo discorso alla nazione, in diretta dalla Chinese Room di Buckingham Palace, un filo di perle al collo, gli occhiali inforcati, l’abito nero. «Questa settimana a Balmoral siamo rimasti uniti nel cercare di aiutare William e Harry a venire a patti con la devastante perdita che sia loro che il resto di noi ha subìto». I funerali di Stato, con i figli che seguono il feretro commuovendo il mondo intero, vedono infine l'ultimo omaggio della Regina a Diana: come si vede nel video, la sovrana si inchina leggermente alla donna che ha messo in pericolo la monarchia ma che ha anche insegnato a tutti come si parla al cuore delle persone. 

Il quot è preso dal libro "Elisabetta e le altre. Dieci donne per raccontare la vera regina"

Kate Middleton, dal legame fortissimo con la regina (salvo qualche inciampo) al titolo che la consacra erede di Diana. Eva Grippa su La Repubblica su il 9 Settembre 2022.  

Il rapporto tra Sua Maestà e la moglie del nipote William è stato costruito nel tempo, passo dopo passo, e di certo Elisabetta II si è spenta con la certezza di poter contare su Kate: «È così dignitosa, ha una calma elegante che il pubblico ama», era il suo giudizio su di lei. E il nuovo re Carlo III le consegna il compito più importante: "indossare" il titolo di principessa del Galles, la prima dopo la compianta lady Diana principessa del Galles

Quando Kate vede per la prima volta la regina dal vivo, Elisabetta II non indossa una tiara, né uno dei suoi coloratissimi cappellini, bensì un copricapo africano con le piume e un abito tribale bianco. Si tratta di un costume, una maschera da regina dello Swaziland che con il suo noto humor Sua Maestà ha indossato per la festa a tema del 21esimo compleanno del principe William. All'epoca Kate è sua compagna di studi alla St Andrews University, sua coinquilina fuorisede, un'amica speciale e forse poco di più. 

Quanto alla regina, posa il suo sguardo su di lei solo due anni dopo, nel 2005, e la osserva bene, con la minigonna corta corta sotto la toga nera e il tocco, mentre ritira il suo diploma di laurea. «Penso vada bene per lui» sentenzia rivolta al figlio, il principe Carlo. Babykins e Big Willy (questi i soprannomi che i ragazzi si danno nell'intimità) si amano, la regina lo sa e lascia che il tempo faccia la sua parte perché è convinta che servano almeno 5 anni di fidanzamento prima di decidere se sposarsi o meno. Poco male, perché tanto William non ha intenzione di mettere un anello al dito di Catherine. 

Gli anni passano e la relazione si fa più seria; Elisabetta segue la loro storia d'amore da lontano, tra le confidenze del nipote e le pagine dei tabloid perché, è certo, i fotografi impazziscono per lei. Bella, sportiva, riservata. Kate è la ragazza della porta accanto che la gente sogna di veder diventare principessa. Catherine viene da una sana e solida famiglia borghese del Berkshire, i genitori sono diventati milionari da un giorno all'altro sfruttando tra i primi la vendita online per la loro società, Party Pieces, specializzata in trombette, palloncini e tutto il necessario per organizzare feste in casa. Kate non ha il sangue blu, ma alla regina importa poco; il fallimento del matrimonio tra il figlio Carlo e lady Diana, che lei stessa aveva considerato essere la migliore scelta possibile per il futuro re, le ha insegnato che un buon curriculum non basta. Servono i fatti.

L'apprendistato

Per Kate, la strada è in salita: è certa dei sentimenti di William ma lui non si decide a fare il grande passo. Così attende, e attende, conquistandosi il soprannome di Waity Katie (“la Katie che aspetta”), mentre la regina la tiene d’occhio nel suo infinito apprendistato per entrare a corte: più di otto anni. In questo lasso di tempo Elisabetta considera il suo temperamento, la sua resistenza: i paparazzi l’assediano, rendendo necessaria la sorveglianza di Scotland Yard, e in tutto questo Catherine resiste senza mai un gesto sgarbato, una parola fuori luogo. Non è fragile come Diana, né come lei si presta al gioco della stampa. Dignitosa, riservata, misurata. Mai un passo falso. Elisabetta apprezza Catherine e sa quanto il suo temperamento calmo aiuti il nipote a mantenere dritto il timone. Ritiene essenziali la lealtà e la discrezione possedute da Kate, qualità assenti nelle ex nuore Diana e Fergie. La regina non ne può più di scandali e tragedie, vuole una ragazza carina e diligente per formare una famiglia adorabile, si dice a corte.

Quando Kate e William si lasciano, nel 2007, «Sua Maestà rimane molto male», racconta uno scudiero, ed è felice quando solo tre mesi dopo tornano a far coppia fissa per non lasciarsi più.

La promessa

«È una notizia brillante. Ci è voluto molto tempo» commenta Elisabetta II la notizia del fidanzamento ufficiale di William e Catherine.

Kate entra nell’abbazia di Westminster da ragazza comune e ne esce Altezza Reale, rendendo felice il principe e regalando ai sudditi la loro favola. Il matrimonio è accolto dal paese come un momento di luce nell’oscurità economica e soprattutto con un sospiro di sollievo da Sua Maestà: con Kate sente di aver fatto un buon lavoro. Nei mesi che hanno preceduto il matrimonio ha incontrato più volte la futura sposa per addestrarla alla vita di corte e si è assicurata che varie persone, tra cui sua nuora Sophie di Wessex, dessero alla ragazza un “libretto di istruzioni”.

Kate, che è sempre stata una studentesa modello, una “sgobbona”, si è data un obiettivo e l'ha conseguito: interiorizzando ogni suggerimento, ogni regola, concedendosi a volte qualche strappo – tipo indossare zeppe in corda detestate da Elisabetta – ma mai peccando in stile o comportamento al suo cospetto.

Questi sono anni di crescita, per Kate, e ogni prova è superata con il massimo dei voti per quanto riguarda Elisabetta: «Sta andando davvero bene, non è vero?» chiede spesso ai suoi. «È così dignitosa, ha una calma elegante che il pubblico ama.»

La maternità e i primi attriti

Cresce l'impegno di Kate nei doveri reali e cresce nel frattempo anche la sua famiglia, già allietata dall'arrivo di George, il primogenito, nel 2013, cui seguono Charlotte, nata nel 2015, e Louis, nel 2018. Quella dei duchi di Cambridge assume le sembianze della famiglia perfetta.

Eppure, è proprio la prova maternità a creare i primi attriti tra Catherine e la regina; lei soffre di una grave forma di iperemesi gravidica che la costringe spesso a letto, eppure non si risparmia, mantenendo la sua agenda piena di impegni fino alla data presunta di ognuno dei suoi parti. Incinta di Louis vorrebbe fare un passo indietro, ma la malattia non è un’eventualità considerata, da Sua Maestà. La considera un segno di debolezza che preferisce minimizzare piuttosto che affrontare. Così, non considera “un'opzione” il fatto che una Kate esausta, possa ritirarsi dalla scena pubblica prima del previsto. Per la prima volta in tanti anni le due donne vivono un momento di tensione, che solo grazie alla proverbiale riservatezza della famiglia reale viene nascosto come polvere sotto il tappeto.

L'arrivo dell'uragano Meghan

La duchessa di Cambridge è affabile, ma questo non significa che sia una persona alla mano. Ha lavorato anni, per dimostrare di meritare il suo posto a corte, finché ecco che arriva Meghan Markle, con il suo fare da attrice e la sua disinvoltura, l'abbraccio facile, la freschezza con cui interpreta il ruolo di duchessa, e il pubblico si innamora di lei. Mettendo in ombra Kate. I biografi dei Sussex affermano che le due semplicemente abbiano sempre avuto poco in comune, ma ricordiamo tutti la vicenda del litigio per le calze delle damigelle d'onore al matrimonio di Meghan e Harry: era circolata una storia, dopo le nozze, secondo la quale Meghan avrebbe fatto piangere Kate con i suoi modi imperiosi, quando la duchessa di Cambridge le aveva suggerito di seguire il protocollo e far mettere le calze alle bambine, tra cui la principessa Charlotte. Molto tempo dopo, seduta davanti alla presentatrice americana Oprah Winfrey, Meghan aveva voluto dire la sua: era stata piuttosto Kate, a far piangere lei. Di fatto, Kate fallisce nel compito che la regina le aveva dato: educare il più rapidamente possibile Meghan alla vita reale.

Per un po’ William e Kate, Harry e Meghan, fanno squadra, ma la discussione è dietro l’angolo. I duchi di Sussex si allontanano da Kate e William fisicamente, lasciando Kensington Palace, e poi a livello formale creando ufficio, sito e profili social personali. Ancora a Kate, la regina si affida quando si tratta di cercare di riportare sui binari la coppia avviata al deraliamento; sembra che Kate abbia cercato di far riavvicinare i fratelli Windsor, senza successo. Nel gennaio del 2020 la coppia Sussex rassegna le dimissioni dalla famiglia reale, e Kate si infuria più della regina.

Il riconoscimento

Kate non c'era, al capezzale della regina, ma è probabile che il “grazie” di Sua Maestà le sia arrivato ben prima. Ufficialmente, sotto forma di stella: appuntata sul petto della duchessa, insignita della nomina di Dama di Gran Croce dell’Ordine vittoriano, la più alta onorificenza che il monarca possa conferire a un membro della famiglia, in occasione dell'ottavo anniversario di matrimonio (29 aprile 2019) e all’indomani di un memorabile tour del Pakistan che aveva lasciato la regina «elettrizzata». 

Negli ultimi anni, dalla famosa “Megxit” in poi, il ruolo di Kate e William è cresciuto esponenzialmente; sono loro il volto moderno della monarchia, la coppia su cui la regina ha puntato tutto. Non Carlo e Camilla, per via dell'età e della scarsa popolarità della regina consorte. Elisabetta si è spenta con la convinzione, crediamo, di avere in Kate un’alleata nel sostenere William durante la strada che lo separa dal trono e nel preparare il piccolo George ad accogliere il ruolo che gli spetta per destino: futuro re, dopo nonno Carlo e papà William. 

Kate brilla come solo Diana sapeva fare; ma se lo scintillio della principessa del popolo aveva l’effetto di lasciare il coniuge Carlo nell’ombra, quello di Kate illumina anche William e con lui la monarchia intera. Prima o poi, Kate sarà la prima regina borghese e anche la prima regina laureata. Un ottimo punto di inizio, per il regno di William che verrà.

Nel frattempo, per Kate inizia la sfida più importante: "indossare" con dignità il titolo di principessa del Galles, appartenuto alla compianta lady Diana, che il nuovo re Carlo III le ha assegnato nel suo primo discorso pubblico. Una decisione presa sicuramente nel rispetto della volontà della defunta regina.

Come cambia la vita di William e Kate con la morte della Regina. Eva Grippa su La Repubblica il 9 Settembre 2022.   

Mentre Carlo diventa monarca, cambia non solo la linea di successione ma anche l'assegnazione dei titoli reali

Questa mattina i 14 milioni di follower dell'account Instagram di William e Kate hanno trovato un nuovo nome dato al profilo: non più @dukeandduchessofcambridge ma @dukeandduchessofcornwallandcambridge. Così anche su Twitter, mentre è ancora in lavorazione la pagina sul sito ufficiale della Corona, royal.uk.

Con la scomparsa della regina Elisabetta II, infatti, non solo è cambiata la linea di successione, con il principe William erede al trono e il piccolo George, suo figlio, di 9 anni, al secondo posto, ma anche l'assegnazione dei titoli che spettano ai reali seniors. Con essi, nel giro di pochi giorni cambierà anche la vita della famiglia di William e Kate. 

William e Kate (40 anni entrambi) sono noti con il titolo di duchi di Cambridge dal giorno del loro royal wedding, assegnato loro dalla regina quel 29 aprile del 2011, ma quando Buckingham Palace ha annunciato che Elisabetta II, 96 anni, si era spenta al castello di Balmoral, gli account Twitter e Instagram ufficiali sono stati rapidamenti aggiornati, come previsto da un protocollo ricco di dettagli di non scarso significato. A sorpresa, quindi, da oggi Kate sarà chiamata con il titolo che fino a ieri è appartenuto a Camilla, che invece sarà presto incoronata regina consorte accanto al "suo" Carlo III. 

Il motivo è presto detto: il titolo di duca di Cornovaglia è tradizionalmente detenuto dal figlio maggiore del monarca britannico regnante, con sua moglie che prende il titolo di duchessa. Tuttavia, Carlo era anche principe di Galles e la sua prima moglie, Lady Diana, è stata principessa del Galles, ma questo è un titolo che non passa automaticamente all'erede al trono, deve essere assegnato dal sovrano. Lo stesso Carlo lo ricevette "in dono" a soli 9 anni da sua madre, durante una grande cerimonia di investitura al castello di Caernarvon nel 1969. Carlo III potrebbe quindi decidere di assegnarlo a William o meno. A far pesare l'ago della bilancia è forse il fatto che titolo di "principessa del Galles" sia per tutti ancora inequivocamente legato alla figura della prima moglie del nuovo re (divorziano nel 1995, lei muore il 31 agosto 1997) e madre del principe William: lady Diana. E per Kate, come già in passato per Camilla, sarebbe troppo difficile "indossare" questo titolo. 

Con i titoli cambia anche la vita della famiglia di William e Kate, che da poco si sono trasferiti a vivere all'Adelaide Cottage nel parco di Windsor proprio per stare più vicino alla regina, che stabilmente risiedeva nell'amato castello. Al capezzale di Elisabetta, Kate non è riuscita ad arrivare proprio perché per i principini George, Charlotte e Louis l'8 settembre era il primo giorno di scuola, il primo anche in un nuovo istituto, chiamato Lambrook School.

Rimescolate le carte, la famiglia potrebbe doversi trasferire ancora: quando il padre della regina morì, re Giorgio VI, Elisabetta II trasferì la sua famiglia da Clarence House a Buckingham Palace, e questo è ciò che dovrebbero fare il principe Carlo e Camilla. Tuttavia, la nuova coppia reale ha in passato espresso il desiderio di dare vita a una monarchia snella, meno costosa, quindi Buckhingham Palace potrebbe essere destinato ai ricevimenti e Clarence House restare la dimora familiare del nuovo re e della regina consorte. Kate e William potrebbero traslocare al castello di Windsor, a poca distanza dalla residenza in cui risiedono ora.

Kate, prima principessa del Galles dopo Diana. Ma non chiamatela "la nuova Lady D". Eva Grippa per La Repubblica il 10 settembre 2022.

Nel suo primo discorso, Re Carlo III ha affidato nuovi titoli al figlio William e a sua moglie: sono i principi di Galles. Kate sarà quindi la prima principessa del Galles dopo Lady Diana, una sfida che si è da tempo preparata ad affrontare partendo da qui: dare un nuovo significato al titolo, evitando il confronto con la compianta suocera. La regina Elisabetta è stata un battitore libero, ma per restare alta nei sondaggi di gradimento la famiglia reale ha ora bisogno di fare gioco di squadra per vincere la partita più grande: sopravvivere alla scomparsa di una sovrana diventata icona

È tempo di smetterla, di riferirsi a lei come Kate. Un soprannome che si porta dietro dagli anni in cui era solo la fidanzata del principe William, consacrato dalla stampa – solo Kate, senza bisogno di altro - ma mai usato dalla famiglia reale, che si è sempre riferita a lei con il suo nome per intero: Catherine.

Ebbene, da oggi è necessario un passo in più: in un rapidissimo valzer di titoli onorifici, dopo la morte della regina Elisabetta II, la moglie del nuovo erede al trono è diventata “la duchessa di Cornovaglia e di Cambridge” e poi la nuova “principessa del Galles”. La prima, dopo Lady Diana. Un titolo che esige rispetto. 

Il nuovo re, Carlo III, ha voluto consegnarle questo fardello fin dal primo giorno del nuovo regno, investendo suo figlio del titolo di principe di Galles, a lui “sempre stato caro”, e a sua moglie la responsabilità di “indossare” un titolo rimasto vacante dopo la morte della compianta lady D. Sarebbe infatti spettato a Camilla, già nel 2005, quando è diventata moglie di Carlo, ma si era saggiamente preferito non assegnarglielo per rispetto nei confronti di Diana, - che a lei si riferiva come a Rottweiler e l'aveva sempre odiata, additandola come responsabile della fine del suo matrimonio – lasciandole invece il titolo di duchessa di Cornovaglia. 

Catherine (40 anni) è pronta a vincere la sfida. Si prepara da anni ad affrontare il momento in cui avrebbe dovuto reggere il confronto diretto con Diana, un'icona a livello mondiale, facendo suo il titolo con il quale tutti hanno sempre continuato a riferirsi a lei: principessa del Galles. Il fatto che le sia stato assegnato nel giorno in cui la monarchia cambia pagina, significa chiaramente che i reali da oggi hanno bisogno di Catherine, più che mai, per incrementare la popolarità di un'istituzione che senza più la guida di Elisabetta II rischia di perdere punti, a favore delle spinte separatiste e delle argomentazioni dei repubblicani. La monarchia ha senso di esistere se rappresenta qualcosa di diverso dal potere, che di fatto non ha più; il suo è un ruolo simbolico, di guida, sostegno, partecipazione. Per questo Catherine è importante: in lei, e in William, in molti riusciranno a riconoscersi e a intravedere un futuro per la monarchia che rappresentano. 

Elisabetta è stata un battitore libero, ma per restare in gioco The Firm (la ditta, così viene chiamata la famiglia reale) ha ora bisogno di fare gioco di squadra. Il re e la regina consorte, assieme al principe e alla principessa del Galles: tutti assieme scendono in campo per vincere la partita più grande: sopravvivere alla scomparsa di una sovrana diventata icona.

Il confronto con Diana

Nell'affrontare questa sfida, Catherine partirà da qui: dare un nuovo significato al titolo di principessa del Galles. Evitando il confronto con Diana, perché non potrebbe che uscirne sconfitta. È stata, questa, una strategia che già in passato la Corona ha messo in atto nella costruzione del “personaggio”: non essere Diana è qualcosa su cui lo staff di Corte ha lavorato a lungo, elemento chiave di un piano orchestrato con cura da Buckingham Palace che ha sempre dato a Kate il supporto e la guida che alla moglie di Carlo erano mancati. 

Kate è stata formata. Un compito che si è rivelato più semplice del previsto per via del carattere della ragazza, diligente e rispettosa, studiosa, caparbia e mossa da un forte senso del dovere oltre che dal desiderio di primeggiare in tutto. Tanto lontana, dunque, dalle fragilità di Diana e dalla sua indole introversa e ribelle. Ma Kate – che nella sua affezione al dovere è tanto simile alla regina appena scomparsa – non brilla di luce propria. L'ammirazione è qualcosa che si è guadagnata sul campo, e non solo vestendo fantastici outfit cui ogni donna del mondo possa prendere ispirazione.

A chi la segue dagli esordi, è apparsa progressiva la sua crescita “professionale”; da timida e impacciata ragazza-tappezzeria, è diventata una donna sicura di sé e del suo ruolo: non solo moglie dell'erede al trono, ma anche madre del principino George, che oggi ha 9 anni ma un giorno non lontano diventerà re. 

Diana è scomparsa all’apice della popolarità e - come accade spesso alle persone famose che muoiono giovani, belle, irrequiete, amate - la tragedia l’ha consegnata al mito. Il modo migliore per non scomparire, rispetto a Diana, è sottrarsi al paragone che la stampa non fa altro che alimentare. Kate ha spesso per esempio reso omaggio a Diana nel vestire, ma ne ha anche preso le distanze, scegliendo di impegnarsi nel patrocinio di cause diverse, dalla salute mentale (cara al marito William e a suo fratello Harry proprio per via di Diana) al sostegno della genitorialità e della crescita dei bambini nei loro primi anni di vita. Oltre che delle arti e della fotografia.

Kate ha creato progetti suoi, si è costruita un percorso personale verso la corona, che prima o poi arriverà anche sulla sua testa. Un traguardo cui giungerà se saprà fare la sua parte nel grande lavoro di squadra che vedrà coinvolti lei e William assieme al re e alla sua regina consorte, Camilla. E già da qui, la distanza che la separa da Diana è abissale, perché quell'empatia di Diana - capace di sparigliare le carte - non fu mai messa al servizio della Corona; la famiglia reale non ne capiva il valore, il peso politico, e così Diana – che nell'affetto delle persone e nell'ossessione della stampa per lei trovava conferme che la famiglia reale le negava – agiva da sola, da principessa super star. La forza di Kate invece sta tutta qui: nel brillare, senza occupare il cono di luce dei riflettori. Se lo scintillio della principessa del popolo aveva l’effetto di lasciare il coniuge Carlo nell’ombra, quello della nuova principessa del Galles illumina William e con lui la monarchia intera.

Eppure, Kate non piace a tutti...

Alla regina, Kate è sempre sembrata una ragazza in grado di dare stabilità al nipote. E in effetti, quella dei principi di Galles sembra essere davvero la famiglia perfetta, tra Catherine sempre in linea con il suo ruolo, mai un capello fuori posto, un principe tutto sommato composto e belloccio, nonostante la calvizia incipiente, e tre teneri principini che riescono a mantenere il giusto equilibrio tra compostezza e spontaneità. La loro famiglia viene percepita come unita e rassicurante, felice, cosa che regala al regno un'immagine di stabilità.

Altro affare è l'aspirazione alla perfezione di Kate, che alcuni interpretano come rigidità. Perché alto è il consenso, ma non a tutti la moglie di William piace. È stata spesso oggetto di critiche che, tralasciando i gossip e i commenti snob relativi alla sua famiglia di origine, hanno sempre riguardato la sua immagine troppo patinata. Senza macchia. Cosa che è apparsa eccessiva quando, a poche ore dalla nascita di ognuno dei suoi tre figli, è comparsa perfettamente vestita, truccata e pettinata sulle scale dell'ospedale per la foto di rito. Fu perfino l'attrice Keira Knightley a scagliarsi contro di lei, accusandola di distorcere la realtà, di passare un messaggio sbagliato e pericoloso del parto e della maternità. Eppure, il ruolo di Kate è questo: sembrare una di noi, senza mai esserlo davvero. Quindi, se veste abiti da 30 euro è proprio per questo: apparire più vicina alle persone, permettere loro di immedesimarsi in lei, un personaggio stimato ma non del tutto irraggiungibile, capace di passare dalla tiara alle zeppe di H&M nel giro di una giornata. 

Tutto questo fa pensare che sebbene il compito della nuova principessa del Galles sarà difficile, Catherine lo svolgerà bene. Farà quel che ci si aspetta da lei per oliare il meccanismo dell'Istituzione, che servirà sempre al meglio, senza abbandonarsi alla tentazione di rilasciare dichiarazioni imbarazzanti per dire la sua, come fece sua suocera Diana (e la cognata Meghan). Resterà al suo posto, cosa tremendamente antifemminista da dire, eppure vera, perché il suo ruolo è sostenere il marito nel suo ruolo, come in passato ha fatto il principe Filippo con Elisabetta e prima ancora sua madre la regina Elizabeth con re Giorgio VI. 

Catherine vincerà, nella sfida che il nuovo titolo le impone, perché è matura, è responsabile, ha un profondo senso del dovere, ma soprattutto perché è forte di una sicurezza che deriva dall’avere una famiglia vicina e felice e un marito che la ama. Ovvero, tutto quello che Diana ha desiderato per tutta la sua vita e mai ottenuto.

Impeccabile nel protocollo, elegantissima, "corretta" nelle scelte di look. Ogni suo outfit è accuratamente studiato e ogni abito da lei indossato va esaurito nel giro di poche ore, minuti perfino.

Kate Middleton è la più amata e copiata delle fashion influencer reali, e i conti lo confermano: oltre 10 milioni di sterline "valgono" i suoi look, soldi che entrano nelle casse dello Stato grazie all’indotto generato dalle sue scelte di moda, perché tante, tantissime donne nel modo si ispirano a lei facendo crescere le vendite dei brand - soprattutto britannici - su cui la duchessa ha poggiato il suo tocco di Re Mida. È il "Kate Effect", come suggeriscono gli economisti che hanno coniato per lei questa definizione.

Ebbene, la duchessa più amata è arrivata a una tappa fondamentale: i 40 anni. Li vive da vincitrice indiscussa, nella monarchia inglese: innamorata del suo principe (William), simpatica, sportiva, moderna. Madre di tre bambini - George, Charlotte e Louis - e patrona di moltissime associazioni impegnate soprattutto nella difesa della salute mentale. Una donna che ha trovato il suo posto nel mondo, e nella famiglia reale inglese che oggi vede in lei la risorsa più preziosa.

Kate è la vera regina dei sudditi inglesi che da quando ha sposato William d'Inghilterra la adorano per il suo modo "normale" di vivere la monarchia. Sempre più amata e ammirata, è su lei  che la monarchia punta tutto, sperando che il suo appeal basti a far salire i gradimenti del popolo in un momento particolarmente travagliato della storia della monarchia inglese, tra la Brexit, lo scandalo che vede coinvolto il principe Andrea e le polemiche sulla famiglia dei duchi di Sussex.

Per celebrare Kate, abbiamo dunque raccolto in una gallery i suoi oltre 100 look più belli dal 2005 a oggi.

La morte della regina Elisabetta II porta sul palcoscenico lei, Camilla, la moglie del nuovo re. Ed è dibattito sul ruolo che le spetterà. La Repubblica il 9 Settembre 2022. 

God Save the King. Il principe Carlo diventa re e ora tutti si chiedono: Camilla, sarà regina? La risposta è nelle parole che Elisabetta II ha consegnato al Regno Unito poco più di sei mesi fa, esprimendo il "sincero desiderio” di vedere “Camilla incoronata regina consorte accanto a Carlo”. Non un gesto di affetto, ma l'ultima decisione - politicamente ponderata - di una grande regina, per dare stabilità al regno che verrà.

Altra questione è chiedersi se Camilla e sua suocera siano mai state in sintonia. Per comprendere il rapporto che a lungo ha legato Elisabetta II a Camilla Shand (75 anni), più nota come Parker Bowles (nome del suo primo marito) è utile fare un salto nel passato per arrivare al 2015, quando il principe Carlo finalmente si unisce in matrimonio con la donna che ama, che ha sempre amato, ma sua madre, la regina, non c'è. Arriva in un secondo momento, direttamente a Windsor per la benedizione dell’arcivescovo di Canterbury, vestita di bianco (la sposa, alle sue seconde nozze, ha scelto il grigio) e per una rapida apparizione; dopo un sorriso stirato si eclissa dietro una porta per raggiungere Andrew Parker Bowles (l’ex marito della sposa) e altri amici riuniti a guardare il Grand National, la gara ippica più seguita dagli inglesi. Un sondaggio condotto pochi giorni prima aveva reso noto che i sudditi avrebbero preferito seguire la kermesse equina piuttosto che le nozze reali e Sua Maestà con loro. 

Eppure, in quel matrimonio tra Carlo e Camilla, gli ingredienti della favola c’erano tutti: il sentimento ricambiato nonostante i rispettivi legami (Camilla è fidanzata, quando conosce il principe), le famiglie (soprattutto quella reale) che si oppongono alla relazione, lui che viene destinato a una donna scelta da altri e nonostante tutto, negli anni, pur rischiando di perdere la corona, vive il suo amore clandestino finché finalmente riesce a ottenere il riscatto della donna rimasta al suo fianco, nell’ombra, per anni. Ma Camilla non è bella né ispira simpatia, non é brava a comunicare e non ha classe nel vestire, quindi nessuno ha mai pensato per un minuto di immedesimarsi in lei. Chissà, forse avrebbe avuto qualche chance se solo la moglie di Carlo non fosse stata l’amatissima Lady Diana. Quel che è certo è che la pazienza e la costanza con cui ha atteso il suo momento non hanno eguali. Quanto al riscatto agli occhi della sovrana, ha richiesto anni. 

La consacrazione di Camilla a regina consorte, arrivata come dicevamo nel febbraio 2022, è una dichiarazione che sa tanto di testamento spirituale. Elisabetta II desiderava consegnare ai posteri una "monarchia in salute" e legittimare la moglie del figlio primogenito in occasione del suo Giubileo di Platino è stata una mossa politica importante.

Nel privato, di certo la tregua tra le due è arrivata molto prima, perché Camilla è una donna che ha saputo dimostrare la sua dedizione al dovere, restando sempre a fianco di suo marito, un passo indietro, come si conviene alla moglie di un futuro re. Il suo senso del dovere e del ruolo è qualcosa che la regina ha di certo imparato ad apprezzare negli anni.

Camilla è stata negli anni il principale motivo di scontro tra il principe Carlo e sua madre. E anche suo padre, perché il principe Filippo considerava la donna un utile diversivo per il figlio e quando le cose invece si fecero serie, tra i due, al punto di mettere in crisi il matrimonio con Diana, con il suo noto sarcasmo scrisse a lady D: “Non riesco a capire come un uomo sano di mente possa preferire Camilla a te”.

Ebbene per lei, Carlo era pronto a rinunciare a tutto. Nel 1997, poco prima che Diana morisse, mise in piedi la cosiddetta "Campagna Camilla" per mano di Mark Bolland, il suo esperto di comunicazione, al fine di riscattare la figura della sua amante agli occhi dell'opinione pubblica. Tutti, a corte, sapevano che i due erano ufficialmente una coppia ma la regina non accettava che Camilla si presentasse accanto a lui in pubblico. Per causa sua la relazione tra madre e figlio arrivò a rasentare la farsa con Carlo che invitò Camilla a una cena a Buckingham Palace senza includerne il nome sulla lista degli ospiti sapendo che sua madre sarebbe stata assente, ma avrebbe comunque obiettato se la donna si fosse seduta al tavolo con lui: «Quando Ma’am è assente, i topi ballano» disse soddisfatto ai suoi ospiti, vantandosi come un bambino dopo una marachella alla mamma.

Dopo tanti anni, il riscatto è arrivato. Camilla è la nuova regina consorte, con buona pace di quanti, credendola ancora - a torto - la sola colpevole dell'infelicità di lady Diana, non riescono ancora a riconoscerne il ruolo. Un grande re ha sempre una grande donna accanto, la storia britannica lo dimostra, c'è da scommettere che Camilla non sarà da meno.

Camilla Parker Bowles: la moglie di Carlo diventerà regina? Eva Grippa su La Repubblica su l'8 Settembre 2022.

La morte della regina Elisabetta II porta sul palcoscenico lei, Camilla, la moglie del nuovo re. Ed è dibattito sul ruolo che le spetterà

God Save the King. Il principe Carlo diventa re e ora tutti si chiedono: Camilla, sarà regina? La risposta è nelle parole che Elisabetta II ha consegnato al Regno Unito poco più di sei mesi fa, esprimendo il "sincero desiderio” di vedere “Camilla incoronata regina consorte accanto a Carlo”. Non un gesto di affetto, ma l'ultima decisione - politicamente ponderata - di una grande regina, per dare stabilità al regno che verrà.

Altra questione è chiedersi se Camilla e sua suocera siano mai state in sintonia. Per comprendere il rapporto che a lungo ha legato Elisabetta II a Camilla Shand (75 anni), più nota come Parker Bowles (nome del suo primo marito) è utile fare un salto nel passato per arrivare al 2015, quando il principe Carlo finalmente si unisce in matrimonio con la donna che ama, che ha sempre amato, ma sua madre, la regina, non c'è. Arriva in un secondo momento, direttamente a Windsor per la benedizione dell’arcivescovo di Canterbury, vestita di bianco (la sposa, alle sue seconde nozze, ha scelto il grigio) e per una rapida apparizione; dopo un sorriso stirato si eclissa dietro una porta per raggiungere Andrew Parker Bowles (l’ex marito della sposa) e altri amici riuniti a guardare il Grand National, la gara ippica più seguita dagli inglesi. Un sondaggio condotto pochi giorni prima aveva reso noto che i sudditi avrebbero preferito seguire la kermesse equina piuttosto che le nozze reali e Sua Maestà con loro. 

Eppure, in quel matrimonio tra Carlo e Camilla, gli ingredienti della favola c’erano tutti: il sentimento ricambiato nonostante i rispettivi legami (Camilla è fidanzata, quando conosce il principe), le famiglie (soprattutto quella reale) che si oppongono alla relazione, lui che viene destinato a una donna scelta da altri e nonostante tutto, negli anni, pur rischiando di perdere la corona, vive il suo amore clandestino finché finalmente riesce a ottenere il riscatto della donna rimasta al suo fianco, nell’ombra, per anni. Ma Camilla non è bella né ispira simpatia, non é brava a comunicare e non ha classe nel vestire, quindi nessuno ha mai pensato per un minuto di immedesimarsi in lei. Chissà, forse avrebbe avuto qualche chance se solo la moglie di Carlo non fosse stata l’amatissima Lady Diana. Quel che è certo è che la pazienza e la costanza con cui ha atteso il suo momento non hanno eguali. Quanto al riscatto agli occhi della sovrana, ha richiesto anni.

La consacrazione di Camilla a regina consorte, arrivata come dicevamo nel febbraio 2022, è una dichiarazione che sa tanto di testamento spirituale. Elisabetta II desiderava consegnare ai posteri una "monarchia in salute" e legittimare la moglie del figlio primogenito in occasione del suo Giubileo di Platino è stata una mossa politica importante.

Nel privato, di certo la tregua tra le due è arrivata molto prima, perché Camilla è una donna che ha saputo dimostrare la sua dedizione al dovere, restando sempre a fianco di suo marito, un passo indietro, come si conviene alla moglie di un futuro re. Il suo senso del dovere e del ruolo è qualcosa che la regina ha di certo imparato ad apprezzare negli anni.

Camilla è stata negli anni il principale motivo di scontro tra il principe Carlo e sua madre. E anche suo padre, perché il principe Filippo considerava la donna un utile diversivo per il figlio e quando le cose invece si fecero serie, tra i due, al punto di mettere in crisi il matrimonio con Diana, con il suo noto sarcasmo scrisse a lady D: “Non riesco a capire come un uomo sano di mente possa preferire Camilla a te”.

Ebbene per lei, Carlo era pronto a rinunciare a tutto. Nel 1997, poco prima che Diana morisse, mise in piedi la cosiddetta "Campagna Camilla" per mano di Mark Bolland, il suo esperto di comunicazione, al fine di riscattare la figura della sua amante agli occhi dell'opinione pubblica. Tutti, a corte, sapevano che i due erano ufficialmente una coppia ma la regina non accettava che Camilla si presentasse accanto a lui in pubblico. Per causa sua la relazione tra madre e figlio arrivò a rasentare la farsa con Carlo che invitò Camilla a una cena a Buckingham Palace senza includerne il nome sulla lista degli ospiti sapendo che sua madre sarebbe stata assente, ma avrebbe comunque obiettato se la donna si fosse seduta al tavolo con lui: «Quando Ma’am è assente, i topi ballano» disse soddisfatto ai suoi ospiti, vantandosi come un bambino dopo una marachella alla mamma.

Dopo tanti anni, il riscatto è arrivato. Camilla è la nuova regina consorte, con buona pace di quanti, credendola ancora - a torto - la sola colpevole dell'infelicità di lady Diana, non riescono ancora a riconoscerne il ruolo. Un grande re ha sempre una grande donna accanto, la storia britannica lo dimostra, c'è da scommettere che Camilla non sarà da meno. 

75 anni di Camilla, raccontati attraverso momenti chiave e inediti look. Auguri duchessa di Cornovaglia! Per festeggiare, abbiamo raccolto in una gallery alcuni memorabili outfit per ricordare come, in una evoluzione di stile, si sia trasformata da "meno elegante del regno" a donna raffinata che non sbaglia un outfit.

L'eredità della regina Elisabetta: a Carlo un impero immobiliare e societario da 15 miliardi di sterline. Enrico Franceschini per La Repubblica il 10 settembre 2022.

Il "Guardian" stima in un miliardo di sterline il valore del ducato di Cornovaglia passato dal nuovo monarca al figlio William

“Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. La proverbiale frase coniata da Tomasi de Lampedusa in quello che è probabilmente il più famoso romanzo italiano nel mondo, Il gattopardo, è la filosofia che Elisabetta II applicava al proprio patrimonio, rivela stamane al Financial Times una fonte vicina ai Windsor. Significa che la regina ha amministrato per settant’ani la sua considerevole fortuna accettando di adeguarsi alle esigenze dei tempi, ma senza rinunciare ai previlegi della casta: un gattopardismo in salsa reale.

Lo storico Wesley Kerr: "Il segreto del successo di Elisabetta? Un rapporto solido e complice con Filippo, erano migliori amici". Anna Lupini per La Repubblica il 10 settembre 2022.

Elisabetta e Filippo a Buckingham Palace il giorno del fidanzamento ufficiale 

Il corrispondente reale della Bbc rievoca commosso la regina e racconta come il matrimonio le abbia dato la forza per affrontare con dedizione il suo impegno di sovrana: "Quando lui si avvicinava lei diventava più brillante"

Tra i molti omaggi alla figura della regina Elisabetta, spicca per profondità e dolcezza quello dello storico Wesley Kerr, a lungo corrispondente reale della Bbc e uno dei più longevi membri del consiglio di amministrazione dei parchi reali di Londra, insignito nel 2015 dell'Obe, una delle maggiori onorificienze britanniche, per i servizi resi al patrimonio culturale.

Lacrime ma niente fiori, l'abbraccio alla regina per l'ultimo viaggio. Antonello Guerrera su La Repubblica il 12 Settembre 2022. 

La bara è arrivata nella capitale scozzese dove oggi sbarcheranno re Carlo e Camilla per il trasferimento del corpo della sovrana domani a Londra

I contadini dell'Aberdeenshire hanno schierato dall'alba i trattori nei campi. Gli allevatori i cavalli. Gli anziani si sono portati le sedie, i bambini i disegni di "nonna Elizabeth" con l'orsetto Paddington, dall'esilarante sketch del Giubileo di Platino. Devoti, ammiratori e curiosi si dispongono lungo i 280 chilometri percorsi da questa carovana da brividi: cavalcavia, marciapiedi, finestre delle case di granito plumbeo.

Il principe Alberto eredita i cani: "Dovrà curare i Corgi di Elisabetta". Anna Lombardi su La Repubblica l'11 Settembre 2022. 

La sovrana aveva una vera passione per questi animali che godevano di un trattamento di riguardo a Palazzo. Gli ultimi due cuccioli le sono stati donati dal figlio terzogenito e dalle nipotine Beatrice ed Eugenia e accettati dalla regina solo in cambio dell'impegno a prendersene cura dopo di lei

God save the Dogs. Sì, quegli ultimi corgi della regina che hanno già trovato una nuova casa (pardon: un nuovo palazzo). A prendersene cura insieme alle figlie Beatrice ed Eugenia sarà infatti il terzogenito di Sua Maestà, Andrea: proprio il principe amico del defunto miliardario pedofilo Jeffrey Epstein, la "pecora nera" della famiglia accusato anche lui di aver abusi sessuali, cui qualche mese fa era stato imposto l'abbandono degli incarichi ufficiali, spogliandolo pure dei gradi militari.

Morte di Elisabetta, Andrea e Sarah Ferguson si prenderanno cura dei cani della regina. Il Tempo l'11 settembre 2022

Saranno il duca di York, il principe Andrea, e la sua ex moglie Sarah Ferguson a prendesi cura degli amati corgi della regina. Un portavoce di Andrea ha dichiarato che lui e Sarah, duchessa di York, si occuperanno di Muick e Sandy, che Elisabetta aveva ricevuto in dono dal figlio all’inizio dello scorso anno durante il lockdown per il Covid. In tutta la sua vita la regina ha avuto oltre 30 corgi.

Andrea le aveva regalato due cuccioli, un corgi, Muick, e un dorgi, chiamato Fergus, in onore dello zio ucciso in azione durante la Prima Guerra Mondiale. Fergus è morto poche settimane dopo la scomparsa del principe Filippo, nell’aprile dello scorso anno ed è stato sostituito da un nuovo cucciolo di corgi, regalato da Andrea e dalle principesse Beatrice ed Eugenie per il suo 95mo compleanno ufficiale, che la regina ha chiamato Sandy.

5 cose da sapere sulla lussuosa alimentazione dei corgi della Regina Elisabetta. FABIANA SALSI  su Il Corriere della Sera il 17 Settembre 2022.

Pasti da re, vassoi d’argento, buone maniere: le pappe dei cani della sovrana d’Inghilterra erano una cosa (molto) seria

Elisabetta II, gli eccessi per i corgi reali

Tra le tante foto diventate virali sui social dopo la notizia della morte della Regina Elisabetta II, non a caso ci sono quelle con i suoi cani: l’immagine in cui la sovrana compare con loro al fianco di Daniel Craig in una scena di James Bond è la prima di una lunga serie. Era raro che Elisabetta apparisse senza di loro: nella sua vita ha avuto ben 30 corgi. Il primo — Susan — glielo regalò suo padre Giorgio VI al compimento dei 18 anni, mentre gli ultimi due — Muick e Fergus — sono stati un dono del figlio Andrea, duca di York (che ora li ha presi in affido), per consolarla nel periodo in cui il principe Filippo era in ospedale in fin di vita. Lo stesso periodo in cui Harry e Meghan avevano rilasciato l'intervista tanto chiacchierata a Oprah Winfrey.

«I suoi corgi sono estremamente importanti per lei. Negli anni le sono stati più vicini di qualsiasi essere umano, estremamente leali e amorevoli e non l'hanno mai delusa. Senza contare che i corgi non si precipiterebbero a Los Angeles per rilasciare interviste», commentò in quell'occasione la biografa reale Penny Junor al The Sun, raccontando di un legame indissolubile da sempre.

Lady Diana una volta aveva detto che i corgi erano il «tappeto mobile» della regina d'Inghilterra: dove c'era lei c'erano loro. Non la lasciavano mai, tanto che pare che qualcuno a Buckingham Palace abbia avuto da ridire per quella presenza talvolta ingombrante e persino pericolosa negli ultimi anni per la sovrana: più volte ha rischiato di inciampare nei suoi cani intenta a camminare tra i saloni del palazzo.

Ma nulla avrebbe potuto separarla da loro, né cambiare le lussuose abitudini con cui li aveva cresciuti. Elisabetta aveva pensato ai particolari: hanno una loro camera — «la stanza dei corgi» — con ceste di vimini e comodi cuscini, un personal coach che al bisogno li cura anche con omeopatia e fitoterapia e, non ultimo, un trattamento gastronomico — è il caso di dirlo — «da re». A confermarlo, negli anni, royal watcher, personale delle residenze reali e chef che tutto avrebbero immaginato tranne che di dover preparare menu per cani.

Il menù concordato

Così come la Regina Elisabetta, anche i corgi hanno un menu settimanale prestabilito: quando era in vita lo supervisionava la sovrana in persona, che badava ai dettagli perché fosse perfettamente equilibrato. Per ogni pasto ci sono carni pregiate — per esempio filetto di manzo o di agnello — una porzione di riso e una di verdura.

Ogni cane il suo

Ogni corgi ha un menu proprio a seconda delle sue esigenze specifiche: come ha spiegato il comportamentista di corte Roger Mugford a Town and Country: «Ogni cane ha un menu progettato individualmente, inclusa una serie di rimedi omeopatici ed erboristici».

Il protocollo per la preparazione dei pasti

La preparazione dei pasti dei corgi segue un protocollo rigidissimo: come ha spiegato Darren Mc Grady, ex chef della Regina, in uno dei video su YouTube in cui dispensa ricetta «regali», l'imperativo è tritare tutto molto minuziosamente affinché i cani non corrano il rischio di soffocarsi. «Quando ho iniziato a lavorare a Buckingham Palace pensavo di dover cucinare per re, regine, presidenti, non certo per i cani della regina», ha raccontato McGrady.

Il galateo dei corgi

Brian Hoey, uno dei biografi della monarchia, nel libro Pets by Royal Appointment (Cuccioli per appuntamenti reali) scrive anche che c'è anche un apposito cameriere reale che serve i pasti ai corgi. Quando Elisabetta era in vita, entrava nella sala da pranzo e, solo dopo che la regina stessa aveva aggiunto il sale alla pappa, porgeva la ciotola ai cani, con un vassoio d’argento. Anche i corgi dovevano seguire un certo galateo durante la pappa: non mangiavano finché la regina non gli ordinava di farlo.

Lo sgarro dei corgi

Unico extra rispetto alle pappe sane e bilanciata per i corgi poteva capitare a colazione: non era raro, come ha raccontato più volte il personale di corte ai tabloid, che la Regina gli porgesse un po’ di pane con la marmellata.

Da lastampa.it il 2 ottobre 2022.

La lunga storia d'amore tra Elisabetta II e i suoi cani di razza Corgi è diventata un simbolo della monarchia britannica e ora, a tre settimane dalla morte della regina, il loro prezzo è raddoppiato. Secondo il Daily Mail un cucciolo di Corgi viene venduto a oltre 2.500 sterline (circa 2.800 euro) e la richiesta è tale che sta dando una speranza di ripresa per una razza storica nel Paese, ma che di recente era in declino. I Corgi reali sono cani di razza Welsh Pembroke posseduti sia dalla regina Elisabetta II che dai suoi genitori, Giorgio VI del Regno Unito e Elizabeth Bowes-Lyon.

In realtà l'aumento del valore di questa razza è stato costante negli ultimi mesi, fino a raddoppiare, come confermato dal sito Pets4Homes specializzato nella vendita di animali di compagnia. Del resto da decenni sono stati i fedeli compagni di Elisabetta II a ogni ricorrenza di famiglia, e i suoi cani l'hanno accompagnata fino all'ultimo, collocati vicino alla sua barra nel Castello di Windsor, durante la cerimonia funebre trasmessa in tutto il mondo.

Lo stesso fervore per i cani Corgi ha contagiato anche la Francia, dove gli allevatori hanno registrato un aumento della richiesta ad ogni grande evento mediatico che ha coinvolto la Corona britannica: prima della morte di Elisabetta II, in occasione del Giubileo e dell'uscita della serie The Crown. Ad ogni modo si tratta di una buona notizia per una razza che stava declinando: solo sette anni fa il Kennel Club del Regno Unito aveva lanciato l'allarme per il rischio estinzione con sole 300 nascite contabilizzate nel 2014. Andava meno di moda in quanto la sua immagine era associata alla vecchiaia, spingendo i britannici a optare per il labrador, il Fox Terrier o il Cocker.

Un primo segnale di interesse si era manifestato dopo la diffusione della prima stagione di The Crown, con la nascita dei Corgi cresciuta del 16% e del 47% dopo la seconda stagione, consentendo agli esperti di ritirare la razza dall'elenco di quelle a rischio estinzione. Durante il recente giubileo di platino, lo scorso giugno, in occasione dei 70 anni di regno, il cane ha ottenuto una sua effigie con tanto di corona su Twitter, facendo aumentare il numero di suoi follower e fan sui social. La regina è stata la miglior ambasciatrice di una razza già entrata nella storia: il suo primo Corgi, di nome Susan, le era stato regalato dal padre George VI nel 1944, dando nascita a una lunga dinastia di cani trattati con i guanti all'interno dei palazzi reali.

Carlo III proclamato re anche in Scozia: grida di protesta dalla folla durante la cerimonia. La Repubblica il 12 Settembre 2022. 

Carlo III è stato formalmente proclamato Re anche in Scozia, Galles e Irlanda del Nord. A Edimburgo, Il Lord Lyon King of Arms ha letto la proclamazione alla Mercat Cross. Dalla folla si sono alzate alcune grida di contestazione da parte di repubblicani e indipendentisti.

“Basta con la monarchia": da Antigua alla Giamaica il vecchio impero vacilla. Gianni Riotta (inviato a Londra) su La Repubblica l'11 Settembre 2022. 

Più di una nazione del Commonwealth vuole seguire Barbados e diventare una repubblica. Sfruttando la possibile debolezza del nuovo re

La villetta al numero 70 di Westmount Close, Hampton Road, dietro aiuole verdi di bosso, sembra sbarrata, i curiosi devono attendere la riapertura, lunedì mattina, ore 9, per contrattare gli autografi del nuovo Re, Carlo III, al negozio Autographs of the World. I rivali di Celebrity Autographs, meno aristocratici, dall'Ufficio 812 a 275 N Road offrono le firme di Carlo 24 ore su 24 e il mercato digitale Ebay, ubiquo, mette già all'asta il ritratto olio su tela del Re, 25 euro, la coccarda a 1,5, l'autografo originale a 465 euro, mentre una cartolina dal castello scozzese di Balmoral, dove venerdì si è spenta la Regina Elisabetta II, costa 1.250

Elisabetta II, dove tutto ebbe inizio: il luogo dove è nata oggi ospita un ristorante asiatico. La Repubblica l'11 Settembre 2022. 

Nel giorno in cui a Balmoral è iniziato l’ultimo viaggio di Elisabetta II, quello che la porterà prima ad Edimburgo, poi a Londra e infine a Windsor, qualcuno ha deciso di depositare un mazzo di fiori davanti a un palazzo londinese anonimo di Bruton Street, al civico 17. Alzando lo sguardo si riesce capire il perché di quei fiori, una targa ricorda il luogo da cui tutto ebbe inizio. Dove oggi sorge un ristorante asiatico, nel 1926 nacque Elisabetta, la futura regina d’Inghilterra. Chi passa lungo la strada, alza lo sguardo e con stupore scopre un luogo lontano dallo sfarzo dei palazzi reali, dove per un istante il pensiero torna indietro nel tempo.

Lettera a la Repubblica l'11 settembre 2022.

Caro Merlo, piaceva anche a noi italiani Queen Elizabeth forse perché una monarchia come quella inglese l'avremmo voluta, ma non siamo riusciti ad averla. In fondo, nel referendum del 1946, a votare monarchia fu più del 47 per cento degli italiani. Persino Alcide De Gasperi, dicono. Elena Mosca - Biella  

La risposta di Francesco Merlo

Quella di De Gasperi è una leggenda che, più volte smentita dalla figlia, è comunque inverosimile. Non aveva infatti alcuna simpatia per i Savoia. Formatosi e laureatosi in Austria, il solo trono che De Gasperi avrebbe potuto rimpiangere sarebbe stato, semmai, quello di Vienna. Come lui, votarono repubblica molti monarchici delusi dai Savoia. Ma, al contrario, votarono monarchia tutti quei liberali che, con Benedetto Croce, erano convinti che l'istituto monarchico avrebbe offerto maggiori garanzie di laicità rispetto alla repubblica guidata dalla Democrazia cristiana. 

Votò monarchia Enrico De Nicola, l'avvocato liberale che fu eletto capo provvisorio dello Stato dall'assemblea costituente. Molti clericali e molti cattolici moderati votarono monarchia per paura del comunismo e anche quei partigiani che con i comunisti si sentivano a disagio come Beppe Fenoglio. Eugenio Scalfari, che nel 1946 aveva 22 anni, votò monarchia: "perché ero liberale e crociano". Anche Luigi Einaudi. E Montanelli: "E chi ha fatto l'Italia se non i Savoia coi loro piccoli e antiquati, ma seri eserciti?". 

E Oscar Luigi Scalfaro: "La bella figura di Vittorio Emmanuele II e l'eroica pagina risorgimentale non si potevano spegnere in noi". Lo stesso fece Gianni Agnelli che aveva 25 anni: "Nel giugno del 1946 non ero più ufficiale ma un giuramento vale sempre. Ricordo che sulla linea gotica i partigiani ci dicevano sempre: ah voi siete gli ufficiali badogliani. E noi: no, siamo soldati al servizio di sua maestà". Le più grandi repubbliche d'Europa, dalla Germania alla Francia, sono fiere d'avere avuto dei re. E c'è una certa bellezza nell'inattualità della monarchia persino per noi italiani che, figli convinti della repubblica, abbiamo solo il ballo del Gattopardo e guardiamo smarriti il mito, il sogno dei civilissimi paesi che amiamo come un valore che ci è stato negato. 

Tra le dinastie europee, quella italiana infatti è la più imbarazzante E gli ultimi eredi, Emanuele Filiberto e i suoi genitori, hanno persino peggiorato la già goffa tradizione di una famiglia che da più di 160 anni lavora contro se stessa. I Savoia, per citare Paul Valery, non hanno mai coniugato stile e nobiltà. E c'è quell'orrendo tradimento, con la fuga da Brindisi. La monarchia italiana non fu sconfitta nel giugno del '46, ma l'8 settembre del 1943. 

È morta Elisabetta, l’ultima regina. È spirata alle 19 e 30, dopo che le sue condizioni si erano aggravate nel pomeriggio. Le succede al trono Carlo. Antonia Matarrese su L'Espresso l'8 Settembre 2022. 

Ancor prima di parlare, nelle occasioni ufficiali, ha sempre comunicato con un personalissimo “linguaggio in codice”: quello dei gioielli. Una spilla di famiglia con turchese centrale appartenuta alla nonna Mary, imperatrice d’India, serviva a trasmettere positività. Keep calm and carry on. Settant’anni di regno (ma non era nata per diventare regina visto che, l’erede al trono, era lo zio Edoardo VIII che abdicò), immenso potere, tanti dolori, Elisabetta II si è spenta nella residenza scozzese di Balmoral.

Il Regno Unito, i Paesi dell'ex impero britannico e il mondo dicono addio in un clima di profonda commozione alla regina dei record, spirata a 96 anni nell'amata residenza scozzese di Balmoral, con attorno i quattro figli e i familiari più stretti: a cominciare dal primogenito ed erede al trono Carlo, che a 73 diventa infine re con la seconda moglie Camilla al fianco elevata a regina consorte.

Classe 1926, Elisabetta Alessandra Maria detta Lilibet ha visto la luce in casa dei nonni materni, il conte e la contessa di Strathmore. Educazione borghese, istitutrice scozzese, una passione per i cani di razza corgi e per i cavalli, la futura regina ha incontrato per la prima volta l’amore della sua vita, Philip Mountbatten, a soli quattro anni. Lo sposa a ventuno. Lui, definito un “modernizzatore” della dinastia Windsor, sempre un passo indietro a consigliarla. Quattro figli, più croce che delizia, e un ruolo di nonna e di bisnonna vissuto forse con maggiore empatia, Elisabetta II ha concesso la prima intervista televisiva alla Bbc soltanto nel 2018. Di contro, il suo canale ufficiale YouTube gode di un successo senza pari.

Formalmente è stata a capo del Commonwealth (oltre che della Chiesa anglicana) e sovrana di quindici dei cinquantaquattro paesi che ne fanno parte. Nella realtà, non ha mai votato o espresso opinioni politiche pubblicamente: poteva però dichiarare la guerra, proclamare la pace o far dimettere il primo ministro. L’ultimo viaggio in Italia l’ha portata in Vaticano da Papa Francesco. Monarca senza passaporto, è stata la prima a visitare Russia e Cina. Nessuno saprà mai quante mani abbia stretto, sempre libere dalla borsetta, accessorio inseparabile di tutte le donne (con tanto di gancio a S per appenderla a piacimento).

Suoi, tutti i colori dell’arcobaleno: il nero era riservato solo ai funerali. Sempre “al fronte”, in divisa giovanile o in tailleur pastello, The Queen ha mandato giù l’ultimo boccone amaro per via dello scandalo a sfondo sessuale che ha visto coinvolto il terzogenito Andrea. L’unica volta in cui non ha tenuto la testa alta, con o senza corona, è stata il 17 aprile 2021, durante la cerimonia funebre del principe Filippo. E lì si è finalmente concessa anche le lacrime.

Elisabetta II regina dei record: soltanto Luigi XIV, il re Sole, rimase al trono più a lungo di lei. Da quel 6 febbraio 1952, data della morte improvvisa del padre, Giorgio VI, ha regnato per 70 anni e 214 giorni. L'Espresso l'8 Settembre 2022.

In tutto sono 25.782 giorni contro i 26.407 del sovrano di Francia che però arrivò al trono ad appena 4 anni, nel 1643: l'incombenza di guidare la nazione fu quindi gestita a lungo dalla madre Anna d'Asburgo, mentre Elisabetta ne ha portato il peso sulle sue sole spalle dall'età di 25 anni.

Elisabetta, che a giugno ha celebrato il Giubileo di platino, ha conquistato questo secondo posto nella classifica dei regnanti più longevi lo scorso 13 giugno, quando superò Rama IX di Thailandia, che a sua volta aveva regnato per 70 anni e 126 giorni fra il 1946 e il 2016. La regina è ormai da tempo colei che ha regnato più a lungo in Gran Bretagna, avendo superato la regina Vittoria già il 9 settembre 2015: la trisnonna rimase al trono per 63 anni, 7 mesi e 2 giorni, fino al 1901.

I sudditi di Sua Maestà sono circa 150 milioni in tutto il mondo. Da Winston Churchill alla recentissima Liz Truss, Elisabetta ha guidato il Regno Unito con 16 primi ministri, dando l'ultimo incarico alla leader Tory appena due giorni fa.

Ha visto passare per la Casa Bianca 14 presidenti degli Stati Uniti, da Harry Truman all'attuale Joe Biden, e salire al soglio pontificio 7 papi: Pio XII, Giovanni XXIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I e Giovanni Paolo II, fino al dimissionario Benedetto XVI e a Francesco.

Elisabetta II ha viaggiato in oltre 120 Paesi in occasione di oltre 270 visite ufficiali e ha partecipato a centinaia di migliaia di cerimonie. Altro record, quello del matrimonio più longevo tra i sovrani, 74 anni con il principe Filippo, sposato il 20 novembre 1947 e scomparso il 9 aprile del 2021.

Elisabetta II, la regina dell’immaginario. Così è stata raccontata dal cinema e dalla tv. La serie “The Crown”, il film da Oscar “The Queen”, il documentario “Royal Family”: esperimenti audaci e rappresentazioni tradizionali. Valeria Verbaro su L'Espresso l'8 Settembre 2022.

«Uneasy lies the head that wears the Crown», a disagio riposa la testa che indossa la Corona, scriveva William Shakespeare nell’Enrico IV. Ed Elisabetta II nei suoi settant’anni di regno è riuscita a far percepire tutto il peso e l’onore che per lei ha rappresentato diventare il simbolo del regno, quello stesso onere che aveva consumato in fretta la vita del padre Giorgio VI, succeduto al trono dopo la tanto discussa abdicazione di Edoardo VIII.

Negli ultimi anni è diventata la regina dai colori pastello e dei meme su Twitter, tentativi ironici e affettuosi di avvicinare a sé una sovrana amata ben al di là della Gran Bretagna e del Commonwealth. È dal 1947 però che Elisabetta II, allora ancora principessa, ha fatto il suo ingresso nell’immaginario collettivo, dal solenne discorso alla nazione per i suoi 21 anni, e da quel momento non ne è mai uscita.

Le apparizioni storiche

Sullo sfondo di una grande tenuta a Città del Capo (Sudafrica), Elisabetta è seduta a un tavolino, vestita di bianco e con un doppio filo di perle mentre giura fedeltà eterna al suo popolo. Al microfono di fronte a sé pronuncia parole storiche: «Dichiaro davanti a voi tutti che tutta la mia vita, sia essa lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale a cui tutti apparteniamo» e le fotografie della BBC iniziano a scolpire l’immagine della monarca devota che Elisabetta II porterà sempre addosso, anche contro la sua stessa famiglia.

La successiva incoronazione del giugno 1953 segna la sovrapposizione definitiva fra la donna e l’istituzione: da quel momento Lilibet (vezzeggiativo usato da padre e oggi ripreso dal nipote Harry per la sua secondogenita) svanisce ed Elizabeth diventa effigie della Corona stessa.

Nel corso di sette decenni di regno, la vita della regina e della famiglia reale rimane trincerata dietro le mura di Buckingham Palace, incrementando la curiosità morbosa dei sudditi e non solo. È Filippo, Duca di Edimburgo e Principe consorte ad avere l’idea, a fine anni Sessanta, di aprire le porte del Palazzo alle telecamere della televisione nazionale. Il documentario “Royal Family” va in onda nel 1969 e per la prima volta mostra i Windsor in situazioni quotidiane, una famiglia noiosa e ordinaria, straordinariamente privilegiata. L’effetto-BBC del primo discorso radiofonico non solo non si ripete, ma si ribalta, incrinando il ritratto perfetto e immutabile della regina. «Essere troppo normali era pericoloso come essere troppo diversi», è con queste parole che “Royal Family” viene bandito da Buckingham Palace, tanto da essere ancora oggi irrecuperabile nella sua interezza. 

Se il documentario è stato il più grande fallimento dell’operazione di normalizzazione dei Reali, negli anni ci sono stati invece almeno due momenti privati di indiscutibile valore pubblico: il funerale di Diana Spencer e quello del Principe Filippo. La regina che cammina in abito e cappello nero fra le centinaia di biglietti e fiori lasciati davanti al cancello del palazzo reale per la Principessa del Galles è la fotografia di un intero decennio, seconda soltanto a quella di William e Harry dietro il feretro. Il suo impatto è tale da diventare una delle sequenze più importanti del film “The Queen” (2006), in cui Helen Mirren, premio Oscar per questo ruolo, interpreta la sovrana.

Elisabetta II scavalca, così, facilmente il confine tra realtà e narrazione, diventando una figura da raccontare, un personaggio da sviluppare. Ed è lei stessa, con incredibile autoironia, a suggellare la sovrapposizione di questi due livelli di rappresentazione, accettando di partecipare alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Londra nel 2012 attraverso il cortometraggio di Danny Boyle intitolato “Happy & Glorious”. Interpreta sé stessa, accompagnata dai suoi amati corgi e da Daniel Craig nei panni di James Bond. I suoi due universi immaginifici si fondono in un’unica icona immortale.

Le maggiori rappresentazioni nello spettacolo

Le potenzialità dello storytelling su Elisabetta II, anche in quanto figura storica di un Novecento postbellico, spaziano su diversi fronti. L’esperimento più audace da questo punto di vista è il piccolo film “Una notte con la regina” di Julian Jarrold (2015), diventato un piccolo cult fra gli amanti della Corona. Prova infatti a immaginare una giovane Elisabetta durante la notte dell’8 maggio 1945, dopo l’annuncio della vittoria inglese nella seconda guerra mondiale. È una notte di festa, di gioia e normalità, di scoperte e di carezze segrete con un uomo che non sarà mai il suo consorte. Ma trattare la Regina come un personaggio vuol dire anche prendersi la libertà di immaginarlo. 

Un’operazione simile e molto più dettagliata la fa anche “The Crown”, la nota serie Netflix di Peter Morgan, che dal 2016 a oggi ha riacceso l’interesse del mondo dello spettacolo per Buckingham Palace, intrecciando storia, testimonianze e ricostruzioni di fantasia. Dagli occhi azzurri di Claire Foy a quelli castani di Olivia Colman, fino al nuovo volto di Imelda Staunton che ancora deve debuttare nella quinta stagione, quella della Regina diventa una maschera da indossare, un fardello da accogliere e restituire a un pubblico che non sa e non vuole lasciarla andare.

Elisabetta II, il lungo addio. Come se tutto si fosse compiuto e non ci fossero altre questioni in sospeso a impedirle di riposarsi, The Queen ha preso congedo dai suoi cari, dalla corte e dal mondo. Il racconto straordinario di un grande illustratore. Testo e illustrazioni di Ivan Canu su L'Espresso l'8 Settembre 2022.

Infine, con passo lieve e senza troppo disturbo, Elisabeth Alexandra Mary che fu Elisabetta II Windsor, 42ma regina di Gran Bretagna, se n’è andata. È rimasta a lungo nel castello scozzese di Balmoral, una delle residenze più amate nella terra materna. Nonostante l’indebolirsi della sua salute ha conferito il 6 settembre l’incarico alla nuova Prima Ministra Liz Truss, la 15ma dei suoi 70 anni di regno. Si può pensare che il suo superiore senso del dovere e del suo ruolo l’abbiano mantenuta salda fino a quest’ultimo incarico, nello spirito di abnegazione con cui, da principessa designata, nel 1947 fece al popolo britannico la solenne dichiarazione, “che tutta la mia vita, breve o lunga che sia, sarà dedicata a servire voi”.

Come se tutto questo si fosse compiuto e non ci fossero altre questioni in sospeso a impedirle di riposarsi, finalmente Elisabetta ha preso congedo dai suoi cari, dalla corte e dal mondo.

A noi, che nel rispetto della sua eccezionalità abbiamo seguito per un tratto la sua vita e le sue opere, piace raccontarla per immagini. Come in un album da sfogliare.

La prima immagine nota di Elisabetta risale al 2 dicembre 1926: il fotografo reale Marcus Adams, esperto nel ritrarre pargoli aristocratici e borghesi, riottosi ad ogni disciplina e messa in posa, la ritrae bionda e serena fra le braccia della madre, Elizabeth come lei.

Un carattere ostinato, il suo. Da Windsor, si direbbe. Ma c’è tanto del ramo materno dei Bowes-Lyon, la tempra scozzese avvezza al mutevole clima, fatalista e incline alle battute e agli scherzi un po’ puerili. Dalla parte Windsor, invece, è tutto disciplina, senso del dovere, affettività ridotte all’essenziale. Questo ha in dote dalla nonna, l’austera regina e imperatrice Mary, che nessuno ha mai visto in tenuta meno che impeccabile, erede dell’etichetta germanica dei Coburgo-Gotha. Il nonno, re Giorgio V, era avaro di affetto verso i figli con i quali i rapporti sono formali, perfino creudeli. Non è una famiglia di sentimentali, a dirla breve. Eppure con i nonni, Lillibet (il nomignolo derivato dalla storpiatura infantile di Elizabeth, privilegio dei suoi affetti più cari) si trova a suo agio, è coccolata ed esibita.

A 3 anni è sulla copertina di Time, fra l’angioletto di Raffaello e Shirley Temple, la riccioluta bambina prodigio americana degli stucchevoli tip tap.

A 4 anni è già cavallerizza: posa col primo pony, Peggy, dove può scorrazzare nei 200 acri della magione di Woolmer Park nell’Hertfordshire.

Dai cavalli ai segugi, è un attimo: eccola nel 1936 a dieci anni su una panchina della Royal Lodge, la casa di famiglia a Windsor, ritratta da Lisa Sheridan con la sorella minore Margaret e i labrador Mimsy, Stiffy e Scrummy, il cocker spaniel Ben, il golden retriever Judy e gli amatissimi corgi Jane e l’altezzoso Dookie, che diverranno il tocco distintivo dell’immagine familiare degli York. 

La felicità è un attimo, si dice. L’abdicazione di Edoardo VIII costringe il padre di Elisabetta, Alberto, a farsi carico della corona quando ne avrebbe volentieri fatto a meno, dimenticando i suoi umanissimi difetti, gli scatti di nervi, la balbuzie, il carattere cedevole. Forse anche a questo pensava Elisabetta quando, nel 2018, per la prima volta racconta della sua incoronazione nel 1953 ad Alastair Bruce della BBC. “Quiet heavy” la definì: “Una cosa del genere non può essere comoda”.

Un’altra immagine, questa volta di Yousuf Karsh, ci mostra un’adolescente snella, diritta e fiduciosa, con al collo un filo di perle che non l’abbandonerà mai. È il tempo amaro della guerra, la foto è del 1943 ed Elisabetta è diventata Consigliere di Stato e nel 1945 entra nel corpo Ausiliarie. È la prima principessa in divisa militare dai tempi della regina guerriera Budicca. Fa un corso di 10 settimane come meccanica, abilitata a guidare automezzi, legge le mappe. Le foto su Life e Time sono una manna per la propaganda bellica interna. 

In divisa si affaccia con la famiglia dal balcone reale, il 7 maggio 1945, alla proclamazione della vittoria e poi finalmente il papà e re concede alle principesse di unirsi alla folla festante. Si canta, si ride, si danza. Sarà nelle sue parole “una delle notti più memorabili della mia vita”.

E Filippo? È l’amore ostinatamente voluto. Non osteggiato in famiglia, ma un po’ subìto sì, tanto che la linguacciuta regina madre lo chiama “l’Unno”. Non portava in dote ricchezze, trattandosi di uno dei partiti più spiantati che girasse in Europa. Ma bello lo era, di sicuro. Il fidanzamento arriva al castello di Balmoral, la sera dell’11 agosto 1946.

Le nozze reali ed epocali si celebrano il 20 novembre 1947, immortalate da Baron, al secolo Stirling Henry Nahum, unico a vincere le resistenze di Filippo verso i fotografi e la loro invadenza. Un’antipatia a dire il vero reciproca. Re Giorgio premuroso l’accompagna all’altare, dirà che quello è stato il momento più difficile per lui come padre, lasciare andare la figlia. 

14 novembre 1948, mentre Filippo gioca a squash con il suo amico e segretario Michael Parker, arriva la notizia che Elisabetta sta partorendo l’erede. È nato Carlo, cui un anno dopo segue Anna, la cocca di papà. Per arrivare al cocco di mamma (e alla sua disperazione), Andrea, bisogna attendere il 1960 e infine il 1964 per il piccolo, Edoardo. Una famiglia felice? Insomma. Non è quello che i Windsor sanno fare meglio, i genitori.

Invece, come regina, Elisabetta sembra avere il vento in poppa. Il vecchio leone, Winston Churchill, vaticina una nuova Età Elisabettiana. La più concreta Elsa Maxwell, la pettegola regina del gossip hollywoodiano, la definisce “una ragazza meravigliosa”, cosa su cui urbi et orbi paiono tutti d’accordo. Il fotografo reale Cecil Beaton in quel 2 giugno del 1953 ne ritrae la delicatezza, luminosa, il candore della pelle che esalta le sopracciglia nere, le ciglia lunghe, le labbra ben disegnate. È un ritratto studiato per raccontare il mistero, i simboli, la magnificenza regale. Ma emerge anche la solitudine, l’astrazione dall’umano.

Gli anni ’50 vedono emergere uno spirito meno conservatore, il desiderio di lasciarsi alle spalle la guerra e le miserie della ricostruzione, di pensare ad un nuovo mondo, con spirito progressista, avventuroso, un po’ agitato come il Martini di 007.

Si dimette l’ottantenne Churchill, la Gran Bretagna si vede ridimensionata nello scacchiere internazionale, i Laburisti arrivano nel 1964 a Downing Street. È anche una crisi personale di Elisabetta, del suo matrimonio, con le frustrazioni di Filippo eternamente due passi indietro, le voci di presunte amanti e i pettegolezzi sulle amicizie di Elisabetta stessa. Si fa vivace anche il rapporto con la sorella Margaret, i suoi flirt, il gusto per le feste, il glamour, gli eccessi. È la Swinging London, signore e signori. Stanno arrivando i Beatles, i Rolling Stones. Vidal Sassoon pensiona le cotonature e inventa il bowl cut. Mary Quant dà un taglio netto alle gonne e scopre le ginocchia. E pure lo spirito delle donne, che cercano la loro voce senza dover essere la “signora di” qualcuno. Nulla sarà mai più come prima, neppure nel Regno senza Tempo di Buckingham Palace. Gli anni ’60 e ’70 sono anche di grandi tensioni internazionali, anche all’interno dell’agitato ex impero coloniale. Nel fatidico 1968 l’appannamento della corona è evidente, Elisabetta ha istinto per ogni mutamento che non ama ma afferra. L’ultimo ritratto che le fa l’ormai superato Cecil Beaton la vede posare, complice, isolata in un mantello da ammiraglio, come un’eroina di un’epoca passata, le prime rughe sul volto più maturo. È il tempo della televisione, quello delle foto volge al tramonto.

25 anni sul trono e arriva il primo nipote. A 51 anni è nonna di Peter, figlio di Anna e del capitano Mark Phillips. La Gran Bretagna vive una crisi industriale epocale, che mal dispone la regina verso i festeggiamenti. A Corte sono convinti che il clima di leggerezza e di festa possano risollevare il morale del popolo e avvicinarlo di nuovo alla corona. Tutto pare andare in quella direzione, se non che sul Tamigi una barca al tramonto si ferma davanti al palazzo di Westminster. È il 7 giugno 1977, il complesso punk dei Sex Pistols ,cantori del proletariato senza prospettive, senza ideali, luciferino, distruttivo, attacca l’anti-inno: "God save the queen She's not a human being and There's no future And England's dreaming”

Il brano, bandito dalla BBC come volgare e irrispettoso, vende in una settimana 100 mila copie. Eppure, neanche l’iconoclastia punk riesce a mettere in dubbio la monarchia, il marchio risorge, vacilla ogni tanto, come per il divorzio clamoroso fra Margaret e Lord Snowdon nel 1978, ma poi proclama la sua universalità con le nozze da fiaba tra il Principe di Galles Carlo e la virginale adolescente di puro sangue aristocratico Diana Spencer, seguite in televisione da tutto il mondo. 

È qui, da un televisore piazzato su una mensola di un hotel in Sardegna, che ho la prima vivace memoria della monarchia inglese, il mercoledì mattina del 29 luglio 1981. Londra si ferma. Il Regno Unito si ferma. Il Commonwealth si ferma: 750 milioni di spettatori stimati collegati su Saint Paul. Io ero uno di quelli.

Il rituale, lo sfarzo anche stavolta non deludono. Tutto fila alla perfezione, se non che nella percezione popolare un nuovo astro sta eclissando pian piano quello della sovrana. Per mesi si scrive e si parla solo di Diana, riducendo Carlo a comparsa e la famiglia a tappezzeria. È vero fanatismo, in una forma inedita, aggressiva, crudele che avvolge questa giovane donna. Nasce il mito di Diana, la principessa del Galles che da goffa, paffuta educanda si va trasformando negli anni in icona di glamour e charme, mentre la regina invecchia, scompare, perde pure il favore dei suoi paladini, i fotografi. La stampa vuole che i reali siano trattati come ogni starlette o personaggio pubblico, soprattutto diventino protagonisti delle NEWS. È la logica del box office. 

I rampanti anni ’80 sono di Reagan e della prima donna Premier di Gran Bretagna, Margaret Thatcher. La nazione è squassata dalle proteste della classe operaia, dei minatori e dal pugno di ferro del governo più liberista che si ricordi. Scioperi devastanti, l’economia disastrata. I sindacati sempre in lotta. Pure la guerra-lampo delle Falkland nel 1982. Elisabetta e la Thatcher non si prendevano molto, ma una era la Regina, l’altra una politica conservatrice. Il rispetto dei ruoli non è mai in dubbio. Non c’entrano presunte simpatie o antipatie.

Elisabetta festeggia i 40 anni di regno, ma senza gioia: il 1992 è il suo “annus horribilis”. La figlia Anna e suo marito Mark Phillips hanno divorziato. Di lì a poco si consuma il divorzio fra Carlo e Diana e ci si mette pure un incendio nel castello di Windsor a dare a tutto un tono da crescendo shakespeariano. Ma, ancora una volta, la donna più resistente del mondo non cade: cresciuta col senso d’una missione suprema, in situazioni drammatiche che avrebbero schiantato la volontà di ben altre tempre, Elisabetta trova in sé il meglio di sé. E si risolleva. Certo, il motto “never complain, never explain” che riassume l’atteggiamento di Elisabetta e della Corte, in questi anni diventa un boomerang e cresce la sensazione anche pubblica di un’istituzione obsoleta, inutilmente privilegiata, inadatta al ruolo che riveste, omertosa. Con la tragica scomparsa di Diana, nasce la retorica della “principessa del popolo”. È la regina l’obiettivo dell’ostilità montante, calcata dalla stampa. Il silenzio della regina pare una sfida, tutti lo pensano, i giornali lo scrivono, le tv lo dicono apertamente. Alla fine la regina cede: il popolo vuole compassione, vuole le lacrime. Elisabetta farà un discorso: ferma, le mani in grembo, le spalle alla finestra da cui si vede il pubblico davanti ai cancelli: “Vi parlo come vostra regina, e come nonna”. Il sentimento nazionale si ribalta, tutti si sentono suoi figli e nipoti. Ha colpito il loro di cuore.

Un altro anno durissimo per i suoi affetti più privati è il 2002: colpita da ictus, muore la sorella Margaret. I funerali cadono 50 anni esatti da quelli del padre. Elisabetta è piccola nel suo cappotto nero, le mani intrecciate al petto, resta sola a lungo a fissare la bara della sorella minore. La definiva la sua migliore amica, certo un legame fortissimo le ha tenute vicine, nonostante le molte difficoltà che i ruoli hanno imposto negli anni. La regina madre assiste anche lei al funerale: morirà il 30 marzo dello stesso anno, nel sonno.

Nonostante i lutti, le foto di quell’anno mostrano una regina pacificata, solare, come liberata. I colori che veste sono più brillanti, civettuoli. A inizio giugno la festa del Giubileo, bandiere ovunque, feste, picnic al sole, concerti, spettacoli, schermi, sfilate. Le celebrazioni si chiudono con l’inno suonato dalla chitarra di Brian May dei Queen. È ancora un colpo di genio della sovrana che per la prima volta concede il tetto di Buckingham Palace ad un concerto rock. Il giubileo ha come effetto di rinsaldare la passione britannica per la monarchia, con un sonoro 80% favorevole. Alla faccia dei Sex Pistols.

Non lasciar trasparire nulla è stata la linea di condotta della sua vita, mai concedersi, mai pubblicizzarsi, mai spiegare. Di lei si sanno i fatti, non i pareri. Non ci sono confessioni pubbliche, scambi, colloqui. La suia dote? La pazienza, si dice. Come Mary Poppins: “C'è qualcuno che possa dirmi qual è la cosa più forte del mondo? Io credo che debba essere la Pazienza. Perché, a lungo andare, è la Pazienza che supera tutte le cose”.

Elisabetta è per tutti The Queen, anche se di regine ce ne sono centinaia nel mondo. Lei è un’icona globale, la più fotografata al mondo. Non vanitosa, sempre impeccabile, sempre lodata dai più grandi stilisti internazionali, Elisabetta non stupisce ma fa scalpore la sua presenza nel 2018 a 92 anni, ad una sfilata (per la prima volta nella vita) a fianco di Anna Wintour, regina di Vogue America.

Per i 60 anni di matrimonio di Elisabetta e Filippo, Tim Graham ricrea lo scatto del loro viaggio di nozze: sotto il grande albero a Broadlands nell’Hampshire, il cielo grigio come allora, i due modelli simulano la stessa posa, lei con la stessa spilla, collana, orologio d’oro. Lo guarda con amore, lui le restituisce lo stesso sguardo ironico e l’accattivante sorriso.

6 febbraio 2012, Sandringham: “In questo anno speciale, dedico di nuovo me stessa al vostro servizio”. Sono le parole con cui la regina rinnova la promessa fatta in Sudafrica nel 1947 ai microfoni della BBC. 41 colpi di cannone da Hyde Park e 62 dalla Torre rievocano l’ascesa al trono. È finito l’impero, ma la regina regna su 2 miliardi e mezzo di persone, capo di stato di 16 dei 53 paesi del Commonwealth.

23 ottobre 2013, foto di 4 generazioni e 3 eredi al trono. Seduta in poltrona, in azzurro, serena. Carlo, William e George. Storica immagine, perché solo Vittoria aveva potuto vedere un pronipote destinato a salire al trono, nel 1894. La foto è di Jason Bell.

mercoledì 9 settembre 2015 cade un altro record, alle 17.30 infatti il suo ha superato quello della regina Vittoria che regnò 63 anni (23.226 giorni, 16 ore e 23 minuti). Un record che interessa più la stampa e gli ammiratori o i curiosi, perché Elisabetta se ne cura pochissimo. Arriverà a diventare nel 2019 la sovrana più longeva della storia umana, record di nuovo infranto nel 2021 con i 70 anni di regno. Sotto di lei ha visto passare 7 arcivescovi di Canterbury, 7 papi, 15 primi ministri, 13 presidenti USA, tutti gli 11 presidenti italiani (tranne De Nicola).

Dopo il ritiro dalla vita pubblica del marito Filippo, nel 2017 a 96 anni, arriva la festa per i loro 70 anni di matrimonio. Lei lo ha sempre ritenuto la sua forza, lui è sempre rimasto due passi indietro. Nessun reale ha vissuto tanto, nessuna coppia reale altrettanto. Lui la chiama “cabbage” (cavoletto) oppure “sausage” (salsicciotta), come rivelato dal drammaturgo Peter Morgan nel film The Queen. Filippo solo a 98 anni è costretto a consegnare la patente e rinunciare anche a quell’ultima libertà. Afflitto da varie patologie cardiache, con interventi e ricoveri sempre più frequenti, Filippo muore nel suo letto, il 9 Aprile 2021.

Gan Gan è il nomignolo, un vezzeggiativo di Grand-Ma (che non sostituisce comunque inchino o riverenza), che gli adorati nipoti possono rivolgerle. Mi piace guardare questo ritratto che Annie Leibowitz ha scattato per i 90 anni, nel 2016: la regina in camicetta bianca, golfino beige, gonna grigia tiene Charlotte, secondogenita di William e Kate, in braccio. Accanto gli altri 4 bis-nipoti: Mia figlia di Zara e del giocatore di rugby Mike Tindall; George, il primogenito; Isla e Savannah, le figlie di Peter Phillips e della moglie Autumn; poi i più piccoli, James e Louise, figli di Edoardo e Sophie. Mancano solo Louis e l’ultima nata, Lilibet Diana figli di Harry e Megan. Una dinastia che parrebbe non conoscere declino. 

Con la morte di Elisabetta II Windsor, la corona passa senza tante storie e retropensieri al più longevo Principe di Galles della Storia, Carlo, che sarà Carlo III Windsor. A noi, che siamo nati quando Elisabetta era la Regina e cresciuti pensando irrazionalmente che lo sarebbe stata per sempre, come il suo mitico avo Artù, farà forse uno strano effetto sentire l’inno cantare: God Save the King. Ma, diceva la saggia Lady Violet Grantham: “Nessun ospite dovrebbe essere accolto senza una data di partenza già stabilita”. Sapendo che Elisabetta sarebbe stata assai d’accordo con questa norma di senso comune, ecco che con la fine dell’estate anche la presenza sulla terra è giunta a scadenza. Mi viene da salutarla con i versi di Cardarelli:

Autunno. Già lo sentimmo venire

nel vento d'agosto,

nelle pioggie di settembre

torrenziali e piangenti

e un brivido percorse la terra

che ora, nuda e triste,

accoglie un sole smarrito.

Ora che passa e declina,

in quest'autunno che incede

con lentezza indicibile,

il miglior tempo della nostra vita

e lungamente ci dice addio.

(Le illustrazioni di Ivan Canu sono tratte da God Save the Queen, Centauria edizioni, 2021)

Michele Serra per “la Repubblica” il 9 settembre 2022.

Elisabetta Windsor Mountbatten, regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, regina di Antigua e Barbuda, Canada, Belize, Australia, Bahamas, Grenada, Giamaica, Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea, Saint Lucia, Saint Kitts and Nevis, Isole Salomone e Tuvalu, Saint Vincent e Grenadine, governatore supremo della Chiesa d'Inghilterra, comandante in capo delle Forze Armate, signora dell'Isola di Man e sovrana di Jersey e Guernsey, è stata un'ottima professionista, dai nervi saldi e dalla salute di ferro. Oltre a questo, per dirla all'inglese, è stata un'adorabile vecchia signora. La sua malaugurata scomparsa ci lascia tutti molto dispiaciuti. 

Il problema è che questo dispiacere, comprensibilmente notevole per i suoi sudditi, sarà soverchiante anche nel resto del mondo, con milioni di pagine di giornale e di ore di telegiornali, miliardi di articoli, giorni e giorni di commemorazioni. Non essendo l'Italia membro del Commonwealth, sarei favorevole a un più sobrio resoconto storico-biografico del suo regno, ma temo non sarà possibile. 

Per ragioni (per me) inesplicabili, la famiglia reale inglese, fino ai cugini di secondo grado, alle e agli amanti, alle dimore, ai cappellini, ai cagnolini, è oggetto di un culto planetario. Nessuno saprebbe dell'esistenza di Meghan Markle se avesse sposato un nipotino della regina di Norvegia. Nessuno, del resto, sa nemmeno se la regina di Norvegia ha dei nipoti. Pur essendo l'Impero Britannico una reliquia, e quell'isola neanche più membro dell'Europa, se ne parla ancora come del centro del mondo. Ci sono cose, nella testa degli uomini, che agiscono per inerzia anche secoli dopo la loro fine.

Queen Elizabeth e i Savoia. Non abbiamo un Limonov. Francesco Merlo su La Repubblica il 10 Settembre 2022.  

Posta e risposta del 10 settembre 2022

Caro Merlo, piaceva anche a noi italiani Queen Elizabeth forse perché una monarchia come quella inglese l’avremmo voluta, ma non siamo riusciti ad averla. In fondo, nel referendum del 1946, a votare monarchia fu più del 47 per cento degli italiani. Persino Alcide De Gasperi, dicono. Elena Mosca - Biella 

Quella di De Gasperi è una leggenda che, più volte smentita dalla figlia, è comunque inverosimile. Non aveva infatti alcuna simpatia per i Savoia. Formatosi e laureatosi in Austria, il solo trono che De Gasperi avrebbe potuto rimpiangere sarebbe stato, semmai, quello di Vienna. Come lui, votarono repubblica molti monarchici delusi dai Savoia. Ma, al contrario, votarono monarchia tutti quei liberali che, con Benedetto Croce, erano convinti che l’istituto monarchico avrebbe offerto maggiori garanzie di laicità rispetto alla repubblica guidata dalla Democrazia cristiana. Votò monarchia Enrico De Nicola, l’avvocato liberale che fu eletto capo provvisorio dello Stato dall’assemblea costituente. Molti clericali e molti cattolici moderati votarono monarchia per paura del comunismo e anche quei partigiani che con i comunisti si sentivano a disagio come Beppe Fenoglio. Eugenio Scalfari, che nel 1946 aveva 22 anni, votò monarchia: “perché ero liberale e crociano”. Anche Luigi Einaudi. E Montanelli: “E chi ha fatto l’Italia se non i Savoia coi loro piccoli e antiquati, ma seri eserciti?”. E Oscar Luigi Scalfaro: “La bella figura di Vittorio Emmanuele II e l’eroica pagina risorgimentale non si potevano spegnere in noi”. Lo stesso fece Gianni Agnelli che aveva 25 anni: “Nel giugno del 1946 non ero più ufficiale ma un giuramento vale sempre. Ricordo che sulla linea gotica i partigiani ci dicevano sempre: ah voi siete gli ufficiali badogliani. E noi: no, siamo soldati al servizio di sua maestà”.  Le più grandi repubbliche d’ Europa, dalla Germania alla Francia, sono fiere d’avere avuto dei re. E c’ è una certa bellezza nell’inattualità della monarchia persino per noi italiani che, figli convinti della repubblica, abbiamo solo il ballo del Gattopardo e guardiamo smarriti il mito, il sogno dei civilissimi paesi che amiamo come un valore che ci è stato negato. Tra le dinastie europee, quella italiana infatti è la più imbarazzante E gli ultimi eredi, Emanuele Filiberto e i suoi genitori, hanno persino peggiorato la già goffa tradizione di una famiglia che da più di 160 anni lavora contro se stessa. I Savoia, per citare Paul Valery, non hanno mai coniugato stile e nobiltà. E c’è quell’orrendo tradimento, con la fuga da Brindisi La monarchia italiana non fu sconfitta nel giugno del ’46, ma l’8 settembre del 1943. 

Caro Merlo, seguo le vicende internazionali e sto leggendo "Limonov" di Carrère, utilissimo per capire sia l’Urss e sia la Russia di Putin. Non sapevo che Hitler ma soprattutto Stalin avessero sdoganato i delinquenti, mafiosi e farabutti che ora governano i russi. Libro da leggere prima delle elezioni. Laura Gasparini - Reggio Emilia

Del Limonov di Carrère quello in carne e ossa disse: “Non l’ho mai letto” e si lanciò in una dettagliata stroncatura. Era il “Great Pretender”, come dice la canzone dei Platters: il Grande Simulatore. Ma con le elezioni italiane c’entra poco: simulatori ne abbiamo tanti, ma tutti piccoli. 

Caro Merlo, propongo per la ghigliottina: “oggi è davvero finito il Novecento”. Laura Mancino - Potenza

Regina Elisabetta, per quale squadra di calcio tifava Sua Maestà? L'indizio di Fabregas. Claudio Cucciatti su La Repubblica il 9 Settembre 2022.   

Per la posizione istituzionale ricoperta, la sovrana non ha mai rivelato per quale club battesse il suo cuore. Secondo i tabloid inglesi sono state due società di Londra a contendersi le simpatie della tifosa più prestigiosa.

Il cuore a metà tra Martelli e Cannoni. Per il ruolo istituzionale che ha ricoperto per oltre settant'anni, la regina Elisabetta II non ha mai rivelato quale squadra di calcio tifasse. Per non fare favoritismi, lei che nel '66 consegnò a Bobby Moore l'unica Coppa del Mondo vinta dall'Inghilterra. Lei che ha premiato per anni i vincitori della FA Cup, torneo che per storia e fascino fa impallidire la nostra Coppa Italia. Negli anni, però, Queen Elizabeth non ha nascosto la propria simpatia per il West Ham - i martelli, appunto - e l'Arsenal, i Gunners (cannoni) che con Arsene Wenger hanno toccato il massimo splendore tra la fine degli Anni 90 e la prima fetta del nuovo secolo. Stando ai ben informati, tabloid inclusi, sono stati dunque i due club di Londra a giocarsi il derby del cuore reale. Sia chiaro: per la regina lo sport per eccellenza era l'equitazione. Passione che ha trasmesso alla figlia Anna, prima reale alle Olimpiadi (Montreal '76) e alla nipote Zara Tindall, medaglia d'argento ai Giochi in casa del 2012. Il trionfo della casata reale.

E proprio dopo la scomparsa della regina, West Ham e Arsenal hanno ricordato la sovrana con un calore particolare. Perché sapere di avere avuto una sostenitrice di tale calibro, in Inghilterra è motivo di vanto. Prima della partita di Conference League contro la Steaua Bucarest, i tifosi del West Ham durante il minuto di silenzio hanno intonato spontaneamente "God save the Queen". Per l'ultima volta, prima che l'inno cambi nell'ultima parola (da queen a king) per il nuovo re Carlo III. In un tweet il cordoglio e la tristezza del club: "Il West Ham United è profondamente rattristato dalla morte di Sua Maestà la Regina Elisabetta II. I nostri pensieri e le nostre più sincere condoglianze vanno alla famiglia reale e ci uniamo alla nazione nel piangere la sua perdita. Riposa in pace, Maestà".

Fabregas e l'incontro della regina Elisabetta con l'Arsenal

Anche l'Arsenal, come tutti i club della Premier League che si fermeranno per un turno di campionato per rispettare i dieci giorni di lutto nazionale previsti dal cerimoniale funebre, ha espresso "profondo dolore nell'apprendere della scomparsa di Sua Maestà la Regina. Insieme a molti dei nostri sostenitori oggi, ci prenderemo del tempo per piangere e riflettere sull'incredibile vita e sul servizio devoto di Sua Maestà". Ma è stato Cesc Fabregas, con una foto pubblicata su Twitter, a far sobbalzare l'orgoglio gunners, lasciando intuire il particolare legale tra la società del quartiere di Highbury e la sovrana. Il centrocampista spagnolo, leggenda del club londinese oggi al Como, ha postato una foto di un incontro con Elisabetta. La regina, al fianco di Thierry Henry, sorride al giovane Cesc e a Flamini. "Riposa in pace Sua Maestà. Una vera regina", il messaggio. Accanto un cuore rosso, il colore dell'Arsenal. In segreto, forse lo è stato anche quello di Elisabetta II d'Inghilterra.

Dalla City o dalla periferia, Londra si mette in fila per ringraziare la regina. Gianni Riotta (inviato a Londra) su La Repubblica su il 9 Settembre 2022.

La folla cinge il palazzo orfano di Elisabetta. Bouquet e biglietti per l’ultimo saluto. Carlo e Camilla sfilano tra la gente. Il re conquista tutti: si lascia baciare dai sudditi

Li riconoscete dalla cravatta nera, sotto la giacca italiana attillata di chi lavora nella City, oppure, in metropolitana, dal bouquet di fiorellini stretto in mano, poco importa se indossano hijab islamico, t-shirt stracciata, camice da infermiera. Sono i sudditi fedeli della Regina Elisabetta II, ricchi e poveri, con i sandali Birkenstock o le Churchs ai piedi, dall'alba di ieri in fila a Buckingham Palace, per rendere omaggio alla sovrana dei due secoli.

Le fatiche di Elisabetta, i doveri di una regina fino all’ultimo giorno. Natalia Aspesi su La Repubblica su il 10 Settembre 2022.   

Poche ore prima della morte, nonostante fosse malata e sfinita, ha dato l’incarico alla neo premier Liz Truss. Un’altra testimonianza della sua abnegazione

Solo i suoi coetanei possono capire la lancinante fatica con cui la regina deve aver accolto Liz Truss, la terza signora (tutte Tory) dei 15 premier che aveva visto chinarsi davanti a lei nei settant'anni di regno: due giorni prima di lasciarsi andare. Ed era come se non lei, ma solo la sua immagine, avesse già abdicato: rimpicciolita, curvata, un golfino incolore contro il freddo degli addii, pallida, le labbra troppo rosse, lo sguardo smarrito, una manina data con fatica a una signora un po' goffa, incarnazione di chi davvero conta oggi, senza storia né grandezza, né stile.

Ecco come 'The Crown' ci ha svelato la Regina Elisabetta. Alessandra De Tommasi su La Repubblica su il 9 Settembre 2022.   

Arrivata alla quinta stagione, la serie tv dedicata ai reali inglesi ha portato sullo schermo la corona inglese. Dando ampio spazio, come prevedibile, alla Regina. Incarnata nel pubblico e nel privato da tre differenti attrici

Di tutte le immagini di Elisabetta II in The Crown, la (controversa?) serie Netflix sulla monarchia britannica dei giorni nostri, quella che salta per prima in mente la vede seduta in sala da pranzo (nella versione matura offerta dal Premio Oscar Olivia Colman). Né trono, né scettro né corona, ma la riunione sembra a tutti gli effetti quella di un consiglio dei ministri perché si trova al tavolo con la Regina Madre (Marion Bailey), la sorella Margaret (Helena Bonham Carter) e la figlia Anna (Erin Doherty). 

Un regno in declino che cerca se stesso tra nostalgia e crisi. Francesco Guerrera su La Repubblica su il 9 Settembre 2022.  

La monarchia potrà forse sopravvivere ma in una forma diversa e indebolita

Ora che il Ponte di Londra è caduto, cosa lo rimpiazzerà? La morte della regina Elisabetta – annunciata a ministri e dignitari con la frase in codice “London Bridge is down” – dà inizio ad una resa dei conti psicologica non solo per la Gran Bretagna e per le ex-colonie raggruppate nell’anomalia storica del Commonwealth ma anche per centinaia di milioni di stranieri che per 70 anni, sette mesi e due giorni avevano considerato questa figura minuta, aggraziata e quasi sempre silenziosa come una star della scena internazionale e, di gran lunga, il monarca più famoso del mondo.

Windsor: storia di un'operazione di rebranding che ha dato ai reali britannici un cognome inventato. Eva Grippa su La Repubblica su il 9 Settembre 2022.  

Fu re Giorgio V a cambiare il nome della sua casata, durante la Prima Guerra Mondiale, per sostituire quel Sassonia-Cobugo-Gotha verso il quale il popolo britannico, vessato dai bombardamenti tedeschi, provava un forte risentimento. In anni recenti il cognome subisce un nuovo cambiamento su decisione della regina Elisabetta II, per far contento suo marito, il principe Filippo

Lady Diana lo disse con sprezzo, ma aveva ragione: «i Windsor sono a malapena inglesi, mentre puoi trovare tracce degli Spencer tornando indietro di mille anni». C’è stato infatti un tempo in cui i reali che oggi conosciamo con questo nome erano tutto fuorché britannici e portavano anzi un nome tedesco; Windsor è un cognome inventato di sana pianta dopo un'attenta operazione di rebranding, come si direbbe oggi.

Per capire il perché bisogna andare alle origini della casata e anzi indietro nel tempo fino al regno di Anna Stuart, ricordata oggi per essere stata la prima Regina di Gran Bretagna perché sotto il suo regno avvenne la definitiva fusione di Inghilterra e Scozia con l’Atto di Unione del 1707. Un grande regno senza eredi, perché la regina e suo marito, Giorgio di Danimarca, avevano avuto la disgrazia di veder morire tutti i loro figli. Già nel 1701 tuttavia, il Parlamento britannico aveva varato l’Act of Settlement con il quale si affermava che sul trono britannico sarebbero saliti i principi elettori dell’Hannover in quanto discendenti di Elisabetta Stuart, figlia di Giacomo I. Quindi, quando la regina Anna morì, nel 1714, la corona passò a un lontano discendente degli Stuart, il principe tedesco Giorgio Ludovico di Hannover, diventato re con il nome di Giorgio I. 

Non fu un re amato, si dice non parlasse nemmeno la lingua inglese e preferì vivere più a lungo in Bassa Sassonia che in Inghilterra. La sua famiglia regnò in Gran Bretagna sino al 1901, continuando però a mantenere vivi i suoi legami con il Paese di origine e soprattutto favorendo i matrimoni tra parenti, principi e principesse che arrivano dai numerosi principati tedeschi. Non a caso la regina Victoria, ultimo sovrano del casato degli Hannover, viene ricordata come la nonna d'Europa: organizzò matrimoni per figli e nipoti in tutto il continente. Alla sua morte il trono passò al figlio, Edoardo VII, primo monarca britannico a prendere il nome del casato di Sassonia-Coburgo-Gotha tramite suo padre, il Principe Alberto.

Giorgio V e l'imbarazzo del cognome tedesco

Arriviamo ai tempi moderni, ovvero al regno del nonno di Elisabetta II: Giorgio V, che nel 1917, mentre sull'Europa si abbatteva la Prima Guerra Mondiale, decise di cambiare nome al casato. Un'operazione di rebranding legata a un motivo politico: il lungo bombardamento di Londra vide cadere bombe lanciate dall’aeronautica tedesca che portavano impresso il nome Sassonia-Cobugo-Gotha, luogo in cui era situata la fabbrica, e gli stessi bombardieri tedeschi venivano chiamati Gotha. Il popolo britannico – è facile comprenderlo - provava un forte sentimento anti-tedesco, e avere un re con un tale nome era difficile da sopportare.

La scelta

Presa la decisione di darsi un nuovo cognome, restava da sciogliere un nodo: sceglierlo. La logica avrebbe voluto attingere al passato, ma non ce n'era uno privo di complicazioni.

Si pensò a Tudor, il nome della regina illuminata Elisabetta I, ma pure dello scandaloso Enrico VIII, che aveva avuto sei mogli e ne aveva anche decapitate un paio. Anche Stuart era una buona scelta, che tra l'altro riconduceva alle origini inglesi della famiglia, ma si pensò potesse non essere di buon auspicio perché Carlo I Stuart fu il primo e unico re decapitato della storia britannica. Alla fine i reali non fecero altro che guardarsi intorno, per capire: a dare loro il nuovo nome sarebbe stato l'amato castello di Windsor, una delle prime residenze dei sovrani inglesi, costruito da Guglielmo il Conquistatore. Il massimo del prestigio. L’operazione fu accompagnata dalla creazione di un nuovo stemma per la casata che vede al centro proprio la figura del castello.

Lo stemma del casato di Windsor  

Così Giorgio V decise: la casa reale di Sassonia-Coburgo-Gotha cambiò nome in Windsor il 17 giugno 1917, mentre lui rinunciava ai titoli tedeschi e ai rispettivi diritti, con buona pace di suo cugino, ovvero l’ultimo imperatore di Germania Guglielmo II, che lo schernì dicendo: “E ora vorrei assistere a una delle più famose opere di Shakespeare, Le allegre comari di Sassonia-Coburgo-Gotha”.

Qualche complicazione in più

L'operazione di cambio di nome per la casata aveva un limite: riguardava solo i discendenti nella linea maschile. Dopo Giorgio V venne Giorgio VI (perché il primogenito, Edoardo III, abdicò per amore di Wallis Simpson), ma poi fu la volta di Elisabetta. Una donna. Fu lei, nell'aprile 1952, due mesi dopo la sua ascesa al trono, a scegliere di porre fine alla confusione in merito al nome della casata affermando la sua "volontà e gradimento che io e i miei figli dobbiamo essere designati e conosciuti come casa e famiglia Windsor, e che i miei discendenti che si sposano, e i loro discendenti, debbano portare il nome Windsor".

Bisticci in famiglia

Poi, il cognome cambia ancora, stavolta non per motivi politici bensì... familiari. La ragione sta nel fatto che Filippo aveva lottato per poter dare il nome della propria casata ai figli avuti dal matrimonio con Elisabetta II, regina del Regno Unito.

Per sposare Elisabetta, Filippo aveva rinunciato ai propri titoli greci (era nato principe di Grecia e di Danimarca, nipote del re di Grecia Constantino I della casata degli Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg) ed era stato accolto nella Chiesa d'Inghilterra con un cognome preso dalla famiglia di sua madre, Mountbatten, che tra l'altro non era nemmeno “originale”, bensì la traslazione inglese del tedesco Battenberg. 

Il principe Carlo e la principessa Anna alla nascita hanno preso il nome della regnante, Windsor. Il che ha provocato una crisi di coppia. Anni dopo, la questione si è risolta con un accordo tra moglie e marito: nel 1960, undici giorni prima della nascita del principe Andrea, la sovrana ha accettato di dare a Carlo, Anna e Andrea (poi arriverà anche Edoardo) il cognome Mountbatten-Windsor, unendo il suo a quello paterno.

Per questo motivo i figli del principe Harry, Archie e Lilibet Diana, hanno preso lo stesso cognome alla loro nascita.

La linea di successione della regina Elisabetta: Carlo, William, figli e nipoti. Tiziano Toniutti su La Repubblica su l'8 Settembre 2022.   

Venti nomi per l'elenco del trono dopo Elisabetta. Ecco chi sono

La successione di Elisabetta II, un regno lungo 70 anni, è una lunga linea di nomi. Il primo nell'elenco è naturalmente il primogenito di Sua Maestà, il principe Carlo, 73 anni e dal 1996 Principe del Galles e da quel giorno in attesa dell'incoronazione. Di fatto Carlo è diventato re dal momento della morte della madre.

A seguire c'è il primo figlio avuto con Lady Diana, il principe e duca di Cambridge William la cui discendenza fa proseguire la linea di successione. I tre figli avuti da Kate Middleton, George, Charlotte e Louis seguono quindi al papà nell'ascesa al trono.  Ma la linea non si interrompe e anzi ricomincia dal secondogenito di Carlo, Harry e anche qui segue la discendenza, ovvero i due figli avuti con Meghan Markle, Archie e Lillibet. Totale, otto successori. Ma non è finita.

I fratelli di re Carlo

Ci sono anche gli altri discendenti di Elisabetta II nella linea, tre figli e dodici nipoti. La nona dell'elenco sarebbe Anna, 72 anni, che però finisce al diciassettesimo posto perché la legge della successione del 2013 non è retroattiva e quindi Anna deve cedere il posto ai fratelli maschi e discendenti. Quindi al nono posto c'è il principe Andrea, duca di York, terzo figlio di Elisabetta, poi la principessa Beatrice, primogenita di Andrea e Sarah Ferguson, poi Sienna Mapelli-Mozzi, a seguire la principessa Eugenia, secondogenita di Andrea e Sarah. Ancora, August Brooksbank, figlio di Eugenia, il principe Edoardo quarto figlio di Elisabetta; Al quindicesimo posto James, figlio di Edoardo, sempre figlia di Edoardo a seguire c'è Lady Louise Windsor, classe 2003. Poi ecco Anna e poi ancora suo figlio Peter Phillips e i suoi discendenti Savannah e Isla.

Il primo discorso in tv di sua maestà Carlo III: “Al servizio del popolo fino a quando vivrò”.  Enrico Franceschini su La Repubblica su il 9 Settembre 2022.

Il neo sovrano ringrazia la madre Elisabetta: “Lei un esempio, le dobbiamo moltissimo”. Su Camilla: “Moglie adorata, mi sosterrà”. William diventa principe di Galles

«E ora ascoltiamo Sua Maestà il re». Fa effetto sentire queste parole, pronunciate dall’arcidiacono di St. Paul nella prima cerimonia di commemorazione di Elisabetta II. Sugli schermi della cattedrale, così come nelle case e nei pub di tutta la nazione, la Bbc si collega con Buckingham Palace, dove appare una scrivania dall’aspetto familiare, perché per settant’anni, in simili circostanze, a Natale o nei momenti chiave della vita nazionale, ci abbiamo vista seduta dietro una donna.

Lacrime e pinte di birra al pub: tutti in silenzio ad ascoltare il nuovo re. Anna Lombardi su La Repubblica su il 9 Settembre 2022.

Al Princess Louise ci si commuove davanti alla tv. Ma ci sono anche gli scettici su King Charles

«I trust him, mi fido di lui. Farà bene: ma non sarà mai all’altezza di sua madre...». In attesa del king’s speech, sì, insomma il primo discorso da re di Carlo III, neo-sovrano d’Inghilterra, ecco cosa si sussurrano l’un l’altro gli avventori del Princess Louise: il pub vittoriano dal bancone di rovere scuro e i vetri opacizzati dal tempo al 208 di High Holborn, nel West End della capitale a lutto.

"Preparatevi, ci sorprenderà": Carlin Petrini racconta Carlo III d'Inghilterra. Lara De Luna su La Repubblica su il 9 Settembre 2022.  

Il fondatore di Slow Food è unito da antica amicizia al nuovo sovrano inglese, a cui lo legano l'appassionata attenzione alle necessità del mondo di domani

"Tutto il mondo pensa di conoscerlo, ma in realtà si sono fermati all'apparenza". Non è stata studiata la sua passione, contro un'immagine pubblica che sembra sempre troppo fredda. Non è stata raccontata la sua modernità, decisamente lontana dal fané, che è l'aggettivo a cui siamo più abituati ad avvicinarlo. Carlo III d'Inghilterra, che per tutta la sua vita adulta è stato l'eterno erede al trono, il mai re, raccontato dal suo amico e sodale di attivismo ambientale Carlo Petrini riemerge dalle nebbie di una contemporaneità che è già storia. "E' un uomo preparato ed empatico, la cui sensibilità ambientale ed ecologica è molto di più che la mera passione personale che è stata raccontata negli ultimi anni".   

"Vede, mi capita una cosa strana, essere fortemente repubblicano e amico di un Re", racconta Carlin Petrini con un sorriso ironico. Ricordi che diventano in questo caso un monito, un condensato di tutto ciò che è stato fatto negli anni dal nuovo sovrano di Commonwealth e Regno Unito. "Non posso immaginare né suggerire cosa potrà o potrebbe fare adesso che finalmente è diventato ciò che ha aspettato tutta la vita di essere, ma so una cosa. Che dobbiamo prepararci ad essere sorpresi" da una figura ben delineata, con un carattere deciso e interessi personali molto acuti. Ma soprattutto da un re "talmente preparato, da essere attualmente l'unico Capo di Stato al mondo realmente competente sulla più grande emergenza che possiamo affrontare come uomini contemporanei". L'energia, il mondo che cambia, il riscaldamento globale.   

La madre ha attraversato la storia, e ci siamo abituati a pensarla testimone di due secoli. Impossibile paragonare le due figure, "ma è certo che anche Carlo quei due secoli li ha attraversati" e si è fatto "interprete umano" dei cambiamenti e delle necessità. Sbaglierebbe molto, continua Petrini, "chi si dovesse trovare a definirlo o a pensarlo come uno sprovveduto. Ha dedicato quasi tutta la sua vita a proteggere e preservare il patrimonio agricolo del suo Paese, ma non si è mai accontentato di badare solo al suo orticello. È stato ed è promotore di centinaia di iniziative a sostegno delle comunità agricole in ogni parte del mondo", a partire da quei paesi del Commonwealth che come lui stesso ha detto a Glasgow ("è stato lo speaker ufficiale della Cop26 sul clima tenutasi in Scozia nel 2021 non a caso") "più di tutti soffrono dei cambiamenti climatici". Camerun, Gambia, Ghana e Sierra Leone come esempio potrebbero bastare, ma Carlo d'Inghilterra ha viaggiato instancabilmente per portare la sua attenzione e il suo aiuto senza differenze di appartenenza politica.  

Il filo conduttore del suo lavoro già "in calce al suo discorso che fece nel lontano 2004 a Torino, in occasione dell'inaugurazione della prima edizione di Terra Madre. Ci conoscemmo allora" e davanti a contadini provenienti da 150 Paesi in tutto il mondo lui parlò denunciando e sottolineando come "se negli ultimi 15 anni le ricerche nelle biotecnologie fossero state concentrate sul trovare nuovi metodi di coltivazione sostenibile e non invasiva il mondo sarebbe potuto essere salvato". Una delle sue dichiarazioni più significative è stata rilasciata in un'intervista del 12 dicembre 2007 allo stesso Petrini, pubblicata su La Repubblica: "Ho sempre creduto - scriveva l'allora principe -, che l'agricoltura sia non solo la più antica ma anche la più importante attività umana. La base della cultura e della civiltà stessa". Sono parole, sottolinea con emozione e convinzione Carlin Petrini "di una potenza e di una modernità impressionanti. Sembrano scritte oggi e invece sono state pronunciate quasi vent'anni fa. E soprattutto furono pronunciate da un uomo che già da anni lavorava, approfondiva e si batteva per quelle tematiche". Qualcosa oltre, insomma, i confini di Highgrove House, la sua residenza più amata e che oggi è interamente autosufficiente e custodisce anche una piccola azienda agricola interamente a regime biologico. "Non è un modaiolo, è un profondo e concreto punto di riferimento". 

Una memoria scelta tra le tante, ma non necessariamente su tutte, lo lega a un momento traumatico della nostra storia contemporanea. "Il suo ultimo viaggio in Italia è stato all'indomani del terremoto di Amatrice. Mi ha chiamato e, come faceva ogni volta, mi ha chiesto di poter conoscere delle persone, lavoratori e contadini. E quindi così come era successo in altre occasioni (tra cui la sua visita all'Università di Pollenzo ndr) eppure con un'emozione speciale lo accompagnai sui luoghi del sisma, dove potè conoscere gli agricoltori e gli artigiani che più erano stati colpiti dalla tragedia. Parlò con loro molto a lungo, si fece raccontare le loro storie e i loro prodotti, che poi chiese fossero spediti in Inghilterra, dove avrebbe provveduto a farli vendere per poterli aiutare. Lo fece davvero, ovviamente, e non posso spiegare quanto contò il suo operato per quegli uomini e quelle donne: distrutti da quanto appena successo si trovarono davanti un interlocutore realmente attento e interessato, oltre che concreto nel volerli aiutare". Perché se c'è un aspetto fondamentale del Carlo III d'Inghilterra raccontato da Carlo Petrini, è la proattività. Il non essere uno studioso accademico, ma un uomo dei fatti, "oltre che di cuore". Decisamente poco spaventato dal non essere un'icona pop.

Perché in fondo un'icona (green) lo è già, a modo suo, e può continuare a esserlo "soprattutto per quei giovani che in tutto il mondo seguono il suo pensiero e il suo lavoro" o lo seguiranno e lo conosceranno poi, "decisamente la generazione più drammaticamente attenta a quelli che sono i cambiamenti climatici di oggi. Ed è per questo che possiamo dire con certezza, pur conoscendo le limitazioni che il ruolo di Re d'Inghilterra impone, che Carlo III è pronto a portare una profonda ventata d'innovazione e di svecchiamento" all'interno di un'istituzione che oggi alcuni giornali definiscono debole e da riformare. Ancor di più all'indomani della morte dell'ultima grande regina, amatissima e rispettata. "La momento che si trova oggi a vivere Carlo è epocale. Molti lo definiscono, e probabilmente lo sarà, un re di transizione. Ma ricordiamoci - conclude con un monito bonario - che molto spesso i sovrani definiti come tali, sono quelli che apportano alle loro istituzioni di riferimento i cambiamento più grandi ed epocali. Realizzare l'evoluzione delle cose in armonia con la Storia, sarà quella la vera sfida". 

Robert Harris: “La monarchia resisterà e Carlo è il re giusto per portarla nel futuro”. Antonello Guerrera su La Repubblica su il 10 Settembre 2022.

I britannici preferiscono una figura autorevole che rappresenti lo Stato, e separata dalla politica, come garanzia di libertà

Capita che proprio in questi giorni Robert Harris abbia pubblicato oltremanica il suo ultimo romanzo, Act of Oblivion (in Italia arriverà a novembre per Mondadori), che ha un curioso legame con l'attualità, la morte della regina Elisabetta e il dibattito del futuro della monarchia nel Regno Unito.  

Si tratta infatti di un'opera, quella del 65enne scrittore inglese bestseller già autore di capolavori come "Fatherland", "Pompei" e "Il Ghostwriter", che tra le altre cose affronta l'unico esperimento "repubblicano" che l'Inghilterra devota alla monarchia abbia mai tentato nel corso della sua storia. 

Re Carlo tra la folla a Buckingham Palace: il sovrano sorpreso da un bacio inaspettato. La Repubblica su il 9 Settembre 2022.

Re Carlo è arrivato a Buckingham Palace per salire formalmente al trono dopo la morte della madre, la regina Elisabetta II. Il nuovo sovrano - in abito scuro - è stato accolto dalla folla accalcata dietro alle transenne e si è fermato a scambiare parole e strette di mano con diverse persone ricevendo sorrisi, auguri e messaggi di condoglianze. Tra la folla,  una signora ha voluto fare degli auguri particolarmente calorosi al sovrano, stampandogli un bel bacio. "Mi sembrava triste", ha spiegato poi la donna. Re Carlo ha reagito con il consueto aplomb inglese, e ha proseguito nel salutare la folla.

Enrico Franceschini per repubbica.it il 9 settembre 2022.

Dopo Elisabetta II, è il turno di Carlo III: suona strano soltanto a scriverlo, o a dirlo, tanto eravamo abituati a scrivere e a pronunciare il nome di sua madre. Ma il difficile, per il nuovo sovrano, va ben oltre la scarsa familiarità dell’opinione pubblica britannica e mondiale con il nome da lui scelto. A cominciare dal discorso che tiene oggi alla nazione, appena tornato a Londra dal castello di Balmoral dove la regina ha esalato l’ultimo respiro e lui ne ha preso immediatamente il posto, come prevede la tradizione.

Elisabetta era un’oratrice perfetta, capace di confortare e commuovere senza scadere mai nella retorica, senza dire una sola parola di troppo, una campionessa di “understatement”, l’arte tutta anglosassone di attenuare anziché esagerare. Carlo, che ha spesso avuto l’abitudine di parlare troppo e a sproposito, sarà all’altezza nel suo primo “discorso del re”? 

Carlo e la scelta del nome

Cominciamo dal nome, tuttavia. Teoricamente, Carlo poteva sceglierne uno qualsiasi fra i quattro che gli sono stati dati al battesimo: Charles Philip Arthur George, in inglese, Carlo Filippo Arturo Giorgio, in italiano. Molti pensavano che avrebbe scelto di chiamarsi re Giorgio VII, in omaggio a Giorgio VI, il re suo nonno e padre di Elisabetta: sarebbe stato un segno di continuità, un modo per collegare il proprio nome alla madre.

C’era un’altra ragione che suggeriva questa ipotesi: i due precedenti sovrani chiamati Carlo non hanno fatto una bella fine, Carlo I è morto decapitato, Carlo II fu costretto a fuggire da Londra. Ma evidentemente Carlo III non è superstizioso. Oppure, dopo avere atteso così tanto per diventare re, più a lungo di qualsiasi erede al trono nella storia britannica, ci teneva a diventarlo con il primo nome di battesimo, il suo vero nome.

Il problema dell'età

Il suo secondo problema è l’età: diventare re a due mesi dal settantaquattresimo compleanno è un handicap evidente. Elisabetta aveva 25 anni quando diventò regina e all’inizio del suo regno è stata una sovrana-mamma, circondata di pargoli, seppure affidati anche per mesi alle nanny. Carlo è un re-nonno, che inizia il suo regno ben oltre l’età della pensione: un’immagine che non trasmette vitalità. E un dato che inevitabilmente significa un regno piuttosto breve, perlomeno rispetto a quello di sua madre.

Il fantasma di lady D

Il terzo problema di Carlo III è Diana, il cui fantasma non si è mai allontanato del tutto. “Siamo in tre in questo matrimonio”, la frase consegnata da lady D ai posteri nella celebre intervista alla Bbc, fece di lui, coniuge infedele, quello che brutalmente si dice “un marito che tradisce la moglie”. Il termine da sottolineare è “tradisce”: l’immagine di traditore non giova certo a chi deve rappresentare la patria e l’identità nazionale. Se a ciò si aggiunge che nell’immaginario popolare molti lo considerano il responsabile morale della tragica morte di Diana, se non – per i teorici della cospirazione – il mandante dell’assassinio della principessa, si capisce perché questo erede al trono non è mai risultato troppo simpatico.

Paradossalmente, è più simpatica Camilla, d’ora in poi regina consorte: forse sarà lei a fargli recuperare consensi fra la gente, perché ha modi spicci e sinceri, parla poco, è indubbiamente dotata di tenacia e pazienza, come sottolinea la sua lunga love story clandestina. Ma a tenere in piedi lo spettro di Diana provvede suo figlio Harry, che con il padre sembra avere rotto i rapporti dopo l’esilio in America con Meghan: una complicazione anche questa. 

Le sue stravaganze

Il quarto problema sono le sue stravaganze. Va bene che gli inglesi sono eccentrici per definizione, e piacciono anche per questo, ma i gossip su Carlo lo dipingono come un principe viziato in maniera quasi comica: uno che si fa spalmare il dentifricio sullo spazzolino da un valletto, che porta con sé in ogni viaggio il proprio materasso, come un fiabesco “principe del pisello”, perché sostiene di poter dormire soltanto su quello, che cancella gli appuntamenti all’ultimo istante con bizze ingiustificabili, sentendosi intitolato a fare sempre quello che vuole, con l’aria della vittima per di più. L’aria da cane bastonato un po’ ce l’ha, in effetti, e magari ha anche qualche ragione per sentirsi così: un padre burbero, una madre poco affettiva, una ex moglie amata da tutti che lo ha fatto odiare. Un po’ delle cattiverie sul suo conto, però, devono essere vere. 

Le sue opinioni

Il quinto problema è che dice la sua, e talvolta la scrive, su cose su cui non dovrebbe, intromettendosi in affari di Stato e questioni politiche. Non andava bene farlo quando era erede al trono, il timore è che continui anche adesso che è diventato re Carlo III. Sua madre non ha mai espresso un’opinione in pubblico, fedele al concetto che il monarca britannico non ha poteri, rappresenta il popolo ma non lo comanda: Carlo invece sembra avere l’ambizione anche di comandare o perlomeno di indirizzare e questo potrebbe diventare fonte di grossi guai.

Gli scandali

Il sesto e ultimo problema sono gli scandali di cui è stato protagonista indiretto, con un suo fidato portaborse costretto a dimettersi per avere accettato, a nome della fondazione di beneficenza del principe, milioni di sterline da un uomo d’affari di origini arabe che voleva in cambio un seggio alla camera dei Lord. Il seggio non gli fu dato. Carlo sostiene che lui non ne sapeva niente. Ma la vicenda ha dimostrato una eccessiva disinvoltura in materia etica. L’idea che benefattori stranieri di dubbia fama consegnassero al principe un milione di sterline in contanti, chiuso nei sacchetti di plastica dei grandi magazzini Fortnum & Mason, evoca trame da narcos, non da futuro re d’Inghilterra.

Per tutte queste ragioni la dozzina di Paesi del Commonwealth di cui la regina era capo di Stato, e in cui il capo di stato ora è Carlo, tra cui grandi nazioni come Australia, Canada, Nuova Zelanda, potrebbero presto abbandonare il sistema monarchico, rompere con quest’ultimo retaggio coloniale e diventare repubbliche, sostituendo il re con un presidente, come ha già fatto la piccola isola caraibica di Barbados e si appresta a fare la Giamaica. 

Insomma, non meraviglia che qualcuno sperasse nell’abdicazione di Carlo, per fare salire al trono al suo posto l’assai più popolare e più giovane figlio 40enne William. Così non è stato. In teoria, Carlo III potrebbe ripensarci nel prossimo futuro, sebbene non sembri il tipo da rinunciare al titolo che aspettava da una vita. Ma certo, oltre a una premier appena entrata in carica che non riscuote grande fiducia, il Regno Unito si ritrova adesso anche con un re pieno di problemi. Davvero la morte di Elisabetta II ha chiuso un’epoca e ne ha aperta un’altra carica di incognite. 

Carlo III è il primo re ambientalista, parla di clima dal 1970. Cristina Nadotti su La Repubblica il 9 settembre 2022.

"Dopo miliardi di anni di evoluzione, la natura è la nostra migliore maestra. Il ripristino del capitale naturale, l'accelerazione delle soluzioni basate sulla natura e lo sfruttamento della bioeconomia circolare saranno fondamentali per i nostri sforzi". Con queste parole Carlo III si era rivolto lo scorso novembre ai leader mondiali riuniti a Glasgow per la Cop 26 e il suo discorso non era stato soltanto la dovuta prolusione del padrone di casa che saluta i suoi ospiti.

Il nuovo re è un ambientalista della prima ora e si può considerare anche il primo regnante davvero coinvolto nella lotta al cambio climatico. Carlo III parlava di emergenza clima già nel 1970, una data che soltanto a noi italiani pare preistoria dell'impegno ecologista, perché la Gran Bretagna, insieme alla Germania, è stato uno dei Paesi europei in cui la necessità di rimediare ai disastri provocati dall'industrializzazione si è mostrata prima.

Tanto è forte l'adesione del successore di Elisabetta II alla causa, da avergli fatto rimarcare lo scorso luglio, quando la Gran Bretagna boccheggiava stretta in una calura senza precedenti e stremata dalla siccità: "Le temperature da record di questi giorni dimostrano che ho ragione a parlare di emergenza climatica". In questa affermazione così perentoria non c'è soltanto la giusta preoccupazione di chi ha a cuore l'ambiente, c'è anche un indizio sul modo in cui Carlo percepisce se stesso: un innovatore ecologista, un esperto, quasi al pari con gli scienziati.

Le sue esternazioni sul clima sono state sempre appassionate, dirette, sicuramente inusuali per l'erede di una regina che ha invece fatto della misura e del rispetto delle prerogative proprie della corona in Gran Bretagna la sua cifra stilistica. Nel 2013, poco prima di una riunione del Commonwealth in cui avrebbe preso il posto della madre, Carlo III è arrivato a criticare le "lobby aziendali" e gli scettici del cambiamento climatico per aver trasformato la Terra in un "paziente in fin di vita". Aver attaccato le imprese "che non si prendono cura dell'ambiente" prima di una riunione in cui ci sarebbero stati rappresentanti di Paesi come l'Australia e l'India, tra i maggiori inquinatori al mondo e sedi di alcune delle maggiori multinazionali del fossile, è stato un gesto di grande valore per la causa climatica.

Da principe non si è limitato alle parole e ha avviato processi di coltivazioni biologiche e di rinaturalizzazione nelle sue proprietà, soprattutto nei vasti possedimenti del Ducato di Cornovaglia, quasi 400 chilometri quadrati di terra, per lo più nel sud-ovest dell'Inghilterra. Nella sua Duchy Home Farm ha convertito al biologico 360 ettari di coltivazioni e già dal 2011 il tetto del caseificio, parte dell'azienda agricola, è stato dotato di oltre 400 pannelli solari.

Le associazioni benefiche che dirige spesso sono impegnate in progetti di consapevolezza ambientale, ha promosso l'economia circolare e il riciclo e ha usato la sua influenza per riunire investitori disposti a finanziare la transizione ecologica con il forum Sustainable Markets Initiative. Infine ha chiesto la definizione di una tabella di marcia per affrontare le crisi del clima e della biodiversità.

La sua ultima iniziativa in questo senso risale appunto allo scorso novembre, alla vigilia della Cop26, quando di fronte a leader politici ed esponenti della finanza ha detto: "Abbiamo un'opportunità potenzialmente rivoluzionaria per portare avanti le partnership tra governo, imprese e finanza privata, che sono assolutamente vitali se vogliamo vincere la battaglia per combattere il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità. Se non riusciamo a sbloccare effettivamente le risorse e l'innovazione del settore privato, con il settore pubblico che definisce il quadro degli incentivi e della regolamentazione, non abbiamo alcuna possibilità di risolvere questa crisi esistenziale che abbiamo causato nel corso degli anni".

Ora che è re, Carlo non avrà più potere nel portare avanti le sue battaglie ambientaliste. Potrà continuare a far sentire la sua influenza e le sue parole avranno più eco rispetto a quando era soltanto l'erede al trono, ma non potrà promulgare leggi né disporre finanziamenti.

In questi anni, il suo impegno ambientalista non gli ha guadagnato in generale più simpatie. La stampa conservatrice lo ha attaccato in maniera feroce quando ha detto di voler rinnovare le aree urbane e incoraggiare cambiamenti nello stile di vita per ridurre le emissioni di CO2, accusandolo di voler promuovere azioni simili a quelle del regime cinese, che deporta la popolazione. È stato accusato da destra di essere un fondamentalista e da sinistra di essere un ipocrita.

Gli scienziati gli hanno obiettato che alcune delle sue teorie (raccolte nel suo libro Harmony del 2010, tra cui la convinzione che esiste una "geometria sacra" nel disegno dei petali dei fiori, nel movimento di Venere attraverso il cielo notturno nel corso del tempo e nelle vetrate della Cattedrale di Chartres) sono poco più di panzane new age e gli hanno rimproverato di non aver promosso investimenti sulla ricerca scientifica. Sebbene si sia fatto fotografare mentre gira in bicicletta per le sue terre e abbraccia gli alberi, il movimento ambientalista non gli perdona di non rinunciare al jet privato, né ad alcuna delle comodità che hanno un impatto notevole sul clima.

Ora è arrivato il suo momento, non soltanto perché è re, ma perché non c'è stata mai tanta attenzione per il clima. Di sicuro le sue esternazioni in proposito saranno tra gli elementi su cui si valuterà in che modo interpreta il suo ruolo.

Carlo d'Inghilterra: un manifesto per la terra "Come riportare l'uomo al centro". Carlo Petrini su La Repubblica su il 9 Settembre 2022.  

ARCHIVIO 16 DICEMBRE 2007 - Confronto tra i due pionieri della nuova frontiera ambientalista sui temi dello sviluppo sostenibile dei danni che una globalizzazione fondata sull'industria sta causando al pianeta, della crisi dell'energia. Colloquio davanti al caminetto, nella residenza del Principe a Highgrove House tra Carlo Petrini, fondatore di Slow food, e il reale inglese

Eccoci qui, il Principe Carlo d'Inghilterra ed io, in un pomeriggio di pioggia davanti al caminetto acceso nella sua residenza di Highgrove House, una tenuta condotta in rigoroso regime biologico. L'incontro è una nuova tappa di un rapporto fatto di obiettivi condivisi e che era culminato nel 2004 nel suo discorso a Terra Madre: "Ho sempre creduto che l'agricoltura sia non solo la più antica ma anche la più importante attività umana. E' la base della cultura e della civiltà stessa". 

Questa è l'occasione per approfondire quelle idee. Davanti al camino si sviluppa un lungo colloquio sui rischi mortali per l'ambiente creati da un modello di sviluppo non più sostenibile, e sulle strade da percorrere per garantire un futuro agli uomini. Concluso da Carlo d'Inghilterra con appello a noi italiani, un invito a non perdere quello che rende così speciale il nostro Paese: "L'antica saggezza, la capacità di capire che puoi fare della vita stessa una forma d'arte".  

Principe Carlo

Quello che sta succedendo in questo Paese è che moltissime persone decidono di lasciare le città, dove hanno vissuto occupandosi delle cose più diverse, e finiscono per comprare piccoli appezzamenti di terra e iniziare attività di produzione agroalimentare, senza avere nessuna esperienza. Beh, questo è ancora più consolante in un'epoca e in una parte di mondo in cui la terra dedicata all'agricoltura si riduce sempre più.

Carlo Petrini

Come lei ha saggiamente sottolineato in una recente intervista alla Bbc, c'è una progressiva estensione del cemento, dell'asfalto. Nell'intervista lei si riferiva agli orti che una volta erano annessi alle scuole e che sono stati coperti da cemento. Ma in generale la terra, coltivata o no, è sempre di meno. 

Principe Carlo.

Esatto, è una tragedia in atto. Non riesco a rassegnarmi al fatto che si possano avere prospettive di così corto respiro. Si seguono le mode, senza riflettere, salvo accorgersi poi, venti o trent'anni dopo, che quella non era la strada giusta. Quello che mi spaventa oggi è che ci sono sempre meno possibilità di riparare il danno che facciamo e questa è la ragione per cui da trent'anni faccio quel che posso, andando contro le correnti, le mode...  Carlo Petrini. ... e finalmente sembra che oggi siano in molti a darle ragione...  Principe Carlo. Come ho potuto constatare nel corso della mia vita, sfidare il pensiero "professionale" pensando in modi trasversali rispetto ai vari settori non è una scelta che ti rende particolarmente popolare. Cioè, se in qualche modo metti in discussione il modo convenzionale di guardare all'architettura o all'agricoltura, o alla medicina, o anche all'insegnamento e all'educazione, ti metti davvero in guai tremendi. In realtà tutto quello che sto cercando di dire da anni è: perché mai non possiamo guardare al quadro d'insieme invece di seguire la maniera convenzionale che vede ogni cosa in frammenti? E' questa mancanza di senso dell'interezza, insieme ad una mancanza, penso, di connessione con la Natura e con il mondo intorno a noi, che ci sta causando terribili danni, uno dei quali è la perdita di terreni coltivati e non. Per questo la maniera stessa in cui costruiamo i posti in cui viviamo produce così tanti rifiuti e spesso bruttezza! Quello che non sopporto è proprio l'omogeneizzazione del mondo. Questo tipo di globalizzazione - una globalizzazione senza volto umano - fa sembrare le città tutte uguali e i tratti distintivi di ogni posto spariscono; si ha la sensazione di essere sempre nello stesso paese, e per giunta uno non particolarmente bello! 

Carlo Petrini

Nello stesso paese, e per di più brutto! Non è una bella prospettiva, l'idea che il mondo si uniformi ai livelli minimi. Fino a quando non si comprenderà il profondo legame che unisce le culture e le cosmogonie alle produzioni agricole e alla tutela dei territori, si parlerà di agrobiodiversità in modo incompleto e parzialmente inefficace. Quello che non smette di stupirmi è che in questa specie di susseguirsi di "mode" del pensiero, come lei le chiamava poco fa, ogni tanto succede che vengano alla luce concetti nuovi, apparentemente risolutori. Per esempio l'idea di "sviluppo sostenibile". Sviluppo è una parola molto dura, senza sfumature, senza compromessi. Sostenibile è una parola dolce, che parla di rispetto e interdipendenza. Mettere insieme queste due parole spesso mi pare che sia come creare un ossimoro, apparentemente efficace dal punto di vista comunicativo, ma sostanzialmente vuoto. 

Principe Carlo.

Sì, e mi preoccupa. E' per questo che voglio invece trovare la strada per farne uno strumento di reale cambiamento per le generazioni future. Anche se la parola "sostenibile" è usata da chiunque oggi, la mia esperienza è che troppo spesso significa "affari come al solito", solo impacchettati nel linguaggio della sostenibilità. Ne ho continue conferme. Quando, circa trent'anni fa, ho iniziato a lavorare per un modo più integrato e olistico di guardare al mondo, sono stato in qualche modo ridicolizzato. Ora mi sembra che tutti usino le parole che io usavo allora. Ma a volte temo che la gente pensi che sia attraverso l'uso di un linguaggio diverso che si diventerà più sostenibili ed integrati... Nell'ambito dell'architettura, ad esempio, molti architetti ed urbanisti parlano di sostenibilità, ma troppo sovente non modificano davvero il loro approccio. Dobbiamo rivoluzionare il nostro modo di pensare all'ambiente, mettendo gli esseri umani al centro di quel che costruiamo. Se al centro del progetto delle città ci fossero i pedoni - gli esseri umani - invece che le automobili, creeremmo un ambiente più vivibile, civile, umano, a misura d'uomo. 

Carlo Petrini

Anche perché il problema va ben oltre le città, e torna, ancora e ancora, ad interessare le campagne: anche la produzione agricola sta entrando nella sfera di influenza delle automobili, nel senso che la produzione di carburanti sta diventando un problema che deve essere risolto da un'attività che è sempre stata - in linea di principio - finalizzata alle esigenze delle persone, non delle macchine. E non è solo un problema di impatto chimico sull'ambiente, ma anche un problema di democrazia ed equilibri internazionali. Il nord sviluppato è preoccupato perché sta finendo i carburanti fossili, mentre il mondo in via di sviluppo è preoccupato perché le risorse viventi di cui è depositario sono a rischio.  Principe Carlo. Prima di tutto il problemaè che nel mondo sviluppato noi sprechiamo una incredibile quantità di materia che invece potrebbe essere utilizzata - in questo paese un terzo del cibo prodotto! Ma poi sprechiamo anche i rifiuti, che invece potrebbero essere utilizzati per creare energia. Per cominciare dobbiamo concentrarci sull'efficienza energetica. Poi dovremmo ragionare sulla necessità di localizzare le produzioni di energia invece di continuare a pensare che tutto possa essere risolto grazie a enormi centrali. Gli esperti ci dicono che ci vogliono ancora almeno dieci-quindici anni per arrivare a produrre un combustibile davvero pulito, che sia l'idrogeno o altro. Ma c'è davvero un potenziale per l'utilizzo dei rifiuti, quelli urbani o quelli dell'agricoltura, per creare energia e compostaggio. Per esempio in Scozia sto cercando di favorire, nell'ambito di un'iniziativa che ho promosso per la nascita di un mercato degli agricoltori, un approccio integrato al modo in cui i rifiuti possono essere usati a beneficio dell'intera comunità. 

Carlo Petrini

Ancora una volta, questo è possibile solo se si considerano più cose contemporaneamente, se si guarda il quadro nel suo insieme e non solo nei dettagli. Non so se questo significhi, come lei diceva prima "mettere l'uomo al centro"; ho la sensazione che l'uomo abbia fin troppo messo se stesso al centro della natura e che questi siano i risultati. Ma sicuramente lei ha ragione quando dice che ci vuole un nuovo modo di considerare le cose, più complesso e multilaterale. Le sembra che ci sia davvero una scienza pronta per questo genere di rivoluzione? Mi pare una sfida importante... 

Principe Carlo

Io penso che se torniamo a prendere in considerazione alcuni principi fondamentali e senza tempo, ai quali l'umanità ha fatto riferimento per migliaia di anni nel modo di progettare e costruire, e se riusciamo a miscelare il vecchio con il nuovo, sarà tutto più piacevole ed equilibrato. Dobbiamo smettere di guardare il nostro mondo in modo frammentario - che è quel che ci ha portato alle crisi ambientali che fronteggiamo oggi. Abbiamo bisogno di vedere il tutto, e troppo spesso la scienza tende a vedere le cose un pezzo alla volta. Mi sembra che occorra un approccio più umano alla scienza, un approccio più equilibrato, che misceli la razionalità con l'intuizione, perché il genere umano è composto da entrambi questi elementi. Non possiamo considerare solo la parte razionale, buttando via e denigrando l'aspetto intuitivo del nostro essere. Dobbiamo ricominciare a sentire il nostro legame con la Natura.  Sul tavolino basso decine di libri sui più svariati argomenti sembrano i testimonial dell'idea di interdisciplinarietà e della necessità di dedicarsi al corpo, all'anima e al cervello con uguale attenzione: dagli acquarellisti canadesi ai più recenti report sullo stato dell'ambiente, ogni argomento sembra trovare il suo posto in salotto. 

Carlo Petrini

In questo il sistema educativo di ogni paese può fare molto. La nostra esperienza con le tante iniziative di educazione sensoriale, con gli orti scolastici, con i corsi per adulti e, naturalmente, con l'Università di scienze gastronomiche è che le cose cambiano davvero se le persone ricevono una diversa educazione, sviluppando diverse sensibilità. E non si tratta sempre di inventare nuovi sistemi, si tratta anche di rafforzare scambi di esperienze, di creare le condizioni perch� queste informazioni circolino, rivalutando le conoscenze locali. E per essere chiari fino in fondo, queste non sono solo considerazioni di carattere teorico e morale, o riflessioni astratte. Si tratta di rivitalizzare microeconomie locali, che si basano su quelle culture e su quelle conoscenze per costruire sistemi multifunzionali di produzione e di scambio che uniscono ai vantaggi di carattere strettamente retributivo anche quelli della cura del paesaggio, della gratificazione e dunque del benessere dell'individuo, della salute sociale, della democrazia, del rispetto: io penso che stia in questo insieme di risultati il vero significato della parola "sostenibilità". 

Principe Carlo

Non solo: questo è anche il vero significato della parola "progresso". Per qualche motivo è difficile convincere le persone che questa cosa qui è il progresso, perché pensano che occuparsi di queste cose significhi andare indietro. C'è una specie di paradosso in atto: da un lato c'è un crescente interesse sull'origine del cibo, su com'è stato fatto, quanto è sicuro, che storia ha e quali persone ha coinvolto. Dall'altro, al contempo, come si fa a convincere i giovani dell'importanza e della modernità di questo tipo di approccio, che guarda a un livello locale e regionale? Cerco di far comprendere ai giovani questo aspetto, ed è per questo che penso che è importante e utile la ricostruzione di quelle che un tempo in questo paese erano chiamate scuole-fattoria" (schoolfarms). Sì, ce n'erano tantissime: piccole fattorie annesse alle scuole dell'obbligo. Le abbiamo eliminate ed è stato un errore. Perché l'unico modo che i bambini oggi hanno di avere un contatto con il suolo, gli animali, la natura è quello. Ne ho la prova quando considero i risultati straordinari ottenuti in scuole con fattoria, dove questa vicinanza alla terra e agli animali ha avuto effetti straordinariamente positivi, specialmente sui bambini con difficoltà di apprendimento. 

Carlo Petrini

Ecco, penso che questo sia un argomento cruciale, quello di riavvicinare i giovani alla terra e alla natura non solo attraverso lo studio ma anche attraverso l'esperienza diretta. E credo che a questo si debba aggiungere l'importanza del viaggio, della scoperta di culture lontane; quando diciamo "giovani" non dobbiamo pensare solo agli studenti, agli universitari, ma anche ai giovani contadini, quelli che sono sempre più scoraggiati e dubbiosi sull'opportunità di fermarsi nelle loro terre a proseguire il lavoro che fanno, finché resistono, i loro genitori. Noi vediamo ogni due anni, a Terra Madre, per cinque giorni, la potenza, la straordinaria fertilità che questi contatti innescano. Se riusciamo a renderlo possibile per tutto l'anno, in tutto il mondo e in particolare a favore dei più giovani, allora possiamo davvero sperare che l'agricoltura di piccola scala ritrovi le energie e la vitalità e il potere di cui è stata defraudata in questi decenni. 

Principe Carlo

Ne sono sicuro, e per far questo bisogna capire il valore dell'incoraggiamento, della valorizzazione, dell'appoggio ai talenti. Non è necessario che siamo tutti buoni per l'accademia. Oggi questo paese ha un deficit di settemila artigiani: mancano le persone capaci di fare le cose, come la manutenzione dei palazzi antichi, per non parlare di quelle capaci di costruirne di nuovi in armonia con il paesaggio e l'identità di una determinata area, che è un altro tema che mi sta molto a cuore. Si tratta di far rivivere quelle doti artigiane che danno alla gente, ne sono sicuro, soddisfazione vera. Ora: come diamine si può immaginare che milioni di persone vengano allontanate dalla terra per seguire un modello industrializzato di agricoltura, un approccio monoculturale, come diamine si può pensare che tutto questo sia sostenibile? E come glieli procurerai tutti i milioni di lavori che serviranno per tutte quelle persone? E quelle persone come vivranno, in quali quartieri e in quali condizioni?  C'è un'alternativa a questo e l'ho vista nel Rajastan, in India. C'è un meraviglioso progetto, che un uomo notevole, Rajendra Singh, sta portando avanti da vent'anni. In questa ampia valle che scorre lungo il Rajastan c'erano cinque fiumi che avevano smesso di scorrere, la falda acquifera si era esaurita sino a una incredibile profondità, e c'era una povertà tremenda, disagi e degrado. Singh ha incoraggiato gli abitanti dei villaggi, le popolazioni locali, a ricostruire queste dighette tradizionali, lungo i canali che erano stati usati in India per millenni. Io sono andato a vedere, hanno costruito le dighe e dopo non molto tempo la falda acquifera ha iniziato a risollevarsi, e i fiumi hanno ricominciato a scorrere e i villaggi e le popolazioni locali nelle valli hanno potuto avere raccolti più abbondanti, e incrementare le produzioni animali. Ha avuto un effetto straordinario. Poi, certo, l'ultima beffa è stata che una volta che l'acqua è tornata a scorrere le industrie se ne sono impadronite senza pagare un centesimo alla gente che aveva lavorato per salvare l'ambiente. Però è una classica dimostrazione, secondo me, di come si possa riportare l'ambiente da una situazione di distruzione a una più produttiva.  Dovunque nel mondo stiamo causando danni inediti a causa di un approccio industrialista. Ancora, nel Punjab, dove la falda acquifera era sparita, hanno abbandonato tutte le loro tradizionali varietà di riso e legumi, sostituendole con ibridi moderni che hanno bisogno di grandi quantità di acqua e di chimica. E nel giro di venti o trent'anni questo è diventato un problema ambientale. E' il motivo per cui sto cercando di creare una versione della mia azienda, Duchy Originals, in India, per lavorare con i contadini del Punjab e aiutarli a coltivare biologicamente e riparare i danni che la loro terra ha subito; perché riprendano a usare le vecchie varietà di semi, che hanno bisogno di meno acqua e sono di migliore qualità. Le rese non sono necessariamente così alte, ma i terreni si ricostituiscono e le falde acquifere si alzano. Non vedo come possiamo fare qualcosa di veramente sostenibile per il futuro, se non ci impegniamo a ritrovare questo equilibrio.  Il tempo scorre, lievissimi segnali di conclusione dell'incontro vengono trasmessi da minimi movimenti del personale. Fuori ancora pioggia, ma nella stanza il calore del fuoco si unisce a quello della passione del Principe per gli argomenti che più lo coinvolgono. La salvaguardia delle foreste pluviali, la necessità di far tesoro di ogni minima risorsa naturale, il timore che anche la produzione biologica prenda a modello l'industria. E poi ci sono altri progetti: "Sto cercando di realizzare un film sull'idea dell'armonia", annuncia. Ha ancora voglia di cambiare il mondo. Offriamo un sorridente invito alla pazienza: "Con calma, slowly, faremo tutto". Ma lui protesta, allegro: "No, non c'è tempo da perdere!".  Ci saluta con un appello agli italiani, che arriva come una specie di augurio e di incoraggiamento: "Non perdete, ve ne prego, quello che rende così speciale l'Italia, questa antica saggezza e capacità di capire ciò che può rendere la vita stessa una forma d'arte. Questo è, secondo me, il più straordinario contributo che l'Italia ha dato al mondo per tantissimi secoli. E la migliore dimostrazione sta nel modo in cui trattate il cibo come una forma d'arte, il modo in cui producete questa meravigliosa e infinita varietà di prodotti, formaggi, salumi, per non dire delle straordinarie abilità artigiane in così tanti settori. Abbiamo bisogno di sicurezza culturale e spirituale, credetemi, non solo di biosicurezza; non possiamo separare questi elementi. Cosa ce ne facciamo della sicurezza alimentare se perdiamo le nostre anime?".

La Scozia "presterà" la "Stone of Scone" per l' incoronazione di Carlo III. Anna Lombardi su La Repubblica il 12 settembre 2022 

La pietra simbolo del nazionalismo scozzese in arrivo a Londra: la tradizione impone che alla cerimonia ci sia, ma le frizioni sulla Brexit avevano fatto temere che non sarebbe stata mandata

È confermato: in occasione dell’incoronazione di re Carlo III (in data ancora da fissare) la Stone of Destiny – la “pietra del Destino” conosciuta pure come Stone of Scone – viaggerà dal castello di Edimburgo a Londra. Non è cosa da poco visto che la celebre pietra è praticamente il simbolo dell’identità e dell’autonomia scozzese.

I segreti beauty della regina Elisabetta, tra regole e passioni. Martina Manfredi su La Repubblica il 13 settembre 2022 

Tra gusto personale e scelte dettate da staus e sicurezza, come il bisogno di indossare rossetti dai colori accesi, la regina Elisabetta II sì è creata un beauty look iconico, che le sopravviverà. Ecco alcuni dei suoi tratti principali

Le foto della defunta regina Elisabetta II intenta a ritoccarsi il rossetto senza neanche usare uno specchietto non sono così rare e raccontano molto di lei: unico membro della famiglia reale a cui era concesso il ritocco del make-up in pubblico (come ha raccontato in un libro la sua personal dresser Angela Kelly), la regina dei record era così abile con polveri e pennelli da volersi truccare sempre da sola anche per le occasioni più formali (solo per il discorso di Natale si affidava a una professionista, la make-up artist Marilyn Widdes). Nel corso del suo lungo regno, la sua passione per il make-up e, in generale, per il mondo della bellezza si è intrecciata con il rigido protocollo reale a cui si è sempre attenuta con rigore, anche per quanto riguarda il beauty look. 

Per esempio, quella di indossare rossetti in colori molto accesi era una scelta fatta non solo per gusto personale, ma per ragioni di status e di sicurezza: i suoi unici e inconfondibili abbinamenti color block di abiti e rossetti servivano a poterla riconoscere anche da lontano, in mezzo alla folla. La regole aurea che guidava il suo trucco labbra, infatti, era che se l'abito era di un colore acido, anche il rossetto doveva essere al neon. E lo stesso si deve dire della sua pettinatura, mai cambiata dal giorno dell'incoronazione per la necessità di essere sempre riconoscibile. Seppur attenendosi al protocollo, la regina ha saputo comunque esprimere le sue passioni di bellezza riuscendo a crearsi un beauty look talmente iconico che le sopravviverà. Dall'helmut cut super composto ai rossetti accesi, fino alla nuance di smalto che ha reso celebre e i profumi che ha voluto in tutti suoi bagni: di seguito, le sue passioni di bellezza e i tratti più iconici del suo beauty look.

La passione strategica per i rossetti

L'amore di Elisabetta II per i rossetti è diventato palese a tutti i suoi sudditi dal giorno dell'incoronazione, il 2 giugno 1953: per questa occasione speciale la regina commissionò a Clarins, uno dei marchi preferiti insigniti della Royal Warrant (un'onorificenza concessa da Sua Maestà e dal principe Carlo alle aziende che servono la royal family in modo costante), una tonalità su misura pensata per abbinarsi all'abito color avorio e richiamare il rosso della corona. Il risultato fu il Balmoral Lipstick - dal nome della residenza estiva della regina, in Scozia, dove è morta - un rosso dei più classici, con sottotono blu. Da quel momento in poi sulle labbra della regina abbiamo visto una svariata gamma di sfumature di rossetto, sempre molto accese e brillanti, indossate ton sur ton o più spesso a contrasto con i colori altrettanto accesi dei suoi tailleur. Oltre a Clarins, un altro dei sui brand preferiti per rossetti e skincare è il brand americano Elizabeth Arden: pare che il rossetto Beautiful Color Moisturizing Lipstick di Elizabeth Arden sia uno suoi preferiti, in particolare nella sfumatura rosa fucsia.

La manicure "da ballerina"

Per quanto riguarda le unghie, l'unica tonalità di smalto mai usata da Elisabetta II è diventata famosa in tutto il mondo ed è facile da trovare ed economica: è lo smalto di Essie Ballet Slippers, un rosa naturale molto amato da tutti i mmembri femminili della royal family, che per ragioni di protocollo non possono avere manicure dai colori accesi. Le cronache narrano che nel 1989 il parrucchiere personale della regina Elisabetta inviò una lettera a Essie Weingarten in persona (la fondatrice del marchio) in cui lo definiva "l'unico colore che indosserebbe Sua Maestà". Per prendersi cura di mani e unghie, invece, si dice che a Palazzo non manchi mai la crema mani e unghie Hand and Nail Treatment Cream di Clarins, uno dei brand cari alla regina.

Il taglio dei due secoli

A fine giugno il leggero cambio di hairstyle della regina, che aveva accorciato i suoi capelli, aveva stupito tutti proprio perché la pettinatura di Sua Maestà non era mai cambiata dal giorno dell'incoronazione, per ragioni di protocollo. Per poter essere sempre riconoscibile, i suoi capelli non potevano cambiare forma e dovevano essere simmetrici, in modo che il suo profilo risultasse uguale da qualsisi punto di vista. Pochi mesi prima della morte però la regina aveva leggermente accorciato il suo famoso "helmet haircut", come lo aveva definito il principe Filippo, arrotondato e composto, probabilmente per necessità: con il tempo, infatti, i capelli si assottigliano e si diradano e accorciarli aiuta a dare maggiore compattezza. A occuparsi dei suoi capelli per 20 anni era stato Ian Carmichael, membro del Royal Victorian Order, che rinfrescava taglio e piega ogni settimana. Il lavoro che doveva fare era sempre lo stesso: leggere spuntatine ogni tanto e un'arricciatura perfetta, con cotonatura e lacca per dare sostegno e volume.

Il profumo di Buckingham Palace

Sono diversi i brand di profumeria insiginiti della Royal Warrant per i loro servizi alla casa reale. Tra questi, Floris London in quanto fornitore ufficiale della casa reale si è ispirato direttamente ai giardini di Buckingham Palace e ha voluto imbottigliare il loro profumo in occasione dei 70 anni di regno creando la fragranza Platinum 22 ispirandosi ai giardini di Buckingham Palace. "Durante l'allestimento di The Queen's Coronation Festival abbiamo avuto il privilegio di poter esplorare i sensazionali giardini di Buckingham Palace e odorare il magnifico assortimento di rigogliose rose, fresche magnolie, gerani, piselli odorosi, così come molte altre deliziose fioriture estive", ha detto Edward Bodenham, Perfume Director di Floris. Il risultato è un mix di iris, avena, ribes, lime, rosa, violetta, salvia, pepe nero, legno di cedro, ambra, muschio e fava tonka che evoca una passeggiata nei giardini di Buckingham Palace. All'interno del Palazzo, invece, si dice che ogni bagno profuma di arancia e bergamotto grazie ai saponi di Molton Brown, in particolare il sapone mani deluxe Orange & Bergamot Sapone Liquido, arricchito con arancia di Siviglia, mandarino, neroli, muschio e ylang-ylang.

Le regole di bellezza che

Che la corona inglese imponga ai suoi membri una lunga serie di regole rigide e talvolta folli ce lo hanno ricordato di recente anche il principe Harry e Meghan Markle, quello che sorprende di più è il fatto che molte di queste regole interessino il look beauty. Chi è la più bella del reame inglese? La più diligente: esistono infatti precise linee guida su come pettinarsi, truccarsi, farsi le unghie e profumarsi che i membri della famiglia reale devono seguire per gli eventi ufficiali. Regole tanto più rigide quanto più è centrale il ruolo che si ricopre all'interno della royal family, motivo per il quale è quasi impossibile cogliere "in fallo" la regina Elisabetta II e la futura regina Kate Middleton, mentre per Meghan Markle è stata tutta un'altra storia... Scopri nella gallery le regole base imposte dal protocollo reale beauty ai suoi membri. 

Roberto Peciola per “il manifesto” il 9 settembre 2022.

Elisabetta II, regina pop. Nella doppia accezione: popolare ma anche «musicale», giacché è durante il suo lungo regno che la musica britannica è nata e si è imposta la «pop music». Salita al trono in un momento storico difficile per un paese che fino a pochi decenni prima «gestiva» un vasto impero Elisabetta ha saputo cogliere l'importanza e la portata di un'arte che dagli anni Sessanta in poi ha riportato il Regno unito alla conquista del mondo intero.

Elisabetta non ha mai nascosto la sua passione per la musica sebbene non sia particolarmente noto il fatto che la regina sia stata anche una discreta pianista nonché una cantante di madrigali, ma più che per passione fu la sua lungimiranza a portarla ad insignire dell'onorificenza di baronetti i quattro Beatles, nonostante, specie con John Lennon, non fossero mai stati troppo teneri verso la sua figura e verso la monarchia più in generale. 

E lo stesso si può dire nei confronti del leader dei Rolling Stones, Mick Jagger, diventato «Sir» giusto qualche mese fa, con tanto di sfottò del suo sodale, e certo meno «accondiscendente», Keith Richards.

Tra le popstar che hanno ricevuto la più alta onorificenza sotto il suo regno non si può dimenticare Elton John, che, come noto, fu molto legato anche a Lady Diana, al punto da essere invitato ai funerali di quest' ultima per cantare il brano a lei dedicato Candle in the Wind. E ancora a proposito di Elton John, l'artista di Pinner è tra coloro di cui il CCLA Investment Management - il Fondo di investimento della chiesa anglicana, diretta emanazione della regina -, ha acquisito i diritti d'autore per un totale di circa 24mila brani che vanno da Beyoncé a Mariah Carey, dai Guns N'Roses a Springsteen, dagli Eurythmics a Justin Timberlake.

Ma no. Tutto è stato rose e fiori per Elisabetta. Non sono pochi infatti gli artisti che si sono rivolti a lei in toni per niente benevoli, a cominciare dai Sex Pistols che nel 1977 pubblicano uno dei singoli più controversi della storia della musica rock e pop, God Save the Queen. Brano che riprende il titolo dell'inno nazionale britannico ma che già a partire dalla copertina tutto è tranne che un «inno» ad Elisabetta, e più in generale, alla società inglese, che si apprestava, di lì a poco, ad entrare nell'era Thatcher.

Pochi anni più tardi toccherà a Morrissey e ai suoi The Smiths prendersela con la «corona» con il disco dall'inequivocabile titolo The Queen Is Dead, ma quello che sembrava essere una sorta di macabro augurio è rimasto inascoltato ancora per molti decenni. 

Meno noti da noi, ma non meno pungenti, altri brani si sono scagliati, più o meno esplicitamente e più o meno in maniera veemente, contro la figura della monarca inglese, tra questi non si possono non citare Elizabeth My Dear degli Stone Roses, Repeat dei Manic Street Preachers, Insect Royalty dei Primal Scream e Rule nor Reason del cantautore antagonista Billy Bragg. Ma chissà, forse oggi, anche loro avranno un piccolo sussulto nell'apprendere che The Queen Is Dead...

GRAN BRETAGNA IN LUTTO. Il cordoglio di Xi Jinping per la morte di Elisabetta II. Attesa per il primo discorso di re Carlo III. Il Domani il 09 settembre 2022

Il presidente cinese «attribuisce grande importanza allo sviluppo delle relazioni Cina-Regno Unito» ed è «disponibile a lavorare» con il re. Il discorso del re sarà pre-registrato, la proclamazione è prevista per sabato

La regina Elisabetta II d’Inghilterra è morta a 96 anni nella residenza scozzese di Balmoral, con attorno i quattro figli e i familiari più stretti: a cominciare dal primogenito ed erede al trono Carlo, che a 73 diventa infine re con la seconda moglie Camilla al fianco elevata a regina consorte. Attesa per il primo discorso di Carlo III mentre il mondo invia i messaggi di cordoglio alla casa reale britannica.

07:22 – La Cina porge le sue condoglianze all’Inghilterra. «Xi Jinping, in rappresentanza del governo cinese e del popolo cinese, oltre che a suo nome, esprime profonde condoglianze», si legge in una nota, citata da Bbc. «La sua scomparsa è una grande perdita per il popolo britannico», aggiunge. Il presidente cinese «attribuisce grande importanza allo sviluppo delle relazioni Cina-Regno Unito» ed è «disponibile a lavorare» con il re Carlo III per «promuovere lo sviluppo sano e stabile delle relazioni bilaterali a beneficio dei due paesi e dei loro popoli».

07:25 – Il nuovo re, Carlo III, farà un discorso televisivo alla nazione, che dovrebbe pre-registrare, in prima serata, intorno alle 18. Renderà omaggio alla regina e parlerà del suo dovere di nuovo sovrano. Carlo sarà formalmente proclamato re del Regno Unito domani, secondo quanto riportato oggi dal Times. Al suo ritorno dal castello di Balmoral, Carlo III dovrebbe inoltre incontrare oggi il primo ministro britannico Liz Truss.

Al momento della morte della regina,  il trono è passato immediatamente e senza cerimonie all'erede, l'ex principe di Galles. Ma ci sono una serie di passaggi pratici - e tradizionali - che deve compiere per essere proclamato re. Innanzitutto Carlo III e la moglie Camilla, la regina consorte, torneranno oggi a Londra, dopo aver trascorso la notte con la famiglia a Balmoral, dove è morta la regina Elisabetta II. La proclamazione sarà al St James's Palace di Londra, davanti a un corpo cerimoniale noto come Accession Council, un organo composto da membri del Privy Council (un gruppo di parlamentari di alto livello, passati e presenti, alti funzionari pubblici, del Commonwealth e il Lord Mayor di Londra).

Carlo deciderà anche la durata del periodo di lutto della famiglia reale, che dovrebbe durare un mese. Verranno sparati colpi di cannone - uno per ogni anno di vita della regina - ad Hyde Park nel centro di Londra e dalla Torre di Londra, l'antica fortezza reale sul fiume Tamigi. Suoneranno anche le campane all'Abbazia di Westminster, alla Cattedrale di St Paul e al Castello di Windsor, mentre le bandiere dell'Unione sventoleranno a mezz'asta. Nel frattempo per oggi la salma della regina, coperta dallo stendardo reale e i suoi fiori più amati, dovrebbe rimanere nel castello nelle Highlands, Balmoral, dove è deceduta.

«Il ponte di Londra è caduto». Cosa accade ora che la regina è morta. GIULIA MORETTI su Il Domani l'8 settembre 2022

Il protocollo reale in caso di morte della sovrana è molto rigido. Tutti i passaggi del piano “London Bridge” 

«London bridge is down». Il ponte di Londra è caduto, è la frase con cui verrà annunciata la morte della regina dai dipendenti pubblici al primo ministro. Quattro parole che sembrano voler nascondere, sotto un simbolismo neanche troppo sfuggente, il legame che unisce uno dei luoghi simbolo della capitale londinese e la vita della sovrana più longeva d’Inghilterra. La stessa frase viaggerà poi dal Global Response Center del Foreign Office ai 15 governi al di fuori del Regno Unito, dove la regina è anche il capo di stato, e alle altre 36 nazioni del Commonwealth.

Un’informazione che, per la sua delicatezza, come qualche anno fa scrisse il Guardian, «viaggerà come l'onda di compressione prima di un terremoto, rilevabile solo da apparecchiature speciali». Incaricato di comunicare la notizia sarà Christopher Geidt, il segretario privato della regina, un ex diplomatico a cui è stato conferito un secondo cavalierato nel 2014. Lo stesso sir Geidt si è occupato di pianificare la successione di Elisabetta II. Appena informati i funzionari statali e i diplomatici si metteranno alla ricerca di bracciali neri, larghi tre pollici e un quarto, da indossare sul braccio sinistro in segno di lutto.

La notizia verrà, dunque, comunicata all’Associated Press e a tutti i media mondiali, la Bbc, che un tempo vantava il diritto di prelazione sulla notizia, attiverà il Rats, il sistema di trasmissione di allerta radio, un allarme progettato all’epoca della guerra fredda per resistere a un attacco alle infrastrutture della nazione. In contemporanea, ai cancelli di Buckingham Palace un lacchè vestito a lutto appunterà un avviso bordato di nero.

Le persone torneranno a casa dal lavoro presto, i piloti degli aerei annunceranno la notizia ai passeggeri e il parlamento sarà riunito. Dei due troni posti nella Camera dei Lord saranno sostituiti da un'unica sedia e da un cuscino con il profilo dorato di una corona. Tutte le bandiere sulla strada che collega Trafalgar Square al parlamento saranno abbassate a mezz’asta e il premier con il suo governo renderanno omaggio alla regina.

PROTOCOLLI SPECIFICI PER OGNI LUOGO DOVE PUÒ MORIRE LA REGINA

Nessun imprevisto è ammesso in caso di morte del regnante e per ogni luogo in cui quest’eventualità potrebbe realizzarsi è stato progettato un protocollo specifico. Se la regina muore all'estero, un jet, noto come Royal Flight, decollerà da Northolt, all'estremità occidentale di Londra, con una bara a bordo quella che i becchini reali Leverton e Sons tengono pronta in caso di emergenze reali. Il corpo della regina arriverà a Londra in macchina dopo un giorno o due.

Un piano più elaborato è quello messo a punto se la regina dovesse morire nella residenza di Balmoral, dove attualmente si trova. Si attiverebbero una serie di rituali scozzesi. Il corpo di Elisabetta sarebbe custodito a Holyroodhouse, a Edimburgo, dove è tradizionalmente custodita dalla Royal Company of Archers, che indossa piume d'aquila sui cappelli. La bara sarebbe trasportata fino alla cattedrale di St Giles, passando per il Royal Mile. Poi verrebbe adagiata sul treno reale alla stazione di Waverley per un triste avanzamento lungo la linea principale della costa orientale. Sui binari delle stazioni verrebbero gettati fiori.

L’ESPOSIZIONE DELLA BARA E I FUNERALI

Il feretro sarà esposto nella sala del Trono per quattro giorni, al termine dei quali verrà trasportato a Westminster Hell ed esposto al pubblico per altri quattro giorni.

A celebrare il funerale a nove giorni esatti di distanza dopo la morte della regina sarà l’arcivescovo di Canterbury. La salma verrà trasportata fino al Castello di Windsor e sepolta in una tomba all’interno della Cappella di San Giorgio, luogo da cui la stampa è estromessa.

L’ASCESA AL TRONO DEL NUOVO RE

Le bandiere abbassate a mezz’asta, saranno di nuovo issate il giorno successivo alla morte della regina alle 11, quando verrà proclamato re Carlo, avviando l’operazione “Spring Tide”. Alla cerimonia saranno tutti i 719 attuali membri del Privy Council, ma la sala potrà contenere solo 150 persone. «Mentre è piaciuto a Dio Onnipotente di chiamare alla Sua Misericordia la nostra defunta Sovrana Signora Regina Elisabetta II di Beata e Gloriosa memoria" inizierà a leggere Richard Tilbrook, un alto funzionario di stato, lasciando, poi la parola a Carlo che eseguirà i primi doveri ufficiali del suo regno, giurando di proteggere la Chiesa in Scozia, e parlando dell’onere di ricevere il regno nelle sue mani.  

Il re d’armi dell’Ordine della giarrettiera e altri sei araldi si recheranno, dunque, presso la statua di Carlo I, a Trafalgar Square, a leggere i proclami del nuovo re, che sarà salutato con gli spari di 41 cannoni posizionati ad Hyde Park. Nei nove giorni che lo separano dal funerale della madre e precedente monarca, Carlo dovrà affrontare un tour in quattro nazioni.  

La bufala dell’uomo che aveva previsto la morte della regina su Facebook. DANIELE ERLER su Il Domani il 09 settembre 2022

Sta molto girando il post di un certo Davide Petrullo che nel 2014 avrebbe scritto la data esatta della morte di Elisabetta II. Ovviamente non è così, ha semplicemente modificato un vecchio post, ma in molti ci sono cascati. Facendo capire come sia semplice falsificare la realtà in rete. Intanto sui social network ci sono utenti che assicurano di provenire dal futuro. E c’è il precedente di John Titor: un uomo che diceva di venire dal 2036

In questi giorni si sta parlando molto della possibilità che Twitter introduca un’opzione per modificare i tweet: una richiesta fatta da molti utenti – compreso Elon Musk – ma per la quale l’azienda in passato ha fatto grosse resistenze. Il motivo è semplice: una modifica può portare a incomprensioni o falsificazioni.

Facebook ha da tempo questa opzione attiva sul suo social network e ha risolto in un modo molto semplice: quando viene modificato un post si può sempre accedere a una cronologia delle modifiche, per capire come uno stesso messaggio sia cambiato nel corso del tempo. Eppure non sempre è sufficiente. È il caso in questi giorni di Davide Petrullo, un 22enne appassionato di illusionismo che sta avendo una certa fama virtuale. Si dice abbia previsto la morte della regina Elisabetta ancora nel 2014, con tanto di giorno preciso: «Elisabetta morirà l’8/09/22.. salvatevi questa data».

LA SPIEGAZIONE

La realtà è molto più semplice: Petrullo ha atteso la morte della regina. Ha poi condiviso un suo messaggio a caso del passato (aveva scritto «Il tempo vola frate, su un jet privato»), modificandolo all’occorrenza. Ma ha ottenuto comunque un certo successo, con quasi 10mila condivisioni in poche ore. E migliaia di utenti che si chiedono come sia riuscito a fare una previsione tanto precisa.

Il problema è poi che lo stesso post sta ora girando anche su WhatsApp e attraverso le altre app di messaggistica. Questa volta con semplici screenshot che non mostrano la cronologia delle modifiche, ma solo la nuova versione del messaggio, con la data del 2014. In questo caso ovviamente è poco più di una goliardata (o un trucco di magia), senza altre conseguenze, che sfrutta lo stupore di chi non ha dimestichezza con la tecnologia. Ma spiega anche bene i motivi per cui a Twitter il dibattito sul tasto “edit” sia così acceso.

VIAGGIATORI NEL TEMPO

Petrullo ricorda poi una sottocategoria di utenti social che ottiene sempre un certo seguito: quella dei presunti “viaggiatori nel tempo”. Sono utenti apparentemente normali, che però hanno tutti una teoria molto affascinante. Dicono di provenire da un futuro più o meno lontano e di trovarsi qui da noi per un qualche esperimento, o per avvisarci di una sciagura imminente.

Per provarlo, condividono una serie di informazioni colme di pathos, o annunciano un grosso evento che si verificherà entro qualche mese. Quasi nessuno si ricorda poi di verificare se la previsione sarà rispettata. Intanto però quei messaggi ottengono visualizzazioni e condivisioni.

JOHN TITOR

Attualmente i “viaggiatori nel tempo” sono molto diffusi su TikTok, dove vengono sempre spinti dall’algoritmo. Ma forse l’esempio più famoso al mondo è quello di John Titor, fra i primi ad avanzare questa teoria sul web.

Tra il 2000 e il 2001, diversi anni prima di Facebook, Titor aveva raccontato la sua storia su alcuni forum ad accesso libero. Aveva detto di essere un soldato statunitense proveniente dal 2036, reclutato appunto per una missione governativa di viaggi nel tempo. Come accade spesso in questi casi, il motivo del suo viaggio era abbastanza curioso: doveva recuperare un vecchio computer.

Il fascino dei post di Titor stava nel fatto che avesse teorie apparentemente molto approfondite su come si viaggia nel tempo, anche con riferimenti tecnici. In realtà, alcuni esperti hanno analizzato le sue dichiarazioni ritenendo che non avessero basi scientifiche: molto probabilmente erano un riciclo di libri di fantascienza e teorie diffuse sul web. Inoltre gli eventi preannunciati da Titor non si sono avverati.

L’ULTIMO UOMO SULLA TERRA

Tornando a TikTok, l’esempio più curioso è quello di Javier, un utente spagnolo che si identifica come “l’unico sopravvissuto” (@unicosobreviviente). In questo caso la teoria è un po’ diversa: Javier dice di essere intrappolato in un futuro (nel 2027) in cui appunto è l’unico essere vivente rimasto. E per provarlo condivide video inquietanti di posti che dovrebbero essere affollati e che invece sono deserti.

In questo caso la spiegazione più semplice è che Javier per lavoro abbia accesso a posti normalmente inaccessibili. O che abbia sfruttato abilmente immagini girate ai tempi del lockdown per il Covid. 

DANIELE ERLER. Giornalista trentino, in redazione a Domani. In passato si è laureato in storia e ha fatto la scuola di giornalismo a Urbino. Ha scritto per giornali locali, per la Stampa e per il Fatto Quotidiano. Si occupa di digitale, tecnologia ed esteri, ma non solo. Si può contattare via mail o su instagram.

Con la morte della regina Elisabetta si chiude il Novecento dell’Occidente. MARZIA MACCAFERRI su Il Domani l'08 settembre 2022

Difficile raccontare cosa significherà per il Regno Unito la scomparsa di Elisabetta II. La notizia di un improvviso peggioramento della sua salute ha iniziato a circolare nella tarda mattinata di martedì 8 settembre.

L’annuncio ufficiale è stato dato alle 6 e 30,ora locale, ma i segnali che si erano succeduti per tutta la giornata non lasciavano molto margine di ottimismo: il consueto cambio della guardia davanti a Buckingham Palace era stato annullato e l’intera famiglia reale e la sua linea dinastica, ma non i tre figli di William rimasti con la madre a Windsor dove da qualche giorno hanno iniziato il nuovo anno scolastico, aveva raggiunto Balmoral.

Soltanto martedì scorso la regina aveva conferito l’incarico di formare il nuovo governo a Liz Truss; la fotografia ufficiale dell’incontro la ritraeva sorridente.

Ma quando nel primo pomeriggio tutti i giornalisti della BBC hanno cambiato abito indossando giacca e cravatta nera, sebbene nessuno lo avesse ancora pronunciato, l’idea ha iniziato a farsi concreta.

Il suo lungo regno aveva sorpreso tutti, superando crisi profonde che più di una volta davano per finita la monarchia inglese; è stata testimone impassibile dei grandi stravolgimenti storici. E ci ha sorpreso fino in fondo andandosene speditamente e discretamente.

Questo è il momento del cordoglio pubblico; ci sarà il tempo per la riflessione sul suo ruolo storico.

Il regno di Elisabetta ha attraverso 70 anni di radicali cambiamenti politici e istituzionali, culturali e sociali. Incoronata quando ancora nelle lettere ufficiali si poteva legger ‘Impero britannico’ e Winston Churchill era appena tornato al governo dopo aver clamorosamente perso le elezioni anche se aveva vinto la guerra, mentre passavano i Beatles e il New labour, la violenza in Nord Irlanda e la fine della minaccia comunista, mentre il paese si apriva ai diritti civili, entrava e usciva dall’Unione Europea, lei c’era.

Con lei si chiude definitivamente l’immaginario glorioso e lo spirito ideale della seconda guerra mondiale, che Elisabetta ha continuato a interpretare non solo nelle occasioni ufficiali ma anche nel suo stile demodé e nell’immancabile borsetta.

Era sempre stato evidente a tutti che con la sua scomparsa si sarebbe chiuso definitivamente il Novecento. Non soltanto per il Regno Unito ma anche per il resto del mondo occidentale. Domani inizia una nuova era.

Elisabetta ha rappresentato un’idea di continuità dello stato ottocentesca, radicata in un modello di nazione pre-moderna che ha visto liquefarsi decennio dopo decennio durante la sua vita. In quanto monarca ha rappresentano il peggio di quella storia fatta di imperialismo e colonialismo, di sfruttamento e di conflitto, ma ha saputo accettare e, seppure sempre un pochino in ritardo, affiancare i mutamenti sociali e culturali del paese.

Da questo punto di vista è stata un involucro vuoto perché priva di concreti poteri politici. Ma in virtù di questa astrattezza e grazie alla longevità del suo regno, come regina ha rappresentato e dato corpo e identità a una nazione che quei cambiamenti li stava affrontando.

Cosa accadrà ora? La monarchia ne esce sicuramente rafforzata come idea e funzione per un paese che dopo la Brexit, benché non lo voglia ammettere, è smarrito e alla ricerca di un ruolo. Ma Carlo, diventato re all’età della pensione, ha indubbiamente un enorme vuoto da colmare in termini di immagine e la sua storia personale fatta di divorzi e scandali recenti non gioca certo a suo favore.

Durante il difficile agosto della morte di lady D. era a tutti chiaro chi sarebbe stato il vero nuovo monarca. Vedremo ora fra quanto tempo William diventerà re. 

Se la monarchia inglese ne esce dunque rinvigorita, il nuovo governo entrato in carica soltanto da due giorni godrà di un lungo periodo fuori dai riflettori della stampa. Anche andandosene Elisabetta ha fatto un favore al suo paese. 

God save the queen.

La regina più amata in un regno tormentato. GIULIA MERLO su Il Domani l'08 settembre 2022

Elisabetta II è morta a Balmoral, in Scozia, a 96 anni. Il suo è stato il regno più lungo della storia della corona. Ha attraversato epoche burrascose e condotto il paese durante i conflitti, accompagnato dall’amato Filippo. Ma la crisi più complicata da gestire è stata quella scoppiata nella famiglia reale, fra litigi, cacciate e addii

Il ponte di Londra è crollato. La regina Elisabetta II è morta a Balmoral, in Scozia, a 96 anni e dopo 70 anni di regno, durante i quali ha dato l’incarico a 15 diversi premier. L’ultima, la conservatrice Liz Truss, martedì scorso: l’ultimo atto formale a cui non ha voluto rinunciare nonostante le condizioni di salute e che per questo si è svolto lontano da Buckingham Palace.

Ora a Londra scatta il protocollo “London Bridge”, nome in codice con cui si identificano i preparativi per i funerali della sovrana. Appena i medici hanno divulgato un comunicato ufficiale di preoccupazione sulle condizioni della regina, tutti i familiari sono accorsi nella residenza di Balmoral: il principe Carlo e la moglie Camilla sono arrivati immediatamente, insieme al principe William con gli altri figli della regina. Anche il principe Harry, che attualmente risiede in America ma era in Inghilterra per un tour, si è precipitato in Scozia, lasciando però la moglie Meghan nella capitale. 

LA LINEA DI SUCCESSIONE

Il protocollo “London bridge” prevede che la notizia della morte arrivi prima alla premier, che poi avverte il parlamento e i vertici degli altri paesi del Commonwelth. Solo dopo viene divulgata alla stampa, con precedenza a quella britannica. Dopo aver appreso la notizia, Downing Street ha dieci minuti per abbassare a mezz’asta la bandiera e anche tutte le bandiere sulla strada che collega Trafalgar Square al parlamento. Poichè la regina è morta in Scozia, si è attivato anche il protocollo “Unicorn”, che prevede lo stop del parlamento scozzese per predisporre le esequie e il trasferimento a Londra.

Carlo partirà per un tour nel Regno Unito nei giorni prima del funerale, che si terrà nove giorni dopo la morte: la bara rimarrà esposta al pubblico per 23 ore al giorno, per tre giorni. Subito dopo i funerali, scatterà l’operazione “Spring Tide”, per l’ascesa al trono del successore.

Secondo la linea di successione, dopo settant’anni l’Inghilterra avrà dunque un nuovo un re: il principe Carlo, 74 anni, verrà incoronato e, per «auspicio» della sovrana, la moglie Camilla potrà assumere il titolo di “regina consorte”, nonostante il suo precedente matrimonio e le seconde nozze con Carlo.

Quella della regina è stata una mossa politica, compiuta proprio in occasione dei festeggiamenti del suo Giubileo di platino: la decisione, secondo i commentatori inglesi, è stata giustificata dalla consapevolezza che la famiglia Windsor sta vivendo un momento molto difficile, con l’allontanamento del principe Harry e i guai giudiziari del terzogenito Andrew, e che il futuro re avrà bisogno di tutto l’appoggio possibile. Camilla, da «donna più odiata del regno» dopo la morte della principessa Diana, ha lentamente conquistato la fiducia della regina e anche il gradimento degli inglesi.

Nei mesi passati si era anche ipotizzata la possibilità che la corona saltasse una generazione, con la rinuncia di Carlo in favore del figlio William. La possibilità, però, è stata sempre smentita: quello di Carlo sarà probabilmente un trono breve, ma il futuro re avrebbe già pronte molte iniziative per ammodernare la monarchia britannica, a partire dalla riduzione dei cosiddetti “working royal”, i reali che ricevono uno stipendio pubblico per adempiere ai loro impegni istituzionali.

LA VITA DELLA REGINA ELISABETTA

Nata nel 1926, Elisabetta non è cresciuta preparandosi a diventare regina. Primogenita del duca di York, fratello del re Edoardo VIII, durante l’infanzia non ha sentito il peso di un futuro da regina: il padre, infatti, era il secondogenito del re Giorgio V e non aveva aspirazioni di successione.

Nel gennaio del 1936, con la morte del padre, gli succede l’erede Edoardo, il quale desta subito scandalo perché alla cerimonia di incoronazione vuole essere accompagnato dalla compagna, l’americana Wallis Simpson, che era divorziata e poi risposata con un altro.

Questa situazione matrimoniale entrava in conflitto con il ruolo di re, che è anche capo della Chiesa anglicana. Edoardo dichiara di voler sposare Simpson anche senza l’approvazione del governo e questo apre una crisi istituzionale che si conclude alla fine del 1936, quando Edoardo abdica in favore del fratello minore Alberto.

Il duca di York sale così al trono con il nome di Giorgio VI ed Elisabetta, la sua primogenita, diventa erede presuntiva. Secondo le regole dinastiche britanniche, infatti, le donne possono ereditare la corona solo nel caso in cui il monarca non abbia avuto un figlio maschio.

Allo scoppio della Seconda guerra mondiale, Elisabetta partecipa come autista e meccanico, unendosi al Servizio ausiliare territoriale e per tutta la vita rimane appassionata di macchine e motori. Nel 1947, sposa il principe Filippo di Grecia e Danimarca e la coppia ha quattro figli.

Elisabetta sale al trono nel 1952, dopo la morte per infarto del padre. Ha 26 anni e il primo ministro con cui si confronta da regnante è sir Winston Churchill, premier (per la seconda volta) dal 1951 al 1955, con il quale intrattiene un lungo rapporto d’amicizia e che la guida nel suo nuovo incarico. 

La regina Elisabetta II e il duca di Edimburgo si recano a cena dal primo ministro Winston Churchill nel 1955. Finita la cena il primo ministro apre la porta della macchina reale alla regina (LaPresse)

Durante il suo lungo regno, Elisabetta affronta molte crisi, anche militari: in particolare la guerra delle isole Falkland nel 1982, tra Regno Unito e Argentina, durante la premiership della prima donna, Margaret Thatcher, e la guerra del Golfo nel 1991.

Gli anni Novanta, invece, colpiscono la famiglia Windsor per la favola trasformata in tragedia che è stato il matrimonio del primogenito Carlo con Diana Spencer, che si conclude con la loro separazione e infine la morte di lady Diana nel 1997 in un incidente d’auto a Parigi. 

Proprio in occasione dei funerali di Diana, la regina tocca il punto più basso della sua popolarità, per la scelta di non ammainare subito la bandiera su Buckingham Palace e di non parlare pubblicamente ai sudditi. Su insistenza dell’allora premier, Tony Blair, la regina decide di intervenire in diretta televisiva per ricordare la nuora e permette lo svolgimento di funerali solenni, anche se Diana non era più formalmente parte della famiglia.

IL COVID E LA MORTE DI FILIPPO

La regina ha celebrato il giubileo d’oro per i 50 anni di regno nel 2002, poi quello di diamante nel 2012. Infine quello di platino per i 70 anni nel 2022, il più triste perché senza il principe Filippo, ma che è stato l’ultimo bagno di folla per la sovrana più longeva di sempre.

Nel 2020, la pandemia da Covid le impone una lunga quarantena per evitare possibili contagi: dopo sette mesi di udienze solo virtuali, la regina torna in pubblico il 15 ottobre del 2020. Durante l’emergenza la regina parla alla nazione in un messaggio ulteriore rispetto a quello canonico del giorno di Natale e conia il motto «we will meet again», ci incontreremo di nuovo. 

Il 2021 è l’anno della morte dell’amato principe Filippo, dopo 73 anni di matrimonio e i funerali vengono celebrati rispettando le regole anti Covid. L’immagine della regina, sola tra i banchi della chiesa, è il simbolo della dignità di una donna anziana rimasta senza il suo compagno di vita, ma che rimane rigidamente legata ai protocolli. 

Lei gli rende omaggio nel consueto messaggio di Natale del 25 dicembre 2021, parlando del suo «amato Filippo» e di «quel luccichio malizioso e indagatore che aveva, luminoso come quando ho messo gli occhi su di lui per la prima volta».

L’ADDIO DI HARRY

Gli ultimi anni non sono stati facili, per la corona inglese. Il secondogenito di Carlo, Harry, si innamora e sposa l’attrice americana Meghan Markle. La corona la accoglie a braccia aperte, lei asseconda le aspettative per una “working royal” (come vengono chiamati i membri della famiglia reale che svolgono attività istituzionale e per questo ricevono un generoso sussidio economico, il sovereign grant) e chiude i suoi profili social e il suo blog di moda.

Tutto sembra procedere come una favola e il quartetto formato dai due fratelli William e Harry con le rispettive mogli viene ribattezzato i Fab Four: esattamente quello di cui la Corona ha bisogno per proiettare la monarchia nel nuovo millennio e silenziare gli attacchi dei repubblicani per i costi di mantenimento e dei paesi del Commonwealth che vorrebbero sganciarsi definitivamente dal Regno Unito.

Invece, piano piano tra le coppie scoppia lo scontro. Le voci sono molte e non tutte confermate, veicolate dai tabloid e da pettegolezzi di palazzo. I sostenitori di Meghan dicono che sia stato uno scontro con la cognata Kate Middleton; i suoi detrattori sostengono invece che William sia intervenuto e abbia litigato con il fratello perchè Meghan bullizzava il personale di Kensington palace e la tesi sarebbe confermata dai molti forfait nell’entourage della duchessa.

Tutto questo ha portato a quella che è stata ribattezzata Megxit dai taboloid: la scelta di Harry e Meghan di lasciare il ruolo di working royals e anche la Gran Bretagna, per trasferirsi prima in Canada e poi in California e «guadagnarsi da vivere», come si è letto nel loro comunicato stampa.

Nei mesi e negli anni successivi, la distanza tra la royal family e i duchi del Sussex si allarga. Continuano gli screzi, alimentati dal fatto che Meghan, più a suo agio negli Stati Uniti che a corte, voglia recuperare spazio mediatico e costruirsi una carriera.

Tra i momenti di maggiore crisi c’è la messa in onda dell’intervista alla decana del gossip americano Oprah Winfrey, durante la quale Harry e Meghan hanno detto che ad allontanarli definitivamente da corte sarebbe stata la domanda di un familiare che non hanno voluto identificare, che gli avrebbe chiesto di che colore sarebbe stata la pelle del loro bambino non ancora nato, Archie. 

Anche nelle ore immediatamente precedenti la morte della sovrana, a tenere banco sui tabloid c’era l’atteso memoriale di Harry, che dovrebbe venire pubblicato a fine anno e che preoccupa molto la famiglia reale.

LA PIÙ AMATA

Amatissima dal popolo britannico ma anche dai media, la regina Elisabetta appartiene a una generazione passata che però ha saputo sfruttare sapientemente i media, sin da quando si è insediata. Le sue parole alla radio della Bbc, alcuni anni prima della sua incoronazione, il 21 aprile 1947, sono state: «E’ semplice. Giuro davanti a voi che la mia vita, sia lunga o breve, sarà devoluta al servizio vostro e del nostro grande impero», impegno che ha mantenuto da quando è salita al trono e fino agli ultimi giorni di vita.

Nei 70 anni di regno ha parlato direttamente alla nazione una volta l’anno, nel giorno di Natale, rompendo questa etichetta con un messaggio in più solo quattro volte: la Guerra del Golfo nel 1991, la morte di Diana Spencer nel 1997, la morte della Regina madre nel 2002 e il Covid nel 2020. 

Non ha mai disdegnato nemmeno la presenza in campagne pubblicitarie pubbliche: in occasione delle olimpiadi di Londra del 2012, girò una pubblicità con l’agente 007 impersonato da Dainel Craig e si prestò anche per la promozione degli Invictus games, con il nipote Harry.

Su di lei sono incentrati molti prodotti televisivi e cinematografici: il più noto alle giovani generazioni è la serie the Crown, in onda su Netflix, che racconta la storia del suo regno fino alla nascita di Harry e William. Al cinema, nel 2006 è arrivato the Queen, che racconta i giorni della corona durante i giorni della morte e dei funerali della principessa Diana. Per l’interpretazione di Elisabetta, l’attrice Helen Mirren ha vinto l’Oscar.

In queste ore, una grande folla si sta accalcando sia a Balmoral che sotto i cancelli di Buckingham palace e i messaggi di cordoglio stanno arrivando da tutto il mondo. Il lutto, però, è quello di una nazione intera e anche dei 54 stati del Commonwealth. Anche per i non monarchici, la regina Elisabetta ha rappresentato la stabilità di un sistema ed è stata la memoria storica di un paese.

La sua vita si riassume con la parola “servizio”, che è stata il suo voto quando è salita al trono e rimarrà la qualità con cui sarà ricordata. Con lei, se ne è andata una delle ultime personalità del Novecento e si apre una nuova stagione per la monarchia britannica, che dovrà dimostrare di saper sopravvivere alla sovrana più amata.

Vita di Carlo, l’arte di attendere di un sovrano. GIULIA MORETTI su Il Domani il 09 settembre 2022

Ha passato quasi un’intera vita in attesa di diventare re. Tra innovazioni, interessi insospettabili e amori chiacchierati vi raccontiamo la storia del nuovo sovrano d’Inghilterra

«God Save the King», e il re a dover essere protetto è Carlo. La proclamazione ufficiale avverrà sabato 10 settembre, nel D-D+1 (il primo giorno dopo la morte della sovrana), ma Carlo, l’eterno erede al trono, colui che si temeva non sarebbe mai riuscito a diventare re, ha assunto questo ruolo nell’istante esatto della morte della madre.

Una vita in attesa – per più di 70 anni – la sua, anticonformista, per certi versi, e tanto travagliata che, per un periodo, si è pensato addirittura non rispondesse ai requisiti minimi per farlo salire al trono. Eppure, accompagnato da una pazienza di biblica memoria e sostenuto da una campagna di comunicazione che è stata capace di rendere nebulosi agli occhi dei sudditi gli scandali in cui è stato coinvolto, Carlo ha, finalmente, ottenuto lo scettro e avrà accanto a sé, col titolo di regina consorte, la donna di cui, pur osteggiato dal protocollo reale, è sempre stato innamorato, Camilla Shand.

 Re Carlo tra spending review della corona e donazioni dei bin Laden. VANESSA RICCIARDI su Il Domani il 09 settembre 2022

IL RE CHE NON DOVEVA NEANCHE ESSERE “SUA ALTEZZA REALE”

Buckingham Palace, la nuova residenza che, d’ora in poi, ospiterà re Carlo III, ne ha accolto anche la nascita, il 14 novembre 1948. Da protocollo, Charles non avrebbe dovuto assumere il titolo di Sua altezza reale, ma lo ha ottenuto, e con lui tutti gli altri figli di Elisabetta, grazie a una dispensa del nonno, re Giorgio VI, predisposta prima della sua nascita.

Un mese dopo, sempre in una sala del palazzo, è stato battezzato con dell’acqua proveniente dal fiume Giordano, lo stesso dove, circa due millenni prima, era stato battezzato Cristo. A tre anni ha assistito, seduto tra la nonna e la zia, all’incoronazione della madre, diventando di diritto erede al trono. Nel 1958 è stata, invece, la regina a incoronarlo principe del Galles.

UN FUTURO RE EDUCATO A ROMPERE LE TRADIZIONI 

La regina Elisabetta, nota per il piglio deciso e innovatrice sotto molti aspetti, ha deciso, rompendo la tradizione, di affidare l’educazione del primogenito alla scuola pubblica. Sempre per sua espressa richiesta, Carlo non ha mai ottenuto trattamenti preferenziali.

Un maestro, Stuart Townend, che aveva particolarmente a cuore il ragazzo e che doveva informare Buckingham Palace sui suoi profitti, ha convinto la sovrana a iscriverlo in un’associazione di football. Se questo ancora non avesse fatto sembrare l’educazione di Carlo in rotta con gli schemi di palazzo, la conferma sarebbe venuta dal fatto che il principe del Galles è stato il primo erede al trono a iscriversi all’università, addirittura prima di aderire alle forze armate, e a ottenere una laurea in antropologia, storia e archeologia al Trinity College di Londra.

Da buon membro della casa reale, tuttavia, Charles prima si è arruolato nella Royal Air force, ottenendo sia il brevetto da pilota di jet sia quello da pilota di elicottero. Si è poi iscritto al Royal Naval Collage.

GLI AMORI DEL RE

«In un caso come il tuo, un uomo deve dare sfogo ai propri istinti e avere più relazioni che può prima di mettere la testa a posto, ma per moglie deve scegliere una donna attraente, di buon carattere prima che possa incontrare qualcun altro di cui innamorarsi. È motivo di disturbo per le donne avere esperienze che le portino a rimanere su un piedistallo dopo il matrimonio».

Questi consigli, un po’ maschilisti, va detto, che Lord Mountbatten, prozio e tutore di Carlo, si racconta gli abbia dato quando era ancora un ragazzo, suonano quasi come una profezia di ciò che la vita sentimentale del principe sarebbe stata. Dopo varie relazioni avute con donne anche famose come l’attrice Susan George, la principessa Maria Astrid del Lussemburgo, la baronessa Tryon e, non da ultima, Camilla Shand, Carlo si avvicina alla nipote di Lord Mountbatten che, dopo tragiche vicende personali, rifiuta però la vicinanza della famiglia reale.

È allora, nell’estate del 1980, che il principe del Galles trascorre una vacanza a Balmoral con Diana Spencer, conosciuta qualche anno prima, nell’ambito di una frequentazione con la sorella maggiore di lei, Sarah. Carlo decide, anche un po’ spinto dal monito del padre che, sì, quella era la donna perfetta: attraente e di buon carattere.

CARLO E DIANA, CRONACA DI UN MATRIMONIO INFELICE

Il matrimonio tra i due, trasmesso in mondovisione, si celebra il 29 luglio 1981 nella cattedrale di St. Paul e i due si stabiliscono a Kensington Palace. Un anno dopo, con Carlo presente al parto, prima volta per un erede al trono, nasce William e poco dopo Henry.

Le divergenze caratteriali, la distanza di età tra i due (tredici anni), iniziano a pesare, come anche le scappatelle dell’uomo, che non ha mai dimenticato il suo unico grande amore, Camilla. Con lei porta avanti una relazione parallela dagli effetti nefasti sulla salute psicologica della legittima moglie, Diana, che ben presto cade in depressione e inizia ad avere disturbi alimentari.

La separazione è inevitabile e viene annunciata nel 1992. Due anni dopo in un’intervista Carlo dichiara di non aver mai tradito la moglie «fin quando non è successo», e l’amante è Camilla. Diana, che quella sera doveva presenziare a un evento ufficiale sfoggia quello che verrà definito il “revenge dress”, l’abito della vendetta, un tubino nero con scollo profondo davanti e dietro.

Nel 1996 il divorzio è concluso, ma l’anno dopo la principessa, che aveva mantenuto il titolo, muore in un incidente stradale. Carlo si occupa dei suoi funerali. 

L’AMORE DI UNA VITA: CAMILLA

Dopo il tragico epilogo della vita di Diana, la relazione di Carlo e Camilla non può più essere celata, nonostante sia sgradita agli ambienti reali, che non vedono di buon occhio la relazione tra due divorziati, lui da Diana, appunto, lei dal capitano Parker Bowl.

Carlo, però, è ormai determinato e né gli scandali che li vedono coinvolti – il più famoso la pubblicazione di una telefonata piccante tra i due – né le ingerenze della regina, fredda e sprezzante nei confronti di Camilla, possono osteggiare l’amore che li tiene legati.

Nel 2005 i due si sposano con una cerimonia civile alla quale i genitori del re non partecipano, assistono, invece, alla benedizione della coppia nella cappella di st. George. Durante tutto il ricevimento la regina, riferiscono da ambienti reali, non avrebbe rivolto la parola alla seconda moglie del figlio.

Camilla, tenace quanto e più di Carlo, non si è lasciata intimidire e, con pazienza, ha atteso che i rapporti con Elisabetta si distendessero, tanto che la sovrana, in una nota di qualche mese fa, ha formalizzato il ruolo che la donna avrebbe avuto quando Carlo fosse diventato re: regina consorte.

LE PASSIONI DEL RE

Carlo ha variegati interessi che spaziano dall’architettura alla religione, dall’ecologia alla filosofia. Pochi sanno che il re, accanito sostenitore dell’architettura tradizionale a dispetto di quella moderna, con l’aiuto dell’architetto Léon Krier, ha fatto creare ex novo un villaggio, Poundbury, nella contea di Dorset a densità abitativa medio-bassa e progettato per ridurre la dipendenza dalle automobili.

Il nuovo sovrano è attento anche all’ambiente e si è più volte espresso in merito agli effetti nefasti del cambiamento climatico. «Stiamo giocando a un rischioso gioco alla roulette», ha detto durante un intervento al Parlamento europeo il 9 febbraio 2011.

Carlo III, che dall’8 settembre 2022 è a capo della chiesa anglicana, non ha mai nascosto le sue simpatie per il cristianesimo ortodosso ed è patrono dell'Oxford Centre for Islamic Studies dell'Università di Oxford. Ama la pesca al salmone ed è un abile giocatore di polo. Inoltre, ha fondato e presiede 15 associazioni caritatevoli in Inghilterra ed è patrono di altre 350 nei territori del Commonwealth.

Adesso che è diventato re con il nome di Carlo III, l’erede di casa Windsor potrà dimostrare se il desiderio di sobrietà di cui si parla da anni è vero e potrà essere messo in pratica, ma soprattutto dovrà fugare i dubbi sulle donazioni alla sua fondazione, il Prince of Wales's Charitable Fund. Il Sunday Times ha rivelato quest’estate che l’ente del principe ha accettato soldi dal Qatar e dalla famiglia bin Laden, notizie confermate, anche se i suoi portavoce hanno tenuto a spiegare che è tutto legale.

IL COSTO DELLA CORONA

Tra palazzi ed eventi pubblici, la corona costa ogni anno quasi cento milioni di euro. Dal bilancio pubblicato l’anno scorso del Sovereign Grant, il fondo pubblico per la corona, il totale per il 2021 è stato di 86,3 milioni di sterline equivalenti a 1,29 sterline a persona nel Regno Unito.

Gli 86,3 milioni di sterline, si legge nel resoconto ufficiale, sono costituiti da una sovvenzione di base di 51,8 milioni di sterline che finanzia i viaggi ufficiali, la manutenzione della proprietà e i costi operativi della famiglia della regina e un importo aggiuntivo di 34,5 milioni di sterline per la conservazione. La sovvenzione di base equivale a 77 penny a persona nel Regno Unito.

Il reddito dei palazzi, che va a integrare il Sovereign Grant è stato di 9,9 milioni di sterline, in crescita del 5 per cento rispetto a 9,4 milioni di sterline del bilancio precedente (2020-21). La cifra rimane inferiore al 50 per cento dei livelli pre-pandemia e continua a riflettere in gran parte l'impatto del Covid-19 sulla capacità del Royal Collection Trust di accogliere i visitatori nei palazzi reali.

Nonostante gli introiti siano cresciuti, l’anno scorso non hanno eguagliato le spese. Le uscite ufficiali sono state superiori al Sovereign Grant e al reddito supplementare, con una spesa netta di 102,4 milioni, di sterline, in crescita del 17 per cento rispetto all'anno precedente. A pesare sui conti la ristrutturazione di Buckingham Palace nell’ambito di un progetto decennale costato 54,6 milioni di sterline.

Sir Michael Stevens, capo economico della casa reale, ha assicurato che nei prossimi anni verrà moderato l’impatto dei costi, intanto dovrà cominciare a occuparsene re Carlo.

SOLDI DALLA FAMIGLIA DI BIN LADEN

Da una parte l’ex principe diventato sovrano viene dato come fautore di una futura austerity, dall’altra è stato al centro di questioni finanziarie chiacchierate. A luglio il Sunday Times ha raccontato che il principe ha accettato borse contenenti 3 milioni di euro in contanti dallo sceicco del Qatar, Hamad bin Jassim bin Jaber Al Thani, donazioni in denaro che l'ex premier qatariota ha fatto per l’ente di beneficienza di Carlo, il Prince of Wales's Charitable Fund (Pwcf).

Al Thani è stato premier del Qatar dal 2007 al 2013 e ministro degli Esteri tra il 1992 e il 2013. Il denaro sarebbe stato consegnato al principe in più occasioni. Un portavoce di Clarence House, la residenza di Carlo e della moglie Camilla, ha precisato al giornale che il denaro «è stato immediatamente trasferito a uno degli enti di beneficenza del principe, che ha applicato le procedure previste» e «che sono stati seguiti i processi corretti».

Ad agosto si è aggiunta la notizia delle donazioni dalla famiglia di Osama bin Laden, il fondatore di al Qaida che ha ideato gli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001 alle Torri gemelle di New York. Sempre il Sunday Times ha raccontato che la Prince of Wales Charitable Foundation ha accettato un pagamento di 1 milione di sterline da Bakr bin Laden, il patriarca della famiglia saudita, e da suo fratello Shafiq. Entrambi fratellastri di Osama bin Laden.

Carlo, ha raccontato il giornale, ha avuto un incontro con Bakr alla Clarence House di Londra il 30 ottobre 2013, due anni dopo che Osama bin Laden era stato ucciso dalle forze speciali statunitensi in Pakistan. Dopo l’incontro, è avvenuta l’elargizione.

La fondazione tuttavia ha specificato che la donazione non è stata accettata dal principe ma «attentamente considerata dagli amministratori fiduciari di PWCF all'epoca» e «la decisione di accettare la donazione è stata presa interamente dagli amministratori. Qualsiasi tentativo di suggerire il contrario è fuorviante e impreciso», ha puntualizzato a People sir Ian Cheshire, presidente della fondazione.

Sono questioni che hanno comunque gettato un ombra sull’immagine di Carlo e a cui il re dovrà prestare attenzione dopo la scomparsa della madre, molto amata dai sudditi.

VANESSA RICCIARDI

Giornalista di Domani. Nasce a Patti in provincia di Messina nel 1988. Dopo la formazione umanistica tra Pisa e Roma e la gavetta giornalistica nella capitale, si specializza in politica, energia e ambiente lavorando per Staffetta Quotidiana, la più antica testata di settore.

Tradizione e innovazione. Il primo discorso di Carlo dopo la morte della regina. GIULIA MORETTI su Il Domani il 09 settembre 2022

«Rinnovo la promessa di mia madre di servirvi per tutta la mia vita, con lealtà, rispetto e amore», ha detto Carlo, accolto a Buckingham Palace dalla folla che cantava “God Save the King”

«Mia madre disse che qualunque fosse stata la durata della sua vita sarebbe stata dedicata al servizio del suo popolo. Rinnovo la promessa di mia madre di servirvi per tutta la mia vita, con lealtà, rispetto e amore». Un occhio al passato e uno rivolto al futuro: è stato questo il fil rouge del discorso di re Carlo III. Tradizione, quella evocata nel ricordo dell’amata madre definita «fonte di ispirazione» ed esemplare per tutti, e innovazione, quella rappresentata dagli attuali eredi, William e Kate.

Due opposti poli tenuti insieme dai valori comuni che «devono restare saldi e costanti», così come deve esserlo il ruolo della monarchia. Poi la solenne promessa di «garantire la Costituzione e i suoi valori finché Dio vorrà mantenermi in vita».

Un’Inghilterra, quella che il re si appresta a servire, che, negli anni del regno di Elisabetta ha ridisegnato il proprio volto, dando vita a «una società di molte culture e molte fedi». Un multiculturalismo che Carlo custodirà, non sottraendosi, al contempo, alla «particolare relazione e responsabilità del sovrano verso la chiesa d’Inghilterra».

IL RUOLO DI CAMILLA

Una parte importante del discorso di Carlo ha avuto come protagonista sua moglie, Camilla. «Conto sull’amore della mia adorata moglie Camilla. Da quando ci siamo sposati è diventata la mia regina consorte, so che sarà all’altezza del suo ruolo, con devozione». Quando parla di lei, la donna che ha sempre amato, nonostante siano stati costretti a vivere a lungo segretamente la loro relazione, il tono della foce di Carlo si fa più morbido, caloroso.

La donna, come lo stesso re ha ricordato dovrà accompagnarlo in questo «momento di grande cambiamento» derivante dalle responsabilità che ricadono su un regnante. Una modifica degli equilibri che imporrà anche al nuovo sovrano di astenersi da uno degli impegni che, negli anni, ha portato avanti con maggior dedizione, la cura degli enti benefici. «Non mi sarà più possibile dedicare tanto tempo ed energie agli enti di beneficenza e alle questioni che mi stanno così a cuore. Ma so che questo importante lavoro continuerà nelle mani fidate di altri», ha sottolineato.

«La mia vita cambierà, naturalmente, quando assumerò le mie nuove responsabilità. Non mi sarà più possibile dedicare tanto tempo ed energie agli enti di beneficenza e alle questioni che mi stanno così a cuore. Ma so che questo importante lavoro continuerà nelle mani fidate di altri», ha detto.

I FIGLI

Se come ha ricordato Carlo, William e Kate, appena nominati principi del Galles, il titolo che il re ha portato per lungo tempo e al quale si è detto orgoglioso, «continueranno a essere di ispirazione, Henry e Meghan vengono ricordati con affetto. «Esprimo il mio amore per Henry e per Meghan, mentre continuano a costruire la loro vita oltreoceano».

Il primo discorso alla nazione si è concluso così come era iniziato, nel segno di Elisabetta. «E alla mia cara mamma, mentre inizi il tuo ultimo grande viaggio per raggiungere il mio caro defunto papà, voglio semplicemente dire questo: grazie. Grazie per il vostro amore e devozione alla nostra famiglia e alla famiglia delle nazioni che avete servito così diligentemente in tutti questi anni. Che la schiera di angeli possa accoglierti».

IL PRIMO GIORNO DA RE

Stamattina Carlo, che giovedì, insieme alla sorella Anna, era presente durante l’ultimo respiro della madre, aveva lasciato la residenza di Balmoral insieme alla regina consorte, Camilla, verso le 11.30, diretto verso l’aeroporto di Aberdeen. Lì un aereo li ha riportati a Londra.

Una volta giunto a Buckingham Palace il neo re è stato accolto da un bagno di folla che lo ha accolto gridando «God save the King». Carlo III si è avvicinato la folla e ha stretto le mani ai presenti. Una donna, poi intervistata dai media britannici, è riuscita baciarlo. «Gli ho chiesto se potevo baciarlo perché mi sembrava triste e lui mi ha detto di sì», ha dichiarato la donna.

Poi, nel pomeriggio, è stato il turno del colloquio con la premier Liza Truss, che solo martedì era stata ricevuta dalla regina Elisabetta per essere nominata. Il colloquio è durato circa mezz’ora, al termine della quale Carlo ha tenuto il primo discorso alla nazione. Truss, invece, si è recata alla Cattedrale di St. Paul per partecipare alla cerimonia in omaggio della defunta sovrana e lì ha tenuto un discorso. 

GIULIA MORETTI. Nata e cresciuta in Umbria, dopo una laurea triennale in lettere classiche ha virato verso il giornalismo e si è laureata in Editoria e scrittura con una tesi in comunicazione politica. Scrive per Zeta, la testata del master in giornalismo della Luiss, occupandosi di diritti, attualità e fact-checking

COME LEI NESSUNO MAI. Estratto dell’articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 9 settembre 2022.  

Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 9 settembre 2022.

La regina Elisabetta II del Regno Unito di Inghilterra, Scozia e Irlanda del Nord è morta ieri al castello di Balmoral, in Scozia, dopo 70 anni di regno, il più lungo della storia britannica. Aveva 96 anni. Suo figlio Carlo è il nuovo re, con il nome di Carlo III, e sua moglie Camilla è ora regina consorte. Martedì scorso, nelle foto che la ritraevano mentre dava l'incarico alla nuova premier Liz Truss, era apparsa dimagrita e debole. Si reggeva a un bastone, ma il sorriso era quello di sempre, allegro e sereno.

Non sappiamo quali siano state le cause dell'improvviso aggravamento delle sue condizioni. Voci non confermate dicono che sia caduta, come accade spesso alle persone anziane con problemi di mobilità simili a quelli che l'affliggevano negli ultimi mesi.

Già nel pomeriggio si era diffusa la sensazione che la situazione stesse precipitando. I medici avevano diramato un comunicato poco dopo le 14: «A seguito di un'ulteriore valutazione questa mattina, i medici della Regina sono preoccupati per la salute di Sua Maestà e le hanno raccomandato di rimanere sotto controllo medico». La parola preoccupati, mai udita prima da parte di chi assisteva Elisabetta, si è diffusa in pochi secondi in tutto il Paese.

La BBC ha interrotto i programmi e mandato in onda i suoi giornalisti vestiti a lutto, il cambio della guardia a Buckingham Palace è stato annullato e a Westminster, mentre la premier Liz Truss teneva un discorso sul blocco dei prezzi dell'energia, è entrato Nadhim Zahawi, cancelliere del ducato di Lancaster e per questo uomo vicino alla Sovrana, e aveva passato un foglio alla premier. Un altro foglio era stato consegnato poco dopo al leader dell'opposizione Keir Stramer, mentre dall'aula si levavano mormorii sempre più forti. Lo speaker della Camera dei Comuni ha poi preso la parola, dando l'annuncio dell'aggravamento delle condizioni della Regina.

Nel frattempo l'intera famiglia reale era in viaggio verso Balmoral. Carlo con la moglie Camilla, Anna, Edoardo con la moglie Sophie, Andrea. Erano in viaggio anche il principe William, non accompagnato da Kate, impegnata con i figli nel primo giorno di scuola. È arrivato anche Harry, ma senza Meghan: la coppia era già in Gran Bretagna per altri impegni. Alle 19,30, ora italiana, è stato dato l'annuncio ufficiale di una notizia che tutti avevano già intuito. 

Ai cancelli di Buckingham Palace, di Balmoral e di Windsor si sono radunate migliaia di persone afflitte, che portavano fiori e la testimonianza del grande affetto che avevano per la Sovrana. I funerali si terranno fra due settimane in forma solenne e avranno una partecipazione di popolo mai vista prima. Tutti i potenti della Terra verranno a renderle omaggio.

Probabilmente, nonostante la sofferenza, la Regina se ne è andata con un sorriso, felice di avere fatto quello che aveva promesso parlando alla radio il giorno che aveva compiuto 21 anni: per lunga o breve che fosse stata la sua vita, l'avrebbe interamente dedicata al servizio dei suoi sudditi e della grande famiglia imperiale alla quale apparteneva. 

Avrà forse pensato a suo padre Giorgio VI, al suo senso del dovere, alle cose che le spiegava quando era ancora una bambina, una bambina che un giorno sarebbe diventata regina. Suo padre ora poteva essere fiero di lei. La vita di Elisabetta è stata molto lunga, e l'ha vissuta in modo impeccabile.

L'abdicazione di Edoardo VIII, fuggito dai suoi compiti nel 1936 per amore di una divorziata americana, era stata giudicata dalla famiglia una macchia vergognosa che bisognava cercare di cancellare con l'esempio e la dedizione. 

Nient' altro le importava. Il senso del dovere ha così profondamente permeato il suo regno da lasciare spazio davvero a poco altro: non certo al rapporto con i figli Carlo, Anna, Andrea e Edoardo, dei quali non aveva tempo di occuparsi come ci si attenderebbe da una madre; nemmeno al rapporto con il marito Filippo, l'unico uomo che ha amato nella vita, dopo averlo conosciuto quando era solo una ragazzina, ma che ha dovuto rendere infelice in più di un'occasione, impedendogli inizialmente persino di dare il suo cognome, Mountbatten, ai propri discendenti.

Filippo è stato la sua roccia, il suo sostegno, l'unica persona al mondo che poteva trattarla come un essere umano. Quando è morto, nell'aprile dell'anno scorso, ha lasciato un vuoto incolmabile. La foto della Regina seduta da sola al funerale del marito sui banchi della St George' s Chapel di Windsor, vestita di nero e con una mascherina anti-covid nera sul volto, ha commosso il mondo e ha fornito la misura della sua immensa solitudine. Il 21 aprile scorso aveva voluto trascorrere il giorno del suo 96° compleanno nel piccolo cottage di Wood Farm a Sandringham, che Filippo aveva abitato nelle ultime settimane di vita, e nel quale c'erano ancora i suoi ricordi.

La maggior parte delle persone che oggi vivono nel Regno Unito sono nate sotto il suo regno, e la sua immagine è stata una presenza costante e rassicurante, mai divisiva, sempre consolatoria. E' stata l'incarnazione vivente di un tipo di valori caratteristici di un periodo storico: non solo senso del dovere, ma anche vestirsi con eleganza e decoro, saper stare a tavola, essere gentili e premurosi, mai volgari, essere ospitali, frugali, rispettare le opinioni di tutti, non lamentarsi mai. 

E' stata l'unica donna al mondo a non avere mai cambiato pettinatura, per dare coerenza e continuità a un'immagine stampata sui francobolli e sulle banconote. Un'immagine diventata un'icona del Paese, come il Tower Bridge, il Big Ben, gli autobus a due piani, il tè delle cinque, le pecore che pascolano sulle colline piovose.

Marco Ventura per “il Messaggero” il 9 settembre 2022.

Una settimana al Castello di Windsor, su invito della Regina Elisabetta. Il conte Orazio Zanardi Landi ricorda commosso ogni singolo minuto. «Un giorno arrivò a mia madre, buona amica della principessa Margaret che ogni anno era nostra ospite al Castello di Rivalta, la telefonata d'invito da Buckingam Palace, e lei rispose che non sapeva se avrebbe potuto perché mia nonna si era rotta la caviglia.

Mamma, dissi, ma non si è rotta nessuna caviglia. Mia madre era timida, non era convinta e aveva messo una scusa. Io le dissi: richiama subito e spiega che la caviglia si è già aggiustata. Così prendemmo un volo. In aeroporto trovammo due Rolls Royce con la corona reale, una per le valigie».

E come foste accolti al castello?

«Arrivammo nell'androne, quello da dove è uscita la bara del principe Filippo.

La Regina aveva l'appartamento privato al primo piano. Un maggiordomo mi disse che a Sua Maestà non andava fatto il baciamano e invece arrivato in cima alla scalinata la regina lo accetta di buon grado e mi dà un'affettuosa manata in faccia. Prendo una dentata sulla mano, mi scuso e lei spiega che accetta il baciamano solo da spagnoli e italiani, in visita privata».

Che cosa la colpì di più?

«La sua simpatia. Si immagini che cosa significa arrivare a Windsor e la Regina che ti accoglie offrendoti una limonata. La prepara lei, con le sue mani. Mi fece visitare il castello, ho ancora le foto di noi nella piscina reale, la sera andavamo a pranzo dai parenti, come si fa tra amici. E poi quella limonata: La facciamo sempre io e mia sorella, mi disse. Per me fu uno shock: la regina che ti fa la limonata».

È vero che nessuno poteva sfiorarla?

«Così mi avevano detto. E invece, eccola coi suoi cagnetti che mi prende a braccetto, mi fa la limonata, mi porta in giro per il castello. A una festa ufficiale attraversò la sala per venirmi a salutare. Ero in imbarazzo, perché non sapevo l'inglese. Ricordo che a un pranzo tradusse per me l'Aga Khan. 

Con me la Regina parlava in francese. Mi disse che non era abituata, lo parlava poco perché tutti con lei usavano l'inglese. Mi raccontò che durante l'ultima guerra, lei e Margaret furono mandate in Francia, Churchill era contrario ma Hitler aveva inviato un commando per rapirle e loro raggiunsero sotto falso nome la Bretagna, dietro le linee. La Regina ne parlava con scioltezza, ma era un segreto di Stato».

Che altro le raccontava?

«Raccontò a me e mia moglie che Al-Fayed aveva comprato Harrods. E poi disse che nonostante mi vedesse per la prima volta era come se mi conoscesse bene: Margaret le mostrava le foto del Castello di Rivalta. Mi portò a vedere la collezione di disegni della cupola del Duomo di Piacenza, poi i servizi di piatti e l'armeria reale. Sapeva che ero appassionato di armi antiche». 

Come si mangia a Windsor?

«C'era un cuoco italiano che faceva una cucina mista italiana e francese, molto pesce ma anche pasta, cocktail di scampi, gelati e dolci, molti piatti italiani, a parte quelle terribili aringhe affumicate a colazione. Due anni fa le ho scritto per andare a trovarla con le mie figlie, per prendere insieme un tè o una limonata. Ma purtroppo, non se ne fece nulla per via del Covid».

La principessa Margaret era davvero di casa a Rivalta?

«Sì, all'inizio mia madre era sospettosa perché tutti dicevano che era spigolosa e antipatica. E invece era spigolosa ma per nulla antipatica. E dopo il primo anno è tornata altre sei volte in un decennio. Ho così tanti ricordi anche della principessa Voleva fare sempre di testa sua».

BANCONOTE REGINA ELISABETTA, COSA SUCCEDE ALLE STERLINE CON LA SUA IMMAGINE ORA CHE CARLO È RE. Da ilmessaggero.it il 9 settembre 2022.

La Regina Elisabetta II è morta. Cosa accade adesso alle banconote inglesi che riportano la sua immagine, ora che Carlo è re? A spiegarlo è la Banca d'Inghilterra. Che ha comunicato, ovviamente, che le banconote attuali con un ritratto della regina continueranno ad avere corso legale. E poi? 

Un nuovo annuncio, che spiegherà cosa accadrà in futuro, verrà emesso una volta osservato il periodo di lutto successivo alla morte della regina. Elisabetta è stata il primo monarca inglese a comparire sulle banconote della Bank of England, ha ricordato il governatore della banca Andrew Bailey confermando che l'edificio di Threadneedle Street sventolerà una bandiera a mezz'asta in segno di rispetto.

Successivamente al periodo in cui avranno corso legale le attuali, saranno emesse nuove monete e banconote. Ma devono essere ancora progettate e stampate. È improbabile che vengano messe in circolazione prima di un lungo tempo. Il comitato consultivo della Royal Mint deve inviare raccomandazioni per nuove monete al Cancelliere e ottenere l'approvazione reale. Una volta scelti i disegni, le decisioni finali vengono approvate dal Cancelliere e poi dal Re.

Sebbene le monete con l'effige della regina non siano apparse fino al 1953, l'anno dopo la sua salita al trono, si prevede che rimarranno in uso fino a quando non saranno gradualmente eliminate e sostituite. Il governatore Andrew Bailey ha dichiarato: «È stato con profonda tristezza che ho appreso della morte di Sua Maestà la Regina. 

A nome di tutta la Banca vorrei porgere le mie più sentite condoglianze alla Famiglia Reale. Per la maggior parte di noi, è l'unico capo di stato che abbiamo mai conosciuto e sarà ricordata come una figura ispiratrice per il nostro paese e il Commonwealth».

Estratto dell’articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 10 settembre 2022.

Carlo III sarà oggi formalmente proclamato re nel Palazzo di St James' s, ma ha già cominciato bene il suo regno. Il ritorno a Londra a fianco della moglie Camilla, ora Sua Maestà la Regina Consorte, è iniziato con un bagno di folla che gli ha tributato un grande affetto. Una donna lo ha persino baciato su una guancia, tutti hanno cercato di stringergli la mano, gli hanno donato fiori, hanno ringraziato sua madre Elisabetta per i lunghi anni di servizio al Paese. 

È andato molto bene anche il primo discorso che il nuovo re ha rivolto alla nazione: un intervento breve, sobrio, pacato, pieno di riconoscenza e di affetto nei confronti della madre, ma anche determinato nel seguirne il cammino.

[…] In un momento in cui già si teme che dopo la morte di Elisabetta riaffiorino sentimenti antimonarchici e che inizino le contestazioni al nuovo re, uno che Lady Diana giudicava ingiustamente incapace di regnare, Carlo ha fatto sua la promessa della madre: «Come fece la stessa Regina con tale devozione incrollabile, anch' io ora mi impegno solennemente, per tutto il tempo rimanente che Dio mi concede, a sostenere i principi costituzionali al centro della nostra nazione. E ovunque tu possa vivere nel Regno Unito, o nei regni e territori in tutto il mondo, e qualunque siano il tuo background o le tue convinzioni, cercherò di servirti con lealtà, rispetto e amore, come ho fatto per tutta la mia vita».

RE CARLO LASCIA BALMORAL 3

Carlo ha detto di contare molto «sull'amorevole aiuto della mia cara moglie, Camilla». Ha confermato che il figlio maggiore William diventerà Principe del Galles, assumerà i titoli scozzesi che lui ha avuto e gli succede come Duca di Cornovaglia, gestendo il ducato che procura le entrate di cui ha bisogno l'erede al trono. La moglie Catherine diventerà principessa del Galles, un titolo che Camilla aveva rifiutato per rispetto alla memoria di Lady Diana. In una breve frase, Carlo ha anche voluto sottolineare che le incomprensioni con i duchi di Sussex non dipendono da lui: «Voglio anche esprimere il mio amore per Harry e Meghan, mentre continuano a costruire le loro vite all'estero».

[…] Tra poco più di una settimana ci saranno i solenni funerali di Elisabetta e Carlo ha invitato la nazione e il Commonwealth a unirsi nel dolore e a trarre luce dal suo esempio. E poi ha concluso salutando la madre con parole toccanti: «Mia cara mamma, mentre cominci il tuo ultimo grande viaggio per raggiungere il mio amato defunto papà, voglio semplicemente dire questo: grazie. Grazie per il vostro amore e devozione alla nostra famiglia e alla famiglia delle nazioni che avete servito così diligentemente in tutti questi anni». E ha concluso con l'Amleto di Shakespeare: «E voli d'angelo ti guidino cantando per te al tuo riposo».

[…] Carlo III comincerà nei prossimi giorni un viaggio nelle nazioni che compongono il Regno Unito: oltre all'Inghilterra, la Scozia, il Galles e l'Irlanda del Nord. È un dovere istituzionale, ma si teme anche che il periodo di transizione tra i due regni possa essere usato per ringalluzzire i repubblicani, che sono sempre stati una minoranza, ma che non abbandonano l'idea che la monarchia debba un giorno finire. […]

Estratto dell’articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 10 settembre 2022.

La regina Elisabetta è morta per i traumi riportati in una caduta accidentale. Le voci che già giovedì circolavano a Londra hanno trovato conferma ieri tra fonti attendibili vicine alla Royal Family. Dopo l'incidente, probabilmente causato dalle difficoltà motorie della Sovrana, i medici che l'assistevano in ogni momento della giornata hanno subito capito che la situazione era molto grave, al punto da sconsigliare un trasferimento in ospedale. 

La notizia è stata fatta trapelare per gradi, prima annunciando la rinuncia di Elisabetta a tenere una conferenza su Zoom con il suo Consiglio Privato e poi con l'ammissione che lo staff medico era «preoccupato» per la sua salute.

Ma è stato l'annuncio che tutti i parenti più stretti di Elisabetta si stavano recando a Balmoral a far pensare che la Regina fosse davvero grave e avesse poche ore di vita. L'ora della sua morte non è stata comunicata, ma è certamente anteriore alle 18,30 locali: si è preferito aspettare che tutti i familiari fossero giunti al castello, per evitare che poi qualche tabloid malevolo scrivesse che la Sovrana era spirata senza qualcuno dei suoi figli a fianco.

Solo il principe Harry è arrivato tardi, ed è stato peraltro uno dei primi ad andarsene. Alle 8,30 di ieri ha preso l'aereo per Londra e ha raggiunto Meghan, che aveva rinunciato a recarsi con lui in Scozia, forse temendo una cattiva accoglienza da parte degli altri membri della Royal Family. Preoccupazione infondata: Elisabetta aveva invitato questa estate i Sussex al castello ricevendo un rifiuto, ma non aveva mai smesso di sperare in una riconciliazione che invece non è avvenuta, come dimostrano anche le parole di Carlo nel suo primo discorso.

[…] i funerali si terranno dieci giorni dopo l'annuncio della scomparsa della Sovrana, ma il 18 settembre è una domenica e bisognerà o anticiparli a sabato, giorno che favorirebbe una grande partecipazione dei sudditi, o posticiparli a lunedì 19, che ieri sembrava la data più probabile.  Dopo le esequie, i membri della Royal Family continueranno a portare il lutto per sette giorni.  […] Non si sa ancora se raggiungerà suo padre, sua madre e sua sorella Margaret nella King George VI Memorial Chapel, o se invece sarà deposta accanto al marito Filippo, nel Royal Vault. I suoi genitori sarebbero molto fieri di averla con loro; suo marito l'accoglierebbe con una battuta di spirito sulle scomodità del posto, e sarebbe felice di essere di nuovo riunito al suo salsicciotto, come la chiamava. Vittorio Sabadin

Da ilmessaggero.it il 12 settembre 2022.

William e Harry potrebbero camminare fianco a fianco dietro la bara della regina al suo funerale la prossima settimana, confermando così la tregua reale nata dopo la morte della regina Elisabetta. Alcuni giorni dopo che il Principe di Galles ha offerto a suo fratello un "ramo d'ulivo" invitandolo a fare una passeggiata per incontrare persone in lutto fuori Windsor, c'è un suggerimento che potrebbero mettere da parte le loro divergenze durante il periodo del lutto nazionale.

La coppia era stata separata dal cugino Peter Phillip al funerale del principe Filippo l'anno scorso, e da allora è stata vista in pubblico insieme solo una volta prima della passeggiata a sorpresa di sabato. Resta da vedere quale forma assumerà la tregua al servizio della regina lunedì 19 settembre, e si dice che anche il principe Andrea giocherà un ruolo chiave nonostante le controversie degli ultimi anni.

Il ruolo di Andrea

Il duca di York dovrebbe unirsi alla sua famiglia. Fonti che affermano che sarebbe "fuori questione" per lui essere escluso. Tuttavia, nonostante questa apparente tregua per il principe caduto in disgrazia, sembrerebbe che non ci sia modo di tornare alla vita pubblica, con sia il re che il principe di Galles che in precedenza avevano affermato che non avrebbe avuto alcun ruolo formale durante i loro regni. 

La morte della regina di 96 anni è stata  improvvisa, Carlo è stato l'unico dei suoi figli o nipoti ad essere al duo fianco a Balmoral. Mentre le disposizioni per il servizio funebre sono ancora in fase di definizione, il Sun riferisce che sono in corso discussioni che potrebbero vedere William e Harry stare fianco a fianco durante la processione.  Segnerebbe un miglioramento significativo nella loro relazione: al funerale del nonno, il principe Filippo, nell'aprile dello scorso anno, la coppia è stata separata dal cugino Peter Phillips. Tuttavia, i rapporti tra i fratelli sembrano essere migliorati da allora, con William che ha invitato Harry a incontrare i sostenitori e le persone in lutto fuori Windsor sabato.  

La natura temporanea della tregua potrebbe essere messa a nudo nei prossimi mesi con Harry pronto a pubblicare le sue memorie "raccontate" e Meghan a continuare la sua serie di podcast. Una fonte reale ha detto al Mirror: "Dobbiamo ricordare che in mezzo all'intenso dolore di una nazione c'è, nel suo cuore, una famiglia in lutto. È innegabile che ci sono alcune fazioni all'interno della famiglia. 'Tuttavia, era ferma convinzione del Principe di Galles che la morte di sua nonna dovesse essere un periodo di unione.

Le cene separate dopo la morte di Elisabetta

Detto questo, nell'aria rimane un grande senso di sfiducia e perché ciò si dissipi è necessario che ci sia una grande riconciliazione da parte di coloro che fanno più rumore. 'Fino a quando ciò non sarà imminente, allora potrebbe non avere molto senso andare oltre.' Resta inteso che la coppia, che ha viaggiato separatamente fino in Scozia dopo aver scoperto che la nonna era gravemente malata, non si è vista subito dopo la sua morte. Harry ha viaggiato sul suo aereo privato mentre William si è unito ad Andrew ed Edward su un volo fino a Balmoral.

Nella stessa residenza reale nessuno dei due fratelli ha parlato con l'altro, si dice, con Harry che se ne è andato da solo meno di 12 ore dopo il suo arrivo. Invece di raggiungere suo padre e suo fratello a casa di Carlo a Birkhall, Harry ha deciso di rimanere al castello di Balmoral dove il principe Andrea e il conte di Wessex si erano uniti alla loro sorella, la principessa Anna. "Quella notte si stavano organizzando due cene nella tenuta reale e c'era una chiara divisione: una era per il nuovo re e il suo erede, l'altra era per il resto della famiglia", ha detto un insider.

Il messaggio di William ad Harry

Sabato, mentre Carlo prestava giuramento come re, Anna, Andrea, Edoardo ei loro figli hanno ringraziato i sostenitori che si erano radunati fuori dalle porte di Balmoral. Resta inteso che a Windsor William e sua moglie Kate stavano per fare lo stesso quando il Principe di Galles che aveva già sollevato l'idea con suo fratello di poter vedere i fiori insieme, ha mandato un messaggio a Harry con una proposta di orario. Secondo una fonte: "È successo molto rapidamente, davvero straordinario considerando che non si sono visti in Scozia". La fonte ha aggiunto che non è stato fatto per ordine del padre.

È la prima volta che William e Harry vengono visti insieme in pubblico da quando si sono uniti per l'inaugurazione del memoriale in onore della loro madre, la principessa Diana. Harry e Meghan, che hanno clamorosamente lasciato il lavoro in prima linea due anni fa per mettersi in proprio in California e poi hanno sollevato una serie di accuse da bomba contro la monarchia, si sono tenuti per mano mentre guardavano i tributi, con Harry a un certo punto che ha messo affettuosamente la mano sulla schiena di Meghan. 

Sono stati visti indicare diversi tributi e discuterne mentre i membri della folla li salutavano. In un momento, un piccolo giocattolo dell'orso Paddington è stato dato a William, che l'ha passato a un aiutante. È stato visto toccare leggermente la schiena di Kate in un momento toccante.  E una ragazza, che ha abbracciato Meghan durante il walkabout, ha detto di essere contenta di rivedere i Wales e i Sussex di nuovo insieme.

Da tgcom24.mediaset.it il 9 settembre 2022.

La storia di Carlo I e del figlio Carlo II, i due sovrani assoluti che portarono lo stesso nome dell'attuale Carlo III, succeduto alla madre, la regina Elisabetta II, è caratterizzata da assolutismo, dispotismo, sangue ed edonismo. I due salirono alla Corte di San Giacomo nella seconda metà del diciassettesimo secolo, lasciando un'impronta indelebile nel quadro istituzionale dell'epoca con conseguenze inattese. 

Carlo I divenne re d'Inghilterra, Scozia, Irlanda e Francia dal 27 marzo 1625 fino alla morte, avvenuta per decapitazione il 30 gennaio 1649. Fervente sostenitore del diritto divino dei re, proprio come il padre Giacomo I e la nonna paterna Maria Stuarda, nella prima fase del suo regno fu impegnato in una dura lotta di potere contro il Parlamento inglese, che si opponeva risolutamente alle sue aspirazioni assolutistiche volte a sopprimere l'utilizzo della Magna Carta (che concedeva libertà e diritti ai nobili).

Le tensioni politiche e religiose esplosero nella guerra civile inglese: contro di lui si scontrarono le forze del Parlamento, che si opponevano ai suoi tentativi di accrescere il suo potere in senso assolutistico, e i puritani, che erano ostili alle sue politiche religiose. La guerra si concluse con una disfatta per Carlo, che fu catturato, processato, condannato e giustiziato con l'accusa di alto tradimento. La monarchia venne abolita e venne fondata al suo posto una repubblica, che però, morto il principale leader della rivoluzione, Oliver Cromwell, entrò rapidamente in crisi, consentendo a Carlo II, figlio di Carlo I, di restaurare il regime monarchico. 

Carlo II fu noto anche con il nome Merrie Monarch (monarca allegro), a sottolineare il clima di edonismo della sua corte e il sollievo generale procurato dal ritorno a una situazione di normalità dopo l'esperienza repubblicana con i Cromwell e i puritani. Morì per un ictus nel 1685, a 54 anni. 

Caterina Soffici per “La Stampa” il 9 settembre 2022.

Carlo è re. Dio salvi il re. Si chiamerà Carlo III. Strano destino quello del principe Charles, finalmente non più principe. Il giorno più triste, quello della morte della madre, coincide con il momento che corona il senso di questa lunga vita di attesa, la più lunga attesa di tutta la storia della monarchia britannica. Finalmente da erede a sovrano, il più anziano di tutti. «Erede» al trono da quando ha tre anni, da quando cioè nel 1953 sua madre decise di accettare la corona britannica e di traghettarla nell’era moderna. 

Nella Londra degli anni Cinquanta non c’era carne e le famiglie facevano fatica a scaldarsi. La monarchia rappresentò allora la decenza, la tradizione e il dovere civico, in contrapposizione agli orrori della guerra, ed Elisabetta è stata questo. Un’eredità difficile, succedere a Elisabetta la Grande, la «roccia del Paese», come l’ha definita la nuova premier Liz Truss, la pietra miliare dell’esistenza stessa della nazione.

E ora? Anche Carlo diventa re in un momento di grandissima difficoltà, con l’inflazione al 13 per cento, la crisi energetica, il caro gas e bollette, la guerra in Ucraina, il rischio della dissoluzione del Regno Unito. Sarà in grado di imitare l’inimitabile? Dovrà inventarsi un nuovo ruolo per la monarchia, perché è chiaro che un’era si è chiusa e il Paese è disorientato e ha bisogno di una nuova «roccia», dove la politica ha mostrato la sua inadeguatezza, sia durante il Covid che nelle recenti crisi, e dove la regina, pur in un ruolo ufficialmente non politico, è stata un faro e una guida silenziosa. 

Che re sarà Carlo lo sapremo oggi, quando tornato a Londra e ricevuto ufficialmente l’incarico dai membri del Privy Council, alle sei pronuncerà il suo primo discorso alla nazione come monarca. La nazione ha bisogno di continuità e unità, dicono i commentatori delle televisioni britanniche.

E c’è un sottinteso che Carlo non sia la persona più empatica e carismatica per sedere sul trono di San Giorgio proprio in questo momento. È vero che per la stragrande maggioranza del popolo britannico (esclusi cioè i ferventi repubblicani) la monarchia rappresenta un valore in sé, che prescinde dalla persona del regnante del momento. 

La monarchia, cioè, ha un fascino intrinseco fatto di regole, protocolli e tradizioni, con tutti gli ori, le carrozze, i valletti e l’immaginario che si cela dietro i cancelli dei castelli e dei palazzi. Ma è anche vero che tutte queste considerazioni valevano sotto il regno di Elisabetta, settanta lunghissimi anni dove nessun suddito ricorda altro sovrano.

Cosa dirà Carlo è una formalità, ma è anche importante per capire dove soffia il vento. Lui è sempre stato un fervente ambientalista, ha sposato cause verdi, ma è almeno sessant’anni che studia da re e sotto la guida di una regina come Elisabetta qualcosa avrà imparato. Almeno si spera. 

Carlo in passato ha spesso straparlato. Non solo nelle sue memorabili conversazioni al telefono con l’allora amante Camilla che ora sarà Regina consorte, secondo il volere di Elisabetta. È stato anche al centro di varie controversie, in particolare quella che fu definita «Black spider memos», ovvero i memorandum vergati a mano con una grafia che ricorda le zampe di un ragno, in cui offriva le sue opinioni non richieste a vari parlamentari e membri del governo sugli argomenti più disparati. 

Visti i precedenti, sarà in grado di essere un monarca imparziale? La regina sua madre si è fatta scappare forse tre frasi nella vita, la più clamorosa prima del referendum per l’indipendenza della Scozia, quando disse «spero che la gente pensi bene sulla questione». Un messaggio nel suo stile, dove dicendo niente aveva detto tutto.

I «royal watchers» dei tabloid, sempre prodighi nel dispensare gossip, dicono che Carlo ha in mente di ridurre al minimo il numero dei membri della famiglia reale coinvolti nei servizi di rappresentanza e nelle funzioni di stato. Meno scandali e meno liti, una «monarchia più snella» e una «Firm» («la Ditta», come la chiamava sua madre) più efficiente. Meno Meghan e Harry e più Kate e William. Meno Andrew e scandaletti sessuali, e più i fratelli Anna e Edoardo. Anche questo sarà da vedere. E sarà da vedere se la sopravvivenza della monarchia non sia legata invece anche al moderno circo mediatico e delle celebrities.

La regina era l’ultimo legame vivente della Gran Bretagna con la sua antica grandezza, il suo problematico rapporto con la propria identità. Nell’ultimo anno in varie occasioni (apertura del parlamento e Giubileo in particolare) Carlo ha avuto il modo di esercitarsi, rappresentando la madre sempre più affaticata da problemi di salute. 

Come scrisse Edoardo VIII: «Per un po’ ebbi l’inquietante sensazione di essere lasciato solo su un vasto palcoscenico». Ora Carlo dovrà salire sul palco e camminare sulle sue gambe, anche se è ridicolo dirlo di un uomo di 73 anni.

Simonetta Agnello Hornby per “La Stampa” il 9 settembre 2022.

La regina è stata un esempio fulgido di devozione al proprio lavoro e di accettazione di quello che la vita le ha dato. Nata figlia del secondogenito della famiglia reale, non aveva aspirazioni né possibilità di diventare regina. Ma l’abdicazione di suo zio, Edoardo VII, per l’amore per Wally Simpson, mise tutta la sua famiglia in una situazione inaspettata. Sua madre, che apparteneva a una famiglia nobile, ma non dell’alta aristocrazia, l’aveva educata a una vita non borghese, ma quasi.

Semplice. Senza grandi ricchezze. Una vita domestica allegra e normale. Tutto cambiò quando suo padre divenne re per l’abdicazione del fratello. Era sgradito, soprattutto al padre, in quanto era timido e amante di una vita lontano dai riflettori. Ma accettò il suo destino. Durante la Seconda guerra mondiale, Lillibeth (era stata soprannominata così) collaborò come tante altre ragazze all’assistenza dei feriti e guidò le ambulanze. Diventò così famosa che nelle scuole italiane era indicata come un esempio. 

L’eredità della regina Elisabetta è un esempio fulgido di devozione al proprio lavoro e di accettazione di tutto ciò che la vita le ha dato. Un’eredità per la propria famiglia, per il popolo del Regno Unito e per suo figlio, Carlo III. Nata figlia del secondogenito della famiglia reale, non aveva aspirazioni né possibilità di diventare regina. Ma l’abdicazione di suo zio, Edoardo VIII, per l’amore per Wallis Simpson, mise la sua famiglia in una situazione del tutto inaspettata.

Sua madre, che apparteneva a una famiglia nobile, ma non dell’alta aristocrazia, l’aveva educata a una vita non certamente borghese, ma quasi. Semplice. Senza grandi ricchezze. Una vita domestica, quindi. Allegra e normale. 

Tutto, però, cambiò quando suo padre divenne re in seguito all’abdicazione del fratello. Lui era sgradito, soprattutto al padre, in quanto era timido e amante di una vita lontano dai riflettori. Ma accettò il suo destino. 

Durante la Seconda guerra mondiale, Lilibet (era stata soprannominata così) collaborò, come tante altre ragazze, all’assistenza dei feriti e guidò anche le ambulanze. Diventò così famosa che anche nelle scuole italiane era indicata come un esempio da seguire. Ovviamente, dopo il conflitto.

Per me lei è stata una donna sempre ligia al dovere e con un senso dello humor e una devozione al marito straordinaria. Una devozione, forse, non totalmente meritata, perché Filippo faceva quello che voleva. E’ stata una donna che ha sempre anteposto il proprio dovere di regina alle amicizie e alla vita privata, cercando al tempo stesso di essere anche una brava madre. E lo è stata. 

Mi ha sempre affascinato il suo senso del dovere nei riguardi dei primi ministri del Regno Unito: ogni settimana il premier aveva un incontro con Sua Maestà per discutere e per informarsi e anche per chiedere consiglio su che cosa fare nella delicata posizione in cui si trovava. 

Mio marito era un conservatore e aveva molti amici in Parlamento. E da loro percepivo il grande rispetto che provavano per la regina in quanto tale e per Elisabetta come persona. Lei ricordava sempre se era nato un figlio oppure un nipote a ogni deputato. Chiedeva informazioni e chiedeva particolari, cosa che, dubito, avrebbe fatto qualunque alto capo di Stato.

Della sua famiglia conosciamo bene i problemi, eppure la regina Elisabetta non vi ha mai accennato e sono sicura che, per lei, sia stato un grande dolore l’allontanamento del nipote Harry, dovuto al matrimonio con Meghan Markle. 

In quanto regina è stata un simbolo di tutte le nazioni del Regno Unito e ha sempre tentato in modo discreto, secondo quanto sostengono molti miei amici, che sono politici, di tenere unite l’Irlanda del Nord, la Scozia e l’Inghilterra, ogni volta che sono sorti dei problemi e sono nate delle tensioni. 

Elisabetta è stata una donna dai profondi principi e con un cuore d’oro, che, però, ha saputo anche pensare al proprio bene. Ai cavalli, ai cani, alle lunghe passeggiate in Scozia e al tempo da trascorrere, ogni volta che poteva, con i nipoti e con i figli dei nipoti.

Poi, con il passare del tempo, l’immagine della regina è diventata la migliore pubblicità per chi vuole andare in vacanza in Inghilterra. Merito della sua gradevole originalità. Di una regina che passa del tempo con i propri cani e i loro cuccioli e che non ha mai dimostrato impazienza oppure noia nei suoi tanti compiti istituzionali. 

La regina è stata molto amata, meritatamente. Io, che sono diventata britannica solo di recente, la stimo e anch’io provo un pizzico d’affetto per lei.

Da lastampa.it il 9 settembre 2022.  

L'ultima apparizione pubblica della regina Elisabetta in video, prima delle vacanze in Scozia, risale al 15 luglio 2022. La regina Elisabetta aveva inaugurato la nuova struttura del Thames Hospice, nel Royal Borough di Windsor e Maidenhead. Subito dopo, la sovrana si era trasferita nella residenza reale del castello di Balmoral in Scozia, situata nell'Aberdeenshire, vicino al villaggio di Crathie, dove poi è morta l'8 settembre. Elisabetta II si recava a Balmoral ogni anno per le sue vacanze estive, per godersi qualche mese di relax e per trascorrere del tempo con la sua famiglia.

Estratto dell’articolo di Alberto Mattioli per “La Stampa” il 9 settembre 2022.

Lilibet e Phil vissero anche felici e contenti? Tutto sommato, sì. Forse lei lo amava più di quanto lui amasse lei, ma restarono insieme finché nel 2021 non li separò la morte di lui, a 99 anni. In mezzo, quattro figli e una divisione dei compiti molto rigida: lei in pubblico sempre un passo avanti, lui pater familias nel privato; lei sempre impeccabile e controllata, lui impetuoso e gaffeur. Secondo i gossip, ci sarebbe stata qualche scappatella da entrambe le parti: molto improbabili quelle attribuite a Elisabetta, possibili quelle di Filippo, chissà. 

Alberto Mattioli per “La Stampa” il 9 settembre 2022.

Se Elisabetta pensasse sul serio di essere stata scelta da Dio per regnare sui suoi popoli, non lo sapremo mai. Di certo, si è sempre comportata come se ci credesse davvero. Ciò che l'ha trasformata in un'icona mondiale e nella nonna del mondo è che, alla fine, è stata l'ultimo monarca sinceramente monarchico. I suoi colleghi sembrano sempre scusarsi di incarnare un'istituzione arcaica e apparentemente insensata, quindi girano in bicicletta e fanno la coda al supermercato. Lei, no. 

Non c'è una ragione plausibile per cui 68 milioni di britannici debbano obbedienza, o almeno rispetto, a uno di loro solo perché è nato da certi genitori. La monarchia ha una componente arcana e misteriosa che non si spiega. La si può solo incarnare. E lei lo ha fatto con un senso del dovere, una professionalità, uno scrupolo e una dignità che le hanno guadagnato l'amore dei suoi sudditi e l'ammirazione del resto del mondo.

Sapeva che la forma è sostanza, specie in una monarchia che di simboli vive e senza simboli muore. Per questo li ha mantenuti tutti, anche i più arcaici, l'apertura del Parlamento con la corona in testa e il «Trooping the Colour» vestita da colonnella e montando all'amazzone la sua giumenta favorita, Burmese (cui poi, rientrata a Buckingham, offriva una carota che un valletto le presentava sul vassoio d'argento. Poi beveva una flûte di champagne - lei, non Burmese - e si mostrava al balcone ai sudditi in delirio), i nuovi cavalieri nominati con il tocco della spada sulla spalla e i garden party con i gentiluomini in tight e cilindro. 

È significativo che il suo ultimo atto regale sia stata la cerimonia del «kissing hands», quando il nuovo primo ministro «bacia le mani del Re» ed entra così in carica. Però questo Medioevo perenne è stato temprato da dosi ben calcolate di innovazione. Il suo avvento al trono fu annunciato dal balcone del palazzo di Saint James da un araldo vestito con una cappa stemmata, ma Elisabetta ha smontato il motore di un autocarro, decorato i Beatles, spedito delle mail, recitato con James Bond.

Non era femminista e se in pubblico il marito camminava un passo dietro di lei, in casa l'ultima parola l'aveva lui: ma hanno baciato le sue mani tre prime ministre, e ogni paragone con l'Italia è superfluo. Suo padre era imperatore dell'India; lei condannò l'apartheid, diventò amica di Mandela e litigò con la Thatcher che sosteneva il governo razzista della Rhodesia. La monarchia elisabettiana non è stata l'acceleratore dei cambiamenti sociali e politici del Paese, ma nemmeno il freno; semmai, la frizione, per passaggi il più possibile morbidi e senza traumi. 

Sapeva non solo che ogni anno doveva compiere gli stessi atti allo stesso momento e nello stesso modo, ma anche che doveva farlo restando il più possibile uguale a sé stessa. Non ha mai cambiato pettinatura, perché il profilo doveva rimanere quello delle banconote e dei francobolli. Migliaia di tazze da the, statuine, tovagliette, centrini e altre carabattole con la sua faccia hanno dato l'illusione a tutti che fosse una di casa, e che la sua fosse la casa di tutti.

Elisabetta non ha mai seguito la moda, che non le interessava, mentre ha sempre preservato lo stile perché la prima, per definizione, cambia; il secondo, no. La costruzione dell'immagine è stata magari inconsapevole, ma vincente. Dicevi «Regina Elisabetta» e i riferimenti erano subito lì, immancabili e immutabili: cappellini e corgie, cavalli e teiere, castelli pseudomedievali e carrozze dorate, uniformi sgargianti e gioielli della Corona, popstar già iconoclaste che intonano «God save the Queen» e i figli che le fanno l'inchino. 

Sempre impassibile, impeccabile, inattaccabile. Impossibile trovare una sua foto sconveniente o imbarazzante. Mai le è passato per la testa di «infrangere il protocollo», anzi lo ha sempre mantenuto come frontiera invalicabile fra il modo giusto o sbagliato di comportarsi. Le rare volte che lo fece, furono «errori» calcolatissimi. Come al funerale di Churchill, quando uscendo da Saint Paul cedette il passo ai familiari.

Non è diventata la nonna del mondo perché c'era sempre stata e ci illudevamo che ci sarebbe stata sempre, ma perché ci ha ricordato che, come insegnava Manzoni, la vita non è un peso per molti e una festa per alcuni, ma per tutti un impegno. Anche di chi è nato con una corona in testa.

70 ANNI DI REGNO. THE QUEEN. Alberto Mattioli per “La Stampa” il 9 settembre 2022.   

Il 21 aprile 1947 Elizabeth Alexandra Mary Windsor compì ventun anni, all'epoca la maggior età. Dal Sudafrica, dov' era in visita, pronunciò un discorso radiofonico nel quale giurò di servire «la grande famiglia imperiale» per tutta la sua vita, «lunga o corta che fosse». Oggi che lei non c'è più, e nemmeno l'Impero britannico, si può serenamente riconoscere che ha mantenuto la promessa per i suoi settanta anni di regno, il più lungo della storia britannica. In Europa, solo il Re Sole è durato di più: settantadue anni (ma era salito al trono a cinque).

L'infanzia fu felice. Papà Albert, duca di York, secondogenito di Giorgio V, era un padre affettuoso; sua madre, Elizabeth come la figlia, una scozzese dal sorriso contagioso («the smiling Duchess», la duchessa sorridente, la chiamavano i giornali popolari) e dal carattere forte. Elisabetta non avrebbe dovuto regnare: l'erede al trono era lo zio David, sportivo, anticonformista, adorato dalle masse. Ma successe l'inconcepibile: diventato Edoardo VII, lo zio decise che non avrebbe potuto regnare senza l'affetto della donna che amava, disgraziatamente un'americana bidivorziata, Wallis Simpson.

Dopo una drammatica crisi costituzionale, lo spiegò al suo popolo con un discorso radiofonico che fu la prima occasione in cui un sovrano britannico usò la parola "love" non in senso astratto ma con riferimento a una persona in carne e ossa, e abdicò. 

A Elisabetta, dieci anni, la notizia venne portata dalla governante scozzese Marion Crawford detta "Crowfie". «Questo vuol dire che un giorno sarai Regina?», le chiese la vispa sorella minore Margaret. Lei, impassibile: «Suppongo di sì». 

Commento della sorellina: «Poverina». In effetti, Elisabetta non avrebbe dovuto regnare, e soprattutto non avrebbe voluto. La sua vera vocazione era vivere in campagna insieme agli esseri che predilige, cavalli e cani, che oltretutto non hanno la sconveniente abitudine di sbagliare matrimoni, divorziare e dare scandalo. La prima volta che Crawfie la incontrò, era sul suo lettino intenta a tirare le redini di un cavallo inesistente.

La famiglia era unita e affettuosa, «us four», noi quattro, diceva daddy, diventato Giorgio VI. Elisabetta detta "Lilibet" ebbe l'educazione che si aspettava da una regina: provvide soprattutto la nonna Mary, che nessuno aveva mai visto sorridere in pubblico. Ma il vero esempio glielo diedero i genitori negli anni della guerra, quando restarono a Londra a prendersi le bombe tedesche come i loro sudditi. Nell'ora più buia, quando ci si aspettava lo sbarco tedesco, proposero alla mamma Elisabetta, che Hitler considerava «la donna più pericolosa d'Europa», di spedire in Canada almeno le due giovani principesse. Risposta: «Le principesse non partono senza di me, io non parto senza il re e il re, naturalmente, non partirà mai». Infatti «The king is still in London», il re resta a Londra, diceva il ritornello di una canzonetta in voga. Elisabetta figlia partecipò allo sforzo bellico arruolandosi nelle ausiliarie. Imparò a guidare. Molti anni dopo, scarrozzò a Windsor il principe ereditario di un'Arabia Saudita che ancora vietava alle donne di mettersi al volante.

Non si sa se il messaggio sia stato recepito; pare però che l'illustre ospite le abbia chiesto di andare più piano. La sera del Victory Day, eccezionalmente autorizzata a mischiarsi alla folla per festeggiare, la giovane Elisabetta si ritrovò sotto il balcone di Buckingham Palace ad acclamare i suoi genitori. 

Nel frattempo, era arrivato l'amore. L'unico uomo che Elisabetta abbia amato era un lontano cugino di origini danesi, membro della famiglia reale greca, eroe di guerra inglese, bello e senza un soldo. Filippo, poi duca di Edimburgo, non era esattamente un buon partito. Ma lei se n'era innamorata a tredici anni e tenne duro, sebbene sua madre, che lo detestava, l'avesse ribattezzato "l'Unno".

Si sposarono nel 1947. Il matrimonio fu fastoso ma non ricco. Il Regno aveva vinto la guerra ma perso la pace, tutto era razionato, anche il tessuto, e per realizzare l'abito da sposa di Elisabetta, griffato Norman Hartnell, migliaia di ragazze inglesi spedirono a Palazzo i tagliandi delle loro tessere annonarie. Lilibet e Phil vissero anche felici e contenti? 

Tutto sommato, sì. Forse lei lo amava più di quanto lui amasse lei, ma restarono insieme finché nel 2021 non li separò la morte di lui, a 99 anni. In mezzo, quattro figli e una divisione dei compiti molto rigida: lei in pubblico sempre un passo avanti, lui pater familias nel privato; lei sempre impeccabile e controllata, lui impetuoso e gaffeur. Secondo i gossip, ci sarebbe stata qualche scappatella da entrambe le parti: molto improbabili quelle attribuite a Elisabetta, possibili quelle di Filippo, chissà.

L'ora della gloria arrivò nella notte fra il 5 e il 6 febbraio 1952, quando Giorgio VI morì stroncato dai sei anni di guerra e da sessanta sigarette quotidiane. Lei era in Kenya e aveva passato la notte a Treetops, una casetta di legno su un enorme baobab. Ci salì da principessa e ne scese Regina del Regno Unito, Capo del Commonwealth, Difensore della Fede. 

Al suo arrivo a Londra, trovò ad attenderla davanti alla scaletta dell'aereo il suo primo primo ministro, sir Winston Churchill. Per preparare l'incoronazione ci volle un anno. Fu celebrata il 2 giugno 1953 nell'abbazia di Westminster, con tutta la pompa millenaria dettata dalla storia ma già con quell'accorto compromesso fra tradizione e innovazione che sarebbe diventato la cifra del regno di Elisabetta. La cerimonia, sei ore, fu trasmessa in diretta dalla Bbc, ma a telecamere spente nei due momenti più sacri, l'Unzione e la Comunione.

All'ingresso in chiesa, una delle damigelle che le reggevano il pesantissimo strascico chiese sottovoce a Elisabetta se fosse nervosa: "Certamente, lo sono", rispose lei. E aggiunse: «Anche se penso che Aureole vincerà il Derby». Ancora e sempre, i cavalli.

Se il suo Regno sia stato "happy and glorious", come si augurano i sudditi chiedendo a Dio di salvarla, è controverso. Suo nonno vinse la Prima guerra mondiale, suo padre la seconda, lei al massimo quella delle Falklands. I suoi genitori decoravano ammiragli vittoriosi, lei i Beatles, e con questa motivazione: «Per il contributo dato alle esportazioni britanniche». In settant' anni, la Gran Bretagna è cambiata più che nei sette secoli precedenti. 

Lei però è rimasta sempre quella, impeccabile, inossidabile, infinita. Ha cambiato quindici premier, da Churchill e Lis Truss. È andata a cena soltanto da due, Churchill e Harold Wilson, un laburista che le stava particolarmente simpatico, e ha partecipato ai funerali di altri due, ancora Churchill e Margaret Thatcher. Ha lavorato con tutti, con alcuni meglio, con altri peggio, sempre senza dirlo, ma magari facendolo sapere.

Come quando lei e la Thatcher intervennero allo stesso evento con un vestito simile. Da Downing Street arrivò a Palazzo la proposta di coordinarsi. Risposta: «È inutile. Sua Maestà non nota mai come sono vestite le altre signore». Rapporti cattivi anche con Tony Blair, con crisi sfiorata dopo la morte di Diana. In quell'occasione Elisabetta, che era sempre stata accusata di aver anteposto il suo ruolo pubblico ai suoi affetti privati, fu linciata per la ragione opposta, cioè perché voleva preservare i nipoti rimasti orfani dalla curiosità cannibalesca di un'opinione pubblica isteria.

Ma alla fine, Regina costituzionale che regna ma non governa, fece quello che voleva il suo primo ministro. A proposito di Diana: a differenza di quel che si pensa, la Regina non è mai intervenuta nelle faccende sentimentali dei suoi figli, se non per limitare i danni quando sono andate a finire male (nel caso dei suoi figli, in tre casi su quattro). Forse perché ha trovato il suo, ha sempre creduto nell'amore. 

È stata la roccia su cui poggiava la Nazione, poi è diventata la nonna del mondo. Sempre uguale, con il suo sorrido freddo, i suoi incredibili tailleur in tutte le sfumature del pantone («Se mi vestissi di beige, nessuno mi riconoscerebbe», pare che abbia detto una volta), i cappellini, i cavalli, i corgie, le sessioni parlamentari aperte con la corona in testa, le sfilate in divisa da colonnello e montando all'amazzone, gli innumerevoli nastri tagliati, le infinite strette di mano, le conversazioni surreali. 

Come nel 2004, quando decorò tre rockstar ignorando ovviamente chi fossero. «Lei che lavoro fa?», chiese a Brian May dei Queen. E lui: «Suono la chitarra». «Anche lei?», proseguì rivolgendosi a Jimmy Page dei Led Zeppellin. «Sì, anch' io». Al terzo della fila, variò la domanda: «Anche lei suona la chitarra?». Ed Eric Clapton, serafico: «Da quarantacinque anni, vostra maestà». In privato, invece, era spiritosa e ironica, felice quando poteva mettersi un foulard in testa e gli stivaloni ai piedi e andare a spasso sotto la pioggia, con i corgie intorno. 

Nessuno in pubblico l'ha mai vista in una posa sconveniente, uno sbadiglio, le gonne più alte del ginocchio (cucivano dei pesi nell'orlo perché il vento non le sollevasse). Però è stata un'incredibile Bond girl per Daniel Craig nel video girato per l'inaugurazione delle Olimpiadi di Londra, e ha duettato con l'orso Paddington per celebrare il suo Giubileo di platino.

Diventata un'icona gobale, durante la pandemia, in uno dei rarissimi discorsi alla Nazione, quattro in tutto a parte quelli di Natale, citò il ritornello di una canzone del tempo di guerra, «We will meet again», ci rivedremo ancora, e ci sentimmo tutti rassicurati, come quando la nonna ci diceva che avremmo passato l'esame. Eravamo talmente abituati a lei che ci sembrerà strano non vederla più. Come le ha detto anche l'orsetto Paddington: «Grazie di tutto, Ma' am».

Daniela Lanni per lastampa.it il 9 settembre 2022.

La regina Elisabetta II era la donna più famosa al mondo, è stata la sovrana più longeva nella storia del Regno Unito, la più anziana di sempre. Tante le curiosità e gli aneddoti che la riguardano. Ecco le principali notizie su Sua Maestà, la regina dei record. 

La regina Elisabetta aveva due compleanni

Sua Maestà festeggiava il compleanno due volte. La prima, nel giorno esatto della sua nascita, il 21 aprile. La seconda, il primo weekend di giugno, con la celebre parata del Trooping the Colour. La tradizione di sdoppiare i festeggiamenti pare risalga a re Giorgio II e sarebbe nata per semplici esigenze climatiche. 

Nel Guinness dei primati più volte

Diversi i record battuti dalla regina nei suoi 70 anni di regno: è stata la sovrana più longeva nella storia del Regno Unito; quella più anziana di sempre, rispetto al passato ma anche tra quelli in carica (aveva da poco compiuto 96 anni).

Inoltre, aveva visitato più Paesi di ogni altro predecessore (oltre 120) ed era la più ricca rispetto a loro (la sua fortuna è stimata in 370 milioni di sterline). Infine, è stata l’unica persona ad aver aperto ufficialmente i Giochi Olimpici più di una volta (a Montréal nel 1976 e a Londra nel 2012). 

La regina è stata 5 volte in Italia

La Regina Elisabetta è stata 5 volte in Italia, per due volte ha voluto fare tappa a Firenze. 

La sveglia presto e il bagno in 18 centimetri di acqua

Ogni giorno la regina si svegliava al suono delle cornamusa e, una volta alzata, si concedeva un bagno con appena 18 centimetri di acqua: una consuetudine che Her Majesty ha ereditato dalla Seconda guerra mondiale quando le restrizioni imponevano un uso parsimonioso di corrente elettrica ed acqua. 

Cosa non mangiava la regina

Riso, pasta, patate. Aglio, cipolla, scalogno. Acqua del rubinetto. Carne cruda. Frutti di mare. Foie gras di oca o anatra. 

Il saluto royal wave

Al fine di ridurre al minimo il rischio di lesioni, è stato inventato il saluto reale conosciuto oggi come royal wave che i Windsor utilizzano quotidianamente. Proprio per evitare infortuni la regina sceglieva sempre la royal wave per salutare i suoi sudditi. 

Durante la Seconda Guerra Mondiale ha riparato i camion dell’esercito

Quando scoppiò il conflitto nel 1939, re Giorgio VI non fuggì all’estero ma scelse di rimanere nel Regno Unito, a Windsor, solidale con il popolo britannico. A dare il buon esempio la Regina Elisabetta non ci pensò due volte. Nel 1944, compiuti 18 anni, si unì al Women’s Auxiliary Territorial Service e, una volta imparate le basi della meccanica, si mise a riparare i veicoli militari delle Forze Armate. 

Nel suo Regno si sono succeduti 15 primi ministri

La regina Elisabetta è salita sul trono il 6 febbraio 1952. In 70 anni di regno ha lavorato con 15 primi ministri britannici. Ha iniziato con Winston Churchill nel 1952, Anthony Eden nel 1955, Harold Macmillan nel 1957, Alec Douglas-Home nel 1963. Poi sono arrivati Harold Wilson nel 1964, Edward Heath nel 1970, di nuovo Harold Wilson nel 1974, James Callaghan nel 1976, Margaret Thatcher nel 1979, John Major nel 1990, Tony Blair nel 1997. 

A seguire, nel 2007, Gordon Brown. Poi David Cameron nel 2010, Theresa May nel 2016 e Boris Johnson nel 2019. Che, però, lo scorso 7 luglio ha annunciato le dimissioni, aprendo le porte a un nuovo primo ministro che rafforzerebbe il record della sovrana. L’ultima è Liz Truss a cui ha conferito l'incarico di premier nella sua residenza scozzese di Balmoral invece che a Buckingham Palace. 

Ha rilasciato una sola intervista in tutto il suo regno

Soprannominata “Elisabetta la silenziosa” dallo storico David Starkey, la regina nel corso della sua esperienza sul trono inglese ha rilasciato una sola intervista. L’evento è avvenuto nel 2018, quando la BBC riuscì ad ottenere un’intervista in occasione del 65° anniversario della sua incoronazione.

In Gran Bretagna è l’unica persona che ha il permesso di guidare senza patente

Saliva spesso al volante ma non ha mai sostenuto un esame di guida. La regina Elisabetta, però, non rischiava alcuna multa: nel Regno Unito chi è sul trono è l’unica persona autorizzata a condurre una vettura senza patente. Il motivo? Essendo tale documento rilasciato in nome di Sua Maestà, non avrebbe senso che la sovrana rilasciasse l’autorizzazione in nome di se stessa. 

Poteva viaggiare senza essere in possesso del passaporto

La Regina Elisabetta poteva vantare un privilegio che la differenziava dal resto del mondo: poteva viaggiare all’estero senza dotarsi del passaporto. Come riportato sul sito web della famiglia reale, infatti, siccome i passaporti vengono rilasciati a nome di “Sua Maestà”, la regina non deve possederne uno. Si tratta di una beneficio di cui gode soltanto la regina. 

Amante degli animali. Nella sua vita ha avuto una trentina di Corgi

Elisabetta II è stata, da sempre, appassionata di cani: amante in particolare dei Corgi da quando era bambina (il primo esemplare, Susan, lo ricevette come regalo dal padre a 18 anni). Nel corso della sua vita ne ha avuti all’incirca una trentina, allevati nel lusso. Pare, infatti, che dormissero in cesti di vimini in una stanza a loro dedicata e che cenassero con filetti e pollo preparati appositamente da uno chef. 

L’amore per i cavalli

Elisabetta ha imparato a andare a cavallo all’età di 3 anni e mezzo. L’ultima volta è stato nel giugno scorso. Nonostante i problemi di deambulazione che l’avevano limitata negli ultimi mesi, era tornata a cavalcare i suoi amatissimi pony Fell in occasione del suo compleanno. Dal 1988 si calcola che la sovrana, proprietaria di 24 purosangue, abbia vinto alle corse all’ippodromo non meno di 7 milioni di sterline, oltre 8 milioni di euro. Secondo il Times su 2815 gare The Queen pare abbia vinto 451 volte.

È la proprietaria di tutti i cigni del Regno Unito

Tutti i cigni, le focene, gli storioni, le balene e i delfini nel Regno Unito sono considerati di proprietà della regina. Sono della sovrana anche un elefante, due tartarughe giganti, un giaguaro e una coppia di bradipi. Ricevuti in regalo nei vari Royal Tour, sono custoditi al London Zoo. 

Ha posato per circa 200 ritratti ufficiali

La regina Elisabetta ha posato per circa 200 volte. La prima fu all’età di sette anni, nel 1933, per l’artista anglo-ungherese Philip Alexius de Laszlo. 

La passione per i libri gialli

La regina era una fervida appassionata di libri gialli. I suoi autori prediletti erano Dick Francis e Agatha Christie.

È stata anche una “Bond girl”

Elisabetta ha anche recitato con Daniel Craig in una scenetta di James Bond per aprire le Olimpiadi di Londra 2012. Si dice che il regista abbia chiesto se poteva usare le sue sembianze, e la regina Elisabetta ha risposto che voleva apparire lei stessa. Secondo l’ex sarta della regina, Angela Kelly, lei ha persino insistito per avere un ruolo da protagonista. 

Elisabetta accettò un cameo nello spot con Daniel Craig dettando lei una condizione

Angela Kelly, ex consigliera di casa Windsor, ha rivelato che la regina Elisabetta fu la sceneggiatrice di una battuta dello spot per promuovere le Olimpiadi londinesi del 2012. «Buonasera, mister Bond» disse. battuta diventata un cult. 

La regina e l’orsetto Paddington

L’ironia della regina è emersa anche nella scenetta che ha voluto girare insieme all’orsetto Paddington, uno dei personaggi più famosi dell’immaginario britannico. È successo in occasione del Platinum Party at The Palace, aperto con una clip a sorpresa in cui Elisabetta II prendeva il tè a Buckingham. Lui le offriva un sandwich alla marmellata, lei rifiutava spiegando di averne uno già pronto nella sua borsetta, «per dopo». 

Quindi un maggiordomo avvisava la monarca che all'esterno era tutto pronto per le celebrazioni del Giubileo di Platino. «Buon Giubileo, signora. E grazie. Di tutto», diceva l'orso. Sua Maestà rispondeva con un sorriso: «Lei è molto gentile». Poi la sovrana e Paddington battevano i cucchiaini d'argento contro le tazze da tè a ritmo di We will rock you, la canzone che ha aperto il concerto del Giubileo. 

L’ultimo piano di Buckingham Palace ospitava il suo armadio

Il guardaroba della regina Elisabetta? Un intero piano di Buckingham Palace, precisamente l’ultimo. 

I suoi vestiti avevano dei pesi negli orli. Perché?

Una scelta precisa quella della Regina per evitare situazioni imbarazzanti. Si dice che la sua stylist inserisse dei pesi negli orli dei suoi vestiti per evitare conseguenze spiacevoli in caso di raffiche di vento. 

La regina e i suoi cappelli: oltre cinquemila

Pare che a partire dalla sua ascesa al trono, 70 anni fa, la regina abbia indossato oltre cinquemila cappelli di varia forma, stile e colore. Sempre a tono con gli abiti colorati e vivaci da lei amati. Phillip Somerville, cappellaio Royal, ha rivelato che Elisabetta non li indossava una volta sola: ogni copricapo veniva usato almeno dieci volte e conservato con molta cura fino a quando non iniziava a mostrare segni evidenti di danni e usura. 

Il segreto delle scarpe

Uno dei privilegi di “Sua Maestà” riguardava le scarpe: quelle nuove le faceva calzare a qualcun altro (la sua personal dresser) per ammorbidirle prima di indossarle. Elisabetta II era anche parsimoniosa, e non acquistava mai più di due paia all’anno; molte le mandava a risuolare, per riutilizzarle in eterno. 

Dal 1947 indossava sempre collane con tre file di perle

Per oltre mezzo secolo, dal suo primo discorso pubblico tenutosi nel 1947, quando ancora era principessa, la regina ha indossato sempre la sua collana con tripla file di perle, spesso abbinata a semplici orecchini sempre di perla. 

Il trucco e la passione per i rossetti

Semplice ed essenziale Elisabetta amava truccarsi da sola e aveva una particolare attenzione per i rossetti. Soltanto in occasioni speciali, come il discorso natalizio, chiedeva l’intervento di un make-up artist. 

Per i 70 anni di regno la Mattel l’ha omaggiata con la “Barbie Regina Elisabetta”

Mattel, la storica casa madre della bambola più famosa al mondo, ha deciso di omaggiare la sovrana del Regno Unito in occasione dei suoi 70 anni di regno. Lo ha fatto nel giorno del suo 96esimo compleanno. E sul mercato online è esploso il prezzo della bambola, venduta a diverse centinaia di euro.

Valentina Ariete per “La Stampa” il 10 settembre 2022.

Mentre la Gran Bretagna piange la Regina Elisabetta II e il resto del mondo la ricorda in quanto straordinaria icona pop, oltre che come figura simbolo del Novecento, Peter Greenaway, forse perché gallese e lontano da Buckingham Palace, coglie l'occasione della morte della sovrana per essere una voce fuori dal coro delle lodi che si tessono su scala mondiale. 

Il regista (ma anche sceneggiatore, montatore, pittore, scrittore) ha oggi 80 anni: 40 anni fa esatti era alla mostra di Venezia uno dei suoi film più celebri, «I misteri del giardino di Compton House».

Ora è di nuovo al Lido, dove lo ha presentato nella versione rimasterizzata dal BFI National Archive, per poi tornare nelle sale dal 22 settembre. Fieramente Repubblicano, ma nulla di personale. Anzi, nel 2007 è stato anche onorato Commander of the Order of the British Empire proprio da Elisabetta II. «Sicuramente era una brava persona e aveva un grande senso di responsabilità». 

Ma?

«Ma sulla dipartita della Regina ho pensieri che rispecchiano le mie idee repubblicane: per me questa potrebbe essere l'occasione di abolire la monarchia e creare una repubblica, come avete qui in Italia». 

Eppure l'ondata di commozione per Elisabetta è forte e trasversale: proprio nulla da salvare della monarchia?

«Penso che un Paese abbia bisogno di una figura di riferimento. Dalla Regina però ci si aspettava che non avesse un'opinione su niente. Ma non è una cosa umana.

È una scelta di convenienza. Questa donna nata nel privilegio, che probabilmente non si meritava, ha contribuito a portare avanti la monarchia, che è un'istituzione fondata sullo sfruttamento degli altri. Poi, certo, ci sono politici che in realtà sono uomini di spettacolo: come Berlusconi, che mi ha fatto ridere per anni, e Trump». 

Quindi anche Carlo III secondo lei è destinato a non combinare nulla di buono?

«Ci sono stati re terribili, come Richard III, il cui corpo è stato trovato in un parcheggio a Leicester qualche anno fa. Hanno fatto dei test del Dna analizzando le sue ossa e si è scoperto che si trattava proprio di lui. 

Si cibava di carne bianca e aveva davvero la spina dorsale curva, come ha scritto Shakespeare. Aveva anche una lancia infilata nel retto, perché chi l'ha ucciso voleva umiliarlo. L'idea che sia la genetica a fare un buon re è una sciocchezza. Forse dovrei sussurrare questa cosa: ma guardiamo a Carlo, cosiddetto III». 

Lei ora vive in Olanda, anche lì c'è la monarchia. Meglio o peggio che in Inghilterra?

«Il problema è lo stesso: le probabilità di generare ogni volta un sovrano meritevole, in grado di governare un Paese, è praticamente impossibile. È per questo che l'America è partita così bene, ricominciando da zero. Ma poi ha cercato di creare re artificiali, fino ad arrivare a Trump. Credo sia per questo che Game of Thrones abbia così tanto successo: gli Americani vogliono fare giochi di potere, ma senza una vera famiglia reale». 

«I Misteri del giardino di Compton House» usciva nel 1982: Carlo e Diana erano sposati da un anno, nasceva il principe William. Nel film c'è una ricca signora che ingaggia un pittore per riscrivere la sua verità: crede ancora che siano sempre i privilegiati a scrivere la storia?

«È sempre così. La questione centrale è dove si posiziona l'artista. Cerca di farsi un nome e allo stesso tempo ha bisogno di guadagnare soldi. Faccio soprattutto film su persone che disegnano, dipingono e creano immagini: è un modo di raccontare me stesso, perché è ciò che faccio anche io. Per me non c'è cosa più importante che essere un pittore. 

Fare un ritratto di noi stessi, della nostra civiltà, delle nostre idee è fondamentale. Abbiamo fatto dipinti per migliaia di anni: pensiamo alle pitture rupestri ritrovate nel sud della Francia. Il cinema invece esiste soltanto da duecento anni»

DA NIPOTE PREDILETTO A PARIA DEI REALI HARRY RESTA SOLO E SENZA EREDITÀ. Alberto Mattioli per “La Stampa” il 10 settembre 2022.  

E Harry? Sempre solo, anzi solissimo. Macché rappacificazione davanti al letto di morte della nonna, reunion familiare listata a lutto, embrassons-nous nel dolore, e scordiamoci il passato. 

La famiglia resta rigorosamente divisa. Per ragioni logistiche, Harry è arrivato a Balmoral per ultimo e dopo che la morte della Regina era già stata annunciata. Ed è ripartito dopo appena dodici ore, ieri, primo ad andarsene dal castello alle otto del mattino, e con una faccia ancora più scura di quanto facesse supporre la luttuosa circostanza. Quanto alla moglie Meghan, ha insolitamente mostrato la qualità che più le manca, il buongusto, non facendosi vedere.

I parenti insomma restano serpenti. Harry ha fatto la sua scelta, rinunciando a far parte della Ditta, come i Windsor chiamano la loro famiglia, e la Ditta continuerà a fare a meno di lui. Specie se, come si dice, Carlo III intende «restringerla» ai soli royal che effettivamente ci lavorano: dunque, pollice verso per il fratello Andrea, travolto dagli scandali, e per il secondo figlio, travoltosi da solo con le sue polemiche interviste e la decisione di vivere in America facendo il famoso di professione. 

Magra consolazione, scrive il Guardian che, secondo le regole stabilite dal nonno di Elisabetta, Giorgio V, nel 1917 (quando, in piena grande guerra contro i tedeschi, pensò bene di cambiare il nome della famiglia da Sassonia-Coburgo-Gotha nell'inglesissimo Windsor), i nipoti del Sovrano hanno diritto al titolo di principe. Quindi i figli di Harry e Meghan, Archie, tre anni, e Lilibeth Diana, 15 mesi, potrebbero diventare altezze reali.

Nella famigerata intervista con Oprah Winfrey, Meghan aveva fatto intendere che ad Archie non fosse stato assegnato il titolo per il colore della sua pelle. Un'accusa peggio che infamante: ridicola, per un'Elisabetta II che buttò fuori il Sudafrica dal Commonwealth per via dell'apartheid, litigò con la Thatcher per il sostegno al governo razzista rodhesiano e che definì «una delle esperienze eccezionali della mia vita» l'incontro con Mandela.

Harry & Meghan potrebbero anche ricevere nulla del patrimonio della nonna.

Da mesi i giornali britannici si interrogano sul testamento di Elisabetta II che, beni della Corona a parte, aveva un patrimonio stimato da Forbes in 447 milioni di dollari. Secondo alcune fonti, nello scorso agosto la Regina avrebbe depennato il nipote ribelle dalla lista degli eredi, e con lui i pronipoti. 

Idem per i circa trecento gioielli di proprietà personale di Elisabetta: andranno, pare, a Kate Middleton, l'impeccabile moglie di William, e alla loro figlia Charlotte. Insomma, benché il loro portavoce non ufficiale, Omid Scobie, assicuri che, prima di ritornare nelle ex colonie, i Sussex resteranno nel Regno durante tutto il lutto, il barometro familiare dei Windsor segna sempre tempesta.

I rapporti fra William e Harry, più che freddi, sono inesistenti, e in un'altra improvvida intervista Meghan aveva spiegato che Harry pensa di «aver perso» suo padre, obbligando il futuro Carlo III a far sapere l'ovvio, cioè che lui i figli li ama entrambi. Un vero peccato, anche perché Harry è sempre stato il nipote preferito della Regina. Per cominciare, assomiglia moltissimo all'amato Filippo.

Harry ricevette il privilegio, più unico che raro, di poter portare la barba, e anzi è uno dei rari membri della Royal family a essere andato barbuto all'altare. Anche Filippo, quando di mestiere faceva ancora l'ufficiale di marina, la barba la portava, e se la fece ricrescere quando fece il giro del mondo senza la moglie. Esistono poche foto del duca di Edimburgo in versione lupo di mare, pelo compreso, ma la somiglianza con Harry è impressionante (e smentisce, per inciso, le molte illazioni sulla sua effettiva paternità: il principino non somiglia affatto al padre, ma è uguale al nonno).

Ma poi Harry ricorda Filippo anche nel carattere impetuoso, impulsivo e gaffeur, che ha provocato spesso l'imbarazzo generale ma l'indulgente divertimento di Elisabetta, che di gaffe non ne ha mai fatte. Per lei, che Harry abbia deciso di abbandonare la Ditta, il Regno e, più in generale, il suo ruolo è stato un dolore e anche uno spreco, perché Harry ha quelle doti di empatia e comunicativa che non sono la principale qualità di William, diligente ma noioso. Tuttavia non è la prima volta, nella storia dei Windsor, che il matrimonio con un'americana divorziata provoca disastri.

Alessandra Rizzo per “la Stampa” l'11 settembre 2022.

È stato l'erede al trono per molti, lunghissimi anni, ma ora che Carlo è diventato Re si trova davanti a un compito quanto mai difficile: preservare la popolarità di una monarchia improvvisamente priva dell'amata Regina, ed evitare di ritrovarsi sovrano di un regno dimezzato. All'interno, le spinte indipendentiste, soprattutto in Scozia e Irlanda del Nord, mettono a rischio la tenuta dell'unione; oltreoceano, altri stati del Commonwealth dopo Barbados stanno pensando di tagliare i legami con la Corona. 

E Carlo deve affrontare queste sfide a 73 anni: è il re più anziano della storia britannica, e deve guadagnarsi l'affetto dei sudditi. La Regina Elisabetta era amatissima in ogni angolo del Regno Unito, e oltre, e il cambio della guardia a Buckingham Palace dopo 70 anni potrebbe offrire ai sudditi di Sua Maestà uno spunto di riflessione. 

Anche perché alla Casa Reale non mancano problemi e polemiche, tra un'eredità coloniale a dir poco problematica, le accuse di razzismo di Meghan e un Principe Andrea caduto in disgrazia dopo le accuse di abusi sessuali, da lui negate. La tenuta del Regno Unito, in particolare dell'unione con la Scozia che dura da più di 300 anni, rappresenta per il nuovo re il rischio maggiore.

Gli scozzesi hanno votato contro la secessione nel 2014 in un referendum che all'epoca venne definito come risolutivo per almeno una generazione. Ma la Brexit ha cambiato le carte in tavola, dando nuova linfa, e un nuovo appiglio, agli indipendentisti: la Scozia, progressista ed europeista, aveva votato contro il divorzio, e si considera ora trascinata fuori dalla Ue contro la sua volontà, per di più dagli odiati Tory.

Per ora il governo di Londra continua a negare il secondo referendum chiesto da Edimburgo, ma per quanto? E se nel 2014 l'allora premier Cameron poteva contare sul potere di Elisabetta, che con poche, discrete parole invitò i sudditi a «pensare attentamente» al futuro, quale ruolo, e quale peso, potrebbe avere Carlo? Secondo un recente sondaggio (realizzato prima della scomparsa della regina), più di un terzo degli scozzesi vede la fine della seconda era elisabettiana come un momento propizio per abolire la monarchia. Non un buon auspicio per il nuovo Re. 

«Probabilmente l'Unione è più in pericolo ora che la Regina se n'è andata», ha scritto il giornalista Andrew Neil. «Carlo può anche amare la Scozia tanto quanto la Regina, ma semplicemente non ha la sua stessa autorità». Anche in Irlanda del Nord la Brexit ha creato nuove tensioni, sebbene i Troubles, il conflitto che per decenni ha insanguinato l'isola, siano fortunatamente lontani. Carlo ne è stato toccato profondamente e in prima persona: un suo prozio a cui era legatissimo, Lord Mountbatten, fu ucciso dall'Ira nel 1979. Come la Regina, ha fatto appelli e passi importanti verso la conciliazione. Ma i venti indipendentisti si fanno sentire.

Mary Lou McDonald, leader dello Sinn Fein, partito nato come braccio politico dell'Ira, non fa mistero delle sue ambizioni: spera che il suo partito arrivi a governare da entrambi i lati del confine e che entro pochi anni si possa tenere un "border poll", cioè un referendum sulla riunificazione dell'isola. L'altro nodo cruciale è il Commonwealth, che potrebbe cessare di esistere nella sua forma attuale. 

Associazione piuttosto blanda di ex-colonie dell'Impero britannico, il Commonwealth conta oggi 54 Stati, di cui 14, escluso il Regno Unito, riconoscono il re come capo di stato. Ma il numero è destinato a diminuire. A novembre scorso, Barbados si è proclamato una repubblica, rimuovendo ufficialmente Elisabetta come capo di Stato, una cerimonia avvenuta alla presenza dell'allora principe Carlo. Nell'era del Black Lives Matter, il passato coloniale del Regno appare sempre più indifendibile. Elisabetta, finché le forze glielo hanno consentito, ha viaggiato in lungo e in largo per il Commonwealth, ma sostituirla non è facile. 

Una visita dei pur popolarissimi William e Kate in Giamaica, Belize e Bahamas nel marzo scorso si è rivelata un disastro, tra proteste, gaffe ed eventi che sembravano usciti da quel passato coloniale che speravano di far dimenticare, inclusa una "photo-opportunity" in cui la coppia reale ha salutato centinaia di giovani confinati dietro una rete metallica. In Giamaica, il primo ministro ha detto in faccia a William che il Paese intende andare per la sua strada. Altri potrebbero cominciare a pensare la stessa cosa, inclusi stati di peso come l'Australia, dove la maggioranza dei cittadini dice di preferire una repubblica. 

L'idea della monarchia perde colpi soprattutto tra i giovani. Secondo alcuni sondaggi Carlo è meno popolare non solo di Elisabetta, ma anche di William, che ora è diventato l'erede al trono. Ha da sempre, prima ancora della morte di Diana, un rapporto complicato con l'opinione pubblica. Ma negli ultimi anni, complice forse l'età, la sua immagine si è ammorbidita, e oggi può fare leva sull'ondata di emozione seguita alla scomparsa di sua madre. Nelle pochissime uscite pubbliche ha mostrato umanità e calore. Certamente farà di tutto per preservare il suo Regno. 

Emanuela Minnucci per lastampa.it 12 settembre 2022.

Non c’è giornale inglese che oggi non dedichi ai «funerali blindati» della Regina Elisabetta II almeno una pagina. Scotland Yard sta organizzando misure eccezionali. Al punto che capi di Stato come Joe Biden saranno costretti a raggiungere Westminster a bordo di un bus navetta perché saranno vietati limousine ed elicotteri. 

Ai capi di Stato è stato infatti comunicato che non potranno utilizzare le proprie auto di Stato, ed è quindi è stato chiesto loro di arrivare con voli commerciali e non utilizzare aerei e elicotteri privati. Lasceranno quindi le loro auto in un luogo nella zona ovest di Londra e saranno accompagnati a Buckingham Palace su bus navetta.

Un ambasciatore straniero con sede a Londra – riferisce il Sun – si è lamentato stamattina su WhatsApp: «Riesci a immaginare Joe Biden su un autobus?».

Il funerale della Regina è previsto per lunedì 19 settembre e per tutto il giorno su Londra sarà attiva la no-fly zone. Mentre le autorità si preparano per quella che si dice sia la più grande operazione di sicurezza mai realizzata nel Regno Unito. 

I cecchini sui tetti

I cecchini della polizia sono già stati avvistati sui tetti ieri mentre la bara di Sua Maestà anziana è arrivata a Edimburgo oggi, osservata dalla Principessa Anna e dal Principe Andrea. 

Nel frattempo, secondo quanto riferito, le truppe d'élite  di Scotland Yard vengono dispiegate e 10.000 agenti di polizia saranno in servizio per «stringere in un anello d'acciaio» Londra la prossima settimana. 

Si dice che anche le spie dei servizi segreti e del GCHQ (Global Centre on Healthcare and Urbanisation) stiano lavorando su accordi di sicurezza per vegliare sui 2.000 vip che arriveranno a Londra per partecipare al funerale. 

La comunicazione trapelata dal Foreign, Commonwealth and Development Office ha rivelato che ai leader mondiali è stato chiesto appunto di viaggiare su voli commerciali ove possibile.

Chiunque insista a usare un jet privato deve atterrare negli aeroporti più piccoli perché Heathrow non sarà disponibile. Secondo quanto riferito, anche i trasferimenti in elicottero tra aeroporti e sedi sono vietati a causa del numero di voli operanti in quel momento. Il Foreign, Commonwealth and Development Office, a affermato in un documento che «si rammarica che, a causa dello spazio limitato al servizio funebre statale e agli eventi associati, non possano essere ammessi altri membri della famiglia, del personale o dell'entourage dell'ospite principale».

Il ricevimento di Re Carlo III

Il nuovo sovrano ospiterà in un ricevimento tutti i leader arrivati da Oltreoceano a Buckingham Palace la sera prima del funerale. Potranno rendere omaggio al feretro della regina e firmare un libro di condoglianze a Lancaster House. 

Laura Galici per ilgiornale.it l'8 settembre 2022. 

Nel Regno Unito cresce l'angoscia per le sorti della Regina Elisabetta. Tutti i figli sono in viaggio verso la Scozia e il castello di Balmoral, dove la sovrana si trova "sotto stretto controllo medico". Così hanno riferito i dottori di corte della monarca più longeva della storia. Anche Harry e Maghan sono in viaggio verso il Regno Unito e nella serata di oggi dovrebbero arrivare al capezzale della regina. Intanto, i segnali non verbali della Bbc lasciano presagire il peggio. Tutti i giornalisti sono vestiti di nero e l'emittente ha sospeso la programmazione fino alle 18. 

Si tratta di due passaggi previsti dal protocollo "London Bridge is down", studiato per protocollare tutto dopo la morte della regina e fare in modo che ogni ingranaggio giri nel modo giusto. Ma nonostante manchi l'annuncio ufficiale, da Londra una giornalista della BBC ha compiuto una gaffe social che rischia di alzare un polverone enorme. Yalda Hakim ha scritto sul suo profilo, prima di cancellare: "Queen Elizabeth II has died aged 96, Buckingham Palace has announced". Tradotto, quel tweet recita: "La Regina Elisabetta II è morta all'età di 96 anni. L'annuncio di Buckingham Palace".

Tantissimi i commenti social che hanno sottolineato l'inopportunità del tweet della giornalista, che probabilmente per errore ha mandato in pubblicazione una bozza di un tweet che aveva preparato per la pubblicazione successiva all'annuncio della casa reale. Un errore imperdonabile per gli inglesi, che lo considerano una mancanza di rispetto nei confronti della Corona e della stessa regina Elisabetta, attorno alla quale tutti i suoi sudditi ma, in generale l'intero pianeta, si è stretto. 

La sovrana, mostratasi in pubblico in piedi ma fragile appena due giorni fa, il sei settembre, nella residenza del castello di Balmoral, in Scozia, per il passaggio di consegne del governo britannico fra Boris Johnson e Liz Truss, premier numero quindici dei suoi settant'anni di regno, era stata già costretta ieri a rinunciare a una riunione virtuale.

Secondo alcuni esperti, tutti i segnali portano a un annuncio imminente della morta della regina Elisabetta, perché si stanno compiendo sommessamente tutti i rituali dell'operazione "London Bridge is down". Anche Sarah Ferguson, ex moglie del figlio della regina, Andrea, ha lasciato Venezia dove si trovava per la mostra del cinema e sta tornando rapidamente nel Regno Unito.

"Era di buonumore". Gli ultimi giorni della regina Elisabetta. Un insider di corte rivela che la regina Elisabetta, nei suoi ultimi giorni di vita, avrebbe mantenuto intatto il suo buonumore e la sua volontà d’acciaio. Francesca Rossi il 9 Settembre 2022 su Il Giornale.

La regina Elisabetta ha lavorato fino all’ultimo, rispettato i suoi doveri di sovrana fino alla fine, dandoci un grande insegnamento di vita: la volontà e la perseveranza possono davvero smuovere le montagne. Sua Maestà, già da viva, era una leggenda capace di ispirare le persone. Un insider ha raccontato le sue ultime ore a Balmoral, segnate non dal timore della fine, bensì dall’allegria e dal buonumore di una personalità che aveva ancora infinite risorse interiori in un corpo che, purtroppo, stava per essere schiacciato dal peso del tempo.

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L’amore per Balmoral

Balmoral è sempre stato un posto speciale per la regina Elisabetta. Qui trascorse una parte della luna di miele con Filippo e sempre qui, ogni estate, amava riunire la famiglia tra barbecue e battute di caccia. A fine luglio la sovrana si è stabilita a Craigowan Lodge, una dimora da sette stanze nella tenuta di Balmoral, poiché il Castello era ancora aperto alle visite. Dopo il 2 agosto si è spostata nella residenza principale con i suoi fidati assistenti: la stylist Angela Kelly, "che ha protetto Sua Maestà, assicurandosi che evitasse gli sforzi”, ha detto un insider al Daily Mail e il suo staff, tra cui figurano il sergente Barry Mitford e il maggiordomo Paul Whybrew, da 40 anni accanto alla Regina.

Ogni mattina Elisabetta II leggeva il Racing Post, giornale dedicato alla sua grande passione, i cavalli e guardava programmi di ippica. Come di consueto ha portato a spasso i suoi corgi e ricevuto la famiglia, da William e Kate con i loro bambini ai figli della principessa Margaret, Sarah Chatto e il conte di Snowdon fino al principe Edoardo e a Sophie di Wessex. Un’estate normale e serena. L'insider ha dichiarato in proposito: “È stata un’estate molto tipica e allegra a Balmoral, tante passeggiate, picnic e barbecue. [La regina Elisabetta] ha seguito il ritmo imposto dal defunto duca di Edimburgo. Naturalmente non è stata presente per tutto il tempo…” ma “era veramente di buonumore…lo era davvero”.

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Il declino inarrestabile

Tutto ciò fa pensare che la fine della regina Elisabetta sia arrivata in maniera repentina, con un crollo improvviso di una condizione che, finora, era rimasta piuttosto stabile, almeno secondo i tabloid. Lo scorso 15 luglio la monarca ha inaugurato il Thames Hospice nel Royal Borough di Windsor e Mainhead. Il 6 settembre 2022 ha ricevuto a Balmoral la neopremier Liz Truss. I suoi ultimi impegni ufficiali.

Sua Maestà sembrava più minuta e fragile del solito, con quei grandi lividi sulle man, forse dovuti a trattamenti medici. Tuttavia, guardando il suo sorriso luminoso, chiunque avrebbe pensato che il tramonto del suo regno fosse ancora lontano. Così, purtroppo, non è stato. A noi rimane l’immagine di una sovrana allegra, con ancora tanta voglia di fare e alle spalle 96 anni di una vita vissuta intensamente.

La corsa contro il tempo dei figli e le sue ultime ore: così è tramontato il regno di Elisabetta II. Solo il principe Carlo, ora re Carlo III, e sua sorella Anna sono riusciti a dare l'ultimo saluto alla regina Elisabetta II, che si è "spenta pacificamente" nell'amato castello di Balmoral. Francesca Galici il 9 Settembre 2022 su Il Giornale.

Per 70 anni l'inno "God save the Queen" ha risuonato potente, maestoso e solenne. Quell'inno è l'emblema del regno di Elisabetta II, la prima donna ad ascendere al trono della monarchia più in vista del pianeta, la prima regina per quale chiedere a Dio di averne cura. Ora, con la successione naturale di Carlo III, i sudditi torneranno a cantare "God save the King", come avveniva fino a 70 anni fa con re Giorgio VI e come avverrà per molti anni ancora nel futuro , almeno fino alla salita al trono di quello che sarà re Giorgio V, figlio del principe William. Ieri, il mondo si è fermato alle 12, ora del meridiano di Greenwich. Inevitabilmente, dopo lo choc, ripartirà ma non avrà lo stesso volto.

La morte è un evento naturale, forse il più naturale di tutti. Eppure, nel caso di Elisabetta II, nonostante i suoi 96 anni, non sembrava una certezza così granitica. Lo dimostra lo sguardo della neo insediata Liz Truss nel momento in cui le è stato riferito il comunicato di Buckingham Palace. Al nuovo premier inglese, la regina aveva dato ufficialmente mandato appena due giorni prima, incontrandola nel castello di Balmoral. Alle 12.32, lo speaker dei Comuni, sir Lindsay Hoyle, ha interrotto i lavori. L'operazione London Bridge stava avendo compimento. I figli della regina Elisabetta II erano già in viaggio verso le Highlands scozzesi quando da Palazzo è stato dato diramato il comunicato che riferiva la preoccupazione dei medici in merito all'aggravamento delle condizioni di salute della regina.

Ecco perché con lei muore il Novecento

Una corsa contro il tempo, quella dei figli Carlo, Anna, Andrea e Edoardo. Il primo a raggiungere il castello di Balmoral è stato Carlo insieme a Camilla. A distanza di pochi attimi, anche per una questione di protocollo e di rispetto delle gerarchie, è arrivata la principessa Anna. Gli altri, invece, hanno viaggiato insieme al principe William, che ha lasciato a Windsor sua moglie Kate insieme ai bambini. Solo Carlo e Anna sono riusciti a dare l'ultimo saluto alla loro madre, alla regina Elisabetta II. Anche il principe Harry, che già si trovava nel Regno Unito, si è diretto a Balmoral senza la moglie, rimasta a Londra.

Alle 18.30 quando tutta la famiglia, eccetto Harry, si trovava all'interno del castello scozzese, Buckingham Palace ha diramato l'annuncio ufficiale, che non era altro che una conferma a quanto tutti avevano già capito ma che speravano non fosse vero. "La regina si è spenta pacificamente nel pomeriggio a Balmoral", recita il comunicato, diramato alle 18.30 ora locale. La premier Truss era già stata informata alle 16.30 del decesso della sovrana, quando i figli ancora erano in viaggio. In quel momento, stava sorgendo l'alba del regno di re Carlo III. Nel frattempo, davanti a Buckingham Palace la folla già da ore si era radunata per lasciare un fiore, un biglietto, per salutare l'ultima colonna del Novecento che ha ceduto sotto il peso dell'età. E mentre un arcobaleno squarciava il cielo grigio di Londra, il mondo si rendeva conto che in quel momento finiva un'era, quella elisabettiana. London bridge is down, God (always) save the Queen.

Con lei muore il Novecento. Simbolo della tradizione nel mondo in cambiamento. Roberto Fabbri il 9 Settembre 2022 su Il Giornale.

Solo Diana, Churchill e la Thatcher insidiarono la sua popolarità nel regno. Non ha mai voluto lasciare lo scettro al figlio. La battuta maligna del consorte 

La regina Elisabetta? No, la Regina e basta. Per tutti, anche per noi italiani. Con il dovuto rispetto per gli altri regnanti o presunti tali, Elisabetta II era nel mondo il simbolo vivente non solo del suo grande Paese, ma del concetto stesso di Monarchia. Perché è vero che lei, a differenza di Luigi XIV (ammesso che la diceria sia fondata), non poteva esclamare in tono di sfida «Lo Stato sono io!»: altri tempi, i suoi, rispetto a quelli del sovrano assolutista francese. E però, nell'immaginario di ognuno, si tendeva davvero ad assimilarla con l'Inghilterra, che ha servito da capo di Stato con poteri limitati, ma con carisma straordinario.

Nel lunghissimo arco temporale del suo regno, forse solo due leader politici britannici hanno saputo brillare di una luce comparabile alla sua: Winston Churchill e Margaret Thatcher. Il primo portava i galloni gloriosi del vincitore contro il nazismo, mentre della seconda si era arrivati a dire che all'apice del suo potere fosse percepita da buona parte del popolo (e probabilmente si percepisse) come una seconda regina, e che non le dimostrasse volentieri il riguardo che le spettava per ruolo. Nei loro incontri istituzionali degli anni Ottanta, con i loro tailleur e le loro borsette, Elisabetta e Margaret sembravano l'una riflessa nell'altra, e si guardavano con una certa freddezza, come se ognuna volesse ricordare all'altra quale fosse il suo posto.

In ambito reale, invece, solo la principessa Diana aveva saputo rubarle popolarità, facendola apparire per una prolungata parentesi una figura anacronistica. Ma poi sappiamo come è andata a finire: Diana, giovane per sempre, è rimasta la Principessa del Popolo, mentre Elisabetta, invecchiata con grazia e fortissimo senso dello Stato, è rimasta benvoluta e rispettata fino al suo ultimo giorno.

Dunque un'icona assoluta del Novecento (e non solo), che se ne va pochi giorni dopo un altro protagonista di primo piano come Mikhail Gorbaciov: uno che la Storia l'ha cambiata, mentre lei ha contribuito a tenere ben fermo un pilastro della Tradizione. Fatta eccezione per i più anziani tra noi, con Elisabetta sul trono di Londra ci siamo nati, o cresciuti, o invecchiati insieme. Settant'anni di regno, appena finiti di festeggiare con il sapore sottile di una nostalgia per qualcosa che esisteva ancora. Settant'anni. Qualcosa di talmente eccezionale da far sospettare in lei l'immortalità. Il mondo cambiava, ma lei rimaneva, immagine di stabilità e senso del dovere. Quando salì al trono, in seguito alla morte improvvisa e precoce del padre Giorgio VI nel 1952, era una quasi ragazza venticinquenne. I suoi pari di allora sono finiti da un pezzo nei libri di Storia: il dittatore sovietico Stalin, quello cinese Mao, il presidente americano Eisenhower, quello francese De Gaulle, papa Pio XII e via elencando. Ricevendo la corona, aveva subito chiarito che il suo sarebbe stato un servizio per la vita, e ha mantenuto la parola: ancora tre giorni fa riceveva il premier uscente Boris Johnson e la sua succeditrice Liz Truss, apponendo il suo sigillo al quindicesimo passaggio di consegne a Downing Street del suo regno.

Elisabetta è vissuta talmente a lungo da essere ricordata soprattutto come anziana (il che le fa torto, se si pensa a quanti passaggi delicati abbia dovuto gestire quando anziana non era). Certamente, tutti si sono chiesti perché abbia ostinatamente rifiutato di cedere lo scettro al figlio Carlo, diventato nell'attesa il più anziano erede al trono della Storia. In una delle tante biografie non autorizzate, si legge che suo marito Filippo avrebbe confidato ad amici che fosse una fortuna che sua moglie la regina fosse di famiglia assai longeva (sua madre visse quasi 102 anni) «perché così si eviterà il più a lungo possibile di vedere nostro figlio al suo posto». Sincerità o cattivo gusto? Diciamo che la regina aveva come il sentore che la monarchia britannica potesse morire con lei, e ha cercato in ogni modo di evitarlo. God save the King.

I 96 colpi di cannone e le campane a lutto. A Buckingham Palace bagno di folla e fiori poi le lacrime di Carlo. Il cordoglio del Paese, il viaggio del nuovo re da Balmoral a Londra con il fuoriprogramma per ricevere le condoglianze (e un bacio) dei sudditi. E in Parlamento Boris Johnson commuove con il suo ritratto di Elisabetta. Erica Orsini il 10 Settembre 2022 su Il Giornale.

Londra. «La vita della Regina Elisabetta è stata una vita ben spesa; una promessa mantenuta con il destino. La promessa di rimanere a servizio per tutta la vita è la stessa che io oggi vi rinnovo». Con un impegno di continuità, seguito da un commosso ricordo della sua «amata mamma» e dall'affetto per la moglie Camilla, i figli William e Harry insieme alle consorti Kate e Meghan, inizia l'era di Re Carlo III. Un finale perfetto per il giorno dopo la morte di Elisabetta II, iniziato ufficialmente con i rintocchi delle campane che suonano simultaneamente nelle chiese del Regno.

Nel Paese non è un giorno come gli altri: c'è, nell'aria che sembra ferma, quel senso di lutto collettivo che accomuna la gran parte dei cittadini e che si avverte nelle strade londinesi così come in quelle di Manchester o Cardiff, si riflette sui social inondati di abbracci virtuali, si riconosce sui volti quieti e malinconici della gente che, come ogni giorno, si reca al lavoro. La vita continua eppure si respira chiara quell'incredulità che ha colto un po' tutti di sorpresa al risveglio, nel ricordare che la Regina non c'era più. Mentre l'implacabile diretta della Bbc segue minuto per minuto le mosse della famiglia reale, dei politici e della gente comune, la giornata sfila via in un susseguirsi di eventi straordinari. Per salutare Elisabetta vengono sparate 96 salve di cannone, una per ogni anno della sua eccezionale esistenza, in varie parti del Paese. E mentre le telecamere inquadrano il jet privato che riporterà il nuovo re Carlo III e la consorte Camilla nuovamente a Londra, il Parlamento si riunisce stavolta, soltanto per rendere omaggio alla sovrana scomparsa. E ognuno condivide con gli altri ricordi personali, sentite testimonianze. Il leader laburista Starmer sottolinea come «molti britannici non riescano ad immaginarsi senza la Regina». Il premier uscente Boris Johnson, in uno dei suoi migliori discorsi, strappa alla platea in lutto persino alcune bonarie risate ricordando, con quello humour anglosassone perfetto, gli entusiasmi quasi infantili di una monarca considerata spesso, più noiosa di quanto in realtà fosse. «Diversamente da noi politici vi posso confermare da testimone diretto - ha raccontato BoJo - come la Regina si spostasse lungo i sentieri scozzesi guidando la propria macchina, senza guardie del corpo né assistenti ad allarmante velocità per la delizia dei tanti turisti e dei viaggiatori che incontravamo lungo la strada». Ma si addentra BoJo, e lo fa con una capacità introspettiva inaspettata, anche nella spiegazione di quel sentimento che ieri molti hanno sentito, come se la scomparsa di Elisabetta non fosse solo il lutto della Famiglia Reale, ma una perdita personale e dolorosa. Ricorda l'ex ministro laburista Harriet Hartman la sua sorpresa quando «ormai smesso il mio mandato, un giorno ricevetti una telefonata da Buckingham Palace con cui la Regina mi invitava a prendere un tè con lei». 

Poco dopo l'ora di pranzo Carlo arriva a Buckingham Palace e fa quello che la folla ammassata davanti ai cancelli si aspetta da lui. Scende e si sofferma a stringere mani, rispondere alle frasi lanciate nell'aria surriscaldata dall'emozione. Accetta fiori, si lascia riprendere dai cellulari onnipresenti, non si ritrae quando una signora gli scocca un bacio sulla guancia. Poi, insieme a Camilla, rimane a guardare tutti quei mazzi di fiori lasciati a testimoniare l'affetto del Paese per la sua mamma e più volte allarga le braccia, quasi sorpreso e si volta di nuovo, verso i suoi sudditi, visibilmente commosso da tanta vicinanza. Là fuori sono in tanti, di ogni età e di ogni razza, alcuni non riescono a trattenere le lacrime, ma la maggioranza sorride e saluta il nuovo Re che ricambia con lo sguardo commosso. Non c'è la disperazione che seguì alla tragica morte di Diana, qui si avverte la consapevolezza del cambiamento epocale di cui tutti si sentono protagonisti. Il nuovo sovrano ha stabilito 18 giorni di lutto che continueranno quindi per una settimana dopo il funerale della madre, previsto per lunedì prossimo. Ieri tutti gli scioperi previsti dai lavoratori dei trasporti e delle poste sono stati rimandati così come le partite di calcio ed altri eventi che avrebbero potuto sembrare irrispettosi se tenuti durante questo periodo. E in serata 2mila membri del pubblico hanno potuto partecipare alla prima messa in memoria di Elisabetta alla cattedrale di Saint Paul. Molti altri le renderanno omaggio nei giorni che verranno.

"Riti, viaggi e innovazioni. Lilibet ha salvato la corona". Lo storico ed esperto di monarchia: "Con la morte non è detto che il suo lascito vada per forza perduto". Matteo Sacchi il 10 Settembre 2022 su Il Giornale.

Lo storico Francesco Perfetti è stato professore ordinario di Storia contemporanea presso la Facoltà di Scienze politiche della Luiss Guido Carli di Roma. È un grandissimo esperto della storia britannica e del ruolo svolto dalla monarchia. Gli abbiamo chiesto di aiutarci a comprendere come Elisabetta II abbia cambiato la storia inglese e quali effetti potrebbe avere la sua morte sulla monarchia. 

Professore la monarchia inglese perdendo Elisabetta II rischia di diventare più fragile? 

«Elisabetta II è riuscita a incarnare perfettamente l'istituzione e ha nazionalizzato la monarchia in un'epoca nella quale il tramonto delle monarchie sembrava ormai un fenomeno irreversibile. Con la sua morte non è detto che questo lascito vada perduto. La monarchia è un'istituzione radicata nella tradizione e da questo punto di vista è quasi inscalfibile». 

Quali sono stati i meriti di Elisabetta nel suo lunghissimo regno? 

«La Regina è salita al trono in un momento molto complesso e si è trovata a dover affrontare da subito un processo complessissimo come la decolonizzazione. Aiutata dal principe Filippo ha cercato da subito di viaggiare, di farsi conoscere per favorire la nascita del Commonwealth delle nazioni e transitare la Gran Bretagna fuori dall'impero. Da un lato ha portato avanti l'immagine della monarchia tradizionale. Basta guardare le immagini della sua incoronazione per capire quanto si tratti di un rito ancora quasi medievale. Ha accettato la corona incarnando la forza della tradizione. Del resto ancora principessa il 21 aprile 1947, giorno del ventunesimo compleanno disse: «Dichiaro davanti a voi tutti che l'intera mia vita, sia essa lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della grande famiglia imperiale cui noi tutti apparteniamo». Lo ha fatto ed è stata anche capace di farsi sentire come vicina al popolo. E di nuovo in questo il principe Filippo è stato fondamentale: l'ha convinta a viaggiare in aereo, a scrivere al computer...». 

Durante un regno così lungo è riuscita a mantenere l'equilibrio con governi e primi ministri molto diversi tra loro qual è stato il suo segreto? La capacità di non ingerire troppo nelle decisioni politiche? 

«Ha sempre manifestato chiaramente le sue opinioni e le sue preferenze come nel caso della Brexit o nel caso dello scontro con l'Argentina per le Falkland. Ma ha sempre creato un rapporto positivo con i primi ministri anche quando non li trovava particolarmente simpatici. Basta pensare alla sua capacità di lavorare con Margaret Thatcher che non sopportava. O pensare quanto sia stato influente Blair quando alla fine ha fatto in modo che non sbagliasse completamente le scelte relative al funerale di Lady Diana». 

Quello legato alla morte della Principessa del Galles è stato il momento più difficile? 

«Probabilmente sì. La morte di Diana Spencer gestita dalle televisioni come una crime story è stata veramente un colpo duro. Ma ci sono stati altri momenti del Regno dove le vicende private della famiglia, come quelle della principessa Margaret, sua sorella minore, hanno creato tensioni o imbarazzi. Ma anche questo fa parte della vicenda secolare della monarchia. Ci sono sempre stati gossip o scandali, certo nell'era dei media la gestione è più difficile. Ma non scalfiscono davvero l'istituzione». 

Alla fine Elisabetta II è diventata una vera e propria icona... 

«Nella storia inglese è abituale indicare alcuni momenti proprio col nome del monarca. Il periodo elisabettiano, il periodo vittoriano. Non mi stupirebbe se questo fosse indicato come il periodo di Elisabetta II». 

Ci sono pericoli per la monarchia? 

«Elisabetta ha svolto egregiamente il suo ruolo. Ma non basta un re mediocre a scalfire un'istituzione così forte. Carlo sin qui ha vissuto nell'ombra, ma è un uomo colto e di spessore, non c'è motivo di pensare che non possa far bene».

Dallo zio, al marito, ai figli, ha subito i tradimenti di tutti. La regina Elisabetta ha gestito lo scandalo sessuale di Andrea, la fuga di Harry, i flirt di Filippo e i soldi dei Bin Laden a Carlo. Valeria Braghieri il 9 Settembre 2022 su Il Giornale.

Con la metà di una donna così, si potrebbe fare un esercito: idee chiarissime e un karma da locomotiva. È nata, o si è costruita, in maniera tale che un intero Paese potesse contare su di lei e hanno finito col farlo tutti, a partire dalla sua famiglia. Dallo zio Edoardo, al marito Filippo, passando per il figlio prediletto, Andrea, per il primogenito Carlo e per il nipote preferito, Harry. A Elisabetta è sempre stato chiesto tanto, da tutti. Sopportare pesi, usare diplomazia, elargire tolleranza. È diventata regina a soli venticinque anni, sì per la morte del padre (la terribile notizia la raggiunse in Kenya, mentre si trovava in luna di miele con Filippo), ma anche perché, di fatto, lo zio Edoardo VIII, l'uomo che non volle farsi re, abdicò nel 1936, dopo meno di un anno di regno, per poter sposare Wallis Simpson. Fu quindi lui, in un certo senso, a sistemare il peso della corona sulla testa di Elisabetta. Lui libero per il mondo con la pluridivorziata americana, lei inchiodata al suo giuramento e alla responsabilità di una Nazione. Viaggio di nozze finito, giovinezza pure.

Già, il matrimonio... Non facile vedere una moglie dentro una regina. Filippo faticava a trovare un suo ruolo e anche lui iniziò a dare filo da torcere a Elisabetta. Tra voci di flirt, scappatelle vere o presunte, viaggi di «decompressione» (girovagò a bordo dello yacht reale Britannia dal 1956 al 1957), Filippo indusse Elisabetta a pensare al divorzio sessantatrè volte. Già dalla luna di miele, la futura regina scriveva alla madre: «Filippo è terribilmente indipendente». Ma ovviamente Lilibet domò le crisi con aurei speroni e con inscalfibile compostezza. Più o meno come si trovò a fare, anni più tardi, quando un altro uomo, il suo primogenito Carlo, saccheggiò un altro po' della sua scorta di pazienza.

Fece del matrimonio con Diana lo scempio che sappiamo in termini di crisi, sofferenza, gossip, tradimenti. E anni più tardi, dopo la morte di Lady D, volle sposare quella che allora era la donna dello scandalo per tutta l'Inghilterra: Camilla Parker Bowles. Per tacere dei soldi alla fondazione di Carlo dalla famiglia Bin Laden. Poi è stato il turno di Harry. Harry e le sue nozze con l'attrice americana, di colore e divorziata, Meghan Markle. La certosina strategia con la quale la donna ha allontanato il nipote prediletto della regina dalla sua famiglia, dalla Corona e dall'Inghilterra tutta (i due ormai vivono in California) è stata soprannominata «Megxit» per scimmiottare il termine Brexit con cui il Paese si è staccato dal resto d'Europa. La regina ha usato termini accomodanti, ha tentato di pacificare, riavvicinare, sopportare.

Anche quando da parte di Meghan sono state sollevate accuse pesanti nei confronti dei Windsor. Anche quando Harry, nella disputa, ha dimostrato di scegliere sua moglie. E poi Andrea, il divorzio da Sarah Ferguson prima e il terribile scandalo sessuale legato al caso Epstein che lo ha visto coinvolto, dopo. E lei sempre lì. Granitica, tra i suoi quadri e i suoi cani a sopportare e ad aspettare che il tempo minasse l'audacia della sua irrequieta famiglia.

Harry "buca" l'addio alla nonna. Triste e isolato in famiglia. Le voci: "Fuori dal testamento". Gaia Cesare il 10 Settembre 2022 su Il Giornale.

Il Principe è arrivato per ultimo, irritato per l’annuncio della morte mentre era in volo. Resterà fino ai funerali

«Esprimo il mio amore per il principe Harry e per Meghan, mentre continuano a costruire la loro vita oltreoceano», dice di lui papà Carlo, sottolineando i destini ormai distanti e separati dal secondogenito, nel suo primo discorso da re Carlo III. Ultimo a essere arrivato al capezzale della nonna, il principe Harry, anche in questa ultima e toccante occasione, si conferma «l'outsider» di casa Windsor, il corpo ormai «estraneo» della famiglia reale, per qualcuno la «pecora nera». Al capezzale di Sua Maestà, mentre la nazione e il mondo temevano per le sorti della «la regina di tutti», giovedì sono arrivati il più in fretta possibile proprio Carlo e la sorella Anna, che hanno potuto dare l'ultimo saluto alla mamma. Il destino ha voluto che entrambi fossero in Scozia e siano riusciti a precipitarsi al castello di Balmoral. Non è detto invece che sia stato il destino, sintesi di una gerarchia familiare ormai segnata non solo dalle rigide regole per la successione ma anche dalle dichiarazioni al vetriolo e dalle scelte ribelli del Principe, ad aver voluto invece che Harry arrivasse per ultimo nella residenza di Sua Maestà, un'ora e mezza dopo l'annuncio della morte. Nonostante il Principe non si trovasse in California, dove è fuggito gridando al razzismo della Casa reale, ma fosse a Londra con la moglie Meghan. Proprio con lei, la duchessa loquace e allergica ai protocolli di corte, Harry aveva deciso di non includere alcun incontro con la famiglia stavolta, limitando la visita nel Regno Unito al WellChild Awards, evento di beneficenza bambini gravemente malati, che ha poi dovuto disertare. La notizia della morte della nonna è arrivata mentre lui tentava di raggiungerla, in volo verso la Scozia. Annuncio che Harry pare non abbia gradito sia avvenuto in sua assenza. Neanche William è riuscito a dare l'ultimo saluto alla nonna. Ma Harry è arrivato per ultimo, sintesi perfetta di una distanza sempre più profonda con la famiglia. Carlo, William e il fratello hanno trascorso 12 ore insieme a Balmoral. Meghan assente, rimasta nella capitale inglese, anche per non fare troppo da ingombro. Da lei Harry è tornato al mattino, ieri, quando ha ripreso un volo per Londra. Solo e triste. Nient'altro trapela per ora con certezza, tranne che il Principe si fermerà fino ai funerali (Meghan non è detto che ci sia).

Ma c'è un'indiscrezione su un paio di tabloid inglesi che, se venisse confermata, sarebbe esplosiva, ed è già stata preceduta nei mesi scorsi da soffiate simili. Nonostante, dopo la morte di Sua Maestà, i figli di Harry e Meghan siano diventati tecnicamente il «Principe» Archie Mountbatten-Windsor e la «Principessa Lilibet» (chiamata così proprio in onore del nomignolo da bambina della Regina), Elisabetta II ad agosto avrebbe deciso di modificare le sue ultime volontà, escludendo il nipote dal testamento. Colpa delle dichiarazioni al veleno rilasciate da Harry e da Meghan dopo l'uscita di scena dal Regno Unito e dopo aver raccontato di essere fuggiti da una vita a corte insopportabile, in cui Meghan avrebbe pensato al suicidio. Denunce forti. Ma davvero segneranno le volontà della Regina Elisabetta? Harry ormai sembra deciso a volersi guadagnare da vivere. Ma non ha da temere fianziariamente, non solo grazie a mamma Diana, dalla quale ereditò beni e ricchezze al pari del fratello. Ma soprattutto grazie alla Regina Madre che volle per il nipote una fetta più grande dei 14 milioni di sterline lasciati in eredità anche a William. «Il motivo era dolcissimo - scrissero i tabloid - William è il secondo in linea di successione al trono. La madre della regina Elisabetta voleva proteggere il futuro finanziario di Harry». 

Da Churchill al Covid dai Beatles alla Brexit. Lilibet ha attraversato la storia con il sorriso di compunta eleganza. L'arcobaleno d'addio. Insieme al marito, il duca di Edimburgo, ha segnato un’epoca irripetibile. Ora un secolo regale si è concluso e chiuso Elisabetta ha avuto quello che ha voluto senza mai esibire potere o possesso. Tony Damascelli il 9 Settembre 2022 su Il Giornale.

I sigari cubani di Winston Churchill, le dimissioni di Anthony Eden, l'intransigenza di Lord Harold MacMillan , i Beatles e gli Stones, la Guerra e il terrorismo, la Thatcher e lo sciopero dei minatori, Wilson e Blair, l'avvento della televisione e dei computer, Mary Quant e la Mini Minor, i matrimoni e i divorzi di tre figli su quattro, la morte di Diana, Eisenhower e De Gaulle, Nixon e Kennedy, Kruscev e l'imperatore Hirohito, otto pontefici, due Olimpiadi londinesi, Wimbledon e Wembley, James Bond e sir «Hannibal» Anthony Hopkins, il virus e la Brexit.

Elizabeth Alexandra Mary è stata la regina di tutto questo, sovrana del Regno Unito e del resto del Mondo, una donna con la corona, figlia dei duchi di York e madre di principi e principesse, moglie eterna di Filippo di Edimburgo ombra al suo fianco, appena un passo dietro la sua figura, mai maestosa, tronfia, superba, ma sempre più piccola, rannicchiata, non curva, statuetta di se stessa. Elisabetta II è stata per tutti la Prima, quasi Unica, sovrana, superiore e distante da altre dinastie nobili, interprete di una monarchia, per forma fuori dal tempo, per sostanza adeguata ai cambiamenti repentini. Elisabetta è sembrata fredda e distaccata a chi l'ha vista e immaginata regina di un regno che non ha favole da raccontare, una casa reale che durante la guerra si era imposta le razioni e l'acqua non più alta di otto centimetri nella vasca da bagno. Chi ha conosciuto e frequentato Elisabetta può assicurare il contrario, scrivendo e ricordando di una donna di campagna, per spirito e piacere di vivere, disposta al foulard e all'impermeabile di tela cerata piuttosto che alla corona e all'ermellino. Ha guidato camion («sono la prima regina con la patente» ma poi non è stato più vero), è andata in carrozza, ha montato a cavallo, ha voluto essere circondata dai cani, i corgis e i dordis, un incrocio, questi ultimi, con un bassotto, non bellissimi ma fedeli come si deve non soltanto in una corte regale. Dio l'ha salvata per quasi un secolo, offrendo al mondo l'immagine di un'Inghilterra che cercava di resistere alle intemperie politiche e sociali, con la bandiera di Buckingham piantata dovunque, nel nome di Elisabetta e del suo regno. I muri rossi affumicati dallo smog e dal carbone rappresentano l'immagine di un Paese che non ha mai voluto demolire il proprio passato di sangue, sudore e lacrime. Di un'isola che tale è rimasta con Elisabetta gendarme dell'istituzione, dall'alta terra di Scozia fino alle scogliere di Dover, United Kingdom, diviso dai confini, unito dal senso della patria. Non ha avuto nemici, nessuno ha mai osato mettere in pericolo la sua persona, quasi fosse la sola al mondo a non dover temere per la propria vita. Semmai quella dei propri figli e parenti, spesso liberi di fare, dire, viaggiare, andare in guerra come in discoteca, travestirsi e divertirsi, tra donne, donnine e donnacce e pub, scandali e telefonate erotiche, ricatti e denunce. L'equilibrio di una donna che a tredici anni ascoltò la voce di Neville Chamberlain annunciare la dichiarazione di guerra alla Germania di Hitler e a diciannove volle fare parte del Servizio Ausiliario di terra dell'esercito britannico; suo padre, Giorgio VI, in principio contrario, dovette accettarne la decisione. Una fotografia risale al maggio del Trentasette, ritrae la famiglia reale al balcone di Buckingham nel giorno dell'incoronazione di re Giorgio VI: il sovrano porta la corona più alta e preziosa, quindi la nonna, regina madre Mary, carica di gioielli, poi Elizabeth Bowes Lyon, con la tiara storta, madre della piccola Margareth e dell'undicenne Elisabetta, in primissima fila rispetto al re, entrambe sorridenti e già dotate di diadema. Il volto di Elisabetta ha la stessa espressione di settant'anni dopo, il dolce sorriso e la luce dello sguardo, donna austera e cauta, secondo lezione di famiglia «Ho imparato come impara una scimmia, guardando i propri genitori». È una storia incominciata e proseguita attraverso mille altre vicende contrassegnate dallo stesso simbolo. In un'altra istantanea, storica per i personaggi immortalati, Elisabetta assiste con fierezza alla presentazione di una targa marmorea per i cento anni dalla nascita della Regina Mary; appena più in là, ma di fianco a lei, ci sono Wallis Simpson, per poche ore accolta a corte, con una smorfia di disagio sul volto e il marito, Edoardo VIII, Duca di Windsor, con il capo chino, quasi intimorito, per riverenza alla regina il cui posto sarebbe stato il suo, senza la passione per la donna americana.

Gli abiti di Elisabetta, dai colori vivi e improbabili, così voluti dalla sicurezza, per individuarla subito in mezzo alla folla, le borsette per tenere impegnate le mani, i cappelli di fogge bizzarre secondo repertorio inglese. Si narra che un giorno Margareth Thatcher si fosse presentata a un incontro con Sua Maestà indossando un abito simile se non uguale a quello della sovrana. Il protocollo di Downing Street inviò una lettera ai colleghi di Buckingham per far sì che al successivo incontro si evitasse l'equivoco d'abbigliamento. La replica di palazzo reale fu da commedia dell'arte: «La regina non si occupa mai di come siano vestite le sue ospiti». Si racconta che Elisabetta soffrisse non poco il peso fisico (due chilogrammi e mezzo) della corona e si allenasse passeggiando in pantofole per le dimore, Balmoral, Windsor, Buckingham, tenendo sul capo un pacco di zucchero di uguale peso della tiara. Ha vissuto l'Annus Horribilis, che non era quello del conflitto bellico, ma il 1992, in quella occasione ricordò un dialogo tra il vescovo di Canterbury e la regina Vittoria: «Ma'am, non posso pregare troppo e nemmeno spesso per la famiglia reale», la sovrana replicò «Troppo no, ma spesso sì». Elisabetta, osservante fedele e governatore supremo della chiesa anglicana, in quell'anno horribilis decise di dare la possibilità alle donne di diventare sacerdoti. E ha firmato la legge sulle nozze gay. Ha avuto quello che ha voluto, come per qualunque sovrano, ma senza esibire mai il potere e il possesso. Per uno statuto del 1324 è stata proprietaria anche di tutti i delfini, le balene e gli storioni delle acque britanniche. È rimasta al confine nei suoi castelli, prigioniera del virus, ha accettato in silenzio l'uscita del suo Paese dall'Europa, ha visto con disagio e rabbia la propria immagine sgraziata nella serie televisiva The Crown, ha scelto il riserbo pubblico nella vicenda del figlio Andrew e dei suoi vizi erotici e del nipote Harry con i capricci della sposa americana che ha dato astutamente il nome di Lilibet alla propria secondogenita, ha mantenuto, come sempre, in entrambe le vicende, una severità opportuna, silenziosa ma decisa, rigorosa. Ha vissuto con la stessa discrezione l'epilogo della vita e dell'amore di suo marito, il principe Filippo, avventuroso e avventuriero. Insieme hanno segnato un'epoca irripetibile. Un secolo regale si è concluso e chiuso. Ci saranno altre regine, non ci sarà più un'altra Elizabeth. Buckingham è un Palazzo senza luce, improvvisamente senza storia. Il silenzio è un tulle nero che avvolge il regno. L'isola sembra deserta. Dopo la pioggia, l'arcobaleno in cielo saluta sua maestà.

"Ho il cuore spezzato. È stata un'amica incredibile". Le parole di Sarah Ferguson per la Regina. La moglie del principe Andrea ha reso omaggio alla regina Elisabetta II pubblicando sui social network un messaggio toccante. Novella Toloni il 9 Settembre 2022 su Il Giornale.

Comprensiva, indulgente e generosa. Sono queste le parole che Sarah Ferguson usò nell'agosto del 2021 per descrivere Sua Maestà, una figura importante nella sua vita nonostante gli scandali vissuti e il divorzio dal principe Andrea. Parole che oggi, la duchessa di York, ha ribadito con forza sui social network, piangendo la scomparsa della regina Elisabetta II.

"Ho il cuore spezzato per la morte di Sua Maestà la Regina - ha scritto Sarah Ferguson sulla sua pagina Instagram poche ore dopo l'annuncio della morte di Elisabetta II - Lascia un'eredità straordinaria: l'esempio più fantastico di dovere, servizio e fermezza, e una presenza costante come capo di stato per oltre 70 anni. Ha dato tutta la sua vita disinteressatamente al popolo del Regno Unito e del Commonwealth".

La duchessa di York ha voluto rendere omaggio alla Regina sottolineandone l'incredibile carisma, perno solido di una famiglia che negli anni ha vissuto scandali e terremoti violenti. A partire dal burrascoso divorzio tra lei e il principe Andrea. Si dice che il principe Filippo non l'abbia mai perdonata per quelle foto finite sui giornali scandalistici di mezzo mondo nel 1992, dove venne ritratta in atteggiamenti intimi e provocatori con un altro uomo. Elisabetta II, invece, l'ha sempre considerata una componente della famiglia reale e l'invito al castello di Balmoral - nell'estate del 2021 - insieme all'ex marito, il duca di York, lo testimoniano.

I funerali, il giuramento e l'incoronazione di Carlo: cosa succede ora

Durante il podcast "Tea with Twiggy" dello scorso anno, di sua Maestà Fergie la rossa disse: "È il mio grande mentore, una persona che crede in me e non ha mai vacillato. Moderna, flessibile. È stata una mamma più di quanto non lo sia stata la mia". Un messaggio forte, che Sarah Ferguson oggi ha ribadito con commozione: "Per me era la suocera e l'amica più incredibile. Le sarò sempre grato per la generosità che mi ha mostrato nel restarmi vicino anche dopo il mio divorzio. Mi mancherà più di quanto le parole possano esprimere". La duchessa, 62 anni, è stata una delle prime esponenti della famiglia reale a salutarla pubblicamente sui social network. Un ultimo doloroso addio, che scivola via in una marea di messaggi di cordoglio.

Poesia in morte della Regina Elisabetta. Paolo Gambi l'8 Settembre 2022 su Il Giornale. 

Sono monarchico

perché c’era la regina

la regina Elisabetta

regina di cuori, di fiori

di sogni, di colori

regina di speranza

come una Madonna

dei popoli del mare.

Non poteva morire

come un dio, un eroe,

una storia o una canzone.

Scorre il tempo sugli umani

e sulle mani

che ora cercano

tristi

un’icona da venerare.

Non conosco Lilibet,

è morta oggi

ma ho visto una Regina

immortale, camminare

come fiamma di speranza

nei cammini degli umani.

Ora a te, Carlo

con ogni fiato

e battito e lacrima

grido

“God save the King!”

Da Elton John a Paul McCartney, l’omaggio dei Vip inglesi alla regina Elisabetta. Attori, cantanti, musicisti e intellettuali hanno voluto ricordare “Queen Elizabeth” a poche ore dalla sua scomparsa. Ignazio Riccio il 9 Settembre 2022 su Il Giornale.

La morte della regina del Regno Unito Elisabetta II ha provocato reazioni di cordoglio in tutto il mondo. A manifestare il loro dispiacere per la scomparsa della figlia maggiore del re Giorgio VI sono stati in particolare le donne e gli uomini più influenti della cultura inglese. Attori, cantanti, musicisti e intellettuali hanno voluto ricordare “Queen Elizabeth” esprimendo il proprio pensiero. Elton John ha reso omaggio alla regina durante il concerto tenuto a Toronto, in Canada, ieri sera. Dal palco del Rogers Centre, ha detto alla folla: “Oggi abbiamo avuto la notizia più triste, sulla morte di sua maestà la regina Elisabetta. È stata fantastica. E ha guidato il Paese attraverso alcuni dei nostri momenti più grandi e bui con grazia, decenza e un calore sincero e premuroso”.

La storia di una grande Regina

Il pubblico di 50mila persone ha applaudito quando un'immagine della regina è stata mostrata sul grande schermo della sede. “Ho 75 anni – ha continuato il cantante – è stata con me per tutta la vita e sono molto triste che non ci sarà più. Ma sono contento che sia in pace, sono contento che sia a riposo, e se lo è meritato, ha lavorato duramente. Mando il mio amore alla sua famiglia, ai suoi cari e ci mancherà, ma il suo spirito sopravvive, e celebriamo la sua vita stasera con la musica”. Sir Elton ha poi concluso il suo omaggio con una toccante interpretazione di Don’t Let the Sun Go Down on Me. Helen Mirren, invece, che con l'interpretazione di Elisabetta II in The Queen aveva vinto l'Oscar per la migliore attrice nel 2007, ieri sui social si è dichiarata "elisabettiana" convinta. “Piangiamo una donna che, con o senza la corona, era l'epitome della nobiltà”, ha sottolineato.

Paul McCartney ha scritto semplicemente: “Dio benedica la regina Elisabetta II. Possa riposare in pace. Lunga vita al re”, mentre il compositore Andrew Lloyd Webber, che era stato trai protagonisti del concerto per il Platinum Jubilee a giugno, ha evidenziato che la regina è stata “l'ancora costante non solo della Gran Bretagna e del suo amato Commonwealth, ma anche un'ispirazione per il mondo con la sua vita al servizio”. La cantante Shirley Bassey ha notato come la monarca fosse “rimasta ferma, dignitosa, ispiratrice”, aggiungendo: “Il suo coraggio era potente, il suo esempio iconico”. Il frontman dei Rolling Stones, Mick Jagger, ha ricordato Elisabetta come “la nonna più amata della nazione”.

L'attore Stephen Fry ha riassunto le reazioni di molti dopo aver appreso la notizia, pubblicando un post in cui ha ammesso: “Non so perché sto singhiozzando. Davvero stupido. Oh cielo”. L'autrice di Harry Potter, J. K. Rowling, ha tentato di spiegare: “Alcuni potrebbero trovare bizzarro o strano lo sfogo dello shock e del dolore britannici in questo momento, ma milioni di persone hanno provato affetto e rispetto per la donna che senza lamentarsi ha ricoperto il suo ruolo costituzionale per 70 anni. La maggior parte dei britannici non ha mai conosciuto un altro monarca: è stata un filo che si è snodato attraverso tutte le nostre vite”. Oltre a incrociare praticamente tutte le principali figure dello spettacolo della Gran Bretagna nel corso degli anni, la regina ha incontrato anche alcuni dei più iconici personaggi di fantasia dello star system.

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È famosa per aver preso parte a un cortometraggio con James Bond per la cerimonia di apertura dei Giochi Olimpici di Londra 2012, prima che subentrassero le controfigure, con la coppia che sembrava saltare da un elicottero e lanciarsi con il paracadute nello stadio. E in un’intervista, l'ultimo interprete di Bond, che era con lei in quel corto, Daniel Craig, ha dichiarato: “Io, come tanti, sono stato profondamente rattristato dalla notizia di oggi e i miei pensieri sono con la famiglia reale, coloro che ha amato e tutti coloro che l'hanno amata. Lascia un'eredità incomparabile e ci mancherà profondamente”. Un decennio dopo le Olimpiadi, la regina aveva preso parte a un altro sketch comico per il suo Platinum Jubilee, questa volta al fianco dell'orsetto Paddington. Sul profilo social del personaggio letterario inglese per bambini, sono comparse poche sincere parole:“Grazie signora, per tutto”.

La Regina a tutto rock Icona punk coi Sex Pistols e il debole per i Beatles. Oltre il protocollo la sovrana ha incrociato la vita di tutte le star inglesi. I doppi sensi dei Queen, l'odio degli Smiths, i sospetti sulle ambizioni da sir di Jagger. Alessandro Gnocchi il 10 Settembre 2022 su Il Giornale.

Quando i Sex Pistols, il gruppo punk per eccellenza, decisero di scandalizzare l'opinione pubblica, puntarono dritto al simbolo più significativo della cultura inglese di massa: la regina Elisabetta. Presero l'inno nazionale e lo ricoprirono di sarcasmo. Nacque così un altro inno, quello della generazione no future, senza futuro: God Save the Queen. Il brano uscì come singolo. In copertina c'era sempre lei, la regina Elisabetta, con la bocca e gli occhi coperti dal nome della band e dal titolo della canzone. L'immagine fu creata dal geniale grafico Jamie Reid. All'epoca, era il 1977, fece arrabbiare i conservatori. Oggi è esposta al Moma di New York. «Dio salvi la regina / Lei non è un essere umano / Non c'è futuro / Nel sogno dell'Inghilterra». John Lydon, all'epoca noto come Johnny Rotten, era l'autore del testo. Senza alcuna programmazione radiofonica, perché il tema era tabù, God Save the Queen arrivò in vetta alle classifiche britanniche. Anni dopo, proprio Lydon, in vena di ripensamenti, dirà di essere fiero suddito della regina Elisabetta. A Zocca, provincia di Modena, un fan dei Sex Pistols, tale Vasco Rossi, non ancora noto ma lanciato verso la popolarità, scrisse la canzone Ambarabaciccicoccò (1978). Inizia così: «E mentre tu continui ad invecchiare / Con i giovani di oggi che non riesci più a capire / Che se ne fregano perfino del tuo impegno sindacale / E cantano dio salvi la regina, fascista e borghese...».

La regina Elisabetta ha incrociato la strada di quasi tutte le rockstar inglesi. C'è un motivo. La musica è tuttora una voce economica importante nelle esportazioni del Regno Unito. Fino agli anni Novanta era addirittura un settore cruciale. Nel 1965, fece baronetti i Beatles, che la citarono in numerose canzoni, ad esempio Penny Lane e soprattutto Her Majesty (traccia fantasma di Abbey Road) che dice: «Sua Maestà è una ragazza parecchio carina/ ma non ha molto da dire». Leggenda vuole che poco prima di ricevere il riconoscimento, i Beatles si fossero fumati uno spinello al gabinetto (sir Lennon confermò, gli altri smentirono). Elisabetta II ha premiato, per fare qualche nome, anche Robert Plant, Sting, Rod Stewart, Roger Daltrey, i Bee Gees, George Martin, Elton John. Mick Jagger aspirava a diventare nobile o quasi: c'è riuscito nel 2003, quando gli è stato assegnato il titolo di Cavaliere. In precedenza, la Regina si era messa di traverso, perché sospettava che Jagger non fosse estraneo a qualche vecchio scandalo di corte, dovuto all'amicizia tra il cantante degli Stones e la principessa Margaret. Anche Ringo Starr ha fatto carriera come aristocratico. L'ex batterista dei Beatles è diventato Cavaliere nel 2018. Niente da fare per i Black Sabbath di Ozzy Osbourne: erano stati presi in esame per la prima volta in agosto. Ozzy e la regina. Che coppia sarebbe stata.

Il rapporto con i Beatles risaliva al 1963. La band fu invitata a suonare alla Royal Command Performance, show benefico organizzato ogni anno da Buckingham Palace. John Lennon introdusse Twist and Shout con questa battuta: «Per l'ultimo pezzo dovete aiutarmi. Chi sta nei posti più economici può battere le mani. Gli altri basta che facciano tintinnare i gioielli».

I Queen di Freddie Mercury giocavano sul doppio senso: queen, nello slang omosessuale e trans, era anche il «titolo» delle travestite drag queen. Nelle prime campagne stampa, accanto al gruppo, c'era l'attrice Jeannette Charles, praticamente una sosia di Elisabetta II.

È stato spesso notato (da Eric Clapton, tra gli altri) che la regina non aveva la minima idea di chi fossero le rockstar in trasferta a Buckhingam Palace. Però Chris Evans, dj della Bbc, ha raccontato un aneddoto mai smentito, anche se pare troppo bello per essere vero. Evans fu chiamato a mettere dischi durante una festa esclusiva al castello di Windsor nel 2008. La regina in persona, avrebbe chiesto di suonare Dancing Queen, il brano degli Abba.

Contrari alla monarchia e alla regina furono gli Smiths. Nel 1986 fece furore l'album intitolato The Queen is Dead. La canzone omonima faceva sarcasmo su Elisabetta e il principe Carlo: Dice: «Carlo, non provi mai desiderio di comparire sulla copertina del Daily Mail vestito con il velo da sposa di tua madre?». E Carlo, nel brano, risponde di vergognarsi di essere il discendente di una dinastia ormai esangue. 

Elisabetta II Regina d’Inghilterra nel ricordo di artisti di fama mondiale. Carlo Franza il 9 Settembre 2022 su Il Giornale.

Poche parole, le altre anche a volerle dire e scrivere, sarebbero superflue per la grande Regina d’Inghilterra Elisabetta II.  Il ricordo, le azioni, il suo regno. Una grandissima Regina. 150 milioni di sudditi, in tutto il mondo ne piangono la scomparsa, ed  hanno  un’emozione unicamente british. E migliaia saranno le persone che andranno in pellegrinaggio in Scozia, dove la Regina si trovava, al Castello di Balmoral, per onorarla.   Ha avuto 70 anni di Regno e solo il Re Sole Luigi XIV ne ha fatti di più, 72 anni e 110 giorni. Seconda anche in termini di longevità: la madre, Elizabeth Bowes Lyon, visse fino a quasi 102 anni.

Regina d’Inghilterra, ma anche icona pop del Novecento. Sempre sotto i riflettori, sulle copertine patinate dei Tabloid, ritratta da Andy Warhol, Annie Leibovitz, Lucian Freud, George Condo e tantissimi altri fotografi e artisti in tutte le sue sfaccettature, sorridente, imbronciata, sorpresa, vagamente minacciosa, con la corona, con centinaia di cappelli diversi,  vestiti con colori  sgargianti, orecchini e collane, e welsh corgi pembroke  che è una razza canina di origine britannica e nipotini.  Sempre ritratta tanto da divenire  il ritratto di se stessa. “God Save The Queen”, l’inno nazionale inglese – e l’indimenticabile cover dei Sex Pistols – ha portato bene ad Elizabeth Alexandra Mary, incoronata il 2 giugno 1953 come Elisabetta II e arrivata alla veneranda età di 96 anni, portati piuttosto bene.  Ritrovo  che sull’aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes, “The Crown”, la serie Netflix incentrata sulla vita di Elisabetta II, ha un indice di gradimento del 92%, con un voto medio di 8.9. Anche Winston Churchill e Lady D sono personaggi particolarmente amati ma loro, nel corso delle stagioni, vi compaiono, mentre la Regina Elisabetta II c’è.

Indimenticabili alcuni dei ritratti memorabili di Elisabetta II, quello di Lucien Freud del 2001, quello di Andy Warhol del 1985, quello di Pietro Annigoni del 1954, e le memorabili foto di Cecil Beaton, quella del 2015 e quella riferentesi alla Coronation Day del 1953. Carlo Franza

"Vi racconto Elisabetta, la regina delle regine". Emanuele Filiberto ricorda Elisabetta II: "È stata un punto di riferimento per tutte le monarchie europee". Matteo Carnieletto l'11 settembre 2022 su Il Giornale.

"La fine di un mondo riapre sempre ad un altro mondo". Esordisce così il principe Emanuele Filiberto di Savoia quando lo chiamiamo in seguito alla morte della regina Elisabetta II. Un mondo si è chiuso. Un altro, forse caratterizzato da maggiori incertezze e più grandi sfide, sta iniziando.

Sua Altezza, come giudica il regno di Elisabetta?

È stato molto importante, così come la sua persona. Ha saputo, per più di 70 anni, guidare la monarchia inglese e anche quella europea. È stato un simbolo molto forte, una donna molto amata. Amo dire che è un po' la nonna, la madre, forse anche la sorella degli inglesi e di tutti noi. Non abbiamo conosciuto altro che lei, in Inghilterra. È stata una donna di grande intelligenza, con una grande responsabilità che è iniziata nel momento in cui è diventata Regina.

È davvero la fine di un mondo?

È vero, però mi piace dire che la fine di un'era è segna anche l'inizio di un'altra era. Io, che conosco abbastanza bene anche il re Carlo, posso dire che è una persona che potrà fare tanto per la monarchia inglese. Credo molto in lui. È una persona intelligente ed è sempre stato all'avanguardia. Oggi si parla molto di transizione ecologica: ebbene lui ne parlava già da tempo e faceva qualcosa in merito con le sue fondazioni. Vediamo, per esempio, il chilometro zero che faceva nelle residenze e nei vari palazzi. Re Carlo è un uomo molto sensibile. È anche un artista perché è un bravo pittore. Ama la natura, la gente. Penso che potrà essere un grandissimo re, e del resto lo si è visto intorno Buckingham Palace, con moltissime persone che erano lì per salutarlo ed acclamarlo.

La monarchia inglese resisterà alla morte della regina?

Re Carlo ha avuto la regina Elisabetta e, pensando solo a questo, ci sarà un grande rispetto per lui e per la monarchia. Non ho nessun dubbio che la monarchia possa durare ancora per tanti anni perché il popolo inglese ama la monarchia, amava la sua regina ieri e ama il suo re oggi. E ne ha anche bisogno forse, come tutte le monarchie.

Perché?

Perché la monarchia raggruppa le persone, le mette insieme. Non è come i partiti che dividono le persone. La monarchia unisce le persone attorno alla corona, al simbolo. E questo gli inglesi lo hanno capito.

Lei ha fatto riferimento alla regina come al simbolo delle monarchie europee. Ci può spiegare meglio cosa intende?

La regina Elisabetta è stata la regina delle regine. Tante, se non tutte le famiglie reali, guardavano a lei come a un modello. Io personalmente guardavo alla regina come a un modello e penso che questo valga anche per tutti gli altri. È stata una donna straordinaria in questi 70 anni.

Quali sono gli insegnamenti più grandi che porta a casa dal regno di Elisabetta?

Ho avuto la grande fortuna di poterla incontrare più volte. Vorrei comparare questa circostanza al mio incontro con papa Giovanni Paolo II. Quando si vedono questi personaggi in televisione è già una grande emozione. Ma quando dalla tv si arriva alla realtà e ci si può interfacciare con loro, allora è tutta un'altra cosa. Diventano dei simboli. La regina era una donna molto simpatica che, indipendentemente da chi tu fossi, ti dava sempre l'impressione che nel momento in cui ti parlava tu fossi veramente l'unico ai suoi occhi. Era una donna molto informata e poi devo dire che era anche molto divertente. Aveva sempre la parola giusta, un grande senso dello humor. È una donna che è rimasta sulle rotaie di quel che doveva fare senza mai lasciarle. Avendo avuto anche momenti molto difficili e decisioni difficili da prendere, ha sempre avuto una grandissima dignità e affetto per il suo Paese e la sua gente.

La nuova monarchia snella nella tempesta mondiale. Carlo da tempo lavora per ridurre costi e guai della Corona mentre il nuovo governo Truss apre il portafogli contro la crisi. Gaia Cesare il 10 Settembre 2022 su Il Giornale.

Benvenuti nell'era della monarchia ristretta di Carlo III e del governo dalle maglie larghe di Liz Truss. La Gran Bretagna apre una nuova epoca istituzionale, con una giovane donna a Downing Street e un ultrasettantenne a Buckingham Palace. Eppure, mentre la Famiglia reale si fa sempre più piccola, lasciando fuori i membri più ingombranti e impresentabili, per contenere i costi ed evitare nuovi scandali e guai in un momento in cui il Paese è alle prese con la crisi energetica, l'inflazione alle stelle e le tempeste della guerra in Ucraina, l'esecutivo di Londra, al contrario, apre il portafogli per far fronte all'impennata delle bollette di famiglie e imprese, facendo impennare la spesa pubblica pur di dare respiro agli inglesi.

Sono i destini della Corona che si incrociano con quelli della nazione. Tempeste pubbliche e tempeste private. «So che, nonostante l'enorme differenza costituzionale tra una monarchia ereditaria e un governo eletto, in realtà il divario non è così ampio - disse proprio Elisabetta II ai capi di stato a bordo dello yacht reale Britannia, nell'ottobre 1989 - Ognuno, a suo modo, esiste solo con l'appoggio e il consenso del popolo».

Dimenticate, dunque, le balconate con 33 membri della famiglia reale affacciati da Buckingham Palace per salutare i sudditi di Sua Maestà in occasione del compleanno della sovrana, come avvenne nel 2015, prima delle più recenti faide familiari in casa Windsor. Dimenticate le 92mila sterline spese nel 1986 dal Palazzo Reale solamente per cambiare le lampadine. La monarchia della nuova era si è già messa a dieta per volontà dello stesso Carlo, che - non è più un segreto per nessuno - ha spinto la Regina Elisabetta, mentre era ancora in vita, a far fuori dal cerchio magico suo fratello, il principe Andrea dai loschi appetiti sessuali per le minorenni, e il figlio Harry, troppo loquace e irriconoscente verso la Corona. La monarchia sarà sempre più magra per scelta dell'ex Principe e nuovo Re, che fra le poche caratteristiche ereditate da mamma Elisabetta ha soprattutto la parsimonia, esibita anche tramite le sue giacche rattoppate. La Famiglia Reale, d'ora in poi, sarà rappresentata e condensata in tre generazioni: il Re e la regina consorte Camilla, il primogenito e prossimo erede al trono William, con la moglie Kate, i nipoti, tra cui il terzo in linea di successione, George, la quarta Charlotte e il quinto, Louis. È qui, secondo Carlo, che risiede il futuro della monarchia e la sua possibilità di sopravvivenza. Gli anni a venire richiederanno maggiore sobrietà, mentre gli inglesi devono stringere la cinghia, alle prese con il caro-vita. La famiglia reale ridotta all'osso, alla sua essenza e ai suoi membri più popolari, aiuterà a tenere a bada i malumori e le critiche.

Questione di immagine. Ma anche di sostanza per la Corona, eternamente impegnata a giustificare i propri privilegi, e per Elisabetta II, sempre attenta a evitare gli eccessi, tanto da aver ridotto del 15% i membri dello staff reale appena ascesa al trono e aver quasi dimezzato le spese della famiglia nel 2000 dopo i fastosi anni Novanta, portandole da 65 milioni a 38 milioni di sterline (oggi la spesa ufficiale degli inglesi per la monarchia è a quota 102 milioni).

«La nostra pace e prosperità non possono essere date per scontate e devono sempre essere curate, di modo che non dobbiamo più costruire monumenti alla nostra gioventù caduta», disse Elisabetta II alle Commemorazioni del D-Day nel 2014. Parole buone anche oggi che il Regno Unito e il resto d'Europa affrontano le conseguenze economiche della guerra Ucraina. Per questo, di fronte a un'emergenza che non si vedeva dal Dopoguerra, il governo di Liz Truss si dà agli interventi di Stato, mentre al tempo stesso difende la propria identità con il taglio delle tasse. Via libera, dunque, al congelamento delle bollette per le famiglie, che saranno aiutate con 130 miliardi di sterline (150 miliardi di euro) per i prossimi 18 mesi e ai sostegni alle imprese (46 miliardi di euro) per affrontare i costi energetici. La recessione è data per certa il prossimo inverno e si prevede sia destinata a durare a lungo, l'inflazione si avvia a raggiungere il 20%. Urge correre ai ripari. La nuova era della premier Truss, come quella di Carlo Re, si apre con sfide pesanti e la necessità di mostrare agli inglesi che le istituzioni stanno davvero dalla loro parte. Resta da capire se il Paese volerà verso un futuro ancora più brillante o verso una fase di anoressia. Se Elizabeth (come la premier Liz) è ormai sinonimo di unità e stabilità, i precedenti Carlo, nella storia della monarchia britannica, ricordano tempi duri: Carlo I fu l'unico Re a essere decapitato (1625-1649) e il suo nome rievoca la guerra civile. Carlo II si ricorda per aver regnato durante la «grande peste» ed essere stato il padre di 12 figli «illegittimi». God save the king.

Senza il carisma di Elisabetta Commonwealth in subbuglio. Le spinte a lasciare e gli insulti. Nei Caraibi prime richieste per l’addio alla monarchia. In Argentina c’è chi brinda alla "vecchia nazista morta". Davide Zamberlan il 10 Settembre 2022 su Il Giornale.

Londra. La morte della regina Elisabetta ha messo in moto una macchina organizzativa perfetta che pesca a piene mani nella storia pluricentenaria del Paese. Tutto quintessenzialmente inglese. Il 19 settembre, dopo il funerale nell'abbazia di Westminster e la sepoltura nella cappella di San Giorgio, a Windsor, calerà il sipario cerimoniale sulla sovrana più longeva del regno e comincerà (mediaticamente, perché sostanzialmente il passaggio è già avvenuto) l'era di Carlo III. La regina è morta, lunga vita al re. Ma gli effetti politici degli avvenimenti di queste ore si dipaneranno per anni a venire.

La regina Elisabetta è stata un personaggio fortemente politico: salita al trono nel 1952, per gli inglesi incarnava, non solo rappresentava, l'istituzione monarchica, l'anello di congiunzione storica e culturale tra la modernità e un passato in cui spesso il Paese, per lo meno negli ultimi 500 anni, ha avuto un posto al centro della storia. Passata attraverso le sofferenze, la dedizione, gli eroismi della seconda guerra mondiale, il declino imperiale, le difficoltà economiche degli anni '70 e le dolorose riforme thatcheriane, i ruggenti '90, gli alti e bassi economici del nuovo millennio, la Brexit, ieratica come una kore greca e pur tuttavia fascinosamente carismatica, Elisabetta ha rinnovato e rinvigorito la popolarità della monarchia in Inghilterra. Essere inglesi vuol dire essere monarchici: Carlo non verrà defenestrato, dopo di lui William salirà al trono e così per generazioni a venire. Simpatie e movimenti repubblicani sono irrilevanti. Anche in Scozia la regina era una figura popolare, molto più di qualsiasi governo e politico di Londra, indipendentemente dal colore. Nel breve periodo la sua morte potrebbe favorire la causa unionista: l'ondata di commozione popolare collettiva, il Regno al centro della scena politica mondiale per settimane, il cordoglio dei leader di tutto il mondo, le pantagrueliche abbuffate mediatiche di questi giorni, potrebbero far propendere molti indecisi a favore del mantenimento dell'unità del Regno. Un secondo referendum per l'indipendenza non è ancora in programma ma nei piani della prima ministra scozzese Sturgeon si dovrebbe tenere il prossimo anno (da Londra, al momento, c'è un no secco). Una strategia che rischia di deragliare se la morte di Elisabetta dovesse convincere molte persone a nord del vallo che rimanere nell'Unione, oltre che utilitaristicamente conveniente, è anche molto cool.

Molto diverso potrebbe essere l'impatto sul Reame del Commonwealth, l'insieme dei 15 Paesi di cui la regina era ancora capo dello Stato, parte del più esteso Commonwealth delle Nazioni (56 stati membri, molti dei quali ex colonie dell'impero britannico). La regina Elisabetta, il suo fascino personale che enfatizzava la seduzione politica, storica, cerimoniale esercitata dalla figura del monarca inglese, ha avuto un ruolo fondamentale nel mantenere questi Paesi legati alla corona, limitando il numero di quelli che hanno scelto di diventare repubbliche. Arduo sarà il compito cui è chiamato Carlo, che dovrà non solo rimpiazzare la madre ma rivelarsi all'altezza del suo fascinoso carisma. Soprattutto con riguardo ai Paesi caraibici, dove già le Barbados lo scorso novembre si sono staccate dalla monarchia inglese e sono diventate una repubblica e altri sei Paesi hanno dichiarato l'intenzione di iniziare lo stesso percorso per punire la corona del periodo coloniale. La stessa motivazione che ha spinto Santiago Cuneo, presentatore argentino, a brindare in diretta alla morte della «vecchia nazista». Ognuno ha il suo Marco Rizzo.

Il Regno Unito sul viale del tramonto? Francesca Salvatore il 10 settembre 2022 su Inside Over.

A voler fare i nostalgici, la morte della regina Elisabetta II, con tutti i rigidi formalismi che ne conseguono, sembra suonare il gong su un tempo che non tornerà più. Forse perché giunge nel bel mezzo di un biennio mondiale complesso e doloroso, a pochi giorni dalla dipartita di un altro rande del Novecento: Mikhail Gorbačëv. Nei fatti, però, la morte dell’inossidabile sovrana trascina il Regno Unito prepotentemente nel Terzo Millennio in fatto di immagine ma soprattutto di politica.

Una sovrana simbolo

Negli ultimi mesi è risultato più evidente che mai che le relazioni diplomatiche passano anche dalle relazioni personali tra potenti: poco importa che la Regina regnasse senza governare: sta di fatto che, nel giro di qualche ora, l’algida Albione si è ritrovata senza la sua storica guida e con una nuova prima ministra neofita, Lizz Truss, tra i grandi del mondo. Secondo il New York Times, la sua morte “segna sia la perdita di un venerato monarca… sia la fine di una figura che servì da collegamento vivente alle glorie della Gran Bretagna della seconda guerra mondiale, presiedendo il suo adattamento incostante all’era post- coloniale, post-imperiale e l’ha vista attraverso il suo amaro divorzio dall’Unione Europea”. Un collante, un simbolo unificante, uno strumento utile alla sindrome del rally under the flag che adesso rischia di saltare. Carlo, re anziano e fragile, esule da una vita da tabloid, non sembra essere l’immagine del polso di ferro che ci si aspetta dalla corona britannica.

I suoi figli, giovani e à la page, incarnano alla perfezione la lotta fratricida, solo in maniera più affettata e a suon di cerimoniale di corte. Nove britannici su dieci sono nati dopo l’incoronazione della regina Elisabetta e in quel mito sono cresciuti e si sono formati: anche i repubblicani più convinti, nel Regno Unito, hanno sempre guardato alla sovrana come un elegante fossile di un’era con le regine, i suoi fanti, i suoi re. Un monarca con tale polso, con un’influenza così pervasiva nella politica interna ed estera sarà difficile che torni. E sebbene il Regno Unito sia da secoli una monarchia parlamentare, tra le più antiche del mondo, oggi sembra avviarsi verso un repubblicanesimo di fatto, dove tutte le ritualità ancestrali andranno a poco a poco scemando. Londra diventerà una monarchia in stile nordico? Chissà.

A nessuno però sfugge la coincidenza temporale con un momento critico per il Paese. Elisabetta trascorse i suoi primi anni come regina tentando di assicurarsi il punto d’appoggio simbolico della Gran Bretagna in un mondo in rapido cambiamento. Dopo la sua incoronazione, lei e Filippo intrapresero un tour di sei mesi in giro per il mondo che attraversò 13 paesi del Commonwealth delle Nazioni. Sebbene sottolineò la distanza tra quel sistema e l’imperialismo vecchio stile, il Commonwealth non ha fatto altro che riproporre in maniera elegante quei legami di interdipendenza tipici del mondo coloniale.

Oggi l’organizzazione si barcamena tra scandali, inefficienze varie e una sequela di imbarazzanti report sul rispetto dei diritti umani in loco. Più di qualche nazione del gruppo ha pensato bene di abbandonare la sudditanza verso la regina, scegliendo un proprio capo di Stato (come Barbados). Lo stesso re Carlo, all’epoca ancora solo “principe”, qualche mese fa aveva suscitato scalpore con un suo discorso nel quale affermava senza pudore che il Commonwealth fosse nato sulla prevaricazione razziale e sul razzismo coloniale.

Una famiglia litigiosa e spendacciona

Non si può nemmeno dimenticare che l’uscita di scena di “The Queen”, solleva definitivamente il velo di Maya sulla famiglia reale, come in qualsiasi famiglia borghese che perde il suo capostipite. Se il 1997 rappresentò l’anno più complicato per la famiglia reale, è dagli anni Novanta che il vaso di Pandora era ormai aperto. Nel 1997, la regina ha attirato critiche sulla stampa per la sua risposta pubblica alla morte di sua nuora, la principessa Diana. Più di due decenni dopo, il figlio di Diana, il principe Harry, e sua moglie, l’attrice americana Meghan Markle, hanno descritto come una cultura del razzismo nella famiglia reale abbia portato alla loro eventuale partenza dall'”azienda reale” in un’intervista con Oprah Winfrey. Le vicende del figlio Andrea, collegato al caso giudiziario di Jeffrey Epstein, e la soluzione extragiudiziale con la quale ne è venuto fuori, hanno fatto il resto. A Buckingham Palace volano gli stracci da tempo e c’è ragione di pensare che nessun’altra virago potrà nascere con simili doti: la monarchia inglese ha davvero fatto il suo tempo.

Tra l’altro, in un periodo di crisi economica, sempre più britannici virano verso la disaffezione verso la casa reale per un senso di fastidio e anacronismo nei confronti dalla royal family spendacciona. I contribuenti del Regno Unito pagheranno ulteriori 27,3 milioni di sterline nei prossimi due anni per colmare una lacuna finanziaria volta a coprire un calo dei profitti presso la Crown Estate, che aiuta a pagare le loro spese. Se Boris Johnson era giunto a Downing Street con la promessa di pompare l’economia britannica, anche e soprattutto attraverso la Brexit, tre anni, una pandemia e una guerra in Ucraina dopo, il premier ha lasciato Londra sull’orlo della recessione. Il costo della vita sta accelerando al tasso annuo più rapido degli ultimi quarant’anni.

Cade il “mito inglese”

La radiografia del Regno Unito non restituisce un quadro di salute ottimale. L’isola non è più un luogo appetibile per le giovani generazioni europee, che non ci stanno ad esibire il passaporto per studiare e lavorare in un luogo che hanno sempre considerato il cortile di casa europeo. E in patria, quasi la metà dei giovani tra i 18 e i 24 anni chiede la Repubblica e un capo di Stato eletto. A dover loro delle risposte, la politica britannica, che vede da anni i due principali partiti in crisi e che ci sta abituando a continui cambi della guardia a Downing Street. Qualcuno ha parlato di una “summer of misery” per il Paese, alle prese con il suo amato servizio sanitario in tilt, l’inflazione alle stelle, gli scioperi che fermano i treni. Nel frattempo, il governo non si vede da nessuna parte. Tantomeno una vera leadership.

Nel Regno dis-Unito, le spinte indipendentiste si fanno sempre più virulente e minacciano costantemente lo status-quo: a poco servirà il viaggio del neo-orfano re Carlo III per presentarsi ai suoi sudditi, soprattutto in Scozia, l’angolo più europeo del suo regno.

London bridge is down? Ancora no, ma di certo è più traballante che mai.

Ida Di Grazia per leggo.it il 3 dicembre 2022.

Una nuova bufera ha travolto la famiglia reale inglese e riaffiorano le accuse di razzismo tanto "care" a Meghan Markle. Nell'occhio del ciclone Lady Susan Hussey, storica dama di compagnia della regina Elisabetta e madrina principe William, dopo le pesanti accuse dell'attivista nigeriano-britannica Ngozi Fulani. Ci sono però troppi punti oscuri in questa vicenda. Ma andiamo con ordine. 

Razzismo a Buckingham Palace?

 Lady Susan Hussey, 83 anni, ex dama di compagnia della Regina Elisabetta, madrina del principe William e aiutante della Casa Reale è stata costretta a dimettersi nei giorni scorsi dal suo ruolo nella casa reale dopo le accuse di "atteggiamenti razzisti" in occasione di un ricevimento della regina consorte Camilla.

Lo scorso novembre a Buckingham Palace è stato organizzato un ricevimento da Camilla in onore delle associazioni impegnate contro la violenza alle donne. Fra le 300 ospiti anche Ngozi Fulani, fondatrice dell'organizzazione Sistah Space, che sostiene donne di origine africana e caraibica vittime di abusi.

Il caso Hussey ha riaperto una ferita sulle accuse lanciate da Meghan Markle alla famiglia reale dal salotto di Oprah Winfrey, nell'ormai famosissima intervista del 2021.  

Le accuse di Ngozi Fulani

Cittadina britannica e nata in Gran Bretagna, Fulani ha raccontato su Twitter di essere stata bersagliata da domande insistenti sulle sue origini da parte di lady Susan, che aveva esordito scostandole i capelli per leggere il suo nome sul badge. Malgrado Fulani abbia detto di essere britannica, lady Susan l'avrebbe incalzata più volte con domande su " quale parte dell'Africa" provenisse, mettendola in grave imbarazzo. 

Stando al racconto dell'attivista la dama ha voluto che le dicesse la provenienza della sua "gente" e ha chiesto da quanto tempo sia nel Regno Unito. «Signora! -  avrebbe risposto Fulani - Sono inglese, i miei genitori sono emigrati negli anni '50», «Oh, sapevo che saremmo arrivati al fondo, lei è caraibica!» avrebbe sottolineato Lady Susan Hussey. «No signora, sono di origini africane, origini caraibiche e nazionalità britannica». 

«Non è stato solo un caso individuale, si tratta di un esempio di razzismo istituzionale», ha dichiarato Fulani all'Independent, auspicando un cambiamento «di cultura» a palazzo. Per poi aggiungere, in un'intervista alla Bbc, di essersi sentita al centro di «un interrogatorio», vittima di «un abuso, anche se non di una violenza», tale da farla percepire come ospite sgradita «in uno spazio non mio».

Le "ombre di Ngozi Fulani"

Le presunte accuse di razzismo di Ngozi Fulani fanno però storcere il naso ad un giornalista britannico del Daily Mail, Dan Wootton, che su Twitter si scaglia contro l'attivista e mette in fila una serie di tweet che lasciano presumere che dietro queste accuse di razzismo ci sia qualcosa di più. 

A quanto sembrerebbe Ngozi Fulani è molto vicina a Harry e Meghan e spesso ha twittato contro la famiglia reale. A marzo del 2021, ad esempio, aveva accusato Carlo e Camilla di "violenza domestica" nei confronti di Meghan. «Una scioccante affermazione non provata», scrive il giornalista.

Un altro tweet di Ngozi che accusa la famiglia reale di "razzismo" perché Harry e Meghan non sono stati invitati a salire sul balcone di Buckingham Palace durante il Giubileo di platino. «Mi sembra molto più simile a un membro della Sussex Squad che odia la monarchia». Cosa c'è dunque dietro queste nuove accuse?

Estratto dell’articolo di Antonello Guerrera per repubblica.it l’1 Dicembre 2022.

C’è un grosso caso di presunto razzismo a Buckingham Palace. Una delle storiche dame di compagnia della regina Elisabetta e madrina del principe William, Lady Susan Hussey, è stata accusata di aver chiesto più volte a una donna nera britannica da dove venisse e se fosse "africana" o "caraibica". (…)

La donna che ha scatenato il putiferio si chiama Ngozi Fulani, è a capo della organizzazione umanitaria "Sistah Space" contro gli abusi domestici e sessuali subiti da donne di origine africana e ieri è andata a Buckingham Palace per un evento. (…)

Lady Hussey: "Da dove viene?"

Fulani: "Sistah Space"

LADY SUSAN HUSSEY

Lady Hussey: "No, intendo dire.. che origini ha?"

Fulani: "Viviamo ad Hackney" (quartiere a nord di Londra, ndr)

Lady Hussey: "No, voglio dire… di quale zona dell’Africa è lei?"

Fulani: "Non lo so, non ho queste informazioni" (sulla mia famiglia, ndr)

Lady Hussey: "Beh, ma dovrebbe saperlo. Da dove viene?"

Fulani: "Sono di qui. Regno Unito".

Lady Hussey: "No, ma di che nazionalità è lei?"

Fulani: "Sono nata qui, sono britannica"

Lady Hussey: "No, da dove viene davvero? La sua gente di dov’è?"

Fulani: "La sua gente? Signora, ma che dice!"

Lady Hussey: "Ok, allora la sfido a dirmi di più sulle sue origini. Quando è arrivata qui per la prima volta?"

Fulani: "Signora! Sono britannica, i miei genitori arrivarono in Gran Bretagna negli anni Cinquanta quando…"

Lady Hussey: "Ah, ecco, lo sapevo che saremmo arrivati a questo punto: lei è caraibica!"

Fulani: "No, signora. Sono di origine africana, di discendenza caraibica e sono da sempre britannica".

Lady Hussey, 83 anni, nome completo Susan Katharine Hussey "Baronessa Hussey of North Bradley", moglie del barone Marmaduke Hussey a capo del board della Bbc dal 1986 al 1996, ha chiesto scusa e si è dimessa: "Le mie scuse più profonde per il dolore che ho provocato: lascerò immediatamente il mio ruolo".

Di certo, però, resta la macchia per la Buckingham Palace e tutta la Famiglia reale, che è stata accusata più volte di razzismo negli ultimi tempi, nonostante re Carlo III, sin da giovane, sia sempre stato sempre straordinariamente aperto, tollerante e inclusivo di ogni cultura o religione. Una delle grandi accusatrici di recente è stata proprio sua nuora Meghan Markle, che due anni fa, in una esplosiva intervista rilasciata a Oprah Winfrey insieme al marito principe Harry, accusò un anonimo membro della famiglia reale britannica di razzismo contro suo figlio Archie.

"Quelli di Lady Hussey sono stati commenti inaccettabili e decisamente spiacevoli", ha commentato ufficialmente Buckingham Palace, "abbiamo aperto un’indagine su questo caso che prendiamo in seria considerazione: per noi la diversità e l’incisività sono questioni fondamentali". "Il razzismo non ha posto nella nostra famiglia", si è affrettato a dichiarare il principe William, in partenza per gli Stati Uniti per la cerimonia del suo premio ambientalista Earthshot Prize a New York il prossimo 8 dicembre. (…)

Da Ansa l’1 Dicembre 2022.

Si allarga come una macchia anche sulla prima visita negli Usa del principe William da erede al trono britannico - segnata oggi da una tappa a Boston assieme alla consorte Kate - la nuova bufera sul tema del "razzismo istituzionale" a corte che scuote Buckingham Palace. Bufera non destinata a spegnersi sui media all'indomani dell'esplosione dello scandalo scatenato da lady Susan Hussey. (…)

"Non è stato solo un caso individuale, si tratta di un esempio di razzismo istituzionale", ha dichiarato Fulani all'Independent, auspicando un cambiamento "di cultura" a palazzo. Per poi aggiungere oggi in un'intervista alla Bbc d'essersi sentita al centro di "un interrogatorio", vittima di "un abuso, anche se non di una violenza", tale da farla percepire come ospite sgradita "in uno spazio non mio".

(…) Un'altra attivista, Mandu Reid, ha parlato stamane a Sky News dell'episodio di martedì come di un qualcosa che "corrobora" le accuse lanciate a suo tempo dai ribelli Harry e Meghan in una contestata intervista a Oprah Winfrey sulle tracce di "razzismo" attribuito a un anonimo membro della medesima famiglia reale. Sospetto che potrebbe fra l'altro riemergere nella docu-serie sulla vita americana dei duchi di Sussex, dopo lo strappo dalla dinastia e il trasloco in California del 2020, in onda dalla settimana prossima su Netflix. (…)

Colonizzazione e schiavismo. C'è chi non piange e accusa. I profeti del politicamente corretto mettono nel mirino la storia britannica. E usano la morte della Regina. Davide Zamberlan l'11 settembre 2022 su Il Giornale.

Londra. I giorni di lutto nazionale che accompagneranno il Regno Unito fino a lunedì 19 settembre non portano con sé solo i messaggi di condoglianze di capi di Stato e di governo di moltissimi Stati, le attestazioni di affetto e di dolore di milioni di cittadini britannici e di altri Paesi. I giorni di lutto nazionale si stanno rivelando anche una cassa di risonanza irresistibile per le voci di dissenso alla monarchia inglese e alla sua storia imperiale.

«La regina ha aiutato a nascondere una sanguinosa storia di decolonizzazione le cui proporzioni e conseguenze devono ancora essere riconosciute adeguatamente. Non dovremmo romanticizzare la sua era». A scriverlo, sulle colonne del New York Times, è stata Maya Jasanoff, docente di storia all'università di Harvard. Il titolo dell'articolo - Piangete la regina, non l'impero riassume la critica di Jasanoff verso la storia imperialistica britannica, una voce di dissenso tutt'altro che isolata: «Il monarca di un impero dedito al furto, allo stupro, al genocidio è infine morto. Possano le sue pene essere atroci». A twittarlo è stata Uju Anya, professoressa associata di linguistica alla Carnegie Mellon University, che ha ribadito come il suo pensiero non sia nient'altro che disprezzo verso «il monarca che ha sovrinteso a un governo che ha sponsorizzato il genocidio che ha massacrato e disperso metà della mia famiglia e le cui conseguenze quelli vivi oggi stanno ancora cercando di superare».

Nonostante la prestigiosa Carnegie abbia preso le distanze dal pensiero di Anya, ha tuttavia difeso il suo diritto a esprimere le proprie idee appellandosi alla libertà di pensiero, concetto illuminista diffusosi nel mondo anche sui velieri britannici. Definitasi come figlia della colonizzazione, la madre nata in Trinidad e il padre in Nigeria, i suoi genitori si incontrano in Inghilterra negli anni cinquanta. «Oltre alla colonizzazione in Nigeria, c'è anche il traffico di schiavi nei Caraibi. C'è quindi una linea diretta non solo verso persone colonizzate ma anche rese schiave dagli inglesi».

Il pensiero di Anya è tutt'altro che isolato. C'è Zoe Samudzi, professoressa afro-americana di fotografia alla Rhode Island School of Design, che sempre su Twitter scrive: «Come prima generazione della mia famiglia non nata in una colonia inglese, danzerei sulle tombe di ogni membro della famiglia reale, se me ne fosse data l'opportunità». E Ebony Elizabeth Thomas, professoressa associata alla Scuola di Educazione dell'Università del Michigan, che twitta: «Dire al colonizzato come dovrebbe sentirsi circa la salute e il benessere del colonizzatore è come dire alla mia gente che dovrebbe venerare la Confederazione». E un'ex aiutante del governatore di New York, Andrew Cuomo, che, rispondendo a Thomas, scrive: «Non riesco a immaginare come i miei nonni irlandesi si sentirebbero». E Sunny Hostin, co-presentatrice del programma The View sull'americana ABC, che commenta: «Se veramente pensaste su cosa è costruita la monarchia, fu costruita sulla schiena di persone nere e marroni», per poi lanciare un'invettiva contro corona e scettro imperiali, tempestati di «pietre saccheggiate dall'India e dall'Africa. La comunità nera, di cui faccio parte, vuole essere risarcita».

Strali di orrore, grida scandalizzate, commenti orripilati non sono ovviamente mancati in risposta a queste prese di posizione, che sfruttano la portata planetaria dell'evento per centuplicare la forza della propria voce. Un pensiero che guarda al passato con gli occhi dell'oggi, che si rifiuta di contestualizzare la storia applicandole coordinate analitiche del presente, che non vede come esso stesso sia figlio culturale di un liberalismo ideale e progressista nato negli stati europei e diffusosi nei suoi domini. In primis quelli inglesi.

Figlio, marito, padre. Il diario degli affetti prima di guidare la nuova Inghilterra. Quello di Carlo non poteva essere un discorso da capo di Stato. È stato l'addio alla madre. Senza retorica: con rispetto e commozione, gli occhi appena umidi. Tony Damascelli il 10 Settembre 2022 su Il Giornale.

Non è stato il discorso del re. È stato l'addio del figlio alla madre. Charles III ha parlato per meno di nove minuti, sulla scrivania, spoglia di fogli, la cornice con la fotografia di Elisabetta, sorridente nell'abito celeste e il capello di uguale tinta con un fiore rosso intenso quasi una coccarda, un vaso d'argento di fiori bianchi. Nessuna frase tronfia ma, a conferma del momento doloroso, il coinvolgimento della famiglia, dei figli, di William e Catherine e poi di Meghan e Harry («amore per loro») che hanno scelto di vivere oltre l'oceano e ancora parole per Camilla che è stata «moglie e consulente decisiva in questi anni difficili».

Un diario breve di affetti, un riassunto profondo di memorie per il tempo lungo vissuto assieme, tra mille accadimenti nel regno che sembra non avere confini e oggi sta riunito tutto sull'isola. È stata una giornata lunga, il ritorno da Balmoral, l'arrivo a Buckhingham, il popolo assiepato in attesa di vedere il re e la regina consorte. Charles è sceso dalla Bentley e si è avvicinato alla sua gente, di ogni razza e di ogni età, stringendo cento e cento più mani, ricevendo baci e carezze e mazzi di fiori e selfie, conservando sempre lo stesso decoro, anzi regalando un sorriso di ringraziamento. Lo seguiva, a distanza, Camilla, lontana dalle telecamere, quasi dimenticata. Poi la coppia si è avviata verso l'ingresso e l'immagine è stata il riassunto del presente e del futuro, per la prima volta Charles re e sua moglie Camilla, regina consorte a Palazzo, soli, in cammino verso una storia che nessuno può immaginare ma che il monarca dovrà interpretare.

Nel pomeriggio l'incontro con Liz Truss, il nuovo premier, immagine inedita della nuova cronaca britannica. Alle sei in punto, ora di Londra, Charles è apparso con la stessa espressione, lo stesso abito scuro, la stessa cravatta nera e la pochette appena punteggiata di bianco, il tono è stato lento e di rispetto, gli occhi si sono appena inumiditi quando ha accennato al padre e poi al volo degli angeli che accompagneranno la regina. Charles ha spiegato la sua nuova vita, di responsabilità diverse da quelle che finora lo hanno seguito, lascerà in altre buone mani l'impegno della beneficenza che gli sta a cuore, dovrà invece affrontare temi e situazioni che sua madre ha saputo leggere e discutere e risolvere con la devozione, la dignità che l'hanno contraddistinta. La promessa di continuare la missione e il servizio «fino a quando Dio me lo consentirà. Alla mia cara mamma, grazie, grazie». Sono state le sue ultime parole, come il timbro sui documenti ufficiali di corte, in attesa del diciannove di settembre, l'ultimo giorno di Elisabetta sulla terra, il funerale che raggrumerà il Paese e non soltanto, come avvenne con Diana ma allora fu un epilogo tragico, come accadde con Filippo ma allora con il silenzio discreto verso una figura anch'essa, in ultimo, di assoluta discrezione.

Non è stato dunque il discorso di un capo di Stato. Non poteva, non doveva esserlo. Verrà il tempo, quando Elisabetta II, regina, resterà un ricordo forte, incancellabile e Charles III, suo figlio, sarà il re di una nuova Inghilterra.

Oggi la proclamazione di Carlo a St. James. Il protocollo fino ai funerali del 19. Che saranno diretti dal duca di Norfolk. Andrea Cuomo il 10 Settembre 2022 su Il Giornale.

Una cosa è certa: saranno dieci giorni lunghissimi. Di lacrime e protocolli, con quell'amore per la liturgia così tipicamente britannico. Il giorno clou tutti lo hanno già contrassegnato con un circoletto rosso sul calendario: il 19 settembre, un lunedì, quando nell'abbazia di Westminster saranno celebrati i funerali di Elisabetta II. Sarà quello l'ultimo vero atto di una vita che ha attraversato e contrassegnato due secoli e otto decenni.

Poi sarà solo Carlo, il principe ranocchio che diventa re, il più anziano «rookie» della storia della monarchia britannica, con i suoi quasi 74 anni. La sua incoronazione, prevista anch'essa nell'abbazia di Westminster, non è ancora in programma, non c'è una data, potrebbe avvenire anche tra tre mesi. Ciò non toglie che Carlo sia già a tutti gli effetti il monarca in carica: a Buckingham Palace non è prevista la «vacatio» e il passaggio dello scettro è avvenuto automaticamente di madre in figlio alla morte della prima. Dopo il primo atto da re Carlo III con il discorso alla nazione, oggi ci sarà la proclamazione ufficiale, con una cerimonia che si terrà alle 10 al St James's Palace a Londra, davanti a un corpo cerimoniale noto come Accession Council, un organo composto da membri del Privy Council (un gruppo di parlamentari, alti funzionari pubblici, rappresentanti del Commonwealth e il sindaco della City di Londra). Poi partirà per un tour delle capitali del regno: lunedì sarà al Palazzo di Holyrood a Edimburgo, la residenza ufficiale in Scozia dei monarchi britannici, quindi sarà la volta di Belfast in Irlanda del Nord e di Cardiff in Galles.

Nel frattempo la macchina per le esequie del 19 avrà già scaldato i motori. Nel calendario del piano «London Bridge is down», il nome del protocollo delle esequie reali, oggi è già il D+2, il giorno 2. Il regista delle operazioni, come di tutte le cerimonie reali, è Edward William Fitzalan-Howard (nella foto), diciottesimo duca di Norfolk nonché Conte maresciallo e Maresciallo ereditario d'Inghilterra, un pronipote di Anna Bolena e Catherine Howard, rispettivamente seconda e quinta moglie di Enrico VIII. Sarà lui l'eminenza grigia dei funerali della sovrana più longeva della storia del Regno.

Comincia l'epoca di Carlo III. E scoppia la pace tra i figli. La proclamazione ufficiale: "Sull'esempio di mia madre". William, Harry, Kate e Meghan salutano insieme la folla. Erica Orsini l'11 settembre 2022 su Il Giornale.

Londra. La gente continua a mettersi in fila a Balmoral come a Windsor e a Buckingham Palace, ma ieri è stato il primo giorno di Re Carlo III. Una quotidianità lunghissima e sicuramente estenuante fatta di antiche cerimonie sconosciute ai più, astrusi protocolli, annunci eclatanti e fanfare esibite che tanto piacciono agli inglesi. E che soltanto loro possono comprendere.

I cancelli di Buckingham Palace sono talmente ricoperti di omaggi floreali che alla gente è stato consentito di deporli nell'area adiacente, al Memorial Garden di Green Park. Un severo servizio di sicurezza ispeziona tutti e permette di lasciarli sull'erba soltanto una volta tolti da eventuali confezioni. I mazzetti grandi e piccoli restano lì, uno accanto all'altro, come fa per un momento chi li ha portati, in rispettoso silenzio. Blake, un bimbo di nove anni e la sua famiglia invece, hanno deciso per un tributo più originale e sul prato hanno composto un grande «Thank You», usando le foglie autunnali già cadute. Al nuovo sovrano «green» questo omaggio rispettoso della natura sarebbe particolarmente piaciuto, ma lui probabilmente non riuscirà mai a vederlo. Sopraffatto dai nuovi impegni.

Ieri ha trascorso la giornata tra una sala e l'altra dei palazzi londinesi a prestare giuramenti vari e promettere fedeltà alla Corona. Per lui, ben due proclamazioni con differenti cerimoniali. La prima alle 10 nella sala del trono di St. James Palace, alla presenza di sei ex primi ministri, della moglie e del figlio William, la seconda nella City di Londra. A St. James il nuovo re ha reso omaggio alla madre dichiarandosi «consapevole dei nuovi doveri che ora l'attendono» e descrivendo «l'irreparabile perdita che tutti noi abbiamo subito». È la prima volta che le cerimonie sono state seguite dalle televisioni su speciale concessione del re che ha anche proclamato giorno festivo lunedì 19, il giorno dei funerali di Elisabetta

Intanto a Balmoral, illuminata da una rara giornata di sole, la gente ha continuato a mettersi silenziosamente in fila per testimoniare il proprio affetto alla sovrana scomparsa. Ma la vera sorpresa è arrivata quando al castello di Windsor, i fratelli ai ferri corti, William e Harry, sono comparsi insieme alle loro mogli, Kate e Meghan, a salutare la folla all'ingresso del parco, dove si sono soffermati a osservare fiori e messaggi di affetto.

Nel primo pomeriggio, gli altri tre figli di Lilibet, di ritorno da una messa privata in suo ricordo, si sono soffermati di fronte all'immenso muro di fiori e ricordi lasciati dalla folla. La principessa Eugenie, figlia di Andrea, è stata vista asciugarsi le lacrime, ma tutti sono apparsi visibilmente provati nei loro abiti scuri, i volti gonfi e stanchi. Sono e saranno giorni densi di impegni questi e non va dimenticato il dolore di una famiglia che ha appena perso una madre e una nonna molto amata.

Un grave lutto aggiuntosi, a pochi mesi di distanza, a quello per la morte del principe Filippo, figura fondamentale non solo per la Regina, ma anche nella vita dei tanti nipoti. Lui e Lilibet sono stati una presenza determinante soprattutto per i figli di Diana, dai primi momenti della sua prematura scomparsa. «Il mondo ha perso una guida, io ho perso una nonna - ha scritto ieri su Instagram il primogenito del re, William - sapevo che questo giorno sarebbe arrivato, ma ci vorrà del tempo prima che mi renda conto della realtà di una vita che ora proseguirà senza «grannie». È stata al mio fianco nei momenti più felici e in quelli più tristi della mia vita. Onorerò la sua memoria sostenendo mio padre il Re in ogni modo possibile». Dal fratello Harry invece, ancora un assordante silenzio.

Elisabetta e l'eterno erede: i contrasti e poi la sintonia. Principe incompreso, il nuovo Re ha sofferto il distacco e le divergenze con la famiglia. Infine la svolta decisiva. Gaia Cesare l'11 settembre 2022 su Il Giornale.

Formalità, distanza - fisica e mentale - profonde incomprensioni. Il nuovo Re Carlo non ha lesinato tributi affettuosi e di stima per Sua Maestà la Regina Elisabetta II, «un esempio di amore permanente e servizio disinteressato», «un'ispirazione per me e la mia famiglia», «la mia amata madre». Eppure il rapporto del nuovo sovrano con «mummy», come ha osato chiamarla in pubblico rarissime volte, condite da alzate di sopracciglio ed evidente imbarazzo di lei, più che burrascoso è stato spesso distaccato, complicato dalla giovane età di una donna che si scoprì regina a 25 anni, quando il primogenito Carlo ne aveva appena 4. Un episodio racconta meglio di tante parole cosa abbia significato per il piccolo Charles l'ascesa al trono della madre. Era il 1953, Carlo non la vedeva da sei mesi perché la Regina era partita con il Principe Filippo per un tour del Commonwealth dopo l'incoronazione. «Lui corse a bordo della Britannia per darle il bentornato a casa - è una delle testimonianze raccolte da Kitty Kelley nel suo libro «The Royals», un ritratto controverso della Famiglia Reale britannica - Carlo corse per unirsi al gruppo di dignitari in attesa di stringerle la mano. Quando la Regina vide il giovane figlio dimenarsi in fila, disse: No, non tu, caro. Non lo abbracciò né lo baciò, gli diede semplicemente una pacca sulla spalla e passò alla persona successiva». Questione di protocollo, di obiettivi e telecamere puntati addosso, di pubblico e privato che non devono mischiarsi. Come avrebbe ricordato l'ex Principe di Galles, oggi Re, in un altro retroscena monarchico di Ingrid Seward, «My husband and I», «la mamma era una figura remota e affascinante che veniva a darti il bacio della buonanotte, profumata di lavanda e vestita per cena». Colpa del ruolo di Elisabetta II, incarnato con enorme senso del dovere e immensa dedizione. Colpa degli impegni pubblici e delle scartoffie che la tenevano impegnata per intere giornate. Ma anche della distanza caratteriale tra Carlo e i suoi genitori. Secondo una delle biografe del nuovo Re, Sally Bedell Smith, citata in un approfondimento di Vanity Fair America - una volta cresciuto «Carlo si ritirò sempre più nella formalità con i genitori», con cui faticava a condividere per esempio le sue passioni per la poesia, il teatro e l'arte, pur comprendendo i limiti di una vita familiare minata dai doveri monarchici. Il padre Filippo riteneva troppo timido e insicuro il figlio, le provava tutte per farlo uscire dal guscio, compreso iscriverlo a Gordonstoun, la scuola in Scozia dove la famiglia credeva che Carlo avrebbe temprato il carattere in una scuola di disciplina e attività fisica al gelo, ma che l'allora Principe definì «l'inferno sulla terra».

L'età adulta di Carlo si è svolta immersa in grandi silenzi, colmati dalla nonna, la Regina madre, che si occupava spesso di lui quando i genitori non c'erano. E quando in età adulta la famiglia spinse per il matrimonio con Diana e poi cercò di insabbiare i problemi di una relazione che stava naufragando, per poi accettare il divorzio, Carlo era in famiglia un incompreso, tanto che Robert Jobson in «King Charles: The Man, the Monarch, and the Future of Britain» scrive che la Regina e il marito lo consideravano «una mina vagante», avendo la prima molta più sintonia con il figlio Andrea e il secondo con la figlia Anna. Secondo la biografa Smith, capitava che Carlo chiedesse della madre: «Perché non abdica?».

Le cose sono cambiate negli ultimi anni. Sua Maestà e il primogenito si sono avvicinati, come dimostrano il via libera al matrimonio con Camilla e al titolo di «Regina consorte». Mamma Elisabetta aveva capito che il figlio, fino a pochi anni prima considerato «un eccentrico senza speranza», stava davvero lavorando per diventare un Re serio e devoto alla nazione, degno della sua ingombrante eredità. 

Kate adesso è diventata principessa del Galles. L'ultima fu Diana. Ma non paragonatela a lei. Un'eredità pesante solo nel titolo. Catherine a Corte dopo anni di formazione. Matteo Basile l'11 settembre 2022 su Il Giornale.

È la favola che diventa realtà. La ragazza che incontra il suo principe, se ne innamora e diventa principessa. Niente cavallo bianco ma comunque un bel po' di retorica per quello che a dispetto dell'affetto e dell'amore e della poesia e della storia resta un carrozzone fatto di titoli, protocolli rigidissimi e cerimoniali infiniti. Perché la storia di Catherine Middleton che diventa principessa di Galles e si prepara a essere la futura regina consorte d'Inghilterra, si porta dietro un alone di inevitabile leggenda. E un'eredità tanto pesante da non poter reggere nessun paragone. Già perché l'ultima principessa del Galles è stata una certa Diana, un nome che fa brillare gli occhi ai sudditi di sua Maestà.

Catherine, per tutti al di fuori della casa reale semplicemente Kate, principessa di Galles lo è diventata per nomina e non è un fatto scontato o automatico. Il titolo di principe di Galles, infatti, viene attribuito dal sovrano regnante e re Carlo lo ha attribuito al figlio William (e di conseguenza a Kate) appena ne ha avuto facoltà. «Sono fiero di nominarlo principe di Galles, Tywysog Cymru (in gallese) il Paese di cui ho avuto il privilegio di portare il titolo durante un così lungo periodo della mia vita e del mio servizio», ha detto Carlo, infrangendo in parte il protocollo per sottolineare che «con Catherine al suo fianco, i nostri nuovi principe e principessa del Galles continueranno - lo so - a ispirare e guidare l'attenzione nazionale, aiutando a portare gli emarginati al centro, dove può essere dato loro un aiuto vitale». Un'investitura in piena regola che arriva da lontano. Perché Kate, quarant'anni compiuti a gennaio, già madre di tre principini, non arriva per caso nella Royal family catapultata da chissà dove. Ed è proprio per questo che il paragone con Diana è pressoché improponibile, al di là dello stesso titolo di cui sono insignite.

Venticinque anni sono tantissimi, da quando è scomparsa Diana è cambiato il mondo. Ma è vero che lei arrivò a corte quasi come un uragano. La principessa del popolo, è vero, ma anche quella un po' ribelle e con molte fragilità umane che se da una parte la avvicinavano ancora di più ai sudditi, dall'altra complicavano la sua immagine pubblica. La morte a soli 36 anni, amatissima da tutti, l'ha proiettata nel mito. A prescindere. Kate è un'altra cosa. Ha fatto praticantato a corte, è stata istruita, seguita, controllata, anche dalla stessa regina Elisabetta. È matura, pronta, diligente. Apprezzata da tutti, anche se considerata un po' algida da alcuni. E se Diana, con il suo carattere forte, finiva per oscurare il poco amato Carlo di un tempio, proiettandolo nell'ombra, Kate e William rappresentano la famiglia modello basata sulla solidità affettiva. E molto poco femministicamente, Kate sa stare al suo posto, gode della sua luce ma anche di quella riflessa dal principe che un giorno sarà re, senza mai oscurarlo ma risultando a lui complementare.

Una principessa diversa. Ma pur sempre la principessa di Galles. Un titolo che non è banale e che pesa moltissimo. A lei, a Catherine detta Kate, il compito di cucirselo addosso cancellando i dubbi del futuro e ignorando le ombre del passato.

ADDIO A "GOD SAVE THE QUEEN": COME CAMBIA L’INNO NAZIONALE INGLESE. Alessandro Ferro per ilgiornale.it il 9 settembre 2022.  

"Dio salvi la Regina" è la celebre traduzione italiana del famosissimo "God Save the Queen", tra gli inni nazionali più famosi e conosciuti al mondo. Il brano unisce tutto il Regno Unito, quindi anche Irlanda, Galles e Scozia ma non solo: viene utilizzato anche da alcuni Paesi del Commonwealth (Australia, Nuova Zelanda e Canada) che riconoscevano in Elisabetta II la regina come capo di Stato. Adesso che la sovrana è scomparsa, l'iconico inno cambierà dicitura.

"God Save The King"

Dopo 70 anni di regno, adesso che è diventato Carlo III il nuovo sovrano, le invocazioni che si chiedono a Dio saranno rivolte a lui: ecco perchè il celebre testo dovrà subire, per forza di cose, alcune modifiche. Infatti, nella prima e terza strofa, al posto di Queen è già stato inserito King: l'inno si aprirà con "God save our gracious King!, Long live our noble King, God save the King!", ossia "Dio salvi il nostro benevolo Re, a lungo viva il nostro nobile Re, Dio salvi il Re". L'esclamazione più famosa, poi, si ripete sia alla fine della prima strofa che in coda all'inno. Suonerà strano, inizialmente, ma anche questo è uno dei segni più tangibili della fine di un'era.

Quando viene usato l'inno

Quello che è considerato come l'inno più antico al mondo (composto tra il 1736 e il 1740), viene utilizzato in tutte le occasioni ufficiali, siano esse sportive o più solenni. Quante volte abbiamo visto i calciatori e i tifosi allo stadio piuttosto che la stessa famiglia reale cantare l'inno durante numerose cerimonie. Prima di adesso, l'ultima volta che si inneggiò al re fu nel 1951 durante l'amichevole tra Inghilterra e Austria: Giorgio VI, allora sovrano britannico, morì nel febbraio successivo.

"God save the queen, the fascist regime": fu lo choc del Regno Unito quando, il 27 maggio 1977, le radio trasmisero per la prima volta il secondo singolo dei Sex Pistols, band simbolo del movimento punk. Giovani 20enni inglesi vestiti con magliette strappate e giubbotti di pelle "sputavano" sul simbolo della monarchia in occasione del Giubileo d'Argento per i 25 anni di regno della Regina Elisabetta. Come riporta SkyTg24, l'inno sarebbe stato scritto da Thomas Arne, compositore britannico noto per aver composto "Rule, Britannia!".

Altri, invece, ritengono che la paternità sia da attribuire all'organista John Bull. Detto della data di composizione, i reali britannici lo hanno utilizzato a partire dal 28 settembre 1744. Come detto, la data certifica la sua anzianità rendendolo quello più antico del mondo.

Inno e monete, il regno cambia "brand". Il volto di Elisabetta compare ovunque. E "king" sostituirà "queen". Andrea Cuomo il 10 Settembre 2022 su Il Giornale.

Il Regno Unito, anzi tutto il Commonwealth, non cambieranno solo il regnante, ma il loro stesso marchio. In queste ore febbrili dall'altra parte della Manica è in corso quello che la Bbc definisce «royal rebranding», ovvero la ridefinizione dell'identità della grande azienda UK. A parte la bandiera, la Union Jack, quasi tutti gli altri simboli della nazione saranno rivoluzionati dalla morte di Elisabetta II e dal passaggio dello scettro a Carlo III.

Pensiamo all'inno. Pochissimi britannici possono raccontare di aver intonato nella loro vita «God save the king», l'ultima volta è accaduto nel 1952, quando le telecamere non inquadravano i calciatori sillabarne le parole prima del march. E c'è da giurare che alla prima occasione - che poi sarà contro l'Italia a Milano, il prossimo 23 settembre - Sterling e Henderson dovranno destinare un po' della loro concentrazione agonistica per ricordarsi il cambio del testo: non più queen ma king. Va detto che un po' saranno avvantaggiati dalla metrica simile, peggio andrà (ma ai sudditi poco interesserà) ai titolisti italiani, che da decenni abusano della formula «Dio salvi la regina». Per loro due sillabe in meno, e rime da rifare.

Va detto che l'inno britannico è stato cambiato diverse volte nella sua storia, adattandosi al royal gender: quando entrò in uso, nel 1745, era ad personam e recitava: «Dio salvi il grande Giorgio, il nostro re, lunga vita al nostro re, Dio salvi il re». Poi dopo la «maschilizzazione» delle royal lyrics, il problema si pose solo per le due parentesi femminili della storia del regno britannico, però belle lunghe: i 64 anni di Vittoria, tra il 1837 e il 1901 e i 70 di Elisabetta II, dal 1952 al 2022. Insomma, nei 277 anni di vita dell'inno, per quasi la metà del tempo i cittadini britannici hanno dovuto cantarlo in versione queen. Potere della longevità.

Ma l'inno è solo l'inizio. Ci sono le banconote, 80 miliardi di sterline per un totale di 4,5 miliardi di pezzi in formato cartaceo che recano il sorriso «giocondesco» di Elisabetta e che hanno corso legale non soltanto in Inghilterra, Scozia, Galles e Irlanda del Nord ma anche in Canada e in altre parti del Commonwealth. Naturalmente è impensabile stampare e sostituire immediatamente una simile massa di contanti, anche se probabilmente il layout con il faccione di Charles è già pronto, anche perché già utilizzato per un conio celebrativo emesso nel 2018, per i suoi 70 anni, dal Royal Mint. Le banconote elisabettiane continueranno ad avere corso legale e il turn over avrà luogo progressivamente, su questo la Bank of England ha voluto rassicurare i sudditi più cash-oriented.

Il volto di Elisabetta troneggia anche sui francobolli della Royal Mail, con cui chi ancora lo fa potrà continuare ad affrancare lettere e cartoline. Poi da gennaio arriveranno quelli «carliani». E a cascata si dovrà provvedere ai passaporti su cui compare la dicitura «Her majesty». Alle cassette postali e alle bandiere e ai vessilli con la sigla latina EIIR (Elizabeth II Regina), che diventerà CIIIR. Alle sigle ER presenti ovunque che diventerà CR. Ai libri di preghiere della Chiesa d'Inghilterra, di cui il regnante è capo e difensore e per questo citato in molti passaggi. Ci sono le circa seicento aziende di ogni latitudine che riforniscono la Royal Family ogni genere di bene, dai biscotti al gin, dagli ombrelli alle saponette, e alle quali Carlo dovrà rinnovare il «contratto». Molti di loro vantano bene in vista il simbolo della corona e la scritta «by appointment to HM the Queen», per nomina di sua maestà la regina. Sarà per questo che il sito dell'associazione che riunisce i «Royal warrant holders», ieri in headline piangeva la regina e cocludeva «God save the king». Meglio tenerselo caro, il buon Carlo. Non sia mai scegliesse un'altra azienda di giardinaggio.

DAGONEWS il 4 novembre 2022.

Carlo III ha detto all’attore Luke Evans di essere imparentato con Vlad III, noto anche e Vlad l'Impalatore, Vlad Tepes e Vlad Dracula. 

La star di Hobbit aveva appena finito il film del 2014 Dracula Untold quando ha incontrato per la prima volta l’allora principe di Galles.

Parlando al The Jonathan Ross Show, Luke ha detto: «Ricordo la prima volta che ho parlato con Carlo. Ero super nervoso. È venuto da me e mi ha detto: 'A cosa stai lavorando?' e io ho detto: 'Ho appena finito un film su Vlad, che si trasforma in Dracula.' E lui ha detto: 'Stranamente, sono imparentato con Vlad Tepes’ Pensavo stesse scherzando, ma è vero».

Re Carlo è un pronipote di Vlad. Sembra che la moglie di Giorgio V, la regina Mary (i nonni della regina Elisabetta) sia una discendente dei figli maschi di Vlad l'Impalatore.

Da Vlad l’Impalatore a Maometto: le “strane” parentele della Regina. Francesca Rossi su Il Giornale l'11 settembre 2022.

Gli alberi genealogici delle grandi dinastie regnanti sono spesso intrecciati tra loro, in un groviglio talvolta inestricabile di parentele ottenute attraverso matrimoni. Pensiamo, per esempio, che la regina Vittoria era chiamata “la nonna d’Europa” proprio per la sua abilità nel tessere legami diplomatici e alleanze in tutto il continente tramite le nozze dei suoi discendenti. Anche la regina Elisabetta (dunque i Windsor) poteva vantare un’ascendenza di altissimo lignaggio. Oltre all’accertato legame con gli zar di Russia, i Romanov, Sua Maestà sarebbe stata addirittura una discendente del profeta Maometto e di Vlad Tepes, a cui Bram Stoker si ispirò per creare l’immortale personaggio di Dracula.

La dinastia Romanov

Nel 1993, quando vennero trovati i presunti resti dell’ultimo zar Nicola II e della sua famiglia, assassinati nel 1918, il principe Filippo si sottopose al test del Dna per una comparazione. Infatti sua madre, Alice di Battenberg (1885-1969), era la nipote della zarina Aleksandra Fёdorovna (1872-1918, moglie di Nicola II e nipote della regina Vittoria), mentre il padre, Andrea di Grecia (1882-1944), era un discendente dei Romanov. Filippo ed Elisabetta erano cugini di terzo grado (avevano in comune proprio la regina Vittoria).

Lo zar Nicola II (1868-1918) e Giorgio V (1865-1936, nonno della regina Elisabetta) erano cugini di primo grado. Infatti Alessandra di Danimarca, (1844-1925) madre di Giorgio V e Maria Fёdorovna (1847-1928), imperatrice consorte di tutte le Russie e madre di Nicola II erano sorelle, figlie di Cristiano IX di Danimarca (1818-1906). Quindi gli anelli di congiunzione tra i Windsor e i Romanov sono l’immancabile regina Vittoria e la già citata Maria Fёdorovna, che sposò Alessandro III di Russia (1845-1894). Nonostante queste parentele Giorgio V si oppose all’esilio di Nicola II in Gran Bretagna, durante la rivoluzione russa ma, un paio di anni dopo la morte dell’ultimo zar, mandò in Crimea una corazzata britannica per salvare la zia Maria Fёdorovna.

Elisabetta e Vlad l’Impalatore

Fu il re Carlo III a dichiarare di essere un discendente di Vlad III (1431-1477), detto l'Impalatore per il metodo con cui uccideva i nemici, dopo il suo primo viaggio in Romania, avvenuto nel 1998: “La genealogia mostra che sono un discendente di Vlad l’Impalatore, dunque ho una quota di partecipazione alla nazione”, scherzò durante un documentario dedicato ai Carpazi. Il sovrano disse anche: "La Transilvania è nel mio sangue”. Sembra, infatti, che la moglie di Giorgio V, la regina Mary (i nonni della regina Elisabetta) sia una discendente dei figli maschi del voivoda Vlad l'Impalatore, personaggio che ha ispirato Bram Stoker nella creazione del suo personaggio più famoso: il conte Dracula.

Sua Maestà e il profeta

La regina Elisabetta potrebbe vantare tra i suoi antenati addirittura il profeta Maometto, fondatore dell’Islam. Per la verità la ricostruzione dell’albero genealogico, in questo caso, si fa più fumosa. Già 30 anni fa la guida genealogica dell’aristocrazia inglese, Burke’s Peerage aveva sostenuto che i Windsor discendessero dai Califfi di Cordova (929-1031) e, da lì a Maometto. Il giornale marocchino Assahifa al-Ousbouiya, citato dal Corriere della Sera, spiegò più dettagliatamente il presunto legame tra Sua Maestà e il profeta: la royal family discende da Riccardo di Conisburgh (1375-1415), conte di Cambridge e nonno di re Riccardo III (1452-1485).

Riccardo di Conisburgh era figlio di Isabella di Castiglia (1355-1392), nata da Pietro I di Castiglia (1334-1369) detto Il Crudele o Il Giustiziere (a seconda dei punti di vista dei sostenitori e dei detrattori). Pietro I sarebbe stato un discendente di Abu-l-Qasim Muhammad ibn Abbad, che governò Siviglia dal 1023 al 1042. Quest’ultimo, a sua volta, sarebbe stato un discendente di Hasan ibn Ali, cioè il figlio di Fatima, l’amatissima figlia del profeta Maometto.

Nello specifico il legame tra il profeta e la Regina sarebbe la principessa Zaida (1063 circa-1107), divenuta la moglie di re Alfonso VI di Castiglia (1040-1109). Di lei non sappiamo quasi nulla, ma dovrebbe essere la figlia (alcune fonti, però, dicono la nuora) del sovrano di Siviglia Muhammad al-Mutamid ibn Abbad (1040-1095), il quale dovrebbe discendere proprio da Maometto. Zaida si sarebbe convertita al Cristianesimo e avrebbe preso il nome di Isabella. Una delle discendenti di questa principessa avrebbe sposato Riccardo di Conisburgh. Rintracciare parentele così lontane nel tempo è tutt’altro che semplice. Certezze non ve ne sono, benché lo storico David Starkey abbia dichiarato al Times che il legame tra la regina Elisabetta e Maometto “non è del tutto fuori luogo”. 

L'ultimo viaggio della Regina. Ma il Commonwealth vacilla mentre Carlo incontra i leader. In mezzo a una folla commossa e nostalgica, il feretro di Elisabetta II comincia il trasferimento da Edimburgo a Londra. Antigua verso il voto per staccarsi dalla Corona. Erica Orsini il 12 Settembre 2022 su Il Giornale.

L'ultimo viaggio della Regina ha avuto inizio ieri alle 10 del mattino. In sei ore di viaggio, sosta di riposo compresa, il feretro dell'ex monarca ha attraversato 280 chilometri di terra scozzese, da Balmoral a Edimburgo, passando per Aberdeen, Dundee e Perth e mai, neanche da morta, è rimasta sola. Ad accompagnarla, oltre ai dignitari, la figlia Anna, insieme al marito Tim Laurence, ma soprattutto un bagno di folla che l'ha attesa per ore lungo il ciglio della strada, assiepata sulle rotonde, e si è commossa e ha applaudito al passaggio della bara sulla quale era deposta una sola semplice corona bianca di fiori, tutti raccolti nel giardino di Balmoral. E qui, nei paesini come Ballater, che hanno conosciuto Lilibet e Filippo nella loro veste più informale, la commozione era ancora più palpabile che altrove, ben descritta dal silenzio assoluto di centinaia di persone che volevano essere presenti soltanto per dare il loro ultimo saluto a chi percepivano come una vicina di casa molto speciale.

Il rapporto particolare tra la gente di questi posti e la Regina è emerso non solo dalle lacrime della gente di Ballater, ma anche dall'insolita guardia d'onore formata dai trattori posizionati sui campi di Aberdeen.

Giunto nel tardo pomeriggio nella dimora ufficiale di Holyroodhouse, - dove era atteso dagli altri due figli, il principe Andrea e il Principe Edoardo con la moglie Sophie - il corpo di Elisabetta oggi verrà trasferito alla Cattedrale di St. Giles, a disposizione del pubblico. E proprio nella capitale della Scozia, un Paese in cui metà della popolazione vuole l'indipendenza, non sono mancate alcune isolate proteste. Una donna è stata arrestata per violazione della quiete pubblica. È stata la stessa polizia a dare la notizia, implicitamente confermata da alcune fotografie diffuse prima, che mostravano una signora con un cartello contro l'imperialismo e la monarchia.

Intanto, nella stessa giornata molte altre cerimonie di proclamazione si sono svolte per annunciare l'avvento al trono di re Carlo III. Tra queste, quelle al castello di Cardiff in Galles e in quello di Hillsborough, a Belfast, in Irlanda del Nord, dove i rappresentanti del Sinn Feinn hanno deciso di non essere presenti, seppur riconoscendo all'ex monarca «un ruolo positivo nel processo di pace». Nel frattempo a Londra Carlo, che vive tutt'ora con la moglie Camilla a Clarence House, era giunto a Buckingham Palace dove ha incontrato il segretario generale del Commonwealth, Patricia Scotland e gli alti commissari dei Paesi di cui è divenuto il nuovo capo di Stato, compresi quelli di Antigua e Barbuda che hanno già annunciato di voler indire un referendum per diventare repubbliche entro i prossimi tre anni.

Sono compiti pesanti quelli che attendono il nuovo re: a 73 anni dovrà affrontare situazioni istituzionali ben diverse e molto più complicate da quelle che ha visto sua madre. Dalle spinte indipendentiste del Commonwealth, alle relazioni istituzionali con un Parlamento la cui visione potrebbe differire profondamente su molti argomenti.

Non si ancora se il nuovo sovrano manterrà la linea neutrale imposta da Elisabetta o se invece preferirà continuare a dire la sua sui temi che da sempre gli stanno a cuore come le tematiche ambientali. E il confronto potrebbe divenire un problema anche sotto il punto di vista squisitamente costituzionale, che nel mondo anglosassone è in continuo divenire, soprattutto con una Premier come Liz Truss. Più conservatrice e meno conciliante di Johnson, ambiziosa e spavalda, la signora ieri è già stata accusata di strumentalizzazione politica dopo aver annunciato ai quattro venti di voler accompagnare il re nel tour che questi compirà negli altri tre Stati del Regno.

Iniziativa alquanto irrituale e audace, presa forse del tutto autonomamente da una donna che, per dirla con una famosa frase della Regina, «per essere credibile ha bisogno di essere vista». Stavolta però Truss ha esagerato nell'intraprendenza tanto che subito dopo l'incauta dichiarazione Downing Street ha dovuto correggere il tiro, spiegando che la leader di governo sarà presente soltanto ad alcuni momenti di riflessione. Non è detto che Carlo gradisca, anzi, alcuni commentatori prevedono che la presenza della premier Truss possa mettere in imbarazzo il nuovo monarca, come spiegava sul Financial Times Henry Mance, visto che non solo lei, ma l'intero partito Conservatore non godono di grandi simpatie in alcune parti del Regno, a partire dalla Scozia.

"Mai pensato sarebbe morta poco dopo". L’ultima cena con Elisabetta II. Alessandro Ferro su Il Giornale l'11 settembre 2022.

È stato tra gli ultimi ad aver cenato e pranzato con la Regina Elisabetta a suon di pesce, agnello e vitello, tra gli ultimi pasti prima della scomparsa della monarca giovedì scorso. Il privilegio è stato concesso al reverendo Iain Greenshields, 68 anni, ambasciatore dell'Assemblea Generale della Chiesa di Scozia. A Balmoral, infatti, lo scorso fine settimana è stato invitato da Sua Maestà in persona con la quale ha chiacchierato di diversi argomenti senza aver alcun sentore di quello che sarebbe accaduto soltanto pochi giorni dopo.

"Stava bene..."

In un'intervista concessa a Repubblica, il reverendo ha detto di non aver avuto "alcun segnale che potesse lasciarci, e così in breve tempo. Sabato e domenica, quando abbiamo mangiato insieme, stava bene. Era sempre coinvolta, in ogni conversazione diceva sempre la sua". Chiaramente, si trattava comunque di una donna quasi centenaria, 96 anni, con gli acciacchi e le fragilità dovuti all'età. Però, durante il loro incontro, "era incredibilmente sveglia e acuta, una mente incredibile. Mai avrei pensato che sarebbe morta poco dopo", sottolinea Greenschields.

L'importanza del cristianesimo

È chiaro che tra i due ci fosse conoscenza e stima, visto che la Regina risiedeva a Balmoral spesso e volentieri. Infatti, argomento del pranzo domenicale era l'omelia che il prete aveva appena celebrato durante la messa. "Mi ha raccontato di quanto fosse importante per lei la fede cristiana. Poi ha chiesto cosa stessimo facendo nella Chiesa di Scozia e quali sono le principali attività previste per i prossimi mesi". Una persona attiva e che aveva, con lo scorrere del tempo, un rapporto quasi simbiotico: probabilmente non temeva la morte, anche per questo motivo è arrivata serena all'appuntamento con la fine della vita terrena, argomento di cui il reverendo aveva parlato ai fedeli nella messa domenicale. "Ma lei non ha aggiunto nulla di specifico, al di là di quanto la fede l'abbia sempre sostenuta e le abbia dato speranza in ogni sfida di fronte".

L'affetto per il padre e Filippo

Tra la cena e il pranzo del giorno successivo c'è stato modo per discutere anche di temi personali: Elisabetta II era molto legata al padre, Giorgio VI, e davanti al reverendo ha ricordato come fosse felice, da piccola, insieme ai suoi genitori e i ricordi per la sua più grande passione, i cavalli. "Dalle sue parole, è stato subito evidente come questa tenuta fosse il luogo della pace per lei". Balmoral, infatti, non aveva eguali: ne era assolutamente innamorata. E alla Regina i luoghi sfarzosi non mancavano di certo. "Sua Maestà sabato sera mi ha detto 'venga a guardare!', e siamo andati alla finestra a vedere i giardini della tenuta, ha parlato di 'come fossero belli, ben curati' e di come lei fosse orgogliosa di tutto ciò", ha raccontato a Repubblica l'ambasciatore scozzese.

Nessuna domanda privata se non fosse Elisabetta stessa ad affrontare l'argomento: e così, a un certo punto, ha ricordato il consorte Filippo nell'episodio delle cornamuse che risuonavano durante il funerale a Windsor. Il figlio Carlo, adesso re d'Inghilterra, non è mai stato menzionato. Una delle cose che più ha colpito il reverendo, però, era l'attaccamento per la sua nazione e "la sua visione globale. L'amore per il Commonwealth. Sua Maestà mi ha parlato del privilegio che ha provato nel servire non solo il Regno Unito, ma tante altre nazioni e comunità così diverse", conclude.

L'incontro tra fratelli: 45 minuti di trattative. Così William vuole delineare il suo futuro reale. Gaia Cesare su Il Giornale l'11 settembre 2022.

Un invito arrivato da William «all'ultimo momento», accettato da Harry e Meghan dopo 45 minuti di trattative, che hanno ritardato l'evento ma non la sua portata. Per la prima volta dal 2020, quando a marzo le due coppie comparvero in pubblico insieme per il Commonwealth Day, Will e la moglie Kate, il fratello Harry e la moglie Meghan sono apparsi insieme davanti agli inglesi e al mondo, fuori dal castello di Windsor, per vedere fiori e messaggi di saluto lasciati per Elisabetta II e scambiare saluti e qualche battuta con i Sudditi di Sua Maestà. Una reunion inaspettata quella dei due fratelli, dopo la fuga di Harry e Meghan negli Stati Uniti e le accuse lanciate a favor di telecamera sul clima irrespirabile che sentivano a Londra. Meghan raccontò di avere avuto pensieri suicidi e di quella frase insopportabile in odore di razzismo detta a Harry da qualche membro della Famiglia reale (regina esclusa) mentre lei era incinta del primogenito: «Non sappiamo quanto sarà scura la sua pelle».

Eppure William ha voluto comunque porgere il ramoscello d'ulivo al fratello Harry, che fino alla notizia della morte della nonna, pur trovandosi a Londra, stavolta non aveva alcuna intenzione di incontrare i familiari. «Il principe di Galles - ha spiegato una fonte di Palazzo chiamando William con il suo nuovo titolo - pensava che fosse un'importante dimostrazione di unità per la Regina in un momento incredibilmente difficile per la famiglia». Un messaggio chiaro, che insieme alla dichiarazione di affetto pronunciata dal nuovo sovrano per il figlio Harry nel suo primo discorso da Carlo III, sono il segnale di un tentativo serio di appianare le cose da parte della Casa reale. Fonti di palazzo hanno riferito che l'invito è arrivato «all'ultimo minuto», ma «si tratta, senza dubbio, di un momento significativo nella storia del rapporto tra i due fratelli».

Le tempeste potrebbero essere scampate solo per poco, Harry e Meghan non smettono di riservare sorprese, mentre tutti, anche i tabloid più feroci con loro, il Sun e il Daily Mail, plaudono al riavvicinamento come preludio di una riappacificazione. Ma la reunion pubblica tra i due fratelli è al tempo stesso il tributo che William ha voluto offrire alla nonna, eterna combattente per l'unità della famiglia oltre che della nazione, e poi anche un'ammissione di consapevolezza. William sa bene che, a differenza del padre, asceso al trono a 73 anni, a lui resterà molto meno tempo nel ruolo di Re-in-attesa e molti più anni al comando. Il suo profilo da futuro sovrano si sta già delineando. «Sa che il futuro è sulle sue spalle, quelle di Catherine e dei suoi figli», ha spiegato al Sunday Times un amico, al quale William aveva riferito che il rapporto con la nonna di recente era «enormemente migliorato»: «Siamo in sintonia più che mai - avrebbe detto il Principe - anche con mio padre, anche perché sto imparando sempre di più da lei e dai suoi punti di vista». «Un esempio di servizio e dignità», sono le parole con cui Will ha ricordato la nonna e Regina, ammettendo di sentirsi fortunato per il tempo che lui, Kate e i suoi tre figli hanno potuto trascorrere con «Grannie». Un'eredità che William vuole salvare.

"L'addio al Commonwealth sarà più facile". Manila Alfano su Il Giornale il 13 settembre 2022. 

Mentre la Gran Bretagna piange la sua Regina, una domanda rimbalza per i quattro angoli della terra: perchè dovremmo ancora giurare fedeltà a Londra? A chiederselo sono alcuni dei 57 Paesi del Commonwealth, dove i più piccoli sono quelli che fanno più rumore perchè vedono nella monarchia britannica il simbolo di un passato coloniale a cui non desiderano più essere legati. A novembre le Barbados, dopo quasi 400 anni di fedeltà alla Corona britannica, hanno deciso di abbandonare il Commonwealth per diventare una Repubblica. Così potrebbero fare altri. Anche il professor Antonio Villafranca, direttore della ricerca dell'Ispi, intravede nell'istituzione un indebolimento, anche se esclude una rottura dirompente.

Il Commonwealth sarà più debole ora che la Regina Elisabetta non c'è più?

«La Sovrana è stata senza dubbio più grande della monarchia stessa. Anche chi non era monarchico nutriva una profonda stima per la sua figura. La sua morte, nel Castello di Balmoral, in Scozia, dove esiste una forte spinta indipendentista potrebbe essere stato un disegno. Non lo sapremo mai con certezza, ma non sarebbe sorprendente se fosse stata una scelta precisa della Regina. Il suo feretro che attraversa tutto il Paese ha un valore simbolico enorme. Allo stesso modo, tra le popolazioni del Commonwealth, godeva di enorme rispetto anche tra coloro che hanno posizioni meno monarchiche».

Cosa cambierà?

«Sicuramente la spinta, ora che è morta la Regina si farà più attiva. Per molti intraprendere un cambiamento attraverso l' iter parlamentare era ritenuto un atto di offesa nei confronti alla Regina. Oggi con Carlo questo riguardo potrebbe non esserci più. E sappiamo bene che altre sei isole caraibiche spingono per il referendum. Antigua proprio ieri mattina ha annunciato le consultazioni».

Anche la Nuova Zelanda ieri ha annunciato che in futuro sarà una repubblica.

«Si anche se occorre fare a questo proposito una distinzione. Le piccole isole, come quelle caraibiche c'è il tema fondamentale della schiavitù, che ovviamente la famiglia reale ha duaramente criticato. Lo stesso William durante il suo viaggio, si è espresso su questo, eppure nessuno di loro ha chiesto scusa, o ha parlato di risarcimento. Una tessera fondamentale su cui fanno leva coloro che non vorrebbero più un sovrano britannico».

Carlo chiederà scusa?

«Non credo che lo farà. Ha già annunciato che si muoverà nel segno della continuità. E come dargli torto. Elisabetta è stato uno straordinario strumento di soft power della Gran Bretagna».

E cosa succederà con gli Stati più grandi?

«Canada, Australia e Nuova Zelanda, sono desiderose di mantenere ancora la corona come capo di Stato. Il Governatore Generale svolge un ruolo di attore super partes, un coordinatore. Una carica onoraria, ma anche un referente, capace di mediare, di trovare un equilibrio istituzionale che risulta molto utile. Ecco perchè in questi Stati non si avverte un senso di urgenza. Si potrebbe aprire il dibattito, certamente, ma non sarà condotto in modo rapido».

L'iter parlamentare per dire addio al re è complicato?

«Non direi, si tratta di una cooperazione libera e volontaria. Siamo ormai lontani anni luce dall'Impero e dall'imperialismo».

Oggi cosa tiene insieme tutti questi Stati così diversi tra loro?

«Prima di tutto la lingua. E l'appartenenza ai valori anglosassoni. Il tema economico è secondario. Per buona pace anche dei sostenitori della Brexit». 

"Sei un vecchio malato", insulti ad Andrea durante il corteo funebre di Elisabetta. Mariangela Garofano su Il Giornale il 12 settembre 2022.  

Il principe Andrea non trova pace nemmeno durante i riti di commiato per la madre, la regina Elisabetta, da poco deceduta. Come ha riportato Skynews durante il Royal Mile, la processione del feretro di Elisabetta II per le vie di Edimburgo, un ragazzo, nel silenzio più totale in segno di rispetto per la sovrana defunta, ha urlato al duca di York parole assai poco lusinghiere. L’uomo, subito allontanato e in seguito arrestato, ha urlato più volte “Andrea sei un vecchio malato di mente”, mentre il principe insieme ai fratelli marciava dietro il corteo presieduto da re Carlo III, che guidava la processione verso la cattedrale di St. Giles, dove è in programma il primo omaggio del popolo britannico alla sovrana.

Il ragazzo è stato immediatamente preso e portato via, ma non si è dato per vinto e ha continuato a insultare il principe, affermando che “Gli uomini di potere non devono commettere crimini sessuali e farla franca”. L’uomo, che sostiene di non aver fatto nulla di grave, alludeva chiaramente allo scandalo in cui il figlio della defunta Elisabetta è coinvolto. Amico di vecchia data del magnate pedofilo Jeffrey Epstein, Andrea è stato accusato di abusi sessuali da Virginia Giuffre, una vittima di Epstein. La donna ha affermato che il duca avrebbe avuto rapporti intimi con lei quando era minorenne, e di essere stata addirittura “svenduta” al principe dal finanziere e dalla sua complice, Ghislaine Maxwell.

L’imbarazzo che le gravi accuse avevano causato alla famiglia reale hanno fatto sì che il terzogenito, nonché figlio prediletto di Elisabetta, si ritirasse a vita privata, perdendo tutti i suoi titoli militari e i ruoli istituzionali. Anche oggi, durante il primo tributo pubblico alla regina Elisabetta, il duca, al contrario della sorella Anna e del fratello minore Edoardo, non indossava l’uniforme militare. Potrà indossarla solo durante l’ultima veglia funebre che si terrà a Westminster Hall, una "concessione" che gli verrà accordata per rispetto nei confronti della regina.

"Vecchio malato": le urla contro il principe Andrea scatenano il caos. Francesca Galici su Il Giornale il 15 settembre 2022.  

Questo è un periodo di particolari tensioni nel Regno Unito. Con la morte della regina Elisabetta II, il rischio di attentati e di problemi all'ordine pubblico nel regno è molto elevato e lo dimostra anche il fatto che la salma della Regina è stata fatta viaggiare in aereo e non in treno, per evitare gli attentati. Il clima è bollente, si temono attacchi durante l'esibizione pubblica della salma, che nelle prossime ore inizierà il corteo verso Westminster. In questa situazione di tensione si inserisce l'arresto un giovane scozzese di 22 anni, che ha urlato "sick old man" al passaggio del principe Andrea, oltre ad altri epiteti. Le persone intorno che hanno urlato "God save the King" in direzione di re Carlo III hanno coperto la voce del ragazzo, che è stato comunque portato via.

Una traduzione di "sick old man" sarebbe "vecchio malato" e, anche se il giovane non l'ha detto esplicitamente, il riferimento potrebbe essere stato ai trascorsi giudiziari del principe Andrea, che negli ultimi tempi la Corona ha cercato di risolvere con un accordo extra-giudiziale. Ovviamente, l'opinione pubblica non si è comunque taciuta ed è probabile che la reazione dell'uomo nasca in virtù delle polemiche sul suo coinvolgimento nello scandalo Epstein. Tuttavia, in tanti si chiedono quale sia il reato compiuto dal giovane, identificato come Rory e quale sia l'imputazione che ha portato al suo arresto. Numerose persone stanno accusando la Corona e la polizia di aver voluto censurare il giovane scozzese.

Si è sollevato un polverone davanti alle immagini dell'arresto del 22enne, per il quale le forze dell'ordine hanno spiegato che l'arresto è stato compiuto per violazione della quiete. Una spiegazione che a tanti non ha convinto ma che comunque ha trovato il parere favorevole di molte altre persone, che hanno trovato opportuno il fermo del giovane, soprattutto perché il tutto è avvenuto al passaggio del feretro della Regina. E ha colpito il fatto che davanti alle intemperanze del giovane, che non sono nemmeno state le uniche di una giornata così complicata, la maggior parte dei presenti abbiano civilmente reagito per coprire la sua voce, facendo però sentire al re Carlo III e a tutta la sua famiglia la vicinanza dell'intero popolo inglese, al netto di qualche caso isolato.

Il tè con Wojtyla e il whisky a Bergoglio: Elisabetta regina tra i papi. In 70 anni di regno, la sovrana appena scomparsa ha visto succedersi sette pontefici e ne ha incontrati cinque, da Pio XII a Francesco. Nico Spuntoni l'11 Settembre 2022 su Il Giornale.  

Alla notizia della morte di Elisabetta II, Francesco ha inviato un telegramma per esprimere il suo cordoglio al nuovo re, Carlo III. Un "esempio di devozione al dovere", di "ferma testimonianza di fede in Gesù Cristo" e di "ferma speranza nelle sue promesse", così il pontefice argentino ha ricordato la sovrana più longeva d'Inghilterra. Nei suoi 70 anni di regno si sono succeduti sette papi: ascese al trono nel 1952, quando al soglio pontificio sedeva ancora Pio XII.

Nel 1951 l'allora principessa Elisabetta, accompagnata dal marito Filippo, venne ricevuta in udienza da Pacelli nel Palazzo Apostolico, in Vaticano. Quello, dunque, fu il primo incontro della defunta regina con un papa: ne sarebbero seguiti altri sei. Prima di allora, c'erano stati solamente quattro incontri tra membri della famiglia reale britannica e pontefici dopo lo scisma anglicano. Tra questi, anche quello tra i nonni di Elisabetta, Giorgio V e la consorte Maria, con Pio XI nel 1923 e quello tra la sorella Margaret e Pio XII nel 1949.

Il 5 maggio 1961, ormai regina, Elisabetta venne ricevuta in udienza in Vaticano da Giovanni XXIII, accompagnata dal principe consorte Filippo. Per la grande occasione, papa Roncalli si divertì a cambiare il rigido protocollo previsto e volle ricevere i due coniugi nella biblioteca privata in un clima di straordinaria familiarità che è stato descritto da un testimone diretto, don Loris Francesco Capovilla. Il segretario del 'papa buono' - fatto cardinale da Francesco - ha ricordato in un libro come Giovanni XXIII confessò alla sovrana il suo stupore per la possibilità di ricevere una discendente della regina Vittoria di cui sentiva parlare dai suoi parenti contadini in gioventù. Roncalli la congedò con una richiesta: "Maestà, so i nomi dei vostri figlioli, ma amerei risentirli da voi; sulle labbra di una mamma essi acquistano risonanza di inesprimibile dolcezza". Ed Elisabetta non si sottrasse.

Mentre non ci fu alcun incontro con Paolo VI e Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II è il pontefice che la regina appena scomparsa ha visto più volte: tre faccia a faccia, di cui due a Roma ed uno nel Regno Unito. Il più delicato fu senz'altro il secondo avvenuto a Londra nel 1982 in occasione del viaggio apostolico di Wojtyła svoltosi nel 1982. Una visita non facile perché concomitante con la guerra delle Falkland/Malvinas, scoppiata poche settimane prima e che mise in dubbio fino all'ultimo il volo papale. Il papa partì ma si sentì in dovere di scrivere una lettera ai fedeli dell'Argentina, Paese a maggioranza cattolica a differenza del Regno Unito, per spiegare le sue ragioni: "La cancellazione del viaggio - scrisse Wojtyla - sarebbe una delusione non soltanto per i cattolici ma anche per moltissimi non cattolici che lo considerano singolarmente importante anche per il suo significato ecumenico, ed effettivamente lo è. Loro sanno infatti, che la visita del Papa ha un carattere strettamente pastorale e niente affatto politico". E in effetti, ad accoglierlo all'aeroporto Gatwick non c'erano rappresentanti del governo ma soltanto il duca di Norfolk, il massimo esponente dell'aristocrazia britannica di fede cattolica.

Giovanni Paolo II parlò di "urgente necessità di riconciliazione" e fu poi ricevuto a Buckingham Palace da Elisabetta che gli offrì anche il thè. A quel viaggio, il primo di un vescovo di Roma su suolo inglese, seguì dopo poche settimane una visita "riparatoria" in Argentina. Nella cerimonia di congedo all'aeroporto di Buenos Aires, il papa polacco affermò: "Questo viaggio e quello compiuto in precedenza in Gran Bretagna mi hanno consentito di assolvere il mio dovere di Pastore della Chiesa universale, e insieme di interpellare le coscienze affinché, in momenti di scontri bellici, si ristabiliscano nelle due parti in conflitto sentimenti di pacificazione, che vanno ben al di là del silenzio delle armi".

Sulle orme del suo predecessore, anche Benedetto XVI fu protagonista di uno storico viaggio in Gran Bretagna nel 2010 che si concluse con la beatificazione del cardinale John Henry Newman, anglicano convertito al cattolicesimo, in una cerimonia nell'arcidiocesi di Birmingham. Al suo arrivo all'aeroporto di Edimburgo, essendo una visita ufficiale a differenza di quella di Wojtyla nel 1982, l'attuale papa emerito fu accolto dal principe consorte Filippo che poi lo accompagnò dalla regina nel palazzo reale di Holyroodhouse. Alla sovrana, Benedetto XVI rivolse uno storico discorso mettendo al centro la difesa dell'identità cristiana dal rischio di vedere la fede confinata in una dimensione privata: "Il Regno Unito - disse l'allora pontefice regnante - si sforza di essere una società moderna e multiculturale. In questo compito stimolante, possa mantenere sempre il rispetto per quei valori tradizionali e per quelle espressioni culturali che forme più aggressive di secolarismo non stimano più, né tollerano più. Non si lasci oscurare il fondamento cristiano che sta alla base delle sue libertà".

Elisabetta pronunciò un discorso di benvenuto affine, riconoscendo il ruolo importante della Santa Sede nelle questioni internazionali ed in particolare nel miglioramento della situazione in Irlanda del Nord. "Santità - disse la sovrana - la sua presenza qui oggi ci ricorda la nostra comune eredità cristiana e il contributo cristiano all'incoraggiamento della pace nel mondo e allo sviluppo economico e sociale dei Paesi meno prosperi del mondo", aggiungendo che "la religione è sempre stata un elemento cruciale nell'identità nazionale e nell'autocoscienza storica".

Nel 2014 l'ultimo incontro della monarca britannica con un pontefice romano: l'argentino Francesco. Elisabetta, sempre accompagnata da Filippo, si presentò in Vaticano con un ritardo di quasi mezz'ora. Il motivo? Lo spiegò lei stessa a Bergoglio: il pranzo con il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano si era prolungato. Nel tradizionale scambio di doni, curiosa la scelta dei Windsor: una bottiglia di whisky scozzese.

Oltre ai papi, la regina - che è stata in quanto tale anche capo della Chiesa anglicana - ha dimostrato grande attenzione per il cattolicesimo, così come testimoniato dalle manifestazioni di stima per alcuni dei prelati più importanti della storia recente della Chiesa cattolica britannica. Ad esempio, Elisabetta chiamava "my cardinal" l'arcivescovo cattolico di Westminster, morto nel 1999, Basil Hume. Due settimane prima di morire, ormai gravemente malato di cancro, il cardinal Hume diede una grande prova di riconoscenza verso la regina, lasciando il letto d'ospedale per recarsi da lei a Palazzo e ricevere l'Ordine al merito. Nel 2010, Elisabetta offrì al suo successore, il cardinale Cormac Murphy-O'Connor, di entrare nella Camera dei Lord ma quest'ultimo rifiutò.

Come cambieranno i rapporti con la Santa Sede con l'ascesa al trono di Carlo III? Tra i titoli ereditati ci sarà quello di Fidei Defensor. Nel 1994, l'allora principe aveva dichiarato che una volta divenuto re gli sarebbe piaciuto essere considerato "difensore di fede" anziché "difensore della fede". Parole che avevano provocato polemiche nel mondo anglicano ma che preannunciano una maggiore apertura anche nei confronti del cattolicesimo. Infatti, l'Act of Settlement del 1701 escludeva i cattolici dalla linea di successione alla corona e ancora nel 1978 si verificò il caso del principe Michael di Kent - cugino della regina - che sposò una baronessa cattolica e si autoescluse dalla linea dinastica: sembra che il nobile intendesse chiedere una dispensa al papa per poter consentire alla moglie di rimanere cattolica ma crescere i figli nella Chiesa anglicana. Una dispensa che, si dice, Paolo VI rifiutò.

Harry piange con 4 giorni di ritardo. Tony Damascelli su Il Giornale il 13 settembre 2022. 

Come il mago Potter anche l'omonimo Harry vive nel mondo magico di una società parallela, nascosta al resto del mondo reale. A quattro giorni dalla scomparsa della parente regina, Henry Charles Albert David Mountbatten-Windsor, per gli intimi Harry, il nipote della sovrana, ha deciso di commuoversi e così commuovere il mondo, mettendo giù le parole giuste per la celebrazione. Forse sollecitato da parenti e badanti, escludo la consorte Meghan, Harry duca di Sussex, figlio del re Charles The Third, ha messo sul sito di Archewell, l'organizzazione no profit da lui stesso fondata con Meghan moglie, e con sede a Beverly Hills, un comunicato per spiegare il proprio cordoglio per la scomparsa della sovrana: «Nel celebrare la vita di mia nonna, Sua Maestà la Regina - e nel piangere la sua perdita - ci viene in mente la bussola guida che è stata per così tanti nel suo impegno nel servizio e nel dovere. Eri globalmente ammirata e rispettata. La sua grazia e dignità incrollabili sono rimaste vere per tutta la vita e ora la sua eredità è eterna. Ricordo le parole che ha pronunciato dopo la morte del marito, il principe Filippo, parole che possono portare conforto a tutti noi ora: La vita, ovviamente, è fatta di separazioni finali e primi incontri. Nonna, anche se questa separazione finale ci porta grande tristezza, sarò per sempre grato per tutti i nostri primi incontri, dai miei primi ricordi d'infanzia con te, incontrarti per la prima volta come mio Comandante in Capo, a il primo momento in cui hai incontrato la mia cara moglie e hai abbracciato i tuoi amati pronipoti. Ho a cuore questi momenti condivisi con te e i molti altri momenti speciali nel mezzo. Manchi già molto non solo a noi ma al mondo intero. E per quanto riguarda i primi incontri ora onoriamo mio padre nel suo nuovo ruolo di re Carlo III. Grazie per il tuo impegno nel servizio. Grazie per i tuoi validi consigli. Grazie per il tuo sorriso contagioso. Anche noi sorridiamo sapendo che tu e il nonno siete riuniti ora ed entrambi insieme in pace». In prima persona, dunque, senza coinvolgere, nella firma, la duchessa Meghan rimasta ai margini dell'evento e addirittura, come hanno riportato alcuni fogli, evitata e derisa, dinanzi ai cancelli del castello di Windsor, da alcune donne alle quali aveva tentato di dare la mano come conforto al dolore popolare. Il peggio è passato, il suocero è re, il marito è duca.

Regina Elisabetta tra crisi, scandali e lutti: quello che forse non sapevate su di lei. Maurizio Stefanini Libero Quotidiano il 10 settembre 2022

È morta Elisabetta II. A 96 anni: Elizabeth Alexandra Mary di Brunswick era infatti nata a Londra il 21 aprile 1926. Non era l'erede al trono: in quel momento regnava infatti, dal 6 maggio 1910, suo nonno Giorgio V, che aveva guidato l'Impero Britannico durante la Grande Guerra, e che era figlio e successore di Edoardo VII, a sua volta figlio e successore della regina Vittoria. Tra Elisabetta e la trisavola c'è un evidente confronto per il fatto che il 21 dicembre 2007 compiendo 81 anni e 8 mesi ha oltrepassato di un giorno i 29.829 dell'esistenza di Vittoria. Il 30 gennaio del 2012 ha oltrepassato anche la vita di Richard Cromwell, che succedendo al padre Oliver fu Lord Protettore della repubblica inglese per soli 8 mesi, ma essendo vissuto tra 4 ottobre 1626 e 12 luglio 1712 era stata fino ad allora il capo di Stato britannico più longevo. Il 9 settembre 2015 ha superato Vittoria anche per durata del regno: pur vissuta di meno, la trisavola era salita al trono a 18 anni e 27 giorni contro i suoi 25 anni, 9 mesi e 16 giorni.

Fosse durata fino al 3 febbraio 2025 avrebbe battuto anche il record del re Sole Luigi XIV, diventando la regnante più a lungo sul trono di tutta la storia europea. 10 erano stati i primi ministri che si sono succeduti a Downing Street durante il regno di Vittoria. Ben 15 sono stati quelli di Elisabetta II: da Winston Churchill a Liz Truss. Quest' ultima, in gioventù repubblicana, ha appena fatto in tempo a insediarla. Nel 1926 erede al trono era il primogenito Edoardo, mentre suo padre Giorgio era solo Duca di York. La madre era invece Elizabeth Bowes-Lyon, figlia di un conte e discendente sia di un primo ministro, sia del fratello del vincitore di Napoleone Duca di Wellington. E in effetti il 20 gennaio 1936 sale sul trono Edoardo VIII. Ma l'11 dicembre già abdica, non volendo rinunciare al matrimonio con la "plebea" americana Wallis Simpson. Al suo posto va dunque il fratello Giorgio VI, padre di Elisabetta e della sorella minore Margaret, nata il 21 agosto 1930. Personaggio timido e poco desideroso di protagonismo, riuscirà a diventare lo stesso l'eroe della Seconda Guerra Mondiale, ma morirà il 6 febbraio 1952 a soli 57 anni. La moglie, la eterna Regina Madre, gli sopravvivrà 50 anni, fino ai 102. Se ne va lo stesso anno della secondogenita.

DIVISA DI GUERRA

Anche Elisabetta mette la divisa in guerra, e nella Auxiliary Territorial Service impara cose insospettabili, come riparare un motore. In guerra combatte anche il cugino di terzo grado Filippo Mountbatten: principe di Grecia di origine danese costretto in esilio, e ufficiale della Royal Navy. Elisabetta lo aveva conosciuto a 13 anni quando lui ne aveva 18, si sposarono che ne avevano 21 e 26. Ha 22 anni quando nasce Carlo, 24 quando nasce Anna, 26 quando viene incoronata. Andrea nascerà poi quando ha 34 anni, e Edoardo 38. Altra contrapposizione con l'ava Vittoria, mentre allora l'Impero Britannico aveva toccato un apogeo di estensione su un quarto del pianeta, con Elisabetta il tutto ha finito per essere discretamente liquidato, anche se il processo era già iniziato nel 1947 con l'indipendenza dell'India. Comunque, dopo che appunto il 1947 in India e il 1948 in Palestina c'erano stati terribili bagni di sangue, con Elisabetta si riesce tutto sommato in generale a evitare tragedie come queste, e come quelle che hanno accompagnato altri processi di decolonizzazione. Anche per il focolaio purulento interno dell'Irlanda del Nord alla fine si trova un processo di composizione. Resta comunque il Commonwealth, alcuni dei cui membri ancora hanno il sovrano britannico come proprio capo dello Stato, e gli altri comunque lo riconoscono come simbolo di un retaggio comune da preservare. Dopo l'austerity seguita alla Seconda Guerra Mondiale, anche il Regno Unito come il resto dell'Occidente conosce annidi crescita e benessere, e comunque dà il nome stesso oltre che il modello di quel "welfare" che diventa il simbolo di questo miglioramento generale. Effetto di ciò, la Swinging London di cui sono icone i Beatles (benché siano di Liverpool) e la minigonna.

CRONACHE ROSA

Anche i suoi figli sono soprattutto protagonisti di cronache rosa. Che però poi virano in giallo o in nero. In particolare la tormentata vicenda della nuora Diana, amata dal popolo, ma che dopo una separazione segnata da scandali finisce in una drammatica morte. Come per una maledizione, un accenno di conflitto del genere si ha anche con la moglie del nipote, l'attrice afro -statunitense Meghan Markle. Sull'onda lunga della decolonizzazione, Elisabetta si ritrova brevemente sovrana di guerra a fine 1956, a Suez. Poi, dopo una lunga pace, il Regno Unito si ritrova in guerra nel 1982 per le Falkland, con primo ministro quella Margaret Thatcher che cerca con decisione di affrontare il nodo in un Welfare ormai non più sostenibile, ma che con la regina notoriamente si prende poco. Forse proprio perché rappresenta il ritorno a conflitti, che la favola felice di Elisabetta sul trono cerca di evitare. Effettivamente Elisabetta, pur quasi coetanea della "Lady di Ferro", le sopravvive 32 anni come carica politica, e 9 come vita. Non solo è longeva lei come la madre ma anche il marito, che arriva quasi a 100 anni. Ne soffre Carlo, che adesso inizia il suo lavoro all'età in cui le persone normali stanno in pensione. Certo, gli ultimi anni di Elisabetta sono stati travagliati. Crisi, Brexit, pandemia, separatismo scozzese, e orala guerra. In qualche modo, se ne va il simbolo di una era di tranquillità che è stata, e non è più. Ma dicono che anche Vittoria morì per il dolore della guerra anglo-boera.

Vittorio Feltri per “Libero quotidiano” il 9 settembre 2022.

L'unica certezza di questa nostra vita è la morte, arriva per tutti presto o tardi. Una sola persona a questo mondo mi sembrava immortale: la regina Elisabetta d'Inghilterra. Mi sbagliavo. Anche a lei sono ballati i cerchioni accingendosi a far visita a Caronte. Io a differenza di Tajani non sono mai stato monarchico e non lo diventerò mai. 

Ma questa nobildonna mi è sempre piaciuta per tanti motivi che cercherò di spiegare.

Quando fu incoronata ero un bambino, assistetti alla cerimonia in casa mia attraverso la televisione in bianco e nero.

Tale cerimonia durò a lungo ma non mi stancai un solo istante di seguirla, non dico con passione ma di certo con grande curiosità. Mai avrei pensato che un giorno mi sarebbe toccato seguirne il funerale. Elisabetta era poco più che una ragazza, già molto elegante come solo lei è stata, anche da vecchissima. I suoi vestiti scelti sempre con gusto erano mirabili. 

La sua abilità nell'accostare i colori di ciò che indossava aveva qualcosa di artistico. Anche recentemente, ormai più di là che di qua, le sue comparsate in pubblico erano spettacolari. Non me ne sono persa una in oltre mezzo secolo. Questa la parte scenica che pure ha il suo peso nella valutazione di una persona. Poi c'è quella istituzionale, altrettanto ammirevole.

Ella ha gestito il Palazzo con autorevolezza e garbo, nessuno può attribuirle una gaffe, una stonatura. Ha insegnato al mondo come ci si comporta con lo scettro in mano e come si gestisce il potere: la gentilezza era la matrice di ogni suo gesto pubblico e privato. Le femministe di ogni nazionalità avrebbero dovuto imparare da questa donna a stare al mondo con grazia. 

Purtroppo pure le regine tengono famiglia, nella quale può succedere di tutto, anche episodi sgradevoli. La sua ha fatto parlare molto e raramente bene, un po' come accade nelle nostre più modeste case. Non è vero che i figli (per non dire dei mariti) siano pezzi di cuore, sono pezzi e basta e il più delle volte creano grattacapi, per usare un termine gentile.

Carlo, erede al trono, dalla grande mamma ha preso solo il buon gusto dell'abbigliamento, i suoi abiti sono stupendi. Ce lo ritroveremo presto re e sono sicuro che egli farà rimpiangere la genitrice anche nella gestione del regno. Elisabetta, al di là della grazia dei suoi atteggiamenti, aveva il pugno di ferro, dimostrando che non è necessario essere maschi per guidare impeccabilmente un Paese importante e ricco di tradizioni.

La signora britannica ha insegnato a tutte le nostre mogli e sorelle come ci si comporta per essere sempre all'altezza di ogni situazione, anche la più scabrosa. Non entro volutamente nelle vicende della famiglia reale, che non è diversa dalle nostre dove ne succedono di ogni tinta. La regina era lei e come tale si è atteggiata per decenni, senza suscitare il minimo scandalo. È stata di esempio per generazioni e generazioni di inglesi, che difatti la amano o addirittura la venerano perché ha simboleggiato lo stile britannico nel migliore dei modi. Anche recentemente, in occasione del cambio di guardia al vertice del governo di Londra, Elisabetta ha mantenuto uno stile superiore.

Magari i nostri politici sculacciatopi imitassero la monarca in procinto di essere sepolta, noi "sudditi" saremmo più sereni, l'Italia sarebbe serena, meno caciarona e non dovrebbe vergognarsi della campagna elettorale. Purtroppo invece, di regina d'Inghilterra, ce ne era una sola, ha trascorso i suoi ultimi giorni in Scozia, nella sua dimora personale, e adesso sarà pianta dai suoi cittadini, ai quali auguriamo che il successore al trono sia degno, ma dubitiamo, di colei che lo ha preceduto.

Non possiamo dire viva la regina, ma sappiamo che rimarrà

È morta la Regina Elisabetta, se ne va il Novecento. Il Dubbio l'8 Settembre 2022.  

Scompare a 96 anni l’ultima regina del 900, ha regnato sulla Gran Bretagna per oltre settant’anni, nominando 15 diversi primi ministri e traghettando il suo paese nell’era moderna.

Se n’è andata Elisabetta II, la decana dei monarchi sul trono, popolarissima tra il suo popolo, ammirata per il suo senso del dovere, rispettata per la devozione a una vita di servizio. Ragazzina timida, Elisabetta II è stato un fattore straordinariamente coesivo in un Regno Unito minato dalle spinte regionaliste e profondamente diviso dopo la Brexit, una monarca che ha saputo superare turbolenze burrascose alimentate spesso dalla sua stessa famiglia.

Giovane principessa che non era nata per diventare regina, è stata una figura iconica, che ha saputo mantenere intatto il prestigio della monarchia britannica ed è riuscita anche a modernizzarla. Una donna estremamente popolare tra i britannici- la stragrande maggioranza dei quali (si calcola l’85%) è vissuto senza conoscere un altro monarca – per i quali ha incarnato l’ordine, la tradizione ma anche il coraggio e la semplicità. Ed essendo diventata l’eroina di una delle serie tv più seguite al mondo, non è esagerato dire che sia stata anche una pop star. Elisabetta II se ne è andata a 96 anni, dopo 70 anni di regno (era salita sul trono nel 1952): è morta nel castello di Balmoral dove aveva trascorso l’estate e aveva ricevuto, solo martedì, il premier uscente, Boris Johnson, e la nuova, Liz Truss. Proprio in quell’occasione era apparsa molto invecchiata, un po’ rimpicciolita, con un aspetto molto molto fragile. Quest’anno, in primavera, aveva festeggiato il Giubileo di Platino, i 70 anni di regno, il più lungo dell’intera storia della monarchia britannica iniziata nel 1066. A causa dell’età, dal 2017, aveva diradato i suoi impegni ufficiali: nei lunghi mesi della pandemia si era rinchiusa nel castello di Windsor, isolata praticamente da tutti e da novembre aveva rallentato ulteriormente il suo lavoro. E quest’estate era stata per lungo tempo a Balmoral, l’amato castello in Scozia.

La storia infinita di Elisabetta II, sovrana dei due secoli. Coi suoi 70 anni di regno, Elisabetta II, al secolo Elizabeth Alexandra Mary Windsor, entra nella storia come la regnante che più a lungo ha occupato il trono della quinta più antica monarchia al mondo. Daniele Zaccaria l'8 Settembre 2022 su Il Dubbio.

Quella di Elisabetta seconda d’Inghilterra è stata una storia fantastica. Che si è conclusa questa sera nella residenza scozzese di Balmoral, circondata dai membri della famiglia reale, mentre una grande folla si riuniva davanti Buckingham palace per darle l’ultimo saluto. Aveva 96 anni ed era un monumento vivente, al pari della Grande Muraglia e del Colosseo sembrava destinata all’eternità. Appena due mesi fa veniva omaggiata dal suo popolo con il Giubileo di platino per celebrare il suo lunghissimo regno.

E dire che era ragazzina riservata e sfuggente ai limiti del patologico, che avrebbe dovuto recitare un ruolo minore nella corte reale, e che invece è diventata la donna più famosa del mondo. Contro i suoi desideri. Non voleva affatto occupare quel trono antico e intriso di simboli, ma a certe altezze i simboli contano più degli individui, i protocolli più della volontà dei singoli. E lei è stata l’emblema inossidabile di una monarchia desueta, per alcuni poco più che decorativa, un cimelio del passato, ma in fondo adorata dai suoi strani sudditi, un’icona planetaria che ha visto scorrere sotto gli occhi il Novecento e il primo ventennio del ventunesimo secolo di cui è stata una testimone formidabile. Ma lo ha fatto dal suo trespolo, secondo i rituali codificati e impenetrabili della corona, senza mai pronunciare una parola di troppo o intervenire nell’arena politica.

Guida morale di un Paese che non ha una Costituzione scritta ma di cui Elisabetta ha incarnato la continuità secolare e quel particolare rapporto che ha il Regno Unito ha avuto con la Storia. Pur non governando il Paese ha esercitato un suadente soft power per interi decenni, conquistandolo con le sue maniere garbate, con il sorriso nelle tante uscite pubbliche e, perché no, con la frivolezza sgargiante dei suoi tailleur. Ha nominato 15 primi ministri che si sono succeduti in oltre settant’anni di regno, il più lungo della storia britannica, dall’eroe della Seconda guerra mondiale Winston Churchill, alla fatale Liz Truss approdata a Downing street pochi giorni prima che la sua salute peggiorasse. Ha incontrato e conosciuto i “giganti” del Novecento una vertiginosa lista, De Gaulle, Eisenhower, Kennedy, Deng Xiao Ping, Mandela, Mitterrand, Gorbaciov, Papa Giovanni XXIII e Papa Wojitila. Il suo regno ha accompagnato la decolonizzazione, la perdita di lustro e influenza dell’Inghilterra sul resto del mondo, ma non poteva essere altrimenti e lei ha capiti prima di molti altri che quella storia era terminata per sempre.

In realtà nessuno sa molto di chi sia stata veramente Elizabeth Alexandra Mary, classe 1926. Quali sono stati i suoi gusti, quali sono stati i suoi interessi, se ha amato il cinema, la musica, la letteratura, tanto meno quali fossero le sue idee politiche. In tanti anni nessun cronista di Buckingham Palace ha infatti mai scambiato con lei più di poche parole, principalmente anodine formalità, piccoli dialoghi sul bello e il cattivo tempo infarciti di cortesie vintage, niente che ci abbia mai permesso di entrare nella sua mente di scoprire le sue idee. Era una conservatrice? Era una progressista? Impossibile dare una risposta e forse è questo il segreto principale della sua longevità e della sua popolarità. Le voci sulle sue simpatie e antipatie però si sono rincorse negli anni, tra mito e realtà, supposizioni, leggende metropolitane magari condite con qualche elemento di verità. Giusto per dare in pasto ai lettori un pettegolezzo inverificabile, per solleticare la curiosità e alimentare l’epopea elisabettiana. E quanto hanno ricamato sul freddissimo rapporto che aveva con la premier Margaret Thatcher, la lady di ferro, che con quello stile sciatto da casalinga della classe media e quei modi bruschi non poteva certo entrare nelle grazie della regina Elisabetta. Oppure la venerazione giovanile per mister Churchill, sentimento che però ha condiviso con gran parte della nazione visto che si sta parlando di. È probabile che amasse poco Diana Spencer, la principessa di Galles consorte del figlio Charles, come dovrebbe dimostrare la freddezza estrema con cui ne ha parlato dopo la tragica morte sotto il tunnel dell’Alma a Parigi.

Talvolta i tabloid hanno pubblicato indiscrezioni e “confessioni” di ex valletti di corte o altri inservienti “traditori” che per qualche sterlina avrebbero svelato chissà quali misteri al popolino. Si dice che fosse favorevole alle nozze tra omosessuali e anche ai diritti per le persone Lgbtq ma che abbia accolto con sollievo la vittoria della Brexit, un po’ di destra, un po’ di sinistra, ma è davvero impossibile dirlo con sicurezza. Di certo ha saputo interpretare i profondi cambiamenti avvenuti nella società britannica dal dopoguerra ai nostri giorni, traghettando quello che un tempo era stato l’impero coloniale più grande e potente nel mondo alla più modesta dimensione di potenza di medio rango. Attraversando le stagioni del boom economico, la contestazione dei 60-70, il punk, l’orda liberista degli anni ottanta, la fine del socialismo reale, l’11 settembre, il terrorismo fino alla guerra di Vladimir Putin.

La cronistoria dell'addio alla Queen. Le ultime ore di vita della regina Elisabetta e la corsa al capezzale: solo Carlo e Anna arrivano prima. Redazione su Il Riformista il 9 Settembre 2022

Ha mantenuto la lucidità fino alla fine. Appena 48 ore prima del decesso, la regina Elisabetta ha ricevuto, nella residenza di Balmoral in Scozia, il premier uscente Boris Johnson e la neo prima ministra Liz Truss. La foto con quest’ultima è l’ultima immagine ufficiale di una sovrana apparsa si stanca e fragile, con lividi sulle mani e un bastone per sostenersi, ma sempre impeccabile. Una regina sorridente e leggermente invecchiata rispetto alle precedenti e sempre più rare uscite pubbliche.

I timori sulla salute di Elisabetta erano stati diffusi mercoledì 7 settembre, il giorno dopo l’incontro la la Truss, quando ha dovuto rinunciare a una riunione virtuale del Consiglio Privato nella quale la nuova premier avrebbe dovuto prestare giuramento. Poi ieri, giovedì 8 settembre, la notizia del peggioramento delle condizioni di salute della regina è stata resa pubblica a partire dalle 12.32 (ora inglese) mentre la notizia del decesso è arrivata alle 18.32 (ora sempre locale) con una nota: “La regina si è spenta pacificamente nel pomeriggio a Balmoral”.

Poco dopo, una nota dell’ufficio della premier fa sapere che la notizia della morte della regina era stata ufficializzata a Truss ore prima, alle 16.30 locali: prima ancora che Andrea, Edoardo e William arrivassero a Balmoral.

Un peggioramento delle condizioni di salute di Elisabetta II, lo scorso febbraio aveva contratto il Covid, che ha colto di sorpresa anche la famiglia reale. A salutare per l’ultima volta la madre 96enne (di cui ben 70 alla guida del Regno Unito) sono stati solo i figli Carlo e Anna, giunti al capezzale poco prima del decesso.  Gli altri membri più stretti sono invece arrivati quando la regina era già morta. L’orario del decesso non è stato specificato. Nel comunicato è scritto che è avvenuto “nel pomeriggio”, che nell’usanza anglosassone parte da mezzogiorno.

Il primogenito Carlo e la secondogenita Anna si trovavano giù in Scozia e quindi hanno impiegato meno tempo per raggiungere la residenza di Balmoral. Non è stato invece così per gli altri due figli, Andrea ed Edoardo (accompagnato dalla moglie Sophie), e per il principe (e nipote) William (la moglie Kate è rimasta a casa con i tre bambini), arrivati insieme in auto intorno alle 17, a decesso già avvenuto. I fotografi hanno immortalato la Range Rover col principe William alla guida e gli altri in arrivo al castello: emblematiche le espressioni di sconforto sui loro volti.

Discorso analogo anche per l’altro nipote Harry, per pure caso in Inghilterra in questi giorni per partecipare ad alcuni impegni pubblici. Il secondogenito del nuovo re Carlo III era in volo verso la Scozia quando è stata annunciata la morte della nonna.

Secondo la ricostruzione dei media britannici, Carlo era già al fianco della madre nella sua amata residenza scozzese dopo che i collaboratori di Elisabetta avevano fatto partire l’elicottero della regina da Windsor alle 6.48 di mattina per andare a recuperare il figlio alla Dumfries House nell’Ayrshire (Scozia sud-occidentale), dove aveva trascorso la notte dopo aver preso parte ad alcuni impegni ufficiali. Carlo è arrivato a Balmoral prima delle 10.30. Stesso discorso anche per la moglie Camilla che si trovava a Birkhall, ritiro scozzese della coppia ed è arrivata al castello in auto. La principessa Anna si trovava invece con sua madre, sempre in Scozia, perché aveva alcuni impegni in zona.

La sovrana aveva 96 anni, ha regnato per 70 anni. È morta la Regina Elisabetta: addio alla sovrana britannica che ha segnato la storia. Antonio Lamorte su Il Riformista l'8 Settembre 2022 

La Regina Elisabetta è morta, a 96 anni, in Scozia circondata dai suoi cari, figli e nipoti, al castello di Balmoral. Elizabeth Alexandra Mary all’anagrafe, Elisabetta II dall’incoronazione al Palazzo Reale, Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri Reami del Commonwealth, se n’è andata nell’anno in cui ha festeggiato il Giubileo di Platino, per celebrare i 70 anni del Regno. È stata la sovrana britannica più longeva della storia, tra i più longevi al mondo, la donna più al lungo di sempre al potere. Anche un’icona pop e di stile.

La bandiera del Regno Unito in cima al pennone di Buckingham Palace è stata issata a mezz’asta, intorno alle 19.30 (ora italiana), in segno di lutto per la scomparsa della Regina. Una folla di sudditi britannici dal pomeriggio si è raccolta attorno al Palazzo Reale.

Le voci sul peggioramento delle sue condizioni di salute si erano diffuse in tutto il mondo, confermate da Buckingham Palace, nella tarda mattinata. I media avevano subito riportato la presenza a Balmoral, dove la sovrana trascorreva le sue vacanze, del principe Carlo, il primogenito e primo in linea di successione al trono, 73 anni. Anche gli altri tre figli – Andrew, Edward ed Anna – si trovano a Balmoral, e con loro anche il principe William, figlio di Carlo e secondo in linea di successione. La moglie Kate sarebbe rimasta a Windsor — secondo quanto riferito da Kensington Palace — poiché i figli Louis e Charlotte sono impegnati nel primo giorno di scuola. Anche Harry e Meghan si stanno recando in Scozia. Carlo era anche lui in Scozia, nell’Aberdeenshire, in questo periodo e tutti i giorni si sarebbe recato in visita dalla madre negli ultimi giorni.

La Regina era apparsa due giorni fa in pubblico, in piedi ma fragile, proprio per il passaggio di consegne tra il governo di Borish Johnson e quello della nuova premier Liz Truss. Truss è stata la numero 15 nei suoi 70 anni di Regno. Per la prima volta la Regina non ha investito il nuovo premier a Buckingham Palace. Le era stato sconsigliato di recarsi a Londra. La Regina era apparsa nelle foto sorridente ma fragile. Piuttosto vistosi i lividi alle mani, causati dall’età. Lo scorso febbraio la regina aveva contratto il covid. Lievi sintomi ma i postumi l’avevano lasciata molto stanca ed esausta. Era riuscita a fare due apparizioni dal balcone di Buckingham Palace a giugno, in occasione delle celebrazioni del Giubileo di Platino.

La sovrana aveva dovuto saltare il resto delle cerimonie. I timori sulla salute di Elisabetta erano stati già diffusi ieri sera. La Regina aveva dovuto rinunciare a una riunione virtuale del Consiglio Privato nella quale la nuova premier avrebbe dovuto prestare giuramento quale Primo Lord del Tesoro e gli altri ministri sarebbero stati nominati nel Consiglio. La riunione era stata infine posticipata. “L’intero Paese è profondamente preoccupato per le notizie giunte da Buckingham Palace” sulle condizioni di Elisabetta II, aveva dichiarato Truss quando la notizia del peggioramento delle condizioni di salute si è diffusa. “I miei pensieri e i pensieri di tutto il popolo del Regno Unito sono per sua Maestà la Regina e per la sua famiglia in questo momento”, aveva aggiunto la neo premier. La presidente della Camera dei Comuni, Lyndsay Hoyle, aveva detto in aula di essere “certa di esprimere i voti di tutto il Paese” nel manifestare l’auspicio che la sovrana possa riprendersi.

“In seguito a una nuova valutazione del suo stato questa mattina, i dottori della regina hanno espresso preoccupazione e raccomandato che ella rimanga sotto sorveglianza medica”, si leggeva nella nota di Buckingham Palace. Appena la notizia è diventata virale davanti al Castello di Balmoral, nell’Aberdeenshire, in Scozia si è radunata una folla di persone. Gli agenti di polizia sorvegliano il castello. A Buckingham Palace è stato inoltre interrotto il cambio della guardia. “Niente cambio della guardia oggi”. In questo momento tutti i conduttori in onda su Bbc sono vestiti in nero. Si tratta di uno dei passaggi previsti dal piano “London Bridge is down” messo a punto per la morte della Regina Elisabetta II.

La storia di Elisabetta II

Elisabetta II, 96 anni compiuti lo scorso 21 aprile, è la sovrana britannica che ha regnato più a lungo, tra le più longeve al mondo, forse la donna più al lungo sul trono. Figlia di Giorgio VI e della Regina Elisabetta, Elisabeth Alexandra Mary è nata nella zona di Mayfair a Londra nel 1926. Aveva sposato Filippo di Moutbatten nel 1947, morto l’anno scorso a 99 anni. Salì al trono all’età di 25 anni il 6 febbraio 1952. L’incoronazione si tenne il 2 giugno 1953 nell’Abbazia di Westminster. Fu la prima cerimonia ufficiale a essere ripresa in diretta televisione.

Antonio Lamorte. Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.

Tra incontri di Stato e vicende familiari. Elisabetta II: dalla giovinezza alla morte, storia della regina che ha regnato su due secoli. Elena Del Mastro su Il Riformista l'8 Settembre 2022 

Da quando a 25 anni le fu posata sul capo la corona d’Inghilterra, Elisabetta II ha regnato su sue secoli. Lo ha fatto con dedizione fino all’ultimo. Si è spenta a 96 anni in Scozia circondata dai suoi cari, figli e nipoti, al castello di Balmoral. Elizabeth Alexandra Mary all’anagrafe, Elisabetta II dall’incoronazione al Palazzo Reale, Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri Reami del Commonwealth, se n’è andata nell’anno in cui ha festeggiato il Giubileo di Platino, per celebrare i 70 anni del Regno.

La Regina era apparsa due giorni fa in pubblico, in piedi ma fragile, proprio per il passaggio di consegne tra il governo di Borish Johnson e quello della nuova premier Liz Truss. Truss è stata la numero 15 nei suoi 70 anni di Regno. Per la prima volta la Regina non ha investito il nuovo premier a Buckingham Palace. Le era stato sconsigliato di recarsi a Londra. La Regina era apparsa nelle foto sorridente ma fragile. Piuttosto vistosi i lividi alle mani, causati dall’età.

È stata la sovrana britannica più longeva della storia, tra i più longevi al mondo, la donna più al lungo di sempre al potere. Anche un’icona pop e di stile. La sua è stata una vita incredibile. A 25 anni fu incoronata regina d’Inghilterra. Non era nata per essere regina. Aveva dieci anni quando l’abdicazione di suo zio Edoardo VIII per sposare la stravagante divorziata americana Wallis Simpson, nel 1936, pose suo padre sul trono come Giorgio VI. In quel momento lei entrò nella linea diretta della successione. “Dichiaro di fronte a voi che la mia intera vita, che sia lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio e al servizio della nostra grande famiglia imperiale”, disse nel suo primo discorso alla nazione ancora principessa a 21 anni.

La sua incoronazione avvenne il 2 giugno 1953 dopo la rinuncia al trono di suo zio Edoardo VIII e la morte del padre Giorgio VI. Fu un evento epocale: l’incoronazione fu trasmessa in diretta. Ventisette milioni i britannici davanti alla tv (su una popolazione di 36 milioni totali) per l’incoronazione di Elisabetta durante la storica cerimonia a Westminster Abbey, a Londra. Al suo fianco, sul balcone, c’erano il marito, il principe Filippo, duca di Edimburgo, Carlo e la principessa Anna.

Da allora ogni settimana ha dato udienza a 15 primi ministri inglesi, da Churchill a Liz Truss, per essere consultata, per consigliare e per mettere in guardia. Tra gli eventi più memorabili quando tra maggio e giugno 1965, Elisabetta tornò in Germania in occasione dei vent’anni dalla fine della Seconda Guerra mondiale. Non accadeva dal 1913. Nell’ Ottobre 1986, Elisabetta II è la prima sovrana britannica a mettere piede in Cina. Una importante prima volta, in parte rovinata da una delle innumerevoli gaffe del consorte Filippo che a una scolaresca inglese dice: “Non rimanete troppo qui ché vi vengono gli occhi a mandorla”. A maggio 2011 Elisabetta e Filippo visitano per la prima volta la Repubblica insanguinata dalla guerra civile del secolo precedente. Non accadeva da 100 anni. Nel Paese, Lord Mountbatten, zio di Filippo e mentore di Carlo, venne ucciso nel 1979.

Fu una regina straordinariamente pop. Dietro consiglio del suo segretario privato, Sir William Heseltine, la Regina e il resto della “ditta” decidono di aprire le porte della loro vita privata alle telecamere della Bbc. Ma la sovrana se ne pentì presto e ordinò alla tv pubblica la rimozione di quel documento straordinario. Forse proprio la vita familiare è stata per lei un tasto dolente.

Sin dai primi anni del suo regno la sovrana dovette vietare le nozze all’amata sorella Margaret, in nome della ragion di Stato, col divorziato capitano Townsend, condannandola così all’infelicità. Stesso copione per Carlo che sposò Diana il 29 luglio 1981. Il primogenito di Elisabetta, il principe del Galles Carlo, sposa Diana Spencer che da allora diventerà per tutti “Lady D”. Il 1992, definizione di Elisabetta in un celebre discorso dopo un anno davvero orribile: l’incendio al castello di Windsor, ma soprattutto il divorzio tra Diana e Carlo, quello tra il fratello di quest’ultimo, Andrea, e Sarah Ferguson, e quello dell’altra figlia di Elisabetta, Anna, da Mark Phillips.

Poi il 31 agosto la morte di Diana. è uno dei colpi più duri al regno di Elisabetta II. Lei apparve fredda, distante, scollegata dal sentire dei sudditi. La sovrana, vestita a lutto, risponderà alle accuse e ai complottismi con un profondo messaggio di stima nei confronti di “Lady D”.

Il 19 maggio 2018 Elisabetta partecipa entusiasta al matremonio di Harry e Meghan . Ma la gioia finirà ben presto. Harry e Meghan lasciano l’Inghilterra dopo due anni. I rapporti con la famiglia reale sembrano compromessi per sempre. Poi le polemiche e i gossip si rincorrono sui tabloid. Il 9 aprile 2021 muore il principe Filippo.

Durante la pandemia la regina ha soggiornato al castello di Windsor. Da lì ha pronunciato uno dei discorsi più celebri della storia del suo regno con la frase “We will meet again”. Il 6 febbraio 2022 ha festeggiato il Giubileo Palatino, 70 anni di regno. Il 10 maggio per la prima volta Elisabetta II salta il discorso della Regina. Dopo 59 anni Sua Maestà per motivi di salute non leggerà il Queen’s Speech alla Camera dei Lord. Il 2 giugno 2022 era radiosa per il suo giubileo di platino. Forse è stato il vero addio della nazione ad Elisabetta II, il giugno scorso, con la Regina che si è affacciata al balcone di Buckingham Palace, insieme a tutta la famiglia, per celebrare i suoi 70 anni sul trono.

Elena Del Mastro. Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.

Tre giorni fa l'ultimo incontro: "Era radiosa". La rivelazione di Boris Johnson: “La Bbc mi chiese di parlare al passato della Regina Elisabetta: piansi e li cacciai”. Redazione su Il Riformista il 9 Settembre 2022 

Una “confessione personale” raccontata dall’ex primo ministro britannico Boris Johnson nel suo discorso al Parlamento in cui ricorda la regina Elisabetta II, morta l’8 settembre scorso.  Un aneddoto relativo ad alcuni mesi fa concluso con l’ex leader dei conservatori che addirittura cacciò la troupe dell’emittente britannica Bbc.

“Alcuni mesi fa la Bbc venne a trovarmi per parlare di Sua Maestà la Regina. Ci siamo seduti e le telecamere hanno iniziato a registrare” sottolinea Johnson che poi rivela il particolare:  “Quando la Bbc mi chiese di parlare della regina al passato, mi sono semplicemente strozzato e non sono riuscito ad andare avanti. In realtà – racconta – non mi commuovo facilmente fino alle lacrime, ma ero così sopraffatto dalla tristezza che ho dovuto chiedere loro di andarsene. So che oggi ci sono molte persone in questo Paese e nel mondo che hanno vissuto la stessa inaspettata emozione”.

Johnson, che solo tre giorni fa (6 settembre) si era recato dalla Regina a Balmoral prima della neo prima ministra Liz Truss, ha affermato che in quella occasione la trovò “radiosa, ben informata e affascinata dalla politica come sempre”.

“Pensate cosa abbiamo chiesto di essere a quella 25enne tanti anni fa: una persona così affidabile a livello globale che la sua immagine dovesse essere su ogni nostra banconota e francobollo, la persona nel cui nome tutta la giustizia fosse dispensata in questo paese, ogni legge approvata” e oggi – ha concluso l’ex primo ministro – “stiamo arrivando a comprendere con la sua morte la grandezza di ciò che ha fatto per tutti noi”.

Il viaggio su un treno speciale. Operazione Unicorno, il piano segreto se la regina Elisabetta muore in Scozia. Giovanni Pisano su Il Riformista l'8 Settembre 2022 

Operazione Unicorno. E’ così denominato il piano segreto previsto in caso di morte della regina in Scozia. Elisabetta II si trova attualmente nella residenza di Balmoral, dove ha trascorso l’estate e dove tutt’ora risiede a causa dell’aggravarsi delle sue condizioni di salute, con i medici che considerano troppo faticoso un viaggio fino a Londra.

L’Operazione Unicorno, i cui dettagli sono trapelati accidentalmente nel giugno 2019 su un forum dedicato al personale del parlamento scozzese (e mai confermati ufficialmente), prevede che le attività parlamentari vengano immediatamente sospese per consentire alle autorità di prepararsi per i funerali di stato della regina. Inoltre si attiverebbe l’organizzazione per gestire le centinaia di migliaia di persone che si recheranno in Scozia per rendere omaggio a Elisabetta. Le persone saranno invitate a riunirsi intorno al Parlamento scozzese, al Palazzo di Holyroodhouse e alla Cattedrale di St Giles, sul Royal Mile di Edimburgo.

Il corpo della regina sarà trasportato su un treno speciale da Aberdeen a Edimburgo, con membri delle forze armate e dei servizi di emergenza allineati su ogni binario lungo il percorso. Il treno viaggerà ben al di sotto della velocità normale, di conseguenza la sicurezza via aria, terra e mare, sarà estremamente rigida.

Al Palazzo di Holyroodhouse saranno allestite stazioni temporanee dei vigili del fuoco ed è prevista anche una massiccia presenza di polizia armata, sostenuta da personale militare. Nella cattedrale, alti dirigenti civici, dignitari e membri del pubblico scozzesi avranno l’opportunità di rendere il loro omaggio e firmare un libro di condoglianze.

La bara della regina sarà poi collocata su un treno reale alla stazione di Waverley prima di viaggiare lungo la East Coast Mainline fino a Londra. L’operazione Unicorno termina quando il corpo della regina lascerà la Scozia per l’ultima volta, sempre con una guardia d’onore formata su ogni piattaforma da Edimburgo verso sud.

Giovanni Pisano. Napoletano doc (ma con origini australiane e sannnite), sono un aspirante giornalista: mi occupo principalmente di cronaca, sport e salute.

Le esequie della sovrana. Quando saranno i funerali della Regina Elisabetta: la cerimonia e la sepoltura vicino al Principe Filippo. Vito Califano su Il Riformista il 9 Settembre 2022 

Si terranno dopo dieci giorni di lutto i funerali della Regina Elisabetta II. La data dovrà essere confermata, ma secondo Il Guardian sarà quella di lunedì 19 settembre. Già oggi, alle 13:00 ora locale, sono stati esplosi 96 colpi di cannone, come i 96 anni della Regina, ad Hyde Park dalla King’s Troop Royal Horse Artillery e alla Torre di Londra dalla Honorable Artillery Compagny. La famiglia reale britannica osserverà un lutto privato da ora a sette giorni dal funerale. La Royal Family ha fatto sapere in un comunicato che “le residenze reali chiuderanno fino a dopo il funerale della regina”.

Carlo III pronuncerà stasera alle 19:00 il suo primo discorso alla nazione. La proclamazione formale si terrà domattina alle 10:00, ora locale. Il piano “London Bridge is down” prevede funerali solenni. La salma della Regina sarà esposta al pubblico per consentire l’ultimo saluto. Il primo omaggio si terrà a Edimburgo, in Scozia, dov’è morta la Regina al castello di Balmoral, dove la salma dovrebbe essere esposta nella cattedrale di St Giles per consentire ai sudditi di onorare la monarca. La salma sarà portata a Londra dove la camera ardente sarà aperta al pubblico per quattro giorni a Westminster Hall. La salma sarà quindi trasportata in carrozza a Hyde Park e trasferita sul carro funebre verso Windsor.

La Regina dovrebbe essere sepolta nella Cappella Commemorativa di Re Giorgio VI, all’interno della Cappella di San Giorgio nel castello di Windsor, la stessa in cui giacciono i corpi di altri membri della famiglia reale, compreso quello del marito di Elisabetta II, il principe Filippo duca di Edimburgo, morto l’anno scorso a 99 anni. Dovrebbero essere almeno tre i giorni di stop totale di attività di negozi, uffici e locali.

Quando Elisabetta “lavò i piatti” al picnic, il diario segreto e il dolore per lady Diana: “Come una ferita in un’armatura”

La famiglia reale ha reso note in un comunicato le indicazioni da seguire per chiunque voglia rendere un omaggio floreale alla sovrana: “A Buckingham Palace i membri del pubblico saranno invitati a deporre omaggi floreali in siti dedicati a The Green Park o Hyde Park. I fiori lasciati fuori dai cancelli di Buckingham Palace saranno trasferiti al The Green Park Floral Tribute Garden da The Royal Parks. Ulteriori indicazioni saranno pubblicate da The Royal Parks”. Al Castello di di Windsor omaggi floreali possono essere lasciati al Cambridge Gate sulla Long Walk. Questi fiori saranno portati all’interno del castello ogni sera e collocati nel giardino sul lato sud della Cappella di San Giorgio e di Cambridge Drive.

Tra le residenze reali che chiuderanno fino a dopo il funerale ci sono la Queen’s Gallery e le Royal Mews a Buckingham Palace e la Queen’s Gallery di Edimburgo oltre al castello di Balmoral e la Sandrigham House, le proprietà private della regina, e il castello di Hillsborough, residenza ufficiale reale nell’Irlanda del Nord. Ai funerali sono attesi leader da tutto il mondo. Alla cerimonia ci sarà anche il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden, secondo quanto riferito dalla Casa Bianca alla Nbc. La cerimonia sarà ripresa e trasmessa in diretta da televisioni di tutto il mondo.

Vito Califano. Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.

Il calendario delle celebrazioni funebri. Com’è morta la regina Elisabetta, la caduta e le mani livide: i funerali e la sepoltura accanto a Filippo.

Elena Del Mastro su Il Riformista il 10 Settembre 2022 

I medici erano preoccupati per la salute di Elisabetta già da qualche settimana tanto da averle raccomandato di rimanere sotto controllo e non muoversi dal Castello di Balmoral. È lì che giovedì 8 settembre intorno alle 19 è spirata. La regina aveva 96 anni. Il suo fisico in declino dopo la morte del marito, il principe Filippo, nell’aprile 2021. L’ultima immagine che il mondo ha della regina Elisabetta da vive è l’incontro con il nuovo primo ministro del Regno Unito Elizabeth Truss. Le sue mani apparivano livide: un campanello d’allarme per il peggioramento della sua salute. Secondo alcuni sarebbero state la prova di malattie vascolari periferiche. Si tratta di un disturbo della circolazione sanguigna che causa il restringimento o il blocco dei vasi sanguigni al di fuori del cuore e del cervello. La sovrana sembrava già stare molto male, smagrita e tremante.

A peggiorare la situazione sarebbe stata una caduta accidentale. A confermare la voce fonti vicine alla famiglia reale. Dopo l’incidente, probabilmente causato dalle difficoltà motorie della Sovrana, i medici che l’assistevano in ogni momento della giornata hanno subito capito che la situazione era molto grave, al punto da sconsigliare un trasferimento in ospedale. La notizia è stata fatta trapelare per gradi, prima annunciando la rinuncia di Elisabetta a tenere una conferenza su Zoom con il suo Consiglio Privato e poi con l’ammissione che lo staff medico era “preoccupato” per la sua salute. Poi l’annuncio che la famiglia si stava recando a Balmoral ha reso chiaro a tutti che la regina stava morendo. L’ora della sua morte non è stata comunicata, ma è certamente anteriore alle 18,30 locali: si è preferito aspettare che tutti i familiari fossero giunti al castello, per evitare che poi qualche tabloid malevolo scrivesse che la Sovrana era spirata senza qualcuno dei suoi figli a fianco.

I funerali si terranno dieci giorni dopo l’annuncio della scomparsa della Sovrana, il 19 settembre, giornata proclamata da Carlo come festività nazionale. Si tratterà della seconda festività nazionale extra di quest’anno per i britannici oltre a quella di giugno per le celebrazioni del Giubileo di platino, cioè per i 70 anni di Elisabetta sul trono. Il sovrano ha approvato la decisione durante la cerimonia formale di successione.

L’annuncio di festività nazionale significa che, nella giornata dei funerali della regina, resteranno chiusi scuole, la maggior parte delle aziende e molti negozi. Solitamente ogni anno sono 8 i giorni festivi per i lavoratori in Inghilterra e Galles, mentre 9 o 10 a seconda degli anni per la Scozia. Quest’anno a questi si è aggiunto appunto il 3 giugno per il Giubileo di platino della regina. Il Regno Unito è attualmente nel secondo giorno dei 10 giorni di lutto nazionale per la morte della regina. Un lutto reale invece, secondo quanto riferito da Buckingham Palace, sarà osservato fino a 7 giorni dopo il funerale della regina. Il lutto reale verrà osservato da tutti i membri della famiglia reale, dal personale domestico e dai rappresentanti della famiglia reale.

Ieri hanno risuonato le campane dell’abbazia di Westminster e della cattedrale di St Paul, e i cannoni dei granatieri hanno sparato colpi a salve a Hyde Park. Domani, la bara di Elisabetta sarà portata alla residenza reale di Holyrood House a Edimburgo e lunedì, con una breve processione sul Royal Mall, alla St Giles Cathedral, dove si terrà un servizio funebre alla presenza di alcuni familiari. Martedì, la salma di Elisabetta sarà portata a Londra, in treno o in aereo, e collocata a Buckingham Palace, probabilmente nella sala del trono. Mercoledì 14 sarà trasferita a Westminster, la sede del Parlamento, per la camera ardente che sarà aperta all’omaggio dei sudditi per 23 ore al giorno fino al funerale. Migliaia di persone vorranno salutarla per l’ultima volta e le code saranno lunghissime, sotto la pioggia che è attesa anche per i prossimi giorni.

Lunedì, si terrà la cerimonia funebre nella vicina Abbazia di Westminster, la chiesa nella quale Elisabetta si è sposata nel 1947 ed è stata incoronata Regina nel 1953, la chiesa del funerale di sua madre Elizabeth nel 2002, e di quello di Lady Diana nel 1997. Parteciperanno moltissimi capi di stato. Il presidente americano Joe Biden ha già annunciato la sua presenza e sarà seguito dai più importanti leader mondiali, che si uniranno a re e regine del mondo nell’omaggio all’ultima e unica grande regina. Ci sarà di sicuro Macron e ci sarà Erdogan, mentre è certo che a Londra non arriverà Putin.

Dopo la cerimonia celebrata dall’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, e accompagnata da due minuti di silenzio nazionale, la salma di Elisabetta sarà caricata su un affusto di cannone trainato da soldati della Marina, com’era stato per il funerale di suo padre, re Giorgio VI. La seguiranno i parenti più stretti, come nel funerale di Diana, ma senza il rancore che accompagnò quel triste evento da parte della famiglia Spencer. Dopo un breve percorso lungo il Mall, tra due ali di folla dolente, ad Hyde Park sarà traslata su un carro funebre che la porterà al castello di Windsor, per la sepoltura nella St George Chapel, dove riposano molti re, compreso Edoardo VIII.

Non si sa ancora se raggiungerà suo padre, sua madre e sua sorella Margaret nella King George VI Memorial Chapel, o se invece sarà deposta accanto al marito Filippo, nel Royal Vault. I suoi genitori sarebbero molto fieri di averla con loro; suo marito l’accoglierebbe con una battuta di spirito sulle scomodità del posto, e sarebbe felice di essere di nuovo riunito al suo “salsicciotto”, come la chiamava.

Elena Del Mastro. Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.

La seconda fase dell'operazione 'London Bridge'. Cosa cambia con la morte della regina Elisabetta II: dalle banconote all’inno, la ‘sostituzione’ col nuovo re Carlo. Redazione su Il Riformista il 9 Settembre 2022 

Se n’è parlato per ore quando a sorpresa, intorno alle 13 di giovedì, Buckingham Palace aveva comunicato la preoccupazione per le condizioni di salute della regina Elisabetta II. Col decesso della sovrana del Regno Unito entra nel vivo quel piano, chiamato “London Bridge”, che si occupa minuziosamente della successione al trono e di come organizzare il periodo di lutto per le istituzioni, che durerà fino ai funerali di Stato previsti probabilmente il prossimo 19 settembre.

Ma nel protocollo c’è spazio anche per quel lungo processo che porterà alla sostituzione della regina come ‘icona’, presente infatti su simboli, sigilli ed effigi, come ad esempio le banconote, le monete, i passaporti, i francobolli.

Per quanto riguarda il denaro in circolazione nel Paese, la Banca d’Inghilterra ha spiegato che dopo i funerali della regina verrà comunicato dettagliatamente come cambieranno monete e banconote. La Bank of England ha comunque rassicurato sulla validità delle sterline attualmente in circolazione con l’effige di Elisabetta II.

Quanto alla diffusione delle ‘nuove’ banconote e monete col volo del figlio Carlo, il nuovo sovrano che ha scelto il nome di Carlo III, le tempistiche non sono ancora note: la Zecca Reale dovrà infatti sottoporre i suoi progetti al Cancelliere dello Scacchiere, ovvero il ministro dell’Economia, e poi al nuovo re per essere approvate. Per il Telegraph Carlo avrebbe già posato per i ritratti necessari a fare da modello. Come da tradizione il profilo di Carlo III sarà nella direzione opposta rispetto a quello della regina Elisabetta II, dunque rivolgendosi verso la sinistra.

Con la morte della regina è già cambiato l’inno nazionale: non è più God Save the Queen, “Dio salvi la regina”, come era stato per gli ultimi settanta anni di regno, ma God Save the King, “Dio salvi il re”. Il ‘nuovo’ inno verrà suonato pubblicamente durante la proclamazione del re, che verrà fatta nei prossimi giorni da un balcone del St. James’s Palace, residenza reale a Londra. Inno che torna dunque alla sua versione originale del 1745.

Il nuovo sovrano dovrà adottare anche una propria bandiera personale. La madre Elisabetta II adottò nel 1960 una bandiera, che la seguiva in ogni suo spostamento, che raffigurava una E gialla circondata da una corona di rose su campo blu.

A cambiare sarà anche il passaporto dei sudditi di Sua Maestà, sui quali verrà scritto His Majesty’s Passport Office, così come dovranno essere sostituite le cassette della posta, molto diffuse nel Paese anche se poco utilizzate. Quelle attuali, rosse, hanno impresso il sigillo reale costituito dalla corona di Sant’Edoardo e un monogramma con le lettere E e R, per Elizabeth e Regina. Il nuovo sovrano Carlo III adotterà il proprio sigillo, che poi comparirà anche sui documenti ufficiali di Buckingham Palace e sugli elmetti della polizia.

La sovrana morta a 96 anni. Dieci curiosità sulla Regina Elisabetta: dalla guerra alla patente alla passione per cani e cavalli. Vito Califano su Il Riformista il 9 Settembre 2022 

La Regina Elisabetta è morta ieri all’età di 96 anni. La notizia domina ancora oggi sui media di tutto il mondo dopo una giornata in cui con il fiato sospeso gli aggiornamenti dal Regno Unito e da Buckingham Palace avevano fatto presagire il peggioramento delle condizioni della sovrana. “La Regina è morta serenamente a Balmoral questo pomeriggio. Il Re e la Regina consorte rimarranno a Balmoral questa sera e torneranno a Londra domani”, la comunicazione di Buckingham Palace.

Elisabetta II è stata la sovrana forse più celebre al mondo, la più famosa della storia con molte probabilità. È diventata un’icona pop: sulla sua storia è stata generata una serie pressoché infinita di prodotti audiovisivi, di libri e fiction. E la sua figura è diventata anche oggetto da merchandising. La sua vita è stata raccontata passo per passo da storici, giornalisti, paparazzi e retroscenisti. Alcuni aspetti però restano però sconosciuti al grande pubblico, piccole curiosità che svelano lati spesso sconosciuti ai più della regnante ma comunque interessanti sotto vari punti di vista.

Elisabetta ha servito come onorario secondo subalterno militare nell’Auxiliary Territorial Service (Ats, il ramo delle donne del British Army durante la Seconda Guerra Mondiale) con il numero di servizio 230873.

La sua incoronazione fu la prima, il 2 giugno del 1953, a essere trasmessa in diretta in televisione. A spingere per l’iniziativa il marito, il Principe Filippo. Non era la prima volta che le telecamere e i microfoni seguivano un’incoronazione ma non per il piccolo schermo e non in diretta. La corte respingeva quell’idea ma quando la notizia che Buckingham Palace rifiutava che la BBC portasse nelle case degli inglesi la celebrazione, la reazione popolare fu immediata. Si stimarono 27 milioni di telespettatori nel Regno Unito e 85 milioni in tutto il mondo. Non venne filmato tuttavia il momento dell’unzione con l’olio consacrato risalente alla fine del Trecento.

La Regina ha celebrato ogni anno, dall’incoronazione, due compleanni: quello reale, il 21 aprile, e quello ufficiale che veniva festeggiavo in un sabato in giugno. La tradizione risale al regno di Edoardo VII e prevede una celebrazione pubblica e una privata. Il 21 aprile si sparavano 41 colpi a salve a mezzogiorno nel centro di Hyde Park e un’ora dopo dalla Torre di Londra. 21 colpi venivano sparati a Windsor. Il compleanno istituzionale veniva festeggiato invece con il tradizionale corteo Trooping of the Colour, nel centro di Londra, a giugno quando la sovrana sfilava in carrozza per le strade della città salutando i sudditi.

La Regina Elisabetta non aveva bisogno di un passaporto per viaggiare.

La Regina Elisabetta non aveva bisogno di una patente per guidare.

La Regina Elisabetta è stata la regnante più longeva del Regno Unito: 70 anni.

La Regina ha attraversato le nomine di 15 primi ministri. L’ultimo, Liz Truss, era stato nominato due giorni prima della morte dalla sovrana. Era la prima volta che la nomina non si teneva a Londra ma a Balmoral, in Scozia, dove Elisabetta II si era ritirata per le vacanze estive. E dove le sue condizioni sono peggiorate, fino alla morte comunicata ieri dalla BBC e in una nota di Buckingham Palace.

La Regina amava i cani: la sua razza preferita erano i corgi. La sovrana ne aveva ricevuta una nuova coppia nella primavera del 2021, per lenire il dolore della morte del marito, il principe Filippo. Il primo cucciolo si chiamava Dookie, lo ebbe in dono dal padre nel 1933. È stata per anni inseparabile dal corgi Susan mentre aveva voluto Willow al suo fianco nella celebre scena girata con Daniel Craig, nei panni di James Bond, in occasione della cerimonia inaugurale delle Olimpiadi di Londra nel 2012. Il suo ultimo cucciolo prediletto si chiama Candy. La sovrana ha allevato anche labrador e cocker spaniel.

La Regina ha perfino inventato una nuova razza: quando un suo corgi si accoppiò con un bassotto tedesco di proprietà della sorella, la principessa Margaret, l’incrocio venne battezzato “dorgi”.

La Regina amava i cavalli e amava andare a cavallo.

Vito Califano. Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro. 

70 anni di regno. Chi era Elisabetta II, l’ultima Regina che si porta via il Novecento. David Romoli su Il Riformista il 9 Settembre 2022 

Compostezza, doveri regali considerati ferrei, decoro, rispetto della tradizione. Se non fosse arrivata la seguitissima serie tv The Crown a ricordarcelo, sarebbe stato impossibile per chiunque immaginare quel monumento alla corona che è stata per 69 anni Queen Elizabeth come Lilibet, una ragazzina di alta aristocrazia, sì, però normale, capace di camuffarsi per festeggiare in strada, con la sorella di quattro minore Margaret, la vittoria nella guerra, di arruolarsi come autista e meccanico nei servizi ausiliari quando il Regno Unito era sotto le bombe di Hitler, di innamorarsi perdutamente a 13 anni di un principe squattrinato, senza regno e senza casa , però con due sorelle compromesse col nazismo, e di puntare i piedi sino a riuscire a sposarlo contro tutto e contro tutti, previa un’opportuna inglesizzazione con l’adozione del cognome Mountbatten e il conferimento del titolo di duca d’Edimburgo.

Non c’era la corona nell’orizzonte di Lilibet, terza nella linea di successione dopo zio Edoardo e papà Albert (poi, da re, Giorgio VI) ma certo Edoardo, giovane com’era, avrebbe avuto figli ed Elisabetta sarebbe precipitata ancora più in basso nei gradini della scala reale. Si mise di mezzo Wally Simpson, la divorziata che Edoardo preferì alla corona, e la salute malferma di Giorgio VI fece il resto. Si ritrovò regina a 26 anni, incoronata in diretta tv il 2 giugno 1953. Aveva già fatto pratica. Rappresentava il padre malato già da un anno. Seppe di essere orfana e regina mentre visitava in forma ufficiale, con il marito l’Africa. Aveva fatto il primo discorso radiofonico importante, rivolto al Commonwealth il giorno del suo ventunesimo compleanno, 21 aprile 1947: “La mia intera vita, sia lunga o breve, sarà dedicata al vostro servizio”. Sarebbe stata lunga e nessuno, per quanto acuminate possano essere state le sue critiche, ha mai messo in dubbio la buona fede della regina, la sua convinzione profonda che difendere il lustro della monarchia a ogni costo significasse automaticamente servire e proteggere il Regno Unito.

Per un po’ sembrò che la casa reale dovesse cambiare nome, diventare Mountbatten. Churchill si oppose. Nel momento difficile che il dopoguerra vittorioso era per il Regno non era il caso di dare scossoni. Filippo la prese male: “Sono l’unico uomo in Inghilterra a non poter dare il nome ai propri figli”. Poi si rassegnò: per Elisabetta la corona era fatta anche e molto di sacrifici: chi ne condivideva la vita doveva accettarlo e Filippo lo fece. Si riconsolò, pare, con molte avventure però mai tali da scuotere la rispettabilità e il decoro del trono. Sulla regina, invece, il gossip è sempre rimasto a stecchetto. Qualche sussurro su una possibile relazione con “Porchie”, al secolo Lord Porchester, amministratore delle scuderie regali, molto amplificata da The Crown. Buckingham Palace si offese di brutto per la puntata incriminata. L’ex addetto stampa Dickie Arbiter sbottò: “È ridicolo e disgustoso. La regina non avrebbe mai guardato un uomo che non fosse suo marito”. Possibile? Probabilmente no, nemmeno se sul trono fosse salita Maria Goretti. Eloquente però: Elisabetta è stata consapevolmente un monumento e i monumenti non contemplano tratti d’umanità. O quanto meno devono sacrificarli.

Difficile dire se il mestiere di regina sia stato per la sovrana che ha regnato più a lungo oltre Manica un obbligo accettato per senso del dovere oppure un piacere. La governante delle principesse Marion Crawford, per la reale famiglia “Crawfie”, la descrive come una bambina sempre molto composta e responsabile e i ricordi di chiunque la conoscesse da bambina, a partire da quelli di Churchill, convergono e concordano. Forse l’essere regina e monumento, per Elisabetta era una vocazione. Di certo era un destino. In almeno due occasioni quella vocazione è entrata in conflitto con l’umanità e gli affetti di Lilibet Windsor: con la sorella Margaret e poi con la principessa Diana, moglie del primo dei suoi quattro figli, Carlo, nemesi della corona. Margaret è stata la sorella infelice, disordinata, bohemienne, incline a consolarsi con alcol e amanti. Proprio mentre Lilibet diventava Elisabetta II, Margaret disse di voler sposare Peter Townsend, aviatore, di 16 anni più anziano, divorziato. La corte insorse. La chiesa anglicana, di cui la regina era a capo, mise il veto. Elisabetta chiese ai fidanzati di rinviare di un anno le nozze e di passarlo divisi. Alla fine Margaret rinunciò, si arrese e non si riprese mai dal colpo. Ma forse la glacialità della regina era meno profonda di quanto non apparisse. I biografi sono oggi certi che Elisabetta avesse cercato e trovato una via d’uscita possibile, con una rinuncia formale di Margaret ai suoi titoli che non ne avrebbe però leso le prerogative.

Il rapporto con Diana Spencer segna e segnerà per sempre più di ogni altro incontro la biografia della regina. Le due donne non si piacevano, forse non potevano capirsi. Diana viveva il matrimonio senza amore con Carlo, il suo rapporto con Camilla Parker-Bowles, il formalismo gelido e rigido di Buckingham Palace come una prigione dalla quale provò a evadere. I biografi di Diana sostengono oggi che almeno all’inizio la regina offrì qualche sponda di complicità che si esaurì però quando la principessa, a differenza di Margaret e forse anche di Filippo, rifiutò il sacrificio, si sottrasse all’obbligo ipocrita del silenzio e della finzione. Spezzò le braccia al monumento e la regina non la perdonò. Impose il divorzio, cercò di espellerla come un corpo estraneo. Dopo la morte tragica, il 31 agosto 1997, nonostante il suo intero regno fosse in lacrime, rimase muta e lontana da Londra. Fu Tony Blair a spiegarle che i sudditi, stavolta non avrebbero capito, convincendola ad accettare il funerale pubblico, a pronunciare il discorso commosso del 5 settembre in onore della ben poco amata ex nuora. Quando al passaggio del feretro la regina si inchinò, gesto inaudito, fu il segno che tra il monumento Elisabetta e la verità di Diana aveva vinto la seconda.

L’ultimo atto della regina Elisabetta è stato nominare premier una delle peggiori politiche della storia inglese, quella Liz Truss che si proclama reincarnazione di Margaret Thatcher. Non deve essere stato un bel momento perché tra i tanti primi ministri che si sono succeduti nel lunghissimo regno di Queen Elizabeth il rapporto peggiore è stato proprio quello con la lady di ferro, che alla regina non piaceva per la tendenza a scipparle gli atteggiamenti regali, sino a parlare di se stessa in terza persona, ma anche molto per le posizioni politiche che Elisabetta non apprezzava affatto. Quando nel 1950 la governante “Crawfie” licenziò a sorpresa il suo libro su Elizabeth e Margaret, The Little Princesses, a corte dilagarono furia e scandalo. Non perché la testimonianza fosse meno che elogiativa ed encomiastica: per il solo fatto che si gettava uno sguardo sulla vita quotidiana dei regnanti. Nei decenni successivi quella vita privata la regina se la è trovata spiattellata in milioni di copie, centinaia di volte, in ogni intimo dettaglio. La sua battaglia per salvare il monumento coronato ha segnato un’epoca. Però è stata irrimediabilmente sconfitta. Ci saranno altri sovrani ma sarà lei l’ultima regina. David Romoli

Chi è l’erede della Regina Elisabetta: la linea di successione della sovrana con Carlo, William ed Harry. Antonio Lamorte su Il Riformista l'8 Settembre 2022

Primo in linea di successione il Principe Carlo, secondo il Principe William. Le condizioni della Regina Elisabetta II sembrano gravi. A partire dalla tarda mattinata si è diffusa in tutto il mondo la notizia delle preoccupazioni dei medici. La sovrana si trova in Scozia, al Castello di Balmoral, ha 96 anni ed è stata raggiunta da tutti i suoi quattro figli. I giornalisti della BBC sono comparsi in video vestiti di nero, come previsto dal piano “London Bridge is down”, messo a punto nel caso in cui la sovrana dovesse morire.

E quindi è inevitabile che si parli di successione al trono, dell’erede della sovrana che per 70 anni ha regnato sul Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri reami del Commonwealth. La più longeva di sempre. Ha avuto quattro figli e dodici nipoti. La legge del 1701, Act of Settlement, quella del 2013 Succession to the Crown Act e la Common Law dettano che una persona è sempre seguita nella successione dal discendente più diretto. E quindi le primissime posizioni sono tutte occupate dalla famiglia del primo figlio della sovrana.

Carlo ha 73 anni, è il primogenito di Elisabetta II. Il primo luglio del 1969 è stato investito del titolo di principe del Galles. È stato soprannominato il “mancato re”, per esser stato allevato per una vita al ruolo di sovrano. Secondo nella linea di successione è il primogenito di Carlo, William. Duca di Cambridge, figlio dell’indimenticata Lady Diana, dal 2011 è sposato con Kate Middleton, ha tre figli: si chiamano George, William Charlotte e Louis. Proprio questi ultimi seguono il padre nella linea dinastica.

Soltanto a questo punto arriva Harry, secondogenito di Carlo, seguito dai figli Archie e Lilibet. La decisione del secondo figlio di Carlo e Lady D di trasferirsi negli Stati Uniti con la moglie Meghan Markle e di perdere il titolo di “Sua Altezza” e i compiti non influisce sulla linea di successione. La coppia si trovava da qualche giorno a Londra, si è subito recata in Scozia dopo le notizie sulla sovrana. A Balmoral sono arrivati tutti i figli della Regina. Carlo, Anna, Andrea ed Edoardo.

Andrea, terzo figlio di Elisabetta, nato nel 1960, è nono nella linea di successione. Ha avuto due figlie con la sua ex moglie, la duchessa di York, Beatrice ed Eugenia. Dopo lo scandalo Epstein e le accuse di violenza sessuale di Virginia Giuffré Andrea si era dimesso nel 2019 da “reale che lavora per casa Windsor”. Il duca di York ha pagato un indennizzo alla donna che lo accusava di molestie dopo aver trovato un accordo economico extragiudiziale. Lo scorso gennaio la madre gli aveva revocato la perdita di gradi, onori militari e ogni incarico di rappresentanza per la Royal Family.

Beatrice segue il padre, seguita a sua volta dalla figlia Sienna Mapelli-Mozzi, nata l’anno scorso da Beatrice ed Edoardo Mapelli-Mozzi. Quindi la principessa Eugenia, secondogenita di Andrea e Sarah Ferguson, seguita dal figlio August Brooksbank. Solo a questo punto si trova l’ultimo figlio della Regina, il principe Edoardo, classe 1964, ultimo figlio di Elisabetta e Filippo, seguito dai figli James e Lady Louise Windsor. Scivola dopo i fratelli la principessa Anna, nata nel 1950, seconda figlia della Regina, che precede il figlio Peter Phillips e i figli di quest’ultimo Savannah e Isla.

Antonio Lamorte. Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.

L’eredità di Elisabetta II, il giallo sul testamento modificato per escludere Harry e Meghan. Redazione su Il Riformista il 9 Settembre 2022 

In oltre 70 anni di regno, festeggiato lo scorso anno con il Giubileo di Platino, Elisabetta II aveva accumulato importanti ricchezze. Beni che, con la morte arrivata giovedì all’età di 96 anni, faranno parte della sua eredità.

I tabloid britannici parlano di una fortuna privata che si aggira sui 365 milioni di sterline, ovvero circa 435 milioni di euro: una somma a cui vanno aggiunte le tante opere d’arte, i beni immobili, l’eredità del principe Filippo scomparso lo scorso anno a 99 anni, oltre al quella della Regina Madre.

Secondo quanto riportato da alcuni media britannici come Star e International Business Time, lo scorso agosto la regina Elisabetta II avrebbe modificato il suo testamento ad agosto, dopo i problemi di salute avuti in quel periodo. Una indiscrezione mai confermata, che avrebbe visto la sovrana decidere di escludere dalla eredità reale la famiglia del principe Harry, il secondogenito dell’ormai prossimo Re Carlo e di lady Diana. 

Il testamento escluderebbe, il condizionale è d’obbligo, Lilibeth Diana, la figlia di Harry e Meghan Markle, i duchi del Sussex, nata nel 2021. Una bambina che la regina ha incontrato di persona in una sola occasione, proprio in occasione del Giubileo di Platino, e proprio questo sarebbe il motivo dell’esclusione dal testamento. Ma a venire escluso sarebbero gli stessi genitori e anche il primogenito Archie, nato nel 2019.

Dunque tutti i preziosi gioielli reali, scrivono i due tabloid, che per tradizione sono donati a persone particolarmente importanti per la Regina, sarebbero donati a Kate Middleton, moglie del principe William, e alla figlia, la principessa Charlotte, nata nel 2015.

Gli oggetti di valore sarebbe, secondo questa ricostruzione, divisi tra tutti i familiari della sovrana ad esclusione della famiglia dei duchi del Sussex.

Le prime parole del nuovo re, la linea di successione dei Winsor. Carlo è il nuovo re d’Inghilterra: “È di conforto l’affetto e il rispetto provato per la regina Elisabetta”. Elena Del Mastro su Il Riformista l'8 Settembre 2022 

“La morte della mia amata madre è un momento di grande tristezza per me e per tutti i membri della mia famiglia”: sono le prime parole di Carlo diventato re. Dopo una vita all’ombra della madre, Carlo, principe di Galles, sarà incoronato re britannico all’età di 73 anni (ne compirà 74 a novembre) dopo la morte all’età di 96 anni e dopo poco più di 70 anni della regina Elisabetta II. È il re più anziano nella storia del Regno Unito.

“So che la sua morte sarà profondamente sentita in tutto il Paese, il regno, il Commonwealth e da innumerevoli persone nel mondo”, ha aggiunto. “È di conforto la consapevolezza dell’affetto e del rispetto provato per la regina”, ha detto.

“Oggi la Corona passa, come è avvenuto per oltre un migliaio di anni, al nostro nuova monarca, il nostro nuovo capo dello Stato: sua maestà, re Carlo III”. Così la premier britannica Liz Truss, anticipando il nome preso dal nuovo re. La Gran Bretagna deve unirsi per sostenere e offrire “lealtà e devozione” a re Carlo III. Così la premier Liz Truss ha chiamato il nuovo sovrano parlando alla nazione da Downing Street concludendo il suo intervento con la frase “God Save The King”.

Carlo era già il principe di Galles più longevo della storia britannica, avendo ottenuto il titolo nel 1958. Nell’aprile dello scorso anno ha anche ereditato il titolo di duca di Edimburgo dopo la morte del padre, il principe Filippo. Come prevede la procedura ufficiale, Carlo sarà proclamato re dopo che l’Accession Council (Consiglio della salita al trono), l’organo incaricato per la proclamazione di un nuovo re dopo la morte di un monarca, composto da consiglieri privati, grandi ufficiali di Stato, membri della Camera dei Lord, il Lord sindaco di Londra, gli assessori della City di Londra, alti commissari dei regni del Commonwealth e alti funzionari, si sarà riunito a St James’s Palace per formalizzare l’ascesa al trono del successore designato.

Il nuovo re presterà quindi giuramento per preservare la Chiesa di Scozia (il sovrano britannico è il capo della Chiesa d’Inghilterra, non della Chiesa presbiteriana scozzese). Il Parlamento sarà quindi richiamato affinché i suoi membri prestino giuramento di fedeltà al nuovo sovrano. Secondo i media inglesi e gli esperti della Royal Family, Carlo avrebbe potuto confermare il suo nome di battesimo come nuovo re, così come fatto dalla madre Elisabetta. Oppure scegliere uno dei suoi secondi nomi. La scelta è stata quella di essere Carlo III. Lo ha confermato Clarence House dopo che la premier britannica Liz Truss lo aveva chiamato così nel suo discorso alla nazione in seguito alla morte della regina Elisabetta II.

Come spiegato dalla storica Carolyn Harris al Readers Digest, e riportato da LaPrese, nel caso di Carlo potrebbe verificarsi una variazione, invece, per quanto riguarda il titolo ufficiale. Il titolo completo della regina Elisabetta recitava ‘Elizabeth II, per grazia di Dio, del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, e degli altri suoi regni e territori, regina, capo del Commonwealth, difensore della fede’. “Il principe Carlo – sottolinea Harris – ha mostrato un forte interesse per il dialogo interreligioso e si è ipotizzato che preferirebbe il titolo di Difensore delle fedi, piuttosto che di Difensore della fede”.

Con la morte della regina Elisabetta e la successione a Carlo, il principe William diventa l’erede al trono. William non diventa automaticamente principe di Galles poiché il titolo è concesso dal monarca, rimarca Bbc, ma ora è duca di Cornovaglia e sua moglie Kate è duchessa di Cornovaglia.

Elena Del Mastro. Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.

L'amore segreto, il matrimonio all'ombra di Diana. Camilla Parker Bowles diventerà regina? La storia d’amore con Carlo e la successione dopo la morte di Elisabetta. Elena Del Mastro su Il Riformista l'8 Settembre 2022 

È stata probabilmente una delle figure più controverse della famiglia reale inglese. Forse tra le più odiate tra i sudditi ma ora Camilla Parker Bowles, 75 anni, duchessa di Cornovaglia, diventerà la loro regina. Dopo la morte di Elisabetta II a 96 anni il Principe Carlo è diventato re Carlo III. E che Camilla, seconda moglie di Carlo, diventasse regina consorte lo aveva annunciato Elisabetta II stessa in occasione del Giubileo Palatino dello scorso giugno. “È mio sincero desiderio che, quando arriverà il momento, Camilla venga riconosciuta come Regina consorte”, aveva detto. Probabilmente non un gesto d’affetto ma una decisione politica ponderata per dare stabilità al regno.

La storia di Camilla è molto travagliata. Per anni ha dovuto scontrarsi con l’opinione pubblica rimasta legata alla memoria di Lady Diana che la vedeva come la sfascia famiglia, troppo a lungo vicina a Carlo, la causa della rottura del matrimonio regale. Camilla ha saputo aspettare e ora sarà regina al fianco del suo amato Carlo.

Carlo e Camilla si conobbero nel 1970 ad una partita di polo. Camilla, di un anno più grande di Carlo era già fidanzata. Lo spiazzò ricordandogli che una sua bisnonna, Alice Keppel, era stata l’amante di un bisnonno di lui, re Edoardo VII. Il principe aveva allora 22 anni, la corteggiò per sei mesi ma poi partì per un tirocinio in Marina senza il coraggio di compiere il passo decisivo e chiederle la mano. Camilla poi sposò l’aitante ufficiale, Andrew Parker Bowles, da cui ha avuto due figli, Tom e Laura Parker Bowles.

Nozze che per Carlo furono un colpo al cuore. Come raccontano le cronache dei principali osservatori della Casa Reale, solo a quel punto Carlo si rese realmente conto di quanto l’amasse veramente. Una rivelazione a posteriori, forse anche per il clima di diffidenza che si respirava a Buckingham Palace nei confronti di Camilla, considerata a Palazzo una ‘ragazza con un passato’, cioè non più vergine. Diffidenza che però non scoraggiò i due dal costruire una relazione clandestina, rendendo Camilla l’amante del principe, che l’ha sempre considerata la donna della sua vita, l’unica capace di capirlo realmente.

Carlo sposò Diana, una donna considerata perfetta dalla corona e anche dai sudditi. Poi il divorzio con Lady D. Nel 1997, come riportato da Repubblica, poco prima che Diana morisse, mise in piedi la cosiddetta “Campagna Camilla” per mano di Mark Bolland, il suo esperto di comunicazione, al fine di riscattare la figura della sua amante agli occhi dell’opinione pubblica. Tutti, a corte, sapevano che i due erano ufficialmente una coppia ma la regina non accettava che Camilla si presentasse accanto a lui in pubblico.

È con la morte della ‘principessa del popolo’ che cambia decisamente la prospettiva attorno a Camilla, anche grazie ad un restyling nel look, seguito al suo divorzio e finalmente alle nozze con il principe nel 2015. Elisabetta arrivò al matrimonio in un secondo momento direttamente a Windsor per la benedizione dell’arcivescovo di Canterbury. Secondo quanto riportato da Repubblica fece una rapida apparizione. Dopo un sorriso stirato si eclissò dietro una porta per raggiungere Andrew Parker Bowles (l’ex marito della sposa) e altri amici riuniti a guardare il Grand National, la gara ippica più seguita dagli inglesi.

Camilla no piaceva ai sudditi, troppo duro il confronto con Diana di cui tutti amavano lo stile e i modi. Diana era la principessa dei sogni, Camilla la guastafeste. Eppure Camilla negli anni a seguire si è mostrata sempre al fianco di Carlo, un passo indietro al marito, secondo l’etichetta reale. Forse è così che ha saputo conquistare la fiducia della regina che per anni l’aveva esclusa. Ha resistito e ora sarà la regina.

Elena Del Mastro. Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.

Da principessa perfetta a ribelle, il mistero del rapporto tra le due. Elisabetta e Diana, il mistero di un rapporto controverso: le dichiarazioni su Carlo e la morte della principessa. Elena Del Mastro su Il Riformista l'8 Settembre 2022 

Forse solo Diana, la principessa del popolo, la moglie di Carlo, è riuscita a mettere seriamente in difficoltà la regina Elisabetta II nel suo longevo regno di 70 anni. Quello dei reali rapporti tra le due resterà un mistero. Una storia di rapporti travagliati fatti di incomprensioni e annunci di affetto solo dopo la morte di Lady D., avvenuta tragicamente il 31 agosto 1997. Cosa si sa sul loro rapporto? Probabilmente fu amore e odio. Certo è che proprio su Diana la Regina inciampò con una serie di errori a cui poi pose rimedio.

Nel 1980 quando Carlo iniziò a frequentare Lady Diana Spencer agli occhi di Elisabetta doveva essere sembrata perfetta per il ruolo. Di famiglia nobile, giovane e amabile. E soprattutto intorno a lei non circolavano voci come invece accadeva su Camilla, la donna amata da Carlo che però era già fidanzata con un ufficiale della Guardia reale, Andrew parker Bowles. Secondo alcuni già all’epoca dei primi incontri con Diana, Camilla frequentava segretamente Carlo. Ma quella che in seconde nozze sarebbe diventata la moglie dell’attuale re d’Inghilterra non piaceva alla famiglia reale. Lo zio Louis Mountbatten, convinse Carlo a prendere in moglie Diana.

Il 24 febbraio 1981, dopo un anno dalle prime uscite insieme, Buckingham Palace presentò ufficialmente la donna che sarebbe diventata la principessa del Galles. La scelta della moglie del futuro re era un affare di stato più che di cuore. Così Carlo e Diana annunciarono ufficialmente il loro matrimonio davanti alle telecamere sembrando timidi e forse troppo distaccati. Lei si mostrò subito con i suoi occhi bassi.

Il 29 luglio 1981, il giorno del matrimonio davanti a 750 milioni di spettatori sparsi in 74 paesi del mondo che guardarono il royal wedding e sospirano, sognando “la favola”. Ma come poco dopo fu chiaro, per la principessa era un incubo. Dopo il matrimonio Diana seguì Carlo negli impegni istituzionali tra viaggi nei paesi del Commonwealth e appuntamenti con tutta la famiglia. Secondo alcuni biografi i rapporti tra le due erano cordiali ma non furono mai intimi tanto da consentire a Diana di esprimere alla sovrana il suo malcontento.

Poi i tabloid iniziarono a pubblicare i dettagli delle scappatelle di lei e del ritorno di fiamma tra Carlo e Camilla e per la regina fu il primo dolore. L’opinione pubblica amava la principessa Diana e la vedeva come una vittima di un marito che non la voleva. La goccia che fece traboccare il vaso fu la pubblicazione del libro rivelazione di Andrew Morton “Diana, la vera storia”: biografia, formalmente, non autorizzata, in realtà scritta praticamente sotto dettatura da Morton. Fu lui stesso a rivelare dopo la morte di Diana che era lei stessa a registrare nastri in cui incideva il racconti della sua infelicità a corte, sui tentativi di suicidio, e a farglieli recapitare. La popolarità di Carlo, l’erede al trono, era ai minimi storici.

Elisabetta dovette accettare suo malgrado l’idea del divorzio tra Carlo e Diana che arrivò ufficialmente nel 1995. Un anno prima Diana aveva rilasciato alla Bbc l’intervista con cui dava un colpo mortale al matrimonio e all’immagine di Carlo: “Conoscendo il suo carattere, penso che la massima carica, come la chiamo io, gli porterebbe enormi limitazioni, e non so se saprebbe adattarsi”, disse Diana. Praticamente disse che Carlo non sarebbe stato in grado di fare il re.

Elisabetta non dovette prenderla bene e intanto la popolarità della Royal Family precipitava sempre di più sotto l’immagine amata di Diana. Con la morte della principessa del popolo Elisabetta toccò il punto più basso della sua popolarità. Mentre migliaia di persone piangevano Diana in tutto il mondo la regina taceva. Tanto da essere tacciata nel giro di poche ore di insensibilità. Molti commentatori criticarono anche il fatto che la bandiera su Buckingham Palace non fosse a mezz’asta ignorando il fatto che per la morte di nessuno della famiglia esiste questa consuetudine. Elisabetta era a Balmoral con Carlo e i nipotini, William e Harry e cercava di proteggerli da quel dolore enorme. Fu Tony Blair a insistere con la regina che era il momento di esporsi e di parlare: Diana era toppo amata e avrebbe dovuto spiegare ai sudditi il motivo di quell’assordante silenzio.

Elisabetta lo ascoltò, fece ammainare la bandiera sul palazzo reale, tornò a Londra e pronunciò un discorso memorabile in cui definì la ex nuora “Un essere umano straordinario. Che che nei momenti felici come in quelli di sconforto, non aveva mai perso la capacità di sorridere, o di ispirare gli altri con il suo calore e la sua bontà”. Forse Elisabetta a Diana non ha mai detto parole affettuose in vita ma quando durante il funerale di Lady D. quando il suo feretro passò davanti alla sovrana, lei chinò il capo. E la fiducia dei sudditi nella loro regina tornò, pian piano a crescere. Per Carlo forse è stata più dura e solo il tempo dimostrerà se saprà essere un sovrano apprezzato.

Elena Del Mastro. Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.

I viaggi della sovrana in Italia. Quando la Regina Elisabetta venne a Napoli, le visite con l’inseparabile Principe Filippo: “Amava ‘Luna Rossa'”. Vito Califano su Il Riformista l'8 Settembre 2022 

E’ morta la Regina Elisabetta e la notizia fa il giro del mondo. Perché la Regina Elisabetta II, che quest’anno ha celebrato il Giubileo di Platino, 70 anni di Regno come nessuno prima di lei, è un’icona mondiale, pop e di stile, conosciuta in tutto il mondo. A Napoli la Regina venne due volte, quattro volte in tutto in Italia: la prima nel 1961, l’ultima visita nel 2014.

Quella della primavera del 1961 era cominciata proprio a Napoli e finì in Vaticano, ospite da Papa Giovanni XXIII. Dopo la visita di Stato, le visite private a Venezia, Firenze, Milano e Torino. A Napoli era arrivata di martedì 4 maggio. Elisabetta e il marito Filippo sbarcarono dal panfilo Britannia mentre da Castel dell’Ovo spararono ventiquattro colpi di cannone e salve. Quella visita venne impressa nelle storiche foto dell’Archivio Carbone.

Il quotidiano Il Mattino ha ricostruito quell’occasione. La Regina arrivò in cuffietta bianca, il marito in alta uniforme della Marina. Ad accoglierli dei bambini allegri, una pensilina di tessuto come postazione per salutare. La coppia si spostò su una Rolls Royce nera e amaranto. Le tappe al Palco d’Onore assemblato alla Rotonda Diaz, al Vomero, a San Martino a godersi la vista del panorama. A Piazzale Tecchio infine, di fronte alla stazione di Mergellina dove un treno avrebbe atteso i consorti per portarli a Roma, dove avrebbero incontrato il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi.

La seconda visita si tenne il 18 ottobre del 1980 dopo che Sua Maestà accolse l’invito del Capo dello Stato Sandro Pertini al Quirinale. Ad accoglierli il primo sindaco comunista di Napoli, Maurizio Valenzi, la moglie Litza, il Presidente della Giunta Regionale De Feo, il ministro Scotti e un gruppo folk torrese, Li Ciaravoli. A proposito di musica: pare che la Regina avesse apprezzato particolarmente in quel periodo la canzone napoletana, in particolare Luna Rossa che a Londra aveva ascoltato in un’esibizione esclusiva di Ugo Calise in un concerto organizzato dall’ambasciata italiana.

Dopo la tappa a Napoli, il Britannia avrebbe portato Elisabetta e Filippo in Sicilia. L’ultima volta che la Regina è stata in visita in Italia era il 2014, sempre accompagnata dal marito, per un incontro con l’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Vito Califano. Giornalista. Ha studiato Scienze della Comunicazione. Specializzazione in editoria. Scrive principalmente di cronaca, spettacoli e sport occasionalmente. Appassionato di televisione e teatro.

God save the Queen. Massimo Carugno, Avvocato e scrittore, su Il Riformista l'8 Settembre 2022

Era il 6 febbraio 1952 quando salì al trono, alla morte del padre, anche se fu incoronata il 2 giugno del 1953. Fu un gioco del destino che si manifestò nelle vesti di una sottana made in Usa e borghese quanto basta per allontanare suo zio Edoardo VIII dalla corona inglese.

E fu così che giovanissima, quasi una ragazzina, sedette sul trono dello stato, tra quelli contemporanei, più antico e prestigioso del mondo. Sulle bianche scogliere di Dover iniziarono a masticare la parola democrazia nel 1215, con l’adozione della Magna Charta, e più tardi, quando in tutta Europa andavano di moda le monarchie assolute e ovunque si imitava Louis Quatorze, le Roi Soleil, quello della famosa frase “l’état c’est moi”, dalle parti di Albione scoprivano l’importanza del parlamento e nel 1689 adottavano il “Bill of rights” che trasformava la corona inglese in una monarchia parlamentare riconoscendo una centralità delle assemblee nella guida politica e costituzionale dello stato.

La allora giovane regina, che nei suoi 70 anni di regno ne ha viste di cotte e di crude e di tutti i colori, proseguì, sino a questi suoi ultimi giorni, il suo ruolo di custode delle trazioni istituzionali e di garante degli equilibri costituzionali e della unità della nazione, non dissimile dalla stessa sacralità con la quale regnò Elisabetta I, rivalità e guerra a Maria Stuart a parte.

A qualcuno potrebbe far ridere la adozione, ancora oggi, di quegli orpelli che a volte sembrano stucchevoli mascherate o barocchi rituali. Ma quei riti, che si sono perpetuati nei secoli, sono serviti a mantenere intatta la forma costituzionale e l’assetto democratico di cui quel paese ha vissuto.

Quelle liturgie sono servite a dare alle istituzioni britanniche una autorevolezza tanto grande da entrare nelle coscienze delle popolazioni e rimanere intatta alle intemperie della storia che hanno devastato lo scorrere dei secoli. La sacralità della corona si è estesa alla sacralità dello stato e nulla avrebbe mai permesso e mai permetterà di rovesciarla.

Dittature feroci o dittaturelle, avventurose o meno che fossero, quali quelle che hanno devastato i primi anni del Novecento, non avrebbero mai potuto, da quelle parti, non solo affermarsi ma addirittura trovare un minimo spazio tra l’attenzione dei britannici proprio per la concezione di sacralità della guida costituzionale del paese.

Una conservazione delle ritualità istituzionali che sarebbe logico pensare fondersi con una concezione conservatrice della politica del paese.  E invece al contrario, e a ben rifletterci, non sarà certo un caso se, dal dopoguerra ad oggi, proprio la socialdemocrazia europea ha avuto modo di affermarsi con stabilità e di incidere con maggiore profondità nella sua stagione di riforme per creare una società evoluta, moderna e progredita, da Gonzalez, Zapatero e Sanchez in Spagna, Di Rupo in Belgio, e ancora in Olanda, Danimarca, nei paesi Scandinavi di Olof Palme e infine proprio in Inghilterra con Tony Blair,  più in paesi a guida monarchica che in quelli repubblicani.

Quel senso delle istituzioni ha anche sviluppato una fortissima identità nazionale mescolata in una osmosi inscindibile con il rispetto dei suoi simboli in quanto identificativi della sacralità dello stato. Non è un caso se da quelle parti ogni evento, formale o informale, istituzionale o ludico che sia, è concluso dall’inno nazionale e non è un caso che, ovunque ci si trovi, qualunque sia l’occasione o lo scenario, tutti, ma proprio tutti, dagli anziani ai maturi, dai giovani ai ragazzini, si mettono in piedi e cantano con compostezza e raccoglimento.

Si chiama solennità. Necessaria per mantenere alto il senso delle istituzioni e trasmetterne il rispetto tra le persone. E ovunque in ogni stato, popolo, comunità, religione, la solennità è sempre stato il laticlavio con il quale ammantare di sacralità i simboli costituzionali in una sorta di iconolatria delle istituzioni.

Ma da loro è diverso, è più forte e, di tale solennità, Elisabetta II, in linea con i suoi predecessori, è stata una rigorosa, attenta, custode piena osservante delle tradizioni e dei dettati costituzionali del suo paese.

È per questo che è stata rispettata ma anche adorata dal suo popolo, è per questo che in Inghilterra non cantano l’inno solo allo stadio e nelle aule parlamentari non si sognano minimamente di introdurre scatolette di tonno o apriscatole da III C in gita scolastica. Oggi Elisabetta II ha concluso i suoi 70 anni di regno e il mondo è certamente più triste.

God save the Queen.

La profezia di Nostradamus sulla Regina Elisabetta: “Cosa succederà dopo di lei”. Giovanni Pisano su Il Riformista l'8 Settembre 2022

La Regina Elisabetta II è morta a 96 anni, di cui 70 sul trono del Regno Unito. Adesso toccherà al 73enne primogenito Carlo, principe del Galles, diventare Re con al fianco la consorte Camilla Parker-Bowles. Ma stando alle numerose profezie regalate alla storia da Michel de Nostredam, conosciuto come Nostradamus, le cose potrebbero andare diversamente.

Secondo Nostradamus, tra le più eclatanti sciagure previste secoli fa, gli eredi della dinastia dei Windsor potrebbero non ritrovarsi alla guida del Regno Unito. La Centuria 8 Quartina 97, nello specifico, parla di “un regno che avrebbe cessato di crescere“. Secondo gli esperti infatti il riferimento sarebbe proprio ai Windsor, con la regina Elisabetta che potrebbe essere stata l’ultima esponente ad essersi seduta sul torno.

Dopo di lei, secondo Nostradamus, non ci sarà più la monarchia e pazienza per la lunga attesa del principe Carlo, oggi 73enne. Dopo di lui anche il figlio, principe William e, in seguito, il principino George, non dovrebbero avere nessuna possibilità. 

Giovanni Pisano. Napoletano doc (ma con origini australiane e sannnite), sono un aspirante giornalista: mi occupo principalmente di cronaca, sport e salute.

Da liberoquotidiano.it il 9 settembre 2022.

Oltre la vergogna: mentre tutto il mondo piange la Regina Elisabetta, c'è chi stappa lo champagne. È il caso dell'Argentina, dove in tv, nella trasmissione Cuneo del mediodia, il conduttore ne dice di ogni. Sulla sovrana d'Inghilterra, morta l'8 settembre all'età di 96 anni, Santiago Cuneo commenta: "È morta la vecchia di me***, figlia di pu***". Poi il conduttore prende lo champagne e brinda con i suoi ospiti: "È finita una volta per tutte".

E ancora: "È finita. Gli ho promesso che avremmo brindato quando questa spazzatura britannica fosse morta, questa sporcizia di Lucifero". Finita qui? Neanche per sogno: "Stiamo festeggiando. È stato un tormento. Questo ammiratore di Hitler è finalmente giunto al termine". Alla base del vergognoso momento televisivo, i dissapori tra il Regno Unito e l'Argentina da collegare alla guerra delle Falkland-Malvinas degli anni ’80.

Il conflitto fu combattuto per il controllo e il possesso delle isole dell'oceano Atlantico, che gli inglesi chiamano Falkland e gli argentini Malvinas, e che vide la vittoria di Londra. L’Argentina, che le ha sempre reclamate come suoi territori a causa della vicinanza, non ha dimenticato l'attrito. Nemmeno con la popolazione già composta interamente da britannici. Non è un caso che nelle Falkland quello di ieri è stato un lutto nazionale.

La fine di un'era. “Ballerei sulla tomba della Regina”: non tutti piangono Elisabetta, le critiche alla “colonizzatrice”. Antonio Lamorte su Il Riformista il 9 Settembre 2022 

Quelli che non piangono per la Regina Elisabetta non piangono per la fine di un’era, nessuna nostalgia per la sovrana. Di quale sovrana, quale ha più rappresentato la Regina Elisabetta II, a seconda di latitudini e punti di vista? Sul trono per 70 anni della monarchia inglese, la più longeva di sempre, icona pop e di stile, anche simbolo di un’epoca in bilico tra la resistenza al nazifascismo e le sfide del nuovo secolo, sovrana stoica nella rappresentanza di una Casa Reale alle prese con scandali e gossip. Era però anche piena di contraddizioni, di decadimento, dell’implosione dell’Impero, con la perdita delle colonie e uno status messo in discussione e ormai per sempre compromesso.

Soprattutto è il passato coloniale, in tempi di cancel culture, della potenza britannica a essere stato sempre più dibattuto e rinfacciato alla monarchia negli ultimi anni. Le reazioni alla notizia della morte della Regina, che per mezza giornata ieri ha tenuto con il fiato sospeso e che oggi continua a occupare i media di tutto il mondo, hanno rivelato il complicato rapporto della monarchia con i cittadini del Commonwealth e delle ex colonie. La monarchia è stata a queste altezze anche sinonimo di oppressione, repressione, lavori forzati, sfruttamento di risorse naturali, controllo delle istituzioni locali.

“Il Commonwealth (un’associazione della Gran Bretagna e delle sue ex colonie, ndr) ha le sue origini in una concezione razzista e paternalistica del dominio britannico come forma di tutela, educatrice delle colonie alle responsabilità mature dell’autogoverno. Riconfigurato nel 1949 per accogliere le nuove repubbliche asiatiche indipendenti, il Commonwealth fu il seguito dell’impero e un veicolo per preservare l’influenza internazionale della Gran Bretagna”, si legge in un’editoriale del New York Times. Il Regno di Elisabetta ha attraversato la dissoluzione di quasi l’intero Impero britannico con la sostanziale diminuzione dell’influenza globale del regno. La Regina è stata accusata di aver contribuito a oscurare una sanguinosa storia di decolonizzazione le cui proporzioni e eredità devono ancora essere adeguatamente riconosciute. Non va solo romanticizzata, idealizzata insomma quell’era.

Il fenomeno più degno di nota negli ultimi anni è stata la tendenza tra le nazioni caraibiche a rimuovere la sovrana dalla posizione di Capo dei loro Stati e a esercitare pressioni per chiedere riparazioni per gli abusi e gli sfruttamenti dell’era coloniale. Lo scorso novembre Barbados, alla ricorrenza del 55esimo anniversario dall’indipendenza dal Regno Unito, ha abbandonato la monarchia parlamentare per diventare una repubblica parlamentare. Ai primi di agosto la senatrice aborigena australiana Lidia Thorpe ha definito Elisabetta II, suo Capo di Stato, una “colonizzatrice”: milioni di aborigeni vennero sottomessi, uccisi o allontanati dalle loro terre durante il periodo coloniale.

L’indipendenza dell’Australia è arrivata nel 1901 e un referendum nel 1999 decise di mantenere la monarchia costituzionale. Elisabetta, nel suo viaggio per il Silver Jubilee nel 1977, venne colpita mentre sfilava sulla vettura scoperta in visita ufficiale da un pezzo di cartone su cui era scritto “Indipendenza all’Australia”. E proprio in un terreno oltre la Manica Elisabetta apprese dal marito, il Principe Filippo, della morte del padre Giorgio VI: si trovava in Kenya, era il febbraio 1952. All’epoca nelle lettere ufficiali si leggeva ancora “Impero Britannico”, erano oltre 70 i territori britannici oltre il mare, oggi sono quattordici. Durante il suo regno Londra ha devoluto poteri a Galles, Scozia e Nord Irlanda e non è escluso che la nuova era non possa rinvigorire le pulsioni indipendentiste della Scozia. 

Alla monarchia, con consapevolezza sempre maggiore, negli ultimi anni sono state rammentate: le operazioni in Malaysia nel 1948 che sarebbero state emulate dagli statunitensi in Vietnam, quelle in Kenya dal 1952 con campi di concentramento e azioni militari contro la rivolta dei Mau Mau, a Cipro nel 1955 e in Yemen nel 1963. Il governo britannico ha accettato nel 2013 di pagare quasi 20 milioni di sterline di danni ai sopravvissuti delle stragi in Kenya e un altro pagamento è stato effettuato nel 2019 ai sopravvissuti a Cipro. Senza dimenticare i Troubles irlandesi, con lo zio Lord Louis Mountbatten, ultimo viceré dell’India, ucciso nel 1979, dilaniato da una bomba dell’Ira sul suo yacht. Il Foreign office ha in seguito ammesso di aver nascosto illegalmente più di un milione di documenti di epoca coloniale destinati a essere desecretati. La cosiddetta “Operazione eredità” avrebbe portato anche alla distruzione e manomissione di milione di documenti.

“Si potrebbe sostenere che la regina ha poco potere sulle decisioni e le azioni compiute in suo nome. Tuttavia, scegliendo di tacere, mentre insieme alla sua famiglia continua a godere dei frutti dell’oppressione, ha mostrato codardia morale e ha implicitamente appoggiato quelle azioni e quelle decisioni”, aveva scritto Patrick Gatara per Internazionale in occasione delle celebrazioni per il Giubileo di Platino. E commenti su questo tono si sono moltiplicati e sono diventati anche virali ieri, dopo la notizia della morte della Regina. 

“Se qualcuno si aspetta che io esprima qualcosa di diverso dal disprezzo per il monarca che ha supervisionato un governo che ha sponsorizzato il genocidio che ha massacrato e spostato metà della mia famiglia e le cui conseguenze coloro che vivono oggi stanno ancora cercando di superare, puoi continuare a desiderare una stella”, ha scritto in un tweet diventato virale Uju Anya, professoressa associata di acquisizione della seconda lingua alla Carnegie Mellon University, figlio di madre della Trinidad e del padre della Nigeria.

“Essendo la prima generazione della mia famiglia non nata in una colonia britannica, ballerei sulle tombe di ogni membro della famiglia reale se ne avessi l’opportunità, specialmente la sua”, ha scritto in un altro post Zoé Samudzi, scrittrice americana dello Zimbabwe e assistente professore di fotografia alla Rhode Island School of Design. “Dire ai colonizzati come dovrebbero sentirsi riguardo alla salute e al benessere del loro colonizzatore è come dire alla mia gente che dovremmo adorare la Confederazione”, ha twittato Ebony Thomas, associato presso la University of Michigan School of Education. “Quando scriviamo tutti questi Tweet *in inglese.* Com’è successo, hm? Abbiamo appena scelto questa lingua?”, ha postato in tweet apprezzato più di 25.000 volte. Il lutto è stato addirittura festeggiato in maniera grottesca e piuttosto squallida da una televisione Argentina: il conduttore della trasmissione Uno più uno fa tre ha brindato, chiamato la Regina Nazi, ricordato la guerra delle Falklands, che per gli argentini restano le Malvinas. 

Antonio Lamorte. Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.

"Che il volo degli angeli ti possano portare alla pace". Il discorso del re Carlo III: “Mia madre fonte di ispirazione, vi servirò fino alla fine. Amore per Harry e Megan”. Redazione su Il Riformista il 9 Settembre 2022 

“Durante tutta la sua vita, la mia amata madre è stata fonte di ispirazione. Sarò fiero di creare una nuova monarchia”. Sono le parole di re Carlo III nel suo primo discorso alla nazione riferendosi alla regina Elisabetta, scomparsa ieri a 96 anni di cui 70 alla guida del Regno Unito. Nel suo discorso, durato pochi minuti, il nuovo re, che ha 73 anni, riserva parole d’affetto “per Harry e Megan, spero che continuino a costruire la loro vita oltreoceano”.

“Mi rivolgo a voi oggi con un sentimento di profonda tristezza e dolore” inizia così il discorso del nuovo re che “oltre al dolore personale che tutta la famiglia sta provando, condividiamo con tutti i Paesi dove la regina era Capo di Stato un profondo senso di gratitudine. La sua devozione è stata incrollabile anche nei momenti di tristezza e di perdite” ha aggiunto Carlo III. “La regina ha servito il popolo con devozione incredibile e io voglio fare lo stesso per tutto il tempo che Dio mi concederà, servendovi con amore, rispetto e lealtà. La mia vita – prosegue – ora cambierà, non sarà più possibile per me dedicare tempo alle cose che mi stanno più a cuore. Conto sull’amore di mia moglie Camilla, che ho sposato 17 anni fa e che ora è diventata la regina consorte: so che porterà la stessa devozione”.

Poi il pensiero al primogenito William, suo successore al trono: “Assumerà il titolo scozzese e sarà mio successore come duca di Cornovaglia e di Cambridge, e assumerà le responsabilità che io ho assunto per 50 anni”. La moglie di William, Kate Middleton è ufficialmente Duchessa di Cornovaglia e Cambridge.

Tornando all’amata madre, aggiunge: “Ha combinato queste qualità con calore, humor e l’incredibile capacità di vedere sempre il meglio nelle persone. So che la sua morte porta tanta tristezza in molti di voi e condivido questo senso di perdita. Abbiamo nei suoi confronti un grande debito, per l’esempio che è stata per tutti noi. Tutti noi siamo addolorati per la scomparsa della regina”.

Su secondogenito Harry e Meghan parole d’amore: “Esprimo il mio affetto per Harry e Meghan, spero che continuino a costruire la loro vita oltreoceano”.

In conclusione del suo primo discorso Carlo III si è rivolto direttamente alla madre morta ieri all’età di 96 anni: “Alla mia cara mamma, mentre inizi il tuo ultimo grande viaggio per raggiungere il mio caro e defunto papà, voglio dire semplicemente questo: grazie. Grazie per il tuo amore e la tua devozione alla nostra famiglia e alla famiglia delle nazioni che hai servito così diligentemente per tutti questi anni. Che il volo degli angeli ti possano portare alla pace”.

Il primo discorso del re Carlo III e il bacio della donna: “L’ho visto triste…” Umberto De Giovannangeli su Il Riformista il 10 Settembre 2022 

Un Regno Unito dalla commozione si è raccolto attorno al suo nuovo Re: Carlo III. Una giornata intensa, sfibrante, è stata quella di ieri del sovrano in pectore, che sarà formalmente proclamato re del Regno Unito oggi dal Consiglio di Accessione, riunito negli Appartamenti di Stato a St. James Palace. Una giornata che ha avuto due momenti topici: la mattina, quando Re Carlo, accompagnato dalla regina consorte Camilla, è giunto a Buckingham Palace, per prendere formalmente possesso del trono ereditato dalla regina Elisabetta, morta l’altro ieri a Balmoral.

Il nuovo sovrano, vestito con l’abito scuro del lutto, è stato accolto dalla folla accalcata dietro le transenne in prossimità dell’ingresso e si è fermato a scambiare parole e strette di mano con diverse persone: ricevendo ad un tempo sorrisi, auguri e messaggi di condoglianze. Il momento più commovente è stato quando la folla ha intonato “God save the King”. Stringendo decine di mani, guardando le tante persone in lacrime, Carlo ha avuto contezza diretta di come la scomparsa della novantaseienne regina, sua madre, abbia suscitato un’onda di commozione impressionante in tutto il Regno. «Ho baciato il Re “perché aveva l’aria triste” per la perdita della madre». A dirlo alla Cnn è stata Jenny Assiminios, la donna fra la folla davanti a Buckingham Palace che ha abbracciato e baciato Carlo sulla guancia, sottolineando così l’affetto dei britannici per il nuovo sovrano.

Sempre a Buckingham Palace Carlo III ha ricevuto la premier britannica Liz Truss per la loro prima udienza – durata mezz’ora – a Buckingham Palace. Liz Truss, in carica da appena tre giorni, è il quindicesimo e ultimo capo di governo designato dalla regina Elisabetta. Alle 13 ora locale (le 14 in Italia) 96 colpi di cannone a salve sono stati sparati a Hyde Park e alla Tower of Londra. “Un colpo per ciascuno degli anni di vita della Regina”, ha sottolineato Buckingham Palace. Nel tardo pomeriggio il passaggio più atteso dal Paese. Sono le 18 ora locale (le 19 in Italia) quando la Bbc ha mandato in onda il discorso preregistrato del sovrano. Nel mondo, in diretta, forse un miliardo di persone è collegato alle tv per ascoltarlo. Un discorso toccante, che ha unito dolore e speranza, i ricordi di un figlio e il tributo del nuovo sovrano alla regina che ha regnato per settant’anni.

Alle 19 esatte Re Carlo III – con accanto la fotografia della madre, ha pronunciato le prime parole del suo discorso, quasi interamente dedicato a Elisabetta a cui ha espresso un’enorme gratitudine. “Provo un senso di perdita senza misura per la morte di mia madre”. E ancora: “I nostri valori devono restare saldi e costanti. Il ruolo della monarchia deve restare anch’esso saldo e costante”. “La regina ha servito il popolo con devozione incredibile e io prometto di fare lo stesso per tutto il tempo che Dio vorrà concedermi. Indipendentemente dalle vostre fedi io tenterò di servirvi con rispetto, amore e fedeltà. So che questo lavoro è importante e quello che lascio proseguirà in altre mani fidate. Conto sull’amore della mia cara Camilla, la mia regina consorte. So che porterà in questo ruolo la stessa devozione che ha sempre avuto con me”. “Oggi sono orgoglioso” di assegnar loro il titolo “che ho avuto il privilegio di portare durante la maggior parte della mia vita”, ha detto Carlo riferendosi al figli maggiore e alla moglie, dicendosi certo che William e Kate, ora principe e principessa di Galles “continueranno a essere di ispirazione”.

Così Re Carlo ha annunciato alla nazione la nomina di William, suo primogenito e nuovo erede al trono. Carlo ha citato il figlio subito dopo la propria consorte Camilla. Cita con affetto anche Harry e Meghan «che continuerà a vivere Oltreoceano e a cui esprimo il mio amore». E le ultime parole sono ancora per la madre: «Grazie per il tuo amore. Ora inizi il tuo ultimo viaggio, che gli angeli ti possano accogliere». I funerali di Elisabetta II si terranno il 19 settembre, al termine dei dieci giorni di lutto nazionale. I leader mondiali – certa la presenza del presidente degli Stati Uniti Joe Biden – si ritroveranno a Londra per rendere l’ultimo saluto alla regina che ha regnato in due secoli. Ad accoglierli sarà un popolo che piange la sua “Lilibeth”. 

Umberto De Giovannangeli. Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.

"Lo svantaggio è nell’età". “Carlo III sarà il re nonno, la sua fortuna è William ma guai a parlare di politica”, parla il professor Sassoon. Umberto De Giovannangeli su Il Riformista il 10 Settembre 2022 

Che sovrano sarà Carlo III? E cosa ha rappresentato per il Regno Unito Elisabetta II? Il Riformista ne discute con uno dei più autorevoli storici inglesi, il professor Donald Sassoon, allievo di Eric Hobsbawm. già ordinario di Storia europea comparata presso il Queen Mary College di Londra.

Professor Sassoon, cosa ha rappresentato la regina Elisabetta II nella storia del Regno Unito?

Ha rappresentato l’evoluzione di un simbolo. I simboli per rimanere tali non devono essere fissi. Devono adattarsi ai tempi. Elisabetta II è riuscita a modernizzarsi lentamente. Sempre un po’ indietro fino a quando tutti si sono adattati e poi lei ha seguito. Ad esempio, il suo accento. Se uno ascolta la regina come parlava negli anni ’50, lei si esprimeva in un modo super aristocratico, come parlavano gli aristocratici dell’epoca. Se oggi qualcuno sentisse il suo parlare dell’epoca si metterebbe a ridere. Lei ha cambiato il suo accento, ovviamente è rimasto l’accento delle classi alte, ma di quelle borghesi non delle classi aristocratiche. In questo modo ha anche dimostrato di come fosse in grado di rimanere a contatto con i suoi sudditi. Aveva capito che doveva essere popolare. E per esserlo, non dove apparire superba, distante. E nello stesso tempo doveva rimanere intoccabile. E’ una cosa difficile da gestire. Essere sopra a tutti ma non troppo. Lei c’è riuscita.

Guardando al futuro. Le chiedo: che re sarà Carlo III?

Premesso che nessuno può prevedere il futuro, direi che probabilmente rimarrà nella scia di sua madre. Lo svantaggio è nell’età.

In che senso, professor Sassoon?

Quando Elisabetta divenne regina, io avevo 7 anni. Ho visto l’incoronazione in Tv, una delle prime dirette dell’Eurovisione. Questo per dire che sono cresciuto con la regina. Invece un uomo che ha più di 70 anni e che diventa re, è il nonno di tutte le nuove generazioni che non possono avere per lui lo stesso rispetto e soprattutto la stessa comunanza di chi è cresciuto con Elisabetta II. Questa è una delle sue difficoltà. Oltre al fatto che la regina aveva capito subito che non doveva fare commenti politici, alimentare polemiche o prendere posizioni che avrebbero potuto incrinare il feeling con la gente. Ma questo si può fare quando si ha davanti a sé cinquant’anni di regno, settant’anni nel suo caso. Ma nel caso del principe Carlo, lui non poteva restarsene zitto per tutta la vita, semplicemente perché sua madre era la regina. Soprattutto se sei circondato dalla mattina alla sera da fotografi, giornalisti che lo tempestano di domande e ogni sua dichiarazione viene riportata su tutti i giornali e non solo in Inghilterra. Difficilmente avrà un’aurea di simbolo. Ma questo era inevitabile. La sua fortuna è che nello scompiglio totale di questa famiglia reale, dove divorziano, litigano, dove uno dei principi era amico di Jeffrey Epstein… Restano William e Kate, che sono ideali per la successione, la quale avverrà forse tra dieci, quindici anni, comunque non certo tra settant’anni ma nemmeno a breve.

Su quale Regno regnerà Carlo III?

La Gran Bretagna è alle prese con la crisi più forte da quando fu incoronata Elisabetta II. Abbiamo superato Suez nel ’56. Abbiamo superato la decolonizzazione. Abbiamo superato tutti gli ostacoli per entrare nell’Unione europea. Adesso siamo nel mezzo di una tempesta perfetta: le conseguenze del Covid, le conseguenze della Brexit, le conseguenze dello scontro con l’Unione europea sull’Irlanda del Nord e le ricadute durissime sul piano economico e sociale dell’inflazione e dell’aumento del costo della vita. Su nessuna di queste cose il re è tenuto a pronunciarsi. Però il primo ministro sì. E a quel punto Carlo III, che su molti temi tra i più scottanti si è espresso pubblicamente e a volte con posizioni critiche, come si comporterà ora che ha una corona sulla testa?

Umberto De Giovannangeli. Esperto di Medio Oriente e Islam segue da un quarto di secolo la politica estera italiana e in particolare tutte le vicende riguardanti il Medio Oriente.

Una “ditta” di famiglia che vale 15 milioni di sterline. Quanto ‘guadagnano’ Carlo III re d’Inghilterra e William principe del Galles: l’eredità della Regina Elisabetta. Elena Del Mastro su Il Riformista il 10 Settembre 2022 

Subito dopo la proclamazione ufficiale come re del Regno Unito, nel suo breve discorso Carlo III ha promesso trasparenza sui conti di corte. Ha anche detto di essere “profondamente consapevole della profonda eredità e dei grandi doveri e responsabilità che ora passano a me”. Oltre ai doveri costituzionali Carlo eredita anche un impero immobiliare e una “ditta” di famiglia che secondo il Financial Times vale 15 milioni di sterline, circa 17 miliardi di euro. E con lui anche William, proclamato principe del Galles.

Come ricostruito da Repubblica, la famiglia reale controlla un vasto impero immobiliare e sociatario di cui Elisabetta prima e Carlo ora sono praticamente i Ceo. Il più importante titolo di questo pacchetto è la Crown Estate, la Proprietà della Corona: un portafoglio che vale 15 miliardi e mezzo di sterline (circa 17 miliardi di euro), composto da vaste porzioni di case e palazzi nel centro di Londra, tra cui quasi tutti gli edifici di Regent Street e di St. James, oltre a centri industriali, terreni agricoli e perfino il letto del mare fino a 12 miglia nautiche dalla costa, un investimento assai fruttuoso da quando viene usato per sviluppare energia eolica.

Dal 1760 la Crown Estate è amministrata dallo Stato per conto del re e i proventi finiscono nelle casse del ministero del Tesoro. Quest’ultimo paga una sorta di stipendio al re, il “Sovrain Grant”, il sussidio del sovrano. Nel 2021-2022 tale fondo è stato di 86 milioni di sterline, circa 100 milioni di euro. Fino al 2016 il sussidio del sovrano equivaleva al 15% dei profitti del Crown Estate. Successivamente fu aumentato al 25% per consentire i lavori di restauro di Buckingham Palace che costerà 369 milioni di sterline.

Dunque il Crown Estate è del re solo pro forma. Il salario gli arriva da guadagni amministrati dallo Stato dal popolo, che paga 1 sterlina e 29 penny a persona. Ma secondo i calcoli quello che ne ricava dalla famiglia reale in termini di turismo e indotto gira intorno ai 2 miliardi di sterline. Nel 2019, l’anno prima delle restrizioni per la pandemia, 40 milioni di stranieri hanno visitato il Regno Unito, in non piccola parte attirati dal cambio della guardia a Buckingham Palace e da tutte le altre residenze, attività e souvenir legati ai Windsor.

Anche Buckingham Palace e il castello di Windsor sono usati dalla famiglia reale ma appartengono allo Stato. Elisabetta ha lasciato a Carlo anche alcune delle sue personali proprietà. Carlo ha ereditato il castello di Balmoral in Scozia dove la regina passava le vacanze estive (e dove è spirata) e la magione di Sandringham nel Norfolk dove trascorreva tradizionalmente il Natale, entrambi da secoli di proprietà reale. Poi gli ha lasciato il Ducato di Lancaster, una serie di proprietà che appartengono alla famiglia reale dal 1399 distribuite fra Londra e terreni in Chesire, Lancashire, Staffordshire e Yorkshire, con un valore di 653 milioni di sterline (720 milioni di euro) e profitti nel 2022 per 24 milioni di sterline: è da queste entrate che Elisabetta distribuiva una “paghetta” a figli e nipoti. La regina era considerata tra le donne più ricche del regno anche per la sua vasta collezione di opere d’arte e francobolli e in più per la sua scuderia di cavalli da corsa, una delle sue più grandi passioni.

Dal canto suo Carlo, in qualità di principe del Galles e dunque erede al trono, era proprietario del Ducato di Cornovaglia, possedimenti che includono le isole di Scilly, parti del Dartmoor, lo stadio di cricket di Londra e grandi fattorie produttrici di marmellate e molto altro, con un valore di 1 miliardo di sterline (1 miliardo e 150 milioni di euro) e profitti annuali di 23 milioni, che ora andranno direttamente a William. Lasiti che sono “tax free” perché i reali sono esclusi dalle tasse ereditarie. Negli anni 90 la regina decise di pagare le tasse sui suoi profitti personali.

Poi ci sono i patrimoni dei singoli reali. Ad esempio William e Harry hanno ereditato da Lady Diana decine di milioni di sterline e anche Filippo aveva accumulato un suo tesoretto. Carlo ha detto di voler continuare a regnare nel solco tracciato della madre: “Combatterò per seguire l’esempio e l’ispirazione creati da mia madre, rispettando i doveri costituzionali e cercando prosperità e armonia per tutti i cittadini”, ha detto. Ma in passato si era mostrato favorevole a cambiare qualcosa almeno per quanto riguarda il sistema che finanzia i Windsor. Certo è che nella lista pubblicata dal Times di Londra delle persone più ricche del regno dal 2015 Elisabetta non entrava più tra i primi 300. Prima di lei sceicchi, magnati indiani e petrolieri russi che vivevano in Gran Bretagna.

Elena Del Mastro. Laureata in Filosofia, classe 1990, è appassionata di politica e tecnologia. È innamorata di Napoli di cui cerca di raccontare le mille sfaccettature, raccontando le storie delle persone, cercando di rimanere distante dagli stereotipi.

"Sono in lutto ma ho perso l'ultima possibilità di risolvere tutto pacificamente". Il figlio “illegittimo” di Carlo e Camilla, Simon Charles Dorante-Day: “Ho pianto per mia nonna Lilibet, voglio esame Dna”. Redazione su Il Riformista il 12 Settembre 2022 

Da anni sostiene di essere il figlio illegittimo del nuovo re Carlo III e della regina consorte Camilla. Sui social piange la morte “di mia nonna Lilibet, sono in lutto ma anche dispiaciuto perché è andata perduta un’altra opportunità di risolvere la questione pacificamente, nel modo giusto”. Lui si chiama Simon Charles Dorante-Day, ha 55 anni e da almeno tre dice di essere il figlio di Carlo e Camilla e chiede il test del Dna.

Padre di ben nove figli, l’uomo in questione, che di professione fa l’ingegnere, venne adottato pochi mesi dopo la nascita da una famiglia inglese che poi si è trasferita in Australia. Secondo la sua ricostruzione, i nonni adottivi Winifred ed Ernest avevano lavorato come cuoca e giardiniere a Buckingham Palace. Simon è nato a Gosport, un borgo dell’Hampshire, in Inghilterra ed è convinto di essere stato affidato in adozione dall’allora 18enne Camilla Shand. La figlia dei due collaboratori e suo marito, David Day, lo adottarono quando aveva solo 18 mesi e andarono a vivere in Australia, dove tuttora l’uomo risiede.

Camilla – sostiene il 55enne – era praticamente scomparsa dalle scene per nove mesi in quel periodo. Quando Simon venne al mondo, la regina Elisabetta era molto preoccupata che si venisse a conoscenza della nascita di un bebè al di fuori del matrimonio. Soprattutto se si considerano le date di nascita, Carlo e Camilla avrebbero avuto non più di 17 anni (lui) e 18 (lei). Uno scandalo insomma.

L’ingegnere britannico sostiene inoltre di “zigomi e denti tipici dei Windsor”. E i capelli? “Li ho ereditati da mia madre”. Per avvallare la sua ipotesi, Simon in passato si già è rivolto all’Alta Corte di Sidney presentando un documento di riconoscimento per stabilire se effettivamente tra lui e i duchi di Cornovaglia c’è un vincolo di parentela. Il suo obiettivo sarebbe quello di ottenere il test del DNA del Principe e della duchessa. L’uomo da tempo porta avanti la sua verità documentata da foto da giovane postate sui social che testimonierebbero la somiglianza con i presunti familiari.

“Sono anni che Carlo, Camilla e la Regina cercano di nascondere la verità su di me, ma ora basta“, ha affermato l’uomo più di una volta. Simon infatti sono molti anni che porta avanti la sua idea e combatte nel tentativo di essere ascoltato e di indagare sul caso. L’ingegnere porterebbe avanti la tesi secondo cui Carlo e Camilla avrebbero concepito un figlio all’inizio della loro storia d’amore quando entrambi non erano ancora sposati. Inoltre in una precedente intervista Simon ha annunciato di avere depositato in tribunale un’azione legale contro il ducato di Cornovaglia, residenza ufficiale del principe Carlo, con lo scopo di diventare secondo nella successione al trono britannico, al posto del principe William. Le autorità competenti, inizialmente scettiche, stanno ora valutando con attenzione la documentazione ricevuta che fornirebbe prove attendibili. Se questo venisse confermato si tratterebbe di una vera e propria bomba che colpirebbe i Windsor e non solo.

"Siamo le pecore nere": cosa ha detto il figlio segreto di Carlo III. Simon Charles Dorante-Day, da sempre convinto di essere figlio di Carlo III, Torna a far parlare di sé: ecco cosa ha detto sul principe Harry e le reazioni social. Alessandro Ferro il 21 Settembre 2022 su Il Giornale.

Non c'è verso di fargli cambiare idea: il signor Simon Charles Dorante-Day, 56 anni, si considera il figlio "segreto" del nuovo re d'Inghilterra, Carlo III. In Regno Unito conoscono il personaggio già da un pezzo ma è nelle ultime ore che è tornato a far parlare di sé per alcune dichiarazioni sul principe Harry, l'ipotetico fratellastro. Dal momento che sarebbe stato evitato da Carlo sin dalla nascita, avrebbe "molto di cui parlare" con lui.

"Siamo le pecore nere"

In un'intervista rilasciata al quotidiano australiano 7news, Dorante-Day ha espresso il desiderio di costruire una relazione con Harry e la moglie Meghan che sarebbero trattati "molto male" dalla famiglia reale. "Penso che io e Harry abbiamo molto in comune, davvero", ha specificato. Ma il passaggio interessante è un altro: "Siamo entrambi la pecora nera della famiglia reale, direi che abbiamo quel legame. “E credo che Harry sarebbe ricettivo alla mia situazione - ha aggiunto -. È stato fottuto da suo padre, ha un osso da scegliere con Charles. Proprio come me".

"Basta criticare Harry"

Padre di nove figli, il signore che si proclama figlio non riconosciuto di Carlo III vive nel Queensland australiano: nel suo mondo fantastico, crede che anche l'amicizia tra la moglie e Meghan possa andare in porto. "Credo che anche mia moglie Elvianna e Meghan avrebbero molto in comune. La possibilità per tutti noi di parlare faccia a faccia sarebbe molto... illuminante". Insomma, Doriante-Day farà di tutto per arrivare al suo scopo. Non contento, difende Harry come fosse davvero il suo fratello maggiore e si capisce dal linguaggio che utilizza durante l'intervista. "Molte delle critiche che stanno affrontando sono palesemente ingiuste. Mi ha fatto arrabbiare così tanto quando ad Harry è stato detto che non poteva indossare l'uniforme militare al funerale di sua nonna"

Le reazioni social

La stragrande maggioranza degli utenti che stanno seguendo da vicino la vicenda, però, lo denigrano pubblicamente sui social con commenti poco edificanti tant'é che lo stesso Dorante-Day ha dovuto eliminare alcuni commenti dalla sua pagina Facebook. "Io e la mia famiglia ci stiamo un po' stancando di tutti i brutti attacchi e messaggi che riceviamo ogni giorno", ha scritto in un post. Per adesso, nessun commento ufficiale dalla Royal Family che soprattutto in questi giorni ha ben altri problemi a cui pensare.

Come scrive il Daily Mail, Dorante-Day è nato a Portsmouth, in Regno Unito, il 5 aprile 1966. Fu adottato a soli otto mesi prima che la sua famiglia andasse a vivere in Australia. Ma da dove nasce la sua fissazione? Probabilmente perché tutti e due i nonni adottivi lavorarono per la Regina Elisabetta II e il principe Filippo ma soprattutto perché la nonna gli disse che, in realtà, lui fosse il figlio di Carlo e Camilla. Dorante-Day sostiene che Carlo e Camilla iniziarono la loro relazione nel 1965, quindi un anno prima della sua nascita. Nella sua pagina Facebook si possono notare alcuni fotomontaggi in cui appare il suo volto accanto a quelle della famiglia Windsor per mostrare al mondo la somiglianza con i reali.

Mai lamentarsi, mai spiegare, mai scusarsi. Elisabetta, la regina dell’anti-lagna e noi. Guia Soncini su L'Inkiesta l'8 Settembre 2022.

Prima per caso e poi per senso del dovere, ha imposto con il suo esempio un modello femminile (rarissimo allora e figuriamoci oggi) di donna che fa come le pare ma senza rinunciare ai colori pastello

Questo è un articolo inutile. Cosa dici di Elizabeth Windsor, che è diventata regina per sbaglio giacché il titolare dell’incarico era in balìa delle proprie erezioni e preferì una divorziata al trono; cosa dici di Elisabetta che si è presa un compito non suo e l’ha eseguito così a lungo e per così tante epoche che, quando il suo regno è cominciato, l’inglese più noto alla stampa era il primo ministro in carica, Winston Churchill, e quando è finito i giornali locali erano intenti a occuparsi di Meghan Markle; cosa dici della novantaseienne che il giorno prima di morire si tira su dal letto e va a dare l’incarico al nuovo primo ministro?

Cosa dici di una che di primi ministri ne ha nominati quindici, che ha visto passare qualunque scandalo e conquistato qualunque pubblico, tranne quelli che tenacemente si rifiuteranno di leggerne i coccodrilli giacché, diamine, loro sono persone serie, e quella prima che un capo di Stato era una tizia con l’aspetto da cartone animato vestita in colori pastello?

Quelli irrecuperabilmente ottusi non li convinci, e gli altri di Elisabetta seconda – da un anno vedova, da sempre personaggio perfetto per storielle buffe sulla disperazione degli eredi che non potevano accedere al trono occupato da un’immortale – sanno già tutto.

Ottuse a parte, Elisabetta piaceva a tutte. Alle ventenni perché l’avevano vista, in The Crown, essere come loro non sapevano si potesse essere: ventenne e col senso del dovere. Alle trentenni perché sono convinte che tra lei e Diana abbia vinto la bionda: le concesse i funerali di Stato, se non fu una resa quella. Alle quarantenni perché era l’ultimo baluardo della realpolitik che se ne fotte dei cuoricini e dei sondaggi e può permettersi di capire che no, Meghan Markle non vale lo scostamento di protocollo d’una Diana. Alle cinquantenni, le ultime con un qualche senso della storia, perché era l’ultima istituzione, e ora andrà tutto a puttane. Alle sessantenni perché Camilla non le ha mai convinte, e ora veramente ce la ritroviamo moglie di re? Alle settantenni per i completini pastello. Alle ottantenni perché loro c’erano, quando le regine erano una cosa seria, prima del sistematico sputtanamento della monarchia fornitoci negli ultimi decenni dalla collaborazione tra principesse smaniose e rotocalchi compiacenti. Alle novantenni perché non puoi non tifare per la sopravvivenza d’una tua coetanea: se riceve il primo ministro lei, puoi farcela anche tu a non mancare alla partita di burraco.

La monarchia è un’istituzione retrograda? Certo che sì, ma è anche un’enorme fonte di profitti: il cambio della guardia fuori da Buckingham Palace attira più turisti del Colosseo, i souvenir con le facce dei personaggi della famiglia reale si vendono quanto quelli di Disneyland. Agli americani, con la loro smania d’emanciparsi dal regno, è toccato inventarsi Topolino, per risultare commercialmente altrettanto appetibili. E, anche accantonando l’anima del commercio, solo gli imbecilli pensano che la storia si faccia indicendo referendum, mica tagliando nastri.

La regina era il cascame d’un’istituzione razzista e sessista e sailcielo cos’altro cosista? Questo è già un tema più interessante. Nello spettacolo che ha appena portato a Londra, Chris Rock chiede a Meghan Markle come abbia potuto stupirsi del razzismo di gente che ha praticamente inventato il colonialismo. Lo fa facendo una battuta strana, per chi abbia seguito le dolenze della signora Markle: «Ma non li avevi guglati?».

Chi all’epoca aveva seguito la performance televisiva della signora magari ricorderà che uno dei punti più fantascientifici della sua intervista a Oprah Winfrey fu quello in cui disse che non sapeva niente della famiglia reale perché non aveva mai guglato Harry (l’unica vivente che non gugla la gente con cui va a cena). E d’essere quindi rimasta stravolta alla scoperta che – nonostante fosse la nonna, perdincibacco – Harry doveva inchinarsi al cospetto della regina.

Elizabeth Windsor era quella il cui motto era «mai lamentarsi, mai spiegare, mai scusarsi», e ha fatto in tempo a vedere un mondo in cui queste sono le uniche tre attività che l’umanità consideri irrinunciabili. Ma anche: Elizabeth Windsor ha vissuto cambiamenti del mondo così assoluti che la ventenne che aveva come primo ministro Winston Churchill ha fatto in tempo a diventare una novantenne di fronte alla quale un’attricetta non capisce perché dovrebbe inchinarsi.

Quanto al sessismo, nella casata Windsor non vige la legge salica (ovviamente: altrimenti Elisabetta non sarebbe mai diventata regina e noi oggi parleremmo d’altro). Ma, soprattutto, negli oscuri anni Cinquanta, quando le donne di quel paese che ora pretenderebbe di spiegarci il femminismo (gli Stati Uniti d’America) senza un marito non potevano neppure aprirsi un conto in banca, in quegli anni lì una poco più che ventenne innamorata inglese è abbastanza sicura di sé da dire al marito che no, spiacente, i figli non si chiameranno Mountbatten, perché capotavola è dove mi siedo io, perché l’istituzione viene prima dei generi sessuali, perché non conta chi porta i pantaloni ma chi indossa i brillocchi della corona.

Mica era facile; non lo è neanche adesso: conosco donne nate mezzo secolo dopo Elisabetta che vivono nel terrore di dare un dispiacere al marito al quale poi non tira più se lo contraddici, e per fortuna nessuna di loro eredita un trono, perché chissà che fine ingloriosa farebbe il regno.

Mica era facile, perché non è che sia automatico, per quanto tu sia una donna forte e dotata di carriera, emanciparti dalle dinamiche di genere se sei il genere di ragazza innamorata che ci tiene a non dare un dispiacere al suo uomo. La Thatcher, che non era esattamente una mammola, finiva di governare il paese e correva a cucinare. Mica è facile, quando il desiderio annebbia la ragione.

(Sempre nello spettacolo di Rock, il maestro di cerimonie, Jeff Ross, aveva – ora dovrà cambiarlo – uno strepitoso monologhetto su Elisabetta in cui la di lei immortalità era rappresentata dalla regina, a pecorina, che dice al marito morente: Philip, scopami come fosse il 1939 e avessimo appena colonizzato Barbados. Mi piace pensare che qualcuno gliel’abbia raccontato, alla vegliarda, ed ella di nascosto abbia riso).

Mica era facile, ma era fondamentale, perché il modello femminile che fa come le pare ma senza rinunciare ai colori pastello, il modello che pare uscito da quei poster di Che Guevara sull’essere duri senza perdere la tenerezza, il modello che nasconde il femminismo sotto sette strati di femminilità, quel modello lì – rarissimo allora e ora – è quello che ha più impatto sulle donne più bisognose d’emanciparsi: a influenzare le già militanti siam buone tutte.

Suggerirei quindi di formare, per l’elaborazione del lutto, due file ben ordinate: di qua quelle che sanno che, per l’autodeterminazione femminile, Elisabetta d’Inghilterra ha fatto quanto Raffaella Carrà e più di Emma Bonino; di là quelle che credono nel potere del lamentarsi, dello spiegare, del chiedere scusa.

Carlo III, l’ecologista. L’ambientalismo di Elisabetta II è in buone mani e avrà continuità. Fabrizio Fasanella su L'Inkiesta il 9 Settembre 2022.

Con azioni concrete e dichiarazioni pungenti, la sovrana non ha mai nascosto la sua vena ecologista. Un approccio simile a quello del nuovo re inglese, che in passato aveva difeso la frustrazione dei giovani attivisti climatici

La regina Elisabetta II, morta l’8 settembre 2022 all’età di 96 anni dopo aver regnato per 70 anni, è cresciuta in un’epoca in cui clima e ambiente non erano di certo in cima all’agenda politica e mediatica. Ciononostante, anche grazie ad abili consiglieri, nel corso degli anni è riuscita sapientemente ad aggiornare la sua comunicazione e il suo approccio alle tematiche verdi, imponendosi – senza forzature – come una figura di potere sensibile alle ingiustizie verso il nostro pianeta. Quel “senza forzature” è rilevante da specificare, perché Elisabetta ha sempre esibito (con le parole e con i fatti) un amore profondo per la natura e uno spirito ambientalista da non sottovalutare. E spesso ha colto l’occasione per bacchettare i membri di governi e parlamenti, invitandoli ad agire con urgenza per mitigare la crisi climatica.  

«Ho sentito parlare della Cop26, ma sappiamo solo di persone che non vengono. È davvero irritante quando parlano, ma non agiscono», aveva detto a metà ottobre 2021, un paio di settimane prima dell’inizio della conferenza Onu per il clima. Una frase che ha ricalcato il «bla bla bla» di Greta Thunberg. E un paio di settimane dopo, durante il summit di Glasgow, la regina ha diffuso un videomessaggio in cui ha ribadito la sua preoccupazione.

Elisabetta II ha invitato i leader presenti alla Cop26 ad «elevarsi oltre la politica spicciola per dare un futuro più stabile al pianeta», perché «nessuno vive per sempre» ed è fondamentale pensare alle sorti delle nuove generazioni. «C’è sempre spazio per la speranza. Lavorando fianco a fianco, potremo risolvere i problemi più insormontabili e trionfare sulle più grandi avversità. Il tempo delle parole è finito. Questo è il tempo di passare all’azione», ha aggiunto. La regina si è poi detta orgogliosa del fatto che l’eredità ambientalista del marito Filippo, morto il 9 aprile 2021, sia stata raccolta e curata con rispetto dal figlio Carlo e dal nipote William.

La vena ambientalista di Elisabetta II va quindi oltre il suo amore per gli animali, anche se le battute di caccia e la pesca al salmone non erano attività estranee all’interno dei suoi possedimenti. Esistono infatti altri esempi concreti in grado di confermare questa sua inclinazione green, che spesso ha positivamente sorpreso media e addetti ai lavori. Nel 2018, per citarne uno, ha vietato l’uso della plastica usa e getta nelle sue proprietà.

Ma andiamo oltre. Il giardino di Buckingham Palace, con i suoi 17 ettari di verde, è il più grande cortile privato di Londra: ci sono 45 tipi di gelsi, 85 specie di querce e 98 platani, per un totale di circa 1.000 alberi. Aggiungiamo 325 specie di piante selvatiche e 30 di uccelli nidificanti. Un piccolo paradiso della biodiversità anche grazie alle api, a cui la regina teneva molto (soprattutto per via della loro vulnerabilità dinanzi agli effetti dell’emergenza climatica). Sull’isoletta in mezzo al lago di Buckingham Palace, infatti, spiccano quattro arnie che non solo soddisfano il fabbisogno di miele di tutta la residenza reale, ma ne producono talmente tanto che spesso viene donato in beneficenza alle famiglie più bisognose. 

Elisabetta II, nel 2019, ha ufficialmente rinunciato alle pellicce e, stando a quanto scritto da Elena Mora e Luisa Ciuni nel libro “Elisabetta. L’ultima regina” (Cairo, 2022), «ha dato ordine che tutte le bordure dei suoi abiti siano di tessuti sostenibili». In generale, pare che la sovrana fosse una sorta di maniaca del riuso e del riciclo: «Dopo Natale, Elisabetta raccoglieva la carta da regalo usata ed eliminava le pieghe, così da poterla impiegare di nuovo. È un’abitudine che ha sempre avuto», ha scritto Kate Williams nel suo libro “Young Elizabeth: The Making Of Our Queen” (2012). 

E ancora: secondo The Independent, che ha intervistato il fotografo reale Ian Lloyd, la regina era solita a intrufolarsi nelle stanze di Buckingham Palace per spegnere le luci rimaste inavvertitamente accese: «Quei racconti sono veri. Avendo vissuto la grande depressione e la seconda guerra mondiale, ha capito l’importanza del risparmio», ha spiegato Lloyd. La residenza reale – contraddistinta da un’illuminazione LED ad alta efficienza energetica – è dotata di 60 “contatori intelligenti” che la regina consultava personalmente per tenere d’occhio la quantità di energia consumata. In più, il castello di Windsor ottiene il 40% della sua elettricità grazie a due turbine idroelettriche. In riferimento ai viaggi ufficiali con i jet privati – spesso criticati da associazioni e politici ambientalisti – la regina aveva detto: «Anche noi, alla fine, dobbiamo cambiare il modo di fare le cose». 

L’attitudine green di Elisabetta II, con ogni probabilità, avrà continuità grazie a Carlo III, nuovo re, che è più volte stato definito «principe ambientalista». Grande amante della bicicletta e fiero sostenitore dell’agricoltura biologica (per più di 30 anni ha gestito l’azienda agricola bio Duchy Home Farm: 700 ettari nella residenza di Highgrove House), nell’ottobre 2021 ha pubblicamente difeso gli attivisti del movimento ecologista Extinction Rebellion (Xr), spiegando di «comprendere la loro frustrazione» ma rammentando l’importanza di adottare «metodi costruttivi e non distruttivi» per manifestare il dissenso contro l’inazione climatica. Nel 2020 ha incontrato di persona Greta Thunberg e nei primi anni duemila ha partecipato volontariamente a diversi summit climatici, vincendo – nel 2007 – il premio del Center for health and the global environment di Harvard per il suo impegno ambientale. Da non dimenticare, infine, il suo sostegno alla campagna “Sky Ocean Rescue” contro la plastica nei mari e negli oceani. In fatto di ecologia, insomma, l’eredità di Elisabetta pare decisamente in buone mani.

Paola De Carolis per il “Corriere della Sera” il 13 settembre 2022.

Una fila interminabile che parte di prima mattina dai Meadows, in pieno quartiere universitario. Dietro l'angolo, migliaia di giovani matricole si ritrovano allegramente davanti alla biblioteca per l'inizio dell'anno accademico. Chi ha preso posto varca i metal detector alle sei di sera. Niente cibo, dicono le guardie, niente liquidi. Guai a tirare fuori il cellulare, ma nessuno si lamenta. Tricia, una signora di 73 anni, sviene. Non si è allontanata per non perdere il posto e così non ha mangiato o bevuto nulla. 

«Coraggio», le dice l'infermiera della St John's Ambulance. «Ha l'età di re Carlo e lui comincia a lavorare adesso». Nella piazza davanti alla cattedrale, nessuno scherza più. Guardie vestite di nero indicano l'entrata e tra la gente che lentamente si dirige verso il portone si sparge un senso di solennità. «È la fine di un'era», sottolinea Nickie, giunta dallo Yorkshire.

«Quando rivedremo una sovrana sul trono per 70 anni?». Dentro, grandi mazzi di fiori bianchi profumano l'aria. Non si sente alcun rumore. 

Centinaia di persone scivolano silenziose sotto il soffitto a volta. Chi prega lo fa sotto voce. Nessuno osa fermarsi. La forma richiede un giro rapido, giusto il tempo di un saluto e via. Fuori c'è tanta gente che aspetta. I volti dei presenti cambiano, si contraggono: davanti alla bara, chi fuori era allegro qui accusa il peso della perdita, forse della Storia.

Il feretro che arriva sul carro funebre, i figli addolorati che accompagnano la madre lungo il Royal Mile, chi in divisa (Carlo, Anna ed Edoardo), chi no (Andrea, tra l'altro contestato da un ragazzo che con inusuale violenza è stato subito arrestato) commuovono, ma la bara - piccola e sola, al centro della navata centrale della chiesa - è un'altra cosa. La bandiera, i fiori bianchi, la corona scozzese su un cuscinetto turchese. 

Ai quattro angoli le guardie con la divisa tradizionale, con la piuma sul cappello e un lungo bastone in mano. Ai lati, le sedie per i prelati e i membri della famiglia reale, che non hanno intenzione di lasciarla sola. E la gente sfila. Come a Londra, da mercoledì in poi, la camera ardente della cattedrale di St Giles rimarrà aperta 24 ore al giorno per permettere a tutti di porgere l'ultimo omaggio alla sovrana. Elisabetta II per la Scozia era Elisabetta I, come lei stessa ricordava spesso (la vera Elisabetta I era stata regina d'Inghilterra soltanto e aveva fatto decapitare la scozzese Maria Stuarda).

Il fatto che sia morta a Balmoral e che la capitale Edimburgo abbia visto la prima cerimonia ufficiale è per gli scozzesi un ulteriore segno dell'affetto che la regina nutriva per la regione, un affetto che Edimburgo ieri ha ricambiato a cuore aperto, con una folla di centinaia di migliaia di persone che ha reso necessaria la chiusura di diverse zone della città. Stasera il feretro partirà per Londra, dove lunedì si terranno i funerali nell'Abbazia di Westminster, la chiesa dove Elisabetta si era sposata. Ai dignitari stranieri è stato chiesto di viaggiare in modo ecologico, utilizzando solo voli di linea e non aerei privati.

L’ultima notte «a casa» per la regina, con la famiglia a Buckingham Palace. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 13 Settembre 2022.

Le spoglie di Elisabetta II sono tornata stasera a Londra dalla Scozia. Accolte da ali di folla sotto la pioggia battente. A Buckingham Palace l’abbraccio di Carlo e della famiglia

 Elisabetta è tornata a casa, nella sua casa di una vita. Di settant’anni di regno. E’ tornata stasera per l’ultima notte fra le mura di Buckingham Palace, circondata dalla sua famiglia. Per un ultimo intimo addio.

Ad accoglierla Carlo e Camilla, tornati stasera dall’intensa giornata in Irlanda del Nord, che hanno atteso l’arrivo delle spoglie di Elisabetta all’ingresso di Buckingham Palace. E mentre l’auto che dalla base di Northolt ha portato Elisabetta II fino «a casa», l’omaggio anche del servizio di sicurezza in motocicletta. Casco chino, sotto la pioggia. Mentre Elisabetta finiva il suo viaggio verso casa.

Sotto una pioggia battente la folla che già stamane ha iniziato ad affollare il Mall ha atteso ore l’arrivo della salma della regina. «E’ stata con noi tutta la nostra vita, e siamo qui per renderle omaggio, ci dice Leslie, idraulico, accorso davanti a Buckingham Palace. «Adesso Carlo ha un grande peso sulle spalle ma si è preparato e ce la farà». Anna e Jane sono arrivate dal Kent, attorno a loro gente di ogni Paese, credo e cultura. Tutti accorsi per rendere omaggio alla sovrana entrata ormai nella leggenda oltreché nella Storia.

A Buckingham Palace questa notte sarà vegliata dalla famiglia. Domattina riceverà l’omaggio dei dipendenti della Royal Household, collaboratori, cuochi, valletti, centinaia di dipendenti della famiglia reale che avranno occasione di rendere il loro omaggio prima del trasferimento a Westminster Hall.

Ma stasera Elisabetta è per la famiglia. Nella sua casa di famiglia. «Mia moglie riesce a creare l’atmosfera di casa ovunque», disse re Giorgio VI, quando con le principesse Elisabetta e Margaret dovette trasferirsi a malincuore come nuovo re a Buckingham Palace.

Elisabetta, allora bambina, entrando nella reggia abitata per la prima volta dalla regina-imperatrice Vittoria nel 1837, notando gli spazi immensi, disse che ci si poteva andare in bicicletta.

Crescendo Elisabetta ha imparato ad amare Buckingham Palace, con le sue esagerazioni di stucchi dorati (voluti da re Giorgio IV), l’ispirazione Palladiana di alcuni dettagli, e le stanze intrise di storia e ritualità: la Music room dove si svolgono i battesimi reali, la Ballroom dove si tengono i banchetti reali e dove Carlo III darà il suo benvenuto prevedibilmente a reali e capi di stato globali in arrivo per il funerale.

E la discreta Bow room che si affaccia sul cortile del palazzo, dove riposerà questa notte, la regina. L’ultima notte di Elisabetta nella sua “casa” londinese per 70 anni di regno. Una sala molto amata dalla regina, e molto privata del palazzo che si apriva solo per ospiti di stato della regina o per accogliere gli invitati ai suoi Royal garden parties d’estate.

E’ stata Anna, l’amata figlia, l’unica ad aver ricevuto dalla regina il titolo di Princess Royal, ad accompagnare il lungo viaggio di Elisabetta verso casa. Londra, Buckingham Palace.

Dalla cattedrale di Edimburgo all’aeroporto da dove la salma ha raggiunto in serata in volo la base Raf di Northolt. Mentre Carlo III e Camilla arrivavano no a Belfast, Irlanda del Nord al castello di Hillsborough e poi alla cattedrale di St Anne.

Mentre il nuovo re continua l’operazione Spring Tide — il viaggio in tutte le «anime» del Regno — continua il viaggio verso casa della regina. E come già nei giorni scorsi anche oggi ci sarà Anna con lei. Che già aveva affrontato il lungo viaggio di sei ore in auto per la campagna scozzese, da Balmoral verso Edimburgo dove – sempre lei Anna – è stata la prima donna reale ad assicurare la “veglia” delle spoglie mortali di Elisabetta accanto ai fratelli.

Anna con la sua divisa di Ammiraglio della Royal Navy. Nella cattedrale di St Giles. Che per Anna ha un valore speciale, è lì che nel 2011 si sposò la figlia di Anna, Zara vista con gli occhi pieni di lacrime davanti ai fiori di tanti per la regina. Anna, la più simile a Filippo. Eppure così legata a Elisabetta. La prediletta del padre, per la sua tempra teutonica, risoluta, decisionista, frugale. E nel tempo diventata anche la spalla sicura di Elisabetta che ha sempre ricambiato la dedizione al lavoro ai Royal engagements di Anna (è sempre stata quella con più impegni segnati in agenda) con il titolo di Princess Royal. E lei quando il feretro di Elisabetta è entrato in cattedrale a Edimburgo, con quell’inchino fino a terra, davanti a Elisabetta II ha mostrato ancora una volta tutto il suo senso del dovere. Che l’univa alla madre.

Sempre pronta a partire per Save the Children UK, di cui è patrona dal 1970. Adorata da papà il «principe Dynamo» come diceva Patricia Mountbatten, per il politico vicino al duca di Edimburgo, Gyles Brandreth, tra Anna e il padre c’è sempre stata competizione. Oro ai Giochi di Monaco, di un’angelicata castellana non ha mai avuto molto. Alla guida della British Olympic Association, membro del Cio dopo la partecipazione a Montreal nel 1976 — prima Windsor alle Olimpiadi — il suo amore per l’equitazione arrivò (con una decorazione a tema) in cima alla sua torta nuziale. Ed Elisabetta, dopo l’uscita di Harry e Meghan, aveva puntato su di lei. «E quando Carlo salirà al trono il suo peso non diminuirà di una virgola, è così strategica per la Corona», ha sempre detto l’ex segretario Nick Wright.

Anna non volle titoli per i figli: Peter, che ha fatto notizia per la promozione del latte in polvere cinese, e Zara che ha gareggiato ai Giochi di Londra 2012. Una sportiva, una spalla sicura, una figlia amatissima che anche oggi sarà accanto fino all’ultimo alla madre.

Anna che adesso potrebbe anche avere un ruolo, un titolo (lei che per i figli non li ha mai cercati), per rafforzare il suo ruolo attorno a Carlo III. Come prima accanto alla regina. Insomma, questi giorni di lutto nazionale e il suo ruolo in prima fila anche se è solo 16ma in linea di successione forse sono solo la prova generale di un ruolo sempre più forte in futuro.

Non è un mistero - e lo ha ammesso pure lei parlando con la tv Itv in Scozia — che adesso per Carlo e i Windsor sarà un lavoro di squadra. Quel Royal dream team già testato negli ultimi anni di vita della regina.

Da lastampa.it il 13 settembre 2022.

Secondo i tabloid britannici ci sarebbe una lettera segreta, mai aperta e quindi mai letta, che la Regina Elisabetta II avrebbe scritto di suo pugno, rivolta ai cittadini di Sydney in occasione del restauro del Queen Victoria Building. La notizia è stata diffusa a pochi mesi dalle celebrazioni del Giubileo di platino e a pochi giorni dalla morte della Regina. Il messaggio è nascosto in uno degli edifici storici della città, in un caveau. 

La lettera sarebbe stata scritta oltre trent’anni fa. Non è noto se il personale al servizio di sua Maestà sia mai stato al corrente del contenuto. Ciò che si conosce è che la missiva è indirizzata al «Giusto e Onorevole Lord Mayor di Sydney, Australia».

Con una indicazione precisa, della stessa regina, che potrebbe lasciare quella lettera protetta nel caveau ancora per molti anni: Elisabetta II scrive infatti che dovrà essere aperta e «affidata ai cittadini di Sydney in un giorno adatto a vostra scelta dell’anno 2085 d.C.». Forse solo Re Carlo III appena proclamato potrebbe decidere di cambiare le volontà della Regina e leggere subito quelle parole di Queen Elisabeth. 

Emanuela Minucci per lastampa.it il 13 settembre 2022.

I capi dei parchi reali hanno chiesto ai sudditi in lutto di smettere di lasciare tributi in memoria della regina Elisabetta che vanno dall'orso Paddington in peluche ai famosi panini alla marmellata di cui entrambi (secondo il celebre spot girato per il Queen's Platinum Jubilee a giugno) – orso e regina – andrebbero ghiotti. E di attenersi invece ai fiori, preferibilmente non incartati.

Il motivo è che i tributi edibili (alcuni con la scritta «per dopo» proprio la frase usata dalla Regina nello sketch quando tira fuori dalla borsetta un sandwich alla marmellata) richiamano insetti e dopo qualche giorno si trasformano in puzzolente spazzatura. E così i bambini di tutta la nazione alla loro adorata sovrana che hanno reso omaggio con gli orsacchiotti e i panini ora devono rinunciare alla citazione golosa.

I Royal Parks che gestiscono il sito dedicato ai tributi raccolti a Green Park hanno scritto anche su alcuni cartelli che «soltanto gli omaggi floreali saranno ammessi per omaggiare la memoria di Sua Maestà». In una dichiarazione sul loro sito web riapparsa stamattina le guardie dei parchi reali hanno dichiarato: «Purtroppo non verranno accettati regali e manufatti e al pubblico verrà chiesto di non portarli per nessuna ragione nei parchi».

Si stima che gli omaggi floreali inizieranno a essere portati via tra i sette ei 14 giorni dopo il funerale della Regian che si terrà lunedì 19 settembre. Il materiale sarà poi «compostato» e verrà utilizzato per progetti paesaggistici nei parchi reali. I biglietti e le lettere saranno accettati ma verranno periodicamente spostate per la conservazione fuori sede e le candele accese verranno sistematicamente spente e rimosse.

Mentre i fiori lasciati a Buckingham Palace verranno spostati a Green Park alla fine di ogni giornata. E l’Orso Paddigton, al massimo, potrà finire su un disegnino.  

I capi di Green Park promettono di conservare i peluche dell'Orso Paddington e i manufatti lasciati in onore della regina fino a quando non verrà presa una decisione su come gestirli  «con delicatezza», dopo aver esortato le persone in lutto a non deporre pupazzi e panini alla marmellata.

Estratto dall'articolo di Vittorio Sabadin per “Il Messaggero” il 13 settembre 2022.

Si dice, ma forse è solo una bellissima leggenda che si spera gli storici non smentiranno mai, che sia stato il principe Filippo a scegliere con sua moglie, la regina Elisabetta, l'albero di quercia dal quale ricavare le loro bare. 

È probabile che sia vero, visto che furono entrambe costruite con lo stesso legno più di 30 anni fa. Il titolare di Leverton & Sons, un'azienda fondata nel 1789 nell'attuale quartiere di Camden, a nord di Londra, ha rivelato al Times di avere ereditato le due bare dalla precedente ditta fornitrice della casa reale, JH Kenyons. […]

La quercia inglese è molto più robusta persino di quella americana e resistendo meglio alle cannonate ha permesso all'ammiraglio Nelson di battere i francesi e gli spagnoli a Trafalgar. Così tante foreste sono state abbattute in passato per costruire le navi di Sua Maestà che oggi di querce inglesi ne sono rimaste poche: è molto difficile reperirne il legno, che costa molto caro. 

Come quella del principe Filippo, morto nell'aprile dello scorso anno, anche la bara della regina Elisabetta è stata foderata di piombo. Sarà collocata in una cripta e non sotterrata, e il piombo permetterà di sigillarla e di conservare così meglio il corpo della Sovrana, impedendo il contatto con l'aria esterna.

Il metallo e il legno di quercia rendono la bara molto pesante. Quella di Lady Diana, anch' essa foderata di piombo, pesava 250 chilogrammi. Per questa ragione occorrono otto soldati robusti per trasportarla, tra i quali spiccava ieri a Edimburgo anche un militare di colore, nuovo segno di attenzione della Royal Family al rispetto delle etnie. 

Sono giorni di lutto e di coesione sociale, e nessuno in Gran Bretagna vuole per ora fare polemiche. Ma molti sono rimasti sorpresi vedendo che l'auto che trasportava il corpo della Regina era tedesca. Elisabetta ha sempre e solo usato Rolls-Royce, Bentley, Jaguar e Land Rover. Possibile che non ci fosse un carro funebre britannico adatto a trasportare l'ultima grande sovrana del regno? E poi nessuno, come ha notato il Daily Mail, si è preoccupato di togliere dai finestrini l'adesivo con il nome dell'agenzia funebre. Carlo III, quando tutto sarà finito, farà sapere ai responsabili di queste disattenzioni che cosa ne pensa, e saranno guai.

Belfast s'inchina a Re Carlo per dimenticare gli anni bui. Gaia Cesare su Il Giornale il 14 settembre 2022.  

Dallo slogan «regina di morte», esibito e urlato contro la visita di Elisabetta II nel 1977, al grido entusiasta «Dio salvi il Re» per l'arrivo del suo erede Carlo III. La Regina è riuscita anche in questa impresa. Far cambiare il clima nei confronti della monarchia pure nella travagliata Irlanda del Nord, dilaniata da quei Troubles che in trent'anni fecero 3600 morti mentre oggi, memore del dolore e sangue versato, questa porzione di Regno è ancora al centro di un braccio di ferro politico tra repubblicani e unionisti, anche con l'Unione europea sul post-Brexit. Ieri era «Brits Out», fuori gli inglesi, e «l'Irlanda agli irlandesi». Oggi le scene a Belfast sono le stesse che si ripetono in ogni angolo del Regno Unito, dalla Londra culla della monarchia alla Scozia indipendentista: la folla attende ore per stringere le mani di Re Carlo III, la Union Jack sventola, la commozione per la morte di Sua Maestà ricorda a tutti il lavoro per l'unità compiuto in vita dalla Regina. «Ha mostrato come un gesto piccolo e insignificante una visita, una stretta di mano, attraversare la strada o pronunciare qualche parola in irlandese può fare un'enorme differenza nel cambiare atteggiamenti e costruire relazioni», ha ricordato lo Speaker dell'Assemblea di Stormont, Alex Maskey, repubblicano e presidente del Parlamento nordirlandese in cui il suo partito, lo Sinn Fein nazionalista e cattolico, ex braccio politico dei terroristi dell'IRA, ha strappato la maggioranza dopo 101 anni. «Ha dato l'esempio nel promuovere la pace e nella costruzione di relazioni con quelli di noi che sono irlandesi e condividono una diversa fedeltà politica e aspirazioni differenti da lei e dal suo governo», ha aggiunto Michelle O'Neill, vice presidente del Sinn Fein alle prese con il rebus per la formazione del governo di Stormont ora in stallo politico.

Eppure, per la prima volta in 80 anni di un Re maschio a Belfast, dopo le oltre 20 visite di Elisabetta II, a Belfast per la cerimonia religiosa in onore della Regina c'erano tutti, oltre a Carlo III e la Regina consorte Camilla: c'era il leader degli unionisti del Dup Sir Jeffrey Donaldson, la premier inglese Liz Truss e i vertici della Repubblica d'Irlanda, dal presidente Michael Higgins, al premier Micheal Martin. Davanti a loro Carlo si è impegnato a seguire l'impegno di Elisabetta II per la pace in Nord Irlanda, alla quale la Regina contribuì con molte mosse. Nel 2011 visitò la Repubblica d'Irlanda - primo sovrano a farlo dalla sua indipendenza - l'anno dopo strinse la mano all'ex leader del Sinn Fein, Martin McGuinness. «Mia madre ha visto l'Irlanda del Nord attraversare cambiamenti storici ed epocali - ha detto Re Carlo - Non ha mai smesso di pregare per i tempi migliori di questa terra e della sua gente, per la quale nutriva grande affetto e stima e di cui conosceva le storie e i dolori, che anche la nostra famiglia aveva vissuto». Era l'agosto del 1979, in pieni Troubles, quando Lord Mountbattent, ammiraglio britannico e ultimo viceré dell'impero anglo-indiano, cugino della Regina e zio del Principe Filippo, per il quale era come un padre, morì per una bomba piazzata dall'IRA sulla barca a vela su cui viaggiava. Uno shock per la Casa Reale e la prima e più diretta vittima nella sanguinosa battaglia sul suolo irlandese.

I sentimenti anti-monarchici restano ancora forti. Mentre il Galles aspetta Re Carlo, a Londra sono previste manifestazioni anti-monarchiche per l'arrivo della salma di Sua Maestà dalla Scozia e a Edimburgo e nella capitale inglese sono già scattati i primi e contestatissimi arresti per le proteste. Belfast è la prova dei miracoli a cui ha contribuito la Regina, ma le divisioni potrebbero essere state messe sotto al tappeto solo per un momento simbolico. Ieri i detrattori del nuovo Re ricordavano che nel 1977 Carlo fu nominato colonnello in capo del Reggimento Paracadutisti, lo stesso che si macchiò del Bloody Sunday.

Regina Elisabetta, "come hanno spostato la salma": esplode lo scandalo. Libero Quotidiano il 13 settembre 2022

Nessuno vuole fare polemiche in un momento così delicato, però in Gran Bretagna in molti hanno storto il naso per un dettaglio ritenuto non proprio irrilevante. C’è stata infatti grande sorpresa nel vedere che l’auto che trasportava la salma della regina Elisabetta era tedesca: ciò è percepito come una sorta di “smacco” alla sovrana, che ha sempre ed esclusivamente utilizzato Rolls-Royce, Bentley, Jaguar e Land Rover.

Strano che non sia stato curato questo particolare: tra l’altro il Daily Mail ha fatto notare che nessuno si è preoccupato di togliere dai finestrini l’adesivo che riporta il nome dell’agenzia funebre. Pare che tutti questi piccoli dettagli non siano affatto sfuggiti a re Carlo, che poi striglierà chi di dovere una volta finito il periodo di lutto per la scomparsa dell’amata madre. Al di là di qualche piccola mancanza dal punto di vista organizzativo, c’è anche una bella storia che circola riguardo alla bara della regina.

A sceglierla sarebbe stata il marito Filippo, più di trent’anni fa: marito e moglie hanno fatto sì che le loro bare fossero ricavate dallo stesso albero di quercia. Non è però chiaro chi le abbia costruite e quando di preciso: di certo c’è che entrambe sono foderate di piombo, in modo da consentire una migliore conservazione del corpo.

Marco Benedetto per Blitzquotidiano.it il 13 settembre 2022.

Da Londra una lezione per il Padrino. Ai nostri giorni non servono più coltelli, veleni e nemmeno bombe. Carlo dice alla nuora infida e traditrice: le auguro fortuna…in California. E con questo saluta anche il figlio  Harry, che poi chi sa se proprio figlio suo è.  

William porta Harry dalla nonna morta,  ma Meghan non c’è. Poi le fanno fare la passeggiata a quattro. saranno ai funerali e poi via, in America, senza eredità mentre a Camilla va la scuderia dei cavalli da corsa.

Parlando poi di Elisabetta: ha rovinato la vita alla sorella impedendole di sposare l’uomo che amava. Ha mezzo rovinato la vita di Carlo impedendogli di sposare la donna che amava, Camilla, costringendolo a sposare una nobile  (discendente più o meno dal mitico duca di Marlborough) proprio non all’altezza del ruolo. 

Ha girato la testa davanti allo scandalo del figlio Andrew, che prestava il nome della Casa Reale al  pedofilo suicida Jeffrey Epstein in cambio di milioni. Per non parlare dell’ultimo scandalo, quello che coinvolge Carlo, che ha preso soldi da uno sceicco.

Articolo di “El Pais” - dalla rassegna stampa estera di “Epr Comunicazione” il 13 settembre 2022.

Prometteva di essere una visita reale idilliaca, ma si è rivelata un incubo diplomatico. Il principe William e sua moglie Kate – leggiamo su El Pais - si sono recati nei Caraibi lo scorso marzo per rafforzare i legami della monarchia britannica con gli Stati del Commonwealth che si stavano allontanando dalla potenza coloniale. È stato un fallimento. 

In Belize, sono stati costretti a cancellare una visita a una piantagione di cacao dopo che un gruppo di attivisti non ha permesso loro di atterrare sulla loro terra per protestare contro le violazioni dei diritti dell'epoca coloniale. In seguito, in Giamaica, la coppia è finita sotto tiro quando è stata pubblicata la loro immagine che li ritraeva mentre salutavano una folla di bambini neri accalcati intorno a un recinto di filo spinato.

Un giro nella jeep della Regina del 1962 ha finalmente risvegliato i più oscuri fantasmi coloniali. Tutto strideva in quel viaggio ai Caraibi in occasione del 70° giubileo della Regina. Tuttavia è servito soprattutto come termometro di uno stato d'animo percepito come in subbuglio in alcuni territori del Commonwealth, dove la morte della Regina Elisabetta II minaccia di alimentare il dibattito sul futuro del Commonwealth. 

Durante il regno di Elisabetta II, il Commonwealth è passato da sette a 56 membri. In totale, 2,5 miliardi di persone - più di un terzo della popolazione mondiale - sono sotto l'ombrello di un'organizzazione priva di potere reale o di sovranità condivisa, ma che funge da espressione istituzionale del complesso rapporto della Gran Bretagna con le sue ex colonie.

Il re appare come capo di Stato nella sua versione più formale in 14 di questi Paesi, tra cui Canada, Australia, Belize, Giamaica, Nuova Zelanda e Papua Nuova Guinea. Ben 36 degli Stati membri del Commonwealth sono repubbliche e gli altri hanno altri monarchi. 

La morte di Elisabetta II potrebbe dare nuovo impulso al repubblicanesimo in alcuni di questi 14 Paesi. Il primo a parlare dopo la morte della regina è stato il primo ministro di Antigua e Barbuda, Gaston Browne, che ha confermato l'intenzione di indire un referendum e ha affermato che dichiarare la repubblica "non è un atto di ostilità [...] è il passo finale per completare il cerchio dell'indipendenza, per garantire che siamo una nazione veramente sovrana", ha detto lo scorso fine settimana. Barbados si è già proclamata repubblica l'anno scorso staccandosi dalla corona britannica, mentre Giamaica, Antigua e Barbuda e Belize hanno in programma di indire referendum.

La defunta Regina si è impegnata molto per mantenere le relazioni con i Paesi del Commonwealth, dedicando ad essi un terzo dei suoi viaggi all'estero. Ma il ruolo della Regina non è ereditario e solo nel 2018 i Paesi del Commonwealth hanno deciso a Windsor che l'attuale Re Carlo III avrebbe assunto la guida dell'organizzazione alla morte della Regina. 

"La morte della Regina segna la rottura definitiva con la Gran Bretagna imperiale", titolava la rivista britannica New Statesman, alludendo alla nuova era che si sta aprendo nel Regno Unito e che necessariamente si riverbera in quei Paesi sui quali un tempo esercitava il potere imperiale. Negli ultimi anni, il carisma di Elisabetta II, una regina anziana e amabile, aveva agito come una sorta di diga per contenere un malessere latente, ma ciò che è stato tollerato con lei potrebbe essere diverso con il nuovo re, perché il rispetto personale per la regina non è necessariamente ereditario.

I tempi sono diversi e anche le sensibilità. "L'umore sta cambiando", sostiene Philip Murphy, storico dell'Università di Londra ed ex direttore dell'Institute of Commonwealth Studies. "Il colonialismo è stato l'elefante nella stanza. C'è molta più consapevolezza dell'eredità della schiavitù e del colonialismo. C'è una nuova generazione di attivisti che parla della brutalità del colonialismo e chiede risarcimenti per la schiavitù nei Caraibi, e questo contribuisce a creare un clima favorevole al movimento repubblicano", avverte in una conversazione con questo giornale. E aggiunge: "Ai repubblicani non sembra logico che nel XXI secolo il capo di Stato di un Paese viva a Londra e sia un monarca britannico. Ma questo non deve influire sulle relazioni con il Commonwealth.”

Murphy ricorda che il cambiamento è già iniziato, soprattutto nei Caraibi, e che sta avvenendo in modo tranquillo, quasi naturale. Ne è una prova la presenza del Principe di Galles, l'attuale re, a Barbados il giorno della proclamazione della Repubblica lo scorso anno. "La vostra è una storia di cui ogni barbadiano, giovane e anziano, può essere orgoglioso, ispirato da ciò che è venuto prima e fiducioso in ciò che verrà dopo. [...] Siete i custodi della vostra eredità e i costanti artigiani del vostro destino", ha detto, lasciando intendere l'accettazione di una realtà inevitabile. La rassicurazione ha anche a che fare con il fatto che diventare una repubblica non significa lasciare il Commonwealth.

Ad esempio, quando Barbados è diventata una repubblica, ha deciso di rimanere parte del Commonwealth. Ma anche perché, al di là dell'aspetto simbolico, il potere reale dell'organizzazione è limitato. "Il Commonwealth non ha un record impressionante di risultati negli ultimi 30 anni. Si tratta di una rete diplomatica marginale, particolarmente utile per i Paesi piccoli, ma che ha in parte perso la sua ragion d'essere", sostiene Murphy. 

Tuttavia, il potere dei simboli non deve essere sottovalutato. L'identità e la lotta sotterranea che attraversa alcuni Paesi del Commonwealth potrebbero aprire profonde crepe nell'organizzazione. Da qui lo sforzo consapevole, a partire dagli anni '90, di presentarsi come un'unione di valori comuni piuttosto che di una storia condivisa e di concentrarsi su questioni come il cambiamento climatico e i diritti umani.

L'effetto a catena ha raggiunto anche l'Australia, dove la morte della Regina ha contribuito a dare nuovo slancio al dibattito. Cindy McCreery, storica dell'Università di Sydney specializzata nella famiglia reale britannica, spiega in un'intervista a Zoom che al momento non è previsto un referendum in Australia. Questo almeno durante il primo mandato dell'attuale primo ministro, Anthony Albanese, che però ha recentemente nominato un ministro per supervisionare la transizione verso la Repubblica. Adam Bandt, leader dei Verdi australiani, si è affrettato a chiedere un cambiamento in seguito agli eventi verificatisi nel Regno Unito. "Dobbiamo diventare una repubblica", ha twittato dopo la morte della regina. Albanese, nel frattempo, è stato costretto a difendere il giorno di lutto ufficiale e i giorni festivi decretati nel suo Paese per la morte di Elisabetta II di fronte alle proteste di negozianti e operatori sanitari.

Ma una cosa è se il dibattito è diventato più scomodo e un'altra è se c'è il serio rischio di una spaccatura del Commonwealth. McCreery è più ottimista sul fatto che in qualche modo le questioni che preoccupano molti dei piccoli Stati del Commonwealth, come il cambiamento climatico, rientrino proprio nelle priorità di Carlo III. "Il Commonwealth è una piattaforma che permette ai Paesi di parlare tra loro e sarà proprio lì che il re avrà più spazio per affrontare questi temi che nel suo Paese", conclude.

Dagospia il 13 settembre 2022. “LA MASSONERIA INGLESE E' IN DECADENZA. È DESTINATA AD ALBERGARE IN UN MUSEO” – LE RIVELAZIONE DEL GRAN MAESTRO GIULIANO DE BERNARDO: “LA REGINA ELISABETTA? COME TUTTE LE DONNE NON POTEVA FAR PARTE DELLA MASSONERIA. ECCO PERCHE' IL RUOLO DI GRAN MAESTRO DELLA LOGGIA UNITA D'INGHILTERRA E' ANDATO AL DUCA DI KENT. IL RE CARLO SI E' RIFIUTATO DI PRENDERE IL RUOLO, MA I VERTICI INGLESI SPERANO CHE..."

Marco Antonellis per ilgiornaleditalia.it il 13 settembre 2022.

D. Professore, la morte della regina Elisabetta II potrà avere conseguenze sulla Massoneria inglese?

R. Indubbiamente, è l’occasione per riflettere sulla Massoneria e i suoi rapporti con la monarchia inglese, la quale non esclude le donne dall’ordine dinastico. Infatti, al trono d’Inghilterra sono ascese regine che hanno esercitato il potere esattamente come i re. La prima regina è stata Jane, pronipote di Enrico VII. Proclamata regina il 10 luglio 1553 fu deposta da Maria I nove giorni dopo.

Maria I, figlia di Enrico VIII, ha governato dal 1553 al 1558.

Elisabetta I, figlia di Enrico VIII, è stata sul trono dal 1558 al 1603.

Maria II regnò congiuntamente con il marito Guglielmo III, dal 1689 al 1694.

Anna, figlia di Giacomo II, regnò dal 1707 al 1714.

Vittoria, nipote di Giorgio III, fu regina dal 1837 al 1901.

Elisabetta II, figlia di Giorgio VI, restò sul trono dal 1952 al 2022.

Alcune di queste regine hanno lasciato una traccia indelebile nella storia d’Inghilterra e di Europa. Maria I Tudor è stata regina d’Inghilterra e Irlanda dal 19 luglio 1553 alla morte (17 novembre 1558, Londra). È nota come “Maria la Cattolica” e “Maria la sanguinaria”, avendo fatto giustiziare almeno 300 oppositori religiosi. Maria I è ricordata soprattutto per il tentativo di restaurare il Cattolicesimo in Inghilterra dopo lo scisma del padre Enrico VIII.

La regina più famosa è stata Elisabetta I, figlia di Enrico VIII e di Anna Bolena, chiamata anche la “regina vergine”, ultima monarca della dinastia Tudor. Il suo lungo regno fu segnato da molti avvenimenti importanti. La sua politica di pieno sostegno alla Chiesa d’Inghilterra, dopo i tentativi di restaurazione cattolica da parte di Maria I, provocò forti tensioni religiose e diedero vita a congiure contro di lei. 

Uscì vittoriosa dalla guerra contro la Spagna, che le consentì di avviare le premesse per una futura potenza commerciale e marittima, che trovò attuazione nella colonizzazione dell’America settentrionale. La sua epoca, denominata “Età elisabettiana”, produsse anche un periodo di straordinaria fioritura artistica e culturale. Ma fu nella “filosofia occulta”, che segnò il passaggio dal Medioevo al Rinascimento, che raggiunse il suo apice. Si tratta di un movimento quasi sconosciuto, anche se i suoi sostenitori sono molto noti.

Faccio riferimento, in particolare, a Marsilio Ficino e Pico della Mirandola in Italia, a Francis Bacon, John Dee e William Shakespeare in Inghilterra, al Albrecht Dürer e Johannes Reuchlin in Germania. È nel Rinascimento elisabettiano che la filosofia occulta europea si trasforma in “rosacrocianesimo” ed è proprio tale visione a ispirare la Confraternita dei Rosacroce in Germania agli inizi del XVII secolo (per approfondimenti su questi temi, si veda il mio volume “La Massoneria. Splendore e decadenza”, Amazon 2022). La regina Elisabetta I, anche per l’impulso dato alla filosofia occulta, sarà ricordata come uno dei più grandi sovrani d’Inghilterra.

Un’atra regina, che ha lasciato un’impronta importante, è Vittoria, regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda dal 20 giugno 1837 e Imperatrice d’India dal 1876 fino alla sua morte. Il suo regno, durato 63 anni, è il secondo più lungo di tutta la storia britannica, superato solo da Elisabetta II. Il suo fu un periodo di sviluppo industriale, culturale, politico, scientifico e militare e fu segnato dall’espansione dell’Impero britannico. 

Arriviamo alla regina appena scomparsa, Elisabetta II. A differenza degli altri sovrani, è difficile tracciarne un profilo preciso. Il suo lungo regno, durato 70 anni, non è stato caratterizzato da eventi eclatanti. Si è trovata a svolgere il ruolo di regina, espressione più alta della Monarchia, in una società democratica e repubblicana. Lo ha svolto con grande realismo e saggezza.

Fatta questa premessa di ordine storico, riflettiamo sul ruolo svolto da Elisabetta II nei confronti della Massoneria inglese (la Gran Loggia Unita d’Inghilterra). La prima cosa che appare è una contraddizione circa il modo di considerare la donna. Nell’ordine dinastico, la donna ha esattamente gli stessi diritti dell’uomo. L’uomo o la donna possono assurgere al ruolo di regnante senza alcuna differenza. 

La donna è considerata esattamente alla stessa stregua dell’uomo. In Massoneria, viceversa, la donna non solo è subordinata all’uomo, ma ne è esclusa. Infatti, quando la Massoneria nasce modernamente a Londra il 24 giugno del 1717, alla donna non è consentito farne parte. Tale divieto, ribadito nelle Costituzioni massoniche del 1721 di James Anderson, è ancora vigente nella Massoneria inglese, ritenuta Gran Loggia Madre del mondo. Ciò significa che tutte le Massoneria esistite ed esistente riconosciute dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra, non possono ammettere le donne.

Io stesso, quando sono divenuto Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, in seguito al riconoscimento inglese, ho dovuto escludere le donne. Ho continuato a farlo anche quando ho fondato la “Gran Loggia Regolare d’Italia”, dopo essermi dimesso dal Grande Oriente d’Italia. La regola da seguire, dalle origini del 1717 ai nostri giorni, se si aspira ad avere il riconoscimento della Gran Loggia Unita d’Inghilterra, è quella di escludere le donne. 

Questa regola vale per la stessa Massoneria inglese e per tutte le Massonerie da essa riconosciute. Le donne saranno ammesse se, e solo se, lo delibererà la Gran Loggia Unita d’Inghilterra. Un tentativo in tal senso è stato compiuto dal marchese Lord Northampton, nel periodo in cui ha svolto il ruolo di Pro-Gran Maestro (2001-2009), ma non ha ottenuto alcun successo.

D. Però, in molti paesi, le donne fanno parte della Massoneria.

R. È vero. Ciò non significa che non esistono Massonerie che ammettono le donne ma sono tutte al di fuori del mondo massonico governato dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra. In molti paesi, vi è la proliferazione di Massonerie (Gran Logge o Grandi Orienti) cosiddette “miste”, proprio perché accettano uomini e donne. In Italia, ve ne sono molte tra cui primeggia la “Gran Loggia d’Italia”. Qual è il loro significato? In che rapporto sono con la Massoneria inglese?

La risposta a queste domande ci porta a indagare i concetti di “regolarità” e di “riconoscimento”. Una Gran Loggia è regolare se è stata riconosciuta dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra. Il Grande Oriente d’Italia, dopo che il Gran Maestro Costantino Nigra ne fece richiesta nel 1862, l’ha ottenuta nell’ agosto del 1972, esattamente 110 anni dopo. L’ha mantenuta fino al 1993, anno in cui l’ha persa (e mai più riavuta), dopo la mia fondazione della Gran Loggia Regolare d’Italia. Da allora ai nostri giorni, l’unica Gran Loggia riconosciuta in Italia dalla Massoneria inglese è quella da me fondata.

La Gran Loggia che riceve il riconoscimento inglese diventa “regolare” poiché presenta tutti i requisiti richiesti dalle Gran Logge d’Inghilterra, di Scozia e di Irlanda. Tra questi requisiti, vi è anche quello di escludere le donne. Da ciò segue che, in questo mondo massonico, le donne saranno ammesse se, e solo se, sarà stato deciso e deliberato dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra. Fino ad allora, le donne restano fuori. Le Gran Logge “miste”, dal punto di vista della Massoneria inglese, non sono Massoneria. 

D. La regina Elisabetta in che modo ha condizionato la Massoneria inglese?

R. Innanzi tutto, essendo donna, ha precluso la possibilità che il Gran Maestro potesse essere il re. Come conseguenza di ciò, è si è dovuto cercare all’interno dell’aristocrazia il nobile più vicino alla Corona. La scelta è caduta sul Duca di Kent (1935 -), che è Gran Maestro della Gran Loggia Unita d’Inghilterra da oltre 50 anni.

Nel 1992, quando partecipai a Londra alla celebrazione del 275° anno dalla fondazione della Gran Loggia di Londra del 1717, il Duca di Kent espresse il desiderio di essere sostituito nel rango di Gran Maestro, ma ancora oggi è seduto sul Trono di Re Salomone. La sua sostituzione non è ancora avvenuta perché i vertici inglesi sperano che, dopo il rifiuto categorico di Carlo (oggi Carlo III), uno dei suoi figli diventi Gran Maestro 

La Massoneria inglese, come tutte le altre Massonerie, mostra segni di decadenza. Il tempo in cui il Gran Segretario Michael Higham governava con rigore ed esigeva il più alto formalismo nell’applicazione delle Costituzioni e dei Regolamenti Generali, in Inghilterra e all’estero, appartiene ormai a un mondo morto e sepolto, anche se riguarda il tempo breve della mia Gran Maestranza nel Grande Oriente d’Italia (1990-1993).

Sono passati solo 30 anni. Oggi la Massoneria sta perdendo sempre di più la capacità, che le è stata propria per secoli, di guidare e innovare importanti regioni del pianeta Terra. Sembra che sia destinata ad albergare in un museo, dove potrà narrare la sua storia che è quella di una società di uomini che ha dato all’umanità una concezione della vita e dell’uomo che si ispira ai più alti valori morali (chi avesse interesse per ulteriori approfondimenti, può leggere “La mia vita in Massoneria”, Amazon 2021).

Ho elaborato e presentato questa concezione (che chiamerei più appropriatamente “antropologia”) nel mio già citato volume “La Massoneria. Splendore e decadenza”, in cui la Massoneria è presentata come un ideale, un dover essere, che trova un fondamento storico in documenti emanati dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra.

Dovrebbe esistere un rapporto biunivoco tra il piano ideale (l’antropologia) e il piano reale (attuazioni storiche dell’antropologia). Nel passato, soprattutto al tempo delle origini moderne, tale rapporto è esistito, soprattutto in Inghilterra, Scozia e Irlanda. Successivamente, lo scarto tra il piano ideale e il piano reale è andato sempre più aumentando fino ad arrivare alla perdita di ogni rapporto. Quando questo accade, la Massoneria non è più Massoneria.

L’antropologia massonica da me attuata vivrà finché vi sarà un solo uomo che crede in essa e lo fa assurgere come idealità per la sua condotta pratica. Anche quando non esistesse più quest’unico uomo, essa manterrebbe la sua validità perché le concezioni dell’uomo e della vita non sono falsificabili. Sono concezioni staccate e separate dalla realtà sociale. 

Potrebbero restare tali per tutto il tempo a venire, oppure nel futuro vi sarà un uomo (o più uomini) che la porteranno nel profondo della loro coscienza e la faranno rinascere come l’araba fenicia. È questa la mia speranza.

Da video.corriere.it il 14 settembre 2022.   

Un’altra penna difettosa fa arrabbiare Re Carlo III. Dopo l’episodio accaduto nel giorno della proclamazione che ha certificato la sua successione alla regina Elisabetta II, e il gesto di stizza prima di firmare i documenti, il monarca (che si trovava in Irlanda del Nord) è stato invitato a firmare un libro dei visitatori, davanti alle telecamere, nel castello di Hillsborough. E qui la penna ha iniziato a fare le bizze sporcando la mano di Carlo e mandandolo su tutte le furie. Il video è diventato subito virale.

La penna non funziona e Re Carlo III si infuria: "La odio!". Il video diventa virale. Il Tempo il 14 settembre 2022

Anche i reali perdono le staffe. È successo a Re Carlo III, per colpa di una penna che non funziona. Era già accaduto qualche giorno fa quando il figlio della defunta regina Elisabetta II ha dovuto firmare in pubblico. Ma questa volta il gesto di stizza imbarazzante del nuovo Re fa il giro della Rete, diventando subito virale.

Re Carlo è in visita nel castello di Hillsborough in Irlanda del Nord. Il Re Carlo III prima si accorge di aver sbagliato la data poi qualcosa non va nella penna.  "Oh Dio, la odio" dice alzandosi e porgendo la penna a Camilla. La penna infatti sembra avere una perdita tanto da sporcare la mano del nuovo Re. Anche Camilla, al suo fianco, interviene subito: "Oh guarda sta andando dappertutto" dice la consorte. "Non posso sopportare questa dannata cosa, succede ogni maledetta volta...", dice Carlo infuriandosi. Una scena che lascia tutti senza fiato e che diventa subito virale sui social . 

Elisabetta II, dai rivenditori di gadget alle zuppe in lattina: chi ci perde e chi ci guadagna dalla morte della regina. Leonardo Pini su La Stampa il 15 settembre 2022.

La morte di un monarca porta con se i sentimenti, negativi o meno, di un intero popolo, linee di successione, cerimonie formali, problemi con le penne stilografiche e, nel caso della morte di Elisabetta II, anche conseguenze economiche. Gli ultimi mesi non sono stati tra i più felici per la penisola britannica: prima gli scandali relativi a Boris Johnson e l’arrivo a Downing Street di Liz Truss, poi la crisi economica e sociale ancora in corso in tutto il continente e infine la morte della sovrana più longeva, e amata, della storia britannica. Per alcune categorie l’ultimo di questi mali non è venuto per nuocere, mentre per altre la morte della sovrana è stato l’ultimo di una lunga serie di problemi.  I venditori di gadget “reali”Gli esperti di turismo britannici hanno previsto una crescita del turismo nazionale e internazionale che andrà ben oltre il periodo di lutto. «È una cattiva esempio di pubblicità ma è pur sempre pubblicità» ha dichiarato la professoressa di management del turismo dell’Università di Plymouth, Sheela Argwal, intervistata da POLITICO.  Tra i beneficiari di questa impennata ci sono i venditori di merchandise relativo alla regina e alla famiglia reale che stanno vedendo salire, e non di poco, i loro guadagni da quando Elisabetta II è morta giovedì 8 settembre. Il proprietario di un famoso negozio di souvenir vicino a Trafalgar Square ha ammesso che i gadget della regina sono andati tutti venduti il giorno dopo la sua scomparsa e prevede «che ci sarà ancora più interesse per questi memorabilia almeno fino al prossimo mese». Ai microfoni di POLITICO, Michael Bloomberg, il proprietario del negozio, ha aggiunto che «le persone hanno dimostrato storicamente poco interesse verso i gadget di Carlo, ma ora che il nostro Re avrà sicuramente più successo». Un altro commerciante di uno store nei pressi di Buckingham Palace ha invece affermato che «i prezzi di questi oggetti sono destinati a salire». Altro dato interessante riguarda l’altissima richiesta dalla Cina di cartoline natalizie firmate dalla Regina. Per Bloomberg «deve essere un risultato del seguito avuto da The Crown, la serie Netflix, in giro per il mondo».  Il mandato reale: dalla zuppa in lattina ai cereali per la colazione. Oltre che per il rispetto dovuto alla sovrana, dopo la morte di Elisabetta II non sorridono tutti coloro a cui era stato riconosciuto dalla corona il cosiddetto Royal Warrant, mandato reale in italiano, che riconosceva a un’azienda il titolo di fornitore ufficiale della monarchia. I prodotti detentori di questo titolo potevano anche alzare i prezzi rispetto ai concorrenti. Alcuni degli alimenti sui quali era stato applicato il mandato da parte di Elisabetta II erano la zuppa di pomodoro in lattina della Heinz, i cerali per la colazione Weetabix e il birrificio Windsor and Eton. Il sito web dell’associazione dei detentori del mandato scrive che «una volta morto il garante (in questo caso la Regina) le aziende in questione devono smettere di usufruire del privilegio nei due anni successivi». Adesso toccherà a Carlo III scegliere quali marchi entreranno nella lista dei fornitori ufficiali della casa reale.  Il lutto nazionale e gli eventi in programmaI funerali della sovrana scomparsa si terranno lunedì nella chiesa di Westminster e saranno seguiti dal lutto nazionale e dal Bank Holiday. Il giorno dell’ultimo saluto alla regina sarà festa nazionale e verrà trasmesso su tutti i canali tv. Stando a quanto riporta Brand Finance i giorni del Bank Holiday faranno perdere circa 2 miliardi di sterline alla produttività, ma al solito modo la copertura mediatica data ai funerali «mostrerà tutti gli aspetti migliori del Regno Unito. I palazzi, i monumenti e le istituzioni favorendo il settore turistico» fanno sapere gli esperti britannici. Una situazione che era già stata segnalata da Kevin Kaley, ex direttore della Tourism Society, riguardo a Edimburgo, prima tappa del viaggio che ha portato la bara della sovrana da Balmoral a Londra: «Si raggiunge un mercato che non aveva necessariamente la Scozia sul suo radar, ma che viene svegliato dall’averlo visto in televisione». 

I gioielli della regina: a chi andranno e quali Elisabetta porterà sempre con sé. Elisa Messina su Il Corriere della Sera il 14 Settembre 2022.

Tiare, diademi, collane, orecchini, spille. Il patrimonio privato di Elisabetta in gioielli è enorme, oltre 300 pezzi. Oltre ai diademi soltanto «in uso» da parte della famiglia reale. Ecco come sarà suddiviso e utilizzato 

Mentre sono in pieno svolgimento le celebrazioni ufficiali per l’addio alla regina Elisabetta e i britannici a lei devoti si affollano per darle l’ultimo saluto nell’abbazia di Westminster, molti si chiedono a chi andranno i tanti e meravigliosi gioielli che erano di proprietà della sovrana. Non i gioielli della Corona (Crown Regalia) custoditi nella Torre di Londra che sono proprietà dello Stato, ma quelli privati, ereditati, ricevuti in dono o acquistati da lei o da Filippo, in 70 anni di matrimonio e di regno. Parliamo di una straordinaria collezione di circa 300 pezzi, tra gioielli, tiare, spille, collane, anelli bracciali e orecchini.

Alcuni di questi, pochissimi e modesti in verità, resteranno con Elisabetta per sempre. Parliamo, secondo quanto riferisce Lisa Levinson, capo delle comunicazioni del Natural Diamond Council, la regina sarà sepolta con la sua fede nuziale, in oro gallese, e con un paio di orecchini di perle, probabilmente quelli che lei era solita indossare nelle sue ultime settimane di vita, e che sono visibili nell’ultima sua foto pubblica: quella in cui accoglie la nuova premier Liz Truss a Balmoral. Non avrà al dito, invece, l’anello di fidanzamento di Filippo, realizzato con un diamante preso da una corona che apparteneva alla madre del principe, Alice di Battenberg che a sua volta l’aveva ricevuta dai Romanoff, la famiglia degli zar di Russia. Quell’anello, che pare contenga un messaggio d’amore di Filippo, andrà ad Anna. 

Che ne sarà degli altri? Re Carlo eredita la preziosa collezione della madre e quindi sarà lui a decidere chi avrà il privilegio di indossarli. Ma anche qui bisogna fare una distinzione: alcune celebri e antiche tiare e collane che risalgono al periodo della regina Vittoria e che abbiamo visto indossate da Elisabetta, il re può solo disporne, ovvero, indossarli (ma non sarà il caso di Carlo) oppure prestarli alla regina consorte, Camilla, o alle principesse della famiglia reale ma non può venderli o cederli a terzi perché fanno parte della Corona e sono conservati a Buckingham Palace proprio per poter essere utilizzati nelle occasioni formali. Una pratica che già avviene: Camilla ha indossato in molte occasioni diademi della Corona prestati da Elisabetta, come la celebre Greville Tiara, detta anche Boucheron honeycom (valore stimato circa 3 milioni di sterline), che era stata donata alla famiglia reale da una miliardaria filantropa, Mrs Greville, alla sua morte, e che la regina madre amava indossare, o la Diamond Festoon Necklace, ancora più preziosa (circa 9 milioni di sterline) o la Dehli Durbar tiara, indossata dalla regina Mary per celebrare l’incoronazione del marito re Giorgio V in India.

I gioielli privati, invece, restano tali e Carlo e i suoi fratelli ne dispongono in base alle disposizioni testamentarie di Elisabetta. Basti pensare ai doni fatti da Filippo a Elisabetta in occasione della nascita dei figli o ai doni di nozze. Anche qui, parliamo di centinaia di preziosi: della collezione privata di Elisabetta fanno parte anche i gioielli della madre, deceduta nel 20o2 e della nonna, la regina Mary, che era un’appassionata di preziosi (soprattutto fili di perle) e che aveva rapporti con i maestri di gioielleria di Londra e di Parigi . 

Elisabetta, dai gusti più austeri rispetto alla nonna, aveva già donato alcuni gioielli personali alla figlia Anna, alle nuore, e alle nipoti. La regina amava vedere i preziosi a cui era affezionata indossati dalle altre donne della sua famiglia ed è stata generosa con tutte. In questi giorni, per esempio, abbiamo visto Kate, la moglie del principe William, indossare un paio di orecchini di perle e diamanti che erano appartenuti ad Elisabetta: preziosi ma semplici, la principessa del Galles (sì, ora la duchessa di Cambridge porta questo titolo che era di Diana) li ha scelti per accogliere la salma della regina al suo arrivo a Londra. Gli stessi orecchini Kate li aveva indossati anche all’uscita dall’ospedale dopo la nascita dell’ultimogenito Louis. Chiaramente un regalo di Elisabetta di qualche anno fa. Come la spilla di diamanti a forma di ramo fiorito indossata in occasione dell’arrivo del feretro a Westminster Abbey.

Tra i preziosi appartenuti ad Elisabetta che vedremo indosso soltanto a Kate c’è la famosa Lover’s Knot Tiara, la tiara dei nodi d’amore, già indossata a suo tempo da Diana, ultima principessa del Galles: un capolavoro di perle e diamanti che Lady D ricevette come dono di nozze dalla suocera e che risale al 1914. Diana la amava molto, ma dopo il divorzio da Carlo il diadema rimase chiuso nelle cassaforti fino al giorno in cui non l’abbiamo vista sulla testa della duchessa di Cambridge. 

Elisabetta adottava, quanto alla scelta dei gioielli da indossare, una formula semplice: una collana a tre fili di perle e sul bavero di giacche o cappotti una spilla scelta in base alla giornata e all’evento a cui si doveva partecipare. Secondo Suzy Menkes, esperta di gioielli, la scelta del gioiello era il suo modo di comunicare opinioni e sensazioni. Tra le spille a cui era più affezionata c’erano sicuramente quelle donate da Filippo come la Grima Ruby Brooch, che scelse di indossare alla cerimonia in onore del duca di Edimburgo nel marzo di quest’anno ma soprattutto, la spilla dal grande zaffiro con cui era stata fotografata durante la luna di miele e poi nella foto che celebrava i 70 anni di matrimonio nel 2017, e infine durante il discorso di Natale del 2021, il primo senza Filippo. 

Sono gioielli «intimi». Che probabilmente resteranno alla figlia Anna ma non è detto che non potranno essere indossati anche dalla nuora Sophie, molto stimata da Elisabetta, da Kate e da Camilla. 

Cos’è il diamante della Regina che il Sudafrica rivuole indietro. Alessandro Ferro su Il Giornale il 17 settembre 2022.

La morte della Regina Elisabetta II inizia a creare i primi casi diplomatici: il Sudafrica rivuole indietro il più diamante grezzo mai scoperto che l'ex colonia britannica aveva donato nel 1905, anno della scoperta, anche se in molti affermano che si era trattato di un furto dei britannici nel periodo in cui si stavano espandendo e acquisendo colonie. Molte pietre preziose dal valore inestimabile, infatti, furono portate in Gran Bretagna e presentate come souvenir o bottino di guerra.

Il "Cullinan I" o "Grande Stella d'Africa" è la parte principale e più vistosa (non potrebbe essere altrimenti) dello scettro della defunta Regina. L'Huffington Post britannico spiega che il diamante originale era grande 3.106 carati per poi essere suddiviso in 9 pietre più grandi, quelle principali, e ben 96 dalle dimensioni più piccole. La pietra della discordia è una delle nove più grandi ed è quella che reclamano a gran voce i sudafricani. Tra i gioielli della corona, poi, c'è anche un'altra parte del grande diamante: il "Cullinan II" chiamato anche "Seconda Stella d'Africa" ubicata sulla sua fascia frontale. In questo caso, però, non c'è stato (per adesso) alcun reclamo ufficiale.

Petizione nazionale

Adesso che la Regina non c'è più, il Sudafrica si sta muovendo seriamente per provare a riportare quell'enorme diamante a casa: più di seimila persone hanno già firmato una petizione chiedendo che la Grande Stella d'Africa venga rispedita al presunto luogo d'origine e collocata in un museo sudafricano. La frattura tra i due Paesi cresce ogni giorno di più tant'é che l'opinione pubblica avrebbe chiesto al presidente Cyril Ramaphosa di reclamare la restituzione della pietra preziosa invece di fare le condoglianze per la morte di Elisabetta II. I media sudafricani remano tutti dalla stessa parte chiedendo che venga pagato un cospicuo risarcimento.

"Restituzione immediata"

L'attivista Thanduxolo Sabelo ha dichiarato ai media locali che il Cullinan Diamond "deve essere restituito in Sud Africa con effetto immediato. I minerali del nostro paese e di altri paesi continuano a avvantaggiare la Gran Bretagna a spese del nostro popolo". Un membro del parlamento sudafricano, Vuyolwethu Zungula, ha chiesto ufficialmente al suo governo di "chiedere risarcimenti" con la "restituzione di tutto l'oro, i diamanti rubati dalla Gran Bretagna", come lui stesso ha esternato su Twitter.

La risposta britannica

La Royal Family, impegnata nei 10 giorni dedicati a Elisabetta II, non ha accolto nessuna richiesta di restituzione dei gioielli anche se il tema potrebbe essere affrontato quando ci sarà un ritorno alla normale quotidianità. Secondo il Royal Collection Trust che supervisiona la collezione della famiglia reale britannica, il diamante Cullinan fu presentato al re Edoardo VII nel 1907, due anni dopo la scoperta in una miniera privata nella provincia del Transvaal in Sudafrica. "Fu inviato alla Asscher di Amsterdam per essere tagliato nel 1908", scrive EuropaToday. Dal peso di 3.106 carati al "naturale" (prima di essere suddiviso), il diamante originale era considerato "grande come un cuore umano", come sottolinea la Royal Asscher. La gemma sarebbe stata acquistata dal governo sudafricano del Transvaal (già sotto il dominio britannico) e donata a Edoardo VII come regalo di compleanno.

L’ultima processione prima dei funerali: i nipoti e la folla composta salutano la regina Elisabetta II. Paola De Carolis su Il Corriere della Sera il 14 Settembre 2022.

Il feretro portato nella camera ardente a Westminster. Per il funerale attesi a Londra in 2 milioni. Audience prevista: 4 miliardi (due volte Diana). 

Il metronomo del dolore scandisce 75 colpi al minuto, la coreografia del lutto si svolge con le note di Mendelssohn e Beethoven. Passando sotto il suo balcone, ieri vuoto, la regina Elisabetta ha lasciato per l’ultima volta Buckingham Palace, sede ufficiale della monarchia e residenza poco amata. Scortata a piedi dai quattro figli e i nipoti maschi, accompagnata dall’affetto commosso di un Paese intero, la sovrana ha raggiunto la sala più antica del parlamento di Westminster, dove il feretro rimarrà sino a lunedì mattina. Se serviva, la conferma della straordinaria teatralità con la quale si consuma l’aspetto pubblico della morte della sovrana è arrivata ieri già con il primo colpo del tamburo che per 40 minuti ha battuto il tempo di una processione imponente, perfetta in ogni dettaglio, dal passo di marcia, agli elmetti lucidi di musicisti e guardie.

Le bandiere lungo il Mall, la statua dorata del Victoria Memorial, le strade pulitissime, la folla composta, i cavalli mansueti, la corona imperiale che sotto il sole ha regalato la luce brillante delle sue pietre preziose: uno spettacolo, quello di ieri, che è sembrato la massima espressione dei simboli, del fascino e del potere della monarchia e che non è che la prova generale delle esequie di lunedì. La travolgente partecipazione del pubblico da una parte ha sorpreso autorità e forze dell’ordine, tanto che attorno al tragitto del corteo è stato eretto un muro protettivo temporaneo, dall’altra ha commosso i Windsor, che a turno hanno fatto sapere di aver trovato grande conforto nelle manifestazioni di ammirazione e rispetto per la regina e il resto del casato. I riferimenti storici, il cerimoniale solenne, l’impeccabile regia di ieri non possono far dimenticare infatti l’impatto della scomparsa di Elisabetta sulla sua famiglia. È morta una regina che passerà alla storia — chi mai riuscirà a superare il suo primato e regnare per più di 70 anni? — ma anche una madre, nonna, zia, suocera, bisnonna amatissima. Commuovono così il dolore stampato sul viso di Anna, che ha scelto di indossare la divisa con i pantaloni, le spalle curve di Carlo, le lacrime di Catherine, ora principessa del Galles, l’insperata vicinanza dei due fratelli William e Harry.

Quella dei principi dietro un feretro è un’immagine che non può non rimandare a un altro funerale, quello, 25 anni fa, di Diana. Nonostante la giovanissima età, i figli sfilarono allora a piedi dietro la bara della madre. Alle esequie del principe Filippo, l’anno scorso, erano stati separati dal cugino Peter, figlio di Anna. Ieri erano uno accanto all’altro durante la processione e a Westminster, dove sono stati accompagnati dalle mogli Catherine e Meghan. Il messaggio è chiaro: l’affetto per la nonna richiede di superare i dissapori, per quanto spiacevoli. Nella stessa vena si apprende che la pubblicazione dell’autobiografia di Harry, un libro che i Windsor non aspettano con calore, verrà posticipata. Una riconciliazione? Sicuramente l’immagine è quella di una famiglia unita e solidale.

È un messaggio importante. La morte di una sovrana tanto amata e l’arrivo sul trono di un uomo che non è sempre risultato simpatico poteva essere difficile da metabolizzare. L’enorme affetto per Elisabetta in questi giorni sembra invece abbracciare tutti i Windsor: la fila per la camera ardente si snoda su un percorso di circa 16 chilometri, con i teatri e i musei in riva al Tamigi che hanno spalancato le porte per aiutare chi aspetta. Per il funerale sono attese a Londra circa due milioni di persone, mentre la cerimonia sembra destinata a ritoccare ogni record televisivo con un pubblico globale di 4 miliardi di persone, quasi il doppio rispetto a quello di Diana.

Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera” il 14 settembre 2022.  

Meghan Markle ha deciso di sospendere il suo podcast su Spotify, Archetypes , almeno per la durata del periodo di lutto che la Gran Bretagna osserverà dopo la morte della regina Elisabetta. Ma al di là delle spiegazioni ufficiali, sarebbe stato sicuramente imbarazzante continuare, in questo momento, con esternazioni che hanno fatto sollevare più di un sopracciglio a Londra. 

La duchessa di Sussex aveva già reso disponibili i primi tre episodi della serie - partita lo scorso 23 agosto - nei quali si lanciava in conversazioni para filosofiche con personaggi come la tennista Serena Williams o la popstar Mariah Carey. Va ricordato che due anni fa Harry e Meghan, lucrando sulla loro aura reale nonostante la fuga in California, avevano firmato un contratto da 25 milioni di dollari con Spotify, il gigante dello streaming audio.

Archetypes , il podcast di Meghan, si propone di indagare «le etichette che provano a frenare le donne» attraverso conversazioni fra Meghan e storici, esperti e donne che hanno subito l'essere stereotipate. La promessa è quella di «fare a pezzi i contenitori in cui le donne sono state piazzate per generazioni».

Gli episodi finora avevano titoli come «La dualità della diva» o «L'equivoco dell'ambizione»: ma è chiaro che tutto ruota attorno alla duchessa di Sussex e al suo incessante sforzo di auto promozione, avvolto in una vaga paccottiglia new age. Come ha scritto il Times , l'effetto è quello di «sentirsi rinchiusi nella stanza relax di un centro benessere con una istruttrice di yoga insolitamente concentrata su se stessa».

A gettare benzina sul fuoco è poi arrivata l'intervista fiume di Meghan alla rivista The Cut , in cui la duchessa accusava la stampa britannica di aver dato del «negro» a suo figlio Archie (senza portare nessuna prova al riguardo, come al solito) e rivelava che Harry sentiva di aver «perso» suo padre Carlo a seguito della Megxit. 

Come ha scritto una nota commentatrice reale sul Telegraph , Meghan «non fa nulla che non sia deliberato. Ogni sua parola è pesata e misurata, pianificata prima di essere resa pubblica, apparentemente in uno sforzo calcolato di causare una reazione». Eppure, ogni sua uscita è sembrata intenta a seminare zizzania con la famiglia reale: viene dunque da chiedersi se l'obiettivo non sia quello di continuare a fare notizia per incrementare gli introiti commerciali.

È su questo sfondo - oltre che su quello di una popolarità che stava andando a picco non solo in Gran Bretagna, ma ormai anche in America - che i Sussex si sono trovati sorpresi a Londra dalla morte improvvisa di Elisabetta. Si spiega così la solitudine di Harry nelle prime ore e il veto messo su Meghan per evitare che si presentasse anche lei a Balmoral. Poi, di fronte al rischio che questa frattura finisse per guastare l'omaggio alla sovrana, il principe William ha fatto il gesto di invitare Harry e Meghan alla passeggiata fra la folla a Windsor, sabato scorso.

Una mossa di pubbliche relazioni che però è stata giudicata solo come una tregua temporanea: troppo è il cattivo sangue scorso tra i due fratelli perché si possa pensare a una improvvisa riconciliazione. Soprattutto quando è atteso l'esplosivo libro di memorie del duca di Sussex, che promette di spargere ancora altro veleno sulla monarchia. Harry l'altro ieri ha provato ancora a stemperare i toni, rendendo pubblico un emotivo tributo a Elisabetta, ricordata per il suo «sorriso contagioso» e i suoi «solidi consigli». E Dio sa quanto ne avrebbero bisogno lui e Meghan.

Da corrieredellosport.it il 14 settembre 2022.   

Guillermo Coppola, ex manager di Diego Armando Maradona, ha svelato qualche tempo fa un curioso aneddoto circa l'incontro tra l'ex calciatore e l'ex Principe Carlo, oggi noto come Re Carlo III. Durante un ricevimento organizzato a Buckingham Palace in occasione dell'addio al calcio di Osvaldo Ardiles che giocava col Tottenham, l'ex attaccante del Napoli è stato piuttosto duro con il figlio della Regina Elisabetta.

 "C'era grande emozione da parte di tutti noi. A un certo punto, però, Diego mi disse: "Coppola, dì a quel nasone di togliermi la mano dalla spalla". Io lo guardai stupito, non sapevo cosa fare: quel nasone, come lo aveva chiamato Diego, era il Principe Carlo", ha raccontato l'uomo in tv.

Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera” il 14 settembre 2022.  

Raffica di licenziamenti nello staff di re Carlo. Ora che non è più principe di Galles e i suoi uffici si sposteranno a Buckingham Palace, decine di impiegati che hanno lavorato per anni sotto di lui a Clarence House, la sua residenza, sono stati informati che perderanno il lavoro. 

Il Guardian ha rivelato che le lettere di preavviso sono arrivate mentre era in corso la commemorazione per la regina a Edimburgo, lunedì: «Tutti sono assolutamente lividi – ha detto una fonte al quotidiano inglese -. Tutto lo staff è rimasto a lavorare tardi ogni sera fin da giovedì scorso: la gente è visibilmente scossa».

Una decisione finale non è stata ancora presa ed è stato avviato un periodo di consultazione. Quella parte del personale che fornisce supporto diretto a Carlo e Camilla rimarrà al suo posto, mentre gli altri saranno redistribuiti al servizio degli altri membri della famiglia reale, oppure verranno aiutati a trovare lavoro esternamente e riceveranno generose liquidazioni. 

A servizio di Carlo lavorano 101 persone: 31 nella segretaria privata, altrettanti nella tesoreria e 12 nell’ufficio stampa. Ci sono poi, tra gli altri, quattro cuochi, tre valletti e un paio di maggiordomi. La regina, per fare un paragone, impiegava invece uno staff di quasi 500 persone. E’ probabile che Carlo non vada a vivere stabilmente a Buckingham Palace, una residenza che lui non ha mai amato: ma lì saranno basati in suoi uffici e si svolgeranno le funzioni pubbliche della monarchia.

Carlo III d’Inghilterra, che ha fatto il bis di spaghetti ai moscioli e mangiato scialatielli «in incognito» con Camilla. FABIANA SALSI su Il Corriere della Sera il 13 Settembre 2022.

Sostenitore da sempre del cibo biologico e di un’alimentazione sostenibile, il neo sovrano, Carlo III d’Inghilterra, è un grande appassionato di cucina italiana e lo ha dimostrato in più di una occasione 

Carlo III, nuovo re d'Inghilterra, cambierà il modo di mangiare degli inglesi notoriamente poco abituati alla buona tavola? A pochi giorni dall'incoronazione è una tra le tante domande che si fanno i royal watcher, perché la passione per la cucina e il cibo sostenibile è da sempre una costante della vita dell'ormai ex Principe di Galles.

L’impegno di Carlo III per la sostenibilità alimentare

Due esempi, su tutti. Nell’orto biologico ad Highgrove House, la sua residenza di campagna nel Gloucestershire, re Carlo cura personalmente ortaggi che da trent’anni finiscono nel suo piatto e in quello di tutta la famiglia reale. Terra Carta, il documento che ha lanciato all'inizio del 2021 e che hanno sottoscritto centinaia di industrie impegnandosi a produrre cibo (e non solo) nel rispetto dell’ambiente, è considerata una delle più importanti iniziative della vita pubblica del neo re. 

Il cibo buono e giusto secondo Carlo d’Inghilterra

Carlin Petrini, fondatore di Slow Food, sulle pagine de La Stampa e in un'intervista a Famiglia Cristiana, in questi giorni ha ricordato che Carlo III ha dato prova del suo impegno per la sostenibilità alimentare anche in Italia, cominciando da quell'ottobre del 1984 in cui fu ospite d'onore al Salone del Gusto di Torino.

«Ho sempre creduto che l'agricoltura sia non solo la più antica ma anche la più importante attività umana», disse Carlo durante il discorso ufficiale pronunciato in occasione dell’evento che riunisce ogni due anni produttori e artigiani del settore agroalimentare di tutto il mondo. E aggiunse: «Manipolare la natura è un business pericoloso». Concetti allora probabilmente poco compresi e per cui talvolta Carlo è stato tacciato di essere eccessivamente idealista, che ora — come ha sottolineato lo stesso Petrini — sono alla base delle agende di governo perché premesse indispensabili per costruire un mondo migliore.

La passione di Carlo III per il cibo italiano

Il Salone di quell’anno per Carlo fu una specie di rito di iniziazione al buon cibo italiano: le cronache di quei giorni raccontano che assaggiò di tutto. Anzitutto la carne, cotta o cruda, tema a lui caro dato che è presidente dell'associazione Rare breeds survival trust che tutela le preziose razze rare britanniche. Ma non solo: anche formaggio, pasta, extravergine, capperi di Salina (che svelò di amare molto abbinati al montone), olio extravergine pugliese aromatizzato al limone, grandi vini piemontesi, mostrando ogni volta preferenze per i prodotti biologici. Il re mangiò in perenne compagnia di un assistente, chiedendogli di prendere nota per fare provviste da portare con sé in Inghilterra. 

Le provviste italiane (e i discorsi sul cibo)

Lo faceva spesso. Sempre Petrini, così amico di re Carlo da essere stato ospite a Highgrove House, ha raccontato che il re lo ha chiamato ogni volta che è venuto in Italia chiedendogli di incontrare produttori di Piemonte, Lazio, Toscana e qualsiasi regione visitata. È sempre stato curioso di assaggiare, ma anche di conoscere da vicino il modo di produrre degli agricoltori e allevatori. E anche oggi re Carlo III adora parlare di cibo: «Una sera ho portato l'allora principe del Galles, venuto in visita alla nostra Università di Pollenzo, in un'osteria delle Langhe che, destino voleva, si chiama la Ca' del Re. Il protocollo e i controlli furono ovviamente rigorosi e ci fu detto che Carlo si sarebbe sicuramente ritirato verso le 22, massimo le 22 e 30. Invece rimase a chiacchierare con me fino all'una di notte... Tra l'altro ama tantissimo la nostra cucina», ha detto Petrini.

Re Carlo III al ristorante

Re Carlo ama tantissimo la cucina italiana: così tanto che una volta per golosità ha infranto persino le rigide regole del bon ton della famiglia reale. È successo a maggio del 1988, quando fu invitato nelle Marche ospite dei Conti Leopardi. Allora partecipò a un pranzo al Ristorante Emilia di Portonovo per assaggiare due specialità locali: gli spaghetti con i moscioli (mitili selvatici tipici dell'anconetano) e la frittura di mare. Per l'occasione il ristorante fu chiuso ad altri ospiti, il personale indossò la divisa delle grandi occasioni e Carlo, che arrivò senza Diana, si mostrò molto alla mano: così alla mano che infranse l’etichetta chiedendo il bis di spaghetti, sgarro assolutamente vietato per un principe (che però rese decisamente orgogliosi i gestori del ristorante).

Gli scialatielli «in incognito»

Eppure lo sgarro se lo concesse, così come spesso si concedeva pranzi e cene top secret con l’ormai regina consorte Camilla in Costiera Amalfitana e Sorrentina. Sempre «in incognito», anche se con i bodyguard al loro fianco, il principe di Galles si fermava nei ristoranti della zona con l’amore di sempre. Lo ha raccontato anche Italia a tavola svelando che i due arrivavano alla chetichella e si godevano pasti memorabili e decisamente tipici. Appena si sedevano chiedevano i primi, su tutti scialatielli ai frutti di mare e spaghetti alla Nerano. Poi alici, frittura di paranza, parmigiana di melanzane (di cui Camilla andrebbe pazza), paccheri al pomodoro fresco e tanti altri piatti della Costiera.

Folla record e 30 ore di coda per l'ultimo saluto alla Regina. Francesca Rossi su Il Giornale il 15 settembre 2022.

La capitale inglese è pronta ad affrontare l’ultima fase del lungo addio alla regina Elisabetta. Le stime parlano di una coda di 16 chilometri e di attese che arriveranno fino a 30 ore per dare l’ultimo saluto alla sovrana che ha segnato un’epoca.

Il feretro a Londra

Il 14 settembre 2022 re Carlo III, accompagnato da William, il principe di Galles e da Harry, il duca di Sussex, ha guidato la processione che ha portato le spoglie della regina Elisabetta da Buckingham Palace al Palazzo di Westminster, ultima fase del periodo di lutto prima dei funerali, il prossimo 19 settembre all’Abbazia di Westminster. Vedere il figlio e i nipoti di Sua Maestà dietro al feretro, trasportato dalla King's Troop Royal Horse Artillery, ha provocato in molti la sensazione di dejà vu, portando alla mente il ricordo di William e Harry bambini che camminavano dietro al carro funebre di Lady Diana. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti: i rapporti tra i due si sono deteriorati, la complicità fraterna non esisterebbe più, ma tutti i dissidi sono stati messi da parte in nome della regina Elisabetta, in rispetto alla sua memoria. Da notare che William, come ci si aspettava, ha indossato l'uniforme. Harry e il principe Andrea, invece, pur vestendo abiti civili a lutto, hanno avuto il permesso di appuntare al petto alcune delle loro decorazioni militari: infatti sono gli unici ad aver servito in combattimento al fronte, il primo in Afghanistan, il secondo nella Guerra delle Falkland.

Durante la processione, come è stato segnalato da Sky Tg24, a causa dell’enorme quantità di cellulari in funzione, le reti hanno subìto un sovraccarico. La camera ardente allestita a Westminster Hall è aperta dalle 18:00 (ora italiana) del 14 settembre 2022 e le forze dell’ordine hanno stimato che potrebbe formarsi una coda dai 5 ai 16 chilometri e i sudditi britannici potrebbero arrivare ad attendere fino a 30 ore prima di poter dare il loro saluto a Sua Maestà. Gli inglesi, però, sono pronti ad affrontare l’impresa. Per evitare problemi di ordine pubblico sono state studiate imponenti misure di sicurezza, organizzati punti di pronto soccorso e servizi igienici lungo tutto il percorso. Naturalmente le strade sono presidiate da steward e agenti, anche perché il rischio di attentati non è da sottovalutare. Il governo, fanno sapere le fonti, avrebbe dislocato 1500 soldati e 10mila poliziotti. Stando alle previsioni il 19 settembre 2022, giorno delle esequie della sovrana, sono attese a Londra più di un milione di persone, superando il numero di inglesi presenti al funerale di Lady Diana, il 6 settembre 1997.

Indicazioni utili

Vanity Fair riporta che la Network Rail, cioè la società che gestisce le linee ferrate britanniche, ha parlato di “una domanda di viaggi senza precedenti nella storia di Londra”. Addirittura, per il giorno del funerale, ai lavoratori pendolari è stato consigliato di continuare la loro attività in smart working e, se proprio devono prendere la metropolitana, di evitare la fermata di Green Park. Per quanto riguarda la camera ardente a Westminster, invece, che durerà per i prossimi 4 giorni, le autorità hanno specificato che non ci saranno occasioni di attendere seduti e che sarebbe meglio portare del cibo da casa e di mangiarlo prima dei controlli di sicurezza. Non sarà possibile deporre fiori ai piedi della bara. 

"Ha fatto un sacco di cose brutte". “Essere Regina fa ridere i polli, Elisabetta ha massacrato Diana e gli irlandesi”, il commento di Piero Sansonetti. Redazione su Il Riformista il 14 Settembre 2022 

“La regina Elisabetta ha fatto un sacco di cose brutte“. E’ quanto sostiene Piero Sansonetti, direttore del Riformista nel corso di un video con Hoara Borselli negli studi televisivi del Riformista Tv. “E’ morta la Regina Elisabetta, questa donna, settant’anni di Regno, l’abbiamo vista pochi giorni fa stringere la mano alla premier inglese Truss e poi è arrivata così improvvisa, diciamo, inaspettata, – ci ha colti tutti di sorpresa, – questa morte. Allora Piero – chiede Borselli – possiamo dire veramente che con la morte della Regina Elisabetta abbiamo archiviato il 900?”

Durissima la risposta di Sansonetti: “Mi piacerebbe che avessimo archiviato la monarchia, veramente che è una cosa d’altri tempi, com’era una cosa d’altri tempi questa Regina che tutti stanno celebrando. Ora non c’è proprio niente da celebrare. Era una signora che faceva questa cosa ridicola, essere regina non si capisce perché, nessuno aveva eletto, nessuno aveva scelto. La regina ha fatto un sacco di cose brutte. Eh, non è che ha fatto tutte queste cose belle. Ma io sono vecchio, voi siete giovani, ma l’Irlanda ve la ricordate? Ma quanti ne hanno fatti ammazzare di irlandesi, gli inglesi” chiede il direttore del Riformista che poi incalza: “E chi era la regina? Ero io il Re d’Inghilterra quando massacravano gli irlandesi nelle prigioni e per le strade? Era lei, era Elisabetta che stringeva la mano a Pinochet, chi era che stringeva la mano a Pinochet? Era il Presidente tedesco, il Presidente italiano, il presidente spagnolo? No, era la regina Elisabetta che lo mise sotto la sua protezione. Ma chi ha detto che la regina è questo grande personaggio? Insomma, per me essere regina non è un gran merito ed è una cosa che fa ridere i polli”.

Sansonetti insiste: “Non lo so, però poi me le direte quali sono le cose buone che ha fatto. Sicuramente ha fatto delle cose molto brutte, all’inizio era addirittura la regina dell’impero coloniale. La dovremmo smettere forse di celebrare delle persone sulle quali c’è poco da celebrare, magari anche criticarla un pochino? No? Facciamo vedere la bella foto sua con Pinochet invece che quella con Mandela”.

Borselli prova a mediare: “Da tutto il mondo sono arrivati segnali forti. Lo stesso Putin, tutti, cioè tutto il mondo oggi piange una donna che – a tuo avviso – non è stata poi così meritevole di lodi come tutto il mondo sta sta dicendo. Insomma, stiamo dicendo, abbiamo perso una donna unica, ha fatto la storia una donna che per settant’anni ha rappresentato, voglio dire l’Inghilterra, ha rappresentato il mondo e tu ora la stai smontando, dicendo sì, una donna con una sua corona che forse ha fatto con lo stai dicendo più cose negative che positive”.

Sansonetti fa una precisazione ma conferma la sua tesi: “Se le persone che l’hanno conosciuta personalmente si commuovono è una cosa bella e giusta. La commozione individuale è una cosa che io non contesto mai, soprattutto nelle persone che l’amavano e le volevano bene. Io non so che donna sia stata. Sarà stata pure una donna straordinaria? Non lo so. Il fatto che fosse regina l’ho già detto, mi fa ridere; il fatto che sia un grande personaggio che chissà cosa ha fatto è una balla, non ha fatto quasi nulla e quando ha fatto ha fatto pessime cose. Ma persino alla fine del secolo, quando non è riuscita a sopportare Diana, Diana era l’unico personaggio che si era introdotto dentro questa ridicola Corte d’Inghilterra. Fatemelo dire, questa ridicola Corte d’Inghilterra ha fatto saltare tutto perché Diana è una persona normale e faceva le sue battaglie e credeva nelle sue idee. L’hanno massacrata e chi ha condotto il massacro? Elisabetta. Celebratela se vi piace, a me non piace”.

 Da Ansa il 15 settembre 2021.

Harry e Meghan sarebbero "furiosi" per il fatto che i loro due figli, i piccoli Archie e Lilibet, diventeranno rispettivamente principe e principessa dopo la morte della regina Elisabetta ma senza acquisire il titolo di Sua altezza reale. E' quanto si legge sui tabloid della destra populista molto ostili ai duchi di Sussex, secondo cui l'esclusione sarebbe stata decisa da re Carlo III nei confronti dei suoi nipoti. 

La notizia alimenta nuovamente le tensioni tra la coppia 'ribelle' e la famiglia reale, nonostante gli importanti gesti di riconciliazione avvenuti nei giorni di lutto per la defunta sovrana, e fa riemergere la rottura storica di due anni fa, con la rinuncia allo status di reali e il trasferimento dei duchi negli Usa. Secondo il Sun, il principe Harry e la moglie si oppongono con forza a un 'esclusione perchè questa priverebbe i due figli della scorta garantita alle altezze reali dei Windsor.

Tema quello della sicurezza su cui già Harry è entrato in conflitto, avviando una azione legale contro il ministero dell'Interno per chiedere una adeguata tutela della polizia (anche a sue spese) quando si trova con la famiglia nel Regno Unito. Sempre secondo i tabloid, Harry e Meghan dal canto loro hanno sottolineato il fatto che le figlie del principe Andrea, Beatrice ed Eugenia, godono dello status al centro della diatriba nonostante non siano reali che rappresentano ufficialmente la corona. 

«I figli principi non altezze»: Harry e Meghan sono furibondi. Harry e Meghan sarebbero «furiosi» per il fatto che i loro due figli, i piccoli Archie e Lilibet, diventeranno rispettivamente principe e principessa dopo la morte della regina Elisabetta ma senza acquisire il titolo di Sua altezza reale. Redazione il 16 Settembre 2022 su Il Giornale.

Harry e Meghan sarebbero «furiosi» per il fatto che i loro due figli, i piccoli Archie e Lilibet, diventeranno rispettivamente principe e principessa dopo la morte della regina Elisabetta ma senza acquisire il titolo di Sua altezza reale. È quanto si legge sui tabloid della destra populista molto ostili ai duchi di Sussex, secondo cui l'esclusione sarebbe stata decisa da re Carlo III nei confronti dei suoi nipoti.

La notizia alimenta nuovamente le tensioni tra la coppia «ribelle» e la famiglia reale, nonostante gli importanti gesti di riconciliazione avvenuti nei giorni di lutto per la defunta sovrana, e fa riemergere la rottura storica di due anni fa, con la rinuncia allo status di reali e il trasferimento dei duchi negli Usa. Secondo il Sun, il principe Harry e la moglie si oppongono con forza a un'esclusione perché questa priverebbe i due figli della scorta garantita alle altezze reali dei Windsor. Tema, quello della sicurezza, su cui già Harry è entrato in conflitto, avviando una azione legale contro il ministero dell'Interno per chiedere una adeguata tutela della polizia (anche a sue spese) quando si trova con la famiglia nel Regno Unito.

Sempre secondo i tabloid, Harry e Meghan dal canto loro hanno sottolineato il fatto che le figlie del principe Andrea, Beatrice ed Eugenia, godono dello status al centro della diatriba nonostante non siano reali che rappresentano ufficialmente la corona.

Dopo l'incidente alla madre e a causa dell'odio emerso sui social media nei confronti della moglie Meghan, Harry più volte ha sollevato il problema della sicurezza nei suoi spostamenti nel Regno Unito. Tanto da essersi detto disposto a pagarla di tasca propria. Il Principe è convinto infatti che, pur non essendo più un membro attivo della Casa reale, sia lui che la sua Famiglia non possono cancellare quello che sono e i rischi che corrono anche a causa della appartenenza di Harry ai Windsor.

DAGONEWS il 15 settembre 2021.

Uju Anya, professoressa di linguistica alla Carnegie Mellon University in  Pennsylvania, ha lanciato un duro attacco nei confronti di Elisabetta II. Si tratta della seconda bordata dopo quella della scorsa settimana in cui aveva sostanzialmente esultato per la morte della sovrana, sparando a zero su Twitter: «Ho sentito che la monarca di un impero genocida, ladro e violento sta finalmente morendo. Possa il suo dolore essere atroce».

Le sue osservazioni hanno suscitato indignazione, ma mercoledì ha raddoppiato, raccontando in un podcast di aver scritto sull’onda emotiva e di odiare la regina per il sostegno della Gran Bretagna al governo della Nigeria durante la guerra civile: «È seduta su un trono di sangue. 

Indossava una corona fatta di "diamanti insanguinati. I suoi palazzi e le sue ricchezze sono finanziati dal nostro sangue». Non contenta ha anche aggiunto che Elisabetta sarebbe responsabile per la morte di milioni di persone: «Non Rimpiango ciò che ho detto. Voglio educare gli americani sulla monarchia». Auguri! 

Da adnkronos.com il 15 settembre 2021.

Circa duemila persone, tra loro i leader e i sovrani stranieri, si riuniranno lunedì 19 settembre nell'Abbazia di Westminster per la cerimonia funebre di Elisabetta II. La cerimonia avrà inizio alle 11 ora locale e si concluderà, un'ora più tardi, con due minuti di silenzio osservati in tutto il paese. 

Dopo la cerimonia nell'abbazia di Westminster, un rito funebre più breve si svolgerà vicino al Castello di Windsor, nella St George's Chapel, alle 16. Ad officiare sarà il Decano di Windsor, o capo spirituale dei canonici della St George's Chapel. Vi assisteranno circa 800 persone. Infine è prevista una cerimonia per i familiari stretti di Elisabetta, quindi il feretro della regina sarà deposto alle 19.30 nella Royal Vault, accanto al marito, il duca di Edimburgo, morto nell'aprile 2021.

La fase finale delle cerimonie organizzate per Elisabetta inizierà domani sera, quando il re, Carlo III e i fratelli, la principessa reale, il Duca di York e il Duca di Essex terranno una veglia di 15 minuti intorno al feretro di Elisabetta. La camera ardente allestita a Westminster Hall si chiuderà lunedì mattina alle 6.30 locali. Poco dopo le 10.35 il feretro verrà spostato sul carro funebre della Royal Navy che circa dieci minuti dopo inizierà il suo viaggio verso l'Abbazia di Westminster, lungo il percorso tracciato da membri della Royal Navy e dei Royal Marines.

Re Carlo III e i membri della famiglia reale cammineranno dietro la bara della regina fino a Wellington Arch. Il corteo dovrebbe raggiungere l'abbazia pochi minuti prima delle 11, quando la bara sarà trasportata all'interno per la funzione. Le porte dell'Abbazia di Westminster si apriranno lunedì alle 8 per consentire alle persone che assisteranno alla cerimonia delle 11 di prendere posto. 

Intanto oggi la fila di gente in attesa di vedere di Elisabetta a Westminster Hall è diventata lunga 7 chilometri (alle 12). Tra le personalità che hanno reso l'ultimo omaggio alla Regina oggi anche l'ex premier Theresa May.

Se l'attesa media per raggiungere Westminster Hall e vedere il feretro di Elisabetta II è di 30 ore, per alcuni la 'fila' si rivela meno lunga: i parlamentari possono evitare l'attesa, e ciascuno di essi ha diritto a portare con sé 4 ospiti, mentre i membri dello staff del parlamento, cui viene risparmiata l'attesa, possono farsi accompagnare ciascuno da un ospite. Non godono degli stessi privilegi altre categorie, addetti alle pulizie, personale della sicurezza e altri che lavorano al Palazzo di Westminster, secondo quanto riferito dal Times.

Da rainews.it il 15 settembre 2021.  

Un articolo del quotidiano statunitense New York Times ha scatenato un putiferio sui social. A far arrabbiare i cittadini del Regno di Elisabetta II è stato soprattutto il titolo: “I funerali della Regina saranno pagati con le tasse dei britannici”. 

“Avvoltoi”, “Non è il momento adatto per parlare di queste cose”: è questo il tenore di quasi tutti i cinquemila messaggi inviati al giornale su Twitter dai sudditi di Sua Maestà. C'è chi si professa “ben felice” di contribuire alla spesa e c'è chi si indigna a tal punto da cancellare l'abbonamento al quotidiano.

Il governo non ha ancora reso noto l'ammontare del costo del “lutto” del Regno, precisando che fornirà dettagli a tempo debito. Non ci sono dubbi però che si tratterà di una spesa ingente considerato, non solo le processioni, le veglie, la sicurezza dei capi di Stato stranieri che arriveranno a Londra, ma anche il giorno dei funerali (che sarà festivo), e soprattutto il futuro imminente. La Regina era una delle persone più famose del mondo e la sua effigie è ovunque. Dalle monete ai francobolli, dalle cassette postali ai passaporti: sono tante le cose che dovranno cambiare in onore del nuovo Re.

Anche se adeguato all'inflazione, si legge sul New York Times, il funerale di Elisabetta II costerà più dell'ultimo funerale di stato in Gran Bretagna, quello di Winston Churchill, nel 1965, e del funerale cerimoniale della regina Elisabetta, la regina madre, nel 2002, costato 825.000 sterline (circa 954.000 dollari) per la camera ardente ("lying-in-state) e 4,3 milioni di sterline (circa 5 milioni di dollari) per la sicurezza, secondo un rapporto della Camera dei Comuni.

Il momento per sostenere questa spesa non è certo dei migliori -  continua il quotidiano - perché arriva proprio quando i prezzi al consumo in Gran Bretagna stanno aumentando al ritmo più veloce degli ultimi quattro decenni e quando le bollette domestiche medie aumenteranno dell'80% il mese prossimo, sostenute dall'impennata dei prezzi dell'energia.

Ma a quanto ammonterebbe questa spesa? Ad azzardare una previsione è il quotidiano economico indiano Economic Times: 6 miliardi di sterline. Al di là della cifra - che il Nyt non fornisce - le accuse mosse al quotidiano da molti britannici sono proprio - come spesso accade sul web - riferite al titolo: “I sudditi pagheranno il funerale della Regina”. Così c'è chi scherza sulla quantità irrisoria del costo ripartito per gli abitanti del Regno Unito che pagano le tasse. E c'è chi sottolinea che si tratta di un vero affare, considerati i 70 anni di regno di Elisabetta II.

 C'è chi sfotte il New York Times dicendo che la spesa sarà in ogni caso inferiore a quella di una copia del giornale 

E chi la butta sul pratico: il giorno del funerale sarà considerato festivo, ma il Regno Unito è tra i paesi che hanno meno giorni festivi di tutti, scrive un'utente, toccando una questione di non poco conto.

Secondo l'Office for National Statistics, l'Istat inglese, il pil di giugno è sceso a causa dei due giorni di festività extra per il Giubileo della Regina. "Anche un solo giorno festivo influisce sulla crescita perché ci sono meno persone al lavoro", hanno spiegato gli economisti, ecco perché il 19 settembre potrebbe avere un impatto sulla crescita economica e spingere il Regno Unito in recessione prima del previsto. Secondo Pantheon Macroeconomics, scrive la Bbc, il funerale della Regina avrà un impatto sulla crescita economica dello 0,2%.

La Regina è sempre la Regina e il popolo britannico, seppure con alti e bassi legati alle alterne sorti del Regno in sette decenni, ama Elisabetta II sempre in testa ai sondaggi Yougov. 

E poi il funerale dà anche una grande opportunità: quella di mettere Londra, per un giorno, al centro del mondo. Da Biden all'imperatore del Giappone, saranno decine i capi di Stato e di governo e le personalità che arriveranno nella capitale del regno a porgere omaggio all'ultima grande sovrana. Alle tasse, alla successione, ai gioielli ci si penserà dopo.

Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 15 settembre 2021.

La regina Elisabetta ha lasciato ieri per l'ultima volta Buckingham Palace, il palazzo dal quale ha regnato per 70 anni. Da ieri, il suo corpo è nella camera ardente a Westminster Hall, la sala più antica del Parlamento britannico, ornata da splendide volte gotiche di legno. 

Ai lati della bara quattro guardie reali, che tengono in segno di lutto il capo chino e la spada rovesciata, con la punta rivolta a terra. Da ieri migliaia di sudditi rendono omaggio alla Sovrana più amata. La coda già si snoda per 5 chilometri lungo il Tamigi, ma arriverà a 10 e occorreranno 35 ore di attesa per passare, per pochi secondi, davanti al catafalco.

Elisabetta ha lasciato il palazzo alle 14,22 dalla Grand Entrance, sullo stesso affusto di cannone sul quale avevano fatto il loro ultimo viaggio, a 50 anni di distanza uno dall'altra, il padre Giorgio VI e la madre Elizabeth.

La scortavano le Guardie dei Granatieri nelle loro impeccabili uniformi, mentre il Big Ben faceva suonare mestamente ogni minuto la sua più grande campana, alla quale rispondeva un colpo di cannone sparato da Hyde Park. Il silenzio era irreale. Tutto il traffico delle vie circostanti era stato fermato, persino gli aerei della British Airways avevano rinunciato a sorvolare la città. Sul Mall, migliaia di persone attendevano senza far rumore la Regina, molti piangevano.

Dietro la bara, figli a parte, solo i parenti maschi. Nella prima fila i figli di Elisabetta: re Carlo, Anna, Andrea e Edward. Nella seconda William, Harry e Peter Phillips, figlio di Anna. Nella terza il conte di Snowdon, il duca di Gloucester e il marito di Anna, il viceammiraglio Tim Laurence. C'era attesa per vedere William e Harry di nuovo vicini, com' era accaduto 25 anni fa al funerale della loro madre. Ma non è stata la stessa cosa, la tensione tra loro è ancora palpabile. Come Andrea, Harry era irritato per non aver potuto indossare la divisa, a causa della perdita di tutti gradi militari. Quando il corteo è passato davanti al cenotafio di Whitehall, dedicato ai caduti delle guerre, tutti hanno fatto il saluto militare, mentre loro hanno chinato il capo come borghesi qualunque.

Il corteo funebre ha percorso il Mall e la Horse Guards Parade prima di scendere verso Parliament Square e Westminster. Si è mosso con la solennità e la grandiosità dei funerali di Stato britannici, i più tristi, suggestivi e maestosi del mondo. Ogni persona, dal Re all'ultimo dei soldati, ha percorso il tragitto con la stessa lunghezza e cadenza di passo, muovendo insieme per 38 minuti il piede sinistro e il destro con impeccabile simmetria militare. La bara della Regina era coperta dallo stendardo reale e sormontata da un cuscino di velluto sul quale era stata posta la Imperial State Crown, e da una corona di rose e dalie bianche, ravvivata da rosmarino e da altre erbe provenienti dai giardini dei palazzi reali.

Alle 14,47 la regina consorte Camilla e la principessa del Galles Kate sono uscite in auto da Buckingham Palace, seguite da un'altra vettura con a bordo la duchessa del Sussex Meghan e la contessa di Wessex Sophie. Dietro di loro tutti i nipoti e pronipoti di Elisabetta. A Westminster, le famiglie si sono riunite e le coppie reali si sono riformate in fila in attesa della bara, che è stata portata dentro alle 15. 

Davanti a tutti Carlo e Camilla, poi Anna con il marito, quindi Andrea da solo, seguito da William e Kate e da Harry e Meghan. Kate portava una grande spilla appartenuta alla Regina, Meghan solo un paio di piccoli orecchini. Nessuno ha pianto: lo impone la regola dei Royals, secondo la quale le lacrime non vanno mai esibite in pubblico.

L'Arcivescovo di Canterbury Justin Welby ha letto un passo di Giovanni e recitato il Padre Nostro, il coro dell'Abbazia ha cantato un salmo dolente e dopo qualche minuto di raccoglimento tutti sono usciti dalla sala. Harry e Meghan si tenevano la mano, Kate rassicurava e consolava William passandogli le dita sul braccio. Nessuno ha detto una parola, salvo Carlo per ringraziare Welby e il decano di Westminster. Meghan se ne è andata un po' rabbuiata, forse per la tristezza del momento, forse perché per un'altra volta è finita in ultima fila, un posto nel quale la luce dei riflettori non sempre arriva. Alle 5 del pomeriggio è cominciato l'afflusso delle persone che continuerà ininterrotto fino alle 6,30 di lunedì mattina. Un lungo addio che sarà l'ultimo dovere che la Regina compie per il suo popolo, e il suo popolo per lei.

Paola De Carolis per il “Corriere della Sera” il 15 settembre 2021.  

(…) Ieri William e Harry erano uno accanto all'altro durante la processione e a Westminster, dove sono stati accompagnati dalle mogli Catherine e Meghan. Il messaggio è chiaro: l'affetto per la nonna richiede di superare i dissapori, per quanto spiacevoli. Nella stessa vena si apprende che la pubblicazione dell'autobiografia di Harry, un libro che i Windsor non aspettano con calore, verrà posticipata. Una riconciliazione? Sicuramente l'immagine è quella di una famiglia unita e solidale.

È un messaggio importante. La morte di una sovrana tanto amata e l'arrivo sul trono di un uomo che non è sempre risultato simpatico poteva essere difficile da metabolizzare. L'enorme affetto per Elisabetta in questi giorni sembra invece abbracciare tutti i Windsor: la fila per la camera ardente si snoda su un percorso di circa 16 chilometri, con i teatri e i musei in riva al Tamigi che hanno spalancato le porte per aiutare chi aspetta. Per il funerale sono attese a Londra circa due milioni di persone, mentre la cerimonia sembra destinata a ritoccare ogni record televisivo con un pubblico globale di 4 miliardi di persone, quasi il doppio rispetto a quello di Diana.

Maria Corbi per “La Stampa” il 15 settembre 2021.

La regina Elisabetta ha lasciato per sempre Buckingham Palace, ieri pomeriggio, alle ore 2,22 pm, come hanno sottolineato in tanti cercando in questa trilogia di numeri un significato sacro, addirittura l'ora della morte di Cristo, con la volontà di «santificare» una donna che è riuscita ad essere ecumenica per il suo Paese, una roccia a cui aggrapparsi, quasi una fede. E invece la spiegazione sarebbe molto più normale, e quel numero un semplice conto per fare arrivare il feretro a Westminster Hall, l'antico cuore del Parlamento, alle 15,30 in punto. Una processione carica di emozioni vivide e di suggestioni antiche. (…)

Da whoopsee.it il 15 settembre 2021.  

Perché Harry e Meghan stavano tenendosi per mano durante il corteo funebre della Regina Elisabetta? Le immagini di ieri della Royal Family, mentre accompagnava da Buckingham Palace a Westminister Hall il feretro della Regina Elisabetta, hanno scatenato il dibattito sui social. Specialmente per la presenza di Harry e Meghan, dietro la principessa Catherine e il principe William, che dentro il palazzo sono stati immortalati mano nella mano prima di uscire. 

Un gesto che non è passato inosservato, ma che ha fatto “gridare” molti utenti alla “violazione del protocollo reale”, poiché il semplice atto di “tenersi per mano”, per i membri della famiglia reale, è vietato. Ma Harry e Meghan hanno veramente violato il protocollo? La risposta corretta è no. E un motivo c’è.

I duchi di Sussex, infatti, non essendo più membri della famiglia reale tenuti a svolgere i loro doveri «sono [semplicemente] parenti in lutto e non hanno l’obbligo di seguire il protocollo reale», come affermato dall’esperto di linguaggio del corpo, Inbaal Honigman, al “The Daily Express”. Honigman aggiunge: «Le loro mani sono lì per sostenersi a vicenda emotivamente durante questa perdita».

Tra chi li sostiene e giustifica e chi afferma che per pochi minuti avrebbero potuto continuare a camminare in linea retta senza necessariamente doversi sfiorare, è necessario ricordare anche la peculiarità del momento che i due stanno vivendo. Un lutto. Un evento di eccezionale portata sia a livello personale che, come in questo caso specifico, mondiale.

Com’è naturale che sia in queste situazioni, l’essere umano è portato a cercare il contatto e il conforto soprattuto nelle persone che ama. Harry, ai margini della famiglia reale, negli ultimi anni ha sempre potuto contare sulla sua Meghan e, non tenuto appunto al rispetto dei rigidi protocolli, perché non avrebbe dovuto aggrapparsi a quella che, attualmente, rappresenta la sua famiglia e la forza? 

Da Ansa il 15 settembre 2021.

Anche 1.550 sterline a notte, oltre 1.800 euro, colazione esclusa. I prezzi delle stanze di albergo a Londra sono alle stelle in questi giorni (istituzioni superlusso e di prestigio a parte, che nella capitale britannica hanno sempre avuto un loro mercato), stando ai dati raccolti dai media locali che segnalano anche il tutto esaurito nei giorni precedenti il funerale della regina Elisabetta II, con gli alberghi pieni a quasi il 95%, il 20% in più rispetto alla media in questo periodo dell'anno.

Un salto notevole se si pensa al duro colpo accusato dal settore durante tutta l'emergenza covid. Tim Hentschel, ceo di HotelPlanner, servizio di prenotazioni online con base a Londra, ha spiegato ai media locali che dall'annuncio della morte di Elisabetta II la scorsa settimana l'affluenza negli alberghi a Londra è andata crescendo fino ad arrivare a "quasi il 95% delle stanze occupate, circa il 20% oltre la media stagionale". E ha aggiunto: "le tariffe sono andate su per le strutture di tutte le categorie e ci aspettiamo ancora che raddoppino nelle giornate più vicine al funerale"

Si prevede che il funerale della regina Elisabetta II sarà il più grande evento televisivo della storia, con circa 4,1 miliardi di spettatori. Superando la cerimonia di apertura delle Olimpiadi del 1996, ad Atlanta, vista da 3,6 miliardi di persone, e i funerali di Lady Diana, visti da 2,5 miliardi.

Regno Unito... fino al calcio d'inizio. Sul campo Elisabetta divide ancora. Tony Damascelli su Il Giornale il 16 settembre 2021.

Un minuto di silenzio e poi liberi tutti. Quelli di Glasgow sono famosi per l'Old Firm, la vecchia ditta che sarebbe nient'altro che Rangers contro Celtic, protestanti unionisti contro cattolici repubblicani, una sfida feroce, in verità attutita in questi ultimi anni ma sempre pronta a riaccendersi come è accaduto nell'evento storico. La morte della Regina Elisabetta II ha diviso le due fazioni, all'Ibrox Prk di Glasgow il popolo dei protestanti ha cantato God Save The King sventolando bandiere, disegnando sulle tribune con i cartoncini consegnati ai tifosi, il profilo di Sua Maestà la regina, l'inno ha provocato emozioni profonde anche tra i tifosi del Napoli, tra i più sensibili a queste mozioni di affetto e di rispetto. Di contro a Varsavia, per la partita contro gli ucraini dello Shakthar Donets, i cattolicissimi del Celtic hanno esposto uno striscione sul quale stava scritto un invito chiaro e insultante alla corona e, a corredo del lenzuolo, hanno intonato un canto dedicato a Michael Fagan «Condoglianze Michael Fagan». Costui era l'imbianchino che in una notte buia, scavalcò uno dei muri di Buckhingham Palace e si introdusse nella stanza dove Elisabetta II riposava, si avvicinò al letto e la sovrana, pensando si trattasse di uno degli inservienti solitamente sbronzo, non perse la calma ma avvisò la sicurezza che trasferì al gabbio mister Fagan.

L'humour inglese non perde colpi nemmeno nei giorni del cordoglio, i Windsor sono affranti, logori e nervosi tra veglie, processioni e stilografiche difettose, il Paese è unito ma fino a un certo punto, il football ha onorato il lutto sospendendo le partite della Premier League ma lunedì, prima del calcio di inizio di Wigan Athletic Huddersfield, James McLean si è allontana dai suoi compagni di squadra che erano abbracciati a metà campo per il minuto di silenzio, ha tenuto la fascia nera al braccio ma non ha voluto partecipare al momento di memoria della sovrana, tenendo però la testa china, per rispetto. Lo stesso calciatore, si era rifiutato di indossare sulla maglietta e sul bavero della divisa sociale il poppy, il papavero rosso che ricorda i caduti delle due guerre mondiali.

McLean è nato a Derry ed è cresciuto a Creggan l'area dalla quale provenivano le sei persone uccise nel Bloody Sunday del 1972. Su Instagram ha scritto: «Il papavero serve per ricordare le vittime di altri conflitti dal 1945 ed è qui che per me inizia il problema. Per le persone del nord dell'Irlanda come me, e in particolare quelle di Derry, il papavero ha iniziato a significare qualcosa di molto diverso e sarebbe visto come un atto di mancanza di rispetto verso quelle persone, la mia gente. Sono molto orgoglioso di da dove vengo e proprio non posso fare qualcosa che credo sia sbagliato. Nella vita, se sei un uomo dovresti difendere ciò in cui credi». Il Regno è unito ma fino al calcio d'inizio, poi il pallone ha cancellato ogni pensiero ed è tornato a dividere il popolo. E Dio deve occuparsi di salvare il Re.

Da liberoquotidiano.it il 15 settembre 2021.

Scorsa settimana moriva la Regina Elisabetta, e in Inghilterra il calcio si è fermato. Se l’ultima giornata di Premier League è stata rinviata, Rangers-Napoli di Champions è invece stata spostata a mercoledì alle 21. Non tutti però hanno reagito bene alla morte di Sua Maestà, come i tifosi del Celtic, da sempre indipendentisti, cattolici e filo-irlandesi di Scozia.

Differenti dai rivali dei Ranges che invece in rappresentano la parte protestante, lealista e quindi fedele alla monarchia britannica. Se il club si è limitato a pubblicare un comunicato di due righe — "Il Celtic Football Club esprime le sue sincere condoglianze alla famiglia della defunta regina Elisabetta II in seguito all’annuncio della sua scomparsa” — i tifosi hanno mostrato uno striscione shock nei suoi confronti, esponendolo prima del match contro lo Shakhtar finito 1-1.

Striscione che una tv inglese, BT Sport, è stata costretta a censurare, scusandosi col pubblico per averlo mostrato. Si legge ""F**k the Crown". Le telecamere hanno eseguito una panoramica di tale cartellone, con il commentatore in studio che si è scusato per averlo mostrato durante la trasmissione. Un'immagine che ha indignato migliaia di tifosi.

Ma c’è anche chi si è comportato malamente come il Celtic, in particolare i tifosi del Bayern Monaco, che martedì nella sfida contro il Barcellona avevamo mostrato un altro striscione: "Ritardi e sospensioni delle partite all'ultimo minuto a causa della morte di un reale? Rispettate i tifosi!!". Insomma un atto di solidarietà verso gli inglesi che hanno dovuto spostare tutti i loro eventi per "motivi di ordine pubblico" legate alle cerimonie di commemorazione della sovrana.

Luigi Ippolito per corriere.it il 15 settembre 2021.

Un re «esentasse»: Carlo non dovrà versare imposte sulla fortuna che ha appena ereditato dalla madre Elisabetta. Lo stabilisce una legge passata nel 1993 dal governo conservatore di John Major, che assolve i beni passati «da sovrano a sovrano» dalla normale tassa di successione, che in Gran Bretagna ammonta al 40% su tutto ciò che eccede la soglia di 325 mila sterline (375 mila euro al cambio attuale).

Dalla regina appena scomparsa Carlo ha ereditato innanzitutto i possedimenti della Corona, il cui valore è stimato a oltre 15 miliardi di sterline e include anche le collezioni di dipinti e gli archivi reali. In realtà, il tesoro della Corona non è veramente di Carlo, che ne è solo in un certo senso il «custode» e non ne può disporre a suo piacimento: è per questo che il governo aveva ritenuto «inappropriato» che un sovrano ci pagasse sopra le tasse. In cambio, il 25% dei profitti ricavati dalle proprietà della Corona viene versato dal governo alla famiglia reale per le loro spese.

Quello che era patrimonio privato di Elisabetta e che ora è passato nelle mani di Carlo è invece il ducato di Lancaster, un insieme di terreni e proprietà sparsi in tutta l’Inghilterra che l’anno scorso aveva fruttato alla regina un introito pari a 25 milioni di euro. Ma anche su questi possedimenti il nuovo re non pagherà tasse, in modo da preservare «un livello di indipendenza finanziaria dal governo».

Finché era erede al trono, Carlo possedeva il ducato di Cornovaglia, che ora è passato al figlio William e che l’anno scorso aveva anch’esso generato un reddito superiore ai 20 milioni. 

In teoria, i sovrani britannici sono esentati dalle tasse sul reddito: ma dal 1992 la regina aveva accettato di pagarle, dopo una polemica sui costi della ricostruzione del castello di Windsor, devastato quell’anno da un incendio. Anche Carlo ha promesso che avrebbe seguito l’esempio della madre e già l’anno scorso aveva pagato 6 milioni di imposte sul reddito del ducato di Cornovaglia.

Al contrario di quanto si potrebbe pensare, i reali britannici non sono particolarmente ricchi. Il patrimonio personale della regina, ossia quello di cui poteva realmente disporre, ammontava a poco più di 400 milioni di euro, il che la collocava circa al 370esimo posto fra le persone più facoltose della Gran Bretagna (molto al di sotto di un Paul McCartney o di una JK Rowling, per capirci, per non parlare dei veri miliardari come Richard Branson e compagni). 

Ed è noto che Carlo era solito lamentarsi di essere un poveraccio a confronto degli sceicchi arabi con i quali si trovava ad aver a che fare.

DAGONEWS il 15 settembre 2021.

Una guardia è svenuta dal podio durante la veglia funebre della Regina Elisabetta. Centinaia di migliaia di persone hanno fatto la fila per dare l'ultimo saluto alla monarca, dopo la sua morte, avvenuta giovedì a Balmoral. Ma gli spettatori sono rimasti sbigottiti quando una guardia ha iniziato a ondeggiare sui piedi pochi istanti prima di crollare.

L'uomo era sceso brevemente dal podio prima di riprendere il suo posto, mentre altri militari si univano a lui per il cambio. Pochi secondi dopo ha perso i sensi ed è caduto in avanti, atterrando disteso sul pavimento di pietra.  La diretta streaming si è interrotta per diversi minuti mentre la polizia accorreva in aiuto dell'uomo.

Il mondo entra nelle segrete stanze: il discorso da re del principe eterno. PIERO MEI su Il Quotidiano del Sud l'11 Settembre 2022.

ADESSO il principe eterno è proprio re: Carlo III del Regno Unito e, almeno al momento, per uno stuolo di reami sparpagliati per il mondo secondo la geografia del vecchio impero dell’ava Vittoria che tiene solo nei pensieri sciagurati di qualche brexiter fondamentalista. Il Canada l’ha già preso per buono, si attendono le mosse (non immediate certo) dell’Australia, delle isole dei Caraibi e di svariati isolotti appena fuor d’acqua dalle onde del Pacifico, sperduti verso “il mondo alla fine del mondo”. Ha avuto il suo primo intoppo, ma piccolo: un portapenne che ingombrava il prezioso tavolo dove era squadernato l’atto di accettazione del trono, che veniva dopo la proclamazione davanti all’Accession Council, l’organismo predisposto dalla tradizione inglese ma che nessuno aveva visto mai.

Stavolta c’era la televisione, che settant’anni fa non entrava nelle “segrete stanze” e che solo una felice intuizione del principe Filippo portò alla causa della Royal Family, quando impose l’incoronazione di Elisabetta in diretta planetaria. I consigliori non volevano: la monarchia ha da essere misteriosa, dicevano, ma il duca di Edimburgo, che oggi sarebbe un influencer più influente di Chiara Ferragni, ebbe l’appoggio della Regina e i parruccati obbedirono. Anche chi doveva togliere di mezzo l’ingombrante portapenne ha obbedito.

Carlo ha fatto il suo discorsetto del re: non l’ha tirata per le lunghe, anche se aveva avuto quasi tre giubilei per prepararlo, avendo alle spalle 73 anni di attesa. Ha ricalcato al Council quel che aveva detto la sera prima alla Nazione ed al Commenwealth ed al mondo: seguirà la via di Elisabetta, servizio e dedizione; conta sull’appoggio della neoregina (consorte), l'”amata Camilla”, che era a chioma fluente e senza uno di quei cappelli che hanno contribuito alla fama pop di Elisabetta II.

Camilla ha controfirmato, con aria serena e viso lontano da quell’aspetto che sembrava così arcigno a Lady Diana che la chiamava “il rotweiler”. Ha controfirmato anche William, il più “Elisabetto” della casa, da ieri ricchissimo Duca di Cornovaglia e Principe di Galles, che non è il tessuto quadrettato ad avergli dato nome e titolo, ma da uno di quei principi il tessuto prese nome perché fu lui a lanciarlo di moda: era il famoso duca di Windsor, quello che rinunciò al trono per amore di Wallis, ma anche, dicono, per la troppa simpatia personale verso Hitler, che i britannici invece…

Carlo ha ribadito la promessa materna: servirò il regno per tutta la vita (dicono che così abbia rimosso subito i rumours che vorrebbero una precoce abdicazione in favore di William, il “cocco di Londra”) e seguirò le indicazioni del Parlamento. Niente grilli per la testa come i Carlo che l’hanno preceduto, ma eravamo nel Seicento.

La fresca premier Liz Truss ha ugualmente controfirmato l’atto, sotto lo sguardo attento di sei suoi predecessori, quelli in vita, tra i quali l’elegantissima Theresa May, e anche l’ultimo, lo scapigliato Boris Johnson, che si dice stia già tramando per essere, oltre che il predecessore, anche il successore.

La Royal Family era tutta in Camilla e William. Nessuno dei principi è membro del Council ma è anche un segnale della nuova linea del casato: spending review, non più “mangiapane a tradimento”, come si diceva una volta. Harry deve aver capito l’antifona in anticipo e per questo è andato a raccattare dollari (a palate) in America, magari spifferando, insieme con Meghan, gli altarini dei parenti. Per ora i due si tengono in disparte in zona Castello di Windsor.

Carlo III ha cominciato i suoi incontri, il Governo gli ha giurato fedeltà, il popolo che piange Elisabetta sembra averlo finalmente capito, sparano a salve i cannoni del Regno Unito, salgono di nuovo sui pennoni le Union Jack che erano state abbassate a mezz’asta per rispetto a Elisabetta (garriscono in alto solo il tempo della proclamazione, poi tornano alla mestizia della mezz’asta e di questi giorni), sudditi d’ogni età portano fiori a Buckingham Palace, il messo incaricato dal balcone di St James Palace annuncia l’avvenuta proclamazione e la sospirata accettazione, “God Save the King” è l'”Habemus Papam” della situazione. Si sente in giro qualche cinguettio repubblicano, ma è cosa da salotto, da Ztl si direbbe in italiano.

L’Inghilterra è forse, però, quella signora che ieri l’altro si è sporta dalle transenne per baciare Carlo III: “L’ho visto così triste!” ha raccontato. Triste come il Regno Unito, il Commonwealth e il mondo intero ora che non c’è più la Regina con il cappello e la borsetta. Ha detto Carlo (ma questa se l’era preparata chissà da quanto): che gli Angeli ti accompagnino nel tuo ultimo viaggio. Che non è quello da Balmoral a Londra per il grande addio del 19 settembre.

Londra, in fila col popolo della regina per l'ultimo addio a Elisabetta II: "Siamo qui per una donna straordinaria". Anna Lombardi su La Repubblica il 15 Settembre 2022 

L’ex ufficiale della RAF e la studentessa di Hong Kong, il prete anglicano e l’allenatore di cavalli ad Ascot, ma anche Andrea e Valeria, coppia di infermieri italiani venuti dal San Raffaele: sei ore in fila tra i cittadini che aspettano di rendere omaggio alla regina

"Dove ci si mette in coda? Chi distribuisce i braccialetti gialli?". A dispetto del percorso stampato su tutti i giornali, non è affatto facile trovare l'accesso al serpentone composto da migliaia di persone determinate a rendere l'ultimo omaggio ad Elisabetta II.

Come una sorta di organismo vivente, la fila muta e si gonfia a ogni svolta e i volontari arrivati da mezza l'Inghilterra - scout scozzesi col gonnellino, i religiosi di Faith con tanto di collare, l'Esercito della Salvezza in  divisa rosse - non hanno informazioni aggiornate.

Ecco i 7 "segreti" che hanno permesso a Elisabetta II di vivere a lungo. L'essere quasi diventata centenaria e in quello stato di forma non era un caso: ecco i "segreti" di longevità della Regina Elisabetta II. Alessandro Ferro il 16 Settembre 2022 su Il Giornale.

96 anni vissuti sempre alla grande: chi ha conosciuto da vicino la Regina Elisabetta II si è reso conto della tenuta fisica di una donna che ha regnato per 70 anni e 7 mesi risultando seconda soltanto a Luigi XIV (72 anni tra 1643 e 1715). Gli acciacchi sono stati molto rari e sporadici a parte, logicamente, l'ultimissimo periodo che l'ha accompagnata ad una morte serena. Ma qual è stato il "segreto" per vivere in perfetta forma così a lungo? In realtà sono stati diversi i fattori che le hanno consentito di essere così longeva, tra tutti l'attenzione per il cibo.

L'alimentazione

A vari quotidiani inglesi e internazionali, l'ex chef di Sua Maestà Darren McGrady ha rivelato che The Queen era solita mangiare le stesse cose praticamente ogni giorno: iniziava la giornata con una ciotola con gli Special K alternata a uova strapazzate o frutta ma amava tantissimo anche la marmellata, uno dei suoi più grandi "vizi"; a pranzo si concedeva una porzione non troppo abbondante di pollo o pesce grigliati mentre la sera, per cena, era solita mangiare carne accompagnata con verdure varie. Lo chef ha sottolineato che le porzioni non erano mai troppo ricche ma piuttosto leggere. È chiaro che, se c'è anche una predisposizione genetica tanto meglio.

"Ricetta perfetta per longevità"

"I geni buoni sono il primo passo verso la longevità, ma anche il modo in cui viviamo, compreso quello in cui mangiamo, influenzano il nostro Dna. Dal racconto di come viveva Elisabetta esce quasi la ricetta perfetta della longevità", ha affermato a Repubblica Mauro Serafini, studioso dei centenari e professore di Scienze dell'Alimentazione all'Università di Teramo. Poche calorie evitano lo "stress post prandiale, ossia quel famoso processo infiammatorio che, sul lungo periodo, può causare dei danni". Un plauso all'invecchiamento di Elisabetta II è arrivato anche da Bryan Kozlowski, autore del libro "Lunga vita alla regina! 23 Regole per vivere dal monarca più longevo della Gran Bretagna".

Sonno e fumo

Kozlowski ha studiato nei dettagli la vita della Regina, dall'alimentazione al modo di lavorare, dalle relazioni interpersonali alle ore di sonno identificando alcuni "segreti" che le hanno consentito di arrivare a vivere così bene e a lungo. Una delle regole di Elisabetta II riguardava il riposo notturno: a parte qualche eccezione, era solita dormire 8 ore dalle 23 alle 7 del mattino. Qualsiasi medico ricorda che dormire bene, e le ore necessarie, aiuta tutto l'organismo a rigenerarsi. Il terzo elemento a suo favore riguardava il ferreo divieto di fumare tant'é che costrinse anche il consorte Filippo a smettere. Un passaggio del libro di Kozlowski spiega che l'intolleranza verso le sigarette affondava radici profonde: il padre, Re Giorgio VI, fumava così tanto che scomparve a causa di un tumore ai polmoni a 56 anni.

Attività fisica e creme per la pelle

La Regina amava andare a cavallo ma era solita fare anche lunghe passeggate, da sola ma anche con le autorità che andavano a trovarla nelle sue residenze (Londra e Scozia). "L'attività fisica è una caratteristica costante di tutte le popolazioni longeve, lo abbiamo rilevato in ogni studio sui centenari", sottolinea Serafini. "Senza contare l'importanza dell'interazione sociale, che, nel caso della regina era all'ordine del giorno". Quinto segreto di Elisabetta per curare la propria pelle, come annota sul libro lo scrittore, è stato l'utilizzo di prodotti specifici ma soprattutto evitava di stare troppo a lungo al sole che, si sa, se non ben idratati invecchia la pelle oltre a provocare macchie.

Alcol e salute mentale

Ultimi ma non per importanza, sesto e settimo segreto di Elisabetta II riguardavano il consumo di alcol, sempre moderato e mai sopra le righe (ogni tanto si concedeva un gin) e l'attività mentale. Kozlowski scrive che la Regina riceveva una scatola con numerosi documenti che spaziavano dai rapporti parlamentari a quelli dell'intelligence "e li leggeva tutti" oltre all'abitudine di leggere tutti i quotidiani più importanti per non trascurare gli sviluppi interni alla nazione ma anche quanto accadeva al di fuori dell'England. Il cervello lucido e attivo, infatti, lo ha mantenuto fino all'ultimo istante.

(askanews il 17 settembre 2022) - Un uomo ha tentato di correre verso il feretro che contiene la salma della regina Elisabetta a Westminster e di strappare lo stendardo reale. Secondo il sito della Bbc, che cita diverse testate della stampa inglese e statunitense, il sospettato è stato fermato dagli agenti di polizia presenti e portato via ma è riuscito a toccare la bara della sovrana.

La trasmissione dal vivo che mostra la salma della regina è stata brevemente interrotta con uno stacco su un'inquadratura esterna del Palazzo di Westminster durante l'incidente 

Da lastampa.it il 16 settembre 2022

Qualcuno ha guardato dall'alto (è il caso di dirlo) e gli ha salvato la vita. E' andata benissimo ad un anziano inglese, fan della Royal family, che tre giorni fa ha rincorso l'auto del nuovo re per scattargli una fotografia. 

Ma al distinto signore non bastava uno scatto qualunque: voleva immortalare Carlo a distanza ravvicinata, tanto da rischiare la vita. Dopo un primo inseguimento di corsa lungo il marciapiede, l'inglese si è gettato in strada e si è parato davanti all'auto del re. Ha scattato la foto e poi ha gentilmente salutato il monarca. 

Il tutto senza pensare minimamente alle conseguenze: nonostante le innocue intenzioni dell'uomo, le guardie personali e i cecchini avrebbero potuto sparargli da un momento all'altro per garantire l'incolumità di Carlo III. In molti esperti di sicurezza hanno definito "un miracolo" il fatto che l'anziano sia ancora in vita.

Regina Elisabetta, folla e caos alla camera ardente: bloccati in sei per il cane. Alessandra Zavatta su Il Tempo il 16 settembre 2022

In sei hanno provato a entrare nella Westminster Hall con il cane. A rendere omaggio alla regina Elisabetta volevano portare anche Fido. Ma gli addetti alla sicurezza della camera ardente li hanno bloccati. C'è chi aveva nascosto il quattrozampe sotto la giacca, chi sotto l'impermeabile e chi nel borsone. Ma sono stati scoperti all'ingresso della Westminster Hall, la parte più antica del parlamento, dove è stata sistemata la bara della sovrana defunta per permettere ai sudditi di renderle l'ultimo saluto. Non è chiaro per quale motivo le sei persone allontanate abbiano tentato di entrare con il cane.

Intanto la folla in fila per entrare nella camera ardente, complice il freddo (la temperatura a Londra è scesa a 11 grado centigradi) si va riducendo. L'attesa è passata, secondo una prima stima effettuata dalla forza dell'ordine, da 30 a "sole" 22 ore. Ma proprio nella folla in coda non sono mancati episodi di intolleranza. Un giovane di origini nordafricane, A.A., 19 anni, è stato arrestato per molestie sessuali. Dopo aver tentato pesanti avances verso due ragazze, si è gettato nel Tamigi quando ha visto che le altre persone in coda avevano chiamato la polizia. Gli agenti si sono tuffati e lo hanno catturato. La fila per la camera ardente corre lungo il fiume, da Tower Bridge al ponte di Lambeth, per poi raggiungere il parlamento.

Una decina di persone sono svenute per freddo, lo stress e il disagio di stare in piedi molte ore. Infermieri e medici dei punti di soccorso sono stati impegnati per tutti il giorno. Altre hanno accusato malori e sono state rifocillate con acqua e cibi leggeri. I disagi non hanno comunque scoraggiato londinesi e turisti del mettersi in fila.

"La bara della Regina è vuota, lei non è morta": spuntano le teorie choc dei complottisti. Non sorprende che in questi giorni la regina Elisabetta sia diventata protagonista, suo malgrado, di assurde teorie di complotto che fanno perno su un mistero inesistente: la bara vuota di Sua Maestà. Francesca Rossi il 16 Settembre 2022 su Il Giornale.

Non sorprende che in questi giorni la regina Elisabetta sia diventata protagonista, suo malgrado, di assurde teorie di complotto che fanno perno su un mistero inesistente: la bara vuota di Sua Maestà.

La valanga delle fake news

La dimensione cospirazionista non riuscirebbe proprio ad accettare che la regina Elisabetta sia morta. Per i complottisti Sua Maestà sarebbe ancora viva, come riportano Newsweek e Open, i quali citano anche i commenti molto fantasiosi di alcuni utenti di Twitter. Uno che crede di saperla lunga dice: “La Regina è sana e salva in una camera mortuaria da qualche parte fino al giorno del suo vero funerale. Mi dispiace deludervi ragazzi”. Un’altra, convinta di avere accesso a informazioni segretissime che noi comuni mortali possiamo soltanto sognare sostiene: “Penso che abbiano già seppellito la Regina e stiano solo portando in giro una bara vuota”.

Chiacchiere senza alcun riscontro spacciate per verità che dei non meglio precisati “poteri occulti” vorrebbero tenerci nascoste (chissà mai perché). Basterebbe fermarsi a riflettere un momento per capire che si tratta di sciocchezze: perché mai la regina Elisabetta dovrebbe starsene buona buona in una camera mortuaria (non esattamente un posto colmo di allegria), attendendo la sua “vera” fine? Per quale ragione, poi, la royal family dovrebbe lasciare che le guardie scarrozzino in giro per il regno una bara vuota? In fondo il periodo di lutto e il funerale della Regina sono studiati nei minimi dettagli decenni prima dell’evento.

Numeri che parlano (solo ai complottisti)

Non c’è vero complotto se non ci sono anche dei numeri da decifrare, che nasconderebbero significati oscuri ben evidenti solo a pochi “iniziati”, menti accorte che non seguono il gregge. Nel caso specifico la targa del carro funebre della regina Elisabetta: "WP4597”. Per qualche membro di Qanon questo non sarebbe un semplice numero di targa: “WP: Witness Protection (protezione testimoni). 45: Donald Trump (45esimo presidente Usa). 97: anno in cui ‘morì’ Diana” , (da notare le virgolette sul verbo “morì”. Per alcuni seguaci di Qanon, infatti, la principessa sarebbe ancora viva). Persino lo stendardo un po’ spiegazzato sulla bara di Sua Maestà avrebbe un significato esoterico: “Traditore”.

Ma come andrebbero interpretati tutti questi (falsi) riferimenti? Non è dato saperlo. La presenza di Trump però, non deve stupire: per Qanon l’ex presidente americano sarebbe stato coinvolto in un complotto che lo ha rovesciato (rimane oscuro cosa c’entri con la morte della Regina). Sembra di rileggere la teoria complottista secondo cui Paul McCartney sarebbe morto e sarebbe stato sostituito da un sosia, come ci “comunicherebbe” la targa del maggiolino bianco sulla cover di Abbey Road.

Elisabetta e Filippo? Due “lucertole”

Le teorie più deliranti sulla vita e la morte della regina Elisabetta stanno spuntando come funghi su Internet. Per qualcuno il cantante Prince sarebbe stato ucciso per fare un regalo alla sovrana, per altri la Regina e il principe Filippo sarebbero due “lucertole” stile Visitors. Non è finita: alcuni sostengono che nella bara di Elisabetta II sarebbe stata sistemata una telecamera (e perché mai?), altri che i corgi della Regina saranno sepolti vivi con lei (spoiler: se ne prenderanno cura il principe Andrea e Sarah Ferguson). C’è anche la storiella del tweet che avrebbe predetto la morte della monarca. Niente di più facile: basta creare un account privato dove nessuno può leggere i post, scrivere ciò che si vuole, eliminare le previsioni sbagliate e rendere pubblico il profilo con il pronostico “giusto”.

Il potere delle fake news è dilagante, soprattutto nell’era dei social, in cui la comunicazione è immediata. I motivi alla base di bufale simili sono molteplici. A parte eventuali problemi psichiatrici di qualche utente, leoni da tastiera e troll, c’è il desiderio di molti di distinguersi dalla massa, di influire, avere voce in capitolo su questioni di cui non hanno il controllo (o che non conoscono affatto). Parlare, dire la propria a qualunque costo, sempre e su ogni argomento, spesso con arroganza, come se bastasse per sentirsi vivi (del resto è più facile, altrimenti bisognerebbe affrontare anni di studio e fatica per padroneggiare un argomento, ben sapendo di non sapere mai). In fondo, come c’è diritto di parola, c’è anche diritto alla sciocchezza. Ma, per parafrasare il celebre poster di X Files: “La Verità è là fuori”, bisognerebbe dire: “La vita è là fuori”.

La regina Elisabetta sarà sepolta accanto a Filippo (con la fede al dito). Sua Maestà sarà sepolta nella Royal Vault, accanto al duca di Edimburgo, nel luogo in cui riposano anche i genitori e la sorella. Francesca Rossi il 16 Settembre 2022 su Il Giornale.

La regina Elisabetta riposerà per sempre accanto alla sua “roccia”, il principe Filippo. Dopo i funerali di Stato, il 19 settembre 2022, le spoglie della grande sovrana verranno sepolte nella Royal Vault, dove si trovano anche quelle del duca di Edimburgo, in quella cappella di San Giorgio dove già trascorrono l’eternità i genitori della monarca, Giorgio VI (morto il 6 febbraio 1952) ed Elizabeth Bowes-Lyon (morta il 30 marzo 2002) e la sorella, la principessa Margaret (morta il 9 febbraio 2002).

La Cappella di San Giorgio

Quando è arrivata la notizia della morte della regina Elisabetta, l’8 settembre 2022, i tabloid inglesi hanno riportato che, molto probabilmente, il suo corpo sarebbe stato seppellito nella Cappella Memoriale di re Giorgio, all’interno della St. George’s Chapel, a Windsor. Nella Cappella Memoriale, infatti, si trova già tutta la famiglia di Sua Maestà: Giorgio VI, la Regina Madre Elizabeth Bowes-Lyon e la bella e sfortunata principessa Margaret. Tranne il principe Filippo che, invece, riposa nella Royal Vault, ubicata sempre nella St. George’s Chapel, non distante dalle tombe dei suoceri e della cognata.

La Royal Vault è una camera funeraria costruita tra il 1804 e il 1810 per volontà di Giorgio III. Attualmente vi sono sepolti 25 membri della royal family. Vi si accede attraverso un’apertura nel pavimento della St. George’s Chapel, la cui costruzione è iniziata nel 1475, durante il regno di Edoardo IV ed è terminata nel 1511, sotto il regno di Enrico VIII. La stampa britannica aveva spiegato che, in un futuro prossimo, il duca di Edimburgo sarebbe stato spostato dalla Royal Vault alla Cappella Memoriale di San Giorgio, accanto alla regina Elisabetta. Non sarà così, a quanto pare. Sua Maestà avrebbe disposto diversamente.

Uniti oltre la vita

Il Telegraph ci informa che Sua Maestà dovrebbe essere collocata nella Royal Vault accanto al duca di Edimburgo. Sarà il decano di Windsor, il prossimo 19 settembre, a officiare il breve rito funebre, a cui assisteranno circa 800 persone. Seguirà un’altra cerimonia privata e, alle 19:30, la bara della Regina sarà deposta nella St.George’s Chapel. La scelta della Royal Vault conferma ulteriormente la profondità del legame tra Elisabetta e Filippo, uniti anche nella morte, ribadita anche da un’altra indiscrezione: la Regina avrebbe chiesto di essere seppellita con la fede nuziale in oro gallese (la tradizione di servirsi di questo tipo di oro, estratto dalla miniera di Clogau St. David è iniziata con la Regina Madre) e gli orecchini di perle (l’anello di fidanzamento, invece, sarebbe stato ereditato dalla principessa Anna). La stampa sostiene anche la sovrana non sarebbe riuscita a superare la scomparsa del marito e il dolore l’avrebbe indebolita in maniera irreparabile.

La scelta di essere sepolta accanto al duca di Edimburgo non può non rievocare la storia del loro amore, all’inizio contrastato da re Giorgio VI e dalla Regina Madre. Filippo era un principe senza regno, senza ricchezze, con una famiglia letteralmente sfasciata: la madre, Alice di Battenberg, sorda dalla nascita, affrontò disastri economici e il ricovero in una clinica psichiatrica. Il padre, Andrea di Grecia, amava un po’ troppo l’alcol e il gioco d’azzardo e andò a vivere nel sud della Francia con un’amante dal passato molto chiacchierato. Le sorelle di Filippo sposarono uomini che sarebbero diventati ufficiali nazisti. Insomma, non un bel “biglietto da visita” per il principe Filippo.

Ma Elisabetta II seppe guardare oltre l’apparenza e non sbagliò. Il duca di Edimburgo divenne la sua “forza”, come lo chiamò, il suo sostegno sempre tre passi dietro di lei. Filippo seppe modernizzare la Corona (fu lui, per esempio, a insistere affinché l’incoronazione della moglie venisse ripresa dalle telecamere). Dopo quasi 73 anni di matrimonio, Elisabetta e Filippo staranno insieme per l’eternità.

Chiara Pizzimenti per vanityfair.it il 16 settembre 2022.

The Crown mostra, nella puntata che racconta la morte di re Giorgio VI, una parte del processo di conservazione del corpo del sovrano, che viene definito imbalsamazione. La domanda che in molti si pongono è se sia stato fatto qualcosa di simile anche per sua figlia, Elisabetta II. Una risposta ufficiale per ora non c'è. Non è infatti obbligatorio per i sovrani scegliere questo metodo di conservazione del proprio corpo. Neanche la regina Vittoria lo fece.

C'è però il problema della preservare da una decomposizione troppo rapida il corpo del sovrano. Vale già per questi giorni, più di 10, che stanno passando fra morte, funerale e sepoltura, con lunghe ore di esposizione pubblica della bara.

Proprio la bara è il segreto. Quella della regina è fatta di quercia inglese, dal bosco di Sandringham, rivestita di piombo, che la porta a pesare anche ben oltre i 100 chili. È stata preparata diverse decadi fa.

Sarah Hayes, del Coffin Works museum di Birmingham, museo che mostra i metodi di costruzione e preparazione di bare e sepolture, ha spiegato che anche le bare del principe Filippo, di Lady Diana e dell'ex primo ministro Winston Churchill sono state fatte in questo modo. «Serve a preservare il corpo il più a lungo possibile, rallenta il processo di decomposizione». Risulta particolarmente utile perché la regina riposerà nella cappella di San Giorgio al castello di Windsor, non sarà sepolta in terra. Nella stessa cappella ci sono i suoi genitori e la sorella Margaret (che ha scelto la cremazione) e verrà traslato qui il corpo del marito Filippo.

Fin dai tempi della regina Vittoria i funerali e le sepolture reali sono preparati in anticipo e con il diretto intervento del sovrano. Vittoria non volle essere imbalsamata, ma, dice History Extra, sulla bara fu sparso carbone per combattere il cattivo odore e assorbire l'umidità. Scelse però di non rimanere a lungo esposta in pubblico. 

La bara della regina Elisabetta è stata esposta chiusa e coperta da vessilli e subito ha iniziato a girare in rete una teoria del complotto secondo cui dentro non ci sarebbe il corpo di Elisabetta II con le più fantasiose delle ipotesi compresa quella che i resti mortali della regina siano al sicuro da possibili terroristi internazionali pronti a sequestrare la bara per chiedere un riscatto o che siano già stati sepolti. Ovviamente non esiste prova o conferma di queste teorie.

 Estratto dell’articolo di Antonello Guerrera per repubblica.it il 16 settembre 2022.

 “L’altro giorno è stato difficile. Mi sono tornate in mente le scene del funerale di mia madre…”. Ieri il principe William ha aperto eccezionalmente il suo cuore, e il dolore che ha provato mercoledì scorso, camminando dietro il feretro della nonna Elisabetta II. Lo ha fatto con alcuni delle centinaia di cittadini che si sono presentati alla tenuta invernale di Sandringham, nell’inglese Norfolk, per rendere omaggio alla defunta regina.

Jane Wells, una portiera di Long Sutton (Lincolnshire), ha riferito alla Bbc come il neoprincipe del Galles e primo erede al trono dopo re Carlo III, l’abbia ringraziata per il sostegno del popolo britannico in questo momento difficile, per poi riferirle: “L’altro giorno è stato una grande sfida, per i ricordi che tornavano costantemente. Ma mia madre Diana sarebbe orgogliosa di me”. (…)

La divisa di Harry

A proposito di Harry. Il duca dal Sussex ha vinto una piccola ma simbolica battaglia personale ieri sera. Dopo le proteste sue e quelle dei suoi fan, la Casa reale ha ceduto: Harry, nonostante averne perso il diritto dopo la fuga in California con Meghan Markle che lo rende un “reale non impiegato a tempo pieno” dai Windsor, potrà indossare la divisa militare nella penultima notte di veglia per la regina Elisabetta, sabato sera.

 Il caso era esploso dopo che un’eccezione era stata già annunciata nei giorni scorsi per Andrea. Il quale, come il nipote nelle processioni di questi ultimi giorni in Scozia e a Londra, ha dovuto sempre indossare abiti civili scuri, a differenza del resto della famiglia, come conseguenza dello scandalo sessuale legato a Jeffrey Epstein per il quale è stato punito dalla Regina e soprattutto da Carlo e William: niente abiti militari, niente più intestazione di “Sua Altezza Reale”, tra i provvedimenti intrapresi circa un anno fa. Tuttavia, stavolta, per lui era stata già decisa una eccezione sugli abiti militari in occasione del penultimo giorno di veglia, sabato, a Westminster Hall davanti al feretro della madre. (…)

Alessandra Rizzo per “La Stampa” il 17 settembre 2022.

La Russia di Vladimir Putin non è stata invitata, l'Afghanistan dei taleban nemmeno, la Corea del Nord e l'Iran sì, ma solo a livello di ambasciatori. La lista dei capi di Stato e di governo per il funerale della Regina Elisabetta è un compendio dei potenti del mondo, ma, come tutte le occasioni sociali, richiede una buone dose di diplomazia e comporta inevitabilmente almeno un ospite indesiderato. 

In questo caso è la Cina, e l'invito a molti non è andato giù. «Inconcepibile», ha tuonato un deputato conservatore, Tom Loughton, lamentando violazioni dei diritti umani. «Incredibile», gli fa eco un altro, Ian Duncan Smith. Critiche rarissime nel clima di unità nazionale seguito alla morte di Elisabetta.

Il funerale di Stato nell'abbazia di Westminster lunedì prossimo prevede l'arrivo di 500 dignitari, tra capi di Stato e di governo e teste coronate. Per cerimoniale, logistica e sicurezza, un'operazione pari all'organizzazione di altrettante visite di Stato, ma nello spazio di due giorni. (Per dare un'idea: le visite di Stato solitamente sono due o tre l'anno). E come se non bastasse, centinaia di migliaia di persone sono attese nelle strade della capitale, come sempre accade nei momenti chiave della storia britannica, dall'incoronazione di Elisabetta nel 1953 alla morte della principessa Diana nel 1997.

Ma questa è la più grande e complessa operazione di polizia nella storia di Scotland Yard. Per Stuart Cundy, vice commissario della Met Police, «come singolo evento, è più grande delle Olimpiadi del 2012 e più grande del weekend del Giubileo di Platino», ha aggiunto, un riferimento alle celebrazioni per i 70 anni di Elisabetta sul trono nel febbraio scorso. 

Ieri mattina sono stati accoltellati due agenti di polizia nel centro di Londra, un incidente non legato alle commemorazioni e non considerato di matrice terroristica, ma che tuttavia ha aumentato ulteriormente la tensione. 

Tra i leader stranieri attesi a Londra, oltre al Presidente Mattarella, ci sono il Presidente Usa Biden, quello francese Macron e tedesco Steinmeier; i capi della Commissione Europea e del Consiglio Europeo, Ursula von der Leyen e Charles Michel; i premier di Paesi del Commonwealth come Trudeau dal Canada e Ardern dalla Nuova Zelanda. Attesa (anche se la notizia non è ufficiale) Olena Zalenska, la moglie del presidente ucraino Volodymyr Zalensky, effetto dell'enorme sostegno dato da Londra a Kiev in seguito all'invasione Russa. Erodgan, il presidente turco, parteciperà «sempre che la sua agenda lo consenta».

Tra le duemila e duecento persone presenti nell'abbazia non mancheranno famiglie reali da tutto il mondo, dal Re Felipe di Spagna con la Regina Letizia ad Alberto di Monaco con Charlene. Presenti anche l'imperatore giapponese Naruhito e l'imperatrice Masako, uno strappo alla consuetudine nipponica che vede gli imperatori tenersi alla larga dai funerali. 

Ma a farsi notare sono anche gli assenti. Oltre a Putin, non sono stati invitati i leader della Bielorussia (per il sostegno a Mosca nella guerra) e di Myanmar, per il golpe militare. Non è stato invitato nessun rappresentante di Siria, Venezuela o Afghanistan, mentre sono stati snobbati Kim Jong-un, il dittatore nord-coreano, e il supremo leader iraniano, l'Ayatollah Khamenei: per questi Paesi un invito ma solo a livello di ambasciatori.

Più complicato il caso Cina, il cui invito ha scatenato le proteste di alcuni deputati in nome delle violazioni dei diritti umani commessi da Pechino contro gli uiguri e altri gruppi a maggioranza musulmana nella regione dello Xinjiang. «Considerato che il parlamento del Regno Unito ha votato per riconoscere il genocidio commesso dal governo cinese contro il popolo uiguro, è straordinario che gli artefici di quel genocidio vengano trattati in modo più favorevole rispetto ad altri Paesi che sono stati esclusi», hanno scritto i deputati in una lettera al neo-ministro degli Esteri James Cleverly. Improbabile che a partecipare sarà il presidente Xi Jinping, ma l'arrivo del suo vice sembra essere più possibile.

Altra patata bollente riguarda la presenza nella capitale del principe regnante saudita Mohammad bin Salman, che, secondo il Guardian, dovrebbe arrivare domenica per portare le condoglianze della sua famiglia in forma privata (Carlo da erede al trono si è recato una dozzina di volte nel regno saudita), ma non partecipare alle esequie. «Una macchia sulla monarchia», ha accusato Hatice Cengiz, la compagna di Jamal Khashoggi, il giornalista ucciso e smembrato nel consolato saudita di Istanbul, un omicidio di cui MBS, secondo l'intelligence americana, sarebbe stato il mandante. 

A tutti i leader è stato chiesto di arrivare con voli di linea e di usare le navette verso l'abbazia organizzate dalle autorità britanniche per facilitare la gestione della sicurezza. O quasi tutti: Joe Biden si muove solo sulla sua macchina super-blindata «The Beast», e il funerale di Elisabetta non fa eccezione.

Da rainews.it il 17 settembre 2022.

C’era anche David Beckham in fila per la camera ardente della regina Elisabetta allestita a Westminster Hall. Come un qualsiasi cittadino, l'ex campione di calcio dell'Inghilterra e del Manchester United ha detto alla Bbc che era in coda da 12 ore, dalle 2,15 del mattino. 

Beckham, in abito scuro e coppola, ha raccontato di aver condiviso, con altri cittadini in attesa come lui, panini, caramelle al limone e ciambelle. Tante le immagini, condivise sui social media, dell'ex capitano della nazionale inglese, in attesa del turno per entrare a Westminster Hall. Alcuni - riporta il Daily Mail - erano così impegnati a cercare di scattare una foto che si sono dimenticati di continuare ad andare avanti con la coda, creando un piccolo ingorgo. 

Beckham era riuscito a iniziare la coda prima che venisse temporaneamente preclusa a nuovi accessi, dopo che gli spazi predisposti per accogliere la marea umana in attesa si erano riempiti all'inverosimile. "Ne è valsa la pena - ha detto prima di allontanarsi alla Bbc, con indosso la cravatta nera del lutto - perché "la vita formidabile della nostra Regina merita di essere celebrata". 

Da leggo.it il 17 settembre 2022.

Giorni complicati per Camilla, la moglie del nuovo Re Carlo III. Dopo la morte della suocera, la Regina Elisabetta, adesso Camilla sta facendo i conti anche con alcuni problemi di salute. Come riporta il Daily Telegraph, la nuova Regina consorte si è fratturata un dito del piede poco prima della scomparsa della suocera. A causa di questo grave lutto Camilla, 75 anni, non ha potuto riposare adeguatamente come i medici le avevano consigliato. E, quindi, Camilla è rimasta in piedi per ore e ore per vegliare sulla Regina Elisabetta e non è mancata ad alcun evento o impegno legato alla morte dell’amata sovrana.

E, nonostante la frattura, Camilla non ha mostrato segni di cedimento o smorfie di dolore, rispettosa del suo importante ruolo. I portavoce di Re Carlo hanno preferito non commentare la notizia lanciata dal tabloid inglese, rimarcando che le priorità sono altre, ovvero i funerali della Regina Elisabetta, che si terranno lunedì 19 settembre. 

Negli ultimi anni Camilla si è fatta apprezzare dai sudditi che, precedentemente, non la vedevano di buon occhio, essendo stata per lungo tempo l’amante di Re Carlo. Un triangolo amoroso che, a distanza di quarant’anni, fa ancora chiacchierare ma Camilla, con il suo carattere forte e sicuro, non ha mai risposto alle provocazioni e agli insulti.

È sempre rimasta in silenzio, certa del suo sentimento per l’uomo che ha conosciuto negli anni Settanta e che non ha mai smesso di amare. Un comportamento giusto che ha spinto la Regina Elisabetta a nominare Camilla Regina consorte dopo la sua scomparsa, certa che saprà dare, come sta già dimostrando in questi giorni, il giusto supporto a Re Carlo.

Camilla omaggia la regina Elisabetta: "Donna sola in un mondo di uomini". La Repubblica il 18 settembre 2022.

 "Deve essere stato molto difficile per lei essere una donna sola. Non ci sono stati primi ministri o presidenti donna. Era l'unica, quindi credo che si sia ritagliata il suo ruolo". Così la regina consorte Camilla ha reso omaggio alla sovrana nel suo primo discorso dopo la morte di Elisabetta II, che sarà trasmesso integralmente dalla BBC oggi alle 20.

 "Aveva quei meravigliosi occhi blu che, quando sorrideva, le illuminavano tutto il viso", ha detto Camilla, 75 anni. "Ricorderò sempre il suo sorriso. Quel sorriso è indimenticabile".

Video correlato: Regina Elisabetta, Camilla: da rivale di Diana a regina consorte

A lungo mal vista dai britannici, che la giudicavano come una rovinafamiglie per essere stata l'amante di Carlo quando era sposato con la principessa Diana, Camilla si è lentamente guadagnata la simpatia dei sudditi, parlando di violenza contro le donne e promuovendo la lettura.

Solo nel febbraio scorso la defunta Elisabetta II, che non partecipò al suo matrimonio civile con Carlo nel 2005, ha dato il suo consenso affinchè lei diventasse "Regina consorte" al momento opportuno. Così, la popolarità di Camilla si è ripresa. L'anno scorso quasi la metà dei britannici voleva che diventasse regina. Secondo un sondaggio di YouGov , il 53% pensa che farà un buon lavoro, mentre il 18% pensa il contrario.

"Paghiamo la tua parata". Re Carlo contestato in Galles. Novella Toloni su Il Giornale il 17 settembre 2022.  

Il Galles ha riservato un'accoglienza non troppo calorosa a re Carlo, che nelle scorse ore si è recato nella cittadina di Cardiff. In mezzo alla folla c'è stato infatti qualcuno che ha voluto contestarlo pubblicamente, il tutto ripreso dai telefonini. E il video è già diventato virale sul web.

Nella sua prima visita da sovrano in Galles, Carlo III ha ricevuto l'affetto di centinaia di sudditi, che lo aspettavano per le vie della città tra sorrisi, strette di mano e congratulazioni. Il re, nonostante le gaffe dei primi giorni e qualche gesto di nervosismo un po' fuori dalle righe, è apparso sereno e disponibile con la popolazione. Anche quando si è trovato faccia a faccia con il suo primo vero contestatore.

Video correlato: Re Carlo contestato in Galles: «Lottiamo per riscaldare le nostre case e dobbiamo pagare le tue parate»

L'uomo si trovava ai margini della strada, dove Carlo III stava passando per ricevere il saluto dei gallesi. Quando il sovrano si è avvicinato per stringere la mano a una donna, l'individuo ha protestato: "Mentre lottiamo per riscaldare le nostre case, dobbiamo pagare per la tua parata. Il contribuente paga 100 milioni per te. Non sei il mio re". A testimoniare quanto accaduto a Cardiff è un video, che sui social network e sul web ha già fatto il giro del mondo.

Nel filmato si vede Carlo III prestare attenzione alla protesta dell'uomo, salvo poi proseguire con i saluti liquidandolo con un "Oh, certo". L'individuo avrebbe continuato a seguire il sovrano per portare avanti la sua invettiva, ma una guardia del corpo del re lo ha prontamente bloccato. Non solo. Quando è arrivato al castello di Cardiff per un'udienza con il primo ministro e Llywydd del Senedd, il figlio della compianta Elisabetta II è stato colto di sorpresa da una piccola protesta con tanto di fischi e striscioni contro la monarchia. Lo riporta il sito gallese Walesonline, che descrive l'accaduto come un "fuori programma", che però non ha fermato il sovrano.

William e Harry uniti dalla veglia dei nipoti, omaggio silenzioso alla regina. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 17 Settembre 2022.

Riuniti, ancora una volta, dall’affetto per la nonna che forse ha realizzato quest’ultimo desiderio, di averli con lei nell’ultimo addio. Vicini. Per la veglia dei nipoti alla camera ardente a Westminster Hall 

William e Harry, con l’uniforme dei Blues and Royals. Riuniti, ancora una volta, dall’affetto per la nonna che forse ha realizzato quest’ultimo desiderio finale, di averli con lei nell’ultimo addio. Vicini. Per la veglia dei nipoti alla camera ardente a Westminster Hall.

Anche Harry in divisa, lui he non fa più parte dei working Royals, su richiesta o concessione del padre, ora re. E i cugini, 8 nipoti di una regina, riuniti per la prima volta nella storia delle «veglie dei principi»: la prima in morte di Giorgio V nel 1936, l’ultima per la Regina Madre nel 2002.

Ai piedi del feretro di Elisabetta, nipoti ma anche nipotine. Come già per la veglia dei figli venerdì sera (dove c’era anche Anna, in divisa militare). Così stasera a Westminster Hall c’erano anche (in nero) Zara Tindall con Peter Philips (figli di Anna), Lady Louise con il visconte Severn (figli di Edoardo) e poi Beatrice di York ed Eugenie (figlie di Andrea). Capo chino, occhi bassi.

Il silenzio, spezzato solo da due colpi di spada sulla pietra millenaria di Westminster Hall (vestigia dell’antico palazzo di Westminster ora inglobato nelle Houses of Parliament), e il rito. Cugini uniti all’affetto per una regina. E una nonna. In un tributo di commozione ma anche precisione militare.

William ha guidato i cugini, seguito da Harry nella discesa della scala di pietra che conduce a Westminster Hall. Una discesa con passo cadenzato, un lamento del dolore a ritmo militare. Poi capo chino, sguardo fisso nel vuoto del dolore, i nipoti si sono avvicinati al catafalco. William si è posizionato davanti al feretro, il fratello Harry al lato opposto. E ai loro lati gli altri cugini.

Distanti ma uniti da quel catafalco, da quella veglia. Uniti nel dolore come lo sono stati in tutte le cerimonie di questi lunghi giorni di preparazione delle solenni esequie di lunedì. Ma divisi da un ruolo che ormai non condividono più: William proiettato verso il trono, nuovo principe di Galles. Harry convinto nel suo futuro Oltreoceano lontano dalla Royal household e dai Royal duties. Così non ci sarà, nessun invito per lui, per il ricevimento a Buckingham Palace domani sera per accogliere re, regine e capi di stato. Alla vigilia dela funerale.

Il dolore riflesso nella compostezza perfetta dei nipoti della regina e la lucentezza dei gioielli della corona. Sul feretro vegliato dia nipoti brillava la luce dei gioielli dell’incoronazione di Elisabetta, deposti sul Royal standard che ammanta la bara della regina a Westminster Hall. La Imperial State Crown, lo scettro, il Globo. I segni della regalità posti su di lei come ultimo tributo al suo ruolo nella Storia.

I funerali della regina Elisabetta, il summit del secolo: un rebus diplomatico e di protocollo. Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera il 19 Settembre 2022. 

Biden: mondo migliore grazie a lei. Mosca lamenta l’esclusione, il principe bin Salman rinuncia

Il summit internazionale del secolo: con 500 dignitari di 200 Paesi, fra i quali circa 100 capi di Stato e di governo, i funerali di Elisabetta sono anche un grande evento diplomatico. Bisogna andare indietro alle esequie di Nelson Mandela, nel 2013, o a quelle di papa Giovanni Paolo II, nel 2005, per trovare qualcosa di simile: e sicuramente in Gran Bretagna l’unico precedente sono i funerali di Giorgio VI, il padre di Elisabetta, nel 1952.

Non ci si aspetta un grande gesto, come la stretta di mano fra Barack Obama e Fidel Castro ai funerali di Mandela, che avviò il disgelo tra gli Stati Uniti e Cuba: ma ieri, al ricevimento offerto a Buckingham Palace da re Carlo e dalla regina consorte Camilla, ci saranno stati approcci e conciliaboli che serviranno a far avanzare i rapporti futuri.

È stato un momento più informale, quello di ieri a Palazzo, rispetto ai funerali di oggi: agli ospiti sono stati serviti drink e canapé nella Picture gallery, la pinacoteca reale che ospita inestimabili capolavori della pittura europea, prima di spostarsi nelle State Room. Il presidente americano Joe Biden, accompagnato dalla moglie Jill, è arrivato a bordo della sua auto ufficiale, mentre gli altri dignitari sono stati trasportati in autobus. Biden ha firmato il libro di condoglianze e ha reso omaggio alla regina che, ha detto, in qualche modo gli rammentava sua madre: «Il mondo è migliore» a motivo di Elisabetta, ha commentato il presidente.

Un raduno simile non poteva essere esente da problemi. Forti critiche aveva suscitato l’invito al principe saudita Mohammed bin Salman, implicato nell’assassinio del dissidente Jamal Khashoggi: e alla fine lui ha rinunciato a venire. Mentre Mosca ha avuto l’ardire di definire «profondamente immorale» la decisione del governo britannico di non invitare il despota russo Vladimir Putin: «Un tentativo — ha detto la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova — di utilizzare la tragedia nazionale che ha toccato il cuore di milioni di persone in tutto il mondo, per scopi geopolitici per regolare i conti con il nostro Paese». Nemmeno i leader di Bielorussia, Birmania, Siria, Afghanistan e Iran sono stati invitati: la presenza della Cina pure ha suscitato malumori e alla fine Pechino ha inviato il vice-presidente.

Un altro rompicapo è stato il protocollo. Innanzitutto la diplomazia britannica ha dovuto convincere i dignitari stranieri ad arrivare in autobus, stamattina, all’abbazia di Westminster: ma si è dovuto fare un’eccezione per Biden, così come per il presidente francese Macron, che non vuole mai sentirsi secondo a nessuno, e per ragioni di sicurezza anche per il presidente israeliano. Incredibilmente, non si è lamentato l’imperatore del Giappone. «Non capisco tutta questa agitazione per il bus», ha commentato pragmatica la premier neozelandese, Jacinda Ardern.

Altro rebus è stata la disposizione dei posti a sedere nell’Abbazia. L’ordine di precedenza delle famiglie reali era semplice, basato sulla «anzianità» di regno, ma per i capi di Stato si è dovuto tenere conto delle sensibilità individuali e politiche: diversi leader arabi, per esempio, non avrebbero gradito di ritrovarsi a fianco agli israeliani.

Parallelamente a tutto questo, anche la neo-premier britannica Liz Truss ha avuto modo di tessere la sua tela diplomatica: significativamente, ha incontrato solo i leader della Anglosfera, cioè Canada, Australia e Nuova Zelanda (Biden lo vedrà mercoledì a New York, alle Nazioni Unite), oltre al premier irlandese . Una visione del mondo conseguente al fatto che Liz Truss, all’ultimo congresso conservatore, nel suo discorso non menzionò mai una volta l’Europa.

Enrica Roddolo per corriere.it il 18 settembre 2022.

Il presidente americano Joe Biden, a bordo della sua Cadillac corazzata è arrivato a Lancaster House dove ha firmato il libro delle condoglianze, diretto poi a Buckingham Palace con la First Lady Jill per il ricevimento di re Carlo. Il primo ricevimento di stato della nuova era di Carlo III. Biden è arrivato a palazzo dopo aver assicurato il suo tributo silenzioso al feretro della regina a Westminster Hall. Come Biden anche la First Lady ucraina Olena Zelenska e re Felipe di Spagna che ha reso omaggio a Elisabetta con la regina Letizia. Con loro sono a Londra anche l’ex regina Sofia con l’ex re Juan Carlos.

Arrivati anche il presidente francese Emmanuel Macron, a piedi per rendere omaggio alla regina a Westminster Hall. E arrivati anche quattro grandi pullman che portano decine di ospiti diretti al ricevimento a Buckingham Palace. 

Li attendono Drinks e canapè nella Picture Gallery di Buckingham Palace, resa famosa dalla scena di James Bond con protagonista la regina, e poi nelle state room del palazzo reale dove li attendono re Carlo e la nuova regina consorte Camilla. Per un grande ricevimento globale dalle dimensioni senza precedenti. 

Omaggio a Elisabetta II, che ha costruito un ruolo tenuto magistralmente per 70 anni di regno, sono arrivati a Londra re e regine, capi di Stato da tutto il mondo. Attesi adesso a Buckingham Palace.

Re, regine, imperatori. A partire dall’imperatore del Giappone Naruhito al suo debutto a un grande evento planetario dopo esser subentrato al padre Akihito che nel 2019 abdicò ( con la moglie l’imperatrice Masako che da vent’anni non prendeva parte a eventi globali). Anche il presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella è arrivato nel primo pomeriggio di domenica a Londra e, dopo l’accoglienza di re Carlo III, parteciperà a un ricevimento formale pre esequie insieme ai vertici politici del Regno Unito e ai membri senior della famiglia reale. Sbarcati a Londra anche i coniugi Macron: il presidente francese Emmanuel e la moglie Brigitte si sono recati a Westminster Hall per omaggiare la sovrana britannica scomparsa giovedì 8 settembre. Immancabile il presidente degli Stati Uniti Joe Biden in compagnia della first lady Jill.

E ancora re Filippo del Belgio e i reali d’Olanda: l’attuale re Guglielmo Alessandro con la moglie di natali argentini, Maxima: nel 2018 erano stati ospiti di Elisabetta II e del principe Carlo a Clarence House. Ma anche l’ex regina Beatrice d’Olanda che ha condiviso molti momenti del suo lungo regno in parallelo a quello della sovrana britannica. 

Ci saranno la regina Margrethe di Danimarca con l’erede al trono Frederick e la moglie principessa Mary: Margrethe che quest’anno festeggia i 50 anni di regno, il suo Giubileo d’oro, è sempre stata molto legata a Elisabetta. Kate, ora principessa del Galles è stata in primavera in visita a Copenaghen ospite di Margrethe e della principessa Mary. Non si può dimenticare che Filippo, duca di Edimburgo, era nato principe di Grecia e Danimarca.

E poi re Carlo Gustavo di Svezia con la regina Silvia, la commoner entrata a corte negli anni ‘70 grazie alle nozze con il re. E re Harald di Norvegia con la consorte Sonja. 

Ma anche il principe ereditario del Marocco, il figlio di re Mohammed VI, e il re di Tonga con quello del Lesotho: il principe Harry è molto legato al sovrano del Lesotho tanto da aver lanciato con lui la charity Sentabale. 

Ci sarà anche il re del Buthan, invece molto legato al principe William che visitò il regno buddista sull’Himalaya orientale anni fa con Kate. 

Tra i reali arriverà a Londra pure il gran duca di Lussemburgo Henri con la moglie Maria Teresa. E ci sarà il principe ereditario del Liechtestien, Alois.

Tra i reali, il funerale segnerà anche il ritorno sul palcoscenico globale della coppia Alberto II e Charlène di Monaco (che debuttarono proprio a un evento globale del Gotha: le nozze di Victoria di Svezia più di 10 anni fa). Il principe Alberto ha scritto a Carlo III unendo appunto la sua voce a quella della principessa: «La principessa ed io auguriamo ogni successo nella guida del Regno Unito (...)». Alberto II e Carlo III sono legati oltreché da antica conoscenza da grande passione per lo sforzo ambientale: «Entrambi li riteniamo cruciali per il futuro del pianeta», ha concluso il principe di Monaco. 

E ancora molti reali mediorientali: rappresentanti dagli Emirati Arabi, l principe ereditario del Bahrain, al principe ereditario del Kuwait al sultano del Brunei, e il sultano dell’Oman con l’emiro del Qatar e il principe ereditario dell’Arabia saudita: invito che ha scatenato polemiche (per il caso Jamal Khashoggi).

E ovviamente il re di Giordania Abdhullah. I legami con dei Windsor e in particolare di William e Kate, nuovi principi di Galles con la Giordania di re Abdhullah e della regina Rania sono particolarmente saldi. La principessa del Galles ha vissuto da bambina in Giordania al seguito dei genitori impiegati della British Airways. 

Matrimoni e funerali, ieri come oggi restano il grande ritrovo che mette assieme paesi e famiglie del Gotha. E questo elemento mette subito in luce la complessità del lavoro del protocollo della Royal Household (il motore operativo dei Windsor, 700 dipendenti circa) che con il Foreign Office sta lavorando per organizzare al meglio questo funerale.

La nuova regina consorte, Camilla, ha reso oggi omaggio a Elisabetta, a «quel twinkle», quella luce speciale negli occhi azzurri di una figura straordinaria, mettendo in luce la «difficoltà della regina di esser stata una donna sola: non c’erano donne premier o presidenti quando è salita al trono. Lei ha saputo costruire il suo ruolo». 

Un raduno di teste coronate e di principi, conti, aristocrazia ma anche un raduno di famiglia che aprirà la porta ai cugini Windsor da sempre più vicini alla sovrana: dal duca di Kent vicinissimo nell’ultima stagione di Elisabetta, e i principi di Kent, oltre ai conti di Gloucester.

Anche i royal più scomodi: invitati anche Sarah Ferguson ex moglie del principe Andrea. E pure il conte Spencer, Charles molto polemico con la regina e i Windsor dopo la tragedia di Diana. Ma che è uno dei nipoti nell’aristocrazia della regina Elisabetta.

Paola De Carolis per il “Corriere della Sera” il 18 settembre 2022.

Crescono le polemiche sulla lista degli invitati al funerale della regina Elisabetta: mentre i dignitari stranieri cominciano a raggiungere la capitale britannica — tra l’altro non a bordo di aerei di linea, come suggerito da Buckingham Palace per tagliare le emissioni, ma con velivoli militari — dalle pagine del Guadian è arrivato un pesante j’accuse sulla presenza a Londra di Mohammed bin Salman, principe dell’Arabia Saudita. 

«Spero che una volta entrato in territorio britannico sia arrestato per omicidio», ha detto Hatice Cengiz, la fidanzata di Jamal Khashoggi, il giornalista trucidato da agenti sauditi nel consolato di Istanbul nel 2018.

Bin Salman, destinato un giorno a diventare re, è atteso per porgere le condoglianze del suo casato ai Windsor, anche se non è chiaro se sarà presente alla cerimonia dell’Abbazia di Westminster. «La morte di Elisabetta è un momento triste», ha aggiunto Cengiz. «Al principe non deve essere permesso di partecipare al lutto e di macchiare la memoria della regina». Quando era principe di Galles, Re Carlo si è recato 12 volte in Arabia Saudita, dove sarebbe più noto della sovrana. 

Sul versante domestico, intanto, Harry e Maghan sarebbero stati disinvitati dal ricevimento domenica sera a Buckingham Palace, dedicato a reali e politici stranieri: un portavoce dei Windsor ha precisato che la cena è solo per «i membri attivi della famiglia reale».

Niente Harry, così, e niente Andrea. Se The Queue, la fila per il feretro, continua ad aumentare – è ormai un fenomeno, già oggetto di studio da parte di vari dipartimenti universitari di sociologia, antropologia e politica –, re Carlo e il figlio William hanno sorpreso la gente incolonnata da ore e ore recandosi sul ponte di Lambeth per salutare. 

«È molto toccante essere qui», ha confidato William, aggiungendo che la nonna avrebbe stentato a credere all’entità delle manifestazioni di affetto e stima nei suoi confronti.

Da repubblica.it il 18 settembre 2022.

La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha condannato la decisione della Gran Bretagna di non invitare rappresentanti russi ai funerali della regina Elisabetta II. "Riteniamo che questo tentativo britannico di utilizzare la tragedia nazionale che ha toccato il cuore di milioni di persone in tutto il mondo, per scopi geopolitici per regolare i conti con il nostro Paese... sia profondamente immorale", ha affermato la portavoce del ministero degli Esteri russo, citata dalla Bbc. 

Re Carlo III ospiterà a Londra per i funerali della regina Elisabetta II, domani nell'Abbazia di Westminster, 200 leader e più di 500 tra capi di Stato e dignitari di tutto il mondo. Saranno, dopo 11 giorni di lutto nazionale, i primi funerali di Stato in Gran Bretagna dalla morte di Winston Churchill nel 1965, il più grande evento con leader stranieri che il ministero degli Esteri britannico abbia coordinato in tempi moderni, per il quale è stato schierato un dispositivo di sicurezza paragonabile a quello delle Olimpiadi di Londra del 2012.

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, sarà accompagnato dalla figlia Laura. Ci saranno l'imperatore del Giappone Naruhito e i reali di Spagna, Belgio, Svezia, Norvegia, Liechtenstein, Lussemburgo e i principi di Monaco. 

Non sono stati invitati i leader di Russia, Bielorussia, Afghanistan, Myanmar, Siria e Venezuela. Imbarazzo tra i conservatori per l'invito deciso dal governo al presidente cinese, Xi Jinping, che comunque ha inviato il suo vice, Wang Qishan. Altra qiuestione spinosa, la possibile presenza del principe saudita, Mohammed bin Salman. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, è arrivato a Londra nella serata di ieri e raggiungerà l'Abbazia a bordo della sua 'The Beast', l'auto-bunker inaugurata da Donald Trump. Biden sarà uno dei pochi leader, insieme all'omologo israeliano Herzog e al francese Macron a non salire a bordo dei bus che per motivi di sicurezza sono stati organizzati per il trasporto dei leader alla cerimonia. 

Carlo, che a 73 anni è diventato il monarca più anziano mai salito al trono - ospiterà le dozzine di dignitari in visita in un ricevimento a Buckingham Palace domenica sera, a cui parteciperanno anche gli ambasciatori di Iran e Corea del Nord. Tra i leader, la premier neozelandewse, Jacinda Ardern, il primo ministro australiano, Anthony Albanese, il premier canadese, tre leader alla guida di tre Paesi dei Commonwealth Realms, che in passato erano colonie del Regno.

Antonio Polito per il “Corriere della Sera” il 18 settembre 2022.

Quando lunedì sfilerà di fronte a milioni di cittadini britannici adoranti, Elisabetta avrà un sorriso sulle labbra. Non beffardo, né compiaciuto. Un sorriso di sollievo. Le verrà in mente un altro funerale, in un altro settembre di venticinque anni fa, un glorious day di sole e luce come solo Londra sa regalare. Nella bara quella volta c'era Diana. 

E per lei, Elisabetta, fu il momento più umiliante della sua vita di regina. L'unico nei settant' anni di regno in cui la monarchia abbia davvero rischiato: quel giorno un inglese su quattro si dichiarava pronto a liberarsi dei Windsor.

La regina aveva perso il suo «magic touch», la proverbiale empatia con i sentimenti del suo popolo. Solo un'altra volta le era accaduto qualcosa di analogo: nel 1966, quando tardò ad accorrere personalmente ad Aberfan, un piccolo centro del Galles travolto dal crollo di una miniera, che seppellì nel fango 116 bambini e 28 adulti. Titubò troppo a lungo, incerta se la dignità regale dovesse oppure no smuoversi per un incidente, per quanto terribile fosse stato. In fin dei conti lo stesso errore che commise nel 1997, quando a morire, non in miniera ma all'uscita dal Ritz di Parigi, fu Diana.

Sulla base del fatto che l'ex moglie di Carlo non faceva ormai più parte della famiglia reale, e con la scusa che intendeva tenere i suoi allora giovanissimi nipoti, orfani della mamma, lontani dalle emozioni di Londra, la regina rimase a Balmoral alla notizia della morte di Diana. In quella stessa amata residenza scozzese dove si era manifestata, subito dopo il viaggio di nozze, la prima e radicale incompatibilità tra la giovane, sensibile, moderna sposa e gli strani gusti rustico-aristocratici dei Windsor, appassionati di caccia al cervo, cavalli e cani, pesca e passeggiate nel fango. 

Comportarsi «business as usual», come se le questioni di cuore non dovessero interferire con i doveri regali, e restare in Scozia senza profferire parola, fu l'inizio di una tragica incomprensione con il suo popolo; che invece di adottare la abituale compostezza britannica di fronte al dolore, sembrava all'improvviso essere diventato argentino, e trattava Diana come una nuova Evita, travolgendo con una carica mai vista di passione e sentimento ogni pretesa regale di compassato decoro.

Cominciavo proprio in quei giorni il mio lavoro di corrispondente da Londra. E ricordo gli eventi dei giorni che si susseguirono, dalla notte dell'Alma a Parigi fino al funerale di Diana, come una vera e propria rivoluzione popolare.

Uno di quei momenti in cui la piazza prende la guida della nazione, e decide per lei. Forse la data di nascita in Europa della democrazia dell'opinione, o se volete del populismo. 

Una specie di Geist, di spirito del tempo, cominciò a soffiare nelle orecchie della gente comune. Il Tube di Londra, che trasportava donne, uomini, mazzi di fiori e pupazzi di peluche verso la residenza di Kensington Palace, funzionò come sistema nervoso della rivolta contro la Casa Reale. Nessuno sa chi fu il primo londinese a notare che su Buckingham Palace non sventolava una bandiera a mezz' asta, scandalizzandosene. Ma sappiamo che al mattino dopo la nazione intera esecrava all'unisono l'affronto a Diana nei titoli cubitali della stampa popolare. La Bbc, che si era fin lì trastullata con l'ufficialità dei comunicati del Palazzo, se ne stupiva autorevolmente a sua volta. I non più tanto sudditi alzarono la voce per chiedere a Elisabetta: perché non torni?

Perché te ne resti in Scozia e non sei qui a Londra a soffrire con noi? Dopo tutto quello che avete fatto a quella povera ragazza, oltretutto. E perché non parli, perché non esprimi il tuo cordoglio, perché non mostri affetto e rispetto per la «principessa del popolo»? Ecco, niente come questo slogan, figlio del genio giornalistico del portavoce di Blair, Alastair Campbell, un uomo che aveva imparato in una lunga militanza nei tabloid come si coltiva l'umore popolare, cristallizzò il confronto tra Diana ed Elisabetta: la prima, eroina nazionale, capace di amare; la seconda, per la prima volta, regina cattiva, fredda e cinica.

Alla fine Elisabetta fece l'unica cosa che poteva fare, il genere di cosa che Maria Antonietta, duecento anni prima a Parigi, non avrebbe mai fatto. Si umiliò. Obbedì a ogni ordine dei tabloid e per conto loro dell'opinione pubblica (e di Downing Street, dove il giovane laburista Blair salvò la Corona con i suoi rispettosi ma decisi «consigli»). Tornò a Londra con la famiglia al completo. 

Passeggiò tra i fiori deposti davanti al Palazzo, fermandosi a leggere bigliettini spesso intrisi di rabbia contro i reali. Issò la bandiera a mezz' asta su Buckingham Palace, rompendo una tradizione secolare. Concesse i funerali solenni. Parlò alla nazione in diretta tv, vestita di nero. E di Diana disse: «Un essere umano eccezionale..., capace di ispirare gli altri con il suo calore e la sua gentilezza... l'ho ammirata e rispettata per la sua energia e il suo impegno...».

Poi, una scena a sorpresa che non dimenticheremo mai: al passaggio del feretro, a piedi tra la folla, davanti al cancello di Buckingham Palace, piegò il capo. Lunedì, tornando in quei luoghi, si congratulerà certamente con sé stessa per averlo fatto, riaprendo quel canale con la nazione senza il quale oggi nessuno è sovrano. Fu grazie a quel gesto se oggi, anche lei, è la «regina del popolo». Poi, nella serenità del suo addio, un'ultima ombra fugace: ma Carlo saprà mai diventare un «re del popolo»?

(AGI il 18 settembre 2022) - Il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman non parteciperà al funerale della regina Elisabetta II. Lo hanno riferito fonti governative all'agenzia Reuters. L'invito al principe reggente saudita aveva scatenato critiche tra gli attivisti per i diritti umani. Il principe non è mai più stato in Gran Bretagna dopo il brutale omicidio del giornalista saudita Jamal Khashoggi, omicidio del quale -secondo l'intelligence americana- lui è responsabile.

La sua presenza era stata a lungo in dubbio, ora una fonte del governo l'ha smentita. Secondo il Foreign Office, il principe ha delegato la rappresentanza saudita a un altro membro della sterminata Famiglia reale al Saud, il principe Turki al-Faisal.

Da it.euronews.com il 18 settembre 2022.

Gli otto nipoti di Elisabetta sabato le hanno dato l'ultimo saluto: tutti e otto raccolti attorno al feretro a Westminster Hall per un quarto d'ora, col capo chino. Gli adorati William e Harry che con la nonna Elisabetta e senza la mamma Diana sono diventati adulti. Poi Beatrice ed Eugenia, le affezionatissime figlie di Andrea, Zara Tindall e Peter Philips i figli della principessa Anna, e quelli del conte di Wessex, Lady Louise e il visconte Severn, i più piccoli. Tutti i cugini insieme, con William ed Harry in uniforme, a vegliare la bara in raccoglimento, come i figli della regina hanno fatto prima di loro.

È la prima volta che Harry ha indossato l'uniforme dall'inizio del periodo di lutto in cui era rimasto fino ad ora in borghese. Gli è stato consentito pare per decisione del re Carlo III. Il quale però d'altro canto avrebbe invece deciso di escludere il secondogenito e la moglie Meghan Markle dal ricevimento che si terrà alla vigilia dei funerali di Stato, per accogliere i molti capi di Stato e leader mondiali in arrivo a Londra per rendere omaggio alla sovrana scomparsa.

Così il Daily Telegraph e lo riprendono i tabloid: non è chiaro come il 'pasticcio' di protocollo - se vero - si possa essere verificato. Sembra infatti che i duchi di Sussex fossero in un primo momento previsti allo speciale evento che si terrà a Buckingham Palace. Poi però, secondo le indiscrezioni, sarebbero stati esclusi dalla lista del Palazzo, perché la presenza è prevista soltanto per i membri della famiglia reale 'in servizio'.

(askanews il 18 settembre 2022) - Il governo britannico ha avvertito di non mettersi più in coda per omaggiare la Regina Elisabetta II perché si stima che l'attesa sia ormai di 11 ore e oggi "verrà presa una decisione su quando l'ingresso alla coda sarà chiuso e raggiungerà la capacità totale", quindi "per evitare delusioni, non mettetevi in coda", recita la nota del Dipartimento per la cultura e lo sport.

Intanto, in vista dei funerali solenni di domani, è stato confermato che il Big Ben suonerà stasera per celebrare un momento di riflessione nazionale. La famosa campana dell'Elizabeth Tower suonerà una volta per segnare l'inizio del minuto di silenzio alle 20:00 ora locale (le 19:00 in Italia), e di nuovo per segnarne la fine, ha confermato il Parlamento britannico in una dichiarazione. 

Il rintocco del Big Ben sarà udito anche lunedì a intervalli di un minuto mentre il corteo funebre della regina partirà dall'Abbazia di Westminster.

Enrico Chillè per leggo.it il 18 settembre 2022.

In un momento di lutto nazionale e solenne per la morte della regina Elisabetta, ha allietato gli occhi femminili di tutto il mondo e non solo delle suddite britanniche. Durante i vari incontri del nuovo re Carlo III, in tante hanno notato una figura che, seppur sempre alle spalle dei protagonisti, ha saputo rubare la scena. Si tratta di Jonathan 'Johnny' Thompson, che sarà la nuova guardia reale del nuovo sovrano. 

Re Carlo, tutte pazze per Johnny Thompson

Johnny Thompson è un maggiore del Royal Regiment of Scotland e, per tante estati, compresa quest'ultima, si è occupato di organizzare i ricevimenti e gli onori militari della regina Elisabetta nel castello di Balmoral. Ora, però, è diventato 'equerry' (scudiero) del nuovo re Carlo, e con gli occhi del mondo puntati sul nuovo sovrano in tante si sono accorte di lui.

Fisico possente, volto ben definito e simmetrico, occhi seducenti e l'immancabile fascino della divisa: nel giro di pochi giorni si è creato un vero e proprio fan club del maggiore, e non solo in Gran Bretagna. Tanti sudditi hanno commentato così sui social: «Questi giorni sono molto tristi, ma vedere il maggiore Thompson ce li ha resi cento volte migliori». 

Chi è Johnny Thompson

Pur essendo appartenente al Royal Regiment of Scotland, il maggiore Thompson è nato in Inghilterra, anche se non lontano dal confine settentrionale, per la precisione a Morpeth, nel Northumberland. Con la popolarità recentemente acquisita, è partita anche una caccia alle foto più datate, come quelle del 2018, quando a Balmoral la regina Elisabetta fu ricevuta con tutti gli onori. 

Il maggiore Thompson ha 39 anni, ama il rugby e il trekking ma, per la delusione di tante fan, è sposato con Caroline, 44enne professionista nel settore del marketing. Sono sposati dal 2010, vivono nella contea del Surrey, non lontano da Londra e insieme hanno un figlio di quattro anni e due cani, i labrador neri Odin e Piper.

Regina Elisabetta, panico e ambulanze a Westminster Hall: chi finisce in ospedale. Alessandra Zavatta su Il Tempo il 18 settembre 2022

Centinaia di malori e 42 persone ricoverate in ospedale. La coda lunga sette chilometri per accedere alla Camera ardente della regina Elisabetta, allestita nella Westminster Hall, a Londra, ha messo ha dura prova chi vuole fare un ultimo saluto alla sovrana. Mentre l'accesso alla fila è stato chiuso, e causa dell'eccessivo afflusso di visitatori, il London Ambulance Service ha stilato un primo bilancio. 

Sono 435 le persone che hanno accusato malori durante la fila per la camera ardente e sono state soccorse da medici e infermieri, 291 sono state rifocillate e si sono riprese dopo in momento di defaillance, tornando di nuovo in coda.Ben 144 hanno avuto bisogno di cure sul posto e in molti casi sono state costrette ad abbandonare la fila. Quarantadue persone sono state invece trasportate in ospedale per trauma cranico.

La maggior parte degli incidenti, fa sapere il servizio di pronto intervento della capitale britannia, sono stati svenimenti, con conseguenti lesioni alla testa. Qualcuno ha inciampato sui gradini dei ponti e del percorso che corre lungo il Tamigi ed è scivolato battendo la testa. Migliaia comunque le persone ancora in fila e che avranno tempo fino a domani alle 6.30 per dare  un ultimo saluto a Elisabetta Il.

Re Carlo III e il gesto eclatante con la penna: preso in giro in mezzo alla folla. Il Tempo il 18 settembre 2022

"Nel caso ti servisse". La suddita tra la folla a Cardiff regala una penna a sfera a Re Carlo, prendendo in giro Sua Maestà per il caso dei giorni scorsi a Belfast diventato virale. Da quando il Re ha iniziato a firmare gli atti da sovrano dell'Inghilterra non ha avuto pace con le penne. 

Nello specifico l'ultimo episodio, diventato virale, era stato quello al castello di Hillsborough dove mentre firmava il libro dei visitatori la sua stilografica aveva iniziato a perdere inchiostro: il re non l'ha presa bene al contrario invece della reazione tra la folla dopo lo scherzo della suddita: ha apprezzato la sorpresa della sconosciuta signora scoppiando a ridere.

Sergio Carli per blitzquotidiano.it il 18 settembre 2022.  

Dall’Australia è stato riesumata la rivendicazione di Simon Charles Dorante-Day. Chiede di essere riconosciuto come figlio naturale e segreto di Carlo e Camilla. Essendo il pretendente nato nel 1966, il suo riconoscimento sconvolgerebbe non poco la linea di successione. Ma conoscendo un poco come funzionano le cose da quelle parti, c’è da ritenere che sarà assai difficile che la causa abbia successo per Simon Charles.

C’è chi si domanda se sia possibile una cosa simile. Un precedente c’è, nella storia d’Italia, accreditato da un giornalista e storico serio come Arrigo Petacco. 

La vicenda riguarda l’ultima regina di Napoli, Maria Sofia di Baviera (sorella della mitica Sissi). Sposata al re di Napoli, incapace di soddisfarla fisicamente fino a dopo un intervento quando era in esilio a Roma, perse la testa per un giovane ufficiale della guardia pontificia.

Perse la verginità e rimase incinta di due gemelle. La famiglia di lei, reali di Baviera, sistemarono le cose assegnando una bambina a dei parenti senza figli e l’altra al padre. Erano altri tempi, non c’erano giornali, paparazzi e tv. Ma al tempo della prima relazione fra Carlo e Camilla l’interesse della stampa era più concentrato su altri componenti della famiglia reale. E Camilla era una semplice borghese che pochi conoscevano. 

Ecco come la Treccani riferisce la vicenda di Maria Sofia di Napoli. M. conobbe un ufficiale dell’esercito pontificio, il conte belga A. de Lawayss, con il quale, secondo alcuni biografi, avrebbe avuto una relazione da cui sarebbero nate due gemelle. Nel giugno 1862 lo stato di gravidanza l’avrebbe indotta, pertanto, a recarsi presso i genitori a Possenhofen per poi trascorrere alcuni mesi ad Augusta, in un convento di orsoline.

Una nipote di M., la contessa Maria Luisa von Larish, nelle sue memorie, pubblicate postume a Lipsia nel 1936, sostenne di essere la figlia illegittima di M. e A. de Lawayss, adottata da Luigi e Henriette di Baviera, mentre la sua gemella, Daisy, sarebbe stata affidata al padre.

Da ANSA il 19 settembre 2022.

E' già largamente affollata l'abbazia di Westminster, a due ore dall'inizio del rito religioso solenne dei funerali di Stato della regina Elisabetta, fissato a Londra per le 11 locali (le 12 in Italia). Dalle 9 locali restano libere solo le prime file, destinate a reali e dignitari stranieri che arriveranno fra gli ultimi.

Sui circa 2000 ospiti che la chiesa può accogliere all'interno, primi ad arrivare sono state le persone 'comuni' in grado di mettere le mani su un invito, i volontari di associazioni caritative patrocinate dalla Royal Family (che re Carlo e gli altri reali hanno voluto coinvolgere secondo tradizione), alcune celebrità ed esponenti politici di ogni colore: ministri del governo Tory di Liz Truss (con il titolare delle Attività Produttive, il tradizionalista brexiteer Jacob Rees Mogg, in abito nero da funerale old fashion e cilindro in testa fino all'ingresso), il leader dell'opposizione Keir Starmer, parlamentari, veterani di tutti i partiti. E' stato visto entrare pure Tom Parker Bowles, figlio 47enne nato dal primo matrimonio di Camilla (prima regina consorte ufficialmente divorziata nella storia britannica) con l'ufficiale Andrew Parker Bowles.

Da ANSA il 19 settembre 2022.  

"E' la fine di un'era" il commento che più si sente ripetere a Londra questa mattina. La folla che per giorni si è mossa ordinata e in fila lungo Lambeth Bridge ha lasciato in queste ore il passo al silenzio, che regna attorno al complesso di Westminster in attesa dell'inizio dei funerali di Stato per Elisabetta II. Come per preparare per la commozione popolare che segna questo passaggio: nel culmine dell'ultimo saluto alla regina infatti, i sentimenti sono di commozione carica di ricordi per "la fine di un'epoca" e allo stesso tempo di aspettative per il regno di Carlo III che comincia.

Con il desiderio collettivo di voler essere parte di questo momento storico, che ha portato a Londra una marea umana. In altri lunedì a quest'ora la zona attorno a Westminster Abbey brulica già di traffico e di gente, mentre oggi le strade sono deserte, segnate dalla massiccia presenza di forze dell'ordine e di volontari. E da poco è stata chiusa al pubblico Westmintser Hall con il feretro dei Elisabetta II e arrivano gli ospiti che parteciperanno al funerale che si celebra a Westminster Abbey: sono riconoscibili perchè vestiti di nero, le donne con cappellini gli uomini in tight. In coppia lungo l'Albert Embankment dove per quattro giorni hanno sfilato i sudditi accorsi per l'omaggio pubblico alla sovrana.

Sul lato opposto del fiume si è già formato un altro serpentone: sono le persone che -in ritardo- tentano ancora di raggiungere i luoghi pubblici dai quali assistere ai funerali sugli schermi e al passare della processione. Le autorità hanno comunicano però che quel viaggio è inutile perchè è già tutto pieno. Ci si incammina ugualmente, qualcuno con mazzi di fiori in mano. "Sul Mall non ci si arriva", si sente dire. Mentre chi dà indicazioni per strada consiglia di trovare un luogo di incontro: "Datevi appuntamento qui se vi perdete". E l'unico rumore è il volteggiare degli elicotteri.

Da ANSA il 19 settembre 2022.

Anche la metropolitana parigina rende omaggio alla regina Elisabetta e - nel giorno del suo funerale - ribattezza a suo nome, per un giorno, la stazione dedicata a suo nonno, George V. L'annuncio del cambio temporaneo di nome della stazione George V in Elizabeth II è stato annunciato dall'azienda dei trasporti parigina RATP, che ha provveduto ieri sera ad affiggere nuove targhe temporanee al posto di tre di quelle abituali. La stazione Georges V è situata nei pressi dell'omonima ed elegante avenue, anch'essa intitolata al sovrano che regnò sulla Gran Bretagna dal 1910 al 1936.

Da ANSA il 19 settembre 2022.

I leader stranieri, capi di Stato e di governo per ultimi, hanno fatto il loro ingresso nell'abbazia di Westminster circa un'ora prima dell'inizio del rito religioso dei funerali solenni della regina Elisabetta II. Fra loro c'è Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella (accompagnato a Londra dalla figlia Laura), che rappresenta l'Italia alla cerimonia. 

Le telecamere hanno indugiato negli ultimi minuti sull'arrivo del presidente americano, Joe Biden, con la moglie Jill. Biden è stato indirizzato dal cerimoniale britannico nel settore riservato ai dignitari provenienti dall'estero. Dignitari fra i quali le telecamere hanno inquadrato già seduti il presidente francese Emmanuel Macron e la consorte Brigitte, con cappellino nera e veletta sul viso.

Da fanpage.it il 19 settembre 2022.

Terminati i funerali solenni della Regina Elisabetta II, le ultime notizie: a Westminster Abbey si è svolto il rito anglicano, presenti oltre al figlio Re Carlo III e al resto della famiglia reale oltre 2000 invitati e 500 tra teste coronate e Capi di Stato. Londra è blindata, dopo i due minuti di silenzio la processione verso Wellington Arch e la sepoltura nella cappella di St George a Windsor.

La bara della regina è trasportata con un corteo solenne a Wellington Arch, ad Hyde Park Corner, dove sarà posta su un carro funebre di Stato con il quale verrà trasferita al castello di Windsor, per cerimonie più intime (la prima delle quali sarà comunque trasmetta in tv). L'arrivo al castello, distante una quarantina di chilometri da Londra, è previsto poco dopo le 15:00 ora locali; alle 16:00 ci sarà una cerimonia di commiato condotta dal decano di Windsor alla quale assisteranno circa 800 persone. Elisabetta sarà sepolta alle 19:30 nella King George VI Memorial Chapel, nella cappella di St. George del castello, accanto al marito, il principe Filippo, i genitori e la sorella Margaret.

Il biglietto di Carlo: "In memoria amorevole e devota"

“In memoria amorevole e devota. Charles R." Questo il messaggio sul biglietto che accompagna la corona di

fiori sulla bara della regina Elisabetta II, scritto a mano da Carlo III.

Marinaio sviene fuori da Abbazia Westminster

Un agente di Scotland Yard in servizio davanti all’abbazia di Westminster è svenuto mentre era in corso la liturgia solenne in memoria della regina Elisabetta. Il poliziotto si è subito ripreso ma per precauzione è stato portato via su una barella dai marinai della Royal Navy. Sono migliaia gli agenti e i militari che prendono parte al corteo funebre da poco iniziato e ne garantiscono la sicurezza lungo le strade del centro di Londra.

(ANSA-AFP il 19 settembre 2022.) - Chiusa al pubblico la camera ardente con la bara di Elisabetta II. Alle 11 ora locale i funerali solenni.

 (ANSA il 19 settembre 2022) Un ritratto inedito della regina è stato rilasciato da Buckingham Palace alla vigilia del suo funerale, riporta il Guardian. La foto, scattata a maggio prima delle celebrazioni del Giubileo di platino, mostra la monarca sorridente al Castello di Windsor. Elisabetta indossa la sua collana di perle a tre fili preferita, orecchini di perle e la spilla con acquamarina e diamanti regalo per il 18° compleanno, nel 1944, di suo padre Giorgio VI. L'immagine è stata scattata dal fotografo Ranald Mackechnie, che ha anche realizzato il ritratto della sovrana per il Giubileo.

 (ANSA il 19 settembre 2022) Ci saranno anche i principini George e Charlotte, di 9 e 7 anni, secondo e terza nella linea di successione al trono britannico, fra i componenti della famiglia reale che seguiranno nelle prossime ore il feretro della regina Elisabetta nel breve corteo dalla Westminster Hall all'abbazia di Westminster per il solenne funerale di Stato. Lo riferiscono i media citando il programma ufficiale del cerimoniale diffuso a tarda sera dal palazzo.

I due figli del neo erede al trono William e di Kate, principe e principessa di Galles, assisteranno poi pure al rito delle esequie della sovrana scomparsa - loro bisnonna - in chiesa. Non ci sarà invece il fratellino Louis, di soli 4 anni. I due bisnipoti più grandi, simbolo della continuità dinastica futura in casa Windsor, ma assenti finora a tutti gli eventi funebri pubblici seguiti alla morte di Elisabetta I l'8 settembre, erano soliti rivolgersi alla bisnonna-regina con il nomignolo di "Gan Gan", come ricordano i giornali del Regno.

La processione dietro il catafalco sarà guidata ancora una volta da re Carlo III; primogenito e successore della sovrana defunta, con la regina consorte Camilla; seguiranno nell'ordine dai fratelli Anna, Edoardo e Andrea; quindi Willam e Kate con al fianco George e Charlotte; quindi il secondogenito di Carlo, Harry e la consorte Meghan, duca e duchessa di Sussex.

Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera” il 19 settembre 2022.

Il summit internazionale del secolo: con 500 dignitari di 200 Paesi, fra i quali circa 100 capi di Stato e di governo, i funerali di Elisabetta sono anche un grande evento diplomatico. Bisogna andare indietro alle esequie di Nelson Mandela, nel 2013, o a quelle di papa Giovanni Paolo II, nel 2005, per trovare qualcosa di simile: e sicuramente in Gran Bretagna l'unico precedente sono i funerali di Giorgio VI, il padre di Elisabetta, nel 1952.

Non ci si aspetta un grande gesto, come la stretta di mano fra Barack Obama e Fidel Castro ai funerali di Mandela, che avviò il disgelo tra gli Stati Uniti e Cuba: ma ieri, al ricevimento offerto a Buckingham Palace da re Carlo e dalla regina consorte Camilla, ci saranno stati approcci e conciliaboli che serviranno a far avanzare i rapporti futuri.

È stato un momento più informale, quello di ieri a Palazzo, rispetto ai funerali di oggi: agli ospiti sono stati serviti drink e canapé nella Picture gallery, la pinacoteca reale che ospita inestimabili capolavori della pittura europea, prima di spostarsi nelle State Room. Il presidente americano Joe Biden, accompagnato dalla moglie Jill, è arrivato a bordo della sua auto ufficiale, mentre gli altri dignitari sono stati trasportati in autobus. 

Biden ha firmato il libro di condoglianze e ha reso omaggio alla regina che, ha detto, in qualche modo gli rammentava sua madre: «Il mondo è migliore» a motivo di Elisabetta, ha commentato il presidente. Un raduno simile non poteva essere esente da problemi.

Forti critiche aveva suscitato l'invito al principe saudita Mohammed bin Salman, implicato nell'assassinio del dissidente Jamal Khashoggi: e alla fine lui ha rinunciato a venire. Mentre Mosca ha avuto l'ardire di definire «profondamente immorale» la decisione del governo britannico di non invitare il despota russo Vladimir Putin: «Un tentativo - ha detto la portavoce del ministero degli Esteri, Maria Zakharova - di utilizzare la tragedia nazionale che ha toccato il cuore di milioni di persone in tutto il mondo, per scopi geopolitici per regolare i conti con il nostro Paese». 

Nemmeno i leader di Bielorussia, Birmania, Siria, Afghanistan e Iran sono stati invitati: la presenza della Cina pure ha suscitato malumori e alla fine Pechino ha inviato il vice-presidente. 

Un altro rompicapo è stato il protocollo. Innanzitutto la diplomazia britannica ha dovuto convincere i dignitari stranieri ad arrivare in autobus, stamattina, all'abbazia di Westminster: ma si è dovuto fare un'eccezione per Biden, così come per il presidente francese Macron, che non vuole mai sentirsi secondo a nessuno, e per ragioni di sicurezza anche per il presidente israeliano. Incredibilmente, non si è lamentato l'imperatore del Giappone.

«Non capisco tutta questa agitazione per il bus», ha commentato pragmatica la premier neozelandese, Jacinda Ardern. Altro rebus è stata la disposizione dei posti a sedere nell'Abbazia. L'ordine di precedenza delle famiglie reali era semplice, basato sulla «anzianità» di regno, ma per i capi di Stato si è dovuto tenere conto delle sensibilità individuali e politiche: diversi leader arabi, per esempio, non avrebbero gradito di ritrovarsi a fianco agli israeliani.

Parallelamente a tutto questo, anche la neo-premier britannica Liz Truss ha avuto modo di tessere la sua tela diplomatica: significativamente, ha incontrato solo i leader della Anglosfera, cioè Canada, Australia e Nuova Zelanda (Biden lo vedrà mercoledì a New York, alle Nazioni Unite), oltre al premier irlandese. Una visione del mondo conseguente al fatto che Liz Truss, all'ultimo congresso conservatore, nel suo discorso non menzionò mai una volta l'Europa.

Aldo Cazzullo per corriere.it il 19 settembre 2022.  

Il vero rito non è il funerale; è la coda per il funerale. La vera cerimonia non è nell’abbazia di Westminster parata a lutto, ma nelle strade di Londra colorate e commosse. A dire addio alla regina non sono tanto i colleghi capi di stato e regnanti dentro la chiesa, ma i sudditi ammassati fuori per miglia e miglia.

Ed Elisabetta non è nel sarcofago imbandierato con i leoni d’Inghilterra e l’arpa celtica d’Irlanda, è nella memoria del popolo britannico oggi accorso nella capitale con una compostezza e una serietà impressionanti. Come a ogni funerale, ognuno piange anche la propria morte; ma stavolta di più, perché queste persone non hanno avuto altra regina al di fuori di lei, e mai più la avranno; e non solo perché i tre eredi – Carlo, suo figlio William, suo nipote George – sono tutti maschi. 

La notte dell’attesa

Le immagini televisive, per quanto bellissime, non rendono l’idea. Non restituiscono l’immensità e l’intensità della partecipazione popolare. Il funerale di Elisabetta non è iniziato alle 11 del mattino, ora inglese, ma alle undici di sera di domenica, quando la gente è cominciata a uscire dalla metropolitana e ad avviarsi a piedi verso Westminster. 

Ovunque code.

Code per lasciare le borse e farsi perquisire, ricevendo in cambio un nastro giallo.

Code per avvicinarsi al sagrato, divenuto gigantesco set televisivo.

Code per guadagnare un maxischermo su cui seguire la cerimonia, con la sensazione di non essere uno spettatore, ma un coprotagonista.

Non è stata una notte triste. La folla si è fatta compagnia raccontando chi un aneddoto, chi un ricordo personale, chi la storia della propria famiglia, offrendosi a vicenda dolci, termos pieni di tè, e pure birra (a un certo punto un ragazzo che con la birra aveva esagerato è crollato oltre la transenna, soccorso da poliziotti in pettorina gialla, gentili e allarmatissimi). Tutto il Commonwealth – giamaicani e ghanesi, canadesi e australiani - era rappresentato, a conferma di una delle conquiste politiche di Elisabetta: trasformare un impero in una comunità, e fare di Londra la capitale più multirazziale e meno razzista del mondo. 

La freddezza tra i premier e i re

Sono le nove del mattino quando i pullmini con i leader cominciano ad arrivare. Solo Emmanuel Macron, Joe Biden e l’israeliano Isaac Herzog hanno una macchina tutta per sé. 

Per l’Italia c’è Sergio Mattarella con la figlia Laura.

Xi Jinping ha mandato il suo vice Wang Qishan, l’unico in mascherina bianca, su cui spicca una rossa bandierina cinese. L’ex premier David Cameron trova il rivale che l’ha fatto fuori, Boris Johnson , già suo compagno di giovinezza a Eton: non gli stringe la mano, lo saluta con un cenno del capo. Tony Blair arriva insieme a John Major, che sconfisse alle elezioni del 1997, e a Gordon Brown, a cui dieci anni dopo dovette cedere malvolentieri il posto. Antiche rivalità mai sopite. Theresa May non se la fila nessuno. Tutti calpestano la lapide che ricorda Winston Churchill e quella più piccola in onore di Clement Attlee, «primo ministro 1945-1951 e per vent’anni leader del Labour Party» (ve l’immaginate un segretario del Pd sepolto a Santa Croce?). 

Attorno al maxischermo sono quasi tutti indiani, pachistani, bengalesi, srilankesi. Guardano incantati l’apparato di divise e di armi, di medaglie e di copricapi, i Beefeater e i veterani in sedia a rotelle, le guardie con il berretto di pelo d’orso e i dragoni dal pennacchio bianco. Filmano con il telefonino, ogni tanto danno le spalle allo schermo per un selfie. Non è solo un modo per dire: noi c’eravamo. È il loro modo di dire: facciamo parte di questo Paese, e non siamo più sudditi, il sindaco di Londra è uno di noi, figlio di un autista di autobus, ed Elisabetta era anche la nostra regina. 

Su due pullman neri arriva a Westminster l’intero governo, in testa il Cancelliere dello Scacchiere Kwasi Kwarteng , di origine africane, poi la ministra dell’Interno, Suella Braverman, di genitori indiani: al vertice di un esecutivo conservatore non c’è un solo maschio bianco. I più fotografati sono però Justin Trudeau, il premier canadese, e il maggiore Johnny Thompson, scudiero della regina in kilt. Ci sono Olena Zelenska, first-lady ucraina, e l’imperatrice del Giappone Masako con Naruhito. 

Non ci sono ovviamente Putin e neppure Mohammed Bin Salman. 

Quando, trainato a braccia da marinaie e marinai su un affusto di cannone, compare il feretro di Elisabetta con la corona, lo scettro, il globo che simboleggia il mondo e i fiori donati da Carlo con un biglietto scritto a mano, d’istinto tutti chinano il capo davanti al maxischermo. 

Il re Carlo, sua sorella Anna, suo fratello Edoardo, tutti in alta uniforme con la spada, salutano la madre militarmente. Lo stesso fa William, l’erede al trono. 

Non possono fare il saluto militare né Andrea né Harry.

Non sono in divisa ma in tight, sia pure irto di medaglie. Harry a differenza del fratello il soldato l’ha fatto davvero, in Afghanistan, ma si è chiamato fuori dalla famiglia, e ora viene degradato, sempre in seconda fila come Meghan Markle, il bel volto nascosto da un enorme cappello nero. Le mogli però arriveranno per conto loro. L’unica donna a seguire il feretro è Anna. Così ha stabilito la regina. Camilla e Kate seguiranno.

George di Galles, nove anni, è in giacca e cravatta blu, accanto alla sorellina Charlotte; il fratellino Louis ha solo quattro anni, e non l’hanno portato.

Il funerale di un’epoca

Il feretro della regina passa sotto gli occhi delle statue di suo padre, di sua madre, del suo primo capo di governo, Churchill. All’ingresso nell’abbazia i militari si levano il berretto, gli altri si alzano in piedi. Le giubbe rosse che portano il corpo di Elisabetta girano attorno alla lapide del milite ignoto, protetta dai fiori, passano davanti alle tombe di Newton e Darwin (ma anche di Stephen Hawking, che la regina ha voluto fosse sepolto tra i grandi scienziati d’Inghilterra), e lo depongono all’incrocio tra il transetto e la navata centrale. 

Qui — a un passo dalla tomba di Elisabetta I e della cugina Mary, cui fece tagliare la testa — Elisabetta II nel 1953 era stata incoronata. Anche allora c’era la televisione. Lei però era contrarissima a farsi riprendere. Fu Filippo a convincerla: «Se ti vedranno, ti crederanno». Elisabetta accettò, a una condizione: l’unzione con l’olio sacro sarebbe avvenuta a telecamere spente; e così fu.

Al momento di salire sul cocchio trainato da otto cavalli grigi, un valletto le chiese: «Maestà, è nervosa?». Elisabetta rispose: «Certo che sono nervosa. Ma sono sicura che Aureole vincerà». 

Si riferiva al suo cavallo, che quattro giorni dopo avrebbe corso il Derby. Era giugno ma pioveva e faceva freddo, dopo il rito l’arcivescovo tirò fuori una fiaschetta di brandy, la regina si ritemprò e poi fece il giro di Londra per salutare i sudditi. Proprio quello che, in altro modo, ha fatto stamattina. 

Le immagini dell’incoronazione furono viste in tutto il mondo: il primo grande evento televisivo della storia. Aureole arrivò secondo.

Oggi il cerchio si chiude con il funerale di un’epoca, quella in cui la forma era sostanza. 

Cornamuse, tamburi, tromboni. La regina è morta da viva, forse per una caduta, di cui però qui non parla nessuno. Lo chiedo ai miei vicini pachistani che quasi si offendono, fanno cenno di tacere, perché sta parlando il decano di Westminster David Hoyle. Solo che non gli esce la voce: è troppo emozionato. Riesce solo a ringraziare Dio «per averci dato Elisabetta».

Carlo è accanto ai fratelli. Per un giorno ancora non è re, è figlio. Canta l’inno iniziale - «Il giorno che ci hai dato, Signore, è finito…» -, poi segue sul messale la prima lettera di Paolo ai Corinzi: «Ecco, io vi dico un mistero: non tutti moriremo, ma tutti saremo trasformati, in un momento, in un batter d’occhio. Al suono dell’ultima tromba i morti risusciteranno incorruttibili, e noi saremo trasformati».

Il rito cristiano non rappresenta nulla per i pachistani, eppure lo seguono con grande attenzione. Altri si uniscono al coro: «Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla». 

Ci sono anche i giovanissimi, per loro il volto della regina sulle banconote e sui francobolli non significa molto, visto che non usano cash e non scrivono lettere, ma proprio vivere al tempo della Rete, in cui il passato non esiste, li ha spinti a prendere parte a una giornata di storia. 

Pure qui nella folla c’è una sola mascherina, è di un signora di Southwark, arrivata a piedi dall’altra riva del Tamigi, con la bandiera sulla spalle come uno scialle: «Ho un enfisema, se prendo il Covid muoio, ma era mio dovere salutare la regina». 

La nuova premier Liz Truss, cappellino troppo piccolo e perennemente in bilico, che ha fatto in tempo a stringere la mano ormai nera di Elisabetta due giorni prima della sua morte, legge il Vangelo secondo Giovanni: «Vado in cielo a preparare un posto per voi». L’omelia dell’arcivescovo di Canterbury, Justin Welby, è asciutta: Elisabetta era un «servent leader», un sovrano che sapeva servire piuttosto che comandare. Unica citazione, il suo splendido discorso tv nei giorni più bui della pandemia: «We will meet again», torneremo a incontrarci.

La solitudine di Harry e Andrea

In terza fila sono seduti Felipe, re di Spagna, e Juan Carlos, fuggito a Dubai dopo i pasticci d’amore e di denaro che ha combinato: la freddezza tra figlio e padre si tocca con mano. Ma anche nella dinastia che regna qui a Londra c’è una frattura. Nelle preghiere sono citati solo Carlo, Camilla e William, più «il resto della famiglia reale». 

Eppure il più affranto è Andrea. Era il prediletto, e ora non c’è più la madre a proteggerlo. È anche l’unico a non avere un consorte a fianco, le figlie Beatrice ed Eugenia sono lontane. 

Le musiche sono di Hubert Parry, il compositore preferito di Carlo – «Anima mia, c’è un paese oltre le stelle…» – e di James MacMillian, che ha scritto un inno apposta per il funerale.

Diana aveva avuto Elton John, oltre a Beckham.

Per Elisabetta, le voci bianche dei bambini con la veste bianca e il colletto ondulato. 

Dopo i due minuti di silenzio, annunciato e spezzato dalle trombe, risuona il «God save the King». D’ora in poi Dio avrà un re da salvare. 

Camilla canta, Carlo no, ha gli occhi pieni di lacrime, finalmente la tensione può sciogliersi nel pianto. Attorno al maxischermo, gli antichi sudditi dell’impero si uniscono al coro che celebra gli oppressori di un tempo: «England victorious, happy and glorious…». L’inno si diffonde dalle navate gotiche dell’abbazia per il cielo di Londra, amplificato da migliaia di voci, ed è il momento più impressionante. Colpi di cannone accolgono l’uscita del feretro sul sagrato, dov’è spuntato il sole. Soltanto adesso, che la cerimonia è finita, dalla folla si leva un applauso. 

Un selfie, e il segno di croce

Il corpo di Elisabetta percorre Whitehall, tra le bandiere che al suo passaggio si piegano a terra, poi il Mall, dove nel 1981 uno squilibrato le aveva sparato a salve, fino a Buckingham Palace per l’ultimo saluto alla sua casa, in cui nell’82 un altro matto, trasformato dalla serie «The crown» in un vendicatore del popolo affamato dalla Thatcher, le era entrato in camera da letto. 

Dopo il passaggio sotto il Wellington Arch di Hyde Park attende il carro funebre, uguale a quello di mille funerali, tranne il tettuccio di vetro. Lento, quasi a passo d’uomo, si avvia verso Windsor tra due ali di folla che aspetta dall’alba, e adesso applaude, getta fiori, grida «per la regina, hip hip, hurrah!», si fa un selfie e un segno di croce. 

Ora Elisabetta è tornata a essere una donna, che sta per essere sepolta accanto a un marito molto amato. 

Ora si comprende cosa intendeva dire Shakespeare, quando scriveva che «la vita è un’ombra che cammina, una favola raccontata da un folle».

I leader del mondo sono già all’aeroporto, gli spazzini già al lavoro per pulire le strade dal passaggio dei cavalli. I pachistani tornano ai loro negozietti.

Due poliziotti con le braccia tatuate sotto le maniche corte si danno il cinque e si dicono: «Pure questa è fatta».

Il mondo della Regina Elisabetta, così finisce un’epoca. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 20 settembre 2022.

Le esequie di ieri entreranno nei libri di Storia per l’organizzazione perfetta e per l’armonia e lo stile sfoggiato da tutti i partecipanti

La sfilata dei premier

John Major, il premier più a lungo vicino ai Windsor, e Tony Blair, il più discusso ma che risolse la crisi in morte di Diana. Gordon Brown e David Cameron. Inquilini di ieri al numero 10 di Downing Street e di oggi, con Liz Truss, l’ultima premier della regina.

Gli amati corgi

I suoi amati corgi, passione di una vita di una regina. Accanto a lei a febbraio quando tagliò la boa dei 70 anni di regno, e ogni giorno fedeli amici. L’hanno attesa a Windsor (come un anno fa la carrozza con i suoi pony attese Filippo).

Il pony, i cavalli

Emma, il pony della regina, fedele fino all’ultimo, l’ha attesa a Windsor. E in quel pony c’era tutto l’amore di Elisabetta per le cavalcate fatte in gioventù e fino a tarda età, la passione per le corse, la natura e un mondo più sostenibile da consegnare al futuro

Le divise della regina

Un giorno intero di cerimonie impeccabili. Lunghissime anche, inevitabile qualche malore. E nella regia perfetta dell’ultimo addio a Elisabetta decine di migliaia di militari dispiegati. Precisi e mesti, nel saluto finale al comandante in capo, the Queen

Il futuro dei nipoti

George ma anche Charlotte. La continuità della Corona e il cambiamento: dal 2013 col placet della regina le bambine non cedono più la precedenza ai fratelli maschi nella successione. I due nipoti addolorati per la loro «Gan Gan», la nonna, hanno seguito feretro

Il Gotha del mondo

Capi di Stato, e Royals: tutti i sovrani europei, molti globali. Da Margrethe di Danimarca, dopo l’addio a Elisabetta II la nuova decana. Al re Guglielmo Alessandro con la regina Maxima d’Olanda, i principi Alberto e Charlène di Monaco. E ancora conti duchi, il Gotha intero.

Così vicini, così lontani

Carlo e Camilla, un re e la sua regina consorte. E dietro Harry e Meghan, un principe che ha scelto di uscire dal palazzo, con il suo amore. Vicini ieri alla famiglia reale, lontani da domani. Intensi giorni di lutto condiviso forse han teso un ramo d’ulivo. Ma molto resta da chiarire

Dress code (e scivoloni di stile) al funerale della regina Elisabetta: le perle di Kate e il cerchietto di Jill Biden. Elisa Messina su Il Corriere della Sera il 19 settembre 2022.

Scomparsi i lunghi veli neri del funerale di Giorgio VI: principesse, regine e first ladies ai funerali rispettano le regole di stile che chiedono il nero e il capo coperto ma le declinano in modo più moderno. Come previsto dalla volontà della stessa Elisabetta

Kate, la principessa del Galles e il lutto perfetto

Sono passati 70 anni dall’ultimo funerale di un monarca britannico, quello di Giorgio VI, il padre di Elisabetta II e molte cose sono cambiate in fatto di moda e stile. Eppure, pur nel contrasto evidente tra il 1952 e oggi, come vedremo, certe regole sono quelle di sempre, compreso il dress code che gli ospiti e le ospiti devono tenere in occasione di una cerimonia funebre reale. La stessa Elisabetta del resto, attenta al moderno che avanzava ma fedele alla tradizione, ha previsto molti dettagli formali del suo funerale. Come aveva fatto suo marito prima di lei, il principe Filippo. Compresi i diktat sull’abbigliamento. E non stiamo parlando solo di abiti neri, tight, veli e e velette ma anche di uniformi e onoreficenze da esibire o da non esibire. E a proposito di dress code, è stato interessante notare come le diverse signore e giovanissime presenti al funerale di Elisabetta II abbiano rispettato o interpretato più liberamente le comande di stile. Perfetta, ca va sans dire, la principessa del Galles Kate, che ha fatto il suo ingresso nella cattedrale di Westminster assieme ai due figli maggiori, George, nove anni, diventato secondo in linea di successione al trono e Charlotte, 7. Abito redingote nero lungo abbondantemente sotto il ginocchio, rigoroso ma leggermente scollato per lasciar vedere il prezioso collier di perle, lo stesso indossato in occasione del funerale di Filippo: volto coperto dalla veletta che scendeva dal cappello nero, importante, capelli raccolti, orecchini discreti. Kate non voleva passare inosservata. Cappello in testa, ma niente velo ovviamente e capelli sciolti, anche per la piccola Charlotte, 7 anni, praticamente una mini-me di Kate in questa occasione.

Principesse e fascinator: addio lunghi veli

Perfetta ma più low profile rispetto a quella di Kate, la scelta di Zara Phillips, figlia della principessa Anna e nipote della regina Elisabetta: nero di rigore, niente cappello con veletta ma fascinator con decoro floreale. Zara fa parte della famiglia reale ma non ha il titolo di altezza reale, per scelta precisa della madre Anna che ha preferito per i suoi figli una vita «normale». Da notare che, a 70 anni di distanza dal funerale di Giorgio VI, nessuna donna della famiglia reale indossa il lungo velo nero che copriva volto e spalle come invece averano indossato la stessa Elisabetta, appena 25enne, sua sorella e sua madre.

Cappelli e cappellini: il rigore di Meghan

Sophie, contessa of Wessex, moglie del principe Edoardo, quartogenito della regina, è arrivata a Westminster assieme a Meghan, duchessa di Sussex, la moglie americana del principe Harry: i rapporti tra i Sussex e il resto della famiglia reale sono tesi ormai da anni dopo l’addio e il trasferimento negli Stati Uniti. Ma per l’addio alla regina, tutti uniti nell’omaggio e nel dolore. E nel rispetto alle regole di stile: capelli raccolti, gioielli discreti, capo coperto con stile. Meghan ha scelto un abito con mantella rigoroso ed elegante. Nessuna spilla esibita. La duchessa di Sussex, a differenza della cognata Kate, cercava di passare inosservata.

Carrie, l’ex first lady e quei dettagli di troppo

Uscendo dai membri della famiglia reale e guardando agli altri ospiti illustri presenti al funerale, capita di vedere qualche leggera nota stonata. È il caso, per esempio, della moglie dell’ex premier Boris Johnson Carrie Symonds: troppi accessori dorati (bottoni, cintura), scollatura troppo accentuata. Veletta troppo leziosa. Forse sarebbe stato meglio non averla. La scelta su cosa indossare era ampia. Atelier e modiste britannici erano preparate da giorni all’assalto degli ordini per gli abiti da lutto. «Abbiamo cambiato il nostro negozio scegliendo solo cappelli neri in previsione delle esigenze dei nostri clienti», ha affermato Stephen Jones, un modista con sede a Londra.

Liz Truss, semplicità di governo

Opta per la semplicità la nuova premier britannica Liz Truss, non ama i cappelli e si vede. Non ama neppure gli accessori, a differenza dell’ex premier Teresa May, famosa anche per i suoi cappelli e le sue scarpe.

Jill Biden, il cerchietto della first lady

La First lady americana Jill Biden, ama la moda funzionale anche nelle occasioni formali edè ormai chiaro che non ama i cappelli. Infatti per il funerale della regina Elisabetta ha scelto un cerchietto, forse un po’ poco per la formalità british, ma Jil è una donna pratica. E affida a dei bottoni molto evidenti (troppo?) il compito di dare luce al suo outfit.

Kate, la veletta e le perle giapponesi amate da Diana

Un primo piano della principessa del Galles al suo arrivo a Westminster: impossibile trovare un dettaglio fuori posto per la principessa del Galles. «Picture of the dignity» titolava il quotidiano britannico Daily Mail sotto questa immagine. La scelta dei gioielli è stata fatta seguendo un criterio sentimentale: la preziosa collana di perle, infatti, era appartenuta alla regina Elisabetta ed è nota come Japanese Pearl Choker perché era stata donata dal governo giapponese alla sovrana. Poi Elisabetta le ha donate alla nuora, la principessa Diana, che le ha indossate in alcune occasioni eleganti. Le stesse perle che poi sono sono passate a Kate: la moglie di William le ha indossate anche alla festa in occasione dei 70 anni di matrimonio di Elisabetta e Filippo e poi ai funerali di Filippo. Come dire, un simbolo tangibile del suo legame con la famiglia reale. Ma anche un nodo che unisce i nuovi principi di Galles alla mamma di William, la compianta Lady D.

Dal Giappone con rigore

L’imperatore del Giappone Naruhito e l’imperatrice Masako: quando si parla di cerimonie e rispetto del protocollo i reali giapponesi non sono secondi a nessuno. Dietro di loro il re del Bhutan Jigme Khesar Namgyel Wangchuck e sua moglie.

Camilla, regina consorte «moderna»

Che i tempi sono cambiati e le regole di stile pure, lo dimostrano anche le scelte di stile della regina consorte Camilla: abito corto, fascinator con veletta appena accennata: niente a che vedere con i tristi veli neri indossati alle esequie di Giorgio VI

Il ritorno di Sarah Ferguson e il volo di rondine

Nel segno della conciliazione familiare (anche se nel caso dei Sussex non pare proprio riuscita) ecco al funerale di Elisabetta anche Sarah Ferguson, ex moglie del principe Andrea, ma tutt’ora di nuovo legata al terzogenito di Elisabetta. Le scelte obbligate di stile in questa circostanza salvano la duchessa di York, da sempre una donna molto libera, da azzardi e le consentono di sfoggiare una spilla deliziosa che forse la rappresenta: una rondine in volo.

Beatrice ed Eugenia, nipotine amate

Beatrice ed Eugenia di York, le figlie di Andrea, terzogenito di Elisabetta e di Sarah Ferguson: abituate come sono fin da piccole, a presenziare a battesimi, matrimoni e altri eventi della royal family, interpretano bene la comanda di stile per i funerali dell’amata nonna. E rinunciano allo sfoggio di preziosi. Erano state impeccabili anche in occasione della veglia dei nipoti nella Westminster Hall.

Le regine arrivate dal nord

Non capita spesso di vedere un’infilata di regine (ed ex regine) cone quella di questa immagine scattata fuori dalla cattedrale di Westminster. Da sinistra vediamo, la regina Margrethe di Danimarca (doppio filo di perle e grande cappello), da sola: regina danese era molto legata ad Elisabetta. Poi: la regina Silvia di Svezia e la ex regina d’Olanda Beatrice. Alla sua sinistra, il figlio, il re d’Olanda Guglielmo con la moglie di origini argentine Maxima: anche lei, di solito, una sovrana che in fatto di stile non commette mai errori. Note di luce affidate a gioielli discreti ma preziosissimi e antichi. Come impone la circostanza e come i forzieri delle famiglie reali europee consentono.

Future regine, cognate ribelli e principino contrito

Ed eccole, le donne «acquisite» della Famiglia Reale tra rotture, rancori, scandali e passaggi dolorori: Meghan, duchessa di Sussex, dall’outfit elegante ma «spoglio» di accessori preziosi. In linea quasi con la scelta di non far parte della Famiglia Reale e di vivere da commoner oltre oceano. Camilla, regina consorte, dopo anni in cui è stata considerata «la più odiata d’Inghilterra» è riuscita a conquistare fiducia presso i sudditi e stima dalla regina Elisabetta che le ha riconosciuto il diritto al titolo. Il principino George, in blu, dall’espressione molto contrita (o infastidita?). Kate, principessa del Galles da sempre perfetta nel ruolo, oggi con i gioielli di famiglia (collana e orecchini). In questa immagine la distanza tra le due cognate è palpabile.

Letizia, regina quasi velata

Attenta alla tradizione che chiede testa e volto velati la regina Letizia di Spagna, al braccio del marito, il re Felipe, in alta uniforme, ha scelto un abito semplicissimo e un copricapo dalla veletta lunga che lei ha scelto però di tenere sollevato.

Elisabetta velata ai funerali di suo padre

Uno scatto d’epoca per capire che 70 anni sono un’eternità: siamo ai funerali di Giorgio VI, nel 1952: Elisabetta, 25 anni, la prima da sinistra, la nonna, queen Mary e la madre, Elizabeth: la regola del lungo velo che scendeva sulle spalle valeva per tutte. Una regola che alla stessa Elisabetta non piaceva. Infatti nel 1972, ai funerali dello zio, il re Edoardo VIII che abdicò a favore del fratello cambiando per sempre l’ordine di successione al trono, Elisabetta non volle indossarlo. E fu l’inizio del cambiamento.

Brigitte Macron: il soprabito che non sbaglia mai

Il presidente della repubblica francese Emmanuelle Macron al braccio della moglie Brigitte, perfetta come sempre: cappellino con microveletta dalle giuste proporzioni per una che, come lei, non è abituata a portarne e soprabito: l’ideale per risultare «ben vestite» anche quando si indossa, sotto, un abito semplice.

Uniformi reali non per tutti: il «caso» Harry

I figli e i nipoti di Elisabetta hanno accompagnato il feretro della regina fin dentro l’abbazia di Westminster per poi sedere nelle prime posizioni. Il cerimoniale prevede che i membri senior della Royal Family in servizio attivo indossino l’alta uniforme che a loro compete in base al titolo assegnato dalla sovrana, o in base all’effettivo servizio militare svolto. E così è stato. Tranne che per il principe Andrea, escluso dai royal duties dopo le accuse di abusi sessuali all’interno dell’inchiesta sul miliardario americano Jeffrey Epstein, e per il principe Harry, che di sua volontà ha scelto di rinunciare ai compiti ufficiali dei royal e di vivere negli Stati Uniti con la moglie Meghan: ammesse le decorazioni sul tight ma niente uniforme. Per Andrea e Harry è stata fatta un’eccezione solo in occasione della veglia funebre, dove si sono presentati con le rispettive divise. Ricordiamo che Andrea è un veterano della guerra delle Falkand e Harry ha partecipato attivamente alle campagne militari in Afghanistan. Quindi per loro rinunciare all’uniforme durante il funerale è stato un boccone amaro da dover mandare giù.

Le «medaglie» di Cherie e Tony Blair

Tra premier in carica, ex premier ed altre personalità politiche del Regno Unito, ecco anche i coniugi Blair che sfoggiavano sugli abiti a lutto le rispettive onoreficenze: comandante dell’ordine dell’impero britannico per Cherie, avvocata e accademica, e quella di cavaliere dell’Ordine della Giarrettiera per Blair. Il leader laburista che è stato premier per 10 anni (1997-2007) ha ricevuto il prezioso titolo (il più alto cavalierato nel regno) nel gennaio 2022: il segnale di stima e riconoscenza che la regina ha voluto concedere a uno dei premier a cui è stato più affezionata.

Samantha Cameron e i dettagli glamour

Tra i sei ex premier britannici ancora in vita che hanno presenziato ai funerali di Elsiabetta c’era anche David Cameron con la moglie Samantha: designer di moda e accessori premiata Samantha ha scelto uno stile appena più rilassato rispetto ad altre ma comunque adeguato alla situazione. A partire dalla forma originale del suo cappellino.

Il ritorno di Charlene

Al braccio di Alberto II di Monaco ecco tornare sulla scena pubblica anche la consorte Charlene, dopo quasi due anni di vita più appartata e problemi di salute.

Sergio e Laura Mattarella

Il nostro presidente della Repubblica Sergio Mattarella era accompagnato dalla figlia Laura.

Rania, perla del Medioriente

Re Abdullah II di Giordania, abito nero occidentale ma kefiah giordana tradizionale sul capo sedeva nell’abbazia davanti all’imperatore del Giappone. Al suo fianco la regina Rania: fascinator, veletta, giacca con i volant sul rever: elegantissima come sempre.

Estratto dall'articolo di Antonello Guerrera su “la Repubblica” il 19 settembre 2022.

Le vere condizioni di salute della regina Elisabetta prima di morire. Che re sarà Carlo III. Perché Harry e William non faranno per ora la pace. E perché il popolo britannico ha finalmente perdonato Camilla al posto della “sua” Diana. Andrew Morton è autore della leggendaria autobiografia di Lady D “La vera storia dalle sue parole” e ora di un fortunato libro sulla sovrana spirata la settimana scorsa, “The Queen”, edito da Rizzoli. Tra i massimi esperti reali, racconta a Repubblica che cosa dobbiamo ora attenderci dalla Royal Family, dopo la scomparsa di un mito come Elisabetta II.

Morton, in questi giorni Londra è stata inondata da file fino a 8 chilometri per vedere il feretro della Regina. Sorpreso?

“Sì, soprattutto dall’affetto genuino che ho percepito. Quanto abbiamo visto è assolutamente spontaneo. E sono anche impressionato dalla civiltà sinora da parte di tutti”. 

Questa fiumana di persone impressionante in onore della Queen è il segno che la monarchia britannica continuerà? O è una sorta di commiato all’istituzione, vista la perdita - per alcuni decisiva - di Elisabetta II?

“Per me è un segnale di continuità. Altrimenti tutta questa gente non si sarebbe vista, da ogni continente, dall’America all’Australia, per offrire i propri omaggi a una donna simile e alla sua istituzione”. 

Secondo lei Buckingham Palace ci ha tenuto all’oscuro sulle reali condizioni di salute della regina, al di là dei “problemi motori” con i quali erano sempre giustificate le sue assenze?

“Sono sicuro di questo. Stava male e i “problemi motori” non sono sufficienti a spiegare. Ma delle sue reali cause di decesso non ve ne sarà traccia nemmeno nel certificato di morte. A Filippo, come causa della scomparsa, venne scritto “età avanzata”. Credo che accadrà lo stesso con Elisabetta, nonostante tutto. 

Eppure, avevamo avuto segnali ben più allarmanti durante il Giubileo di Platino, quando è riuscita a partecipare soltanto a tre o quattro eventi delle celebrazioni. Alla fine, la famiglia è riuscita a tenere sotto traccia le sue vere condizioni di salute. Eppure Elisabetta, nonostante la malattia, fino all’ultimo ha servito la nazione e due giorni prima di morire ha incontrato la prima ministra”. […] 

Quanto sarà differente Carlo da sua madre, come re?

“Avrà molta più esperienza all’inizio, rispetto a Elisabetta II. Sarà un monarca “culturale”. Anche sulla religione, nonostante sia il capo della Chiesa d’Inghilterra, ha sottolineato più volte la crucialità e il suo interesse nel multiculturalismo e della multireligiosità, Lo vedremo, molto più spesso della regina, visitare moschee, sinagoghe, templi indù...

E poi rinnoverà Buckingham Palace, rendendolo più simile a un museo, oltre a incorporare le funzioni istituzionali, lavorative e mondane della Corona. Mentre lui vivrà principalmente nella vicina Clarence House, che diventerà più di un semplice pied-à-terre. Del resto, gli stessi Elisabetta e Filippo volevano trasferirsi a Clarence House all’inizio del regno della sovrana, ma Winston Churchill li dissuase”. 

Ma Carlo III sarà un buon re, secondo lei?

“È il più “preparato” principe del Galles della storia, visto il tempo che ha aspettato per salire al trono. Ha il sostegno di tutti i giornali e i media. Solo lui può complicarsi la vita, non il contrario”. 

Con le penne però Carlo non sembra avere un buon rapporto, visti i piccoli incidenti nei giorni scorsi.

“Già. Inoltre, abbiamo intravisto più da vicino il suo rapporto con Camilla, con lei che cerca di contenerlo e tranquillizzarlo. Ma si sa che Carlo può avere un brutto carattere. Come quando Trump buttava il cibo sui muri della Casa Bianca…”. 

A proposito della regina consorte, che ruolo avrà adesso? E il popolo britannico la vedrà sempre come il rimpiazzo di Diana, con la quale si odiavano?

“Camilla avrà più influenza di quanto si pensi, e maggiori impegni istituzionali di oggi, ovviamente. In generale, sono molto positivo sulla sua figura. È innegabile che sia stata l’amante di Carlo. Ma ora alla gente non sembra interessare: non perché abbia dimenticato i trascorsi precedenti, ma perché i britannici l’hanno perdonata”. […] 

C’è anche un rapporto di competizione tra Anna e Carlo? La principessa, stacanovista, l’anno scorso ha avuto più impegni pubblici del nuovo re, anche lui gran lavoratore. C’è chi dice che da bambini lei lo bullizzasse.

“Erano piccoli, e lei era quella più forte, atletica, slanciata nel nuoto e nel cavalcare i cavalli. Carlo invece non è mai stato tutto questo” 

A proposito di competizione, parliamo di William e Harry…

“Li ho visti da vicino in questi ultimi giorni. Stanno rispettando i protocolli necessari per onorare nella maniera migliore la nonna. Ma appena finiranno le commemorazioni e le cerimonie, Meghan e Harry torneranno in California e tutto tornerà più o meno come prima…”

Non crede quindi a una riconciliazione tra i due fratelli, o perlomeno all’inizio di un percorso di ricongiungimento?

“Innanzitutto dipende da cosa ci sarà nella biografia che Harry si appresta a pubblicare…”. 

Quindi alla fine questo libro di Harry, molto temuto a Buckingham Palace, uscirà?

“Beh, è scritto e completato, pronto per l’uscita. A meno che non lo ritiri all’ultimo… ma mi pare difficile. Lui e Meghan sono i re della California, sono molto attivi con i loro progetti (vedi Spotify) ma anche nelle organizzazioni umanitarie. Non hanno bisogno di inchinarsi ai reali qui a Londra…”. 

Quindi una riappacificazione tra i due è impossibile, nonostante nei giorni scorsi Carlo III li abbia primi spinti a un bagno di folla insieme a Windsor e poi abbia permesso a Harry di reindossare l’uniforme militare revocatagli dopo la sua fuga in California?

“Di certo il re ha lanciato il suo ramoscello d’olivo, anche nel suo primo discorso quando ha citato espressamente Harry e Meghan e “l’affetto" che prova per loro. Tuttavia, non mi pare questa sia una riconciliazione, bensì una tregua armata. Meglio della guerra totale, però”. 

Almeno Harry ha potuto reindossare per una volta la divisa, così come il principe Andrea, nonostante gli scandali sessuali legati a Jeffrey Epstein.

“Il duca di York vive una costante umiliazione. Continuerà a essere un grosso problema per la Royal Family. Anche perché non ha ancora spiegato come mai abbia dato 15 milioni a una donna che lui sostiene di “non aver mai incontrato”…”.

Lei che li conosce bene, cosa pensa che abbiano provato Harry e William durante la processione dietro il feretro della nonna Elisabetta, 25 anni dopo quella per la madre Diana?

“È stato molto doloroso. Certo, oggi i due sono molto più adulti. Ma sono certo che ogni passo di quella marcia dietro la bara della regina l’altro giorno, nella loro testa era associato alla struggente processione per Lady D”.

Charlène di Monaco riafferma il suo ruolo al funerale della regina Elisabetta. Anna Lupini su La Repubblica il 19 settembre 2022.

La moglie di Alberto II di Monaco presente ai funerali al fianco del marito, mentre l'invito non è stato esteso a Carolina. Così la principessa ha ripreso il suo ruolo dinanzi agli occhi del mondo

E' una triste circostanza, ma anche un'occasione di esercizio del potere per Charlène di Monaco, che dopo i lunghi mesi della malattia che l'ha tenuta lontana dal Principato, si riappropria del ruolo che le spetta. La principessa ha partecipato ai funerali della Regina Elisabetta in quanto moglie del Principe Alberto. Questo privilegio non è stato esteso a Carolina di Monaco, la sorella del sovrano che aveva aiutato Alberto sia nella gestione del Principato che dei gemelli, Jacques e Gabriella durante l'assenza di Charlène.

Si dice che tra le sue donne non ci sia un buon rapporto. Molto diverse tra loro, nelle recenti occasioni mondane del principato non hanno partecipato congiuntamente: come ad esempio al Gran Ballo della Crocerossa e al Ballo della Rosa di Montecarlo. 

Nonostante la triste circostanza, l’invito giunto da Buckingham Palace per prendere parte alle esequie della Regina Elisabetta è la conferma che è Charlene la donna più importante del Principato e non Carolina.

Naturalmente, il dress code impone un look nero, che Charlene ha interpretato indossando un abito accollato e lungo con due tasconi laterali e un piccolo cappello con veletta. Gioielli ridotti al minimo, solo la spilla delle onorificenza appuntata al petto e piccoli orecchini. Trucco luminoso nei toni del grigio. 

Il nero è un colore molto amato da Charlène, che quando la scorsa estate è andata in Vaticano, ha rinunciato al privilegio del bianco scegliendo un abito nero, che lasciava scoperte le spalle.

Le lacrime della principessa Charlotte: mamma Kate la consola. Dopo aver assistito alla lunga cerimonia in modo solenne e composto, la principessina scoppia in lacrime nel salutare la sua amata Gan Gan. Giulia Mattioli su La Repubblica il 20 settembre 2022.

Sin dall’inizio di questa importantissima giornata la sua emozione trapelava, ma la principessina Charlotte, secondogenita del principe William e Kate Middleton, si è comportata in maniera esemplare: composta, rispettosa, educata, dignitosissima nella sua prima grande prova pubblica a soli 7 anni. Ma la tristezza per la perdita della sua amata bisnonna, la sua Gan Gan (questo il soprannome con cui i pronipoti chiamavano la regina Elisabetta) ad un certo punto ha avuto la meglio, ed è emersa sotto forma di tenere lacrime che hanno spezzato il cuore del mondo intero, intento a guardare il funerale della sovrana. 

Già elegante quanto la madre nel suo vestitino nero con cappellino a falda larga, Charlotte ha partecipato al rituale assieme al fratello George, mentre il più piccolo dei tre, Louis, è rimasto a casa. Mamma Kate, oggi principessa del Galles, ha prontamente consolato la figlioletta in lacrime all'uscita dell'abbazia di Westminster dove si è celebrata la messa funebre. 

Perché le reali britanniche indossano le perle per il lutto. Nei giorni di lutto seguiti alla morte della regina gli outfit neri di Kate Middleton, Meghan Markle e della regina Camilla prendono luce grazie a gioielli di perle. La ragione va al di là del semplice omaggio a Elisabetta. Alessandra D'Acunto su La Repubblica il 18 settembre 2022.

Il 19 settembre sarà il giorno dell'ultimo saluto alla regina Elisabetta, scomparsa l'8 settembre e da allora celebrata con commozione, nel Regno Unito e nel resto del mondo, come l'ultima grande monarca. Seppur con raccoglimento, anche nei giorni di lutto i riflettori continuano a essere puntati sui Windsor e abiti e gioielli che le donne della famiglia, in particolare Kate Middleton e Meghan Markle, sfoggiano; ogni elemento è infatti simbolico e nasconde significati. 

Ai più scrupolosi osservatori non sarà sfuggito che in ciascuna delle occasioni pubbliche legate al lutto di Elisabetta II le reali hanno indossato gioielli con le perle: un semplice omaggio alla passione della sovrana? Il primo pensiero va infatti alla collana a tre fili sempre presente al collo della defunta sovrana in occasioni pubbliche o private. Di collane con le perle, infatti, la regina vantava un'ampia collezione, ma una su tutte aveva per lei un valore affettivo: gliel'aveva regalata suo padre, il re Giorgio VI, quand'era ancora bambina.

Perché le donne della famiglia reale indossano le perle durante il lutto?

Il costume delle royals britanniche di scegliere gioielli in perle durante il lutto per la regina non è tuttavia solo un omaggio a Elisabetta II. Si tratta di una tradizione con radici che affondano nell'Ottocento. La regina Vittoria, in seguito alla scomparsa del marito, il principe Alberto di Sassonia-Coburgo-Gotha, nel 1861, aveva portato le perle per il resto dei suoi giorni, ovvero esattamente per quarant'anni. Così, indossate insieme o alternativamente ad accessori neri e gioielli incolore, le perle sono state associate al cordoglio per una ragione semplice, che veniva dalla loro forma: rappresentavano le lacrime.

Già più di un anno fa, ad aprile del 2021, per i funerali del principe Filippo, Kate Middleton aveva dato una solenne dimostrazione di stile vestendo cappello con veletta, mascherina e cappotto con fiocco, tutto nero, per un outfit sobrio ed estremamente elegante. Gli unici bagliori venivano dai gioielli con le perle, dai pendenti a goccia al prezioso Japanese Pearl Choker, un collare a quattro fili e chiusura di diamanti appartenente alla regina Elisabetta II: lo aveva fatto realizzare su commissione, con perle ricevute in dono dal governo giapponese. Prima di splendere al collo di Kate, lo avevano già fatto su lady D, negli anni Ottanta. Elisabetta era infatti solita prestare i gioielli del suo ricchissimo patrimonio ed oggi ci si chiede se eredi diretti di quei pezzi saranno proprio coloro che hanno già avuto la fortuna di indossarli.

Lady Diana non sfuggiva al protocollo delle perle in simbolo di lutto. Qui al funerale di Gianni Versace, nel 1997 Naturalmente, non solo la principessa di Galles e futura regina consorte ha sfoggiato delle perle in segno di lutto. Anche Meghan Markle e Camilla Parker Bowles, in diversi momenti che hanno scandito i giorni di lutto nazionale, ne hanno esibite di rare, al massimo associandole ad altre pietre, mai colorate. Nella processione che ha portato il feretro da Buckingham Palace a Westminster, ad esempio, Meghan la moglie del principe Harry aveva ai lobi gli orecchini di perle che Elisabetta le aveva regalato quando era entrata a far parte della famiglia reale. 

Camilla Parker Bowles con choker di perle e Kate Middleton con orecchini appartenuti alla regina ed indossati, prima di lei, da Diana La principessa Anna La principessa Anna, insieme alla figlia Zara Tindall e alle nipoti di Elisabetta Eugenia e Beatrice di York, figlie del principe Andrea, hanno indossato le perle come unico accessorio: in mancanza di esse, nessun orpello per il tutto. Resta da vedere se per l'ultimo saluto alla sovrana sceglieranno di uniformarsi al costume di epoca vittoriana come già Camilla, Kate e Meghan. 

Arcieri, storia e cannoni: il ritorno dell'impero. Fausto Biloslavo su Il Giornale il 20 settembre 2022.

L'impero non c'è più da tempo, ma l'ultimo saluto a Elisabetta II l'ha riportato in vita. O almeno ha dimostrato al mondo intero che il Regno Unito non è solo un'isola riottosa, ma un grande Paese che non dimentica la sua storia, le tradizioni ed è pronto a sfidare chiunque da Napoleone ad Hitler fino alla Russia di oggi per l'invasione dell'Ucraina. I 4mila militari di gloriosi reggimenti, che hanno partecipato in maniera impeccabile alla parata funebre, sono pure un segnale, forse di altri tempi, ma che nel marasma geopolitico del momento servono a far capire che gli inglesi ci saranno sempre, se il gioco si fa duro.

Il ministro degli Esteri di Mosca ha bollato come «immorale» il mancato invito al funerale dove sono arrivati dignitari da tutto il mondo. Il niet di Londra ai russi è un messaggio forte e chiaro, l'ennesimo tassello che trova origine dalla scontro fra i due imperi, britannico e zarista, del Grande Gioco iniziato nell'800. Un duello che si ripropone ora, sotto altre forme, sul campo di battaglia ucraino.

Il feretro della regina, su un affusto di cannone di 126 anni, è stato trainato da 142 marinai della Royal navy perfettamente coordinati. Una scelta non casuale: l'impero britannico si poggiava sulla forza della sua flotta e Margaret Thatcher mandò le navi da guerra dall'altra parte del mondo per riprendersi le Falkland. La nuova premier, Liz Truss, l'ultima a venire ricevuta dalla regina che cominciò con personaggi del calibro di Churchill, vuole emulare la Lady di ferro. Da ministro degli Esteri si è dimostrata il falco del governo al fianco dell'Ucraina. Se Odessa venisse attaccata dagli invasori russi potrebbe mandare la Royal navy a difendere l'unico, vero, sbocco al mare di Kiev. Elisabetta II è stata scortata, passo dopo passo, nel suo ultimo viaggio dai Coldstream della guardia reale e dai granatieri con la giubba rossa e l'alto colbacco nero. Non si tratta solo delle impettite sentinelle di Buckingham palace obiettivo preferito dei selfie dei turisti di mezzo mondo. I granatieri si sono coperti di gloria nelle guerre di ieri e di oggi. Non è un caso che nella lettera aperta ai militari britannici, il capo di stato maggiore nominato a giugno, sir Patrick Sanders, abbia annunciato: «Siamo la generazione che deve preparare l'esercito a combattere ancora una volta in Europa». Al fianco degli alleati per sconfiggere la Russia in battaglia ha aggiunto senza tanti giri di parole.

Per Mosca gli inglesi sono la bestia nera, sul terreno in Ucraina fin dall'inizio. Le dritte fornite dai britannici hanno permesso alle unità di Kiev di far fuori i paracadutisti del 311esimo reggimento, forze di élite, che si erano lanciate sull'aeroporto di Hostomel ad un passo dalla capitale. Le Sas britanniche sono presenti a Kiev da inizio aprile per addestrare gli ucraini ad utilizzare i micidiali anticarro Nlaw. Boris Johnson è andato tre volte in visita dal presidente Zelensky e in quattro caserme britanniche si stanno addestrando i nuovi reparti ucraini per un totale di 10mila uomini entro fine anno. Il nuovo zar, Vladimir Putin, non sarebbe mai andato ad omaggiare la regina nel suo ultimo viaggio, ma tenere fuori la Russia dal funerale del secolo è un cocente smacco. Le cornamuse dei reggimenti scozzesi e irlandesi, gli antichi arcieri reali e gli Yeomen della torre di Londra, che hanno accompagnato Elisabetta II, non sono solo simboli allegorici. La determinazione militare britannica è rappresentata dall'arco di Wellington, in onore del duca di Ferro che sconfisse inaspettatamente Napoleone a Waterloo. È stato scelto come tappa finale del corteo funebre a Londra per il passaggio del feretro regale verso il castello di Windsor, dove la regina riposerà per sempre. Un altro simbolo, l'ennesimo messaggio al mondo e alle sue minacce a cominciare da quella russa nel cuore dell'Europa. L'ultimo servizio, anche se da un feretro avvolto dallo stendardo monarchico, di Elisabetta II per il Regno Unito, che non ha più l'impero, ma rimane un grande Paese.

Dai maxi-schermi alla sicurezza: quanto costa il funerale della Regina e chi paga. Novella Toloni su Il Giornale il 19 settembre 2022.

Mentre il mondo si appresta a dare l'ultimo saluto alla regina Elisabetta II, nel Regno Unito c'è chi fa i conti in tasca alla Royal Family. Già, perché se i sudditi sono costretti a tirare la cinghia per colpa della crisi economica in corso, a Buckingham Palace non si è badato a spese per celebrare i funerali della compianta sovrana.

Anche se non esiste un precedente recente (l'ultimo funerale reale, quello di re Giorgio VI, risale al 1952) i quotidiani inglesi stimano che quelle della regina Elisabetta II siano le esequie più costose nella storia della monarchia. Il funerale di Lady Diana costò tra i 3 e i 5 milioni di sterline e quello della regina Madre (deceduta nel 2002) quasi 5 milioni. Decisamente più "economico" l'addio al principe consorte Filippo, deceduto a marzo, sottotono per le restrizioni dovute al Covid.

Cifre decisamente basse se si pensa ai 4,3 milioni di sterline che sono già stati spesi solo per il servizio di sicurezza svolto da migliaia di agenti (10mila secondo le stime) nei giorni successivi alla morte di Elisabetta II. Senza considerare il giorno dei funerali, dove è prevista sorveglianza extra a causa della presenza di numerosi capi di Stato e addirittura cecchini posizionati sopra i palazzi lungo il percorso della processione. La stima del costo per la sicurezza, dunque, si avvia a superare i ben noti 6 milioni spesi per il matrimonio di William e Kate.

A arricchire la nota spese per il funerale delle Regina ci sono poi i fiori (centinaia di corone), le cerimonie svoltesi nei giorni scorsi, le processioni militari, le maestranze coinvolte nei preparativi e i maxi schermi posizionati nei parchi di Londra per trasmettere il funerale reale. Un costo che sarà sostenuto dai contribuenti inglesi, che già fanno i conti con l'inflazione e il caro vita e che subiranno una ulteriore perdita economica dovuta alla chiusura di tutte le attività in occasione proprio del funerale. Una manna per i detrattori della monarchia inglese, che da sempre accusano la royal family di vivere alle spalle dei cittadini inglesi, anche se a conti fatti il costo corrisponderebbe a circa 1,24 sterline a testa l'anno.

Kate con le perle, Meghan criticata senza la veletta. Redazione su Il Giornale il 20 settembre 2022.

Ovviamente il dress code, obbligatorio per tutti i 2mila invitati, era il nero, in segno di lutto: il colpo d'occhio dell'abbazia di Westminster era impressionante. Kate impeccabile come sempre, un abito redingote lungo fin sotto al ginocchio, con un sobrio scollo che metteva in risalto il prezioso collier con tre fili di perle e chiusura in diamanti, lo stesso che Kate indossò anche al funerale del principe Filippo. Un doppio tributo il suo: in primis ad Elisabetta perché il collier le era appartenuto, e poi a Diana, la mamma di William, perché indossò lo stesso gioiello nel 1982, quando a sua volta era principessa di Galles. Capelli raccolti e volto coperto dalla veletta che scendeva dall'importante cappello nero. Rispettosa e quasi immobile, con la compostezza dettate dalla circostanza, anche Meghan Markle: seduta in seconda fila al fianco del suo Harry, la duchessa del Sussex ha sfoggiato un abito a mantella nero con cappello a tesa larga portato di sbieco.

Un dettaglio non è passato inosservato: a differenza di Kate e della regina consorte Camilla, non portava la veletta a coprirle il viso, cosa che sarebbe stata invece dovuta. Nessuna spilla né gioielli per lei, solo dei semplicissimi orecchini di perle. Il diktat è chiaro: mantenere un basso, bassissimo profilo, per evitare ulteriori imbarazzi alla famiglia reale. Poi i fotografi hanno immortalato la commozione e le mani che si asciugavano il viso. La principessa Charlotte indossava una piccola spilla appuntata sul cappottino, una spilla a ferro di cavallo, in onore della bisnonna, che aveva un amore smodato per i cavalli. La piccola, che ama anche lei molto i cavalli, a un certo punto è scoppiata a piangere ed è stata fotografata.

C'erano anche Muick e Sandy, gli amati corgi della regina, ad attendere il feretro fuori dal castello di Windsor. E all'ingresso della tenuta c'era il suo cavallo più amato, Emma. Saranno il principe Andrea e la sua ex moglie, Sarah, la duchessa di York, che si prenderanno cura dei due corgi, nella residenza in cui abitano a Windsor, la Royal Lodge. Criticata Jill Biden, la First Lady degli Stati Uniti, ha «barattato» il cappello previsto dal protocollo con un cerchietto nero, non proprio adatto.

Il pianto di Carlo e 96 rintocchi. Così finisce un'intera epoca. Tony Damascelli su Il Giornale il 20 settembre 2022.

I fiori lanciati dal popolo, le fiande lasciate dai cavalli, le strade di Londra portano i segni di un giorno lungo come la storia di Elisabetta II, regina di un regno che l'ha ricordata con maestoso rispetto, non soltanto a corte ma nella partecipazione silenziosa di sudditi e turisti di ogni razza e Paese, dinanzi all'evento che, pare, abbia tenuto oltre quattro miliardi e mezzo di persone davanti ai televisori. Il suono delle cornamuse riportano a tempi antichi, eco di guerre e di cuori coraggiosi, le guardie a cavallo, nessuna carrozza barocca e scomoda ma un carro trainato da 98 marinai della Royal Navy secondo una tradizione che risale al funerale della regina Vittoria. Il giorno del funerale della sovrana, nel 1901, la sua bara doveva essere trasportata sul carro delle armi per le strade di Windsor. Nel gelo di febbraio i cavalli che la trainavano furono presi dal panico, si impennarono, si rischiò di far cadere la bara dalla carrozza. E, su suggerimento del capitano Prince Louis di Battenberg, il re Edoardo VII, affidò il servizio ai marinai.

Il tamburo ha segnato la cadenza dei passi del corteo, regnanti e sudditi uguali dinanzi al feretro sul quale stanno scettro e corona e fiori di color diversi, rosa, viola, bianco, colti nei giardini di Buckingham e Clarence House e Highgrove House e rami di rosmarino e di mirto, gli stessi della ghirlanda del giorno della festa di matrimonio, era il 20 novembre '47, un biglietto firmato Charles R, Carlo Rex, il figlio che così saluta la madre, In loving and devoted memory, in memoria amorevole e devota, ma poi, ecco, su quel cartoncino bianco the spider king, il ragnetto che corre e scompare tra le foglie della corona floreale, diventando l'ospite a sorpresa, non previsto dal protocollo, distante da nobiltà e capi di governo e di Stato, lontano da Joe Biden, sceso, unico tra tutti, dalla sua orribile supercar blindata epperò costretto a sedersi nella quattordicesima fila, alle spalle del leader polacco Duda, seguendo per due ore qualcosa che probabilmente non ha compreso interamente come invece hanno capito i soldati britannici in pensione, sull'attenti dinanzi alla salma della loro comandante, un saluto militare di antica memoria, la mano tesa portata alla fronte come usavano i cavalieri medioevali alzando la visiera dell'elmo per farsi riconoscere.

La Gran Bretagna ha mostrato tutte le sue insegne in un lunedì senza pioggia, quasi un omaggio alla regina, nessun rombo di aeroplani, scalpito di zoccoli, pipes and drums, trentasei chilometri, dal palazzo di Buckingham al castello di Windsor, un solo popolo a fare da cornice, uno, due, tre milioni non si sa quanti esattamente ma si sono visti chiari, aggregati a filmare l'evento, il passaggio del corteo, le labbra singhiozzanti di Andrew, il volto malinconico di Harry, figlio e nipote messi in castigo, senza le uniformi riservate agli altri famigliari dunque negato loro il saluto militare, gli orecchini di diamanti e perle di Meghan dono di Elisabetta, come gli orecchini che furono di Diana e ieri della nuova principessa del Galles, Kate, gli altri dunque consapevoli come sia finita una storia, si sia conclusa un'epoca, non sia morta soltanto una regina, si è spenta una parte della narrazione inglese, questo ha rappresentato Lilibet e sta racchiuso nei fiori lanciati dalla folla e che hanno ricoperto la Binz H4 funebre, illuminata sulla bandiera gialla rossa e blu, settant'anni di regno appartengono anche a chi non li ha amati, non li ha rispettati, li ha anche disprezzati ma a chi ha infine dovuto ammettere l'epilogo di una persona e di una personalità uniche, non soltanto per la monarchia britannica ma per le istituzioni repubblicane.

La campana ha suonato ogni minuto, per 96 volte, gli anni della sovrana scanditi come memoria eterna. Immagini fuori dal tempo nostro che è veloce, frenetico, intossicato nei ritmi e nei pensieri, la salita sulla scalinata dinanzi a St George è stata faticosa per gli otto giovani granatieri che hanno sorretto la salma imbandierata. L'ultima funzione religiosa, per ottocento ospiti, altri fiori bellissimi e bianchi, altre preghiere cristiane, profonde, il suono lamentoso della cornamusa solitaria suonata dal maggiore Paul Burns, il feretro è sceso lentamente, scomparendo come in un film di 007 e il definitivo addio, la sepoltura. La regina è morta, viva il re. Per i Windsor incomincia un'altra storia. Non potrà più essere la stessa.

Harry senza uniforme. Il figlio ribelle umiliato e quel gelo col fratello. Divisa militare negata come allo zio Andrea. Sull'inno non cantato fake news dei tabloid. Gaia Cesare il 20 Settembre 2022 su Il Giornale.

Nessuna alta uniforme militare. Nessuno sguardo che si incrocia con quello del fratello William. Persino il sospetto, poi rientrato, che non avesse cantato l'inno militare. Il Principe Harry segue alla lettera il protocollo ma torna a spaventare la Corona. Ai funerali di Sua Maestà è stato l'unico membro della famiglia reale, insieme allo zio Andrea, a cui è stato negato di indossare la divisa ai funerali di Stato di Elisabetta II, nonostante gli oltre due mesi e mezzo trascorsi in Afghanistan contro i talebani. Dopo la concessione di papà Carlo III, che alla veglia funebre per la Regina, sabato, gli aveva offerto la possibilità di vestire l'alta uniforme, Harry è stato costretto a tornare nei ranghi, in abiti civili, con le decorazioni militari appuntate al petto, ma senza uniforme, conseguenza della decisione di Elisabetta II, che nel 2020 gli tolse i titoli militari quando lui lasciò gli incarichi nella Famiglia reale. È un colpo che si aggiunge all'esclusione, alla vigilia delle esequie, dal ricevimento per i leader del mondo tenuto a Buckingham Palace, al quale in un primo momento pare fosse prevista la presenza di Harry e della moglie Meghan, poi spariti dalla lista.

Nessuna eccezione, dunque, per il Principe, anche nel giorno più simbolico e solenne, 25 anni dopo il funerale durante il quale Harry fu costretto a camminare dietro al feretro della madre, lui appena dodicenne. Nessuna eccezione, anzi un livellamento con lo zio Andrea, coinvolto nella becera vicenda giudiziaria di abusi sessuali su minorenni del caso Epstein. È il modo, per il nuovo Re Carlo, di marcare la differenza tra i fuoriusciti dalla Famiglia reale e il cerchio ristretto dei membri attivi della Corona. Ma è anche un altro muro alzato tra Harry e il fratello William, un segnale chiaro del padre sovrano, dopo il beau geste di sabato che aveva fatto sperare ma non ha appianato le cose. La vicenda della veglia pare abbia fatto infuriare comunque il Principe dopo che si è accorto che dalla divisa mancava la sigla ER, dal latino Elisabetta Regina, privilegio riservato ai membri «in servizio» nella monarchia. «Un'umiliazione» per il principe, che avrebbe «il cuore a pezzi», consapevole che «rimuovere le iniziali di sua nonna è stato davvero voluto».

Harry aveva spiegato le ragioni della sua uscita di scena due anni e mezzo fa, quel «sentirsi intrappolato e controllato dai media e dal sistema stesso». Un clima irrespirabile. «So che non posso avere dalla mia famiglia quello di cui ho bisogno», aveva denunciato. Ieri è stato ligio al protocollo ma spesso corrucciato, fisicamente vicino al fratello ma profondamente distante. In chiesa, con Meghan, era in seconda fila, come gli sarebbe sempre toccato restare a Londra. Il destino ha voluto che entrambi si trovassero nella capitale quando la Regina è morta. Adesso anche questo sipario cala. Il freddo con Re Carlo rischia di tornare a temperature siderali. Perché è con lui che Harry ce l'ha più di tutti, quel padre poco affettuoso e comprensivo che ha sposato la donna all'origine delle sofferenze di mamma Diana. «Quando eravamo giovani, mio padre diceva: è stato così per me, sarà così anche per voi - ha raccontato Harry - Ma non ha senso. Perché se hai sofferto, anche i tuoi figli devono soffrire?». Eccolo il ribelle dei Windsor, che come Lady D è pronto a svelare al mondo la faccia nascosta e impresentabile del Regno. Prossimamente in libreria.

Estratto dell’articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 19 settembre 2022.

(…) Tutto sarebbe davvero perfetto se la famiglia non continuasse a creare problemi alla Sovrana, perché ogni giorno ce n'è una. Ieri il principe Andrea, umiliato per essere stato costretto a sfilare in tight invece che in divisa dopo lo scandalo Epstein, ha reso nota una lettera alla mamma. Una commovente prova d'affetto, ma anche un palese tentativo di riabilitarsi agli occhi dell'opinione pubblica: «Mamma - scrive il principe sotto una bella foto di lui neonato in braccio a Elisabetta - del tuo amore per un figlio, della tua compassione, della tua cura, della tua fiducia farò tesoro per sempre». Il mondo mi critica, ma tu mi capivi e mi amavi, sembra dire Andrea, e «ho avuto l'onore e il privilegio di servirti come madre e come Sua Maestà».

Anche i piagnistei di Harry non finiscono mai. Si è saputo che il principe è rimasto «devastato» e con «il cuore spezzato» quando si è accorto che alla divisa che gli è stato finalmente permesso di indossare alla veglia dei nipoti erano state tolte le iniziali ER, Elisabetta Regina, che portava sulle spalline. Le cifre del sovrano sono concesse solo a chi è al servizio del monarca e quindi era giusto toglierle. Ma Harry ha notato che zio Andrea invece le aveva conservate nella sua uniforme di viceammiraglio e ha fatto i capricci. I funzionari di Buckingham Palace non ne possono più e sperano che i Sussex tornino presto in America. (…)

IL CASTELLO Nella St George' s Chapel ci sarà un doppio funerale: prima Elisabetta sarà sepolta nel Royal Vault accanto al marito Filippo, e subito dopo, in forma strettamente privata, le due bare saranno trasferite nella vicina King George VI Memorial Chapel, dove già riposano il padre, la madre e la sorella della Regina. La lapide si chiuderà mentre la gente starà ancora affollando le stazioni della metropolitana per tornare a casa, preparandosi a quello che sembrava impossibile: vivere senza la sua Regina.

 Da corriere.it il 19 settembre 2022.

Il principe Harry non canta l'inno britannico durante i funerali della nonna, la Regina Elisabetta II, nell'abbazia di Westminster. Il figlio di Re Carlo III è stato inquadrato alle spalle del padre con le labbra socchiuse. 

Sui social però, in molti fanno notare che Harry sembrava particolarmente emozionato e chea fatica ha trattenuto le lacrime, motivo per cui non avrebbe cantato l’inno.

 Harry vestito così ai funerali della Regina Elisabetta. Libero Quotidiano il 19 settembre 2022

Ai funerali di Elisabetta II, all'interno dell'Abbazia di Westminster, spiccano Harry e Andrea, in tenuta civile. Tutti i membri della famiglia reale hanno presenziato in prima fila. Le donne in dress code nero, gli uomini in uniforme militare a partire da Re Carlo III. Gli unici a non indossarla, come detto sono stati Harry e Andrea, rispettivamente nipote e secondogenito della regina. Il motivo è noto: entrambi hanno rinunciato ai titoli reali e hanno partecipato all'ultimo saluto di Elisabetta in abiti civili, pur se con mise scura come vuole la tradizione in segno di lutto.

La clamorosa rinuncia da parte del nipote della sovrana risale al gennaio 2020, quando ha annunciato, insieme alla moglie Meghan Markle, di volersi ritirare dagli incarichi pubblici della famiglia reale e di rinunciare al Sovereign Grant, lo stipendio reale, divenendo così finanziariamente indipendente. 

Diverso, invece, è stato il caso del principe Andrea, che è stato spinto a rinunciare ai titoli reali dopo essere stato coinvolto nell'imbarazzante caso Epstein, il finanziere americano accusato di aver organizzato un traffico sessuale di minorenni in favore di amici potenti e famosi tra cui lo stesso duca di York. 

"Con l'approvazione della Regina, gli incarichi militari e titoli reali del duca di York sono stati restituiti alla Regina, il duca di York continuerà a non assumere incarichi pubblici e si difenderà come un privato cittadino", recitava un comunicato di Buckingham Palace nel gennaio 2022.

Harry, il gesto ai funerali: "Lo ha fatto per ripicca", Londra esplode. Libero Quotidiano il 19 settembre 2022

Un dettaglio della celebrazione dei funerali della regina Elisabetta non è passato inosservato: il principe Harry non avrebbe cantato l'inno britannico durante la cerimonia nell'abbazia di Westminster. Il figlio di re Carlo III è stato inquadrato alle spalle del padre con le labbra socchiuse. Secondo alcuni utenti sui social, il duca di Sussex sarebbe apparso particolarmente emozionato, riuscendo a fatica a trattenere le lacrime. E quindi sarebbe stato questo il motivo per cui non avrebbe cantato.

Non tutti però la pensano allo stesso modo. Altri utenti sui social, infatti, hanno fatto notare che il secondogenito di Carlo avrebbe taciuto nel momento più importante dell'inno, quando bisogna dire "God save the King (Dio salvi il re)". E così monta un piccolo giallo attorno a questo momento specifico della cerimonia. Qualcuno ha accusato Harry di non avere cantato per una sorta di ripicca nei confronti del padre, responsabile di averlo tenuto ai margini in questi giorni di lutto. 

I media inglesi, tuttavia, assicurano: "Anche Harry ha cantato, ha cantato all'unisono col resto della famiglia". Questo non sarebbe servito a placare chi invece sostiene il contrario e parla di una forte mancanza di rispetto da parte di Harry nei confronti del nuovo sovrano. Una sorta di vendetta per le decisioni degli ultimi giorni, come quella secondo cui i nipoti Archie e Lilibet diventeranno rispettivamente principe e principessa ma senza acquisire il titolo di Sua altezza reale. Una scelta che avrebbe fatto infuriare Harry e Meghan. 

Regina Elisabetta, Dario Fabbri: "Più il funerale è lungo...", una scomoda verità. Libero Quotidiano il 19 settembre 2022

"L'Inghilterra ha insegnato il senso della tradizione al pianeta": Dario Fabbri, ospite di Enrico Mentana allo speciale del TgLa7, ha spiegato il motivo della lunghezza del cerimoniale per la regina Elisabetta. "Qui c'è anche una questione di influenza, la monarchia è la massima influenza, si direbbe il massimo soft power inglese". Il direttore della rivista Domino ha sottolineato anche che magari in Italia o in altri Paesi è difficile comprendere la situazione: "Noi fatichiamo un po' a capire perché siamo qui, noi la subiamo l'influenza della monarchia inglese scambiandola per una sorta di fumetto a colori".

Poi, passando alle motivazioni di un cerimoniale così lungo, Fabbri ha detto: "Allungare così i tempi significa tenere la discussione sull'Inghilterra e sulla monarchia al centro dell'attenzione del mondo per un tempo molto dilatato. Quando c'è una transizione, più dura nel tempo, più è importante. E questo si fa spesso".

A tal proposito, l'esperto ha fatto un esempio: "Prendiamo la transizione che conduce all'insediamento del presidente americano: avviene il terzo lunedì di gennaio quando si è votato invece il primo martedì di novembre. La procedura è stata pensata così perché allungarne il tempo serviva a sedare le pulsioni della politica". E infine, tornando all'Inghilterra: "Qui si mantengono queste tradizioni per una questione di influenza e infatti noi ne abbiamo parlato per molti giorni".

Vittorio Feltri, sfuriata per la Regina Elisabetta: "Finalmente sepolta. E ora..." Libero Quotidiano il 19 settembre 2022

"Finalmente la regina Elisabetta è stata sepolta. Adesso per favore basta con i lunghi programmi televisivi che la celebrano come fosse la Madonna": lo ha scritto su Twitter Vittorio Feltri, commentando la copertura mediatica dei funerali della sovrana, che si sono svolti oggi alla presenza di tutta la famiglia reale e di diversi leader mondiali, tra cui Joe Biden. Il fondatore di Libero ha ricevuto non pochi commenti di approvazione. "Applausi", ha scritto qualcuno. Qualcun altro invece: "Sono d'accordo con lei".

In ogni caso, non è la prima volta che Feltri parla della regina e della famiglia reale sul suo profilo Twitter. Qualche giorno fa, per esempio, ha scritto: "Non so voi, ma a me della lite tra Harry e William non importa un tubo". Il riferimento è alle ostilità tra i due fratelli, figli di Carlo e Diana. E' risaputo, infatti, che le cose tra di loro hanno iniziato a non andare bene dal momento in cui Harry ha deciso di lasciare il Regno Unito e la sua famiglia per trasferirsi negli Usa con la moglie e i figli.

"Seppellite questa povera regina e che sia finita", ha scritto invece il 13 settembre, cinque giorni dopo la notizia della morte della sovrana. L'invito a smettere di parlare sempre dello stesso argomento era stato fatto dal direttore anche qualche giorno prima, il 10 settembre: "Adesso però facciamola finita con la morte della regina Elisabetta". 

 Elisabetta II e quel funerale infinito che seppellisce la Storia. L'ultimo saluto alla Regina è un trionfo della morte, uno spettacolo per il quale i britannici sono disposti a fare ore di coda, come per l’ultimo modello di iphone. Lanfranco Caminiti su Il Dubbio il 20 settembre 2022.

A Palazzo Abatellis, a Palermo, conservato nella galleria regionale ma proveniente da un cortile di Palazzo Sclafani da dove fu staccato e spostato durante i bombardamenti alleati del 1943 per salvarlo, c’è il Trionfo della Morte, un affresco del 1400. Un’opera imponente di sei metri per sei, di cui non si sa autore, committenza, ragioni – ma che ancora impressiona per la sua potenza simbolica.

Un cavallo scheletrico, quasi stilizzato nel suo corpo e nella sua testa, irrompe in un giardino rigoglioso, cavalcato dalla Morte che lancia le sue frecce letali di qua e di là – verso aristocratici, vescovi, musici, donzelle ben vestite, cacciatori con i loro levrieri: non ha riguardi, la Morte. Nessuno si sarebbe stupito se ieri nella magnifica Abbazia di Westminster un cavallo improvvisamente vi avesse fatto irruzione – non mancavano certo i musici né i vescovi né gli aristocratici né le gentildonne con i loro stupefacenti, benché sobri per l’occasione, copricapi.È un trionfo della morte – questo funerale di Elisabetta II, macabro e grottesco proprio come l’affresco di Palazzo Abatellis.

La ripetuta ostensione della morte – è questo il secondo funerale, il primo si era svolto cinque giorni addietro nella cattedrale di St. Giles a Edimburgo, Scozia, proveniente dal castello di Balmoral – non per esorcizzarla, ma per finalizzarla, simbolizzarla, politicizzarla: l’unità della nazione britannica – in realtà così discussa e lacerata tra Scozia, Galles e Irlanda del Nord, che non vedono l’ora di fare e essere in conto proprio – in nome della corona, in nome di un cadavere squisito. Da Westminster Abbey, che è tutta una cosa con Westminster Hall, al castello di Windsor, un lungo, ordinato, scenografico corteo, come a dire che la democrazia parlamentare è bella ma è sempre lì che le cose inglesi sono destinate, alla monarchia: l’ultima apparizione pubblica della regina, proprio pochissimi giorni prima di morire, giusto in tempo verrebbe da dire, non è stata d’altronde per ricevere e quindi consacrare il nuovo premier, miss Liz Truss?

Quattro miliardi e mezzo di spettatori nel mondo, megaschermi dislocati ovunque nel Regno unito per tredici ore di cerimonia, la più imponente che la Gran Bretagna abbia vissuto dalla morte del primo ministro Winston Churchill nel 1965 – è fuor di dubbio che Elisabetta II fosse pop: le manifestazioni di affetto e cordoglio popolare sono davvero enormi e sentite. E basterebbe tenere a mente quanti orsetti Paddington siano stati venduti in questi giorni, per essere lasciati a Buckingham Palace. Ci sono state attese e code di 24 ore per dare il proprio estremo saluto, quasi quanto per prendere l’ultimo modello di i-Phone. Forse per gli inglesi si declina altrimenti quel detto che vale ovunque altrove per cui da giovani si è ribelli e poi da grandi si diventa conservatori: loro, da giovani sono repubblicani e poi con gli anni si fanno tutti monarchici.In un’Europa a cui, nonostante la Brexit, nonostante loro stessi, nonostante la già citata Truss che nell’ultimo discorso ai tories non ha citato mai una volta l’Europa, gli inglesi appartengono, e in cui d’altronde le monarchie costituzionali sono ben vigenti se non maggioritarie (in Spagna, Belgio, Olanda, Danimarca, Norvegia, Svezia, Lussemburgo, Monaco, Liechtenstein Andorra) mentre altrove vivono appartate, loro, i Windsor, si esibiscono.

Loro, i Windsor, nati Sassonia-Coburgo-Gotha, rinominatisi nel 1917 e finiti in Windsor-Mountbatten per ostinato volere del principe Filippo consorte, nato Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg ma del ramo Battenberg, sono qui per esibirsi: sono tanti e quasi tutti longevi, e tra gaffeur e figli scapestrati, ragazzi dalla lingua e dalle mani lunghe, principesse amate, incomprese e sfortunate, amanti nascoste che poi alla fine ce la fanno, nipoti diseredati, ce n’è di materia per i giornaletti pop e i seriali televisivi. Una fiaba in tempo reale che non comincia con: “c’era una volta” ma con: “riassunto dell’ultima puntata”. I Windsor sono la monarchia. O il suo retaggio.

Nothing personal – niente di personale con Elisabetta – ma questo trionfo della morte mentre da due anni, dall’esplosione della pandemia, la morte la nascondiamo o proprio rimuovendone le immagini (chi ricorda più la fila dei camion militari di Bergamo con le bare sigillate verso l’inceneritore o le fosse comuni scavate a New York dai detenuti?) o facendone numeri, dati e statistiche che alla fine ci creano un diaframma insuperabile tra l’esperienza e l’elaborazione, mi lascia sconcertato. Ma forse è vero – in fondo seppelliamo una donna che ha visto succedere presidenti a presidenti, primi ministri a primi ministri, papi a papi. Come dire, la storia in carne e ossa.

Dagospia il 19 settembre 2022. Le visite ufficiali della regina a Roma sono state in tutto 4. La prima risale al 1961, ai tempi della dolce vita romana, seguita dal fotografo Carlo Riccardi. Nella visita è stata fotografata con il Presidente della Repubblica Giovanni Gronchi e con il Ministro della Difesa Giulio Andreotti. Poi è tornata in Italia con cadenza ventennale: nel 1980, nel 2000 quando in Vaticano aveva avuto un lungo colloquio con Giovanni Paolo II e infine nel 2014.

Marino Niola per “la Repubblica” il 20 settembre 2022.

Se esiste un aldilà, allora ieri sera Shakespeare è certamente andato a congratularsi con la regina Elisabetta II. Che si è congedata dal mondo trasformando il suo funerale in una lezione magistrale sulla regalità. Un masterpiece degno del teatro elisabettiano. Le vicende delle teste coronate restano, infatti, il più grande spettacolo del mondo. Di fatto, sono l'origine stessa del teatro che nasce proprio per raccontare storie di regine e re. Cioè di personaggi che non rappresentano solo se stessi, il singolo individuo, ma incarnano un popolo intero.

Perché in realtà i sovrani hanno sempre due corpi. Uno mortale l'altro immortale. Uno reale l'altro regale. Quello fisico, che nasce, invecchia, muore. Mentre il corpo politico trascende la carne del monarca in quanto rappresenta il potere. The king as king can never die , il re in quanto re non può morire. Era la formula rituale dell'antica monarchia inglese che consacrava l'essenza divina della sovranità e di chi ne è il detentore pro tempore.

E perfino nel mondo moderno, dove la vera sorgente dell'autorità sono le costituzioni e i parlamenti, la regalità conserva un'aura remotamente sacrale. In effetti nei cerimoniali monarchici il ricorso massiccio al rito e ai simboli serve proprio a scongiurare il vuoto di potere, lo stand by della sovranità. Come hanno mostrato questi undici giorni di lutto che in un certo senso hanno mantenuto Elisabetta al centro della rappresentazione. Di cui lei stessa è stata regista.

Trasformando le sue esequie in uno spettacolo con il mondo come platea, e il Regno Unito come palcoscenico.

Fino all'ultimo atto nella Cappella di St. George a Windsor, quando dal feretro della regina sono stati tolti i segni del comando. Lo scettro, il globo e la corona. Consegnati nelle mani del decano di Windsor in attesa di passare nelle mani e sulla testa di Carlo III nel giorno della sua incoronazione. Mentre il suono malinconico della cornamusa reale si perdeva nell'aria. In quel momento abbiamo visto in mondovisione Queen Elizabeth ridiventare semplicemente Lilibet.

DAGONEWS il 20 settembre 2022.

Ma Meghan Markle c’era o non c’era al funerale di Elisabetta? Durante le riprese la moglie di Harry è stata oscurata da un cero che praticamente l’ha fatta scomparire dai riflettori per l’intera cerimonia. Chissà come avrà reagito quando l’avrà scoperto. Di sicuro avrà rosicato perché all’occhio attento del telespettatore sarà sfuggita qualche finta lacrima di coccodrillo… 

Estratto dell’articolo di Alberto Mattioli per “Il Foglio” il 20 settembre 2022. (…) 

Il vero guaio del matrimonio con Meghan è che costei ha trasformato un baldo soldataccio bevitore di birra e gaffeur politicamente scorretto (le famigerate foto mentre fa il saluto nazista) in un salice piangente impegnato a lamentarsi full time, in piena sintonia con il nostro evo del Grande Piagnisteo. 

Politicamente scorrettissimo, nonno Filippo lo avvisò invano: "Le attrici vanno frequentate, non sposate". Specie poi se sono impegnate ad autopromuoversi dichiarandosi vittime di ogni possibile discriminazione, perché donna, perché attrice, perché americana, perché un po' abbronzata, come disse Silvio nostro in una memorabile occasione. Un micidiale cocktail di correttezza politica, sessuale e razziale, di femminismo prêt- à-penser, di benpensantismo easy going, perfino con una spruzzata di new age.

Shakerate, servite freddo (già, la spontaneità, questa sconosciuta) e avrete "Archetypes", il podcast su Spotify dove la duchessa di Sussex pontifica sulle "etichette che provano a frenare le donne" insieme ad altre intellettuali tipo Mariah Carey o la tennista Serena Williams.  Lei, che da donna è diventata celebre nel più tradizionale e patriarcale e veteromaschilista dei modi: il matrimonio. 

(…) Il motto non ufficiale della Ditta, "never com plain, never explain", non è soltanto una saggia linea di condotta di fronte all'invadenza dei media, ma la traduzione del tradizionale pragmatismo aglosassone, contrario alle teorizzazioni, ai massimi sistemi, perfino alle parole.

(…)  Harry era così, un John Bull un po' patetico perché orfano giovanissimo della mamma ma molto spiccio, quadrato, anche simpatico nella sua naiveté fortificata dal non aver mai aperto un libro. Poi si è innamorato della persona sbagliata ed è stato un fiume in piena di lamenti, una sensibilità morbosa dove si ha "il cuore spezzato" per un monogramma sulla spallina.

DAGONEWS il 20 settembre 2022.

Nel giorno del commiato alla regina Elisabetta non potevano mancare i suoi amati animali. Oltre ai due corgi, a darle l’ultimo saluto c’era anche Emma, il suo cavallo preferito. Il pony Fell ha atteso, come tanti sudditi, il passaggio del feretro della regina e ha alzato lo zoccolo in segno di rispetto al passaggio del carro funebre. 

Terry Pendry, capo stalliere della regina, ha rivelato che il cavallo aveva come un “sesto segno”: «Si sentiva che non l’avrebbe più cavalcata. L’ultima volta era stato il 18 luglio, due giorni prima di andare a balmoral. La regina era ancora lucidissima».

Estratto dell’articolo di Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 20 settembre 2022.  

Elisabetta II del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord riposa da ieri nella St George' s Chapel del castello di Windsor, accanto al marito Filippo, ai suoi genitori Giorgio VI ed Elizabeth, e a sua sorella Margaret. Il Paese sul quale ha regnato per 70 anni le ha tributato un addio solenne e affettuoso, fiero di fronte al mondo di averla avuta come Regina.

IL SILENZIO E LE LACRIME È stata una giornata malinconica e commovente. Londra fino dalle prime ore del mattino era avvolta da un silenzio irreale, che niente ha disturbato. Alle 6,30 l'ultima persona della lunga coda di 400 mila sudditi che per quattro giorni sono sfilati nella Westminster Hall per rendere omaggio alla Sovrana ha chinato il capo davanti alla bara. (…) 

IL MONDO PER LEI Davanti all'Abbazia, alle 9,35, sono arrivati tre autobus di quelli che si usano per le gite scolastiche, ma che trasportavano invece i grandi leader politici del mondo, i re e le regine, i principi e le principesse, e gli sceicchi arabi abituati alle limousine. (…)

L'OMAGGIO Tutti i capi di stato e di governo del mondo, esclusi quelli non invitati come Vladimir Putin, hanno chinato il capo al passaggio del feretro, mentre il coro dell'Abbazia intonava il primo inno: «Il giorno che ci hai dato, o Signore, è finito, l'oscurità cade al tuo volere». A lato della bara erano seduti i quattro figli di Elisabetta, commossi ma fermi nel trattenere le lacrime. Solo Edoardo, l'ultimogenito, ha dovuto prendere un fazzoletto per asciugarsi gli occhi, ma è stato un momento. Di fianco a loro William e Kate e i due bambini, con George un po' impacciato nel tenere in mano l'Order of Service con le parole degli inni.

La messa è stata celebrata dal decano dell'Abbazia David Hoyle, e il sermone è stato pronunciato dall'Arcivescovo di Canterbury, Justin Welby. È stato un intervento sobrio, affettuoso, privo di retorica. (…) 

LE PREGHIERE Tutti i presenti hanno recitato a voce alta il Padre Nostro, e alle 11,45 cinque trombettieri che indossavano sontuosi e antichi paramenti da cerimonia e avevano ricamate sul petto la cifra EIIR, Elisabetta II Regina, hanno intonato il Past The Post, la triste e solenne melodia che accompagna la sepoltura dei soldati, per dire loro che hanno fatto il loro dovere e che ora potranno riposare. Al termine di questo commovente momento è cominciato il minuto di silenzio, osservato in tutto il regno. Nessun rumore si è levato dalle strade, dalle piazze, dai parchi nei quali migliaia di persone hanno seguito la cerimonia da grandi schermi. Il traffico si è fermato, i bus pubblici hanno spento i motori. Nel parco di St James' s si sentiva solo il canto degli uccelli. 

La cerimonia funebre nell'Abbazia, durata un'ora, è terminata con l'esecuzione dell'inno nazionale, con la parola King al posto di Queen. Carlo, come sovrano per il quale si chiede la protezione di Dio, è stato l'unico a non cantare, come prevede la prassi.

Ma molti nella chiesa hanno continuato a usare per sbaglio la parola Queen, com' erano abituati a fare fin da quando erano bambini. 

LA PERFEZIONE DEL RITO Tutto era stato perfetto, dentro e fuori l'Abbazia. Con una tecnologia militare rimasta segreta erano stati bloccati gli eventuali droni che potevano essere lanciati per riprendere il corteo da vicino. Con sistemi molto più antichi il falconiere di Westminster, Wayne Davis, aveva liberato il suo falco di 15 anni per tenere lontani i piccioni, ed evitare che, ignari del momento storico, combinassero qualche guaio. 

Scortata dai suoi soldati, la Regina ha percorso il Mall pieno di gente, ed è passata per l'ultima volta davanti a Buckingham Palace fino all'arco di Wellington, dove la bara è stata caricata sul carro funebre reale, finalmente una britannica Jaguar dopo l'impropria Mercedes usata in Scozia.

Nel tragitto fino a Windsor, due ali di folla hanno salutato la Regina lanciando fiori sull'auto. (…)

SI CHIUDE UN'ERA Alla fine di una lunga e indimenticabile giornata, lo scettro, la corona e il globo sono stati tolti dal feretro, e affidati al decano di Windsor, che li ha posti sull'altare, perché il potere del Sovrano discende direttamente da Dio: saranno consegnati a Carlo tra qualche mese, nel giorno della sua incoronazione. Il Re ha steso sulla bara la Queen's Company Camp Colour, la bandiera di seta simbolo del comando della madre sul reggimento delle Guardie, che è stata in uso per 70 anni ed è ora ritirata per sempre. Il Lord Ciambellano ha spezzato la bacchetta che era il simbolo del suo servizio alla Regina e ha messo i due pezzi sulla bara.

Il Garter King of Arms ha solennemente proclamato i titoli di Elisabetta, un suonatore di cornamusa ha eseguito un ultimo toccante saluto, allontanandosi tra i corridoi del palazzo, con la melodia che svaniva progressivamente nella distanza, a simboleggiare una persona amata che ci lascia. La bara di Elisabetta è stata collocata nel Royal Vault, di fianco a quella del marito Filippo. Avevano scelto insieme, più di 30 anni fa, l'albero di quercia dal quale ricavarne il legno, come prova del grande affetto che li univa, e come ammissione e accettazione del fatto che tutte le cose del mondo passano, anche per i re.

LA FINE DI TUTTO Conclusi i funerali di Stato, in una cerimonia strettamente privata e alla presenza solo dei parenti e di pochi intimi, per le due bare si è trovato un posto nella King' s George VI Memorial Chapel, dove riposano il padre, la madre e la sorella di Elisabetta. (…)

Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera” il 20 settembre 2022.  

C'era il mondo a piangere la Regina. Quattro miliardi di persone, la metà della Terra - si stima - hanno seguito i funerali in diretta tv, mentre 500 dignitari di 200 Paesi, fra cui 100 capi di Stato e di governo, hanno riempito l'abbazia di Westminster. Questo è stato l'addio all'ultima icona globale del Pianeta: la donna che era, in un certo senso, l'imperatrice di tutti. 

L'ordine dei posti nella chiesa rifletteva il mondo com' è visto da Londra. In prima fila le teste coronate, di fronte a Carlo e alla famiglia reale, con Margherita di Danimarca, la più anziana sovrana d'Europa, in testa a tutti; a seguire i governatori dei 14 Paesi dei quali la regina era capo di Stato, quindi i rappresentanti delle nazioni del Commonwealth; solo a chiudere, il resto del mondo.

Relegato in 14esima fila sedeva l'uomo in teoria più potente di tutti, il presidente americano Joe Biden, che ha fatto il suo ingresso tenendo per mano la moglie Jill: ma dato che si era rifiutato di salire sull'autobus che ha condotto gli altri leader, si è dovuto accontentare di un posto in fondo, dietro al presidente polacco e davanti al premier ceco.

Una piccola soddisfazione per il primo ministro canadese Trudeau, che una volta tanto ha avuto la precedenza sull'ingombrante vicino e ha scelto di prendere il torpedone: «Molte grandi conversazioni avvengono su un bus», ha commentato. E così c'era una corriera per i reali, che ha visto salire l'imperatore del Giappone Naruhito e il re di Spagna Felipe, mentre un altro bus ha portato fra gli altri il nostro presidente Mattarella, accompagnato dalla figlia Laura, e il presidente tedesco Steinmeier.

Unico segno di distinzione nazionale, la macchine con le quali sono arrivati al punto di raccolta, al Chelsea Hospital: Mattarella su una Maserati, Steinmeier su una Bmw e il re di Svezia ovviamente su una Volvo, mentre il premier australiano ha diplomaticamente optato per una Jaguar. C'erano pochi precedenti nella storia per i funerali di ieri: le esequie di Mandela nel 2013, quelle di papa Giovanni Paolo II nel 2005, quelle di Winston Churchill nel 1965. 

L'addio agli ultimi reali britannici era invece avvenuto nella cappella di Windsor: ma per Elisabetta perfino Westminster andava stretta. Perché, come ha detto il presidente francese Macron, «per voi britannici era la vostra regina, ma per noi era The Queen».

Con Elisabetta scompare infatti l'ultima figura veramente imperiale: ancora prima di salire al trono, pronunciò la famosa promessa di servire per tutta la vita «la nostra grande famiglia imperiale alla quale tutti apparteniamo». E divenuta sovrana, regnava su territori dall'Africa all'Asia all'Oceania: un mosaico di nazioni che Elisabetta trasformò con successo nel Commonwealth, un'organizzazione che accoglie sotto le sue bandiere due miliardi e mezzo di persone e che ha attratto anche Paesi, dal Mozambico al Ruanda, che non erano stati domini britannici. 

Ma l'appeal di Elisabetta andava anche oltre i confini dell'ex impero, soggiogando col suo fascino perfino Paesi come gli Stati Uniti: era la mistica di una monarchia con i suoi rituali e le sue cerimonie millenarie, declinate alla perfezione a ogni incoronazione, matrimonio o funerale. Un segno tangibile del rapporto vivente col passato e con la tradizione al quale tutti finiscono per agognare e che le altre monarchie europee non riescono certo a restituire. 

E infine Elisabetta faceva da moltiplicatore impareggiabile del soft power britannico: lei, che nei suoi 70 anni di regno ha visitato quasi 120 Paesi, incarnava come nessuno la spinta di una nazione che è sempre stata globale per retaggio e per prospettive e che tale rimane, nonostante le turbolenze politiche recenti.

Dopotutto, la City di Londra resta uno dei due polmoni finanziari mondiali, assieme a Wall Street, università come Oxford e Cambridge attraggono studenti da tutto il globo, la cultura popolare si nutre da decenni di quanto sboccia in Gran Bretagna, dai Beatles in poi. E la sintesi icastica di tutto questo è stato forse, guarda caso, il successo planetario di The Crown , la serie tv sulla Corona. È per tutti questi motivi che quanto si è visto ieri nell'abbazia di Westminster sarà ricordato come un evento irripetibile: perché una figura come Elisabetta sarà impossibile da replicare. 

Aldo Grasso per il “Corriere della Sera” il 20 settembre 2022.

Ancora una volta, nel Regno Unito, incoronazioni, matrimoni e funerali regali sono straordinarie cerimonie mediali, dove tutto è stato previsto e preparato da tempo con grande cura. Solo così la canonizzazione surriscalda lo schermo e lascia un segno indelebile nella storia della tv. Le telecamere riprendono i fatti ma li rileggono prima come racconto e poi come storia. 

Che senso ha oggi una bara trainata non da cavalli ma da 98 marinai della Royal Navy? Per un rispetto della tradizione, certo, ma anche per adempiere alle esigenze coreografiche di riprese televisive fuori del comune. Com' era successo ai funerali di Diana, uno dei più grandi media event, al pari del Live Aid. Com' era successo, anni prima, al matrimonio di Ranieri di Monaco con Grace Kelly.

Del resto, l'incoronazione della giovanissima Elisabetta II (2 giugno 1953) è stata la prima grande cerimonia della tv, per molte persone il primo evento mai visto in tv: 27 milioni di persone si sintonizzarono quel giorno sulla Bbc per vedere la cerimonia. Ogni liturgia mediale è una complessa e solenne mediazione tra la tecnica e il simbolico con una cura del dettaglio a cui nessuna fiction, nessuno show potrà mai aspirare: la queue senza fine, l'Abbazia di Westminster, la bara avvolta nello stendardo regale, God Save the King, le cornamuse, i rintocchi del Big Ben, Wellington Arch, infine l'ultimo viaggio verso il castello di Windsor.

Grazie alla tv, la monarchia inglese è diventata un marchio riconoscibile. Simbolizza l'Istituzione, e cioè la Forma, gli antichi riti, il codice vestimentario, i gesti che dovrebbero ancora ricoprire una funzione sacrale (tutto ciò che manca alla quotidianità). La tradizione è tutto per un Paese che non ha nemmeno una Carta costituzionale scritta. Chissà se ieri abbiamo assistito anche al funerale della stessa monarchia (e della tv).

Enrica Roddolo per corriere.it il 20 settembre 2022.  

Il soft power della corona, dei reali, ha dimostrato con il funerale di stato di Elisabetta II a Londra seguito poi dal funerale privato alla cappella di San Giorgio a Windsor, tutta la sua forza. Perché soltanto un senso di rispetto e appartenenza collettiva, un’adesione corale al dolore come quella di un popolo (e un mondo) per la morte della regina, poteva fare di un funerale il più grande evento globale di sempre. Almeno dal dopoguerra. Con stimati 4,5 miliardi di spettatori a seguirlo, la trasmissione mondiale più vista di sempre.

Non solo: oltre 500 leader globali sono arrivati (e già ripartiti da Londra) per rendere omaggio a Elisabetta. Già ripartiti perché a New York c’è l’appuntamento con l’Assemblea generale delle Nazioni Unite. E Biden parlerà eccezionalmente solo mercoledì per avere tempo di tornare. E già questo dettaglio dice quanto il soft power della corona sia diventato di fatto un hard power, almeno per un giorno. Tanto da muovere l’agenda internazionale. Tanto da distrarre, per uno scampolo di tempo, gli occhi dalle crisi globali.

«Quando avevo 21 anni dedicai la mia vita al servizio del nostro popolo e chiesi l’aiuto di Dio per tener fede a quel voto», pronunciò Elisabetta nel 1977 al discorso del suo Giubileo d’argento. Aggiungendo: «E per quanto abbia fatto quella promessa nei miei anni verdi, quando ero inesperta, non rimpiango né intendo ritrattare una sola parola». Il tempo, la Storia, ha provato che davvero non ha mai tradito quella promessa che riecheggiava le parole di Shakespeare. 

E le folle di questi giorni a Londra, il fiume di fiori, biglietti, bambini disposti a camminare 13 ore pur di dirle addio, dimostrano che quella dedizione ha fatto breccia nel cuore. Ha parlato alla nostra sensibilità indurita dalla contemporaneità.

Buckingham Palace nella notte ha divulgato la foto commemorativa della regina. Sorridente, la sovrana è stata ritratta a Windsor nel maggio scorso dal fotografo Ranald Mackechnie. Indossa un abito azzurro con le due spille con acquamarina, regalo di compleanno del padre Giorgio VI quando compì 18 anni. Elisabetta è entrata nella Storia e ci ha lasciati un po’ più soli. Il suo sorriso, magnetico come quello di una Monna Lisa ci aveva accompagnati per quasi un secolo. E adesso sentiamo già tutta la struggente nostalgia.

La sfida di Carlo III - commosso, con le lacrime trattenute a stento e una smorfia di commozione quando la corona imperiale, lo scettro e il globo di Elisabetta sono stati sollevati dal feretro per essere deposti su cuscini e poi tornare a dormire nella Torre di Londra fino all’incoronazione del re - dicono che anche lui è consapevole del ruolo ereditato.

Estratto dell'articolo di Vittorio Sabadin per il Messaggero il 21 settembre 2022.  

Il Regno Unito si è svegliato ieri mattina senza la sua Regina, sepolta lunedì accanto al marito Filippo e ai suoi familiari nel castello di Windsor. Re Carlo III è già al lavoro, perché le cose da fare sono tante. Bisogna tenere uniti il regno e il Commonwealth, e c'è da pensare al Paese, piegato da una crisi della quale non si vede la fine.

È necessario soprattutto conquistare l'affetto della gente, che gli è stata vicina in questi giorni di lutto, ma che potrebbe anche facilmente cambiare umore. […] . Per questo motivo, forse ai primi posti nell'agenda di Carlo c'è anche il problema di come riportare la pace nella sua famiglia. Harry e Meghan, arrivati in Gran Bretagna il 3 settembre per tenere conferenze, si sono trattenuti molto oltre il previsto a causa della morte della Regina. [...]

 Harry sembra non avere ancora capito le conseguenze della decisione di trasferirsi in California abbandonando il suo ruolo all'interno della Royal Family. Nei giorni del lutto per la Sovrana si è lamentato di tutto: della divisa che gli veniva vietata, poi delle cifre EIIR, Elisabetta II Regina, che mancavano dalle spalline quando gliel'hanno concessa. Ha sempre avuto il volto imbronciato, ma le umiliazioni che ha dovuto subire sfilando, come lo zio Andrea, senza divisa sono frutto delle sue scelte, non di quelle della Casa reale.

Meghan, che è molto intelligente e pronta di riflessi, ha capito che l'epoca dei piagnistei è finita e che bisogna cambiare registro. Si dice che abbia scritto una lettera a Carlo, chiedendo un incontro chiarificatore, e forse decisivo, prima di riprendere l'aereo per l'America. Il Re, che l'aveva accompagnata all'altare il giorno del matrimonio con Harry, l'ha sempre trattata con riguardo e con affetto, ma ora la guarda con grande diffidenza. 

I Sussex hanno violato la regola principale che deve rispettare un membro della Royal Family, cioè quella di non rivelare mai all'esterno quello che avviene e si dice in famiglia. Come ai tempi di Lady Diana, Carlo ha paura di parlare con lei, perché ogni parola che dice potrebbe essere l'argomento della prossima intervista con Oprah Winfrey, o del prossimo libro di Harry.

Ma anche Meghan è in difficoltà. Finora ha potuto continuare a restare famosa solo parlando male della Royal Family. Potrà continuare a farlo, dopo la straordinaria prova d'affetto che è stata tributata a tutta la famiglia non solo dai britannici, ma anche dai quattro miliardi di persone che hanno seguito la cerimonia in tv? Potrà accusare ancora i Royals di razzismo, dopo avere visto le decine di capi di stato di colore che sono venuti a chinare il capo al passaggio del feretro di Elisabetta? 

[…]Nell'Abbazia di Westminster […] Meghan ha respirato la grande forza delle tradizioni britanniche e forse ha capito qualcosa di più dell'Europa. Può darsi che nell'incontro con Carlo insista per diventare ancora di più economicamente indipendente, o può darsi che chieda scusa delle cattiverie che ha detto e fatto, e torni a fare la duchessa, accettando l'ultimo posto nei ranghi della famiglia e inchinandosi a Kate quando la incontra. Carlo ha un gran bisogno di avere i Sussex al suo fianco, ma se sarà solo per portare altri guai ne farà a meno, anche se questo significherà perdere per sempre uno dei suoi figli.

Marcello Sorgi per “la Stampa” il 21 settembre 2022.  

L'uomo che convinse la Regina Elisabetta II a cambiare opinione su Diana e a chinare il capo davanti al feretro di Lady D è seduto nel suo ufficio alle spalle di Oxford Circus, paradiso dello shopping di lusso nel pieno di centro di Londra.

Cravatta rigorosamente nera per il lutto nazionale proclamato per la scomparsa della sovrana, Tony Blair ricorda volentieri i suoi dieci anni da primo ministro in cui la incontrava regolarmente. Tra i due, anche dopo la fine dell'esperienza di Blair a Downing street, la storica residenza del capo del governo inglese, si era consolidato un rapporto personale di stima reciproca. Tanto che quest' estate, il 13 giugno, Elisabetta aveva voluto insignire lui, insieme a Camilla, l'attuale Regina consorte, dell'Ordine della Giarrettiera, la più alta onorificenza concessa dalla monarchia. 

«L'avevo vista solo pochi mesi fa - racconta Blair -. Era in ottima forma. La sua morte, per me come per tutti è stata una grande tragedia inattesa, un grave momento epocale per il Paese e per tutto il mondo». Ma se gli si chiede che tipo fosse la Regina, vista da vicino, Blair risponde: «Per dieci anni da primo ministro la vedevo ogni settimana. Nel corso del tempo ho imparato a conoscerla.

Ma oggi, quando la gente mi chiede quali fossero le sue vedute politiche, la risposta è che non lo so. Perché era sempre al di sopra delle vicende politiche contingenti. Ciò che le ha consentito di lavorare come garante dell'unità del Paese è che non ha mai preso parte alle vicissitudini politiche quotidiane». 

Per quanto Blair si spenda a testimoniare l'assoluta superiorità della sovrana, è difficile credere che in dieci anni non le sia sfuggita una frase, un sospiro, un'espressione che lasciasse capire. 

Eppure Tony conferma: «Non ha mai cercato di spingermi in una direzione o in un'altra. Ma aveva istintivamente la capacità di cogliere l'umore collettivo del Paese e dell'opinione pubblica. Oltre a una grande empatia nei confronti del primo ministro, chiunque egli fosse. Ha avuto a che fare con molti primi ministri durante il suo regno. Capiva il peso delle responsabilità delle decisioni, ed era sempre molto gentile in privato. 

Questo è il motivo per cui la sua morte ha causato tanto dolore nel Paese. Tutti la consideravano una donna eccezionale, e non solo una monarca eccezionale».

La vita di Blair è trascorsa tutta nel segno di Elisabetta. 

Lei c'era già al momento della sua nascita, lui era bambino quando la vide per la prima volta. «Ero molto piccolo, ma non posso dimenticarlo. Vivevo a Durham, una città del Nord dell'Inghilterra in cui sono cresciuto, e mi ricordo che la Regina venne in visita. Io ero per strada a sventolare con altri bambini la bandiera britannica. Da allora in poi c'è stata per tutta la mia esistenza». 

Ma occorre aspettare il 2 maggio del '97 - Blair intanto è diventato il giovane leader quarantenne del Labour party che ha vinto le elezioni - per il primo incontro faccia a faccia. «Quando ho avuto la prima udienza con lei, mi disse subito: "Lei è il mio decimo primo ministro, il primo è stato Winston Churchill, prima che lei nascesse"».

Un messaggio non esattamente incoraggiante, ma che certo conteneva il senso della sfida. In quel momento Elisabetta aveva superato i quarantacinque anni di Regno, le sue parole erano dettate dalla lunga esperienza che già aveva alle spalle. «È stata una presenza costante in un momento di grande cambiamento del Regno Unito - spiega Blair -Negli anni '50, quando è diventata Regina, il Regno Unito era un luogo completamente diverso da come è oggi. È una delle sue caratteristiche più straordinarie è stata di aver accompagnato la monarchia in un periodo di così grandi mutamenti: il Paese appare diverso, si sente diverso ed è diverso da quello che era 70 anni fa. Ma la presenza costante è stata lei». 

Blair avrebbe tanti ricordi che preferisce non divulgare per il classico senso di riservatezza inglese. Ma alla fine, accetta di raccontarne uno davvero particolare.

«Esiste una tradizione per cui ogni anno il primo ministro viene invitato a trascorrere un weekend a Balmoral, la residenza di campagna della famiglia reale (e il castello in cui Elisabetta è mancata, ndr). Quando sono andato lì per la prima volta era il settembre del 1997, subito dopo la tragica fine della Principessa Diana, in un'atmosfera ancora segnata dalla tristezza. Sempre la tradizione vuole che ci sia un picnic in campagna. Io e mia moglie eravamo i soli ospiti, e restammo sorpresi quando la Regina e i membri della Famiglia Reale insistettero per cucinare e servire a tavola. 

Ci ritrovammo così ad essere serviti, non solo dalla Regina, ma anche dalla Regina madre, che allora aveva qualcosa come 97, 98 anni. E poi ad assistere alla scena di madre e figlia che sparecchiavano e rimettevano a posto le stoviglie! È stata un'esperienza davvero molto strana, a cui certamente non eravamo preparati. Ho provato ammirazione, perché la Regina, anche in una circostanza del genere, emanava una sorta di aura». Resta da dire quale sia l'eredità che lascia Elisabetta.

«La sua eredità consisterà soprattutto nell'abilità di unire il Paese a prescindere dalle divergenze politiche. E la cosa più importante sarà la dedizione al dovere, al servizio, alla dignità e al decoro. Sono valori in cui ha creduto e che ha personificato. Da onorare, sia in Inghilterra sia in Italia o in qualsiasi parte del mondo e in qualunque momento della Storia. La Regina Elisabetta verrà ricordata allo stesso modo per il suo carattere e la sua personalità, oltre che per la posizione che ha ricoperto».

Da today.it il 22 settembre 2022.

Dopo la morte della regina Elisabetta II, come da successione Re Carlo III è salito al trono. In tanti speravano che il nuovo sovrano abdicasse in favore del figlio William. Tra questi anche un insospettabile all’interno della Royal family. A riportarlo è la scrittrice Angela Levin nel nuovo libro dedicato alla regina consorte: “Camilla, from outcast to queen consort”. Nel testo si viene a sapere che l’oppositore in famiglia di Carlo sarebbe niente di meno che il fratello Andrea, figlio prediletto di the queen.  

Levin scrive che il Duca di York complottò segretamente con la cognata Diana e la sua ex moglie Sarah Ferguson, amica di Lady D, per cercare di impedire a Carlo di diventare re e consentire al principe William di salire al trono. In tutto questo Andrew avrebbe comunque avuto un ruolo di spicco, riservandosi il ruolo di reggente del nipote. Sembrerebbe anche che Andrea, destituito dal ruolo di reale senior dopo il coinvolgimento nel caso Epstein, abbia fatto pressioni sulla regina opponendosi anche al matrimonio tra Carlo e Camilla, dipingendo la donna come: “Non degna di fiducia”. 

Il piano di Andrea

Nel nuovo libro di Angela Levin si legge che il duca di York abbia cospirato con la principessa Diana per impedire a Carlo di diventare re.  Il piano del Duca di York, era il seguente, scrive Levin: Carlo estromesso dal trono e Andrea nominato reggente se la regina fosse morta prima che William compisse 18 anni. Grazie alle dichiarazioni di un insider all’interno della famiglia reale, la scrittrice è venuta a sapere che: “Andrea ha complottato con Diana per mettere da parte il principe Carlo con l'obiettivo che il principe Andrea diventasse reggente del principe William”. 

Pare che il Duca abbia fatto pesanti pressioni alla madre, sfruttando il debole che Elisabetta aveva per lui. Tuttavia in quest’occasione la sovrana è stata inamovibile: “Il suo comportamento è stato molto, molto negativo ed estremamente spiacevole per la regina, che non era d'accordo. Mi è stato detto che era una delle rare occasioni in cui il figlio non ha ottenuto quello che voleva”, ha affermato la scrittrice.  

L’ostilità verso Camilla

Un atteggiamento che non sorprende. Del resto Re Carlo dopo il coinvolgimento del fratello nello scandalo Epstein è stato inamovibile, destituendolo. A nulla sono valse le suppliche delle principesse di York, Eugenia e Beatrice, che hanno chiesto allo zio di reintegrare il padre nel suo vecchio ruolo. Il re non ne ha voluto sapere. Pare che Andrew abbia sempre avuto mire di potere: “Andrew era molto arrabbiato per non poter governare il paese in qualche modo”, si legge. 

Ad incidere sulla scelta di Carlo di allontanare il fratello da Windsor, non solo gli scandali in cui è stato coinvolto, ma anche l’ostilità dell’uomo nei confronti dell’amata moglie Camilla: “Ha cercato di persuadere la regina di impedire a Carlo di sposare Camilla ed essendo piuttosto velenoso, meschino, e molto cattivo nei confronti di Camilla”, ha riferito l’insider a Levin. 

Danimarca, la regina Margherita II positiva al Covid dopo i funerali di Elisabetta II. Redazione Tgcom24 il 21 settembre 2022.  

La regina Margherita II di Danimarca è risultata positiva al Covid dopo aver partecipato ai funerali della regina Elisabetta II in Inghilterra. La sovrana, 82 anni, si è vista costretta a cancellare gli eventi ufficiali che aveva in programma. Lunedì Margherita II ha partecipato alle esequie della regina britannica presso l'Abbazia di Westminster.

Margherita II è sul trono da mezzo secolo e, dopo la morte di Elisabetta, è la monarca più longeva in Europa. Margrethe era già risultata positiva al virus a febbraio e in quell'occasione fu reso noto che aveva ricevuto tre dosi di vaccino.

«Diplomazia dei funerali? Inutile negare che è anche un summit (informale)». Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 21 Settembre 2022.

Sir Peter Westmacott, diplomatico di lungo corso ed ex collaboratore del principe Carlo. «Ha un approccio caldo, ascolta la gente ed è capace di coinvolgere» 

Harold Wilson al funerale di Churchill nel 1965 coniò il termine «working funeral», e sfruttò l’occasione per dialogare con De Gaulle. Il funerale di stato oggi per Elisabetta II è (anche) il trionfo della «funeral diplomacy»? «E’ chiaro che c’è un’opportunità diplomatica in questo evento di scala mai prima provata», dice al Corriere Sir Peter Westmacott, diplomatico di lungo corso, ambasciatore britannico a Washington, in Francia e in Turchia, e un passato accanto al principe Carlo. «Immagino che al ricevimento ieri sera quando a Buckingham Palace si sono intrattenuti capi di stato e re, alla vigilia del funerale di stato,nei corridoi ci sia stato un intenso dialogo».

Gli ospiti sono stati ricevuti nella picture gallery, fresca di restauro con i suoi capolavori d’arte, a partire dai Canaletto. Un summit globale di dimensioni mai visto.

«Indubbiamente, anche se tutti gli oltre 500 leader globali sanno bene di essere qui per rendere omaggio alla regina, è chiaro che alla serata con la Royal family il Foreign Office avrà dato agli ospiti la possibilità di parlare tra loro. E in queste situazioni il dialogo informale, non strutturato come nei vertici ufficiali spesso aiuta a trovare soluzioni. Detto questo...».

Detto questo?

«E’ vero che mancano gli ospiti più problematici: dal russo Putin all’Iran. E questo limiterà la possibilità di affrontare i temi più scottanti. Ma ci sono comunque i leader europei, gli Usa e le opportunità non mancheranno».

A proposito degli Usa, c’è Biden con la First Lady Jill che ieri ha reso un toccante omaggio alla regina. Sorpreso?

«Non era affatto scontato che il presidente americano si spostasse personalmente, ma è stato un suo desiderio esserci per l’antica conoscenza della regina e voleva esserci».

La sua presenza al funerale contribuirà anche alle relazioni tra Londra e Washington?

«I temi sul tavolo, dall’Irlanda del Nord alla trade policy alla Brexit sono più complesse per essere risolte così serviranno discussioni ad altri livelli».

C’è un problema- sicurezza in eventi così, è stato risolto?

«A Londra sono consapevoli della sfida di sicurezza che questo funerale comporta, non a caso hanno accettato la richiesta dei servizi segreti americani che Biden avesse la sua “Beast”, la sua auto corazzata».

A proposito di superpotenze, la Cina ha mandato il vice presidente Wang Qishan. Ma una delegazione cinese che voleva rendere omaggio alla regina è stata contestata a Westminster Hall.

«Il governo cinese ha sanzionato diversi esponenti parlamentari britannici critici sulla questione Uigura. Chiaramente il Parlamento britannico non è contento delle sanzioni e non voleva i cinesi a Westminster Hall. Ma un conto è l’ambito parlamentare, altro è Westminster Abbey come pure il governo, dove non possono contestare alcunché».

Sir Peter, lei ha lavorato anche nell’ufficio del nuovo re, allora solo principe di Galles. Che re sarà Carlo III?

«Sarà straordinario come sovrano. E si è visto che ha saputo entrare nel ruolo di re con autorevolezza e senso del ruolo».

Sabato tra la folla, in coda per l’omaggio alla regina, qualcuno gli ha donato una penna aggiungendo malizioso “in caso servisse”, alludendo all’incidente dell’inchiesto. Il nervosismo dei giorni scorsi?

«Ha avuto una settimana terribile, è semplicemente sfinito. Ma ha un approccio caldo, partecipe di quanto ascolta dalla gente ed è soprattutto capace di coinvolgere».

In effetti il suo talento di networker è indubbio, ha creato la Sustainable market initiative chiamando a raccolta ceo di grandi gruppi...

«Con l’ambiente sarà meno esposto non c’è dubbio. Ma lui lo sa bene, pur senza rinnegare se stesso. Come ha ben presente è il confine del ruolo, rispetto al governo».

“Funerale sostenibile della Regina Elisabetta II” ma è stato davvero così? Giada Ravalli il 20 Settembre 2022 su prontobolletta.it.

Diverse procedure per effettuare funerali sostenibili.

Sommario: Nella giornata del 19/09/2022 si sono svolti i funerali della Regina Elisabetta II.

Questa volta l’impronta, fin dall’inizio, però è stata diversa. In un periodo storico tanto delicato e incline alle problematiche e situazioni ambientali critiche per il nostro sistema, sono state redatte tante linee guida affinché il funerale stesso non recasse gravi conseguenze all’ambiente esterno.

Partendo da alcune limitazioni riguardanti i fiori acquistati e donati come segno di devozione, rispetto e dolore per la perdita per la Regina, fino ad arrivare ad imporre delle limitazioni che riguardano i trasporti elettrici, sia pubblici che privati anche per i leader mondiali che presenzieranno.

I bus destinati al trasporto dei leader mondiali sono stati protetti da alte misure di sicurezza. Subito dopo il funerale, i leader mondiali si sono recati a piedi (ma sempre scortatissimi) a Dean’s Yard, per poi tornare al bus che li riporterà alle loro auto private. Si tratta di un grande gesto simbolico quello di vedere leader mondiali che usano trasporti pubblici come normali cittadini ed è un eccezionale messaggio di promozione della mobilità sostenibile.

In particolare il ministero degli Esteri ha chiesto ai capi di Stato stranieri e ai loro partner di arrivare con voli commerciali ed è stato vietato l’uso di elicotteri per spostarsi nella capitale.

Sarà inoltre vietato utilizzare auto blu personali per raggiungere l’abbazia di Westminster: gli ospiti saranno condotti ai funerali con un apposito bus.

L’ente dei Royal Parks of London ha poi lanciato un appello a tutti i cittadini affinché non abbandonino panini e altri generi alimentari, mescolati a fiori, cuori e peluche davanti a Buckingham Palace, segni d’affetto che diventano spazzatura non appena toccano terra.

Sempre l’ente dei Royal Parks of London annuncia:

“Nell’interesse della sostenibilità, chiediamo ai visitatori di deporre solo materiale organico o compostabile” e ha specificato che i fiori lasciati vengono spostati alla fine di ogni giornata in un giardino di tributo floreale nel vicino Green Park, mentre gli “oggetti non floreali” non sono graditi. Come avranno reagito i londinesi?

 Da una parte essi non solo hanno seguito prontamente il consiglio, ma hanno anche eliminato tutti gli incarti di plastica e carta dai mazzi di fiori donati, in modo da rendere più semplice il conferimento per il compostaggio.

Ma dall’altra, purtroppo, Londra e le altre città del Regno Unito devono fare i conti con la grande mole di fiori e oggetti che i sudditi di Carlo III continuano a lasciare di fronte a Buckingham Palace e alle residenze reali, che altro non sono, dopo poco, enormi cumuli di spazzatura da smaltire.

Se per i fiori il conferimento dell’organico è semplice, che dire degli orsi e dei cani di peluche, delle bandierine o dei palloncini a forma di cuore? E ancora, dove finiranno i tanti sandwich con marmellata lasciati per ricordare il celebre incontro di Elisabetta II con l’orso Paddington?

La realtà è che una quantità mai vista prima di mazzi di fiori sta sommergendo il paese, dal palazzo della corona alla Cattedrale di Sant’Egidio a Edimburgo, dove si trova la salma. Qualcuno si è limitato a un solo stelo, ma c’è anche chi ha addirittura comprato un bouquet da 100 sterline. Milioni di persone rendono omaggio depositando fiori. Prima dei funerali, per i fiori non c’era più posto. I cancelli traboccano di omaggi. Già dalla sera dell’8 settembre, quando è arrivato l’annuncio della perdita, la gente ha iniziato spontaneamente a depositare fiori. E come sempre quando la domanda, di qualsiasi cosa, si impenna; e l’offerta invece scarseggia, scattano speculazioni: una singola rosa è arrivata a costare 10 Sterline (circa 12 Euro). Sono anche comparsi “abusivi” che girano con secchi di rose, eresia per la cultura britannica.

Diverse procedure per effettuare funerali sostenibili

In molte parti del mondo come l’Europa solo Regno Unito, Australia e Nord America negli ultimi vent’anni hanno preso piede le sepolture green, che prevedono apposite aree dedicate a un metodo di riciclo naturale dei corpi dei defunti.

Ma non solo:

Ad oggi esistono tante procedure che risultano essere molto più sostenibili rispetto a quelle tradizionali che riguardano i funerali e la sepoltura. Nel caso in cui si volesse contribuire alla tutela dell’ambiente anche dopo aver terminato la vita terrena bisognerebbe affidarsi ad agenzie funebri che propongono funerali ecologici, il cui obiettivo sia quello dell’efficienza energetica.

Tra le varie procedura si ha:

bare realizzate con prodotti ecocompatibili

carri funebri a risparmio energetico

trasformazione del calore prodotto durante la cremazione in elettricità

diamantificazione (una nuova procedura ammessa da poco anche in Italia che prevede prima l’estrazione del carbonio dalle ceneri in seguito pressato, sottoposto poi a temperature elevate viene tagliato, lavato e infine sotto forma di pietra preziosa da portare sempre con sé per conservare il ricordo del caro defunto) 

I materiali più utilizzati, facili da smaltire, riciclabili e che evitano l’emissione di sostanze nocive, sono il cartone, il bambù, il vimini, il mais, tutte soluzioni che contribuiscono al rispetto per l’ambiente e alla necessità di economizzare tempi e costi di un’operazione, quella della sepoltura. 

Regina Elisabetta, "le sue nefandezze...": scoppia il caso, chi la sfregia. Libero Quotidiano il 20 settembre 2022

Gianni Cerqueti è andato in controtendenza sulla regina Elisabetta, i cui funerali sono stati seguiti da milioni di persone in tutto il mondo. Non dall’ex telecronista della Rai, che da quando è in pensione sui social non si trattiene dall’esprimere le sue opinioni, come quella sulla sovrana venuta a mancare a 96 anni, dopo 70 trascorsi a regnare.

“Non per vantarmi - ha scritto Cerqueti in un tweet - ma tra i 4 miliardi di telespettatori del funerale della sovrana non c’ero io, neanche per 30 secondi, e neanche nei servizi post-cerimonia. Viva la Repubblica, abbasso ogni tipo di monarchia”. Qualcuno nei commenti gli ha fatto notare che “in verità è monarchia costituzionale parlamentare. Quindi il monarca ha principalmente un ruolo rappresentativo”. Cerqueti ha risposto senza arretrare: “Rappresentativo di cosa? Delle nefandezze perpetrate dall’imperialismo britannico nel corso dei secoli?”. 

Al di là della polemica social, è innegabile che se ne è andata una figura storica, comunque la si voglia vedere. Il saluto alla regina dei record è avvenuto con un solenne funerale di Stato officiato nell’abbazia di Westminster davanti ai potenti della Terra: poi tutto si è concluso con la tumulazione delle sue spoglie nella cappella di famiglia di St George, accanto all’amato consorte Filippo, al padre, alla madre e alla sorella Margaret.

Fabio Fabbretti per davidemaggio.it il 21 settembre 2022.

La famiglia reale britannica, tra la morte di Elisabetta II e l’incoronazione di Re Carlo III, continua a dominare la scena televisiva e la casa del Grande Fratello Vip non fa eccezione. I “vipponi” ne parlano in giardino, anzi ne sparlano, al punto che la regia si vede costretta a staccare audio e immagine e trasferire la diretta di Mediaset Extra in un altro spazio del loft.

Difronte a Cristina Quaranta e Patrizia Rossetti che si mostrano quasi entusiaste della defunta Regina Elisabetta II, Attilio Romita storce in più di un’occasione il naso, non comprendendo l’enorme interesse che la famiglia reale da sempre suscita, non solo nel popolo britannico. 

“Questa riconoscenza per una donna che ha servito il suo Paese fino all’ultimo giorno… Avrei voluto vedere!“ tuona l’ex giornalista del Tg1, ricordando invece un altro funerale a lui evidentemente più caro, quello di Lady D: “Ma voi avete visto i sudditi di Lady Diana al suo funerale? Era una roba pazzesca. Ma come si può essere innamorati e devoti alla Regina che era la più grande nemica di Lady Diana?“ rincara. La Quaranta ci tiene a fargli presente che Elisabetta “ha governato un Paese in mezzo a soli uomini”, ma quella del “vippone” è una sorta di ostilità allargata a tutta la famiglia reale, nella quale – a giudicare dalle sue parole – il più pulito ha la rogna: “Come si può avere rispetto, stima e devozione per una famiglia reale nella quale ci sono stupratori, organizzatori di orge…?“. E qui la regia stacca, tornando soltanto successivamente in giardino quando Romita augura a tutti la buonanotte

In confronto la repressione di Francisco Franco sui Baschi fu meno cruenta. I funerali della regina Elisabetta e il Bloody Sunday, 50 anni fa ordinò la repressione degli irlandesi. Piero Sansonetti su Il Riformista il 19 Settembre 2022

Ci sono stati i funerali della regina, giganteschi, clamorosi. Centinaia di capi di Stato, dignitari, ambasciatori, persone molto importanti a rendere omaggio alla Regina Elisabetta d’Inghilterra che è morta a 96 anni dopo settant’anni di Regno. Una vita intensa, piena, vissuta da protagonista, da protagonista della storia. Oddio, io non è che so benissimo quali siano stati i suoi atti di protagonismo. Penso che ci siano stati, sennò un funerale del genere non si spiegava.

Del resto sono dieci giorni che non si parla d’altro in tutte le televisioni, quindi comunque deve essere stata un grande personaggio. No, non si ricordano grandi atti, grandi discorsi. No, uno lo ricordiamo. Siamo nel cinquantesimo anniversario del Bloody Sunday.

Sapete cos’è il Bloody Sunday? E una domenica in cui l’esercito inglese, in particolare i paracadutisti di Sua Maestà, attaccarono i manifestanti irlandesi che volevano l’indipendenza dell’Irlanda. E ne uccisero una cinquantina a raffiche di mitra. Ci sarà stato anche qualche bambino. Complessivamente, nel 1972, che è stato l’anno più sanguinoso della repressione compiuta, realizzata, dall’esercito di Sua Maestà d’Inghilterra, ci sono stati 500 morti in Irlanda.

Bisogna dire che in confronto la repressione di Francisco Franco sul popolo basco fu meno cruenta. Però comunque… Elisabetta II Elisabetta II. 

Piero Sansonetti. Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.

La lite su Meghan tra Harry e Carlo: la morte della regina ha aggravato la frattura tra i Sussex e la famiglia. Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera il 23 Settembre 2022. 

Il principe Harry arrivò in ritardo a Balmoral la sera della morte di Elisabetta II e si rifiutò di cenare con il padre e con il fratello William. 

E’ stata ancora una volta la presenza di Meghan Markle a causare l’ultima frattura in seno alla famiglia reale britannica. Il principe Harry – rivela il Sun - si rifiutò di cenare col nuovo re Carlo e col fratello William, la sera della morte della regina, dopo che il padre aveva vietato a Meghan di accorrere a Balmoral assieme agli altri reali al capezzale di Elisabetta. E a causa della lite, Harry perse il volo che portava gli altri reali in Scozia.

Lo scorso 8 settembre i duchi di Sussex si trovavano a Londra, impegnati in un tour europeo, quando arrivò la notizia che la regina era in fin di vita. Tutta la famiglia reale si precipitò allora al castello di Balmoral, in Scozia, dove la sovrana stava trascorrendo le sue vacanze estive: Harry avrebbe voluto portare con sé anche Meghan, ma venne stoppato da Carlo, che giudicò “non appropriata” la presenza dell’ex attrice americana.

Ne seguì una lite furibonda, a causa della quale Harry non fece in tempo a imbarcarsi sul volo privato che condusse in Scozia William, il principe Andrea, l’altro figlio della regina, Edoardo, e sua moglie Sophie. Harry fu costretto dunque a viaggiare da solo e arrivò in ritardo: addirittura, la Bbc diede l’annuncio della morte di Elisabetta, alle 18.30, quando il duca di Sussex era ancora in volo.

Quella sera Carlo, ormai re, sua moglie Camilla, regina consorte, e William cenarono assieme a Birkhall, la residenza di Carlo nella tenuta di Balmoral: Harry era stato invitato a unirsi a loro ma, ancora furioso per il bando contro Meghan, preferì passare la serata con gli zii Andrea e Edoardo. La mattina dopo, alle prime luci dell’alba, Harry lasciò immediatamente Balmoral e tornò subito a Londra dalla moglie a bordo di un volo di linea. Nei giorni successivi William tentò di appianare la lite, invitando Harry e Meghan a incontrare la folla a Windsor assieme a lui e a Kate. Ma era solo una tregua di facciata: anche se Meghan è stata presente alla processione dietro il feretro della regina e al funerale nell’abbazia di Westminster, lei e Harry sono subito ripartiti per la California il giorno dopo le esequie di Elisabetta.

Si dice che William sia molto restio a parlare col fratello nel timore che le loro conversazioni possano finire nel libro di memorie che Harry sta per pubblicare : il volume, che si annuncia esplosivo, doveva uscire a novembre ma sarebbe stato posposto agli inizi dell’anno prossimo in seguito alla morte di Elisabetta. Non hanno giovato a calmare le acque anche le velate minacce pronunciate da Meghan in un’intervista a fine agosto, dove la duchessa diceva di aver taciuto molte cose fino ad ora ma di essere sempre pronta a vuotare il sacco.

Qualche giorno fa un giornalista americano aveva sostenuto che Meghan avrebbe scritto una lettera a Carlo per chiedere un incontro personale: ma la circostanza è stata giudicata molto improbabile a Londra, visto che Harry ha un accesso diretto al padre. Come che sia, la morte della regina, invece di appianare le divergenze, sembra aver esacerbato le ferite provocate dallo scisma dei duchi di Sussex.

Antonello Guerrera per repubblica.it il 23 settembre 2022.

Inizialmente, si era pensato che fosse stato re Carlo III a snobbare Harry e a cenare soltanto con l'altro figlio William a Balmoral, la sera dell'8 settembre, poche ore dopo la morte della regina Elisabetta. Invece, secondo il Sun, sarebbe avvenuto l'opposto: sarebbe stato proprio il duca ribelle del Sussex a tirarsi fuori dalla cena con il padre e il fratello. Ciò perché, stando a una fonte del Palazzo al tabloid, Harry "era furioso per il trattamento riservato a sua moglie Meghan", esclusa dal capezzale della sovrana da Carlo in quanto "non opportuno".

Non solo. Mentre cercava di convincere il padre e i suoi assistenti per ottenere il permesso di portare anche l'ex attrice americana con sé nella tenuta scozzese di Balmoral, dove è spirata la regina, Harry avrebbe perso tempo per prendere un aereo della Raf dalla tedesca Düsseldorf, dove si trovava con Meghan per un discorso. Alla fine, la notizia della morte di nonna Elisabetta è arrivata proprio nei minuti in cui è atterrato all'aeroporto di Aberdeen. E così il duca del Sussex non è riuscito a vedere la nonna prima che morisse. Troppo tardi. Harry sarebbe stato così furioso, secondo il Sun, che il giorno dopo è andato via da Balmoral da solo, come del resto era arrivato, prendendo un volo commerciale per Heathrow la mattina del 9 settembre.

Le insistenze di Harry per avere Meghan a Balmoral

L'insistenza di Harry di portare con sé Meghan, in realtà, sembra poco giustificata. Perché avrebbe creato un caso nella Royal Family: infatti, l'erede al trono e primogenito di Carlo, il principe del Galles William, aveva lasciato la moglie Kate e i tre figli a casa in Inghilterra. La presenza di Meghan, e non della principessa del Galles, sarebbe stata un grave sgarbo a quest'ultima. Inoltre, per quanto riguarda il ritardo, pare che la regina sia spirata prima di quanto previsto dai medici. Non è certo che persino Carlo e la sorella principessa Anna, i primi ad arrivare a Balmoral perché quel giorno in Scozia, siano riusciti a vedere la madre sovrana in vita.

In ogni caso, il nuovo sovrano ha poi invitato i due figli a unirsi nel bagno di folla a Windsor qualche giorno dopo e ha permesso a Harry di indossare l'uniforme militare nella veglia per Elisabetta a Westminster Hall. Ma si tratta solo di una "tregua armata", come ha detto l'esperto Andrew Morton a "Repubblica". La guerra potrebbe ricominciare con la biografia di Harry in uscita, che si preannuncia esplosiva quanto l'intervista con Meghan a Oprah Winfrey l'anno scorso. 

Da leggo.it il 25 settembre 2022.  

Dopo l'ultimo saluto alla regina Elisabetta, ecco che Buckingham Palace svela la lapide di Queen Elizabeth II. A cinque giorni dai funerali e dalla sepoltura della regina dei due secoli, la Royal Family ha deciso di pubblicare sui propri social la lapide dell'amata Lilibet.

La tomba è stata posizionata nel memoriale di Giorgio VI, padre di Elisabetta II, morto nel 1952 e sulla lapide sono incisi i nomi dei genitori della regina, quello della sovrana e di suo marito Filippo. La lapide è realizzata in marmo nero belga intagliato a mano, intarsiato con lettere in ottone, «per armonizzarsi con la pietra precedentemente installata nella cappella». A spiegare i dettagli è proprio Buckingham Palace che ha diffuso la foto. Una foto ufficiale, dopo che nei giorni scorsi qualche istantanea era già finita sui social network.

Da leggo.it il 25 settembre 2022.

L’8 settembre del 2022 il mondo intero si è fermato. La regina Elisabetta, per ben 70 anni sovrana del Regno Unito, è morta. Adesso il trono è passato nelle mani del figlio Carlo, re con il nome di Charles III, ma – in questo momento così drammatico – torna alla ribalta una poesia scritta oltre 450 anni fa Nostradamus. 

 Nel testo Michel de Nostredame, questo il nome alla nascita del profeta, potrebbe aver predetto la morte della regina Elisabetta II. 

 Il saggio che prevede il futuro, precedentemente lodato per aver annunciato il Grande Incendio di Londra, l'ascesa al potere di Hitler e le due guerre mondiali che hanno devastato l'Europa, ora sembra possa aver intuito anche la data della morte della monarca più longeva del Regno Unito. 

 La sua ultima previsione è stata interpretata dall'autore Mario Reading, il cui recente libro - Nostradamus: The Complete Prophecies for the Future - approfondisce le oscure visioni del filosofo.

Nel libro, pubblicato per la prima volta nel 2006, Reading interpreta una delle quartine di Nostradamus come «La regina Elisabetta II morirà, circa nel '22, all'età di circa 96 anni». La profezia è stata pubblicata sui social media poco dopo la morte della regina e ha fatto il giro del web.  

E da quel momento le vendite del libro di Reading sono salite alle stelle dopo la morte della regina Elisabetta II avvenuta lo scorso 8 settembre. Nella settimana precedente la morte del monarca, il libro vendette solo cinque copie. Entro la fine della settimana terminata il 17 settembre, è salito a quasi 8.000 copie, secondo il Sunday Times.

C'erano anche suggerimenti che Nostradamus prevedeva la guerra in Ucraina attraverso i suoi vaghi suggerimenti che la Francia sarebbe stata attaccata da "Est". Diceva: «La testa blu farà male alla testa bianca in tale misura, poiché la Francia è buona per entrambi sarà sempre importo». Ma l'esperto di Nostradamus Bobby Shailer ritiene che lo scrittore francese potrebbe riferirsi a una terza guerra mondiale che potrebbe aver luogo nei «prossimi anni». 

L'astrologo mistico francese ha scritto 6.338 profezie, incluso quando, dove e come il nostro mondo finirà drammaticamente. Molte delle sue previsioni sono state interpretate come accurate, come la seconda guerra mondiale, l'attacco terroristico dell'11 settembre alle Torri Gemelle, la rivoluzione francese e la bomba atomica. Secondo i credenti, anche Nostradamus sembrava aver previsto l'inizio della pandemia di Covid del 2020. E l'oroscopo annuale afferma che oltre il 70% delle sue profezie si sono adempiute finora.

 Marmo nero e lettere d'oro: svelata la lapide di Elisabetta II. Francesca Galici su Il Giornale il 25 settembre 2022.

L'account ufficiale della famiglia inglese ha diffuso su Instagram la prima immagine della lapide della sepoltura della regina Elisabetta II, scomparsa lo scorso 8 settembre. La lapide si trova presso la King George VI Memorial Chapel all'interno delle mura della cattedrale di San Giorgio, nel castello di Windsor. Alla regina Elisabetta II non è stata dedicata una lapide privata ma il suo nome è stato aggiunto alla lapide di suo padre, re Giorgio VI, di sua madre Elisabetta e di suo marito, il principe Filippo. Tuttavia, la lapide è stata rifatta ex novo, utilizzando pregiato marmo nero belga.

La lapide è stata installata nelle ultime ore e già da domani sarà possibile visitare la cappella e la nuova lapide. La sovrana è stata sepolta accanto ai genitori e all'amato marito, come da lei espressamente richiesto, all'interno della cappella reale, la più prestigiosa di tutta la cattedrale. Un privilegio dedicato solo ai regnanti e ai loro consorti. Sebbene il nome di Elisabetta II sia stato aggiunto a quello dei suoi predecessori e di suo marito, senza la realizzazione di una lapide esclusiva per la sovrana, la lastra di marmo è stata realizzata per l'occasione in modo tale da renderla aderente a quanto desiderato dalla regina Elisabetta II. Infatti, prima che la madre di re Carlo III, sulla lapide erano stati riportati esclusivamente i nomi in lettere d'oro di re Giorgio VI e della regina Madre, con le rispettive date di nascita e di morte.

Non c'era l'iscrizione nemmeno del principe Filippo, che è stato avvicinato solamente dopo la morte di Elisabetta II, come da suo espresso desiderio. Prima della morte della sovrana, infatti, sarebbe stato sconveniente per il rigido protocollo e la tradizione reale che il principe consorte fosse sepolto insieme al re Giorgio VI e a sua moglie. Solo dopo la morte di Elisabetta II si è potuto procedere con il congiungimento delle sepolture. La presenza di due coppie diverse di sovrani e di consorti ha reso necessario l'adozione di uno stratagemma nella lapide per separare le iscrizioni. Tra il nome della regina Elisabetta e quello della regina Elisabetta II, infatti, è stata inserita una stella di metallo, simbolo dell'ordine della Giarrettiera, il più antico e nobile ordine cavalleresco del Regno Unito, al quale sono appartenuti tutti e quattro i membri reali sepolti nella cappella Giorgio VI.

Enrica Roddolo per corriere.it il 26 settembre 2022.

E’ il motore della Casa reale, lui che - esattamente una settimana fa oggi - ha invitato al funerale della regina gli ospiti internazionali e gli amici di famiglia. Lui che gestisce la macchina operativa dei Windsor, la Royal Household, di cui ieri la sovrana e adesso il nuovo re Carlo III è «presidente», «amministratore delegato». E’ il Lord Ciambellano, il Ceo operativo: Lord Parker.

E lunedì 19 settembre poco prima della sepoltura ultima di Elisabetta II, gli ultimi atti terreni sono stati quello di re Carlo che ha posto sulla bara a bandiera del reggimento della regina. E quello appunto del Lord Chamberlain, Lord Parker, che ha simbolicamente spezzato il bastone del comando, per conto della regina. Bastone che è stato seppellito assieme alla sovrana.

E adesso che il mandato di Lord Parker è finito, con la fine della regina, ci si chiede se Carlo III chiederà sempre a lui di continuare a gestire la complessa macchina della monarchia. Perché è il Gran Ciambellano del palazzo che sovrintende a tutto quanto ruota attorno al sovrano. Che, certo, deve dare il suo assenso, insomma, è lui il numero uno. Ma si muove sulla base dell’influente parere dell’amministratore delegato che governa circa settecento dipendenti.

Consapevole della sfida, alla guida di questa complessa macchina, nel 2021 Elisabetta II aveva appunto chiamato l’ex capo dell’MI5, ovvero i servizi segreti interni del regno. Lord Parker, succeduto a Lord Peel (discendente di Sir Robert Peel, il primo ministro), è stato così il primo Ceo della Royal Household a Londra, espressione non dell’antica aristocrazia, dai conti ai duchi, ma dei servizi segreti. Un uomo abituato a confrontarsi con terrorismo e attentati, per vigilare sulla Corona, per traghettarla nel futuro.

Probabile che Carlo voglia continuare ad avvalersi dell’esperienza a 360 gradi di Lord Parker. Anche se per esempio ha già fatto capire di voler cambiare quanto a segreteria particolare: Sir Edward Young, segretario particolare della regina, affiancherà solo temporaneamente Sir Clive Alderton da tempo segretario di fiducia di Carlo che evidentemente continuerà a svolgere il suo ruolo accanto a Carlo III. Intanto continuano ad affiorare anticipazioni dal libro Courtiers (di Valentine Low), non solo su Harry e Meghan ma anche su Carlo che secondo l’autore avrebbe un carattere difficile tanto da aver avuto cinque segretari in 7 anni. «faceva lavorare come dei matti la gente. Pieno di idee, sempre a chiedere alle persone di andare e far. Un peso immenso quello di fare il segretario particolare», scrive Low riferendo fonti interne al palazzo.

Una cosa è certa, il principe Filippo, padre di Carlo, scomparso nel 2021 era altrettanto puntiglioso ed esigente. Ogni meeting con il duca di Edimburgo finiva con una raffica di domande e precisazioni. Mai che fosse soddisfatto al cento per cento. Un segno anche della passione e della profondità che metteva nelle sue iniziative.

A proposito invece di servizi segreti, c’è un curioso «precedente», ben più intrigante: quello di Sir Anthony Blunt. Anche perché non si trattava in quel caso di una spia al servizio di Sua Maestà, ma sovietica. Il doppio gioco di Sir Anthony venne a galla quando Elisabetta aveva appena partorito Edoardo, ma restò segreto per anni per motivi di sicurezza nazionale. Anzi, la spia continuò indisturbata a lavorare come sovrintendente della galleria della regina, la Queen’s Picture Gallery. E i servizi di Sua Maestà gli concessero l’immunità in cambio di preziose rivelazioni su Mosca.

Da corriere.it il 29 settembre 2022.

La Regina Elisabetta è morta «di vecchiaia». La causa del decesso della sovrana, scomparsa a 96 anni lo scorso 8 settembre nella residenza scozzese di Balmoral, è contenuta nel certificato di morte ufficiale rivelato pubblicamente solo oggi. 

Il certificato è stato rilasciato dalla National Records of Scotland, dipartimento che raccoglie informazioni sulle persone vissute in Scozia e sulla storia scozzese. Il documento, pieno di dettagli anagrafici su Elisabetta, rivela che soltanto il figlio Carlo, nuovo sovrano britannico, e la sorella Anna erano al capezzale della regina. 

I principi William, Andrea, Edoardo e la moglie, la contessa Sophie di Wessex, erano in volo: avrebbero raggiunto solo dopo la sua morte la residenza estiva nell’Aberdeenshire. Il principe Harry avrebbe raggiunto il gruppo da solo.

Roberta Mercuri per vanityfair.it l'1 ottobre 2022.

Il certificato di morte della regina Elisabetta II, appena reso pubblico dal National Records di Scozia, ha rivelato che Sua Maestà è spirata causa «età avanzata», lo scorso 8 settembre, alle 15.10, (le 16.10 in Italia). Il dettaglio dell'ora è importante, perché proprio su di esso si fonda quello che i media britannici hanno già definito un «royal mistery», «mistero reale». Perché il principe Harry è stato informato della morte della nonna sovrana solo tre ore dopo il decesso?

Quando la regina è spirata, al suo capezzale a Balmoral c'erano solo i figli maggiori: Carlo III e la principessa Anna. Il principe Edoardo e sua moglie Sophie, così come il principe Andrea e il principe William, erano tutti su aereo diretto in Scozia in quel momento e si ritiene che siano stati informati della perdita durante il volo. Harry, che era a Londra con la moglie Meghan Markle, in quel momento non era nemmeno arrivato in un aeroporto. Il duca di Sussex ha preso un volo privato da 30 mila sterline che è partito da Luton alle 17.35, ed è atterrato ad Aberdeen alle 18.47. Fonti di Palazzo hanno riferito che re Carlo ha contattato il figlio in volo solo alle 18.25, appena cinque minuti prima dell'annuncio ufficiale della notizia che il mondo temeva.

Carlo quel giorno aveva chiamato sia Harry che William per dirgli di volare in Scozia il prima possibile, perché la nonna stava morendo. Quindi era tornato al capezzale della regina. Resta il fatto che Harry è stato informato del decesso solo quando Sua Maestà era spirata ormai da due ore e 25 minuti. La premier Liz Truss, per dire, era stata informata alle 16.30. Come mai? I funzionari di Palazzo, interpellati dal Daily Mail, si sono rifiutati di commentare la notizia. Altre fonti reali non sono state in grado di spiegare la discrepanza. Ma alcuni sottolineano che il nuovo re è un uomo vecchio stile: non ha un telefono cellulare e la sua agenda è talmente fitta di impegni che le chiamate tra lui e la sua famiglia di norma devono essere programmate. 

I membri della royal family devono chiamare i suoi impiegati o le sue guardie del corpo per fargli arrivare un messaggio urgente. Altre fonti reali hanno sostenuto che Carlo volesse dare la triste notizia al secondogenito di persona. Ma nella concitazione di quei momenti, in cui c'era da pensare anche all'annuncio ufficiale della morte della regina, il tempo è trascorso troppo in fretta. E Carlo ha chiamato Harry con oltre due ore di ritardo.

«Sulla carta», spiega chi conosceva bene l'operazione London Bridge pronta da anni per gestire la morte della sovrana, «tutto era pianificato nei dettagli»: «Ma il trauma e il dolore legati alla grave perdita hanno scatenato un inevitabile caos». Altri hanno fatto notare che «poche persone in famiglia erano rimaste regolarmente in contatto con Harry». E che «poteva essere incredibilmente difficile» raggiungere il principe. Qualcuno ha anche detto che Harry sapeva che Carlo lo stava cercando. Ma se n'è infischiato. Perché era arrabbiato: il padre infatti, quando qualche ora prima gli aveva detto di correre in Scozia, gli aveva vietato di portarsi appresso Meghan Markle. Ritenendo la presenza dell'ex attrice «inappropriata».

Qualunque sia la verità, una cosa è certa: Harry la mattina dopo la morte della nonna regina ha lasciato Balmoral il prima possibile. Poi sì, c’è stata l’ormai famosa passeggiata a Windsor di William, Harry, Kate Middleton e Meghan Markle. Secondo tanti osservatori reali, tuttavia, non abbiamo assistito a un segnale di riappacificazione ma a una scomoda tregua a cui, secondo The Times, si è arrivati dopo 45 minuti di negoziazioni. Ennesima testimonianza di una frattura che sembra sempre più difficile da appianare. 

Il certificato e quel particolare su Harry: è giallo sulla morte della Regina. C’è un particolare sul certificato di morte della regina Elisabetta che ha innescato un vero e proprio mistero “royal” che coinvolge il duca di Sussex. Francesca Rossi l'1 Ottobre 2022 su Il Giornale.  

Lo scorso giovedì 29 settembre la National Records of Scotland ha reso pubblico il certificato di morte della regina Elisabetta. Sua Maestà, spiega il documento, è deceduta a causa dell’età avanzata l’8 settembre 2022. Ma c’è un dettaglio che non può essere passato inosservato agli sguardi più attenti: l’ora della morte, le 15:10 (orario inglese). Numeri che creano confusione se li accostiamo alla ricostruzione dei fatti relativa al modo e ai tempi in cui Harry sarebbe stato informato della morte di Elisabetta.

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Cosa è accaduto?

L’annuncio della scomparsa di Sua Maestà è arrivato dalla Bbc alle 18:30 e, dice la stampa, il principe Harry sarebbe stato avvertito della morte della nonna solo 5 minuti prima che la notizia diventasse pubblica, ovvero alle 18:25 circa. Perché la royal family avrebbe atteso così tanto tempo per mettere al corrente il duca dell’accaduto? C’è un inspiegabile “buco” di più di tre ore.

Stando alla versione data dai tabloid il principe Harry sarebbe stato informato delle gravi condizioni della nonna, ma re Carlo III gli avrebbe imposto di non venire in Scozia con Meghan, la cui presenza sarebbe stata giudicata “inopportuna”. Questo divieto avrebbe scatenato un litigio tra padre e figlio, a causa del quale Harry avrebbe perso il volo privato che doveva portarlo a Balmoral e sarebbe arrivato in ritardo, quando Elisabetta II era già morta. Furibondo, avrebbe anche declinato l’invito a cena con Carlo, Camilla e William a Birkhall. Secondo un’altra versione il principe sarebbe venuto a conoscenza del decesso addirittura da alcuni report online.

In realtà queste due ricostruzioni potrebbero non essere in contraddizione tra loro. Sappiamo dalle fonti britanniche che a Balmoral, al capezzale della Regina, c’erano solo re Carlo e la principessa Anna. I principi Edoardo con la moglie Sophie di Wessex, Andrea e William erano su un aereo privato per la Scozia. A quanto sembra sarebbero stati informati del decesso mentre erano in volo. Particolare, questo, molto importante poiché nelle versioni iniziali non era ben chiaro dove si trovasse la royal family (eccezion fatta per Carlo e Anna) al momento della morte della monarca (e non poteva essere chiaro anche perché non avevamo ancora l’ora esatta della morte). Diverso sarebbe il caso del principe Harry.

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Dov’era Harry quando è morta la Regina?

Nel momento in cui Elisabetta II lasciava questo mondo il duca di Sussex era a Londra ma, a quanto pare, non era ancora arrivato in aeroporto per prendere l’aereo, dopo aver perso il volo su cui viaggiavano i parenti. Dunque Harry potrebbe comunque aver discusso con il padre a causa di Meghan Markle, perdendo il primo aereo. Poi, dicono i giornali, si sarebbe riorganizzato con un altro volo privato da 30mila sterline partito da Luton alle 17:35 e arrivato ad Aberdeen alle 18:47. Così potremmo spiegare la dinamica del ritardo con cui il principe sarebbe arrivato a Balmoral, ma resta il già citato “buco” di tre ore durante il quale Harry sarebbe rimasto all’oscuro della sorte della nonna. La premier Liz Truss, per esempio, è stata avvisata della morte della Regina alle 16:30. Perché non è stato così anche per il duca?

Buckingham Palace non ha commentato, ma alcuni insider sostengono che Carlo III non avrebbe un cellulare privato e che, data la mole di impegni, anche le chiamate con i famigliari andrebbero concordate con i suoi segretari. Quindi i parenti non potrebbero contattare il sovrano direttamente. Può darsi, ma data la grave circostanza questa giustificazione non sembrerebbe molto credibile. Secondo un’altra possibilità Carlo avrebbe voluto informare di persona Harry, ma nella concitazione generale non sarebbe riuscito a trovare il momento giusto (anche questa ipotesi non sarebbe proprio solida, però non è impossibile).

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L’operazione "London Bridge", da applicare alla morte di Elisabetta II “era pianificata nei minimi particolari”, dice il Daily Mail, ma “il dolore per la grave perdita ha inevitabilmente generato il caos”. C’è anche chi sostiene che non fosse semplice contattare Harry. Qualcun altro rivela che il duca sarebbe stato a conoscenza del fatto che Carlo lo stesse cercando, ma avrebbe evitato di proposito di parlargli, ancora furioso per il litigio avuto a causa della duchessa di Sussex.

La situazione non è affatto chiara. Se sommiamo questo mistero al fatto che Harry e Meghan sono tornati a Montecito subito dopo i funerali di Elisabetta e che, a quanto sembra, neppure la passeggiata a Windsor con William e Kate avrebbe riportato la pace (anzi, ci sarebbero state lunghe trattative prima di arrivare a quell’uscita a quattro), intuiamo che i legami tra i Sussex e i Windsor potrebbero essere irrimediabilmente compromessi.

Carlo Nicolato per “Libero quotidiano” il 30 settembre 2022.

Un monumento alla regina Elisabetta II, la più longeva, la più amata, non vale forse Trafalgar Square? Tutti conoscono la piazza per la colonna sulla quale si erge solenne l'ammiraglio Nelson pietrificato, ma non è l'unica statua della spianata, c'è quella dell'ammiraglio Cunningham ad esempio, o quelle dei generali Charles James Napier e Henry Havelock. C'è poi un piedistallo vuoto, il famoso "fourth plinth", che quasi due secoli fa avrebbe dovuto ospitare Guglielmo IV, il re marinaio zio della regina Vittoria, e che ora viene utilizzato per installazioni temporanee. È parsa un'ottima idea quella di mettere lì Elisabetta, senza scomodare i quasi emeriti sconosciuti di cui sopra che già qualche lustro fa il sindaco rosso Ken Livingstone voleva far fuori.

C'è un problema però, l'attuale sindaco Sadiq Khan, laburista pure lui ma di un'altra generazione, oltre che islamico, non è d'accordo. Alla regina più amata del mondo ha preferito l'eroe anti-colonialista del Malawi John Chilembwe, seppure in versione temporanea, e tutte le altre statue che hanno prenotato il sito per i prossimi 4 anni. «Poi si vedrà» ha fatto sapere "Gengis Khan", come lo chiamano a Londra, aggiungendo tramite il suo portavoce che «una statua della regina in un luogo adatto a Londra è una questione che deve considerare la famiglia reale, e naturalmente la Greater London Authority è pronta a sostenerla nei loro desideri».

Quello a Chilembwe tuttavia non è un monumento qualunque, ma la quintessenza del senso di colpa britannico per il suo impero coloniale, i cui simboli peraltro, da Nelson al British Museum, sono proprio a Trafalgar Square. Il monumento in questione, chiamato "Antelope", opera dell'artista malawiano Samson Kambalu, è la rappresentazione in statua di una fotografia del 1914, in cui Chilembwe e il missionario John Chorley inaugurano una nuova chiesa nel Malawi, che all'epoca si chiamava Nyasaland. Nella foto, e nel monumento stesso, il predicatore indossa il cappello, particolare non da poco in quanto il dominio coloniale vietava agli africani di indossarli davanti ai bianchi. 

E chi erano i colonialisti di turno? Ovviamente gli inglesi contro i quali l'anno successivo Chilembwe guidò una rivolta che finì per pagare con la vita mentre, malamente sconfitto, cercava di riparare in Mozambico. La sua chiesa, quella della foto, che aveva impiegato anni per essere costruita, fu distrutta dalla polizia coloniale. Durante la rivolta Chilembwe non era andato certo per il sottile, tanto da aver tenuto messa di fianco al palo sul quale era stata conficcata la testa di William Jervis Livingstone, gestore della tenuta Magomero, considerato il simbolo dell'oppressione colonialista locale. 

All'epoca a Londra regnava Giorgio V, nonno della regina Elisabetta, certo non ignaro di ciò che succedeva nelle sue immense colonie. La statua di Chilembwe dunque è molto più del semplice ricordo dell'eroe del Malawi, ma rappresenta una chiara accusa contro quel colonialismo che ha reso ricca la Gran Bretagna e la sua capitale che Sadiq Khan governa con orgoglio da oltre sei anni. L'opera di Kambalu terrà compagnia a Nelson per due anni al termine dei quali, nel settembre del 2024, verrà sostituita dai calchi della faccia di 850 prostitute transgender.

Un monumento sì, o per meglio dire un'installazione, che secondo l'autrice dell'opera, l'artista messicana Teresa Margolles, è in realtà un "antimonumento" in quanto destinato a sfaldarsi con la pioggia. In pratica, dato che Londra non è Città del Messico ed è famosa per le piogge assai frequenti, dopo pochi mesi tale installazione si scioglierà lasciando un vuoto che all'insaputa dell'artista rappresenterà perfettamente l'errore di non aver scelto per il "fourth plinth" l'unica statua che insieme a quella di Nelson avrebbe simboleggiato, nel posto più adatto, la storia e i valori di un Paese.

Non c'è da stupirsi, Sadiq Khan è quello che lo scorso anno ha creato una "commissione per la diversità" che ha il compito di rimuovere le statue non adatte ai tempi politically correct e sostituirle con altre più inclusive.

Pillole reali. Re Carlo, Camilla, William e Kate: cosa si nasconde dietro il ritratto della nuova monarchia. Il primo ritratto ufficiale delle colonne portanti della royal family, re Carlo III, Camilla, William e Kate, nasconde diversi significati e un omaggio alla regina Elisabetta. Francesca Rossi il 7 Ottobre 2022 su Il Giornale.

Una foto per raccontare il nuovo volto della Corona britannica, rappresentato da re Carlo III, dalla Regina consorte Camilla e dai principi di Galles. Uno scatto realizzato a poche ore dal funerale della defunta Elisabetta II, ma pubblicato dopo la fine del periodo di lutto e, per questo, simbolo del periodo intermedio tra due regni. Con un grande escluso, la cui assenza è quasi tangibile: il principe Harry.

La prima foto ufficiale

Il nuovo nucleo della royal family si è presentato al mondo con una foto ufficiale piena di significati. Re Carlo III, la Regina consorte Camilla, il principe di Galles William e la principessa di Galles Kate (benché i giornali inglesi abbiano iniziato a chiamarla Catherine, come segno di rispetto al suo nuovo ruolo) hanno posato di fronte all’obiettivo del fotografo reale Chris Jackson a Buckingham Palace, lo scorso 18 settembre, la sera prima del funerale della regina Elisabetta. L’immagine, però, è stata diffusa dai canali social dei Windsor lo scorso 2 ottobre, dopo la fine del periodo di lutto segnato, lo scorso 27 settembre, dalla pubblicazione dello scatto che fa parte del primo servizio fotografico della regina Elisabetta, realizzato da Dorothy Wilding il 26 febbraio 1952. Queste date non sono un caso, poiché hanno scandito il periodo intermedio tra la scomparsa della monarca e l’inizio del regno di Carlo III (certo, quest’ultimo è il nuovo sovrano dall’8 settembre 2022, giorno della morte della madre, ma il lutto imponeva una distanza temporale e psicologica da rispettare).

La mano in tasca

La mano di re Carlo infilata in tasca, “gesto incredibilmente raro”, secondo l’esperta di linguaggio del corpo Judi James, ricorda un servizio fotografico della regina Elisabetta, pubblicato dal settimanale Hello! nel 2019. La stylist della sovrana, Angela Kelly, ha raccontato nel suo libro “The Other Side of the Coin. The Queen, the Dresser and the Wardrobe” che Sua Maestà aveva un sogno: posare come una modella. Lo realizzò grazie al fotografo Barry Jeffery, che arrivò a Buckingham Palace ma, ignaro del desiderio di Sua Maestà, iniziò a darle istruzioni per una foto tradizionale. La sovrana lo bloccò dicendo: “No Barry. Ecco come faremo. Scatta e basta”. La Kelly ha rivelato: “Sua Maestà si è messa di fronte alla macchina fotografica e si è messa in posa. Ha cominciato a mettersi le mani in tasca o sui fianchi, come una modella professionista”. Il Palazzo volle tenere segreti gli scatti, giudicandoli troppo informali: “Erano convinti che queste fotografie così spontanee avrebbero in qualche modo intaccato l’immagine della monarchia e credevano che non fossero adatte al pubblico”, ha spiegato la Kelly. In realtà le immagini hanno contribuito ad avvicinare Elisabetta al popolo. Forse la mano in tasca mostrata da Carlo, oltre a essere un omaggio alla madre, potrebbe anche essere uno dei simboli di una nuova monarchia più “snella” non solo per numero di “working members”, ma anche dal punto di vista della formalità.

I nuovi “Fab Four”

Con questa nuova fotografia ufficiale re Carlo III ha chiarito una volta per tutte che i “Fab Four” che conoscevamo, ovvero William, Kate, Harry e Meghan, non esistono più, sostituiti da una nuova formazione, diciamo così. Il magazine Marie Claire ha scritto: “…Stanno emergendo dei nuovi ‘Fab Four’, che rappresentano il futuro della royal family britannica per la nuova generazione”. Forse non è casuale che lo scatto sia stato realizzato durante il famoso ricevimento a cui hanno partecipato più di 500 leader e teste coronate, ma non Harry e Meghan. I duchi avrebbero ricevuto l’invito che, a ridosso dell’evento, sarebbe stato annullato poiché i due non sono più “membri attivi” della royal family. Un’esclusione che è stata percepita come una sorta di vendetta da parte dei Windsor e che avrebbe lasciato i Sussex “allibiti”. “Lo scopo della foto suggerisce che non ci sia possibilità di ritorno per la coppia che è stata nell’epicentro della regalità ma ora si trova ai margini”, ha dichiarato l’esperto reale Richard Kay al Daily Mail.

Dimostrazioni d’affetto in pubblico

Nella loro prima foto ufficiale i sovrani e i principi di Galles sono vestiti a lutto, ma nello stesso tempo sorridono di fronte all’obiettivo. L’esperta di linguaggio del corpo Judi James ha notato che il sorriso di Carlo appare non perfettamente “simmetrico”, rappresentazione esteriore della “tristezza interiore per la morte della madre”. Comunque questi sorrisi non sono una contraddizione. Nell’immagine c’è il passato e il futuro della Corona: il cordoglio per la Regina defunta è evidenziato dalla compostezza della royal family, dagli abiti neri, ma le espressioni più rilassate guardano all’avvenire. Inoltre, particolare che non può passare inosservato, re Carlo III cinge la vita di Camilla, “segno di una nuova era in termini di…maggiore apertura alle dimostrazioni d’affetto [in pubblico]”, sostiene Judi James. Anche Kate allunga il braccio verso William, emblema di “continuo supporto” al marito. Piccoli gesti misurati per una dimostrazione di moderna informalità, ma anche di una nuova coesione familiare. L’esperta ha dichiarato al Mirror: “Come qualunque tribù o dinastia sa, una dimostrazione di unità, continuità e forza è vitale una volta perduto il leader”.

Tre principi di Galles

Nella foto ufficiale scattata il 18 settembre 2022 in un certo senso compaiono, come fa notare il Mirror, ben tre principi di Galles: William, diventato tale dopo la morte della nonna. Carlo, che lo è stato per gran parte della sua vita e Giorgio IV, il cui ritratto è proprio alle spalle dei nuovi “Fab Four” e che ottenne la nomina nel 1762. Questo è anche il primo scatto in cui compaiono re Carlo III e il suo erede apparente, cioè William. “Gli esperti reali dicono che dovremmo abituarci presto a vedere Carlo e William insieme durante gli impegni ufficiali”, scrive ancora il Mirror. La complicità e l’accordo tra padre e figlio è evidente, come spiega ancora Judi James. La postura di William indicherebbe “un approccio deferente” nei confronti del sovrano. L’esperta aggiunge: “Abbiamo due maschi, uno [dei quali] più anziano, ma con suo figlio proprio accanto, in una posa che indica forza e autorità. Le gambe divaricate, le mani giunte di William e la sua testa inclinata definiscono un uomo educatamente in attesa, il che riflette il suo nuovo ruolo di erede diretto al trono”. Ma le donne di casa Windsor non sono accanto ai mariti a fare da cornice, tutt’altro, rivela la James: “I segnali di leadership sono chiaramente tutti al maschile ora, sebbene le mogli siano allo stesso livello [dei mariti], alludendo a un reciproco senso di servizio attivo e di responsabilità”.

Da leggo.it il 7 ottobre 2022.

Harry e Meghan avrebbero rifiutato l'invito della regina Elisabetta a Balmoral (in Scozia) in due occasioni, prima della morte lo scorso 8 settembre. Il retroscena è descritto come «il grande rimpianto dei Sussex», specialmente del principe che, col senno di poi, avrebbe voluto passare più tempo con la nonna prima della morte. 

Il retroscena sul doppio invito

A raccontare del doppio rifiuto è Katie Nicholl, corrispondente reale per Vanity Fair e autrice del libro "The New Royals: Queen Elizabeth's Legacy and the Future of the Crown". La giornalista ha affermato che la coppia è stata invitata per la prima volta, nell'estate 2019, a trascorrere un lungo weekend nella tenuta della regina a Balmoral, in Scozia.

Ma Harry e Meghan, già ai ferri corti con la famiglia reale, hanno preferito declinare. E il rifiuto dell'invito a Balmoral si sarebbe ripetuto in seconda occasione, nell'estate del 2022, pochi mesi prima che la regina morisse. «Mi è stato detto - dice la giornalista - che interpretare il ruolo della famiglia unita e felice non era la loro intenzione e che i Sussex volevano invece prendere le distanze».

Il doppio rifiuto

Nel 2019, si diceva che Meghan Markle fosse frustrata dalla mancanza di sostegno del palazzo, contro gli attacchi di stampa e critica. Nicholl ha detto che la coppia era «esausta dal controllo della stampa, da un razzismo che sentivano fosse palese e dal bisogno primordiale come genitori di proteggere il loro bambino». La vita nel Regno Unito era diventata «insopportabile».

Nel febbraio 2022, gli avvocati di Harry hanno dichiarato in un'udienza in tribunale che il duca non era disposto a portare i suoi figli nella sua terra natale perché non era un posto sicuro. Il figlio di re Carlo avrebbe voluto portare Archie e Lilibet, che avevano quasi 3 anni e 8 mesi, a visitare il suo paese d'origine dagli Stati Uniti, ma lui e sua moglie Meghan hanno valutato che sarebbe stato troppo rischioso senza la protezione della polizia, che non gli era stata garantita.

Per chi denigra la Regina e la Monarchia. Per onor del vero è solo un’icona ed ha meno poteri la monarchia britannica con degni natali che il presidente repubblicano italiano, eletto da un Parlamento di …

·        Filippo.

Il testamento del principe Filippo rimane segreto: scoppia la protesta. Il Guardian perde il ricorso: i giudici hanno deciso che il testamento del principe Filippo dovrà rimanere segreto per il bene della Corona. Francesca Rossi il 29 Luglio 2022 su Il Giornale.  

Lo scorso settembre l’Alta Corte di Londra stabilì che il testamento del principe Filippo sarebbe rimasto sigillato per 90 anni, in modo da tutelare il futuro della monarchia e non alimentare eventuali polemiche che avrebbero potuto danneggiare la Regina e i Windsor. Neppure il ricorso del Guardian è riuscito a smuovere i giudici dalle loro posizioni. Le ultime volontà del marito di Sua Maestà britannica non possono essere divulgate, a meno di non rischiare una “tempesta mediatica”.

Il testamento segreto

Quasi un anno fa Sir Andrew McFarlane, il giudice più anziano dell’Alta Corte di Londra e Presidente della Family Division of the High Court, incaricato di conservare i testamenti reali, spiegò il motivo per cui le ultime volontà del duca di Edimburgo non sarebbero state rese note per ben 90 anni: “Ho ritenuto che, a causa della posizione costituzionale della Sovrana sia appropriato avere una prassi speciale relativa alle ultime volontà reali. C’è bisogno di rafforzare la tutela garantita agli aspetti davvero privati delle vite di questo ristretto gruppo di individui per mantenere la dignità della Sovrana e dei membri della royal family”. Una scelta risultata abbastanza impopolare ma, spiegò McFarlane, dettata dall’incredibile quantità di "congetture" sul contenuto del testamento del principe consorte: “Benché ci possa essere la curiosità pubblica nei confronti delle disposizioni private che un membro della royal family può scegliere di inserire nelle ultime volontà, non vi è alcun interesse pubblico nel conoscere informazioni assolutamente private”.

Tra quasi un secolo, dunque, il notaio del futuro re d’Inghilterra e il custode degli Archivi Reali potrebbero rendere finalmente pubblico il testamento del principe consorte nella sua versione integrale, o selezionandone solo alcuni stralci. O, ancora, preferire il riserbo assoluto per chissà quanti anni ancora. L’unico rammarico è che, purtroppo, molti di noi non saranno qui per assistere all’epilogo della vicenda. In gioco c’è un patrimonio da 35 milioni di euro su cui i giornali formulano ipotesi ormai da circa 15 mesi.

Ricorso respinto

Proprio per evitare un’attesa tanto lunga il Guardian ha presentato un ricorso alla Corte d’Appello, contestando la decisione di escludere i media dall’udienza del luglio 2021, durante la quale si stabilì il destino del testamento del principe Filippo. Il giornale definì quanto accaduto “una grave ingerenza rispetto al principio della giustizia trasparente”. Una questione da non sottovalutare, visto che in Gran Bretagna è tuttora aperto il dibattito sulla liceità della segretezza dei testamenti reali. Una riservatezza non applicabile alle ultime volontà dei normali cittadini. I giudici inglesi, però, non hanno voluto sentire ragioni: come riporta il Mirror, il 29 luglio 2022 hanno ribadito “l’eccezionalità” delle circostanze, precisando che le ultime volontà del principe Filippo dovranno rimanere segrete per evitare “una tempesta mediatica”. Il caso “non richiedeva che i media fossero informati dell’udienza” o che avessero voce in capitolo sull’intera vicenda.

Il commovente gesto della Regina: in pubblico col bastone di Filippo

I giudici hanno anche sottolineato: “L’udienza si è tenuta in un momento molto delicato per la Sovrana e la sua famiglia e quegli interessi non sarebbero stati tutelati se ci fossero state udienze protratte nel tempo e riportate dalla stampa, invece di una singola occasione in cui venivano pubblicate tutte le ragioni di quanto stabilito”, aggiungendo: “Ѐ vero che anche la legge va equamente applicata anche alla royal family, ma ciò non significa che la legge produca gli stessi esiti in tutte le situazioni. Le circostanze sono, come abbiamo detto, eccezionali. Non siamo convinti che vi sia uno specifico interesse pubblico a conoscere in che modo vengono distribuiti i beni della royal family”. Dunque nulla è cambiato rispetto alla decisione presa dall’Alta Corte di Londra lo scorso anno. Inoltre, anche quando i 90 anni saranno trascorsi, la royal family potrà scegliere di aprire il testamento in privato.

Dagli scandali alle accuse di razzismo: un anno senza Filippo. Francesca Rossi il 15 Aprile 2022 su Il Giornale.

Il primo anno senza il principe Filippo, fra drammi familiari, scandali e accuse di razzismo che non hanno piegato la forza di volontà della Regina.

È già passato un anno dalla morte del principe Filippo, il 9 aprile 2021. Per la regina Elisabetta sono stati 12 mesi intensi, pieni di eventi difficili. La situazione più complicata da gestire è stata lo scandalo che ha coinvolto il principe Andrea. Sua Maestà ha superato tutti gli ostacoli con incredibile caparbietà, lottando per l’avvenire della Corona, anche quando questo ha comportato una reazione dura, che non lasciasse spazio ai suoi sentimenti di madre e di nonna.

Un anno senza Filippo

“La parte più difficile del funerale?...Non poter abbracciare Sua Maestà”. Così Peter Phillips, figlio della principessa Anna, ha ricordato ai microfoni della Bbc l’ultimo saluto al duca di Edimburgo, il 17 aprile 2021, aggiungendo: “Tutti hanno visto mia nonna in chiesa, lontana dagli altri. È stato molto triste…i nostri pensieri erano tutti per lei. Mio nonno…aveva una grande influenza su tutti i membri della royal family”. Anche la regina Elisabetta ha ribadito il ruolo centrale del duca nella sua vita, in occasione del primo discorso di Natale dopo la sua morte: “…Per tutto il tempo è stato una guida costante. È stato, molto semplicemente, la mia forza…”. Al punto che, spiega Phil Dampier, “[il principe Filippo] non avrebbe mai voluto vederla in lutto, seduta a piangere come fece la regina Vittoria per Alberto…Sono sicuro che prima di lasciarla le abbia detto di godersi ciò che è rimasto della sua vita”. Ipotesi ribadita al Daily Mail da Richard Kay, il quale sostiene che tra la Regina e il marito vi fosse “un patto segreto…chi di noi rimarrà può piangere, ma non troppo a lungo, per poter godere della vita. I due avevano discusso di come l’uno avrebbe reagito senza l’altro accanto e hanno concluso che le lacrime non sarebbero dovute durare troppo, per lasciare spazio alla vita”.

Scandaloso Andrea

Forse il colpo più violento alla monarchia, dopo la morte di Filippo, lo ha inferto il principe Andrea con le accuse di molestie da parte di Virginia Giuffre. I tabloid si chiedono se il duca di York sia ancora il “figlio prediletto” di Sua Maestà. La risposta non è univoca. Tra i due esiste un legame tra madre e figlio che si fonde con quello tra sovrana e suddito. La regina Elisabetta avrebbe contribuito al pagamento della “donazione” alla Giuffre, con cui Andrea ha evitato il processo e i Windsor un ulteriore scandalo in concomitanza con il Giubileo di Platino. Anzi, l’idea dell’indennizzo sarebbe arrivata proprio dalla monarca. Ma è stata sempre lei a privare il duca del trattamento di altezza reale, dei gradi militari, dei patronati, relegandolo a vita privata. Una contraddizione? No. Come Regina Elisabetta II ha agito esclusivamente per preservare la Corona. Come madre le cose si complicano. Il Town and Country Magazine scrive: “Dietro le porte del Palazzo…il legame tra la Regina e Andrea rimane forte…un insider ha detto che di recente [il duca] ha fatto visita regolarmente alla regina”. L’esperto Richard Kay ha aggiunto: “…Non rilevo ciò che si legge sui tabloid, ovvero che [la monarca] si rivolterà contro di lui…Andrea occupa ancora un posto speciale nel cuore della Regina”.

Critiche alla sovrana

La presenza, lo scorso 29 marzo, del principe Andrea sottobraccio alla sovrana, lungo la navata dell’Abbazia di Westminster, poco prima dell’inizio del Service of Thanksgiving, è diventata un caso. Non è chiaro se la sovrana abbia deciso di farsi accompagnare da Andrea o se, come dice l’Express, questi l’abbia “manipolata”: il duca, sostiene il tabloid, avrebbe dovuto compiere con lei solo il tragitto in Bentley. Poi Sua Maestà sarebbe stata affiancata da David Hoyle, il decano di Westminster. Invece appena scesi dall’auto, come si vide in un video, Andrea non lascia il braccio della Regina: “[Il principe] è riuscito a convincere la madre a dargli un’altra possibilità. Crede di poter tornare alla vita pubblica dopo l’imbarazzo causato ai parenti”, dice un insider. Ma la riabilitazione non sarebbe credibile e, soprattutto, è osteggiata da Carlo e William. Richard Pohle, unico fotografo scelto per immortalare la funzione, ha dichiarato al Times che, in un primo momento, gli sarebbe stato vietato di fare foto finché la sovrana non avesse preso posto (forse per non fotografare il duca di York? O per non sottolineare le difficoltà di movimento della Regina?). Poco prima della cerimonia Pohle avrebbe scoperto che sarebbe stato Andrea a scortare la madre fin dentro la chiesa. Così avrebbe spiegato allo staff di Palazzo che “doveva assolutamente immortalare” l’evento. Permesso concesso all’ultimo. Ciò farebbe pensare che il ruolo centrale di Andrea non sia stato improvvisato. Il mistero rimane.

“Le bravate” di Harry e Meghan

Dalla Megxit in poi Harry e Meghan hanno causato non pochi grattacapi alla regina Elisabetta. “Bravate”, le etichetta Phil Dampier, come l’intervista a Oprah, in cui Meghan Markle ha rivelato che Archie sarebbe stato oggetto di frasi razziste pronunciate da un misterioso membro dei Windsor. Dichiarazioni scioccanti andate in onda appena un mese prima della morte di Filippo e di cui non si sa quanto il principe consorte fosse consapevole. Date le sue già precarie condizioni di salute, la famiglia lo avrebbe tenuto all'oscuro di gran parte delle rivelazioni. Poi c’è l’autobiografia “esplosiva” in cui Harry ha garantito di voler raccontare la sua storia “non da principe, quale sono nato, ma da uomo, quale sono diventato”. Un libro che avrebbe tra i suoi bersagli principali Camilla Shand. Il principe ha anche compiuto una tremenda gaffe non presentandosi alla cerimonia in omaggio al nonno. Nessuno sa se il motivo dell’assenza sia nell’imbarazzo causato dall’autobiografia o dalla diatriba nata tra il principe e l’Home Office a causa della scorta ritirata ai Sussex la scorsa estate. Al Sun Angela Levin ha detto senza giri di parole: “Harry è cambiato…è pieno di risentimento” e la presunta scusa della security è “patetica”. La regina Elisabetta, pur desolata da questo comportamento, sarebbe ancora più addolorata per un altro motivo: non ha ancora conosciuto di persona Lilibet Diana. Il biografo reale Brian Hoey ha rivelato all’Express: “Ho sentito da persone che conosco, all’interno della Casa Reale, che Elisabetta vuole disperatamente conoscere Lilibet, poiché per ora l’ha vista solo attraverso le videochiamate…”. Chissà se questo incontro avverrà durante il Giubileo di Platino. Elisabetta II sa che potrebbe essere il primo e l’ultimo e avrebbe paura di perderlo.

Gli alleati della sovrana

Per fortuna la regina Elisabetta può contare sulla presenza dei Cambridge, del principe Carlo e di Camilla. Il tour nei Caraibi di William e Kate è stato fallimentare sotto il profilo politico, bollato come “colonialista”. Di questo i duchi non hanno colpa. Il loro incontestabile fascino si è infranto contro il desiderio dei popoli di Belize, Giamaica e Bahamas di diventare repubbliche, seguendo il recente esempio di Barbados. La regina Elisabetta non può opporsi a questo cambiamento, che neppure William e Kate hanno saputo impedire con la loro freschezza e l’atteggiamento alla mano. Per quanto riguarda la successione al trono, invece, Clive Irving ritiene il principe di Galles "inadatto” al ruolo che lo attende. Non sappiamo cosa ne pensi la sovrana, ma di certo non ha alcun potere di cambiare le regole. Il 42% dei britannici, secondo un sondaggio dell’Ipsos, vorrebbe che Carlo, una volta salito al trono, abdicasse in favore di William, ma è improbabile che ciò accada. Inaspettatamente la sovrana può contare sull’aiuto discreto di Camilla Shand. Negli ultimi anni Elisabetta II deve aver rivalutato la nuora, tanto da auspicare, nel discorso dell’Accession Day, lo scorso 6 febbraio, che “Camilla sia riconosciuta come Regina Consorte”. Un augurio che rappresenta anche una sorta di testamento spirituale della regina Elisabetta.

Problemi di salute

Dal 20 ottobre 2021, data del ricovero della sovrana al King Edward VII Hospital, la preoccupazione dei media nei confronti del suo stato di salute è aumentata. Sua Maestà ha dovuto progressivamente rinunciare alle sue grandi passioni, come le passeggiate a cavallo o con i corgi, la televisione accesa fino a notte fonda, l’alcol, gli impegni gravosi. Lei stessa ha ammesso, durante il discorso d’apertura alla Cop26, lo scorso ottobre. “Nessuno di noi vivrà per sempre”. La sovrana sarebbe diventata più fragile, soprattutto dopo aver contratto il Covid, come annunciato dal Palazzo lo scorso 20 febbraio. Questa debolezza, unita alla notizia di un presunto utilizzo, in privato, della sedia a rotelle, avrebbe portato la monarca a scegliere di abbandonare Buckingham Palace per terminare il suo regno nel più raccolto Castello di Windsor. “Questo virus causa un’enorme spossatezza, non è vero? E la cosa più difficile è non poter visitare i propri parenti”, ha confessato la regina Elisabetta durante il tour virtuale del nuovo reparto, che porta il suo nome, del Royal London Hospital. Forse il tempo ha piegato il corpo di Sua Maestà, ma non la sua mente e il suo spirito: “[La sovrana possiede] straordinarie riserve di resilienza, abbinate a un inflessibile senso del dovere”, ha detto Richard Kay. Opinione condivisa con Phil Dampier: “A 95 [Elisabetta II] ha un entusiasmo tale da rendere ogni giorno un’avventura”.

Filippo, devoto e svagato con The Queen per 70 anni le gaffe? Strategia. Maria Luisa Agnese su Il Corriere della Sera il 12 Aprile 2022.

Quando, in viaggio ufficiale in Australia, interrogò alcuni aborigeni diventati imprenditori: «Ma tirate ancora lance?» 

«Sembrava un giovane vichingo, molto biondo, spavaldo e bello. Poteva far palpitare il cuore a tutte»: la profezia di Lady Kennard, una cugina di Filippo di Edimburgo, si avverò alla massima potenza e il cuore della giovanissima teenager che era allora Elisabetta d’Inghilterra, alla vista del cadetto della Marina Filippo allora diciottenne cominciò subito a palpitare. Lo amò da tredicenne e non smise mai, un amore anomalo per una regina obbligata a scegliere secondo ragion di Stato anche in faccende di cuore. E invece Elisabetta ha sparigliato subito, si sarebbe chinata a tutte le ragion di Stato ma non a quella, dichiarò. E suo padre, il re quasi borghese Giorgio VI, l’accontentò con un matrimonio allegro che, per quanto segnato ancora dalle penurie della guerra appena finita, fu il primo sposalizio mediatico del ‘900, ripreso dalla Bbc e diffuso nel mondo.

Lui, eroe della marina inglese, girava l’Europa da vagabondo di lusso fra nobili di seconda linea e svaghi da marinai. Era arrivato a Parigi a 18 mesi in una cesta arancione, nato a Corfù da una coppia subito separata che poteva pretendere ai troni di Grecia e Danimarca (Andrea di Grecia e Alice di Battenberg) e che invece fu costretta all’esilio dai nuovi venti poco monarchici. E lui, che di sangue inglese ne aveva pochissimo, trovò una specie di corona proprio alla corte d’Inghilterra. Anche se faticò a ritagliarsi un posto a corte con le sue idee spesso innovative, per esempio quella di comunicare una monarchia più friendly, come nel documentario Bbc del 1969, dove secondo suo suggerimento si vedeva la Royal Family nella quotidianità.

Puntualmente boicottato a corte, fu programmato una volta e poi sparì per ricomparire in The Crown. Chiacchierato per le sue evasioni sentimentali, il principe Filippo imparò a stare tre passi indietro alla regina ma non si rassegnò mai del tutto al ruolo di comprimario. Si sfogava dicendo quello che pensava. La fama di gaffeur, il talento per dire la cosa sbagliata al momento sbagliato, diventò quasi strategia politica, una specie di processo di individuazione e affermazione all’interno di una corte ostile condotto in porto prima - e con più successo - della nuora capricciosa. E durato tutta la vita. Erano provocazioni politically scorrect (anche se per lui era sense of humour ), famosa la frase «Se restate vi verranno gli occhi a mandorla» con cui si rivolse a un gruppo di studenti britannici in Cina. O quella con cui interrogò alcuni imprenditori aborigeni in Australia: «Tirate ancora lance?».

Ma Filippo è rimasto sempre molto solidale con quella sua Elisabetta che aveva amato e poi anche molto consigliato dietro le quinte. E il matrimonio - capolavoro elisabettiano - è durato più di 70 anni. Insieme han governato sui disastri familiari e quelli pubblici, fino a quando, dopo 65 anni di servizio, il principe Filippo è andato in pensione nel 2017. Quando è morto, il 9 aprile di un anno fa, lei lo ha salutato a ciglio asciutto come sa fare una regina. Ma con cuore affranto, chiusa nella sua solitudine fra le panche della cappella di Windsor. Lui aveva voluto una sobria bara su una Land Rover adibita a carro funebre open air. Tutto in diretta tv: davanti a 13 milioni di inglesi.

L’addio di Elisabetta alla sua Roccia. La morte di Filippo, un anno fa. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 9 Aprile 2022.

Dopo la commemorazione con reali da 16 Paesi, il 29 marzo scorso, oggi l’anniversario privato. Ai riti che precedono la Pasqua saranno Carlo e Camilla a sostituirsi alla regina. 

La regina è a Windsor, con i suoi pensieri di una vita legata a quella di Filippo. Oggi, primo anniversario della morte del duca di Edimburgo, per Elisabetta II sarà un giorno privato, intimo, dopo la commemorazione ufficiale una settimana fa all’abbazia di Westminster con reali da 16 Paesi, dalla Danimarca alla Grecia, dalla Spagna a Monaco.

Anche la famiglia di Filippo oggi è impegnata nella gestione del lavoro della Firm, la Ditta dei Windsor: la principessa Anna in tour (per il Giubileo di Platino) in Australia. Tra una settimana alla cerimonia del Maundy Service, che precede i riti di Pasqua, l’annuncio che Her Majesty si farà sostituire dall’erede Carlo con Camilla, sempre più presente dopo la “benedizione” di Elisabetta a febbraio. La sostituzione, per risparmiare stress e fatica alla regina più fragile ma determinata a festeggiare a giugno il Giubileo.

Così il ricordo del principe oggi è affidato dalla regina alle parole che invitano a riflettere del poeta britannico Simon Armitage. E a un carosello di immagini scelti dalla sua Lilibet per ricordarlo, in cui rivivono le passioni del principe “dinamo”: fra i Pinguino ai Poli, mentre pilota un aereo, il sì nel 1947 e le ultime foto assieme nella natura della Scozia. Una passione condivisa.

Otto giorni dopo l’addio al marito con il quale aveva trascorso 73 anni della sua vita, nel 2021 la regina aveva dato l’ultimo saluto a Windsor nella cappella di San Giorgio. Sola, fra i banchi del coro ligneo, per le regole di isolamento della pandemia.

Philippos Schleswig-Holstein-Sonderburg-Glücksburg, una vita che ha attraversato la storia del Novecento. Una vita iniziata sul tavolo del soggiorno della residenza aristocratica di Mon Repos, costruita nel 1824 e affacciata sulla natura selvaggia di Corfù, inebriata dal profumo del mare e degli ulivi.

A Westminster Abbey il 29 marzo scorso invece con lei in prima fila i figli, Carlo, Anna, Edoardo e anche Andrea, nonostante l’ultimo scandalo dei Windsor. E poi nipoti e bisnipoti. Adesso per Elisabetta lo sguardo è proiettato verso giugno: l’attende dal 2 al 5 giugno il solenne festeggiamento del Giubileo di Platino, prima sovrana a raggiungere i 70 anni di regno. Il primo Giubileo senza la sua Roccia.

Chi era Andrea di Grecia, il padre assente del principe Filippo. Settimo figlio di re Giorgio I di Grecia, il principe Andrea è stato un ragazzo brillante e un soldato valoroso. Ma con la famiglia non ha dato il meglio di sé. E, tra amanti e battaglie, per il figlio Filippo non c'è mai stato. ANNALISA MISCEO il 10 aprile 2022 su vanityfair.it.

L’amatissimo marito della regina Elisabetta, il principe Filippo, si firmava con il cognome Mountbatten, quello che aveva adottato il nonno materno, tedesco naturalizzato inglese. E per tutti è, anche oggi che non c’è più, il duca di Edimburgo. Ma quando nacque, a Corfù il 10 giugno 1921, Filippo aveva il titolo di principe di Grecia e Danimarca.

Suo padre era infatti il principe Andrea di Grecia, settimo figlio del re Giorgio I di Grecia. Destinato a non salire mai sul trono, aveva un ruolo piuttosto defilato nella vita della famiglia reale, ed è rimasto una figura piuttosto sbiadita anche per gli appassionati di vicende royal. 

Se infatti Alice di Battemberg, l’enigmatica mamma di Filippo, è diventata familiare al grande pubblico grazie alla serie The Crown che ne ha dipinto un affascinante ritratto nella terza stagione, di Andrea di Grecia si è sempre detto e scritto molto poco. Anche perché nella vita del figlio Filippo non è stato molto presente.

In realtà, fin dalla più tenera età, Andrea sembra smentire il futuro da gregario cui è destinato. È un ragazzo deciso, brillante, studioso. Padroneggia perfettamente inglese, francese, danese e russo, oltre al natio greco che è l’unica lingua che accetta di parlare in famiglia. Dal carattere forte e dalla tempra decisa, la carriera militare che era prevista per lui fin dalla nascita sembra calzargli a pennello. E infatti frequenta con successo l’accademia militare di Atene per entrare come ufficiale nell’esercito a soli 19 anni, nel 1901.

L’incontro con la futura moglie avviene l’anno successivo a Londra: è amore a prima vista. Alice, figlia del principe Louis di Battenberg e della principessa Vittoria d’Assia, bis nipote della regina Vittoria, è di una bellezza disarmante. Lui non è altrettanto affascinante, eppure è lei quella che s'innamora follemente. 

Si scrivono regolarmente lunghe lettere per mesi e si sposano nel 1903 in Germania, con un matrimonio sontuoso che segue tre riti: quello civile, quello luterano, e quello greco ortodosso. Sontuosi sono anche i regali degli ospiti (vale a dire tutto il Gotha europeo) tra cui spicca una tiara, ricevuta dallo Zar, del valore di oltre 14 milioni di dollari, che sarebbe poi stata trasformata nell'anello di fidanzamento donato da Filippo alla fidanzata Elisabetta.

I figli arrivano presto: Margarita, Theodora, Cecilia, Sofia e infine Filippo, il più piccolo. Sembra che debbano coronare un amore da fiaba, ma Andrea è votato alla carriera e poi non è proprio quel che si dice un marito fedele. A peggiorare le cose ci si mette anche la Storia, quella con la S maiuscola. Nel 1913 il re Giorgio I è assassinato e il figlio Costantino gli succede sul trono. La Prima guerra mondiale è alle porte e ben presto la situazione precipita. Essendo cognato del Kaiser Guglielmo, Costantino si dichiara neutrale e Andrea, che fa avanti e indietro con il Regno Unito, è accusato di spionaggio in favore della Germania. Intanto scoppia la Rivoluzione Russa e i venti bolscevichi soffiano anche in direzione dei Balcani. Il re Costantino abdica in favore del figlio Alessandro e lascia Atene.

Anche Andrea e la sua famiglia lasciano la Grecia e si rifugiano in Svizzera, ma, finita la Grande Guerra, la Grecia entra in conflitto con la Turchia. È una disfatta e nel 1922 Andrea, che aveva combattuto dopo essere rientrato dalla Svizzera, è costretto di nuovo all’esilio. Sono anni in cui non si allontana solo dalla patria ma anche, sempre di più, dalla sua famiglia. 

La moglie, che si consolava delle continue assenze del marito con le opere di carità, scopre la fede. Mentre lui, che nel frattempo si è stabilito a Parigi, si gode gli Anni Ruggenti tra amanti e maîtresse. Ma è quando Alice viene internata in manicomio nel 1930 che la famiglia si disgrega completamente: le figlie maggiori si sposano e vanno tutte a vivere in Germania con i loro mariti tedeschi (e nazisti), e il piccolo Filippo viene mandato in Scozia, nella severissima Gordonstoun School a farsi le ossa. Non si riuniranno più tutti insieme fino al funerale di Cecilia, morta in un incidente aereo nel 1937.

A quell’epoca, il principe Andrea ha già trovato un’altra donna, la contessa Andrée de la Bigne, con la quale è andato a vivere in Costa Azzurra: è ancora legalmente sposato con Alice, ma sta per scoppiare un’altra guerra e sono tempi in cui gli scandali appaiono meno gravi. Non se ne fa un problema nemmeno con i figli, che lascia a combattere su fronti opposti: Filippo per la marina britannica e i suoi cognati per Hitler.

Non li vedrà praticamente più fino alla morte sopraggiunta nel 1944. Al figlio Filippo lascerà solo il suo anello con sigillo e un debito di oltre 17mila sterline.

·        Carlo.

Luigi Ippolito per corriere.it il 9 dicembre 2022.

Una delle scrittrici più amate dal pubblico italiano, la cui narrativa è radicata nella sua Sicilia natìa, è in realtà un’avvocata londinese: «Sono venuta qui a 23 anni, ho visto mezzo secolo di mondo britannico — racconta Simonetta Agnello Hornby nella sua casa arredata di libri e mobili antichi, alle spalle della cattedrale cattolica di Westminster —. Londra è la mia seconda città , dove probabilmente morirò: e mi fa piacere morirci». Alla capitale britannica la Agnello Hornby ha dedicato un libro, «La mia Londra», passeggiate ideali lungo la metropoli sul Tamigi: e ce la si può facilmente immaginare mentre attraversa le strade fra Buckingham Palace e St James Park, con la sua figura minuta, il passo svelto e nervoso.

«La mia Londra è quella dell’arte, la bellezza di Londra per me sono i musei», spiega. Ma è il presente che la rattrista: «Londra ha avuto un momento di grande fulgore quando era nell’Unione europea, si veniva tutti qui, era chic: questo è finito, è una città seccata, una capitale con politici fra i peggiori che ho visto in cinquant’anni. Gli inglesi lo sanno e se ne vergognano, si arrabbiano: non li vedo allegri, nei musei vedo pochi giovani. 

Londra è in un momento in cui sta cercando di assorbire il brutto, di digerirlo, dopo di che puoi cominciare ad andare avanti di nuovo: ma come? Da sola non può farlo. La bellezza di quando era nella Ue è che qui arrivava di tutto: gli inglesi accettano, sono generosi, danno possibilità. Arrivavano ragazzi italiani per mettere su un baretto: sarebbe più complicato per un ragazzo inglese mettere su un baretto a Palermo, a cominciare dal pizzo...». 

Ma è tutto l’orizzonte futuro che le appare fosco: «Per me la più grande tragedia, che spero non avvenga, è quella della rottura totale del Regno Unito. Non ho mai pensato che fosse possibile, ora penso che è probabile, perché stupidamente gli scozzesi vogliono essere indipendenti: dico stupidamente perché sarebbe la loro morte. La Gran Bretagna si sta restringendo, molto, è diventata una piccola Inghilterra: le gente lo sa, a volte lo nega, a volte ne è addolorata, ma era inaspettato». In questi decenni la scrittrice siciliana è stata testimone di grandi metamorfosi: ma ciò che la colpisce di più è quella dello stile. 

«Quando sono arrivata, la gente era vestita “da Londra” — racconta — per cui vestiti scuri, tutto entro i limiti del popolo inglese, che non sapeva mai che tempo faceva e soprattutto con la gente che non doveva dare nell’occhio. La grande rivoluzione è stata Mary Quant, per la minigonna ma anche per i suoi negozi: è una benefattrice degli inglesi, ha dato alle donne la possibilità si sentirsi sexy e attraenti senza spendere tanto, tutto quello che faceva costava poco. Anche se questo non è un popolo elegante: noi siamo molto più attenti, qui c’è il caos. Poi il punk ha aperto questa corsa al cattivo gusto: potrò offenderli da morire, ma gli inglesi non hanno gusto nel vestire, c’è solo un sistema che ti dice cosa metterti».

Da attenta osservatrice dei costumi, la scrittrice sostiene che gli inglesi «sono un popolo di estremi. Me lo diceva sempre mio marito: siamo un popolo rozzo, è venuto Giulio Cesare, ma il lavoro ancora non l’ha fatto. E questo detto da un inglese che parlava il latino». Secondo lei a contraddistinguerli «c’è questo senso del limite o dell’assenza di limite: a Palermo invece nessuno ti dice come ti devi comportare, sai che devi adattarti a quello che c’è, che è totalmente diverso. In più qui hanno il bere, che ti leva tutte le inibizioni e allora fai quello che vuoi».

La Agnello Hornby è anche una esperta di gastronomia, ha dedicato libri alla cucina e condotto programmi televisivi, ma anche su questo piano l’Inghilterra non la impressiona più di tanto: «La cucina inglese era ottima — spiega — all’epoca di Enrico VIII: poi c’è stato un veloce degrado, forse perché non volevano imparare dagli altri. C’è questo senso di inferiorità e allo stesso tempo di superiorità dei britannici, che avranno sempre, perché non solo è un’isola, ma è fatta di gente diversa. Della cucina inglese, a parte il roast beef e i pudding, che sono ottimi, non c’è altro».

Il lavoro di avvocata, impegnata nella difesa delle donne e dei minori, ha portato Simonetta Agnello Hornby a contatto con tutti gli strati della società britannica: famiglia reale inclusa. E fra i suoi incontri in questi anni c’è stato anche il futuro re Carlo: «L’ho conosciuto nella sua residenza, a Clarence House — racconta la scrittrice — durante un ricevimento per un gruppo di persone dei Caraibi, di una società di beneficenza: siccome erano amici miei, mi avevano invitato.

Mi portano in una stanzetta privata dove eravamo otto persone, di cui ero l’unica bianca. Quindi arriva il principe con uno dei suoi ciambellani, che lo presenta: si ferma da me e comincia a farmi domande. Ma capisco che lui crede che io faccia parte del gruppo: allora rispondo e invento. Lui continuava a farmi domande e io inventavo cifre: non ci siamo mai divertiti tanto». 

Tuttavia l’impressione che è rimasta nella Agnello Hornby non è delle migliori: «Non mostrava nessun vero interesse, era il suo mestiere, mi sembrò di una tale tristezza, come se fosse un bambino: chiedeva “da quanti anni”, “in quanti Paesi”, non chiedeva cosa avete fatto, cosa organizzerete.... Era tutto a numeri. Mi ha fatto una gran pietà: questo povero disgraziato passa la vita ad avere riunioni così, con organizzazioni di cui sa poco. Mi ha fatto tristezza».

E ora che è re, Carlo le ispira ancora meno simpatia: «Adesso è perfino più costretto nel ruolo, anche se dovrebbe essere nel suo momento di più grande gloria. Ma lo abbiamo visto quando ha firmato, ha avuto uno scatto: è un irritato, un inasprito, un uomo che ha aspettato troppi anni per quello che voleva, per sposare Camilla, per diventare re. A lui è stato negato scegliere quello che poteva fare: mi fa pena, anche se gli piace essere prigioniero. Se avesse avuto senno avrebbe dovuto abdicare a favore del figlio e fare quello che voleva con Camilla. Non è un uomo di grande intelligenza: ma questo non lo si chiede alle famiglie reali, se no abdicherebbero!».

Carlo, primo re ambientalista, ha un debole pericoloso per le pseudoscienze. E usa il jet. Anna Meldolesi e Chiara Lalli su Il Corriere della Sera il 30 Ottobre 2022.

Un tradizionalista amante della caccia alla volpe (finché non è stata bandita) rappresenta il vecchio o il nuovo? 

Questo doppio articolo, pubblicato su «7» in edicola il 28 ottobre fa parte della rubrica«Due punti». Intesi come due punti di vista che qui troverete pubblicati online in sequenza: prima l’articolo di Anna Meldolesi, poi quello di Chiara Lalli. Buona lettura

ANNA MELDOLESI

Nei decenni trascorsi da principe, il neo sovrano ha inanellato una lunga serie di contraddizioni. Fa campagna per il clima senza rinunciare a spostarsi con l’aereo privato, è allergico al metodo scientifico e si oppone a tecnologie potenzialmente utili mentre loda le medicine alternative e l’esoterismo della biodinamica. Continuerà a fare l’attivista anche sul trono? Non è mai stato simpatico agli ammiratori di Diana e nemmeno agli scienziati. In effetti nel corso della sua vita Carlo III non ha trattato le evidenze scientifiche meglio di come si sia comportato con la prima consorte. Con i climatologi se la cava abbastanza, perché fa campagna contro il riscaldamento globale, anche se emette CO2 in quantità con i voli privati. I medici però non gli perdonano l’attività di lobbying a favore delle medicine alternative. I genetisti non dimenticano i suoi allarmismi sugli Ogm.

Il fatto di essersi dichiarato antilluminista, poi, ha sconcertato tutti. Che libertà di azione avrà ora che è sul trono? Secondo i media britannici la premier Liz Truss gli avrebbe chiesto di non andare alla prossima conferenza sul clima che si terrà a Sharm el-Sheik a novembre. E in generale ci si aspetta che da re avrà maggiore influenza negli incontri a porte chiuse che nella pubblica arena. Anni fa una meritoria inchiesta del Guardian svelò un quadro di continue pressioni da parte dell’allora principe sulla politica che, per fortuna, hanno sortito scarsi effetti. Eppure c’è chi in queste settimane ha dipinto Carlo come un ambientalista illuminato in anticipo sui tempi, riproponendo estratti dei suoi discorsi sulla natura, tenuti dal 1968 in poi. È l’arte del cherry picking, che consiste nel selezionare citazioni ad hoc, cogliendole come ciliegie dall’albero. Ma se uno degli ingredienti chiave dell’ambientalismo moderno è la scienza - perché nessuna azione può rivelarsi efficace se non è basata sui dati - allora Carlo non è affatto moderno.

UN TRADIZIONALISTA AMANTE DELLA CACCIA ALLA VOLPE (FINCHÉ NON È STATA BANDITA) RAPPRESENTA IL VECCHIO O IL NUOVO?

Lontano anni luce da Greta Thunberg, molto più affine a Vandana Shiva (secondo il Financial Times negli Highgrove Gardens tiene una statua della pensatrice indiana, che sarà pure iconica ma è screditata dal punto di vista scientifico). La giustizia sociale è un’altra colonna dell’ambientalismo moderno. E allora, come si conciliano i privilegi reali con la sostenibilità? Un tradizionalista amante della caccia alla volpe (finché non è stata bandita) rappresenta il vecchio o il nuovo? L’attuale sfida ambientale è così impegnativa che avremo bisogno di tecnologie innovative, dalla ricattura del carbonio all’editing genomico delle piante (che sicuramente non piace a Carlo, paladino dell’agricoltura biologica senza se e senza ma).

Va detto, comunque, che il libro manifesto del suo pensiero ( Harmony: a new way of looking at our world) ha venduto meno di quindicimila copie. Ed è emblematico che Nature nel 1990, dopo una sua improvvida sortita di fronte alla Royal Society of Medicine, abbia pubblicato un editoriale intitolato “Monarchia alternativa”. Il messaggio era: non possiamo impedire al principe di dire sciocchezze, proviamo a prenderlo meno sul serio.

RE CARLO E’ UN ESTIMATORE DI STEINER, CHE FONDÒ LA BIODINAMICA. SECONDO UNA PROPOSTA DI LEGGE (BLOCCATA) CHE VORREBBE REGOLAMENTARE QUESTA DISCIPLINA, PER LIBERARSI DEI TOPI BISOGNA CATTURARNE UNO (DI CAMPO) E SPELLARLO

CHIARA LALLI

«È per me un grande piacere contribuire con qualche pensiero alla cerimonia di apertura per l’associazione per l’agricoltura biodinamica». Il mio discorso preferito di Re Carlo è il messaggio che ha inviato nel 2016 all’associazione per l’agricoltura biodinamica. Non tanto per quello che dice in quei due minuti - anche se in effetti «aspetto sacro della natura» e «siamo diventati prigionieri di quel riduzionismo basato sulle prove» (che?) non sono male - ma perché la biodinamica è una delle mie stramberie preferite. Ovviamente «è stato motivo di grande orgoglio per i cultori dell’agricoltura biodinamica il videomessaggio inviato dal principe Carlo di Inghilterra al convegno “Per l’economia della terra - la nostra casa comune”» (RaiNews, 28 febbraio 2016).

IL MISTERO DEL “QUANTO DI SOSTANZA DI UNA VACCA” E L’USO DI PAROLE SENZA SENSO: L’ANTROPOSOFIA È SOLO IL PRIMO PASSO PER AVVENTURARSI NELLA MEDICINA E NELL’AGRICOLTURA ESOTERICHE

Per apprezzare la biodinamica dobbiamo tornare al suo inventore, Rudolf Steiner, che insoddisfatto della teosofia fonda l’antroposofia . Disciplina poliedrica e molto fantasiosa, l’antroposofia è solo il primo passo per avventurarsi nella medicina e nell’agricoltura esoteriche - che evolverà poi nella biodinamica. Ecco come la de finisce l’associazione: «L’Agricoltura Biodinamica è una metodologia agricola fondata su solide conoscenze scientifiche, anziché su accidentali constatazioni tecnologiche». Solide conoscenze scientifiche. Cioè? «Paradossalmente il quanto di sostanza presente in una vacca e nella terra che la sostiene è pressoché lo stesso». Se non avete capito non è colpa vostra ma della scarsa familiarità con le leggi della biodinamica, che richiedono un po’ di allenamento alle parole d’ordine e il superamento del senso di estraniamento per accostamenti di parole che insieme non hanno molto senso. È il fascino seduttivo della messa in latino, dell’esoterico e dell’occulto.

Per apprezzare ancora meglio il mistero e il quanto della vacca, dobbiamo aggiungere che qualche mese fa stavamo per approvare una legge sulla agricoltura biodinamica - mentre ancora mugoliamo «ma gli ogm saranno sicuri?» O che il rimedio per liberarsi di eventuali infestazioni di topi è: catturate un topo abbastanza giovane e spellatelo per recuperarne la pelle. (Ci sono sempre abbastanza topi, ma devono essere topi di campo se volete fare questo esperimento). Ma dovete ottenere la pelle quando Venere è nel segno dello Scorpione. Così facevano gli antichi saggi, che mica erano stupidi con la loro “scienza istintiva”! Pensate che lo abbia inventato? Magari avessi questa fantasia. È la sesta lezione che Steiner ha tenuto il 24 giugno 1924. Se volete far crescere il ficus di casa o l’orto cantando e facendo riti strani, nessuno ha niente da obiettare. Ma lasciate stare le conoscenze scientifiche. Che poi mica tutto deve essere scientifico.

Un complotto tra Carlo e Major? Ira e smentite contro «The Crown». Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera il 16 Ottobre 2022 

Nella nuova stagione il tentativo di far abdicare Elisabetta. L’ex premier: sciocchezze 

Dominic West nei panni del principe Carlo nella quinta stagione di «The Crown»

Un ex primo ministro che scende in campo contro una serie tv: tale è la sensibilità per la monarchia in Gran Bretagna, che l’ex premier conservatore John Major si è sentito in dovere di smentire «The Crown», lo sceneggiato sui reali targato Netflix. Perché il momento è particolarmente delicato, con un nuovo re che muove i primi passi come sovrano: e dunque le insinuazioni di «The Crown» rischiano di essere particolarmente destabilizzanti.

Nella quinta serie, che andrà in onda a novembre, si vede Carlo complottare per far abdicare la regina e installarsi lui sul trono. L’allora principe di Galles è confortato da un sondaggio che mostra il 47 per cento del pubblico a favore dell’abdicazione: dunque Carlo, nella fiction televisiva, interrompe una vacanza con Diana e i figli per rientrare a Londra, dove convoca a colloquio l’allora primo ministro John Major, intimandogli di mantenere il segreto sulla loro conversazione.

Carlo fa capire a Major che la monarchia dovrebbe seguire l’esempio del partito conservatore, che si è appena disfatto di Margaret Thatcher. Il principe traccia un parallelo fra se stesso ed Edoardo VII, il figlio della regina Vittoria che era rimasto per quasi 60 anni nella condizione di erede al trono: «Che peccato, che spreco — dice il Carlo televisivo, nell’episodio intitolato “La Sindrome della Regina Vittoria” — che la sua voce, la sua presenza, la sua visione non fossero state incorporate prima. Sarebbe stato un bene per tutti».

Una serie di illazioni che hanno provocato la reazione immediata di Major (quello vero): «Nessuna delle scene descritte è accurata in alcuna maniera — ha detto un suo portavoce —. Sono finzione, pura e semplice. Non c’è mai stata alcuna discussione fra Sir John e l’allora principe di Galles riguardo una possibile abdicazione della regina Elisabetta — nè un simile argomento improbabile e inappropriato è stato mai sollevato dall’allora principe di Galles (o da Sir John)». In conclusione, l’episodio di «The Crown» viene bollato come «null’altro che una dannosa e malevola finzione. Un mucchio di sciocchezze».

E in realtà la questione della veridicità della serie Netflix ha già in passato sollevato ampie polemiche in Gran Bretagna: il Mail on Sunday aveva lanciato una campagna l’anno scorso per obbligare il gigante dello streaming a far precedere ogni episodio di «The Crown» dall’avvertenza che si tratta solo di finzione, perché sono tanti gli spettatori che scambiano la serie per una sorta di documentario storico.

Ma se è vero che sono state provate tante inesattezze nel programma, è anche vero che esiste una «verità sostanziale» che va oltre il puro dato fattuale: e che è compito delle opere creative far emergere.

Aldo Grasso per corriere.it il 16 ottobre 2022.

God save the King, ma anche un po’ noi. Dal giorno della proclamazione, re Carlo III ha commesso alcune infrazioni al rigido protocollo reale. Una prosa meno rispettosa potrebbe anche definirle figuracce. Pochi giorni fa, tanto per citare l’ultimo caso, riceve a Buckingham Palace Liz Truss, per uno dei rituali colloqui settimanali, secondo una consolidata tradizione voluta da Elisabetta. «Maestà, è un piacere rivederla», dice la premier, facendo l’inchino. «Di nuovo qui?», risponde il re, mormorando a favore di telecamera: «Dear, oh dear» (Santo cielo!).

La cronaca, quasi allegorica, sussurra quanto ci manchi la regina Elisabetta perché, senza di lei, sembrano venir meno la forma, il carisma, l’essere all’altezza (nel doppio senso della parola) di un ruolo e di un compito, l’autorevolezza.

Questo vale nel Regno Unito, ma vale ovunque siano in gioco le Istituzioni. La forma non è una sorta di «apparenza superficiale», un impoverimento della sostanza. È sostanza essa stessa perché il potere si esercita attraverso le procedure. Su re Carlo possiamo sorridere, su alcune nostre derive aggressive, populiste, retrive molto meno. La forma, come ricorda Nicolás Gómez Dávila, «deve essere maneggiata con impersonalità liturgica». Ne siamo ancora capaci? May God help us! (che Dio ce la mandi buona).

Ecco perché preoccupano la gaffe di Carlo e il "no" della Truss. C'è aria di tempesta tra Carlo III e Liz Truss: La gaffe del re al meeting settimanale con la premier potrebbe essere interpretata come una sua piccola vendetta conseguente al "divieto" di presenziare alla Cop27 in Egitto. Francesca Rossi il 14 Ottobre 2022 su Il Giornale.

Tra re Carlo III e la nuova primo ministro Liz Truss i rapporti non sarebbero dei migliori: all’opposizione della premier alla presenza del sovrano alla Cop27 in Egitto ha fatto seguito una battuta abbastanza sgarbata di Sua Maestà, durante l'udienza settimanale a Buckingham Palace. Schermaglie che non solo fanno riemergere la questione della divisione dei poteri nel Regno Unito, ma potrebbero sottintendere la possibilità che esista già un attrito, foriero di future, più profonde tensioni, fra la neo premier e il nuovo re.

"Di nuovo qui? Oh Cielo, comunque..."

Re Carlo III non è riuscito a trattenere il suo sconforto alla vista di Liz Truss, lo scorso 12 ottobre, per l'incontro settimanale ormai divenuto una tradizione a Buckingham Palace. Giunta al suo cospetto la primo ministro si è inchinata e lo ha salutato: "Ben ritrovato, Sua Maestà”. Questi, per tutta risposta, le ha rifilato un mesto: “Ѐ di nuovo qui?, non nascondendo un certo fastidio. La Truss, senza tradire alcun imbarazzo, ha risposto: Ѐ un grande piacere. Ma Carlo, per nulla pentito della sua esternazione sopra le righe, ha rincarato la dose: "Oh Cielo. A ogni modo..., rassegnato a iniziare l'udienza. Per l'opinione pubblica britannica e internazionale, abituata alla compostezza della regina Elisabetta, questa strana scena è stata sorprendente, quasi inclassificabile. Il re ha disatteso l'usuale impassibilità e la neutralità politica della royal family. I tempi cambiano, è vero, Carlo III vorrebbe rivoluzionare la monarchia, partendo proprio dalla sua incoronazione, il prossimo 6 maggio, ma forse questo incidenre nasconde ben altro. Un attrito tra Sua Maestà e il governo che potrebbe causare problemi alla nazione.

Una battuta politica?

Il ministro per gli Affari Esteri britannico James Cleverly, intervistato da Lbc Radio, ha chiesto di non definire le parole di Carlo III come una "dichiarazione politica", aggiungendo: "La vedo più come un'affermazione empatica. [Il re] riconosce che tutti noi...abbiamo di fronte un inverno difficile", riferendosi all'attuale situazione internazionale di cui è protagonista, suo malgrado, l'Ucraina. In effetti nessuno può escludere che il re, con quelle frasi, volesse solo ricomprendere l'intero momento storico che stiamo vivendo, che quella sorta di rassegnazione sul suo viso fosse solo la presa di coscienza di una condizione che riguarda tutto il mondo e ogni giorno che passa assomiglia sempre di più a un dedalo. Va detto anche che l'udienza dello scorso 12 ottobre ha coinciso con un momento particolarmente insidioso per Liz Truss, alle prese con la crisi economica e il crollo della sterlina. Forse la battuta di Carlo voleva sdrammatizzare l'atmosfera tesa, ma è stata una débâcle.

Il primo “no” a Carlo III

Per la verità La gaffe durante il meeting è solo l'ultimo attrito, in ordine di tempo, tra Carlo III e Liz Truss. Il sovrano, a poco più di un mese dalla sua ascesa al trono, ha già dovuto incassare il primo rifiuto di carattere politico. La nuova premier, infatti, avrebbe ordinato al monarca di non partecipare alla Cop27, la conferenza sul clima che si terrà in Egitto, a Sharm el-Shaikh, dal 6 al 18 novembre 2022. Un duro colpo per Carlo, da anni convinto ecologista. La presenza del re non sarebbe in linea con il suo ruolo, che deve essere “super partes”, avrebbe spiegato la Truss. “Con amicizia e rispetto reciproco c’è stato un accordo secondo cui il Re non avrebbe partecipato”, ha comunicato Buckingham Palace in una nota ufficiale. Carlo III sarebbe “dispiaciuto” di non poter tenere un discorso alla Cop27, come fece la regina Elisabetta lo scorso anno. Molti osservatori, però, ritengono che “no” potrebbe essere l'inizio di una specie di guerra fredda, dagli esiti tutt'altro che scontati, tra il primo ministro britannico e Sua Maestà. Se così fosse la battuta infelice di Carlo a Buckingham Palace sarebbe una piccola vendetta, una provocazione che, però, non si addice per nulla al monarca d'Inghilterra.

Un consiglio o un ordine?

Sarebbe stato re Carlo a chiedere il parere di Liz Truss in merito a una sua possibile partecipazione alla conferenza sul clima. Probabilmente il sovrano non si aspettava un secco no, magari sperava di poter concordare il suo intervento con la premier. I tabloid hanno scritto che il primo ministro addirittura “ordinato” a Sua Maestà di restarsene a Palazzo, “vietandogli” di volare in Egitto. Quello della Truss non sarebbe stato un semplice “consiglio”, ma un’imposizione che ha fatto scattare un campanello d’allarme negli esperti e sui giornali. Il Time ha titolato: “Il cambiamento climatico potrebbe creare tensioni nelle relazioni tra re Carlo III e il primo ministro del Regno Unito Liz Truss”. Ora c’è chi si chiede se il divieto di prendere parte alla Cop27 possa essere interpretato come una prevaricazione, una sorta di ingerenza governativa nei poteri reali.

Cosa c’è dietro al “no” di Liz Truss

Il Time chiarisce subito che “contrasti pubblici tra il re e il primo ministro sono molto improbabili”. Qualunque attrito dovrebbe rimanere tra le mura di Buckingham Palace, dunque. L'impressione, però, è che all'udienza settimanale non sia stato così. Inoltre è evidente che ci troviamo di fronte a due personalità con idee molto diverse e ben strutturate, soprattutto in merito ai cambiamenti climatici e sulla difesa della natura. Da anni Carlo III avverte il mondo sui rischi dello sfruttamento smodato dell’ambiente da parte degli esseri umani. In un saggio su Newsweek, lo scorso gennaio, ha scritto: “Il mondo è sull’orlo del baratro. È necessario mobilitarsi, mettersi sul piede di guerra per vincere”. Invece Liz Truss, come spiega ancora il Time, nutrirebbe dei dubbi nei confronti delle politiche sulle energie rinnovabili e sarebbe impegnata a incrementare gli investimenti sui combustibili fossili.

La differenza tra Liz Truss e re Carlo III

Con questi presupposti sembrerebbe piuttosto complicato spingere il sovrano e il primo ministro a un compromesso. La battuta del re, poi, potrebbe aver esacerbato gli animi (ma questo lo capiremo col tempo). Entrambi sono fermi sulle loro posizioni, ma c’è una differenza notevole tra i due: i loro ruoli. Il potere effettivo non è nelle mani di Carlo, ma della Truss. La Corona regna, ma non governa. “Ci si aspetta che il re rimanga al di sopra della politica e che eviti assolutamente di condividere le sue opinioni”, scrive il Time. Questa è la regola aurea che ogni sovrano inglese è tenuto a seguire. Nel suo primo discorso alla nazione, dopo la morte della regina Elisabetta, Carlo III disse: “La mia vita, naturalmente, cambierà quando assumerò le mie nuove responsabilità. Non mi sarà più possibile dedicare tanto tempo ed energie agli enti di beneficenza che mi stanno a cuore”. Tra queste parole ne manca una che, però, è sottintesa e Carlo non può certo ignorare: neutralità.

Quando Elisabetta II parlò alla Cop26

“Queste posizioni potrebbero mettere re Carlo III in contrasto con il governo che ora serve”, scrive ancora il Time. Ma allora dobbiamo pensare che anche la regina Elisabetta abbia violato le regole quando pronunciò il famoso discorso, registrato a causa di motivi di salute, alla Cop26 di Glasgow, nel 2021? No, al contrario. La sovrana ha fatto della neutralità politica uno dei suoi baluardi, dei suoi “marchi di fabbrica”. Proprio per questo ha potuto inviare il videomessaggio in cui ci ricordava che “nessuno vive per sempre”. Le sue parole erano quelle di una guida saggia, “super partes”, appunto. L’impegno decennale di re Carlo in favore dell’ambiente, invece, lo ha inevitabilmente esposto, compromettendo la sua neutralità (il fatto che possa trattarsi di una giusta causa non conta: il problema è legato al ruolo, non ai temi). Non solo: anche la battuta detta in pubblico durante il meeting settimanale del 12 ottobre 2022 potrebbe creare ulteriori attriti con il governo ma, quel che è peggio, potrebbe mostrare al mondo intero che esiste già una diatriba.

Come rimediare?

Le udienze tra il sovrano e la premier sono riservate. Non vengono registate e tantomeno viene trascritto ciò che i due si dicono. Ma Carlo si è espresso in modo diretto prima dell'inizio dell'incontro: ciò potrebbe far pensare, nell'ipotesi peggiore, che non ritenga così importante la battuta nei confronti della Truss e ne abbia sottovalutato le implicazioni. Allo stesso modo potrebbe aver pensato che un suo discorso alla Cop27 non avrebbe valenza politica. Sia nel caso della gaffe che in quello della conferenza sul clima il re avrebbe dimostrato di voler fare ciò che un monarca non potrebbe permettersi: violare la neutralità politica. Come può muoversi Sua Maestà per quel che concerne i temi che gli stanno più a cuore e il rapporto con il governo? “Ci sono due aree chiave in cui il re Carlo III può usare il suo ruolo per combattere in favore del clima: per prima cosa avrà un ruolo diplomatico...poi terrà incontri settimanali con la Truss”, dice il Time. “Rientra nei suoi diritti fare domande a Liz Truss…senza dirle quale politica lei debba o non debba sostenere”, spiega al Time Ed Matthew, direttore di E3G. Ancora una volta l’esempio della regina Elisabetta potrebbe aiutare Carlo III, come rivela l’esperto di legge costituzionale Craig Prescott: “…Talvolta la Regina metteva alla prova, indagava su ciò che il primo ministro stava dicendo, o sulla politica del governo, piuttosto che dire ‘Non sono d’accordo’ o ‘Penso sia sbagliato’”. Il re non può negare il suo assenso al governo, ma potrebbe trasformare la sua immagine da attivista royal a figura capace di ispirare le persone. Però ci vuole tempo e carisma. Non sappiamo se Carlo III ne abbia abbastanza. Francesca Rossi

Re Carlo III mette in vendita 12 cavalli della madre Elisabetta. Redazione Tgcom24 il 16 ottobre 2022.

Re Carlo III ha deciso di vendere parte degli amati cavalli della regina Elisabetta: 12 esemplari della scuderia ereditati da sua madre saranno messi all'asta entro un mese. Lo riporta il Sunday Mail sottolineando che tra loro c'è anche Love Affairs, l'ultimo a dare una grande soddisfazione a Elisabetta vincendo a Goodwood due giorni prima della sua morte.

La regina - ricorda il tabloid inglese - ha avuto 37 cavalli in gara quest'anno e Carlo ne sta cedendo quasi un terzo. Una fonte vicina agli ambienti ippici ha detto che grande interesse all'asta si sta registrando da parte di sceicchi e membri delle famiglie reali arabe interessati all'acquisto, "particolarmente desiderose di acquistare e rivendicare un collegamento con la Regina". Una fonte reale - riporta il Mail - ha confermato che il Re ridurrà il numero di cavalli, ma "il legame tra la famiglia e l'industria delle corse di cavalli continuerà. Il desiderio è di continuare con le tradizioni e le connessioni con Royal Ascot, ma in misura minore di quanto faceva la Regina, grande appassionata delle corse".

Re Carlo sceglie il Sudafrica per il primo ricevimento del suo regno. Enrica Roddolo Il Corriere della Sera il 3 ottobre 2022.

Il nuovo re accoglierà a fine novembre il presidente sudafricano a Buckingham Palace. Scelta simbolica, e debutto del nuovo assetto dei Windsor. Oggi, primo giorno dopo il lutto dei Windsor, re Carlo e Camilla sono in Scozia

A Buckingham Palace si lucidano gli ori e argenti delle grandi visite di stato nella Ballroom, il salone di rappresentanza voluto dalla regina Vittoria (come sala da ballo). Re Carlo III riceverà dal 22 al 24 novembre gli ospiti della sua prima visita di stato: il presidente sudafricano Cyril Ramaphosa con la First Lady Dr Tshepo Motsepe.

La prima visita ufficiale, il primo grande banchetto del nuovo regno: alla vigilia del funerale di Elisabetta II il re aveva accolto (ma solo per un cocktail di benvenuto) gli oltre 500 leader globali (da Biden a re Felipe di Spagna) arrivati per le esequie della sovrana.

Il banchetto per il presidente sudafricano sarà il primo dopo oltre due anni di pandemia anche hanno rinviato visite e cancellato ricevimenti. Infatti era una visita di stato rimasta in stand by durante il regno di Elisabetta II scomparsa esattamente un mese fa, l’8 settembre.

Ma se era naturale che Carlo - che ha deciso di riprendere l’attività ufficiale dopo il lutto, in Scozia - riprendesse in mano il dossier della visita sudafricana, è anche vero che la scelta di invitare a Londra il presidente del Paese del Commonwealth con un lungo cammino alle spalle, dall’apartheid, non passa inosservato. Tanto più alla luce delle accuse di razzismo mosse da Harry e Meghan nella loro intervista tv con Oprah. Di più, Harry e Meghan a luglio sono stati invitati a tenere lo speech del Nelson Mandela day alle Nazioni Unite. Sulle orme di Diana che incontrò il leader sudafricano poco prima della morte nel 1997. Tra l’altro, Harry e Meghan portarono proprio in Sudafrica in visita da Desmond Tutu, il loro primogenito Archie.

Insomma, una visita di stato che avrà mille spunti simbolici e alla quale il nuovo re affida anche l’incarico di riannodare tante questioni dentro e fuori la famiglia reale: la partita del Commonwealth (con le pulsioni repubblicane di molti regni), la questione in famiglia e l’immagine della famiglia reale proiettata verso un futuro sempre più aperto, inclusivo e dialettico. Al funerale di Mandela nel 2013 l’allora principe di Galles aveva detto che il mondo «sarebbe più povero» oggi senza la battaglia di Mandela.

Senza contare che sarà anche la prima occasione di vedere il Royal dream tema di Carlo III dispiegato nel suo nuovo assetto. Quello di una monarchia snella, concentrata sui Royals di prima linea.

Per la prima visita estera di Carlo III restano invece forti le indiscrezioni che il re voglia arrivare a Parigi ospite di Emmanuel Macron con il quale da tempo si è cementata una forte intesa specie sulle tematiche ambientali.

"Prese donazione da famiglia di Bin Laden". Ancora scandali per il principe Carlo. Scoppia la polemica nel Regno Unito: secondo quanto riportato dai media britannici, nel 2013 il principe Carlo accettò 1 milione di sterline dalla famiglia di Osama Bin Laden. Federico Garau il 31 Luglio 2022 su Il Giornale.

Nuove nubi sembrano addensarsi sul cielo della Gran Bretagna: dopo le dimissioni del primo ministro Boris Johnson e i numerosi scandali del parlamento inglese, arriva oggi la sconcertante notizia che il principe Carlo avrebbe accettato 1 milione di sterline dalla famiglia di Osama Bin Laden.

L’addio triste di Boris "Lascio la leadership ma non avrei voluto. Frenato dal gregge". Ora si apre la sfida alla sua successione

Ed ecco che, dopo i fatti incresciosi che hanno visto come protagonista il principe Andrea, si allungano altre ombre sulla famiglia reale. Secondo quanto riportato dal Daily mail, nonostante il parere contrario dei suoi consiglieri, Carlo avrebbe deciso di accettare un'ingente somma di denaro dalla famiglia del fondatore di al-Qaeda. Per la precisione, si parla di 1 milione di sterline versate alla Prince of Wales Charitable Foundation da Bakr bin Laden, capo della famiglia, e suo fratello Shafiq. Fratelli, solo per parte di padre, di Osama Bin Laden.

"Il principe Andrea ha pagato". Ora il caso è ufficialmente chiuso

Il Daily mail riferisce anche altri dettagli, ossia che l'accordo fra le parti venne stipulato a seguito di un incontro privato tra Charles e Bakr a Clarence House il 30 ottobre 2013, ovvero due anni dopo la morte di Osama Bin Laden. I consiglieri del principe avrebbero tentato in ogni modo di fargli cambiare idea, pregandolo di restituire il denaro, ma ciò non sarebbe avvenuto. E proprio un membro del personale di Clarence House avrebbe avvertito a suo tempo che, se la notizia fosse diventata di dominio pubblico, avrebbe suscitato uno scandalo di proporzioni colossali.

“Il fatto che un membro del più alto livello dell'establishment britannico abbia scelto di mediare accordi con un nome e una famiglia che non solo ha fatto suonare campanelli d'allarme, ma ha anche provocato orrore in tutto il mondo... perché fare questo? Quale buona ragione c'è per farlo?”, avrebbe dichiarato una fonte al Times.

In merito alla vicenda, Sir Ian Cheshire, presidente dell'ente di beneficenza, ha precisato che la donazione è stata concordata con cinque amministratori: la presidente e finanziatrice di Kew Gardens, Dame Amelia Fawcett, l'ex presidente di BT Sir Michael Rake, l'ex capo della Barclays John Varley, l'accademico Kenneth Wilson e il principale segretario privato di Charles, William Nye.

"Un milione di euro in contanti nelle borse della spesa". La donazione dello sceicco al principe Carlo che fa discutere

Bakr e Shafiq bin Laden, è bene sottolinearlo, non sono collegati ad alcuna attività terroristica. Entrambi sono legati a Osama da parte di padre, il miliardario Mohammed bin Awad.

Quanto al principe Carlo, solo poche settimane fa il principe del Galles era già finito al centro di una bufera per la donazione di 3 milioni di euro in contanti di un ex primo ministro del Qatar tra il 2011 e il 2015. Anche in quel caso il denaro venne versato alla Charitable Fund.

Il principe Carlo e i 3 milioni di euro (in contanti) ricevuti dallo sceicco del Qatar. Paola De Carolis su Il Corriere della Sera il 26 giugno 2022.  

Il Sunday Times ha rivelato che il principe Carlo ha ricevuto donazioni, tra il 2011 e il 2015, da parte di uno sceicco: gli incontro non figurano sui diari ufficiali degli impegni dei Windsor. Il primogenito di Elisabetta si è detto all’oscuro della vicenda.

Tre milioni di euro, spesso in contanti, da un ex primo ministro del Qatar. 

Il principe Carlo ha accettato grosse somme di denaro dallo sceicco Hamad bin Jassim bin Jaber Al Thani poi versate sul conto della società che gestisce i suoi enti benefici. 

Le donazioni, di cui dà oggi notizia il Sunday Times con un ampio articolo in prima pagina, risalgono al periodo tra il 2011 e il 2015. 

I soldi, stando alle testimonianze di alcuni ex collaboratori dell’erede al trono, furono consegnati in buste di plastica dei grandi magazzini di Fortnum and Mason e, un milione, in una piccola valigia. 

Dopo aver contato le banconote – molte di grosso taglio – gli assistenti del principe chiamarono in ogni occasione la banca Coutts, che cura gli interessi dei reali da diversi secoli, affinché i fondi fossero prelevati e depositati sul conto del Prince of Wales’s Charitable Fund. 

Un portavoce di Clarence House ha espresso rammarico che all’organizzazione del principe Carlo non sia stato dato più tempo«per appurare fatti che risalgono a circa dieci anni fa», ha confermato le donazioni e sottolineato che i soldi «vennero immediatamente passati a una charity dell’erede al trono dove furono sottoposti alle verifiche necessarie». 

Stando al Sunday Times, però, rimangono alcuni punti interrogativi: gli incontri tra il principe Carlo e il politico del Qatar, ad esempio, non figurano sui diari ufficiali degli impegni dei Windsor. Se le regole di Buckingham Palace indicano che ai reali è permesso ricevere «assegni» per conto di enti benefici che appoggiano, non viene fatta menzione di sostanziose donazioni in contanti. 

La vicenda emerge in un periodo delicato: negli ultimi mesi Carlo e le sue charities sono rimasti coinvolti nel caso della donazione di un ricco saudita apparentemente ricevuta in cambio di una mano nel l’ottenimento del passaporto britannico nonché di una serie di onorificenze assegnate grazie a contributi finanziari sulle quali la Metropolitan Police ha aperto un’inchiesta. 

Il primogenito di Elisabetta si è detto all’oscuro di questioni gestite principalmente da Michael Fawcett, ex assistente privato del principe Carlo e amministratore delegato della fondazione dell’erede al trono che lo scorso novembre ha dato le dimissioni.

Tutto quello che non torna nello scandalo che travolge Carlo. Francesca Rossi il 4 Marzo 2022 su Il Giornale.

Scotland Yard ha aperto un'inchiesta sullo scandalo "Cash for Honours", in cui è coinvolta la fondazione del principe Carlo, ma non tutti credono nell'innocenza dell'erede al trono.

Non c’è pace per la Corona britannica. La Prince’s Foundation, la charity del principe Carlo, è stata coinvolta nel caso “Cash for Honours”, trascinando nel fango anche l’erede al trono. La gravità della situazione ha reso necessaria l’apertura di un’indagine da parte di Scotland Yard, che potrebbe decidere di interrogare il primogenito di Sua Maestà. Sebbene Clarence House abbia chiarito l’estraneità ai fatti di Carlo, la reputazione della monarchia ne esce più fragile, in balìa di scandali che rischiano di oscurare il Giubileo per i 70 anni di regno della regina Elisabetta, soffocando i tentativi di modernizzazione della Firm.

Lo scandalo “Cash for Honours”

Il settembre dello scorso anno ha segnato l’inizio di un nuovo scandalo per la royal family: il “Cash for Honours”, cioè denaro in cambio di onorificenze. Stavolta, nell’enorme guaio che potrebbe assestare un altro colpo alla reputazione dei Windsor, è coinvolta la Prince’s Foundation, cioè la fondazione del principe Carlo. Ad aprire il vaso di Pandora sono state le inchieste del Mail On Sunday e del Sunday Times. Stando alle loro ricostruzioni Michael Fawcett, ex valletto di Carlo diventato dirigente della charity, avrebbe venduto delle onorificenze al miliardario saudita Mahfouz Marei Mubarak bin Mahfouz. In cambio di una generosa donazione alla fondazione, l’imprenditore avrebbe ottenuto la cittadinanza britannica e il titolo di Commander of the Most Excellent Order of the British Empire (CBE, effettivamente ottenuto durante una cerimonia presieduta dall’erede al trono nella Blue Drawing Room di Buckingham Palace, nel novembre 2016). Nello specifico i soldi, circa 1,5 milioni di sterline, sarebbero arrivati nelle casse di due residenze reali, la Dumfries House e il Castello di Mey, amministrate dalla Prince’s Foundation.

Le dimissioni di Michael Fawcett

Il businessman saudita bin Mahfouz ha negato ogni coinvolgimento nella compravendita, mentre Michael Fawcett ha dovuto rassegnare le dimissioni dalla carica di Chief Executive della Prince’s Foundation lo scorso novembre, rinunciando al suo stipendio annuo da 95mila sterline. Il presidente della charity, Douglas Connell, ha annunciato l’avvio di una indagine interna, commentando: “[Michael Fawcett] ha accettato di dimettersi temporaneamente dalla carica di amministratore delegato per permettere agli amministratori fiduciari di indagare su quanto avvenuto”, aggiungendo: “Supporta pienamente l’indagine in corso e ha confermato la disponibilità a collaborare nell’inchiesta in ogni modo”. Un portavoce della fondazione ha cercato di ridimensionare la faccenda: “La fondazione prende molto sul serio le accuse che sono state formulate…siamo molto orgogliosi dell’operato della fondazione e dell’impatto positivo che ha in Gran Bretagna e nel resto del mondo”. Clarence House si è schierata compatta in difesa del principe Carlo, sostenendo che la notizia dello scandalo lo abbia “profondamente scioccato” e diffondendolo scorso settembre, una nota ufficiale per affermarne con forza l’estraneità ai fatti: “Il Principe di Galles non è a conoscenza della presunta offerta di onorificenze o della cittadinanza britannica sulla base di donazioni alla sua charity e supporta pienamente le indagini in corso”.

La corrispondenza che incastra Fawcett

La Prince’s Foundation ha cercato, invano, di contenere i danni. Infatti esisterebbe una corrispondenza, intrattenuta tra i collaboratori di Fawcett e quelli di bin Mahfouz che proverebbe la compravendita di titoli. In uno dei messaggi un membro dello staff del miliardario promette che “scorrerà altro denaro” dopo l’attribuzione dell’onorificenza, ma che “spetta a MF (Michael Fawcett) ora mantenere la sua promessa e procurare il titolo immediatamente, poi assistere con la cittadinanza”. Il Mail On Sunday ha citato anche una lettera che Michael Fawcett avrebbe scritto a bin Mahfouz, rassicurandolo: “Sono lieto di confermarle, in via confidenziale, che siamo disponibili e felici di supportare…la sua domanda per la cittadinanza. Posso anche confermarle che siamo disposti a presentare la richiesta per l’avanzamento di grado in merito all’onorificenza di Sua Eccellenza da CBE a KBE secondo [le regole] del Consiglio sulle Onorificenze di Sua Maestà. Entrambe le richieste saranno presentate a seguito del più recente e anticipato supporto alla Fondazione…”.

Chi è Michael Fawcett?

Il 59enne Michael Fawcett ha iniziato la sua carriera al servizio della royal family nel 1981, quando è diventato valletto della regina Elisabetta, per poi passare alle dipendenze del principe Carlo. Ha dato le dimissioni nel 2003, come riporta The Week, dopo che uno dei segretari privati del principe, Sir Michael Peat, ha scoperto una “malversazione” nella gestione della residenza di Carlo. L’indagine interna di Peat ha portato alla conclusione che Fawcett “aveva infranto le regole accettando regali dai fornitori reali, incluso…un Rolex”. Nello stesso anno l’uomo è stato coinvolto anche in una vicenda relativa alla vendita di regali royal. Inoltre nel 1998 Michael Fawcett era già stato segnalato per presunti comportamenti al limite del bullismo nei confronti dello staff del principe Carlo. Il principe di Galles lo avrebbe sempre protetto, considerandolo “indispensabile” nel suo team. Solo dopo l’ultimo scandalo e, pare, le pressioni di Camilla, a cui Fawcett non sarebbe mai piaciuto, Carlo ha reciso definitivamente il legame con l’ex valletto. In proposito l’ex addetto stampa dell’erede al trono, Dickie Arbiter, ha detto: “Fawcett era rimasto [a corte] per così tanti anni…da conoscerne tutti i retroscena”. Sembra che l’ex valletto avesse una notevole influenza su Carlo, tanto che quest’ultimo avrebbe detto: “Potrei fare a meno di chiunque, ma non di Michael”. Il principe ha dimostrato il suo favore nominando Fawcett Chief Executive della Prince’s Foundation nel 2018 e donandogli il prestigioso titolo dell’Ordine Vittoriano.

Scotland Yard apre un’inchiesta

Lo scorso febbraio Scotland Yard ha diffuso un comunicato ufficiale con cui sanciva l’apertura di un’inchiesta condotta dal Met Police’s Special Enquiry Team: “La polizia ha aperto un’indagine…in seguito a un accertamento su una lettera del settembre 2021. Si fa riferimento a un’inchiesta giornalistica relativa a offerte di aiuto che sarebbero state fatte in cambio della concessione della cittadinanza e di onori a un cittadino saudita”, precisando: “Non ci sono stati arresti né interrogatori”. Clarence House ha immediatamente ribadito: “Il principe di Galles non ha alcuna conoscenza della presunta compravendita di onorificenze e della cittadinanza britannica in cambio di donazioni alle sue charity”.

Cosa c’entra il principe Harry?

A neanche 24 ore dall’apertura delle indagini l’ex sergente del Met Steve Morris ha dichiarato: “Sia il principe Carlo che il principe Harry dovrebbero essere interrogati senza dubbio. Fa tutto parte dell’indagine…Dovrebbero parlare con entrambi almeno come testimoni. Gli agenti dovrebbero recarsi presso il loro indirizzo, o loro due dovrebbero essere invitati a presentarsi presso una stazione di polizia…”. Il nome del principe Harry non è saltato fuori per caso. Il duca di Sussex avrebbe incontrato bin Mahfouz nel 2013, in un pub di Chelsea proprietà di Mark Dyer, ex scudiero reale. Il miliardario avrebbe fatto una donazione da 500mila sterline in favore di Sentebale, la fondazione di Harry e i due sono stati fotografati insieme nell’atto di stringersi la mano. Il portavoce del principe, però, ha frenato: “Il duca ha avuto un incontro risalente a 8 anni fa e non ha presentato [l’imprenditore] a nessun membro della sua famiglia…[Harry] ha espresso dei dubbi [su bin Mahfouz]” e “…ha tagliato i rapporti con Mr. Mahfouz…nel 2015, non accettando ulteriori donazioni per Sentebale”. L’incontro di per sé potrebbe non significare nulla, ma rimane un dubbio: Harry ha avvertito il padre dei presunti sospetti nutriti nei confronti del miliardario saudita?

L’inconsapevolezza del principe Carlo

“È inconcepibile”, ha tuonato Graham Smith, del gruppo antimonarchico “Republic”, commentando la presunta inconsapevolezza del principe Carlo e continuando: “Carlo dovrebbe essere interrogato in merito alla questione…Onorificenze in cambio di favori è un reato…”. In realtà non ci sono prove contro l’erede al trono. Il fatto che sia stato lui a presiedere la cerimonia nella quale bin Mahfouz ha ottenuto l’onorificenza non dimostra nulla. Il principe potrebbe essere all’oscuro di tutto anche perché non si occuperebbe direttamente degli affari della fondazione. Semmai si potrebbe contestare all’erede al trono una scarsa lungimiranza nella scelta dei suoi collaboratori, di aver peccato di eccessiva fiducia, cosa che nella sua posizione non potrebbe permettersi. Di certo questo scandalo, che arriva nel momento peggiore, poiché già segnato dai guai del principe Andrea, indebolisce la sua immagine e quella della royal family, minando la credibilità della Corona.

Non c'è pace per la Regina. Pure Carlo sotto inchiesta ed è rivolta contro Andrea. Erica Orsini il 17 Febbraio 2022 su Il Giornale.

Scotland Yard: fondi neri sauditi al figlio di Elisabetta. Il caso dell'indennizzo: soldi pubblici?

Non c'è pace per i Reali d'Inghilterra. Non bastavano le lenzuolate di prime pagine che tutti i giornali del Regno ieri hanno dedicato all'accordo extragiudiziale milionario appena concluso tra il Principe Andrea e la sua accusatrice, nello squallido caso di molestie sessuali collegato al miliardario pedofilo Jeffrey Epstein. Sempre ieri un'altra batosta ha colpito questa volta il primogenito della Regina, Carlo, che nei prossimi giorni vorrebbe parlare con Scotland Yard in seguito all'apertura di un'inchiesta ufficiale che riguarda una sua associazione. Il caso si ricollega ad eventi avvenuti anni or sono, di cui il Principe sostiene di non essere mai stato informato. A metterlo nei guai sarebbe stato infatti il suo ex segretario personale Michael Fawcett, amministratore delegato della fondazione. L'uomo, in passato, avrebbe «tramato» per far ottenere un'onorificenza di alto grado al miliardario saudita Mahfouz Marie Mubarak che, in cambio, avrebbe effettuato un versamento di più di un milione e mezzo di sterline alla fondazione del Principe. Fawcett, che si era già dimesso dal suo incarico nel 2021, non appena la vicenda era arrivata alla stampa, è stato sentito dalla polizia ed è anche sulla base delle sue dichiarazioni che è stata avviata l'indagine.

Fonti reali hanno raccontato al Telegraph che il Principe di Galles avrebbe già espresso il suo desiderio di collaborare sebbene per ora non siano state presentate richieste ufficiali da Scotland Yard. «Il Principe non aveva alcuna conoscenza di onorificenze o di cittadinanze britanniche offerte in cambio di una donazione alle sue associazioni benefiche» ha ripetuto ieri un portavoce di Clarence House. Carlo è soltanto il Presidente della fondazione in questione è non ha nulla a che fare con la sua gestione amministrativa né tantomeno supervisiona le pratiche delle attività quotidiane», di cui invece si occupava Fawcett. Non c'è quindi molto da stupirsi se lo scorso settembre il gruppo anti monarchico Republic, nel denunciare la sospetta correlazione tra le donazioni del ricco saudita e le onorificenze di cui era stato insignito, ha fatto i nomi sia di quest'ultimo che dell'erede al trono. Dopo aver esaminato i documenti forniti dalla stessa Fondazione e le dichiarazioni di Fawcett, la polizia ha quindi avviato l'indagine nell'ambito della legge per la prevenzione degli abusi. Dettaglio casuale, ma interessante, la squadra che se ne occupa è la stessa che indaga sui party illegali a Downing Street.

Nel frattempo Buckingham Palace deve anche far fronte alle polemiche scoppiate subito dopo la diffusione della notizia sull'accordo milionario appena stipulato dal Duca di York per chiudere il caso che lo vedeva accusato di molestie sessuali prima che questo arrivasse in tribunale. Il sollievo della Regina alla notizia dev'essere durato soltanto le poche ore che hanno preceduto la rivelazione dell'ammontare che Andrea dovrà sborsare all'associazione per la difesa dei diritti delle vittime di molestie sessuali fondata dalla sua accusatrice, Virginia Giuffre. Una dozzina di sterline, pound più pound meno, che la Sovrana sembra intenzionata a coprire almeno in parte. «Ma questi soldi da dove arriveranno?» si stanno chiedendo quindi i contribuenti che in parte pagano di tasca propria per la sopravvivenza della monarchia. Sempre il Telegraph, ieri spiegava che per aiutare il figlio, Elisabetta attingerà al patrimonio del Ducato di Lancaster, i possedimenti privati ereditati dal padre che sono diventati la maggior fonte di guadagno della Regina. Dove il Principe Andrea troverà il resto dei quattrini, rimane invece un mistero tutto da scoprire. Erica Orsini

·        Camilla.

Adesso tocca a Camilla, Carlo sbotta anche con lei. Nicola Santini su L’Identità il 14 Dicembre 2022.

C’è un video che sta facendo tremare la corona. E non è quello di Harry e Meghan professione vittime che sta scalando le classifiche di Netflix a colpi di accuse di razzismo e superficialità.

I duchi del Sussex, per quando estramanente sul pezzo, danno comunque una versione di parte, quindi fortemente opinabile, che divide ma non spezza.

Quando invece è il sovrano stesso a produrre materiale senza copione da dare in pasto alle malelingue non c’è regia che tenga.

Era lo scorso 9 dicembre quando re Carlo III e la Regina consorte si sono recati a Wrexham (Galles), per un impegno pubblico che poi si è mutato in una imbarazzante parentesi per Camilla. Il re, infatti, quello che teneramente dichiarava di voler essere il suo tampax ai tempi dell’amore proibito, l’ha sgridata davanti a tutti, non preoccupandosi per niente, almeno in apparenza, del fatto che tutti gli occhi fossero puntati su di loro. Un ulteriore pezzo di puzzle che avvicina sempre di più alla tesi secondo la quale esista una certa natura nervosa di Carlo, pronta a venir fuori quando si sente gli occhi addosso. Arrivati a braccetto in Galles per conferire lo status di città a Wrexham, e incontrare tutto lo staff del Wrexham AFC, insieme agli attori Ryan Reynolds e Rob McElhenney, tutto sembrava rosa e fiori. Dopo la visita si sono diretti verso la chiesa di St. Giles, nel centro della città. I sovrani si sono fermati diverse volte, durante il tragitto, per salutare i sudditi arrivati apposta per vederli, stringere mani e scambiare qualche battuta. Ma ecco che proprio nel corso di questa passeggiata la Regina consorte si è attardata qualche istante in più per una brevissima conversazione con alcuni dei presenti, rimanendo qualche passo indietro rispetto al marito.

Al che Carlo, visibilmente contrariato e spazientito, pare che avrebbe detto alle sue guardie: “Possiamo provare a riaverla vicino? Per favore, dobbiamo andare, stavo cercando di aspettarla, ma lei va avanti”. Un po’ alla maniera del marito stufo di aspettare la moglie che ama chiacchierare. Se non fosse che la coppiuccia sia formata dal re e la regina consorte d’Inghilterra.

Ciò che lascia a bocca aperta è che Carlo III si sia lasciato sfuggire un rimprovero nei confronti della moglie, infrangendo il protocollo che suggerisce ai membri della famiglia reale, compreso il re, sia chiaro, di mantenere un’aura di impassibilità che dovrebbe contribuire a mantenere un velo di mistero attorno alla Corona, quasi ponendo i membri della royal family su un gradino irraggiungibile dalla gente comune. Non si tratta tanto di un comportamento snob, quanto l’impostazione quasi nel dna di un passato in cui i re fingevano di non essere scalfiti da alcuna forma di emotività, così da apparire più forti, degni di regnare. Ma la corona è cambiata e anche l’impazienza del re non deve essere più un mezzo per avvicinare la famiglia Windsor al popolo.

Da quando è salito sul trono, non è la prima volta che il re si lascia andare a questi a questi piccoli scatti di nervosismo.

Subito dopo essere salito al trono al posto della madre Elisabetta II, lo scorso settembre, ebbe due piccoli incidenti, con le penne di cui abbiamo già parlato col nostro giornale. In entrambi i casi stava firmando i documenti del suo riconoscimento come sovrano. La prima volta, al Castello di Hillsborough, la penna non funzionò a dovere, macchiando d’inchiostro le mani del neo re. La seconda, a St. James durante la sua proclamazione, Carlo III se la prese di brutto a causa di un astuccio sulla scrivania che “non gli consentiva libertà di movimento”. Ora anche il cazziatone a Camilla. Saranno pure scemenze, ma Carlo è stato criticato per questa sua incapacità di contenersi. Ed è impossibile evitare i paragoni con la regina Elisabetta e con il suo impeccabile aplomb. Lei di certo non avrebbe mai ripreso il principe Filippo in pubblico ed è altrettanto certo che quest’ultimo non lo avrebbe accettato in silenzio. Eppure lui era un collezionista di brutte figure. Roba che spesso ha sfiorato incidenti diplomatici, ma che si è sempre risolta con la diplomazia di lei.

Si capisce che il sovrano stia subendo tantissimo la pressione del nuovo ruolo, pur avendolo atteso da tutta una vita. Ma dovrebbe capire anche le ragioni della moglie chiamata per ruolo ad ascoltare gli altri e dare la giusta considerazione alla gente. Nonostante lui, e le sue bizze.

Enrica Roddolo per il “Corriere della Sera” il 28 novembre 2022.

Intrighi e trame di potere, le dame di compagnia di una regina sono sempre state le più vicine alla Corona. Ma Camilla dice addio alle ladies-in-waiting , per scegliere come compagne d'avventura delle amiche, con piccoli incarichi anziché il lavoro a tempo pieno delle ladies che per 70 anni di regno hanno aiutato Elisabetta a sbrigare la corrispondenza e gestire l'agenda, accompagnandola nei viaggi. Ruolo non retribuito, salvo le spese di rappresentanza. 

Camilla ha invece deciso che accanto a lei ci saranno sei «Queen's Companions» scelte fra le amicizie fidate sue e di re Carlo: Sarah Troughton, Jane von Westenholz, madre della ragazza che presentò Meghan a Harry, l'interior designer Fiona Shelburne, marchesa di Lansdowne, lady Katharine Brooke, la baronessa Carlyn Chisholm e Lady Sarah Keswick. 

Una rivoluzione alla corte di San Giacomo. Anche se non è la prima regina europea a fare a meno delle dame: re Juan Carlos di Borbone, quando nei '70 riportò il casato sul trono di Spagna, deciso a svecchiare la formula, proibì alla moglie Sofia le dame. Le amiche di Camilla debutteranno martedì con la regina quando aprirà Buckingham Palace a una serata dedicata a riflettere sulla violenza sulle donne. Attese la regina Matilde dei Belgi, la regina Rania di Giordania e la principessa Mary di Danimarca, con 300 invitati.

E ci saranno a Westminster Abbey il 6 maggio, per l'incoronazione. Tra le nuove Queen's Companions c'è Lady Lansdowne ovvero Fiona Shelburne, interior designer, castellana di Bowood House nel Wiltshire vicino alla casa di campagna di Camilla, Raymill. «La ricetta di Camilla è proprio la sua tenuta Raymill - ha detto al Corriere la scrittrice britannica Tina Brown - ritaglia del tempo per rifugiarvisi, chiude dietro di sé la porta e lì fa quello che vuole, in cucina, con i nipoti...». 

Con Lady Lansdowne, Camilla porta a spasso il cane. Poi c'è Jane von Westenholz, moglie del barone von Westenholz, ex olimpionico di sci ora interior designer che ha aiutato Carlo a ristrutturare Dumfries house, la casa in Scozia.

Lady Sarah Keswick, sposata a Sir Chips Keswick ex numero uno di Hambros bank e Arsenal, fotografata con Camilla a Wimbledon. E Sarah Troughton, 69 anni, che si è vista nel luglio scorso accanto a Camilla nell'unico documentario ( Camilla' s Country Lif e) che ha sin qui ripreso la nuova regina da vicino. Il regista e produttore britannico Michael Waldman, che l'ha filmata, ci ha raccontato che alla regina «piace fare lunghe camminate a passo svelto in campagna, vestita con pantaloni e scarpe comode a terra: cerca così di mantenersi in forma... e le piace Highgrove, l'orgoglio di Carlo.

Davanti alla rosa che porta il nome duchessa di Cornovaglia le ho chiesto che caratteristiche avesse, e lei mi ha detto che le piace perché è una rosa che ha una forte capacità di sopravvivenza nelle difficoltà». Proprio ad Highgrove è legata la baronessa Chisholm di Owlpen, con la quale Carlo e Camilla sono spesso andati a caccia assieme. Lady Brooke, figlia di Susan Hussey, madrina di Carlo e storica lady in waiting di Elisabetta II. 

Per l'ormai anziana Lady Susan, 83 anni, legatissima a Carlo sin da quando era ragazzo, il re ha pensato il nuovo ruolo di lady in the household : assisterà il sovrano, e c'era infatti già alla serata pre-Cop27. Camilla, regina dai gusti semplici, ha deciso dunque di fare a meno delle dame e ha anche scelto il giovanissimo maggiore Ollie Plunkett come scudiero. Con lui si muoverà per gli impegni ufficiali.

Francesca Rossi per ilgiornale.it il 12 novembre 2022.

“Camillagate”, “Tampongate”, “Tampaxgate”: tre nomi per uno degli aneddoti più scabrosi non solo della storia dei Windsor, ma dell’intero Novecento. Uno scandalo che rafforzò l’impatto emotivo e mediatico del triangolo amoroso composto dall’allora principe Carlo, Lady Diana e Camilla, relegando la figura di quest’ultima al ruolo di amante, sfasciafamiglie, paria, terzo incomodo che avrebbe rovinato un idillio fiabesco.  

La verità, come spesso accade, è più complicata di così e sfugge a facili categorizzazioni. La quinta stagione di “The Crown” ha dedicato un episodio alla vicenda, ma quanto è attendibile, dal punto di vista storico, la ricostruzione che vediamo nella serie? 

Alla fine degli anni Ottanta l’ex erede al trono Carlo e l’allora amante Camilla, entrambi ancora sposati, avrebbero avuto l’abitudine di chiamarsi tutte le sere per parlare di diversi argomenti, confidarsi e raccontarsi le reciproche vicissitudini. Durante una di queste conversazioni, avvenuta una notte del 1989, il principe Carlo rivolse a Camilla delle frasi molto piccanti: “Oh Dio. Vorrei vivere nei tuoi pantaloni. Sarebbe molto più facile”. 

L’amante, ridendo, rispose: “In cosa ti trasformeresti? In un paio di mutande?”. Entrambi scoppiarono a ridere, poi il principe replicò: “Oppure, Dio non voglia, in un Tampax. Che fortuna!”. Camilla andò avanti: “Sei un completo idiota. Che idea meravigliosa”. Pochi secondi dopo aggiunse: “Forse potresti trasformarti in una scatola” e Carlo chiese: “Che tipo di scatola?”. “Una scatola di Tampax”, suggerì l’amante. “Così potresti andare avanti per un po’”. 

Questo è solo uno stralcio di una telefonata privata, particolare che deve essere evidenziato, registrata forse per caso da un radioamatore. Per la verità, ancora oggi, non è del tutto chiara la dinamica dei fatti, cioè come sia stato possibile intercettare la chiamata, resa pubblica nel 1993 dal Sunday Mirror e dal People.  

Però, ricorda il Los Angeles Times, la registrazione è saltata fuori in concomitanza con un’altra chiamata privata, fatta da Lady Diana, per cui non sarebbe da escludere “il coinvolgimento delle agenzie...di intelligence britanniche”. Durante la conversazione il principe Carlo si trovava a casa di un’amica, Anne Grosvenor, duchessa di Westminster, mentre Camilla era nella sua abitazione con i figli. Il marito, Andrew Parker Bowles, era fuori per lavoro.

La trascrizione della telefonata incriminata fece il giro del mondo e diversi programmi televisivi, tra cui il Saturday Night Live, la trasformarono persino in una parodia. Carlo e Camilla rimasero in silenzio, coperti di vergogna e imbarazzo e pare che l’attuale Regina consorte abbia evitato di uscire per diverse settimane. 

La stampa si scagliò contro la coppia, in particolare contro il primogenito della regina Elisabetta, mettendone in dubbio la credibilità, la reputazione e perfino la possibilità che, un giorno, potesse sedere sul trono d’Inghilterra. 

L’Observer, citato da Vanity Fair, scrisse: “Può un uomo che per scherzo vuole diventare il Tampax della sua amante diventare, nella realtà, il re d’Inghilterra? Possono quell’uomo e la monarchia britannica sopravvivere al fatto che quei segreti privati siano diventati di dominio pubblico e diffusi in tutto il mondo?”. 

L’Evening Standard, sempre citato da Vanity Fair, fu altrettanto duro: “Dopo quarant’anni in cui ha provato a fare del suo meglio e dieci o quindici anni di servizio pubblico durante i quali il principe ha esternato le sue opinioni su tutto, dal giardinaggio al riscaldamento globale…deve essere sconcertante per lui prendere atto del fatto che il pubblico probabilmente, si ricorderà solo di due sue affermazioni: il paragone della proposta per modernizzare la National Gallery, definita ‘mostruoso carbonchio’ e il desiderio di reincarnarsi nel Tampax della signora Parker Bowles”. 

Nell’episodio “The Way Ahead” della quinta stagione di “The Crown” ii personaggio dell’erede al trono, interpretato da Dominic West e di Camilla (Olivia Williams) riprendono quasi fedelmente la trascrizione della telefonata. Eppure ci sarebbe un’eccessiva attenzione verso le frasi piccanti.  

Un’enfasi quasi morbosa. In proposito la biografa Sally Bedell Smith ha detto a Vanity Far che la versione integrale della telefonata era incentrata su argomenti molto più importanti, ma inevitabilmente le persone e la stampa sono state colpite solo dalle poche frasi volgari sul Tampax.

L’esperta ha evidenziato: “Mi colpisce l’ironia [della situazione] per cui mentre buona parte della serie è inventata, dai dialoghi alle scene, ci si rifugi nella ricostruzione storica quando si adatta agli scopi [della serie] denigrando la royal family”. In quella telefonata la Bedell Smith ha visto la “vulnerabilità” di Carlo e il suo bisogno di essere “rassicurato” da Camilla. Tuttavia rievocare l’episodio del “Camillagate”, pur a molti anni di distanza dall’avvenimento, potrebbe rivelarsi “potenzialmente dannoso” per i nuovi monarchi.

I più critici, poi, lamentano che la serie sarebbe arrivata su Netflix troppo presto: in fondo la regina Elisabetta è morta da circa due mesi e da altrettanto tempo Carlo è re d’Inghilterra. Un aneddoto come il “Tampaxgate”, rispolverato a così breve distanza da questi due momenti fondamentali per la storia del Regno Unito, non faciliterebbe al nuovo sovrano la strada verso la popolarità, il cuore del suo popolo.

Non è d’accordo il creatore e sceneggiatore di “The Crown”, Peter Morgan, che ha dichiarato a Entertainment Weekly: “Credo dobbiamo accettare che gli anni Novanta siano stati un momento difficile per la royal family e re Carlo quasi certamente avrà ricordi dolorosi di quel periodo. Ma ciò non significa, con il senno di poi, che la storia sarà cattiva con lui o la monarchia. Lo show di certo non lo è…Talvolta le persone sono più indulgenti e comprensive di quanto ci aspettiamo”.

Carlo III, è Camilla la vera regina. Voci dal Palazzo: "Chi comanda". Il Tempo il 06 novembre 2022

A Palazzo non comanda Re Carlo. La clamorosa rivelazione è quella lanciata dal settimanale "Oggi" che rivela come sia "QC", nome in codice di queen Camilla, a prendere le decisioni più importanti. È la nuova regina consorte, la "forza quieta che tiene Carlo ancorato alla terra e doma i suoi frequenti scoppi d’ira". Per convincere il re a prendere una decisione, i cortigiani vanno da lei, l’unica persona che sa come trattarlo.

Addirittura Carlo III starebbe lavorando per rimuovere il titolo di Regina consorte a Camilla. Secondo quanto riporta il Telegraph il sovrano, insieme allo staff di Buckingham Palace, sta facendo ogni tentativo in suo potere per cancellare la dicitura “consorte” dal titolo regale di Camilla. L’obiettivo è che sua moglie possa essere paragonata alle altre regine di diritto che l’hanno preceduta.

Oggi Camilla Parker Bowles, 75 anni, può contare in questo suo nuovo ruolo sulla sua "girl gang", ossia un piccolo drappello di donne che le stanno accanto da anni e che la aiutano a gestire vita pubblica e privata. E non è un caso che come primo atto del suo nuovo ruolo nella royal family - riporta sempre Oggi - sia stato quello di abolire le lady-in-waiting, dame di compagnia invece molto amate dalla Regina Elisabetta II. Via le aristocratiche che, senza stipendio, trascorrevano il loro tempo con sovrana. Camilla vuole solo privacy.

Barbara Costa per Dagospia il 16 ottobre 2022.

Per tenerti un uomo c’è solo un modo, anzi due: il sesso, e sapere "come" prenderlo. È così che Camilla d’Inghilterra si è assicurata l’eterna devozione di re Carlo III. Carlo e Camilla si amano da 51 anni, e se non è vero amore quello loro! Mai c’è stato modo di separarli, si adorano da una vita, e il loro non è stato un colpo di fulmine. Carlo e Camilla si conoscono nel 1971, e lui ha 22 anni, lei 23, e li fa conoscere una ex fiamma di lui, Lucia Santa Cruz, figlia dell’ambasciatore cileno a Londra.

E Camilla non è libera: è fidanzata con Andrew Parker-Bowles. Camilla è una fidanzata altamente cornificata che, quando a una partita di polo incontra il “sudato ma affascinante” erede al trono, lo apostrofa così: “La mia bisnonna è stata a lungo l’amante di suo bisnonno Edoardo VII: cosa ne pensa… Altezza?”. 

Carlo – che, secondo la pettegola ma edotta biografa dei famosi Kitty Kelley, ha perso la verginità a 21 anni, e all’università di Cambridge, e per opera di una sud americana, e che ha come vezzo erotico l’essere chiamato Sir tra le lenzuola – rimane colpito da Camilla, diversissima dalle tizie che è abituato a frequentare, sdolcinate che cadono ai suoi piedi per ciò che lui rappresenta.

Camilla è sicura di sé, si trucca poco, non veste femminilmente, “impreca come un unno!”, e ha le sue stesse passioni: la caccia, i cani, i cavalli, la campagna, Berlioz, gli stessi gusti tv e radio, e di whisky. Ma, per Camilla, Carlo in un primo momento è la più ghiotta pedina con cui ripagare il suo Andrew delle corna subite. Carlo e Camilla finiscono a letto, e in breve tempo lui è innamoratissimo, ma si sente troppo giovane per ufficializzare a corte il legame.

Peccato che a Palazzo sanno tutto e hanno già fatto preparare un dossier su Camilla, la quale non ha possibilità di entrar a far parte della Corona e non perché non sia da parte sua nobile, e non perché abbia un anno più del Principe, ma perché manca del requisito basilare come moglie di futuro re: Camilla non è vergine! Non importa che siano gli anni '70, per la famiglia reale lei per Carlo può essere “una esperienza di curiosità” e basta. 

Ma Carlo è innamorato cotto, e la Corona sa pure questo, e per questo lo spedisce mesi in missione militare nel Mar dei Caraibi. Carlo scrive a Camilla tutti i giorni ma lei è più realista della Regina: sa che non ha il "requisito" per i Reali, e Camilla vuole farsi una sua vita: sicché sposa Andrew Parker-Bowles, a sua volta vendicatosi di essere stato tradito e lasciato per Carlo… mettendosi con Anna, la sorella di Carlo! Ma pure Andrew è giudicato indegno dai Windsor come fidanzato ufficiale di una principessa reale, e non perché Andrew abbia nei di non verginità, ma perché è cattolico. 

Quando Carlo sa che Camilla si sposa (e lo scopre perché lei gli manda l’invito alle nozze) cade in depressione. Passa da un letto all’altro, flirt di cui l’unico che va sui tabloid è con Jane Priest, modella australiana che anni dopo lo svela quale un gossip organizzato, e dalla casa reale: sarebbe stata pagata per flirtare con Carlo, davanti ai paparazzi, per far tacere le malignità su un principe... "troppo solo".

Nel 1980 Carlo esce con Sarah Spencer, sorella maggiore di Diana, nobile e però pure Sarah con l’imene spezzato. Dopo usuale attento dossier, la famiglia reale individua in Diana la perfetta moglie "intatta" per Carlo. Il quale mai ha interrotto i rapporti con Camilla. Camilla che nel frattempo ha avuto 2 figli da Andrew, Laura e Tom, e che vuole e ha Carlo come padrino di Tom. Perché Carlo e Camilla si amano. Sempre, e comunque. 

Nel 1981 Carlo accetta di sposare Diana (“è mio compito e mio dovere”). Camilla la vuole conoscere. E Carlo gliela presenta. Le due escono pure più volte insieme. Carlo sposa Diana indossando i gemelli che gl’ha donato Camilla e Carlo per le sue (di lui!) nozze regala a Camilla un prezioso bracciale con su incise le lettere G e F, iniziali di Gladys e Fred, i loro nomi in codice (e Diana lo sa, lo vede). E Camilla è su invito personale di Carlo presente al matrimonio reale.

Dopo la nascita del secondogenito Harry, Carlo non vive più con Diana a palazzo ma a Highgrove, residenza reale di campagna, e a pochi km da Camilla. Sono arci note le crisi e le disperazioni di Diana, ma Diana mai è riuscita a tenersi Carlo, né col sesso né col personalissimo modo che una donna deve conoscere se se lo vuole tenere, un uomo: saperlo prendere nei suoi umori come nei suoi malumori. E Carlo è uno di quegli uomini che quando hanno le lune vanno lasciati stare, lasciati soli, a sbollire, come sa e fa Camilla, e non Diana.

E una inesperta Diana mai ha saputo far impazzire Carlo a letto come sa e fa Camilla! Nel 1993 "People" pubblica le trascrizioni di una telefonata tra un inf*iato Carlo e Camilla. È il "Tampongate". È Carlo che smania dal desiderio di fare “su e giù” con Camilla. È Carlo che vorrebbe rinascere quale tampax per poter stare comodo nella vagina di Camilla. È Carlo che vuol giocare coi capezzoli di Camilla (che divorzia da Andrew poco prima che Carlo divorzi da Diana).

Quando nel 1997 Diana muore in un incidente stradale, per Carlo e Camilla i tempi sono i più bui. Hanno contro l’opinione pubblica, e la famiglia reale, ma non si lasciano. “Camilla non è negoziabile”, risponde Carlo agli ordini della Regina di mollarla. Carlo per un anno non parla con sua madre. Camilla va a vivere con lui a Highgrove. Solo nel 2000 la Regina accetta di incontrare Camilla, ma non di parlarle. 

È del 2001 il primo bacio in pubblico di Carlo e Camilla. Si dice siano stati William e Harry, non ancora fratelli coltelli, a premer sulla nonna affinché accettasse Camilla, e la Regina alla fine si è arresa: come pensare a un Carlo Re con un’amante sempiterna accanto?!?? Carlo e Camilla si sono sposati il 9 aprile 2005.

Lui nell’intimità la chiama “la mia mehbooba”, “la mia amata”, in lingua urdu. In 17 anni di matrimonio non si sa di tradimenti reciproci, anche se pare abbiano attraversato una grossa crisi a  nozze imminenti, quando Carlo si mormora abbia "divagato" due volte, con una marchesa, e con una vedova austriaca. 

La storia di un figlio segreto di Carlo e Camilla non regge per una semplice questione di date: l’australiano Simon Dorante-Day – che da anni e specie sui social si spaccia figlio loro – sostiene di essere nato a corte e vissuto con papà Carlo e mamma Camilla 8 mesi per poi essere affidato a una coppia di servitori emigrati in Australia. Ma Simon Dorante-Day ha 57 anni, è nato nel 1965, quando non solo Carlo e Camilla non si conoscevano, ma erano due adolescenti, di anni 17, lui, e 18 lei.

Camilla, la foto dei 75 anni e gli auguri della regina Elisabetta. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 16 Luglio 2022.

L’aiuto di Carlo e i consigli dello scomparso principe Filippo, la famiglia allargata e la cena di compleanno «senza telefonini sul tavolo». Camilla, 75 anni il 17 luglio parla al Daily Mail dei suoi 25 anni con i Windsor.

«Augurando alla Duchessa di Cornovaglia un felice 75mo compleanno!», sono arrivati anche via Twitter gli auguri della regina per Camilla che stasera festeggia a Highgrove con una cena in famiglia i suoi 75 anni.

Auguri accompagnati dalla foto ufficiale del compleanno della duchessa, scattata da Chris Jackson per Getty che ritrae Camilla con un cucciolo. La sua passione per natura, campagna, cavalli e cani è autentica.

«Mi sento molto, come dire molto lusingata. Insomma ho solo cercato di servire un po’ il Paese e di farlo al meglio». Parla Camilla, 75 anni il 17 luglio, per la prima volta da quando la regina l’ha indicata come «futura regina consorte» nel giorno dell’Accession day (il 6 febbraio 2022) che ha segnato l’anniversario dei 70 anni sul trono di Elisabetta II. Parla Camilla nella prima intervista da futura regina che siederà accanto a re Carlo sul secolare trono di San Giacomo, dopo 25 anni di silenzio. Tanto è passato dalla morte di Diana che segnò, mesi dopo, anche il timido primo emergere in pubblico di Camilla orchestrato da un genio della comunicazione come Mark Bolland che per la prima foto della nuova Camilla scelse l’occasione della nomina come nuova patrona della National Osteoporosis society: giacca nera, collier semplice.

E sono passati ormai 17 anni anche da quel secondo matrimonio di Carlo con Camilla nel 2005. Un tempo vissuto sin qui in secondo piano. Sorridente, sempre un po’ defilata quasi a sfuggire i riflettori, Camilla per la prima volta parla. E non è casuale: nulla nella famiglia reale accade per caso.

Un altro segnale che la staffetta sta accelerando i tempi. Anche Camilla può (e deve) uscire di più allo scoperto. Così oltre all’intervista con il Daily Mail anche la rete tv Itv le ha dedicato un documentario per raccontare l’esperienza di Camilla come direttore ad honorem della testata british Country Life. In fondo la campagna, i cavalli, sono da sempre le sue vere passioni,

Nata nel 1947, stesso anno delle nozze di Elisabetta e Filippo, Camilla ha confidato nel documentario di aver fatto sua anche la lezione di Filippo: «Guarda in alto, vai avanti per la tua strada, il tuo lavoro: è quel che intendo fare anche io».

L’età? Quei 75 anni lei li festeggerà in famiglia nella tenuta di Carlo ad Highgrove, una cena senza telefonini onnipresenti perché come rimprovera «ormai le famiglie non si riuniscono più a tavola, e se lo fanno la gente porta quei telefonini sul tavolo! dovete lasciarli stare». E quanto ai media, i social media, la duchessa ammette di aver usato Tik Tok con i nipoti e di averli usati, per esempio Houseparty, in lockdown per restare in contatto ma «sono una spada a doppia lama», ammonisce la duchessa. Da un lato capaci di molto bene come nel caso della community per lettori The Reading Room che la duchessa ha lanciato proprio sui social in pieno lockdown. Sia rischiosi perché sui social «i bambini specialmente vedono cose che non capiscono».

E Camilla confessa che per lei e Carlo la famiglia è tutto. «We are a tight-knit-bunch. La famiglia è incredibilmente importante. E non potrei fare a meno della mia», fa notare Camilla. Già, ma non di una famiglia sola si tratta ma di una grande famiglia allargata. Carlo con i figli William e Harry e le rispettive famiglie: a proposito, Kate ha scattato le foto di Camilla per la copertina di Country Life Magazine e Camilla dice di aver “creato un bel legame con lei”. Ma anche i due figli Tom e Laura (con cinque nipoti) che Camilla ha avuto dal primo marito Mark Shand. «Possiamo avere discussioni, alti e bassi come tutte le famiglie, ma se c’è una crisi ci difendiamo l’un l’altro». E, continua la duchessa, se per Carlo il rapporto è stato complesso con i figli, è meraviglioso il suo rapporto con i nipoti.

Settantacinque anni, un traguardo che molte donne preferiscono attraversare in silenzio. «Io penso si tratti di continuare ad andare avanti, guardare a quel che resta da vivere», dice Camilla invece nell’intervista al Daily Mail, scelto forse non a caso: Tobyn Andreae, vice direttore del Daily Mail dovrebbe entrare in servizio a palazzo in autunno secondo indiscrezioni. E «andare avanti», piedi ben saldi nella campagna che ama e con quella concretezza che piace alla regina, Camilla è andata avanti per 25 anni. Nonostante tutto. Con una spalla importante: «È molto importante avere sempre l’aiuto di mio marito Carlo. Ed è stato specialmente importante avere la sua guida alla cerimonia dell’Ordine della giarrettiera», dice Camilla insignita solennemente con il titolo di Lady of the Garter dell’Ordine più antico del regno qualche settimana fa, confessando anche che quella cerimonia riesce sempre a commuoverla «a volte fino alle lacrime».

Non solo per Camilla è stato prezioso l’aiuto di Carlo ma pure quello dello scomparso Filippo, duca di Edimburgo: è stato un uomo che la duchessa dice di aver molto ammirato e i cui saggi consigli la duchessa che sarà regina svela di aver imparato a tenere preziosi. Consigli fondamentali per lei per prepararsi al ruolo che l’attende quando è consapevole che la pressione su Carlo e la loro coppia insomma salirà enormemente. «E non riuscirò mai a capire come (Carlo) possa fare tutto quel lavoro!», si lascia sfuggire la duchessa.

Il principe di Galles ha un’agenda micidiale infatti, sempre infaticabile. E ai cocktail o ricevimenti bene solo acqua con una fetta di limone (l’ho visto personalmente nelle due occasioni in cui l’ho incontrato a Venezia e Firenze, ndr.) per non perdere un briciolo di controllo della situazione. Mentre lei si concede un bicchiere di vino. E non bada troppo alle calorie. Già, la sua idea che la vita va presa per il meglio che ti concede ancora, anche a 75 anni. Così se la regina nell’autunno scorso aveva rispedito al mittente il premio di Anziana dell’anno da parte della rivista Oldie, Camilla pochi giorni fa ha tagliato orgogliosa la torta dei 75 anni che le ha fatto trovare la testata specializzata sulla terza età.

Un ritmo di 150 Royal engagement l’anno, oltre cento le charities che sostiene, come dice lei seguendo solo i temi che le stanno davvero a cuore perché «non sono capace di fingere — ammette —. E questa è la ragione per la quale accetto solo patronati di charity che fanno cose nelle quali mi riconosco». Con un debole per i libri: «Se c’è un nuovo progetto letterario me lo accaparro subito “Sorry, ma quello tocca a me”», scherza la duchessa svelando anche come Carlo abbia l’abitudine di leggere libri della buona notte ai nipoti George, Charlotte e Louis».

Libri ma anche campagne «scomode» come quella contro la violenza contro le donne, in effetti la prima battaglia nella quale si è gettata. «Shhh, dicevano è un tabù non parlarne, mi dicevano». Ben consigliata, con i piedi ben piantati a terra, consapevole forse anche dei suoi limiti, Camilla ha lavorato sodo per 25 anni. «Ho imparato a dire tanti no», ammette. Ma oggi alla luce dei sondaggi generosi di consenso– secondo l’ultima indagine per il Giubileo di Platino 2022 fatta da YouGov, Camilla gode della simpatia del 47% dei britannici, Carlo del 54% - non ci si rende conto del clima verso Camilla nel Regno Unito in quegli anni.

Insomma oggi l’immagine di Camilla compagna discreta di Carlo e nonna amorevole - «Quando posso vado a prendere all’uscita da scuola i miei nipoti... e nel tempo libero adoro leggere e il mio giardino» — ha davvero fatto dimenticare la Camilla sciupafamiglie di ieri.

Camilla. Così «il rottweiler» di Diana si è risvegliato duchessa. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 18 Luglio 2022.

Quando «la principessa del popolo» morì, partì l’ Operazione PB per riabilitare l’amante di Carlo, “sciupa-famiglie” reale. Ora Camilla sfiora il 50% dei consensi. I segreti del piano d’immagine (tanti sorrisi, zero parole) firmato Mark Bolland. 

L’ascesa di Camilla, 75 anni il 17 luglio, e futura regina consorte? Iniziò con l’arruolamento a Buckingham Palace di Mark Bolland e continuerà con il nuovo uomo al comando della comunicazione di Clarence House: Tobyn Andreae, vice direttore del Daily Mail che dovrebbe entrare in servizio a palazzo in autunno secondo indiscrezioni. E chissà che dietro a quest’ultima scelta del principe Carlo ci sia ancora lei, Camilla? In fondo Bolland era una sua conoscenza, mediata dall’avvocato del divorzio dal marito Mark Shand. Trentenne, Bolland era al tempo in forza alla Press Complaints Commission, insomma si occupava dei rapporti tra stampa e pubblico e aveva maturato così ottimi contatti con il mondo di Fleet Street a Londra «quartier generale» della stampa, come pure una percezione acuta e puntuale del sentiment nel pubblico verso le grandi questioni del Paese. Famiglia reale compresa.

Il clima avverso degli anni ‘90

A tutti gli effetti era l’uomo giusto al posto giusto. E la missione - quasi impossibile - che gli fu affidata fu quella di trasformare l’amore di una vita, la «sciupa-famiglie» negli occhi di molti, il «Rottweiler» come la descrisse Diana, in una futura regina consorte. Oggi alla luce dei sondaggi generosi di consenso verso Camilla - secondo l’ultima indagine per il Giubileo di Platino 2022 fatta da YouGov, Camilla gode della simpatia del 47% dei britannici, Carlo del 54% - non ci si rende conto del clima verso Camilla nel Regno Unito in quegli anni (ndr. Diana sarebbe morta il 31 agosto 1997). Lo realizzò bruscamente Bolland al quale era stata affidata l’Operazione PB (ndr. da Camilla Parker Bowles), nome in codice del piano di immagine per riabilitare «l’amore» del principe di Galles. 

I fischi durante un dibattito in tivù

A gennaio 1998, pochi mesi dopo la tragedia di Parigi in cui aveva perso la vita Diana, durante un dibattito tv sulla monarchia con sondaggio che coinvolse 2,6 milioni di spettatori, al nome di Camilla si levarono i fischi. Ma la casa reale continuò a lavorare all’obiettivo di mettere in luce le qualità di Camilla, sopraffatte dal comprensibile rancore tra il pubblico «orfano» di Lady D e inconsolabile. Per la prima foto della nuova Camilla, Bolland scelse quindi l’occasione della nomina di Camilla come nuova patrona della National Osteoporosis society: giacca nera, collier semplice. Un sorriso rassicurante e dietro il desiderio di farsi conoscere e apprezzare da un mondo che ancora piangeva Diana. E da quel 1998 a oggi, senza fretta, è stato un progressivo avvicinamento di Camilla verso i britannici. La monarchia non ha fretta ma ha bisogno di costruire un consenso saldo e consapevole.

Anni di vita «in sordina»

Così Camilla, sin qui, ha vissuto la sua vita con Carlo - dopo la morte di Diana - «in sordina». Non che non avesse la capacità di gestire eventi in prima persona o guidare progetti, semplicemente si è voluto dare ai britannici e al mondo il tempo di capire che la «sciupa-famiglie» e il «Rottweiler» è in realtà profondamente innamorata di Carlo, ha con lui una grande intesa ed è dotata di una grazia inaspettata. È la cosa che più mi ha colpita nelle due occasioni nelle quali le ho parlato: a Venezia, quando mi disse della figlia Laura con un lavoro nel mondo dell’arte, la sua galleria londinese e la passione che l’aveva portata fino al Guggenheim in Laguna; la seconda a Firenze, a Palazzo Pitti parlando di moda sostenibile con Woolmark. Il volto della futura regina consorte - come è desiderio della 96enne Elisabetta che sia chiamata Camilla (espresso nel messaggio del 5 febbraio scorso, 70mo anniversario di regno) - è più sfilato di quel che si potrebbe immaginare. Anche la sua figura è più snella. Ed ha occhi attenti e mobili che saettano curiosi Camilla Shand, sposata in prime nozze Parker Bowles, che non ha mai fatto mistero della passione clandestina che legò sua bisnonna Alice Keppel a re Edoardo VII, bisnonno di Carlo. Anzi.

L’ossessione (elegante) per i cavalli

Per presentarsi a lui, il giorno del loro primo incontro a una partita di polo negli Anni ‘70, gli avrebbe rinfrescato la memoria proprio su questa pruriginosa pagina di storia patria. Tratti delicati e tutte le passioni tipiche delle gentildonne d’Oltremanica - dai cavalli alla natura: l’amore della duchessa per le corse di Cheltenham (è pure presidente dell’Ebony Horse Club) è nota. Al varo del club letterario della duchessa, The Reading Room, dialogando con lo scrittore Charlie Mackesy autore de Il bambino, la talpa, la volpe e il cavallo in Italia edito da Salani, Camilla ha svelato di essere così ossessionata dai cavalli da aver passato l’infanzia a disegnarli, anzi a «scarabocchiarli». E Mackesy mi ha spiegato come Camilla abbia scelto il suo libro «perché semplicemente le piace e l’ha letto con i suoi nipotini».

Una nonna, appassionata di letture

Eccola Camilla 2022: una nonna, appassionata di letture. Anche se The Reading Room è solo uno dei suoi nuovi progetti. L’uscita di scena di Harry e Meghan ha infatti accelerato la riorganizzazione dei ruoli all’interno della Firm, e la pandemia globale ha fatto il resto. Così Camilla ha trovato il coraggio di uscire allo scoperto. Dimostrando di saper gestire collegamenti via zoom, senza perdere il contatto con la sua generazione. Sulle labbra un sorriso accennato. Come per quella prima foto del 1997 con la regia di Mark Bolland. 

·        Andrea.

Antonella Rossi per vanityfair.it il 28 novembre 2022.

Non c'è pace per Andrea di York, improvvisamente finito di nuovo sotto i riflettori per via dello scandalo Epstein. Chiuso l'accordo milionario con Virginia Giuffrè, la donna che afferma di essere stata letteralmente venduta dal noto pedofilo al principe quando era ancora minorenne, adesso è un ex amante di Sarah Ferguson a riaprire le ferite, rivelando retroscena finora rimasti dietro le quinte.  

John Bryan, uomo d'affari statunitense diventato famoso nel 1992, l'annus horribilis della Corona, per essere stato immortalato mentre succhiava un pollice a Fergie la rossa, e a lungo suo consulente finanziario, in una lunga intervista con il The Sun ha dichiarato come il vero obiettivo di Epstein non fosse Andrea, ma la regina Elisabetta. Il principe, in questa manovra, sarebbe stato solo una pedina, da sfruttare per via delle sue debolezze. «Era solo un piano di estorsione», ha detto Bryan. 

Il meccanismo, per lui, era chiaro. Epstein attirava le ragazze nel suo giro di traffici sessuali, rimasto in piedi per trent'anni, faceva amicizia con uomini ricchi e poi li ricattava in cambio del suo silenzio. «Si pensava che fosse un mago delle tasse, ma era tutta una truffa». Di qui una certezza. «Credo che Andrea sia innocente. Se fosse stato davvero coinvolto nelle orge, come è stato affermato, allora Epstein lo avrebbe usato per corrompere la regina affinché pagasse milioni di dollari per proteggere la sua famiglia. Andrea non ha mai avuto soldi, li aveva sua madre. Credo davvero che Epstein le stesse dando la caccia, ma Andrea non gli ha mai dato le munizioni per farlo». 

Andrea e Jeffrey Epstein, del resto, si sarebbero visti solo tre volte. Il primo incontro nel 1999, a New York, grazie a Ghislaine Maxwell, la donna di lui, recentemente condannata all'ergastolo per i traffici sessuali che gestiva insieme al compagno, poi a Sandringham, nel 2000, quando i due erano stati ospiti del principe per una battuta di caccia, e infine nel 2010, quando si sono visti per l'ultima volta, ancora a New York. In quell'occasione, Andrea tagliò i ponti con lui in modo definitivo. Questo però non lo ha salvato dallo scandalo. A coinvolgerlo, Virginia Giuffrè, che alla fine non lo ha portato in tribunale in cambio di una cospicua cifra di denaro (l'importo preciso non è mai stato reso noto).

Il principe, alla fine, è quello che ha pagato più di tutti i suoi presunti errori. Non ha più un compito all'interno della royal family, non può più utilizzare il titolo di «Altezza Reale» e presto potrebbe perdere anche il ruolo di Consigliere di Stato. «Non riavrai mai più il tuo ruolo», le parole di Carlo III, che avrebbero portato il quartogenito della sovrana alle lacrime. Il duro faccia a faccia, avvenuto tra i due in Scozia prima della scomparsa della madre, avrebbe scioccato Andrea, depresso e senza uno scopo di vita. Ora sta a lui riabilitarsi, da solo. Nella monarchia di Carlo non c'è posto per ombre e sospetti: il re vuole solo persone inattaccabili al suo fianco. E il fratello minore non fa più parte del suo circolo magico.

Il principe Andrea «sotto choc»: Carlo III gli ha negato ogni incarico reale. Redazione Online su Il Corriere della Sera il 6 novembre 2022.

Il principe Andrea non potrà più ricoprire incarichi pubblici di rappresentanza reale. È quanto rivela il Daily mail, che descrive il duca di York, 62 anni, «in stato di choc» e «molto depresso». A comunicargli la decisione sarebbe stato il fratello, ora re Carlo III, poco prima della scomparsa della regina Elisabetta avvenuta lo scorso 8 settembre. La rivista britannica parla dell’incontro privato fra i fratelli, nella tenuta di Carlo a Birkhall in Scozia, come un duro faccia a faccia tra i due.

Il principe Andrea «sotto choc»: Carlo III gli ha negato ogni incarico reale© Fornito da Corriere della Sera

A causare il progressivo allontanamento del terzogenito della defunta regina è stato il suo coinvolgimento nello scandalo sessuale Epstein. L’imprenditore e amico del principe, condannato per abusi sessuali e traffico internazionale di minorenni, morto suicida in carcere il 10 agosto 2019.

Il principe aveva interrotto ogni impegno pubblico e rimesso i gradi militari nelle mani della regina, la quale aveva anche provveduto a revocargli il titolo di «Altezza Reale». Tuttavia. il duca di York ha sempre negato le accuse mosse contro di lui da Virginia Giuffre. A inizio di quest’anno era stato concluso un accordo di circa 12 milioni di sterline a favore della donna, oltre a una donazione a beneficio dell’associazione da lei creata per le vittime di abusi sessuali. 

“Non sarai mai più un reale”. Carlo III gela il principe Andrea.  Francesca Rossi su Il Giornale il 6 novembre 2022.

Il principe Andrea non servirà mai più la Corona britannica. Una sentenza inappellabile, che sarebbe stata emessa, come racconta il Daily Mail, da re Carlo III pochi giorni prima della morte di Elisabetta II. Il duca di York sarebbe “distrutto”, dicono le fonti, avrebbe addirittura “pianto” e alcune voci riferiscono che il suo stato di salute starebbe destando non poche preoccupazioni a corte.

È davvero finita per il principe Andrea?

Il duca di York, secondo quanto sostenuto dagli insider, avrebbe sperato fino all’ultimo di tornare a svolgere i suoi doveri pubblici, riconquistando i titoli e i patronati perduti dopo lo scandalo Epstein e le accuse di violenza sessuale formulate da Virginia Giuffre. Andrea avrebbe creduto di potersi lasciare alle spalle il suo passato, soprattutto dopo il pagamento dell’indennizzo da 12 milioni di sterline proprio alla signora Giuffre. Inoltre sarebbe stato sicuro di poter contare su sua madre, la quale gli aveva permesso di accompagnarla all’Abbazia di Westminster, lo scorso marzo, per partecipare alla messa in onore del principe Filippo. Un gesto che aveva sorpreso i media e l'opinione pubblica britannica, facendo pensare che il perdono fosse vicino.

Ma le cose non sarebbero andate così. A quanto sembra Andrea non perdeva occasione per accennare alla monarca il suo desiderio di tornare alla vita pubblica. Una fonte, però, ha riferito che Elisabetta II non avrebbe promesso proprio nulla al figlio, anzi: “In alcune occasioni [la Regina] diceva cose vagamente concilianti, ma la maggior parte delle volte cambiava argomento per evitare di parlare [della questione]". Re Carlo III, invece, avrebbe messo le cose in chiaro fin da subito con il fratello, proprio pochi giorni prima che la regina Elisabetta morisse. Il sovrano, allora ancora erede al trono, e il principe Andrea si sarebbero incontrati a Birkhall per un colloquio, durante il quale avrebbe assicurato al duca che il suo tenore di vita non sarebbe cambiato, ma “la tua vita pubblica come royal è finita. Devi accettarlo”.

Andrea in lacrime

“Fino al faccia a faccia con suo fratello, Andrea credeva che ci fosse un modo per tornare indietro, che fosse possibile riabilitarlo e dargli un ruolo...”. Invece “è uscito dall’incontro scosso. È ancora sotto choc. È completamente perso e molto depresso”, ha continuato la fonte. A quanto risulta il principe Andrea si sarebbe addirittura lasciato andare a un “pianto” inconsolabile dopo il meeting. “Non riesce a capire che non c’è posto per lui nella vita pubblica... È abbattuto. Trova difficile elaborare la realtà di come sarà la [sua] vita da ora in poi”.

Non ci sarebbe più alcuna possibilità per il duca di York. La sua immagine sarebbe definitivamente rovinata dagli scandali e re Carlo III non ci penserebbe affatto a compromettere il nuovo corso della monarchia britannica offrendo aiuto al fratello caduto in disgrazia. Il principe Andrea non dovrebbe prendere parte neppure al Remembrance Sunday del prossimo 13 novembre. La sua carriera al servizio della monarchia sembra davvero chiusa e il duca dovrà farsene una ragione.

(ANSA il 17 ottobre 2022) - Guai in vista per la famiglia reale britannica. Nella sua prima intervista dopo la condanna a 20 anni per aver adescato e manipolato minorenni perché fossero abusate sessualmente dal suo ex fidanzato Jeffry Epstein, Ghislaine Maxwell si è detta "dispiaciuta per il suo caro amico, il principe Andrea". 

Lo riporta il Guardian. Parlando con la regista e documentarista israelo-americana Daphne Barak, l'ex socialite ha detto di "seguire da vicino quello che sta succedendo" al reale ammettendo di essere consapevole del fatto che la sua condanna potrebbe creargli qualche problema.

"Sta pagando un prezzo alto per la nostra vicinanza, io lo considero un caro amico e ci tengo". Le dichiarazioni sono destinata a causare imbarazzo al figlio della defunta regina Elisabetta, che in questi anni ha cercato in tutti i modi di prendere le distanze dal finanziere arrestato nel luglio 2019 e suicidatosi in una prigione di New York un mese dopo. Nel giro della malefica coppia Epstein-Maxwelle c'erano personaggi come Bill Clinton, Bill Gates, Donald Trump e appunto il principe Andrea, che alla fine ha pagato un indennizzo milionario per chiudere la causa per molestie intentatagli da Virginia Giuffre, una delle "prede" di Maxwell.

DAGONEWS il 6 ottobre 2022.

Emergono nuovi dettagli poco lusinghieri del principe Andrea nel nuovo documentario

“Banished: Prince Andrew”. 

«Il problema è che un idiota - dichiara l'ex segretario della stampa reale Dickie Arbiter – Ce n’è sempre uno nella cucciolata, ed è Andrea». C’è chi lo definisce un “narcisista moccioloso” e chi, come il caporedattore di Majesty Magazine Ingrid Seward, ne parla come di un viziato. L'ufficiale della protezione reale in pensione Paul Page lo descrive come "una persona orribile, un prepotente". 

La sua amicizia con Ghislaine Maxwell, con la quale era molto legato, risale agli anni dell’Università in Inghilterra. È lei che gli ha presentato Jeffrey Epstein con il quale Andrea, secondo il documentario, era la coppia ideale, dal momento che Andrea ha contribuito a elevare lo status di Epstein e il finanziere ha offerto ad Andrea la ricchezza, la privacy e il senso di importanza che lui desiderava.

Epstein ha anche fornito ad Andrew un sacco di ragazze giovani. Per il documentario, oltre a essere rude e maleducato, era un “predatore pedofilo che cercava la compagnia di Epstein perché il finanziere, condannato per reati sessuali, poteva dargli esattamente quello che voleva”. Una delle massaggiatrici racconta nel documentario che Andrea le avrebbe chiesto: «Bel culo! Lo prendi in culo?».

 

Il regista Crawford integra queste storie con titoli di giornale, fotografie e vecchi filmati di Andrea in occasione di eventi pubblici, dipingendo un ritratto schiacciante di un uomo in gran parte non amato e ridicolizzato che si è rivolto a Epstein come amico e confidente sia per necessità che per desiderio. Ma ora che è stato bandito da Buckingham Palace, la sua condizione potrebbe peggiorare senza il sostegno della madre e con Carlo sul trono. Inoltre Ghislaine Maxwell potrebbe concludere un accordo e collaborare per ridurre la pena. 

"Scioccata dal principe Andrea": la rivelazione choc. Mariangela Garofano su Il Giornale il 5 settembre 2022.

Sam McAlister, ex produttrice della trasmissione Newsnight, ha rilasciato alcune nuove indiscrezioni riguardo all’intervista che il principe Andrea rilasciò per scagionarsi dalle accuse di abusi nel 2019. Sembra che non ci sia pace per il prediletto di Elisabetta, il figlio a cui mamma e papà hanno sempre perdonato ogni marachella, anche le più serie, come l'infausta amicizia con il magnate pedofilo, Jeffrey Epstein.

A parlare all'Express è l’ex produttrice della trasmissione andata in onda a novembre 2019 sulla Bbc, durante la quale il principe ha raccontato la sua versione dei fatti alla giornalista Emily Maitlis, dopo le accuse di abusi da parte della vittima di Epstein, Virginia Giuffre. La 39enne americana ha accusato Andrea di aver abusato di lei quando aveva 17 anni, e di essere stata svenduta anche ad altri uomini influenti dal magnate americano. La McAlister ha affermato di aver trovato “stupefacente”‘che il duca fosse così contento dell’andamento dell’intervista. “È un uomo che a 60 anni è sempre stato il preferito della regina, da quello che sappiamo”, racconta la produttrice. E ancora: “Gli è stato fatto credere di essere speciale, non ha mai perso un lavoro, non ha mai ricevuto un rimprovero. Probabilmente non è mai stato lasciato da nessuna ragazza, non si è mai dovuto preoccupare dei conti.”

Il quadro che la produttrice ha dipinto è quello di un uomo cresciuto nella più totale indulgenza da parte della regina, un uomo sicuro di sè al punto da non accorgersi della brutta impressione che il suo atteggiamento distaccato avrebbe avuto sul pubblico di Newsnight. Ma com’è possibile che nessuno dell’entourage del duca e della royal family si sia premurato di consigliare Andrea su come comportarsi quel giorno, per evitare scivoloni? La donna prosegue rivelando il suo stupore quando capì che il capo della comunicazione della regina non sarebbe rimasto per la durata dell’intervista e che il duca si presentò senza un avvocato. “Trovai tutto ciò strabiliante. Non riesco a capire cosa successe quel giorno, forse avevano tutti da fare con la regina, forse avevano degli affari da sbrigare”.

L’ex produttrice, che oggi ha scritto un libro sulla disgraziata intervista, si è detta scioccata dalla mancanza di un legale, data la delicatezza degli argomenti di discussione su cui verteva l’intervista. “Quando conobbi il capo della comunicazione pensai si trattasse del legale del principe, ma quando appresi che era venuto da solo lo trovai molto strano, visto che avrebbe dovuto tirare in ballo accuse di abusi sessuali su minori”. Quel giorno del 2019 l’immagine del duca di York venne compromessa definitivamente. In linea con la sua personalità, Andrea cercò di scagionarsi dalle accuse senza dimostrare un reale pentimento. Contro ogni previsione affermò di non aver mai conosciuto la Giuffre e che aveva rotto i ponti con l’amico Epstein da anni, sebbene alcune foto che li ritraggono insieme lo smentissero. L’intervista a Newsnight segnò quindi il suo destino all’interno della famiglia reale, che lo obbligò a ritirarsi a vita privata e a rinunciare ai suoi titoli militari.

DAGONEWS il 4 luglio 2022.

Ghislaine Maxwell aveva “accesso illimitato” a Buckingham Palace al punto da far pensare che lei e il principe Andrea avessero una “relazione intima” che andava oltre l’amicizia. 

È quanto ha dichiarato Paul Page, ex poliziotto che ha lavorato al servizio dei reali dal 1998 e al 2004: «Aveva il permesso di entrare e uscire dal palazzo notte e giorno a piacimento. Io e gli altri miei colleghi ci siamo fatti l'opinione che i due avessero una sorta di relazione. Una volta li ho visti che facevano un picnic intimo proprio fuori dalla finestra della camera da letto della regina». 

Page ha inoltre raccontato come ci fossero delle indicazioni “insolite” per non inserire il nome di Maxwell nel libro dei visitatori: «Pensavamo non volessero lasciare alcuna prova delle sue visite al palazzo, forse perché era la figlia di Robert Maxwell».

Infine il poliziotto ha ricordato come lui e i suoi colleghi facevano entrare la Maxwell a Palazzo: «Le facevamo cenno di entrare e lei andava nel cortile e poi dritta negli appartamenti del Duca di York. Aveva accesso come nessun altro individuo al di fuori della famiglia reale. Era su un altro livello. Una mia collega si è ricordata che una volta entrò e uscì quattro volte in una sola giornata».

Da liberoquotidiano.it il 17 giugno 2022. 

Mike Tindall non è passato inosservato durante il Giubileo di Platino. Il marito di Zara, figlia della principessa Anna, è diventato virale soprattutto per gli scambi con il piccolo Louis, figlio di Kate Middleton e del principe William. A distanza di un paio di settimane dalle celebrazioni dedicate ai 70 anni di regno della Regina Elisabetta, sui tabloid britannici è emerso un retroscena al veleno proprio su Tindall.

L’ex stella del rugby inglese si sarebbe lasciato andare a un commento cattivo sul principe Harry, che avrebbe definito “una testa di c***” dietro le quinte del Giubileo. Sebbene i duchi di Sussex si siano tenuti in disparte per tutto il fine settimana, presenziando soltanto a un evento all’interno della cattedrale di St Paul, pare che la tensione nella famiglia reale fosse molto alta. D’altronde i membri non sapevano bene cosa aspettarsi in occasione del primo ritorno a Londra dei duchi dopo la Megxit.

E così in queste ore è molto dibattuto un filmato girato nei pressi della cattedrale, con Tindall che evita accuratamente di rivolgere la parola a Harry e Meghan e tradisce anche un certo disagio. “Sua moglie Zara sembra felice di parlare con loro - ha dichiarato Judi James, esperta di linguaggio del corpo interpellata da express.co.uk - e si gira del tutto per parlare con Harry, che invece sembra ansioso di salire in macchina. Intanto Tindall si guarda intorno e sembra avere uno sguardo imbarazzato”.

Principe Andrea rovinato, la foto dello chalet in Svizzera svela tutto. Libero Quotidiano l'11 giugno 2022.

Il duca di York, Andrea, aveva messo in vendita lo scorso anno, la sua villa in Svizzera dal valore di 21 milioni di euro. Secondo le indiscrezioni riportate dal Daily Mail, questi soldi servirebbero al figlio della Regina Elisabetta per ripagare la transazione con Virginia Giuffre Roberts la quale lo aveva accusato di aver abusato di lei mentre era vittima di Jeffrey Epstein. Il risarcimento alla donna si aggirerebbe intorno ai 12 milioni di euro. 

Sarebbe molti anni che il duca non frequenta la villa ma l'ex moglie e le due figlie avevano passato lo scorso capodanno proprio lì. Sembrerebbe che sia stato trovato un'acquirente per lo Chalet Helora e, infatti, i vicini avevano visto passare più volte il camion per il trasloco. La ditta che se ne occupa è quella di cui si serve la famiglia reale. Secondo il vicinato l'ex moglie Sarah amava trascorrere le vacanze nello chalet, infatti da giovane era solita sciare nelle vicine montagne. 

Le Matin e Le Temps avevano però dichiarato che la proprietà era stata al centro di una disputa legale su un presunto debito: "La misura riguarda la somma di due milioni di franchi svizzeri, un debito che il principe Andrea e sua moglie hanno con una coppia di Verbier, con la quale hanno un rapporto d'affari. Questi ultimi hanno inviato loro una lettera chiedendo il rimborso, ma non è stato rimborsato". La vicenda andrebbe avanti dal 15 dicembre 2021 e una fonte vicina al Duca di York ha dichiarato a MailOnline che sono in corso colloqui per risolvere la questione e che dovrebbe concludersi in modo soddisfacente da entrambe le parti. Ciò non impedirebbe quindi in alcun modo la vendita dello chalet. 

Dagotraduzione dal Daily Mail il 10 giugno 2022.

Fuori dallo chalet svizzero del principe Andrea i furgoni fanno avanti e indietro. La villa, valore 18 milioni di sterline (21 milioni di euro), era stata messa in vendita lo scorso anno. Secondo le fonti i soldi servono al duca per pagare la transazione con Virginia Roberts, che si dice si aggiri intorno ai 12 milioni di euro, la donna che lo accusa di aver abusato di lei mentre era vittima di Jeffrey Epstein. 

A gennaio era stato riferito che l’acquirente per lo Chalet Helora era stato trovato. Il principe non frequenta la casa da molti anni, ma Sarah ferguson e le loro due figlie, Beatrice ed Eugenie, hanno passato lì il capodanno insieme alle famiglie.

I vicini hanno detto che nel villaggio è arrivato un grande furgone blu per traslochi della ditta Abels, e che era stato poi riempito di scatole. La ditta è quella di cui si serve la famiglia reale. 

Un abitante del villaggio di Verbier ha detto: «In paese si parla dello chalet: tutti sapevano che era stato venduto e ora è arrivato il furgone per il trasloco. Ho visto dei ragazzi spostare scatole e pezzi di mobili e sono stati lì tutto il giorno e non sembravano aver finito - è un furgone enorme, quindi immagino che ripuliranno completamente lo chalet».

«Vedevamo sempre il Duca e sua moglie qui, ma negli ultimi anni è venuta Sarah con i bambini – so che entrambi amavano il posto e hanno trascorso molti anni meravigliosi qui. Sarah è stata qui a Capodanno con la sua famiglia per l'ultima volta e hanno guardato lo spettacolo pirotecnico dal balcone - penso davvero che sia stato con il cuore pesante che l'hanno venduto perché Sarah sciava qui tutto il tempo quando era più giovane». 

Nonostante i furgoni, secondo i media svizzeri potrebbe esserci altri ostacoli alla vendita perché il principe Andrea ha ancora un debito con i precedenti proprietari di due milioni di franchi svizzeri.

Le Temps e Le Matin hanno entrambi sostenuto che dal 15 dicembre 2021 la proprietà è stata al centro di una disputa legale su un presunto debito. «La misura riguarda la somma di due milioni di franchi svizzeri, un debito che il principe Andrea e sua moglie hanno con una coppia di Verbier, con la quale hanno un rapporto d'affari. Questi ultimi hanno inviato loro una lettera chiedendo il rimborso, ma non è stato rimborsato».

Una fonte vicina al Duca di York ha detto a MailOnline: «Sono in corso colloqui per risolvere la questione, che dovrebbe concludersi in modo soddisfacente per tutte le parti, ma non impedisce in alcun modo la vendita dello chalet, che sta procedendo e dovrebbe completarsi a tempo debito».

Il principe Andrea, la miliardaria turca e la truffa da 48 milioni di euro. Paola De Carolis su Il Corriere della Sera il 2 Aprile 2022.

Tra i pagamenti contestati nella causa intentata all’Alta corte ci sono versamenti pari a circa 1,1 milioni di sterline sul conto personale del terzogenito di Elisabetta.

Se questo era il momento di tenere la testa bassa e coltivare l’immagine del figlio ligio e fedele, il principe Andrea è tornato nuovamente a far parlare di sé comparendo, assieme alla moglie Sarah Ferguson e alle figlie, tra gli incartamenti relativi a una causa intentata all’Alta corte da una miliardaria turca contro il proprio consulente finanziario.

L’imprenditrice Nebehat Isbilen sostiene di essere stata imbrogliata da un ex banchiere, Selman Turk, e di aver perso per colpa sua un patrimonio di circa 40 milioni di sterline, quasi 48 milioni di euro. Tra i pagamenti contestati ci sono versamenti pari a circa 1,1 milioni di sterline sul conto personale del principe Andrea. La giustificazione data erroneamente a Isbilen è stata l’intervento del duca per le pratiche di un passaporto nonché un contributo alle spese per il matrimonio della principessa Beatrice (secondo il Daily Mail, l’ex segretaria personale del duca, Amanda Thirsk, avrebbe utilizzato le nozze per spiegare il pagamento per telefono ai banchieri del principe). I versamenti risalgono al novembre 2019. Il principe Andrea avrebbe restituito i soldi, senza però spiegare come siano finiti in suo possesso. Turk, tra l’altro, è tra gli imprenditori scelti per utilizzare Pitch@Palace, l’iniziativa creata dal duca di York nel 2014 con lo scopo di promuovere aziende a attività britanniche a investitori internazionali (e ora sospesa per via del Covid e dello scandalo che si è abbattuto sul duca).

Non è, insomma, una bella storia nella quale trovarsi coinvolto proprio ora che la causa per molestie sessuali intentata da Virginia Giuffre si è conclusa. Se con Giuffre il principe ha raggiunto un accordo evitando di arrivare in tribunale, il terzogenito della regina Elisabetta rimane un problema per la famiglia reale. L’accordo non include una chiara ammissione di colpevolezza, ma certo non sancisce la sua innocenza o estraneità ai fatti. Stando a quanto riporta la stampa britannica, la generazione destinata a guidare i Windsor in futuro — dal principe Carlo, erede al trono, al principe William — è dell’opinione che ad Andrea debba essere vietato qualsiasi ruolo pubblico. Nonostante ciò la regina Elisabetta lo ha voluto al suo fianco nei giorni scorsi per la cerimonia in memoria del principe Filippo, scomparso nell’aprile 2021. Andrea sembra destinato anche a partecipare ai festeggiamenti a giugno per il Giubileo di platino di Elisabetta, sul trono da 70 anni.

Nuovo scandalo per il principe Andrea: "Coinvolto in un giro di soldi". Francesca Rossi su Il Giornale il 3 aprile 2022.

Ora più che mai il principe Andrea dovrebbe cercare di mantenere un basso profilo. Lo scandalo Epstein ha devastato per sempre la sua reputazione. Il duca è riuscito per un soffio a schivare il processo per molestie sessuali, pagando un ingente risarcimento che chiude la causa intentata da Virginia Giuffre, ma lascia ancora troppe domande senza risposta. Invece il figlio prediletto di Sua Maestà è tornato a far parlare di sé. La sua presenza alla cerimonia in omaggio al principe Filippo, lo scorso 29 marzo, ha alimentato polemiche furibonde e, stando alle indiscrezioni, anche l’ira funesta dei principi Carlo e William. Ma questo è il problema minore. Andrea e Sarah Ferguson sarebbero coinvolti in un nuovo caso spinoso a soli due mesi dal Giubileo di Platino della Regina.

Intermediari d’affari

L’agenzia Ansa ha riportato la notizia secondo cui il nome del principe Andrea e dell’ex moglie Sarah Ferguson sarebbe stato citato durante un procedimento dell’Alta Corte di Londra. I due avrebbero ricoperto, dietro compenso, il ruolo di “intermediari d’affari” per conto di Selman Turk, un banchiere turco accusato di frode. I nomi del duca di York e della Ferguson sarebbero stati fatti da una ricca donna turca, Nebahat Isbilen, la quale ritiene di essere stata vittima di una truffa orchestrata da Turk.

Quest’ultimo, nel novembre 2019, le avrebbe detto che se voleva ottenere l’aiuto del principe Andrea nella richiesta del passaporto britannico, avrebbe dovuto fare “regalo” da 750 mila sterline, dice l’Ansa. Il Corriere.it riferisce che in questo raggiro Nebahat Isbilen avrebbe perso in tutto circa 40 milioni di sterline (48 milioni di euro) e tra i pagamenti al centro del procedimento ce ne sarebbe uno in particolare, da 1,1 milini di sterline, finito sul conto del principe Andrea. Alla facoltosa signora turca, riporta il Daily Mail, sarebbe stato anche detto che il versamento da 750mila sterline sarebbe servito come contributo per le nozze della principessa Beatrice.

Soldi restituiti?

In questo caso, già complicato e controverso, c’è anche un altro strano dettaglio. Il principe Andrea avrebbe restituito i soldi del presunto imbroglio, ma non avrebbe mai dato alcuna spiegazione sul modo in cui sarebbero arrivati sul suo conto. Inoltre c’è la figura ambigua di Selman Turk che fa riflettere. Sembra che l’imprenditore risulti tra gli uomini d’affari selezionati per prendere parte all’iniziativa Pitch@Palace, organizzata dal principe nel 2014 per far conoscere le imprese britanniche e favorire la loro crescita grazie a investimenti internazionali. Il progetto ha subìto due battute d’arresto: la prima con il Covid, la seconda con lo scandalo Epstein. Il duca di York ha dovuto fare un passo indietro anche da Pitch@Palace e il suo nome è stato cancellato dal sito web dell’impresa.

Ѐ doveroso sottolineare che il principe Andrea e Sarah Ferguson sono stati solo menzionati nel procedimento in corso allAlta Corte di Londra e, al momento, non risulta nessun tipo di coinvolgimento nel caso. Tuttavia bastano i loro nomi per far scoppiare uno scandalo a soli due mesi dalle celebrazioni del Giubileo di Platino per i 70 anni di regno della regina Elisabetta. Nuove ombre che rischiano di oscurare Sua Maestà e di cui la monarchia, già provata dallo scandalo Epstein e dal tour ai Caraibi non proprio fortunato di Kate e William, non ha assolutamente bisogno.

Dagotraduzione dal Daily Mail il 7 marzo 2022.

Secondo le indiscrezioni uscite sul Daily Mail, il principe Carlo pagherà una parte del conto da 12 milioni di sterline che il fratello, il principe Andrea, deve versare a Virginia Roberts per chiudere la vicenda che lo vede imputato di aver abusato della donna quando era minorenne. Per tirarlo fuori da questo guaio, Carlo presterà ad Andrea 7 milioni di sterline ma senza toccare denaro pubblico.  Il duca di York infatti, a quanto sostiene il quotidiano “The Sun”, ha dieci giorni per versare la somma concordata con i legali della Roberts. Andrea rimborserà il fratello quando venderà il suo chalet a Verbier, in Svizzera. 

Secondo una fonte, «ci sono state discussioni in famiglia su come “prendere soldi un po’ da qui e un po’ da lì”. Ma la transazione deve essere pagata in tempo». Il mese scorso i Telegraph ha scritto che un’altra parte del conto sarà pagata dalla Regina, che dovrebbe versare al figlio 2 milioni di sterline.

Chiara Bruschi per “il Messaggero” l'8 marzo 2022.  

Per alcuni media inglesi sono almeno 12 milioni di sterline, per altri 7, che con le spese legali diventano 10. È la somma, tenuta segreta, che il principe Andrea ha accettato di pagare per chiudere la disputa civile con la sua accusatrice Virginia Giuffre fuori dalle aule di tribunale. 

La donna, 38 anni, lo aveva accusato di aver abusato sessualmente di lei quando era minorenne in tre occasioni. Andrea, nonostante abbia sempre negato di averla mai incontrata, ha raggiunto un accordo extra giudiziale lo scorso febbraio, in cui si impegna a versare una ingente somma e riconosce alla sua accusatrice lo status di «vittima», rinnegando l'amicizia con il deus ex machina dell'allora sistema di prostituzione minorile Jeffrey Epstein.

Ora però quella somma da capogiro il duca di York deve trovarla, e in tempi molto rapidi, considerato che ha meno di dieci giorni per versare il denaro sul conto della controparte affinché la Giuffre ritiri la sua denuncia come concordato. E Andrea, che oramai non ha più alcun impiego, non ha reddito né liquidità sufficiente, «non può certo chiedere un prestito a una banca perché non potrebbe ripagarlo», ha spiegato una fonte al The Sun.

Chiedere aiuto alla sua famiglia è l'unico modo che ha per garantire che il pagamento arrivi nel rispetto dei tempi indicati. Non sarà solo la Regina a mettere mano al portafoglio, come era stato invece detto alcune settimane fa. Anche Carlo, futuro erede al trono, parteciperà con un prestito. È oramai risaputo che sia stato proprio il primogenito a insistere affinché Andrea evitasse il processo per impedire che ulteriori - scandalosi - retroscena venissero snocciolati uno a uno in tribunale proprio nell'anno del giubileo di platino della regina, che festeggia 70 anni sul trono. 

E ora il tabloid ha rivelato che il principe del Galles presterà al fratello buona parte di quei 7 milioni, in attesa di essere ripagato non appena Andrea disporrà del denaro per farlo. Il duca di York ha messo in vendita l'amato chalet a Verbier in Svizzera, che si vocifera valga 17 milioni di sterline. Quando avrà trovato un acquirente e perfezionato la vendita, dovrà restituire quanto prestato. E se non lo farà, scrive il tabloid, le conseguenze saranno ulteriormente umilianti poiché verrà escluso dal testamento della regina Elisabetta.

L'ATMOSFERA L'atmosfera quindi è tutt'altro che rilassata a corte, dove la famiglia reale non vede l'ora di lasciarsi questa storia alle spalle. A pagamento avvenuto la faccenda potrà dirsi conclusa, almeno dal punto di vista legale. Ben diverso, infatti, è l'impatto che questa denuncia ha avuto sulla vita pubblica e lavorativa del figlio prediletto della regina. 

Sospeso e poi bandito dalla vita pubblica, strappato degli onori e incarichi militari, alcuni ottenuti anche in battaglia avendo partecipato alla guerra delle Falkland, Andrea è uscito di scena e difficilmente gli sarà possibile rientrare.

Al momento Andrea vive con la ex moglie Sarah Ferguson nella residenza di Royal Lodge, che si trova nella tenuta di Windsor a pochi minuti dal castello in cui la regina si è trasferita dall'inizio della pandemia, e nel quale ha deciso di rimanere a tempo indeterminato. 

Forse la ex moglie è una delle poche che può capire cosa significhi essere messi al bando, in famiglia e fuori da essa, a causa di uno scandalo. Oltre a essere finita sulle prime pagine dei giornali in atteggiamenti intimi negli anni Novanta con il suo allora amante, era finita nell'occhio del ciclone negli anni Duemila quando aveva accettato migliaia di sterline per facilitare l'incontro tra un giornalista - sotto copertura - e Andrea. Uno scivolone che l'aveva fatta diventare persona non gradita a corte fino al 2018.

Dalla foto choc ai soldi: tutto quello che non torna nello "scandalo Andrea". Francesca Rossi il 25 Febbraio 2022 su Il Giornale.

Il principe Andrea ha scelto la strada del patteggiamento con Virginia Giuffre, ma nello scandalo Epstein rimangono ancora troppi punti oscuri.  

Il principe Andrea e Virginia Giuffre hanno raggiunto un accordo finanziario. La causa civile è chiusa, il duca è riuscito a evitare il processo, anche se la sua reputazione rimarrà macchiata per sempre. Rimangono i dubbi, i misteri irrisolti di una vicenda complessa, quasi labirintica. Una storia dal finale aperto di cui, forse, nessuno conoscerà mai la verità.

L’accordo tra Andrea e Virginia

Il principe Andrea ha raggiunto un accordo “di principio” con la sua accusatrice, Virginia Giuffre, promettendole una “donazione sostanziale” per la sua fondazione che si occupa di difendere le donne vittime di abusi. Nelle intenzioni l’accordo non vuole essere un’ammissione di colpa, ma nei fatti è ciò che sembra. Il duca è riuscito a evitare il processo e ha fatto sapere di essere “rammaricato per il fatto di essere stato associato a [Epstein] e loda il coraggio della signora Giuffre e degli altri sopravvissuti nel difendere se stessi”. Parole concilianti, eppure i legali di Andrea, quando chiesero l'archiviazione del caso, dissero: “[Virginia Giuffre] ha intentato questa causa infondata per ottenere un altro giorno di paga a spese del principe…La maggior parte delle persone può solo sognare di ottenere le somme di denaro che la Giuffre si è assicurata negli anni”. Il principe avrebbe dovuto testimoniare in tribunale il prossimo 10 marzo. Proprio lui aveva chiesto “un processo con una giuria su tutte le azioni legali presentate nel ricorso”. Una tattica kamikaze che nemmeno David Boies, avvocato di Virginia, aveva compreso: “Non sono sicuro che abbia riflettuto abbastanza…La sua strategia non mi sembra desiderabile o efficace”.

C’è la Regina dietro l’accordo tra il principe e la Giuffre?

“[L’accordo] non è un’opzione da tenere in considerazione”, aveva detto, lo scorso gennaio, una fonte di Palazzo. Allora come si è arrivati al patteggiamento? Dietro al cambio di rotta vi sarebbe la regina Elisabetta. Il Mirror ha rivelato che il duca di York avrebbe ricevuto “forti pressioni dai vertici”. La biografa Angela Levin ha dichiarato a Sky News: “Penso che Sua Maestà abbia ammonito il figlio, dicendogli che non voleva rovinasse i festeggiamenti [del Giubileo di Platino per i 70 anni di regno], costringendolo a sistemare la situazione”. Elisabetta II avrebbe convocato i principi William e Carlo chiedendo consiglio sul da farsi. Una volta presa la decisione la sovrana avrebbe mandato a chiamare Andrea, intimandogli di chiudere la questione. L’accordo sarebbe stato raggiunto dopo 10 giorni di trattative con gli avvocati di Virginia Giuffre.

Chi pagherà il risarcimento?

Nonostante le supposizioni dei giornali, nessuno conosce la cifra esatta del risarcimento destinato alla Giuffre. Per il Telegraph si aggirerebbe sui 12 milioni di sterline, cioè circa 15 milioni di euro, mentre il Daily Mail si fermerebbe a 7,5 milioni. Il duca avrebbe 30 giorni di tempo per risarcire la Giuffre. Sempre il Telegraph ritiene che sarà la Regina ad aiutare il figlio con “i fondi del ducato di Lancaster”, da cui già proviene l’appannaggio annuale da 21 milioni di sterline percepito da Andrea. Inoltre c’è la vendita dello chalet di Verbier per 17 milioni di sterline. A questo punto l’eventualità, paventata dai tabloid, che vengano usati i soldi dei contribuenti parrebbe inverosimile: la sovrana rischierebbe un duro colpo alla sua popolarità d’acciaio e danneggerebbe l’immagine della Corona. Buckingham Palace, però, tace. Il segretario alle comunicazioni di Sua Maestà, Donald McCabe è stato molto chiaro con il Daily Mail: “Non abbiamo mai commentato gli accordi finanziari delle questioni legali del duca e non lo faremo in futuro”.

Il mistero della foto scomparsa

Uno dei punti cardine dell’accusa era la foto scattata nella casa londinese di Ghislaine Maxwell, che ritrae Virginia Roberts Giuffre abbracciata al figlio di Sua Maestà. Immagine che sarebbe stata realizzata nel marzo 2001, la sera del presunto primo stupro e la cui copia è stata pubblicata per la prima volta sul Mail On Sunday nel 2011. Una fonte vicina alla Giuffre, però, ha rivelato al Daily Beast: “La fotografia non è più in possesso di Virginia”. Un altro insider ha puntualizzato di non essere nemmeno sicuro che lo scatto “esista ancora”. Virginia ha dichiarato che sarebbe andato perduto durante il trasloco dal Colorado a Sydney, dove vive tuttora. Forse dimenticato in qualche scatola sistemata in un deposito. Nel 2016, nell’ambito di una causa per diffamazione contro la Maxwell, la Giuffre ha detto di aver già dato l’originale della foto all’Fbi nel 2011, quando già viveva in Australia. Ma la fotografia non era stata persa nel trasloco? Inoltre i federali avrebbero restituito a Virginia la foto, ma non è chiaro se abbiano tenuto in archivio l’originale o una copia. L’avvocato di Virginia, David Boies, avrebbe detto che il famoso originale sarebbe ancora nelle mani dell’Fbi e Virginia Giuffre avrebbe solo una copia su Cd. Una gran confusione.

Una foto falsa per incastrare Andrea?

I legali di Andrea hanno chiesto invano di visionare l’originale nel novembre 2021, ma ora si chiedono se lo scatto non fosse un abile fotomontaggio. Cosa di cui è convinta Lady Victoria Hervey, amica ed ex fidanzata del duca di York, la quale sostiene che l’immagine sia un falso ottenuto tramite Photoshop: la testa del principe sarebbe stata sovrapposta sul corpo di un ignoto, presunto uomo irlandese. La foto, dice la Hervey, sarebbe stata in realtà scattata nel maggio 2001, durante la festa di compleanno di Naomi Campbell, organizzata su uno yacht a St. Tropez. Un party a cui avrebbe partecipato Virginia, che per l’occasione indossava gli stessi abiti portati nell’immagine con Andrea. Anche in questo caso, però, mancano le prove. Senza le foto originali è impossibile capire se lo scatto pubblicato sia autentico. Nella tragica intervista del 2019 alla Bbc il duca di York sostiene di non ricordare di aver mai fatto quella fotografia. Non rammenterebbe neppure le eventuali circostanze in cui sarebbe stata scattata. Perfino Ghislaine Maxwell avrebbe espresso dei dubbi in merito all'autenticità dell'immagine.

Il principe Andrea Consigliere di Stato

Da tutta questa storia l’immagine del duca di York esce a pezzi, ma il terzogenito di Sua Maestà è ancora uno dei quattro Consiglieri di Stato (gli altri sono il principe Carlo, William, Harry e, prima della dipartita, il principe Filippo ovvero, per legge, i primi quattro in linea di successione al trono più il marito della monarca a patto che abbiano compiuto 21 anni e vivano nel regno). Si tratta di figure “di vitale importanza per la monarchia”, come le definisce il Daily Mail citato da Vanity Fair, designate per sostituire la Regina quando non può adempiere alle sue funzioni in caso di malattia o di assenza. Il principe Andrea (come Harry) è più in grado di rispettare il suo dovere, visto che è nell’occhio del ciclone di uno scandalo senza fine e si è ritirato a vita privata. L’esperto di diritto costituzionale Craig Prescott ritiene “inevitabile” che il principe perda l’incarico di Consigliere. Lo storico Hugo Vickers spiega: “Se il principe Andrea non prende parte ai doveri reali, non dovrebbe nemmeno essere un Consigliere di Stato”. Per questo la Regina vorrebbe sostituirlo al più presto. Secondo Prescott le scelte più probabili sono la principessa Anna e il principe Edoardo. Uno smacco incredibile, che si aggiunge all’ulteriore umiliazione, per Andrea (e per Harry), di non ricevere la medaglia del Giubileo di Platino conferita alle forze armate del regno.

Dagotraduzione dal Daily Mail il 28 febbraio 2022.

L'accordo extragiudiziale multimilionario che il principe Andrea ha sottoscritto con la sua accusatrice Virginia Roberts non può essere indagato dai parlamentari per via di un'antica usanza che vieta la discussione dei reali in Parlamento. 

Si ritiene che il duca di York stia affrontando una fattura legale da 12 milioni di sterline a seguito del suo accordo extragiudiziale con la signora Roberts, che aveva accusato il figlio della regina di abusi sessuali dopo essere stata trafficata dal suo amico Jeffrey Epstein e condannata per reati sessuali. Il principe Andrea ha negato con veemenza queste affermazioni.

Rimangono dubbi sul fatto che il monarca - che si dice favorisca Andrea - lo stia aiutando a pagare il conto, che include una donazione di 2 milioni di sterline all'ente di beneficenza della signora Giuffre, che aiuta le vittime di aggressioni sessuali e della tratta.  

Tuttavia, un'antica regola impone che ai parlamentari sia vietato discutere di reali alla Camera dei Comuni e quindi l'insediamento del principe Andrea non può essere messo in discussione. 

Nel frattempo, il deputato laburista di Middlesborough Andy McDonald ha chiesto che un ministro venga alla Camera per rivelare se i soldi dei contribuenti provenienti dal Sovereign Grant - contanti pagati ai reali dal pubblico - sono stati usati per ripagare la 38enne Roberts, secondo the Sun. 

Da allora McDonald ha scritto al ministro Steve Barclay in modo che possa confermare se il denaro dei contribuenti è stato utilizzato per pagare la transazione extragiudiziale e stabilire che «nessun fondo pubblico è stato o sarà utilizzato in tutto o in parte in soddisfazione dell'accordo». 

Il signor McDonald ha dichiarato: «Sollevare una questione relativa alla famiglia reale alla Camera è irto di difficoltà». Un portavoce del governo ha dichiarato: «La Sovereign Grant sostiene il monarca e alcuni membri della famiglia reale nello svolgimento dei loro doveri ufficiali. Il principe Andrea ha smesso di ricevere sostegno attraverso la Sovereign Grant nel 2019 quando ha cessato di svolgere le sue funzioni ufficiali».

Il signor McDonald in precedenza aveva avvertito che ci sarebbe stato «un onnipotente hue and cry» se fosse emerso che il denaro pubblico veniva utilizzato. «Sarebbe un passo troppo avanti», ha detto. «Non posso prevedere quale forma assumerebbe quella protesta». 

«Ma le persone sarebbero terribilmente sconvolte se i soldi dei contribuenti fossero usati come ricompensa per il contenzioso, da un uomo che fino a quel momento era abbastanza contento di essere associato a un pedofilo [Jeffrey Epstein] e un trafficante di bambini [Ghislaine Maxwell]». 

Dal principe Andrea risarcimento di almeno 12 milioni a Virginia Roberts per evitare il processo: ma chi ha pagato? Antonello Guerrera su La Repubblica il 15 Febbraio 2022

L'accordo finanziario tra il duca di York e la sua accusatrice sarebbe una cifra monstre. L'erede al trono Carlo, furioso, avrebbe spinto per l'indennizzo. Ma il defenestrato fratello non avrebbe tutti questi soldi. Secondo il Telegraph, sarebbe stata mamma Elisabetta ad aprire il portafogli. E vissero tutti felici e contenti? Visto lo scandalo, apparentemente sì. Dopo l'accordo finanziario di ieri tra il Principe Andrea e la sua accusatrice Virginia Roberts Giuffre, il duca di York ha interrotto la sua profonda discesa nella vergogna. E, come accade nel 95% di simili casi giudiziari in America, ha bloccato la causa civile contro di lui a New York dietro il pagamento un enorme indennizzo, secondo il Telegraph di almeno 12 milioni di euro, alla donna che lo ha denunciato perché "violentata per tre volte da minorenne".

Dagotraduzione dal Daily Beast il 22 febbraio 2022.

Il principe Andrea potrebbe essere stato spinto a risolvere la causa civile che gli ha intentato Virginia Giuffre pagando 14 milioni di dollari dopo aver visto un'e-mail inviata da Ghislaine Maxwell in cui la donna condannata per traffico sessuale faceva sapere di pensare che la foto di Andrea con il braccio intorno alla vita di Virginia Giuffre «sembrasse reale». 

Maxwell appare sullo sfondo della foto e Virginia Giuffre ha sostenuto che il finanziere Jeffrey Epstein l'ha presa lui stesso nell'appartamento londinese di Maxwell. Andrea aveva a lungo affermato che la foto non era autentica ed era stata manipolata, sostenendo con la BBC che non ricordava di aver mai incontrato Giuffre.

E lunedì, meno di 24 ore prima che Andrea e Giuffre annunciassero drammaticamente di essersi accordati, The Daily Beast ha rivelato che la versione originale della foto era andata perduta. 

Il team legale di Giuffre sembrava indifferente all'incapacità di Giuffre di trovare la foto. Ha detto in una deposizione che credeva che fosse stata messa in scatole da imballaggio con giocattoli per bambini e "pistole nerf" quando si è trasferita dal Colorado all'Australia ad un certo punto prima del 2016.

Una fonte dalla parte di Giuffre, ad esempio, ha detto al Daily Beast che c'era «un motivo per cui [il suo avvocato] David Boies non è preoccupato» nel non avere l'originale. 

Ora, le e-mail trapelate al Daily Mail rivelano che il 10 gennaio 2015, l'avvocato Alan Dershowitz, che stava affrontando accuse di abusi da parte di Giuffre (che da allora sono state ritirate), ha inviato un'e-mail a Maxwell dicendo: «Caro G. Sai se la foto di Andrea e Virginia è vera? Sei sullo sfondo». Solo 11 minuti dopo, Maxwell ha risposto: «Sembra vera. Penso che sia».

Giorni prima, Andrea aveva contattato Maxwell, chiedendo: «Fammi sapere quando possiamo parlare. Ho alcune domande specifiche da farti su Virginia Roberts». Maxwell aveva risposto: «Avere alcune informazioni. Chiamami quando hai un momento». 

Secondo Giuffre, la fotografia sarebbe stata scattata nella residenza londinese di Maxwell nel 2001. Tuttavia, il Daily Beast ha rivelato lunedì che Giuffre aveva perso l'originale della famosa fotografia, con una fonte che diceva: «La foto non è in possesso della Virginia». Un'altra fonte ha affermato di non sapere nemmeno se l'originale dell'immagine «esistesse ancora». 

L'immagine ha fatto guadagnare a Giuffre oltre 140.000 dollari di compensi per i media ed è stata esaminata dall'FBI come potenziale prova contro Jeffrey Epstein.

Ieri è stato riferito che il principe Andréa sarebbe stato probabilmente aiutato dalla generosità finanziaria di sua madre nella produzione di un presunto pagamento di 14 milioni di dollari. Buckingham Palace non ha commentato le affermazioni. 

La rivelazione delle e-mail è stata rapidamente seguita dalla prima dichiarazione di un ministro di gabinetto sulla posizione di Andrea dopo l'accordo. 

Ben Wallace, il segretario alla Difesa britannico, ha affermato che spetta a Buckingham Palace decidere se ora debba essere privato del suo ultimo titolo militare rimasto di vice ammiraglio. 

Parlando a Sky News, Wallace ha dichiarato: «La decisione sui titoli spetta ovviamente al palazzo in futuro, ma è abbastanza chiaro che questo accordo è un riconoscimento che vuole portare a termine e anche riconoscere, come dice la sua dichiarazione, la sofferenza e le sfide che le vittime hanno dovuto affrontare a causa delle loro accuse e la loro posizione contro lo sfruttamento da parte di Epstein».

Rachael Maskell, un parlamentare laburista di York, ha esortato Andrea a rinunciare al suo titolo di Duca di York, dicendo che il suo comportamento era stato «fonte di profondo dolore e imbarazzo per molte persone in tutta la città», aggiungendo che per dimostrare «il suo rispetto per le persone colpite dagli abusi e dalla gente della nostra città, chiederei che il suo primo atto di contrizione sia di confermare il suo sostegno alla revoca del suo titolo ducale».

La donna lo ha accusato di averla costretta a rapporti sessuali quando era minorenne.Scandalo Epstein, accordo del Principe Andrea con l’accusatrice Virginia Giuffre: “Somma riservata”. Antonio Lamorte su Il Riformista il 15 Febbraio 2022. 

Il Principe Andrea ha raggiunto un accordo extra-giudiziale con Virginia Giuffre: il terzo figlio di Elisabetta II, Regina del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord e degli altri reami del Commonwealth, pagherà una somma alla donna che lo ha accusato di averla costretta ad avere rapporti sessuali con lui quando era ancora minorenne. La notizia, arrivata a sorpresa, è stata riportata dal New York Times. Era stato annunciato che Andrea avrebbe deposto davanti agli avvocati di Giuffre il prossimo 10 marzo. Non ci sarà alcun processo per violenza sessuale dunque.

Il Principe è rimasto completamente travolto dallo scandalo esploso intorno al mondo del magnate Jeffrey Epstein, morto in cella a New York nel 2019, e della sua complice e compagna Ghislaine Maxwell che riguardava un giro di giovani prede sessuali, messe perfino a disposizione di amici ricchi e potenti. Lo scorso gennaio il giudice di New York aveva deciso di non archiviare la causa civile intentata da Giuffre: la donna ha accusato Andrea di aver abusato di lei tre volte, nel 2001, quando ancora era minorenne, 17 anni. Nella villa del finanziere nelle Virgin Island, nella sua casa a Manhattan e in quella di Londra di Maxwell.

Il giudice Lewis Kaplan non ha accolto le argomentazioni degli avvocati del terzogenito della Regina secondo i quali l’accordo per risarcimento danni del 2009 tra Epstein e Giuffre vincolava la donna al silenzio – una clausola da 500mila dollari per non denunciare altri “possibili imputati”. A metà gennaio scorso la Regina aveva tolto al “figlio prediletto”, com’era stato sempre definito dai tabloid, i gradi, gli onori militari e ogni incarico di rappresentanza in nome della Royal Family britannica. Poche righe di comunicato per far sapere che il Principe si sarebbe difeso “come un privato cittadino”.

Andrea si sarebbe impegnato anche a fare una “donazione sostanziale” a una organizzazione di beneficenza “in supporto dei diritti delle vittime” degli abusi. Il Principe era amico di vecchia data Maxwell, condannata a dicembre per adescamento e traffico di minori. Aveva rinunciato al ruolo pubblico nel 2019 e ha venduto il chalet Verbier comprato con l’ex moglie – secondo il gossip forse per far fronte alle spese legali cui la vicenda lo esporranno. Si è sempre dichiarato innocente – “il principe Andrea nega di aver complottato con Epstein e che questi gli abbia fornito delle ragazze vittime di traffico sessuale”, avevano scritto i suoi legali in una memoria depositata il mese scorso – e di non ricordare di aver mai incontrato Giuffre. I giornali di tutto il mondo, da quando è spuntato il coinvolgimento nello scandalo dell’Altezza Reale britannica, pubblicano tuttavia una fotografia che ritrae i due insieme.

La richiesta di interrogare Andrea dell’Fbi sarebbe stata insabbiata per due anni. Questo e altri dettagli dello scandalo rischiavano di diventare motivo di tensioni tra Stati Uniti e Regno Unito. La vicenda è un macigno sulla Casa Reale britannica, proprio nell’anno in cui si celebreranno i 70 anni del Regno di Elisabetta. E a quasi un anno dalla morte del Principe Filippo. Il processo, che sarebbe stata la possibilità peggiore per la Casa Reale, è stato scongiurato. Difficile la riabilitazione del Principe.

Antonio Lamorte. Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.

La giustizia dei ricchi. Massimo Gramellini su il “Corriere della Sera” il 15 febbraio 2022.

Il principe Andrea, figlio della regina Elisabetta, non andrà a processo perché ha trovato un accordo economico con la donna che lo accusava di abusi sessuali, e farà anche una generosa donazione a un ente che si occupa delle vittime di violenza. Evviva, lo scandalo è rientrato, la legge è stata rispettata e tutti sembrano soddisfatti, compresa l’augusta genitrice. Eppure, non trovate che ci sia qualcosa di stonato? E non mi riferisco alla scelta della donna riguardo all’indennizzo, che non ho alcun diritto di commentare. Piuttosto vorrei portare la vostra attenzione su un altro aspetto della vicenda. I ricchi possono comprarsi tutto quello che vogliono, dalla libertà ai capricci: Jeff Bezos sta facendo smontare un ponte storico in Olanda per consentire al suo yacht di passarci sotto. È sempre stato così, lo so. Ma la novità, almeno rispetto agli anni della mia giovinezza, è che adesso viene considerato assolutamente normale. Il sole scalda, la pioggia bagna, il ricco fa ciò che gli pare. E chi si ostina a stupirsene, non dico a indignarsene, passa per invidioso, per moralista o per comunista, quando magari è soltanto un liberale che gradirebbe un minimo di equità in certi campi essenziali del vivere come la sanità e la giustizia. Infatti, da nessuna parte sta scritto: «Gli yacht e i diamanti sono uguali per tutti», mentre nei tribunali si legge ancora: «La giustizia è uguale per tutti». Non avevo capito che era una battuta.

Andrea e il protocollo dei peluche sul letto: tutte le stranezze di un principe nel mirino. Luigi Ippolito su Il Corriere della Sera il 21 gennaio 2022.

Le rivelazioni del «Sun»: il principe, ora accusato di violenza sessuale dalla supertestimone Virginia Giuffre, ha sul letto una folla di pupazzi e colleziona orsacchiotti vestiti da marinaio.  

Il letto del principe Andrea è sempre molto affollato: ma dei suoi amati peluche. E al personale di servizio del figlio della regina Elisabetta vengono date istruzioni scritte su come posizionare i pupazzetti. Il Sun ha rivelato che esiste addirittura un diagramma che spiega come collocare i peluche: Andrea non dorme se non è circondato da cinque giocattoli, fra cui due ippopotami e una pantera. Ma secondo una delle sue ex cameriere la sua collezione arriva a contare ben 72 animaletti di stoffa. Sono bizzarre abitudini che la dicono lunga su un personaggio finito nei guai con l’accusa di aver stuprato una minorenne, quella Virginia Roberts Giuffre che intende trascinarlo in giudizio a New York dopo essere stata irretita vent’anni fa dal magnate pedofilo Jeffrey Epstein e dalla sua complice Ghislaine Maxwell, entrambi amici stretti di Andrea.

Il principe, secondo il Sun, dà in escandescenze se i peluche non vengono piazzati nell’ordine richiesto: un orsacchiotto deve essere collocato sulla spalliera del letto, a sinistra, sul lato destro del letto ci deve essere un ippopotamo grigio e a metà del talamo una pantera nera, mentre un altro ippopotamo va ai piedi del letto. Charlotte Briggs, che ha lavorato per Andrea a Buckingham Palace negli anni Novanta, ha raccontato al Sun che appena era stata assunta le era stato detto dei peluche: e che ha passato una giornata intera a essere istruita su come maneggiarli.

Questi 72 pupazzetti sono principalmente orsacchiotti vestiti da marinaio, che devono essere accuratamente collocati sul letto del principe in ordine di grandezza; a sera vanno tolti e disposti nella stanza: i più piccoli nel caminetto, sempre in ordine di grandezza, i due preferiti su due troni di mogano ai lati del letto e gli altri ai piedi, sul pavimento. Un’operazione che richiedeva almeno un’ora e alla quale erano addette ogni giorno due cameriere. Charlotte Briggs non ha nascosto il suo stupore a vedere un adulto, che per di più aveva combattuto nella guerra delle Falklands, intrattenere simili abitudini: «Era una cosa così strana e particolare».

Ma le bizzarrie di Andrea non finiscono qui. Il principe viene descritto come un bambino viziato che non muoveva mai un dito: era capace di far chiamare una cameriera che doveva fare quattro piani di scale per andare a chiudere le tende dietro di lui. E se non erano accostate alla perfezione, piovevano urla e insulti. «Questo dice molto su di lui – ha commentato l’ex inserviente sentita dal Sun – pensa di essere al di sopra di tutti». Adesso però la musica è cambiata: la regina lo ha privato di tutti i titoli reali e militari e Andrea non può più farsi chiamare Altezza Reale. I Windsor stanno cercando di prendere le distanze dal principe di fonte a uno scandalo che mette a repentaglio la monarchia: gli avvocati americani di Virginia Giuffre interrogheranno Andrea proprio nei mesi in cui ci si sarebbe dovuti concentrare sul Giubileo di Platino, le celebrazioni per i 70 anni di regno di Elisabetta. E a settembre si potrebbe arrivare al processo per violenza sessuale a New York: Andrea avrà altro a cui pensare che non i suoi amati peluche.

La caduta di Andrea, il principe troppo amico di Jeffrey Epstein. di Tommaso Pellizzari su Il Corriere della Sera il 19 Gennaio 2022.  Il figlio della regina Elisabetta dovrà sottoporsi a un processo civile negli Stati Uniti in cui si discuterà del risarcimento a Virginia Giuffre, che lo accusa di avere abusato sessualmente di lei in diverse occasioni. Accuse che lui ha sempre smentito, ma che sono bastate a sua madre per intervenire duramente, facendo praticamente scomparire il suo terzogenito dalla famiglia, come raccontano Francesco Giambertone ed Enrica Roddolo

Sono passati quasi due anni e mezzo dal 10 agosto 2019, quando il finanziere americano Jeffrey Epstein fu trovato morto (ufficialmente per suicidio) nel carcere di New York, in cui era rinchiuso con l’accusa di abusi sessuali e traffico internazionale di minorenni. Una vicenda di cui nelle ultime settimane si è tornati a parlare per il processo appena concluso a Ghislaine Maxwell, ex compagna di Epstein. E per un altro processo che potrebbe aprirsi, questa volta contro il principe Andrea, figlio della regina Elisabetta, amico e spesso ospite del milionario statunitense. Ma la sovrana non ha aspettato le decisioni dei giudici per prendere comunque provvedimenti nei confronti del figlio notoriamente prediletto, come ci racconteranno Francesco Giambertone ed Enrica Roddolo nel podcast «Corriere Daily».

Da corriere.it il 13 gennaio 2022.

Il principe Andrea, terzogenito della regina Elisabetta, ha rimesso nelle mani della sovrana tutti i suoi residui incarichi ufficiali e i gradi militari onorifici che ricopriva a nome della casa reale in Gran Bretagna dopo la decisione della giustizia Usa di non archiviare la causa civile intentata contro di lui per presunti abusi sessuali. 

Il duca di York, 62 anni il mese prossimo, è stato coinvolto dalle accuse di una delle presunte vittime del defunto miliardario pedofilo americano Jeffrey Epstein. 

La comunicazione ufficiale è apparsa anche sui canali social della famiglia reale. Più di 150 veterani della marina e dell'esercito hanno scritto alla regina chiedendole di privare Andrea di tutti i suoi gradi e titoli militari dopo che è stata data la notizia di un possibile processo negli Stati Uniti. 

 Luigi Ippolito per il “Corriere della Sera” il 15 gennaio 2022.  

C'è la mano di Carlo e William dietro l'immediato «licenziamento» del principe Andrea, estromesso di fatto dalla famiglia reale per le accuse di violenza sessuale che pendono sul suo capo: «È stata una decisione rapida e spietata, raccomandata dal principe di Galles e dal duca di Cambridge e approvata dalla regina», ha spiegato una fonte di Palazzo al Daily Mail . «È questione della sopravvivenza della monarchia a tutti i costi: è sempre stato così e sempre lo sarà».

In passato, era il principe Filippo il «timoniere» della Ditta, come lui stesso chiamava la famiglia reale: il duca di Edimburgo presiedeva i «consigli di guerra» durante la crisi fra Carlo e Diana negli anni Novanta. Ma con la sua vecchiaia e infine con la sua scomparsa, il ruolo di «governatore» di casa Windsor è passato a Carlo, ovviamente d'intesa con la regina.

Il principe di Galles non ha mai fatto mistero di preferire una monarchia «snellita», che fa a meno di figure minori come, ad esempio, le principesse Beatrice ed Eugenia, le figlie di Andrea: una direzione di marcia che già aveva provocato il malumore del secondo figlio di Elisabetta. 

Si sa che Carlo ha affrontato a tu per tu Andrea, che ha ammesso il suo errore nel legarsi d'amicizia col magnate pedofilo Jeffrey Epstein, ma ha continuato a professarsi innocente per quanto riguarda le accuse di aver violentato Virginia Roberts Giuffre, che per questo lo ha ora trascinato in tribunale. Il principe di Galles non si è sentito però affatto rassicurato dalle parole del fratello: ma l'erede al trono è personaggio schivo e avverso agli scontri diretti, per cui si è fatto spalleggiare dal figlio William. 

L'intervento del duca di Cambridge è stato determinante: lui è un membro sempre più attivo e influente nel sancta sanctorum dei Windsor e la regina apprezza il suo decisionismo, che le ricorda quello dell'amato Filippo. Per di più, tutti sono consapevoli che il futuro della monarchia poggia sulle spalle di William più che su quelle di Carlo, che sarà probabilmente un re breve. 

Ma l'asso nella manica del 39enne principe è la moglie Kate: una donna borghese che lo tiene con i piedi per terra e gli consente di non essere del tutto risucchiato dalla «bolla» reale e di avere antenne in grado di percepire la sensibilità dell'opinione comune. William è anche meno legato sentimentalmente alla vecchia guardia e dunque non ha avuto esitazioni nel raccomandare l'«esilio interno» per lo zio Andrea, che è stato privato dei titoli reali e militari.

Con l'assenso di Elisabetta, è stato così seguito il copione già collaudato con Harry e Meghan: «Hanno preso questa decisione per isolare l'istituzione da tutte le schegge che volano attorno - ha spiegato la fonte reale al Mail -. Segue lo stesso modello della separazione dai Sussex: la rimozione dei titoli significa che ora la monarchia può legittimamente dire di non essere coinvolta». 

Per Elisabetta, è stato particolarmente doloroso punire quello che è unanimemente considerato il suo figlio prediletto: ma come in tutte le altre crisi dinastico-familiari, da Margaret in poi, la regina sa bene cosa è meglio per la monarchia e agisce da reggitrice della Corona, prima che da sorella o madre. Tanto più ora che a sorreggere lei e l'edificio c'è un risoluto William.

Caterina Soffici per “La Stampa” il 15 gennaio 2022.

Dell'importanza di essere reali. Ovvero, di osa importa al mondo se la regina Elisabetta ha tolto al figlio Andrea, travolto dallo scandalo del pedofilo Jeffrey Epstein, il titolo di altezza reale. La risposta naturale dovrebbe essere una sola: chi se ne frega. Che ci importa se il pupillo della sovrana, 62 anni il mese prossimo - già invischiato in altri scandali, già marito della rossa esuberante Sarah Ferguson, già coinvolto in altre relazioni turbolente, scapestrato e per questo molto amato dalla madre - non potrà più affacciarsi al balcone di Buckingham Palace con le sue belle divise e le medaglie e tutto l'armamentario da principe. 

Che ci importa se non potrà più fregiarsi del titolo di Duca di York, come chiedono a gran voce i rappresentanti della città, oltraggiati dall'associazione con il nome del principe accusato di abusi sessuali su una minorenne? Già, che ci importa? Ma è guardando a questi dettagli che si capisce la vera natura della monarchia britannica, questa anacronistica appendice di medioevo che si incunea nelle nostre vite contemporanee non con editti e bandi e menestrelli ma tramite notifiche sul telefonino. 

Siamo ben dentro il terzo millennio e tutti gli altri membri delle famiglie reali della vecchia Europa (qualcuno di voi sa che faccia ha il re di Norvegia?) sono ormai figurine indistinguibili, personaggi da rotocalco meno famosi dei calciatori e degli influencer. Mentre dai reali inglesi non si può prescindere. Sappiamo tutto di loro, molto di più di quanto realmente ci interessi.

Pettegolezzi di corte, litigi tra cognate, battesimi, matrimoni e funerali. Questo del principe Andrea è un caso diverso, uno scandalo grosso, vero. Dopo la decisione della giustizia americana di non archiviare la causa civile intentata contro di lui per presunti abusi sessuali, il duca ha rimesso nelle mani della sovrana tutti i suoi residui incarichi ufficiali e i gradi militari onorifici che ricopriva a nome della casa reale. 

Più di 150 veterani della marina e dell'esercito hanno scritto alla regina chiedendole di privare Andrea di tutti i suoi gradi e titoli militari dopo che è stata data la notizia di un possibile processo negli Stati Uniti. Di certo il gran merito di aver traghettato la monarchia britannica attraverso il secolo delle democrazie va a Elisabetta, regina di cuori quando lady Diana ne fu principessa, amata e riverita al di là di ogni comprensione razionale, icona che già sopravvive a se stessa.

È lei ad aver tenuto viva la riverenza, questa credo sia la parola giusta, verso la monarchia come istituzione, verso un certo mondo antico che sa di fiaba e si abbiglia di conseguenza: cavalli, carrozze, principi, mantelli, livree, corone e gioielli. Tutto fa parte di una scenografia perfettamente studiata, che a noi scettici e disincantati fa un po' ridere, ma quando la Rolls Royce color melanzana della regina passa lenta e maestosa attraverso le strade di Londra, la gente si ferma a salutare, si fermano i rider di Glovo e i tassisti, si fermano i pedoni e tutto sembra ammantarsi di una magia incomprensibile, irrazionale appunto.

Nessuno può davvero ritenere che quella persona possa essere diversa e superiore alle altre per eredità, grazia divina e volontà della nazione. Eppure in quei momenti ogni suddito potrebbe anche dire di aver visto volare Peter Pan sopra le aiuole nei giardini di Kensington. A Londra e in Inghilterra (un po' diverso nelle altre nazioni del Regno, specialmente Scozia e Irlanda del Nord, dove la famiglia reale non è così amata), la monarchia pervade ancora la simbologia.

Sono "reali" le sale da concerto e gli ospedali, le poste (Royal Mail) e l'ufficio delle tasse è intitolato a sua maestà (HMRC, Her Majesty Revenue and Customs). Il certificato di fornitori della famiglia reale è una delle garanzie di qualità più ambite: le ditte che possono fregiarsi dello stemmino reale con la scritta "by Appointment to Her Majesty the Queen" lo esibiscono anche sulle fiancate dei furgoni e sulle insegne dei negozi e ora sui siti internet.

A noi sembrano dettagli secondari, per gli inglesi sono fondamentali. E dimostrano, in qualche modo, che la monarchia è ancora viva e vegeta, nonostante tutti gli scandali e le traversie. Talmente vegeta che quando qualcuno sgarra e la fa davvero grossa come il principe Andrea, si sacrificano le sue prerogative reali per salvare The Firm, la Ditta, come la regina definisce l'istituzione

Le trame di Carlo e William per far fuori il principe Andrea. Francesca Rossi su Il Giornale il 15 gennaio 2022.

La regina Elisabetta non avrebbe preso da sola la decisione di privare il principe Andrea dei titoli militari e dei patronati e del trattamento di altezza reale. Dietro di lei si muoverebbero, neanche troppo nell’ombra, il principe Carlo e il principe William. Padre e figlio avrebbero convinto la sovrana a optare per “l’esilio interno”, come lo chiama il Daily Mail, del duca di York. Una mossa strategica per difendere il prestigio e consentire la sopravvivenza della Corona d’Inghilterra.

La scelta

“Con l’approvazione e il consenso della Regina le affiliazioni militari e i patronati reali del duca di York sono stati restituiti alla Regina. Il duca di York continuerà a non prendere parte ad alcun impegno pubblico e si difenderà da privato cittadino”. Con questa scarna nota ufficiale Buckingham Palace ha, di fatto, decretato il destino del principe Andrea, ostracizzandolo e confinando la sua vita da ora in avanti tra le mura di Palazzo. Una prigionia non fisica, ma morale, una condanna famigliare arrivata senza attendere il verdetto del tribunale di New York.

L’unica strategia possibile per liberarsi di un parente diventato ingombrante e impresentabile, che rischia di trascinare nel fango la monarchia inglese. Con il comunicato ufficiale la regina Elisabetta, seppur "triste", come riporta il Times, ha voluto dare un messaggio forte agli inglesi. Ma non avrebbe fatto da sola queste scelte di certo non facili per una sovrana e per una madre. Dietro di lei, pronti a consigliarla e a sostenerla ci sarebbero stati il principe William e il principe Carlo. Una fonte ha dichiarato al Daily Mail: “È questione della sopravvivenza della monarchia a tutti i costi. È sempre stato così e sempre lo sarà”.

Del resto già da mesi circolano voci secondo le quali il principe di Galles e il duca di Cambridge considererebbero il principe Andrea una “minaccia”. A tal proposito un insider aveva rivelato al Times: “Non c’è alcuna speranza che Andrea torni in prima linea. William non è di certo un sostenitore di suo zio e crede che questa ostinazione di Andrea sia molto pericolosa, anche perché quest’ultimo dimostra ogni volta di non avere rispetto verso la sua stessa famiglia”. Un’altra fonte aveva puntualizzato: “Carlo vuole molto bene a suo fratello, ma la questione continua a danneggiare la famiglia reale e tutta l’istituzione, è impossibile tornare allo status quo precedente, le accuse sono troppo gravi”.

Gli attriti fra Carlo e Andrea

Tra il principe Carlo e il principe Andrea i rapporti sarebbero abbastanza tesi da tempo, per la precisione da quando l’erede al trono ha espresso la sua idea di una monarchia “snella”, che concentri doveri e cariche nelle mani dei membri di spicco della royal family, lasciando da parte i personaggi minori come il duca di York e le sue figlie. Una scelta che il terzogenito di Sua Maestà non avrebbe gradito affatto, ma a cui non può opporsi. Dopo la morte del principe Filippo, è il principe Carlo il braccio destro della Regina. Se il duca di Edimburgo organizzava e presiedeva i “consigli di guerra”, come riporta il Corriere della Sera, durante il lento naufragio del matrimonio tra Carlo e Diana, ora il suo posto di consigliere è stato ereditato dal principe di Galles.

È quest’ultimo, in accordo con la regina Elisabetta, a detenere il potere. Tuttavia Carlo non è proprio un uomo d’azione. Per questo motivo, nella crisi conseguente allo scandalo Epstein, è arrivato in suo aiuto il principe William. Ci sarebbe stato un confronto acceso tra il principe Andrea e i futuri sovrani d’Inghilterra. Il duca di York si sarebbe scusato per la sua amicizia con Epstein, ma ovviamente non poteva bastare. Così il duca di Cambridge avrebbe preso in mano la situazione, da vero (futuro) re, disposto a tutto pur di salvare il trono.

Con il consenso della sovrana, William avrebbe affrontato lo scandalo Epstein come già fece con la Megxit. La fonte del Daily Mail ha raccontato: “Hanno preso questa decisione per isolare l’istituzione da tutte le schegge che volano attorno. Segue lo stesso modello della separazione dai Sussex. La rimozione dei titoli significa che ora la monarchia può legittimamente dire di non essere coinvolta”. Ormai il principe Andrea non è che un “privato cittadino” chiamato a dimostrare la sua innocenza.

"Carlo e William dietro la scelta della Regina": così hanno fatto fuori Andrea. Francesca Rossi il 21 Gennaio 2022 su Il Giornale.

Il principe Andrea è rimasto solo e senza gradi militari a difendersi dalle accuse di violenza sessuale mosse da Virginia Giuffre.

Cosa accadrà al principe Andrea ora che la royal family lo ha lasciato da solo a combattere in un’aula di tribunale e la Regina lo ha privato di gradi militari, patronati e trattamento di altezza reale? Il duca può contare solo sulle sue forze, anche economiche, pur sapendo che, anche in caso di assoluzione, la sua vita non tornerà più quella di prima.

Nessuna via di scampo

Il principe Andrea verrà processato con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di Virginia Giuffre. Così ha stabilito il giudice Lewis Kaplan lo scorso 12 gennaio, respingendo la richiesta di archiviazione dei legali del duca. Cosa accadrà da ora in poi? Andrea dovrà difendersi in un’aula di tribunale, non a parole, ma portando le prove. Il processo è un disonore che ha travolto l’intera royal family, minacciando la sopravvivenza della monarchia. La regina Elisabetta, pur profondamente addolorata, ha dovuto scegliere di comportarsi da sovrana, mettendo in un angolo i sentimenti materni. Sembra che il giovedì successivo alla decisione del giudice Sua Maestà abbia ordinato al figlio di presentarsi al Castello di Windsor. Il principe l’ha raggiunta in cinque minuti, visto che vive a pochi chilometri da lei, al Royal Lodge. Durante un colloquio privato, durato 90 minuti, la Regina ha informato Andrea di ciò che di lì a poco sarebbe divenuto di dominio pubblico, mettendo un punto sulla sua vita pubblica.

Da principe a “privato cittadino”

Alle 17:07 (ora inglese) del 13 gennaio 2022 Buckingham Palace ha emesso un comunicato ufficiale che non lascia spazio a interpretazioni: “Con l’approvazione e il consenso della Regina le affiliazioni militari e i patronati reali del duca di York sono stati restituiti alla Regina. Il duca di York continuerà a non prendere parte ad alcun impegno pubblico e si difenderà in tribunale da privato cittadino”. Una nota breve e concisa con cui il principe Andrea è stato fatto fuori dalla royal family: la vita pubblica del duca, che già aveva subito una battuta d’arresto il 20 novembre 2019, dopo lo scandalo Epstein, è stata cancellata per sempre. Un insider ha confermato che al duca di York sarebbe stato tolto anche del trattamento di altezza reale. L’attenzione cade sulle parole “privato cittadino”: i Windsor abbandonano il principe Andrea al suo destino, sacrificandolo per salvare la Corona. Una fonte ha detto: “Tutto per la sopravvivenza dell’istituzione. Così è sempre stato e così sarà sempre”. La Regina non avrebbe intenzione nemmeno di pagare le spese legali del figlio e tantomeno l'eventuale risarcimento milionario alla Giuffre. Per questo Andrea avrebbe già messo in vendita, per 17 milioni di sterline, lo chalet di Verbier (Svizzera), acquistato nel 2014 per 16,6 milioni di sterline (20 milioni di euro). Piccolo dettaglio: la precedente proprietaria dello chalet, Isabella de Rouvre, sostiene che il principe non le abbia pagato gli ultimi sei milioni di sterline per l’acquisto. Per continuare a difendersi in tribunale il duca dovrà vendere la proprietà e saldare il debito.

Il potere dietro la Corona: William e Carlo

Gli ordini della regina Elisabetta in merito alle sorti del terzogenito sarebbero il frutto di un vertice con il principe Carlo e il principe William. Subito dopo la decisione del giudice Kaplan e prima che Sua Maestà parlasse con Andrea, il principe William e Carlo, furiosi, si sarebbero presentati al Castello di Windsor per fare il punto della situazione e decidere il da farsi. Una fonte racconta al Mirror. “Sia [William] che il padre Carlo credono che il duca di York abbia combinato un disastro totale. Non c’era tempo da perdere. Era necessario intervenire”. Il vertice sarebbe andato avanti per ore e l'epilogo è stato riassunto da un altro insider così: “[Andrea] sparirà per sempre dalla vita pubblica”. I detrattori sostengono che il principe di Galles, mosso dalla gelosia nei confronti del fratello, da sempre il prediletto della sovrana, abbia colto l’occasione per sbarazzarsene definitivamente. La questione è molto meno sentimentale. Il guaio in cui si è cacciato il principe Andrea non ha soluzione. La monarchia non sta vivendo tempi d’oro. Elisabetta II è una leggenda già in vita, ma i suoi successori devono guadagnarsi il favore dei sudditi senza fare errori. Per quanto riguarda il principe William, poi, i rapporti con lo zio sarebbero compromessi dallo scandalo Epstein. A novembre del 2019 un insider disse che, secondo il duca di Cambridge, la rimozione di Andrea dai suoi incarichi pubblici era “la cosa giusta da fare”. Un'altra fonte aggiunse: “William è sempre più coinvolto nelle decisioni dell’istituzione e non è un grande fan di suo zio Andrea”. Per William la negatività da cui è circondato lo zio sarebbe “un rischio”, una “minaccia per la famiglia”. Il popolo non ama il principe Andrea e lo considera un “ingrato”. Questa percezione, secondo il duca di Cambridge, “è davvero pericolosa”.

Il principe Andrea rischia l’estradizione?

Non poter più contare sui privilegi della condizione di membro senior della royal family rende il duca di York giudicabile come un comune cittadino? In parte sì. Virginia Giuffre ha intentato una causa civile, non penale, quindi il principe Andrea non rischia l’estradizione. Edward Grange, esperto in materia, ha dichiarato al Daily Mail: “L’estradizione non può avere luogo finché il caso rimane all’interno della giurisdizione civile. Il principe Andrea sarebbe a rischio di estradizione solo se fosse accusato di un reato penale negli Stati Uniti che comporta una pena detentiva di 12 mesi o più”. Tuttavia il duca può essere interrogato dall’Fbi: il confronto potrebbe avvenire nel Regno Unito, ma non è certo. Se l’Fbi insistesse per interrogare il duca negli Usa e lui si rifiutasse, c’è il rischio di incidente diplomatico. D’altra parte se Andrea si recasse negli Usa per sua volontà, potrebbe essere obbligato a testimoniare in un’aula di tribunale. La baronessa Helena Kennedy, esperta in diritti civili, avverte: “Non manderei [Andrea negli Stati Uniti] perché sarei molto preoccupata dal fatto che all’improvviso possa essere arrestato e non possa più lasciare gli Usa. Sarei molto in ansia”. Andrea non può nemmeno appellarsi all’immunità regia. Al Times l’esperto di estradizione Ben Keith ha spiegato: “La Regina è il solo membro della famiglia reale a beneficiare dell’immunità regia”.

Testimoni d’eccezione: Carlo e Meghan

Ora che il principe Andrea dovrà affrontare il processo e comincerà la fase delle deposizioni, c’è la possibilità che venga chiamata a testimoniare Meghan Markle. L’avvocato di Virginia Giuffre, David Boies, sarebbe interessato ad ascoltare la sua testimonianza: “È qualcuno su cui possiamo contare per raccontare la verità. Di lei ci fidiamo” perché ha avuto contatti con il duca di York “almeno per un certo periodo di tempo” e “potrebbe sapere cose molto importanti”. Inoltre, continua il legale, Meghan vive negli Stati Uniti, un Paese su cui “abbiamo giurisdizione”. Boies vorrebbe ascoltare addirittura il principe Carlo: “Chiederemo una o due deposizioni di persone vicine ad Andrea, che sono a conoscenza delle sue azioni. Queste potrebbero comprendere la sua ex moglie, ma anche il fratello”. Con ogni probabilità il principe Carlo eviterà qualunque coinvolgimento nei guai del principe Andrea. Quanto a Meghan Markle, è da dimostrare che sappia qualcosa d interessante, visto che i suoi rapporti con lo zio del marito non sembravano tanto confidenziali. Senza contare che la duchessa, qualora rivelasse qualcosa di compromettente, si giocherebbe la reputazione di attivista per i diritti civili che si sta costruendo passo dopo passo.

Il principe Andrea perderà il titolo di duca di York?

Darryl Smalley, senior member del City of York Council, chiede che al principe Andrea venga revocato il titolo di duca di York, in quanto vincolato alla città di York, di cui Smalley vuole proteggere il buon nome: “Il legame unico di York con la Corona e la monarchia è una parte importante dell’eredità della città, della [sua] storia e una grande fonte di orgoglio”, aggiungendo: "Penso che la maggioranza delle persone di York sentano di voler proteggere la reputazione di York. Nessuno è al di sopra della legge”. Il titolo di duca di York risale al XIV secolo ed è una proprietà della Corona. Quando il principe Andrea morirà, il ducato tornerà al sovrano. Le principesse Beatrice ed Eugenia non lo erediteranno, poiché può essere tramandato solo in linea maschile. Per togliere questo titolo al Andrea è necessario un atto del Parlamento. Non dimentichiamo, poi, che il duca è ancora nella linea di successione al trono e principe per nascita. Il titolo di principe è garantito dalle lettere patenti volute da Giorgio V nel 1917. Si tratta di provvedimenti a effetto immediato, equiparati alle leggi ed emanati dal sovrano senza l’approvazione del governo. Nella Storia questi documenti sono stati spesso usati per conferire titoli nobiliari (ma ne esistono di diversi tipi, per esempio con valore amministrativo). Se la Regina volesse privare Andrea del suo status “principesco” dovrebbe emanare una nuova lettera patente. Lo stesso vale per il principe Harry. Molti hanno visto, nella situazione di Andrea, una somiglianza con le condizioni affrontate dal duca di Sussex e da Lady Diana. A tutti e tre è stato tolto il trattamento di altezza reale, ma non il titolo, date le difficoltà già accennate. Le similitudini, però, finiscono qui. Harry e sua madre non sono mai stati trascinati in tribunale per reati sessuali.

La regina Elisabetta non può sopportare altro dolore

La regina Elisabetta ha visto il nipote rivoltarsi contro la Corona e aggredire la sua famiglia in diverse interviste che hanno fatto il giro del mondo. Ha assistito al declino del duca di York e ha dovuto degradarlo lei stessa al rango di comune cittadino, togliendogli i gradi di colonnello in capo di ben nove reggimenti, di aiutante di campo di Sua Maestà, di Colonnello dei Grenadier Guards, uno dei reggimenti di fanteria più antichi dell’esercito britannico. Andrea ha ereditato quest’ultimo titolo dal principe Filippo, nel 2017. Per ora la sovrana gli ha lasciato solo il titolo di membro dell’Ordine della Giarrettiera, il più prestigioso d’Inghilterra. Come riesce, la Regina, a incassare ogni colpo? Ha un’incredibile forza, ma a tutto c’è un limite, ha puntualizzato l’esperto Robert Jobson, che si è chiesto: “Per quanto ancora la Regina, ormai quasi 96enne, potrà sopportare tutto questo? I principi Harry e Andrea devono controllarsi. Sua Maestà ha regnato per circa 70 anni e sta vedendo la reputazione dell’istituzione che lei ha servito distrutta dall’interno”. La Regina osserva il suo mondo crollare, abbattuto da coloro che avrebbero dovuto rispettarlo. Reggerà il nuovo affronto del processo a suo figlio?

Francesca Rossi. Sono nata a Roma, ma vivo a Latina. Sono laureata e specializzata in Lingue e Civiltà Orientali a La Sapienza di Roma (curriculum di lingua e letteratura araba). Ho vissuto in Egitto per approfondire lo studio della lingua araba. Per la casa editrice Genesis Publishing ho pubblicato due romanzi, "Livia e Laura", sull'assassinio della Baronessa di Carini e "Toussaint. Inganno a Mosca", la storia di una principessa araba detective. Ho un blog che affronta temi politici e culturali del mondo arabo su HuffingtonPost. Sono appassionata di archeologia, astronomia e dinastie reali nel mondo.

Un principe degradato. Andrea perde i titoli. Non è più "Sua Altezza". Erica Orsini il 14 Gennaio 2022 su Il Giornale.

Il terzogenito deve rinunciare ai suoi ruoli militari e non si fregerà più dell'appellativo.

Londra. Il Principe non è più Principe. La notizia era nell'aria da qualche giorno, ma solo ieri, a 24 ore dalla notizia che il Duca di York dovrà probabilmente affrontare un processo per molestie sessuali, il figlio più amato dalla Regina ha rinunciato al titolo, rimettendo alla madre le onorificenze militari e gli incarichi di patronato che ancora gli rimanevano. E dire che soltanto qualche mese fa, «Andy» sperava persino di poter riavere qualche incarico ufficiale di rappresentanza che Elisabetta gli aveva tolto subito dopo aver appreso della denuncia presentata nei suoi confronti da Virginia Roberts Giuffre. Credeva, il Duca di York, che quella signora di 38 anni, dal passato non impeccabile, non sarebbe stata ritenuta attendibile dalla corte di New York presso la quale aveva presentato la sua istanza. Invece il giudice ha ritenuto che le sue affermazioni debbano, perlomeno in questa fase, venir ascoltate insieme a quelle dell'accusato. Che non sarà più Altezza Reale, ma soltanto Andrea, un privato cittadino. È questo che dice in sostanza lo scarno comunicato diffuso ieri da Buckingham Palace. Ufficialmente, quindi, è stato il Duca di York a riconsegnare onorificenze e incarichi alla Regina. Che però «concorda e ha approvato la decisione» il che non è un dettaglio, perché, se proprio avesse voluto, avrebbe potuto respingerla.

È invece probabile che si sia trattato di una mossa obbligata che Elisabetta non ha potuto evitare dopo che 150 veterani, «delusi e amareggiati», le avevano scritto una lettera aperta in cui si chiedeva ufficialmente di privare Andrea delle sue onorificenze. Rivolgendosi alla sovrana, che è anche il capo dello Stato e comandante delle Forze Amate, gli ex membri dei diversi reparti affermavano che la posizione del Duca era divenuta «insostenibile». «Gli alti ufficiali della Forze Armate britanniche devono aderire ai più alti standard di probità, onestà e condotta onorabile - si legge nella lettera - e il Principe Andrea è venuto meno a questi standard». Il Palazzo non aveva voluto rilasciare alcun commento, ma il comunicato era giunto puntuale, poche ore dopo. Una fonte reale ha dichiarato che tutti gli incarichi del Duca sono stati immediatamente riconsegnati a Elisabetta, che nei prossimi giorni li redistribuirà tra gli altri membri della Famiglia Reale. Andrea non potrà mai più riaverli indietro. Nessun commento per ora è stato rilasciato dal Ministero della Difesa, che ritiene la questione di competenza del Palazzo. Sembra comunque che il passo sia stato concordato dopo un confronto avvenuto tra i membri della Famiglia preoccupati della complicata situazione legale del Duca di York e del disastroso impatto che può avere sulla monarchia. In realtà, già in questo momento, l'immagine dell'istituzione appare pesantemente danneggiata e il respingimento della richiesta d'archiviazione non è stato che la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Non che i legali dell'ex Principe non si aspettassero una simile decisione. «Visto l'approccio con cui il giudice Kaplan ha accolto le nostre obiezioni, non siamo sorpresi dalla sua conclusione - ha spiegato al Telegraph una fonte vicina al Duca - e comunque non si tratta di un giudizio di merito sulle accuse della signora Giuffre. Questa è una maratona, non uno sprint e il Duca continuerà a difendersi da queste accuse». Il caso continuerà in tribunale nei prossimi mesi, a meno che non si trovi un accordo extragiudiziale tra le due parti. È qualcosa che il legale di Giuffre non esclude, anche se ha aggiunto di non credere «che la mia cliente sia interessata ad un semplice risarcimento finanziario». Erica Orsini

Dagotraduzione dal Sun il 13 gennaio 2022. 

Secondo gli esperti legali, il principe Andrea è destinato a pagare 10 milioni di sterline (quasi 12 milioni di euro) per chiudere la casa con Virginia Giuffre con un accordo extragiudiziale. Sarebbe «l’opzione meno peggiore» dopo che il giudice Kaplan, a New York, ha stabilito che le accuse di violenze sessuali denunciate dalla vittima di Epstein devono essere trattate in un processo. 

Il duca di York sarebbe pronto a fare «tutto ciò che è necessario» per fermare il processo, nell’anno in cui la madre, la regina Elisabetta, festeggia il suo Giubileo di platino. L’avvocato della signora Giuffre ieri sera ha detto al Sun che «un accordo è sempre una possibilità». E la vendita dello chalet in Svizzera da parte di Andrea sembrerebbe andare in questa direzione. La regina infatti gli ha fatto sapere che non intende pagare di tasca sua.

Un processo potrebbe significare per Andrea essere costretto a rilasciare una testimonianza giurata in risposta alle affermazioni di Giuffre. Sul banco dei testimoni potrebbero essere chiamate anche l’ex moglie Sarah Ferguson e le figlie, Beatrice ed Eugenie. E il duca di York potrebbe essere interrogato sulla sua vita sessuale, sui suoi legami con Epstein e Ghislaine Maxwell. 

Andrea e i suoi avvocati avevano preparato due dichiarazioni da inviare dopo la decisione del giudice ma, a dimostrare che un’offerta di transazione potrebbe essere imminente, nessuno delle due è arrivata immediatamente. E un portavoce del duca ha rifiutato di commentare.

Da un anno a questa parte il duca è scomparso dalla scena pubblica. Finora ha negato le accuse. 

Mark Stephens, esperto di diritto costituzionale, ha detto che «Questo ha sganciato una bomba sulla famiglia reale. È il problema più grave a memoria d'uomo. L'unica cosa che può peggiorare le cose è un suo eventuale interrogatorio su ciò che ha fatto o non fatto a una donna di 17 anni. Adesso deve accontentarsi. È la sua opzione meno peggiore». 

«Qualcuno della famiglia reale deve afferrare il timone e guidarlo verso una spiaggia sicura. La regina seguirà consigli da Downing Street, dai Consiglieri privati e dai suoi fidati aiutanti». 

«Occorre limitare i danni. Sospetto che Andrea sarà privato dei suoi titoli reali. Un accordo di cinque o dieci milioni è una buona scommessa, ma la signora Giuffre potrebbe volere la sua giornata in tribunale».

Ieri sera Buckingham Palace ha preso le distanze da Andrea. Un portavoce della regina ha detto che non avrebbero commentato una questione legale in corso. 

Ingrid Seward, caporedattore della rivista Majesty, ha dichiarato: «Per il bene di sua madre, Andrea deve accontentarsi. L'ultima cosa che i suoi avvocati vogliono è che Andrea dica qualcosa perché è un disastro verbale». 

Nigel Cawthorne, autore di “Prince Andrew: Epstein, Maxwell and the Palace”, ha dichiarato: «È l'ultimo chiodo nella bara della reputazione di Andrea. Se fosse stato raggiunto un accordo, il contribuente avrebbe ragione a chiedere da dove provengono i soldi». 

La sentenza di 46 pagine di ieri del giudice Lewis Kaplan fissa il processo a New York per un periodo compreso tra settembre e novembre. Sebbene il giudice non possa costringere Andrea a partecipare, il duca dovrebbe fornire dichiarazioni e potenzialmente essere interrogato tramite collegamento video.

La signora Giuffre dice che Epstein, morto in prigione nel 2019, l'ha trafficata per fare sesso con uomini potenti. Il signor Boies ha aggiunto: «Virginia è molto lieta che le sue affermazioni saranno ora determinate in via giudiziaria. È stata una lunga strada ma siamo vicini alla fine. Cercheremo di far deporre da 10 a 12 persone». 

Alla domanda se avrebbero incluso Sarah, Beatrice ed Eugenie, il signor Boies ha detto: «È possibile». Andrea dovrebbe deporre a febbraio. 

·        Anna.

Chi è la principessa Anna, la figlia della regina Elisabetta. Eva Grippa su La Repubblica il 19 settembre 2022.  

L'unica figlia della regina è stata la protagonista a sorpresa di questi giorni di lutto e lo è anche nel giorno del funerale. In molti si chiedono chi sia, perché abbia accompagnato il feretro della madre nel suo viaggio per la Scozia e poi di nuovo in aereo, da lì a Londra. Perché vesta l'alta uniforme con i pantaloni e quale ruolo abbia oggi nella nuova monarchia di Carlo III. Abbiamo cercato di dare risposta a queste e a tante altre domande

Anna è l'unica figlia della compianta regina, 16esima erede al trono. Nata 21 mesi dopo Carlo, oggi Re, e prima dei principi Andrea ed Edoardo che tuttavia, in quanto maschi, l'hanno fatta scivolare giù di due posizioni nella linea di successione al trono. In questi giorni di lutto, la sua figura è stata protagonista della scena, cosa che ha sorpreso il pubblico generalista - che di lei sapeva forse a malapena l'esistenza - ma non chi la famiglia reale la conosce almeno un po'. Anna è stata l'unica, tra i figli, a restare accanto a sua madre sempre, fino agli ultimi momenti di vita. E anche dopo, l'unica a seguire il suo feretro in ogni spostamento: da Balmoral, dove la regina si è spenta l'8 settembre scorso, per la Scozia, e l'unica a seguirla perfino a bordo dell'areo cargo della RAF che l'ha portata a "casa", ovvero a Buckingham Palace. Da lì, schierata accanto al fratello maggiore, re Carlo III, e ai fratelli, è stata la prima donna a partecipare alla cerimonia della Veglia dei Principi, rituale che risale ai tempi della morte di re Giorgio V, nel 1936, e che in passato è stato affidato solo a membri maschi della royal family. E nel giorno dei funerali solenni segue il feretro seria, in alta uniforme, senza tradire emozioni come sua madre sapeva fare bene. 

Chi è Anna, dove vive, i figli

Anna Elizabeth Alice Louise nasce il 15 agosto del 1950 a Clarence House, scombinando i programmi della famiglia reale che in quel mese solitamente si riunisce nel castello scozzese di Balmoral per sfuggire al caldo di Londra. È la seconda figlia dell'allora principessa Elisabetta; 21 mesi la separano dal primogenito Carlo, 10 anni dal fratello minore Andrea e ben 14 da Edoardo. È l'unica figlia, eppure il padre Filippo si riferirà sempre a lei come a "il suo figlio preferito". 

Il 14 novembre 1973 sposa il luogotenente Mark Phillips (oggi capitano) e dal matrimonio nascono due figli: Peter, il 15 novembre 1977 (sposato dal 2008 con Autumn Kelly, ha recentemente divorziato) e Zara, nata il 15 maggio 1981 e sposata dal 2011 con l'ex rugbista Mike Tindall. Per scelta dei genitori, Zara e Peter furono i primi nipoti di un sovrano a non portare un titolo nobiliare; il padre non era titolato e aveva perfino rifiutato il titolo di marchese offerto dalla regina, mentre la madre, Anna, aveva preferito non caricare i figli della responsabilità di un titolo per dar loro una vita il più possibile "normale".

Il matrimonio naufraga e con grande dolore la regina deve accordare alla figlia il divorzio, nel 1992, suo annus horribilis; Anna sposerà in seconde nozze a Crathie Kirk, presso il Castello di Balmoral,  il comandante della Royal Navy Timothy Laurence. Come il primo marito, anche il comandante Laurence non ha ricevuto nessun titolo nobiliare.

Dopo essersi dedicata ai figli, Anna si dedica oggi anche ai nipoti nel ruolo di nonna, sempre presente accanto a Savannah e Isla (figlie di Peter), e a Mia, Lena e Lucas (figli di Zara). Entrambi i figli con le loro famiglie vivono infatti con Anna e il suo secondo marito a Gatcombe Park, una residenza campestre nel Gloucestershire, in Inghilterra, dove la principessa risiede fin dai tempi del suo primo matrimonio; casa e fattoria furono un regalo della regina Elisabetta II per la figlia, nel 1976.

Il rapporto con la madre regina e le passioni condivise: cani e cavalli

Dopo la morte della regina, la principessa le ha dedicato un messaggio molto personale postato sui social della famiglia reale: «Ho avuto la fortuna di condividere le ultime 24 ore della vita della mia carissima mamma. È stato un onore e un privilegio accompagnarla nei suoi ultimi viaggi. Essere testimone dell'amore e del rispetto mostrati da così tante persone in questi viaggi è stato sia doloroso che edificante. Ringrazio tutti coloro che stanno condividendo la nostra perdita. Forse, in questi giorni ci siamo ricordati che davamo per scontata la sua presenza e il suo contributo alla nostra identità nazionale. (...) A mia madre, la regina, grazie". 

Il rapporto tra le due è sempre stato molto stretto; Anna ha ereditato il carattere schietto e burbero del padre Filippo, ma anche il senso del dovere della madre Elisabetta. Negli anni è sempre stata per la regina una valida consigliera, non una spalla su cui piangere, ma una persona sempre pronta a spronarla nei momenti difficili. Non sopportava lady Diana, ritenendola una ragazzina capricciosa, e si dice non abbia mai avuto simpatia per Meghan Markle.

Con la madre regina ha sempre condiviso le passioni: vita campestre, cani e cavalli. "Amo i cavalli perché non obbediscono a me più che agli altri fantini solo in quanto figlia della regina" disse una volta.

Tra sport e moda

Grazie all’equitazione Anna trova un modo per definire la propria identità e uno sfogo per il suo innato spirito competitivo: nel 1976 è il primo membro della famiglia reale a competere nei Giochi Olimpici. Sua figlia Zara ha ereditato la sua passione e ha vinto la medaglia d'argento nel concorso di equitazione a squadre ai Giochi di Londra del 2012.

Anna si è sempre trovata più a suo agio con stivali e cap, che non con gli abiti eleganti, eppure – sebbene pochi lo ricordino, fuori dalla Gran Bretagna – per un certo periodo la principessa è stata un riferimento di stile per le ragazze della sua generazione. Prima dell’arrivo di Lady Diana o delle mogli di William e Harry, era infatti Anna a sperimentare le tendenze di moda, interpretando i trend con esuberante classe. 

Perché è "principessa reale"

Il titolo è unico, spetta solo alla figlia più grande del monarca britannico e viene mantenuto a vita, quindi può essere assegnato solo quando la precedente "principessa reale" è morta. Non scontato e non dovuto, non era stato assegnato a Elisabetta quando era bambina perché allora apparteneva a sua zia Maria, contessa di Harewood. Dopo un periodo di “vacanza” (dal 1965 al 1987), con grande affetto la regina lo ha donato alla figlia per ringraziarla del suo servizio e della sua dedizione, alla sovrana e alla Corona. La prossima a fregiarsene, probabilmente, quando un domani Anna non ci sarà più, sarà la principessina Charlotte. 

Perché indossa la divisa al funerale

Nell’anno del suo settantesimo compleanno Anna è stata insignita di un riconoscimento speciale: prima donna a rivestire il ruolo di Capitano generale dei Royal Marines. Benché la sua sia stata una nomina di ripiego (il titolo era del principe Harry, prima che abbandonasse i suoi doveri reali), la Corona non poteva immaginare persona migliore cui destinarlo. Si tratta di un ruolo al vertice delle forze armate britanniche, assegnato nel 2017 al giovane secondogenito di Carlo da nonno Filippo, che prima di lui lo aveva ricoperto per ben sessantaquattro anni. Anna lo indossa con grande dignità, vestire questa divisa è motivo di onore, prestigio, e riconoscenza nei confronti della madre defunta. E in molti hanno sottolineato come Anna indossi la divisa con i pantaloni, curiosità prontamente diventata virale sui social.

L'impegno pubblico: Anna la stacanovista

Anna è la principessa che tutti, nel Regno Unito, avrebbero voluto vedere diventare regina. Sebbene sia poco popolare all'estero, è sempre stata considerata dai sudditi "il lato pratico della monarchia" nonché la stacanovista di famiglia: ogni anno è sempre in cima alla classifica dei reali che lavorano di più, impegnata come patrona per quasi 500 associazioni, è stata capace di presenziare a ben 387 appuntamenti solo nel 2021, due in più di suo fratello Carlo.

Si dice che tra loro ci sia sempre stato un rapporto conflittuale, ma in ogni caso si fidano l'uno dell'altra: "Sono molto più vicini di quanto si pensi" ha detto un insider al Times. "Il nuovo re ascolta molto i consigli della sorella". Aggiunge l'esperta reale Penny Junor: "Per la sua forte personalità, un tempo Camilla era terrorizzata da Anna. Ora non più".

Anna è la principessa che tutti, nel Regno Unito, avrebbero voluto vedere diventare regina. Tenace e dedita al dovere come mamma Elisabetta II, rude e pratica come suo padre Filippo, è da sempre la reale che "lavora" di più, impegnata come patrona in oltre 300 associazioni e capace di portare a termine circa 500 incarichi all'anno per conto della madre sovrana. Nata il 14 agosto del 1950, nasce come secondogenita dell'allora principessa Elisabetta ed è la sua unica figlia femmina. Mentre Carlo, il fratello maggiore, fatica ancora conquistare le simpatie del pubblico, Anna con il tempo ci è riuscita e oggi è davvero tra i più amati membri della royal family.

Anna negli anni Settanta e Ottanta è stata un'icona di stile, grazie a look che perfino anticipavano i trend, e l'intera sua vita è stata degna di un romanzo. Il merito di averlo ricordato a tutti è della serie The Crown, che ne ha restituito un'immagine realistica (a detta della stessa principessa) e ne ha fatto un personaggio amatissimo. Anna si è sposata due volte e in entrambi i casi è stato un cavallo a fare da cupido: nel 1973 con Mark Phillips, che come lei ha partecipato alle Olimpiadi di Montreal nel 1976, e nel 1992 con il vice ammiraglio sir Timothy Laurence. Dal primo matrimonio sono nati due figli: Peter, nato il 15 novembre 1977 e sposato dal 2008 con Autumn Kelly da cui ha recentemente divorziato, e Zara, nata il 15 maggio 1981 e sposata dal 2011 con l'ex rugbista Mike Tindall. Grazie a loro, si dedica anche con passione al ruolo di nonna, sempre presente accanto alle nipoti Savannah e Isla (figlie di Peter) e Mia e Lena (figlie di Zara).

La regina ha voluto che i 70 anni della sua unica figlia femmina fossero festeggiati in grande stile, e così è stato fatto. Fin dall'inizio del travagliato anno 2020 (lo stesso in cui suo fratello il principe Andrea ha compiuto 60, ma nel silenzio più assoluto per via dello scandalo Epstein in cui è implicato) è stata messo in campo una grande campagna per far riscoprire al pubblico la principessa reale, e metterla nella giusta luce. Oltre a varie interviste, Anna è apparsa spesso in video durante il lockdown (una volta perfino per insegnare alla madre regina come si usa Zoom) e poi ha accettato di partecipare come guest-editor al numero di Country Life di luglio per parlare di energia verde e della sua profonda passione per l'ambiente ereditata a quanto pare da sua madre, la regina.

Noi la festeggiamo così, con una gallery con i momenti più significativi della sua vita che ripercorre anche alcuni dei suoi migliori look.

·        Diana.

Lady Diana oltre The Crown: tutti i film sulla Principessa triste. Con l'arrivo della quinta stagione di The Crown su Netflix l'attenzione del pubblico è tornata a focalizzarsi sulla figura tragica di Diana Spencer. Ecco allora una lista di film e serie tv da vedere per scoprire tutti i lati della vita della Principessa di Galles. Erika Pomella il 12 Novembre 2022 su Il Giornale.

Tabella dei contenuti

 Lady D, oltre The Crown: i film per la tv

 Carlo e Diana: Una storia d'amore

 Carlo e Diana - Scandalo a corte

 La principessa triste

 Diana e il cinema: i film da non perdere

 Diana & me

 Diana - La storia segreta di Lady D

 Spencer

 Lady Diana prima di The Crown: le altre produzioni tv

 La vera storia di Lady D

 Diana

La quinta stagione di The Crown è appena approdata su Netflix dove sta riscontrando un grande interesse da parte del pubblico, soprattutto perché questo arco narrativo è quasi interamente incentrato sulla figura di Lady Diana Spencer, una figura tragica della Corona britannica che è stata capace di attirare su di sé tutta l'empatia dei sudditi, ma anche un'attenzione morbosa da parte di tutto il mondo.

Dal suo triste matrimonio con Carlo, all'umiliazione subita per essere messa da parte in nome di un grande amore in cui lei rappresentava il terzo incomodo, passando per la storia d'amore con Dodi Al-Fayed fino al tragico epilogo, la vita di Diana è stata costellata di eventi, tragedie e sfide che l'hanno resa un personaggio quasi leggendario, capace di trascendere la realtà, trasformandosi in un materiale perfetto per essere raccontato attraverso qualsiasi tipo di affabulazione. Non sorprende, dunque, che proprio il "personaggio" Diana Spencer sia diventato il protagonista di moltissime trasposizioni su grande e piccolo schermo, che non riguardano solo The Crown.

Dai film per la tv come Diana - La principessa del popolo, uscito nel 1998 come tributo dopo la morte della principessa, fino ai numerosi documentari che hanno cercato di rimettere insieme i pezzi di una storia che appare infinita, Lady Diana è stata al centro di tante produzioni, che hanno cercato di restituire al pubblico l'immagine di una principessa fragile ma determinata.

Lady D, oltre The Crown: i film per la tv

Carlo e Diana: Una storia d'amore

Tra i primi film per la tv realizzati in "onore" di Lady Diana, Carlo e Diana: Una storia d'amore venne realizzato nel 1982, ben prima che i media - e dunque il pubblico - venisse a conoscenza di tutti i dissidi che esistevano all'interno della coppia reale, il cui matrimonio aveva tenuto milioni di spettatori incollati al piccolo schermo. Diretto da James Goldstone, il film è interpretato da Caroline Bliss che presta il volto alla Principessa di Galles, quando le sue ambizioni sentimentali erano ancora alle stelle e la speranza di un lieto fine sembrava davvero a portata di mano. Il ruolo del principe Carlo, invece, venne affidato a David Robb. Nel film compare anche Christopher Lee nei panni del compianto principe Filippo, e Mona Washbourne - l'indimenticabile signora Pearce di My fair lady - in quelli della Regina Madre. La pellicola insiste molto sui toni idilliaci di un matrimonio che sembrava essere uscito direttamente da un libro di fiabe: conoscendo l'epilogo di quella relazione, tuttavia, la visione del film può apparire non sono anacronistica, ma anche poco accurata.

Carlo e Diana - Scandalo a corte

Carlo e Diana - Scandalo a corte è un film per la televisione uscito nel 1992 e girato da John Power. A interpretare i due reali ci sono gli attori Roger Rees e Catherine Oxemberg che il pubblico di allora conosceva già perfettamente grazie alla soap Dynasty, di cui erano protagonisti. La pellicola in lingua originale si intitola Charles and Diana: Unhappy ever after, che si potrebbe tradurre con la formula italiana "e vissero per sempre infelici e scontenti". Basta dunque questo titolo per indirizzare lo spettatore verso il tono della pellicola, che si concentra sui difficili anni che i due reali passarono a seguito delle nozze, dopo che il loro idillio era finito e a emergere sono due personalità in qualche modo distrutte dalle aspettative e dalle restrizioni davanti alle quali furono costretti ad abbassare la testa. Nonostante il New York Times abbia in generale apprezzato molto l'interpretazione dei due attori protagonisti, il film non fu accolto con altrettanto entusiasmo.

La principessa triste

Uscito nel 1996, La principessa triste è un film per la tv con un macabro record: è stato l'ultimo a essere realizzato quando Diana Spencer era ancora in vita. Tratto dal romanzo Princess in Love di Anna Pasternak, il film racconta la storia d'amore tra Diana (interpretata da Julie Cox) e il maggiore di cavalleria James Hewitt (Christopher Villiers). La relazione tra i due viene mostrata quasi con un montaggio alternato con quella tra il principe Carlo (Christopher Bowen) e Camilla Parker-Bowles (Julia St. John), come a voler ricercare in queste due relazioni le basi del fallimento del matrimonio e dell'infelicità della principessa.

Diana e il cinema: i film da non perdere

Diana & me

Diana & me è un film diretto da David Parker uscito nel 1997. Questa pellicola, che appartiene al genere della commedia, è stata girata prima della morte della Principessa di Galles. Per questo il regista e la produzione furono poi costretti a girare e ad aggiungere scene extra dopo la tragica notte del 31 agosto, al punto da trasformarsi quasi in un film profetico. La storia ruota intorno alla figura di Diana Spencer (Toni Collette), una ragazza appassionata della Principessa di Galles con cui condivide il nome. La storia ruota intorno a questa donna che cercherà in ogni modo di incontrare la principessa. Una curiosità sul film è che il ruolo del fotografo Rob Naylor è interpretato da Dominic West che, nella quinta stagione di The Crown, interpreta il Principe Carlo

Diana - La storia segreta di Lady D

Nel 2013 arriva in sala il film di Oliver Hirschbiegel, basato sul romanzo Diana: Her last love e interpretato da Naomi Watts. La pellicola si concentra molto sul lato umanitario di Lady Diana, sulle missioni svolte in giro per il mondo per aiutare chi era in difficoltà. Una bontà d'animo che l'ha portata a essere riconosciuta e ricordata come la principessa del popolo. Il film, inoltre, insiste molto sulla storia d'amore tra Diana e il dottor Hasnat Khan, un cardiochirurgo di origine pachistana interpretato da Naveen Andrews che rappresenta forse il vero grande amore della vita di Diana.

Spencer

Nel 2021 il regista Pablo Larraìn porta in anteprima mondiale al Festival di Venezia il suo film Spencer, pellicola che vede Kristen Stewart - la Bella di Twilight - indossare i panni di Diana Spencer durante i tre giorni del 1991 in cui la Principessa di Galles passò il suo ultimo Natale nella dimora di Sandringham, tra obblighi morali - come ingrassare di un chilo per dimostrare di aver apprezzato l'accoglienza della Corona - e infelicità che non vengono mai taciute, ma che diventanto il segnale d'allarme di una fragilità in crescendo.

Lady Diana prima di The Crown: le altre produzioni tv

La vera storia di Lady D

Nel 1993 arriva sul piccolo schermo una miniserie in due episodi dal titolo La vera storia di Lady D., diretta da Kevin Connor e interpretata da Serena Scott Thomas (sorella della più famosa Kristin Scott Thomas), che veste i panni della Principessa di Galles. La miniserie è tratta dal romanzo biografico Diana - La sua vera storia, scritto da Andrew Morton insieme, stando a quanto si legge su Deejay, alla collaborazione della stessa Diana Spencer.

Diana

Diana è la registrazione dal vivo fatta dal regista Christopher Ashley dell'omonimo musical di Joe DiPietro e David Bryan, effettuata al Longacre Theatre di Broadway nel 2020, quando la pandemia da Covid-19 aveva portato alla chiusura dei teatri. Il ruolo della principessa di Galles è interpretato da Jeanne De Waat, mentre Roe Hartrampf interpreta il principe Carlo. Diana è poi approdato il 1 ottobre 2021 su Netflix, patria di The Crown.

A 25 anni dalla morte di Diana, Meghan Markle vuole spezzare il mito della corona. GIULIA MERLO su Il Domani il 31 agosto 2022

Ora, proprio nell’anniversario della morte della suocera, il settimanale americano The Cut ha pubblicato una lunga intervista in cui Meghan parla di sè e soprattutto torna sulla frattura con la famiglia reale. Secondo gli osservatori britannici, non certo teneri con la duchessa, il suo tentativo è quello di proporsi ai media internazionali come la nuova Diana, tormentata dai paparazzi e modernissima in quanto in rotta con le rigide gerarchie della corona.

Sono passati 25 anni dalla notte del 31 agosto 1997 in cui lady Diana e Dodi al-Fayed morirono in un incidente d’auto in una galleria di Parigi, inseguiti dai flash dei paparazzi.

Lei era la principessa adorata dai sudditi britannici e dallo star system mondiale, che aveva mostrato tutti i limiti della famiglia reale arrivando a separarsi da Carlo, principe in eterna attesa del trono di Elisabetta II. Lui un imprenditore egiziano figlio dell’ex proprietario dei magazzini Harrods e il suo fidanzato del momento, dopo la difficile rottura con il marito e la Firm, come viene chiamata la famiglia Windsor.

Il giorno dopo la morte è stato uno dei più neri per la monarchia: l’etichetta prevedeva funerali privati per Diana Spencer, che da due anni non era più sua Altezza Reale. La regina Elisabetta e tutta la famiglia erano rimasti a Balmoral, l’amato castello in Scozia dove ancora oggi lei trascorre i mesi estivi, non capendo forse la portata di quella morte per l’intero popolo britannico.

Solo il giorno dopo, in seguito agli attacchi della stampa e dei tabloid e il biasimo pubblico che stava montando, Elisabetta decise di esporre le bandiere a mezz’asta sul palazzo reale e di tornare a Londra. Intanto, la città aveva già cominciato a costruire il mito di lady D e un fiume di fiori bianchi si stava accumulando davanti ai cancelli di Buckingham palace. 

La regina aspettò fino al 5 settembre per rendere omaggio alla ex nuora, con un messaggio televisivo in cui la definiva «un essere umano straordinario». Il 6 settembre, per i funerali solenni, 3 milioni di sudditi scesero per strada per assistere al corteo funebre, ripreso anche in diretta tv e trasmesso dalle reti di tutto il mondo. Gli spettatori furono più di 2 miliardi, rendendolo uno degli eventi più visti della storia della televisione. 

Un’immagine è rimasta una delle più iconiche della fine del Novecento: il feretro di Diana davanti che attraversa Hyde Park, con dietro il corteo guidato dall’ex marito Carlo, il principe Filippo di Edimburgo, il fratello Charles Spencer e i due figli uno vicino all’altro, William e Harry.

Proprio i due figli che oggi vivono ai due capi opposti dell’Atlantico e non si parlano più, tanto da celebrare separatamente il venticinquesimo anniversario della morte della madre e da essersi scambiati solo qualche parola di circostanza nel giorno in cui hanno inaugurato insieme la statua a lei dedicata nei giardini di Kensington Palace.

Funerali di Lady Diana. Nella foto: il principe Filippo, William, il fratello di Diana, Harry e il principe Carlo seguono il feretro della principessa Diana durante il funerale

LA FAIDA TRA WILLIAM E HARRY

Uno, William, è l’erede al trono designato. Tre figli e una moglie quasi perfetta come Kate Middleton, che pur se cresciuta in una famiglia borghese ha subito preso le misure della famiglia reale e si sta rivelando una delle risorse migliori per ridare lustro alla Corona.

L’altro, Harry, il figlio cadetto che mai potrà aspirare al trono dopo la nascita del nipotino George, amato dagli inglesi come il principe un po’ scapestrato ma solare, quello in cui più rivedevano lo spirito di Diana. Proprio lui sta rovinando i sonni della regina novantaseienne, la nonna che sui nipoti e soprattutto su di lui ha riversato l’affetto che è sempre mancato al figlio Carlo.

Tutto è cominciato come un film di Hollywood: Harry incontra e si innamora dell’attrice americana Meghan Markle. Lei è nota per aver recitato nella serie televisiva Suits, è afroamericana da parte di madre e in Inghilterra è stata in gita scolastica, per scattarsi una foto proprio davanti a Buckingham palace. 

Il matrimonio viene celebrato nel 2018 e Harry e Meghan divengono i duchi di Sussex. La corona la accoglie a braccia aperte, lei asseconda le aspettative per una “working royal” (come vengono chiamati i membri della famiglia reale che svolgono attività istituzionale e per questo ricevono un generoso sussidio economico, il sovereign grant) e chiude i suoi profili social e il suo blog di moda.

Tutto sembra procedere come una favola e il quartetto formato dai due fratelli con le rispettive mogli viene ribattezzato i Fab Four: esattamente quello di cui la Corona ha bisogno per proiettare la monarchia nel nuovo millennio e silenziare gli attacchi dei repubblicani per i costi di mantenimento e dei paesi del Commonwealth che vorrebbero sganciarsi definitivamente dal Regno Unito.

Invece, piano piano tra le coppie scoppia lo scontro. Le voci sono molte e non tutte confermate, veicolate dai tabloid e da pettegolezzi di palazzo. I sostenitori di Meghan dicono che sia stato uno scontro con la cognata Kate Middleton; i suoi detrattori sostengono invece che William sia intervenuto e abbia litigato con il fratello perchè Meghan bullizzava il personale di Kensington palace e la tesi sarebbe confermata dai molti forfait nell’entourage della duchessa.

LA MEGXIT

Tutto questo ha portato a quella che è stata ribattezzata Megxit dai taboloid: la scelta di Harry e Meghan di lasciare il ruolo di working royals e anche la Gran Bretagna, per trasferirsi prima in Canada e poi in California e «guadagnarsi da vivere», come si è letto nel loro comunicato stampa.

Con la Megxit dell’8 gennaio 2020, infatti, sulla corona si è abbattuto il peggior ciclone mediatico dopo la morte di Diana.

A gestirlo è direttamente la regina, che applica il principio del non ingaggiare lo scontro: accetta la richiesta del nipote, a cui fa firmare un contratto rispetto alle attività che non potrà svolgere per non appannare l’immagine della Corona pur potendo lavorare da privato cittadino, e fissa un periodo cuscinetto entro il quale i termini potranno essere rivisti. Intanto, con la perdita del ruolo di working royal, Harry viene spogliato dei suoi titoli reali e delle charities di cui si occupava e alla famiglia viene revocata anche la protezione a spese del governo britannico.

Per giustificare la scelta Harry parla del fatto che la sua famiglia sarebbe stata al centro di una carneficina mediatica, in particolare scatenata contro la moglie Meghan, e che in questo avrebbe rivisto quel che poi è successo alla madre Diana. Per questo avrebbe deciso di portare via la famiglia dal Londra.

Nei mesi e negli anni successivi, la distanza tra la royal family e i duchi del Sussex si allarga. Continuano gli screzi, alimentati dal fatto che Meghan, più a suo agio negli Stati Uniti che a corte, voglia recuperare spazio mediatico e costruirsi una carriera.

Tra i momenti di maggiore crisi c’è la messa in onda dell’intervista alla decana del gossip americano Oprah Winfrey, durante la quale Harry e Meghan hanno detto che ad allontanarli definitivamente da corte sarebbe stata la domanda di un familiare che non hanno voluto identificare, che gli avrebbe chiesto di che colore sarebbe stata la pelle del loro bambino non ancora nato, Archie.

MEGHAN COME DIANA?

Ora, proprio nell’anniversario per la morte della suocera, il settimanale americano The Cut ha pubblicato una lunga intervista in cui Meghan parla di sè e soprattutto torna sulla frattura con la famiglia reale.

Secondo gli osservatori britannici, non certo teneri con la duchessa, il suo tentativo è quello di proporsi ai media internazionali come la nuova Diana, tormentata dai paparazzi e modernissima in quanto in rotta con le rigide gerarchie della famiglia reale.

La duchessa ha avuto parole dure nei confronti dei Windsor, dicendo che «Alcuni di loro non sono in grado di lavorare e vivere insieme», e che l’addio al Regno Unito è avvenuto perchè «semplicemente esistendo, stavamo sconvolgendo la dinamica della gerarchia. Quindi ci siamo detti: “Ok, va bene, andiamocene da qui”».

Rispetto alla questione economica, ha detto che «non era reinventare la ruota» e che ci sarebbero molti altri membri di altre famiglie reali ad avere la stessa situazione. Le dichiarazioni più pesanti, però, riguardano il suocero Carlo e il rapporto con Harry: «Spero che tra loro non accada quanto successo a me con mio padre, ma è una decisione di Harry», aggiungendo parole non chiare su un padre «perso», senza chiarise se si riferiscano al suo o al principe di Galles. 

Le dichiarazioni hanno scatenato nuovi attacchi da parte dei tabloid britannici, storicamente conservatori e legati alla famiglia reale. Reazioni però sono arrivate anche dal Sudafrica, perchè Meghan ha raccontato che «Un membro sudafricano del cast del musical Il re leone mi ha detto che in occasione del mio matrimonio con Harry la gente è scesa in strada a festeggiare come quando avevano liberato Mandela dalla prigione». Il nipote di Mandela le ha risposto a distanza, dicendo che la prigionia di Mandela e il matrimonio con un principe «non possono essere paragonati».

Inoltre, Meghan ha anche lanciato le prime puntate del suo podcast Archetypes, in cui continua a lanciare bordate contro la famiglia reale. Nell’intervista con la tennista Serena Williams la voce è stata soprattutto quella di Meghan, che ha detto che «Prima di frequentare Harry nessuno mi trattava come “una donna di colore”», alludendo al fatto che ci sia stato un attacco contro di lei a sfondo razziale.

L’ATTESA

Ora, l’attesa è tutta per il libro di memorie che Harry ha già scritto e che sarà pubblicato entro la fine dell’anno. La famiglia reale teme che all’interno possano essere contenute dichiarazioni che allontanino definitivamente il figlio del principe Carlo dalla famiglia e che impongano interventi ufficiali della Corona, che per ora ha scelto la linea del non commentare mai le dichiarazioni provenienti da oltre oceano.

Intanto, i giornali mostrano immagini dei due sposi e dei piccoli Archie e Lillibet e di Harry che è diventato un giocatore di polo per una squadra statunitense, e scommettono su quanto ancora durerà il matrimonio. 

Certo è che la Megxit continua ad essere il terremoto che minaccia la stessa esistenza della Corona inglese, mostrandola però – come fu nel 1995 il divorzio tra Carlo e Diana –  anche nel suo lato più umano, fatto di scontri, invidie e odi tra parenti.

Sopra il gossip, l’etichetta istituzionale e gli sgarbi tra fratelli ormai nemici, c’è la sovrana. Dopo la morte dell’amato marito Filippo (a cui ha partecipato solo Harry e non anche la sua famiglia, rimasta in California), Elisabetta II ha appena festeggiato il giubileo di platino e i suoi 70 anni di regno, il primo per la monarchia britannica. 

L’avvicendamento con il figlio settantenne Carlo sembra ormai vicino, anche se la regina non ha alcuna intenzione di abdicare, nonostante i problemi di mobilità che la limitano moltissimo negli spostamenti e ne impediscono la partecipazione a eventi ufficiali. Avrebbe deciso infatti di voler essere lei a ricevere il nuovo premier inglese dopo la crisi del governo di Boris Johnson. Nelle previsioni sarà Lizz Truss, che per l’occasione però dovrà recarsi in Scozia, a Balmoral.

GIULIA MERLO. Mi occupo di giustizia e di politica. Vengo dal quotidiano il Dubbio, ho lavorato alla Stampa.it e al Fatto Quotidiano. Prima ho fatto l’avvocato.

NEL 1997 IL TRAGICO INCIDENTE. Venticinque anni fa moriva Diana, regina dei cuori a futura memoria. Il ricordo di quella volta a Bari con Carlo, tra folla, fiori e bandierine. Antonio Caprarica su La Gazzetta del Mezzogiorno il 30 Agosto 2022.

Furono i giorni del dolore e della rabbia. Alle 4 e 41 del 31 agosto 1997 l’anchor Nick Gowing, con voce incrinata dall’emozione, annunciava dagli schermi della BBC che la principessa di Galles, non più Altezza Reale per decreto della vendicativa ex suocera, era morta a Parigi in un incidente stradale sotto il tunnel dell’Alma. La stragrande maggioranza degli inglesi era ancora a letto ma quando si svegliò un paio d’ore dopo, trovò sul teleschermo un’immagine choccante : un malinconico primo piano in bianco e nero di Diana e a fianco due date, 1961-1997. La musica di Bach in sottofondo diceva il resto.

Da quel momento fu come se un ruggito sordo salisse sempre più forte dalle viscere della società britannica per erompere nell’incontenibile ondata umana che sommergeva le strade di Londra arrestandosi infine, tra i singhiozzi, davanti a Kensington Palace. Nel giro di poche ore, sotto i nostri occhi di cronisti, il prato davanti all’antica reggia di Guglielmo III si trasformò in uno sterminato sacrario floreale. L’Inghilterra, il mondo, non avevano mai visto niente di simile.

Ci fu a Londra chi temé l’inizio di una rivoluzione. Per placare la furia di una nazione in lutto, convinta che la responsabilità morale della tragedia ricadesse sulla famiglia reale - Carlo e Filippo in primo luogo -, il premier Tony Blair proclamò all’istante la defunta «principessa del popolo». Certamente così le sarebbe piaciuto essere ricordata. Pochi anni prima, alla domanda se sarebbe mai stata regina la sua risposta era stata: «Mi preme soprattutto essere una regina dei cuori». Per molto meno gli antenati di Elisabetta l’avrebbero spedita alla Torre.

L’omaggio di Blair sembrò però insufficiente alla folla in lacrime che ormai premeva minacciosa ai cancelli di Buckingham Palace, ostinatamente muto e vuoto dei suoi reali abitanti. Ma tutto ciò che gli inglesi chiedevano era che anche la loro arcigna regina piangesse assieme a loro. E quando lei finalmente dopo una settimana di silenzio si piegò a farlo, alla vigilia del funerale il 6 settembre, i sudditi tornarono disciplinati alle loro vite di sempre e alla consueta venerazione della Corona.

Solo in apparenza non cambiò nulla. In realtà i mutamenti che Diana da viva non era riuscita a far digerire ai reali parenti acquisiti - meno protocollo e più empatia -, furono resi inevitabili proprio dalla sua morte. La monarchia inglese non sarebbe sopravvissuta dieci secoli se non sapesse come i giunchi piegarsi sotto il vento, e assumere la forma che la corrente irresistibile dei tempi ogni volta le impone di nuovo.

Diana non c’è più, e onestamente la sua scomparsa così precoce ha privato il mondo di una sorgente di grazia che scaturiva direttamente dalla sua bellezza e dalla sua umanità. Sarebbe sciocco farne un santino ma non ho dubbi che se fosse vissuta sarebbe stata una forza per il bene in questo nostro mondo scassato. Ho studiato ogni momento dei suoi ultimi mesi di vita, per scrivere L’ultima estate di Diana pubblicato cinque anni fa, e ho trovato prove evidenti di come la sua personalità stesse cambiando e maturando.

Dalla crisalide della «gran mondana», famosa in tutto il pianeta come emblema di glamour, stava per librarsi la farfalla di una donna non solo di cuore, com’era sempre stata, ma soprattutto più consapevole delle potenzialità positive della sua celebrità. L’adorazione planetaria che la circondava poteva essere usata per contrastare i giganteschi problemi che affliggono «i dannati della terra», la fame, le malattie, i conflitti.

Aveva già cominciato a farlo quell’estate, volando tra i campi di mine dell’Angola e i bimbi orfani e affamati della guerra in Bosnia. E avrebbe certo continuato a farlo se lo spensierato flirt agostano con Dodi, nel triangolo d’oro tra Montecarlo, Porto Cervo e Parigi, non si fosse schiantato contro il pilone sotto il tunnel dell’Alma. Così finiva, nell’incredulità generale, il breve regno della «regina di cuori».

È invece il suo fantasma che ancora abita, e agita, i palazzi di Londra. E ogni volta che una nuova faglia di frattura minaccia di aprirsi nella famiglia reale è la sua vicenda che viene subito evocata, come in un rituale scaramantico per allontanare il ripetersi dalla tragedia.

Davanti alla sua bara, Elisabetta II disse pubblicamente, in un memorabile auto-da-fé, che la vita di Diana offriva una lezione per tutti, «io per prima». Venticinque anni dopo, è inevitabile chiedersi quanto quell’impegno sia stato onorato.

È fuori discussione che molto di quanto accaduto in questo quarto di secolo all’ombra del trono non si sarebbe mai verificato senza la tragica fine della principessa. A cominciare dalle libere nozze dei suoi due figli. Libere perché sottratte alle antiche convenienze dinastiche e alle feroci catene dell’etichetta e del rango. Nonna Elisabetta, gravata della colpa dello sciagurato matrimonio combinato dell’erede Carlo, non solo ha accettato le spose borghesi dei nipoti ma le ha accolte con evidente compiacimento, dettato più che dai moti del cuore dal freddo calcolo politico.

La regina è perfettamente consapevole che la morte prematura di Diana ha cambiato la stessa fonte di legittimità del trono. Non sta più in un passato di grandezza imperiale del tutto sconosciuto alla maggior parte degli inglesi viventi. È piuttosto la convinzione che l’eredità di Diana, vilipesa da viva, sia stata raccolta e protetta a rendere oggi i Windsor accettabili ai sudditi. E l’eredità spirituale della principessa, la sua invocazione di una monarchia finalmente capace di essere in touch, vicina e partecipe ai bisogni della gente, è visivamente, fisicamente incarnata nei suoi figli.

In uno degli abituali paradossi della storia, la fine della «principessa del popolo» servirà a puntellare la sopravvivenza della dinastia. Ma la nemesi è sempre in agguato. Nel venticinquesimo anniversario della scomparsa di Diana, la casata dei Windsor appare come non mai incerta del futuro. Perfino i figli della principessa non si parlano più, e ricorderanno la madre ognuno per conto suo. Il peso del secolo si va facendo insostenibile per le spalle stanche di Elisabetta. E prima di re Guglielmo V lo scettro toccherà a re Carlo III: solo il cielo sa come reagiranno i sudditi. Chiusa nell’amata Balmoral, la regina sofferente aspetta l’arrivo del cupo autunno scozzese, e forse si chiede se non coinciderà con quello della monarchia.

Quando arrivò a Bari con Carlo, tra folla, fiori e bandierine (di Maria Grazia Rongo)

Sul sagrato della Basilica di San Nicola furono accolti da una folla festante. La coppia regale inglese era molto amata dai baresi, ma la vera regina di cuori era lei, Lady D, Diana Spencer, principessa del Galles, bella, giovane, con quella malinconica dolcezza nello sguardo e quel suo sorriso fragile, che abbiamo imparato ad amare nelle migliaia di foto e di riprese che l’hanno resa immortale. Un’icona, oltre il suo tempo, e che nell’anniversario della sua tragica morte, avvenuta venticinque anni fa il 31 agosto 1997 a Parigi, rivive nei tanti ricordi di chi ebbe modo di vederla e incontrarla nella visita che la coppia reale fece in Puglia a metà degli Anni Ottanta, a Bari, Trani e Molfetta.

Era il 2 maggio del 1985 e Diana arrivò nella piazza della Basilica del santo patrono di Bari con l’erede al trono di Inghilterra, suo marito Carlo, allora i due erano ancora una coppia felice, almeno in apparenza. Tante mani protese a salutarli, lei in uno spezzato di chiffon in seta dai colori tenui, prodiga di sorrisi con tutti, come sempre.

Erano arrivati in mattinata a Trani con il «Britannia», il panfilo reale che li accompagnava nel loro tour in Italia e che dalla Puglia li avrebbe poi portati a Venezia su per l’Adriatico. La Puglia fu una tappa fondamentale di questo viaggio. A Bari la coppia andò in visita anche nel Circolo della Vela, dove si fermò per il pranzo - e una mostra per i novant’anni del Circolo, nel 2019, ha messo in cornice anche le foto della bellissima principessa tra quelle dei prestigiosi ospiti che vi hanno fatto tappa. A Trani il Britannia attraccò al largo con vista sulla Cattedrale, e lei con un piccolo torchon di perle al collo e un piccolo mazzetto di fiori con il quale l’avevano omaggiata appena arrivata ammaliava già tutti. Le immagini di repertorio della Rai dell’epoca testimoniano la grazia della donna che non risparmiava il saluto alle istituzioni ma anche alla gente comune, che la acclamava senza sosta: «Diana, Diana, Diana».

La visita a Molfetta è ricordata davvero come un evento storico nella cittadina perché Diana, con Carlo, incontrò i bambini dell’istituto per audiolesi «Leonardo Apicella» di Molfetta. I due assistettero anche a una esibizione sportiva, che la principessa apprezzò molto. Seduta ai piccoli banchi degli alunni che sventolavano bandiere del Regno Unito, Diana ricevette tanti regali da parte degli studenti, che le consegnarono anche pacchi in dono per i figli, i principini William e Harry. Oggi, il primo, che somiglia tantissimo alla madre, è l’erede che il popolo vorrebbe sul trono d’Inghilterra - quando la inossidabile regina Elisabetta giunta ai settant’anni di regno non ci sarà più - insieme a sua moglie Kate, una coppia molto glamour, amatissima da Elisabetta II.

La giornata pugliese si concluse con un party esclusivo a bordo del «Britannia», con una lista di invitati selezionatissimi, e qualcuno ancora sussurra che in quell’occasione la principessa più amata del mondo disse: «Questo è il posto più bello che abbiamo visto nel nostro viaggio».

Vittorio Feltri per "Novella 2000" il 30 Agosto 2022.

Non ho mai ben compreso i motivi per i quali la popolazione mondiale abbia idolatrato Lady Diana già in vita. Non era particolarmente bella, non era particolarmente intelligente, non era particolarmente elegante, non era particolarmente brillante, non era particolarmente carismatica, non era particolarmente dotata, non era particolarmente talentuosa. Tuttavia, piaceva. La sua goffaggine risultava essere un pregio, il risultato della sua umiltà, della sua tenera timidezza.

Anche successivamente, quando il rapporto con il marito e con la Corona è divenuto complicato, il suo atteggiamento è stato spesso provocatorio, ritorsivo, vendicativo, dettato dalla rabbia, impulsivo. Eppure viene considerata universalmente una martire, al pari di Gesù Cristo messo in croce, come se fosse la prima persona tradita, la prima persona imbrigliata in un matrimonio di comodo e scomodo, la prima persona illusasi in amore, la prima persona vincolata ad obblighi ed etichette. Questo vittimismo, di cui ella stessa si è servita e con il cui filtro il mondo intero l’ha osservata, mi produce anche un po’ di disgusto.

Alla fine, era una privilegiata. Cornuta sì, come quasi tutti noi, ma senza il giogo delle restrizioni economiche, senza difficoltà a mantenere i bambini e ad occuparsene senza un sostegno, come accade a tante signore separate. E mi sembra che non si sia fatta mancare amanti, flirt e fidanzati. Di cosa diavolo si lamentava? E perché seguitiamo a ritenerla una Vergine afflitta? Sarò impopolare, ma questa figura non mi piace un granché. Certo, mi duole il modo in cui ella è morta e trovo le circostanze persino misteriose, di certo bizzarre. È una strana coincidenza che sia scomparsa in un incidente in cui ha perso la vita insieme al nuovo compagno, un arabo miliardario, personaggio senz’altro fastidioso per la famiglia reale inglese.

Se Diana oggi è un mito è pure per questo trapasso enigmatico, che lascia irrisolti molti quesiti e solleva parecchi dubbi.

Ad ogni modo ritengo che prima della morte ella sia stata tanto amata semplicemente perché ha rappresentato la prova per milioni di donne che persino le principesse, di cui sapevamo che “vivono per sempre felici e contente”, piangono, si disperano, vengono cornificate e mollate, soffrono di disturbi alimentari, non si piacciono, non si accettano, devono lottare per essere libere e conquistarsi da sole il proprio brandello di felicità e di serenità, che neppure il principe, che di solito è un coglione, può garantire loro.

Insomma, adoriamo Diana soltanto perché è sfigata quanto noi. Né più né meno.

Lady Diana, 25 anni dopo: una vera femminista senza eredi, nemmeno Meghan. Antonello Guerrera La Repubblica il 31 Agosto 2022.

Il 31 agosto 1997 lo schianto a Parigi che uccise la principessa del Galles e la sua malinconica favola. Oggi tutti vogliono imitarla, ma nessuno ci riesce. Né i suoi figli e tantomeno l’ex attrice americana che aspira a prenderne il ruolo. Ecco perché

Alle 00.23 del 31 agosto di 25 anni fa, Lady Diana e la sua malinconica favola si schiantavano per sempre nel tunnel "Pont de l'Alma" di Parigi, insieme al suo fidanzato Dodi Al Fayed, l'autista Henri Paul e la guardia del corpo Trevor Rees-Jones: l'unico a salvarsi, ma che oggi, a 54 anni, non ricorda nulla dell'incidente e nel frattempo è diventato capo della sicurezza di Astrazeneca.

Diana, mito senza tempo. Inutile cercare in Kate tracce della sua leggenda. La morte di Lady D 25 anni fa. Oggi la moglie di William prova a scaldare i cuori dei sudditi ma...Tony Damascelli il 31 Agosto 2022 su Il Giornale.

La principessa del Galles avrebbe oggi sessantuno anni. Ne aveva trentasei quando la sua esistenza si concluse in modo cruento. La duchessa di Cambridge ha quarant'anni e la sua vita è di sorrisi e di speranze. Il tempo che le divide è il riassunto di una famiglia, i Windsor e, assieme, la storia di due donne che muovono i pensieri dei sudditi reali e non soltanto gli abitanti dell'isola britannica.

Diana Spencer non ha mai lasciato quel regno, difficile far comprendere ai millennial l'importanza e il significato di quella figura femminile improvvisamente apparsa nel museo delle cere di Buckingham. Molto più semplice capire il fascino di Kate Middleton che porta al dito l'anello in zaffiro donatole dal figlio della principessa, come un legame non interrotto in quella maledetta notte di Parigi. Diana&Kate sono attrici dello stesso romanzo, favole che piacciono a un popolo distratto dalle notizie intramuscolari di internet, flash abbaglianti come nel tunnel dell'Alma, un mondo social ancora sconosciuto da lady D e ormai presente dovunque, anche a corte.

Si ripete, dunque, un racconto smarrito nella tragedia, si ripercorrono quei giorni svaniti anche nelle fiction, The Crown su tutti, nelle quali Diana sembra un asterisco, nota marginale di una narrazione che riguarda altre persone, altri personaggi, il tempo è fuggito, il passato prossimo è già remoto. La principessa e la duchessa vivono in parallelo ma restano distanti e distaccate non soltanto per l'epoca delle loro vite, Diana era il sogno fiabesco di chi pensava e voleva toccarla come una statua dei miracoli eppure era rimasta la ragazza dell'ultimo banco, l'amica delle feste in casa, la mamma che va a prendere i figli a scuola, la corona tra i suoi biondissimi capelli sembrava quasi un gingillo di carnevale, Kate è algida, costruita, figlia di un tempo differente, nata per essere sovrana, un giorno nemmeno lontano, discreta e presente, al fianco di un principe che mai ha dimenticato la madre e di lei conserva il sorriso, dunque la voglia di vita e, insieme, un velo improvviso di malinconia.

Il regno è di genere femminile, Elisabetta non ha uguali, è lei regina e donna e madre e nonna e dunque sovrana nel senso antico. Kate la segue nei desideri dei sudditi, tenendo a distanza Meghan e Camilla, accessori di una dinastia esclusiva. Venticinque anni dopo, Kate Middleton raccoglie una eredità affascinante, della madre di suo marito conserva abiti, monili e anche lettere. Diana è stata vittima di un destino da lei stessa scritto e disegnato, ha voluto fuggire da una commedia finta, Kate sta percorrendo una strada diversa, più quieta, vissuta nello stesso castello dei sogni.

Il confronto, infine, non è possibile, la duchessa di Cambridge ha subito compreso di non dover interpretare un ruolo che è stato unico e si muove, dunque, un passo dietro la storia, la principessa del Galles resta nei racconti di chi c'era, di chi l'ha conosciuta, di chi non l'ha dimenticata, una candela nel vento spenta in una notte d'estate.

Dalla gravidanza ai servizi segreti: 25 anni senza Lady Diana. Tutti i misteri e le teorie di complotto che ancora circondano la morte di Lady Diana. Ma c'è una certezza: se la principessa e Dodi al-Fayed avessero indossato le cinture di sicurezza sarebbero ancora vivi. Francesca Rossi il 31 Agosto 2022 su Il Giornale.

Dopo 25 anni i giornali e l’opinione pubblica si chiedono ancora se la morte di Lady Diana, il 31 agosto 1997, sia stata solo una fatalità, o il risultato di un piano per uccidere la principessa. Per la verità molti dei presunti misteri intorno a quella sera avrebbero spiegazioni razionali, del tutto plausibili. Forse dovremmo chiederci se questi enigmi abbiano davvero ragion d’essere o siamo noi, in un certo senso e inconsapevolmente, a tenerli in vita, perché siamo incapaci di accettare la scomparsa prematura, inaspettata, perfino banale di una donna che era diventata un mito insuperabile già in vita.

Un’auto malandata

A mezzanotte e venti del 31 agosto 1997, ultima sera della loro vita, Diana e il fidanzato Dodi al-Fayed salirono sull’auto che avrebbe dovuto portarli in rue Arséne Houssaye, vicino all’Arco di Trionfo, dove si trovava l’appartamento di Dodi. Non arrivarono mai. La loro esistenza si infranse contro il tredicesimo pilone del Tunnel dell’Alma. La macchina su cui viaggiava Diana, una Mercedes nera S280 nera, sarebbe stata un vero e proprio rottame. Dal libro “Qui a tué Lady Di.”, scritto dai giornalisti del Paris Match Pascal Rostain, Bruno Mouron e Jean Michel Caradec’h, emerge che l’auto sarebbe stata acquistata nel settembre 1994 da un manager francese, Eric Bousquet, per 85mila euro. Nel gennaio 1995 un carcerato, durante un permesso, l’avrebbe rubata, causando un incidente a 160 km/h. Al proprietario venne sconsigliato di farla riparare, poiché l’auto sarebbe stata danneggiata irrimediabilmente. Un carrozziere forse poco interessato alle questioni di sicurezza sarebbe riuscito a ripararla e a rivenderla per 40mila euro alla Etoile Limousines. La Mercedes venne noleggiata dal Ritz. A quanto pare nessuno degli autisti voleva guidarla: stando alle ricostruzioni i freni erano compromessi e la macchina non teneva la strada oltre i 60 km/h. Una leggerezza incredibile che, forse, ha avuto un ruolo non secondario nella morte di Diana.

Un autista ubriaco?

Quella notte fatale, per scortare Lady Diana, venne chiamato il responsabile della sicurezza, Henri Paul. In quel momento l’uomo non era in servizio e, stando alle ricostruzioni, avrebbe bevuto diversi Pernod. Pur di seminare i fotografi, l’autista avrebbe premuto sull’acceleratore fino a perdere il controllo dell’auto. Ma non sarebbe stata solo la velocità a causare l’incidente mortale. Henri Paul si sarebbe messo alla guida con un tasso alcolico di 1,82 g/l, cioè tre volte il livello consentito. I genitori dell’uomo, Jean e Giselle Paul, si sono sempre opposti a questa versione dei fatti, tanto da chiedere un test del Dna per provare che il sangue analizzato fosse proprio quello di Henri. L’esame, come riportò la Bbc nel 2006, dimostrò che il sangue era dell’autista, il quale guidò la Mercedes nera a velocità folle (160 km/h) e abbagliato dai flash dei fotografi, mentre era completamente ubriaco e sotto l’effetto di antidepressivi. Però Lord Stevens, di Scotland Yard, precisò: “…Il campione di sangue di Paul…fu preso dalla cavità toracica e non dal cuore, il che ha portato molti a credere che fosse stato scambiato o non appartenesse al suo corpo”.

La misteriosa Fiat Bianca

Prima di schiantarsi nel Tunnel la Mercedes di Dodi e Lady Diana sarebbe stata tamponata da una Fiat Uno bianca che si stava immettendo in Voie Pompidou. Non sarebbe bastata questa breve collisione a far perdere il controllo della macchina a Henri Paul, però gli inquirenti francesi iniziarono una vera caccia all’uomo. Partirono da poche tracce di vernice lasciate dalla Fiat sull’auto della principessa, ma per molto tempo sembrò di aver a che fare con una vettura fantasma. Finché i sospetti non si concentrarono su Le Van Thanh, tassista e culturista parigino. Nel 2006 suo padre rivelò che poche ore dopo l’incidente il giovane avrebbe svegliato suo fratello, un meccanico, chiedendogli di aiutarlo a ridipingere di rosso la sua Fiat. Le Van Thanh venne ascoltato dalle autorità francesi, ma si rifiutò di collaborare con quelle britanniche. Non solo: in un primo momento negò di essere l’uomo misterioso alla guida della Fiat bianca, ma nel 2019, a proposito della possibilità di andare a Londra per essere ascoltato da Scotland Yard, dichiarò: “Sapete cosa mi ha detto la polizia francese? ‘La legge non è come qui in Francia, non andare'”. Lord Stevens ha detto a Thanh: “Crediamo che lei fosse alla guida di quella Fiat Uno, ma non la riteniamo colpevole dell’incidente. Ci sono stati errori da parte delle autorità francesi…”. Non c’è la sicurezza che la macchina presente vicino al Tunnel il 31 agosto 1997 fosse la sua. Le Van Thanh, comunque, non vorrebbe più ricordare cosa accadde quella notte e tantomeno parlarne ai giornali.

Dal Tunnel dell'Alma all’ospedale

A mezzanotte e ventitré La Mercedes, dopo aver attraversato rue Cambon e Place de la Concorde, si schiantò contro il tredicesimo pilone del Tunnel dell’Alma. A mezzanotte e trentadue arrivò l’ambulanza. All’una i pompieri riuscirono a estrarre la principessa dalle lamiere. Venne rianimata in seguito a un arresto cardiaco e caricata sul veicolo all’una e diciotto. All’una e trentadue Dodi al-Fayed venne dichiarato morto. L’ambulanza che trasportava Diana partì verso l’ospedale Pitié-Salpêtrière, che dista sei chilometri dal luogo dell’incidente, solo all’una e quarantuno (benché altre fonti dicano l’una e venticinque). Arrivò a destinazione alle due e sei minuti. Un tempo interminabile, forse troppo lungo, dovuto a diversi fattori: in Francia le ambulanze sono tenute a rispettare una velocità moderata per evitare sobbalzi ai pazienti. Inoltre, nel caso specifico, il mezzo si sarebbe fermato durante il tragitto, poiché Diana, di nuovo in arresto cardiaco, avrebbe avuto bisogno di una iniezione di adrenalina. Il dottor James Colthurst, amico della principessa, disse a tal proposito all’Express: “Ritengo che se si fosse fatto più in fretta i chirurghi avrebbero avuto maggiori possibilità di salvarla. Naturalmente le sue ferite erano molto gravi, ma i ritardi con cui sono state diagnosticate hanno avuto conseguenze letali per la sua sopravvivenza”. Il cardiologo di fama internazionale Stephen Ramee ha aggiunto: “Noi riteniamo che ci sia una sorta di ‘ora d’oro’ per salvare la vita di qualcuno coinvolto in un incidente o colpito da un attacco di cuore…Sono convinto che se avessero trasportato Diana in un centro traumi il più in fretta possibile…probabilmente sarebbe ancora viva”.

Lady Diana imbalsamata

Una delle teorie di complotto che non hanno conosciuto oblio in 25 anni è quella secondo cui il corpo di Lady Diana sarebbe stato imbalsamato per nascondere una presunta gravidanza, un possibile figlio di Dodi al-Fayed che, in quanto musulmano, avrebbe rappresentato uno scandalo senza precedenti per la Corona (si disse persino che Diana si sarebbe convertita all’Islam, ma non ci sono prove, anzi, la teoria della conversione è un cliché che sa di leggenda metropolitana). Un’ipotesi strenuamente difesa dal padre di Dodi, Mohammed al-Fayed, da sempre convinto che la principessa e il figlio siano stati uccisi proprio perché personaggi scomodi per la monarchia britannica. In realtà l’imbalsamazione del cadavere di Diana si sarebbe resa necessaria in vista dell’arrivo del principe Carlo, dell’allora presidente francese Chirac e delle sorelle della principessa, per l’ultimo saluto. Quanto alla gravidanza, non sembrerebbe una possibilità attendibile. Prima della famosa crociera con Dodi Lady D. avrebbe trascorso un periodo di vacanza con l’amica Rosa Monckton, la quale asserì che la principessa aveva avuto il ciclo mentre era con lei. Il patologo forense che effettuò l’autopsia sul corpo di Diana, Richard Shepherd, disse al Daily Mail: “Patologicamente non c’erano prove che la principessa Diana fosse incinta”. Andre Lienhart, medico francese che valutò, ai fini delle indagini, le operazioni di soccorso quel 31 agosto, dichiarò: “L’autopsia prova che Diana non era incinta…ciò che è certo è che non portava la cintura di sicurezza e questo ha peggiorato le cose”.

Paura di morire

Lady Diana sarebbe stata terrorizzata all’idea di essere uccisa, forse dal principe Carlo o dai servizi segreti. Nell’ottobre 1995 la principessa avrebbe confidato al suo legale, Victor Mishcon, di temere per la sua vita. Qualcuno avrebbe voluto “sbarazzarsi di lei”, magari causare un incidente d’auto in cui “sarebbe morta o sarebbe rimasta gravemente ferita”, entro l’aprile del 1996. Così le avevano riferito “fonti affidabili”. Inoltre, in una lettera scritta nel 1996 e affidata a Paul Burrell, che la rese pubblica nel 2003, la principessa confessò: “Sono seduta qui, al mio tavolo, oggi, in ottobre, con il desiderio che qualcuno mi abbracci e mi incoraggi a essere forte, ad andare avanti a testa alta. Questa particolare fase della mia vita è la più pericolosa…Mio marito sta pianificando un incidente nella mia macchina, un guasto ai freni per causare un grave trauma cranico”. Nulla è mai stato provato. Con buona probabilità, però, i timori di Lady Diana erano diventati ossessioni, paranoie aggravate anche dalle false prove prodotte dal giornalista Martin Bashir per ottenere la celebre intervista del 1995 alla Bbc.

Colpa dei servizi segreti?

La principessa del popolo avrebbe nutrito una particolare avversione per i servizi segreti britannici, indicandoli come possibili esecutori di un suo eventuale omicidio. L’ex guardia del corpo di Diana, Lee Sansum, ha proposto una versione, diciamo così, parallela a questa: “In genere eravamo seguiti dall’MI5, era la prima volta che vedevamo le forze speciali…Un testimone alla guida di un’utilitaria che viaggiava davanti alla Mercedes a Parigi la notte dello schianto ha dichiarato di aver visto una motocicletta ad alta potenza sorpassare l’auto pochi secondi prima dello scontro. Un altro testimone che viaggiava nella direzione opposta ha notato una seconda moto sterzare per evitare i rottami e proseguire senza fermarsi. Quei due centauri non sono mai stati trovati e non è un caso…Credo che gli agenti di sicurezza che seguivano Diana potrebbero aver inavvertitamente causato l’incidente, oppure essere stati nelle immediate vicinanze quando accadde. Ma se Lady D. avesse indossato le cinture di sicurezza, probabilmente si sarebbe salvata”. Un collega avrebbe riferito a Sansum di aver visto un uomo dell’Unità di ricognizione speciale aggirarsi vicino alla dimora di al-Fayed, nel Surrey. Purtroppo anche questa teorie non è suffragata da prove e rimane nel campo delle supposizioni.

Dodi o Hasnat?

Lady Diana era davvero innamorata di Dodi al-Fayed, oppure lo stava usando per far ingelosire quello che per molti era il suo vero amore, il cardiochirurgo pakistano Hasnat Khan? Un mistero collaterale nella morte della principessa del Galles e a cui nessuno ha mai saputo dare una risposta definitiva. Diana conobbe Hasnat il primo settembre 1995, mentre era nella sala d’aspetto del Royal Brompton Hospital con la sua amica e agopunturista Oonagh Toffolo. Entrambe aspettavano notizie del marito di Oonagh, a cui era stato applicato un bypass il giorno precedente. Fu proprio l’agopunturista a presentare Hasnat a Diana. Durante quel primo incontro sembra che il medico, molto preso dal suo lavoro, non abbia prestato molta attenzione alla principessa. Quest’ultima, invece, sarebbe rimasta colpita, tanto da confidare all’amica: “Oonagh, non è bellissimo? E che bel nome, Hasnat Khan”. Lady D. non sapeva il nome del dottore, pare lo abbia letto sulle sue scarpe. Nel febbraio 1996 e nel maggio 1997 organizzò due viaggi in Pakistan per conoscere la famiglia del suo fidanzato. Hasnat Khan, però, non sarebbe riuscito a sopportare le pressioni dei tabloid, lo schiacciante impatto mediatico della principessa, per questo avrebbe deciso di troncare la relazione. Diana non sarebbe riuscita ad accettarlo. Anche perché, secondo il fotografo della royal family, Anwar Hussein, pensava già al matrimonio. Nel 2016 Anwar rivelò che Diana, qualche anno prima di morire, gli avrebbe fatto delle domande sulle unioni interconfessionali. Non avrebbe menzionato Hasnat, ma il fotografo intuì che si stesse riferendo proprio a lui. Pochi mesi prima della fine la principessa avrebbe rivolto quesiti simili anche al prete anglicano Frank Gelli. Ma non ebbe il tempo di attuare ciò che, forse aveva in mente. La Storia non si fa con i “se”, ma viene spontanea una riflessione: se Lady Diana non avesse tentato di indispettire Hasnat, ammesso che sia vera la teoria della gelosia, forse oggi sarebbe ancora qui.

Il mistero dell’anello di fidanzamento

Stando alle dichiarazioni della guardia del corpo Trevor Rees-Jones l’anello di fidanzamento che Dodi avrebbe donato a Diana non sarebbe mai esistito. Versione smentita dal gioielliere Repossi nel 2020: “Sono passati 23 anni, ma non riesco a dimenticare quell’incontro con Diana e Dodi a Saint Tropez, di mattina presto, per l’anello di Dodi al-Fayed…Erano in crociera nel Mediterraneo, attraccarono a Monaco e la principessa arrivò alla vetrina della nostra boutique accanto all’Hotel Hermitage. Senza entrare indicò un anello che l’aveva catturata, della collezione Dis-moi oui. Poi mi chiamarono per fissare un incontro a Saint Tropez dove erano diretti, per definire la scelta e la misura dell’anello”. L’appuntamento sarebbe avvenuto il 22 agosto 1997 e sarebbe durato tra i 15 e i 20 minuti. L’anello era largo per il dito di Diana, così Repossi si impegnò a farlo modificare: “Mi chiesero di poter ritirare l’anello messo a misura dell’anulare della principessa per il 30 agosto, perché l’1 settembre dissero ci sarebbe stato un annuncio importante, un fidanzamento. L’anello andava ristretto e non era un modello facile…Presi l’impegno del riserbo…Anni dopo il bodyguard sopravvissuto allo schianto, Trevor Rees-Jones, rimasto senza memoria, in un suo libro ricordava che Dodi non aveva mai ritirato alcun anello. Impossibile, l’avevo consegnato io stesso. Chiamai il vecchio al-Fayed…La visita del figlio Dodi in boutique era stata registrata dalle telecamere e mettemmo la registrazione in cassaforte…”. Dodi sarebbe andato nel negozio di Place Vêndome a ritirare questo gioiello da 130mila sterline (390 milioni di vecchie lire) la cui presenza o assenza cambierebbe di molto la storia di Diana. Forse la principessa aveva davvero intenzione di fidanzarsi con Dodi, o magari stava spingendo sempre più in là la presunta finzione per far ingelosire Hasnat Khan. Con buona probabilità non lo sapremo mai.

25 anni di ipotesi

Tutte le teorie più o meno assurde sulla morte di Lady Diana sono state analizzate nell’ambito dell’Operazione Paget, un’indagine partita nel 2004 e resa pubblica nel 2006, che portò al chiacchierato interrogatorio del principe Carlo alle 17:15 del 6 dicembre 2005, in un salotto privato al primo piano di St. James’s Palace. Lord Stevens si occupò di un compito così delicato e svolto nella più totale riservatezza, ma si giunse, come era prevedibile, a un nulla di fatto. Dopo 25 anni David Douglas, uno degli ufficiali di polizia che presero parte all’Operazione Paget (e che era presente durante l’interrogatorio al principe di Galles), ha accettato di parlare a Good Morning Britain Friday su Itv, citato dal People: “È mia assoluta convinzione che sia stato un terribile e tragico incidente in cui tre persone hanno perso la vita e un’altra persona ha avuto la vita sconvolta…Quando guardi alla maggior parte degli incidenti, scopri che c’è stata una catena di eventi e se una di quelle catene di eventi fosse stata diversa avrebbe potuto non portare a tutto ciò". A tal proposito Douglas ribadisce una certezza già espressa da molti esperti: "…Per esempio se avessero indossato le cinture di sicurezza i nostri esperti ci dicono che probabilmente c’era l’80% di possibilità che sarebbero sopravvissuti all’incidente”. Nel documentario dell'emittente Discovery Investigation, "Investigating Diana. Death in Paris", ha preso la parola una delle prime persone arrivate al Tunnel dell’Alma poco dopo l’incidente, Martine Monteil, capo della brigata criminale, che ha ricordato: “Abbiamo iniziato a trovare piccoli indizi. Abbiamo visto segni di freni, pezzi di luce rossa di un’altra macchina. Sul lato abbiamo visto tracce di vernice”. Infine ha aggiunto un particolare commovente: “Ho anche trovato delle piccole perle molto fini che appartenevano alla principessa. È stata una scoperta straziante”.

Diana, sono 25 anni dalla sua morte. I figli non si parlano. Paola De Carolis su Il Corriere della Sera il 28 Agosto 2022.

Il 31 agosto il tragico schianto in macchina a Parigi. William e Harry ricorderanno separati l’amata madre. 

È passato un quarto di secolo da quel 31 agosto in cui un incidente stradale a Parigi spezzò la vita della principessa Diana . Se rimane nitido il ricordo di una donna che ha saputo parlare alla gente comune e rompere diversi tabù, l’anniversario non sarà segnato da alcun evento ufficiale. Buckingham Palace ha sottolineato che si tratta di una ricorrenza privata — Diana, d’altronde, aveva divorziato dal principe Carlo un anno prima di morire e le era stato tolto il titolo di Sua altezza reale — mentre i figli William e Harry passeranno la giornata con le rispettive famiglie.

I dissapori tra i due principi significano che quelli che Diana definiva i suoi «boys» non si riuniranno in memoria della madre nonostante la certezza che niente le avrebbe fatto più male che sapere che non si parlano più. William rimarrà a Windsor, dove si è trasferito con la moglie Kate e i tre figli. Harry a Montecito, in California, dove abita con Meghan, Archie e Lilibet. A settembre Harry si fermerà nel Regno Unito per lavoro. Pernotterà con la moglie a Frogmore Cottage, la casa che la coppia aveva ristrutturato prima di spostarsi negli Stati Uniti, ma non si incontrerà con il fratello, nonostante le due abitazioni si trovino a circa 800 metri di distanza.

Se la scorsa estate, in occasione di quello che sarebbe stato il 60esimo compleanno di Diana, i principi erano riusciti a presentare insieme la statua che avevano commissionato per commemorare la madre, questa volta non è stato trovato alcun accordo. Sarebbe da allora che i due non si scambiano una parola . «Sicuramente mia madre non sarà mai dimenticata», ha detto la settimana scorsa Harry a un ricevimento a scopo benefico. «Spero che l’anniversario sia un momento per ricordare il suo impegno e la passione che riversava nel suo lavoro. Sarà una giornata in cui condividerò lo spirito di mia madre con la mia famiglia, con i miei figli. Vorrei che avessero potuto conoscerla».

È probabile, si apprende, che separatamente William e Harry decidano di far visita ad Althorp, la tenuta degli Spencer vicino a Northampton dove, su un’isola che non è visitabile, è sepolta la principessa. Era desiderio del fratello Charles, zio dei principi, garantire un luogo lontano da sguardi indiscreti per la salma di un’icona che per vent’anni ha vissuto al centro dell’attenzione, il suo viso famoso quanto la Gioconda, le sue gesta infiocchettate nel mito e la leggenda. La sua eredità è ricordata nel trattamento dei malati di Aids — quella sua disponibilità a stringere loro la mano e abbracciarli già nel 1987 fu fondamentale per superare i pregiudizi — così come nelle tante charities che si occupano degli svantaggiati, degli emarginati, dei senzatetto i cui rifugi Diana visitava regolarmente in incognita portandosi spesso dietro i figli.

Il suo popolo non l’ha dimenticata. A Londra sono frequentatissimi i luoghi creati in sua memoria, il giardino di Kensington Palace, la fontana di Hyde Park, il parco giochi di Lancaster Gate. La Ford Escort nera che guidò a metà anni 80 — le piaceva mettersi al volante, la guardia del corpo spesso si sedeva accanto a lei — è stata venduta all’asta a Silverstone per 650.000 sterline (circa 770.000 euro). Continuano a riscuotere successo tra il pubblico i libri su di lei, come le opere di Tina Brown (nell’ultimo, The Palace Papers, l’ex direttrice di Vanity Fair racconta che Diana faceva colpo su tutti, aveva una grazia e una bellezza in grado di folgorare chi le stava vicino e usciva a pranzo regolarmente con i direttori di riviste e giornali per chiedere il loro consiglio) e di Andrew Morton, lo scrittore cui Diana affidò la storia della sua infelicità negli anni ’90 e che su quelle confidenze ha costruito una carriera multimilionaria. In occasione del 25esimo anniversario, Morton pubblica una nuova edizione del libro (pare con materiale aggiuntivo) ricordando il fascino della principessa, la sua sofferenza, i tradimenti di Carlo con Camilla, oggi sua moglie, l’amore per i figli.

Diana, la principessa della sorellanza che attirò la condolenza delle donne ferite. ANNAMARIA BARBATO  su Il Quotidiano Del Sud il 28 agosto 2022.

EBBE la capacità di far sentire le donne, specialmente dell’Occidente, compartecipi del suo triste destino. Di ispirare loro uno spirito di sorellanza. Di catalizzare sulle sue vicende umane una condolenza generale, perché in ognuna (o quasi) echeggiava la cicatrice – per qualcuna, una ferita ancora aperta – di un partner fedifrago. Diana Spencer, Principessa del Galles, con le vicissitudini di un matrimonio mal assortito e mal finito, a cui l’incidente nel tunnel dell’Alma mise un tragico suggello, è divenuta un’eroina da dramma. Torna costantemente al centro dell’attenzione – oggi più che mai, per la ricorrenza del 25 anni dalla sua morte – per un verso o per l’altro, in particolare allorché il suo secondogenito Harry veste i panni dell’enfant gaté e si mette di punta a calpestare le tradizioni familiari, infischiandosene della sensibilità dell’anziana e augusta Nonna. Incarna quella pecora nera immancabile in tante famiglie, ancora di più in quelle sotto le luci dei riflettori, in quanto personalità pubbliche, e ci mette del suo anche una moglie che, agli occhi dell’opinione pubblica, appare come un’arpia inadeguata.

Ogni generazione dei Windsor si è ritrovato a fare i conti con episodi di questo tipo e si sprecano i confronti con Wallis Simpson, che, però, ai tempi, passata l’ebbrezza nazista in cui coinvolse anche il suo “David”, rientrò nei ranghi di una turbinosa vita mondana, senza eclatanti interviste a pagamento. Stiamo parlando del figlio e non della madre, ma tante cose si spiegano grazie al vincolo di un cordone ombelicale mai reciso, neanche quando la figura genitoriale giace seppellita ormai da un quarto di secolo.

Fu sepolta sotto l’onda di un’emozione generalizzata, nell’Assunzione in Cielo della fin troppo umana Diana Spencer, ex Windsor, un fenomeno sociale non scevro dal sorgere di venature complottistiche, alimentate dal ricco mancato suocero Mohammed al-Fayed, animato dalla delusione di veder sfumate le sue mire di entrata nel mondo occidentale dal portone d’onore, in virtù di questo matrimonio. L’emozione provata al momento della morte così improvvisa e inopinata di una donna, ammirata e criticata in parti eguali dall’opinione pubblica internazionale, non si è mai spenta.

Oltre al mio epicedio (che tale non è) postumo, a un quarto di secolo di distanza, ancor più per la ricorrenza di una cifra “tonda” dell’anniversario, i media tracimeranno di articoli e servizi video più o meno ispirati (non pretendo che il mio lo sia, però siate certi che sto scrivendo esattamente ciò che penso), alla ricerca di un identikit verosimile di chi fosse per davvero Diana Spencer. I più attendibili dovrebbero venire dal mondo anglosassone, perché è quello di estrazione della Principessa del Popolo. A bocce ferme, trascorsi venticinque anni, probabilmente la narrazione si sarà spogliata di parte della retorica lacrimevole che Diana, in vita, aveva alimentato, su quel matrimonio nato sotto la cattiva stella. Le prefiche di allora si saranno convinte che Charles Windsor, che pare, per temperamento, più l’erede di un signorotto di campagna che un predestinato alla Corona, era stato anche lui vittima di un meccanismo “infernale” innescato dalla Ragion di Stato? E durante la sua lunga vita, la matriarca di famiglia si sarà mai fatta un esame di coscienza, riconoscendo fra sé e sé, e davanti a quel Dio col quale dovrebbe avere il citofono diretto, in quanto Capo della Chiesa d’Inghilterra, di aver sbagliato a imporre a quel figlio serioso e rurale una sposa così diversa e fuori contesto rispetto a lui?

Pare che nelle Università d’eccellenza frequentate da Carlo abbiano saltato l’insegnamento delle lettere di Sallustio in cui si asserisce che “Faber est suae quisquae fortunae” (Ciascuno è artefice del proprio destino). Eppure, anche in questa occasione, ciò è vero. La ragazzina Diana, probabilmente, era una giovanissima “preda” che lusingava l’istinto da cacciatore (sia pure ambientalista) del più maturo principe ereditario. Diana aveva passato persino il trucido e poco dignitoso esame della sua illibatezza che, in quegli anni, non veniva più preteso neppure nella società più sociologicamente arretrata del nostro Occidente (indovinate il territorio che mi viene in mente). Lo subirono forse la sorella di lui, Anna o le cognate Sarah e Sophie? Probabilmente lui, dentro di sé, si era persino rassegnato al fatto che Camilla Shand, in Parker-Bowles era una partita perduta, in quanto era divorziata (e non lo era la sunnominata Anna, all’epoca seconda nella linea successoria? Misteri della Corte di San Giacomo!) e aveva tutte le intenzioni di far ragionevolmente funzionare il matrimonio.

Quanto a lei, la delicata, sognatrice Diana probabilmente aveva in sé ancora gli echi delle fiabe col Principe Azzurro trasudante melassa. Paio deragliare, parlando di fatti avvenuti sedici anni prima rispetto al tragico epilogo, ma lo scarto temporale è solo apparente. Persino l’incidente allunga un suo fil rouge, un segnale forte e chiaro del destino, in tutto ciò che avvenne così tanti anni prima. Dico questo perché, nel 1997, quel fatidico giorno, anch’io fui coinvolta nel pathos generale, in particolare femminile, in una strana modalità di vivere la sorellanza, che suscitò la morte di Diana Spencer. Confesso, lo vissi sulla mia pelle, anche alla luce delle vicende sentimentali fin lì accadutemi. Venticinque anni dopo, con un po’ di ironia, rifacendomi al motto latino che, io sì, avevo studiato al Liceo Classico “Vico” di Nocera Inferiore, mi auto-ammonisco sulla mia coazione a ripetere i miei errori di giudizio rispetto agli uomini, una “dote” che mi pare avesse anche Lady D..

Son riuscita a evitare di ripercorrere l’usurato copione della ricostruzione di quei terribili momenti del 31 agosto 1997 che, in loop, viene replicato ogni anno. Se proprio devo dirla tutta e correre il rischio di apparire cinica e dissacratoria, uscendo fuori dal coro dei laudatores, penso che a Diana quella morte così “eclatante” e “notiziabile” abbia fatto un gran servizio. Le ha impedito di essere circoscritta al semplice recinto dei giornali scandalistici, con l’ ”amico di turno”, come una Illary Blasi qualsiasi. Sembro Vittorio Feltri, vero? Le femministe o pretese tali mi massacreranno? Ma rifletteteci su (e qui prendo a prestito un tormentone di Luca Zaia). Se lei fosse stata forte, matura e cultrice dei diritti delle donne non avrebbe spettacolarizzato la fine di un matrimonio fra due persone così agli antipodi fra loro. Avrebbe, come usano i giapponesi, tirato una riga e detto “Next”, ricominciamo daccapo. Tanto, non restava in stracci ad elemosinare pane e companatico davanti alla cattedrale di Westminster. Non aveva più vent’anni ma neanche 60, mentre quel tourbillon di “consolatori in carica” veniva scelto oculatamente, come un percorso minato per colpire la Famiglia Reale e l’ormai ex marito.

Anche qui entra in campo la coazione a ripetere freudiana, che serviva ad alimentare la sua bulimia psicologica, dopo che aveva sofferto di bulimia alimentare, sempre per richiamare su di sé, in costanza di matrimonio, un marito distratto e disinteressato, con cui, alla fine, aveva in comune solo due figli, mentre all’inizio neanche un argomento di conversazione “vero”.

Da "Oggi" il 24 agosto 2022.

«La testa era abbassata sul petto. Dovevo sollevarla, ho messo la mano sul collo, ho cominciato a spingere verso l’alto e a un certo punto ho avuto davanti lo splendore del suo volto integro, perfetto… Ho appoggiato la sinistra sulla nuca. Ho ancora nelle dita la sensazione di delicatezza di quei capelli morbidi, lucenti, curatissimi...».

A 25 anni dal tragico schianto nel tunnel de L’Alma, a Parigi, parla a OGGI il medico che soccorse Lady Diana, Frederic Mailliez, che era lì di passaggio. «Mi sono reso conto che ferma sulla corsia opposta c’era un’auto distrutta. Da quanto tempo era successo? Secondo la polizia, 30 secondi. Mi sono fermato, ho messo il lampeggiante sul tetto, sono sceso e sono corso dall’altra parte… Ho guardato dai finestrini di destra per fare un bilancio rapido… C’erano quattro persone. Il guidatore era scivolato in avanti, quasi non lo vedevo. A fianco c’era un uomo dolorante (Trevor Rees-Jones, guardia del corpo, ndr). Dietro c’era una donna. Posizione verticale, ginocchia sul pavimento, appoggiata al sedile davanti. Era di profilo, girata verso l’interno dell’auto. Respirava. Sul sedile posteriore era disteso un uomo, (Dodi, ndr). Non respirava. Sembrava in arresto cardiaco».

Il dottore ricorda tutti i dettagli e li riferisce a OGGI: «Ho chiamato i soccorsi. Due in arresto cardiaco e due in condizioni gravi, ho detto. Non avevo defibrillatore, per l’autista e l’uomo sul sedile dietro non c’era nulla che potessi fare. Il passeggero davanti si lamentava, era cosciente, quindi poteva aspettare. La donna respirava a fatica. Ho preso la maschera respiratoria e l’ho soccorsa. Era ipotonica. Faceva fatica. Ma sollevare la testa le ha permesso di migliorare l’areazione».

Poi conferma quanto detto agli inquirenti: «Al momento in cui sono arrivato nel tunnel, paparazzi non ce n’erano. E quando sono arrivati non hanno mai intralciato il mio lavoro». 

Frederic Mailliez scoprì d’aver soccorso Diana solo il mattino dopo: «Il mio compagno m’ha svegliato e m’ha raccontato tutto. È stato uno choc». E poi fu «proiettato in una dimensione surreale… Un giornalista americano mi ha descritto come un agente dei servizi segreti britannici, intervenuto per finire Diana».

Lady Diana, gli ultimi drammatici istanti raccontati dal medico che cercò di salvarla: “Era ancora viva, ho cercato di confortarla. Era molto bella ma non l’ho riconosciuta”. La Stampa il 29 agosto 2022.

«Mi rendo conto che il mio nome sarà sempre legato a questa tragica notte. Mi sento un po' responsabile per i suoi ultimi momenti». A parlare, in un'intevista all'Associated Press, è il dottor Frederic Mailliez, il medico che ha prestato i primi soccorsi alla principessa Diana e una delle ultime persone a vederla viva. Venticinque anni dopo, Mailliez ha affermato di essere ancora segnato da ciò che è accaduto nel tunnel dell'Alma a Parigi il 31 agosto 1997. Il medico stava tornando a casa da una festa quando si è imbattuto nell'incidente d'auto in cui ha perso la vita la principessa Diana. Mailliez ha raccontato di aver visto una Mercedes fumante, quasi spezzata in due. «Ho camminato verso i rottami della macchina. Ho aperto la porta e ho guardato dentro. - ha detto il medico - C'erano quattro persone, di cui due apparentemente morte, che non avevano alcuna reazione, nessun respiro. Altre due, sul lato destro, erano vive ma in gravi condizioni. Il passeggero anteriore urlava, respirava ancora. Poteva aspettare qualche minuto. La passeggera, la signorina (Diana), era in ginocchio sul pavimento della Mercedes, a testa bassa. Aveva difficoltà a respirare. Aveva bisogno di assistenza immediata» Il medico ha proseguito il suo racconto spiegando di essere corso alla sua auto per chiamare i servizi di emergenza e prendere una borsa respiratoria. «Era incosciente», ha detto ancora Mailliez riferendosi alla principessa Diana. «Grazie alla mia borsa respiratoria ha riacquistato un po' più di energia, ma non ha potuto dire nulla». Il medico ha spiegato poi di aver scoperto solo successivamente che la donna da lui curata era Lady Diana. «So che è sorprendente, ma non ho riconosciuto la principessa Diana» - ha detto Mailliez -. «Ero in macchina sul sedile posteriore a prestare assistenza. Mi sono reso conto che era molto bella, ma la mia attenzione era così concentrata su ciò che dovevo fare per salvarle la vita, che non avevo tempo per pensare, chi fosse questa donna». «Qualcuno dietro di me mi ha detto che le vittime parlavano inglese, quindi ho iniziato a parlare inglese, dicendo che ero un medico e ho chiamato l'ambulanza - ha detto ancora il medico - Ho cercato di confortarla». Mentre prestava i primi soccorsi Mailliez ha raccontato di aver notato i flash dei paparazzi riuniti per documentare la scena. Un'inchiesta condotta nel Regno Unito ha poi scoperto che l'autista di Diana, Henri Paul, era ubriaco e guidava ad alta velocità per eludere i fotografi inseguitori. Mailliez ha detto di non avere «nessun rimprovero» da rivolgere ai fotografi dopo l'incidente. «Non mi hanno impedito di avere accesso alle vittime. ... Non ho chiesto loro aiuto, ma non hanno interferito con il mio lavoro».

Lady Diana, il medico che l'ha soccorsa dopo l'incidente: "Ecco cosa ho visto". Libero Quotidiano il 24 agosto 2022

Nuovi dettagli sull'incidente in cui perse la vita Lady Diana, nel tunnel de L’Alma a Parigi. A parlare è Frederic Mailliez, il medico che era di passaggio nella stessa zona dello schianto e che per primo soccorse la principessa. Intervistato da Oggi, ha raccontato: "La testa era abbassata sul petto. Dovevo sollevarla, ho messo la mano sul collo, ho cominciato a spingere verso l’alto e a un certo punto ho avuto davanti lo splendore del suo volto integro, perfetto… Ho appoggiato la sinistra sulla nuca. Ho ancora nelle dita la sensazione di delicatezza di quei capelli morbidi, lucenti, curatissimi...".

A 25 anni dal tragico incidente, il medico ha ricordato i primi istanti dopo lo schianto: "Mi sono reso conto che ferma sulla corsia opposta c’era un’auto distrutta. Da quanto tempo era successo? Secondo la polizia, 30 secondi. Mi sono fermato, ho messo il lampeggiante sul tetto, sono sceso e sono corso dall’altra parte… Ho guardato dai finestrini di destra per fare un bilancio rapido… C’erano quattro persone. Il guidatore era scivolato in avanti, quasi non lo vedevo. Accanto c’era un uomo dolorante", ha detto riferendosi alla guardia del corpo di Diana, Trevor Rees-Jones. 

Mailliez, poi, è andato avanti con la descrizione della scena che si è trovato davanti: "Dietro c’era una donna. Posizione verticale, ginocchia sul pavimento, appoggiata al sedile davanti. Era di profilo, girata verso l’interno dell’auto. Respirava. Sul sedile posteriore era disteso un uomo - ha continuato riferendosi al compagno della principessa, Dodi Al-Fayed -. Non respirava. Sembrava in arresto cardiaco". Il dottore, però, si sarebbe reso conto di avere soccorso Diana solo il mattino dopo l'incidente: "Il mio compagno m’ha svegliato e m’ha raccontato tutto. È stato uno choc".

"Lady D. aveva predetto la sua morte": il documento choc. Un nuovo documentario cerca di far luce su alcune dichiarazioni inquietanti rilasciate da una spaventata Lady Diana, sempre più convinta che qualcuno volesse ucciderla. Francesca Rossi il 22 Agosto 2022 su Il Giornale.

Sono passati 25 anni dalla morte di Lady Diana, ma molti punti relativi alla dinamica del fatale incidente, avvenuto il 31 agosto 1997 sotto il Tunnel dell’Alma, rimangono ancora oscuri. Troppi interrogativi a cui nessuno, finora, ha saputo dare risposte incontrovertibili. C’è, poi, un altro mistero che riguarda una strana dichiarazione della principessa, ossessionata dall’idea che qualcuno stesse tramando nell’ombra per assassinarla.

Una morte annunciata?

Lady Diana avrebbe avuto un presagio della sua morte prematura. È quanto sostiene il nuovo documentario “Investigating Diana: Death in Paris” di Channel 4 e Discovery Plus, citato da The Daily Beast. Questa funesta previsione venne raccolta da Victor Mishcon, legale della principessa del Galles, nell’ottobre 1995. Proprio per questo è conosciuta con il nome di “Mishcon Note” o “Carte Mishcon”. Diana, terrorizzata, era certa che qualcuno volesse “sbarazzarsi di lei”, tramite un incidente d’auto in cui “sarebbe morta o sarebbe rimasta gravemente ferita”, entro l’aprile del 1996.

La principessa avrebbe insistito per incontrare il prima possibile Mishcon e raccontargli “ciò che aveva in mente”, assicurandogli che le informazioni arrivavano da fonti “attendibili”. Diana non avrebbe aggiunto altro, si sarebbe rifiutata di dire i nomi di chi le avrebbe fatto rivelazioni tanto gravi. Dopo la morte di Lady D. Victor Mishcon avrebbe consegnato i suoi appunti a Sir Paul Condon, all’epoca commissario della polizia metropolitana di Londra. I documenti sarebbero rimasti chiusi nella cassaforte di quest’ultimo per sei anni, fino al suo pensionamento e all’arrivo di John Stevens, il nuovo commissario. Solo allora le “Carte Mishcon” sarebbero arrivate alla polizia francese. A proposito delle parole di Diana Stevens ha detto al Daily Beast: “Ho visto Lord Mishcon circa un mese prima della sua morte, verso la primavera del 2005. Era certo che Diana fosse paranoica e non aveva mai dato grande peso a quegli appunti”.

Lady Diana era paranoica?

Victor Mishcon non avrebbe creduto alla paura di Lady Diana. In effetti la principessa non sembrava molto credibile nelle sue vaghe accuse. Non era chiaro chi dovesse essere il presunto mandante del suo ipotizzato omicidio. La principessa del popolo tendeva a oscillare tra diversi nomi, dal principe Carlo ai servizi segreti britannici. Non dimentichiamo che nell’ottobre 1996 Diana scrisse una lettera, poi affidata a Paul Burrell, il quale la rese nota nel 2003, in cui rivelò: “Sono seduta qui, al mio tavolo, oggi, in ottobre, con il desiderio che qualcuno mi abbracci e mi incoraggi a essere forte, ad andare avanti a testa alta. Questa particolare fase della mia vita è la più pericolosa…Mio marito sta pianificando un incidente nella mia macchina, un guasto ai freni per causare un grave trauma cranico”.

Il principe Carlo avrebbe voluto togliere di mezzo Diana per avere campo libero con la tata dei figli, Tiggy Legge-Bourke. Ora sappiamo che questa non è la verità: tra l’erede al trono e Tiggy non vi fu mai nulla, ma su questi timori infondati giocò il giornalista Martin Bashir per ottenere l’ormai celebre intervista della principessa per la Bbc nel 1995 (non è chiarissimo se sia stato Bashir a innescare queste paranoie o se Diana le “coltivasse” già da anni. Comunque il giornalista costruì delle prove false, dando una forma concreta alle ossessioni della principessa).

Tutte le regole infrante dalla Regina al funerale di Lady Diana

Fu sempre John Stevens, il 6 dicembre 2005 alle 17:15 in punto, a interrogare il principe Carlo sulla morte della ex moglie, in un salotto privato al primo piano di St. James’s Palace. L’interrogatorio non portò a nulla. Sorte condivisa dalle dichiarazioni di Diana. Forse queste presunte previsioni non sono altro che una incredibile coincidenza, un caso e niente altro. La principessa sarebbe stata talmente terrorizzata all’idea di morire, di avere dei nemici pronti a tenderle un tranello mortale (ammesso che li avesse davvero), così isolata, fragile, provata dai tradimenti, da non riuscire ad analizzare la situazione con lucidità. Forse è stata lasciata sola. Magari avrebbe avuto bisogno di qualcuno che la tirasse fuori dal suo guscio di paure.

Roberta Mercuri per vanityfair.it il 18 agosto 2022.

Sono trascorsi quasi 25 anni da quella notte del 31 agosto 1997 in cui Lady Diana morì nel tunnel dell’Alma a Parigi insieme al compagno Dodi Al-Fayed e all’autista Henri Paul. Dopo mezzo secolo, su quel tragico episodio rimangono aperti ancora tanti interrogativi. E i misteri che avvolgono la morte della Principessa del popolo stanno per riemergere con nuova forza nella docuserie The Diana Investigations, da stasera su Discovery, a cui The Daily Best ha potuto dare un'occhiata in anteprima.

Nella serie si racconta fra l'altro un inquietante episodio che risale all'ottobre 1995. Lady D chiese un incontro privato con il suo consulente legale, Victor Mishcon, per raccontargli «qualcosa che aveva in mente». Durante la conversazione, mentre Mishton prendeva appunti, Diana disse che «fonti affidabili» le avevano rivelato che qualcuno voleva inscenare un incidente d'auto in cui «o sarebbe morta, o sarebbe rimasta gravemente ferita». Dopo la morte di Diana il consulente legale consegnò i suoi appunti, noti come «carte Mishcon», all'allora commissario della polizia metropolitana di Londra, Sir Paul Condon, che li chiuse in cassaforte.

Quegli appunti furono tirati fuori dalla cassaforte, e resi noti al mondo, solo quando Sir Paul Condon andò in pensione e fu sostituito da John Stevens: «Ho visto Lord Mishcon circa un mese prima della sua morte, verso la primavera del 2005», ha raccontato Stevens The Daily Best. «Era convinto che Diana fosse paranoica e non aveva mai dato importanza al contenuto di quegli appunti». Anche perché all'epoca la principessa era convinta che qualcuno volesse ucciderla ma il mandante dell'omicidio, nelle sue profezie, non era sempre lo stesso. Da Carlo al governo britannico passando per i servizi segreti, erano tanti quelli che Diana annoverava tra i suoi nemici giurati.

Tuttavia l'incidente d'auto torna più volte nelle sue premonizioni. C'è una lettera, scritta dalla stessa principessa nell'ottobre 1996, che riecheggia i contenuti delle «carte Mishcon». Quella volta, però, lady D era convinta che il mandante del suo omicidio sarebbe stato Carlo. «Sono seduta qui alla mia scrivania oggi, desiderando che qualcuno mi abbracci e mi incoraggi a rimanere forte e a tenere la testa alta. Questa particolare fase della mia vita è la più pericolosa.

Mio marito sta pianificando un guasto ai freni nella mia automobile per causarmi un gravissimo trauma cranico», scriveva la principessa ai tempi in cui era convinta che il figlio della regina volesse disfarsi di lei per sposare non Camilla Parker Bowles, come si potrebbe immaginare, ma  Tiggy Legge-Bourke, la baby sitter di William e Harry. Diana firmò la lettera, la mise in una busta e la sigillò prima di consegnarla al suo maggiordomo e confidente, Paul Burrell. «Voglio che tu la tenga per ogni evenienza», gli disse. Dieci mesi dopo, il tragico schianto a Parigi che le rubò la vita a soli 36 anni.

Diana, venticinque anni dopo. Il mito e i dubbi che ancora inseguono la principessa. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 5 agosto 2022.

Dal matrimonio reale allo schianto sotto il tunnel dell’Alma a Parigi. Un’inchiesta in due volumi ripercorre la vita di Lady D con testimonianze e interviste esclusive.

Venticinque anni dopo, Diana — Lady D, la «regina dei cuori» come si definì lei nel 1995, la «principessa della gente» come la ribattezzò Tony Blair — è nell’aria del nostro tempo inquieto. E il Corriere della Sera dedica alla principessa un’inchiesta in due volumi (in edicola gratis con il quotidiano il 31 agosto e l’1 settembre).

E’ passato un quarto di secolo dallo schianto mortale dell’auto sulla quale viaggiava nella notte del 31 agosto 1997. Ma Diana è più attuale che mai nella società dell’immagine e dei social, in un tempo messo alla prova dalla pandemia, sconvolto dalla guerra e proiettato verso il futuro con la lezione di coraggio e umanità della principessa.

Diana aveva solo 36 anni quell’ultima notte d’estate del 1997, ma vissuti intensamente. Abbastanza per cambiare la monarchia e anche il mondo: con la battaglia per la messa al bando delle mine antiuomo come per il rispetto di senzatetto e malati di Aids. Il soft power, il potere di influenzare e cambiare la società con la forza di empatia e carisma è iniziato forse con lei. Lei che ha vissuto abbastanza anche per lasciare una irresistibile scia glamour: è stata la «regina» degli anni ‘90, protagonista di mode e moda, icona irripetibile di una stagione. Non ci sarebbe stata la Cool Britannia, la Londra città dei desideri, senza di lei.

Bruce Oldfield, uno dei suoi designer del cuore mi ha detto che «la principessa aveva un debole per il rosso, era il colore che le donava di più assieme al Royal blu, al blu squillante». Perché aveva deciso di rispettare la regola numero uno della moda Royal – essere riconoscibile –, ma a modo suo. Diana che catturò i riflettori del mondo ballando nel 1985 con John Travolta alla Casa Bianca, ospite con Carlo di Ronald Reagan e della First Lady Nancy.

E Diana alla quale Blair aveva pensato per lanciare un «Progetto Africa» per l’azzeramento del debito e gli aiuti internazionali. Un personaggio sfaccettato e contraddittorio anche, e forse la sua umana fragilità, l’inquietudine sentimentale, e una certa incongruenza spiega anche il carisma irresistibile della principessa che il Corriere racconta nei due volumi dal titolo «Diana, venticinque anni dopo».

Dal Royal wedding del secolo al naufragio del matrimonio reale, all’amore per i figli William ed Harry, il suo stile, le sue battaglie, fino a quell’ultima estate. Diana che era entrata nella House of Windsor nel 1981 con il Royal Wedding con il principe Carlo: una promessa di felicità in tempi difficili per la Gran Bretagna uscita dagli anni ‘70. «Diana era ormai in cima alla scalinata e all’improvviso un colpo di vento sollevò e gettò da una parte il lungo velo e lo strascico. Tutto così emozionante e teatrale», ripercorre nel primo volume su Diana la designer Elizabeth Emanuel che creò con il marito David quell’abito che offrì al mondo la dolcezza spensierata di un sogno, che si rivelerà effimero. L’abito di Diana era lo strascico infinito, più di ogni altra cosa. Quel 29 luglio di 41 anni fa una folla di 600 mila persone assiepate lungo le strade del centro di Londra e una stima di oltre 750 milioni di persone sono collegate con la tv. Una folla che nell’estate del 1997 la piangerà come una figlia, una madre, un’amica davanti ai cancelli reali.

E la monarchia britannica di oggi è erede della lezione di Diana. Il principe Carlo con il nipotino Louis sulle ginocchia al concerto del Giubileo. E Kate e William che hanno portato con sé i figli nei vari angoli del regno per celebrare il Giubileo. La lezione di Diana è lì, davanti a noi. Eredità di una vita troppo breve, finita in tragedia. Una tragedia dolorosa per un mondo intero rimasto orfano della sua «regina dei cuori», e ancor di più per una famiglia, i figli, rimasti davvero orfani della loro adorabile «mummy». Come era scritto su quel piccolo biglietto affidato a un cuscino di candide rose sul feretro di Lady D.

Inviata a Londra per seguire il Giubileo di Platino, ho chiesto alle persone da sempre vicine alla famiglia Windsor cosa sarebbe Diana, oggi? «Diana aveva una personalità fuori dal comune, adorabile. Ecco, lei aveva la capacità, il talento di rendere le persone felici incontrandole anche solo per un istante», mi ha invitata a riflettere Lord Carnarvon che conosce la famiglia reale da quand’era bambino. «E la principessa avrebbe fatto molto per la monarchia britannica, ma ancora di più per il mondo se solo il destino fosse stato meno crudele con lei: perché Diana era come se cercasse di abbracciare il mondo intero con la sua umanità».

Diana ha aperto la strada alle nuove principesse, indipendenti, autonome. «Forse perché sanno di non beneficiare di un diritto a divinis come un tempo, ma capiscono il loro privilegio: sono consapevoli della loro fortuna e cercano di restituire al mondo qualcosa –spiega il gioielliere Alberto Repossi che ripercorre nel secondo volume su Diana, l’ultima estate della principessa —. Sono passati 25 anni ma non posso dimenticarla, in quell’incontro a Saint Tropez pochi giorni prima dello schianto: era bella, serena anche se non raggiante... il mondo le dava la caccia». Diana, che abbracciò malati di Aids e scese in strada fra la miseria con Madre Teresa, che si batté contro le mine antiuomo e cercò con una carezza di rassicurare piccoli e grandi dal futuro infranto dall’esplosione di un ordigno.

La «regina nei cuori della gente», come si definì lei stessa nella famosa intervista alla Bbc del 1995. Un’intervista tornata questa estate di grande attualità dopo l’inchiesta che ha svelato come le confessioni tv di Diana furono estorte con l’inganno. L’inizio di un cortocircuito che portò al divorzio di Carlo e Diana nel 1996 e all’epilogo con la morte tragica della principessa. «Ora che sappiamo i modi choccanti con i quali (l’intervista) è stata ottenuta ho deciso che la Bbc non mostrerà mai più al pubblico quell’intervista», ha promesso il direttore generale della tv pubblica britannica, Tim Davie scusandosi con il principe Carlo, i figli William e Harry «per il modo in cui la Principessa Diana fu aggirata e il conseguente effetto che (quell’intervista) ha avuto sulle loro vite». L’ultima eredità di Diana è stata anche una lezione di serietà professionale e rispetto.

Il Royal wedding di Diana, 41 anni fa e la promessa della Bbc: «Mai più in tv l’intervista choc del 1995». Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 28 Luglio 2022.

Il 29 luglio 1981 le nozze del secolo di Carlo e Diana, mentre si avvicina l’anniversario dei 25 anni dalla morte. Storia di un’icona alla quale il Corriere della Sera dedica due volumi in edicola gratis con il quotidiano a fine agosto.

Quarantuno anni fa, il 29 luglio, la favola del Royal wedding del secolo – una delle rare favole contemporanee: il sì di Carlo e Diana. Venticinque anni fa, il 31 agosto, l’incidente sotto il Ponte de L’Alma a Parigi che spegnerà per sempre il sorriso e gli occhi della «principessa della gente», come la definì il premier della Cool Britannia, Tony Blair. La «regina nei cuori della gente», come si definì lei stessa nella famosa intervista alla Bbc del 1995. Un’intervista tornata di grande attualità.

«Ora che sappiamo i modi choccanti con i quali è stata ottenuta ho deciso che la Bbc non mostrerà mai più al pubblico quell’intervista», promette il direttore generale della tv pubblica britannica, Tim Davie scusandosi con il principe Carlo, i figli William e Harry «per il modo in cui la Principessa Diana fu aggirata e il conseguente effetto che (quell’intervista) ha avuto sulle loro vite».

Il figlio William – allora un ragazzo, oggi un uomo ed erede destinato un giorno al trono di San Giacomo – ha attaccato, «frustrato» che la Bbc non abbia saputo rispondere alla «falsa narrativa, la falsa ricostruzione degli eventi» di Martin Bashir il giornalista che con l’inganno portò Diana a dichiarazioni senza ritorno sulla famiglia reale, i Windsor e l’erede Carlo. La fine della favola del secolo, l’inizio di una voragine di rivendicazioni, accuse incrociate.

Una voragine di rivendicazioni con un doloroso strascico in questo 2022: a marzo in memoria di Diana, una sostanziosa compensazione della tv britannica per i danni subiti anche dall’allora segretario particolare della principessa Patrick Jephson, è andata al Ty Hafan, la charity nel Galles che si dedica a bambini con gravi problemi di salute della quale la «regina dei cuori» era madrina.

E pochi giorni fa anche la bambinaia adorata da William ed Harry, Tiggy Legge-Bourke che Bashir presentò come amante dell’erede al trono Carlo, ha avuto finalmente le scuse (e il risarcimento dei danni patiti) della Bbc. «Perché ci sono voluti 27 anni perché l’ex nanny dei principi William ed Harry ricevesse delle scuse dalla Bbc?» si è chiesta India Knight sul Times? Già, perché?

Uno dei tanti perché irrisolti della favola della principessa Diana alla quale il Corriere della Sera dedicherà il 31 agosto e l’1 settembre due volumi (in edicola gratis con il quotidiano) dal titolo: «Diana, venticinque anni dopo».

Quel 29 luglio 1981, nessuno può immaginare cosa ha in serbo il destino e la magia del Royal Wedding del secolo è pronta a stregare Londra e il mondo. Una magia in mondovisione, che porta il sorriso ingenuo di Lady Diana nelle case di un’umanità stanca delle difficoltà di un decennio complesso. Sotto volte antiche, nel cuore della City – l’anima più autentica di Londra – , musiche e cori risuonano nell’aria. E fra i banchi c’è anche lei, Margaret Thatcher, il primo premier donna della Gran Bretagna, al 10 di Downing Street dopo la vittoria del 1979. Sarà la Lady di Ferro di una stagione intensa e travagliata. Sullo sfondo di quel sì restano come offuscate dall’abbaglio di una giornata di sole, la disoccupazione a livelli record, l’inflazione galoppante e un malcontento che solo il Giubileo d’argento della regina Elisabetta, nel 1977, aveva provato a lenire. Con un effetto taumaturgico solo temporaneo.

Nel 1981 la scommessa del Royal Wedding era davvero una promessa di felicità. Effimera, ma pur sempre uno scampolo di luce al quale guardare. «Diana era ormai in cima alla scalinata e all’improvviso un colpo di vento sollevò e gettò da una parte il lungo velo e lo strascico. Tutto così emozionante e teatrale», mi ha raccontato anni dopo quel matrimonio entrato nella leggenda delle nozze reali, la designer Elizabeth Emanuel che creò con il marito David quell’abito che offrì al mondo la dolcezza spensierata di un sogno, che si rivelerà effimero. L’abito di Diana era lo strascico infinito, più di ogni altra cosa. Quel 29 luglio di 41 anni fa una folla di 600 mila persone assiepate lungo le strade del centro di Londra e una stima di oltre 750 milioni di persone sono collegate con la tv. E lo spettacolo non delude le attese.

«Volevamo che fosse una principessa indimenticabile, come nessun’altra – mi ha detto Elizabeth Emanuel –. E così, considerando che la cattedrale di St Paul scelta per il rito era davvero immensa, con una scalinata monumentale, iniziammo a ragionare sulla lunghezza dello strascico. Andando a ritroso nel tempo scoprimmo che una Royal Bride, una sposa reale, aveva avuto uno strascico di ventitré metri, e con Diana scherzammo dicendo che lei lo avrebbe superato di almeno un piede e chiedemmo a Buckingham Palace e ci fu accordata la stanza da letto della principessa Anna per le prove».

Un amore da favola finito in tragedia quella notte d’agosto del 1997. Di quell’amore reale mesi fa è andata all’asta una fetta della torta nuziale. Battuta per quasi 2 mila sterline. Lontana l’euforia della favola, resta oggi la nostalgia della «regina dei cuori» con la sua lezione di umanità e compassione. E la nostalgia della «principessa della gente» capace di cogliere nell’aria il sentimento del tempo e di diventarne l’icona. Ma anche di quel suo sorriso aperto sul mondo e pieno d’amore per William ed Harry.

Maurizio Stefanini per “Libero quotidiano” il 22 luglio 2022.

Emittente e testata nota in tutto il mondo per la sua fama di stile e correttezza, la Bbc dovrà risarcire l'ex-tata dei principi William e Harry, per il modo in cui un suo giornalista nel 1995 inventò che aveva avuto una relazione con Carlo e aveva abortito un suo figlio. Una balla volta a far arrabbiare Diana e a farle dunque rilasciare un'intervista che avrebbe fatto epoca. 

Alexandra Pettifer era conosciuta come Tiggy Legge-Bourke durante il suo periodo di lavoro per la famiglia reale. "Pietra dello scandalo", è il caso di dirlo, è stato Martin Bashir: giornalista di origine pakistana che a 33 anni nel 1985 divenne famoso proprio per la sua intervista a Lady Diana realizzata per il programma BbcPanorama. Trasmessa a tre anni dalla separazione della principessa con l'erede al trono, fu vista da 22,8 milioni di britannici e fu descritta dai commentatori dell'epoca come la "bomba" che aveva distrutto l'immagine di una famiglia reale "contenta, premurosa e unita".

Sull'onda di quel successo, il cronista condusse altri programmi, nel 1999 passò alla Itv, apparve in un film dove impersonava sé stesso, realizzò una serie di interviste in cui seguiva la vita di Michael Jackson per 8 mesi e che pure fu vista da milioni di persone: 14 nel Regno Unito, 38 negli Stati Uniti. Subito dopo il cantante finì sotto processo per pedofilia, e durante il processo accusò il giornalista di averlo intenzionalmente voluto mettere in cattiva luce. 

Dopo l'assoluzione, Jackson girò addirittura un contro-documentario per mostrare che Bashir aveva mentito. Nel 2003 Bashir fu votato in un sondaggio "il quinto peggior inglese dell'anno", nel 2004 passò alla americana Abc, nel 2008 ne fu sospeso come "sessista" e costretto a chiedere scusa, nel 2009 ammise di aver voluto apposta mettere in cattiva luce Jackson per fare più spettacolo, nel 2010 passò alla Msnbc, nel 2013 incorse in altri due infortuni, nel 2016 tornò a lavorare alla Bbc su temi religiosi, ma nel 2021 la lasciò in concomitanza alla scoperta che per conquistare la fiducia di Diana aveva utilizzato documenti falsi.

La Bbc ha ora dichiarato di essere «estremamente dispiaciuta per il danno grave e prolungato» causato alla signora Pettifer e alla sua famiglia in seguito alla trasmissione. In una dichiarazione concordata letta in tribunale, l'avvocato della signora Pettifer, Louise Prince, ha affermato che le affermazioni includevano «le accuse molto serie e totalmente infondate secondo cui la ricorrente aveva una relazione con Sua Altezza Reale il Principe di Galles, che ha portato a una gravidanza che è stata interrotta». 

Ha detto anche che la signora Pettifer non conosceva la fonte delle affermazioni negli ultimi 25 anni, ma era «probabile che queste accuse false e dannose fossero nate di conseguenza e nel contesto degli sforzi della Bbc Panorama per ottenere un'intervista esclusiva con Diana, la principessa del Galles».

La società pagherà dunque alla signora Pettifer una somma sostanziale e non rivelata e le sue spese legali. Come parte della dichiarazione, l'emittente ha affermato di aver pienamente accettato che le affermazioni contro la signora Pettifer «erano del tutto infondate, non avrebbero mai dovuto essere fatte e che la Bbc all'epoca, non ha indagato adeguatamente su gravi preoccupazioni» su come si fosse assicurata l'intervista.

Dopo l'udienza, il direttore generale della Bbc Tim Davie ha affermato che la società si è scusata con la signora Pettifer, il principe di Galles, i principi William e Harry «per il modo in cui la principessa Diana è stata ingannata e il conseguente impatto su tutte le loro vite». 

Ha aggiunto: «ora che sappiamo del modo scioccante in cui è stata ottenuta l'intervista, ho deciso che la Bbc non trasmetterà mai più il programma; né lo concederemo in licenza in tutto o in parte ad altre emittenti». Ma la signora Pettifer si è detta delusa «del fatto che sia stata necessaria un'azione legale affinché la Bbc riconoscesse il grave danno a cui sono stata sottoposta». 

Lady Diana, Ed Perkins: "Incidente o complotto? Vi dico come è morta la Principessa del Galles". Libero Quotidiano l'11 giugno 2022

Ed Perkins, regista già candidato all'Oscar, e autore del documentario "The Princess", non usa giri di parole: "Lady Diana è una tela bianca sulla quale proiettiamo le nostre paure". In un'intervista al Corriere, Perkins parla del documentario che ha girato sulla vita della Principessa del Galles scomparsa in un terribile incidente nel 1997. Perkins parla così di Diana: "Diana è come una diva del cinema muto. Come Greta Garbo, con il suo body language è capace di proiettare una storia, con il capo inclinato, un sorriso... ha questa straordinaria abilità di farci capire i suoi sentimenti. E il film cerca di catturare quel body language, insomma di catturare i sottotitoli dei suoi gesti".

Sulla morte di Lady Diana si è detto di tutto, dall'incidente stradale al complotto a una mossa dei servizi segreti britannici. Ora Perkins dice la sua: "La mia idea è che si sia trattato di un tragico incidente. Sono giunto alla conclusione che lei sia stata molto normale in molti modi, e altrettanto straordinaria. Ordinaria: più scavi e più vedi che è fallibile, fa errori, è vulnerabile come non abbiamo visto spesso gente pubblica. E al tempo stesso è stata straordinaria per il modo in cui interagiva con la gente, come metteva a suo agio le persone. Aveva una straordinaria intelligenza emotiva. I suoi piccoli gesti erano capaci di cambiare la vita della gente. E i grandi gesti erano in grado di lasciare il segno, come la sua campagna contro le mine antiuomo, per i malati di Hiv. E la gente aveva la sensazione di avere una connection con lei. Si sentiva collegata o responsabile per quanto era accaduto. E questo spiega anche perché la nostra relazione con la storia sia stata così complicata".

Infine parla del rapporto tra le nuove generazioni e la figura di Diana Spencer: "Ho figli piccoli e mi rendo conto che per generazioni che sono nate dopo Diana lei è quella della serie The Crown. E spero che il mio lavoro senza interpretazioni, mediazioni, offra a ciascuno la possibilità di farsi la propria idea di Diana". 

«The Princess», il documentario su Diana. «Lei come Greta Garbo, diva del cinema muto. La sua vita ci interroga». Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera l'11 giugno 2022.

Ed Perkins, regista già candidato all’Oscar, autore del documentario «The Princess» premiato a Sundance: «Lady D, una tela bianca sulla quale proiettiamo le nostre paure»

«La regina? Sappiamo meno di Elisabetta, in scena da 70 anni, di quanto sapevamo di Diana morta a soli 36 anni — dice al Corriere il regista britannico Ed Perkins, già candidato all’Oscar per il documentario «Black Sheep» sull’odio razziale a Londra —. E della regina va detto che ha fatto un sorprendente lavoro perché essere Royal è difficile, con quello scrutinio ossessivo, l’esposizione costante...». Un’ossessione che si coglie nell’aria in «The Princess» il documentario già premiato al Sundance Festival, e dedicato a Diana Spencer che l’1 luglio compirebbe 61 anni, senza la tragedia dell’incidente di 25 anni fa. Un documentario che nell’anno di Elisabetta, anche se parla di Diana, racconta il rapporto (irrisolto) di un Paese con la monarchia. «Non è un documentario storico ma qualcosa di contemporaneo specie in questo anno di celebrazioni per Elisabetta II — continua Perkins —. Perché la morte di Diana ha tracciato una linea nella relazione tra la gente e la monarchia. Questo film è su Diana, ma attraverso Diana è sulla nostra percezione della Corona, e dunque sul dibattito sotto traccia che corre nella società britannica di oggi».

Ovvero?

«Vogliamo la nostra monarchia come noi? Gente normale, trasparente? O vogliamo preservare quel senso di mistero e di magico? Se la vogliamo diversa allora è facile capire perché i Windsor sembrino slegati dal nostro tempo. Al contrario se sono esattamente come noi dobbiamo rassegnarci a che siano uguali a noi anche per tragedie e traumi di famiglia. E questo può portarci a considerarli come una soap opera», continua Perkins scelto con «The Princess» dal Biografilm di Bologna diretto da Massimo Benvegnù per l’anteprima internazionale della 18ma edizione del festival.

Quotidianità e magia: la monarchia sta in mezzo?

«Sta cercando di negoziare tra queste due posizioni: non so quale sia il giusto equilibrio ma è il dibattito in corso in questo Giubileo di Platino a Londra che se è dedicato alla regina, vede almeno nel Regno Unito la principessa Diana ancora in prima pagina».

Il documentario accende i riflettori su Diana ma è come se tenesse un faro sulla monarchia?

«Esatto, è stato pensato in modo che permettesse di “girare la camera su di noi”, sulla nostra relazione con la monarchia, con la nostra storia, anche con le celebrity. Non abbiamo ancora fatto i conti con tutto ciò. Ci sono stati eventi accaduti nella Royal family negli ultimi anni in cui si coglieva l’eco della storia di Diana».

Sta pensando a Harry e Meghan?

«Sì, ci sono paralleli con cosa accadde con Diana (e i media) che si riflettono nell’oggi. E quel che ha detto Harry dopo essersi trasferito oltreoceano credo faccia pensare: ha temuto che quanto accadde alla madre avrebbe potuto succedere alla moglie, alla sua famiglia».

E cosa avrebbe pensato Diana, o che ruolo avrebbe avuto Diana, nella Londra di questo Giubileo?

«Non credo nessuno sia mai riuscito a capire quale ruolo nella sua vita avrebbe interpretato con una serie di se, se...una cosa interessante che ho notato è piuttosto che normalmente dopo due anni che lavori su questo tipo di documentario alla fine dopo aver studiato tanto materiale d’archivio dopo aver parlato con molte persone che hanno avuto a che fare con la persona, finisci per conoscerla benissimo la tua protagonista. Invece con Diana ho la sensazione di non aver capito ancora adesso Diana, la persona interiore. Resta qualcosa di enigmatico in lei. Di più, forse è stata e continua ad essere una tela bianca sulla quale noi proiettiamo le nostre paure. Ma è anche uno specchio che riflette la nostra immagine, il nostro essere. Solo una relazione così profonda spiega la reazione davvero senza precedenti di quella settimana dopo la sua morte».

Che cosa ricorda di quando Diana morì?

«Avevo 11 anni quando Diana morì, ricordo in modo molto chiaro quel momento. E non ci sono molti altri momenti come quello che ricordi così chiaramente a quell’età. Con i miei genitori molto colpiti emotivamente dalla sua morte. Guardavo la tv e vedevo centinaia di migliaia di adulti e bambini scendere per strada a Londra e piangere per lei. E’ complesso da capire, un’enorme reazione. Non ero abbastanza grande per capire, ero confuso. Non ero triste ma mi sentivo frastornato da questa reazione della gente: perché famiglie di ogni estrazione sociale reagivano in quel modo? Come se piangessero una persona di famiglia».

Come ha lavorato su questo documentario per Lightbox?

«Con Simon Chinn (produttore premio Oscar nel 2009 per Man on Wire e nel 2013 per Searching for Sugar Man, ndr.) pensiamo prima che storia vogliamo raccontare? Con quale prospettiva la vogliamo raccontare? E poi ci chiediamo quale forma ci permetterà di servire al meglio la prospettiva che abbiamo in mente. Così abbiamo capito che attingere solo a materiale d’archivio senza nessuna voce narrante, nessuna interpretazione, ci permetteva di affrontare Diana in modo nuovo. Dunque ho letto tutto quanto è stato scritto su lei, ho parlato con persone che l’hanno conosciuta o sono venute in contatto con lei. E poi ho cercato fonti archivistiche internazionali ma anche regionali qui nel Regno Unito. E alla fine abbiamo individuato migliaia di materiali, trattandosi della persona più filmata e fotografata per due decadi. Ho guardato ogni giorno 8-12 ore di archivio grezzo cercando quei “subtle little moments”, quei piccoli momenti rivelatori della vera principessa».

Chi è Diana, allora?

«Diana è come una diva del cinema muto. Come Greta Garbo, con il suo body language è capace di proiettare una storia, con il capo inclinato, un sorriso... ha questa straordinaria abilità di farci capire i suoi sentimenti. E il film cerca di catturare quel body language, insomma di catturare i sottotitoli dei suoi gesti».

Gli Spencer, i Windsor: sono stati coinvolti nel suo progetto?

«Sanno del progetto ma non sono stati coinvolti. E sono consapevole che per molti la storia di Diana è una storia pubblica, ma per William e Harry questa è una storia sulla loro madre e capisco le sensibilità coinvolta. E non è una responsabilità che ho preso a cuor leggero. Dunque ho raccontato la storia in modo che sia percepita da loro come giusta ed equilibrata. E’ una storia complessa e difficile. E spero che davvero William e Harry lo capiscano».

Harry che con Netflix è entrato pure lui nel mondo del cinema, cosa si aspetta da addetto ai lavori?

«Sono curioso di vedere i suoi film, sarà affascinante. E penso sia stato interessante girare questo documentario nel momento in cui la storia di Harry e Meghan è stata in prima pagina, mi ha ricordato quei giorni in cui Diana era viva e c’era una constant conversation su di lei, era il tema di dibattito al bar, a casa. E la gente aveva posizioni molto chiare e nette sulla monarchia e Diana... e con Harry e Meghan è stato lo stesso. Il film cerca anche di riportare a galla tutto quel dibattito».

Incidente o complotto?

«La mia idea è che si sia trattato di un tragico incidente. Sono giunto alla conclusione che lei sia stata molto normale in molti modi, e altrettanto straordinaria. Ordinaria: più scavi e più vedi che è fallibile, fa errori, è vulnerabile come non abbiamo visto spesso gente pubblica. E al tempo stesso è stata straordinaria per il modo in cui interagiva con la gente, come metteva a suo agio le persone. Aveva una straordinaria intelligenza emotiva. I suoi piccoli gesti erano capaci di cambiare la vita della gente. E i grandi gesti erano in grado di lasciare il segno, come la sua campagna contro le mine antiuomo, per i malati di Hiv. E la gente aveva la sensazione di avere una connection con lei. Si sentiva collegata o responsabile per quanto era accaduto. E questo spiega anche perché la nostra relazione con la storia sia stata così complicata».

Una storia iniziata con un Royal wedding da favola. Con un finale tragico.

«Che è infatti l’altro punto: con Diana abbiamo visto diventare realtà il mito senza tempo delle favole, davanti ai nostri occhi, con il suo Royal wedding. Un mito millenario, ma vederlo diventare realtà ha avuto un impatto molto forte su di noi».

E cosa pensano le nuove generazioni di Diana?

«Ho figli piccoli e mi rendo conto che per generazioni che sono nate dopo Diana lei è quella della serie The Crown. E spero che il mio lavoro senza interpretazioni, mediazioni, offra a ciascuno la possibilità di farsi la propria idea di Diana».

Venticinque anni dopo la sua morte questo documentario distribuito in Italia da I Wonder Pictures (già opzionato da Sky Documentaries e NOW) , arriva dopo molti film, l’ultimo «Spencer». Perché?

«Perché gli anniversari attirano sempre e sì ci sono stati diversi film ma ciascuno ha dato voce a Diana interpretando, cercando di immedesimarsi nella mente di Diana insomma facendo un lavoro di speculazione, di immaginazione. Mentre questo lavoro mette a disposizione di chi guarda solo filmati da cui trarre ciascuno la propria conclusione. Ma c’è del resto per questo crescendo di attenzione per la principessa: è che continuiamo ad essere sedotti da questa storia, da questo personaggio».

L'intervista che fece infuriare il principe William. Lady Diana era certa che non l'avrebbe perdonata, il retroscena. Il Tempo il 13 aprile 2022.

La celebre intervista di Lady Diana alla Bbc, nel 1995, rappresenterebbe una ferita ancora aperta per il principe William. Un’inchiesta ha stabilito che le rivelazioni della principessa vennero estorte con l’inganno, come spiega "Il Giornale". Un nuovo libro, in uscita il prossimo 26 aprile, svela un retroscena poco conosciuto di quell'intervista, ossia la profonda frattura con il figlio primogenito che derivarono dalle rivelazioni della principessa sul suo turbolento matrimonio. "William aveva guardato l’intervista nello studio del suo direttore, a Eton. Rivelò a un compagno di classe che non appena aveva visto il viso della madre apparire sullo schermo aveva avuto un brivido di terrore”, ha scritto Tina Brown.

Nel 2020, l’esperto Robert Lacey disse al Daily Mail: “William non poteva tollerare che sua madre parlasse male di suo padre, che avesse menzionato James Hewitt. Così, quando tornò a Kensington Palace, il sabato successivo, si sfogò. Pianse, urlò e quando la madre tentò di abbracciarlo per calmarlo, lui la respinse. Diana era certa che non l’avrebbe perdonata”. Il principe William si sarebbe scusato con la madre poche ore dopo, regalandole anche dei fiori. La principessa del Galles li accettò, ma non riuscì a tranquillizzarsi: “Il danno fatto era irrimediabile”, ha riportato Tina Brown.

Diana e la regina, nemiche per la pelle. Questo articolo è pubblicato sul numero 2-3 di Vanity Fair in edicola fino al 19 gennaio 2022.

Spencer, il film di Pablo Larraín su Diana, svolge un solo tema, ossessivo. La solitudine di Diana. La prigionia, il gelo della famiglia reale, i camerieri poliziotti e spie, quel bietolone del marito che fa una gaffe da camorrista regalando la stessa collana alla moglie e all’amante. Il dolore di Diana sfiora la follia, tutto è umiliazione, autolesionismo e inganno, il vomito cosmico come rifiuto, e sfregio alla corona. E il fantasma di Anna Bolena che le ronza intorno, a ricordarle che anche lei, in altro modo, sarà decapitata. Passionale, potente, il film ti costringe a essere Diana, mosca nella tela, vanamente proterva nella rivolta contro le dorate sevizie di una vita militarizzata, dove aprire le finestre è reato. Solo nel finale Diana respira e noi con lei, anche se è un sogno. Spencer è una pregevole ottava che si aggiunge alla chanson de gestes infinita nata intorno alla principessa... Una voce mi interrompe. Una voce arcana. È Diana.

Diana: «Sì sì, tutto giusto... Ma in questo film non c’è niente dell’ingenuo guizzo demoniaco che ha fatto di me una dea! Non un accenno alla mia micidiale sensualità di allumeuse mondiale, alla malizia del mio candore, al mio talento di seduttrice. Qui Diana è Biancaneve e i sette mostri, una vittima... Eh no! Perché alla fine ho vinto io. Ho pagato con la vita, ma ho guadagnato l’immortalità. Le mie ambizioni di narcisista divina erano smisurate, e le ho raggiunte tutte. Che finale! Le mie esequie, le più seguìte della storia, da tre miliardi di persone. Altro che John Lennon. E i Windsor, prima del funerale, rintanati in Scozia come sorci per non venirci, ma a Londra scoppiava la rivoluzione se quelli mi snobbavano pure da morta. Il popolo era così dolente per me e inferocito con loro, che furono costretti a tornare al galoppo, per venire tutti mesti al corteo funebre, guardati con rancore dai miei milioni di orfani, per prendere un po’ della mia luce. La regina si piegò a me, finalmente. Per salvare la monarchia si forzò a dire in televisione (di me! ancora ci rido): “Diana era un essere umano straordinario, che, nei momenti felici come in quelli di sconforto, non perdeva mai la capacità di sorridere, e di ispirare gli altri col suo calore e la sua bontà”. Davanti alla mia bara, che inchino mi fece Lilibeth! Con la mia morte vinsi la corona e la spodestai, per sempre. Tanto, la partita è sempre stata fra noi due. Carlo era una comparsa, buono per il gossip. Non c’è mai stato posto per due regine».

Un’altra voce, irosa e maestosa, le risponde. È la regina.

Elizabeth: «Ho ancora io la corona, e sono viva. Tu no».

Diana Spencer, 1° luglio 1961-31 agosto 1997, con Carlo, principe di Galles, a Melbourne nel 1985. Lady D indossa il famoso choker di smeraldi e diamanti da due milioni di sterline.

Mirrorpix

D: «Tu sei viva, ma ho vinto io. Grazie a un ego da sfondare la casa, a un carisma fuor di misura, alla figura fiabesca di Cenerentola tradita, a un sex appeal che tu te lo sogni, per la prima volta nella storia ho opposto il potere dei media a quello della corona, e ho vinto. Ho fondato un culto. Io al popolo ho dato la fiaba. Questo vogliono gli inglesi dai loro sovrani! Se no che vi mantengono a fare? Da me si sentivano indennizzati, finalmente capivano perché pagare le tasse, per la mia fiction a puntate... Mi avevate scelta nel catalogo, come un Jack Russell: giovane, fertile, stupida (credevate). E invece sono stata il più grande fenomeno mistico divistico di ogni tempo, più di Evita Peron. Ero un genio della comunicazione. E ho fatto innamorare tutti».

E: «Una volta ti sarebbe toccato il boia».

D: «E oggi un incidente d’auto».

E: «Ci hai fatto passare per assassini!».

D: «Non sarà vero, ma in tanti pensano che siete stati voi, vi faceva troppo comodo. Nel film di Stephen Frears, The Queen - La regina, quando Helen Mirren, la regina, appunto, a caccia spara al cervo reale, tutti hanno pensato a me! Voi coi vostri intrighi, le vostre spie... Ma io conoscevo il mio potere. Che grande attrice. Mi è bastata un’intervista alla BBC per fregarvi tutti. Un colpo di Stato al mascara, che vi ha steso».

E: «Poveraccia! In quell’intervista ti sei rivelata tutta, nel tuo nulla. Ti scappavano certe battute! Parlando della tua beneficenza, cioè del culto di te stessa, hai detto: “Bisogna pure che qualcuno vada in giro ad amare la gente. Io lo faccio. Trenta secondi, cinque minuti, mezz’ora...”. Manco Woody Allen. I lebbrosi gli orfani i poveri, erano un ornamento per il tuo narcisismo. Indossavi Madre Teresa come una volpe argentata».

D: «Ora sono una dea. Gli dèi non si discutono».

E: «La morte di Dio non è stato un buon affare. Le folle anelano a fabbricarsi i numi, e ci ritroviamo te sul calendario».

D: «Io ho fatto la rivoluzione da sola».

E (ghignando): «Bella rivoluzione! Una rivoluzione piccolo borghese, a Buckingham Palace! Sei diventata la patrona delle casalinghe disperate. Da un palazzo di 600 stanze reclamavi una felicità da bicamere. Lo sapevi che non sposavi Mr. Smith ma l’erede al trono? Sei ridicola».

D: «Ridicola siete voi, her majesty. Io vi ho polverizzata».

E: «Seee! La protagonista sarò sempre io. Cara stampa con i tailleurini, i cappellini... Io sono il salotto di Nonna Speranza, un’ottima eterna cosa di pessimo gusto, così fuori tempo da essere trendy, non tramonterò mai (trasognata, a mezza bocca, ndr). Ieri sul muro esterno una mano ignota ha scritto: “L’unica vera figa resta la Regina”».

D (dopo un attacco di riso cavallino davanti alla patetica uscita di Elizabeth): «Il mio funerale... Londra era coperta di fiori, piangevano tutti. Santa subito. Mi sono vendicata. Non me l’avevate detto, che Carlo era già sposato con Camilla! Quella orribile prima notte, che poi Carlo spifferò agli amici, e disse di me: “Lei era penosamente ingenua”. Come? Hai nel letto una splendida vergine di 19 anni, e vuoi pure essere iniziato?».

E: «Già, a dirozzarti ci pensò il tuo primo amante, Hewitt, al quale somiglia tanto il nostro Harry, con quella chioma rossa...».

D: «E perché non mi dirozzò Carlo? Era l’unico a non vedermi: fui diva da subito, dopo quelle nozze che tolsero il fiato al mondo, e la luce veniva solo da me! Carlo mi odiava perché gli rubavo la scena. Dalla prima volta che apparimmo in pubblico la folla gridava: “Eccola!”, non: “Eccoli!”. E lui isterico in albergo spaccò due sedie. Non era geloso dei maschi, ma delle folle».

E: «Come ci hai trascinato in basso! Hai inventato il reality regale».

D: «Ingrata. Ti ricordi che cosa dissero I Beatles? “Siamo più popolari di Gesù Cristo”. Io vi ho promossi rockstar!».

E: «Rock sarai tu, che tiravi le polveri».

D: «Voi invece andate a scotch... pure tu. Bevi di nascosto, lo sanno tutti».

E: «Intanto, Carlo ha sposato la sua Camilla...».

D: «Quel vigliacco. Non ha avuto il coraggio di sposarla da giovane, e ha perso l’occasione di diventare un mito come il duca di Windsor, che per amore rinunciò al trono... Quelle erano passioni. Si dava un calcio alla corona, non come Carlo che ha rovinato la vita a tutti, compresa la sua Cammella».

E (con civetteria): «Siamo sempre stati degli originali, noi Windsor. Sì, il duca abdicò per Wallis Simpson, americana, divorziata, la più grande bruttezza del suo tempo. Meno equina di Camilla, ma con una leggenda affascinante: si diceva che fosse un uomo. Quella zoccola salvò l’Europa. Se il duca fosse rimasto re si sarebbe alleato con Hitler, e addio mondo».

D: «È già finita fra Carlo e Camilla! Senza di me non sanno che dirsi».

E: «Ma hanno quello che a te manca: la classe».

D (sghignazza): «Ah la classe delle telefonate di Carlo e Camilla: “Vorrei essere il tuo tampax”... E una volta beccato, che fa l’augusto cretino? Offre al pubblico, in riparazione, di diventare casto! Per quel che ce ne importa, se lo poteva pure tagliare».

E: «Hai sedotto tutti, meno i tuoi amanti. Non avevano finito di scendere dal letto che correvano dai giornali. Il tuo Hewitt ti vendette per 300 mila sterline. Dando dettagli».

D (sognante): «Hewitt... La prima volta che qualcuno mi prese davvero fra le braccia».

E: «Ma non l’ultima. Seguono Will Carling, Oliver Hoare, Barry Mannake...».

D: «Basta! Non nominare Barry! Morto in un incidente stradale, organizzato da voi».

E: «Hai le prove?».

D: «Quando nacque Harry, dicesti: “Meno male che non ha le orecchie di suo padre!”. Difatti erano di un altro».

E (seria): «La tua morte non fu un complotto. Sono state le preghiere dei miei sudditi: Dio salvi la regina. E mi ha salvata».

·        William e Kate.

William e Kate diventano un quadro: il primo dipinto che celebra la futura coppia reale. In occasione dei 40 anni del principe, secondo in linea di successione al trono britannico, la contea del Cambridgeshire ha fatto realizzare un'opera dal pluripremiato ritrattista britannico Jamie Coreth. Eva Grippa su La Repubblica il 23 Giugno 2022.

È il primo ritratto ufficiale del duca e della duchessa di Cambridge dipinto, e anche il primo che celebra in maniera ufficiale la coppia reale di futuri regnanti.

Svelato in occasione della visita di William e Kate nel Cambridgeshire, è stato inaugurato proprio dai duchi e da oggi sarà esposto al Fitzwilliam Museum dell'Università di Cambridge. È opera del pluripremiato ritrattista britannico Jamie Coreth ed è stato commissionato dal Cambridgeshire Royal Portrait Fund per il quarantesimo compleanno del principe.

“È stato il privilegio più straordinario della mia vita essere stato scelto per dipingere questo quadro. Volevo mostrare le Loro Altezze Reali rilassati e alla mano, oltre che eleganti e dignitosi. Poiché è il primo ritratto a ritrarli insieme, e in particolare durante il loro periodo in veste di Duca e Duchessa di Cambridge, volevo che l'immagine evocasse una sensazione di equilibrio tra la loro vita pubblica e quella privata. Il pezzo è stato commissionato come regalo per la gente del Cambridgeshire e spero che lo apprezzeranno tanto quanto mi sono divertito io a crearlo", ha dichiarato l'artista. 

A ispirare Coreth è stata una fotografia che ritrae i duchi a Dublino, durante la loro visita nel 2020: Kate è in un abito midi color smeraldo in chiffon di seta cangiante con volant e finiture metalliche di The Vampire's Wife, brand che vanta un discreto seguito di celebrities tra cui la principessa Beatrice, Margot Robbie, Claire Foy e Gillian Anderson. Per completare il look, Kate aveva scelto un paio di pumps di Manolo Blahnik che curiosamente l'artista ha dipinto in una versione diversa, con fibbia tempestata di pietre.

Quanto a William, appare altrettanto elegante con indosso un abito blu e cravatta azzurra. 

Il ritratto resta esposto al museo, ma verrà prestato per un breve periodo alla National Portrait Gallery nel 2023 in occasione della riapertura della Galleria.

Luigi Ippolito per corriere.it il 21 giugno 2022.

Il golden boy della monarchia è ormai un signore calvo di mezza età, che deve ancora dimostrare chi è. Il principe William compie oggi 40 anni e la sua è una vita in sospeso, forse ancora più di quella di suo padre: lui almeno è stato principe di Galles per gran parte della sua esistenza, con tutte le responsabilità che questo comporta, il figlio manco quello. 

William ha avuto finora poche occasioni di lasciare la sua impronta, anche perché fino ai 35 anni ha fatto sostanzialmente il reale part-time: i suoi impegni pubblici erano largamente surclassati da quelli della generazione più anziana, dalla regina a Carlo alla zia Anna, tanto che i tabloid lo avevano soprannominato «Will lo sfaticato». 

Poi era venuto il tentativo di lanciare i Fab Four, i Fantastici Quattro con la moglie Kate, il fratello Harry e la neo-cognata Meghan: un «dream team» di giovani reali impegnati nel sociale.

Ma Harry e Meghan sognavano California, è arrivata la Megxit, la fuga dei Sussex oltreoceano, e l’iniziativa — più che altro di pubbliche relazioni — è miseramente naufragata. 

Il vero successo di William è invece la sua famiglia, cui tiene moltissimo e alla quale si dedica a piene mani: lo testimoniano le foto che lo ritraggono in momenti privati e felici assieme a moglie e figli, quei bambini sorridenti e discoli che hanno rubato la scena del Giubileo di Platino. 

Ma il merito va dato soprattutto a Kate, la consorte perfetta, la sua spalla ideale, quella che lo tiene con i piedi per terra, che gli ha dato un equilibrio. Perché il contrasto va subito ai disgraziati genitori di William, Carlo e Diana, ai loro dissidi e al trauma che hanno causato ai loro figli.

Non è un caso che William abbia lavorato come pilota di eliambulanze: voleva salvare sua madre e non ci è riuscito, così si è impegnato a salvare gli altri. E intanto ha tirato su una famiglia che è l’opposto di quella in cui è cresciuto e che lui protegge con ferocia: tanto che da questa estate si trasferiranno a Windsor, dove i piccoli andranno a scuola, per dare loro un’infanzia il più normale possibile, lontano dai riflettori.

Negli ultimi tempi il ruolo di William a corte però è cresciuto: è stato lui a fare fuoco di sbarramento contro l’impresentabile zio Andrea, macchiato dallo scandalo Epstein, e così si è riavvicinato al padre Carlo, col quale i rapporti erano sempre stati distanti. Se prima William era la reincarnazione di Diana, adesso è diventato la continuità col padre.

Mentre appare ancora insanabile la frattura col fratello minore Harry: i due praticamente non si parlano e col piccolo — si fa per dire — sempre più stellina hollywoodiana al guinzaglio di Meghan, la ferita resta purulenta. Presto però cadranno sulle spalle di William responsabilità ben più grandi: per forza di cose, l’ascesa al trono del padre Carlo non può essere lontana e così diventerà lui il principe di Galles, ereditando tra le altre cose il ducato di Cornovaglia, un business miliardario che richiede notevole attenzione. William potrà così spingere ancora di più sulle tre cause che ha mostrato di tenere maggiormente a cuore: l’ambiente, i senzatetto e la salute mentale.

Ma sempre a causa delle leggi di natura, quello di Carlo, che diventerà re da ultrasettantenne, è destinato a essere un interregno: e così toccherà a William traghettare la monarchia britannica nel futuro. La Storia lo aspetta al varco: per quel giorno, dovrà finalmente dimostrare di che stoffa è fatto 

Dalla braccia di Diana a quelle di Kate... i primi 40 anni di William, futuro Re Millennial. La Repubblica il 21 Giugno 2022.

Il Re Millennial - così hanno soprannominato i tabloid britannici William, che il 21 giugno 2022 compie 40 anni.

In quattro decenni tanti dolori, molte gioie e un solo cruccio: aver rotto con il fratello Harry, che per gran parte della sua vita ha cercato di proteggere. Sono stati questi ultimi tre degli anni difficili, per il principe William, secondo erede al trono saldamente tenuto dalla nonna regina Elisabetta II, tra faide familiari, pandemia e la morte del nonno, il principe Filippo. Non sono per fortuna mancati motivi per sorridere: dai compleanni e le scenette buffe dei suoi bambini - George, Charlotte e Louis, tutti presenti ai festeggiamenti del Giubileo di Platino della bisnonna - all'anniversario di nozze: sono 11, quest'anno, gli anni di matrimonio con Kate Middleton, nata borghese e futura regina a suo fianco.

Da quando William è nato ogni suo sorriso, ogni successo sportivo, ogni accenno di calvizie è stato immortalato, giudicato, spiato, eppure William non ha mai mostrato un momento di nervosismo o di dispetto. Nemmeno quando la morte dell'adorata madre si è trasformata in un lutto mondiale e per niente privato o perfino quando i tabloid inglesi ne hanno messo in dubbio la fedeltà nei confronti della moglie Kate, ipotizzando avesse intrecciato una relazione extraconiugale.

Il principe William d'Inghilterra è nato il 21 giugno del 1982, e oggi compie 40 anni. La sua è stata una vita condotta sotto i riflettori, afflitta da tante responsabilità: figlio primogenito dell'erede al trono, il principe Carlo, e di una madre che fu un'icona per il popolo e una nemica per la famiglia reale. Duca di Cambridge, conte di Strathearn e barone Carrickfergus, William è secondo in linea di successione al trono. Sempre sorridente quanto compìto, ha il sorriso dolce di sua madre e la compostezza dell'algido padre. Negli anni la sua perfezione (calvizie esclusa) ha di certo creato qualche problema al fratellino Harry che necessariamente ha cercato una “sua” strada finendo per interpretare il ruolo di “ribelle” della famiglia reale. Le scelte dei fratelli sono state diverse sempre, finanche da adulti, lo dimostra la scelta delle rispettive consorti: una perfetta principessa per William e un'anticonformista per Harry. Cosa sarebbe William senza Kate?

Oggi, William è anche padre di tre figli: George (quasi 9 anni), Charlotte (7) e Louis (4) e come già madre Diana si distingue nell'impegno umanitario presiedendo iniziative per finanziare programmi di conservazione e sviluppo della comunità in Africa, o iniziative a sostegno della salute mentale. Nel 2009 ha creato assieme ad Harry e a Kate la The Royal Foundation per portare avanti insieme le loro cause benefiche, abbandonata tuttavia dal fratello quando, all'inizio del 2019, ha deciso di sciogliere il quartetto noto come Fab Four (formato appunto dai fratelli Windsor e dalle loro consorti) per dedicarsi ad altre cause assieme alla moglie, Meghan Markle. Da lì, le cose sono precipitate, le loro strade si sono divise, e da allora anche l'account Instagram ufficiale di Kensington Palace porta solo il loro nome: dukeandduchessofcambridge. Come festeggerà il suo compleanno, il principe? Con ogni probabilità assieme alla moglie e ai bambini, in questi giorni protagonisti di un bellissimo nuovo ritratto diffusi per la festa del papà, magari nella loro nuova residenza di Windsor dove proprio in questi giorni si dice si siano trasferiti per stare vicino alla regina, che vive lì ormai in pianta stabile. di Eva Grippa 21 Giugno 2022

21 giugno 1982: nasce il principe William, primogenito del principe Carlo, e dunque secondo erede al trono del Regno Unito. Questa la prima foto del piccolo appena uscito dall'ospedale St Mary di Londra, con mamma Lady Diana e papà il principe Carlo d'Inghilterra

1982 A pochi mesi di vita, gioca a casa ovvero a Kensington Palace 

Agosto 1982, in braccio a mamma, la principessa Diana, nel giorno del suo battesimo. Accanto a loro, la regina elisabetta II (sinistra) e la regina madre (destra), il padre Carlo e il nonno Filippo 

1983 A un anno di età, tra le braccia della sua nanny Barbara Barnes durante il suo primo royal tour, in Nuova Zelanda 

1983 A Auckland durante il suo primo royal tour 

1984, Baby William gioca mentre i reali posano per il ritratto in occasione del battesimo di suo fratello, Harry, in braccio a Diana 

1984 William e Carlo giocano con il piccolo Harry a Kensington Palace 

1985 Ritratto di famiglia: Diana e Carlo con William (in braccio al padre) ed Harry 

1986 Assieme alla nonna regina William e suo fratello Harry assistono a una partita di Polo 

1987 A 5 anni, sulla carrozza assieme alla regina madre e a Diana 

1988 Sul balcone di Buckingham Palace per il Trooping The Colour 

1993 La famiglia riunita nel giorno della Cresima di William, 14 anni . Con lui, nel castello di Windsor: Harry, Diana, Carlo e la regina. Dietro, da sinistra: il principe Constantine, Lady Susan Hussey, la principessa Alexandra, la duchessa di Westminster (Natalia Grosvenor) e Lord Romsey

1993 William ed Harry con mamma Diana al 'Thorpe Park' Amusement Park 

1994 William ragazzino scherza con la bisnonna, la regina madre nel giorno del suo 94esimo compleanno 

1994 Anni felici: assieme a mamma Diana e al fratello Harry in Austria 

1997 Un'immagine di William che non scorderemo mai, ai funerali di sua madre, Lady Diana Spencer, con il fratello Harry 

1999 William a 17 anni, al 99esimo compleanno della regina madre 

2005 Sulle nevi con il fratello Harry e il padre Carlo, in Svizzera 

Giugno 2005: Clarence House diffonde online una foto del principe William e della "sua ragazza" Kate Middleton nel giorno della loro laurea alla St Andrew's University in Scozia 

2005 Nel giorno del secondo matrimonio di suo padre il principe Carlo, che a Clarence House posa con la famiglia e la sua sposa, Camilla Parker Bowles, duchessa di Cornovaglia

2009 William gioca a Polo con Harry al Cirencester Park Polo Club mentre Kate Middleton lo guarda dagli spalti 

Novembre 2010: Will e Kate nel giorno dell'annuncio ufficiale del loro fidanzamento. Lui le ha chiesto di sposarlo durante una vacanza in Kenya dopo 8 anni di fidanzamento, donandole un anello con zaffiro di sua madre, Lady Diana 

29 aprile 2011 Nel giorno del suo matrimonio con Catherine Middleton, alias Kate duchessa di Cambridge 

22 luglio 2013 Nasce il primo figlio di Will e Kate, George. Per la prima foto il padre posa orgoglioso sulle scale della Lindo Wing del St Mary's Hospital di Londra 

2013, il battesimo di Baby George 

2 maggio 2015 Nasce la secondogenita della coppia: una femminuccia cui viene dato nome Charlotte Elizabeth Diana 

2016 Durante una visita del presidente Obama, con il piccolo George che riceve gli ospiti in vestaglia 

2017 William e famiglia durante il viaggio di Stato in Polonia e Germania 

23 aprile 2018, alla nascita del suo terzo figlio, il principe Louis di Cambridge, sui gradini del St Mary's Hospital di Londra

19 maggio 2018, in alta uniforme per accompagnare all'altare suo fratello il principe Harry nel giorno del suo matrimonio con Meghan Markle 

2018 Al trooping The Colour sorveglia suo figlio George e la nipote Savannah Phillips

2018 il battesimo di Louis 

2018 Ritratto di famiglia per i 70 anni del principe Carlo, padre di William 

Giugno 2019: con il piccolo Louis, un post dell'account KensigtonRoyal per la festa del papà 

Giugno 2019: la famiglia al completo al Trooping the Colour 

18 giugno 2019 Il principe alla soglia dei 37 anni, elegantissimo durante la prima giornata di corse ad Ascot

2020. La pandemia mette in ginocchio anche il Regno Unito. William cerca di essere in campo finché possibile, da vero futuro re 

2020. Le videocall durante la pandemia. Per continuare a supportare le associazioni patrocinate 

2021. Durante la pandemia, un bellissimo scorcio di vita normale della famiglia Cambridge in un video diffuso  

29 aprile 2021: dieci anni di matrimonio festeggiati con questo bellissimo ritratto 

9 aprile 2021, al funerale del nonno il principe Filippo. Accanto a lui il cugino Peter Phillips e più in la suo fratello Harry. Il rapporto tra i Windsor ha subito uno strappo dopo l'addio di Harry alla famiglia reale e l'intervista da lui rilasciata a Oprah Winfrey in America assieme a Meghan 

Aprile 2021. A dieci anni dal loro matrimonio e una ventina dal primo incontro Will e Kate tornano a St ANdrews, università scozzese in cui si sono conosciuti

2021. Il principe si vaccina e invita tutti a fare altrettanto. Sui social però il commento più frequente è: "Che muscoli, Will!"

10 anni di matrimonio nel 2021

2021- Will e Kate alla serata visione del film Disney 'Cruella' organizzata per i lavoratori scozzesi del servizio nazionale sanitario organizzata al palazzo di Holyroodhouse, Scozia 

Festa del papà, 19 giugno 2022: il principe ritratto con i suoi tre figli George, Charlotte e Louis

14 giugno 2022: la coppia reale alla commemorazione del quinto anniversario della tragedia della Grenfell Tower a Londra

"William ha grossi scatti d'ira": le indiscrezioni che fanno tremare la Regina. Francesca Rossi il 16 Maggio 2022 su Il Giornale.

Il nuovo libro dell’esperto Robert Jobson rivela un lato inedito e complesso del carattere del principe William, che compirà 40 anni il prossimo 21 giugno.

Non è un bel periodo per il principe William: le contestazioni ricevute durante il viaggio ufficiale ai Caraibi, lo scorso marzo e i fischi durante la finale della Fa Cup, il 14 maggio 2022, hanno messo a dura prova la reputazione della monarchia. Ora, in occasione del 40esimo compleanno del duca, il prossimo 21 giugno, arriva in libreria anche una nuova, controversa biografia, “William at 40. The making of a modern monarch”, di Robert Jobson. L’esperto racconta delle sfumature sorprendenti del carattere del principe, destinato a diventare un re molto diverso da sua nonna e da suo padre.

Un carattere volubile

Il popolo inglese ama il principe William e lo considera il simbolo di una nuova monarchia, più moderna, accessibile e generosa. L’immagine del primogenito di Lady Diana è quella di un uomo perfetto, ma nel suo nuovo libro Robert Jobson rivela i difetti e le ombre che si celerebbero dietro all’immagine patinata e luminosa del duca di Cambridge: “A volte è soggetto a scatti d’ira che solo Kate riesce a placare”. A causa del suo ruolo William subirebbe da sempre delle pressioni che ne avrebbero modellato l’indole, rendendola piuttosto suscettibile. Il duca avrebbe imparato a gestire questo aspetto del suo carattere, mostrando in pubblico solo la parte imperturbabile e più rassicurante, ma in privato le frustrazioni accumulate tenderebbero a esplodere. Alcuni collaboratori del principe sostengono che sia una persona “spesso difficile da gestire”.

Un ex membro dello staff avrebbe rivelato a Jobson: “Sia lui che Harry hanno sbalzi d’umore piuttosto estremi, proprio come Diana. Possono diventare i tuoi migliori amici, ma un attimo dopo possono trasformarsi nei tuoi peggiori nemici”. Ancora una volta viene fuori l’influenza di Lady Diana e di Kate Middleton sul principe William. La prima viene additata come inconsapevole causa della rabbia del duca, la seconda come l’unica che riesca a capirlo, una delle colonne portanti della royal family. C’è anche un’altra donna molto importante nella vita di William: Camilla Shand. Secondo Jobson il principe William avrebbe delle discussioni anche con l’erede al trono e la futura regina consorte non gradirebbe affatto i toni e gli atteggiamenti “belligeranti” che William userebbe in queste occasioni.

Il duca di Cambridge riterrebbe di essere “sullo stesso piano del padre”, in quanto entrambi eredi al trono e questo si rifletterebbe anche nelle loro discussioni. Il principe di Galles, però, tenderebbe a “procedere con cautela”, mentre Camilla non sarebbe “così accomodante”. Jobson ha spiegato: “È preparata a rimettere William al suo posto quando percepisce che lui sta abusando della generosità e della gentilezza del padre”.

Fratelli e rivali

Nel suo libro Robert Jobson analizza anche l’infanzia dei principi William e Harry, cercando le radici dell’incompatibilità tra i due. In un estratto pubblicato sul Daily Mail il biografo mette in evidenza la disparità di trattamento riservata ai figli di Diana a corte. Lo staff si rivolgeva “con deferenza” a William già quando aveva “solo 8 anni”. Anche la Regina Madre avrebbe avuto una sorta di rispetto e attenzione speciali per il piccolo, futuro re William. L’esperto ha dichiarato: “Alle riunioni di famiglia la loro bisnonna chiedeva spesso che le venisse portata una sedia, poi chiamava William e gli diceva di sedersi accanto a lei. Lo invitava anche ad andarla a trovare a Clarence House senza suo fratello”.

Durante l’infanzia e l’adolescenza il principe Harry non avrebbe mai mostrato risentimento verso William, sebbene essere un eterno secondo lo facesse soffrire, secondo Jobson. Tuttavia, col tempo, quelle continue distinzioni tra fratelli sarebbero diventate “una fonte di tensione”. L’autore racconta anche un altro episodio già noto. Lady Diana stava accompagnando i figli dal principe Carlo a Highgrove. Sull’auto con lei c’era la guardia del corpo Ken Wharfe. All’epoca William e Harry avevano rispettivamente 8 e 6 anni e stavano litigando seduti sul sedile posteriore dell’auto. Il futuro duca di Sussex, a un certo punto, avrebbe le staffe e urlato al fratello: “Tu sarai re, io no, quindi posso fare ciò che voglio”. Una prima dichiarazione di libertà dagli obblighi familiari espressa molti anni prima della Megxit, forse uno dei primi semi della ribellione già piantati nel cuore di Harry bambino.

William e Kate modernizzano la monarchia: “Saranno chiamati per nome”

A proposito dell’aneddoto Wharfe ha ricordato: “La principessa e io ci guardammo l’un l’altra, un po’ scioccati da ciò che [Harry] aveva detto”. Forse questa è una delle possibili origini del rapporto conflittuale tra Harry e il fratello, ma anche del presunto carattere fiero e un tantino permaloso del duca di Cambridge. Al di là delle indiscrezioni, vere o false che siano, è sempre bene ricordare che anche William, come tutti noi, è un essere umano con ovvi pregi e altrettanto normali difetti, sottoposto a uno stile di vita privilegiato ma anche molto impegnativo.

Kate Middleton compie 40 anni, le foto ufficiali di Paolo Roversi: «L'ho fatta danzare davanti all'obiettivo». Francesca Pini Il Corriere della Sera l'8 Gennaio 2022.

Il fotografo italiano è l'autore dei tre ritratti della duchessa di Cambridge che entreranno a far parte della collezione permanente della National Portrait Gallery di Londra: «solo luce naturale, poco trucco e niente acconciatura, la volevo contemporanea»

La serra dei meravigliosi Kew Gardens è stato il set green dei tre ritratti dei quarant’anni di Kate Middleton compiuti oggi. E qui in questi giardini botanici reali (a 10 chilometri da Londra) ci sono molte collezioni di piante (alpine, mediterranee, carnivore, e poi bonsai, orchidee…) ma c’è anche una delle più importanti raccolte di semi, tra cui quelli in estinzione salvati nel 1985 da Sir David Attenborough (tra i protagonisti alla Cop 26 di Glasgow del 2021), messi in una capsula di vetro che verrà aperta nel 2085. Il modello di bellezza che Kate oggi rappresenta è tutto in questo suo profilo, un classico di certi dipinti rinascimentali (come la Dama del Pollaiolo) e per consegnarci una nuova immagine di sé (che entrerà a far parte della National Portrait Gallery di Londra, museo di cui la Duchessa di Cambridge è patronessa), ha scelto un maestro della fotografia, artefice di iconiche visioni con le égéries della moda, Paolo Roversi. Che già a nove anni, scattando una foto alla sorella diciottenne agghindata a festa, aveva intuito la sua vocazione. Nato a Ravenna nel 1947 (dove a 23 anni aprì il suo primo studio di ritrattistica e tra i primi ad usare le Polaroid 20x25) Roversi è parigino dal 1973. La sua è una pratica artistica nutrita dalla letteratura, dalla filosofia, dal teatro, dalla musica, dal lavoro di altri grandi colleghi. Non si contano le tante celebrità che ha fotografato: Naomi Campbell, Kate Moss, Natalia Vodianova, Sting, Rihanna, Madonna, Belmondo, Ezra Pound…

Primo incontro a novembre scorso a Kensington Palace, con Kate e il suo staff a un tipico te delle cinque, con biscottini. Ed è la prima Altezza Reale che lei immortala.

«Un bell’incontro, e poi delle belle foto. Ma sulla prime la Duchessa era apprensiva. Ogni giorno è mitragliata dai fotografi ma non abituata a posare; conoscendo le mie foto con le modelle era un po’ timorosa nell’affrontare una vera e propria seduta, che ha richiesto poi circa quattro ore di lavoro. Ma una volta cominciato sarebbe stato facilissimo, l’ho rassicurata. E così è stato. Kate, che ha fatto studi d’arte anche a Firenze, è molto appassionata di fotografia, in particolare di autori come Julia Margaret Cameron e Lewis Carroll che scrisse Alice nel Paese delle Meraviglie». 

Dal 2019 è anche patronessa della Royal Photographic Society, da quando Queen Elizabeth II le lasciò il ruolo dopo 67 anni. Luce naturale o artificiale per ritrarla?

«Tutto a luce naturale. Lei con poco trucco, nessuna acconciatura, semplici orecchini di perle, un anello… Il punto focale del viso di Kate sono lo sguardo e il sorriso. Non la volevo troppo signora duchessa, troppo establishment, ma più pura e più contemporanea possibile, anche più timeless». 

Atemporale, ma anche molto preraffaellita. C’è un clima nella foto di profilo (che lei considera quella ufficiale anche se non lo è dal punto di vista protocollare) della Duchessa che rimanda alla pittura di quel movimento inglese di metà ‘800. A Dante Gabriel Rossetti o a Sir David Coyle Burne-Jones, mi riferisco in particolare a quel suo disegno Desiderium del 1873, donna di profilo….

«In effetti è proprio così, Kate per darmi un’ispirazione mi ha mostrato appunto alcune riproduzioni di opere di quegli autori che lei mi cita, ma del resto sono preraffaellita da sempre». 

Tre foto e tre Kate davvero diverse. La prima, di profilo, regale e di una maturità che va oltre la sua età anagrafica e l’abito bianco che smorza la serietà di un’effigie. La seconda scelta da William e dai figli dove torna ragazza spensierata. La terza a colori è come lei si vede, un po’ più glamour.

«Nel ritratto ufficiale, lei è anche un po’ Angelica del Gattopardo di Visconti». 

Nelle foto che lei realizza ci sono spesso elementi onirici e poetici. Poi dice che attraverso le lenti del suo obbiettivo vede tante cose, in profondità. La persona di Kate che cosa le ha rivelato?

«E’ una donna simpatica, accogliente, che mette a proprio agio, rispettosa del lavoro di tutti. Sprizza gioia di vivere. Aperta, generosa, luminosa, penso che possa portare tanta speranza all’Inghilterra e al mondo intero». 

Certo una condizione davvero privilegiata la sua, ma per Diana fu molto diverso.

«Lady Diana ha vissuto un dramma che l’ha resa infelice, lei sta invece veramente vivendo la sua favola. Però ha una responsabilità enorme, ogni suo gesto è guardato al microscopio». 

A dicembre, la selezione delle foto, su 250 scatti quasi tutti in bianco e nero.

«Che alla fine sono diventati una settantina. La prima scrematura l’ho fatta io, una decina le sue preferite, poi siamo arrivati a 3 mie preferite e una sua, la foto ufficiale è sia la mia, ma anche la sua prediletta. Kate è stata però meno decisa di me nella scelta ultima. La stilista Sarah Burton (suo l’abito da sposa di Kate) ha scelto i vestiti: uno solo era rosso, gli altri neutri. Per il ritratto ufficiale ha indossato quello in organza, quasi da ballerina classica. Alla fine ho voluto fare delle foto in movimento, così con quella meravigliosa gonna ampia l’ho fatta danzare davanti al mio obbiettivo, una specie di walzer accelerato misto a uno pizzico di rock’n’roll». Ed è per ora un’immagine segreta. 

Le tre foto entreranno nella collezione permanente del museo londinese che riaprirà dopo il restyling nel 2023. Queste tre foto della Duchessa di Cambridge fanno parte del progetto Coming Home ideato dalla National Portrait Gallery che raggruppa una serie di ritratti iconici di famosi personaggi che verranno esposti in luoghi dell’Inghilterra ad essi collegati, estendendo così il raggio di azione del museo. I ritratti di Kate saranno associati a Berkshire, St.Andrews e Anglesey. Nelle raccolte del museo ci sono 967 ritratti della regnante Queen Elizabeth. E 580 della Queen Mother (morta nel 2002). Lady Diana ha 55 ritratti, il Principe Charles 168. Tra i dipinti su tela, quello di Kate Middleton eseguito da Paul Emsley. E quello della regina Elisabetta opera di Pietro Annigoni nel 1969.

·        Harry e Meghan.

Nicola Santini su L'Identità il 21 Dicembre 2022

I Sussex non ne azzeccano una. E sbagliano anche i tempi. Non hanno dato modo a Carlo III di ufficializzare l’invito alla sua incoronazione, prevista per il 6 maggio 2023 e già partono con una contraerea ingiustificata che rischia di trasformarsi nell’ennesimo boomerang.

La cerimonia di incoronazione si svolgerà all’abbazia di Westminster, coincidenza che ha del diabolico, proprio nel giorno del compleanno di Archie Mountbatten-Windsor (primogenito di Harry e Meghan), quindi non esattamente dopodomani. Eppure l’attenzione sull’evento è già altissima e per prima cosa ci si domanda se i due scappati di Palace saranno presenti o meno.

L’annuncio ufficiale ancora non c’è, ma sia il The Daily Mail sia il Times, riportando fonti di Buckingham Palace, scrivono che sì, Re Carlo III inviterà anche Harry e Meghan per la sua incoronazione. Sebbene la lista degli invitati per la cerimonia religiosa debba ancora essere ufficializzata, pare che dal sovrano sia uscita la frase «è chiaro che tutti i membri della famiglia saranno i benvenuti». Non si specifica, come d’abitudine a chi ci si riferisce, lasciando ogni porta aperta all’interpretazione, ma i figli son due. Uno è l’erede al trono con moglie e figli,quindi è chiaro che avrà un ruolo nella cerimonia, e l’altro è Harry con moglie e figli a sua volta. Che al massimo farà lo spettatore, però già il fatto che non sia bannato a priori lascia ben sperare. O meglio…lasciava.

Sì perché non si è fatto in tempo a goderci lo spiraglio così natalizio di speranza circa un possibile riavvicinamento in occasione dell’incoronazione che qualcosa ci riporta alla brusca realtà.

Innanzitutto la terribile serie su Netflix dove i due ne sparano di ogni. Nulla di nuovo, nulla che non abbiano già detto a Oprah, nulla che non sia già trapelato. Ma ora godibile on demand. E poi le quattrocento e rotte pagine in uscita subito dopo le feste che promettono polemiche e accuse a non finire. Harry ci tiene a raccontarsi come una sorta di ruota di scorta del fratello, privilegiato in tutto. E racconta di come la moglie di lui e il primogenito siano stati vittime di razzismo.

Non sazi, hanno già fatto partire l’ennesima bomba, roba che anche il re più paziente, incenerirebbe l’invito prima ancora che parta. Il due chiedono un faccia a faccia con i membri della famiglia reale», scrive il Mirror. The Times, specifica: « si aspettano delle vere scuse». Il tutto entro il 6 maggio. Campa cavallo.

Aldo Grasso per il “Corriere della Sera” il 12 dicembre 2022.

Ha un certo suo fascino la più brutta serie che mi sia capitato di vedere negli ultimi anni: «Harry e Meghan» (Netflix). Le ragioni della sua bella bruttezza - così ce le togliamo subito - sono facili da individuare: Meghan Markle è una pessima attrice, non regge la parte da protagonista, Harry interpreta la parte del principe consorte boccalone, lagna e rancore per sei episodi sono insopportabili, raccontarsi come due persone normali non ha niente di affascinante (ci sono già troppi reality in circolazione).

I motivi che hanno spinto i due a concedersi alla propria narrativa sono tre, anzi quattro. Partiamo dall'ultimo: si dice che il contratto per la serie abbia fruttato ai due qualcosa come 100 milioni di dollari; dal punto di vista del business un ottimo affare. Ma, ovviamente, Meghan e Harry si sono concessi solo per ripristinare alcune «verità».

La prima: la loro vita è stata sconvolta dai paparazzi inglesi (come era successo a Diana) con il tacito assenso della perfida famiglia reale (immagino guidata da Kate). La seconda è che loro sono due spiriti liberi, insofferenti alle rigide regole, del protocollo reale.

«Poverina, non sapeva che avrebbe dovuto fare la riverenza alla nonna di lui, lo considerava assurdo, una gabbia di convenzione o di contenzione dalla quale fuggire alla prima occasione», ha scritto Giuliano Ferrara, spettatore d'eccezione di questa soap. La terza, la più insidiosa, è che nella manifesta diffidenza della casa reale ci sarebbe pure una punta di razzismo, perché lei ha ascendenze afroamericane. Le «verità» vanno poi raccontate, narrativizzate , messe in scena: e qui crolla tutto. L'elogio della vita normale contro le regole della Real Casa si risolve in una storia zuccherosa, piena di frasi rubate alle sceneggiature più dozzinali, situazioni piene di manie persecutorie. Si sono conosciuti su Snapchat ma la loro autorappresentazione non conosce nemmeno l'abc dei social.

Da leggo.it il 12 dicembre 2022.

Nuove scoppiettanti rivelazioni giungono da Montecito, in California: l'attesa per il rilascio del secondo volume di Harry e Meghan, la docuserie di Netflix sta giungendo alla fine. Nelle ulime ore è uscito un nuovissimo trailer della seconda parte dell'esplosivo documentario del Principe e la duchessa del Sussex, dove Harry ammette che suo fratello, il principe William, era protetto da «tutti» al contrario di quanto facevano con lui. 

La seconda parte della docuserie analizzerà meglio il caso Megxit e tutti i motivi che hanno spinto Harry e Meghan ad allontanarsi dalla famiglia reale britannica, dividendosi tra il Regno Unito e l'America, e diventare finanziariamente indipendenti. 

Nel trailer della seconda parte dello show, che andrà in onda giovedì 15 dicembre, Il principe Harry afferma che le persone erano «felici di mentire» per proteggere suo fratello maggiore, il principe William, ma che non avrebbero fatto lo stesso per lui. Meghan Markle poi aggiunge: «Non venivo gettata in pasto ai lupi, venivo data in pasto ai lupi».

Il trailer si conclude con Harry che dichiara: «Pensavo fosse una lotta per cui valeva la pena combattere».

Giulia Turco per fanpage.it il 10 dicembre 2022.

Abbiamo divorato la prima parte della docu-serie Netflix Harry e Meghan, con la foga di saziare l’appetito sulla coppia più discussa dai tabloid britannici dell’era contemporanea. Come inizia la frequentazione tra un’attrice americana e un lontano principe inglese? Chi ha fatto la spia sulla loro relazione segreta? La Royal Family è davvero colpevole di un clima di ostilità nei loro confronti, tanto da spingerli alla fuga? Chi, tra i membri reali, è accusabile di razzismo? 

Ingordi di dettagli, siamo rimasti a bocca asciutta. Complice l’intervista rivelazione ad Opera Winfrey del 2021, Harry e Meghan ci hanno promesso “un documentario approfondito e senza precedenti”, che raccontasse la loro verità sul caso che ha stravolto la storia della famiglia reale. Eppure i primi tre episodi sono fitti di accuse velate, più che in passato, contro un sistema nel quale si fatica a definire i diretti responsabili.

Il romanticismo che condisce i primi capitoli della loro storia d’amore ci porta a normalizzare Harry e Meghan come una coppia comune, ma al tempo stesso offusca le nostre intenzioni primarie: conoscere i dettagli di una frequentazione che non ha avuto nulla di comune sin dal primo giorno. 

Viene da chiedersi quale sia l’obiettivo della coppia, che dal 2020 porta avanti un progetto di produzione tv abilmente orchestrato da Netflix. Creare hype per la seconda stagione? Spingerci a leggere l’attesissima autobiografia di Harry che sarà forse, come promesso, una bomba ad orologeria? 

Per quanto visto finora, la sensazione è che Harry e Meghan abbiano voluto incassare una presunta vittoria nell’eterna battaglia contro la stampa, quella che ha segnato l’intera vita del principe, cantando la storia a modo loro e imponendosi nell’immaginario comune come sinceri, romantici, ribelli eroi moderni. Prendendosi gioco della stampa scandalistica, senza darci in fondo nessuno scandalo.

La guerra di Harry e Meghan contro la stampa britannica 

"Il cacciatore contro la preda". È così che Harry definisce la relazione tra la stampa e Meghan Markle. Il vero nemico della coppia sono le testate giornalistiche. In questa feroce battaglia la famiglia reale avrebbe avuto la colpa di eclissarsi, spingendoli a tacere. “Tutti i palazzi reali hanno degli uffici stampa che si premurano che le notizie siano il più possibile positive”, viene spiegato sin dal primo episodio. “Dal palazzo ci dicevano di non dire niente”. Ma da chi arrivavano queste richieste? 

Harry ammette di aver capito le reali conseguenze della loro relazione pubblica solo quando subentrano le voci sulle origini afroamericane di Meghan. “Nella prima settimana in cui diventò di dominio pubblico, il primo titolo fu La nuova ragazza di Harry viene direttamente dal ghetto” (Daily Mail). Il dito è costantemente puntato contro la stampa, meno sulla famiglia reale che risulta complice. Le redazioni giornalistiche sono rappresentate come un mercato di uomini bianchi "che decidono il destino di una donna nera come facile preda". Ancora una volta il colpevole è l'establishment, in maniera davvero troppo generica.

La solitudine psicologica di Harry e la totale assenza di Carlo

Harry definisce "le attenzioni e la compassione" di Meghan Markle molto simili a quelle della principessa del Galles, portandoci dentro alle sue paure più remote, quelle che la storia potesse ripetersi. “Vedere un’altra donna che amo dover subire un’altra volta quella ferocia è dura”. In questo meccanismo perpetuo, Harry parla di una straziante solitudine psicologica destinata a ripetersi. 

La prima volta, quando da ragazzino dice di non aver avuto alcun supporto nell'affrontare il lutto, costretto a sorridere davanti alle folle e mai difeso da fotografi e giornalisti che si accaniva contro il suo stile di vita "ribelle". In tutto questo, il ruolo del padre Carlo non viene mai chiarito né menzionato. La seconda, con Meghan Markle. Non passano inosservate le presunte frecciatine, forse indirizzate al fratello William? “Alcuni membri della mia famiglia dicevano: mia moglie ha dovuto subirlo, perché la tua ragazza dovrebbe essere trattata diversamente? Perché dovrebbe essere protetta? E io dicevo: la differenza è l’elemento razziale”.

I dettagli mancanti sulla loro storia d'amore

Infine, tutti i dettagli sulla loro storia d'amore restano abbozzati. Harry e Meghan si sono conosciuti su Instagram, tramite un amico in comune che avrebbe postato uno scatto insieme a Markle, saltato all'occhio del principe Harry. Una versione fin troppo banale e frettolosa per convincerci. 

Morivamo dalla curiosità di sapere anche di come Meghan sia riuscita ad infiltrarsi a Palazzo per vivere la sua ‘secret love story' col principe, ma anche questa gioia ci è stata negata. “Farle passare i controlli a Kensinghton Palace era un rischio, perché la gente parla. Non si tratta di chi ti fidi tu, si tratta di chi si fidano loro, è così che funziona”, si è limitato a dire Harry.

Il loro presunto ruolo di prede è ben chiaro anche se, per non sfociare nel vittimismo, molte affermazioni vengono attribuite a terzi. “Vivono in una gabbia dorata. Hanno davvero poca autonomia quando si tratta di scegliere il loro futuro”, le parole di Robert Hazell, autore de ‘Il ruolo della monarchia nella democrazia moderna'. Sui carnefici, però, resta ancora troppo spazio alle interpretazioni. Siamo al punto di prima, ad interrogarci su quel "gioco sporco", del quale conosciamo in fondo pochi dettagli.

Meghan e l’inchino-gate: la riverenza a Elisabetta nel documentario Netflix e l'ironia che fa indignare Londra. Storia di Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 9 dicembre 2022

Un inchino di troppo. Nel secondo episodio della docu serie «Harry & Meghan» su Netflix appena messa online (gli episodi 4, 5 e 6 lo saranno tra una settimana) è proprio una curtsy, un inchino, la classica goccia che ha fatto traboccare il vaso di molti spettatori britannici. E che ha scatenato una certa indignazione a Londra. Un passo indietro: la docu serie è stata annunciata dai duchi come una confessione-verità su tutto quanto non ha funzionato a palazzo, dopo le nozze dei Sussex, portandoli alla decisione di lasciare i propri ruoli ufficiali e di andare oltreoceano. Le accuse di razzismo e di neo imperialismo — nella serie si parla del Commonwealth come Empire 2.0 — piovono inclementi sulla famiglia reale. Con Harry che critica un palazzo dove ci si aspetta che le decisioni siano prese con la testa («per un maschio, questo significa sposare qualcuno che rientra in un cliché») più che con il cuore: «Mia madre ha di sicuro preso la maggior parte, se non tutte, le sue decisioni con il cuore. E io sono figlio di mia madre». Il principe non ha risparmiato suo padre, l’attuale re Carlo III, quando ha detto: «La cosa più importante per noi due è non ripetere gli errori dei nostri genitori». Ma più di ogni altra insinuazione, allusione o dichiarazione, è stato proprio un inchino a suscitare sdegno oltremanica. Nella serie infatti, a un certo punto, Meghan passa a raccontare il suo primo incontro con la Regina; e il marito ricorda come sia stato per lui complicato dover dire, «ad una americana», che avrebbe dovuto inchinarsi di fronte a Elisabetta. La telecamera inquadra poi Meghan, seduta su un divano accanto a Harry. A quel punto, Meghan mima una profonda , allargando le braccia e piegandosi in avanti. Un gesto che la duchessa ha platealmente esagerato (accompagnandolo con un sorriso ironico: «quando ho finito», spiega nella serie, «ho chiesto: sono andata bene?»): quasi a trasformare il tradizionale segno di rispetto verso la sovrana nella sua funzione di Capo di Stato in una mossa incomprensibile, del tutto fuori dal tempo.

Un passaggio delicato, anche perché tocca la memoria dell’amatissima regina Elisabetta: tanto che lo stesso Harry — anche secondo l’ex segretario della Regina, Dickie Arbiter — nella docuserie non ha potuto fare a meno di mostrare uno sguardo se non contrariato, distaccato. Quasi — per una volta — a prendere le distanze dalla moglie. Perché Harry, cresciuto a corte, sa bene che in quella riverenza c’è tutto il senso della Corona, della monarchia. È un gesto di rispetto verso l’autorità, e in definitiva verso il Paese che questa incarna. E se, certo, le regole di funzionamento della monarchia possono considerare antiquate e fuori dal tempo, sono però anche parte dell’istituzione. In questo caso, poi, sono parte anche del rispetto per la figura di Elisabetta II. «Questa è una vera monarchia», ha commentato una fonte di Palazzo. «Harry e Meghan nnon hanno capito che non si tratta di interpretare un ruolo». E per capire il senso di un «inchino» basta riguardare quelle immagini del ricevimento pre Cop27 dato a Buckingham Palace da re Carlo III. Invitati imprenditori green come Stella McCartney che il re ha accolto con un abbraccio… che la stilista ha poi ricambiato con un inchino. Perché questo è non solo il protocollo ma il senso stesso del rispetto dell’istituzione. Il fatto è che probabilmente proprio la gerarchia — che assegna una chiara precedenza al re e alla regina e dopo di loro al principe di Galles con Kate e, a scendere, agli altri esponenti della famiglia reale — è l’elemento che è stato più stretto a Meghan nella sua breve stagione a Corte. Non ha mai capito il perché di quella precedenza dettata da regole plurisecolari — le stesse che regolano la successione. Come ci ha spiegato lo storico Hugo Vickers, «a corte gli esponenti di casa Windsor devono essere pronti a rispondere, a comparire quando lo richiede il sovrano». Non ci sono insomma parti di co-protagonista: solo attori di secondo piano. I protagonisti sono il re e, in subordine, la regina. E anche in quella posizione – come toccò con mano il principe Filippo – l’autonomia è misurata. Dal Palazzo reale, nessuna reazione, come per antica consuetudine (« : mai spiegare mai giustificarsi), che già dai tempi della regina ha guidato la condotta degli esponenti della Firm dei Windsor. Non sono previste prese di posizione dei Windsor né ora né la prossima settimana quando andrà in onda la seconda parte della serie. Eppure, nelle segrete stanze di palazzo, c’è di certo un altro passaggio della serie che già ha molto addolorato il fratello di Harry, William. È il fatto che «Harry & Meghan» abbia riproposto immagini dalla famosa intervista di Diana del 1995 per il programma Panorama della Bbc. Perché proprio William – alla luce delle rivelazioni del rapporto Dyson che aveva fatto emergere come quell’intervista fosse stata estorta con l’inganno alla principessa – aveva ottenuto dalla Bbc la promessa a mai più trasmettere quell’intervista. Invece adesso quell’intervista — carpita con la truffa e che portò al precipitare dell’amore tra Carlo e Diana — è stata riproposta al pubblico. Abbastanza per immaginare l’ira di William verso Harry.

Da ansa.it il 14 dicembre 2022. 

Nel nuovo trailer del documentario 'Harry e Meghan' i Duchi del Sussex tornano all'attacco della Royal Family: Meghan accusa Buckingham Palace di aver dato in pasto ai media storie negative sul suo conto. 

Il breve clip si apre con Jenny Afia, partner di uno studio legale londinese specializzato in privacy, che parla di "una vera guerra contro Meghan", condotta attraverso "briefing negativi del Palazzo" sui Duchi "per andare incontro all'agenda di altri". 

L'amica di Meghan, Lucy Fraser, rincara la dose: "Meg divenne il capro espiatorio per il Palazzo. Così davano in pasto storie su di lei, vere o false non importa, per evitare che altre storie meno favorevoli venissero raccontate". Parla poi la Duchessa: "Funzionava così. Una storia negativa su un membro della famiglia appare sui media per un minuto. Si dicono: 'Dobbiamo farla sparire'. Ma i media funzionano come il mercato immobiliare, sia sul web che sulle prime pagine. C'è sempre uno spazio da riempire con qualcosa che riguarda i reali". Domani escono le ultime tre puntate della docuserie. I primi tre episodi, già distribuiti in streaming, sono diventati per Netflix, il documentario più visto di sempre.

 (ANSA il 14 dicembre 2022) "Harry e Meghan" è la docuserie più vista su Netflix nella settimana di debutto. Lo riferisce Cnn citando un comunicato della stessa piattaforma di streaming. In particolare è stata vista per 81,55 milioni di ore. La serie, in cui gli stessi duchi di Sussex dicono tutta la loro verità sulla loro storia d'amore e la loro vita dietro le telecamere, è risultata nella top 10 degli show più visti in 85 paesi mentre è al numero uno nel Regno Unito. I primi tre episodi della docuserie, in due parti, sono già andati in onda mentre dal 15 dicembre saranno disponibili gli ultimi tre.

Emanuela Minucci per lastampa.it il 14 dicembre 2022.

Documentario: film, di lunghezza variabile, informativo o istruttivo su avvenimenti, luoghi, attività, senza aggiunta di elementi inventivi o fantastici. Ed è proprio questo il punto: la docuserie Netflix «Harry&Meghan» non è un documentario. Lì dentro ci sono troppi «elementi inventivi o fantastici». Insomma, bugie. E siamo solo ai primi tre episodi. A spiegare che si tratta di fiction allo stato puro sono autentici esperti della Corona inglese o addirittura lo staff stesso di Buckingham Palace.

Il trailer farlocco

Le prime bugie sono state svelate fin dal lancio del primo trailer, quando il corrispondente reale Robert Jobson smascherò le foto fake usate da Harry e Meghan per denunciare l’intrusione dei paparazzi nella loro vita privata. Foto scattate in Sudafrica col consenso dei Sussex ma da loro strumentalizzate, in quella primizia di puntata, per denunciare un’intrusione che in realtà non c’era mai stata. Ora Netflix ha diffuso i primi tre episodi della docuserie. Ed è una pioggia, anzi uno tsunami di critiche e smentite.

Il colpo di fulmine fra i Sussex (non fu su Instagram)

Neppure una goccia di autenticità nel racconto del primo incontro (o colpo di fulmine) fra Harry e Meghan. Nel documentario si spiega che galeotto fu Instagram, tramite un amico in comune che aveva condiviso un video dell’ex attrice. «Alla fine ci siamo detti: incontriamoci. Abbiamo prenotato un tavolo in un locale, Harry era in ritardo perchè dice di essere rimasto bloccato nel traffico. Ebbi subito una brutta impressione di lui, pensavo avesse un ego enorme», ha raccontato Meghan.

Invece il primo appuntamento andò bene e la sera seguente i due piccioncini cenarono nello stesso posto: «In quel momento ho capito che era lei quella che cercavo», ha detto Harry. Ebbene. Peccato che nel 2017, nell’intervista concessa alla Bbc dopo l’annuncio del loro fidanzamento i Sussex abbiano raccontato tutta un’altra storia, spiegando di essersi conosciuti in un appuntamento al buio organizzato da una comune amica in una notte londinese di mezza estate 2016. A questo punto la stampa britannica si chiede: qual è la verità?

La villa non è la loro

Pure la location è un fake. La loro lussosa casa di Montecito non era adatta alle riprese della docu-serie sui duchi di Sussex. Non si sa se per questioni di privacy o forse perché avevano messo gli occhi su una mega villa, ancora più opulenta. Che sia per uno o l’altro motivo, Harry e Meghan alla fine hanno optato per la casa più costosa del loro quartiere: una magione da ben 27 milioni di dollari che non è la loro. 

Gli inviti al royal wedding

Meghan sostiene di essere stata costretta da Buckingham Palace a escludere dalla lista degli invitati al royal wedding (avvenuto nel maggio 2018) la nipote cui era più affezionata, Ashleigh Hale. Hale è la figlia della sorellastra di Meghan, Samantha. Era stata adottata e cresciuta dai nonni paterni, ma aveva riallacciato i rapporti con la mamma biologica nel 2017. Meghan non aveva alcuna intenzione di invitare alle sue nozze la sorellastra Samantha che più volte l'ha insultata a mezzo stampa, definendola fra pure un’«arrampicatrice sociale ingrata e spietata».

Però voleva invitare sua nipote Ashleigh. I funzionari di Kensington Palace, tuttavia, le suggerirono di non farlo: come spiegare che la sorellastra non era invitata al matrimonio, ma la figlia della sorellastra sì? Questa la versione della duchessa. Prontamente smentita dai funzionari di Palazzo, che giurano di non essersi pronunciati a riguardo. Una fonte ha infatti chiarito a «The Telegraph»: «Il personale di Kensington non ha mai detto ai Sussex chi potevano o non potevano invitare al loro matrimonio». 

Il (ridicolo) paragone con lady Diana

Nel documentario Harry non fa che paragonare la moglie Meghan Markle a sua madre, lady Diana. Un accostamento che l’esperto reale Antonio Caprarica stronca: «Per certi versi, è ridicolo il tentativo di spacciare Meghan per la nuova Diana. Patetico. Diana era una ragazza davvero ingenua, aveva 18, 19 anni e non aveva la minima idea di cosa stesse per accadere nella sua vita. La signora Meghan Markle è entrata nella famiglia reale a 37 anni, da navigata attrice di Hollywood e aveva molta esperienza di vita, fin troppa forse». 

Caprarica ha anche commentato l’inchino-farsa di Meghan alla regina Elisabetta: «Possiamo credere che ignorasse l’obbligo di fare l’inchino alla Regina? Nessuno le aveva spiegato che la Regina d’Inghilterra non era solo la nonna di Harry, ma anche Capo di Stato britannico? Se nessuno glielo aveva spiegato, o non lo aveva capito, è un problema serio ed è un problema suo».

L’esperto reale fa poi notare che «questa roba» che Harry e Meghan «presentano come “loro verità”, è qualcosa che porta nelle loro tasche centinaia di milioni. Quindi, sarà pure la loro verità ma è ovviamente una verità a pagamento da parte di una piattaforma televisiva che ha bisogno di materiali esplosivi per fare ascolti. È una verità che fa comodo a chi ha commissionato la docuserie e ai due protagonisti. In realtà non c’è una sola parola di verità nelle cose che dicono questi due scappati di casa. Nel caso loro, l’espressione è proprio da prendere in senso letterale»

Lezioni di regalità

Tanto per cominciare Meghan sostiene nel documentario di non aver ricevuto alcun aiuto a calarsi – utilizzando il giusto« royal know how» – nella vita reale. Né consigli, né tanto meno istruzioni ottenuti dal Palazzo in merito al protocollo da seguire durante gli impegni pubblici. Secondo le fonti reali interpellate dal «Sunday Times» si tratta di una «bugia totale»: lo staff avrebbe fatto di tutto per far sentire Meghan a suo agio e le avrebbe fornito un dossier dettagliato su tutti gli aspetti tecnici e il galateo della vita reale, invitandola a incontrare diversi esperti che avrebbero potuto rispondere alle sue domande. Meghan, però, avrebbe accettato di vederne solo un paio. Poi si sarebbe stufata.

Mario Manca per vanityfair.it il 15 Dicembre 2022.

Tutto ci saremmo aspettati tranne che il principe William urlasse contro il fratello Harry per la sua decisione di lasciare i doveri reali e rifarsi una vita fuori dal palazzo. È questa una delle rivelazioni più scottanti che emerge dagli ultimi tre episodi di Harry & Meghan, la docu-serie di Netflix che ha dato la possibilità ai Sussex di raccontare la loro versione dei fatti. Più serie che docu, in realtà, con un racconto privo di contraddittorio e il sospetto che alla base dell'operazione ci sia una grande urgenza di riabilitarsi.

È una cosa che, per certi versi, ammette lo stesso Harry durante il quinto episodio, quando commentando il suo ultimo dovere regale ufficiale insieme a Meghan Markle prima di lasciare il Regno Unito, dice: «È come una soap opera, con la gente che ci guarda per intrattenersi». Una soap opera: decisamente anche la chiave di lettura di Harry & Meghan, cronaca ultra patinata della coppia ex royal, con Meghan che nel finale legge la fiaba della loro storia d'amore. E vissero felici e contenti? 

«La vita inizia ora, consci dell’eterna consapevolezza che, alla fine, vince l’amore», spiega Meghan dopo gli ultimi tre episodi della docu-serie dell'anno, quella sul quale tutto il mondo ha scritto migliaia di articoli evidenziando le (tante) contraddizioni della loro versione e le (troppe) omissioni per offrire al pubblico un quadro ampio e completo della vicenda.

Dovevamo aspettarci, però, che Harry e Meghan raccontassero la storia alla loro maniera, ed è per questo che il quadro che ne è esce è semplicissimo: i Sussex sono i buoni e i membri dell'Istituzione i cattivi. Non ci sono sfumature in questa storia, ed è questo forse il punto debole di una narrazione che, dal quarto al sesto e ultimo episodio, mette dentro un po' tutto: il matrimonio da favola, l'insostenibile pressione dei media, la nascita di Archie, la fuga dai doveri reali, la lotta contro il Daily Mail per aver pubblicato la lettera privata scritta da Markle a suo padre Thomas e la morte del principe Filippo.

Il matrimonio, il Mimosa e i suoceri

Come ogni favola che si rispetti, il quarto episodio parte lì dove si era interrotto il terzo: dal matrimonio dei Sussex che viene preceduto dalle immagini di quello di Elisabetta e Filippo. «Mi sentivo incredibilmente calma quel giorno», confessa Meghan prima di aggiungere che quella mattina aveva voglia solo di tre cose: «Un Mimosa, un croissant e ascoltare la canzone Going to the Chapel». Tutte richieste che l'ormai ex duchessa dice di aver soddisfatto anche se, un attimo dopo, commenta stupefatta cose che persino il suddito britannico più distratto avrebbe potuto immaginare, ossia che alla parata nuziale la gente si sarebbe riversata in strada per aspettare la sposa.  

«Mio suocero è molto importante per me», racconta Meghan esprimendo gratitudine al sovrano per averla accompagnata all'altare dopo il forfait del padre Thomas, e gioendo all'idea che l'Istituzione abbia accettato di ammettere al matrimonio un coro gospel. «Non abbiamo avuto nessuna resistenza», sottolinea Harry nonostante abbia lanciato accuse pesantissime alla sua famiglia nel corso dei primi tre episodi di Harry & Meghan proprio sul tema del razzismo. «È riuscita a rappresentare la sua cultura nel suo matrimonio», interviene la campionessa Serena Williams in merito all'entrata in scena del coro multietnico.

A quel punto la narrazione di Harry & Meghan ci riporta all'endorsement di Meghan Markle nei confronti della regina Elisabetta, figura di cui parlò benissimo anche nel corso dell'intervista a Oprah Winfrey che ha fatto tanto tremare l'Istituzione nel 2021. «Sono stata benissimo con lei. L’ho trattata come la nonna di mio marito. Mi faceva sentire in famiglia», racconta Meghan riportando alla memoria quel dettaglio della copertina che la sovrana le avrebbe sistemato sulle gambe mentre erano in macchina - è possibile che le auto reali non abbiano il riscaldamento come quelle dei comuni mortali?

 La rottura William-Harry e l'innominabile Kate

Dopo aver lodato le operazioni filantropiche della duchessa - come il suo servizio alla mensa per gli ex inquilini del grattacielo Grenfell, circostanza che ha portato Meghan «a lavare 5 chili di riso basmati» -, l'altro tasto sul quale Harry & Meghan insiste è la presunta gelosia della famiglia reale nei confronti delle attenzioni che i media danno ai Sussex. «Il pubblico li amava e questo a palazzo era visto come una minaccia», confessa un'amica di Markle spiegando che, da quel momento in avanti, i giornali hanno iniziato a dipingere la duchessa come «una donna nera arrabbiata», associata sempre più spesso alla droga e, persino, al terrorismo.

Il risultato è stato che, a un certo punto, Meghan non si sentiva più serena: «Ho pensato: magari finisce tutto se sparisco», confessa oggi aggiungendo che, se avesse chiesto aiuto a qualcuno, l'Istituzione avrebbe storto il naso perché nell'Istituzione tutti devono cavarsela da soli. Il punto più interessante della docu-serie, ossia la rottura tra Harry e William e, di conseguenza, tra Meghan e Kate Middleton - che in Harry & Meghan non viene mai nominata, ma solo mostrata nei video e nelle fotografie - viene abbozzato in fretta e furia. Harry e Meghan lasciano intendere che la loro voglia di rompere le regole - come quando hanno mostrato il piccolo Archie non all'ingresso dell'ospedale come Diana e Kate ma a palazzo - abbia irritato non poco chi invece faceva di tutto per seguire le regole.

La Megxit

È per questo che, quando durante una visita in Sudafrica - Archie aveva appena 4 mesi - Meghan Markle spiega di non essere serena e di vivere male la pressione di essere da poco diventata madre, il Web si schiera in suo favore creando l'hashtag #WeLoveMeghan - forse una frecciatina a Kate che un hashtag tutto per lei non lo ha mai avuto -. «Ce l’ho messa tutta per renderli orgogliosi ed entrare a far parte della famiglia», ripete continuamente Meghan prima di toccare altri due snodi cruciali della vicenda: la pubblicazione, da parte del Daily Mail, della lettera privata scritta a suo padre Thomas - fa un po' sorridere che Meghan dia la colpa solo alla stampa quando è evidente che il padre si sia lasciato sedurre dai soldi vendendo di fatto la privacy della figlia per vivere meglio - e la decisione di abbandonare il Regno Unito per vivere più sereni. 

«Dal processo è cambiato tutto», aggiunge Harry, rinsentito al pensiero che sul Mail il palazzo abbia taciuto portando gli stessi Sussex a muoversi per vie legali. Resta che, da quel momento in avanti, la coppia decide di andarsene: la prima scelta è il Canada, più precisamente Vancouver Island, dalla quale avrebbero continuato a servire il Commonwealth e la regina anche se quest'ultima i Sussex non hanno avuto modo di incontrarla prima della partenza nonostante lei avesse espresso la sua disponibilità. «Non ci permettevano di vedere Sua Maestà», tuona Harry fornendo qualche dettaglio sull'«incontro urgente» chiesto dai reali a Sandringham nel gennaio del 2020 per mettere finalmente le cose in chiaro. 

Le urla di William e le minacce di morte

«Non è facile quando tuo fratello ti urla contro, tuo padre dice cose false e la regina resta ferma lì, immobile», spiega Harry. «Mio fratello si è schierato con l’Istituzione: è la sua eredità. In lui è radicata l’idea che parte della sua responsabilità consista nel dare stabilità e continuità all’Istituzione», continua Harry pur non citando - così come per Kate - William per nome. «Ho pensato: non finirà mai. Ogni voce di corridoio, ogni calunnia, ogni bugia, tutto quello che sapevamo essere falso e che a palazzo tutti sapevano essere falso veniva lasciato diffondersi», si intromette Meghan accusando i Windsor di non averli mai protetti né dagli attacchi dei media e né dalla violenza anche fisica degli hater.  

Dopo il titolo - misogino - di Megxit per descrivere la rottura dei Sussex dai doveri reali, Markle racconta di aver ricevuto diverse minacce di morte suscitate evidentemente dal clamore di certi titoli giornalistici. «Grazie a voi la gente vuole uccidermi. Non è solo un tabloid o un articolo: mi fate avere paura. E perché lo avete fatto? Perché eravate annoiati, perché volevate vendere i giornali?», si domanda Meghan tra le lacrime, non prima, però, di essersi presa la sua vendetta sul protocollo: sfoggiare, durante l'ultima settimana di servizio alla Corona, un guardaroba coloratissimo - «Voglio sembrare un arcobaleno» - che all'inizio della sua permanenza nel Regno Unito non poteva prendere in considerazione perché la sua presenza doveva passare «inosservata». 

La nuova vita e la famiglia oggi

La vita fuori dal Regno Unito, però, non è tutta rosa e fiori. Il problema più grande per i Sussex è sempre stata la sicurezza: è valso per il Canada, il loro primo asilo, ma anche per la California quando, ospiti dell'attore Tyler Perry, hanno dovuto affrontare i droni, gli elicotteri e i tanti tentativi da parte dei paparazzi di scavalcare le recinzioni per ottenere il miglior scatto rubato del mondo.

Da qui in avanti continua a essere sdoganata una certa ingenuità - i Sussex dicono di aver ignorato il fatto che Lady Diana avesse annunciato di essere incinta di Harry lo stesso giorno in cui loro hanno annunciato di aspettare Lilibet Diana (vogliamo crederci?) - fino all'organizzazione della famosa intervista con Oprah anticipata, a sorpresa, dalla notizia che Buckingham Palace poche ore prima della messa in onda annunciasse di aver aperto un'indagine sul bullismo subìto da Meghan nel Regno Unito nel corso degli ultimi anni. Harry & Meghan, però, non ci mostra la reazione dei Sussex dopo la messa in onda dell'intervista.

Né la loro reazione al no-comment di William e Carlo. La morte del principe Filippo, però, costringe i Sussex ancora una volta a confrontarsi con l'Istituzione: insieme a un'altra fantasia - Meghan che dice a Harry di aver consultato il sito del governo britannico per suggerirgli una quarantena più breve in modo da essere a Londra in tempo per il funerale -, Harry si concede (finalmente!) anche un po' di tenerezza nei confronti della sua famiglia. «Ero felice per mio nonno, se n’è andato tranquillamente e in pace. Era felice. Anche se tornare a Londra è stata dura. 

È stata dura passare del tempo con loro, parlare con mio padre e mio fratello, che erano entrambi votati alla stessa lettura distorta della realtà. Nessuno di noi voleva davvero parlarne al funerale di mio nonno, ma l’abbiamo fatto e credo di dover accettare l’idea che forse non avremo mai un riconoscimento o delle scuse sincere», racconta Harry. «Io e mia moglie andiamo avanti, vogliamo concentrarci su quello che ci aspetta ora», conclude il principe lasciando che Harry & Meghan si congedi dal pubblico con un dolce pensiero - «Cosa mi manca dell'Istituzione?

Quei momenti strani in cui ci ritrovavamo tutti insieme» - e una frecciatina al portavoce di William nonché ex portavoce dell'ufficio di Harry che avrebbe messo il suo zampino nella battaglia legale di Meghan contro il Daily Mail spezzando una lancia in favore del giornale. L'Istituzione, per il momento, non commenta, ma quanto sarebbe bello se la BBC offrisse a William e a Kate, gli Innominati, l'opportunità di replicare.

Harry ora accusa direttamente il fratello: «William urlava contro di me, ha rotto il nostro patto». Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 15 Dicembre 2022.

Nell’ultima parte della docuserie autobiografica Harry & Meghan, su Netflix, arrivano le accuse dirette di Harry all’erede al trono. E ai media per l’aborto di Meghan. La duchessa e i pensieri suicidi. La madre: «Voleva togliersi la vita, mi spezzò il cuore»

«È stato orribile sentire mio fratello che urlava contro di me e mio padre dire cose che semplicemente non erano vere».

È così — nelle ultime puntate della docuserie Netflix , Harry&Meghan, da poche ore rese disponibili in streaming — che Harry ricorda, con parole durissime, l’incontro a Sandringham alla vigilia della «Megxit», quando davanti alla regina Elisabetta e al padre, l’attuale re Carlo III, William si scontrò pesantemente con lui.

Alla fine, è insomma una feroce guerra tra fratelli quella che emerge dalle ultime puntate del documentario, annunciato a sorpresa a inizio dicembre e andato in onda a partire dall’8 dicembre.

Una guerra aperta, diretta. Non certo inaspettata: ma svelata ora da Harry in tutta la sua sorprendente violenza. Sin da quella riunione di famiglia dove - Harry ammette - la proposta dei Sussex era di un futuro per loro di Royals part-time. Opzione che «divenne molto chiaro e molto velocemente, che non si poteva neppure prendere in considerazione». E che la decisione ultima di quella Megxit fu sua, non di Meghan.

Tra lui e William, Harry dice che ormai c’è una barriera: «Lui adesso è dalla parte della barricata dell’istituzione». E rincara aggiungendo che il vero guaio è stato quando i Sussex, specie Meghan hanno attirato più riflettori della famiglia dell’erede al trono: erano «upset Meghan was stealing the limelight or doing the job better than the person who is born to do this».

Diviene così quasi impossibile non domandarsi come sia potuto accadere che William ed Harry, legatissimi dalla nascita, il cui affetto reciproco si era rinsaldato dopo la tragica perdita della madre Diana, abbiano potuto diventare acerrimi nemici.

Vero è che questa è la «versione di Harry», mentre Buckingham Palace, i Windsor, restano fedeli alla legge della corona: never explain, never complain. Mai entrare nel merito di polemiche, mai giustificarsi. E forse, sarebbe proprio questo l’agone infernale nel quale i Sussex vorrebbero portarli.

Sullo sfondo ci sono le accuse di «Institutional Gaslighting», insomma di aver voluto manipolare la realtà in modo tale da preservare l’immagine della famiglia reale, a costo di gettare cattiva luce su di loro. Accusa lanciata sempre da Harry, sempre più spietato verso il fratello.

Harry parla di «gioco sporco» e spiega che il fratello avrebbe «rotto un patto» che aveva stretto con William — un patto legato ai diversi team di comunicazione dei diversi membri della famiglia reale. «Nei team avviene a volte che per far “abbassare” una storia sul tuo “capo”, offri ai media qualche storia sul capo di altri esponenti», dice Harry. «Io e mio fratello ci giurammo che non l’avremmo mai fatto», continua: e il sottotesto è che quel patto è stato rotto, proprio da William.

Harry si scaglia anche contro la stampa: «Credo che mia moglie abbia abortito per quel che il Mail ha fatto». Nell’estate del 2021 Meghan annunciò al mondo dalle colonne del New York Times di aver avuto un aborto. E adesso il principe lancia un j'accuse a Fleet Street, ai media per la battaglia che si scatenò tra Meghan e i tabloid.

Negli ultimi episodi della serie Netflix, ha notato il Times, sono state anche manipolate le storiche parole della regina Elisabetta quando compì 21 anni e promise di «dedicarsi per tutta la vita al servizio del suo popolo e dell’impero britannico». Nella serie, per evidentemente sollevare le sensibilità post-imperialistiche, è stato omesso parte del discorso in modo che la regina pronunciasse solo il suo «impegno verso l’Impero».

Mentre le parole della madre di Meghan, in queste ultime puntate, lavorano in direzione di un rafforzamento del parallelismo tra Meghan e Diana, da Harry sempre sottolineato. «Ricordo che mi disse di volersi suicidare… e quella fu una cosa che mi spezzò il cuore», dice nel documentario autobiografico dei Sussex la madre di Meghan, Doria Ragland. E poi è la stessa duchessa a confessare i suoi pensieri suicidi.

E sentire di quel desiderio di togliersi la vita da parte della duchessa fa inevitabilmente tornare alla mente Diana e le sue confessioni. E in definitiva quella intervista del 1995 alla Bbc, al programma Panorama, che William aveva chiesto che mai più andasse in onda. E invece nel documentario torna sempre. La faida tra fratelli forse è solo agli inizi.

Estratto dell’articolo di Antonello Guerrera per “la Repubblica” il 16 dicembre 2022. 

(…)  Harry e Meghan hanno colpito al cuore il Palazzo e l'istituzione monarchica, oltre ad aver rivelato al mondo cosa è accaduto nell'Ok Corral del 14 gennaio 2020 che ha sancito la fuga in California dei Sussex. Harry racconta di essere stato «terrorizzato dalle urla impazzite di William» contro di lui e «dalle bugie di papà». Mentre «mia nonna Elisabetta osserava senza dire niente, incassando tutto».

(…) È oramai quasi scontato che Harry e Meghan non saranno più invitati all'incoronazione di re Carlo III il prossimo 6 maggio a Londra. Perché la frattura è incolmabile, irreversibile. Anche tra i due fratelli la riconciliazione appare impossibile. A farlo capire è Harry stesso: «William è parte dell'istituzione, oramai. Da bambini, dopo aver visto quanto accadeva nell'ufficio di nostro padre riguardo ai tabloid, con William avevamo giurato: "Noi due non faremo mai così". Lui ha rotto il patto». 

Quei fratelli che insieme camminarono tragicamente dietro il feretro della madre Diana 25 anni fa, ora si respingono.

Nell'omonimo documentario, Harry e Meghan non fanno mai autocritica. Ma almeno la seconda parte del film di ieri è molto più appassionante della prima. Perché i duchi ribelli del Sussex raccontano «tutta la loro verità», per la prima volta e con accuse e dettagli straordinari: Meghan da idolo a mostro dei tabloid «a causa della gelosia di William e Kate» e del «gioco sporco» verso di loro;

il Palazzo che non solo ha «negato ogni sostegno» all'ex attrice americana depressa ma anche a Harry per vedere la nonna regina Elisabetta nonostante l'ok di quest' ultima; «l'aborto di Meghan causato dallo stress dei media», secondo il marito; lei che piange nel documentario e che «voleva suicidarsi»; il «rapporto tossico» tra monarchia e tabloid. 

«La mia famiglia ha perso un'occasione storica con l'addio di mia moglie alla Royal Family», è il rimpianto di Harry. «L'avrebbe modernizzata agli occhi del Commonwealth. È stata la morte di un sogno». E ora, il 10 gennaio, esce anche la temuta biografia del duca ribelle. La vendetta e il castigo hanno bisogno di tempo, scriveva Dickens.

Le urla di William, Kate ubriaca e molto altro: come finisce la serie dei Sussex. Il documentario Netflix di Harry e Meghan non risparmia nessuno, accusando la royal family di favoritismi e di un "gioco sporco" ai danni della duchessa di Sussex. Francesca Rossi il 16 Dicembre 2022 su Il Giornale.

Nonostante le tante incongruenze il documentario di Harry e Meghan è, al momento, il più visto di sempre su Netflix. Ben 85 Paesi hanno voluto conoscere la storia dei duchi in 6 puntate. Eppure la serie appare intrisa di un certo vittimismo, di una stancante lamentela già sentita, che poco aggiungerebbe a quanto già detto in passato dalla coppia ribelle.

Il fantasma di Lady Diana

“Mia madre prendeva la maggior parte delle decisioni, se non tutte, con il cuore. E io sono figlio di mia madre”. L’ombra di Lady Diana avvolge tutta la serie e Harry si proporrebbe come suo unico erede morale. "Vedere un’altra donna che amo passare attraverso tutto questo è difficile”, dice ancora Harry, ripensando alla fragilità della madre, che lui rivede in Meghan: “Meghan mi ricorda molto Diana. Ha la sua stessa compassione, empatia, sicurezza”. A Fanpage il giornalista Antonio Caprarica ridimensiona tutto, definendo “ridicolo” e “patetico” questo continuo paragone tra Diana e Meghan e precisando: “Diana era una ragazza veramente ingenua, aveva 18, 19 anni…Meghan Markle è entrata nella famiglia reale a 37 anni, da navigata attrice di Hollywood e aveva molta esperienza di vita, fin troppa, forse”.

“Eccessivamente formali”

Harry e Meghan definiscono i membri della royal family “eccessivamente formali”, rigidi, incapaci di dimostrazioni d’affetto anche in privato. La duchessa si sarebbe stupita del fatto che i cognati non avessero la sua stessa inclinazione per gli abbracci. Ma un amico della principessa di Galles smentisce questa ricostruzione al People: “Kate è di indole amichevole e affettuosa. Saluta tutti con baci e abbracci”. Possiamo ipotizzare che un’eventuale discrezione nel comportamento dei principi verso Meghan possa essere stata dettata solo dalla poca confidenza. Kate e William, forse, volevano conoscere meglio Meghan prima di lanciarsi in calorosi abbracci.

Tra foto e fotogrammi

Nel documentario compare un’immagine decisamente brutta della principessa di Galles, durante il Commonwealth Day del 2019. In più viene mostrato il titolo della copertina di una rivista in cui vi sarebbero fotografie di Kate brilla, che risalgono al 2007. Errore o strategia denigratoria? In entrambi i casi, un fatto imperdonabile, una possibile, nuova ondata di fango sulla royal family. Nella serie, poi, c’è un fotogramma in cui si vedono dei paparazzi intenti a scattare foto. Peccato che gli obiettivi non siano i Sussex, bensì J.K. Rowling alla prima di “Harry Potter e i Doni della Morte 2”, nel 2011. Forse Harry e Meghan non erano al corrente di questo montaggio, ma ciò non li scagiona, visto che si tratta della loro storia, come hanno ribadito più volte. C’è poi, un mistero: la docuserie ha mandato in onda alcuni passaggi dell’intervista di Diana del 1995, ma sembra che Netflix non abbia chiesto il permesso alla Bbc, la quale avrebbe garantito non solo di non diffondere più il video, come richiesto da William, ma di non cederne i diritti ad altri.

L’inchino-beffa

Nella seconda puntata del documentario Meghan ostenta un inchino, ricordando il suo primo incontro con la regina Elisabetta. Spalanca le braccia, si piega in avanti e dice, beffarda: “Quando ho finito ho chiesto: ‘Sono andata bene?’”. Un gesto forse sprezzante, una presunta presa in giro, una mancanza di rispetto alla memoria della sovrana defunta, dicono i tabloid, che a Londra nessuno ha gradito. Se davvero Meghan non tiene in alcuna considerazione le regole del protocollo, magari considerandole anacronistiche, se in lei suscitano tanta ironia (fuori luogo), come sembrerebbe, perché si firma ancora duchessa di Sussex? Caprarica commenta: “Possibile…che ignorasse che bisognava fare l’inchino alla Regina?...Se nessuno glielo aveva spiegato, o non lo aveva capito, è un problema serio ed è un problema suo”.

Il mistero del primo incontro

Tra le tante cose che non tornano vi sono anche le circostanze del primo appuntamento dei Sussex. La coppia dice di essersi conosciuta via Instagram: “Poi ci siamo detti: incontriamoci. Abbiamo prenotato in un locale. Harry era rimasto bloccato nel traffico”. Alla fine i due si sarebbero visti e, siccome la serata sarebbe andata bene, avrebbero deciso di incontrarsi il giorno seguente, nello stesso posto. Però nel 2017, durante l’intervista alla Bbc in cui venne ufficializzato il loro fidanzamento, Harry e Meghan raccontarono di essersi conosciuti a Londra, nell’estate 2016, grazie a un appuntamento al buio organizzato da un'amica. Qual è la verità?

Il “capro espiatorio”, ovvero “il corpo estraneo”

Secondo Harry e Meghan William, Kate e Carlo sarebbero stati “gelosi” del loro successo. La duchessa “aveva rubato loro le luci della ribalta”. Per questo, dice un’amica dei Sussex, Lucy Fraser, Meghan sarebbe diventata “il capro espiatorio” della famiglia. La Markle dice che i Windsor non avrebbero mai cercato di “adattarsi" a lei. Un segretario della Regina le avrebbe spiegato il suo posto a corte con un paragone molto forte: “È come un pesce che nuota alla perfezione. È veloce, sfrutta la corrente giusta. Poi, un giorno, arriva questo corpo estraneo”. Il “pesce” dovrebbe essere la monarchia, il “corpo estraneo” Meghan. La domanda viene spontanea: la duchessa ha mai cercato di adattarsi davvero alla corte, di trovare un compromesso? Attenzione: da vittima a vittimista il passo è breve.

Le urla di William

Durante il summit di Sandringham, nel gennaio 2020, subito dopo la Megxit, William e Harry avrebbero avuto un’accesa discussione: il duca ha ricordato: “È stato terribile [vedere] mio fratello gridare contro di me e mio padre dire cose che, semplicemente, non erano vere. E mia nonna…era seduta lì in silenzio…Continuai con la stessa proposta che avevo già fatto pubblicamente…avere un lavoro nostro ma anche essere al servizio della Regina. Divenne subito chiaro che non c’era nulla da discutere”. Anzi, ci sarebbe stata una nota ufficiale in cui veniva liquidata la questione secondo cui William avrebbe cacciato Harry dalla famiglia: “Non ci potevo credere. Nessuno mi aveva chiesto nulla. Nessuno mi aveva chiesto il permesso di mettere il mio nome su un comunicato come quello…erano felici di mentire per proteggere mio fratello, ma non avevano alcuna intenzione di dire la verità per proteggere noi”. Però l’impressione che si ricaverebbe da tutti questi aneddoti è che Harry e Meghan stiano sempre dalla parte della ragione e le colpe siano sempre degli altri. Sarà davvero così?

L’aborto? “Colpa” dei media

“Credo che mia moglie abbia avuto un aborto a causa di ciò che disse il Mail”, dichiara Harry. Un’affermazione grave. Lo stesso duca la ritira, almeno in parte, subito dopo, chiarendo che non vi sono prove scientifiche che possano avallare questa tesi. Lo stress vissuto da Meghan a causa degli articoli sul suo conto potrebbe aver influito sulla sua gravidanza, commenta ancora. Tutto ciò, però, non sarebbe dimostrabile. Dunque accuse di questo tipo andrebbero ponderate con grande attenzione. I Sussex dicono anche che, pur di avere un “momento di tregua” avrebbero pianificato di “restituire i titoli”. Proposito che sarebbe stato comunicato, subito dopo la Megxit, all’allora principe Carlo. Eppure Harry e Meghan hanno realizzato un documentario che è tutto meno che un “momento di tregua”.

Guerra totale ai Windsor. Harry: "Mio padre mentì e William mi urlò contro". Diffuse le ultime 3 puntate della serie Netflix. La più vista nella storia della piattaforma. Gaia Cesare il 16 Dicembre 2022 su Il Giornale.

Il j'accuse di Harry e Meghan contro la Casa Reale britannica e contro «il sistema» avvelenato di commistione tra il Palazzo e i media si chiude in mondovisione con la messa in onda delle ultime tre puntate del documentario Netflix, già il più visto in tutta la storia della piattaforma la scorsa settimana, quella del debutto. Se i primi tre capitoli avevano già causato qualche mal di pancia a Buckingham Palace, il finale suona come il redde rationem nella relazione già compromessa fra Harry, il secondogenito di Carlo e Diana, e la famiglia reale più pop al mondo.

Urla e bugie, denuncia il ribelle di casa Harry, nella seconda parte della serie, in cui con la moglie Meghan reitera le accuse sul clima irrespirabile che li avrebbe costretti a fuggire da Londra, destinazione California. Le prime, le urla, imputate al fratello William, futuro erede al trono. Le seconde, le bugie, attribuite al padre Carlo, che allora non aveva ancora ereditato la corona, quando la famiglia si riunì nel gennaio 2020 nella residenza di Sandringham per discutere la decisione della coppia di ritirarsi dal ruolo di reali a tempo pieno. «È stato terrificante vedere mio fratello urlare contro di me mentre mio padre diceva cose che semplicemente non erano vere e mia nonna (la regina Elisabetta) assistere all'intera scena e assorbire tutto». Harry avrebbe voluto fare un passo indietro, ma continuare a lavorare per la Casa reale e trovare un compromesso. Non gli fu concesso: «Era dentro o fuori».

«Non avevamo altra scelta che andare via a quel punto», racconta il duca di Sussex, spiegando come la goccia che fece traboccare il vaso fu una dichiarazione congiunta, a nome dei due fratelli, rilasciata senza il suo consenso, subito dopo quell'incontro, «in cui si negava la storia di William che ci bullizzava, per cacciarci fuori dalla famiglia». Harry racconta l'enorme delusione per il patto infranto dal fratello. I due - dice - sapevano come lavorava l'ufficio del padre. Il riferimento è a verità negate o edulcorate e a menzogne per non mettere in cattiva luce Carlo come futuro Re. «Ci eravamo sempre detti che non sarebbe mai successo tra noi». Invece, è il senso della denuncia di Harry, per coprire il clima pesante attorno a lui e Meghan, per far brillare il fratello William, il copione si è ripetuto. «Erano felici di mentire per proteggere mio fratello».

«Un gioco sporco», «una manipolazione istituzionale». Così viene definito l'intreccio tossico tra il Palazzo e i media del «royal rota», quei sette giornali, tra cui diversi tabloid ma anche The Times e il Daily Telegraph, che hanno accesso prioritario e diritto di anteprima su notizie e immagini della Famiglia reale sulla base di un accordo. Per tutto il documentario Harry addita questa commistione come il male profondo che avvelena le relazioni di casa Windsor. La coppia, nonostante, anzi a causa dell'enorme popolarità raggiunta nel Regno Unito con l'arrivo di Meghan, che avrebbe «turbato» altri membri della famiglia, sarebbe diventata «il capro espiatorio» sul quale si sono riversati pettegolezzi, bugie e attacchi, per salvare Carlo e William - e dunque la monarchia - dalle malelingue e della cattiva stampa. «Non fui solo gettata ai lupi, venni data in pasto ai lupi», spiega Meghan, mentre i due rincarano le accuse di razzismo e tornano sui pensieri suicidi di lei.

Da Buckingham Palace ieri un silenzio eloquente. Re Carlo e la regina Camilla, insieme a William, Kate e i loro figli, hanno partecipato al concerto di Natale a Westminster Abbey. Uniti e impassibili di fronte agli attacchi. Come a dire: questa è la vera famiglia reale.

Rivelazioni, accuse, lacrime: cosa c'è nel documentario di Harry e Meghan. La vita degli ex duchi di Sussex tra rivelazioni e accuse alla Corona implode nel nuovo documentario disponibile dall'8 dicembre su Netflix. Carlo Lanna il 9 Dicembre 2022 su Il Giornale.

Tutto ciò che riguarda la vita dei reali inglesi ha sempre destato l’interesse sia del pubblico che della stampa, sempre pronta a rivelare scoop e retroscena (veri o presunti) su quanto accade tra le mura di palazzo. Dapprima c’era una semplice riverenza, ma dopo la morte di Lady Diana avvenuta nel 1997 in un tragico incidente d’auto, niente è stato più lo stesso. La famiglia dei Windsor, per la prima volta, ha dovuto affrontare il giudizio dei sudditi e tutta una serie di polemiche (e di critiche) uscite fuori dopo il tragico evento. In epoca più recente, poco prima dello scoppio della pandemia, la Megxit ha segnato un'altra frattura all’interno della famiglia reale inglese. L’uscita di scena di Harry e Meghan, la voglia di indipendenza della coppia e la rinuncia (da parte di entrambi) ai titoli reali ha scatenato un vero e proprio tornado e tanti malumori per la defunta regina e il neo re di Inghilterra. Tra gossip mai del tutto fondati, biografie pungenti e algide rivelazioni in interviste tv, la vita di Harry e Meghan è sempre stata sotto l’occhio nel ciclone anche se i due hanno un’esistenza lontano dalla corte e da Londra.

Quale sarebbe stato il motivo dietro la scelta di rinunciare al benessere e all’autorevolezza della corona, pur di vivere una vita tranquilla e serena? Sono proprio Harry e Meghan che rispondono a queste annose domande in un documentario che, dall’8 dicembre, è disponibile su Netflix. Sei gli episodi previsti – i restanti tre arrivano il 15 dicembre – per uno sguardo vivido e sincero sulla vita dei duchi di Sussex. Girato come una vera e propria serie tv, miscelando interviste inedite e aneddoti mai raccontati, il documentario che avrebbe dovuto far tremare le mura di palazzo si è trasformato in un nulla di fatto. Poche le verità svelate e troppo ingombrante il ricordo ancora vivo di Lady Diana.

Il primo incontro tra Harry e Meghan

Le interviste sono state registrate a Los Angeles, prima della morte della Regina Elisabetta. Ai racconti dei due ex duchi si alternano immagini della loro vita quotidiana. C’è una Meghan che cura il pollaio di casa e c’è un Harry in abiti casual che gioca con i suoi due figli. Subito dopo il documentario cambia registro, aprendo una lunga parentesi sulle storie personali della coppia, raccontando il modo in cui si sono conosciuti e il loro primo incontro. Anche se alcuni dettagli sono emersi già nella biografia "Libertà", sentirli dalla voce tremante di Harry e Meghan fa un certo effetto. I due, ancora oggi, non si rendono conto di ciò che è accaduto, non riuscendo quasi a spiegare la forza di quel sentimento così forte che ha legato – indissolubilmente - i loro cuori. La prima parte del documentario apre una lunga parentesi sulla loro vita di coppia e sul fatto che nessuno dei due avrebbe mai potuto immaginare che la frequentazione potesse diventare qualcosa di più. Il focus maggiore si concentra su Harry, il quale ammette di essere stupito e di "non trovare una ragione" nella scelta di Meghan che, per amore, avrebbe rinunciato al suo status di attrice e di donna di spettacolo pur di vivere la sua vita accanto a un principe.

Le paure di un principe

Da qui in poi, il documentario comincia a toccare argomenti molto spinosi. Dal rapporto di Harry e Meghan con la stampa, passando per gli attriti con Carlo e il resto della famiglia, fino alle paure recondite dell’ex duca in merito al destino della sua storia con Meghan. Harry, visibilmente commosso, si lascia andare a un flusso di coscienza e ricorda la sua infanzia vissuta – causa forza maggiore – sotto il flash dei fotografi e, soprattutto, rammenta l’immagine della madre la cui morte ha lasciato un’ombra dentro di lui che a distanza di tempo non riesce proprio a dimenticare. Rivela che, proprio l’interesse quasi ossessivo della stampa, con news e gossip che lui ritiene del tutto infondati, avrebbero fatto sorgere in lui le preoccupazioni sulla vita di Meghan. E, a causa di questo, il principe avrebbe dovuto compiere una scelta drastica pur di mettere al sicuro la moglie e i figli.

Accuse di razzismo e di non "aver mai fatto abbastanza"

Da qui in poi gli animi cominciano a scaldarsi e scattano le prime accuse pesanti lanciate da Harry e Meghan nei riguardi della famiglia reale. Accuse velate, questo bisogna ammetterlo, ma che non lasciano nulla al caso. Spuntano quelle illazioni di corte in cui tutti avrebbe mal visto il colore della pelle di Meghan e che la ex duchessa avrebbe circuito il principe solo per un puro tornaconto personale. Come spuntano ancora una volta le accuse alla stampa inglese troppo ingombrante della vita della coppia, e come tornano a galla le stesse accuse che Harry avrebbe rivolto alla famiglia – soprattutto a William e a Carlo – di non aver mai assunto una chiara e precisa presa di posizione su quanto è accaduto. Parole schiette, fin troppo sincere, che aprono una ferita mai rimarginata. Eppure, nonostante ciò, il documentario mantiene la sua sospensione di incredulità e racconta fatti e avvenimenti senza mai scendere del dettaglio, e senza una vera presa di coscienza.

Un documentario che non racconta nulla di nuovo

Criticato prima ancora di arrivare su Netflix perché i duchi avrebbero rivelato dettagli basati su "semplici" elucubrazioni, il documentario sui social è diventato comunque virale poche ore dopo il suo debutto. Fa parte di uno dei tanti progetti che sono stati realizzati da Harry e Meghan dopo aver abdicato come duchi, ma, di fatto, nonostante i temi trattati, non si racconta nulla di veramente eclatante e le tante verità sulla vita della coppia restano ancora nell’ombra. E, di sicuro, così resteranno ancora per molto tempo. Infatti, la docu-fiction non fa altro che raccontare particolari già noti alla stampa e al pubblico, senza alzare il velo su quanto sarebbe accaduto prima della Megxit e senza spiegare perché la coppia avrebbe voluto rinunciare al titolo e al prestigio. Resta un prodotto di ottima fattura ma fine a se stesso.

La verità dietro la fiction: cosa c’è dietro?

Ciò che riguarda la vita di Meghan Markle resta ancora oggi un mistero. Di lei si conosce poco o nulla. Ha fatto battere il cuore di Harry e ha scosso nel profondo una famiglia che, dopo anni, deve fare ancora i conti con lo spettro di Lady Diana e, allo stesso tempo, è stata l’unica donna che ha saputo mettere in riga il principe ribelle, regalando al secondogenito di Carlo una prospettiva di vita diversa. Meghan è stata capace di spezzare (forse definitivamente) il legame di Harry con il padre e con il fratello.

La biografia ufficiale del Principe Harry

Ci sono però altri progetti in cui Harry e Meghan sono coinvolti. Il prossimo 10 gennaio, in contemporanea mondiale, in Italia per Mondadori arriva la prima biografia ufficiale del principe. Dal titolo "Spare – il Minore", Harry promette (di nuovo) di raccontare il suo punto di vista sulla famiglia reale. A Londra già tremano, ma alla luce di un documentario che è stato un nulla di fatto, si sospetta che il anche il libro possa essere solo una grande bolla di sapone e macina soldi.

Principe William, "hanno passato il limite": "rissa" con Harry. Libero Quotidiano il 9 dicembre 2022.

Il principe William sarebbe furioso con Harry e Meghan per via del documentario uscito ieri su Netflix. A far innervosire l'erede al trono, secondo quanto riportano fonti vicine a Buckingham Palace, sarebbe stato soprattutto un particolare. In generale, comunque, secondo i reali, i duchi di Sussex si sarebbero spinti troppo oltre rispetto a certi argomenti.

I primi tre episodi della docuserie "Harry e Meghan" rappresenterebbero un vero e proprio affronto per la famiglia reale, soprattutto perché i duchi di Sussex parlano di argomenti e questioni che a Londra avrebbero preferito mantenere nascoste o che comunque danneggiano l'immagine dei reali in un momento difficile dopo la scomparsa della Regina Elisabetta.

 Oltre al tema del razzismo nei confronti di Meghan, ciò che più avrebbe fatto arrabbiare il principe William sarebbero le dichiarazioni di Harry sulla famosa intervista che Lady Diana rilasciò a Panorama nel 1995. Il motivo? In passato William e Harry avrebbero promesso l'uno all'altro di non parlarne mai più. Durante quell'intervista, infatti, la principessa raccontava tutto ciò che non andava con l'allora principe Carlo e la vita difficile che viveva a Buckingham Palace. Adesso, dopo l'uscita di questo documentario, Harry e Meghan avrebbero perso qualsiasi opportunità di essere riammessi a corte.

Antonello Guerrera per “la Repubblica” il 9 dicembre 2022.

Altro che " never complain ", " never explain ", come da motto della regina Elisabetta. Harry e Meghan si lamentano e spiegano tutto nella prima parte del loro esplosivo e omonimo documentario. Mentre la vittima sacrificale dello show intimo e globale insieme, che gli ha fruttato già 100 milioni di euro da Netflix, resta uno: la Royal Family, dalla quale sono fuggiti nel marzo 2020. Famiglia reale che ha già sbottato. Niente di ufficiale, come da prassi. Ma dietro la maschera delle "fonti", il Palazzo trasuda disappunto e malumore: «Nessuno ci ha contattati », hanno fatto sapere "alti rappresentanti" reali al Times , smentendo seccamente il disclaimer di Netflix: «Abbiamo chiesto alla Royal Family di commentare, senza successo ». «Una bugia!», ringhia Buckingham Palace. E il deputato conservatore Bob Seely attacca: «Toglietegli i titoli reali, a quei due!».

Il principe William sarebbe "furioso" con il fratello e la genera, come racconta il Daily Mirror, per aver tirato di nuovo in ballo la madre Diana. A inizio della prima puntata, infatti, Harry non solo dice che la vita sua e della moglie è stata rovinata dai paparazzi come per la povera madre morta il 31 agosto 1997 a Parigi. Ma aggiunge: «Dovevo proteggere la mia famiglia, affinché ciò non riaccadesse. Io sono come mia madre, prendo le decisioni con il cuore. E anche Meghan mi ricorda molto Diana: ha la stessa compassione, empatia e sicurezza».

Apprezzamenti che avrebbero fatto ribollire il sangue di William, che aveva chiesto più volte di non riciclare l'intervista bomba di Lady D del novembre 1995 (quella del «matrimonio affollato» con Carlo causa Camilla) estortagli dalla Bbc con l'inganno.

Ma continuano gli attacchi alla Royal Family nel documentario, evidentemente pianificato già dalla primavera del 2020: difatti inizia con un video apposito girato da Harry all'aeroporto di Heathrow, prima dell'esilio in Nordamerica. E oltre alle "minacce di morte" contro Meghan in lacrime, la guerra contro i tabloid, i dettagli del primo incontro della coppia, le gaffe e le ironie della neo-duchessa nella Royal Family su come inchinarsi alla Regina, ci sono altre critiche alla famiglia. 

Nell'agiografico e talvolta contraddittorio film (la coppia si filma in auto per Netflix mentre viene inseguita da un paparazzo), la Royal Family viene infatti etichettata come un posto dove le «donne soffrono », Meghan spiega che William, Kate e gli altri sono «così eccessivamente formali, anche in privato». Harry aggiunge che «ci sono pregiudizi inconsapevoli » tra i familiari. C'è un velato attacco al padre Carlo quando dice che «gli amici in Africa sono quelli che mi hanno fatto crescere».

E con sarcasmo racconta le reazioni quando presentò Meghan: «Erano tutti sorpresi che io, il rosso, avessi fatto qualcosa di buono...». Insomma "Spare", "la ruota di scorta", come il titolo della sua temuta biografia in uscita il 10 gennaio.

E già. Non siamo neanche a metà della tempesta per il povero re Carlo III. La seconda parte del film, in onda giovedì prossimo, sarà ancora più devastante perché si occuperà degli ultimi due tumultuosi anni di Meghan e Harry a Palazzo, prima del clamoroso addio. A Buckingham Palace tremano. Intanto, contro i "fuggitivi" si è scatenata la stampa britannica, anche perché il documentario accusa brutalmente il Regno Unito di un razzismo endemico e coloniale: per il Telegraph i due duchi sono «ingiusti», il Sun scrive che «Harry è manipolato» e persino un giornale "comprensivo" come il Guardian ha ammesso che «gli è andata di traverso la colazione» davanti a cotanto narcisismo. Alla prossima settimana.

Paola De Carolis per corriere.it l’8 dicembre 2022.

Giornali, siti e tv con aggiornamenti live, i royal watchers con le penne affilate, pronti a scendere in campo e i primi giudizi su Harry e Meghan. «Non hanno consultato i reali», scrive un giornale. «Un progetto vanità», sancisce un altro, eppure il Paese guarda, affascinato, perché con il documentario su Netflix — disponibile da oggi, giovedì 8 dicembre — i duchi del Sussex si sono messi a nudo. 

Quello dei Sussex è un sceneggiato che riporta ai tempi di Diana e il divorzio da Carlo e le interviste a tutto campo concesse dai due principi. Si avvale delle testimonianze di vari colleghi ed amici di Meghan, i compagni di scuola di Harry e diversi noti scrittori e commentatori britannici che hanno contribuito a dare un contesto sociale e storico sul significato del fattore razza nell’accettazione della duchessa. 

Non mancano le rivelazioni: la fredda formalità di William e Kate anche a porte chiuse, l’incapacità dei reali di capire che le critiche contro Meghan erano motivate da sentimenti razzisti, il pregiudizio inconscio dei Windsor, i timori di Harry sull’incolumità della moglie. 

Se è centrato più sul rapporto tra i due protagonisti e su momenti intimi della loro storia, il documentario lancia inoltre un duro j’accuse contro la stampa e l’impossibilità di condurre un’esistenza normale all’interno dei Windsor. 

«La maggior parte dei miei ricordi d’infanzia – precisa Harry – è legata ai paparazzi. Non c’è mai stata una vacanza in cui un fotografo non è saltato fuori dai cespugli». Il principe ricorda che già da bambino si sentiva scrutato e osservato. 

«Mia madre ha fatto un lavoro strabiliante per proteggerci», precisa, perché conosceva la realtà del continuo interesse della stampa. E l’intervista di Panorama? «Ora sappiamo che mia madre è stata incastrata, ma allo stesso tempo dobbiamo riconoscere che ha rivelato la sua esperienza». 

«Mia madre – ha aggiunto – è stata seguita, infastidita e molestata dai fotografi quando era sposata, dopo la separazione la situazione è peggiorata ulteriormente». «Le donne che entrano in questa famiglia attraverso il matrimonio soffrono», ha precisato. «Non volevo che la storia si ripetesse». 

«La mia prima responsabilità – ha sottolineato – è quella di proteggere la mia famiglia» perché la dinamica che si viene a creare è quella di «cacciatori contro prede». 

Meghan, stando al principe, è molto simile a Diana: «Ha la stessa compassione, lo stesso calore». «La nostra è una storia d’amore. All’inizio lei ha lasciato il suo mondo per unirsi al mio, dopo sono stato io a lasciare il mio per entrare nel suo». 

Il primo incontro (Harry arrivò in ritardo, «ero molto in ansia», racconta il principe, «era tutto rosso, sudato», precisa Meghan), un’ora insieme, per un drink, il giorno dopo l’invito a cena, la prima foto scattata insieme in un piccolo ristorante di Soho, una coppia a tutti gli effetti normale, il viaggio in Africa, cinque giorni in tenda assieme, e così via. Harry, racconta Meghan, sapeva cosa cercava.

Il comportamento dei due in Gran Bretagna, la decisione di staccarsi dai reali e di trasferirsi negli Usa così come quella di raccontare la propria storia sono aspetti che nell’interpretazione dei duchi sono profondamente legati alla morte di Diana, alla divisione tra pubblico e privato che per la principessa del Galles era stata così difficile. 

«Quando è morta mia madre è come se William ad io avessimo due cappelli, quello di figli addoloratissimi, l’altro quello dei reali, del si va avanti nonostante le difficoltà. Il paese ci ha raccolto come se fossimo figli loro, l’aspettativa di vederci in pubblico è stata difficile da gestire». 

I duchi, precisa Harry, hanno fatto il possibile per adeguarsi a vivere con i Windsor, ma la situazione era «intollerabile». All’inizio tutto sembrava possibile: «Mia nonna è stata il primo parente che Meghan ha conosciuto», ha ricordato Harry, sottolineando la naturalezza della regina e il suo calore. «Credo che per Meghan sia stato un po’ uno shock. Non aveva idea di cosa l’aspettasse».

Meghan credeva che privatamente avrebbe trovato tra i reali più calore e meno formalità. Non è stato così. La duchessa si è sentita sotto attacco e incompresa e, soprattutto, per la prima volta ha dovuto affrontare il fattore razza: prima del suo fidanzamento con il principe Harry il suo essere birazziale non era particolarmente importante anche da piccola se aveva assistito con orrore a un paio di attacchi verbali contro la madre. 

Meghan ha inoltre sottolineato il suo sconcerto di fronte all’atteggiamento del padre e del suo lato della famiglia, parenti distanti con i quali, sottolinea, ha avuto pochissimi contatti nell’arco degli anni. Estratto dell'articolo di Ilaria Ravarino per "il Messaggero" il 2 dicembre 2022.

Un trailer di un minuto, poco più che un'anticipazione, e tanto è bastato ieri per far insorgere gli inglesi su Twitter, con abbonati che minacciavano la diserzione dalla piattaforma e accuse di tradimento alla Corona. Annunciata in arrivo «prossimamente su Netflix» (la data ipotizzata è l'8 dicembre) la docu-serie in sei episodi Harry & Meghan ieri si è mostrata nelle prime immagini primi piani dei duchi di Sussex, fotografie della loro storia d'amore, frammenti di interviste e soprattutto nelle prime rivelazioni. «Perché facciamo questo documentario? dice la coppia nel filmato perché nessuno sa cosa succede dietro a quelle porte chiuse».

Una frase che suona come una dichiarazione di guerra (le porte sono, naturalmente quelle reali di Buckingham Palace) a pochi giorni dal possibile incontro dei principi William e Kate in questi giorni negli Stati Uniti, a distanza di nove anni dall'ultimo viaggio oltreoceano con Harry e Meghan, che martedì prossimo saranno a New York per un premio assegnato dalla Fondazione Kennedy. «Ho fatto tutto quello che potevo per proteggere la mia famiglia», dice nel teaser Harry, un istante prima che la moglie scoppi in lacrime. (…)

Per i tabloidi britannici il matrimonio dei duchi sarebbe al capolinea, con un divorzio previsto per l'inizio del 2023: «Visto che la posta in gioco è così alta - dice Markle in chiusura del filmato, quasi rispondendo ai pettegolezzi di questi giorni - non ha più senso se a raccontarvi la nostra storia siamo noi?». Pochi i dettagli filtrati da Netflix sul contenuto della serie, un «evento globale» che «farà luce sulla storia d'amore della coppia, tratteggiando anche un'immagine definita dei nostri tempi e dei rapporti fra le persone».

Nel cuore del progetto «gli anni clandestini della loro storia d'amore», commentati da amici e familiari «che non hanno ancora mai detto ciò cui hanno assistito», fa sapere il comunicato della piattaforma. (…)

DAGONEWS il 6 dicembre 2022.

Harry e Meghan scodellano un atro trailer del loro documentario in onda su Netflix dall’8

dicembre e riescono, ancora una volta, a far incazzare tutti. Ma questa volta nessuno ha più intenzione di subire e si passa al contrattacco. A essere sguinzagliata è la stampa pro monarchia che ha pizzicato i “paladini della verità” a rifilare una serie di immagini fake al pubblico. 

A far incazzare sono soprattutto le immagini in cui i duchi di Sussex fanno credere di essere perseguitati dai paparazzi. Peccato che le immagini non le riguardino affatto.

Che i due volessero rifilare una patacca al pubblico di Netflix si era capito dal primo trailer in cui i due mostrano un gruppo di fotografi schierati in prima fila. Peccato che le immagini facciano riferimento alla prima di Harry Potter nel 2011. 

Non solo: ci sono altre tre immagini fake.

Una riguarda i giornalisti che inseguono Katie Price fuori da un tribunale l’anno scorso. In un’altra immagine si vede un’immagine di Harry e Meghan con in braccio il piccolo Archie durante la visita all'arcivescovo Desmond Tutu: dall’alto sbuca un obiettivo e il fotografo scatta. Ma non c’è nessuno scatto rubato: era tutto concordato. 

Infine c’è un’immagine che mostra le telecamere intorno assiepate intorno a una limousine. Poi il fotogramma si interrompe per lasciare spazio a una Meghan che piange disperata su un divano. In realtà in quella macchina non c’era lei, ma Michael Cohen, ex avvocato di Donald Trump, diretto in prigione a New York nel 2019.

Antonello Guerrera per “la Repubblica” il 6 dicembre 2022.

"Un gioco sporco". "Razzismo". "Odio". "Le donne nella Royal Family soffrono". Siamo solo al secondo trailer del nuovo attesissimo documentario di Harry e Meghan da giovedì in onda su Netflix, e cresce la tempesta. Il film si preannuncia esplosivo, come la clamorosa intervista dei duchi del Sussex a Oprah Winfrey due anni fa. Se il primo trailer qualche giorno fa era stato accusato di essere una "dichiarazione di guerra" a William e Kate, stavolta Harry e Meghan rincarano la dose.

 da amata sia diventata subito odiata nel Regno Unito, almeno nella sua versione dei fatti. A sostegno di questa tesi, nel trailer si parla di "campagna di odio" contro Meghan, "vittima per soddisfare altre persone", racconta l'avvocata della coppia, Jenny Aria. C'è poi Christopher Bouzy, imprenditore tech americano, supporter dei due, che parla di il "razzismo".

Infine, irrompe lo stesso marito Harry. Che accusa la famiglia reale persino di "gioco sporco" citando i leak ai tabloid che la coppia attribuirebbe allo staff di William e Kate. Insomma, "uno scontro frontale, un incredibile e distruttivo atto di vendetta che acuirà la frattura tra i fratelli", spiega l'esperto reale Richard Fitzwilliams. Senza contare che il 10 gennaio uscirà pure l'autobiografia di Harry, Spare - Il minore, che già dal titolo si preannuncia altrettanto catastrofica per la Royal Family e il padre Carlo.

Ma il principe ribelle, mentre sfoglia i giornali con Meghan ancora una volta in lacrime e incinta della secondogenita Lilibet, racconta anche come "le donne della Royal Family soffrano; c'è una gerarchia", e subito sfilano le immagini della madre Diana soffocata dai paparazzi, paragonate alle intrusioni che avrebbe subito Meghan: "Avevo già vissuto qualcosa del genere.

Per questo dovevo proteggere la mia famiglia". E un'ultima frase, quasi minacciosa: "Nessuno sa tutta la verità. Noi la sappiamo".

Verità? Nel trailer ci sono tre immagini che sembrano essere rubate da circostanze molto diverse. 

Per esempio, una scena di fotografi che accerchierebbero Meghan sarebbe risalente a un'udienza di Katie Price l'anno scorso. Un'altra sarebbe invece la première di Harry Potter a Londra. E un altro spezzone viene spacciato per immagini di fan di Meghan e Harry ma in realtà erano quelli di Queen Mary, moglie di Giorgio V. "Sono senza parole", è il laconico commento della royal watcher Angela Levin al Sun.

I primi episodi dell'incendiario Meghan & Harry (diretto dalla regista Liz Garbusche) insieme all'altra collaborazione con Spotify frutterà alla coppia oltre 120 milioni di euro, saranno trasmessi su Netflix giovedi e la seconda parte il 15 dicembre. La Royal Family trema. Re Carlo III, secondo il Daily Express, non vorrebbe chiudere la porta al figlio Harry e alla nuora Meghan: "Business as usual" sarebbe l'ordine a palazzo, anche se il monarca e la consorte Camilla sarebbero "stanchi" della vicenda.

Ma chissà se dopo questo docufilm il re cambierà idea. Anche perché il danno di immagine per la Royal Family potrebbe essere devastante, soprattutto tra le generazioni più giovani. E il futuro re William sarà furioso di vedere l'adorata madre sfruttata così dal fratello. Un'altra fonte irritata di Buckingham Palace sbotta al Daily Mail: "Credete che queste scenate ci danneggino? Passata anche questa, che diavolo altro avranno da raccontare quei due?".

"È nel mirino dei terroristi di estrema destra". Paura per Meghan. Storia di Francesca Rossi su Il Giornale l’1 dicembre 2022.

Nell’elenco dei loro potenziali obiettivi i terroristi di estrema destra avrebbero inserito anche il nome di Meghan Markle. A quanto pare la duchessa sarebbe stata oggetto di minacce che la polizia non avrebbe mai sottovalutato. Sarebbe esistito e, forse, esisterebbe ancora un potenziale rischio per la sua vita, soprattutto ora che lei e Harry vivono negli Stati Uniti e non possono più contare sulla scorta riservata alla royal family.

Minacce e insulti

L’ex assistan commissioner di Scotland Yard, Neil Basu, che ha appena lasciato la polizia dopo trent’anni di servizio, sei dei quali passati nel nucleo antiterrorismo, tra il 2015 e il 2021, ha rivelato a Channel 4, in un'intervista citata dalla Bbc che ci sarebbero stati interi team di investigatori impegnati nelle indagini relative alle minacce contro la duchessa di Sussex. Nulla sarebbe stato lasciato al caso perché, ha spiegato Basu, Meghan sarebbe stata un obiettivo di invettive "disgustose" ma "credibili", "serie". "C’è gente che è stata incriminata per questo", ha aggiunto l'ex poliziotto, facendo intendere che il rischio per l’incolumità della duchessa sarebbe esistito davvero e, dunque, era comprensibile che lei si "sentisse continuamente minacciata".

Neil Basu si è occupato dell’attacco terroristico a Manchester (2017), al London Bridge (2019) e del caso di avvelenamento di Skripal, ex spia sovietica e di sua figlia (2018). Conosce molto bene il fenomeno del terrorismo e ritiene che quello di estrema destra, nel Regno Unito, "non sia la minaccia più grande, ma quella con la crescita più rapida", poiché "quando entrai a far parte dell’antiterrorismo, nel 2015, la portata del lavoro relativo all’estremismo di destra costituiva il 6%. Quando me ne andai, nel 2021, era al 20%". Parlando delle minacce ricevute da Meghan Markle Basu ha dichiarato: "Se aveste visto le cose che sono state scritte…il tipo di retorica che esiste online…vi sentireste minacciati tutto il tempo".

In effetti Meghan è stata bersaglio di insulti e minacce fin dal suo arrivo a corte, come ricorda Il Corriere.it. Venne accusata di "contaminare" i Windsor per le sue origini afroamericane e nel 2019 due neonazisti di 18 e 19 anni vennero arrestati e condannati a una pena fra i 18 mesi e i 4 anni di carcere per aver detto che il principe Harry sarebbe "un traditore della razza" e per questo meriterebbe di morire. Non solo: nel 2018, poco prima del royal wedding di Harry e Meghan, venne inviata a St. James Palace una lettera offensiva accompagnata da polvere di antrace.

La paura di Harry

Alla luce delle rivelazioni di Neil Basu apparirebbe più comprensibile la scelta del principe Harry e di Meghan Markle di andare via. La loro non sarebbe stata paranoia o un capriccio. Al di là delle faide familiari, che sembra proprio abbiano avuto un peso notevole nella decisione dei Sussex di ritirarsi dai doveri ufficiali, vi sarebbe anche una concreta minaccia alle loro vite. Forse tutte le volte in cui il duca ha espresso la sua perplessità sul potere dei social media e sulla sicurezza della sua famiglia, potrebbe aver avuto in mente proprio gli insulti pericolosi di cui sarebbe stata oggetto Meghan.

Allo stesso modo, Harry avrebbe avuto davvero paura per il suo futuro, per quello della moglie e dei figli quando, nel marzo 2021, disse a Oprah Winfrey: "Ho temuto che la storia si ripetesse", alludendo al destino tragico di Lady Diana e chiosando: "Non si fermeranno finché lei non morirà". Persino nel momento in cui Meghan ha parlato dei suoi pensieri suicidi, con il senno di poi, non si può far a meno di ricollegare le sue parole alle minacce rivelate da Neil Basu.

Forse il disagio di Harry e Meghan proveniva, almeno in parte, da questa sensazione di non essere mai al sicuro. Tuttavia il trasferimento in California non avrebbe risolto niente. I duchi non hanno più la scorta destinata alla royal family e la battaglia legale del principe per riottenerla potrebbe essere basata su reali paure. Con le minacce a Meghan Markle di cui ha parlato Neil Basu, si riaprirebbe il problema della scorta ai Sussex e riemergerebbero le implicazioni dovute alla lontananza di Harry e al suo abbandono della vita royal. Una questione complicata, anche perché la duchessa di Sussex potrebbe essere ancora minacciata dai terroristi, oppure la sua vita potrebbe essere di nuovo in pericolo in futuro.

Harry e Meghan, "ecco cosa la preoccupava". La profezia della Regina Elisabetta. Giada Oricchio su Il Tempo il 28 novembre 2022

“Harry troppo innamorato di Meghan”. La Regina Elisabetta ci aveva visto lungo? Da settimane si rincorrono voci su una grave crisi matrimoniale tra il principe Harry e Meghan Markle: lui avrebbe scoperto la tresca della moglie con la guardia del corpo Christopher Sanchez, mentre lei avrebbe saputo che il padre dei suoi figli Archie e Lilibet Diana ha un’amante in dolce attesa. Il gossip impazza in America con ricostruzioni hollywoodiane e secondo la rivista “In Touch” ci sarebbero anche le foto di un litigo dei duchi di Sussex all’interno della loro villa di Montecito. Cosa c'è di vero? 

Harry lascia Meghan? Ma cinque giorni fa... Il video prima del dramma

Al momento la coppia non ha confermato, ma neppure smentito. E qui tornano profetiche le sensazioni di Sua Maestà: la compianta Elisabetta II, morta l’8 settembre scorso, era preoccupata che il nipote fosse “un po' troppo innamorato” di Meghan.

Secondo alcune anticipazioni della biografia “Elizabeth: An Intimate Portrait” di Gyles Brandreth, riferite dal “New York Post” e dal “Daily Mail”, The Queen era “veramente felice” quando Harry annunciò le nozze: “Le piaceva Meghan e l'ha detto a molte persone. Fece tutto il possibile per far sentire la sua futura nipote acquisita la benvenuta” e non si sarebbe scoraggiata nemmeno davanti alla terribile intervista a Oprah Winfrey in cui i Sussex accusarono la Royal family di “razzismo”.

Brandreth, ex parlamentare vicina ai Windsor, scrive: “Per quanto ne so, l’unica cosa che la Regina abbia mai pronunciato contro la nuova duchessa è stata che forse Harry era troppo innamorato”. Come a dire che il principe peccava di lucidità nell’analizzare le situazioni. Si legge nel libro: “Posso dirvi, perché lo so, che Elisabetta era più preoccupata per il benessere di Harry che per queste sciocchezze televisive, intendendo sia l'intervista a Oprah Winfrey – che ha causato così tante polemiche – sia il lucroso accordo con i Sussex realizzato con Netflix. Sperava che Harry avrebbe trovato la sua strada in California e potesse fare cose davvero utili”.

Trova conferma anche un’altra indiscrezione circolata in passato: Sua Maestà avrebbe effettivamente detto a Meghan Markle che, se lo desiderava, poteva continuare a recitare (“è comunque il tuo lavoro”), ma l’attrice rispose di voler porre fine alla carriera cinematografica per concentrarsi solo sui doveri reali. Tuttavia, subito dopo la duchessa non accettò l’aiuto di Sophie di Wessex di “farle vedere come funzionava il lavoro da royal”. Un rifiuto che turbò e generò uno stato d’ansia in Elisabetta. Nemo profeta in patria.

Da repubblica.it il 29 novembre 2022.

Le rivelazioni sulla Regina Elisabetta e sulla Royal Family in The Queen, an Intimate Portrait, il nuovo libro dell'autore Gyles Brandreth, continuano e sono sempre più affascinanti. Roba da far impallidire persino una fiction come The Crown. Perché l’opera dell’ex deputato conservatore, scrittore e amico di lungo corso della famiglia reale, continua a essere serializzata nel Daily Mail prima della sua uscita ufficiale l’8 dicembre prossimo. E dopo le rivelazioni sul cancro di cui avrebbe sofferto la regina, le abitudini degli ultimi mesi e il suo complesso rapporto con il famigerato terzogenito Andrea, ora ci sono inediti dettagli sulle relazioni della sovrana con Meghan Markle. E di come la Queen avesse un inguaribile senso dello humour. 

Innanzitutto, quando i due erano ancora fidanzati, la regina confidò a qualcuno del suo staff di temere che “Harry fosse un po’ troppo innamorato di Meghan”. Che insomma, si lasciasse trasportare eccessivamente dall’amore e dalla passione per l’ex attrice americana. Tuttavia, sottolinea Brandreth, questo fu l’unico apprezzamento un po’ sopra le righe della sovrana nei confronti della duchessa del Sussex. Anzi, Elisabetta “era davvero felice dell’ingresso in famiglia di Meghan”. 

Quando la incontrò le prime volte le avrebbe detto “all’inizio può essere un po’ complicato, ma ti abituerei presto a questo nuova vita. E puoi continuare a fare l’attrice se vuoi, del resto è il tuo lavoro”. Ma la statunitense declinò, pur ringraziando la regina dell’offerta, “perché non voleva deluderla".  

Non solo: nonostante le critiche sui tabloid e le accuse di opportunismo, Elisabetta fu molto felice della scelta di Harry e Meghan di chiamare la proprio secondogenita “Lilibet", come il soprannome che le aveva dato da bambina il nonno Giorgio V: “È molto bello e mi sembra proprio adeguato”, commentò la regina alla notizia. Anzi, la regina non si turbò più di tanto nemmeno dopo la fuga dei duchi ribelli, quando i due concessero un'esplosiva intervista a Oprah Winfrey in cui accusarono un imprecisato membro della famiglia reale di razzismo contro il loro primo figlio Archie. Se il principe Filippo avrebbe bollato quella apparizione in tv di Harry e Meghan come “follia pura”, la Queen si limitò a un più misurato “sciocchezze in tv”.

Insomma, la sostenibile leggerezza dell’essere Elisabetta, difatti, Brandreth racconta, tra le altre cose, come la regina avesse uno straordinario senso dello humour, anche nei momenti più tesi. Come per esempio quando, il Natale scorso, il 20enne Jaswant Singh Chail si intrufolò nella tenuta di Windsor e cercò di uccidere l’allora 95enne sovrana con una balestra. Informata dai suoi servitori, la sovrana reagì così: “Beh, questa storia ci avrebbe rovinato un po’ il Natale, no?”. Infine, secondo Brandreth, pare che Elisabetta scherzasse costantemente con il marito Filippo, fino da indossare una barba finta per spaventare il duca di Edimburgo e riderci su. 

La guerra dei Sussex. Harry e Meghan: la fine. Nicola Santini su L’identità il 29 Novembre 2022

La soap dei duchi ribelli continua a macinare kilometri di gossip. Uniti da sempre da una grande intesa che li vedeva fare fronte comune contro le intromissioni della rigida etichetta britannica nelle loro vite, ora si direbbero pronti a darsi battaglia con lei, sempre più lanciata come attivista e lui a testa china, pronto a tornare tra le gonnelle del papà nel frattempo divenuto re. In mezzo, un contratto milionario per un’autobiografia dove spara senza riserve sulla famiglia e quella che i Windsor stessi definiscono “la ditta” e un altro, multi milionario con Netflix per altrettante sparate. Complice la determinazione della moglie, indifferente al prestigio e ai doveri della corona, più affezionata al potere dei soldi. I conti che contano, per lei, sono giusto i conti correnti, se non si fosse ancora capito.

Pare però che questa grande intesa, matrimonio, megxit e un paio di eredi dopo, sia giunto alla fine, con la più ovvia delle stesure: i tradimenti. Di lui, sì, e di lei, pure. Il 2022 è l’anno orribile per le coppie belle e famose.

Dopo Francesca Neri e Claudio Amendola, Totti e Blasi, Marcuzzi e Calabresi, Shakira e Piqué, tanto per citarne alcun, eccoci che dal magazine In Touch, ripreso poi nel nostro Paese dal Corriere, trapela la notizia che anche Harry e Meghan sono già ai ferri corti. La duchessa ribelle avrebbe tradito il principino, figlio di Lady Diana e di re Carlo III, con una guardia del corpo, seguendo le più rigorose tradizioni di famiglia. Anche la suocera che non ha mai conosciuto, a un certo momento della triste relazione con l’allora erede al trono, aveva avuto una love story con una persona del suo staff.

Ciò che rivela il magazine settimanale ha dell’incredibile: pare che la signora Mountbatten, alle prese coi sollazzi con la bodyguard abbia dimenticato di andare a prendere il piccolo Archie. La scuola si è premurata di avvisare il padre, che, temendo fosse successo qualcosa si sarebbe messo alla ricerca della moglie per poi beccarla dove non doveva, ma soprattutto in compagnia.

Il settimanale si sbilancia facendo anche nome e cognome. La guardia si chiamerebbe Christopher Sanchez, un curriculum di tutto rispetto, assunto lo scorso aprile dopo aver prestato servizio presso George W Bush e Barack Obama. Il gossip non è stato confermato, ci mancherebbe, ma nemmeno smentito.

La fonte che ha cantato con il magazine ha fornito dettagli precisi: “ Harry si è precipitato in auto tenendo la piccola Lilibet, mentre urlava contro Meghan che voleva divorziare da lei”. Pare che addirittura circolino già delle foto del litigio nella villa a Montecito, in California, che confermerebbero il clima di forte tensione che si è creato con quella che è sempre stata una coppia molto unita e che ora sembrerebbe vacillare. Lui addirittura sarebbe pronto a mettere già la parola fine alla crisi, tornandosene in Inghilterra da solo, portando la ex diva di Suits al secondo divorzio. La duchessa, infatti, quando ancora faceva l’attrice, aveva già in curriculum un matrimonio datato 2011 con il produttore cinematografico Trevor Engelson, con il quale la storia è finita due anni dopo le nozze. I due si frequentavano dal 2004. Harry e Meghan sono sposati dal 19 maggio 2018. Un matrimonio nato inizialmente con la benedizione di Sua Maestà la regina, felice di avere una afroamericana nella Royal Family, in grado magari di avvicinare le varie etnie alla corona, finito poi per essere considerato una tegola pericolosa per la stabilità stessa della monarchia, a seguito dei capricci di lei prima e delle interviste velenose dei due dopo, continuate anche dopo la decisione di rinunciare al ruolo di membri senior della famiglia, cosa che, comunque, sarebbe avvenuta in ogni caso, visto che è ferma decisione di Carlo III di alleggerire la monarchia di titoli e spese eccessive.

Per Harry, comunque, una decisione sofferta che non deve essere costata poco, ma supportata, per non dire spinta, dalla determinazione senza limiti di una moglie che ora sembra trascurarlo per farsela con la guardia del corpo. Nulla di nuovo sotto il cielo di Hollywood, anche se nella vecchia Inghilterra certe notizie fanno sempre un certo effetto. D’altra parte la coppia ha sempre dichiarato che una delle motivazioni dell’espatrio era anche l’eccessiva pressione dei tabloid inglesi. Non è che vivere in California tra le star li renda esattamente anonimi e immuni dal gossip.

Da leggo.it il 27 novembre 2022.  

Nuovo scandalo per la Famiglia Reale? Una star televisiva statunitense ha affermato di aver avuto un'avventura "appassionata" con il principe Harry quando aveva 34 anni e il reale aveva solo 21 anni. 

Si tratta di Catherine Ommanney, ex concorrente di un noto reality show americano, che, in previsione dell’uscita dell’autobiografia del Principe Harry, ha deciso di svelare ai media dettagli inediti sulla loro breve relazione. 

Cosa ha detto

In una lunga intervista rilasciata al The Sun, Catherine Ommanney ora 50enne e mamma di due figli, ha raccontato del suo flirt avvenuto nel 2006 con il Principe Harry, durato circa un mese. La notizia metterà sicuramente in cattiva luce il matrimonio tra il reale e Meghan Markle, che secondo Catherine non è a conoscenza della loro passata relazione.

All'epoca, Catherine aveva 34 anni ed era già mamma: «Lo racconto perché sono certa che Harry non parlerà di me nella sua autobiografia Spare», confessa la donna. 

E giustifica la sua scelta: «Perché un principe non può avere rapporti con una donna di 34 anni e madre di due figli, semplicemente per la Famiglia Reale non è la cosa giusta». 

Poi si spinge oltre, commenta i baci appassionati del passato e aggiunge: «Lo chiamavo Baby, era il mio toyboy, ci divertivamo un sacco insieme», parole che non faranno certo piacere a Meghan Markle, già umiliata nei giorni scorsi per le indiscrezioni di una presunta amante incinta di Harry.

Da leggo.it il 26 novembre 2022.

Rumors su rumors per la coppia reale più chiacchierata di sempre. Dalle ultime indiscrezioni, sembra ci sia una forte crisi fra il principe Harry e la moglie Meghan Markle. Il motivo? Harry aspetterebbe un figlio dalla sua amante. Le voci su una presunta rottura fra i due si susseguono da tempo e nessuno dei Sussex ha smentito. Se nei giorni scorsi si è parlato moltissimo del presunto tradimento di Meghan con la guardia del corpo di Harry, oggi è il principe a essere finito sotto accusa. I tradimenti sarebbero reciproci, e ora, come riporta DiLei, Harry avrebbe un’amante e aspetterebbero un figlio.

La notizia della separazione imminente tra Harry e Meghan circola su tutti i tabloid esteri, e non solo. I due al momento starebbero vivendo solo una relazione di facciata. L'arrivo del figlio illegittimo, avrebbe acuito la crisi e portato Meghan a voler lasciare in questo momento la loro villa a Montecito, insieme ai figli Archie e Lilibet.

I litigi

I Sussex avrebbero avuto tanti litigi nelle ultime settimane, anche fuori dalle mura domestiche. Per esempio, si è vociferato di una lite in un ristorante dove il principe avrebbe mollato la moglie al tavolo con gli amici e sarebbe corso via. Quale sarà la verità? saranno davvero ai ferri corti?

Luigi Ippolito per corriere.it il 22 novembre 2022.

Sconcerto a Londra per il premio per i diritti umani che verrà assegnato a Harry e Meghan da Kerry Kennedy, la figlia di Bob e nipote di JFK. Il riconoscimento sarà conferito loro per aver denunciato il presunto razzismo della famiglia reale: una motivazione che i giornali inglesi hanno bollato come «mostruosa» e «un brutto scherzo». 

Il premio, intitolato alla memoria di Bob Kennedy, verrà consegnato nel corso di una serata di gala a New York il 6 dicembre: un evento che aveva già suscitato polemiche, perché i posti al tavolo d’onore con i duchi di Sussex sono stati messi in vendita per la modica cifra di un milione di dollari. Ma c’è ben altro: Kerry Kennedy ha spiegato che Harry e Meghan hanno avuto «coraggio morale» e ha definito la coppia «eroica».

«Loro sono andati nella più antica istituzione della storia britannica – ha asserito la figlia di Bob Kennedy – e gli hanno detto cosa stavano facendo di male, che non potevano avere razzismo strutturale nell’istituzione. Sapevano che se avessero fatto ciò ci sarebbero state conseguenze, che sarebbero stati ostracizzati, che avrebbero perso la loro famiglia, la loro posizione. Ma l’hanno fatto comunque perché credevano che non potevano vivere in pace con se stessi se non avessero messo in questione quell’autorità. Penso che siano stati eroici nel fare questo passo». 

Ma già in America ci sono state reazioni perplesse di fronte all’assegnazione di un premio che in passato era andato a Bill Clinton, Barack Obama e al vescovo sudafricano anti-apartheid Desmond Tutu. Il fratello di Kerry, Robert Kennedy Jr., ha definito la decisione «sconcertante» mentre il professor David Nasaw, biografo premio Pulitzer dei Kennedy, ha parlato di «qualcosa fra il sublimemente ridicolo e il palesemente assurdo». 

Ma, come si può immaginare, è a Londra che è venuto giù il diluvio. Il Daily Mail ha affidato una intera pagina di commento al noto scrittore A. N. Wilson, secondo il quale «aver piazzato Meghan Markle e Harry Windsor nella stessa categoria di eroici attivisti contro il razzismo è insensato, mentre la loro accettazione di questo premio è una mostruosa presunzione».

E’ soprattutto l’accusa di razzismo strutturale rivolta alla famiglia reale che fa infuriare i britannici. Wilson ricorda l’appoggio dato dalla regina Elisabetta alle sanzioni contro il Sudafrica e il suo celebre ballo col presidente del Ghana, oltre all’impegno multiculturale e multireligioso di Carlo: «Chiamate la nostra monarchia quello che volete, ma per favore non chiamatela istituzionalmente razzista dai confini sicuri del vostro lussuoso stile di vita in California». Harry e Meghan, nella ormai famigerata intervista a Oprah Winfrey, avevano insinuato che a loro figlio Archie non fosse stato concesso il titolo di principe per ragioni razziste e che un membro della famiglia reale aveva fatto commenti a proposito del suo colore della pelle: «Ma il razzismo strutturale contro un’intera famiglia – scrive in un editoriale il Times – è un’accusa profondamente seria, non qualcosa da lanciare come un boccone in un talk show». E l’articolo è significativamente intitolato «Il premio per i diritti umani a Harry e Meghan è un brutto scherzo».

Di più: accettandolo, scrive il Mail, i duchi di Sussex «stanno lanciando un altro missile contro il padre di Harry, contro suo fratello e i cugini». Perché questa nuova ferita rende davvero problematica l’idea di un riavvicinamento col resto della famiglia reale, che pure era affiorata durante i funerali della regina: «Proviamo disperazione – conclude Wilson – per il fatto che due persone super-privilegiate, auto-illuse e stupide non si rendano conto di quanto si sono resi fessi».

Da liberoquotidiano.it il 22 novembre 2022.

Rumors scottanti giungono da oltreoceano. Il principe Harry e Meghan Markle sarebbero in crisi. Il motivo? Un presunto tradimento di Meghan ai danni di Harry con la sua guardia del corpo, un uomo di nome Chris Sanchez. A spifferare l'indiscrezione, sulle pagine del tabloid inglese In Touch, una fonte anonima molto vicina alla coppia, che ha parlato di una furiosa lite tra i due nella villa extra lusso di Montecito, in California.  

Stando a quanto si legge dalla rivista, la descrizione della scena è piuttosto dettagliata. Harry si trovava nel suo studio, quando a un certo punto è squillato il telefono. Pare fosse la scuola del loro primogenito, Archie, che avvisava che nessuno era andato a prenderlo. Meghan se ne era dimenticata. “Harry si è precipitato in auto, tenendo tra le braccia Lilibet, mentre urlava contro Meghan isterica che voleva divorziare immediatamente da lui”. Secondo la fonte, la dimenticanza di Meghan sarebbe ancora più grave, a causa del fatto che si trovava in compagnia della sua guardia del corpo, che avrebbe lasciato la casa dei Sussex poco dopo la scenata. Da quel momento, l’atmosfera nella villa sarebbe molto tesa.

Dunque, il matrimonio tra Harry e Meghan starebbe davvero scricchiolando. Secondo diversi tabloidi britannici, che parlano perfino di un imminente divorzio - pronosticato per l'inizio del 2023 - i duchi di Sussex stanno insieme perché hanno troppi interessi economici condivisi. Certamente, se si arrivasse al divorzio, Meghan non avrà una buona uscita.

Difficilmente potrà ottenere la metà del patrimonio di Harry - anche se al momento pare che il conto in banca sia in rosso. Per il figlio del re d'Inghilterra, invece, non sarà affatto tragica, dal momento che, in caso di divorzio, gode dell'appoggio di Carlo, William e Kate, i quali non attendono altro che riportare il principe all'interno della monarchia.

Roberta Mercuri per vanityfair.it l’8 novembre 2022.

 Da sempre buona parte degli esperti reali britannici sostiene che il principe  Harry, dopo aver conosciuto Meghan Markle, sia diventato un altro. Ora scopriamo che al coro di giornalisti e scrittori vanno aggiunti anche gli amici storici del principe. Come rivela il libro di Tom Bower Revenge: Meghan, Harry and the War between the Windsors, Harry agli inizi della relazione con Meghan volle presentare la nuova fidanzata agli amici di sempre, quelli conosciuti quando studiava a Eton - il prestigioso college inglese -  e mai persi di vista. Perciò organizzò una serata in un locale di Sandringham con una decina di questi vecchi amici e la sua nuova fiamma. Nulla andò come da lui previsto: ai suoi vecchi compagni di scuola la Markle non piacque affatto.

Perché fin dal primo momento la giudicarono «una bacchettona del tutto priva di senso dell’umorismo». Loro, come sempre, per tutta la serata fecero battute sceme su «donne, femministe e transgender». La Markle, per tutta la serata, non si divertì per niente. Anzi «non smise mai di rimproverare gli amici del marito» per le frasi che riteneva lesive dei suoi valori. Quando Harry e Meghan uscirono dal locale, uno dei ragazzi esclamò: «Harry deve essere impazzito. Come può stare con una donna così rigida?». Al netto delle battute inopportune, lo sconcerto dei vecchi compagni di scuola del principe era comprensibile. Harry, con loro, era sempre stato pronto a fare baldoria. E sempre pronto allo scherzo, anche «politically incorrect». Quella volta, invece, si trovarono di fronte un Harry imbarazzato - causa Meghan - che proprio non riconoscevano.

Stesso sconcerto l'hanno esternato, negli ultimi anni, tanti royal watchers. Prima fra tutte Angela Levin, che nel 2018 scrisse il libro Harry: Conversations with the Prince e ora è arrivata a dipingere il nipote di  Elisabetta II come un pupazzetto senza volontà nelle mani della moglie: «Era un uomo così grande. Ora sembra terrorizzato ogni volta che parla, come se temesse di essere sgridato da Meghan». Secondo Levin, Harry «si è adattato ad essere l'eterno secondo della moglie, diventando l'ombra del principe che conoscevo». Il giudizio degli amici di Harry, come scopriamo solo ora, non fu meno tenero. E qualcuno di loro - proprio causa Meghan - è stato allontanato per sempre dalla vita dei Sussex.

Celebre il caso di Tom Inskip, compagno di classe di Harry a Eton e migliore amico del principe all’epoca dell’università. Harry e Tom negli anni pre-Meghan avevano condiviso tutto, marachelle comprese. Erano insieme, ad esempio, quando uscirono le foto del principe nudo a Las Vegas per una partita di poker, così come in altre chiacchierate occasioni che riempirono le pagine rosa dei giornali. Di quell'amicizia, a detta del gossip, non resta traccia. Perché Tom si sarebbe reso colpevole di una frase che il principe non avrebbe mai dimenticato: «Vacci piano con l'attrice, vai a vivere per un po' insieme a lei prima di fare sul serio», gli avrebbe detto quando Harry, dopo pochi mesi di fidanzamento, già parlava di nozze. Un consiglio che avrebbe aperto tra i due una faida mai sanata.

Da ilmessaggero.it il 3 novembre 2022.

Le indiscrezioni sul dubbio che il Principe Harry potesse non essere il figlio di Re Carlo non sono affatto nuove, anzi risalgono almeno a quando il nuovo monarca altro non era che il Principe di Galles. 

Ma riemergono nuovamente a causa – o forse grazie – al libro di Anna Pasternak dal titolo “Princess in Love”. L’autrice ha indagato a fondo sulla vita sentimentale di Lady Diana che, come ben sappiamo, si è ribellata alla lealtà di Carlo per Camilla facendo intime conoscenze qua e là.

Principe Harry non è il figlio di Re Carlo?

Tra gli amanti storici annoveriamo certamente James Hewitt, ufficiale della cavalleria britannica che intrecciò con la moglie di Carlo una relazione amorosa già dal 1983. Nel libro di Pasternak è pubblicata una lettera secondo cui Diana confidò all’amante che Harry era suo figlio biologico: Carlo che qualche anno fa, per mettere a tacere le malelingue, ordinò al figlio di sottoporsi al test del DNA.

DAGONEWS il 27 Ottobre 2022.

Il controverso libro di memorie del principe Harry sarà intitolato “Spare” e sarà pubblicato il 10 gennaio. L’uscita del libro di 416 pagine era prevista in autunno come parte di un contratto multimilionario di tre titoli con Penguin Random House. Ma la sua pubblicazione è stata rimandata dopo la morte della regina e si dice che Harry abbia richiesto una serie di modifiche per renderlo meno critico nei confronti della famiglia reale. 

Il titolo è un riferimento a un'etichetta affibbiata ad Harry, ritenuta da sempre il principe "di riserva", in contrasto con suo fratello, il principe William, l'"erede". La versione in lingua spagnola è ancora più incisiva visto che il titolo è “Spare: In the Shade”. 

Harry ha ricevuto un anticipo di 20 milioni di dollari per il primo libro al quale ne dovranno seguire altri due (l’accordo è di circa 40 milioni di dollari). Un cifra esorbitante a cui è seguita subito la notizia che il duca ha donato 1.500.000 dollari a Sentebale, un ente di beneficenza da lui fondato che aiuta i bambini affetti da HIV/AIDS. Donerà altri 300.000 a WellChild, di cui è patron da 15 anni. 

La notizia dell’uscita del libro è stata scodellata oggi dalla casa editrice che ha parlato di Harry come di un "marito, padre, veterano militare, sostenitore del benessere mentale e ambientalista".

«Spare – si legge nel comunicato - riporta immediatamente i lettori a una delle immagini più toccanti del ventesimo secolo: due ragazzi, due principi, che camminano dietro la bara della madre mentre il mondo guardava con dolore e orrore. Mentre Diana, Principessa del Galles, veniva sepolta, miliardi di persone si chiedevano cosa dovessero pensare e provare i principi e come sarebbero andate le loro vite da quel momento in poi. Questa è la storia di Harry. Con la sua onestà cruda e incrollabile, Spare è una pubblicazione storica piena di intuizioni, rivelazioni, autoanalisi e saggezza conquistata a fatica sull'eterno potere dell'amore sul dolore».

Spare, disponibile per il preordine, costerà 28 sterline e verrà distribuito contemporaneamente negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Canada, con 15 edizioni in lingua straniera.

La "bomba" di Harry sulla Famiglia reale. Il giallo del capitolo su nonna Elisabetta. I timori di Buckingham Palace: "Altro che riconciliazione, sarà come il nucleare". Le pagine sulla Regina forse ammorbidite. Gaia Cesare il 29 Ottobre 2022 su Il Giornale.

Il Principe Harry arriva in libreria il 10 gennaio con l'autobiografia «Spare», che si preannuncia come «una bomba» per la Casa Reale, un testo che sarà campione di incassi e foriero di nuove scintille con la Famiglia reale. E Re Carlo III annuncia appena 24 ore dopo che è lui a prendere il titolo di Capitano generale dei Royal Marines, l'incarico onorario militare che è stato tolto a Harry nel 2020 dopo la Megxit, quando con la moglie Meghan decise di abbandonare gli impegni reali e annunciò il trasferimento negli Stati Uniti.

Dal titolo, ai contenuti, alle vendite previste, il libro è già un caso, la scossa di terremoto del 2023 per la Casa reale britannica. Harry, che per raccontarsi avrebbe incassato circa 20 milioni di euro in anticipo, spiega che si tratta del «resoconto di prima mano della mia vita, che è accurato e del tutto veritiero». E i precedenti, interviste e dichiarazioni feroci, fanno già tremare la Corona. Ma a promettere ancora di più è il nome del ghostwriter che si è occupato della stesura del testo, il premio Pulitzer JR Moehringer, biografo ombra di Andre Agassi. Il campione del tennis, nell'autobiografia «Open» scritta con Moehringer, raccontò del terrore per il padre violento e dell'odio nei confronti del tennis, sbancando in libreria con un best seller considerato tra le memorie sportive imperdibili.

«Spare» dice molto già dal titolo, di cui a Buckingham Palace hanno scoperto solo dopo l'annuncio ufficiale della casa editrice, la Penguin Random House. Vuol dire «di scorta», «di ricambio», chiaro riferimento all'essere eternamente secondo di Harry, in una Famiglia in cui solo il primogenito, il fratello William, è da sempre il predestinato a ereditare il trono e tutti gli onori. «An heir and a spare», dicono gli inglesi. Sempre meglio avere due figli: «un erede e un ricambio». Pare che così lo chiamasse Diana. Anche i ricchi piangono, insomma. A Buckingham Palace c'è una vita nell'ombra, oltre la patina.

A nessun membro della Famiglia reale è stato concesso di visionare il testo. Il lancio rivela che si tratta di un «viaggio personale, dal trauma alla guarigione», che ripercorre la tragica camminata di Harry dietro la bara della madre, Diana. E che potrebbe arrivare - questo è il timore a Palazzo - fino all'accusa più feroce lanciata dal Principe alla Casa reale, con la rivelazione del nome di quel componente della monarchia che avrebbe pronunciato commenti razzisti sulla nascita di Archie, il primogenito di Harry e Meghan. «Con la sua onestà cruda e incrollabile - spiega Markus Dohle, direttore della Penguin - Spare è una pietra miliare dell'editoria, piena di intuizioni, rivelazioni, autoanalisi e saggezza conquistata a fatica sull'eterno potere dell'amore sul dolore». E dei retroscena reali sulle apparenze dorate.

Le 416 pagine rischiano di prendere a picconate l'immagine della monarchia, ora che al comando c'è una figura ben più debole di Elisabetta II, il Re Carlo, padre di Harry. Il testo, previsto per fine anno, ha subìto un ritardo, ritoccato dopo la morte della Regina, si sospetta per ammorbidire i toni. Ma fonti vicine alla monarchia dicono di aspettarsi che sia «critico di tutti e di tutto». Gli avvocati sono in attesa. «Altro che riconciliazione. Sarà una bomba nucleare».

«Spare» potrebbe essere solo l'antipasto. L'autobiografia dovrebbe comporsi di tre titoli, per un totale di 43 milioni incassati da Harry. Appena 2, per ora, andranno in beneficenza.

Roberta Mercuri per vanityfair.it il 21 ottobre 2022.

Nell'ultimo episodio del suo podcast Archetypes Meghan Markle ha ricordato con un certo ribrezzo i tempi in cui faceva «la ragazza con la valigetta» per il game show americano Deal or No Deal (il corrispettivo italiano è Affari tuoi). Spiegando che lasciò il programma, nel 2006, perché «mi sentivo trattata da stupida, sapevo di valere di più». Tenere una valigetta sul palco assieme ad altre venticinque donne a quanto pare era per l'ex attrice fonte di grande imbarazzo.

Ma come fa notare il New York Post, la Markle non aveva invece problemi a girare scene a luci rosse: due anni dopo aver lasciato Deal or No Deal, Meghan fece infatti una breve apparizione in Beverly Hills, 90210. E nel cameo praticava sesso orale a un uomo dentro un'auto.   

La clip appena riemersa dal passato ha gettato la duchessa nella bufera: la stampa americana la accusa infatti d'essere un'ipocrita.  In Archetypes Meghan ha detto di aver mollato Deal or No Deal perché si sentiva trattata da «bimbo», termine che nel linguaggio popolare americano si riferisce prevalentemente a una donna per convenzione attraente, sessualizzata, ingenua e poco intelligente. La duchessa ha anche ricordato che a lei, che ha «studiato Relazioni Internazionali al college», interessava essere valutata per il suo cervello.

Dunque non le piaceva affatto essere trattata, in tv, come un oggetto: «Con le altre ragazze dovevamo metterci in fila per l’applicazione di ciglia, extension o l’imbottitura per il reggiseno. Ci venivano dati anche dei voucher per la seduta di abbronzatura spray ogni settimana. Insomma, c’era un’idea molto precisa di come saremmo dovute andare in scena: si trattava solo di bellezza, non di cervelli».

Meghan mollò la tv, insomma, perché non voleva essere trattata come un oggetto sessuale. Eppure due anni dopo accettò un ruolo in cui non era certo meno sessualizzata, né meno trattata da donna oggetto: nell'episodio di Beverly Hills, 90210 - che risale al 2008  - la Markle interpreta Wendy, e pratica sesso orale su Ethan, interpretato da Dustin Milligan, mentre entrambi sono seduti nella macchina di lui. Ora quella clip - di cui la Markle naturalmente non ha mai parlato - è sbucata dal passato. Gettando la duchessa, accusata d'ipocrisia, nella bufera.

Non solo: tanti si sono scagliati anche contro le sue dichiarazioni a proposito di Deal or No Deal. Ad esempio un'altra ex «ragazza con la valigetta, Claudia Jordan, ha detto che i produttori del programma cercavano protagoniste dalla «personalità estroversa e divertente» e che nessuna di loro è stata mai trattata come un «bimbo». La celebre giornalista Megyn Kelly ha detto che a Meghan «piaceva essere trattata da donna oggetto», mentre Whoopi Goldberg ha commentato: «È la tv, bellezza. Non lo sapevi?».

Quindi la frecciatina del New York Post, che scrive: «Forse Meghan si sentiva tratta da stupida solo perché durante il game show la mandavano in onda per troppo poco tempo». Anche su Twitter, poi, i commenti al vetriolo si sprecano: «Quando ha sostenuto i provini non le è venuto in mente che si trattava di qualcosa in cui il cervello non è richiesto?», dice un utente. Mentre un altro scrive: «Arriverà mai il giorno in cui Meghan Markle smetterà di fare la vittima?».

Principe Harry, "a un passo dalla morte": quello che nessuno sa. Libero Quotidiano il19 ottobre 2022

Il principe Harry ha rischiato di morire nel 2015, ma i fatti sono stati svelati solo oggi dall'esperta reale Katie Nicholl, grazie al suo libro The New Royals. Com'è noto, prima di incontrare Meghan Markle, Harry ha spesso dato prova di sé partecipando a diverse missioni militari, in particolare in Afghanistan. Eppure, secondo l'autrice, le prove di coraggio che il principe ha mostrato nelle operazioni - rischiando perfino la morte - non lo salverebbero agli occhi di William e Kate Middleton per ottenere il perdono rispetto a ciò che ha fatto contro di loro.

Il libro descrive nel dettaglio un episodio che non è mai stato reso noto all'opinione pubblica e che avrebbe segnato profondamente il principe. Nel 2015 Harry si trovava in Botswana per sostenere una missione di salvataggio nei confronti dei rinoceronti. In queste operazioni gli animali, che vengono salvati e trasportati in luoghi protetti, durante il viaggio sono sedati. Ma data la stazza imponente, pare che l’anestesia in quel caso non fece completamente effetto su uno di questi rinoceronti, che era quindi ancora in grado di alzarsi e caricare. Stando al racconto della Nicholl, Harry avrebbe rischiato di essere travolto dall’animale con tragiche conseguenze se lo avesse raggiunto.

Ma ciò che William e Kate non riescono a perdonargli - malgrado il coraggio e la generosità che il principe ha mostrato nella sua vita - sarebbe la "Megxit", ovvero l'allontanamento dalla famiglia reale, e in particolare il modo in cui la loro vita privata è cambiata a causa dei Sussex. Nel libro si legge: "William non può perdonare Harry perché la Megxit ha gettato lui e Kate Middleton sulla scena mondiale prima del previsto", perchè, a quanto si apprende, i principi avrebbero voluto avere più tempo per crescere i figli e prepararli a un’esistenza sotto i riflettori. La strappo dei Suzzex dalla monarchia “ha avuto un enorme impatto su di lui, su Catherine, sulla loro giovane famiglia”. Ma soprattutto William non può perdonare al fratello il modo in cui ha scelto di farlo: “Lo ha visto come una grande mancanza di rispetto per la sua famiglia, per sua nonna, per l’istituzione”.

Da ilmessaggero.it il 19 ottobre 2022.

Meghan Markle ha rilasciato un'intervista definita "molto forte"  a una delle sue riviste americane preferite. Tra le tante cose, ha reso omaggio alla Regina Elisabetta, lasciando intendere che la sua morte e le sue conseguenze sono state «complicate» per il principe Harry il quale però rimane «sempre ottimista». 

La Duchessa di Sussex ha parlato a Variety anche delle «idee sbagliate» che girano su di lei da quando ha sposato il principe nel 2018 - soprattutto dopo l'intervista a Oprah - e l'affermazione che la loro «storia d'amore» ha ispirato il mondo perché «la gente ama l'amore» 

Meghan Markle, lo shooting 

Meghan ha partecipato a un servizio fotografico e video glamour per la rivista, dove ha indossato un abito di Jason Wu da 4.657 sterline e altri abiti costosi, ed è stata filmata mentre rideva e scherzava e persino sdraiata a pancia in giù che scalciava le gambe.

I problemi di Harry dopo la morte della Regina

In un articolo intitolato "Meghan Markle abbassa la guardia", la duchessa ha parlato prima del suo recente viaggio nel Regno Unito con Harry, dove il loro tour pseudo-regale è stato interrotto dalla morte di Sua Maestà (avvenuta l'8 settembre all'età di 96 anni). Ha lasciato intendere che la sua morte è stata problematica per Harry, che avrebbe saputo della scomparsa della nonna solo cinque minuti prima del resto del mondo, ha raccontato i giorni e le settimane successive: «È stato un periodo complicato, ma Harry, da sempre ottimista, ha detto: "Ora si è riunita a suo marito"». Harry sembrava affranto quando è arrivato a Balmoral dopo aver saputo della morte mentre viaggiava con un jet privato da solo senza la moglie. Si è trattenuto per 12 ore, pare abbia rifiutato di cenare con Re Carlo e il Principe William e si è anche messo in secondo piano al funerale, dove non gli è stato permesso di fare il saluto, nonostante il suo servizio militare.

Il suo rapporto con la Regina

Ma nonostante le affermazioni secondo cui lei e Harry avrebbero cercato di danneggiare la Famiglia Reale da quando sono emigrati nel 2020, Meghan ha dichiarato a Variety di essere «orgogliosa» del suo rapporto con la Regina e di avere un rapporto stretto con lei, definendo Sua Maestà «una matriarca».

«C'è stata una tale effusione di amore e di sostegno. Sono davvero grata di aver potuto essere accanto a mio marito per sostenerlo, soprattutto in quel periodo. La cosa più bella è guardare l'eredità che sua nonna è stata in grado di lasciare su così tanti fronti. Certamente, in termini di leadership femminile. Lei è l'esempio più fulgido di ciò. Sono profondamente grata di aver potuto trascorrere del tempo con lei e conoscerla».

E ha aggiunto: «Ho riflettuto sul primo impegno ufficiale che ho avuto con lei, su quanto sia stato speciale. Mi sento fortunata. E continuo a essere orgogliosa di aver avuto l'occasione di conoscerla». 

L'intervista con Oprah

Nell'intervista per la prima volta su come si è sentita dopo l'intervista di Oprah in cui i Sussex hanno accusato la Famiglia Reale di razzismo, ha dichiarato che i suoi amici californiani si sono stretti intorno a lei per sostenerla. Ha detto: «È come se sapessero esattamente cosa avevo bisogno di provare in quel momento. Ha significato, e significa tuttora, moltissimo per me. Il potere della sorellanza e del sostegno femminile non può mai essere sottovalutato». Ma ha detto che il pubblico ha "idee sbagliate" su di lei, aggiungendo: «Credo che, guardando dall'esterno, quando c'è tutto questo rumore, ci si disumanizzi». Spera inoltre che il suo podcast Archetypes aiuti le persone a vederla come una "persona reale".

Le dichiarazioni 

Durante l'intervista la Duchessa di Sussex ha rivelato inoltre di aver "chiuso" con la recitazione, ma che sarebbe comunque disposta ad aiutare chi dovesse mai interpretarla in un film. Al tempo stesso però non impedirebbe ai suoi figli di intraprendere questa carriera. 

Meghan però si è lasciata andare anche a dichiarazioni più private, raccontando di come lei ed Harry lavorino insieme in un ufficio condiviso dopo aver preparato i figli al mattino. Quando non sono impegnati in telefonate congiunte, fanno i "pendolari" a Los Angeles e a volte si recano a un drive-thru di In-N-Out burger. Ha rivelato l'amore di Harry per il fast food In-N-Out Burger e come mangiano «biscotti con gocce di cioccolato grandi come la testa del mio bambino» durante le pause dalle riunioni congiunte di Zoom o mentre "fanno i pendolari" insieme a Los Angeles.

Per quanto invece riguarda la docu-serie targato Netflix, prende le distanze, suggerendo che la regista Gloria Steinem avesse preso il comando. Ha dichiarato: «È bello poter affidare a qualcuno la nostra storia - una regista esperta di cui ammiro da tempo il lavoro - anche se questo significa che potrebbe non essere il modo in cui l'avremmo raccontata noi».

La Duchessa di Sussex ha inoltre raccontato di come il ruolo di "ragazza della valigetta" che ha ricoperto nella versione americana di Deal or No Deal l'ha fatta sentire una "bambolina". Meghan, che ha partecipato a 34 episodi del gameshow, ha detto che è stata un'esperienza "affascinante" e che è stata grata per il lavoro svolto come attrice ai provini. Ma ha detto anche che l'ha fatta sentire "non intelligente" e ha lasciato il programma a causa dell'attenzione rivolta unicamente al suo aspetto.

La duchessa ha raccontato che quando era più giovane si vedeva come "quella intelligente e non quella bella", e inoltre, ha detto di volere che sua figlia Lilibet, 16 mesi, sia apprezzata prima per il suo cervello che per il suo aspetto: «Voglio che nostra figlia aspiri ad essere qualcuno. Sì, voglio che la mia Lili voglia essere istruita e intelligente e che sia orgogliosa di queste cose».

Da leggo.it il 12 ottobre 2022.

Meghan Markle continua a far notizia anche dagli Stati Uniti. Questa volta, niente a che fare con la Royal Family, con cui i rapporti restano tesi. Nell'ultima puntata del podcast "Archetypes", la duchessa ha parlato della sua salute mentale e dei problemi che ha affrontato grazie a suo marito, il principe Harry.

Cosa ha detto Meghan?

Meghan Markle ha raccontato di aver toccato il fondo e di aver avuto bisogno d'aiuto. Così il principe Harry l'ha aiutata a trovare una terapeuta. «Nel mio momento peggiore... mio marito ha trovato un riferimento da farmi chiamare. E ho chiamato questa donna», ha svelato l'ex attrice di Suits nell'episodio del suo podcast, intitolato "Decoding of Crazy". «Non sapeva che l'avrei chiamata. Mi sono presentata e ha potuto capire subito lo stato in cui mi trovavo».

«Penso sia importante per tutti noi essere veramente onesti su ciò di cui abbiamo bisogno e non aver paura di chiederlo», ha aggiunto Meghan Markle. La duchessa ha raccontato che Harry ha spesso a che fare con ex militari che hanno bisogno di supporto per problemi mentali causati dallo stress post-traumatico. Lo stesso Harry aveva raccontato in passato che la terapia gli ha permesso di «affrontare qualsiasi cosa».

 Da leggo.it il 4 ottobre 2022.

Non c'è fine ai pettegolezzi di corte. Anche dopo la morte della Regina Elisabetta, emergono nuovi dettagli e retroscena sulla vita di Meghan Markle. Stavolta a parlare è l'esperta reale Katie Nicholl che descrive Meghan Markle come una persona altezzosa e capricciosa, che avrebbe avuto delle pretese assurde durante gli anni trascorsi a corte, dal 2018 al 2020. «Ha cercato di essere l’Ape Regina dei Windsor» ha dichiarato Nicholl.

«Meghan Markle voleva che tutto fosse fatto immediatamente, senza tenere conto delle esigenze altrui e ai suoi comandi.

Mandava delle email all’alba e pretendeva di stare ai suoi comodi. Ha fatto piangere anche alcuni di noi» avrebbe raccontato una lavoratrice della famiglia reale inglese, aggiungendo che la nuora di Re Carlo III avrebbe continuato ad avanzare delle pretese, incurante delle regole del protocollo e degli altri.

Anche lo staff si sarebbe lamentato del comportamento di Meghan Markle, che non avrebbe rispettato in alcun modo il loro lavoro e i loro ritmi, tanto da darle il soprannome di «sociopatica narcisista». Nessuna replica da parte di meghan che preferisce, al momento, il silenzio alla polemica.

Lo scorso luglio, Meghan Markle avrebbe preteso cose esagerate in un ristorante di New York. Secondo alcuni testimoni, la 40enne avrebbe chiesto di riservare a lei, il marito e alle loro tre guardie del corpo l’intero patio del ristorante, con ben 50 posti disponibili. Una richiesta che i gestori del locale avrebbero rigettato, visto che quella sera era stato prenotato un tavolo da 15 persone per un compleanno a sorpresa. 

I proprietari hanno dunque invitato Harry e Meghan a sedersi all’interno come dei semplici clienti: una scelta che i due avrebbero accettato, ma piuttosto infastiditi. Durante la cena le guardie del corpo della coppia avrebbero inoltre intimidito gli altri presenti alla ‘Locanda Verde’ e avrebbero proibito a tutti di fare foto e video.

E ancora, in occasione del suo matrimonio con il Principe Harry, Meghan Markle avrebbe chiesto una preziosa tiara da abbinare al suo abito nuziale. Domanda prontamente respinta a causa di alcuni protocolli di sicurezza da rispettare. Una decisione che avrebbe però mandato su tutte le furie la Markle, creando così i primi contrasti con la Regina Elisabetta e con gli altri componenti della famiglia reale inglese.

Dalle offese al funerale della Regina: ora Harry e Meghan sono fuori. Francesca Rossi il 30 Settembre 2022 su Il Giornale.

Le parole dette da Meghan Markle contro i Windsor, sia nel suo podcast che nell'intervista a The Cut, potrebbero essere il preludio della fine dei rapporti tra la Corona e i Sussex. 

La morte della regina Elisabetta ha alterato l’equilibrio già precario tra Windsor e Sussex. La royal family avrebbe risposto con i fatti, durante il periodo di lutto e i funerali, alle dichiarazioni scabrose di Harry e Meghan. La pace o la guerra senza quartiere sono ancora due opzioni quasi perfettamente equivalenti, benché l’atteggiamento dei Sussex a Londra si sia dimostrato pieno di contraddizioni. Forse l’ago della bilancia sarà l’autobiografia di Harry. I giochi sarebbero ancora aperti.

Podcast avvelenato

Nei giorni immediatamente precedenti alla morte della regina Elisabetta sui giornali dominavano le dichiarazioni al vetriolo di Meghan Markle, centellinate tra il podcast Archetypes e l’intervista a The Cut. Nel podcast ha destato scalpore la rivelazione sull’incidente accaduto ad Archie in Sudafrica nel 2019, con annessa polemica: "C’era stato un incendio nella stanza del bambino…” ma “dovevamo… uscire per un altro impegno ufficiale”. Ma anche le frecciate allo stile di vita della corte inglese e altre accuse di razzismo ai Windsor: “Quando ho iniziato a uscire con mio marito…ho capito cosa significa essere trattata come una donna di colore…”. Critiche reiterate nell’intervista: “Tutto è accaduto solo perché, esistendo, stavamo sconvolgendo la dinamica della gerarchia”. Poi la bomba mediatica del presunto diario scritto da Meghan durante il suo periodo a Londra, accompagnata da una minaccia non così velata verso la Corona: “Non ho mai dovuto firmare niente che limitasse la mia libertà di parola. Posso parlare della mia esperienza o scegliere di non farlo”.

La morte della regina Elisabetta

Solo la scomparsa della regina Elisabetta ha fermato il fiume in piena di Meghan. Anzi, ha sparigliato le carte e non è detto che ora, di fronte all’ondata di emozione, cordoglio e affetto da parte del mondo intero, la duchessa senta ancora la stessa urgenza di parlare a ruota libera. L’8 settembre 2022, giorno del decesso di Elisabetta, il principe Harry sarebbe arrivato a Balmoral quando la nonna era già morta e l’annuncio era già stato diffuso dalla Bbc perché avrebbe discusso con Carlo III a causa di Meghan. Il re avrebbe chiesto a Harry di non portare con sé la moglie, la cui presenza sarebbe stata definita “inappropriata”. Il principe, “furioso”, avrebbe iniziato a inveire contro il padre e questo spreco di minuti preziosi gli avrebbe fatto perdere il volo privato che doveva portarlo in Scozia con i famigliari. Il re avrebbe cercato di frenare la rabbia del figlio invitandolo a cena a Birkhall con Camilla e William, la sera dell’8 settembre. Invito rispedito al mittente.

La passeggiata a distanza

Il principe William avrebbe cercato di calmare Harry invitandolo insieme a Meghan a una passeggiata fuori dai cancelli di Windsor, lo scorso 10 settembre, per vedere gli omaggi degli inglesi alla sovrana defunta. Purtroppo, racconta il Times, ci sarebbero voluti “lunghi negoziati preliminari dietro le quinte” per preparare quella riunione di famiglia. Le trattative avrebbero ritardato l’arrivo di William, Harry e delle rispettive mogli di ben 45 minuti. Fatti che non depongono a favore di una riconciliazione tra i fratelli e, più in generale, tra i Windsor e i Sussex. “…Il fatto che abbiano messo da parte le meschinità non significa che si siano riconciliati o che mai lo faranno”, ha detto Ingrid Seward, aggiungendo: “Riteniamo vivessero in simbiosi, ma era un’illusione…”. In effetti William Kate, Harry e Meghan sono apparsi molto distanti e formali durante la camminata.

Tremenda vendetta?

La pace non sembrerebbe un’opzione al momento, soprattutto se teniamo conto di due eventi chiave: il primo è durante la Veglia dei Principi officiata dai nipoti della regina Elisabetta, lo scorso 17 settembre. A Harry è stato concesso di indossare la divisa su speciale concessione di Carlo III, ma sarebbero state rimosse le iniziali della monarca dalla controspallina. Un modo molto diretto per fargli capire che non riavrà più il suo ruolo a corte. Il secondo evento riguarda l’invito a Harry e Meghan al ricevimento a Buckingham Palace del 18 settembre scorso, alla presenza dei leader che avrebbero preso parte al funerale di Sua Maestà il 19 settembre 202. Un invito, secondo quanto riportato dai tabloid, prima inviato e poi ritirato con la motivazione secondo cui i Sussex non sono più “working members” dei Windsor, dunque non avrebbero alcun diritto a partecipare a un appuntamento a carattere diplomatico.

Le lacrime di Meghan Markle

Tutti hanno visto Meghan Markle piangere durante le esequie della Regina e hanno osservato la sua espressione contrita mentre faceva un profondo inchino di fronte al feretro, durante la camera ardente a Westminster Hall. Vero dolore o recita da attrice consumata? Il pubblico è diviso a metà e non poteva essere altrimenti. A The News il giornalista Jonathan Sacerdoti, invece, ha dichiarato che le lacrime della duchessa erano “genuine” e ha spiegato: “…Non è giusto accusare le persone di fingere quando non abbiamo ragione o prova che possa suggerire che questo sia il caso…[Meghan] in passato ha parlato di quanto affetto le abbia dimostrato la Regina dandole il benvenuto nella sua famiglia…[Meghan] è stata molto attenta a non fare accuse alla sovrana…Penso abbia molti motivi per essere triste…”. Le perplessità rimangono, insieme a un mistero: Meghan avrebbe chiesto, tramite lettera, un’udienza privata al principe Carlo, ma non le sarebbe stata concessa per motivi finora ignoti. Le fonti, però, sostengono che i Sussex possano parlare direttamente col re.

L’incertezza di Harry

Strano sarebbe anche l’atteggiamento del principe Harry: durante il funerale della regina Elisabetta non avrebbe cantato l’inno “God save the King”. Anche in questo caso la spaccatura tra chi sostiene che si sta trattato solo di un’incertezza iniziale e chi è pronto a giurare che il duca sia rimasto muto per tutta l’esecuzione, è profonda. Altrettanto contraddittoria sarebbe la notizia secondo cui il principe vorrebbe cambiare alcune parti del suo memoir, giudicate troppo “insensibili” verso il ricordo della defunta sovrana. Eppure Harry ci ha promesso un racconto “veritiero” della sua vita. Tentare di alterarlo potrebbe far pensare che non sia così onesto come vuol far credere.

Guerra e pace a Buckingham Palace

La pace è ancora possibile o dobbiamo aspettarci una tregua armata simile a quella che abbiamo visto finora? Una fonte ha detto al Telegraph: “C’è la speranza di un cammino verso la coesione”, perché “negli ultimi 16 giorni sono cambiate molte cose”. Perfino secondo re Carlo III vi sarebbero “grandi barlumi di speranza” per una riconciliazione, benché i tempi e i modi sarebbero tutti da definire. Un banco di prova per un tentativo di riconciliazione potrebbe essere la concessione ad Archie e a Lilibet Diana dell’utilizzo dei titoli di principi. Carlo starebbe ancora meditando su questa eventualità perché, come come rivela Katie Nicholl, “Carlo III deve essere sicuro di potersi fidare di Harry e Meghan”. Phil Dampier ha ipotizzato una possibile soluzione: “Un buon compromesso potrebbe essere quello di…lasciare ai bambini i titoli di principe e principessa e togliere loro il trattamento di Altezza Reale. Era stato fatto lo stesso con Lady Diana e Sarah Ferguson dopo il divorzio dai principi Carlo e Andrea”. Ma non è detto che basti per una pace duratura. Moltissimo dipenderà anche dall’autobiografia del principe Harry. La strada appare decisamente in salita.

Meghan Markle, accusa agghiacciante: "Tremavo per la paura. Quella sociopatica...". Libero Quotidiano il 28 settembre 2022

"Sociopatica” e “narcisista”: così Meghan Markle sarebbe stata definita dal suo ex staff. Lo rivela il libro “Courtiers: The Hidden Power Behind The Crown” di Valentine Low, giornalista del Times. Quest'ultimo ha raccolto le storie degli ex collaboratori di Harry e Meghan, i quali avrebbero parlato della duchessa come di una donna arrogante, assicurando pure che la Megxit sarebbe stata pianificata prima del maggio 2018, dunque prima delle nozze con il principe Harry.

Il libro del giornalista è in uscita il prossimo 6 ottobre, ma qualche anticipazione inizia già a circolare. Il testo, infatti, promette di rivelare retroscena scabrosi sui due ex reali. Pare, per esempio, che all'inizio sia stata la regina consorte Camilla a provare a dare una mano a un'inesperta Meghan a Palazzo. Lei, però, non ne avrebbe voluto sapere: "Meghan sembrava annoiata” e “preferiva andare per la sua strada”.

Le accuse più gravi arrivano dall'ex staff della duchessa. Gli ex collaboratori avrebbero detto che Meghan li "faceva tremare di paura”. "L’errore è stato quello di pensare che lei volesse essere felice. Meghan voleva essere rifiutata, perché fin dall’inizio era ossessionata da quel tipo di narrazione”, avrebbero rivelato alcuni ex collaboratori, parlando della pianificazione della Megxit. L'ex entourage della duchessa si sarebbe dato addirittura un nome: "Il Club dei Sopravvissuti ai Sussex".

Enrica Roddolo per il “Corriere della Sera” il 27 settembre 2022.

Mentre re Carlo III, finito il lutto dei Windsor dopo il funerale di Elisabetta II, riprende il filo del lavoro della regina con le Red Boxes governative, nel suo cuore di padre c'è un altro filo da riannodare: il rapporto con Harry e Meghan.

Anche nei giorni dell'addio alla regina ha provato in ogni modo a sedersi a discutere con il figlio. Invitandolo a cena a Birkhall, la sua tenuta in Scozia accanto a Balmoral (ricevendo un rifiuto). Chiedendo a Harry cosa voglia per il futuro dei piccoli Archie e Lilibet Diana ai quali con Carlo re spetterebbe il titolo di principi.

E persino ricordando Harry e Meghan nel suo primo discorso da re: «Voglio esprimere il mio amore per Harry e Meghan mentre continuano la loro vita oltreoceano». Un ramo d'ulivo. Riannodare il filo spezzato sarà la sfida più dura di Carlo III, che dalla morte di Diana nel 1997 sente tutta la responsabilità di capofamiglia su di sé. E la responsabilità di continuare quel lavoro di ricucitura in casa che per la regina Elisabetta era stata l'ultima missione di una vita intensa, intrecciata con la Storia. 

Meghan era entrata a corte con il sì del 2018, portata all'altare da Carlo, quasi un padre per la commoner nata oltreoceano, segnata dall'irrisolto rapporto con la famiglia d'origine. Ma già dai primi tour della coppia qualcosa non funzionò. «Non posso crederci di non essere pagata per tutto questo». L'esternazione, attribuita a Meghan dal libro «Courtiers» di Valentine Low del Times , sarebbe stata pronunciata in Australia alla prova del primo bagno di folla. Che fa parte del lavoro di ogni Windsor, come si è visto anche nei giorni del funerale di Elisabetta II. 

Parole che dicono quale distanza ci sia stata sin dalla prima ora tra Meghan e i Windsor, e quanto la frattura sia stata anche una frattura culturale tra un'attrice nata negli Usa e abituata a monetizzare la sua presenza, e una famiglia reale ben ancorata nel vecchio mondo dove « The queen has to be seen to be believed ». E insomma, esserci fra la folla è questione di sopravvivenza della Corona, non di remunerazione. 

La regina, a gennaio 2020 quando fu colta di sorpresa dalla mossa dei Sussex di annunciare via social il desiderio di uscire dalla Firm dei Windsor, reagì con la fermezza di una sovrana, pur soffrendo come ogni nonna. Dolore condiviso con il marito Filippo che per lei e i Windsor aveva rinunciato a tutto. «Abbiamo trovato assieme una via per il futuro per mio nipote e la sua famiglia. Harry e Meghan e Archie saranno sempre amatissimi membri della mia famiglia». 

Con parole dolci e amare la regina chiudeva - in fretta come aveva chiesto al suo staff - il caso Harry e Meghan. Che rinunciarono a utilizzare l'appellativo di Altezze Reali (restando duchi di Sussex), Harry perse il ruolo nell'esercito ma conservò il posto nella linea di successione. Tutto deciso in un vertice a Sandringham. «Tutti ora speriamo che questo accordo consenta loro di costruire una nuova vita, serena e pacifica», scrisse la regina. Non sarà così in un fuoco di accuse e veleni.

Emerge ora che Harry avrebbe inviato al padre una mail a inizio gennaio 2020, prima di uscire allo scoperto con l'annuncio via social di cambiare vita: Meghan era insoddisfatta del ruolo marginale, in secondo piano. La gerarchia reale non ammette eccezioni. E Meghan era la consorte di un principe cadetto.

A Clarence House si ipotizzarono allora cinque scenari per mediare le esigenze della duchessa con la corte. Lo scoglio fu che i Sussex volevano guadagnarsi da vivere a modo loro, commercializzando la corona. Impossibile. Impossibile un lavoro part-time. Come ha insegnato la vita della regina, quello di Royal è un duty , un servizio. O sei dentro, o sei fuori dalla famiglia reale.

Commoner come Kate, l'ex attrice di Suits era arrivata a corte portando con sé le battaglie per l'inclusione e per la parità di genere. In fondo, aveva conquistato il successo senza la luce di una corona. E a proposito di corona, il primo scontro sarà per la scelta della tiara nuziale. Harry, dei figli di Diana quello che più aveva sofferto la tragica morte della madre, ha trovato in lei la stessa sofferenza e lo stesso coraggio di affrontare le sfide della vita. E il loro sì ha fatto sognare il mondo, ma per poco: a marzo 2021 Meghan, con accanto Harry, parlò in tv da Oprah Winfrey di razzismo nella famiglia reale (pur escludendo la regina e Filippo).

Harry non fu più tenero: «Mi sento abbandonato da mio padre». Il valore commerciale dei Sussex lievitava con accordi a molti zeri con Netflix e Spotify, la frattura con i Windsor diventava voragine. Il funerale di Filippo, ad aprile 2021, «tese» una mano, ma non ci fu riavvicinamento. Il destino ha voluto che Elisabetta spirasse mentre i Sussex erano in Europa. Ma lo sguardo di Meghan al funerale tradiva il disorientamento. Harry? Avrebbe chiesto a Penguin Random House di rivedere le parti più dure del libro in uscita a Natale. Chissà se il ramo d'ulivo darà mai frutti?

Harry e Meghan, il mistero del titolo ai figli e le indiscrezioni sui Sussex in un nuovo libro. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 25 Settembre 2022.  

Per automatismo con la proclamazione del nuovo re, Archie e Lilibet dovrebbero essere principi. Ma non c’è ancora traccia ufficiale 

Una settimana dopo il funerale di stato della regina , molto del nuovo assetto nella famiglia reale è già stato concretizzato: con Carlo re, William e Kate sono diventati immediatamente principe e principessa del Galles, ereditando anche il ducato di Cornovaglia. Camilla è diventata regina consorte, come era scritto nella consuetudine plurisecolare dei Windsor e come era stato “benedetto” dalla regina a febbraio 2022 esprimendo la sua volontà di vedere un giorno sul trono Carlo con accanto la “sua” regina Camilla. Resta invece in sospeso un altro automatismo, previsto ad ogni cambio di re. I figli di Harry e Meghan , adesso solo Master Archie (Archibald) Mountbatten-Windsor e Miss Lilibet Diana Mountbatten-Windsor, dovrebbero essere elevati a principi.

«Così è previsto da sempre, in automatico, per i nipoti di un re», ci aveva spiegato lo storico Hugo Vickers alla nascita di Archie. E infatti, questo meccanismo automatico, rendeva poco credibili le accuse di Meghan nell’intervista a Oprah quando accusava i Windsor di non aver dato alla nascita il titolo di principe al figlio avanzando un pregiudizio di colore. La realtà è che il titolo spettava ai piccoli, ma solo al momento in cui Carlo sarebbe divenuto re. Adesso però tutto si complica perché Carlo è il nuovo re Carlo III.

Ma del titolo di principe per i nipotini d’Oltreoceano non c’è traccia ufficiale. Forse è uno dei temi che il nuovo re voleva discutere negli incontri con Harry rifiutati dal duca di Sussex. Secondo il Times, un approccio tra i due ci sarebbe comunque stato subito l’indomani della morte della regina, e Carlo avrebbe sondato Harry se (alla luce del desiderio di autonomia fuori dalla casa reale) interessasse che i piccoli assumessero il titolo di principe. E Harry avrebbe detto di preferire che fossero loro a decidere raggiunta l’età della ragione. Una cosa è certa, nel suo primo discorso da sovrano alla nazione Carlo non ha dimenticato Harry e Meghan, anzi ha detto di voler «esprimere il suo amore verso Harry e Meghan che continuano la loro vita Oltreoceano». Questo complica la posizione dei Sussex, specie di Harry che avrebbe dovuto uscire con un nuovo libro rivelazione sui rapporti all’interno dalla famiglia reale in autunno. Libro già posticipato per non interferire con le celebrazioni del Giubileo di Platino a giugno.

Intanto dalle anticipazioni del libro di Valentine Low del Times (Courtiers), emergono altri episodi. Low scrive come a un banchetto di stato in tour internazionale, alle Fiji, la duchessa abbia sfoggiato orecchini regalo di nozze di Mohammed bin Salman, principe ereditario dell’Arabia Saudita mentre giusto in quel periodo il mondo parlava dell’assassinio del dissidente Jamal Khashoggi. E che la duchessa avrebbe inossato ancora, per i 70 anni di Carlo, gli orecchini “sotto la lente”. Per i legali di Meghan, li avrebbe scelti senza saperne la provenienza. E ancora, il volume annota piccoli e grandi momenti di frizione tra i Sussex e il loro staff (tanto da portare a diversi passi indietro).

Il rapporto della duchessa con il personale di palazzo ha avuto molte spine: il Times ha già rivelato che l’ex capo della comunicazione dei Sussex Jason Knauf li ha accusati di bullismo. E la regina avrebbe infatti dato incarico a una società privata di condurre un’indagine in merito alle accuse. Adesso il libro di Low aggiunge aneddoti che scavano meglio il rapporto dei Sussex non solo con i Windsor ma con la Royal Household: come quando nel 2017, ancora prima delle nozze, Meghan avrebbe detto a un collaboratore di Harry: «Penso che sappiamo entrambi che io sarò uno dei tuoi boss adesso». Molti gli aneddoti svelati, evidentemente, da ex membri dello staff che lavorava con i Sussex. Meghan era già stata più volte accusata di «molestie morali» nei confronti dei collaboratori, nei mesi precedenti la Megxit, il suo rapporto con addetti stampa, segretari privati e le collaboratrici fu segnato da clamorose e improvvise defezioni. Un rapporto difficile, insomma, il rapporto tra la Sussex e il suo personale.

Quando Meghan si stupì di non essere pagata per incontrare la folla: in un nuovo libro i retroscena dei Sussex a Palazzo. Enrica Roddolo su Il Corriere della Sera il 24 settembre 2022.

Capricci, pretese, esternazioni e sfuriate. A pochi giorni dal funerale della regina Elisabetta una nuova pubblicazione scritta da Valentine Low, corrispondente reale di The Times racconta aneddoti sui Sussex, svelati da chi lavorava nel suo staff 

«Non posso crederci di non essere pagata per tutto questo». L’esternazione, attribuita a Meghan Markle dal nuovo libro in uscita il 6 ottobre a Londra a firma di Valentine Low – firma del Times sui Royals con esperienza di decenni – è destinata a suscitare nuove polemiche sul ruolo e sulla frattura dei duchi di Sussex con la famiglia reale. La duchessa l’avrebbe pronunciata durante uno dei tour internazionali, in Australia nel 2018, con conseguente bagno di folla. Un bagno di folla che fa parte del lavoro di ogni esponente dei Windsor, come si è visto anche con i ripetuti incontri di Carlo, William e tutti gli esponenti di prima linea della famiglia con la folla durante i giorni del funerale di Elisabetta II. Anche Meghan nei giorni scorsi ha dovuto sopportare (senza essere pagata per questo) nuovi momenti di incontro con un grande pubblico.

L’esternazione riportata dal libro conferma quale distanza ci sia stata sin dalla prima ora tra Meghan e i Windsor, e quanto la frattura sia stata anche una frattura culturale tra un’attrice nata negli Usa e abituata a monetizzare la sua presenza, e una famiglia reale ben ancorata nel vecchio mondo dove «The queen has to be seen to be believed». E insomma, esserci fra la folla è questione di sopravvivenza della Corona, non di remunerazione.

Il libro «Courtiers: the hidden power behind the Crown» di Valentine Low, destinato a scatenare molto dibattito indaga anche nel dietro le quinte della mancata riconciliazione tra William e il fratello Harry. William avrebbe sin da subito cercato di correre ai ripari, prima ancora della Megxit a gennaio 2020. Offrendo via whattsup al fratello minore un incontro a due chiarificatore. Ma Harry temendo che sarebbe stato reso noto dallo staff del principe William preferì declinare.

Rifiuto che fa il paio con il recente rifiuto venuto a galla solo due giorni fa di sedersi a tavola con il re Carlo III , suo padre. Carlo ha infatti invitato Harry a tavola a Birkhall nella sua tenuta scozzese, con William, dopo mesi di lontananza. Ma Harry ha detto no, seccato che Meghan fosse invece stata tenuta lontana da Balmoral dal capezzale della regina.

Il rapporto della duchessa con il personale di palazzo ha avuto molte spine: il Times ha già rivelato che l’ex capo della comunicazione dei Sussex Jason Knauf li ha accusati di bullismo. E la regina avrebbe infatti dato incarico a una società privata di condurre un’indagine in merito alle accuse.

Adesso il libro di Low aggiunge aneddoti che scavano meglio il rapporto dei Sussex non solo con i Windsor ma con la Royal Household: come quando nel 2017, ancora prima delle nozze, Meghan avrebbe detto a un collaboratore di Harry: «Penso che sappiamo entrambi che io sarò uno dei tuoi boss adesso».

Molti gli aneddoti svelati, evidentemente, da ex membri dello staff che lavorava con i Sussex. Meghan era già stata più volte accusata di «molestie morali» nei confronti dei collaboratori, nei mesi precedenti la Megxit, il suo rapporto con addetti stampa, segretari privati e le collaboratrici fu segnato da clamorose e improvvise defezioni. Un rapporto difficile, insomma, il rapporto tra la Sussex e il suo personale. Così difficile che una volta fu costretto a intervenire lo stesso fratello di lui, il principe William, perché Meghan aveva apertamente criticato il lavoro di una collaboratrice davanti ai colleghi. Un altro caso? Quello di un collaboratore, andato a cena fuori un venerdì sera, che ricette chiamate «ogni dieci minuti» dalla duchessa, insoddisfatta per qualcosa che era successo. «Non potevi sfuggirgli. Non c’erano linee né limiti, la sua chiamata era l’ultima cosa la sera, la prima cosa al mattino», riferisce il libro di Low.

Un altro episodio già noto ma rielaborato con più dettagli nel libro di Low è quello che riguarda la tiara che Meghan avrebbe dovuto indossare il giorno del matrimonio: come vuole la tradizione reale la duchessa di Sussex avrebbe scelto uno dei diademi di famiglia, come aveva fatto con Kate Middleton sette anni prima. E Meghan avrebbe scelto la tiara di diamanti dell’ex regina Mary (moglie di Giorgio V). Senza immaginare che la regina doveva essere consultata in merito.

Non solo, Meghan decise di portare il suo parrucchiere a Buckingham Palace per provare il diadema, e Angela Kelly, fidatissima assistente personale della regina, che si occupava personalmente dei suoi gioielli non era disponibile. Ne seguì una sfuriata da parte Harry, convinto che Angela Kelly remasse contro: «Niente poteva dissuaderlo dal pensare che ad alcuni, nella vecchia guardia del Palazzo, semplicemente Meghan non piaceva e che non si sarebbero fermati dinanzi a nulla pur di renderle la vita difficile» riferisce una voce nel libro. Un’altra fonte racconta: «Meghan domandò accesso alla tiara. Non prese alcun appuntamento con Angela ma disse: “Siamo a Buckingham Palace. Vogliamo la tiara. Possiamo averla ora, per favore?” E Angela di fatto rispose: “Mi spiace davvero, ma non è così che funziona. C’è un protocollo per questi gioielli. Sono tenuti sotto chiave con grande cura. Non puoi uscirtene fuori e dire che vuoi la tiara semplicemente perché il tuo parrucchiere passa in città”». E’ chiaro che i gioielli reali seguono un protocollo, possibile che la duchessa non fosse stata messa al corrente?

Antonello Guerrera per repubblica.it il 24 settembre 2022.

Le pretese di Meghan Markle, i retroscena clamorosi sull’ex attrice americana che “voleva essere pagata” dai Windsor, lo psicodramma di Harry durante la fuga, i timori di essere “scavalcato” dal principino George. C’è un nuovo libro esplosivo sulla Royal Family. Si chiama "Courtiers: The Hidden Power Behind The Crown”, ossia “Gente di Corte: il potere nascosto dietro la Corona”, e lo ha scritto Valentine Low, stimata corrispondente reale del Times. L’opera è piena di rivelazioni sugli ultimi turbolenti anni della Famiglia Reale, culminati con la morte della regina Elisabetta l’8 settembre scorso. 

Innanzitutto, ci sono i tormenti interiori di Harry, nel pieno dei preparativi della sua fuga in California insieme alla moglie Meghan Markle. Secondo il resoconto di Low, il giovane duca del Sussex temeva di “diventare presto irrilevante” nella Royal Family a causa dell’ascesa del principino George, quando questi sarebbe diventato maggiorenne. George oggi ha 9 anni ed è secondo in linea di successione al re Carlo III, dietro al padre William. Una fonte nel libro spiega come Harry fosse preoccupato di avere soltanto “pochi anni di visibilità rimasti”, a causa della crescita di suo nipote.

Non solo. Secondo il resoconto di Low, in quei mesi di profondo disagio prima della fuga in California, Harry si sarebbe rifiutato anche di incontrare il fratello maggiore William, con il quale i rapporti si stavano progressivamente deteriorando. Secondo un’altra fonte nel libro, al di là delle frizioni tra i due, il duca del Sussex "temeva che lo staff dell’attuale principe del Galles avrebbe poi mandato soffiate e leak ai tabloid contro di lui, dopo il meeting”.  

Harry invece, prima del matrimonio con Meghan, avrebbe incontrato la nonna regina Elisabetta che “lo avrebbe rimproverato severamente”. Questo perché, come si specula da molti mesi oramai, Meghan avrebbe voluto indossare addirittura la tiara della sovrana per il grande giorno delle nozze a Windsor. Al secco rifiuto di Elisabetta, Harry avrebbe chiesto un incontro per lei, per essere rimesso in riga prontamente dalla nonna. 

Non solo: nel 2019 Elisabetta avrebbe poi avuto una telefonata di fuoco con il nipote, poco prima che Meghan iniziasse un lungo attacco ai media per la vicenda delle lettere private passate dal padre Thomas Markle al Mail on Sunday. Nella circostanza, “Harry ha avuto un attacco di nervi”, dice l’insider a Low. "Era così nervoso e teso che il suo segretario privato, Sam Cohen, gli disse: “Harry, fatti una birra prima di parlare con Sua Maestà…”. 

Ma non è finita qui. Perché nel libro di Low, che si preannuncia bestseller, ci sono due retroscena eclatanti proprio sulla duchessa del Sussex. Primo: nel 2018, durante alcuni impegni per la Royal Family, Meghan avrebbe detto: “Dovrei essere pagata per tutto il lavoro che faccio...”. Secondo: appena iniziato a frequentare Harry nei mesi antecedenti al loro matrimonio nel maggio dello stesso anno, l’americana avrebbe minacciato di lasciarlo se non avesse reso immediatamente pubblica la loro relazione. Cosa che Harry fece prontamente.

Harry e Meghan, due tiranni scortesi a Corte. Gaia Cesare su Il Giornale il 24 settembre 2022. Assistenti in lacrime, attacchi di nervi prima di parlare con la regina, continue chiamate e messaggi allo staff, sfuriate umilianti al limite del bullismo. Dopo 15 anni da corrispondente della Casa Reale, e dopo aver raccolto decine di testimonianze di Palazzo con retroscena e indiscrezioni sulle intemperanze dei duchi di Sussex, arriva il corrispondente del londinese The Times, Valentine Low, a demolire l'immagine privata di Harry e Meghan, fuggiti negli Stati Uniti creando grande scompiglio a Buckingham Palace, e freschi reduci dal funerale di Sua Maestà, fonte di nuove incomprensioni e malumori.

In uscita il 6 ottobre nel Regno Unito, «Courtiers» («Cortigiani», sottotitolo: «Il potere nascosto dietro la Corona») è uno spaccato di oltre 6 anni di relazione professionale e umana tra il Principe Harry e i membri del suo staff. Ma è soprattutto il racconto del veloce deteriorarsi di quel rapporto, dopo l'approdo a Palazzo dell'attrice americana Meghan Markle, oggi moglie di Harry, dalla quale non a caso diversi collaboratori sono fuggiti.

Negli estratti del libro, promesso bestseller anticipato dal Times, si raccontano le paranoie di Harry e i modi a dir poco rudi della coppia con i collaboratori e lo staff dei familiari. Un approccio al limite del patologico, che Low restituisce tramite le confessioni dall'interno del Palazzo. Harry si paragonava spesso al principe Andrea, il terzogenito della Regina e fratello del nuovo Re Carlo, e sembrava ossessionato dalla perdita di visibilità al 18esimo compleanno del nipotino, il figlio del fratello William, che oggi di anni ne ha 9, ma è già secondo in linea di successione al trono e ha scavalcato Harry: «Dopo i 18 anni di George, sarò uno sconfitto», diceva il principe. «Aveva la fissazione di avere una data di scadenza», racconta una fonte.

Le cose sono peggiorate nel 2016, anno di ingresso di Meghan nella vita di Harry. Dopo le indiscrezioni dei media sul loro fidanzamento, lei lo avvertì «che se non avesse confermato la relazione, lo avrebbe lasciato». Lui ripeteva spaventato: «Mi scaricherà». E quando Meghan si stabilì a Palazzo, esplose anche l'ossessione per i media, con Harry che «non si fidava dei collaboratori di Buckingham Palace e del padre», temendo soffiate ai giornalisti, accusandoli di non difendere abbastanza la propria coppia, alimentando continue tensioni fra i due team. «Quando non volevi combattere le sue battaglie - riferisce una fonte su Harry - cominciava a parlare di sindrome da Palazzo, per accusarti di essere stato istituzionalizzato».

Quanto a Meghan, «niente era mai abbastanza» per lei. Di Samantha Cohen, ex assistente segretaria privata della regina, diventata poi segretaria privata dei duchi di Sussex e considerata la migliore a corte, «una santa», la duchessa diceva sempre: «Non capisce, sta fallendo». Dalla Corte, Meghan pretendeva più protezione dall'invadenza dei media e ripeteva: «So come funziona il palazzo. So come andrà a finire. So che non vi importa della fidanzata». E quella volta che la si invitò a essere più comprensiva con lo staff, la duchessa rispose: «Non è il mio lavoro coccolare la gente». Tensioni e frasi forti, come quando nel 2018, dopo un bagno di folla in Australia, fra strette di mano e scambi con la folla in tripudio, Meghan commentò: «Non posso credere di non essere pagata per questo».

Ecco perché a un certo punto la Regina in persona fu costretta a intervenire. Quando Meghan, prima del matrimonio, chiese la tiara della regina Mary, pretendendo di poterla provare subito, inconsapevole di dover rispettare il protocollo per i gioielli. «Siamo a Buckingham Palace, voglio la tiara», disse. E poi quando, nel 2019, i duchi di Sussex cominciarono con un comunicato al vetriolo la loro guerra contro i tabloid, contro «la loro rozza campagna», «che distrugge persone e distrugge vite». Il comunicato fu preceduto da una chiamata tesissima con nonna Elisabetta II. «Loro erano l'ultima cosa a cui pensare la notte e la prima al mattino», ha raccontato un collaboratore. Ce n'è abbastanza per far tremare il nuovo re Carlo III ora che il sipario dei funerali si è chiuso con le solite rabbie e delusioni. E rischia di riaprirsi invece il palcoscenico delle interviste e la guerra in libreria con le memorie di Harry. 

“Comportamenti umilianti”. Meghan Markle, rivelazioni al veleno: per cosa chiese dei soldi. Il Tempo il 24 settembre 2022

Quando ancora era un membro attivo per The Firm, la Famiglia Reale, Meghan Markle, la duchessa di Sussex, faticava a capire il senso dei bagni di folla tra i sudditi e dello stringere mani a sconosciuti. E una volta, durante il tour della coppia in Australia, parlando allo staff, sbottò: «Non capisco perché non mi paghino per tutto questo». È una delle rivelazioni (velenosette) di un libro destinato nuovamente a scuotere la Casa reale britannica, ‘Courtiers: The hidden Power behind the Crown’. Un ritratto al vetriolo dei Sussex, appena rientrati negli Stati Uniti dopo i funerali della regina Elisabetta II. L’autore Valentine Low, da 15 anni corrispondente di The Times per la Casa Reale, racconta una serie di aneddoti riguardanti il rapporto che la coppia aveva con i propri dipendenti, la percezione che i due avevano della vita a Palazzo, il fatto che si sentissero assediati e poco amati dai cortigiani. 

Le testimonianze parlano anche di comportamenti «del tutto inaccettabili» e «umilianti», ai limiti del tirannico, da parte della coppia principesca. E illustrano come le tensioni tra i Sussex e il resto della Famiglia reale fossero emerse molto prima della loro fuga negli Stati Uniti. Il libro esce il 6 ottobre nel Regno Unito, ma The Times ne sta anticipando brani e la stampa britannica lo sta rilanciando con dovizia di particolari. 

Meghan è stata più volte accusata di molestie morali nei confronti del suo staff e, nei mesi precedenti la Megxit, il suo rapporto con gli addetti stampa, i segretari privati, le collaboratrici fu punteggiato da clamorose e improvvise defezioni. Il libro racconta il ‘dietro le quinte’ di questo difficile rapporto. Così difficile che una volta fu costretto a intervenire lo stesso fratello di lui, il principe William, perché Meghan aveva apertamente criticato il lavoro di una collaboratrice davanti ai colleghi: si fece avanti William per rassicurare la giovane donna che era stata mortificata dalle osservazioni della cognata («Stai facendo un ottimo lavoro») ma quella scoppiò a piangere. Attraverso lo sguardo dei cortigiani, emergono i difficili mesi della vita della coppia a Palazzo: sospetti, accuse, irritazione, telefonate tempestose e soprattutto pianti.

"Quel diario...". Nuova bomba sulla Corona: Meghan scriverà ancora? Francesca Rossi su Il Giornale il 3 Settembre 2022

Meghan Markle ha affermato di aver tenuto un diario quando viveva a corte e la royal family starebbe tremando al solo pensiero che possa trarne un libro

Durante l’intervista a The Cut Meghan Markle ha lanciato un’altra potenziale bomba mediatica, dichiarando di aver conservato il diario che avrebbe scritto quando era una working member della royal family. Nessuno sa cosa contengano queste carte private, ma a corte l’atmosfera non sarebbe affatto tranquilla, poiché tutti temono che la duchessa segua l’esempio del marito e inizi a scrivere un’autobiografia piena di spiacevoli rivelazioni sulla Corona britannica.

I diari di Meghan

Quasi tutto ciò che Meghan Markle ha detto in questo periodo, sia nel suo podcast “Archetypes”, che alla giornalista Allison P. Davies di The Cut, suona come un monito alla royal family. Ormai la duchessa si sentirebbe libera di parlare e avrebbe anche molto da dire: la nuova rivelazione, fatta proprio alla Davies, riguarda l’esistenza di un diario scritto proprio nel periodo in cui viveva a Frogmore Cottage e lavorava al servizio di Sua Maestà.

A questo proposito Meghan ha raccontato: “Ritorni, apri i cassetti e [ti dici] caspita, questo è ciò che ho scritto nel mio diario?”, riferendosi al suo rientro a Londra lo scorso giugno, in occasione del Giubileo di Platino per i 70 anni di regno della regina Elisabetta. Da notare lo stupore con cui Meghan rivela l’episodio, facendo intendere di essersi completamente dimenticata dell’esistenza di quello scritto dopo la Megxit e la partenza da Londra (ma sarà davvero così? In mancanza di prove, sospendiamo il giudizio).

Ora il problema è un altro: cosa avrebbe intenzione di fare la duchessa con il suo diario? Continuare a tenerlo per sé, oppure pubblicarlo, magari in un memoir che potrebbe vedere la luce dopo quello del principe Harry? La seconda ipotesi starebbe già togliendo il sonno alla royal family, visto che Meghan Markle potrebbe avere tra le mani materiale potenzialmente esplosivo.

“Sarei sorpreso se Meghan non scrivesse un libro”

Gli esperti reali si sono già mobilitati. Come riporta il Daily Mail Margaret Holder, autrice del libro “Diana. The Caring Princess” (1997), ha commentato: “[Meghan] ha trascorso abbastanza tempo nella royal family per apprendere segreti, alcuni antichi di decenni che potrebbero imbarazzare e spezzare il cuore della Regina e della sua famiglia, ma potrebbero far guadagnare una fortuna a Meghan”. L’esperta sostiene che un’eventuale autobiografia della duchessa di Sussex sarebbe addirittura più pericolosa del libro di Andrew Morton “Diana. Her True Story” (1992), che non smette di suscitare scalpore a trent’anni dalla sua pubblicazione. Inoltre ha chiarito: “La rivelazione secondo cui Meghan ha riscoperto ciò che aveva scritto nel suo diario a Frogmore Cottage deve aver innescato dei segnali d’allarme nella royal family. Un libro sul periodo trascorso con i reali offre a Meghan una grande opportunità per regolare i conti, citando quelli che l’hanno offesa e per reagire a un sistema che non ha compreso e che era riluttante a conoscere”.

Un insider molto vicino al principe Harry ha dichiarato al Sun: “Sarei molto sorpreso se Meghan non scrivesse un libro”. Un’altra fonte, sempre riportata dal Daily Mail, ha aggiunto: “A Harry e Meghan è stato detto di ignorare i social media e i giornali, ma talvolta lo staff diceva loro: ‘ci dispiace per ciò che è stato scritto l’altro giorno’ e [Meghan] perdeva le staffe. Ha scritto tutto nel suo diario come [una sorta di] assicurazione. Se mai vedesse la luce, sarebbe di certo dinamite. A quanto sembra il diario è stato riscoperto quest’estate, impacchettato e rispedito a Montecito”. Durante l’intervista a The Cut Meghan Markle avrebbe anche detto, riferendosi al tempo trascorso a corte: “Non ho mai dovuto firmare niente che limitasse la mia libertà di parola. Posso parlare della mia esperienza o scegliere di non farlo”. A quel punto la Davies avrebbe chiesto per quale motivo la duchessa non avrebbe ancora raccontato tutto della sua vita da royal. Meghan avrebbe risposto: “Sto ancora [cercando di] guarire”.

"Meghan Markle? Una cretina". Scoppia la polemica sulla conduttrice tv

Nessuno sa se la duchessa deciderà di trasformare il suo diario in un libro, ma c’è anche un’altra riflessione che potremmo fare in merito: quando Meghan ha scritto i suoi pensieri e ciò che le stava accadendo a Palazzo, aveva in mente una eventuale pubblicazione, oppure il suo era solo uno sfogo privato? Probabilmente non lo sapremo mai, ma sarebbe importante poter rispondere a questa domanda e per una ragione ovvia: se Meghan ha pensato alla pubblicazione già mentre scriveva il diario, ciò non può non aver influito sulla sua scrittura e sulla ricostruzione dei fatti.

Accade normalmente e non è facile usare il giusto distacco per dare allo scritto l’imparzialità e l’attendibilità che merita (certo, Meghan potrebbe anche riscrivere ora, nel senso di stravolgere degli episodi narrati nel diario, non sarebbe intellettualmente onesto, se queste carte private sono il suo punto di partenza per un memoir). Chissà se dopo l’autobiografia del duca di Sussex potremo leggere anche quella della duchessa.

Da vanityfair.it il 29 agosto 2022.

Willam e Harry, Harry e William. Da alcuni anni a questa parte, i celebri fratelli di Casa Windsor sono i protagonisti assoluti delle vicende reali. O meglio, da quando i tabloid nel 2018 hanno cominciato a parlare di tensione tra i figli del principe Carlo e Lady Diana, in molti hanno cercato di capire che aria tiri attualmente tra loro, ricostruendo episodio dopo episodio le ultime fasi del rapporto. 

L’ultimo tentativo arriva dalla Francia, dove - sul canale BFM TV - è in uscita la prossima settimana il documentario William et Harry, les frères ennemis, ossia i fratelli nemici. Un po’ forte come titolo. «William viene avvisato dell'atteggiamento di Meghan Markle nei confronti dello staff di Kensington Palace», si legge su Twitter, a corredo di un breve estratto. «Il caso scatenerà la rottura con Harry». 

Cosa ci sia di vero, non è dato saperlo. Certo è che esperti e autori sembrano concordare sul fatto che le accuse di bullismo rivolte da alcuni membri del personale di corte alla duchessa di Sussex - e da lei sempre respinte - abbiano lacerato seriamente il legame tra i fratelli. «William, che già non amava troppo la cognata, ha chiamato direttamente Harry», racconta il reporter e biografo Pierrick Geais. 

«Lui però ha riagganciato il telefono, perché non voleva saperne niente. Allora (l’erede al trono) è saltato in auto, direzione Kensington Palace (dove all’epoca abitavano i Sussex, ndr), per avere un confronto con il fratello». Tra l’altro il documentario rivela pure che i membri dello staff dei Sussex che si sono dimessi avrebbero addirittura creato un gruppo WhatsApp chiamandolo «i sopravvissuti». 

I  punti interrogativi sul tema sono comunque tantissimi. Qualche indicazione sul rapporto tra i due principi, però, arriverà a settembre, quando Harry tornerà in Inghilterra per alcuni impegni e, forse, incontrerà William. Forse, appunto, perché stando ai tabloid britannici i fratelli non avrebbero in programma di vedersi: un’intenzione che - se confermata - potrebbe scatenare nuove speculazioni.

Eva Grippa per repubblica.it il 29 agosto 2022.  

"Quando i media hanno distorto la tua storia, è davvero bello poterla raccontare con le tue parole": così esordisce Meghan Markle, 41 anni, nella sua intervista esclusiva rilasciata alla rivista The Cut, che ha voluto la duchessa di Sussex protagonista del numero moda dell'autunno. Le foto sono patinate, ma il suo è un racconto sicuramente senza filtri, anche quando si tratta di parlare del marito Harry e del suo rapporto con i parenti: "Alcuni di loro non sono in grado di lavorare e vivere insieme", sembra abbia detto il principe a sua moglie, affermando anche con rammarico di aver "perso" suo padre, il principe Carlo. “Spero che tra loro non accada quanto successo a me con mio padre, ma è una decisione di Harry”, aggiunge Meghan, confermando l'esistenza di una profonda frattura tra l'erede al trono e il suo figlio secondogenito.

Chiedere la libertà finanziaria non era "reinventare la ruota", dice ancora la duchessa, confermando quindi che la loro decisione di lasciare il ruolo di reali senior sia stata ponderata: ''Tutto è accaduto solo perché... semplicemente esistendo, stavamo sconvolgendo la dinamica della gerarchia. Quindi ci siamo detti: 'Ok, va bene, andiamocene da qui'', confessa.

Meghan parla dal divano di casa sua, quella villa californiana tanto criticata per il suo costo esorbitante che agli occhi della giornalista Allison P. Davis appare un mix tra "una classica villa toscana, un vigneto di Napa e un curato country club di Beverly Hills", e durante la conversazione "una mano invisibile accende una candela all'acqua di rose firmata Soho House (il fondatore, Nick Jones, è un amico di "molto prima che conoscessi Harry", dice) e quel profumo riempie l'aria, mescolandosi ai toni gentili di una chitarra che suona il flamenco che arriva da un altoparlante". 

Argomento della conversazione sono i dettagli della sua nuova vita: Harry ha trovato una squadra di polo a Santa Barbara; Archie e Lilibet stanno crescendo alla grande, il suo nuovo podcast, Archetypes, a soli due giorni dall'uscita ha spodestato Joe Rogan dalla cima della classifica dei podcast Spotify più amati negli Usa. Mentre Meghan parla, il piccolo Archie - "un vivace bambino di 3 anni con una serie di riccioli rossi identici a quelli di suo padre" - "entra nella stanza chiedendo a mamma di ascoltare il battito del suo cuore con uno stetoscopio giocattolo di legno".

 Quanto ai nuovi progetti, Meghan rivela di essere pronta a tornare ad affacciarsi sui social network: "Vuoi sapere un segreto? Sto tornando... su Instagram." Dopotutto, scrive la giornalista di The Cut, dopo il suo fidanzamento con Harry, il controllo sul suo Instagram era solo "una delle cose cui Meghan aveva dovuto rinunciare, assieme al suo blog The Tig, alla libertà di tenere nel cassetto il suo passaporto e a quella di aprire la propria posta personalmente".

Le sarebbe piaciuto continuare a condividere la sua vita con le persone, ma l'amore per Harry era più forte: "È stato un grande cambiamento, un enorme cambiamento, passare da quel tipo di autonomia a una vita diversa", dice Meghan, che poi spiega cosa non le andasse giù, delle regole non scritte del rapporto tra stampa e famiglia reale: "Se vuoi pubblicare le foto di tuo figlio, in quanto membro della famiglia reale devi prima darle alla Royal Rota", ovvero un circolo ristretto di testate del Regno Unito. "Perché dovrei dare loro una foto di mio figlio, prima di poterla condividere con le persone che lo amano?".

Per il servizio di copertina della rivista, Meghan ha posando davanti a uno dei fashion photographer più richiesti del momento, Campbell Addy, che l'ha ritratta mettendo in risalto quelle lentiggini che in passato aveva difeso con orgoglio, chiedendo foto senza ritocco. Poche immagini sono state diffuse dalla rivista, molte rubate da account Instagram che le stanno impropriamente postando.

Osservandole, si nota che le scelte moda includono brand come Tory Burch (suo, l'abito di copertina, in tulle), Lanvin (suoi gli orecchini nella stessa foto, a bottone verde smeraldo), Bottega Veneta, Chanel, fino al tailleur bianco cui Meghan non ha voluto rinunciare nemmeno in questa occasione, dopo averne sfoggiati tanti nei mesi passati: firmato Proenza Schouler.

Estratto dell'articolo di Vittorio Sabadin per "Il Messaggero" il 27 agosto 2022.

Dopo una estenuante attesa, è finalmente arrivato il primo podcast di Meghan, duchessa di Sussex. È stato realizzato per Spotify, che le ha versato 20 milioni di dollari per avere ogni tanto qualche suo illuminante parere sulle cose del mondo. Come si temeva a Buckingham Palace, non sono mancate le critiche alla Royal Family, accusata questa volta di considerare l'ambizione una cosa negativa. «Prima di conoscere Harry - ha detto la duchessa con gli immancabili occhi velati di tristezza - non ricordo di aver mai sentito la parola ambizione con una connotazione negativa».

Il podcast su Spotify ha avuto un grande successo di follower, ma pessime critiche in Gran Bretagna. Intitolato Archetypes, aveva come tema della prima puntata gli ostacoli che le donne sono costrette ad affrontare nel mirare in alto. Meghan ha invitato Serena Wiliams a discuterne con lei, ma non le ha chiesto nulla sugli ostacoli incontrati nel diventare la numero uno del tennis mondiale. L'incontro è stato una chiacchierata fra amiche piena di leggerezza, di risatine e di sottintesi. È comparso anche Harry, a fare per l'ennesima volta la figura di chi non sa cosa dire. (…)

Ma i più attenti osservatori delle mosse della duchessa si domandano che cosa abbia davvero in mente. Meghan non ha mai nascosto che tra le sue ambizioni c'è anche la politica ai livelli più alti, forse addirittura la Casa Bianca. La difesa del diritto di essere ambiziosa potrebbe anticipare una discesa in campo con il partito democratico e con l'appoggio degli Obama e dei Clinton, suoi amici. Harry a quel punto potrebbe diventare una figura ingombrante, visto che gli americani hanno già combattuto una guerra per liberarsi dell'influenza britannica.

L'INCENDIO Nel podcast, una cosa nuova Meghan l'ha comunque rivelata: suo figlio Archie ha rischiato di morire in un incendio della cameretta durante la visita ufficiale in Sud Africa nel 2019. Lei era impegnata a rappresentare la Royal Family e non poteva occuparsi del bambino. Per fortuna c'era la tata, che lo ha salvato. Elisabetta i bambini li lasciava a casa, perché non aveva tempo di occuparsene.

"Archie stava per morire": la rivelazione choc di Meghan. Meghan ha lanciato la prima puntata del suo podcast, “Archetypes”, in cui ha parlato di stereotipi di genere e raccontato un fatto inedito su Archie, in cui sembra di notare una velata critica alla royal family. Francesca Rossi il 24 Agosto 2022 su Il Giornale.

Il 23 agosto 2022 Meghan Markle ha finalmente inaugurato il suo podcast “Archetypes” targato Spotify in cui, come ha spiegato lo scorso marzo, presentando il progetto, “analizzeremo, esploreremo e ribalteremo le etichette con cui le donne sono costrette a fare i conti”. Nella prima puntata del programma è stata ospite Serena Williams, ma la duchessa ha voluto anche rivelare un episodio personale che poteva diventare una tragedia. Un racconto inedito che potrebbe celare, tra le righe, un nuovo dardo avvelenato contro la monarchia britannica.

Archie ha rischiato di morire

L’incredibile rivelazione di Meghan Markle riguarda un episodio che sarebbe avvenuto durante il tour dei Sussex in Sudafrica, nel 2019. La coppia, impegnata in un fitto programma di incontri, avrebbe lasciato il piccolo Archie, che allora aveva solo 4 mesi e mezzo, con la tata Lauren. Lo scaldino nella stanza del bimbo avrebbe preso fuoco e le fiamme stavano per propagarsi in tutta la nursery. Per fortuna, però, Archie non sarebbe stato lì, come ha raccontato la duchessa: “Nell’arco di tempo in cui [la tata] era andata al piano di sotto, lo scaldino della nursery si era incendiato. Non c’erano rilevatori di fumo”. La nanny sarebbe scesa per “fare uno spuntino” e avrebbe pensato di portare il bambino con sé per non lasciarlo solo. Una decisione che, probabilmente, gli ha salvato la vita. Ad accorgersi del principio di incendio, a causa del forte odore di fumo, sarebbe stato il personale della casa in cui alloggiavano i Sussex.

I duchi, però, non avrebbero avuto scelta se non quella di tenere fede ai loro impegni nonostante la paura per il figlio. Nessuna visita sarebbe stata annullata, né posticipata. Meghan ha ricordato l’istante esatto in cui ha saputo quel che era accaduto, durante una visita a Nyanga: “C’è stato un momento in cui ero seduta sul ceppo di un albero e stavo tenendo un discorso di fronte a donne e ragazze. Finito l’evento siamo saliti in macchina e ci hanno detto che c’era stato un incidente al residence. Cosa? C’era stato un incendio nella stanza del bambino. Come madre [dici] ‘Oh mio Dio, cosa?’. Tutti erano in lacrime, scossi. E cosa dovevamo fare? Uscire per un altro impegno ufficiale”. Meghan ha chiesto di comprendere “i momenti di umanità dietro le quinte di cui le persone potrebbero non avere consapevolezza…Abbiamo dovuto lasciare il nostro bambino”, ha concluso con un evidente senso di colpa: “Anche se in seguito siamo stati trasferiti in un altro posto, dovevamo comunque lasciare [Archie] e presenziare a un altro evento”.

Meghan ha mentito: "Fece di tutto per avvicinarsi a Harry"

In difesa delle donne

Quando la duchessa di Sussex ha annunciato il podcast “Archetypes”, ha sostenuto che lo scopo della sua iniziativa fosse quello di combattere contro gli stereotipi che ingabbiano le donne, quei cliché che, secondo Meghan, sarebbero evidenti già nel nostro modo di comunicare: “Questo è come parliamo delle donne, le parole con cui cresciamo le nostre ragazze e l’immagine delle donne che ci restituiscono i media. Da dove arrivano questi stereotipi? In che modo condizionano le nostre vite?". Nella prima puntata del programma la duchessa ha messo l’accento sul concetto di ambizione, spiegando quanto spesso sarebbe male interpretato se associato a una donna. Per supportare le sue tesi Meghan Markle ha ricordato quanto i suoi anni alla Immaculate Heart High School di Los Angeles abbiano influito sulla sua esistenza, poiché gli insegnanti le avrebbero trasmesso una “ideologia femminista” che avrebbe influito non solo “sull’educazione, ma in ogni ambito della mia vita”.

La duchessa ha proseguito: “Il messaggio per me e per le mie compagne di classe era chiaro: il nostro futuro come giovani donne non aveva limiti. Ambizione?...Non ricordo di aver mai percepito a livello personale la connotazione negativa dietro la parola finché non ho iniziato a frequentare mio marito. In apparenza l’ambizione è una cosa terribile per una donna, secondo alcuni. Dal momento in cui ho iniziato a sentire la negatività dietro a questa parola è stato difficile smettere di sentirla. Non posso neanche non vederla in milioni di ragazze che regolarmente si fanno sempre più piccole”. La professoressa dell’Università di Berkeley e direttrice del Center for Equity, Gender and Leadership ha risposto che questo atteggiamento deriverebbe da una sorta di interiorizzazione del messaggio, sbagliatissimo, secondo cui le donne dovrebbero stare “al loro posto” e ha aggiunto: “Le donne ambiziose sono percepite come calcolatrici e manipolatrici”.

L'ultima mossa della Regina per riportare la pace in famiglia

Meghan ha risposto: "…C’è l’idea errata secondo cui se sei ambiziosa devi essere egoista, arrivista, aggressiva. E se sei forte e coraggiosa allora, in qualche modo, meriti ciò che ti viene lanciato addosso”. La duchessa di Sussex ha impostato la prima puntata del suo podcast sui ruoli della donna indipendente e della madre, ma è molto difficile non interpretare le sue parole alla luce dell’esperienza a corte. Come se Meghan volesse giustificarsi, spiegare chi è davvero. Anche nel caso delle teorie sul significato di ambizione, pare di scorgere una critica ai Windsor e a tutti quelli che non avrebbero mai compreso fino in fondo la personalità di Meghan, scambiando la sua determinazione per mero calcolo.

"Mi ha regalato le sue mutande usate": altro scandalo per Harry. La ex spogliarellista Carrie Reichert mette all’asta degli slip che sarebbero appartenuti al principe Harry e lo definisce un ragazzo “noioso”. Francesca Rossi il 29 Luglio 2022 su Il Giornale.

A volte il passato ritorna, soprattutto nei suoi episodi più infelici, quelli che, forse, si vorrebbero dimenticare. È quanto accaduto al principe Harry, impegnato a costruirsi una reputazione di filantropo che, però, potrebbe essere messa in discussione da una ex spogliarellista, la quale sostiene di averlo conosciuto un decennio fa, durante le sue notti brave a Las Vegas e di possedere un suo ricordo molto particolare: degli slip neri che sono appena stati messi all’asta.

All’asta la biancheria intima del duca

Secondo quanto riportato dal Mirror Carrie Reichert, ex spogliarellista 43enne, avrebbe conosciuto il principe Harry a Las Vegas, dieci anni fa, proprio nel periodo più movimentato della sua vita. Di quell’incontro la donna conserverebbe un paio di slip, a quanto sembra un regalo del duca. In proposito il tabloid ha scritto: “[La Reichert] dice che il duca di Sussex le avrebbe dato lo scabroso souvenir dopo esserseli tolti…”. La bravata non sarebbe finita lì. Il Mirror ha continuato: “Harry, nudo, venne paparazzato mentre abbracciava un’altra donna e le foto finirono in prima pagina in tutto il mondo”.

Si può solo immaginare l’imbarazzo provato dalla royal family, anche perché all’epoca il principe era fidanzato con Cressida Bonas. La Reichert non si è accontentata di conservare gli slip. Prima ha lasciato che fossero messi in mostra al Sin City’s Erotic Heritage Museum. Adesso ha deciso di venderli. Il bizzarro ricordo del principe Harry sarà all’asta il prossimo 17 agosto, al Las Vegas Hustler Club, insieme all’abito e al costume che la ex spogliarellista ha indossato per l’occasione. Si stima che la Reichert possa riuscire a incassare circa 800mila sterline, benché, a quanto pare, lei speri di arrivare a un milione.

Ricordi poco edificanti

Verrebbe da dire “oltre al danno anche la beffa”. Quest’asta non giova ai progetti umanitari del duca di Sussex e alla sua credibilità, poiché lo rigetta inesorabilmente indietro nel tempo, agli anni in cui non era riuscito ancora a elaborare la morte di Lady Diana, faticando a trovare se stesso e il suo posto nel mondo. Inoltre Carrie Reichert ha voluto esprimere il suo parere su Harry, raccontando anche qualche aneddoto un po’ sopra le righe: “Harry è diventato noioso, è un vero peccato. Quando faceva baldoria a Las Vegas, tutti amavano lui e il suo senso del divertimento. Almeno questi slip sono un ricordo di ciò che lui era…quando Harry era il principe del divertimento. È un peccato che sia così serioso ora. Anche se sposato e padre di due bambini dovrebbe rilassarsi”.

La Reichert ha raccontato anche di aver visto il duca nudo, per la prima volta, durante un party all’Encore ai Wynn di Las Vegas, nell’agosto 2012. A quanto sembra Harry stava perdendo una partita di strip biliardo e, per divertimento, avrebbe finto di suonare una stecca da biliardo come fosse un’immaginaria chitarra. Per il momento i Sussex non hanno commentato la vicenda e con buona probabilità non lo faranno, in modo da non suscitare ulteriore clamore intorno a questa vicenda piuttosto umiliante per entrambi.

I capricci di Meghan nel ristorante di De Niro

Il passato perseguita il principe e, forse, qualche colpa potrebbe averla anche lui. Comunque sia il suo nome è una calamita e talvolta finisce per attirare anche situazioni non molto edificanti. Carrie Reichert lamenterebbe il fatto che Harry abbia messo la testa a posto, che sia cambiato, allontanandosi dall’immagine festaiola e senza regole che aveva alcuni anni fa. Osservando la questione da un’altra prospettiva si potrebbe sostenere, invece, che questo cambiamento fosse necessario e, per certi versi, naturale. Il duca di Sussex non poteva certo rimanere il ragazzo di dieci anni fa, sfiorando di nuovo il ridicolo. Prima poteva essere quasi perdonabile. Oggi sarebbe del tutto inaccettabile.

Patrizia De Tomasi per “Chi” il 27 luglio 2022.

Solitamente prende e strapazza la vita di gente potente, vergando biografie al vetriolo. Chi lo ha portato in tribunale, ha sempre perso. Qualcuno, Tom Bower, lo ha anche minacciato, come il potentissimo editore Robert Maxwell, papà di Ghislaine, che gli fece addirittura rovistare tra la posta e controllare i conti correnti pur di fermarlo. 

Lui, sardonico, ribatte: «Da corrispondente di guerra ho avuto paura di morire solo in servizio». Per anni grande firma del giornalismo investigativo della Bbc, Bower è tornato a occuparsi della Corona britannica. Dopo Carlo, del quale ha rivelato quattro anni fa il piano di ripulitura dell’immagine per farlo accettare dai sudditi, ora è la volta della “povera” Meghan Markle, protagonista con il marito principe di Revenge: Meghan, Harry and the war between the Windsors, (Vendetta: Meghan, Harry e la guerra dei Windsor) affresco feroce della duchessa e del marito.

Le chicche che racconta sono tante e quasi tutte inedite. La prima bordata Bower la lancia scrivendo che Meghan era a Londra in cerca di marito, nell’estate 2016, anche se ancora conviveva con il celebrity chef canadese Cory Vitiello, perché era un’attrice sconosciuta e aveva pochi soldi in tasca. 

Secondo quanto ricostruito dal giornalista, Meghan mise insieme un gruppo di amici ricchi; tra loro c’era Violet von Westenholz, amica d’infanzia di Harry. Meghan la convinse a organizzarle un appuntamento al buio con Harry. I due uscirono il 1° luglio. Il principe poi la raggiunse a Toronto e dormì una settimana a casa di amici di lei, mentre lei ancora viveva con Cory. “Alla fine della settimana, quando il principe tornò a Londra, Meghan era convinta di aver conquistato Harry. Disse quindi a Cory che la loro relazione era finita”, scrive Bower. Vitiello era però stufo di lei, quindi non fece storie. 

Bower è andato a scovare un altro episodio poco edificante della vita di Meghan. Poco prima di incontrare il principe, la Markle era stata la protagonista di uno spot per Reitmans, un brand di abiti cheap and chic canadese.

Ebbene, le riprese dello spot furono talmente difficili che Jean Malek, uno dei registi, pubblicò su Facebook il commento: “È sicuramente la persona più cattiva che abbia mai incontrato”. Secondo la troupe la Markle fece storie per ogni ciak e tra lo stupore generale, la sua agente, Lori Sale, domandò di far registrare la sua presenza in albergo sotto falso nome per non aizzare i paparazzi. Ma a Montreal nessuno conosceva Meghan e l’albergo si rifiutò di assecondare la richiesta. Ironia della sorte, qualcuno la soprannominò “principessa” con un notevole talento da preveggente. 

Nella sua smania di frequentare i ricchi e famosi, quando ancora non era nessuno, c’è anche l’imbarazzante tentativo di incontrare a Londra Emma Watson, campionessa della parità di genere come lei; la diva si rifiutò, però, di vederla, non avendola mai sentita nominare. 

Un altro “incidente” di cui nessuno sapeva, ma, certo, si poteva intuire, visto che nessuno venne poi inviato alle nozze dei Sussex del 2018, ebbe luogo quando Harry presentò, sempre nel 2016, la bella americana ai suoi amici più cari, i compagni di Eton, oggi banchieri, politici e uomini d’affari. 

La Markle passò il weekend a Sandringham a rimbrottare la combriccola per il linguaggio maschilista e scurrile che sentì; a fine gita girarono una gran quantità di messaggi sui cellulari; di questi il più signorile fu: “Harry è una testa di c...”, sottinteso: se continua a uscire con questa. 

In barba a tutti i tentativi della coppia di far sapere che il rapporto tra loro e Sua Maestà poggia su basi di affetto, quando lo scorso anno Elisabetta II seppe che alle esequie del suo caro Filippo la nipote americana non ci sarebbe stata, si sarebbe sfogata con un funzionario di Corte: «Grazie a Dio, non viene», riporta nel suo libro Bower.

Il giornalista inglese ha investigato anche sui genitori di Meghan, naturalmente. All’anchorman Piers Morgan, Bower ha rivelato di aver passato con il padre Thomas Markle due giorni in Messico, dove vive. L’ex tecnico ha confidato di avere ancora grande affetto per la figlia e gli ha confermato che la rottura con lei non si è verificata come Meghan e Harry sostengono, quando cioè il padre si fece pagare dai fotografi per fingere di scrivere alla figlia, nel 2018, ma quando lei era ancora semisconociuta in Canada. 

Bower si è detto assolutamente convinto che la Markle si vergogni del padre, motivo per cui non l’ha mai presentato a Harry e non lo volle alle sue nozze. Capitolo Doria Ragland: secondo quanto confidatogli dallo stesso Markle padre dietro alla rottura ci sarebbe lei, Doria, figura rimasta misteriosa, che voleva che la figlia diventasse famosa. C’è riuscita.

I capricci di Meghan nel ristorante di De Niro. Francesca Rossi il 24 Luglio 2022 su Il Giornale.

A New York per il Mandela Day, subito dopo il discorso all’Onu, Harry e Meghan avrebbero imposto a personale e clienti di un locale dei capricci non propriamente in linea con i valori di Nelson Mandela

Il breve soggiorno nella Grande Mela di Harry e Meghan, per il Mandela Day dello scorso 18 luglio, si è trasformato in un boomerang per i duchi. Il contenuto del discorso del principe all’Onu è decisamente passato in secondo piano rispetto alle polemiche che lo hanno accompagnato. Harry è stato accusato di razzismo, di ipocrisia, di non essere all’altezza di parlare di fronte all’Assemblea delle Nazioni Unite di un grande uomo come Nelson Mandela. Ma non è finita qui: secondo un nuovo retroscena rivelato da Page Six i Sussex, durante una cena in un ristorante di New York, avrebbero pure dato prova di spocchia con richieste giudicate assurde.

Alla Locanda Verde

Harry e Meghan si sarebbero fatti riconoscere di nuovo, come si usa dire. Lunedì 18 luglio 2022, dopo il discorso del duca di Sussex all’Onu, la coppia si sarebbe recata nel ristorante italiano di proprietà dell’attore Robert De Niro, “Locanda Verde”, a Tribeca, famoso quartiere alla moda situato nella zona Sud di Manhattan. Per la cena la duchessa ha scelto un abito bianco e nero di Gabriela Hearst e indossato l'orologio Tank di cartier appartenuto a Lady Diana.

Una fonte ha raccontato a Page Six: “C’era la security in tutto il ristorante ma [Harry e Meghan] non erano in una sala privata”, bensì “seduti al centro del ristorante affollato”. Stando all’insider gli uomini della sicurezza avrebbero intimato ai presenti di non scattare foto. A chiunque avesse deliberatamente ignorato la richiesta “sarebbe stato chiesto di andarsene”. Questa imposizione avrebbe lasciato piuttosto interdetti i tabloid, anche perché nel corso della serata i duchi sarebbero stati “piuttosto socievoli” con gli altri ospiti, come racconta il Daily Mail. L’insider ha proseguito: “C’era una festa di compleanno al tavolo vicino al loro. Meghan si è avvicinata con Harry e ha detto ‘Vi auguro un felicissimo compleanno’”. I clienti erano “tutti stupefatti e hanno solo detto ‘Grazie mille’”.

Il principe Harry e Meghan Markle, però, non si sarebbero limitati a imporre il divieto di scattare foto. La fonte di Page Six ha riportato anche un’altra bizzarra richiesta che, al pari della prima, suona un po’ come un capriccio da star hollywoodiana: “[Meghan] ha chiesto al personale di Locanda Verde di riservare l’intero cortile da 50 coperti per quattro persone, incluso il principe Harry. Il gestore le ha detto che [il cortile] era già stato prenotato per una festa di compleanno con quindici persone e si è rifiutato di annullarla. Le è stato detto di sedersi dentro, cosa che lei ha fatto”. I Sussex, nonostante il piccolo intoppo, avrebbero mantenuto il loro “buonumore” e gustato un menu tutto italiano: ricotta di pecora sarda, ravioli e tartare di carne piemontese e vino rosso”.

Comportamenti “da principessa”

Page Six non ha mancato di definire l’atteggiamento di Meghan “da principessa”, frutto di eccessiva boria e vanità. La tensione iniziale, dice la stampa, si sarebbe affievolita con il passare dei minuti e i duchi si sarebbero mostrati gentili con gli altri clienti, ma la loro cordialità non avrebbe fatto dimenticare quelle richieste “da vip”, come riporta Il Corriere.it. Un modo di fare e di porsi molto poco regale, per nulla low profile, forse più aderente al modello di una certa Hollywood che si considera quasi “semidivina”. Senza contare che poche ore prima della tanto chiacchierata cena il principe Harry aveva parlato degli ideali di uguaglianza, libertà, umiltà, del servizio nei confronti del prossimo ispirati da Nelson Mandela. Parole che striderebbero con le richieste dei duchi nel ristorante di New York.

"È razzista": polemica per il discorso di Harry all'Onu

Anzi sembrerebbe quasi, ma è solo un’impressione, che Harry e Meghan vogliano tenersi il più lontani possibile dalle persone (cosa molto complicata se si sostiene di voler aiutare gli altri). Mettere una distanza invalicabile che quasi farebbe pensare che i duchi temano gli altri e siano ossessionati dalla privacy. Atteggiamento non propriamente in linea con i valori e l’esistenza di Nelson Mandela. Un altro dettaglio che rende i duchi di Sussex, in particolare Meghan, facile bersaglio delle critiche è l'ostentazione. Per esempio la scelta della duchessa di indossare una pencil skirt di Givenchy da 1560 euro e le Manolo Blahnik per partecipare alla celebrazione del Mandela Day all'Onu è stata considerata davvero infelice.

In quella giornata si parlava di povertà, di fame nel mondo, di diritti negati e, secondo i detrattori, Meghan avrebbe dovuto mostrare più rispetto con un look più discreto. I Sussex dovrebbero cercare di evitare queste apparenti contraddizioni tra le parole e le azioni che rischiano di rendere poco credibili i loro progetti umanitari, bruciando la loro inclinazione filantropica.

Giada Oricchio per iltempo.it il 22 luglio 2022.  

“Chissà se avrà i capelli rossi afro”. Sarebbe questa la frase che ha mandato su tutte le furie Meghan Markle e Harry d’Inghilterra. Chi l’ha pronunciata? Camilla Parker Bowles, futura regina d’Inghilterra. Sarebbe lei la razzista alla corte di Sua Maestà Elisabetta II. 

Tom Bower, l’autore dell’esplosiva biografia “Revenge: Meghan, Harry and the War Between the Windsors” ha scritto: “Il sospetto dei Sussex che la duchessa di Cornovaglia avesse fatto commenti razzisti su Archie (non ancora nato, nda) aveva alimentato la loro spaventosa denuncia dell'intera famiglia reale”. In alcuni estratti del libro, pubblicati da PageSix, si legge che la duchessa di Cornovaglia avrebbe fatto un’osservazione su come sarebbero stati i capelli del futuro figlio di Meghan e Harry poco dopo che la loro relazione era diventata di dominio pubblico. 

Il principe incontrò il padre Charles e la detestata matrigna nella loro residenza di Clarence House e nella versione di Harry, la conversazione verteva su tre argomenti alternandosi tra serio e scherzoso: “In primo luogo, a Harry fu detto che Meghan doveva continuare con la sua carriera di attrice. In secondo luogo, non ci si poteva aspettare che Scotland Yard pagasse automaticamente per la protezione 24 ore su 24 della sua ragazza. E in terzo luogo, secondo Harry, qualcuno ha speculato su come sarebbe stato il suo futuro figlio”.

Ed ecco la parte incriminata: “Camilla ha osservato ‘Non sarebbe divertente se tuo figlio avesse i capelli afro rossi?’”. Una battuta che, secondo Bower, Harry avrebbe preso come tale ridendoci su, ma quando l’ha riferita a Meghan è scoppiato un putiferio: “la reazione dell’ex attrice ha trasformato il divertimento di Harry in furia” si legge in Revenge. E torna alla memoria l’intervista piena di accuse, recriminazioni e sottintesi che i Sussex rilasciarono a Oprah Winfrey a marzo 2021. Entrambi rivelarono di essere rimasti scioccati dalla domanda di un membro della famiglia reale su quanto sarebbe stata scura la pelle del primogenito non ancora nato. 

Si rifiutarono di fare il nome perché sarebbe stato “devastante” per la Corona inglese, ma di fatto gettarono fango e sospetti su tutti i Windsor tanto che successivamente la stessa Oprah Winfrey chiarì che Harry e Meghan non si riferivano alla Regina o al defunto principe consorte Filippo. Quindi, l’atteggiamento di Camilla Parker Bowles potrebbe essere uno dei motivi della fuga dei duchi di Sussex dal Regno Unito e dalla famiglia reale e pare certo che Harry, nell’autobiografia (scritta insieme al giornalista americano J.R. Moehringer) in uscita in autunno, dipingerà la duchessa di Cornovaglia come “razzista” e usurpatrice del ruolo che fu della madre Lady Diana.

Prova ne è che, a febbraio 2022, il duca di Sussex ha accolto con “un silenzio di pietra” l’annuncio ufficiale di Elisabetta II che Camilla un giorno diventerà regina consorte: “Il rifiuto di Harry di riconoscere la decisione della nonna prefigurava i problemi a venire. Charles aveva buone ragioni per temere che l'antipatia di Harry per Camilla fosse stata rivitalizzata da Meghan” osserva Bower prima di affondare la lama sugli interessi commerciali: “Facilmente persuaso, Harry ha sfiorato il tradimento di suo padre, Camilla, i Cambridge e persino la Regina... Per guadagnare l'anticipo dell'editore, niente e nessuno era intoccabile”. Secondo Tom Bower nel memoriale di Harry ci saranno brutte rivelazioni su Camilla, William, Kate e Charles e sul dolore inflitto dalla famiglia reale a Meghan e al marito. 

"Se il bimbo avesse i capelli rossi afro?": lo scandalo travolge Camilla. Francesca Rossi il 23 Luglio 2022 su Il Giornale. 

Un nuovo libro accusa Camilla Shand di essere l'autrice dei presunti commenti razzisti rivolti al piccolo Archie

Anche Camilla finisce nello scandalo mediatico sui presunti commenti razzisti rivolti al piccolo Archie, il primogenito di Harry e Meghan. Un insider di Palazzo smentisce con forza tutte le accuse, ma la vicenda ha ormai assunto i contorni di una specie di caccia alle streghe.

Harry fa l'ambientalista: "Ma intanto si sposta col jet privato"

“Capelli rossi afro”

Nel suo nuovo libro “Revenge: Meghan, Harry and the War between the Windsors” (Blink Publishing), uscito il 21 luglio 2022, l’esperto Tom Bower torna sulla questione dei commenti razzisti che sarebbero stati rivolti al piccolo Archie, figlio dei duchi di Sussex, raccontando un retroscena esplosivo, ma ancora da dimostrare. L’indiscrezione coinvolgerebbe la futura Regina consorte Camilla, un personaggio eccellente, di spicco nella royal family e ormai piuttosto apprezzato dai sudditi e famoso per la sua discrezione. Secondo Bower durante una conversazione con Harry e Meghan sull’aspetto che avrebbe avuto il nascituro, Camilla si sarebbe lasciata andare a delle ipotesi più o meno fantasiose, arrivando a dichiarare che sarebbe stato "divertente" se Archie potesse ereditare “i capelli rossi afro”.

Il duca di Sussex avrebbe accolto con un sorriso questa suggestione, mentre Meghan Markle si sarebbe offesa. Al Daily Mail un insider reale ha bollato questa storia come “un’assurdità”, mentre per ora Clarence House ha preferito non commentare. Il libro di Tom Bower riporta molte indiscrezioni sulla royal family e si preannuncia un terremoto mediatico. Uno degli aneddoti più citati sui tabloid riguarda il presunto commento della regina Elisabetta alla notizia che la duchessa di Sussex non avrebbe partecipato ai funerali del principe Filippo, nell’aprile 2021: “Grazie al Cielo Meghan non verrà”.

Il biografo, poi, definisce i Sussex “agenti della distruzione”, descrivendone i caratteri in maniera non proprio edificante. Il principe sarebbe “ignorante, sempliciotto, esigente". La duchessa, invece, “egocentrica, manipolatrice e difficile”. In queste ore, però, sarebbe la questione tutta da verificare dei commenti sulle fattezze di Archie ad aver generato un putiferio tanto sui media quanto nella royal family.

"È razzista": polemica per il discorso di Harry all'Onu

Solo una fantasticheria?

Camilla Shand è la terza “sospettata”, chiamiamola così (o vittima, dipende dai punti di vista), nel “caso razzismo” sollevato da Harry e Meghan durante l’intervista a Oprah, nel marzo 2021. I primi due in ordine di apparizione sono stati la principessa Anna e il principe Carlo. Lo scandalo scoppiò perché nella famosa intervista i duchi sostennero che tra le mura di Buckingham Palace il loro primogenito Archie fosse finito nel mirino di affermazioni sconcertanti “su quanto la sua pelle sarebbe stata scura alla nascita”. La coppia, però, non ha mai voluto rivelare il nome del presunto autore di queste dichiarazioni. La vicenda spinse perfino il principe William a intervenire, affermando quasi con rabbia: “Non siamo affatto una famiglia razzista”.

Sui tabloid venne riportato il parere di Lady Colin Campbell, che chiarì: “Quando i Sussex hanno raccontato quell’episodio si riferivano alla principessa Anna. In verità, però, la figlia della sovrana è stata fraintesa, il colore della pelle non c’entra nulla. La sua preoccupazione riguardava l’incapacità di Meghan di adattarsi al ruolo, il suo background lontano dai protocolli di Palazzo, vedeva dei rischi all’orizzonte”. La figlia di Sua Maestà avrebbe ritenuto la duchessa inadeguata al suo ruolo a corte, spiegando alcune differenze culturali tra Gran Bretagna e Stati Uniti. Meghan, stando alla Campbell, non sarebbe stata “capace di accettare e di apprezzare” le sfumature del discorso, trasformando “uno scontro culturale” in una “discriminazione razziale”.

Nel novembre 2021, mentre il principe Carlo era alle Barbados, i giornali esplosero con la notizia secondo la quale sarebbe lui il vero autore dei commenti razzisti diretti ad Archie. L’ipotesi era stata riportata dal libro “Brothers And Wives: Inside the Private Lives of William, Kate, Harry and Meghan” di Christopher Andersen e risalirebbe al novembre 2017,quando Harry e Meghan annunciarono il loro fidanzamento. Carlo avrebbe confessato a Camilla: "Mi domando che aspetto avranno i loro figli". La duchessa di Cornovaglia avrebbe risposto: "Sono certa che saranno assolutamente bellissimi". Il principe, però, avrebbe ribattuto: "Voglio dire, che carnagione potranno avere?". La replica del portavoce dell’erede al trono non si fece attendere: “È semplicemente fantasia, non merita altri commenti”.

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Camilla razzista?

Ora viene coinvolta anche la duchessa di Cornovaglia. Però ci sono alcune considerazioni da fare: finora Harry e Meghan non hanno mai portato prove a sostegno delle loro parole. Non hanno mai fatto i nomi e questo rende la vicenda ancora meno chiara. Inoltre non possiamo ignorare che non sia ancora stato dimostrato con i fatti neanche il commento che, secondo Tom Bower, avrebbe espresso Camilla. Molto spesso, poi, vengono riportate delle frasi estrapolate dal loro contesto. Questo dovrebbe stimolare il dubbio.

Non possiamo escludere a priori che la duchessa di Cornovaglia abbia solo fatto un commento un po’ fantasioso, senza cattive intenzioni, magari immaginando che Archie potesse ereditare i tratti di entrambi i genitori. La moglie di Harry potrebbe aver frainteso (o voluto franitendere, ma anche questo nessuno può dirlo con certezza) le sue parole. Inoltre è interessare notare che questo retroscena sia venuto fuori ora che Camilla ha raggiunto, con pazienza e perseveranza, un livello molto alto nella gerarchia del casato, guadagnandosi l'ammirazione dell'opinione pubblica. Ultima considerazione, ma non meno importante: nell’intervista a Oprah Meghan Markle ha parlato di frasi sul “colore della pelle” di Archie, mentre Camilla avrebbe fatto riferimento ai capelli. Non è un dettaglio da poco, anzi, potrebbe essere il confine tra una possibile verità o una possibile bugia.

"Harry non vuole avere rapporti con Camilla": tensione a Palazzo. Francesca Rossi il 22 Luglio 2022 su Il Giornale.

Tra il principe Harry e Camilla i rapporti non sarebbero mai stati facili e ora, secondo le indiscrezioni, sarebbero compromessi per sempre.

Uno dei grandi segreti della royal family, gelosamente custoditi tra le mura di Buckingham Palace, riguarderebbe il rapporto tra il principe Harry e la futura Regina consorte Camilla, duchessa di Cornovaglia. Tra i due non vi sarebbe mai stata una vera intesa, ma neanche un compromesso, seppur temporaneo, per il classico “quieto vivere”. Forse sarebbe più corretto dire che, almeno da parte del duca, le relazioni potrebbero essersi arenate su una qualche forma di tolleranza. L’autorevole esperta Ingrid Seward ritiene che, ormai, il principe non avrebbe più nemmeno l’interesse a instaurare un legame con la matrigna, che per lui rimarrebbe la donna che fece soffrire Lady Diana, causando il divorzio dei genitori.

Harry e Camilla: una relazione impossibile (?)

“Camilla è una donna meravigliosa e ha reso nostro padre molto felice…William e io la adoriamo…Non è affatto la matrigna cattiva…”, disse il principe Harry nel 2005. Nessuno ha mai capito se quelle parole fossero anche solo in parte vere, o se fossero una messinscena per tenere buoni i tabloid. Camilla ha avuto un ruolo scomodo, controverso nella vita del principe Carlo e dei Windsor. Harry non lo avrebbe dimenticato tanto che, dicono le indiscrezioni, uno dei bersagli principali della sua autobiografia sarebbe proprio la matrigna. Del resto il duca, almeno pubblicamente, ha mantenuto un freddo silenzio alla notizia di Camilla Regina consorte accanto al futuro sovrano Carlo. Il motivo sarebbe semplice.

La presenza della duchessa farebbe “riaffiorare tutte le cicatrici di Harry”, come ha detto l’esperto Robert Jobson a Gb News, citato dall'Express, aggiungendo: “Quando Lady Diana è morta Harry aveva solo 12 anni, quindi è stato a dir poco difficile, dal punto di vista emotivo, accettare Camilla come matrigna”. Però Angela Levin, nel libro “Conversations with the Prince (2018), ha rivelato che nel momento in cui il duca di Sussex ha saputo dal padre che Camilla sarebbe diventata la matrigna sua e di William: “accettò la situazione con molta maturità, riconoscendo che quella donna faceva parte della vita di suo padre da ormai tanto tempo…”.

Forse il Daily Mail ha centrato il problema quando ha descritto il rapporto tra il principe e Camilla come uno di quei casi in cui si fa “un passo avanti e due indietro”. A tutto questo aggiungiamo pure che la moglie dell’erede al trono avrebbe definito Meghan Markle “un’impertinente” ed ecco che i rapporti già tesi tra i due potrebbero diventare addirittura esplosivi. Secondo l’esperta Ingrid Seward con il tempo le cose sarebbero cambiate tra Camilla e Harry, ma non vi sarebbe stata un’evoluzione, bensì un’involuzione.

L’atrofizzazione di un rapporto

Al podcast del Mirror “Pod Save The Queen” Ingrid Seward ha dichiarato: “Quando [Camilla] divenne la matrigna [di William e Harry i due] furono molto felici di accoglierla. La maggior parte dei genitori dei loro amici era divorziata e si era risposata, dunque non era così raro che accadesse. Ma poi [il rapporto] si è raffreddato, ma Camilla non ha mai interferito nelle loro vite, non ha mai detto ‘non puoi fare questo, non puoi fare quello’. Se loro le chiedevano qualcosa, lei dava dei consigli, ma rimaneva un passo indietro”. Eppure ciò non sarebbe bastato a costruire un legame solido con il principe Harry. La Seward ha proseguito: “Non penso che Harry abbia tutto questo calore nei suoi confronti…Penso che William abbia davvero apprezzato Camilla e ciò che lei ha fatto per suo padre, che abbia avuto modo di conoscerla meglio e le sia affezionato”.

"È razzista": polemica per il discorso di Harry all'Onu

Al contrario del duca di Sussex: “…Harry era felice di accettare Camilla all’inizio, ma poi [il rapporto] si è affievolito e non penso che lui abbia questo gran rispetto nei suoi confronti. Le cose potrebbero essere cambiate di recente, quando [Harry] è venuto qui e ha passato un po’ di tempo con suo padre, ma [Harry e Camilla] non hanno davvero avuto la possibilità di stare insieme da quando [i Sussex] se ne sono andati. Per questo non credo che il rapporto si svilupperà. Non credo che Harry sia interessato a sviluppare un legame con la sua matrigna in questa fase della sua vita”.

"Rivelazioni intime e scioccanti": sparito il libro bomba di Harry. Francesca Rossi il 22 Luglio 2022 su Il Giornale. L'autobiografia del principe Harry non sarebbe stata ancora calendarizzata dalla Penguin Random House e gli esperti se ne chiedono il motivo, presentando quattro ipotesi principali.

Dov’è finito il libro in cui il principe Harry voleva raccontarci tutta la verità e nient’altro che la verità sulla sua vita? La casa editrice Penguin Random House per ora tace e i giornali sono sommersi da ipotesi di diversa natura, anche se la più probabile ruota attorno a una studiata strategia pubblicitaria per portare l’attesa alle stelle.

Lo strano caso dell’autobiografia scomparsa

“Il libro più esplosivo del decennio”, ha scritto Page Six, pieno di “rivelazioni intime e scioccanti”, ha dichiarato l’esperta Katie Nicholl. Queste sono solo alcune delle opinioni dei media sull’autobiografia del principe Harry, la cui pubblicazione sarebbe, almeno in linea teorica, prevista per il prossimo autunno. Definizioni derivate dall’annuncio roboante del duca di Sussex, nel luglio 2021: “Ho scritto questo libro non da principe, quale sono nato, ma da uomo, quale sono diventato. …Sono… entusiasta che le persone leggano un resoconto di prima mano della mia vita accurato e del tutto veritiero” e supportate dal lancio pubblicitario della casa editrice, la prestigiosa Penguin Random House: “Un ricordo intimo di una delle figure globali più affascinanti e influenti del nostro tempo… il resoconto definitivo delle esperienze…che hanno contribuito a plasmarlo”. Già queste premesse hanno creato aspettative altissime nel pubblico. Ma del libro ancora nessuna traccia. Almeno per ora intorno alla pubblicazione del memoir c’è solo uno sconcertante silenzio che fa più rumore di tutti gossip sui suoi possibili contenuti. Potrebbe trattarsi della quiete prima della tempesta, ma altre ipotesi si stanno facendo strada attraverso le pagine dei tabloid.

Dov’è il libro? Quattro possibili soluzioni al mistero

Non appena la Penguin Random House ha diffuso la lista delle pubblicazioni relative all’autunno 2022, il sempre attento Daily Mail l’ha passata in rassegna, sperando di trovarvi la tanto attesa data d’uscita del libro di Harry. A sorpresa, però, del memoir nemmeno l’ombra. Il tabloid ha concluso che la pubblicazione dovrebbe essere stata “rimandata”. Questo presunto ritardo ha aperto quattro possibili strade: la prima ci porterebbe a dubitare che vi sia un semplice rinvio, sospettando che, invece, il misterioso silenzio faccia parte di un’abile strategia di marketing che punta sulla suspense. A questo proposito l'esperto Robert Jobson ha detto: "Forse si stanno solo divertendo dietro le quinte. Sanno che il libro sta per essere pubblicato, i giornali a New York sanno che sta per uscire. Forse stanno cercando ancora più pubblicità…Non sarà roba [riguardante] l’infanzia. Saranno cose attuali…roba esplosiva” e “causeranno gravi problemi”. La seconda strada suggerirebbe una specie di blocco dello scrittore, con Harry che non riuscirebbe a portare a termine l’impegno preso (nonostante la presenza del premio Pulitzer J.R. Moehringer, che dovrebbe aiutarlo nella parte tecnica del lavoro. il magazine Elle ha scritto: "Un ritardo sulla tabella di marcia è del tutto plausibile, del resto è già avvenuto nell’ambito della collaborazione…con Spotify e Netflix che…sarebbero rimasti insoddisfatti del rallentamento nella produzione del famoso podcast e di tutti i progetti televisivi…Se le cose dovessero stare così, il nipote della Regina confermerebbe la propria inattendibilità a portare a termine gli impegni…”. La terza via, invece, vorrebbe il principe impegnato ad aggiornare il memoir con un nuovo capitolo sul trattamento ricevuto dalla royal family durante il Giubileo di Platino. Ipotesi estremamente pericolosa, se è vero che Harry sarebbe rimasto deluso dalla glaciale indifferenza riservatagli dai parenti. La quarta e ultima strada farebbe pensare a una forma di rispetto del duca nei confronti della nonna: Harry avrebbe chiesto all’editore di posticipare la pubblicazione per non "oscurare il Giubileo", ha spiegato Roya Nikkhah.

C’è bisogno di questa autobiografia?

All’inizio del luglio 2022 i Sussex hanno annunciato di essere economicamente indipendenti dalla royal family e dai contribuenti britannici. Però tutto ciò che hanno prodotto e abbiamo visto finora è, in qualche modo, collegato ai Windsor. Memoir compreso. Ci si chiede se l’autobiografia sarà davvero imparziale o dettata dalla smania di rivalsa sulla royal family. L’esperto Christopher Andersen ha detto: “Nessuno si aspetta che il libro di Harry sia un biglietto d’amore per i suoi parenti…il gioco si fa duro”. Duncan Larcombe ha rincarato la dose: “Come possono i reali riammettere Harry quando questi si è praticamente trasformato in un giornalista? Finché il libro penderà su di loro come una spada di Damocle, come ci si può aspettare che tendano un ramoscello d’ulivo?”. Roya Nikkhah ha dichiarato: “Rimandare la pubblicazione potrebbe essere un sollievo per la royal family e i cortigiani, con alcuni che hanno paura di finire nel mirino del libro dopo l’intervista con Oprah…”. E se il memoir di Harry non fosse così sconvolgente come previsto? La commentatrice reale Kinsey Schofield prova a placare gli animi: “Forse è solo un libro su un uomo che ha imparato a vivere e ad amare dopo la morte della madre...”. Forse la Penguin Random House potrebbe non essere molto interessata a pagare milioni per vedere Harry nell’inedito ruolo di maestro di vita.

La regina Elisabetta avrebbe insabbiato l’inchiesta su Meghan. Ecco perché.

L’esperto Richard Fitzwilliams sostiene che la mancata pubblicazione dei risultati dell’indagine sui presunti atti di bullismo compiuti da Meghan farebbe parte di un accordo tra i Windsor e i Sussex. Francesca Rossi su Il Giornale il 7 luglio 2022.  

Lo scorso giugno il Sunday Times ha diffuso la notizia secondo la quale la conclusione dell’indagine sui presunti atti di bullismo che Meghan Markle avrebbe perpetrato su alcuni membri dello staff di Palazzo non sarebbe stata resa nota. La decisione ha destato numerosi sospetti, facendo ipotizzare che la situazione a corte fosse davvero molto grave e la regina Elisabetta avesse voluto proteggere la royal family da possibili ondate di fango. Ora l’esperto Richard Fitzwilliams propone un’altra prospettiva attraverso cui tentare di interpretare la volontà della Corona.

Harry e Meghan si schierano a favore dell’aborto

Le accuse di bullismo

Un’inchiesta del Times, risalente al marzo 2021, ha fatto emergere una vicenda sconvolgente: Meghan Markle avrebbe bullizzato alcuni componenti dello staff reale, portandoli sull’orlo di un crollo psicologico. Buckingham Palace aveva promesso un’inchiesta interna, affinché la questione venisse chiarita e non vi fossero ombre sui Windsor. Nella seconda metà di giugno questa indagine sarebbe stata chiusa ma, come rivelato dal Sunday Times, sarebbero cambiati “i criteri e le procedure” in modo da non rendere pubblici i risultati, forse per non danneggiare l’immagine della Corona, o per evitare di dare ulteriore visibilità ai Sussex attraverso nuove polemiche. Tuttavia viene naturale chiedersi cosa ci sia scritto nel report finale, per giustificare una simile linea di condotta.

Al Daily Mail l’esperto reale Richard Fitzwilliams ha presentato la sua sconcertante ipotesi: “Il Palazzo, di fronte alla possibilità della pubblicazione, alla fine di quest’anno di un memoir di Harry e chissà cos’altro da parte dei Sussex…ha chiuso [la storia]. Questo è un ramoscello d’ulivo per i Sussex”. Secondo l’esperto la Regina avrebbe insabbiato l’indagine potenzialmente “esplosiva” per la monarchia e per il rapporto tra i duchi ribelli e Buckingham Palace, sperando che i Sussex “ricambiassero” il favore. In un modo molto semplice: il principe Harry dovrebbe ammorbidire le sue memorie, evitando di creare ulteriore imbarazzo in famiglia. Si tratterebbe di una specie di patto tra Windsor e Sussex che proteggere entrambi da nefaste conseguenze.

Fitzwilliams, però, mette in evidenza che la mancata conclusione di questa storia farà soffrire soprattutto chi ha denunciato i presunti atti di bullismo: “Questo non è un monumento alla trasparenza e quelli che sono coinvolti potrebbero percepire di aver subito un trattamento ingiusto, specialmente considerando le accuse fatte a Meghan”.

La Regina insabbia l’inchiesta sulle accuse di bullismo a Meghan

Sapremo mai la verità?

A proposito del destino di quanti hanno portato alla luce questa vicenda ancora avvolta nel mistero, un insider, citato dal Daily Mail, ha dichiarato: “Le persone avevano il sospetto che [l’indagine] sarebbe stata insabbiata. E sembra proprio che sia accaduto. Se consideriamo che quanti hanno partecipato hanno messo in gioco la loro reputazione, il fatto che non siano state comunicate le conclusioni è incomprensibile. Di certo [queste persone] sono turbate, ma forse non completamente sorprese dal modo in cui sono state gestite le cose. La Casa reale sembra terrorizzata [al pensiero] di far arrabbiare o provocare Harry e Meghan”.

"Harry e Carlo si sono incontrati di nascosto": ecco cosa è successo al Giubileo

Per i duchi di Sussex tutta la questione non sarebbe che un tentativo di diffamare Meghan Markle. Tuttavia sia l’insider che Richard Fitwilliams farebbero emergere il dubbio che la Regina e la royal family, in qualche modo, temano il principe Harry e le sue possibili rivelazioni. A quanto pare avrebbero paura anche di una nuova intervista bomba con Oprah. Tutto ciò fa riflettere sulla possibilità che entrambe le famiglie possano avere i proverbiali scheletri nell’armadio, ma senza i risultati dell’inchiesta sulla duchessa nulla può essere provato. A questo punto il sospetto più grande è che, forse, non conosceremo mai la verità. 

Vittorio Sabadin per “il Messaggero” il 21 giugno 2022.

Resterà segreta l'indagine commissionata dalla regina Elisabetta a uno studio legale privato per appurare se Meghan, la duchessa del Sussex, abbia maltrattato collaboratori e personale di servizio durante la sua permanenza alla corte dei Windsor. La decisione di non divulgarla, hanno spiegato al Sunday Times fonti anonime di Buckingham Palace, è stata presa per non violare la privacy delle persone coinvolte, e anche per evitare di inasprire ulteriormente i rapporti con i Sussex. Ma i risultati dell'indagine resteranno chiusi in un archivio, e non è escluso che possano essere ripescati se Harry e Meghan riapriranno le ostilità.

LE ABITUDINI DELLE DIVE Se il rapporto viene tenuto segreto è infatti probabile che contenga conferme a quanto avevano già raccontato ai giornali alcuni collaboratori di Meghan: pur non essendo riuscita diventare una diva di Hollywood, la duchessa aveva assunto le abitudini delle dive, che notoriamente non hanno molta pazienza con il personale. Si dice che tra le ragioni della rottura con William e Kate ci siano anche i rimproveri che Meghan ha rivolto ai domestici dei Cambridge quando era loro ospite, scortesia che non bisognerebbe proprio mai fare.

La Regina, che quando chiede qualcosa a un valletto usa sempre l'espressione «per favore», a un certo punto avrebbe convocato Meghan e le avrebbe detto: «Voglio che tu sappia che in questa famiglia noi non trattiamo le persone in questo modo». Ma se davvero lo ha fatto, non è servito a niente. 

LE DIMISSIONI Si è scritto che Meghan gettava per terra gli abiti lamentandosi che erano stati stirati male, che ha lanciato una tazza di tè bollente contro un cameriere e che ha costretto alle dimissioni molti collaboratori, pochi dei quali sono riusciti a restare al suo servizio per più di qualche mese. Poco dopo il fidanzamento con Harry, un membro senior dello staff aveva cercato di istruire la futura duchessa sul trattamento del personale, ma si dice che lei abbia risposto: «Non è mio compito coccolare la gente».

L'indagine sulle accuse di bullismo era cominciata nel marzo dello scorso anno, partendo dalla mail che nel 2018 Jason Knauf, ex responsabile della comunicazione dei Sussex, aveva inviato a Simon Case, segretario di William: «La situazione è molto grave e sono preoccupato che non si faccia nulla. La duchessa sembra sempre avere qualcuno nel mirino. Il suo comportamento è inaccettabile». Un anno fa anche il Times aveva rivelato che tre membri dello staff di Buckingham Palace accusavano Meghan di averli bullizzati con «crudeltà emotiva e manipolazione».

Un'altra vittima diceva che durante l'orario di lavoro non riusciva «a smettere di tremare». Robert Lacey nel libro Battle of Brothers scrive che William telefonò al fratello per chiedere spiegazioni, «ma Harry chiuse il telefono con rabbia». Dopo quel confronto William decise che «non voleva più avere intorno i Sussex», perché «Meghan interpreta la parte della vittima, ma in realtà è lei la prepotente». Secondo Lacey, William avrebbe detto a un amico: «Il modo in cui quella dannata donna ha trattato il mio staff è stato spietato».

IL PORTAVOCE Il portavoce dei Sussex definì le accuse di bullismo un'azione calcolata, una campagna di diffamazione premeditata nei confronti di Meghan che non a caso nasceva a pochi giorni dall'intervista con Oprah Winfrey, nella quale la duchessa sosteneva di essere stata lei oggetto di bullismo alla corte dei Windsor. Come confermano molti dei suoi ex amici (e quasi tutti i suoi parenti), una delle parti che Meghan recita meglio è quella della vittima perseguitata. Ma William e Kate non ne possono più e hanno imposto al resto della famiglia un atteggiamento estremamente rigoroso contro quello che, se vivessero a Napoli, non esiterebbero a definire un continuo e lamentoso chiagne e fotte. William compie oggi 40 anni e i giornali britannici sono pieni di elogi. 

Al contrario di Harry, ha domato i fantasmi che lo perseguitavano dalla morte di sua madre Diana, ha fatto pace con il padre Carlo, si è trasformato, da scansafatiche qual era, in uno dei più attivi membri della famiglia, è stato decisivo nell'atteggiamento molto duro contro i Sussex e contro l'impresentabile zio Andrea. È cresciuto bene, sta studiando con profitto il ruolo di futuro sovrano. E tutti sono concordi nel dire che il merito del suo successo è soprattutto di una persona che lavora molto, non si lamenta mai ed è sempre perfetta: sua moglie Kate.

Paola De Carolis per il "Corriere della Sera" il 16 aprile 2022.

Se ne erano andati sbattendo metaforicamente la porta, tra cori di polemiche e i click incessanti dei fotografi. Dopo due anni di assenza, un ritorno in sordina: Harry e Meghan hanno a sorpresa fatto visita alla regina Elisabetta presso il castello di Windsor, comparendo per la prima volta insieme davanti alla sovrana dal marzo 2020, quando abbandonarono il ruolo nella famiglia reale.

L'arrivo dei duchi del Sussex è stato confermato da un portavoce della coppia, che ha sottolineato che si è trattato di una tappa veloce nell'ambito del viaggio in Olanda per i giochi «Invictus», la manifestazione sportiva per veterani di guerra creata dal principe.

Harry e la moglie hanno colto l'occasione per incontrare anche Carlo, erede al trono e padre di Harry, e la moglie Camilla; ma non, almeno come sembra, William e Kate. 

Già prima del comunicato ufficiale, però, si era sparsa voce di una loro visita lampo: un gruppo di turisti li aveva avvistati, tra l'euforia generale, mentre passeggiavano rilassati mano nella mano nel parco del castello.

Per quanto fugace, la sosta a Windsor sembra indicare un riavvicinamento della coppia al resto del casato dopo due anni burrascosi che hanno visto il trasloco dei duchi in California, l'intervista choc con Oprah Winfrey, le accuse di razzismo nei confronti dei reali nonché l'assenza di Harry alla cerimonia in ricordo del nonno, il principe Filippo.

Possibile che stia prendendo forma il desiderio di fare pace? Per Joe Little, direttore della rivista Majesty , la visita era «attesa da tempo». La regina, dopotutto, è molto affezionata al nipote e la lontananza non fa bene a nessuno. Come d'abitudine, c'è chi nell'incontro tra i duchi, l'erede al trono e la regina ci ha visto invece qualcosa di diverso. Legato più agli affari.

Harry e Meghan, infatti, ai giochi saranno seguiti dalle telecamere di Netflix, società con la quale hanno un contratto da circa 100 milioni di dollari. Sembra che i dirigenti del gruppo abbiano chiesto ai Sussex di riallacciare i rapporti con la famiglia per evitare grane legali. Ieri Harry e Meghan hanno incontrato la squadra dell'Ucraina. All'interno del casato Windsor i problemi non mancano. Negli utimi due anni Harry ha avuto pochissimi contatti con il padre e il fratello, ai quali una volta era legatissimo. Il principe è seccato che da un momento all'altro Carlo abbia tagliato i contributi finanziari che prima dava alla coppia. Il principe Filippo, cui era spesso spettato il ruolo di mediatore, non c'è più.

A dimostrazione della distanza fisica ed emotiva, i due figli di Harry e Meghan non hanno accompagnato i genitori in Gran Bretagna. Alfie, che ha quasi tre anni, non vede il nonno o la bisnonna da quando era piccolissimo, mentre Lilibet Diana, che porta il soprannome «casalingo» della regina e che a giugno compirà un anno, non ha mai conosciuto i parenti inglesi.

Harry presso l'Alta Corte di Londra ha avviato una causa contro il ministero degli Interni per ottenere una scorta più massiccia durante le trasferte britanniche. Ma dato che ha scelto di essere un cittadino normale, l'Home office non prevede grande protezione per il duca o la sua famiglia; cosa che, sostiene Harry, gli impedisce di tornare in patria. I reali attendono inoltre con un qualche preoccupazione l'uscita del volume autobiografico del duca, prevista per quest' estate, proprio durante i festeggiamenti del giubileo di Elisabetta, che a 96 anni - il suo compleanno è a settimana prossima - si fa sempre più fragile.

Emily Stefania Coscione per iodonna.it il 25 maggio 2022. 

Thomas Markle, 77 anni, padre di Meghan, si è sentito male – per un sospetto ictus – nella sua abitazione a Rosarito, in Messico. Il ricovero annulla dunque la partenza per Londra, dove era atteso in occasione del Giubileo di Platino della regina Elisabetta, con la speranza di poter riprendere i rapporti con la figlia Meghan e conoscere finalmente i nipotini Archie e Lilibet. 

Meghan Markle, il padre ha avuto un ictus. Non verrà a Londra

Trasportato d’urgenza in ambulanza e con una maschera d’ossigeno sul volto, Thomas Markle è stato ricoverato in un ospedale oltre confine, a San Diego, in California, a causa di un sospetto ictus, che lo avrebbe lasciato paralizzato e incapace di parlare.

Ad accompagnarlo è stato il figlio 55enne Thomas Jr. La figlia Samantha, che vive in Florida, è arrivata poche ore dopo. Di Meghan nessuna traccia. 

Samantha Markle: «Mio padre torturato da mia sorella»

«Mio padre sta ricevendo cure in ospedale» ha confermato Samantha Markle, 57 anni e da mesi impegnata in una battaglia legale per diffamazione contro Meghan.

«Vi chiediamo di rispettare la sua privacy e il suo benessere. Ha solo bisogno di un po’ di pace e di riposo». E ha aggiunto: «Il disprezzo che gli ha riservato mia sorella in questi ultimi anni è imperdonabile». 

Aveva avuto un malore anche prima del matrimonio di Meghan e Harry

Non è la prima volta che Thomas Markle, 77, si sente male prima di un viaggio a Londra. Era successo anche alla vigilia delle nozze della figlia Meghan, 40, con il principe Harry, celebrate a Windsor il 19 maggio 2018, quando il padre della sposa fu ricoverato in un ospedale messicano a causa di problemi cardiaci e sottoposto a un intervento urgente.

Ma Meghan andrà a fargli visita?

La rottura con Meghan era stata causata poche settimane prima del Royal wedding, quando Thomas Markle era finito sui giornali per aver venduto ai tabloid imbarazzanti foto scattate mentre si preparava nel suo ruolo di padre della sposa.

Dagotraduzione dal Daily Mail il 14 marzo 2022.

Il padre di Meghan Markle, Thomas, è pronto a testimoniare contro la figlia nella causa intentata dalla sorellastra Samantha. Lo ha rivelato ieri lanciando il suo canale Youtube. 

L’uomo, 77 anni, ha detto che sarebbe stato “entusiasta” di trovarsi faccia a faccia con la figlia e suo marito, il principe Harry, e l’ha accusata di mentire sulla sorellastra. Samantha Markle, 57 anni, ha citato in giudizio la duchessa del Sussex per diffamazione: sostiene che ha rilasciato «dichiarazioni false e dannose» su di lei durante la sua intervista con Oprah Winfrey l’anno scorso.

I suoi avvocati sostengono che abbia mentito anche agli autori di Finding Freedon, il controverso libro sull’addio dei Sussex alla vita a palazzo. 

Secondo Thomas Markle, Samantha ha tutte le carte per vincere le cause e si offerto di testimoniare a suo favore. «Sarei più che felice di farlo. Sono quasi quattro anni che cerco di vedere mia figlia e il suo marito roscio in un’aula di tribunale faccia a faccia. Sarei entusiasta di difendere mia figlia maggiore».

Nella causa intentata a Tampa, Samantha Markle ha chiesto un risarcimento di 75.000 dollari (68.000 euro) più le spese legali. Secondo la donna Meghan l’avrebbe definita, in maniera «diffamatoria», una «sconosciuta virtuale» e avrebbe raccontato di essere cresciuta «come figlia unica». Samantha accusa la sorella anche di aver denigrato il padre pur di raccontare una storia che facesse sembrare la sua vita «dagli stracci alle stelle» e di «aver pubblicato e diffuso dichiarazioni false e dannose» nel libro “Finding Freedom”. 

A novembre, Meghan si è scusata con la Corte d'Appello dopo che sono state divulgate e-mail che contraddicevano l'affermazione secondo cui non avrebbe collaborato con gli autori di Finding Freedom. I messaggi invece hanno mostrato che ha inviato dettagli su Samantha e suo fratello Thomas Jr per il libro.

Thomas Markle  ha rilasciato i suoi ultimi commenti mentre ospitava l'episodio di debutto del suo canale Youtube insieme all'amico e famoso fotografo Karl Larsen. Il canale conterrà una rassegna settimanale di attualità. Il primo episodio - andato in onda all'inizio di oggi - presenta il signor Markle che discute dell'imminente causa legale. «Sto certamente tifando per mia figlia maggiore Samantha». L’uomo ha raccontato anche di essersi stupido che il principe Harry non fosse volato da lui per chiedergli la mano di Meghan, prima di sposarla. «Pensavo che i Royals avessero una sorta di senso di dignità, e che si sarebbe preso il tempo per incontrarmi».

Thomas Markle ha poi raccontato che l’unico consiglio che ha ricevuto dal duca di Sussex è stato quello di non parlare con nessuno. «Mi stupisce che un uomo che mi dice di non parlare con nessuno poi salga sul tetto di un autobus lungo Hollywood Bvd per fare un’intervista». «Mi stupisce che vadano da Oprah Winfrey per ore e si siano seduti lì e abbiano parlato ed esposto cose che non dovrebbero esporre a nessuno e penso che sia così irrispettoso nei confronti dei Royals».

"Mia figlia e quello con i capelli rossi...": scoppia la "guerra" in casa di Meghan. Francesca Rossi su Il Giornale il 14 Marzo 2022. 

Thomas Markle non si arrende e apre un nuovo capitolo nella faida che lo oppone alla figlia Meghan. Stavolta lo scontro si svolge su due livelli diversi: il primo è social e riguarda l’apertura, da parte del signor Markle, di un canale Youtube che ha per protagonista assoluta la duchessa di Sussex. Il secondo è legale e si gioca sulla ferma intenzione di Thomas di testimoniare contro la figlia nella causa per diffamazione intentata dalla sorellastra Samantha.

La duchessa di Sussex e suo padre non riescono a trovare un compromesso che li aiuti, se non a riavvicinarsi, almeno a non farsi del male. Lo scorso 3 marzo Page Six ha riportato una notizia sorprendente: Samantha Markle ha denunciato la sua sorellastra, Meghan, per diffamazione. La ragione va cercata nell’intervista concessa dai Sussex a Oprah Winfrey, nel marzo 2021. In quell’occasione l’ex attrice sostenne di aver vissuto un’infanzia povera e di aver lottato per costruirsi un futuro migliore. Samantha non ha gradito per niente questa versione dei fatti e ha ribattuto: “Non è affatto vero che [Meghan]è stata costretta a lavorare fin dall’età di 13 anni per mantenersi agli studi” e ha aggiunto: “[Thomas Markle] l’ha sempre sostenuta economicamente, consentendole di frequentare costose scuole private, andare all’università. L’ha aiutata anche agli inizi della sua carriera di attrice”.

Samantha Markle ha specificato che suo padre aveva una carriera ben avviata a Hollywood come direttore delle luci. La duchessa di Sussex avrebbe detto delle bugie e per questo la sua sorellastra ha chiesto 75mila dollari di risarcimento. La denuncia per diffamazione è ancora più sorprendente perché arriva a un anno dalla famosa intervista di Harry e Meghan ai microfoni di Oprah. Michael Kump, avvocato dei Sussex, ostenta tranquillità e a Tmz dichiara: “[La causa] è assurda e senza alcun fondamento, la continuazione di un modello di comportamento disturbante. Le daremo il minimo dell’attenzione, che è ciò che merita”.

La battaglia legale

Contro Meghan Markle si è schierato il padre Thomas, il quale sostiene che la duchessa abbia mentito anche per quel che concerne la sua assenza al royal wedding del 2018. L’ex direttore delle luci ha affermato: “Ho cercato per quasi quattro anni di affrontare mia figlia e quel suo marito dai capelli rossi in un’aula di tribunale, faccia a faccia” e ora sarebbe “entusiasta” dell’occasione che gli si è presentata. Con questa presa di posizione Thomas rischia di inasprire l’ostilità tra le sorellastre, ma ormai è un fiume in piena e si è scagliato anche contro il libro “Finding Freedom”: “In questa causa sono dalla parte di Samantha…Il libro di Meghan è pieno di bugie sul suo conto e se dovrò testimoniare in favore [di Samantha] lo farò”.

Il signor Markle ha fatto queste dichiarazioni non su un giornale, ma nel primo video del suo canale Youtube appena inaugurato, come rivela il Mirror. Protagonista indiscussa dei filmati è Meghan Markle. Thomas vuole raccontare, in appuntamenti settimanali, la sua verità sul rapporto con la figlia e “condividere la nostra storia” con il pubblico. Il Mirror scrive anche che Thomas Markle e il suo amico e Karl Larsen, che è anche co-conduttore nei video, avrebbero avuto l’idea di lanciare il canale Youtube dopo essere venuti a conoscenza del programma di Joe Rogan e di Lady Colin Campbell, nota socialite ed esperta reale.

Larsen ha spiegato: “Tom vuole che [tutti sentano ciò che ha da dire] direttamente dalla sua bocca. Vuole parlare di come Harry e Meghan abbiano compromesso la sua famiglia. Saranno dichiarazioni senza esclusione di colpi. Vuole che la sua verità venga fuori, come è venuta fuori quella di Meghan un anno fa, durante l’intervista a Oprah Winfrey”. Durante l’ormai famosa chiacchierata con la Winfrey Meghan Markle disse: “Penso che per [Samantha] sia molto difficile parlare di me, considerando che non mi conosce per niente”. Sembra che questa affermazione abbia indispettito non poco la sorellastra della duchessa e lo stesso Thomas. Potrebbe persino essere stata una delle cause scatenanti della furia dei due contro l’ex attrice.

Meghan Markle ha costruito un castello di bugie per apparire una donna vincente, una self-made woman a scapito della famiglia, oppure Thomas e Samantha stanno riversando su di lei una marea di rancore che assume quasi la forma di una persecuzione? Vedremo se le prossime mosse dei protagonisti di questa vicenda riusciranno a rispondere alla domanda.

Da marieclaire.it il 4 marzo 2022.

A un anno esatto dalla controversa intervista rilasciata da Meghan Markle e il principe Harry a Oprah Winfrey, la sorellastra della duchessa di Sussex, Samantha Markle, ha deciso di querelarla per diffamazione. Secondo Page Six Samantha, che ha 57 anni ed è figlia della precedente moglie di Thomas Markle Sr, avrebbe diffamato la famiglia Markle inventando una narrazione che non corrisponde affatto alla realtà tramite le "dichiarazioni false e dannose" che ha dispensato in tv. 

L'ex Rachel Zane di Suits avrebbe mentito anche sul lasso di tempo in cui lei e la sorella si sono viste l'ultima volta, che sarebbero più breve di quanto dice. Secondo le accuse presentate dal legale di Samantha, Meghan avrebbe mentito dichiarando che con sua sorella si conoscono appena, e l'avrebbe diffamata affermando che Samantha ha lucrato vendendo storie false a tabloid e programmi televisivi su di lei senza sapere nulla della sua infanzia.

Secondo Samantha Markle, Meghan si sarebbe comportata in modo scorretto soprattutto verso il loro padre, Thomas Markle, per vendere al mondo un'immagine vincente di se stessa «dalle stalle alle stelle», e raccontando di essere stata costretta dall'età di 13 anni a lavorare per «sbarcare il lunario». 

Avrebbe mentito anche riguardo ai motivi dell'assenza del padre dal suo matrimonio nel 2018. Secondo Samantha, infatti, il padre è stato impossibilitato a partecipare alle nozze perché aveva subito due attacchi di cuore nelle settimane precedenti, a causa dello stress per la costante persecuzione e le molestie da parte dei paparazzi e dei messaggi mortificanti che avrebbe ricevuto da Meghan e dal principe Harry, una situazione che ha indotto il suo cardiologo a sconsigliare il volo verso l'Inghilterra.

Inoltre, Meghan è accusata di aver riempito di falsità anche il libro Finding Freedom, che ha definito «nient'altro che un libro di fandonie». Samantha ha chiesto di essere risarcita con 75mila dollari per i danni subiti da tutto questo. L'avvocato di Meghan Markle, Michael Kump, ha risposto a TMZ che «questa causa infondata e assurda è solo la conferma di un modello di condotta inquietante. Gli riserveremo la minima attenzione necessaria, che è tutto ciò che merita».

Da Ansa il 24 febbraio 2022.

Il principe Harry ha avviato un'azione legale presso l'Alta corte di Londra contro la Associated Newspapers, gruppo editoriale britannico che pubblica il Daily Mail, il Mail on Sunday e il MailOnline, dopo la recente vittoria legale di sua moglie Meghan Markle in un caso separato. 

Secondo i media del Regno Unito, il reale accusa il Mail on Sunday di averlo diffamato in un articolo in cui veniva accusato di voler tenere segreto il ricorso nei confronti dell'Home Office lanciato per ottenere la garanzia di una scorta della polizia a tutela della sua famiglia in occasione dei futuri soggiorni in Gran Bretagna, ma pagandosela di tasca propria. 

Nella recente prima udienza i legali di Harry, che aveva scelto lo strappo dalla famiglia reale e il traumatico trasferimento negli Usa con la consorte Meghan (perdendo di conseguenza la tutela degli agenti di Scotland Yard per i membri di alto rango della famiglia reale), avevano affermato che il principe vuole portare i suoi figli dagli Stati Uniti in patria, ma "non possono tornare a casa" perché è troppo pericoloso. 

Meghan Markle asfaltata da Camilla, "ingrata e impertinente": nero su bianco, la fucilata della moglie del principe Carlo. Libero Quotidiano il 17 febbraio 2022 

Un’ingrata e un’impertinente. Così Camilla di Cornovaglia definisce Meghan Markle, «Le due duchesse non si sono mai viste di buon occhio», rivela il biografo reale Tom Bower. «Fin da quando l’ex attrice è entrata in famiglia, la seconda moglie del principe Carlo l’ha guardata con sospetto: trovava difficile credere che Meghan avrebbe rinunciato alla sua indipendenza per mettersi devotamente al servizio della Corona» racconta Bower. L’esperto attribuisce proprio a queste ruggini tra le due duchesse la reazione dei Sussex  alla decisione della regina Elisabetta di riconoscere Camilla come regina consorte una volta salito al trono Carlo. Mentre William e Kate non hanno fatto mancare il loro messaggio di rallegramento nei confronti di Camilla, da Montecito, in California dove vivono, il principe Harry e Meghan hanno preferito il silenzio.

Luigi Ippolito per il "Corriere della Sera" il 24 gennaio 2022.

Sono i principi del varietà: Harry e Meghan si sono lanciati a capofitto nello showbusiness , alla ricerca di quella «indipendenza finanziaria» che era stata citata fin dall'inizio come una delle ragioni della rottura con la famiglia reale. I giornali inglesi sono andati a esaminare le 11 aziende che la scorsa settimana i duchi di Sussex hanno registrato nel Delaware, il piccolo Stato americano che è una specie di paradiso fiscale domestico: e hanno scoperto che oltre la metà hanno come ragione sociale «l'intrattenimento».

Non che si tratti di una svolta clamorosa: la coppia ha già stipulato un contratto da 100 milioni di dollari con Netflix e un altro per ulteriori decine di milioni con Spotify. In particolare, Meghan sta lavorando a un cartone animato per il gigante dello streaming che parla di una bambina di 12 anni, Perla, che «impara a fare un passo nel proprio potere quando intraprende un'eroica avventura e incontra sul suo cammino donne importanti della storia» (velato riferimento autobiografico?).

La coppia produrrà anche una serie di podcast per Spotify, ma intanto si era già distinta l'anno scorso per apparizioni televisive di alto profilo, da Meghan che si è esibita in uno sketch nel programma di Ellen De Generes a Harry che ha duettato con James Corden nel «Late Late Show». Adesso però i duchi di Sussex hanno a disposizione ben sette aziende a loro nome che opereranno direttamente nel campo dello spettacolo. Altre due sono case editrici: una ha i diritti per il libro per bambini scritto da Meghan e un'altra per l'autobiografia di Harry, la cui uscita è programmata per l'autunno. Altre tre aziende sono invece veicoli per investimenti.

E pensare che la coppia voleva far credere di impegnarsi a fondo nel sociale e nelle attività filantropiche: avevano perfino dato vita a una fondazione, Archewell, che doveva essere lo strumento per lanciare e finanziare iniziative mirate al cambiamento. Invece sarà il canale per coordinare la spettacolarizzazione del marchio «Sussex». La svolta cabarettistica di Harry e Meghan fa seguito a una serie di iniziative commerciali che però tentavano in qualche modo di conservare una patina moralistica: entrambi i duchi avevano assunto il ruolo di « impact officers » (ufficiali per l'impatto, dio solo sa cosa vuol dire) nell'azienda di fintech Usa «Ethic», mentre Harry era diventato « chief impact officer » per la app di consulenza psicologica «Better Up» ed era entrato a far parte della commissione dell'Istituto Aspen per il «disordine dell'informazione».

Meghan si era affacciata anche nell'arena politica, arrivando a scrivere e a telefonare ai senatori americani per sostenere la legge sul congedo parentale (e aveva suscitato reazioni stizzite): tanto che qualcuno aveva addirittura immaginato velleità presidenziali per l'ex attrice. Più terra terra, si teorizzava che i Sussex volessero ricalcare le orme degli Obama post-Casa Bianca. Ma adesso invece sorge il sospetto che Meghan possa voler riprendere la carriera di attrice.

Dopotutto, quando le era stato chiesto come si sentisse ad aver lasciato il ruolo nella serie tv Suits , che le aveva dato la notorietà, per entrare nella famiglia reale, aveva risposto: «Non lo vedo come una rinuncia, lo vedo come un cambiamento, è un nuovo capitolo». Insomma, sposare Harry è stato uno step di carriera che le consente un ritorno alla grande sulla scena hollywoodiana: con principe al seguito e coroncina sulla testa.

Luigi Ippolito per il "Corriere della Sera" il 17 gennaio 2022.

Non bastavano i guai giudiziari del figlio Andrea a turbare i sonni di Elisabetta: adesso ci si mette dalla California pure il nipote Harry. Il quale, di fatto, ha lanciato una causa legale contro la sua stessa nonna, la regina: perché il duca di Sussex ha intentato una azione giudiziaria ai danni del governo britannico, che è pur sempre quello di Sua Maestà. Harry pretende di riavere quella scorta di Stato, per sé e per la sua famiglia, che gli è stata tolta dopo la scelta di scapparsene in America assieme alla moglie Meghan Markle e rinunciare così al ruolo di membro della famiglia reale a pieno titolo.

I legali del principe hanno scritto al ministero dell'Interno britannico chiedendo una revisione giudiziaria di quella decisione: un caso che potrebbe arrivare fino a un'Alta Corte e che sicuramente rappresenta la prima volta che un membro della famiglia reale fa causa al governo del suo stesso Paese. L'azione legale è partita dopo l'ultimo viaggio di Harry in Gran Bretagna, nel luglio scorso, in occasione dell'inaugurazione della statua in memoria della madre Diana: mentre ad aprile, quando il principe era andato ai funerali del nonno Filippo, gli era stata assicurata la protezione di Scotland Yard, a luglio Harry si è dovuto pagare delle guardie del corpo private.

I duchi di Sussex avevano già dato fiato a tutto il loro malumore per la privazione della protezione di Stato durante la famigerata intervista tv concessa a Oprah Winfrey. Adesso gli avvocati sostengono che Harry «ha ereditato un rischio per la sicurezza dalla nascita, a vita», in quanto resta sesto nella linea di successione al trono. E spiegano che è da tempo oggetto di minacce estremiste: «Mentre il suo ruolo all'interno dell'istituzione è cambiato, non lo è il suo profilo come membro della Famiglia Reale, e neppure la minaccia per lui e la sua famiglia», dicono gli avvocati.

Di conseguenza, senza un'adeguata protezione di Stato, Harry sarebbe impossibilitato a rimettere piede in Gran Bretagna. Gli avvocati insistono che Harry è disposto a pagare la scorta di tasca sua: perché questo è il punto più spinoso, dato che non si capisce perché i contribuenti britannici dovrebbero accollarsi le spese per uno che è scappato in America a fare fortuna lucrando su quei titoli e quell'aura reale che tanto svillaneggia in pubblico. Harry e Meghan hanno firmato un contratto da 100 milioni di dollari con Netflix, hanno un accordo da 20 milioni di euro con Spotify e incassano centinaia di migliaia di dollari al colpo per le loro comparsate.

«Se ancora vuoi la sicurezza per la tua famiglia, assicurati che la paghino i tuoi amichetti di Netflix», ha titolato il Mail on Sunday , che ha definito Harry «un piagnucoloso, patetico, noioso piccolo ingrato». Nel 2011 anche le principesse Beatrice ed Eugenia, le figlie di Andrea, erano state private della scorta di Stato: e non risulta abbiano fatto causa al governo della regina.

Da oggi.it il 14 gennaio 2022.

Meghan Markle, tanto rumore per nulla: vince la causa per violazione della privacy contro il Mail on Sunday e il Daily Mail. Ma dopo due anni di processo il giudice ritiene che la riservatezza della duchessa di Sussex valga davvero poco e le assegna un risarcimento di appena un dollaro e venti centesimi. Quasi una presa in giro…

IL CASO - Il motivo del contendere sta nel fatto che i due tabloid resero pubblica, nel 2019, una lettera che Meghan aveva scritto al padre Thomas l’anno precedente. E lei li trascinò in tribunale per violazione della privacy. E ha avuto ragione. Secondo il giudice, infatti, Meghan “aveva ragionevoli aspettative che la lettera rimanesse privata”. Anche se nel corso del processo ha testimoniato Jason Knauf, ex segretario alle comunicazioni dei Sussex e dei Cambridge, il quale ha rivelato come la moglie del principe Harry gli avesse chiesto aiuto per scrivere proprio quella  lettera “sapendo che sarebbe finita sui tabloid”. Tanto da voler usare parole come  “daddy”  per “toccare le corde del cuore” dei lettori. Insomma, la duchessa non ha fatto comunque una bella figura, svelando di fatto di avere detto un sacco di bugie.

HO AVUTO GIUSTIZIA - La sentenza, alla fine, è dunque arrivata. E Meghan aveva commentato soddisfatta: “Questa è una vittoria non solo per me, ma per chiunque abbia mai avuto paura di battersi per ciò che è giusto” augurandosi che la sentenza possa “rimodellare un’industria dei tabloid che condiziona le persone a essere crudeli e trae profitto dalle menzogne e dal dolore che crea”. I tabloid avevano pubblicato le scuse pubbliche sul numero del 26 dicembre, il giorno in cui vendono meno. Sembrava una beffa. Ma quella peggiore doveva ancora arrivare.

UN DOLLARO E VENTI - Perché ora la Bbc rivela l’entità del risarcimento che spetta a Meghan Markle: l’equivalente di un dollaro e venti. Tanto vale la privacy della duchessa di Sussex. Quasi una presa in giro, o un monito per chi, in fondo, da anni fa della propria sfera privata un business. Meghan non ci sarà rimasta benissimo: due anni di processo, tanto rumore. E ha rimediato giusto i soldi per un caffé.